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Adriano, un ragazzo svizzero, ne entusiasta, perch ha fatto un viaggio in Giappone, ne tornato due mesi fa, e ci dice che i sapori della cucina nipponica gli fanno rivivere questa incredibile esperienza.
A - Dai Yumi, parlaci di questo piatto, facci sognare!!! Y - Si Adriano. Il nome di questo piatto Katudon; semplice da fare, dice mia
mamma, anche se io non ci riesco molto bene! Si cucina quando c qualcuno in partenza, per augurargli buon viaggio e buona fortuna.
Y - Si, non ci sono ingredienti particolari, puoi trovare tutto alla Coop. Io ci sono
andata e ho visto che possibile trovare anche prodotti non tipicamente italiani. Per la preparazione ci vuole unora circa, ma io, che sono un po lenta in cucina, ci metto unora e mezza. Per sei persone occorrono sei fette di prosciutto fresco di maiale, cinque uova, due grosse cipolle, farina e pangrattato, salsa di soia, sale, pepe e un dado. Poi, a parte, bisogna cuocere il riso.
A - Interessante; per questo che il riso giapponese cos buono! Y - Esatto!!! Mentre il riso si cuoce, mettete la cipolla tagliata finemente in acqua
bollente, in modo che sia coperta completamente. Aggiungeteci un po di salsa di soia e il dado e lasciate cuocere, avendo laccortezza di togliere la schiuma che si forma in superficie.
A - Si, daccordo, ma che significa un po di salsa di soia??? Y - Ecco la precisione svizzera! Ne sentivamo la mancanza! Un po significa
due o tre cucchiai. Io ce ne metto tre. Ma se vuoi un gusto pi delicato, puoi mettercene due. A questo punto salate e pepate le fette di carne... Quanti pizzichi di sale ci vorranno... Adriano?
A - Non provocarmi Yumi, non provarci! - risponde scherzando Adriano. Y - Bene, passate le fette di maiale nella farina, poi nelluovo e infine nel
pangrattato e friggetele in olio di mais. Tagliatele a striscioline e adagiatele sulle cipolle, fate insaporire per quattro o cinque minuti e aggiungeteci tre uova sbattute con sale e pepe. Aspettate ancora qualche minuto e servite con il riso. Il Katudon pronto!
A - Perch non lo prepari e ci inviti? Y - Non ci posso credere! Hai proprio una bella faccia tosta! - dice Yumi ridendo
- Daccordo, vi aspetto questa sera alle otto. Ma portate qualcosa da bere!
Bene amici, mentre preparate questo delizioso piatto orientale, riflettete sulluso del CI e del NE, due particelle pronominali spessissimo utilizzate nella lingua italiana.
Pronome diretto: Yumi, perch non ci inviti? Pronome indiretto: Yumi ha deciso di farci conoscere il Giappone. Particella avverbiale di luogo (in questo/quel posto): Adriano c stato un po di tempo fa. Particella pronominale con valore dimostrativo (a questa/quella cosa)
Non ci posso credere! Conoscete poi senzaltro il verbo ESSERCI - C ; ci sono - mentre meno noto AVERCI, che si usa soprattutto per rispondere a domande del tipo Hai una penna? Si, ce lho. (*) No, mi dispiace, non ce lho. (*) (*) Notate che il CI, combinato con altri pronomi, di solito diventa CE. Facciamo attenzione poi alluso di VOLERCI e METTERCI. Ci vogliono tre cucchiai di salsa di soia, ma se vuoi, puoi mettercene solo due. VOLERCI significa ESSERE NECESSARIO in senso generale, oggettivo, per questo usato soprattutto alla terza persona singolare e alla terza persona plurale (come ESSERCI); METTERCI usato negli stessi casi, ma in senso personale, soggettivo. Luso pi frequente di questi due verbi legato al tempo. Vediamo un esempio. Da Siena a Firenze ci vogliono 45 minuti in macchina, ma io, che ho una vecchia citroen, ci metto unora. Altri due verbi che si costruiscono con il CI sono VEDERCI e SENTIRCI, legati rispettivamente ai sensi della vista e delludito. Il mio cane ha quasi ventanni, e per questo non ci vede e non ci sente molto bene.
nel nostro caso, di salsa di soia. Particella pronominale con valore dimostrativo (di questa/quella cosa; di questa/quella persona): Adriano ne entusiasta. Ecco la precisione svizzera! Ne sentivamo la mancanza! Adriano ha visto Yumi e se ne innamorato subito. Particella avverbiale di luogo (da questo/quel posto): Adriano stato in Giappone e ne tornato due mesi fa. Rientra in questo ultimo caso lutilizzo della particella NE con il verbo ANDARSENE. E tardi, me ne vado.