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Consigli per la risoluzione dei problemi

Una parte fondamentale di ogni corso di Fisica la risoluzione di problemi. Risolvere problemi spinge a ragionare su idee e concetti e a comprenderli meglio attraverso la loro applicazione. Gli esempi qui riportati sono stati proposti agli studenti di Fisica Generale I negli ultimi anni come prove scritte desame. Essi illustrano, in ogni capitolo, casi tipici di risoluzione di problemi. Il sommario allinizio di ogni capitolo offre un breve quadro dinsieme delle idee pi importanti per la soluzione dei problemi di quel capitolo. Bench tale quadro sia molto utile come promemoria, per una adeguata comprensione degli argomenti si consiglia di utilizzare il testo di Fisica Generale I consigliato dal docente. Riguardo alla soluzione dei problemi di Fisica, si consiglia quanto segue: 1) Leggere attentamente il testo del problema. 2) Preparare un elenco completo delle quantit date (note) e di quelle cercate (incognite) 3) Disegnare uno schema o un diagramma accurato della situazione. Nei problemi di dinamica, assicurarsi di aver disegnato tutte le forze che agiscono su un dato corpo (diagramma di corpo libero). 4) Dopo aver deciso quali condizioni e principi fisici utilizzare, esaminare le relazioni matematiche che sono valide nelle condizioni date. Assicurarsi sempre che tali relazioni siano applicabili al caso in esame. E molto importante sapere quali sono le limitazioni di validit di ogni relazione o formula. 5) Molte volte le incognite sembrano troppe rispetto al numero di equazioni. In tal caso bene chiedersi, ad esempio: a) esistono altre relazioni matematiche ricavabili dalle condizioni del problema? b) possibile combinare alcune equazioni per eliminare alcune incognite? 6) E buona norma risolvere tutte le equazioni algebricamente e sostituire i valori numerici soltanto alla fine. Conviene anche mantenere traccia delle unit di misura, poich questo pu servire come controllo. 7) Controllare se la soluzione trovata dimensionalmente corretta. 8) Arrotondare il risultato finale allo stesso numero di cifre significative che compaiono nei dati del problema. 9) Ricordare che per imparare a risolvere bene i problemi necessario risolverne tanti: la risoluzione dei problemi spesso richiede creativit, ma qualche volta si riuscir a risolvere un problema prendendo spunto da un altro gi risolto.

I - Cinematica del punto materiale

La cinematica degli oggetti puntiformi descrive il moto dei punti materiali. La descrizione del moto di ogni punto materiale deve sempre essere fatta in relazione ad un particolare sistema di riferimento. La posizione di un oggetto che si muove lungo una retta data dallequazione oraria:

x = x(t )
Si definiscono la velocit istantanea:
v = lim
t 0

x dx = t dt

e laccelerazione istantanea:
a = lim
t 0

v dv d 2 x = = t dt dt 2

Se un oggetto si muove lungo una retta con accelerazione costante (moto uniformemente accelerato) si ha: a = cost e per integrazione, ponendo v = v e x = x per listante iniziale t = t = 0, si otterr:
0 0 0

v = v 0 + at
x = x0 + v0 t +
2

1 2 at 2

v 2 = v 0 + 2a(x x 0 )
Gli oggetti che si muovono verticalmente vicino alla superficie terrestre, sia che cadano o che siano lanciati verticalmente verso lalto o verso il basso, si muovono (se si pu trascurare leffetto della resistenza dellaria) con accelerazione costante rivolta verso il basso. Questa accelerazione dovuta alla gravit, ed pari a circa g = 9,8 m/s2. In generale, se r il vettore posizione del punto materiale, la velocit e l'accelerazione vettoriale istantanea sono date da:

Le equazioni cinematiche per il moto possono essere scritte per ciascuna delle componenti x, y e z, ossia:
r = xx + yy + zz v = vx x + vy y + vz z

a = ax x + a y y + az z .

Riassumiamo qui i casi pi semplici: Il moto dei proiettili si pu scomporre, se si trascura la resistenza dellaria, in due moti separati: la componente orizzontale del moto che ha velocit costante e la componente verticale che ha accelerazione costante e pari a g, come per i corpi in caduta libera (fintanto che il moto si svolge in prossimit della superficie terrestre). Si ha un moto circolare uniforme quando una particella si muove lungo una circonferenza di raggio r con velocit costante; la particella sar allora soggetta ad unaccelerazione radiale centripeta a , diretta verso il centro del cerchio, di intensit:
R

aR =

v2 r

Se la velocit non costante, vi sar accelerazione sia centripeta sia tangenziale. Il moto circolare pu anche essere scritto in termini di variabili angolari. In questo caso lequazione oraria sar

= (t )
con angolo misurato (in radianti) a partire da una data direzione di riferimento. La velocit angolare data da:

=
e laccelerazione angolare da:

d dt

d dt

La velocit e laccelerazione lineare di un punto che si muove lungo una circonferenza di raggio r sono legate a e da:

v = r

a = r
T

v=

dr dt

a=

dv . dt

a R = r 2

dove a e a sono le componenti tangenziale e radiale dellaccelerazione. La frequenza f legata ad da = 2 f e al periodo T da T = 1/f.
T R

Problema 1 Il sistema, mostrato in figura, costituito da una massa m appoggiata su una guida rettilinea inclinata di un angolo rispetto all'orizzontale. Calcolare l'accelerazione a t con la quale deve muoversi la guida orizzontalmente affinch la massa m cada verticalmente con accelerazione pari a g . [ = 30 0 ; g = 9.8 m / s 2 ] Suggerimento: tenere conto che g diretta solo verticalmente, mentre a t diretta solo orizzontalmente. Soluzione: L'accelerazione della massa g rispetto ad un osservatore inerziale, e a rispetto ad un riferimento non inerziale solidale con la guida.
 

L'accelerazione di gravit nel riferimento solidale con la guida : g = g at Indicato con a il modulo dell'accelerazione della massa nel riferimento solidale con la guida vale:
  

La componente orizzontale di a deve equilibrare at , quindi: a t = a t cos 2 + gsin cos cio: at = rivolta all'indietro. g = 5,7 m / s 2 tg

ar

  

a = g sin + a r cos

Soluzione alternativa: Laccelerazione totale deve essere g , quindi deve valere: g = a + at scrivendo questequazione in componenti si ottiene facilmente che: at = dove a e g sono i moduli delle accelerazioni.
t
   

g = 5,7 m / s 2 tg

Problema 2 Una palla lanciata in avanti e verso l'alto da una quota h0 sopra il suolo con velocit iniziale v 0 . La palla rimbalza elasticamente (invertendo la componente orizzontale della velocit e mantenendo inalterata quella verticale) su un muro verticale posto alla distanza d dal lanciatore. A quale altezza h dal suolo la palla colpisce il muro? A quale altezza h si trova la palla quando di nuovo sulla verticale del lanciatore (che rimane fermo)? Qual la quota massima hmax raggiunta dalla palla? Quesito: hmax la stessa che sarebbe raggiunta se non ci fosse la parete verticale. Perch? [h0 = 2 m; d = 4 m; v 0 = (10 x + 10 y )m / s ]
!

h0

Soluzione: a) La componente orizzontale della velocit v0x costante, quindi la palla raggiunge il muro nel tempo:

t=

d = 0,4 s. v0 x
"

In direzione verticale l'accelerazione ad essere costante: g = -9,8 y m/s2. Perci:

d 1 d h = h0 + v0 y g v0 x 2 v 0 x

= 5,2 m
2

b) La palla torna sul lanciatore dopo altri 0,4 s. La componente verticale del moto ancora uniformemente accelerata con velocit iniziale v0y = 6,08 m/s, e quota iniziale h0 = 5,2 m. Perci la nuova quota h = 6,9 m. c) La quota massima hmax viene raggiunta quando la componente verticale della velocit si annulla (ci avviene dopo il rimbalzo). Essa perci data da:

hmax = h0 +

v 02y 2g

= 7,1 m.

Risposta al quesito: hmax la stessa che sarebbe raggiunta se non ci fosse la parete verticale, perch lurto con tale parete non altera la componente verticale del moto.

Problema 3 Un vecchio cannone viene fatto sparare orizzontalmente dalla cima di una montagna e la velocit v della palla viene regolata in modo tale da farle colpire un bersaglio posto nella pianura sottostante solo al secondo rimbalzo. Nel rimbalzo la componente verticale della velocit v0y si riduce di un fattore f e la componente orizzontale vx rimane costante. Qual la velocit v0 di uscita della palla del cannone per poter colpire un bersaglio distante d, se la montagna sulla cui cima situato il cannone alta h? Qual la velocit v0 di uscita della palla se si vuole colpire il bersaglio direttamente? [f=0,6; h = 1 km; d = 9 km]
#

h d

Suggerimento: calcolare la durata del moto in verticale ed ricordare che in tale tempo viene percorsa orizzontalmente la distanza d. Soluzione: a) La componente orizzontale del moto si mantiene costantemente uniforme, per cui basta calcolare la durata del moto verticale ed imporre che d = vx t, cio vx = d/t. Il primo impatto avviene dopo il tempo t1:

t1 =

2h = 10 2 s = 14,1 s g

mentre il secondo impatto avviene con un ritardo t2: t2 = dove vy quella subito dopo l'urto: v y = fgt 1 = 60 2 = 84,9 m/s. Quindi:
d = 289,3 m/s. t1 + t 2 b) La componente verticale del moto uniformemente accelerata con accelerazione g = 9.8 y m / s 2 , perci il tempo impiegato dalla palla per raggiungere il suolo : vx =

2v y g

= 12 2 s = 17 s,

t=

2h g

In questo tempo la palla percorre orizzontalmente la distanza d = vx t = 9 km, cio:

vx =

g d =d = 630 m/s. t 2h

II - Dinamica del punto


Le tre leggi del moto di Newton sono le leggi fondamentali per la descrizione del moto stesso. La prima legge di Newton afferma che, se la forza risultante su un corpo puntiforme zero, allora esso resta in quiete o si muove lungo una linea retta con velocit costante (moto rettilineo uniforme). La tendenza di un corpo a resistere ad un cambiamento del suo stato di moto si chiama inerzia. La massa la misura dellinerzia di un corpo. La seconda legge del moto di Newton afferma che laccelerazione di un corpo direttamente proporzionale alla forza risultante che agisce su di esso e inversamente proporzionale alla sua massa. Sotto forma di equazione:

F = ma
La forza risultante su un oggetto indica il vettore somma di tutte le forze che agiscono su di esso. Nella sua formulazione pi generale, la seconda legge di Newton afferma che la forza risultante agente su un corpo di massa m e velocit v data da:
F=

dmv dp = dt dt

ove p = mv la quantit di moto del corpo. Solitamente (ma ci sono eccezioni) un corpo non perde n acquista massa durante il moto, e quindi vale dv = ma , come sopra. F =m dt Se invece la massa del corpo variabile, si avr:

F = ma +

dm v dt

La terza legge del moto di Newton afferma che se un primo corpo esercita una forza su un secondo corpo, allora il secondo corpo esercita sempre sul primo una forza uguale in intensit e direzione, ma di verso contrario. La forza esercitata su un corpo dalla superficie liscia su cui appoggiato agisce perpendicolarmente alla comune superficie di contatto e per questo si dice che una forza normale. E un tipo di forza vincolare, perch limita la libert di movimento del corpo e la sua intensit dipende dalle altre forze che agiscono su quel corpo. Per risolvere i problemi in cui compaiono forze su uno o pi corpi essenziale disegnare il diagramma di corpo libero per ogni singolo corpo, mettendo in evidenza tutte le forze che agiscono su quel corpo. Per ogni corpo la seconda legge di Newton pu essere applicata a ciascuna componente della forza risultante.

Alcune forze importanti sono: Forza peso. Il peso si riferisce alla forza di gravit che agisce su un dato corpo e vale P = mg; vettorialmente: P = mg Forza dattrito. Quando un corpo in movimento su una superficie scabra, la forza dovuta all'attrito (radente) dinamico agisce nella direzione opposta a quella del moto. La sua intensit data da: Fad = d FN , relazione tra lintensit della forza dattrito, che agisce parallelamente alla superficie di contatto e lintensit della forza normale F (spesso indicata anche con N) che agisce perpendicolarmente alla superficie stessa. Non unequazione vettoriale, poich le due forze sono perpendicolari luna allaltra. d detto coefficiente di attrito dinamico e dipende dai materiali con cui sono fatti i due oggetti. Per la forza d'attrito (radente) statico, il suo valore massimo dato da: Fas = s FN con S coefficiente dattrito statico. Quando un corpo si muove con velocit sufficientemente bassa attraverso un fluido, subisce una forza d'attrito viscoso diretta nel verso opposto a quello del moto. La sua intensit data da: Fav = v .
N

Forza elastica. Per tenere una molla compressa o tesa di una lunghezza x oltre quella di riposo necessaria una forza: F = kx dove k la costante elastica della molla. Questa legge, nota come legge di Hooke, valida per valori di x sufficientemente piccoli. Forza centripeta. Una particella che ruota lungo una circonferenza di raggio r con velocit costante v sottoposta in ogni momento ad una forza diretta verso il centro della traiettoria. Essa vale:
v2 v2 2 F = m = m r ; vettorialmente F = m r = m ( r ) r r

Problema 1 Un uomo tira una slitta, inizialmente ferma, su cui siedono due bambini, sul suolo coperto di neve. La slitta viene tirata mediante una fune che forma un angolo con l'orizzontale (vedi figura). La massa totale dei bambini M, mentre quella della slitta m. Il coefficiente di attrito statico S , mentre il coefficiente di attrito dinamico d . Si trovino la forza di attrito esercitata dal suolo sulla slitta e l'accelerazione del sistema slitta-bambini se la tensione T della fune ha lintensit: T = 100 N; T = 140 N.


Mantenendo fisso langolo , determinare il valore minimo di T per sollevare totalmente la slitta. [ = 40 0 ; M = 45 kg; m = 5 kg; S = 0,20; d = 0,15] Suggerimento: disegnare il diagramma di corpo libero del sistema slitta-bambini, imporre la condizione di equilibrio per le componenti y delle forze e scrivere lequazione del moto per le componenti x.

Soluzione:

FN Fas


T
(M+m)

FN

T
(M+m) g


Fad

Diagrammi di corpo libero

I) La forza normale al suolo : FN = (M + m )g Tsin = 425,7 N. Quindi la forza di attrito statico : Fas = s FN = s [(M + m )g Tsin ] = 85,1 N, mentre la forza di attrito dinamico : Fad = d FN = d [(M + m )g Tsin ] = 63,9 N. La componente orizzontale delle tensioni Tx = Tcos = 76,6 N < Fas, per cui laccelerazione nulla. II) La forza normale al suolo : FN = (M + m )g Tsin = 400 N. Quindi la forza di attrito statico :

     

Fas = s FN = s [(M + m )g Tsin ] = 80 N, mentre la forza di attrito dinamico : Fad = d FN = d [(M + m )g Tsin ] = 60 N. La componente orizzontale delle tensione Tx = Tcos = 107,2 N > Fas, quindi la slitta si muove con accelerazione
a= T cos d [(M + m )g Tsin ] = 0,9 m/s2. M +m


Il valore di T per sollevare la slitta quello che annulla FN :


T=

(M + m )g
sin

= 762,3 N.

Problema 2 Due masse m ed m giacciono su un piano senza attrito e vengono spinte da una forza applicata dall'esterno F1 , che si esercita sulla massa m (come in figura 1).
1 2 1

Si determinino intensit e direzione di ciascuna delle forze di interazione tra m ed m .


1 2

Supponendo che venga eliminata la forza F1 e che sulla massa m agisca la forza applicata dall'esterno
2

F2 = F1 (figura 2), si determinino intensit e direzione di ciascuna delle forze di interazione in quest'ultimo caso.

Si spieghi perch il modulo delle forze di interazione diverso nei due casi. [F = 12 N; m = 4 kg ; m = 2 kg; F = 12 N]
1 1 2 2

Suggerimento: si scriva l'equazione del moto considerando il punto materiale di massa (m + m ). Si scrivano quindi le equazioni di corpo libero per ciascuna massa.
1 2

F1

m1

m2

m1

m2

F2

Fig. 1

Fig. 2

Soluzione:

! " # "

F12
4

Diagrammi di corpo libero a) Laccelerazione di m ed m :


1 2

a=
%

F1 = 2 m/s2 m1 + m2

Ma allora la forza di interazione F12 esercitata da m1 su m2 vale m2 a = 4 N, mentre per il principio di azione e reazione la forza di interazione F21 esercitata da m2 su m1 vale F21 = - F12 = 4 N b) Laccelerazione vale ancora 2 m/s2, ma questa volta su m2 agisce anche la forza F2 = - F1. quindi ora F21 = m1a = -8 N, ed F12 = - F21 = 8 N. c) In base alla seconda legge del moto di Newton la forza totale agente su ciascuna delle due masse la stessa (a meno del verso) nei due casi esaminati. Per una delle due masse accelerata dalla sola forza di interazione, e nel secondo caso si tratta della massa maggiore. E ovvio che per produrre la stessa accelerazione in una massa maggiore, occorre una forza maggiore.

Problema 3 Una palla di massa m fissata ad una sbarra verticale per mezzo di due funi prive di massa e lunghe . Le funi sono fissate alla sbarra a distanza d l'una dall'altra. Il sistema ruota attorno alla sbarra in modo da formare un triangolo equilatero (vedi figura). La tensione della fune pi alta T1 . Determinare: la tensione T2 della fune in basso; la risultante delle forze applicate alla palla nell'istante mostrato in figura; la velocit della palla. Studiare il problema sia dal punto di vista di un osservatore inerziale, sia dal punto di vista di un osservatore solidale con la palla.
) & ' (

[m = 1,34 kg;

= 1,70 m; d = 1,70 m; T = 35,0 N]


1

Suggerimento: disegnare il diagramma di corpo libero per il punto materiale in ciascuno dei riferimenti utilizzati.

m1 g
7

m2 g

m2 g

m2 g

F1

F12

F21

F2

FN 2
6

FN1

FN1

FN 2
F21

A 8 1

60
V

Soluzione: La differenza fra ci che vede un osservatore inerziale rispetto ad uno non inerziale solidale con la palla che mentre questultimo vede la palla ferma mantenuta in equilibrio da una forza centrifuga

Fc. f . , losservatore inerziale vede la palla in moto circolare uniforme, sottoposta ad unaccelerazione
centripeta.
T

Fc. f .
g
U

Diagramma di corpo libero a) nel riferimento inerziale e b) nel riferimento non inerziale solidale con la palla a) Nel riferimento non inerziale, la tensione T2 bilancia la risultante di T1 , della forza centrifuga e della forza peso: T2 + T1 + m
H G G F E

3 2

3 . 2 La componente verticale dellequazione non contiene la forza centrifuga:

dove si tenuto conto che il triangolo equilatero e che cos 30 =

T2 T1 = mg 2 2

dove si utilizzata la nota relazione cos 60 = 0,5. Si trova dunque il modulo T = 8,7 N.
2

b) Nel riferimento non inerziale la risposta banale: zero. Nel riferimento inerziale, invece, la risultante delle forze applicate alla palla la forza centripeta:

T2

T2

v2

r + mg = 0

T1
P

a)

V D

b)

T1

La componente orizzontale dellequazione vettoriale di partenza, valida in entrambi i riferimenti, : 2 (T1 + T2 ) 3 = mv 2 3 2 fornisce:
Y Y

v=

(T1 + T2 )
m
`

3 4 = 6,5 m/s

Problema 4 Un blocco di massa m2 poggia su un blocco di massa m1 che posto su un tavolo privo di attrito (vedere figura). I coefficienti di attrito statico e dinamico fra i due blocchi sono rispettivamente S e d . Quanto vale la massima forza F che si pu applicare senza che il blocco m2 strisci su m1 ? Se il valore di F doppio di quello trovato nel precedente quesito, si trovino sia l'accelerazione assoluta di ciascun blocco sia la forza di attrito agente su ciascun blocco. Un osservatore inerziale vede il blocco m2 muoversi verso destra (direzione di F ) o verso sinistra? [ m2 = 2 kg; m1 = 4 kg; S = 0,3; d = 0,2] Suggerimento: disegnare il diagramma di corpo libero per ciascun corpo in condizione di moto di m1 e imporre la condizione di equilibrio di m2 rispetto ad m1 (moto relativo).
c b a

m2
F
d

m1

Soluzione:

T1 + T2 + mg =
X X X

mv 2 3 2

Diagrammi di corpo libero (in un riferimento inerziale, con m2 in moto rispetto ad m1 ) a) In un riferimento inerziale, in assenza di attrito con il tavolo la massa m2 si muove con m1 , quindi la forza di attrito statico che agisce su m2 deve essere pari a:
m2 s g = Fm 2 m1 + m2

da cui: F = s g (m1 + m 2 ) = 17,7 N b) Posto F = 17,7x2 N = 35,4 N, la massa m2 scivola su m1 esercitando su di essa la forza di attrito dinamico Fad = m2 g d , per cui:
a m1 = F m2 d g = 7,9 m/s2 m1

dove a m1 laccelerazione della massa m1 . 3,9 La forza di attrito dinamico vale naturalmente m2 dg = N. Nel riferimento solidale con la massa m1 , la massa m2 subisce sia la forza di attrito dinamico, sia la forza fittizia - m2 a m1 . Quindi in tale riferimento laccelerazione ar vale:
a r = d g a m1 = -5,9 m/s2

mentre in un riferimento inerziale vale:


a = a r + am1 = 2 m/s2

c) Come si evince dal punto b), mentre nel riferimento non inerziale laccelerazione diretta verso sinistra (nel verso negativo delle ascisse), in un riferimento inerziale laccelerazione positiva, quindi diretta verso destra.

Problema 5

Fad
q

(m1 + m2 )g
p

m2 g

F
f

N1
e

N2
Fad

La curva sopraelevata di un'autostrada stata progettata per una velocit vmax. Il raggio della curva r. In una brutta giornata il traffico percorre l'autostrada alla velocit v. Quanto vale langolo di sopraelevazione? Quanto deve essere il minimo coefficiente d'attrito verso il basso?
s

c consente di superare la curva senza scivolare he

Usando tale coefficiente, con quale velocit massima vmax possibile percorrere la curva senza scivolare verso lalto? [vmax = 95 km/h;r = 210 m; v = 52 km/h] Suggerimento: utilizzare un sistema di riferimento (non inerziale) solidale con l'automobile, scrivere l'equazione del moto ed imporre la condizione di equilibrio.

N
mg
v

Diagramma di corpo libero a) in un riferimento non inerziale e b) in uno inerziale Soluzione: a) In un riferimento inerziale la componente orizzontale della reazione vincolare N fornisce la forza centripeta, mentre la sua componente verticale equilibra la forza peso:
v2 Nsin = m r N cos = mg
r

Quindi:
2 v max tg = = 0,3 rg

Fcf

mg

N
t

a)

b)

Con questo angolo, nel sistema di riferimento solidale con lautomobile soddisfatta la condizione di equilibrio della componente parallela alla strada delle forze in gioco, in assenza di attrito:
2 v max m cos = mgsin r

tg =

2 vmax = 0,3 rg

b) Con la pioggia, a velocit v < vmax, la macchina tende a scivolare verso il basso, per cui la condizione di equilibrio diviene:

v2 v2 mgsin ( ) = m cos( ) + s mg cos( )+ m sin ( ) r r


Quindi il coefficiente dattrito vale:
v2 r = 0,2 s = 2 v g + tg ( ) r gtg ( )

c) A velocit vmax > vmax, tende a prevalere la forza centrifuga, e la macchina tende a sbandare verso lalto. Quindi la condizione di equilibrio :

v2 v 2 max mgsin( ) + s mg cos( )+ m sin ( ) = m max cos( ) r r


Per cui:
v max = gr

[sin( )+ s cos( )] [cos( ) sin( )]

= 128,5 km/h

Problema 6 on Un corpo di massa M posto su un piano inclinato di un angolo c lorizzontale ed connesso ad una coppia di corpi di ugual massa m tramite una corda ideale, che passa per una puleggia senza attrito e di massa trascurabile, come illustrato in figura. C per attrito fra la massa M ed il piano inclinato. Calcolare il valore della forza di attrito statico necessaria a far rimanere in quiete il sistema;

esprimere in funzione di m, M, il minimo valore del coefficiente di attrito statico fra M ed il piano inclinato, s, necessario affinch il sistema rimanga in condizioni statiche; uando m=M/2 e = 45. calcolare esplicitamente il valore minimo di sq Quesito: Per quale valore dellangolo il sistema (per m < M/2) resterebbe in condizioni statiche anche senza attrito?

m m

Soluzione:

N
M

Fa

Diagramma di corpo libero per M a) Condizione di equilibrio:

pertanto:

y x

T = 2mg T = Mgsin + s Mg cos

s Mg cos( ) = 2mg Mgsin( )


b) Coefficiente di attrito statico:

s =
c) Se m = M/2 e = 45, s=0,4 Risposta al quesito:

2m tg ( ) M cos( )

La condizione di equilibrio in assenza di attrito :

T = 2mg T = Mgsin
da cui:

= arcsin

2m M

Si noti che per m>M/2 il sistema non pu essere in equilibrio senza lattrito.

Problema 7 I corpi di massa m1, m2 ed m3 sono collegati come in figura. Le carrucole e le funi sono ideali. Quali valori pu assumere il coefficiente di attrito statico s fa tavolo e corpo di massa m1 affinch m1 r non si muova? Calcolare laccelerazione dei due corpi m2 ed m3 quando soddisfatta la condizione di cui al punto a). In assenza di attrito fra il tavolo ed m1, calcolare laccelerazione dei corpi m1, m2 ed m3. [m1 = 10 kg; m2 = 2 kg; m3 = 3 kg] Suggerimento: scrivere lequazione di equilibrio per m1 e quella per il moto di m2 ed m3.

m1

m3 m2

Soluzione:

Fa

2T

m3 g

m1 g
Diagrammi di corpo libero.

m2 g

a) e b) Condizione di equilibrio di m1:


m1 g s = 2T

Le accelerazioni di m2 ed m3 hanno somma nulla, per cui le equazioni del moto di m2 ed m3 si possono scrivere in termini della sola accelerazione a di m3:

T m3 g = m3 a T m2 g = m2 ( a )

cio:

dove lasse verticale del riferimento orientato verso lalto. Laccelerazione di m3 vale:
a= m2 m3 g = -2 m/s2 (verso il basso). m3 + m2

Tensione della fune che lega m2 ed m3:


T = m3 ( g + a ) = 2 m2 m3 g = 23,5 N m3 + m2

Coefficiente di attrito statico:

s =

2T = 0,5 gm1

c) In assenza di attrito, siano a1, a2 e a3 le accelerazioni delle tre masse in un riferimento inerziale. Vale allora:

T m3 g = m3 a m 2 g T = m2 a

m1a1 = 2T m2 (a 2 + a1 ) = T m2 g m (a + a ) = T m g 3 3 1 3

a2 + a1 e a1 + a3 sono le accelerazioni delle masse m2 ed m3 nel riferimento solidale con la seconda carrucola1, riferimento in cui valido il calcolo precedente, nonch la condizione: a2 + a1 = ( a3 + a1 ) che in precedenza ci ha consentito di scrivere le equazioni del moto di m2 ed m3 in termini della sola accelerazione di m3. Eliminando le tensioni delle corde, si ottiene:
2a + a + a = 0 1 2 3 m m2 1 a1 + m2a2 = m2 g 2 m1 m3 a1 + m3a3 = m3 g 2

Quindi, risolvendo il sistema si trova:

4m2 m3 a1 = g m1( m3 + m2 ) m ( m m2 ) 4m2 m3 a2 = 1 3 g m1 ( m3 + m2 ) a = m1 ( m2 m3 ) 4m2 m3 g 3 m1( m3 + m2 )


a1 = 4,7 m/s2, a2 = -2,7 m/s2, a3 = -6,7 m/s2 (m1 si muove in avanti, m2 ed m3 verso il basso). Si noti che nel riferimento non inerziale solidale con la carrucola mobile (che scende), le accelerazioni di m2 ed m3 hanno lo stesso modulo (2 m/s2), ma m3 scende ed m2 sale.

Problema 8

a I laccelerazione di un corpo rispetto ad un riferimento inerziale, la sua accelerazione a NI rispetto ad un riferimento non inerziale di accelerazione a t data da: a NI = a I a t .

Si ricordi che se

Nel dispositivo schematizzato in figura, il corpo A (di massa mA), poggiato su un piano orizzontale liscio, collegato da un filo inestensibile al corpo B (di massa mB) ed saldato allestremit di una molla di costante elastica k. Laltra estremit della molla fissata ad un gancio solidale con il piano e le masse del filo, della molla e della carrucola sono trascurabili rispetto a quelle dei corpi A e B. Il corpo B viene abbassato lungo la verticale, rispetto alla sua posizione di equilibrio e lasciato libero di muoversi. Calcolare: di quanto si allungata la molla nella posizione di equilibrio del sistema; lequazione del moto del sistema formato dalle due masse; il periodo delle oscillazioni compiute dal sistema (sia di A che di B). [mA = 2 kg; mB = 2 kg; k = 200 N/m] Suggerimento: si scrivano le equazioni del moto di mA ed mB, usando ad esempio la variabile x come spostamento generico della massa mB dalla sua posizione di equilibrio. A

Soluzione:
T

N
T

Fe

mB g

Diagramma di corpo libero per A e B .

a) detto x lallungamento della molla, la condizione di equilibrio k x = mBg, d cui: a

x=

mB g = 9,8 cm. k

b) le equazioni del moto di ciascuna massa sono:

mAg

m B g T (x ) = m B a (x ) T (x ) kx = m A a (x )

ovvero

d 2x m B g T (x ) = m B dt 2 2 T (x ) kx = m d x A dt 2

per cui lequazione globale del sistema, in funzione dellallungamento della molla, :
d 2x k mB g x= 2 + dt mA + mB mA + mB

la cui soluzione un moto armonico. Si noti che la variabile x descrive le oscillazioni sia di mA che di mB attorno alle rispettive posizioni di equilibrio. c) il periodo delloscillatore :
T = 2 mA + mB = 0,9 s k

Problema riepilogativo Unautobotte di massa a vuoto M trasporta una massa m0 di acqua distillata lungo tratto di autostrada piano e rettilineo, senza vento. La velocit dellautobotte inizialmente v0 e la forza di attrito statico agente sulle sue ruote in direzione e verso della velocit fs. Ad un tratto sul fondo del cassone si apre una piccola crepa attraverso cui lacqua cade al suolo, staccandosi dal cassone con velocit relativa ad esso perpendicolare alla strada. La perdita di k litri di acqua al minuto. Lautista del camion, ignaro della perdita, tiene fermo il piede sullacceleratore, per cui la forza di attrito statico rimane costante. A quale velocit si trover il camion dopo un tempo t0 dallinizio della perdita? [fs = 1 N; m0 = 32000 kg; k = 1,2 l/min; ( 2O) = 1 kg/dm3; M = 8000 kg; v0 = 72 km/h; t0 = 15] H

Soluzione: Fissiamo un riferimento solidale con la strada che abbia lasse x lungo lautostrada nel verso della velocit dellautobotte, e lasse y verticale diretto verso lalto. Prima che si apra la crepa, si ha semplicemente una massa M + m0 che si muove a velocit costante, soggetta lungo lasse delle ascisse alle sole forze fs ed attrito viscoso dellaria. Queste due forze devono ovviamente bilanciarsi, per cui il coefficiente dattrito viscoso d camion nellaria dato da: el

(M + m0 ) d
cio:

x
2

dt

= 0 = f s v 0

fs = 0,05 kg/s v0

Quando si apre la crepa, lautobotte perde, in un intervallo di tempo infinitesimo dt, la quantit di moto v0kdt e la massa kdt. In formula:

(M + m0 kdt )v 0 (t + dt ) (M + m0 )v 0 (t ) = kdtv 0 (t )
Perci la nuova velocit dellautobotte (al tempo t + dt) :

(M + m0 kdt )v 0 (t ) = v 0 (t + dt ) (M + m0 kdt )
cio la velocit rimane inalterata, e laccelerazione nulla, anche se il camion perde quantit di moto. Il problema pu anche essere risolto utilizzando la forma generale della seconda legge della dinamica, valida per sistemi a massa variabile:
F = ma +

dm v dt

dove m(t) la massa dellautobotte al tempo t dallinizio della perdita, e la forza totale agente sullautobotte :

F = ( f s v )x + f a
con f a = forza di reazione esercitata dallacqua sul camion.
d d e

Nel riferimento solidale con lautobotte, la forza di reazione verticale, per cui non influenza la componente orizzontale del moto. Inoltre, in tale riferimento v = 0, quindi: f s v = ma (anche a nulla, ma solo la forza fittizia). La condizione iniziale f s v 0 = 0 , per cui inizialmente a(0) = 0. Ma v(0 + dt ) = v 0 + a (0 ) = v 0 , cio v non cambia, e a (0 + dt ) =
f s v (0 + dt ) f s v 0 = = 0 , vale a dire che a rimane nulla. Quindi il m m moto resta uniforme con velocit v0.

III - Lavoro ed energia. Conservazione dellenergia.


Il lavoro W compiuto da una forza F variabile che agisce su un punto materiale spostandolo da un punto A ad un punto B lungo una linea dato da:

W=

A ,

F dl

dove dl lo spostamento infinitesimo lungo il percorso della particella. Lenergia cinetica di una particella di massa m che si muove con velocit v data da:
Ec = 1 mv 2 2

Il teorema dellenergia cinetica afferma che il lavoro totale compiuto su un punto materiale dalla forza risultante per spostarlo da un punto A ad un punto B uguale alla variazione di energia cinetica del punto materiale:
W= 1 1 2 2 mv B mv A = E c 2 2

Il lavoro fatto da una forza conservativa su di una particella dipende solo dai due punti di partenza e di arrivo e non dal cammino percorso dalla particella. Il lavoro fatto da una forza conservativa recuperabile, cosa che non vera per una forza non conservativa, come lattrito. Associato ad una forza conservativa si introduce il concetto di variazione di energia potenziale. Sotto lazione di una forza conservativa F si definisce la variazione di energia potenziale come lopposto del valore del lavoro compiuto dalla forza:
E p = E pB E pA = F dl
A

Solo le variazioni dellEp sono significative dal punto di vista della fisica, per cui si pu sostituire Ep(x) con Ep(x) + C, con C costante arbitraria, ogni volta che conviene. Quando agiscono solo forze conservative, lenergia meccanica totale E, definita come la somma delle energie cinetica e potenziale, si conserva:
E = Ec + E p = costante.

Se agiscono anche forze non conservative, entrano in gioco altri tipi di energia. Quando si includono tutte le forme denergia, lenergia si conserva sempre (legge di conservazione dellenergia). Esempi di forze conservative per le quali si parla di energia potenziale sono: forza peso e sua energia potenziale. Questultima vale mgy per una particella posta ad unaltezza y al di sopra di un riferimento orizzontale scelto ad arbitrio.

Forza elastica ( F = kx );energia potenziale elastica Ep = 1/2kx2 per una molla con costante elastica k, allungata o compressa di una lunghezza x rispetto alla posizione di riposo. Forza gravitazionale (descritta dalla legge di gravitazione universale di Newton).Lenergia potenziale di una particella di massa m dovuta alla forza gravitazionale esercitata su di essa dalla Terra data da:

E p (r ) =

mM T r

dove MT la massa della Terra ed r la distanza della particella dal centro della Terra (r>=raggio della Terra). Ep( ) = 0 il riferimento di zero per Ep.

Problema 1

Un punto materiale di massa m scende (partendo da fermo) lungo la sagoma in figura, che opportunamente raccordata nel punto B in modo che la velocit del punto materiale in B cambi in direzione ma non in modulo. Il coefficiente di attrito dinamico tra punto materiale e piani vale d. Sapendo che la velocit nel tratto BC costante: Quanto tempo impiega il punto materiale per scendere da A a C? Quanto vale il lavoro compiuto dalla forza di attrito? Risolvere la parte b) sia usando la definizione di lavoro, sia ricordando che il lavoro compiuto dalla forza di attrito uguale alla variazione dellenergia meccanica tra A e B. [AB = BC = l = 2 m; = 30; d =
1 ; g = 9,8 m/s2; m = 0,5 kg] 3

l B

l C

Soluzione:
2

Innanzi tutto calcoliamo .Poich la velocit nel tratto BC costante, la forza di attrito uguaglia la componente del peso parallela a BC:

d mgsin = mg cos
Da cui:
tg = 1 d

a) Laccelerazione della massa m nel tratto da A a B data da:

(cos d sin )g = a = 5,8 m/s2.


Quindi il tempo richiesto da A a B :

t=

2l = a

2l = 0,8 s (cos d sin )g

mentre in B la velocit : v = at = 4,6 m/s. Il tempo t impiegato per percorrere BC l/ v = 0,4 s, quindi il tempo totale t t = t + t = 1,2s.
B B t t

b)Il lavoro compiuto dalla forza di attrito : W = d mg (sin + sin )l = 7,7 J Oppure, il lavoro compiuto dalla forza di attrito si pu ottenere dalla variazione dellenergia meccanica:
1 2 W = E = mgl (cos + cos ) mv B = 7,7 J, 2

dove mgl (cos + cos ) lenergia potenziale del punto A rispetto al punto C . Si noti che nel tratto BC varia solo lenergia potenziale.

Problema 2 Un cavallo tira una slitta su una strada ripida, coperta di neve. La slitta ha una massa m ed il coefficiente di attrito dinamico fra la slitta e la neve d. Se il cavallo tira parallelamente alla superficie della strada ed eroga una potenza P: quanto vale la velocit (costante) massima vmax con cui il cavallo riesce a tirare la slitta? Che frazione della potenza del cavallo viene spesa per compiere lavoro contro la forza dattrito? Che frazione viene spesa per compiere lavoro contro la forza di gravit?
3

[pendenza 1:7; m = 300 kg; d=0,12; P = 746 W] Soluzione:


T

Fa

mg

Diagramma di corpo libero

Se la velocit costante, la tensione T della fune vale: T = d mg cos + mg sin = mg ( d cos + sin ) = 765 N. La potenza P il prodotto scalare della forza T per la velocit v , che nel nostro caso sono parallele: P = Tv = mg ( d cos + sin )v max Quindi: a) vmax :
v max = P = 0,98 m/s mg ( d cos + sin )

b) il rapporto fra la potenza dissipata dallattrito e quella del cavallo uguale al rapporto delle forze: mg d cos = mg d cos + sin 1 = 46%. tg 1+ d

il rapporto fra la potenza della gravit e quella del cavallo : mgsin = mg d cos + sin 1 = 54%. d 1+ tg

Problema 3 Un secchio pieno dacqua di massa complessiva m0 viene portato da un pozzo nel mezzo di un cortile fino alla cima di una torre alta h. Essendo per bucato, quando arriva sulla torre contiene solo met dellacqua che conteneva inizialmente. Supponendo che la velocit di salita sulla torre e dm la perdita in massa del secchio siano costanti, e che il peso del secchio vuoto possa essere dt trascurato, determinare il lavoro compiuto esprimendolo in joule.
4

[m0 = 3,78 kg; h = 50 m] Suggerimento: Si ricordi che, detto x il tratto percorso dal secchio e v la sua velocit,
dm dm dt dm 1 = * = * = costante, dx dt dx dt v

per cui m(x) una funzione lineare. Soluzione: Osservato che m(x) una funzione lineare, con m(0) = m0 e m(h) = m0/2, si ha:
x m(x ) = m0 1 . 2h

Il lavoro dunque dato da:

x W = F dx = gm(x ) dx = m0 g 1 dx 2h 0 0 0
Calcolando lintegrale, si trova:
3 W = m0 g h = 1389,2 J 4

Problema 4 Una guida ABDEF tenuta in un piano verticale xy. I tratti AB (di lunghezza h) ed EF sono rettilinei, mentre il tratto BDE circolare, di centro C, raggio R, e angolo al centro /2 + . U n corpo puntiforme di massa m, in grado di scorrere senza attrito lungo la guida, viene rilasciato nel punto A con velocit iniziale nulla. Determinare la velocit del corpo nei punti B,D,E,F, supponendo che non vi sia attrito lungo tutta la guida. Calcolare la reazione della guida nel punto D. Se il tratto EF presenta un coefficiente di attrito dinamico d, determinare lenergia cinetica del corpo nel punto F. Perch le velocit in B ed in F risultano essere uguali nel quesito a)?

D E
Soluzione: a) Per il teorema dellenergia cinetica, in B vale:
1 2 mv B = mgh 2

Quindi la velocit del punto materiale in B :

v B = 2 gh
Il dislivello fra A e D R + h, quindi:
1 2 mv D = mg (h + R ) 2

e:

v D = 2 g (h + R )
Il dislivello fra A ed E h + R cos , quindi:
1 2 mv E = mg (h + R cos ) 2

e:

v E = 2 g (h + R cos )
Il punto materiale si trova in F alla stessa quota che in B, per cui ha la stessa energia meccanica (che in assenza di attrito si conserva) e la stessa energia potenziale, quindi anche la stessa energia cinetica e la stessa velocit. b) La reazione vincolare in D deve sia bilanciare per intero il peso del corpo puntiforme, sia fornire la forza centripeta necessaria per mantenere il corpo in traiettoria:

2 mv D FN = mg + R


2 g (h + R ) y = mg + m y R

c) Detta l la lunghezza di EF, lenergia meccanica del punto materiale in F data dallenergia totale in B diminuita del lavoro compiuto dalla forza di attrito dinamico lungo EF :
EF = 1 2 1 2 mv B l d mg cos = mv F 2 2

Problema 5 Una massa m scivola senzattrito lungo la guida indicata in figura. Il raggio della circonferenza R. Se la massa parte da ferma dal punto B (AB = 5R), quanto vale la reazione vincolare nel punto P? Qual laltezza minima da cui deve partire la massa affinch, nella posizione O, la reazione vincolare sia nulla? Quesito: Riscrivere le domande a) e b) supponendo di studiare il problema nel sistema di riferimento non inerziale associato alla massa. B 5R O R A P

Soluzione: a) In un riferimento inerziale, la reazione vincolare in P deve solamente fornire la forza centripeta che mantiene m in traiettoria:
2 mv P FP = R

Presa come quota di riferimento per lenergia potenziale quella del punto A, dalla conservazione dellenergia meccanica si trova:
2 mv P = mg 5R mgR = 4mgR 2

Da cui:

FP = 8mg
b) In un riferimento inerziale, la reazione vincolare in O nulla se la forza centripeta che mantiene m in traiettoria fornita interamente dalla gravit: mg =
2 mvO R

Detta x laltezza cercata, e sostituendo nellequazione di 2 mv O ( + 2mgR = mgx ): 2


mgR + 2mgR = mgx 2

conservazione dellenergia

cio:
x= 5 R + 2R = R 2 2

a) Nel riferimento non inerziale solidale con m, la reazione vincolare in P deve solamente equilibrare la forza centrifuga per mantenere m in traiettoria. Ci porta ad un calcolo identico a quello gi svolto, perch lunica differenza tra forza centrifuga e centripeta un segno che non influisce sul calcolo medesimo.

b) Nel riferimento non inerziale solidale con m, la reazione vincolare in O nulla se la forza centrifuga agente su m equilibrata interamente dalla gravit. Ancora una volta, e per lo stesso motivo del punto a), il calcolo identico a quello gi svolto nel riferimento inerziale.

Problema 6 Il sistema indicato in figura (macchina di Atwood) inizialmente a riposo con la massa mA a terra e la massa mB ad altezza h da terra. Determinare la velocit con cui m2 tocca terra e la tensione della fune, trascurando lattrito e linerzia della carrucola. Suggerimento: Questo problema, analogo al n 7 del capitolo II, pu essere risolto utilizzando la legge di conservazione dellenergia meccanica. Per calcolare la tensione della fune comunque necessario scrivere lequazione di corpo libero per una delle due masse.

mB mA
8

Soluzione: Equazioni di corpo libero:


m B g T = m B a T m A g = m Aa

Risolvendo il sistema, si trova laccelerazione di A e B (in modulo):


a= mB m A g mB + m A

Quindi la tensione della fune :

T = m A (a + g ) = m A g

2m B mB + m A

Poich il moto delle due masse uniformemente accelerato con velocit iniziale nulla, la velocit terminale di B :

v = 2ah = 2

mB m A gh mB + m A

Si pu determinare v anche dalla conservazione dellenergia, osservando che inizialmente le energie cinetiche sono nulle e lenergia potenziale del sistema, rispetto al suolo, mBgh, mentre alla fine le due masse hanno velocit di ugual modulo:
m B gh = m A gh + m A + mB 2 v 2

cio:

v=

2(m B m A )gh m A + mB

Problema 7 Un pendolo di lunghezza L oscilla in un piano verticale. La corda urta un piolo fissato ad una distanza d al di sotto del punto di sospensione (vedere figura) Se il pendolo lasciato libero da unaltezza h al di sotto del piolo, quale altezza h* raggiunge dopo aver urtato il piolo? Se il pendolo lasciato libero dalla posizione orizzontale ( =90) e descrive una circonferenza completa centrata nel piolo, quale deve essere il valore minimo di d?

y P L

x Soluzione: a) Per conservazione dellenergia, h* = h. b) Conservazione dellenergia nel punto P (figura):


1 mgL = mg 2(L d ) + mv 2 2

In P la forza centripeta deve essere almeno uguale alla gravit: mg = quindi:


1 mgL = mg 2(L d ) + mg (L d ) 2

mv 2 Ld

Sviluppando i calcoli:
d= 3 L 5

10

Problema 8 Un estremo di una molla priva di massa posto su di una superficie piatta, con laltro estremo che punta verso lalto(vedi fig. 1a). Una massa m1 posta delicatamente sopra la molla e permette di comprimere la molla di x1 , ad una nuova posizione di equilibrio (fig. 1b). Successivamente, la massa m1 viene rimossa e sostituita con una massa m2. La molla poi compressa con le mani cosicch lestremo della molla si trova in una posizione x2 rispetto alla posizione originale di riposo (quella occupata dalla molla senza nessuna massa appoggiata)(vedi fig. 1c). La molla poi rilasciata. Quanto vale la costante k della molla? Qual la massima energia cinetica della massa? [m1 = 1,0 kg; m2 = 2,0 kg; x1 = 17 cm; x2 = 42 cm] Quesito: risolvere il problema sia scrivendo lequazione del moto del punto materiale, sia scrivendo la conservazione dellenergia meccanica. m1 x

m2

Soluzione: a) Riferita lenergia potenziale gravitazionale allasse delle ascisse (figura), la costante elastica della molla vale:
k= m1 g = 57,6 N/m x1

b) Per conservazione dellenergia, la massima energia cinetica della massa m2 corrisponde alla minima energia potenziale. Lenergia potenziale ha un andamento parabolico:
Ep = mg 1 2 kx m 2 gx = 1 x 2 m2 gx 2 2 x1

Questa parabola ha il vertice in:

* m 2 g m 2 x1 x = k = m 1 2 m g m2 g m2 g E = 2 x1 2 x1 = 2 x1 p min 2m1 m1 2m1


11

Lenergia totale data da:


E c max = E mecc E p min = E piniz E p min

quindi lenergia cinetica massima : E c max


2 2 m2 g m1 g 2 m2 g 1 2 = kx 2 m2 gx 2 + x1 = x 2 m2 gx 2 + x1 = 0,2 J 2 2m1 2 x1 2m1

Il problema pu essere risolto anche utilizzando direttamente lequazione del moto:

m 2 x + kx = m2 g
La soluzione generale :
x = A sen (t + ) + m2 g k
 

m2 g la soluzione di equilibrio dellequazione del moto, mentre A sen (t + ) k loscillazione generica: la molla oscilla attorno alla posizione di equilibrio x* anzich attorno ad x = 0). Imponendo le condizioni iniziali:

(si noti che x * =

m2 g = x2 x (0) = A sen + k v (0) = A cos = 0

si ottiene:

m2 g m2 g x (t ) = x 2 k cos t + k v (t ) = x m 2 g sen t 2 k
ove:

k m2

La velocit massima per sen t=1 o 1, cio quando lenergia cinetica vale:
Ec = m g m g 1 1 m2 2 x 2 2 = k x 2 2 = 0,2 J 2 k 2 k
12
2 2

IV - Conservazione della quantit di moto; sistemi a pi corpi ed urti


Per una particella si definisce quantit di moto la grandezza:
p = mv .

La seconda legge della dinamica, nella sua forma pi generale, si scrive:

F=

dp dt

dove F la forza totale agente sulla particella. Limpulso di una forza che agisce per breve tempo su una particella (forza impulsiva) si definisce come:
I = Fdt = p f pi = p ,
ti tf

cio limpulso di una forza impulsiva uguale alla variazione della quantit di moto della particella. Per un sistema di particelle o per un corpo esteso (distribuzione continua di materia) il centro di massa (CM) si definisce come:

xCM =

m x
i

i i

yCM =

m y
i i

dove mi la massa delli-esima particella di coordinate (xi, yi, zi) in un sistema di riferimento inerziale ed M la massa totale del sistema. Oppure, nel caso di un corpo esteso:
xCM = 1 M

xdm ,
M

yCM =

1 M

ydm ,
M

Il teorema del centro di massa (o 1a equazione cardinale della dinamica dei sistemi) scritto come:

MaCM = F ( E )
ossia il centro di massa si muove come una particella singola di massa M sulla quale agisce la stessa forza esterna risultante F ( E ) . Per un sistema di particelle, la quantit di moto totale :

P = mi vi = MvCM = PCM
i

Il teorema del centro di massa si pu scrivere anche:

zCM =

m z
i

i i

zCM =

1 M

zdm
M

dt

Quando la forza risultante esterna per un sistema zero (sistema isolato), la quantit di moto totale resta costante (legge di conservazione della quantit di moto di un sistema isolato). La legge di conservazione della quantit di moto molto utile nel trattare la classe di fenomeni noti come urti. In unurto, due o pi corpi interagiscono tra loro per un tempo molto breve con una forza molto grande rispetto alle altre, sicch si pu considerare il sistema isolato. Pertanto negli urti la quantit di moto totale si conserva. Anche lenergia totale si conserva, ma questa conservazione pu non essere utile a risolvere il problema se avvengono trasformazioni di energia da cinetica a non cinetica. Un urto che conserva lenergia cinetica totale del sistema prende il nome di urto elastico. Invece, un urto che non conserva lenergia cinetica totale del sistema si dice anelastico. Se a seguito dellurto i due corpi restano attaccati tra loro, formando un corpo unico, lurto si dice completamente anelastico.

Problema 1 Un proiettile di massa 2m, lanciato dal suolo con una certa angolazione, quando raggiunge lapice della traiettoria esplode in due frammenti di egual massa m. Sapendo che uno dei due frammenti torna al punto di partenza ripercorrendo la traiettoria iniziale, determinare la posizione in cui cade laltro e stabilire se essi toccano o meno terra nello stesso istante. Suggerimento: la quantit di moto si conserva. y

2mv x

a O O A

Soluzione: Il moto del centro di massa del sistema delle due parti in cui si diviso il proiettile la continuazione del moto del proiettile integro. I due frammenti toccano terra nello stesso istante perch la componente verticale del moto la stessa per entrambi. Detta vx la componente orizzontale della velocit del

mv x

dP

= F (E)

3a A x

proiettile, nel punto culminante la sua quantit di moto orizzontale e vale 2mvx.La velocit del frammento che torna indietro, nellistante dellesplosione, - vx quindi la sua quantit di moto vale mvx, e quella dellaltro frammento deve essere 2 mvx -(- mvx) = 3 mvx. Quindi il secondo frammento parte con velocit 3 vx. Detto t il tempo di volo, il frammento che torna al punto di partenza percorre la distanza: OO = v x t = a mentre il frammento che prosegue percorre: O A= 3v x t = 3a ed il centro di massa: O A = v x t = a Il frammento che prosegue cade dunque in A con ascissa 4a.

Problema 2 Una chiatta di massa M e lunghezza L ferma in acqua tranquilla, senza alcun ancoraggio, con un estremo A a contatto con la parete del molo (figura). In questa situazione un uomo di massa m sta sulla chiatta allaltezza del suo estremo opposto B. Ad un certo punto luomo comincia a camminare ed arriva allestremo A, dove si ferma. Se si trascura lattrito della chiatta sullacqua, di quanto si allontana lestremo A dal molo? [M = 150 kg; L = 5 m; m = 75 kg] Suggerimento: lo spostamento della barca rispetto alla banchina uguale a quello del centro di massa rispetto alla barca

m A M L B

Soluzione 1: Poich il sistema isolato, la quantit di moto totale rimane nulla, vale a dire che il centro di massa rimane fermo, rispetto alla banchina. Lascissa del centro di massa soddisfa inizialmente a:

x CM

L + mgL L(M + 2m ) 2 = = (m + M )g 2(M + m ) Mg

Detta x lascissa finale di A, lascissa del centro di massa soddisfa (alla fine):
L L xmg + Mg + x x(m + M )+ M L M 2 2 = x+ 2 = = (m + M )g m+M m+M

x CM

Uguagliando i secondi membri delle due equazioni si ottiene:


mL + M L L M 2 = x+ 2 m+M m+M

cio:
x= mL = 1,67 m m+M

Soluzione 2: Si ricordi che il sistema isolato (soluzione 1). Posto:

v1 = velocit delluomo rispetto alla banchina (massa m) v 2 = velocit della barca rispetto alla banchina (massa M)
vale:


cio:
v2 = m v1 M

Lo spazio percorso dalluomo :

x1 = v1 t

Mv 2 + mv1 = 0

Lo spazio percorso dalla barca : x2 = ma


x1 + x 2 = x1 + m x1 = L M

v2 m x1 = x1 v1 M

Quindi:
x1 = L M = 3,33 m. M +m

La posizione delluomo rispetto alla banchina :

L x1 = 1,67 m.

Soluzione 3: Dette v la velocit (negativa) delluomo (che ha massa m) e V la velocit della barca(di massa M) rispetto alla banchina, vale:
MV + mv = 0

Ma, detta vr la velocit delluomo relativa alla barca, :

v = vr + V
Quindi:
m(v r + V ) = MV v r = V m+M m

Nel tempo t in cui luomo percorre L con velocit relativa alla barca vr, il centro di massa della barca si sposta di x (distanza finale di A dalla banchina):
L x M +m = t t m

Trascurando la resistenza dellaria, calcolare in termini di D la forza F orizzontale e costante che un sistema di ammortizzatori deve esercitare sul cannone affinch, per il rinculo, esso arretri di un tratto d prima di fermarsi.

Suggerimento: la quantit di moto si conserva

Soluzione:

h D

Moto del proietto:


D = v0 t 1 2 h = 2 gt

Risolvendo il sistema, si trova v0:

v0 =

g D 2h

La quantit di moto iniziale di rinculo del cannone, per la conservazione della quantit di moto, Mv = mv0. Lenergia cinetica iniziale del cannone data dal lavoro compiuto dalla forza costante nel tratto d:
Fd =

(mv 0 )2
2M

m 2 gD 2 = 4 Mh

e la forza dunque:
F=

(mv 0 )2
2 Md

m 2 gD 2 4 Mhd

Quindi:
x=L m = 1,67 m. M +m

Problema 3 Un bambino, in piedi su una slitta A di massa mA, avvicina a se una seconda slitta B di massa mB tirandola mediante una fune di massa trascurabile fissata alla slitta B. Le due slitte, inizialmente ferme, r si muovono su un piano orizzontale con coefficiente di attrito dinamico d ta slitte e suolo. Qual laccelerazione aCM del centro di massa del sistema formato dalle due slitte? Se in un riferimento inerziale laccelerazione aB della slitta B in modulo doppia dellaccelerazione aA della slitta A, quanto vale la forza FAB che il bambino esercita sulla fune (tensione della fune)? [mA = 50 kg; mB = 42 kg; d=0,2] Suggerimento: disegnare il diagramma di corpo libero del sistema slitte-bambino

Soluzione: a) Equazione del moto del centro di massa:




(m A + m B )a CM
 

= F (E)
 

con la forza esterna data dalla risultante degli attriti F (E ) = F A + FB . Quindi:


 

(m A + m B )a CM
Essendo il problema monodimensionale:

= F A + FB

(m A + m B )a CM
cio:

= FA FB

a CM =
da B verso A.

F A FB N NB = A d = 0,17 m/s2 (m A + m B ) (m A + m B )

b) Per definizione di centro di massa si pu scrivere:


 

(m A + m B )a CM
che, nellipotesi a B = 2 a A , comporta:
  

= m A a A + mB a B

(m A + m B )a CM = (2m B m A )a A
cio:

aA =
e:

m A + mB a CM = 0,5 m/s2 2m B m A

a B = 2 a A = 0,9 m/s2
Note le accelerazioni, lo sono anche le forze:

m B a B = FBA FB m A a A = FA FAB
ovvero:

FBA = FB + m B a B F AB = m A a A + F A
che fornisce:

F AB = FBA = 123,5 N

Problema 4 Un cannone di massa M spara orizzontalmente, dalla sommit di una torre di altezza h, un proiettile di massa m e velocit v0 che raggiunge il suolo ad una distanza D dalla base della torre (fig. 1).

Problema 5 In un incrocio unautomobile A di massa mA urta unautomobile B di massa mB. I rilievi della polizia rivelano che, subito prima dellurto, lautomobile A viaggiava verso est, mentre B era diretta a nord (figura). Dopo lurto, i rottami delle due auto sono rimasti uniti ed i loro pneumatici hanno lasciato strisciate di slittamento lunghe d in direzione prima di arrestarsi. Calcolare le velocit v A e v B di ciascuna automobile prima dellurto. Una delle automobili superava il limite legale di velocit vL? Si supponga che le ruote di entrambe le automobili siano rimaste bloccate dopo lurto e che il coefficiente di attrito dinamico fra le ruote bloccate e la pavimentazione sia d. [mA = 1100 kg; mB = 1300 kg; d = 18,7 m; vL = 90 km/h; = da est verso nord; 30
d


=0,80]

Suggerimento: la conservazione della quantit di moto una relazione vettoriale

vL

vA
x

vB

Soluzione: a) Lurto completamente anelastico, per cui la quantit di moto si conserva, mentre lenergia cinetica no. Il modulo v della velocit subito dopo lurto, si calcola dalle strisciate (lenergia cinetica dopo lurto stata dissipata dallattrito):

" # !

(m A + m B )g d d = 1 (m A + m B )v2
2

cio: v= 2 g d d = 17 m/s Daltra parte, la conservazione della quantit di moto si scrive (per componenti):

m A v A = (m A + m B )vcos m B v B = (m A + m B )vsen
da cui:

vA =
diretta verso est,

mA + mB vcos = 32,3 m/s = 116,5 km/h mA

vB =
diretta verso nord.

m A + mB vsen = 15,8 m/s = 56,9 km/h mB

b) Lauto A superava il limite dei 90 km/h.

Problema 6 Il corpo A mostrato in figura, di massa MA e struttura prismatica, appoggiato su un piano orizzontale liscio, viene colpito da un corpo puntiforme B di massa MB e velocit v 0 . Sapendo che dopo lurto il corpo B rimbalza verticalmente raggiungendo laltezza h rispetto al punto di impatto mentre A trasla sul piano di appoggio, si determinino la direzione ed il verso del vettore v 0 . Si supponga che lurto sia elastico. [MA = 100 kg; MB = 50 g; v 0 = 5 m/s; h = 80 cm]
$ % &

Suggerimento: la componente orizzontale della quantit di moto si conserva, quella verticale no

v0 B

Soluzione: In questo problema si conservano la componente orizzontale della quantit di moto e lenergia, per cui, dette vA e vB le velocit di A e B subito dopo lurto, vale: M B v 0 cos = M A v A 1 1 1 2 2 2 M B v0 = M B v B + M A v A 2 2 2 1 2 2 M B v B = M B gh ove langolo di impatto mostrato in figura, mentre la terza equazione vale per il moto di B dopo lurto. Sostituendo la terza equazione nella seconda, si ricava:
M B v 0 cos = M A v A 1 1 2 2 2 M B v 0 = M B gh + 2 M A v A

e quindi:

'

x A

cos =

2 M B M A v 0 2 gh

M B v0

)=

2 M A v 0 2 gh 2 M B v0

) = 0,863

= 30,3

V - Meccanica rotazionale del corpo rigido


Un corpo rigido pu ruotare oltre che traslare. Il moto traslatorio descritto specificando quello del centro di massa. Rotazione intorno ad un asse fisso. Quando un corpo rigido (idealizzato come un insieme di punti materiali le cui mutue distanze sono fisse) ruota intorno ad un asse fisso, ogni suo punto fermo rispetto agli altri. Pertanto le rotazioni li intorno ad un asse fisso si possono descrivere mediante un solo angolo :Se un punto ruota di , g altri sono costretti a ruotare dello stesso angolo. Di conseguenza, tutti i punti del corpo rigido hanno la stessa velocit angolare:

=
e la stessa accelerazione angolare:

d dt

d d 2 = = 2 dt dt Sia che sono vettori con la direzione dellasse di rotazione (preso di solito come asse z) ed il verso dato dalla regola della mano destra. Si definisce momento dinerzia del corpo rigido rispetto allasse di rotazione la grandezza:

I = mi Ri2
dove Ri la distanza dallasse del punto mi. La definizione pu essere estesa ad un corpo continuo:

I = R 2 dm
M

Uno strumento utile per la valutazione del momento dinerzia il teorema di Huygens-Steiner (o dellasse parallelo). Questo teorema afferma che il momento dinerzia di un corpo rispetto ad un asse qualsiasi dato da:
I = I CM + Md 2

dove ICM il momento dinerzia rispetto allasse parallelo a quello dato e passante per il centro di massa, M la massa del corpo a d la distanza tra i due assi. Il momento angolare (o momento della quantit di moto) Lz di un corpo in rotazione attorno allasse fisso z dato da:

Lz = I z
Per rotazioni di un corpo rigido simmetrico attorno ad un asse di simmetria, il momento angolare :
1

L = I
Quando un corpo rigido ruota attorno ad un asse che non di simmetria, il momento angolare L pu non essere parallelo e concorde rispetto alla velocit angolare nel qual caso il corpo in una condizione di squilibrio dinamico e la direzione del momento angolare L varia nel tempo (anche se costante: questo il caso della precessione di L ). Il teorema del momento angolare (2a equazione cardinale della dinamica dei sistemi di punti) , nella forma pi semplice: dL = M (E) dt con M ( E ) momento totale delle forze esterne calcolato rispetto al polo O. Anche L calcolato rispetto allo stesso polo. Il polo O deve essere fisso rispetto al riferimento scelto. Nei moti di rotazione attorno ad un asse fisso il concetto di forza letteralmente sostituito da quello di momento della forza, quello di massa dal momento d'inerzia, e l'accelerazione quella angolare. Tra queste grandezze vige infatti unanaloga relazione che lega forza, massa ed accelerazione:
M z(E ) = d (I z ) = I z dt


Se Mz(E) costante, allora anche costante e le equazioni del moto rotatorio divengono: = costante = 0 + t 1 = 0 + 0 t + t 2 2 e:
2 2 = 0 + 2 ( 0 )

dove 0 e 0 sono i valori iniziali (t = t0 = 0) della velocit angolare e dellangolo che definisce la posizione iniziale. Queste equazioni sono analoghe a quelle del moto rettilineo uniforme in una dimensione. Lenergia cinetica di rotazione di un corpo rigido che ruota attorno ad un asse fisso z :
Ec =


1 I z 2 2

mentre il lavoro fatto dal momento M (E ) assume la forma:

W = M z( E ) d
0

Se Mz(E) costante, allora: W = Mz(E)( 0 ) . Il teorema lavoro energia dato da: W = M z( E ) d = E c E c 0


0

Se il momento risultante delle forze agenti sul corpo nullo, cio dL / dt = 0 , allora:
L = costante.
 

Questa la legge di conservazione del momento angolare per un corpo in rotazione. Se il momento dinerzia costante (come per un singolo corpo rigido) la conservazione del momento angolare equivale allaffermazione che la velocit angolare costante nel tempo. Per sistemi pi complessi, in cui il momento dinerzia pu variare (basta che ci siano due corpi rigidi interagenti), la conservazione del momento angolare uno strumento potente nella soluzione di problemi e pu caratterizzare il sistema dinamico ad ogni istante. Il momento risultante delle forze esterne
M ( E ) = ri Fi ( E )
i
  

sar automaticamente nullo per i sistemi isolati, ma pu essere nullo anche quando F ( E ) 0 , essendo in tal caso essenziale la scelta del polo rispetto al quale si calcolano i momenti delle forze. Rototraslazione senza strisciamento. Nel rotolamento il moto traslatorio combinato con quello rotatorio. Oggetti con raggio r che rotolano senza strisciare hanno la velocit angolare ela velocit del centro di massa vCM legate dalla relazione: v CM = r Lenergia cinetica di un corpo che rotola senza strisciare la somma della sua energia cinetica rotazionale attorno allasse di rotazione baricentrico e di quella traslazionale del centro di massa:
Ec = 1 2 (I CM + Mr 2 ) 2 = 1 I CM 2 + 1 MvCM 2 2 2


Statica del corpo rigido. La statica pu essere vista come un caso limite della dinamica: quello in cui "tutto fermo", anche se ci sono forze. Le condizioni da applicare sono quindi due:

F
i i
 

(E)

=0
(E)

per non avere moti di traslazione


=0

r F
i


per sopprimere le rotazioni

Per applicare queste condizioni necessario conoscere non solo le forze esterne, ma anche i loro punti di applicazione. La gravit agisce come se fosse applicata al centro di massa del corpo rigido. Il polo rispetto al quale si calcolano i momenti delle forze deve essere scelto con cura, onde semplificare al massimo la risoluzione del problema. Conviene anche scegliere un riferimento cartesiano opportuno: alle due equazioni vettoriali dellequilibrio corrispondono sei equazioni scalari.

Problema 1 Determinare le lunghezze dei pendoli semplici aventi medesimo periodo di oscillazione di due pendoli composti quadrati di lato l e vincolati a ruotare attorno allasse orizzontale passante per il punto medio di uno dei lati e perpendicolare a questo lato. I due quadrati sono formati: uno da quattro masse puntiformi uguali collocate nei vertici ed unite da asticelle rigide di massa trascurabile laltro da quattro aste rigide omogenee ed uguali. Come cambierebbero i risultati se i pendoli fossero vincolati a ruotare attorno ad uno dei lati del quadrato? Indicare con m la massa totale del pendolo.

Suggerimento: il periodo di un pendolo composto :

T = 2

Ip mgd

con Ip momento dinerzia del pendolo rispetto allasse di oscillazione e d distanza del centro di massa dallasse.

a)

b)

a) Soluzione:

b)

Asse perpendicolare al piano del foglio (fig. a) e b)): detti Ip il momento dinerzia delle masse puntiformi e Ic quello delle aste omogenee, si trova:
2 2 5 2 5 2 3 2 m l l I p = + + l + l = ml 4 2 2 4 4 4 m l2 m l2 l2 7 + m = ml 2 I c = 4 + 4 12 4 4 4 12

Per la valutazione di Ic si prima calcolato il momento dinerzia rispetto al centro di massa e poi si utilizzato il teorema dellasse parallelo. Il braccio della forza peso la distanza d del centro di massa dallasse:
d= l 2

Il periodo del pendolo :

Ip l p 3l = 2 = 2 T p = 2 2g mgd g Ic l c 7l Tc = 2 = 2 = 2 6g mgd g
con Tp, Tc, lp, lc periodi e lunghezze dei pendoli semplici equivalenti. Quindi:
5

3l l p = 2 l c = 7l 6 Asse orizzontale passante per il punto medio di uno dei lati(fig. a) e b)): detti Ip il momento dinerzia delle masse puntiformi e Ic quello delle aste omogenee, si trova: m 1 I p = 2 l 2 = ml 2 4 2 2 2 2 I c = 2 m l + m l + m l = 5 ml 2 4 12 4 4 4 12 Per la valutazione di Ic si prima calcolato il momento dinerzia rispetto al centro di massa e poi si utilizzato il teorema dellasse parallelo. Il braccio della forza peso la distanza d del centro di massa dallasse:
d= l 2

Il periodo del pendolo :

Ip l p l = 2 = 2 T p = 2 mgd g g Ic l c 5l Tc = 2 = 2 = 2 mgd g 6g
con Tp, Tc, lp, lc periodi e lunghezze dei pendoli semplici equivalenti. Quindi:
l p = l 5l l c = 6

Problema 2 Due corpi sono appesi mediante fili ideali a due pulegge solidali fra loro e girevoli attorno ad un asse comune, come illustrato in figura. Il momento dinerzia complessivo I ed i raggi dei dischi sono R1 ed R2. I fili non slittano nelle gole delle pulegge. a) nota m1, si trovi m2 tale che il sistema sia in equilibrio

b) posta delicatamente una massa m3 sopra m1, si trovino laccelerazione angolare dei dischi e le tensioni dei fili. [m1 = 24 kg; m3 = 12 kg; R1 = 1,2 m; R2 = 0,4 m; I = 40 kgm2] Suggerimento: utilizzare i momenti delle forze.

R1 R2 m1 m2

Soluzione: a) La condizione di equilibrio :

m1 gR1 = m 2 gR2
da cui:

m 2 = m1

R1 = 72 kg. R2

b) Le equazioni del moto del sistema dopo laggiunta di m3 sopra m1, sono:

(m1 + m3 )g T1 = (m1 + m3 )a1 T m g = m a 2 2 2 2 R1T1 R2T2 = I a a = 1 = 2 R1 R2


cio, eliminando le accelerazioni lineari:

T1 + (m1 + m3 )R1 = (m1 + m3 )g T2 m 2 R 2 = m 2 g R T R T I = 0


1 1 2 2

Risolvendo il sistema, si trova:

(m + m3 )(m2 R22 + m2 R2 R1 + I ) g = 294 N T1 = 1 (m1 + m3 )R12 + m2 R22 + I (m1 + m3 )(R1 R2 + R12 )+ I m g = 745 N T2 = (m1 + m3 )R12 + m2 R22 + I 2 (m1 + m3 )R1 m2 R2 g = 1,4 rad/s 2 = 2 2 (m1 + m3 )R1 + m2 R2 + I

Problema 3 Una ruota di Prandtl (figura) formata da un disco di raggio R e massa M e da un cilindro di raggio r e momento dinerzia trascurabile rispetto allasse di rotazione. Non c attrito ed il filo inestensibile non slitta sullalbero. Allistante t = 0, la massa m, inizialmente in quiete, viene lasciata scendere. a) Calcolare il tempo t0 affinch la massa m percorra laltezza h. b) Calcolare il numero corrispondente di giri compiuti dalla ruota. c) Sul bordo della ruota attaccato un magnetino di massa m0 e dimensioni trascurabili che esercita una forza F sul disco. Verificare se al tempo t0 il magnetino ancora attaccato al disco. [M = 0,5 kg; R = 0,2 m; r = 2 cm; m = 1 kg; h = 2 m; m0 = 0,01 kg; F = 5 N] Suggerimento: il momento dinerzia del magnetino trascurabile. Quando la ruota in rotazione sul magnetino agisce la forza centrifuga.

M r m

Soluzione: a) Momento dinerzia I della ruota di Prandtl: I = MR 2 = 0,01 kgm2 Equazioni del moto del sistema (a = accelerazione di m, T = tensione del filo, = accelerazione angolare):

mg T = ma Tr = I a = r Eliminando laccelerazione angolare e la tensione del filo:


mgr = mar + I a r

cio:
mr 2 a= g mr 2 + I

Dunque: t0 = 2h 2h mr 2 + I = = 3,2 s a g mr 2

b) Il numero di giri n fornito da un puro calcolo geometrico:


n= h = 15,9 giri. 2r

c) Il momento dinerzia del magnetino trascurabile rispetto a quello della ruota di Prandtl, quindi non ne altera la velocit di rotazione. Perci, la forza centrifuga agente sul magnetino :
m 0 2 R = m 0

(at 0 )2
R

= 7,5 N

per cui il magnetino si gi staccato. Si pu usare anche la conservazione dellenergia:


1 1 1 1 v2 m0 gh = m 0 v 2 + I 2 = m0 v 2 + I 2 2 2 2 2 r 2 F = m v 0 r

cio:

F = m0

2m0 ghr = 7,5N m0 r 2 + I

Problema 4 Nel sistema indicato in figura la molla, di massa trascurabile, ha costante elastica k; la carrucola, costituita da un cilindro omogeneo di massa M e raggio R, ruota senza attrito attorno allasse O disposto orizzontalmente. Il filo che collega la molla, un cui estremo fissato A, alla massa m, inestensibile, di massa trascurabile e non slitta sulla carrucola. a) Calcolare lallungamento x0 della molla in condizioni di equilibrio. b) Calcolare il periodo delle piccole oscillazioni della massa m nel suo moto verticale.

Suggerimento: scrivere lequazione del moto verticale della massa m e quella della rotazione del cilindro intorno allasse fisso.

M R m

Soluzione: Detto x lo scostamento della molla dalla posizione di equilibrio (che anche lallungamento della molla), positivo verso il basso, si ha:
mg T (x ) = mx [T (x ) kx]R = I x = R 1 2 I = MR 2
 

da cui: x (mg mx kx )R = I R I = 1 MR 2 2 Questa lequazione delloscillatore armonico forzato:


M + 2m x + kx = mg 2
! !

10

a) Allequilibrio x = 0, per cui:


" "

x0 =

mg k

b) La soluzione data dalla somma delloscillazione libera e della soluzione allequilibrio x0. Il periodo perci lo stesso delloscillatore libero:

T = 2

2m + M 2k

Problema 5 Un corpo rigido costituito da tre sbarrette sottili identiche di massa m e lunghezza l, collegate fra loro a formare una H (figura). Il corpo pu ruotare attorno ad un asse orizzontale passante per una delle gambe della H. Partendo da fermo con la H in un piano orizzontale, il corpo ruota sotto lazione della forza peso. Determinare la velocit angolare del corpo nel momento in cui il piano dellH verticale.

Suggerimento: calcolare il momento dinerzia totale.

Soluzione: Il braccio della forza gravitazionale la distanza del centro di massa dallasse, che, essendo il corpo omogeneo, coincide con il centro geometrico e vale perci l/2. Detto I il momento dinerzia, vale:
1 4 I = ml 2 + ml 2 = ml 2 3 3

Allora la conservazione dellenergia si scrive:

11

3mg

l 14 2 2 = ml 2 23

cio:

3 2

g l

Problema 6 Una ruota di massa m e raggio r assimilabile ad un disco omogeneo e ruota senza attrito in un er piano verticale attorno ad un asse fisso passante per il suo centro con una velocit angolare . P fermare la ruota, si preme un pattino contro il suo bordo esercitando una forza radiale F. Se prima di fermarsi la ruota compie n giri, qual il coefficiente dattrito ,fra il pattino ed il bordo della ruota? [m = 1,4 kg; r = 23,0 cm; =840 giri/min; F = 130,0 N; n = 2,8] Suggerimento: Calcolare il lavoro della forza di attrito e uguagliarlo alla variazione di energia cinetica della ruota.

F
F

Soluzione: Teorema dellenergia cinetica:


1 2 I = Fr 2n 2

Dove I il momento dinerzia della ruota. Quindi: I 2 mr 2 = = = 0,27 4nFr 8nF

Problema 7 Un sottile tubo rigido ed omogeneo, di massa M, ha al suo centro un cilindretto molto corto di massa m (da considerarsi puntiforme) e diametro appena inferiore a quello del tubo. Il cilindretto pu scorrere senza attrito dentro al tubo. Inizialmente il sistema ruota senza attrito con velocit angolare 0 intorno ad un asse verticale baricentrico. Ad un certo momento, per una lievissima perturbazione (vedere figura), il cilindretto si sposta dalla posizione iniziale e viene espulso dal
12

tubo. In assenza di forze esterne, qual la velocit angolare fuoriesce?

d tubo, quando il cilindretto el

Suggerimento: Il momento dinerzia del tubo sottile rispetto ad un diametro centrale pu essere assimilato a quello di una sbarretta rigida.

0
r l Soluzione: Conservazione del momento angolare:

l2 I 0 = I + m 4
Dove I il momento dinerzia del tubo: I= Ma allora: Ml 2 12

I 0 I +m l 4
2

M 0 M + 3m

Problema 8 Su una piattaforma circolare omogenea inizialmente ferma in posizione orizzontale di massa M e raggio R, girevole senza attrito attorno allasse verticale centrale z, sta fermo a distanza r dal centro un uomo di massa m (vedi figura). Ad un certo istante luomo comincia a correre lungo la circonferenza di raggio r con velocit v rispetto alla piattaforma. Determinare la velocit angolare con cui ruota la piattaforma. Suggerimento: chiaramente misurata in un riferimento inerziale.
#

13

r M

Soluzione: Detta u la velocit angolare delluomo in un riferimento inerziale, vale:


v = r ( u ) 2 1 2 mr u 2 MR = 0
% % % %

con ed u di verso opposto. Passando ai moduli nella prima equazione:


' &

v= r ( u + ) 2 1 2 mr u 2 MR = 0

Da ci si ottiene:

mrv 2 1 2 mr + MR 2

Problema 9 La porta rettangolare mostrata in figura ha massa M, lati di lunghezza a e b ed vincolata a ruotare in un piano verticale attorno al lato maggiore b. La porta, inizialmente ferma, viene colpita orizzontalmente da un proiettile di massa m e dimensioni trascurabili, ad una distanza d dal suo asse di rotazione. La velocit del proiettile prima dellurto v ed esso si conficca nella porta. Sapendo che il momento delle forze dattrito vale Mf, determinare: a) La velocit angolare con cui la porta ruota subito dopo lurto. b) Langolo totale di rotazione della porta dovuto allurto.

[M = 2 kg; a = 1,5 m; b = 2 m; m = 50 g; d =

2 1 a ; v = 30 m/s; Mf = Nm] 3 3

Suggerimento: il momento dinerzia della porta rispetto ad un asse parallelo a quello specificato e 1 passante per il baricentro vale I 0 = Ma 2 . 12

14

a Soluzione: Momento dinerzia iniziale della porta rispetto allasse b:


1 a I i = I 0 + M = Ma 2 3 2
2

Momento dinerzia finale (dopo lurto) della porta rispetto allasse b:


1 2a I i = I 0 + M = (3M + 4m )a 2 9 3
2

a) Conservazione del momento angolare:


2 mv a = I f 3

cio:

= mv
b) Teorema dellenergia cinetica:

2a 6mv = 0,97 rad/s = 3I f a (3M + 4m )

1 I f 2 = M f 2

Vale a dire:

I f2 2M f

2m 2 v 2 = 2,18 rad (3M + 4m )M f

Problema 10 Un disco omogeneo di massa M e raggio R, inizialmente fermo, libero di ruotare senza attrito attorno ad un asse fisso z orizzontale passante per il suo centro O. Un proiettile puntiforme di massa m viene lanciato con velocit v0 (nel piano del disco) contro il disco, e lo urta in un punto P

15

individuato da un angolo .In seguito allurto il proiettile rimbalza con velocit v0 in una direzione che forma con la radiale in P il medesimo angolo .Posto che lurto sia elastico, determinare: c) La velocit angolare del disco dopo lurto. d) il rapporto fra la massa del proiettile m e quella del disco M. [R = 30 cm; v0 = 30 m/s; =60; v0 = 2 m/s] Suggerimento: Il sistema formato da disco pi proiettile, perci scegliere come polo il punto O e tener conto del momento angolare del proiettile.

R O M x

Soluzione: I principi di conservazione del momento angolare e dellenergia sono:


Rmsin (v 0 v0 ) = I 1 1 2 2 2 2 m v 0 v0 = 2 I

a) Il rapporto delle due equazioni non contiene le masse:

v0 + v 0 = 46,2 rad/s Rsin

b) Nota , il rapporto delle masse si ottiene facilmente da una delle due equazioni di partenza:
v 0 + v0 m R = = =1 M 2 sin (v 0 v 0 ) 2 sin 2 (v0 v 0 )

Problema 11

16

Un rocchetto omogeneo di massa M raggio di gola r e raggio esterno R rotola senza strisciare su un piano orizzontale. Lasse AA lasse di istantanea rotazione (figura). Al filo avvolto sul rocchetto applicata una forza costante F0 orizzontale, che si pensa situata sempre nel piano verticale passante per il centro di massa C del rocchetto. Trovare quanto valgono: a) laccelerazione a c del centro di massa; b) la forza di attrito radente Fa complessiva sul rocchetto ( attrito statico o dinamico?); c) laccelerazione angolare del rocchetto; d) dire se il filo si avvolge o si svolge e perch.
0 ( )

Suggerimento: Calcolare il momento dinerzia totale del rocchetto. R r r C

F0
A Soluzione 1: A

.
2

Equazioni del moto del centro di massa e della rotazione attorno al centro di massa: F0 + Fa = Ma c 1 2 r F0 + R Fa = MR 2 Cio, scelto come verso positivo dellasse di rotazione quello entrante nel foglio:
F0 Fa = Ma c 1 rF0 + RFa = 2 MRa c
1 1 1 1 1 1 1 1

Nella seconda equazione si usata la condizione a c = R (rotolamento senza strisciamento). Risolvendo il sistema si ottiene:

F0
A

17

2 Rr a c = 3 MR F0 Fa = 2 r + R F0 3R Le risposte ai quesiti a) e b) si ottengono aggiungendo che a c parallela a F0 , mentre Fa antiparallela a F0 . Inoltre lattrito statico, altrimenti il rocchetto striscerebbe. c) Laccelerazione angolare data dalla condizione di rotolamento senza strisciamento:
7 6 5 4

ac R

d) Il filo si arrotola, perch deve rimanere teso mentre il rocchetto rotola senza strisciare. Soluzione 2: Traslazione del centro di massa e rotazione attorno al punto di contatto:

F0 + Fa = Ma c 1 2 2 r + R F0 = 2 MR + MR
Per calcolare il momento dinerzia rispetto allasse di contatto, si usato il teorema di HuygensSteiner. Orientando lasse di rotazione nello stesso verso della soluzione 1 ed impiegando ancora una volta la condizione di rotolamento senza strisciamento a c = R , si ricava:
F0 Fa = Ma c 3 (R r )F0 = 2 MRa c
8 8 8 8

La soluzione del sistema molto semplice, e fornisce: 2 Rr a c = 3 MR F0 Fa = 2 r + R F0 3R

Problema 12 Un bambino di massa m si sposta lungo una scala a pioli di massa M e lunghezza L. Non c attrito su entrambe le estremit della scala, che trattenuta in basso da una corda ideale orizzontale che si spezza oltre una tensione massima Tmax (figura).

18

a) Qual la tensione della corda quando il bambino dista d = L/3 dallestremit inferiore della scala? b) Qual la distanza massima dmax dallestremit inferiore della scala che il bambino pu raggiungere senza rompere la corda?

Suggerimento: utilizzare le equazioni dellequilibrio del corpo rigido.


@

N1 B

mg
N2
T
A 9

Mg

Soluzione: Equilibrio delle forze e dei momenti delle forze rispetto a B: N = T 1 N 2 = (m + M )g L TLsin + m(L d ) + M g cos = N 2 L cos 2

a) La tensione della fune si trova risolvendo il sistema scritto sopra:


d M T = m + g cot L 2

b) Basta uguagliare a Tmax la tensione della fune trovata in a) e risolvere in dmax: Tmax M d max = mg cot 2m L Problema 13 Un cavo ideale orizzontale (figura) sostiene unasta uniforme, di lunghezza l e massa M, incernierata in A e con lestremo B ad altezza h sopra A.
19

a) Quanto vale la tensione del cavo? b) Se il cavo viene tagliato, quanto vale laccelerazione angolare dellasta nellistante in cui il cavo viene tagliato? c) Quanto vale la velocit angolare dellasta quando essa raggiunge la posizione orizzontale? [M = 50 kg; l = 5 m; h = 4 m]
1 Suggerimento: il momento dinerzia dellasta rispetto allasse passante per lestremit : I = Ml 2 . 3

y B l M A d x

Soluzione: a) Equilibrio dei momenti rispetto ad A:


Mg d = Th 2

cio:
T = Mg d = 184 N 2h

b) Momento dinerzia dellasta rispetto ad A:


1 I = Ml 2 3

Laccelerazione angolare data da: M (E ) = I Accelerazione angolare iniziale:

= Mg

d 3gd = 2 = 1.8 rad/s2 2 I 2l


20

c) Conservazione dellenergia meccanica: mg Velocit angolare quando lasta tocca terra: h 1 ml 2 2 = 2 2 3

3gh = 2,2 rad/s l2

21

VI - Elettrostatica nel vuoto


Forza e carica elettrica La legge di Coulomb asserisce che la forza elettrica tra due cariche puntiformi q1 e q2 poste a distanza r12 luna dallaltra nel vuoto data da:
F12 = k

q1 q 2 1 q1 q2 r12 = r12 2 2 4 0 r12 r12

Nm 2 con k = costante elettrostatica = 8,99 10 C2


9

0= costante dielettrica del vuoto = 8,85 10 12

C2 . Nm 2

Quando sono presenti pi cariche elettriche, vale il principio di sovrapposizione:


F = Fi
i

La forza esercitata da una distribuzione continua di cariche (volumetrica, superficiale o lineare) su una carica puntiforme ottenuta integrando gli effetti delle cariche infinitesime che costituiscono la particolare distribuzione. Il campo elettrico Una qualunque distribuzione di cariche crea un campo elettrico nello spazio circostante. Considerando una carica di prova q0 sufficientemente piccola collocata nel campo, il vettore campo elettrico E definito come: E = lim

F q0 0 q 0

La forza che agisce su una carica puntiforme q posta in un dato campo elettrico E :
F = qE

Il campo elettrico generato in un punto P da una singola carica puntiforme qi nella posizione ri :
Ei =

1 qi ri 0 4 0 ri2 0

dove ri0 la distanza tra la carica qi ed il punto P mentre ri 0 il versore diretto lungo la congiungente qi e P ed orientato da qi a P. Lintensit del campo elettrico generato da pi cariche data dal principio di sovrapposizione:

E = Ei
i

Il campo generato da una distribuzione continua di cariche, si ottiene invece per integrazione. Potenziale elettrico Il campo generato da una carica puntiforme centrale e pertanto conservativo; si pu dunque introdurre il concetto di differenza di potenziale: VB V A = E dl
A
B

con E campo elettrico creato dalla carica puntiforme e u qualunque linea tra A e B immersa nel na campo. Il potenziale elettrico alla distanza r da una carica puntiforme q situata nellorigine dato da:

V =

1 q 4 0 r

se si assegna il valore zero al potenziale a distanza infinita. Per un sistema di cariche puntiformi, il potenziale dato da:
V =
i

1 qi 4 0 ri 0

dove la somma estesa a tutte le cariche ed ri0 la distanza delli-esima carica dal punto P dove si deve calcolare il potenziale. Per una distribuzione continua finita di carica: V= dq 1 r 4 0 Q

Se la distribuzione di carica non finita non si deve usare la formula sopra, perch in essa implicito che il potenziale allinfinito nullo. Si deve pertanto ricorrere alla definizione di differenza di potenziale (p. es. nel caso del piano indefinito uniformemente carico). Se noto il potenziale, il campo elettrico pu essere determinato tramite:
E = gradV = V


La legge di Gauss Il flusso elettrico dovuto al campo elettrico E che attraversa una superficie qualsiasi :
(E ) = E u n d

  

La legge di Gauss lega il flusso elettrico attraverso una superficie chiusa alla carica totale racchiusa nella superficie stessa: (E ) = E u n d =

 

qint 0

La legge di Gauss equivalente alla legge di Coulomb per interazioni statiche ma, diversamente dalla legge di Coulomb, vale anche per campi non statici. La legge di Gauss anche uno strumento potente per determinare i campi elettrici dovuti a distribuzioni di carica con un elevato grado di simmetria. I conduttori 1. Il campo elettrostatico allinterno di un conduttore nullo 2. Il campo elettrostatico immediatamente fuori da un conduttore perpendicolare alla superficie e assume il valore /20, dove la densit superficiale di carica locale (che non necessariamente costante)
E=


un 2 0

3. Un conduttore, se non presenta cavit non conduttrici contenenti una carica, pu avere una carica solo sulla superficie esterna. Energia potenziale elettrostatica di un sistema di cariche Lenergia potenziale di un sistema di cariche puntiformi :

Ue =

qi q 1 4 jr 2 i, j 0 ij
i j

che pu essere riscritta come: Ue = 1 qi v i 2 i

dove vi rappresenta il potenziale generato nella posizione della carica qi da tutte le altre cariche. Quando si ha a che fare con un sistema macroscopico continuo si scriver lintegrale:

Ue =

1 (x, y , z ) (x, y , z )d V 2 t

dove (x,y,z) rappresenta la densit di carica, V(x,y,z) rappresenta il potenziale in (x,y,z), d lelemento di volume intorno al punto (x,y,z). Si pu anche scrivere: Ue =

0E 2 d = u e d 2

dove lintegrale indefinito esteso a tutto lo spazio e:

0E 2 ue = 2
la densit di energia elettrostatica. Condensatori I condensatori sono dispositivi per laccumulo di carica elettrica e di energia e consistono tipicamente di due conduttori con cariche uguali ed opposte q (induzione completa). Indicando con V la differenza di potenziale, la capacit di un condensatore definita come:
C= Q V

Lenergia potenziale accumulata in un condensatore pu essere scritta come: Ue = V 2 qV q2 =C = 2C 2 2

Condensatori collegati in parallelo equivalgono ad un unico condensatore con capacit: C = C1 + C2 + ..... + Cn Condensatori collegati in serie equivalgono ad un unico condensatore con capacit data da:
C= 1 1 1 + + .... + C1 C 2 Cn

Problema 1 Considerate tre cariche positive uguali di valore q poste ai vertici di un triangolo equilatero di lato s (vedere figura), determinare: a) La forza che agisce sulla carica che si trova nel vertice B. b) Il campo elettrico totale E0 nel punto medio della base A. c) Il campo elettrico e il potenziale nel punto C in cui si intersecano le bisettrici dei tre angoli del triangolo. Suggerimento: Si ricordi che per le forze ed i campi elettrici vale il principio di sovrapposizione.

Soluzione: a) La forza la risultante di quelle esercitate dalle altre due cariche:

1 q2 F = F1 + F2 = F1 21 + cos = 3F1 = 3 4 0 s 2 3
b) Il campo elettrico in A dato solo da quello generato dalla carica in B perch le altre due generano campi uguali ed opposti:
   

E0 =


1 4 0

q2 3 s 2
2 2

j=

1 q2 j 3 0 s 2

dove si tenuto conto che AB laltezza del triangolo equilatero e si indicato con j il versore da A verso B. c) C equidistante dalle tre cariche. Il campo elettrico in C nullo per simmetria, mentre il potenziale il triplo di quello generato da una sola carica:

V=

3 q 3 3 q = 4 0 s 4 0 s 3

Ove s / 3 la distanza BC.

Problema 2 Due piccole sfere cariche sono appese a due corde di ugual lunghezza l (come in figura), che formano due piccoli angoli 1e 2c la verticale. on a) Assumendo per le cariche q1 = Q, q2 = 2Q e per le masse m1 = m2 = m, si determini il rapporto 1/ 2.

b) Assumendo ancora per le cariche q1 = Q, q2 = 2Q ma per le masse m1 = m, m2 = 2m, si ridetermini il rapporto 1/ 2. c) Si determini sia nel caso a) che nel caso b) la distanza d tra le due sfere cariche in funzione delle grandezze note.

Suggerimento: Usare le approssimazioni valide per piccoli angoli.

l
F
!

l
F

m2 g

Soluzione: La tensione di ciascuna corda bilancia la componente lungo la corda di tutte le altre forze, quindi non resta che bilanciare le componenti ortogonali alla corda della forza di gravit e di quella elettrica agenti su ciascuna carica. La forza elettrica vale in tutti i casi: F= 1 2Q 2 4 0 d 2

a) Essendo m1 = m2 = m, in base alla figura si trova facilmente che:

mg sen 1 = F cos 1 mg sen 2 = F cos 2


cio: tan 1 = tan 2 = da cui: F mg

1 = 2
b) Essendo m1 = m ed m2 = 2m, si ha che:

m1 g

mg sen 1 = F cos 1 2mg sen 2 = F cos 2


cio:

1 tan 1 =2 2 tan 2
ove si tenuto conto che gli angoli sono piccoli. c) La distanza data da:

d = l (sen 1 + sen 2 ) l (tan 1 + tan 2 ) l ( 1 + 2 )


dunque, per m1 = m2 = m : d 2l cio: d =3 dunque, per m1 = m ed m2 = 2m : d l cio: lQ 2 3 d= mg 4 0
3

F 2l 1 2Q 2 = mg mg 4 0 d 2

lQ 2 1 mg 0

F 1 3 F 3 l 1 2Q 2 = 1 + = l mg 2 2 mg 2 mg 4 0 d 2

Problema 3 Una sferetta puntiforme di massa m e carica q sospesa ad un punto O mediante un filo lungo l, in edere figura). prossimit di una distribuzione piana infinita di cariche con densit superficiale (v d) Calcolare la distanza di equilibrio d1 della sferetta dal piano carico sapendo che la distanza fra il piano carico ed il punto O d. e) Calcolare la distanza di equilibrio d2 della sferetta dal piano carico nel caso in cui venga posto un secondo piano con densit superficiale - in posizione speculare.

f) Come varia d2 se si raddoppia la distanza del piano carico negativamente dal punto O? [m = 10 g; q = -2 C; l = 10 cm; =86,7 pC/cm2; d = 10 cm; = 8,85 10-12 C2N-1m-2]

Suggerimento: la tensione del filo assume qualsiasi valore necessario affinch il filo non si allunghi

+ + + + + + + + + +

O l

d1

d Soluzione:

a) La forza elettrica F orizzontale, mentre il peso verticale: la loro risultante deve essere diretta lungo il filo, cio forma un angolo con la verticale, cio con il peso. Dunque:
F q = tan = =1 mg 2 0 mg

Dalla geometria del problema si ricava:

d 1 = d l sen = d l

tan 1 + tan 2

= 2,93 cm.

a b) Il campo raddoppia, dunque anche la forza elettrica e la tangente di rddoppiano. Quindi: d2 = d l 2 1+ 4 = d l 2 5 = 1,06 cm.

c) Il campo generato da un piano carico indefinito indipendente dalla distanza. Perci spostando il piano non cambia nulla.

Problema 4

Tre piani indefiniti paralleli sono uniformemente carichi con densit superficiale 1 = , 22 - , = 3 = (vedere figura). Determinare il campo elettrostatico nello spazio esterno ai piani e nelle intercapedini tra i piani. [ = 88,6 nC/m2; d = 10 cm; 0=8,86 10-12 C2N-1m-2] Suggerimento: il campo elettrico generato da un piano indefinito uniformemente carico : E = n , con n versore normale al piano. 0
"

P1

1 + + + + + + + + + +

P2

P3

+ + + + + + + + + +

P4

Soluzione: Prendendo come positivo il verso dellasse disegnato in figura, basta eseguire le somme algebriche dei campi dei vari piani: 1. In P1 e P4 il campo nullo. 2. In P2 :
E=

= 10 kV/m 0

3. In P3 :

E=

= -10 kV/m 0

Problema 5 Il campo elettrico E uniforme in tutti i punti del piano (x, y) come in figura. a) Dimostrare che detto campo conservativo.
#

b) Calcolare la differenza di potenziale fra i punti A e B ed il lavoro compiuto per spostare la carica negativa -q dal punto A al punto B. c) Determinare se lenergia potenziale calcolata in A diversa da quella in B e se UA UB positivo o negativo.

Suggerimento: per dimostrare che il campo elettrico conservativo, si pu usare sia la condizione di circuitazione nulla, sia quella di rotore nullo.

y B
%

E
-q 45 A Soluzione: a) La forza elettrica F orizzontale e costante, quindi il lavoro il prodotto di F per la componente orizzontale dello spostamento totale ed positivo quando ci si sposta nel verso positivo delle x, negativo quando ci si sposta nel verso opposto. Se si calcola la circuitazione, lo spostamento totale a nullo priori, quindi la circuitazione nulla. Ergo il campo conservativo. b) Detta d la distanza AB, per quanto osservato nel punto a), essendo il potenziale il lavoro per unit di carica, si ricava: VB VA = Edcos 45 = Ed . 2
$

Il lavoro dal punto A al punto B semplicemente il prodotto della differenza di potenziale per la carica: WAB = -q (VB VA) = -qEdcos 45 = qEd . 2

c) Per introdurre lenergia potenziale occorre fissare unascissa di riferimento. Prendendo per semplicit quella del punto A, evidente che, mentre UA nulla, UB uguale a WAB, quindi negativa. Pertanto, UA UB positivo (la carica negativa).

Problema 6 In un tubo catodico, un elettrone accelerato orizzontalmente da una differenza di potenziale Vc. Dopo aver subito questa accelerazione esso viene fatto passare attraverso due piastre piane parallele orizzontali lunghe l e poste alla distanza d, fra le quali mantenuta una differenza di potenziale V (figura). a) Nel riferimento della figura, qual il valore di y0 tale che gli elettroni sfiorino lestremit della piastra positiva quando escono dalle piastre stesse? b) Con quale angolo si muovono gli elettroni dopo aver attraversato le piastre? [Vc = 20 kV; V = 200 V; l = 6 cm; d = 1 cm; e/m elettrone = 1,7 1011 C/kg] Suggerimento: si trascurino la forza di gravit e la velocit dellelettrone quando parte dal filamento del tubo catodico. y l y0 v0
'

+ + + + + + + + + ++ + + + + d - - - - - - -- - - - - - -- - - - - - x

Soluzione: Le due piastre sono lunghe rispetto alla loro distanza, perci si pu approssimare il campo elettrico fra di esse con quello (uniforme) dovuto a piastre infinite e dato da V/d. La velocit v 0 allingresso delle due piastre (x = 0) data dalla conservazione dellenergia nel cannone elettronico:
&

1 2 mv 0 = eVc 2

cio:

v0 =
con v0 diretta lungo lasse x.

2e Vc = 82,5 106 m/s m

a) Il moto fra le due piastre ha la componente x uniforme di velocit v 0 e la componente x uniformemente accelerata con accelerazione:
a= eV . md

Perci y0 la distanza percorsa in direzione y nel tempo impiegato a percorrere una distanza l in direzione x:

1 eV y0 = 2md

l V l2 = = 0,9 mm v Vc 4 d 0

b) La tangente di data dal rapporto delle componenti della velocit alluscita dalle piastre. La componente x ancora v0, mentre la componente y quella raggiunta nel tempo di volo l/v0:
vy = eV l m d v0

Dunque la tangente di : tan = vy v0 = eV l V l = 0,03 = 2 m d v 0 2Vc d

Con un simile valore, circa uguale alla sua tangente.

Problema 7 In una sfera uniformemente carica con densit e centro in O1, praticata una cavit sferica di centro O2, con superficie tangente alla superficie esterna e passante per O1, allinterno della quale c il vuoto. Determinare lespressione della forza F esercitata su una carica puntiforme q posta: a) nel punto P a distanza D da O1, rappresentato in figura b) nel centro O2 della cavit. Suggerimento: si ricordi che 0 = - .
)

.
O1

. O

.P

Soluzione: Occorre usare il principio di sovrapposizione con un po di originalit: come detto nel suggerimento, 0 = +(- )vale a dire che la sfera con una cavit vuota equivalente ad una sfera , piena pi una cavit riempita di cariche negative di densit uniforme - . a) Per il punto esterno P, le due distribuzioni sferiche sono equivalenti a due cariche puntiformi Q1 e Q2 poste nei loro centri O1 ed O2:
4 Q1 = R 3 3 3 Q = 4 R = Q1 2 3 2 8

Le distanze da P sono ovviamente D e D - R/2, per cui la forza richiesta vale:

qQ1 1 1 1 P = q R 3 1 P F= 2 2 2 2 4 0 D 3 0 2(2 D R ) R D 8 D 2
dove P il versore orientato da O1 a P.
0

b) Dentro una sfera di densit di carica costante, il campo elettrico :


1

E=
1

r 3 0

Ma O2 il centro della sfera piccola, quindi c solo il campo generato dalla sfera grande, per cui la forza vale:
F=

q RP 6 0

perch la distanza dei centri R/2.

Problema 8 Si consideri una distribuzione sferica omogenea (raggio R) di cariche positive (carica totale Q), che presenta una cavit sferica (raggio r = R/4) come in figura. Calcolare il campo elettrostatico E nei punti O, C, ed A.
3

Suggerimento: si ricordi la sovrapposizione degli effetti.

. C .A .

Soluzione: Densit di carica:

Q 4 (R 3 r 3 ) 3

Q 4 3 R R 3 64
3

48 Q 63 R 3

Per il principio di sovrapposizione, il sistema equivalente a due sfere piene di densit di carica e raggio R e densit di carica - eraggio r. Dunque nei tre punti richiesti il campo parallelo allasse x e: a) in O:
E=
4

r 4 Q x x= 21 0 R 2 3 0

b) in C:
E=
5

r 4 Q x= x 21 0 R 2 3 0

c) in A:

2r r E= 3 3 0 0
6

4 Q x = 21 R 2 x 0

Problema 9

Tre particelle di carica q sono poste in tre dei vertici di un rombo avente i lati e la diagonale minore di lunghezza a (figura). Determinare: a) lenergia potenziale elettrostatica di questa distribuzione di carica b) il lavoro da compiere sul sistema per portare una quarta particella, pure di carica q, dallinfinito fino al vertice libero del rombo c) il valore del campo elettrico E nel quarto vertice.
7

Suggerimento: si ricordi che il potenziale generato da una carica puntiforme q in un punto P a q , con la condizione V = 0 per r . distanza r dalla carica vale V = 4 0 r

q a q a q

Soluzione: a) Basta sommare le energie potenziali dovuti alle tre coppie di cariche puntiformi: q2 Ue = 3 4 0 a b) E semplicemente il prodotto della quarta carica per il potenziale generato dalle tre cariche puntiformi nel quarto vertice, cambiato di segno:
q 1 q q q2 = + + W = q 2 + 4 a 4 a 4 a 3 4 0 a 3 0 0 0

c) Basta sommare vettorialmente i campi dovuti alle tre cariche puntiformi:


3 q q + E = 2 2 2 4 a 4 0 3a 2 0
8

q 3 3 +1 d = d 3 4 0 a 2

ove d il versore diretto come la diagonale maggiore, uscente dal vertice carico.
Problema 10

Tre cariche puntiformi sono nei vertici di un triangolo equilatero di lato d. Le cariche q1 e q2 sono negative e valgono q1 = q2 = -q, mentre la carica q3 positiva e vale q3 = 2q. Calcolare il potenziale elettrico V0 nel punto P0 di coordinate x0 e y0 sia direttamente sia nellapprossimazione di dipolo. [d = 10 cm; q = 1 C; x0 = 0; y0 = 40 cm] Suggerimento: si ricordi che il potenziale generato da un dipolo a distanza r >> d vale V = con p momento di dipolo e a ngolo formato da p e r . y
A @ 9

p cos , 4 0 r 2

.P
d

q3 d

q1 Soluzione:

q2

a) Il potenziale elettrico la somma di quelli generati dalle tre cariche:

V0 =

q1 d 2 4 0 + y 0 2
2

q2 d 2 4 0 + y 0 2
2

q3 4 0 (y 0 d )

cio:
2q 1 1 V0 = (y d ) = 15,3 kV 2 4 0 0 d 2 + y0 2

b) Il momento di dipolo totale parallelo allasse y, e vale:


p = qd 3 . = 1,73 10-7 Cm

perch la somma di due dipoli uguali diretti come i lati obliqui del triangolo. Il dipolo risultante si d pu considerare posto nel baricentro geometrico del triangolo xb = 0, yb = = 2,9 cm: 2 3

V0 =

p d 4 0 y 0 2 3
2

qd 3 d 4 0 y 0 2 3
2

= 11,3 kV

Problema 11 La distanza tra le armature di un condensatore piano carico (densit di carica superficiale ) disconnesso dalla batteria L. Una lastra piana conduttrice viene inserita tra le armature del condensatore, parallelamente ad esse(figura). Lo spessore della lastra d < L; la lastra elettricamente neutra. c) Quanto vale la densit di carica indotta sulla superficie della lastra? d) Di quanto varia percentualmente la differenza di potenziale tra le armature del condensatore dopo che la lastra metallica stata introdotta?

Suggerimento: si ricordi la formula dei condensatori collegati in serie.

+ + + + + + + + + + +
L Soluzione:

d -

llaltra a) La densit di carica + sulla faccia della lastra rivolta verso larmatura negativa, - su faccia. b)Dobbiamo confrontare la differenza di potenziale di un condensatore di capacit:
C = 0 S L

dove S la superficie di unarmatura, con la differenza di potenziale di una serie di due condensatori (caricati con la stessa carica di quello originario) di capacit

C1 = 0

S S e C2 = 0 L1 L2

rispettivamente (L1 e L2 sono ovviamente le larghezze dei due condensatori). La capacit serie :
Cs =

0S C1C 2 = C1 + C 2 L1 + L2

con la condizione L1 + L2 = L d . Dunque:


q q 0S 0S Vs V C s C Ld = d = = L q 0S L V C Ld

vale a dire che la differenza di potenziale diminuisce in percentuale sul valore iniziale.

Problema 12 Tra le armature di un condensatore piano applicata una differenza di V. L distanza tra le a armature d. Nellistante in cui un elettrone (massa me) si stacca, con velocit iniziale nulla, dallarmatura di carica negativa, un protone (massa mp) si stacca, con velocit iniziale pure nulla, da quella di carica positiva (figura). Determinare: c) il rapporto tra le velocit delle due particelle quando urtano le armature d) a quale distanza y dallarmatura positiva le due cariche si incrociano. [ V = 1600 V; d = 4 cm; me = 9,11 10-31 kg; mp = 1,67 10-27 kg] Suggerimento: si trascurino la forza di gravit e linterazione tra le cariche.

y - - - - - - -- - - - - - -- - - - - - m
e

d mp + + + + + + + + + ++ + + + + x

Soluzione: Campo elettrico:


E= V d

Accelerazioni:
ae = e V e E= me me d

per lelettrone, e:

ap =
per il protone.

e e V E= mp me d

a) Applicando la formula che lega la velocit di un moto rettilineo uniformemente accelerato alla posizione, si ha:
v e = 2 a e d v p = 2 a p d

da cui:
ve = vp ae = ap mp me

= 42.8

b) Equazioni del moto delle due particelle: 1 2 ye = 2 aet + d y p = 1 a pt 2 2 Le particelle si incrociano quando ye = yp, cio: t=
ap me 1 2d 2d ; yp = ap = d= d = 22 m. a p ae 2 a p ae a p ae m p + me

CAPITOLO 1 DIPOLI ELETTRICI E DIELETTRICI Dipoli elettrici Momento di dipolo elettrico di due cariche puntiformi q1 = q e q 2 = + q poste in r1 ed r2 = r1 + a : p = q1r1 + q 2 r2 p = qa . (1), (1) Lequazione (1) si estende immediatamente ad un sistema costituito da un numero qualsiasi di cariche: se il sistema complessivamente neutro, il suo momento di dipolo elettrico risulta indipendente dallorigine degli assi coordinati. Potenziale V e campo elettrico E creati da un dipolo puntiforme: 1 p cos V = ; (2) 4 o r 2 1 2 p cos 1 p sin Er = ; E = (3) 3 4 o 4 o r 3 r

(dipolo puntiforme ovviamente unastrazione: le (2) e (3) vengono usate in pratica quando a trascurabile rispetto ad r e diventano rigorose nel limite a / r 0 ). Energia potenziale U di un dipolo puntiforme in campo esterno U = pE . Momento e risultante R delle forze esercitate dal campo: = p E Ri = p gradE i , i = x , y , z.

(4)

(5) (6)

Commenti. In pratica i dipoli hanno dimensioni finite; per quanto riguarda le equazioni (4), (5) e (6)
osserviamo che: 1) applicarle a dipoli con a finito equivale a trascurare i termini contenenti a2. Per mostrarlo ricaviamo la (4) scrivendo U come somma delle energie potenziali delle cariche:

U = qV (r1 ) + qV (r1 + a ) = q[V (r1 + a ) V (r1 )] = q[


V V V ax + ay + a + O(a 2 )] x 1 y 1 z 1 z

q gradV a = qa ( E ) = p E . Le (5) e (6) si ricavano in modo analogo, ricordando che un campo elettrico applica ad una generica carica q posta in r la forza F = qE (r ) . 2) Nellespressione = p E , conviene calcolare il campo E e la risultante R al centro C del dipolo, e supporre che la forza R sia applicata in C. 3) Osserviamo infine che su scala macroscopica una molecola pu essere considerata puntiforme e che nellapprossimazione di dipolo puntiforme il campo creato dal dipolo e le forze esercitate sul dipolo da un campo esterno dipendono unicamente da p : non quindi necessario conoscere lesatta distribuzione delle cariche. Se la molecola ionizzata occorre anche conoscere la sua carica q: su scala macroscopica sia q che p possono essere considerati puntiformi.

Dielettrici - definizioni I materiali isolanti (o dielettrici) si polarizzano in presenza di un campo elettrico. Si definisce polarizzazione il momento di dipolo per unit di volume: pi P= (7) v dove pi il momento di dipolo della generica molecola presente nel volume v . Se il mezzo isotropo P risulta parallelo e concorde con E : P = o E (8) dove una grandezza adimensionata detta suscettivit elettrica (o dielettrica) del mezzo. Induzione dielettrica ( o spostamento elettrico o densit di flusso elettrico): D = o E + P Costante dielettrica relativa o permettivit relativa: r = 1 + Relazioni utili Sulla superficie di un corpo polarizzato presente una carica di polarizzazione con densit superficiale: P = P n (11) dove n il versore normale alla superficie rivolto verso lesterno. Se la polarizzazione non uniforme presente anche una carica di volume con densit: P = divP . (12) La densit di energia del campo elettrico allinterno di un dielettrico :

(9)

(10)

uE =

1 o r E 2 2

(13)

Dalle equazioni (8), (9) e (10) si deduce: (14) D = o r E . Quando si applica la legge di Gauss in presenza di dielettrici occorre tenere anche conto delle cariche di polarizzazione:

o E dS = q + q p

dove q la carica presente sui conduttori (carica libera), qp quella di polarizzazione. per possibile scrivere la legge di Gauss nella forma equivalente:

D dS = q
dove non compare la carica di polarizzazione.

Nella definizione di capacit C=q/V di un condensatorre, q la sola carica presente sulle armature conduttrici, anche se al suo interno sono presenti cariche di polarizzazione.

Problema 1 Si consideri il sistema costituito da una carica q e positiva posta nellorigine O di un sistema cartesiano e da un dipolo elettrico puntiforme di momento p = px , posto nel punto A=(a, 0, 0). Si calcoli: a) La forza F esercitata dal dipolo su q; b) Il momento e la risultante R delle forze esercitate dalla carica q sul dipolo. Suggerimenti. a) F = qE , dove E il campo elettrico creato dal dipolo nel punto in cui si trova la carica. Per valutare nell Eq.3 si faccia attenzione al verso di r ; b) per il calcolo di sufficiente calcolare il campo elettrico E creato dalla carica q nel punto A; per il calcolo di R , che dipende dalle derivate di E , necessario conoscere E anche nei punti vicini ad A, cio in pratica esprimere le componenti di E in funzione delle coordinate cartesiane di un generico punto P=(x, y, z). Solo dopo aver ricavato le derivate si possono sostituire (x, y, z) con i loro valori in A. Soluzione: a) Nelle equazioni (3), che definiscono il campo E creato da un dipolo in un generico punto, langolo fra p e il vettore r che va dal dipolo al punto considerato. Sia p che r sono paralleli allasse x ma hanno versi opposti, quindi = . Dalle (3) si ottiene immediatamente: 1 2p ; E = 0 . Er = 4 o a 3


(15)

(15)

Il vettore E e la forza F = qE sono paralleli ad r ma hanno verso opposto, perch Er negativo. La forza quindi attrattiva ed ha modulo 2 pq . F= 4 o a 3 b) Il campo E creato dalla carica q nel punto A parallelo a p , quindi: = p E = 0
        

Per il calcolo della risultante R occorre calcolare E in un generico punto P=(x, y, z). Poich la carica q che crea il campo nellorigine degli assi, si ha semplicemente; 1 q E= r 4 o r 3 dove r = ( x , y , z ), r = ( x 2 + y 2 + z 2 )1/2 . Si ottiene: q x Ex = 2 2 40 ( x + y + z 2 )3/ 2
       

Ex Ex Ex Rx = p gradE x = px x+ y+ z = y z x
. Ex 1 3 pq x = p = 2 x x 4 o ( x 2 + y 2 + z 2 ) 3/ 2 2 ( x 2 + y 2 + z 2 ) 5/ 2 Possiamo ora sostituire le generiche coordinate (x, y, z) con i loro valori in A. Si ottiene: 3 2 pq pq 1 . Rx = 3 3 = 4 o a 4 o a 3 a Con calcoli analoghi si trova:


Ry = Rz = 0. La risultante delle forze agenti sul dipolo

elettrico opposta alla forza F calcolata in a), in accordo con il principio di azione e reazione.
Commenti. Il calcolo qui svolto spiega il fatto che un corpo elettricamente carico (la carica q) attira i corpi circostanti elettricamente neutri: il campo E creato da q polarizza il corpo ed attrae il dipolo p cos creato. La forza risulta attrattiva anche se q negativa perch cambiano segno sia q che p. Pi in generale la forza esercitata da un campo E su un dielettrico tale da portarlo dove il campo pi intenso.
  

Problema 2 Su un tavolo appoggiato un corpuscolo di volume v, elettricamente neutro ed isolante, costituito da un materiale isotropo di densit . Al di sopra del corpuscolo e sulla sua verticale posta una carica q praticamente puntiforme. Quando la distanza fra carica e corpuscolo inferiore ad un valore limite d, il corpuscolo si solleva. Si calcoli la costante dielettrica del materiale. [ = 2 g / cm 3 ; d = 1 cm; q = 10 8 C ; accelerazione di gravit g = 9.8 m / s 2 ] Suggerimento. Lattrazione elettrostatica fra carica e corpuscolo dovuta alla polarizzazione di questultimo, indotta dal campo elettrico creato dalla carica. Alla distanza d la forza di attrazione elettrostatica Fe uguale ed opposta alla forza peso Fp . Si consiglia di risolvere prima il Problema 1, e di calcolare nellordine il campo E creato da q, la polarizzazione P del materiale, la forza Fe ; uguagliando Fe ad Fp si ottiene la suscettivit = r 1 del materiale. Per il calcolo numerico si utilizzino unit del S.I.. Soluzione: Il campo elettrico creato da qo alla distanza d ha modulo: 1 q E= . 4 o d 2 La polarizzazione indotta nel materiale ha modulo P = o E , ed il suo momento di dipolo dielettrico ha modulo: qv p = Pv = o Ev = . 4 d 2 La forza elettrostatica ha modulo (v. Problema 1): 2qp 2q qv Fe = , 3 = 3 4 o d 4 o d 4 d 2 e la forza peso ha modulo Fp = mg = vg . Uguagliando Fe ad Fp si ottiene:
      

g 4o 4 d 5 r 1 = = 2q 2
2 10 3 9.8 (1 / 9 10 9 ) 12.6 10 10 = = 13.72. 2 10 16
Commenti. La misura di forze in campi non uniformi costituisce uno dei fondamentali metodi di misura della suscetticvit elettrica e della suscettivit magnetica m ; per (ed r ) per di norma preferibile ricorrere a misure di capacit.

Problema 3 Un corpo uniformemente polarizzato, con polarizzazione P = P x , ha la forma di un cilindro molto sottile, di sezione S (v. Figura). a) Si calcoli la forza dF esercitata sulla carica q, posta in x = 0 , da un elemento infinitesimo del cilindro, di lunghezza dx. b) Si mostri che la forza F esercitata su q dallintero cilindro uguale a quella che esercitano due cariche poste alle sue estremit x1 e x2 del cilindro e si calcolino i valori q1 e q2 di queste cariche.
   

Suggerimento. Per quanto riguarda la domanda a), questo problema una semplice variante del Problema 1: occorre solo valutare il momento di dipolo elettrico dp del tratto dx di cilindro. La domanda b) richiede lintegrazione della forza dF calcolata in a). Soluzione: a) Dalla definizione di P si ottiene: dp = Pdv = Px Sdx . La forza dF (si veda il Problema 1, punto a): 2q dp 1 2qPx S dx dF = 3 = 4 o 4 o x x3 dove x lascissa dellelemento considerato. b)
          

F = dF =
1

2qPS 2 dx x = 4 o 1 x 3 x


1 PSq PSq + 2 x. 4 o r12 r2 Due cariche q1 = PS e q 2 = + PS poste in x1 ed x2 esercitano una forza identica. =
Commenti. 1) Si noti il simbolismo usato per indicare differenziali e limiti di integrazione, ed il fatto che il versore x pu essere portato fuori dallintegrale perch costante rispetto alla variabile di integrazione. 2) Le cariche q1 e q2 sono evidentemente le cariche di polarizzazione, ed hanno densit superficiale - P e +P rispettivamente.


Problema 4 In un cilindro sottile, di lunghezza e sezione S, presente un dielettrico polarizzato con polarizzazione P diretta lungo lasse x. Si dica dove sono localizzate le cariche di polarizzazione e se ne calcoli il valore nei due casi: a) P uniforme; b) P = axx dove a una costante.
   

Soluzione: a) In un corpo uniformemente polarizzato le cariche di polarizzazione di volume sono nulle e quelle di superficie hanno densit = P n . Quindi: = 0 sulle superfici laterali; = P sulla base a sinistra; = + P sulla base a destra. Le cariche totali sulle due basi sono q e +q con q = S = PS . b) Sulla base di sinistra il vettore P e la carica di polarizzazione sono nulli; sulla base di destra P diverso da zero e concorde con n : la carica di polarizzazione q positiva ed uguale a S , dove = P ( ) = a . La carica di volume ha densit: P Py Pz = divP = P = x + = a . + y z x La carica totale di volume si ottiene moltiplicando per il volume S e risulta esattamente opposta alla carica presente sulla base di destra.
Commenti. 1) Il campo elettrico creato da un corpo polarizzato pu essere calcolato valutando prima le cariche di polarizzazione e calcolando poi il campo da queste creato. Per la prima parte, pu essere utile controllare lesattezza dei calcoli verificando che: a) le cariche di polarizzazione abbiano somma nulla; b) il loro momento di dipolo elettrico sia uguale al valore che si ottiene integrando P su tutto il volume occupato dal corpo. Il primo controllo stato fatto. Il secondo molto facile nel caso di polarizzazione P uniforme (caso a): il momento di dipolo dato semplicemente dal prodotto di P per il volume, quindi: p = PS . immediato verificare che p coincide con il momento di dipolo elettrico delle due cariche q e +q calcolate in a). 2) Il calcolo qui fatto serve in qualche modo a giustificare le relazioni (11) e (12), che non sono affatto intuitive.
% $ $ & " " " #  ! "  " ! " 

3) Le polarizzazioni qui considerate, in particolare la polarizzazione uniforme, sono realistiche solo se si ignora la struttura atomico-molecolare del mezzo e si considerano dei valori medi di P , mediati su volume v grandi rispetto alle dimensioni molecolari (ovviamente anche per le cariche di polarizzazione e per i campi elettrici da queste creati si otterranno solo dei valori medi). Infatti allinterno di una singola molecola la polarizzazione, la densit di carica ed il campo elettrico sono sempre fortemente disuniformi.
'

Problema 5 Si calcoli il campo creato da una carica positiva distribuita con densit uniforme su di una superficie piana praticamente illimitata (cio in pratica su un foglio, di spessore

trascurabile, costituito da un materiale conduttore), supponendo che nello spazio circostante: a) non sia presente nessun materiale; b) sia presente un dielettrico con costante dielettrica relativa r . Soluzione: a) Si applichi la legge di Gauss al cilindro disegnato in figura, pensando che, per motivi di simmetria, il campo E deve essere perpendicolare al piano e che il campo a sinistra deve potersi ottenere da quello a destra per riflessione speculare (vedi Appendice A). La carica interna al cilindro vale S (S larea della sezione del cilindro) ed uguale ad o volte il flusso. Il flusso di E attraverso la superficie laterale nullo perch E perpendicolare a n , il flusso attraverso ciascuna base vale E nS = ES (carica positiva implica flusso positivo, cio E concorde con n ). Risulta quindi S = 2o ES , cio E= 2 o b) Basta applicare la legge di Gauss nella forma (15) procedendo come in a) ed utilizzare poi lequazione D = o r E . Si ottiene immediatamente:
) ( ( ) ( ( ( ( ) (

D = /2; E =

. 2 o r

Commenti. 1) La presenza del dielettrico riduce il campo di un fattore r perch sulla superficie del dielettrico a contatto con il conduttore sono presenti cariche di polarizzazione negative (intuitivamente, la carica positiva attira gli elettroni e respinge i nuclei del dielettrico: vicino al conduttore vi quindi un lieve eccesso di cariche negative). 2) Se il foglio di materiale conduttore ha spessore grande rispetto alle dimensioni molecolari, la carica equidistribuita sulle due superfici. Detta la densit su ciascuna superficie, risulta: E= n. r o
1 0

Problema 6 Una sfera conduttrice elettricamente carica ha centro in O ed immersa in un dielettrico, omogeneo ed isotropo. Supposte note la carica q presente sulla sfera e la costante r del dielettrico: a) Si calcolino i vettori D , E , P in un generico punto esterno alla sfera; b) Le cariche di polarizzazione di volume e di superficie. Suggerimento. La carica q si distribuisce con densit uniforme sulla superficie della sfera e crea un campo elettrico con simmetria sferica. I vettori D , E , P sono quindi diretti radialmente ed il loro modulo costante su una generica superficie sferica con centro in O. Si calcoli prima D applicando la legge di Gauss nella forma (15). Soluzione: a) Per calcolare il vettore D in un generico punto P distante r da O si applica la legge di Gauss alla superficie sferica di raggio r e centro O. Su questa superficie D = D(r )r e quindi

3 3 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2

D dS = D(r )r (dS r ) = D(r ) dS = D(r ) 4 r

Uguagliando lintegrale a q si ottiene immediatamente: q . D( r ) = 4 r 2 Anche i vettori E , P sono diretti lungo r ed hanno modulo: D q E (r ) = = r o 4 r o r 2 q . P(r ) = o E = ( r 1) 4 r r 2
2 2 2

b) Sulla superficie del dielettrico, coincidente con quella della sfera conduttrice, presente una carica di polarizzazione di densit superficiale: (r 1)q P = P n = P( R)r ( r ) = P( R) = 4 r R 2 ( n uguale a r perch orientato verso lesterno del dielettrico). La carica totale di polarizzazione q p presente sulla superficie si ottiene moltiplicando P per la superficie della sfera: ( 1) q . q P = P 4 R 2 = r q q + qP = r r La densit di carica di volume : ( r 1)q r (r 1)q div r P = divP = div 2 2 = r 4 r 4 r r Si tratta di calcolare la divergenza della funzione: r r f (r ) = 2 = 3 . r r Ricordando che il vettore r ha componenti cartesiane x, y, z e che f x = x( x 2 + y 2 + z 2 ) fx 3 3/ 2 5/ 2 = (x2 + y2 + z2 ) x (x 2 + y2 + z2 ) 2x = 2 x 2 x = r 3 1 3 2 . r Le altre derivate hanno espressioni analoghe; risulta in definitiva fx f y fz x2 y2 z2 3 divf = + + = r 1 3 2 + 1 3 2 + 1 3 2 = 0 . x y z r r r
3/ 2

r = (x 2 + y 2 + z 2 )

1/ 2

si ottiene:

Commenti. 1) La carica di polarizzazione presente solo allinterfaccia fra dielettrico e conduttore ed ha segno opposto a q: la carica totale ed il campo E risultano ridotti di un fattore r . Per conduttori di forma generica immersi in un dielettrico omogeneo ed isotropo il calcolo pi complesso ma il risultato identico: il campo E in ogni punto r volte minore di quello che si otterrebbe in assenza del dielettrico. 2) Se ci si avvicina alla superficie della sfera conduttrice, o meglio se si fa tendere r al raggio della sfera, il campo E tende al valore: E= n r o dove = q / (4 r 2 ) la densit superficiale di carica sulla sfera. Si ritrova la stessa relazione tra E e gi ricavata per una superficie piana (v. Problema 5, commento 2). La relazione valida per conduttori di forma qualsiasi, dove E il campo contiguo al conduttore (teorema di Coulomb); se ci allontaniamo dal conduttore, il campo E pu cambiare sia in modulo che in direzione, ma i cambiamenti sono trascurabili fino a che la distanza dal conduttore trascurabile rispetto ai raggi di
6 6 6 7 6 6 6 6

10

curvatura della superficie. Per dimostrare il teorema di Coulomb basta applicare la legge di Gauss al cilindretto rappresentato in figura, con le basi parallele alla superficie, pensando che: allinterno del conduttore il campo elettrico nullo; allesterno del conduttore e nelle sue immediate vicinanze il campo E ortogonale alla superficie (si ricordi che la superficie di un conduttore in equilibrio elettrostatico equipotenziale e che le
9 8 8

linee di flusso di E sono ortogonali alle superfici equipotenziali; o, pi intuitivamente, si pensi che uneventuale componente tangenziale di E sulla superficie del conduttore metterebbe in moto le sue cariche superficiali).
9 9

11

CAPITOLO 2 CIRCUITI IN CORRENTE CONTINUA Definizioni Dato un conduttore filiforme ed una sua sezione normale S si definisce: Corrente elettrica i= Q t (1)

dove Q la carica che attraversa la sezione S del conduttore nel tempo t; Densit di corrente Resistenza di un tratto di conduttore j =i/S R= V i (2) (3)

dove V la differenza di potenziale (d.d.p.) tra gli estremi del tratto considerato ed i la corrente che lo percorre; se il tratto ha sezione S costante e lunghezza , si definisce: Resistivit elettrica = RS/ (4) (R caratterizza le propriet conduttive del tratto di conduttore, quelle del materiale)

Forza elettromotrice (f.e.m.) di un generatore dove

il lavoro del generatore sulla carica q.


Commento. Il lavoro della forza F = qE esercitata da un campo elettrostatico sullintero circuito nulla; per mantenere la corrente in un circuito quindi necessaria la presenza di altre forze (forze impresse che derivano da un campo elettromotore E * = F / q , la cui natura dipende dal tipo di generatore): il lavoro di queste ultime e pu non coincidere con il lavoro del generatore sulle cariche che lo attraversano (si vedano i Problema 3 e 4).

Relazioni utili j = nqv (6) dove n il numero delle particelle in moto nellunit di volume, q la loro carica, v la loro velocit media (o di deriva); se alla corrente contribuiscono particelle di tipo diverso j = n1q1v1 + n2 q 2 v 2 +..

La densit di corrente il modulo del vettore

(5)

(7)

Il vettore j in un generico punto del conduttore legato al campo elettrico E in quel punto dalla relazione (8) E =j. La corrente i che attraversa una generica superficie ideale i = j dS
S

(9)

Resistenza equivalente: Per conduttori in serie: Req = R1 + R2 +.. ; Per conduttori in parallelo: 1 1 1 = + +.. . Req R1 R2 Potenza: La potenza trasferita dalla corrente ad un generico utilizzatore : P =V i dove V la d.d.p. ai capi dellutilizzatore; se si tratta di un resistore: P = V i = R i2 = V2 R (Legge di Joule) (13) (12) (11) (10)

La potenza fornita dalle forze impresse di un generatore :

P=

dove

la lunghezza del filo, S la sua sezione e la resistivit del conduttore.

Equazione delle maglie:

Per un circuito con una f.e.m.

ed una resistenza R: = Ri.

(14)

(15)

Problema 1 Un filo di rame di sezione S percorso da corrente i. Supponendo che vi sia un elettrone di conduzione per ogni atomo di rame, si calcoli la sua velocit di deriva. [ S = 5 mm 2 ; i = 30 A ; densit del rame = 8.89 g / cm 3 ; numero atomico del rame 63.5 u.a.] Soluzione: Dalle definizioni di densit di corrente si ottiene: j =i/S, j vd = ne dove e la carica dellelettrone, n il numero di elettroni per unit di volume. Per calcolare n ricordiamo che = massa/volume e che il numero di Avogadro 6.02 10 23 /mole; una mole di rame pesa 63.5 g ed occupa quindi un volume: 635g . V = = 7.14cm 3 . In questo volume sono presenti 6.02 10 23 atomi, quindi la 8.89 g / cm 3 densit di atomi pari a: 6.02 10 23 atomi n= = 0.843 10 23 atomi / cm 3 . 3 7.14cm Esprimendo tutte le grandezze in unit del sistema internazionale (S.I.), si ottiene: 15 A 6 2 j= 2 = 6 10 A / m ; 6 5 10 m j = 4.4 10 4 m / s . ne (il segno - indica che v d opposto a j ). vd =
Commenti. a) Si noti il valore estremamente piccolo della velocit di deriva degli elettroni, se confrontata con la loro velocit media di agitazione termica (che dellordine dei chilometri al secondo), bench la corrente sia estremamente elevata (superiore ai valori consigliati per motivi di sicurezza in conduttori di rame con sezione di 5 mm2). per questo motivo che il rame, come tutti i metalli buoni conduttori, segue la legge di Ohm. In altri conduttori (ad es. nei gas rarefatti) le velocit di deriva possono diventare confrontabili con quelle di agitazione: il conduttore non segue pi la legge di Ohm. b) Le considerazioni fatte per ricavare n possono essere espresse in forma letterale:
 

atomi / m 3 massa / m 3 n = = ovvero atomi / mole massa / mole NA M (ricordiamo che 63.5 unit atomiche corrispondono ad una massa molare M = 635g / mole ). .

Problema 2 Si ricavi la d.d.p. Vbc ai capi della resistenza r nel circuito rappresentato in figura. [ = 12V ; R = 22 ; r = 2 ]


Soluzione: Dallequazione delle maglie si ottiene: = ( R + r )i , 2 r 12V = 1V . Vbc = ri = = 24 r+R


 

Commenti. Il dispositivo alla base del funzionamento del partitore di tensione e del potenziometro, che vengono utilizzati per ottenere d.d.p. comprese tra 0 e quando si dispone di un generatore di tensione di f.e.m. .
 

Problema 3 In una pila Daniell lenergia fornita dalla reazione esoenergetica CuSO4 + Zn ZnSO4 + Cu . a) Sapendo che ogni reazione fornisce unenergia di 35 10 19 J ed una carica q = 2e , si . calcoli la f.e.m. della pila. Supponendo che la pila abbia resistenza interna r = 1 e venga chiusa su una resistenza esterna R = 9 , si calcoli: b) la corrente i nel circuito; c) la d.d.p. V ai morsetti della pila.


Suggerimenti. Per il calcolo della f.e.m. si ricorra alla sua equazione di definizione. Per il quesito (b) si indichi con i la corrente e si invochi il principio di conservazione dellenergia: la potenza fornita dalla reazione chimica deve uguagliare la potenza dissipata per effetto Joule nelle resistenze r e R. Soluzione:


a) Dalla definizione di

si ricava immediatamente: 35 10 19 J . . = = 109V . 2 16 10 19 C . b) Il bilancio energetico implica: i = ri 2 + Ri 2 . Dividendo per i si ottiene la stessa equazione del Problema 2; risulta . r+R c) Il circuito viene rappresentato esattamente come per il problema 2 solo che ora r interna al generatore, quindi: V = Vac = Ri o anche R . V = ri = r+R
 

i=

Commenti. 1) Al tendere della corrente a 0, V . La f.e.m. di un generatore pu quindi anche essere definita come d.d.p. fra i suoi morsetti in assenza di corrente (ovvero a circuito aperto). 2) Per i generatori voltaici non facile individuare la natura e la localizzazione delle forze impresse; invece molto facile calcolare la f.e.m. in base alla sua definizione. 3) La potenza Vi fornita dalla pila minore della potenza i fornita dalle reazioni chimiche perch parte dellenergia dissipata per effetto Joule allinterno del generatore stesso.
  

Problema 4 Si disegni la curva caratteristica di un generatore avente forza elettromotrice e resistenza interna r (cio si riporti la corrente i che lo percorre in funzione della differenza di potenziale V ai suoi morsetti). Si considerino i punti di intersezione fra la curva caratteristica e gli assi coordinati, e si dica cosa rappresentano fisicamente questi punti, con quali circuiti possono essere realizzati ed in quali casi il generatore cede energia allesterno ed in quali ne assorbe. Soluzione:


Si ottiene V = 0 cortocircuitando i morsetti, e la corrente di corto circuito vale / r . Si ottiene i = 0 a circuito aperto. Nel quarto quadrante i cos grande (occorre naturalmente un altro generatore in serie) che la caduta su r maggiore di : V risulta negativo, le polarit ai morsetti sono invertite. Il calore dissipato per effetto Joule allinterno maggiore dellenergia fornita dalle reazioni chimiche: il generatore assorbe energia (ed infatti P = iV negativo). Nel secondo quadrante i < 0 , cio la corrente entra nel morsetto positivo (occorre naturalmente un generatore di f.e.m. maggior in opposizione). La caduta su r si somma ad , sicch V > . Il generatore assorbe potenza: infatti P = iV nuovamente negativo. Se la reazione chimica si inverte, diventando endoenergetica, il generatore si ricarica. I quadrante IV quadrante II quadrante
   

Problema 5

La differenza di potenziale V ai morsetti del generatore V = diagramma tensione-corrente quindi una retta.

ri (vedi Problema 3): il

Si hanno due pile da 1.5 V di f.e.m. e resistenza interna di 01 ciascuna, con le quali si . vuole alimentare un utilizzatore di resitenza R. Si determini il valore di R per cui la potenza erogata dallutilizzatore massima, considerando separatamente i casi di pile in serie e in parallelo. Suggerimento. Si proceda come per il Problema 3, domanda (b). Soluzione: In serie: il bilancio energetico implica 2 i = 2r i 2 + R i 2 , da cui i =


2 2r + R

(come se avessimo un unico generatore di f.e.m. 2 e resistenza interna 2r).La potenza dissipata in R : 2 2 2 P = i R = R . 2r + R Per ricavare il massimo di P si pone dP / dR = 0 , supponendo e R costanti; si 2 ottiene R = 2r = 0.2 , P = / 2r = 11 W . In parallelo: detta i la corrente in ciascun generatore, la corrente in R 2i, quindi: 2 i = 2r i 2 + R (2i) 2 .
   

Lequazione, divisa per 4, quella che si otterrebbe con un unico generatore di f.e.m. e resistenza interna r / 2. Procedendo come sopra si trova R = r / 2 = 0.05 , P = 2 / 2r = 11 W . . Commenti. In base ai dati del problema si ottiene P = 1125 W . Le ultime due cifre sono state omesse perch non significative (i dati di partenza contengono solo una o due cifre significative).


Problema 6 Unautomobile con batteria da 6 V ha anabbaglianti da 25 Watt ciascuno. a) Qual la resistenza del filamento durante il funzionamento?

b) Se il filamento lungo 10 cm, quanto vale in modulo il campo elettrico E al suo interno? Soluzione: a) Dallequazione che fornisce la potenza dissipata per effetto Joule si ottiene: V 2 36V 2 . R= = = 144 . 25W P b) Dalla relazione E = j si deduce che E risulta diretto lungo il filo ed costante in modulo (il filamento ha sezione costante). Detto d un elemento di filo, di lunghezza d e verso concorde con E , risulta dunque E d = E d . La tensione V lungo il filamento : da cui si ricava E = V / = 60 V / m .
! ! ! ! ! ! !

Problema 7 Per misurare la resistenza R di un conduttore si utilizzano un voltmetro ed un amperometro realizzando i circuiti rappresentati nelle Figure a e b. Si ricavi R, indicando con V ed i i valori misurati da voltmetro ed amperometro nel circuito (a), con V e i quelli misurati nel circuito (b). Figura a Figura b

Soluzione:

"

V = E d =

Ed

= E d = E

Pensando che il voltmetro misura in ogni caso la tensione lungo lo strumento (cio la d.d.p. ai suoi morsetti) e lamperometro segna la corrente che lo percorre, si ottiene immediatamente (dalla legge di Ohm o dallequazione delle maglie): V = Circuito a) V = R A i + Ri V' V' i ' = iV + i R = + Circuito b) Rv R V ' = RAi dove iV e i R sono le correnti nel voltmetro e nella resistenza R, rispettivamente. Abbiamo dunque un sistema di quattro equazioni nelle quattro incognite , R A , RV , R (di ben facile soluzione).
Commenti. Il problema fa capire che la resistenza pu essere misurata come rapporto tra la tensione V ai suoi capi e la corrente i che la percorre, ed evidenzia la difficolt di una simile misura: nel circuito di sinistra il voltmetro non misura la d.d.p. ai capi di R ed in quello di destra la corrente nellamperometro non la corrente in R.
# # #

Problema 8 Si calcoli la resistenza di un conduttore metallico di resistivit , lunghezza e sezione circolare con centro sullasse x e raggio r che cresce linearmente con x, assumendo i valori r1 in x = 0 e r2 in x = . Soluzione: La dipendenza di r da x pu essere cos espressa: r2 r1 . r = r1 + x Dividendo idealmente il conduttore in tratti di lunghezza dx e resistenza dR = dx / r 2 , posti in serie, si ottiene: dx R = dR = 2 = . r1r2 r 0 (Per effettuare lintegrazione conviene assumere r come variabile indipendente).
' & % $ $

Problema 9 Due vetture tranviarie distano rispettivamente 2 km e 5 km da una cabina di alimentazione di 550 V, a cui sono collegate mediante un cavo aereo e le due rotaie. La prima vettura assorbe una corrente di 50 A, la seconda di 30 A. Se la resistenza per unit di lunghezza

del cavo aereo di 0.5 / km e quella di ciascuna rotaia 0.04 / km , si calcolino le potenze assorbite da ciascuna vettura e la potenza Pd dissipata nel cavo aereo e nelle rotaie. Soluzione: Lo schema il seguente

' dove R1 = 1 , R1' = 0.04 , R2 = 15 , R2 = 0.06 (si pensi che le rotaie sono . conduttori in parallelo). Le potenze assorbite sono: P1 = i1V BB ' , P2 = i 2VCC ' . VBB si ottiene sottraendo ai 550 V

della cabina le due cadute su R1 e R1' , che valgono R1 (i1 + i 2 ) e R1' (i1 + i 2 ) . Il calcolo per VCC analogo. Risulta P1 = 23 10 3 W ; P2 = 13 10 3 W ; Pd = 7.06 10 3 W .
Commento. Il trasporto di energia elettrica a grandi distanze comporta sensibili perdite di potenza nei cavi aerei. Per ridurle si pu aumentare la d.d.p. fra i cavi stessi (compatibilmente con i problemi di sicurezza) fino a quei valori che cominciano a rendere sensibili le perdite dovute al passaggio di corrente in aria, nelle vicinanze dei cavi. Nei cavi ad alta tensione in corrente alternata si arriva a centinaia di kV.

10

11

CAPITOLO 3 CAMPI MAGNETICI STAZIONARI NEL VUOTO Forza magnetica su una particella con carica q e velocit v : F = qv B . (Forza di Lorentz)
2

(1)

Commenti: poich F ortogonale a v , il suo lavoro d = F ds = F vdt ( ds =spostamento della particella) nullo. In assenza di altre forze, lenergia cinetica mv / 2 e il modulo v della velocit rimangono costanti nel tempo, e laccelerazione centripeta.

Forza esercitata da un campo B uniforme su un conduttore rettilineo di lunghezza percorso da una corrente i: F =i B; (2) (il verso del vettore pu essere scelto ad arbitrio: i sar positiva o negativa a seconda che la corrente circoli nel verso scelto o in quello opposto). Momento di dipolo magnetico di una spira filiforme contenuta in un piano: =iSn , (3) dove S la superficie racchiusa dalla spira, n il versore normale al piano. Il verso di legato al senso di percorso della corrente dalla regola della mano destra. Campo di un conduttore rettilineo infinitamente lungo (in modulo): B=

o i , 2 r

(4)

dove r la distanza dal conduttore; le linee di flusso del campo sono circonferenze aventi come asse il filo, orientate rispetto verso della corrente con la regola della mano destra. Legge di Biot- Savart: un conduttore filiforme crea in P il campo: i d r B= o , 4 r2
     

(5)

dove lintegrale esteso a tutto il conduttore (i positiva o negativa a seconda che scorra o meno nel verso di d ). Legge di Ampre: data una linea ideale chiusa : dove i la corrente concatenata con la linea , cio:
S
 

i =

j dS ;

S una qualunque superficie avente come contorno , orientata con


1

Bd


= o i ,

(6)

(7)

la regola della mano destra rispetto al verso positivo di percorrenza su . Campo di un solenoide rettilineo infinitamente lungo. Allesterno il campo B nullo; allinterno uniforme, diretto lungo lasse, con verso dato dalla regola della mano destra rispetto al senso di percorso della corrente, modulo (8) B = o n i dove n il numero di spire per unit di lunghezza.


Problema 1 Un gas fortemente ionizzato posto in un campo magnetico B . Quali sono il massimo e il minimo raggio di curvatura della traiettoria di un elettrone con energia cinetica T? [ B = 10 3 Wb / m 2 ; T = 01 eV ] . Soluzione: La velocit dellelettrone ha modulo v = 2T / m = 0.59 10 6 m / s . Il raggio di curvatura r si ottiene uguagliando il modulo della forza centripeta ( mv 2 / r ) al modulo evB sin della forza di Lorentz ( ev B ), dove langolo fra v e B : mv ; r= eB sin r dipende unicamente da , ed compreso tra i valori mv / (eB) = 3.36 mm per v ortogonale a B ed per v parallelo a B .
        

Problema 2 Una particella di massa m e carica q positiva viene lanciata lungo lasse x con velocit v in una zona dove presente un campo magnetico. Sotto lazione della forza magnetica la traiettoria della particella rettilinea per x < 0 , ed ha raggio di curvatura r che varia secondo la legge r = ro x o / x per 0 < x x o e rimane costante ed uguale ad ro per x > x o . Si dica se in base a questi dati possibile valutare il vettore B in un generico punto della traiettoria. Suggerimento: si considerino separatamente le componenti rispettivamente parallela e perpendicolare alla traiettoria stessa. B/ / e B di B,
   

Soluzione: Lenergia cinetica della particella 1 / 2 mv 2 ed il modulo di v sono costanti perch il lavoro della forza magnetica nullo. Il campo B esercita una forza F = qv B = qv ( B/ / + B ) = qv B
         

La componente B/ / di B non fornisce nessun contributo alla forza applicata alla particella e non ha nessun effetto sulla sua traiettoria: i dati del problema non permettono quindi di valutare uneventuale componente B/ / . Per valutare B si consideri la legge fondamentale della dinamica F = ma ; poich F = qv B ortogonale alla traiettoria, laccelerazione centripeta ed ha modulo v 2 / r . Dalla relazione qv B = ma e dalla definizione di prodotto esterno si deduce che B ortogonale al piano (x, y), contenente la traiettoria, ed entrante (laccelerazione centripeta a sta nel piano (x, y) ed rivolta verso il centro di curvatura). Il suo modulo dato da qvB = mv 2 / r ; risulta quindi: per x 0 (traiettoria rettilinea, r = ); B = 0 mv x per 0 < x < x o ; B = qro x o mv per x > x o . B = qro Possiamo quindi affermare che: a) la componente di B ortogonale al piano x, y nulla per x < 0 , cresce lineramente per 0 < x < x o e rimane poi costante; b) uneventuale componente contenuta nel piano x, y dovrebbe essere parallela alla traiettoria in ogni suo punto: se le traiettorie di un fascio di particelle lanciate con velocit diverse giacciono tutte nel piano (x, y), si pu concludere che questa componente nulla.
Commenti: Per particelle sulle quali agisce la sola forza magnetica facile calcolare il raggio di curvatura, mentre il calcolo della traiettoria risulta facile solo se il campo magnetico uniforme. Per questo motivo nei testi di Fisica si propongono problemi nei quali il campo magnetico supposto uniforme in un certo dominio e nullo altrove. Si tenga ben presente che questa ipotesi rappresenta semplicemente una semplificazione del problema, dato che impossibile generare nel vuoto campi magnetici discontinui.
             

Problema 3 Si dica quale la traiettoria di una particella di massa m e carica q lanciata in un campo magnetico uniforme con velocit iniziale: a) perpendicolare a B ; b) parallela a B ; c) obliqua, in modo da avere una componente u ed una u / / . Si supponga che sulla particella agisca solo la forza magnetica e, nel caso c), si calcoli il passo dellelica.
   

Soluzione: a) La traiettoria una circonferenza contenuta nel piano y, z ortogonale a B , con raggio r=mu/(qB) (vedi Problema 1 o 2). b) La particella non risulta soggetta a forze e si muove con velocit uniforme, parallelamente al vettore B . c) La traiettoria la curva che si ottiene combinando i due moti trovati in precedenza, cio unelica, che sta su un cilindro con raggio: mu . r= qB e con generatrici parallele a B . La proiezione della traiettoria su un piano ortogonale a B una circonferenza diraggio r; il periodo di rotazione T = 2r / u = 2m / qB indipendente dalla velocit. Il passo dellelica coincide con il cammino u / / T fatto lungo la direzione di B nel tempo T.
Commenti: Buona parte dei problemi sul moto di particelle in campo magnetico sono delle semplici varianti di questo problema. Per la loro soluzione necessario avere ben presenti i seguenti fatti: 1) La traiettoria in generale unelica che sta su un cilindro il cui asse una linea di flusso di B: anche campi non uniformi obbligano la particella a non allontanarsi troppo da una linea di flusso, cio a muoversi con traiettorie di tipo elicoidale attorno alle linee di flusso;
    

2) In campo uniforme ed ortogonale alla velocit v , la traiettoria una circonferenza e la velocit angolare indipendente da v: su questo fatto si basa il funzionamento del ciclotrone, ed infatti la frequenza = 1 / T detta frequenza di ciclotrone.


Problema 4 Gli elettroni emessi dal filamento F con energia cinetica trascurabile vengono accelerati con il dispositivo rappresentato in figura (M indica un elettrodo metallico). a) Si calcoli la velocit v di arrivo degli elettroni su M nota la d.d.p. Vo fra F e M. b) Se il fascio di elettroni ottenuto praticando in M un piccolo foro in corrispondenza del punto O entra in un campo magnetico uniforme B = Bz , si dica per quale valore di B il fascio colpisce la pellicola fotografica P nel punto di ordinata y. c) Si calcolino le coordinate (y, z) del punto di arrivo sulla pellicola di un elettrone che in O ha velocit v = v x + v z z (in pratica gli elettroni del fascio non hanno esattamente la stessa velocit: si tratta di valutare leffetto di una piccola componente vz della velocit).
    

Soluzione: a) Fra F e M ogni elettrone acquista unenergia cinetica mv 2 / 2 pari alla differenza di energia potenziale ( e)Vo ed arriva quindi in M con velocit
1/ 2

v = (2eVo / m) . b) Un elettrone che esce dal punto O con velocit v = v x soggetto alla forza F = e v x ( B/ / z ) = evB/ / y , che incurva verso lalto la traiettoria. Ricordando lespressione a c = v 2 / r dellaccelerazione centripeta ed uguagliando F a mac, si ottiene il raggio di curvatura
     

mv . eB La traiettoria una semicirconferenza, di cui il segmento OP un diametro, quindi r = y/2 . r= c) La traiettoria ora unelica (vedi Problema 3). La proiezione della traiettoria sul piano (x, y) la stessa semicirconferenza calcolata in b), che viene percorsa nel tempo t = r / v . Durante questo tempo lelettrone si sposta in direzione z di un tratto z = vz t .

Problema 5 Si supponga che in un atomo di idrogeno lelettrone possa essere assimilato ad una carica puntiforme ruotante intorno al protone, su di una circonferenza di raggio r. Si calcoli la velocit dellelettrone: a) in assenza di altre forze; b) in presenza di un campo magnetico B perpendicolare al piano dellorbita. Soluzione: a) Dalla F = ma e ricordando che laccelerazione centripeta vale v 2 / r , si deduce: e e v2 , da cui v = . 2 = m r 4o r 4o rm b) La forza magnetica ha modulo evB, la stessa direzione di quella elettrica e verso concorde o meno a seconda del segno di v (cio del verso di rotazione dellelettrone). Considerando positivo v quando v B concorde con E si ha: e v2 + evB = m , da cui r 4o r 2 i due segni corrispondono ai due versi di v.
Commenti: Il moto di un elettrone in un atomo pu generare un momento di dipolo magnetico, ma gli elettroni hanno la tendenza a coordinare i loro moti in modo da ottenere momenti opposti, con risultante nulla. In una descrizione puramente classica e semplificata si suppone che i due elettroni descrivano la stessa orbita in versi opposti. Il campo B aumenta la velocit di un elettrone e diminuisce quella dellaltro, sicch il momento magnetico risultante diverso da zero ed opposto a B : questa la spiegazione classica del diamagnetismo.
    

me 2 eB e B + o r 3 ; v= m 2 r
2 2

Problema 6 Si calcoli il campo B creato da un tratto rettilineo di un conduttore filiforme in un generico punto P. Suggerimento. Si utilizzi la legge di Biot-Savart (2), assumendo come variabile di integrazione langolo compreso fra d e r . Soluzione: Si orienti d nel verso della corrente, in modo che i risulti positiva. Per calcolare il campo B nel punto P, si introduca il sistema cartesiano rappresentato in figura. Il vettore
! !

o i d r 4 r 2 diretto lungo z ed ha modulo i d sin dB = o 4 r 2 dove d = dx. Per lintegrazione fra x1 e x 2 , esprimiamo r e dx in funzione di : a d con OP = a ; r = a / sin ; x = a tan ; dx = cos2 da cui i i dB = o sin d = o (cos 1 cos 2 ) . 4 a 4a
dB =
Commento: 1) Per questo problema, possibile controllare lesattezza del risultato ottenuto: nel limite di filo infinitamente lungo (cio per x1 e x 2 ) si ottiene il valore corretto, dato dallequazione (4). 2) Per calcolare il campo B creato da un circuito costituito da tratti rettilinei basta sommare i campi creati dai singoli tratti: il calcolo pu essere laborioso, ma non difficile. Non si pu utilizzare la legge di Ampre perch mancano le simmetrie necessarie.
# ! ! "

CAPITOLO 4 INDUZIONE ELETTROMAGNETICA Legge di Faraday In un circuito elettrico filiforme posto in un campo magnetico si manifesta una f.e.m.

indotta quando il flusso =


B dS

attraverso la superficie racchiusa dal circuito

sta variando (pi precisamente, pu essere qualunque superficie avente come contorno il circuito, perch indipendente dalla scelta di ). Se il verso di percorrenza su e la normale a soddisfano la legge della mano destra: =

d dt

(1)

(se si adottasse la regola della mano sinistra, non comparirebbe il segno -). Se il campo magnetico stazionario, si pu avere variazione di flusso solo deformando o muovendo il circuito, e la (1) pu essere scritta nella forma:

= v Bd

(2)

dove v la velocit dellelemento di circuito. Se il campo magnetico non stazionario la (1) pu essere scritta nella forma: d E d = dt B dS Osservazioni.

(3)

La scoperta delle correnti indotte ha posto il problema della natura e localizzazione del campo elettromotore E * , il cui integrale lungo il circuito si identifica con la f.e.m. . Nellequazione (2) il campo elettromotore E * = v B dove v la velocit dellelemento d di circuito, e la forza da questo esercitata sulla carica di conduzione q F * = qv B , dove v la velocit dellelemento d di circuito. Poich il filo trascina nel moto tutte le particelle presenti al suo interno, la presenza di questa forza risulta evidente. Si noti per che le particelle di conduzione si muovono anche lungo d , con velocit di deriva v d parallela a d . La forza totale magnetica agente su queste particelle quindi la somma delle forze F * = qv B e Fd = qv d B ; questultima non d nessun contributo allintegrale (2), perch ortogonale a d , ma il suo lavoro complessivo sulla particella diverso da zero e tale da opporsi allo spostamento del circuito, in accordo con la legge di Lenz (i lavori delle forze F * ed Fd sono uguali ed opposti, perch il lavoro totale della forza magnetica su una carica nullo). Nellequazione (3) il campo elettromotore coincide con E e lequazione pu essere cos interpretata: un campo

magnetico variabile nel tempo crea un campo elettrico E non conservativo. Il campo E indotto da una variazione nel tempo di B agisce ovviamente su tutte le particelle cariche, anche se esterne al conduttore. Legge di Lenz. Il verso della corrente indotta pu essere ricavato in modo puramente analitico, con la convenzione gi citate, oppure applicando la legge di Lenz: leffetto della f.e.m. indotta si oppone alla causa che la produce. Tensione elettrica t lungo una linea che va dal punto a al punto b: t = E d ;

(4)

per i campi elettrostatici, che sono conservativi, la tensione elettrica coincide con la differenza di potenziale Va Vb ; per i campi indotti, non conservativi, la tensione lungo una linea chiusa diverso da zero e coincide con la f.e.m. indotta. Auto e mutua induzione. Si definisce induttanza L (o coefficiente di autoinduzione) di un circuito filiforme percorso da corrente il rapporto (5) L= i dove il flusso del campo B creato da i attraverso una superficie con contorno . Se L costante nel tempo, ogni variazione di i produce nel circuito una f.e.m. di (6) = L . dt Lequazione (6) pu essere assunta a definizione di L. Si definisce mutua induttanza M o coefficiente di mutua induzione di due circuiti filiformi 1 e 2 il rapporto 1,2 2 ,1 (7) M= = i1 i2 dove 1,2 il flusso magnetico, attraverso 2 , prodotto da i1 (analogamente per 2,1 ). Se M 0 , i due circuiti sono accoppiati induttivamente. Luguaglianza 1,2 / i1 = 2 ,1 / i2 detta teorema o relazione di reciprocit. Energia del campo magnetico. Densit di energia del campo magnetico nel vuoto dU B 1 2 uB B = 2 o dv

(8)

dove dU B lenergia presente nel volume dv. Energia del campo magnetico generato da: un circuito avente induttanza costante L: UL = due circuiti accoppiati: U= 1 2 1 2 L1i1 + M i1i 2 + L2 i2 . 2 2 (10) 1 2 Li ; 2 (9)

Problema 1 Nella spira schematizzata in figura il conduttore ab, di lunghezza d, si muove con velocit costante v , in presenza di un campo B uniforme ed ortogonale al piano della spira. Si calcoli la f.e.m. indotta nella spira.
 

v a


Suggerimento: Si applichi la legge di Faraday (Eq.1) oppure lEq.2, orientando la spira nel verso orario. Soluzione: Il flusso del vettore B attraverso la superficie racchiusa dalla spira nel generico istante t per definizione Orientata la spira in verso orario, il vettore dS risulta parallelo e concorde con B : B dS = BdS con B costante rispetto a dS. Risulta quindi = B S , dove S S (t ) larea della superficie racchiusa dalla spira. Detta So larea racchiusa allistante t = 0 , risulta: S (t ) = S o d vt , quindi t>0 vt
3
      

= B dS .

t=0

(t ) = BS o Bdvt =


d = Bdv . dt

La f.e.m. risulta positiva, quindi la corrente circola nel senso positivo prescelto (orario). Soluzione alternativa: = v Bd ;
    

allintegrale contribuisce solo il lato mobile del circuito (sugli altri lati v = 0 ), dove il vettore v B ha modulo vB, parallelo al lato mobile ed orientato verso sinistra. Scegliendo sulla spira il verso orario, d risulta parallelo e concorde con v B , quindi: = vBd =vB d =vBd .
a a
  

Commenti Il problema pu anche essere risolto cercando prima il verso della corrente indotta con la legge di Lenz e calcolando poi il modulo della f.e.m. (senza preoccuparsi dei segni). La legge di Lenz pu essere applicata in diversi modi ed in particolare considerando: 1. Il flusso di B . Lo spostamento del lato mobile diminuisce la superficie racchiusa dal circuito ed il modulo del flusso di B . La corrente indotta ha verso tale da opporsi a questa variazione. Il campo magnetico creato dalla corrente indotta particolarmente intenso nei punti vicini al circuito e, se la corrente ha verso orario, concorde con B nei punti interni al circuito e tende quindi ad aumentare il flusso (nei punti esterni il campo magnetico indotto ha verso opposto, ma questi punti non danno contributo al flusso ). 2. La forza applicata dal campo B al lato mobile, che dever opporsi al suo spostamento verso lalto.
   

Problema 2 Considerando il circuito del Problema 1, si calcoli: a) la corrente i indotta nel circuito, supponendo che la sua resistenza R sia nota e costante; b) la forza F necessaria per mantenere in moto uniforme il lato mobile della spira (trascurando la forza peso) ed il suo lavoro per unit di tempo; c) la potenza dissipata per effetto Joule nel circuito. Soluzione:
 

Calcolata la f.em. indotta

con uno dei due metodi utilizzati nel Problema 1, risulta: vBd a) i= = (verso orario); R R b) La forza F uguale ed opposta alla forza esercitata dal campo B sul lato mobile, che diretta verso il basso ed ha modulo:
  

vB 2 d 2 R Il lavoro di F positivo e la potenza data da: ( vBd ) 2 ; Fv = R c) La potenza dissipata per effetto Joule : ( vBd ) 2 2 . Ri = R F = iBd =
Commento: si noti che tutta la potenza fornita al circuito viene dissipata per effetto Joule, in accordo con il principio di conservazione dellenergia


Problema 3 Nel circuito del Problema 1 viene inserito un generatore con f.e.m. o di segno opposto alla f.e.m. indotta. Si calcoli: a) la corrente indotta, supponendo costante la resistenza R del circuito; b) la forza F esercitata dal campo magnetico sul lato mobile, la sua dipendenza da o ed il suo effetto sul moto del lato mobile ab. Suggerimento. La f.e.m. indotta gi stata calcolata, agisce in senso orario ed ha modulo vBd. Si orienti il circuito in verso antiorario, sicch la f.e.m. o risulti positiva, negativa. Soluzione vBd = Ri si deduce: vBd . i= o R b) Scelto il verso antiorario, gli elementi d del lato mobile sono orientati verso destra, d B verticale e diretto verso lalto. Detto z un versore verticale diretto verso lalto, lintegrazione di dF = id B immediata e fornisce: F = iB z . F dipende da o attraverso i che : nulla per o = vBd ; negativa per o < vBd ; positiva per o > vBd . Ricordando che la velocit v del lato mobile diretta verso lalto, si deduce che: per o = 0 , la forza F opposta a v e tende a frenare il moto della sbarra, in accordo con la legge di Lenz; per mantenere in moto uniforme il lato ab del circuito occorre esercitare una forza dallesterno.
! ! ) #   " " # "       

a) Dallequazione delle maglie

&

"

"

'

Aumentando o, F diminuisce e si annulla per o = vBd . Per o > vBd , F concorde con v e favorisce il moto del lato mobile.
1 2 2 2 1 1 0 6 0

Commenti. Consideriamo il bilancio energetico, dal punto di vista del lavoro fornito al circuito dallesterno, o eventualmente fornito dal circuito sullesterno. Per o = 0 si deve fornire lavoro meccanico dallesterno, che viene trasformato in energia elettrica (qui viene dissipato nel resistore, che potrebbe essere il filamento di una lampadina): il dispositivo un generatore elettrico, cio trasforma energia meccanica in energia elettrica; per o 0 il dispositivo pu diventare un motore elettrico, cio trasformare parte dellenergia fornita dal generatore in energia meccanica: infatti la condizione o >vBd pu essere verificata per qualunque valore di o (basta ad esempio diminuire v). Si noti infine questo fatto interessante: uno stesso dispositivo pu essere utilizzato come generatore elettrico o come motore elettrico semplicemente cambiando i valori dei parametri (che in questo caso sono o, v, B, d).
5 5 5 5 3 4 0

Problema 4 Si risolva il Problema 1 supponendo che il campo magnetico vari nel tempo con legge B = Bo cos t e considerando nota la superficie So racchiusa dal circuito nellistante t = 0. Suggerimento: si proceda come per il Problema 1, applicando la legge di Faraday nella forma 1 (lEq. 2 non pi applicabile perch il campo B non stazionario). Il calcolo di richiede lintegrazione di B dS ad un generico istante. In questo istante B non dipende dalla variabile di integrazione dS e pu essere portato fuori dal segno di integrale. Soluzione: Con le convezioni del Problema 1, risulta: = B(t ) dS = B(t ) dS = ( Bo cos t ) (S o dvt )
=
5 6 6 6 6 6

d(t ) = Bo ( S o dvt ) sin t Bo vd cos t dt

Problema 5 Una spira quadrata di lato a e resistenza R, su cui inserito un condensatore con capacit C e con dimensioni trascurabili rispetto ad a, si muove con velocit v costante in presenza di un campo B che nullo nel semipiano x < 0 ed uniforme nel semipiano x > 0 (vedi figura). Si calcoli e si rappresenti in diagramma:
6 6

a) la funzione (t ) che rappresenta il flusso di B attraverso la spira , orientando la superficie racchiusa dalla spira nel verso di B ed assumendo come origine di t listante in cui il lato di destra della spira si trova in x = 0 ; b) la f.e.m. indotta nella spira; c) la corrente i(t) nella spira. y
7 7

Soluzione: a) (t ) ha landamento di Fig.a, dove t o = a / v , e nellintervallo tra 0 e to cresce con legge lineare: = avtB ; b) (t ) sempre nullo eccetto che nellintervallo tra 0 e to , in cui vale = aBv ; c) [1 exp( t / RC )] per 0 t t o i (t ) = R per t t o io exp (t t o ) / RC
8

dove io = i (t o ) . (t ) (a)
t

(t)
8

(b)

i(t)
to t (c)

Problema 6 Si calcoli la f.e.m. indotta in una spira quadrata di lato a che si allontana con velocit v costante da un conduttore rettilineo indefinito percorso da corrente i stazionaria, in funzione della distanza x1 (vedi Figura).
9 @

y i x1 v x2=x1+a x
@

Soluzione: Il campo B creato dal conduttore ortogonale al piano racchiuso dalla spira ed entrante. Orientando dS nel verso di B (e la spira in verso orario) risulta: x2 a i = B dS = dy o dx = 2x 0 x1 = =
@

o ia x1 + a ln 2 x1
1

Soluzione alternativa: Si applica lequazione (2), orientando la spira in verso orario. I lati orizzontali non danno contributo allintegrale di v B d , perch v B verticale. Su ciascun lato verticale B costante rispetto alla variabile di integrazione e v B concorde con ds sul lato di sinistra e discorde sul quello di destra. Lintegrazione immediata e fornisce iav 1 1 = v B ds = va( B( x1 ) B( x1 + a )) = o , 2 x1 x1 + a in accordo con il risultato ottenuto sopra.
@ @ @ @ @ A @ @ @ @ @ @ 9 @

Problema 7

Poich

a o iav a . 2 = a x1 2 ( x1 + a )x1 1+ x1 positiva, la corrente circola nel verso orario prescelto.

iav d d dx1 = = o 2 dt dx1 dt

Calcolare la f.e.m. indotta nell spira del Problema 6 supponendo che la spira sia ferma e che la corrente i nel conduttore rettilineo cresca linearmente dal valore 0 al valore io nel tempo to. Soluzione: Il calcolo del flusso identico, ma la variazione di flusso prodotta dalla variazione della i corrrente i. Poich i (t ) = o t , risulta: to a x + a di ai x +a d = = o ln 1 = o o ln 1 2 2t o dt x1 dt x1 Dato che negativo, la corrente indotta circola in senso antiorario. Non esiste una soluzione alternativa basata sullEq. 2, perche il campo magnetico non stazionario.
B B

Problema 8 Nel circuito in figura lasta AO pu ruotare, intorno ad un asse passante per O, strisciando sulla guida circolare di raggio r = AO, in presenza di un campo magnetico B uniforme, perpendicolare al piano di figura ed entrante. Langolo varia con la legge = o sint . a) Si calcoli la forza elettromotrice indotta nel circuito; b) si dica per quale valore di la f.e.m. risulta massima e se ne calcoli il valore numerico. [ r = 20 cm (=AO); o = / 6 ; = 20rad / s ; B = 0.1T ].
C B D B

r
E

Soluzione: a) Orientando il circuito in senso orario, il versore normale alla superficie racchiusa concorde con il campo B ed il flusso concatenato BS, dove S la superficie del settore circolare racchiuso dal circuito, con angolo al centro uguale a + / 2 : 1 = Br 2 + . 2 2 Ponendo = o sint si ha:
G F

b) La f.e.m. risulta massima in valore massimo : = 2.1V .


H G

d 1 = Br 2 o cos t . dt 2 valore assoluto per cos t = 1 ,

ovvero per = 0 . Il suo

Problema 9 Un campo magnetico B uniforme e stazionario perpendicolare al piano che contiene una spira circolare metallica di area A e resistenza R. Nellistante t=0 la spira viene messa in rotazione intorno ad un suo diametro con velocit angolare costante . Si calcoli: a) la corrente indotta nella spira, trascurando lautoinduzione; b) la potenza elettrica PE dissipata nella spira; c) la potenza meccanica PM da applicare alla spira per mantenerla in rotazione. Suggerimento. Orientando le spira in senso tale che nellistante t=0 il suo versore normale sia parallelo e concorde con B , nel generico istante t langolo fra n e B = t . Si calcoli il flusso (t ) in questo istante e si applichi poi la legge di Faraday.
I P I I

Soluzione: a) (t ) = B ndS = B cos dS =B cos dS = BS cos t , =


Q I I

d = AB sin t ; dt

i=

AB sin t . R

10

A2 B 2 2 sin 2 t . R c) Detto = i A n il momento magnetico della spira, il momento meccanico delle forze b) La potenza elettrica dissipata nella spira : PE = Ri 2 =
S R

esercitate dal campo B sulla spira = B = i A n B ; n B parallelo ad , con verso opposto (vedi figura) ed uguale a B sin ( ) , dove il versore di . Per mantenere la spira in moto uniforme occorre esercitare un momento opposto = iAB sin (+ ) dove = t ; la sua potenza PM = = iAB sin t = A 2 B 2 2 sin 2 t R Ad ogni istante PM e PE, in accordo con il principio di conservazione dellenergia. =
R R R S S R S S R R R R S R R R

Problema 10 Una spira rettangolare di rame (resistivit e densit ) di dimensioni rettangolari, lati a e b, cade verticalmente nello spazio compreso tra le espansioni polari di una calamita, che genera un campo B diretto come in figura ed uscente. Quando solo parzialmente immersa nel campo (v. figura), la spira cade con moto uniforme. Si calcoli la velocit v , trascurando lattrito dellaria. [ = 1.56 10 8 m ; = 8.96 Kg m 3 ; a = 10 2 m ; b = 2 10 2 m ; B = 0.8 T ]
T R

b a

Soluzione: Orientata la spira in senso antiorario, il versore n normale alla superficie racchiusa concorde con B . Detta S(t) la porzione di questa superficie immersa nel campo B , risulta: d d ( B nS (t )) dS (t ) = = = B n = Bav , dt dt dt
V U V V W V

11

i= /R dove R =
Y a

dove = 2a + 2b ed A la sezione del filo. Affinch la spira cada con velocit uniforme la forza peso mg = A g deve essere bilanciata dalla forza magnetica agente sul lato orizzontale, che ha modulo iaB ed effettivamente diretta verso lalto (i positiva e circola nel senso antiorario scelto). Si ricava: 2 g v = 2 2 = 7.71 10 5 m / s . B a Soluzione alternativa: Si arriva allo stesso risultato uguagliando la potenza PJ = i 2 R dissipata per effetto Joule alla potenza Pg = mgv fornita dalla forza peso.
b b

Problema 11 Si calcoli il coefficiente di mutua induzione M fra i due circuiti filiformi rappresentati in figura; dove AB e CD sono archi di circonferenza con centro in O e raggi r1 e r2 e la spira circolare con centro in O e raggio a << r1 . D A B C

Suggerimenti: M pu essere calcolato come rapporto 2 / i1 , dove 2 il flusso attraverso il circuito 2 del campo B creato da una corrente i1 che fluisce nel circuito 1. importante numerare opportunamente i due circuiti. Qui conviene scegliere la spira come circuito 2 perch lipotesi a << r1 permette di supporre uniforme al suo interno il campo B creato dallaltro circuito (effettuata la scelta, luso dei pedici diventa superfluo e sar evitato nella soluzione). Per dare un significato al segno di M necessario scegliere un verso positivo di percorso su entrambi i circuiti. Soluzione:
c c

12

Si orientino i due circuiti in verso antiorario e si indichi con z il versore normale al piano della figura ed uscente. sufficiente calcolare il campo B nel punto O. Un generico elemento di filo d genera il campo infinitesimo
e

dB =
f

0 i d r , r3 4
f f g

che parallelo allasse z. I campi creati dai tratti DA e CB sono nulli, il campo creato da id i d un generico elemento del tratto AB o 2 = o , che si integra immediatamente 4 r1 4 r1 perch r1 non dipende dalla variabile di integrazione . Il campo creato da CD si calcola in modo analogo; risulta in definitiva: 1 1 B 0 = 0 i z . r r 4 2 1 Con le convenzioni suggerite sopra, larea S della spira va orientata come z : 2 = B S = Bo S = Bo a ; o a 2 1 1 M= = > 0. i 4 r1 r2
h h h h

Problema 12 Due conduttori filiformi di lunghezza infinita, paralleli e distanti d, sono percorsi da correnti di modulo i e versi opposti. Una spira quadrata di lato a<d posta tra i due conduttori, nel loro piano, con due lati paralleli ad essi ed equidistanti da essi. La corrente nei fili portata a zero con legge lineare nellintervallo di tempo (0, t 0 ). Si calcolino: a) Il coefficiente di mutua induzione fra la spira quadrata ed il circuito contenente i due fili rettilinei; b) la f.e.m. indotta nella spira; c) la risultante delle forze magnetiche agenti sulla spira nellintervallo di tempo (0, t 0 ).

13

Soluzione: a) Nei punti interni alla spira i campi magnetici creati dai conduttori rettilinei sono concordi ed uscenti. Nei punti con ascissa x il campo magnetico creato dal conduttore passante per x = d / 2 ha modulo 0i Bn = d 2 + x 2 Data la simmetria del problema, i contributi dei due fili al flusso nella spira sono uguali e concordi. Orientando la spira in senso antiorario, risulta: a/2 0 a d / 2 + a / 2 o a d + a 2 ia M = 2 ( B) / i = 0 2 (d / 2 + x) dx = ln d / 2 a / 2 = ln d a i a / 2 b) La corrente varia nel tempo con legge: i (t ) = i o io t / t o , quindi: d o aio d + a ln = = . to d a dt c) Le forze esercitate dal campo magnetico dei conduttori rettilinei sui lati della spira stanno sul piano (x, y) contente la spira. I lati opposti sono soggetti a forze opposte, per simmetria. Le forze magnetiche hanno quindi risultatante nulla e momento risultante nullo. (Se fosse richiesto il calcolo delle quattro forze agenti sui quattro lati della spira, i lati orizzontali richiederebbero unintegrazione, perch B dipende da x).
i i p i

Problema 13 Nel cavo coassiale rappresentato in figura i due cilindri cavi hanno spessore trascurabile e sono percorsi da correnti opposte. Si consideri un tratto di cavo di lunghezza e se ne calcoli: a) energia (del campo magnetico); b) induttanza; c) capacit.
q

Soluzione: a) Il campo diverso da zero solo nellanello cilindrico compreso fra i due cavi, dove ha modulo:

14

B=
r t

Lenergia di un tratto di lunghezza

o i . 2 r vale (integrando per strati cilindrici):


r
s

i2 r 1 B2 1 o i 2 2 1 2 r dr = o ln 2 , UB = dv = 2 2 2 o 2 (2 ) r1 r 4 r1
s

b) Per il calcolo di L conviene considerare lespressione U B =


s

2U B o r ln 2 . = 2 2 r1 i c) Si tratta di un condensatore cilindrico; il calcolo gi stato effettuato e fornisce: 2o . C= r2 ln r1 L=


Commenti. Nei cavi hanno interesse induttanza e capacit per unit di lunghezza. Si noti che il prodotto di 1 queste due grandezze uguale a: o o = 2 . c
s

1 2 Li , che fornisce: 2

Problema 14 Due solenoidi, aventi la stessa lunghezza e raggi r1 e r2 > r1 , sono uno interno allaltro e coassiali. Si determini lenergia del campo magnetico quando si manda la stessa corrente i in entrambi, considerando separatamente i casi con correnti concordi e discordi. Si mostri poi che la differenza fra le energie cos calcolate uguale a 2 Mi 2 , dove M il coefficiente di mutua induzione. (Si trascuri leffetto dei bordi, supponendo cio campi uniformi allinterno e nulli allesterno). Suggerimento. Nello strato cilindrico compreso fra i due solenoidi, avente volume (r22 r12 ) , presente solo il campo B2 del solenoide esterno. Nel solenoide interno sono presenti sia B1 che B2 , con la stessa direzione e versi rispettivamente concordi e discordi. Soluzione: Correnti nello stesso senso:
t t s r

15

Quindi 2 B2 B1 r12 = 2 o n1n2 i 2 r12 . o Per il calcolo di M orientiamo i due circuiti nello stesso verso e consideriamo il campo B2 = o n2 i creato dal solenoide esterno. Il suo flusso attraverso una singola spira del solenoide interno B2 r12 . Moltiplicando per n1 (numero totale di spire) si ottiene il flusso totale 1 attraverso il solenoide interno. Quindi: 1 M = o n1n2 r12 . i
u u u u

U1 U 2 =

16

1 ( B2 B1 ) 1 B22 r12 + U2 = 2 2 o o
2
u

1 ( B1 + B2 ) 1 B22 2 r1 + U1 = 2 2 o o dove B1 = o n1i , B2 = o n2 i . Correnti in senso opposto:


2
u

(r

2 2

r12 ) ,

(r

2 2

r12 ) .

CAPITOLO 5 DIPOLI MAGNETICI E PROPRIET MAGNETICHE DEI MEZZI MATERIALI Dipoli magnetici Una spira filiforme contenuta in un piano e percorsa da corrente i possiede un momento magnetico = i S n , dove S la superficie racchiusa dalla spira ed n il versore normale al piano, orientato con la regola della mano destra rispetto al verso di i. La spira pu essere trattata come un dipolo magnetico puntiforme nel limite in cui le sue dimensioni diventano trascurabili (per i dipoli magnetici puntiformi valgono le considerazioni fatte nel Cap.1 per i dipoli elettrici puntiformi: v. commenti 1,2,3 a pag.1). Per i dipoli puntiformi valgono le seguenti relazioni: Campo B creato da un dipolo magnetico puntiforme.

o 2 cos ; 4 r3 sin B = o . 4 r 3
Br =

(1)

Dipolo magnetico puntiforme in un campo esterno B : energia potenziale U U = B momento e risultante R delle forze applicate = B, Ri = grad Bi , i = x , y , z. Propriet magnetiche della materia Dato un mezzo materiale si definisce magnetizzazione M il momento magnetico per unit di volume: i , M= (5) V dove i il momento magnetico della generica molecola presente nel volume V .
Commento. 1) Le interazioni fra dipoli elettrici puntiformi e le interazioni fra dipoli magnetici puntiformi

(2)

(3) (4)

sono descritte da equazioni formalmente identiche (salvo ovvie trasposizioni di simboli, che risultano evidenti confrontando le equazioni 1-5 con le equazioni 2-5 del Cap. 1). Questo suggerisce un metodo di risoluzione dei problemi di interazione fra magneti basato sui concetti di poli magnetici e cariche (o masse) magnetiche. In particolare, un cilindro di sezione S uniformemente magnetizzato, con M diretto lungo lasse, possiede cariche magnetiche +qm e - qm sulle due basi, con q m = MS . Per ottenere lequivalente magnetico di una carica elettrica basta supporre che la carica di segno opposto sia a distanza infinitamente grande, considerando un magnete infinitamente lungo. Il campo B creato dalla carica qm dato dalla legge di Coulomb magnetostatica

B=

o q m r 4 r 2

Lo studente pu formulare e risolvere lequivalente magnetico del Problema 1, Cap.1. Per risolvere i problemi di interazione fra magneti, esiste per un secondo metodo, basato sul concetto di correnti di magnetizzazione im.

Un corpo uniformemente magnetizzato crea lo stesso campo B di una corrente (di magnetizzazione) im che scorre sulla sua superficie, ortogonalemente ad M , il cui momento magnetico coincide con il momento magnetico totale del corpo. Un generico segmento d giacente sulla sua superficie attraversato da una corrente di magnetizzazione dim = M d (7)
Commenti. 2) Dato un cilindro uniformemente magnetizzato in direzione dellasse, la corrente di magnetizzazione scorre sulla sua superficie laterale, ortogonale ad M , ed ha intensit totale i m = M , dove la lunghezza del cilindro. Il corpo crea lo stesso campo B di un solenoide cilindrico di forma identica, con corrente totale Ni uguale ad i m = M , e quindi con: (N il numero totale di spire, supposte circolari e contigue, n = N / , i la corrente in ogni spira). 3) Le analogie discusse nei commenti 1 e 2, ed in particolare la possibilit di calcolare il campo magnetico dei corpi uniformemente magnetizzati introducendo cariche magnetiche oppure correnti di magnetizzazione, spiega il fatto che oggetti molto diversi creino campi con linee di flusso identiche. Ad es. un cilindro polarizzato elettricamente e un condensatore con armature coincidenti con le sue due basi creano campi E con linee di flusso uguali tra loro, ed uguali alle linee di flusso dei campi B creati da un magnete cilindrico e da un solenoide.
  

ni= M

Campo magnetico delle correnti elettriche in presenza di mezzi materiali. Alla corrente di conduzione occorre aggiungere la corrente di magnetizzazione im. per possibile scrivere le leggi di Biot-Savart e di Ampre senza fare comparire esplicitamente le correnti di magnetizzazione. Per conduttori filiformi circondati da un mezzo omogeneo, isotropo e tale che la magnetizzazione risulti proporzionale al campo, basta sostituire la permeabilit magnetica del vuoto o con la permeabilit del mezzo = r o , (8) dove r la permeabilit relativa al vuoto. In particolare, conviene scrivere al legge di Ampre nella forma

H d

= i

(6)

(7)

(9)

dove: B . (10) r o Scritta in questo modo, la legge risulta valida anche se il mezzo non omogeneo, e risulta: (11) M = (r 1)H m H , dove m detta suscettivit magnetica. Se viene a mancare la proporzionalit fra campo e magnetizzazione ( ad es. nei magneti permanenti e nei materiali che presentano isteresi), lequazione (10) va sostituita con (12) H = B / o M H=
 

Commento. La definizione (11) di suscettivit magnetica m rompe, almeno formalmente, lanalogia fra polarizzazione elettrica e magnetizzazione. La dissimetria formale, che nasce dal mettere M in relazione con H anzich con B , legata allo sviluppo storico del magnetismo; fino alla prima met del secolo scorso il vettore H era considerato il vettore magnetico fondamentale, e chiamato semplicemente campo magnetico; ora si preferisce la denominazione campo magnetizzante, pensando appunto alla relazione (11).
   

Problema 1 Due molecole, poste a distanza d, sono assimilabili a dipoli magnetici puntiformi, con momenti magnetici identici e diretti lungo la loro congiungente. a) Si calcoli il lavoro L necessario per ruotare di 180o una delle due molecole, in modo che i loro dipoli anzich paralleli risultino antiparalleli (cio con momenti opposti). b) Si calcoli il lavoro L p richiesto per ripetere loperazione descritta in a), supponendo che le molecole possiedano dipoli elettrici di momento p , anzich dipoli magnetici. c) Si trovino i valori numerici di L ed L p ponendo: d = 0.5 nm ,
 

= B = 9.3 10 24 J / T , p = p D = 3.3 10 30 C m (si tratta dei tipici valori delle distanze intermolecolari e dei momenti molecolari magnetici ed elettrici: B detto magnetone di Bohr e coincide praticamente con il momento magnetico di un elettrone isolato, pD prende il nome di Debye).
 

Suggerimento. Si calcoli il campo B creato da un dipolo magnetico nel punto occupato dallaltro, e si utilizzi poi lespressione (2) dellenergia potenziale. Soluzione

a) Il dipolo posto nellorigine crea in P un campo parallelo e concorde con lasse x, con modulo 2 B= o 3 . 4 d Lenergia potenziale del secondo dipolo B B ; rovesciando il verso del dipolo, lenergia diventa + B . Il lavoro richiesto 2 L = 2 B = 4 o 3 . 4 d b) Il calcolo formalmente identico e fornisce 1 p2 . Lp = 4 4 o d 3 c)

(9.3 10 24 )2 L = 4 10 J = 2.8 10 25 J , 9 3 (0.5 10 ) (3.3 10 30 )2 9 . L p = 4 9 10 J = 31 10 21 J . 9 3 (0.5 10 )


7

Commenti. 1) La configurazione parallela energeticamente favorita: le molecole poste lungo una retta tendono ad allineare i loro dipoli lungo la retta e nello stesso verso. 2) Non per realistico supporre che le molecole siano ferme: tutte le molecole dei mezzi materiali possiedono unenergia cinetica di agitazione termica (dovuta ai moti di traslazione e rotazione) che dellordine di k B T , dove kB la costante di Boltzmann, T la temperatura assoluta. A temperatura ambiente, T dellordine di 300K e lenergia media di agitazione termica dellordine di 4 10 21 J . Confrontando questenergia con i lavori L ed L p , si comprende che lagitazione termica contrasta molto efficacemente leffetto allineante delle forze di interazione provenienti dai momenti di dipolo elettrico e magnetico delle molecole.

Problema 2 Si consideri una spira circolare di raggio r, costituita da un sottile filo di materiale isolante, di sezione A. Nel volume occupato dal filo distribuita una carica elettrica q con densit q uniforme. Quando si pone in rotazione la spira intorno al suo asse, si crea una corrente elettrica. a) Si calcoli lintensit di corrente i ed il momento di dipolo magnetico della spira; b) si mostri che risulta parallelo al momento L della quantit di moto della spira e che il rapporto / L dipende unicamente dal rapporto tra carica q e massa m della spira; c) si calcoli il rapporto / L per un sfera rotante intorno ad un suo diametro, supponendo costanti allinterno della sfera le densit di carica q e di massa m ;
      

d) si dica se il risultato trovato in c) pu essere applicato ad una sfera conduttrice elettricamente carica. Suggerimento: Detta v = r la velocit di un punto allinterno del filo, lipotesi che il filo sia molto sottile permette di supporre che tutti i punti di una sua generica sezione si muovano con la stessa velocit. Si valutino poi nellordine la densit di corrente (si ricordi che nellespressione j = nqv d riportata nel Cap.2, nq rappresenta la densit q delle cariche in moto), la corrente, il momento di dipolo magnetico ed il momento della quantit di moto (o momento angolare). Soluzione: a) Seguendo i suggerimenti, si ottiene: j = q v , i = jA = q vA dove A larea della sezione del filo. Risulta poi = i r 2 n = q vA r 2 n dove n il versore normale al piano contenente la spira, orientato con la regola della mano destra rispetto al senso di rotazione. b) Anche il momento angolare L parallelo allasse di rotazione. Ogni tratto di spira di lunghezza d ha massa dm = m A d , quantit di moto vdm e d al momento angolare un contributo dL = v r dm = v rm A d . Il modulo di L quindi: L = dL = vm A r d = vm A 2 r 2 . Risulta in definitiva
!        

q q = = . L 2 m 2m Si noti che ha il verso di L se la carica positiva, verso opposto se negativa. c) Il rapporto / L ancora uguale a q/2m. Per capirlo basta suddividere idealmente la sfera rotante in anelli infinitesimi, con asse coincidente con lasse di rotazione: per ciascuno risulta d = q / 2 m dL . Integrando questa espressione, e tenendo
presente che q / 2 m costante, si ottiene = q / 2 m L = (q / 2m) L . d) Per la validit del calcolo precedente essenziale che il rapporto q / 2 m sia lo stesso in tutti i punti della sfera. In una sfera conduttrice la carica elettrica si porta in superficie mentre la massa distribuita nel volume: e L risultano ancora paralleli, ma il rapporto / L maggiore di q/2m perch la distanza media dallasse di rotazione maggiore per q.
Commenti: 1) Si noti lequivalenza, per quanto riguarda gli effetti magnetici, fra una spira percorsa da corrente elettrica e la spira rotante qui considerata; 2) i moti orbitale ed intrinseco (o di spin) degli elettroni nellatomo generano momenti di dipolo magnetico con / L uguale a e / 2 m e e / m : questa differenza pu essere giustificata anche sulla base di modelli non quantistici (si veda il quesito d).
" " ! ! ! ! ! ! ! !

Problema 3 Un fascio di elettroni viene lanciato fra le estremit polari di una calamita che genera un campo magnetico B fortemente disuniforme, che nellintorno dellorigine di un sistema cartesiano ha componenti: Bx = bx; B y = by; Bz = Bo 2bz , dove b una costante. a) Si calcoli il momento delle forze magnetiche agenti su un elettrone nellistante in cui passa per lorigine, supponendo che il suo momento di dipolo magnetico , di modulo B , formi un angolo con lasse z. b) Si calcoli lenergia potenziale U in funzione di e si dica per quali valori di risulta minima oppure massima. c) Si calcoli la risultante R delle forze magnetiche in corrispondenza dei valori di determinati in b). d) Si discutano brevemente gli effetti sul moto dellelettrone delle forze calcolate in a) e c), considerando separatamente i moti di rotazione e traslazione, e tenendo presente il principio di conservazione dellenergia. Per il moto di traslazione si supponga che il fascio di elettroni sia diretto ortogonalmente a z e costituito da elettroni con = 0 e =. Soluzione: a) Nellorigine, il vettore B uguale a Bo z . Il momento = B ortogonale al piano individuato da e z ed ha modulo = B Bo sin b) U = B = B Bo cos . Il minimo e il massimo di U cadono in = 0 e = ; entrambe le configurazioni sono di equilibrio (infatti = 0 ): stabile la prima, instabile laltra. c) La risultante delle forze applicate R diretta lungo z ed ha valori opposti per elettroni con = 0 e = . Rx = gradB x = ( B z ) bx = 0 ; Rz = ( B z ) ( 2bz ) = 2b B . d) Il moto di traslazione determinato dalla risultante R delle forze applicate che diretta lungo z e tende ad incurvare la traiettoria. Gli elettroni con = 0 e = subiscono deviazioni in versi opposti: il fascio si suddivide quindi in due fasci con direzioni diverse (il calcolo della deviazione subita dagli elettroni, qui non richiesto, permette di ricavare B ). Il moto di rotazione molto complesso perch gli
' & % $ $ # # # $ # # $ # # #

R y = ( B z ) by = 0 ;
$ $

elettroni gi possiedono momento angolare L (si veda il Problema 2) e sono quindi gi in rotazione. Per comprendere leffetto del momento conviene considerare prima il caso (ipotetico) L = 0. Il momento induce una rotazione lungo la direzione ortogonale al piano individuato dai vettori e z ; pi precisamente tende a diminuire . In = 0 il momento si annulla ed il dipolo magnetico ha unenergia cinetica di rotazione uguale allenergia potenziale perduta. La conservazione dellenergia richiede che il moto continui: ne nasce un moto oscillatorio che del tutto simile al moto di un pendolo. Per L 0 la particella rotante si comporta invece come un giroscopio: i vettori L e descrivono un cono intorno alla direzione di B , con costante (moto di precessione).
Commenti: Nel moto di precessione appena descritto la componente di lungo z rimane invariata e la risultante R delle forze applicate ha una componente lungo z compresa fra i due valori estremi ricavati in c). La deviazione subita dagli elettroni dipende dalla direzione di e pi precisamente dallangolo : secondo la meccanica classica un generico fascio di elettroni in campo B non uniforme si allarga a ventaglio. Lesperienza dimostra invece che il campo B genera due soli fasci; si tratta di un effetto quantistico: le componenti z , L z di e L sono quantizzate.
2 2 2 2 2 1 2 1 0 ( ( ) ( ( ( ( ( ( (

CAPITOLO 6 EQUAZIONI DI MAXWELL E CORRENTE DI SPOSTAMENTO Equazioni Le equazioni possono essere scritte facendo comparire gli integrali dei vettori del campo elettromagnetico, oppure le loro derivate. Nel vuoto possono essere cos scritte. Forma integrale

E d

d dt

B dS ,
E dS ,

(1a)

d B d = o i + o dt

E dS =

B dS = 0,

dove una superficie avente come contorno la linea chiusa , q la carica interna alla superficie chiusa . Forma differenziale

B , t E rotB = o j + o , t
rotE =

divE = / o , divB = 0 .

La grandezza o E / t , dove E lintegrale che compare a secondo membro dellEq.1b, la corrente di spostamento is; la sua densit j s = o E / t . In presenza di mezzi materiali, nelle equazioni b e c occorre tenere conto delle cariche di polarizzazione e della correnti di magnetizzazione, ponendo: d rotB = o j + j m + ( o E + P ) , (3b) dt

o divE = + P ,
dove j m = rotM , P = divP .

(1b)

q
o

(1c) (1d)

(2a) (2b) (2c) (2d)

(3c)

Si per soliti tenere conto indirettamente di queste cariche e correnti, scrivendo le equazioni di Maxwell nella forma: B , (4a) rotE = t D , (4b) rotH = j + t (4c) divD = , (4d) divB = 0 , dove: (5) D = o E + P = r o E

H=

B B . M= o r o

Problema 1 Un conduttore filiforme porta corrente i costante ad una sfera conduttrice. Si calcoli ad un generico istante t > 0 : a) la carica q(t) sulla sfera, supponendo nulla la sua carica allistante t=0; b) la corrente di spostamento is attraverso una generica superficie chiusa posta intorno alla sfera; c) il campo B in un punto P posto come indicato in figura, pensando che per simmetria le linee di flusso di B sono circonferenze il cui asse coincide con la retta passante per il conduttore filiforme, e che lungo una di queste circonferenze B ha modulo costante. Suggerimento. Per la domanda c), si applichi la legge di Ampre-Maxwell nella forma (1b), scegliendo come linea dintegrazione la linea di flusso passante per P, come una superficie, con contorno , tale che sia possibile calcolare il flusso di E .

(6)

Soluzione a) q (t ) = idt = it .
0 t

b) Per la legge di Gauss, il flusso E (t ) attraverso uguale a q (t ) / o it / o , quindi: d E (t ) d it i s o = o = i . dt dt o c) La carica q si distribuisce uniformemente sulla superficie della sfera conduttrice, e crea un campo E con simmetria sferica. quindi facile calcolare il flusso di E attraverso una superficie sferica con centro in O, passante per P, che tagliata in due parti uguali da . Scelta la parte superiore come , e lorientamento di dS verso lesterno, il flusso di E esattamente la met del flusso attraverso lintera sfera e vale quindi q (t ) / 2o = it / 2o . Attraverso non passa corrente di conduzione e lEq.(1b) fornisce: d it i B d = o o dt 2o = 2o Avendo orientato verso lesterno il verso di d fissato dalla regola della mano destra. Il vettore B parallelo a d , per simmetria, e deve essere concorde perch lintegrale di B d deve essere positivo ( o i / 2 positivo). Rimane da calcolare il modulo di B ; poich B d = Bd , con B costante su , lintegrale uguale a B 2 r , quindi: 1 o i 1 o i B= = 2 r 2 2 2 r (il campo B in P esattamente la met del campo creato da un conduttore rettilineo indefinito).
Commenti. 1) Se scegliamo come la parte inferiore della sfera, lasciando invariato il senso di percorso su , dobbiamo orientare dS verso linterno. Il flusso di E cambia segno, ma al secondo membro dellEq.(1b) compare anche la corrente di i del conduttore filiforme, che ora taglia . Il secondo membro dellEq.(1b) si scrive quindi:

d it o i o i + o = , dt 2 o 2
e si ottiene per B il valore gi trovato. 2) La misura di B in un esperimento di questo tipo permette una verifica diretta dellequazione di Ampre-Maxwell, cio della necessit di scrivere il termine di corrente di spostamento. Simili misure non sono facili e sono state effettuate solo dopo che lequazione era stata verificata indirettamente, con gli esperimenti di Hertz sulle onde magnetiche.

Problema 2 Si considerino: a) un conduttore cilindrico percorso da corrente con densit j costante, b) un lungo solenoide, con n spire per unit di lunghezza percorse da corrente i, c) un condensatore piano formato da due dischi metallici paralleli, nel vuoto e si calcoli in un generico punto P (vedi figura): a) il campo magnetico creato dal conduttore; b) il campo elettrico indotto nel solenoide quando i varia nel tempo con legge nota i(t); c) il campo magnetico creato in P dalla corrente di spostamento, generata nel condensatore da una variazione della densit di carica sulle sue armature.

Soluzione: Per tutti i dispositivi, si considera la linea di flusso passante per P del campo, che per simmetria in tutti e tre i casi una circonferenza con centro sullasse di simmetria. Inoltre il campo su questa linea di flusso costante in modulo. I tre campi si calcolano mediante le tre leggi:

  

H d

j dS
d B dS dt d E dS dt

E d

H d

gli integrali nel primo membro sono uguali al modulo del campo cercato, moltiplicando per la lunghezza 2r della circonferenza ( ); quelli nel secondo membro sono uguali al vettore che compare sotto il segno di integrale, moltiplicando per larea r 2 . Risulta quindi: r a) H = j 2 r dB r di b) E = = o n 2 dt 2 dt r dD r d c) H = = 2 dt 2 dt

= o

Commenti. Il problema evidenzia la stretta analogia formale fra leggi che regolano fenomeni fisici diversi.

CAPITOLO VII ONDE Equazione delle onde in una dimensione (di dAlembert):
2 2 f 2 f , =v t2 x2

(1)

dove v una costante. Soluzione generale:

f ( x, t ) = f 1 ( x v t ) + f 2 ( x + v t ) . (2) Soluzioni armoniche (onde monocromatiche) f ( x , t ) = f o sin( kx t ) , onda progressiva (3) f ( x , t ) = f o sin( kx ) cos( t ) , onda stazionaria (4) / k = v. dove (5) Le grandezze e k sono legate al periodo T ed alla lunghezza donda dalle relazioni: = 2 / T , k = 2 / . (6,6) Dalle Eq. 5 e 6 si deduce v= . (5) T Velocit di fase, mezzi dispersivi, velocit di gruppo La costante v ha le dimensioni di una velocit (v. Eq. 5) ed detta velocit di fase; per onde monocromatiche progressive rappresenta la velocit con cui traslano i punti di massimo (creste) dellonda. Se la velocit di fase dipende dalla frequenza f = / 2 , lEq. 5 continua a valere, ma non pi proporzionale a k. Si definisce relazione di dispersione la funzione ( k ) e velocit di gruppo la sua derivata: d vg = . (7) dk
Commento. Per comprendere il significato di vg consideriamo un treno (o pacchetto) donde di lunghezza e durata finite, in cui lampiezza dei massimi successivi sta cambiando; il treno donde pu essere cos rappresentato: e pu essere ottenuto sovrapponendo onde monocromatiche le cui pulsazioni stanno in un intorno di o . La funzione a(x,t), per t prefissato, pu essere visualizzata come inviluppo del profilo dellonda ed ben approssimata da una curva che passa per i punti di cresta dellonda. Se il mezzo dispersivo, i punti di cresta ed il loro inviluppo traslano con velocit diverse, circa uguali rispettivamente alla velocit di fase v o = o / k o ed alla velocit di gruppo v g = ( d / dk ) calcolata per k = k o . Nella trasmissione dei segnali, linformazione contenuta nella funzione a(x,t), quindi vg pu essere assunta come la velocit di trasmissione del segnale. Durante la propagazione il profilo dellonda si deforma, e pu modificarsi anche il suo inviluppo; in questo caso la situazione pi complessa e non sono pi sufficienti le velocit v e vg per descrivere compiutamente la propagazione del pacchetto donde. In particolare i punti di inizio e fine del pacchetto possono viaggiare con velocit diverse, dando origine ad un suo allargamento o restringimento. interessante il fatto che nessuna informazione pu essere inviata a velocit maggiore di c, mentre non

f ( x , t ) = a ( x , t ) sin(k o x o t ) ,

(8)

esistono restrizioni di questo tipo per v; in mezzi fortemente assorbenti anche vg pu risultare maggiore di c ma non rappresenta pi la velocit di traslazione dellinviluppo, a causa della forte attenuazione dellonda.

Energia dellonda Le onde trasportano sia energia che quantit di moto, ed interessa il calcolo del loro flusso attraverso superfici assegnate. Limpostazione del calcolo la stessa, indipendentemente dalla natura della grandezza che fluisce. opportuno richiamare i calcoli gi fatti per lo studio della corrente elettrica, cio del flusso di carica elettrica. Detta la densit della carica in moto e v la sua velocit, la densit di corrente j = v e la corrente attraverso una superficie dA i = jv dA . Ricordando che i = dq / dt , si pu scrivere: dq = j v dA dt , (9) dove dq la carica che fluisce attraverso dA nel tempo dt. Per lenergia dellonda, lequivalente di j lintensit dellonda I, che uguale al prodotto uv, dove u la densit di energia. Per calcolare il flusso di energia attraverso una generica superficie A conviene considerare il tubo di flusso di v intercettato da A. Le linee di flusso di v sono detti raggi, le superfici normali fronti donda.
Commenti. 1) La corrente elettrica generata dal moto di particelle cariche e la funzione (r , t ) che rappresenta la densit di carica nel punto r allistante t stata definita considerando il prodotto nq, dove n il numero di particelle nellunit di volume e q la loro carica. In altri termini , (r , t ) una densit media, mediata su volumi grandi su scala microscopica. Per le onde necessaria una procedura analoga: interessa il valor medio di u, mediato su un intera lunghezza donda o su un intero periodo. Ricordiamo che: a) lenergia sempre una funzione quadratica della perturbazione f; b) per onde monocromatiche la perturbazione in un punto assegnato varia nel tempo con legge f (t ) = f o sin( t ) , la densit istantanea con legge u(t ) = u o sin 2 t . Il valor medio di u(t) :

1 1 u = u(t )dt = uo T0 2
e lintensit

I =u v.

2) Lanalogia fra j e I particolarmente evidente in meccanica quantistica. Infatti sia le particelle che le onde hanno sempre un duplice aspetto, corpuscolare ed ondulatorio: le particelle associate ad unonda di frequenza hanno unenergia h , dove h la costante di Planck. Sono dette fotoni le particelle (o quanti di energia) associate allonda elettromagnetica, fononi quelle associate alle onde acustiche ed elastiche. Per definire u ed I, si potrebbe seguire la stessa procedura usata per definire (r , t ) , cio moltiplicare il numero di particelle nellunit di volume per la loro energia h .

Onde elettromagnetiche Velocit di fase: v= 1 (12)

nel vuoto v = 1 / o o c ; per materiali non ferromagnetici v 1 / r o o c / r , perch o . c Indice di rifrazione: n= (13) r . v

(10) (11)

Vettori E e B : per onde che si propagano in materiali isotropi, i vettori v , E e B sono mutuamente ortogonali ed i loro moduli sono legati dalla relazione (14) E =vB. Vettore di Poynting: che pu essere anche scritto:

S =EH=E EB v

B ,

(15)

S=

(15)

Intensit: il valor medio del modulo di S 1 1 2 I = EB = E . v Se E(t) una funzione armonica, E 2 = E o2 / 2 , dove Eo il valore di picco di E(t).

(16)

Quantit di moto: ha densit media u / v ; un fotone nel vuoto ha quindi quantit di moto h /c. Flusso di energia: con riferimento alla figura, possiamo scrivere (17) dU = I v A dt = I An dt , dove An = A cos la sezione normale del tubo di flusso che si ottiene considerando tutti i raggi che attraversano la superficie A.

Potenza che attraversa una generica sezione del tubo di flusso: dU P= = I An . dt

(18)

Flussi di quantit di moto e forze: dividendo per v lEq.17 si ottiene la quantit di moto dU/v che fluisce attraverso A nel tempo dt. Unonda che incide su un corpo pu trasferirgli la sua energia, riscaldando il corpo, e la sua quantit di moto, esercitando una forza F sul corpo. Ricordiamo che dp (19) F= dt

dove dp la quantit di moto trasferita al corpo. Se londa completamente assorbita, dp coincide con la quantit di moto trasportata dallonda nel tempo dt: I (19) F = An v . v Se londa riflessa, dp la differenza dpi dpr fra le quantit di moto delle onde incidente e riflessa. Sorgenti di onde elettromagnetiche Le onde elettromagnetiche sono generate da cariche elettriche in moto accelerato. Le sorgenti di onde monocromatiche contengono sempre al loro interno particelle cariche che oscillano con moto armonico. Considerando le coordinate cartesiane xi (i=1, 2, 3) della particella, ciascuna componente oscilla con legge (20) xi = x oi sin( t + i ) . I campi E e B dellonda sono funzioni lineari dellaccelerazione: possiamo quindi considerare separatamente le tre componenti cartesiane del moto (londa la somma delle onde generate da tre particelle che oscillano lungo i tre assi cartesiani). Una carica q che oscilla su una retta y con ampiezza di oscillazione molto minore della lunghezza donda , genera unonda i cui raggi sono le semirette uscenti dal centro O di oscillazione. Lintensit in un punto P, posto a distanza r >> , I =b

dove b una costante, yo lampiezza di oscillazione. Il campo elettromagnetico cos creato detto di dipolo elettrico, perch identico a quello di un dipolo elettrico oscillante, con momento p(t)=qy(t) e valore massimo qyo. Si noti che I nulla nella direzione di oscillazione (cio per = 0 e = ), massima in direzione ortogonale. Nel vuoto o . (21) b= 32 2 c

(qy )
2 o

sin 2 ,

(21)

Il vettore E giace nel piano individuato da P e dalla direzione di oscillazione della carica, e varia nel tempo con legge armonica e con un ritardo di fase, dovuto alla velocit finita di propagazione dellonda. Polarizzazione
Premessa: un punto materiale con componenti

x = a sin t , y = b sin( t + )

descrive una traiettoria ellittica. Eliminando t (basta ricavare sin t e cos t , ponendo poi sin 2 t + cos 2 t = 1 ) si ottiene lequazione dellellisse. Lellisse collassa in un segmento di retta se = 0 e = , diventa una circoferenza se a=b e = / 2 . Da notare il ruolo fondamentale della differenza di fase . Laggiunta di uneventuale costante di fase in entrambe le funzioni sinusoidali equivale semplicemente ad un cambiamento di origine dellasse dei tempi.

In unonda elettromagnetica monocromatica che si propaga nel vuoto in direzione z, il vettore E ortogonale a z; in un generico punto, la dipendenza da t delle sue componenti x e y data dalle Eq.(22). Il vettore E descrive quindi unellisse, che pu diventare un segmento di retta o una circonferenza. In tutti e tre i casi si dice che londa polarizzata, con polarizzazione rispettivamente ellittica, rettilinea (o lineare) e circolare. Nella polarizzazione lineare il piano individuato da E e dal raggio detto piano di polarizzazione. I fenomeni di polarizzazione sono legati al fatto che il vettore E trasversale rispetto ai raggi; nelle onde acustiche le molecole del gas si spostano lungo il raggio (londa cio longitudinale): la direzione dello spostamento fissata, il concetto stesso di polarizzazione perde significato. La radiazione emessa da un dipolo elettrico p oscillante in una direzione assegnata polarizzata linearmente, con piani di polarizzazione contenenti p . La luce emessa dalle sorgenti convenzionali (non laser) costituita da treni donda di durata limitata (tipicamente dellordine di 10-8s), ciascuno dei quali associato ad un fotone. I singoli treni donda possono avere uno stato di polarizzazione definito, ma le loro polarizzazioni sono diverse e casuali: si dice che la luce naturale non polarizzata. Negli esperimenti di polarizzazione con luce naturale, occorre prima ottenere un fascio con polarizzazione definita. particolarmente semplice ottenere polarizzazione lineare, ed infatti il termine polarizzatore usato come sinonimo di dispositivo che fornisce in uscita luce polarizzata linearmente. La direzione del vettore E detta direzione caratteristica, o polarizzante o pi semplicemente asse del polarizzatore. I problemi sulla polarizzazione riguardano i seguenti dispositivi (reali od ideali) e fenomeni: 1. Ricevitori sensibili solo a campi E con direzione assegnata, ad es. particelle costrette ad oscillare lungo una retta ed antenne a dipolo elettrico. Occorre considerare la componente del campo E dellonda nella direzione assegnata; lenergia sottratta allonda funzione quadratica di questa componente. Una lamina polarizzante ideale contiene oscillatori di questo tipo, ed annulla completamente la corrispondente
        

[= (b cos ) sin t + (b sin ) cos t ] ,

(22)

componente del campo E dellonda, lasciando invariata la componente ortogonale, la cui direzione definisce lasse della lamina. 2. Riflessione: il raggio riflesso parzialmente polarizzato, perch le riflettanze R// e R , definite come rapporto fra le intensit delle onde riflessa ed incidente, sono diverse per onde polarizzate parallelamente ed ortogonalmente al piano di incidenza. Se langolo di incidenza tale che i raggi rifratto e riflesso formano un angolo di 90o, R//=0: il raggio riflesso totalmente polarizzato. 3. Lamine di ritardo introducono uno sfasamento fra londa polarizzata in una direzione assegnata, detta asse della lamina, e londa polarizzata ortogonalmente. Una lamina di materiale anisotropo ed uniassico, con asse nel piano della lamina, agisce come lamina di ritardo perch i raggi ordinario e straordinario hanno al suo interno velocit diverse. Si noti che in tutti i casi occorre considerare separatamente due componenti del campo E , ortogonali tra loro. Si tenga ben presente che lintensit dellonda funzione quadratica di E .
 

Problema 1 Si mostri che con la trasformazione p = xvt ; q = x+vt lequazione di dAlembert 2 2 f 2 f =v t2 x2 si trasforma nellequazione 2 f / p q = 0 . Suggerimento. Basta applicare le formule di derivazione delle funzioni composte; ad es. f p f q . (1.1) f p( x , t ), q ( x , t ) = + x px qx

Soluzione Ponendo p / x = q / x = 1 nellEq.(1.1) si ricava immediatamente f / x ; derivando ulteriormente si ottiene: 2 f 2 f 2 f 2 f = +2 + . p q q 2 x 2 p2 Le derivazioni rispetto a t sono analoghe, ma ora p q = v ; = +v . t t Quindi: 2 f 2 f 2 2 f 2 2 f 2 = v 2 v + v . p q t 2 p2 q2

Sostituendo nellequazione di dAlembert si ottiene immediatamente 2 f / p q = 0 .


Commenti. 1) Lequazione trovata ammette ovviamente come soluzione una generica funzione della sola p (perch derivando anche rispetto a q si ottiene zero) o della sola q. Risulta quindi dimostrato che f ( x , t ) = f 1 ( x v t ) + f 2 ( x + v t ) soluzione dellequazione di dAlembert. Le funzioni f1 e f2 rappresentano onde che si propagano con velocit v lungo x, in versi opposti.

Problema 2 Si calcoli la velocit di fase v e la velocit di gruppo vg: a) dellonda elettromagnetica nel vuoto; b) delle onde elettromagnetiche nella ionosfera, sapendo che legato a k dalla relazione 2 (2.1) 2 = p + c2 k 2 dove p , detta frequenza di plasma, una costante che dipende dalla densit degli elettroni; c) dellonda associata in meccanica quantistica ad una particella libera (cio non soggetta a forze) che si muove con velocit u = 0.01 c , sapendo che la frequenza f e la lunghezza donda sono legate allenergia cinetica Uc della particella ed alla sua quantit di moto p dalle relazioni: U c = hf ; p=h/; Suggerimento. Per calcolare vg nel quesito b), conviene differenziare lEq.(2.1), mostrando che v v g = c 2 . Nel quesito c) conviene ricavare prima la relazione fra Uc e p. Soluzione a) La velocit di fase c, la relazione di dispersione = c k , la velocit di gruppo d vg = = c. dk b)
2 v = / k = c2 + p / k 2 > c .

Differenziando lEq.(2.1) si ottiene 2 d = 2c 2 k dk , da cui vg = d c 2 = = dk v c


2 c2 + p / k 2

d = c 2 , e: k dk
< c.

c
2 1 + p / (ck ) 2

c) Poich la velocit v molto minore di c, si possono usare per Uc e p le espressioni non relativistiche: 1 p2 U c = mu 2 = 2 2m
7

Sostituendo Uc con hf dispersione:

h h , p con h / k , si ottiene la relazione di 2 2

=
quindi v=

1 h 2 k , 2m 2

1 h p u = k= = ; 2m 2 k 2m 2 1 h 1 h d p 2k = vg = = k = = u. dk 2m 2 m 2 m
v g = v . In effetti le uniche onde

Commenti. a) Londa elettromagnetica nel vuoto priva di dispersione,

completamente prive di dispersione sono quelle che si propagano nel vuoto, anche se la dispersione trascurabile in molti altri casi (ad es. per le onde elastiche con lunghezza donda molto maggiori delle distanze intermolecolari). b) Si noti che v>c, mentre vg<c; questo si verifica per molti altri tipi di onde e conferma il fatto che nei mezzi dispersivi i segnali e le informazioni non viaggiano a velocit v. c) Si noti che in meccanica quantistica londa associata ad una particella ha velocit di fase diversa dalla velocit della particella (che coincide con vg, non con v).

Problema 3 Si calcolino la velocit di fase v e la velocit di gruppo delle onde che si propagano sulla superficie dellacqua degli oceani, sapendo che fra e k esiste la relazione T 2 = gk + k 3 , 2 dove g = 9.81 m / s laccelerazione di gravit, T = 0.072 N / m la tensione superficiale, = 10 3 Kg / m 3 la densit. Si consideri solo i due casi limite in cui uno dei due termini a secondo membro trascurabile; pi precisamente si considerino le due lunghezze donda 1 = 100o e 2 = o / 100 , dove o la lunghezza donda che rende uguali i due termini. Soluzione I due termini sono uguali per

g 10 3 9.81 1 = m = 369 m 1 , 0.072 T 2 corrispondente ad una lunghezza donda o = = 0.017 m . ko Per k << k o , ovvero per lunghezze donda molto maggiori di o , diventa dominante il
ko = termine gravitazionale, quindi: gk . Da cui:

v=

= k

gk = k

g ; k

vg =

d = dk

1 1 1 = 2 k 2

g k

( = v / 2) .

Per 1 = 100o , v = 163 m / s , v g = 0.81 m / s . . Per k >> k o , ovvero per per lunghezze donda molto minori di o , diventa dominante il termine di tensione superficiale, quindi
3 T 2 k . Da cui

1 T d T 3 2 3 T v= = k; vg = k = k. = 2 2 k dk Per 1 = o / 100 , v = 313 m / s , v g = 2.07 m / s .

Problema 4 La corda di una chitarra ha massa M, lunghezza L e viene tesa con una forza T. Ricordando che la velocit dellonda in una corda tesa v = T / ( ML) , si calcolino: a) le frequenze fn su cui pu oscillare; b) la lunghezza donda del suono emesso nellaria dalla chitarra in corrispondenza della frequenza minima f1. [ T = 100 N , L = 50 cm , m = 5 g , velocit del suono nellaria v s = 340 m / s ] Soluzione a) Le frequenze su cui la corda pu oscillare corrispondono alle possibili onde stazionarie con nodi agli estremi della corda. Supponiamo che allequilibrio la corda giaccia lungo il tratto (0,L) dellasse x e che oscilli in direzione y. Imporre che londa abbia dei nodi agli estremi equivale ad imporre alla funzione donda y(x, t) le condizioni al contorno: y (0, t ) = 0 ; y ( L, t ) = 0 . La prima condizione automaticamente soddisfatta se consideriamo soluzioni dellequazione di dAlembert del tipo: y ( x , t ) = y o sin( kx ) cos( t + ) ; la seconda condizione implica sin( kL) = 0 , ovvero: vk v m k m L = m fm = m = m = = mf 1 2 2 2 L dove m =1, 2, 3, , 1 T v f1 = = = 100 s 1 . 2 L 2 ML

b)

s =

vs = 3.40 m . f1

Problema 5 Con riferimento al Problema 4, si consideri la soluzione y ( x , t ) = y o sin( kx ) sin( t ) dove k = / L e si calcoli: a) la velocit u(x,t) con cui oscilla un generico punto della corda, nellistante t; b) lenergia cinetica Uc della corda nellistante t; c) il massimo valore di Uc(t). Suggerimento. Non si confonda la velocit u(x,t) dei punti della corda con la velocit v dellonda. Per rispondere al quesito b), si calcoli lenergia cinetica dUc del tratto dx di corda, di massa dm = ( M / L )dx , e la si integri. Soluzione

y = y o sin( kx ) cos(t ) ; t 1 1 2 M b) dU c = u 2 dm = ( y o sin( kx ) cos( t )) dx 2 2 L L 1 2 2 M 2 U c = y o cos ( t ) sin 2 ( kx )dx . 2 L 0 Lintegrale uguale a L/2: lo si pu dimostrare in modi diversi, ad es. ponendo sin 2 ( kx ) = [1 cos( 2 kx )] / 2 . c) Uc raggiunge il suo massimo valore Uc,max negli istanti in cui cos t = 1 ( in questi istanti y=0, cio la corda indeformata). Si ottiene: M 2 2 U c ,max = y . 4 o
a) u( x , t ) =
Commento. La corda possiede anche energia potenziale elastica, che aumenta quando viene messa in oscillazione (perch la corda si allunga). Questo aumento pu essere considerato come energia potenziale Up dellonda: lenergia totale Ut=Uc+Up dellonda costante, perch lenergia totale si conserva, ed uguale a Uc,max, perch negli istanti in cui Uc massima la corda indeformata ed Up nulla. Il problema fa capire che per calcolare lenergia totale di unonda elastica sufficiente calcolare la sua energia cinetica.

Problema 6 Le onde acustiche in una canna dorgano possono essere assimilate ad onde stazionarie, in cui le molecole dellaria oscillano lungo la canna.
10

a) Si calcolino le prime due frequenze proprie, supponendo che lestremit aperta corrisponda ad un antinodo, cio ad un massimo dellampiezza di oscillazione; b) si ripeta il calcolo supponendo di chiudere lestremit aperta, trasformando lantinodo in nodo. [lunghezza della canna L = 3 m , velocit dellonda v = 300 m / s ] Suggerimento. Si risponda prima al quesito b), che richiede calcoli del tutto analoghi a quelli del Problema 4, quesito a). Per il quesito b) si imponga la corretta condizione al contorno per lestremo aperto. Soluzione k1 L = ; k 2 L = 2 ; v f1 = = 50 s 1 ; f 2 = 2 f 1 = 100 s 1 . 2L a) La presenza di un antinodo in x=L implica sin( kL) = 1, quindi: 3 k1 L = ; k2 L = 2 2 v 3v f1 = = 25 s 1 ; = 75 s 1 . f2 = 4L 4L b)
Commenti. 1) Si noti che cambiando le condizioni al contorno cambiano le lunghezze donda e le frequenze proprie, che per rimangono quantizzate, cio possono assumere solo valori discreti. Questo si verifica per ogni onda che sia obbligata a rimanere in uno spazio limitato. Questa semplice considerazione stata di fondamentale importanza per lo sviluppo della meccanica quantistica, suggerendo a de Broglie lipotesi che ad ogni particella sia associata unonda la cui frequenza proporzionale allenergia della particella. La quantizzazione dellenergia di particella confinate in spazi limitati (ad es. elettroni in un atomo), sperimentalmente ben verificata, riceveva cos una spiegazione del tutto naturale. Londa associata ad una particella detta onda di de Broglie. 2) Quando si eccita unonda stazionaria nella canna dorgano, si dice che questa entra in risonanza; la terminologia usata per gli strumenti musicali poi stata estesa a tutti i fenomeni oscillatori.

Problema 7 Durante la propagazione dellonda acustica nellaria, le molecole contenute nel volume elementare dV oscillano con legge s(t ) = so sin t , dove s lo spostamento dalla loro posizione media. Si calcoli: a) la massima velocit di spostamento delle molecole; b) la densit media di energia dellonda, sapendo che questa coincide con la massima densit di energia cinetica (si veda il commento al Problema 5); c) lintensit dellonda, indicando con v la sua velocit di fase; d) il massimo spostamento so, supposta nota lintensit dellonda. Si effettui il calcolo numerico per i due valori Imin e Imax, che corrispondono alla minima e alla massima intensit ancora percepite come suoni dallorecchio umano.

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[frequenza densit f = 1000 s 1 ; 2 12 I min = 10 W / m ; I max = 1 W / m 2 ] Soluzione a) La velocit

dellaria

= 12 kg / m 3 ; .

v = 340 m / s ;

il suo valore massimo so . b) La massa dm contenuta nel volume dV dV , la sua massima energia cinetica 1 1 2 2 dm(so ) = ( dV )(so ) . 2 2 La densit media di energia u si ottiene dividendo per dV: 1 2 u = so 2 . 2 1 2 c) I = uv = vso 2 . 2 d) Lo spostamento massimo 1 2I ; so = v per I=Imin, per I=Imax, so = 10 11 m ; so = 10 5 m .

ds(t ) = so cos t , dt

Commenti. 1) Imin detta soglia di udibilit, Imax soglia del dolore; entrambe dipendono dalla frequenza e dalla sensibilit individuale: i valori numerici riportati devono quindi essere considerati indicativi. 2) Si noti che uno spostamento delle molecole dellaria (e del timpano) dellordine di 10-11m, inferiore alle dimensioni atomiche, pu ancora essere percepito come suono.

Problema 8 Londa elettromagnetica emessa dal Sole arriva sulla Terra con unintensit media I s = 1380 W / m 2 . Supponendo che met dellenergia sia assorbita dallatmosfera, si calcoli: a) la potenza in arrivo su un collettore solare di area A posto ortogonalmente ai raggi solari. b) La potenza Po di emissione di una sorgente puntiforme che, irradiando uniformemente in tutte le direzioni, genera unonda che a distanza r ha la stessa intensit della luce solare. [ A = 5 m2 ; r = 3 m ]

12

Soluzione dU = I A = 790 W / m 2 5m 2 = 3950 W . dt b) Per calcolare Po, basta calcolare lenergia che attraversa nellunit di tempo la superficie sferica con centro nella sorgente e raggio r. Su questa superficie I costante, v parallelo a dA , quindi: a) P= Po = I v dA = I dA = I 4 r 2 = 790 W / m 2 113m 2 = 89 10 3 W .
Commento. Si notino gli ordini di grandezza della potenza che si pu ottenere sfruttando i raggi solari e la potenza che dovrebbe avere una lampada per illuminare a giorno un ambiente.
   

Problema 9 Alla distanza dT fra Terra e Sole lintensit della radiazione elettromagnetica emessa dal Sole ha intensit IT. Si calcoli: a) lintensit alla generica distanza d; b) la forza F esercitata su una particella sferica di raggio r, posta a distanza dT dal Sole, supposta perfettamente assorbente; c) il raggio ro che deve avere la sfera perch F sia uguale in modulo alla forza FG di attrazione gravitazionale, supponendo nota la densit della particella. [ I T = 1380 W / m 2 ; = 10 3 kg / m 3 ; massa del Sole M = 199 10 30 kg ; costante . 2 2 11 11 gravitazionale G = 6.67 10 Nm / kg ; d T = 159 10 m ] . Suggerimento. Per il quesito c) si ponga uguale ad 1 il rapporto F/FG. Soluzione a) Lintensit proporzionale ad 1/d2 (si veda ad es. il Problema precedente, quesito b); quindi 2 d I = T IT ; d b) In prossimit della particella la sezione normale del tubo di flusso costituito dai raggi solari che intercettano la particella r 2 , limpulso trasferito da questi raggi alla particella nel tempo dt dp = ( I / c) r 2 dt , la forza F ha modulo dT r 2 . F = = r = I T d dt c c Mm GM 4 3 FG = G 2 = 2 r ; 3 d d dp I
2 2
   

c)

13

2 3d T I T 1 F ; = FG 4 cGM ro

ro = 65.7 10 8 m .
Commento. La presenza del vento solare fa s che particelle piccole (ad es. le molecole di un gas) siano respinte dal Sole, non attratte. Questo spiega perch la coda delle comete tende ad allontanarsi dal Sole. Si noti che ro non dipende dalla distanza dal Sole

Problema 10 Si calcoli la forza F esercitata dai raggi solari su una superficie piana, perfettamente riflettente, di area A, la cui normale forma un angolo con i raggi solari, indicando con I lintensit dellonda.


Soluzione Il tubo di flusso costituito dai raggi solari che intercettano la superficie ha sezione normale An = A cos . La quantit di moto trasportata da questi raggi nel tempo dt dpi = ( I / c) An dt ; la quantit di moto trasferita alla superficie nel tempo dt dp = dpi dpr = ( I / c) An dt (i r ) ,
      

dove i ed r sono i versori dei raggi incidenti e riflessi; i r ortogonale alla superficie, ed ha modulo 2 cos (per capirlo basta considerare le loro componenti parallela e perpendicolare alla superficie). La forza F ha modulo: dp I I F= = An 2 cos = 2 An cos . dt c c
Commento. Si noti che si pu cambiare la direzione della forza variando , esattamente come per una vela investita dal vento. Il caso qui considerato, di superficie perfettamente riflettente, corrisponde al caso di utri perfettamente elastici delle molecole daria sulla superficie della vela. Se si considera laspetto corpuscolare dellonda, si comprende che non esiste una pressione esrcitata da unonda. Il doppio aspetto,
  

14

corpuscolare e ondulatorio, dellonda permette di calcolare la pressione con due metodi formalmente diversi ma equivalenti. Nella trattazione corpuscolare, si assimila londa ad un insieme di particelle (fotoni) con velocit c, energia hf, quantit di moto hf/c.

Problema 11 Unonda elettromagnetica che si propaga in un materiale lievemente conduttore si attenua perch cede parte della sua energia alle cariche di conduzione, mettendole in oscillazione. Si supponga che la velocit di deriva v d delle particelle di conduzione nel mezzo sia ad ogni istante proporzionale alla forza FE = qE , dove E il campo elettrico dellonda nello stesso istante, e si ponga v d = qE . Si calcoli: a) lenergia dU ceduta dallonda alla carica nel tempo dt, che coincide con il lavoro della forza FE ; b) la forza FB esercitata sulla particella dal campo magnetico dellonda e la quantit di moto dp B acquistata dalla particella sotto leffetto di FB nel tempo dt; c) il rapporto dU / dp B . Soluzione a) b)
           

dU = FE v d dt = qE ( qE )dt = (qE ) dt .
2

Il modulo della quantit di moto dp B = q 2 EB ; direzione e verso di dp B sono quelli del vettore E B : quindi dp B parallelo e concorde con il vettore di Poynting.


c) dove v la velocit dellonda.

dU

q2 E 2 E = = = v, 2 dp q EB B

Commenti. 1) La particella acquista anche una quantit di moto dp E nella direzione di E , che per cambia segno ogni mezzo periodo e ha media nulla 2) Nel caso qui considerato, londa completamente assorbita dal mezzo materiale, a cui cede tutta la sua energia U e tutta la sua quantit di moto p. Si noti che si tratta di un caso limite, scelto per ricavare nel modo pi semplice la relazione tra U e p, cio per mostrare che nellonda elettromagnetica p=U/v. Infatti lipotesi che la velocit delle particelle v d sia in ogni istante proporzionale ad E non mai rigorosamente verificata perch implica che la forza dinerzia sia trascurabile (come se la particella avesse massa nulla), e che la forza di attrito sia sempre uguale ed opposta ad FE . Se si tiene conto della massa delle particelle, e di eventuali forze elastiche, si trova per la particella un moto oscillatorio in cui la velocit non in fase con il campo E . Al variare dello sfasamento si pu passare da perfetto assorbimento a perfetta trasparenza, e possono intervenire altri fenomeni (riflessione, diffusione) che rendono pi complessi i bilanci di energia e quantit di moto.
   

15

FB = q v d B = q 2 E B ;
       

dp B = FB dt .

Problema 12 Due antenne a dipolo elettrico, assimilate a due sottili aste conduttrici identiche, di lunghezza L << , sono utilizzate come generatore e ricevitore di onde elettromagnetiche. Si mostri che a parit di condizioni lenergia del segnale in ricezione non cambia se si scambiano i ruoli delle due antenne. Si considerino i casi di: a) antenne complanari (v. figura); b) antenne ortogonali alla loro linea di congiunzione e formanti un angolo fra loro. Suggerimento. Per lantenna trasmittente, si consideri attentamente lEq.(21). Si noter che tutte le grandezze che vi compaiono rimangono invariate quando si scambiano I ruoli delle antenne, ad eccezione di ; per quella ricevente si tenga conto del fatto che efficace la sola componente di E nella direzione dellantenna e che lintensit proporzionale al quadrato dellampiezza di questa componente.

Soluzione a) Se lantenna trasmittente a1, lintensit dellonda in corrispondenza di a2 proporzionale a sin 2 1 , il campo E ortogonale ad r ed oscilla con ampiezza Eo proporzionale a sin 1 . La sua componente efficace ha ampiezza E o sin 2 . Lintensit di ricezione IR quindi I R = a sin 2 1 sin 2 2 , dove a una costante che rimane invariata quando si invertono i ruoli delle antenne. b) Il calcolo del tutto analogo, lenergia assorbita dallantenna ricevente in ogni caso proporzionale a sin 2 .
Commenti. 1) Il risultato qui ottenuto un caso particolare di un teorema molto generale, detto di reciprocit, e pu essere considerato come unestensione al campo di radiazione della relazione gi trovata per circuiti accoppiati induttivamente (cio del fatto che la mutua induttanza M rimane la stessa quando si scambiano i ruoli dei circuiti). 2) Il quesito b) fa capire che due stazioni possono trasmettere sulla stessa banda di frequenze, semplicemente utilizzando antenne rispettivamente verticali ed orizzontali. In ricezione, la commutazione pu essere effettuata ruotando di 90o lantenna ricevente, od utilizzando un dispositivo con due antenne riceventi.

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Problema 13 Un fascio di luce attraversa tre lamine polarizzatrici parallele, con assi paralleli, ed esce con intensit Io. Si calcoli lintensit di uscita I dopo che lasse della lamina intermedia stato ruotato di un angolo nel piano della lamina stessa. Soluzione La rotazione provoca una riduzione di un fattore cos del campo E dopo la seconda lamina, perch attiva la sua sola componente parallela allasse, ed una riduzione dellintensit di un fattore cos2 , in accordo con la legge di Malus. La terza lamina provoca unulteriore riduzione dello stesso fattore cos2 , quindi I = I o cos 4 .
Commento. Il dispositivo agisce come un attenuatore di fascio, che non altera il suo stato di polarizzazione.
!

Problema 14 Un dispositivo costituito da N+1 lamine polarizzatrici identiche e parallele, con assi ruotati di un angolo luno rispetto allaltro, in modo che lultima lamina ha lasse ruotato di un angolo N rispetto alla prima. Di quanto si riduce lintensit di un fascio rispetto alla configurazione con assi paralleli? [Si ponga N = / 2 e si considerino i casi con N =2 e con N =10] Soluzione Il calcolo del tutto analogo a quello del Problema 13: dopo la seconda lamina lintensit ridotta di un fattore cos2 . Dopo lultima lamina il fattore di riduzione

Per N =2, Per N =10,

, 4 , = 20 =

f = (cos2 ) . 1 f = ; 4
N

f = 0.78 .

Commento. Per polarizzatori ideali ed N sufficientemente grande il dispositivo ruota il piano di polarizzazione della luce senza praticamente attenuarlo, cio agisce come un rotatore.

Problema 15

17

Un fascio di luce non polarizzato incide su un atomo, mettendone in oscillazione gli elettroni. La luce diffusa dallatomo in una direzione che forma un angolo con il fascio incidente parzialmente polarizzata. Il piano individuato dai raggi incidente e diffuso detto piano di diffusione, detto angolo di diffusione. Si calcoli il rapporto fra le intensit I / / e I in uscita da una lamina polarizzatrice posta sul cammino del raggio diffuso, con asse rispettivamente parallelo e perpendicolare al piano di diffusione. Suggerimento. Si considerino separatamente le componenti E / / e E del campo E dellonda incidente, che hanno la stessa ampiezza ed inducono oscillazioni con la stessa ampiezza. Si calcolino le intensit delle onde diffuse mediante lEq.(21), pensando che tutte le grandezze che vi compaiono sono le stesse per I / / e I , ad eccezione di . Si pensi infine che la lamina polarizzatrice trasmette la sola componente parallela al suo asse, permettendo di misurare separatamente I / / e I . Soluzione Per polarizzazione parallela langolo coincide con , e I / / = a sin 2 , dove a una costante; per polarizzazione perpendicolare = / 2 , I = a . (Pu essere utile evidenziare gli angoli e con due figure, riportando le direzioni dei raggi diretto e diffuso e della componenti E / / e E del campo E lungo i due raggi: questo facile compito lasciato allo studente). Si ottiene quindi: I / / / I = sin 2 .
Commenti. Per = / 2 la componente I// nulla: la luce diffusa totalmente polarizzata, con piano di polarizzazione ortogonale al piano di diffusione. In fotografia, si pu sfruttare questo fatto per attenuare con un polarizzatore la luminosit dellatmosfera. Si noti per che la luce diffusa dallatmosfera non mai totalmente polarizzata a causa delle diffusioni multiple: in direzione ortogonale ai raggi solari arriva anche la luce che ha subito due o pi diffusioni da molecole diverse con angoli di diffusione diversi da / 2 .
" "

Problema 16 Un fascio di luce naturale di intensit Io incide su una lamina di vetro con indice di rifrazione n. Si calcoli: a) langolo di incidenza B sotto cui il raggio riflesso totalmente polarizzato (angolo di Brewster); b) il rapporto I / / / I per il raggio che attraversa la lamina dopo due rifrazioni, nota la riflettanza R = 015 delle due superfici del vetro (in corrispondenza dellangolo di . Brewster); c) il rapporto I / / / I per un raggio che attraversa 8 lamine identiche. Soluzione

18

a) Langolo di Brewster B soddisfa alla condizione B + t = / 2 , dove t langolo di rifrazione. Dalla legge della rifrazione si ricava sin B sin B n= = = tan B . sin t sin( / 2 B ) b) Detta Io lintensit del raggio incidente, lo si scomponga idealmente in due raggi polarizzati parallelamente e perpendicolarmente al piano di incidenza, ciascuno con intensit Io/2. Componente parallela: sotto langolo di Brewster R/ / = 0 , tutta lenergia del raggio rifratta (o trasmessa), quindi: I // = Io / 2 . Componente perpendicolare: il raggio riflesso dalla prima superficie ha intensit R I o / 2 , quello rifratto ha intensit (1 R )I o / 2 , perch lenergia si conserva. Dopo la seconda superficie della lamina il raggio rifratto ulteriormente ridotto di un fattore 1 R , e la sua intensit I = (1 R ) I o / 2 .
2 2

Si ha quindi:

c) dopo le 8 lamine I / I / / = (1 R ) = 0.074 .


16

I / I / / = (1 R ) = 0.7225 .

Commento. Nel calcolo si sono trascurate le riflessioni multiple allinterno delle singole lamine e fra lamine consecutive; la correzione comunque piccola. Con molte lamine si pu ottenere luce polarizzata anche in trasmissione, con il vantaggio che il raggio trasmesso parallelo a quello incidente.

Problema 17 Un fascio di luce si propaga lungo lasse z di una terna cartesiana, allinterno di un cristallo uniassico con asse ottico parallelo allasse y. Nel punto z =0 le componenti x e y del campo E dellonda variano nel tempo con leggi E x = a sin t , E y = b sin t , dove a e b sono due costanti. a) Si dica quanto valgono i vettori donda ordinario ko e straordinario ke del mezzo, esprimendoli in funzione del vettore donda k del vuoto ed egli indici di rifrazione no e ne. b) Si dica come variano nel tempo le componenti Ex e Ey del campo E nel punto z. c) Si calcoli la differenza di fase fra le onde ordinaria e straordinaria in z = d. Soluzione a) Dalle relazioni v = / k e v = c / n, valide in generale, si deduce:
# #

19

k= b)

; c

ko =

c)

= ( t k o d ) ( t k e d ) = ( k e k o ) d = (ne no ) k d .

E y = b sin( t k e z ) .

E x = a sin( t k o z ) ;

= = no k ; v o c / no

k e = ne k .

Commenti. Il problema fa capire che una lamina di materiale uniassico di spessore d agisce come lamina di ritardo ed introduce uno sfasamento = ( ne n o ) k d = 2 ( ne n o )d / . Il prodotto nd detto cammino ottico, (ne-no)d la differenza dei camiini ottici. La lamina detta quarto donda se = / 2 , e la differenza dei cammini ottici detta mezzonda se = .

Problema 18 a) Si consideri una lamina quarto donda in cui i raggi ordinario e straordinario sono polarizzati nelle direzioni x e y di un sistema cartesiano. Si dica quale lo stato di polarizzazione della luce trasmessa se il raggio incidente polarizzato linearmente lungo la bisettrice degli assi (x,y) che giace nel I e III quadrante. b) Si risolva lanalogo problema per una lamina a mezzonda. (Si supponga che tutta lenergia dellonda sia trasmessa, ignorando cos le riflessioni alle due superfici della lamina). Soluzione Allentrata delle lamine le componenti Ex ed Ey di E hanno la stessa ampiezza Eo e sono in fase, alluscita sono sfasate; con una scelta opportuna dellorigine dei tempi, possiamo porre: E x = E o sin t , E y = E o sin( t + ) , dove lo sfasamento. = / 2 ; a) E y = E o cos t . La polarizzazione circolare ed i due segni corrispondono a rotazioni opposte del vettore E . Per mostrare che la polarizzazione circolare basta quadrare e sommare membro a membro le due equazioni. Si ottiene: 2 E x2 + E y = E o2 Interpretando Ex ed Ey come le coordinate cartesiane del punto che rappresenta il vettore E , la relazione mostra che questo punto sta su una circonferenza di raggio Eo. Per individuare il senso di rotazione, si considerino gli istanti t = 0 e un istante t immediatamente successivo. Per t=0, Ex=0; il vettore E diretto lungo y ed i due segni corrispondono a versi opposti.
$ $ $ $

20

Per t positivo e molto piccolo, Ey rimasto invariato (a meno di infinitesimi del secondo ordine rispetto a t), Ex positivo. Il vettore E ruotato, con rotazione oraria per Ey= +Eo, antioraria per Ey= -Eo. b) E y = E o sin( t + ) = E o sin t = E x . La polarizzazione ancora lineare ed il vettore E diretto lungo la bisettrice degli assi coordinati che giace nel II e IV quadrante, la cui equazione y = -x. Il piano di polarizzazione ruotato di 90o.
Commento. La polarizzazione circolare di grande interesse sia concettuale che applicativo. Qui ci limitiamo ad osservare che un fascio di luce polarizzato circolarmente possiede momento angolare L con modulo L = U / , la stessa direzione del fascio, e versi opposti in corrispondenza di rotazioni opposte. Un fotone ha energia h / 2 ; il suo momento angolare coincide quindi con la costante universale = h / 2 , indipendentemente dalla frequenza dellonda.
& ' % %

21

CAPITOLO VIII INTERFERENZA E DIFFRAZIONE


Premessa.

1)
dove

a1 sin( t + 1 ) + a 2 sin( t + 2 ) = a sin( t + ) ,


2 a 2 = a12 + a 2 + 2a1a 2 cos ,

(1)

= 2 1 . (1) Lequazione pu essere ricavata analiticamente (basta utilizzare lidentit sin( + ) = sin cos + cos sin , uguagliare separatamente i coefficienti di sin t e di cos t , quindi
eliminare sfruttando lidentit sin + cos funzioni sinusoidali mediante vettori piani (fasori).
2 2

= 1 ), oppure geometricamente, rappresentando le

2)
dove

a
n =1 2

N sin( t + n ) = a sin t + , 2
2 1

(2)

sin 2 ( N / 2) a =a . sin 2 ( / 2)

(2)

Interferenza Si osservano fenomeni di interferenza quando due o pi onde arrivano su uno stesso ricevitore con una differenza di fase che rimane costante nel tempo, ma che dipende dalla posizione del ricevitore(1). Il ricevitore deve essere sensibile allintensit dellonda risultante, cio fornire un segnale che dipende solo dal quadrato dellampiezza. Ad es. unonda acustica viene percepita dal nostro orecchio come un segnale continuo se la sua frequenza superiore a 20 s -1, ed inferiore a 20000 s -1. In questo intervallo di frequenze lorecchio sensibile allintensit dellonda. Spostando il ricevitore si percepiscono massimi e minimi di intensit che, nei problemi proposti, possono essere calcolati mediante le Eq.1, 2. In ottica i fenomeni di interferenza possono essere osservati semplicemente raccogliendo la luce su uno schermo. Ogni punto dello schermo dovr essere considerato come un ricevitore: si eviti lerrore di sommare onde in arrivo in punti diversi. Lampiezza a che compare nelle Eq.1, 2 il campo elettrico, che viene trattato come uno scalare: questo
(1)

Il caso in cui la differenza di fase vari nel tempo, con ricevitore fisso, richiede calcoli formalmente identici: anzich di massimi e minimi di interferenza si preferisce per parlare di battimenti.

implica ovviamente che i campi associati alle diverse onde siano (o possano essere considerati in pratica) paralleli fra loro. Calcolo della differenza di fase Una differenza di cammino d comporta una differenza di tempo t ed una differenza di fase , legate dalle relazioni: d t (3) = = 2 T dove T il periodo e la lunghezza donda del mezzo. Per la luce si soliti indicare con la lunghezza donda nel vuoto: in un mezzo con indice di rifrazione n la lunghezza donda /n, e d / va sostituito con n d / ; n d detto differenza di cammino ottico. Per valutare la differenza di fase fra due onde in arrivo sul ricevitore, occorre anche tenere conto delle eventuali differenze di fase tra le sorgenti e, per i raggi riflessi, fra raggio incidente e riflesso: nella riflessione vetrosa si ha effettivamente una differenza di fase (uguale a ) se e solo se i raggi incidente e riflesso stanno nel mezzo con indice di rifrazione minore. Fenomeni di diffrazione di Fraunhofer (raggi, sia incidenti che rifratti, paralleli tra loro) Fenditura rettangolare, con raggi incidenti ortogonali alla fenditura: 2 sin / 2 (4) I = Im /2 2 dove = d sin la differenza di fase fra i raggi provenienti dai bordi della fenditura, d la sua larghezza, langolo fra il fascio di raggi paralleli considerati e la normale alla fenditura. Il primo zero di intensit cade sotto langolo R (angolo di risoluzione) dato dalla relazione (5) d sin R = Fenditura circolare: R e dato dalla relazione: . D sin R = 122 dove D il diametro della fenditura.

(6)

Criterio di Rayleigh, due figure di diffrazione sono separate se le direzioni dei raggi formano un angolo superiore a R .

Problema 1 Sul nostro orecchio arrivano due onde acustiche con ampiezza ao ed a, frequenze fo e f = f o + f 1 , con f 1 << f o . Se f1 < 20 s -1, lorecchio percepisce massimi e minimi di intensit (battimenti). Si calcoli lintervallo di tempo t fra massimi successivi.

[ f o = 680 s 1 ; f 1 = 0.5 s 1 ] Suggerimento. Si utilizzino le Eq. 1 ed 1, ricordando che = 2 f ed interpretando come un differenza di fase variabile nel tempo. Soluzione Con unopportuna scelta dellorigine dei tempi il segnale risultante pu essere cos scritto: a o sin o t + a sin o t + (t ) dove o = 2 f o , (t ) = 2 f 1 t . Lampiezza risultante soddisfa allEq. 1; il suo quadrato quindi: 2 a o + a 2 + 2a o a1 cos(2 f 1 t ) . Lintensit proporzionale al quadrato dellampiezza ed quindi massima negli istanti in cui cos(2 f 1t ) = 1 . Si ha un massimo per t = 0; il massimo successivo cade nellistante t per cui 2 f 1t = 2 . Risulta: t = 1 / f1 = 2 s .

Commenti. 1) Linverso di t la frequenza di battimento, e coincide con f1 (differenza di frequenza delle due onde). Se f1 maggiore di 20 s -1, lorecchio non percepisce massimi e minimi di intensit ma un suono continuo, non puro (che pu risultare sgradevole: si parla di dissonanza). 2) Il fenomeno dei battimenti segnala uneventuale piccola differenza di frequenza fra un segnale campione ed il suono emesso da uno strumento musicale, e pu essere utilizzato per accordare lo strumento. Per gli strumenti a corda si pu utilizzare sia la prima armonica che una delle armoniche successive.

Problema 2 Due sorgenti sonore identiche ed in fase, di frequenza f, sono poste nei punti x = 0 e x = d, il ricevitore posto in x =D, con D>d. Si dica: a) per quali valori di d si hanno masimi di intensit; b) quale lintervallo di tempo fra massimi successivi se la seconda sorgente si muove lungo x con velocit v, sicch risulti d = vt. [f = 680 s -1, velocit del suono vs=340 m/s, v = 1 m/s] Soluzione a) Per lEq.1, si hanno massimi quando la differenza di fase un multiplo intero di 2 , e quindi, per lEq.3, quando (2.1) d = m , m = 0, 1, 2 dove = v s T = v s / f = 0.5 m .

b) Si continuano ad avere massimi quando d soddisfa allEq.(2.1). Si hanno due massimi successivi per d = 0 e d = , corrispondenti agli istanti t = 0 e t = / v = 0.5 m / 1m s 1 = 2 s .
Commenti. 1) Si noti lanalogia con il Problema 1: londa emessa dalla sorgente in moto arriva sul ricevitore con frequenza diversa da f (effetto Doppler-Fizeau); la frequenza aumenta se sorgente e ricevitore si avvicinano, diminuisce nel caso opposto. La luce proveniente da Galassie lontane spostata verso il rosso: f diminuisce, le Galassie si allontanano. 2) Per le onde acustiche la variazione di frequenza non dipende solo dalla velocit relativa della sorgente rispetto al ricevitore, ma dalla velocit di sorgente e ricevitore rispetto al mezzo in cui londa si propaga (cio laria). Per le onde elettromagnetiche nel vuoto interviene invece la sola velocit relativa sorgentericevitore, in accordo con la teoria della relativit.

Problema 3 Si consideri il dispositivo interferenziale rappresentato in figura, supponendo la sorgente S puntiforme e monocromatica, e la distanza D cos grande che i raggi in arrivo nel generico punto P dello schermo possano essere considerati paralleli. a) Si calcolino i valori di y corrispondenti ai massimi di ordine zero ed uno. b) Si consideri una seconda sorgente S identica, posta sullasse y: possibile che questa sorgente, da sola, generi una figura di interferenza i cui massimi coincidano con quelli calcolati in a)? c) Detta I(y) lintensit che si ottiene con la prima sorgente, I(y) quella con la seconda sorgente, quale lintensit quando sono presenti entrambe le sorgenti? [ = 0.5 m ; distanza fra le fenditure d = 20 m ; D = 40 cm]

Soluzione a) Le fenditure si comportano come sorgenti coerenti ed in fase; la differenza di cammino fra i raggi in arrivo in P d sin si ottiene il massimo di ordine zero se d sin o = 0, o = 0; y o = 0 ; il massimo di ordine uno se d sin 1 = ; 1 = sin 1 0.025 rad ; y1 = D tan 1 1 cm . d b) Le fenditure si comportano come sorgenti coerenti ma sfasate, con differenza di fase 2 ' = (d 2 d1' ) , dove d1' e d 2' sono le distanze di S dalle due fenditure. Se = 2 (o un multiplo intero di 2 ), le sorgenti si comportano come se fossero in fase: i massimi di interferenza cadono esattamente nelle stesse posizioni considerati in a. Questo si verifica per y ' = 1 cm (i calcoli sono identici a quelli gi effettuati in a). c) Lintensit risultante la somma delle due intensit.
Commenti. 1) Nel punto di mezzo fra y ' = 0 ed y ' = 1 cm , cio per y ' = 0.5 cm , i massimi di S cadono in corrispondenza dei minimi di S; se sono presenti entrambe le sorgenti, lo schermo appare uniformemente illuminato. 2) Una sorgente luminosa estesa pu sempre essere scomposta idealmente in sorgenti puntiformi: si comprende quindi che con una sorgente estesa lo schermo possa apparire uniformemente illuminato. Nel caso qui considerato, una sorgente reale pu essere supposta praticamente puntiforme se le sue dimensioni sono piccole rispetto al valore y = 0.5 considerato nel commento 1.

Problema 4 Su un ricevitore arrivano tre onde di uguale ampiezza a1 ed intensit I1, e sfasamenti tali che la perturbazione risultante pu essere cos rappresentata: y = a1 [sin t + sin(t + ) + sin(t + 2 )] . Detta I lintensit risultante, ed utilizzando il metodo dei fasori, si calcoli: a) il minimo valore di per cui I = I 1 ; b) il minimo valore di per cui I = 0; c) I per = e = 2 ; d) si rappresenti infine landamento qualitativo di I in funzione di .

Soluzione a) Si ottiene a = a1 ed I = I1 per = / 2 : la poligonale dei fasori infatti un quadrato.

b) La poligonale dei fasori un triangolo equilatero, = 2 / 3 . c) Per = due fasori sono opposti e si elidono a vicenda; a quindi uguale allampiezza a1 del terzo, I = I1. Per = 2 i fasori sono allineati (come per = 0 ): risulta a = 3a1 ed I = 9I1. d) Il diagramma periodico, con periodo = 2 .

CAPITOLO IX TERMODINAMICA Definizioni Capacit termica Calore specifico Calore termico molare Dove m la massa, n il numero di moli. Temperatura Scala delle temperature del gas ideale T = 27316 K lim .
ptr 0

C' = c=

dQ . dT

(1) (2) (3)

1 dQ . m dT 1 dQ C= n dT

p ptr

(4)

(V = cost; ptr la pressione al punto triplo dellacqua); scala Celsius (5) TC = T 27315K . . Primo principio dU = dQ dL (6) dQ il calore fornito al sistema e dL il lavoro fornito dal sistema: la relazione pu essere assunta come definizione della funzione di stato U che rappresenta lenergia interna del sistema. Rendimento di un motore termico lavoro effettuato ; calore assorbito per il ciclo di Carnot reversibile = 1 T1 / T2 , (T2 > T1 ) .

(7)

Coefficiente di prestazione (o di efficienza) della macchina frigorifera: Q K= ; L dove Q il calore estratto alla cella frigorifera. Entropia S S f Si = per trasformazioni reversibili.

(8)

dQ T

(9)

Entropia e secondo principio Lentropia delluniverso (sistema +ambiente) rimane invariata se tutte le trasformazioni sono reversibili, aumenta in caso contrario. Gas ideali (10) Equazione di stato pV = nRT . R la costante universale dei gas. Velocit molecolare quadratica media 3k B T 3RT (11) v qm = = m M dove k B R / N A (costante di Boltzmann), m la massa della molecola, M = N A m la massa molare e NA il numero di Avogadro (numero di molecole in una mole). Energia interna 1 (12) RT 2 (f il numero dei gradi di libert: 3 per i gas monoatomici, 5 o 7 per quelli biatomici). U =nf Capacit termiche molari A volume costante CV = fR / 2 ; a pressione costante C P = CV + R . Equazione delladiabatica reversibile: pV = cos tan te ; (14)

(13)

= C p / CV .

Problema 1 Si determini: a) lenergia interna di n moli di idrogeno a temperatura T e le sue capacit termiche molari CV e CP; b) lenergia media E di una singola molecola e la sua velocit quadratica media (si supponga che la molecola possiede 3 gradi di libert traslazionali e due rotazionali); c) la velocit quadratica media dellelio He (massa molare 4 g mole-1) e dellargon Ar (massa molare 40 g mole -1). [T=300 K, n=1] Soluzione

5 nRT = 6232 J ; 2 1 dU 5 CV = = R = 20.77 J / K ; n dT 2 C P = CV + R = 29.08 J / K . 5 b) E = k B T = U / N A = 1.035 10 20 J ; 2 per il calcolo della velocit media, occorre considerare la sola energia traslazionale, 1 3 ponendo mv 2 = k B T , dove m la massa di una singola molecola. La massa 2 2 molare dellidrogeneo e m=2 g mole-1, si ottiene: 3k B T 3RT v qm = = = m M a) U= 3 8.31 J mole 1 K 1 300 K = = 1934 m / s. 0.002 kg mole 1 c) I calcoli sono del tutto analoghi e si trova v qm = 1367 m / s per He; v qm = 432 m / s per Ar.
Commento. Il calcolo effettuato in b) giustifica il fatto che lidrogeno, che lelemento pi abbondante nelluniverso, sia praticamente assente nellatmosfera terrestre: la sua velocit quadratica media maggiore delle velocit quadratiche medie di tutte le altre molecole, ed quindi quella che pi si avvicina alla velocit di fuga dei corpi dal nostro pianeta (che di 11.2 km/s). Le molecole di idrogeneo presenti negli strati superiori dellatmosfera che raggiungono la velocit di fuga possono sfugire allattrazione terrestre. Le stesse considerazioni valgono per i gas rari: nelluniverso lelio il pi abbondante, nellatmosfera praticamente assente; al contrario, largon relativamente abbondante (~1%).

Problema 2 Si calcoli laumento di temperatura dellacqua di uno stagno di profondit h in una giornata di Sole di durata t, indicando con S il valor medio del vettore di Poynting, con il valore medio efficace dellinclinazione dei raggi solari rispetto alla verticale durante la giornata, e supponendo che solo una frazione dellenergia incidente sulla superficie dello stagno sia assorbita dallacqua. [h =1 m; S = 800 W / m 2 s ; = 60 ; t = 10 ore; = 0.1] Soluzione Detta A larea dello stagno, lenergia incidente W = S cos A t , la capacit termica dellacqua C ' = cm c V = c Ah . Laumento di temperatura

W S cos A t . = . C' c Ah Ricordando che c = 1 cal / g K = 4186 J / kg K , = 10 3 kg / m 3 , si ottiene: 800 J m 2 s 1 0.5 3.6 10 4 s 01 . T = = 0.34 K . 3 1 1 3 4186 J kg K 10 kg m 1m T =

Problema 3 In un recipiente adiabatico con volume V contenuto azoto con densit . Detti M la massa molare ed f il numero di gradi di libert di ogni molecola, si calcoli il t empo t richiesto per aumentare la temperatura di T con una stufa elettrica di potenza P. [V = 60 m 3 ; = 13 kg / m 3 ; M = 28 g / mole; f = 5; T = 15K ; P = 2 kW ] . Soluzione Vale la relazione Pt = C ' T , dove Pt lenergia fornita alla stufa, C= nCV la capacit termica del gas, n = V / M = massa/ massa molare il numero di moli, CV = 5R/2 la capacit termica molare a volume costante. Risulta: nC T V 5 R T t= V = = P M 2 P 1.3 kg m 3 60 m 3 5 8.31 J mole 1 K 1 15 K = = 28 g mole 1 2 2 10 3 W = 434 s = 7.3 min
Commento. Il calcolo fornisce lordine di grandezza del tempo che impiega una stufa elettrica a riscaldare laria di una stanza. Si noti per che si continua ad avere sensazione di freddo fino a che non si riscaldano anche le pareti e gli oggetti contenuti nella stanza, perch alla sensazione di caldo o freddo contribuisce in modo determinante lenergia elettromagnetica emessa dagli oggetti solidi contenuti nellambiente (che aumenta approssimativamente con legge T4, dove T la temperatura assoluta). Questo fatto spiega anche la sensazione di freddo che si prova in prossimit di larghe vetrate.

Problema 4 Una mole di un gas ideale biatominco ( = C P / CV = 14 ) si espande adiabaticamente e . reversibilmente fino a dimezzare la pressione. Si calcoli: a) la temperatura finale Tf, nota quella iniziale Ti; b) le energie interne iniziale e finale, supponendo che le molecole possiedano 5 gradi di libert;

c) il lavoro L effettuato dal gas sullesterno, supponendo nota la sua pressione iniziale pi. [Ti = 280 K; pi = 105 Pa] Soluzione a) Utilizzando lequazione di stato pV = nRT per eliminare V dallequazione pV = cos t delladiabatica reversibile si ottiene T p (1 )/ = cos t ., da cui p T f = Ti i = 280 K 0.82 = 230 K . p f b) Dalla relazione U = 5nRT / 2 si ottiene: . U i = 582 kJ ; U f = 4.78 kJ . c) Il lavoro pu essere calcolato direttamente, utilizzando le equazioni L = pdV ;
Vi Vf

(1 )/

pV = piVi .

Si ottiene
Vf

L = pVi i =

Vi

dV =

1 Vf pVi [V 1 ]V = i i 1

1 1 pVi V f1 Vi 1 = p V pVi . i i 1 1 f f

Lequazione di stato fornisce Vi = RTi / pi = 0.0233 m 3 ; V f = RT f / p f = 0.0382 m 3 ; quindi Eint = 104 kJ . per pi semplice utilizzare il primo principio della . termodinamica E int = Q + L (L compare col segno + perch il lavoro effettuato dal gas sullesterno). La trasformazione adiabatica, quindi: . L = U f U i = 104 kJ .
Commenti. 1) Nelle correnti ascensoniali dellatmosfera la trasformazione di una generica massa daria pu essere considerata in prima approssimazione adiabatica e reversibile: laria si raffredda. Alla quota di 7 km la pressione circa dimezzata e la temperatura media di circa 40 K inferiore alla temperatura media al livello del mare. Nel calcolo qui effettuato la diminuizione di 50 K: si pensi per che in condizioni di equilibrio termico la temperatura sarebbe uniforme, e che sono sempre presenti molti meccanismi che tendono a portare un sistema allequilibrio termico. 2) Le espansioni adiabatiche vengono utilizzate in criogenia per raffreddare i corpi.

Problema 5 Una massa m di acqua a temperatura T1 = To T viene versata in una uguale massa dacqua a temperatura T2 = To + T . Si calcoli la variazione di entropia del sistema supponendo che il calore specifico c dellacqua sia indipendente da T.

Soluzione La temperatura finale To, la variazione di entropia la somma delle variazioni che si ottengono portando reversibilmente una massa m di acqua da T1 a To ed unuguale massa da T2 a To. Ricordando che dQ = mcdT , si ha: T T dQ o dQ S f Si = + = mc ln o + ln o = T T2 T T2 T1 T1
To T

To2 To2 = mc ln = mc ln 2 2 > 0. T1T2 To ( T )


Commenti. 1) La trasformazione adiabatica ed irreversibile, Sf > Si: laumento di entropia che si ottiene rappresenta l entropia di mescolamento. 2) I problemi in cui e richiesto il calcolo della variazione di entropia nel passaggio di calore da un corpo caldo ad uno freddo si risolvono in modo analogo: si calcola prima la temperatura finale, quindi la variazione di etropia di ciascun corpo.

Problema 6 Un recipiente diviso da una parete mobile in due parti uguali, ciascuna con volume V. a) Si calcoli la variazione di entropia di una mole di un gas ideale, inizialmente contenuto in una delle due parti, quando si solleva la parte mobile (si supponga che il processo sia adiabatico); b) si effettui lanalogo calcolo, supponendo che inizialmente ciascuna delle due parti del recipiente contenga una mole di gas, e che i gas siano diversi. Soluzione a) Gli stati iniziale e finale del gas hanno la stessa energia interna, per il primo principio della termodinamica, ed hanno quindi la stessa temperatura. Possiamo quindi calcolare la variazione di entropia considerando la trasformazione isoterma che collega i due stati, ponendo dQ = dL (in quanto dU = 0); e 1 RT dQ dL 1 dV ; dS = dV = R = = pdV = T T T T V V 2V dV . . S f Si = R = R ln 2 = 139 R = 115 J / K V V b) La variazione di entropia del primo gas identica a quella calcolata in a), cio non dipende dalla presenza o meno di un altro gas nel secondo recipiente. La variazione di entropia del secondo gas identica, quindi S = 2 R ln 2 .
Commento. Il calcolo effettuato in b) fornisce il caso tipico di entropia di mescolamento. Si noti che se i due gas fossero identici non si avrebbe nessuna variazione di entropia: infatti lo spostamento delle molecole di uno stesso gas da un recipiente allaltro (con pressioni e temperature identiche) un processo reversibile, mentre la diffusione di un gas in un altro gas un processo irreversibile.

Problema 7 Sottraendo con una pompa a vuoto i gas di vaporizzazione dellelio liquido, se ne abbassa la temperatura. Detta mi la massa iniziale dellelio a temperatura Ti, si calcoli la massa finale mf di liquido quando la sua temperatura ha raggiunto il valore Tf. Si indichi con K il valore di vaporizzazione, con c la capacit termica in fase liquida e si supponga che il processo sia adiabatico. [ K = 23 Jg 1 ; c = 4 Jg 1 K 1 ; mi = 1 kg ; Ti = 4.5 K; Tf = 3.5 K] Soluzione Il calore dQ = K dm ceduto dal liquido durante la vaporizzazione di una massa dm uguale al calore dQ = cm dT necessario per variare di dT la temperatura della massa m di elio ancora presente in fase liquida (si noti che dQ, dm, dT sono tutti negativi). Dalleguaglianza K dm = cm dT si deduce dm c = dT m K che integrata fra gli stati iniziale e finale fornisce m f = mi exp cK 1 T f Ti

[ (

. )] = 1 kg exp(0174) = 0.84 kg .

Commento. Per raggiungere temperature molto basse si utilizzano di solito processi adiabatici che comportano un abbassamento di temperatura: espansione adiabatica di un gas, vaporizzazione adiabatica di un liquido, smagnetizzazione adiabatica di una sostanza paramagnetica, .. Il problema fa riferimento ad una delle trasformazioni pi utilizzate intorno ad una temperatura di 4 K (se si vuole calcolare correttamente T su un intervallo pi ampio di temperature occorre tenere conto del fatto che c e K dipendono dalla temperatura). A temperature inferiori al grado Kelvin molto utilizzata la smagnetizzazione adiabatica.

Problema 8 Si calcoli lentropia Sf di n moli di un solido monoatomico a temperatura Tf supponendo note le corrisponedenti grandezze Si e Ti, e supponendo che la sua capacit termica molare C sia: a) costante ed uguale a 3R; b) uguale ad aT 3, dove a una costante. Soluzione

a) b)

dQ S f Si = = T i
Tf

Tf

Ti

nC dT = n 3R ln T f / Ti . T na 3 T f Ti 3 . 3

S f S i = na T 2 dT =
Ti

Commenti. 1) Il calore molare dei solidi pressoch costante a temperature sufficientemente elevate e tende a zero per T che tende a zero. Si noti che lespressione trovata in b) permette di porre Si = 0 per Ti = 0, e fornisce

S (T ) =

na 3 T , 3

mentre il calcolo a) perde significato quando si pone Ti = 0. 2) Il risultato b) in accordo con il terzo principio della termodinamica, che pu essere cos formulato: la variazione di entropia di un corpo per una trasformazione reversibile tende a zero per T che tende a zero. Una delle conseguenze pi importanti del terzo principio la seguente: nessun sistema pu essere portato allo zero assoluto con un numero finito di operazioni (questa affermazione pu essere assunta come formulazione alternativa del principio stesso). Per comprendere la relazione fra i due enunciati si considerino gli andamenti di S in una sostanza paramagnetica per due diversi valori del campo B, e si pensi che per abbassare la temperatura si operano le trasformazioni rappresentate in figura (si veda il commento al Problema precedente).

Problema 9 In n moli di un gas ideale monoatomico lievemente conduttore si manda corrente per un tempo t mediante due elettrodi collegati ad un generatore di f.e.m. . Detta Ti la temperatura iniziale, si calcolino le variazioni di temperatura, energia interna ed entropia in un processo adiabatico, supponendo costante: a) il volume V del gas; b) la pressione p del gas. Soluzione Il lavoro Le fornito sotto forma di energia elettrica ha in entrambi i casi modulo
8

Le = I t . a) La variazione di energia interna U = It ; la variazione di temperatura U It , T = = nCV n 3R / 2 perch i gas ideali monoatomici hanno un energia interna U = nCV T . Per il calcolo di S occorre considerare una trasformazione reversibile fra gli stessi stati estremi. Si ottiene Tf f Tf nC dT dQ S = = V = nCV ln . T T Ti i Ti b) Il lavoro complessivo fornito al gas nel tempo dt : dL = Idt pdV e coincide con la variazione di energia interna dU = nCV dT . Differenziando lequazione di stato pV=nRT, con p costante, si ottiene pdV = nRdT ; uguagliando dU a dL si ottiene poi: nCV dT = Idt nRdT , n(CV + R)dT = IdT . Ricordando che CV+R = Cp, ed integrando, si ottiene It T = . nC p (Si arriva pi brevemente allo stesso risultato pensando che agli effetti pratici come se si fornisse al gas una quantit di calore Q = It e ricordando la definizione di Cp). C 3 U = nCV T = V It = It , Cp 5 dQ S = = T i
f Tf

Ti

nC p dT T

= nC p ln

Commenti: Lenergia fornita al gas per effetto Joule gioca in questo problema lo stesso ruolo di un calore fornito, ma deve essere considerata come un lavaro : il calore infatti per definizione lo scambio di energia derivante da una differenza di temperature.

Problema 10 Un motore termico lavora in ciclo di Carnot, scambiando calore con lambiente esterno, a tempratura T1, e con un termostato con capacit termica C e temperatura iniziale T2 > T1 . Calcolare il lavoro totale L che si pu ottenere, supponendo che tutte le trasformazioni siano reversibili e che labbassamento di temperatura del termostato durante un singolo ciclo sia trascurabile agli effetti del calcolo del rendimento del ciclo. [ T2 = 2T1 = 600 K , C = 108 J / K ]

Tf Ti

Soluzione Durante il funzionamento del motore la temperatura T del termostato si abbassa: non si ottiene pi lavoro quando T ha raggiunto la temperatura ambiente T1. Le ipotesi del problema consentono di considerare come quantit infinitesime sia la variazione dT di temperatura durante un singolo ciclo che il calore dQ = C dT ceduto dal termostato, e di supporre che il rendimento dL/dQ del ciclo sia uguale a (1 T1 / T ) . Si ha quindi: T1 T1 T1 dL = 1 dQ = 1 C dT = 1 C ( dT ) T T T ( dT = dT perch la temperatura del termostato si sta abbassando). Il lavoro totale si ottiene integrando questespressione fra le temperature iniziale e finale del termostato: T1 T 1 T L = 1 1CdT = C T1 ln 1 (T1 T2 ) = 10 8 (300 ln + 300) J = 92 108 J . T 2 T2 T2

10

ESPERIENZE DI LABORATORIO

1) Confronto di resistenze con il metodo del ponte di Wheatstone. Le resistenze Rx e Ro da confrontare sono inserite nel circuito rappresentato in figura,

dove c un cursore mobile. R1 e R2 sono le resistenze dei tratti bc e cd di un unico conduttore filiforme omogeneo e di sezione costante, sicch il rapporto R1/R2 uguale al rapporto 1 / 2 tra le loro lunghezze. Spostando il cursore si pu fare s che risulti: Rx R = 1 = 1 . (1) Ro R2 2 Condizione necessaria e sufficiente affinch si realizzi questa uguaglianza che i punti b e d siano allo stesso potenziale. La condizione Vb =Vd equivale infatti alle due condizioni Vab =Vad e Vbc =Vdc . Queste equivalgono a loro volta a Rx i ' = Ro i '' , (2) R1i ' = R2 i '' , e quindi alla (1). Per verificare la condizione Va =Vb basta controllare che in un amperometro molto sensibile (ovvero un galvanometro balistico od un milliamperometro) inserito fra a e b non passi corrente. Lamperometro usato come strumento di zero ed ha la stessa funzione di un voltmetro molto sensibile. R(t ) Supposto noto Ro e misurate le lunghezze 1 e 2 , lequazione (1) fornisce per la resistenza incognita Rx:

Calcolo dellerrore. In ogni misura, in particolare nelle misure indirette, la stima dellerrore sempre molto delicata. Ci limitiamo qui a calcolare lerrore R x causato dagli errori di misura di 1 e 2 , trascurando tutte le altre cause di errore (deviazione di Ro dal valore nominale; effetto della possibile differenza di temperaura fra le resistenze R1 e R2, causata dal diverso valore delle correnti i e i; effetto della resistenza dei fili di collegamento, che tanto maggiore quanto minore Rx; .). Gli errori 1 e 2 sono evidentemente uguali perch derivano da ununica misura, che consiste nel valutare la posizione del cursore c che annulla la corrente nellamperometro. Valutato 1 = 2 = , si ha: Rx = + (4) Rx 1 2 evidente che lerrore della misura grande se una delle due lunghezze 1 e 2 molto piccola; poich 1 + 2 fissato, un aumento di una di queste grandezze comporta una diminuzione dellaltra. Per ridurre lerrore conviene far s che 1 sia circa uguale a 2 e, per lequazione (1), che Rx sia circa uguale a Ro . Per poter realizzare questa condizione sono disponibili pi resistenze campione, ed una resistenza variabile. Variazione della resistenza con la temperatura. La variazione di resistenza con la temperatura permette di utilizzare il ponte come termometro. La resistenza incognita quella di un filo di platino che a 0 C ha una resistenza di 100 , disponibile in commercio con la sigla Pt 100. Nellintorno di questa temperatura la sua resistenza R(t ) = Ro + t (5) dove t la sua temperatura in gradi Celsius, Ro = 100 , = 0.39 / C . Misurata R(t) con il metodo del ponte, si ricava t dallequazione (5). Per misurare t con una precisione dellordine del grado centigrado con gli strumenti in dotazione sono richieste particolari cautele, cercando una compensazione fra le diverse cause di errore (ad es. per quanto riguarda le resistenze dei fili di collegamento). Per questo motivo, anche disponibile unapparecchiatura gi compensata, contenente al suo interno tutti gli strumenti necessari alla misura (a cui vanno collegati i tre fili uscenti dal cilindretto contenente la resistenza di platino, rispettando i colori delle boccole), su sui si legge la grandezza t = R(t ) Ro . cos possibile valutare il tempo necessario al raggiungimento dellequilibrio termico fra il cilindretto ed il corpo di cui si vuole misurare la temperatura, e controllare le misure effettuate con il ponte.

Rx = Ro

1 2

(3)

2) Studio della risonanza in un circuito LCR. Nel circuito rappresentato in figura la carica q sulle armature del condensatore soddisfa allequazione

la cui soluzione q(t) pu essere scritta come somma della soluzione generale dellomogenea associata e di una soluzione particolare dellequazione completa. La prima, tendente a zero per t , descrive il regime transitorio, che nellesperimento si estingue in pratica in un tempo brevissimo (inferiore al secondo) e pertanto non viene presa in considerazione. Rimane solo la soluzione particolare, la cui derivata dq/dt la corrente nel circuito, che pu essere cos scritta: i (t ) = i m cos( t ) (2) dove: X ( ) i m = m , tan ( ) = , (3, 3) Z ( ) R con 1 Z ( ) = R 2 + X 2 ( ) , X ( ) = L . (4, 4) C Z() limpedenza del circuito, X() la sua reattanza. Variando con m prefissato, lampiezza im presenta un massimo in corrispondenza di 1 o = , (5) LC Se R sufficiente piccolo il massimo molto accennato, ed una piccola sollecitazione pu eccitare una corrente intensa: si dice che il circuito in risonanza. I fenomeni di

d 2q dq 1 + q= 2 + R dt C dt

cos t ,

(1)

risonanza si verificano in tutti i sistemi fisici capaci di oscillare, quando vengono sottoposti ad una sollecitazione periodica con periodo uguale o circa uguale alla frequenza propria di oscillazione del sistema. Questi fenomeni sono di grande interesse sia concettuale che pratico, ed il loro studio pu essere effettuato simulando il sistema mediante un circuito elettrico equivalente. Ad es., lequazione (1) del tutto equivalente, dal punto di vista analitico, allequazione: d2x dx m 2 + + x = Fm cos t (6) dt dt che descrive le oscillazioni forzate di una particella di massa m soggetta ad una forza elastica x e ad una resistenza viscosa proporzionale alla velocit. Studio della curva di risonanza. Conviene considerare landamento del rapporto i m / m al variare di , cio della funzione: 1 1 1 , X ( ) = L . (7) = C Z ( ) R 2 + X 2 ( ) immediato verificare che questa funzione: si annulla per = 0 e ;

massima, ed uguale a 1/R, per = o ; infatti a questa frequenza la reattanza X() nulla e limpedenza Z() raggiunge il suo minimo valore; ha una larghezza che dipende unicamente dal rapporto R/L. A misura della larghezza possiamo considerare lintervallo 2 1 , dove 1 e 2 sono i valori di per cui il modulo della reattanza diventa uguale alla resistenza: 1 L (8) = R . C

1/Z( ) 1/R

1/R 2

La (8) pu essere scritta nella forma L 2 R 1 / C = 0 ed ammette le soluzioni: R 1 R = + 2 L 2L LC Interessano le due soluzioni positive: R 1 R 1 = + + 2 L 2L LC R 1 R 2 = . + + 2 L 2L LC e la loro differenza
2 2 2

(8)

(8)

2 1 = R / L Il rapporto o / ( 2 1 ) = o L / R detto fattore di merito delloscillatore.

(9)

Commenti. A misura della larghezza della curva di risonanza si pu assumere lintervallo fra i valori 1 ' e 2 ' di che dimezzano la sua altezza massima (larghezza a met altezza), e che soddisfano allequazione

X 2 ( ) = 3R 2 : si trovano ancora le equazioni 8 e 9, con R sostituito da R 3 . immediato verificare che lintervallo 2 1 coincide invece con la larghezza a met altezza della

2 curva che rappresenta i m /

2 m

1 / Z 2 ( ) .

Misure consigliate a) Si verifichi landamento qualitativo della curva i m ( ) a m prefissato, variando ed osservando sul monitor delloscilloscopio lampiezza della funzione sinusoidale i (t ) . Loscilloscopio deve essere collegato ai capi del resistore: si misura cos VR (t ) = Ri (t ) .
2 b) Si riporti in diagramma landamento della curva i m ( ) ad m prefissato, infittendo i punti in corrispondenza del suo massimo; si controlli che in questo punto le funzioni sinudoidali V R (t ) ed (t ) siano in fase, in accordo con la (3). c) Si misuri L supposto noto R, mediante la relazione (9), che fornisce: R (10) L= 2 1 La differenza 2 1 pu essere ricavata come larghezza a met altezza dalla curva 2 i m ( ) . d) Si calcoli lerrore relativo L / L dalla relazione: L R ( 2 1 ) R 2 + 1 = + = + 2 1 2 1 L R R e) Si misuri C e si valuti lerrore C , utilizzando la relazione (5).

(11)

Soluzione dellequazione (1).

La soluzione particolare ha la forma q (t ) = q m sin( t ) . Con un cambiamento di origine sullasse dei tempi si pu scrivere q (t ) = q m sin t , (t ) = m cos( t + ) ; la (1) fornisce poi: 1 L 2 q m sin t + R q m cos t + q m sin t = m cos cos t m sin sin t C Uguagliando separatemente i coefficienti di sin t e di cos t si ottiene: 1 L 2 + q m = m sin C (12) R q m = m cos Si ottiene lincognita qm quadrando e sommando le due equazioni, e lincognita tan uguagliando i rapporti fra i due membri; derivando q(t) si ricava poi i(t). Lequazione omogenea associata si integra con il metodo standard per le equazioni differenziali a coefficienti costanti. La soluzione generale pu essere scritta nella forma: R q (t ) = exp t ( a cos ' t + b sin ' t ) (13) 2L R ' = o2 , (13) 2 L a e b sono le due costanti arbitrarie. Per i(t) valgono relazioni formalmente identiche. Per ' = 0 , la funzione b sin ' t identicamente nulla e va sostituita con bt. Se ' reale la (13) rappresenta unoscillazione smorzata. Si noti la stretta relazione fra la costante di smorzamento R/2L delloscillazione libera e la larghezza della curva di risonanza delloscillazione forzata. dove
2

3) Misure della lunghezza donda con il reticolo di diffrazione Si invia sul reticolo unonda piana in condizioni di Fraunhofer e si analizza la luce diffratta in termini di onde piane (cio raggi paralleli). La luce incidente quella di un laser ed gi approssimativamente piana. Per la luce in uscita, si utilizza una lente convergente ed un vetrino posto nel piano focale posteriore della lente, montati su un goniometro. Lasse ottico della lente deve passare per lasse di rotazione del goniometro. Se il raggio incidente ortogonale al reticolo, la figura di diffrazione presenta dei massimi molto accentuati (massimi principali) in corrispondenza di angoli m che soddisfano alla condizione: a sin m = m ,
m = 0, 1, 2, ... ;

(1)

dove a la costante del reticolo. Se il reticolo costituito da striscie alternativamente trasparenti ed assorbenti, a la distanza fra i centri delle striscie trasparenti, che possono essere assimilate a fenditure. Nota a e misurato m , si ricava . . Lerrore a cosm (2) = m = m . m m Osservazioni. 1) LEq.(1) valida solo per incidenza normale: si osservi leffetto di una rotazione del reticolo intorno ad un asse verticale. Si noter che la direzione del massimo di ordine zero rimane invariata, che gli altri raggi si allontanano (come se diminuisse la costante del reticolo) e che la figura di diffrazione non pi simmetrica. 2) Qualunque struttura periodica pu dar luogo a massimi di diffrazione. Con due reticoli di diffrazione vicini, ruotati di 90o luno rispetto allaltro, si realizza una struttura periodica bidimensionale: si osservino le posizoni dei massimi, proiettandoli su un foglio o sul muro. La figura di diffrazione che si ottiene d unidea della figura di diffrazione, ovviamente pi complessa, fornita da un reticolo tridimensionale (ad es. diffrazione dei raggi X da parte di un cristallo). La condizione di massimo, cio lequivalente dellEq.(1), la legge di Bragg. 4) Polarizzazione della luce Schema dellapparecchiatura Il fascio di luce che esce dal laser (L) attraversa una prima lamina polarizzatrice (polarizzatore P), il portacampioni (Pc), una seconda lamina polarizzatrice (analizzatore A) ed rivelato da un fotodiodo (F). In assenza di fotodiodo il fascio laser pu essere inviato su un campione posto sulla piattaforma girevole.

Esperimenti qualitativi a) Polarizzazione per riflessione. La riflettanza, definita come rapporto fra le intensit delle onde riflessa ed incidente, dipende dallo stato di polarizzazione dellonda incidente, oltre che dallangolo di incidenza. Siano R// e R le riflettanze per onde con piani di polarizzazione rispettivamente paralleli (onda p o TM) ed ortogonali (onda s o TE) al piano di incidenza. Si verifichi che per incidenza obliqua R// < R , e che esiste un particolare angolo, detto di Brewster, per cui R//=0. Le osservazioni possono essere fatte sia utilizzando il polaroid come polarizzatore, ponendolo sul cammino del fascio incidente, che come analizzatore, inserendolo sul cammino del fascio riflesso. In ogni caso conviene raccogliere il fascio riflesso su un foglio bianco. b) Polarizzazione per diffusione. I fenomeni sono del tutto analoghi e possono essere osservati in modo analogo. Conviene guardare direttamente il fascio laser, variando langolo visuale. La luce diffusa pi intensa quando attraversa un liquido: si utilizzi la soluzione di zucchero in acqua. Lanalogia fra riflessione e diffusione non casuale ed particolarmente evidente se i raggi incidente e riflesso sono nel vuoto. In questo caso il raggio riflesso generato unicamente dagli elettroni del vetro, messi in oscillazione dallonda presente nel vetro stesso (cio dal raggio rifratto). Nella diffusione, il raggio diffuso generato dagli elettroni del mezzo, messi in oscillazione dal fascio diretto. I raggi rifratto e riflesso corrispondono quindi ai raggi diretto e diffuso. In entrambi i casi si ottiene luce totalmente polarizzata quando i due raggi sono ortogonali. Si noti che anche nella riflessione sulla superficie di separazione fra due mezzi materiali si ha riflessione totale quando i raggi riflesso e rifratto sono ortogonali, bench vi siano elettroni oscillanti anche lungo il fascio incidente. c) Legge di Malus. Ponendo sul cammino di un fascio di luce due polarizzatori con assi paralleli e ruotando poi lasse dellanalizzatore di un angolo , lintensit trasmessa si riduce. Con polarizzatori ideali il fattore di riduzione cos2 , e per = 90 (polarizzatori incrociati) si ha spegnimento completo del fascio: questo il miglior test per controllare la qualit delle lamine polarizzatrici. Si consiglia di raccogliere il fascio trasmesso su un foglio. d) Propriet ottiche dei mezzi materiali.

Si pu facilmente controllare se una lamina altera lo stato di polarizzazione della luce che la attraversa ponendola tra polarizzatori incrociati. Ecco alcuni esperimenti semplici ed interessanti: 1) una lamina di materiale isotropo non altera lo stato di polarizzazione della luce. Il vetro ed il plexiglas sono di norma isotropi ma diventano anisotropi se soggetti a deformazioni. Si possono cos evidenziare eventuali tensioni interne di una lastra di vetro e le deformazioni di una lastra di plexiglas sottoposte a sforzi. 2) Una lamina di materiale anisotropo trasforma luce polarizzata linearmente in luce polarizzata ellitticamente: comunque si ruoti lanalizzatore non si ha spegnimento. Solo in due particolari direzioni della lamina la luce esce con polarizzazione invariata; per materiali uniassici questo si verifica quando il piano di polarizzazione parallelo oppure ortogonale allasse ottico. 3) Un liquido otticamente attivo ruota il piano di polarizzazione della luce che lo attraversa: ruotando lanalizzatore di un certo angolo , il fascio in uscita si spegne; coincide con langolo di rotazione del piano di polarizzazione, a meno di multipli di . Si osservi che lacqua zuccherata otticamente attiva. Esperimenti quatitativi a) Angolo di Brewster ed indice di rifrazione di una lamina Si misuri langolo di Brewster B , con le seguenti operazioni: 1) Si dispongono laser e piattaforma girevole in modo che il fascio laser e lasse di rotazione della piattaforma si incontrino pressoch ortogonalmente. 2) Si ponga la lamina al centro della piattaforma girevole e si faccia in modo che il raggio riflesso sia pressoch coincidente con quello incidente: la lamina sar pressoch ortogonale al fascio incidente. 3) Si ponga il polarizzatore sul fascio incidente con asse pressoch orizzontale e si ruoti la lamina fino a che il raggio riflesso (raccolto su un foglio bianco) abbia intensit minima. 4) Si ritocchino le direzioni del polarizzatore e della lamina fino ad annullare lintensit del raggio riflesso. Langolo totale di rotazione della lamina sar 2 B . Si ricavi poi lindice di rifrazione n, che uguale a tan B . b) Verifica della legge di Malus Si misuri col fotodiodo lintensit del fascio in uscita dai due polaroid, variando la direzione dellasse dellanalizzatore, e si riportino in diagramma i valori ottenuti. Se la curva ottenuta non proporzionale a cos2 , si cerchino le possibili cause di errore.

APPENDICI
A-SIMMETRIE DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI A1- SIMMETRIE Gli argomenti di simmetria sono di fondamentale importanza per lo studio delle propriet fisiche dei corpi. Si dice che un oggetto (o una distribuzione di cariche, o di correnti, o un campo ..) simmetrico rispetto ad una certa operazione (rotazione intorno ad un asse, traslazione in una direzione prefissata, riflessione rispetto ad un piano, ..) se, effettuata questa operazione, loggetto appare lo stesso di prima. Gli argomenti di simmetria si basano sul seguente postulato, che stato cos formulato da P. Curie: leffetto possiede tutte le simmetrie della causa che lo produce. Il postulato appare evidente di per s ed confermato dallesperienza (assumendo quindi il valore di legge: la legge di Curie), ma la sua applicazione non sempre risulta ovvia. Una prima difficolt, che ci limitiamo a segnalare senza ulteriori approfondimenti, nasce dal fatto che non sempre possibile separare leffetto dalla causa, o meglio che questa separazione pu risultare arbitraria. Ad esempio, quando studiamo le distribuzioni di corrente in unantenna trasmittente ed in una ricevente, naturale considerare la prima come causa, laltra come effetto. In realt, in natura esistono oggetti che interagiscono, non oggetti che agiscono su altri. In questa appendice si considerano le cariche e le correnti come causa, i campi creati E e B come effetto. Una seconda difficolt legata al fatto che per descrivere le propriet dei corpi, o pi in generale i fenomeni fisici, si fa uso di grandezze (scalari, vettori, ..) le cui propriet di simmetria non sono sempre evidenti. Consideriamo ad es. un filo rettilineo indefinito che porta una carica q ed percorso da una corrente i, e valutiamo i campi E e B creati in un generico punto P. Il piano , individuato dal filo e dal punto P, un piano di simmetria per la distribuzione di cariche e correnti (questa distribuzione appare cio identica alla sua immagine speculare, ottenuta con uno specchio coincidente con ). La presenza di questo elemento di simmetria fornisce informazioni ben precise sulle componenti E / / , E , B/ / , B (dove / / e si riferiscono al piano ); per, paradossalmente, questi vettori non hanno la stessa direzione. Questo deriva dal fatto che E un vettore polare (o pi brevemente un vettore), mentre B uno pseudovettore, o vettore assiale (se non strettamente necessario, laggettivo assiale viene omesso in quasi tutti i testi di Fisica ed anche in questi esercizi). Le definizioni di vettori polari ed assiali e le loro propriet di simmetria verrano discusse nel paragrafo A4. Per risolvere i problemi qui proposti sono sufficienti queste semplici regole: su un piano di simmetria a1) il vettore E giace nel piano ; b1) lo pseudovettore B perpendicolare a . Nel dispositivo rappresentato in Figura A1 il vettore E pu avere, oltre alla componente diretta lungo il raggio r, una componente parallela al filo (che nulla se la distribuzione di cariche simmetrica anche rispetto al piano che contiene P ed ortogonale al filo). La direzione di B invece perfettamente definita. Si noti come la figura che si ottiene rappresentando lo pseudovettore B come un vettore non risulti simmetrica (una

riflessione speculare cambia B in - B ), in apparente contraddizione con la legge di Curie. In presenza di piani di simmetria pu essere conveniente, per avere una visione intuitiva delle simmetrie dei campi, rappresentare gli pseudovettori come grandezze dotate di modulo e direzione ma non di verso. Per simmetrie di rotazione e traslazione gli pseudovettori si comportano come i vettori, gli argomenti di simmetria appaiono in entrambi i casi del tutto evidenti.

Figura A1

A2- CARICHE E CORRENTI CON SIMMETRIA Cv . Hanno notevole interesse le distribuzioni di cariche e correnti che possiedono tutte le simmetrie del filo di Figura A1. Si tratta del gruppo di simmetrie che viene indicato con il simbolo Cv e che contiene come elementi tutti i piani passanti per un asse z assegnato e tutte le rotazioni attorno a questo asse. Si soliti scegliere lasse di rotazione in direzione verticale: di qui il pedice v; il simbolo indica che il gruppo contiene infiniti elementi di simmetria. Dalla legge di Curie e dalle regole a1 e b1 si deduce che: a2) Le linee di flusso di E giacciono su piani passanti per lasse e sono invarianti per rotazioni intorno allasse; b2) Le linee di flusso di B sono circonferenze con asse z, ed il modulo di B costante lungo . Campi magnetici stazionari Cominciamo a considerare i campi B creati da correnti stazionarie in un conduttore cilindrico, in un cavo coassiale ed in conduttore a forma di toroide. Vale la propriet b2, e la circuitazione di B lungo una sua linea di flusso, cio lungo una circonferenza di raggio r, :

B ds = Bds = B ds = B 2 r ,

e per la legge di Ampre uguale a o i , dove i la corrente che attraversa una generica superficie avente come contorno . Quindi:

(1)

(2) 2 r Se la linea nel conduttore stesso od in uneventuale materiale isolante posto intorno ai conduttori, la permeabilit o del vuoto va sostituita con la permeabilit = r o del mezzo. Ovviamente il mezzo materiale deve avere forma tale da conservare tutte le simmetrie del gruppo Cv (in pratica, r deve essere costante lungo una generica linea di flusso ). Nelle figure A2, A3 sono riportati gli andamenti delle correnti ed i versi dei campi per un conduttore cilindrico cavo e per un toroide a sezione rettangolare, in un generico piano passante per lasse.

B=

o i

Figura A2

Figura A3

Si noti che B nullo allinterno del cilindro ed allesterno del toroide. Se nel toroide rappresentato in Figura A3 il lato a molto minore di ro , il modulo di B allinterno del toroide praticamente costante, e diventa rigorosamente costante nel limite ro . Le distribuzioni toroidali di corrente qui considerate possono essere bene approssimate con avvolgimenti toroidali: si manda corrente in un conduttore filiforme avvolto intorno ad un supporto toroidale, con spire ravvicinate. Conviene scrivere lequazione (2) nella forma Ni (3) B= o 2 r dove N il numero di spire. Per a << ro , il raggio r allinterno del toroide praticamente costante, 2 r la lunghezza totale del toroide ed N / 2 r il numero di spire nellunit di lunghezza, che viene di solito indicato con la lettera n. Lequazione (3) assume la forma: (4) B = o n i

Per ro si ottiene il solenoide rettilineo indefinito. Il considerare un avvolgimento solenoidale come caso limite di un avvolgimento toroidale giustifica il fatto che B sia nullo allesterno ed uniforme allinterno del solenoide, indipendentemente dalla forma delle sue spire. Campi elettromagnetici non stazionari. Il caso pi semplice ed interessante quello di una particella carica in moto su una retta. Esistono tutti gli elementi di simmetria del gruppo Cv e lasse di simmetria la retta stessa. La particella crea sia un campo elettrico che un campo magnetico e per i vettori E e B valgono le propriet a2 e b2. Le stesse propriet a2, b2 valgono per dipoli elettrici il cui momento di p oscilla mantenendosi parallelo ad un asse z, e per le antenne a dipolo elettrico. A3- ALTRI GRUPPI DI SIMMETRIA. Consideriamo alcuni casi di particolare interesse. Simmetria sferica. Si consideri una distribuzione di cariche con densit che dipende solo dalla distanza r da un punto O, detto polo. In un generico punto P il vettore E sta sulla retta OP, cio diretto radialmente: infatti qualsiasi piano passante per OP un piano di simmetria, e per la propriet a1 il vettore E deve giacere sulla retta OP. Il fatto che ogni retta passante per O sia un asse di simmetria implica poi che il modulo di E sia lo stesso in ogni punto di una superficie sferica con centro O. Applicando la legge di Gauss alla superficie si ottiene: q , E= 4 r o r 2 dove q la carica libera interna a ed r la permeabilit relativa delleventuale dielettrico in cui immersa la superficie . Supponiamo ora che ogni carica si muova con velocit v diretta radialmente, con modulo che dipende solo da r. La densit di carica (r ) ed il vettore densit di corrente j = v hanno simmetria sferica, e qualsiasi piano passante per O ancora un piano di simmetria. Il vettore E continua ad essere diretto radialmente (per la propriet a1), lo pseudovettore B identicamente nullo (per la propriet b1). Il vettore di Poynting o1 E B identicamente nullo: le distribuzioni di cariche e di correnti non irradiano energia. Distribuzioni di correnti con simmetria sferica possono essere presenti allinterno di un atomo, non generano onde elettromagnetiche. Spire circolari. La struttura dei campi creati da una spira circolare e da un solenoide costituito da spire circolari simile a quella descritta nel paragrafo A2, ma con uno scambio di ruoli fra i vettori E e B . Pi precisamente detta z lasse di simmetria delle spire: a3) le linee di flusso di B giacciono su un piano passante per z e sono invarianti per rotazioni intorno allasse z;

b3) se le correnti variano nel tempo, esiste anche un campo E le cui linee di flusso sono circonferenze con asse z, ed il modulo di E costante lungo . Per dedurre queste propriet non sufficiente considerare le simmetrie della distribuzione di correnti che crea il campo: occorre anche tener conto della struttura delle equazioni di Maxwell. Pi precisamente, una riflessione rispetto ad un generico piano passante per z lascia invariata la forma delle spire ma cambia il verso della corrente ed il loro momento di dipolo magnetico (quindi non un piano di simmetria). Ora, un cambiamento di segno di cariche e correnti nelle equazioni di Maxwell implica un cambiamento di segno dei vettori E e B : basta rileggere le propriet a4 e b4 per capire che un cambiamento di segno delle componenti tangenziali di questi due vettori ne scambi i ruoli. Confrontando le propriet a2, b2 con le a3, b3 si comprende perch la struttura delle linee di flusso dellonda elettromagnetica generata a grandi distanze da antenne a dipolo elettrico ed a dipolo magnetico sono molto simili fra loro, ma con uno scambio tra E eB. A4- VETTORI POLARI ED ASSIALI. La tipica grandezza vettoriale il vettore r = OP che individua il punto P in un sistema di coordinate con origine in O. Si definisce vettore polare, o pi semplicemente vettore, una grandezza che , come r , individuata da un modulo, una direzione ed un verso. In una trasformazione di coordinate le componenti di un vettore si trasformano come le componenti x, y, z di r . Esistono grandezze per cui intrinsecamente definito il modulo e la direzione, non il verso. Attribuendo a queste grandezze anche un verso, mediante unopportuna convenzione (di norma si usa la regola della mano destra), si ottiene formalmente un vettore, che viene detto assiale (o pseudovettore). Gli operatori che generano pseudovettori sono tipicamente il prodotto esterno ed il rotore. Si considerino ad es. le seguenti relazioni: = r F (1); F = qv B (2); = B (3), dove F una forza, il momento di una forza, il momento di dipolo magnetico. In queste relazioni esiste sempre uno pseudovettore ( in (1), B in (2)) o tre pseudovettori (in (3)). Loperatore rotore rot v = v formalmente un prodotto esterno e loperatore si comporta come un vettore. facile verificare che le componenti di uno pseudovettore si trasformano come le componenti x, y, z di r nelle rotazioni di coordinate, ma non in quelle trasformazioni di coordinate in cui sono presenti una oppure tre piani di riflessione speculare passanti per uno stesso punto. Si tratta di trasfomazioni che fanno passare da una terna destra ad una sinistra e che cambiano la regola della mano destra in quella della mano sinistra: nelle considerazioni di simmetria occorre tenere conto di questo fatto. In pratica, nella riflessione rispetto ad un piano :

a4) componenti tangenziali di un vettore rimangono invariate, quella normale cambia segno come mostra chiaramente la figura A4 dove v ' limmagine speculare di v ; b4) le componenti tangenziali di uno pseudovettore cambiano segno, quella normale rimane invariata.

Figura A4 molto facile verificare le propriet b4 considerando le equazioni (1), (2), (3). Ad esempio: se nella (1) r ed F sono tangenziali, normale e nessuno dei tre vettori cambia segno; se r normale ed F tangenziale, solo il primo vettore cambia segno, quindi (che tangenziale) cambia segno. Per quanto riguarda il vettore E e lo pseudovettore B , le conseguenze pi importanti delle propriet a4 e b4 sono riassunte nelle regole a1 e b1 citate sopra. Infatti in due punti simmetrici rispetto al piano le componenti normali dei vettori E e E' hanno segni opposti, per la a4; immaginiamo ora di avvicinare i due punti, fino ad ottenere un unico punto sul piano: in questo punto i vettori E e E' coincidono (entrambi rappresentano il campo elettrico nel punto considerato), e questo implica che la loro componente normale sia nulla. Analogamente, la b1 implica lannullarsi delle componenti tangenziali di B in un generico punto del piano di simmetria.

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