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Si tratta di due architetti privilegiati per censo e origini familiari – Daniele Bianco e
Gerolamo Valle – che però hanno anche alcuni difetti: una serie di principi, valori
intolleranze che si possono riassumere in una parola sola:etica.
Sei anni fa acquisiscono un incarico importante dalla Pgm, una delle imprese che fanno
capo a due importanti costruttori: Pietro Pesce e i fratelli Marazzina, Ambrogio e
Giampaolo, lodigiani, da sempre in ottimi rapporti con quel banchiere in ascesa quale era
allora Giampiero Fiorani (che ora riconosce di essere stato un socio occulto della Pgm).
La Pgm alla fine del 2007 è stata sottoposta a sequestro: ovvero le aree di Imperia
Italcementi – l’immensa area nel cuore d’Imperia, per la quale i due architetti erano stati
chiamati ad elaborare i progetti – e quelle di Aurea di Nervi.
Bianco e Valle si sono trovati di fronte alla richiesta dei committenti di aumentare le
volumetrie del progetto iniziale da 90mila a 160mila mq.
L’ex cementificio avrebbe dovuto infatti trasformarsi in una sorta di quartiere con case,
supermercati e uffici pubblici. “Lo stesso Comune, dissero, dichiarò che quella metratura
era fantascienza”.
La Pgm interromper il rapporto con i due architetti, ma questi ultimi, in virtù dei precedenti
accordi e contratti, compiono una serie di passi il cui risultato è quello di congelare i beni in
attesa delle cause civili e penali.
La Pgm non demorde, ma mette in atto tutta la sua potenza in campo legale, Spuntano
anche strani mediatori di varie estrazioni e nazionalità, che vogliono convincere i due
architetti a risolvere al più presto il contenzioso in modo che i beni di Fiorani e soci
possano tornare ad essere gestiti. Contro di loro sono messe in atto anche minacce di
stampo mafioso.
Naturalmente Bianco e Valle non sono visti di buon occhio da nessuno: l’Ordine degli
architetti non li gratifica con un premio, né la Facoltà di Architettura li invita a tenere lezioni
sull’etica professionale. Per loro c’è solo diffidenza. Anche la magistratura genovese non li
tratta molto meglio: di fatto li considera con quel distacco con il quale si guarda ai visionari,
ai mitomani.
Nonostante le varie vicende che vedono in un primo tempo l’archiviazione della pratica e
poi la sua riapertura i due architetti non demordono e tutto sommato sono ancora convinti
che alla fine una qualche forma di giustizia potrà emergere.
S, Margherita e Portofino
Da un po’ di tempo infuria un doppio dibattito riguardante due progetti.
A S. Margherita l’amministrazione vorrebbe realizzare una diga di sottoflutto a protezione
del porto, forse anche per creare qualche nuovo posto barca.: un muro alto due metri che
muterebbe l’armonico equilibrio del golfo naturale.
A Portofino, in piazza della Libertà poco distante dalla celebre piazzetta, il costruttore
piemontese Giuseppe Corti vorrebbe realizzare un albergo con un grande autosilos
interrato. I due progetti sono a metà strada, impantanati nei ricorsi al TAR il primo (ma
sembra che la scorsa estate il TAR abbia deliberato l’ammissibilità del progetto), nel vagli
delle conferenze dei servizi il secondo.
Nel settembre scorso , dopo che Giulia Maria Mazzanti Crespi, presidente del FAI, aveva
già rivolto un pubblico appello a Burlando, i due progetti vennero discussi su “La
Repubblica” dall’architetto Renzo Piano e dal giornalista Piero Ottone.
A proposito del porto di S. Margherita Ottone scrive: “A parere di Piano, sarebbe un
disastro: farebbe del vecchio porto, con tutta la sua bellezza, una qualsiasi ‘marina’ simile
a tante altre che sorgono lungo le coste. Il porto diventerebbe un qualsiasi parcheggio
invernale per barche (…). A chi servirebbe l’opera? Non si aumenterebbe il numero di
posti. Non ci sarebbero vantaggi per nessuno, , se non per i costruttori”.
Quanto all’albergo di Portofino: “Anche qui – scrive Ottone – il parere di Piano è
nettamente negativo, non per il progetto in sé , sul quale non da giudizi, ma per altre
considerazioni. L’argomentazione degli amministratori locali è semplicemente risibile.
Dicono: poiché ai margini della piazza c’è una zona degradata, costruiamoci un albergo.
Per riqualificarla? Anche Piano, quando gliela ripeto, si mette a ridere. Se una zona è
degradata vi si pianta qualche albero, la si recupera”.