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DIALOGO
-Nonno Enzo?!
-Ciao! Noemi , dove sei?
-hm... sto qua.
-Mi vedi?
-Si.
-Chi vedi?
-Tutti: mamma Aniiita, papà Viiito, nonna Etta, Totò...
-Chi?
-Nonno Totò; Ianna, Peppe, Ila pure, Ilo, Enzo, zia Tetta,
tutti tutti.
-Cosa fai?
-Boh! e... e... e... mm, la nonna.
-Nonna Pietra!
-Si.
-Ti vuole bene?
-Si!.
-Lo sapevo: come stai?
-Ehmm; Nene, nonna... amo.
-Dove?
-I bimbi...
-Ci sono i bimbi?
-Assai assai.
-Allora vai a giocare?
-No; i bimbi canta, tutti i bimbi canta; Nene pure canta, nonna pure; tu pure?!
-No: io piango...
Settembre 1988
Vincenzo D'Angelo
Confrontando i due brani sono in grado, adesso, di rintracciare delle affinità che forse
sono la spiegazione di tale corrispondenza analogica.
Quello che provo leggendo questo dialogo è molto simile a ciò che mi succede
durante l'ascolto dell'”Hallelujah” di Buckley. Tuttavia nel brano musicale il processo
affettivo è originato dal suono, dalla magia della musica, e si sviluppa,quindi, come
esperienza esclusivamente musicale; nel Dialogo invece, nell'atto del leggere, vengo
tramato a seguito d'un complicato processo simbolico, intrecciato ad affetti e ricordi,
che attraversa le mie reti fantasmatiche.
Un'affinità tra le due esperienze l'ho rintracciata nella scarica affettiva. In un punto
preciso del testo provo la stessa sensazione di “invasamento” ,”eccitazione” corporea
che ho descritto per quanto riguarda il brano musicale. Anche qui coincide con una
sola parola la porta che m' apre la via verso l'ineffabile:”...io piango.”. Un' esperienza
simbolica (questa volta non musicale) che evoca, suscita in me un surplus di senso
vitale pregno d'emozione. Ancora un nucleo ab-sorber.
Altra corrispondenza la riscontro circa il senso delle due parole chiave: “broken” e
“piango”. Entrambe sanno di dolore, di disperazione; hanno per me uno stesso
profumo. La pronuncia di quel “broken” , dove la voce sembra quasi lacerarsi,
strapparsi, rendendo l'idea d'essere in preda ad una disperzaione ed un'angoscia
represse a fatica, rispecchia in pieno la carica emotiva che il Dialogo, attraverso l'”..io
piango.” ,irresistibilmente mi trasmette.
Stavo pensando anche ad una corrispondenza in chiave religiosa tra i due testi (i
riferimenti biblici dell'”hallelujah” e un richiamo al paradiso nel Dialogo) ma non sò
quanto questa possa aver influenzato il mio collegamento inconscio.
Preferisco invece puntualizzare un'altro aspetto.
Quell'alone(o profumo) di senso che ho percepito nella pronuncia della parola
“broken” è in perfetta sintonia con lo specifico significato del termine(in quanto
significante linguistico): la voce che si strappa, si rompe , liberando il dolore che
pervade la mente del cantante(ma anche del poeta).
Sono molte le sfumature di senso che una parola profumata può evocare. Ad esempio
lo strapparsi, il rompersi e la liberazione di un dolore trattenuto possono far pensare
ad uno sfogo, ed uno sfogo può rimandare ad una sorta di “esplosione silenziosa”(non
è questa ciò che si può definire una forma felice;ciò che intendo dire non ha a che
fare con il termine “esplosione”, lo utilizzo soltanto per rendere l'idea di un
movimento in-out; “silenziosa” sta per “soffocata”, “languida” e si riferisce agli
sviluppi del suonema di “broken” e del senso di ”..io piango.”:la disperazione
espressa da entrambi non sfocia infatti in qualche aggressivo urlo di dolore e
nemmeno in una tragica o cupa descrizione poetica dell'angoscia, ma rimane
“silenziosa” . Quello che intendo è proprio ciò che è felicemente espresso
nell'immagine seguente).
Tutto questo, unito forse al carattere mistico e affascinante che permea questo
protolinguaggio edenico primitivo di cui ho finora parlato, che unisce gli uomini e le
loro opere come una sorta di universale rete telepatica inconscia e che si fa pensiero
autonomo,parallelo a quello razionale, mi ha provocato una riverberazione di
memoria che mi ha riportato tra i miei ricordi di Stoccolma. Ho pensato, infatti, di
includere un quadro (conservato in quella fredda città del nord) che mi ha attratto dal
primo momento in cui l'ho visto . Il pittore è August Malmstrom, l'opera :“Dancing
Fairies”. Siamo in pieno romanticismo.
In questo quadro io vedo una felice rappresentazione visiva di queste mie ultime
riflessioni.
Vi ritrovo sia la fantastica atmosfera di magia e inconscio che è stata un po' il tessuto
connettivo, il leit motiv di questo mio breve percorso mentale, che la
rappresentazione di quella “esplosione silenziosa” (evanescente, languida e leggera
come le fate danzanti)e liberatrice che parte da un punto(parola chiave) del
lago(l'opera) e vola attraverso il bosco (la mia mente) danzando tra gli alberi
(risonanze affettive).
FABRIZIO MALERBA
Hallelujah – J. Buckley (L. Cohen cover)
I heard there was a secret chord
That david played and it pleased the lord
But you don't really care for music, do you
Well it goes like this the fourth, the fifth
The minor fall and the major lift
The baffled king composing hallelujah