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"RELIQUIARIO DELLA GRANDE TRIBOLAZIONE"

Via crucis in tempo di guerra


nei versi di Giuseppe Langella
DI PASQUALE MAFFEO

costruito con tutta la sapienza dell'arte il "Reliquiario della grande tribolazione", sottotitolo "Via crucis in tempo di guerra", di
Giuseppe Langella, ultimamente mandato in vetrina da Interlinea prefato da Franca Grisoni..
Langella, cattedra di Letteratura italiana moderna e contemporanea
alla Cattolica di Milano, titolare di una folta produzione critica e pedagogica del divenire letterario, promuove convegni e dibattiti, rileva con occhio partecipe tendenze umori e novit della stagione in
corso. Da anni ormai onora la secolare tradizione europea che coniuga l'esercizio della poesia in autonomo parallelo con l'esercizio
esegetico. Pienamente meritato il premio Casentino (di poesia) conferitogli a Poppi la primavera scorsa.
Questo suo Reliquiario prende corpo nello spirito d'una liturgia epifanica della parola testimone di freddo e fame, feriti e morti, sepolture e ossame senza nome sotto una Croce portata a spalla in cima al
Calvario delle divise.
una sorta di litania profana, introdotta dal prologo "Reliquie" e
conclusa dall'epilogo "Discesa", aggregata in una sequenza di dieci
stazioni cui forniscono il testo a fronte altrettante riproduzioni di incisioni e dipinti in bianco e nero.
Ma si badi: qui nulla celebrativo, tutto anzi si articola in evocazione di presente non grammaticale, intriso d'una pregnanza di sensi biblici e di piet cristiana che fanno grumo col sangue degli assaltatori balzati dalle trincee a in contrare il dies irae.
Varia il metro, varia la misura del verso sempre omologato secondo
l'osservazione oculare della realt, in compiuta sintassi prosodica.
L'indelebile sigillo della rima richiama e ribatte i chiodi fermi delle
crocifissioni. Ecco un assaggio: Fu l'ultima cena in compagnia./Disse il cappellano la preghiera/rispondemmo in coro Cos sia./Confitto in cuore un presentimento :/che per molti di noi quella sera/fosse giunto il momento.
Risuonano nel fondo le secche scansioni di Ungaretti, le impennate
di Vittorio Locchi nella Sagra di santa Gorizia.il minimo spartito rimane esplosivo per le domande e le riflessioni che porta. La coscienza
esce turbata dalla lettura: i caduti allo scoperto e quelli freddati dentro il filo spinato, tolti pochissimi idealisti, mai avrebbero vestito il
grigioverde, neppure i vivi che tornarono rintronati e stentarono
a dimenticare ci che non si pu dimenticare.
La coscrizione sradicava, apriva vuoti nelle case, rendeva poveri terre e paesi. La guerra registrava spese, imponeva oneri, chiedeva denaro. L'industria bellica prosperava e si moltiplicava. Perch dunque
la barbarie delle carneficine? Chi decide di scatenare i conflitti? Quali forze non dichiarate si contendono il campo? La menzogna contamina, disorienta, persuade che bisogna: snatura e guasta l'uomo. Questa l'implicita risposta che Langella pronuncia in sillabe amare nello scenario delle sconfitte. Tutti perdono in guerra, comunque essa
vada. Noi si nasce ad altro destino.

Cultura&spettacoli
Fine settimana a Castellarle

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