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FRANCA GRISONI1

8. Frammenti di una historia salutis in allestimento.


Giuseppe Langella poeta religioso
Il moto perpetuo che d il titolo alla raccolta di Giuseppe Langella (Aragno
2008) non quello veramente cercato nella scienza, n quello sognato
dallutopia, ma il moto che dalla remota origine della vita continua in
grembo a Dio e conduce fino alla speranza dunalta vita/ [] fuori dal
tempo (Il grembo di Dio). Dante ha chiamato questo moto Amor che move il
sole e laltre stelle (Par. XXXIII, 145) ed lo stesso moto che proietta i
protagonisti di questa raccolta entro un orizzonte trascendente, in una serie di
attimi colti dalla penna di un poeta pieno di meraviglia e gratitudine per
tante cose belle della vita, ma anche di pena per tante cose storte o ancora
incompiute, situazioni di cui soffre perch le scorge alla luce della fede.
In apertura, una carrellata di eroi d corpo a Leggende metropolitane, in cui
viene ritratta una umanit senza ideali. Sono eroi per modo di dire, sedotti dai
miti della bellezza, della giovinezza e del successo, delle diete e dei cellulari,
persone che vivono una condizione senza alcun rapporto con la dimensione
spirituale della vita. Con queste Leggende Langella annuncia una verit
qoeletica: tutto vanit, come affermava il Sapiente biblico. Per la Donna in
carriera Vien notte, vien mattina/si sciupa la divina. Le rime in era:
carriera/cera/sera/si dispera e quelle in ina: mattina/divina/latrina,
sottolineano la fugacit del tempo e il vano tentativo di contrastare la perdita
della bellezza.
Il tempo che passa vanamente per leroe del cellulare espresso con lo
scolo/minuto dei suoi giorni: il tempo scola nel nulla come un liquido
purulento, mentre luomo stesso viene inghiottito nei sotterranei della
metropolitana come in una discesa agli inferi. Anche qui la musicalit modula il
sentire: una banale perdita di campo rende senza scampo la condizione di
chi ha fatto un idolo del suo cellulare. Ad alludere alla condizione infernale
che inghiotte le donne con il mito della dieta c una citazione dantesca: il
pi che il dolor, pot l digiuno (Inf. XXXIII, 75) del Conte Ugolino diventa
assai pi del piacer pot il digiuno.
Con una felice intuizione, Langella intitola Quasi una trenodia la seconda
sezione della raccolta: trenodia significa infatti canto funebre. Lio poetico si
offre nel suo umile cammino nella vita, in lamentazioni che si susseguono in
una sequenza di nove tempi passati sui treni in corsa o nelle stazioni dei suoi
molteplici viaggi.
Molte sono le citazioni, e tutte funzionali al testo. Langella non
semplicemente un uomo di cultura che fa illustri citazioni, ma da persona che si
alimenta di poesia, proprio tramite la poesia, ha acquisito la facolt di vedere
profondamente le cose della vita. Vediamo come. Si arriva in un luogo in cui la
scritta la citt dolente (Inf. III, 1) non introduce nel regno dei morti, ma in una
clinica in cui si incontrano esseri umani che sono come angeli caduti nella noia,
nellindifferenza, nellabitudine. Come lasettica infermiera di caucci, che
non sa elargire un sorriso umano a chi soffre. Con luso di citazioni Langella
1 Poetessa- Milano

radica la sua poesia nella tradizione e dona un significato ulteriore ai suoi versi.
Cos con la citazione montaliana: andando in unaria di vetro, Montale ha
scoperto il vuoto e il nulla; con una cagnetta che va nellaria di vetro ci
viene mostrato il vuoto di senso che impera quando per la sua proprietaria
essa diventa il centro di un mondo che le ruota attorno (Giostre).
Altre citazioni. Nella sua drammatica rinuncia allassoluto, Mallarm ha
affermato che un colpo di dadi non abolir mai il caso. Ma non il caso a
guidare il viaggio di Langella, che riprende il lancio mallarmeano per dire: Ma
non serve gettare alcun dado: / sul biglietto che ho in tasca sta scritto, / dove
vado(Anapesti su un eurostar). Lio ha una meta certa; attraversa Stazioni
ferroviarie che sono anche stazioni in cui meditare sul senso della vita e della
morte. Unoccasione data da un viaggiatore che sta andando a comperare il
proprio loculo; unaltra data dalla piet per il dolore cieco che affiora sul
volto di un altro passeggero. Da questi incontri sorge il noi corale della
preghiera con la quale lautore chiede: donaci e sia per sempre - / un vivace
risveglio. Il che vale sia per il risveglio allarrivo del treno, sia per quello alla
luce della speranza nel risveglio ultimo, nelleterno per sempre chiesto da un
io poetico che non si annovera tra unlite di giusti, perch si viaggia tutti su
un binario, il medesimo per ognuno.
Anche lautore confessa di avere giornate che vanno via convulse, di
perdere occasioni, come quando racconta di un Mancato incontro. In una
epifania, il Risorto appare come stato tramandato dalla fede, dallarte e dalla
contemplazione di chi sa riconoscere la faccia mite del pi mite agnello/ e una
traccia di cicatrici in fronte, segno della passione dolorosa ancora pienamente
visibile nella gloriosa risurrezione. Il poeta ci dice, per, che nella fretta di una
breve sosta in una stazione lincontro mancato; ma la poesia ci avverte:
chi cerca gi stato misteriosamente trovato e trova a sua volta. Colui che
cerca in unarsura del cuore, espressa in poesie del desiderio, dove il termine
brama declinato in molti modi.
Ma cos difficile allessere umano saziare il proprio incontenibile desiderio,
che nella poesia Nemo in patria linterlocutore chiede ad Ulisse: Non ti
colma la vita? La moglie fedele, la cura del regno, la fama imperitura,
non bastano alla brama di esperienze delleterno navigante. Attraverso mille
avventure, leroe che ha solcato molti mari non ha incontrato loccasione
speciale che lo saziasse. Come si legge nei 5 settenari di un duetto, alla
domanda Allora mai vedremo / convertito il tuo remo / in pala per il grano?,
Ulisse risponde: Sarebbe vano, temo. / Inseguo il colpo dala. Ulisse attende
ancora il colpo dala che potrebbe cambiare in modo imprevisto il suo
destino.
Altra la brama di chi guidato non da una sete di esperienze, ma
dallamore. Anche nella poesia che si intitola Rose per un compleanno, vige il
principio qoeletico per cui si afferma che tutto passa, ma proprio per questo
non conviene alimentare una pena infinita ricordando le offese che ci
separano dallaltro, perch lamore che brama ha il potere di sanare le ferite
e perch, come ricorda unaltra poesia, sotto ogni movente troppo umano /
urge una brama pi grande, / un seme arcano di felicit (Il piccolo rifugio). E
questo seme arcano stato posto nel cuore delluomo da Dio stesso
attraverso una mozione dello Spirito Santo.
Quella cantata da Langella , allora, una storia damore umano che si fa
specchio dellamore divino: lessere umano ama il suo Creatore per
corrispondere a quella sovrabbondante arsura che ha indotto Dio ad

infondere unansia di eterno e di letizia, e un desiderio / damore nella


creatura, fatta a sua immagine e somiglianza. E come il Creatore non bastato
a se stesso e ci ha creati per corrispondere al suo amore, tutti gli esseri
umani, da Adamo ed Eva in poi, cercano laltra met della medaglia. Per
questo il protagonista implora dal Signore lamica che combaci e che felice /
mi dica: Adamo, tamo; Ed io tadoro (Solitudine di Adamo).
Le citazioni bibliche, come quelle letterarie, sorgono fresche dal cuore di chi ha
letto nella Bibbia come nella poesia le vicende sempre nuove della nostra vita.
Una citazione dal Libro di Daniele fa lievitare una suora che attraversa la citt
infuocata dallestate per soccorrere chi soffre e la apparire prodigiosamente al
riparo dalla canicola come lo scudo potente / che protesse i tre amici di
Daniele / nella fornace ardente (La tuta damianto), a dire che nel mondo
visibile scesa una realt invisibile, per permettere alla creatura umana mossa
dallamore il superamento della sua condizione, e a dire ancora che questa
realt pu essere testimoniata da chi ha intuito il mistero che ci avvolge e
proprio per questo lo canta.
I riferimenti allAntico e al Nuovo Testamento abbondano in Alta via, la sezione
che celebra le escursioni in montagna e il desiderio di elevazione, fisica e
spirituale che la percorre. Lascesa da una cima paragonata alla salita in
cielo / in cima a qualche scala di Giacobbe; il sole sorprende lo scalatore al
suo arrivo sulla cima diventa sfondo pasquale e annuncio di risurrezione (In
cima al Cevedale). La luce della trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor
inonda gli scalatori arrivati in cima ad una vetta (6 agosto).
I riferimenti al Cantico dei cantici scandiscono i tempi di Giorno e notte, un
piccolo canzoniere sul mistero dellamor coniugale. Come nel salmodiare
liturgico, i versetti fanno da antifona a piccoli nuclei di poesie, cos le parole
dellAutore sacro preparano allascolto del sentimento cantato nei versi che
seguono. Il versetto Mi hai rapito il cuore (Ct 4, 9), annuncia la nascita
dellamore; con il versetto L ti dar le mie carezze (Ct 13, 7), si annuncia la
pienezza erotica in poesie dove la sposa colomba, ha occhi da cerbiatta,
tortora e gazzella, proprio come la sposa del biblico Cantico.
Langella opera un attraversamento della storia sacra, che riconosce attuale
nella realt della nostra storia, vissuta e meditata. Infatti, con alcune variazioni
sui personaggi biblici egli canta le note dolenti o gioiose del procedere
dellumanit nella storia della salvezza. Dallomicidio di Caino, per sempre
senza pace, perch in ogni era sono sempre sue le mani che si armano
contro il fratello (Rimorso), al patto tra il Signore e No, firmato con
larcobaleno (Il patto); fino al patto rinnovato dalla nascita di Ges; cos nella
poesia che si intitola Esultanza dellumile ancella, in cui risuona il Magnificat.
Lumile ancella magnifica il Signore in un canto che rivela una intuizione
profonda: Maria gioisce per lAmore imprevedibilegratuito che le stato
dato da portare, ma Cristo ad esultare per primo in grembo a Maria, tanta
la gioia per la nascita imminente che porter tra le genti il suo immenso
Amore.
Ne Il moto perpetuo si assiste ad un processo di riscrittura e di risignificazione
di alcuni personaggi evangelici. Come nellImplorazione del Cireneo, dove lio si
confessa un buono a nulla, / un uomo senza spalle [] / la croce [] / che un
cristo ha da portare. O come quando si riconosce nelle vesti del giovane ricco,
che non ha saputo rispondere alla chiamata del Signore. Infatti, nella poesia
intitolata Dies irae del giovane ricco lio si annovera tra gli ultimi, salvo che,
memore di ci che Ges ha annunciato ai discepoli nel brano evangelico citato,

nulla impossibile a Dio (Lc 18, 27). Sgorga da qui la fiducia nella
misericordia divina che gli permette di alimentare una speranza /
paradossale: che Dio, nel Giorno del Giudizio, lo richiami indietro / e cancelli
ogni impronta di male in lui.
Il poeta sa che il male impera, negli individui e nei popoli. Sa che nella storia
universale la pace promessa tarda ad arrivare e nella poesia intitolata
Mysterium salutis invoca il Padre eterno (fa che sia presto) affinch mandi
ancora il Figlio a liberare la terra dalliniquit che la fa gemere in questa
nostra storia della salvezza ancora incompiuta, ma concreta e vitale.
Cosciente della rivelazione, Langella testimonia lopera dello Spirito
perennemente in atto nel mondo e nellinteriorit dei singoli; lo ribadisce nella
sezione intitolata Misteri di una historia salutis in allestimento, dove legge
fiduciosamente la nostra storia, perch la vede nel suo compimento futuro, gi
tutta raccolta in grembo a Dio. Ed egli canta, questi Misteri, con la voce
mossa dallo Spirito il dantesco Amore che ditta dentro (Purg. XXIV, 54)
ossia ogni volta che avverte stupefatto un trasalimento del suo spirito e lo
percepisce come un riso / che sale improvviso / da gole lontane / e dilaga e mi
canta / non so che canzone. Questa esperienza ineffabile, tracimata in
unopera poetica, una esperienza del sacro che vuole essere condivisa.

F. Grisoni, in F.D. Tosto (a cura di), La letteratura e il sacro, III, 2011, pp. 301305

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