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Note biografiche
Ren Descartes nacque il 31 marzo del 1596 a La Haye, nella Touraine, da una nobile famiglia
locale. Nel 1604 entra nel collegio dei gesuiti di La Flche, dove studia fino al 1612. I corsi
prevedevano tre anni di studio della grammatica, tre anni di studi umanistici e tre anni di filosofia.
Coloro che avessero voluto intraprendere la carriera ecclesiastica vi avrebbero continuato a studiare
per altri cinque anni la teologia e le Scritture. Scarso era l'insegnamento della matematica, impartito
per meno di un'ora al giorno ai soli studenti del secondo anno di filosofia. Si insegnava
esclusivamente la filosofia aristotelica in un corso triennale ripartito nell'apprendimento della
logica, basato sui manuali di Francisco Toledo e di Pedro da Fonseca, della fisica e della metafisica,
quest'ultima insieme con nozioni di filosofia morale. Importante nello sviluppo del suo pensiero f
anche leducazione alla fede cattolica ricevuta che lo influenzer nel suo percorso filosofico.
Cartesio si mostrer poi deluso dell'insegnamento scolastico ottenuto:
Sono stato allevato nello studio delle lettere fin dalla fanciullezza, e poich mi si faceva credere
che con esse si poteva conseguire una conoscenza chiara e sicura di tutto ci che utile nella vita,
avevo un estremo desiderio di apprendere. Ma non appena ebbi concluso questo intero corso di
studi, al termine del quale si di solito annoverati tra i dotti, cambiai completamente opinione: mi
trovavo infatti in un tale groviglio di dubbi e di errori da avere l'impressione di non aver ricavato
alcun profitto, mentre cercavo di istruirmi, se non scoprire sempre pi la mia ignoranza. Sono le
considerazioni del Cartesio maturo che scrive il suo Metodo e lamenta che nelle scuole non si
promuova lo spirito critico degli allievi; una tale volont di ricerca personale era gi presente nel
giovane Ren: Da giovane, quando mi si presentava qualche scoperta ingegnosa, mi domandavo se
io stesso non fossi in grado di trovarla da solo, anche senza apprenderla dai libri. Una volta
terminati gli studi, girer lEuropa passando per lOlanda, la Danimarca, la Germania e di nuovo la
Francia, per stabilirsi nel 1628 in Olanda. Muore l11 febbraio 1650 in Svezia a causa di una
polmonite, dopo aver trascorso solamente un anno alla corte della regina Cristina di Svezia che lo
aveva fortemente voluto nella sua corte.
ritrovamento. Anche la matematica tradizionale non lo soddisfa e critica il metodo dimostrativo dei
greci, capace di provare i singoli risultati, ma non di rivelarne l'origine n di farci scoprire nuove
verit.
Cartesio svolge quasi un percorso socratico, perch dopo tutti i suoi studi non ha potuto concludere
altro che la sua ignoranza di fronte al sapere (Mi trovai intricato in tanti dubbi ed errori, che mi
sembrava di avere tratto nel tentativo di istruirmi un unico utile: la crescente scoperta della mia
ignoranza dal "Discorso sul metodo"). Egli non soddisfatto della formazione culturale che ha
ricevuto; ha l'impressione di aver ricevuto una cultura prevalentemente astratta che non gli ha dato
delle certezze n il modo di risolvere i problemi della vita. (Mi si era fatto credere che con lo
studio avrei acquistato una conoscenza chiara e sicura di tutto ci che utile alla vita) Prova quindi
a viaggiare nel "gran libro del mondo" per trovare dei principi universali atti a risolvere i problemi
pratici dell'esistenza. E proprio per questo motivo considera fondamentale l'esperienza dei fatti, in
cui possono essere riscontrati gli errori e gli ostacoli, al contrario dello studioso che pu elaborare le
sue speculazioni astratte non rischiando nulla se poi queste si rivelino errate. Vuole trovare non solo
un metodo teoretico che serva a distinguere il vero dal falso, ma anche un metodo pratico che dia
concreti vantaggi.
Il ritorno in se stesso
Volendo seriamente ricercare la verit delle cose, non si deve scegliere una scienza particolare, infatti
esse sono tutte connesse tra loro e dipendenti l'una dall'altra. Si deve piuttosto pensare soltanto ad
aumentare il lume naturale della ragione, non per risolvere questa o quella difficolt di scuola, ma
perch in ogni circostanza della vita l'intelletto indichi alla volont ci che si debba scegliere; e ben
presto ci si meraviglier di aver fatto progressi di gran lunga maggiori di coloro che si interessano
alle cose particolari e di aver ottenuto non soltanto le stesse cose da altri desiderate, ma anche pi
profonde di quanto essi stessi possano attendersi Tutti gli uomini nascono con lo stesso strumento:
la ragione "lume naturale", che per natura uguale per tutti: per se tutti gli uomini dicono di avere
la stessa ragione perch alcuni sbagliano e altri no? La ragione la hanno tutti allo stesso modo
quindi il fatto che alcuni non sbagliano non dipende dal fatto che hanno pi buon senso degli altri
ma solo perch certi non usano il metodo giusto. Cartesio non ha una migliore ragione rispetto agli
altri anzi, dice egli stesso, talvolta peggiore, ma la sua ragione ha trovato un metodo che funziona e
che potrebbe valere per tutti come per lui. Potrebbe valere, ma di questo non c' certezza, perch
pur essendo lo strumento lo stesso (la ragione), pur avendo lo stesso metodo, poi bisogna appurarne
lutilizzo nella praticit.
L'evidenza: Il primo era di non prendere mai niente per vero, se non ci che io
avessi chiaramente riconosciuto come tale; ovvero, evitare accuratamente la fretta e
il pregiudizio, e di non comprendere nel mio giudizio niente di pi di quello che
fosse presentato alla mia mente cos chiaramente e distintamente da escludere ogni
possibilit di dubbio.
Di non prendere mai niente per vero che non conoscessi essere tale, per evidenza: cio basta che ci
sia il minimo dubbio sull'oggetto sensibile che si ha fronte o sull'idea nella mente per considerarli
entrambi falsi; di evitare la precipitazione e la prevenzione, cio evitare di formare idee in modo
prevenuto, vale a dire accettare idee gi formulate. L'idea sar invece senz'altro vera quando
chiara e distinta. Chiara, quando presente e manifesta ad uno spirito attento, distinta, quando
precisa nei suoi contorni, che non siano cio presenti in essa elementi che possano appartenere ad
altre idee.
L'analisi: Il secondo, di dividere ognuna delle difficolt sotto esame nel maggior
numero di parti possibile, e per quanto fosse necessario per un'adeguata soluzione .
Dividere il problema in parti semplici; ci che si sta esaminando non deve essere studiato nella sua
totalit perch altrimenti ci si perde nella sua complessit, ma va analizzato nelle sue singole parti:
dividendolo per quanto necessario senza per frantumarlo in troppe parti.
Diviso per quanto necessario il problema con l'analisi, bisogner fare poi il percorso inverso,
rimettere assieme le parti del problema da quelle pi semplici a quelle pi complicate.
Non basta con la sintesi aver ricomposto il problema iniziale ora risolto, ma bisogna controllare che
durante l'analisi non si sia trascurato alcun elemento e infine la revisione, il controllo della sintesi:
solo questa assicura che il risultato ottenuto sia valido.
La morale provvisoria
Da questo punto Cartesio introdurr il dubbio assoluto che mina alle fondamenta tutto il sapere; ma
poich sulla teoria si fonda la pratica se non c' pi un sapere sicuro non ci sar neppure una morale
sicura: quindi il filosofo avverte la necessit, sino a quando non sar ricostruito l'edificio del sapere
e non saranno confermate le sue fondamenta, di costruirsi un riparo, un alloggio provvisorio e
questo sar appunto la morale provvisoria. La ragione cio lo obbliga, introducendo il dubbio
assoluto, a sospendere tutti i suoi giudizi. Ma questo significherebbe rinunciare anche alla morale,
perci deve costruire una morale provvisoria le cui regole deduce dall'istruzione gesuitica ricevuta:
obbedire alle leggi e ai costumi del proprio paese ispirando il proprio comportamento al
modo di agire delle persone di pi buon senso, pi assennate. Poich, sostiene Cartesio,
quello che pi conta sono le azioni e non le parole;
sui problemi pratici pi immediati, evitare gli eccessi e seguire la strada di mezzo, anche se
non si molto convinti.
Essere risoluti nelle azioni; una volta decisa una strada percorrerla sino in fondo, altrimenti
si rischia di fare come chi si perso e, indeciso, gira su se stesso.
quando infine si vede che le cose non vanno secondo la propria volont, allora, piuttosto che
tentare di cambiare lavvenire delle cose, conviene cambiare la propria volont.
Il dubbio assoluto
sospendere il giudizio su ogni cosa, in modo che seppure non si pu pervenire alla verit, si potr
almeno evitare lerrore. La necessit rimane quindi quella di trovare una verit necessaria una cosa
che sia certa e indubitabile. E Cartesio soddisfa questa necessit trovando la risposta proprio
nellesercitare il suo dubbio: se egli pensa, se dubita allora egli esiste. Il genio maligno pu quindi
ingannare su tutto, meno sul fatto che:
Penso dunque sono. E questa la risposta con la quale Cartesio fonda tutto il suo ragionamento. La
verit del cogito ergo sum evidente: e l'evidenza era la prima regola del metodo da cui derivavano
le altre regole: quindi tutte le regole del metodo sono valide di una validit assoluta perch sono
uscite indenni dal dubbio assoluto. Quindi il metodo e le regole sono valide non solo per la
matematica, ma appartengono a quella scienza assoluta di cui Cartesio aveva ipotizzato l'esistenza
all'inizio della sua dimostrazione.
Bisognava necessariamente che io, che lo pensavo, fossi qualcosa. E osservando che questa verit,
penso dunque sono, era cos salda e certa da non poter vacillare sotto lurto di tutte le pi
stravaganti supposizioni degli scettici, giudicai di poterla accettare senza scrupolo come il primo
principio della filosofia.
Svegli o addormentati, non dobbiamo mai lasciarci persuadere se non dallevidenza della nostra
ragione
il criterio dell'evidenza;
la sconfitta del dubbio scettico:
la nascita del pensiero moderno: il pensiero valido, vero, quando, essendo evidente, trova
corrispondenza con la realt.
Ma se il genio maligno non pu pi ingannare nellatto del pensare, potrebbe continuare a farlo sul
contenuto del pensiero. Difatti il cogito afferma lesistenza delle idee del pensiero ma non ci d la
certezza che queste idee, create dal nostro intelletto, dentro di noi, corrispondano poi realt effettive
fuori dalla nostra mente, nella realt oggettiva. Qui Cartesio commette un errore linguistico. Egli
crede che il pensare possa essere distinto dalle idee che il pensiero pensa. Ma questa distinzione
puramente nominale, verbale, perch in effetti non esiste pensare senza idee n idee senza pensare.
Pensare il complesso delle idee: ci che esiste sono sempre e soltanto le idee.
le idee "innate" che sono quelle sempre presenti dov' presente il pensiero. Questo tipo di
innatismo virtuale, cio le idee innate ci sono veramente quando c' la possibilit del
pensiero di pensarle (il feto non ha idee innate);
le idee "avventizie" sono quelle delle cose esterne, che vengono dal di fuori;
le idee "fittizie" quelle delle cose inventate, che ci formuliamo da soli.
Su tutte queste idee il genio maligno potrebbe perci continuare ad ingannare; lunica soluzione e
quindi rappresentata dalla negazione dellesistenza del genio maligno e al contrario, dalla
affermazione di un Dio perfetto, quindi infinitamente buono per definizione, e quindi veridico, che
dice la verit; solo in quel caso sarebbe possibile avere la certezza che non solo il pensare ma anche
il contenuto del pensare, le idee, siano vere. Qui Cartesio ripropone argomentazioni gi fatte in
passato sulla dimostrazione dell'esistenza di Dio ma con una nuova validit: baser la dimostrazione
sulle regole del metodo.
Prima prova: luomo concepito come essere imperfetto; pertanto, anche le idee degli
uomini non hanno niente di perfetto, ma tra queste idee imperfette, l'uomo ne scopre una
perfetta che l'idea di Dio; non possibile perci che lio stesso sia la causa di questa idea,
perch io sono causa di imperfezioni, allora questa idea perfetta esterna allintelletto.
Subentra qui un principio fondamentale della visione filosofica cartesiana; ad ogni idea
pensata deve corrispondere tanta realt quanta ne possieda lidea stessa e perci, quante ne
possiede lidea che esso rappresenta. Ma essendo la mente umana finita e imperfetta, non
pu percepire n creare da se una realt infinita e perfetta; questa realt e la sua
corrispondente idea devono perci provenirci da qualche ente perfetto e infinito realmente
esistente che, per Cartesio, non pu essere che Dio.
La presenza di un Dio infinitamente buono, che non ci inganna pu perci portare luomo a
fidarsi per certo della corrispondenza tra le idee pensate e la realt esterna.
alternarsi di soluzioni metafisiche del problema della sostanza che durer per tutto il XVII secolo
passando attraverso Thomas Hobbes, Baruch Spinoza, Leibnitz sino a John Locke.
Bibliografia
Testi tratti da:
- Meditazioni metafisiche, 1841, Ren Descarts
- Discorso sul metodo, 1837, Ren Descarts
Altre fonti:
- La filosofia volume 2A: DallUmanesimo allempirismo, Abbagnano Fornero
- Lirrequieta certezza. Saggio su Cartesio, Rodano Paola, 1995
- Cartesio: un filosofo da rileggere, in Nuova secondaria, (1996), Belgioioso Giulia