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Politecnico di Bari
CAPITOLO 1 - GEODESIA
Il secondo si realizza in un anno siderale pari a circa 365 giorni solari, descrivendo una orbita ellittica
denominata eclittica. Il moto di rivoluzione si completa in un anno siderale pari a 365,256360 giorni solari
medi.
Tra gli altri movimenti sono da ricordare:
precessione degli equinozi;
mutazione, per cui lasse polare risulta attualmente inclinato rispetto alleclittica di circa 23,5 valore variabile
con il tempo;
migrazioni del polo terrestre;
traslazione del sistema solare;
spostamento del sistema siderale;
moto mensile della terra attorno al centro di gravit del sistema Terra-Luna.
..
Val bene ricordare che le pi evidenti asperit della superficie fisica terrestre non superano la decina di km
(Monte Everest +8,846 km, Fossa delle Marianne circa -11 km), entit del tutto trascurabili rispetto alla
dimensione del raggio medio terrestre 6400 km. Si pu pensare, quindi, di sostituire alla reale superficie
terrestre una ipotetica superficie di riferimento, strettamente collegata con la direzione della gravit.
Scopo della geodesia la ricerca di tale superficie di riferimento. Lo studio verr effettuato analizzando le forze
che agiscono sul generico punto della superficie terrestre.
Osserviamo che il vettore gravit
F = G
m m
l2
(2.1)
dF = G
dM 1
l2
(2.2 )
La somma geometrica, ossia la risultante F di tali forze elementari, rappresenta lattrazione newtoniana
esercitata dallintera massa della Terra sulla massa unitaria concentrata nel punto P.
Le masse legate alla Terra sono sottoposte, inoltre, allazione della forza centrifuga. Il moto rotatorio causa una
accelerazione centripeta, variabile da punto a punto, espressa dalla formula
a = 2 r
(2.3)
dove r indica la distanza del punto generico dallasse di rotazione. Ogni elemento di massa m viene, quindi,
sottoposto ad una forza centrifuga data da
f = m a
(2.4 )
La risultante delle forze analizzate rappresenta la forza di gravit o semplicemente gravit visto che si riferisce
ad una massa unitaria (fig. 2.2)
g =F + f
Poich per ogni punto della Terra esiste un ben determinato valore di g si pu dedurre che la gravit costituisce
un campo di forze che ha la caratteristica di essere conservativo (di ammettere quindi un potenziale), le cui linee
di forza sono tangenti in ogni loro punto alla direzione del campo.
Consideriamo il sistema di coordinate cartesiane QXYZ avente origine in un ipotetico baricentro terrestre, lasse
Z coincidente con lasse di rotazione e gli assi X ed Y coincidenti con quelli principali dinerzia:
dette (x,y,z) le coordinate di P e (a,b,c) quelle dellelemento Q di massa dM, si ha (fig. 2.3)
dF = G
dM
( x a ) + ( y b) 2 + ( z c ) 2
2
(2.5 )
essendo:
l = (xa)2 +(yb)2 +(zc)2 ;
il segno negativo dovuto al fatto che dF diretta verso linterno;
mentre per la forza centrifuga si ottiene:
f = 2 x2 + y2
essendo
r=
(2.6 )
dM = 1 da db dc
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CAP. 1 GEODESIA
(2.7 )
con
dF = G
da db dc
( x a) + ( y b ) 2 + ( z c ) 2
(2.8 )
Essendo ben noto che le forze indicate sono conservative, si pu ricavare lespressione dei loro due potenziali,
rispettivamente V e v. Ricordando che una funzione generica in g = g(x,y,z) ammette potenziale quando esiste
una funzione scalare W x , y, z tale che
W
= gy
y
W
= gx
x
W
= gz
z
(2.9 )
(2.10 )
dW = g dP
I potenziali di dF ed f sono facilmente ricavabili:
(2.11)
dM
dV = G
( x a ) + ( y b) + ( z c )
2
v=
(2.12 )
1 2
(x 2 + y 2 )
2
Il potenziale della forza di attrazione newtoniana estesa allintero corpo terrestre dato dallintegrale di volume
( ).
V = G
da db dc
( x a ) + ( y b) + ( z c)
2
(2.13)
2
(2.14 )
W = G
da db dc
( x a ) + ( y b) + ( z c)
2
1 2
( x2 + y 2 )
2
(2.15 )
Ponendo W = cost, si ottiene lequazione cartesiana di una superficie equipotenziale della gravit. Per diversi
valori della costante si ricava una famiglia di superfici equipotenziali. Per convenzione si considera come
superficie di riferimento quella coincidente con il livello medio del mare.
Tale superficie denominata geoide.
Il geoide la superficie equipotenziale della gravit passante per il livello medio del mare.
Il geoide meno irregolare della superficie terrestre, ed esprimibile in forma matematica mediante
lespressione W = cost; la sua posizione in corrispondenza dei continenti non direttamente misurabile; ci
costituisce, pertanto, uno dei compiti fondamentali della geodesia. Le generiche superfici equipotenziali godono
delle seguenti propriet:
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CAP. 1 GEODESIA
Le linee di forza della gravit (verticali) risultano normali alle superfici equipotenziali;
Se si indica con dP uno spostamento infinitesimo si ottiene
dW = g dP
(2.16 )
ossia la derivata del potenziale secondo una direzione dP fornisce la componente del vettore gravit in quella
direzione. Se la direzione individuata da dP tangente alla superficie equipotenziale per P, si ha dW = 0 cio
g dP = 0
da cui si deduce lortogonalit di
A questo punto viene ribadita la definizione di verticale come la direzione della forza di gravit, che in ogni
punto normale alle superfici equipotenziali della gravit.
dW = g1 dh1 = g 2 dh2
poich
g1 g 2 per definizione stessa della gravit, necessariamente dh1 risulter diverso da dh2 .
Tale constatazione fa si che la normale alle diverse superfici (cio la verticale) non una linea retta ma una
curva, che rappresenta la gi menzionata linea di forza della gravit.
La tangente in un punto alla generica superficie equipotenziale definisce la direzione dellorizzontale (che
risulta normale alla verticale).
Una piccola porzione di superficie equipotenziale viene denominata superficie di livello e pu essere
rappresentata facilmente da un liquido in quiete, contenuto in un recipiente.
Si pu introdurre la definizione di quota di un punto, intesa come la distanza, misurata lungo la verticale, dal
generico punto P sulla superficie fisica al geoide.
La determinazione di tali quote (che definiremo ortometriche) viene sempre riferita al geoide.
Tuttavia, essendo limitata la lunghezza del tratto compreso tra il punto sulla superficie terrestre e il geoide
possibile considerare, in prima approssimazione, tale distanza come un segmento rettilineo anzich curvo.
3 - Sferoide ed ellissoide
W = G
da db dc
1
+ 2 ( x 2 + y 2 ) = W0 = cos tan te
2
( x a ) + ( y b) + ( z c )
2
(3.1)
La determinazione analitica di tale equazione e delle superfici di livello in genere, presuppone la risoluzione
dellintegrale triplo che non solo presenta ovvie difficolt di calcolo, ma richiede anche la conoscenza della
densit per ogni elemento di volume.
La densit della terra, inoltre, non costante ma aumenta con la profondit con una legge di distribuzione non
ancora ben nota ( = 2.7 gr cm-3 per la crosta terrestre, mentre ha valore medio m = 5.52 gr cm-3 ).
Queste difficolt comportano limpossibilit di scrivere in maniera rigorosa lequazione del geoide.
Tuttavia possibile, dopo aver eseguito una serie di passaggi1 , scrivere lespressione del potenziale
gravitazionale come di seguito riportata:
1
Consideriamo il generico punto P sulla superficie terrestre e il punto Q in cui si suppone concentrata la massa dM
Fig. n 3.1 - Triangolo OPQ del Teorema di Carnot Fi g. n. 3.2 - Coordinate cartesiane e polari
La distanza l tra P e Q pu essere espressa per mezzo di due raggi vettori s e s e dellangolo ? da esso
compresi. Applicando il teorema di Carnot al triangolo OPQ (fig .3.1) si ottiene
'
'
(3.2 )
esprimendo ancora la distanza l in funzione delle coordinate polari (fig. 3.2) ossia
x = cos cos
z = sen
y = cos sen
(3.3)
si ottiene:
l 2 = 2 + '2 2 ' sen sen ' + cos cos ' cos '
)]
(3.4 )
da cui per confronto della l determinata con il teorema di Carnot e quella in coordinate polari si determina il valore di cos?in funzione delle
coordinate polari di P e Q:
)]
(3.5 )
V=
G
'2 cos ' d ' d ' d '
' '
1 + cos
8
(3.6 )
U=
GM
1 C A
1 2 2
2
2
1 + 2 2 M (1 3sen ) + 2 cos
(3.7 )
Ponendo U=Uo = costante si ottiene lequazione di una superficie di rotazione chiamata sferoide.
Una analisi della sua espressione pone in evidenza come il primo termine esprima il potenziale di una massa M
concentrata in un punto ed uniformemente distribuita su una superficie di raggio ; il secondo termine
contiene la differenza tra i momenti dinerzia equatoriale e polare ed quindi legato allo schiacciamento
terrestre. Tali termini non richiedono la conoscenza della distribuzione interna delle masse. I termini trascurati,
inoltre, sono dellordine di qualche unit di 10-3 , per cui lo sferoide rappresenta una buona approssimazione del
geoide. Eseguendo un certo numero di derivazioni e di sviluppi in serie si giunge allespressione finale dello
sferoide in coordinate geocentriche polari (fig. 3.2), passante per un punto prefissato del livello medio del mare
che risulta essere data da:
= a 1 sen 2
(3.8 )
dove:
a = semiasse equatoriale
c = semiasse polare
= schiacciamento = (a c ) a = 1 c a
= latitudine geocentrica
Lo sferoide una superficie di rotazione molto simile ad un ellissoide purch presenti gli stessi valori di a e di c.
Infatti partendo dalla generica equazione dell ellissoide
x2 + y 2 z 2
+ 2 =1
a2
c
(3.9 )
V rappresenta una funzione armonica nello spazio esterno alla terra ed quindi sviluppabile in una serie convergente. Con facili passaggi si
giunge allespressione (3.7).
2
c = a(1 ) c 2 = a 2 (1 ) a 2 (1 2 )
2
x 2 + y 2 + z 2 (1 2 ) = a 2
1
Sviluppando
(1 2 ) 1 in serie binomiale
(1 x )n
2 = x2 + y 2 + z 2
z2
= a 1 2 2
a
si ha
(3.10)
= 1 sen 2
che coincide con lequazione dello sferoide avente gli stessi semiassi,a meno delle
approssimazioni eseguite.
Poich
2 differisce da a 2
vale luguaglianza
(z
a 2 = sen 2
= a 1 sen 2
e quindi, con il consueto sviluppo binomiale, si ottiene la formula (3.8)
10
(3.11)
= a l
= a l
11
m a l
(4.1)
p (a l ) cos a
(4.2 )
Gli scostamenti tra geoide ed ellissoide possono essere determinati sia con misure gravimetriche, ossia del
valore locale dellaccelerazione di gravit, sia con lo studio delle orbite dei satelliti artificiali. La conoscenza del
suddetto scostamento importante non solo per la determinazione dellandamento del geoide ma anche per la
denuncia, per ogni variazione anomala della verticale e quindi del geoide della presenza di masse perturbanti
allinterno della superficie terrestre, per esempio la presenza di liquidi (acqua, petrolio, ecc.) o di gas.
x2 + y 2 z 2
+ 2 =1
a2
c
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12
(5.1)
Luso delle coordinate cartesiane tuttavia non conveniente per risolvere figure tracciate su di una superficie; si
ricorre, quindi, a rappresentazioni di tipo parametrico introducendo un sistema di coordinate curvilinee.
Si definisce:
latitudine
langolo che la normale alla superficie dellellissoide passante per P forma con il piano equatoriale
x,y. La latitudine misurata positivamente verso il polo nord e negativamente verso il polo sud, varia
quindi da +9O a -9O;
longitudin e
langolo che il piano contente lasse polare di rotazione e la normale in P alla superficie (definito
piano meridiano), forma con il piano meridiano assunto come rifrimento (quello passante per
GREENWICH).
Consideriamo lellisse meridiana contenuta in un generico piano, la cui intersezione con il piano equatoriale
fornisce lasse delle ascisse, che indichiamo con r (fig. 5.2)
r 2 z2
+
=1
a2 c2
I coseni direttori della normale n sono espressi dalle derivate parziali
della funzione rispetto ad r ed a z
cos =
f
r
= K 2 2
r
a
f
z
cos = sen =
= K 2 2
z
c
2
13
(5.2 )
sen
z a2
= tg =
cos
r c2
(5.3)
si ha quindi
z = r tg
Il termine
c 2 a2
c2
a2
a2 c2
c2
c2
e =
= 1 2 2 = 1 e2
2
a
a
a
(5.5 )
z
1
z = r tg 1 e 2
2
r 1e
tg =
sostituendo lespressione di z cos determinato nella (5.2) si ottiene una equazione nellunica incognita r
r 2 r 2tg 2 1 e 2
+
a2
c2
(5.6 )
=1
r 2tg 2 1 e 2
r +
c2 / a2
2
c 2 a2
= a2
si ha
r 2tg 2 1 e 2
r +
1 e2
2
cos 2
= a 2 r 2tg 2 1 e2 = a 2
si ha
(cos
+ sen 2 = 1 si pu scrivere
r 2 r 2e 2sen = a 2 cos 2
r 2 (1 e 2 sen 2 ) = a 2 cos 2
r2 =
a 2 cos 2
r =
(1 e 2 sen2 )
14
a cos
(1 e 2 sen2 )
(5.7 )
r=
Indicando
a cos
(5.8 )
1 e sen
2
r=
a cos
W
(5.9 )
z=
a cos sen
a sen (1 e 2 )
(1 e 2 ) =
W cos
W
(5.10)
La (5.8) e la (5.10) sono le equazioni parametriche dellellisse meridiana dellellissoide di rotazione; per avere
le equazioni parametriche dellellissoide basta osservare che con riferimento al sistema di coordinate cartesiane
(OXYZ) una qualsiasi ellisse meridiana pu essere individuata dallangolo , che rappresenta la longitudine;
possibile allora scrivere
y = rsen
x = r cos
(5.11)
a cos cos
x =
W
a cos sen
y =
W
a(1 e 2 ) sen
z
=
(5.12)
Le (5.12) e le loro inverse sono le formule che vengono utilizzate dal sistema GPS per determinare le coordinate
di un generico punto (x,y,z) sullellissoide WGS-84 e ricavare, quindi, le coordinate e .
Per tale determinazione occorre conoscere i valori di
a = semiasse equatoriale
e = eccentricit dellellissoide.
Si impone, quindi, la scelta di un ellissoide.
Sin dallantichit lipotesi della Terra sferica ha provocato diverse e contrastanti interpretazioni, che si basavano
su considerazioni di carattere filosofico.
Gli Egizi, convinti della sfericit della Terra, furono i primi a trattare questi problemi; nella Piramide di Cheope,
infatti, il perimetro della base pari a 1:120 del grado di meridiano egizio, cio a 931.22 m; laltezza
corrisponde a 148.21 m, con un rapporto fra base e altezza pari a 2 .
Lo studio della determinazione del raggio terrestre (ovvero del semiasse equatoriale) venne affrontato fin dal
200 a.C. da Eratostene, matematico e geografo alessandrino, che effettu la prima misura del raggio ottenendo
un valore molto vicino a quello oggi noto.
Circa un millennio dopo gli arabi per ordine del Califfo Almanun giunsero ad una misura approssimata della
circonferenza (ovvero dell ellisse meridiana) di circa quarantamila km.
15
Dopo sette secoli, nel 1525, lastronomo francese Fernel misur la differenza di latitudine fra Parigi e Amiens,
nonch la distanza fra le due citt, mediante un contatore applicato alla ruota di una carrozza, ottenendo un
valore della lunghezza del meridiano di circa 40.063 km.
Solo dopo la scoperta della legge di gravitazione di Newton si pens a una forma della terra diversa dalla quella
sferica, perch lellissoide schiacciato ai poli sembr essere il solido pi attendibile per la maggior parte degli
studi dellepoca.
Nel 1841 furono pubblicati i parametri dellellissoide calcolati da Bessel e successivamente si ottennero altri
valori definiti attraverso i parametri a ed , dove a rappresenta il semiasse equatoriale ed lo
schiacciamento ( ossia
= (a c ) a ).
Si elencano di seguito gli ellissoidi pi importanti, perch largamente impiegati, ciascuno dei quali indicato con
il nome dello scienziato che ne ha determinato i parametri, mentre Canberra fa riferimento alla localit sede nel
1980 del congresso della Associazione Internazionale di Geodesia:
ELLISSOIDI
BESSEL (1841)
CLARKE (1880)
HELMERT(1906)
HAYFORD (1909)
KRASSOVSKY (1942)
CANBERRA (1980)
6.337,397
6.378,243
6.378,140
6.378,388
6.378,245
6.378,137
1:299
1:293,5
1:298,3
1:297,0
1:298,3
1:298,257
Sistema Cassini-Soldner
Sistema Gauss-Boaga
Mentre fino al 1960 la determinazione di questi parametri stata effettuata attraverso la misura di archi di
meridiani, oggi si ricorre, invece, ad osservazioni satellitari che forniscono parametri meccanici quali GM
(costante di gravitazione universale per la massa della Terra), J2 , (momento dinerzia), (velocit angolare) da
GM = 3986005 10 8 m3s 2
8
J 2 = 108263 10 ...............
= 7292155 1011rad sec 1
a = 6378137m....................
2
e = 0.0066438002.............
= 1 / 298.257223563
Si noti che nel WGs84 come anche nei pi recenti sistemi, lorigine del sistema cartesiano ortogonale il centro
di massa del pianeta, mentre lasse delle Z va fatto coincidere convenzionalmente con lasse di rotazione. Ci
perch lasse di rotazione si muove rispetto alla massa terrestre, cos come il polo Nord, descrivendo la curva
irregolare polodia.
16
Il raggio di una curva qualsiasi, appartenente ad una generica superficie, pu essere determinato qualora siano
noti i raggi di curvatura delle due sezioni normali principali alla superficie nel punto stesso.
E opportuno a tale scopo ricercare i raggi principali di curvatura dellellissoide in un suo punto generico.
Si consideri il punto P e la normale allellissoide in tale punto n; il fascio di piani aventi per costola n interseca
lellissoide secondo curve piane chiamate sezioni normali; ciascuna di queste sezioni ha nel punto P un
determinato raggio di curvatura (nel caso di una superficie sferica invece tutte le sezioni normali sono
circonferenze aventi lo stesso raggio della sfera).
R pu essere espresso in funzione del raggio minimo del meridiano e massimo N della Gran
1
cos 2 sen 2
=
+
R
N
Se consideriamo un arco ds del meridiano, il cui angolo corrispondente pari a
individuato su di esso dalla latitudine
17
(6.1)
d (visto che il punto P
(6.2 )
d = ds
da cui successivamente ricordando le equazioni parametriche di r e z
si ricava4
E lecito ipotizzare lelemento ds pari allipotenusa del triangolo rettangolo formato da dz e dr, per cui
ds 2 = dz 2 + dr 2 ds = dz 2 + dr 2
sostituendo nella (6.2) il valore di ds cos trovato si ottiene
(6.3)
dz 2 + dr 2
d
r=
a cos
W
z=
(6.4 )
, ottenendo
dr a (1 e 2 ) sen
=
d
W2
dz a (1 e 2 ) cos
=
d
W3
a sen
(1 e 2 )
W
dz 2 + dr 2 a (1 e 2 )
=
d
W3
18
(6.5)
a (1 e 2 )
W3
Il teorema di Meusnier dimostra che se si considera una generica sezione obliqua di una superficie il suo raggio
di curvatura uguale al raggio di curvatura della sezione normale che , nel punto considerato, ha con la sezione
obliqua la tangente in comune, moltiplicato per il coseno dellangolo formato dai due piani.
Nel caso in esame la sezione principale di raggio N contiene la tangente al parallelo di raggio r e forma con il
piano di questultimo un angolo uguale alla latitudine del punto, si ha quindi
r = N cos
da cui
N =
r
a cos
1
a
a
=
=
=
cos
W
cos W
1 e 2 sen 2
N
e 2 cos 2
=
N
1 e2 sen 2
(6.6 )
dellordine di 10-2 .
Tenuto conto che il generico raggio di curvatura, di una qualunque sezione normale, ha sempre un valore
intermedio tra quello di N e quello di si pu dedurre che lellissoide terrestre nellintorno di un punto si
discosta poco da una sfera avente come raggio R la media geometrica del raggio di curvatura minimo e massimo
cio:
R=
N =
a 1 e2
1 e 2 sen 2
La sfera di raggio R, tangente allellissoide nel punto in cui il raggio stesso calcolato, si chiama sfera locale. Il
suo raggio, infatti, funzione di , quindi varia da punto a punto. Poich questa sfera differisce poco
dallellissoide, in un largo intorno del punto, pu essere facilmente utilizzata per molti calcoli in sostituzione
dellellissoide.
7 - Le linee geodetiche
Due punti generici, disposti sulla superficie dellellissoide, possono essere collegati attraverso una infinit di
linee. La linea geodetica rappresentata dalla linea di lunghezza minima.
La linea geodetica o pi semplicemente geodetica su di una superficie gode della propriet di avere in ogni suo
punto la normale principale coincidente con la normale alla superficie.
19
ds 2 = 2d 2 + N 2 cos 2 d 2
(7.1)
s=
d
+ N cos
d
d
2
(7.2 )
20
contenente la normale in B e il punto A, questa intersecher lellissoide secondo unaltra curva (s)che si chiama
sezione normale reciproca
(BA).
s ' s
1
s 4 e2
sen 2 2 cos 4
=
2 2
2
s
360 N R 1 e
(8.1)
Se si ipotizza s = 1000 Km sviluppando i calcoli, tale rapporto risulta essere dellordine del centimetro (ossia
10 8 della distanza considerata). Tenendo presente, invece, che nella misura delle distanze si pu raggiungere
una precisione relativa di 10-6 cio (1 mm/1 km), si pu concludere che perfettamente giustificato ritenere
che misure di distanze eseguite secondo sezioni normali diano gli stessi risultati di misure eseguite secondo
archi di geodetiche.
La differenza dei due azimut, espressa in radianti pari a
21
' =
s2
e2
sen2 cos 2
2
12 NR 1 e
(8.2 )
che, a parit di lunghezza s, risulta essere massima allequatore e nulla ai poli dove sezioni normali e meridiani
coincidono.
Per geodetiche aventi un azimut di 4 ( sen2 = 1 ) e s =300 Km tale differenza sar rispettivamente 0.26
allequatore e 0.13 ai poli. Considerando che la precisione di misura degli angoli raggiunge al massimo qualche
decimo di secondo sessagesimale ( 0,2) e che inoltre non possibile, a causa della curvatura terrestre,
effettuare misure fra punti distanti pi di 200 Km, si pu concludere che una misura di azimut anche se
effettuata con riferimento ad una sezione normale pu sempre considerarsi riferita ad una geodetica.
Quanto esposto costituisce la sostanza dei teoremi della Geodesia operativa, ovvero qualunque misura di
azimut, angolo o distanza eseguita con i mezzi a disposizione dei topografi (sulla reale superficie fisica) pu
ritenersi, invece eseguita con riferimento ad archi di geodetiche sulla superficie di riferimento (ellissoide).
22
Si consideri (fig 9.1) la terna cartesiana ortogonale P0 XYZ avente il piano XY tangente allellissoide nel punto
P0 , di coordinate geografiche p , p , avente cio lasse Z diretto secondo la normale allellissoide, lasse Y
tangente al meridiano e diretto verso Nord e lasse X diretto verso Est (terna Euleriana); sia g una geodetica
uscente da P0 secondo lazimut , e sia s la lunghezza dellarco di geodetica compreso fra lorigine ed un punto
generico Q; le formule di PUISEUX-WEINGARTEN, che si derivano dalle formule di FRENET, danno,
mediante uno sviluppo in serie, le coordinate cartesiane del punto Q della geodetica in funzione della lunghezza
dellarco s
X = s sen (1 s 2 / 6 N + ...............)
2
Y = s cos (1 s / 6 N + ................)
Z = s 2 / 2R ......................................
(9.1)
approssimazione, le coordinate
X ' = s sen (1 s 2 / 6 R 2 )
2
2
Y ' = s cos (1 s / 6R )
Z ' = s 2 / 2 R....................
= 0 ed = 2 e per = 0 ovvero
= 2 in modo da ottenere i valori massimi, si trova che per s=100 Km tali differenze non superano 27 mm
e si possono reputare decisamente inferiori alle incertezze di posizione derivanti dalle misure.
Si pu concludere che i problemi riguardanti figure geometriche ellissoidiche comprese nellintorno di un punto
di raggio fino a 100 km, possono essere risolti con gli algoritmi della trigonometria sferica, assumendo come
raggio della sfera la media geometrica dei raggi principale di curvatura dellellissoide nel punto considerato.
Per le quote, invece, occorre precisare che nel campo geodetico non trascurabile la differenza fra la curvatura
1 R della sezione normale (uguale alla curvatura della geodetica) e la curvatura 1/ N della sfera locale.
Sviluppando i calcoli si ottiene:
s
(z z ' )
1Km
10 Km
0.13mm 1.3cm
20 Km 50 Km 10 Km
5.4cm 0.33m 1.3m
Gli scarti indicati risultano molto elevati anche per piccole distanze rispetto alla precisione ottenibile nella
misura dei dislivelli; da ci possiamo concludere che i calcoli relativi alle quote dei punti, o meglio alla misura
dei dislivelli, devono comunque essere riferiti ad una superficie di riferimento avente curvatura ellissoidica per
distanze superiori a 20 Km.
23
11 - Campo topografico
Per valori di s di qualche decina di chilometri le coordinate planimetriche (fig.n.11.1) del punto Q(X,Y,Z) si
possono calcolare con le
potendosi ritenere trascurabile lapporto del secondo termine fra parentesi tonda delle prime due formule (9.1)
come si vede dalla seguente tabella
s
s 2 6 N
10 Km
15Km
6
0.4 10 0.9 10 6
20 Km
30 Km
6
1.6 10
3.710 6
50 Km
10.4 10 6
Non si pu fissare un limite ben definito allintorno di un punto, chiamato campo topografico, in cui possibile
usare le formule della trigonometria e geometria piana, poich questo dipende dalla precisione delle misure; si
pu dire che lintorno ha un raggio di almeno 15 Km se si tiene conto di una precisione di 10-6 (1 millimetro fra
punti distanti un chilometro).
Come si gi detto, invece, nelle misure dei dislivelli si deve tenere conto della curvatura della superficie di
riferimento; infatti lo scostamento fra il piano tangente in un punto P0 allellissoide, sul quale tutti i punti hanno
z = 0, e punti dellellissoide (o anche per semplicit della sfera locale) che a distanza s da P0 hanno
z = s 2 / N , non pu essere trascurato anche per valori di s molto bassi come risulta dalla seguente tabella
s
0.1 Km
0.0008 m
0.02 m
s
N
0.08 m
2.0 m
7.8 m
Poich si possono misurare differenze di quota fra punti distanti 100 m con la precisione dei decimi di
millimetro, si pu constatare che in tali casi necessario tenere conto della curvatura della superficie di
riferimento, anche per distanze molto piccole
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A + B + C =
Si dimostra facilmente (con il metodo dei fusi sferici) che leccesso sferico numericamente valutabile, in
radianti, facendo il rapporto fra larea S del triangolo sferico ed il quadrato del raggio della sfera e cio (fig.
12.1):
FA + FB + Fc 2S = 2R2
essendo :
FA 2R 2 FB FC
=
=
=
A
B
C
2 R 2 ( A + B + C ) 2 S = 2R 2
+ = S / R2 +
= S / R2
Enunciato di Legendre: sia dato un triangolo sferico i cui lati l siano una piccola frazione del raggio R della
sfera e si assuma il rapporto l R come quantit piccola del 1 ordine; commettendo un errore dell ordine di
(l R )4
gli angoli del triangolo piano che ha i lati della stessa lunghezza dei lati del triangolo sferico si
possono derivare dagli angoli di questultimo sottraendo a ciascuno di essi un terzo d elleccesso sferico.
La applicazione di tale enunciato comporta la necessit di dover calcolare leccesso sferico, e quindi, larea del
triangolo sferico. Si pu dimostrare che, a meno di errori dellordine di (l/R)4 , cio nello stesso ordine di
approssimazione del teorema di Legendre, larea del triangolo sferico si pu calcolare con le formule della
trigonometria piana riferendosi ad un triangolo piano avente gli stessi lati del triangolo sferico e gli angoli
depurati delleccesso sferico.
Prof. MAURO CAPRIOLI
CAP. 1 GEODESIA
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= S ' / R2 + T4
con s ' area del triangolo piano.
Sviluppando i calcoli si ottiene:
15Km
0.5' '
30 Km 60 Km
2' '
8' '
Si pu notare che il teorema di Legendre non pi necessario quando i lati del triangolo siano inferiori a 15 km.
In tal caso leccesso sferico di circa 0.5 e quindi la correzione da apportare a ciascun angolo di circa 0.16,
inferiore allapprossimazione con cui vengono effettuate le misure degli angoli.
Si dimostra cos per altra via, che i calcoli relativi a figure geometriche contenute nel campo topografico (fino a
15 km) possono essere eseguiti, solo per le coordinate planimetriche, impiegando gli algoritmi della
trigonometria piana.
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