Sei sulla pagina 1di 2

Polifonia di un inganno con corredo di

amorosi sensi
- Francesca Borrelli, 06.12.2015
Romanzi. Sulla scena di uno scambio di ragazze allestito ai danni di un povero venditore di boza,
avanzano i personaggi dell'ultimo libro di Orhan Pamuk, "La stranezza che ho nella testa", un
intreccio dialogico, fatto di voci che parlano in prima persona
Da sempre alla ricerca di un equilibrio tra lingenuo e il sentimentale, Orhan Pamuk oscilla tra le
romantiche tentazioni di quella scrittura che Schiller fa discendere direttamente dal dettato della
natura, e le moderne angosce derivate dalla consapevolezza dello scarto che separa i propri mezzi
espressivi da ci che si aspira a rappresentare. Ma, per la verit, lindole dello scrittore turco
sembra sbilanciarlo ancora, e forse felicemente, verso una spontanea e appagata fusionalit di
paesaggi mentali e romanzeschi, dove trionfano i sentimenti e arretra lintelletto.
Proprio questo stato della mente, questa nostalgica inclinazione, questa evocativit mai sazia di echi
del passato quanto rinchiude il titolo del suo ultimo romanzo, La stranezza che ho nella testa
(traduzione di Barbara La Rosa Salim, Einaudi, pp. 574, euro 22,00). Protagonista Mevlut Aktas,
nato poverissimo sul finire degli anni 50 in un villaggio dellAnatolia centrale, e da ragazzo
approdato a Istanbul, le cui trasformazioni seguir nei quarantatre anni delle sue peregrinazioni in
qualit di venditore ambulante, mentre la citt passa da tre a tredici milioni di abitanti e i quartieri
della sua infanzia vegono rasi al suolo, decretando che il tempo delle baracche scaduto.
Al centro della vicenda, il rapimento di una fanciulla desiderata e, intorno, un affollamento di voci
appartenenti a tre generazioni di parenti pi o meno stretti, dei quali Pamuk offre un albero
genealogico, con tanto di Indice delle persone e Cronologia, apparati di un intrigo nel quale
teme, e al tempo stesso desidera, che ognuno di noi si perda e si ritrovi. Facili associazioni di parole
vengono in mente nel rendere conto di questo romanzo abilmente confezionato con quella
zuccherosit di ingredienti cui gi ci aveva assuefatto la storia dellossessione amorosa raccontata
nel Museo dellinnocenza, anche qui fra corteggiamenti del Kitsch e meticolose dedizioni
allinventario capillare dei singoli gesti di ogni personaggio.
Sulla scena di La stranezza che ho nella testa avanzano dunque i protagonisti di un romanzo
radicalmente polifonico e compiutamente dialogico, dove ognuno il responsabile portatore della
propria parola pronunciata in prima persona, in una dialettica corale che include, non pi autorevole
di altre, anche la voce del narratore.
Ci che pi conta, in questo romanzo, la vicenda le cui conseguenze si riverberano sulle oltre
cinquecentocinquanta pagine dellintreccio, ha inizio durante un ricevimento di nozze, quando
Mavlut incrocia gli occhi della giovane Samiha e ne resta stregato. Per tre anni le scriver lettere
damore senza riceverne risposta, ma ingannato sul nome di lei indirizzer inconsapevolmente quelle
lettere alla sorella maggiore, Rayiha, purtroppo non altrettanto bella. Quando lautore del raggiro, il
cugino Sleyman (anche lui, innamorato di Samiha) organizzer per Mevlut il rapimento della
fanciulla, a presentarsi avvolta dal velo e protetta dal buio sar non la reale destinataria delle lettere
ma colei che, di fatto, le ha ricevute: la tanto bruttina Rayiha.
Un lampo nella notte illumina il volto della ragazza, che di buon grado ha acconsentito al rapimento
per sfuggire il matrimonio combinato dalla famiglia: Mevlut la vede, prende coscienza del fatto che
chi ha di fronte non la spasimata Samiha, e tuttavia tace. Forse la sua profonda dignit, o una

ancora pi radicale sottomissione al destino fanno s che Mevlut lasci andare le cose per il loro corso
e sposi dunque Rayiha, che lo ricambier con un amore solido e capace di renderlo felice. Solo dopo
la morte di lei, laffranto Mevlut inaugurer un nuovo capitolo della sua vita sposando finalmente
Samiha, che nel frattempo si separata dalluomo che aveva aiutato Mevlut a scriverle le lettere
damore, il comunista di famiglia curdo-alevita Ferhat, tra i personaggi pi convincenti del romanzo.
Intorno, orgogliosi genitori, intriganti zii, competitivi cugini, fratelli, sorelle, figli, nipoti, un potente
imprenditore, un virtuoso calligrafo sceicco del Tempio, che avanzano sulla scena ognuno offrendo il
proprio punto di vista, in una orchestrazione di voci che rimanda al Faulkner di Mentre morivo
mentre sullo sfondo si susseguono tre colpi di stato, linaugurazione del primo ponte sul Bosforo,
linvasione di Cipro, il massacro degli Aleviti e soprattutto la proliferazione dei nuovi quartieri di
Istanbul, ritratta nei suoi anfratti pi poveri e desolati. Quella desolazione nelle cui viscere
amorevolmente si addentra lambulante Mevlut, che vende la boza, bevanda degli ottomani derivata
dal grano fermentato, poi passa al gelato, poi al riso, e che conoscer lavori meno gravosi e pi
remunerativi, ma non per questo abbandoner le amate strade della capitale, dove vendendo le sue
bevande, che ormai pi nessuno vuole, pu tuttavia osservare i passanti e abbandonarsi alla
stranezza che ha nella testa.
2015 IL NUOVO MANIFESTO SOCIET COOP. EDITRICE

Potrebbero piacerti anche