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Livorno

IL TIRRENO MARTED 1 APRILE 2014

Livorno
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LINCHIESTA I GUAI DELLA PRIMA VASCA

Il futuro del porto ha i piedi nel fango


Il consolidamento dei nuovi piazzali funziona solo in superficie. Sotto resta la melma escavata con il dragaggio dei fondali
LANALISI

quello
il tassello-clou
di tutto il Prg
LIVORNO

Il terminal contenitori Tdt e, a destra, le due vasche di colmata: la A gi praticamente riempita di fanghi escavati (nel riquadro), la B in costruzione e se ne vedono i primi argini (Muzzi)

di Mauro Zucchelli
LIVORNO

Il futuro del porto finito sulle


sabbie mobili. E stavolta non
una metafora degli intoppi burocratici e dei guai paradossali
con cui costretta a fare i conti
ogni opera pubblica, soprattutto in porto. Stiamo parlando
dellespansione a mare prevista come progetto fondamentale del Prg: di quel che c sotto
la superficie l dove nasceranno i piazzali del nuovo polo
container della Darsena Europa. Da realizzare sversando, in
due enormi vasche ritagliate
allesterno dellattuale Darsena
Toscana, i fanghi escavati dai
fondali del porto. Peccato che
la melma si sia consolidata s
ma solo in un superficie: per
uno spessore di un metro, forse
due. Ma questo strato afferma una fonte riservata di primissima mano poggia su una
sorta di cuscinone fatto di
fanghiglia e acqua, ed difficile
farlo asciugare e solidificare.
In realt, risulta al Tirreno
che sia qualcosa di pi di un
cuscinone: al di sotto della
parte pi superficiale gi consolidata come una sorta di
crosta, si sprofonda per almeno 3 metri (ma in altre zone fino a sei) prima di toccare la
spessa guaina che, adagiata sul
fondale marino preesistente,
impermeabilizza la vasca da
sotto. costituita da un doppio
strato di bio-tessuto che protegge un telo di 2 millimetri di polietilene ad alta densit (Hdpe).
Proprio questa impermeabilizzazione totale quel che impedisce a questo mare di fanghiglia di compattarsi e consolidarsi in maniera definitiva. E
questo ha una conseguenza diretta: abbiamo potuto camminare sul manto di fango consolidato della prima vasca ma
siamo lontani anni luce da

Tutto nasce
dal diktat con cui
il ministero dellambiente
(negli anni di Matteoli)
impose allAuthority
di impermeabilizzare
il fondo della vasca
per non inquinare il mare
standard geotecnici che possano garantire una capacit portante in grado di reggere il peso
di container impilati luno
sullaltro fino al quarto tiro
(com ora al terminal Tdt in
Darsena Toscana) o, men che
mai, le migliaia di tonnellate di
infrastrutture industriali rilevanti come un fascio di binari e
treni merci.
Dunque, il tassello-chiave
del puzzle portuale, quello al

quale la citt affida la propria


speranza di non perdere il contatto con le grandi rotte del traffico marittimo mondiale, non
ha le caratteristiche geotecniche indispensabili per poterlo
utilizzare realmente. O quantomeno, non le ha ancora. Resta
il fatto che il consolidamento
resta un rebus complicato per i
tecnici dellAuthority: anche
perch sta andando assai pi
lentamente di quanto ci si era
immaginati.
Lidea della guaina tiene a
ribadire un funzionario che ha
seguito il caso fin dallinizio
non lhanno tirata fuori i tecnici dellAuthority: stato un diktat del ministero dellambiente. Una scelta della tecnostruttura romana (con un appalto
da 248mila euro di costi extra
per lAutorit portuale), ma
con lavallo politico dellallora
ministro Altero Matteoli. Per

Finch non sar


ben solidificato
il sottosuolo, tutta larea
non potr reggere
la (pesante) presenza
di un terminal contenitori
o di indispensabili
infrastrutture ferroviarie
uno dei tanti paradossi di questa vicenda era stato il leader livornese del Pdl, al quale gli ecologisti avevano attribuito polemicamente il premio Attila, a
imporre ulteriori garanzie contro il rischio di contatto (inquinante) fra la vasca e lambiente marino esterno.
In pratica, la melma sversata
considerata un rifiuto: dunque, si devono usare le cautele
che si adoperano con i rifiuti.

Non a caso, la geomembrana


pressoch identica a quella usata per le discariche sulla terraferma, conferma uno fra i funzionari interpellati (e non
stato nemmeno semplice posizionarla perch un materiale
che in acqua galleggia).
Del resto, si sconta anche il
fatto che Livorno nella prima
met del decennio scorso ha
fatto da apripista: stata tenuta
a battesimo per la prima volta
qui da noi, con tutti i problemi
di una esperienza inedita, la
vasca di colmata come luogo
per accogliere i fanghi escavati
in porto. In precedenza venivano semplicemente presi e ributtati in mare al largo: come fosse
movimento terra. Poi sono diventati rifiuti: ma riciclarli
in forma di piazzale portuale si
rivelato assai pi complicato
del previsto.
RIPRODUZIONE RISERVATA

La vasca di colmata in via


di raddoppio ritagliando con
un argine largo da 12 a 25 metri un tratto di mare allesterno
della Darsena Toscana. Cosa
sar lo dicono le cifre: da un lato, un milione e mezzo di metri cubi di fanghi messi qui
dentro per portarli via con la
draga dai fondali del porto;
dallaltro, 370mila metri quadri di nuovi piazzali.
Ma questi numeri ci indicano solo ordini di grandezza,
pur ragguardevoli. Non ci spiegano che dietro quelle cifre c
qualcosa di pi di uno dei tanti
elementi del mosaico del porto: l il cuore della strategia
sulla quale punta la citt per
uscire dal tunnel del declino.
Riassumibile guardando due
semplici dati: 1) la movimentazione complessiva di merci
sulle banchine livornesi rimasta nel 2013 dun soffio sotto i 28 milioni di tonnellate,
eravamo al di sopra di questo
standard gi nel 2005; 2) in fatto di container la crescita
dell1,8% ci riporta tuttal pi
ai livelli del 2003.
Nel concreto, parliamo di
un obiettivo nel breve termine: far entrare in porto anche
le navi da 8mila teu che hanno
bisogno di un pescaggio di 13
metri. E la strategia di medio-lungo periodo? Avere gli
spazi di banchina sui quali edificare il nuovo terminal contenitori formato kolossal che
rappresenta lespansione a
mare del porto per avere fondali a meno 16-17 metri cos
da puntare ad accogliere le
mega-navi di ultimissima generazione.
(m.z.)

Il guaio c, lo elimineremo con i pali


Il nuovo terminal sar sulle palafitte. Gallanti: la Darsena Europa non a rischio
LIVORNO
Giuliano Gallanti

Giovanni Motta

S, il problema esiste: eccome


se esiste. Giuliano Gallanti,
presidente dellAuthority, non
ci gira intorno: lo ammette e
stop. E gli va dato atto che non
prova a fare lo slalom speciale
fra i guai per buttare la croce
addosso ai suoi predecessori:
come pure potrebbe avere la
tentazione di fare, visto che
questa storia va avanti dal
2002.
Rischiamo di ritrovarci con
la zona-chiave dellintero Prg
portuale che ha i piedi a mollo
nel fango e in pratica non pu

ospitare terminal container o


binari? il numero uno di Palazzo Rosciano, sede dellistituzione portuale, lo esclude:
Stiamo immaginando una serie di ipotesi per arrivare a una
soluzione, si limita a dire. A
cominciare dalla palificazione, aggiunge Giovanni Motta,
che nel team di dirigenti
dellAuthority quello che si
occupa di sicurezza e ambiente.
Di cosa si tratta? In pratica, i
pali andrebbero in profondit
a cercare terreno solido sul
quale poggiare questi pali che
rappresenterebbero le fonda-

menta del piazzale in superficie. Detto un po (troppo) a


spanne, qualcosa di simile a
palafitte...
Non poi molto differente
quel che accaduto nella piana di Guasticce: con linterporto che una sorta di zatterona
sopra un terreno subsidente o
con la superstrada e lautostrada che corrono verso lentroterra come un viadotto alpino
che affonda i propri piloni fino
a 50-60 metri di profondit nel
sottosuolo.
In ballo anche lidea di andare per sovraccarico: crescendo
il peso che grava sul mix di

melma e acqua, questultima


dovrebbe essere forzata a uscire. E intanto la prima vasca potrebbe accogliere anche una
parte dei detriti escavati dai
fondali del molo Italia.
Ma con la seconda vasca
aggiunge Motta questi problemi dovrebbero esser superati in altro modo. Come? Creando nello strato melmoso
una serie di alveoli, dai quali
poter pompare via lacqua in
seguito. La rete di alveoli ha
qualche rassomiglianza con il
gattaiolato che si fa talvolta al
piano terra delle case per ridurre lumidit.
(m.z.)

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