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Racconti di frontiera

dalla prima pagina

Un Paese che, tra linquinamento dellambiente e lorrore dei massacri, prefigura un futuro di invivibilit e
di violenza endemica per il
mondo intero. Chi cerca
scampo da questa anticipazione di apocalisse sbatte contro il nostro muro di
paura: un sentimento
comprensibile, ma che non
porta mai niente di buono
con s. Meglio usare consapevolezza e ragione.
Una ventina di giorni fa
avevo raccontato la frontiera di Ventimiglia, quando esisteva ancora come
barriera tra lItalia e la
Francia. Oggi a Ventimiglia
c la barriera pi invalicabile, pi dura tra i migranti
e lEuropa. Tra loro e noi. I
bivacchi in stazione li avevo gi visti. Tutti quei ragazzi africani muti, inermi,
in fila, uno accostato allaltro con la schiena appoggiata al muro, in attesa di
poter partire. Se qualcosa li
contraddistingueva, era la
pazienza, la calma di chi
non ha pi niente da perdere. Di chi ha conosciuto e si
lasciato alle spalle un inferno peggiore. Invece non
avevo mai visto i migranti a
Ponte San Lodovico, fronteggiare lo schieramento
dei gendarmi ben armati,
severi, a gambe divaricate,
pronti a colpire.
Non mi aspettavo larrivo
unpocarognescodigruppi
xenofobi francesi, n, confesso, la spinta di solidarietditantinormalicittadini,
italianiofrancesichesiano.
Ma limmagine che non potr dimenticare quella
degli irriducibili che hanno
trovato rifugio sulla scogliera adiacente. Conosco
bene quel litorale. Il mare
aperto, sotto le rocce a strapiombo dei Balzi Rossi, che
in tempi preistorici segnarono un altro confine per
noi oggi inimmaginabile,
quello dove si ferm la glaciazione
nellemisfero
nord. Le onde spesso arrivano a far piovere la loro
schiuma sullasfalto. Qualche notte mi capitato persino di ricevere spruzzi
grondanti sul parabrezza e
il tetto dellautomobile in
corsa. I migranti hanno sfidato lasperit degli scogli
e quella delle onde. Eccoli
sulla frontiera pi lunga al
mondo: quella che separa
la terraferma dal mare.
Li vedo fasciati dalle loro
coperte termiche, con brillii di nichel e dargento, che
sembrano personaggi da
film di fantascienza, che
sopravvivono a chiss quale catastrofe o colonizzano
chiss quale pianeta. Di
giorno, con il sole, compaiono ombrelloni, come tra i
bagnanti. Ma intorno il disordine, i volti scuri, i panni
messi alla meglio ad asciu-

LUNED 22 GIUGNO 2015

Dopo il carcere

IL SECOLO XIX

INSEGNARE in una scuola di fotografia. Potrebbe essere


questo il programma di riabilitazione di Fabrizio Corona,
uscito dal carcere giorni fa e affidato ad una delle comunit
Exodus di don Antonio Mazzi, a Lonate Pozzolo (Varese). A
riferirlo lavvocato Ivano Chiesa, difensore di Corona,
spiegando che Fabrizio sciupato: dimagrito almeno sei
chili in tre mesi ma inizia stare un po meglio.

Una scuola di fotografia


per la riabilitazione
di Fabrizio Corona

Noi e i migranti

IL LIBRO

Divisi dal muro


della nostra

paura

A Ventimiglia c la frontiera pi lunga tra terra e mare


e unimmagine indelebile: quella di chi prega sugli scogli

SOLIDARIET
AL CONFINE
Davanti alla stazione di
Ventimiglia, un corteo in
solidariet con i migranti
bloccati alla frontiera italo-francese.
(Foto Ansa)

NON SI TORNA
INDIETRO
Uno dei migranti aspetta
sotto una tenda sulla
quale, in un inglese stentato, ha scritto Non torneremo indietro
(Foto Afp)

NEI CORRIDOI
DELLA STAZIONE
Migranti accampati sugli scogli alla frontiera franco-italiana di Ventimiglia
gare, tutto dice che l nessuno in vacanza.
Gli spazi sono scivolosi,
discontinui. Terribili per
chi deve prosternarsi in
preghiera , in questi giorni
di inizio del Ramadan. Eppure vediamo questi ragazzi in bilico tra disperazione e speranza che trova-

no lo scoglio giusto per inchinarsi e pregare. Che,


come riferiscono i volontari presenti con cibi e bevande, rispettano anche nelle
loro condizioni il digiuno
rituale che dura tutte le ore
di luce. Il mare, che nel Canale di Sicilia diventato
per i migranti uno sconfi-

PAZIENZA

OMBRELLONI

Identifica
quei ragazzi
la calma di chi
non ha pi nulla
da perdere

Si proteggono
dal sole, come
i bagnanti
ma qui nessuno
in vacanza

FOTO LUCA ZENNARO (ANSA)

nato cimitero senza nomi,


qualcosa che dovrebbe
riempire chiunque di angoscia, qui assume quasi
una veste protettiva. Quelli
scogli sono come unisola.
L pi difficile prenderli,
deportarli. Chiedono solo
diarrivareallalorometa.Di
arrivare in porto. Quelli che
vogliono chiudere gli accessi, erigere barriere, ci
pensino a come fatto un
porto. Ripara dalle onde
con i moli, ma si apre e accoglie.
Cos lEuropa deve regolamentare e dare ordine al
flusso dei migranti. Ma non
che pu fermare il mare.
GIUSEPPE CONTE

RIPRODUZIONE RISERVATA

Anche nella stazione di


Ventimiglia hanno trovato riparo i migranti bloccati alla frontiera. Qui, in
una foto Reuters, una
notte in un corridoio

PREGHIERA
SULLA SPIAGGIA
Migranti in preghiera sulla spiaggia per linizio del
Ramadan, in una foto
scattata qualche giorno
fa sulla spiaggia di Ventimiglia (Ansa)

Per il filosofo
Demetrio
la memoria
anche natura
DONATA BONOMETTI

OGNUNO di noi un albero.


Duccio Demetrio per esempio, filosofo e scrittore, direttore scientifico della Libera
Universit di Anghiari dove si
insegna larte dellautobiografia, stato ed una magnolia.
Ognuno di noi ha un animale
che lo riconduce ad una stagione della vita. Demetrio non
riesce a staccare gli occhi della memoria da un giardinetto
urbano dove divideva, bambino, pane e mele con gli uccelli.
Lautobiografia non solo sintesi di fatti accaduti ma anche
immagini della natura perch tornare a visitare le trepidazioni e le bellezze del mondo, nella lucidit dellosservazione, ci fa scoprire noi stessi
Questa la riflessione di
Demetrio, riportata nel libro
Green Autobiography, la natura un racconto interiore
(Booksalad, 352 pagine, 15
euro). Nellintroduzione si rif
allo scrittore Jacques Lacarriere: Larte di curare i giardini
non vuol dire solo addomesticare la natura, ma rappresenta la sensibilit per i giorni
che verranno. Sono
tempi in cui il
verde di
grande moda.
Anche Demetrio argomenta la sua scel- Demetrio
ta di vivere in
campagna, accettando tutto
dalla natura (dallacqua
ghiacciata allinvasione di insetti), sviscerandone il significato intimo: La natura maestra nelloffrici al contempo
il senso di smarrimento davanti allimmensit e la certezza di appartenerle. Lampi
di gioia in questi luoghi interiori in cui non siamo gi
giunti. E, parlando proprio
della sua magnolia, racconta
come ognuno di noi veda in
un albero una illusione di stabilit, nonch la capacit della
natura di reinventare sempre
la propria specie. In tempi di
precariet, questi sentimenti
fanno bene. Sotto la coltre
della terra sta, impaziente, il
futuro riflette.
Anche in questo libro cos
consolatorio, il piano dellautobiografia mantiene il suo effetto salvifico perch scrivendo ci separiamo da noi
stessi . Dunque, se vogliamo
dissodare la terra dei nostri ricordi, non si pu trascurare la
natura, il posto che lei ha occupato dentro di noi. Dice Demetrio: Diventiamo quello
che siamo in ragione delle
emozioni che abbiamo vissuto da bambini in seguito a incontri fatali, come quelli con
alberi, conchiglie, fiumi, brughiere. Dal racconto intimo si
passa al sentirsi partecipi di
un movimento dopinione.
Come dire: trascrivete nelle
vostre autobiografie i nomi di
piante e fiori, colline e laghi:
diventeranno memoria di tutti.
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