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y = 0
x = ....
(2.8)
x = 0
f(x = 0) = y
(2.9)
2.5 Calcolo degli asintoti verticali, orizzontali
ed obliqui
2.5.1 Asintoti Orizzontali
Per trovare gli asintoti orizzontali bisogna studiare il limite della funzione
per x , quindi bisogna calcolare i seguenti limiti:
lim
x+
f(x) (2.10)
lim
x
f(x) (2.11)
2.5.2 Asintoti Verticali
Per calcolare gli asintoti verticali bisonga fare il limite della f(x) per x x
0
,
dove x
0
un punto di discontinuit della funzione.
lim
xx
0
f(x) (2.12)
2.5.3 Asintoti Obliqui
Gli asintoti obliqui sono rette alla quale la funzione pu tendere allinnito.
Bisogna quindi trovare i parametri m, q di questa retta:
y = mx + q (2.13)
6
i parametri m e q si ottengono nel seguente modo:
lim
x+
f(x)
x
= m (2.14)
lim
x+
(f(x) mx) = q (2.15)
2.6 Studio della derivata prima: massimi e mi-
nimi
In matematica si dice che una funzione a valori reali f : D R ha in un
punto x
0
del proprio dominio D un massimo assoluto se in x
0
assume un
valore maggiore o uguale a quello che assume negli altri punti di D, ovvero:
f(x
0
) f(x) x D (2.16)
Viceversa f ha un minimo assoluto in un punto x0 di D se
f(x
0
) f(x) x D (2.17)
Si dice che una funzione f ha in x
0
un massimo locale o massimo relativo
se x
0
interno al dominio D di f, e inoltre f(x
0
) f(x) in un intorno di
x
0
: (x
0
, x
0
+ ).
f ha invece un minimo locale o relativo in x0 se x0 interno al dominio
D di f, e inoltre f(x
0
) f(x) in un intorno di x
0
: (x
0
, x
0
+ ).
Attenzione, perch se esistono massimi o minimi assoluti (global maxi-
mum, global minimum), non necessariamente questi sono anche massimi o
minimi relativi (local maximum, local minimum), come si evince dalla gura
in alto a destra, in quanto i massimi e i minimi relativi devono corrisponde-
re, per denizione, a punti interni al dominio, mentre quelli assoluti possono
anche essere raggiunti ai suoi estremi. I punti di massimo e minimo relativo
vengono anche detti punti estremanti. Lo studio della derivata prima ci per-
mette di sapere se la funzioni ha punti di massimo o di minimo. Questi sono
punti in cui la derivata prima assume il valore 0 (zero). Attenzione perch
a priori non si pu sapere se il punto (o i punti) in cui la derivata prima
della funzione si annulla sono dei massimi o dei minimi. Per ottenere queste
informazioni necessario studiare il segno di questultima.
f
(c) = 0
9
3.2 Teoremi di de lHopital
3.3 il criterio di suciente derivabilt
3.4 Concavit e convessit di una funzione
Sia I un intervallo di R, e sia f : I R una funzione continua e derivabile
in I. Si dice che f convessa se comunque prendo un x
1
ed x
2
di I ed un
numero (0 1) si ha:
f(x
1
+ (1 )x
2
) f(x
1
) + (1 )f(x
2
) (3.1)
Sia f : I R una funzione continua e derivabile in I. Condizione
necessaria e suciente anch la f(x) sia convessa che la f
(x
0
), prende il nome
di derivata della funzione nel punto x
0
. Se la funzione f(x) derivabile in
ogni punto di un dato intervallo (a, b), allora si dice che essa derivabile in
(a, b), e la funzione f
(x
0
)(x x
0
) (3.3)
10
3.6 Teoremi principi dei limiti
3.6.1 Unicit del limite
Una funzione f : X R denita su un aperto X dei numeri reali non pu
avere due limiti distinti in un punto x
0
di accumulazione per X. Se la funzione
ha limite in x
0
, questo unico.
Dimostrazione Supponiamo che l
1
,l
2
siano limiti della funzione in x
0
. Mo-
streremo che l
1
= l
2
, ragionando per assurdo e supponendo quindi che l
1
e l
2
siano distinti. Allora esistono due intorni V
1
di l
1
e V
2
di l
2
disgiunti.
Per denizione di limite, esistono due intorni U
1
e U
2
di x
0
in per cui vale:
f(x) appartiene a V
1
x U
1
X diverso da x
0
f(x) appartiene a V
2
x U
2
X diverso da x
0
Linsieme U
1
U
2
un altro intorno di x
0
, quindi contiene un punto x di X
diverso da x
0
: per questo punto, f(x) contemporaneamente in V
1
e V
2
, che
per sono disgiunti: questo assurdo.
3.6.2 Teorema del confronto (o dei carabinieri)
Siano f, g, h : X R R con f, g, h C
0
(X; R). E sia x
0
un punto di
accumulazione per X.
Allora se:
lim
xx
0
f(x) = lim
xx
0
h(x) = l
e se esiste un intorno U di x
0
tale che risulti: f(x) g(x) h(x)x
U X\ {x
0
} allora:
lim
xx
0
g(x) = l
Dimostrazione: Sia l R. Preso un intorno V di l, (l , l + ) esistono
intorni U
1
e U
2
di x
0
. Per denizione abbiamo:
x = x
0
U
1
= f(x) V
x = x
0
U
2
= h(x) V
Allora, preso lintorno U = U
1
U
2
di x
0
succede, per ipotesi, che:
l f(x) g(x) h(x) l +
cio:
x U\ {x
0
} = g(x) V
11
3.6.3 Permanenza del segno
Se il limite della funzione risulta positivo allora anche la funzione positiva.
Sia f una funzione continua nel suo dominio, f : X R R e x
0
, l R
con x
0
di accumulazione per X allora:
lim
xx
0
f(x) = l > 0 (< 0) f(x) > 0 (< 0) per x x
0
(3.4)
Dimostrazione: Poniamo l R,l > 0. Preso lintorno V = (l ; l + )
con 0 < < l (Notare bene questa limitazione). Allora, per denizione di
limite, esiste un intorno U di x
0
, per il quale:
f(x) V x U X\ {x
0
}
cio:
l + > f(x) > l > 0
12
3.7 Forme indeterminate
Nella matematica, ed in particolare nel calcolo innitesimale, le scritture:
0
0
,
,0 , 1
,0
0
,
0
,
individuano le cosiddette forme indeterminate.
3.8 Funzioni continue
Nel caso di funzioni con dominio e codominio nell insieme dei numeri reali
si pu dare una denizione di funzione continua connessa con il concetto di
limite di una funzione. Dato un punto x
0
sulla retta reale una funzione f(x)
si denisce continua in x0 se il suo limite per x tendente a x
0
coincide con il
suo valore in x
0
, ovvero con f(x
0
). In simboli:
lim
xx
0
f(x) = f(x
0
) (3.5)
In alcuni casi si esprime questo fatto dicendo che loperazione di limite in x
0
commuta con la funzione f:
lim
xx
0
f(x) = f( lim
xx
0
x) (3.6)
Esplicitando il concetto di limite la denizione di continuit si pu riformu-
lare nel seguente modo: Una funzione f a valori reali continua in x
0
se ogni
intorno di f(x
0
) include limmagine di un intorno di x
0
. Ovvero:
> 0 > 0; |x x
0
| < implica |f(x) f(x
0
)| <
13
3.9 Limiti di funzioni
Siano dati una funzione f : X R denita su un sottoinsieme X della retta
reale R ed un punto di accumulazione x
0
di X. Un numero reale l il limite di
f(x) per x tendente a x
0
se la distanza fra f(x) ed l arbitrariamente piccola
quando x si avvicina a x
0
.
R
+
R
+
; |f(x) l| < x X con 0 < |x x
0
| < (3.7)
In questo caso si scrive:
lim
xx
0
f(x) = l (3.8)
Una denizione equivalente che usa gli intorni la seguente: l limite
se:U U
l
V v
x
0
; f(x) Ux = x
0
V X.
Il valore x
0
non necessariamente contenuto nel dominio di f. Il valore
comunque escluso nella denizione di limite, poich il limite deve dipendere
soltanto dai valori di f in punti arbitrariamente vicini ad x
0
ma non dal valore
che f assume in x
0
.
La denizione di limite viene normalmente estesa per considerare anche i casi
in cui x
0
e/o l sono inniti. La funzione f ha limite innito l = + in un
punto nito x
0
se:
N R
+
R
+
; f(x) > Nx X con 0 < |x x
0
| <
In questo caso si scrive:
lim
xx
0
f(x) = +
Analogamente si denisce il limite sostituendo f(x) > N con f(x) <
N.
Per denire il limite per x
0
= +, ancora necessario che x
0
= + sia
punto di accumulazione per il dominio X: questo si traduce nella richiesta che
X contenga valori arbitrariamente grandi, cio che il suo estremo superiore
sia innito: sup X = +.
In questo caso, un numero nito l limite di f per x + se:
R
+
S R
+
; |f(x) l| < x X con x > S
In questo caso si scrive
lim
x+
f(x) = l
Analogamente si denisce il limite per x , sostituendo x > S con x <
S.
14
Resta quindi da esaminare il caso in cui entrambi x
0
ed l sono inniti. La
funzione f ha limite + per x + se:
N R
+
S R
+
; f(x) > N x X con x > S
In questo caso si scrive:
lim
x+
f(x) = +
Si deniscono analogamente i casi in cui x
0
= e/o l = .
15
3.10 Punti di discontinuit di una funzione
1. Prima specie: se i limiti da destra e da sinistra della funzione esistono
ma sono diversi. (l-s = salto della funzione)
2. Seconda specie: se almeno uno dei due limiti (da destra o da sinistra)
o non esiste oppure innito
3. Terza specie: esistono i limiti della funzione sia da destra che da sinistra
e sono uguali (discontinuit eliminabile)
16
3.11 Strumenti per il calcolo dei limiti
Funzioni aventi lo stesso dominio possono essere sommate o moltiplicate. In
molti casi possibile determinare il limite della funzione risultante dai limiti
delle singole funzioni.
Siano f e g due funzioni con lo stesso dominio X, e x
0
un punto di
accumulazione per X. Se esistono i limiti
lim
xx
0
f(x) = l
1
, lim
xx
0
g(x) = l
2
allora:
lim
xx
0
(c f(x)) = c l
1
c R
lim
xx
0
(f(x) g(x)) = l
1
l
2
lim
xx
0
(f(x) g(x)) = l
1
l
2
lim
xx
0
1
f(x)
=
1
l
1
se l
1
= 0
lim
xx
0
f(x)
g(x)
=
l
1
l
2
se l
2
= 0
Alcune delle uguaglianze elencate sono estendibili ai casi in cui l
1
e/o l
2
sia
innito, facendo uso delle operazioni seguenti: l + = +, l = ,
++ = +, = .
Se l = 0 , anche l = ,
1
0
= ,
1
1 +
x
n
n
o come somma della serie:
e
x
=
n=0
x
n
n!
= 1 + x +
x
2
2!
+
x
3
3!
+ ...
Propriet
Usando il logaritmo naturale possibile generalizzare la nozione di funzione
esponenziale. La funzione
a
x
= e
xln a
denita per ogni a > 0, e tutti i numeri reali x, chiamata funzione espo-
nenziale di base a.
18
Ovviamente lequazione appena citata valida per a = e, poich e
xln e
=
e
x(1)
= e
x
.
Le funzioni esponenziali godono delle seguenti propriet:
a
0
= 1
a
1
= a
a
x+y
= a
x
a
y
a
xy
= (a
x
)
y
1
a
x
=
1
a
x
= a
x
a
x
b
x
= (ab)
x
Esse sono valide per tutti i numeri reali a e b e tutti i numeri reali x ed y.
Le espressioni contenenti frazioni e radici possono spesso essere semplicate
utilizzando la notazione esponenziale perch
1
a
= a
1
e, per ogni a e b numeri
reali con a > 0, e per ogni intero n > 1:
n
a
b
= (
n
a)
b
= a
b/n
4.1.2 La funzione potenza
Una funzione potenza una funzione del tipo:
f(x) = x
n
Qui n (lesponente) un numero sso. Considereremo in particolare i casi
n = 1, 2, 3, 4, 1, 2, 3e 4.
Si ricordi che esponenti negativi signicano che viene formato anche il reci-
proco (x
2
signica 1/x
2
). Per n = 1 abbiamo f(x) = x, cio la funzione che
ad ogni x assegna se stesso (la cosiddetta funzione identica).
Le seguenti propriet sono di immediata verica nel caso in cui gli espo-
nenti sono numeri interi positivi:
a
n
a
m
= a
n+m
a
n
a
m
= a
nm
(a
n
)
m
= a
nm
a
n
b
n
= (a b)
n
a
n
b
n
=
a
b
n
b
1
= b e quindi :b = b
1
19
La potenza :0
0
priva di signicato!
Notiamo che la denizione a
0
:= 1 risulta ora pi comprensibile poich
consistente con le propriet appena viste, infatti
a
n
a
n
= a
nn
= a
0
= 1
E lo stesso vale per la denizione di a k, infatti:
a
x
= a
0x
=
a
0
a
x
=
1
a
x
20
4.1.3 I logaritmi
Si dice logaritmo in base a di un numero x lesponente da dare ad a per
ottenere x (x viene chiamato argomento del logaritmo). In altre parole, se
x = a
y
, segue che:
y = log
a
x (4.1)
I logaritmi vennero proposti nel 1614
da John Napier, o in italiano Nepero,
come ausilio per semplicare i calco-
li. Infatti, al prezzo di due conver-
sioni da un numero al suo logarit-
mo e una conversione inversa possi-
bile trasformare un prodotto in una
somma, un quoziente in una dieren-
za, un elevamento a potenza in un
prodotto e, addirittura, unoperazio-
ne complicatissima come lestrazione
di radice ennesima in una semplice
divisione per n.
Propriet dei logaritmi
1. log
a
a = 1
2. log
m
1 = 0
3. a
log
a
x
= log
a
a
x
= x
4. log
m
(a b) = log
m
a + log
m
b
5. log
m
a
b
= log
m
a log
m
b
6. log
m
1
a
= log
m
a
7. log
m
a
k
= k log
m
a
21
4.1.4 f(x) = x
3
Campo di Esistenza il campo di esistenza della funzione tutto R
quindi scriviamo
D : x R (4.2)
Studio della parit
f(x) = x
3
= f(x) (4.3)
la funzione dispari
Positivit
f(x) = x
3
> 0 (4.4)
La funzione negativa per x < 0 ed positiva per x > 0
Intersezione con gli assi
y = 0
x = ....
(4.5)
Asintoti
La funzione non ha asintoti verticali perch non ci sono punti di di-
scontinuit nel dominio.
La funzione non ha neanche asintoti obliqui, perch per averne dovreb-
be avere al denominatore un polinomio di un grado inferiore (nel nostro
caso dovrebbe essere di grado 2).
Lunica cosa che ci rimane da fare di andare a guardare se ci sono
asintoti orizzontali, facendo il limite della funzione agli inniti.
Studio della derivata Prima: massimi e minimi
f
(x) = D(x
3
) = 3x
2
(4.6)
Ora che abbiamo trovato la derivata prima vediamo che questa sem-
pre positiva ( un quadrato), e quindi la nostra funzione sar sempre
crescente.
Studio della derivata Seconda: punti di esso
f
(x) = D(f
(x)) = D(3x
2
) = 6x (4.7)
Studiando la positivit della derivata seconda vediamo che questa
negativa per x < 0 ed positiva per x > 0, quindi nella prima parte
ha la concavit rivolta verso il basso, mentre nella seconda parte la
concavit rivolta verso lalto. Notiamo che la derivata secondo si
annulla nel punto P = (0, 0), che proprio un punto di esso
22
Figura 4.1: Il graco della funzione f(x) = x
3
23
4.2 Funzioni Fratte
24
4.2.1 f(x) =
x
3
x
2
1
Campo di Esistenza
Per trovare il campo di esistenza della funzione bisogna porre il deno-
minatore diverso da zero (x
2
1 = 0). Risolvendo otteniamo che al
denominatore bisogna avere x = 1 quindi il dominio sar:
D : x R 1, 1 (4.8)
Studio della parit
f(x) =
x
3
x
2
1
= f(x) (4.9)
la funzione dispari
Positivit
f(x) =
x
3
x
2
1
> 0 (4.10)
x
3
> 0 (4.11)
x
2
1 > 0 (4.12)
quindi otteniamo
x > 0 (4.13)
x < 1x > 1 (4.14)
La funzione negativa per ed positiva per
Intersezione con gli assi
x = 0
y = 0
(4.15)
Asintoti
Asintoti Orizzontali:
lim
x
x
3
x
2
1
= (4.16)
Asintoti Verticali:
lim
x1
x
3
x
2
1
=
1
0
= + (4.17)
lim
x1
+
x
3
x
2
1
=
1
0
+
= (4.18)
25
lim
x+1
x
3
x
2
1
=
+1
0
= (4.19)
lim
x+1
+
x
3
x
2
1
=
+1
0
+
= + (4.20)
Asintoto Obliquo:
m = lim
x+
x
3
x
2
1
x
=
x
3
x
3
x
= 1 (4.21)
q = lim
x+
x
3
x
2
1
mx =
x
3
x(x
2
1)
x
2
1
= 0 (4.22)
y = x (4.23)
Studio della derivata Prima: massimi e minimi
f
(x) = D(
x
3
x
2
1
) =
x
2
(x
2
3)
(x
2
1)
2
(4.24)
Studio della derivata Seconda: punti di esso
f
(x) = D(f
(x)) (4.25)
26
Figura 4.2: Il graco della funzione f(x) =
x
3
x
2
1
27
4.3 Funzioni Esponenziali
28
4.3.1 f(x) = (x
2
+ x)e
x
Campo di Esistenza
il campo di esistenza della funzione tutto R quindi scriviamo
D : x R (4.26)
Studio della parit
f(x) = ((x)
2
+ (x))e
(x)
= (x
2
x)e
+x
(4.27)
La funzione non n pari n dispari.
Positivit
f(x) = (x
2
+ x)e
x
> 0 (4.28)
Per studiare la positivit di questa funzione devo fare lo studio del
segno e quindi:
(x
2
+ x) > 0
e
x
> 0
(4.29)
da cui ottengo:
x < 1 x > 0
x R
(4.30)
e dunque la funzione positiva per x < 1 x > 0
Intersezione con gli assi Intersezione con lasse delle ordinate
y = (x
2
+ x)e
x
= 0
x = 0
(4.31)
Intersezione con lasse delle ascisse
y = (x
2
+ x)e
x
y = 0
(4.32)
x = 0 x = 1
y = 0
(4.33)
Dalle intersezioni con gli assi abbiamo quindi ottenuto i punti O(0; 0),
A(1; 0)
29
Asintoti
La funzione non ha asintoti verticali perch non ci sono punti di di-
scontinuit nel dominio.
La funzione non ha neanche asintoti obliqui, perch per averne dovreb-
be avere al denominatore un polinomio di un grado inferiore (nel nostro
caso dovrebbe essere di grado 1).
Lunica cosa che ci rimane da fare di andare a guardare se ci sono
asintoti orizzontali, facendo il limite della funzione agli inniti.
Studio della derivata Prima: massimi e minimi
f
(x) = (2x)e
x
+ (x
2
+ x)(e
x
) = x(1 x)e
x
(4.34)
Studio della derivata Seconda: punti di esso
f