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Tutto il necessario per lo studio di funzione

dott. Gennaro Sorrentino


Indice
1 Introduzione 3
2 Studio Completo di una funzione 4
2.1 Dominio di una funzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2.2 Studio delle simmetrie (parit) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
2.3 Positivit e negativit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.4 Intersezioni con gli assi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.5 Calcolo degli asintoti verticali, orizzontali ed obliqui . . . . . . 6
2.5.1 Asintoti Orizzontali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.5.2 Asintoti Verticali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.5.3 Asintoti Obliqui . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2.6 Studio della derivata prima: massimi e minimi . . . . . . . . . 7
2.7 Studio della derivata seconda: punti di esso . . . . . . . . . . 8
3 I teoremi per lo studio di funzione 9
3.1 Funzioni Continue su tutto un intervallo . . . . . . . . . . . . 9
3.1.1 funzioni continue su di un intervallo chiuso e limitato:
4 teoremi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.2 Teoremi di de lHopital . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
3.3 il criterio di suciente derivabilt . . . . . . . . . . . . . . . . 10
3.4 Concavit e convessit di una funzione . . . . . . . . . . . . . 10
3.5 Derivate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
3.6 Teoremi principi dei limiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
3.6.1 Unicit del limite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
3.6.2 Teorema del confronto (o dei carabinieri) . . . . . . . . 11
3.6.3 Permanenza del segno . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
3.7 Forme indeterminate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
3.8 Funzioni continue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
3.9 Limiti di funzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
3.10 Punti di discontinuit di una funzione . . . . . . . . . . . . . . 16
3.11 Strumenti per il calcolo dei limiti . . . . . . . . . . . . . . . . 17
1
4 Alcuni esempi di Studio Completo di funzione 18
4.1 Funzioni basilari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
4.1.1 La funzione esponenziale e
x
. . . . . . . . . . . . . . . 18
4.1.2 La funzione potenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
4.1.3 I logaritmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
4.1.4 f(x) = x
3
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
4.2 Funzioni Fratte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
4.2.1 f(x) =
x
3
x
2
1
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
4.3 Funzioni Esponenziali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
4.3.1 f(x) = (x
2
+ x)e
x
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
A prova capitolo 32
2
Capitolo 1
Introduzione
Lo studio di funzione....
3
Capitolo 2
Studio Completo di una funzione
Questi sono i passaggi da fare per lo studio di una funzione:
1. Dominio di una funzione (anche detto Campo di Esistenza)
2. Determinazione del tipo di funzione (parit)
3. Positivit e negativit
4. Intersezione con gli assi
5. Calcolo degli asintoti verticali, orizzontali ed obliqui
6. Studio della derivata prima: massimi e minimi, crescenza e decrescenza
7. Studio della derivata seconda: punti di esso, concavit e convessit
2.1 Dominio di una funzione
La prima cosa da fare, ed anche la pi importante trovare il dominio della
funzione che stiamo studiando. Trovare il dominio di una funzione vuol dire
trovare per quali valori la nostra funzione e denita. In altre parole bisogna
trovare lintervallo di valori per i quali ha senso la nostra funzione. Prendiamo
ad esempio la seguente funzione:
f(x) =
1
x 1
(2.1)
Il dominio di questa funzione, ovvero tutti i valori possibili che la x pu
assumere, tutto linsieme dei numeri reali fatta eccezione per il valore x = 1
che non appartiente al dominio poiche per quel particolare valore la funzione
non e denita. Questo viene espresso in formule come segue:
4
D : x R {1} (2.2)
In generale, per individuare il domino, bisogna andare a studiare quelle si-
tuazioni particolari che matematicamente non so accettabili e sono quin-
di da escludere (come il caso del denominatore uguale a zero dellesempio
precedente). I casi da studiare per il dominio sono:
1. Denominatore
(deve essere posto diverso da zero);
2. Logaritmo
(largomento deve essere posto maggiore (>) di zero)
3. Radice
(il radicando deve essere posto maggiore o uguale a zero (), o, se la
radice si trova al denominatore, strettamente maggiore (>) di zero)
2.2 Studio delle simmetrie (parit)
Studiare la partit di una funzione una cosa molto importante per disegnare
correttamente una funzione. Attraverso la parit infatti noi possiamo capire
se la funzione simmetrica o meno, e questo render molto pi semplice e
rapido tutto lo studio di funzione. Una funzione si dice pari se:
f(x) = f(x) (2.3)
mentre di dice dispari se
f(x) = f(x) (2.4)
Lo studio della parit ci da informazione sulla simmetria della funzione.
Se la funzione pari allora questa sar simmetrica rispetto allasse delle y,
mentre se la funzione dispari sar simmetrica rispetto allorigine degli assi.
Ai ni del graco, conoscere la simmetria di una funzione una cosa di
estrema importanza,
Un esempio di funzione pari la funzione f(x) = x
2
, per la quale otte-
niamo:
f(x) = (x)
2
= x
2
= f(x) (2.5)
mentre un esempio di funzione dispari f(x) = x
3
, per la quale otteniamo:
f(x) = (x)
3
= x
3
= f(x) (2.6)
5
2.3 Positivit e negativit
Per determinare la positivit e la negativit di una funzione basta porre la
funzone maggiore di zero.
f(x) > 0 (2.7)
2.4 Intersezioni con gli assi
Per calcolare le intersezioni con gli assi bisogna porre uguale a zero la x (e
calcolare la y corrispondente) e la y (e calcolare la x corrispondente).

y = 0
x = ....
(2.8)

x = 0
f(x = 0) = y
(2.9)
2.5 Calcolo degli asintoti verticali, orizzontali
ed obliqui
2.5.1 Asintoti Orizzontali
Per trovare gli asintoti orizzontali bisogna studiare il limite della funzione
per x , quindi bisogna calcolare i seguenti limiti:
lim
x+
f(x) (2.10)
lim
x
f(x) (2.11)
2.5.2 Asintoti Verticali
Per calcolare gli asintoti verticali bisonga fare il limite della f(x) per x x
0
,
dove x
0
un punto di discontinuit della funzione.
lim
xx
0
f(x) (2.12)
2.5.3 Asintoti Obliqui
Gli asintoti obliqui sono rette alla quale la funzione pu tendere allinnito.
Bisogna quindi trovare i parametri m, q di questa retta:
y = mx + q (2.13)
6
i parametri m e q si ottengono nel seguente modo:
lim
x+
f(x)
x
= m (2.14)
lim
x+
(f(x) mx) = q (2.15)
2.6 Studio della derivata prima: massimi e mi-
nimi
In matematica si dice che una funzione a valori reali f : D R ha in un
punto x
0
del proprio dominio D un massimo assoluto se in x
0
assume un
valore maggiore o uguale a quello che assume negli altri punti di D, ovvero:
f(x
0
) f(x) x D (2.16)
Viceversa f ha un minimo assoluto in un punto x0 di D se
f(x
0
) f(x) x D (2.17)
Si dice che una funzione f ha in x
0
un massimo locale o massimo relativo
se x
0
interno al dominio D di f, e inoltre f(x
0
) f(x) in un intorno di
x
0
: (x
0
, x
0
+ ).
f ha invece un minimo locale o relativo in x0 se x0 interno al dominio
D di f, e inoltre f(x
0
) f(x) in un intorno di x
0
: (x
0
, x
0
+ ).
Attenzione, perch se esistono massimi o minimi assoluti (global maxi-
mum, global minimum), non necessariamente questi sono anche massimi o
minimi relativi (local maximum, local minimum), come si evince dalla gura
in alto a destra, in quanto i massimi e i minimi relativi devono corrisponde-
re, per denizione, a punti interni al dominio, mentre quelli assoluti possono
anche essere raggiunti ai suoi estremi. I punti di massimo e minimo relativo
vengono anche detti punti estremanti. Lo studio della derivata prima ci per-
mette di sapere se la funzioni ha punti di massimo o di minimo. Questi sono
punti in cui la derivata prima assume il valore 0 (zero). Attenzione perch
a priori non si pu sapere se il punto (o i punti) in cui la derivata prima
della funzione si annulla sono dei massimi o dei minimi. Per ottenere queste
informazioni necessario studiare il segno di questultima.
f

(x) = 0 Punti di massimo o di minimo


f

(x) > 0 Crescenza o decrescenza della funzione


7
2.7 Studio della derivata seconda: punti di es-
so
Lo studio della derivata seconda ci da informazione sui essi, ovvero quei
punti in cui la funzione cambia concavit o convessit. La procedura uguale
allo studio della derivata prima. I punti di esso infatti sono quesi punti che
annullano la derivata seconda, e lo studio del segno della derivata seconda ci
da informazione sulla concavit o convessit della funzione.
f

(x) = 0 Punti di esso


f

(x) > 0 Cavit o convessit della funzione


8
Capitolo 3
I teoremi per lo studio di funzione
3.1 Funzioni Continue su tutto un intervallo
Iniziamo dalla denizione di funzione continua: Siano A R, x
0
A,
f : A R. Allora f continua SE E SOLO SE lim
xx
0
f(x) = f(x
0
)
x
0
A
3.1.1 funzioni continue su di un intervallo chiuso e limi-
tato: 4 teoremi
Qui sono riportati i teoremi sulle funzioni continue necessari per lo studio di
funzione:
Teorema di Weierstrass: Siano A R e f C(A, R). Se f
continua su A e se A compatto, allora f dotata di massimo e minimo
su A
Teorema di Bolzano: Siano a, b R con a < b e sia f C([a, b], R)
tale che f(a)f(b) < 0. Allora esiste x
0
[a, b] tale che f(x
0
) = 0
Teorema di Rolle: sia f una funzione continua nellintervallo chiuso
[a, b] e derivabile almeno su (a, b). Sia poi f(a) = f(b). Allora esiste
un punto c (a, b) tale che f

(c) = 0
9
3.2 Teoremi di de lHopital
3.3 il criterio di suciente derivabilt
3.4 Concavit e convessit di una funzione
Sia I un intervallo di R, e sia f : I R una funzione continua e derivabile
in I. Si dice che f convessa se comunque prendo un x
1
ed x
2
di I ed un
numero (0 1) si ha:
f(x
1
+ (1 )x
2
) f(x
1
) + (1 )f(x
2
) (3.1)
Sia f : I R una funzione continua e derivabile in I. Condizione
necessaria e suciente anch la f(x) sia convessa che la f

(x) sia crescente


(f

(x) > 0).


3.5 Derivate
Pi precisamente, una data funzione f(x) denita in un intorno di x
0
si dice
derivabile nel punto x
0
se esiste ed nito il limite:
lim
h0
f(x
0
+ h) f(x
0
)
h
(3.2)
e il valore di questo limite, indicato normalmente con f

(x
0
), prende il nome
di derivata della funzione nel punto x
0
. Se la funzione f(x) derivabile in
ogni punto di un dato intervallo (a, b), allora si dice che essa derivabile in
(a, b), e la funzione f

(x) che associa ad ogni punto x la derivata di f in x


la funzione derivata di f.
Signicato geometrico della derivata
Il valore della derivata di f(x) calcolata in
x
0
ha un signicato geometrico: il coef-
ciente angolare della retta tangente alla
curva rappresentata dal graco di f(x), nel
punto di coordinate (x
0
, f(x
0
)).
In altre parole, la derivata il valore della
tangente trigonometrica dellangolo che la
retta tangente a una curva in un suo punto
forma con lasse delle ascisse. Lequazione
della retta tangente in x
0
risulta:
y = f(x
0
) + f

(x
0
)(x x
0
) (3.3)
10
3.6 Teoremi principi dei limiti
3.6.1 Unicit del limite
Una funzione f : X R denita su un aperto X dei numeri reali non pu
avere due limiti distinti in un punto x
0
di accumulazione per X. Se la funzione
ha limite in x
0
, questo unico.
Dimostrazione Supponiamo che l
1
,l
2
siano limiti della funzione in x
0
. Mo-
streremo che l
1
= l
2
, ragionando per assurdo e supponendo quindi che l
1
e l
2
siano distinti. Allora esistono due intorni V
1
di l
1
e V
2
di l
2
disgiunti.
Per denizione di limite, esistono due intorni U
1
e U
2
di x
0
in per cui vale:
f(x) appartiene a V
1
x U
1
X diverso da x
0
f(x) appartiene a V
2
x U
2
X diverso da x
0
Linsieme U
1
U
2
un altro intorno di x
0
, quindi contiene un punto x di X
diverso da x
0
: per questo punto, f(x) contemporaneamente in V
1
e V
2
, che
per sono disgiunti: questo assurdo.
3.6.2 Teorema del confronto (o dei carabinieri)
Siano f, g, h : X R R con f, g, h C
0
(X; R). E sia x
0
un punto di
accumulazione per X.
Allora se:
lim
xx
0
f(x) = lim
xx
0
h(x) = l
e se esiste un intorno U di x
0
tale che risulti: f(x) g(x) h(x)x
U X\ {x
0
} allora:
lim
xx
0
g(x) = l
Dimostrazione: Sia l R. Preso un intorno V di l, (l , l + ) esistono
intorni U
1
e U
2
di x
0
. Per denizione abbiamo:
x = x
0
U
1
= f(x) V
x = x
0
U
2
= h(x) V
Allora, preso lintorno U = U
1
U
2
di x
0
succede, per ipotesi, che:
l f(x) g(x) h(x) l +
cio:
x U\ {x
0
} = g(x) V
11
3.6.3 Permanenza del segno
Se il limite della funzione risulta positivo allora anche la funzione positiva.
Sia f una funzione continua nel suo dominio, f : X R R e x
0
, l R

con x
0
di accumulazione per X allora:
lim
xx
0
f(x) = l > 0 (< 0) f(x) > 0 (< 0) per x x
0
(3.4)
Dimostrazione: Poniamo l R,l > 0. Preso lintorno V = (l ; l + )
con 0 < < l (Notare bene questa limitazione). Allora, per denizione di
limite, esiste un intorno U di x
0
, per il quale:
f(x) V x U X\ {x
0
}
cio:
l + > f(x) > l > 0
12
3.7 Forme indeterminate
Nella matematica, ed in particolare nel calcolo innitesimale, le scritture:
0
0
,

,0 , 1

,0
0
,
0
,
individuano le cosiddette forme indeterminate.
3.8 Funzioni continue
Nel caso di funzioni con dominio e codominio nell insieme dei numeri reali
si pu dare una denizione di funzione continua connessa con il concetto di
limite di una funzione. Dato un punto x
0
sulla retta reale una funzione f(x)
si denisce continua in x0 se il suo limite per x tendente a x
0
coincide con il
suo valore in x
0
, ovvero con f(x
0
). In simboli:
lim
xx
0
f(x) = f(x
0
) (3.5)
In alcuni casi si esprime questo fatto dicendo che loperazione di limite in x
0
commuta con la funzione f:
lim
xx
0
f(x) = f( lim
xx
0
x) (3.6)
Esplicitando il concetto di limite la denizione di continuit si pu riformu-
lare nel seguente modo: Una funzione f a valori reali continua in x
0
se ogni
intorno di f(x
0
) include limmagine di un intorno di x
0
. Ovvero:
> 0 > 0; |x x
0
| < implica |f(x) f(x
0
)| <
13
3.9 Limiti di funzioni
Siano dati una funzione f : X R denita su un sottoinsieme X della retta
reale R ed un punto di accumulazione x
0
di X. Un numero reale l il limite di
f(x) per x tendente a x
0
se la distanza fra f(x) ed l arbitrariamente piccola
quando x si avvicina a x
0
.
R
+
R
+
; |f(x) l| < x X con 0 < |x x
0
| < (3.7)
In questo caso si scrive:
lim
xx
0
f(x) = l (3.8)
Una denizione equivalente che usa gli intorni la seguente: l limite
se:U U
l
V v
x
0
; f(x) Ux = x
0
V X.
Il valore x
0
non necessariamente contenuto nel dominio di f. Il valore
comunque escluso nella denizione di limite, poich il limite deve dipendere
soltanto dai valori di f in punti arbitrariamente vicini ad x
0
ma non dal valore
che f assume in x
0
.
La denizione di limite viene normalmente estesa per considerare anche i casi
in cui x
0
e/o l sono inniti. La funzione f ha limite innito l = + in un
punto nito x
0
se:
N R
+
R
+
; f(x) > Nx X con 0 < |x x
0
| <
In questo caso si scrive:
lim
xx
0
f(x) = +
Analogamente si denisce il limite sostituendo f(x) > N con f(x) <
N.
Per denire il limite per x
0
= +, ancora necessario che x
0
= + sia
punto di accumulazione per il dominio X: questo si traduce nella richiesta che
X contenga valori arbitrariamente grandi, cio che il suo estremo superiore
sia innito: sup X = +.
In questo caso, un numero nito l limite di f per x + se:
R
+
S R
+
; |f(x) l| < x X con x > S
In questo caso si scrive
lim
x+
f(x) = l
Analogamente si denisce il limite per x , sostituendo x > S con x <
S.
14
Resta quindi da esaminare il caso in cui entrambi x
0
ed l sono inniti. La
funzione f ha limite + per x + se:
N R
+
S R
+
; f(x) > N x X con x > S
In questo caso si scrive:
lim
x+
f(x) = +
Si deniscono analogamente i casi in cui x
0
= e/o l = .
15
3.10 Punti di discontinuit di una funzione
1. Prima specie: se i limiti da destra e da sinistra della funzione esistono
ma sono diversi. (l-s = salto della funzione)
2. Seconda specie: se almeno uno dei due limiti (da destra o da sinistra)
o non esiste oppure innito
3. Terza specie: esistono i limiti della funzione sia da destra che da sinistra
e sono uguali (discontinuit eliminabile)
16
3.11 Strumenti per il calcolo dei limiti
Funzioni aventi lo stesso dominio possono essere sommate o moltiplicate. In
molti casi possibile determinare il limite della funzione risultante dai limiti
delle singole funzioni.
Siano f e g due funzioni con lo stesso dominio X, e x
0
un punto di
accumulazione per X. Se esistono i limiti
lim
xx
0
f(x) = l
1
, lim
xx
0
g(x) = l
2
allora:
lim
xx
0
(c f(x)) = c l
1
c R
lim
xx
0
(f(x) g(x)) = l
1
l
2
lim
xx
0
(f(x) g(x)) = l
1
l
2
lim
xx
0
1
f(x)
=
1
l
1
se l
1
= 0
lim
xx
0
f(x)
g(x)
=
l
1
l
2
se l
2
= 0
Alcune delle uguaglianze elencate sono estendibili ai casi in cui l
1
e/o l
2
sia
innito, facendo uso delle operazioni seguenti: l + = +, l = ,
++ = +, = .
Se l = 0 , anche l = ,
1
0
= ,
1

= 0 con i segni opportuni calcolati


con la usuale regola del prodotto.
17
Capitolo 4
Alcuni esempi di Studio
Completo di funzione
4.1 Funzioni basilari
4.1.1 La funzione esponenziale e
x
La funzione esponenziale come funzione
della variabile reale x, e
x
sempre po-
sitivo e crescente. Lasse x un asin-
toto orizzontale al graco. La funzio-
ne esponenziale e
x
pu essere denita in
due modi equivalenti, come limite di una
successione:
e
x
= lim
n

1 +
x
n

n
o come somma della serie:
e
x
=

n=0
x
n
n!
= 1 + x +
x
2
2!
+
x
3
3!
+ ...
Propriet
Usando il logaritmo naturale possibile generalizzare la nozione di funzione
esponenziale. La funzione
a
x
= e
xln a
denita per ogni a > 0, e tutti i numeri reali x, chiamata funzione espo-
nenziale di base a.
18
Ovviamente lequazione appena citata valida per a = e, poich e
xln e
=
e
x(1)
= e
x
.
Le funzioni esponenziali godono delle seguenti propriet:
a
0
= 1
a
1
= a
a
x+y
= a
x
a
y
a
xy
= (a
x
)
y

1
a
x
=

1
a

x
= a
x
a
x
b
x
= (ab)
x
Esse sono valide per tutti i numeri reali a e b e tutti i numeri reali x ed y.
Le espressioni contenenti frazioni e radici possono spesso essere semplicate
utilizzando la notazione esponenziale perch
1
a
= a
1
e, per ogni a e b numeri
reali con a > 0, e per ogni intero n > 1:
n

a
b
= (
n

a)
b
= a
b/n
4.1.2 La funzione potenza
Una funzione potenza una funzione del tipo:
f(x) = x
n
Qui n (lesponente) un numero sso. Considereremo in particolare i casi
n = 1, 2, 3, 4, 1, 2, 3e 4.
Si ricordi che esponenti negativi signicano che viene formato anche il reci-
proco (x
2
signica 1/x
2
). Per n = 1 abbiamo f(x) = x, cio la funzione che
ad ogni x assegna se stesso (la cosiddetta funzione identica).
Le seguenti propriet sono di immediata verica nel caso in cui gli espo-
nenti sono numeri interi positivi:
a
n
a
m
= a
n+m

a
n
a
m
= a
nm
(a
n
)
m
= a
nm
a
n
b
n
= (a b)
n

a
n
b
n
=

a
b

n
b
1
= b e quindi :b = b
1
19
La potenza :0
0
priva di signicato!
Notiamo che la denizione a
0
:= 1 risulta ora pi comprensibile poich
consistente con le propriet appena viste, infatti
a
n
a
n
= a
nn
= a
0
= 1
E lo stesso vale per la denizione di a k, infatti:
a
x
= a
0x
=
a
0
a
x
=
1
a
x
20
4.1.3 I logaritmi
Si dice logaritmo in base a di un numero x lesponente da dare ad a per
ottenere x (x viene chiamato argomento del logaritmo). In altre parole, se
x = a
y
, segue che:
y = log
a
x (4.1)
I logaritmi vennero proposti nel 1614
da John Napier, o in italiano Nepero,
come ausilio per semplicare i calco-
li. Infatti, al prezzo di due conver-
sioni da un numero al suo logarit-
mo e una conversione inversa possi-
bile trasformare un prodotto in una
somma, un quoziente in una dieren-
za, un elevamento a potenza in un
prodotto e, addirittura, unoperazio-
ne complicatissima come lestrazione
di radice ennesima in una semplice
divisione per n.
Propriet dei logaritmi
1. log
a
a = 1
2. log
m
1 = 0
3. a
log
a
x
= log
a
a
x
= x
4. log
m
(a b) = log
m
a + log
m
b
5. log
m
a
b
= log
m
a log
m
b
6. log
m
1
a
= log
m
a
7. log
m
a
k
= k log
m
a
21
4.1.4 f(x) = x
3
Campo di Esistenza il campo di esistenza della funzione tutto R
quindi scriviamo
D : x R (4.2)
Studio della parit
f(x) = x
3
= f(x) (4.3)
la funzione dispari
Positivit
f(x) = x
3
> 0 (4.4)
La funzione negativa per x < 0 ed positiva per x > 0
Intersezione con gli assi

y = 0
x = ....
(4.5)
Asintoti
La funzione non ha asintoti verticali perch non ci sono punti di di-
scontinuit nel dominio.
La funzione non ha neanche asintoti obliqui, perch per averne dovreb-
be avere al denominatore un polinomio di un grado inferiore (nel nostro
caso dovrebbe essere di grado 2).
Lunica cosa che ci rimane da fare di andare a guardare se ci sono
asintoti orizzontali, facendo il limite della funzione agli inniti.
Studio della derivata Prima: massimi e minimi
f

(x) = D(x
3
) = 3x
2
(4.6)
Ora che abbiamo trovato la derivata prima vediamo che questa sem-
pre positiva ( un quadrato), e quindi la nostra funzione sar sempre
crescente.
Studio della derivata Seconda: punti di esso
f

(x) = D(f

(x)) = D(3x
2
) = 6x (4.7)
Studiando la positivit della derivata seconda vediamo che questa
negativa per x < 0 ed positiva per x > 0, quindi nella prima parte
ha la concavit rivolta verso il basso, mentre nella seconda parte la
concavit rivolta verso lalto. Notiamo che la derivata secondo si
annulla nel punto P = (0, 0), che proprio un punto di esso
22
Figura 4.1: Il graco della funzione f(x) = x
3
23
4.2 Funzioni Fratte
24
4.2.1 f(x) =
x
3
x
2
1
Campo di Esistenza
Per trovare il campo di esistenza della funzione bisogna porre il deno-
minatore diverso da zero (x
2
1 = 0). Risolvendo otteniamo che al
denominatore bisogna avere x = 1 quindi il dominio sar:
D : x R 1, 1 (4.8)
Studio della parit
f(x) =
x
3
x
2
1
= f(x) (4.9)
la funzione dispari
Positivit
f(x) =
x
3
x
2
1
> 0 (4.10)
x
3
> 0 (4.11)
x
2
1 > 0 (4.12)
quindi otteniamo
x > 0 (4.13)
x < 1x > 1 (4.14)
La funzione negativa per ed positiva per
Intersezione con gli assi

x = 0
y = 0
(4.15)
Asintoti
Asintoti Orizzontali:
lim
x
x
3
x
2
1
= (4.16)
Asintoti Verticali:
lim
x1

x
3
x
2
1
=
1
0

= + (4.17)
lim
x1
+
x
3
x
2
1
=
1
0
+
= (4.18)
25
lim
x+1

x
3
x
2
1
=
+1
0

= (4.19)
lim
x+1
+
x
3
x
2
1
=
+1
0
+
= + (4.20)
Asintoto Obliquo:
m = lim
x+
x
3
x
2
1
x
=
x
3
x
3
x
= 1 (4.21)
q = lim
x+
x
3
x
2
1
mx =
x
3
x(x
2
1)
x
2
1
= 0 (4.22)
y = x (4.23)
Studio della derivata Prima: massimi e minimi
f

(x) = D(
x
3
x
2
1
) =
x
2
(x
2
3)
(x
2
1)
2
(4.24)
Studio della derivata Seconda: punti di esso
f

(x) = D(f

(x)) (4.25)
26
Figura 4.2: Il graco della funzione f(x) =
x
3
x
2
1
27
4.3 Funzioni Esponenziali
28
4.3.1 f(x) = (x
2
+ x)e
x
Campo di Esistenza
il campo di esistenza della funzione tutto R quindi scriviamo
D : x R (4.26)
Studio della parit
f(x) = ((x)
2
+ (x))e
(x)
= (x
2
x)e
+x
(4.27)
La funzione non n pari n dispari.
Positivit
f(x) = (x
2
+ x)e
x
> 0 (4.28)
Per studiare la positivit di questa funzione devo fare lo studio del
segno e quindi:
(x
2
+ x) > 0
e
x
> 0
(4.29)
da cui ottengo:
x < 1 x > 0
x R
(4.30)
e dunque la funzione positiva per x < 1 x > 0
Intersezione con gli assi Intersezione con lasse delle ordinate

y = (x
2
+ x)e
x
= 0
x = 0
(4.31)
Intersezione con lasse delle ascisse

y = (x
2
+ x)e
x
y = 0
(4.32)

x = 0 x = 1
y = 0
(4.33)
Dalle intersezioni con gli assi abbiamo quindi ottenuto i punti O(0; 0),
A(1; 0)
29
Asintoti
La funzione non ha asintoti verticali perch non ci sono punti di di-
scontinuit nel dominio.
La funzione non ha neanche asintoti obliqui, perch per averne dovreb-
be avere al denominatore un polinomio di un grado inferiore (nel nostro
caso dovrebbe essere di grado 1).
Lunica cosa che ci rimane da fare di andare a guardare se ci sono
asintoti orizzontali, facendo il limite della funzione agli inniti.
Studio della derivata Prima: massimi e minimi
f

(x) = (2x)e
x
+ (x
2
+ x)(e
x
) = x(1 x)e
x
(4.34)
Studio della derivata Seconda: punti di esso
f

(x) = ..... (4.35)


30
Figura 4.3: Il graco della funzione f(x) = x
3
31
Appendice A
prova capitolo
32

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