Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
«Da quando le mie unghie erano piccole sentivo mio padre oh Dio,
permanga la sua ombra su di noi ripetere questa frase: «vivi e vedi, coltiva
cotone e raccogli lana». Non ne avevo capito il senso, però mi piaceva come
suonava e così ripetevo senza conoscerne il significato, sperando di capirlo
una volta divenuto grande. Questo accadeva negli anni ‘80.
Sono passati i giorni e ho raggiunto l’età giovanile, sono cresciuto e
crescendo ho cominciato a riflettere sulla situazione della nazione e
soprattutto della società irachena. Ho visto il popolo applaudire ad un
dittatore, con ragione e senza ragione, nonostante che lui avesse ville
bellissime e il popolo vivesse nella totale miseria. Ho visto un popolo il cui
sangue veniva sparso inutilmente, applaudire ugualmente il dittatore che lo
obbligava a glorificarlo, pena la morte. Ho visto gente che per glorificare il
dittatore senza occasione ha sparso sangue ed è salita sulle spalle dei
generosi e sui cadaveri degli innocenti. In questo modo la società irachena si
è gonfiata di ignobili, ipocriti, che pur di vivere bene si sono fatti belli sulle
spalle degli altri, si sono innalzati i vigliacchi e hanno sepolto i migliori.
Ho cominciato a vedere verso la fine degli anni ‘90 la meraviglia delle
meraviglie dei comportamenti dei figli di questa società. Gente che vuole
emergere ad ogni costo, pur senza merito, calpestando i generosi lungo il
loro cammino, cancellando le aspirazioni degli altri e dei giovani. Sono
emersi gli opportunisti e sono diventati leaders, ma in compenso sono
scappati migliaia di competenti. Il risultato di tutto ciò? Le cose sono
peggiorate andando di male in peggio.
Quando nel 2002 è arrivato internet ho visto che il mondo intero e in
particolare l’Occidente si stava sviluppando alla stessa velocità in cui l’Iraq
1
regrediva. Allora mi sono chiesto, “ma siamo la nazione che Dio ha preferito
alle altre? Siamo la miglior nazione nata per la gente? Siamo il popolo della
religione e fonte della profezia e delle nazioni in Occidente o no? Se si
perché questa contraddizione?”
Intanto il tempo passava e sono diventato medico, oggi ho 33 anni. Alcune
cose sono cambiate, è caduto il dittatore e con lui l’ingiustizia. Ne sono stato
felice pensando che finalmente avevamo l’occasione per giungere a ciò a cui
erano giunti gli altri, la nostra ricchezza era tornata nelle nostre mani ed era
venuto qualcuno che poteva spostare l’ago della bilancia.
Ho gioito così finchè non mi sono scontrato con la dura realtà dell’Iraq
odierno: del nuovo Iraq democratico e libero, in cui ‘ovviamente’ la giustizia
è garantita per tutti e nella costituzione c’è posto per tutti e ognuno può
esercitare i propri diritti.
Mi è arrivato l’invito per un convegno di medici in Italia e Francia, era
un’ottima occasione per un giovane ambizioso come me, anche solo per
vedere dove sono arrivate le nazioni e poter poi portare quell’esperienza ai
miei amici come pure alle nostre aziende sanitarie che sono quasi più
fatiscenti di quanto non lo fossero sotto il regime. Figuriamoci che alcuni dei
loro impiegati non hanno mai avuto rapporto alcuno con la medicina!!!
Ho preso il consenso del Preside della facoltà e il Decano dell’Università
dove lavoro. Sono andato in Presidenza per ottenere il ‘sostegno’ economico
per la trasferta, come previsto dalle regole dello stesso Ministero che ha
incoraggiato la partecipazione a simili attività culturali che si tengono in
Europa. Una volta ottenuta l’approvazione da parte del Preside
dell’Università e dal responsabile della sezione finanziaria, erano già passati
due mesi di pura ed inutile burocrazia, ed ero già in ritardo!! Dopo di che
sono andato alla sezione della scholarship e i rapporti culturali per ritirare il
documento necessario rilasciato dal presidente della sezione, sono entrato
nel suo spettabile ufficio e ho visto un uomo di mezza età, soggetto al quanto
riprovevole dai denti gialli e dalle labbra azzurre a causa dell’eccessivo
fumo, gli ho consegnato i documenti richiesti, che ha subito letto per dirmi
in risposta:
!!! انت بعدك صغير على هيج مشاركات اذا انته بهلعمر تسافر لوربا شخليت للكبار
“sei ancora piccolo per queste cose, se a questa età già partecipi a tali
eventi in Europa, cosa lasci per i grandi !!!”
2
Mi sono meravigliato grandemente di tale risposta insensata. Gli ho subito
fatto presente che, essendo il responsabile dell’unico reparto di rianimazione
nella regione, l’associazione europea stessa mi aveva convocato per la
partecipazione, ancora di più, gli stessi grandi responsabili di questa
associazione hanno accettato di sponsorizzare la mia partecipazione a questo
convegno, essendo uno dei primi in questo campo.
L’impiegato allora ha preso il documento ed è andato dal Preside
dell’università e ha cambiato la formula in margine cancellando la mia
partecipazione, è tornato a me dicendo che, come stava scritto, i
laureati/baccalaureati possono essere invitati solo per partecipare a seminari
di formazione e non a convegni!
Dopo un mese mi è arrivato un altro invito dall’Università di Copenhagen,
questa volta per un seminario di formazione sulle malattie cardiache. Dalla
Danimarca mi sono giunti ben sei documenti, con questi mi sono recato
nuovamente presso la mia università per seguire il solito iter e mi sono
dovuto ripresentare dal medesimo impiegato della volta precedente. Era
l’estate del 2008. Questa volta tal signore mi ha detto che doveva presentare
la questione al consiglio di facoltà, sapendo bene che tutti erano in vacanza e
il consiglio non si sarebbe mai radunato per me!! Ma come se non bastasse
ha anche aggiunto che dopo la presentazione al consiglio di facoltà
bisognava presentare la domanda al consiglio dell’università. Sapendo che
anche in questo caso il presidente del consiglio era fuori Iraq e non sarebbe
tornato prima di settembre 2008. Il seminario cominciava a partire da due
settimane dal momento in cui presentavo la mia domanda e il solo visto
necessitava di almeno due settimane.
Questo è il lato oscuro del racconto, ora vi racconto quello positivo ….
Ho telefonato il responsabile del corso di formazione, un professore danese
che non conoscevo, per dirgli che partecipare a mie spese era impossibile, in
tutta risposta lui mi ha chiesto un po’ di tempo per cercare una soluzione!!
Mi ha telefonato dopo due giorni per comunicarmi che uno dei partecipanti
si era ritirato e in questo modo erano avanzati un pò di soldi che avrebbe
destinato al mio soggiorno per la durata del corso. Mi sono chiesto più volte
perchè questo professore danese non aveva preso per sé quanto era avanzato,
come avrebbe fatto invece la maggioranza dei dirigenti iracheni.
3
Dopo un giorno mi ha telefonato ancora per dirmi che si era ritirato un’altro
giovane ed essendo avanzati altri soldi avrebbe pagato anche il viaggio.
“Strano” ho detto tra me, perchè questo danese si comporta così con me e io
non sono del suo paese, nè della sua religione, nè della sua età, tantomeno
del suo grado di scienza?
Sono andato all’Ambasciata Danese e ho presentato la mia domanda per
ottenere il visto. Il Console mi ha risposto il che la percentuale delle
possibilità di essere accettato è solo l’1%!!
Perche? Ho capito subito. Naturale sono iracheno! Ho chiamato l’uomo
buono e l’ho informato che c’era un problema presso l’Ambasciata; mi ha
risposto subito che avrebbe provveduto alla cosa! L’uomo ha chiamato il
Ministero per gli Affari Esteri Danesi introducendomi a loro, di conseguenza
mi ha subito ricontattato per comunicarmi che il visto era pronto e che lo
andassi a prendere.
La velocità del rilascio ha suscitato la meraviglia di tutti gli impiegati
dell’Ambasciata, avendolo ricevuto io, prima dello stesso Console!!
Ho preso il visto di giovedì e il venerdì, vacanza ufficiale, non ho ottenuto
la prenotazione del volo, quando la domenica successiva dovevo già essere in
Danimarca.
Molto dispiaciuto per l’accaduto ho telefonato l’uomo buono e gli ho riferito
il mio problema, che lui ha risolto facendo in prima persona la prenotazione
elettronica del biglietto sulle linee britanniche, ed ecco che il biglietto è
arrivato nel giro di qualche minuto!! Dunque sono andato a Damasco per
presentarmi agli uffici delle linee britanniche, lì però mi hanno detto che non
potevo volare perché sprovvisto del visto di entrata provvisoria a Londra
dove facevo transito.
Un momento di sconforto mi ha assalito, dopo tutta quella fatica, quasi al
traguardo mi si diceva che non potevo partire!
Voi come pensate che abbia trovato la soluzione? Chiaro, giacché mi aveva
assistito fino ad allora, ho telefonato nuovamente l’uomo buono per
informarlo del problema. Pensate, si è anche scusato perché non era al
corrente della necessità di avere tale visto transitorio, mi ha mandato subito
un altro biglietto, questa volta con una compagnia turca, e qui non
necessitavo del visto provvisorio !!!
4
Sono volato con l’aereo verso Copenhagen e non credevo a ciò che ha fatto
quel professore. Perchè mi aveva aiutato così lungamente e ripetutamente?
Tanto più che non mi conosceva. Non potevo fare a meno di metterlo a
confronto con il musulmano figlio del mio paese, responsabile della
scolarship e delle relazione culturali nella mia università, che non ha mosso
un dito per aiutarmi, anzi..
In Danimarca ho trovato tutta un’altra dimensione, altra gente e altra
educazione, compresa altra morale; altro modo di indirizzarsi alle cose,
totalmente diverso dall’Iraq!!
Quando sono tornato a casa i miei amici mi hanno chiesto cosa avessi
imparato. Ho risposto loro che avevo finalmente compreso “il motivo per il
quale Dio è in accordo con loro”. Solo ora avevo trovato le risposte alle
domande che mi assillavano sin da quando ero bambino: perchè il popolo
occidentale progredisce sempre di più e noi sempre di più regrediamo?!!
Segue una poesia
Diamo il difetto al nostro tempo ma il difetto è in noi
e non c’è difetto nel nostro tempo, ma solo in noi.
Che Dio abbia misericordia al compianto poeta Nazar Alqabbani quando
disse:
facciamo dei nostri onori vigliaccheria
e facciamo dei nostri nani campioni
improvvisiamo il campionato improvviso
nelle genti pigre
elemosiniamo da Dio la vincita sui nostri nemici
le nostre anime denunciano il fallimento
le nostre giornate sono dedicate all’azzardo,
coppa e sonno,
siamo la vera nazione suscitata per i popoli?
5
Quindi l’iracheno sta dicendo, se voi Musulmani del mio popolo agite in
questo modo e siete anche orgogliosi di ciò che siete e che fate, allora siete
nulla. Siete nulla di fronte all’estraneo che non mi conosce e che mi ha
ripetutamente e disinteressatamente aiutato.
Seguendo tale logica, all’orecchio di un cristiano o di un conoscitore della
Bibbia, subito viene alla mente la parabola del buon samaritano. Questi
infatti è e resta di esempio a tutti: dare aiuto a chi ne necessita, al di là di
ogni appartenenza etnico-religiosa, proprio come direbbe Paolo, appunto
l’Apostolo delle Genti, «Tutto si faccia tra voi nella carità» (1Co 16:14).
Sicuramente il Signore non cambia la storia affidata alla nostra
responsabilità e coscienza consegnandoci un semplice libro, che resta morto
se non trasforma il nostro cuore aprendolo altruisticamente e
disinteressatamente all’altro, direbbe di nuovo Paolo «la lettera uccide, lo
spirito vivifica» (2Cor 3,6). Solo in questo modo Egli ci potrà sostenere
nell’impegno a vincere il male con il bene, a combattere l’odio e la violenza
con l’amore, l’indifferenza con la solidarietà. Vivere la Pasqua non è entrare
in un mondo di sogni, ma credere alla possibilità e alla responsabilità di
entrare nella storia concreta di ogni giorno con il coraggio di chi sa di
lavorare con il Signore per far germogliare i semi dell’umanità nuova
riconciliata con Dio Amore e in se stessa, al di là delle distinzioni umane e
di pensiero.
Che gli uomini siano tutti uguali, con uguali diritti e uguali doveri, è una
verità indiscutibile, ma la cosa si complica quando si cerca di capire qual è il
significato di tale espressione. Tutti gli uomini sono figli di Dio, e, come tali,
sono uguali tra di loro. Ma perché questa non sia solo un’affermazione di
principio, è necessario che essi stessi sentano profondamente e vivano
quotidianamente questa verità. Nell’essere tutti figli di Dio, essi hanno
uguali diritti e uguali doveri: inevitabilmente: essendo figli di Dio hanno
tutti lo stesso diritto di dirsi tali e hanno tutti lo stesso dovere di vivere come
tali. Uguali, perché tutti, aventi la stessa origine soprannaturale, hanno
l’uguale diritto di esercitare questa loro prerogativa nei confronti dell’intero
creato, ed hanno l’uguale dovere di esercitare questa loro prerogativa in vista
della loro origine e, quindi, del loro fine
Come non possiamo fare un accenno alle Radici cristiane dell’Europa,
anche se il professore sconosciuto che ha aiutato il ricercatore iracheno fosse
stato un modernista ateo o agnostico o cristiano, è cresciuto o quantomeno
ha vissuto, vive, in terra cristiana, la cui cultura in un certo qual modo deve
avergli pur dato qualcosa.
Il termine “cultura” ha una radice che lo collega per un verso al termine
“culto” e per l’altro al termine “colto”. Al primo è legato il concetto di
adorazione, al secondo il concetto di coltivazione. Si comprende facilmente
come i due concetti rimandino ad un’unica azione: quella del dovere e della
preoccupazione umana nei confronti del divino, che comportano
6
l’adorazione di Dio e la frequenza nella pratica dell’adorazione. Una stessa
“cultura” è necessariamente una medesima adorazione e un medesimo modo
di adorare Dio. Ove questo non si verifichi o smetta di verificarsi, non si
potrà parlare di una stessa cultura.
Quale è la differenza tra ‘la cultura’ di quanti hanno osteggiato il giovane e
quella dell’anonimo buon samaritano, oltre che la propria coscienza?
Louay Shabani