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287 212 Archimede Wikipedia
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06/08/13 02.50
Archimede
(LA) (IT) Summis ingeniis dux et magister fuit Dei pi alti ingegni fu guida e maestro (J.L. Heiberg, Archimedis opera omnia III, Prolegomena XCV)
Archimede di Siracusa (in greco !"#$%&'(); Siracusa, circa 287 a.C. Siracusa, 212 a.C.) stato un matematico, ingegnere, fisico e inventore siceliota. uno dei pi grandi scienziati della storia.
Si hanno pochi dati certi sulla sua vita. Tutte le fonti concordano intanto sul fatto che fosse siracusano e che sia stato ucciso durante il sacco di Siracusa del 212 a.C. Vi inoltre la notizia , tramandata da Diodoro Siculo, che abbia soggiornato in Egitto e che ad Alessandria d'Egitto abbia stretto amicizia con il matematico e astronomo Conone di Samo. L'unica cosa certa che egli fu veramnete in contatto con Conone (come si evince dal rimpianto per la sua morte espresso in alcune opere. ) che per potrebbe aver conosciuto in Sicilia. Tenne corrispondenza con vari scienziati di Alessandria, tra cui Eratostene, al quale dedic il trattato Il metodo e Dositeo. Secondo Plutarco era imparentato col monarca Gerone II,. La tesi controversa ma trova riscontro nella stretta amicizia e stima che, anche
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secondo altri autori, li legava. La data di nascita non certa. Viene di solito accettata quella del 287 a.C., sulla base dell'informazione, riferita dall'erudito bizantino Giovanni Tzetzes, che fosse morto all'et di settantacinque anni. Non si sa per se Tzetzes si basasse su fonti attendibili ora perdute o avesse solo tentato di quantificare il dato, riportato da vari autori, che Archimede fosse vecchio al momento dell'uccisione. L'ipotesi che fosse figlio di un astronomo siracusano di nome Fidia (altrimenti sconosciuto) basata sulla ricostruzione di una frase di Archimede effettuata dal filologo Friedrich Blass, contenuta nell'Arenario, che nei manoscritti era giunta corrotta e priva di senso. Se questa ipotesi corretta, si pu pensare che abbia ereditato dal padre l'amore per le scienze esatte. Dalle opere conservate e dalle testimonianze si sa che si occup di tutte le branche delle scienze a lui contemporanee (aritmetica, geometria piana e solida, meccanica, ottica, idrostatica, astronomia ecc.) e di varie applicazioni tecnologiche. Polibio,, Tito Livio, e Plutarco, riferiscono che durante la seconda guerra punica, su richiesta di Gerone II, si dedic (a detta di Plutarco con minore entusiasmo ma secondo tutti e tre con grandi successi) alla realizzazione di macchine belliche che aiutassero la sua citt a difendersi dall'attacco di Roma. Plutarco racconta che, contro le legioni e la potente flotta di Roma, Siracusa disponeva di poche migliaia di uomini e del genio di un vecchio; le macchine di Archimede avrebbero scagliato massi ciclopici e una tempesta di ferro contro le sessanta imponenti quinquereme di Marco Claudio Marcello. Fu ucciso nel 212 a.C., durante il sacco di Siracusa. Secondo la tradizione l'uccisore sarebbe stato un soldato romano che, non avendolo riconosciuto, non avrebbe eseguito l'ordine di catturarlo vivo. Archimede godeva di grande stima sia nel suo paese, infatti era un riferimento per re Gerone, sia ad Alessandria d'Egitto, dove intratteneva una corrispondenza con i pi illustri matematici del suo tempo, sia tra i Romani, tant' che secondo la leggenda era stato ordinato di catturarlo vivo (invece fu
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Secondo un altro aneddoto altrettanto famoso Archimede (o Gerone) sarebbe riuscito a spostare una nave grazie ad una macchina da lui inventata. Esaltato dalla capacit di costruire macchine che potessero spostare grandi pesi con piccole forze, in questa o in un'altra occasione avrebbe esclamato: datemi un punto d'appoggio e sollever la Terra. La frase riportata, con piccole varianti, da vari autori, tra i quali Pappo di Alessandria e Simplicio.
La
leggenda ha tramandato ai posteri anche le ultime parole di Archimede, rivolte al soldato che stava per ucciderlo: noli, obsecro, istum disturbare (non rovinare, ti prego, questo disegno). Plutarco, dal canto suo, narra tre differenti versioni della morte di Archimede. Nella prima afferma che un soldato romano avrebbe intimato ad Archimede di seguirlo da Marcello; al suo rifiuto di farlo prima di aver risolto il problema cui si stava applicando, il soldato lo avrebbe ucciso. Nella seconda un soldato romano si sarebbe presentato per uccidere Archimede e quest'ultimo lo avrebbe pregato invano di lasciargli terminare la
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dimostrazione nella quale era impegnato. Nella terza, dei soldati avrebbero incontrato Archimede mentre portava a Marcello alcuni strumenti scientifici, meridiane, sfere e squadre, in una cassetta; pensando che la cassetta contenesse oro, i soldati lo avrebbero ucciso per impadronirsene. Secondo Tito Livio e Plutarco, Marcello, che avrebbe conosciuto e apprezzato l'immenso valore del genio di Archimede e forse avrebbe voluto utilizzarlo al servizio della Repubblica, sarebbe stato profondamente addolorato per la sua morte. Questi autori raccontano che fece dare onorevole sepoltura allo scienziato. Ci non per riferito da Polibio, che considerato fonte pi autorevole sull'assedio e il saccheggio di Siracusa. Cicerone racconta di avere scoperto la tomba di Archimede grazie a una sfera inscritta in un cilindro, che vi sarebbe stata scolpita in ottemperanza alla volont dello scienziato.
(LA) Archimedis ego quaestor ignoratum ab Syracusanis, cum esse omnino negarent, saeptum undique et vestitum vepribus et dumetis indagavi sepulcrum. Tenebam enim quosdam senariolos, quos in eius monumento esse inscriptos acceperam, qui declarabat in summo sepulcro sphaeram esse positam cum cylindro. Ego autem cum omnia collustrarem oculis - est enim ad portas Agragantinas magna frequentia sepulcrorum - animum adverti columellam non multum e dumis eminentem, in qua inerat sphaerae figura er cylindri. Atque ego statim Syracusanis - erant autem principes mecum - dixi me illud ipsum arbitrari esse, quod quaererem. Immissi cum falcibus multi purgarunt et aperuerunt locum. Quo cum patefactus esset aditus, ad adversam basim
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(IT) Io questore scoprii la tomba di Archimede, sconosciuta ai Siracusani, cinta con una siepe da ogni lato e vestita da rovi e spineti, sebbene negassero completamente che esistesse. Tenevo, infatti, alcuni piccoli senari, che avevo sentito essere scritti nel suo sepolcro, i quali dichiaravano che alla sommit del sepolcro era posta una sfera con un cilindro. Io, poi, osservando con gl'occhi tutte le cose - c', infatti, alle porte Agrigentine una grande abbondanza di sepolcri - volsi l'attenzione ad una colonnetta non molto sporgente in fuori da dei cespugli, sulla quale c'era sopra la figura di una sfera e di un cilindro. E allora dissi subito ai Siracusani - c'erano ora dei principi con me che io ero testimone di quella stessa cosa che stavo cercando. Mandati dentro con falci, molti ripulirono e aprirono il luogo. Per il quale, dopo che era stato aperto l'accesso, arrivammo alla base posta di fronte. Appariva un epigramma sulle parti posteriori corrose, di brevi righe, quasi dimezzato. Cos la nobilissima cittadinanza della Grecia, una volta
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accessimus. Apparebat epigramma exesis posterioribus partibus versiculovis unius acutissimi monumentum ignorasset nisi ab homine Arpinate didicisset. (Cicerone)
veramente molto dotta, avrebbe ignorato il monumento del suo unico cittadino acutissimo, se non lo fosse venuto a sapere da un uomo di Arpino.
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Un manoscritto arabo contiene la descrizione di un ingegnoso orologio ad acqua progettato da Archimede. Nell'orologio il flusso dell'acqua uscente era mantenuto costante grazie all'introduzione di una valvola galleggiante. L'orologio era costituito da due vasche, una sopraelevata rispetto all'altra. La pi alta era dotata di un rubinetto che erogava un flusso costante di acqua nella vasca inferiore. Sopra la vasca inferiore era posta un'asse girevole alla quale era arrotolato un filo alle cui estremit erano legate una piccola pietra e un galleggiante. All'inizio della giornata la vasca inferiore doveva essere vuota e il filo veniva tirato gi affinch il galleggiante toccasse il fondo e la pietra salisse in cima. Aprendo il rubinetto la vasca inferiore cominciava a riempirsi sollevando il galleggiante e facendo abbassare la pietra. La lunghezza del filo e il flusso dell'acqua erano calibrati in modo che erano le 12 quando il galleggiante si trovava all'altezza della pietra e le 6 del pomeriggio quando la pietra era sul fondo. Archimede si pose il problema di mantenere costante il flusso dal rubinetto: infatti, svuotandosi la vasca superiore, si riduceva la pressione dell'acqua ed il flusso diminuiva. Allora aggiunse, pi in alto delle prime due una terza vasca che, tramite un galleggiante riempiva la seconda per mantenerne costante il livello e dunque la pressione con cui l'acqua fuoriusciva dal rubinetto. Un merito che oggi viene riconosciuto ad Archimede anche quello di essere stato il primo a interpretare il tempo come una grandezza fisica analizzabile con gli strumenti matematici usati per le grandezze geometriche (ad esempio nel trattato Sulle spirali rappresenta intervalli di tempo con segmenti e applica loro la teoria delle proporzioni di Euclide).
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indubbiamente dell'esagerazione, ma il fatto che Archimede avesse sviluppato la teoria meccanica che permetteva la costruzione di macchine con elevato vantaggio meccanico assicura che fossero nati da una base reale. Secondo le testimonianze di Ateneo e Diodoro Siculo egli aveva anche inventato quel meccanismo per il pompaggio dell'acqua, impiegato per l'irrigazione dei campi coltivati, noto come vite di Archimede.
Non mi pare che in questo luogo sia da passar con silenzio l'invenzione di Archimede d'alzar l'acqua con la vite: la quale non solo maravigliosa, ma miracolosa; poich troveremo, che l'acqua ascende nella vite discendendo continuamente (Galileo Galilei, Mecaniche)
Lo storico della tecnologia Andre W. Sleeswyk ha attribuito ad Archimede anche l'odometro, descritto da Vitruvio.
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scoperta della macchina di Anticitera, un dispositivo a ingranaggi che secondo alcune ricerche risale alla seconda met del II sec. a.C., dimostrando quanto fossero elaborati i meccanismi costruiti per rappresentare il moto degli astri, ha riacceso l'interesse sul planetario di Archimede. Un ingranaggio identificabile come appartenuto al planetario di Archimede sarebbe stato rinvenuto nel luglio del 2006 a Olbia; gli studi sul reperto sono stati presentati al pubblico nel dicembre del 2008. Secondo una ricostruzione il planetario, che sarebbe passato ai discendenti del conquistatore di Siracusa, potrebbe essere andato perso nel sottosuolo di Olbia (probabile scalo del viaggio) prima del naufragio della nave che trasportava Marco Claudio Marcello (console 166 a.C.) in Numidia.
(LA) Nam cum Archimedes lunae solis quinque errantium motus in sphaeram inligavit, effecit idem quod ille, qui in Timaeo mundum aedificavit, Platonis deus, ut tarditate et celeritate dissimillimos motus una regeret conversio. quod si in hoc mundo fieri sine deo non potest, ne in sphaera quidem eosdem motus Archimedes sine divino ingenio potuisset imitari. (Cicerone, Tusculanae disputationes I, 63) (IT) In realt, quando Archimede racchiuse in una sfera i movimenti della luna, del sole e dei cinque pianeti, fece lo stesso che colui che nel Timeo edific l'universo, il dio di Platone, e cio che un' unica rivoluzione regolasse movimenti molto diversi per lentezza e velocit. E se questo non pu avvenire nel nostro universo senza la divinit, neanche nella sfera Archimede avrebbe potuto imitare i medesimi movimenti senza un'intelligenza divina.
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rette parallele all'asse della parabola passanti per gli estremi della base. Viene poi tracciata una terza retta parallela alle prime due e da loro equidistante. L'intersezione di quest'ultima retta con la parabola determina il terzo vertice del triangolo. Sottraendo al segmento di parabola il massimo triangolo inscritto si ottengono due nuovi segmenti di parabola, nei quali si possono inscrivere due nuovi triangoli. Iterando il procedimento si riempie il segmento di parabola con infiniti triangoli. L'area richiesta ottenuta calcolando le aree dei triangoli e sommando gli infiniti termini ottenuti. Il passo finale si riduce alla somma della serie geometrica di ragione 1/4: questo il primo esempio conosciuto di somma di una serie. All'inizio dell'opera introdotto quello che oggi chiamato Assioma di Archimede. DIMOSTRAZIONE QUADRATURA DELLA PARABOLA[modifica | modifica sorgente] Detto P il segmento di parabola e T0 il triangolo inscritto nei 2 segmenti rimanenti si inscrivono altri 2 triangoli di uguale base e altezza, T01 e T02 . La loro somma sia T1 Nei 4 segmenti di parabola si formano i triangoli T11 , T12 , T13 e T14 , la loro somma sia T2 . Sfrutta le propriet della parabola si dimostra che T0 = 4T1, T1 = 4T2 e cos via. Ogni "pezzo" che si aggiunge al triangolo sempre 1/4 del precedente. A questo punto basta far vedere che il poligono che si costruisce in questo modo approssivamente effettivamente il segmento di parabola e che T0 + T1 + T2 + T3 + ... = 4/3 T0 Dimostrazione della parabola Sull'equilibrio dei piani ovvero: sui centri di gravit dei piani[modifica | modifica sorgente]
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Sull'equilibrio dei piani ovvero: sui centri di gravit dei piani, opera in due volumi, il primo trattato di statica a noi pervenuto. Archimede vi enuncia un insieme di postulati su cui basa la nuova scienza e dimostra la legge della leva. I postulati definiscono anche, implicitamente, il concetto di baricentro, la cui posizione viene determinata nel caso di diverse figure geometriche piane. Sulle spirali [modifica | modifica sorgente] Ne Sulle spirali, che tra le sue opere principali, Archimede definisce con un metodo cinematico ci che oggi chiamata spirale di Archimede e ottiene due risultati di grande importanza. In primo luogo calcola l'area del primo giro della spirale, con un metodo che anticipa l'integrazione di Riemann. Riesce poi a calcolare in ogni punto della curva la direzione della tangente, anticipando metodi che saranno impiegati nella geometria differenziale. Definizione di Archimede della spirale: una retta che ha unestremit fissata ruota uniformemente; su di essa si muove di moto uniforme un punto: la curva descritta da questo punto sar la spirale Della sfera e del cilindro[modifica | modifica sorgente] I principali risultati di Della sfera e del cilindro, opera in due libri, sono che l'area della superficie della sfera quattro volte l'area del suo cerchio massimo e che il volume della sfera due terzi del volume del cilindro circoscritto. Secondo una tradizione trasmessa da Plutarco e Cicerone Archimede era cos fiero di quest'ultimo risultato che volle che fosse riprodotto come epitaffio sulla sua tomba[senza fonte]. Sui conoidi e sferoidi[modifica | modifica sorgente] Nell'opera Sui conoidi e sferoidi Archimede definisce ellissoidi, paraboloidi e iperboloidi di rotazione, ne considera segmenti ottenuti sezionando tali figure con piani e ne calcola i volumi.
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Sui corpi galleggianti[modifica | modifica sorgente] Sui corpi galleggianti una delle principali opere di Archimede, con essa viene fondata la scienza dell'idrostatica. Nel primo dei due volumi dell'opera si enuncia un postulato dal quale viene dedotto come teorema quello che oggi impropriamente chiamato il principio di Archimede. Oltre a calcolare le posizioni di equilibrio statico dei galleggianti, si dimostra che in condizioni di equilibrio l'acqua degli oceani assume una forma sferica. Sin dall'epoca di Parmenide gli astronomi greci sapevano che la Terra avesse forma sferica, ma qui per la prima volta essa viene dedotta da principi fisici. Il secondo libro studia la stabilit dell'equilibrio di segmenti di paraboloide galleggianti. Il problema era stato scelto per l'interesse delle sue applicazioni alla tecnologia navale, ma la soluzione ha anche un grande interesse matematico. Archimede studia la stabilit al variare di due parametri, un parametro di forma e la densit, e determina valori di soglia di entrambi i parametri che separano le configurazioni stabili da quelli instabili. Per E.J. Dijksterhuis si tratta di risultati "decisamente al di l del confine della matematica classica". Arenario[modifica | modifica sorgente]
Alcuni pensano, o re Gelone, che il numero dei granelli di sabbia sia infinito in quantit: non intendo soltanto la sabbia che si trova nei dintorni di Siracusa e del resto della Sicilia, ma anche quella che si trova in ogni altra regione, abitata o deserta. Altri ritengono che questo numero non sia infinito, ma che non possa esistere un numero esprimibile e che superi questa quantit di sabbia. (Incipit de L'Arenario)
In Arenario, dedicato a Gelone II, Archimede si propone di determinare il numero di granelli di sabbia che potrebbero riempire la sfera delle stelle
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fisse. Il problema nasceva dal sistema greco di numerazione, che non permetteva di esprimere numeri cos grandi. L'opera, pur essendo la pi semplice dal punto di vista delle tecniche matematiche tra quelle di Archimede, ha vari motivi di interesse. Innanzitutto vi s'introduce un nuovo sistema numerico, che virtualmente permette di generare numeri comunque grandi. Il pi grande numero nominato quello che oggi si scrive 10810 . Il contesto astronomico giustifica poi due importanti digressioni. La prima riferisce la teoria eliocentrica di Aristarco ed la principale fonte sull'argomento. La seconda descrive un'accurata misura della grandezza apparente del Sole, fornendo una rara illustrazione dell'antico metodo sperimentale. 1 postulato sull equilibrio della leva fatto da Archimede[modifica | modifica sorgente] Pesi uguali si fanno equilibrio a uguali distanze, pesi disuguali no Principio di leva [modifica | modifica sorgente] Partendo dall'idea di una bilancia, composta da un segmento e da un fulcro, cui sono appesi due corpi in equilibrio, si pu affermare che il peso dei due corpi direttamente proporzionale all'area ed al volume dei corpi stessi. Secondo la leggenda Archimede avrebbe detto: "datemi un punto d' appoggio e vi sollever il mondo" dopo aver scoperto la seconda legge sulle leve. Utilizzando leve vantaggiose, infatti, possibile sollevare carichi pesanti con una piccola forza d'applicazione, secondo la legge: P:R=br:pr, dove P la potenza e R la resistenza, mentre br e pr sono i rispettivi bracci d'azione. Il metodo[modifica | modifica sorgente] Il lavoro Il metodo, perduto almeno dal Medioevo, fu letto per la prima volta nel famoso palinsesto trovato da Heiberg nel 1906, poi di nuovo perduto e
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ritrovato nel 1998. Esso consente di penetrare nei procedimenti usati da Archimede nelle sue ricerche. Rivolgendosi ad Eratostene, spiega di usare due metodi nel suo lavoro. Una volta individuato il risultato, per dimostrarlo formalmente usava quello che poi fu chiamato metodo di esaustione, del quale si hanno molti esempi in altre sue opere. Tale metodo non forniva per una chiave per individuare i risultati. A tale scopo Archimede si serviva di un "metodo meccanico", basato sulla sua statica e sull'idea di dividere le figure in un numero infinito di parti infinitesime. Archimede considerava questo metodo non rigoroso ma, a vantaggio degli altri matematici, fornisce esempi del suo valore euristico nel trovare aree e volumi; ad esempio, il metodo meccanico usato per individuare l'area di un segmento di parabola. lettera a Eratostene[modifica | modifica sorgente] Dato che so che sei abile e un eccellente maestro di filosofia e che non ti tiri indietro di fronte a problemi matematici che ti si presentano, ho pensato di esporti per iscritto e illustrarti in questo stesso libro un metodo di natura particolare, grazie al quale sarai in grado di venire a capo di problemi matematici grazie alla meccanica. Sono convinto che questo metodo sia utile per trovare le dimostrazioni dei teoremi; infatti alcune cose che inizialmente ho trovato grazie al metodo meccanico, le ho poi dimostrate geometricamente, perch lo studio con questo metodo non fornisce una dimostrazione effettiva
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determinare in quanti modi le figure componenti potevano essere assemblate nella forma di un quadrato. un difficile problema nel quale gli aspetti combinatori s'intrecciano con quelli geometrici. Il problema dei buoi[modifica | modifica sorgente] Il problema dei buoi costituito da due manoscritti che presentano un epigramma nel quale Archimede sfida i matematici alessandrini a calcolare il numero di buoi e vacche degli Armenti del Sole risolvendo un sistema di otto equazioni lineari con due condizioni quadratiche. Si tratta di un problema diofanteo espresso in termini semplici, ma la sua soluzione pi piccola costituita da numeri con 206.545 cifre. La questione stata affrontata sotto un diverso punto di vista nel 1975 da Keith G. Calkins, ripreso successivamente nel 2004 da Umberto Bartocci e Maria Cristina Vipera, due matematici dell'Universit di Perugia. Si fa l'ipotesi che un "piccolo" errore di tradizione del testo del problema (non "traduzione"!) abbia reso "impossibile" (quasi una beffa, e c' anzi chi ha concluso che proprio tale era l'intenzione di Archimede!) un quesito che, formulato in maniera leggermente diversa, sarebbe stato invece affrontabile con i metodi della matematica del tempo. Secondo Calogero Savarino, non di un errore di tradizione del testo si tratterebbe, bens di una cattiva interpretazione, o di una combinazione delle due possibilit. Vedi per esempio: "Una nuova interpretazione del problema dei buoi di Archimede conduce ad una soluzione finalmente ragionevole", Forum di Episteme, 2010 Il problema dei buoi di Archimede. Libro dei lemmi[modifica | modifica sorgente] Il Libro dei lemmi pervenuto attraverso un testo arabo corrotto. Esso contiene una serie di lemmi geometrici il cui interesse menomato dall'ignoranza odierna del contesto in cui erano usati.
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Catottrica[modifica | modifica sorgente] Archimede aveva scritto Catottrica, un trattato, di cui si hanno informazioni indirette, sulla riflessione della luce. Apuleio sostiene che era un'opera voluminosa che trattava, tra l'altro, dell'ingrandimento ottenuto con specchi curvi, di specchi ustori e dell'arcobaleno. Secondo Olimpiodoro il Giovane vi era studiato anche il fenomeno della rifrazione. Uno scolio alla Catottrica pseudo-euclidea attribuisce ad Archimede la deduzione delle leggi della riflessione dal principio di reversibilit del cammino ottico; logico pensare che in quest'opera vi fosse anche questo risultato. Poliedri semiregolari[modifica | modifica sorgente] In un'opera perduta, di cui fornisce informazioni Pappo, Archimede aveva descritto la costruzione di tredici poliedri semiregolari, che ancora sono detti poliedri archimedei (nella terminologia moderna i poliedri archimedei sono quindici poich vi s'includono anche due poliedri che Archimede non aveva considerato, quelli chiamati impropriamente prisma archimedeo e antiprisma archimedeo). Formula di Erone[modifica | modifica sorgente] La formula di Erone, che esprime l'area di un triangolo a partire dai lati, cos chiamata perch contenuta nei Metrica di Erone di Alessandria, ma secondo la testimonianza di al-Biruni il vero autore sarebbe Archimede, che l'avrebbe esposta in un'altra opera perduta. La dimostrazione trasmessa da Erone particolarmente interessante perch un quadrato vi viene elevato al quadrato, un procedimento strano nella matematica greca, in quanto l'ente ottenuto non rappresentabile nello spazio tridimensionale.
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Il Libro di Archimede[modifica | modifica sorgente] Thbit ibn Qurra presenta come Libro di Archimede un testo in lingua araba tradotto da J. Tropfke. Tra i teoremi contenuti in quest'opera appare la costruzione di un ettagono regolare, un problema non risolubile con riga e compasso. Altre opere[modifica | modifica sorgente] Un passo di Ipparco in cui si citano determinazioni dei solstizi compiute da Archimede, trasmesso da Tolomeo, fa pensare che egli avesse scritto anche opere di astronomia. Pappo, Erone e Simplicio gli attribuiscono vari trattati di meccanica e diversi titoli di opere di geometria sono trasmessi da autori arabi.
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tradizione manoscritta estremamente esile. Per quello che riguarda la matematica e l'assoluto disinteresse che ha mostrato la cultura romana per tale disciplina, il Boyer afferma in modo pi che pungente che la scoperta della tomba di Archimede da parte di Cicerone stato il maggior contributo, forse l'unico, dato alla matematica dal mondo romano . Lo studio delle opere di Archimede, che impegn a lungo gli studiosi della prima et moderna (ad esempio Piero della Francesca, Francesco Maurolico, Simone Stevino, Galileo Galilei) costitu un importante stimolo allo sviluppo della scienza moderna. L'influenza di Archimede negli ultimi secoli (ad esempio quella sullo sviluppo di un'analisi matematica rigorosa) oggetto di valutazioni discordi da parte degli studiosi.
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sec. a.C. e strumenti tecnologici ideati da Archimede quali gru, argani, ruote dentate, baliste, viti di Archimede, orologi ad acqua, specchi ustori, corobate e altro. Gli stato dedicato il liceo scientifico ISIS Archimede di San Giovanni in Persiceto. Il 9 dicembre 2011 a Siracusa una societ privata ha inaugurato l'"Arkimedeion", museo che raccoglie le invenzioni di Archimede approntate dagli scienziati del CNR. In suo onore, Guido Martina diede il suo nome al personaggio Disney Archimede Pitagorico, in inglese Gyro Gearloose.
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^ Historiae, VIII, 5 e segg. ^ Ab Urbe condita libri, XXIV, 34 ^ Vita di Marcello, 15-18 ^ De Architectura, IX, 3 ^ Nell'opera anonima Carmen de ponderibus et mensuris, scritto intorno al 400 d.C. ^ Collectio, VIII, 1060, 10: ./01/ 23" !"#$%&'/4) %56 *+"(%- 782*1-$ %(#-6$,96, :;'< 782*1-$ *="(,>6-$ '9) %/$ /0 ?1@ ,-A ,$6@ 1B6 2>6 ^ In Aristotelis Physicorum Libros Commentaria, ed. H. Diels, Berlin 1895, p. 1110: "C !"#$%&'() :,9%-?*6 :,*D6/ 1E "F G@ ,-A ,$6@ 136 2H6". ^ Il primo autore che riporta una frase pronunciata da Archimede prima di morire Valerio Massimo (Factorum et dictorum memorabilium libri IX, VIII, 7, 7) ^ nella Vita di Marcello, 19 ^ Ab Urbe condita libri, XXV, 31 ^ Vita di Marcello, XIX ^ Tusculanae disputationes, V, 64-66: Non ego iam cum huius vita, qua taetrius miserius detestabilius excogitare nihil possum, Platonis aut Archytae vitam comparabo, doctorum hominum et plane sapientium: ex eadem urbe humilem homunculum a pulvere et radio excitabo, qui multis annis post fuit, Archimedem. cuius ego quaestor ignoratum ab Syracusanis, cum esse omnino negarent, saeptum undique et vestitum vepribus et dumetis indagavi sepulcrum. tenebam enim quosdam senariolos, quos in eius monumento esse inscriptos acceperam, qui declarabant in summo sepulcro sphaeram esse positam cum cylindro. ego autem cum omnia conlustrarem oculis - est enim ad portas Agragantinas magna frequentia sepulcrorum -, animum adverti columellam non multum e dumis eminentem, in qua inerat sphaerae figura et cylindri. atque ego statim Syracusanis- erant autem principes mecum-dixi me illud ipsum arbitrari esse, quod quaererem. inmissi cum falcibus multi purgarunt et aperuerunt locum. quo cum patefactus esset aditus, ad adversam basim accessimus. Apparebat epigramma exesis posterioribus partibus versiculorum dimidiatum fere. ita nobilissima Graeciae civitas, quondam vero
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