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Via Crucis a Castano Primo (zona IV)

In questo momento in cui stiamo facendo memoria della Passione del


Signore, a partire dal segno più alto del suo amore per noi, la sua Croce, non
posso dimenticare quanti stanno abbracciando la propria croce nella loro
esperienza di vita.

Penso in particolare a chi sta passando giorni di angosciosa incertezza a


causa della crisi occupazionale che sta colpendo con virulenza anche il
territorio della nostra Diocesi.
In questi giorni poi sono rimasto colpito dagli sviluppi della grave
situazione dei lavoratori del centro di ricerche oncologiche di Nerviano (il
Nerviano Medical Sciences), che appartiene a questa zona pastorale, dove
oltre 700 persone con le rispettive famiglie corrono il rischio di perdere
definitivamente il posto di lavoro. Scorrendo le numerosissime firme che
seguivano l’accorato appello che mi hanno rivolto, pensavo alla situazione di
ciascuna persona: un padre, una madre, un giovane, un adulto che vede
svanire, assieme ad una fondamentale risorsa per la propria vita, una
componente essenziale del proprio futuro. E come può una persona, una
famiglia, se privata del proprio futuro, aprirsi alla speranza, alla vita?

Di questa situazione mi colpisce inoltre un fatto speciale: in questo


Centro di Nerviano sono in corso ricerche di altissimo livello specialistico
in ambito oncologico, la cui interruzione, oltre al danno occupazionale
già di per sé gravissimo, comprometterebbe lo stadio già molto avanzato
di questa sperimentazione. Ho saputo che in questo Centro si sta mettendo a
punto un farmaco fortemente innovativo che, oltre a poter essere utilizzato
nella terapia antitumorale, potrebbe anche essere messo a disposizione, in
condizioni economicamente accettabili, dei Paesi tuttora in via di sviluppo.

Per queste ragioni esprimo la mia più intensa, personale partecipazione


alla situazione dei lavoratori e dei ricercatori del Centro di Nerviano e
delle loro famiglie, certo di interpretare i sentimenti dell’intera Chiesa di
Milano. Chiedo per questo che tutti coloro che hanno la possibilità
effettiva di intervenire per la soluzione della grave crisi di questa
preziosa realtà produttiva, a partire dal proprio ruolo, personale o
istituzionale, dalle risorse disponibili e dalle proprie capacità, lo facciano al più
presto, senza indugi e in modo efficace. Non intervenire, pur potendolo fare,
rappresenterebbe un’omissione grave sul piano morale. L’intervento è richiesto
dalla solidarietà verso questi nostri fratelli e sorelle, che ci fa percepire la loro
condizione come se accadesse a noi, e dalla giustizia: verso di loro, le loro
famiglie, quanti abitano il nostro territorio e verso gli ammalati oncologici che
attendono dalle nuove terapie antitumorali che qui vengono studiate un
prezioso, nuovo alleato per combatterle.

Il Signore susciti e sostenga il nostro impegno di solidarietà e giustizia.

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