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Etnografia ed emotività

di Riccardo Esposito

Seminario Frammenti Etnografici


Facoltà di Scienze della Comunicazione
La sapienza Università di Roma
Prof. Massimo Canevacci
Etnografia ed emotività

Affrontare nodo problematico dell’etnografia


contemporanea: il ruolo dell’emotività rispetto
l’etnografia stessa. Il nostro compito: individuare ed
analizzare l’alterazione del percorso metodologico
(delle sue certezze, della sua linearità) nel momento
in cui, a causa di elementi inattesi e attraverso le
diverse emotività scaturite sul campo, subisce un
processo di destabilizzazione.
Etnografia ed emotività

Percorsi narrativi trattati attraverso l’ottica personale


di chi li ha vissuti

• Posizionamento
• Spaesamento
• Riposizionamento
Posizionamento

Appunti di viaggio: “Arrivati a Garças: prima mistura di emozioni che


andavano dalla felicità al timore - un timore positivo, quel classico
sentimento che si prova nel momento in cui, nel buio più totale del
cerrado, un buio che sinceramente non avevo mai visto,ci si trova di
fronte a qualcosa che si rispetta ed ammira allo stesso tempo. (…) Le
mie nozioni a proposito dei Bororo, e più in particolare rispetto
all’intera esperienza etnografica in Mato Grosso, mi indicavano un
percorso sì complicato e di non facile decifrazione, ma che insieme ai
miei compagni di viaggio potevo intraprendere senza particolari
difficoltà. I nostri referenti all’interno del villaggio erano presenti nel
momento del nostro arrivo ed avevamo acquistato il dono (qui ora lo
chiamo così) per essere accettati all’interno dell’aldeia: tutto ciò mi
tranquillizzava e lasciava l’illusione di poter lavorare con serenità al
nostro breve, ma intenso, progetto etnografico sull’auto ed etero –
autorappresentazione.”
Posizionamento
Spaesamento

Appunti di viaggio – “Marçiano ci consiglia di spostarci al fiume: stringiamo


amicizia con lui ma non capiamo il perché di questo consiglio. Avevamo
portato i doni ma i Bororo sembravano non propensi ad accettarci. Abbiamo
passato un intero giorno completamente isolati, relegati nella nostra
abitazione a venti metri dal centro del villaggio. Venti metri che sembravano
cento chilometri; o meglio, io li percepivo così. Per me quella distanza
relativamente minima rappresentava un abisso, soprattutto alla luce delle
enigmatiche parole quasi minacciose di alcuni Bororo rispetto alla nostra
possibilità di svolgere attività di campo, completamente discordanti da quelle
di Josè Carlos. Non riuscivo a capire cosa era andato storto, e quel timore
iniziale – mistura di rispetto e ammirazione – si era trasformato in
spaesamento. Non paura – classica e genuina che scaturisce nel momento in
cui ti trovi di fronte qualcosa di pericoloso – e neanche angoscia – non ero
nella condizione di chi è tormentato da un pensiero opprimente – ma
semplicemente incapacità di inquadrare il reale svolgimento delle vicende in
cui vivevo. Non capivo il perché di quel divieto e mi rendevo conto che non
avevo né gli strumenti per risolvere l’incognita né la possibilità di ignorarla.
Spaesamento

Non paura, né angoscia ma timore spaesante e


spaesato, dovuto all’incapacità di inquadrare il reale
svolgimento delle vicende;

Il dono era stato portato e non era avvenuto alcun


evento di rottura ma la nostra presenza in aldeia non
era accettata;
Riposizionamento

Appunti di viaggio – “Nel pomeriggio del nostro terzo giorno, praticamente a


ventiquattro ore dal nostro esilio, Josè Carlos, Apollonio ed Emilio
(rispettivamente maestro dei canti, capo politico e responsabile della salute
del villaggio) vennero presso il nostro alloggio e ci spiegarono che, essendo
capitati a ridosso di un funerale, dovevamo presentare un altro dono: 50 reais.
(…) Da quel momento in poi non abbiamo avuto più alcun rifiuto e/o difficoltà.
A quel punto in me era scomparso quel timore spaesante con il quale avevo
convissuto per un giorno intero: avevo capito che il tutto era finalizzato ad
un’ulteriore richiesta, ma di certo i miei sentimenti non erano simili a quelli
che ho provato durante la prima metà del secondo giorno, né tantomeno
lontanamente paragonabili a quelli della notte del nostro arrivo. Adesso ero
tranquillo, sì, avevo capito il motivo del loro comportamento, ma la mia
posizione era mutata e mi sentivo inquieto. Né intimorito ne tantomeno
spaesato: il mio sguardo stava acquisendo una prospettiva critica nei confronti
di una serie di meccanismi politici non semplici da cogliere e sui quali credo
che non potrò mai mettere un sigillo di assoluta verità.
Riposizionamento
Posizione critica
Il dono
Posizione critica

Dono iniziale non riconosciuto dai Bororo e secondo come


prezzo da pagare: la nostra presenza era stata finalmente
accettata ma il rito funebre trasformato in spettacolo per noi
e per gli esponenti di un’improbabile auto - rappresentazione
Bororo. Non mi sentivo un etnografo, o almeno non
rispondevo a quella che era la mia idea di etnografo, ma un
turista bianco ed occidentale.
Posizionamento, spaesamento, riposizionamento: un
percorso sempre in fieri

?
Posizionamento, spaesamento, riposizionamento: un
percorso sempre in fieri

Il percorso di riposizionamento è partito da un’euforia


ingenua per passare, attraverso il timore scaturito dal
“non comprensibile”, ad un’insofferenza critica nei
confronti di una serie di meccanismi di dipendenza
non evidenti ad una prima lettura. Il suo divenire –
che non si conclude con la fine dell’esperienza
etnografica – non apre la porta verso la verità
assoluta ma ne descrive solo una possibile
dimensione.

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