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VOLGARI
DI

GIOVANNI BOCCACCIO
CORRETTE SU
I

TESTI A

PENNA

EDIZIONE PRIMA
VOL. IX.

FIRENZE
PER
I G.

M OU T I E R

UOQCCJOUXl.

Col benigno Sovrano rescritto del d 9 Giugno \^i6yfu conceduta ad Ignazio Moutier
la privativaper anni otto della stampa delle

Opere volgari di Giovanni Boccaccio

Pl

V.9

A^
IMPRESSO CON
I

TORCHI

DELIA

STAMPERIA MAGHERI

LA

DI

GIOVANILI BOCCACCIO
NUOVAMEMTE CORRETTA SU
I

TESTI A PENSA

PER

IG.

MOUTIER

i83i.

%
%

'TTiSSi^lSitlS^SI)

N,

el

riprodurre la Teseide del Boccaccio fiiiOVai

hiente emendata su

manoscrltli

e con

grandissima

diligenza ridotta a sincera lezione, premetto

un breve
osser-

cenno per

istruire

il

lettore del sistema

da
.

me

vato per ottenere lo scopo prefissomi

noto ge-

neralmente quanto rare siano


questo

1'

antiche edizioni di

poema

giacch

un

piccolissimo

numero

di

esemplari adornano poche delle pi cospicue biblioteche d' Europa


.

Da
,

questa loro rarit ne derivato


poetica
fa-

che pochissimo
tica del

stata conosciuta questa

Boccaccio

e pochi studiosi della lingua itasi

liana
studii

ebbero tutto P agio che


per conoscere
i

conviene

si

fatti

pregi dei quali abbonda


*

la

Teselde del Boccaccio


controversia
il

Bench
,

sia

ornai fuori di
del tre-

principio
i

che
,

gli

scrittori
i

cento

e specialmente

toscani
,

siano

veri fonda-

menti di nostra lingua


vi

pure

vi

son sempre,

come

sono

stali,

dei caldi oppositori di questa massima,


il

ma
Fra
il

ci prova evidentemente che

vero ha sempre

delle persone
i

che hanno interesse di combatterlo.

principali scrittori di questo secolo primeggia


,

Boccaccio
,

ma non

si

legge dai pi che

il

suo De-*

camerone

e v' ha chi ignora che molte altre opei^e

VI

\adano adorne di tanto nome


dello scorso secolo
1'

Ridestatosi col cadere


lo studio

amore per
critica

degli antisottile

chi classici nostri

una

pi ragionata e

ne

facilit la pratica nel secolo in cui


,

siamo con ac*


dall'

curate edizioni

bench

io sia lungi

affermare

che quel molto che

stalo fatto

non

risenta forse di

troppo dei vecchi pregludlzii e dei


nia di riprodurre nelle

nuovi

La ma-

stampe
,

le

storpiature e gli

errori degli amichi codici

fa

un

singoiar contrasto

con

il

condannabile principio di coloro che vorreble antiche scritture

bero che

fossero riprodotte
,

con
sosti-

acconciatura elegante dello scriver moderno


alle antiche voci

tuendo cio
d' uso
,

modi

di dire

fuori

le voci e le

forme

dell'

odierna scrittura

Io stimo che non slavi propriet pi legittima delle

pruduzioni d' ingegno

ed esser perci reprensi,

bile

chiunque

attenti

alT opere altrui

riproducen-

dole espressamente alterate dal


dettate dal suo autore.

modo

col quale furon

se questo diritto vien recla,

mato

dagli scrittori viventi

con molto maggior

ra-

gione dovrebbesi rispettare nelle scritture degli antichi, e principalmente in quelle

che sono fondamento

norma

di nostra lingua

unico
.

comun patrimonio
degli antichi classici

della nostra bella penisola

E
SI

tempo ornai che


,

gli editori

convincano

tenersi nelle

che il pi retto e vero principio da nuove ristampe quello che ha per uni1'

co scopo di riprodurre

opera altrui nella forma ori,

ginale con la quale fu dettata

consultando sempre a
si

preferenza

manoscritti che pi
,

approssimano

al

tempo

in cui fior lo scrittore

e voler piuttosto con-

tri

servare qualche periodo duro


scorretto, che

o intralciato, e anche
alcuna a

aggiungere o
.

-variare cosa

proprio capriccio
re nella

Questo

religioso sistema di inseri-

stampa
,

le \oci tutte

ginalmente

non
,

come furono dettate oriapplicabile al modo col quale si


gli

trovano scritte

giacch ognun sa che


,

antichi

non
e

conoscevano

1'

ortografia

e
,

nostri

buoni

scrittori
,

toscani pronunziavano bene


lo stesso

ma

scrivevano male

vediamo

tuttora accadere delle persone

men
di-

eulte

onde

chiaro convenire

che dovere del


si

ligente editore di addirizzare quelle voci che

tro-

vano erroneamente

scritte

e di soccorrere la scrittu,

ra col miglior sistema ortografico

che sar sempre


del testo
.

quello

cui segni agevolano

V intelligenza

Non mi occuper
amore
di brevit
,

a fare una storia delle antiche e

rarissime edizioni della Teseide

del Boccaccio

per

ma

parler soltanto dell' ultima


il

eseguita in

Milano per

Silvestri nel

8 ig. Questa

edizione fu fatta seguendo esclusivamente la lezione


di

un codice
,

gi appartenuto al conte
tratta

Camposampiee confrontatala

ro

il

quale ne aveva
testo a

copia

con altro

penna del Sec. XIV. derivante da

Ravenna,

e con

edizione di Ferrara del

i^^^>

Questa copia del Camposampiero fu


tore Silvestri dal dottissimo Sig.

offerta all' edi-

Ab. Daniel FranUniversit di Pado,

cesconi

bibliotecario dell'

R.

va

1'

editore
,

si

accinse a stamparla

deliberando,

com'
l'

egli dice

di corredarla delle varie lezioni dellesti

edizioni e de'

penna

ma

1'

opera riuscendo

di troppa mole, fece la risoluzione di darla fiualmente fuori tale

quale slava nella copia del codice

Cam

YIII

posarapier

Ma

disgraziataraente

non

si

avvide che

questa copia era una

madre
se

tanto sconcia e deforme,

che non doveva produrre

non un aborto
Se

e cosi

appunto

riusc la di lu sospirata edizione.

lo stamgli

patore avesse trailo partito dalle varianti che

era-

no

state

comunicate avrebbe

fatto
il

certamente opera
codice

migliore, poich evidente che

Camposamche
la

plero infedele

bench

io

abbia sempre un forte


a credere
,

dubbio

nell'

animo che mi spinge


o poco pratica
tali le

copia che servi per la stampa fosse fatta da

mano o
,

poco fedele
fatto

dell' antica scrittura

Di
an-

sono tante e

alterazioni

che

s'

incontrano
gli

neir edizione del Silvestri confrontandola con


tichi codici della

Teselde

che

io oserei credere

che

molti sbagli siano derivati da una troppo ardita pratica dell' editore di variare a
gli

proprio talento ci che


,

poteva sembrare o duro o errato

e forse
il

anche

l'imperizia o la poca cura nel leggere


tosto

codice, piut.

che

attribuirli tutti

all'

antico
alla

emanuense
di cui

ci sia detto per


il

non denigrare
,

fama

gode

codice Camposampiero
1'

che
:

io

non conosco che


credo

per

edizione del Silvestri

ma

per confermare coi


,

fatto

quanto di sopra ho

asserito

baster

io

di porre sotto gli occhi del diligente lettore


delle principali varianti

una nota
1'

che

s'

incontrano fra

edi-

zione milanese e la presente (*)

(*)LlbroI. Ottava 4- Verso 2. L'EJlzione milanese

tlel

1819

legge

Forge verr f con mestione ancora


ra, conCio spero ancora, L.
ispess amente
I<. I.
.

codici leggono:

Forse ver
Greci assai

1.

O. i3. V.

1.

wrf

questo

codici:

questo scotto

Greci assai sovente.

0. a6. V.

5,

Sopra di noi a voler dar moleste. Molesta per

Non
seide
,

esistendo nessun codice autografo della

Te*

bisognava ricorrere

ai

pi

auticlii e corretti

molestia, non mal usato, che io sappia, Ja nessuno scrittore, mente*

MSS. hanno: Sopra


primo, che
la nella
nell'

di noi, avendoci moeste. L'Oliava

29

el Jiaro

edizione milanese

un Impasto
II

di conlrosensl, rlpocl-

sua ingenua lezione: eccone

confronto.

L'Edlizlone lllanrse

vi metta paura ne coscienza D' aver peccato negli uomini vostri ^


,

Che morte a

lor la loro tconoscenza


:

Eccit in petto dentro ai cori nostri

Ched e* non si stimar di qual semenza Che lor nascemmo , ma come da mostri

Da

Cerri y o ver

da grtte partorite
poco gradite
.

Eravamo da

lor

Codici

Ne

vi

metta paura costnza


vosttl^

D* aver peccato negli uomini

Che morte

loro la lor sconoscenza


:

Licita impetro nelli cori nostri

Che non stimavan che d'' egual semenza Che lor nasce$sim f ma come da mostri

Da

querce

ovver da grotte partorite


qui da lor gradile.

Eravam poco

E L.
Duhilo

I.

O. 5i. V.
che
il

7.

Che un non puh che un,


Camposampiero
pili

sia chi

che sia,

assai

codice

legga cos, quelli da

me

te-

dull leggono;

Che niun pub


I.

che un

uom

chi di'

e^ si

sia,

Veggasi l'Ottava 38. del lihro slesso in cui \i sono importanti correzioni.
irar.

E
all'

L.

O. 40- V.

8.

che invece di
si

Leandro

leggeva a?Z'e-

E
i

Oliava 42. in cui

leggeva lagne invece di lunge, e acu'

da per aguzza, che muove


calare

al riso,

ottava 47- L'armata di Teseo vida

MONTI
iV

di

un

castello, invece di ponti.


Il

E
4.

O. 5o. V.

6.

le
cho

gni invece

ingegni. O. 55.

povero

Glauco
O. 60.
v.

cangialo in
il

Giove,

e tutta questa ottava da confrontarsi.


Tale tacrificaref usato da

yretbo litare

Dante e da

altri antichi,

e che trovasi ripela-

fra quelli

che potevansl consultare con agio e

facilita.

Due

priacipalmente furono da
decimo

me

prescelti per guida

to all'Ott. 89. del libro

della Teseidf, fu trasformalo in fonare.


,

O. 61.

V.

61.

la forza che in voi tanto Joriva

Che molli donne


vi''

vi faccian

fuggire?
vi

deve leggersi:

la forza
s*

di voi tanto cattiva

che molli donne


tuperatCj Po*

faccian fuggirei E. O. 65.


voi,

E uggitevi di qui
E
E
un

Marte non a

donne ^

avviene y

delle vostre

armi
sgrida

vi spogliale^
i

lasciate vestille a chi conviene.


assdi

Teseo che
adietlivo

suoi

Sembrer

strano l'avere 8p{iropriato


:

femminino

ai soldati greci,

ed ecco come deve leggersi


voi,

Fuggitevi di
,

qui vituperati, Poi

Marie pi che a

donne

sovviene

e delli

vostri arnesi dispogliati


T. 6.

Li lasciate vestire a chi conviene. O. 77.


dai

Pervenghiamoy idiotismo giammai usato

buoni trecentisti,

invece di perveniamo, o
s

pervegnamo
O. 94.
2.

O. 90.
6.

invece di

Emergenti
V. 5.

casi.

v.

dando. O. 96.
Tedine
il

Cerco

in luogo di
v.

Emergenti cO" Gravando invece di PreCerchio. Le Ottave 99. 100


v, 3. 4
v.

confronto. O. 106.

Pensier spermenlati in vano, in1


1

vece di pensiero ritrovato vano


{

.0.

5.

8.

Chiedendo cornano

ed bravo chi l'intende) invece di Chiedendo cun

mano,
ci

O
,

116.

V. 5.

la

regina delle

Amazoni che

parla.

Non

sur e'^ stalo ardito Te

teo
r.li

giammai passare
)

al nostro porto;

Ma perch:
Come

non

son

(i

nia-

non

ci

ha ascollate.

Come
ci

vedete, e ci tiene assediate.!^ deve

leggersi:

non sarie

stato ardito

Teseo mai d appressar si al nostro porto:


vedete, e ancora as-

Ma
tisi

perch non ci sono e

ha assaltale.

sediate. L'

O. 123.

oltre ad essere infedelissimrf, legge


a

Madonna
di

(e

no

che

il

discorso indirizzato

due madonne) invece

di

Ornai donne. O.
preser pos-

127.

V. 7.

Appreser possessione, non mai usato invece

sessione. O. i52. Vedasi al confronto


il

come era

stala

malmenata; per vezzo

sesto verso

ha un piede di buona misura. O. i58. Le Amazoni lietamente


il

sposate ai cavalieri di Teseo, e dopo


za
,

tedio della loro lunga vedovan-

cosa ridicola
il

il

leggere che

Ee donne non sapevan


l'

che

si fare

Ristorando
era auto.
re che
si

bel tempo ci'han perduta


era difficile, credo,
il

Mentre nel regno uom non

Non
si

accorgersi che dovevano ben sape-

fare, e di fatto

Boccaccio aveva scritto.

le

donne sapea-

no or che

fare , Se ristorando dei tempo perduto

eie.

questo basii
la

per non tediar di soverchio. Chiunque per altro voglia eserciUre


pazienza istituendo un pi esleso Confronto
presente,
lo fra l'edizione
le

sua

milau

se e la

prego

prender
1

di

mira piincip^lmenle

ottave qui sotto

notate. Libro

IL

Oliava

2. 5. 8. il. 17.

20

21. 22.

26 28. 29.

5o. 35. 46. 47. 49. 53. 57. 6i. 65. 70. 73. 74. 75. Sj. 97. 98. 99.

all'

emendazione della Teseide

ambidue apparte-

nenti alla doviziosissima libreria Riccardiana di questa citt


,

il

cui bibliotecario

Sig. Dottore Luigi Ri

goli

amantissimo com'
il

egli di nostra
,

lingua

non

solo ne permette

libero studio

ma

con amichevoli
.

e gentili maniere ne conforta

all'

impresa

Il

primo

segnato di N. 10^7
scritto a

un codice cartaceo
con

in foglio
j

due colonne
si

le iniziali e titoli in rosso

nel principio

legge:

Inchomincia Illibro chia-

mato Teseida conpilato per messere Giovanni


Bochacc poeta fiorentino
.

Prosa, Copiato dimaa d'i di Gien-

no di Giovanni Tolosini
Giennaio \\i\,
naio \/\\i,
\J
altro
,

Cominciato a d ri di

in fine; Finito

composto di pagine

92 numerate.
N.
,

un codice cartaceo

in foglio segnato di

io56 e bench il suo copiatore non fosse toscano come appare dalle frequenti storpiature delle voci
pure
il

testo proviene

da fonte molto autorevole

Vi

Libro III. Gl'ava 5.


76. 84. Libro

7.

10. i3. 17. 25. 3i. 52. 33. 40. 5o. 62. 66.
1. 2. 8.

IV Oliava

i3. 14.17. 3i. 35. 37. 41. 44. 45.

61. 63. 66. 68. 72. 80. 81. Libro V. Ottava 6. i3. 21. 22. 24. 25.

26. 46. 48. 61. 55. 61. 64. 67. 69. 71.75. 76. 79, 89. 97. 99. io3. Libro VI. Ottava jo. ii. 14. 20. 24. 25. 28. 29. 3o. 32. 34. 40.
47. 54. 56. 57. 62. 69. 79, Libro VII. Oliava
1.

4. 12. 14. l5. 23.

24

3o. 33. 34. 43. 45. 49, 57. 58. 65. 66. 72. 73. 74. 75. 80. 82.

87. 94- ^^' 100' 106. 107. 109. 110. 116, 118

124. 127. 129. i3i,


i. 4. 5. 6. 8.

i35. 137. 141. 142. 143. Libro VIIL Ottava


14. 17. 26. 27. 3i. 34.

12. i3.

35 42 45. 47. 48. 52.53. 57. 63.64. 65.


L'Ottava 44. manca nell'Edi-

69. 70. 71. 73. 77. 78. 81. 84. 87. 95.96, io6. 114. 120. 127. Libro IX. Ottava 5. 6. 19. 24. 3o. 35.
ione milanese) 5l, cbe
to fino alla fine del
la
(

5o

nell'

Ediz. di Milano, e cos di segui-

nono

libro. 58. 69. Liluo

X. Ottava

7.

i5. l8.

59. 48. 55. 67; 98. 102. io5. Libro

XL

Ottava, 4. 12. i3. 17. 35.

49. 54. 63. 68. 69. 90. Libro Xll. Oliava 7. 14. 17. 36. 72. 79.

Sono alcune note nel margine

dellai

mano

niedeslnift

che

scrisse

il
:

testo

le

quali vertono intorno a nozioni

mitologiche

ve ne sono pure altre di


,

ton Maria Salvini

bench

in scarso

laconiche, e meramente filologiche.


sto codice le

mano di Annumero e assai Mancano a que-

due prime pagine


I.

e comincia dall' Ot-

tava 18 del libro

E quando
,

parve tempo al buon


il

Teseo
caccio
seide
, ,

et.

Contiene lutto intero


la

poema

del Boc-

ma

pagina 127

che V ultima della Te-

strappata pi su che alla

met

perch

alla

pagina a tergo ne seguiva un altro breve componi-

mento del Boccaccio


occupava
le

intitolato la

Tluffianella

che

pagine 128 e 129, che una mal nata


.

opinione stim dover mutilare


erotica composizione del

Di questa pi che

Boccaccio se ne leggono

soltanto

primi tredici versi, col titolo: Detto di


.

messer Giovanni Boccacci


colo

La

scrittura del seutilit

XV
,

poco
codici

inoltrato.

Di molta
N. io58

mi sono
due
ric-

slati altri

MS.

e particolarmente altri di
,

cardiani

uno segnato

cartaceo in foglio

di pagine

149, del
e turchine

secolo

XV

inoltrato,

e l'altro

N. 2733
ziali rosse

cartaceo in foglio a due colonne, con ini,

scritto

da Fruosino di Cece
Il testo di

da Verrazzano essendo
i48
I
,

castellano in Pisa nel


.

come

in fine

si

legge
,

questo

MS.

sufficientemente corretto
poesie di diversi

e contiene inoltre altre

Tutti

codici da

me

riscontrali

non hanno
,

l'ottava

47

del libro

IX
,

di questa edizione

che per non ho


:

voluto torre

trovandola nell' edizione milanese

al

contrario tutti cootengono

ottava

44

niello stesso

li-

bro

la

quale manca nelP edizione predetta


io

Bench
Teseide

abbia impiegato

all'

emendazione della
,

tutta la

maggior possibile diligenza

non

dubiti punto dell' autorit dei codici dei

quali

mi

son valso, pure son ben lontano dalla convinzione di


aver fatto un lavoro perfetto
sibile
.
,

perch lo credo imposgli studiosi di

Posso per altro assicurare


,

nostra
sark

lingua

che se

la

Teseide da

me

riprodotta non

scrupolosamente parlando quale usci dalla penna dell'

autore

se
i

ne avviciner per tanto, quanto lo per-

mettevano

buoni e autorevoli manoscritti dei quali


,

ho

fatto

uso

preferendo sempre la lezione miglipre

il

iFH^maiisiss

GIOVANNI BOCCACCIO

DA CERTALDO

V->iomech a memoria tornandomi


te
,

le felicit trapassaio

nella miseria

vedendomi dove

sono

mi

sleno

di grave dolore manifesta cagione,

non m'

pertanto

discaro

il

riducere spesso nella faticala mente, o cru,

del

Donna
*,

la piacevole

immagine

della vostra intera


'1

bellezza

la

quale

pi possente che

mio proponivenne con

mento

di s e di
:

Amore, giovane

di anni e di senno,
7iii

mi

fece soggetto

e quella quante volte


,

intero

animo contemplando

piuttosto celestiale che


1

BOCC. LA TESEIDE

LETTERA
figura essere

umana

con meco dilibero


,

che essa

quello che io considero sia

il

suo

effetto

ne porge
gli

argomento chiarissimo^ perocch


della

ella

con

occhi

mia mente mirata


,

nel

mezzo

delle

mie pene
,

ingannando
cuore
,

non so con che ascosa

soavit

1'

afflitto

gli fa

quasi le sue continove amaritudini oblia-

re , e in quello di s

medesimo genera un pensiero

umilissimo

il

quale

mi

dice

questa quella
i

Fiamac-

metta
cese
,

la

luce de* cui begli occhi prima

nostri

e gik fece contenti con gli atti suoi


.

gran parte

de' nostri ferventi disii

quanto

allora

me

me
stati

togliendo di mente pi
,

parendomi
ini merito
.

essere ne' primi

tem-

li
,

quali

io

non

ora conosco essere

felici

sento consolazione

certo se

non fossono

le

pronte sollecitudini, delle quali la nimica fortuna

m' ha

circondato

che non una volta


di

ma

mille in

ogni piccolo

momento
,

tempo con punture non mai


che
cos

provate mi spronano

io credo

contemplane

do

quasi

gli

ultimi termini della

mia beatitudine
appena
,

abbracciando morre'mi. Tirato adunque da quello a

che

quantunque

sia stato
,

lungo lo spazio
io

essere stato

mi pare quale
,

rimanga

Amore
il

che
ansiate

miei sospiri conosce

il

pu vedere :

quale

corach voi ingiustamente di piacevole sdegnosa


tornata, per

non mi abbandona
,

N
,

possono n po-

tranno

le

cose avverse
nell'

il

vostro turbato aspetto


la

spegnere
diante

animo quella fiamma


bellezza
,

quale

me-

la vostra

esso vi accese; anzi essa pi


vi nutrica

fervente che

mai con isperanza verdissima


che

Sono adunque del numero


fiolea
.

de' suoi soggetti

com*
fui,

io

Vero

dove beiio avventurato gi

ora

ALLA FL\MMETTA
infelicissimo

3
,

mi

ritrovo
,

siccome voi volete

di tanto
io

solamente appagato

clie torre
,

non mi potete eh'

non mi tenga pur vostro


cb voi per vostro mi

e oh' io non v'


,

ami 5 postoforse

rifiutate

il
:

mio amarvi
e tanto

pi gravezza che piacere riputiate


oltre

mi hanno,
la-

a questo

le cose traverse di

conoscimento

sciato,

che
si

io sento

che per umilt ben servendo ogni

durezza

viace, e merita

qual cosa noti so se a


guire

me

avverr;

uomo guiderdone. La ma come che se.

me

ne debbia, n da s mi vedr diviso umilia-

de

n fedele servire stanco giammai

acciocch
ricorio vi
altra

r opera sia verissimo testimonio alle parole, dandomi che gi ne' di pi felici che lunghi
sentii

vaga d' udire

e talvolta di leggere e
le

una e

storia, e

massimamente

amorose, siccome quella

che

tutta

ardeva nel fuoco nel quale io ardo (e que,

sto forse faciavate

acciocch

tediosi

tempi con ozio

non fossono cagione

di pensieri pi nocevoli );
,

come
il

volonteroso servidore

il

quale non solamente

co-

mandamento

aspetta del suo

maggiore

ma
:

quello

operando quelle cose che piacciono, previene trovata

una antichissima
nifesta
,

storia
la

e al

pi delle genti

non ma,

bella

si

per
si

materia della quale parla

che

d'amore, e

per coloro de' quali dice che no,

bili

giovani furono e di real sangue discesi

in latino

volgare e in rima acciocch pi dilettasse, e massima-

mente

a voi

che

gi

con

sommo

titolo le

mie rime

esaltaste,

con quella sollecitudine che conceduta mi


pi gravi
,

fu

dell' altre

desiderando di piacervi
voi sia compilata
.
,

ho
due

ridotta.

E eh' ella da me per


il

cose fra le altre

manifestano

L' una

si

che ci

4
che sotto
11

LETTERA
nome
si

dell'

uno

de'

due amanti e

della

giovine amata

conta essere stato, ricordandovi bene,


,

e io a voi di

me

e voi a

me

di voi (se
,

non mentiste)
.

potrete conoscere essere stato fatto

e detto in parte
clic

Quale

de'
,

due

si sia

non discopro, che so

ve ne

avvedrete
ij

Se forse alcune cose soperchie

vi fossono,

voler bene coprire ci che non onesto manifesta,

re

da noi due infuori, e


;

'1

volere la storia seguire

ne sono cagione
il

ed oltre a ci dovete sapere che solo


la

boraero aiutato da molti iugegni fende


,

terra

Potrete adunque e quale fosse innanzi


^tata

e quale sia

poi
,

la vita

mia
.

che pi non mi voleste per


altra
si

vostro
storia
,

discernere

L*

il

non aver

cessata n

n favella, n chiuso parlare in

altra

guisa

conciossiacosach le donne siccome poco intelligenti

ne sogliono essere schife

ma

perocch per

intelletto
al-

C notzia delle cose predette voi dalla


tre separala

turba dell'
il

conosco
;

libero

mi
1'

concessi
,

porle a
al-

mio
letta

piacere

e acciocch
,

opera

la

quale

quanto par lunga


,

non

sia

prima

rincresciuta
la

che
vo-

desiderando di disporre con affezione


a

stra
1'

mente

vederla*,
,

se

le

gi

dette

cose

non

avessono disposta

sotto brevit
1'

sommariamente
la

qui appresso di tutta

opera vi pongo

conte^

nenza

Dico adunque

che dovendo narrare di due

gioin-

vani nobilissimi tebani

A reit
,

Palemone
lei

come

namorati di Emilia Amazzone per


posta la invocazione poetica
d'

combattessono,

mi parve da dimostrare
venisse
,

onde

la

donna
,

fosse, e

come ad Atene

chi fpssero essi

come

quivi venissero similemente;

ALLA FIAMMETTA
laonde
se
,

siccome promesso

v'

bo
,

alla loro storia


la

due

ne pongono 5 e primamente
,

dopo

invocazione

predetta

disegnato
,

il

tempo

nel quale le seguenti

cose furono

la battaglia fatta
,

da Teseo con Ippolita


essa e la vit,

rema

delle

Amazzoni

e la cagione di

toria seguita descrivo

procedendo
,

oltre
lei

come

Te-

seo prese Ippolita per isposa


lia

e con

insieme
:

Emi,

sua sorella trionfando ne

men ad Atene
la

quivi

accioccb onde e
aperto
,

come

due amanti venissono


felice vittoria
,

sia

un' altra battaglia e


,

della

quale seguita
la cagione
,

fatta

da Teseo co' Tebani

premessa

si

disegna 5 e
,

come appare

due giovani
,

presi in quella in

parte del trionfo di Teseo


lui imprigionali
s'

vennono
,

Alene
in

dove e come da
quel
si

furono

e
^

come

tempo
legge
.

di Emilia

innamorassono

procedendo

Pervenendo poi da questo


,

alla
^

liberazione fatta di Arcita


al pelleg rina ggio suo

a'

pregbl
,

di

Perilo

ad Egina

e alla sua vita, e alla


,

tornata di esso sconosciuto ad Atene


rare

e al suo

dimo-

con Teseo
,

Quindi scrivendo quale Palemone


a lui la

rimanesse

come
si

tornata di Arcita sotto


,

cambiato nome
di Panfilo

discoprisse

come per

lo

ingegno

suo famigliare egli uscisse della prigione,


5

e la battaglia per lui fatta nel bosco


presso

mostrando apveduti
,

come da Emilia prima combattendo


e quello che

poi da Teseo riconosciuti fossero, manifestandosi

essi
,

medesimi

Teseo con loro componesse

e la loro tornata in Atene: dichiarando poi qual fosse


la vita loro
,

1'

avvenimento di molti principi


e
i

una

futura battaglia milia


,

sacrificii
,

fatti

da loro e da E-

e poi la loro battaglia

e chi vincesse) e

dopo

6
a tutte queste cose
trionfo
,

LETTERA
V infortunio
di Arcita
,

il

suo

la

liberazione di

Palemone
si

le sponsalizie di

Emilia
te
'y

e la

morte di Arcita

pongono interamened

giuguendosi ad esse T onore pubblico fattogli da


altri greci principi

Teseo e dagli
il

a seppellirlo

mirabile tempio nel quale le sue ceneri furono poj

ste

e ultimamente
,

come Emilia

fosse

conceduta a

Palemone
finendo
si

e le sue nozze, e de' principi la partita

trova

Le

quali cose se tutte insieme

e ciascuna per s

o nobilissima Donna, da voi con sana mente saranno


pensale
,

potrete quello che di sopra dissi conoscere


,

e quindi la mia affezione discernendo


glio lasciare, e lasciato potrete la

il

preso orgoin de-

mia miseria
pure gravi

siderata felicit ritornare

Ma

se

vi fosso-

no

le dette cose
,

e vincesse

la vostra alterezza la

mia

umilt

in questo
,

una cosa
dando ad

sola

per supremo dono


,

addomando

clie
,

essa luogo

il

presente
,

piccolo libretto

poco presente

alla vostra
,

grandezza

ma
'1

grande

alla piccolezza

mia

tegliate

Questo

se

fate,

alcuna volta ne' miei affanni sar di refrigerio


,

cagione

pensando che

in quelle dilicate
,

mani

nelle

quali io pi non oso venire

una

delle

mie

cose alcu-

na volta pervenga
se quella grazia
,

Io procederei a molti pi preghi

la

quale io ebbi gi in voi

non

se

ne fosse andata

Ma

perocch io del niego


a

dubito
di

con ragione

non volendo che


,

quell'

uno che
,

sopra ho fatto
tenere
,

e che spero

siccome giusto

di ot-

gli altri

nocessero
,

e senza essermene niuuo

conceduto mi rimanessi

mi

taccio ;
,

ultimamente

pfe^ando colui che mi

vi

diede

allorach io pri-

ALLA FIAMMETTA
miera mente yi vidi
che gik furono
a
,
,

7
sono

cbe se in

lui quelle forze


la

raccendendo in voi
la

spenta

fiamma

me

vi

renda,

quale, non so per che cagione,


tolta

inimica fortuna

m' ha

ARGOMENTO
GENERALE DI TUTTA V OPEllA

Nel primo vince Teseo le Amazzone Nel secondo Creonte cortamente ; Nel terzo Amore , reit e Pai emone Occupa // quarto mostra la dolente

Vita d' Arcita uscito di prigione :


Il quinto la battaglia virilmente

Da

Penteo fatta col suo compagnone

E 7 sesto poi convoca molla gente


Alla battaglia : \il settimo gli arrena : L' ottavo r un di lor fa vincitore : Il nono mostra il trioifo e la pena

Di Arcita , e r altro il suo mortai dolore E V undecimo Arcita al rogo mena : ultimo Emilia dona alV amadort

ox

LA TESEIDE

LIBRO PRIMO
ARGOMENTO

La prima parte di questo libretto A cM 7 riguarda mostra apertamente La cagion che Teseo fece fervente A vengiar delle Amazzone il difetto

E come el fosse in Sciti a provetto E come


Col suo navilio e con V armata gente , il suo discender primamente Gli fosse dalle Amazzone interdetto j

Mostrando appresso come discendesse Per viva forza ; e come combattendo Con quelle donne poscia le vincesse L' assedio poi alla citt ponendo ; come a patti Ippolita si desse Con pace lui per marito prendendo

Sorelle Castalle

che nel monte

Elicona contente dimorate

D' intorno
Soltesso

al

sacro gorgoneo fonte


delle frondi

F ombra
,

amate

Da Febo
Spero
d'

delle quali ancor la fronte


sol clie
'1

ornarmi

concediate
,

Le

sante orecchie a' miei preghi porgete

quegli udite

come

voi dovete

10

LA TESEIDE
a

E' m' venula voglia con pietosa

Rima
Tanto
I

di scriver

una

storia antica

negli anni riposta e nascosa


,

Che latino autor non par ne dica


Per quel eh*
i'

senta

in libro alcuna cosa

Dunque

si

fate

che

la

mia

fatica
,

Sia graziosa a chi ne

fia lettore
.

in altra maniera ascoltatore

Siate presenti

o Marte rubicondo
,

Nelle lue armi rigido e feroce


, ,

E tu Madre d' Amor col tuo giocondo E lieto aspetto e tuo Figliuol veloce
,

'1

Co' dardi suoi possenti in ogni

mondo ;

E
Di

sostenete la

mano

e la voce
i

me

che intendo

vostri effetti dire

Con poco bene

e pien d' assai martire

E voi

nel cui cospetto


,

il

dir presente

Forse verrk

com*

io spero

ancora
,

Quant' io pi posso prego umilemente


Per quel signor eh'
e' gentili

innamora
;

Che
Ne'

attendiate con intera

mente

Voi udirete com'

egli scolora

casi avversi ciascun

suo seguace
doni pace
.

E come

dopo affanno

e'

LIBRO PRIMO
5

II

E questo

con

assai chiara ragione


,

Comprenderete
D' Arcila Di
i fatti

udendo raccontare
e del
,

real sangue nati

buon Palemone come appare


e a quistione
,

amenduni
Emilia bella

Tebani
,

Parenti essendo
,

per superchio amare


,

vennero
d' essi

Amazzona
la

D' onde

1'

un

perde

persona

Al tempo che Egeo re d' Atene era

Fur donne

in Scitia crude e dispiatale

Alle qua' forse parca cosa fera

Esser da' maschi lor signoreggiate

Perch adunate con sentenza

altera

Diliberar non esser soggiogate.

Ma di \oler per lor la signoria E trovar modo a fornir lor follia

E come

fr le nipoti di

Belo
,

Nel tempo cheto

agli novelli sposi

Cos costor ciascuna col suo telo

Da' maschi suoi


Cacci
,

gli spirti san^^uinosi

lasciando lor di mortai gelo

Tututti freddi in

modi
libere

dispettosi
si

in colai

modo

fero

Bench poi mantenersi non poter

,, .

xa

LA l'ESEIDE
8

Recato adunque

co' ferri
,

ad

effetto

Lor mal

voler

voller maestra e

duce
,

Che

correggesse ciascun lor difetto

Ed N

ben viver desse forma e luce

a tal voglia dier lungo rispetto


delle

Ma

donne che

'1

loco produce

Riesser per reina in la lor terra


Ippolita gentil mastra di guerra
.

d
La quale ancora che femmina
fosse
, ,

di bellezza piena oltra


la signoria
,

misura

Prese

si

rimosse

Da s ciascuna femminil Ed in tal guisa ordin le


Che
*1

paura

sue posse
;
,

regno suo e s fece sicura

N
S

di vicine genti avea dotlanza

si

fidava nella sua possanza

to

Regnando adunque animosa costei Alle sue donne f' comandamento


,

Che Greci N uomin


La
Di

o Traci

Egizi o Sabei

altri

alcun nel tenimento


,

Entrar lasciasson
grazia cara
vita fosse
il
,

s'

elle

avean di

lei

ma

ciascuno spento
accostasse
,

che

vi si

Se subito

terren

non isgombrasse

LIBRO PRIMO
II

Se per ventura

11

fosser venute
si

Femmine

di qual parte

volesse

Da lor benignamente Comand fosser e se


,

ricevute
a lor piacesse
,

D'

esser

con loro insieme


si

ritenute

Dovesson esser, sicch


Il

riempiesse

loco di color eh'

ivi

morieno
li

Di quelle che

d' altronde

venieno

.*

Sotto tal legge pi anni quel regno


Stette
,

ed

porti furon

ben guardati
,

Sicch non vi venia nave n legno

O da
Che

fortuna o da altro menati

fosser l,

che non lasciasser pegno


,

Oltra al piacer di loro

malmenati

Lor conveniva

del luogo fuggire

Se non voleva n miseri morire.


i3
questo scotto

<9
1 ^

l(L

Greci

assai sovente
:

.
.

Incappavan per lor disavventura

^
^
^

Perch a Teseo
di

il

lor signor possente

y\\
\t

'jJ^
.
<

\ Duca

Atene spesso con rancura


,

Eran

porti richiami di tal gente

^^
V c^

jEdiJ[Q]Cjrudeltade a dismisura

Ond^

egli in s di ci forte crucciato

Propose di purgar colai peccato

'V

i4

LA TESEIDE
4
Marte tornava
allora sanguinoso

Dal bosco

dentro

al

qual guidata avea

Con tristo agurio del re furioso DI Tebe T aspra schiera e si tenea Lo scudo di Tideo 11 qual pomposo
,
,

Della vittoria

siccome potea
1*

Ad una

quercia
,

aveva appiccato
.

Cotal qual era

a Marte consagrato

iS

in cotal guisa in Tracia ritornando

Si

f'

sentire al crucciato

Teseo

In lui di s

un

ier

caldo lasciando
,

col suo carro avanti procedeo


e* giva lo cielo

Dovunque
Poi nelle

inGammando 5
rafQsse

valli del

monte Rifeo
si
,

Ne* templi suoi posando

Sperando ben che ci che fu avvenisse

16
Quinci Teseo magnanimo chiamare
Li baron greci
f',

e a lor propose

/^Ch' egli il intendea voler vendicare /


f

lia crudel crudelt e

1*

opere noiose
,

Delle Amazzoni donne

ed a ci fare

Richiese lor, nelle cui virtuose

Opere

si
,

fidava
s al

e ciascun tosto

Rispose

suo piacer disposto

LIBRO PRIMO

i5

Commossi adunque

popoli d' intorno

.^^^
,

Qualpex dovere
Tutti in Atene in

e qua! per

am5tatej ^
'

,r

un nomato giorno

^^

/^

Si ragunar con quella quantitate

Ch' ognun potea


Sopra
le navi gi

e senza far soggiorno

apparecchiate

Cavalli ed

arme ciascun caricava


.

Con

ci che a fare oste bisognava

i8

quando
Tutta

e'

parve tempo
,

al

buon Teseo
,

Di navicar

veggendol chiaro e bello

la gente sua raccoglier feo


5

Con Che

debito dover
altravolta
il

siccome quello
partito e
'1

buon

reo
fello
, ,

Del mar provato aveva, e piano e

E nel mar col

suo stuol tutto

si

trasse

Vento aspettando eh'

al gir g' invitasse

19
Essendo a
tal partito

sopra P onde
,

La

greca gente bene apparecchiata


notte che le cose ci nasconde
l'

La

Aveva

aria tututta occupata


,

Onde

alcun dorme

e tal guarda e risponde,


5

E cosi infino
La qual
s

alla stella levata

tosto

com*

ella

appario
.

L' ammiraglio

dell' oste si sentio

i6

LA TESEIDE
ao

A riguardare
Tutto
si

il

ciel col viso alzato


,

diede
,

e quindi
:

f'

chiamare

I marinai

dicendo
,

egli levato

Prospero vento

onde mi par

d'

andare

A nostra
Ed
e'

via

e per sia spiegato


.

Ciaschedun vel senza pi dimorare


fu fatto
si
il

suo comandamento

quindi

partir

con

util

vento

ai

Ma

la

corrente fama

che trasporta

Con pi veloce corso eh' altra cosa Qualunque opera fatta dritta o torta
Senza mai dare
alli

suoi passi posa

Colai novella tosto la rapporta

Ad Ippolita bella e graziosa ETm pensiero la pon di sua


Di mal

difesa
.

talento e di furore accesa

22

Ma

poich

l'

ira

alquanto fu affreddata
,

Con utile consiglio immantinente Di volersi difendere avvisata


,

Fece chiamar

ciascuna. di presente
,

Donna che

nel suo regno era pregiata


;

E
A

tutte a s venisser tostamente

Alle qua' poi in pubblico consiglio


parlar cominci con colai piglio

LIBRO PRIMO
23
Percioccl voi in questo vostro regno

17

Qpronata m' avete

e' s'

appartiene

A me
Per

di porre e la forza e Io 'ngegna


,

la salute vostra

si

conviene
il

Senza passar di mio dovere

segno,
:

Nel prestar guiderdone e porger pene

Ond' io a ci sollecita chiamate \" ho perch voi a me con voi atiate


,
,

a4

Non

vede

il

sol

che senza dimorare


ci si gira
,

D' intorno sempre Donne quanto voi

in terra
5

siete
il

da pregiare

Le

qua', se in ci
viril

mio parer non

erra

Per voler

animo mostrare
:

Contro

Cupido avete preso guerra


all' altre pii
,

quel eh'

piace fuggite
ardite
.

Uomini

fatte

non femmine
'

i..'

.6

che questo

sia

vero assai aperto


il

Non ha
Non

gran tempo ancora

dimostraste

Allor eh'

Amor n
,

paura n merlo

vi ritenne

che voi non mandaste


vostro pensier certo
:

compimento

il

Quando da
Neil'

servit vi liberaste

arme sempre

esercitate poi

Cacciando ogni atto femminil da voi


BOCC. LA TESEIDE

i8

LA TESEIDE
a6

Ma se

mai

viril

animo
fa
,

teneste

Ora bisogno

per quel eh' io senta


,

Perciocch voi, siccom' io

intendeste
s'

Che

'1

gran Teseo di venir

argomenta
,

Sopra di noi avendoci moleste


Perch nostro piacer non
si

contenta

Di quel che P
Agli uomini
,

altre

ci soggiacere
il

facendo

lor volere

27
Al suo inimicarci
altra cagione

Veder non so

n credo voi veggiate

Perocch mai alcuna ofFensione

Ver

lui

non commettemmo, onde

assaltate

Dovessi

essere

e questa ragione

Assai vota di degna onestate;

Perocch non

fa
,

mal quel che


se
1'

s'

aiuta
.

Per aver

libert

ha perduta

28

Ma

qual che
noi
il

siasi la

cagion che

il

mova
,

difender resta solamente


la

Sicch non vinca per forza

prova

Laond'

io vi richieggio
,

umilemeate

E
Di

prego

se in cotal vita vi giova


,

viver qual noi teguamo al presente


1'

Che

animo

lo

ingegno ed ogni possa

Mettiate contro a chi guerra ci ha mossa

LIBRO PRIMO

19

vi

metta paura coscienza


negli

D' aver peccato

uomini

vostri

Che morte

loro la lor sconoscenza


:

Licita impetr nelli cori nostri

Che non stimavan che d' egual semenza Che lor nascessim ma come da mostri Da querce ovver da grotte partorite ,
,

Era va m poco qui da

lor gradite

3o
Essi lenevan

altezze e gli onori

Senza participarle a noi giammai

Le quali eravam degne di maggiori Che alcun di loro a dir lo vero assai
,
,

Perch

di ci g' iddii superiori


j
,

Kison che noi facemmo


Ci avranno per miglior

sempre mai
altre

schernendo

Che per

vilt si

van sottomettendo
3i

vi spaventi

il

nome
,

di costoro

Perch sien Greci

che non son guerniti

Di

forza divisata da coloro

Che

nel passato fur vostri mariti


vi

Se 6ere

mostrate verso loro


arditi

E' non saranno verso voi

Che niun pu pi che un uom


Perci da voi cacciate codardia

chi oh' e'


,

^i sia;

. ,

ao

LA TESEIDE
32

Noa risparmiate qui donne il valore Non risparmiate 1' arme non 1' ardire Non risparmiate il morire ad onore
, , ,

Considerate ci che pu seguire

DalP

esser vigorose

o con timore

Voi non
Padre o

avrete a vale a far morire

figliuol

che

vi faccia pietose
.

Ma

inimiche genti a voi odiose

33
Ritorni in voi aval quella fierezza

Che in quella notte fu quando ciascuna Mai non usata us crudele asprezza
Ne' padri e ne'
figlluoi
;

sia

nessuna

Che

qui

se degl' iddi la forza

apprezza
,

Stea per aver nosco egual fortuna (Usi piet


l' la
;

altrove che qui morta


in ogni

comando

donna accorta

34
Bench
Anzi
forse g' iddii
,

non ne saranno
gran ragione
,
;
:

Contrarii

per

la nostra

se giusti son n' aiuteranno


,

Dimenticando quel

se fu ofFensione
,

E se
Il

atarci forse

non vorranno

danno suppliran nostre persone


si

Contro a colui che

muove
il

gran torto

Per navicare

in verso

nostro porlo

. ,

LIBRO PRIMO
35

IX

E accioccb
Il

non ponga
,

in pi parole
al

tempo

il

qual ne bisogna

presente

A ciascheduna
Ed a

che liberta vuole


ella sia \alente
:

Ricordo e prego eh'

qual morte per libert duole


;

Dipartasi da noi immantinente

Noi varrem molto me' senza

colei

cos detto

si

tacque costei

36
Grande fu
tra le

donne

il

favellare

Quasi pendendo

tutte in tal sentenza

Di dover pure a Teseo dimostrare


Quanta
Sed
So
e qual fosse la lor gran potenza
egli ardisse a' lor porti appressare;

Perch senza

nuli' altra resistenza

offerse ciascuna in fino a


.

morte

Alla reina vigorosa e forte

37
Ippolita poi le profferte intese

Senza dimora

porti f' guernire

le

miglior del regno alle difese


;
,

Senza nessun indugio fece gire

Ed

in tal guisa

arm

il

suo paese
,

CU' assai sicura poteva dormire


Se soperchio di gente

oltre pensata

Non

fosse

come

fu

su quello entrata

,,

, .

9a

LA TESEID
38

altrimenti
1

il

cinghiar eh' ha sentiti


i

Nel bosco
]

can fremire e
,

cacciatori
gli spediti

denti batte

e rugghia
;

Sentieri usa a salute

e pe' romori
l?i ,

Ch'

egli

ha 'n qua e 'n

in su e in gi uditi
sien migliori

Non

sa qua! vie per lui

si

Ma

ora in gi ed ora in su correndo


al

Sino

bisogno incerto va fuggendo

39
Cosi facea costei per lo suo regno
,

In dubbio da qual parte quivi vegna

Teseo

o con che arte ovvero ingegno


,

Onde gire a ciascuna non isdegna N di pregar che ciascheduna al segno


Di quel ch* ha imposto ben ferma
Perocch se a
tal
si ,

tegn?

punto son vincenti

Pi non cai lor curar mai d'

altre genti

4o
L' allo duca Teseo con tempo eletto

Al suo viaggio

lieto

navicava

Passando pria Macron sanza interdetto

Ad Andro
Il

le

sue prode dirizzava

qual lasciato con

sommo
,
,

diletto

Pervenne a Tenedos

e quel lasciava

Entrando poi nel mar

che

all'
.

abideo

Leandro fu soave e poscia reo

LIBRO PRIMO

oltre quel

cammin
al

clie Frisso

tenne

Allor che la sorella cadde in

mare
:

Serv fin eh'

Bisanzio poi pervenne


,

Quivi

fatta

sua gente rinfrescare


vi si ritenne

Per piccola stagon

E come
Le

del
,

mar Tanas ad

entrare

Incominci

cosi delle donzelle

terre vide graziose e belle

come
Il

lioncel cui
fier

fame punge

qual pi
la

diventa e pi ardito
,

Come

preda conosce da lunge


i

Vibrando

crin con ardente appetito


e'

E
Il

1'

unghie

denti aguzza

in fin

1'

aggiunge

Co tal Teseo rimirando


regno di color
,

spedito
,

divenne fiero
il

Volonteroso a fare

suo pensiero

43
Esso

mand

solenni avvisatori
,

A
1

discerner la pi leggiera scesa

qua' mirando d' intorno e di fuori


rive tutte colla

Le

mente

inlesa

Tornarono

avvisati da' migliori

Dove

discender con minore offesa


,

Potessero

e al duca

il

racconta ro

,
.

E in

quella parte lo sluol dirizzaro

a4

LA TESEIDE

Quindi Teseo per due de' suoi baroni SigniGcare ad Ippolita feo

La

sua venuta

e ancora le cagioni
si le

oltre a questo

concedeo

Termine
Ne'

a poter fare eccezioni


,

patti fatti a lei

se per

mea

reo

Consiglio forse le fosse piaciuta

La pace

pria che fosse combattuta

45

Ma

di qua"* patti eh* egli


lei

dimandava
;

Da
Pur

neuno ne fu accettato
si

Anzi

di lui assai

rammarcava
;

di quel tanto eh' aveva operato


s'

Riprendendol di ci che

impacciava
:

Fuori del regno suo

nell' altrui stalo


,

Ma

che

s'

ella potesse
,

ancor peniere

Nel far

tosto

e ci

1'

era in calere

46
Tornaron que' con
si fatta
,

risposta

Qual fu

lor data

senza star niente


1'

E
Il

a Teseo davanti quale


1'

bau

disposta

ud mal pazientemente

Dicendo

poco a questa donna costa


,

Cosi rispondere
l' la

ma
,

certamente
se
,

trarr d' error


:

'1

cor non erra

Quinci grid

Signori

ogni

uomo

a terra

LIBRO PRIMO
47

a5

A questa voce
Quasi

legni fur tirati


,

in sul Ilio

e volendo smontare
3

Gi

le scale

poneano

quando
onde

alzati

Gli ocelli ad un bel casiel vicino al mare


Sopr' una montagnetta
I ponti
,
,

calati

gente vldono avvallare


,

Ben

a cavallo armati
'1

e in sulla rena

In prima fur che

vedessono appena

48

quasi presi d' ogni parte

passi
,

Con

archi in

mano

or qua or l correndo

Traendo

le saette de' turcassi

Con

viva forza givan difendendo


,

Tagliate fatte avanti

e di gran sassi

I balzi a grosse schiere

provvedendo j
'1

Arpallce era questa che

faceva
l'

cui

commesso

Ippolita

aveva

49
Il

gran Teseo magnifico barone

Poich co' suoi

alle terre
,

pervenne

Vedendole guemite
Per
savie

per ragione

donne

in

1'

animo

le

tenne
,

Ed
Poi

alquanto mutato d' opinione


lo stuolo suo

Fra mar
f'

fermo ritenne^
,

ciascun de' suoi apparecchiare


.

Diliberando pur volervi entrare

.,

LA tESElDE
So

Poich ciascun fu bene apparecchiato


In verso
'1

>

porto

si

tiraro

legni

Per scendere nel luogo divisato }


Si fero avanti
li

baron pi degni
ordinato
ingegni
,

in quel

modo eh' avieno

Gittaro in terra x^ale e

altri

Ma

troppo fu
'1

pii\ forte lor la scesa

Che non fu

dilivrar cotale impresa

5s
Egli eran quasi colle poppe in terra

Degli lor legni

Greci

tutti

quanti

con ogni

artificio utile a
si

guerra
:

Arditamente

traeano avanti
,

Ma

bene era risposto


,

se

non
i

erra
canti
;

La mente mia
Forte
li

a lor da tutti

Perocch quelle donne saettando


,

giano ognora danneggiando

51
Esse gittavan fuoco spessamente

Sopra r armate navi

il

quale acceso
^

Moho

offendeva

Greci

e similmente
,

Con artifizii e pietre di gran peso Che rompevan le navi di presente Dove giugnean se non era difeso :

oltre a questo

pece

olio e sapone

Sopra lo stuol gittavano a fusone

, ..,

LIBRO PRIMO
53
Battaglia

manual

nulla

non

v' era

Perciocch ancora non aven potuto

Prendere

Greci di quella rivera


5

Parie nessuna

'1

conforto e

1*

aiuto
j

Del buon Teseo per niente

gli

era
,

Anzi pareva ciaschedun perduto

Di quelle donne mirando

le schiere
.

Crescere ognora e diventar pi fiere

54
Di dardi
,

di saette e di quadrella
,

Non fo menzion che *1 ciel n' era Ed occupata tutta 1' aria bella
,

coperto

Gittando
Battaglia

uno all' altro ^ e per lo certo non fu mai si dura e fella


1'
,

in alcuna

mai tanto

sofferto

Molti ve ne fediea le donne accorte

Bench

di loro alcune fosser

morte

55
Grandi eran quivi
le grida e
i

'1

romore

Che

le

donne facieno e

marinari

Tal che Nettuno e Glauco mai maggiore


Sentito

ncn

l*

aveano
fediti

duoli amari

Ch*

a'

marinar

giano al core
,

Eran caglon

di molto

perch rari
,

Ve

n' eran

che nel capo

o nel costato

O in

altra parte

non

fosse piagato

%B

LA TESEIDE
56

11

sangue lor vedevan sopra

1'

onde

Con

trista a'

schiuma molto rosseggiare j


Greci
1'

E
E

male

avviso risponde
:

Poich

cosi si

vcggon malmenare
si

qual pi core aveva or


delle
eli'

nasconde ,
;

Temendo
Pi eh'

donne

il

saettare

Perciocch

eran di co tal mestiere


,

altre

somme

vigorose e fiere

57
Teseo
che d'
altra parte

riguardava
,

La

falsa

punta della greca gente


tutto in so
il

Di rabbia

si

consumava

Maladicendo

duro convenente
,

E d' ultima vergogna dubitava E quasi uscia per doglia della mente
Perch sdegnoso
Cosi parl
>

al cielo

il

viso volto
.

alto gridando molto

58

O fiero
D'

Marte

o dispettoso Iddio

Nimico

alle nostre

arme
il

i'

mi vergogno
disio
:

aprirti

con parole

mio

certo prego per cotal bisogno


sacrifizio pio
-,

Non^averai n

Ma
Ad

senza te la vittoria che agogno


d' avere
,

Far

o
n'

1'

alma sanguinosa
.

Acheronte

andr dolorosa

LIBRO PRIMO

39

Opera

ornai in

male
le

tuoi rossori
fa' forti
i

contro a

me

femmine

Con queir
D' Anteo

arte che in Flegra


;

successori

vincesti
,

e fa' che le conforti


i

Quanto
Sopra

tu sai

e spargi

tuoi vapori
:

gli

miei
sol

che or fosser gi morti


valere
lor potere

Perocch

mi credo me'
fo

Ched

io

non

con tutto

il

60

tu

Minerva

che

il

sommo

loco

Tra

g' iddii tieni in la

nostra cittate

Non aspettar da me aitar n foco N eh' io ti liti bestie in quantitate N che per te io adomi alcuno gioco
,

In onor fatto di tua maestate

Aiuta pure a queste

le

qua' sono
lascia in

Teco

d'

un

sesso

me

bandono

61
Poi
si

rivolse a' suoi

con
,

vista viva

Con
Ov'

peggior piglio

e incominci a dire
!

Ah vituperio
fuggito

della gente achiva


il

vostro grand' ardire

la forza di voi tanto cattiva

Che molU donne

vi faccian fuggire
,

Tornate adunque nelle vostre case

qua

le

donne vengau

rimase

3o.

LA TESEJDE
62

Il

chiaro Apollo

il

cielo

il

salso

mare

Fica testimonii

eterni ed immortali

Del vostro

vile e tristo
i

adoperare

porter la fama

vostri mali
,

CoQ perpetuo nome


Fark

e voi mostrare

a dito a gente diseguali


:

Dicendo

vedi

cavalier dolenti

Che

vinti fur dall*

amazzonee

genti

63
Fuggitevi di qui
,

vituperati

Poi Marte pi che voi donne sovviene

delli vostri arnesi dispogliati


:

Li lasciate vestire a chi conviene

Or non

era migliore che onorati


aveste sostenute

Di morte

pene

Che con vergogna

indietro rinculare

Ed

a donzelle lasciarvi cacciare/*

64
Entri
nell'

armi adunque chi


lasci

n'

degno
,

L' altro le

che non vuole onore


;

Morte pigliando per fuggire sdegno

Ed

a cui place pi con disonore


,

Vita

che pregio

non segua

'1

mio segno
:

Vivasi quanto vuol senza valore

Ch'

io sar

troppo pi solo onorato


cotall

Cb' essendo da

accompagnato

,,

.,

LIBRO PRIMO
65

3i

che avreste voi

fatto se avversi

Vi

fossero

Centauri addosso usciti

Ed i

Lapiti popoli diversi


,

Turba dolente
Credo nel mar

uomini scherniti
vi sareste

sommersi
:

Poich per donne vi

siete fuggiti

Or

vi tornate e fate

nuovo duca

Marte

me

siccome vuol conduca

66

questo detto, sotto

1'

armi chiuso
lite

Tirar

f* la

sua nave in ver lo

E senza scala

por ne salt giuso

N si cur perch fosse fedito Da molte parti ma siccome uso


,

Di

tal

mestier

pi

si

mostrava ardito
,

S riparando e

di sopra e d' intorno

fuor deir acqua usci senza soggiorno

67

Non
I

altrimenti

si

giitano in

mare

marinai

il

cui legno gi rotto

Per

la fortuna

sentono affondare
,

E chi pi

pu

senza agli

altri far
;

motto

Briga notando di voler campare

Che i Greci

si gittar

tutti di

botto

Dietro a Teseo nelP acqua lui vedendo

ben n male

al

suo dir rispondendo

,,

3ft

LA TESEIDE
68

E si gli avea vergogna speronali


Colle parole del fiero Teseo
,

Ch'

egli

cran presti ed arditi tornati

Perch ciascun

com

pi tosto poteo
,

Cosi com' eran tututti bagnati

E lai

fediti
,

al

suo duca
1 ito

si

feo

Vicino

e fero in sul

una schiera
.

Subitamente

assai possente e fiera

9
Fatta la schiera
tal
,

quale poteano
ov* essi eran discesi
i

Nel marin

lito

Perciocch bene

luoghi non sapeano


i

N
Al

seco avevan tutti


lor poter le

loro arnesi

donne sosteneano
animi accesi
,

D'

alto vigor ne' loro

Disposti a far gran cose in poca d' ora

Purch

le

donne

li

faccian dimora

70

Le donne

in su' cavalli forti e snelli


in abito dispari
,

Givano armate

E que' correan
Facendo spesso

come
i

volanti uccelli

loro colpi amari


,

Sentire a' Greci

che ne' campi

belli
,

Eran

discesi a pie

non avia guari


,

Or qua

or l correndo
i

e ritornando
.

Ispesso e rado

Greci molestando

LIBRO PRIMO

33

Cos pugnavano alla morie loro

Poich potuto non avien la scesa


Colle lor forze vietare a coloro
,

Li qua' sentendo ogiior crescer


Chieser di poter gir senza

i'

(jiYesa

dimoro
;

Al duca

lor ver quelle in lor difesa

poi a pie in fra le

donne entraro
incominciaro
.

Ed

a combatter

fieri

7a

fedirono allora arditamente

Siccome que' che ben

lo sapien fare

Ed

a' lor

colpi

non valea niente


:

Di quelle donne il presto riparare E se non fosse eh' eran poca genie

rispetto del lor moltiplicare


le

Tosto

arebbon del campo cacciate


tutte
,

morte

o ver prese e legate

73

Ma

il

numero

di lor eh' era infinito


5

Ognora

la battaglia rinfrescava

Questo contra Teseo


11

fiero

ed ardito
:

campo lungamente
or qua or
l

sostentava

Ed

esso senza riposo e spedilo


y

Ferendo

correndo andava
,

Ed ammirar di
Che
in quello

s ciascun facea

stormo mirar

lo potea

SOGC. L TESEIDE

34

'

LA TESEIDE
74

altrimenti ia fra le pecorelle


il

Si ficca

lupo per fame rabbioso

Col morso strangolando or queste or quelle

Fin eh' ha

saziato

il

suo disio goloso


donzelle
,

Che

facesse

Teseo

fra le

A pie colla
Or

sua spada furioso

Coperto dello scudo ognor ferendo

questa or quella misera uccidendo

,5
Cosi Teseo fieramente andando

Co* suoi compagni in fra

le

donne

ardite
,

Molte ne gien per terra scavallando

morte quali

e quali altre fedite


:

Lasciando per lo campo


Sopr'
a'

indi

montando

cava', che a redine sbandite

Le lor lasciate donne si fuggieno Or qua or l cosi come potieno 76

gi di lor gran parte eran montati

Per

tal

procaccio sopra

buon

destrieri

tutti in s di ci riconfortati

Contra color ferivan volentieri

Ed

esse

lor

vedendo inanimati

Pi oh*

al principio

non erano e

fieri
,

Temendo cominciarono E '1 campo a' Greci del

a voltare

tutto a lasciare

LIBRO PRIMO
77
Fuggiensl adunque nel castello tutte
,

35

E dietro ad esse la duchessa loro E sopra alte mura fur ridutte


1'

Armate senza
Fra
Se
alle

fare alcun
:

dimoro j
di costoro

lor dicendo

noi sarem distrutte


;

man pervegnamo

E la sconfitta lor quasi non suta A ben guardar si dier la lor tenuta
78
Era
la terra forte e

ben murata
ben guemita
fiata
:

Da

ogni parte

e dentro

Per sostenere assedio ogni

Lunga

staglon

eli' ella

fosse assalita

Per ciascuna dentro bene armata

Non temeva n morte


Chiuse
le porte
i
,

n fedita

al riparo

intendieno
.

E quasi

Greci niente temieno

79

Come Teseo
In un

le

vidde fuggire

raccolse tutta la sua gente

E comand
Poi
f*

che
il

le lasciasser gire

cercare
i

campo prestamente
:

E E le

fece

corpi morti seppellire

fedite assai
,

benignamente
,

Lasci andar

senza ingiuria nessuna


.

L dove piacque di gire a ciascuna

, . . ,

.,

36

LA TESEIDE
8

in colai guisa

avendo preso

il

Ilio
,

Colla sua gente^ malgrado di quelle

In su un piccol poggio fu salito

Dirimpetto

al castel delle donzelle

comand che quel

fosse

guemlto
elle

Sicch

resister si potesse
,

ad

Senza battaglia
Fosser le navi
,

in fin

che scaricate

e le genti posate

8i
1

Greci prestamente scaricar

Tutte

le navi degli arnesi loro


il

aUri in breve

poggetto afforzaro
:

Quanto poterno senz' alcun dimoro N di n notte mai non si posaro


, :

Che forte fu a contastar con loro Ben fer le donne loro ingombro assai Che d' assalirli non rlstetter mai
8t

Poscia che
Si che le

Greci furono afforzati

donne niente temleno


d' intorno

E' legni loro in mar furou

tirati

Per corseggiar

ove potieno

Kd

fediti

furon medicati
'1

quegli ancor che

mar temuto avieno

Posati fur , parve a Teseo che stare

Quivi porria pi nuocer che giovare

LIBRO PRIMO
83

Ed

esso ancor
al

con

sollecita

cura

Ch'

suo pi presto spaccio pi pensava


,

Immagin che
Di quella
terra

se intorno alle
il

mura
,

suo

campo fermava
trapassava
e'

E* potrebbe avvenir peravventura

Che

senza utile
,

il

tempo

Perocch

quando pure
fatto

succedesse

Poco avria

perch lor vincesse

84

tornandogli a mente
All' Idra
,

come Alcide
,

che de' suoi danni crescea


.

Avea

la vita tolta
la

seco vide

Che

dov' era Ippolita dovea


;

"Sua prova far

perch se

lei

conquide
:

Pi contasto nessun non

vi

sapea

per cotal pensiero


gir colh

il

campo mosse
fosse

Per

dove Ippolita

85
Corse
la

fama per

tutto

'1

paese
;

Della sconfitta

fatta

tostamente

Perch ciascuna

s alle difese
:

Si metteva di s velocemente

Ma

quella cui

tal

cosa pi offese

Ippolita da creder certamente;

La qual
Vide
,

poich cosi

la

cosa andare
.

propose di volersi alare

38

LA TESEIDE
86

fu stordita per quella sciagura


,

;
:

Ma le sue donne a s chiam dicendo A ciascuna conviene esser sicura


,

Non

campo Teseo combattendo Ma nel difender ben le nostre mura Le quali ad assalir vien come intendo
dico in
,

Perocch non potrk lunga stagione

Dimorar qui per

nulla condizione.

87
Noi siam
di ci eh* al vivere mestiere
,

Fornite bene

e la terra

si

forte
,

Che non Che

cosi ardito cavaliere

( Se al guardar vorremo essere accorte )

appressar ci
,

si

possa

che pentere
trista

Non ne facci a m Quando ci fieno


Il

forse
slati
,

con
e*

morte

vederauno

nostro ardir

per vinti se n' andranno

88

Dunque
Se

se

mai amaste libertade


mai
il

vi fu caro

mio onore
,

Ora mostrate vostra nobltade Ora si scuopra V ardire e '1 valore Ver chi s' appressa alla nostra cittade
Per voler noi di quella trarne
fore
,

Eterna fama ora acquistar potete

Se ben contra Teseo

vi difendete

LIBRO PRIMO
89

39

questo detto niente interpose

Ma
Per

ci che seco aveva divisato


tutte le cose
;

Fece , dando ordine a


le

mura ponendo

in ogni lato
,

guardia savie donne e valorose

Facendo ancora ognun

altro apparalo
,

Che

a tal cosa bisogna

sempre andando
.

Or

questa or quella sempre confortando

90

per salute ancor delle sue genti

Gran doni

a'

templi poi fece portare

G' iddi pregando che negli emergenti


Casi dovesser lor pietosi atare
,

Quinci adoprando

tutti gli*a

rgomenti
:

Ch'

a sua difesa potevan giovare


,

guernita cosi

come poteo

Colle sue donne aspettava Teseo

9
Poich Teseo
Partito
,

si

fu di quel loco
le

onde

donne avea cacciate

Alla citt sen venne in tempo poco

Dove

Ippolita e molte erano armate

Ei giur per Vulcano iddio del fuoco

Di non

partirsi

mai

se conquistate

Da

lui

non

fosser per forza

o per

patii

Prima

egli e' suoi vi

sarebbon

disfatti.

4o

LA TESEIDE

f'

tender trabacche e padiglioni


afforzar suo

Ed
Ch'

campo
a'

di sleccati

A' cavai ier dicendo e


essi

pedoni
;

facessero e tende e frascati


lor nessun
a' suoi

che di

giammai ragioni
liti

Di ritornare
Se fppolita
Cosi

lasciati

pria

non

si

vinceva
.

come con

lor proposto aveva

93

f'

rizzar trabocchi e
torri

manganelle
alle

E E

per combattere
,

f* far gatti

ed

alle
essi

mura ; mura belle


5

Spesso faceva con

paura
le

con battaglia spesso

donzelle
;

Assaliva con sua gente sicura

Ma

di tal cor guernite le trovava

Che poco

assalto

o altro

gli

giovava

94
Egli
stette

pi mesi a
v' acquist

tal
,

berzaglio
,

poco

anzi niente

Fuor che paura


Perch
le

e onta con travaglio


assai sovente

donne dentro
si

Di morte
Cotanto

metteano a repentaglio
:

Predando sopra loro arditamente


s'

eran gi assicurate
esser soperchiate
.

Per non potere

. ,

, .

LIBRO PRIMO

Di

ci era

Teseo

assai crucciato

nel pensiero sempre gi cercando

Come

potesse abbatter loro stato

Un
Ch'

di n'

avvenne eh'
,

egli

cavalcando

Alla terra d' intorno


ella si

fu avvisato
:

arebbe sotterra cavando


tal' arti
.

perch avea maestri di


la f'

Cavar

da una delle parti

96
Quando la donna del cavare intese Dubbi e tosto di mura novelle
,

Un
11

cerchio dentro pi stretto comprese


:

qual fer tosto e donne e damigelle

Appresso inchiostro e carta tosto prese

E colle

mani

dilicate e belle
,

Una lettera scrisse Due savie donne


,

e trovar feo

e mandolle a Teseo

97
Eran
le

donne

belle e di gran cuore

Con compagnia

leggiadra e disarmale
j

Vestite in drappi di molto valore

Le

qua' giunte nel

campo

fur menate
al

Da' maggior Greci davanti

signore

Le quali assai da lui prima onorale La lettera gli diero e la risposta Addomandaron graziosa e tosta
,

., ,

LA TESEIDE

Teseo

Ja prese assai

benigna mente
i

innanzi a s chiamati
altra

suoi baroni
,

Insieme con moli'


Disse
:

buona gente

signori
lettera
,

Je

donne amazzoni

Questa

mandan veramente;
e con belle ragioni
;

Per P udite

Lor si risponda

e poi

la fece

aprire

E legger si

che ognun potesse udire

99
La
lettera era di cotal tenore
:

te

Teseo

alto

duca d' Atene

Ippolita regina di valore

Salute

se a te dir

si

conviene
,

accrescimento sempre di tuo onore

Senza mancar di quel che m' appartiene,

pace con ciascuno

ed ancor meco

Che ho

ragion di aver guerra

con teco

100
I*

ho veduta

la

tua gente forte


isforzata

Ne' porti mei con

mano

-,

Tal che sarebbe paura Data


a

di

morte

qualunque popol pi sovrano

Fuor

eh' alle

donne mie
che
al

di guerra scorte

Pili eh' altra gente

mondo

siano

Le

qua' di que' cacciasti assai superbo

Delle qua'

meco una

parte ne serbo

LIBRO PRIMO
lOI

43

poi venuto se' ad assediarmi

Come

nimica d' ogni tuo piacere


le lue

pi volte provate hai

armi

Alle mie

mura

e ancora potere

Da

quelle non avesti di cacciarmi


,

Perch

per adempier lo reo volere


a

Ch' hai contro

me

la terra fai

cavare
.

Per poi potermi senza arme pigliare

102
Certo di ci
cagion non conosco
offesi
ti

la
t'

Ch'

io

non

mai

n son Medea
:

Che per

invidia

voglia dar tosco

Anzi la tua

vlrti s

mi piacea

Quando

si

ragionava talor nosco


,

E E

di vederti gran disio avea

ancora disiava tua contezza

Tanto gradiva tua somma prodezza

io3

Ma

di ci veggio contrario
la tua
ci

1'

effetto

Considerando

nuova impresa

Pensando che non

abbia alcun difetto


,

Commesso
Senza aver

e sia subitamente offesa

io di te

alcun sospetto

Di che

nel core

non poco mi pesa

non men

forse per la tua viriate

Ch'io

faccia per la

mia propria salute.

44

LA TESEIDE
io4

Tu

non bai

fallo

come

cavaliere
;

Che

contL'O a

par piglia debita guerra

Ma come

disleal

uom

baralliere
terra
,

Subitamente

assalisti

mia

E come vile e
Mai non

cattivo guerriere
,

pensasti

se

'1

mio cor non

erra

Che

'1

guerreggiar con donne e aver vittoria


pi

Del vincitore

biasmo che

gloria

io5

Ben

ti

dovresti di ci vergognare

Se

figliuol se*
ti

com'

di' del

buono Egeo ;

dovresti

con arme appressare


.

Alle mia

mura

E gi

se ne penteo

Chi ha volute mie forze provare 5 Perocch mal sembiante mai non feo
Nessuna ancora delle mie donzelle,

Che

tutte

sono ardite prodi e snelle.

06

Ma

poscia che le
il

mie

forze provate

tuo pensiero hai ritrovato vano

Diverse vie hai sotterra trovate

Per avermi prigione a salva mano

Ma
Che

non

sar cosi in veritate


il

;
,

gi ci preso

rimedio sovrano

E di
Non

combattere in oscura parte


di

buon

guerrier mestier n arte

LIBRO PRIMO
107

46

Dunque mi
Che Che
ti

lascia in

pace per tuo onore

Senza voler pi tua fama guastare

perdono ciascun disonore

fatto

m'
,

hai

mi

volessi fare

E se noi fai con forze e con dolore F ti far la mia terra sgombrare
:

qui

mi
io
ti

troverai qual fesli al lito

Perch*

giucaer d' altro partito

to8

Quando Teseo
Beato a

la lettera
e'

ebbe udita

A' suoi baroni

disse sorridendo

me
,

che campato ho

la vita

Merc

di questa

donna

che ammonendo
fiorita
.

Mi manda
Tra
Poi
si

acciocch mia fama

le genti

dimori

1:13

vivendo
,

rivolse a quelle
fia

donne

e disse
.

Tosto risposto

a chi ne scrisse

109
la colai guisa
f'

scrivere allora

Ippolita reina alta e possente

La quale
Salute
tal

il

popol femminile onora,


d'

Teseo duca

Atene e
ti

la sua

gente
,

qual

bisogna ora

Cio

la grazia

mia veracemente

Una

tua lettera e messi

vedemo

Per questa ad

essa cosi risponderne

46'^

LA TESEIDE
Ito

Chi

'1

nostro popolo uccide e discaccia


,

Delle sue terre

a noi fa villania

Per se adoperiam
In far vendetta
, i

le nostre braccia
ci fla
;

grande onor
nostri cuori

N
Se
Per

vilt nulla

impaccia

sottoterra

cerchiam di far via


,

lo tuo orgoglio volere abbassare

Ma

facciam quel che buon guerrier dee fare

111

Go

prendere vantaggio
salvi sieno
ci
,

acciocch
il

suoi
}

Pi

e vincasi

nimico

E tosto
Della

vedrai ne' cerchi tuoi


,

citt
t'

n mica come amico

Se non

arrendi tostamente a noi


:

Uccidendo e tagliando

ond' io
,

ti

dico

Che '1 mio comando

facci

ed avrai pace ;

Che in

altra

maniera non mi piace

112

E poi
Le Le

eh' egli
lettere
,

ebbe

scritte e suggellate
, :

donolle alle donzelle

quali avanti avea molto onorate


a cavai salito poi con quelle
,

Ed

E tutte le sue forze a lor mostrate E similmente alle cave con elle
Entr
,

e fece lor chiaro vedere


puntellate per cadere
.

Le mura

LIBRO PRIMO
ii3
Poi disse loro
;

47

o messaggere care
:

Alla reina vostra tornerete

in verit potrete raccontare


y

Ci che apertamente qui vedete


Sicch
le piaccia di

non farmi fare


siete
;
,

Asprezza contro a quantunque voi

contro a
io

lei

la

qual mi par valente


.

Ch*

ne sarei poi pi di voi dolente

ii4
Le damigelle
Dicendo
:

allor preson

commiato
,

signor nostro

volentieri

nella terra per occulto lato


,

Si ritornar

non per mastri

sentieri

Ed
Poi

alla

donna

lor tutto contato


in fra que' cavalieri
,

Ci eh' han veduto


le lettere

hanno presentate

Le

qua' fur

lette tosto

ed ascoltate

ii5
Poich di quelle Ippolita
il

tenore
,

Ebbe compreso
Nel cor
senti

'1

dir delle donzelle


,

grandissimo dolore

similmente sentir quante quelle


,

Ch' eran presenti eh' avesson valore


Pensose
assai e nell' aspetto felle
:

Ma

dopo alquanto Ippolita chiedendo


udirsi
,

Con mano

cominci dicendo

48

LA TESEIDE
116
Chiaro vedete
,

donae, a qual partito


,

Ci haano gV iddii recate

non a
,

torto

Se

di ciascuna fosse qui


,

'1

marito
,

Fratel

figliuolo
,

o padre

che fu morto

Da

tutte noi

non

sarie stato ardito


;

Teseo mai

d* appressarsi al nostro porto


ci

Ma

perch non
vedete
,

sono

e' ci

ha

assaltate
.

Come

e ancora assediate

1 1

Venere giustamente

a noi crucciata
11

Col suo amico Marte

favoreggia

E tantai forza a lui hanno


Che

donata
:

contro a nostro grado signoreggia


,

D* intorno a noi ha la citta assediata E come vuole ognora ne danneggia


Perocch vie pi che noi forte
j

Se noi non

ci

arreudiam

minaccia morte

118
Per a noi bisogna d pigliare

De' due

partiti

1'

un subitamente

O
Le

contro a lui ancora riprovare


forze nostre in
,

campo
vuol
,

virilmente

O a lui

poich

ci

ci

vogliam dare

Perocch qui pi tenerci niente

Noi non possiam

che

come

voi sapete
.

Le mura

in terra tosto vederete

.,

LIBRO PRIMO

49

'J

dir che noi con esso corubaltiamo


sia assai folle

Mi par che

pensiero

Perciocch tutte quante conosciamo

La gente sua

e lui ardito e fiero:


ci

E E

se ancora ben

ricordiamo

con noi
lo

stesse

vogliam dire
,

il

vero
,

Noi

provammo non molto ancora Di che noi ci pentemmo in poca d' ora
1^0

oltre a questo egli

ha seco

1'

aiuto
ni miche
,

Degli

alti iddii

che noi han per


assai chiaro
,

E noi V abbiamo
Che
orazion
,

veduto
,

vigilie

n fatiche

Forza

di corpo o atto
ci

provveduto
,

Campar non

ha potuto

che mendiche
ci

Della sua grazia esser non

convenga
.

Se noi vogliam che

'n vita ci sostenga

lai
Per
terrei consiglio assai migliore
lui
i'
,

Renderci a

che del valor mondano


,

Per quel eh'

senta

egli
,

ha

il

pregio e l'onore^
;

Ed

a chi

s'

umilia

umile e piano
,

gi

non

ci sar a

disonore
si

Se vinte siam da uomo


Perci che ogni

sovrano

uom
,

per femmine

ci tiene

Come

noi siamo

e lui duca d' Atene

BOCC. LA TSEIDE

5o

LA TESEIDE
I

22

Tacquesi qui

ma un

grande mormorio
,

In

fra le

donne surse

lei

udita

L' una reputa buono


Colai consiglio^

1'

altra rio

ma

nessuna ardita
;

di dir contra e d' aprir suo disio


diffinila
si

Perch colai sentenza

Per

le pii

sagge fu

che

mandasse
.

Chi con Teseo per

lor patti trattasse

I^oich colai sentenza fu fermata

Ippolita

due donne

f' venire
,

Polista e Dinastora

e informata
:

Ebbe

ciascuna di ci eh' hanno a dire

poich libert loro ebbe data


a ci fornire,
,

Quanta ne bisognava
Disse
:

ornai

donne

a vostra posta andate


.

Ma senza

pace qui non ritornate

124

Pur

costoro a Teseo

ed

e*

con sse

dopo lungo

d'

una e

d' altra cosa

Parlar, fermarsi, che esso prendesse


Ippolita per sua eterna sposa
,

che

la terra

per lui

si

reggesse

Sotto le leggi della valorosa


Ippolita reina
:

ed accordarsi
pi patti
,

Con

molti

altri

e ritortarsi

. ,

LIBRO PRIMO
125
Ippolita era a maraviglia bella

di valore accesa nel coraggio


,

Ella sembrava mattutina stella

fresca rosa del


assai
,

mese

di

maggio
,

Giovane

e ancora pulcella
,

Ricca d' avere

e di real legnaggio
,

Savia e ben costumata


Neil'

e per natura
.

arme

ardita e fiera oltre misura

126

cui le donne da Teseo venute

Ed
Il

molte altre
a tutte
alle

patti raccontaro
,

Recando
che fu

da Teseo salute

pi grazioso e caro

poi cbe fur le parole compiute

Le donne V armi di botto lasciaro Ed ella comand per 6U0 amore Che a Teseo e a' suoi sia fatto onore
:
,

127
Poscia che furono
i

patti fermati

Teseo

co* suoi

montati in su' destrieri


,

E' pia

di loro essendo disarmati


i

A piccol passo
Senza contasto

lieti

cavalieri

in la citt

menati

Nella qual ricevuti volentieri

Umili

d' essa preser possessione


.

Senza fare ad alcuna ofTensione

5a

LA TKSEIDE

Incontro venne sopra un bel destriere

Al suo Teseo Ippolita reina

pi bella che rosa di verziere


lei

Con

veniva una cbiara fantina


al

Emilia chiamata

mio parere,
;

D* Ippolita

sorella piccolina

dopo

lor

molte altre ne venieno


.

Ornale e belle quanto pi potieno

129

'n cotal guisa

con solenne onore


j
,

Ricevetter Teseo e la sua gente

fu guari di

11

lontano

Amore
:

Ma co^suoi dardi molto prestamente E moki ancora ne feri nel core

se n'
al

andaron molto lietamente


palagio
,

Fin

e quivi dismonlaro

in su quello

Teseo accoropagnaro.

i3o
Egli era bello
e d* ogni parte ornato

Di drappi

d' oro e d' altri cari arnesi


:

Per ogni cosa ricco e bene agiato

Ma

Teseo

gli

occhi non teneva attesi


,

A
D'

ci guardar

ma

'1

viso dilicato
,

Ippolita

mirando
;

con accesi
Elena
.

Sospir dicea

costei trapassa

Cui

io furai d'

ogni bellezza piena

LIBRO PRIMO

51

Egli avea gih nel cor quella saetta

La qual Cupido

suole aver pi cara


si

seco nella

mente

diletta

D'aver per

cotal
;

donna tanto amara


e lieto aspetta
:

Fatica sostenuta

D' avere

in braccio quella stella chiara


assai

Parendogli colei

pi degno

Acquisto che tututto

altro regno

Le donne

avieno cambiati sembianti


in terra
1'

Ponendo

armi rugginose,

tornate eran quali eran davanti


,

Belle

leggiadre
lieti

fresche e graziose

Ed
E'

ora in

motti e 'n dolci canti


voci rigogliose
:

Mutate aviea
passi

le

avevan piccioli tornati

Che

pria nell' armi grandi erano stati

i33

la

vergogna
la

la

qual discacciata
,

Avean

notte orribile
,

uccidendo

I lor mariti

loro era tornata


,

Ne' freschi

visi

gli

uomini vcggendo

era del tutto trasmutata


,

La

real corte

a quel
le

che prima essendo


,

Senz' uomini

femmine parea
di loro
il

Che appena alcuna

credea

, ,,

. ,

54

LA l'ESEIDE
i34
Ripresi adunque
i

lasciati

ornamenti
,

Di Ciierea

il

tempio fero aprire

Serrato ne' lor primi mutamenti

Qui

f*
i

Teseo Ippolita venire


sagriiizii riverenti
,

E A

dati

Venere
,

spos con gran dlsire


aiuto d'
,

Ippolita

Imeneo
gran baron Teseo

Chiamando

quivi

il

i35
Molte
altre

donne

a*

greci cavalieri

Si sposarono allora lietamente,

per signor

gli

preson volentieri
avuti

Come

avean

gli altri

primamente.

Con giuramenti

santissimi e veri

Lor promettendo che al lor vivente Nella prima follia non tornrieno
,

che lor

cari

sempre mai averieno

i36
Tra r
altre belle

vedove e donzelle
,

Che Che

fossono in quel loco

una ve
,

n' era

di bellezza passava le belle


la rosa
i

Come

fior di

primavera

La qual Teseo veggendola tra quelle F' prestamente domandar chi era :
Detto
gli

fu

sorella alla reina


la fantina

Emilia nominata

LIBRO PRIMO
37
Piacque a Teseo
la bella donzelletta
,

55

Non meno

eh' alcun' altra che vi fosse


gli

ancor che

paresse giovinetta

Nella sua mente gi determinosse

Che ad Acate sua


Per moglie
la

cosa distretta
:

dar

quindi

si
,

mosse

al

palazzo reale ritornaro


di letizia

Dove pien

ognun trovaro

i38

Le nozze

furon grandi e
il

liete

molto
,

E E

pi tempo dur

festeggiare

ciascun dalla sua fu ben raccolto


a tutti pareva

Ed

bene

stare

Perch fortuna avea cambiato volto?

le

donne sapeano or che

si

fare

S ristorando del tempo perduto

Mentre nel regno

uom non

era suto

LA TESEIDE

LIBRO SECONDO
ARGOMENTO
Questo secondo mostra
il

ritornare
,

Che f* Teseo di

Sciti a vincente

E delle

Greche

il tristo

lagrimare
;

Col prego insieme d' Evanes dolente Tel qual senza del carro dismontare
,

Con piccola orazione

alla sua gente

Persuadendo , si mosse ad andare Contro a Creon di Tebe re possente come in campo vinto , a lui la vita Tolse y ed a* corpi f' dar sepoltura

Avendo Tebe alle donne


Presi

largita
,

E poi fediti per loro sciagura


da
lui

Palemone ed Arcita
in chiusura

Mostra , mettendo poi loro

.1

sole avea

due

volte dissolute

Le

nevi agli

alti

poggi

ed altrettante

Zefiro aveva le frondi rendute

Ed

be' fiori alle spogliale piante


s'

Poich d* Atene

eran dlpartute

Le greche

navi

Africo spirante

Da

cui Teseo co' suoi furon portati


scizii porti conquistali
;

Negli

LIBRO SECONDO

5;

Quand'
lu

esso colla sua novella sposa

lieta vita e

dolce dimorava
,

Senza pensiero d' alcun' altra cosa

Ed

appena di Atene
il

si

curava

Ma

piacere divin pi gloriosa


;

Vittoria assai che quella gli serbava

Onde

gli f'

nuova vision vedere


gli

Perch del ritornar

fu in calere

Nel dolce tempo che

il

eie! fa belle

Le

valli e'
le

monti

d' erbette e di fiori

piante riveste di novelle


,

Fronde
Gantan

sopra le quali
,

loro

amori

gli uccelli

e le gaie donzelle
gli

Di Geterea pi sentono

ardori
distretto

Era Teseo dal dolce amor

In un giardin pensando a suo


\

diletto

Nel qual da una parte solo stando

Gli parve seco con viso cruccioso

Per
.

man

tener Periloo ragionando


lui
:

Dicendo a

Ghe un

tu ozioso

Con
I
I
'

Ippolita in Scitia

dimorando
il

Sotto

Amore
?

offuscando

tuo famoso

Nome
Non

Perch in Grecia oramai


,

torni

ove pi gloria avrai

aksai

58

LA TESEIDE
5

ssi da te quell'

animo

gentile

Che ancor simile ad Ercol promettea Di farti, dipartito/* Se' tu vile


Tornalo nella tua
et

primea

E stando
La

nella turba
,

femminile

tua prodezza

la
,

qual gi sapea

Ciaschedun regno

qui messa in oblio


e nel disio
?

D' Ippolita nel grembo

A cui Teseo volendo dar risposta


Ed
iscusar la sua lunga
agli

dimora

Subito

occhi suoi

si

fu nascosta
:

La immagine

di quel che parlav' ora


col passo
,

Perch dubbioso

si

scosta

Dal loco ov' era D' intorno


,

a s

mirando ancora
el

per vedere se
gli

vedea
.

Colui che quivi parlato

avea

Ma

poich

la

paura loco diede


,

All'

animai virt
,

si

ruppe

il

velo
,

Dell' ignoranza

e con intera fede


,

Che non

li

Peritoo
,

ma

che del cielo

Da

qualche deit

la

qual provvede

Air onor suo con

caritevol zelo,
:

Era venuto

cotal ragionare

Onde pens ad Atene

ritoroare

LIBRO SECONDO
8

69

Ad

Ippolita

dunque

il

suo volere
,'

Con donnesco parlar f* manifesto La qual rispose ad ogni suo piacere


,

Essere apperecchiata e anche a questo

Ond'
Il

egli allor

che a lui fu in piacere


preparar presto,
,

suo navilio

f'

poi dispose del regno lo stato


alle

Per modo che

donne fu a grato

fatto

questo
,

entr senza dimoro


;

In mare

e insieme Ippolita reina

E
La

tra

pi donne ne menar con loro


,

bella Emilia

stella

mattutina

Quindi spirando
Ottimo vento
Li
Il
,

tra

Borea e Coro

da quella marina

tolse

lor portando in verso

Atene
.

pi del tempo colle vele piene

io

Ma

Marte

il

quale

popoli lernei

Con

furioso corso avea


i

commossi

Sopra

Tebani

e miseri trofei

Donati avea de' principi percossi

Pi volte gi
Ritenuti

e de' Greci plebei


,

tal volta

e tal riscossi

Con

asta sanguinosa fieramente,


1'

Trista avea fatta

una e P

altra gente

6a

LA TESEIDE
li
Perciocch dopo Anfiarao
Stato era ucciso
,

Tideo
,

'1

buono Ippomedone
,
,

E similmente E pili Teban E

il

bel Partenopeo

de' qua*
al fiero

non

fo

menzione

Innanzi e dopo

Capaneo

dietro a tutti in doloroso agone

Eteocle e Polinice ognun fedito

Morti

ed Adrasto ad Argo era fuggito

la

Onde

il

misero regno era rimaso


di gente
,

Voto

e pien d' ogni dolore

Ma Fu

in picciol' ora
,

da Creonte invaso
si f'
,

che di quello

re e signore

Con tristo augurio e 'n doloroso caso Rec insieme il regno suo e l' onore
,

Per

fiera crudelt

da

lui usata

Mai da nulP

altro davanti pensata

i3
Esso con
fiero core
i

Greci odiando
in lor
1*

Poich fur morti

odio servava

Perch' egli avea con gravissimo bando


Vietato a chi sua grazia dislava
,
,

Che a nullo corpo morto quivi stando , Fuoco si desse e imputridir lasciava
,

Lor sozzamente senza sepoltura Qual delle fiere pria non fu pastura
,

. ,

LIBRO SECONDO
4

6i

Onde

le

donne argoliche

le quali

Veoien dolenti a

far lo

stremo ufzio
i

Con somma maest


'

di tutti
,

mali

Anzi giugnessoa quivi


Dell' editto crudele
;

ebbero indizio
,

e per

tali
,

Quali eran

triste di tal

malefizio

Proposer colle lagrime piegare

Teseo a

tale ingiuria

vendicare

i5

quindi

passi a

Atene dirizzaro
j

Atate dal dolor nella fatica

Ed

a quella venute
la

con amaro
:

Segno mostrar
Gli Ateniesi
si

fortuna nimica

maravigliaro
d' ogni

Di quella turba

ben mendica

domandaron

di ci la cagione
.

Perch venute e di qual regione

i6
I

qua' poscia che udir la nobilt te


i

\^
E

quelle d onne e la ca c)fl,jdeLjiantq^,


tenerezza ne preson pielate
loro in tormento cotanto
:

Con

Di veder

gli alti cittadini

apparecchiate

ProfTerser loro case d* ogni canto

Fin che Teseo

in

Alene tornava
si

Che

d' ora in ora in essa

aspettava.

6a

LA TESEIDE

Esse non volloa da nessuno onore

Ma

solo

il

tempio cercar

di

Clemenza

E in

quello con gravissimo dolore


lasse fecion rlsedenza
il
,

Stanche e

Aspettando con lagrime

signore
.

Assai crucciose della sua assenza

E
Di

le

donne

ateniesi in

compagnia
.

loro stetter quivi tuttavia

iS
Teseo con vento fresco
al

suo viaggio
,

Contento ritornava in verso Atene

Con gran

partila del
'J

suo baronaggio

con colei che

suo cuor guida e tene suo passaggio


:

Ippolita reina; e

'1

Tosto fornito fu e senza pene


!N

prima giunto fu
in

alla
la

marina
mattina

Che

Alene

si

seppe

9
Gli Ateniesi
,

che

lui
,

pure attendi eno


la

Con gran
Mirabil

disio

per

sua ritornata
,

festa

preparata avieno

La qual fu incontanente cominciata , Secondo il lor poter (che assai polieno

Fu

la lor terra tutta

quanta ornata
,

Di drappi ad oro

e d' altri paramenti

Con

infiniti canti

ed istromenli

.,

LIBRO SECONDO
ao
Quanto
Ne'
le

63

donne

allor fosser ornate

teatri ne'
le

templi ed

a'

balconi

E
La

per

vie mostrando lor beliate,


i

Noi potrieno spiegare

miei sermoni

lor presenza tal solennitate


:

Facea maggior per diverse ragioni

E E con somma

'n breve in ogni parte

si

cantava
Testava

allegrezza

si

!2I

GK

alti

suoi cittadini apparecchiare

Gli fero
Il

un

carro ricco e trionfale

-,

qual

gli fr l

dov' era menare

altro

ne fu mai a quello eguale


j

Veduto per alcuno

ed apprestare
,

Gli fer con esso vesta imperiale

corona d' allor

significante

Che per

vittoria venia trionfante

aa
Teseo adunque come fu smontato

Di mare

in terra

in sul carro salio


,

Degli ornamenti reali addobbato

sopra quello appresso


gli stette dall'
,

il

suo disio
,

Ippolita

un
al

lato

Dall' altro Emilia fu

parer mio

Poi

l'

altre

donne

cavalier con

loi"

A cavallo

il

seguir senza

dimoro

. .

64

LA TESEIDE
a3
]n diverse brigate festeggiando
,

A
Di

cavallo ed a pie erano andati


lui

Gli Ateniesi in ver di

cantando

varii vestimenti divisati


intniti

Con

suoni ognun Testando


rientrati
,

E
A

con esso in Atene

Diritto

and

al

tempio di Pallade
.

riverir di lei la deitade

4
Quivi con riverenza
offerse

molto

E E

le

sue armi ed altre conquistate


il

poi per altra via

carro volto

Alquanto circuendo

la cittate

Con influito d' uomini tuniollo Dovunque gi con grida eran lodate
L' opere sue magnifiche
,

e con gloria

Le

dicean degne d' eterna memoria

25

mentre

eli'

egli in cotal guisa giva


al

Per avventura dinanzi

pietoso
1'

Tempio

pass

nel qual era

achiva

Turba di donne Le quali udendo che


,

in abito doglioso

quivi veniva
,

Si

si

levaron con atto furioso


alte grida
,

Con

pianto e gran romore

Pararsi innanzi al carro del signore

LIBRO SECONDO
a6
Chi son costor cbe
a' nostri lieti
il

6%

avventi
,

Co' crini sparti battendosi

petto

Di squallor piene
Tutte, piangendo
?

in atri vestimenti

come

se 'a dispetto
all' altre

Avesson la mia gloria,

genti
?

Siccome

io

vedo

cagioa di diletto
:

Disse Teseo stupefatto stando

cui una rispose lagrimando

ay
Signor

non ammirar

1'

abito tristo
,

Cbe

innanzi a tutte

ci fa dispettose

N N

creder pianger noi del tuo acquisto


d'

alcuno tuo onor esser crucciose


averti in cotal gloria visto

Bencb V

Pe' nostri danni ne faccia animose

pianger pi

cbe non facemmo forse

Essendo pur dal primo dolor morse

28

Dunque

cbi siete? disse a lor Teseo


si

percb

nella pubblica festa


?

Sole piangete

Allora oltre

si

feo

Evaues

pii
:

che nessun'

altra

mesta
,

Dicendo

sposa fui di Capaneo


altra

qualunque
,

cbe tu vedi
,

in questa
,

Turba

di re fu
,

madre

o moglie
ci

o suora
.

figlia

ed aprirotti che

accora

BOCC. LA TESEIDB

, , ,

66

LA TF:SEIDE

La

perfida nequizia del tiranno

FigUuol di Edippo contro a PoHolce

Suo unico
Del regno

fratello
,

'1

fiero
1*

inganno

degli Argivi

infelice
,

Esercito tir a suo gran danno

Che

maggiore assai che


,

non

si

dice

Davanti a Tebe

dove

trista sorte

Ciascun alto baron

tolto

ha con morte

39

dove noi invano speravamo

Con

quell* onor vedergli ritornare


te

Alle lor terre eh* aval

veggiamo
-,

Nel tuo laureato

trionfare
in

NelP abito dolente

che noi siamo


;

A
Il

seppellirgli ci

convenne andare

Ma r aspra

tirannia di quel eh'


,

ha preso

regno dietro a lor

ci n' ha difeso.

3i
a cui pi dura

Il

perfido Creonte

L' odio che

a'

morti non fece la vita


,

A' greci corpi niega sepoltura

Crudelt credo mai pi non udita

E di
Di

qua V ombre

alla
;

palude oscura
infinita

Sligia ci ritiene

onde

Doglia

ci assai tra gli altri nostri

mali

Seoten^oli mangiare agli animali

.,

LIBRO SECONDO
32
Pietose

67

adunque a questo estremo onore


,

Voler donar
VIa

d' Acala ci

movemmo
il

come
tal'

a noi contato fu
,

tenore
,

Di

editto

passi
,

qua -volgemmo
caro signore
,

E
Di
11

porger prego a te
tal*

oltraggio con noi

proponemmo
baroni
.

qua! P abito nostro per noi doni


te in

prima e poi

a' tuoi

33
S* allo valor

come crediam dimora


,

In

te

a questo punto
allo
,

sii

pietoso

Tu ne averai E oltre a ci
De'
far farai

merito ancora

ci che
se altri
,

uom
te

virtuoso

da

infuora

Far

lo volesse
,

en dovresti cruccioso
,

Essere

ed impedirlo

acciocch avessi

La

gloria tu di punir tali eccessi

34
Deh se Non
i'

abito nostro e

'1

lagrimarc
ragione
,

ti

muovon j n preghi n
'1

far

che

pio ufizio possiam fare


la trista
,

Muovali almen

condizione

Di que' che

^ik fur re

non

gli lasciare
;

Nella futura fama in dirisionc

E* furon teco

gi d'

un sangue

nati

come

le

ancor Greci chiamati

68

LA TESE IDE
35

Le lagrime non eran mai mancate


Perch parlasse
,

agli occhi d costei


,

Ma

sempre

in quantit multiplicale
all'

'1

simil era

altre dietro a lei

Le' quai con forza avien messa pietale

In ciaschedun di que' baroni achei

Perch con seco ogQun forte

dannava
.

La

crudelt la qual Creonte usava

36
Teseo attento
le

parole dette
,

Ricogliea tutte

V abito mirando
,

Di quelle donne
Vedesse
,

bench

lor neglette
,

chiaro assai seco estimando


nascosa conoscelte
gli
,

La maest

grave duol nel cuor


de' re la morte, e
al

venne quando

Udi

dopo alquanto
.

Cosi rispose

doloroso canto

37
L' abito scuro
e
'1

piangere angoscioso
;

E
Il

'1

voi conoscer pe' vostri maggiori


il

ricordarmi

vostro esser

pomposo

Gli agi

e' diletti e'


il

regni

e' servitori

E
A'

de' re vostri

regnar glorioso

Hanno

trovato ne' miei

sommi
,

onori

vostri preghi

luogo

e la

mutata
.

Fortuna

trista di lieta tornala

LIBRO SECONDO
38
lo vorrei ben nel primo loro stato

69

Ed

in vita

li

vostri re tornare

Cora' io credo poter far che

sia

dato

Gnor

di sepoltura a cui donare e l'orgoglio abbassato

Vi piacer:

Di colui
Per

fia

che ci vi vuol negare

se al

male avuto pu conforto


,

Porger vendetta

per

me

vi fia

porto

%
Fortificate gli animi dolenti

Con

isperanza buona
io e
i

eh' io vi giuro

Prima che

miei baron possenti


al

Ci riposiam d^ Atene dentro

muro
:

Di
.Ed
/

ci

faremo

interi esperimenti

io son glh di vittoria sicuro

Non

tanto

avendo
di

in

mia

forza fidanza
.

,/
'

Quanto mi d

Creon

la fnllanza

E detto questo

con benigno aspetto


:

Si rivolse ad Ippolita dicendo

Ben hai udito


Queste donne

donna

ci che

han detto
:

reali a noi
ti

piangendo

Pregoti adunque non

sia dispetto
;

Se

al

presente a lor giustizia intendo


,

Dlsmonta

e col

mio padre

ti

starai

Finche tornato

me

qui vederai

yo

LA TESEIDE

cui cos Ippolita rispose

Caro signor
10

bench
criidel

io sia
,

Amazzona
persona
:

non son

che cola' cose


la

Volenlier non mettessi

Per vendicarle

si

son dispettose

S' vero ci che delle donne suona


11 tristo

ragionar
il

sol

eh' io credesse
ti

Che

in ci

mio portar arme

piacesse

4a
Per
signor

secondo
,

il

tuo piacere
,

Opera

ornai
elle
fa'

s'
,

egli di tal fretta

QuaP
Va*, e

dicon

non soprassedere

quello che al tuo onore aspetta


pi eh' altra cosa in calere
,

Che

ci

m'

E questo detto

in tra la turba eletta


1'

Di molte donne che

accompagnaro ,
.

Ella ed Emilia del carro smontaro

43
Poi che Teseo
le
,

donne ebbe smontate


tenendo
il

Del carro suo

\lso fitto
,

Nella miseria delle sconsolate

Da

inlima piet nel cor


il

trafitto

Sopra

carro

si

volse alle pregiate


,

Schiere de' suoi senza niun rispltlo

con boce alta e di furore acceso


s

Parl

che da

tutti

fu inleso

,,

,,

. ,

LIBRO SECONDO
44
Tarn' nel

mondo
virt
gli

ciascun valoroso
piace adoperare
:

Quanto

Dunque

ciascun di vivere ozioso

Si guardi se in

fama vuol montare

E
In

noi

acciocch stato glorioso

tra*

mondan potessimo
,

acquistare

Venimmo al mondo e non per esser Come bruti animali in tra lor misti
45 Adunque cari e buon commilitoni Cbe meco in tante perigliose cose
,

tristi

Istati siete

in

dubbie condizioni

Per far

le vostre

memorie famose
opere
,

Alle future nuove nazioni

Ora

gli cori alle

glorios,e

Vi prego disponiate
Prender riposo
d'

n vi caglia
.

avuta battaglia

46
Udito avete
tutti
,

siccome
vi

io
:

Ci che

le

donne

dicon presenti

Certo ciascun ne dovrebbe esser pio

al

vengiar dovereste esser ferventi


1'

Che

aspre nimisth e

il

disio

Del nuocer debbon ciaschedune genti


Lasciare
,

ed obliar poi
fa a'

1'

uom

eh' morto
.

Ma

Creonte

morti nuovo torto

LA TESEIDE
47

Andiamo a lui adunque il fier Creonte Umil facciam colle spade tornare S eli* egli lasci 1' ombre ad Acheronte
,
,

Poi sien sepolti

corpi
,

trapassare

Noi non andiamo

acci eh' a

Demofonle
,

Rimanga regno
,

altrui a

usurpare
,

Ma

a ragione a rilevar sua gloria


g' iddii ci

Per che

donerau

vittoria

48
E' non fu pi lasciato avanti dire

Che un rumor
D'intorno
a te
5

surse che

'1

cielo toccava:

Tutti siam presti di voler morire


e gi molto ci grava
a gire
;

Che

in ver

Creonte non prendiamo

Poi eh' opera commette cosi prava

E voi

vedrete nell' operar nostro


,

Signor

se ci iie caro

1'

onor vostro

49
Teseo adunque
Il
,

senza rivedere
,

vecchio padre o parente od amico


,

Usc d' Atene

e non

gli

fu in calere
e pudico
,

D' Ippolita

1'

amor dolce
,

alcun altro riposo

per potere
:

Gloria acquistar sopra degno nimico

come

egli era entrato nella terra


.

Cosi ne usci alla novella guerra

, ,

LIBRO SECONDO
5o

j3

insegne che ancora ripiegate

Non

eran

si

rizza ro prestamente

E' cavalier colie schiere ordinate


Dietro alla sua ciascuno acconciamente

Ne

givano

e le donne sconsolate
,

Lor procedean

di ci

molto contente

E E

dopo giorno alcun giunsono a Tebe


fermar campo in sulle
triste

glebe

5f
Senti Teseo

T aere corrotto
:

Pe' corpi eh' eran senza sepoltura

Onde mand
Ched

Creonte di botto
aver de* morti cura
,

e' lasciasse

E si

apprestasse

senza pii dir motto


.

Alla battaglia dispietata e dura


I messi

andaro e fecion P ambasciata


cotal risposta

A qua' Creon

ha data

5a
Dite a Teseo eh* io sono apparecchiato
Della battaglia
,

eh' egli avera a fare


:

Con

franco popol tutto bene armato


si

non

creda qui donne trovare


in altra parte
,

Siccome

egli errato:

E per venga
Che
i

qual' ora gli pare


,

corpi fuoco non avranno

ed esso

Giacer far con loro

assai d' appresso.

. . ,

74

LA TESEIDE
sa

Il

buon Teseo
Superba

la risposta intese
,

assai

della quale e'


l

rise

al

piano

campo con
i

suoi discese
,

Ed

in tre parti lutti


il

suoi divise
5

E fece loro lor afFar palese E poi davanti a tutti egli si mise, E bene acconcio ne gi 'n ver Creonte
Che con
sua gente
gli

era uscito a fronte

54
Allora trombe
,

nacchere e tamburi

Sonaron

forte d'
i

una e
,

d' altra parte


i

-,

Fremivano
Cayalier

cavalli

ed

securi

tutti

gridavano
gli

o Marte

Or si Or si

parranno

tuoi colpi duri

conoscer la tua grand' arte:

Allora lance e saette pungenti

Cominciarsi a gittar fra

le

due

genti

55
I cavalieri insieme si scontrare

Con Che

tal

romore e con

gran tempesta
;

insino al ciel le boci risonaro


s*

E colle lance ciaschedun


Di vender bene
Incomiuciar
il

infesta
:

romper quelle caro

Poi colle spade battaglia molesta


,

dove molti morir


che 'tisieme fedir

Nel primo

assalto

LIBRO SECONDO
56

'1

buon Teseo sopra un Con una mazza in man


Ferendo

alto destriere

pel

campo adava

forte ciascun cavaliere,

Ed

abbattendo cui egli scontrava


j
,

spesso confortava le sue schiere


far tutti gli rincorava
1'

Col suo ben

Porgendo armi sovente a chi


Perdute
,

avesse
.

rimontando chi

cacJesse

67

E ben

vedea chi con tremante


i

mano

Moveva
Sopra
i

ferri

e chi arditamente

nimici suo valor sovrano


,

Combattendo mostrava

e chi niente
5
:

Pigro operava dimorando invano

Gli qua' sgridando spregiava vilmente

Lodando

gli altri

e per
gli

nome chiamando
gi confortando
.

Or

questo or quello

SS
Dall' altra parte
il

simile facea

Creonte, come ardito conduttore^

E quasi

in s del

nimico crcdea
:

Senza alcun

fallo farsi vincitore


si

L' un contro V altro ben

difendea
valore
:

Arditamente e con

sommo
si
,

Ma

si

andando insieme
'1

scontraro

Creonte e

buon Teseo

si

gr.dnro

, .

^6

LA TESEIDE
59

Gorsoiisi addosso

li

duo
,

cavalieri

Chiusi nell' armi

e valorosamente
1

Si cominciaro a fedire

guerrieri

Com' uomini che s' odlau mortalmente, E come que' che avrebbon volentieri
L' un r altro a morte dato certamente
:

gi pe' colpi tutte

magagnate

S' avevan

V armi

e le carni tagliate.

60
Teseo di cruccio
tutto

quanto ardea
il

Vedendo

di Creonte

gran durare,
:

fra so stesso

fremendo dicea

Demmi
Poi

costui alia fine

menare

tutte in s sue forze raccoglea


li si

furioso

lascia
,

andare
il

Addosso a

lui

e per tal forza

fere

Che

1 gitt per

morto del destriere

61
Teseo allora del cavai discese

Dicendo
Il di

fier

tiranno

or'

venuto
:

che

'1

tuo mal viver tanto attese


,

Ora

sar tuo fallo conosciuto

Gr Da

fien punite le gi fatte offese


te
,

or

fia

'1

tuo viver compiuto


sagrer a Marte
,

E le

tue armi

i'

Benigno iddio a

me

in ogni parte

LIBRO SECONDO
62
I

77

corpi contro

a'
,

quai
e
'1

fosti spietato

Arsi saranno

tuo regno distrutto


privato
;

'1

nome
alle
,

tuo di
,

memoria

Ed
Ch'

donne
il

a cui cagioa di lutto


,

Fosti

sar

tuo corpo donato


il

esse

ne facciano
superbia

lor piacer tutto

Cosi

la tua

fa

abbattuta

Che

a rispndermi fu cotaato arguta

63

Non

spaventar

le

parole Creonte
si

Perch abbattuto

vedesse in terra

N N

sembianza mut V ardita fronte


mitigossi nel cor la sua guerra
liero e
3

Anzi pi
Aspra

con parole pronte

risposta parlando disserra


'1

A E

quel che sopra

petto tier

gli

stava
;

col suo ferro morte gli apprestava

64
Dicendo a
Perch
lui:

fanne
,

il

tuo piacere

io

muoia

avanti che vittoria


:

Io veggia a te ed a tua gente avere

Che r alma mia almeno alcuna

gloria

Ne porter

con seco nel parere ;

segnato terra nella


'n

memoria
i

Che

dubbio
che
i

tuoi e

miei lasci d' onore


il

credo

miei hanno

migliore

.^

yS

LA TESEIDE
65
Questo ne porter agP
Iddi quasi contento
Il

infernali
:

e se

e' la

corpo mio donato


,

agli
1'

animali

Senz* altro fuoco

ci

alma

disia

Per che parte degli miei gran mali

Di qua

della riviera oscura e ria


a' greci

La

qual vuoi far passare


,

morti

lo celer

se

non

fia

chi

men

porti

66

Or fa'
Ch'

ornai quel che


io

t'

pi a grato
e tacque
:

non men curo:


lutto del

ed intrnttanto
:

L' avie Teseo

gi tutto disarmato

E quasi
II

sangue e del pianto


,

vide

il

duca del viso cambiato


:

gi era freddato tutto quanto


1*

Per conobbe

anima dolente
.

Esser partita del corpo spiacente

67
Il

quale

e* lasci
'1

quivi

e risalio

Sopra

destriere e fra' suoi ritornossi 5

tutto

quanto ardendo nel

disio

D' aver vittoria ^ focoso ficcossi Tra gli nimici , e '1 primo che fedio
Alli suoi piedi

morto
pilli

coricossi

'1

simil fece a'


1'

degli altri fare

;
.

Pcx che nessun

ardiva ad aspettare

.,

,,

LIBRQ SECONDO
68
E' suoi facevan
Coiitra
i

79

neli'
,

armi gran cose


gran forza mostrando
,

nemici

per Io

campo
,

le genti orgogliose

Uccidendo

ferendo e scavallando
alle pietose
;

Andavan

pur pensando

Donne che
Talch non
I

avien vedute lagrimando


gli

potien pisoft'erire
.

Teban

salvo chi velie morire

69

d'

ahra parte gi saputo avieno


la

Del lor signor


Perch che

morte dolorosa

;
:

farsi tra lor

non sapieno

Caonde

in fuga trista ed angosciosa

Siccome gente che pi non potieno


Si volson tutti
,

che nessun non osa

Volgersi indietro ed insieme aspettarsi

Tanto di presso vedien

seguitarsi

70
miseri cacciati

non fuggir
,

Nella

citt
li

per quivi aver riparo


se

Ma per
Chi per

monti ogigii

ne giro

lo bosco

ove Tideo assediaro

E qua' su Citeron se
Altri ae' cavi

ne salir
si

;
:

monti

appiattaro

Ed in

tal

guisa con grave dolore


al vincitore

Tutti fuggir davanti

, ,

LA TESEIDE

Questo veggendo

clttadin tebani
e' piccoli figliuoli

Le donne
Kimasi

e'

vecchi

in quella miseri profani


,

Di

quella usciron facendo gran duoli


silvani
;

L suo' seguendo per luoghi

E cosi
bielle

tristi

per diversi stuoli

Lasciar di Bacco e di Ercole la teiTa

man

di

Teseo

in tanta guerra

'Al

buon Teseo non piacque


Que' che fuggian
In ver
la terra
,

seguitare

ma

tosto se

ne gio

alla

qual

nell' entrare

Nessun incontro con arme gli uscio : Passato adunque dentro ad ammirare
,

Cominci

templi di qualunque iddio

Le

antiche rocche di
1'

Cadmo

cercando
.

altre cose

mire riguardando

73

poich' egli ebbe vedute le cose

Magnifiche

ciascun quelle guardante


,

Se ne usc fuori

ed

alle sue vogliose

Genti di rubar quella rimirante


Licenzia diede
:

ver che loro

impose

Che

tutte salve sian le cose sante


:

Degli tebani iddi

per che cercata


.

Fu tosto

tutta e

per tutto rubata

LIBRO SECONDO
74
Teseo
s

8i

vedendo vincitore
il

Sopra Asopo

suo

campo
il

fece porrei

E
E

de' vincenti chetato


il

romore
f' torre
,

Del campo

corpo di Creon

con esequie degne grande onore


f',

Li

f' la

cenere riporre
,

Dentro ad un' urna

e poscia di Lieo

Nel tempio

in

Tebe

collocar la feo

jS
Dicendo
:

i'

voglio eh'

all'

ombre

infernali

Possi di

me
,

miglior testimonianza
eccelsi e

Render

che quegli

gran reali

qua* negavi con grande arroganza


e'

Gli ultimi onori

fuochi funerali

Di

le

non posson per


,

la tua fallanza

questo fatto

a s fece
,

chiamare

Le greche donne

e lor prese a parlare

7
Donne g* iddii alla vostra ragione Hanno prestata debita vittoria
, ,

E per

con dovuta oblazione


d' esaltar la lor gloria
,

Tenuti siam

Per mettete ad asseguizione


Ci che de'
vostri faceste

memoria
pio
.

Date

alli vostri

re

V uGcio

Secondo che avete nel


BOCC. hK TESEIDE

disio

Sa

LA.

TESEIDE
77

questo fatto

la terra

prendete
a' vostri regi
,

Che

cagion fu di morte

si

ne

fate ci

che voi volete


i

Come

di nido di tutti
in quella

dispregi

Sicuramente

andar potete

Che alcun non

che al gir vi privilegi


il

Le donne

quasi liete
il

ringraziaro

quindi a fare

lor uficio

andare

78
Esse giron nel

campo

doloroso

Dove

gli argivi re

morti giacienoj

bench

fosse a lor fatto noioso

Per lo

fiato eh' e' corpi gi

rendieno

Non

fu per

a lor

punto gravoso
elle volieno
,

Cercar pe' morti que' eh'


In qua in Ih
Il
,

or questo or quel volgendo


intra'

suo ognuna

molli caendo

79
Il

quale in prima non avien trovato

Che

dopo molto pianto

mille volle
,

Non

si resta van si

V avien baciato
,

Usando
Qua'
\

ne' lor pianti voci molte

soglion far le

donne

in colai piato

Quindi

de' corpi le parti raccolte

Prima
Po*
gli

ne' fiumi gli

bagna van
i

tutti
.

ponieno sopra

roghi strutu

LIBRO SECONDO

83

sopra lor carissimi ornamenti

Quali a ciascun di lor

si

confacea

Armi

corone

scettri e

vestimenti
:

Di quelle donne ciascuna ponea

dietro a tutti

con pianti dolenti


si

Ne' roghi ornati fuoco

mettea
assai

Dicendo

versi di

maniere

Appartenenti

tutti a tristi

guai

8i

'a colai guisa la turba pingnente

Con fuochi

morti corpi consumare

poi le cener diligentemente


dell'

Dentro

urne con dolore amaro


,

Che

avien portate

miser Ji presente
le

per portarle ad Argo

serbare
e

Ma

prima

giro in

Tebe;
,

non potendo
ardendo
.

Altra vendetta far

la giro

^
Quindi
a

Teseo tornata una di loro


:

Incominci

valoroso signore
,

Della vendetta eh* hai fatta

e ristoro
,

Del nostro incomprensibile dolore


Grazia
ti

rendan

g' iddii

e coloro

Ch' hanno od avranno mai di ci valore

noi in ci eh' in
,

femmina potere
al

L' onest salva

siamo

tuo piacere

84

LA TESEIDE
8i
L' eccelsa gloria de' nostri reali
,

Che morti sono


Solennit

in questo

tristo

loco

Cui noi aspeltavam con


,

trionfali

per doloroso foco


,

Avem

tornati in cenere

le

quali

Qui ristrette in vaselli assai poco Ce ne portiamo Tu riman con Dio


.

11

quale adempia ciascun tuo disio

84
Cosi sen giro .

Ma
'1

Teseo cercare
,

Fatto avea

campo
,

e ciaschedun fedito

Che

fu trovalo

fatto

medicare

Ed

ogni morto aveva seppellito

quindi a s avea fatto recare


,

Ci che avien guadagnato

e quel partito

Secondo

merti
il

fra' suo' cavalieri

Liberamente

diede volentieri

85
Mentre
Greci
lor givan cercando

li

rovistando

il

campo
un

sanguinoso
,

E' corpi sottosopra rivoltando

Per avventura

caso assai pietoso

Due

giovani fediti dolorando

Quivi trovaron senza alcun riposo ; E ciaschedun la morte domandava

Tanto dolor del

lor

mal

gli

aggravava

LIBRO SECONDO

85

E* non eran da

s guari lontani
tutti
,

Armati ancora
I

ed

a giacere

qua'

come
si

coloro
,

alle cui
il

mani
lor dolere

Pervenner prima
Li vider
,

udendo

pensar che de' sovrani


:

Esser dovieno

e ci fecer vedere e
'1

Le

lucenti
,

arme

loro altiero aspetto


lor facea dispetto

Che Dio

nell' ira

87
E'
s'

appressaro ad

essi

umilemente
condizione
1'
:

Quasi gi

certi di lor

IV disarmargli

come
,

altra gente

Nimica avien
Aveva n messi

fatto
;

e che 'n prigione

e poi benignamente
,

Recatilisi in braccio

con ragione

Gli rlplgllaron del disperar loro,

menargli a Teseo senza dimorp

88
I

qua' Teseo

come

gli

ebbe veduti
,

D'

alto afFar gli

stim

lor

dimandando
:

Se del sangue di

Cadmo

e' fosser suii

1'

un

di loro altiero al suo


.*

dimando
e

Rispose

in casa sua nati e cresciuti


,

Fummo

e de' suoi nipoti siamo


di te
l'

quando
,

Creon contro

empie armi prese


a sue difese

Fummo per lui co' nostri

86

LA TESEIDE
89
Ben conobbe Teseo
Per r
nel dir lo sdegno
,

Real che avien costor

ma non
degno

seguio
,

effetto a colai ira

Ma verso lor pi ne E siccome de' suoi


F*
s

divenne pio

con ogn' ingegno


:

che

tutte lur

piaghe guario
prigion
gli

poi con

gli altri in

ritenne

Lor

risei'vando al trionfo solenne

90
Poich parve a Teseo di ritornare
Distrutta
,

Tebe

e data sepoltura
,

cui vi fu da dovergliele dare


i

Raccolti

suoi con diligente cura


si

In ver d' Atene

mise ad andare

N prima
Che

fur vicini alle sue

mura

ci eh' air altra festa era

mancato

A quel

punto trovaro

ristoralo

91
Gli Ateniesi un carro
gli
'1

menaro
>

Pi ricco

assai

che

primo

e tutti quanti

Generalmente

in verso lui

andaro
,

Con

allegrezza e con solenni canti


il

E E in colai guisa
Entrarono
in

di vittoria doppia

comraendaroj

andandogli davanti

Alene 5 e quivi Egeo


incontro
gli si feo

Sup vecchio padre

..

LIBRO SECONDO

Esso davanti

al

suo carro

f' gire
,

A reit

Palemon

presi baroni

A' qua' facea

tutti gli altri

seguire

Ch'avie ne* campi presi per prigioni

E
Il

dietro al carro faceva venire


i

Di preda onusti

suoi commilitoni

carro d' ogni lato era ripieno


assai

Di donne

che gran

festa facieuo

93

cosi alto e

magnifico onore

Teseo veggendo Ippolita reina


Gli venne in petto
,

il

suo alto valore


j

Mostrando pi che mai quella mattina

La quale ei vide con allegro core Ed Emiha con lei rosa di spina
,

Con ahre donne assai e cavalieri I quali ora nomar non fa mestieri

94

cotal festa e

si lieto

sembiante

Fu Da

Teseo ricevuto ed onorato


tutti
i

suoi

e cosi trionfante

Quasi per

tutto

con gioia menato


di

Come
Quivi
il

al
gli

tempio

Marte fu davanie

piacque che fosse arrestato


,

carro suo

ed

in terra discese

in quello entr a tuluui palese

88

LA TESEIDE

si f*

dare

V armi che
l'

Creonte
,

Avie nel campo teban dispogliate

Ed

a Marte

offerse

e dalla fronte

Con man

le frondi di

Penea levate

Die similmente^ e con parole pronte,


Delle vittorie da lui acquistate

Grazie rendendo a Marte copiose


Offerendogli vittime pietose

96
Quindi usci poi
,

e al mastro palagio
dal suo padre
:

Torn accompagnato

prendendosi

festa

giuoco ed agio

Alla reina

le cose

leggiadre
fatte
,

Narrava

che avie

4 suo

disagio

Spesso assalito dalle luci ladre

Di quella donna
Perch' esser
gli

che

'1

mirava

fiso ;

pareva in paradiso

97
Riposato pi giorni in
Il Il

lieta vita

buon Teseo

si f'
'1

innanzi venire
bello Arcita
,

teban Palemone e

E ciascun vide molto da gradire, E nell' aspetto di sembianza ardita


Perch pens di
fargli

^
,

ambo morire
gli noiasse
.

Dubbiando che

se

andare

gli lasciasse

Non

forse ancora

molto

,. . ,

LIBRO SECONDO
98
Poi fra s disse
:

89
i

i'

fare'

gran peccalo
:

Nullo di loro essendo traditore

Ed
Che

ia s stesso fu diliberato
gli terra

prigion per lo migliore

E tosto

al prigioniere
gli

ha comandato
:

Che ben

guardi e faccia loro onore

Cosi da lui

A reit

Palemone

Dannati furo ad eterna prigione

99
Li prigion
tutti

furon carcerati
fare

E dati a guardia a chi U sapea ben E questi due furon riserbati


,

Per

farli

alquanto pi ad agio stare


nati

Perch di sangue reale eran

E E

felli

dentro al palagio abitare

cosi in

una camera tenere

Facendo

lor servire a lor piacere

eia

LA TESEIDE

LIBRO TERZO
ARGOMENTO

Nel

terzo

V autore
,

dona a Marte alcuna posa e descrive come untore


,

D* Emilia bella pih fresca che rosa A' duo prigion con gli suo dardi il core Ferendo egli accendesse in amorosa

Fiamma , mostrando poi


Del soperchio
disio
,

l'

aspro dolore

all'

animosa
:

y^oglia di far sentire il lor valore

E poi pregando il fgliuol d' Issione


Il

gran Teseo

suo amico caro

Arcita fa

trar fuori di prigione

E mostra i patti che con lui fermaro E poi preso cong da Palemone
Da Atene
il

mostra uscir con duolo amaro

oich alquanto

il

furor di Giunone
,

Fu

per Tebe distrutta temperato

Marte nella sua fredda regione


Colle sue furie insieme
s'

tornato

Perch ornai con pi lungo sermone


Sar da

me

di

Cupido cantato
:

delle sue battaglie


sia

il

quale

i'

prego

Che

presente a ci che di lui spiego

,,

LIBRO TERZO

91

Ponga

ne* versi miei la sua potenza


la

Quale

pose ne' cor de' Tebaai


,

Imprigionati

sicch differenza

Non

sia

da

essi agli lor atti insani ;

Li qua' lontani a degna sofferenza

Venir

gli

fece in ultimo alle

mani

Iq guisa che a ciascuno fu discaro,

al?

uno fu di morte caso amaro.

In colai guisa adunque imprigionati


I

due Tebani

in

suprema

tristizia

quasi pi che ad altro a piagner dati,.


tutto d' ogni futura letizia
pii disperati

Del

Dover aver giammai


Maledicean sovente
Dell' infortunio loro

la
,

malizia
e
'1

tempo e V ora
ancora

Che

al

mondo vennon bestemmiando

Morte chiamando seco spessamente

Che

gli

uccidesse se fosse valuto

Ed

in istato cotanto dolente


1'

Presso che

anno avevan gi compiuto


nel suo ciel lucente
:

Quando per Vener


D'
altri sospir

per lor fu provveduto


,

N prima fu
Che
al

cotal pensiero eletto

proposto seguit V cH'ello

g^

LA TESEIDE
5

Febo salendo con

li

suoi cavalli

Del del teneva V umile animale Che Europa port senza intervalli

L dove

il

nome

suo dimora avale


stalli

con lui insieme graziosi

Venus
D'

facea de' passi con che sale


il

Perch rideva

cielo tutto

quanto

Amon

che "n pesce dimorava intanto

Da

questa lieta vista delle stelle


la terra graziosi effetti

Prendea

E
E

rivestiva le sue parti belle

Di nuove
le

erbette e d vaghi fioretti


le piante novelle
,

sue braccia

Avean di fronde rivestite e stretti Eran dal tempo gli alberi a fiorire

Ed

a far frutto

'I

mondo

rimbellire.

gli uccelletti

ancora

loro

amori
,

Incominciato avien

lutti

a cantare
fiori j
,

Giulivi e gai nelle fronde e

E
E'

gli

animali noi potean celare


'1

Anzi

mostravan con sembianti fuori >


,

giovinetti lieti

che ad amare

Eran

disposti

sentivan nel core

Fervente pi che mai crescere amore

LIBRO TERZO
8

Quando

la bella

Emilia giovinetta
,

ci tirata da propria natura


d'

Non che

amore alcun

fosse costretta

Ogni mattina venuta ad un' ora


In un giardin se n' entrava soletta
,

eh'

allato alla sua


,

camera dimora
diportando

Faceva

e in giubba e scalza gi cantando


,

Amorose canzon

questa vita pi giorni tenendo

La
D'

giovinetta semplicetta e bella

Colla candida

man

talor cogliendo
,

in sulla spina la rosa novella

poi con quella pi fior congiugnendo


facie ghirlandella
:

Al biondo capo

Avvenne cosa nuova una mattina


Per
la bellezza di

questa fantina

IO

Un

bel mattin eh' ella

si

fu levata

E' biondi

crini avvolti alla sua testa


5

Discese nel giardin com' era usata

Quivi cantando e facendosi

festa

Con

molti fior sulP erbetta assettata


lieta e presta
,

Faceva sua ghirlanda

Sempre cantando

be' versi d'

amore
.

Con

angelica voce e lieto core

. ,

94'

LA TESEIDE
1 1

Al suon

di quella voce grazioso


si

Arcita

lev

eh' era io prigione

Alialo allato

al

giardino amoroso
a

Senza niente dire

Palemone ;

Ed una
Apr
,

finestretta dlsioso
;

per meglio udir quella canzone


vedere ancor chi
il

E per

la

cantasse
trasse

Tra' ferri

capo fuori alquanto

la
Egli era ancora alquanto
di scuretto
il

il

Cbe r orizzonte

in parte

sol tenea

Ma non
Non
La La

s eli'

egli

con che

1'

occhio
facea

ristretto

iscorgesse ci
,

11

giovinetta

con

sommo
si

diletto
:

quale ancora non


fisa

discernea
,

E rimirando lei
Disse fra s
:

nel viso

questa di paradiso

ritornato dentro

pianamente
,

Disse

o Palemon

vieni a vedere
:

Venere qui discesa veramente

Non r
Punto
1*

odi tu cantar
ti

Deh

se in calere

son,

deh vien qua prestamente


ti fie

credo certo che


gi veder

'n piacere

Qua

V angelica

bellezza
altezza

noi discesa della

somma

LIBRO TERZO

gS

Levoss

Palemon, die
insieme
,

gik

1'

udiva
,

Con pi

dolcezza che quel non credea


alla finestra giva
,

con

lui

Cheti amenduni

per veder
vide
,

la

Dea

La qual come
Disse
:

la

in

boce viva
;

per certo questa Citerea


si

lo non vidi giammai

bella cosa
.

Tanto piacente n

graziosa

i5
Mentre costoro
Gli occhi
,

sospesi

ed

attenti

e gli orecchi
,

pur verso

colei

Fisi tenendo

facevan contenti
lei ;

Forte maravigliandosi di

del perduto

tempo

in lor dolenti
,

Passato pria senza veder costei


Arcita disse a

Palemon

dlscerni
?

Tu

ci eh'

i'

veggio ne' begli occhi eterni

i6
Che
egli? rispose
;

Palemoue

Arcita disse

i'

veggio in lor colui


il

Che
Fedi

gi per
,

Dafne

padre di Fetone
,

se

pur non erro


,

ed in
1'

man

dui

Strali dorati tiene

e gi

un pone
altrui

Sopra

la
:

corda

non rimira

Che me
Ch'
i'

non

so se forse e' gli dispiace

miri questa che tanto

mi

piace

9t5

LA TESEIDE

Certo
Il

rispose
',

Palemone

allora

veggio
,

ma non
:

so se ha saettato

L* uno

che non ha pi eh' uno in


se el

man

ora

Arcita disse

m' ha piagato

In guisa

tal

che di dolor m' accora


atato.

Se

io

non son da quella dea


che V

Allora Palemon tutto stordito

Grid : orn

altro

m' ha

fedito

18

queir

om

la giovinetta bella

Si volse destra in su la

poppa manca

N prima Le corson
Chi
Co'
si

altrove che alla finestrella


gli

occhi

-,

onde
,

la faccia

bianca
ella
,

Per vergogna arross


fosson color
;

non sapend'

poi fatta franca


si

fiori colti in

pie

fu levata

,
.

E per andarsen via

si

fu inviata

fu nel girseu via senza pensiero

Di

quell'
,

om

e bench giovinetta
,

Fosse

pi che non chiede amore intero


intese ci

Pur seco
D'

che quello

affetta

E parendole pur
esser piaciuta
>

ci saper vero

seco
,

si

diletta
s'

pi se ne tien bella

e pi

adorna
.

Qualora poi

a quel giardln ritorna

..

LIBRO TERZO
20
Ritornarono dentro
i

97^

duo

scudieri
3

Poscia che \idono Emilia partita

E stati
r non
M' ha

alquanto con nuovi pensieri


:

Pria cominci cosi a dire Arcita


so che

nel cor quel fiero arcieri


,

saettato

che

mi

to' la vita
,

sentomi
,

fallire a
^

poco a poco

Acceso

lasso

non so

in che foco

ai
E' non mi
diparte della

si

mente
5
,

L' immagine di quella creatura

N ho
Si

pensier d' altra cosa niente

fitta

E
S'

si

m' mi

nel cor la sua figura

sta nell'

anima piacente

Che mi
i'

riputerei

somma
ella

ventura

le piacessi

com'

mi

piace

E senza

ci

non credo aver mai pace

23
Palemon
disse
:

il

simile
,

m' avviene

Che

tu racconti

mai pi noi provai


,

Perocch sento

al

cor novelle pene


si

Tal che non credo

sentisson

mai

veramente credo che


signore in balia
,

ci tiene

Quel

che gi

assai
,

Volle udii ricordare

cio

Amore

Ladro

sottil di

ciascun gentil core

BOCC. LA TESEIDE

98

LA TESEJDE
23

dcotl

die gi sua prigionia


:

M'

grave pi che quella di Teseo


d' affanno nella raenle

Gi pi
Sento
,

mia

che non credea che questo iddeo


potesse
:

Donar

e gran nostra follia


,

quella finestreltn far ci feo


,

Quando colei cantava tanto vaga Che gi per lei di morte il cor si smaga
,

i(
lo mi sento di
lei

preso e legato

per

me

trovo nessuna speranza

Anzi mi veggio qui imprigionalo

Ed ispogliato d' ogni mia possanza Dunque che posso far che le sia grato ?
.

Nulla

ma

ne morr senza fallanza


fossi

Ed

or volesse Iddio eh' io

morto

Questo mi fora

sommo e
35

gran conforto

O quanto ne sarieno a
Il

tal fedita
,

Gli argomenti esculapii buoni e sani


qual dicien che tornerebbe in vita
i

Con erbe

lacerali corpi

umani

Ma

che dich'io? Poich Apollo


,

sentita

Colai saetta

che
,

succhi mondani

Tutti conobbe

non seppe vedere


?

Medela

a s

che potesse valere

. .

,. ,

,,

LIBRO TERZO
a6
Cos ragionan
li

m.

due nuovi amanti

r un
sia

1'

altro conforta nel parlare

san se quella

Dea

ne' regni santi


,

Che

qua gi venuta ad abitare


:

O
E

se
le

donna mondana

li

suoi canti
:

bellezze la fan dubitare


gli

Perch ignoranti di chi

ha

si

presi

Molto

si

dolgon dal dolore

ofl'esi

Non

escon delle sicule caverne


,

Allora eh' Eolo P apre

si

furenti

Ora

le basse

ed ora
,

le

superne

Parti cercando

gli rabbiosi venti

Che

coslor delle parti pi interne


sospiri assai cocenti
,

Producean fuor

Ma
Era

con piccole voci


la

perch ancora
gli

piaga fresca che

accora

^
Continovando adunque
Sola
tal volta
,

il

gir costei

e tale a

compagnia
,

Nel bel giardino


Nascosamente
Drizzava
gli

a diporto di lei

occhi tuttavia
,

alla finestra

ove

gli

otuei
:

Prima

di

Palemone udito

a via

Non

che a ci

Amor

la costringesse

Ma

per vedere

s' altri la

vedesse

00

LA TESEIDE

se ella

vedeva riguardarsi
di ci

Quasi

non

si

fosse

avveduta

Cantando cominciava

a dilettarsi
:

In voce dilettevole ed arguta

su per

V erbe

cogli passi scarsi

Fra

gli arbuscelli d'

umilt vestula
,

Donnescamente giva
DI pi piacere a chi

s'

ingegnava

la

riguardava.

3o
Jf la recava a ci pensier d'

amore
,

Che Che
Di

ella avesse

ma

la vanitate

innato alle

femmine

nel core
;
,

fare altrui veder la lor biltate

quasi ignude d' ogn' altro valore

Contente son di quella esser lodate

di piacer per quella so ingegnando


,

Pigliano altrui

s libere

servando

3i
Li due novelli amanti ogni mattino
Levati rimiravau nel giardino

Neir apparir primiero dell' aurora


,

Per vedere
Fosse colei

se in
il

quel venuta ancora

cui viso divino


g'

Oltre a ogni misura

innamora
,

Ne

di quel loco
lei

si

potieu levare

Mentre

nel giardin vedieno stare.

LIBRO TERZO
3a
Essi credevan
,

loi

mirandola bene

Saziar

V ardente

sete del disio

E minor far le lor gravose pene Ed essi pi del valoroso iddio


Cupido
si

strigneano le catene

Ed

or con lento aspetto ed or con pio


,

S dlmostravan

rimirando quella
lei
,

Sol per piacere a

quanto a lor

ella.

33

come avvien che


Pi lede
Offusca
altrui

'1

dente del serpente


,

con piccola morsura


,

S dilatando poi subitamente


il

membro
all'
'1

della sua mistura

Poi r uno
In
fin

altro successivamente

che

corpo tutto quanto scura

Cosi costoro di d in di mirando

D' amor

il

fuoco gleno aumentando

34

per tutto V aveva n raccolto

Che ad

ogni altro penser dato avien loco


si

Ed a
Per

ciascun gi

parca nel volto,


,

le vigilie
e'

lunghe

e per lo
,

poco
molto

Cibo ched

prendean
all'
,

ma

di ci

Davan

la

colpa

allegrezza e al giuoco

Ch' aver sollcno

e ora eran prigioni

Cos coprendo le vere cagioni

,o2

LA TESEIDE

E da' sospiri
Che
'1

gi al lagrimare
se

Era a venuti j e
loro

non

fosse stato

amor non

volien palesare

Sovente avrien per angoscia gridato.

E A

cosi sa

Amore

adoperare
:

cui pi per servigio obbligato

Colui lo sa che talvolta fu preso

Da

lui

e da cotal dolore

oft'eso

a6

Era

a costor della

mem oria

usci ta

a^mIcrTbe^""TToroalto legnaggio

E
L'

similmente se n' era partita


infelicit loro e
'1

lor
,

dannaggio

Che aveano
Ch' era

ricevuto
,

e la lor vita

cattiva

'1

lor

grande retaggio

E dove

quste cose esser solieno


vi tenieno
.

Emilia solamente

37

era lor troppo

sommo

disire

Che Teseo
In
esilio in

gli traesse

di prigione

Pensando che

a lor converrebbe ire


\

qualch' altra regione

pi potrebbon vedere n udire


di tutte le

11 fior

donne amazzone
li

Ver' eh' uscir di


Desideravano
,

per

sommo
.

bene

e starsi in Atene

LIBRO TERZO
38
Cosi costor
,

io3

da amore

affaticati
,

Vedendo quella donna


Pi. lieve sosteneaa
;

il

loro ardore

po' ritornati
,

Partila lei

nel lor

primo furore

In lor conforto versi misurati

Sovente componean

1'

alto valore

Di

lei

cantando

e per cotale effetto


diletto
.

Ne' lor mali sentieno alcun

39

E no sapendo ben chi


Ancora
,

ella fosse

un

di

il

lor fante
tai

chiamaro
:

Al quale Arcita

parole mosse
,

Deh dimmi
L'

per

Amore

amico caro

Sa^ tu chi sia colei che dimostrosse


altrieri a noi

cantando tanto chiaro

In quel giardino ?

l'

ha' tu

mai veduta
?

In altra parte , o dal ciel venuta

'1

valletto rispose

prestamente

Quest' Emilia suora

alla reina
sia

Pi eh'

altra
,

che nel

mondo

piacente

La quale
Senza

perdi' ancor molto fantina


se

Al giardin

ne vien sicuramente

fallir

giammai ogni mattina:


:

canta me' che mai captasse Apollo


io

Ed

r ho

gi udita e per sollo

io4

LA TESEIDE
4i

DlssoQ fra lor costoro

e dice

11

vero
il

Ella ben essa die ci ha tolto

core
5

Ed
Di

lei

vlto ogni nostro pensiero

Per cui ciascun

di noi albergatore
,

pianti e di sospiri

e di s vero
altro dolore

Tormento ha fatto e d' ogn' Con tanta forza si fa disiare


Colla bellezza che di
lei

appare

4a
Cos
gli

due amanti con


tutto
il

sospiri
:

Vivevan

il

giorno discontenti
i

vegnente

mattino
,

lor martiri

Aveano

sosta d'

infin gli occhi lucenti


,

Vedean

Emilia

che

gli lor disiri


:

Ciaschedun' ora facea pi ferventi

E cosi
Con

visson mentre fu la state


.

doglia insieme e con soav itale

43

Ma

poich al
,

mondo
,

tolse la bellezza

Libra

che avea

donata ad Ariete
la

Gli due amanti perder

dolcezza
3

Che quetava
Ci vedere

la lor focosa sete

la

somma vaghezza
:

Che d' amor gli teneva nella rete Donde rimason dolorosi forte Chiamando giorno e notte sempre morte ^
,

LIBRO TERZO
44
Il

o5

tempo aveva cambialo sembiante

r aere piangea
1'

tutto guazzoso

Si eh' erari

erbe spogliate e le piante

'1

popol d' Eolo correa tempestoso


or l nel
tristo

Or qua
Lasciati

mondo
si

errante
,

Perch Emilia col viso amoroso


li

giardin
,

sempre

stava

In camera

e del

tempo non curava

45
AUor
tornato
li

martiri! e' pianti


le

Gli aspri tormenti e

noie angosciose

In doppio a ciaschedun de' due amanti

E' non vedevan

non udivan cose


:

Che

lor piacesson

cosi tutti quanti

Si consumavano

in

pene dogliose
si

disperar ciascuno

voleva
.

Ma

pur

in fine se ne riteneva

46
Grandi erano
i

sospiri
-,

ed

il

tormento

Di ciascheduno e V esser prigionati Vie pili che mai faceva discoutento


Ciascun di loro
,

a tal

punto

recati

Ed

ogni giorno lor pareva cento


fosson morti
,

Che

o quindi

liberati

E per lo

solo e unico conforto

Emilia chiamavan loro diporto.

, ,. .

, ,

io6

LA TESEIDR
47

In questo tempo un nobil giovinetto

Chiamato Peritoo

venne a vedere
,

Teseo suo caro amico

e con diletto
:

Un

di

si

poson parlando a sedere


,

ragionando

a
,

Teseo venne detto


i

De' due Tebani


Imprigionati
,

qua' facea tenere

Arcita e Palemone
.

grande e nobile barone Ciaschedun to'

48
Allora Peritoo prese a pregare

Che

gli

dovesse far veder costoro

Perch Teseo per lor fece mandare

gli

fece venir senza

dimoro

Essi eran belli e di nobile affare

ben parca

la gentilezza loro

Nella forma e nell'abito che avieno


Posto che alquanto scoloriti sieno

49
Era Palemon grande e ben membruto
Brunetto alquanto e
nell' aspetto lieto

Con

dolce sguardo

e nel psHrlare arguto

E ne' sembianti umile e


D' alto
intelletto e d'

mansueto
:

Poich fu innamorato divenuto

operar segreto j

Di pel rossetto ed assai grazioso Di moto grave e di urre copioso

LIBRO TERZO
5o
Arclta era assai grande
,

107

ma

sottile

Non

di sopercliio

e di sembianza

lieta
j

Bianco e vermiglio com' rosa d' aprile


E' cape' biondi e crespi
,

e mansueta
:

Struttura aveva ed abito gentile

Gli occhi avea belli e guardatura queta:

Ma

gran coraggio nel parlar mostrai va


'1

destro e vispo assai a chi

.aii^ava

iSi

Conobbe Peritoo
Arcita
,

nel lor venire


gli si

e *ncontro
,

fu levato

Ed

abbracciollo
.

e comincigli a dire
se' tu stato
?

caro amico

come

Qui Che

tanto senza farlomi sentire


1'

uscir di prigion
n'

t'

avrei impetrato
ti

Malgrado

abbi tu

che

sta

bene
.

L' aver avute queste e maggior pene

52
Poi
si

volse a
;

Teseo suo caro amico


se

Dicendo
Nulla

giammai per mio amore


,

facesti

quel eh' ora


,

ti

dico
,

Ti prego

facci

dolce mio iigiiore


,

Che
I'

questo Arcita

mio compagno

antico
,

Facci che di pregione


ten sar lutto
egli in ci

egli esca fuore

tempo tenuto
te fla

Ed

che per

voluto

, ,,

io8

L TESEIDE
53

Teseo

rispose

dolce amico caro

Ci che tu

Dii
,

domandi
e

sark fa ito

;
:

Ma

odi

come

non

ti

sia discaro

Il trarr di

pregion con questo patto

Che

nel

N
Ch'

ci

mio regno non faccia riparo venga giammai per nessun atto :
ho
disfatto e tenuto pregion .

i' 1'

Perch a

dritto di lui

ho sospezione

54
S'
i'

ce

V prendessi

gli far tagliare


:

La

testa
,

senza fallo immantenente


,

Per
Per

se vuole tal patto pigliare


gli

Vada dove
Io tuo

piace di presente
lo
al

amor che
mai
,

mi

fai lasciare
,

Che
Ben

altrimenti

suo vivente
,

Uscito non saria di prigionia


lo
ti

giuro per la fede mia

55
Peritoo disse
e io voglio che
'1

faccia
.

te ringrazio di cotanto
i

dono

E tosto ferri da' pie gli dislaccia E libero lui lascia in abbandono
.

Arcita

s'

inginocchia
:

lo abbraccia
i'

Dicendo

Peritoo
,

dovunque

sono

Son

tutto tuo
ti

e ci eh' io posso fare

Sol che

piaccia a

me

di

comandare

,.

LIBRO TERZO
56
Poi se n' and davanti
al

109

gran Teseo
,

Ginocchlon disse

nobile signore
a te
si

Se per rae cosa incontro

feo
,

Giammai
Jl

perdona a

me

per lo tuo onore


si

Ch' altro per

me
,

nel ver

non
'1

poteo

danno che m* hai


'1

fatto e

disonore

Io te

perdono

ti

ringrazio assai

Di questa

grazia ch'aval fatta

m'

hai.

57

Ed

in che parte
tutto tuo

me
,

ne debba gire
ti fa

Son
Per

quanto
vita

in piacere
il

Non men
te
,

che

avr caro
il

morire
:

purch

ci sia

tuo volere
disire

cosi

grande e fervente

Mi pinge Amor che m' ha

nel suo potere


,

Ed a
Ch'

le

ed

a' tuoi si

obbligato

io sar

sempre tuo

in ogni lato

58
Teseo
cctal parlar

non intendea

Donde

venisse
le

ma

semplicemente
5

Di puro cor

parole prendea

per

f'

venir subitamente
,

Nobili doni

e disse

gli

piacea
,

Che

oltre a

quel eh' era a lor convenente


gli

E' prendesse que' doni e

portasse

del patto e di que'

si

ricordasse

IO

LA TESEIDE
5.9

Arcita

a cui niente a vie lasciato


,

La misera fortuna bisognoso Ebbe i don di Teseo non poco

a grato
,

poscia con un atto assai pietoso


,

Piangendo

da Teseo prese commiato


,

del palagio discese doglioso


al

Pensando

suo

esilio

che
gli

'1

doveva
.

Privar di veder ci che

piaceva

60

Ma Palemon
Per
la

vedendo queste cose

Quasi nel cor moriva di dolore


fortuna sua
al
,

che pi noiose

Cose serbava

suo misero core


,

E pel

compagno suo

al

qual gioiose

Credea novelle del

comune amore:
in balia

E quasi

prese nuova gelosia

Di quel che ancora non avea

61
Esso fu
ri menato alla

prigione

E E

Peritoo se ne g con Arcita


disse
:

caro amico e

compagnone
1'

La
E'

voglia di Teseo tu
'1

hai udita
la

Bench
si

tempo
pesa

sia

duro e

stagione,
:

pur vuol pensar


,

della partita
,

Ben me ne

e sappi
ti

s' i'

potessi

Non

vorrei

mai da me

dividessi

, .

LIBRO TERZO
62

iii

s ti

doner arme e

destrieri

DI gran valore belle


Per
te

ben

fornite

ed anco per

li

tuoi scudieri
:

poi dove vi piace ve ne gite


se' di

Tu

nobil sangue e
valenti
fallire
ti

buon

guerrieri
,

Nato di genti

ed ardite

non potrai

ad alto stato
sar donato
.

Dove che

arrivi e'

63
Arcita
gli rispose

lagrimando

E E

ringrazioUo del profFerto onore

poi

gli disse

beli'

amico
al

quando
,

La mia
l' la

partita a
,

grado

signore

far
la

ma sempre

lamentando

Andr

mia fortuna con dolore;


al

Poi eh' ho perduto ci che

mondo

avea ,

_^

E' converr che

d' altrui servo stea

H
E
cerio

non conosco a cui


fede e con
,

servire

Con maggior

minor

fatica

Io possa eh' a Teseo

che del morire


:

Mi

tolse

preso alia mia terra antica


,

Ma

po'

non vuol

conviemmi intorno
,

gire

Non so che farmi e vie men eh' i' mi Or fussi io qui rimaso per servente
Di chi
si

dica

[osse

i'

non

diria niente

, .

LA TESEIDE
65

Non

sai

tu Peritoo

come

l'

andare

mondo M' conceduto ? E' ti dee ricordare Che trapassati ancor non son due anni Che sei gran re per lo nostro operare Fur morti a Tebe e grandissimi danni N'ebbon gli Argivi e popoli altri assai
Attorno per lo
pien d" aflanni
,

Perch odiati sarem sempre mai

66

oltre a ci g' iddii ci

sono avversi

Come

tu sai

',

antica nimistate
,

Serva Giunon ver noi

e die' perversi
^

Mali a color che passar questa etate

E noi ancor
Come
utrema
:

perseguendo ha sommersi
,

tu vedi

in infelicitate
ci aiuta
:

Ercole n Bacco

Perdi* io tengo mia vita per perduta

67
Queste parole facea dire amore
5

Ma Peritoo

non

le

conoscea

Siccome quel che non sapea V ardore Che per Emilia dentro V accendea j

E per pur
Deh non
Che

con purit di core


,

Lui confortava

e spesso
ti

gli

dicea

pensar che

fallin g' iddii


disii

tu non abbi ancor quel che

,.

LIBRO TERZO
68
Molti
altri

ii3

regni ci ha

dove potrai
;

Miglior fortuna attender pienamente


Cosi com' io
,

e tu udito

1'

hai

Che
II

di qui

rimaner saria niente


,

ragionare
,

ed a

me
:

parve assai

Ricever

quando

gi liberamente
sie

Ti

trassi di

prigion

valoroso

Che Dio non manc mai

a virtudioso

69
Poscia che rcita
,

doppio ragionando
che
'\

Con

Peritoo

sent
,

rimanere

Non

avea loco

in s stette

pensando

tornandogli a mente che vedere


,

Emilia non potrebbe

essendo in bando

Quasi vicino fu a dir


Innanzi
la prigion

di volere
tale esilio
:

che

Con amor cospirando

in tal Consilio

70

Ma

la ragion

che subita pervenne

Alla volont folle di costui

Con

tre

buoni argomenti appena


:

il

tenne

Dicendo
E' non

se tu di'

questo ad altrui
il

ila

detto

amore

ci

ritenne

Ma

non credendo
s*

s valer

per lui

Donato

a questa gran viltate

Prima

eh' abbia voluta libertate

BOCC. LA TESEIDE

Il

LA TESEIDE

Ed

olire a questo

se' di

prigon fora

molte cose potranno avvenire


in istato
ti

Che

porranno ancora

E se

'n palese

non potrai venire


, ,

In questa terra

Forse altro

come vorresti ora tempo ci potrai reddlre


,

j
,

se

non

in palese
il

almen nascoso

Tanto che veggi

bel viso amoroso

7*

se e* fosse
Che

tanta tua ventura


si

in altro regno ella


ti

maritasse

Non
Il

sarebbe soperchia sciagura


ti

Se tu

in prigione allora
,

trovasse

che se avviene

con

sollecita

cura
:

"Esser potrai

dovunque

ella n' andasse


,

posto che sua grazia non acquisti


la

Almeno

vedranno

gli

occhi

trisli

73
Questi consigli distolsero Arcita

Dal suo sconcio e reo intendimento ;

E confortossi
Da

1*

anima
;

invilita
il

In ci sperando

e preso

guernimento
,

Peritoo profferte
al
,

f' partita

S offerendo

suo comandamento
e s

Dove che

fosse

raccomandando

Co' suo' scudier se ne g sospirando

LIBRO TERZO

ii5

Da

Perltoo partito

se ne gio

Dove

era

Palemone imprigionato y
:

si gli

disse

caro amico

mio
,

Da

le

conviene eh* io prenda commiato


,

E eh' io mi parta
E
non
ci

conlra

'1

mio

disio
:

Siccome fuor bandito e discacciato


credo ritornar giammai
;

Ond' io morrommi

in dolorosi guai

Io

me

ne vo

o caro compagnone

Con redine a fortuna abbandonate

vorrla innanzi certo est prigione

Che isbandito usar mia liberiate Almen vedrei alla nuova stagione Colei che ha il mio core in potestate : Che mai partito vederla non spero :
, ,

Sicch morr di doglia

e questo vero

76
Io lascio

P alma qui innamorata


n so
l

E fuor di me vagabondo piangendo


Men
vo
,

dove
cosi
,

l'

adirata
:

Fortuna mi porr
Perch' io
ti

languendo

prego

se alcuna fiala

Vedi

colei per cui io

ardo e incendo

Che tu le raccomandi pianamente Quel che morendo va per lei dolente

, ,

,,

ii6

LA TESEIDE
77

Mentre

in tal guisa favellava Arcita


,

Palemon sempre lagrimava forte Dicendo : tristo lassa la mia vita


,

Perch non

confonde tosto morte?

Acciocch prima della tua partita


Fosse
finita la

mia

trista sorte

Che

senza le in doglioso tormento


,

Rimango

lasso, tristo ed iscontento.

78

Ma

s*

tu

se'

savio siccome tu suoli


assai

Dei di fortuna

bene sperare

Ed

alquanto mancar delli tuo' duoli

Pensando che puoi molto adoperare


Libero come se' di quel che vuoli ; L dove a me conviene ozioso stare

Tu
Che

vederal andando molte cose

alleggieranno tue pene noiose


f

79

Ma

io

che

sol

rimango

a poco a poco
;

Verr mancando come cera ardente

E
Il

bench

tal fiata
il

mi

dia gioco

riguardare
fia

bel viso piacente


pii

Tutto mi

un accendere

foco

>
;

Come
Ond'

a
io

me
'1

pi non dimora presente


io
si

non so ornai quel eh'


core in corpo

mi

faccia
.

par che

mi

sfaccia

,.

LIBRO TERZO
80
Cosi plangean con amari sospiri

117

Li duo compagni

forte

innamorati
disiri
;

parean divenuti due


forte
,

Di pianger
Perch
,

si

eran bagnati
i

tra lor

crescendo

lor martiri

Da' lor

valletti

furon rilevati

delle lor follie forte ripresi


d'

Nel mostrarsi

amor
81

cotanto accesi

Allora

due compagni

si le varo

Per

le

parole de' loro scudieri


stretti s'

Ed

amenduni

abbracciaro
,

Di buon amore

e di cuor volentieri
,

E poi appresso in bocca si baciaro E pi che prima nel lagrimar fieri


Con
rotta voce
si

dissono addio
si

E cosi

Arcita quindi

partio

8a
Nulla restava a far pi ad Arcita

Se non

di girsen via

e gi montato
,

Era
Fra

a cavai per far sua dipartita


s

dicendo
fosse a

o lasso sventurato
la

Tanto

Dio cara
il

mia

vita

Che solo un poco Di Emilia vedessi


Poi

viso dilicato
il

anzi

partire

^ *

men dolente me

ne potrei gire

ii8

LA TESEIDE

Pass

cieli allor

quella preghiera

segu tosto d' Arclta

effetto

Che quel giglio nove! di primavera Sopra UQ balcone appoggiata col petto
Sen venne a
star

con una cameriera


andava

Mirando

il

grazioso giovinetto
,

Che

in esilio dolente se n'

compassione alquanto

gli

portava

84

Ma

esso

dopo

il

prego alz
,

il

viso

Incerto del futuro

e vide allora
;

L' angelico piacer di paradiso

Per che

disse

con seco
fortuna

ornai se fuora
,

Di qui mi

to',

egli

m'

avviso

Non poter male avere


La riguard
,

e quindi ancora

dicendo
te

anima mia
vo via

Piangendo senza

me ne
85

E cosi detto
Fattagli

per fornir
,

la

imposta

da Teseo
-,

a cavalcare
si

Incominci

ma
:

dolente

scosta

Dal suo
Pot
,

disio

il

qual quanto mirare


,

il

mir

pigliando talor sosta


:

Vista facendo di s racconciare

Ma

non avendo pi luogo

lo stallo

Usc piangendo d' Alene a cavallo.

LA TESEIDE

LIBRO QUARTO
^RGOSIENTO

Dimostra

il

quarto dipartito Arcita


il

Con

grieve tempo
_,

suo rammaricare

Mutato il nome per sicura s^ita ; E di Beozia a Corinto V andare ^

E quindi appresso la sua dipartita E in Micena poscia V arrivare


,

Dove con Menelao con ismarrita Mente si pose per famiglio a stare Quindi ad Egina a Peleo se ne vene ; E con lui non potendo lungamente Durar , non conosciuto entr in Atene
.

E di

Teseo divenuto servente

Quindi dimostra la

vita che tene ,

Facendol noto a Pan/il primamente

uanto pu fare
11

il

tempo pi guazzoso
poderoso

Cotanto o pi

faceva Orione
,

Molto nel

cielo allora

Colle Pleiade in sua operazione

Ed
Il

Eolo

d* altra parte

pi ventoso

faceva che

mai

quella stagione

Ch*uscl d' Atene

il

doloroso Arciia

Senza speranza mai di far reddita

lao

LA TESEIDE
a

Grand^ era

1*

acqua

il

vento e

'1

balenare

Quel

d eh' Arcita si parti d'

Atene
,

Dal termiue
Posto che
'1

costretto dell* andare

dove

e'

non sapesse bene


per soddisfare

Ma

non pertanto
(

sol

A Peritoo

avendo ancora spene


,

Del ritornar )

dolente a capo chino


il

In ver Beozia prese

suo cammino

Poco era Arcita

d'

Atene parluto
:

Quand*

egli a' suoi scudieri

amici cari

Io non intendo d' esser conosciuto

Mentre che duran questi tempi amari


Perocch forse
,

se fosse saputo
i'

L dove

fossi

non
,

viverci guari

per non Arcita

ma

Penteo

Mi nominate

in questo

tempo

reo.

E poi

col

tempo iniquo cavalcando


Arcita
,

Lo innamorato

si

voltava
;
,

Ispesse volte la citt

mirando

E quindi lei
Seco sovente

veduta sospirava
cos

ragionando
!

Deh quanto

puote amor

poich mi grava
,

Partir del loco eh' io dovrei odiare

Se degnamente

volessi operare

,,

, ,.

LIBRO QUARTO
5

lai

quinci alla cagion che a ci

'1

traeva

Ci era Emilia Leila e graziosa

Subitamente V animo volgeva

5
,

Onde con voce alquanto


Fra
s

pi pietosa
:

parlando

misero diceva
,

O nobile donzella
Pi. eh' altra fosse

ed amorosa

mai

esempio degno
5

Delle bellezze dell' eterno regno

Dove

partendom'

io contra volere ,
fosti

Posto che tu giammai non

mia

Essendo

io tuo

ti

lascio

o bel piacere

Perch non m' era

la prigion te

men

ria

Potendo alcuna volta

vedere

Ch' avere
Senza

il

mondo
,

tutto in

ma

balia

di te

cui io pi che

me amo
sia

altra cosa eh' al

mondo

bramo ?

Deh

se io fossi in la
in

mia

libertate
,

Dimorato

Atene tanto
la
,

eh' io

Un poco
Avessi
,

pur

tua novella etate


accesa del disio
,

oim
io

Del quale

ardo

credo

in ventate

Che sentirei il lungo esilio mio Con men dolor sentendo que' sospiri
,

In

te

per

me

eh'

i'

ho per

te

e' disiri

., ,

i^a

L TESEIDE
8

Ma

tu appena non conosci

amore

Non N

che tu m* ami

e per

non
;

ti

cale

Del mio

intollerabile dolore
al

puoi compassione

mio gran male


duol maggiore
,

Portare: e ci che

dammi
il

E con che

asprezza pi

core assale

mi par

vederti maritata
t'

Ad uom che mai non

avr pi amata

E cosi

'1

mio

fedele e

buon

servire

Sara perduto, ed angosciosamente

Lontan da

te

mi converr morire :

Deh or foss' io pur certo solamente Che per tal morte tu dovessi dire Certo costui mi am ben fedelmente ^ E' me ne incresce poi dove eh' i' gissi
,

Altro che ben non credo eh' io sentissi

IO

O lasso a me
Ne' sospir

or che vo io cercando

dispieiati

ed angosciosi

Che vanno ognora


Regni
di Dite
,

in

me

multlplicando

Ci eh' essere non pu ?


,

O tenebrosi
tormentando
posi
si

se alcun

In voi tenete

dite
i'

che

Poich vivendo
Sol
,

son colui che porto


altro vivo

pene pi cbe

o morto

LIBRO QUARTO
li
Poi ad

Amor

le

sue voci volgea


orribile favella
;
,

Con troppo pi
Dolendosi di
lui

poscia dicea

Girne, Fortuna dispietata e fella

Che

t'

ho

io fatto
trista

che

si

mi
'1

se'

rea?
appella
:

O morte

vien che

cor

t'

Congiungi

me

col tuo colpo feroce


nell' infernal foce

Co' miei passati

la
Cosi piangendo con seco Penteo

Pi doloroso
Il

assai

che non appare

di seguente del regno d'


,

Egeo
poteo

Usci co' suoi

cominci ad entrare
felice assai
;
,

In quel che gik

Cio in Beozia

dopo alquanto andare.


s lasciato
.
,

Parnaso avendo dietro a


Alla distrutta

Tebe

fu arrivato

i3

vide tutta quella regione

Esser diserta allora d' abitanti

Perch'

egli

cominci

o xVnfione

Se tu

intanto che co' dolci canti


lira
,

Della tua

tocca con ragione


,

Per chiuder Tebe


Chiamasti
,

monti

circustftTiti
,

ave^si

immaginato questo
il

Forse

ti

sarie stato

suon molesto

ia4

LA TESEIDE
i4

Dove son

ora le case eminenti

Del nostro primo Cadmo ?

dove sono

Semele ,
le a

le

camere piacenti

Per

quel che dal pi alto trono


il

Go venia

cielo

e per le qua' le genti

Tebane mai non meritar perdono Da Giuno ? E quelle dove son d' Alcmena

Che doppia

notte^volle a farsi piena

Ove

di Dionisio appaion ora


gli trionfi

Misero a me,

indiani

dove son

gli eccelsi

segni ancora

De' popoli

silvestri lidiani ?

Nessuno qui

al presente
,

ne dimora

Li re son morti
Dispersi gite
,

e voi

tristi

Tebani

e in cenere tornato

Quel che

di noi fu gi tanto lodato

i6
Ov'
lo spesso

popol

ov' Laio
i

Dov' Edippo dolente ove

figliuoli?

Ogni cosa

distrutta
li

ha

il

foco graioj

E per multiplicar
Coa
Vi
vergogna
. ,

nostri duoli
il

le

femmine
,

primato
vuoli

accesero

Giunon dunque che

Del nostro miser sangue pi omai ?

Non

ti

pare aver fatto ancora assai?

LIBRO QUARTO

iu5

Piccola forza ornai

al

tuo furore
:

Finire ha luogo , eh' io e Palemone

altri

pi del sangue di Agenore


:

Rimasi siamo

ed

egli in prigione
;

Ed

io in tristo esilio

u peggiore

Stato potresti donarci o

Giunone

Fuor

se Cx uccidi

e questo per conforto


.

Disidera ciascun d' esser gi morto

i8

detto ci

con

ira
il

sospirando

Da

quella torse

viso disdegnoso

Co' suoi scudieri ver Corinto andando 5


Nella qual giunto
,

assai pccol riposo

Fece

ma
,

ver Micena cavalcando


,

In essa

quasi fuor di s
,

pensoso
,

Pervenne quivi

e cosi sconosciuto

servir

Menelao fu ricevuto.
^9

Egli era ancora molto giovinetto

Siccome barha non aver mostrava


Bello era assai e di gentile aspetto

Ed

a gran

pena quel eh' era celava

Ben V avie fatto alquanto palidetto L'amorosa fatica eh' e' portava ^

Ma

non

cosi

che molto non piacesse


lui vedesse

chiunque era quel che

. . , ,

ia6

LA TESEIDE
ao

Egli era gi vicia d' un anno stato

Con Menelao
,

in gran doglia e tormento


n' avesse

N mai bench

domandato

Celatamente del suo intendimento

Nessuna cosa non avea spiato


Perch ad Egina
gli

venne in talento
,

D' andar,

dove regnava Peleo


,

concedendol Menelao

il

feo

ai
Quivi sperava di poter udire

D* Emilia novelle
Questa
Egli avea gi la

tal fiata

sola cagion nel fece gire

forma

mutata

Che

di s cosa

non

sent

mai

dire

Sicch a fidanza colla sua brigata


Prese
il

cammino

e gissene ad Egina
.

L dove

giunse la terza mattina

22
Quivi
in

maniera

di

pover valletto
,

Non
Al

degli suoi

maggior
,

ma compagnone
commessionej
,

servigio del re

senza sospetto

Fu Ed

ricevuto

e messo in

obbedendo a

ci che gli era detto


vii

Si fece a

modo che un

garzone

Acciocch* egli potesse

ivi

durare

Fin che fortuna

lo volesse atare

LIBRO

QUAkTO

1*7

Quivi sovente con seco piangea

La

sua fortuna e la sua

trista vita
:

spesse volte

con sospir dicea

doglioso pi eh' altro e tristo Arcila


,

Se' fatto fante

dove solea
:

Esser tua casa di fanti fornita

Cosi fortuna insieme e povertate

T' ha concio

il

voler tua libertale

4
Per liber
esser
,

pi servo che mai


,

Se' divenuto

misero

dolente

real
e'

sangue che vitupero hai

Sed

mi

conoscesse questa gente

Certo per mio peccar noi meritai

Ma
Ed

di Creonte la spietata
,

mente
stato

Di questo

lasso a

me, cagione

ancor dello stare impregionato

Cosi

senza nell' animo riposo


,

Aver giammai

in doglia

sempre

slava

1'

essere gi stato glorioso


gli altri

Vie pi che

danni

il

tormentava

E vorria

innanzi sempre bisognoso


,

Essere stato

e 'n vita

trista

e prava
,

Che aver avuto

tal fiata

bene

Ed

ora sostener gravose pene

ia

LA TESEIDE
a6

bench

di pi cose e' fosse afflitto


gli giovasse

che di viver

poco

Sopra

d* ogn' altra doglia era trafitto

Da amor

nel core

non trovava loco ;


foco

E
E E

giorno e notte senza alcun rispitto

Sospir gettava caldi

come

lagri mando sovente doleasi

bea nel

viso

il

suo dolor pareasi

27
Egli era tutto quanto divenuto
Si

magro

che

assai
si

agevolmente
sarie

Ciascun suo osso

veduto

PJ credo che Ersitone altrimente

Fosse nel viso

eh' era egli

paruto
:

Nel tempo

della sua

fame dolente
pallid' era
,

non pur solamente


la sua pelle

Ma

parea quasi nera

28

E nella testa
Di

appena
,

si

vedieno

Gli occhi dolenti


folto pelo e
le

e le guance lanute

nuovo comparieno j
il

E A

sue ciglia pilose ed agute


facieno
,

riguardare orribile

Le chiome

tutte rigide

ed irsute
,

si

era del tutto trasmutato

Che

nullo non V avvia raffi:urato

LIBRO QUARTO
a9
La voce similmeale
era fuggita
,

129

Ed

ancora la forza corporale


tutti

Perch a

una cosa ora reddita

Qua
N

su di sopra dal chiostro infernale


,

Parca
la

piuttosto eh' altra slata in vita


,

cagion

onde venia

tal

male
,

Nessun da

lui

giammai saputo avea


altra

Ma

una per un'

ne dicea

3o

Come

d'

Atene

li
,

nessun venia

Onestamente

e con savio parlare pria


,

Di molte cose domanda ndol


D' Emilia

trascorrea nel ragionare


s'

E domandava

ella fosse

fia
,

Nelli tempi vicin per maritare

d' altre cose circustanti molte

;
.

Bench

ci gli avvenisse rade volte

3i

Ma

li

dolenti fati
d'

qua* tirando
9

Gian

una in
il

altra miseria costui

Vegnendosi

suo Cnc appropinquando

Con poca

festa rallegra vau lui


1'

Diversamente

opere menando

Quando
Finch

per esso e quando per altrui


al

veduto termine pervenne,,


'1

Dove

si

ruppe

CI che 'n vit

il

tenne

lOCC, LA TESEIDE

rio

LA TESEIDE
3a

Per avventura un di
Penteo solelto
alla

com' era usato


marina gio
,

E E

'n verso

Atene col

viso voltato

Mirava fisamente e con


quasi
il

disio

^
,

vento eh* indi era spirato


,

Pi eh'

altro gli pareva mite e pio


,

Ei ricevendol

dicea seco stesso

Questo fu ad Emilia molto presso

33

mentre che

'n tal guisa

dimorava
al

Una

barchetta dentro
essa

porto entrare
,

Vide : laonde ad

s*

appressava

cominci di loro a domandare


'u essa stava
,

D' onde venieno; ed un che


Disse
:

d*

Atene
j

e l

crediam tornare
,

Assai di corto

s*

tu vorrai venire
,

Qui

su potrai con esso noi salire

34

colai voce sospir Penteo

Poi
Il

tratto

quel da parte
era di

pianamente
,

domand che

Teseo

E E

di pi cose diligentemente
gli

Alle qua' tutte que'

soddisfeo
,

poi della reina ultimamente


della bella Emilia
al

domandando

Cosi rispose quegli

suo domando

LIBRO QUARTO

i3i

Qualunque iddea
Nel cospetto di

nel cielo pi bella


lei

parrebbe oscura
,

Ella pi chiara che alcuna stella

dicesi

che mai bella figura


:

Fosse veduta tanto com' quella

Ver
h'

che per la sua disavventura

altr' ieri

mori Acate

a cui sposa
.

Esser doveva quella fresca rosa

36

Ed

altre cose

molte pi

gli disse

Le qua' mison Penteo in gran pensiero E '1 tramortito amor quasi rivisse
,

il

disio pi focoso e

pi fiero
^
:

Parve subitamente divenisse

ci gli parve a sostener leggiero

'n s

conobbe che

in tal disiare
f'

Non

potrebbe or come gi

durare

.>37

E'

si

sentiva

si

venuto
si

meno

Che appena

poteva sostenere

Onde se quelle pene che '1 cocieno Non mitigasse d' Emilia il vedere
,

Assai in breve lui ucciderieno

Perch diliber pur di volere


In ogni

modo

ritornare a

Atene
pene

Ad

alleggiare o a finir sue

i3a

LA TESEiDE
38

Fra
1'

dicendo

i'

son

si

trasmutato
,

Da

quel eh' esser solca


,

che conosciuto
,

non sar

e vivr consolato del

Me ristorando
Vedendo
Il disio
il

male

eh'

ho avuto

beli* aspetto ove fu nato


:

che mi tiene ed ha tenuto

s'

al servigio di
,

Teseo potessi

Esser

non

so

che poi pi mi chiedessi

39
Se
forse
si

crudel la mia ventura


,

Ch'

i'

sia riconosciuto

e'

m'

il

morire

Pi grazioso che

vita si

dura
:

Com'

io fo

sempre mai languire


,

E poi su tal proposta si assicura E si dispon del tutto a ci seguire E niill* anni gli par che quello sia
Tanto vedere Emilia
egli disia
.

40
E' non tard di mettere ad effetto Cotal pensiero anzi commiato prese
,

E E

in ver di quella navic soletto


in pochi giorni
11

giunto discese
,

In maniera di povero valletto


:

E in Atene con tema si mese E acci eh' egli Emilia vedesse


Stette pi di n fu chi
'1

conoscesse

,, ,

i^iBRO

QUARtO

i33

Quando s' avvide ben eh' era del lutto Fuor delle menti di tutte persone E che V angoscia e '1 doloroso lutto

Or

gli

tornava in consolazione

Disse fra s : ancor sentir frutto

Della mia lunga tribulazione

la

fortuna

me

stata

nemica
amica
.

Soit' altro aspetto

mi

fia forse

Quindi

agli eccelsi

templi se ne gio
,

Del grande Apollo


S' inginocchi
,
i

e innanzi alle sue are

e con sembiante pio


suoi preghi donare
, ,

Volendo quivi

Subito molto pianto lo impedio Venutogli da nuovo

ammemorare
e quel che ora egli era

Quel

eh' e gi fu

Poi cominci in

s fatta

maniera

O luminoso
E E
'1

Iddio che tutto vedi


'1

cielo e

mondo

l'

acque parimente
,

con luce continova procedi


t'

Tal che tenebra non

resistente

E si

tra noi col tuo girar


e' ci

provvedi
,

Ghed

nasce e vive ogni semente

Volgi ver

me

il

tuo occliio pietoso

a questa volta

mi

sia grazioso ^

. ,

iS;i

LA TESEIDE

A me

non legn

n fuoco n incenso
,

Non degno armento alla tua deitat Non lauree corone ed or pur censo Mi fosse a soddisfar necessitate^

quinci vien che con giusto compenso

Non

son da
tei
ti

me
,

le

tue are onorate

tu

vedi

che di ci ingannare
'1

Non

potrei perch"* io

volessi fare

45
Di lagrime
,

di affanni e di sospiri

D' ogni infortunio e povert te

intera

Son

io fornito
,

e ancor di disiri

D' amor

vie pi
te
,

che bisogno non m' era


giri
;
,

Di questo a

che V universo

Vo

sagrifzio

con nuova maniera


,

Prendigli per accetti

i'

te

ne priego

Ed

al

mio domandar non metter niego

46
Siccome
te

alcuna volta
il

Amore
,

Costrinse

chiaro cielo abbandonare


di pastore

E lungo Anfriso in forma


Del grande Admeto
Cosi or
gli

armenti guardare

me
al

il

possente signore
fatto ritornare
f*

Qui

in

Atene ha

Contra

mandato che mi

Teseo

Allora eh* a Peritoo

mi rendeo

LIBRO

QUARTO
4?

i35

bench angoscia trasformato m' abbia


Il

nuovo nome

di ci

cV io

solca

Altra volta esser la smarrita labbia

Prego mi serbi

o nuova in

me
mi
,

la crea

Sotto la qual coverta la mia rabbia

Vedendo Emilia

contento
sia

stea

Ed

a servir

Teseo
11

ricevuto

Senza mai esser

riconosciuto.

48
Se ci mi
fai
,

ed

io sia rivestito

Giammai

del
.

mio

siccome tu

se'

degno

T' onorer

Ed

egli fu esaudito
,

D' ogni suo prego

conobbene segno
,

Perch del tempio

tosto dipartito

fornir sua intenzion pose


si

V ingegno

Poi

pens come fatto venisse

Ch'

esser potesse

che Teseo servisse

U
Com'
egli avea

con seco immaginato


1'

Cosi V immaginar segui

effetto

-,

s'

egli avesse a lingua


gli sarie si
e'

domandato
j

Non

ben venuto detto

Perocch'

fu con Teseo allogato

N fu dell' esser suo preso sospetto N domandato fu chi fosse o d' onde
,

Cosi le cose

gli

andaron seconde.

i36

LA TESEIDE
So

E' non fu prima a

tal partito

giunto

Che
Si

'l

suo aspetto u poclietto pi cliiaro

f',

che pria parea


il

cosi

compunto

E
l

dipartissi

suo dolore amaro


,

qual

1'

avea col lagrimar consunto


forza ripigliaro
5

E le sue membra
Ma

tutte altre allegrezze furon nulla

A petto a

quando

e'

vide la fanciulla

5i
Teseo facendo una mirabil

festa
f'

Tra

le altre

donne Emilia

venire

5
,

La

qual pi
,

eh' altra leggiadra

ed onesta
,

Piacevol

bella e molto da gradire

Ornata

assai in

una verde
e

vesta

Tal che

di s a ciascun faceva dire


,

Lode maravigliose Che veramente eli'

tal

dicea
.

era Citerea

5:

Ma

oltre a tutti gli altri

con disio
,

La rimirava
Sed
e'

pi lieto Penteo
,

Dicendo seco : o Giove

sommo
, ,

iddio

mi

fa ornai

morir Teseo

Alli tuoi regni me ne verr io Omai non mi pu nuocer tempo

reo,
,

di buon cuor perdono

alla fortuna

Se mai

di

ml mi fece cosa alcuna

. ,, ,

LIBRO QUARTO
53
PoicU' ella

lj

mi ba condotto
il

a cotal porto

Che

veggio

chiaro viso di colei


diletto e

Ch' sommo mio

mio conforto
omei

Fuggan da me
Fugga
il

gli sospiri

e gli

disio

che aveva d' esser morto 5


il

Siemi ben

sommo
basti
;

rimirar costei

Questo mi

dicendo

fiso

Sempre mirava

1'

angelico viso

54
Maggior
letizia

non credo

sentisse

Allor Tereo, quando

gli

fu concesso
gisse
,

Per Pandion che Filomena

Alla sua suora in Tracia con esso

Che

or Penteo

ma come
gli

che avvenisse,
,

Essendogli ella non molto di cesso

In ver di lui alquanto

occhi alzati

Ebbe

li

suoi di botto affigurati

55
Mirabil cosa a dir quella d' amore

Che rade volte che la cosa amata Quantunque eli' abbia mal abile il
D'
esser per tal oggetto

core
,

innamorata

Pur

nella

mente porta
ella si
,

i*

amadore

quantunque

mostri adirata

Non

le dispiaccia

e se non

ama

altrui

Poco o

assai

conyien ch'ami colui

38

LA TESEIDE
56

Era , com*
Emilia
,

gi dello

giovinetla

tanlo ch^ ella


nel core

non

sentla

Quanto

amor punge

e dlelia

Allor che prima Arcita n' and via

Lei rimirando
11

come

su

si

detta

quale ancor che la fortuna ria

Cosi deforme V avesse rendalo

Da

essa sola fu riconosciuto

57
Ella noi vide prima
,

che ridendo

Con
Il

seco disse

questi queir Arcita


:

quale vidi dipartir piangendo


misera dolente
fa egli
la

Ah
Che

sua vita
e'

qui
e*

o che va

caendo

Non
La

conosce

che

se fosse sentita
,

sua venuta da Teseo


,

morire
?

Gli converrebbe

od

in prigion reddire

58

Ver

che tanto fu discreta e saggia


di ci

Che mai

non parl a nessuno

Ed

a lui fa

sembianti che non l'aggia


in luogo alcuno
:

Giammai veduto pi

Ma

ben

si

maraviglia quale spiaggia


l'

Di bianco

abbia fatto cosi bruno


,

E dimagrato

che par pur


,

la

fame

Nel suo aspetto

e pien di tutte

brame

.,

,,

LIBRO QUARTO

iSg

Incominci

il

nobile Penleo

Ammaestrato da fervente amore


SI a servir sollecito

Teseo
,

Ed

ciascun degli
egli in tutto

altri

per onore
il

Che

suo segreto

feo

Amando

lui pii eh' altro servitore,


l'

simile

amava
,

la

regina
la fantina
.

Di buon amore

ed anco

60

bench

la fortuna

1'

aiutasse

fosse a lui

benigna ritornata

Mai

dal diritto senno lui


fece folleggiare

non

trasse
:

'1

una

fiata

E posto

che ferventemente amasse


voglia celata
,

Sempre teneva sua


Bench
facesse per

Tanto che alcun non

se n' accorse
assai

mai

amore

61
Siccome
i'

dico

saviamente amava

N si Ed a

lasciava a voglia trasportare

luogo ed
,

tempo rimirava
ben
lo sapia fare
;

Emilia bella

Ed

ella savia talor se n'

andava
fosse

Mostrando non saper che

amare

Ma
Ch'

pur

1'

etk gi era innanzi tanto

ella di ci

ne conosceva alquanto

i4o.

LA TESE IDE

Esso cantava e faceva grau

festa

Faceva prove e

vestia

riccamente

di ghirlande la sua

bionda

testa
,

Ornava e

facea bella assai sovente

in fall d'

arme facea manifesta


,

La sua

virili

che
,

assai era possente

Ma

duol sentiva

in

quanto esso credea


'1

Emilia noQ sentir per cui

facea

63

Ed e* non gliele ardiva a discoprire Ed isperava e non sapea in che cosa


,

Donde

sentiva sovente martire


la
li

Ma
Che

per celar
lasciar

sua voglia amorosa


sospir fuori uscire
l'
,

E per

facean troppo

anima angosciosa
in

Avie in usanza

talvolta soletto

D' andarsene a dormire

un boschetto

64

E questo aveva in
Ed era
si

costume di fare
,

Nel tempo caldo

eh' era fresco

il

loco

rimoto dell' andare


,

Di ciaschedun

che ben poteva

il

foco

D' amor con voci fuor

lasciare andare^
:

Ed

a sua posta lungamente e poco


dalla citiate

non era lontan

Pi

di tre miglia giuste e misurate

LIBRO QUARTO
65
Egli era bello
,

t4i

e d' alberi novelli


,

Tutto fronzuto e di nuova verdura

Ed
Che

era lieto di canti d' uccelli

Di chiare
sopra

fonti fresche a dismisura


l'

erb^ facevan
d' ogni

rusciT
:

Freddi e nemici
Conigli
,

gran calura

cervi

lepri e cavriuoli
co' lacciuoli
.

Vi

si

prendean co' cani e

66
Com* io dico in quello assai sovente Quando con arme e quando senza
,
,

gire

Penteo usava
Sotto

e 'n su
si

V erba

recente
;

un

bel pino

ponea a dormire

ci invitato dall'
:

acqua corrente
del suo disire

Che mormorava
Focoso
,

ma
s'

prima che

addormentasse
lamentasse
-,

Con Amor

convenia

si

6j

cosi

cominciava
pensava,
in

egli a parlare

r non
Tanto
Ch'
al

Amor
d'

che tu potessi
,

un cuor

un uomo adoperare
si '1

piacer d' una donna


altra cosa
il

traessi

Ch' ogni

facessi obliare

E 'n

potenza di

lei tutto '1

ponessi
il

Come hai Che altro

tu posto lutto quanto

mio

che servirla non

disio

,.

4d

LA TESEIDE
68

Ma

tu

m* hai
io

fatto In

alcun caso torto

Perocch' io

amo,

non son punto amato


d' aver conforto
, ,

Ond*

non spero mai


s

Ed hamml
Che
dir

tutto
,

ardir levato

non so

e tu le ne se' accorto

Perch troppo

ro' hai posto in alto stato


si

A quel che
Ch'
io

mia fortuna

conviene

non 8on ricco

d' altro

che di pene

69 Deh quanto mi saria stata pi cara La morte , che aspettar la sua saetta

Oh quanto dicer
Qualunque
Perocch in
essa

pu che V abbia amara

quel che dolente

aspetta
,

-,

poco ben ripara


getta

A rispetto del male ch'ella


E per s*
Vedendo
io

mi dolgo

n*

ho ragione

me

legato in tua prigione

Ma

tu se' tanto e tal

caro signore

Ch' ogni mia doglia puoi volgere

in pace
,

Facendo
Qual'

eh' ella

me
al

senta nel cuore

ella
,

dentro

mio

sentir si face
,

Ed

io

siccome umile servidore


il

TI prego

facci

Amore

se

ti

piace

Deh

chi sar di

me

poi pi contento
lei

Se per

me

prova quel che per

sento

LIBRO QUARTO
7
Io viver tutto

i43

tempo

gioioso

N
Io

biasmer giammai tua signoria


ti

far sagrifcio pietoso


,

SigQor mio caro

della vita

mia

sempre

il

tuo onore ia grazioso


lieto cantato fa
,

Verso da

me

Adunque fallo se di me ti cale Ch' io mi consumo per soverchio male

7^
Questo ripete spesso
,

con
,

sospiri
s

Chiamando Emilia
Istanco tutto quivi

e nel dir

contenta

E quasi in mezzo delli


si

suol martiri
;

addormenta
etemi

mentre

il

ciel co' suoi

giri
,

L' aere tien di vera luce spenta


Si stava
,

sempre

si

svegliava allora

Che da Titon

partita vien

P Aurora

73
Allor sentendo cantar Filomena
,

Che

si fa lieta
,

del morto

Tereo

Si drizza

'1

polo con vista serena

Mirato un pezzo lauda Penteo La man di Giove d* ogni grazia piena Che lavoro si grande e bello feo
;

Poi ad Emilia

il

suo pensier voltava


si

Vedendo

Cilerea che

levava

44

LA TESEIDE
74

Mostrando InaanzI
Alla qual
gli

al

Sol la sua chiarezza

occhi d' Eoiilia lucenti


la

Assomigliava e

mira bellezza

gli augelletti

del giorno contenti


in su'
i

Davan cantando
Perch a Penteo

rami dolcezza
pii!i

pensi er
,

cocenti

Si facevan ogni ora

e pi a quelli

Davan

gli

orecchi

si li

parean

belli

quando aveva gran pezza


Mirava
in verso
,

ascoltato

il

cielo

si

dicea

O chiaro Febo
tutto
Del cui
'1

per cui luminato


,

mondo e valor m' ha

t\i
'1

piacente Iddea

tuo figliuol piagato

Vie troppo pi che


Mettete in

io

non mi credea
,

me

del vostro valore

Che

io

non pera per soverchio amore

76 Deb
date al

mio amor

fine piacente

Si eh' io non

mora per

fedele

amare

Per giovinezza Emilia non sente

Che

cosa sia ancora innamorare^

N come piace conosce niente Se ad Amor non gliel fate mostrare

Ed

io

non

1'

oso pi fare assentire


.

Tant' la mia paura del morire

LIBRO QUARTO
77

i45

cosi vivo in speranza

dubbiosa

'1

mio adoperare
ti

senza frutto

Perch' io

prego

o Venere amorosa
j

Entrale in core ornai

me ,

che

tutto

Son senza
Senta
si

fallo

suo

fa'

che pietosa
:

che si termini il mio lutto Febo la fa' tanto discreta Che la mia voglia in s ritenga cheta
tu
,
,

78

queste e altre pi parole ancora

Metteva in nota lo giovine amante

Ma dopo che vedea chiara V aurora E le stelle partite tutte quante


,

Senza far quivi pi lunga dimora

Ad Ed
Per

Atene tornava
alla

assai festante

zambra
,

del signor n' andava


se nulla bisognava

lui servir

79
Questa maniera teneva Penteo

Molto sovente fuor

d' ogni
il

paura

5
,

Ed

a grado servendo

buon Teseo
cura
e questo reo

Di suo amore ognora

a vie pi
5

Ma poco
Una
Cosi

ne avanzava
;

Gli parca molto

onde di sua ventura

mattina con grieve parlare


si

cominci a rammarcare

BOCC. LA TESEIDE

IO

46

LA TESEIDE
do

misera Fortana

de' viventi
!

Quanto

dai moti spessi alle tue cose


li

E come abbassi E quando vuogli


Le
Di
vilissime fai
,

sangui e le genti,

ancora graziose
e

non consenti
:

leggi avere in s maravigliose

Siccome

uom

vede in

me

che son verace


.

Esempio

del girar che fai fallace

8i

Di

real

sangue

lasso, generato
,

Venni nel mondo

e d' ogni pena ostello

con gran cura in ricchezze allevato


citt di
:

Nella
Vissi

Bacco

tapinello
,

e con gioia venni in grande stato


al

Senza pensar

tuo operar fello


,

Poi per altrui peccato

non per mio

La

gioia e

il

regno e

'1

sangue mio perio

82

fui del

campo per morto


,

doglioso
,

Ferito
11

tolto e recato a

Teseo

qual siccome signor poderoso


gli
,

Come
Quivi
Per

piacque imprigionar mi feo


,

per farmi peggio

V amoroso

Dardo mi entr

nel cor focoso e reo

la bellezza d'

Emilia piacente
si

Che mai

di

me

non

cur niente

, ,

. .

LIBRO QUARTO
83

il^-j

E cominciai
Per
tal

di

nuovo a
,

sospirare
,

cagione

ed a sostener pene

N mi
Di

pareva assai avere a fare

sostener di

Teseo

le

catene ;
cacciare
,

Delle qua* Peritoo

mi

f*

Onde convenne

partirmi d' Atene

Credendo aver mio

affare migliorato

E di gran

lunga

il

trovai peggiorato

84
Ch' io mi
ritrovai

pover pellegrino
,

Del regno mio cacciato

e per

amore
)

Gir sospirando a guisa di tapino

dove

altra volta fui signore


,

Servo divenni
Della fortuna

per lo gran dichino


e

non potendo

il

core

Pi

sofferir

da Peleo

f' partita

Penteo essendo tornato d' Arcita

85

si

d'

Emilia

strinse la bellezza

Che

di Teseo cacciai via la paura

E qui mi misi per la mia maltezza A ritornare con mente sicura


,

Essendo suo nimico

alla

sua altezza

Divenni servidor con

somma

cura
,

Si eh' io Emilia vedessi sovente

Colei eh' donna mia veracemente

,,

i/iS

LA TESEIDE
86

Ed

essa

oim
si

del
,

mio grave tormento


;

Nulla

cura

n pensa esle cose


al

Sicch io servo vie peggio che

vento
:

stonne sempre in pene dolorose


or

Ed Ma
Gli'

mi

avesser sol fallo contento


,

D' un
tu

bel guardarmi le luci amorose


,

crudel Fortuna

mi

ci

nuoci

oguor con nuovo fuoco e pi mi cuoci

7
Di
tnnto sol seconda
'1

mi
hai

se* slata

Che

nome mio
m'

ben tenuto cheto


,

Ed

baimi ancor tanta grazia donala


al servir

Che

hai fallo mansueto

di

Teseo

la grazia

mi

hai prestata
lieto
:

Di che

io son

venuto molto
,

Ma

tutto nulla
io

s'

Emilia non

fai

Che come

V amo conosca oramai 88

Io ardo e incendo per

lei

tutto

quanto

di n notte

non posso aver posa


in sospiri

Ma mi

consumo

ed in pianto
,

N mi pu

confortare alcuna cosa


,

Se non Emilia

cui io

amo

tanto

Mostrandomi
Riprendo

la

sua faccia amorosa


,

Dalla qual morto


,

lei

mirando

vita
.

tanto speranza

m'

aita

LIBRO QUARTO
89
Cosi di sopra dall' erbe e da'
fiori

149

Penteo la sua fortuna biasimava

Un

bel mattino al venir degli albori

Allorch per ventura indi passava


Panfilo
,

eh' era
,

1'

un

de' servidori

Di Palemone

e intanto ascoltava
il

Dello scudiere

gran rammarichio

Di sua fortuna

ed anche del

disio

90

E fra s
Chi

stesso si

fu ricordato
,

fosse Arcita

ed udi che Penteo


s'

Nel suo rammaricar

era chiamato
;

Per che tantosto lo riconosceo

E molto seco
Com
Non
egli

s'

maravigliato
la
,

avea

grazia di Teseo

disse nulla
,

ma

ver

la

prigione
.

Se ne torn

per dirlo a Palemone

9*

Ma

il

giovane Penteo di ci ignorante

Come

fu ora in Atene sen venne

con allegro viso e con festante


il

AI luogo ov' era

suo signor pervenne


,

Col qual di molte cose ragionante

Siccome

egli era usato


lui g a

si

ritenne

Poi partito da
S' Emilia

sapere

un poco

potesse vedere

LA TESEIDE

LIBRO QUINTO
ARGOMENTO

Marte che troppo 5' era riposato , Entrato in Palemon nuovo sospetto , // suo compagno udendo ritornato , Dimostra il quinto a lui entrar nel petto
,

Quindi dichiara

V ingegno
il

trovato
:

A sprigionarlo dal savio valletto


Poi dal medico suo

mostra armato
al boschetto
"*/
.

E lui orante conduce


Poscia le lor carezze , e

quistionare
,

ly ognun voler Emilia e ^IJiero Marte Pu chiaro assai chi piti legge trovare Quindi venendo Emilia d' una parte
,

f^edendo lor

Teseo fece chiamare ^

Il qual con patti lor

gi noti sparte

imase Palemoa

partito Arcita
,

Com'

gi detto di sopra
la

ia prigione
,

poco cara aveva

sua vita

Tanto
Ch'

sentiva pi sconsolazione
5

altro

e simile per la dipartita


'1

La qual

'1

suo compagnone y tempo suo In lagrime e in sospiri


gi fatta avea

Tutto spendeva pien d' aspri martiri

LIBRO QUINTO

Ih parte paurosa gelosia

Lo

stimola che Arcita dell'


forse rivestito fia
,

amore
,

D' Emilia
Per suo

sollecitar

di pregion fuore
si

quinci pensa che Arcita

sa

Dileguato del

mondo per
,

timore

DelP aspra morte

che Teseo dicea


.

Di

dargli

s'

egli

giunger lo potea

Poi d' altra parte lo stringeva assai

Amor

pi che V usato

e disiare

Gli facea ci che a lui non parca mai


Possibll di potere approssimare
:

Speranza d'

altra parte

li

suoi guai
:

Faceva alquanto pi
Cosi di cose varie
si
,

lieve passare

gravava
e simil
si

Dentro

al

pensiero

allegrava

pur portava nel core speranza

Che

di pregion

quando che
crede

sia

uscirebbe
,

Della qual fuor, l'amor della su' amanza

Senza alcun

fallo

acquisterebbe

quasi

gli

parca senza fallanza


la

Ch' ancor nel mondo per sua

terrebbe^

Ed

in tal guisa sua vita

menando

Viveva in doglia, e

in gioia talor stando.

,,

ifil

LA TESEIDE
5

Al qual Panfil tornando del boschetto

Venne

in prigione

e d' una parte

il

trasse

E
*

ragionando con esso soletto


'1

Molto

preg che non


,

si

sconfortasse
,

poi

gli disse

senza alcun difetto


Arcita
;
,

Come conobbe
Del suo parlare

e ci che trasse

e eh' e' servia dir Penteo


.

Teseo

faciesi

per

nome

6
Maravigliossi

Palemone
,

assai

disse
io

Panili

guarda non

errassi

Che

non credo che Arcita mai

tu n altri per
:

qua

lo scontrassi
si

Rispose Panfil

certo

scontrai
stassi
:

Ed

egli

ancora nel boschetto

bench molto
pure d' esso
,

sia trasfigurato

tanto

T ho mirato

Palemon

disse allora

grande amore

E poco senno

cel fa

dimorare

Che se venisse all' orecchie al signore Il mondo tutto noi potria campare :

O sommo Giove
Al suo
disio
si

quanto

1*

amadore

lascia tirare
s'

quanti ingegni

usan per venire


1

All'

amoroso

fin di tal disire

LIBRO QUINTO
8
Poi disse
Paafl

i53

guarda che non

sia
:

Sentito da nessun ci che in' hai detto

Che

posto eh' egli a


lui

me
,

per gelosia
3

Senza colpa di

mi

sia sospetto

Per uscir di prigione

in fede

mia

Io non vorrei eh' egli avesse difetto

Se

g' iddii
il

r aman pi che
,

me non
danno

fanno
.

Abbiasi

pr

mio

si sia il

9
Poi cominci a pensar fortemente

Sopra r

affar d' Arcita

innamorato

E E

crede che d' Emilia veramente

11 lieto

amore

egli
:

abbia guadagnato:
lasso
,

poscia dice

oim

dolente

In che mal punto nel

mondo

fu' nato
,

Ch'

io

amo

e sto in prigione

e altri face

Quel

eh' io facendo poria sentir pace

IO,

Ed

un poco di speranza Riraasa o mi venisse dell' uscire Di questo loco mi crederrei sanza
or
fosse
, , ,

mi

La

doglia che io

ho

gioia sentire

Ed

ancora

la

mia somma intendanza


fallo crederrei fornire
:

Senza alcun

Ma
Ch'

si
i'

m'

gran nimica la fortuna

a' uscir

quando

star la luna

. , ,. ,

i54

LA TESEIDE
li

s'

io di quinci uscissi per ventura io sapesse

D' A reit converria che

Su buon cavallo con forte armadura Quel che tra lui e me esser dovesse Dell* amor della nobil creatura Che mi fa sentir pene cosi spesse E fermamente ella mi rimarrebbe
,

O sopra

il

campo

l'

un
la

di noi

morrebbe

Ma come avrei ardire contro


Che per
uscirci

a lui
tentai?

giammai non

Ed

el

non

cura lo star

con colui
,

Ch' suo nimico per vederla e mai

Non ha
Per

posato di servire altrui


?

servir lei

Ed

io
,

per trarre guai


piuttosto

Ho

speso

il

tempo ove dovea

Voler morir che tanto

star nascosto

E siccome Tesifone
Dov'
egli

chiamata

Dal cieco Edippo neV oscura parte


lunga notte avea menata

A' due

frate' del

regno con sua arte

Mise r arsura^

cosi in lui entrata


'1

Con quel

velen che
,

suo valor comparte


:

D' Emilia aver

dicendo

signoria

N more

sta

bene in compagnia

LIBRO QUINTO

i55

E subito cosi cambi pensiero E chiam Panfl di cui si fidava E disse amico mio sappi per vero
'1
,

Che troppo qui

lo

dimorar mi grava
disire intero

E per
Venga ,
Prigion

fa'

che

il

mio

se puoi, s eh' io di questa prava

mi

parta

e possa conquistare
se e'
si

Per arme Emilia

pu

fare

Questo pensier di nuovo m' venuto

E
E

senza fallo

il

metter ad

eiFetto
,

se e' fia per ventura saputo


sia

Prima che

con

1'

opera perfetto

Da me

si

dica che
:

sia

proceduto

Ci che

farai

ched

e'

mi
tal

fia diletto

Morire anzi che stare in


Perocch' io fo
il

tormento
.

di

ben morti cento

i6
Panfil rispose
:

caro signor

mio

,
:

Morir per voi a

me
si
1'

sarebbe vita

per penser

eh' al disio

Di

voi dar possa

opera compita
ornai
,

Awegnane che puote

che

s'

io

Ne

dovessi morir
:

darovvi uscita

Di questo luogo

onde

vi confortate
.

di cor lieto alquanto v' aspettate

i56

LA TESEIDE

Egli usci fuori e gio in luogo solo

'n fra s stesso cominci a pensare


gli

Prima

venne nel pensiero


f*

il

volo
;

Che Dedal

con Icar per campare

Ma
S'

noi vide possibil; poi d' imbolo


lui di prigion cavare
5
,

immagin
non
gli

Ma

parve via ben ben sicura

Per non

se

ne mise in avventura

1:

Similemente pens per danari


Voler corromper
le

guardie vegghianli
^

Sentendo loro in generale avari

Ma

mal

pareagli a fidarsi di tanti


11

Quanti di nuovo

venian vicari
stanti
:

Senza lunga dimora essere

in breve

non vedea

di poter fare
trattare
.

Ci che intendea colle guardie

19

Ma

pur

gli

venne un

modo

in

pensamento
j

Che
Il si

in fra gli altri gli parve migliore

E dopo

molto dlsaminamento

ferm con ordine nel core 5


il

Pensando che

suo intendimento
,

Saria fornito e quel del suo signore

Al

qual n' and la dov' era prigione


cosi

cominci a Pale mone

, . ,

,.

LIBRO QUINTO
20
E' non guar che qui venne Alinrielo

iS;

Di medicina maestro sovrano

Uom d' alto senno e di vita quieto E so che desso fu nostro Tebano E puogli uom ben dire ogni segreto E da lui prender buon consiglio e sano
:

l'

Questi

ei

fornir
;

il

nostro fatto

Per mio avviso

e udite in che atto

ai

Che

voi vi infingerete esser malato


le

In sul mutar che

guardie

si

fanno
,

Ed Ed

io avraggio

bene

lui informato
,

avvisato dello nostro inganno

E
Ei

incontanente a voi P avr menato

Perch de' curi voi del vostro affanno


vestir gli

panni miei
,

e voi
i

Siccome mastro

vi vestite

suoi

aa

senza fare alcun dimofitramento

Con

lui fuor ve n' uscite

baldanzoso

E me
Essi

lasciate qui senza


,

pavento
;

In vostro loco

e dite eh' io riposo

non
vi

fien di tanto

avvedimento
:

Che
Voi

conoscan se voi uscite oso

Poi se Arcita volete soletto.


'1

troverete nel lieto boschetto

, ,

j58

la TESEIDE
a3

Tu

hai ben detto

disse

Palemone

5
.

Per metti ad

effetto

queste cose

Ammalato si fece alla stagione Che Panfilo con lui insieme pose

Panfil senza
Ad
Alimeto
il

far dimostrazione

loro affar dispose

Egli era a Paleraon fedele amico


Disse
:

i'

son presto

e farol com' io dico

ai
Panfilo allor
si

cominci a dolere

Con Con

que' eh' avean Palemone a guardare


:

Del suo signore infermo


lor
si

ed a sedere

pose

f'

vino arrecare
,

A gran

dovizia

e cominciaro a bere

Perocch non

1'

avevano a pagare

Senz' ordine nessun n' hanno cioncato

Tanto che ognun

s'

bene inebriato

5
Allora Panfil
Il
f*
'1

mastro venire

qual

vi

venne molto lietamente


il

E tosto de' suoi panni f' vestire E Palemone ancor similemente


Di
que' del mastro fece rifornire }
senza pi dimorarvi niente

Palemon fatto medico assai lieto Fuor di prigione usci con Alimeto

LIBRO QUINTO
a6
Le
guardie allora incontro
gli si

iSg

fanno
stava
j

del prigion
e'

domandan come
,

Ed
E'

con fermo viso

dell'

inganno

Che

Panfil fatto aveva


:

ben

s'

addava
,

disse

certo egli

ha

assai affanno
si

Ma

al presente
il

alquanto

posava
,

Per

lasciate questa notte stare


il

Domattina

verr a ricercare.

7
Lasciato adunque
il

suo buon servidore


,

Palemon

in prigion
all'

col suo maestro


,

Andossene

ostiere
'1

e di

buon cuore
,

Dimenticato gi

tempo

sinestro
1'

Dormi alquanto
Vicino
al giorno

e gi vegnenti

ore

su

si

lev destro

Fessi dar

arme

buon

cavallo ancora
.

Cominciossi ad armar senza dimora

a8
Alimeto sapeva
il

convenente
gli

Siccome Palemon
Perch' egli
'1

avea contato
,

lasci fare

e prestamente
,

Ben

l'

aiut

perocch n* era usato


d'

E quegli usci
Ed
in verso
il

Atene di presente
s'

boschetto
si

avviato

L dove
Sicuro

Arcila allora

dormia
.

si

come

faceva in pria

ifi

LA TESEIDE

Cheto era

il

tempo

e la notte le stelle
:

Tutte mostrava ancora per lo cielo

'1

gran Ghiron Aschiro avea con quelle


seco
il
il

Che vanno
Conforta
,

pianeta che
le

'1

gelo

quale

sue corna belle

Coperte aveva col lucente velo ;

E quasi piena ov' Zenit facea E ciel nel mezzo cerchio rilucea
,

'1

3o
Inver la qual
poi
1*

ebbe rimirata
dire
:

Alquanto

Palemon cominci a
,

di

Latona prole inargentata


i

Ch' or meni

passi miei senza fallire


,

Colla tua luce meco accompagnata


Piacciati alquanto
li

miei preghi udire ;


,

come in questo se' ver me pietosa Cosi mi sii nel!' altro graziosa
3i

lo vado tratto da quella fortezza

D' amor che

trasse

Fiuto a innamorarsi
,

Sopra Tifeo della tua gran bellezza


Allor che tu ne* prati con
Passi ten givi
,

iscarsi

alla tua

giovinezza
sparsi
5

Cogliendo

fiori

per

li

campi

Acciocch

per battaglia possa avere


sol

y amor di quella

che m' in calere

LIBRO QUINTO

16

Guida
Pi

li

passi miei

come
fa'

facesti
i

volte in
col

mar

di

Leandro
che mi

lacerti

E
E

padre tuo

presti

Quella virt che

fa gli

uomini

esperti

come

tu del

lume tuo mi

vest

Cosi da' colpi

i membri fa' coperti Che mi dar V avversaro potente


,

Sicch di lui ne rimanga vincente.

33
Mentre cbed
e' cos

dicendo andava
gli alberi

Giunse nel bosco per

ombroso
,

E
E
S'

con intero sguardo

in quel cercava
:

Acciocch Arcita trovasse amoroso

mentre in dubbio fortuna


avvenne sopra
'1

il

portava

prato

ove riposo

Prendeva Arcita

eh' ancora

dormiva
,

E Palemoa

vegnente non sentiva

34

E poich

fu di sopra alla rivera

Sotto al bel pino in su le fresche erbette

Che aveva

11

prodotte primavera
;

Vide dormire Arcita

onde

ristette

Ed appressato quasi dov' egli era , U rimirava ed a ci molto stette


,

E si nel

viso gli parve


1'

mutalo

Che non

avrebbe mai rafllgurato

BOCC. L TESBIUE

I I

iGHr

l^A

TESEIDE
35

Ma

Febea che chiara ancor Iucca


il

Co' raggi suoi

viso gli scopria


,

Sicch aperto Palemon vedea


^erch
*1

risomigliarlo gli fuggia


l'

Ma

poich alquanto mirato


la

avea

In s

sua effigi risentia


fra s
:

Perch disse

esso per cerio

'1

pu

celar la barba end* coverto

36

E tol

voleva mica risvegliare


lui
si

Tanto pareva a
Soavemente
Allato a lui
,

ched

e'

dormisse

ma

pose a stare
.*

e cosi fra s disse

O beli* amico
Se
al

molto da lodare
ti

presente tu

risentisse
si

Tosto credo

fra noi

finirebbe

Qaal

di noi

due per donna Emilia avrebbe

?i?

Iti

questo

il

giorno a fare era gi presso

Ed

a cantar gli uccelli

han cominciato
,

Perch Penteo risentendosi adesso


In pie
si

fu prestamente levato
,

Ver Palemone che venia vers' esso Con maraviglia tosto s' voltato
,

disse: cavalier

che vai cercando


si

Per questo bosco

armato andando

. ,

LIBRO QUINTO

iG3

A cui

tosto rispose

Palemone

Cosa del

mondo

nuli' altra cercava


,

Se non

di trovar te
,

o compagnone
,

Questo voleva

e questo disiava
prigione
il
;

E per son uscito di E poi benignamente


Penteo
gli

salutava

rispose al suo saluto

tostamente V ha riconosciuto

39

insieme

si

fer festa di
si

buon cuore
narraro
:

E Ma

li

loro accidenti

Palemon
:

che tutto ardea


,

d'

amore
,

Disse

or
s

m'

ascolta

dolce amico caro

Io son

forte preso dal valore


,

D' Emilia bella col visaggio chiaro Ched io non trovo di n notte loco
Anzi sempre ardo in amoroso foco

E tu SO eh' ancor
Ma
Perch' io
ti

1'

ami similmente
ella esser

;
:

pi che d' uno

non poria

prego molto caramente


:

Che tu consenta che ella sia mia E' mi d il cor di far s fattamente
Se questo
fai
,

che quel che ne disia


n' avr senza tardanza

Di

lei il

mio cor

Lasciala

dunque

me

sol

per amanza

i64'

LA TESEJDE
4

Quando Penteo
Tutto
si

queste parole intese


,

>

tinse

e divenne fellone
il
:

E d' ira
E
E'
ti

tutto dentro
,

cor

s'

accese

poi rispose

e disse

o Paleoione

pu
i*

esser certo assai palese


vita a

Ch*

ho messa mia

condizione
,

Sol per potere ad Emilia servire

Cui amo tanto

eh'

i'

noi potie' dire

42
Per
ti

prego

se
,

t'

la

mia

vita

Niente cara

che quel che dimandi


al tuo

Tu
Il

il

conceda
s'

parente Arcita

qual

messo a pericoli grandi


di lei gioia
e'

Per procacciar

compita
,

tu

il

sai

sed

sono ammirandi

Che

uditi gli hai racconta ndotegP io


,

Fa' dunque

caro amico

il

mio

disio

43
Palemon
Aver
disse allor
:

veracemente

Questa non P amista ch'io credea


di te
,

poi

si

palesemente
il

Un Ma

don mi nieghi
io
ti

quale

i' ti

chiedea

giuro per
cielo
,

V onnipotente
Venere iddea
,

Giove del
Co'

e per

Che prima che


ferri

di qui facciam partenza


tal differenza
.

partirem

LIBRO QUINTO
44
Per
t'

i65

acconcia

come me'
,

ti

piace

Dell' armi ornai

e tua ragion difendi

Che

di tal guerra
io

non
ti

sar

mai pace

Poi quel di eh'

prego mi contendi

'1

core in corpo tutto


,

mi

si

sface

Perch tu peni
Contra di

e del

campo non prendi


nel disire.

me

che vincere o morire

Per

la

mia donna porto

45

A cui

Penteo disse

o cavaliere
te e

Perch vuoi porre

me
ti

in periglio
:

Forse di morte ?

e'

non

fa mestiere

Deh Che

noi possiam pigliar miglior consiglio

ciascun

si

procacci a suo potere


del grazioso giglio
la
,

D' aver V amor

Ed

a cui lo
1'

concede

fortuna

Colui se

abbia senza briga alcuna

46

Tu

sai

die

io

son quiritta sbandito


la

tu hai rotta a Teseo


se
'1

prigione
,

Per

nostro afFar fosse sentito

Non

ci bisogneria far

pi ragione
,

D'Emilia

bella col viso chiarito

Ma saremmo

di

morte a condizione |
,

per piano

amiamo inlramendui
Giove
altro di nui

Infin che faccia

i(J6

LA TESEIDE
47

Forse

le

cose avranno

mutamento

potremo tornare in nostro


partirmi
fui Io da
,

stato

Ed io Come

e tu esser contento

Teseo
II

ricettato

cosi alleggiarsi

tuo tormento
;

O
E

quell'amor mancar che m' ha infiammato


solo Emilia a te
si

rimarrebbe

Ch'

essere in (juesto

punto non potrebbe

48
Palemon pi
Anzi
di ci

non
:

volle udire

gli disse tosto

vedi

Arcita
,

Se

io dovessi

qui oggi morire

Tra noi conviene eh'

ella sia partita

Chi me' saprh della spada

ferire

A
Se

lui

rimanga e

la

donna e

la vita
,

tu

mi

fai

per forza ricredente


1'

Mai pi non

amer veracemente

49
Deh disse Arcita questo a dir che viene ? Pognam che tu quiritta m' abbi morto Che farai tu? avrai tu minor pene? Che ben te ne verr o che conforto?
, , ,

Io pur conosco eh' egli

ti

oonvene

In priglon ritornare

o pel pi corto
:

Caramin che

tu potrai fuggirlen via


utile
ti fia
f,

Emilia poi che

JilBRO

QUINTO

iGi

E pognam

pur che tu
io

fossi in
,

amore

Teseo com'

sono

tua credenza
?

Che
1'

le volesse te

dar per signore


',

Tu se' ingannato

egli

ha pi

alla intenza

sono stato e son suo servidore


,

Quant' esser posso

e sto

sempre
:

in

temenza

Dove che

sia

pur

di rimirarla

tu

come

ardirai di

domandarla

5t

E se

io

qui con f
,

ti

promettessi

Di non amarla

credi tu che fare


io lo potessi
?

Con

tutto

il

mio ingegno

Certo piuttosto senza mai mangiare


Crederei viver
,

che d' amarla

stessi

amore non

si
:

pu
d'

cosi cacciare

Come

tu credi

e poco
,

ama

chi posa
,

Per impromessa

amare una cosa

^
Dunque che
vuoi pur far
?

Combatteremo
le parti
t

colle spade in

man

farem

Di quella cosa che noi

non avemo

Deh

perch

lasci tu cosi abbagliarti

Al tuo

folle consiglio?

Oim che temo


se
:

L' impedimento tuo ,

non

ti

parti
,

Prima che
S'
i'

'1

giorno

sia
,

n sicur sono
,

son riconosciuto

di perdono

iCa

LA TESEIDE
53

Di mia

salute

disse

Palemone

Non
Ch*

aver tu pensier; del tutto


io

avanti

mi
;

parta

la nostra
1'

quistione

Si fnirh

sicch

un

de'

due amanti
5

Solo d* amarla
I consigli

fia in

possessione
tutti

cbe desti ho
,

quanti

Esaminati meco

e son contento
vita in

Pi di morir che di

tormento

54
Se tu
In
fai

quel cb' io dico

gelosia
,

S* altro
te

non

me
in

ne segue
,

avendo fede
:

come

amico
di ci

ander via

Se nel tempo

ben mi procede mia


:

Render

grazie alla fortuna


t'

Dunque

appresta
,

che

il

mio cor crede

Vittoria aver

se

non vuogli altrimente

In ci far cosa che

mi
55

sia

piacente

Allora disse Penteo sospirando

Oim

cb' io sento

l'

ira degl' iddi

Li quali ancor ne vanno minacciando


Contrarii tutti agli nostri
disil
:

la

fortuna

ci

ha qui lusingando
e pii

Menati con

effetti lieti

non Amor,
le

a voler
,

che

muoiamo
noi sogliamo

Per

man

nostre

come

,,

LIBRO QUINTO
56

169

Oim

che m* era

assai maravigliosa
ci lasciasse
,

Cosa a pensar cHe Giunon

Nostra vita menare in tanta posa

come

nostri noi

non stimolasse
a gloriosa

De' quali alcun giammai

Morte non venne che

li

commendasse
rammaricare
.

Ond'

io

mi posso

assai

Vedendo

noi a simil fin recare

57
I primi nostri

che nacquer dei denti

Seminati da
Figliuoi
,

Cadmo

d'

Agenore

ver loro fur tanto nocenti

Che

senza riguardar fraterno amore


,

S' uccisero fra loro

can mordenti

Atteone sbranarou lor signore:

Ed

Attamante

suoi figliuoli uccise


lui fiera si

Tal Tesifone in

mise

58
Latona uccise
i

figli
,

d' Anfione

A E
E E

Niobe intorno
la spietata

madre pur dolente


miseramente

nimica Giunone
f'
:

Arder Semele
Fosse

qual d' Agave e delle sue persone


la

rabbia

se

'1

sa tutta gente
il

simile d'
,

Edippo

quale

il

padre
.

Uccise

e prese per moglie Ja

madre

Jjo

LA TESEIDE
59

Qua*

fosser poi fra loro

due

fratelli
j

D' Edippo
Il

nati

non

cai raccontare
elli
,

fuoco

f'

testimonianza d'
il

Nel qual fur messi dopo

lor

mal

fare

'1

misero Creonte dopo quelli


s'

Mollo non

ebbe

di
,

Bacco

a lodare

Or resta

sopra noi

eh* ultimi
ci

siamo

Del tebaa sangue, insieme

uccidiamo,

60

Ed

e* mi piace poi che t' Che pure infra noi due


,

in piacere
battaglia sia
;

r slar

presto a fare

il

tuo volere
1*

Ma

pria

mi

lascia

addobbar

arme mia
,

ripigliare lo

mio buon
che

destriere

Quindi farem

tutto ci che disia


si li

La mente
Piangasi
il

folle

consiglia di ci

danno a cui

mal

piglia

61
Isnellamente Penteo
si

fu armato

Se

forse alcuna cosa gli maftcava

Ed

ebbe

tosto

il

cavai ripigliato

E E

destramente sopra vi montava


in verso

Palemon
ornai

si

fu voltato
1*

Che

fiero e tutto ardente

aspettava
ti

E s gli

disse

come

piace
,

Prendi con meco o vuo' guerra

o vuo' pace

LIBRO QUINTO

171

Ma

slemi

il

ciel

che queste cose vede


,

Ver testimonio

e Apollo surgente
si

Fauni e

le

Driade (e

crede
sia

Che

in questo loco alcun

ne

presente )

le stelle eh' io

veggio faccian fede


,

Cora.' io

son del combattere dolente


li

Pripo con esse,

cui prati

Ci apparecchiam di fare insanguinati

63

Non mi
Ch'

si

possa

mai rimproverare
con teco
;
,

io sia cagion di battaglia

Tu

mossa V hai

e tu

pur

la

vuo' fare
:

pace schifi di voler con meco


i'

Sallosi Iddio eh'

non porria
il

lasciare

Mai

d'

amar

quella eh' ha

mio cor

seco

Ma

cosi

amando
,

volentier vorrei

Con

teco pace

e presto a ci sarei

64
Dette queste parole
,

nulla cosa

Rispose Palemon

ma
,

innanzi al petto
1' '1

Lo scudo

si

rec

quindi
e

ascosa
viso eretto

Spada del foder

trasse

In ver Penteo con voce orgogliosa


Disse
:

or

si

parr chi pi diletto


-,

Avr

d'

amare Emilia
vero
j

a cui Penteo
si

Tu di'

il

e in ver di lui

foo

., .

7a

LA TESEIDE
65

E' non aveano lance

cavalieri

E per insiem giostrare non poter Ma cogli sproni punsero destrieri E colle spade in man presso si fero
i

L' un verso

1'

altro

s si

scontrar
:

fieri

Che

maraviglia fu
de' petti
i

a dir lo vero
si

E si

cavai

fedir

Che rinculando

a forza in terra giro

66

Ma non

per tanto il valoroso A reit Su V elmo colla spada a Palemone Diede un tal colpo eh' appena la vita
,

Gli rimanesse fu sua opinione

ben credette

alla

prima

ferita
:

Che

terminata fosse lor quistione

Ma

poich sotto
si

'1

buon

destrier caduto

Si vidde], su

lev senza aiuto

Palemon
Percosse
Il

nel cader del cavallo


il

capo sopra
il

'1

verde prato

che accrebbe
,

gran mal senza


lui

fallo

Ch' aveva

per lo colpo a
:

donato
stallo

Dal buon Penteo

perch di quello

Non
Di

si

moveva
,

anzi parca passato

questa vita

ed a giacer
ardito
1'

si

stava

'1

buon Penteo

aspettava

,,.

LIBRO QUINTO
68

178

Ma

poi clied egli


:

il

vide pur giacere

Disse fra s

che potrebbe esser questo ?


,

E senza indugio lui g a vedere E trovol che non era ancora desto
Dello spasmo profondo
Disse
Il
:
,

e 'n suo parere


gli

mort'

che troppo

fu infesto
:

colpo della mia spada tagliente


eh' io sar tutto

Di

tempo dolente

69
Egli
'1

tirava degli arcion di fuori


,

Soavemente

1'

elmo

gli

traeva
i

in su

erbetta fresca e sopra


lo

fiori
,

Teneramente a giacere

poneva

E poi
Dal

con

man

delli freschi liquori


,

vicin rivo a suo poter prendeva


viso gli

E
Se

'1

bagnava

acciocch esso
.

fosse vivo si sentisse"adesso

Ma Palemone ancor
Dicendo
:

non

si

sentia

Per che Fenico piangeva doloroso


lassa

oim

la vita

mia

Morto

il

mio compagno valoroso

Ma
Che

di ci testimon
io

Febo mi

sia
,

non

fui di ci volonteroso
:

N mai battaglia con lui disiai Oim dolente perch *m ai amai


,

^4'

LA TESEIDE

S* io questa

donna non

avessi

amata

Com*

io facea di tutto

mio cuore
amore

Questa battaglia non sarebbe

stata

Ma
Che

per difender
io porto a

il

leale
,

Emilia

incontrata
:

L' aspra giornata piena di dolore

Or

foss' io

morto
,

il

giorno eh' a Teseo


.

Prima

tornai

nominato Penteo

72
In questo punto torn Pale mone In sua memoria
,

e in pie

si

fu levato
,

Che
Per

altro

non avea che stordigione


,

lo gran colpo

in s di
il

mal provalo

come

ardito e franco
al petto lo

buon campione
,

Davanti

scudo recalo

Si vide presso che forte piangeva


11

buon Penteo

a cui cosi diceva

73
Leva su
,

cavalier
,

che

io

non sono
abbattuto
:

Ancora vinto

perch
il

sia

se della tua spada

grieve tuono
:

Mi

spavent

in

me

son rivenuto

E non creder per


Da me
E'
ti

aver perdono
t'

perch pietoso

ho veduto

convien con forza e con valore


d'

Combatter meco

Emilia

1'

amore

LIBRO QUINTO

17!

Maravigliossi alJor Penteo assai

E dentro al cor nascose la sua ira E disse Palemon gran ragion bai
^

Di mal volere a chi per

te sospira
:

Ma

d'altra foggia

ti

far ornai
ti

Per come tu vuo'


Prendi

cosi

gira

come

ti

piace ogni vantaggio

Che

di te vincere

ho fermo coraggio

95
Ciaschedun chiama in suo aiuto Marte
^

Venere ed Emilia insiememente


doni
,

Ed imprometton
Ciascun
si

e d' altra parte

reca dentro alla sua niente


,

La

nobilt

V ardire
,

e la molta arte
ferir

Delle battaglie

'1

prestamente

l'uno in ver deir altro de' baroni

S' andarono a fedir

come dragoni

y8
Gli scudi in braccio
,

e le spade
1'

impugnate
,

>

Sopra r erbette

1'

un

altro ferendo

Senza aver pi V un
Si gieno
i

dell' altro pietate


,

due baroni
s'

e ricoprendo
,

Tutte

1'

armi

avevano spezzate

Per

la

lunga battaglia contendendo


s'

poco

era ancora conosciuto

Che alcun

vantaggio fra lor fosse suto

176

LA TESEIDE
77

Ma come

noi veggiam venire in ora


,

Cosa che in mill' anni non avviene


Cosi n' avvenne veramente allora

Che Teseo con Emilia

d'

Atene
,

Uscir con molti in compagnia di fuora

E E

qual di loro uccello

e qual can tiene


,

nel boschetto entraro

alcun cornando

Alcun compagni ed alcun can chiamando,

78

cominciar la caccia a lor diletto

E ciascun gi
In qua in
Ih

siccome

gli

piacea

per lo folto boschetto


:

E E in tal
Con un
Emilia

chi uccelli e chi bestie prendea


guisa
,

senza alcun sospetto

falcone in braccio procedea


alla chiara rivera
,

Per pervenire
,

ove per

lei tal batta;lia era

79
EIP era sopra un bianco palafreno
,

Con can
Aveva
Dietro
,

d' intorno

ed un corno d^
contraria
il

allato
5

ed

alla

man

freno

alle spalle

un arco avea

legato
,

Ed un turcasso di saette pieno Che era d'oro tutto lavorato :

ghirlandetta di fronde novelle


le

Copriva

sue treccie bionde e belle

LIBRO QUINTO
3o

177

sopravvenne

11

subitamente
i

E s' arrest
Da

vedendo

cavalieri

Ma conosciuta
ciaschedun

fu immantinente
delli

due buon
forti e

guerrieri
,

Gli qua' per non ristetton niente

Ma
S

ne divenner pi

pi
1'

fieri

si

raccese in ciaschedun
,

ardore
,

Della donzella

che amavan di core

81
Ella
si

stava quasi

che

stordita

N
Ch'

giva avanti n indietro tornava

E s
Ma

per maraviglia era


ella

invilita

non

si

moveva

non parlava
,

poi eh' alquanto fu in s reddita

Della sua gente a s quivi chiamava

E A

similmente ancor chiamar


veder
la battaglia
il

vi feo

gran Teseo,

9%
11

quale

assai di

maraviglia prese

Chi fosson questi due che comballeano^

Ed

a mirarli

lungamente

intese
si

stima ben che gran mal

voleano

Quando considerava ben 1' offese Che essi insieme tra lor si faceano

Ma

poi eh' egli ebbe assai ciascun mirato


si

Cavalc oltre e lor


9OCC. L TESEIDE

fu appressalo

1 'A

, . , , .

78

LA TESEIDE
83

Poi disse loro

o oavalier

se

Marte
,

Doni

vittoria a cui pii\ la disia


si

Ciascun di voi

tragga d' una parto


,

E s' egli
Mi dite

in voi alcuna cortesia

chi voi siete

e chi in

tal
,

parte

battaglia v' induce tanto ria


ferire

Secondo ne mostrate nel

Che

fate

V un

ver V altro da morire

84
lii

cavalier

quando \ider Teseo

E E

lui udir a lor cos parlare


si

Ciascuno indietro volentier

feo

vorrebbono avere a cominciare


;

Quella battaglia

ma

il

buon Pcnteo
:

Prima

cos rispose al

domandare

Noi siam due

cavalier che per

amore
.

Colle spade proviam nostro valore

85
Disse Teseo

deh ditemi chi


:

siete

cui Penteo
,

noi

'1

farem volentieri
ne promettete

Se voi

caro signor
vostra
,

La pace

se a noi fia mestieri


:

cui Teseo rispose

voi

P avete

Perch

vi veggio si pr' cavalieri

E combattete
Che

ancor per

tal

cagione

offendervi saria contro ragione

,,

LIBRO QUINTO
86
lUora que* rispose prestamente
10 sono
11
il
:

179

vostro Penteo che vi parlo


,

qua] con questo cavalier valente

Per troppo amor volendo soperchiarlo


Battaglia fo
,

ed

e'
,

me

similmente
io

Vuol soperchiar perch'


Voglio ad amare
Jl'
;

accompagnarlo
colui
altrui

e chi

e* sia

ve! dir

che

sallo

me* che

91

Palemon pareva male

stare

Ma non E disse
Chi
io

pertanto
:

e*

cacci la paura

sire
sia
,

io

non posso celare

mi

ed ancor m' assicura


che non vorrete usare

Vostra virt

La

vostra forza contro alla


,

mia pura

Mente
Uscii
,

che per amor fuor di prigione


e sono
il

vostro

Palemone

88
Teseo udendo nominar costoro

Prima sdegn

poi ringraziolli assai


,

Che

s*

eran nominati
,

e disse loro

Deh non vi spiaccia Come Cupido collo Amendun vi feri di


Conci
sia

ditemi ora mai


oro

strai dell'

pari guai
1*

cosa che

un vien da Egina
la

L' altro fu preso a Tebe

meachina

iSo

LA TESEIDE
89

E se licito
Chi

m*

eh* io sappia ancora


vi
,

sia la

donna

prego

il

diciate

Sospir Palemone

e disse allora

Come

le cose tutte

erano andate

ci

Teseo

vie pi
gli

che

1'

altre accora
,

Che prima

erano state contate


v'

E disse: Amor

ha dato grande ardire


lui
il

Poi non curate per

morire

90

cui

Palemon

disse

alto signore

Saputo hai ci che vuogli interamente

Ed

a contarlo

m' ha dato

valore
,

Desiderio di morte certamente

La qual mi Che sempre

finir

l'

aspro dolore
trista

offende la mia

mente

Ed Ho

io

che son di tua prigion fuggito

d' esser

morto molto ben

servito

9^
Allor Teseo ; non piaccia a Dio che sia

Ci che dimandi
L' aggiate per

bench meritalo
gran
follia
:

la vostra
'1

Che

1'

un contra

mandato

ritornato
:

E P altro
Se

ha rotto

la

mia prigionia

Si eh' io non ne saria


lo facessi
,

mai biasimato
,

n faria fallanza
antica e

Ma

serverei

1'

buona usanza

LIBRO QUINTO

i8i

Ma

perch gi innamorato

fili

E
M'

per amor sovente folleggiai


caro molto
il

perdonare altrui
,

Perch' io perdono pi volte acquistai

Non
Piet

per mio operar


,

ma

per colui
:

a cui la figlia gi furai

Per

sicuri di
'1

perdono

state

Vincer

fallo la

mia gran

pietate

93

Ma

non

fia

assoluto

il

perdonare

Ch*

io ci

porr placevol condizione


prometterete voi di fare
falligione
. ,

La qual
Se
io

perdono a vostra
promisero
,

Essi

'1

ed

e' f'

giurare
;

Lor

d' osservarla senza ofFensione

felli

insieme far pace solenne

Poi in questo

modo con
94

lor

si

convenne

cominci

belli pignori
,

io

avea
,

La giovinetta Meco guardata


Per vera sposa
Nostro cugin
3

la
,

quale voi amate


la

e donar

credea

al

piacevole Acate
la

ma

fortuna rea
,

Con morte ha

queste cose via levate


,

Ed ella s' rimasa senza sposo Come vedete col viso amoroso
,

i3a

LA TESEIDE

Dunque

conviene a

me

pensar d' altrui


*1

Perch V

et di lei ornai

richiede

io non so pensar ben bene a cui

la

mi dea

che con pi ferma fede

L' ami ed onori che far un di vui

Se

s 1'

amate come
la

il

mio cor crede ;


,

Ma

non

pu

di voi aver ciascuno


Ila

Per convien eh'

rimanga

all'

uno

96
All'

un

di voi sarh

bene

investita

Perocch

siete di

sangue reale

di nobile affare e d' alta vita


ella

Ed Ed
Per

similmente

altrettale

sorella alla reina ardita stata serva imperiale


:

Che meco
la

qual cosa sdegnar non dovete


lei
,

Per moglie

se aver la potete

97

Ma

per cessar da voi ogni qustione


vi
;

Coir arme indosso

convien provare

Nel modo che dir


Quali

che Palemone

Cento compagni far di trovare


e'

potr a sua elezione

a te simile converr di fare

Poi a battaglia nel teatro nostro


Sarete insieme col seguito vosero^

, ,

LIBRO QtHNTO

i8S

Chi V

altra parte caccer di


,

fuore
fia ^
,

Per fonia d' arme


L' altro di
lei

marito le

privalo dell' onore

Ea

quel giudicio converr che


vorr
,

stia

Che la donna Commesso da

al cui

valore
:

quest* ora innanzi sia

E termine

vi sia a ci

donato

D' un anno

intero

e cos fu fermato

99
Siccome per mal
Candida rosa
,

sol pallida fassi

o per Noto spirante


tifassi
,

Che

poi venendo Zeffiro

O per la fresca
E
gloriosa in su

aurora levante
li

pruni

stassi
^

Bella

come

talvolta fu
,

davante

Cosi costor diventaro


Il

raccolto

parlar di Teseo

lor caro

molto

risposono

ft

lui

umilemente
,

Signore

a tanta grazia
,

quanta

fai

A A ci guidardonar sarebbe mai


ciaschedun di noi

nessun possente

Ma
Noi

que' che
ti

*1

cielo e
^

'1

mondo
perdono
ci

parimetit

Governa

contenti

siccome hai

contentati dell' alto


fallo
,

Del nostro

il

qual

Bodim

ctotjd >

i34

LA.

TESEIDE
lOl

Noi slam

disposti

ad ogni tuo piacere

penserem

di mettere

ad

.effetto

Quel che

n' hai

comandato

a tuo volere

Poi cominciaioa mirabil diletto

Vedendo

ci che pi era *n calere


,

Sicura dimorar nel lor cospetto

La qual

gli

rimirava vergognosa

delle lor fedite assai pietosa

102

cui disse Teseo

giovin donzella
te faccia

Vedi tu quanto per


Perch tu
se'

amore
?

pi che alcun' altra bella


:

Ben

tei

dei riputar sovrano onore


,

Ed

oltre a ci

isposa se' novella


di cotanto valore
,

Dell'

un

de*

due

Nulla rispose Emilia

ma

cambiossi

Tutta nel viso

tanto vergo gnossi

io3

Febo

era gi a

mezzo

il

ciel salit

Neir animai che tenne Garamante


Allor che Giove di Greti partito

In Africa passava ad Atalante

Quando Le piaghe

a ciascun di loro assai ferito


si

stagnavan tutte quante


dir

^
,

Ma '1

tempo caldo mosse a


citt

Teseo

Medicheratti alla

Penteo

,, ,

, ,

LIBRO QUINTO
io4

i85

poi

gli f'

sopra
1*

cava* salire
,

Con

tutte

armi
,

ed in mezzo di loro
,

Emilia bella

di grazia

f'

gire

DI che tanto contenti eran costoro ,

Che

lingua alcuna noi potrebbe direj


gli

poco

occhi lor facean dimoro


lei assai

Che non

mirasser

celato

Finch per loro

in

Atene fu entrato

IO!

Quivi con

festa al palagio
,

maggiore

Disceser lutti

e Teseo disarmare

F'

tebanl baron di gran valore


li

E E

dolcemente

fece curare

pi ancora lor fece d' onore


gli f'

Che

dentro

al

palagio abitare

render
n'

lor castella e possessioni

Quante

avean pria che fosser prigioni

LA TESEIDE

LIBRO SESTO
jnCOBlENTO
Il sesto libro nel

comnciamento
loro ricco portamento
dilicati
:

Li due tehan haron pacificati

Dimostra , e
Appresso a

il

E le feste e i conviti

ci dichiara il lieto avvent

In Atene di molti convitati Baroni acciocch ognun ri avesse cento


,

Tra molti

eletti

arditi e pi pregiati
,

Ed

in die

modo
,

e abiti ciascuno

E di qual parte in Atene


Descrive

venuti

ed

oltre

ci siccome
:

ognuno

E tutti insieme fOS son ricevuti


De
quai
,

veduta Emilia
se e'

nessuno
i

Biasima lor

ne son perduti

alta ministra del mondo Fortuna Con volubile modo permutando Di questo in quello pi volte ciascuna
,

Cosa

togliendo e talora donando

Or

mostrandosi chiara ed ora bruna


le

Secondo

parca e come e quando

Avea

co' suoi effetti a'

due Tebani

Mostrato ci cbe pu ne' ben mondani

UBBt SESTO

187

Polche con

lei
,

Ikta furon nati


e gi mutato
il

Ed

allevati

viso
pigliati

Avea quando nel campo fur


Indi da lor ciascun suo

ben

diviso
:

Avendo

gli lasci isconsolati

Di prigon

fuori d' ogni lieto avviso


,

Poi V un ne trasse

e quasi a lieta vita

L' avea recato

e questi fu Arcita

U altro che poi


Se

com* ella voUe


,

fuore
,

n' era uscito

ancor mise

ella in esso
,

Con matto immaginare , un tal furore Che s al primo quasi ebbe rimesso
D' acquistata
salute in gran dolore
:

Alla qua! cosa essendo assai appresso

ben credendo

ci

com'

ella volse
.

Teseo perdon loro

e gli raccolse

solamente

gli

mise speranza
3
,

Di posseder quel che ciascuno amava

Ma

oltre a ci

senza alcuna mancanza


in pria signoreggiava
:

Quel che ciascuno

Come

detto

rend

sicch abbondanza

Ebber dove ognun prima mendicava :


Cosi da morte
,

o ver da

ria prigione
.

Condusse loro in

tale esaltazione

i88

LA TESEIDE
5

Deh

chi

fia

quel che dica che


a'

mondani

Provvedimenti

moli di

costei

Possan mai porger argomenti sani?

Se non

fosse

mal

detto
tutti

io dicerei

Certo che fosser

quanti vani
lei
,

Mirando questo
Si legge e ode
,

e ci che ancor di

e vede ognora aperto

Bench ne

sia

come

ci fa

coperto

Costoro insieme tenner buona pace

E V amist E quel che


Ed
La
il

antica raffermaro
1'

un voleva alF

altro piace
;

contrario era cosi discaro


si

rea loro fortuna ora


'1

tace

Fuggito

tempo
gli
,

d' ogni parte

amaro

Ma

pure amore

tenea ristretti

Vie pi che mai

con

tutti

lor diletti

Essi avean di lor terre grande entrata

Perch

essi

spendeano largamente
loro onorata
,

Ogni persona da Era

in Atene graziosamente

si

gran cortesia da loro usata

Che sen maravigliava tutta gente : Onde gli amavan tutti i cittadini
Quantunque
egli eran grandi e piccolini
^

LIBRO SESTO
8
Altro che suoni
,

189

canti ed allegrezza
si

Nelle lor case non

sentia

mai
,

E ben mostravan la lor gentilezza A chi prender volea davano assai


Cani
,

falconi e astor di gran prodezza


a diletto
;

Usavano

n giammai

Erano
Conti
,

in casa senza forestieri

baroni

donne

e cavalieri

Vestivan robe per molto oro care

Con gran

destrier

cavalli e palafreni
,

nulla

si

lasciavano a donare

Si eran d' ogni gran larghezza pieni

Facendo

giostre

con grande armeggiare


-,

Con

lor brigate ne' giorni sereni


s'

E ciascun

ingegnava di piacere
il

Pi ad Emilia giusto

suo potere

IO

bench

fosse la festa e

'1

diletto
,

Ched

e'

facevan ciascun giorno


'1

cento

Pareva lor che

di

che aveva detto

Teseo venisse

acciocch di tormento
:

Uscissono o con gioia o con dispetto

E ciascheduno
Di
vincer
1'

aveva intendimento
,

altro senza alcun fallire


,

5i se

perdesse

perdendo morire

tgo

LA TESEIDE

B per non

aspettar

V ultimo giorno
tra loro la battaglia
,

Gh' esser dovea

Ciaschedun manda messaggi

d' attorno
:

E d' invitare amici si travaglia E d' altra parte per essere adorno
,

Ciascun fa paramenti di gran vaglia

Per

s ornare
*1

e per donare a' sui

Che

giorno porteranno arme con lui

|2|

in breve

tempo

si

futon forniti
forti a

D' armi lucenti e

ogni prova

di cavalli feroci
alli

ed

arditi
}

Grandi

greci

a veder cosa nuova


gli

E ciascheduno in s

pi spediti
,

Fatti di guerra pensando ritrova

Per non venir disavveduti a fare


Cosa che a danno lor possa tornare
^

In questo mezzo

11

giorno

si

appressava
j

Che dato avea Teseo

a' cavalieri

Onde Ched

ciascuno
e'

suoi sollecitava
,

venisson

cV egli
tutti

era mestieri

Perch ad Atene

assai gente
i

abbondava
sentieri
,

D' ogni paese , e per Chi ad Arcita e chi


,

Palemone
.'

Venia

per vinta dar

la lor quistione

, ,

LIBRO SESTO

,g,

primo venne ancora Jagrimoso Per la morte di OfeJte a ner


,

(
vestito
,

Il

re Licurgo forte e poderoso


,

Di senno grande

e di coraggio ardito

E men

seco popol valoroso


,

Del regno suo E ad Arcita s*

pure

il

pi

fiorito
,

-,

offerse in aiuto

Per cui era di nomea venuto

Venned'EginalilorePeleo.
Giovane ancora e
di

sommo
si
,

valore
j(

seco quella gente che

feo

Di seme di formica in le triste ore Che Eaco lo suo popol perdeo


,

Men

con
,

pompa grande

e con onore

Bianco

e vermiglio e chiaro nel visaggio


di

Pi che non fu giammai rosa

maggio

Yestito era

il buon re in drappo d' oro , Glaro per molte pietre e rilucente ,

sopra

un

destrier grande e di pel soro


i

Era

fra tutti

suoi pi eminente

Ed un

turcasso ricco per lavoro

Pien di saette ciascuna pungente

Dal destro

lato

e dal

manco pcndea
e^i avea.

P* arcadia UD arco

forte oh'

iga

LA TESEIDE

I biondi crini e

'1

collo e* bianchegglaDti

Omeri ricoprian cadendo stesi 5 La sella e '1 freno d' oro eran micanli

E sirailmenle
E' suoi
gli

tulli gli altri arnesi


tutti

gien d' intorno

quanti
j

D*

alta

prodezza e
avea
,

sommo

ardire accesi

*n

mano

qual a

lui si
^

convenne

Una

termodonliaca bipenne

18
Cosi
gli

piacque nella terra entrare

Alla vista del qual ciascliedun trasse;

N N

di mirarlo
vi fu

si

potien saziare
il

alcuno

di che noi lodasse


f*

Oh
Ed
Pi

quante donne allor


credibil

sospirare
,

che ne innamorasse
biltate

Se gentilezza e
fare a

han potere

donna gentiluom piacere

?9
Cefal d' Eolo figliuoj segui costui

Seguillo Folco

e seguii
g

Telamone
lui

Argeo ed Epidaurlo
Flegias di Pisa
,

con

di Sicionia
,

Alcone

Ed
La

altri

molti nobili

di cui
fa

spenta fama oggi non


,

menzione

Vi furo

quai

si

de' creder

che onore
^

acquistar molto per lo lor valore

LIBRO SESTO
20
Di Nisa
di gran boschi copiosa

198

Tra

gli urli dionei

Niso vi venne
valorosa

E con sembianza
Con
Armati
tutti in

lieta e

bella gente di Alcatoe ne venne

arme luminosa
si

Con queir
La

arnese che a lor

convenne

Guardando quel cappel

dal qual tenea


.

signoria delle terre eh' avea

ai
Sopra
d'

un carro da quattro gran


accompagnato da

tori

Tiralo dall' Inachia

Agamennone
pliisori
,

Vi venne

Armato
S
gi

tutto a guisa di

barone

degno mostrando degli onori


nella ossidione
,

Ch' ebbe da' Greci

Troia

fatta

nel sembiante arguto


,

Con

nera barba

grande e ben membruto

22

Non armi chiare non mantel lodalo Non pettinati crin non ornamenti D' oro o di pietre aveva ma legato
, ,
, ,

D' Unghioni
orso

un

velluto cuoio con lucenti


,

al collo
1'

il

quale d' ogni lato


^
,

Ricoprien

armi
'1

tulle rugginenti
,

E qualunque
Que'

vedea

diceva d' esso


fia

vinceria con

qualunque

messo
I

BOCC. LA TESE IDE

. , ,

g4

LA TESEIDE
a3

Di

dietro a lui

in abilo dispari

Menelao sen veniva giovinetto


Piacevol bello e gentil
Senz' alcun arme
Zeffiro ventilava
, ,

Vestito in drappi belli e molto cari


nell' aspetto
,

e'

crin

com' oro

chiari

e giuso al petto

La barba bionda com'


Lodata da chiunque
la

oro cadea

vedea

>4
Egli era sopra a

un gran cavai

ferrante
,

Reggendo
Dai
Ch'

il

freno grave per molto oro


eh' al collo ventilante
s'

Con un mantel
circusianti

udiva sonoro

E se Venere
ella

fosse senza

amante

prendesse lui credon coloro

Che

lui

vedean
,

cosi la sua bellezza


.

Lodavano

'1

valore e la destrezza

5
Costui seguiva
il

nobile Castore
tutti

E E
I

'1

suo fra tei Polluce

armati

ben mostra van che


il

di gran valore

Gli avesse

Cigno lor padre


,

dotati
,

qua' ne' loro scudi


il

per onore

Aveano

come

'1

quando

generati

Fur con ingegno

dalla bella

Leda

Allor che ella fu del Cigno preda

,,

LIBRO SESTO
26
Seguian costor pi uomini leraei
,

c)5

Armati

tutti

fieri

ne' sembianti

Nobili misti insieme co' plebei

E qual

giva di dietro e qual davanti


tai

In forme

che dir non

le saprei
:

Si eran divisati tutti quanti

con onor nella cittade entrare


al real

Ed

palazzo dismontaro

27
Nel cuoio del leon nemeo velluto
Recossi

Cromi
gi al
il

corintio vestito

Cb' era

padre suo

stato

veduto
,

Da

cui

giel

mortale ave sentito

Con un

bastone grande e noderuto,

di tutte

altre

armi ben guernito


,

Sopra Strimon cavai di Diomede

D' uomini mangiator

come

si

crede

28

Non

altrimenti la testa
faccia
il

Che

toro poi che

menando ammazzato
,

senza alcun riposo ognor ringhiando


,

Giva

di

suon

tal

chente fu ascoltato
1

Talvolta gi

come

cani abbaiando

Si fer sentir di Scilla nel turbato

Mare
Il

in qiiell' ora eh'

Eolo

irato spira
.

vento che quel loco pi marlira

igS

LA TESEIDE

Con

esso di Etolia molta gente

S venne ancora tutta

ben guernita

Ippodamo

vi fu

similemente
pulita
,

Figliuolo di

Eomonia

Con

quello sforzo d' onde era possente


la

mostrar

grandezza di sua vita

Sopra un cavai calidonio coverto

Di drappi

slrii

ben ne' campi esperto

3o
Di
Pilos venne
il

giovane Nestore
,

Figliuolo di Neleo

la cui etate
il

Nelle vermiglie guance

primo

fiore

Mostrava

poco ancora seminate


pel che d' oro a vie colore
:
,

Di crespo
Il

qual multiplicava sua biltate


il

Costui orn

padre in guisa
lui

tale

Che

d'

ornamento a

non

vi fu uguale,

Natura ornato

l'

avea'di bellezza
disiare

Quanto giovane donna


Pot giammai
,

e poi di gentilezza
;

Di

real

sangue

n potea celare
,

L' ardito cuor eh' aveva

e la prodezza
:

Con

disio

sommo

di

bene operare

la

fortuna co' ben eh' ella dona

Pi

gli

fu larga eh' ad altra persona

LIBRO SESTO
32
Costui armato
,

197

il

ferro sotto argento


,

Quant' era

in piastre tutto nascondea


il

Ma
Di

della

maglia
d'

molto guernimento
,

Tutto fu

oro quantunque ne avea

ricche pietre assai fu arnese


,

P ornamento
;

Che ad

tal si

rchledea

si

lucea

che

'n ogni parte

oscura
,

Luce

avrie data

come
33

giorno pura

su un gran cavai di pel morello

Senza riposo tuttavia fremendo,


Cavalcava Nestor leggiadro e bello
,

Un

gran baston di ferro in


falcon
,

man

tenendo

E siccome
Esce
,

che di cappello
,

si

andava tutto plaudendo

Da

molti cavalieri d' ogni lato


;

Molto nobilemente accompagnato

34
Nella terra de' Cecropi festa ndo

In cotal guisa se n' entr Nestore

Di che ciascun
Facendo

si

gi maravigliando
il

a lui giusto

potere onore

Ed

e'

che ben sapeva dimostrando


a tutti
il

Andava

suo
,

sommo

valore

tutti

onor facea

fin

che pervenne
.

Ove Teseo

C02I altri lui ritenne

,,

,.

198

LA TESEIDE
35

Evandro nato su
Cillenio di

nell' Ilo colle


,

Carmenta

e di colui
,

Che r anime
Nella
steril

da' corpi morti tolle


li

In ozio star con

popoli sui
^

Nonacria non volle


la

Ma

per mostrar

sua potenza altrui


,

Essendo ancora prospero e regnante

Con

molti suoi baron giunse festante

36
Egli era su tessalico destriere

Co' suoi insieme andando baldanzoso

Ed

era armalo d' armi forti e fiere


,

un cuoio
,

per mantel

d' orso piloso

Libistrico

le cui

unghie gi nere

Sott' oro eran nascose

luminoso

E E

de' suoi molti avean tal copritura


di leone alcun la pelle

dura

37
Altri avean pelli di tori lunati

Tutte di chiari lembi circuite


Alquanti
v'

eran in cinghiar fasciati

Nullo

n' aveva

con armi pulite


divisati
,

E cos insieme tutti


Il

Circuivano Evandro
qual
dall'

come
saette
il

udite

una

man

aveva

Dall' altra

un arco ed

cavai reggeva

LIBRO SESTO
38

199

cui dal lato pendeva sinestro

Uno

scudo assai rozzo per lavoro

Nel qual pareasi Atlantide


Fatto
,

Silvestro

Argo ingannar
,

col suo sonoro

Nuovo strumento
Vi
Per
si

e lui uccider destro


:

vedeva ancor senza dimoro

Eravi ancor quando divenne Geta


far del

padre

la volont

cheta

39
Eravi ancor ci che per Erse fece
,

Ed
Le

altre

opre di

lui v'

eran distinte
:

qua' per brevit qui dir non lece

Ma

pur

tra

1'

altre

da parte dipinte
o biece
:

L' opere sue

gi fatte dritte

Eran

le braccia
,

sue al collo avvinte

Di Carmenta
Nel tempo

di cui

Evandro nacque

eh' ella 'n Clleno a lui piacque

46
In cotal guisa co' suoi rugginoso
Dell'

arme

e del sudor venne in Alene


,

E E

bench bel non paia


il

valoroso
il

Chiunque
f',

vede veramente

tene

del

modo
,

suo non borioso


:

Ma
Ben

umile
s'

parlare a tutti bene

ammiraron
il

della condizione
si

Chiunque

vide a

fatto

barone

a 00

LA TESEIDE

VennevI Perlloo

che dalla madre


:

Ancor Di

le

guance seuza pelo avea

Questi con veste di drappi leggiadre


bilt tutto nel viso splendea
,

Bianco vermiglio

e colle luci ladre


:

Chi rimirava con amor prendea

biondo

assai vie

pi che

fila d'
,

oro

Incoronato di frondi d' alloro

crede alcun che


Cinira
,

si

bel fosse

Adone
,

Di

da Vener tanto amato


,

Quanto

era Peritoo

ancor garzone
;

Morbido

nell' aspetto e dilicato

Costui montato sopra un gran roncione

Del seme di Nettuno procreato

Venne ad Atene
Il

e incontro gli

si

feo

suo amico con festa Teseo

43

bench

fosse

molto conosciuto
,

Peritoo in Atene

nondimeno
:

Si era egli volentier veduto

Perch ciaschedun luogo

u' era

pieno
3

Del

popol eh' era a lui veder venuto


il

Tanto che appena

loco non capieno


,

Cosi col suo Teseo sen venne adagio

con

lui disxaont nel

suo palagio

LIBRO SESTO
44
il

20

duca di Naricia giovinetto

Ancora molto

vi

mand

Laerte

Da

cui

gli

fur con paternale affetto


,

Le armi lucenti primamente offerte Le quali e' prese con sommo diletto

assai pargli
;

ogni poco che esperte

Le abbia

e con seco

men Diomede

Cui sempre am con amichcvol fede

45
Poi di Sidonia ancor Pigmaleone

Vi venne

e fuvvi con seco Sicheo

Che

poi fu sposo dell' alta Didonej


fenlcli nobili si feo
,

E' da

Seguire

a guisa di

sommo

barone

E cogli suoi insieme


Fu

da Teseo

onorato magnificamente

E ricevuto

molto caramente

46
Quivi neir arme con solenne stuolo
11

glorioso re della Dlttea


,

Isola

gi d'
,

Europa

figliuolo

Yi venne
Del suo
Discese

che ancora non avea

beli'

Androgeo

sentito

il

duolo

E in su la
,

riva d'

Atene Lernea
ancore fermare
.

f' coli'
'1

Le

navi che

dovevano aspettare

,, , ,

aoa

LA TESEIDE
47

Di

dietro a cui discese

Radamante

Fra tei

di lui

e Sarpedone appresso

le lor genti

ancora tutte quante

Quivi era un carro orrevole per esso, Sopra del qual mont e messo avante
,

La

gente sua

non per molto cesso


il

Inverso Atene prese

cammin

tosto
.

Siccome avea

nella

mente disposto

Il

manco

Iato

uno scudo
i

gli

armava

Nel qual vedeansi

regni di Nereo

j
,

E come
E E
i liti

Giove

in que' toro notava


,

Carico di Europa
v' eran

onde nasceo
e' la

dove

posava

Soavemente nel regno Ditteo 5


similmente
la casside bella
stella
.

Tutta Iucca della paterna

49
Erano
i

campi

gli argini

e le strade

Le porti de' palagi e li balconi Comecch fosson ed ispesse o rade


Piene di donne tutte e di baroni

Per veder di Minos E' vecchi antachi


e'

la

dignitade

giovani garzoni

Tutti venuti v' erano a mirare


Il

gran baron nella lor terra entrare

.,

LIBRO SESTO
5o
Il

oo'.

qual y* entr con molto grande onore

E pi

vidde ciascun
,

che non credea


:

Vedere

di lui d' altezza e di valore

E
N
Di

fuvvi assai cbe poi

non disson rea

biasimaron
Scilla
,

il

focoso

amore
la

allor

che ognaltro
,

dicea

Degna

di

morte

per lo padre uccso,


1'

Seu rimembrando qual

aveano viso

Vennevi ancora Encelado bislone

A dimostrar della
Con

sua gran prodezza


,

nobil compagnia d' ogni ragione


fierezza

Audaci erano e pien d' ogni

D' intorno a

lui

che sopra un gran roncione


la

Chiara mostrava

sua adornezza

fu da tutti in Atene veduto


lieto viso assai

Con

ben ricevuto

bench molti de'

liti

d'

Alfeo
,

Venisser quivi a volere onorarsi

Non

volle rimanere Ida Pisro

Ma

per alquanto quivi dimostrarsi


al

Pensando

suo valore

il

quale

il

feo

Nelli giuochi olimpiaci pregiarsi

Che coronalo fu
Gente men
di

e' in

compagnia
.

somjna valenzia

ao4

1-A

TESEIDE
53

Questi era tanto nel corso leggiere

Veloce e presto

che nulla

saetta

Dal partico Cidone o

altro arciere
tal fretta
,

Mandata

fu da nervo con
,

Che

lenta

non paresse e che di


rimasa per dispetta
fiata correa
,

riere
j

Non

gli fosse

tanto e

si tal

Che

agli occhi de' miranti si togllea

54
Questi saria nel fortunoso mare

Qualora
Istende
i

e'

pi

in ver lo ciel crucciato


,

suoi marosi col gridare

Correndo con

asciutte piante andato

Non

gli sarie

paruto grave affare


,

L'esser trascorso

senza aver guastato


li

Alcuna spiga , sopra

tremanti

Campi

spigati e al vento sonanti

55

Ed

oltre a questi ancor vi

venne Admeto

Lucendo

di reale

adornamento,
e nel!' aspetto lieto
,

Di mezza
Il

etade

quale in uno scudo d' ariento

In forma di pastore umile e queto

D' oro portava Febo che 1' armento Di lui ne' verdi boschi pasturava
,

Ed

in Anfrisio poi

l'

abbeverava

LIBRO SESTO
56
Questi
fra' suoi

sto

Feresl cavalcando

Di verde quercia inghirlandato


11

giva

quale dal castalio somigliando


,

Gregge

fremendo aizzato fremiva


il

Or qua

or l co' piedi

suol pestando

Ferendo chi appresso

gli

veniva

Ed

Irin gli

menava

avanti addestro
.

Tutto coverto uno scudier sinestro

57

cosi cogli amici se ne

venne
:

Fino

in
al

Atene in

atto baldanzoso
si

Quivi
Il

palagio di Teseo

tenne
:

cavai fiero e di andare animoso


, ,

L dove fu siccome si convenne Ben ricevuto assai dal valoroso Teseo il qual V aveva per amico Non or di nuovo ma gi per antico,
,

.8

Di Beozia

vi

venne molta gente


,

Quali ad Arcita

e quali a

Palemone
,

Perocch

li

ciascuno era possente


;

ne' popoli avea giurisdizione

Onde

ciascuno in

tal

punto fervente

far servigio di sua suggezione


,

iVenne ad Atene senza dimorare

Armati bene e

belli a riguardare

so6

LA TESEIDE

Quivi

Dircei per tema di Teseo

Fuggiti gi, le spilonche lasciate.

Chi venne a Palenione

e chi a Peuteo

Tra qua'

le genti

fur che son bagnate


:

Dalle spumanti ripe d' Ismeneo

quelle eh* a Citeron soggiogale


,

Sono

e a' monti Oglgii tutti quanti

vicini

d'

Elicona abitanti

60

E quelli

quali

Asopo troppo

altero

Contro agl'iddi per Eglna furala

Veggono

spesso torbido 'n sentiero


tutti
,

Vi furoQ

gente ben armata

'1

popol d* Antedone tulio intero


altri

Con

molti di quella contrata


,

Contenti assai de' signor riavuti

Li qua' credean del tutto aver perduti

61
Avrebbe quivi GeOso mandato
Narciso
,

se

non

fosse eh' egli in fiore

Gik

ne'
,

campi

tespiani

mutato
:

Era

per troppo a s avere amore


'1 li lo

Spesso dal padre fu

bagnato

Siccom'

io

credo

per troppo dolore

D' aver perduto


Il

in la sua fanciullezza

caro figlio per troppa bellezza.

, .

, .,

LIBRO SESTO

207

Leandro era
Dalla sua

gi stato raccolto
,

Ero

nel lito di Sesto


,

Sospinto dal delfin

con

tristo volto
,

E di lagrime pieno amare e mesto E da lei pianto con sospiri molto


5

Il

non
i

esservi adunqiue fu per questo


,

suoi vi gir

perch perduto avieno


.

11 lor

signor

cui seguitar dovieno

63
Sarebbevi Erisiton Triopeo

Similemente a combatter venuto,

Ma

per

la

debolezza non poteo

Gi magro e senza forza divenuto


Per r albero
,

lo

quale

e' tagliar feo


:

Che

era stato a Cerer conceduto


,

Rimase adunque

non

vi

pot gire

Ma

gli

convenne

di

fame morire

Fur

altri assai e

popoli e contrade
gli

Tanti che ben non


Si
gli

saprei contare

nasconde in s
fece bisogno
'I

la

lunga etade

gli vi

menare

Ma

de' signori

voler nobiltade
;

Ciascun colle sue genti dimostrare

vaghi d' acquistar fama ed onore


,

Ciascun

secondo fosse

il

suo valore

ao8

LA TESEIDE
65

Qualunque

fur de' possenti signori


,

Re

duca
si

prence

altri d'

onor degno
,

O qual
Che
di

fosser piccoli o maggiori

Teseo venisse ancor nel regno


lietissimi onori

E' fur con sommi e


Ricevuti
,

e ciascun con tutto ingegno


,

E per so prima gli onorava Egeo E poi con lieto volto buon Teseo
il

66
Ippolita reina lietamente

Quanti ne venner

tutti ricevette
:

Con

alta festa e

graziosamente
si stette
,

la

giovane Emilia

Ma

quanto pi potea simllemente


,

Bella tenuta da chi la vedette

Tanto a

tu tutti

si

mostrava

lieta

d' ogni grazia piena e

mansueta

67

furon

folli

Arcita e

Palemone
i

Tenuti da chi seppe

fatti

loro

Se r un

s'
,

era fuggito di prigione


oltre al

altro

mandato
,

a far

dimoro

Nella vietata bella regione

Per acquistar

cosi fatto tesoro

s*

ammiraron
uno
all'

se

non

voller loco

Dar

1'

altro all'

amoroso foco

LIBRO SESTO
68

209

E ben
Che

fu giudicalo che

'1

suo amore
,

Fosse troppo pi caro da comprare


pria

non fu

di

Tebe
il

esser signore

O di
E
Di

quantunque clgne

verde mare
valore

che bene investito era


tanti

il

prodi

quanti ragunare
,

Avie

fatti

fortuna

dar sentenza
a tale intenza

Ultima con loro armi

69
Se
gli alti regi

furono onorati

Da Palemone e dal gentile Arcita Non cai eh' io narri che uomini nati Non si crede che mai in questa vita
,

Fossono con

servigi lieti e grati


,

Veduti come questi

a*

qua' fornita
essi

Era ogni

voglia

sol

che

dire

Volesson ci che non potien sentire

70
Alti convili e doni a' regi degni

S* usavan quivi

e sol d'

amor

parlare
:

E'

vizii si

biasmavano
,

e gli sdegni

Giovenil giuochi
Il

e sovente armeggiare
g'

pi del tempo occupavan


giardini con
i

ingegni

O 'n
E

donne

festeggiare
i

Lieti v' erano

grandi ed

minori

adagiali da fini

amadori

BOCC. L TEAEIDC

l4

aio

LA TESEIDE

certo poich Pallade qulstione

Con Nettuno ebbe


Gente adunata

nomar

la cittade

d' alta condizione


si

N tanta Non s* era


,
j

n di
vista

gran nobiltade
:

per nulla stagione

Perch Teseo in
Il si

somma
V

dignitade/
sue cose

teneva

e 'n fra

altre

Pi degne di memoria questa pose

LA TESEIDE LIBRO SETTIMO


JRGOMErfTO

Dimostra

il

libro settimo

il

parlare

Che f* Teseo

a' principi

adunati

dopo quello assai aperto appare


essi fosser
;

Quali

da

ciascun de* lati


:

De' due Tehani

e poscia il loro orare

Quindi le cose degV Iddii pregati Disegna appresso lor facendo andare U' di milizia furono adornati
,

Ed al
Per

teatro quindi
vie diverse
tutti
,

li

conduce
e la lor luce
:

dove gli Ateniesi


,

Gi eran
Emilia

quanti

mirati

ma
il

nel viso accesi

I suoi

conforta e prega ciascun duce

Ad

aspettare

segno poscia attesi

entre che la fortuna

si

menava
,

In Atene le cose
11

in allegrezza

giorno dato

alli

duo

s'

appressava

Perch con

lieta
,

e gran piacevolezza
quali onorava
tutti
, ,

Teseo

duci

li

Ragun insieme
Del
Tulli
s'

e la grandezza
,

teatro mostr loro

ed appresso

affissono a seder

con esso

ai

LA TESEIDE

Slette

Teseo con

li

venuti regi
,

Baldanzoso nel teatro eminente

Col quale insieme

gli

baroni egregi

Furon

alquanto pi umilemente^
popoli e collegi
,

E tutti

gli altri

Nel pian sedetton intentlva mente


Sicch Teseo potessero udire
,

Che

'n pi levato cosi prese a dire

Signori

i'

credo che ciascun sentito


tra gli

Abbia perch
Tale
sia nata
,

Teban
il

quistione

ed ancora
,

partito
:

Che

io die' loro

non senza ragione

Per di ci eh' han contro a

me

fallilo

della

mia

piet qui far


,

menzione
,

Pi non intendo

n di loro amore
1'

Non

conosciuto da chi non

ha in core

* *^

Ma

certo

quando

loro in pace posi

E nelle man di

cento e cento diedi


si

L' amor di quella ond' eran

bramosi

Non mi credetti n lance n spiedi N troppo ferri chiari o rugginosi N gran cavai n grandi uomini a piedi
Dovesson terminar cotanto fuoco
,

Ma

esser ci

com' un

palestral giuoco

LIBRO SETTIMO
S

ai

non
Per

credetti
gli

che tutta Lernea


si

Sotto
si

regi achivi
:

movesse

poca di cosa

anzi credea

Che ciaschedun

de' suoi vassalli avesse


,

terminar cosi fatta mislca E che con brevi forze gli piacesse
L' un contro
1'

altro questo

amore avere
piacere
.

Lo

qual mostra

sia lor tanto in

Ma

essi forse

credendosi eh' io

Non

conoscessi loro esser potenti


lor

Di mostrarlomi

venne

in disio

voi han fatto qui con vostre genti


il

Venire per pagar d' amore

fio

Per cui

e'

son contro

al

dover ferventi
ci siate
,

Ed

io

son ben contento che

eh' essi abbiano lor forze mostrate

Ma

tuttavia la cosa ad altro segno


,

Vi prego che mandiate

com' dlraggio
,

Qui non ha
Qui non Qui non
Vendetta

zuffa per acquistar regno


la

O per pigliar perduto eredi


si
:

ggio

Ira costor mortale sdegno

commesso oltraggio ma amore la cagione


cerca di
, ,

Com*

gi detto

di cotal quistione.

ai4

lA TESEIDE
8

Dunrjue amorosa dee questa battaglia


Esser se ben discerDo
,

non odiosa
altra cosa

L' odiose son di chi mal far travaglia

O
1

di chi n'

ha ragion per

degli aspri Centauri di Tessaglia

qua* non sanno mai che

si sia

posa

non

tra noi^
l
,

che bench siam creali

Chi qua chi

pur

d*

un sangue siam

nati,

come

potre'
il

mai

io sofierire

Veder

sangue lariseo versare?


,

r un

pe* colpi dell* altro morire

Come

al

seme

di

Cadmo
,

piacque fare
n quell'
ire

Oggi non quel tempo


Per con
lor le lasciam

dimorare

E noi viviam come insieme dovemo E legger per amor ne combattemo


lo
Chi sar quel che per
si

poca cosa

Volesse tanti popoli in periglio

Porre di gente tanto valorosa

Quanto qui veggio f E'

sarie

mal

consiglio,

Ed

agi* Iddii

sarebbe molto odiosa


al

Veder qui contro

padre uscire
1'

il

figlio

fedir

1*

un contra

altro parente

Co'

ferri in

mano nimichevolmente

, ,

LIBRO SETTIMO
II
Poich a
tal fine

aii

qui

siete

adunati
sia
,

Perch vostra venuta in van non


Li due amanti
Cosi
si

Secondo che pi son da voi amati


,

come ognun
siccome
la

disia

tragga

e cento nominati
.

Per parte

siate
il

mia
pieni assai

Sentenza die'

d eh' io gli trovai

D' affanno

d' ira e d'

amor

19

acciocch odio fra voi non nascesse

Le

lance pi nocive lascerete


1'

So~roTr4e-padj_o^on mazze

espresse,

Forze

di voi contenti proverete

le

bipenni porti chi volesse


:

Ma altro no E quegli
,

di questo assai avete

il

bene a cui oprar

vittoria
,

Dar

s'

avr e la donna e la gloria

Questo
Li
Il

sar siccome

un giuoco a Marte
arte

sagrificii del

quel celebriamo
e vederassi
,

giorno dato
1'

l'

Di menar

armi

in

che

ci

esercitiamo

perciocch io giudice e non parte

Esser qui debbo, dove noi seggiamo


Senz' arme
a' vostri fatti

porr mente

Per di ben portarvi abbiate a mente

ai6

LA^TESEIDE

De* nobili e del popolo

il

romore
;

Tocc

le stelle

fu alto e forte
tal

G' Iddi dicendo servan

signore

Che

degli amici suoi fugge la

morte

con pietoso e grazioso amore


ne* contasti
in

D Ed

men

gravosa sorte:

quel loco senza dipartirsi


s'

Cento e cento

elessero

e partirsi

i5
Levossi prima adunque in piede Arcila

Ed

in parte del teatro


d"*

si

trasse

Appresso Palemon

altra partita
,

A E

fronte disse Teseo se n' andasse

ciaschedun della gente


cui pi gli piacesse
detto
:

11

sita
5

Con
Se

s'

accostasse

Aveva
n'

e per

immantinente
.

andaro ad Arcita questa gente

iS
Il

primo fu

il

fiero
,

Agamennone
e poi Pigmaleone
,

Poi Menelao

e Polluce e Castore
,

Con
Il

la lor

gente
,

re

Licurgo

e di Pilo Nestore

11

gran Peleo col popol mirmidone


il

corintio

Cromio
ed

di valore
vi giro

5
,

Sicheo e Perltoo ancor

Ed Ippodamo

altrui

pi

il

seguir

LIBRO SETTIMO

ai

Palemone and Ida pisano

E dopo lui Ulisse e Diomede E Minos co* fratelli a mano a mano E re Evandro a cui non servar fede
,

'1

Li suo

che
lo

'1

fer del
>

suo reame strano


:

Gir per

mondo come ancor si crede Andovvi di Tessaglia il grande Admeto ,


Encelado e Niso a
lui di dreto

Ed

18
Cosi divisi
dalli suoi elesse
li

Arcita dieci,

qua' caramente

Preg che ciascun nove ne prendesse

Con

seco della sua pi. cara gente

Acciocch cento de' migliori avesse

Ed

essi

il

feciono assai prestamente


furo
,

scritti

e agli altri fu detto


si

Che buon tempo

desser con diletto

29

siniil fece

ancora Palemone
si

E
E

di

buon omin
e'

trovar

si

pari

Ched

non

v' era

alcuna variazione:
fosser guari
,

credesi the
al

non ne

Rimasi

mondo
1'

di tal condizione

Cosi gentili e per prodezza pari

Qual

era quivi

uno
assai

l'

altro cento
.

Di che Teseo fu

contento

., .

ai8

LA TESEIDE
ao

Adunque posto sotto grave pena Lo stare in pace per cosa che avvegna A tutti gli altri Teseo ne gli mena
,

Seco per va onorevole e degna

Per

la cittade d' allegrezza

piena

Dove col padre insiemeraente regna : E come prima insieme assai contenti
,

Li re

si

stava n tutti e le lor genti

ja^i

posto che

V un

1*

altro conoscea

Col qual dovea

le

sue forze provare

Nulla division

vi si

vedea
:

Per in alcun

allo
,

adoperare

Anzi ciascuno

quanto pi potea

quelli

a qua' doveva incontro andare

Con

tutto

cuor di piacer

s*

ingegnava
slava

Cosi in ben con festa vi

si

9a
Gi era
il

di al quale
si

il
,

di seguente

Combatter
Giro

dovea

quando gP

Iddi

Palemone ed Arcta umilemente


a pregare
gli altari
,

con

affetti pii

Sopra

stando fuoco ardente


e con

Incensi dero

sommi

dsi
gli alasse

Dier preghi a
11 d

tutti

che ciascun

seguente in ci che bisognasse

, .

, ,

LIBRO SETTIMO

29

Ma

pure

A reit

ne* templi di

Marte
,

Poscia eh' egli ebbe

gli altri visitali

dati fuochi e incensi in ogni parte

Si ritorn, e quegli illuminati

Pi eh'

altri assai

e con pi solenn

arte,

E di liquor somroissimi rorali Con cuor divoto tale orazione

A Marte

fece con gran divozione

^4

O forte Iddio
Ne' luoghi

che ne' regni nevosi

Bistonii servi le lue sacre case,


al sol

nemici e tenebrosi
,

Delli tuoi ingegni piene

pe' qua' rase

D' ardir le fronti furo agli orgogliosi Fi' della Terra, allorch ognun rimase

Di morte freddo

in sul suol

per

le
j

prove

Fatte da te e dal tuo padre

Giove

2S
Se per
alto valor la

mia etade

le

mie forze merilan che io


sia

De' tuoi

detto

per quella pleiade


,

Ch' ebbe Nettuno

allor

che con disio

Di Citerea usavi la biltade Rinchiuso da Vulcano ad ogni Iddio


,

Fatto palese

umilmente

ti

prego
,

Che

alli

miei preghi tu non facci niego

, .

aao

LA TESEIDE

Io son

come

tu vedi

giovinetto

per nuova bellezza tanto

Amore

Sotto sua signoria

mi

tien distretto

Con

le

mie forze e
,

tutto

mio valore
core
,

Conviene oprarmi

se io vo* diletto
il ;

Sentir di ci che pi disia

E senza

te io

son poco possente

Anzi piuttosto non posso niente

7
Dunque m* aiuta per lo santo fuoco Che t' arse gi siccome me arde ora
,

nel presente

mio

palestral giuoco

Colle tue forze nel pugnar

mi onora
poco
,

Certo

si fatto

don non mi
:

iia

Ma sommo
Io
il

bene

adunque qui lavora


pugna vincitore
1'
,

S* io son di questa
diletto
,

e tu n' abbi

onore

aB
I templi tuoi eterni
s'

orneranno
vinto

Dell' armi del

mio

compagnone
,

Ed

ancora le mie vi penderanno


cagione
:

E E
Di

fievi disegnata la

Eterni fuochi sempre vi arderanno


la

barba e

miei crin
ti

che ofFensione
,

ferro

non

sentiron',
,

prometto
l'

Se mi

fai vincer

siccom' io

ho

detto

,,

LIBRO SETTIMO

aai

Era

allor forse

Marte

ia esercizio

Di chiara

far la parte rugginosa


orribile ospizio,
1'

Del grande suo ed

Quando
Tuttavia

d' Arcita
li
,

orazion pietosa
il

Pervenne

per fare

dato ufizio
:

nell' aspetto

lagrimosa

La

qual divenne di spavento muta


la casa

Com'di Marte

ebbe veduta.

3o
Ne' campi
tracii sotto
i

cieli

iberni

Da

tempesta continova
schiere di

agitati

Dove

nembi sempiterni
l

Da' venti or qua ed or

trasmutati
,

In varii luoghi ne' guazzosi verni

d'acqua globi per freddo aggroppati


,

Gittati sono

neve tuttavia

Che

'n ghiaccio a

mano
3i

man

s'

indura e cria

E 'a una selva


Cerri
,

steril di

robusti

dov' eran
,

folti

ed

alti

molto

Nodosi ed aspri

rigidi e vetusti
il

Che
Del

d'

ombra

eterna ricuoprono
,

volto

tristo

suolo

e in fra gli antichi fusti


,

Da ben
Vi
si

mille furor sempre ravvolto

sentia grandissimo

romore
.

V* era bestia

ancora d pastore

aaa

LA TESEIDE

In questa vide

la ca' dello
,

Iddio

Armipotente
Tutta

e questa edificata

d' acciaio

splendido e pulio

Dal

quale era dal sol riverberata


,

La

luce

che abborriva

il

luogo rio
,

Tutta di ferro era

la stretta entrata

le porte eran d* eterno diamante,


.

Ferrate d' ogui parte tutte quante

.?i

le

colonne di ferro costei


,

che V ediGcio sostenieno : Li gF Impeti dementi parve a lei

Vide

Veder, che

fier

fuor della porta uscieno


,

Ed

il

cieco Peccare

ed ogni
vedieno

Omei
j
,

Similemente quivi

si

Videvi V Ire rosse come fuoco

la

Paura pallida

in

quel loco.

34

E con

gli occulti ferri


,

Tradi meati
:

Vide

e le Insidie con giusta apparenza


,

L Discordia sedeva
Ferri avie in

e sangui nenti

mano

ed' ogni

differenza

tutti

luoghi pareano strepenti


di crudele intenza
:

D' aspre minacce e

E *n

mezzo

il

loco la Virt irislisslma


.

Sedie di degne lode poverissima

,,

LIBRO SETTIMO
35
Videvi ancora V allegro Furore

2^3

oltre a ci

con volto sanguinoso


vide e lo Stupore f

La Morte armata

Ed

ogni altare quivi era copioso


sol nelle battaglie

Di sangue
De' corpi

fuore

uman

cacciato

e luminoso

Era ciascun
Arse e

di fuoco tolto a terre

disfatte

per

le triste

guerre

36

Ed era ti tempio tutto istoriato Da sottil mano e di sopra e d' intorno

ci

che pria
le

vi vide disegnato

Eran
Tolte

prede di notte e di giorno


,

alle terre

qualunque

isforzato
:

Fu

era quivi in abito


le genti

musorno
,

Vedevansi

incatenale

Porli di ferro e fortezze spezzate

Videvi ancor

le
,

navi bellatrici
e
li

I vti carri

volti guastati

li

miseri pianti ed infelici

Ed

ogni forza cogli aspetti elati


fedita ancor
si

Ogni

vedea

liei
:

E E

sangui colle terre mescolati

'n ogni loco nelP aspetto fiero

Si vedea Marte torbido ed altiero

aa4

LA TESEIDE
38

tal ricetto edificato

avea
sua arte
,

Mulcibero

sottil colla
'1

Prima che

Sol

gli

avesse Citerea

Mostrata co' suoi raggi esser con Marte


Il

quale di lontan ci che volea


,

Colei senti

e seppe di che parte


:

Ella veniva a lui sollecitare

Perch'

ella

prese e intese

il

suo

all'are

39
Udita quella adunque di lontano
,

Da
L

Arcita mandata umilemente


star sen g a

Senza pi

mano

mano
:

dov' era chiamato occultamente


i

N prima
Sentiron
,

templi

il

loro Iddio sovrano

che tremaron di presente :


le

rugghiar tutte ad un* ora

porte
.

Di che Arcita

in s temette forte

4o
Li fuochi dieron lume vie pi chiaro
,

die la terra mirabile odore


si

E' fumiferi incensi


Alla imagine
,

tiraro

li

posta ad onore

Di Marte
Tutte in

le cui

armi risonar

mosse con dolce roraore

1 segni dierono al mirante Arcita

Che

la

sua orazion era esaudita

, ,

LIBRO SETTIMO
4i

aaS

Dunque contento il Con isperanza di


Anzi
la

giovinetto stette
vittoria avere:

]N quella notte di quel

tempio uscette,
,

spese tututta in preghiere

pili

segnali in quella ricevette

Che

gli

aftVrmaron pi

le cose
il

vere

Ma

poscia eh' egli apparve


il

nuovo giorno,
.

Fecesi armare

giovinetto adorno

4a
Paleninn slmilmente fatto ave

Claschedun tempio ad Atene fumare

in cielo avea lasciato o


s

Dio o Dea
:

Che per

non

facesse egli pregare

Ma
Con

sopra

tutti gli altri

Citerea

Gli piacque pi quel giorno d' onorare


incensi e

con vittime pietose,


si

nel suo tempio ad adorar

pose

43

f*

divoto cotale orazione

O bella
Per cui

Dea
s'

del

buon Vulcano
il

sposa
,

allegra

monte Citerone
sii

Deh

i' ti

prego che mi

pietosa

Per quello amor che

portasti

ad Adone

la

mia

voglia per te amorosa


,

Contenta

e fa' la

mia
,

destra possente

Doman

per

modo

eh' io ne sia godente


1

BOCC. LI TESEIDE

'4^6

LA TESEIDE
44

frulla persona sa quanto io

amo ;
disio
)

Nessun conosce

il

mio somnio
io la

Nullo poria sentir quant'

bramo,
,

La

bella

Emilia

donna del cor mio

Cui giorno e notte sempre ad ogni


Se non
se tu e
*1

or'
,

chiamo

tuo figliuolo Iddio

Gli qua' sentite dentro quanto amore

Per

lei

martira

me

suo servidore

4
!\>

non poria con parole


Mostrar eh*
i'

1*

effetto
io lo sento

ho

n dir qua nt'


,

Tu

sola lo conosci

ed

al difetto
,

Puoi Dea dar lontan contentamento

*^l

mio penar
fai ci di
ti

ritornare in diletto

S la

che
,

io

qui attento

Tanto

prego

cio che io sia


;

In possessiu d' Emilia donna mia

%
f non
Per
ti

chieggio

iii

arme aver

vittoria

li

templi di Marte d* arme ornare


ti

Io non

cbieggio di portarne gloria


,

Di que* do man

contra de' qua' provare

Mi

converr', n cerco che

memoria
)

Lontana duri del mio operare

Io cerco slo Emilia

la

qual puoi
l

donarmi

Dea

se

donar

mi vaoi\

LIBRO SETTIMO
47
Il

227

modo

trova tu

eh' io
,

non mi curo
sia vincitore
:

eli* io sia -vinto

o eh* io

Me

poco curo
il

s'

io

non son sicuro

Di possedere
Per
,

disio del

mio core
t'

o Dea
,

quel che

men duro
signore
:

Piglia

si fa'
i*

che

io

ne

sia
,

Fallo

eh'

te

ne prego
,

o Gilerea

ci

non mi negare

somma

Iddea

48
Li templi tuoi saran sempre onorati

Da me

siccome degni fermamente


:

di

mortine spesso incoronali

Ed

ogni tuo aitar far lucente


,

Di fuoco
Quali a

e sacriiicii fien donati

tal
il

Dea

si

denno certamente
tuo per eccellenza

^empre

nome

Pi eh'

altro Iddio

avr in reverenza

-,

49
l se
t'

grave ci eh* io
,

ti

dimando
la

Far

fa'

che tu nel teatro


,

spada

Primaia prendi

ed

al

mio cor forando

Costrigni che lo spino fuor ne vada

Con ogni vita il campo insanguinando ; Che colai morte troppo pi m' aggrada Che non farebhe senza lei la vita
,

Vedendola non

tuia

ma

si

d'

Arciu.

228

LA.

TESIDE
5o

Come
Se

d* Arcila
cosi a

Marte P orazione

Ceno
n^

Venere pietosa
il

and

st)pra

monte Citerone
,

Quella di Palemon

dove
la

si

posa

Di

Cilerea

il

tempio e

magione
ombrosa
j

Infra altissimi pini alquanto

Alla quale appressandosi

vaghezza

La prima

fu che vide in quell' altezza

Si
Colla quale oltre andando vide quello

Ad

ogni vista soave ed ameno


guisa d'

A E

un

giardin fronzuto e bello


,

di piante verdissime ripieno

D' erbette fresche e

d' ogni fior novello


,

E fonti vide e chiare vi surgleno E in fra altre piante onde abbondava


1'

Mortine pi che altro

le

sembrava

5d
Quivi
senti pe' ra

mi dolcemente
,

Quasi

d'

ogni maniera ucce' cantare

sopra quelli ancor similemente


diletto
i

Li vide con
Poscia
fra 1'

nidi fare

ombre
iti

fresche prestamente

Vide

conigli

qlla e in la

andare

timidetti cferVl e cavriuoli


altti

Ed

molti Vrii bestiuoli

LIBRO SETTIMO
53
SimllementP quivi ogni stromento

ihag

Le parve udire e dilettoso canto ; Onde passando con passo non lento

rimirando, in s sospesa alquanto

Dell'alto loco e del bell'ornamento,

Ripieno

ilqasi
,

in ogndei
la

viucanto

Di

spiriti

che qua e

volando

Gieno

a lor posta; a' quali assai

guardando.

Tra

gli albuscelll

ad una fonte
saette

allato
,

Vide Cupido fabbricar

Avendo

egli a' suoi pie

V arco posato
elette

Le qua'

sua

figlia

Voluttade
,

Nell^ onde temperava


,

ed assettato
,

Con lor s' era Ozio il quale ella vedette Che con Memoria poi 1' aste ferrava
De'
ferri eh' ella

prima temperava

55
Poi vide in quello passo Leggiadria

Con Adornezza ed

AfTabililate

E E
Di

la

ismarrita in tutto Cortesia


1'

vide

Arti eh'

hanno

potestate
,

fare altrui a forza far follia

Nel loro aspetto molto


Dalla immagine nostra

sfigurale
,

'1

van Diletto

Con

Gentilezza \ide star solettp

,3o

LA TESEIDE
56

Poi Vide presso a s passar Bellezza


Senz' ornamento alcun s riguardando
,

E vide gir con lei Piacevolezza E r una e V altra seco commendando


,

Poi con lor vide

starsi

Giovinezza
;

Destra ed adorna molto festeggiando

E d'

altra parte vide

il

folle

Ardire

Lusinghe e Ruffianie insieme gire

57

*n

mezzo

il

loco in su alte colonne


,

Di rame vide un tempio

al

qual d' intorno


,

Danzando

giovinetti vide e
,

donne

Qual da

s belle

e qual d' abito adorno


,

Discinte e scalze

in capelli e gonne

Che

in questo solo
il

dispendeano

il

giorno

Poi sopra

tempio vide volitare


.

Passere molte e colombe rucchiare

58

Ed

ali*

entrata del tempio vicina


si

Vide che

sedeva pianamente
,

Madonna Pace
'Nanzi

e in

mano una

cortina
:

alla porta tenea

lievemente
tapina
,

Appresso a

lei in vista assai

Pazienza sedea discretamente


Pallida nelP aspetto
,

e d' ogni parte

D* intorno a

lei

vide Promesse ad arte

I.IBRO

SETTIMU
59

jjj

Poi dentro

al

tempio entrata
,

di sospira

Vi

senti

un tumulto

che girava

Focoso

tutto di caldi disiri:


gli altari tutti

Questo

alluminava
di martiri

Di nuove fiamme nate


De* qua' ciascun
di

lagrime grondava
ria
, ,

Mosse da una donna cruda e

phe

vide

II

chiamata Gelosia

60

in

quel vide Priapo

tenerci

Pi

sommo
il

loco

in abito tal qual^

Chiunque

volle la notte vedere


1'

Pot, quando ragghiando

animale

Fh pigro desi Vesta

che in calere

Non poco
Andava
Di
;

gli

era

e in ver di lui colalq

e simil per lo tempio grandq

fior diversi assai

vide grillande

61
Quivi molti
nrchi a- cori di

Diana

Vide appiccati

e rotti

in tra quali ec^

Quel
Orsa
;

di Callisto fatta
le

tramontana
della fiera
:

pome v'eran
1'

Atalanta che 'n correr fu sovrana

Ed

ancor

arme
il

di

queir

altra altieri^

phe

partor

bel Partenopeo

Nipote

al calidonio

Oeneo.

23a

LA TESEIDE
6a

Videvi
In

storie

per tutto dipinte

tra le

qua' con pi alto lavoro

Della sposa di Nin vidde distinte

L' opere

tutte

e vidde a pie del


,

moro
:

Piramo e Tisbe

e gi le gelse tinte

'1

grand' Ercole vidde tra costoro


,

Tn grembo a Jole

e Bibli dolorosa
pietosa

Andar pregando Cauno

63

Ma non

vedendo Vener
da cui
si
:

le

fu dello

N conobbe
Se tu
la

in

pi segreta
;

Parte del tempio


vuoi
;
,

sta a diletto

per quella porta


,

chela

Te
L
Per

n' entra

ond' essa

senza altro rispetto


,

In abito qual' era mansueta


si
1'

appress per entrar dentro ad essa

ambasciata fare a

lei

commessa

64

Ma

essa

li

nel

primo suo venire


la porta assai

Trov Ricchezza

guardare

La qual

le

parve

da riverire:
,

E
Il

lasciata

da

lei

quiv' entro entrare


5

luogo vide oscur nel primo gire

Ma
Vi

poca luce poscia per


prese
,

lo slare

e vide lei

nuda giacere
vedere

Sopra un gran

letto assai bello a

LIBRO SETTLMO
65
Ella avea d' oro
i

aii

crini

e rilegali

Intorno al capo senza treccia alcuna:


Il

suo viso era

tal

eh'

e'

pi lodati
:

Hanno a rispetto bellezza nessuna Le braccia e '1 petto e' pomi rilevati
,

Si vedieu tutti

i'

altra parte d'

una

Veste tanto

sottil si

ricopria

Che

quasi nulla appena qascoudia

66
Oliva
il

luogo ben di mille odori

Dall'

un

de' lati

Bacco

si

sedea

Dall' altro Ceres con

gli

suoi savori

Ed

essa seco per la


il

man

tenea
alle sorori
:

Lasciva

pomo

il

quale

Prelata vinse nella valle Idea

E
Jl

tutto ci veduto porse

il

priego
.

qual fu conceduto senza niego

Di Palemon
Subito

le voci

g la

adunque udite Dea ove chiamala


la casa sagrata

Era

perch allora iur sentite


,

Diverse cose in

E s
In

ne nacque in

ciel novella lite


;

tra

Venere e Marte

ma

trovata

Da
Pi

lor fu via

con maestrevol arte


i

far contenti

preghi d' ogni parte.

a34

LA TESEIDB
68

Steltesl

adunque

mentre

il

mon^o

chiusq

Tenne Apollo
Conlinovo

di luce,

P^lemoqe

Dentro 4al tempio sagrqto rinchiuso


in divota orazione:

Siccome

forse in quel

tempo

era in usq

chi doveva fare mutazione


in cavaliere
,

D' abito scuderesco

Com'

e'

doveva

che era scudiere

69

certo

li

predelti innamorati

Per

lor piacevolezza in generale


tutti gli

Da

Ateniesi erano amati

Perch gP Iddii da ciascun con eguale

Animo
Che
gli

furo tututti pregati

guardassoD d' angoscia e di mal^

ciascheduno in
di lor nullo

modo
si

contentasse

Che

mai

biasimasse.

70
Fra
gli altri

che

agi' Iddii sagrificarq

Fu
Era

r una Emilia pi divotamente;


ciascun carp

La qual sentendo quanto


degli

due amanti
il

alla sua

gente

Non

soiFerse

suo cuor d' essere avaro

Di porger preghi a Diana possente


In servigio di que' che

amavan

lei

PI che

gli

uomini

in terra o in ciel gli

Dei

,, ,

LIBRO SETTIMO
?

^35

le serventi

sue tutte chiamate

Con corni pien d'ofterte, ragunare Le f* davanti a s e disse : andate


,

Fate di Diana

li

templi mondare

E E

le veste e' licor

m' apparecchiate

l'altre cose

da sagrificare:

Elle a'andaro, ed essa in compagnsi

Pi molte donne

onesta le seguia

74

Fu mondo
Al quale

il

tempio e di be' drappi ornato


pervenne 5 e quivi presto
ella

ella

Tutto trov eh*

avea comand.ito,
,

poi

in loco a

poche manifesto
il

Di fontano liquore

dilicato
,

Corpo

lavossi

e poi fornito questo


vestissi
,

Di bianchissima porpora
E* biondi crini

dalli vel scoprissi.

73

Q uinci scoperse la sagra


Di quella Dea
,

figura

cui ella pi
la fece

amava
pura,
:

colla bianca

man

Se forse alcuna nebula


Poi
,

vi stava

senza avere in s nulla paura


1'

Sopra

aliar soave la posava

quindi di mirifici liquori


il

Rorando

tempio riempio

d' odori

36

I.A

TESEIDE
74

coron di quercia cereale

Fatta venire assai pietosamente

Tututto
Poi fallo

il

tempio

')

suo capo

alirettalc

il

grasso pin
,

minutamente
,

Spez^sare a' servi

eoa misura eguale


,

Sopra

1'

altare

molto reverente

Due
fs

roghi fece di simil grossezza

ebbe V un pi che V

altro d' altezza

7
Qxilndi con pia

man

v' accese

il

foco,
,

quel di vino e di latte innaffialo


tre fiate
l'

Per

temper un poco
,

E
Di

poi

incenso prese

e seminato
il

Sopra di quello riempi

loco
:

fummo
'1

assai

soave in ogni lato


recare
,

E poi si f' pi tortore E sangue lor sopra


6

'1

fuoco spruzzare

molte bianche agnellette bidenti


Elatte al
Si
f'

modo
i

antico ed isvenate

recare avanti alle sue genti


loro

tratti

cuori e le curale

Ancor
Sopra

gli caldi spiriti battenti

gli accesi

fuochi

1'

ha posate

cominci pietosa

nell' aspetto
fia

Cosi a dir

come

appresso

detto

LIBRO SETTIMO

i35

l)ea

a cui la terta e
di

'1

cielo e

*1

mare
,

E' regni

Pluton son manifesti


,

Qualor
Prendi

ti

piace di que^ visitare

gli

miei olocausti raodcati


gli so

la quella forma che io

fare

Ben

so se'

degna di maggior che questi


pi innanzi non sapere
,

Ma

qui

al

Supplisca

o Dea

lo

mio buon

volere

78

questo detto, tacque

tanto eh' ella

Yide ogni parte

degli roghi accesa:


la

Poi dinanzi a Diana


S' Inginocchi
,

donzella
^

e da pietade offesa
la faccia bella
,

Di lagrime bagn

La quale

in ver la

Dea

tenea distesa

Quivi chinata

stette assai

pensosa

t*oi la dirizz lutia

lagrlmosa^

cominci con

rotta

voce a dire

O
E

casta

Dea
ti

de' boschi lustralrice>

La qual

fai a

vergini seguire
,

se' dell' ire

tue venglatrice

E siccome
Allora eh' Della tua

Atteon pot sentire


el pli

govan che felice

ira
,

ma non
I

del tuo nervo

Percosso

lasso

si

mut

in cervo

a 38

LA TESEID
80

Odi

le voci mife

ne son degna

quelle per la tua gran deitate


tu le sostegna

Triforme prego che

E A

s'

egli

non

li fia

diOlcultate
,

lor

donare perfezion
ti

l'

ingegna

Se mai

punse

il

casto cor pelate

Per vergine nessuna che pregasse

Ovver che

grazia a le addimandasse

%l
Io sono ancora delle tue ischiere

Vergine

assai pii alta alla faretra


,

Ed
La

a'

boschi cercare
:

che a piacere
e se
si

Per amore a marito


tua

arretra

memoria

bene ancor sapere


duro che pietra
sciolta
,

Dei quanto

fosse pi

Nostro voler contra Venere

Cui pi che ragion segue

voglia stolta

Perch se

'1

mio migliore

eh' e* tuoi
,

con

Seguiti ancora vergin giovinetta

Attuta

gli aspri

e focosi vapori
il

Che accendono
De* giovanetti

disio

che

si

m'

affetta

di

me a madori
aspetta
^
:

Di

cui gioia d'

amor ciascuno
e tu
'1

E di lor guerra tra lor


Che
certo molto
,

metti pace
sai
,

mi

dispiace

Libro

SEniMO
B3

^j^

se

fati

pur m' hanno

riservata
,

A giunonica legge sottostare Tu mi dei certo aver per iscusata


W
dei per gli miei preghi schifare
j

Tu

vedi che ad altrui son soggiogata


ei

E
S'

quel eh'

piace a
,

me

convieu di fare

5
,

Dunque m'
i'

aita

e
,

li

miei preghi ascolla


a questa volta
;

ne son degna

Dea,

4
'Coloro
,

qua' per
,

me
,

ne' ferri aguii

Doman non
Caramente
ti

savi

s'

avvilupperanno
gli aiuti
:

prego che
,

E' pianti miei


iPer

li

qua' d' ogni lor danno


sarien renduti
il
,

merito d'
cessi

amor
,

Ti prego
Volgere

e facci

loro affanno
altra cos
.

in dolce

pace
sia

o in

^fa' alla loT

fama

pi graziosa

u
E
se

gP

Iddi fors*

hanno

gik disposto
e' sia

Con

eterna parola che

Da

lor seguito ci eh'


e'

hanno proposto

Fa' che

venga nelle braccia mia


pili col

Colui a cui

voler

m'

accosto
disia
:

che con pi fermezza mi

'Che io noi so in

me

stessa

nomare

l'ant ciascun piacevole

mi pare

s4o

LA TESEIDE
86

E bfisti
E
,

all'

altro la

vergogna sola
,

Senz' altro danno


se lecita

d'

avermi perduta
,

mi
,

questa parola

Fa* che da
In queste

me
,

o Dea
,

sia

conosciuta

fiamme

il

cui incenso vola

Alla tua deit

da cui tenuta
ci si

Sar

che per Arcita


,

pone
.

L' una

altra poi

per Palemone

87

Almea

s'

adatter l'anima trista


,

raen sospir

per

la

parte perdente
,

pili leggiera sosterr la vista


'1

Quando

vedr del teatro (uggente


,

la

mia volont

che ora

mista

Dell'

una parte

si

far parente;

L' altra con pii forte

animo

fuggire
,

Vedr

sapendo ci che de' avvenire

8B

fuochi ardevan mentre ella pregava

Dando soave odor


Quasi per quelli

nel

tempio adorno
,

Ne' quali Emih'a tuttora mirava


,

senza alcun soggiorno


:

Veder dovesse

ci che disiava
il

Quando

di

Diana

cor
:

1'

apparve intorno
,

Infaretrato, e disse

giovinetta

Tosto vedrai ci che per

le si aspetta

,. ,

LIBRO SETTIMO
89

a4i

gi
E

nel cielo tra g' iddii fermato tu sia sposa dell'


lieta
:

Che
Poco

un

di costoro

Diana ne
ti fia

ma

celalo
,

qual debba esser di lofo


te nel
,

Se ben da

tempio

fia

mirato
;

Ci che avverr

non fuor
l'

di questo coro
,

Per attenta in ver

aitar rimira

E vedrai ci che

*1

tuo core disira

90

questo detto

sonar le saette

Della faretra di Diana bella

V arco per
11

s mossesi
,

stette

Pi nulla
Ciascuna

di quelle

ma

isnella

a*
i

boschi ginne onde venette


,

Fremir
Si senti

cani

ed

il

corno di quella
a' segni

mormorar ; laonde
i

Emilia prese che

preghi eran degni

91

La

giovinetta le lagrime spinse

Degli occhi belli, e dimorando attenta

Pi verso

il

fuoco

le luci sospinse
1'

stette

guari che
si

una fu spenta
,

Poi per s

raccese

l'

altra tinse

E tal

divenne qual talor diventa


,

Quella del zolfo


In qua e 'n

e le

punte menando

l gi forte

mormorando
I

BOCG* L TESCIDE

a4a

LA TESEIDE

parean sangue

gli accesi tizzoni


,

Daccapo spemi
Lagnine
la*,

tututti

gemendo
i

che spegneano

carboni
,

Le
Gli

quali cose Emilia vedendo


alti

non prese n

le condizioni
,

Debitamente del fuoco


S spense

che ardendo
si

prima

e poscia

raccese

Ma

sol di ci <juel

che

le

piacque intese

93

E cosi

nella

camera dubbiosa
,

Si ritorn

com'

ella n' era uscita

Bench dicesse aver veduta cosa

Che

le

mostrava sua futura

vita

Ella pass quella notte angosciosa


Infin che ogni stella fu fuggita
;

Poi si lev e rifecesi bella Pi che non fu mai mattutina


,

stella

94
11 ciel tutte le stelle

ancor mostrava
;

Bench Febea

gi palida fosse

E r orizzonte
Neil' oriente
,

tutto biancheggiava

ed eransi
,

gi

mosse

L' Ore, e col carro

in cui la luce stava

Giungevano

cavai,

vedendo

rosse
,

Le membra

del celeste

bue levalo

Dall' amica Titonia

accompagnato

LIBRO SETTIMO
95
Perch ne' templi armati
i

a43

due amanti

Li lor compagni quivi convocare.

Ed

fatti

futuri tutti quanti


,

Dico del giorno

fra loro ordinaro

qua' fosser didietro e qua' davanti


:

Alla battaglia ancora stanziaro

Poscia con loro armati se n' uscir

De' templi

e 'nverso Teseo se ne giro

96
11

gran Teseo dagli

alti

sonni tolto

Ancor

le ricche

camere tenea
,

Del suo palagio

in la cui corte
si

molto

Di popol
11

cittadin vi
s'

vedea

qual vi

era per veder raccolto


li

Che modo per


Di
ci che e'

due

vi
il

si

tenea
,

doveano

giorno fare
.

Per Emilia

la bella

conquistare

97
Quivi
destrier grandissimi vediensi
selle ricche d' arienlo e d'
li

Con

oro
,

spumanti

lor freni rodiensi

Tenuti da chi guardia avie di loro


Ringhiar ed anitrir spesso sentiensi

',

Qual per amor qual per odio E r uno in qua e 1' altro in l
,

tra loro

n'

andava
.

Di

tali

a pie

ed alcun cavalcava

,,

44

l-A

TESEIDE

Vedevansi venire

gran baroni
3

Di robe

strane e varie addobbali

Ed

In tra tutti varie eran quistioni


tre
,

Qui
Tra

l quattro

li

sei

adunati

lor

mostrando diverse ragioni


degl' innamorati
di vittorioso
,

Di qual credevan

Che rimanesse

il

facendo un mormorio tumultuoso

99
L* aula grande d' alti Tutta era piena e
,

cavalieri

di diversa genie

Quivi aveva

giullari e minislrieri

Di

diversi atti
,

copiosamente
,

Girfalchi

astori

falconi

e sparvieri

Bracchi

levrieri, e mastin

veramente.
ji

Su per
Assai
a'

le

stanghe ed in terra a giacere


belli a

cuor gentil

vedere

100
Tra queste
genti magnifico

molto
,

Usci Teseo con real vestimento

Ov' con somma reverenza accolto

Ed e' con
Tutti
gli

alta vista e

portamento
:

vide assai con lieto volto


,

E domand
Eran venuti

se

ancora

duecento
:

a cui e' fu risposto


,

No

signor

mio

ma

e'

verranno tosto

LIBRO SETTIMO
lOI
tn questa venner, non per un

45

cammino

Quasi

in

un punto

li

duo gran Tebnni


montani
al

E
La
Di

qual qualora a Libero divino


sacrificio ne' luoghi

Fa

dircea plebe
si

s'

ode infno

cbino

Di qua'
voci
s'

sian valloni pi sotlani

e d' Uri suoni e di


,

romore

Tal

ud quivi allora

non minore

202
Cosi ciascun co* suoi
tratti

da parte

Aspettavan Teseo

che prestamente

Venuto^

in verso del

tempio

di

Marte

Con
Dio

lor n'

and
:

e l pietosamente

sacrificio
,

e con senno e

con
,

arte

Poscia levato

senza star niente

Sopra

il

gran soglio dalla porta venne


i

li

fermato

suoi passi ritenne

^68

E senza
E E

star
le

non con piccolo onore


alli

Cinse

spade

due

scudieri

ad Arclla Polluce e Castore


gli

Calzar d' oro

sproni e volentieri

Diomede

e Ulisse di

cuore
e cavalieri

Calzargli a

Palemone

Amendue

furono allora novelli

GV

innamorati teban damigelli

.,

46

LA TKSEIDE
io4

ciascheduno sotto una bandiera

D' un segnai qual


Si

gli

piacque

con sue gculi

ragun

e con faccia sincera

Gir per

la terra \isti e

apparenti

gib del cielo al terzo salii' era


,

Febo co' suoi cavai fieri e correnti Quando per loro al teatro fu giunto Quasi che ad uno medesimo punto
o5

bench non avesson ancor

vista

Di

so

alcuna

in quel loco
,

pensando
vi
s'

Perch venieno

e ci

che

acquista

1'

un

dell' altro le
,

trombe sonando

Udendo e il Che or 1' uno


Subitamente

grido della gente mista

or

1'

altro gi favoreggiando

Quasi dubbiando

dentro

al

cor sentir

men

caldo dlsiro.

lot

ciaschedun per so divenne

tale

Qual
A'
Il

ne' getuli boschi

il

cacciatore
,

rotti balzi accostatosi

il

quale

leon mosso per lungo romore


,

Aspetta

ferma

in so

1'

animo eguale j
,

nella faccia gela per


i

tremore

Premendo

teli

per forza tremanti

li

suoi passi treman tutti quanti:

. ,

,.

LIBRO SETTIMO
IO'

a47

sa chi vengJ

ni>

qual' e'

si sia

Ma
Di

di fremente orribili segni

"Riceve nella

mente

che disia
:

nofi avere a ci tesi g' ingegni


'1

mormorar che

sente tuttavia
5
,

Con

cieca cura in se par die disegni

Per quel talora sua pena alleggiando

Ed

ancora

tal volta

pi gravando

.108

Poco era
11

fuori della terra sito


,

teatro ritondo

che girava

Un

miglio

che non era

meno un
si

dito

Del quale un mur marmoreo


Inverso
,

levava

il

cel si alto e
1'

con pulito
si

Lavor che quasi

occhio

stancava

rimirarlo
forti

ed aveva due entrate

Con

porte assai ben lavorate

log
Delle quali una in verso
il

sol

nascente
,

Sopra colonne grandi era voltata


L'
altra la

mirava

in verso

V occidente.
:

Come

prima appunto lavorata


Ih entro

Per questa entrava

ogni genT<
;

D' altronde n

che non vi aveva entrata


a sesta

Nel mezzo aveva un pian ritondo

Di spazio grande ad ogni somma

festa

,,

,, ,

48

LA TESEIDE
Ilo

Nel qual scalee in cerchio

si

movieno
giri

E credo in
Con

pi di cinquecento

In sino air alto del

muro

salieno
;

gradi larghi per petrina miri


li

Sopra

quali le genti sedieno


gli arenarii diri

rimirare

O altri che

facessono alcun gioco


1'

Senza impedir

un

1'

altro in nessun loco

III
Al qual davanti era venuto Egeo

Con pompa grande per


,

voler vedere
,

-,

similmente

v'

era gi Teseo

Che
Del

per fuggire iscandal me' potere


teatro le porli

guardar feo

Da

molti

che

la

entro forestiere
;
.

O cittadin

con arme non entrasse


s v'

Senz' esse chi volesse

andasse

1 1

A questo tutti
Poscia che
i

popoli lernei
lor maggiori
tanti

ebber

lasciati

Sen venner
Bench

che dir noi potrei


^

v' entrasson tutti disarmati

come
,

avien
cosi
1'

li

lor

con

li

dircei

Veduti

s'

eran separati
la

Tenendo

un

parte del ponente


l'

altra incontro tenea

oriente

.,

UBRO SETTIMO
ii3
Venner\i
1

lig

cittadini

e tutte quante

Le

belle

donne realmente ornale


1'

qual per

uno
:

e qual per

V
,

altro

amante

Preghi porgeva

e cosi adunate

Dopo

tuiutte con lieto sembiante


,

Ippolita vi venne

in ventate
,

Pi eh'

altra bella

ed Emilia con
vaga di
lei
.

lei

rimirar non

men

"4
Venuti adunque
li

due compagnoni
armi
,

Armati

di tutte

in esso entraroj

ciascheduno co' suoi decurioni

L' un dopo

altro assai

ben

si

mostrare
,

Seguendo

li

gi detti lor

pennoni

Come

ne' templi detto che ordinaro

dalla parte d'

onde Euro

sofifia
.

Arcita entr con tutta sua paroffa

ii5
Tale a veder qual
tra'

giovenchi glugne
il
i

Non

armati di corna

fier

bone

Libico, ed affamato
Colla sua lingua
,

denti

mugne
,

ed aguzza T unghione

col

capo

alto

quale innanzi pugne


fa dilibrazione
,

Gli occhi girando

si

negli atti

si

mostra rabbioso
fa di s dottoso

Ch* ogni giovenco

aSo

LA TESEIDE
ii6

Egli era innanzi in su un gran destriere

A tut suoi tutto quanto soletto, E ben mostrava ardito cavaliere


i

Si feroce veniva nell' aspetto

Quando

attraverso
il

e innanzi

e arriere
:

Gi senza posa

buon

cavallo eletto

Ed egli aveva lo scudo imbracciato, Ed il forte elmo in testa ben legato


Il

Appresso
11 forte

gli

era col

pennone

in

mano
,

Dna

montato di vantaggio
,

Di cuore
Il

ardito

e di poter sovrano

qual seguiva
'1

il

nobil baronaggio

E E

primo era Agamennone spartano,


secondo Peleo nobile e saggio
il
il
,

'l

Licurgo

terzo, e

il

quarto era Castore


'1

Menelao

quinto

sesto era Nestore

iiS
Poi Perltoo e Crorals virilmente,

Ed Ippodamo

e poi

Pigmaleone

Ciascun con nove suoi arditamente

Ed

in quel preson quella porzione


lor fu contingente
.

Che giustamente

Ma

d' altra parte entr poi


il

Paleraone
,

Fiero ed ardito
Negli
atti

cavallo spronando

bene

il

suo valor mostrando

, ,.

LIBRO SETTIMO
119 Qual per
lo

bosco

il

cingliiar rovinoso
s sentiti
i

Poi eh' ha di dietro a

cani

Le

setole levate

ed ispumoso

Or qua

or l per viottoli strani

Rugghiante va fuggendo furioso

Rami rompendo

e schiantando silvani;

Cotale entr mirabilmente armato

Palemon quivi da ciascun mirato 120


11

qual col segno in

man Panto
fiero a

seguia

E E co'
E

dopo

lui

Minos

guardare,
,

suoi Niso di dietro gli gi

Poi Sarpedone ed Ida seguitare

Radamanto

appresso

il

qual venia
;
,

Evandro

re pot ciascun mirare

Encelado ed

Ammeto vi

si

vede

dietro a tutti Ulisse e

Diomede

121

come

gih

aveva fatto

A reit
si

Cosi e Palemon co' suoi

trasse

del teatro tenne

una
'1

partita
:

Solo aspettando che

segno sonasse
la

Ma

guardando Teseo

gente ardita
si

Comand che giammai non


S' e' noi dicesse
;

trombasse

e lor fiso mirando

Ciascun per

so

e tututti lodando

5*

LA TESElDE

Mentre

cosi
,

mansueia

la cosa
,

Si stava

attesa dagli circumstanti


1'

Arcta sotto

elmo V amorosa

Vista lev

e quasi a s davanti

Vide

colei
li

che a tanto perigliosa


metteva
,

Battaglia

tutti

quanti

sotto

V elmo

sospirando molto
:

Cos parlava con levato volto

ia3

O bella donna
Che
d'

pi degna di Giove
,

uom

terren

se

moglie

ei

non

avesse

d' ogni

guiderdon di maggior prove


al

Che qualunque Ercole

mondo
l

facesse

qual pur fu pi forte Iddio


la

dove

Bisogno fu

rabbia
,

si

abbattesse

De' perfidi Giganti


Il ciel
,

eh' agognar
,

d'

onde

venisti

o lume caro

24

Tu

se'

bellezza ineffabile tale


'1

Che

mondo mai non


il

vide simigliarne

credo che
,

ciel n'

abbia altra eguale

A te
E
Di

che vinci Titan luminante


di splendor naturale,
1'

Di lungo andar
con
lui

insieme

altre luci sante


,

Se' di virt fontana e d' onestade

leggiadria esemplo e d' umiltate

,.

LIBRO SETTIMO

a53

Non

isdegnare
a

adunque
lo

il

mio amore

Che

combatter per

te fiero ra'

induce
,

Ma
Che

con preghiere

sommo

Fattore
,

cre te e ciascun' altra luce


te e

Tenta per
11 fin del

per lo mio onore


l

qual pi

non

si

conduce
,

Che

per premio poterti possedere

E me

per tuo in eterno tenere

Jl'

non saprebbe
Cosa che

posto che
,

'1

volesse

Tornar indietro
la tua

bella

donna e cara
gli

bocca

chiedesse

Dunque non m'


Alli qua'

esser de' tuoi preghi avara


,

dimandar
:

se io potesse

Senza

fallo verrei
1'

ma

tu

che rara

Savia fra

alte se', conoser


,

puoi
se vuoi

Ci eh'

io

domado tacendo
127

E ci che
,

con preghi domandalo

Donna non

soverchio da gradire
.

Perocch par venduto e non donato

Adunque poich sai il mio disire Che di te fui pria eh' altro innamorato Senza aprirtel provvedi al mio languire, E fammi lieto di si fatto dono Che vaglio sol perciocch di te sono ^
,

..

54

LA TESEIDE

In colai preghi tacito


Arcita
,

si

sta\a
^

gli

occhi non partia da quella


la

Palemon, eh' ancora

mirava
favella
,

Quasi con questa medesma


Tacito sotto
1'

elmo ragionava

Quasi dea

fosse quella damigella

E cosi stando
Del suon

fuor di so ciascuno

della battaglia son

V uno

129

E quale que' che dal


Si leva
Sii

sonno disciolto

di subito stordito 'n l va rivolgendo


il

'n

qua e

volto

Per conoscer che

quel eh' egli

ha sentito

Cosi ciascun di loro in so raccolto

Del pensier fuori

si

fu risentito
il

del combatter ritorn


lo gi conosciuto

furore

Per

trombadore

i3o
Levossi allor Teseo
e con la

mano

Silenzio pose al molto

mormorare
^
,

Che

nel teatro

popoli faciano

E senza
Largo

troppo lungo dimorare

Del loco dove

stava scese al piano


:

alla genti facendosi fare


stette

qui alquanto
,

fermo

in piede

Seco pensando

giudica e provvede

LIBRO SETTIMO

^55

Esso

gli fece avanti a s

venire

Ciascun con parte degli suoi armati

le lor

condizion
s'

f' riferire
:

Alle qua'

eran davanti obbligati


,

E poi

vi aggiunse
,

cominciando a dire

Signor

que' che di voi saran pigliati

L' arme per mio comando lascieranno

E staranno a veder

sed

e'

vorranno

l32

qua]

fosse

per caso fortunoso


,

O per altra cagion


Del
teatro
,

di fuori uscisse

d' allora

non

sia

oso
j

Che pi
Avr
la

nella battaglia rivenisse

Della qual chi sar vittorioso

donna

altro ci
:

che disse

La mia prima

sentenza

adunque andate
.

valorosamente

vi portate

Poi

questo detto
,

il

secondo sonare

Fece Teseo senza tardar niente : Laonde Arcita cominci a parlare


In cotal guisa
Signor
,
,

vlto alla sua gente

che

siete in cosi
,

dubbio
il

affare
,

Per

me

venuti

siccome

presente

Poco conforto

di parole a voi

Credo eh' abbiate bisogno da noi

,,

56

LA TESEIDE
i34

Ma

tuttavia
,

per

uu

antica usanza
,

Servar

me

ascollerete
sta la

se vi piace:

In voi ho ferma e

mia speranza
giace
,

In voi In voi

la vita e la
la

mia morte mia

pena e

la

dilettanza
la

In voi
In voi

la

mia guerra e

mia pace

sta e nel vostro potere

Quanto

di

bene o

di

mal possa avere

i35

Dunque per Dio


,

la vostra virtute
,
,

Oggi

si

mostri davanti a Teseo

Acciocch' io prenda di quella salute

Che

il

fin

che qui venir

vi feo
,

Non risparmiate le vostre ferute K la morte al bisogno per Penteo


11

qual da morte a vita recherete


in eterno
il

E per vostro

comperrete

36
Poi potete veder eh'
i'

ho ragione
il

Di
Il

tal

battaglia

;
,

onde avremo

favore

Del

forte

Marte
dice

e 'n la nostra quistione

cor

mi

i'

sar vincitore,

Perocch' io volli gi con Palemone


Partecipare
,

amando questo amore Con pace ed e' non volle ond' io son Che dagl' iddii n' avr debito merto.
, ,
-,

certo

, ,.

LIBRO

SETTMO
,37

Sy

se

non m' ingannar

le

calde are

Del nostro grande Iddio armipotente


Jer

quando a

lui andai sacrificare


:

Senza dubbio niun sar vincente

Ma
Per

se

'1

contrario ne dovesse fare


,

ira

concreata giustamente

Sopra

la testa

mia prego che caggia


di voi nessun

Anzi che alcun

mal

n' aggia

i38

Ma

io

non sento averla meritata

Sicch pur ben

mi promette speranza
,

Insieme con

vittoria

che acquistata
,

Mi

fa

non
che

gi

per mia poca possanza

Ma

per
,

la vostra

grande ed onorata

Fama

in ci

mi da ferma

fidanza
,

E dell' affanno me per vostro avrete


Se ben pugnando per forza vincete

i39

bench' io non

sia

premio a tanto affanno

per

me

vi
il

movesse amor n fede


gi offerto

sostenere

danno

Kicordivi di cui voi siete erede

E qual
Se

sia

il

nome che

vostri

primi hanno
:

alla prisca

fama nessun crede

E chi voi siate ancora vi pensate E poi come vi piace cosi oprale
COCG. LA TESCIDE

I7

, .

58

LA TESEIDE
i4o

Hanno

g' Iddi in

mezzo

a questo prato
:

Posto della virt per premio onore

Se pur

v'

aggrada
vi

eli* io

ne

sia

levato
j

Che ancor

son legato da amore


e

ben sapete

non

fia

impugnato
;

Da

gente vile e senza alcun valore

Ma

ben da

tali

chenti noi qui siamo


,

miglior forse

convien che V abbiamo

14.
Li qua' se voi vincete

maggior gloria

Ne

fia

che non

saria di gente vile:

Ella sarh di lor doppia vittoria

Quella che

d* essi

avrem gente

virile

la crescente
a*

fama con memoria


stile

Eterna

successor con dritto

Ci render, e saremne lodati

Da

tai

eh' ancor

non sono ingenerati

142

Dunque

di voi vi ricordi per

Dio
,

se

ne fu ninno innamorato
il

Dimostri qui chente avesse

disio

Voi non avete con duplificato


Popolo a ricercar
di

Marte
,

fio

Anzi , come sapete

apparecchiato
e voi
gli
'1

Di numero con

voi

sapete

tatti

a voi davanti

vedete

LIBRO SETTIMO
.43
Pensate ancora quanti riguardanti

v.Sg

che persone sono in questo loco


gli

Voi

vedete

tutti a
,

voi davanti
,

Per come volete


Aoperate ornai
,

o molto

o poco

che cota' vanti


fia
il

Avr

la

fiamma chente

fuoco;
,

Pregovi pur quanl* io posso di bene

Perocch male a voi non

si

convene

144
Egli era tale a veder nell' aspetto

Quando parlava qual nel cielo avverso O da mane o da sera nuvoletto Ha il sole con parlare alto e diverso
, ,

Dal suo usato ;

e 'n su le strive eretto

Con V una man


ti' altra alla

reggea

'1

cavai perverso
,

Ch* anitrendo era senza alcuna posa


spada nel fodero ascosa
.

45
Egli avea detto
:

e
li
,

Palemone ancora
suoi invitava

Con

alte

boci

grandi onori

ed a ben
e molto
1*

far g* incora

Quanto poteva
Laonde
1*

gli

pregava

una parte e

altra allora
,

S per lo dir de'

due incoraggiava

Che appena suon volevano


Tanto
disio

aspettare

avean d' avanti andare*

LA TESEIDE

LIBRO OTTAVO
ARGOMENTO
L* ottavo libro
il

fiero incominciare
;

Ne

Ed

mostra dello stormo primamente il crudele ed aspro adoperare


de' principi possente.

Che f' ciascun

Di Teseo e de' presi il riguardare Con laude di ciascuno combattente


Seguita poi, e quindi
il

favellare
:

D' Emilia seco Poi finge Marte,

tacito e dolente

in Teseo trasformato,

In Arcita raccendere il furore, Che per riposo in parte era tirato : Poi come Palemon con gran dolore

Dal gran cavai

di Cromis fu pigliato
.

E quindi Arcita mostra vincitore

_ aceva
Il

tutto

il

teatro aspettando
,

terzo cenno del sonar tirreno


,

In qua

in l

in su

in gi

mirando

E or deir uno

e or dell' altro dicieno


,

Ci che nel cor ne givano stimando qua' con questi e qua' con que' tenieno

E mentre stavano
Subito udissi
il

attenti costoro

terzo suon fra loro

. ,

LIBRO OTTAVO

a6i

Ora

la

Musa

a cui pi^di

me
,

cale

Per

me

versi

componga
il

o per

me

canti

noto faccia

giuoco marziale

Fieramente operato da' due amanti

Con compagnia ciascun di schiera eguale Di cavalieri valorosi e atanti


:

Ch* io per
Il

me

non varria a
1'

far sentire
.

duro scontro e

amaro

seguire

Se

il

remore del gonfialo mare


fieri

Da

venti forte stimolato

E quanto
Porto
li

mai ne fanno nel

pigliare

marinar fosse adunato


si

quello insieme che


a

dove' fare

Quando
Quanto

Pompeo
,

Cesare assembrato

Si fu In Tassaglia fu quel
,

non fora
s'

d' assai

che non

udi pi mai

saria stato

se giunto vi fosse
f'

Quel che Lipari

o Mongibello

O Stromboli o Vulcan quando*pIii cosse O quando Giove pi cruccioso fello


il

Tifeo di spavento pi percosse

Tonando
Forse eh'

forte

omai quanto fu quello


. , '

Pensil ciascun che ha fiore" d' intelletto


el sentirk

qual' io ho dello

., .

aa

LA TESEIDE
5

D' armi

di corni

nacchere e trombette
strani
s'

Di boci messe da popoli


11

qual dicon che

*n

Corinto

udette
:

Tanto nel

ciel si dilatar

sovrani

Ciascuno uccello di volar

ristette

E temer E qualunque era


tutti gli

animai silvani^
quivi

non venuto
caduto

Pens parte del

ciel fosse

E qual
Gli

dove Pachin da Peloro


si

Tronchi
alti

trovan pe^
,

li

venti avversi

marosi

per forza tra loro


j

Komponsi

e bianchi ritornan di persi

Si giunsonsi le schiere di costoro

Con pi veloci corsi e pi perversi Che d' alto monte per subita piova
,

Rabbioso

il

rivo

il

pian letto ritrova

Cos adunque le schiere animose

Li gran destrieri urtaron con

gli

sproni

Senza aver lance co'


Insieme
si

petti focose
:

fedir co'

buon roncioni
nascose

La

polver alta
:

tutti gli

In un nuvoi

di s e degli arcioni
,

Usciron molti allor

che non montar


si

Pi a cavai

n quindi

levaro

LIBRO OTTAVO
8
E'
si

2 63

sostenner

n poter passare
,

Oltre fra lor

ma
:

rincularsi indietro

Per

le percosse

e qual siccome fare


,

Suol raggio in acqua percosso od in vetro

Che
E'

riflettendo

raggi fa tornare

Subitamente per

lo

cammin
li

retro
,

vigorosi spronar

destrieri

In s tornando

gli arditi guerrieri

credo quando pi la fucina arse Di Yulcan nera ne' regni sicani O quando maggior fummo fuori
,

sparse

Tale

il

facesse qual salivan vani


al ciel
,

Vapori
Terre

qua' dalle riarse

n' uscian dalli cavalli strani


,

Premute

e dalle nari e da' sudori

Mossi degli spumanti corridori

IO
Nullo d' intorno alcun di lor vedea

Se non come per nebbia ne' turbati Tempi si vede 5 e 1' un non conoscea
L' altro di loro
,

e gran colpi donati

Erano indarno
Perch Arcita

che ciascun credea


scontrati
:

Dare a color cui avieno


,

Pegaso a gridare
,

Cominci

forte

e'

suoi a confortare

, ,

264

LA TESEIDE
11

Ma

Palemon sopra Asopo gridava


eoa
di
tal

E E

voce

suoi a s raccolse
gli

bene operar
gli

confortava

Poi ver

avversi la testa rivolse


,

Del suo cavallo


In ver di cui
il

e la spada vibrava

buon

Arcta volse

Avendo

lui

appena conosciuto,
v' era suto

Per lo gran polverio che

la

con

gli

sproni urtato

il

gran destriere

Li corse addosso

colla spada in

mano
,

que' ver lui


,

come

pr' cavaliere

Corse feroce

e certo non in vano

Ma tal

de' petti in

mezzo
,

delle schiere
,

S riferir e de' corpi

eh' al piano

Insieme co' cavai che rincularo

Amendue caddon

senza alcun riparo

Cremisso quivi in Elicona nato

Parmeron che
,

1'

onde

d'

Ismene
,

Tutte sapeva

e con lor Poi ima to


,

Questo veggendo

incontro di Fegeo
eh' era dismontato
,

D' Antedon sceson

E con lui
Per lo
lor

Teumesso Palemon

e Alfelibeo

volere alare

E se

potessono Arcita pigliare

, ,

LIBRO OTTAVO
'4

afiS

cominciar fra loro aspra battaglia


Cos appi colle spade impugnate
:

ciaschedun per lo suo


alla parte avversa

si

travaglia

Dando

gran collate
-,

Sforzandosi per vincer la puntaglia

ben mostravan

lor gran probitate

In mantenersi per ispazio molto

Senza mal volger

1'

uno
i5

all'

altro

il

volto

Quivi rimase per misera


Artifilo Itoneo
,

sorte

il il

qual ferio

D' una bipenne

buon Gremisso

a morte

mentre

lui

il

suo fratello pio


sopraggiunse
il
il

Volea levar,

gli

forte

Eleno

che orgoglioso

perseguio,

lui uccse

ancor sirailemente
.

Allato al frate dolorosamente

i6

innanzi

si

potesser riavere

Ciascun da' suoi

vi Tur colpi assai dati


1*

Perocch

1'

uno

altro ritenere

Voleva

dopo molto
mancato

in ci provati
il

Ed

a ciascuno

potere

Ammenduni
Merc

a cavai furon montati

di loro che gli aiutar

bene

Oprando

ci eh' a tal cosa convene

^66

LA TESEIDE

La

pressa grande e lo spesso fedire

Tolse di s a questi due

la vista

cominciaron per lo campo


la

a gire

Dipartendo ove pi
Si combattea
,

gente mista
:

ciascuno con disire


trista

andare sen polca V anima


,

Agi' infernali Iddii


Arcita
,

di cui giugneva
.

in saldo la' colpi traeva

18
Il gran Minos
Presto uelP
'1

il

fiero

Agamennone
,

arme

g a riscontrare

E buon Nestore scontr Almeone E Ida Peritoo nell' affrontare


,

Ed Evandro
11 fiero

s'

urt con Sarpedone

Ma Radamante
Niso
s'
:

venne ad ovviare

e a petto a Castore

Ancelado

oppose con valore

9
'nconlro

Alimedon Peleo sen venne


feri

Menelao
il

contro ad

Admeto
si

buon Ligurgo
,

di correr

tenne

In ver d' Ulisse

il

qual non mansueto


attenne
:

And
Gli

ver lui

ma Diomede

Al buon Polluce
altri

d' ira assai repleto

ciascun secondo che poleo


si

Nella battaglia pi innanzi

feo

LIBRO OTTAVO

uf>7

Chi pass innanzi

e chi rimase appresso


nella scontrata
ferii' esso
;
,

De' principi primai


Ciascun feriva
,

ed era

La

battaglia lenendo lunga fiala

Ma
N

per lo in qua e in

l ferire

spesso
:

Tutta fu tosto insieme mescolata


ordine servossi
,

anzi correa

Ciascun col dove me' far credea

I
E'
s

scontr Arcita in

Almeone

battaglia aspra insieme incominciaro


di lor nullo pareva garzone
,

Anzi vendea ciascun suo colpo caro:

E d' altra parte fiero Palemone E nobile Polluce si scontraro


il
'1
:

Mostr Polluce quivi apertamente


Ch'egli era del
cel

degno veramente

a
El
feria

Palemon con

tal

valore
1'

Che

quasi a forza ritenuto

ebbej

Se non che Ulisse buon combattitore


Lasci Ligurgo
,

di ci g' increbbe
,

lui riscosse

e Polluce di core

(Tal contra

Ulisse

mal voler
hanno

gli

crebbe)

Col buon Nestore insieme accompagnato,

A forza

fuor de* suoi

1'

tirato

. ,

^68

LA TESEIDE

Gli Laertin maravigliosa prova

Mostrar di s con Filoduce insieme In riscuotere Ulisse


j

ma non

giova

Ciascun quantunque pu sopra lor prem


Certo egli era a veder cosa nuova

Ci che facea Learco ed Idrasleme

Per

lui riavere^

ma Attaman

Pisano

Gli fece faticar del tutto in vano

^4
Col quale insieme era
il

buon Argileo
Cuneo

Dell' ardir del fratel tutto focoso

'1

buon Toas

col suo fratel

Ciascun nelP arme forte e poderoso;

De' quali ognun tanto per forza feo

Che

indietro

ognuno
,

si

torn iroso
spessa

Di que'

d' Ulisse

ed

essi della

Turba

lui trasser

non con poca pressa

25
Quivi
trattegli

V arme
il

a riguardare

Che

fesser gli altri

il

mandaro a sedere

F' dunque
Polluce
,

di assai di s parlare

e fece assai chiaro sapere

Che Che

se e'
si

non
tosto

1'

avesse fatto andare


cielo a possedere
,

Giove

il

egli

avrebbe per Elena a Troia


.

Al grand' Ettor donata molta noia

. ,

LIBRO OTTAVO
26

269

Ma

qual

la leonessa

negP

ircani

BoscM per

gli fgliuoi
,

che nel covile


,

Non

trova

con movimenti insani


la

Messa in oblio

sua ira gentile

x
,

Mugghiando corre per monti

e per piani

N mai

la fa

se

non affanno

umile
,

Cotal correndo

Diomede andava
si

Vedendo

Ulisse presso che

stava

a7
Niuno aveva
E'
resistenza a lui
,

feri Crisso

e' feri
,

Slcheo

Ed
N

Alcion Sicionio
1'

e con lui

Molto aspramente

Epidaurio Argeo
5

nulla aveva paura d' altrui

'n quello

andare
,

Preso da Niso
Atati
,

buon Jolao da Almeone


il

lantco

lui ritenner

per prigione

98
Poi ritornali valorosamente
Alla battaglia
,

Cefalo scontraro
:

E lui
Ma

ferir
f'

maravigliosamente
,

Cefalo

a tal colpo riparo

sua prodezza non valse niente:


lui insiem pigliaro,

Alcidamas e

dello stormo gli


il

mandaron

fuori

',

Sicch non furo

di pi feditori

, ,

i*jo

LA TESEIDE

Agaiuennooe

d parte lontana
tuit*

Questo vedea

ora combattendo

-,

Perch chiamando sua gente spartana


In quella parte se ne g correndo
,

E E

grid forte

o Diomede appiana

Troppo

ci vai di
,

dannaggio facendo:
in su
'1

questo detto

capo

il

ferio

Ofld' egli a terra tramortito gio.

Prender lo volle allora Ellnodoro

'1

buon Mefiso
ben

ed eran dismontati
,

Ma

vi fu chi contradisse loro

Arbato e Cidoneo quivi

arrivati
,

Li quali a pi

s'

opposono a costoro
:

E tra lor fur di gran colpi donati E Diomede lutto sanguinoso


Fu
tratto dello

stormo per riposo

3i
Avea Niso
ferito

il

buon Castore
l'

E quasi
Ove

gi

che stancato

avea

Argileo ancor con gran valore


;
,

Mostrava ben tutto ci che valea

Allor Minos con furia e con furore

Che
Yi

assai vicino a s
,

questo vedea

corse

e gli assaliti riscotendo


in

Giva aspramente

qua e

'a i ferendo

LIBRO OTTAVO

371

A questo venne correndo


Mostrando
s

Peleo
d' Achille
,

degno padre

Ed
Vi

in

mezzo
di

la pressa far si feo

Vie pi

luogo
,

assai

che

se

con mille
Perseo

fosse giunto
lui

e
;

'1

figliuol di

Con

insieme

e'

parca che faville


,

Gittasson d' ogni parte

si

ferventi

Pervenner quivi con tutte

le genti

33

'ncontro al gran Minos Peleo

si

mise
,

Con un N mai

bastone di ferro impugnato

alcun per colpir

gli divise
:

Si parea ciascheduno inanimato

E tanto

il

buon Peleo
,

si

in tramise
,

Ferendo

forte

e sostenendo armato

Che mal suo grado ebbe Minos prigione Egli e co* suoi lo buon Mirmidone
.

34
Il

qual riscuoter Ditteo operava

Con

quella forza che potea maggiore

E E

'1 '1

Ciprian Rifeo forte P alava


simile faceva
il

buon Mintore
:

AUi

quali Astragone alto gridava

Deh

riscotiamo
,

il

nostro gran signore


,

Pirro

e Cenis

e Tricon sagace

Ciaschcdun sopra ci quanto pu face

272

L\ TESEIDE
35

Ma Telamone
Aspra
facia

incontro resistenza

con Foco suo

fratello

Fenice con loro


,

a tale iutenza
,

Tarso Cidon

Parniesso

"1

Gemello

A rione con Alcon la lor potenza


Dimostravan
nell'

armi a

tal

zimbello

Tra' quali aspra battaglia ed angosciosa

Fu

certo grande e 'n parte dolorosa

36
Quivi Rifeo fu da Telamone
Ucciso
,

il

qual
il

gli

avea morto davanti


,

Miseramente
11

dolente Arione
tristi

qual parole e sangue e

pianti

Ad

un' ora nel sen del suo Alcone


tutti

Alla morte vicin tra


Gttava
,

quanti

e quivi

V anima
star

rendeo

Perch cacciata

pi non poteo

37

Ma

al

da sezzo dopo molti danni

Dopo gran colpi e morti dolorose Dopo molti sudori e molti affanni Menar si Foco e Telamon le cose Che gli uomini Gnossi e g' inganni
,
,

Loro, e

le forze e

V opre marvigliose

Quasi per

vinti indietro rincularo^

11

preso Minos pur vi lasciaro

,,

LIBRO OTTAVO
38

373

Quando
Di
Sol
lai
,

1'

Arcade Evandro
si
il

di lontano

campion

vide rimanere
f'

quasi

ira

tornare insano
,

senza pi di sua vita temere


bella spada recatasi in
,

La

mano

In ver Sicheo corse

e con potere

Sommo
Come

gli

fece da presso sentire

sapeva di spada fedire

i9
Ben
si

difese

il

giovinetto accorto
i

E
E

ben Tataro
elle

suoi arditamente

Tal

Narizio Lesbio vi fu morto


d'

ben battuta
alla fine

una e

d' altra gente

Ma
Gi

Evandro bene

scorto

Abbracciato Sicheo fortemente


del cavallo
'1
il

voleva tirare

potean colpi da lui separare

40
Tenevasi Sicheo
,

ed abbracciato

Aveva
Givan

lui
,

e in

qua e

*n l correndo

ciascun dal suo destrier menato

Ultimamente ciascun pur tenendo,

Fu

dal cavallo in
e*

tal

modo

portato
,

Ched

votaron

gli

arcioni

cadendo

Si magagnaron di maniera tale

Che pi non

fero

il

di n

ben n male
I

BOCC. L TESEIDE

74

LA TESEIDE
4>

D' intorno
Chi per

a loro era la pressa molta

pigliare e chi per ritenere

E s
Che

di gente e d'

arme

v' era folta

fu pi volte loro in dispiacere


si
,

ciascun
levarsi
il

prov pi eh' una volta


v' era il
essi

Di

ma non

potere

Laonde

meglio che
si

potieno

Dalli menati colpi

coprieno.

42
Era
li
'1

Sifil di

Menelao monte

E forte Menfis nato in Cinosura ; E d* Azan v* era fiero Ginodonte E di Partenio con vista sicura
il

V era Bricol
Non
si

e con ardita fronte


,

Creton vi slava

che giammai paura


5

crede che avesse


,

ed

il

Nifeo

Nurilo

ed anche Trofilo Tegeo

43
Questi volean Sicheo del tutto preso

Ed

in ci

si
,

sforzavan

ma

e' v'

era
:

Ben gente
Vista

dalla quale e' fu difeso

Quivi Plessippo e Tosseno con


si

fiera

videro
talento

ed Acasto acceso
il

Di mal
Croton
,

quale in

tal
,

maniera
ferlo
,

tegnente allor Sicheo


a'

Che morto

pie tramortito

gli

gio

, ,

LIBRO OTTAVO
44

con

lor fu

Linceo ed Eurizio
figliuol d'

'1

buon Fenice

Amintore
,

Ed

Ezion e Pelopeo Narizio

Ciaschedun

uom

di

non piccol valore j


j

Ed

ancora con loro era Caspizio


essi

Li qua' ben eh'

avesser le lor ore


neil'

Pi messe in cacce, che

armi arma*

Fer

d'

arme

si

che ne furo onorati

45

'1

buon Sicheo

lor

compagno caro
,

Malgrado di Menfs

soavemente
il

Fuor

della calca fra' suoi

menaro

Ed

in riposo quivi pianamente


li

Con

suoi disarmato lui lasciaro

Ed

allo

stormo tornar fieramente |


il

que' d' Evandro fero


al fedir seguir

simigliante
.

Poi

Radamante

46

Non

si

ritenne per questo Peleo


tra gli

Ma

Arcadi ferameute messo


rivoltar gli feo

Quasi che 'ndietro


Senza signore
,

e fuvvi assai appresso

Al quale Alimedon quanto poteo


Si fece 'ncontro
,

ed

altri assai
il

dopo
fiere

esso

si d'

una bipenne in capo


si

Che appena

ritenne in sul destriere

y6

LA TESEIDE
47

11

quale

il

ne port tutto stordito


,

Del

teatro di fuor forte correndo

Dove da Tarso

e da
,

Cidon seguito
che giva dormendo
;

Fu

che

'I

ritenner

Ma

noi ritenner pria che risentito

11 re si

fu

ed a cavai credendo
,

Essere ancora
11

voleva tornare
,

colpo ricevuto a vendicare

48

Ma

nulla fu
al

poi

si

trov smontato
;

Ed

ritondo teatro di fuore

Perch conobbe eh'

egli era privalo


:

Di combattere
Intollerabil

il

di
,

onde dolore

ebbe

e non provato
tristo

Da
Se

altrui

mai ; onde con

core

Co' suoi ch^ eran con lui


n'

al

suo ostello
.

and disdegnoso e

tutto fello

49

quale degli armenti ancor bramoso


Sol pien di sangue rimane
il

leone
,

Cotal Peleo tutto sanguinoso

Senza trovar n

bestie

n persone
,

De' gi

feriti

sen g polveroso

Rodendosi

s in s tutto fellone
s'

Perch non

era ritornar potuto

Gom'

egli

avrebbe volentier voluto

LIBRO OTTAVO
5o

^77

Telamon

che nel vide portare


fiate
,

L' aveva richiamato pi

Credendol far gridando ritornare

Ma
Da

non eran
lui
,

le

sue voci ascoltate


s'

che non sapea dove


s'

andare

S le sue posse

eran dileguate
,
.

Pel ricevuto colpo duro e forte

Che

forse

ad

altri avria

data la morte

u
Aramelo sopra Foleone ardito Del buon Sicheo seguit la
schiera
,

Con un baston
Si
f'
'1

d' acciaio chiaro e forbito


nell'
1'

conoscer qual

arme

egli era
,

buon Apollo ben


gli

aveva udito
preghiera

Quando
Perch
Si
f' far

porse

V umile

fra tutti

aspramente correndo

luogo col baston ferendo

5
Esso ferlo d'Amintor Fenice
,

E r abbatt e V ardito Linceo E dopo lui Eurizio infelice E dopo essi dolente Pelopeo E se ci che antica fama dice vero Ditestio feri e buon Tideo E la' cose facea che ammirazione A chi vedeva dava con ragione
,

il

1'

'1

'1

.,

!i78

LA TESEIDE
5o

E 'n poca

d* ora tanto fatto avea

Che quasi ia volta parte n' avea Di che Arcita molto si dolea
,

messi

E quasi
Ma

che sconfitto allor vedessi


,

noi sofferse
il

anzi ver l correa

Aspreggiando

cavai con sproni spessi

fier si

mise ad
i

Ammeto

davanti

Che

giva

suoi cacciando tutti quanti

54
Quivi
E'
si

cominci V aspra battaglia

ferri

eran mezzan della tencione


colli suoi

Ammeto
N mica

buon

di Tessaglia
:

Facevan franca e buona difensione

dimostravan eh' a lor caglia


,

Di rivedere o paese o magione


Anzi mostravan

lor le morti care

Pria che volessero indietro tornare

55

gi Arcita dagli suoi Dircei


d'

Era peggio

Ammeto

seguitato

Onde

di parte in parte fra' Lernei


:

Era di molto male adoperato


Quegli
'1

sapieno

che gridando
d* ogni lato
il

omei

Cadevan sanguinosi

lungo ed aspro
pi

fra loro

ferire
.

Fu

assai eh' io noi polre' dire

, ,

LIBRO OTTAVO
56
Quivi era Aschiro
al

i-j^

gran Chiron nipote


,

Che

poi nudrl Achille picciolelto


,

Al qual

quantunque
,

Iddii nell' aite rote

Con Giove regnano

erano in dispetto
,

Costui con furia qualunque percuote

'1

viver pi.

non

gli

ha luogo

rispetto

del

monte Ossa Filaro crudele


lui
,

Era con

e di Pindar Linfele

57
Allo scontro de* qua' Cremisso venne

E E

venne vi Anfon sopra Permesso


,

Nato
'1

e ciascun per forza

li

ritenne

Parnaso Cirreo

v' era con esso

Del Calidone quanto si convenne Armato e si in quel bisogno espresso


,

Adoperar
Ristette
,

che

la

foga di quelli
elli

e furo offesi alquanti d'

se

Ma

mentre in

tal

contasto

si

sudava

Ida leggier pi eh' altro prestamente

Del suo destriere in terra dismontava

di dietro ad Arcita destramente


la

Sopra

groppa armato
lui ritener
,

si

gittava

Credendo

fermamente ;

si

faceva el
,

ma

e* fu corto

L' avviso

perch Arcita ne fu accorto

. .

a8o

LA TESEIDE
59

s'

avvisava di Arcita pigliare


dietro per le braccia molto stretto
il
,

Di

cavallo ad un' ora speronare


tra' suoi
5

Per portarnel

ma
nel
,

ci effetto

Non ebbe
Di
lui
,

cb Arcita

montare
e poi ristretto

r un braccio alz

Coli' altra

mano

il

freno

il

buon

destriere
.

Rivolger

f' in

ver delle sue schiere

60
S cb' Ida dietro per iscudo
Il
gli era

qual

lui forte

abbracciato strignendo

Volea

tirar colla

sua forza fiera


,

In terra del cavai

ma

non potendo
scendendo
:

lui

veggendo

gi nella sua schiera

Per iscampo

di s volle
,

Fuggir di

li

e fra' suoi ritornare


egli avvis fare

Ma

non pot com'

61
Perocch

1'

un

delli suoi sproni prese


;

Del

destrier la coverta ventilante


,

Sicch col pie impacciato

quando
,

scese

Rimase

e gire

non pot avante


e' si distese
;

Ma

in terra

cadendo
gli

Onde addosso Le genti allor

furon tutte quante

d' Arcita per pigliarlo

Ma

suoi

si

fero avanti per atarlo

,, .

LIBRO OTTAVO
62
Quivi era Archesto con
Li quali
il

=i8i

altri Pisani
,

preson per tirarlo a loro


;

Ed

a cavai riporlo
il

ma

Tebani
:

Forte

lenean per lo busto fra loro

Onde
Altri

co' ferri

vennero

alle

mani
5

S percolendo agramente costoro


il

liravan per lui riavere

Ed

altri forte

per lui ritenere

63

lai rissa

era tra costor

qual venne
il

Tra
11

il

gioviale uccello ed
i

serpente
:

quale

parvi nati di

lei

tenne

Quella di riavergli col tagliente

Becco ricerca
Questi solo

aggingnendoli penne

a fuggire sta intendente


la

Con

essi

onde

briga cresce ognora


li

Mentre

il

serpente

presi divora

e^
Cos era fra questi
,

ma Eleno
se voi noi lasciate
:
,

Grid :

signori

Tra

voi e noi qui lo straziereno

Ma

non eran
egli

le

sue boci ascoltate

Ond'

insieme col fiero Parraeno

Gravanti scure nelle

man

recate
si

Ferir Archesto e Limaco

forte

Ch' ad amenduo

sentir fecer la

morte

.,

a8a

LA TESEIDE
65

Gli

altri

per far di s

slessi difesa
,

LasciaroD Ida quivi

e per vengiare

De'lor compagni

la

crudele offesa

Cominciar colpi

spietati a

menare ;
,

Ma

poco valse

lor focosa

impresa

Che pure a Ida ne convenne andare Mal grado suo per prigione a posarsi
L dove
gli altri
l

vedeva

starsi

66
Poscia che

mmeto

vide che scampato

Quindi era Arcita maestrevolmente

Ida per prigion n' era mandato


,

Turbato neV aspetto fieramente


quale

Inverso Dria co' suoi ha speronato,


Il

la

bandiera fortemente

Tenea

nel

campo

e giusta suo potere


.

S' ingegn di volerla far cadere

Ma

'1

giovane con anima sicura


si

Non

mut ma
,

stretta

P abbracciava ;
dura

sostenendo

la

battaglia

De* colpi che Aramelo

gli

donava

A' suoi gridava con solenne cura

Che
Era

alasser lui

gli

rincoraggiava
suoi ardito

Quivi Licurgo eoa


a

gli

guardarla posto per partito

, ,

LIBRO

OTTAVO
6

^83

El torn

'1

suo cavai verso d'


il

Ammeto

con

lui fu
si

gran Pigmaleone:
l

alcuno

mostr

mansueto

Ma fiero pi che mai alcun dragone j E dieron colpi assai che pien di fleto
,

Furono

a chi senti tale ofFensione


,

si

parli insieme la mislea

Per ci che

Ammeto

pur

fare intendea

69
Quivi di spade e di baston
ferrati
,

Era

si

grande

la batosta e tale

Che

molti ve ne furon magagnali

slata v' era nel

campo
a

cotale

E' Pegasei quasi erano avanzati Perch Ancelado corso


Co' suoi raccolto
,

questo male
,

per costa ferio


si

quasi quindi ciascun

fuggio

70
Quivi rimase Anfirils Nemeo

Palerone che agli aspri cinghlarl


nelli boschi

Gi

molta guerra feo;

tra gli sparli

sangui negli amari


il

Campi rimase

misero Nifeo

Ed altri ancora non d* elli men cari Ma non per tanto Ammeto non posava Ma '1 suo proposto di far s' ingegnava
,

2 84

LA TESEIDE

E' ritorn ver Dria banderese

solo abbattere

il

segno volea

Questi con forze e con diverse offese

Verso Licurgo
Certava
,

che

glel difcndea
alle difese
5

di cui

venne

Periloo tosto che questo vedea

risconirossi

con Alimedonie

Figliuolo stalo di Eurimedonte

7a
E*
si

feriron di tutta lor possa


gli

Su

elmi colle spade, ed ispezzaro


:

Parte di quegli

naa qual
,

si

move Ossa
s'

Per piccol vento

colai

si

mutaro
ingrossa
^

Di su
L'
ira

destrieri

-,

ma

quivi
si

perch pi volte
gli

toccaro

E fer

maravigliar chi

mirava
.

Tanto d'arme ciascuno adoperava

73
Corsevi ancora Artofl Mirmidonc

Conlra di
Gli

Ammeto
sotto
,

ma
e'

il

suo buon cavallo

manc
altri

onde

fu prigione
;

Dagli

messo fuor senza intervallo


,

E
31

gissene con esso Serpedone

quale aveva quivi lungo


,

stallo

Fatto

e abbattuto e scalpitato spesso


ivi gli

Da qualunque

era andato presso

LIBRO OTTAVO
74
Questo vedendo Giapeto feroce
,

28 5

Che

dall' alber fatale


,

aveva

tratta
,

Forza durabil
Poscia
eli'

pessima ed atroce
tutta disfatta
,

Egina fu

di

formiche
a

si rife'

veloce
fatta
,

Com' ebbe

Eaco sua orazion


,

Corse ferendo tanto furioso

Quanto per piova

rivo ruinoso

75

E Dromone

il

segui

il

qual solca
cercare
'1
5

Di Calidonia

le grotte
,

E E

Cinfalio con lui


'1

buon Finca

fer

Crisippo
il

credendosi fare

Ci che
Ci era

loro poter

non concedea

il

buono

Artifil racquistare
a

Perch incontro

loro Illariseo

Usci con molti armati con Doneo

76
Aveva lungamente combattuto
Perito e

mmeto

e veramente

L' un di lor due sarie stato tenuto,

Se

e'

non

fosse per la

molta gente

Che venne

a dare a ciascheduno aiuto

Ma

pure a Perito massimamente,


,

Perch' era stanco

viepii bisognava

Che ad Ammeto

eh' ancor fresco stava

86

LA TESEIDE
77

L venne

il

buon Leonzo Crimeone


,

E E E

1'

Epidaurio Doricoue ancora

ciascheduQ di ferro un buon bastone


,

Portava

ben per

s ciascun lavora

Amincor
Fizio

di Leleggia a ragione
1*

Di Peritoo

aiTanno ristora
,

Filacido

e Sifero

Ch* alcuna lena

a Peritoo

render

7?
Cosi per lungo spazio combattendo

Givano alcuni
Maggior

ed
,

altri

per vigore
:

pigliar

si
,

givan ritraendo
il

Fra' quali Arcita

asciugando

sudore

Che sanguinoso
Gii per lo viso

gli gi
,

trascorrendo

della calca fore


,

Alquanto

s*

era tratto
,

e riprendea
.

Un

poco lena

siccome potea

79

Ma

mentre che prendeva


,

tal

riposo
gli

Cosi neir armi

alquanto
il

occhi alzati

Gli venner l dove

viso

amoroso

Vide

d'

Emilia

e'
,

begli occhi infiammati

Di luce

tanto lieta

che gioioso
voltati
,

Facien qualunque a cui eran

lutto in s torn quale in prim' era


fior

Siccome

per nuova primavera

LIBRO OTTAVO
80

287

quale Anteo quando molto affannato

Era da Ercol con cui combattea

Come
S' era
,

alla

Terra sua madre

accostato
;

tutte le irze rprendea


,

Cotal Arcita molto fatigato

Mirando Emilia

forte

si

facea

vie pi fiero ritorn a fedire


,

Che prima

si e'

lo

spron

il

desire.

81
Esso
feri tra la gente
si
,

pi folta

E colla spada E questo qua E

fece far via

j
,

e quello l rivolta
,

Costui abbatte

e quel!' altro feria


la

combattendo dimostra

molta
:

Prodezza che

Amor

nel cor gli cria

E' non ne giva nullo rispiarmando

Ma come

folgor tutti spaventando

82
Egli abbatt Aschiro
il

e Piragnone
,

E dopo loro ferigno Cefeo E Letalo e Cheron di Pleurone E A


Filon poi nipote a Palemone

E'I gran cavalcatore Eurimeteo,


cui doglia di morte sentir feo
colla spada in sul

Tal

capo

gli

diede
piede

Che

per morto

sei f'

cadere

a'

288

LA TESEIDE
83

Poi sen

g oltre

e costui stordito
11

Kimase

in terra

villanamente

Ma

poi che fu di stordgioue uscito


fioca dolorosamente
,

Con boce
Disse
:

va' oltre

cavalier ardito

Col primo agurio della nostra gente

cota' baci

Emilia

ti
:

dea spesso

Qual

tu

m' hai dato

e gi ricadde adesso

84
Similemente Eurimteo dicea
Il

qual di sangue avea la faccia sozza


le parole

Ma

pi rotte porgea
ferito nella strozza
si
5

Perocch era

Laonde
Dicendo

forte seco

dolca

Tal di quel colpo sentiva


:

la

'ndozza
,

se tuo

padre

t'

aspettasse
ti

Qual m' hai concio

vorrei

ritrovasse

85
Maraviglie faceva
il

buono Arcita

In qua in la per lo

campo correndo
sue schiere aita
,

con gran voci

le

Or

questo or quello andando soccorrendo


,

ciascheduno a bene oprare iuvita


lui cosi

Che vede

andar ferendo
il

d' altra parte facea

simigl laute
a tante
*

L' ardito Palemon prode ed

, ,

LIBRO OTTAVO
86

089

Dopo
Li

il

crudele e dispietato assalto


,

Orribile per suoni e per fedite


fatto

prima sopra

il

rosso staalto
;

Si dileguaron le polveri trite


, ,

Non tutte ma tal parte che da Ed ancora da basso eran sentite


Parimente e vedute di costoro

alto

L' opere e

marziale aspro lavoro

87
Il

sangue quivi de' corpi versato

de* cavalli ancor similemente


lutto quel
attutata
s*
^1

Aveva

campo

innaffiato

Onde

era veramente

la

polvere e

fummo

imbragacciato
,

Di sangue era ciascun destrier corrente

qualunque uomo

vi fosse

caduto

Bench a cavai poi

fosse rivenuto

88
Ciascuno aveva
ferri sanguino!

'1

viso rotto e

V armi dispezzate
aspetti rugginosi

E' pi morbidi

Eran
E*

di vero

e le veste squarciate

cavalli

non eran orgogliosi


,

Come
Erano Tanto

solieno
assai
,

e le schiere scemate

scemavano ognora

;
.

di cuore

ognuno

a ci lavora

SOCC. LA TSEID

I9

290

LA TESRIDE
89

Miravagli

ammirando

il

grande Egeo

Con

vista

aguta del suo real loco;

'1

simile faceva ancor Teseo,


,

Tutto nel viso rosso come foco

Tanto

il

disio del

combatter poteo
tenne per poco

;
:

Di che pi

volte

si

Esso vedeva e conosceva aperto

Qual

di lor fosse pi nell'

armi sperto

90

similmente

assai chiaro

notava
'1

L' opere di ciascuno e

suo fedire j
,

E chi la morte per onor cercava E chi teneva per gloria morire E chi pi arte alla battaglia usava E chi aveva pi o meno ardire E chi schivava e chi faceva niente
'1
:
, ,

Tutto vedeva in

s tacitamente*

E spesso
Ma

giudicava la dubbiosa
,

Battaglia

'1

fin di quella seco stesso

non poteva fermo


,

di tal cosa

Giudicio dar

si si
,

mutava spesso

Il caso d' essa

che non

men

noiosa

Di lontano

era che fosse da presso;

E "n general per


Lodava seco
tutti

prodi e per valenti


i

combattenti

LIBRO OTTAVO

291

Egli avie seco

li

prigon chiamati
j

E de' lor casi eoa lor si dolca E come volle quivi disarmati
Seco ciascuD reverente sedea

Tenendo

dell' afFar diversi piati


,

Chi questi

e chi quegli altri difendea

Ma tatuiti
Non
vi

dicean che alcun vantaggio


,

vedean

ma

eran d' un paraggio

t>3

Ippolita con

animo

virile

La doppia turba

attenta rimirava

gi fra s ne teneva alcun vile


alta

Anzi d'

prodezza
il

gli

lodava

-,

s'

egli avesse
,

suo Teseo gentile


,

Voluto

arme

portarvi disiava
di valore

Tanto sentiva ancora

Di quella donna

il

magnifico core

94
Emilia rimirava similmente

E conosceva ben fra gli altri Arcita E Palemone ancora combattente


;

Ed

attonita quasi ed ismarrita


:

Fiso mirava quella marzial gente

E quante volte vedea dar fedita A nullo o che e* fosse in terra


,

miso
.

Tante color cangiava

il

chiaro viso

aga

LA TESEIDE
95

sempre

in s

dimorava dubbiosa

Non

colui fosse Arcita o

Paiamone

con voce soave

assai pietosa

Dava
Neil*

agi' iddii divota

orazione

Ci che vedeva o udiva noiosa

animo
non

le

dava mutazione

tutta impalidita nelF aspetto


ella
foss' essa

Che

avria

1'

uom

detto

96
Questa con seco talora dicea
:

Oim
I

Amor
vidi
,

quant' hai male operato

non

ti

non

ti

conoscea

N N

costor similmente in alcun lato

per lor venni


,

n data dovea
1'

Esser a loro

non
:

avea pensalo

Teseo giammai

ma

tu e la fortuna

A tal m' avete recata qui una


97

se tu

pur volevi

il

tuo ardore

In

altrui porre per la


,

mia

bellezza

Potevil fare

con
far

lieto colore

Addomandarmi
Perocch
io

da sua grandezza

non
si

son di tal valore

Che per me

convenga ogni prodezza


:

Mostrar che posson molli

oim amara
.

Che da vender non

fui cotanto cara

LIBRO OTTAVO

298

Deh quanto mal

per
,

me mi
,

die natura

Questa bellezza

di cui pregio fia

Orribile battaglia

rea e dura
la faccia

Che qui

si

fa sol

per

mia 5
,

La

quale avanti eh'

ella fosse

oscura

Istata

sempre volenlier \orria


si

Che tanto sangue per lei Quanto qui veggio nelle

versasse

parti basse

99

Oim Amore
In camera

con che agurio ornai

di
,

qualunque costoro

Entrer io

se

non

d' eterni guai

L' anime dolorose di coloro

Che

a torto

per

me muoion

non
,

fien

mai

Senza disio di mio dolore e ploro

E sempre attente mi spaventeranno E faran festa di ciascun mio danno


100

quante madri

padri

amici e

frali

Figliuoli ed altri

me

maladicendo

Davanti

all'

are staranno turbati


i

Da' loro Iddii

miei danni chiedendo


diletto ascoltati

E
Se

fien
gli

da lor con
averanno
,

e dell' altro piangendo


,

Essi

g' iddii

infesteranno forte

Che dannata

sar a crudel morte

2^4

LA TESEIDE
101

Oh

che duro partito quello a eh' io


,

Misera

soq venula per amore

Di cui giammai non mi scald

disio

E senza colpa ne sento dolore O sommo Giove deh diventa


,

pio
valore
,

Di me, che
1*

sol nel

tuo

sommo

spero per soccorso del


altro grieve
,

mio male

Pi eh'

se di

me

ti

cale

ioa

s' io dovea

pur per Marte donata


,

Essere a sposo

vie

minore affanno
,

Che questo bisognava ove assembrata


Cotanta gente non senza danno
.

Andromeda
\

fu solo liberata

Da Ed

Perseo
esso al

quando
s'

e'

V ebbe senza inganno

mostro

oppose marino
.

Poi fu a tato dal coro divino

io3
Borea
sol n'

and

in Etiopia
,

Ed ebbe Orli gi

tanto seppe fare

Pluto

che patia di moglie inopia


:

Sol se la seppe in Cicilia furare

Ed

Orfeo della sua n' ebbe pur copia


sol

Tanto

seppe umilmente pregare

Ed Atalanta ancor fu guadagnata Da un da cui fu nel corso avanzata


,

LIBRO OTTAVO

29

Io sola son con

le forze di
,

molti
io

Chiesta da due

mentre eh'

son mia

qui dinanzi a

me

gli

veggio accolti

Ed

iracondi la lor fellonia


1'

L' un verso

altro
,

con colpi
la Jor

disciolti
follia
,

Veggio mostrar

per

gran

so ancor di chi esser


di par

mi

deggia

Tanto

mi par

eh'

ognun mi chieggia

o5

Ed

or pur fosse la

mia mente

all'

uno
;
,

Col disio appoggiata e mi piacesse

Ma
Ch'

tanto bello e nobile ciascuno


io
e'

non

so qual di loro

m'

eleggesse

Sed

mi

fosse detto da alcuno

Che qual

volesse in isposo prendesse

Cos in amorosa erranza posta

Mi

lascia

Amor

perch pi non

gli costa

106
Io sto di ciascun d'
il

essi sospettosa
'1

E di ciascuno mal temo e E pur son certa che vittoriosa


Fio r una parte
5

dannaggio

e non so col coraggio


,

Qual'

io
,

m'

aiuti

o di qual Io pietosa

Diventi

o di qual fosse danno maggio


:

Se

la

perdesse

1'

uno

1'

nitro

miro

per ciascuno egualmente sospiro.

. , ,

%g6

LA TESEIDE

N mi
Ch'
Per

vien

all'

orecchie Pegaseo
,

Alcuna
io
le
il

volta dagli suoi chiamato

non divenga qual

si

fa

Rifeo
:

sue nevi dal sol riscaldato

Ed
N

gridar

Asopo ancor mi feo


:

Parer pi volte col viso cangiato


veggio nullo
,

e sia qual vuol

cadere
.

Che non mi

senta

T animo
&q8

dolere

Deh or gli avesse pur Teseo lasciati Quando noi gli trovammo nel boschettjo,
Combatter
soli
:

almen

diliberati

Sariensl in lor di

me

con

diletto

Avrebbe

un

gli

abbracciar disiati

Di me

tenendol nel suo cor distretto


;

Senza scoprirsi

ed

io

non

sentiria

Per lor n

ira

n malinconia

109
Cosi

m'

hai fatto

Amore
,

e pi non posso
:

E senza amore innamorata sono Tu mi consumi tu mi premi addosso


Per colpa degna certo di perdono
:

Tu m'
Con

hai

il

cor dolorosa percosso

disusato e

non saputo trono

Ed

or fossi pur certa che campasse


essi

L' un d'

due

e sposa

men

portasse

,.

LIBRO OTTAVO
110
Cosi
la giovinetta in s

S97

dicea

Mirando fuor

di s le cose dire

un baron contra 1' altro facea Nel campo acceso di troppo disire :
1'
,

Che
l'

E
E

altro

popol cLe questo vedea

Chi

gioia

ne sentiva

e chi martire

ciasehedun con voci confortava


pii

Alto gridando quel che

amava

Ili

La

battaglia era a pochi ritornata

Chi qua chi

la

per lo

campo

scorrendo

quasi gi (
1'

s la

gente affannata

Era

un

1'

altro per forza ferendo )


,

Che poco
Di

potien pi
si

ma

spessa fiata
:

patto fatto

gien sostenendo

quasi pari ciascun del partito


,

Per 5tauchezza

si

ristava attrito

112

Ma

Marte riguardava

d' alto loco


i

E
11

Venere con

lu

combattenti
il

qual poi vide intiepidire

foco

Che

facca prima gli animi ferventi


,

E le spade chetarsi a poco a poco E stanchi vide buon destrier correnti


i

Pieno d*

ira e di
tali

cruccio

discese

E con parole

Arcita accese

,, . .

agS

LA l'ESEIDE
ii3

Iq forma rivestito di Teseo

Ahi

villan cavalier

falso e fellone
ti

Quel codardia qui fermar

feo

Non

vedi tu corabatier

Palemone

per dispetto nomarli Penteo


a tradgione

Dicendo eh' intendevi


Sott' altro

nome Emilia
egli in aperto

possedere,

La quale

crede avere

detto questo

trascorse la schiera
d' ira
, ,

D' Arcita con parole accese

si

focoso

f'

qualunque

v' era

Che veder parve

a tutti cosa

mira

Ed

Arcita infiammato

come
,

egli era

Ogni riposo lasciando


Colla sua spada in

si lira
,

man mostrando
si

eh' esso

Non

fosse quel

che

))osava adesso

ii5

Agamennone

il

segui animoso

E E E

Menelao Polluce e Castore


Peritoo appresso valoroso

con Cromis ancora

il

buon Nestore
,

cura avendo di nessun riposo


dirizzare
il

Ver Panto

lor valore

E lui per forza aspramente pigliaro E la bandiera in braccio gli lagliaro

,, ,

LIBRO OTTAVO
116

%gg

Ma

loro usci incontro

Palemone

Fiero ed ardito con

Ammeto

a lato
,

Li qua' seguiva

il

feroce

Almeone

Ed

Ancelado

e Niso trasmutato
:

In ira di riposo

e Alimedone
;

A E

quelP incontro fa forte piagato


cominciar
tal

la battaglia s fiera

Che

non fu veduta qual

quell' era

bench fosson

fieri

ed animosi
dati

Ed

al

morir

pii
,

che a vergogna

Tacili alquanto

e ne' cor paurosi


si

Divenner , poi con lor


Parean lor

fur scontrati

Perch augusti pi e poderosi


gli

avversarii ritornati
la mislea

Ma

nondimen durava
fiera

Crudele e

quant' ella potea

118
Combattea Palemone arditamente

Con Menelao Con Almeon ^

e Cromis combattea

ciascuno assai possente


:

Alimedon contra Nestor tenea


'1

Ma

fiero Arcita

valorosamente

Vincere

Ammeto
,

per forza volea

Licurgo contro Niso avea ripresa


Battaglia

ed

e*

faceva gran difesa

3oo

LA TESEIDE

cosi insieme gli altri

combattieno

Tutti nel

campo

raccesi a battaglia

E lungo
E

assalto tra lor


1'

mantenieno
si

Ciascun di cacciar

altro

travaglia

mentre
di

in guisa tal le cose gieno

Cadde

Foleon quel

di Tessaglia
,

E E

Peritoo pur \i fu abbattuto


dagli Asopi forte ritenuto

120
Cromis aveva
Cile

si

stanco Alraeone
,

non poteva pi
,

ma
si

si
il

tirava
,

Indietro

ma

di

Cromis

roncione

Ch' ancora che solca


Gli uomin mangiar
,

ricordava

pel braccio
,

Palemone

Co' denti prese forte

si

P aggrava

Col duol

che

'1

fece alla terra cadere


,

Mal grado

eh' e' n' avesse

e rimanere

121

quale

il

drago talora

pulcini

Dell' aquila ne porta renitenti

fa la leonessa

leoncini

Per tema degli aguati delle genti 5


Cos faceva quel vibrando
i

crini
;

Forte strignendo Palemon co' denti

Cui

egli

aveva preso in

tal

maniera
.

Che

maraviglia avea chiunque v' era

, .

LIBRO

OTTAVO

3oi

122

E se

non

fosse

cbed
,

egli fu alato
il

Da' suoi avversi

cavai

1'

uccidea
,

A E E

cui di bocca

appena

fu tirato

tratto fuor della crudel mislea

senza alcuno indugio disarmalo


,

Per Arcila
Per

che T arme sue volea

offerirle a

Marte
il

se avvenesse
.

Ch' a

lui

il

campo rimanesse
12.

Se Palemone

allora fu cruccioso

Soverchio qui saria a raccontare

per di narrarlo
il

mi

riposo

Ottimamente

pu ciascun pensare
,

Egli era alla sua vita invidioso


:

E quasi si voleva disperare E ben si crede del tutto perduta


Aver
d'

Emilia

la

speranza avuta

Essa a ci riguardava assai dolente

sappiendo qua' patti eran fra loro


d' Arcita
1'

Gi

credendo veramente
,

Esser

animo suo
,

senza dimoro

lui volt

e divenne fervente
5

Dair amor
Per

d' esso

e gi per suo ristoro

lui vittoria pietosa chiedea-,


pili di

Palemon

gi le calca

,, ,

3o2

LA TE5EIDE
125

Cosi

le fece

il

subito vedere
,

Di cui

esser credea
si

pensier cangiare

Ciascun

guardi adunque di cadere


potersi levare

del

non presto
gli

Se non

forse caro di sapere


,

Chi

gli

amico

o chi amico pare

;
,

Colui che 'n dubbio davanti era amalo

Ora con

certo core abbandonato

sa6

Or

loda seco Emilia la bellezza


tutta e
'1

D' Arcita

nobil portamento
la

Or
Di

le

pare pi
,

somma
piii

prodezza

lui

e troppo maggior

T ardimento
un cento ^

Or Or
L

crede lui aver


pili cortese
il

gentilezza
1*

reputa

dove prima le pareano eguali


le

Or

paion del tutto diseguali

127
Ora preso
partito

ed appagata
il

DagP

iddii tiensi d' avere

migliore
,

E E

gi d* Arcita si dice sposata gi gli porta

non usato amore


gi spessa fiata

Occultamente, e
Preg
g' iddii

per lo suo signore


il

con nuovo disio

va mirando
.

L' opere sue sopra tutto lodando

LIBRO OTTAVO

3o3

Gi

le rincresce
,

il

combatter
quel

clie

fanno
:

Pi lungo

e fine a

tosto disia
il

E
E E

gi

con nuova cura teme

danno
io pria
:

D' Arcita pi che non faceva

di lui pensier nuovi al cor le

vanno
,

Li qua' davanti punto non sentia


sol d' Arcita
l'

immagine prende
,

E s

lascia pigliar

si

difende

129
L' aspra battaglia
stala infino allora

Poscia che vider preso Palemone

Ed Ammeto

abbattuto in terra ancora,

E E

sopra lor pi fiero


,

Agamennone
si

Videro

e gli altri
si

ciascun

discora
:

lievemente
valse a
il

d per prigione
il

Palemone
,

suo gridare

Tenete

campo

che

'1

volesson fare

i3o
Laonde Arcita
in poca d' ora prese
5

Co' suoi di quelli tiepidi pugnanti


11

che vedendo tutto


far

si

raccese
gli

Siccome soglion

sempre

amanti
,

Se dubbiosa speranza mai

gli offese

Quando
Secondo
Il

certa ritorna a' disiami


il

lor disio

e valoroso
.

campo

circuiva vittorioso

3o4

LA TESEIDE
i3i

lieto

suol andava raccogliendo

Bench pochi rimasi ve ne

avesse

E colla

spada in
vi fosse

mano ancor
e
si

ferendo

Se alcun

che contra dicesse


facendo
:

Alla vittoria sua

D' allegrezza parca

lutto godesse
,

gi volea

il

cavallo ritenere

Avendo

tutto vinto al suo parere

L TESEIDE

LIBRO NONO
ARGOMENTO

Dimostra
Sotto
il

il

Perch e

nono libico apertamente come Arcita vincitore


,

cavai cadesse

ed

il

dolore
:

Cli ebbe di ci

Teseo ed ogni gente

Ma

come pot pi trionfalmente


il

In Atene
Contenta

condusse con onore


,

Quivi Teseo parlando


, eli

ogni signore
il

era stato

d perdente
,

Libera poi Emilia Palemone

// qual per patti fatti nel boschetto

Quivi ne fu presentato prigione ,

E alti doni
La

gli

dona ; ed come

in cospetto

Di ciaschedun

notabile barone
,

sposa Arcita

in fine detto

Ik s*

appressava

il

doloroso fato
,

Tanto pi grave

a lui a sostenere
1'

Quanto

in pi gloria gi

avea levato
;

11 f' vittorioso ivi

vedere

Ma

cosi d' esto

mondo

va lo stato

Ch' allora V

uom
,

pi vicino a cadere
,

E vie pi grave pi montato


BOCC. LA TESEIDE

cade

quando ad
il

alto

sopra

verde smalto.

SO

3o6

LA TESEIDE
a

Sopra

1'

alta arce di

Minerva

attenti

Venere e Marte
Stavan
,

a rimirar costoro

fra s dell' ordine contenti


,

Che

preso fu

per

li

preghi

fra loro

Ma

gi

veggendo Venus che

le genti

Di Palemon non potien dar


Alla battaglia pi
Disse
:
,

ristoro

rivolta a
la

Marte
:

oramai fornita

tua parte

Ben hai

d' Arcita

piena

1*

orazione

Che come vedi va vittorioso : Or resta a me quella di Palemone

H qual perdente vedi star doglioso A mio poter mandare a sequizione;


,

Alla qual Marte fatto grazioso

Amica

disse
il

ci che dici

'1

vero
.

Fa' oramai

tuo piacere intero

Ella avia poco avanti visitati

Gli oscuri regni

dell'

ardente Dite

Ed

al re

nero aveva palesati


:

I suol disii

perch da quelli uscite


alti
,

Eran -pm Furie con

mandati

Ma

ella

Erinni presa
,

alP altre , gite


e poi a questa

Dove
Tutta

vi piace

disse

la voglia

sua

f'

manifesta

LIBRO NONO
5

^07

Tenne

costei di ceraste crinita


li

di verdi idre
,

suoi ornamenti

Erano

a cui in eliso la vita


,

Riconfortata avea

li

qua' lambenti

Le
Pi

sulfuree
,

fiamme
le

che uscita
,

Di bocca

cadeano puzzolenti
:

fiera la facieno

e questa

Dea

Di

serpi scuriata in

man

tenea

La

cui venuta die tanto dolore

A chi nel
N
il

gran teatro era a vedere

Ch' ognuno stava con tremante core


perch nessun potea sapere
,

Li venti dier non usato romore

*1

ciel

pi nero cominci a parere

',

11 teatro

trem

ed ogni porta

Cigol forte ne' cardini storta

Costei nel chiaro di rassicurata

Non mut forma

n cangi sembiante
tosto se n' andata
:
,

Ma

gi nel

campo

L dove

Arcita correva festante

E orribile
Il

com' era fu parata


destrler tosto davante
,

Al corrente

qual per ispavento in pi Icvossi


indietro cader tutto lasciossi

Ed

3o8

LA TESEIDE

Sotto

il

qual cadde

il

gi contento Arcila

E E

il

forte arcione gli

premette
ferita

il

petto

si il

ruppe

che una
corpo

Tutto pareva

il

al giovinetto

Che

fu in forse allora della vita


costretto
:

Abbandonar dal gran dolor

E per

molti

che a

lui

corsono allora
:

Atato fu senza alcuna dimora

I quali

appena
fieri

lui disvilupparo
,

Da'

arcioni
il

e con fatica assai


:

Da
Il

dosso

cavai lasso gli levaro


si

qual

com

senti libero ornai


,

Non

parve faticato

tal n'
,

andaro
tanti guai

Le gambe
Sua

sue fuggendo

Gli minacci la Furia colla vista


dispettosa
,

nocevole e

trista

IO
Emilia del loco
dove stava
il

Chiaro conobbe

caso doloroso

5
1'

Perch

il

core

che pi eh' altro


,

amava
:

Di

lui

dubbiando

si f'

pauroso

Perch per tenia a

s tutte

chiamava
:

Le

forze sparte nel corpo doglioso


tal

Perch nel viso

rimase ismorta
rogo
si

Qual

colui

che

al

porta

. ,

LIBRO NONO
II

3o9

Om

dogliosa
la

in s trista dicendo

Quanto
Istata
,

mia

felicitade brieve
5

questo caso ora vedendo


il

bench

pensler

mi

fosse grieve
al

E' pur m' andava dentro

cor dicendo

Ch'
Per

i'

non poteva con

fatica lieve
si

D' amor passar pi che passar


gli altri

soglia
.

eh' han provata

la

sua doglia

12

Ora conosco
Oggi m'

ci

che volea dire


,

Bellona sanguinosa
stata
,

che davanti

senza dipartire

Con
Che

atti fieri
i'

e morte minaccianti
li

Quasi
si

dovessi

danni partire
i

fesson tra loro


,

due amanti
la vinse
si

detto questo

s '1

dolor

Ch"* errando fuor di s tutta

tinse

i3 El fu subilamenie disarmato

Ed

il

palido viso pianamente

Con acqua fredda li gli fu bagnato Onde si risent subitamente :

molto fu da' suoi riconfortato ;


parlar

Ma

non poteva ancor niente


il

S gli avea

petto

11

suo arcion premuto

Mentre

il

cavallo addosso gli era suto

, ,

3:o

LA TESEIDE
4

Agamennon con contenenza fiera Con Menelao per lo campo gi

scorrendo per quel colla bandiera


gli

Ciascun de' suoi dietro

venia

Ed

qual fosse della vinta schiera


,

Rimaso quivi

senza villania
,

Alcuna far per preso nel mandava

viocitor sopra

il

campo

si

slava

Dopo che

fur le cose riposale


lutti
il

E E

manifesto a
'1

vincitore

molto suon delle trombe sonate


alti gridi

Ed
Le

mandate
,

in onore

E d'

Arcita e de' suoi


,

e gi levate

genti varie
i

con nuovo romore

Trassonsi

vincitori in verso Arcita


il

Per veder

sembiante

di sua vita

16

L discendendo venne

il

vecchio Egeo
si

E E E E

'n

grembo
lui vi

la

sua testa
il

f'

porre
,

dopo

venne

pio Teseo

la reina Ippolita vi

corre
:

Ed

Emilia ancor quanto poteo

ciaschedun conforta e lui soccorre


,

Con pietose parole e Le mani e' pie'di lui

stropicciando
lui

domandando

LIBRO NONO

3 li

Ma e' non rispondea anzi ascoltava E ci per non potere addivenia E gli occhi erranti in qua e 'n l voltava
,
,

Or

questo or quello con sembianza pia


,

Mirando
Tal era

e quasi s

non

si

mostrava
sentia
,

il

duol che

1'

anima

ancora in dubbio di stare o di gire


.

Errava per lo cor con gran martire

Ma

poich Emilia tabefatto


,

il

viso

Di polvere di sangue e di sudore Vide e senti che '1 corpo avie diviso
,

In parte alcuna

appena

il

suo dolore
:

Tristo ritenne dentro al cor conquiso

Maladicendo in

'1

soverchio amore
,

Che

lui a tal partito posto avea

lei vie

troppo di nuovo pugnea

Ma

si

non seppe

la cosa celare

ritener le lagrime dolenti

Che

spesse volte

il

suo viso cangiare


-,

Visto non fosse da pi delle gemi


Ella non sa

come
,

racconsolare
i

Onest

'1

possa

ed
:

disii ferventi

Pur y invitavano

e cosi sospesa
.

Da

grieve doglia lui rimira offesa

, .

LA TESEIDE
ao

Quivi era

si

dolente

Agamennone

Menelao Nestore e ciascheduno


Altro amico di lui o compagnone
,

Che non pareva


Anzi

aver vinto a nessuno

di doglia vie
,

maggior cagione
:

Aver

che di pigliar riposo alcuno


'n l
si

'n

qua e

givan lamentando

or iddii

di tanta ofTesa

biasimando

ai

Palemoa

tristo d'

una e

d' altra cosa


si

Del mal

d' Arcita forte

dolca

Ma
N

pi assai sua fortuna angosciosa


quivi perditor fatto P avea
:

Che

sa se isperanza graziosa
,

Si prenda quindi

o se

1'

aspetta rea
,

pur conosce Arcita per parente


fuggir che

N pu

non ne

sia

dolente

22
Fece Teseo
il

campo
,

a' vincitori

Raccoglier lutto

e fece

comandare

Che qual non

fosse de' combattitori

Senza dimoro sen dovesse andare;


I qua' po' furo al teatro di fuori

Fece quel dentro

alle

guardie serrare

mise cura solenne in Arcita


la

In rivocar

sua vita smarrita

LIBRO NONO

3i3

El

f'

chiamar pi medici
,

e venire
il

Nel loco

qua' di via lutto

lavaro

E A
Di

con loro argomenti


lui
le
il

fer reddire
:

parlar

che F ebbe molto caro


li

Poi

sue piaghe

fecer coprire
il

fini

unguenti

e tututto

lenzaro

E A seder 11

poi eh' alquanto fu riconfortato,


fra lor
si

fu levato

con voce non salda umilemente

Dimand qual

di loro era vittore


:

cui Teseo rispose tostamente


,

Amico mio

del
:

campo

tuo
la

l'

onore

Allor diss*egU

adunque

piacente
?

Emilia ho guadagnata e

'1

suo amore
sia
;

Teseo rispose
Ornai n
fa'

si

ecco tua
'1

ci che

tuo cor disia

a5

cui

e' disse

se io

ne son degno
la

Deh fammi

alquanto

sua voce udire,


,

A me pi cara eh' alcun altro regno E fa' eh' io possa in le sue man morire
Perocch ancora ferma opcnion tegno

eh'

e'

regni neri senza alcun martire


s' i'

Visiter

la

posso vedere
al

O dar

l'

anima mia

suo piacere

, ,

, ,

3i4

LA TESEIDE
Ite

Teseo rispose

colai
,

parlamento
che or non morrai
:

Non ha
Ecco
lei

qui loco qui


al

tuo

comandamento
t'

Con

cui vivendo ancor


:

allegrerai

Ed

a lei disse

deh

fallo contento
:

Di quel

eh' ei chiede

deh perch noi

fai ?

Non
Che

vedi tu qnant' egli ha per te fatto


a partito d' esserne disfatto
?

27
Emilia pi niente disiava Se non onesta potergli parlare
,

vergognosa cosi cominciava


,

O signor mio
Confortati
,

se vale
'1

il

mio pregare
s
,

che
il

tuo mal
,

mi grava
comportare

Che appena

posso

lassa

son sempre con teco o dolce sposo


slato

Oggi

per

me

vittorioso

a8
Qual
i

fioretti richiusi ne' prati


,

Per lo notturno freddo


S' apron

tutti

quanti

come

dal sol son riscaldati

'1

prato fanno co' pi be' sembianti


fra le verdi erbe mescolati
lieto a' riguardanti
,

Rider

Dimostrandosi
Colai
si

fece vedendola Arcita


1'

Poscia che

ebbe

parlare udita

LIBRO NONO

3i5

Passata aveva

il

sol gi

l'

ora ottava

Quando
In su
11

fini lo
,

stormo incominciato
e gi sopra
,

la terza

montava

pincerna di Giove

permutato
s'

In luogo d'
Il

Ebe

e col cel

affrettava

pesce bin di Vener lo stellato


:

Polo mostrar

per parve ad Egeo


,

D'

indi partire

'1

simile a Teseo

3o

gi Arcita

ne volea pregare

Quando Teseo comand che

venisse

Un

carro trionfai
fatto a

che apparecchiare
vincisse
:

Aveva
Egli

chiunque

il f'

molto riccamente ornare

Ed

Arcita preg che su vi gisse


all'ostier, se
,

Fino

non

gli fosse

noia

Rispose Arcita

eh' anzi gli era gioia

3i

certo

quando

Roma
cotal
,

pi onore

Di carro
,

trionfale a Scipione

Fece non fu

n di splendore
,

Passato fu da quello

il

qual Fetone
,
,

Abbandon per

soverchio tremore

Quando Libra

si

cosse e Scorpione

Ed

e'

da Giove nel Po fulminato


,

Cadde

11

P ha V

epiiafEo mostrato

,, , ,

3i6

LA TESEIDE
32

bench
Per
la

fosse ancor

molto stordito

caduta del fiero destriere


si

Non

era egli ancor


vi stesse

indebolito

Che non

bene su a sedere
,

Di drappi

trionfai tutto vestito


il

coronato secondo
alloro
,

dovere

Di verde

e su vi g con esso

La

bella Emilia sedendogli appresso

33
Cosi volle Teseo eh' ella n' andasse

Per pi piacere

al grazioso Arcita

E acciocch' ella

ancora

il

confortasse

Se sua sembianza tornasse smarrita


Per accidente che 'n
lui si

mutasse

Di che Arcita

la

penosa vita
,

Riconfort non poco

disioso

Mirando spesso

il

bel viso amoroso

34
Gromis ancora
tutto

quanto armato
i

Vi

gi

con forte mano


il

fren reggendo
:

De' cava', da cui

carro era tirato

gli avversarii,

quello antecedendo.

Girono a pie

ma

ciascun disarmato
,

E certo non costretti ma volendo Come gli avea pregati Palemone Ad Arcita per dar consolazione :

,, , .

LIBRO NONO
35
Bench'
ella fosse assai

3i7

dovuta cosa
.

Ed

ab antico ne'

trionfi usata
la

Poi di dietro veniva

pomposa

Turba

de' suoi

cosi

com' era armata


j

E con sembianza assai vittoriosa E da molti era da ciascun portata

O spada
Bipenne

o scudo

o mazza

o scuricella

tolta in la battaglia fella

35

Ed

altri

ne menavano
i

roncioni

D' onde
Coverti

signori furon scavallati


,

tutti

ma

con vti arcioni ^


,

E
D'

ta'

delle altrui armi gleno armati


,

Chi elmo
altre

e chi barbuta

e chi troncioni
trovali
,

armadure nel campo

E chi

toraca e chi carro balteo

Secondo che trovar quivi poteo

Ma

fra gli altri

pi nobili davante
tutto
,

Giva di Palemon

P arnese
difese
,

A Marte
Quel
Da'

gi botato

e siniigliante
si
;

v' era

con che Arcita

lati al

carro gi gente festante

Giovani e donne in abito cortese

Con

dolci suoni e canti festeggiando


.

Diversamente con arte danzando

3i8

LA TESEIDE
38

Questo ordinato
Teseo
,

f'

'I

teatro aprire

e 'n cotal guisa n' usci fore


,

Arcita trionfando

al cui

venire
:

Ciascun faceva mirabile onore

f'

queir arme

al

gran Marte offerire

ringraziollo

con pietoso core


;

Della vittoria eh' avea ricevuta

Poi

f'

dal tempio presta dipartuta

39
E' circui
la terra

trionfando
,

Jq questa guisa con molta allegrezza

La sua Emilia

sovente mirando

E pi che mai lodando sua bellezza E bea milP anni ognor gli parca quando
:

Quella dovesse goder con lietezza

E E

r avvenuto caso biasimava

seco molto se ne contristava

4o
Ella
si

giva onesta e vergognosa


gli

Con

occhi bassi
tal
,

da ciascun mirata

In guisa

qual suol novella sposa


:

Per vergogna nel viso colorata


,

A tutulti piacente e graziosa E da ciascuno egualmente lodata E simil era ancora buono Arcita
:

il

Bench'

egli avesse

sembianza smarrita

LIBRO NONO

19

Nulla persona in Atene rimase

Giovane

vecchio

zita

ovvero sposa
,

Che non Onde veniva la coppia gloriosa 5 Le vie e i campi e i tetti e le case
corresse l coli' ale spase

Tutte eran pian di gente

letiziosa

Ed

in gloria d' Arcita ogijun cantava,

della

nuova sposa che menava

42

spesse volte le prede

mirando

Le

guaste vesti ed
1'

voti destrieri
altro

Li givan

uno

all'
,

dimostrando

Quel fu

dicendo

del tal cavalieri


5

questo del cotale

ed ammirando

Le
11

cose fatte pi che volentieri


tra lor

Recitavan
di
,

che avien vedute


,

com' eran

gite

come

sute

43

Ma ci che pi maravigliar facea E con attenta vista riguardare


Era
de' regi la turba lernea
,

Che

giva innanzi in abito dispare


nel quale andar solca
si
,

Troppo da quel

che

'1

mattin

vidon cavalcare

Li quali a capo chino e disarmati

Appi venieu

nell' aspetto turbati

330

LA TESEIDE
44

chi bene avvisava

Palemone
el

Detto averia che

seco dicesse
ira di

Ben

vve ancora
:

i'

Giunone
io di

Ver me
Operar
,

e certo se

Giove volesse
prigione
^
:

non porri a eh'

O di
Ed

mortai periglio fuori

slesse

io vi voglio stare le piace si di

ed avvilirmi
perseguirmi

Poich

45
Mollo era ancor mirato disdegnoso

Minos d chi
Parca

'1

vedea
,

ed in dispetto
stizzoso

la vita avesse
si

Andando

mostrava

nell' aspetto;

'1

tessalico

Aramelo

assai doglioso
,

Parie di

Febo

a lui stato suggello

Si raramarcasse
,

perch operato
.

Aveva bene ed era mal merlato

46
Ida ed Evandro ed Alimedonte
Ulisse
,
,

Diomede

e ciascheduno

Degli

altri

ancora con chinata fronte


,

Si vedean tutti

e con aspetto

bruno

Pi che

se al lito tristo d'

Acheronte
:

Se ne vedesse per passare alcuno

vie

pi

tristi gli

facea

il

parlare

Che udieno

a circostanti di s fare.

, .

LIBRO NONO
47
Ne'
colli lor

dai

non sonavan catene


ond'

Perocch Arcita del lutto pregando

Le

tolse via

essi

per Atene

Disciolti a picciol passo innanzi

andando

Al carro

tristi

di

si

fatte

pene

In questo loco ed ora in quel restando

Quasi scherniti
Per gU

tutti si

temeano
che vedeano

atti delle genti

48
In cotal guisa con alto romore

D'

infiniti e'

strumenti

e di gridare

Ch'

popoli facien

per onore
,

Del grande Arcita e del suo operare

Giunsono

al

gran palagio del signore


;

Ed

a lor piacque quivi dismontare


,

di fuor fatta restar la pii gente


real sala

Gir nella

pianamente

49
Sovr*

un gran
il

letto quivi fatto allora

Posalo fu

faticato Arcita

Allato a cui Ippolita dimora


Bella vie pi che

gemma
il

margherita

E di conforto sovente
Con

rincora
:

ornata parola e con ardita


simil fa Emilia sua sorella
altre

'1

Con

molte

ciascheduna bella

BOCO. L TESEIDE

ai

. ,

22

LA TESEIDE
5o

tutto ci

Palemone ascoltava
li

Che con
Davanti

suoi in abito dolente

al vincitor diritto stava


,

Senza alzar occhio

e nella trista

mente

Ogni parola con doglia notava,

Immaginando che mai per


Pace darin
a s

niente

con isperanza
.

Poich perduta avca sua disianza

5i
Teseo
per pace dare agli affannati
si

Re Con
,

lev
1

con sereno aspetto


chetati

cenni

mormorii ebbe

Che

quivi eran per doglia o per diletto


,

Forse da molti fra so susurrati

E degli onor veduti e E con piacevol voce

del dispetto

-,

il

suo disire
a dire:

Incominci in cotal guisa

52
Signori
e'

non nuova

la

credenza

La quale
Cio che

alcuni afferman che sia vra,


la divina

provvidenza
sincera

Quando

cre

il

mondo con
fin d'

Vista conobbe

il

ogni semenza
:

Razionale e bruta che 'n quell' era

E con decreto
Quel che

eterno disse stesse

di ci in s veduto avesse

LIBRO

NONO

3a3

53
Se ci ver non so
,

ma

se ver fosse

Noi Siam guidati

dal piacer de' fati


si

La

cui potenza

sempre mai

mosse
:

Col giro eterno

delli ciel creati

Dunque

contra di lor
,

V umane

posse

In van s'affannano

e sono ingannati

Chi per senno o per forza contastare


Yolesson contro
al loro

adoperare

54

ci

non dico senza


rimirata

alta

cagione

Per che oggi

la vostra virtute

Ho

ed ogni operazione

E come date e come ricevute


Abbiate
le percosse
,

1'

offenslone
:

Del gridar

senza stordir sostenute


,

E dico certo
Non

che

al

mio vivente
buona
f;ente

vidi insieme tanta

55

N tanto ardita n con Non saggia d' arme


Sostenitrice,

tal fortezza
,

n di tanto affanno
,

n di
,

tal fierezza

Meno

infingarda
;

n che

men
e'

di

danno

Mettesse cura

sol

che sua prodezza

Mostrar potesse, siccome

buon fanno
,

Com'

io

ho

oggi lutti voi veduti

E d' una parte e

d' altra conosciuti

324

LA TESEIDE
56

Le prodezze

de* qua* se ad

uno ad uno
e ciascheduno
direi

Volessi raccontar ben lo saprei,

Ma

troppo sarie lungo


,

Gli vidde siccom* io

dunque
j

Ci che non

fa

bisogno
al

ma ognuno
approverei
terra
,

Per valente

uomo

mondo

se ta' fosser que' della

mia

Per forza vincerei ogni mia guerra

5?
Perch
se oggi

non

vi fu

donata
difetto
,

Vittoria, ci

non fu vostro

Ma
Il

cosa fu avanti assai pensata


intelletto;

Nel chiaro santo e divino

quale Emilia mostra abbi servata

Al piacevole Arcita, e lui eletto Per isposo di lei : di che dovete


Esser contenti
,

poi pi non potete

58

Non

vi

dovete di voi biasimare


abbiate bene aoperato
iddii
,
,

Che non

Ma

sol

gP

ne dovete incolpare
egli

Se degno ci eh'

bau

diliberato
,

i,

Di potere

altra volta

permutare

Ched

e'

non V hanno per voi permutato


poi di n< sono attenti

',

Ma
Al

credo che deggiate esser contenti


lor piacer
,

LIBRO

NONO
59

3i5

Questo eh'
Per

stato

non torner mai


sia
,

Per alcun tempo che stalo non


vi

prego quanto posso


,

assai
,

Cari amici

per vostra cortesia


,

Che r

abito

che avete pien di guai


,

Vestito per dolor

cacciate via
,

E
E

nel pristino slato ritorniate

con noi insieme

tutti festeggiate

60
Liberi siete omai
poich' adempiuto
la
fia

Avete del trionfo

ragione

Ben
11

vo' per

che

fermo tenuto

Ci che nel bosco

dissi a

Palemone
,

qual dee esser da noi ritenuto

E servato ad E ella faccia

Emilia per prigione


di lui
,

il

suo volere
iu

poco

assai

come P

piacere

61
Piacque a costoro
il

parlar di Teseo
teacsser quello
:

Bench
Perch

'n parte
lieto

non ver

ciascun quanto poteo


al

Senza dimoro torn

suo

ostello
,

Quivi d' abito nuovo

si

rifeo

Siccome prima piacevole

e bello;
,

Ed

a cui fu bisogno
tosto fatti

medicare

Fur

medici trovare

3a6

LA TESEIDE
e%

Gli

altri

che non curavan di riposo


a corte
si

Tornaro

con fronte cangiata

insieme
,

rivider con gioioso


se fra loro stata

Aspetto

come
il

Non

fosse

d battaglia, e grazioso

Sollazzo insieme ciascuna brigata

Faceva quivi

per

amor

d' Arcita
vita

Che

si

desse conforto e

buona

63
Andonne adunque preso Palemone Con tristo aspetto molto umilemente

Ad

Emilia davanti

e ginocchione

Con boce
Disse
:

e con sembianza assai dolente


i'

madonna,

son vostro prigione

sono stato continovamente


5

Poich' io vi vidi

fate

che

vi piace
.

Di

me

che mai non spero sentir pace

64
Polche m* hanno g? iddii
tolta vittoria
,

voi insieme

in questo di

meschino

Troppo mi fia la morte maggior gloria Che per lo mondo pii viver tapino :
Perch' lo vi prego ( se di voi memoria

Eterna di ben duri

e d'

amor

fino )
,

Dannate
Cb'

me

senza indugio alla morte


,

io la disio

vie pi che vita

forte

LIBRO NONO
65

3^7

Con pietoso occhio Emilia riguardala Ver Palemone e 'q pie il f' drizzare
,

le

parole sue

fiso ascoltava ,
si

N che
Che

risponder
le

sa consigliare
,

'y

Anzi appena

lagrime servava

nel cor le facea piet destare

Ma
Di

dopo alquanto pure


far risposta
,

in se dispose

e cosi

li

rispose

66
S'io
fossi dagl' iddi! stata

mandata
,

Al mondo

sol

per tua sola speranza

In guisa che dal tuo veder levata

Mi

fosse ogni altra lieta dimostranza,


fui

Mentre

mia

avrei io reputata

Essere stata soverchia fallanza


Il

non

averti
s

amato; che

t'

amai
assai.

Mentre mi

convenne, pure

67

Ma

veggio che com' io

il

santo

amore
,

Potea sperar di molti giustamente


Cosi molti sperar nel

mio

valore

Poteano

-,

ma

ad un solo apertamente

Considerar poteau eh' al

mio onore
;

Mi
Il

riserbava della molta gente

qual qual volle m' ha mandato Iddio,


tu tei vedi coi

ben com' io

3.i8

LA TESEIDE
68

per pi alle amorose pene

Di
Nt>

te
'1

conforto non posso donare


dei volere
,

n
'1

me

si

conviene

N ben

saria se io
citta

volessi fare

Ma
Sou

le

greche

che

tutte piene

di bellezze assai pi
e'

da lodare
potranno
:

Ched

non

la

mia

darti

Giusto ristoro

all'

amoroso danno

69

E te

riporre in pi lieto disio

Che

tu

non

fosti allor

che ancor dubbioso


:

Istesti di

dover divenir mio

Dunque di te medesmo sie pietoso Che non intendo d' esser crudeP io

Ma
Per

poich
il

se' cavalier

valoroso

Sotto

giudizio di

me

incappato

me

sarai in tal guisa

dannato

Per

me li fia donata llbertate Ed a tua posta lo slare ed il


,

gire

per V amor che per


di soperchio
l'

la

mia bel tate

Gih

arse nel dislre,

Questo anel porta


Forse di

che spesse
:

fiate

me
,

ti

far sovvenire

pregoti

qualora ten sovviene

Pensi d' amare un* altra donna bene

LIBRO NONO

Non

si

dee creder che valesse poco


,

Colale anel

cui tutta fiammeggiante

Era

la pietra assai vie

pi che foco
,

Appresso una cintura

simlgllante

quella per la qual

si

seppe

il

loco

Dove An6arao
Lieta
gli die',

era latitante,

dicendo

porterai
i

Questa

qualunque

festa tu sarai

71
Quinci
gli

diede una spada tagliente

ricca e bella e d' alto

guernimento

Ed un

turcasso

che nobilemente
,

Lavoralo era di gran valimento

Pien di saette

licie

veramente
,

Ed uno
Di poca

scitico arco

non contento
;

forza a volerlo tirare


gli fece

Poscia altro dono

arrecare

ci fu

un

destrier maraviglloso
si

Tutto guernito qual

convenia
,

nobil cavaliere e valoroso


,

Con armi

nelle qua' la maestria

Di Vulcan super mastro ingegnoso, Ed uno scudo bel quanto polla


,

Con un gran pin

delle sue frondi orbato,


e forte e

D' un chiaro ferro

bene armalo.

33o

LA TESEIDE
74

Ed

a lui disse

dopo alquanto spazio


e nobil cavaliere
,

O valoroso
Del
Olio

amore

ornai dei esser sazio


colai mestiere

di

qualunque con
,

S' acquista

di s stesso tristo strazio

Facendo

quale in questo puoi vedere

Che

fatto per

me

che

trista

sono

Per tanto sangue e miserabil dono

75

Ma

perocch tu dei vie pi a Marte


,

Che a Cupido dimorar suggello Ti dono queste acci che se in


,

parte

Avvien che

ti

bisogni

con

effetlo

Adoperar

le

puoi: esse con arte


,

J^on fabbricate

che senza sospetto


-,

Le puoi

portare

forse

1*

aoprerai

Dove

vie pi

che

me
76

n* acquisterai

Prese quel dono Pale mone allora

disse

donna

i'

tengo

la

mia

vita
,

Tanto pi cara che non


Poich' io da voi
la

facev' ora
,

senio gradita

Che con migliore agurio ciascun ora La guarder infino alla finita
,

Sperando che nel

ciel

fermato

sia

Ci che dite per vostra cortesia

LIBRO NONO
77

33

voi ringrazio pietosa di quella

Quanto pi posso
Ch'
i'

e del libero stato

ho per

voi

o mattutina
:

stella

S graziosamente racquistalo

E
M'

ciascheduna

d' este gioie bella

pi che d' esser del ciel coronato

guarderolla sempre per

amore

Del vostro

alto ineffabile valore

78

Che

io aspetti

pi d' amor saetta


,

Per

altra

donna

questo tolga Iddio


,

Da me amata sarete soletta K mai fortuna canger il disio


S' e' fati v'

hanno per

altrui eletta
;

In ci non posso pi contastar io

Ma che io v' ami esser non mi pu N fia mentre sar in vita ^olto
.

tolto

79
Quindi sen
g

pensoso a rivestire
,

Ed

a lavarsi
,

ch* era rugginoso


;

Tutto

per poscia quivi rivenire


s

bench in
s'

non

trovasse riposo,
,

Pur

ingegn di sua noia coprire


lieto viso e grazioso

E
11

con pi

Neil* aula torn a rivedere

suo diletto

'1

suo

sommo

piacere

33i

LA TESEIDE
80

La donna
Da*

fu assai quivi lodala

circustanti re e
gli

da Arcila
ella

E E
Il

bea

piacque eh'

avea donata
:

A Palemone liberta
Di Palemone
qual da
,

spedita

similmente ancora fu pregiata


'

la risposta ardita

tutti accolto

lietamente

Fu ma

pi da Arcita veramente

61

Dopo che
Signore

alquanto

si

fu riposato
:

Arcita ver Teseo cominci a dire


,

adempiuto
di

il

tuo mandato
;

Con non poco

me

grieve martire

per quel credo d' aver meritato


,

Emilia

e perdono al
,

mio
t'

fallire

La qual domando
Se
egli

se e'

in piacere,
.

tempo eh'

io la deggia avere

62

cui Teseo con voce graziosa

Rispose

dolce amico, ci ra' caro


^

disio tanto nessun' altra cosa

E A

per in quel
noi
i

modo che lasciare


,

nostri primi

quando sposa
pigliaro
sia
,

Essi neir et lor

prima

Vo' che solennemente

li

data
.

Ed

in presenza degli re sposata

LIBRO NONO
83

333

Adunque

11

baroni ragunat

sagrificii fatti

degnamente

Siccome

egli

erano in quel tempo usati ^


e furon prolungati
,

Arcita Emilia graziosamente

Quivi spos

Li di
In
fin

delle lor nozze

veramente

che

fosse forte e

ben guarito

cosi fu

fermato e stabilito

LA TESEIDE

LIBRO DECIMO
ARGOMENTO

Nel decimo V iificio funerale Fanno li greci re a^ morti loro :


Teseo chiama Itinon senza dimoro
// qual d' Arcita
il
,

mal dice mortale .

Voi Arcita a Teseo racconta quale Dopo la morte sua del suo tesoro
Il testamento sia
;

e poi con ploro


.

Quasi con Palemonfa altrettale Poscia presente Emilia seco stesso Del suo morir si duole e poi con
,

lei

lui , porgendo ad esso Gli stremi baci con dolenti omei :

Ed ella dopo

Quindi a Mercurio Uta ^ e piagne appresso Poi V alma rende agV immortali iddei
.

.1

gran nido di Leda ogni bellezza

In molte luci di s dimostrava

propinqua a sua maggior cortezza


la notte n'

Tacitamente

andava

Forse due ore vicina

all'

altezza

Dov'

ella

il

suo mezzo cerchio toccava


corte
i

Quando da

Greci

si

partir
.

Ed

agli proprii loro ostier reddiro

, ,

LIBRO DECIMO

335

Ed

acciocci per lor

non

s'

impedisse
,

La

lieta festa della

nuova sposa

Anzi che pi

della notte sen gisse


.

Presa con loro ciascheduna cosa

Degna
Piano

pira di far
:

ciaschedun disse
gente
si

A' suoi

mentre

la

riposa

al teatro

grande ve

n' andate,

quivi con silenzio

ci aspettate.

E' morti corpi

delli nostri

amici
,

Tutti con diligenza troverete

El acciocch non sien forse mendici

D' onor

di sepoltura

laverete
liei
,

Lor

tutti

quanti

e roghi fate
li

Ne' qua' con degno onor


Po' venuti seren
Si vuol far ci
,

metterete,

ma

chetamente
la

che noi senta

gente

4
Mossersi allor co' lumi
il
i

servidori
-,

E 'n verso gran teatro se n' andaro E come avien comandato signori
,

Li morti corpi

tutti ritrovaro

E que' con odoriferi liquori E con lacrime molte ancor lavaro


Poi
fatte pire

per s a ciascheduno
d' esse poser

Sopra catane

uno

336

LA TESEIDE
5

Vennervi

regi

e la turba dolente

Con

tristo

suono fu apparecchiata
;

Ed

intorniarle tutte con lor gente

E poi eh' egli ebber ciascuna onorata E d' arme e di grillande e di lucente
Porpora, fu
la

tromba comandata
tristi

sonare

e dier voce ai
,

guai
assai

De' dolenti

che quivi erano

Allora

regi addi morati


alle pire fatte

un poco

Dentro

con dolore
il

Al morto suo ciascuno accese

foco

poi a Giove Stigio di core


sagrificio, acciocch in pio loco

Fer

Ponesse que' che per lo lor valore

Erano

il

giorno morti combattendo

T* anime lor per altrui offerendo

I grossi

fuochi e grandi e bene ardenti


loro
i

Consumar

corpi lor donati

Li qua' con vino dalle greche genti


Pietosamente fur mortificati
:

ricolte le ceneri cadenti


vasi furon

Ne'

messe apparecchiati
,

Con mano

pia e con dolente verso


assai del

Durante ancora

tempo perso

,.

LIBRO DECIMO
8

337

quante Niobe in Sifilone


Allorch
i

figli

di

Latona fero
alta

Vendella della sua

orazione

Ne

port urne
,

ed

ivi in sasso

vero

Si trasmut

cotante openione

Di quivi

al

tempio del gran Marte altero

Segnate gsser del

nome

di quelli

Le

ceneri de' quai fur messe in

elli

Poi ricercarono

lasciati ostieri

Siccome bisognosi

di riposo

E a dormire regi E qualunque altro


i

e' cavalieri
,

al

tempo tenebroso
,

Tutti quanti ne giro volentieri


Infino al

nuovo giorno luminoso


,

Quindi

levati a corte ritornaro

Dove Teseo

levato gi irovaro

10
Greci

Tutti

li

quali avien difetto


,

Eran con somma cura medicati

E E ne'

lor donato sollazzo e diletto

bisogni lor bene adagiati

Talch di morte e

d' ogni altro sospetto


^

Furono

in

pochi giorni liberati


si

E come
Cos
i

prima

rifecer sani
gli strani

cittadia

come

BOCC. LA TESEID

32

338

LA TESEIDE
1 1

Ma

solo Arcita

non potea guarire

Tanto era

rotto dentro pel cadere


il

Fevvi Teseo

grande Iscliion venire

D' Epidauro
Il

ed Arcita vedere

qual

si

mise segreto a sentire


s potessee avere
;

Del mal che Arcita in

senza fallo se n' avvide tosto


Arcita dentro era disposto

Come

la
Perch a Teseo rispose di presente
In cotal guisa
Il
:

nobile signore

vostro Arcita

morto veramente

luogo

ci

ha

di

medico valore

Giove potrebbe

in vita solamente
,

Servarlo, se volesse

eh' maggiore

Che

la

Natura

e puote adoperare

Assai pi che Natura non

pu

fare.

i3

Ma lasciando
Per

miracoli in lor loco

Io dico eh' Esculapio non varrebbe


sanit di lui
'1

molto ne poco
,

chiaro Apollo ancora


,

che tutta ebbe


ghiaccio e
'1

L' arte con seco

e seppe
,

il

foco

r umido e

'1

calore

e che potrebbe

Ciascun' erba o radice

per eh' esso

Per lungo e per traverso dentro

fesso

UBRO DECIMO

33g

H
Dunque
fatica

per sua guarigione


,

Saria perduta

per quel eh' io ne sen!a


,

Fategli festa e consolazione

Sicch ne vada V anima contenta


Il pi si pu in l' eterna prigione Dove ogni luce Dite tiene spenta
,

dove noi
di

di dietro a lui

andremo

Quando

qua pi viver non potremo


i5

Molto cotal parlar dolse a Teseo

Perocch Arcita sommamente amava

Ed

a chi questo udiva

il

simil feo

Perciocch ognuno alte cose sperava


Della sua vita
,

se

'1

superno Iddeo
il

Vivo

nelle parti attiche

lasciava
farsi

sapevan di ci nulla che

Se non ciascun di Giove lamentarsi

Adunque ciascun giorno peggiorando U buon Arcita in s si fu accorto Che '1 suo valor del lutto gi mancando
,

che senza alcun


di ci trarre
il
,

fallo egli era

morto

Ne

potea ragionando
:

Alcun giammai
Perch volle di
Disporre
,

e dandogli conforto

s ci
al

che potesse
piacesse

sol

che

buon Teseo

34o

LA TESEIDE

E fello a s senza indugio chiamare E cominci con lagrime ver lui


Pietosamente in
tal

guisa a parlare:
,

nobile signor caro

ed a cui

Mille volte

morendo meritare
giammai degno non
fui

L'onor

del qual

polre*
,

mai
il

i'

mi veggio

venire
fuggire
.

Al passo

qual nessun

uom pu

z8
Al qual
vegno
che
vi son

s'

io
,

contento
,

Ne
Il

vado

mal pensando che V amore


che nel core
,

qual m' ha dato gi tanto tormento


la

Per

giovane donna

Ancora come mai per donna sento


Lascio inGnito
,

e te

caro signore

Cui

io appresso lei
,

pi disiava
,

Servir

che Giove

e pi

mi

dilettava

19

Ma

pi non posso

e farlo
,

mi conviene :
,

Perch' io

ti

prego

per ultimo dono


ti

Se lungamente Iddio

guardi Atene

Che

poi del

mondo

dipartito sono

sar gito a riguardar le pene

De' miseri che pregan per perdono

Quel che

dir tu facci sia fornito


sia

Se tu da Marte sempre

udito

LIBRO DECIMO
20
Signor
tu
sai

34i

che poi che di Creonte


ti
t'

11 giusto

Marte

diede vittoria

Io che con lui

era uscito a fronte


fui
,

Per prigion preso


Piccola parte
,

della tua gloria

e certo

non isponte
guardare
.

E Palemone
Esser
ti

ancor, come a memoria


,

dee

li

qua'

festi

Forse temendo del nostro operare

Ma

poich quindi

fummo

liberati

Per tua bont e per tua


Li nostri ben
,

cortesia

donde eravam
,

privati
,

Ci fur renduti

e ogni baronia
,

Come

ti

piacque
quali

avemmo
tutta

ed onorati
in pria

Fummo

eravam giammai
mia
appresso

De' quali a Palemon

sorte
.

Ti prego doni

la

mia morte

22
Similemente ancor
manifesto
stretto
;

t'

Quanto amor m' abbia per Emilia


11

quale

al

tuo servigio sol per questo


,

Ad

esser venni

n ci che sospetto
-,

Mi dovea
Anzi con

esser

non mi fu molesto
con
diletto

f serviva e
ti

credo mai
di

trovassi ingannato
ti sia

Di cosa che

me

fidato

3if.^

L/.

TSSEIDE
r3

El m'insegn
Esso

a divenire

umile:
:

mi
la

f'
f*

ancor senza paura


grazioso e gentile
f'
:

Esso mi Esso

fede mia

santa e pura

Esso mostr a
I'

me

che mai a
:

vile

non

avessi nulla creatura


f'

Esso mi
Esso mi

cortese ed ubbidiente

f'

valoroso e potente

4
'auto

mi diede ancor
sotto

di pronto ardire

Che

nome

slran nelle tue

mani
:

Mi

misi a rischio di dover morire


certo a ci
,

non mi furon

villani

G' iddii

anzi facevan ben seguire


:

I miei pensieri interi e tutti sani

N mi
Io
ti

vergogno che in tuo onore


lungo servitore
.

sia stato

5 Febo
si

fece servitor di

Ammeto
si

Mosso da quella medesma cagione

Che

io
,

mi mossi
il

dolce e quieto

Servi

eh' egli ebbe la sua intenzione


seguiva mansueto
,

E
Se

certo io
el

non

fosse stato

Palemone

N
M'

dubito che ci eh' io disiava


avessi dato
,

s'

io

mi

palesava

LIBRO DECIMO
26

343

Or

cosi va

non
:

si

pu

stornare
tal

Ci che

stato

ond' io sono a
,

punto

Qual
Del

tu

mi

vedi
,

e sentomi scemare

Ognor

la vita

e gi quasi consunto

tutto sou, n

mi posso

aiutare

A A

tal

partito

m' ha or amor giunto


il

cui

ho

io servito

tempo mio
disio

Con pura

fede e con

sommo

27

'1

merito di ci che io attendea


,

Goder non posso


Veggio di

bench mi

sia

dato
,

me

che ciascun
,

fato avea
,

Che

cosi fosse

in s diliberato

che del mio servir vogllon eh' io stea


,

Contento

che per merito onoralo


,

Istato sia della data vittoria

Che

a'

futuri fie

sempre

in

memoria

a8

Ed

io perci

che pi non posso avante

VogUo

aver questo per

buon guiderdone
io

E quel
E
la

che fu

cosi

com'

amante

sua vita ha messa in condizione


,

Di morte

e di periglio slmigliante

A me
Dell'

io dico del

buon Palemone
riceva

amor suo per merito


eh' io per

La donna

mia aver doveva ,

, ,

, ,

344

^^-

TESEIDE

Io

te

ne prego per quella salute


tu a lui ed a
,

Che

me
all'
,

parimente

Donasti gi

e per la tua virlute

Nota

agi' iddi
l'

ed

umana

gente

E E

per

opere tue

che conosciute
eternalmente
,

Sono

e saranno al
la

mondo
ti
i'

per

fede che io

portai

Mentre nel tuo servigio

dimorai

3o
Questa mi
fia tra
1'

ombre gran
amorosa

letizia
,

Che Palemone,
Tratto per

cui molt'

amo

sia
,

me

d'

tristizia

Possedendo

egli ci

che pi
egli
,

disia

Pensando ancora eh'

abbia dovizia
,

Di

ci eh' egli

ama

per tua cortesia


,

Almeno Emilia mentre fia in vita Vedendo lui avr a mente Arcita.
,

3i

questo detto

forte sospirando

Tacque ,

cogli occhi alla terra bassa ti

Tacito seco stesso lagrimando

N quelli ardiva di tener levati Onde Teseo un poco attese e quando


:

Vide eh'

e'

suoi parlari eran posati


,

Quasi piangendo

assai di lui pietoso


;

Disse cosi con viso doloroso

LIBRO DECIMO
3!

345

Tolgan

g' iddi

Arclta
il fil
,

amico caro
tirato

Che Lachesis
Dolor da

poco

Ancora tronchi

e cessi questo
1'

amaro
,

me
si

se io

ho meritato
5

Che non

dia a tua vita riparo

gi in ci

Alimelo ha pensato
,

Insiem con Ischion

si

faranno

Che

vivo e sano a noi

ti

renderanno

33

Ma

pur

se

degF

iddii fosse piacere


,

Di

torti a

me

che pi che luce


,

t'

amo

forza ci ne converr volere


isforzargli

Perocch

non possiamo:
,

Ci che m'hai detto puoi certo sapere

Che

poi

li

piace

siccome
e' fie

te

bramo

senza fallo tutto


venissi a
si

fornito

Se tu

fatto partilo

34

Ma

tu

come

si

forte

ti

sgomenti

Pensando che

cosi notabil cosa


,

Com'

Emilia

che farie contenti

Qualunque
Si fa vedere

iddii, di t tanto
,

amorosa

e'

suoi occhi lucenti


vista

Pur

te disian

con
:

lagrimosa

Ed

essa tua

deh prendi pur conforto


.

Che ancor

verrai a grazioso porto

346

L TESEIDE
35

Beo
1*

ci

ha da render

allo

guiderdone
,

Delle fatiche da lui ricevute


dico
al

tuo anco Palemone

Del quale a

me domandi
,

la salute:

Sol che tu sani

io
,

ho opinione
per vostra virtute
,

Di porvi

in parte

Dove

di voi tra voi ancor sarete


s
,

Coutenti

che

lieti

viverete

36

A reit

nulla a questo rispondea

Si lo strigneva

angoscia d'

amore
,

Ed

il

suo stato assai ben conoscea


i

Posto che

conforti del signore


:

Di voto

udisse quanto pi potea


s'

E
In

gi

r ambascia

appressava
j

al

core

Della misera morte


altra parte
,

onde

si

volse

ed a Teseo si^olse.

37

poi eh*

e'

fu alquanto dimorato
,

Senza mostrare o dire alcuna cosa

Com' era

in

prima

si

fu rivoltato

'n voce rotta assai ed angosciosa


li

Prega che Palemon

sia

chiamato
noiosa
;

Anzi eh'
Il

e' lasci est vita

qual

li

venne senza dimorare


molti per lui visitare
.

Con

altri

LIBRO DECIMO
38
11

3^7

qual poi vide innanzi a s venuto

rimirato V ebbe lungamente


luce aguta, quasi conosciuto
1'

Con

Pria non
Disse
:

avesse

con voce dolente


egli voluto
i'

Palemone

Nel

ciel

che qui pi
il
,

non ne

stia niente:

Per innanzi

mio

tristo partire
.

Veder

ti

volli

toccare ed udire

3
Tanto m* ha sempre avversato Giunone

Che
N'

del

seme

di

Cadmo
,

solo Arcita

conosciuto, e tu

o Palemone

Or mi
Da
Far
te
,

conviene angosciosa partita


parente amico e compagnone

poi le piace
,

che

alla

mia

vita

Stata invidiosa

allor eh' ella potea se ella volea


.

Pi contentarla

4o
In quella entrata eh' io doveva fare

Ad
Fa

esser degli suoi raccomandati


ella
il

mondo

lieto a

me

lasciare
;

Per congiungermi

a' nostri

primi andati

Or m'
Per

avesse ella

pur

lasciato entrare

tre giornate ne* suoi disiati


,

Luoghi
Gh'
ella

ed appresso in pace avria

sofTcrto
.

m*

avesse

morto

ovver diserto

348

LA TESEIDE
4i

Non V piaciuto ed io non posso avanti Dunque tu solo clie a me se' rimaso
, ,

Del sangue

altiero degli avoli tanti


il

Quando
Ch*

verr

doloroso caso

io lascer la vita e tristi pianti,


,

Gli occhi

e la bocca e

l'

anelante naso

Pregoti che

mi chiudi
d'

e facci eh' io
il

Tosto trapassi

Acheronte

rio

4a

perch tu

siccome

io

amato
,

Hai lungamente Emilia graziosa


Io

ho Teseo
la
ti

mo poter pregato
:

Che

doni per eterna sposa

Pregoti che da le non sia negato

Perch tu sappi che di


Ella sia stala
,

me

pietosa

ed a

me

porti

amore

Ch'

ella

ha suo dover

fatto e

suo onore

43

gi roti per quel

mondo

dolente

Al quale

io
il

vado senza ritornala


ver

Ch' a dire

giammai
t'

al

mio
,

vivente

Di

lei

nluna cosa

ho

levata

Se non
Sicch

forse alcun bacio solamente


tal'

j
:

qua! tu te
,

1'

hai amata
,

Onde ti prego per tua cortesia Che tu la prenda e che cara li sia.

.,

LIBRO DECIMO
44

349

lei

con queir amor che tu solevi


,

Portarle pi eh' ad altra creatura


S' egli era vero ci che

mi

dicevi
,

Onora e guarda, e

si

d' operar cura


si rilevi
,

Che
Per

'1

tuo valore usato


la nostra

A ricrear

fama oscura

lo dolente

seme

eh' gi spento

S' a rilevarlo

non dai argomento

45
Certo quest' manifesta cagione

Che ciaschedun

dell'

operato affanno
:

Ricever deggia degno guiderdone

Dunque sar per merito del danno Che hai gi avuto e desolazione Com' io so ed ancor molti sanno
, ,
,

Ricever

lei

che credo pi che


,

'1

regno

Di Giove r

avrai cara

e senne degno.

46

E s*

ella forse

per

la

morte mia
,

Pietosa desse alcuna la gri metta

Si la raccheta che contenta sia

Perocch
Fati'

la
1'

sua vista leggiadretta

ha
'1

anima mia
suo pi

di lei

si

pia

Che

riso
il

me

che

lei diletta

cosi

pianto suo pi

me

contrista

Onde

io

mi cambio com'

la sua vista

3So

L TESEIDE
47

In questa guisa

se

V anima sente

Po'

la

morte del corpo alcuna cosa


,

Di queste qua

tra la

turba dolente

Andr con pi

d' ardire e
,

meu

dogliosa

questo detto
5

pi oltre niente

Allora disse

d'

onde con pietosa sermone

Sembianza e voce appresso Palemone


Incominci
cosi fatto
:

48

luce eterna

o reverendo onore
,

Del nostro sangue


S' egli

o poderoso Arcita
il

non
,

in te spento

valore

Usato

aiuta la tua cara vita


,

Con
Del

conforto

sperando che

'1

signore
:

ciel soccorre a chi s stesso aita

far ragion che 'n giovinetta etade


pgli potestade

Atropos ora

49
Cessin gP iddii che io ultimo sia

Di tanto sangue

se tu te

ne vai
:

che Emilia mai diventi mia

Tu

acquistasti
ufficio

e tu per tua

l'

avrai

N P

che chiedi
,

fatto fia

Colla mia

man

per mia voglia giammai

Ma A me

la tua prole e tu gli chiuderete


,

e sopra

me

vivi sarete

, ,

LIBRO DECIMO
5o
Arcita disse
Il
:

3 Si

e' te
,

com'
ti

io

t'

ho

detto

che s'avvien
il

prego quant* io posso

Che

mio

disio q ci
,

maodi ad

effetto
5

questo

sia
,

ogni altro alfar rimosso

Cosi disio

cosi

mi

fie diletto

Cosi d' ogni gravezza sar scosso

quinci tacquero

amendue piangendo
.

eh' ivi stava ancor pianger facendo

5i

colai pianto Ippolita piacente

Vi sopravvenne ed Emilia con lei j E quando vidon si pietosamente


Pianger
gli

achivi e gli duci dircei


,

D' Arcita dubitarono e dolente Ciascuna domand li re lernei Che era ci che i Teban piangieno
,

E tutti loro

ancor pianger facieno

fu lor detto

ond' ognuna di loro


si

Pi ad Arcita

fecero appresso
9

E A

cominciaron, senza alcun dimoro


ragionar di pi cose con esso
a dargli conforto con costoro
, ,

Ed
Ed

Insieme
egli

che eran

li

venuti adesso

alquanto prese d' allegrezza


la bellezza
.

Poich d' Emilia vide

352

LA TESEIDE
53

E poi

cb' Arclia

l'

ebbe rimirata
,

CoQ occhio

attento

siccome potea

Ed ebbe
La

bene in

s considerata
,

gran bellezza che la donna avea

Cominci con sembianza trasmutata

parlare in

tal

guisa qual potea

Premessi avanti dolenti sospiri

Caldo ciascun d' amorosi

disiri

54
Piangerai

amor nel doloroso core L onde morte a forza il vuol cacciare


vi

pu
il

star

n uscire ne pu fuore

Si ch'io

sento in
,

me

rammaricare

Con

pianti

e con parole di dolore


:

Accese pi che non potrei narrare


In forma che di
s

mi

fa pietoso

Ed oim

lasso

oltre

'1

dover noioso

55
Gli
spiriti visivi assai

sovente
,

Mostrano a
Per

lui

1'

angelica figura

la qua!' esso nel


fia

core possente
nostra sciagura
,

Dicendo; deh

tal

Che

ci

convenga teco insiememenle


si

Abbandonar
Dicendo

nobil creatura
,

Esso risponde loro


:

s gli

abbraccia

si

che morte

me

ne caccia

..

LIBRO DECIMO

353

Io

me

ne vo

coli'

anima smarrita

La quale io presi col piacer di quella Che da voi nel mondo pi gradita ; Dunque nelle sue man ricevam' ella Quando far la dogliosa partita
Dalla presente vita tapnella
:

questo detto, forte lagrimando

Gli occhi basso in terra riguardando

57
Queste parole
gli anf:elici aspetti
,

Di quelle donne conturbavan molto

E con

dolore offendevano
,

petti

Dilicati

in

maniera che nel volto


:

Si parie loro

ben sentieno

detti
,

QuaF

erano

e che fosse in lor raccolto

ben V occulta morte conoscieno


viso a lui

Nel

che gi veniva meno

53
Perch Emilia disse
:

o signor mio
ti

Poscia che tu del viver

disperi

Deh dimmi
I'

lassa

come
mio
tu la

far Io
,

ne verre' con

teco volentieri
il

gi questo appetisce
io

disio

Perdi'

non
il

so che fuor di te

mi

speri gioia,
.

Tu

solo eri
te

mio ben

mia

E senza

non spero

altro

che noia

BOCC. LA TESEIDE

23

,.

354

LA TESEIDE

cui rispose Arcita

bella

amica

Prendi conforto

e del

mio

trapassare
fatica
,

Non

prender nel tuo animo


per amor di
:

Ma

me

di confortare
eh' io dica
,

Ti piaccia

se

giammai cosa

Intendi nel futuro d' operare


l'

ho

trovato
assai

a tua consolazione

Modo

degno e con giusta ragione

60
Palemon caro e
stretto

mio parente
lungamente amata

Non men

di

me t' ha

E per lo suo \alor veracemente pi degno di me che isposata


Li
sii
,

e questo vede tutta gente

Che

posto che vittoria a

me

donata
,

Fosse

altr' ier

non

fu gi dirittura
.

Ma

solo fu la sua disavventura

61

Di che

g' iddii

errarono
,

e per certo

Credetter lui atare

me

alaro

Ma

poi che

'1

loro error fu discoperto


fatto indietro ritornaro
s
,

Ci che avien

E me

recaron a

fatto

merlo

Qual ora piango con dolore amaro


Acciocch tu
ti

rimanessi ad esso

Com' essi

avien diliberato espresso

LIBRO DECIMO
6a

355

Ed

io

che tu

sii

sua
,

me

ne contento
:

Pi che

d' altrui

poi esser non puoi mia


,

Ferma

in lui

il

tuo intendimento
5

E
Di

quel pensa di far che el disia


io son certo eh' ogni
te

Ed

piacimento
fa
,
. :

per lui sempre operato


,

Egli gentile

bello e grazioso

CoQ

lui avrai e diletto e riposo

63
Io muoio, e gi

mi

sento intorno al core

Quella freddezza che suole arrecare

Con

seco morte

ed ogni mio valore

Senza alcun dubbio in

me

sento

mancare

Per quel eh'


Farai
I fati
,

io

dico, per

amore
stare
:

poi

pivi

non posso teco


riserbata a lui
^

t'

hanno
,

Me'

sarai sua

non

saresti d' altrui

64

Ma

non pertanto
se

l'

anima dolente
Io tuo

Che
Ti

ne va per
,

amor piangendo
mente
vivendo
, ,

Ti raccomando
sia tutt'

e pregoti che a

ora

mentre eh'

io

Qui

star sotto del bel ciel lucente

te

contenta la verr traendo

Ch'

i'

me

ne vo
sia
,

n so se tu verrai
i' ti

L dove

i'

eh'

riveggia

mai

, ,

356

LA TESEIDE
65

Gli ultimi baci solamente aspetto

Da

te

o cara sposa

qua' mi dei
sol diletto

Ti prego molto ; questo


In vita ornai attendo
Isconsolato con
,

ond' io glrei
dispetto
oserei

sommo
,

Se non

gli avessi

mai non

Gli occhi levar

tra'

morti innamorati

Ma

sempre

gli terrei fra lor Lassati

66
Fatti erano
i

begli occhi rilucenti


,

D' Emilia due fontane lagrimando

fuor gittando sospiri cocenti


il

Del suo \rcita

parlare ascoltando:
chiari argomenti
,

ben vedeva per


,

Che

com'

egli dicea

venia

mancando

Perch'

ella in

voce rotta ed angosciosa


.

Cosi rispose tutta lagrimosa

67

caro sposo a

me

pi che

la vita

Non

verso le son crucciati

g' iddi
:

Io sola son cagion di tua partita


Io nocevole sono
a'

tuoi disii

Quest' vecchia

ira

incontro a
sentii
,

me

nutrita

Ne'

petti lor

siccome gi

Li qua' del

tutto lo

mio matrimonio
.

Negano

ed io ne veggio testimonio

LIBRO DECIMO
68
11

35y

gran Teseo m' avea serbata a Acate

Col

(jiiale io

giovinetta

mi

crescea
,

Bello era e fresco nella sua etate

E nelli primi amori assai piacea A me ma la mal nata crudeltate


:

Che ha
Nel

contro
,

il

nostro sangue Citerea


,

tolse

gi al maritar vicina

Bench

io fossi ancora assai fantina

69
Questa non
sazia del

primo operare

Contra di

me

or le veggendo
ti

mio
io

Similemente mi

vuol levare:
altri

Adunque non
Io
Il
,

t'

uccide

che

j
:

lassa

colpa son del tuo passare


tristo e
,

mio agurio
,

'1

mio

disio

Ti noccion

lassa
,

ed

io

rimango
si

in

pene

Ed

in tormento

non qual

convene

70

Oim

sopra di
altrui

me

ne andasse V
,

ira

Che Che
Se

nuoce
ci

per la mia bellezza

colpa

ha colui che

me

di.sira
?

la spieiata

Vener mi disprezza
te

Perch' ora contra

diventa dira

?
?

Perch

in te discopre sua fierezza


sia

Maledetta

ora eh' io fui nata


.

Ed

a te

prima giammai palesata

..

358

LA TBSEIDE

bello Arcita

mio

senza ragione
d die in questo

Or

foss' io
,

morta
ti

il

mondo
:

Venni

poi
,

doveva esser cagione

Di morte e torli di stato giocondo Donde giammai sentir consolazione

Non

credo in

me

ma sempre
la

di
,

profondo

Cor mi dorr dopo


Se dietro a
te

tua partita

rimango^ caro Arcita

72

Ora conosco

dolorosi ardori

Che

oscuri

mi mostr V
1'

altr' ier

Diana

Or

so qual fosser

aure che d fuori

N* uscir con

vista e

con voce profana


li

E quel che della fiamma A me mostravan con mente


Che
^;on credo

furori

non sana
,

se allor conosciuti gli avessi

come

stai

tu ora

stessi

73
Io

mi

sarei dolorosa parata

A te allor eh' al teatro ne gisti E di piet e d' amor colorata


Avrei
voltati
li

tuoi passi

tristi

E la
Per

dolente battaglia sturbala


la

qpal morte per

me

ora acquisti

Ma

io

non
'1

gli

conobbi^ anzi sperai

Tutto

contrario di ci che tu hai

, ,.

LIBRO DECIMO

SSg

Or pi non posso ; ond' io morr dogliosa N so veder che di morir mi tene


Vedendo o sposo, tua
,

vita angosciosa
5

Istar

per

me

ed in cotante pene
,

Oim

isventurata
vidi

dolorosa

Quanto mal

e tu ancora Atene,
te

E
11

quanto mal per


giorno che di

mi

riguardasti

me

t'

innamorasti

Oim che

fiori
,

che allora coglieva


,

'1

canto
,

anzi fu pianto
,

eh' io cantava
^

Erinni

lassa
sentii

tutto ci
,

moveva

Ed

io

il

che talora tremava


,

Pavida, e la cagion non conosceva


:

N le future cose immaginava Or le conosco che son nel periglio N posso ad esse porre alcun consiglio
,

76

Ed

ora

caro sposo

mi comandi
i'

Che

tu

mancato

Certo

le tue

parole

prenda Palemone mi son grandi

debbo quelle per ogni ragione


gli eccelsi

Servar, pi che

e venerandi

Iddii eh* ora m'offendon, n cagione

Non

n'

hanno

>

ed io cosi
ti

le

serveraggio
.

In quella guisa che io

diraggio

36o

LA TESEIDE
77

Io so che Palemon

in'

ha tanto amata

Quaut* uoni

gentil nessuna
gli

donna amasse
,

Di che

io

non

voglio essere ingrata


il

Ed

eziandio se Giove

comandasse

Chiaro conosco che a chiunque data


Fossi
,

se esso di grazia
"vivente
,

abbondasse

D' ogni

eh' io nel priverei

Tanto

gli

angurii miei conosco rei

78

s'

io a te son

or cagion di morte
fui
,

ad Acate

1'

aver nociuto

Al mondo tanto

assai gravosa sorte

M' a pensar^ n quinci spero aiuto Che possa sostener mia vita forte Che poi lo spirto tuo sar partuto Che dietro a te per soperchio dolore
, ,

Io non ne venga seguendo

*1

tuo amore.

79

E se pur fa
Di

la

mia disavventura
,

vivere oltre a te

non vo' donare


,

Palemone
meritato

della

mia sciagura

L dove

esso per fedele


5

amare

Ha

ma

sola

mia cura
,

Ne' boschi

fie

Diana seguitare

ne* suoi templi vergine vestita

Server sempre mai celibe vita

LIBRO DECIMO
80

36i

se

Teseo vorr pur che


,

io sia

D' alcuno sposa

agi' inimici sui

Mi

maFidi
essi

acci che la sciagura mia


,

Ad

noccia

e sia ulile a lui


,

Palemon

tal
e'

che

s'

el disia

D' avere sposa

trover altrui
1'

Che

gli sar
il

pi non sare^

felice

ci

cor nianireslo

mi

dice

81
Gli stremi baci
oiui

li

qua' dolente
,

Mi

cerchi

ti

dar volonterosa

prenderogli ancora parimente

mio poter
fia

dopo

li

qua' mai cosa


:

Non

eh' io baci pi certa u mente

Ma
Di

la
te
,

mia bocca sempre, come sposa


co' baci

che

le

donerai

Guarder mentre

in vita sar

mai

8^

E quinci
Sopra

quasi furiosa fatta

Piangendo con altissimo romore


lui corse in guisa d'
:

una matta
signore
,

Dicendo

caro e dolce

mio

Ecco Ecco

colei

che per

te fie disfatta

colei
li

che per

te trista
,

more
i

Prendi

baci estremi
i

dopo

quali

Credo

finire

miei eterni mali

362

LA TESEIDE
83

E pose
N

il

viso suo su quel d'


la

A reit
,

Palido gi per
'1

morte vicina
,

tocc prima
la faccia

eli' ella

tramortita
:

In su

cadde risupina
si

Ma
Son

poi appresso

fu risentila
:

Piangendo cominci
questi
,

oim tapina

baci che io aspettava

Da

Arcita

il

quale pi che

me amava

4
Alle nlmiche mie cotal baciare
,

O
II

dispietaii iddii
,

sia riserbato

Arcita

che nel

ciel esser gli

pare

bianco collo teneva abbracciato


:

Dicendo

ornai

non credo male andare


sentito accostato
all'
:

Tal

viso al

mio ho

Qualora piace omai

alto

Giove

Di questa

vita

mi tramuti 85

altrove

Quivi era

si

gran pianto e

si

doglioso
,

Di donne

di signori e d' altra gente


,

Che
Era

vedean questo
assai

onde ciascun pietoso


;

pi che distretto parente


si

Che non

crede

si fosse

noioso
,

Allor che

Febo

si

mostr dolente
nel

Tornando addietro
Mangiar
i

tempo che Atreo

figli al

suo Tieste feo

,, ,

LIBRO DECIMO
86

363

Ed essa

allora

siccom* esso volle


,

E come volle Ippolita drizzossi E s e lai aveva tutto molle


Di lagrmari
da' begli occhi mossi

TC pi u raen

come

il

Menalo

colle

Quando che

d' Ariete riscaldcssi


,

consumata sua veste nevosa


la faccia sua tutta

Mostr

guazzosa

87

quel d tutto quanto

si

posaro

Senza pi rinnovare altro dolore

Bench nel cor V avessono

amaro
1'

Quanto potea

esser pi a tutte

ore

E con

parole assai riconfortaro


,

1^'milia e Arcita

il

furore
detti

Lor temperaron con soavi


Lena rendendo

a' desolati petti.

88

Nove

fiate

s'

era dimostrato

Il sole,

ed altrettante sotto V onde


,

D' Esperia s' era col carro tuffato Poi si mutaron le cose gioconde
Per

lo cader di Arcita in tristo stato

Quando

nel

tempo che
il

tutto nasconde
i

D' Emilia avendo


Parl Arcita

baci avuti,
;

a' suoi

pi conosciuti

. .

364

LA TESEIDE
89

Amici

cari

io

me
,

ne vo dlcerto

Perch' io vorrei a Mercurio

litare

Acci

cie esso

per

fatto

merto

In luogo

ameno
mio
,

piacciagli portare

Lo

spirto

poi che gli fia offerto


:

vorrei questo domattina fare


,

Per vittime

legai ed olocausti

M*

apparecchiate a lui decenti e fausti

90
Palemon
oh' era a questo dir presente

Come
Che

quel che da lui mai non partia

F* apprestar tutto ci immantenente


a cotal meslier
latte
s

con venia

sangue e

nuovo

di bidente

Gregge e

d' armenti, quali all' ara pia

Si richiedean di cos fatto Iddio

Per adempire d' Arcita

il

disio

11

giorno venne oscuro e nebuloso

E
Al

questi
viso
,

Febo

s'

avea messi avanti


'1

acciocch

morire angoscioso
i

D' Arcita non vedesse D' Emilia bella


Si mostr
il
,

tristi

pianti

a'

qual assai pietoso

giorno, gli suoi luminanti


in fra le
le cose

Raggi celando

nebbie iscure
future

Vedendo chiaro

LIBRO DECIMO

Allora

1^

ara fu apparecchiala
,

E' fuochi accesi

e g' incensi donati


,

ciascun' altra oiferla a ci parata


i

E' sacerdoti

versi

ebber cantati
,

Con voce

assai dall' altre trasmutata


tutti al cielo andati
:

E' fumi furon

Arcita piano incominci a dire

In guisa

tal

che

si

pot sentire:

93

O caro
A

Iddio di Proserpina
1'

figlio

cui sta via


,

anime portare
,

De' corpi

e quelle

secondo

il

consiglio
5

Che da

te prendi, le

puoi allogare

Piacciati trarrai di questo periglio

Soavemente per

le

tue sante are

Le quali ancora calde per me sono Che a le in su quelle offersi eletto dono
,

94

quinci

V anime pie Le qua' sono in Eliso mi trasporta Che se tu miri ben 1' opere mie
in ira
,
, ,

me

Non m' hanno


Degno
,

fatto dell'
1'

aura morta
rie

siccome fur

anime

De* miei maggiori,

a'

qua' crudele scoria


,

Fece Giunone

adirata con loro

Con

ragion giusta a lor donando ploro

,,

36a

LA TESEIDE

Io noa uccsi

il

sagrato serpente
,

Allato a Marte ne' campi drcei

Come

f'

Cadmo,

della nostra gente


nelli

Avol primario; n

baccei

Sagrificii tolsi fieramente

La vita al mio fgliuol come Che dopo il danno riconobbe


,

colei
il

fallo
.

pot poi con lagrime emendallo

96

siccome Semele in ver Giunone

Mai

operai

come Atamante
:

Contra

la prole

divenni fellone
uccisi
,
,

il

mio padre

n amante
nazione

Della mia madre fui

la

Nel sen materno indietro ritornante

Siccome Edippo

miei
,

frati uccisi

mai regno occupai

n mal commisi

97

N di Mi

Creonte l'aspra crudeltate

piacque mai

n in altrui

1'

usai

arme furon gi per me pigliate Incontro a Palemon male operai


s'
, ,

Ed

io

ben
i'

n'

ho

le

pene meritate
prese

Ma
Se

certo

non

le avrei

giammai
;

esso

non m' avesse a ci recato


si eco

Perch' era

m'

io

innamorato

LIBRO DECIMO
98
Dunque
ira*

367

neri epiriti
,

non deggio
,

O
E
E'

pio Iddio
del ciel

ci credo

dimorare
,

non son degno

ed

io noi
:

cheggio

m
ci

sol caro in Eliso di stare


ti

Di
Se

prego

e di ci

ti

richeggio
:

esser

pu che
farai
,

tu mei deggi fare

So che

*1

se cos se' pio


,

Come

suogli esser

venerando Iddio

99
Detto eh* ebbe cosi
,

con pi dogliosa
stava

Voce parole mosse , dove

Ippolita ed Emilia valorosa

E
E

greci re e ciascuno

1'

ascoltava

Palemon con anima angosciosa


tristo

Tanto del

caso

gli

pesava

Ed

esso con parola vinta e trista

Disse cosi con dolorosa vista

100

Or mancher la vita ora il valore A' A reit finir ora avr fine
, ,

L'acerbo inespugnabile suo amore;

Ora vedr

d'

Acheronte vicine
,

Le

triste ripe

ora sapr

il

furore

Delle nere ombre, misere tapine;

Ora

se

ne va Arcita innamorato

Del mondo a forza sbandito e cacciato

368

LA TESEIDE
lOl

Ahi

lasso rae
si

che V
,

eia giovinelia

Lascio

tosto

in la quale sperava
di

Ancor mostrar

men

virt perfettvT
:

Tale speranza V ardir mi mostrava

Cim che

troppo la morte

s'

affretta

E
In

pi che in nessun altro in

me

prava

me

si

sforza

in ver

me
,

la

sua ira

Mostra quant'

ella

puote

mi martira:

102
Dov', Arcita
tua forza fuggita
?
?

Dove son

1'

armi gik cotanto amate


hai
,

Come

non

1'

per

la

dolente vita

Dalia morte campare, ora pigliate?

Cim che ella s' tutta smarrita N pi potrien da me esser guidate


,

Perch'io per vinto omai mi rendo

o lasso

E per

pi non potere oltre trapasso

o3
disio

bella

Emilia

del
,

mio cor

O bella Emilia O dolce Emilia


Ora
sarai

da

me

sola

amata

,^cuor del corpo

mio

da
,

me
non

abbandonata

Oim
In ci

lasso

so quale Iddo

mi noccia con Che per te sola m'


Per
le

voglia turbata

noia

il

morire

non sar mai senza languire

..

LIBRO DECIMO
io4

869

Deh

che far allora che vedere


potrotti
,

Pi non

donna valorosa ?

Seconda morte

i'

non potr avere


per

Bench

la cheggia

men
mi

dolorosa:
tenere
:

so ancora che luo(^o


di la nella vita

Debba

dubbiosa

Ma
Non

se con Giove senza te

mi

stessi

credo che giammai gioia sentessi

o5

Dunque

angoscioso

dovunque

n'

andraggio
:

Sempre sar senza te luce chiara N mi sar il secondo viaggio

qui tornar concesso

o donna cara

Come

Peleo che fu mio signor maggio


,

Gi mei concesse Del suo voler

allora
,

che amara

Vita traeva in Egina


,

lontano
,

bella

donna

sovrano

06
Lagrime sempre ed amari
Ornai attende
1'

sospiri

anima dolente
,

Per giunta
Ch'io avr

lasso

alli

nuovi martiri

forse in fra la
,

morta gente;
i

Gli qua' tanti non fien

che

miei
:

disiri

Di

le

veder faccian cessar niente


te nell'

Ma

sempre

eterna fornace

Per donna chiamer della mia pace


BOCC. LA TE1D

2^

370

LA TESEIDE
107

Girne dove lascio io cari amici?

Dove le feste ed il sommo diletto ? Ove i cavalli, ornai fatti raendlci


Del lor
sif^nore?

ove quel ben perfetto


,

Che amor mi dava

qualora
e
1'

pudici
f

Occhi d'Emilia vedeva

aspetto

Ed

ove lascio Palemon grazioso


d'

Meco

amor parimeate focoso?


108

Pertoo ancor, cui similmente

Pi che

la vita
,

con ragione amava

Ove li regi e V altra buona gente Che loro a' miei servigi seguitava ? Ove Teseo nobil signor possente Che pi che caro frate m' onorava ?
,

Or dove
Dove
il

lascio

il

reverendo Egeo
e

mio caro

buon signor Peleo ?

log
Certo io
gli lascio

dove rimanere
,

S' esser potesse

vorre' volentieri
in festa

Ed
Con

in giuoco

ed

ed in piacere
e cavalieri
:

principi con

donne

Sicch del rimaner di lor mestieri

Non m'

dolermi
,

ma
e

sol a

mi son

fieri

Gli aspri pensier

che

me

ne mostran

tanti

Perder dovere

me

tutti vjuantl

,,

LIBRO DECIMO
I

871

IO

Poscia eh' egli ebbe queste cose dette

Di cor

gitt

uo profondo sospiro
,

Amaramente

e di parlar ristette
i

in verso

Emilia
,

suoi orchi

s'

aprir

Mirando

lei
,

e mirandola stette
gli rivolse in giro
,

Un

poco

e poscia

ciascun vide che piangeva forte


a lui
s'

Perocch

appressava

la

morte

Ili

La quale

in ciascun in su
,

membro

era venula
'1

Da' piedi

venendo verso

petto

Ed
La

ancor nelle braccia era perduta


vital forza; sol nello intelletto

nel cuore era ancora sostenuta


vita
,

La poca
Eragli
'1

ma
f'

gi

s ristretto
,

tristo

cor del mortai gelo

Che

agli

occhi

subitamente velo

Ila

Ma

poi eh* egli ebbe perduto


seco cominci a

il

vedere

Con

mormorare,
del suo podere
:

Ognor mancando pi

troppo fece
il

in s

lungo durare;

Ma

mormorio
,

trasportato in vere
,

Parole

con

assai basso parlare


,

Addio Emilia

e pi oltre
si

non

disse
.

Che

1'

anima convenne

partisse

LA TESEIDE LIBRO UNDEGIMO


ARGOMENTO
Neil* uidecimo Emilia primameite

U ufici imposto fa con Palcmone


Poi mostra
il

pianto della greca gente


:

D' intorno al corpo ornato per ragione


Quinci tagliata una sel^a eminente
,
,

Un

ricco rogo fanno piii persone


"/ qiial

Sopra

posto Arcita eccelsamente


.

Vi mette Emilia V acceso tizzone

Le

ceneri del rogo consumato

Raccoglie Egeo ; e merita coloro

Che

^n varii giuochi

onore hanno acquistato*

QuindiJa far con subito lavoro

Un

tempio Palcmone storiato

L dove Arcita

loca in urna d^ oro

into Arcita colei

nominando
ne

La qual
Ver

nel

mondo
se

pi che altro amava


g

L' anima lieve

volando
:

la^concayii del cielo ottava


i

Degli elementi

convessi lasciando

Quivi

le stelle

erratiche
la

ammirava
bellezza

L' ordine loro e

somma

Suoni ascoltando pien d' ogni dolcezza

, ,

LIBRO UNDEGIMO

873

Quindi

si

volse in gi a rimirare
,

Le

cose abbandonate
,

e vide

il

Globo terreno

a cui d' intorno


,

poco il mare
,

Girava e V aere

e di sopra

il

foco

Ed

ogni cosa da nulla stimare


5

rispetto del ciel


il

ma

poi al loco

At"<^^^^

L dove aveva

suo corpo lasciato


.

Gli occhi ferm alquanto rivoltato

seco rise de' pianti dolenti

Della turba

lerrtea

la vanitate

Forte dannando delle

umane
nelle

genti
,

Li qua' da tenebrosa cechitate

Mattamente oscurata

menti
,

Seguon del mondo


Lasciando
il

la falsa biltate

cielo

e quindi se ne gio
la sortio
.

Nel loco

a cui

Mercurio

4
Alla voce d' Arcta dolorosa

Quanti
x'^

v'

eran

gli

orecchi alto levare

spettando che
j

pili

alcuna cosa

Dovesse dir

ma
,

poi che rimlraro

L' alma partita

con voce angosciosa

Pianse ciascuno e con dolore amaro

Ma

sopra

lutti

Emilia e Palemone,

La qual

cosi rispose a tal

sermone

, , .,

3yi

LA TESEIDE
5

signor dolce

dove m* abbandoni
perch Don vengo teco
?

Dove ne

vai

Dimmi
Che

qua' sieno quelle regioni


se'

ora cerchi poi non


,

con meco

-,

vi verr
:

e con giuste cagioni

Dicendo

poi non volle in vita seco


io sia
il
,

Giove eh'

e io

'1

seguir morto
e
'1

Colui che

mio bene

mio conforto.

Ma poi che vide lui tacente e muto E 1' alma sua aver mutato ospizio
,

Da lui non stato mai pi Con Palemou piangendo


Feciono
,

conosciuto
,

il

tristo ufizio

gU occhi

travolti al transuto

Chiusero per supremo benefizio

Ed

il

naso e la bocca

poi ciascuno

Si tir indietro con aspetto

bruno

Non fer tal pianto di Priam La moglie e le figliuole,

le

nuore

allor

che morto
,

Fu

lor recato
,

il

comperato Ettore
lor

Lor ben

lor

duca e
f',
,

sommo

diporto

Qual
Ch'

Ippolita

per lo dolore

ella senti

e certo
lei
11
,

non

a torto

Ed

Emilia con

ed

altre

moke

Antiche donne

con lor raccolte.

LIBRO UNDECIMO
6

87 5

Piangeano

re offesi da pietale
,

da dolore, e piangea Palemone


gli altri d'
,

Piangevan

ogni qualitate

,
:

E di et E come
Erano
Tututte

vecchio

o giovane o garzone

prima
,

in

Alene occupate

in feste
si

ora in desolazione
,

vedeano lagrimose

d' alti guai oscure e tenebrose

Nuno potea racconsolar Teseo


S a vie posto in lui perfetto
Il

amore;

simile avveniva di Peleo


del

E E
Il

buon Peritoo
,

e di Nestore

d' altri assai

ed ancora d* Egeo

qual

la

bianca barba per dolore

Tutta bagnala aveva per Arcita


Allor passato della
trista vita
.

10

Ma come
I

savio

ed

uom

che conoscea
avvenute
,

mcndan

casi e le cose

Siccome quel che


II

assai

veduto avea
,

dolor dentro strinse con vrtute


a

Per dare esempio

chiunque
:

il

vedea

Di

confortarsi delle cose sute

E
11

poi

s'

assise a

Palemone

allato

qual faceva pianto smisurato

,,

^
Ed
Con quel
Ricordando

LA TESEIDE
1

Ingegnossi con parole alquanto

silenzio eh' e' potette avere


il

Di voler temperare

tristo

pianto vere
,

le cose anticlie e

Le morti e' mutamenti e '1 duolo e '1 canto L' un dopo 1* altro spesso ognun vedere
:

Ma

mentre che parlava ognun piangea


egli dicea

Poco intendendo ci eh'

la
Anzi
cosi
l'

udivan

come
i

il

mare

Tirren turbato ascolta

naviganti

come

folgor che scenda dall' are


teneri ovviauti

Per nuvoletti

Dall' impeto suo cura di ristare

Ma

gli

apre e scinde

e lor lascia fumanti

quel di e

la notte in
,

duolo amaro
.

Senza punto restar

continuaro

Quinci Teseo con

sollecita

cura

Con

seco cerca per solenne onore


;

Fare ad Arcita nella sepoltura

da ci

'1

trasse angoscia
,

n dolore

Ma

pens che nel bosco


soleva d'
il

ove rancura

Aver sovente
L' ufcio

amore,
,

Faria comporre
si

rogo

dentro al quale
.

compiesse funerale

LIBtlO

UNDECIMO

3-7

E comand eh' una selva che stava A quel bosco vicina vecchia molto
,

Fosse tagliata

e ci

che bisognava

Per

lo solenne

rogo fosse accolto


,

Dentro

al boschetto
s

nel qual

comandava
:

Un' arca
Per

facesse di tal colto

Mossonsi allora
far ci

gli ministri tosto

che Teseo loro avie imposto

i5

El

fece poi

un

feretro venire
,

Reale a s davanti

e tosto fello

D' un drappo ad or bellissimo fornire,

E
Il

similmente ancor fece di quello

morto
poi
il

A reit

tutto rivestire

fece a giacer porre in elio


,

Incoronato di frondi d' alloro

Con

ricco nastro rilegate d' oro

poich fu d' ogni parte lucente


11

nuovo giorno

egli

'1

fece portare

Nella gran corte

ove

tutta la gtMite
:

Come voleva il potea riguardare N credo alcun che s fosse dolente


Di Tebe
allora
li
il

popolo a mirare

Quando

sette e selle d'

AnGone

Figli fur morti alla trista stagione

378

LA TESEIDE

Come'd' Atene

si

vide quel giorno

Nel quale altro che pianger non

s'

udi^fl

Nessuno andava per

la terra

attorno
,

el della

sua casa non usciva

lu quella stando siccome musorno,

O se n' uscisse
Per rimirar
1'

alla corte

sen giva

esequie dolorose
battaglie

Nate delP aspre

amorose

8
Alta fatica e grande
s'

apparecchia

Cio voler
All' alto

1'

antico suol mostrare


della selva vecchia
,

Febo

La qual Teseo comand


Si andasse
,

a tagliare

acci eh' una pira parecchia


:

Alla slata d' Ofelte possan fare

se

si

puote

ancor

la

vuol maggiore
il

In quanto fu

pili d'

Arcita

valore

'9
Essa toccava colle cime
il

cielo

E' bracci sparti e le sue chiome liete

Aveva molto

e di quelle alto velo


,

Alla terra facea

ne

pii
,

quiete

Ombre

l'

Acaia avea
,

n giammai telo

L' aveva offesa

o altro ferro sete


,

N' aveva avuta


D'
essa
,

ma

la

lunga elade
.

tenner per degna deitade

LIBRO UNDECIMO
20

379

La qual non

si

credea che solamente

Gli uomini avesse per eia passati

Ma

si

cretlea

che

le

Ninfe sovente

Fauni e

le lor
,

greggi permutati

Fosson da

lei

che coutinovamente

Di

sterpi

nuovameute procreati
,

Si ristorava

in eterno

durando

degli antichi suoi pochi

mancando,

21

Al miserabil loco soprastava


Tagliamento continovo
,

del quale
5
,

Ogni

covil

si

vide che vi stava

fuggi quindi ciascun animale

Ed

ogni uccello
il

suoi nidi lasciava


sentito

Temendo

mai pi non

male

Ed

alla

luce in quel giammai non stata


si

Io poca d' ora

die* larga entrata

as
Quivi
tagliati
i

cadder
tigli

gli alti faggi


,

Ed

morbidi

qua' ferrati
i

Sogliono ispaveutare

fier

coraggi
:

Nelle battaglie molto adoperati

difeser dagli nuovi oltra^^gi


i

Gli escoli ed

caoni
,

ma

tagliati

Furono ancora

e
,

'1

durante cipresso
il

Ad

ogni

bruma

ed

cerro con esso.

38o

L TESEIDE
23

gli

orai pien di pece

nutrimenti
,

D' ogni gran fiamma

e gP

ilici

soprani

'1

lasso

li

cui sughi nociraenti


,

Soglion donare

frassini eh' e' vani


,

Sangui ber soglion de' combattimenti

Col cedro che per anni mai lontani

Non

senti tarlo n

disgombr

sito
.

Per sua vecchiezza dove

fosse unito

a4
Tagliato fuvvi ancor
l'

audace abete
,

E
D

'1

pin similemente

che odore
sapete
,

dalle tagliature
il

com
e
^I

Ed

fra gii corilo


,

bicolore
sete
,

Mirto

con questi V anno senza


,

Del mare amico

e d'ogni vincitore
tagliata

Premio

la

palma fu

ancora

l'olmo che

di vili

s'innamora.

25

Donde

la

Terra sconsolato pianto


,

Ne

diede

e quindi ciascun altro iddio


si

De' luoghi amati


Dolente certo
,

parli intanto

e conlra suo disio


,

E r arbitro dell' ombre Pan che tanto Quel luogo amava e ciascun Semidio
,

E' lor parenti

ancor piangea
pi.

la selva

Che

forse

li

mai

non

si

riusciva

LIBRO UNDEGIMO

38

Adunque

fu degli alberi tagliati


5

Un

rogo fatto mlrabilemente


pili

Poco

furo

monti accumulati
folle

Sopra Tessaglia dalla


In verso
'1

gente
levati
,
,

ciel

mattamente

Che
Il

fosse quivi quel

rogo eminente

qual dalli ministri fu tessuto

Velocemente e con ordin dovuto.

27
EI
fu d sotto di strame selvaggio

Agrestemente

fatto
,

e di tronconi
il

D'

alberi grossi

e fu

suo spazio maggio

Poi fu di frondi di molte ragioni

Tessuto

e fatto con troppo pi saggio


,

Avvedimento

e di pi condizioni
di fiori pitturato:

Di ghirlande e

questo suolo assai fu elevato

98
Sopra di questi
1'

arabe ricchezze

E
11

quelle d' oriente con odori

Mirabil fero delle lor bellezze


terzo suol composto sopra
lo incenso
, ,

tiori

Quivi

il

qual giammai vecchiezze

Non conobbe

vi fu dato agli ardori

'1

cennamo

il

qual pi eh' altro durante

Ed

il

legno alo di sopra stante.

., .

38a

LA TESEIDE

Poi fu

la

sommith

di quella pira
lir'io

D' un drappo
Tinto coperta

in ostro
,

con oro

a
s
,.

veder cosa mira


per Io lavoro
:

S pel valore e

E questo fatto indietro ognun si E con tacito aspetto fa dimoro


Col morto corpo
a tal cosa finire

lira

Quegli attendendo che dovean venire

3o
Ogni parte
era gi piena di pianto

gi

1'

aula regia mugghiava


di lontan

Tale che

bene altrettanto
risonava
:

Nelle valli

Eco

trista

E Palemone
Con

di lugubre
si

manto

Coperto nella corte

mostrava
,

rabbuffata barba e tristo crine


.

polveroso ed aspro senza fine

3i

E sopra

'1

corpo misero d' Arcita


dolente Emilia piangca
,

Non men
E'

Tutta nel viso palida e smarrita


circostanti pi pianger facea

dal corpo poteva esser partita,


tutto

Con

che Teseo

gliele dicea

Anzi parca che suo


Fosse mirare
il

sommo

diporto

suo Arcita morto

LIBRO UNDECIMO
3i

383

Quando

gli

AchivI in abito doglioso


all'

Entraron dentro
Allora
il

aula piangente

pianto assai pi doloroso


d'

Incominci e
Pili forte

una e

d' altra gente


il

che non fu quando

dubbioso
,

Mondo

lasci quell'

anima dolente
,

rintegrossi pi volte
le

e ristette

Dentro

menti da dolor costrette

33

dal tumulto tacque alcuna volta

La
A.

stupefatta casa che

Egeo
s' el

Palemone con parola molta


desse alcun conforto
,

Non

poteo

A lui
Fosse

mostrando

in

quanto male involta

la vita d' esto

mondo

reo

E le cose durissime

occorrenti
a* viventi

Miseramente ogni giorno

a
E bench
Palemon
,

forse tacesse
se

E' non V udia


Si crede che
la

non come Atteone


:

sua turba intendesse


in s,

Anzi piangeva

n orazione
il

Esser poteva che da ci

traesse

Tanto nel core aveva compassione


Al trapassato suo pi caro amico
.
,

cui ingiustamente fu nemico

. , ,

384

LA.

TESEIDE
35

Quivi

cavalli altissimi guardati


lui

Per

furon coverti nobilmente,


sue arme armali
;

E su

vi fur delle

Sovra ciascuno un nobile sergente

Quivi r esuvie de' suoi primi

nati
!

Furono apparecchiate similmente


Quivi
faretre ed archi con saette
vesti nobili e dilette
,

pi sue

36

Ed

acciocch Teseo intero seguo


di costui

Del nobil sangue desse


Tutti vi
f' gli

ornamenti del regno


lui
:

Venir presente ad adornarne

Li

le veste
si

purpuree con ingegno

Fatte

videro addosso a colui


, il

Lo
Per

scettro

pomo

1'

eccelsa corona

lui al foco del suo rogo

dona

37
Li pi nobili Achivi
i

vasi cari

Di mei
Sopra

di sangue e di latte novello

Pieni portavan con lamenti amari


le

braccia precedendo quello;


li

si

studiavan

lor passi guari

Anzi soavi e

coli' aspetto bello


1'

Cambiato andavan

uno

all'

altro appresso
.

Come

1'

ordine dato avie concesso

LIBRO UNDECIMO
38
Sopra
le spalle
li

385

Greci maggiori

Il feretro levarsi

lagrimando

eoa esso

d'

Atene usciron fuori


gridando
,

Con

alto pianto la gente


li

G' iniqui iddii e

loro errori

Con

alte boci spesso


al loco
i

bestemmiando
la pira eletto

E infino
Porlaro

per

duci

il

misera bil letto

39

La qual

gi fatta in quel loco trovala,


,

d' ogni legno ricca

sopra d' essa


,
,

Ebbero

la lettiera riposata

La qual fu tosto Che gli seguiva


Per ci veder
,

dalla gente spessa


tutta intorniata
,

con dissoluta pressa


si

E E gli

poi

gli

duci indietro

tiraro

altri

che venivano aspetta ro

4o
L venne Pale mone
al

quale Egeo
lato
,

Dolente andava dal suo destro

E dal sinistro
Dagli

gli

venia Teseo

altri regi

poi tutto fasciato


si

Emilia poi appresso

vedeo,

Cui pi debole

sesso sconsolato
,

Accompagnava
Feral recava
al

ed essa in

mano
.

il

foco

doloroso loco

BOCC. L TESEIDE

Sa

, ,

386

LA TESEIDE

Al qual poich de' furono venuti


Emilia
lassa

cominci piangendo ;
,

O dolce Arcita
Da me
Fosser
tai casi

e'

non furon creduti


le

che a

venendo

gli visi

da dolor premuti
,

Con

piagnevoli voci

quali intendo

in questa guisa

mi

credetti entrare

Nella camera tua a dimorare.

4
Assai m'
,

lassa

duro a sostenere
,

Ci che

io veggio

che

le

prime lede
.

Al rogo tuo mi convenga tenere

dispietati iddi senza

mercede

Or
Che

che questo che


1'

v' in piacere
,

Dov'

amore

antico

ove

la fede
?

solevate portare a'


li

mondani

Ella n' gita con

venti vani.

43

caro Arcita

Prendi

le

pi non posso avanti fiamme da me concedute


, ,

Al rogo tuo
Per
la tua

e' dolorosi pianti

alma
da

in loco di salute.

mentre eh'
,

essa ne' dolenti canti


lei

Stava cosi

fur conosciute

Le

voci funerali che in usanza


allor per pelopea mjostranza

Erano

LIBRO UNDECIMO

.'87

Perch

al

rogo

fatta

pi vicina

Con debol

braccio le fiamme vi mise

E per
Tra
le

dolore indietro risupina

sue donne cadde


,

in quelle guise
,

Che fan talor po' tagliata la spina Le bianche rose per lo sol succise :

E semiviva
Di morte

fece dubitare

a chi poteala rimirare.

46

Ma senza
Le

lungo indugio
,

risentita
si

Si lev in pie

e le anella

tolse
,

qua* donate gi la aveva Arcita

E con suoi altri ornamenti gli accolse E 'n su la pira subita e smarrita
Le
gitt presta
:

si

com'
si

altri volse

Dicendo

le',

non
,

conviene ornai

Che

io

mi adorni

poi lasciata

m'

hai.

4^

E quinci rotti li
Muta ricadde
Fuggi del
Perder

tristi
,

lamenti
il

ed
,

chiaro colore

viso

e'
si

begli occhi lucenti

la luce

ne giro
i

al

cuore

Subitamente

tutti

sentimenti
gi dal dolore
,

Per

lui soccorrer,

che

Soverchio con fierezza era assalito

L onde

ogai valor

gli

era fuggito.

,,

388

LA TESEIDE
47

Dall' altra parie PalcDion

s'

avea
tagliati

La barba

e' crQ tutti


,

quanti
e
si

posti sopra Arcita


:

dicea

Con sommo pianto o iddi spiatati Con altro patto certo mi credea Che questi crin vi Tossono litati
:

Ma

poi nelP are

iddi

non

gli volete

Nelle dolenti esequie

gli

prendete.

48

poi eh' egli ebbe la barba e' capelli

Cos donali
Militari

a s fece venire
altri gioielli
,

arme con
li

tulli

su

vi fece salire

Ed

altre cose assai


gli

ancor con quelli

Caro

fu piangendo di offerire
ricca la pira dolente
il
,

E di far

Dove giaceva

suo caro parente.

'49

Gi istrepivan per

Io

messo foco

Le prime

froade, e la

fiamma

pigliava
,

Colle sue lingue parte in ogni loco

Ed
Pi^

ognora pi ricca diventava


in lungo

E certo
Che
Per

tempo n
si

in

poco

ricca pira

non

ricordava
,

quella fu quivi fatta ad Arcita


lo

supremo onor

della sua vita.

LIBRO UNDECIMO
5o

389

Le gemme crepitavano e V argento Che ne' gran vasi e negli ornamenti


, ,

era

Si fondea tutto

ed ogni vestimento
fiera
:

Sudava

d'

oro nella fiamma

E ciascun

legno dell' assirio unguento

Si facea grasso e con

maggior lumiera
,

E' meli ardenti stridevano in esse

Con

altre cose allora in quelle messe.

5i

le cratere di vini

spumanti
,

dell'

oscuro sangue
latte, tututti
il

'1

grazioso

Candido

fumanti
.

Sentieno ancora

foco poderoso
tutti

E' maggior Greci intorno


Stavano a Palemon
,

quanti

per lo noioso
,

Rogo

dagli occhi torgli


le

'1

simigliarne

Stavan

donne ad Emilia davante.

Sa
Allor Egeo
f' far di cavalieri

Ischiere sette di dieci per

una

Armali

tutti

sopra gran destrieri


indosso alcuna

E ciascheduno aveva
Di

Sua sopravvesla qual' era mestieri


veslirlasi a quella festa
i

bruna

Delle qua' sette de' Greci

maggiori
.

Furono

allora

li

conducilori

Sgo

LA TESEIDE
53

a sinistra

man
il

cortando giro
:

Tre

volte

rogo tutto intoroiaro


il

E
Le

la

polvere alzata

salir diro
,

Delle fiamme piegava


lance
,

e risonar
si

eh' alle lance

ferir
,

Per lo sovente intorniarsi amaro

Che

quivi
i

si

faceva intorno intorno

Sopra

pie presti senza alcun soggiorno.

54
Dieron quell'armi
Quattro
fiate
,

orribile fragore

ed altrettanto pianto
,

Le donne

dier con misero dolore

colle

palme ripercosse alquanto


al

Poi dietro ciascheduno

suo rettore

Come

1'

ordine usato dava intanto


si

Sul destro braccio

\oltaron tutti
lutti.

Con nuovo

giro

e con dolore e

55

E ci che

essi

sopra V armi avieno,


li

Forse portato

per covertura
si

Tututti quanti insieme

traieno
;

Quello gittando nella calda arsura

Ed
Di

cavalli ancora discoprieno

lor coverte e di loro


cosi
'1

armadura

quarto giro fu fornito


,

Per quella.,gente

come

avete udito.

LIBRO UNDECIMO
56

Zgi

Ed

oltre a questo
,

chi vi gilt freno


,

Chi lancia

chi iscudo e qual balteo


,

Chi elmo e qual barbuta

e altri pieno

Di

saette turcasso

e chi vi

deo

Archi e chi spade come me' potieno

qual toraca ancor metter vi feo


carri trionfali e chi cavalli;

Chi

Tanto

lor piacque a tutti

onor di

falli.

57
Il

giorno inverso della notte andava

E
Le

Vulcan

lasso in ceneri recate


gli

cose avea che ciascun


,

donava j
,

Perch con acque


Da' Greci
il

per ci ordinate
si

rogo gi
,

saporava
lasciate

fine era alle cose


,

che

Appena
Tanto

F ombre

fur sopravvenute

le fero d'

ogni onor compiute.

58

Egeo

vi ritorn

il

di seguente

E con pietosa man


,

tutte raccolse

Le ceneri da capo prima spente Con molto vino e di terra le tolse

Ed

in un'
,

urna d'oro umilemente


e quella in cari drappi involse,
f'

Le mise

nel tempio di Marte

guardare

Fin eh'

altro loco le potesse dare.

3g%

LA TESEIDE

Ed

acci che

l'

onor fosse maggiore


vi

Molti giuochi

furono ordinati
5

Ne' quali

re mostrar molto valore

Ma
I

in tra gli altri nel corso onorati


,

primi furon e Ida e Castore

Siccome molto

in ci esercitati

Costoro adunque di virtute eguali

Di

lor vittoria pari

ebber segnali.

60
Perciocch fu a ciaschedun donato

Per premio

di valore

un dono caro
mostrar

Ci fu per uno un cavai covertalo

Di

nobili coverte
d'

u'

si

Da uom

ingegno altissimo dotato


gli

Di Pallade

onor
gli

quando
,

pigliare

Nome

novello
'1

Cecropi

e ancora

V era

pad^l dove pria

f'

dimora*

Vediensi ancor le

fistule

sonare

Le

quali ella trov primieramente,


,

Poi con Aracne volle disputare

E E

di

Vulcan

vi si vedie vincente
,

altre storie assai

le

qua' contare
al

Non

ben convenevole

presente

Adunque V Oebalio ed il Pisano Fur onorati di don si sovrano.

LIBRO UNDECIMO
6%

SgS

Ma

poi nell" unta palestra Teseo


"Virt

Per

propria merit
al

1'

onore

Perocch

tempo uo me'
Elena
l
:

eh' altro

il

feo

ben

lo seppe
gli

e per maggiore

Gloria

fece

recare

Egeo

Un

bello scudo e di molto valore


si

Nel quale

vedea Marsia sonando

S con Apollo nel sonar provando.

63
Vedeasi appresso superar Pitone
,

quindi sotto

1'

ombre
le

graziose

Sopra Parnaso presso

all'

Elicone

Fonte seder con

nove amorose
:

Muse

e cantar maestrevol canzone


,

Ed

oltre a queste

v'

eran molte cose


,

Tutte in onor di Febo

con molto oro

Belle a vedere e care per lavoro.

64
Poi
al cesto

giucando

assai

pi degno

Polluce

si

mostr che avanzato


,

Aveva Ammeto

pica d' alto disdegno


;

Da Febo male
Onde per
Il la

in ogni cosa atato

gran forza e per lo ingegno


,

quale avea ne' giuochi adoperato


f'

Li

venire

Egeo due nappi grandi


per arte ammirandi.

Per oro

cari e

, .

394

I^A

TESEIDE
65

In

essi

con non poca

sottigliezza

Era

scolpito Alcide nella

cuna
fierezza

Ancor giacente prender con


,

Le serpi a lui mandale ed ad ognuna La morte dare, e quindi la fortezza Ch' egli us nella selva nemea bruna
Contra L'
'1

fiero leone

e quindi appresso

altre fatiche

sue

v'

eran con esso

ee
Ebbevi ancora Evandro molto onore

Con Snrpedone

al

desco allor giucando

A E

cui per merto del suo gran valore

Un elmo
Su

venne
:

di in

Egeo

al

comando

forte e bello

forma
,

di pastore

vi sedeva

Pan

iddio

sonando
gli

In quella vera forma che

danno
lo

Gli Arcadi allop che figurar

fanno

67
Molti
altri

ancora con costor giucaro


il

Li qua' sarebbe lungo


JMe^ fatti giuochi assai

raccontare
si

ben

portaro

Agli qua'

tutti
,

Egeo
onde

fece donare
e' si

Solenni doni
Lieti

contentaro
;
,

non poco

di tal operare

Di

lor virt sovente


dell' altro
1

contendendo

L' un

difetti

riprendendo

LIBRO UNDEGIMO
68

SqS

ne* giuochi olimpiaci

giammai
,

D' ulivo fu ghirlanda conceduta

Ovver

ne' pitii di lauro

mai
,

O d' oppio ne' nemei gi ricevuta O di pino negl' istmii che d'assai
,

Fosse

a' ricevitor cosi

dovuta

Come

in quel giuoco detto Cereale


.

Di quercia l'ebbe Agamennone aguale

6^
Poi
f'

subitamente Palemone
il

L dove

rogo d' Creila era stato

Edificar con mira operazione

Un
11

tempio grande e bello ed elevato,


alla santa

qual sacr

Giunone

Ed

in quel volle

che

'1

cener guardato

Fosse d'

A reit

in eterna

memoria
vittoria
.

Del suo valore e della sua

7*
Era quel tempio grande
,

com' detto
,

per pi cose molto da lodare


e' fece

Nel qual
Tutti
i

per proprio diletto


,

casi d' Arcita storiare

E
Il

adornar di lavorio perfetto


tal

Da

che ottimamente
i

il

seppe fare^
,

quale

Greci rimirando spesso

Con

giusto cor pietate avevau d' esso

, ,

,,

396

LA TESEIDE

E'

si

vedeva

11

nel

primo canto

Teseo di

Scitia tornar vincitore


il

E E

delle

donne achive

tristo

pianto

le lor voci e lor grieve dolore

Quasi

sentia chi le

mirava alquanto
:

Si fu sovrano e

buono operatore
v' era conosciuta

ciascheduna

Da

chi V avesse altra volta veduta.

72
Vedeasi appresso
il

sanguinoso Ismeno
,

Ed
Di

il

superbo Asopo

e ciascun lito
,

corpi morti quasi tutto pieno

similmente
,

si

vedeva
el

il

sito

Di Tebe

quale

fu n pi n

meno

E' monti ancor

d'

onde era circuito

Ne' quali ancora con superba fronte

Vi

si

vedea regnare

il

gran Creonte.

73

molto poi

li

gran duci armati


la lor

Teseo con Creonte e

gente

In gran battaglia insieme mescolati

Vi

si

vedeva

qual era valente


,

qual codardo

assai

bene

avvisati
:

Eran da

chi mirava fisamente


v' era vinto
li

'1

campo

da Teseo
si

Con quanto

per lui poscia

feo,

. ,

LI5R0 UrCDEClMO

897

74

E per li
Le

monti

si

vedien fuggire
:

dolorose madri co^ figliuoli


le voci

Parevansi

ancor sentire
dlspetati duoli
j

De' lor dolenti e

E vediensi le donne achive E


arder ogni cosa
le
,

gire
,

Neil' alte torri con diversi stuoli

poscia oh' esse


le

Ebber

corpora in

fiamme messe

75

quella tutta nel fuoco avvampare

Poi

v' era

il

campo

tutto ricercato
,

Da

chi dovea cotal uficio fare

Nel qual

tra gli abbattuti era trovato

Arcita tutto sanguinoso stare

A
E

Palemon ancor

presso pigliato

a Teseo menati per prigioni

Perch parevan nobili baroni

76
Poi ciascheduno
tristo e

doloroso

Al carro avante a Teseo trionfante

Vi

si

vedeva

ed in atto pensoso

rimirando un poco pi avante


si

I prigion

vedieno

1'

amoroso
,

Giardino ancora

allato a loro stante

Tutto

vestito pel

tempo novello

Di nuove

frondi grazioso e bello

.,

398

LA TESEIDE

Nel qual
Gir
si

la lieta e bella giovinetta

vedeva in su

gli

nuovi albori
soletta
,

E lietamente cantando
Ed

Frondi cogliendo e bellissimi

fiori
:

a s far leggiadra ghirlandetta


gli

quivi a finestrella
in guisa
,

amadori
gli

Erano

che cbi

mirava

Diceva che ciascun di loro amava

7?
Vediensi poi
li

lor grievi sospiri

E'

rotti

sonui e

V amorosa

vita

E chenti e quali fosson lor martiri E quivi appresso ancora come Arcita
:

Di Peritoo con sommi

disiri
,

Disprigionato faceva partita

Ed

in Corinto in

si

vedea arrivare
,

Quindi

Micena

poi in Egina andare*

79
Poscia d' Egina ad Atene tornato

E dipartito dallo
Ed
Vi
il

re Peleo

gran tempio d' Apollo lasciato


vedeva servire
a Teseo
:

si

E mentre stette in cos fatto


Ci eh'
el f' v' era
,

stato

e siccome Penteo

Dir
Se

si

faceva

e siccome soletto

n'

andava

talvolta nel boschetto

LIBRO UNDFXIMO
80

899

L dove
'1

il

chiaro rivo

il

dilettava

venticel che le frondi Lattea E ciascheduno uccel che cantava E lui dormente tutto vedea
,

li

>

si

Panfilo v' era ancor

come

ascoltava
,

In fra le frasche ci eh' egli dicea

E riportava ci a
Signor di lui
,

Palemone

che ancor era prigione

i
Di
Panfil poscia v' era la malizia

Che

egli

us quando fece Alimelo


,

Quivi venire

e simil la letizia

Di Palemon

quando
,

si

vide lieto
,

Fuor
Vie

di prigion

dov' egli avea dovizia


fleto
:

pili

che d^ allegrezza d' amor

lui

armato vedevasl andare

Nel tempo oscuro ad Arcita trovare

%
Poscia vediesi nel boschetto sceso

Che

attendeva Arcita ancor dormente^


,

Poi come desto

era fra lor conteso

Dell'amor
Neil'

della

donna pianamente

Poscia ciascuno di furore acceso

arme

si

vedeva parimente

Combatter

fiero

con aspra
si

baltaglia

come ognun

di vincer

travaglia

4^o

LA TESEIDE
83

L dove Emilia si -vedea venuta Che per lo bosco con Teseo cacciando
,

Se

n'

andava

n alcuno avea sentula


:

Questa battaglia

e vedevasi

quando

Quivi Teseo con parole partuta


L' aveva
,

come con
,

lor

ragionando

Li riconobbe
Preso da loro

ed
,

il

dato partito
.

e poi bene ubbidito

4
Vedevansi
le feste de* Dircei
:

Che

e'

facevan costretti da amore

E quivi
Vi
si

ancora

gli

duci ne mei

Venir ciascun con sommissimo onore


vedevano
,

acciocch colei

Sola ristesse

dell'

uno araadore

E poi le insegne a' suoi da ciascun date E come armati in esse fur mostrate
.

85
Eranvi
i

templi d' incenso fumanti


pigliar di lor

Ed

il

prima milizia
tutti

Poi nel teatro insieme

quanti

E di diversi stromenti
Vi
si

letizia

vedeva

e tutti

lor sembianti
s'
,

E come la battaglia lor inizia E ci che poi vi si f' quel giorno


Tututto
v' era di

lavoro adorno.

, ,

LIBRO UNDECIMO
86

4oi

la

gran festa ancor


sagrifizii
,

vi si

parea

E'

'1

chiamato Imeneo

Che

allor

si f'

quando Arcta prendea


a

Prima per sposa davanti


Emilia bella
11
,

Teseo

e poi vi

si

vedea

duol dolente eh' ogni Greco feo


trista vita

Nella partita dalla

Che

fece

il

valoroso e

buono Arcita

87
"E
il

feretro suo di sopra


alti

a'*

regi

Con

pianti

si

vedea portato,
tutti gli

E
E

similmente da
v'

egregi
,

Baron che
'1

eran da ciascbedun lato

lamento de' popoli e collegi


infno in ciel parie fosse ascoltato
il

Che
Il

Poi sopra

rogo

si

vedeva ardente
.

corpo ornato molto riccamente

88
Solo
la

sua ceduta da cavallo


,

Gli usci di mente

vi fu segnata

Credo eh*

e' fati

*1

voller senza fallo


fosse ricordata
5

Acciocch mai non

Ma
Con

non pot

la gente

ammenticallo

Si nel cor era di ciascuno entrata


grieve doglia
il
,

si

era in

amore

Di ciascheduno
BOCC. LA TESEIDE

giovine amadore.

26

4o2

LA TESEIDE
89

Era
Il

in

tal

guisa tututto dipinto


,

nobil tempio
sacerdoti

dentro

al

quale

e'"

pose

Di

un numero

distinto

Gli qua' le Irieteriche dolorose


Il di

che Arcita fu da*

fati estinto
j
,

Dovesson celebrar maravigliose

E riccamente il tempio f' dotare E d'ornamenti nobili adornare


90

'n

mezzo

d' esso fece prestamente

Una

colonna di
,

marmo
la

pulita

Drizzar

sopra

qual d' oro lucente


sita
;

Un* urna fu discretamente


Dentro
la

qual la cenere tepente

Fece servare del suo amico Arcita^

Ed

adornolla de* seguenti versi


tal

In guisa

che ben legger potersi

91
Io servo dentro a

me

le

reverende
,

Del buon
Debito

Arcita ceneri

per cui
.

sagrificio

qui
,

si

rende

chiunque ama
,

per esempio lui

Pigli

se

amor

di soverchio l'accende
:

Perocch dicer pu

qual
il

se* io fui

per Emilia usando


:

mio

valore
.

Morii

dunque

ti

guarda da Amore

, ,

LA TESEIDE LIBRO DUODECIMO


ARGOMENTO

In questo duodecimo libello Disegna primamente V autore

Come

e perch si lasciasse

il

dolore
:

Da

tutti

avuto del morto donzello


e con onore

Quindi

aspetto grazioso e bello

D' Emilia disegna ,

sposare al tebano amadore Chiamato prima Imeneo nel sacello Poi le sue nozze magnifiche pone ,

La fa

Ed il partir de' regi dimostrato


Debito fine fa al suo sermone
,

Quasi per modo di conclusione ,

Dicendo ,

se nel porto disiato

Esser con venti diversi arrivato

^uanto fosse crudele ed aspra \ita


T^^uella d'

Emilia mentre queste cose


,

LI

si

facieno in onore d' Arcita


il

Coloro

pensin

clic si

dolorose

Cose sentir 5

ma

essa vestita
,

Di nero

colle

guance lagriniose

Senza prender volere alcun conforto


Solo piangeva
il

sue Arcita

morto

, . .

4o4

LA TESEIDE

del bel viso

il

vermiglio colore
,

S' era fuggito

ed era divenula
,

Palida e magra

ed

il

chiaro splendore

Delle sue luci non avie paruta j

6i

poteva in
stata

lei il fier

dolore
:

Che

appena

sarie conosciuta

Per suo conforto notte e di chiamando


Arcita suo , piangendo e legrimando
.

Ma

poich furon pi giorni passati


,

Dopo lo sventurato avvenimento Con Teseo essendo gli Greci adunati


Parve di general consentimento

Ch'

e* tristi pianti
il

ornai fosser lasciati

Ed

voler d* Arcita a
,

compimento
1'

Fosse mandato

ci che

amata

Emilia fosse a Palemon sposata

Perch Teseo chiamato Palemone

Con

molti di que' re accompagnato

Non

sappiend' esso per la cagione


vestito
, ,

Di ner

e cosi tribolato
5

Com*

era

lui segui 'n quella stagione

Ed

esso

con quanti eran se n' entrato


si

Dove con molte donne


Emilia
,

sedea

la

quale ancor piangea

LIBRO DUODECIMO
5

4o5

Quivi poich ognun tacitamente


Si fu posto a seder
,

Teseo

stette
:

Per lungo spazio senza dir niente

Ma

gi

vedendo

di tututti erette
lui

L' orecchie pure a

umilemente
strette

Dentro tenendo

le

lagrime

Ch'

agli

occhi per piet volean venire

Cosi parlando incominci a dire :

Cosi come nessun che mai non

visse

Non mori mai


Che alcun non

cosi

si

pu vedere
quando piacere
circonscrisse

visse

mai che non morisse


,

E noi

eh* ora viviam


'1

Sar di quel che


Perci

mondo
lieti

morremo

adunque sostenere

/l piacer degP iddi

dobbiamo

Poi oh' ad

essi resister

non possiamo 4

Le querce

eh'

han

si

lungo nutrimnto

tanta vita quanta noi

vedemo
:

Hanno pure alcun tempo finimento

Le dure

pietre ancor che noi


,

calchemo

Per accidenti vani

mancamento
lo

Ancora avere aperto

sapemo

-,

Ed

fiumi perenni esser seccati


,

Veggiamo

e altri nuovi esserne nati

4o6

LA TESEIDE
8

^v

Degli uomini non cai di dir

che

assai

manifesto a quel che la natura


lira
,

Gli

ed ha

tirati
all'

sempre mai :

De' due termini

uno

o ad oscura

Vecchiezza piena d'inGniti guai

questa poi da morte pi sicura

terminata

ovver a morte essendo


,

Giovani ancora

e pi

lieti

vivendo

E certo
11

io

credo che allora migliore


sia
'1

La morte
luogo e

quando
dove V
,

di viver giova

uomo

eh* ha valore
e' si
:

Non dee Fama gli

curar
serba

che dovunque

trova

il

suo debito onore


,

'1

corpo che riman

nuli' altra
altro

prova

Fa

in

un loco che
n'

in

un

morto ;
diporto
.

N r alma

ha pi pena o

men

10
Del modo
i'

dico ancora

il

simigliante

Che come che alcuno anneghi in mare, O alcun si mora in sul suo letto stante

O alcun per
Maniere

lo suo
,

sangue riversare
>

Nelle battaglie

o in qual vuol di quante

uom pu
si

morir

pure arrivare
,

Ad

Acheronte a ciaschedun conviene


vuole o male o bene
.

Muoia come

.,

LIBKO DUODECIMO
l

407

per far della necessitate Virt quando bisogna sapienza


,

Ed

il

contrario chiara vanitale

E
E

pi in quel che n' ha esperienza


in quel

Che

che mai non V ha ancor provate

certo questa

mia vera sentenza


, i

Pu luogo

aver tra noi

qua* dolenti
:

Viviana di cose sempre contingenti

ift

Anzi pi

tosto necessarie in lutto


la

Cio d' alcuno

morte

il

cui valore

Fu
11

tanto e tale che grazioso frutto


si

Di fama
che
,

ha

lasciato dietro al fiore


,

se

ben pensassimo
il

al

postutto
,

Lasciar

dovremmo

msero dolore

Ed

intendere a vita valorosa


ci acquistasse

Che

fama

gloriosa

Ver* che

il

voler dentro servare


la tristizia
si

In cola* punti

'1

pianto
-,

Appena par che

possa ben fare


si

Onde conceder pur

dee alquanto
ristare
,
:

Ma dopo

quel

si

dee poscia

Che il voler soprabbondare in tanto Pu nuocere a chi '1 fa ed follia N saria per quel eh' uom disia
,
,

,, .

, ,

4o8

LA TESFIDF.
4

certo se

giammai fu

lagriniato

In Grecia nessun
Si debitamente

uomo A reit

valoroso
stalo

Da

molti re e popolo copioso

E con onor magnifico onoralo E stato ancora al suo rogo pomposo E ben soluto gli ogni dovere
Che morto corpo dee
i5
potere avere
.

Ed

ancora

siccome noi veggiamo


'1

Durato

pianto pi giorni in Alene

ciascheduno ancora abito gramo


,

Portato n'ha

qual a ci

si

convene

noi

massimamente che qui siamo


altri

Da

cui agli

prender s'appartiene

Esemplo

in ciascun atto e seguitare

Massimamente

nel

bene operare

16

Dunque da
Ci che

poi che parimente


ci

e'

more
si

nasce

e sa
'1

pur chi

voglia

Ed

fatto per noi

debito onore
5

A colui

per lo quale ora abbiam doglia


,

Estimo, per ragion

che

sia

il

migliore
spoglia
,

Se quesl' abito oscur da noi

si

lascisi

il

dolor

eh' femminile

Atto pi tosto che non virile.

LIBRO DUODECIMO

409

Se

io credessi

che riaver per pianti


,

A reit si

potesse

i*

dicerei
lutti

Che dovessimo

pianger

quanti
:

caramente ve ne pregherei

Ma

non

varria

per da
,

mo in

avanti
1*

Ciascun festeggi
Si lasci star
,

'1

piangere e

omei

se piacer

mi

volete

Che

'n

questo tanto pur far lo dovete

18

E oltre a
Preg

ci
,

quel eh* esso ultimamente


;

si

pensi mettere ad effetto


,

Perocch Foroneo

che primamente

Ne don

leggi

disse

che

il

detto

Estremo di ciascun solennemente

Doveva , con ragione ,

esser perfetto

Ed

el

preg eh' Emilia fosse data


1*

A Palemon che

avea tanto amata

19
Per deposte queste nere veste
,

Ed

il

pianto lasciato ed

il

dolore

Comincerem

le liete e care feste


si

5
,

prima
De* duo

che

parta alcun signore

gi detti

nozze manifeste
5
,

Celehrerem con debito splendore


Disponetevi adunque
,

i'

ve ne priego

quel eh* io vo' facciate senza niego

4io

LA TESEIDE
sto

Poscia che Teseo tacque

confermate
,

Fur

le parole sue per molti allora


$
,

E con pi detti allor fortificate Ma Palemon pur tacilo dimora E fortemente gli sarebber grate
Se pubblica vergogna che
1'

accora

Non

contrastasse
,

e dopo molto stare


:

Disse cos

\eggendosi aspettare

ari

Caro signor

da

me
il

pii

degnamente
,

Che

la

mia

vita

amato

manifesto
,

Conosco vero

vostro dir presente


j

possibile ancor con tutto questo


sia assai

Bench

rado contingente

Poter cacciar dal cor caso molesto

Con allegrezza e per questo fia Quando a Dio piacer che n' ha
;

balif

tsi

Ma

in

quanto voi dite che ad

effetto

Volete vada quel che fu lascialo

Da

Arcita nel suo ultimo detto


,

Cosi vi dico

che

se postergato

Fosse

il

dover da

me

ed

il

diletto
;

Proposto , gi ve ne averci pregato

Perocch

al

mondo non

fu cosa
assai

mai

Che

io amassi cotanto

od

,,

LIBBO DUODECIMO
a3

Ma

questo cessi Iddio

che se m'

tolta

Felicit,

che almeno in
*1

me

ragione
volta
:

Pi che

\oler
in

non possa alcuna


tra Icr sie
i'

E bench
Che
Il
Il
'1

me

gran quistione

dover vinca
,

ho speranza molta:
lieta

che se avvien
guarder
a

per

possessione

mentre gl'iddii vorranno,

sosterr leggieri ogni altro affanno

4
Io son di tante infamie solo erede

De' primi miei rimaso


Questa,
Io non
la

che

s'

io posso

quale assai grande

si

vede.

mi vo* coli* altre porre addosso La donna bella e credo che si crede Che infin qui nel reame molosso
,

Simile a

lei

non

sia

ben troverete
dar
la potrete,

A cui vie me' che a me


s&

siccome gV iddii testimonianza

Che

sol

conoscon degli uomini

cuori

Render porrien senza alcuna fallanza Ch' e^ non fur mai tra due ferventi mori

O per istretlo sangue o per usanza


Poscia eh'

Ched e' non fosser per certo minori Che quel che io ho portato ad Arcita
i'

,
.

nacqui in questa

trista vita

4ia

LA TESEIDE

E se alcuno A questa
Se

forse op])or volesse


verit
,

ver

me

dicendo
,

fosse vero eh' io


l'

amato V avesse
5

Non

avrei incitato combattendo

Risponderei che quella

mi movesse
ita
;

A tal follia
De'
nostri

che sempre
i

accendendo

primi

cuori
,

ond' io saraggio

Sempre mai

tristo

eh' io ci viveraggio.

Perch

se io

Emilia

pigliassi
:

Altro non fora che questo negare

N per segno

maggior eh'
,

io disiassi

La morte sua potrei altrui mostrare^ La qual quanto mi doglia credo sassi
Per
tutti voi
il
:

non voglio adunque


,

fare

Cosa che

contrario se ne veggia

N di

ci prego eh' alcun

mi

richeggia

!k8

Se Arcita morendo questo


Volle ver

disse

me
non

usar sua cortesia

perci legge a
s'

me
s'

in ci prescrisse

Che
Per

io

la volessi fosse

mia

Ben mi credo che

io vi consentisse
:

cortesia renderei villania

E per
Che
a

intendo che mentre ad altrui

me

non

si

sia

pur

di lui

LIBRO DUODECIMO

4i5

questo detto

gli
:

occhi lagrimosi

Basso in terra
I
tristi

al
i

qual disse Teseo


>

pianti e

sospiri angosciosi

Gi molto
Affetti

sconfortati da

Egeo

Tutti ci fenno certi de' pietosi


,

gli
:

qua' tu verso Penteo


,

Portasti

n potresti
,

per dolerti
,

Mentre

\ivessi

noi farne pi certi

3o

fia

facendo ci che diciavamo


,

Infamia alcuna

n
,

lieto mostrarsi

Dell' altrui morte

poi che noi vogliamo^

sar da ragion questo allungarsi^


tutto di

Perocch simil
Dell'

veggiamo
,

un

fratel la sposa all' altro darsi


,

Se morte quel previen


Del

u eh'

ei
.

contento

mono

sia

per argomento

Qui

si

pu

dir

che
,

tutta

Grecia
alli

sia

Negli snoi regi

davanti

quali

Tal matrimonio per mia

voglia fia
;

Mandato a compimento

e ci son

tali

Che s 'n ci si dicesse villania Di te In alcun luogo o altri mali


,

Siccome consapevoli
Per
te

saranno
scuseranno
.

per tutto

s ti

LA TESEIDE
da
Pon dunque gi
lo stollo

immaginare ,
che so
vivi
ti
,

E E
In

segui

il

mio

voler
,

piace
stare
,

vogli innanzi
lieta vita

mentre

e in contenta pace
tristo

Che
II

te

con

pianto consumare

, :

quale innanzi tempo

P uom
si

disface

Cos

mi piace e
,

voglio che a te piaccia


faccia
.

parola di ci 'ncontro

i3

qaesto fu da molti Palemone


li

qual taceva

molto confortato

Ora uno

or* altro

usando suo sermone


^

Chente usar

suolsi a cosi fatto piato


altra

Assegnando una e ora

ragione
:

Che da
Al
cielo

lui

non doveva
il

esser negato

Laonde Palemone
,

viso alzando
s'

in guisa tal

udi parlando

34

O Giove pio
La
terra

che con ragion governi


cielo
,

'1

e doni parimente

A
E
Il

ciascheduna cosa ordini eterni


gli

Volgi

occhi ver
il

me

sii

presente

con

giustizia
si

mio

voler discerni

qual ora

fa consenziente

A quel del
Peccator
,

mio

signor

nel che
dii

s'

io

sono
.

prego che mi

perdono

/
LIBRO DUODECIMO
35

4i8

tu

sacra

Diana e Citerea
il

Delli cui cori

numero minore
,

Far mi convien

bench

io

non volea

quindi appresso dell' altra maggiore


,

Siate presenti

e ciascun altra dea


,

Che ha

ne' matrimonii valore

E
Di

testimonio eterno renderete


ci eh'
i'

ho nel cor

che conoscete

36

tu

o ombra pietosa d'


se',

A reit
s*

Dovunque

perdona

io

t'

offendo
,

N
Se

odio por perci alla mia vita


la cosa
,

la

qual tu gi morendo
,

Dicesti che volevi

fia

compita

Per

me
il

del gran

Teseo ancor seguendo


'1

Anzi

piacer che

mio contentamento

Che or

foss'io in un' ora teco spento

3?

voi

alti regi

qua' presenti

Sete cola ov' io debbo seguire

Ora

del

mio

signore
:

mandamenti
,

Testiraon siate

pi per ubbidire
i

Che per seguire

miei
,

disii ferventi

Fo quel eh' io fo e disposto a servire Te o Teseo : comanda eh' io son presto Ad ogni cosa fare ed anche a questo
,

4i6

LA TESEIDE
38

Allor Teseo ad Emilia voltato

La quale

in tra le

donne sospirava
,

Dolente molto col capo chinalo

le

parole tututte ascoltava


di nulla ancor piegata
altro
,
,

Con animo

Tanto pi duol che

1'

ansiava

cui el disse

Emilia

hai lu udito
sia fornito

;
,

Quel che

io vo' farai

che

ag

questa voce tutta lagrimosa

Lev Emilia Caro signore


Ch'
io

la testa
,

dicendo

e'

non
,

nulla cosa

non

faccia

te voler

sentendo

Ma

per

V amor

che tu

alla pietosa
,

Ombra d* Arcita porti ancor M* ascolla un poco e poi se


-,

sedendo
tu vorrai^
^

le far ci che comandato m' hai

4o
Siccome aver tu puoi udito dire
Tutte
le

donne

scitiche botate

Furo a Diana allora che in dlsire Ebber primeramente liberiate >

E E

tu sai

ben quel eh'


alla

contravvenire

non servare
cose a
fa
,

sua deitate
:

Le

lei

promesse

ch vendetta
.

Subita

qual sa quel che V aspetta

,,

LIBRO DUODECIMO
4>

417

Ed

io di quelle fui contra la

quale

,
,

Per ci che

'1

boto non \olea servare


il

Ha

ella usato

gi

veduto male
,

Priaia contro ad Acale

a cui

donare

Tu mi

dovevi

e
;
,

1*

altro a quello eguale


si

Contro ad Arcita
All' abito di noi

come ancor

pare

cb' ora ne siamo


,

Di ner

vestiti

e ancora ne piangiamo

4
Se tuo nimico
fosse
,

Palemone
a guai
,

Come

fu gi

volentier lo farei

Ma
Che

non vedendo

nulla ragione

Perch odiar lo debbi


fosse
il

crederei

me',senza

pii

provagione

Far oramai del poter degF iddei

Che mi

lasciassi a

Diana pur servire

ne' suoi templi vivere e morire

41

cui Teseo

questo dire niente


fosse turbata
l'
,

Che

se

Diana ne

Sopra di

te verria

ira

dolente
se'

Non

sopra quelli
fa*

alli

qua'

donata

per

che

lieta

im mantenente
:

Di cor ti veggia e La forma tua non


BOCC. LA TSID

d' abito tornata

atta a

Diana

Servir ne' templi n 'n selva montana

27

4 i8

LA TESEJDE
44

Dello cos

cogli altri gran baroni


,

Della camera uscir

e ritornaro

Come

gli

piacque

alle

proprie magioni

'1

di vegnente tulutti cangiaro

bito

vestimento e condizioni

quel che ciascun era dimostraro:

E E

Palemone

il

simigliarne feo

cos ritornarono a

Teseo

45
Teseo similemente avea cambiato

Con

tutti

suoi

vestir dolorosi

Ed

in sembiante lieto era tornato


:

Festa facendo

e gi suoni amorosi
in ogni lato

cauti

ed allegrezza
si

D'

Aliene

senlia, tutti gioiosi


eli'

Del
Per

lor signor
la

avea mutata vesta

Cutura magnifica festa

46
Ippolita
1*

il

simil fatto avea

E altre donne ed anche Emilia A cui a forza ancora ci piacea Ma non poteva pi e per ella
,

bella

Faceva quel che

allor
la

Teseo volea

Ma dopo
Tanto fu

pochi di

damigella
,

Nello stalo primier fu ritornata


dalle

donne confortata

,,

LIBRO DUODECIMO
47
Deliber Teseo con
gli

419

suoi

quando
;

Le

sponsalizie

si

dovesson fare

per Atene
ciascun

mand comandando
s*

Che

apprestasse al festeggiare

Indi venendo

il

giorno approssimando
,

Ciascun

si
il

cominci ad apprestare
proprio stato
,

Secondo

a fare onore

Alla giovane Emilia di

buon cuore

48

gi Arcta uscito era di

mente
si

A
E
Il

ciascLedun

n pi

ricordava

Ognuno

a festa intendea solamente


:

delle nozze lo giorno aspettava

qual venuto bello e rilucente


allegrezza ciascun confortava
il
:

Ad

Perch fece Teseo

tempio aprire
voler gire.

Di Venere pep quivi

49 Ed
in quel simigliantemenle feo

Li sacerdoti andar

li

qua' portare

La immagine

bella d'

Imeneo

Ed
Di

el

con un

vestir nobile e caro


il

dietro seguitando

vecchio Egeo

Con

tutti gli altri re a

quel n' andaro


allegro tanto
,

E Palemon

con loro
si

Che mai non

potrebbe mostrar quanto

, ,

420

LA TESEIDE
5g

Chi porrle mai con soluto parlare


L' oro e
le pietre

li

cari

ornamenti
?

Che

greci re avieno addimostrare


,

Egli eran tanti

si

belli e lucenti

Che

il

volerlo al presente narrare


il

Noi crederebbono

pi delle genti

al

tempio giunti di gioia ripieno


le

Aspeltaron

donne che venieno

Ippolita da molte

accompagnata

Quella mattina con solenne cura

Avieno Emih'a nobilmente ornata


Avvegnadioch
si

di sua natura
,

D' ogni bellezza

fosse effigiata
vi

Che poco giunger

potea coltura

E in cotal guisa del palagio uscir B lente ver lo tempio se ne giro


5a

O sante donne
Che da

le quali

Anfione
,

Alaste a chiuder

Tebe
il

or fa mestiere
,

voi sia alato

mio sermone
le

Acciocch' io possa dimostrar

vere

Bellezze che mostr 'n quella stagione

Emilia

a cui le
,

piacque di vedere
e so che le sapete
;

Voi

le vedeste

Adunque qui

la

mia penna reggete.

LIBRO DUODECIMO
53
lEra la giovinetta di persona

4ai

Grande

e ischietta convenevolmente
1'

se

il

ver

antichit ragiona

Ella era candidissima e piacente

Ed

suoi crini sotto


assai
,

una corona

Lunghi

e d' oro veramente


,

Si sarien detti
Il

il

suo aspetto umile


e signorile.

moto suo onesto

54
Dico che
li

suoi crini parean d' oro


ristretti

Non

per treccia

ma
loro

soluti

E pettinati si che in fra


Non
n' era
li

un

torto

e cadean sostenuti
,

Sopra

candidi omeri
si

n foro
:

Prima n poi

be'

giammai veduti
stimava

altro sopra quelli ella portava


assai si
.
'

Ch' una corona eh'

55
Lft fronte sua era

ampia e spaziosa

E bianca
Quasi
di

e piana e molto dilicata

Sotto la quale in volta tortuosa,

mezzo cerchio terminala


ciglia pi
sottil,
si

Eran due

che

altra cosa

Nerissime e

nelle qua' lata

Bianchezza

vedea lor dividendo

'1

debito passava n s estendendo

, ,

4^2

LA TESEIDE
se

Di

sotto a queste eran gli occhi lucenti,

pi che

stella scintillanti assai

Egli eran gravi e lunghi e ben sedenti

E
E

brun quant'

altri
,

che ne fosser mai


s

oltre a questo

egli eran

potenti

D' ascosa forza che alcuno giammai

Non

gli

mir, n fu da
in s

lor miralo,
.

Ch* amore

non

sentisse svegliato

67

ritraggo di lor poveramente

Dico a

rispetto della lor bellezza


a

E lasciogli
Ma
W
Il

chiunque

d'

amor

sente
;

Che immaginando vegga


sotto

lor chiarezza

ad

essi

non troppo eminente


,

poco ancora
si

di bella lunghezza
affila tetto
,

naso
si

vedeva

Qual

voleva

all'

angelico aspetto.

58

Le guance sue non eran tumorose

N magre
Anzi eran

fuor di debita misura


dilicate e graziose
,
,

Bianche e vermiglie

non

d' altra mistura


;

Che

in tra gigli le vermiglie rose

questa non dipinta,


,

ma
non

natura

Gliei' avie data

il

cui color mostrava


le

Per ci che

'n ci pi

bisognava

. ,,

,,

LIBRO DUODECIMO
5e
Ella aveva la bocca piccioletta
,

4a3

Tutta ridente e bella da baciare

Ed

era pi che grana vermi g ietta


sottili
,

Colle labbra

e nel parlare

chi
i

r udia pareva
si

un' angioletta

denti suoi

polian somigliare

A bianche perle, e spessi ed ordinati E piccolin e ben proporzionati


60

Ed

oltre a questo

il

mento piccolino
chiedea
:

tondo quale

al viso si

Nel mezzo ad

esso aveva

un

forelllno
,

Che pi

vezzosa assai ne

la facea

Ed

era vermiglietto
assai

un pocolino
:

Di che
Quindi

pi bella ne parca

la gola

candida e cerchiata
,

Non

di soperchio

e bella e dilicaia

6]

Pieno era

il

collo e lungo

ben sedente

Sopra

gli

omeri candidi e ritondi.


troppo
gli
,

sottil

piano e ben possente


:

A
Il

sostener

abbracciari giocondi

petto poi

im pochette
,

era eminente

Di pomi vaghi

per mostra nza tondi


avien combattimento
in
,

Che per durezza

Sempre puntando

fuor

col vestimento

, ,

Ji^i

LA TESEIDE
62

Eran

le braccia
le

sue grosse e dislese


,

Lunghe

mani

e le dita sottili

Articolale bene a tulle prese

Ancor da

anella vote signorili


,

E
Le

breveraente

in tutto quel paese

Altra non fu che cotanto gentili


avesse

come

lei

eh' era in cintura


.

Sottile e schietta

con degna misura

63
Neir anche grossa e
tutta
:

ben formata

*1

piede piccolin

quale poi fosse


,

La

parte agli occhi del corpo celala


sei

Colui

seppe poi cui

ella cosse
:

Avanti con amor lunga fiata

Immagino che

a dirlo le

mie posse
^

Non
Tal

bastcrieno avendola io veduta

d' ogni

ben doveva

esser

compiuta

64 Non
era ancor

dopo

'1

suo nascimento

Tre

volte cinque Apollo ritornato


allor f' partimenio.^

Nel luogo donde


(

Bench da molti
sarie altro
,

forse giudicalo

Ne

prendendo argomento
,

Dalla sua forma

che oltre

1'

usato
assai
)',

In picciol tempo era cresciuta


Forse pi eh'
altra

ne crescesse mai

, ,

LIBRO DUODECIMO
65

4;i^

Quando
Che

costei
,

apparve primamente
noi creder

Ornata

come

dovemo
supremo
,

ella fosse allora,

riccamente

D' un drappo verde


Vestita
,

di valor

ciaschedun generalmente

Che

allor la vide dal


la credette
,

primo

al

postremo

Venere

n saziare
rimirare.

Si potea nullo di

lei

66
I teatri
,

le vie

piazze e balconi

Per

li

quali essa andando gir dovea


,

Al tempio

dov' erano
,

baroni
,

Tutte eran piene

e ognuno vi correa
,

Femmine
La qual

e maschi

e vecchi con garzoni


,

Per veder questa mirabile dea

ciascuno oltra ogni altra lodava

E per

lo

ben

di lei

Giove pregava

67

Ma dopo

certo spazio pervenuta


di

Al gran tempio

Vener
ed

con onore
5

Magnifico dai re fu ricevuta


I qua' la sua bellezza
il

valore
:

Lodaron pi che

d' altra

mai veduta
,

Menelao vedendola

in quel!' ore
,

La riput si di bellezze piena Che la prepose con seco ad Elena

426

LA TESEIDE
68

Quivi non fu alcuno indugio dato

Ma

fatto cerchio intorno dell' altare


fiori

Ch' era di

e di frondi adornato.

Fecero

a* preti li sacrificare j

con voci pietose fu chiamato


d'

L' aiuto

Imeneo
1'

siccome fare
alla stagione,

Era usato in Atene

E dopo quel

altissima

Giunone

E po' in
Il

presenza di quella santa ara

teban Palemon gioiosamente

Prese e giur per sua sposa cara

Emilia bella a

tutti

re presente

j
,

Ed
Poi

essa

come donna non


si

ignara

Simil promessa fece immantenente


la

baci siccome

convenne
sostenne
.

Ed

ella

vergognosa

sei

70
Questo fornito
,

al

palagio tornaro

Con somma

festa dinanzi e d' intorno


,

Li greci re Emilia intom'aro

Non senza ordine Come si convenia

debito e adorno
,

con passo raro

r ora quinta

gi venia del giorno

Quando venuti
Trovar
le

nel palagio
,

messe
ad esse

mense

ed

assisersi

.,

, ,

LIBRO DUODECIMO

<5^7

qua* fossero a quelle

servidori
il

E quanti
l^
si

ancora sane lungo

dire

Che furon pur

de* giovani maggiori

porien per

numero

finire

E' ricchi arnesi non furon minori

Che Che

1'

altre cose

magnifiche e mire

Delle vivande mi taccio infinite


vi fur delicate e

ben compite.

72
Quivi fur sonatori ed istormenti

Di
Per

varie condizioni

e tai che

Orfeo
gran Museo

lo giudicio di molti assistenti lor

Con Con

perduto avrebbe
suoi

*1

tutti i

non

usati

argomenti
:

E Lino ancora ed Anfion Tebeo E canti ta' che sarebbero slati


Belli a Calliope e

ben

notali

Di mille medi Vi
si

e di piedi e di

mani

pot

il

di veder ballare
gli strani
,

Gli Ateniesi ed ancora

Giovani

donne

e chi me' sa pie fare

mescolati gentili e villani


si

Ciaschedun

vedeva feslegginrc,

in cotal guisa
la citt in

spendevano

il

giorno

Per

qua e

*n l attorno

4a8

LA TESEIDE

Li greci re con

li

lor cavalieri
,

Fer nuovi

giuoclii assai

e cavalcando
,

Sopra coverti e adorni

destrieri

con ischiere varie armeggiando


le

Per

gran piazze e ancora pe' sentieri

La

lor letizia a tutti


al

dimostrando;

Poi ritornando

palazzo gioioso

Quand' eran

disiosi di riposo

Il

giorno troppo lungo giudicato

Da Palemon

sen gi in ver la sera


il

Ed

essendo gi

ciel tutto stellato

In una ricca camera qual' era

Quella dove fu

il

letto

apparecchiato
a cos altiera

Qual credere possiamo


Isponsalizia
,

invocata

Giunone

Emilia se n' entr con Palemone

76
Qual quella notte fosse all' amadore Qui non si dice quegli il pu sapere
,

Che

gi trafitto da soverchio
volta fu
,

amore

Alcuna

se

mai

piacere

Ne
Il

ricevette

dopo lungo ardore i


,

Credomi ben

eh' estimando , vedere

possa quel che noi prov


lieta fu

giammai

Che

pi eh'

altra lieta assai

, ,

LIBRO DUODECIMO
77
Ver' cbe per Poi
la

4^9

le offerte
a'

che n" andare


,

mattina
,

templi

s*

argomenta
,

Che Venere

anzi che

'1

di fosse chiaro

Sette volte raccesa e tante spenta

Fosse nel fonte amoroso

ove raro
diventa
,

Buon
El
si

pescator

non

util si
la

lev

venuta

mattina

Pi bello e

fresco che rosa di spina

78

poi

si

fece

Pan61o chiamare 5
promesso avea

siccora' esso gi

Cosi

gli fece eccelsi

don portare
,

Al tempio

della bella Citerea


la fece
,

con gran lodi

onorare
el

Lei ringraziando

per cui
lui

tenea

La

bella
cosi

Emilia da

molto amata

lungo tempo

disiata v

79
Quindi sen venne con
allegro aspetto
,

Nella gran sala riccamente ornata

Dove con
Era

gioia

somma

e con diletto
5

la festa gi

ricominciala

E E

li

re greci
lieti

li

vennero in petto

Con

motti della trapassata


,

Notte qual fosse suta domandando

molto

di ci insieme soIlaz2;ando

43o

LA TESEIDE
80

Dur

la festa degli ahi

baroni
,

Pi giorni poi continovatamente

Dove

si

dieron grandissimi doni

ciascheduna maniera di gente:


,

Ricchi vi fur

ministrieri e buiToni

E qualunque altri per s parimente Ma dopo il di quindecimo si pose


Fine
alle feste liete e graziose
.

I
Gi due
fiate era stata

cornuta
e tante piena

La

sorella di

Febo

Similemente era
Poich
la nobil

stata

veduta

baronia in Atena
:

Delle contrade sue era venuta

Onde parve

a ciascun
,

poich

]*

amena

Festa era fatta

di tornare ornai

Ne' suoi paesi

quivi

stati assai

8a

Onde ciaschedun

re prese

commiato
.

Dal vecchio Egeo e ancora da Teseo E dalle donne ancor V hanno piglialo
qual rendeo E poi da Palemone A tutti grazie e s disse obbligato A ciaschedun per s e per Penteo
5 il
,

In lutto ci che operar potesse

Mentre che

esso nel

mondo

vivesse

LIBRO DUODECIMO
83
Partirsi

43 i

adunque i Quanto potette


Palemone

re
il

e ciascun prese

cammiu suo pi
suo paese
2

corto

Per

tosto ritornare in

E
S

in gioia ed in diporto

Colla sua donna nobile e cortese


si

rimase e con

sommo

conforto
gli

Quel possedendo che pi

piacea
.

Ed

a cui lutto

il

suo ben volea

84
Poich
le

Muse nude cominciaro


,

Nel cospetto degli uomini ad andare

Gi fur

di quelli

qua' P esercitaro

Con

bello stile in onesto parlare

altri in

amoroso
,

le

opera ro

Ma

tu o libro

primo

a lor cantare
,

Di Marte

fai gli

affanni sostenuti

Nel volgar

lazio

non mai pi veduti

85

perci che tu primo col tuo legno

Seghi quest' onde non solcate mai Davanti a


te

da nessun
sii
,

altro ingegno
starai

Bench infimo
Forse
In

pure

ira gli altri d'

alcun onor degno


,

tra gli

qua' se vieni

onorerai
,

Come maggior

ciaschedun tuo passato

Materia dando a cui dietro hai lasciato

43

LA TESEIDE
86

E perocch
In
si

li

porti disiati
,

lungo pileggio ne legna mo

Da

varii venti in essi trasportali

Le vaghe

nostre vele qui caliamo


i

le

ghirlande e
le

doni meritali
,

Con
Qui

ancore fermali qui aspelliamo


l'

Lodando
n'

Orsa

che
,

colla sua luce


*

ha condotti

a noi essendo duce

ALLE MUSE

PER LO LIBRO SUO

oE

sacre

Muse

le quali io
,

adoro
,

con digiuni onoro

e vigilando

Di voi

la grazia in tal

guisa cercando

Quale acquistar da Pallade coloro


A* qua'
voi deste

il

grazioso alloro
,

In sul fonte caslalio poetando


I versi lor

sovente esaminando
<;anto sottile e

Col vostro

sonoro

V ho

ricolte della vostra

mensa
,
:

Alcune miche da quella cadute

come
vi

seppi qui

l'

ho compilate

Le quai

prego che voi

le portiate
la

Liete alla donna in cui

mia salute
pensa
,

Vive,

ma

ella forse noi si

E con lei 'nseme nome date e E corso ad esse se le ne cai


il

*1

canto
tanto

'1

BOCC. LI TESEIDE

2B

RISPOSTA DELLE MUSE

orlati

abbiam
alunno

tuoi versi e
,

'1

bel lavoro

O caro
E
i

di
,

Teseo cantando

due Teban

1'

un preso

1'

altro in
.

bando^

Combatter per Emilia donna loro

La pi

tua donna
riletti

eh' essa di coloro

Gli altrui

amori

a se

recando
:

]"ra s soletta disse sospirando

Oh

quante

d'

amor

forze in costpr foro

Poi di fiamme

d'

amor

tututta accensa

Ci porse prego che non fosser mute

Le ben

scritte

prodezze e

la biltatf^

Teseda_per
^^^^a Teseo

le
li

nozze e cose ovrate

num
lor

noi con argute


.

Note darem

fama ovunque immensa.

Cosi

gli

abbiam

rorati al fonte santo


.

licenziati a gire in ogni canto

FIWITO IL LIBRO CHIAMATO TESEIDA

PQ
Al

Boccaccio, Giovanni Opere volgari 1, ed.

1827 V.9

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