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“Quoniam tamen ipsa materia accedimus ad reputationem eiusdem parentis

et noxia: nostris eam criminibus urguemus nostramque culpam illi


inputamus.”
“Infatti il soggetto in sé porta a notare che essa produce anche cose nocive, per cui
facciamo ricadere su di lei i nostri delitti, attribuendole una colpa che è solo nostra”.

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XVIII.


«noi inquiniamo sia i fiumi che gli elementi della
natura, e rendiamo dannosa l’aria stessa che
respiriamo. E non c’è ragione di credere che i veleni
siano ignoti agli animali: abbiamo mostrato quali
precauzioni essi prendano nella lotta con i serpenti,
e quali rimedi abbiano escogitato per medicarsi
dopo lo scontro. Eppure, solo l’uomo lotta con
veleni non suoi. Riconosciamo dunque la colpa di
noi uomini, non paghi neanche dei veleni che si
trovano in natura».

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XVIII, 3-4


Inventore del genere
bucolico, Teocrito

“Eros dai bianchi capelli verso Zeus né quando


gli uccelli pigolanti già pensavano al nido per
dormire e sul famoso trespolo la madre sbatteva
l’ali, perché ben formato fosse il ragazzo, come
a lui piaceva e procedendo bene, col suo aiuto,
infine diventasse un uomo vero”.

Teocrito, Idillio XIIII


Virgilio e le
Bucoliche
M: Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi                                                   

silvestrem tenui musam meditaris avena 

nos patriae fines et dulcia linquimus arva; 

nos patriam fugimus: tu, Tityre, lentus in umbra

 formosam resonare doces Amaryllida silvas.


T: O Meliboee, deus, nobis haec otia fecit.

Namque erit ille mihi semper deus; illius aram

saepe tener nostris ab ovilibus imbuet agnus.

Ille meas errare boves, ut cernis, et ipsum

ludere quae vellem calamo permisit agresti.


T: Urbem quam dicunt Romam, Meliboee, putavi

 stultus ego huic nostrae similem, quo saepe solemus 

pastores ovium teneros depellere fetus. 

Sic canibus catulos similes, sic matribus haedos

 moram; sic parvis componere magna solebam.

 Verum haec tantum alias inter caput extulit urbes,

 quantum lenta solent inter viburna cupressi.

Virgilio, Bucoliche, I ecloga


M.: Titiro, tu che riposi all'ombra di un ampio faggio, vai
modulando con il flauto dolce un canto agreste; noi lasciamo i
territori della patria e i dolci campi, noi fuggiamo dalla patria;
tu, Titiro, adagiato all'ombra, insegni alle selve a (far
risuonare) cantare la bella Amarillide.

T: O Melibeo, un dio ci ha offerto questa tranquillità. E infatti


egli sarà sempre un dio per me; spesso un tenero agnello tratto
dai nostri ovili bagnerà di sangue il suo altare. Lui, come vedi,
ha permesso che le mie giovenche pascolassero e che io stesso
suonassi quello che volevo con il mio strumento agreste.

T: O Melibeo, io da stolto ho reputato la città che chiamiamo


Roma simile a questa nostra (città), nella quale spesso noi
pastori siamo soliti portare i teneri agnelli. Così sapevo che i
cuccioli sono simili ai cani, così i capretti alle madri; così ero
solito confrontare le cose grandi con le piccole. Tuttavia questa
(città) ha innalzato il capo tra le altre città, tanto quanto sono
soliti (fare) i cipressi tra i viburni flessibili. 
Ugo Foscolo
“O Natura!... Ma se tu ci hai dotati del
funesto istinto della vita sì che il morale
non vada sotto la somma delle sue
infermità ed ubbidisca irrepugnabilmente
a tutte le sue leggi, perché può darci
questo ancor più funesto della ragione?”

“Le sciagure derivano dall'ordine


universale e il genere umano serve
orgogliosamente e ciecamente a' destini”.

Ugo Foscolo, Ultime Lettere di Jacopo Ortis.


Giacomo Leopardi
“Sono stato arso dal caldo fra i tropici, rappreso dal freddo
verso i poli, afflitto nei climi temperati dall’incostanza
dell’aria, infestato dalle commozioni degli elementi in ogni
dove; Molte bestie salvatiche mi hanno voluto divorare;
molti serpenti avvelenarmi; in diversi luoghi è mancato
poco che gl’insetti volanti non mi abbiano consumato
infino alle ossa”. La natura risponde: “Immaginavi tu
forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Quando io
vi offendo… io non me n’avveggo; come, ordinariamente,
se io vi diletto o vi benefico, io non lo so. E finalmente, se
anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io
non me ne avvedrei.”

Giacomo Leopardi, Dialogo della Natura e di un Islandese


“Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete io nel
pensier mi fingo, ove per poco il cor
non si spaura.”
Giacom Leopardi, L'Infinito.
Giovanni Pascoli
Il mondo della campagna diventa lo specchio
dell’interiorità del poeta, delle sue angosce e
inquietudini, ci sono elementi che richiamano la
sua infanzia e il nucleo familiare distrutto.
William Wordsworth
Vagavo solitario come una nuvola I Wandered Lonely As Le onde accanto a loro danzavano; ma esse
che fluttua in alto sopra valli e colline,
A Cloud superavano in gioia le luccicanti onde:

un poeta non poteva che esser felice,


quando all'improvviso vidi una folla,
in una tale compagnia gioiosa.
un mare, di giunchiglie dorate;
Osservavo - e osservavo - ma non pensavo
vicino al lago, sotto gli alberi,
a quanto benessere un tale spettacolo mi avesse donato:
tremolanti e danzanti nella brezza.
poiché spesso, quando mi sdraio sul mio divano
Intermittenti come stelle che brillano
in uno stato d'animo ozioso o pensieroso,
e luccicano nella Via Lattea,
esse appaiono davanti a quell'occhio interiore
si estendevano in una linea infinita
che è la beatitudine della solitudine;
lungo il margine della baia:

con uno sguardo ne vidi diecimila, e allora il mio cuore si riempie di piacere,

che scuotevano il capo danzando briose. e danza con le giunchiglie


William Wordsworth, I Wandered Lonely As A Cloud, Poems In Two Volumes
Da Anassagora a Schelling...
I Papaveri, Claude Monet, 1873, Musée d'Orsay di Parigi Impressione, sole nascente, Claude Monet, 1872,
Musée Marmottan Monet di Parigi
L'arte come rappresentazione della natura

«Lavoro come non mai, e a delle


prove nuove, delle figure en plein air
come le intendo, fatte come paesaggi.
È un vecchio sogno che mi tormenta
di continuo e che vorrei una volta
realizzare; ma è cosa difficile!»

diceva Claude Monet

Monet che dipinge il giardino, Pierre-Auguste Renoir, 1873,


Wadsworth Atheneum Museum of Art 
Vincent Van Gogh
Girasoli, Vincent Van Gogh, 1888, Museo di Amsterdam
I Fauves con Henri Matisse

La Danza, Henri Matisse, 1910, Museum of Modern


La Gioia di vivere, Henri Matisse, 1905-1906 Barnes Art di New York
Foundation
Die Brücke

Cinque donne per strada, Ernst Ludwig Kirchner, 1913, Scene di storia berlinese, Ernst Ludwig Kirchner, 1913,
Wallraf-Richartz Museum, Colonia Neue Gallery, New York
La musica e la natura...
2020
Articolo 9 La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca
scientifica e tecnica. 
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e
artistico della Nazione. 
Agenda 2030
“Non è l’uomo che deve battersi contro una natura ostile, ma è la natura
indifesa che da generazioni è vittima dell’umanità.”

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