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laspirante

scrittore

Propriet letteraria riservata Fabio Larcher 2004 Edizioni PerSempre 2012

Fabio Larcher

Laspirante scrittore

AVVERTENZA

Questo non (non vuole e non potrebbe mai essere) un manuale di scrittura. Sono riflessioni sulla natura dello scrittore e sul mondo delleditoria, scritte in maniera caustica, irriverente, cattiva... si spera per fini pi ludici che pedagogici. Lintenzione dellautore non quella di offendere chicchessia; ribadisce che il suo solo un gioco satirico. Molto spesso coloro che vorrebbero scrivere o scrivono gi tendono a prendersi troppo sul serio. Tendono anzi a prendere sul serio pi se stessi che il proprio lavoro. E questo non n giusto n bello. Ridere un po di se stessi, invece, a volte fa tanto bene! Vi auguro buona lettura e buon divertimento.

cApiTolo i (pARTE i)

Scrivere? Fossi matto! Anzi: sono matto!

Caro Aspirante, ti accingi a intraprendere la Via della Scrittura. Ti faccio le mie condoglianze pi sincere. Ancora non lo sai, ma si tratta di una strada piena di insidie e miraggi, talvolta di (spiacevolissime) sorprese. La prima trappola in cui dovresti evitare di cadere pensare alla scrittura come a un mezzo per esprimere tutto te stesso. Non automatico che tu possa diventare scrittore... neppure se te lo meriti... ed possibile che a nessuno interessi un millesimo di quel tutto te stesso. Il mio consiglio : Siediti, respira a fondo e fatti un esame di coscienza. Se hai saggiamente rinunciato in partenza allidea di campare con la sola scrittura e ti prefiggi una meta pi semplice: divertirti senza spendere troppo denaro... hai gi fatto parecchia strada. Resta da verificare uninezia: pensi davvero di poter dire qualcosa di nuovo o almeno in una forma nuova? Hai veramen5

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te qualcosa da dire? Scrivere il modo giusto per dirla? Oppure provi un generico bisogno di attrarre lattenzione? Sii sincero. Almeno con te stesso. Sai, penso spesso che per alcuni Aspiranti scrivere sia lequivalente dellabbronzatura, della palestra, dellabito firmato: un modo come un altro per mettersi in mostra. E ci sono personaggi che amano definirsi scrittori senza aver scritto e pubblicato ancora nulla. Come se scrivere, di per se stesso, bastasse a fare di un comune mortale un comune immortale! Grazie a Dio ci vuole ben altro per farsi ammirare, desiderare e rispettare! E sono assai pi onorabili coloro che si accontentano modestamente di fare lidraulico, loperaio, linsegnante... cose normali e veramente utili alla societ. Ricorda sempre che la maggior parte delle persone percepisce lArtista come affine a un soggetto affetto da psicosi autistica. I sintomi sono pressoch identici: narcisismo, mitomania, difficolt a relazionarsi, allucinazioni... Come dargli torto? Rifletti, caro Aspirante: se la gente pensasse che sei ridicolo o pazzo (e non come ora credi, geniale e sublime) aspireresti ancora? Se la risposta : No! Cribbio, ho un po di buon
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senso e di orgoglio, io! rallegrati. Tutto sommato sei una persona abbastanza sana di mente. Hai commesso un errore di valutazione. Capita a tutti, prima o poi nella vita. Non hai fatto nulla che un paio di sedute dallo psicologo non possano sistemare. Se la risposta : Non me ne frega niente di quello che pensa la gente. Io ho bisogno di scrivere. Ho la vocazione, io! ... be le cose si complicano. Si complicano enormemente perch ora si tratta di stabilire se sei legittimato a perseguire le tue aspirazioni o meno. A mio avviso la questione potrebbe essere risolta ponendosi una breve serie di domande (quasi un piccolo test):
1) Sono un accanito lettore? Leggo almeno 2/3 libri alla settimana? Quando non leggo soffro di crisi dastinenza e mi sento in colpa? 2) Ho una vaga nozione di cos interessante per un lettore? Mi sono interrogato sui bisogni del lettore? So scrivere in modo semplice e sintetico concetti difficili e di portata universale? Ho studiato Propp, le fiabe dei Grimm, le riviste di settore, le dispense di un corso di scrittura? 3) Sono cosciente del fatto che le mie aspirazioni e/o manie diventano legittime agli occhi del mondo solo se possono essere inserite in un contesto economico e/o di pubblica utilit?
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La risposta a tutte queste domande deve essere: S!. Solo a questo punto, caro Aspirante, puoi sentirti a posto con la coscienza. Se anche solo una delle tue risposte dovesse essere: No!. Ti inviterei caldamente (e mi dimostrerei nientaltro che un buon amico) a tenere le tue performances auto-erotiche nella sfera del nonpubblico. Si sa, il pubblico guardone, ma vuole guardare solo quel che interessa a lui, non ci che piace soltanto a te. Bene, Aspirante, per oggi tutto. Abbiamo fatto un primo passo sulla via della saggezza. Nel prossimo capitolo tratteremo dello scrivere. Spero vorrai seguirmi.

cApiTolo i (pARTE ii)

Scrivo quindi sono (un vero finto-scrittore)

Caro Aspirante, ho saputo che hai deciso di continuare a scrivere nonostante (o forse incoraggiato da) i miei consigli. Cos sia! Se devo essere sincero non mi aspettavo diversamente. Sai, mi sono fatto un paio didee sulla fascinazione scrittoria o libido scribendi e so che una volta contratta essa poi durissima da guarire. Ti chiederai se io consideri sempre e comunque lo scrivere una forma di insania; se non esista per caso uneccezione che ti permetta di integrare le cose che ho detto finora nel tuo personale schema mentale... cos da poterne dimenticare il significato, renderle innocue, esorcizzarle... e continuare impunemente a riempire fogli e hard-disk con file di segni alfabetici... come se non fosse successo nulla; come se non avessi mai aperto bocca. Ebbene, per come la vedo io, la risposta No!. Non esistono eccezioni. La libido scribendi una forma di grave insania. Lo perfino e a maggior ragione (so che stavi in cuor tuo per sollevare questecce9

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zione) quando parliamo di scrittori affermati. Tutti gli scrittori dal pi grande al pi piccolo erano, sono e saranno sempre dei matti! Molto pi interessante invece laltra domanda che mi stavi per fare (ma che rischiava pudicamente di passare sotto silenzio, dato che conteneva una concessione evidente al mio ragionamento): Una volta ammesso che scrivere una forma di pazzia, possiamo trasformarla almeno in una pazzia utile, tale che siamo giustificati nel perseguire il nostro impulso?. A questo rispondo S!. Senza dubbio nel corso delle epoche il modo di considerare determinate tendenze psichiche mutato. Spesso anzi mutato al punto che si passati dal considerare le voci dei Profeti manifestazioni divine, al considerarle sintomi di schizofrenia. Perci credo possibile trovare delle giustificazioni anche per la grafomania. Ma bisogna prima aver chiaro il concetto di scrittore. E fare dei distinguo. Cos anzitutto uno scrittore? Sono sicuro che te lo sei chiesto molte volte, senza mai arrivare a una soluzione definitiva. Del resto come potevi giungere a una conclusione senza prima ammettere che esiste ununica risposta alla domanda... lunica che, se accettata, manderebbe a gambe allaria il tuo castello di carte mentale? Ti
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scandalizzerebbe se dicessi di avere unidea in qualche modo definitiva sulla questione? Immagino di s, ma ormai siamo in ballo; mettiamoci pure in discussione. E procediamo. Scrittore non , tanto per cominciare, colui che scrive. Chiunque (a patto di essere minimamente alfabetizzato) pu scrivere un racconto, un saggio, una poesia... o almeno cercare di farlo. Scrittore non neppure colui che viene pagato per scrivere. Lo scrittore non in fine neanche colui che pubblica dei libri. Pubblicare solo una parte del tutto, carissimo Aspirante. Insomma, chi diavolo questo scrittore? semplice. In realt molto semplice. Scrittore colui che viene riconosciuto come tale da un pubblico pagante. Non ho detto: colui che viene pagato da un editore, hai capito male. Ho detto: colui che viene (una volta pubblicato) comprato da un certo numero di anime che la sua arte ha saputo toccare nellintimo (tanto da indurle a sborsare denaro per leggere le sue opere). Il discrimine fra lo scrivente e lo scrittore, insomma, sta a mio avviso solo nel riconoscimento pubblico della propria funzione.
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Ti sembra poco? Caro Aspirante, la bizzarra teoria che ti sto propinando ha come diretta conseguenza la risoluzione di un altro enigma che, molto probabilmente, ti sta assillando da quando hai preso in mano la penna: Bisogna per forza scrivere per un pubblico? Mi devo usare la violenza di censurare i miei impulsi a vantaggio di quelli altrui?. Scommetto che immagini gi la mia risposta ormai credo di averti portato al giusto grado di diffidenza nei miei confronti... Come come? Bravo! La mia risposta alla domanda : S!. Non esiste scrivente che possa un giorno diventare scrittore se non accetta la fondamentale constatazione che si scrive sempre per essere letti da qualcuno. Scrivere un atto di comunicazione... o tale dovrebbe essere. Chi dice il contrario: mente a se stesso (in mala fede); oppure non ha ben chiaro il proprio ruolo (in buona fede). Ti dir di pi: colui che dichiara di scrivere solo per se stesso dichiara sostanzialmente di non aspirare affatto a diventare scrittore ergo non potr pi lamentarsi se nessuno lo pubblicher e non sar pi giustificato nel nutrire vuoti rancori verso il mondo editoriale. Ci non vuol dire rinunciare alla propria creativit. Significa (come sempre nella vita) venire a
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patti con la realt, trovare un punto dincontro, una mediazione con lAltro (il pubblico). Scrivere in modo difficile troppo facile. Porsi su un piedistallo di astruserie incomprensibili vano sfoggio di muscoli, che attrarr solo disprezzo. Il pubblico esige rispetto. Aspira a una catarsi che spesso non coincide con quella dello scrittore. E lo scrittore (che questo lo dovrebbe sapere) porter rispetto, fornir gentilmente al lettore ci di cui ha bisogno: gli parler in maniera semplice, scendendo al suo livello; eviter di annoiarlo parlandogli troppo di s; lo consoler; lo commuover rassicurandolo che i suoi stereotipi sono solidi come granito (magari proprio nel modo pi funzionale: facendogli credere che le sue certezze stiano per volare in pezzi... per poi salvarlo in extremis con il lieto fine)... Sono tutti meccanismi imprescindibili. E nello stesso tempo, fingendo di azzerare se stesso, lo scrittore riuscir a parlare di s anche con la propria assenza; riuscir a lasciare quel retro gusto di s che poi lo stile. Come torno a ripetere: non necessario mettere tutto se stesso in unopera; basta mettere quella giusta dose di se stessi... quella appunto che sar funzionale alla riuscita della stessa e che ci assicurer non un vuoto esercizio di stile, ma uno scritto sentito e sincero. Ti chiedi come posso fare certe affermazioni e
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io ti risponder... andando come al solito sul pesante. Ogni Aspirante non dovrebbe mai, mai e dico mAi dimenticare che tra lui e gli Altri ci sono pi somiglianze che differenze. E questo anche se lAspirante vorrebbe invece rimarcare il contrario, utilizzando la scrittura nel modo pi sbagliato che esista e finendo per comunicare solo un immotivato disprezzo per il suo prossimo... il quale secondo la strana mentalit dellAspirante medesimo dovrebbe essere tanto sciocco da pagare per farsi insultare! Che tu ci creda o no il fatto che un libro abbia successo non sintomo della stupidit delle masse... segno dellintelligenza dei singoli lettori (migliaia, milioni, talvolta) che sanno perfettamente di cosa ha bisogno la propria mente per spassarsela leggendo. E sono certo che anche tu, caro Aspirante, se smetterai per un momento i panni dellAspirante e indosserai quelli del Lettore, non potrai che essere daccordo con me. Va bene. Anche per oggi ho terminato il mio sproloquio. Ti chiedo scusa per la lunghezza del preambolo che sto costruendo, prima di arrivare a ci che presumibilmente pi ti sta a cuore: capire non la mentalit dellAspirante; bens quella dellEditore. Non temere. Ti sto portando gradualmente in quella direzione. Ma proprio perch sono conscio dei meccanismi della libido scribendi
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che sto agendo con deliberata (e apparentemente inopportuna) cautela. Ti saluto, ti abbraccio e sono certo che vorrai seguirmi nella prossima puntata... anche perch tratteremo di argomenti pi pratici, tipo: come scegliere il proprio editore una volta scritto qualcosa di valido.

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cApiTolo ii

Aspirante scrittore/Editore: a ciascuno il suo.

Caro Aspirante, probabilmente sarai deluso dal genere di chirurgia con il quale ti sto operando. Tu aspettavi avidamente consigli di scrittura che io forse non sar in grado di offrirti. E io che faccio, invece (porco che non sono altro)? Continuo a battere su questioni che a te paiono del tutto irrilevanti (se non offensive). Tu non vuoi interrogarti affatto sul tuo essere scrittore: hai deciso che lo sei a prescindere da tutto e da tutti (dai richiami allordine del mondo reale in qualunque forma essi ti si presentino) e ti basta. Quel che a te preme capire come ottenere il successo; la tanto desiderata attenzione... Carissimo, tu storci il naso e ti secchi quando provo a dimostrarti che le tue possibilit di successo dipendono in larga misura dal tuo atteggiamento mentale nei confronti della scrittura, ma sappi che non sono il solo ad avere espresso concetti simili a quelli affrontati nelle scorse lettere. In effetti si pu dire che io stia propinandoti delle (importantissime) ovviet. Proprio ieri mi capitato
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di rileggere un brano preso dal Trattato di Psicanalisi di Otto Fenichel che riassume ancora meglio di me ci che avrei voluto esprimere:
Vi una differenza decisiva nel genere di successo del quale hanno bisogno lo psuedo-artista e lartista vero. Lo pseudo-artista ha bisogno di essere accettato come persona, e vuole lapplauso a ogni costo. Lartista ha bisogno che venga accettata una fantasia specifica: vuole lapplauso per il suo lavoro, non per se stesso.

Per questo, o Aspirante, importante che tu conosca te stesso. Da tale conoscenza dipende la chiarezza con la quale muoverai i tuoi passi sul campo minato delleditoria. Se appartieni alla prima categoria di artista (lo pseudo) infatti non dovrai agire come se appartenessi alla seconda categoria. Io parto (sbaglier!) dal presupposto che tu sia il tipo pseudo-artista e lo deduco dal fatto che ostinatamente continui a tenere un atteggiamento snobistico nei confronti degli onesti artigiani della scrittura i quali, almeno (a differenza tua) hanno capito che larte e leconomia non possono venire scisse. Luna e laltra si occupano dei bisogni umani, ma non su piani diversi! Ma tu vuoi farmi cadere nella trappola del misticismo. No, non ci casco. Anzi, riprendiamo un discorso indiscutibilmente pratico.
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Supponiamo che tu abbia finalmente prodotto un romanzo: quale sar la tua prossima mossa? Come farai a raggiungere il tuo scopo (la pubblicazione, appunto)? In quali mani metterai il frutto del seno tuo? Credo che le risposte dipendano in massima parte da ci che desideri ottenere. Aspiri a un successo clamoroso (e con ritorno economico)? Preferisci puntare modestamente a qualcosa di medio ma decisamente pi abbordabile? Oppure saresti disposto a pagare, a vendere perfino lanima al diavolo pur di vedere stampate le tue cose? Devi saperlo, perch ti troverai ad affrontare realt profondamente diverse fra loro. Tanto per cominciare, se vorrai arrivare a firmare un contratto con un grosso editore (un editore che funzioni, uno di quelli veri, uno di quelli che tutti conoscono) sappi che NON potrai arrivarci con le tue sole forze. Come ti ripeto il mestiere dello scrivere (come del resto la vita stessa) fatto di mediazioni. Il mercato editoriale un percorso a staffetta, nel quale ogni partecipante deve guadagnare qualcosa. E bada che nella catena alimentare delleditoria dovrai fare i conti con la fame di: scrittori, agenti letterari, editori, uffici stampa, giornalisti, distributori, promotori librari, grossisti, librai dettaglianti e... perch no? Almeno a livello
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di soddisfazione emotiva: lettori (paganti; gli utenti delle biblioteche non li contiamo, essendo dei pirati). Come vedi i passaggi intermedi sono tanti, troppi, assurdamente TROPPI. E di tutti dobbiamo tenere conto. Il mio primo consiglio : contatta un agente letterario. Ricorda sempre: gli Aspiranti Scrittori sono Legione. Nelle case editrici piovono migliaia di manoscritti ogni giorno: nessuno (a parte rarissime eccezioni, troppo rare per fare testo) si prender mai la briga di leggere tutta quella carta stuprata dallinchiostro della tua stampante. Le redazioni si limiteranno (bont loro perch comunque una spesa non indifferente) a mandarti una circolare in cui (orrore!) si rifiuta la tua opera senza nemmeno averla letta. Devi capire che necessario avere un contatto diretto (una persona fatta di: carne, ossa, emotivit, n pi n meno come sei tu) nella redazione della casa editrice che hai preso di mira. E chi te lo pu fornire, se non un agente? Te lo dico io: nessuno (a meno che tu non abbia la strana ventura di possedere una fidanzara, un cugino o un amico che lavori nella redazione in questione, ma bada che potrebbe rivelarsi unarma a doppio taglio). questo che ti serve: un ruffiano, un sensale, un mediatore.
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Odo gi cori di protesta: ma gli agenti letterari vogliono essere pagati.... ma gli agenti letterari sono dei furfanti... ma gli agenti letterari... STOP! Gli agenti letterari (per quanto ti riguarda) sono il primo passo per essere preso in considerazione, per essere letto da un editore. Questo dovrebbe bastarti se sei risoluto a proseguire sulla strada dello scrivere. Chiedi un parere a un agente letterario. Esso storcer il naso al primo contatto, perch... non so trovare le parole giuste per dirtelo... perch anche se hai scritto un capolavoro, tu NON SEI NESSUNO agli occhi del mercato editoriale. buona cosa sapere che non potrai convincere un agente a esaminare una raccolta di racconti, o un poema epico... dovrai per forza sottoporre alla sua attenzione un romanzo. E anche in tal caso non detto che egli desideri perderci del tempo (o che possa, pur volendolo, aiutarti). Tuttavia, una volta convinto lagente a prenderti nella sua scuderia, avrai quanto meno la soddisfazione di sapere che la tua opera, agli occhi di un professionista, vale qualcosa. E credimi per favore, credimi come si crederebbe alla Bibbia: questo gi pi di quanto tu possa aspettarti. Non detto naturalmente che lagente letterario possa riuscire a piazzare la tua opera, ma vedila
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cos: se non ci riuscir lui non ci saresti riuscito nemmeno tu da solo. Supponiamo adesso che tu voglia rivolgerti a una casa editrice medio-piccola (di buon nome ma di non grandi risorse economiche). In tal caso il quadro muta notevolmente (nel senso che non guadagnerai un soldo). Non sar pi fondamentale affidarsi a un agente letterario. Anzi, affidarsi a un agente sarebbe il modo migliore per alienarsi le simpatie del piccolo editore in questione. Lagente infatti esige un anticipo e leditore, che dovrebbe investire dei soldi su quel ricciuto e angoscioso punto interrogativo che tu rappresenti, o Aspirante, ben difficilmente acconsentir ad accordarsi con lui in questo senso. Dati statistici ufficiosi ci informano che ogni anno in Italia vengono stampati oltre 60.000 nuovi titoli. Di questi, pi del 70% vende: zero copie. Circa il 25% vende: da zero e tre copie. Il che significa che quasi tutta la produzione editoriale sfreccia dalla tipografia al macero nel giro di tre mesi. Capisci, dunque, che tu, Esordiente, agli occhi di un piccolo editore (che pareggia il bilancio stampando opuscoli religiosi per la parrocchia, o agende per le banche, o il giornalino del comune) rappresenti unoperazione clamorosamente azzardata. Perch oltre al SUO danno dovrebbe aggiungere anche la beffa del TUO agente?
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Comunque non ti preoccupare: lagente letterario in questo caso NON serve, perch conoscere dei redattori che contino qualcosa (perfino leditore in persona) in queste realt molto pi semplice (anche se non semplice come pensi tu). Si tratta di affinare virt che credevi non pertinenti alla scrittura: gentilezza, cortesia, civilt, senso dellumorismo, giovialit, auto-ironia... insomma hai capito; da Aspirante scrittore dovrai riuscire nella (pressoch) impossibile prodezza di trasformarti in Essere Umano. Guai a coloro che trascureranno larte diplomatica! Saper scrivere una buona lettera di presentazione la prima cosa da imparare. Spesso tu e i tuoi colleghi di aspirazione riuscite a trasmettere di pi con le lettere di presentazione che con le vostre opere! Il che tutto dire... Non dovrai essere troppo conciso, ma neppure prolisso. Ricorda che la prolissit conduce a lasciarsi scappare dei concetti che spesso sarebbe stato meglio non enunciare. Evita come la peste larroganza; non auto-celebrarti; non mettere le mani avanti rispetto a ci che hai scritto fornendo tu stesso uninterpretazione dellopera; non strisciare. Limitati a una breve presentazione, alla descrizione sintetica dellopera, a qualche complimento di circostanza (sono quelli che meno indispongono).
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Dimostra magari di conoscere il catalogo delleditore al quale scrivi (ti presenti non solo come scocciatore, ma anche come cliente e ci mette sempre di buon umore). Il pi delle volte non otterrai comunque nulla... ma lascerai un buon ricordo di te (fertile terreno per futuri abboccamenti). E veniamo al terzo caso, quello delleditoria a pagamento. Ti dico subito che non sono fra i moralisti che bollano gli editori a pagamento come squali. Sono persuaso che essi non esisterebbero se non esistessero gli irriducibili Aspiranti scrittori. Gli editori a pagamento in fondo sono come prostitute di lusso; la loro funzione sociale (che espletano peraltro con ammirevole abnegazione) quella di vendere allAspirante lillusione di essere uno scrittore. E al pari di una prostituta (se pagherai) essi diverranno temporaneamente: ciechi, sordi, muti, e privi dellolfatto; ti diranno ci che vuoi sentirti dire; otterrai di mettere finalmente su carta le tue polluzioni... e tutto finir ovviamente per essere un titillamento frustrante... ma almeno lo sfizio te lo sarai tolto. Be, che fai adesso? Dopo lorgasmo allimprovviso riapri gli occhi, ridiventi padrone di te stesso e ti rendi conto della sciocchezza che hai fatto? Bravo, ma perch te le prendi con chi ti ha solo
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fornito un servizio? Prenditela solo con te stesso se hai buttato via... quanti?... novecento, duemila, cinquemila euro? Di pi? E con chi dovresti prendertela senn? Del resto gli editori a pagamento non svolgono nessuna attivit criminale e che io sappia non s mai visto un editore a pagamento essere costretto a pagare (a sua volta) i danni a un Aspirante scrittore (ma se vi fossero dei casi giudiziari a smentirmi ti prego di comunicarmelo allistante, cosicch io possa ravvedermi dalleresia). Secondo me leditore a pagamento un cancro generato direttamente dallinconscio dellAspirante scrittore. Dallanima malata e contorta degli eterni cacciatori di conferme. No, leditore a pagamento non esisterebbe se TUTTI gli Aspiranti, prima di mandargli i propri osceni parti, comprassero (e leggessero) almeno tre/ quattro libri del catalogo delleditore a cui vogliono rompere le scatole. Di solito un onestuomo che campa come pu e che, spesso, pure un idealista che sarebbe stato ben lieto di pubblicare il buonissimo romanzo di uno sconosciuto... se le scarse vendite (dovute al narcisismo degli Aspiranti) non lo avessero ridotto in miseria. Ma dato che c leditoria a pagamento... ormai conviene conviverci. Smettiamo almeno di colpevolizzare leffetto (la
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prostituta, leditore a pagamento) per celare anzi proteggere linsanabilit della causa (sia nel caso dellAspirante, sia in quello del puttaniere: una pulsione sessuale deviata). Tanto vale che a prostitute ci si vada allegramente e amen. Nel prossimo articolo approfondiremo il discorso dei fratelli Grimm.

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cApiTolo iii

Cera una volta... e c ancora oggi

Caro Aspirante, dopo un lungo periodo di vacanza torno a scarabocchiare le sudate carte della nostra Lavagna settimanale. Nellultimo capitolo di questo manuale epistolare ti ho lasciato con la promessa di precisare una frase da me scritta a proposito dei fratelli Grimm. Ora cercher di soddisfare il mio obbligo, ma ti avverto che la soddisfazione sar solo parziale, poich lunga e complessa la materia. Ti ho gi detto molte volte che io non sono veramente in grado di insegnarti a scrivere. Nessuna formula magica. Niente bacchetta fatata. Miracoli zero. Lunica cosa che posso fare per te usare la mia sincerit a piene mani. Ti ho sempre parlato con franchezza di ci che ho visto nel mondo editoriale e intendo comportarmi ancora cos. Tuttavia parler non pi da editore, ma da lettore, nelle righe seguenti. Uomo avvisato... Ma non divaghiamo. I fratelli Grimm. Questo il punto.
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Perch porto a modello di scrittura e di lettura proprio i pi classici fra i compilatori di fiabe? E perch la fiaba? Cominciamo dalla seconda domanda. Perch la fiaba? Potrei risponderti semplicemente che la fiaba la mamma di tutte le forme narrative; che addirittura la cugina dei generi moderni. Non dir una cosa nuova per te (visto che di una semplicit estrema ed facilmente intuibile) se affermo che un racconto del terrore non altro che una fiaba senza il lieto fine; o che un racconto fantasy non altro che una fiaba dilatata; oppure che un racconto noir non altro che una fiaba razionalizzata (in unepoca razionalistica come la nostra lorco purtroppo costretto a smitizzarsi e a diventare il killer)... E cos via e cos via. Anche a livello formale lo studio della fiaba potrebbe esserti molto utile, visto che per scrivere un romanzo (o un racconto) con tutti gli elementi necessari (anche se non sufficienti) per funzionare basterebbe prendere una fiaba qualunque e ripeterne lo schema, aggiungendo a seconda del caso: descrizioni, dialoghi, approfondimenti psicologici e altri espedienti forniti dallesperienza di secoli o dalla contingenza di un gusto. Perfino lesemplificazione dei tipi narrativi e della loro funzione allinterno della storia offerto dal repertorio fiabesco la pi chiara
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che abbiamo e quella che meglio si adatta alla nostra educazione di scrittori e alla nostra soddisfazione di lettori: leroe, il cattivo, la bella, il mostro... e su un altro livello: il prologo, lo svolgimento con le sue varianti, il lieto fine che scioglie le angosce. Perci un consiglio che a uno snob potrebbe di primo acchito sembrare quasi un insulto (Leggi le fiabe!) in realt vorrebbe essere unoccasione di studio elementare, questo vero, ma assolutamente formativa. Sono sempre stato affascinato dalle letterature antiche, dai miti, dallepica. A lungo mi sono interrogato sul perch. E la risposta che in realt, come lettore, mi sento attratto da quel tipo di lettura in cui preminente lassenza dellautore. Laddove cio la materia narrata cos universale e lo stile cos limpido da rendere secondario il fatto che a narrare sia Tizio, oppure Caio: entrambi non sono stati altro che un inconsapevole (e talvolta consapevole) mezzo che ha permesso allinconscio collettivo di manifestarsi (se proprio bisogna usare tale espressione). Ed questo che deve accadere in un buon racconto o romanzo. Se la letteratura non un fatto collettivo, che interessa tutta la societ di cui espressione, alla quale la maggior parte possibile di una societ partecipa... allora, a mio avviso, essa un ramo secco: inutile.
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un concetto totalmente opposto alla visione Romantica della letteratura, lo so. Almeno alla visione volgarizzata della visione Romantica, giacch perfino il romanticissimo Keats, nelle sue lettere, definiva il poeta unantenna sensibilissima, capace di captare (non di creare dal nulla, dunque) le cose universali. Al centro della mia visione di lettore sta lopera, non la personalit dello scrittore. Anzi, ho gustato di pi i libri nei quali lo scrittore era ridotto il pi possibile a un mero compilatore (a qualcosa di ancora inferiore al narratore: a un redattore) come appunto sono stati i fratelli Grimm e come tra parentesi furono gli anonimi redattori dei libri biblici, dellepopea di Gilgamesh, del Gawaine e il Cavaliere Verde o del Beowulf. O in alternativa ho amato tutti quegli scrittori ben noti che tendevano a una simile visione delle cose letterarie, da Ariosto, a Calvino, a Tolstoj (ebbene s, pure lui!)... Platone stesso, nel Fedro defin il poeta: un vaso vuoto nel quale le Muse riversano il loro nettare. Ci detto in un contesto teso a dimostrare che il poeta, quando esercita la propria arte, inconsapevole di quel che fa; che se dice cose sagge o profonde non lo fa a causa della propria intelligenza, ma perch il suo ruolo quello di medium fra le Muse (linconscio collettivo, lUniversale?) e
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le menti individuali di tutti i lettori. E che proprio in questo anzi, unicamente in questo sta la sua specifica (e speciale) profondit. La lezione di oggi (ma non ti faccio mai lezione, caro Aspirante, di solito provo a scherzare con te, anche se so che non si pu scherzare sui santi con un cattolico) potrebbe concludersi cos, con una frase di uno scrittore contemporaneo che ho letto e che non approvo, ma che talvolta ci lascia qualche perla (involontaria) di saggezza. La frase rientra in una metafora sulla scrittura. Le parentesi sono mie:
Che mimporta delle vertigini dei muratori (=scrittori) che stanno costruendo una casa a molti piani (=lopera)? Minteressa la casa e con essa pago anche le loro vertigini e eventuali disgrazie, mentre le loro vertigini da sole non mi commuovono se ho investito tutto nella casa e a causa di banali inconvenienti del mestiere (=lo scrittore che gira attorno al proprio ombelico anzich curarsi del buon andamento dellopera) essa non va avanti? [Aldo Busi, Sodomie in corpo 11, pag. 25, ed. Oscar Scrittori del Novecento, Mondadori, 1995].

Alla prossima settimana, tuo Aspirante Lettore.

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cApiTolo iV

Leggi! No, mi si incrociano gli occhi...

Caro Aspirante, se non ti disturba vorrei fare un passo indietro; risalire alla prima Lavagna che scrissi per te nella calura estiva. In essa ponevo alcune premesse a mio avviso imprescindibili sulla possibilit di potersi considerare degni di aspirare alla scrittura. La prima suggeriva con ironia iperbolica che avresti dovuto essere un vorace lettore: due o tre libri alla settimana almeno. Rammento che reagisti alliperbole prendendola non per quello che era, bens come unaffermazione da intendere alla lettera. Risultato: protestasti. Non sto a dire se giustamente o ingiustamente. Furono le tue argomentazioni a scioccarmi, non le tue proteste. Il fatto che abbia una vita non dovrebbe giustificare un Aspirante quando non legge (per altre cose magari s, ma non per questa!). Che scusa sarebbe? Non leggo perch ho le bollette da pagare. Non leggo perch ho anche altri interessi, tipo la scultura, il teatro, la pittura, il cinema. Non leggo perch ho una famiglia cui pensare...
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Scherzi? Il tuo UNICO interesse, se aspiri a scrivere, dovrebbe essere la scrittura e quindi anche la lettura che parte integrante del processo. Quando avevo sedici anni e vergavo ridicole poesie (che per fortuna nessuno ha mai letto) la mia insegnante di lettere (non era una cima ma ci era arrivata eccome al nocciolo!) mi disse: Caro mio, non puoi avere tutto: o scrivi o pensi alle fidanzate. Che tradotto significa: la scrittura e la vita sono antitetiche. Scrivere significa scegliere una non-vita. Significa scegliere di non gettarsi a capofitto nel caos dellesistere ma cercare di dare ordine al caos. Almeno in un certo senso. una scelta in linea con la natura psicotica dello scrivere; scegliere di concedere se stessi al proprio autismo latente. Ci che voglio dirti che se vuoi realmente scrivere dovresti cercare di farlo con seriet. Quando uno decide di fare leremita o la monaca di clausura non pu aspettarsi di tenere il piede in due scarpe: si tratta chiaramente di dover scegliere fra la vita e la rinuncia alla vita per dedicarsi ad altro. Non obiettare: Se qualcuno me lo permettesse io lo farei, ma il mercato, gli editori, i lettori, i librai, i critici, la CIA... me lo impediscono con tutte le loro forze. Nessuno scrittore vero del passato ha mai chiesto il permesso: scriveva perch sentiva lurgenza di
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esprimersi proprio in quel modo (o forse non aveva altri modi per farlo), faceva una vita di merda, solo, senza quattrini... Oppure era ricchissimo di famiglia e si limitava a passare per un originale (= un matto, n pi n meno come oggi, perch proprio quello che ). Basta con gli alibi. Se vuoi diventare uno scrittore devi accettare TUTTE le rinunce che tale scelta ti impone. Compresa quella di leggere due o tre libri alla settimana. Rubare il tempo per farlo. Desiderare, soprattutto, di farlo! Ed un cammino che devi intraprendere da solo. Non puoi aspettarti che qualcuno possa accompagnarti... anche volendolo. Nemmeno altri Aspiranti come te. Nella tua mente ci sei solo tu; ci sono solo i tuoi fantasmi e le tue allucinazioni... non le persone in carne e ossa. Mi chiedo spesso se sei cosciente di ci che fai, di ci che domandi agli Dei. E ogni volta mi trovo a rispondere a me stesso: Costui sillude semplicemente di poter ottenere un consenso, una qualche forma di prestigio sociale, scegliendo il mezzo sbagliato. Sii serio! Come puoi credere veramente che arrivare a essere scrittore ti renderebbe superiore a coloro che ti circondano?
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FAbio lARchER

Denunci il tuo complesso di inferiorit gi solo desiderando il consenso di qualcuno. Ci non vuol dire che (come spesso fai) tu debba trasformarti in un aggressivo fanfarone perennemente in preda ad attacchi isterici. Significa semplicemente che dovresti preoccuparti di pi di ci che scrivi, di come lo scrivi, del perch lo scrivi. Significa che dovresti avere pi tempo per leggere, leggere, leggere... ascoltare, ascoltare, ascoltare (perfino un povero scemo come me che, a modo suo, cerca di darti una mano). Significa che dovresti avere molto meno tempo da buttare in birreria, o facendo lamore, o giocando con la Play Station, o recitando al Teatro Grassi di Milano, o lavorando in fabbrica... o pavoneggiandoti sul forum di una comunit virtuale. Allora s, forse, troveresti anche il tempo per leggere... Ma chiss? Magari milludo anche stavolta.

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Capitolo 5 Comunico, dunque sono

Caro Aspirante, concedimi di indugiare ancora sui concetti espressi nella mia lettera precedente. In effetti ho posto la questione utilizzando termini fuorvianti, sia perch stavo parlando di altro (del dovere di leggere, se ben ricordi, non della natura dello Scrittore), sia perch ho dato per scontato che tu fossi un po pi scaltro, commettendo il solito errore di attribuirti pi intelligenza di quella che possiedi. Lo Scrittore non sceglie mai la propria solitudine. Se la porta addosso, dentro; gli connaturata. Esiste un muro invisibile fra lui e gli altri; uno scarto che lo rende s diverso, ma non pi nobile, pi intelligente, pi buono: semplicemente pi solo. Ogni Scrittore sa che il suo modo di guardare il mondo sfasato rispetto a quello degli Altri: lo sguardo di uno che chiuso in una prigione di vetro. Una prigione senza porte, senza finestre, senza chiavi... perch egli stesso la propria prigione. La sua natura autistica lo intrappola. Non pu scappare da se stesso.
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Fabio Larcher

Eccolo l: sta chiuso in un luogo che non gli permette di mescolarsi alla vita, n di comunicare (come pure vorrebbe ansiosamente) in modo normale con gli Altri. Non pu. Non le cose che sente il bisogno di comunicare. Il vetro della prigione molto spesso; non fa passare la voce. Per questo deve scrivere. Scrive con un pennarello sulle pareti di vetro. E a quel punto gli Altri possono leggere... e capire. Forse. Se avr scritto nella maniera giusta. Io credo che il motore, la causa che rende un uomo Scrittore sia proprio la sua impossibilit di comunicare in modo normale, unita a un talento specifico, a una sensibilit particolare per la parola. Se sei davvero uno Scrittore come ripeti continuamente, caro Aspirante, allora avrai sperimentato la nostalgia per le cose vicinissime, che non si lasciano afferrare, possedere... ma soltanto guardare, desiderare. Deve esistere dentro la tua mente questa lacuna; questo spazio vuoto fra te e il mondo che permette alle cose esterne e alle persone di trasformarsi in simboli. Perch questo che, alla fine, sono le parole: simboli. E il processo creativo come un sogno, con la differenza che tu, se vuoi raggiungere il tuo obiettivo (= comunicare finalmente con gli altri in maniera soddisfacente), devi imparare a gestire un materiale onirico collettivo e non individuale. Che
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Laspirante scrittore

cos il mito, se non il sogno di unintera cultura, se non lespressione dei simboli convenzionali di unintera collettivit? In fondo ogni racconto, ogni romanzo riuscito sono dei miti. E il mito ha a che fare con la religione. Ma se scrivere avere a che fare con i miti, allora scrivere qualcosa che ha a che fare anche con la religione. Intendimi: non con una religione specifica, ma con il senso del sacro. I libri che hanno coinvolto milioni di persone, talvolta per intere generazioni; che hanno avuto un successo mondiale; che hanno dato origine a veri e propri fenomeni di culto, hanno potuto ottenere tanto proprio perch hanno saputo parlare nel modo migliore, sfruttando simboli universali. Sono riusciti a farsi comprendere. E tu a questo devi arrivare: riuscire a farti comprendere. Immagina di essere un extraterrestre. Immagina di trovarti sulla Terra in missione di pace. Come comunicherai correttamente le tue intenzioni, i tuoi sentimenti, le tue idee, se non conosci la lingua dei nativi? Come vedi non c alcuna contraddizione fra la posizione di un editore e quella di uno scrittore. Creare un libro che arrivi al cuore degli altri... Che abbia successo (nel linguaggio dello scrittore) e che
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Fabio Larcher

si venda (nel linguaggio delleditore) dovuto ai medesimi meccanismi; unoperazione di comunicazione perfettamente riuscita. E poco altro.

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cApiTolo Vi

Stupidario

Caro Aspirante, qualche volta sarei tentato di fornirti dei consigli pratici, di mollarti una dritta su questo o quellargomento... purtroppo so che sarebbe fiato sprecato: tu non vuoi dritte e consigli. Tu sai gi tutto. Non esistono regole, Non esistono definizioni assolute di scrittore, Non esistono guru... S, forse nel mondo fittizio che ti sei creato. Sicuramente non nel mondo vero. buffo. Parlo ogni giorno con editor di case editrici importanti e con scrittori affermati: nessuno di loro si sognerebbe di sostenere le cose che sostieni tu; mentre (guarda un po!) io non faccio altro che ripetere a te le cose che essi dicono a me. Come la mettiamo? In una casa editrice come la Mondadori, o la Longanesi si ha un concetto assai preciso di cosa sia uno scrittore. E sarebbe utile se a un certo punto tu volessi prenderne atto. Hai detto pi duna volta che io avrei sbagliato
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Fabio Larcher

classe o addirittura istituto. Probabilmente hai ragione: credevo di essere alle elementari e invece mi sono ritrovato alla scuola materna. Una materna in cui i bambini rifiutano di imparare a fare le aste diritte, perch (a torto) si sentono pronti non solo per leggere, ma per emulare Manzoni! Guarda che ricordo ancora quando affermasti di essere perfettamente in grado di scrivere una lettera di presentazione... Strano! Devo dunque credere di essere stato mostruosamente sfortunato nel corso della mia carriera editoriale? Se potessi elencare le grossolanit contenute nelle lettere di presentazione che vengono allegate alle decine di testi non sollecitati che mi arrivano, probabilmente resteresti a bocca aperta: lettere lunghe fino a dieci pagine, dove, oltre alla trama dettagliata (quasi un secondo romanzo) del libro mi si elencano le motivazioni che spingono lautore a scrivere, mi si parla dellamore che lautore prova per la moglie, per le proprie radici, per il tal scrittore, per il tal movimento politico, etc. Ma a che mi servono queste informazioni? A cosa se non a darmi lidea (non del tutto infondata) che lautore sia solo lennesimo, logorroico, paranoico grafomane da evitare come la peste bubbonica (dato che essendo pure uno sconosciuto a me non porter
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Laspirante scrittore

alcun vantaggio)? Credi sia necessario, in questi casi, procedere oltre la lettera di presentazione e sorbirsi lintero malloppo (di solito dalle duecento pagine in su)? Ma scherziamo? Per non parlare di quelli che scrivono auto-incensandosi, celebrando da s ci che scrivono; o quelli che si prendono la confidenza di darti del tu; o quelli che insistono per mesi e mesi affinch tu legga le loro schifezze, come se fosse un loro inviolabile diritto (mentre invece non lo affatto); o quelli che ammettono candidamente di non aver mai letto un solo libro del tuo catalogo; o quelli che non controllano gli errori di ortografia e grammatica delle proprie missive; o quelli che accludono minacce e insulti e magari una foto di se stessi mentre impugnano delle armi! Pensi che io stia scrivendo un racconto di fantascienza? che io stia parlando di gente che vive e agisce al di fuori della civilissima cerchia di persone con cui coabiti e discuti sui forum? Pensaci bene prima di rispondere. E poi lascia perdere me: io non faccio testo. Ma prova a immaginare le stesse gaffes fatte con quelli che ti compiaci di chiamare editori veri... Un giorno o laltro mi decider a pubblicare uno stupidario contenente i peggiori racconti che mi sia mai capitato di leggere durante i concorsi per i quali
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Fabio Larcher

ho fatto da giurato (talvolta si trovano perle di umorismo involontario cos assolute da farti pisciare addosso dalle risate). Penso che sarebbe istruttivo. Cos come istruttivo sarebbe approntare unantologia delle lettere di presentazione pi idiote. Non mi spinger fino al punto di insegnarti come stilare unepistola di accompagnamento per i tuoi capolavori. Tanto so gi che non gradiresti una simile prova di sicumera da parte mia. Rispetto i tuoi desideri.

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cApiTolo Vii

Editor vs Artista: KO tecnico al quindicesimo round

raro, anzi rarissimo che un testo pervenga a una casa editrice nella sua forma definitiva. Nessuno miglior giudice della propria opera e non deve scandalizzarci lidea che mani estranee possano apportare cambiamenti anche cospicui al testo di un Artista. Forse il pregiudizio sullintoccabilit dellopera darte ancora molto forte presso i profani (siano essi lettori o aspiranti scrittori); tuttavia si tratta solo di un pregiudizio. Quando lopera si accinge a diventare un prodotto commerciale (e a un certo punto del processo dovr diventarlo per forza) il metro con cui deve essere esaminatacambia radicalmente. Non basta pi che essa sia (qualunque cosa significhi questespressione) artisticamente riuscita, affascinante, profonda, ricca, originale, etc. Essa dovr essere prima di tutto fruibile. E fruibile dal maggior numero di persone (paganti) possibile. Questo il punto! Alla vigilia della pubblicazione di un prodotto
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Fabio Larcher

letterario laspetto della comunicazione diventa prioritario su ogni altro tipo di considerazione (artistica, filosofica, morale, etc). Ora mi chiedo: chi si accoller la responsabilit di travasare la pulsante acqua della poesia nel bicchiere pi appropriato affinch essa venga bevuta con diletto dallassetato pubblico pagante? Dopotutto siamo pur sempre figli di una determinata cultura; viviamo di pregiudizi e ci nutriamo di luoghi comuni come chiunque altro su questallegro pugno di fango azzurro che la Terra. Anche se la cosa ci disturba, esistono limiti imposti a uno scrittore dalle abitudini lettorie del pubblico al quale lo scrittore dovrebbe rivolgersi. Dunque chi si far carico di guidare, correggere e consigliare i nostri novelli Virgilio? Leditor, ovviamente. Figura professionale spesso fraintesa e assai controversa, leditor (nella sua accezione migliore) una guida, un consigliere criticamente preparato, fruttuosamente dialettico... un lettore intelligente che ha ben chiaro cosa piace agli altri lettori (magari meno preparati e meno attenti, ma pur sempre fondamentali nel processo). Nella sua accezione migliore leditor si offre a noi come un maestro di belle maniere, uno che sa quanto letichetta sia ben lungi dallessere soltanto forma, uno che ci pu illustrare le esigenze altrui e ci insegna a rispettarle.
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Laspirante scrittore

Lautore di unopera ben difficilmente sar in grado di auto-censurarsi. Uno scrittore vive nella totale incertezza sulleffettiva riuscita della propria costruzione artistica: a seconda dellumore gli sembrer di aver scritto una pagina perfetta... salvo poi trovarla illeggibile a un secondo approccio. Inoltre praticamente nessuno scrittore in grado di cancellare un singolo passo della propria creazione del quale si sente particolarmente fiero, per il bene dellopera nel suo complesso. Ci non significa che lautore accetti sempre di buon grado lintervento degli editor. Tuttaltro. Egli si sente (talvolta giustamente) geloso della propria creatura; teme che gli si tolga il merito di aver partorito qualcosa di geniale, che rende (per riflesso) geniale anche lui. Diciamo anzi che la norma prevede un alto grado di resistenza allazione delleditor da parte dellautore. Vi sono numerosissimi esempi di acerrime lotte fra le due categorie in oggetto, nella storia delleditoria. Eppure TUTTI gli scrittori, prima di essere pubblicati, subiscono il giudizio e le indicazioni delleditor. E guai se non fosse cos! Non voglio dire che le ragioni delleditor siano sempre legittime o pertinenti. Un editor fatto di carne e ossa; vive le comuni distrazioni proprie
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Fabio Larcher

a tutti i suoi simili (ansia, matrimoni burrascosi, malattie dei figli, debiti da pagare...) ed del tutto ovvio che prima o poi lemotivit la spunti sul discernimento. Perfino lantipatia personale nei confronti dellautore potrebbe influenzare il buon lavoro delleditor. Questo non toglie che in linea teorica la prospettiva delleditor resta comunque la migliore fra tutte le prospettive e che saggio sarebbe da parte di uno scrittore assoggettarsi ai consigli che essa gli impone. Il consiglio dunque : discutere dialetticamente sulle singole questioni, ma accettare a priori la prospettiva generale della casa editrice. impossibile entrare nel merito dei singoli casi. Vi sono eccezioni. Vi sono torti e ragioni in entrambi gli schieramenti. Questo tuttavia non cambia la mia posizione. Non almeno in generale. Mi dispiacerebbe se i lettori pensassero che io sia troppo idealista. Leditore (e gli editor che sono suoi emissari) non un mostro a tre teste, dominato interamente da questioni economiche. Oh, lo solo in parte! Naturalmente di fronte a un buon libro che vender poco esso preferir sempre un libro cattivo che gli frutter un bel mucchio di quattrini. Ed giusto che sia cos. Ma il nocciolo
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Laspirante scrittore

: quel libro cattivo, per cattivo che sia, sar stato maneggiato pesantemente da un editor, sar stato arricchito di una professionalit per lo pi sconosciuta ai presunti libri buoni e (al di l delle nostre considerazioni di gusto) esso risulter in fine molto pi leggibile e godibile di tanti libri sinceri, originali, poetici... vergati da artisti fieramente avversi allediting. E la differenza si sente, si... annusa! Pensate solo a questo: siamo abituati a vituperare i best-sellers americani, a bollarli come libri inutili; tuttavia non riusciamo mai a disprezzarli fino in fondo. Vi siete mai chiesti perch? Io credo che la risposta sia: perch essi adempiono alla loro funzione; ci offrono una distrazione; e lo fanno utilizzando una serie di meccanismi ampiamente sperimentati nel corso di millenni di letteratura. Ammetterete che almeno nel caso di questi bestsellers larte dello scrittore ha meno peso di quella delleditor, spero! Ho citato un caso limite, ma lho fatto proprio per chiarire che non sempre la ragione sta solo dalla parte dellartista. Nel mezzo c tutta una gamma di possibilit. Per concludere con una provocazione: se gli scrittori si convincessero della necessit di professionalizzarsi, di imparare a porsi nel modo giusto
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Fabio Larcher

nei confronti del pubblico, il lavoro degli editor si ridurrebbe a ben poca cosa... Magicamente essi tornerebbero dei semplici correttori di bozze. Purtroppo nella natura dellartista pensare se stesso come superiore ai comuni mortali, ed per lui facile cadere nel tranello di scrivere i propri libri guardando il pubblico dallalto in basso. I lettori (soprattutto se paganti) non amano essere disprezzati. I libri non costano poco e vi sono mille altre cose pi interessanti da fare nel proprio tempo libero che farsi insultare da uno scrittore senzarte n parte. Mai come oggi (nel generale proliferare di scrittori che non leggono nulla) gli editor e i loro consigli sono tanto necessari.

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cApiTolo Viii

Maghi bianchi e maghi neri

Caro Aspirante, siamo arrivati al capolinea. Questa lultima lettera che ti scrivo. Non perch siano finiti gli argomenti... Anzi, ci sarebbe ancora molto da dire riguardo la scrittura e leditoria. Tuttavia ritengo concluso il mio compito: gettare sassi; offrirti un paio di interrogativi e un paio di risposte. Non voglio lasciarti per senza precisare alcuni concetti. Anzitutto vorrei ribadire la convinzione che sbagliato aspettarsi consigli obiettivamente capaci di trasformare un comune mortale in Scrittore. Scrittori si nasce, non si diventa. Proprio come si nasce mancini, alcolisti, omicidi seriali... Sono poi le circostanze a far s che le nostre potenzialit vengano attualizzate. Un potenziale alcolista potrebbe non assaggiare mai dellalcol in tutta la sua vita e non scoprire mai di essere predisposto allalcolismo, se capisci cosa intendo. Lo scrittore diventa tale perch non pu comunicare in altra forma; non ha scelta. come il muto
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Fabio Larcher

Nick Andros ne LOmbra dello Scorpione di Stephen King. Nick muto dalla nascita; perci ossessionato dal problema della comunicazione con gli altri. Solo scrivendo su dei fogli di carta riesce a far s che coloro che lo attorniano capiscano cosha in mente. Questimmagine calza a pennello, secondo me. Come Nick Andros anche lo scrittore nasce handicappato, privo della possibilit di esprimersi normalmente. E il suo handicap si manifesta con sintomi costanti e abbastanza riconoscibili: la dipendenza dalla lettura (per lui pi importante la vita narrata, rispetto alla vita vissuta); lincapacit di aderire agli stereotipi condivisi dalla maggior parte dei suoi simili; il sentimento di solitudine esistenziale che non gli permette di inserirsi in una trib (nemmeno una trib di aspiranti scrittori). Uno scrittore uno, dunque, che non ha scelta: non pu superare il baratro buio che lo separa dalle cose e soprattutto dalle persone se non prendendo dei segni alfabetici e trasformare (attraverso unoperazione alchemica) le parole in metafore, simboli e miti. Lo scrittore cozza ogni istante contro la vita perch ne escluso: la vede e la comprende meglio (in certi suoi aspetti) rispetto agli altri, visto che costretto a guardarla dallesterno e a interrogarsi su
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Laspirante scrittore

di essa a causa del dolore che prova nel sentirsene escluso. Credimi, o Aspirante, il bisogno di comunicazione... una ricerca damore... di comunione... per farsi accettare che lo scrittore scrive. Questo latteggiamento mentale dello scrittore genuino: per lui la pubblicazione di unopera solo il MEZZO per raggiungere un cuore bendisposto. Ma per la maggior parte degli aspiranti la pubblicazione un fine e non un mezzo. La maggior parte degli aspiranti non ha nulla da comunicare. Essi vedono gli effetti senza comprendere le cause e immaginano che raggiungere tali effetti (fama, ricchezza, sesso...) sia alla portata di chiunque; sia anzi il nocciolo della questione. Non cos. Per lo scrittore genuino fama, soldi, sesso sono al massimo la dimostrazione di quanto sia imperfetto il suo mezzo di comunicazione: voleva ottenere amore e gli vengono rifilati dei paliativi. Per lo scrittore genuino fama, soldi e sesso non sono altro che la prova del proprio fallimento esistenziale (anche se sanciscono la sua riuscita come artista). Sarebbe impossibile, credo, far passare tale concetto a molti aspiranti. Credo (nel mio pessimismo) che per il novantanove percento di coloro che vor51

Fabio Larcher

rebbero diventare scrittori le cose stiano in maniera profondamente diversa. Per questa ragione ho cos a lungo insistito NON sulle tecniche di scrittura (tutte opinabili), ma sullatteggiamento psicologico dellAspirante e sulle sue conseguenze: se uno non ha fin da subito latteggiamento psicologico giusto, vuol dire che molto probabilmente non lo potr mai avere, che non nella sua natura. Talvolta mi piace indulgere nella divisione degli Aspiranti in: maghi bianchi e maghi neri. Maghi neri sono tutti coloro che hanno come fine il conseguimento di qualche vantaggio sociale da ci che pubblicano e sono disposti a qualsiasi prostituzione pur di ottenerlo. Spesso si tratta di scrittori che non solo non hanno pubblicato nulla, ma che non hanno scritto ancora nulla! Costoro non capiranno mai, credo, la tragicit che sta alla base della mania scrittoria. Uno scrittore non ha molto di cui vantarsi. E non ha soprattutto molto di cui rallegrarsi. Vorrei per concludere sfatare un pregiudizio che sembra assillarti in modo talvolta allarmante. Sembra che tu ritenga larte nemica giurata delleconomia; ma non cos. Larte e leconomia lavorano insieme e concorrono a creare cose bellissime, che
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Laspirante scrittore

appassionano milioni di persone e le coinvolgono nel teatro delle emozioni collettive. Non dovrebbe esserci alcuna contraddizione fra la posizione di un editore e quella di uno scrittore. Creare un libro che arrivi al cuore degli altri, ecco lobiettivo che entrambi dovrebbero perseguire. Pochi hanno le capacit scrittorie e mediatiche di un King o di un Asimov e tu sai per esperienza che essi meritano il successo che hanno ottenuto, al di l di tutto quello che potresti dire contro di loro. E il mercato non li ha mai osteggiati. Anzi! Domandati il perch. Essi non sono fenomeni transitori: verranno ricordati per molto tempo; entreranno probabilmente nei libri di storia letteraria, proprio com accaduto per Mary Shelley o Bram Sotker o Poe. Perch? Perch erano macchine da soldi? Non per caso che essi sono diventati macchine da soldi perch erano scrittori veri, sinceri... maghi (per quanto oscuri) bianchi? Ma adesso ti lascio veramente. Ormai tempo di andare, io a morire, voi a vivere, ed ignoto a tutti chi fra noi due vada verso la soluzione migliore, tranne che alla divinit.

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AppENdicE i

Consigli pratici (o quasi)

Nellelenco degli ostacoli che si frappongono fra te e la pagina finalmente scritta ce n uno che ho sentito nominare pochissimo, ma in effetti fra i pi temibili al mondo. Mi riferisco al tono. Di fronte a questo scoglio mille e pi Aspiranti naufragarono e pi ne naufragheranno in futuro. Ci scommetto. Quando trattiamo del come si scriva un racconto non possiamo prescindere dal buon uso del tono. Il tono determiner in maniera drastica la riuscita dellopera, suscitando lira e il disprezzo del lettore o il suo piacere. Chi meglio di te pu saperlo, visto che mi rimproveri sempre per via del mio tono saputello e irritante... anche quando concordi con me nel contenuto? Il tono va scelto accuratamente. Da subito. Se sceglierai un tono ironico o tragico, scriverai in effetti due racconti completamente diversi, pur narrando la stessa storia.
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Laspirante scrittore

Personalmente sono per la semplicit. Eviterei il tono esageratamente letterario o barocco. Il barocco una trappola per topi. Potrebbe apparire come la via pi semplice per fare letteratura. Invece esso tramuta in cacca tutto loro che hai nella mente. una macchina complessa, che solo un esperto pu maneggiare. Gli inesperti di solito riescono solo a ottenere dei prodotti ridicoli o manieristici (cio inutili). Se dovessi consigliarti un esercizio ti suggerirei di assumere nella scrittura lo stesso atteggiamento mentale (e quindi lo stesso tono) che terresti nello scrivere una lettera a un amico o alla fidanzata. Dubito fortemente che ti metteresti a scrivere in modo ampolloso e ad alta densit di metafore, mentre ti stai rivolgendo a persone con le quali hai a che fare ogni giorno, che devi frequentare e delle quali hai bisogno per condurre la tua placida esistenza. Sai bene che se tu lo facessi susciteresti unimpressione molto negativa. E sono sicuro che proprio ci che NON vuoi. Perch dunque, sfornando uno scritto pubblico, dovresti tenere un atteggiamento diverso? Perch te lo impongono le circostanze? Non credo proprio. La letteratura non ti impone praticamente nulla... tranne che tu sappia scrivere come si deve! Non
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Fabio Larcher

importa con quale tono. E in fondo il pubblico, per uno scrittore, una persona con cui avere a che fare ogni giorno, dalla cui approvazione dipende la sua esistenza scrittoria e la sua sussistenza materiale, non trovi? Sii (te lo ripeter fino alla morte!) consapevole il pi possibile di te stesso. Non tutti possiedono unampia gamma di registri stilistici e toni. Alcuni (come a esempio Calvino) si trovano a proprio agio solo usando un tono di falsetto. un limite, certo! Ma un limite che se accettato come costitutivo del nostro carattere, pu essere intelligentemente trasformato in un punto di forza (nessuno mi verr a dire che Calvino fosse uno scrittore mediocre, spero!). Altro consiglio: leggi ad alta voce le tue pagine. Possibilmente a un amico. La lettura mentale spesso risulta ingannevole, perch mutevole e incostante il nostro pensiero (come ci ricorda SantAgostino nelle sue Confessioni). Se poi hai la fortuna di avere qualcuno sul quale testare gli effetti di ci che produci: tanto di guadagnato! Ci fu un grande scrittore del passato (del quale ora mi sfugge il nome) che aveva labitudine di leg56

Laspirante scrittore

gere le proprie opere ai servi illetterati e ogni volta che essi non capivano un vocabolo o una frase, egli diligentemente li toglieva dallo scritto. Non so dire se tale aneddoto sia vero o meno. Certo un bellesempio di seriet: di rispetto verso la propria arte e di rispetto verso coloro che presumibilmente ne fruiranno. Quindi anche se me lo sono inventato di sana pianta, caro Aspirante, ti prego di tenere conto del messaggio che in esso ho cercato di esprimere e non dellexemplum in s. La lettura a voce alta possiede anche un altro pregio: far s che tu eviti un errore che affligge anche i pi esperti scrittori: laltalenanza. Termine tecnico di fresco conio (me lo sono test inventato) con il quale definiremo la mancanza di uniformit di tono allinterno di uno scritto. Dimmi tu, caro Aspirante, se poco! Senza scendere in dettagli: ricorda sempre che dallatteggiamento psicologico dello scrittore dipendono i risultati nello scritto. Il falsetto di cui parlavamo prima, in certi casi, potrebbe essere lespressione di un blocco mentale, del bisogno di non prendere sul serio la scrittura perch in fondo in fondo ci si vergogna di praticarla... prendendola veramente sul serio! Solo dei geni come Calvino o Ariosto possono
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avvantaggiarsi di pudori cos forti e creare opere che (chiss come fanno!) restano le pi leggibili (e le pi lette) nella storia di una letteratura particolare. A noi comuni mortali viene pi facile crederci. Anche se cos facendo corriamo il rischio opposto: diventiamo acritici, sbrodoliamo e facciamo dellumorismo involontario... che far pure ridere gli altri ma fa piangere noi. Insomma, quello che cerco costantemente di inocularti nellanima (sempre che tu ne abbia una) che non esiste scrittore senza unetica scrittoria. Senza una deontologia (mamma che paroloni uso, questoggi!) non c professionalit. E senza professionalit non c... professione che tenga. Tu mi dirai: Che centra questo?. Centra, centra. Centra nella misura in cui dobbiamo preoccuparci di offrire un futuro alle tue segrete speranze di sfondare. Unetica di ferro la sola difesa contro i luoghi comuni e i luoghi comuni sono nemici della scrittura. Se infatti uno scrittore fa troppe concessioni al proprio tempo e ai suoi clich... viene meno ai propri doveri. Ho udito dei bravi scrittori contemporanei, assidui frequentatori del Genere, affermare scempiaggini quali, per esempio: non si pu ambientare un
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Laspirante scrittore

racconto gotico con i vampiri a Gallarate. I vampiri possono stare dovunque... purch lo scrittore sia capace di scrivere un racconto efficace e purch non si vergogni del tema trattato. Troppo pudore guasta latteggiamento mentale... Guasta tutto! E questo un bellesempio di postura prona nei confronti dei luoghi comuni. Al contrario, uno scrittore eticamente corretto dir delle cose vere in una forma accettabile e appassionante per il lettore... e se il vampiro sar oriundo di Gallarate e non di New York, be, saranno fatti suoi.

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AppENdicE ii

Incoraggiamenti

Sono sicuro che darai frutto, in un modo o nellaltro. Si tratta solo di aver pazienza. Ho conosciuto raramente qualcuno che riuscisse a scrivere qualcosa di pubblicabile prima dei trentanni. una sorta di boa biologica. Se ci fai caso per molti scrittori cos: c sempre uno spartiacque a dividere la giovinezza dalla maturit artistica. Fu cos per Tolkien e per Lovecraft; fu cos anche per Aldo Busi (a modo suo) e per Calvino (prima la Resistenza; poi il romanzo sulla Resistenza), per Kipling (prima lIndia vista con locchio del giornalista di cronaca; poi i racconti dinvenzione sullIndia), Stevenson e tutti gli altri, da Tolstoj a Giorgio Bassani... Sembra quasi che chi aspira a scrivere, comunque, prima debba vivere, accumulare quelle esperienze, quelle immagini che tradurr successivamente in simboli nelle proprie opere... Non a caso dissi in una Lavagna che scrivere equivale a vivere una non-vita. La vita (bastonate,
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Laspirante scrittore

esperienze liete o traumatizzanti, amori folli, delusioni folli, viaggi, ritorni, lotte politiche, degenze nei manicomi...) la si vive da giovani (con lassillo e il tormento comunque di produrre unopera degna). Poi arriva il momento in cui lopera veramente degna verr partorita... Da l cambia tutto. Arrivare a questa tappa significa molte cose. Anzitutto che sei cambiato interiormente, che hai smesso di essere ragazzo. E dora in poi (per quante nuove cose ed esperienze farai) non sar pi la stessa cosa. Le esperienze giovani sono quelle che ti hanno fornito il materiale estetico/simbolico, il mezzo per giungere a una forma despressione compiuta. Poi... il resto della tua vita sar pi o meno piacevole (a seconda della tua saggezza), ma non pi cos significativo a fini artistici. Dallesterno la vita si trasferisce allinterno di te. Il giro di boa fatto. La vita diventa non-vita (cio opera) in attesa (si presume) della morte. Nella giovinezza non devono stratificarsi solo le immagini, le esperienze, le riflessioni... ma anche e soprattutto le parole. Le parole sono convenzioni: scatole che ognuno riempie con unemotivit diversa, ma con un significato apparente pi o meno condiviso. Sono uno strumento limitato ma non ce n altri. Non per uno scrittore.
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Fabio Larcher

Troppo limitato per tirar fuori la magia che avresti cos tanto bisogno di condividere con il mondo e che non ha delle convenzioni sue proprie (dato che non collegata a nessuna funzione pratica, come la riproduzione, il potere, il costume...). E allora le parole devono avere il tempo di diventare tue; devono potersi caricare di emotivit, di peso; devono subire una specie di trasmutazione alchemica: da piombo in oro. Solo a quel punto quando racconterai una storia stereotipata (e credimi: lo sono tutte; non c niente di nuovo sotto il sole, come dice Qoelet) essa riuscir a trasmettere quel groviglio altrimenti inesprimibile di emozioni e sensazioni, di paure e di piacere, che non ha forma eppure ha dato forma a tutta la tua esistenza, ed la tua parte pi vera. Solo cos lo strumento sar duttile alle tue e alle esigenze di commozione del pubblico... E non vedo perch tu non dovresti riuscire nellimpresa, se sei sincero. Perch non dovresti diventare una pietra filosofale vivente? Io penso che i presupposti ci siano tutti, che tu sia stato segnato allorigine (altrimenti non saresti arrivato fin qui, non dopo tutte le mie indisponenze), marchiato con quel segno di Caino che la predisposizione naturale a scrivere.
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Laspirante scrittore

Se poi la mia previsione si avverer dipende in parte dalla Storia, dalle tue scelte, dalla fortuna...

FINE

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