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Introduzione:

La necessità di delineare una storia


della cartapesta in Puglia è il cruccio
degli studiosi locali e non.
Il problema non consiste tanto nel
fatto di dare una paternità definitiva
sul primo impiego della carta in
scultura, o per realizzare oggetti
tridimensionali di varia natura, ma
piuttosto quello di “delimitare i
tempi e i modi della costituzione di
una tecnica autonoma capace di
produrre localmente e in modo
continuo oggetti del genere”; come
ha giustamente osservato Mario
Cazzato nell’introduzione alla Guida
alla Cartapesta leccese (C.Ragusa,
Guida alla cartapesta leccese,
Galatina, 1993) . Q u i n d i s u l l a
maniera di lavorarla o di
manipolarla, al suo diverso e diffuso
impiego, alle testimonianze
pervenuteci, alle paternità dei
numerosi simulacri presenti nelle
chiese e nelle cappelle private prima
del formarsi del nutrito stuolo di
cartapestai che in maniera diversa e
del tutto personale seppero
interpretare il gusto barocco anche in
epoche successive.
Artisti capaci di eguagliare, a volte
con le loro opere, le statue lignee
commissionate e realizzate dai più
noti scultori napoletani e non,
durante i secoli precedenti e spedite
in Puglia per ornare chiese e
conventi, celebrando i fasti del
barocco e del rococò. Scultori famosi
ai quali a posteriori questi
sicuramente guardavano, ispirandosi.
Cercando di carpirne, attraverso
l’attento studio delle opere, a
distanza di secoli, i segreti della resa
formale della tecnica dell’intaglio o
della scolpitura, -traducendoli in
valori plastici dai quali ricavarne
soggetti estremamente raffinati-
l’equilibrio delle masse nella
composizione, le capacità e le
soluzioni decorative delle figure, la
coinvolgente devozionalità che
queste esprimevano attraverso i volti
e la gestualità: tutto questo
“patrimonio” d’esempi veniva visto e
modernamente fatto proprio, perenne
e significativa lezione dalla quale i
grandi cartapestai seppero trarre
preziosi suggerimenti. Illuminante un
esempio per tutte, la bella statua
dell’Assunta conservata nel Duomo
di Lecce, opera del napoletano
Nicola Fumo, alla quale sicuramente
sia il Surgente che altri artisti del
calibro di A.Maccagnani si
ispirarono, non prima di un’attenta e
oculata osservazione. Modelli che, a
mio parere, hanno ispirato e
probabilmente spinto, quasi in un
voler misurarsi, ad una ulteriore
ricerca alfine di una migliore resa
formale, almeno rispetto alla prima
produzione di statue in cartapesta:
considerata spesso fredda e
spigolosa. Queste volontà e
determinazioni si tradussero in una
vera e propria rivoluzione nel campo
della tecnica della modellatura in
carta.
Salvatore Pietro Polito

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