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CAPITOLO 11:

LA RESTAURAZIONE

1. Il congresso di Vienna e la Santa Alleanza Gli obiettivi del Congresso


Con il trattato di Parigi del 1814 era stata decisa la pace tra le potenze della coalizione e la Francia, la quale era stata sconfitta. Nonostante ci vi erano ancora molti problemi da risolvere: a tale scopo si riunirono a Vienna i rappresentanti di tutti gli stati europei; le decisioni realmente importanti, vennero prese da quattro persone: il primo ministro austriaco Metternich, il ministro degli esteri inglese Castlereagh, il primo ministro prussiano Hardenberg, e lo zar russo Alessandro I. I sovrani e i ministri degli stati europei minori trattarono questioni secondarie rispetto a quelle trattate dai ministri degli stati pi importanti. I tre ministri e lo zar ebbero dei contrasti su due punti: da una parte vi erano le richieste territoriali e politiche dei vincitori; dall'altra parte vi era l'esigenza di progettare un sistema in grado di frenare l'egemonia francese, e di creare un equilibrio tra tutte le potenze.

Le questioni polacca e sassone


Se l'Inghilterra e l'Austria erano soddisfatte dei loro domini e poteri, la Russia e la Prussia proponevano delle richieste che divennero per il Congresso il principale problema da risolvere. Queste richieste furono respinte dall'Austria e dall'Inghilterra poich non rispettavano il principio di equilibrio; la questione venne sospesa e poi ripresa nel 1815 quando il ministro degli esteri Francesi Talleyrand riusc ad entrare a far parte del gruppo dei quattro protagonisti (i tre ministri e lo zar). Il ministro francese si alle con l'Inghilterra e l'Austria in modo da placare i conflitti che si stavano evolvendo agli inizi del congresso; questa sua mossa sblocc la situazione: la Prussia ottenne solamente la met della Sassonia; dal Regno di Polonia venne estratta la Posnania; la Francia venne riammessa nel gruppo delle grandi potenze.

La nuova geografia politica dell'Europa e dell'Italia


Una volta risolti i problemi pi gravi, nel 1815 venne firmato il Trattato di Vienna. Questo era caratterizzato da tre elementi: al principio dell'equilibrio e al tentativo di frenare l'egemonia francese, si era aggiunto il tentativo di Talleyrand di restaurare il principio della legittimit, secondo il quale potevano salire al trono solo gli appartenenti alle dinastie esistenti nel 1792. Il muro di difesa della Francia era costituito da: Paesi Bassi, Savoia e Liguria, Svizzera, Prussia. Inoltre la restaurazione dell'impero Tedesco venne sostituita da una confederazione Germanica composta da 35 stati e 4 citt libere. L'Italia fu suddivisa in otto stati: il regno di Sardegna, il regno lombardo-veneto, il ducato di Parma, il ducato di Modena, il granducato di Toscana, lo stato di Lucca , lo Stato della Chiesa, il regno delle Due Sicilie.

La Santa Alleanza e il sistema dei congressi


I ministri e i sovrani si preparavano a difendere con la forza tutte le decisioni prese dal congresso. Nel settembre 1815 la Russia, la Prussia e l'Austria firmarono il patto della Santa Alleanza. Tale patto era stato proposto dallo zar Alessandro I il quale stava attraversando un periodo molto religioso, per cui riteneva che un patto basato sulla religione cristiana fosse l'unica soluzione per assicurare ai popoli un giusto governo. Il patto della Santa Alleanza impegnava i tre sovrani a prestarsi nella difesa reciproca contro chiunque tentasse di minacciare l'ordine costituito; in questo modo immergeva tra i singolo stati il diritto d'intervento. Successivamente aderirono alla Santa Alleanza tutti gli stati Europei, eccetto l'Inghilterra e lo Stato della Chiesa. Contemporaneamente a questo trattato, venne stipulata la quadruplice alleanza tra Austria, Prussia, Russia e Inghilterra: tale alleanza aveva come scopo quello di dare tranquillit e prosperit alle nazioni per il mantenimento della pace in Europa.

Il teorico della restaurazione: de Maistre


De Maistre, ambasciatore del re di Sardegna, aveva una visione pessimistica della Francia: egli sosteneva che nella Rivoluzione Francese, al di fuori dell'ambito politico e del cattolicesimo, vi erano solamente anarchia e violenza. Questo pessimismo nasceva dalla convinzione che tutti gli eventi storici dipendevano da Dio: la stessa Rivoluzione Francese era stata voluta da Dio. Attraverso l'opera dei giacobini la Francia veniva punita per aver sviluppato l'Illuminismo e per aver condannato ingiustamente Luigi XVI. La Francia, quindi, si trovava davanti alla futura controrivoluzione: essa, dopo aver tradito il cristianesimo, venne spinta con la forza dai Giacobini a cristianizzarsi nuovamente. De Maistre, scrisse che la Francia, compiendo un grande sforzo verso la libert, non aveva fatto altro che coprirsi di ridicolo e vergogna. La storia di tutti i tempi ha insegnato che le rivoluzioni portate avanti dai popoli per accrescere la loro libert, inevitabilmente li rendono ancora meno liberi. All'origine di tanta follia vi la pretesa di cancellare la verit naturale che i governi possono essere solo assoluti. L'unica soluzione data dal Medioevo, quando solo il papa faceva da tramite tra i poteri terreni e il loro fondamento di

legittimit che in Dio.

2. La questione della nazionalit e le dottrine liberali L'Equilibrio instabile dell'Europa legittimista


Il principio di legittimit del congresso di Vienna, affermava il diritto dei vecchi sovrani di ritornare sui troni posseduti prima dell'et Napoleonica. Tale principio venne altamente sostenuto dal ministro francese Talleyrand il quale present la monarchia francese come la prima vittima del movimento rivoluzionario. Oltre al principio di legittimit, vi fu anche il ritorno dell'assolutismo, che basava il potere non sul consenso dei popoli, ma sul diritto divino. Mentre i giacobini venivano ripudiato da tutti i popoli, i principi di nazionalit vennero accolti favorevolmente, e molti popoli si ribellarono al dominio francese contribuendo al crollo dell'Impero Napoleonico nel 1813. Infatti se da una parte il principio di legittimit aveva favorito il ritorno di sovrani assoluti che erano anche sovrani nazionali, d'altra parte non aveva preso in considerazione le richieste di alcuni strati sociali. L'indifferenza dei diplomatici nei confronti dei problemi nazionali di unificazione o di indipendenza sono espressi nella formula di Metternich, secondo cui l'Italia era solo un'espressione geografica e non rappresentava una realt nazionale.

La restaurazione negli stati italiani


Il congresso di Vienna divise l'Italia in otto stati simili a quelli del '700 scomparsi nell'et napoleonica. In tutti questi stati, i sovrani proclamarono l'intenzione di abolire la legislazione francese. Tuttavia solo il regno del Piemonte ritorn alla forma dell'antico regime: Vittorio Emanuele I, infatti, elimin i codici napoleonici e ogni riforma dell'epoca francese. Il governo austriaco del Lombardo-Veneto, paragonato all'assolutismo sabaudo, appariva quasi liberale. Il consenso dell'opinione pubblica lombarda verso l'Austria derivava dalle rassicurazioni di Metternich il quale afferm che il nuovo regime sarebbe stato conforme ai costumi italiani. Contrariamente, invece, venne imposto l'arruolamento militare obbligatorio, le cariche amministrative pi importanti furono assegnate agli austriaci, furono imposte pesanti imposte, venne imposto un sistema doganale a vantaggio dell'economia austriaca che danneggiava l'industria e l'agricoltura lombarda. Il segretario di stato cardinale Consalvi avvi un processo di modernizzazione delle strutture amministrative, ma i suoi tentativi vennero bloccati; egli fu costretto ad abbandonare i suoi propositi e lo stato Pontificio cadde nuovamente negli abusi e nei privilegi. Il ritorno di Ferdinando IV a Napoli comport l'unificazione del regno di Napoli e di Sicilia: nasce cos il regno delle due Sicilie. Il sovrano prese il nome di Ferdinando I, e l'estensione di tutto il regno di riforme napoleoniche e di nuovi codici determin la riduzione dell'autonomia siciliana.

La questione nazionale in Polonia e in Germania


Il regno di Polonia, formalmente indipendente, aveva una costituzione che aboliva la monarchia elettiva e assegnava la corona alla dinastia russa; aveva per un esercito separato e il cattolicesimo come religione di stato. La nobilt conservava la servit contadina e il predominio del parlamento; tuttavia in molti speravano nel ritorno di una Polonia unitaria e speravano in una riunificazione con la Galizia, la Posnania, e la Prussia orientale. Anche la Germania non era soddisfatta delle soluzioni prese dal congresso di Vienna. La richiesta dei giovani pi colti e progressisti di creare uno stato tedesco unitario era in contrasto con il progetto di Metternich che, con una Germania debole e divisa poteva portare avanti pi facilmente il suo progetto politico volto ad estendere il controllo austriaco su tutti gli stati europei. Secondo il nuovo asseto politico, la Germania divenne una Confederazione composta da trentanove entit che si comportavano come stati a s. La dieta, ovvero l'assemblea dei rappresentati degli stati membri, era l'organo principale della Confederazione che si riuniva a Francoforte. La dieta diede alla Confederazione un disorganizzato esercito, e non riusc ad organizzare un unione doganale tedesca. La Confederazione aveva gli stessi confini del vecchio impero tedesco, e ci rese impossibile l'avvio di una forma di unit nazionale. Alla dieta partecipavano anche i rappresentanti dell'Inghilterra, della Danimarca e dell'Olanda. La Confederazione germanica, dall'altra parte, non era solo tedesca: includeva il regno di Boemia che era in mano degli Asburgo. Al contrario, alcuni territori della Prussia restavano al di fuori della Confederazione. La presenza degli Asburgo nella dieta era in contrasto con i principi nazionali anche per un altro motivo: se l'Austria, alla presidenza della dieta, poteva influenzarne e decisioni, gli Asburgo possedevano un impero che restava al di fuori della Germania: essere contemporaneamente alla testa della confederazione e di un impero multinazionale era impossibile. Nel 1815 alcuni giovani intellettuali, organizzarono una campagna antiaustriaca che culmin nella manifestazione di Wartburg, durante la quale vennero bruciati i libri francesi. L'impero reag a tali iniziative convocando una conferenza dei principi tedeschi. Metternich ottenne l'approvazione di alcuni decreti che limitavano la libert di stampa e di riunione e rafforzavano l'apparato poliziesco.

Gli alti focolai del nazionalismo europeo


Se in Germania lo stato di polizia riusciva a controllare le spinte nazionalistiche, nei Balcani tali situazioni non erano facilmente gestibili. Serbi, bosniaci, rumeni e greci erano in continuo conflitto con il potere centrale dell'impero ottomano e volevano costituire stati indipendenti. Anche in Belgio e in Irlanda la situazione era critica: il Belgio rifiutava di accettare il primato dell'Olanda nel Paesi Bassi; l'Irlanda era in crisi a causa della repressione del cattolicesimo e dello sfruttamento economico esercitato dagli inglesi e dagli scozzesi.

Il liberalismo e i diritti dell'uomo


Il liberalismo una dottrina economica, etica e politica basata sulla libert dell'individuo nei confronti di ogni autorit politica e religiosa. Questa libert si realizza mediante il riconoscimento dei diritti fondamentali dell'uomo: professare liberamente le proprie idee, organizzarsi e riunirsi liberamente, utilizzare liberamente i propri beni, essere considerati tutti uguali davanti alla legge. Lo stato ha il compito di rappresentare e tutelare le libert e gli interessi degli individui attraverso il parlamento. Il liberalismo, contrapponeva a uno stato autoritario fondato sulla monarchia di diritto divino, uno stato di diritto. Il liberalismo proclamava anche la libert economica: lo stato doveva rendere lo sviluppo delle attivit commerciali e imprenditoriali pi libero possibile. Il liberalismo si manifest anche a livello culturale. Il movimento liberale, per, non era del tutto omogeneo: i ceti borghesi, infatti, non erano tutti d'accordo sulle scelte politiche da fare. I ceti borghesi pi ricchi e pi vicini all'aristocrazia non accettavano gli ideali democratici e popolari della rivoluzione francese e affermavano che i lavoratori salariati e la piccola borghesia artigiana non dovessero far parte della vita politica. A questi liberali moderati si contrapponevano i liberali radicalo o democratici, che erano favorevoli alla caduta della monarchia e all'istituzione di una societ basata sulla sovranit popolare e sull'uguaglianza giuridica di tutti i cittadini. Questi ritenevano che solo la partecipazione di tutti gli strati sociali permetteva lo sviluppo economico del paese.

I teorici del liberalismo


Mentre il Inghilterra il liberalismo esisteva gi ai tempi di Locke, nei paesi dell'Europa continentale esso si svilupp tra il 1790 e il 1815. Uno dei primi testi del liberalismo europeo fu il Saggio sui limiti dell'attivit dello Stato di von Humboldt, pubblicato nel 1792, nel quale afferma che il vero scopo dell'uomo lo sviluppo delle sue facolt, per questo motivo lo sviluppo della libert risulta una condizione necessaria. Un punto sul quale Humboldt insiste la variet in tutti i campi, affiancata alla distinzione fra sfera pubblica, ossia lo stato e la politica, e sfera privata, ossia i diritti dell'uomo nella sua vita personale e sociale; in tale distinzione emerge la necessit di salvaguardare la seconda dagli interventi della prima. Questi principi sono alla base di tutto il pensiero liberale successivo. Altri teorici del liberalismo, come Constant Toqueville e Stuart Mill, sottolineavano i limiti ai quali il principio della sovranit popolare doveva sottoporsi per far si che tutto non si trasformasse in un governo assoluto della maggioranza. Secondo Constant, il quale fond alcuni principi fondamentali del liberalismo, la sovranit popolare risultava un qualcosa di terribile per la societ; nonostante ci l'obbiettivo primario dei liberali rimase sempre lo stesso: trasformare la monarchia assoluta in monarchia costituzionale.

3. Le monarchie assolute negli anni venti L'impero asburgico: la forza centrale della conservazione
L'impero asburgico era nelle mani dell'aristocrazia terriera, mentre la maggior parte della popolazione era costituita da contadini spesso in condizione di schiavit. Dopo il 1815, l'impero asburgico divenne un impero multinazionale, composto da 11 distinte nazionalit. In questa situazione il ruolo della dinastia divenne pi importante perch aveva la funzione di mediazione e unificazione tra le varie nazionalit. Francesco I e il primo ministro Metternich abbandonarono l'idea di rafforzare il potere centrale; nelle provincie il governo e l'amministrazione dello stato erano nelle mani dei piccoli nobili locali, mentre i funzionari governativi esercitavano un controllo debole e inefficiente. Il principale obbiettivo di Metternich era quello di stroncare ogni tentativo di ribellione da parte delle forze liberali e nazionaliste tramite la polizia.

La Germania e la Prussia
La soluzione dettata da Metternich alla Germania aveva lo scopo di tenere nascosto il conflitto esistente tra la Prussia e l'Austria; qualunque soluzione nazionale pi avanzata avrebbe portato alla luce il fatto che la Prussia godesse dei maggiori consensi tedeschi, mentre l'Austria non poteva essere contemporaneamente uno stato tedesco e il centro del grande impero multinazionale. Mentre molti dei sovrani tedeschi si orientano verso una costituzione moderatamente liberale, il re di Prussia applic i decreti liberalisti di Karlsbad. Negli anni successivi il controllo poliziesco messo in atto dalla monarchia prussiana fu sufficiente a tenere sotto controllo le deboli forze liberali e nazionalistiche del paese. In questo periodo la Prussia conobbe una certa vitalit economica ben differente dall'economia dell'impero asburgico. L'economista Friedrich List, nel 1834, si fece assertore di un'unione doganale attuata per facilitare gli scambi e i rapporti commerciali con i diversi stati e per favorire la Rivoluzione Industriale.

La Francia: tra assolutismo e liberalismo


Al contrario di ci che accadde in altri paesi europei, la restaurazione dei Borbone in Francia non avvenne a opera di forze armate straniere, ma fu proclamata dal senato napoleonico. Nel documento costituzionale si leggeva che Luigi sarebbe stato proclamato re dei francesi, ma lui non poteva accettare di essere tale solo perch chiamato dal popolo francese. Al progetto senatorio di Costituzione, perci, si sostitu una carta (ovvero una costituzione) che entrava in vigore solo perch concessa dal re. Un lungo preambolo a tale carta spiegava che Luigi era stato chiamato al trono non dal popolo, ma da Dio, e che la carta stessa doveva essere considerata un adattamento delle antiche istituzioni ai tempi nuovi. Tuttavia, contrariamente a ci che Luigi aveva spiegato nel suo preambolo, la camera elettiva non poteva essere considerata come una nuova forma assunta dalla camera del Terzo Stato negli stati generali; essa, piuttosto, esprimeva la sostanza del compromesso tra la monarchia e l'lite economica e sociale. Il governo era composto da uomini scelti dal re e non dipendeva dal voto dl parlamento. Infine la carta, pur aprendosi con un elenco di quelli che erano i diritti dei francesi, non faceva parola di sovranit popolare o di diritti naturali. Luigi XVIII, comunque, non riusc a soddisfare le esigenze dei sostenitori dell'impero napoleonico, n dei liberali, n dei monarchici. Le elezioni dell'agosto 1815 dettero la vittoria agli ultra-monarchici, ovvero al partita pi reazionario. Una anno dopo il re fu costretto a sciogliere la camera. Con le nuove elezioni Luigi XVIII pot contare su un parlamento pi disposto a collaborare al progetto di conciliazione generale. In questo modo la Francia fu in grado di pagare l'indennit di guerra prevista dal secondo trattato di pace e di liberarsi dell'occupazione militare straniera. Questo periodo di distensione, per, dur solo pochi anni, in quanto fu interrotto da un delitto politico. A questo punto sal al trono il fratello di Luigi XVIII, seguito a suo volta da suo figlio, il duca Carlo di Berry; quest'ultimo venne assassinato nel 1820 da un repubblicano estremista. Al delitto segu un governo dominato dagli ultra-monarchici, ma il loro vero trionfo fu l'ascesa al trono di Carlo X (1824).

L'opposizione liberale e le societ segrete


In Europa si svilupparono delle organizzazioni di minoranze liberali, forze di opposizione agli stati restaurati e all'ordine politico internazionale. Questa organizzazione, innanzitutto, era un'opposizione costretta alla clandestinit, in quanto la libert di associazione e di stampa erano state soppresse. Gi durante l'epoca precedente erano nate alcune associazioni segrete; tuttavia dopo il Congresso di Vienna le organizzazioni pi conservatrici si sciolsero, mentre quelle pi liberali si irrobustirono. Fra queste le pi importanti furono la Carboneria, la Societ dei sublimi maestri perfetti e l'Adelfia. Tutte queste associazioni clandestine avevano come obbiettivo quello di trasformare lo stato in senso parlamentare e costituzionale; a tale obbiettivo si aggiungeva quello della conquista dell'indipendenza dalla dominazione straniera; alcune organizzazioni,

inoltre, volevano abolire la propriet privata e volevano che i beni fossero riuniti in un unico patrimonio comune. Per sfuggire al controllo poliziesco, le societ segrete erano costrette a darsi una struttura chiusa e rigidamente gerarchica; solo i gradi gerarchici pi alti dell'organizzazione conoscevano tutti i membri del gruppo. Anche per questi motivi le societ segrete non potevano contare su un'ampia partecipazione alle loro iniziative. Le classi popolari, infine, erano raramente rappresentate nei vertici cella societ.

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