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Numero 32 anno III

21 settembre 2011 edizione stampabile

L.B.G. LA COPERTA CORTA DI PISAPIA Guido Martinotti RATZINGER COME MLADI? Massimo Cingolani QUESTA MIA GENERAZIONE Ezio Chiodini PARTECIPAZIONE: W LA TERZA ET! Sergio Fumagalli SONDRIO E MONZA IN PORTOGALLO Riccardo Lo Schiavo TRADIRE BERLINGUER A SINISTRA Giovanni Agnesi CRISI: IL MOMENTO DEL TERZO SETTORE Walter Marossi IL PARTITO DEL SINDACO A MILANO Maurizio Spada DA NON LUOGHI A SPAZI PUBBLICI Paolo Biscottini MUSEI; CHI PAGHER IL CONTO Raffaello Morelli MOSCHEE: CHITI, COS NON VA Marco Ponti LE DOMENICHE DEI TARTASSATI VIDEO CHIARA BISCONTI I MIEI 100 GIORNI LA NOSTRA MUSICA Vittorio Gassman recita Lassolto di Aldo Palazzeschi Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org

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LA COPERTA CORTA DI PISAPIA Luca Beltrami Gadola


La coperta che il sindaco Giuliano Pisapia ha ereditato dalla Moratti era gi corta e il Governo ci ha messo del suo a tagliargliene ancora un pezzo. Qualcuno deve restare fuori, al freddo. Decidere chi non facile perch i pi bravi a tirare la coperta dalla loro parte sono quelli che freddo non lhanno mai avuto ma soprattutto sono disposti a tutto pur di non averne. Ogni volta che si tenta di prendere un provvedimento nellinteresse generale della collettivit, chi vede aggravarsi qualche onere o pensa di non poter pi godere qualche privilegio strilla a pi non posso e in genere sostiene le sue ragioni, dichiarando che non potr evitare di scaricare questi maggiori oneri sulla collettivit o aumentando i prezzi di prodotti o servizi o peggiorando la qualit delle sue prestazioni. Che qualcuno pensi invece di dare una mano a fare la sua parte non passa nemmeno per lanticamera del cervello. Questatteggiamento fa la pari con quello degli stupiti del centesimo giorno. Tanto per cominciare, io a parlare di cento giorni lascerei solo lopposizione, che potrebbe giustamente evocarli augurandosi che chi arriva o meglio ritorna al potere, come fece Napoleone dopo lesilio allElba, come lui, dopo cento giorni, faccia i bagagli per sempre partendo per SantElena. Fortunatamente per Pisapia non e non sar cos. Comunque sia, gli stupiti del centesimo giorno non mancano e sono tutti quelli che rimproverano sindaco e Giunta di non aver ancora tenuto fede alle promesse fatte in campagne elettorale. Se vogliamo essere i pignoli, possiamo dire che se i 100 giorni scadevano il 10 di settembre qualche maggior lasso lo potremmo anche consentire giacch cera di mezzo il mese di agosto e, se anche sindaco e assessori hanno rinunciato alla maggior parte delle ferie, il resto dellamministrazione non cera. Ma la storia unaltra. La barca morattiana stava affondando con capitano ed equipaggio che ballavano il valzer secondo le migliori Titaniche tradizioni e come prima cosa il nuovo equipaggio ha dovuto turare le falle, fare ordine in coperta prima di riprendere la navigazione: fuor di metafora prendere tutti quei provvedimenti per garantire al Comune di non interrompere improvvisamente i servizi o compromettere definitivamente il bilancio. stata fatta una sorta di manovra finanziaria come quella del Governo ma con una sostanziale differenza: si affrontata anche limpopolarit senza nascondersi berlusconianamente dietro pressioni venute dallesterno. Un autonomo atto di responsabilit. Un atto di responsabilit deciso e discusso in un clima di assoluta trasparenza e informazione dei cittadini. Gli stupiti del centesimo giorno forse dovrebbero chiedersi: i milanesi in questi cento giorni cosa hanno fatto? Sar tendenzioso e prevenuto ma mi sembra che solo i giovani (quelli coinvolti da Pisapia) o chi del volontariato ha fatto la sua bandiera si siano mossi perch non calasse il vento che cambiato. Peccato che, anche se molto numerosi, il loro potere sia minimo. Gli altri, quelli che il potere lhanno per davvero o che comunque contano, che fanno? Non posso credere che siano tutti con una destra del tipo Boston Tea Party, quella destra che sega il ramo su cui sta seduta pur di tener fede ai suoi rozzi principi di liberismo selvaggio. Chiss, forse per costoro i loro 100 giorni di ravvedimento non sono ancora passati. Speriamo.

RATZINGER COME MLADI? Guido Martinotti


Su Il Corriere del 14 Settembre (Lingiustizia di una accusa ) Aldo Cazzullo, solleva una serie di importanti questioni a proposito del ricorso presentato il 13 settembre, allAja da parte di due associazioni americane di parenti di vittime della pedofilia, perch questa indagine accomunerebbe Benedetto XVI a un Mladi. Senza mettere in dubbio la considerazione che ho per lillustre giornalista devo dissentire, su un paio di punti importanti. Primo i crimini contro lumanit non sono necessariamente solo di guerra. Chi abusa sui minori della fiducia affidatagli su cosi vasta scala, commette un crimine davvero orrendo. Tutti o gran parte di noi maschietti cattolici cresciuti a contatto con il clero siamo stati ammaestrati dai nostri pari sui vizietti dei buoni padri, che in molti casi erano considerati norma. Riccardo Doelker, lartista tedesco che con altri rinnov la ceramica vietrese negli anni trenta, racconta nel suo diario che durante il viaggio in Sicilia dormiva nei conventi, ma ogni volta doveva scappare perch i pii monaci lo scambiavano per lAngelo mandato a Sodoma e ne volevano approfittare allo stesso modo. Nella sua matter of factness questo piccolo ricordo spuntato dalle pagine ingiallite di un testimone, ci apre uno squarcio e ci fa pensare ai poveri ragazzi del contado di quei conventi, che la fuga non potevano praticare. Naturalmente la maggior parte dei ragazzi, da queste esperienze si difendeva con la lepidezza e anche se vogliamo con una certa volgarit giovanile. Mia moglie che frequentava il mio stesso liceo in cui il professore di religione era un azzimato gay dichiarato, che dava ripetutamente il suo numero di telefono in classe, si ricorda ancora che non capiva come mai i ragazzi, quando venivano interrogati da Don M. si avvicinano alla cattedra strisciando con la schiena contro il muro, tra le risate di tutti. Chi veniva catturato era ovviamente il pi debole, ladolescente con problemi, il pi timido e forse anche il corrotto. E non difficile immaginare la rete di sofferenze e ricatti in cui la vittima veniva avvolta, soprattutto in piccole comunit, oppure in paesi come la Spagna o lIrlanda o nel chiuso del mondo cattolico degli Stati Uniti. Il crimine davvero orrendo, oltre che per latto in s, che andrebbe valutato caso per caso, come tutti i reati, ma per la ripugnante vilt dellabuso di fiducia. Un importante e intemerato imprenditore del mio super-pio paese, in Piemonte, ma non le dico dove, da sempre clericale e tanto grande collettore di voti nellarea, da essere regolarmente invitato a colazione dal pontefice, quando viene da quelle parti per va-

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www.arcipelagomilano.org canze o altro, laltro giorno mi ha sorpreso sfogandosi violentemente con me per questo tradimento della fiducia. Mandavamo i nostri figli alloratorio perch pensavamo che fossero al sicuro, e invece guarda che roba. Intollerabile! ha concluso. Mi sembra superfluo osservare che lestensione del crimine e delle sofferenze che causa, non solo da attribuire a chi pratica, ma anche a chi permette e soprattutto a chi, avendone il potere, non condanna con rigore, per ragion di stato o convenienza. Cazzullo ha parole di miele, come direbbe Omero, per il buon papa Ratzinger, ma quando era responsabile della Propaganda Fide incaricato della questione in USA non solo copr tutto, ma rimosse lecclesiastico che a costo di gravi esposizioni personali aveva denunciato le pratiche. Ne scrisse a suo tempo in modo assai documentato Luca Fontana sul Diario, ma basta avere qualche amico cattolico statunitense per avere una idea della gravit di quellatto e della estensione e profondit della indignazione e risentimento nei confronti di Ratzinger tra il laicato cattolico statunitense (e anche probabilmente parte del clero). Il secondo punto legato al primo, anzi in un certo senso ne la causa: Cazzullo menziona, in un certo senso a scusante, lo status giuridico del pontefice, unico capo religioso a essere anche capo di Stato. Questa la vera grande anomalia di un cesaro-papismo del quale, da sempre, gli italiani hanno pagato intero il salato conto degli errori e delle nefandezze. Si dice che la Chiesa ha una saggezza millenaria: vero e forse passeranno altri millenallora ogni elemento di universalit che superi le barriere nazionali va visto con favore, ovviamente compenetrando poi il rispetto di tutti i diritti delle dichiarazioni che stanno alla base dellorganizzazione internazionale oggi. Oppure si crede che il mondo futuro sar sempre pi un mondo di nazioni dominato da alcune macronazioni, tra cui noi non siamo, e allora ogni ragionamento buono per combattere lingerenza. Per deplorare lazione presso la Corte dellAja contro il Vaticano, Cazzullo cita Bush in occasione dellintervento in Somalia, ma non un buon esempio, e mi sembra molto arduo un confronto tra i due eventi. La hybris nazionalistica di Bush e della sua banda, non solo in Somalia, ma in Afghanistan, Iraq e altrove, ha causato disastri comparabili a quelli della ideologia del Lebensraum, e non hanno riprodotto gli eccessi hitleriani (anche se in proposito per mancano ancora alcuni elementi di conoscenza) solo perch sono stati contenuti proprio dallesistenza di una comunit internazionale, ma i cui costi sono probabilmente allorigine della crisi finanziaria mondiale e del declino statunitense. In ogni caso, mentre sarebbe deprecabile una ingerenza della massima magistratura internazionale nelle attivit del capo di una Chiesa o di una comunit religiosa storica (Father Moon o Scientology sono altra cosa) come la Chiesa cattolica, se il capo di questa chiesa pretende anche di essere un Capo di stato non si pu sottrarre allo scrutinio della Comunit internazionale cui sono sottoposti gli altri capi di Stato.

ni, ma le cose evolvono e non improbabile (anzi mi sembra che stia proprio avvenendo cos) che di qui in avanti per il cattolico italiano coscienzioso la contraddizione tra Chiesa e Vaticano diventi ognora sempre pi grande e inaccettabile, soprattutto da quando il Vaticano (stato) ha represso le istanze del Vaticano II (luogo simbolico della massima espressione di illuminazione della Chiesa nel XX secolo). E la Ragion di Stato, non il credo cristiano a creare lo IOR, la complicit con i peggiori affari, la copertura delle nefandezze come labuso dei minori affidati. E lo iato tra la parola del Cristo, di cui tutti abbiamo bisogno oggi, anche i non credenti come me, e le calze di seta che i cardinali comperano nei negozi specializzati a Roma, si allarga sempre pi. Lo scandalo, e la macina appesa al collo degli italiani il cesaropapismo che insiste nel volere un piccolo Stato l dove sarebbe legittimo avesse sede solo una grande Chiesa. E vengo allultimo punto, anche questo legato a sua volta al precedente. Qui il giudizio dipende dalla visione di chi giudica. Se noi pensiamo che su questo pianeta levoluzione storica contemporanea abbia portato a un punto nel quale legoismo implicito nella nazione, debba essere temperato da qualche forma di organizzazione sovranazionale, cos come accaduto quando la polis, per emergere, ha dovuto trasferire alcuni diritti fondamentali, come quello di vita e di morte, dalle famiglie agli individui, esattamente come si verificato con lo stato moderno, che ha creato aree di eguaglianza per le persone contro i ceti e le citt indipendenti,

QUESTA MIA GENERAZIONE Massimo Cingolani


Vi racconto un fatto successo recentemente a Milano. Citando a sproposito Basilea 3 e Solvency in una banca molto amata dal centrosinistra mi sono sentito rispondere che rinnovare una fideiussione ad una S.r.l. i cui soci hanno dai 50 ai 60 anni molto pericoloso perch troppo vecchi. I lavoratori dipendenti a questet sono generalmente considerati degli esuberi. Anche nel PD, lo spazio solo per i giovani e per i cinquantenni, a parte le solite deroghe, che peraltro valgono anche per amministratori, manager e politici lunico ruolo possibile servire salsicce alle feste di partito. Sembra quasi che le grandi istituzioni che governano la societ non abbiano percepito i cambiamenti sociali, le dinamiche si sono trasformate ma si ragiona ancora come se la vita media attiva fosse di 60 anni. Solo negli anni sessanta in Italia la speranza di vita era di 65,5 anni e in effetti 55 anni erano lanticamera della cassa da morto. Una soluzione possibile per queste persone, che magari lavorano da 35 anni potrebbe essere la pensione, ma ora si parla di portarla a 65 anni e per alcune categorie a 68. Ma anche possibile che a causa di crisi economica, poca crescita, precarizzazione di chi dovrebbe pagare i contributi, abbastanza plausibile che in quiescenza si vada a 70 anni. Ma allora si pone il discorso su questa generazione, considerata obsoleta ma non abbastanza vecchia da godersi la pensione, che si era impegnata in politica negli anni settanta, verso la fine dell'esperienza del 68, in uno dei momenti pi difficili nel paese con, da una parte, linizio della fine del modello fordista in fabbrica e nella societ, dallaltra lesplosione del terrorismo. Si misurata nelle sfide del mondo del lavoro, in particolare negli anni ottanta con lo sviluppo della finanza, con il

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www.arcipelagomilano.org boom della Borsa dell 85 e con la rivoluzione informatica, con lapparire di nuove dinamiche nel mondo del lavoro, cio il lavoro per obiettivi e la performance. Si cimentata in un mondo del lavoro ingessato, dove le novit erano diventate necessarie, non solo per cambiarne l'impostazione, ma anche la stessa qualit della vita, ha sviluppato notevoli aperture mentali e grande capacit di adattamento alle numerose novit che stavano avanzando. Pensiamo a rivoluzioni lavorative, come l'imprenditoria dif-

fusa, e sociali come l'organizzazione familiare e il tempo libero. Per non parlare della difficile gestione del sistema famiglia caratterizzato dallallungamento della vita dei genitori, spesso non autosufficienti e dal mancato sbocco nel mondo del lavoro dei figli. Milano il paradigma di tutto questo. La politica per continua a dimenticarsi di noi, nonostante necessiti di competenze in grado di capire la societ e a sottovalutare il malessere di mezza et, uso questa espressione perch si parla sempre

di disagio giovanile, anziani non autosufficienti e mai di noi. E importante essere in grado di rappresentare questa prossima bomba sociale, e non detto che debba essere per forza il PD, inteso come forza pi rappresentativa del centrosinistra. Non credo abbia la struttura e la capacit di capire questa complessit, infatti deve la sua forza e il suo peso attuale solo alla mancanza di offerta politica alternativa credibile.

PARTECIPAZIONE: W LA TERZA ET! Ezio Chiodini


C una parola magica che sta entrando con sempre maggiore frequenza nei talk-show televisivi e comparendo sulle pagine dei giornali: partecipazione. Lha citata anche il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, nella sua ultima apparizione a lInfedele. Partecipazione, dunque. Che significa impegno comune, assunzione di responsabilit, condivisione. Se ne parla come di un possibile strumento per contrastare la crisi economica e anche come idea di fondo di un nuovo modo di intendere e di fare la politica: la partecipazione come elemento di una rivoluzione culturale che metta il cittadino al centro del sistema e non lo releghi solo nella riduttiva e umiliante condizione di elettore. Di recente sulledizione milanese di Repubblica stato scritto che il nostro sindaco, Giuliano Pisapia, ha vinto di slancio perch i milanesi vedevano in lui un nuovo modo di concepire e fare la politica, lhanno votato perch hanno votato una speranza prima ancora di un progetto. Nella sostanza, si sarebbe trattato di una vittoria dettata dai sentimenti. Di certo, a mio parere, nella vittoria di Giuliano hanno giocato sia lantipatia (avversione) nei confronti della Moratti sia il suo modo (empatico) di rapportarsi con la gente e la sua idea di partecipazione. Ora il sentimento di avversione (antipatia) non ha pi motivo di essere, essendo la Moratti non pi sindaco. Rimane quello di empatia verso un uomo, il sindaco, e verso un nuovo modo di fare la politica. Qui sta il punto. Sindaco e giunta in questi mesi si sono trovati di fronte a grossi e urgenti problemi da risolvere. Alcuni, ritengo, neppure immaginati. Il loro lavoro stato duro e finalmente trasparente. E questa trasparenza gi nuova politica. Ma non basta, a mio parere, perch sono convinto che la nuova politica significhi, innanzitutto, partecipazione. Lo cantava gi a suo tempo Giorgio Gaber: libert partecipazione. Ho letto di recente che il 24% dei Milanesi ha pi di 65 anni. Molti di essi, quindi, con tempo a disposizione e disposti a utilizzarlo. Possiamo ritenere che la maggioranza di essi sia disponibile a un impegno civico, purch strutturato e organizzato. Ecco dunque una risorsa da utilizzare e coinvolgere. Come? Le possibilit sono molte e le occasioni altrettante. Ci vuole per un impegno, una organizzazione che identifichi le risorse disponibili e i progetti fattibili. Ci vuole, insomma, la volont politica di coinvolgere le risorse civiche disponibili e la capacit di organizzarle e gestirle. E questo gestore non pu che essere il Comune. Mi risulta che alcune associazioni (come per esempio lAldai, che raggruppa i dirigenti delle aziende industriali lombarde) siano gi pronte a collaborare per fornire nominativi di disponibili a collaborare a iniziative civiche. Volontari, chiamiamoli cos, che possono essere pensionati ma anche giovani e adulti. Partecipazione, dunque. Come viene richiesto non solo a Milano ma in tutto il Paese, se vogliamo leggere anche in questa chiave i successi di, appunto, partecipazione che hanno avuto le manifestazioni allinsegna del se non ora, quando e il successo straordinario dellultimo referendum. Certo, per poter partecipare occorre essere informati, tenuti al corrente. E per informare occorre la volont politica di farlo nei dettagli, anche usando nuovi strumenti di comunicazione oltre a quelli classici. Mi riferisco, per esempio, al fatto che il portale del Comune ancora non informa come si dovrebbe e sul quale non transitano ancora le informazioni di base che molti milanesi si aspettano nellottica di un nuovo rapporto con i cittadini. E vero, non tutto si fa in un giorno. Per, altrettanto vero che occorre fare il primo passo (i primi passi) nella consapevolezza che a regime si andr nel tempo necessario. Per concludere: se non ora, quando?

SONDRIO E MONZA IN PORTOGALLO Sergio Fumagalli


Abolire le Province. E diventato uno slogan contro la casta, uno dei tanti argomenti demagogicamente agitati per gettare fumo negli occhi dei cittadini: 54.000 posti aboliti, dimezzamento dei parlamentari, etc. Non n.32 III 21 settembre 2011 ce lo possiamo permettere pi. Con drammatica evidenza, in questa estate turbolenta si posto un problema, non banale, di competitivit del nostro sistema - Paese e, pi in generale, delle democrazie europee e occidentali che, in assenza di risposte allaltezza, porr a rischio molte garanzie e tutele che oggi siamo abituati a dare per scontate. La discussione sugli assetti istituzionali del nostro Paese un pezzo 4

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di questa questione. Per dire meglio uno degli spazi che abbiamo per dare vita a una manovra di rilancio dello sviluppo non basata su nuove tasse. Innanzitutto occorre definire con chiarezza e precisione il tema in discussione che, a mio giudizio, il seguente: Qual il numero minimo di livelli di Governo costituzionalmente garantiti che sono necessari per una democrazia efficace ed efficiente nel nostro Paese. Sul piano quantitativo dei risparmi di spesa non ci possono essere dubbi: ridurre il numero di livelli di governo , a tutti gli effetti, una grande semplificazione e comporta una riduzione dei costi della democrazia che nessun taglio di numero e stipendio dei parlamentari pu eguagliare, tranne che sul piano simbolico. Non solo. Senza voler scomodare il rasoio di Occam, il numero minimo anche il numero migliore: meno Governi, pi governo. Il costo di un organismo costituzionalmente garantito, infatti, non sta solo nello stipendio dei consiglieri eletti e della Giunta, nelle auto blu o nel costo delle elezioni ma anche nella maggiore complessit del processo decisionale che la sua esistenza comporta. A guardar bene, spesso questultimo si rivela un costo assai pi rilevante, per i territori amministrati, dei costi diretti degli organismi stessi perch pu comportare che opere essenziali non vengano realizzate o lo siano in tempi biblici e con progetti superati e pasticciati da troppi compromessi. Bisogna, per, vedere se la riduzione degli organismi elettivi non comporti un peggioramento della qualit del governo. Ottenere lefficienza a scapito dellefficacia o della partecipazione potrebbe non essere una scelta economicamente vantaggiosa, nel lungo periodo. A questo proposito sorge un dubbio che riporta al concetto di costituzionalmente garantiti: davvero ridurre la complessit costituzionale del nostro assetto istituzionale comporta necessariamente una riduzione della qualit del Governo? Ci che in Costituzione si applica a tutto il territorio italiano allo stesso modo. E una camicia rigida che tutti dobbiamo indossare. La parte onesta del dibattito sul federalismo di questi anni ha portato a riflettere sulle molte diversit del territorio italiano. Consentire una maggiore flessibilit

nella risposta alle esigenze di territori fra loro diversissimi potrebbe essere una soluzione vincente. Si delinea cos una opportunit di riforma che contemporaneamente riduce i costi e migliora la nostra democrazia sia in termini di efficienza che di efficacia. La mia umilissima proposta , quindi, la seguente: de-costituzionalizzare Provincie e Aree metropolitane e affidare alle Regioni il 30% (la percentuale del tutto indicativa) delle risorse risparmiate grazie allazzeramento dei costi diretti degli organi elettivi, per finanziare gli organismi che, utilizzando il personale disponibile, assicurino le funzioni di amministrazione sovra-comunale necessarie secondo una logica di sussidiariet verticale coerente con gli specifici territori di ciascuna Regione. Questi organismi potranno essere non elettivi o elettivi di secondo livello a seconda delle valutazioni delle singole Regioni ma dovranno richiedere costi di funzionamento compatibili con le risorse di cui sopra. La questione delle aree metropolitane, ad esempio, si pone in Lombardia ma non in Umbria e neppure in Emilia Romagna che per ne toccata per quanto riguarda la provincia di Piacenza. La citt metropolitana potr essere quindi una risposta utile per la grande area che gravita intorno a Milano (lombarda, emiliana o piemontese (Novara) o ticinese che sia) mentre la Valtellina e le valli Bergamasche richiederanno risposte diverse. A cosa serve la Regione se non per valutare e decidere come meglio organizzare il territorio? Dunque, lopposto della proposta centralista del governo dei federalisti che diceva: abolire le province con meno di 300.000 abitanti. Per stare in Lombardia, la provincia di Sondrio (molto meno di 300.000 abitanti) ha di gran lunga pi senso della Provincia di Monza e Brianza (molto pi di 300.000). Tra laltro, ritengo che questo assetto sarebbe corrispondente al disegno originario dei Costituenti e che sia coerente con il principio di sussidiariet verticale contenuto nel libro bianco di Delors della fine del secolo scorso. Mi ricollego a Delors perch il mio pensiero, pi in generale, il seguente: lUnione Europea per ritrovare competitivit nel nuovo scenario globale, ormai consolidato, deve

ridurre i costi strutturali di gestione della democrazia per non sottrarre risorse agli interventi a sostegno dello sviluppo sostenibile, dellinclusione sociale e della cooperazione internazionale, riducendo al contempo il carico fiscale, per quanto possibile. La tecnologia lo consente e levoluzione delle abitudini di consumo e di relazione dei cittadini lo facilitano. La democrazia europea pu (e deve) organizzarsi su quattro livelli istituzionalmente garantiti: Comuni, Regioni, Stati nazionali e UE, articolando le tematiche intermedie in modo pi flessibile, in funzione dei territori. Tra cento o duecento anni forse potranno diventare tre (senza gli Stati in taluni casi e senza le Regioni in altri). La riduzione dei costi strutturali non riguarda solo i livelli di governo ma anche altri aspetti: a cosa servono 600 (seicento!) e passa ambasciate dedicate alle relazioni intra-UE? Cosa fa, tutto il giorno lambasciatore italiano in Portogallo? Come possiamo competere con Cina, Usa, Brasile, Russia che a queste voci in bilancio hanno zero? A che cosa servono 27 (fra poco 28 e poi 29 e poi 30) eserciti con 27 strutture di comando, 27 aeronautiche militari con 27 politiche di acquisto e manutenzione diverse etc.? Come competere con gli altri che hanno un solo esercito, una sola aviazione, una sola marina? Noi tutti siamo portati a pensare che la democrazia in cui viviamo, le tutele e la libert che ne derivano per ciascuno siano dati di fatto acquisiti per sempre. Esse sono, invece, delle grandiose eccezioni nella Storia dellumanit ed esperienze minoritarie nella geografia contemporanea e dunque fragili e precarie. Senza una costante spinta alla riduzione dei costi strutturali della democrazia e una continua manutenzione dei suoi assetti che non ne pregiudichino la finalit sostanziale, il rischio che venga alla fine messa in discussione la democrazia stessa, almeno per come intesa in Europa. Una concezione a cui personalmente sono affezionato. LItalia delle mille manovre ha vissuto in questa estate 2011 un primo assaggio di una sfida che si ripresenter. Aumentare le tasse non pi una risposta percorribile.

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TRADIRE BERLINGUER A SINISTRA Riccardo Lo Schiavo


Dal 1993 siamo in una situazione di stallo. Non vero che tutti quelli di centro destra sono brutti sporchi e cattivi e quelli di centro sinistra sono anime pie che fanno politica solo ed esclusivamente con un fine nobile. Anche noi del centro sinistra possiamo avere dirigenti incriminabili o incriminati purtroppo. La scivolata sulla buccia di banana che ha portato su tutti i mezzi di informazione Filippo Penati stata accolte con un misto di stupore e rabbia dalla base. Il tesserato tipo del partito democratico, per quelli che conosco e frequento con una certa continuit, tuttoggi alla ricerca di un leader o di una classe dirigente che sia in grado di guidarlo con continuit e coerenza con idee programmi innovativi che diano occupazione e sviluppo sociale in una fase economica terribile di cui a oggi non si vede uscita. Laffare Penati prima di essere un problema giudiziario un problema di strategia politica. Dove il partito riformista lombardo che si occupa di sviluppo e innovazione che propone nuovi modelli di vita e sostenibilit, che risponde alle reali esigenze della gente prima in realt piccole per poi esportarli su scala nazionale? Eppure noi avremmo il modello tosco emiliano a cui attingere. Qui siamo a parlare della costruzione di abitazioni sulle ex aree Falck dove la magistratura sospetta che un dirigente del partito sia coinvolto nella stesura del PGT. Stiamo a parlare dellacquisto da parte di un ente pubblico di azioni di una holding autostradale a un prezzo non congruo come sostiene la Corte dei Conti.Questa storia mi ricorda tanto Rosi e le mani sulla citt e allora era meglio Don Achille Lauro che almeno regalava pasta e scarpe! Come in un sogno che si tramuta in incubo a volte ci si pu sentire precipitare nello spazio buio e mano a mano che passa il tempo si ha la sensazione che aumenti la velocit e insieme la paura. A questo punto il sogno finisce ci si sveglia, magari si va in cucina e si spazzola il frigo per poi tornare a dormire a stomaco pieno. Nel caso del militante del PD questo purtroppo non avviene. Siamo ancora nella fase dellaccelerazione, si ha la netta sensazione di precipitare nel nulla con la paura di trovarsi in una dimensione politica non gradita. Sino a oggi quelli che la sinistra, sono sotto scacco politico per una scelta strategica operata Enrico Berlinguer nel 1981 nellintervista I partiti sono diventati macchine di potere rilasciata a Eugenio Scalfari, per La Repubblica del 28 luglio 1981: noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono concorrere alla formazione della volont politica della nazione interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni.(1). Probabilmente Berlinguer immaginava dirigenti di altro (e alto) rango. Purtroppo accade che la magistratura indaghi o abbia indagato dirigenti dei partiti di sinistra.Se leredit politica di Berlinguer vincolante (ed io lo credo) bisogna comportarsi di conseguenza se viceversa la strada intrapresa diversa quantomeno opportuno rinunciare al lascito. E ovvio che sino a che non si siano celebrati i processi vale la presunzione di innocenza per tutti. Tuttavia se un magistrato ti convoca non lo fa senza elementi degni un approfondimento. Bettino Craxi nell oramai lontano o vicinissimo 1992 osservava che: "C' un problema di moralizzazione della vita pubblica che deve essere affrontato con seriet e con rigore, senza infingimenti, ipocrisie, ingiustizie, processi sommari e grida spagnolesche. E' tornato alla ribalta, in modo devastante, il problema del finanziamento dei Partiti, meglio del finanziamento del sistema politico nel suo complesso, delle sue degenerazioni, degli abusi che si compiono in suo nome, delle illegalit che si verificano da tempo, forse da tempo immemorabile(2). A chi ha subito, magari in alcune vicende con un certo accanimento, ma non senza ragione, indagini da parte della magistratura va riconosciuto il dovuto rispetto per essersi difeso a viso aperto. Aridatece er Puzzone Ma veniamo a chi si difende dalle accuse in modo a volte maldestro, alle vicende dei giorni nostri. Abbiamo un dirigente nazionale gi responsabile della segreteria politica nazionale, gi presidente della provincia di Milano che dichiara: Si sgretola e va in pezzi la credibilit dei miei accusatori: erano gi apparse evidenti le contraddizioni e linfondatezza delle ricostruzioni dei fatti unilaterali e false dei due imprenditori inquisiti, che sono il pilastro su cui si regge limpianto accusatorio nei miei confronti. Continuo a ribadire la mia totale estraneit ai fatti che mi sono addebitati. Pi passa il tempo e pi appare chiaro che le dichiarazioni dei miei accusatori sono false. (3) Alle dichiarazioni dellaccusato si contrappongono quelle dellaccusa come in unaula di giustizia virtuale. Il presunto giro di tangenti svelato dall'inchiesta della Procura di Monza sulle aree ex Falck e Marelli di Sesto San Giovanni, era inserito ''nella cornice di un sistema di corruzioni che ha contraddistinto per lungo tempo la gestione della cosa pubblica da parte di alcuni pubblici amministratori'' (4) Noi cittadini milanesi paghiamo le tasse a fronte dellerogazione di servizi. E fondamentale a questo punto sapere perch la provincia di Milano durante la presidenza Penati ha pagato a Gavio 76 milioni di euro in pi rispetto al valore di mercato le azioni della Serravalle che ha comprato. Perch sono dieci anni che lex area Falck ferma e non si parte con i lavori (mi sembra Bagnoli)! Bisogna spiegarlo al contribuente milanese, al tesserato PD, e ora anche al magistrato. Per la politica riformista ne parliamo poi.
1. http://www.palmirotogliatti.it/content/arg omenti/articoli/la_questione_morale_di_enrico _berlinguer 2. http://www.socialisti.net/SOCIALISTI/cra xi2.htm 3. http://affaritaliani.libero.it/milano/tangenti .html 4. http://ansa.it/web/notizie/collection/rubri che_cronaca/08/25/visualizza_new.html _732567863.html 5. http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/ napoli/notizie/cronaca/2010/30-marzo2010/consulenze-commissariato-rifiutibassolino-rinviato-giudizio-peculato-1602746876429.shtml

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CRISI: IL MOMENTO DELTERZO SETTORE Giovanni Agnesi


Ferragosto 2011, una estate catastrofica in termini economici, finanziari e politici, durante la quale abbiamo assistito nelle ultime sei settimane alla proclamazione di ben tre manovre finanziarie, di cui lultima emanata e gi annullata dalle diatribe nella maggioranza che ci governa. Una maggioranza divisa capeggiata da un premier che dopo aver per anni promesso di non mettere le mani nelle tasche degli italiani, non vuol passare per colui che ha tradito i suoi elettori, a costo di mettere in serio pericolo il Paese Italia. Un governo irrealmente ottimista e vacanziero che solo dietro le sollecitazioni delle parti sociali, degli economisti Monti, Draghi e della BCE ha faticosamente preso coscienza della tragica realt nostra e internazionale. Un governo che di fronte allesigenza di equilibrare gli interventi economici in termini di rigore, sviluppo ed equit ha solo privilegiato i tagli di spesa lineari che colpiscono indiscriminatamente tutti i cittadini, senza alcuna attenzione alla capacit contributiva di ognuno. Compresi i tagli alle deduzioni e detrazioni fiscali, intervenendo sulla carne viva delle famiglie (colpendo sanit, carichi famigliari, istruzione, ecc.) e che indeboliscono le associazioni del non-profit decurtando i benefici a favore di quanti le sostengono con iniziative di beneficenza. Sono inoltre particolarmente preoccupato dal progettato azzeramento (20 miliardi di euro) dellassistenza che distruggerebbe il gi debole e zoppicante Welfare italiano. La crisi profonda del nostro Paese non solo economica, ma anche culturale. Una cultura che per anni ha vissuto sullo slogan Meno Stato, pi mercato, piccolo bello, fai da te, ecc. irridendo i valori della solidariet ed esaltando il consumismo e la cultura dellavidit. Una cultura che con i tagli governativi sopra esposti, dimostra in maniera palese come in Italia lo Stato Sociale sempre pi visto come uno spreco, un onere in quanto pensato in chiave essenzialmente assistenziale, anzich essere percepito come risorsa per tutta la comunit, un investimento capace di mettere in attivit le persone. In questa logica, come afferma Stefano Zamagni (Presidente dellAgenzia per le ONLUS) in una intervista del giugno scorso: Abbiamo due sistemi economici del Welfare - State, uno di matrice inglese e laltro americano. Il sistema dello Stato benevolo. C il mercato che produce con efficienza e lo Stato che ridistribuisce secondo equit quanto il mercato ha prodotto. Se si elimina la redistribuzione ecco il modello capitalismo caritatevole. Il mercato la leva del sistema, e deve essere lasciato libero senza intralci, come insegna il neoliberismo. In questo modo il mercato produce ricchezza, e i ricchi fanno la carit ai poveri, utilizzando la societ civile e le sue organizzazioni (le Charities e le Foundations). Lo Stato Sociale un sacrosanto diritto di cittadinanza, non pu essere legato esclusivamente allandamento del mercato. Assistiamo sempre pi preoccupati alle difficolt se non allinefficienza dello Stato a svolgere la propria funzione a favore del bene-essere dei propri cittadini e nello stesso tempo alle criticit del mercato che viviamo giorno dopo giorno, dove la ricerca estrema del profitto disumanizza la societ. Per salvare il Welfare - State si deve rompere il dualismo Stato - mercato inserendo a pieno titolo il Terzo Settore e la Societ Civile, cio il volontariato che mosso dalla cultura del dono e della gratuit si sviluppato negli anni realizzando una miriade di associazioni non-profit e pro-profit tipo: Cooperative di consumo e produzione, Cooperative sociali, banche Cooperative, Ong, Onlus, istituti di micro-finanza, organizzazione di commercio equo e solidale, ecc.. Un settore di tutto rispetto (dati del Libro Bianco del Terzo Settore presentato il 13/6/2011) che si stima arrivi a sfiorare il 5% del PIL, occupando in forma retribuita 750.000 persone e 3.300.000 come volontari. In effetti il non-profit con 4 milioni di operatori pari al 18% del totale dei lavoratori italiani rappresenta il pi grande contenitore sociale in Italia, ma anche il pi qualificato, costituito per il 60% da donne, per il 72% da lavoratori laureati con et media attorno ai 40 anni. Dati ISTAT indicano in 221.000 le associazioni non profit che restituiscono a circa 20 milioni di italiani servizi di assistenza, di cura alla persona, allambiente e ai beni culturali. E necessario che lo Stato finalmente riconosca la funzione pubblica e di vera autonomia dei soggetti sociali, non considerandoli pi come supplenti o sostituti in quei settori dove esistono esigenze economiche di bilancio, una buona cenerentola per risparmiare sui servizi. Una cosa certa, non tagliando le spese sociali che si uscir dalla crisi economica, anzi questo metodo provocher inevitabilmente aspri conflitti sociali, necessario invece risparmiare attraverso lefficienza dei servizi, attuando appieno le capacit conoscitive, progettuali e di relazione del Terzo Settore, riconoscendogli piena autonomia, sostegno e rappresentanza. Al riguardo condivido pienamente le osservazioni della dottoressa Natalia Montinari dellUniversit di Padova in un intervento dello scorso anno: Assistiamo ad una crisi irreversibile del modello di Welfare tradizionale certamente legata a fattori di natura quantitativa (riduzione delle risorse), ma dovuta in special modo a ragioni di natura qualitativa (emergere di nuove categorie di bisogni legati alla sfera relazionale della persona). Lesigenza di contenimento della spesa appare irrinunciabile dopo anni in cui i livelli di spesa pubblica hanno raggiunto percentuali sproporzionate rispetto allefficienza qualitativa dei servizi. A ci si aggiunga che il panorama dei bisogni sociali di Welfare, oggigiorno, si compone di bisogni sociali sempre pi complessi e pi vasti che richiedono un cambiamento qualitativo nellallocazione delle risorse e una certa dose di innovazione sociale relativa al contenuto del servizio offerto e alla modalit di erogazione. Attivit da attribuire al Terzo Settore il pi vicino alle persone specialmente a livello locale. Faccio qui un invito pressante, a quanti hanno responsabilit politiche a tutti i livelli, affinch operino al fine di attuare da subito la legge 328 del 2000 sulla sussidiariet, una vera riforma che non aspetta altro che di essere realizzata.

n.32 III 21 settembre 2011

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IL PARTITO DEL SINDACO A MILANO Walter Marossi


Nel vecchio manuale Cencelli il sindaco di Milano valeva abbondantemente un ministero di prima fascia e per convincersi che sempre stato cos, basta guardare lalbo dei consiglieri o degli aspiranti tali: da Mussolini a Berlusconi, da Craxi a Vittorini, da Turati a Toscanini, da Marinetti a Spadolini. Quasi tutti i sindaci milanesi hanno avuto un ruolo politico nazionale importante e molti sono stati a un passo dallessere protagonisti di prima grandezza nazionale. Caldara tenne in piedi la corrente turatiana del Psi garantendogli un consenso e una popolarit che consentirono ai riformisti di sconfiggere per lungo tempo i rivoluzionari, senza di lui non sarebbe stata possibile neppure la vittoria del rivoluzionario Filippetti. Per comprendere limportanza politica di Caldara basti ricordare che ancora nel 1934 il suo incontro con Mussolini venne visto come una possibile svolta del regime. Mangiagalli fu illusoriamente pensato come una barriera alla totale fascistizzazione dellamministrazione. Greppi fu una delle pedine fondamentali dello scontro/incontro tra socialisti e socialdemocratici. Bucalossi fu per un certo tempo candidato a leader del PRI, come Aniasi che fu una delle alternative possibili a De Martino al Midas. Tognoli venne indicato dal Corriere della Sera di Cavallari come unalternativa a Craxi (provocandone lira funesta). Albertini viene invocato ancor oggi come salvatore della patria moderata milanese. A nessuno arriso per il successo massimo, tutti sono stati ridimensionati dal partito di appartenenza, vuoi perch prevalsa una corrente di diversa impostazione ideologica, vuoi per il peso delle tessere in genere pi consistenti altrove, vuoi per la tendenza comune ai dirigenti nazionali di tutti i partiti di non volere tra i piedi il sindaco pi importante dItalia. Destino anche peggiore sub la ricorrente idea (in genere sollecitata da esterni ai partiti, da giornalisti, da societ civili varie) a varare un partito del sindaco, cosa ben diversa da una lista civica di appoggio. Solo Bucalossi, in verit ormai ex, ci prov presentando una lista propria insieme a uno sconosciuto federalista a nome Umberto Bossi con risultati elettorali disastrosi. Albertini fu quello che ci pens di pi ma vi rinunci, lasciando molti in gramaglie, i suoi ex assessori in primis. Visto le esperienze precedenti verrebbe voglia di consigliare a Pisapia (se mai gli fosse passato per lanticamera del cervello): lascia perdere. Ma.1) con lelezione diretta del sindaco stata accantonata definitivamente il deterrente maggiore nei confronti del sindaco: la crisi di giunta; 2) le liste civiche e personali un tempo frutto di accorta ingegneria politica guidata dai partiti sono oggi una realt autonoma non solo numerica ma anche politica; 3) i partiti tradizionali a livello cittadino sono o scomparsi o si sono trasformati in un comitato elettorale dipendente grazie al porcellum in tutto e per tutto dai leader nazionali. Nel centro sinistra in particolare vi sono diverse aggregazioni: 1) comunisti vari, idv, sel, socialisti, ecologisti, radicali; partiti piccoli anche se di grandi tradizioni spesso in permanente litigio interno e tra di loro, privi di forti leadership e privi se presi singolarmente di grandi chances elettorali (a legge elettorale vigente); 2) svariati comitati pi o meno spontanei in genere protestanti contro qualcosa; 3) un vasto numero di club, circoli, associazioni che hanno come unico momento unificante lantiberlusconismo ma che al momento del voto sono border line con lastensione; 4) i grillini, una realt fatta principalmente da elettori che non vogliono scegliere nellambito delle liste tradizionali. Singolarmente presi questi pezzi sono organizzativamente ed elettoralmente deboli ma tutti insieme hanno un peso determinante, superiore al 20% Poi c il PD. Un partito ancora diviso tra ex qualche cosa, che ha ereditato dalla DC e dal PCI milanese la profonda incapacit di esprimere leaders nazionali, tant che il pi rappresentativo fino a ieri era Penati, che al di l delle disavventure attuali non sembrava comunque un grande statista o un fine intellettuale. Un partito che non riesce a proporre una leadership credibile neanche attraverso quel bagno di umilt e di rigenerazione che sono le primarie, dove anzi il suo candidato viene palesemente osteggiato da parte consistente dei suoi elettori e militanti. Un partito che della tradizionale capacit organizzativa dei comunisti non ha pi molto e anzi in termini di capacit di organizzare le preferenze sembra dipendere sempre di pi dalle parrocchie. Insomma un partito contenitore dove si pu trovare di tutto e dove tutti possono trovare casa, un partito strumento dove si sale e si scende, un partito elettorale nel senso nobile del termine, un partito che per alcuni suoi leader o aspiranti tali da rifondare o da rigenerare ogni fine settimana. Nessuno di questi giudizi di per s negativo: i Democratici statunitensi sono pi o meno la stessa cosa. Questo significa per che nel milanese (altrove la storia diversa) la tradizionale barriera al partito del sindaco realizzata dai partiti tradizionali debole per non dire debolissima. Pisapia pu quindi per la prima volta realizzare un partito del sindaco? Federare tutte le componenti di quel popolo arancione che riemp piazza del Duomo? Realizzare quel mitico nuovo soggetto politico di cui si favella da decenni? Tecnicamente si, mai le circostanze furono pi favorevoli, ( circondato anche da seri professionisti della politica che hanno fatto di una avventura rischiosa il pi positivo risultato per la sinistra dellultimo ventennio) e deve vedersela con concorrenti che ha gi battuto in scioltezza. La domanda per : perch farlo? Per eleggere un pugno di deputati amici? Per favorire la leadership di uno o laltro dei contendenti nazionali? Per candidarsi lui stesso? Per esportare lesperienza dellalleanza e del programma innanzitutto in regione (dove si voter sicuramente prima della scadenza naturale) e/o a Roma? Ai pi solo lultima ragione interessa ma basterebbe e avanzerebbe.

DA NON LUOGHI A SPAZI PUBBLICI Maurizio Spada


Prendo lo spunto dalle immagini che appaiono sulle prime pagine n.32 III 21 settembre 2011 dellultimo numero di ArcipelagoMilano e che mostrano non luoghi milanesi abbinati a un quadro di Gauguin. Mi subito apparso evidente il 8

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contrasto fra gli uni e laltro, la disattenzione e mancanza di cura da una parte e la cura e significativit dallaltra. Qualche amministrazione tempo fa suggeriva appunto di usare larte per arricchire i non luoghi e trasformarli cos in luoghi darte. Ma mi sorge spontanea la domanda: quale arte per la citt? La citt come luogo delle relazioni sempre stata il campo di applicazione dellarte. Da sempre infatti ha avuto committenti che avevano interesse a essere rappresentati nella citt come luogo dei poteri. Forse solo recentemente che ci siamo privati del suo apporto soprattutto nelle aree periferiche, vuoi per inettitudine degli amministratori e vuoi per snobismo di certa avanguardia. Tuttavia a Milano, anche in periodi recenti, lesperimento di coinvolgere gli artisti nel tentativo di coprire le brutture dell'ambiente urbano contemporaneo vi stato. Ci si ricordi della trovata dell'amministrazione comunale, di circa trent'anni fa, di far coprire dai maggiori artisti d'avanguardia le orribili pareti cieche dei palazzi tirati su in qualche modo durante la ricostruzione del dopoguerra e negli anni sessanta. Ancora oggi ve n qualche patetica traccia ma per la maggior parte sono state oscurate, vuoi dalla mancanza di manutenzione vuoi dai sopralzi successivi. Ancora si faccia riferimento alle imbellettature di viadotti e manufatti giudicati brutti in occasione dei mondiali di calcio, come la galleria sotto la ferrovia sulla strada per l'aeroporto Forlanini e, pi recentemente, si rimembri l'Alba di luce, costata due miliardi di vecchie lire, nella piazza della Stazione Centrale che ora giace in un deposito di robivecchi. ma anche il discusso Ago e Filo di piazza Cadorna. Ma il punto : questa arte pu servire alla citt e alla sua qualit da quando ha smesso di avere come

fine la bellezza? Infatti vi sempre stato il tentativo di usare l'arte per fare spettacolo e coprire i veri problemi ma ultimamente diventata mostruosit (dal latino monstrum, segno grande) per il potere e i media. Del resto certa arte contemporanea andata a nozze con l'espansione dei mezzi di comunicazione, anzi in alcuni casi diventata solo comunicazione di messaggi invadenti e irritanti, il pi delle volte compresi da pochi specialisti. L'aspetto provocatorio di questultima, che Schiller definiva come l'attivit che fa da s le sue regole, insito nella funzione che si data l'arte moderna, ha preso la mano in certe frange contemporanee inopportunamente definite d'avanguardia. L'avanguardia storica infatti era ben altra cosa! Aveva la finalit di ribellarsi all'accademismo, cio un modo ripetitivo e acritico, asservito al potere borghese, di fare arte, quindi privo di autenticit e sincerit che ne stravolgeva il significato e la funzione. Oggi invece il nuovo accademismo proprio, mi si passi il paradosso, la spettacolarizzazione della provocazione. Nella cultura dell'immagine e della comunicazione di massa si creata una "enclave" affaristico - culturale che, fuori da ogni contatto con la tradizionale funzione sociale dell'arte, che poi era quella di introdurre la creativit bellezza nel quotidiano, ovvero senza alcun rispetto per la vita ma in nome di un liberismo mercantile, produce orride rappresentazioni, che chiama "performance", con il solo scopo di stupire e di far parlare i media, se le giudica come opere geniali e se le colleziona. A queste schegge impazzite della cultura contemporanea ovviamente partecipano banche, gruppi affaristici, musei e altri poteri economici che hanno come unico obiettivo il denaro. Ora tutto questo per dire cosa?

Che la citt non ha bisogno di quest'arte per essere vitalizzata, e i non luoghi non diventeranno certo luoghi per la presenza di queste opere, ma essa ha bisogno invece che si introduca creativit, nel senso di rispetto per la vita e la sua complessit, funzioni lente, assenza di traffico congestionato e magari un po' di natura, mescolanza di funzioni che impediscano vuoti di vita nelle periferie dormitorio. Per l'architettura spettacolo valgono gli stessi argomenti. Paolo Soleri chiama benevolmente Orchidee queste costruzioni "fiori all'occhiello" a sottolineare che sono elementi singoli staccati dal contesto. Qualcun altro chiama sindrome di Bilbao, in onore a Paul Getty, questa tendenza a pretendere di risolvere i problemi della citt con architetture firmate. Monumenti appunto alla presunzione dei nuovi e vecchi poteri ma che nulla hanno a che fare con la vita. Il problema quindi non tanto quello di usare larte per rivitalizzare la citt, se larte esalta tanatos non possiamo pretendere che ci dia eros, ma quello se mai di ritrovare la bellezza come finalit della citt e quindi anche dellarte. James Hillman afferma in termini analitici che la grande repressione del secolo scorso stata quella del desiderio di bellezza, schiacciato dalla tendenza al titanismo, e che invece, parafrasando Schumacher, "piccolo bello", ovviamente nel senso di umano e umile, termini che traggono il semantema da humus = terra. A fronte del gigantismo della nostra civilt che si manifesta in tutti i settori, dai media alleconomia e alla tecnologia, abbiamo prodotto anche unarte che ha perduto il senso dei propri limiti e della sua funzione che esalta il mostruoso e lorrido. Questarte bene che se ne stia lontana dalla citt.

MUSEI: CHI PAGHER IL CONTO? Paolo Biscottini*


Recentemente mi dicevano che il bookshop di una delle pi importanti istituzioni museali italiane non va bene, mentre la caffetteria ha sempre successo. La cosa non mi ha sorpreso, perch la constato da tempo anche nel museo che dirigo. Aggiungo che i visitatori vanno diminuendo in modo rilevante, a meno di eventi speciali, di particolare forza attrattiva. La societ cambia e la crisi fa la sua parte. Da un lato il pubblico (considerato genericamenn.32 III 21 settembre 2011 te e non per fasce det o socioculturali) va perdendo interesse per tutto ci che si radica nei valori tradizionali e soprattutto culturali, dallaltro mostra un crescente interesse per gli aspetti pi materiali dellesistenza, i beni di consumo, le mode, il cosiddetto look e i momenti di convivialit, fra i quali quelli legati al cibo. Registrando tutto ci non posso non fare delle considerazioni. Il mondo cambiato e cambier ancora. E tutto avvenuto molto rapidamente. Gli uomini di cultura sono generalmente portati a stigmatizzare questa perdita di valori, piuttosto che credere in modalit diverse di viverli. Non compete a me giudicare tutto ci. E materia del sociologo, e comunque non di un direttore di museo che, per, guarda con apprensione il presente e il futuro delle istituzioni culturali e considera con preoccupazione il venir meno dei contributi pubblici e, ormai, anche il diradarsi 9

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di quelli privati. Per noi vuol dire lavorare in modo totalmente diverso e rinunciare giorno dopo giorno a conquistare quegli standard di qualit su cui avevamo lavorato negli anni passati e su cui avremmo voluto misurarci con i musei europei e americani. Persino levento a cui ci eravamo arresi negli anni scorsi, sta perdendo capacit attrattiva e con essa quella di reperire i fondi. Ricordo che nel corso della 19 Conferenza Generale dellICOM, tenutasi a Barcellona nel luglio 2001, una importante relazione, prefigurando gi lo scenario attuale, si concludeva con la domanda cruciale: chi pagher il conto? Da un lato verrebbe da dire, secondo una lettura morale della domanda, che il conto lo stanno gi pagando le nuove generazioni, ma dallaltro la sua sconvolgente attualit suscita una certa ansiet e obbli-

ga a cercare modalit diverse di gestione. Immaginando che i musei non possano e non debbano chiudere i battenti, n che il patrimonio dei nostri beni storico artistici possa essere messo sul mercato, i costi di un museo, pur modificato secondo le attuali ristrettezze economiche e pur allargato alle nuove istanze culturali (altra cosa da quelle tradizionali, fondate su ricerca conservazione valorizzazione ecc.), sono altissimi. Lo Stato nelle sue diverse espressioni non ce la fa? Forse non ha neppure tentato una politica dei Beni Culturali adeguata al Paese. Forse non ha neppure immaginato di ridurre i costi della politica a vantaggio della societ e della cultura. E forse non ha capito che siamo indignati di tutto ci. La nostra indignazione forte, ma ancora si manifesta poco. Il tempo

ci dir cosa succeder. Oggi non possiamo che invitare i privati a esercitare una sorta di supplenza. Ma perch ci avvenga occorrono tre cose: che lo Stato lo consenta, che legiferi in materia di defiscalizzazione e che sia possibile porre questi nuovi soggetti intorno al tavolo delle decisioni, nei Consigli di amministrazione ecc. Solo se potr decidere e realizzare senza impedimento di sorta, sia pur nel dovuto rispetto delle norme di tutela e controllo, il privato accetter di lavorare per la salvezza dei nostri Beni Culturali. Le sponsorizzazioni sono finite, ma forse inizia il periodo della collaborazione con quel privato che forse si assumerebbe responsabilit nuove, solo se potesse partecipare alla fase decisionale. *direttore del Museo Diocesano

MOSCHEE: CHITI, COS NON VA Raffaello Morelli


Il problema immigrazione esiste non perch la destra teme l'Eurabia, ma perch la cultura politica diffusa ragiona in termini di compromessi soppesando la consistenza tra gruppi. Cos trascura le interrelazioni reali tra i diversi individui nellambito delle leggi e lascia marcire le cose. In un articolo su ArcipelagoMilano, l'Islam e la paura delle moschee, il Vice Presidente del Senato Chiti ha svolto un'analisi circa il disagio in Europa per il sopravvenire di milioni di immigrati con diverse concezioni culturali e una differente religione. E ha formulato proposte operative. In riferimento all'Italia, faccio alcuni rilievi politici. La necessit di accogliere i non comunitari consegue al mondo aperto globalizzato. Dunque l'approccio non pu essere l'acquietare un gruppo etnico o l'esaltata idiosincrasia dei nativi. Limmigrazione dovrebbe essere affrontata irrobustendo le basi del diritto in chiave di libert dei rapporti tra chi vive in Italia. In altre parole, essere concepita come aspetto ordinario del convivere, che sempre tra diversi e affronta sempre questioni di conflitti democratici. La funzione pubblica deve perci svolgere il medesimo genere di compiti. Favorire la libera espressione di ciascuno, assicurare lapplicazione delle norme, far funzionare la giustizia civile e penale, vigilare perch vi siano libert economica privata e un degno livello di condizioni di vita. Sapendo che le n.32 III 21 settembre 2011 carenze della funzione pubblica hanno un impatto complessivo maggiore nel caso dei problemi dell'immigrazione (che sono insieme pi ancestrali e pi immediati) e dunque richiedono un impegno ancora superiore. Ci non significa (la tendenza dellarticolo) assegnare alla funzione pubblica finalit che non le spettano. Farlo ripropone logiche compromissorie inadatte ad affrontare i problemi con efficacia civile. Nellordine espositivo dellarticolo, innanzitutto si rileva che la funzione pubblica organizzare la convivenza tra diversi, non seminare "il germe del cambiamento profondo dell'islam". All'interno delle religioni valgono solo i rapporti tra i rispettivi credenti, poich la separazione Stato religioni in Europa il fecondo frutto dei conflitti nei secoli. In secondo luogo, la funzione pubblica consiste nell'individuare le condizioni ambientali per la convivenza legale tra diversi, non ha il fine di imporre ai diversi politiche di integrazione, personali e culturali. Se la convivenza funzioner civilmente, nei tempi lunghi l'integrazione potr anche venire, ma non mutarsi in obbligo. In terzo luogo, la funzione pubblica si occupa della convivenza negli aspetti di vita civile ed fisiologicamente del tutto estranea all'incontro tra le religioni. Sono punti essenziali che fanno da bussola. Viceversa larticolo si rammarica che "lo Stato centrale sia incapace d'impostare una politica che fissi le regole del pluralismo religioso" per evitare che "le moschee vengano autorizzate solamente attraverso le valutazioni di ordine territoriale e urbanistico". Qui traspare con chiarezza la propensione alla logica concordataria, cio opposta a quella della separazione Stato religioni. In cui lo Stato tenuto ad assicurare la libert religiosa individuale nel pubblico e nel privato, non a dettare condizioni di esercizio dei culti o a favorire il loro insediarsi. I luoghi di culto (oggi la questione moschee) sono un diritto civile per chi li voglia realizzare nel rispetto urbanistico e disponendo dei mezzi necessari. Lo Stato non deve interferire, neppure per ricavarne riconoscimenti. Come il pretendere di imporre, per essere imam, il requisito della cittadinanza italiana e del parlare italiano. Confonde la necessit di una efficace politica degli ingressi in Italia e della durata dei visti, con interventi statalisti di tipo invasivo nell'esercizio delle religioni (per di pi in sostanza inefficaci verso i fondamentalismi). Insomma, se in Italia crescente la presenza di non comunitari e aumenta la percentuale di credenti musulmani, la risposta non vagheggiare il nuovo cittadino modello pluralista, ma svolgere correttamente la funzione pubblica per favorire oggi la convivenza pluralista tra diversi quali sono. A tale fine, positivo che l'articolo si schieri tra i sostenitori di due punti importanti: introdurre l'insegnamen10

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to di storia delle religioni in sostituzione dell'attuale ora confessionale e reintrodurre la teologia nell'universit statale. Perch ci coerente alla logica del pluralismo separatista. Non lo sono invece, se riferiti alla funzione pubblica, ulteriori obiettivi dell'articolo: "italianizzare la figura dellimam, anche creando una scuola islamica, in cui insegnare il

Corano in lingua italiana". Istituzioni che siano laiche per davvero, non promuovono (e non bruciano) libri religiosi. Eppure, l'articolo definisce quegli obiettivi "una proposta coerente con una visione di integrazione inclusiva. Non esiste unalternativa valida a politiche di inclusione e di integrazione". Vale a dire una dichiarata propensione concordata-

ria per regolare la convivenza. Modalit che, in base all esperienza storica, non funziona, tanto meno per limmigrazione musulmana che non ha gerarchie. Lalternativa c. E' la convivenza secondo regole imperniate sulla libert dellindividuo e sul suo spirito critico, al posto del conformismo pubblico politicamente corretto.

LE DOMENICHE DEI TARTASSATI Marco Ponti


Si parla sui giornali di aumentare le domeniche a piedi. Ora, i promotori di questa brillante iniziativa a suo tempo hanno dovuto ammettere, di fronte a dati incontrovertibili, che non servono a nulla per lambiente, e in specie per i particolati (i vecchi veicoli diesel n solo la causa prima, per la parte generata dal traffico, e questi sono prevalentemente mezzi commerciali, che non circolano la domenica, il particolato si muove rapidamente e si forma in tempi non istantanei ecc. ecc.). Allora hanno difeso liniziativa per motivi simbolici. Non sono motivi irrilevanti, si badi: davvero piacevole passeggiare con bambini e cani in aree libere dalle automobili. Ma del tutto insensato estendere il divieto a tutte le strade: basta e avanza delimitare strade e/o isole in cui sia vietato circolare, senza penalizzare assurdamente quei poveretti che vorrebbero andare a trovare la zia fuori Milano (irraggiungibile coi mezzi pubblici), o giocare a tennis in posti concepiti (ovviamente) per il solo accesso con mezzi privati, o fare una gita in campagna con la famiglia. Si rischia la dittatura della maggioranza, con buona pace di Toqueville (poi quanto la maggioranza sia davvero informata dellinutilit del provvedimento tutto da vedere). Ma in vista anche una iniziativa configurabile come dittatura della minoranza. Lassessore regionale Cattaneo propone (minaccia?) di alzare le tasse sulla benzina per non dover sopprimere servizi di trasporto pubblico, dati i tagli della manovra. Ora, in Lombardia i pendolari in auto sono circa il 70% del totale (i valori esatti dipendono dalla definizione di pendolare, ma nessuno contesta che siano in netta maggioranza). Sono anche super tassati, e ulteriormente colpiti proprio dalla manovra, ma non sono vocali, raramente scelgono liberamente lauto (abitano e/o lavorano in tanta malora), e sono pronti a pagare tutto e sempre. La minoranza dei pendolari che usa il trasporto pubblico paga tariffe tra le pi basse dEuropa, ed molto vocale. Ma la minaccia non viene fatta in termini di dovremo adeguare le tariffe alla media europea, il segnale non sarebbe abbastanza drammatico. Allora si prospetta il taglio dei servizi, che fa molto pi colpo: la gente rischia di perdere il lavoro, gli addetti rimarrebbero disoccupati ecc. E non finita qui: c anche una rilevante dose di coccodrillismo (se mi si passa il termine tecnico). Perch la regione non ha fatto gare serie per il trasporto pubblico? I costi di produzione, a parit di tariffe e servizi, avrebbero potuto ridursi drasticamente, per esempio al livello francese. Ma, si sa, anche la carne delle amministrazioni liberali debole: come rinunciare al voto di scambio con gli addetti e ai posti in consiglio di amministrazione, per non nominare aspetti ancor meno nobili dei rapporti politica - affari?

A proposito di DAlema - Scrive Guido Martinotti


Purtroppo nella nostra sventurata seconda repubblica oltre allinossidabile bimetallica Bossi-Berlusconi esiste un altro pilastro DAlemaBerlusconi. Ormai queste persone hanno perso il senso della platea informata. Si rivolgono solo a captive audiences cui si pu dire qualsiasi cosa, senza sentirsi gridare Ma va l. Lelenco di quelle che dice Berlusconi (o Bossi, ma in modi diversi) noto. Ma DAlema si accoda. E vero che qualche differenza c ancora, lo ha ribadito ieri Bersani, e che una volta fare di ogni erba un fascio era qualunquistico, e che ovviamente a ogni Tarantino i Berlusclones ribattono con un Penati. Ma al di l di tutto questo esiste purtroppo un mondo della politica, io preferisco chiamarlo con il termine tecnico cos ben delineato da Mosca, Pareto, Michels (non c quasi nulla da aggiungere, li si rileggano) di classe politica che in questi anni ha congiuntamente dominato la scena e tratto vantaggi. Non vero che DAlema sia uno sconfitto, gli sconfitti siamo noi che lui pretendeva di rappresentare con molta boria e punta voglia di fare unopposizione incisiva. Lopposizione lhanno fatta qui e l i cittadini, a proprie spese e i magistrati, non perch ce labbiano con Brlusconi come dice lideologia, ma perch difendono, quasi da soli, la legge. Vedi http://comunicare56.wordpress.com/ 2011/07/31/ha-vinto-dalema/ un mio pezzo sul Manifesto. La boria di dAlema irritante, ma del tutto difensiva, si persa anche la capacit di una analisi politica sul fenomeno casta e chi volete che la faccia: uno come DAlema?

A proposito di DAlema - Scrive Anna Spallitta


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Leggo l'articolo del Dott. Luca Beltrami Gadola! Basta con la vecchia classe, basta con chi ci condisce le

solite frottole, Milano rinata, ha aperto gli occhi! Mandiamo a casa

gli arroganti e le vecchie volpi, non ci incantano pi!

A proposito di DAlema - Scrive Donatella Martini


Ci sarebbe piaciuto che Beltrami Gadola nel suo articolo citasse che la risposta - fuori tema - di D'Alema era al nostro "Gender question time", progetto dinterviste pubbliche ai dirigenti del Pd e ai personaggi di spicco di passaggio alla Festa del Pd di Milano che DonneInQuota, associazione culturale che si occupa di rappresentanza politica femminile e di rappresentazione della donna nei media, ha organizzato quest'anno con il Coordinamento delle donne del Pd. Iniziativa di spessore politico che la stampa ha ignorato ma che ci ha portato ad intervistare Letta, Fioroni, Camusso, D'Alema e poi Bersani il 17 e Franceschini il 19 settembre. A loro abbiamo rivolto delle domande relative a problematiche di genere (femminile) che riguardano donne e uomini, volte non solo ad avere una loro presa di posizione sull'argomento ma anche a verificare quanto tenessero in considerazione la met del loro elettorato. Le interviste sono state riprese e i video saranno successivamente messe sul nostro sito: www.donneinquota.org.Nella fattispecie, la domanda che abbiamo rivolto a D'Alema alla quale lui ha risposto negando l'esistenza della casta era la seguente:Le continue mancanze di rispetto nei confronti delle donne attraverso barzellette, aneddoti, racconti e anche comportamenti personali di quasi tutta la nostra classe politica fino ad arrivare all'orrenda barzelletta di Sacconi dell'altro giorno, continuano a proporre un modello di considerazione dell'universo femminile incredibilmente distante dalle donne del nostro paese, dalle pi giovani a quelle che per anni hanno combattuto per la libert e la dignit delle donne. Cosa succede negli apparati dei partiti, perch sono cos distanti da tutto quello che si muove nella societ? E soprattutto quando cominceranno ad avere la forza di sostenere classi dirigenti femminili in grado di trascinare in maniera nuova il nostro paese fuori dalla crisi economica, istituzionale, culturale ed etica in cui si ritrova?

A proposito di DAlema - Scrive Luigi Cestaro


E vero, la casta non esiste, se lo dice DAlema ma a Milano non ci sono pi problemi di ordine pubblico (zingari, centri sociali, integrazione) il traffico non esiste, i parcheggi non sono un problema, oltre al 50% di aumento del biglietto pagheremo lirpef (speriamo prestissimo) laria sar buonissima perch verr esteso lecopass, cos tutti dovranno acquistare lauto nuova o andare ad abitare in centro, zona piazza Vetra. S. Lorenzo, Commenda, Navigli ... meglio di cos se more !!!

A proposito di DAlema - Scrive Ruggero Giuliani


Egr. Beltrami Gadola, Basta con D'Alema !!! E' la causa di tutti i mali della sinistra italiana!

A proposito di DAlema - Scrive Corrado Griffa


Gentili signori, D'Alema avvelena anche te: digli di smettere!! Sino a quando la sinistra avr personaggi (in cerca di comode poltrone, accoglienti buvettes, altre meno commendevoli prebende) come il Max Leader (e i suoi adepti, di cui conosciamo nomi parenti e affini, da Sesto S.G. gi gi sino a Roma Bari e oltre, passando anche per Bologna), essa sar minoranza (a ragione) vilipesa derisa abbandonata. Quousque tandem PD abutere patientia nostra?

A proposito dellarticolo di Chiti - Scrive Marco Romano


Mi risulta che i credenti debbono leggere e recitare il Corano in arabo perch larabo la lingua scelta da Dio per comunicare con gli uomini; le traduzioni tra laltro sempre difficili e controverse perch molti significati dei termini arabi sono intraducibili non possono sostituirlo, ma sarebbero utili a un non credente italiano per capire qualcosa dellIslam: quanti lo hanno letto?

A proposito dellarticolo di Chiti Scrive Francesco Marcheselli


Poverino! Non sa, Vannino Chiti, che il Corano non traducibile tout court? Che i musulmani di Giamaica o di Indonesia, cos come quelli dellAfghanistan o della Cecenia DEVONO studiarlo e recitarlo rigorosamente in Arabo? O crede davvero che si possa formare un Islam italianizzato (magari composto solo di convertiti italiani? Lunica frase condivisibile di tutto larticolo noi non conosciamo lIslam e i nostri nuovi connazionali conoscono poco noi. Nel suo caso, poi, addirittura lampante. scoraggiante vedere con quanto dilettantismo sorretto solo da preconcetti ideologici il Nostro riesca a pontificare su argomenti di cui non capisce nulla! Ma forse crede davvero che la politica faccia i miracoli.

Scrive Antonio Aprile a Massimo Cingolani


Sarebbe interessante approfondire il comportamento della macchina asn.32 III 21 settembre 2011 sicurativa negli enti. E' da chiarire perch il broker non debba occuparsi solo della redazione di un capitolato di polizza richiesta dal pro12

www.arcipelagomilano.org prio cliente ente per garantirsi protezione da un rischio, e per questo percepisca debito compenso, ma vada invece stranamente ad autoazzerarsi detto riconoscimento percependo il proprio guadagno non quindi dal proprio Cliente ma da una o diverse compagnie da indicare al proprio cliente. Va fatta chiarezza sul perch non esista una procedura certificata che indichi agli enti quali coperture siano davvero necessarie o superflue per perseguire efficienza e risparmio. Non mi sembra una via attualmente percorsa ma sicuramente mi sbaglier.

Scrive M.G. Scala a Massimo Cingolani


Nella replica ad Aon, lei cita il fatto che la pratica del cottimo fiduciario per beni e servizi non pu superare l'importo di 206.000 Euro. Ma nella gara per le polizze indetta per il 31.12.2009 il valore stimato dell'appalto era di 1.650.000 euro (unmilioneseicentocinquanta), perch il Trivulzio ricorso a questo strumento?

Scrive Elena Zanichelli a Giovanna Menicatti


Ci che riguarda il mondo animale, con particolare attenzione ai nostri migliori amici, suscita il mio interesse, coinvolge i miei sentimenti. Condivido e apprezzo l'articolo che leggo nella sua analisi razionale, nelle sue osservazioni precise, nella sua critica costruttiva rivolta all'importanza che tale realt ha nel sociale.

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Un ottimo inizio di stagione
Il ciclone MiTo, come previsto, ha travolto ogni cosa e ha trascinato la citt in un vortice di musica. Non solo musica e non solo classica. Ma noi ci occupiamo di quella e dunque registriamo, nella sola prima met del mese, linaugurazione con D. Barenboim e la Filarmonica della Scala, i recital di L. Cascioli, A. Gallo, C. Opalio, R. Cominati, R. Giordano, A. Nos al Teatro Litta, D. Atherton con la London Sinfonietta al Dal Verme, Y. Temirkanov per due volte con la Filarmonica di San Pietroburgo e poi Jarvi con la Baltic Youth Philarmonic alla sala Verdi del Conservatorio, B. Petrushansky al Piccolo Teatro, Giaccaglia-RosiniLagan con i Sentieri Selvaggi al Museo del Novecento, il Quartetto di Cremona al San Fedele, E. C. Vianelli allorgano del Duomo, Latham Knig con F. Say e la Prague Philarmonia e poi ancora Z. Mehta con la Israel Philarmonic Orchestra agli Arcimboldi, L. Pfaff con lorchestra dei Pomeriggi Musicali alla Pirelli di Settimo Milanese, P. da Col con lOdhecaton Ensemble in SantAmbrogio, lOpen Trios ancora al Conservatorio, F. Ferri e A. C. Antonacci con lAccademia degli Astrusi in SantAngelo, D. Kawka con la Filarmonica 900 allAuditorium, A. Brendel allElfo Puccini, C. Cavina con La Venexiana al Parenti e infine M. Campanella con lOrchestra Giovanile Cherubini alla Bocconi. Tutto questo e molto altro, un po meno classico ma non meno attraente e impegnativo si svolto fra il 4 e il 15 settembre, dunque in soli dodici giorni, ma il programma del Festival andr avanti fino al 22 settembre, per altri sette giorni. Una vera e propria occupazione di ogni spazio disponibile in citt, con una quantit di artisti a dir poco impressionante (fra orchestre, ensemble e solisti sono oltre mille musicisti!). C da chiedersi se questo enorme sforzo organizzativo e finanziario abbia un ritorno altrettanto significativo sul piano dellimmagine della citt e sulla sua crescita culturale; potremo porre Milano, grazie a MiTo, sullo stesso piano di Lucerna o di Salisburgo? Mah Fra tutti questi concerti, molti dei quali di superba qualit, ci ha colpito in modo particolare quello interamente dedicato alle opere per pianoforte e orchestra di Liszt eseguite e dirette da Michele Campanella nella nuova Aula Magna dellUniversit Bocconi, progettata dalle due giovani e brave architette inglesi Shelley McNamara e Yvonne Farell e ancora poco nota ai milanesi perch inaugurata solo tre anni fa. In programma la Fantasia su temi popolari ungheresi e i due Concerti (numero 1 in mi bemolle maggiore e numero 2 in la maggiore) che con la Totentanz rappresentano praticamente la totalit delle opere lisztiane per pianoforte e orchestra. Si tratta di pezzi come sempre in Liszt di grande impegno tecnico che normalmente vengono eseguiti dai pianisti uno solo alla volta e senza lonere della direzione dellorchestra ( il caso dello stesso Campanella che fra pochi giorni a Chicago, con la splendida Orchestra Sinfonica che porta il nome di quella citt, eseguir con la direzione di Riccardo Muti solo il Concerto numero 2). Inoltre dirigere una orchestra di giovani - che, come nel caso della Cherubini, si riuniscono solo per la tourne estiva - ben pi impegnativo e complesso che destreggiarsi con orchestre stabili e consolidate da anni. E nonostante tutto ci, sprigionando unenergia che dal palco scendeva in platea e si trasmetteva a tutto il pubblico, Campanella ha restituito una esecuzione limpidissima, esemplare per raffinatezza e per profondit di pensiero, lontana mille miglia dal tradizionale approccio virtuosistico, frutto di unintera vita dedicata in grandissima parte a questo autore ( di pochi mesi luscita in libreria del suo volume Il mio Liszt, considerazioni di un interprete, per i tipi di Bompiani,

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www.arcipelagomilano.org che affronta una serie di problemi interpretativi lisztiani mai risolti prima dora). Vorremmo osservare con un po di amarezza che di questo evento nessun giornale si occupato, e vorremmo capire perch questo nostro pianista - uno dei grandi italiani che riscuote ovunque enormi successi sia cos poco amato da Milano, diremmo addirittura ignorato, nonostante le dedichi, in quelle rare occasioni in cui viene invitato, concerti appassionati e generosi come questultimo. Intanto anche cominciata, alla grande, la stagione sinfonica dellAuditorium, con un roboante concerto affidato alla sua direttrice stabile Zhang Xian che ha proposto in apertura il pi amato dei concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven - il famosissimo quinto e ultimo in mi bemolle maggiore opera 73 detto lImperatore - con un Lars Vogt tecnicamente ineccepibile ma molto teso e in un conflitto endemico con il suo strumento. Nella seconda parte la straordinaria Sinfonia Fantastica opera 14, scritta solo ventanni pi tardi da un Berlioz ventisettenne, autodidatta, visionario, misconosciuto dai suoi contemporanei, e tuttavia ancora oggi di una freschezza incredibile. Molto brava questa minuta signora cinese, che tre anni fa debutt sul podio della Verdi con un pancione di sette mesi e che oggi, non ancora quarantenne, una delle pi celebri direttrici dorchestra al mondo: della Sinfonia di Berlioz - diretta a memoria nonostante la ben nota complessit - ha offerto una interpretazione perfetta, molto controllata ma anche incisiva e luminosa. Musica per una settimana Concluso il MI.TO. e non ancora iniziate le altre stagioni, ci consola lAuditorium con il secondo concerto della stagione che si terr il 22, il 23 e il 25 settembre; sar diretto anchesso da Xian Zhang e interamente dedicato a Ptr Ili ajkowskij con due suoi grandi capolavori: il primo Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore opera 23, affidato a Simone Pedroni, e la meravigliosa quarta Sinfonia in fa minore opera 36.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org START. Al via la stagione artistica milanese
Agitazione da primo giorno di scuola per il mondo dellarte milanese. Il week end appena concluso stato infatti dedicato alla presentazione e allinaugurazione di mostre, artisti e gallerie. Gara tra gli irriducibili per accaparrarsi inviti e anteprime, dopo di che tutto stato un gran via vaicorri in giro-entra ed esci dai luoghi pi interessanti della citt. Anche questanno levento stato organizzato da START MILANO, associazione no profit che riunisce trentasette gallerie tra le pi dinamiche e attive nellambito dellarte contemporanea. Gallerie che durante lo scorso week end hanno tenuto orari speciali, serali e prolungati, per permettere al pubblico, sempre numeroso, di visitare e vedere che cosa c di nuovo in galleria. Molte le proposte, che rimarranno visitabili per lo pi fino a novembre, sparse per tutta la citt, rintracciabili sul sito dellassociazione, www.startmilano.com Vorrei dare per unattenzione particolare alla zona di Lambrate, nuovo centro pulsante del design e dellarte contemporanea. Un po scomodo forse, ma adatto per ospitare le grandi gallerie che di negozio hanno ormai ben poco, e che assomigliano sempre pi a garage e hangar per ospitare opere di inusitate proporzioni. Dopo anni di gloriosa attivit in corso di Porta Nuova, ha fatto capolino qui anche la galleria Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea, proprio in un ex complesso industriale Hyundai. La mostra inaugurale si intitola What?, una collettiva di ventisei artisti, nomi nuovi e vecchi, che vuole interrogarsi e interrogare sul percorso artistico della galleria, le tendenze emerse e quello che invece potrebbe nascere da progetti e collaborazioni future. Paladino, Neumann, il Batman gigante di Adrian Tranquilli e lAndy Warhol di Gavin Turk sono solo alcuni degli interessanti lavori esposti, completati dalle installazioni sulla terrazza di Lucio Perone, Philippe Perrin, Peppe Perone e Alex Pinna. Accanto un altro spazio interessante, non legato al circuito START: la Galleria Alessandro De March, con una mostra, che prende il nome dal suo autore, sul giovane artista di Pordenone Mauro Vignando. Un artista che lavora con i materiali pi diversi, pittura, scultura, fotografia e video arte. Sono opere concettuali, che prevedono il lavoro dello spettatore nella costruzione di un senso tutto personale. Specchi, legno, alluminio e marmo di Carrara sono alcuni dei materiali usati per creare moduli geometrici, blocchi e serrande da indagare. Non si pu dimenticare poi la Massimo De Carlo, caposaldo tra le gallerie milanesi, che ospita la mostra personale Basements di Massimo Bartolini. Una grande scultura in bronzo, che d il titolo allesposizione, ha per protagonista la terra, vista come madre e connessa alla necessit di mettere radici. C anche La strada di sotto, installazione fatta da centinaia di lampadine colorate e luminarie, che si accendono a intermittenza seguendo i suoni e le parole del protagonista di un video, esposto in una seconda sala, don Valentino, il parroco che davvero monta quelle luminarie nella festa del suo paese, in Sicilia. Ultima galleria da menzionare la Francesca Minini Gallery, con la mostra di Simon Dybbroe Moller, intitolata O, che si interroga sulle valenze del segno O: unapertura, un cerchio, un volume, attraverso video, segni e sculture dellartista danese. Ma non c stato solo START a movimentare questo week end milanese. Ha finalmente aperto, tra stupore e incredulit, anche la prima sede italiana di una delle gallerie pi importanti della scena mondiale: la Lisson Gallery. Perch in tempi di crisi una galleria come la Lisson apre in Italia? Intanto non dimentichiamo che, a diversificare ulteriormente la scena milanese, a breve ripartiranno le grandi retrospettive di Palazzo Reale, dedicate a due protagonisti della storia dellarte: Artemisia Gentileschi e Paul Cezanne. Galleria Francesca Minini - Simon Dybbroe Mller - "O". Fino al 5 novembre 2011via Massimiano, 25 . Marted>sabato 11>19.30; - Mimmo Scognamiglio ArteContemporanea- What?. Fino al 31 ottobre via Ventura, 6 . Luned>sabato

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www.arcipelagomilano.org 15>19.30 - Galleria Alessandro De March, Mauro Vignando. 15 : 09 : 112, fino al 5 novembre. via Massimiano 25. Marted>venerd 12>19. Sabato 14>19. .

Hayez nella Milano di Verdi e Manzoni


Per celebrare i 150 anni dellUnit dItalia, la Pinacoteca di Brera ospita una grande mostra, dedicata a uno dei suoi artisti pi celebri e significativi, il veneziano Francesco Hayez. Ideata da Fernando Mazzocca, uno dei pi importanti studiosi italiani di Hayez, e da Isabella Marelli, conservatrice delle opere dellOttocento della Pinacoteca di Brera, con la collaborazione di Sandrina Bandera, direttrice della Pinacoteca, la mostra divisa in sei sezioni tematiche, che analizzano buona parte della produzione artistica e della vita del grande maestro. Una mostra a tutto tondo che coinvolge anche altri illustri protagonisti dellOttocento nella Milano preunitaria, come Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi, uniti da personale amicizia al pittore del Bacio. Pittore romantico ma di formazione classicista, Hayez ebbe grande successo come ritrattista presso le nobili famiglie milanesi, come dimostrano il ritratto del Manzoni stesso, 1841, di solito schivo e riservato ma che accett di farsi ritrarre in una posa informale dallamico, e quelli della sua seconda moglie Teresa Stampa, ma anche quello dellamico Antonio Rosmini e di Massimo dAzeglio (che aveva sposato una figlia del Manzoni). Attraverso i 24 dipinti esposti (insieme e opere di Boldini, Beretta e Bertini), si passa dalla giovanile produzione a soggetto storicoromantico, che richiama direttamente alcune opere del Manzoni, come i dipinti ispirati alla tragedia del Conte di Carmagnola, il Ritratto dell Innominato, 1845, fino ai due dipinti sacri, LArcangelo San Michele e La Vergine Addolorata, opere amate dal Manzoni e che rimandano ai suoi stessi Inni Sacri. Ma laltro importante protagonista anche Giuseppe Verdi, con cui lHayez collabor per la messinscena di alcune opere. Hayez infatti aveva gi trattato in pittura alcuni di questi temi tratti dai melodrammi verdiani, come I Lombardi alla prima Crociata, I Vespri siciliani e I due Foscari, esposti in mostra accanto ai ritratti dei loro antichi proprietari, quale limperatore Ferdinando I dAustria per la prima versione de Lultimo abboccamento di Jacopo Foscari con la propria famiglia, o il poeta Andrea Maffei e la moglie Clara, animatori di un celebre salotto sociale, proprietari della seconda versione di questo soggetto. Tele di incredibili dimensioni e intensit, che mostrano tutta la forza melodrammatica e i tumulti di un secolo. Accompagnati, per loccasione, da un sottofondo di musiche verdiane. Ed proprio nellultima sezione che compare un altro grande protagonista musicale italiano, Gioacchino Rossini, con il quale Hayez ebbe un rapporto privilegiato, come dimostra anche il Ritratto di Giocchino Rossini, 1870, affiancato a quello di Verdi eseguito da Boldini. Purtroppo Hayez, nonostante la grande amicizia, non riuscir mai a ritrarre lamico compositore. Chiude la rassegna lopera pi famosa di Hayez e della Pinacoteca, Il Bacio. Unopera tuttaltro che innocente, ma che anzi, come spesso accade nella sua pittura, Hayez usa per mascherare, dietro temi apparentemente innocui ed episodi di storia del passato, istanze e aspirazioni risorgimentali, ai tempi impossibili da esprimere liberamente a causa della censura austriaca. Nella prima versione de Il Bacio (1859), esposto a Brera dopo la liberazione della Lombardia dall'Austria, si pu leggere infatti il saluto del patriota alla sua amata, ma anche il sacrificio e l'amore dei giovani per la nuova nazione, loro che saranno poi i progenitori di unItalia nuova, libera e finalmente unita. Hayez nella Milano di Manzoni e Verdi - Pinacoteca di Brera, fino al 25 settembre Orari: 8.30 -19.15 da marted a domenica Biglietti: Intero euro 11. Ridotto euro 8.50

Cattelan tra piccioni imbalsamati e foto surrealiste


Nuovo scandalo (preannunciato) per lenfant prodige dellarte nostrana, Maurizio Cattelan. Alla 54esima Biennale di Venezia, inaugurata il 4 giugno e che andr avanti fino al 27 novembre, lartista padovano, chiamato in extremis a partecipare, ha proposto una particolarissima opera-installazione: The others, 2000 piccioni imbalsamati e collocati sui solai, le travi e gli impianti del Padiglione centrale della Biennale. In realt lidea tanto nuova non visto che riprende uninstallazione del 1997, Tourists, gi esposta nella Biennale di quellanno, curata da Germano Celant, e che consisteva in duecento colombi imbalsamati. Alcuni dei quali, bene dirlo, sono stati poi battuti allasta da Christies per lincredibile somma di 150 mila sterline. Insomma altri piccioni tassidermizzati appollaiati su travi. Questo ha n.32 III 21 settembre 2011 comportato una inevitabile protesta da parte degli animalisti, che hanno manifestato con slogan e cartelli allingresso dei Giardini. Certo Cattelan non nuovo alluso di animali nelle sue opere, come fece nel 1996 per La ballata di Trotskij, in cui appese un cavallo imbalsamato a uno dei soffitti del Castello di Rivoli (stima: due milioni di dollari), oppure un altro cavallo, sempre imbalsamato, trafitto da un cartello con la scritta INRI, esposto nel 2009 alla Tate Modern di Londra; la statua animale dei quattro musicanti di Brema, o ancora lirriverente regalo alla Facolt di Sociologia dell'Universit di Trento in occasione del conferimento della laurea honoris causa: un asino impagliato dal titolo Un asino tra i dottori. Ultimo ma non meno crudele, il topolino incastrato in una bottiglia di vodka Absolut per uno degli eventi legati alla Biennale del 2003 organizzato proprio dal marchio Absolut. Magra consolazione far notare che i piccioni non sono stati imbalsamati appositamente per levento e che, in realt, nel 2007, per la giornata dell'arte contemporanea promossa da Amaci (Associazione dei musei d'arte contemporanea italiani) Cattelan aveva realizzato un canguro nascosto dietro un albero dal quale spuntavano solo le orecchie dell'animale, un lavoro eseguito con il sostegno del Wwf stesso. Quattrocento di questi piccioni andranno poi alla mia retrospettiva al Guggenheim di New York che aprir il 4 novembre. Confermo che quello sar il mio ultimo impegno prima di lasciare il mondo dellarte. Cos si giustifica Cattelan, sostenendo ancora una volta che il suo ritiro dal mondo dellarte davvero imminente. Verit o strategia? Sarebbe in 15

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ogni caso un ritiro parziale, perch lobiettivo di Cattelan occuparsi sempre di arte, ma in modo collaterale, attraverso la sua nuova rivista Toilet Paper. Come annunciato mi ritiro a occuparmi della mia rivista Toilet Paper, anzi ne far anche altre. Per lappunto. Questa nuova impresa editoriale, diretta e curata insieme allamico e fotografo Pierpaolo Ferrari, presentato nello spa-

zio milanese Le Dictateur, una rivista fotografica, una sorta di moderno giornale dada-surrealista (abbondano occhi, nasi e dita mozzate), dedicata solo alle immagini, niente spiegazioni, che accosta fotografie diverse e un tantino scioccanti, per permettere allo spettatore pindarici voli interpretativi e suggestivi. Limportante, suggeriscono gli autori, la sequenza con cui le foto

sono proposte. Insomma il solito, irriverente e autoreferenziale Cattelan. 54. Esposizione Internazionale darte Biennale di Venezia, Giardini e Arsenale dal 4 giugno al 27 novembre, Orari: 10 18 chiuso il luned. Costi: 6 per ciascuna sede, 10 per entrambe le sedi

Doppio Kapoor a Milano


Sono tre gli appuntamenti che lItalia dedica questanno ad Anish Kapoor, artista concettuale anglo-indiano. Due di questi sono a Milano, e si preannunciano gi essere le mostre pi visitate dellestate. Il primo alla Rotonda della Besana, dove sono esposte sette opere a creare una mini antologica; il secondo "Dirty Corner", installazione site-specific creata apposta per la Fabbrica del Vapore di via Procaccini. Entrambe curate da Demetrio Paparoni e Gianni Mercurio, con la collaborazione di MADEINART, gli stessi nomi che hanno curato anche la retrospettiva di Oursler al Pac. Una mostra di grande impatto visivo, quella della Besana, con opere fatte di metallo e cera, realizzate negli ultimi dieci anni e che sono presentate in Italia per la prima volta. Opere di grande impatto s, ma dal significato non subito comprensibile. Kapoor un artista che si muove attraverso lo spazio e la materia, in una continua sperimentazione e compenetrazione tra i due, interagendo con lambiente circostante per cercare di generare sensazioni, spaesamenti percettivi, che porteranno a ognuno, diversi, magari insospettabili significati, come spiega lartista stesso. Ecco perch non tutto lineare, come si pu capire guardando le sculture in acciaio C-Curve (2007), Non Object (Door) 2008, Non Object (Plane) del 2010, ed altre che provocano nello spettatore una percezione alterata dello spazio. Figure capovolte, deformate, modificate a seconda della prospettiva da cui si guarda, un forte senso di straniamento che porta quasi a perdere l'equilibrio. Queste solo alcune delle sensazioni che lo spettatore, a seconda dellet e della sensibilit, potrebbe provare davanti a questi enormi specchi metallici. Ma non c solo il metallo tra i materiali di Kapoor. Al centro della Rotonda troneggia lenorme My Red Homeland, 2003, monumentale installazione formata da cera rossa (il famoso rosso Kapoor), disposta in un immenso contenitore circolare e composta da un braccio metallico connesso a un motore idraulico che gira sopra un asse centrale, spingendo e schiacciando la cera, in un lentissimo e silenzioso scambio tra creazione e distruzione. Unopera, come spiegano i curatori, che non potrebbe esistere senza la presenza indissolubile della cera e del braccio metallico, in una sorta di positivo e negativo (il braccio che buca la cera), e di cui la mente dello spettatore comunque in grado di ricostruirne la totalit originaria. Il lavoro di Kapoor parte sempre da una spiritualit tutta indiana che si caratterizza per una tensione mistica verso la leggerezza e il vuoto, verso limmaterialit, intesi come luoghi primari della creazione. Ecco perch gli altri due interessanti appuntamenti hanno sempre a che fare con queste tematiche: Dirty Corner, presso la Fabbrica del Vapore, un immenso tunnel in acciaio di 60 metri e alto 8, allinterno dei quali i visitatori potranno entrare, e Ascension, esposta nella Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia, in occasione della 54 Biennale di Venezia. Opera gi proposta in Brasile e a Pechino ma che per loccasione prende nuovo significato. Uninstallazione site-specific che materializza una colonna di fumo da una base circolare posta in corrispondenza dellincrocio fra transetto e navata della maestosa Basilica e che sale fino alla cupola. Anish Kapoor - Rotonda di via Besana fino al 9 ottobre Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4 fino all11 dicembre Orari: lun 14.30 - 19.30. Mar-dom 9.30-19.30. Giov e sab 9.30-22.30. Costi: 6 per ciascuna sede, 10 per entrambe le sedi.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Carnage


di Roman Polanski [Francia Germania, Polonia, Spagna, 2011, 79] con Kate Winslet, Christoph Waltz, Jodie Foster, John C. Reilly.
Io cristiani a mare unnaiu lassati Stanno ancora scorrendo i titoli di testa quando Polanski decide di mostrarci con un campo lungo un parco giochi per bambini nel quale, in un parapiglia tra ragazzini uno armato di un bastone, colpisce un coetaneo in pieno viso. E' proprio n.32 III 21 settembre 2011 sulla parola armato che il regista d inizio al tentativo di conciliazione tra i genitori e a Carnage, la sua ultima opera cinematografica. Penelope (Jodie Foster) e Micheal da una parte, e Nancy (Kate Winslet) e Alan (Christoph Waltz) dall'altra, si incontrano per discutere dell'accaduto. L'ipocrisia dei quattro personaggi si nasconde inizialmente dietro uno scambio pacifico di opinioni e un tentativo di riavvicinamento dei rispettivi figli. Questa ipocrisia iniziale lascia per rapidamente spazio a un vero e proprio duello dai toni crudeli.

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Il luogo che fa da sfondo al loro duello la casa di Penelope e Michael. I quattro protagonisti rimarranno prigionieri di queste quattro mura che appaiono come una vera e propria arena da cui nessuno pu esimersi dal combattere. Le instabilit e le crepe nelle rispettive coppie lacerano rapidamente le alleanze familiari. Scatenano un tutti contro tutti che permette a Polanski di mostrare e ridicolizzare le nevrosi e gli isterismi di questa borghesia contemporanea. Il regista si diverte a svestire i suoi attori dai panni civili per mostrarci la misoginia, il razzismo, i pregiudizi e l'omofobia che

realmente costituiscono la natura di questi personaggi. Quelli che appaiono rappresentanti di tipologie umane diametralmente opposte come Penelope e Alan si dimostrano attaccati agli stessi valori materialistici. Se la prima si sente persa e disperata per del vomito su un libro, il secondo non esita a dichiarare che nel proprio cellulare finito in vaso di fiori c'era tutta la sua vita. Il regista adatta magnificamente la pice teatrale di Yasmina Reza, God of carnage. Lo fa con un ritmo di dialogo tambureggiante e una predilezione per i primi piani dei personaggi. Esalta cos la capacit

di questo grande cast di mostrare allo spettatore tutte le maschere che pian piano vanno perdendo. Il pregio del film di mostrarci il decadimento della figura del genitore contemporaneo. Polanski crea un crescendo maestoso di dissacrazione di questo ruolo che tutti e quattro i protagonisti, messi completamente a nudo, sono costretti ad ammettere di non saper svolgere. In sala a Milano: Eliseo, Colosseo, Orfeo, Anteo, Apollo, Ducale, Plinius, The Space Odeon, Arcobaleno, UCI Cinemas Certosa, UCI Cinemas Bicocca

Milano Film Festival


Italy: Love it or Leave it ha vinto il concorso lungometraggi della 16esima edizione del Milano Film Festival. Tutte le informazioni sul film sono su http://www.italyloveitorleave.it. Mercoled 21 settembre alle 23.50 va in onda una breve versione del film su Rai 3 con il titolo Cercasi Italia Disperatamente. Marco Santarpia

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CHIARA BISCONTI: I MIEI 100 GIORNI http://www.youtube.com/watch?v=XRBAejapBjo

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