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L.B.G. LA COPERTA CORTA DI PISAPIA Guido Martinotti RATZINGER COME MLADI? Massimo Cingolani QUESTA MIA GENERAZIONE Ezio Chiodini PARTECIPAZIONE: W LA TERZA ET! Sergio Fumagalli SONDRIO E MONZA IN PORTOGALLO Riccardo Lo Schiavo TRADIRE BERLINGUER A SINISTRA Giovanni Agnesi CRISI: IL MOMENTO DEL TERZO SETTORE Walter Marossi IL PARTITO DEL SINDACO A MILANO Maurizio Spada DA NON LUOGHI A SPAZI PUBBLICI Paolo Biscottini MUSEI; CHI PAGHER IL CONTO Raffaello Morelli MOSCHEE: CHITI, COS NON VA Marco Ponti LE DOMENICHE DEI TARTASSATI VIDEO CHIARA BISCONTI I MIEI 100 GIORNI LA NOSTRA MUSICA Vittorio Gassman recita Lassolto di Aldo Palazzeschi Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org
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www.arcipelagomilano.org canze o altro, laltro giorno mi ha sorpreso sfogandosi violentemente con me per questo tradimento della fiducia. Mandavamo i nostri figli alloratorio perch pensavamo che fossero al sicuro, e invece guarda che roba. Intollerabile! ha concluso. Mi sembra superfluo osservare che lestensione del crimine e delle sofferenze che causa, non solo da attribuire a chi pratica, ma anche a chi permette e soprattutto a chi, avendone il potere, non condanna con rigore, per ragion di stato o convenienza. Cazzullo ha parole di miele, come direbbe Omero, per il buon papa Ratzinger, ma quando era responsabile della Propaganda Fide incaricato della questione in USA non solo copr tutto, ma rimosse lecclesiastico che a costo di gravi esposizioni personali aveva denunciato le pratiche. Ne scrisse a suo tempo in modo assai documentato Luca Fontana sul Diario, ma basta avere qualche amico cattolico statunitense per avere una idea della gravit di quellatto e della estensione e profondit della indignazione e risentimento nei confronti di Ratzinger tra il laicato cattolico statunitense (e anche probabilmente parte del clero). Il secondo punto legato al primo, anzi in un certo senso ne la causa: Cazzullo menziona, in un certo senso a scusante, lo status giuridico del pontefice, unico capo religioso a essere anche capo di Stato. Questa la vera grande anomalia di un cesaro-papismo del quale, da sempre, gli italiani hanno pagato intero il salato conto degli errori e delle nefandezze. Si dice che la Chiesa ha una saggezza millenaria: vero e forse passeranno altri millenallora ogni elemento di universalit che superi le barriere nazionali va visto con favore, ovviamente compenetrando poi il rispetto di tutti i diritti delle dichiarazioni che stanno alla base dellorganizzazione internazionale oggi. Oppure si crede che il mondo futuro sar sempre pi un mondo di nazioni dominato da alcune macronazioni, tra cui noi non siamo, e allora ogni ragionamento buono per combattere lingerenza. Per deplorare lazione presso la Corte dellAja contro il Vaticano, Cazzullo cita Bush in occasione dellintervento in Somalia, ma non un buon esempio, e mi sembra molto arduo un confronto tra i due eventi. La hybris nazionalistica di Bush e della sua banda, non solo in Somalia, ma in Afghanistan, Iraq e altrove, ha causato disastri comparabili a quelli della ideologia del Lebensraum, e non hanno riprodotto gli eccessi hitleriani (anche se in proposito per mancano ancora alcuni elementi di conoscenza) solo perch sono stati contenuti proprio dallesistenza di una comunit internazionale, ma i cui costi sono probabilmente allorigine della crisi finanziaria mondiale e del declino statunitense. In ogni caso, mentre sarebbe deprecabile una ingerenza della massima magistratura internazionale nelle attivit del capo di una Chiesa o di una comunit religiosa storica (Father Moon o Scientology sono altra cosa) come la Chiesa cattolica, se il capo di questa chiesa pretende anche di essere un Capo di stato non si pu sottrarre allo scrutinio della Comunit internazionale cui sono sottoposti gli altri capi di Stato.
ni, ma le cose evolvono e non improbabile (anzi mi sembra che stia proprio avvenendo cos) che di qui in avanti per il cattolico italiano coscienzioso la contraddizione tra Chiesa e Vaticano diventi ognora sempre pi grande e inaccettabile, soprattutto da quando il Vaticano (stato) ha represso le istanze del Vaticano II (luogo simbolico della massima espressione di illuminazione della Chiesa nel XX secolo). E la Ragion di Stato, non il credo cristiano a creare lo IOR, la complicit con i peggiori affari, la copertura delle nefandezze come labuso dei minori affidati. E lo iato tra la parola del Cristo, di cui tutti abbiamo bisogno oggi, anche i non credenti come me, e le calze di seta che i cardinali comperano nei negozi specializzati a Roma, si allarga sempre pi. Lo scandalo, e la macina appesa al collo degli italiani il cesaropapismo che insiste nel volere un piccolo Stato l dove sarebbe legittimo avesse sede solo una grande Chiesa. E vengo allultimo punto, anche questo legato a sua volta al precedente. Qui il giudizio dipende dalla visione di chi giudica. Se noi pensiamo che su questo pianeta levoluzione storica contemporanea abbia portato a un punto nel quale legoismo implicito nella nazione, debba essere temperato da qualche forma di organizzazione sovranazionale, cos come accaduto quando la polis, per emergere, ha dovuto trasferire alcuni diritti fondamentali, come quello di vita e di morte, dalle famiglie agli individui, esattamente come si verificato con lo stato moderno, che ha creato aree di eguaglianza per le persone contro i ceti e le citt indipendenti,
www.arcipelagomilano.org boom della Borsa dell 85 e con la rivoluzione informatica, con lapparire di nuove dinamiche nel mondo del lavoro, cio il lavoro per obiettivi e la performance. Si cimentata in un mondo del lavoro ingessato, dove le novit erano diventate necessarie, non solo per cambiarne l'impostazione, ma anche la stessa qualit della vita, ha sviluppato notevoli aperture mentali e grande capacit di adattamento alle numerose novit che stavano avanzando. Pensiamo a rivoluzioni lavorative, come l'imprenditoria dif-
fusa, e sociali come l'organizzazione familiare e il tempo libero. Per non parlare della difficile gestione del sistema famiglia caratterizzato dallallungamento della vita dei genitori, spesso non autosufficienti e dal mancato sbocco nel mondo del lavoro dei figli. Milano il paradigma di tutto questo. La politica per continua a dimenticarsi di noi, nonostante necessiti di competenze in grado di capire la societ e a sottovalutare il malessere di mezza et, uso questa espressione perch si parla sempre
di disagio giovanile, anziani non autosufficienti e mai di noi. E importante essere in grado di rappresentare questa prossima bomba sociale, e non detto che debba essere per forza il PD, inteso come forza pi rappresentativa del centrosinistra. Non credo abbia la struttura e la capacit di capire questa complessit, infatti deve la sua forza e il suo peso attuale solo alla mancanza di offerta politica alternativa credibile.
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di questa questione. Per dire meglio uno degli spazi che abbiamo per dare vita a una manovra di rilancio dello sviluppo non basata su nuove tasse. Innanzitutto occorre definire con chiarezza e precisione il tema in discussione che, a mio giudizio, il seguente: Qual il numero minimo di livelli di Governo costituzionalmente garantiti che sono necessari per una democrazia efficace ed efficiente nel nostro Paese. Sul piano quantitativo dei risparmi di spesa non ci possono essere dubbi: ridurre il numero di livelli di governo , a tutti gli effetti, una grande semplificazione e comporta una riduzione dei costi della democrazia che nessun taglio di numero e stipendio dei parlamentari pu eguagliare, tranne che sul piano simbolico. Non solo. Senza voler scomodare il rasoio di Occam, il numero minimo anche il numero migliore: meno Governi, pi governo. Il costo di un organismo costituzionalmente garantito, infatti, non sta solo nello stipendio dei consiglieri eletti e della Giunta, nelle auto blu o nel costo delle elezioni ma anche nella maggiore complessit del processo decisionale che la sua esistenza comporta. A guardar bene, spesso questultimo si rivela un costo assai pi rilevante, per i territori amministrati, dei costi diretti degli organismi stessi perch pu comportare che opere essenziali non vengano realizzate o lo siano in tempi biblici e con progetti superati e pasticciati da troppi compromessi. Bisogna, per, vedere se la riduzione degli organismi elettivi non comporti un peggioramento della qualit del governo. Ottenere lefficienza a scapito dellefficacia o della partecipazione potrebbe non essere una scelta economicamente vantaggiosa, nel lungo periodo. A questo proposito sorge un dubbio che riporta al concetto di costituzionalmente garantiti: davvero ridurre la complessit costituzionale del nostro assetto istituzionale comporta necessariamente una riduzione della qualit del Governo? Ci che in Costituzione si applica a tutto il territorio italiano allo stesso modo. E una camicia rigida che tutti dobbiamo indossare. La parte onesta del dibattito sul federalismo di questi anni ha portato a riflettere sulle molte diversit del territorio italiano. Consentire una maggiore flessibilit
nella risposta alle esigenze di territori fra loro diversissimi potrebbe essere una soluzione vincente. Si delinea cos una opportunit di riforma che contemporaneamente riduce i costi e migliora la nostra democrazia sia in termini di efficienza che di efficacia. La mia umilissima proposta , quindi, la seguente: de-costituzionalizzare Provincie e Aree metropolitane e affidare alle Regioni il 30% (la percentuale del tutto indicativa) delle risorse risparmiate grazie allazzeramento dei costi diretti degli organi elettivi, per finanziare gli organismi che, utilizzando il personale disponibile, assicurino le funzioni di amministrazione sovra-comunale necessarie secondo una logica di sussidiariet verticale coerente con gli specifici territori di ciascuna Regione. Questi organismi potranno essere non elettivi o elettivi di secondo livello a seconda delle valutazioni delle singole Regioni ma dovranno richiedere costi di funzionamento compatibili con le risorse di cui sopra. La questione delle aree metropolitane, ad esempio, si pone in Lombardia ma non in Umbria e neppure in Emilia Romagna che per ne toccata per quanto riguarda la provincia di Piacenza. La citt metropolitana potr essere quindi una risposta utile per la grande area che gravita intorno a Milano (lombarda, emiliana o piemontese (Novara) o ticinese che sia) mentre la Valtellina e le valli Bergamasche richiederanno risposte diverse. A cosa serve la Regione se non per valutare e decidere come meglio organizzare il territorio? Dunque, lopposto della proposta centralista del governo dei federalisti che diceva: abolire le province con meno di 300.000 abitanti. Per stare in Lombardia, la provincia di Sondrio (molto meno di 300.000 abitanti) ha di gran lunga pi senso della Provincia di Monza e Brianza (molto pi di 300.000). Tra laltro, ritengo che questo assetto sarebbe corrispondente al disegno originario dei Costituenti e che sia coerente con il principio di sussidiariet verticale contenuto nel libro bianco di Delors della fine del secolo scorso. Mi ricollego a Delors perch il mio pensiero, pi in generale, il seguente: lUnione Europea per ritrovare competitivit nel nuovo scenario globale, ormai consolidato, deve
ridurre i costi strutturali di gestione della democrazia per non sottrarre risorse agli interventi a sostegno dello sviluppo sostenibile, dellinclusione sociale e della cooperazione internazionale, riducendo al contempo il carico fiscale, per quanto possibile. La tecnologia lo consente e levoluzione delle abitudini di consumo e di relazione dei cittadini lo facilitano. La democrazia europea pu (e deve) organizzarsi su quattro livelli istituzionalmente garantiti: Comuni, Regioni, Stati nazionali e UE, articolando le tematiche intermedie in modo pi flessibile, in funzione dei territori. Tra cento o duecento anni forse potranno diventare tre (senza gli Stati in taluni casi e senza le Regioni in altri). La riduzione dei costi strutturali non riguarda solo i livelli di governo ma anche altri aspetti: a cosa servono 600 (seicento!) e passa ambasciate dedicate alle relazioni intra-UE? Cosa fa, tutto il giorno lambasciatore italiano in Portogallo? Come possiamo competere con Cina, Usa, Brasile, Russia che a queste voci in bilancio hanno zero? A che cosa servono 27 (fra poco 28 e poi 29 e poi 30) eserciti con 27 strutture di comando, 27 aeronautiche militari con 27 politiche di acquisto e manutenzione diverse etc.? Come competere con gli altri che hanno un solo esercito, una sola aviazione, una sola marina? Noi tutti siamo portati a pensare che la democrazia in cui viviamo, le tutele e la libert che ne derivano per ciascuno siano dati di fatto acquisiti per sempre. Esse sono, invece, delle grandiose eccezioni nella Storia dellumanit ed esperienze minoritarie nella geografia contemporanea e dunque fragili e precarie. Senza una costante spinta alla riduzione dei costi strutturali della democrazia e una continua manutenzione dei suoi assetti che non ne pregiudichino la finalit sostanziale, il rischio che venga alla fine messa in discussione la democrazia stessa, almeno per come intesa in Europa. Una concezione a cui personalmente sono affezionato. LItalia delle mille manovre ha vissuto in questa estate 2011 un primo assaggio di una sfida che si ripresenter. Aumentare le tasse non pi una risposta percorribile.
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contrasto fra gli uni e laltro, la disattenzione e mancanza di cura da una parte e la cura e significativit dallaltra. Qualche amministrazione tempo fa suggeriva appunto di usare larte per arricchire i non luoghi e trasformarli cos in luoghi darte. Ma mi sorge spontanea la domanda: quale arte per la citt? La citt come luogo delle relazioni sempre stata il campo di applicazione dellarte. Da sempre infatti ha avuto committenti che avevano interesse a essere rappresentati nella citt come luogo dei poteri. Forse solo recentemente che ci siamo privati del suo apporto soprattutto nelle aree periferiche, vuoi per inettitudine degli amministratori e vuoi per snobismo di certa avanguardia. Tuttavia a Milano, anche in periodi recenti, lesperimento di coinvolgere gli artisti nel tentativo di coprire le brutture dell'ambiente urbano contemporaneo vi stato. Ci si ricordi della trovata dell'amministrazione comunale, di circa trent'anni fa, di far coprire dai maggiori artisti d'avanguardia le orribili pareti cieche dei palazzi tirati su in qualche modo durante la ricostruzione del dopoguerra e negli anni sessanta. Ancora oggi ve n qualche patetica traccia ma per la maggior parte sono state oscurate, vuoi dalla mancanza di manutenzione vuoi dai sopralzi successivi. Ancora si faccia riferimento alle imbellettature di viadotti e manufatti giudicati brutti in occasione dei mondiali di calcio, come la galleria sotto la ferrovia sulla strada per l'aeroporto Forlanini e, pi recentemente, si rimembri l'Alba di luce, costata due miliardi di vecchie lire, nella piazza della Stazione Centrale che ora giace in un deposito di robivecchi. ma anche il discusso Ago e Filo di piazza Cadorna. Ma il punto : questa arte pu servire alla citt e alla sua qualit da quando ha smesso di avere come
fine la bellezza? Infatti vi sempre stato il tentativo di usare l'arte per fare spettacolo e coprire i veri problemi ma ultimamente diventata mostruosit (dal latino monstrum, segno grande) per il potere e i media. Del resto certa arte contemporanea andata a nozze con l'espansione dei mezzi di comunicazione, anzi in alcuni casi diventata solo comunicazione di messaggi invadenti e irritanti, il pi delle volte compresi da pochi specialisti. L'aspetto provocatorio di questultima, che Schiller definiva come l'attivit che fa da s le sue regole, insito nella funzione che si data l'arte moderna, ha preso la mano in certe frange contemporanee inopportunamente definite d'avanguardia. L'avanguardia storica infatti era ben altra cosa! Aveva la finalit di ribellarsi all'accademismo, cio un modo ripetitivo e acritico, asservito al potere borghese, di fare arte, quindi privo di autenticit e sincerit che ne stravolgeva il significato e la funzione. Oggi invece il nuovo accademismo proprio, mi si passi il paradosso, la spettacolarizzazione della provocazione. Nella cultura dell'immagine e della comunicazione di massa si creata una "enclave" affaristico - culturale che, fuori da ogni contatto con la tradizionale funzione sociale dell'arte, che poi era quella di introdurre la creativit bellezza nel quotidiano, ovvero senza alcun rispetto per la vita ma in nome di un liberismo mercantile, produce orride rappresentazioni, che chiama "performance", con il solo scopo di stupire e di far parlare i media, se le giudica come opere geniali e se le colleziona. A queste schegge impazzite della cultura contemporanea ovviamente partecipano banche, gruppi affaristici, musei e altri poteri economici che hanno come unico obiettivo il denaro. Ora tutto questo per dire cosa?
Che la citt non ha bisogno di quest'arte per essere vitalizzata, e i non luoghi non diventeranno certo luoghi per la presenza di queste opere, ma essa ha bisogno invece che si introduca creativit, nel senso di rispetto per la vita e la sua complessit, funzioni lente, assenza di traffico congestionato e magari un po' di natura, mescolanza di funzioni che impediscano vuoti di vita nelle periferie dormitorio. Per l'architettura spettacolo valgono gli stessi argomenti. Paolo Soleri chiama benevolmente Orchidee queste costruzioni "fiori all'occhiello" a sottolineare che sono elementi singoli staccati dal contesto. Qualcun altro chiama sindrome di Bilbao, in onore a Paul Getty, questa tendenza a pretendere di risolvere i problemi della citt con architetture firmate. Monumenti appunto alla presunzione dei nuovi e vecchi poteri ma che nulla hanno a che fare con la vita. Il problema quindi non tanto quello di usare larte per rivitalizzare la citt, se larte esalta tanatos non possiamo pretendere che ci dia eros, ma quello se mai di ritrovare la bellezza come finalit della citt e quindi anche dellarte. James Hillman afferma in termini analitici che la grande repressione del secolo scorso stata quella del desiderio di bellezza, schiacciato dalla tendenza al titanismo, e che invece, parafrasando Schumacher, "piccolo bello", ovviamente nel senso di umano e umile, termini che traggono il semantema da humus = terra. A fronte del gigantismo della nostra civilt che si manifesta in tutti i settori, dai media alleconomia e alla tecnologia, abbiamo prodotto anche unarte che ha perduto il senso dei propri limiti e della sua funzione che esalta il mostruoso e lorrido. Questarte bene che se ne stia lontana dalla citt.
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di quelli privati. Per noi vuol dire lavorare in modo totalmente diverso e rinunciare giorno dopo giorno a conquistare quegli standard di qualit su cui avevamo lavorato negli anni passati e su cui avremmo voluto misurarci con i musei europei e americani. Persino levento a cui ci eravamo arresi negli anni scorsi, sta perdendo capacit attrattiva e con essa quella di reperire i fondi. Ricordo che nel corso della 19 Conferenza Generale dellICOM, tenutasi a Barcellona nel luglio 2001, una importante relazione, prefigurando gi lo scenario attuale, si concludeva con la domanda cruciale: chi pagher il conto? Da un lato verrebbe da dire, secondo una lettura morale della domanda, che il conto lo stanno gi pagando le nuove generazioni, ma dallaltro la sua sconvolgente attualit suscita una certa ansiet e obbli-
ga a cercare modalit diverse di gestione. Immaginando che i musei non possano e non debbano chiudere i battenti, n che il patrimonio dei nostri beni storico artistici possa essere messo sul mercato, i costi di un museo, pur modificato secondo le attuali ristrettezze economiche e pur allargato alle nuove istanze culturali (altra cosa da quelle tradizionali, fondate su ricerca conservazione valorizzazione ecc.), sono altissimi. Lo Stato nelle sue diverse espressioni non ce la fa? Forse non ha neppure tentato una politica dei Beni Culturali adeguata al Paese. Forse non ha neppure immaginato di ridurre i costi della politica a vantaggio della societ e della cultura. E forse non ha capito che siamo indignati di tutto ci. La nostra indignazione forte, ma ancora si manifesta poco. Il tempo
ci dir cosa succeder. Oggi non possiamo che invitare i privati a esercitare una sorta di supplenza. Ma perch ci avvenga occorrono tre cose: che lo Stato lo consenta, che legiferi in materia di defiscalizzazione e che sia possibile porre questi nuovi soggetti intorno al tavolo delle decisioni, nei Consigli di amministrazione ecc. Solo se potr decidere e realizzare senza impedimento di sorta, sia pur nel dovuto rispetto delle norme di tutela e controllo, il privato accetter di lavorare per la salvezza dei nostri Beni Culturali. Le sponsorizzazioni sono finite, ma forse inizia il periodo della collaborazione con quel privato che forse si assumerebbe responsabilit nuove, solo se potesse partecipare alla fase decisionale. *direttore del Museo Diocesano
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to di storia delle religioni in sostituzione dell'attuale ora confessionale e reintrodurre la teologia nell'universit statale. Perch ci coerente alla logica del pluralismo separatista. Non lo sono invece, se riferiti alla funzione pubblica, ulteriori obiettivi dell'articolo: "italianizzare la figura dellimam, anche creando una scuola islamica, in cui insegnare il
Corano in lingua italiana". Istituzioni che siano laiche per davvero, non promuovono (e non bruciano) libri religiosi. Eppure, l'articolo definisce quegli obiettivi "una proposta coerente con una visione di integrazione inclusiva. Non esiste unalternativa valida a politiche di inclusione e di integrazione". Vale a dire una dichiarata propensione concordata-
ria per regolare la convivenza. Modalit che, in base all esperienza storica, non funziona, tanto meno per limmigrazione musulmana che non ha gerarchie. Lalternativa c. E' la convivenza secondo regole imperniate sulla libert dellindividuo e sul suo spirito critico, al posto del conformismo pubblico politicamente corretto.
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Leggo l'articolo del Dott. Luca Beltrami Gadola! Basta con la vecchia classe, basta con chi ci condisce le
www.arcipelagomilano.org prio cliente ente per garantirsi protezione da un rischio, e per questo percepisca debito compenso, ma vada invece stranamente ad autoazzerarsi detto riconoscimento percependo il proprio guadagno non quindi dal proprio Cliente ma da una o diverse compagnie da indicare al proprio cliente. Va fatta chiarezza sul perch non esista una procedura certificata che indichi agli enti quali coperture siano davvero necessarie o superflue per perseguire efficienza e risparmio. Non mi sembra una via attualmente percorsa ma sicuramente mi sbaglier.
RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Un ottimo inizio di stagione
Il ciclone MiTo, come previsto, ha travolto ogni cosa e ha trascinato la citt in un vortice di musica. Non solo musica e non solo classica. Ma noi ci occupiamo di quella e dunque registriamo, nella sola prima met del mese, linaugurazione con D. Barenboim e la Filarmonica della Scala, i recital di L. Cascioli, A. Gallo, C. Opalio, R. Cominati, R. Giordano, A. Nos al Teatro Litta, D. Atherton con la London Sinfonietta al Dal Verme, Y. Temirkanov per due volte con la Filarmonica di San Pietroburgo e poi Jarvi con la Baltic Youth Philarmonic alla sala Verdi del Conservatorio, B. Petrushansky al Piccolo Teatro, Giaccaglia-RosiniLagan con i Sentieri Selvaggi al Museo del Novecento, il Quartetto di Cremona al San Fedele, E. C. Vianelli allorgano del Duomo, Latham Knig con F. Say e la Prague Philarmonia e poi ancora Z. Mehta con la Israel Philarmonic Orchestra agli Arcimboldi, L. Pfaff con lorchestra dei Pomeriggi Musicali alla Pirelli di Settimo Milanese, P. da Col con lOdhecaton Ensemble in SantAmbrogio, lOpen Trios ancora al Conservatorio, F. Ferri e A. C. Antonacci con lAccademia degli Astrusi in SantAngelo, D. Kawka con la Filarmonica 900 allAuditorium, A. Brendel allElfo Puccini, C. Cavina con La Venexiana al Parenti e infine M. Campanella con lOrchestra Giovanile Cherubini alla Bocconi. Tutto questo e molto altro, un po meno classico ma non meno attraente e impegnativo si svolto fra il 4 e il 15 settembre, dunque in soli dodici giorni, ma il programma del Festival andr avanti fino al 22 settembre, per altri sette giorni. Una vera e propria occupazione di ogni spazio disponibile in citt, con una quantit di artisti a dir poco impressionante (fra orchestre, ensemble e solisti sono oltre mille musicisti!). C da chiedersi se questo enorme sforzo organizzativo e finanziario abbia un ritorno altrettanto significativo sul piano dellimmagine della citt e sulla sua crescita culturale; potremo porre Milano, grazie a MiTo, sullo stesso piano di Lucerna o di Salisburgo? Mah Fra tutti questi concerti, molti dei quali di superba qualit, ci ha colpito in modo particolare quello interamente dedicato alle opere per pianoforte e orchestra di Liszt eseguite e dirette da Michele Campanella nella nuova Aula Magna dellUniversit Bocconi, progettata dalle due giovani e brave architette inglesi Shelley McNamara e Yvonne Farell e ancora poco nota ai milanesi perch inaugurata solo tre anni fa. In programma la Fantasia su temi popolari ungheresi e i due Concerti (numero 1 in mi bemolle maggiore e numero 2 in la maggiore) che con la Totentanz rappresentano praticamente la totalit delle opere lisztiane per pianoforte e orchestra. Si tratta di pezzi come sempre in Liszt di grande impegno tecnico che normalmente vengono eseguiti dai pianisti uno solo alla volta e senza lonere della direzione dellorchestra ( il caso dello stesso Campanella che fra pochi giorni a Chicago, con la splendida Orchestra Sinfonica che porta il nome di quella citt, eseguir con la direzione di Riccardo Muti solo il Concerto numero 2). Inoltre dirigere una orchestra di giovani - che, come nel caso della Cherubini, si riuniscono solo per la tourne estiva - ben pi impegnativo e complesso che destreggiarsi con orchestre stabili e consolidate da anni. E nonostante tutto ci, sprigionando unenergia che dal palco scendeva in platea e si trasmetteva a tutto il pubblico, Campanella ha restituito una esecuzione limpidissima, esemplare per raffinatezza e per profondit di pensiero, lontana mille miglia dal tradizionale approccio virtuosistico, frutto di unintera vita dedicata in grandissima parte a questo autore ( di pochi mesi luscita in libreria del suo volume Il mio Liszt, considerazioni di un interprete, per i tipi di Bompiani,
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www.arcipelagomilano.org che affronta una serie di problemi interpretativi lisztiani mai risolti prima dora). Vorremmo osservare con un po di amarezza che di questo evento nessun giornale si occupato, e vorremmo capire perch questo nostro pianista - uno dei grandi italiani che riscuote ovunque enormi successi sia cos poco amato da Milano, diremmo addirittura ignorato, nonostante le dedichi, in quelle rare occasioni in cui viene invitato, concerti appassionati e generosi come questultimo. Intanto anche cominciata, alla grande, la stagione sinfonica dellAuditorium, con un roboante concerto affidato alla sua direttrice stabile Zhang Xian che ha proposto in apertura il pi amato dei concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven - il famosissimo quinto e ultimo in mi bemolle maggiore opera 73 detto lImperatore - con un Lars Vogt tecnicamente ineccepibile ma molto teso e in un conflitto endemico con il suo strumento. Nella seconda parte la straordinaria Sinfonia Fantastica opera 14, scritta solo ventanni pi tardi da un Berlioz ventisettenne, autodidatta, visionario, misconosciuto dai suoi contemporanei, e tuttavia ancora oggi di una freschezza incredibile. Molto brava questa minuta signora cinese, che tre anni fa debutt sul podio della Verdi con un pancione di sette mesi e che oggi, non ancora quarantenne, una delle pi celebri direttrici dorchestra al mondo: della Sinfonia di Berlioz - diretta a memoria nonostante la ben nota complessit - ha offerto una interpretazione perfetta, molto controllata ma anche incisiva e luminosa. Musica per una settimana Concluso il MI.TO. e non ancora iniziate le altre stagioni, ci consola lAuditorium con il secondo concerto della stagione che si terr il 22, il 23 e il 25 settembre; sar diretto anchesso da Xian Zhang e interamente dedicato a Ptr Ili ajkowskij con due suoi grandi capolavori: il primo Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore opera 23, affidato a Simone Pedroni, e la meravigliosa quarta Sinfonia in fa minore opera 36.
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org START. Al via la stagione artistica milanese
Agitazione da primo giorno di scuola per il mondo dellarte milanese. Il week end appena concluso stato infatti dedicato alla presentazione e allinaugurazione di mostre, artisti e gallerie. Gara tra gli irriducibili per accaparrarsi inviti e anteprime, dopo di che tutto stato un gran via vaicorri in giro-entra ed esci dai luoghi pi interessanti della citt. Anche questanno levento stato organizzato da START MILANO, associazione no profit che riunisce trentasette gallerie tra le pi dinamiche e attive nellambito dellarte contemporanea. Gallerie che durante lo scorso week end hanno tenuto orari speciali, serali e prolungati, per permettere al pubblico, sempre numeroso, di visitare e vedere che cosa c di nuovo in galleria. Molte le proposte, che rimarranno visitabili per lo pi fino a novembre, sparse per tutta la citt, rintracciabili sul sito dellassociazione, www.startmilano.com Vorrei dare per unattenzione particolare alla zona di Lambrate, nuovo centro pulsante del design e dellarte contemporanea. Un po scomodo forse, ma adatto per ospitare le grandi gallerie che di negozio hanno ormai ben poco, e che assomigliano sempre pi a garage e hangar per ospitare opere di inusitate proporzioni. Dopo anni di gloriosa attivit in corso di Porta Nuova, ha fatto capolino qui anche la galleria Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea, proprio in un ex complesso industriale Hyundai. La mostra inaugurale si intitola What?, una collettiva di ventisei artisti, nomi nuovi e vecchi, che vuole interrogarsi e interrogare sul percorso artistico della galleria, le tendenze emerse e quello che invece potrebbe nascere da progetti e collaborazioni future. Paladino, Neumann, il Batman gigante di Adrian Tranquilli e lAndy Warhol di Gavin Turk sono solo alcuni degli interessanti lavori esposti, completati dalle installazioni sulla terrazza di Lucio Perone, Philippe Perrin, Peppe Perone e Alex Pinna. Accanto un altro spazio interessante, non legato al circuito START: la Galleria Alessandro De March, con una mostra, che prende il nome dal suo autore, sul giovane artista di Pordenone Mauro Vignando. Un artista che lavora con i materiali pi diversi, pittura, scultura, fotografia e video arte. Sono opere concettuali, che prevedono il lavoro dello spettatore nella costruzione di un senso tutto personale. Specchi, legno, alluminio e marmo di Carrara sono alcuni dei materiali usati per creare moduli geometrici, blocchi e serrande da indagare. Non si pu dimenticare poi la Massimo De Carlo, caposaldo tra le gallerie milanesi, che ospita la mostra personale Basements di Massimo Bartolini. Una grande scultura in bronzo, che d il titolo allesposizione, ha per protagonista la terra, vista come madre e connessa alla necessit di mettere radici. C anche La strada di sotto, installazione fatta da centinaia di lampadine colorate e luminarie, che si accendono a intermittenza seguendo i suoni e le parole del protagonista di un video, esposto in una seconda sala, don Valentino, il parroco che davvero monta quelle luminarie nella festa del suo paese, in Sicilia. Ultima galleria da menzionare la Francesca Minini Gallery, con la mostra di Simon Dybbroe Moller, intitolata O, che si interroga sulle valenze del segno O: unapertura, un cerchio, un volume, attraverso video, segni e sculture dellartista danese. Ma non c stato solo START a movimentare questo week end milanese. Ha finalmente aperto, tra stupore e incredulit, anche la prima sede italiana di una delle gallerie pi importanti della scena mondiale: la Lisson Gallery. Perch in tempi di crisi una galleria come la Lisson apre in Italia? Intanto non dimentichiamo che, a diversificare ulteriormente la scena milanese, a breve ripartiranno le grandi retrospettive di Palazzo Reale, dedicate a due protagonisti della storia dellarte: Artemisia Gentileschi e Paul Cezanne. Galleria Francesca Minini - Simon Dybbroe Mller - "O". Fino al 5 novembre 2011via Massimiano, 25 . Marted>sabato 11>19.30; - Mimmo Scognamiglio ArteContemporanea- What?. Fino al 31 ottobre via Ventura, 6 . Luned>sabato
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www.arcipelagomilano.org 15>19.30 - Galleria Alessandro De March, Mauro Vignando. 15 : 09 : 112, fino al 5 novembre. via Massimiano 25. Marted>venerd 12>19. Sabato 14>19. .
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ogni caso un ritiro parziale, perch lobiettivo di Cattelan occuparsi sempre di arte, ma in modo collaterale, attraverso la sua nuova rivista Toilet Paper. Come annunciato mi ritiro a occuparmi della mia rivista Toilet Paper, anzi ne far anche altre. Per lappunto. Questa nuova impresa editoriale, diretta e curata insieme allamico e fotografo Pierpaolo Ferrari, presentato nello spa-
zio milanese Le Dictateur, una rivista fotografica, una sorta di moderno giornale dada-surrealista (abbondano occhi, nasi e dita mozzate), dedicata solo alle immagini, niente spiegazioni, che accosta fotografie diverse e un tantino scioccanti, per permettere allo spettatore pindarici voli interpretativi e suggestivi. Limportante, suggeriscono gli autori, la sequenza con cui le foto
sono proposte. Insomma il solito, irriverente e autoreferenziale Cattelan. 54. Esposizione Internazionale darte Biennale di Venezia, Giardini e Arsenale dal 4 giugno al 27 novembre, Orari: 10 18 chiuso il luned. Costi: 6 per ciascuna sede, 10 per entrambe le sedi
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Il luogo che fa da sfondo al loro duello la casa di Penelope e Michael. I quattro protagonisti rimarranno prigionieri di queste quattro mura che appaiono come una vera e propria arena da cui nessuno pu esimersi dal combattere. Le instabilit e le crepe nelle rispettive coppie lacerano rapidamente le alleanze familiari. Scatenano un tutti contro tutti che permette a Polanski di mostrare e ridicolizzare le nevrosi e gli isterismi di questa borghesia contemporanea. Il regista si diverte a svestire i suoi attori dai panni civili per mostrarci la misoginia, il razzismo, i pregiudizi e l'omofobia che
realmente costituiscono la natura di questi personaggi. Quelli che appaiono rappresentanti di tipologie umane diametralmente opposte come Penelope e Alan si dimostrano attaccati agli stessi valori materialistici. Se la prima si sente persa e disperata per del vomito su un libro, il secondo non esita a dichiarare che nel proprio cellulare finito in vaso di fiori c'era tutta la sua vita. Il regista adatta magnificamente la pice teatrale di Yasmina Reza, God of carnage. Lo fa con un ritmo di dialogo tambureggiante e una predilezione per i primi piani dei personaggi. Esalta cos la capacit
di questo grande cast di mostrare allo spettatore tutte le maschere che pian piano vanno perdendo. Il pregio del film di mostrarci il decadimento della figura del genitore contemporaneo. Polanski crea un crescendo maestoso di dissacrazione di questo ruolo che tutti e quattro i protagonisti, messi completamente a nudo, sono costretti ad ammettere di non saper svolgere. In sala a Milano: Eliseo, Colosseo, Orfeo, Anteo, Apollo, Ducale, Plinius, The Space Odeon, Arcobaleno, UCI Cinemas Certosa, UCI Cinemas Bicocca
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