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I d e e F Inanza C ultura I d e e F Inanza C ultura | e s tatn n o2010 | |a na n n oq ur e t r|o n u m eu m eCon q se I autu e 2009 no t at | n ro r I u e
Anima
Superare lincertezza
Il periodo ancora difficile che stiamo attraversando pu essere affrontato meglio se si dispone degli adeguati mezzi. Lesigenza dellinvestitore chiara: niente sorprese, sicurezza e tranquillit. Chiara la risposta che Anima, forte della fusione con Bipiemme Gestioni, pu dare e d: stabilit nelle strategie, eccellenza nellanalisi, chiarezza nelle scelte, risk management appropriato, trasparenza nella comunicazione, prodotti sempre pi adatti alle esigenze degli interlocutori.
Pietro Cirenei | Direttore generale, Anima
al primo gennaio 2010 Anima naviga attraverso un lungo periodo di mercati ed economie in difficolt verso un nuovo orizzonte che appare ancora non vicino, ma che sar raggiunto con pazienza e coerenza. Anima e Bipiemme gestioni, insieme, costituiscono una nuova realt, pi forte e pi capace di sopportare i tempi difficili. Il team di gestione ora composto da oltre 30 gestori; le risorse per garantire la qualit degli investimenti e dei servizi sono assicurati per alcuni anni; i clienti ed i partner possono contare su una societ forte ed attrezzata anche per le crisi; i principi di investimento possono essere rafforzati dalla disponibilit di un numero di gestori che possono analizzare le opportunit di investimento sul mercato; il periodo ancora difficile che stiamo attraversando pu essere affrontato con adeguati mezzi. Lo stile di investimento controcorrente, tipico della Quando un risparmiatore storia di Anima, verr arricchito dalla esperienza di Bipiemme Gestioni, che ha superato senza alcun intoppo si affida a noi per investire la crisi anche grazie allesperienza di tanti anni e alle rinon lo fa con uno scopo sorse immesse nel controllo dei rischi di portafoglio, di di breve termine, ma per credito e nella capacit di analisi sviluppata dal team costruire risultati adeguati di gestione. Lo stile di investimento attivo con focalizzazione sui settori pi attraenti continuer il suo lungo nel tempo allinsegna track record di efficienza sviluppato sui fondi (Viscondel niente sorprese. teo, Sforzesco, Valore Globale, Italia tra gli altri) e sulle
Segue a pagina 16
Libri
Letture per capire come stanno cambiando leconomia, la finanza e le nostre abitudini e consumi.
Cultura
LINTERVISTA IMMAGINARIA: J. P. Morgan confronta la crisi di oggi con quelle del passato.
Soldi
Sui mercati finanziari continua a predominare una elevata volatilit. Come proteggere i propri risparmi.
Storie
Gary Becker (Nobel per lEconomia) consiglia di investire una quota significativa in azioni, a ogni et.
Anima
Storie
IL QUADRO ECONOMICO E FINANZIARIO MONDIALE
a ripresa dalla crisi ormai ben chiara sia nei dati che nelle previsioni. Ma una ripresa incerta, incompleta e diseguale. Perch si confermi, occorre evitare molti rischi complicati e sfruttare avidamente le opportunit di cambiamento che offrono le fasi di difficolt. Lincertezza della ripresa tipica della congiuntura degli ultimi due anni. La crisi finanziaria cominciata nellestate del 2007, ma il 2008 ha mostrato un forte ritardo nel capirne la dimensione. Le previsioni sono cambiate, bruscamente, solo dopo il fallimento di Lehman Brothers. Come mostrano i numeri del FMI, qui riassunti nella tavola in pagina, previsioni e stime del Pil 2008 sono state a lungo troppo ottimiste sia in Usa che in Europa, fino a dopo lestate dellanno successivo. Nel 2009 la caduta di attivit stata drammatica. I consuntivi mostrano oggi che stata per inferiore (non nel caso dellItalia!) a quella attesa a met
anno. Anche le economie emergenti hanno un poco rallentato e anche per loro c stato troppo pessimismo a met anno, quando stata improvvisamente riconosciuta, come mostra la tavola, lentit della contrazione del commercio mondiale, volano moltiplicatore della crisi globale. E la ripresa del 2010? Se sono giuste le previsioni di aprile del FMI (la Commissione europea meno ottimista solo di poco), essa stata sottovalutata fino alla fine dellanno scorso. decisivo il miglioramento delle previsioni sul commercio mondiale che dovrebbe correggere due terzi della caduta dellanno precedente. Quanto al 2011, da sei mesi si prevede un consolidamento sostenibile della ripresa. Sia la crisi che la ripresa sono state dunque per qualche tempo sottovalutate; le previsioni sono instabili e potrebbero tornare a peggiorare. Il che in accordo con lincertezza della situazione. Anche
di fronte a dati favorevoli, si teme lincompletezza della svolta. Le economie sfruttano ancora politiche molto espansive. C chi teme che, prima ancora di una completa ripresa, si accenda il fuoco dellinflazione. Secondo alcuni, per essere sostenibile la ripresa deve essere lenta. Inoltre la crescita rimane diseguale. Cina e India viaggiano tre o quattro volte pi veloci degli Stati Uniti che sono attesi crescere due o tre volte pi dellarea delleuro dove lItalia, purtroppo, fra i pi lenti. Rapide crescite sono previste anche per Brasile, Messico, Indonesia e diversi Paesi minori dellAfrica e dellAsia. NellEuropa centro-orientale vi sono marcate differenze fra le prospettive delle varie economie. Gli squilibri delle bilance dei pagamenti, ridotti dalla crisi, minacciano di riacutizzarsi con la ripresa. Il motore della globalizzazione potrebbe incepparsi, rivelandosi incompatibile con forti
CreSCitA AnnuAle del pil reAle 2008-2010: successione delle previsioni e stime del fMi
2008
Aprile 08 Luglio 08 Ottobre 08 Novembre 08 Gennaio 09 Aprile 09 Luglio 09 Ottobre 09 Gennaio 10 Aprile 10
USA
EUROAREA
ITALIA
CINA
BRASILE
commercio mondiale
2009
Aprile 08 Luglio 08 Ottobre 08 Novembre 08 Gennaio 09 Aprile 09 Luglio 09 Ottobre 09 Gennaio 10 Aprile 10
USA
EUROAREA
ITALIA
CINA
BRASILE
commercio mondiale
0,5 1,3 1,6 1,4 1,1 1,1 1,1 0,4 0,4 0,4
USA
1,4 1,7 1,3 1,2 1,0 0,9 0,8 0,7 0,6 0,6
EUROAREA
0,3 0,5 -0,1 -0,2 -0,6 -1,0 -1,0 -1,0 -1,0 -1,3
ITALIA
9,3 9,7 9,7 9,7 9,0 9,0 9,0 9,0 9,6 9,6
CINA
4,8 4,9 5,2 5,2 5,8 5,1 5,1 5,1 5,1 5,1
BRASILE
0,6 0,8 0,1 -0,7 -1,6 -2,8 -2,6 -2,7 -2,5 -2,4
USA
0,3 0,5 -0,2 -0,6 -2,1 -4,4 -5,1 -5,1 -4,8 -5,0
ITALIA
9,5 9,8 9,3 8,5 6,7 6,5 7,5 8,5 8,7 8,7
CINA
3,7 4,0 3,5 3,0 1,8 -1,3 -1,3 -0,7 -0,4 -0,2
BRASILE
2010
Novembre 08 Gennaio 09 Aprile 09 Luglio 09 Ottobre 09 Gennaio 10 Aprile 10
2011
Ottobre 09 Gennaio 10 Aprile 10
Ciascuna tabella indica le previsioni medie di crescita per lanno evidenziato in alto a sinistra, nel mese indicato in riga, o i consuntivi e le revisioni successive. La prima colonna della prima riga, ad esempio, indica che nellaprile del 2008 la previsione media di crescita del Pil Usa nel 2008, era dello 0,5%.
divaricazioni dei tassi di crescita, di risparmio e di investimento. Per tenerlo acceso, le profonde trasformazioni richieste dallintegrazione mondiale, le riallocazioni di risorse e attivit vanno governate dalla cooperazione internazionale e accompagnate da riforme economiche e politiche. La crisi riduce loccupazione del lavoro e invecchia il capitale. Anche con tassi di crescita incoraggianti, la disoccupazione rimane alta, soprattutto nelle economie pi avanzate. La quantit e la qualit degli investimenti, in un periodo ancora pieno di timori e di forte avversione al rischio, esitano a incorporare le innovazioni necessarie per una ripresa equilibrata e sostenibile. Disoccupazione prolungata e investimenti inadeguati possono ridurre permanentemente la crescita potenziale. La finanza, dove la crisi cominciata, non si ancora riaggiustata. Il credito fluisce con difficolt dagli intermediari alle imprese non finanziarie. Eppure
la liquidit abbondante e spinge a volte i prezzi dei titoli e di altre attivit verso livelli speculativi che fanno temere nuove e fragili bolle, il cui scoppio riaprirebbe le ferite peggiori della crisi. Stenta a crescere la trasparenza della natura e della collocazione dei rischi nel sistema finanziario. Stentano le riforme della regolamentazione e della vigilanza finanziarie di fronte a ostacoli tecnici, burocratici e politici. Le finanze pubbliche, appesantite dagli interventi anticrisi, devono affrontare un dilemma: senza exit policies rischiano linsolvenza, ma aggiustamenti affrettati e di qualit scadente producono recessione e quindi, ancora, instabilit finanziaria. Se dunque nei numeri c una chiara prospettiva di ripresa, non mancano i rischi. Ma c la straordinaria opportunit di affrontarli nel modo giusto, imparando davvero dalla crisi, per assicurare alleconomia e alla societ uno sviluppo equilibrato e sostenibile. Si avvertono anche, qui e l, segni in-
coraggianti del fatto che di questa opportunit c consapevolezza. Il rafforzamento della cooperazione internazionale e il cambiamento della governance economica e politica mondiale sono in agenda come non lo sono mai stati dai tempi del dopoguerra. I progetti di riforma delle regole della finanza e sono abbondanti e radicali. C finora una decente resistenza alle pressioni protezionistiche suscitate dalla crisi. Le imprese grandi e piccole e gli stessi intermediari finanziari stanno evidentemente cercando strategie innovative. Lopinione pubblica sembra divenire pi esigente e incisiva nelle sue critiche e nelle sue riflessioni sugli insegnamenti delle difficolt che stiamo attraversando. Sono tendenze controverse e non manca chi rema contro, chi vuole solo barricarsi nellesistente proteggendosi con sterili chiusure. essenziale che prevalga chi legge la crisi come unopportunit per cambiare e crescere meglio. A
Su www.animasgr.it nel canale Info&Iniziative > Convegni e seminari, potete vedere la video-intervista a Gary Becker e le altre video-interviste realizzate in occasione del Forum Economia e Risparmio 2010. intervista con il premio nobel
Intervista a Gary Becker - Premio Nobel per leconomia 1992
Certo i mercati azionari hanno per natura un andamento ciclico, che pu comprendere periodi anche lunghi di discesa. Gli anni Settanta, per esempio, hanno prodotto rendimenti negativi. Ci non toglie che nel lungo termine le azioni crescono. Lei ha detto che si aspetta che il 2010 sar un anno di ripresa per leconomia globale. Considerato che i mercati finanziari hanno gi almeno in parte scontato questa ripresa, quali sono le sue aspettative per il resto dellanno? Non posso non notare che i listini azionari hanno messo a segno un recupero molto forte in un tempo piuttosto breve lindice S&P500 passato da 6.500 a 10.500 punti -, pur considerato che i mercati finanziari guardano sempre avanti. Mi attendo una crescita dei corsi delle azioni pi
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Storie
OPPORTUNIT E PROBLEMI IRRISOLTI
legato al primo, riguarda il prevedibile rapporto nella riforma della regolamentazione tra attivit degli intermediari e qualit dei mercati. Dopo tre anni di crisi finanziaria, infatti tuttora incompleta lanalisi delle responsabilit per quanto attribuibile ai comportamenti degli intermediari (troppo amanti del rischio, poco rispettosi delle regole, o
semplicemente sbagliati) oppure ai difetti dei mercati finanziari. chiaro perch le analisi ufficiali si concentrino sui comportamenti, in qualche modo sanzionabili, dei protagonisti della crisi, a cominciare dai banchieri. Perch questa personalizzazione dei colpevoli pi popolare (va nella direzione presa da gran parte dellopinione pubblica)
UN MONDO Di DEBiTi
140% 120% 100% 80% 60% 40% 20% 0% -20% Deficit pubblico in % del PIL Debito pubblico in % del PIL % del debito detenuto allestero Grecia -13,0% 114% 75% Irlanda -11,4% 65% 86% Italia -5,5% 115% 55% Portogallo -9,2% 77% 72% Spagna -11,4% 55% 60%
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Giappone
CuRA dISINTOSSICANTE
Secondo uno studio del McKinsey Global institute, occorreranno diversi anni per ridurre i livelli di debito accumulati dai principali Paesi.
Il recente scoppio della grande bolla globale del credito del 2007-2009 non ha solo portato alla prima recessione mondiale dagli anni 30, ma ci ha anche lasciato in eredit unenorme debito che ora pesa sulle prospettive di ripresa. Oggi i Governi si trovano di fronte non solo il problema di come prevenire analoghe crisi in futuro, ma anche quello cruciale di come guidare le proprie economie attraverso il difficile processo di riduzione del debito senza sacrificare le prospettive di crescita delle economie. Questo il tema cardine di politica economica dei prossimi anni e non a caso anche al centro delle turbolenze che continuano ad agitare i mercati finanziari. La crisi finanziaria stata originata da una scintilla scoccata nel mercato dei mutui negli Stati Uniti, ma diventata una crisi globale perch ha contaminato praticamente tutti i paesi occidentali. Ove i livelli di indebitamento privato (di famiglie, imprese e banche) erano pi elevati, limpatto stato pi violento. Diversamente dagli anni 30, la reazione dei Governi e delle banche centrali stata per questa volta estremamente energica e tempestiva: questa reazione straordinaria ha evitato il collasso del sistema finanziario mondiale e lavvitamento delle economie in una dolorosa spirale deflazionistica. Lo sforzo straordinario dei salvataggi bancari e del sostegno delleconomia si per tradotta in una abnorme dilatazione dei debiti pubblici, ponendo ai Governi lurgenza di disegnare credibili politiche di aggiustamento fiscale. La prospettiva di una generalizzata restrizione fiscale tende per a deprimere le aspettative di crescita. quindi naturale che, con prospettive di cre1
scita del reddito modeste e incerte, anche gli operatori privati diano priorit a ridurre il proprio indebitamento, anzich intraprendere nuovi investimenti o aumentare i propri consumi. Questo atteggiamento rischia per di alimentare un circolo vizioso, perch se nessuno investe e consuma, la crescita del reddito rimane bassa e, di conseguenza, scarseggiano anche le risorse destinate a rimborsare i debiti. Il processo di disintossicazione dai debiti pu quindi durare molti anni e associarsi a livelli di crescita molto bassi. Al fine di contribuire ad affrontare questi temi, il McKinsey Global Institute1 ha lanciato un programma di ricerca al fine di comprendere la crescita del debito e del grado di leverage intervenuti prima della crisi in diversi paesi, le conseguenze economiche del processo di deleveraging e le implicazioni pratiche per policy makers, regolatori finanziari e responsabili dimpresa. Nel corso della ricerca, stato creato un esteso database su debito e leverage in ciascun settore di 10 economie avanzate e di 4 economie emergenti. Sono stati inoltre analizzati 45 storici episodi di deleveraging occorsi a partire dal 1930, nei quali le economie coinvolte hanno ridotto significativamente il rapporto totale debito/Pil.
McKinsey Global Institute, Debt and Deleveraging: The Global Credit Bubble and Its Economic Consequences, January 2010
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Storie
A COLLOQUIO CON LORENZO BINI SMAGHI DELLA BCE
capito che questa crisi non ha solo una componente congiunturale, ma anche una componente strutturale profonda. La situazione precedente la crisi era caratterizzata non solo da una bolla speculativa nel credito, ma anche nellenergia e nel settore delle costruzioni in molti Paesi. Pensare di tornare rapidamente a una situazione pre-crisi unillusione. Vi in atto un profondo cambiamento delleconomia mondiale che non molti hanno capito. Alcuni settori, come ad esempio quello automobilistico, difficilmente torneranno ai livelli precedenti, non solo in Europa, ma anche negli Usa; e lo stesso vale per le costruzioni, sia nel residenziale che nel commerciale, e per il sistema finanziario. La crisi strutturale e dunque richiede molto pi tempo per essere riassorbita. Tutto questo in un contesto generale di pi intensa concorrenza internazionale legata a una pi veloce crescita dei Paesi emergenti, specie in Asia. Ma per riuscire ad essere presenti nei nuovi mercati occorre che le aziende ri-orientino drasticamente la loro offerta e questo richiede tempo, certo non solo pochi mesi. Quanto poi agli stimoli pubblici, chiaro che la ripresa non pu essere sostenuta troppo a lungo solo su queste basi, innanzitutto perch c un limite a questo tipo di stimoli e poi perch gli stessi mercati finanziari cominciano a dubitare della loro sostenibilit. Le inquietudini recenti si riferiscono proprio a questa difficolt di mantenere uno stimolo credibile nel tempo. Stimolo significa fondamentalmente spostare lonere dellaggiustamento ai prossimi quattro o cinque anni, ma questo presuppone che tra quattro o cinque anni leconomia sia in grado di restituire ci che oggi prende a prestito, e questo evidentemente non viene dato del tutto per scontato.
Il progetto della nuova sede della Banca Centrale Europea a Francoforte. Si direbbe, infatti, che se i rischi di default di banche e imprese, che hanno predominato nellanno successivo allo scoppio della crisi, provocano oggi ben poche inquietudini residue, pi preoccupanti si presentano, per i potenziali effetti a livello sistemico, gli squilibri di Stati sovrani. Quanto vi preoccupa il tema degli squilibri strutturali o, addirittura, delle minacce di default di Stati sovrani, come in primo luogo la Grecia? Noi non vediamo certamente un rischio di default, quanto piuttosto un problema di sostenibilit della finanza pubblica. Lo sforzo di intervento che stato fatto in termini di finanza pubblica e di politica monetaria per evitare il crollo delleconomia stato molto forte, e questo sposta sul futuro lonere del riaggiustamento. Occorre perci che il futuro sia molto migliore del presente per poter far fronte a questo maggior onere. Per far s che leconomia esca pi forte da questa crisi non basta basarsi sulle politiche di stimolo, ma occorre modificare radicalmente il modo di funzionare delle nostre economie. A questo fine, non ci si pu basare solo su decisioni individuali delle singole aziende, ma occorrono anche decisioni pubbliche che riformino il modo di funzionare delle nostre economie. Su questo, peraltro, non c ancora unattenzione sufficiente n in Europa n negli Stati Uniti. La BCE ha sempre privilegiato il controllo dei prezzi alla crescita. Se nel prossimo futuro linflazione tender a ripartire, la BCE riprender la tradizionale politica, o cercher di favorire la crescita tenendo bassi i tassi dinteresse? proprio in questi momenti di rallentamento economico che la credibilit di una Banca centrale che mira alla stabilit dei prezzi si traduce in vantaggio per le aziende e per le banche. In particolare, durante tutta la crisi le aspettative dinflazione in Europa sono rimaste ancorate al 2% e i tassi reali sono diventati negativi. Per contro, negli Stati Uniti c stato un periodo in cui sono saliti i timori di deflazione, e questo ha determinato tassi dinteresse reali positivi. Questa credibilit ce la siamo guadagnata negli anni precedenti la crisi, quando non abbiamo esitato a fare quello che era
LaLTRa faCCia DEL COSTO DEL DEBiTO Quanto rendono i bond decennali di alcuni paesi europei
Fonte: Bloomberg
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Il problema della ripresa va affrontato in modo radicale, realizzando le riforme necessarie, anche se questo non facile.
La crisi finanziaria scoppiata per molte ragioni: comportamenti scorretti di banche e societ finanziarie, scarsi controlli pubblici, disattenzione anche da parte delle autorit monetarie centrali. da tempo si invocano norme pi severe, anche se c chi teme gli effetti dei vincoli sulla crescita. Lei ritiene che maggiori requisiti di capitalizzazione, norme di comportamento pi vincolanti e definizione pi precisa degli strumenti finanziari e dei relativi rischi associati potranno scongiurare future bolle speculative finanziarie? Le mie preoccupazioni personali sono che da un lato si sta lavorando molto sul sistema bancario, che il settore regolamentato, mentre dallaltro lato non si fa abbastanza in quello non regolamentato. Ritengo che la normativa alla quale si sta lavoran-
do ci porter a un sistema pi responsabile, ma mi preoccupa quello che avviene fuori dal sistema regolamentato; e soprattutto ci che avverr nella competizione mondiale tra i grandi centri finanziari: Stati Uniti ed Europa, ma ormai anche i nuovi Paesi emergenti. Il rischio che, per attirare le istituzioni finanziarie che restano almeno in parte fuori dalla regolamentazione bancaria si ripeta una corsa alla deregolamentazione. Dal punto di vista sistemico, se questo settore fosse limitato alle dimensioni che aveva solo dieci anni fa non porrebbe problemi. Ma oggi quattrocinque volte pi ampio, e se consideriamo anche tutti gli altri intermediari finanziari, vediamo che tutto questo ha raggiunto unimportanza sistemica. Pensare di lasciare queste istituzioni fuori dalla regolamentazione il rischio pi grave che abbiamo di fronte, perch purtroppo si tratta delle realt maggiormente in grado di incidere sulla politica. Prendiamo ad esempio la proposta di Volcker di separare le attivit bancarie di servizio al cliente, anche di investimento, dalle attivit in proprio: il rischio che vedo che queste ultime non vengano regolamentate e vengano lasciate soprattutto allautoregolamentazione. Tutto il dibattito in corso con gli Usa e, allinterno dellEuropa, tra Europa continentale e Regno Unito di lasciar crescere questa realt, e questo potrebbe ricreare condizioni di instabilit sistemica in funzione della ricerca di un return on equity del 20-25% che, se non soggetta ad attenta vigilanza, porta situazioni di eccesso di rischio che, sotto determinate condizioni, potrebbero creare una nuova bolla speculativa che, prima o poi, finirebbe con lo scoppiare con un inevitabile impatto anche sul sistema regolamentato. Questo il rischio che vedo come prevalente e questo richiede da parte dellEuropa unattivit molto pi propositiva e decisa. Latteggiamento della Commissione europea, che in parte viene criticato come protezionista, di riconoscere la possibilit di operare in Europa se gli stessi standard esistono anche nel Paese dorigine, un ribaltamento totale della filosofia precedente dove si cercava invece
di attirare degli operatori riducendo gli standard. il modo dellEuropa di cercare di imporre degli standard pi elevati in termini di vigilanza e questo credo che sia necessario se vogliamo evitare che si ripeta ci che successo nellultima crisi. Per quanto riguarda lItalia, c chi sostiene che abbia risentito meno di altri Paesi della crisi finanziaria per merito di un sistema finanziario e bancario meno sofisticato e pi arretrato, dunque meno esposto. Condivide questa interpretazione piuttosto deprimente? No, perch un sistema finanziario pu essere arretrato e commettere comunque degli errori, come successo in altri Paesi dellEuropa continentale che hanno banche non particolarmente sofisticate, che si sono fatte consigliare male. Non si tratta di una questione di arretratezza, ma di responsabilit e controllo dellazionista, cos come di vigilanza; e questa in Italia si dimostrata efficace nellevitare questo tipo di comportamenti, mentre in altri Paesi europei, e non solo negli Stati Uniti, non avvenuto. Ritiene che lazione di politica economica attuata in Italia per reagire alla recessione sia stata e sia tuttora adeguata alle esigenze? Per lItalia stato fondamentale il controllo dei conti pubblici e mi auguro che quello che avvenuto e sta avvenendo cambi il dibattito in Italia sul ruolo della finanza pubblica. Negli anni passati spesso il Patto di Stabilit stato considerato troppo rigido, si auspicava di poter fare spese pubbliche fuori Patto. Spero che in Italia e negli altri Paesi europei si rifletta bene sullimportanza di tenere i conti a posto perch quando arriva uno shock la possibilit di assorbirlo dipende dal fatto di avere la finanza pubblica in ordine. Da questo punto di vista, la Germania si trova oggi in una condizione privilegiata perch nella fase di crescita dal 2006 al 2008 ha operato una manovra di restrizione che ha portato il bilancio in equilibrio e ridato credibilit alla finanza pubblica. Se tutti i Paesi europei avessero fatto lo stesso lEuropa oggi si troverebbe in una situazione molto pi forte. Da questo punto di vista ritengo che la tenuta dei conti pubblici dellItalia sia stata un punto centrale che spero rimanga anche per il futuro. A
* Il colloquio con Lorenzo Bini Smaghi ha avuto luogo a Milano il 24 marzo scorso in occasione del convegno organizzato da American Chamber of Commerce in Italy dal titolo Verso una nuova regolamentazione della finanza: possibile conciliare stabilit e crescita?.
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Storie
NUOVE REGOLE PER LA FINANZA
d c au e c ei ris ausa fina il d tal is c v o n t p tori t olta mpo hi, sc o da ziari astro os r o sib di v fav s ori tame arsa otto st igi ile, v t a r ed intro lanza i dall nti po egol aluta to a . a effi d z c cie ucen Modi com o tra ment ione az fic pi nza sp d ne o ma are q acen aren ione im z g t erc giore uesto a del i, le ati q ch . iar uad ro ezz a
La domanda allora: cosa non ha funzionato? In sintesi, tre aspetti fondamentali. Primo: gli incentivi di tutti i partecipanti alla catena della securitisation (dalle banche, ai promotori che collocavano i mutui, alle agenzie di rating) erano distorti verso la massimizzazione dei volumi e delle commissioni, anzich alla corretta valutazione del rischio. Secondo: una parte dei rischi era nascosta in veicoli soggetti a rischi, in particolare di liquidit, del tutto analoghi a quelli bancari, ma che non erano regolamentati come banche, soprattutto per il compiacente atteggiamento delle autorit di vigilanza anglosassoni. Terzo: i titoli della securitisation (e i derivati che ne sono la naturale prosecuzione) erano trattati in mercati non regolamentati (overthe-counter) non trasparenti e soprattutto non adeguati a gestire in modo appropriato un evento dirompente di qualsiasi genere. Il panico che si scatenato sui mercati nel settembre 2008, in occasione prima del fallimento di Lehman e poi delle difficolt di AIG (che infatti venne immediatamente salvata), ne la dimostrazione pi lampante. Per ciascuno di questi tre problemi, ci sono soluzioni relativamente semplici. Innanzitutto, bisogna assicurare che le banche che originano i prestiti mantengano una quota del rischio, cio abbiano come dicono gli americani skin in the game. Le proposte al riguardo vanno dal 5 al 10% del valore del prestito. Sul secondo versante, si tratta di riassorbire il cosiddetto sistema bancario ombra, cio di eliminare la colossale fonte di elusione degli oneri regolamentari attuata dalle banche anglosassoni negli ultimi venti anni. Infine, occorrer fare in modo che i titoli della
Il vero problema che innovazioni finanziarie di per s utili sono state lasciate crescere in modo totalmente incontrollato.
securitisation e i derivati siano trattati su circuiti trasparenti che garantiscano lefficienza nella formazione dei prezzi e consentano di limitare in modo adeguato il rischio di controparte. Come afferma un recente rapporto del Fondo monetario internazionale2 la crisi stata aggravata dal fatto che il mercato dei derivati Otc arrivato a dimensioni ancora una volta superiori a quelle familiari agli astronomi (600 trilioni di dollari in valore nazionale), in gran parte privi di una controparte centrale. Questo ha aumentato la complessit e lopacit del sistema finanziario nel suo complesso e ha generato nei momenti pi gravi una situazione di autentico panico. Il vero problema che innovazioni finanziarie di per s utili sono state lasciate crescere in modo totalmente incontrollato. Abbiamo cos avuto una securitisation senza titoli degni di questo nome e soprattutto senza mercati efficienti. chiaro che le tre misure ricordate comportano dei costi, ma si tratta semplicemente di esplicitare gli oneri necessari a fronteggiare in modo adeguato i rischi complessivi e che, non essendo stati esplicitati prima, sono stati addossati ai contribuenti e, come si diceva allinizio, alleconomia mondiale nel suo complesso. interesse dello stesso sistema finanziario, e soprattutto degli operatori del risparmio gestito, sostenere misure che appaiono indispensabili per realizzare un principio degno del marchese di La Palisse: per investire in modo consapevole su titoli, occorrono mercati trasparenti ed efficienti. La securitisation senza mercati, cio quella che abbiamo vissuto finora, produce strumenti che troppo tardi abbiamo imparato a chiamare tossici. A
Andrew Haldane, The $100 Billion Question, Bank of England, March 2010. International Monetary Fund, Global Financial Stability Report, Making Over-the-Co unter Derivatives Safer:The Role of Central Counterparties, Chapter 3, April 2010.
Soldi
INVESTIMENTI: LA VISIONE DI ANIMA
on ci sono pi le mezze stagioni. N le mezze misure. Dopo la crisi del 2008, che ha dimezzato il valore delle imprese quotate in Borsa in tutto il mondo, dal marzo 2009 si registrata una risalita del 60% della capitalizzazione mondiale. Ad aprile di questanno, per, i mercati azionari sono risaliti sulle montagne russe (volatilit, si dice nel gergo finanziario). A dispetto delle apparenze, e di alcuni titoli di giornali, tutto questo ha un legame con ci che succede e ancor pi con ci che potr succedere nelleconomia reale, anche se il legame economia-finanza, economia-borsa, molto pi complesso di quanto vorremmo e di quanto suggeriscono le euristiche, le scorciatoie mentali, con cui spesso si affronta la gestione dei propri risparmi, al pari di altre scelte importanti della vita che riguardano il futuro incerto (a questo proposito invitiamo alla lettura dellarticolo di Mario Noera, a pagina 12, sulla pianificazione finanziaria). Che cosa succede dunque alleconomia mondiale? Qual il suo stato di salute? Nel complesso, il mondo procede sul suo sentiero di ripresa dalla brusca recessione del 2008-2009. Crescono forte i Paesi emergenti, taluni come la Cina fin troppo forte, al punto che si fanno via via pi numerosi ed evidenti i segnali di surriscaldamento; crescono gli Stati Uniti, leconomia sviluppata pi dinamica (290 mila nuovi posti di lavoro (ri)creati nel solo mese di aprile) e pi vitaminizzata del pianeta (deficit pubblico del 12,5% nel 2009, contro il 6,3% dellEurozona). Cresce meno la vecchia Europa e meno ancora lItalia. E in questo emerge una
relazione analoga a quella di rischio-rendimento che governa i mercati finanziari: la vita pi comoda e protetta degli europei (minor rischio) implica minore produttivit e crescita economica (minor rendimento). A livello microeconomico, gli utili aziendali del primo trimestre sono risultati nella maggioranza dei casi in linea o superiori alle attese. Questo e molto altro ci porta a confermare il nostro giudizio complessivamente positivo sullasset class delle azioni, mentre a livello operativo nel primo semestre dellanno la ricerca del valore, di titoli sottovalutati, ci ha portati a riorientare in parte gli investimenti fuori dagli Usa e dai Paesi emergenti e verso lUe prevalentemente. Le borse europee infatti nei primi cinque mesi dellanno sono gi state penalizzate a sufficienza dagli investitori, almeno in termini relativi (lindice Msci europe ha registrato un -3,7% da inizio anno a fine maggio, in euro, lMsci world in euro +8,1%.). Nellambito di un quadro ancora positivo per le azioni potremo vedere differenze pi ampie nellandamento dei titoli e questo mette una maggiore enfasi sulla selettivit. Con un team di 25 gestori Anima dispone di competenze adeguate, in quantit e qualit, al compito. Pi ampio il discorso sui titoli obbligazionari, che costituiscono la parte predominante del portafoglio degli italiani. Negli ultimi due mesi i riflettori degli investitori si sono spostati rapidamente degli emittenti privati, imprese industriali e banche, agli Stati sovrani. Se con la crisi si era messa in dubbio la tenuta del sistema creditizio mondiale, ora sono i
VIDEO COLLEGATI
Sul sito Anima puoi approfondire alcuni dei temi affrontati in queste pagine. Collegati a www.animasgr.it e guarda i video del canale 3 minuti su...
Economia e fondi: lasset allocation non tutto
08/06/2010
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INVESTIMENTI: LA VISIONE DI ANIMA
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suoi salvatori, gli Stati, a essere finiti nel mirino. Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna, i paesi PIGS, sono considerati oggi debitori di dubbio merito, una fama poco invidiabile e in compenso estremamente costosa. Per fare solo un esempio, lo spread, lextra-rendimento, dei Titoli di Stato greci con scadenza due anni, schizzato fino al livello record di 1.000 punti base allapice della crisi, prima che UE e Fondo monetario internazionale predisponessero un piano da 110 miliardi di euro in suo aiuto. Replicato solo una settimana pi tardi da un simile piano da 750 miliardi, per fermare la speculazione e dare ossigeno agli altri Stati europei che dovessero averne necessit. La salita non finita. Anzi nei prossimi due-tre anni i cittadini di molti paesi dellUnione dovranno ingoiare in dosi variabili lamara medicina di una politica fiscale restrittiva, cio un mix di maggiori tasse e minore spesa pubblica. A voler pensare positivo, la crisi potrebbe essere loccasione per costruire unEuropa riformata, politicamente pi unita e pi forte ed economicamente pi competitiva sullarena mondiale. Di certo dovremo convivere con oscillazioni anche brusche nella percezione della sostenibilit dei deficit e debiti pubblici dei paesi europei. Volatilit superiore al passato, rischio latente di inflazione e cedole risicate compongono una sfida difficile per tutti quegli investitori che puntano a proteggere il capitale dallinflazione e guadagnare qualcosa. Come la storia recente ci ha ricordato una volta di pi, non baster affidarsi alle agenzie di rating per dormire sonni tranquilli. meglio affrontare queste sfide con quella che Morningstar ha definito la Migliore societ obbligazionaria small italiana: Anima. Infine, non si pu non parlare di euro. La moneta unica, passata da 1,5 a 1,2 dollari in pochi mesi, sta pagando cara la crisi del debito pubblico europeo. Anche se, come ha espresso Armando Carcaterra, direttore investimenti di Anima, nel video 3 minuti su del 12 maggio, che potete rivedere su www.animasgr.it e su www.youtube.it/animasgr, con questa correzione leuro pi che svalutarsi rientrato dai livelli di sopravvalutazione precedenti. In ogni caso, tanto per le imprese che per i risparmiatori europei o italiani leuro debole benvenuto. Quanto abbiamo qui tratteggiato ci porta ad una considerazione. Fornire servizi (i fondi) e soluzioni di investimento (una su tutte e nota a tutti, il PAC) per governare e tenere a bada la complessit e la volatilit dei mercati e mettere gli investitori al riparo da danni irreparabili al capitale, come quelli subiti da chi ha investito una parte non piccola dei propri averi in obbligazioni argentine, Cirio, Parmalat ecc., o in un pugno di titoli azionari sopravvalutati, proprio questa la missione delle societ di risparmio gestito, e non, come clienti distributori e mezzi di comunicazione e alle volte noi stessi crediamo e lasciamo intendere, formulare la migliore previsione sullandamento di attivit finanziarie e mercati in un futuro pi o meno lontano. A
Guardiamo pi da vicino il Piano di accumulo del capitale, la pi classica e la pi nota. Il Pac consiste nellinvestire un certo capitale poco alla volta nel tempo. Tipicamente, la formula consigliata e sfruttata da chi non ha un capitale iniziale a disposizione ma punta ad accantonare e investire periodicamente i risparmi, anche piccole somme, per costruirne uno nel tempo. Ma il Pac molto versatile. Lo pu usare con profitto anche chi ha gi un capitale a disposizione, per non esporsi al rischio di market timing, come avviene quando si investe tutto in un solo momento. Inoltre conosciamo bene i risultati che un Piano di accumulo del capitale dar, rispetto a un investimento in un colpo solo (Pic), a seconda dellandamento dei mercati. In un contesto di salita pi o meno costante dei mercati, il Pac render meno di un Pic. Questo minor rendimento rappresenta il trade off di una strategia di investimento graduale. cio il costo/opportunit che si paga per ridurre le perdite e anticipare i guadagni nel caso i mercati abbiano un andamento a V o a U. In altre parole, considerando la possibilit di investire la stessa cifra in entrambe le formule di investimento, con un Pac si guadagna meno che con un Pic in caso di salita costante dei mercati, ma si perde meno (e alla fine si guadagna di pi) rispetto ad un Pic in caso di calo e successiva risalita dei mercati Il Pac porta, infatti, a investire gradualmente, anche quando i mercati scendono, cio quando i prezzi sono pi bassi, contenendo le perdite durante i periodi di ribasso e anticipando i guadagni quando i mercati azionari torneranno a salire. Per dirla con i fratelli Coen, insomma, il Pac non un investimento (solo) per giovani. Quella che stiamo attraversando proprio una fase di mercato ideale per avviare un investimento tipo PAC o, per chi gi ne ha avviato uno, per incrementare i versamenti in modo da approfittare della fase di debolezza dei mercati finanziari, con la tranquillit che la formula dellinvestimento graduale ci dona. A
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I NOSTRI RISPARMI
i dicesito e si pensa ad una brochure, ad un catalogo elettronico dei prodotti e dei servizi di unazienda, o ad un indirizzo dove cercare informazioni che qualcun altro ha preparato. Il sito Anima molto di pi: uno strumento di lavoro per chi distribuisce le soluzioni di Anima, il punto di riferimento per i clienti che vogliono seguire da vicino e in tempo reale i propri investimenti, una ricca fonte di idee, spunti e suggerimenti per chi vuole orientarsi meglio nel variegato mondo dei mercati finanziari. Soprattutto, il sito www.animasgr.it il luogo deputato al dialogo tra Anima e i suoi diversi pubblici, in primis voi, i nostri clienti. Anima la prima e lunica societ di investimenti in Italia a conversare tutte le settimane in diretta video con i propri partner commerciali, con i clienti e con gli interessati. Tutti i gioved dalle 11.00 alle 11.30 su http://videochat.animasgr.it i gestori e i manager di Anima rispondono in diretta alle vostre domande. Le video chat come detto sono aperte a tutti e partecipare semplicissimo: sufficiente collegarsi al sito Anima e accendere le casse. Chi non ha modo di collegarsi in diretta pu rivedere gli incontri virtuali in qualunque momento, sul sito di Anima. Pu anche scaricare il podcast, la versione solo audio, e riascoltare le video chat su un lettore mp3 come un iPod. Si pu infine scaricare sul proprio pc e stampare la trascrizione integrale di domande e risposte. Ha cadenza settimanale anche la rubrica 3 minuti su, brevi video visibili sul sito Anima e su www. youtube.it/animasgr in cui un gestore di Anima affronta e analizza i fatti chiave delleconomia e della finanza per fornire modelli interpretativi delle questioni pi importanti, che ognuno potr tradurre nelle scelte di investimento pi adeguate. Come le video chat, anche i 3 minuti su possono essere ascoltati in formato mp3. Chi vuole confrontarsi con altri utenti pu farlo su Animatamente, il forum ospitato sul sito di Anima e frequentato da professionisti del risparmio e investitori finali. C chi ci va per chiedere consigli su come pianificare i propri investimenti, chi per trovare risposta a domande operative sui fondi Anima, chi ancora per confrontare le proprie idee su mercati finanziari e investimenti.
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Anima
Soldi
I NOSTRI RISPARMI
La finanza non un nemico, ma un utile strumento per governare i nostri progetti di vita, difendendoli dallimprevedibilit dei mercati.
essuna impresa si lancia in un progetto senza un piano. Il business plan per limpresa quello che il piano di navigazione per lo skipper. Non si salpa senza avere una meta e una rotta, senza avere stimato la lunghezza della traversata, senza avere calcolato il carburante e le provviste, senza avere valutato le previsioni atmosferiche ed essersi attrezzati per eventuali avversit. Questo vale per la grande impresa, per la piccola attivit e anche per molte scelte della nostra vita privata percorriamo processi mentali analoghi. Sicuramente in occasione delle grandi decisioni strategiche: quando ad esempio dobbiamo sposarci o vogliamo acquistare una casa. Ma anche in circostanze pi ordinarie: quando cio programmiamo le vacanze o vogliamo cambiare il televisore o lauto. Perch allora risulta cos difficile adottare lo stesso approccio quando si tratta di prendere decisioni sui nostri investimenti finanziari? come se la finanza fosse una sfera separata dalla vita. Ad essa chiediamo il miracolo di arricchirci, delegandone la gestione agli esperti, cio a coloro che percepiamo come i sacerdoti di un rito pieno di misteri: la comprensione dei mercati finanziari. Eppure, anche se non ne siamo sempre consapevoli, la finanza essa stessa parte delle nostre scelte di vita e, nella sua essenza, risponde a una logica semplice: dietro a ogni investimento finanziario c la nostra decisione di non consumare risorse oggi e di destinarle a un potenziale utilizzo futuro, cio a consumi che faremo domani. Oppure, quando ci indebitiamo, c la decisione opposta di anticipare a oggi il consumo, attingendo a risorse che sappiamo arriveranno domani, ma che ancora non abbiamo. In entrambi i casi ci esponiamo a rischi: al rischio 12
Cultura
Allora fece le veci della Banca centrale. Nel 1893 il presidente degli Stati Uniti le chiese in prestito 65 milioni di dollari in oro, dato che le riserve auree stavano scendendo sotto il livello di guardia. E nel 1907, con le banche che fallivano, i risparmiatori che si affollavano agli sportelli e la disoccupazione che si gonfiava, orchestr una grande iniezione di liquidit che, dopo alti e bassi al cardiopalma, rimise alfine sulla retta via economia e finanza. La moneta fiduciaria quella di carta, accettata sulla fiducia stata una grande invenzione. Lo sapete che nellOttocento lofferta di moneta a New York fluttuava con i raccolti agricoli? Ogni autunno i fondi uscivano per pagare i raccolti e i tassi di interesse salivano per attirare capitali, che magari venivano dallEuropa. Quando prestai loro al governo americano nel 1893, evitai la crisi acuta, ma non la stagnazione che era dovuta essenzialmente a un bimetallismo oro e argento che non riusciva a soddisfare la domanda di moneta: ne uscimmo con la corsa alloro del Klondike, nel 1896-97. E passati altri dieci anni, ecco un altro panico, quello del 1907. La storia finanziaria punteggiata da sprazzi di euforia e spirali di panico. Non abbiamo imparato niente? Avendo visto dallalto dei cieli la crisi del 29 e quella della Grande recessione allinizio del XXI secolo, direi proprio di no, non abbiamo imparato niente. Aveva ragione Clment Clment chi? Un economista francese, di cui sentii parlare quando ero a scuola a Bellerive, in svizzera vicino a Vevey. Pi tardi lessi un suo libro del 1862: Des crises commerciales. Clment Juglar scriveva: Lunica causa della depressione la prosperit e aggiungeva: La ricchezza delle nazioni pu essere misurata dalla violenza delle crisi che subiscono. Quelle teorie furono riprese e lodate da Joseph Schumpeter. E aveva ragione. La crisi del 1893, quella del 1907,
quella del 1929, ma anche quella del 2008, sono state precedute da un periodo di forte crescita. Ci si abbandona allottimismo, si perde la percezione del rischio, si esagera nellavventura, si gonfiano le bolle, fino a che qualcuno si accorge che il re nudo e leuforia si trasforma in fuga. 13
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Cultura
LINTERVISTA IMMAGINARIA
Mr. Morgan, lei diceva che ai suoi tempi non cera la Banca centrale e fu lei a farne le veci. In effetti, fu proprio quella anomala supplenza che spinse il governo americano a creare anche negli Stati Uniti una Federal Reserve Bank, copiando il modello di Banca centrale che gi esisteva in Europa. Ma il fatto di avere un prestatore di ultima istanza non evit allAmerica la crisi del 29 In effetti non basta avere unistituzione. Bisogna anche fare le cose giuste. Nel 1907 io mi preoccupai soprattutto di quello che oggi chiamate il rischio sistemico, il contagio che va dal panico nelleconomia finanziaria allo sciopero della spesa nelleconomia reale. Nel 1929 io non avrei lasciato fallire migliaia di banche, come fece la Federal Reserve; e non avrei lasciato contrarre lofferta di moneta, come allora. Ma da allora la Fed ha imparato la lezione vero, nella Grande recessione del 2008-2009 la Fed ha fatto finalmente tutte le cose giuste. Non mi giudichi un vecchio vanitoso se dico che ha fatto quel che avrei fatto io Ok, ma torniamo al suo Clment Juglar, che diceva che le crisi vengono dopo la prosperit che genera pericolose euforie. Ai suoi tempi lei stato bravo a far da pompiere. Ma prima di fare il pompiere, il grande finanziere Pierpont Morgan che cosa aveva fatto per non far crescere leuforia? O, peggio, aveva contribuito ad attizzare fuochi e fuocherelli dellavventurismo finanziario? Morganizzazione: cos i posteri chiamarono la mia peculiare abilit quella di individuare le opportunit che si aprivano nelleconomia reale, prendere aziende mal gestite e rimetterle in sesto, consolidare Oggi non si vogliono pi avere istituti finanziari che sono too big to fail. La sua banca sub lo stesso destino. La Grande depressione degli anni Trenta port il Glass-Steagall Act e il suo impero fu diviso in tre parti: la J.P. Morgan, la Morgan Stanley e la Morgan Grenfell a Londra. Dalla sua nuvoletta, come ha vissuto questo smembramento? Confesso che non riesco a entusiasmarmi per questo tipo di esercizi. Per me conta la dirittura morale dei banchieri pi che gli assetti proprietari o le distinzioni fra banche di investimento e banche ordinarie. Sapete cosa dissi a Untermeyer? Ancora! E chi era Untermeyer? Samuel Untermyer era un membro del Congresso e del Pujo Committee. Quel comitato doveva investigare una supposta cabala di grandi finanzieri che dominavano la scena americana. Nel 1913, poco prima di morire, fui convocato al Congresso e Untermeyer mi chiese: Il sistema del credito non forse basato prima di tutto sul potere del danaro?. No Sir, risposi la cosa pi importante il carattere delle persone Pi importante del danaro? Pi importante del danaro o di qualsiasi altra cosa Una persona di cui non mi fido non avrebbe soldi da me neanche se avesse tutto il collateral del mondo. In effetti, molti erano preoccupati del suo strapotere, e non solo nel Pujo Committee. Uno storico ha scritto che questo Morgan era conosciuto come JP per distinguerlo da Henry Morgan, il pirata. Quel bucaniere gallese? Ma se ben mi ricordo, Charles II alla fine lo fece Cavaliere e divenne Sir Henry Morgan. Anche a me avrebbe fatto piacere un Sir. Penso persino di essermelo meritato. A
Leggi sul sito www.animasgr.it, nel canale Il mondo di Anima Times lintervista immaginaria a John Maynard Keynes
interi settori, dalle ferrovie allacciaio. Per me la finanza era lancella delleconomia, non era un fine in se stesso, come sembravano credere tanti banchieri che hanno precipitato il mondo nella vostra recente Grande recessione. Se mi posso paragonare a qualcuno del vostro tempo, preferisco misurarmi con Warren Buffett piuttosto che con Dick Fuld. In effetti, una recente classifica di Cond Nast la mette al secondo posto fra i migliori manager di tutti i tempi. Al secondo? E chi il primo? Henry Ford. Ah, quel giovanotto. Ha fatto delle buone cose, ma non ci siamo mai frequentati. Come dice il Vangelo, non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
PROGETTO ANIMARTE
Valorizzare larte contemporanea e sostenere i giovani artisti
l progetto AnimArte nasce nel 2005 in occasione della Mostra darte contemporanea Con altri occhi ospitata a Palazzo Reale di Milano. Liniziativa, realizzata con il sostegno di Anima, si poneva lobiettivo di promuovere il talento innovativo di un gruppo di giovani artisti e ha dato vita nel tempo ad un progetto pi ampio che Anima ha condiviso con lAssociazione culturale Art Room 21 e il Comune di Milano: contribuire alla realizzazione del programma educativo Location One, denominato appunto Premio AnimArte. La finalit del Premio dare lopportunit a giovani artisti emergenti di studiare e lavorare presso la Residenza Location One di New York, un centro multimediale fondato nel 1997 come sede di eventi, incontri, conferenze e corsi, legati al mondo dellarte contemporanea. Oltre a permettere agli artisti esordienti di confrontarsi con loro coetanei provenienti da altri paesi, il programma si conclude con un progetto espositivo. Ogni anno una Commissione di critici ed esperti si riunisce per scegliere un vincitore fra cinque artisti italiani. Lartista selezionato accede al programma accademico della durata di sei mesi. Lesperienza presso Location One un momento di crescita importante per giovani di talento che intendono muovere i primi passi
nel panorama artistico internazionale. Nellambito della scena globale dellarte contemporanea, New York rappresenta infatti un centro di produzione e osservazione privilegiato; costantemente aggiornata, attenta e ricettiva nei confronti delle nuove sperimentazioni, promotrice di innovative correnti artistiche, questa metropoli un ricettacolo di punti di vista sulla contemporaneit. Il Premio AnimArte, giunto alla sua quinta edizione, contribuisce ad alimentare i progetti di crescita professionale di giovani che con la loro creativit, la capacit di innovare e di anticipare, creano valore nel tempo. Un obiettivo in totale coerenza con la missione di Anima. A
3 1. Alessandro Nassiri, Vincitore Premio AnimArte 2006 2. Andrea Galvani, Vincitore Premio AnimArte 2008 3. Santo Tolone, Vincitore Premio AnimArte 2010
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Libri
STRATEGIE dI SOPRAVVIVENzA
Jacques Attali SOPRAVVIVERE ALLA CRISI Sette lezioni di vita Fazi editore, 2010, pagg. 185, euro 17,50. Dopo aver analizzato il crac del 2008 e le sue cause socioeconomiche nel precedente saggio La crisi, e poi?, Jacques Attali estende ora la sua riflessione alle fasi cruciali della vita personale e collettiva. In una realt complessa come quella di oggi, sostiene lautore, diventa sempre pi arduo superare le difficolt che incontriamo nel nostro cammino. A questo scopo, Attali individua sette principi da applicare, di volta in volta, di fronte alle avversit, siano esse di natura macroeconomica e internazionale (la crisi finanziaria) o privata (la fine di un amore). Ci offre quindi una sorta di manuale duso per ricominciare a vivere pienamente sotto ogni aspetto: come individui, come lavoratori, come cittadini.
PI POVERI MA PI FELICI
Serge Latouche BREVE TRATTATO SULLA DECRESCITA SERENA Bollati Boringhieri 2009, pagg. 135, euro 9,00. Serge Latouche, nemico delleconomicismo, del consumismo e della globalizzazione di stile occidentale, un sostenitore delle virt della decrescita conviviale e del localismo e propone nelle sue opere il concetto delleconomico, rifacendosi alla definizione di economia sostanziale, intesa come attivit in grado di fornire i mezzi materiali per il soddisfacimento dei bisogni delle persone. La decrescita sostiene in questo libro lautore - non la crescita negativa. Sarebbe meglio parlare di acrescita, cos come si parla di ateismo. Se il perseguimento indefinito della crescita incompatibile con un pianeta finito, le conseguenze (produrre meno e consumare meno) sono ben lungi dallessere accettate. Ma se non vi sar uninversione di rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. Siamo dunque ancora in tempo per immaginare, serenamente, un sistema basato su unaltra logica: quella di una societ di decrescita.
LA dISEGuAGLIANzA MALATA
Richard Wilkinson e Kate Pickett LA MISURA DELLANIMA Perch le disuguaglianze rendono le societ pi infelici Feltrinelli 2009, pagg. 304, euro 18,00. Alla base di tutti i mali della societ si trova la diseguaglianza. Ci sono pi violenza, pi ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono pi malati, pi detenuti, pi tossicodipendenti, pi ragazze-madri, pi obesi? Allorigine di questo alto tasso di infelicit si ritrova un maggior divario tra ricchi e poveri. Lo dimostra, cifre alla mano, questo libro, risultato di trentanni di ricerche e comparazioni statistiche. Ne emerge uninedita radiografia del mondo in cui viviamo. I malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti: non solo i ceti pi svantaggiati. La prospettiva aperta dal libro chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualit della vita e non solo il Pil, occorre ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra anni Ottanta e Novanta. Occorre ridistribuire reddito e opportunit prendendo ispirazione da Scandinavia e Giappone.
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gestioni patrimoniali e la lunga serie di eccellenti risultati in tutti i portafogli obbligazionari. Noi continuiamo a credere nella necessit di comunicare in modo trasparente e continuativo con i nostri clienti e i nostri partner commerciali; quando un risparmiatore si affida a noi per investire lo scopo non di breve termine, ma di costruzione di risultati adeguati nel tempo allinsegna del niente sorprese; sapere prima cosa si sta facendo e poterlo commentare dopo: oltre 20 professionisti del settore commerciale, documentazione e riviste, sviluppo dei servizi e dellinformativa continuativa sul nostro sito sono alla base del nostro impegno di trasparenza e qualit per i clienti. Su questi binari ci muoveremo in modo diretto e quanto pi rapido possibile per dare un costante aggiornamento sulla nostra nuoPietro Cirenei va fase di sviluppo: nuovi pro-
dotti ritagliati sulle esigenze di chi vuole risposte a bisogni quali sicurezza, tranquillit e orizzonti temporali definiti; nuovi servizi per consentire adeguate rimodulazioni degli investimenti e, soprattutto, semplicit nelle proposte. E cosa fare in questo momento di profondi cambiamenti nel mondo delleconomia? Guardando alle finanze personali, chi ha impostato con attenzione, lungimiranza e prudenza il suo portafoglio non deve temere le inevitabili e naturali recessioni che colpiscono leconomia globale e non deve stravolgere i propri investimenti di fronte ad esse. Come diceva Peter Lynch, uno dei pi grandi gestori di fondi del passato, le fasi di calo della Borsa fanno parte dellordine naturale delle cose quanto una tormenta in Colorado nel mese di gennaio; se siete preparati non possono farvi male.
Nella maggior parte dei casi sono sufficienti pochi mirati interventi, piccole correzioni di sterzo per mantenere la traiettoria pi corretta. Guardando alla finanza globale, il mondo ha capito che quando si fanno debiti, bisogna ripagarli, e in pi il mondo ha forse capito che se i debiti sono fatti da pochi nei confronti di banche o di stati, sar la collettivit a ripagarli, se i controllori non sono stati attenti. Dobbiamo incitare i nostri Governi e le nostre Autorit di controllo a tornare sulla via corretta: tutti i mercati (non solo il regolamento delle operazioni) devono essere concentrati in modo tale che come investitori e risparmiatori possiamo far valere le ragioni dei nostri risparmi e non siamo pi pedine al servizio di controparti cariche di debiti difficili da individuare e che possono incidere sui mercati di scambio delle azioni e delle obbligazioni. Il mercato di scambio (la Borsa valori come si diceva un tempo) deve essere il pi concentrato possibile e tutti devono potere sapere quando avvengono gli scambi e per quali quantit. Cos un mercato trasparente aiuta i risparmiatori. A
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Rivista semestrale edita da Anima Sgr Anno 4 - Numero 6 Responsabile editoriale Anima: Matteo Tagliaferri Direttore responsabile: Enrico Sassoon Redazione: Claudia Corso, Mario Noera, Matteo Tagliaferri Progetto grafico: Grph Ufficio grafico e impaginazione: In Pagina Sas - Milano Hanno collaborato a questo numero: Franco Bruni, Pietro Cirenei, Fabrizio Galimberti, Marco Onado, Giacomo Vaciago Fotografie e Illustrazioni: iStockphoto, shutterstock, Maurizio Riccardi/AGRPRESS.it. Stampa: Rotomail Italia
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