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omenica D

La
DOMENICA 14 AGOSTO 2011/Numero 339

limmagine

Quando la fotografia divenne a colori


MICHELE SMARGIASSI

cultura

di

Repubblica

Brodskij, poesie, disegni e gatti


VIKTOR EROFEEV e NICOLA LOMBARDOZZI

ALAIN DELON

Il

Amori e dolori, rimorsi e rimpianti Tutti al femminile

Le confessioni di un divo
MARIO SERENELLINI BRIGITTE BARDOT
PARIGI

spettacoli

ono tante, anzi, tutte. Tutte perfette, quasi astratte: da concorso di bellezza, un seriale One Miss Show, bellezze in gara con lui. Ma, stringi stringi, passandolo al setaccio psicoanalitico, il granserraglio duna vita damori si riduce a due. Due donne chiave: la madre e la figlia. A loro volta risucchiate in uno, uomo: il figliopadre Alain Delon. Il figlio assurto a star per dar soddisfazione alla madre, dalle sopite aspirazioni dattrice, ansiosa di vederlo trionfare sul grande schermo, e il padre che ha trovato in Anouchka, da lui avuta a cinquantacinque anni, la staffetta ideale, il Delon 2 di domani. (segue nelle pagine successive)

I predatori del cinema perduto


MAURIZIO FERRARIS e CLAUDIA MORGOGLIONE

l mioamico Alain Delon una belva, uno di quegli animali superbi e non addomesticabili in via destinzione. Il suo sorriso carnivoro e tellurico uno scacco matto ulteriore, come il blu del suo sguardo che perfora, scandaglia, strega e seduce. Lui . In tutta semplicit e senza interrogatori alla Shakespeare...! Conosce il mondo intero e il mondo intero lo conosce. Ha girato con gli attori pi prestigiosi e i pi celebri registi, rimane il pi grande e lultimo rappresentante di unera di talenti, di cui conserva in fondo al cuore una nostalgia malinconica. Difficile, anche per lui, ammettere e accettare lattuale mediocrit, la nostra societ disumanizzata. (segue nelle pagine successive)

i sapori

Ferragosto, abbuffata sotto il sole


LICIA GRANELLO e MICHELE SERRA

lincontro

Di Gregorio, Let non un limite


MARIA PIA FUSCO

Repubblica Nazionale

FOTO JEAN-PIERRE BONNOTTE /GAMMA-RAPHO VIA GETTY IMAGES

Bello delle Donne

36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA

DOMENICA 14 AGOSTO 2011

la copertina
Alain Delon

Ha finalmente autorizzato una biografia, dopo averne mandate tante allindice Ha deciso di parlare di s attraverso ci che conosce meglio: le sue compagne, mogli, amanti. Ma alla fine il pi bello degli attori confessa a Repubblica
che forse solo due di loro sono davvero importanti: la madre e la figlia

MARIO SERENELLINI
(segue dalla copertina) es femmes de ma vie(Le donne della mia vita), prima autobiografia ufficiale, uscita in Francia da Didier Carpentier non rivela nulla di nuovo, se non a sua insaputa, sullultimo divo del pianeta, lesto nel bloccare biografie non autorizzate come quella di Bernard Violet di dodici anni fa. In 162 pagine e 200 immagini, accompagnate da esclamativi appunti di suo pugno (Duomo di Milano: Rocco e i suoi fratelli, con la mia Annie [Girardot], Mia Bri...[Brigitte Bardot], 50 anni damore puro e damicizia fedele e sincera), il lussuoso volume appare, insieme, un funereo album di nozze (multiple) e una solare sinossi depilogo, come la sequenza finale de Luomo che amava le donnedi Truffaut: anche se Delon si riconferma luomo che amava se stesso e il libro potrebbe intitolarsi, non Le donne della mia vita, ma I Delon delle mie donne. Perch, a scandire il foto-dfil di coppie, cronologico e di pedante classificazione donne del cuore, partner (da Monica Vitti ne Leclisse a Claudia Cardinale nel Gattopardo), amiche (Edith Piaf, Juliette Grco...) e, persino, le adorate cagnette, che, a differenza delle donne, gli sono rimaste fedeli c sempre lui, in testa a ogni capitolo, con primi piani dal fascino malandrino, specchi dacqua di clic narcisi. Ma nello snodo figlio-padre Delon si scrolla di dosso ogni icona, svelando quella sua umanit disarmata, senza carismatiche finzioni, che i pi intimi, come la sua Bri, gli riconoscono: tenerissimo, terso, senza pi maschere, quando, finalmente, si fa vivo al telefono da una localit misteriosa, dopo settimane dassiduo assedio, iperprotetto da coorti dassistenti e uffici stampa. Quando Nathalie e io abbiamo divorziato, dopo le riprese di Frank Costello faccia dangelo risuona la sua bella voce, appena grattata dallet nostro figlio Anthony aveva quattro anni. La mia stessa et il giorno del divorzio dei miei genitori, quando Mounette, mia madre, mi ha messo in un collegio cattolico. Ero angosciato: mai avrei voluto far rivivere a mio figlio quel che avevo provato io da bambino. Ora Anthony ha quarantotto anni, la nuova emergenza si chiama Alain-Fabien, diciassette anni (difficilmente controllabile, come al recente revolver party nella villa svizzera del padre), di cui ha ottenuto lo scorso settembre laffidamento dopo una lunga battaglia legale contro lultima ex, Rosalie Van Breemen, che nel 1990 gli aveva dato Anouchka, oggi unica scintilla in un universo di bellezze al passato. Uno dei pi grandi momenti della mia vita stato per lui il tapis rouge percorso insieme a Cannes, una simbiosi che lattore ha voluto replicare in teatro, nei mesi scorsi, in Une journe ordinaire, sullo struggente distacco tra figlia e padre. Altra autobiografia, che stavolta pesca nel profondo, nel suicidio simbolico e spavaldo dellarruolamento tra i paracadutisti, a diciassette anni, per la guerra in Indocina, riscatto da uninfanzia dolorosa lontano dalla madre, e nel suicidio annunciato, sei anni fa, dopo labbandono di Rosalie e lallontanamento dei due figli. Ma Mounette e Anouchka, la madre e la figlia di Delon, si sono date, a distanza, una complicit damore, risollevando lattore da solitudini stremate. stata mia figlia a rimettermi in piedi, quando, ancora ragazzina, mi ha detto: Pap, non voglio che te ne vada, desidero essere al tuo braccio il giorno del mio matrimonio. Sono parole che valgono tonnellate di antidepressivi. Sua figlia. Sua madre. Gli unici amori perduti e ritrovati. Gli altri sono tutti perduti, specie i primissimi. Lui ancora anonimo, dinoccolato nella facile bohme di Pigalle anni Cinquanta, loro gi dive e pi adulte, come Brigitte Auber di Hitchcock o Michle Cordoue, sposa e musa di Yves Allgret, che spinger il marito a farlo esordire nel premonitore Quando simmischia la donna. Sfioriti e lontani anche gli amori pi mediatizzati. Anni Sessanta, Nathalie (lunica che ho sposato: ha anche conservato il mio cognome, ultima prova damore. Merci, Madame Delon!). Anni Settanta, Mim, cio Mireille Darc (quindici anni di vita di coppia, felicemente ricomposta in teatro nel 2007 in Sur la route de Madison), suo sostegno incondizionato durante laffaire Stefan Markovic, amante di Nathalie, trovato ucciso nellottobre 1968, un complotto politico doltre cortina, in cui hanno cercato inutilmente di trascinarmi come pedina sporca. E, ancora, Anne Parillaud poi sposata e lanciata da Luc Besson in Nikita due stagioni di torrida passione, che inducono Delon pazzo damore, come lui stesso confida, a farsene pigmalione negli unici film da lui diretti, Per la pelle di un poliziotto e Braccato. In tanta costellazione rimangono ancor oggi in un angolo di pudore due amori, il pi famoso e il pi segreto, Romy Schneider e Dalida, entrambe morte drammaticamente, le prime a riapparire e tappezzare le pareti del camerino, invidiabile altarino del cuore, quando Delon torna al teatro. Nel libro, Romy e Dalida hanno lo stesso spazio delle altre. Ma non cos nei ricordi e nei sentimenti dellattore. Romy il grande amore della mia vita, lamore dei miei ventanni. Io maffacciavo al cinema, lei era la star internazionale, la Sissi di tutti. Ci siamo conosciuti e innamorati sul set di Christine, nel 58. Ci siamo scoperti una stessa infanzia solitaria: come se avessimo ripreso a crescere insieme. Le platee ci sono state immediatamente solidali, ci hanno battezzato gli eterni fidanzati. Fidanzamento ininterrotto, se Romy ha lasciato scritto Parigi stata per me, prima di tutto, Alain Delon e se Delon le dedica il programma di Variations nigmatiques, suo ritorno alle scene nel 1996, con le parole: Angelo mio bello, ovunque tu sia, stasera come nel passato sono accanto a te. E alla prima rivela lattore avevo appeso in camerino labito, da me recuperato, che in-

Luomo che amava le donne

LE IMMAGINI
Nella foto grande, Alain Delon nel 1965 in Francia Nella foto piccola a sinistra, lattore da bambino con la madre Mounette mentre fa il bagnetto in una tinozza di rame Alain Delon collection prive In copertina, Delon a Parigi nel maggio del 1969

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LE IMMAGINI
Alain Delon con le donne della sua vita 1. Dalida Philippe Barbier 2. Monica Vitti durante le riprese de Leclisse (1962) di Michelangelo Antonioni, Philippe Barbier 3. Simone Signoret, Gamma-Rapho 4. Annie Girardot durante le riprese di Rocco e i suoi fratelli (1960), Philippe Barbier 5. Romy Schneider Gamma-Rapho 6. Jane Fonda, Philippe Barbier 7. Marianne Faithfull Gamma-Rapho 8.Claudia Cardinale, Philippe Barbier 9. Edith Piaf, Gamma-Rapho Infine, con Brigitte Bardot in una foto con i loro autografi Philippe Barbier

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IL LIBRO
Les femmes de ma vie (Le donne della mia vita), con la prefazione di Brigitte Bardot che pubblichiamo in queste pagine, uscito in Francia da Didier Carpentier (162 pagine e 200 immagini, 29,90 euro). Tutte le fotografie per la maggior parte inedite e provenienti dalla sua collezione privata sono accompagnate da appunti scritti a mano dallo stesso Alain Delon. Dalla mamma Mounette alla figlia Anouchka, da Romy Schneider ad Anne Parillaud, da Jane Fonda a Claudia Cardinale e Annie Girardot: in ogni immagine il divo ritratto insieme a una delle donne che lo hanno accompagnato nella vita. In Italia il volume si pu trovare alla libreria Hoepli di Milano

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Quando Romy Schneider morta, davanti alla sua bara, ho voluto fissare per leternit la sua ultima immagine: in tre polaroid,

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che da allora conservo nel portafogli, qui, sul mio cuore


dossava Romy al nostro debutto parigino in Peccato che sia una puttanacon la regia di Luchino Visconti... come se il tempo fosse cancellato e lei, da un momento allaltro, potesse uscire dalle quinte. Questo non c nel suo libro. Non c nemmeno che, al funerale, nel 1982, non mi sono fatto vedere (per non dare in pasto ai paparazzi il mio dolore), ma pochi istanti prima, davanti alla sua bara, ho voluto fissare per leternit la sua ultima immagine: in tre polaroid, che da allora conservo nel portafogli, qui, sul mio cuore. Foto che mai nessuno ha visto n vedr mai. Rimpiange di non averla sposata? S. Ma sarebbe per questo cambiato il suo destino? Non penso nemmeno che avrebbe accettato il passare degli anni. brutto confessarlo, ma non avrei voluto vederla a settantanni. Preferisco che sia partita cos, che ci abbia lasciato nel pieno della bellezza, restando un mito. Anche Dalida, idillio furtivo nel 1963 sotto il cielo di Roma, oggi una leggenda tragica: Mi rimasto il rimorso: se mi avesse telefonato, quel 2 maggio 1987, avrei forse trovato le parole per dissuaderla dal suicidio. Vi eravate conosciuti per caso quando non eravate nessuno, lei facchino alle Halles e Dalida, ancora Yolanda Gigliotti, Miss Egitto 1954: allalba, a due passi dallArc de Triomphe, sul pianerottolo delle vostre minuscole mansarde i primi incontri, le confidenze sottovoce, la voglia di futuro. Parole parole parole. Con la storia tutta nostra alle spalle, ci siamo ritrovati nel 1973 per registrare insieme la canzone: chi ha mai sospettato che, dietro lironia del testo, ripetevamo le nostre vere parole damore?. Parole parole... Les femmes de ma vie sono quelle che ho amato, che mi hanno amato e alle quali devo tutto quel che sono. Una centralit tolemaica, con rotazione di ruoli-satellite? Ad esempio, gli incitamenti di Romy alla lettura di romanzi, teatro, filosofia, di cui poi lei, da brava tedesca, pretendeva il resoconto, primo contatto di Delon con i libri (dai tempi delle funeste, ripetute espulsioni da scuola) davanti al caminetto, la sera, dopo giornate trascorse in campagna, lei a cavallo, lui a esercitarsi alla pistola. Le donne sono sempre state il centro e la guida della mia vita ribalta prontamente Delon nei loro occhi che ho cercato ogni volta lapprovazione di me stesso. Di qui, storiche guasconerie, come lapprodo in elicottero bianco, da lui pilotato, al Festival du policier di Cognac nel 1995 o le acrobazie senza controfigura in Ventiduesima vittima, nessun testimone per impressionare il flirt di turno, Kiki (Catherine Bleynie). Les femmes de ma vie continua a indorare il guscio di star, anche se lo charme vero del Delon delle donne sta forse altrove: nelle brecce scoperte della sua parabola fotogenicamente intatta, nel difficile coraggio della fragilit, nello strazio fuori copione di tre polaroid.
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Il mio amico belva fragile


BRIGITTE BARDOT
(segue dalla copertina) subito, impaziente, ha fretta. Ma se d lidea di un uomo che morde la vita con gran gusto, sa anche accarezzare la morte... Forse sar lei lultima donna della sua vita? Per cicatrizzare le sue numerose ferite, profonde e segrete, si rifugia, in solitudine, in seno a una natura a sua immagine, con i suoi cani, i suoi gatti, lontano dalle pazze folle... Questuomo unico, magnifico, coraggioso, forte e fragile, unaquila a due teste. Come per tutti gli esseri deccezione, la sua vita e il suo favoloso destino sono comunque la prova di questa frase superba di Madame de Stal: La gloria il lutto accecante della felicit. Traduzione di Mario Serenellini Editions Didier Carpentier
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ui, che si dato per obiettivo il superamento di s, lintransigenza, la grandeur, il talento, la voglia infinita di perfezione e bellezza. Quando si mostra in pubblico di rado: e questa la sua forza spazza via tutto quel che gli si trova attorno. uno tsunami! Ma dietro la facciata si nasconde un uomo estremamente fragile, una tenerezza segreta traboccante damore, un dono di s a quelli che ama, ai figli, il suo sangue, lavvenire del suo passato. Con loro gioca le sue ultime carte, lui, che stato perpetuamente alla ricerca dellassoluto, dellinsondabile, della rarit, di ci che non si trova: lui, che con tanto sdegno disprezza la facilit, la menzogna, il tradimento, la decadenza. Alain vero, autentico e insopportabile: vuole tutto, e

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limmagine
Anniversari
Un secolo e mezzo fa i membri della Royal Society di Londra guardavano sbalorditi la prima fotografia non in bianco e nero della storia: un nastrino di tartan

Cos incominciava, tra sfide, gelosie e fenomeni di massa, la lunga corsa per catturare la tavolozza della natura

MICHELE SMARGIASSI

a prima fotografia a colori della storia non esiste. Non mai materialmente esistita, neanche quando apparve, centocinquantanni fa, davanti agli occhi sapienti e stupiti dei membri della Royal Society di Londra. Quel nastrino di tartan scozzese leziosamente annodato a farfalla fluttuava sullo schermo, prodotto impalpabile dellincrocio dei fasci luminosi di tre lanterne magiche, ciascuna delle quali proiettava una diapositiva monocroma: una verde, una azzurra, una rossa. James Clerk Maxwell, fisico e matematico, in quel 1861 aveva risolto col metodo della sintesi additiva il problema che assillava da ventanni i chimici e gli ottici: catturare la tavolozza della Natura. E cos la prima fotografia a colori della storia fu anche la prima delle immagini virtuali. Il cerchio si chiude, tutte le foto che vediamo oggi sui monitor sono fatte cos: mosaici di pixel di colori separati che, mescolati dal nostro occhio imperfetto, producono lillusione di sfumature infinitamente diverse. Questo anniversario dunque non solo nostalgia, il riconoscimento di una profezia. Maxwell offr alla societ vittoriana, cos sospettosa verso le figure, un assaggio della nostra civilt delle immagini sintetiche. Del resto, lOttocento bramava, reclamava il suo arcobaleno da tasca. Il mondo si era accorto di possedere i colori solo quando Daguerre bruscamente glieli tolse. Quanto giubilo nelle strade di Parigi nel gennaio del 1839 per la meravigliosa esattezza della fotogra-

Quando il mondo riprese colore


fia appena inventata, peccato che i boulevard, sulle lastrine di rame argentato, risultassero grigi come visti da un daltonico. Il colore era una promessa che la fotografia solo molto faticosamente mantenne. Ci vollero decenni di tentativi, genialit, vicoli ciechi, imposture e colpi di fortuna. Furono gli scienziati, non i fotografi, a incaponirsi. Ci provarono in tutti i modi. Insistendo su una strada senza uscita: cercavano sostanze chimiche in grado di catturare direttamente le tinte degli oggetti, in un colpo solo. Prima di Maxwell, un pastore battista di Westkill, a nord di New York, di nome Levi Hill, giur di esserci riuscito: a partire dal 1851 pubblic opuscoli, cerc di raccogliere fondi, si guadagn una celebrit mondiale, ma non riusc mai a fornire le prove di quanto affermava, e mor in odore di ciarlataneria. Solo nel 1933 il ritrovamento dei suoi hillotype dimostr che qualche risultato, forse per un caso che non riusc a padroneggiare, il reverendo Hill laveva ottenuto. And ben diversamente al fisico Gabriel Lippman, che prese il Nobel per un pappagallino che era riuscito a fotografare in tutto lo splendore del suo piumaggio, nel 1892, con il metodo interferenziale, una specie di ologramma: splendido, ma impraticabile. La strada giusta era quella intuita da Maxwell: non si possono strappare alla natura le sue infinite sfumature, si pu solo simularle artificialmente, partendo dalle tre tinte base. Bisognava mettere in

Mamma, non portarmi via la mia Kodachrome, cantavano Simon e Garfunkel


Ma anche il rullino pi famoso del mondo stato ucciso dalla svolta digitale

mano al sole una tavolozza con tre colori gi pronti, e chiedergli di usare solo quelli, scrisse Ducos du Hauron, poliedrico inventore francese che brevett il suo metodo a tre negativi separati nello stesso giorno del 1869 in cui un altro bello spirito, Charles Cros, faceva la stessa cosa col suo, del tutto identico. Quando si dice che uninvenzione matura. Ma al secolo delle masse non interessava che un paio di scienziati riuscissero a catturare i colori: pretendeva che tutti potessero farlo. Facilmente, comodamente. E qui entrarono in scena i grandi fratelli dellimmagine di massa, i Lumire, padri del cinema che nel 1903 fabbricarono uno strano sandwich di fecola di patate, sali dargento e

carbone dal quale si otteneva, magicamente, una diapositiva dai delicatissimi colori pastello. Quel che pi contava, la loro lastra Autochrome poteva finalmente essere usata con qualsiasi macchina fotografica comune. Fu un trionfo: nel 1909, a Parigi, prima esposizione mondiale di fotografie a colori. Restava un ultimo ostacolo sulla strada della diffusione di massa: la riproducibilit. Gli Autochrome, come i dagherrotipi, erano copie uniche. Ma era gi lera della concorrenza industriale: tra le due guerre, la corsa alla stampa a colori divent una sfida quasi politica fra Usa e Germania, ossia fra Kodak e Agfa. Vinse la prima, sul filo di lana: la pellicola Kodachrome, destinata a regnare per oltre settantanni, vie-

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LE TAPPE / 1
Da sinistra in senso orario, la prima foto a colori: Nastro scozzese (sintesi additiva di James Clerk Maxwell, 1861); Veduta di Angoulme (eliocromia di Charles Cros e Luis Ducos du Hauron, 1872); Natura morta (Autochrome dei Fratelli Lumire, 1903)

LE TAPPE / 2
Sopra, Pappagallo (procedimento interferenziale di Gabriel Lippman, 1891); a destra, Ragazzo nero di Cincinnati (Kodachrome di John Vachon, 1935) Nellaltra pagina, Autoritratto (Polacolor di Andy Warhol, 1963)

ne messa sul mercato nel 1935. Ma, bench riproducibile, era ancora una diapositiva: e lAgfa si prese la rivincita lanno dopo con lAgfacolor, primo vero negativo a colori. E qui, il paradosso. Ingrato, il mondo si pent, e prefer continuare a vedersi daltonico. I rotocalchi come Life erano gi tecnicamente in grado di stampare foto a colori, ma proprio negli anni Trenta che fiorisce, rigorosamente in bianco e nero, il grande fotogiornalismo. Liquidata la tecnica, fu un problema di estetica, o forse di ideologia. I critici darte, da Warburg al nostro Venturi, rifiutarono le infedeli riproduzioni a colori dei dipinti. Diffidenti verso il colore anche tutti i grandi della Leica, che pure di soppiatto qualche scappatella tricromatica se la concessero. Paul Strand: Colore e fotografia non hanno nulla in comune, Walker Evans: Il colore tende a corrompere la fotografia, Edward Weston, il pi cauto: Sono mezzi differenti per scopi differenti, Henri Cartier-Bresson: Gamma troppo limitata di toni.

Temevano tutti lingovernabilit di quella presenza troppo invadente, troppo esuberante e chiassosa, e plebea. La fotografia a colori pu essere solo bella, o insopportabile, sentenziava il critico Claude Lemagny. Sospettavano forse anche unideologia autoritaria dietro lapparente maggior realismo delle emulsioni cromatiche. Non avevano tutti i torti. Fu il nazismo a utilizzare intensivamente le nuove pellicole per la propaganda: anche i Lager, fotografati a colori, furono fatti passare per puliti e quasi confortevoli campeggi. Colorare il mondo sempre un mezzo per negarlo, sostenne Roland Barthes nei suoi Miti doggi. Tre anni fa il Comune di Parigi fu travolto da polemiche feroci per aver messo in mostra i fotocolor scattati tra il 1940 e il 1944 dal collaborazionista Andr Zucca: baciata dai toni caldi del sole, sovrastata da cieli azzurri, squillante di verdi ippocastani e di rossi accesi (bandiere con svastica comprese) la capitale sotto il tallone di Hitler appariva troppo gradevole e rassicurante.

Solo una generazione diversamente inquieta, negli anni del pop, riusc a trascinare la fotografia cromatica nel territorio dellarte; anche il fotogiornalismo incalzato dalla televisione cedette. Ma nel frattempo, ingoiate da milioni di Instamatic, la Kodachrome e le sue sorelle erano gi diventate laccessorio indispensabile della vita familiare. Non realismo, ma nostalgia consolatoria: ogni generazione ha il suo colore. Ancora oggi i ricordi dei figli del boom italiano hanno le tinte surreali delle pellicole Ferrania. Ti fa pensare che tutto il mondo sia una giornata di sole, cantavano Simon e Garfunkel implorando: mamma non portarmi via la mia Kodachrome. Be, anche il rullino Kodachrome alla fine se n andato, nel 2009, ucciso dalla svolta digitale. Ma i colori restano. Sempre pi necessari, sempre pi irreali: pompati da un clic di Photoshop, infiammano i nostri album elettronici su Facebook. Mamma prenditi pure la Kodachrome, ma non portarci mai via i nostri occhiali rosa.
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CULTURA*

A San Pietroburgo, nella kommunalka dove viveva, sta per nascere un museo per celebrare la dote meno conosciuta del Nobel finito al confino perch inviso al regime sovietico

Schizzi, bozzetti, caricature per rendere pi leggera la malinconia dei versi e dei pensieri. Fogli sparsi accanto alla risposta che diede al suo giudice: Chi sono? Un essere umano
NICOLA LOMBARDOZZI

SAN PIETROBURGO

ualche schizzo, due tratti di penna, un paio di figurine leggere che sdrammatizzano la profondit dei versi. Al secondo piano di Litejnj Prospekt 24/27, in un palazzo che risuon a lungo di rime vietate e di critiche coraggiose al regime sovietico, i foglietti con i disegni improvvisati di Iosif Brodskij sono il tesoro pi atteso. Dopo una mostra itinerante durata quasi un anno, i bozzetti del poeta diventeranno lattrazione principale della casa museo in tormentato allestimento da oltre dieci anni. Poeta e dunque parassita per le logiche di regime, condannato ai lavori forzati e poi a una vita da esiliato, Brodskij adesso uno degli autori pi amati dai russi. Anche per questo il comune di San Pietroburgo si aspetta un grande successo dalla prossima apertura del museo a lui dedicato, allestito proprio nelle due camere dellappartamento allinterno 28, in cui il poeta viveva con la famiglia, allinterno di una kommunalka, le abitazioni collettive del sistema sovietico. Anni difficili ma fecondi nei dieci metri quadri pi felici della mia vita come egli stesso li defin successivamente quando si divideva, famoso e celebrato premio Nobel, tra lEuropa e gli Stati Uniti. Lanteprima, del resto, ha dato gi lidea dellamore e della curiosit del pubblico: in migliaia sono arrivati da tutta la Russia per la mostra Orologio a polvere allestita qualche mese fa in una sala della Biblioteca nazionale con una raccolta inedita o quasi, di disegni, schizzi, bozzetti di Brodskij raccolti con un lungo lavoro

I disegni segreti del poeta che amava i gatti


in giro per il mondo, tra gli amici del poeta e varie collezioni private. In molti hanno scoperto quello che si sapeva da tempo. Oltre che uno dei pi straordinari poeti del Novecento, Brodskij era un ottimo disegnatore. Amava adornare i suoi manoscritti con schizzi improvvisati cos come faceva del resto il suo punto di riferimento culturale pi forte, Aleksandr Pushkin, padre immortale della letteratura russa. La capacit tecnica la si vede a cominciare dalla pagelle dei primi anni di scuola dove Brodskij disegnava accanto al voto 3 (sufficiente) degli elaborati e decoratissimi numeri 5 (ottimo). E poi gatti, fiori, autoritratti in tunica romana con tanto di corona dalloro, proprio come alcuni ritrovati a margine dei manoscritti di Pushkin, adornano i foglietti con le poesie pi tristi e dolorose. Un sorriso e un po di autoironia per allontanare la malinconia. Perfino sul foglio dove scrisse La vecchia sta da sola alla finestra..., una delle poesie pi cupe su una donna dekulakizzata finita in un gulag con tre figlie, disegn se stesso come un giovane dal sorriso presuntuoso che guarda compiaciuto i suoi versi con un fiore nella cintura dei pantaloni. E mentre gi alla vigilia dellesilio il successo delle sue poesie diffuse in samizdat (le pubblicazioni clandestine) gli conferiva un ruolo fondamentale nella poesia russa di tutti i tempi, disegnava una vignetta che ridimensionasse la sua autostima crescente: Pushkin vi ritratto solenne a bordo di una elegante carrozza trascinata da un cavallo con la faccia di Brodskij con tanto di sigaretta tra le labbra. Il cielo stellato e un vigile urbano rivolge allo strano convoglio un saluto militare. Lo sfogo del disegno serv soprattutto per rendere pi sopportabili i diciotto mesi di lavori forzati impostigli dal regime in una cittadina del nord siberiano nei pressi di Arkangel. In una lettera da inviare ai genitori per tranquillizzarli disegna se stesso in forma di centauro mentre trascina un aratro. Ai margini, perfino il filo spinato e le torrette davvistamento dei guardiani hanno unaria rassicurante da cartone animato. Poi lesilio, la fama, e disegni meno complessi e pi leggeri: tanti gatti ancora, fiori, caravelle con vele e bandiere al vento. Secondo la sua decisa volont di minimizzare le sue sofferenze, di non sentirsi lunica vittima di un sistema ottuso e prevaricatore: Qualunque boat-people o tutti quei venditori di accendini che vengono da chiss quale paese, hanno unesperienza dellesilio ben pi drammatica della mia. Tutti i disegni, quelli simbolici e quelli di puro divertimento arriveranno presto ad arredare le due stanze dellex kommunalka. Insieme al celebre dialogo tra il poeta e il suo giudice nel processo che port alla sua condanna. Giudice: Qual la tua professione? Brodskij: Traduttore e poeta. Giudice: Chi ti ha riconosciuto come poeta? Chi ti ha arruolato nei ranghi dei poeti? Brodskij: Nessuno. Chi mi ha arruolato nei ranghi del genere umano?
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VIKTOR EROFEEV

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he lo si voglia o meno, Brodskij resta senzaltro il pi grande poeta russo della seconda met del Ventesimo secolo. Se Stalin aveva acclamato Majakovskij come il pi grande poeta sovietico, fu proprio grazie alla sua avversione per il potere sovietico, che gli procur lesilio in un villaggio dellestremo nord della Russia, che Brodskij ebbe lopportunit di diventare un genio. Lintellighenzia liberale degli anni Sessanta lo vide dapprima come un martire, ma approfondendo la conoscenza della sua poesia, ne scopr poi la forza del talento. Anche se a malincuore, non si pu non riconoscere il suo genio, confess una volta in una conversazione privata Bella Akhmadulina, uno degli astri poetici dellepoca del disgelo kruscioviano. A differenza di unintera pleiade di poeti suoi contemporanei, Iosif Brodskij mostr unautentica incondizionata libert nei confronti del potere, ma anche della cultura internazionale, cantando, come fece Cechov, il dramma esistenziale della vita umana, senza temerne le intrinseche contraddizioni. Genio prematuramente scomparso oggi avrebbe avuto settantanni ci sollecita a indagare tutti gli aspetti della sua vita e della sua opera. Cos scopriamo che affollava i manoscritti dei suoi versi e i suoi taccuini con una moltitudine di brillanti e deliziosi disegni. Una mostra di disegni a penna, allestita a San Pietroburgo nella sede della Biblioteca nazionale, avvicina inevitabilmente Brodskij al pi grande maestro della poesia russa, Aleksandr Pushkin. Esaminando i lavori, si ha limpressione che in

Brodskij
Genio ragazzino immune al potere
entrambi i poeti le rime scaturiscano insieme coi disegni e che disegni e immagini poetiche si combinino e si completino a vicenda. Tuttavia, mentre Pushkin ritrae di preferenza testoline e spalle di incantevoli dame, Brodskij sembra prediligere i gatti, suoi animali diletti, e nei suoi disegni le dame sono assenti. Entrambi si dedicano a tratteggiare il proprio autoritratto: Pushkin di profilo, Brodskij en face. E il volto di Brodskij, simile a quello di un patrizio romano, si distingue per la sua nobilt. Quanto ai temi politici, nelle pagine dei manoscritti di Pushkin scorgiamo i ritratti di alcuni amici impiccati, eroi del moto decabrista del 1825, mentre in quelle di Brodskij ritroviamo unautentica caricatura del busto di Lenin. Tali busti ai tempi dellUnione Sovietica erano disseminati ovunque nei palazzi pubblici. Brodskij, i cui versi sono indubitabilmente filosofici, ritrae nei suoi disegni minuti dettagli di vita quotidiana: tavoli, stoviglie, suppellettili. Questamore per i semplici oggetti della sfera pi intima lo distingue radicalmente da un altro poeta, Vladimir Majakovskij, valente caricaturista e appassionato propagandista politico, che ritraeva immagini di capitalisti in cilindro, vittime di trionfanti combattenti rossi pronti a conficcare la punta delle loro baionette nel grasso ventre dei nemici di classe. Persino durante la deportazione, confinato dal potere per un anno e mezzo nella provincia di Archangelsk, Brodskij si appassion alla scoperta della vita rustica: era giovane, tutto lo incuriosiva e aveva tutta la vita dinanzi a s. Lo rammento a Mosca, appena tornato dal confino, giovane, bello, la chioma fulva, laria un po altera, mentre attraversavamo in taxi la citt notturna, che borbottava sottovoce. Mi voltai a guardarlo. Non nulla disse Sto componendo, quasi a giustificarsi, stranamente timido. Ecco che nella fisiologia compositiva, quel suo borbottio notturno, quei disegni sui fogli e nelle raccolte samizdat da lui stesso prodotte, decorati dallestro della sua fantasia, appaiono come un trampolino nel mondo della sua poesia, che di anno in anno diveniva sempre pi matura e raffinata. Della poesia di Brodskij quello che amo di pi il periodo leningradese, al quale si riferiscono anche i disegni dei manoscritti. Sar Brodskij stesso a rievocare una volta in America, con una nostalgia insolita per un poeta caduto in disgrazia, quel periodo della sua vita, quando viveva in una stanzetta di dieci metri quadri in una kommunalka e frequentava la grande Anna Achmatova, immergendosi nella scoperta della poesia di lingua inglese e prediligendo fra tutti Auden. Non saprei dire che cosa disegnasse quando viveva a New York e viaggiava per la sua amata Italia. Forse, ormai non disegnava quasi pi. Era diventato importante; il volto da quello di un patrizio si era trasformato in quello di un imperatore della poesia russa. Era stato insignito del Nobel. Per i disegni gli restava sempre meno tempo. Si dedicava alla stesura di ampi saggi e allinsegnamento e quelle occupazioni fagocitavano il suo tempo. Ma ricordando Brodskij, mentre osservo i suoi disegni, non faccio che ripensare al temerario ragazzo dalla testa fulva, che scoprendo dentro di s il giovane vino della poesia, ne adornava le etichette con le sue ridenti immagini. Traduzione di Nadia Cigognini
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Iosif

TACCUINI
I disegni di queste pagine sono i taccuini originali di Iosif Brodskij esposti nella mostra Orologio a polvere a San Pietroburgo Il ritratto di Tullio Pericoli

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SPETTACOLI

I venti minuti di 2001: Odissea nello spazio tagliati per rabbia da Kubrick. Lo spezzone censurato di Metropolis di Fritz Lang. Il quarto dora della Dolce vita eliminato da Fellini. Fino allultimo

caso, pochi giorni fa: The White Shadow, il primo film scritto da Hitchcock Ecco come per tenacia, passione o fortuna, si ritrovano i capolavori scomparsi

del
CLAUDIA MORGOGLIONE
alle viscere della terra. Da magazzini sommersi dalla polvere, ai quattro angoli del globo. Da un archivio che nessuno aveva mai spulciato. Da uneredit, una battaglia legale, un restauro. I capolavori perduti del cinema, interi o a spezzoni, vengono alla luce cos. Per caso, per fortuna, per la tenacia di appassionati e studiosi. Gioielli poi destinati ai festival, agli extra dei dvd, qualche volta alle sale. E spesso la storia di questi ritrovamenti di grandi autori da Alfred Hitchcock a Stanley Kubrick, da John Ford a Orson Welles, da Federico Fellini a Pier Paolo Pasolini avventurosa quanto il materiale recuperato: un vero e proprio film sul film. Il dibattito sul valore di queste scoperte aperto. Specie quando a saltare fuori non sono opere sconosciute, ma sequenze inedite di cult stranoti come La dolce vita: su blog e siti specializzati i cinefili si dividono tra gli entusiasti, convinti come Martin Scorsese che ogni fotogramma sparito fa sparire un pezzetto della nostra cultura; e gli scettici, secondo i quali una scena eliminata deve restare tale. Forse perch, come sosteneva il leone della vecchia Hollywood Howard Hawks, se si fanno due riprese buone, poi se ne fanno due mediocri e una brutta: alla faccia della

cinema
(il sottosuolo ideale per la conservazione dei vecchi film). Sequenze che Stanley Kubrick tagli per rabbia, dopo una prima proiezione col pubblico andata malissimo. I fan del regista, adoratori feticisti di ogni suo ciak, ne discutono da anni. Peccato che la Warner Home Video, titolare dei diritti, abbia per ora deciso di non pubblicarle: Il film cos com rispecchia la volont del suo autore scritto in un comunicato della societ e noi non lo vogliamo cambiare. Il caso pi fortunato riguarda invece la comica A Thief Catcher (1914), titolo perduto della filmografia del Charlie Chaplin attore e interprete di Charlot, scovata per puro caso dal collezionista Paul Gierucki a una fiera dellantiquariato. Mentre la caccia pi tenace quella che ha portato al ritrovamento della copia integrale di Metropolis, coi 28 minuti eliminati allepoca, per motivi politici, contro la volont di Fritz Lang: rispuntata tre anni fa al Museo del cinema di Buenos Aires grazie alla testardaggine di un cinefilo, Fernando Pena. Da due decenni chiedeva ai curatori di controllare se nei loro magazzini ci fosse questo tesoro nascosto: e alla fine, forse per levarselo di torno, i responsabili hanno deciso di acconten-

perduto
tarlo. Per la gioia di chiunque ami il cinema. E quello delle pellicole sepolte in luoghi lontani un elemento ricorrente. Racconta Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca nazionale di Bologna: Uno dei posti pi incredibili che ho visitato la Cineteca di Montevideo: un magazzino quasi abbandonato; i custodi mi consegnarono le chiavi per entrare e trovai di tutto. Ad esempio una versione mai vista, non censurata, di Diario di una donna perduta con Louise Brooks. Non solo scenari esotici, per. A volte il bottino, banalmente, arriva da un lavoro di restauro: Lanno scorso, mentre ripulivamo La dolce vita, abbiamo ritrovato la penultima versione del film, montata da Fellini, con quindici minuti in pi. Compare unintera scena con Mastroianni, che anticipa sorprendentemente i toni intimisti di 8. Ci sono poi casi di recupero ben pi estremi, come quello che ha riguardato La rabbia (1963). Una bella fetta della straordinaria prima parte (documentaristica) del film, diretta da Pier Paolo Pasolini, fu eliminata dai produttori; ma tre anni fa Giuseppe Bertolucci lha ricostruita in base alle indicazioni della sceneggiatura originale, servendosi di immagini di repertorio dellIstituto Luce. Unoperazione coraggiosa, per salvare una grande opera dalloblio. E chiss se dal buio emerger The Other Side of the Wind, lultima fatica incompiuta di Orson Welles, con protagonista John Huston nel ruolo di un vecchio regista. Il film al centro di un intrigo internazionale, una disputa sui diritti che ha coinvolto negli anni la moglie di un produttore iraniano (Welles ottenne fondi dal fratello dello Sci di Persia), lattrice croata sua ultima compagna, la figlia Beatrice, il cineasta Peter Bogdanovich. In gennaio fu annunciato che la querelle si sarebbe risolta in poche settimane, sbloccando finalmente il film. Invece nulla: il capolavoro, maledetto come colui che lo gir, resta nel limbo dei quasi ritrovati.
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sacralit dellarte. Alcuni reperti, per, hanno unimportanza tale da mettere daccordo entrambe le fazioni: pochi giorni fa, ad esempio, sono ricomparsi i primi tre rulli di The White Shadow (1923), diretto da Graham Cutts ma attribuibile a Hitchcock, che ne fu aiuto regista, sceneggiatore e scenografo. Lopera, storia di due gemelle dallopposto temperamento, apparteneva a uno stock di 75 pellicole (tra cui Upstream di John Ford, dramma sentimentale del 1927) abbandonate da anni nellArchivio cinematografico della Nuova Zelanda. Erano state donate nel 1993 dalla famiglia del defunto Jack Murtagh, un proiezionista che invece di distruggere le pellicole, come dabitudine nei primi decenni del Novecento, le collezionava. Ma il riconoscimento avvenuto solo adesso: Uno dei ritrovamenti pi significativi di sempre, secondo David Sterritt, presidente della statunitense National Society of Film Critics. Qui in Italia sar proiettato, il prossimo ottobre, alle Giornate del muto di Pordenone. Spesso poi, i recuperi avvengono in modo rocambolesco. Come la scoperta, lo scorso dicembre, di quasi venti minuti inediti di 2001: Odissea nello spazio in una miniera di sale del Kansas

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La sindrome dellinedito dal Laocoonte a Maigret


MAURIZIO FERRARIS

OMBRE E RABBIA
A sinistra, cinque fotogrammi di The White Shadow (1923) scritto da Alfred Hitchcock; in basso, tre immagini de La rabbia (1963) di Pier Paolo Pasolini

LOUISE E MARCELLO
A sinistra, due scene inedite del Diario di una donna perduta (1929) di Georg Wilhelm Pabst con Louise Brooks; sotto, una scena de La dolce vita (1960) eliminata da Federico Fellini

Chiss se dal buio emerger The Other Side of the Wind, lultima fatica di Orson Welles

no pu ovviamente chiedersi cosa ci facessero 17 minuti di 2001: Odissea nello spazio in una miniera di sale nel Kansas, ma tant: c stato questo ritrovamento, che ricorda un poco quello dei manoscritti del Mar Morto, se non altro per lambiente salino in cui ha avuto luogo. Scoperte di questo genere non sono affatto infrequenti, e spesso producono, per dir cos, unazione a scoppio ritardato. Per esempio, lopera ritrovata pu far scomparire opere precedentemente note. stato il caso delle cosiddette opere esoteriche di Aristotele, quelle che lui adoperava a lezione, diversamente da quelle essoteriche, destinate alla circolazione pubblica. Scomparse per alcuni secoli, le opere esoteriche, quando vennero ritrovate, fecero s che non si leggessero (e non si copiassero pi) le opere essoteriche, oggi in gran parte perdute. Talora invece dobbiamo rivedere la nostra immagine dellautore. Per molti anni, il lettore italiano ha visto in Simenon soltanto lautore di Maigret, ignorando il romanziere non di genere. Non necessariamente, per, la revisione una crescita di immagine, potrebbero riemergere dalloblio testi che demoliscono la reputazione di un autore, o quantomeno la diminuiscono (come saggiamente temeva padre Leo Van Breda, a lungo responsabile dello sconfinato lascito manoscritto di Husserl: come escludere che in quella montagna di pagine non si nascondesse qualche stupidaggine?). In altri casi viene da chiedersi chi davvero sia lautore, non tanto perch la scoperta comporti una sorta di autorialit (di qui le terre, le stelle e le specie animali o vegetali che hanno preso il nome dal loro scopritore), ma perch ci pu essere lintervento di un secondo autore. Come in Grizzly Man(2005) di Werner Herzog, che ha selezionato e montato le pi di cento ore di riprese del naturalista Timothy Treadwell, che per tredici anni aveva osservato i grizzly in Alaska, ma che alla fine era stato divorato da un esemplare particolarmente vorace. Venendo poi ai ritrovamenti di portata epocale, si pensi al Laocoonte scoperto a Roma nel 1506, dove si vedono leroe e i suoi figli avvinti dai serpenti. Apprezzato e ammirato da rinascimentali e barocchi, quel gruppo statuario fin per mettere in discussione lidea stessa della compostezza come carattere del classico, visto che Laocoonte e figli si agitano come forsennati. Questo effetto, il pi potente, ebbe per luogo duecento anni dopo il ritrovamento, quasi come una nuova rivelazione. Il che ci suggerisce quanto fragile e complessa sia la nozione di capolavoro. Perch non solo il Laocoonte, ma ogni opera ha un lato nascosto, cio qualcosa del capolavoro sconosciuto (per riprendere il titolo di una bellissima novella di Balzac, a sua volta relativamente sconosciuta). Soprattutto, ritrovamenti e inediti dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio quanto sia vero che non c nulla di tanto inedito quanto gli editi. Perch moltissimi autori e opere noi li conosciamo semplicemente per sentito dire e affiorano alla nostra mente solo quando si trovano delle opere disperse o dimenticate. E solo allora ci accorgiamo del fatto che tante opere note noi le ignoriamo peggio che se fossero sepolte in una miniera di sale nel Kansas.
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con John Huston La pellicola al centro di un intrigo internazionale

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le tendenze
Casual chic

Lunghi vestiti a fiori, caftani, sandali ultrapiatti e mini pochette che contengono solo cellulare e rossetto. Da Ibiza a Mykonos, ma anche

alle Eolie, le feste vista mare impongono un rigoroso galateo. A partire dal look: finto stropicciato e rivisitato con eleganza

IRONICI Miu Miu interpreta con ironia i suoi gioielli per lestate come questi orecchini laccati

IRENE MARIA SCALISE


rriva direttamente da Ibiza ed la nuova mania dellestate. Unisce un lieve tasso alcolico, abiti leggeri e la voglia di divertirsi sino allalba. Ecco il beach party: termine tecnico che sta a indicare una festa ambientata rigorosamente sulla spiaggia di qualche localit di mare allultima moda. Per sopravvivere allegramente, per, ci vuole un fisico bestiale. Spesso, infatti, il beach party comincia al tramonto e termina allalba. In totale, tra un chiringuito, uno spritz e una colonna sonora di musica lounge, un percorso netto di quasi dodici ore senza passare dal via. Ma tant. Gli aspiranti ospiti, ben lungi dal dare segnali di cedimento di fronte al tour de force, aumentano di giorno in giorno. E chi sino a oggi non ha partecipato almeno a un beach party, assicurano i massimi esperti di tendenze, farebbe meglio a recuperare il tempo perduto. Per fortuna non mai troppo tardi per correre ai ripari: c persino un sito internet dedicato allargomento: www.beachparty.it. Si tratta di una sorta di social network della movida in grado di fornire in tempo reale informazioni agli utenti interessati a partecipare a qualsiasi genere di festa. Chiunque decida discriversi ricever tutte le notizie riguardanti orario, indirizzo e date dei vari incontri sulle spiagge italiane. Di pi. Se desidera pubblicizzare una festa, potr inserire la notizia sul database del portale. Anche su Facebook impazzano i gruppi dedicati alle feste

SEXY
Abito mini ma con frange di chiffon di seta lavorato con la tecnica tie&die. Di Dior

ACQUA
In oro bianco e oro giallo 18 carati con 58 diamanti, unacquamarina e 13 grani di opale di fuoco Piaget

Tutti in spiaggia dal tramonto allalba


VELATA
marine. Lultima novit sono i beach party online, la deriva estrema per chi in vacanza proprio non riesce ad andare ma vuole comunque sognare. Nella societ degli eventi, in pratica, il beach party si trasforma nel corrispondente marino di vernissage, inaugurazioni e aperitivi. Lelemento che entusiasma, assicurano i partecipanti con una certa esperienza alle spalle, che in queste serate tutto perfettamente organizzato. Una macchina oliata che non lascia nulla al caso: mai una bibita troppo calda o (tanto per dire una cosa teoricamente possibile) della sabbia fastidiosa che possa rovinare il divertimento. Gli organizzatori di beach party sono dei professionisti del mestiere. Autentici guru del divertimento a cinque stelle. Una spiaggia, bene precisarlo, non uguale allaltra. Allestero sono Ibiza, Mykonos e Formentera a dettare le regole. Ma anche lItalia si difende con la riviera romagnola, Napoli, la Sardegna e le isole pi piccole come Panarea e Stromboli. Le feste in spiaggia impongono un rigoroso galateo da seguire. Anche nel look. Presentarsi con i tacchi dodici, per esempio, rigorosamente vietato salvo rare quanto temibili eccezioni. Idem per gioielli tradizionali, abiti luccicanti e look troppo seriosi. Quello che pu funzionare meglio un certo stile shabby chic, definizione mutuata dallarredamento che sta a indicare qualcosa di stropicciato e malconcio ma elegantemente rivisitato. Via libera, dunque, a vestiti lunghi e fiorati, caftani e stoffe trasparenti. Non possono mancare gli occhiali da sole dalle forme pi stravaganti, anche se le suddette feste si svolgono nelle tenebre, sandali ultrapiatti e coloratissimi e mini pochette decisamente graziose ma utili solo per contenere cellulari e rossetto.
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FIORATA un abito lungo stile impero di chiffon di seta tutto a fiori il look D&G per le sere in spiaggia

Emilio Pucci abbina al bikini un abito-pareo in chiffon di seta sottile come un velo

INFRADITO
Sergio Rossi rende chic il classico sandalo in plastica colorata perfetto per la spiaggia Piatto in Pvc, con suola in morbida pelle

SFUMATI In acetato, con lenti sfumate, gli occhiali da sole di Sonia Rikiel disponibili in rosso, nero e naturale

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CAPRI
In suede blu con cinturini il sandalo infradito a tema Capri proposto da Chanel

RTRO Molto femminili e sofisticati gli occhiali da sole di Marc Jacobs con divertenti pois colorati

PICCOLA in gros grain la pochette con fibbia firmata e smaltata pensata da Fendi COLORATA Whos Who propone una mini tuta a fiori Perfetta da indossare in spiaggia

Anna Molinari / Blumarine


MACULATA Caftano lungo in seta lam stampa maculata con scollo a barchetta e plissettatura Di Blumarine

Trasparenze e tinte brillanti la parola dordine leggerezza


LAURA ASNAGHI
nna Molinari, lei che con la sua linea Blumarine cultrice degli abiti glamour, che abbigliamento suggerisce per un beach party? importante un abbigliamento casualchic, con colori brillanti che esaltino labbronzatura. Spesso si pensa che in queste occasioni una donna debba scoprirsi a tutti i costi e sfoggiare abiti con spacchi e dcollet abissali. Io no. Una donna molto pi elegante e fascinosa se lascia intravedere o immaginare le forme. Dunque via libera a trasparenze, tagli anatomici e lunghezze strategiche dellorlo. Ma esiste un abito passepartout per i beach party? No. Bisogna sempre tenere conto del contesto. A Miami valgono codici estetici diversi da quelli di un party su una spiaggia esotica o di una festa a bordo piscina. Tracciamo un identikit dellabito giusto per questi tre tipi di feste. Miami una meta sempre pi gettonata da chi ama le spiagge ma anche le gallerie darte e tutta la zona con larchitettura dco. Quindi perfetto un abito in pizzo macram corto, con colori vivaci, come giallo, arancio e viola. Pensando allaccessorio, sicuramente la mia ultima creazione, Elettra Bag, preziosa clutch rivestita di pizzo della stessa tonalit dellabito. Completerei con un paio di dcollet con cinturino e tacco altissimo. La spiaggia esotica? Qui un tocco pi romantico non guasta. Sceglierei un abito in chiffon con stampe multicolor, di estrema leggerezza e adattabilit. Gli accessori giusti possono essere una cintu-

AMERICANA Lungo abito in seta e lurex con scollatura allamericana e spacco Louis Vuitton

ra gioiello oppure tanti bracciali gold. Fondamentali per sono gli occhiali, grandi e avvolgenti da diva. E per la festa a bordo piscina? Un abito lungo, in seta, con spalle scoperte. Per le pi audaci consiglio una stampa maculata. Limportante che labito sia essenziale, rigoroso e senza fronzoli. Ai piedi, un sandalo dal tacco vertiginoso che a met sera pu essere tolto per camminare a piedi nudi. Quando disegna abiti per lestate a che donne si ispira? Penso sempre a tante donne. E di ognuna cerco di cogliere il lato pi interessante: il coraggio dirompente di Coco Chanel, lindipendenza di Katherine Hepburn, lanticonformismo di Lady D, la seduzione di Marilyn, la maliziosa ingenuit di Brigitte Bardot, la bellezza dolce di Audrey Hepburn e quella sofisticata di Grace Kelly, leleganza di Jackie Kennedy e la frizzante energia di Twiggy. E una icona di oggi chi ? Un modello interessante Kate Middleton: ha uno stile fresco ed elegante. Unaltra donna di fascino Rania di Giordania, che coniuga estrema semplicit e grande stile in ogni occasione. Per un beach party quale tipo di make up bisogna scegliere? La parola dordine leggerezza. Il trucco deve essere il pi naturale possibile. Un po di mascara per valorizzare gli occhi e un tocco di gloss trasparente per le labbra. I capelli devono essere morbidi e sciolti per non appesantire troppo il look.
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i sapori
Con chi vuoi

Fritto di paranza
Nellirresistibile finger food estivo convivono alicette e moscardini, incipriati di farina e cotti rapidamente in olio extravergine leggero (ligure o lombardo)

Insalata russa
La ricetta originale piselli, carote, patate diventa fresca e stuzzicante con briciole di tonno, capperi e cetrioli sottaceto, maionese acidulata al limone

Spiedo
Per tutti gli appassionati dellarrosto rotante immancabili sono maiale (maialino da latte, porchetta), agnello e pollo. Tutta sarda la tradizione della pecora

Passi per il prosciutto e melone. Va bene i pomodori col riso. Al limite linsalata russa. Ma chi pensa che il men estivo debba essere light costretto ad arrendersi alla festa. Perch non c caldo
che tenga: bisogna esagerare
LICIA GRANELLO

Pranzo di Ferragosto
Limportante farlo
Tutto rimandato alla tarda mattinata del 15, quando si allestiscono braci, gratelle e condimenti. Secondo i comandamenti dellantropologia, il rito della griglia di spettanza maschile, ricordo della mitologia guerriera, del rapporto diretto tra cibo e fuoco senza la mediazione delle pentole, strumenti successivi, che prevedevano un accudimento femminile. Uneredit tradotta in bistecche e salsicce, sardoni e melanzane, provole traditrici (si squagliano in un attimo) e peperoni bruciacchiati. Il bello che per una volta nessuno ci obbliga a scegliere: primo o secondo, carboidrati o proteine, pranzo o cena. Possiamo assaggiare di tutto e di pi. E bere con lallegra certezza di avere il tempo per riportare il tasso alcolico a quota zero, regalandoci un dopo pranzo sonnolento o un pomeriggio da sportivi. Se siete anguria-dipendenti, tagliatela a lingottini, da tuffare nel cioccolato fondente sciolto a bagnomaria (o nel microonde, con molta attenzione). Poi, tutto in frigo, fino al momento dei dolci. In un sol colpo, conquisterete i palati dellintera tavolata, farete scorta di potassio anti-crampi e non darete altri motivi alla bilancia per rovinarvi la mattina del 16.
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razia! Ma tutta la pasta al forno te sei magnata?! Gianni Di Gregorio, alias Giovanni, protagonista del film Pranzo di Ferragosto, sigilla in una frase il concetto stesso di Feriae Augusti, festa varata in et imperiale da Augusto in persona: un giorno dedicato per legge a riposo, svago, vacanza da regole e restrizioni, alimentari in primis. Che c di pi trasgressivo per un diabetico di una teglia di lasagne? Si scrive Ferragosto, si legge pranzo speciale, specialissimo. Poco importa il luogo, la compagnia e perfino la disponibilit economica. Perch nulla pi trasversale e democratico del men delle ferie di Augusto. Se le altre feste imprescindibili Natale, Capodanno rappresentano vere esibizioni di gastronomia muscolare a colpi di caviale e champagne, tortellini da manuale della perfetta sfoglina e arrosti succulenti, super cotechini e panettoni costosi come foie gras, a Ferragosto trionfa la creativit della cucina a basso impatto economico. Dovrebbe essere la storia di un gastro-disastro annunciato: riesce quasi sempre come uno dei pranzi pi golosi dellanno. Da una parte allaltra dItalia, non c prato, spiaggia, terrazzo, riva di lago o parco cittadino che sfugga alloccupazione rituale e affamata di famiglie e gruppi di amici, coppie consolidate e conoscenze dellultimo momento, aggregati e coordinati secondo limperativo del chi porta cosa. Il men divide i partecipanti in due categorie distinte e complementari: prima e al momento, formiche e cicale, la cura paziente e la performance in diretta. I praticanti della cucina dotta sacrificano il pomeriggio del 14 per preparare parmigiana e pasta al forno, pesche ripiene e panna cotta, verdure in carpione e torte salate, pomodori farciti e tiramis, ricette che si completano con il riposo in frigorifero. Mentre alla vigilia, i seguaci di fritture e barbecue, non vanno al di l del reperimento degli ingredienti.

Parmigiana
Il trionfo del Mediterraneo in teglia: melanzane fritte, bi-fritte o alla piastra, mozzarella di bufala o fiordilatte Va preparata rigorosamente il giorno prima

Grigliata mista
Solo limbarazzo della scelta per i campioni della cottura alla brace. Sulla griglia, salsicce e costolette, peperoni e melanzane da ungere con oli aromatizzati

Insalata di riso
Tramontata finalmente la moda del parboiled, si parte dal super riso integrale, rosso (selvaggio) o nero (Venere) Dentro, dadini di formaggi e salumi, sottaceti, uova sode

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Peperonata
Peperoni arrostiti e sbucciati per gli stomaci pi delicati, qualche foglia di basilico a fuoco spento. Per invogliare i bambini, frullatura a mo di salsa con crostini

Prosciutto & melone


Solo la frutta matura permette di sbizzarrirsi con laffettato, grazie alleffetto dolce-succoso che arrotonda perfino le ruvidezze degli insaccati umbri e toscani

Pomodori ripieni
I pi rossi e sodi perdono semi e polpa ma guadagnano farciture sfiziose e creative: riso, pasta, verdure, rag Qualche ora di riposo ne concentra il sapore

LA RICETTA
Gualtiero Marchesi il cuoco che ha reinventato la cucina tradizionale italiana in chiave moderna. Tra i suoi piatti simbolo, la squisita costoletta alla milanese in versione puzzle

Stoici come i nostri avi di fronte alla grande bouffe


MICHELE SERRA
connesse una dopo laltra dalle loro antiche ragioni agricole, tutte le nostre feste, o quasi, sono ridotte a ricorrenze gastronomiche (e cio: sono ben connesse alle moderne ragioni del consumo obbligatorio). Il pranzo di Ferragosto, per evidenti ragioni climatiche, ha qualcosa di stoico. Nellafa urbana o sotto il solleone, il profluvio di teglie roventi, griglie sfrigolanti, forni accesi risulta spavaldamente contronatura. Ho il ricordo indelebile di unorgia a base di arancini su una spiaggia siciliana, con una temperatura africana, come se clima e cibo si alleassero per brutalizzare insieme il genere umano. Ho visto teglie di pizza da un ettaro che tenevano in ostaggio villeggianti inermi (anche i non consenzienti) di fronte a un mare, quello ligure, solitamente dai costumi sobri. E sul litorale ravennate, con gli uomini saldamente inerti attorno al tavolaccio, ho visto gruppi di donne sortire da borsoni e frigobar una quantit di cibo mostruosa, con porzioni pro-capite di gramigna e salsiccia che avrebbero stordito un gigante, fritture di pesce che olezzavano fino alla costa croata, eserciti di bottiglioni di vino rosso e, verso le quattro del pomeriggio, sotto un sole bruciante, interi cocomeri che andavano a gorgogliare dentro stomaci gi dilatati a dismisura, e gli uomini abbattersi a dormire in pineta e risvegliarsi verso le sette per chiedere se era rimasto qualcosa per cena. Il dosaggio dei pasti quotidiani, nella media dei ristoranti e delle trattorie, si sta lentamente adeguando ai tempi, e a parte le porzioni decisamente pi piccole quasi nessuno mangia pi, come un tempo, antipasto primo secondo dolce caff e ammazzacaff. Non cos al tavolo della festa, che si concede ancora quantit tarate sul metabolismo dei nostri avi lavoratori, ciascuno dei quali aveva un fabbisogno calorico pi o meno doppio del nostro. Il pranzo di Ferragosto, poi, si avvale del vizio specifico di cadere nel cuore di un periodo dellanno dai ritmi allentati e dalle regole molto indulgenti. N le radici religiose della festa (lAssunta) n quelle contadine (una sorta di saluto allestate declinante) ci sono cos familiari, anche perch lartificiosit della vita urbana e industriale nasconde a quasi tutti noi la solennit delle stagioni. Ed ecco che labbuffata resta il solo tratto rituale evidente, con vaghe tracce (nei barbecue, nella vampa dei fornelli) dei grandi fuochi rituali che in mezza Europa illuminavano la notte di mezzo agosto, quasi in simmetria terricola con le stelle cadenti. Ovviamente ciascuno si regola, per loccasione, come meglio crede. Quasi obbligatori, anche per ragioni familiari, la cena di Natale e il cenone di Capodanno, quasi inevitabile almeno una mangiata a Pasqua, il pranzo di Ferragosto soggetto a vaste deroghe, e a diserzioni anche consistenti. Lestate 2011, mutevole e piuttosto fresca, aiuta a concepire un Ferragosto leggero, divagante come le soffici nuvole bianche che non ci hanno quasi mai abbandonato per lintera estate. Siamo pronti per un Ferragosto non troppo oberato dai riti di massa. Per esempio: saltare il pranzo (si rimane al mare, o si cammina in montagna) per poi concedersi, con quattro amici scelti, una felice cena di Ferragosto in un ristorantino di buona qualit e soprattutto con pochi coperti, rigorosamente senza musica in diffusione. Festa vera, insomma, e una vacanza insperata anche per stomaco, fegato, pancreas e tutti gli altri lavoratori del metabolismo.

Costoletta milanese
Ingredienti per 4 persone

4 costolette di vitello spesse 30 gr di burro chiarificato 120 gr di mollica di pan carr 2 uova, sale q.b. e pepe bianco

Grattugiare il pan carr in un setaccio a trama larga. Sbattere le uova con una forchetta. Tagliare le costolette a dadi, mantenendo losso. Impanare in uovo e pan grattato. Scaldare e salare il burro in padella. Rosolate la carne 2 per lato. Ricomporre le costolette nei piatti e servire caldissime

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Cheese cake
Dalle crostate agli sformati, la ricotta regna sovrana nelle torte estive (anche in versione salata) Compagni di ricetta: miele, uvetta, pinoli, canditi, cacao

Sorbetto
Gelatiera o frullatore per il non-gelato di sola frutta, ghiaccio e zucchero (ma sarebbe meglio fruttosio), che i pi trasgressivi battezzano con acquavite (vodka o grappa)

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lincontro
Registi operai

Gianni Di Gregorio

Linfanzia a Trastevere, la gavetta come assistente sul set, sceneggiatore per Matteo Garrone. Poi tre anni fa lesordio con Pranzo di Ferragosto subito un caso, replicato dal successo del suo secondo film dedicato alle donne che, dice, amo moltissimo ma ne sono succube Colpa di mia madre Per questo la rendo sempre cos cattiva nelle storie che racconto, per esorcizzarla
paura e adesso che faccio durata mesi. Alla fine la riflessione sul tempo che passa mi sembrata cos naturale che ho deciso di raccontarla. Gianni e le donne uscito dopo che da mesi sui media si parlava di settantenni ben diversi da Gianni, uomini che non avevano nessun problema a circondarsi di giovani fanciulle, tanto che il film sembrato quasi una provocazione. Giuro che quando lho scritto il caso delle escort non era esploso. So che oggi, con i mezzi e le pillole a disposizione, tutto si pu fare. Ma un uomo dovrebbe fare i conti con se stesso, con i propri limiti, pacificarsi. Lanomalia sono i settantenni in cerca di ragazze giovani, mi auguro siano pochi. La normalit dovrebbe essere quella che raccontiamo nel film. E il fatto che sia piaciuto a tanti un buon segno, almeno c unItalia che vede le donne in modo diverso, pi sano. Gianni e le donne sar anche un atto damore per le donne in genere, ma la mamma c ed piuttosto ingombrante. Credevo di averla esorcizzata, di essermi liberato di certi complessi nei suoi confronti con il primo film sulle mamme multiple. Invece, durante le riprese un mio amico, Gianni Tabet, venuto sul set e ho visto che rideva. Gli ho chiesto perch. Tua madre morta quindici anni fa, ma la sua presenza riemerge di continuo. Per te non morta. Sono rimasto malissimo, ma ha ragione lui. E nel secondo film riemerge con la solita petulanza ma anche con sublimi momenti di perfidia, come quando comunica di aver venduto la nuda propriet della casa sottraendola al figlio. Ho un po esagerato nella finzione, ma vero che mia madre mi ripeteva spesso lascio tutto ai preti!. Mi terrorizzava, conoscendola sapevo che sarebbe stata capace di farlo. E dopo un silenzio: Se cerco nella memoria trovo limmagine di mio padre che mi prendeva per la manina ed era spesso affettuoso. Mia madre no, lei era sempre dominante. vero, nel secondo film lho resa ancora pi cattiva. Se tornasse in un terzo chiss che mostro ne farei!, conclude ridendo e sorseggiando vino bianco, una costante, con la sigaretta, nella vita e sullo schermo. Magari ero portato al bere, diventata unabitudine nel periodo in cui accudivo mia madre, mi occupavo delle sue amiche e, avendo gi la mia famiglia, non era facile, bevevo sempre di pi. Oggi il mio sostentamento. naturale che una presenza materna cos forte abbia influenzato il suo rapporto con le donne. Amo moltissimo le donne, ma ne sono succube. Penso che casi come il mio siano frequenti nella cultura mediterranea, soprattutto per i figli unici. Sono sposato, ho due figlie, e anche nel matrimonio sono succube, mi piace provare una sorta di devozione. Mia moglie ride, sopporta le mie crisi. unartista, dipinge, stata lei a fare la scenografia dei miei due film, ha seguito le disavventure sentimentali del personaggio con divertimento, senza gelosia. In Gianni e le donne c una specie di coro di commento. Sono gli avventori del bar di Trastevere, quelli veri, pi autentici di qualunque attore. Mi hanno fatto impazzire, domani non vengo, oggi non mi va, mi facevano i dispetti, ma li trovo fantastici. Uno di loro, quello che interpreta lelegantone che ha la storia con la tabaccaia, rimasto fregato. Mi chiede sempre di lei, si innamorato: il cinema entrato nella vita. Preso dallimpegno di accompagnare il film nel mondo e godersi il successo, Gianni Di Gregorio rinvia il pensiero di un possibile terzo film. Ma c una riflessione che gli gira per la testa. Gianni e le donne piaciuto di pi al pubblico femminile che agli uomini, forse si sono sentiti toccati sul problema dellet. Io non sono cos, mi dicono. Let avanza, ma c un lato molto bello. Per come sono fatto io, che ho due figlie, mi viene da ridere a pensare alle ragazze: se mai ci sono le signore di mezza et. Lo dico ai miei amici che idealizzano le donne giovani, cerco di spiegare che c un mondo che si apre proprio adesso, uninfinit di donne bellissime di cinquanta, sessantanni, spesso sole, disponibili. Su quelle bisogna puntare, sono pi vicine a noi, la comunicazione molto pi facile e piacevole. Let non una chiusura, unapertura a tanti possibili, nuovi incontri importanti. E se fosse questa la riflessione per un altro film?
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MARIA PIA FUSCO

ROMA

a sua fortuna stata che nessun produttore e nessun regista volevano fare un film in cui la pi giovane delle protagoniste doveva avere 84 anni e le altre dai novanta in su. Ci provavo a vendere la sceneggiatura, la caldeggiavo con tutte le mie forze, chiedevo duemila, tremila euro, datemi quello che vi pare. Macch. Allora ho deciso. Nessuno vuole fare il film? Lo faccio io. Cos nel 2008, a quasi sessantanni, Gianni Di Gregorio esordisce felicemente come regista e attore con Pranzo di Ferragosto. subito un caso, un successo e non solo in Italia, qualcosa di sconvolgente per uno che raramente era uscito da Trastevere, il quartiere romano dove nato nel 1949. Se dividesse la sua vita in capitoli, questo sarebbe linizio del terzo, il pi imprevisto. Gi mi stupiva la popolarit che avevo raggiunto a Roma, ma quando a Berlino, Parigi o Londra qualcuno mi riconosceva per strada ho avuto attimi di vero panico, oddio che sta succedendo, mi sono messo quasi paura. E quando proiettarono il film a New York, al Moma, lidea che il mio lavoro fosse a pochi passi da Picasso e da altri grandi dellarte mi faceva sentire un extraterrestre caduto in un mondo meraviglioso. Gianni Di Gregorio nella vita esattamente come nei suoi film. Simpatico, gentile, disponibile, lo sguardo diretto, la timidezza sfumata nella tendenza a ridere soprattutto di se stesso, unincredibile capacit di stupirsi, sottolinea il racconto della sua vita con costante ironia. Soprattutto quando ricorda il primo periodo. Una noia mortale. Il periodo dellinfanzia e delladolescenza stato dif-

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ficile. Ho avuto uneducazione formale, mio padre era uno di quegli uomini con la mentalit dellOttocento, mi comprava tanti libri. Figlio unico, me ne stavo l a leggere, solo. La mia tendenza a ridere, lo sviluppo del lato comico nato l, per difendermi dalla solitudine, da sta casa tenebrosa, con la carta da parati, i tappeti, le tende pesanti. Roma negli anni Cinquanta era ancora una citt sicura, un bambino di sei, sette anni poteva passeggiare tranquillamente con i compagni di scuola e Gianni, che veniva dalla parte alta di Trastevere, considerata pi borghese, scopr laltra faccia del quartiere, quella popolare. Mi piaceva sentire la gente nei bar e nelle botteghe, passavo molto tempo con loro. Fu un altro modo per uscire dalla solitudine, la scoperta di unaltra vita. In quel periodo cominci a svilupparsi la mia voglia di comunicare. Sar anche per via di Trastevere e della sua doppia anima che Di Gregorio arrivato a una constatazione: Io sono diviso in due. Sono in parte un intellettuale, tra virgolette, uno che lavora con la testa, ma sono anche un operaio. Ho fatto una lunga gavetta sui set come ultimo degli assistenti, facevo lautista, portavo i caff, spostavo gli arredi. Pi intellettuale forse la passione giovanile per il teatro e la scelta di iscriversi allAccademia Alessandro Fersen, una scuola importante in quegli anni. Scelta accolta con orrore in famiglia. Mio padre non si rassegnava. Poi ho cominciato a lavorare come aiuto in teatro e nel cinema. Erano gli anni Settanta, si faceva tanto cinema dautore ma anche western, polizieschi, commedie. Lavoravo tantissimo, guadagnavo bene e portavo i soldi a casa, e mio padre si un po pacificato. Il cinema ha prevalso sul teatro, soprattutto quando, sul set de Il diario di un maestro di Vittorio De Seta, ha capito che un film poteva raccontare la realt e avvicinarsi alla verit della vita. A trentanni Gianni decide di tentare un lavoro con il cervello. Mi sono seduto alla scrivania e ho cominciato a scrivere sceneggiature. il secondo capitolo della mia vita, durato anni. Ho collaborato con tanti, ho scritto di tutto, anche piccoli film. Fino al 2000, allincontro con Matteo Garrone, importantissimo. Non stato il regista a rivolgersi allo sceneggiatore, ma il contrario, perch dopo aver visto il cortometraggio di Garrone Terra di mezzo Di Gregorio ricorda di non aver resistito allimpulso di cercarlo. Ho capito che il ragazzo aveva un talento particolare. Io ero gi grandino, Matteo ha ventanni meno di me, eppure gli ho chiesto di lavorare con lui e ho

collaborato a tutte le sue sceneggiature ma ho anche seguito le riprese, sono tornato a respirare la polvere del set, ho riunito le due anime. Matteo stato determinante, solo un pazzo come lui poteva convincermi a fare la regia. Ma lelemento che ha segnato la vita di Di Gregorio un altro: la mamma. Sullo schermo, in Pranzo di Ferragosto e in Gianni e le donne, impersonata da Valeria De Franciscis Bendoni, scelta senza esitazioni. Quando lho conosciuta, dopo dieci minuti era come mia madre. Visto che sei l, prendimi quello, fammi questo favore Come con mia madre. Era una donna bellissima, rompicoglioni stratosferica. In Pranzo di Ferragosto la mamma, e non solo quella di Gianni, decisamente protagonista. In Gianni e le donnela mamma ritorna, anche se il film viene da una riflessione che avevo dentro da tempo sul fatto che, con gli anni, le donne non ti guardano pi, sullautobus diventi trasparente, devi darti fuoco per attirare lattenzione di una bella ragazza. Non stato facile, dopo il successo di Pranzo di Ferragosto, fare il secondo film. Mi sentivo responsabilizzato, la

Col passare del tempo non ti guardano pi, diventi trasparente

Ma un uomo deve fare i conti con i propri limiti: lanomalia sono i settantenni in cerca di giovani fanciulle

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