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Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 ( conv. in L27/02/2004 N.46) ART. comma 2 DCB - Bo (Num. 2) per Poste Spa
i nostri 18 anni
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PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,75 EURO QUELLO CHE DATE IN PI IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE QUALSIASI RICHIESTA AL DI L DELLOFFERTA LIBERA NON AUTORIZZATA
aBBonati e contenti
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In strada, al bar e in libreria
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Aiuterai a sostenere i diritti dei senza dimora e contriburai a far conoscere Piazza Grande e i suoi temi a chi ti sta intorno. VERSAMENTO SU C/C POSTALE c/c 54400320 intestato a Associazione Amici di Piazza Grande Onlus. Causale Abbonamento. BONIFICO BANCARIO Intestatario: Amici di Piazza Grande Onlus. Causale Abbonamento.Banca UGF filiale Indipendenza. IBAN: IT80 D031 2702 4100 0000 0110 726. (oppure scrivi una mail a redazione@piazzagrande.it)
Cari lettori, nei mesi di dicembre e gennaio questo numero sar in vendita in alcuni bar e librerie, oltre che in strada come sempre. In questi locali saranno esposte copie del giornale che il pubblico potr prendere liberamente dopo aver lasciato unofferta libera. una sperimentazione prevista, per il momento, solo per questo numero. A fine gennaio valuteremo con gli esercenti che ci hanno dato disponibilit la riuscita dellesperimento. Da parte nostra terremo in considerazione leventuale aumento delle copie vendute e se e quanto questo abbia inciso sulle vendite da parte dei diffusori. Il nostro obbiettivo andare oltre la media di 2.000 copie vendute in strada nel 2010 senza danneggiare il lavoro dei diffusori. Sul sito www.piazzagrande.it troverete lelenco delle librerie e bar che partecipano alliniziativa.
In copertIna
il volto in prima pagina quello di Kristina, 18enne, studentessa del liceo scientifico sabin. Come tanti suoi coetanei attiva in uno dei collettivi che hanno manifestato in questi mesi. la sua storia parte dellinchieste di questo numero. lautore della foto vittorio valentini del gruppo fotografico di Bandiera Gialla (www.bandieragialla.it).
ICemBRe 1993, BoLogNA. IN uNA STANzA DeL DoRmIToRIo BeLTRAme SI SVoLgeVA LA PRImA RIuNIoNe DI ReDAzIoNe DI PIAzzA gRANDe. ABBIAmo DICIoTTANNI, SIAmo gIoVANI. TuTTI queLLI, e SIeTe TANTI, Che hANNo LeTTo, SoSTeNuTo, CoLLABoRATo CoN queSTo gIoRNALe CoNoSCoNo IL PeRCoRSo Che DA oRgANo DI STAmPA DeI SeNzA DImoRA Lo hA TRASFoRmATo IN uNA RIVISTA Che SI oCCuPA DI eSCLuSIoNe SoCIALe e NoN SoLo. oggI RIVeNDIChIAmo eNTRAmBe Le PoSIzIoNI: eRA NeCeSSARIo IL gIoRNALe DeL 93, e DoPo TANTe RIFLeSSIoNI DICIAmo Che Lo ALTReTTANTo queLLo DI oggI. PI Che DeLLe DIFFeReNze, PeR, VoRRemmo PARLARe DI queLLo Che hA LegATo Le eDIzIoNI DI PIAzzA gRANDe IN queSTI ANNI. FAR VIVeRe uN gIoRNALe PeR IL TemPo DI uNA gIoVANe VITA NoN uNImPReSA DA PoCo. BISogNA FAR quADRARe I CoNTI, NoN FACILe SoSTeNeRSI quASI eSCLuSIVAmeNTe CoN gLI INCASSI DeLLe VeNDITe e DegLI ABBoNAmeNTI, e Le RISPoSTe ALLAPPeLLo Che RIVoLgIAmo A LeTToRI e SoSTeNIToRI, ANChe IN queSTo NumeRo, SoNo FoNDAmeNTALI. mA LA SFIDA VeRA, queLLo Che TIeNe IN VITA uN gIoRNALe, AVeRe quALCoSA DA DIRe e FARLo IN moDo Che quALCuNo TI ASCoLTI. ogNI meSe CI PoNIAmo uN oBBIeTTIVo AmBIzIoSo: PoRTARe IN PRImo PIANo SToRIe ReSTATe SuLLo SFoNDo, guARDARe, ANChe TemI NoTI e DIBATTuTI, DA uNANgoLATuRA Che Ne meTTA IN LuCe I mARgINI SFoCATI. IN queSTo moDo CReDIAmo Che SI PoSSA PARLARe DI eSCLuSIoNe SoCIALe SFuggeNDo ALLA ReToRICA, AL PIeTISmo, ALLA BANALIT. SIA ChIARo, uN oBBIeTTIVo A CuI TeNDIAmo, NoN ABBIAmo LA PReTeSA DI AVeRLo gI RAggIuNTo. A queSTA ReSPoNSABILIT SI uNISCe queLLA VeRSo ChI hA BISogNo DI PIAzzA gRANDe PeR meTTeRe IL PIATTo IN TAVoLA, I NoSTRI DIFFuSoRI: VeNDeRe IL gIoRNALe IL LoRo LAVoRo, FARLo uSCIRe TuTTI I meSI, SIgNIFICA DARe LoRo LA PoSSIBILIT DI AVeRe uN PICCoLo ReDDITo. queSTo ImPegNo LegA Le quATTRo PAgINe IN BIANCo e NeRo DeL NumeRo zeRo DI PIAzzA gRANDe ALLe SeDICI CoLoRATISSIme DeL NumeRo 180 Che STATe LeggeNDo. AI NoSTRI CoeTANeI, AI quALI ABBIAmo DeDICATo LINChIeSTA DeL meSe, ABBIAmo ChIeSTo Come VeDoNo IL LoRo FuTuRo. DomANDA DA eVITARe DI queSTI TemPI, CI hANNo RISPoSTo. SIAmo DACCoRDo, mA CoNDIVIDIAmo ANChe LAPPRoCCIo CoN CuI RAgAzze e RAgAzzI hANNo moSTRATo DI VoLeR AFFRoNTARe queSTA INCeRTezzA. CoNSAPeVoLezzA e DeTeRmINAzIoNe, NoI DICIoTTeNNI LA PeNSIAmo CoS. (LeoNARDoTANCReDI@PIAzzAgRANDe.IT)
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gerenza
Piazza Grande Giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora TeNDeRe uN gIoRNALe megLIo Che TeNDeRe uNA mANo
redazione Via Corazza 7/8 40128 Bologna, tel. 051 342328, fax 051 3370669 www.piazzagrande.it | redazione@piazzagrande.it CaPoredattore Pietro Scarnera Consulenza editoriale Agenda (www.agendanet.it) ProGetto GrafiCo Fabio Bolognini distriBuzione Redazione Piazza grande aBBonamenti & eventi: eva Brugnettini, erika Casali
COMITATO EDITORIALE Jacopo Fiorentino, giorgio mattarozzi, mauro Sarti DIRETTORE EDITORIALE Leonardo Tancredi direttore resPonsaBile Bruno Pizzica stamPa Industrie grafiche galeati Registrato presso il Tribunale di Bologna il 15/09/1995 n6474
in redazione eva Brugnettini, erika Casali, Ilaria giupponi, Simone Jacca, olga massari, giuseppe mele, Salvatore Pio, mauro Sarti, Donato ungaro. Hanno CollaBorato a questo numero Cecilia Andrea Bacci, giulia Biguzzi, Annalisa Bolognesi, Francesca Bono, enrico Camana, Claudio Cannistr, Fatma el habishi, giulia gezzi, marina girardi, Ilaria giupponi, gruppo fotografico Bandiera gialla, Filippo maltese, Carlo gubitosa, marco guidi, Francesco mele, gianluca morozzi, Sofia Pizzo, Carmine Roccia, Paola Sapori, Igor Sartoni, Laura Simoni, Alain Verdial.
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i nostri
Nel dicembre del 1993 fa usciva il primo numero di questo giornale. Cosa cambiato da allora? Lo abbiamo chiesto a uno degli storici fondatori
18
anni
Nellarco di questi 18 anni, qualcosa sembrava che stesse cambiando, ma ora la parabola dei servizi in netta discesa, le cose sono tornate al punto di partenza, se non ancora peggio. Cosa pensi che sia peggiorato? molte cose, ad esempio, la questione residenza. Chi non ha una casa, un lavoro, praticamente impossibilitato ad avere un luogo dove prendere la residenza, quindi non pu accedere ai servizi. Le persone che perdono il lavoro e il resto, tendono a spostarsi, cambiare citt. Secondo te la gente che oggi si ritrova in strada diversa da allora o ha solo problematiche diverse? La gente non mai diversa, le problematiche quelle s che sono cambiate, oggi ci sono nuove povert che si sommano a quelle antiche. Quali per esempio? quello che ho notato ultimamente che ci sono molti pi stranieri che hanno bisogno di assistenza. Credi che gli stranieri vengano trattati meglio degli italiani?
questo non lo so, quello che posso dire che gli italiani non vengono trattati come prescrive una societ civile. Vengono aiutati poco e quando succede gi troppo tardi, ossia sono gi arrivati al famoso punto di non ritorno. Tu credi che chi ha il potere scateni delle guerre tra poveri, per distogliere lattenzione dai problemi reali? S ne sono convinto, la povert un
gran business per chi gestisce le cose pubbliche. Il loro interesse quello di coltivare la povert, fare in modo che non finisca mai, perch se non ci fosse il povero, il ricco non avrebbe ragione di essere. Il volto di Tonino rosso di rabbia, anche se la folta barba nasconde le emozioni, il suo sguardo puntato lontano nel vuoto, le sue labbra sono serrate, mi accorgo che non vuole pi parlare. Intuisco i suoi pensieri: la lotta sempre dura, e il suo dubbio quello di aver lottato per nulla si alza a fatica dalla sedia e stancamente mi dice: ho voglia di fumare una sigaretta!. Poi si allontana, sparisce nella nebbia con passi insicuri, io lo guardo e penso: una vita vissuta da povero, non necessariamente rende pi povera la vita!. La povert non una colpa, semplicemente una condizione, che purtroppo tocca a un certo numero di persone, le quali, per un motivo o per un altro, non possono e non riescono a tenere il passo frenetico della societ. (redazione@ piazzagrande.it)
laltro eDitoriale
p mAuRo SARTI
Si
chiamavano, e si chiamano, gigi il vagabondo, Franca la bambina del casello, Angelo (il francese), matteo, gianfranco (il chierichetto), Andrea, Franco (il legionario), Angelo il tedesco, massimo, Luisa, Danilo, gigi il vagabondo, mariarosa la cantante, Tonino, ugo il grande vecchio. Sono facce di strada, facce da poveri, quelle che hanno dato un volto e una storia a Piazza grande. Alcuni non ci sono pi, altri faticano a tirare avanti o hanno cambiato citt. qualcuno ha un posto in dormitorio. qualcun altro ha fatto il salto e si ritrovato beato sotto un tetto. A sfogliare Le ombre dellanima, il libro di Damiano Tavoliere (granata Press, 1994) che raccoglie
le storie di quegli strani personaggi che quasi per scherzo e per primi scesero in strada nel dicembre 93 per fare gli strilloni di Piazza grande, sembra passato un secolo. eppure i loro occhi dicono tutti la stessa cosa, ricordano quella sensibile e dolente umanit, per citare il sottotitolo del libro, che ancora vediamo per le nostre strade. occhi che ci chiedono di andare avanti, di continuare a inventare, progettare, credere. Per questo abbiamo deciso di festeggiare i 18 anni di Piazza grande con una festa in famiglia, senza tanto casino, ch la mattina bisogna alzarsi presto perch c da andare a lavorare. Ciascuno dove pu. massimo zaccarelli, scomparso a
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i nostri
InchIesta
Poche speranze per il futuro, tanta rabbia e delusione per il presente. ma anche la voglia di non rimanere passivi. Cos i ragazzi del 2011 hanno riscoperto la politica e sono tornati a riempire le piazze
anni 18
no
future, cantavano i punk 30 anni fa, di fronte alla prima vera crisi della societ e delleconomia occidentale. Il sogno di una crescita perenne, di una societ in continuo miglioramento forse si stava incrinando gi allora. Per i giovani del 2011 quello non pi uno slogan provocatorio, ma una realt quotidiana. Che non tutti per accettano, tanto che i ragazzi sono tornati a riempire le piazze. Che si condividano o meno le loro ragioni e le loro azioni, di certo hanno qualcosa da dire. Abbiamo incontrato alcuni di loro, quelli che hanno appena compiuto 18 anni: sono coetanei di Piazza grande, ed il nostro modo di festeggiare la maggiore et. Cos abbiamo scoperto che i 18enni bolognesi hanno voglia di darsi da fare, e non solo tra i banchi. Negli ultimi anni emersa una fitta trama di realt studentesche politicamente attive, che spesso, ma non sempre, si affiancano ai centri sociali. I ragni che intessono questa tela sono molteplici e con obiettivi differenti. Tra i soggetti pi recenti spicca il Cas (Collettivo autonomo studentesco), che si propone, cos ci dicono, di apportare un cambiamento rispetto alle lotte precedenti, cercando di creare speranze negli studenti. Accanto a loro c utpia, ideatore delliniziativa Caro-libri ti scrivo: per loro lobiettivo lottare contro i salassi delle case editrici tramite scambi di libri . A questi si aggiunge la Rete degli Studenti, che guarda al welfare studentesco, i servizi e le agevolazioni che permettono alle famiglie di mandarci a scuola e alledilizia scolastica: Strutture fatiscenti equivalgono a una cultura fatiscente. Collettivi che per sono accomunati dalla stessa visione del futuro precario. questo ci che alimenta la loro voglia, quasi una necessit di partecipazione. una militanza che non fine a se stessa, n a me stesso, racconta Luca, militante del Cas ed esponente al centro sociale Crash!, ma diretta anche ai miei amici e alla mia famiglia. La crisi di questi ultimi anni non ha reso consapevoli solo i giovani italiani, ma ha investito il mondo intero. Dai ragazzi schierati in prima linea durante le lotte della
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InchIesta
giunti a un punto in cui non si pu pi domandare una cosa del genere. una replica cinica, ma forse ci che oggi meglio rispecchia la realt del mondo del lavoro e dellistruzione. I ragazzi, per quanto giovani possano essere, ne sono pienamente consapevoli. Anzi, secondo Filippo, andrebbero prese in considerazione le generazioni ancora pi giovani, perch loro in questa crisi ci sono cresciuti. Filippo entrato nel Cas un anno fa, dopo una parentesi col Csmb (Coordinamento studenti medi bolognesi) che oggi non esiste pi. Non avevo pi voglia di rimanere passivo di fronte a tutto ci che stava accadendo, spiega Filippo. Che pone particolare attenzione alla distinzione fra studenti di serie A e studenti di serie B: Non concepibile togliere al pubblico per dare al privato, semmai dovrebbe essere il contrario. eppure ci che successo con lultima riforma scolastica della gelmini, che ha reso le scuole pubbliche incapaci di preparare gli studenti al lavoro. Non ha sogni nel cassetto, ma unidea: Che il futuro non sia pi il precariato e che si raggiunga lequit sociale. Per alcuni le manifestazioni di questi mesi sono state un battesimo del fuoco sulla scena della politica. Per massimiliano, ad esempio, il primo vero corteo stato quello dell11-11-11. stata unesperienza bellissima, al fianco di tanti altri ragazzi, racconta. Finora non mi ero mai avvicinato alla politica, perch pensavo ci fosse qualcun altro a farlo al mio posto, ma ora credo che sia giusto manifestare il mio dissenso.
Primavera Araba, agli Indignados spagnoli al movimento di oltreoceano di occupy Wall Street. queste lotte sono diventate un movimento globale che segna un cambiamento, continua Luca, rappresentano una prospettiva minima su finalit comuni a tutti: lunico modo per fare evolvere la situazione attuale. e da queste lotte hanno preso ispirazione i diciottenni, e non, italiani che nelle recenti manifestazioni si sono caricati la tenda in spalla andando a occupare i licei, ma anche presidiando e attaccando i luoghi emblematici delle citt e della societ, con particolar riguardo al mondo finanziario. A seguito della giornata di mobilitazione dell11-11-11, il cui slogan stato occupy the world, make democracy, a Bologna il primo liceo occupato stato il Sabin. La scuola non solo unistituzione, ma anche un luogo di aggregazione, spiega emiliano, esponente del Cas. gli studenti hanno bisogno di spazio, non solo allinterno della lezione, ma anche allinterno della scuola, perch un luogo che gli studenti vivono. Non solo per quanto riguarda la loro istruzione, ma anche per il loro diritto a ritrovarsi, fare assemblee, parlare. e per questo, la scuola gli spazi li deve dare. Cos al Sabin occupato si sono tenute assemblee organizzative e non, cineforum e concerti. Se si prova a fare la domanda fatidica cosa vuoi fare da grande? si hanno risposte come quella di Filippo, studente dellIstituto Serpieri e militante del Cas: oggi siamo
Non mi sono mai sentito rappresentato politicamente, ma mi sono reso conto che le classi medie sono, ogni volta, quelle pi svantaggiate. ora che sono diventato maggiorenne e ho potere sulle decisioni lavorative della piccola impresa di mio padre, mi sono accorto che c sempre qualcosa che rema contro. Anche per questo massimiliano vorrebbe entrare come parte attiva allinterno del Cas e capirne un po di pi della politica e delle sue dinamiche. Il menefreghismo non si pu pi accettare. Il suo sogno personale quello di aprire un bar per stare a contatto con la gente, mentre la sua speranza per il Paese che i cittadini si riprendano lItalia. ma intanto prova anche tanta delusione e rabbia per il presente. e in generale sono questi i sentimenti che prevalgono negli animi di chi oggi si affaccia allet adulta. ognuno di noi fa delle scelte, dice Kristina, studentessa del Sabin, e queste vanno rispettate. La scuola, come ogni altra istituzione, dovrebbe aiutare i ragazzi in difficolt, non puntare il dito contro. La situazione ora invivibile: non si pu pi esprimere unopinione diversa. mario, Filippo, massimiliano, Luca, Kristina, e tanti altri come loro, sentono di lottare, in modi diversi, per un mondo equo e libero da pregiudizi ed ipocrisie. Nei cortei faccio quello c da fare, afferma Filippo, esponendosi in prima linea. Con determinazione contro chi ostacola i nostri bersagli, ribadisce Luca. Che sia giusto o sbagliato, questi ragazzi sicuramente non hanno voglia di nascondersi. (redazione@piazzagrande.it) f
InchIesta
ora, finalmente, vedono aprirsi uno spiraglio verso il riconoscimento della cittadinanza. Forse qualche pregiudizio crollato. La gente inizia a capire che questi figli di stranieri non sono poi cos lontani. meriem unattivista dei giovani musulmani italiani, velo e occhiali su occhi scuri e intelligenti. Nella pratica non avere la cittadinanza italiana comporta limpossibilit di accesso a tutti i concorsi o incarichi pubblici. Non avere il diritto di eleggere i propri rappresentanti. oltre a una serie di difficolt per viaggiare allinterno della stessa europa: per andare nel Regno unito devo chiedere il visto allambasciata inglese e nonostante questo sono fortunata rispetto a tanti altri perch ho un permesso per lungo soggiornanti ue che va rinnovato ogni 10 anni. Souad invece ha un permesso di soggiorno per lavoro da rinnovare annualmente, per cui ogni 8 mesi va a farsi prendere le impronte digitali a Belluno, dov residente. quando ho compiuto 18 anni, ho
scelto di richiedere un permesso per motivi di lavoro perch con quello per studio, se non avessi trovato un lavoro entro 6 mesi dalla laurea rischiavo lespulsione in marocco. Souad ha 25 anni e anche lei unattivista, studentessa e lavoratrice part-time. Alluniversit di Bologna frequenta il corso di Lingue e mercati arabi ma sa tutto sul diritto dellimmigrazione italiano e sui paradossi che ne derivano. Secondo la legge italiana la cittadinanza dipende dallo ius sanguinis e la legge 91 del 92 prevede che, raggiunti i 18 anni, lo straniero nato e cresciuto sul territorio italiano possa richiedere la cittadinanza, presentando la domanda entro un anno e documentando la continuit di residenza anagrafica. Per molte giovani mamme marocchine la continuit di residenza del bimbo un problema perch comporta limpossibilit di affidarlo temporaneamente alla nonna nel Paese di origine mentre lavorano qui in Italia. Cos oltre il 40% dei giovani nati in Italia destinato a restare straniero a lungo, magari per pochi mesi di vuoto
anagrafico. Speriamo che le cose cambino presto, dice Souad. Io non posso fare lerasmus, se mi faccio male non ho diritto a nulla dallo Stato nonostante lavori qui, ma c gente che ha problemi ben pi gravi per via di questa situazione. Conosco un ragazzo nato qui da genitori marocchini: lui ha uninvalidit al 100%, i suoi sono disoccupati: non ha diritto nemmeno allaccompagnamento!. Per tutti, la condizione di italiani/ stranieri significa anche convivere con la paura. Io non esco col permesso di soggiorno, confida meriem. Lo lascio a casa perch se lo perdi, perdi la tua identit. qui senza quel pezzo di carta non esisti. qualcosa per potrebbe cambiare presto, grazie alla campagna LItalia sono anchio, nata per sostenere il diritto alla cittadinanza e al voto dei cittadini di origine straniera. Promossa da una ventina di associazioni e da alcune Regioni, la campagna in piena raccolta firme. Per sapere come contribuire: www.litaliasonoanchio.it. (redazione@ piazzagrande.it)
012345678910111213141516 Karim finito per errore nel carcere ordinario, ma secondo la legge dovrebbe essere al minorile
InchIesta
un interprete, un avvocato dufficio e le porte del carcere minorile che si aprono. A Karim viene concessa dal giudice la possibilit di seguire un progetto per imparare un lavoro onesto e uscire fuori dal circuito penale, ma deve dimenticare la ricchezza sognata e ammirata nelle vie della citt. I buoni propositi durano poco, la vitalit di Karim troppo forte, cancella le promesse fatte al giudice, che si trasformano in una fuga, in un pentimento e nuovamente in una fuga. Poi una rissa e Karim finisce ancora dentro. Stavolta per c un errore e viene mandato nel carcere ordinario, quella palestra di criminalit che la paura ritiene lunica risposta possibile. Incappato nella distorsione della legge e della pratica dei tribunali, che troppe volte non rispecchia lo stato della legislazione esistente, Karim si rassegna a dover passare in quel luogo ancora molto tempo.
Fino alla maggiore et e oltre, la giustizia italiana riserva alle persone che si rendono autori di reati un trattamento attento alle esigenze educative e allambiente sociale in cui gli adolescenti crescono. Arrivati ai diciotto anni, i ristretti nel carcere minorile non sono trasferiti in quello ordinario, proprio perch la loro presenza in quel contesto potrebbe essere dannosa. Fino ai ventanni rimangono nelle strutture minorili, dove possibile, anche se paradossale, che lesperienza detentiva si risolva positivamente. questo quanto dovrebbe accadere anche a Karim, allormai diciottenne di Tunisi. questa possibilit, per, gli ancora preclusa. ora Karim attende lennesima decisione di un giudice che il suo avvocato ha invocato per porre riparo alla situazione dlillegalit di cui vittima. (redazione@piazzagrande.it)
Crescono i ragazzi che scelgono il no profit. Uno di loro Francesco: Per me una scuola di vita
che un giorno ti svegli e decidi di fare il volontario. La scelta deriva da un modo di vedere il mondo e la vita, da un modo di approcciarsi alle cose. una cosa che devi avere dentro. Linstancabile Francesco, la cui agenda giornaliera sembra pi fitta di quella di un general manager, al momento collabora in maniera continuativa con lassociazione harambe che svolge un lavoro sul campo di assistenza per gli immigrati su Bologna e provincia. Il progetto che sta seguendo consiste nellaiutare e nel seguire bambini e ragazzi, prevalentemente provenienti dalleuropa dellest, ospitati presso il campo di seconda accoglienza di via della Canapa. Noi andiamo l, in un luogo dove non c illuminazione pubblica e fa un freddo cane, e cerchiamo di farli divertire, di donare un po di gioia, di calore e di motivazione a questi ragazzi. Loro ci insegnano tantissimo. Sono pieni di vita, entusiasti e volenterosi. Inoltre, sono bravissimi a scuola, racconta entusiasta. Forse in giro per la citt ci sono pi Francesco di quanti non crediamo. motivati, con la voglia di cambiare le cose e alla ricerca degli strumenti giusti per farlo. (redazione@piazzagrande.it)
Sgomberi appartamenti e cantine Tinteggiature appartamenti e vani scale Stuccature, cartongessi, murature Verniciature infissi, termosifoni, cancelli Riparazione tapparelle, maniglie, serrature
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sistema, e finisce per cadere nei rischi della sovrapposizione degli interventi, della standardizzazione delle azioni, della stagnazione dei modelli. Sperimentando per di pi la frustrazione tipica di chi mette pezze, senza indicare vie duscita. Limbuto, per, mica un destino. e se vero che questi maledetti tempi di crisi soffocano la spesa sociale, resta da giocare la carta di una collaborazione intelligente. In occasione della presentazione della ricerca, Fio.psd ha chiesto alla politica di dare vita a un laboratorio di welfare concentrato sullhomelessness. Si tratta di studiare soluzioni nuove, non necessariamente a costi maggiorati (il piatto piange, si sa), ma pi coordinate e inclusive. e successivamente esportabili in altri ambiti dellassistenza. Dal profondo della strada possono salire idee e prassi, capaci di spalancare tempi e speranze nuovi. Affermare i diritti dei vulnerabili amplia per tutti lo spettro delle opportunit: lo diciamo da sempre, ora chiediamo di concretizzarlo.
Ma
quanti sono, in Italia? Alla fine, a definire profilo e presenze (stimate) dei senza dimora in Italia ci si arriver (grazie a migliaia di interviste, in corso nello scorcio finale del 2011). Intanto, abbiamo accumulato un patrimonio: dati e informazioni sui servizi per gli homeless. Conviene studiarlo: colma un vuoto di conoscenze lungo decenni e consente a operatori sociali, decisori politici e cittadini sensibili di valutare, in modo finalmente fondato, estensione, qualit ed efficacia delle risposte che il nostro paese mette in campo per offrire a tanti uomini e donne (trenta, sessanta, centomila? Il numero, in fondo, conta relativamente) percorsi di riscatto dalla vita in strada. Si apprende dunque (dalla prima fase, presentata a inizio novembre, della ricerca-censimento voluta da ministero del welfare, sostenuta da Caritas Italiana, condotta da Istat e Fio.psd) che in Italia 727 organizzazioni promuovono 3.125 servizi per senza dimora, che ar-
rivano a erogare 2,6 milioni di prestazioni allanno. Il panorama dei servizi (e la sua rappresentazione statistica) sono ricchi di dettagli: generalizzando si pu dire che prevalgono nettamente le risposte ai bisogni di sussistenza, che le iniziative sono pi concentrate a nord e a milano e Roma (bench il fenomeno esondi in provincia), che gli enti pubblici gestiscono una piccola minoranza di strutture. In sintesi, semplificando ma non travisando: tanti aiuti materiali di origine privata, scarsa propensione al reinserimento sociale in assenza di una meditata regia pubblica. Tale contraddizione assume linquietante sagoma di un imbuto assistenziale: nella diffusa galassia di interventi si infilano in molti, ma pochi ne scivolano fuori, verso una stabile condizione di autonomia (alloggiativa, lavorativa, relazionale). Senza politiche convinte, costanti e innovative, daltronde, il privato sociale (spesso religioso) pu esprimere tanta (fattiva) buona volont, ma difficilmente riesce a delineare risposte di
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Una sera a tavola con i diffusori del giornale
La composizione della clientela per paese dorigine non cambia, nonostante le cassiere italiane, il rapporto 1 a 3. Leuropa dellest domina insieme a una buona rappresentanza del maghreb. straniera la donna che non riesce a liberare il carrello dalla pila dei suoi simili, straniero luomo che chiede lelemosina alla porta, sono stranieri i due uomini con il carrello debordante di wurstel e confezioni di pan carr. Con il portabagagli pieno andiamo a cercare la macelleria. Nicu mi dice Ti porto io. Profonda Chinatown, ecco un emporio-macelleria cinese, pare che sia il pi economico in citt. Il bancone della carne contiene pezzi da Flinstones di animali improbabili. pregiudizio, in realt solo maiale. Nicu ne adocchia un ammasso, dice che quello abbastanza grosso e grasso. Va bene cos, che si macini. Abbiamo tutto, possiamo passare alla fase tre: cucinare. La cena si far nella sala dello zonarelli, mentre lattiguo centro sociale anziani Italicus ci presta la cucina. Senza di loro non ce lavremmo fatta, grazie. Nel pomeriggio arrivano loro, le cuoche, e fanno sul serio. Con un piglio da Char-
il quinto aliMento
01234567891011213141516 I senza dimora sarebbero il 30% dei partecipanti, il nostro inviato a New York ha incontrato uno di loro
Jason ha 50 anni ed parte attiva del movimento: Siamo i primi a essere interessati, ma tutti dovrebbero esserlo
p CeCILIA ANDReA BACCI
rima dei manifestanti di occupy Wall Strett, cera gi qualcun altro a presidiare zuccotti Park. Nel simbolo e quartier generale della rivolta contro le ingiustizie economiche e sociali, infatti, vivevano gi alcuni degli homeless di New York. Sono rimasti nel parco anche dopo linizio delle manifestazioni. In protesta o alla semplice ricerca di un rifugio? Lopinione pubblica divisa fra chi vede i senza dimora come i primi a essere colpiti dalla crisi, e dunque interessati alla protesta, e chi invece li classifica come semplici approfittatori della situazione. e anche il movimento al suo interno non presenta un unico punto di vista. Per alcuni dei manifestanti gli homeless, specialmente quelli affetti da problemi particolari, non costituirebbero altro che una zavorra per il movimento, mettendone in certi casi a repentaglio la sicurezza. entrando a zuccotti Park si respira laria
di una comune: musica, cibo, bagni, un po di sano yoga e un posto dove dormire. guardandosi intorno si pu incontrare gente di ogni tipo, dallo studente al manager redento fino agli homeless, appunto, che, secondo alcuni organizzatori, arrivano a costituire anche il 30% dei partecipanti totali. Fra di loro c Jason, 50 anni, che ogni tanto gravita intorno alla piazza distribuendo volantini e adesivi. Io? S, io sono un senza dimora e sto qui a zuccotti Park perch ho deciso che questa situazione non mi sta pi bene. Noi siamo i primi a essere interessati... voglio dire, tutti dovrebbero esserlo, questa crisi tocca da vicino chiunque e in queste strade ci dovrebbero essere veramente tutti spiega concitatamente. A chi lo addita come un approfittatore, cosa risponde? mica sto rubando il sacco a pelo a qualcuno, sto semplicemente cercando di far sentire la mia voce e mi dispiaRISPoNDeRe DIReTTAmeNTe AI PRoPRI AzIoNISTI. mA ANChe IL ComuNe DI BoLogNA hA AzIoNI heRA, DALLe quALI RICAVA TRA I 12 e I 14 mILIoNI DI euRo ANNuI. IL mANAgemeNT DeLLImPReSA hA quINDI mANo LIBeRA. CoSA FARe DuNque? DoBBIAmo INFoRmARe I CITTADINI DeL FATTo Che NoN SI TIeNe CoNTo DeLLA LoRo VoLoNT, SPIegA ANDReA CASeLLI DeL ComITATo ACquA BeNe ComuNe, A geNNAIo DARemo IL VIA ALLA CAmPAgNA oBBeDIeNzA CIVILe DoVe SI INVITeRANNo I CITTADINI AD AuTo-RIDuRSI Le BoLLeTTe DeLLACquA PeR LA CIFRA CoRRISPoNDeNTe ALLA RemuNeRAzIoNe DeL CAPITALe INVeSTITo. uN moDo PeR RATIFICARe LeSISTo ReFeReNDARIo PARTeNDo DAL ComPoRTAmeNTo DI ogNI SINgoLo CITTADINo. INFo Su ACquABeNeComuNeBoLogNA.WoRDPReSS. Com. (WWW.BANDIeRAgIALLA.IT)
ce che qualcuno stia cercando di gettare fango su una frangia del movimento. Lui non lucra sul movimento, anzi. Li vedi quelli l? ecco loro vendono gadget e un po se ne approfittano. Voglio dire, stiamo qui a combattere il capitalismo e poi spuntano questi che vendono gadget con la scritta Noi siamo il 99%? C qualcosa che non mi torna, conti-
nua scuotendo la testa. Chiunque pensi che il senza dimora rappresenti soltanto un elemento scomodo dovrebbe sentir parlare Jason. La gente non sta mollando, spiega, questo il messaggio che vogliamo trasmettere al mondo intero. Noi siamo il 99%, se non la facciamo sentire noi la nostra voce, chi lo far?. (redazione@piazzagrande.it) e LABBIAmo CoNCeNTRATA IN uNA PARoLA: geNTILezzA. LINVITo A RIFLeTTeRe SuL TemA STATo ACCoLTo L11 NoVemBRe SCoRSo DA STuDIoSI e INTeLLeTTuALI, Che hANNo DeCLINATo LA geNTILezzA IN DIVeRSI AmBITI: DALLeCoNomIA (ANDReA SegR) ALLARTe (eugeNIo RICComINI), DALLe ReLAzIoNI INTeRPeRSoNALI (FRANCeSCo CAmPIoNe) AI RAPPoRTI SoCIALI (gIoVANNI NICoLINI). uN FoRmAT INSoLITo e oRIgINALe SCeLTo, SPIegA DI gIANgIRoLAmo, PeNSANDo ALLe mIgLIAIA DI VoLoNTARIe e VoLoNTARI Che ogNI gIoRNo SI moBILITANo IN FAVoRe DeI PI DeBoLI, PeR RIDuRRe Le DISuguAgLIANze e TRASFoRmARe I BISogNI IN DIRITTI eSIgIBILI. Le RIFLeSSIoNI INToRNo ALLA geNTILezzA SoNo oRA DISPoNIBILI IN VIDeo SuL SITo WWW.AuSeRemILIARomAgNA.IT. (WWW.AuSeRBoLogNA.IT)
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Il Natale del 46
p mARCo guIDI
Gioielli di famiglia
p DoNATo uNgARo
lla fermata ci sono diversi passeggeri, alcuni mi guardano mentre il mio bus si avvicina, altri leggono il giornale, qualcuno parla al cellulare. Apro le porte e la voce del mio mezzo annuncia: linea tal dei tali, direzione pinco pallino. una donna che stava guardando una vetrina si scuote e, girandosi, si avvicina di corsa alla porta del bus, con una mano alzata e un carrellino della spesa nellaltra. A momenti restavo a piedi, grazie che mi ha aspettato, mi dice sorridendo. una signora di una certa et. ma le pare. Cosa guardava di tanto interessante?, mi permetto di chiederle. Cerano un bel paio di orecchini, in vetrina, e volevo capire a quanto li vendevano, mi dice la nonnina. Il negozio uno di quei tanti mercatini delloro che, negli ultimi anni, sono nati come funghi in giro per lItalia. Ah, capisco. Si voleva fare un regalo di Natale?, chiedo. macch, volevo portare qui degli orecchini che mi ha regalato mia madre, buonanima. Per poter comprare i regali di Natale ai miei nipotini. Sono stupito e faccio unaltra domanda. ma non le dispiace separarsi da un regalo fatto da sua madre?. Le mi spiega: eh see, ma cosa vuole che conti? solo roba vecchia, io penso allamore per i miei nipotini. Io insisto: e cosa pensava di comperare, con i soldi ricavati dagli orecchini?. Spero si tratti di oggetti durevoli o comunque di uguale valore, dal punto di vista affettivo. ho chiesto a mia figlia: uno vuole un videogioco, di quelli da tenere in mano. Laltro un telefonino nuovo. mi viene un gran magone, al pensiero che si possano vendere i gioielli di famiglia per due aggeggi elettronici made in China. magari il marito di quella donna chiss quali sacrifici ha fatto, per regalare gli orecchini alla moglie, e ora vanno al novello monte dei Pegni. ma sua figlia lo sa che lei vender gli orecchini per comprare quei regali?, provo a chiedere. e cosa vuole che gliene importi? Non devo mica rendere conto a nessuno della mia roba. Conta di pi laffetto dei nipoti; lo capir anche lei, quando arriver alla mia et. Spero proprio di no, signora; comunque, Buon Natale. (donatoungaro@piazzagrande.it)
rriva Natale e mi viene in mente una vecchia canzone del sud: mo vene Natale, senza denari. Limpressione che per molti questo sar un Natale povero, senza denari, senza doni e con nemmeno la soddisfazione di viverlo in famiglia, visto che le famiglie di un tempo, numerose, avvolgenti, magari terribili ma protettive non ci sono quasi pi. mi viene in mente il primo Natale di cui abbia memoria precisa, quello del 1946. eravamo in casa dai nonni, una ex cascina alla allora estrema periferia cittadina. Le camere scaldate erano due: la cucina e la sala, una stanza pi grande con un camino, che veniva acceso giusto la vigilia di Natale. eravamo poveri, sconfitti in gran parte (met della famiglia aveva militato dalla parte sbagliata e nemmeno perch fosse fascista ma per la rabbia dell8 settembre, il disprezzo per il re e per i comandi supremi), con lutti freschi (mia madre, mio fratello, ladorata bisnonna) eppure eravamo insieme. mio zio aveva costruito con nastro isolante rosso e piccole lampadine delle candele elettriche che facevano bella mostra su un abete, assieme a qualche mandarino e poche palle di vetro. gli uomini, finita la cena (i primi tortellini), fumavano e sotto lalbero apparve un pacco. era un povero giocattolo di legno, una marionetta, ma a me sembr bellissima. era il mio regalo di Natale. ma il regalo pi bello era stare tutti assieme. Compresi i cugini che
erano andati in montagna e ne erano scesi con la stella rossa sul berretto e il mitra Sten imbracciato. uno stare insieme propiziato dalla frase che mia nonna disse appena tutti si sedettero: Al prem cal dscorr ed pultica ai spac la tsta (il primo che parla di politica gli spacco la testa). e fu un bel Natale di gente povera che non sapeva bene cosa avrebbe fatto e come, ma che era assieme e assieme guardava al futuro. oggi arrivano Natali diversi di gente sperduta, spesso sola, senza speranze. e mi ricordo ancora mia nonna: Sai, marco, da star male andare a star meglio sono capaci tutti. il contrario che difficile. gi, difficile da star bene (oddio, bene, decentemente) tornare a star male, cio a non aver speranze, non aver soldi, non aver lavoro, non aver nessuno che ti dia una mano, almeno moralmente. e di questi Natali ho il timore che ce ne dobbiamo aspettare tanti. Sperando che i buoni samaritani, siano essi quelli della Caritas, dellassistenza comunale, delle associazioni varie, continuino il loro lavoro. Lo so, non un gran che un piatto caldo e un sorriso, ma, almeno a Natale, possono fare una piccola differenza. Possono farti sentire, magari solo per poco, parte di una famiglia, quella umana, da cui a volte ti pare di esser stato escluso a causa di forze tanto pi grandi di te.
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Noella Bardolesi, vedova di un operaio delle officine grandi Riparazioni, ha raccontato la sua esperienza: Nel 2018 picco di decessi
ono nata e cresciuta a Lille, citt mineraria nel nord della Francia. Da piccola vedevo i minatori ammalarsi e morire di silicosi, a causa di tutto il carbone respirato negli anni; tutto questo passava sotto silenzio, senza che ai lavoratori venisse riconosciuto il danno ricevuto. Dopo tanti anni Noella Bardolesi ha visto anche suo marito Loriano genovesi morire troppo presto, a causa dellesposizione prolungata allamianto, respirato durante il suo lavoro presso le officine grandi riparazioni di Bologna. Dopo la morte di Loriano, due suoi colleghi, Salvatore Fais e Silvano De matteo, hanno pregato Noella di scrivere della sua esperienza. Non esistevano libri che raccontassero il punto di vista dei familiari, e il silenzio sembrava avvolgere le storie di chi muore per lamianto. Cos Noella ha accettato, intitolando il suo libro Silenzio, non si deve sapere (Bacchilega editore). I proventi andranno allIstituto Ramazzini per la ricerca sul cancro e alla Fondazione Ant. Nel frattempo lesistenza delle ogr a rischio: le Ferrovie ne prevedono la chiusura nel 2014. Dopo le lotte per la sicu-
rezza, gli oltre 600 lavoratori si trovano a dover lottare per continuare a far esistere quello che viene riconosciuto come un centro di eccellenza per la manutenzione dei treni. Noella, quali pensi che siano i motivi della poca visibilit che hanno le storie legate allamianto? Credo che entrino in gioco tanti fattori: prima di tutto lobbligo di risarcimento a cui le aziende responsabili dovrebbero essere tenute; le Ferrovie dello Stato, proprietarie delle ogr, hanno molte cause aperte per questi motivi. oggi difficile che non si riesca ad arrivare a un risarcimento, visto che stato provato il collegamento diretto tra lesposizione allamianto e il mesotelioma pleurico, la malattia ancora senza speranza di cura che ha colpito mio marito. Segnalo che nel 2018 previsto un altro picco di decessi per amianto, dato che la malattia pu insorgere anche a quarantanni dallesposizione. Ma oggi la minaccia dellesposizione allamianto esiste ancora? S, perch c un problema di bonifica e di smaltimento dellamianto presente
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seMPreverDi
ella societ dei consumi che produce, usa e distrugge a ciclo continuo, facile diventare un rifiuto: un oggetto qualunque diviene immondizia nello stesso momento in cui il suo proprietario se ne libera. eppure ci sono posti, anche a Bologna, dove quello stesso oggetto pu trovare una seconda vita. A Borgo Panigale (in via marco emilio Lepido 186) nata Second Life, larea del riuso della citt di Bologna, luogo in cui gli oggetti acquistano una nuova vita e dove cittadini e associazioni possono scambiarsi gratuitamente qualunque libro, vestito, elettrodomestico o piccolo
oggetto di mobilio, purch in buono stato. un gioved pomeriggio sono entrata nel capannone colorato di Second Life, accolta da zeno gobetti della cooperativa Fare mondi, che, assieme a La Strada, responsabile del centro. mi viene subito fatto presente che qui non necessario lasciare qualcosa in cambio di ci che si prende: limportante ridare una casa agli oggetti orfani di proprietari, e magari donare qualche euro per finanziare progetti di utilit sociale. Le offerte che raccogliamo, spiega zeno, serviranno a finanziare i progetti di orius, un gruppo di cooperative e associazioni che si occu-
pano di temi ambientali. Io consegno comunque un cellulare vecchio ma ancora funzionante e un portapenne mai adoperato: i miei articoli vengono inseriti nel catalogo ed esposti in bella vista sugli scaffali. giro indisturbata per gli stretti corridoi alla ricerca di oggetti da portarmi a casa, ma tra lasciugacapelli azzurro anni 70, la macchina da scrivere e la racchetta da tennis vintage, non riesco proprio a decidere. Infine la scelta: una lavagna magnetica da appendere in cucina; un album pieno di 78 giri di musica popolare; 600 grammi di lana gialla con cui far una sciarpa per
linverno. Second life, mi spiega zeno, un modo alternativo di concepire lutilit dei beni. Il consumo rappresenta il modo per acquisire dei beni che soddisfano dei bisogni. una volta soddisfatto quel bisogno il bene diventa automaticamente un costo e quindi un rifiuto. qui invece si possono acquisire beni anche per un bisogno temporaneo, per poi rimetterli a disposizione di altri. un passaggio dal possesso alluso, dalla propriet allutilit. In altre parole, un modo per aggredire il concetto stesso di rifiuto. (www. sottobosco.info)
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Viaggio nel network che riunisce le realt calcistiche dei senza dimora
agari non faranno concorrenza a Pirlo o Buffon, per anche gli homeless giocano a calcio, e ci tengono a un posto nella nazionale italiana, quella che nel 2011 andata in trasferta a Parigi e nel 2010 a Rio De Janeiro, per partecipare alla homelss World Cup. Per selezionare e preparare la squadra azzurra dal 2010 nata lhomeless Italian Cup, una rete di coordinamento tra associazioni operanti nel sociale, sorta proprio per dare un referente stabile allorganizzazione internazionale che gestisce la homeless World Cup. Il network agisce fornendo un coordinamento alle singole realt associative, e una formazione di tipo tecnico sportivo ai partecipanti, ma questo solo laspetto pi evidente. Il suo obiettivo primario, infatti, quello di fornire aiuto alle persone in stato di disagio, promuovendo la cultura del benessere attraverso una sana e frequente attivit fisica. Le associazioni facenti parte della rete di home-
usati dalle giovanili del milan) in compagnia del C.T. della Nazionale massimo gusmeroli e del suo vice Carlo Capriotti. Per il futuro del network, in considerazione dellaumento del numero di donne, si profila la possibilit di aggiungere una squadra femminile a quella maschile. Inoltre, grazie alla collaborazione av-
viata di recente col circuito 24h di calcio a cinque, le occasioni di gioco diventano sempre pi numerose. Lintenzione della homeless Italian Cup ora sarebbe quella di unire i singoli eventi tenutisi finora in sedi diverse (milano, Torino, morbengo) in ununica grande manifestazione nazionale. (redazione@piazzagrande.it)
la sindrome di yogo
p gIANLuCA moRozzI
eh, be, ci mancava la sindrome di Paolo Montanari detto Y ogo, al Bologna di questanno. Paolo Montanari (detto Y ogo per motivi misteriosi) non un noto calciatore: giocava con me e con altri casi umani in un campetto parrocchiale dietro via dellarcoveggio, di quelli con la ferrovia che scorre dietro una porta, di quelli con le due fasce di erba alta tipo giungla e le aree brulle, aride e gibbose. Paolo Montanari detto Y ogo era uno che si emozionava davanti al portiere. Prendeva il pallone nellerba alta di una delle due fasce, dribblava agilmente un terzino in genere un nano sui quattordici anni -, dribblava lo stopper al confine tra lerba alta e le zone brulle un lungagnone brufoloso sui sedici anni, - dribblava il libero nelle zone gibbose un trentenne alla disperata ricerca di compagni di gioco-, e finalmente si trovava da solo davanti al portiere. il portiere, in genere, non era esattamente Jascin il ragno nero. chi giocava in porta in quei campetti parrocchiali era il grassone di turno o lincapace di turno o il deficiente di turno, insomma, una vittima sacrificale che veniva messa tra i pali e tra unazione e laltra sgranocchiava un Mars. ecco: dopo aver dribblato mezza squadra, Paolo Montanari detto Y ogo si emozionava. vedeva il sacro rettangolo formato dai pali e dalla traversa, si emozionava, e ciabattava alto. la sindrome di Paolo Montanari detto Y ogo ha colpito kone prima a verona col chievo, e poi in casa col cesena: quando ha dribblato agilmente mezza difesa, prima di tirare in fallo laterale. e poi ha colpito ramirez a cagliari, quando si bevuto tutta la difesa avversaria e poi, anzich segnare il gol dellanno, ha tirato in curva. come risultato, dopo la sconfitta tutto sommato accettabile di Palermo accettabile perch a Palermo hanno perso tutti -, c stato lorrido, agghiacciante, inqualificabile derby perso in casa col cesena. che era ultimo, ultimissimo, agonizzante, senza vittorie, e adesso, grazie alla nostra opera di beneficenza, si rilanciato. e c stato il pari a cagliari, col ritorno al gol su azione di Di vaio dopo otto - dico otto - mesi, il pareggio su un classico rigore di compensazione, e il numero alla Paolo Montanari di ramirez a due minuti dalla fine. nel frattempo abbiamo anche avuto modo di vedere allopera le seconde linee in un Bologna-crotone giocato alle quindici di mercoled, ottimo orario per invogliare la gente ad andare allo stadio (e infatti il numero delle presenze sugli spalti era di poco superiore allintera rosa del Bologna), una di quelle partite in cui per tutto il primo tempo ti chiedi Ma quello sconosciuto a sinistra chi , vitale?, no, crespo, e quellaltro l a centrocampo chi ?, t aider?, ah, vero che c t aider nel Bologna. una di quelle partite in cui vedi finalmente giocare loggetto misterioso rickler e ti ritornano in mente certi difensori del passato, tipo Giuseppe casabianca, o t roise, o De Mol, in cui trovi il nostro ex centrocampista loviso - a cui molti pronosticavano un glorioso futuro e addirittura la nazionale - con la maglia del crotone, e quantomeno scopri che vantaggiato sa fare gol, che Gimenez ogni tanto la mette dentro, e che c una bella differenza, ora come ora, tra serie a e serie B. ora c il siena, domenica prossima. una di quelle partite, come si dice, da vincere anche con un gol di naso del portiere. speriamo, ragazzi!
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saggio dallinfanzia alladolescenza. mi piace prenderle alla lettera, le metafore, come vengono prese alla lettera nelle fiabe. Cos Bruno nel primo libro ed elga nel secondo hanno una forte tensione verso il mistero rappresentato dal re dei fiumi e dalla donna-lupo. Sia il re che la donna-lupo per non compaiono mai... Sono elementi tanto forti quanto assenti. Sono totalmente evocativi. Sono figure che i protagonisti non conoscono ma da cui sono affascinati. Sentono che potrebbero essere una chiave di lettura per la loro crescita. Nel caso della donna-lupo elga ha qualcosa in cui identificarsi. Nel caso del re del fiume pi un senso di potere. Sono figure misteriose perch misteriosa la comprensione della vita, misterioso quello che loro stessi potranno diventare. Anche la natura che circonda le storie misteriosa. Come hai scelto le ambientazioni? Il re dei fiumi ambientato negli anni 70, nelle campagne emiliane, mentre la vicenda narrata ne La coda del lupo si svolge sullAppenino, nel primo 900. Sono entrambi paesaggi rurali: li trovo interessanti, mi piace disegnarli, e poi un mondo che nei fumetti non venuto
tanto fuori. ma soprattutto sono luoghi che conosco bene. Il re dei fiumi ambientato nei posti dove sono cresciuto, non sarei riuscito ad ambientare una storia a milano, per dire, perch non ho mai vissuto in una citt cos. I due libri hanno senso insieme perch il primo ambientato nei luoghi da dove viene la famiglia di mia madre, il secondo in quelli della famiglia di mio padre. Sei partito da racconti di famiglia? ho usato alcune atmosfere e sensazioni. La protagonista di La coda del lupo viene dai racconti di mia nonna: suo padre era orfano, era stato abbandonato perch probabilmente era figlio di una suora o di un prete. Per cui lui per tutta la vita ha disprezzato la Chiesa, sputando per terra quando vedeva passare un religioso. Anche alcuni personaggi qua e l vengono dai racconti dei miei nonni, come limbonitore che arriva in paese per vendere i suoi preparati.
Raccontando la fine dellinfanzia parli anche della fine di quel mondo contadino-rurale? un po vero, c la fine di questi mondi, di questi rapporti, compresa la religiosit e la superstizione. In realt per penso che quel mondo sia tuttora presente, ma c un senso quasi di censura verso un passato italiano che non tanto lontano, ma visto come degradante. Com cambiato il tuo modo di disegnare fra i due libri? mi piace pensare che il disegno sia abbastanza funzionale alla storia. Per La coda del lupo ho trovato il mood del racconto quando ho capito che potevo lavorare molto sul nero anche nelle scene di luce, allaperto. stato il momento in cui la storia ha avuto una svolta, ha trovato il tono giusto. mentre nel Re dei fiumi la pennellata era un po sfilacciata, un po bagnata, come la storia stessa doveva essere. (redazione@piazzagrande.it)
Neve e mafia
p mARINA gIRARDI
primi freddi mi portano Ilona orkidea, una ragazzona finlandese dai lacrimosi occhi chiari che venuta in vacanza in Italia per fuggire ai menoventi-gradi del suo paese... e per vedere il Teatro dellopera, of course! Ilona mi pone una serie di dettagliate domande sulla condizione degli artisti qui da noi, vuole sapere se sia dura come in Finlandia, perch lei, pur essendo una pittrice e compositrice di musica
classica, si guadagna da vivere lavorando per un centro di statistiche. Le rispondo che in Italia la vita dura quasi per tutti. Per via della crisi?, mi chiede. S, anche, e le spiego un paio di cosette a proposito delle lobby e dei rapporti tra la mafia e i nostri governanti. Ilona si fa seria seria, mi si avvicina con aria da cospiratrice e mi d una soffiata: ho intenzione di prendere in affitto un appartamento in Sicilia e quando sar
l indagher sulla mafia!. Le dico che se quello il suo scopo non necessario spingersi cos a sud. Lei mi ha spiegato, riacquistando il suo sorriso di zucchero, che in fondo per lei limportante fuggire lontano dalle scandinave nevi perenni. (marina girardi, in arte magira, una fumettista e illustratrice nata a Belluno
nel 1979. Vive a Bologna da pi di dieci anni e quasi ogni sabato dipinge in via oberdan. Il suo blog www.magira.altervista.org)
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New Jersey, la rockstar ha aperto Soul kitchen: un ristorante dove si mangia bene e ciascuno paga quel che pu
Ariete
Bilancia
Toro
Scorpione
egli Stati uniti dAmerica, una persona su sei va a letto affamata. questo stato il motivo che ha spinto il famoso cantante Jon Bon Jovi ad aprire un ristorante equo-solidale assieme a sua moglie Dorothea hurley. Il ristorante in questione si chiama Soul Kitchen, stato inaugurato a ottobre nel New Jersey, citt natale di Bon Jovi, ed finanziato dalla JBJ Soul Foundation, associazione onlus che il cantante ha fondato nel 2006 con lobiettivo di aiutare le persone pi bisognose. Soul Kitchen (cucina dellanima) solo lultimo dei progetti sociali messi in atto dalla star americana. Nel 2005, Bon Jovi aveva donato un milione di dollari alla fondazione di beneficenza Angel Network di oprah Winfrey, celebre conduttrice di un talk-show americano, e soltanto un anno dopo JBJ decideva di creare una propria ong, unassociazione che dalla sua nascita ha provveduto a fornire un allog-
gio a pi di 150 famiglie in tutti gli Stati uniti. Lultima delle idee di Bon Jovi, aprire un ristorante per sfamare la citt che lo ha visto crescere, ha riscosso successo fin dal primo giorno di inaugurazione. ovviamente la fama si deve alla figura del cantante, ma soprattutto alla caratteristica che differenzia il ristorante dal resto dei bistrot del mondo, ovvero il suo prezzo. Nel Soul Kitchen paghi
quello che puoi, e se sei un disoccupato o un senza tetto puoi sdebitarti lavando i piatti o dando una mano nella lavorazione dellorto di propriet del negozio. Il menu, pieno di ingredienti di prima qualit e biologici, fa capire che non si tratta della tipica mensa per poveri, ma di un ristorante dalta cucina accessibile a tutti. Cosa offre la casa oggi? Braciole di maiale, salmone alla griglia o torta di carote con glassa al limone e crema di formaggi: una vera delizia quasi gratis e inoltre a scopo sociale. e Jon Bon Jovi di cosa si occupa allinterno della sua cucina dellanima? Invece di accogliere i clienti allingresso, egli stesso confessa che preferisce nascondersi dietro i fornelli: Laltro giorno ero alla Casa Bianca, sono salito sul treno, mi sono cambiato nel bagno e sono arrivato giusto in tempo per lavare i piatti. Sono un lavapiatti io. Non so cucinare. Sincerit e buon cuore allartista non mancano di certo. (redazione@piazzagrande.it)
Gemelli
Sagittario
Cancro
Capricorno
DeLICATo PANoRAmA PIANeTARIo, mA mARTe VI ReNDe INTRAPReNDeNTI
Leone
Acquario
Vergine
Pesci
(canniclau@libero.it)