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Le basi patologiche
delle malattie
Patologia generale
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V. Kumar , MBBS, MD, FRCPath N. Fausto , MD
Alice Hogge and Arthur Baer Professor Professor and Chairman, Department of Pathology
Chairman, Department of Pathology University of Washington School of Medicine
Executive Vice Dean, Division of Biologic Sciences Seattle, Washington
and The Pritzker School of Medicine
The University of Chicago, Chicago, Illinois
J.C. Aster , MD, PhD
Robbins e Cotran
Le basi
patologiche
delle malattie
Patologia generale
8a edizione
con la collaborazione di
Gavino Faa, Vito Franco
Eugenio Maiorano, Rodolfo Montironi
Lucio Palombini, Mauro Papotti
Anna Sapino, Giovanni Tallini
illustrazioni di
James A. Perkins, MS, MFA
Titolo originale dell’opera
ROBBINS AND COTRAN PATHOLOGIC BASIS OF DISEASE, 8/E - Unit 1
Copyright © 2010 by Saunders, an imprint of Elsevier Inc.
All rights reserved.
ISBN 978-1-4160-3121-5
Traduzione dalla lingua inglese per conto di Elsevier Srl a cura di: Trans-Edit Group Srl, Milano
(Alberto Maria Saibene, Manuela Bolis, Silvia Codo, Federica Torello, Silvia Vivan,
Daniele Russo, Maria Gloria Nobili, Serena Fortin, Grazia Pula, Giuseppe Gullo, Elisa Rubino)
ISBN 978-88-214-3175-3
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi
mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi. Tuttavia il lettore potrà effettuare
fotocopie per uso personale nei limiti del 15% del presente volume dietro pagamento alla SIAE del compenso
previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS
e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000. Le ri-
produzioni ad uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15%
del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, via delle Erbe 2, 20121 Milano,
telefax 02 809506, e-mail: aidro@iol.it
La medicina è una scienza in continua evoluzione. La ricerca e l’esperienza clinica ampliano costantemente le
nostre conoscenze, soprattutto in relazione alle modalità terapeutiche e alla farmacologia. Qualora il testo faccia
riferimento al dosaggio o alla posologia di farmaci, il lettore può essere certo che autori, curatori ed editore hanno
fatto il possibile per garantire che tali riferimenti siano conformi allo stato delle conoscenze al momento della pubbli-
cazione del libro. Tuttavia, si consiglia il lettore di leggere attentamente i foglietti illustrativi dei farmaci per verificare
personalmente se i dosaggi raccomandati o le controindicazioni specificate differiscano da quanto indicato nel
testo. Ciò è particolarmente importante nel caso di farmaci usati raramente o immessi di recente sul mercato.
Elsevier Srl
Via Paleocapa 7, 20121 Milano
Tel. 02.88.184.1
www.elsevier.it
Printed in China
Finito di stampare nel mese di luglio 2010, presso “China Translation & Printing Services” Ltd, Hong Kong
Presentazione
dell’edizione italiana
Sono trascorsi cinquant’anni da quando Stanley Robbins ha pubbli- poiché la consultazione di quest’opera risulterà utile per molti anni
cato la prima edizione di quest’opera straordinaria. Il libro ha acqui- a venire.
sito negli anni nuovi Editors, ed oggi l’ottava edizione vanta quattro Il mio Maestro Antonio Maria Mancini, che ha curato tutte le
Editors e ventiquattro Autori. Malgrado ciò, il libro sembra essere edizioni italiane fino alla VI e, dopo di lui, il sottoscritto abbiamo
stato scritto da un unico autore, non ha perso nulla in freschezza e sempre considerato un grande onore poter curare le traduzioni in
fornisce le più recenti e aggiornate informazioni utili e necessarie lingua italiana del “Robbins”, come viene chiamato dagli studenti.
alla comprensione dei singoli argomenti. Sono particolarmente Quest’opera è anche dimostrazione di impegno didattico da parte
sorprendenti la precisione del linguaggio e la sintesi delle nozioni di tutti gli amici e i colleghi che hanno collaborato alla revisione
nonostante il notevole incremento dei contenuti. della traduzione.
L’opera è interamente consultabile online in lingua inglese. Online Nel ringraziare tutti i collaboratori, è impossibile dimenticare
è possibile inoltre trovare casi clinici e il microscopio virtuale che l’efficienza e la professionalità di tutto lo staff della Casa Editrice
consente di “analizzare” campioni su vetrino con diversi gradi di Elsevier.
ingrandimento. Le oltre 1600 figure, anch’esse scaricabili per Power-
Point, e la bibliografia, che può essere integralmente consultata via
PubMed, rappresentano un ausilio didattico che non ha pari. Lo Vincenzo Eusebi, MD, FRCPath
studente di Medicina e Chirurgia (ma anche di Odontoiatria e Pro- Università degli Studi di Bologna
tesi dentaria e di Biotecnologia) trarrà giovamento dallo studio di Sezione di Anatomia, Istologia e Citologia Patologica
questo libro, giovamento che lo accompagnerà anche dopo la laurea, “Marcello Malpighi”
v
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Prefazione: celebrando
il cinquantenario
Nel presentare l’ottava edizione di Pathologic Basis of Disease ci compiuti nel campo della tecnologia di sequenziamento del DNA,
soffermiamo un attimo per tornare con la memoria a cinquant’anni e completata dai principi dell’analisi genome-wide, oggi divenuta
fa, quando veniva pubblicata la prima edizione di quest’opera, allora uno strumento fondamentale per lo studio di patologie umane
intitolata Pathology with Clinical Correlations (per chi non lo sapesse, complesse come il cancro e il diabete.
le prime tre edizioni furono pubblicate con questo titolo, per cui Il Capitolo 9 è stato interamente rivisto e riorganizzato alla luce
l’attuale “ottava edizione” è in realtà l’undicesima di quest’opera). della sempre crescente importanza assunta dai fattori ambientali
Nella prefazione della prima edizione, Stanley Robbins nella patogenesi umana.
scriveva: Il Capitolo 17 è stato completamente riscritto e propone nuove
nozioni sulla patogenesi della malattia infiammatoria intestinale
“Ma lo studio della morfologia è solo una parte della patologia. e dei tumori gastrointestinali.
La patologia fornisce un notevole contributo alla medicina clinica. Il Capitolo 22, che tratta le malattie dell’apparato genitale fem-
Il patologo è interessato non soltanto a riconoscere le alterazioni minile, include la discussione delle basi molecolari del cancro,
strutturali, ma anche a comprenderne il significato, ossia gli effetti dell’endometriosi e della preeclampsia.
che questi cambiamenti producono sulla funzione cellulare e L’intero volume, oltre a essere stato rivisto e riorganizzato, è stato
tissutale e, in ultima istanza, le conseguenze di tali modificazioni arricchito di numerose nuove immagini e schemi, e molte delle
sul paziente. Lungi dall’essere una disciplina avulsa dal paziente, vecchie “perle” sono state migliorate con l’ausilio della tecnologia
è un approccio fondamentale per una migliore comprensione digitale. Speriamo dunque che anche i veterani del “Robbins”
della malattia e costituisce dunque un elemento portante di una apprezzeranno le illustrazioni e le immagini, rinnovate per qualità
solida medicina clinica.” e chiarezza.
“Conoscere il come e il perché è importante quanto conoscere il
fenomeno.” Laddove necessario, abbiamo integrato la trattazione della pato-
genesi e della fisiopatologia con la descrizione delle nuove scoperte,
Nel linguaggio odierno, quanto affermato da Robbins nel 1957 è senza però mai dimenticare che lo “stato dell’arte” risulta di scarso
che la patologia consiste nello studio dei meccanismi di malattia e valore se non affina la comprensione dei meccanismi alla base delle
che la morfologia costituisce uno strumento (l’unico disponibile malattie. Come nel passato, non abbiamo trascurato di affrontare
all’epoca) per indagare la patogenesi delle varie affezioni e le corre- problemi “irrisolti”, guidati dalla convinzione che molti, nel leggere
lazioni cliniche. Nel corso degli ultimi cinquant’anni l’approccio non questo libro, potrebbero essere incoraggiati a intraprendere un
è cambiato e continua a essere il principio guida per l’attuale edizio- percorso di scoperta.
ne. La differenza fondamentale è che oggigiorno disponiamo di molti Nonostante i cambiamenti presentati sopra, gli obiettivi riman-
più strumenti di supporto alla morfologia, tra cui la biologia mole- gono gli stessi enunciati da Robbins e Cotran nelle precedenti
colare, la genetica e l’informatica, per menzionarne soltanto alcuni. edizioni:
Di fatto, potremmo affermare che questo volume presenta le basi
molecolari delle patologie umane con correlazioni cliniche. Questa Integrare nella discussione dei processi e dei disturbi patologici
edizione, come tutte le precedenti, è stata ampiamente rivista e al- le più recenti informazioni disponibili, sia morfologiche sia
cune parti sono state completamente riscritte. Tra le modifiche più molecolari.
significative rientrano le seguenti: Organizzare le informazioni in presentazioni logiche e uniformi,
favorendo la leggibilità, la comprensione e l’apprendimento.
Il Capitolo 1 è stato completamente riorganizzato così da com- Mantenere il volume entro una dimensione ragionevole pur
prendere l’intero spettro delle risposte cellulari alla lesione, fornendo allo stesso tempo un’adeguata trattazione delle lesioni,
dall’adattamento al danno subletale fino alla morte cellulare. dei processi e dei disturbi di particolare rilevanza. In quest’ottica,
Il Capitolo 3, incentrato sulla riparazione dei tessuti e sulla cica- l’opera è stata snellita di un’ottantina di pagine (forse con il di-
trizzazione delle ferite, è stato ampiamente rivisto e completato sappunto degli appassionati di sollevamento pesi).
con nuove ed entusiasmanti informazioni sulla biologia delle cel- Porre notevole enfasi sulla chiarezza della scrittura e sull’uso
lule staminali, sui meccanismi di trasmissione dei segnali dei fattori appropriato del linguaggio, nella consapevolezza che un testo che
di crescita e sui meccanismi che sono alla base della fibrosi. dovesse richiedere un eccessivo sforzo di comprensione sottrar-
Il Capitolo 5 include una sezione interamente aggiornata sulla rebbe inutilmente tempo ed energie allo studio, ostacolando il
diagnosi molecolare, in cui si rende conto dei rapidi progressi processo di apprendimento.
vii
viii Prefazione: celebrando il cinquantenario
Creare un’opera pensata anzitutto per essere un testo di studio separatamente nell’Interactive Case Study Companion, sviluppato
che accompagni lo studente lungo tutti gli anni di corso e durante da uno di noi (VK) in collaborazione con Herb Hagler, PhD, e Nancy
l’internato, ma che allo stesso tempo fornisca sufficienti dettagli Schneider, MD, PhD (University of Texas, Southwestern Medical
e approfondimenti per andare incontro agli interessi di lettori più School, Dallas). I casi sono stati scelti e organizzati con l’intento di
esigenti. perfezionare e consolidare l’apprendimento offrendo agli studenti
la possibilità di applicare le nozioni acquisite per risolvere casi clinici.
È stato ripetutamente riferito dai lettori che uno degli aspetti più Un microscopio virtuale consente di esaminare immagini selezionate
apprezzati di questo libro, che lo rende tanto valido, è la sua attualità. a diversi livelli di ingrandimento.
Ci siamo sforzati di mantenere tale caratteristica fornendo nuove L’ottava edizione è inoltre caratterizzata dall’ingresso di un nuovo
informazioni e riferimenti estrapolati dalla più recente letteratura, coautore, Jon Aster. Tutti e quattro abbiamo revisionato, analizzato
molti dei quali pubblicati nel 2008 e alcuni nella prima parte del 2009. criticamente e curato ciascun capitolo per garantire l’uniformità di
Riferimenti classici di più vecchia data sono stati tuttavia mantenuti stile e la scorrevolezza che sono sempre state le caratteristiche di-
per fornire la fonte originale ai lettori con maggiore esperienza. stintive di questo libro. Insieme, speriamo di essere riusciti a tra-
Giacché viviamo in un’era digitale, il testo sarà disponibile anche smettere al lettore le basi scientifiche per la pratica della medicina e
online per coloro che acquistano l’edizione cartacea. Questa modalità di avere acceso in lui il desiderio di apprendere più di ciò che possa
di accesso consentirà al lettore di effettuare ricerche in tutto il volu- essere racchiuso in qualsiasi testo.
me, con la possibilità di inserire segnalibri e annotazioni personali, VK
nonché di utilizzare PubMed per consultare i documenti di riferi- AKA
mento e approfittare di numerose altre interessanti funzionalità. NF
Online saranno inoltre disponibili casi di studio, fino a oggi raccolti JCA
Ringraziamenti
Gli autori sono grati a un gran numero di persone che hanno con- collaboratori e l’editore. Senza la sua dedizione a questo libro e la sua
tribuito sotto molti punti di vista al completamento di questo meticolosa attenzione per i dettagli, il nostro compito sarebbe stato
testo. molto più difficile. La grafica del volume è stata curata quasi intera-
In primo luogo, tutti e quattro esprimiamo la nostra gratitudine mente da James Perkins, Assistant Professor of Medical Illustration
agli autori che hanno partecipato al volume per l’impegno profuso. presso il Rochester Institute of Technology. La sua abilità nel conver-
Molti sono veterani di precedenti edizioni, altri sono nuovi di questa tire concetti complessi in immagini semplici ed esteticamente prege-
ottava edizione. Tutti sono riportati nel sommario. I loro nomi con- voli ha considerevolmente migliorato il libro.
feriscono autorità all’opera e per questo siamo loro grati. Molte persone associate al nostro Editore, Elsevier (sotto il mar-
Molti colleghi hanno migliorato il testo leggendo vari capitoli e chio W.B. Saunders), meritano un particolare ringraziamento. Spicca
fornendo utili revisioni critiche nella loro area di competenza. Questi tra queste Ellen Sklar, Production Editor, che ha supervisionato la
comprendono i Dottori Michelle LeBeau, Jerry Krishnan, Julian So- produzione del libro. La sua conoscenza delle esigenze degli autori e
lway, Elyssa Gordon, Ankit Desai, Sue Cohen, Megan McNerney, Peter delle complessità insite nella pubblicazione di un testo ha contribuito
Pytel e Tony Chang (University of Chicago); il Dr. Serdar Bulun a rendere la nostra vita meno complicata. William Schmitt, Publi-
(Northwestern University, Chicago); i Dottori Steven Deeks, Sanjay shing Director of Medical Textbooks, è sempre stato il nostro soste-
Kakar, Zoltan Laszik, Scott Oakes, Jay Debnath e Michael Nystrom nitore e ora anche un caro amico. I nostri ringraziamenti vanno
(University of California, San Francisco); il Dr. Lundy Braun (Brown inoltre al Managing Editor Rebecca Gruliow e al Design Manager
University) e il Dr. Peter Byers (University of Washington); i Dottori Ellen Zanolle di Elsevier. Indubbiamente vi sono molti altri “eroi” che
Frank Bunn, Jeffery Kutok, Helmut Rennke, Fred Wang, Max Loda e potrebbero essere stati involontariamente dimenticati; a loro diciamo
Mark Fleming (Harvard Medical School); il Dr. Richard Aster (Mil- “grazie” e ci scusiamo per non averli ringraziati singolarmente.
waukee Blood Center and Medical College of Wisconsin). Un ringra- Impegni di simile mole si ripercuotono inevitabilmente sulle
ziamento particolare è dovuto al Dr. Raminder Kumar per l’aggior- famiglie degli autori. Desideriamo pertanto ringraziare le nostre
namento delle informazioni cliniche e per la scrupolosa correzione consorti, Raminder Kumar, Ann Abbas, Ann DeLancey ed Erin
di numerosi capitoli. Molti colleghi hanno fornito preziose fotografie Malone per la loro pazienza, il loro amore e il loro sostegno in questa
dalle loro raccolte, per le quali sono individualmente citati nel testo. avventura e per la tolleranza mostrata rispetto alle nostre assenze.
Il nostro personale amministrativo merita sicuramente di essere Infine, Vinay Kumar, Abul Abbas e Nelson Fausto desiderano
menzionato per avere mantenuto l’ordine nelle caotiche vite degli esprimere il loro profondo apprezzamento per la decisione del Dr.
autori e averli prontamente pungolati, quando necessario, per rispet- Jon Aster di unirsi alla squadra. Da anni Jon dimostra di essere un
tare i molteplici impegni relativi al libro: Valerie Driscoll e Garcia collaboratore di eccellenza e oggi aggiunge lustro all’intero volume.
Wilson (University of Chicago); Ana Narvaez (University of Califor- Malgrado le differenze relative ai settori di competenza, alle opinioni
nia, San Francisco); Greg Lawrence, Joscelyn Rompogren, Stephanie e agli stili individuali, la comune visione condivisa con i compianti
Meleady-Brown e Jane Norris (University of Washington, Seattle); Dottori Stanley Robbins e Ramzi Cotran ha reso questa una colla-
Deborah Kutok e Muriel Goutas (Brigham and Women’s Hospital). borazione entusiasmante e gratificante.
Beverly Shackelford della University of Texas Southwestern Medical VK
School di Dallas, che ha aiutato uno di noi (VK) per 26 anni, merita AKA
uno speciale riconoscimento per avere coordinato la consegna di tutti NF
i manoscritti, averne corretti molti e avere mantenuto i legami con i JCA
ix
x Hanno collaborato all’edizione italiana
Hanno collaborato
all’edizione italiana
Andrea Ambrosini Spaltro Luca Morandi
Università degli Studi di Bologna, Sezione di Anatomia, Istologia e Università degli Studi di Bologna, Sezione di Anatomia, Istologia e
Citologia Patologica “Marcello Malpighi” Citologia Patologica “Marcello Malpighi”
Ossa, articolazioni e tumori dei tessuti molli; Nervo periferico Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e
e muscolo scheletrico morte; Infiammazione acuta e cronica; Malattie genetiche
x
Collaboratori
5 Malattie genetiche........................................................................................................133
7 Malattie neoplastiche...................................................................................................251
Thomas P. Stricker • Vinay Kumar
8 Malattie infettive...........................................................................................................323
Alexander J. Mcadam • Arlene H. Sharpe
11 Vasi sanguigni...............................................................................................................477
Richard N. Mitchell • Frederick J. Schoen
12 Il cuore........................................................................................................................... 519
Frederick J. Schoen • Richard N. Mitchell
13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo...........................579
*Dove non altrimenti indicato, i capitoli sono stati redatti dagli Editors
xiii
xiv Indice
15 Il polmone.....................................................................................................................667
Aliya N. Husain
16 Testa e collo..................................................................................................................727
Mark W. Lingen
17 Tratto gastrointestinale................................................................................................751
Jerrold R. Turner
19 Il pancreas.....................................................................................................................879
Ralph H. Hruban • Christine Iacobuzio-Donahue
20 Il rene.............................................................................................................................893
Charles E. Alpers
23 La mammella.............................................................................................................. 1051
Susan C. Lester
25 La cute......................................................................................................................... 1151
Alexander J.F. Lazar • George F. Murphy
29 L’occhio........................................................................................................................1331
Robert Folberg
Unità I
Patologia
generale
1
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1
Risposte cellulari a stress e insulti
tossici: adattamento, danno e morte
Introduzione alla patologia Danno da ischemia-riperfusione
Risposte cellulari a stress e a stimoli dannosi Danno chimico (tossico)
3
4 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
Introduzione alla patologia (patogenesi), tuttavia, restano ancora in molti casi oscuri. I progressi
tecnologici rendono sempre più semplice mettere in correlazione
specifiche alterazioni molecolari con le manifestazioni patologiche,
Il termine “patologia” sta a significare studio (lógos) della malattia consentendo di utilizzare tali conoscenze per definire nuovi approcci
(páthos). Più precisamente, la patologia è la disciplina dedita allo terapeutici. Per questi motivi lo studio della patogenesi non è mai
studio delle modificazioni strutturali, biochimiche e funzionali che stato così stimolante dal punto di vista scientifico e tanto importante
determinano la malattia e che si verificano a livello cellulare, nei per la medicina.
tessuti e negli organi. Avvalendosi di tecniche molecolari, micro Alterazioni molecolari e morfologiche. I cambiamenti morfo-
biologiche, immunologiche e morfologiche, questa disciplina cerca logici riguardano le alterazioni strutturali a livello cellulare o tissutale
di spiegare le cause dei segni e dei sintomi manifestati dal paziente, che sono caratteristiche di una patologia o diagnostiche di un pro-
prefiggendosi di fornire una base razionale per la pratica clinica e cesso eziologico. La pratica della patologia diagnostica è dedicata alla
terapeutica. Essa getta dunque un ponte tra le scienze di base e la definizione della natura e della progressione della malattia attraverso
medicina clinica, fungendo da fondamento scientifico per qualsiasi lo studio dei cambiamenti morfologici nei tessuti e delle alterazioni
branca della medicina. biochimiche osservate nei pazienti. Negli ultimi anni, i limiti diagno-
Lo studio della patologia si divide tradizionalmente in patologia stici mostrati da indagini puramente morfologiche sono diventati
generale e patologia sistemica. La prima riguarda le reazioni che si sempre più evidenti e il campo della patologia diagnostica si è evoluto
verificano a livello cellulare o tissutale in risposta a uno stimolo per abbracciare tecniche di biologia molecolare e di immunoistochi-
anomalo o a difetti ereditari, cause principali di malattia. La seconda mica in grado di analizzare i vari stadi della malattia, un’evoluzione
studia le alterazioni che si producono in tessuti e organi specializzati che dimostra il proprio valore in particolare nello studio dei tumori:
determinando disturbi a carico di questi ultimi. Nel presente testo tumori della mammella identici dal punto di vista morfologico pos-
analizzeremo in prima battuta i principi della patologia generale, sono infatti avere un decorso, una risposta terapeutica e una prognosi
per poi trattare processi patologici specifici e discutere di come essi profondamente differenti. Le analisi molecolari condotte con tecniche
colpiscano particolari organi o sistemi. quali i microarray a DNA (Cap. 5) hanno permesso di rilevare diffe-
I quattro elementi di un processo patologico che determinano renze genetiche che consentono di predire il comportamento delle
l’essenza di una malattia sono le sue cause (eziologia), i meccanismi neoplasie e la loro risposta alle diverse terapie. Tali tecniche sono
di insorgenza (patogenesi), le alterazioni biochimiche e strutturali utilizzate con frequenza sempre maggiore per ampliare e persino
indotte nelle cellule e negli organi del corpo (alterazioni molecolari rimpiazzare le tradizionali analisi morfologiche.
e morfologiche) e le conseguenze funzionali di tali cambiamenti Alterazioni funzionali e manifestazioni cliniche. Le alterazioni
(manifestazioni cliniche). genetiche, biochimiche e strutturali che si verificano a livello cellu-
Eziologia o causa. L’idea che particolari sintomi o malattie ab- lare e tissutale determinano come risultato ultimo lo sviluppo di
biano “una certa causa” è molto antica. Per gli Arcadi (2500 a.C.), anomalie funzionali responsabili delle manifestazioni cliniche (sin-
se qualcuno si ammalava, era per propria colpa (per avere peccato) tomi e segni) della malattia e della sua progressione (decorso clinico
o a causa di agenti esterni come miasmi, freddo, spiriti maligni o ed esito).
volontà degli dei.1 Oggi si identificano due classi principali di fattori
eziologici: quelli di natura genetica (ad es. mutazioni ereditarie, Praticamente tutte le forme di malattia hanno inizio da alterazioni
varianti geniche e polimorfismi associati a varie patologie) e fattori molecolari o strutturali a livello cellulare, concetto proposto per la
eziologici acquisiti (infettivi, nutrizionali, chimici, fisici ecc.). Il prima volta nel XIX secolo da Rudolf Virchow, padre della patologia
concetto secondo il quale a una data malattia corrisponde un dato moderna. La nostra trattazione riguarderà in primis lo studio delle
agente eziologico è stato ottenuto studiando le infezioni e i disordini cause, dei meccanismi e degli eventi morfologici e biochimici cor-
genetici derivati da mutazioni a singolo gene. Tale concetto non può relati al danno cellulare che, insieme al danno della matrice extra-
essere applicato però alla maggior parte delle malattie. Infatti, l’ate- cellulare, conduce in ultima istanza alla lesione tissutale e al danno
rosclerosi e il cancro hanno origini multifattoriali e imputabili d’organo. Essi determinano il quadro morfologico e clinico della
all’azione di stimoli esterni in individui geneticamente suscettibili. patologia.
Il ruolo relativo della predisposizione genetica e dell’ambiente ester-
no varia a seconda della malattia.
Patogenesi. Il termine “patogenesi” si riferisce alla sequenza di Risposte cellulari a stress e a stimoli
eventi che si verificano in risposta all’agente eziologico a livello
cellulare o tissutale, dallo stimolo iniziale all’espressione ultima della
dannosi
malattia. Lo studio della patogenesi resta uno degli aspetti principali
della patologia. Anche quando la causa iniziale è nota (come nel caso La cellula normale presenta un range funzionale e strutturale
di infezioni o mutazioni) rimangono oscuri molti passaggi prima di alquanto limitato, determinato dallo stato metabolico, dal differen-
arrivare alla manifestazione clinica. Per comprendere appieno la ziamento della cellula e dalla sua specializzazione, nonché dalla
fibrosi cistica, ad esempio, non è sufficiente conoscere il gene mal disponibilità di substrati metabolici. Ciò detto, la cellula normale
funzionante e il relativo prodotto genico, ma occorre avere cogni- esibisce la capacità di soddisfare le richieste fisiologiche mantenendo
zione anche degli eventi biochimici e morfologici che portano alla uno stato di equilibrio detto omeostasi. Si definiscono adattamenti
formazione delle cisti e alla fibrosi nei polmoni, nel pancreas e negli le risposte funzionali e strutturali reversibili a stress fisiologici gravi
altri organi. Oltre a ciò, come vedremo nel corso della trattazione, e a determinati stimoli patologici durante i quali vengono raggiunti
la rivoluzione delle tecniche molecolari ha già permesso di identi- stati di equilibrio nuovi ma alterati che consentono alla cellula di
ficare i geni mutanti alla base di un gran numero di patologie e ha sopravvivere e di continuare a espletare le proprie funzioni (Fig. 1.1
consentito la mappatura dell’intero genoma umano. Le funzioni delle e Tab. 1.1). La risposta adattativa può tradursi in un aumento delle
proteine codificate e il modo in cui le mutazioni inducono la malattia dimensioni delle cellule (ipertrofia) e dell’attività funzionale, in un
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 5
Figura 1.2 Relazioni tra cellule miocardiche normali, adattate, danneggiate in modo reversibile e morte. L’adattamento cellulare si esprime nella forma
di un’ipertrofia miocardica (in basso a sinistra) dovuta a un maggiore afflusso sanguigno e alla conseguente richiesta di un maggiore sforzo meccanico da
parte delle cellule del miocardio. Questo adattamento porta all’ispessimento della parete del ventricolo sinistro oltre i 2 cm (lo spessore normale è di
1-1,5 cm). Nel miocardio che ha subito un danno reversibile (raffigurato a destra) in genere le ripercussioni sono solo di tipo funzionale e non si osservano
alterazioni evidenti dal punto di vista macroscopico né microscopico. Nel campione con necrosi – una forma di morte cellulare – (in basso a destra) l’area
chiara nel ventricolo posterolaterale sinistro rappresenta un infarto acuto del miocardio causato da una riduzione del flusso ematico (ischemia). Tutte e tre
le sezioni trasversali del cuore sono state colorate con cloruro di trifeniltetrazolio, un substrato enzimatico che colora il miocardio vitale in magenta. La
mancata colorazione deriva dalla perdita di enzimi in seguito alla morte cellulare.
Figura 1.3 Ipertrofia fisiologica dell’utero durante la gravidanza. A. Aspetto macroscopico di un utero normale (destra) e di un utero gravido (asportato
per emorragia postparto) (sinistra). B. Cellule muscolari lisce dell’utero di piccole dimensioni e di forma fusata provenienti da un utero normale confrontate
con (C) grandi cellule tondeggianti di un utero gravido con lo stesso ingrandimento.
abbiano la capacità non soltanto di assumere comportamenti iper- di sensori meccanici (innescati da un aumento del carico di lavoro),
trofici, ma anche di dividersi, sebbene in maniera limitata, e di ri- fattori di crescita (quali ad esempio il TGFb, l’IGF-1 e il fattore
popolare il tessuto a partire da elementi precursori (Cap. 3).2 di crescita fibroblastico) e agenti vasoattivi (come gli agonisti
a-adrenergici, l’endotelina-1 e l’angiotensina II). I sensori meccanici
stessi, di fatto, inducono la produzione di fattori di crescita e di agonisti
Meccanismi di ipertrofia
(Fig. 1.4)3–5 che agiscono in sinergia per accrescere la sintesi delle
L’ipertrofia è il risultato di un’incrementata produzione di proteine cel- proteine muscolari responsabili dell’ipertrofia. Le due principali vie
lulari. Molte delle nostre conoscenze sull’ipertrofia si basano sullo biochimiche implicate nell’ipertrofia muscolare sembrano essere la via
studio del cuore. L’ipertrofia può essere indotta dall’azione combinata del fosfoinositolo 3-chinasi/Akt (ritenuta la più importante
Figura 1.4 Meccanismi biochimici di ipertrofia del miocardio. Vengono illustrate le principali vie di segnale note e i relativi effetti sulle funzioni cellulari.
I sensori meccanici risultano essere i più importanti fattori scatenanti l’ipertrofia fisiologica, mentre gli agonisti e i fattori di crescita hanno un ruolo di
maggiore rilievo negli stati patologici. ANF, fattore natriuretico atriale; IGF-1, fattore di crescita simil-insulina 1.
8 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
nell’ipertrofia fisiologica, ad esempio coinvolta dall’esercizio fisico) e i stimolo esterno. L’iperplasia, che può essere fisiologica o patologica,
segnali a valle dei recettori associati alla proteina G (il coinvolgimento richiede che la popolazione cellulare sia in grado di dividersi e di
di tali segnali, indotti da numerosi fattori di crescita e vari agenti va- accrescersi così numericamente.
soattivi, è considerato particolarmente rilevante nell’ipertrofia patolo-
gica). L’ipertrofia può essere inoltre associata a una modificazione
Iperplasia fisiologica
nell’espressione delle proteine contrattili dalla forma adulta a quella
fetale o neonatale. In presenza di ipertrofia muscolare, ad esempio, L’iperplasia fisiologica si distingue in: (1) iperplasia ormonale, quan-
l’isoforma a della catena pesante della miosina viene sostituita dalla do si verifica un aumento delle capacità funzionali di un tessuto in
forma b, caratterizzata da una contrazione più lenta e più economica risposta a una necessità e (2) iperplasia compensatoria, quando la
dal punto di vista energetico. Oltre a ciò, alcuni geni espressi unica- massa tissutale aumenta in seguito a un danno o a una parziale
mente durante lo sviluppo precoce vengono riespressi nelle cellule asportazione del tessuto o dell’organo. Un chiaro esempio di iper-
ipertrofiche, e il prodotto di questi geni partecipa attivamente alla ri- plasia ormonale è rappresentato dalla proliferazione dell’epitelio
sposta allo stress. Nel cuore dell’embrione, ad esempio, il gene per il ghiandolare della mammella femminile durante la pubertà e la
fattore natriuretico atriale (Atrial Natriuretic Factor, ANF) è espresso gravidanza, di norma accompagnata da un ingrossamento (ipertro-
sia nell’atrio sia nel ventricolo, ma la sua espressione viene inibita dopo fia) delle cellule epiteliali ghiandolari, mentre l’esempio più classico
la nascita per essere tuttavia reindotta in presenza di ipertrofia cardiaca. di iperplasia compensatoria è offerto dal mito di Prometeo, che di-
L’ANF, infatti, è un ormone peptidico che induce la secrezione di sali mostra come gli antichi Greci fossero a conoscenza delle capacità
da parte del rene e la riduzione della volemia e della pressione sangui- di rigenerazione del fegato: quale punizione per avere rubato il se-
gna, determinando di conseguenza una riduzione del sovraccarico greto del fuoco agli dei, Prometeo era stato incatenato a una roccia
emodinamico. e tutti i giorni il suo fegato veniva divorato da un avvoltoio, per poi
Qualunque sia l’esatto meccanismo e la precisa causa dell’iper- rigenerarsi di nuovo ogni notte.1 Nei soggetti che donano un lobo
trofia cardiaca, essa può raggiungere un limite oltre il quale epatico a scopo di trapianto, le cellule restanti proliferano per ripor-
l’ingrossamento della massa muscolare non è più in grado di com- tare in breve tempo l’organo alla sua dimensione originaria. I modelli
pensare un aumento del carico. In questa fase, nelle fibre miocar- sperimentali di epatectomia parziale si sono dimostrati molto utili
diche si verificano vari cambiamenti regressivi, i più importanti per definire i meccanismi di stimolazione della rigenerazione epa-
dei quali sono la lisi e la perdita degli elementi contrattili miofi- tica7 (Cap. 3).
brillari. Nelle circostanze più drammatiche, la morte dei miociti
può avvenire per apoptosi o per necrosi.5,6 Il risultato ultimo di tali Iperplasia patologica
cambiamenti è l’insorgere di un’insufficienza cardiaca, una sequen-
za di eventi che illustra come l’adattamento allo stress può progredire La maggior parte delle forme di iperplasia patologica è causata dalla
verso un danno cellulare significativo nel caso in cui lo stimolo non presenza in eccesso di ormoni o fattori di crescita agenti sulle cellule
venga alleviato. bersaglio. L’iperplasia endometriale è un esempio di iperplasia
Sebbene l’ipertrofia sia di norma l’effetto di un aumento del vo- patologica ormone-indotta: dopo un ciclo mestruale, di norma, si
lume di cellule o tessuti, in alcuni casi si può assistere allo sviluppo osserva un rapido incremento dell’attività proliferativa a livello
di un processo ipertrofico selettivo a carico di un organello cellulare. epiteliale, stimolata dagli ormoni ipofisari e dagli estrogeni ovarici.
I soggetti trattati con i barbiturici, ad esempio, mostrano un’iper- Successivamente viene bloccata dall’aumento dei livelli di progeste-
trofia del reticolo endoplasmatico (RE) liscio negli epatociti, una rone, generalmente 10-14 giorni prima del termine del successivo
risposta adattativa atta ad accrescere il numero di enzimi (ossidasi ciclo mestruale. In alcuni casi, tuttavia, l’equilibrio tra estrogeni e
P-450 a funzione mista) disponibili per detossificare i farmaci. Nel progestinici risulta alterato e ciò porta a un aumento assoluto o
tempo questi pazienti rispondono meno alla terapia a causa di tale relativo degli estrogeni, con conseguente iperplasia delle ghiandole
comportamento. L’adattamento a una determinata sostanza, d’altro endometriali. Questa forma di iperplasia patologica è una causa
canto, può portare a una maggiore capacità di metabolizzare agenti frequente del sanguinamento anomalo di origine mestruale. L’iper-
farmacologici diversi. Il consumo di alcool, ad esempio, induce plasia benigna della prostata è un altro esempio comune di iperplasia
un’ipertrofia del RE liscio e può portare a una riduzione dei livelli patologica indotta da una risposta agli ormoni, in questo caso an-
di barbiturici disponibili anche se assunti in quantità identiche. drogeni. Nonostante queste forme di iperplasia siano anormali, data
Sebbene questa alterazione mediata dal citocromo P-450 sia spesso l’assenza di mutazioni nei geni che regolano la divisione cellulare il
interpretata come una “detossificazione”, tale processo rende più processo viene mantenuto sotto controllo e l’iperplasia regredisce al
dannosi molti composti. Inoltre, i sottoprodotti di questo metabo- cessare dello stimolo ormonale. Come vedremo nel Capitolo 7, nel
lismo ossidativo comprendono specie reattive dell’ossigeno che cancro i meccanismi di controllo della crescita vengono alterati o
possono lesionare la cellula. Le normali varianti genetiche (polimor- diventano inefficaci a causa di aberrazioni genetiche, determinando
fismi) influenzano l’attività del citocromo P-450 e, di conseguenza, una proliferazione incontrollata. L’iperplasia, pertanto, è diversa dal
la sensibilità di individui diversi cambia a seconda dei farmaci cancro, ma l’iperplasia patologica fornisce un terreno fertile per la
somministrati.7 possibile proliferazione di cellule tumorali. Le pazienti con iperplasia
endometriale, ad esempio, sono esposte a un rischio maggiore di
sviluppare il cancro dell’endometrio (Cap. 22).
Iperplasia
L’iperplasia rappresenta una risposta caratteristica a determinate
L’iperplasia consiste in un aumento del numero di cellule all’interno infezioni virali, come quelle da papillomavirus, responsabili della
di un organo o di un tessuto, generalmente risultante in un accresci- formazione di verruche cutanee e di varie lesioni delle mucose co-
mento della massa dell’organo o del tessuto in questione. Nonostante stituite da masse di epitelio iperplastico. In tali sedi, i fattori di cre-
l’iperplasia e l’ipertrofia siano due processi distinti, spesso si mani- scita sintetizzati dai geni virali o da cellule infette possono stimolare
festano in concomitanza e possono essere innescati dallo stesso la proliferazione cellulare (Cap. 7).
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 9
Figura 1.5 Atrofia. A. Cervello normale di un giovane adulto. B. Atrofia cerebrale in un uomo di 82 anni affetto da aterosclerosi cerebrovascolare, malattia
responsabile della riduzione dell’afflusso ematico in tale regione. Si noti che la perdita di sostanza cerebrale determina l’assottigliamento delle circonvo-
luzioni e l’allargamento dei solchi. Le meningi sono state rimosse dall’emisfero destro di ciascun campione per renderne visibile la superficie.
10 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
Meccanismi di atrofia
L’atrofia è il risultato di una ridotta sintesi proteica e di un’aumentata
degradazione delle proteine a livello cellulare. La sintesi proteica si
riduce in conseguenza di una diminuzione dell’attività metabolica.
La degradazione delle proteine cellulari, espletata principalmente
tramite la via dell’ubiquitina-proteasoma, è stimolata dal deficit
nutritivo e dal disuso, che possono attivare le ligasi dell’ubiquitina, Figura 1.6 Metaplasia da epitelio cilindrico a epitelio squamoso.
che catalizzano l’unione del piccolo peptide ubiquitina alle proteine A. Raffigurazione schematica. B. Metaplasia da epitelio cilindrico (sinistra)
cellulari destinandole così alla degradazione nei proteasomi.3,9,10 a epitelio squamoso (destra) in un bronco.
Questa via è inoltre ritenuta responsabile dell’accelerazione della
proteolisi osservata in una varietà di condizioni cataboliche, com-
presa la cachessia neoplastica. epitelio cilindrico secretorio con un epitelio squamoso stratificato,
In molte situazioni, l’atrofia si accompagna anche a un’accresciuta mentre un deficit di vitamina A (acido retinoico) provoca la meta-
autofagia, con conseguente aumento del numero di vacuoli autofagici. plasia squamosa dell’epitelio respiratorio (Cap. 9). In tutti questi casi,
L’autofagia (“autodigestione”) è il processo attraverso il quale le l’epitelio squamoso stratificato, più resistente, è in grado di soprav-
cellule private di nutrienti digeriscono le loro stesse componenti per vivere in circostanze in cui l’epitelio cilindrico, più specializzato e
potersi nutrire e sopravvivere. I vacuoli autofagici sono vacuoli in- fragile, rischierebbe di soccombere. Tuttavia, il passaggio alle cellule
tracellulari al cui interno è possibile trovare frammenti di compo- squamose metaplastiche non è indolore. Nell’apparato respiratorio,
nenti cellulari. Tali strutture finiscono per fondersi con i lisosomi e ad esempio, sebbene il rivestimento epiteliale acquisti una maggiore
il loro contenuto viene digerito dagli enzimi lisosomiali. All’interno resistenza, si assiste alla perdita di importanti meccanismi di prote-
dei vacuoli autofagici alcuni detriti cellulari possono resistere alla zione contro le infezioni, dalla secrezione di muco all’azione delle
digestione e persistere come corpi residui rivestiti da membrana, che cellule ciliate dell’epitelio cilindrico. La metaplasia epiteliale, pertan
rimangono nel citoplasma alla stregua di sarcofagi. Un esempio di to, è un’arma a doppio taglio e, nella maggior parte dei casi, rappre-
corpi residui è rappresentato dai granuli di lipofuscina, descritti più senta un’alterazione indesiderata. In particolare, il persistere dello
avanti nel corso del capitolo, che in determinate quantità conferi- stimolo che predispone alla metaplasia può indurre la trasformazione
scono al tessuto una colorazione marrone (atrofia bruna). L’autofagia neoplastica nell’epitelio metaplastico. Non a caso una forma comune
si associa a vari tipi di danno cellulare, come verrà illustrato nel di cancro delle vie respiratorie consta di cellule epiteliali squamose
dettaglio nelle pagine successive. che originano da aree di metaplasia squamosa del normale epitelio
cilindrico.
Può inoltre verificarsi una metaplasia inversa dal tipo squamoso
Metaplasia
al cilindrico come nell’esofago di Barrett, in cui l’epitelio esofageo
La metaplasia è una modificazione reversibile in cui un tipo cellulare squamoso viene sostituito da cellule cilindriche di tipo intestinale
differenziato (epiteliale o mesenchimale) viene sostituito da un tipo sotto l’influenza di un reflusso acido gastrico. In queste aree possono
cellulare differente e può rappresentare una sostituzione adattativa insorgere neoplasie tipicamente rappresentate da adenocarcinomi
di cellule sensibili allo stress con un tipo cellulare più adatto a sop- ghiandolari (Cap. 17).
portare condizioni ambientali sfavorevoli. La metaplasia del connettivo consiste nella formazione di cartila-
La metaplasia epiteliale più comune è quella da epitelio cilindrico gine, osso o tessuto adiposo (tessuti mesenchimali) in tessuti che
a squamoso (Fig. 1.6) che si verifica nell’apparato respiratorio in normalmente non contengono questi elementi. La formazione di
risposta a stimoli irritativi cronici. Nei fumatori abituali, il normale tessuto osseo nel muscolo, ad esempio, detta miosite ossificante, può
epitelio cilindrico ciliato della trachea e dei bronchi viene spesso comparire occasionalmente dopo un’emorragia intramuscolare.
sostituito da un epitelio squamoso stratificato. La presenza di calcoli Questo tipo di metaplasia non è propriamente considerato una ri-
all’interno dei dotti escretori delle ghiandole salivari, del pancreas sposta adattativa e può essere il risultato di un danno cellulare o
o dei dotti biliari può inoltre portare alla sostituzione del normale tissutale.
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 11
Figura 1.8 Rappresentazione schematica dei cambiamenti morfologici che si accompagnano al danno cellulare, culminanti nella necrosi
o nell’apoptosi.
danno ipossico e in varie forme di danno da agenti tossici o da coinvolte nel metabolismo lipidico e da esso dipendenti, come gli
alterazioni del metabolismo cellulare. È caratterizzata dalla comparsa epatociti e le cellule miocardiche. I meccanismi della steatosi
di vacuoli lipidici nel citoplasma e interessa in particolare le cellule verranno descritti più avanti nel capitolo.
Figura 1.9 Cambiamenti morfologici nel danno cellulare reversibile e nella necrosi. A. Tubuli renali normali con cellule epiteliali vitali. B. Danno ische-
mico precoce (reversibile) caratterizzato dalla comparsa di estroflessioni superficiali, aumento dell’eosinofilia citoplasmatica e ingrossamento cellulare
sporadico. C. Necrosi (danno irreversibile) di cellule epiteliali con perdita del nucleo, frammentazione della cellula e fuoriuscita del contenuto cellulare.
Le caratteristiche ultrastrutturali proprie di questi stadi del danno cellulare sono illustrate nella Figura 1.10. (Per gentile concessione del Dr Neal Pinckard
e del Dr M.A. Venkatachalam, University of Texas Health Sciences Center, San Antonio, TX)
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 15
Figura 1.11 Necrosi coagulativa. A. Infarto cuneiforme del rene (giallo). B. Aspetto microscopico del margine dell’infarto, con epatociti normali (N)
e cellule necrotiche nella zona infartuata (I) caratterizzate da contorni cellulari preservati, perdita del nucleo e infiltrato infiammatorio (difficile da distinguere
con questo ingrandimento).
dall’ostruzione di un vaso può portare alla necrosi coagulativa ella pratica clinica. Viene generalmente adoperato in
n
del tessuto vascolarizzato in tutti gli organi, fatta eccezione riferimento agli arti, di norma inferiori, che hanno perso
per il cervello. Un’area di necrosi coagulativa localizzata è l’apporto ematico e hanno sviluppato una necrosi (tipica-
definita infarto. mente coagulativa) con il coinvolgimento di molteplici piani
La necrosi colliquativa, diversamente dalla necrosi coagula- tissutali. Quando si sovrappone un’infezione batterica, la
tiva, è caratterizzata dalla digestione delle cellule morte e necrosi è prevalentemente colliquativa a causa della degra-
dalla conseguente trasformazione del tessuto in una massa dazione enzimatica operata dai batteri e dai leucociti so-
liquida viscosa. Viene osservata nei casi di infezioni focali praggiunti (da cui ha origine la cosiddetta gangrena
batteriche o, occasionalmente, in presenza di infezioni fun- umida).
gine giacché questi microrganismi stimolano l’accumulo di La necrosi caseosa è riscontrata con maggiore frequenza nei
leucociti e la liberazione di enzimi da tali cellule. Il materiale focolai di infezione tubercolare (Cap. 8). Il termine “caseosa”
necrotico mostra spesso un colore giallo crema per la pre- (“simile a formaggio”) è dovuto all’aspetto biancastro e
senza di leucociti morti e prende il nome di pus. Per ragioni friabile dell’area necrotica (Fig. 1.13). All’esame microscopico,
non ancora chiarite, la morte ipossica delle cellule del sistema l’area necrotica si presenta come un complesso di cellule
nervoso centrale si manifesta spesso come una necrosi lisate o frammentate e di detriti amorfi granulari con un
colliquativa (Fig. 1.12). fronte infiammatorio nettamente delimitato; questo aspetto
La necrosi gangrenosa non rappresenta un quadro specifico è parte caratteristica del focolaio infiammatorio noto come
di morte cellulare; tuttavia, il termine è di comune impiego granuloma (Cap. 2).
Figura 1.12 Necrosi colliquativa. Infarto cerebrale con dissoluzione del Figura 1.13 Necrosi caseosa. Tubercolosi polmonare con estesa area di ne-
tessuto. crosi caseosa con detriti bianco-giallastri di consistenza simile al formaggio.
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 17
Figura 1.14 Steatonecrosi. Le aree caratterizzate da depositi bianchi di Figura 1.15 Necrosi fibrinoide in un’arteria. La parete dell’arteria mostra
aspetto gessoso rappresentano focolai di steatonecrosi con formazione di un’area circolare di necrosi, di colore rosa chiaro, con infiammazione (neu-
saponi di calcio (saponificazione) in corrispondenza delle zone di distruzione trofili con nuclei scuri).
lipidica nel mesentere.
Figura 1.16 I principali meccanismi di danno cellulare e i relativi effetti a livello biochimico e funzionale. Si veda il testo per maggiori dettagli.
Qualsiasi stimolo lesivo è in grado di innescare simultaneamente nelle cellule dei mammiferi è rappresentata dalla fosforilazione os-
più meccanismi interconnessi con effetti deleteri sulla cellula, sidativa dell’adenosina difosfato, una reazione che porta alla ridu-
ragione per cui è difficile ricondurre il danno cellulare che si ve- zione dell’ossigeno attraverso il sistema di trasporto mitocondriale
rifica in una determinata circostanza a un’unica alterazione bio- degli elettroni. La seconda via è quella glicolitica, che consente di
chimica o anche solo a un’alterazione biochimica dominante. generare ATP in assenza di ossigeno a partire dal glucosio prove-
niente dai liquidi corporei o dall’idrolisi del glicogeno. Le principali
Nella sezione seguente descriveremo i meccanismi biochimici cause della deplezione di ATP sono una riduzione dell’apporto di os
che possono essere attivati da diversi stimoli lesivi, contribuendo al sigeno e nutrienti, il danno mitocondriale e l’azione di determinate
danno cellulare.16 Specifica attenzione sarà dedicata al danno rever- tossine (ad es. il cianuro). I tessuti con una maggiore capacità glico-
sibile e alla necrosi, mentre la descrizione di casi particolari di apop- litica (come il fegato) sono in grado di sopravvivere alla carenza di
tosi e di autofagia è rimandata ad altra sede. ossigeno e alla ridotta attività di fosforilazione ossidativa meglio di
altri tessuti dotati di una capacità glicolitica limitata (come il
cervello).
Deplezione Di Atp
I fosfati uniti da legami ad alta energia sotto forma di ATP sono
La deplezione di ATP e la riduzione della sintesi di ATP si associano coinvolti praticamente in tutti i processi di sintesi e di degradazione
frequentemente sia al danno ipossico sia a quello chimico (tossico) all’interno della cellula, compresi il trasporto di membrana, la sintesi
(Fig. 1.17). L’ATP viene prodotto attraverso due vie: la via principale proteica, la lipogenesi e le reazioni di deacilazione-riacilazione
Figura 1.17 Conseguenze funzionali e morfologiche della riduzione intracellulare di ATP nel danno cellulare. Le alterazioni morfologiche illustrate sono
indicative di danno cellulare reversibile. Il persistere della deplezione di ATP conduce alla morte cellulare, tipicamente per necrosi. RE, reticolo
endoplasmatico.
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 19
Tabella 1.3 Proprietà dei principali radicali liberi implicati nel danno cellulare
-
Proprietà O2• H2O2 •
OH ONOO−
MECCANISMI Riduzione incompleta Generato dalla SOD Generato a partire da H2O Prodotto mediante −
DI PRODUZIONE di O2 durante la mediante conversione per idrolisi, ad es. l’interazione di O2• con
fosforilazione di O2− e da ossidasi nei mediante radiazioni; a l’NO generato per NO
ossidativa; mediante perossisomi partire da H2O2 sintasi in vari tipi
ossidasi fagocitica nei mediante reazione di − cellulari (cellule
leucociti Fenton; a partire da O2• endoteliali, leucociti,
neuroni ecc.)
MECCANISMI Conversione in H2O2 e O2 Conversione in H2O e O2 Conversione in H2O Conversione in HNO2
DI INATTIVAZIONE a opera di SOD mediante catalasi mediante glutatione mediante
(perossisomi), perossidasi perossiredossine
glutatione perossidasi (citosol, mitocondri)
(citosol, mitocondri)
EFFETTI PATOLOGICI Stimola la produzione di Può essere convertito È il radicale libero Danneggia lipidi,
enzimi degradativi nei in •OH e OCI−, che derivato dall’ossigeno proteine e DNA
leucociti e in altre distruggono microbi e più reattivo; principale
cellule; può cellule; può agire in siti ROS responsabile del
danneggiare distanti da quello danno lipidico, proteico
direttamente i lipidi, di produzione e del DNA
le proteine e il DNA;
agisce in prossimità del
sito di produzione
−
HNO2, nitrito; H2O2, perossido di idrogeno; NO, monossido di azoto; O2•, anione superossido; Ocl−, ipoclorito; •OH, radicale idrossile; ONOO−, perossinitrito;
ROS, specie reattive dell’ossigeno; SOD, superossido dismutasi.
ferro libero intracellulare è allo stato ferrico (Fe3+), esso dovrebbe Il monossido di azoto (NO), un importante mediatore chimico
essere ridotto allo stato ferroso (Fe2+) per partecipare alla reazione generato da cellule endoteliali, macrofagi, neuroni e altri tipi
di Fenton. Questa riduzione può essere esaltata da O •−
2 ; pertanto, cellulari (Cap. 2), che può agire come radicale libero ed essere
−
fonti di ferro e di O2• possono cooperare nel danno cellulare anche convertito nell’anione perossinitrito altamente reattivo
ossidativo. (ONOO−) così come in NO2 e NO3−.22
−
Figura 1.20 Ruolo delle specie reattive dell’ossigeno (ROS) nel danno cellulare. O2 è convertito in anione superossido (O2•) da −
enzimi ossidanti (ossidasi)
presenti nel reticolo endoplasmatico (RE), nei mitocondri, nella membrana citoplasmatica, nei perossisomi e nel citosol. O2• è convertito in H2O2 per di-
smutazione e quindi in •OH dalla reazione di Fenton catalizzata da Cu2+/Fe2+. H2O2 viene anche prodotta direttamente dalle ossidasi presenti nei perossisomi
(non indicati nella figura). Il conseguente danno da radicali liberi a carico di lipidi (mediante perossidazione), proteine e DNA si ripercuote su numerose
componenti cellulari. I principali enzimi antiossidanti sono superossido dismutasi (SOD), glutatione perossidasi e catalasi.
22 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
Rimozione di radicali liberi. I radicali liberi sono intrinseca- zione di legami crociati (cross-linking) tra i filamenti di DNA e
−
mente instabili e, in genere, decadono spontaneamente. O2• , ad la generazione di addotti. Il danno ossidativo del DNA è implicato
esempio, è instabile e in presenza di acqua decade (dismuta) spon- nell’invecchiamento cellulare (trattato più avanti nel Capitolo) e
taneamente in O2 e H2O2. Le cellule, inoltre, hanno sviluppato diversi nella trasformazione neoplastica delle cellule (Cap. 7).
meccanismi enzimatici e non, per rimuovere i radicali liberi e
minimizzarne il danno (si veda Fig. 1.20). Tali meccanismi Si è sempre ritenuto che il danno e la morte cellulare indotti dai
comprendono: radicali liberi fossero il risultato di un processo necrotico e, in effetti,
la produzione di ROS è spesso un preludio alla necrosi. Tuttavia, è
Gli antiossidanti, che inattivano i radicali liberi (antiossidanti stato appurato che i radicali liberi sono anche in grado di innescare
scavenger) o ne bloccano sin dall’inizio la formazione. Sono il processo dell’apoptosi.24 Studi recenti hanno inoltre dimostrato
buoni esempi di antiossidanti le vitamine liposolubili E e A, così che le ROS svolgono un ruolo nel signaling tra diversi recettori
come l’acido ascorbico e il glutatione nel citosol. cellulari e intermedi biochimici.25 A tal−proposito, è stato ipotizzato
Il controllo dei livelli di ferro e rame, che come abbiamo visto che le principali azioni esercitate da O2• derivino dalla sua capacità
possono catalizzare la formazione di ROS. Le concentrazioni di di stimolare la sintesi di enzimi degradativi piuttosto che dalla ca-
questi metalli reattivi sono mantenute a livelli minimi grazie al pacità di causare un danno macromolecolare diretto. Non si esclude
legame degli ioni alle proteine di deposito e di trasporto (ad es. inoltre che queste molecole potenzialmente letali assolvano a im-
transferrina, ferritina, lattoferrina e ceruloplasmina), che con- portanti funzioni fisiologiche.26
sente dunque di limitare la formazione di ROS.
Diversi enzimi che agiscono come− sistemi di disinnesco dei radi- Difetti Della Permeabilità Di Membrana
cali liberi, inattivando H2O2 e O2•.21,23 Questi enzimi sono loca-
lizzati in prossimità delle sedi di produzione degli ossidanti e La perdita precoce della permeabilità selettiva di membrana, che porta
comprendono: in definitiva a un danno di membrana evidente, è una caratteristica
1. la catalasi, presente all’interno dei perossisomi, che converte H2O2 saliente di molti tipi di danno cellulare (fatta eccezione per l’apoptosi).
(2H2O2 → O2 2H2O); Il danno di membrana può compromettere le funzioni e l’integrità di
2. la superossido−dismutasi (SOD), che si ritrova in molti tipi cellulari tutte le membrane cellulari. Di seguito saranno discussi i meccanismi
−
e converte O2• in H2O2 (2O2• + 2H → H2O2 + O2). Questo gruppo e le conseguenze patologiche del danno di membrana.
comprende sia la manganese-SOD, localizzata nei mitocondri, Meccanismi del danno di membrana. Nelle cellule ischemiche,
sia la rame-zinco-SOD, localizzata nel citosol; le alterazioni di membrana possono essere il risultato della deple-
3. la glutatione perossidasi ha un effetto protettivo contro il dan- zione di ATP e dell’attivazione delle fosfolipasi mediata dal calcio
n o, catalizzando la degradazione dei radicali liberi (si veda oltre), ma la membrana citoplasmatica può essere danneg-
(H2O2 + 2GSH → GSSG [omodimeri di glutatione] + 2H2O, op- giata anche direttamente da varie tossine batteriche, proteine virali,
pure 2OH + 2GSH → GSSG + 2H2O). Il rapporto intracellulare componenti litiche del complemento e da una varietà di agenti
tra glutatione ossidato (GSSG) e glutatione ridotto (GSH) è un chimici e fisici. Diversi meccanismi biochimici contribuiscono al
riflesso dello stato ossidativo della cellula ed è un importante danno di membrana (Fig. 1.21):
indicatore della capacità cellulare di detossificare le ROS.
Specie reattive dell’ossigeno. I radicali liberi dell’ossigeno inducono
Effetti patologici dei radicali liberi. Le specie reattive dell’os- un danno a carico delle membrane cellulari attraverso il mecca-
sigeno e gli altri radicali liberi hanno molteplici effetti sulla cellula, nismo di perossidazione lipidica precedentemente illustrato.
anche se per il danno cellulare risultano particolarmente importanti
tre reazioni (si veda Fig. 1.20):
Inibizione della sintesi fosfolipidica. La produzione di fosfolipidi Prima di concludere l’analisi dei meccanismi di danno cellulare, è
all’interno delle cellule può ridursi per effetto di una funzione utile guardare ai possibili eventi che si producono allorché il danno
mitocondriale alterata o di uno stato di ipossia, condizioni che, reversibile diventa irreversibile, progredendo verso la morte cellulare.
determinando una minore produzione di ATP, vanno a interferire L’importanza clinica della questione è evidente: riuscire a dare risposta
con le attività enzimatiche ATP-dipendenti. La riduzione della a questo interrogativo significa infatti aprire la strada all’elaborazione
sintesi fosfolipidica produce conseguenze su tutte le membrane di nuove strategie volte a evitare che il danno cellulare produca conse-
cellulari, compresa quella dei mitocondri stessi. guenze deleterie permanenti. Tuttavia i meccanismi molecolari che
Aumentata distruzione dei fosfolipidi. Il danno cellulare grave si collegano la maggior parte dei tipi di danno alla morte cellulare sfug-
associa a una maggiore degradazione dei fosfolipidi di membrana, gono per diversi motivi. Il “punto di non ritorno” al raggiungimento
probabilmente dovuta all’attivazione delle fosfolipasi endogene del quale il danno diventa irreversibile rimane fondamentalmente
a sua volta indotta dall’aumento dei livelli di Ca2+ citosolico e indefinito e mancano eventi morfologici o biochimici correlati di ir-
mitocondriale.19 La distruzione dei fosfolipidi porta all’accumulo reversibilità affidabili. Due fenomeni sono elementi caratteristici costanti
di prodotti di degradazione lipidica, tra cui acidi grassi liberi, acil di irreversibilità: l’incapacità di rendere reversibile la disfunzione mito-
carnitina e lisofosfolipidi, dotati di un effetto detergente sulle condriale (perdita della fosforilazione ossidativa e della produzione di
membrane. Questi, inoltre, si inseriscono all’interno del doppio ATP) anche dopo la risoluzione del danno iniziale e l’instaurarsi di
strato lipidico della membrana o prendono il posto dei fosfolipidi, alterazioni profonde nella funzionalità della membrana. Come detto in
causando potenziali modificazioni di permeabilità e alterazioni precedenza, il danno delle membrane lisosomiali causa la dissoluzione
elettrofisiologiche. enzimatica della cellula danneggiata, caratteristica della necrosi.
Alterazioni del citoscheletro. I filamenti citoscheletrici ancorano La fuoriuscita di proteine intracellulari attraverso la membrana
la membrana citoplasmatica all’interno della cellula. L’attivazione cellulare danneggiata e il loro ingresso in circolo rende possibile indi-
delle proteasi dovuta a un aumento di calcio citosolico può dan- viduare il danno cellulare e la necrosi a carico di tessuti specifici me-
neggiare le strutture citoscheletriche. In presenza di rigonfiamen- diante un campione di sangue. Il muscolo cardiaco, ad esempio, con-
to cellulare, questo danno provoca – soprattutto nelle cellule tiene una specifica isoforma dell’enzima creatin-chinasi e della proteina
miocardiche – il distacco della membrana cellulare dal citosche- contrattile troponina; il fegato (nello specifico l’epitelio del dotto bi-
letro, rendendola suscettibile allo stiramento e alla rottura. liare) contiene un’isoforma dell’enzima fosfatasi alcalina; gli epatociti
contengono le transaminasi. Il danno irreversibile e la morte cellulare
Conseguenze del danno di membrana. I principali siti a livello in questi tessuti si riflettono in un aumento delle concentrazioni pla-
dei quali si verifica il danno di membrana nel contesto del danno smatiche di tali proteine e la misurazione di questi biomarcatori è
cellulare sono le membrane mitocondriali, la membrana citoplasma- utilizzata nella clinica per valutare l’entità del danno nei tessuti.
tica e le membrane lisosomiali.
Danno della membrana mitocondriale. Come si è detto, il danno Correlazioni clinico-patologiche: esempi
delle membrane mitocondriali determina l’apertura del poro di
transizione di permeabilità mitocondriale – con conseguente
selezionati di danno cellulare e necrosi
riduzione della disponibilità di ATP – e la liberazione di proteine
in grado di innescare la morte per apoptosi. Dopo avere brevemente passato in rassegna le cause, la morfologia
Danno della membrana citoplasmatica. Il danno della membrana e i meccanismi del danno cellulare e della necrosi, ne descriveremo
citoplasmatica provoca la perdita dell’equilibrio osmotico e l’in- ora alcune forme clinicamente significative. Questi esempi illustre-
gresso di liquidi e ioni, nonché la fuoriuscita del contenuto cel- ranno molti dei meccanismi di danno cellulare descritti in prece-
lulare. Le cellule possono inoltre perdere metaboliti fondamentali denza e le sequenze di eventi che li riguardano.
per la ricostituzione dell’ATP, accentuando dunque la deplezione
delle riserve energetiche. Danno Ischemico E Ipossico
Il danno delle membrane lisosomiali determina la fuoriuscita degli
enzimi lisosomiali nel citoplasma e l’attivazione delle idrolasi Nella pratica clinica, rappresenta il tipo più comune di danno cellu-
acide nel pH intracellulare acido della cellula danneggiata (ad es. lare ed è stato ampiamente studiato sia nell’uomo, sia in modelli
ischemica). I lisosomi contengono RNasi, DNasi, proteasi, fosfa- animali sperimentali, sia in cellule in coltura. L’ipossia, intesa come
tasi, glucosidasi e catepsine, la cui attivazione porta alla digestione una ridotta disponibilità di ossigeno, può verificarsi in una varietà di
enzimatica delle proteine, dell’RNA, del DNA e del glicogeno e quadri clinici, precedentemente descritti. Nell’ischemia, per contro,
alla morte della cellula per necrosi. l’apporto di ossigeno e nutrienti risulta diminuito nella maggior parte
dei casi per via di un ridotto flusso ematico, conseguenza di un’ostru-
zione meccanica del sistema arterioso, ma può essere dovuto anche
Danno Del Dna E Delle Proteine
a un minore drenaggio venoso. Diversamente dall’ipossia, durante
Le cellule sono dotate di meccanismi di riparazione del DNA dan- la quale può perdurare la produzione di energia glicolitica per glicolisi
neggiato, ma se il danno è troppo grave per essere corretto (ad es. anaerobia, l’ischemia compromette la disponibilità dei substrati della
in conseguenza dell’esposizione del DNA a sostanze dannose, radia glicolisi. Nei tessuti ischemici, pertanto, non soltanto il metabolismo
zioni o stress ossidativo), la cellula avvia un programma suicida che aerobico è compromesso, ma anche la produzione anaerobica di
la condurrà alla morte per apoptosi. Una reazione simile è innescata energia si arresta dopo l’esaurimento dei substrati della glicolisi o nel
dalle proteine non correttamente ripiegate, risultato di mutazioni momento in cui la glicolisi viene inibita dall’accumulo di metaboliti
ereditarie o di fattori esterni quali ad esempio i radicali liberi. Questi che in condizioni normali sarebbero rimossi dal flusso sanguigno.
meccanismi di danno cellulare, tipicamente responsabili di indurre Per questa ragione l’ischemia tende a causare un danno cellulare e
l’apoptosi, saranno descritti più avanti nel capitolo. tissutale più rapido e grave rispetto all’ipossia in assenza di ischemia.
24 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
Meccanismi di danno cellulare ischemico Le cellule dei mammiferi hanno sviluppato risposte protettive allo
stress ipossico. Di queste, quella meglio definita è l’induzione di un
La sequenza di eventi che seguono l’ipossia o l’ischemia è il riflesso fattore di trascrizione chiamato fattore 1 inducibile dall’ipossia che
di molte delle alterazioni biochimiche che accompagnano il danno favorisce la formazione di nuovi vasi sanguigni, stimola le vie di
cellulare descritte sopra. Non appena la concentrazione di ossigeno sopravvivenza cellulare e promuove la glicolisi anaerobia.27 Il tempo
intracellulare si riduce, si ha una perdita della fosforilazione ossida- dirà se la comprensione di questi meccanismi basati sulla concen-
tiva e una riduzione della produzione di ATP. La deplezione di ATP trazione dell’ossigeno possa condurre a nuove strategie per prevenire
provoca un’avaria della pompa del sodio, con perdita di potassio, o trattare il danno cellulare ischemico e ipossico.
ingresso intracellulare di sodio e acqua e rigonfiamento cellulare. Si Malgrado i numerosi studi condotti su modelli sperimentali, non
verifica inoltre un afflusso di Ca2+ associato a numerosi effetti deleteri esistono ancora approcci terapeutici affidabili per ridurre le conse-
e si assiste a un progressivo abbassamento dei livelli di glicogeno e guenze dannose dell’ischemia in ambito clinico. La strategia forse
della sintesi proteica. Questa fase può dare luogo a gravi conseguenze più utile nei casi di danno ischemico (e traumatico) cerebrale e
funzionali. Il muscolo cardiaco, ad esempio, cessa di contrarsi entro midollare consiste nell’induzione temporanea di uno stato di ipo-
60 secondi dall’occlusione coronarica. Occorre tuttavia precisare che termia (volta a ridurre la temperatura interna a 33 °C). Questo
la perdita della contrattilità non indica morte cellulare. Se l’ipossia trattamento riduce le richieste metaboliche delle cellule sottoposte
continua, l’aggravamento della deplezione di ATP causa ulteriori a stress, limita il rigonfiamento cellulare, frena la formazione
danni. Il citoscheletro si disperde, determinando la scomparsa di radicali liberi e inibisce la risposta infiammatoria, misure che,
di caratteristiche ultrastrutturali come i microvilli e la formazione nel complesso, contribuiscono a ridurre il danno cellulare e
di piccole estroflessioni (bleb) sulla superficie cellulare tissutale.28
(si vedano Figg. 1.9 e 10). All’interno del citoplasma (nei vacuoli
autofagici) o nello spazio extracellulare compaiono le “figure mieli- Danno Da Ischemia-Riperfusione
niche”, derivate dalle membrane cellulari in degenerazione. Queste
probabilmente originano dallo smascheramento dei gruppi fosfati- Il ripristino del flusso ematico in un tessuto ischemico può favorire
dici, che promuovono la cattura e l’intercalarsi di molecole di acqua il recupero delle cellule se il danno da queste subito è reversibile. In
tra gli strati lamellari delle membrane. In questa fase, i mitocondri particolari circostanze, tuttavia, quando viene ripristinato il flusso
sono in genere rigonfi per l’incapacità di controllare il proprio sanguigno in cellule che erano andate incontro a ischemia ma non
volume, il RE rimane dilatato e l’intera cellula diventa particolar- a morte, paradossalmente il danno si esacerba e progredisce a un
mente voluminosa, con aumento del contenuto idrico e della ritmo accelerato. Di conseguenza, i tessuti riperfusi possono perdere
concentrazione di sodio e cloruri e riduzione del potassio. Se la un ulteriore numero di cellule oltre a quelle danneggiate irreversibil-
disponibilità di ossigeno viene ripristinata, tutte queste alterazioni mente dall’ischemia. Questo processo, definito danno da ischemia-
sono reversibili. riperfusione, è clinicamente importante, in quanto contribuisce al
Se l’ischemia persiste, al contrario, si arriva al danno irreversibile danno tissutale durante l’infarto miocardico e cerebrale e in seguito
e alla necrosi. Sotto il profilo morfologico, il danno irreversibile si all’istituzione di misure terapeutiche di ripristino del flusso ematico
associa a grave rigonfiamento mitocondriale, esteso danno della (Capp. 12 e 28).
membrana citoplasmatica (con comparsa delle figure mieliniche) e Ma come avviene il danno da riperfusione? L’ipotesi più probabile
rigonfiamento dei lisosomi (si veda Fig. 1.10 C). Nella matrice è che durante la riperfusione vengano messi in moto nuovi processi
mitocondriale si sviluppano grossi corpi densi, amorfi e di aspetto di danno, causando la morte di cellule che sarebbero altrimenti
flocculare. Nel miocardio, questi elementi indicano l’irreversibilità potute sopravvivere.29 Sono stati proposti molti meccanismi:
delle lesioni e possono essere osservati già 30-40 minuti dopo
l’ischemia. A questo punto si verifica un massivo ingresso di calcio Il nuovo danno può essere innescato nella fase di riossigenazione
nella cellula, in particolare se la zona ischemica viene riperfusa. La in conseguenza di un’aumentata generazione di specie reattive
morte avviene principalmente per necrosi, anche se l’apoptosi può dell’ossigeno e dell’azoto da parte delle cellule parenchimali ed
fornire un contributo; la via dell’apoptosi viene probabilmente at- endoteliali e dei leucociti dell’infiltrato infiammatorio.30,31 La
tivata dalla liberazione di molecole proapoptotiche dai mitocondri produzione di tali radicali liberi nel tessuto riperfuso può essere
danneggiati. Le componenti cellulari vengono progressivamente dovuta a un danno mitocondriale, che provoca un’incompleta
degradate e si verifica una diffusa fuoriuscita di enzimi nello spazio riduzione dell’ossigeno, oppure può dipendere dall’azione delle
extracellulare affiancata dall’ingresso di macromolecole extracellu- ossidasi nei leucociti, nelle cellule endoteliali e nelle cellule pa-
lari dallo spazio interstiziale all’interno delle cellule morte. La cellula renchimali. I meccanismi di difesa cellulare con antiossidanti
morta, infine, viene sostituita da grandi masse di fosfolipidi sotto possono essere compromessi dall’ischemia, condizione che favo-
forma di figure mieliniche, successivamente fagocitate dai leucociti rirebbe l’accumulo di radicali liberi. Altri mediatori di danno
o ulteriormente degradate ad acidi grassi. Questi ultimi vanno in- cellulare, come il calcio, possono a loro volta penetrare nelle
contro a un processo di calcificazione, con la formazione di saponi cellule riperfuse, danneggiando vari organelli, compresi i mito-
di calcio. condri, e intensificando la produzione di radicali liberi.
Come già detto, la perdita di enzimi intracellulari e di altre pro- Il danno ischemico si associa a infiammazione, risultato della
teine attraverso una membrana citoplasmatica particolarmente produzione di citochine e di una maggiore espressione delle
permeabile e il loro passaggio nella circolazione sanguigna forni- molecole di adesione da parte delle cellule parenchimali ed en-
scono importanti indicatori clinici di morte cellulare. Elevate con- doteliali, che reclutano i neutrofili circolanti nella sede di riper-
centrazioni sieriche di creatin-chinasi muscolare cardiaca MB fusione.32 L’infiammazione, a sua volta, causa un ulteriore danno
(Muscle-Brain) e di troponina, ad esempio, sono indicatori precoci tissutale (Cap. 2). Nel danno da riperfusione, l’importanza dell’af-
di infarto miocardico e possono essere evidenziate prima che l’in- flusso di neutrofili è stata dimostrata da studi sperimentali nei
farto diventi morfologicamente rilevabile (Cap. 12). quali sono state messe in atto strategie antinfiammatorie, ad
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 25
Figura 1.22 Caratteristiche morfologiche dell’apoptosi. A. Apoptosi di una cellula epidermica durante una reazione immunitaria. La cellula presenta
dimensioni ridotte, un citoplasma intensamente eosinofilo e un nucleo condensato. B. Questa immagine al microscopio elettronico di cellule apoptotiche
in coltura mostra alcuni nuclei con semilune periferiche di cromatina addensata e altri uniformemente addensati o frammentati. C. Queste immagini di
cellule apoptotiche in coltura mostrano la formazione delle estroflessioni e dei corpi apoptotici (riquadro di sinistra, microscopio a contrasto di fase), la
frammentazione del nucleo evidenziata mediante colorazione del DNA (riquadro centrale) e l’attivazione delle caspasi 3 (riquadro di destra, colorazione
all’immunofluorescenza con un anticorpo specifico per la forma attiva della caspasi 3, in rosso). (B. Da Kerr JFR, Harmon BV: Definition and incidence of
apoptosis: a historical perspective. In Tomei LD, Cope FO (eds): Apoptosis: The Molecular Basis of Cell Death. Cold Spring Harbor, NY, Cold Spring Harbor
Laboratory Press, 1991, pp 5-29. C. Per gentile concessione del Dr. Zheng Dong, Medical College of Georgia, Augusta, GA)
Alterazioni della membrana e ricognizione fagocitaria La mem- lare. Lo studio di vermi mutanti ha permesso l’identificazione di
brana citoplasmatica delle cellule apoptotiche subisce variazioni che specifici geni (chiamati geni ced, dall’inglese “cell death”) che inne-
agevolano il riconoscimento delle cellule morte da parte dei fagociti. scano o inibiscono l’apoptosi e per i quali sono stati individuati geni
Uno di questi cambiamenti è la traslocazione di determinati fosfo- omologhi nei mammiferi.38
lipidi (in particolare la fosfatidilserina) dallo strato interno della Il processo di apoptosi può essere suddiviso in una fase di inizio,
membrana a quello esterno, dove vengono riconosciuti da vari re- durante la quale alcune caspasi si attivano cataliticamente, e in una
cettori presenti sui fagociti. Tali lipidi, inoltre, mostrano un’affinità fase effettrice, in cui altre caspasi innescano la degradazione di
di legame per una proteina chiamata annessina V; la colorazione con componenti cellulari fondamentali. La prima fase è mediata fonda-
annessina V, pertanto, è comunemente utilizzata per rilevare la mentalmente dai segnali di due vie distinte: la via intrinseca, o mito-
presenza di cellule apoptotiche, la cui eliminazione per fagocitosi condriale, e la via estrinseca, innescata dai recettori di morte
sarà descritta più avanti. (Fig. 1.24).42 Queste vie, sebbene in una certa misura intercomuni-
canti, sono indotte da stimoli distinti e implicano diversi gruppi di
proteine, ma entrambe convergono nell’attivazione delle caspasi, gli
Meccanismi Di Apoptosi
effettivi mediatori della morte cellulare.
Tutte le cellule possiedono meccanismi intrinseci atti a segnalare lo
stato di salute della cellula e l’apoptosi è il risultato di uno squilibrio La via di apoptosi intrinseca (mitocondriale)
in tali segnali. Poiché si ritiene che un innesco esasperato o carente
dell’apoptosi sia alla base di molte patologie, come le malattie dege- La via mitocondriale rappresenta il meccanismo principale di apop-
nerative e il cancro, la comprensione dei meccanismi che regolano tosi in tutte le cellule mammifere e svolge un ruolo ben definito in
questa forma di morte cellulare ha destato profondo interesse. Uno una varietà di processi fisiologici e patologici. Questa via di apoptosi
dei fatti più interessanti emersi è che i geni e le proteine che control- è il risultato di una maggiore permeabilità mitocondriale e del rila-
lano il processo e la sequenza di eventi risultano conservati in tutti scio di molecole proapoptotiche (induttori di morte) all’interno del
gli organismi multicellulari.38 Alcune delle maggiori conquiste, in- citoplasma (Fig. 1.25).42 I mitocondri sono organelli importanti in
fatti, sono scaturite da osservazioni condotte sul nematode Cae- quanto contengono proteine essenziali per la vita, come il citocromo
norhabditis elegans, il cui sviluppo procede secondo un programma c, ma alcune di esse, se immesse nel citoplasma (indizio di un cattivo
altamente riproducibile di crescita cellulare seguita da morte cellu- stato di salute della cellula), innescano il programma suicida di
Figura 1.24 Meccanismi di apoptosi. Le due vie di apoptosi differiscono per meccanismi di induzione e di regolazione, ma entrambe culminano
nell’attivazione delle caspasi “effettrici”. L’induzione dell’apoptosi attraverso la via mitocondriale implica l’intervento dei sensori e degli effettori della famiglia
BCL2, che inducono la fuoriuscita delle proteine mitocondriali. Sono inoltre raffigurate alcune proteine antiapoptotiche (“regolatrici”) che inibiscono
l’eccesso di permeabilità dei mitocondri e l’attivazione delle caspasi mediata dal citocromo c nella via mitocondriale. L’attivazione dei recettori di morte
conduce direttamente all’attivazione delle caspasi. I fattori di regolazione dell’attivazione delle caspasi mediata dai recettori di morte non sono illustrati.
RE, reticolo endoplasmatico; TNF, fattore di necrosi tumorale.
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 29
è iniziato dal danno al DNA (stress genotossico) e che coinvolge il proteasoma. Tuttavia, se in conseguenza di mutazioni ereditarie o
gene oncosoppressore p53.55 Quando il DNA viene danneggiato, la di uno stress nel RE si verifica l’accumulo di proteine non ripiegate
proteina p53 si accumula nelle cellule e arresta il ciclo cellulare (nella o ripiegate in modo anomalo, queste innescano tutta una serie di
fase G1) così da lasciare ai meccanismi di riparazione il tempo risposte cellulari, riunite sotto il nome di risposta da proteine non
necessario per intervenire (Cap. 7), ma se il danno è troppo grave ripiegate.56,57 Tale risposta attiva vie di segnale che intensificano la
per essere riparato con successo, la stessa p53 innesca il processo produzione di chaperonine, amplifica la degradazione delle proteine
apoptotico. L’assenza di p53 o una sua mutazione (condizioni che si anomale mediata dal proteasoma e rallenta la traduzione delle pro-
verificano in alcune forme di neoplasia) si traduce nell’impossibilità teine, riducendo così la quantità di proteine mal ripiegate all’interno
di indurre l’apoptosi, consentendo la sopravvivenza delle cellule con della cellula (Fig. 1.27). Tuttavia, se questa risposta citoprotettiva si
un DNA danneggiato. In tali cellule, il danno del DNA dà luogo ad dimostra incapace di risolvere il problema, la cellula attiva le caspasi
altre mutazioni o traslocazioni aventi quale esito la trasformazione e induce l’apoptosi,58–60 un processo definito stress del RE. L’accumulo
neoplastica (Cap. 7). In presenza di stress genotossico, la proteina intracellulare di proteine ripiegate in modo anomalo causato da
p53 assolve pertanto alla funzione cruciale di “interruttore vita/ mutazioni genetiche, invecchiamento o da fattori ambientali scono-
morte”. La modalità con cui p53 innesca il meccanismo effettore sciuti è attualmente riconosciuto come un carattere distintivo di
finale di morte, attraverso l’attivazione delle caspasi, è complesso, diverse patologie neurodegenerative, tra cui il morbo di Alzheimer,
ma sembra dipendere dalle sue funzioni di attivatore della trascri- la malattia di Huntington e il morbo di Parkinson (Cap. 28) nonché,
zione. Tra le proteine la cui produzione è stimolata da p53 si probabilmente, il diabete di tipo 2.61 Anche la deprivazione di glu-
annoverano diversi membri proapoptotici della famiglia BCL, in cosio e ossigeno e stimoli stressanti come il calore possono causare
particolare BAX, BAK e alcune proteine BH3-only, di cui si è parlato un anomalo ripiegamento delle proteine e culminare nel danno e
nelle pagine precedenti. nella morte cellulare.
Ripiegamento anomalo delle proteine. Le chaperonine presenti Apoptosi indotta dalla famiglia dei recettori del TNF. Il ligan-
nel RE sovrintendono al corretto ripiegamento (folding) delle pro- do FasL presente sui linfociti T lega il recettore di superficie Fas sugli
teine neosintetizzate, determinando l’ubiquitinazione e la marcatura stessi linfociti o su quelli circostanti. Questa interazione svolge un
dei polipeptidi mal ripiegati affinché vengano degradati dal ruolo importante nell’eliminazione dei linfociti in grado di
Figura 1.27 Meccanismi di ripiegamento delle proteine e risposta da proteine non ripiegate. A. Le chaperonine, come ad esempio le proteine da shock
termico (Heat shock protein, Hsp), proteggono le proteine non ripiegate o parzialmente ripiegate dalla degradazione e le guidano negli organelli.
B. Le proteine ripiegate in modo anomalo innescano una risposta protettiva da proteine non ripiegate (Unfolded Protein Response, UPR). Se la risposta è
inadeguata per far fronte ai livelli di proteine ripiegate in modo anomalo viene indotta l’apoptosi.
32 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
riconoscere gli antigeni self. Mutazioni a carico di Fas o di FasL a causa di una riparazione impropria degli acidi nucleici, e tali
determinano l’insorgenza di patologie autoimmuni sia nel topo sia anomalie possono determinare lo sviluppo di neoplasie. L’impor-
nell’uomo (Cap. 6).62 La citochina TNF è un importante mediatore tanza dell’apoptosi nella prevenzione neoplastica è ulteriormente
della reazione infiammatoria (Cap. 2), ma è anche capace di indurre rimarcata dal fatto che la mutazione di p53 è l’anomalia genetica
apoptosi (il nome “tumor necrosis factor” è nato non perché la ci- più frequentemente riscontrata nei tumori umani (Cap. 7). In
tochina uccida le cellule tumorali in modo diretto, ma perché pro- altre situazioni, un difetto dell’apoptosi impedisce l’eliminazione
voca la trombosi dei vasi che irrorano il tumore, inducendone la di cellule potenzialmente pericolose, ad esempio i linfociti in
morte per ischemia). La morte mediata dal TNF è facilmente dimo- grado di reagire contro gli antigeni self, e delle cellule morte,
strata nelle colture cellulari, ma il suo significato fisiologico o pato- potenziali fonti di antigeni self. Un difetto dell’apoptosi risulta
logico in vivo non è ancora stato chiarito. Le principali funzioni dunque essere alla base delle malattie autoimmuni (Cap. 6).
fisiologiche del TNF sono infatti mediate non tanto dall’induzione Malattie associate a un aumento dell’apoptosi e a eccessiva morte
dell’apoptosi quanto piuttosto dall’attivazione del fattore di trascri- cellulare. Queste malattie, caratterizzate da perdita cellulare,
zione fondamentale NF-kB (fattore nucleare-kB), il quale promuove comprendono: (1) malattie neurodegenerative, che si manifestano
la sopravvivenza cellulare stimolando la sintesi dei membri antia- con la perdita di specifici gruppi di neuroni, in cui l’apoptosi è
poptotici della famiglia BCL2 e, come vedremo nel Capitolo 2, par- causata da mutazioni e da proteine ripiegate in modo anomalo
tecipa all’attivazione di varie risposte infiammatorie. Dal momento (Cap. 28); (2) danno ischemico, come nell’infarto miocardico
che il TNF è in grado sia di indurre la morte cellulare sia di promuo- (Cap. 12) e nell’ictus cerebrale (Cap. 28); (3) morte delle cellule
vere la sopravvivenza cellulare, cosa determina lo yin e lo yang della infettate dal virus, in molte infezioni virali (Cap. 8).
sua azione? La risposta non è chiara, ma probabilmente dipende da
quale proteina segnale si attacca al recettore del TNF dopo il legame
di quest’ultimo con la citochina. Autofagia
Apoptosi mediata da linfociti T citotossici. I linfociti T citotossici
(CTL) riconoscono antigeni estranei presentati sulla superficie di L’autofagia è il processo di digestione del contenuto cellulare da parte
cellule infette dell’ospite (Cap. 6). Ad attivazione avvenuta, i CTL della cellula stessa e rappresenta un meccanismo di sopravvivenza
secernono perforina, una molecola in grado di formare pori tran- in condizioni di carenza di nutrienti, quando la cellula è costretta
smembrana che consentono l’ingresso nella cellula bersaglio di granuli ad adottare comportamenti cannibaleschi e a riciclare le sostanze
di proteasi seriniche prodotte dai CTL e dette granzimi. I granzimi digerite. Nel corso di questo processo, organelli intracellulari e por-
hanno la capacità di tagliare le proteine a livello dei residui di acido zioni di citosol vengono dapprima sequestrati all’interno di vacuoli
aspartico, attivando così diverse caspasi cellulari.63 In questo modo, i autofagici, che successivamente si fondono con i lisosomi dando
CTL uccidono le cellule bersaglio inducendo direttamente la fase origine a un autofagolisosoma, e le componenti cellulari vengono
effettrice dell’apoptosi. Sulla loro superficie i CTL esprimono inoltre digerite dagli enzimi lisosomiali (Fig. 1.28).64,65 L’interesse per l’au-
FasL e distruggono le cellule bersaglio legando i recettori del Fas. tofagia è stato stimolato dalla scoperta che, negli organismi unicel-
lulari e nelle cellule dei mammiferi, tale processo è regolato da un
gruppo definito di “geni dell’autofagia” (Atg). I prodotti di numerosi
Patologie associate a disregolazione dell’apoptosi
di questi geni partecipano alla creazione dei vacuoli autofagici, ma
La disregolazione dell’apoptosi (apoptosi eccessiva o insufficiente) è resta da chiarire in quale modo ciò avvenga. È stato inoltre suggerito
stata postulata per spiegare alcuni aspetti di un’ampia varietà di che l’autofagia inneschi una morte cellulare diversa dalla necrosi e
patologie.56 dall’apoptosi,66 ma il meccanismo proprio di questo tipo di morte
cellulare deve ancora essere definito e non è noto se la morte cellulare
Malattie associate a un difetto dell’apoptosi e ad aumentata so- sia causata dall’autofagia o piuttosto dagli stimoli stressanti che in
pravvivenza cellulare. Un tasso inadeguatamente basso di apop- nescano l’autofagia. Ciò malgrado, l’autofagia è stata chiamata in
tosi si traduce nella sopravvivenza di cellule anormali, con con- causa quale meccanismo di perdita cellulare in varie patologie, tra
seguenze varie. Se, ad esempio, le cellule che recano mutazioni a cui le malattie degenerative del sistema nervoso e del tessuto mu-
carico di p53 vanno incontro a un danno del DNA, queste non scolare: in molte di queste affezioni, le cellule danneggiate presen-
soltanto non muoiono ma possono anche accumulare mutazioni tano un elevato numero di vacuoli autofagici.67
Figura 1.28 Autofagia. Stress cellulari come, ad esempio, una carenza di nutrienti attivano i geni dell’autofagia che inducono la formazione di vacuoli
in cui gli organelli cellulari vengono sequestrati e quindi degradati dopo la fusione delle vescicole con i lisosomi. I materiali digeriti sono riciclati come
nutrienti cellulari.
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 33
Accumuli intracellulari
Nella cellula, una delle forme in cui si manifestano le alterazioni
metaboliche è l’accumulo intracellulare di quantità anomale di
diverse sostanze. Le sostanze accumulate possono essere suddivise
in due categorie: (1) costituenti cellulari normali, come acqua, li-
pidi, proteine e carboidrati, accumulati in eccesso e (2) sostanze
anomale esogene, come minerali o prodotti di agenti infettivi, o
endogene, come i prodotti di una sintesi o di un metabolismo
alterati.
Queste sostanze possono accumularsi nel citoplasma (spesso
all’interno dei fagolisosomi) o nel nucleo in modo transitorio o
permanente e risultare innocue o, al contrario, particolarmente
tossiche. In certi casi, può essere la cellula stessa a produrre tali
sostanze anomale, mentre in altri la cellula non fa che immagaz-
zinare i prodotti di processi patologici che si verificano altrove
nell’organismo.
Molti meccanismi determinano un anormale accumulo intracel-
lulare, ma la maggior parte degli accumuli può essere ricondotta a
quattro tipi di alterazione (Fig. 1.29).
Lipidi
Nelle cellule possono accumularsi tutte le classi principali di lipidi: Figura 1.29 Meccanismi di accumulo intracellulare discussi nel testo.
trigliceridi, colesterolo ed esteri del colesterolo e fosfolipidi. I fosfo-
lipidi sono le componenti delle figure mieliniche delle cellule necro- Steatosi (degenerazione grassa)
tiche, mentre nelle malattie da accumulo lisosomiale (Cap. 5) si
assiste all’accumulo di complessi anomali di lipidi e carboidrati. In I termini “steatosi” e “degenerazione grassa” descrivono un accumulo
questa sede, tuttavia, ci concentreremo sugli accumuli di trigliceridi alterato di trigliceridi all’interno delle cellule parenchimali. La ste-
e di colesterolo. atosi è molto frequente nel fegato poiché quest’ultimo è il principale
34 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
organo coinvolto nel metabolismo lipidico, ma può anche comparire essere il risultato di un apporto eccessivo o di un difetto nel metabolismo
in cuore, muscoli e reni. Potenziali cause di steatosi sono le tossine, e nella secrezione dei lipidi (Fig. 1.30 A). Molti di questi difetti sono
la malnutrizione proteica, il diabete mellito, l’obesità e l’anossia. Nelle indotti dall’alcool, un’epatotossina che altera le funzioni mitocondriali
nazioni industrializzate, le cause più comuni di steatosi epatica grave e microsomiali, determinando una maggiore sintesi dei lipidi e una
(fegato grasso) sono l’abuso di alcool e la steatosi non alcolica, spesso minore degradazione degli stessi (Cap. 18). Il CCl4 e un insufficiente
associata a diabete e obesità (Cap. 18). apporto proteico causano la degenerazione grassa riducendo la sintesi
Diversi meccanismi portano all’accumulo di trigliceridi nel fegato. di apoproteine. L’ipossia inibisce l’ossidazione degli acidi grassi e il
Gli acidi grassi liberi provenienti dal tessuto adiposo o dagli alimenti digiuno ne aumenta la mobilizzazione dalle riserve periferiche.
vengono normalmente trasportati agli epatociti e, nel fegato, vengono La gravità della steatosi dipende dalle cause e dall’entità dell’ac-
esterificati a trigliceridi, convertiti in colesterolo o fosfolipidi, oppure cumulo: se lieve, può non avere alcun effetto sulla funzionalità cel-
ossidati a corpi chetonici. Alcuni acidi grassi sono anche sintetizzati lulare, ma una degenerazione grassa più grave può compromettere
a partire dall’acetato. Il rilascio dei trigliceridi dagli epatociti richiede le funzioni cellulari ed essere una spia di morte cellulare.
l’associazione con apoproteine per formare lipoproteine, le quali
possono successivamente essere trasportate per via ematica nei tessuti
(Cap. 4). Un eccessivo accumulo di trigliceridi a livello epatico può Morfologia La steatosi si osserva molto spesso nel fegato e
nel cuore. In tutti gli organi, la degenerazione grassa si pre-
senta sotto forma di vacuoli chiari all’interno delle cellule del
parenchima. Anche l’accumulo intracellulare di acqua o po-
lisaccaridi (ad es. glicogeno) può produrre vacuolizzazione.
Nell’identificazione dei lipidi è importante evitare i solventi
per i grassi comunemente impiegati nella preparazione delle
inclusioni in paraffina per la colorazione ematossilina eosina
e occorre approntare sezioni di tessuto congelato fresco o
fissato in soluzioni acquose con formalina. Le sezioni posso-
no essere poi colorate con Sudan IV o con olio rosso-O,
composti che conferiscono ai lipidi presenti un colore rosso-
arancio. Pur non essendo specifica, la reazione PAS (acido
periodico-Schiff), insieme alla digestione diastasica, è utiliz-
zata per identificare il glicogeno. Qualora non si riesca a di-
mostrare né la presenza di grassi né quella di polisaccaridi
all’interno di un vacuolo, si presume che questo contenga
acqua o liquidi a basso contenuto proteico.
Colesterolo ed esteri del colesterolo amorfo, fibrillare o cristallino. In alcuni disturbi, come in talune
forme di amiloidosi, le proteine anomale si depositano principal-
Il metabolismo cellulare del colesterolo (trattato in maniera più mente nello spazio extracellulare (Cap. 6).
approfondita nel Cap. 5) è finemente regolato in modo tale che la Eccessi intracellulari di proteine sufficienti a causare un accumulo
maggior parte delle cellule possano utilizzare la molecola per la morfologicamente visibile possono avere alla base diverse cause.
sintesi delle membrane cellulari evitando l’accumulo intracellulare
di colesterolo o dei relativi esteri. Gli accumuli si manifestano isto- Goccioline di riassorbimento nei tubuli renali prossimali si osser-
logicamente con vacuoli intracellulari, osservati in diverse vano nelle malattie renali associate a presenza di proteine nelle
manifestazioni patologiche. urine (proteinuria). Nel rene, piccole quantità di proteine filtrate
attraverso il glomerulo vengono normalmente riassorbite per
Aterosclerosi. Nelle placche aterosclerotiche, le cellule muscolari pinocitosi dal tubulo prossimale. Nelle patologie caratterizzate
lisce e i macrofagi all’interno della tonaca intima dell’aorta e delle da grave perdita di proteine attraverso il filtro glomerulare si
grandi arterie sono colmi di vacuoli lipidici, la maggior parte dei verifica un maggiore riassorbimento delle proteine all’interno di
quali costituiti da colesterolo ed esteri del colesterolo. Queste vescicole e le proteine appaiono nella cellula tubulare come goc-
cellule hanno un aspetto schiumoso (cellule schiumose) e la loro cioline ialine rosa intracitoplasmatiche (Fig. 1.32). Il processo è
aggregazione nell’intima provoca l’ateroma di colore giallastro reversibile: se la proteinuria diminuisce, le goccioline proteiche
caratteristico di questa grave patologia. La rottura di alcune di vengono infatti metabolizzate e scompaiono.
queste cellule ripiene di grassi porta a un rilascio di lipidi nell’am- Le proteine che si accumulano possono essere normali proteine
biente extracellulare. I meccanismi di accumulo del colesterolo secretorie prodotte in quantità eccessive, come avviene in alcune
nell’aterosclerosi saranno discussi dettagliatamente nel plasmacellule impegnate nella sintesi di immunoglobuline. In tal
Capitolo 11. Gli esteri del colesterolo extracellulari possono caso il RE si distende enormemente, dando origine ad ampie
cristallizzare sotto forma di lunghi aghi, producendo tipiche inclusioni eosinofile omogenee dette corpi di Russell.
rotture nelle sezioni di tessuto. Difetti nel trasporto intracellulare e nella secrezione di proteine
Xantomi. L’accumulo intracellulare di colesterolo all’interno dei fondamentali. Nel deficit di a1-antitripsina, le mutazioni della
macrofagi è caratteristico anche delle sindromi congenite e ac- proteina rallentano significativamente il processo di ripiegamen-
quisite da iperlipidemia. Gruppi di cellule schiumose sono spesso to, producendo un accumulo di intermedi parzialmente ripiegati
presenti nel connettivo sottocutaneo e nei tendini, dove formano che, invece di essere secreti, si aggregano nel RE del fegato. La
masse voluminose conosciute con il nome di xantomi. conseguente riduzione dell’enzima circolante determina l’enfise
Colesterolosi. Questo termine indica l’accumulo focale di macro- ma (Cap. 15). In molte di queste affezioni, la patologia è il risul-
fagi infarciti di colesterolo nella lamina propria della colecisti tato non soltanto della perdita delle funzionalità proteiche ma
(Fig. 1.31). Il meccanismo di accumulo è sconosciuto. anche dello stress a cui viene sottoposto il RE dalle proteine ri-
Malattia di Niemann-Pick, tipo C. Questa malattia da accumulo piegate in modo anomalo, con l’esito ultimo della morte cellulare
lisosomiale è causata da mutazioni a carico di un enzima impli- per apoptosi (precedentemente illustrata).
cato nella mobilizzazione del colesterolo e determina l’accumulo Accumulo di proteine citoscheletriche. Esistono diversi tipi di pro-
di tale sostanza in diversi organi (Cap. 5). teine citoscheletriche: microtubuli (con un diametro di 20-25 nm),
sottili filamenti di actina (6-8 nm), spessi filamenti di miosina
(15 nm), filamenti intermedi (10 nm) ecc. I filamenti intermedi
Proteine
forniscono un’impalcatura intracellulare flessibile che organizza il
Gli accumuli intracellulari di proteine si presentano in genere come citoplasma e conferisce resistenza alla cellula stessa.68 I filamenti
goccioline eosinofile rotonde, vacuoli o aggregati all’interno del intermedi si suddividono in cinque classi: filamenti di cheratina
citoplasma. Alla microscopia elettronica, possono avere un aspetto (caratteristici delle cellule epiteliali), neurofilamenti (neuroni),
Figura 1.31 Colesterolosi. Macrofagi infarciti di colesterolo (cellule Figura 1.32 Riassorbimento di gocciole proteiche nell’epitelio tubulare
schiumose, freccia) in un focolaio di colesterolosi della cistifellea. (Per gentile renale. (Per gentile concessione del Dr. Helmut Rennke, Department of
concessione del Dr. Matthew Yeh, University of Washington, Seattle, WA) Pathology, Brigham and Women’s Hospital, Boston, MA)
36 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
Figura 1.33 Granuli di lipofuscina in una cellula muscolare cardiaca (A) al microscopio ottico (i depositi sono indicati dalle frecce) e (B) al microscopio
elettronico (si noti la localizzazione perinucleare intralisosomiale).
presente nella maggior parte dei tipi cellulari. Quando si verifica un emosiderosi. Le principali cause di emosiderosi includono: (1) un
eccesso localizzato o sistemico di ferro, la ferritina forma granuli di aumentato assorbimento di ferro con la dieta, (2) anemie emolitiche
emosiderina, facilmente osservabili al microscopio ottico (Fig. 1.34). caratterizzate dal rilascio di quantità di ferro anomale da parte degli
I pigmenti di emosiderina, pertanto, non sono altro che aggregati eritrociti e (3) trasfusioni ripetute, in quanto le emazie trasfuse non
di micelle di ferritina. In condizioni normali, è possibile osservare sono altro che un sovraccarico esogeno di ferro. Queste patologie
piccoli depositi di emosiderina nei fagociti mononucleati di midollo saranno discusse nel Capitolo 18.
osseo, milza e fegato, tutti coinvolti attivamente nella degradazione
dei globuli rossi.
Eccessi di ferro locali o sistemici provocano accumuli di emosi- Morfologia I pigmenti di ferro si presentano come detriti
derina nelle cellule. L’eccessiva concentrazione locale è secondaria granulari irregolari di colore dorato in sede intracitoplasma-
a un’emorragia tissutale e il miglior esempio di emosiderosi loca- tica (Fig. 1.34 A). Il ferro può essere evidenziato nei tessuti
lizzata è costituito dal livido. I globuli rossi giunti nel sito della utilizzando la colorazione istochimica con blu di Prussia, in
lesione in seguito a travaso vengono fagocitati dai macrofagi (pro- cui il ferrocianuro di potassio, incolore, viene convertito dal
cesso che dura alcuni giorni), i quali degradano l’emoglobina e ferro in ferrocianuro ferrico di colore blu-nero (Fig. 1.34 B).
recuperano il ferro. Dopo la rimozione della componente ferrosa, Se la causa sottostante è una distruzione localizzata dei glo-
il frammento di eme viene convertito dapprima in biliverdina (“bile buli rossi, l’emosiderina compare dapprima nei fagociti
verde”) e quindi in bilirubina (“bile rossa”). In parallelo, il ferro dell’area interessata.
rilasciato dall’eme viene incorporato nella ferritina e, da ultimo, Nell’emosiderosi sistemica, invece, compare in primo luogo
nell’emosiderina. nei fagociti mononucleati di fegato, midollo osseo, milza,
Queste conversioni spiegano le accentuate variazioni di colore linfonodi e nei macrofagi sparsi in altri organi come cute,
spesso osservate nell’area del livido in fase di guarigione, che tipica- pancreas e reni. Con un progressivo accumulo, le cellule
mente muta dal rosso-violetto al verde-violetto fino ad arrivare alla parenchimali di tutto l’organismo (principalmente del fegato,
colorazione giallo scuro che il livido assume prima di scomparire. del pancreas, del cuore e degli organi endocrini) diventano
In presenza di un sovraccarico sistemico di ferro, l’emosiderina pigmentate.
viene depositata in vari organi e tessuti, una condizione definita
Figura 1.34 Granuli di emosiderina negli epatociti. A. La colorazione ematossilina eosina evidenzia il pigmento finemente granulare di colore dorato
scuro. B. Colorazione con blu di Prussia, specifica per il ferro (granuli blu).
38 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
Calcificazione Metastatica
La calcificazione metastatica può verificarsi nei tessuti normali ogni
qual volta vi sia ipercalcemia, la quale accentua anche la calcificazione
distrofica. Le principali cause di ipercalcemia sono quattro: (1) aumen-
tata secrezione di ormone paratiroideo (PTH) con conseguente rias-
sorbimento osseo, come nell’iperparatiroidismo dovuto a tumore delle
paratiroidi, e secrezione ectopica di proteine simili al PTH da parte di
tumori maligni (Cap. 7); (2) distruzione di tessuto osseo secondaria a
Figura 1.35 Calcificazione distrofica della valvola aortica. Vista dall’alto tumori primitivi del midollo osseo (ad es. mieloma multiplo, leucemia)
di una valvola aortica chiusa in un cuore con stenosi aortica calcifica. Si ri-
scontra un marcato restringimento (stenosi). Le cuspidi semilunari appaiono
o a metastasi scheletriche diffuse (ad es. cancro della mammella), au-
ispessite e fibrotiche e dietro ogni cuspide si osservano masse irregolari di mentato turnover dell’osso (ad es. Malattia di Paget) o immobilizzazio
intensa calcificazione distrofica. ne; (3) malattie correlate alla vitamina D, compresa l’intossicazione da
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 39
vitamina D, la sarcoidosi (in cui i macrofagi attivano un precursore questa sezione in quanto potrebbe rappresentare il progressivo ac-
della vitamina D) e l’ipercalcemia idiopatica dell’infanzia cumulo negli anni di danni subletali che possono condurre alla
(sindrome di Williams), caratterizzata da un’anomala sensibilità alla morte cellulare o alla riduzione della capacità della cellula di rispon-
vitamina D; (4) insufficienza renale, che provoca ritenzione di fosfato dere al danno.
e porta all’iperparatiroidismo secondario. L’invecchiamento cellulare è il risultato di un progressivo declino
Altre cause meno comuni comprendono l’intossicazione da allu- delle funzionalità e della vitalità cellulari dovuto ad anomalie gene-
minio, come osservato nei dializzati cronici, e la sindrome del latte- tiche e all’accumulo di danni cellulari e molecolari in conseguenza
alcali, dovuta a un’ingestione eccessiva di calcio e antiacidi assorbi- dell’esposizione a influenze esogene (Fig. 1.36). Studi in sistemi mo-
bili, come latte o carbonato di calcio. dello hanno definitivamente chiarito che l’invecchiamento è un
La calcificazione metastatica può verificarsi ovunque nell’organi processo controllato da un numero limitato di geni69 e che, anche
smo ma interessa soprattutto i tessuti interstiziali della mucosa ga- nell’uomo, alla base di sindromi simili all’invecchiamento precoce
strica, dei reni, dei polmoni, delle grandi arterie e delle vene polmo- vi sono anomalie genetiche.70 Tali dati suggeriscono che l’invecchia-
nari – tessuti che, sebbene alquanto differenti per sede, secernono mento sia associato ad alterazioni meccanicistiche definibili. I cam-
tutti acidi e hanno quindi un compartimento interno alcalino che li biamenti noti che contribuiscono all’invecchiamento cellulare in-
predispone alle calcificazioni metastatiche. In tali sedi, i sali di calcio cludono quanto illustrato di seguito.
assomigliano morfologicamente a quelli descritti nella calcificazione
distrofica e possono pertanto presentarsi come depositi amorfi non Riduzione della replicazione cellulare. L’idea che la maggior parte
cristallini o, in altri casi, come cristalli di idrossiapatite. delle cellule normali abbia una capacità limitata di replicazione
In genere i sali di calcio non provocano alterazioni funzionali, ma si fonda su un semplice modello sperimentale di invecchiamento.
talvolta è possibile osservare un interessamento polmonare massivo, I fibroblasti umani normali in coltura hanno un potenziale di
responsabile di importanti alterazioni radiologiche e deficit respi- divisione limitato.71 Dopo un numero fisso di divisioni, tutte le
ratori. Depositi massivi a livello renale (nefrocalcinosi) possono, nel cellule somatiche si arrestano in una condizione terminale di non
tempo, portare a un danno renale (Cap. 20). divisione, nota come senescenza cellulare. Le cellule del bambino
vanno incontro a un numero di cicli di replicazione maggiore
rispetto alle cellule di un anziano (Fig. 1.37). Per contro, le cellule
Invecchiamento cellulare di pazienti affetti dalla sindrome di Werner, una malattia rara
caratterizzata da sintomi di invecchiamento precoce, mostrano
Probabilmente Shakespeare è colui che ha meglio definito la vec- una replicazione del DNA alterata e una capacità di divisione
chiaia nella sua elegante descrizione delle sette età dell’uomo. L’in- marcatamente ridotta.
vecchiamento inizia con il concepimento, implica il differenziamen- Ancora non è nota la ragione per cui l’invecchiamento sia
to e la maturazione dell’organismo e delle sue cellule, e a un punto associato a una progressiva senescenza cellulare.72 Nelle cellule
imprecisato della vita porta alla progressiva perdita delle capacità umane, un meccanismo plausibile consiste nel fatto che, a ogni
funzionali caratteristica della vecchiaia e, infine, alla morte. Con divisione cellulare, si ha un’incompleta replicazione delle estremità
l’età, si verificano alterazioni fisiologiche e strutturali in quasi tutti dei cromosomi (accorciamento dei telomeri), che da ultimo conduce
gli organi e i sistemi. L’invecchiamento nei singoli individui è con- all’arresto del ciclo cellulare. I telomeri sono brevi sequenze di
dizionato in larga parte da fattori genetici, dalla dieta, dalla condi- DNA ripetuto (TTAGGG nell’uomo) presenti a livello delle estre-
zione sociale e dalla comparsa di patologie correlate all’età, come mità lineari dei cromosomi, importanti per garantire la completa
l’aterosclerosi, il diabete e l’osteoartrosi, ma esistono solide evidenze replicazione delle estremità cromosomiche e per proteggerle dalla
circa il fatto che le alterazioni indotte nelle cellule dall’avanzare fusione e dalla degradazione.73 Nel momento in cui le cellule
dell’età siano una componente importante dell’invecchiamento somatiche si replicano, una piccola porzione dei telomeri non
dell’intero organismo. L’invecchiamento cellulare è discusso in viene duplicata (a causa delle modalità di svolgimento del pro-
Figura 1.36 Meccanismi di invecchiamento cellulare. Fattori genetici e insulti ambientali si associano nella produzione delle anomalie cellulari caratte-
ristiche dell’invecchiamento. Il meccanismo attraverso il quale una riduzione dell’apporto calorico migliora l’aspettativa di vita non è ancora stato spiegato.
IGF, fattore di crescita simil-insulina.
40 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
Figura 1.38 Ruolo dei telomeri e delle telomerasi nella senescenza replicativa delle cellule. A. La telomerasi dirige una sintesi di DNA dipendente
dall’RNA stampo, in cui i nucleotidi vengono aggiunti a un filamento al termine del cromosoma. Il filamento tardivo viene riempito dalla DNA polimerasi.
B. Ipotesi telomero-telomerasi e capacità proliferativa delle cellule. La lunghezza del telomero è messa a grafico in rapporto al numero delle divisioni
cellulari. Le cellule germinali e le cellule staminali esibiscono entrambe un’attività telomerasica, ma solo le cellule germinali hanno sufficienti livelli di enzima
per stabilizzare completamente la lunghezza del telomero. Le normali cellule somatiche mancano di attività telomerasica e i telomeri si accorciano pro-
gressivamente a mano a mano che le cellule si dividono fino all’arresto della crescita o all’invecchiamento. L’attivazione delle telomerasi nelle cellule ne-
oplastiche contrasta il processo di accorciamento dei telomeri che limita la capacità proliferativa delle cellule somatiche normali. (A. Dati tratti da Alberts
BR, et al.: Molecular Biology of the Cell. New York, Garland Science, 2002. B. Modificata e ridisegnata per gentile concessione da Holt SE, et al.: Refining
the telomer-telomerase hypothesis of aging and cancer. Nature Biotech 14:836, 1996. Copyright 1996, Macmillan Magazines Limited)
CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte 41
Accumulo del danno metabolico e genetico. L’aspettativa di vita prodotti accrescono la longevità. Questi includono proteine capaci
della cellula è determinata dall’equilibrio tra il danno risultante di potenziare l’attività metabolica, ridurre l’apoptosi, stimolare il
da eventi metabolici intracellulari e le risposte molecolari deputate ripiegamento delle proteine e inibire gli effetti dannosi dei radicali
a contrastarlo e a porvi rimedio. Un gruppo di prodotti poten- liberi dell’ossigeno.81 Le sirtuine accrescono inoltre la sensibilità
zialmente tossici del normale metabolismo è rappresentato dalle all’insulina e stimolano la metabolizzazione del glucosio, il che le
specie reattive dell’ossigeno. Come abbiamo visto nelle pagine rende un possibile bersaglio nel trattamento del diabete. Come
precedenti, questi sottoprodotti della fosforilazione ossidativa prevedibile, la notizia che il vino rosso conterrebbe una sostanza in
provocano modificazioni covalenti di proteine, lipidi e acidi grado di attivare le sirtuine e quindi di migliorare l’aspettativa di vita
nucleici, ma l’aumento del danno ossidativo può anche essere ha allietato gli amanti del buon vino. Altri studi hanno dimostrato
determinato dall’esposizione ambientale ripetuta ad agenti come che anche i fattori di crescita come il simil-insulina e le vie intracel-
le radiazioni ionizzanti, da una disfunzione mitocondriale o, con lulari innescate da tali ormoni influenzano l’aspettativa di vita.69 I
l’avanzare dell’età, dalla progressiva riduzione dei meccanismi di fattori di trascrizione attivati dal segnale dei recettori per l’insulina
difesa antiossidanti (ad es. vitamina E e glutatione perossidasi). sono in grado di indurre l’espressione di geni suscettibili di ridurre
L’entità del danno ossidativo, destinato ad aumentare con il tra- la longevità, e le mutazioni a carico dei recettori per l’insulina sono
scorrere degli anni, può essere una causa importante di associate a un’aspettativa di vita superiore. La rilevanza di tali infor
senescenza,76 un’ipotesi che risulta corroborata dal fatto che (1) mazioni in rapporto all’invecchiamento dell’uomo rappresenta
la diversa longevità delle varie specie è inversamente correlata al un’area di ricerca attiva.
−
grado di produzione mitocondriale di anione O2• e (2) l’ipere- È evidente che le varie forme di disordine cellulare e di adatta-
spressione degli enzimi antiossidanti SOD e catalasi allunga la mento descritte in questo capitolo coprono un ampio spettro di
vita nelle forme transgeniche di Drosophila. I radicali liberi pos- situazioni: dall’adattamento in termini di dimensioni, crescita e
sono avere effetti deleteri sul DNA, generando rotture del fila- funzioni cellulari al danno cellulare acuto reversibile e irreversibile,
mento di acido nucleico e rendendo instabile il genoma, con ri- al tipo di morte cellulare controllata rappresentato dall’apoptosi, alle
percussioni su tutte le funzioni cellulari.77 alterazioni patologiche di alcuni organelli cellulari fino alle forme
Il danno progressivo nelle cellule è controbilanciato da diverse meno minacciose di accumuli intracellulari, compresi i pigmenti. A
risposte protettive, di cui una delle più importanti consiste nel queste molteplici alterazioni si farà riferimento in tutto il testo per-
riconoscimento e nella riparazione del DNA danneggiato. Sebbene ché ogni forma di danno d’organo e, da ultimo, qualsiasi patologia
la maggior parte dei danni a carico del DNA sia corretta da enzimi clinica, deriva da un’alterazione nella struttura o nella funzione
di riparazione, alcune alterazioni persistono e si accumulano a cellulare.
mano a mano che la cellula invecchia e varie evidenze puntualiz-
zano l’importanza della riparazione del DNA nel processo di in- Bibliografia
vecchiamento. Nei pazienti affetti da sindrome di Werner che
1. Majno G: The Healing Hand: Man and Wound in the Ancient World. Cambridge,
mostrano un invecchiamento precoce, il prodotto del gene man- 1975, Harvard University Press, p 43.
cante è una DNA elicasi, proteina coinvolta nella duplicazione e 2. Anversa P, Nadal-Ginard B: Myocyte renewal and ventricular remodeling. Nature
riparazione del DNA e in altre funzioni che richiedono lo sroto- 415:240, 2002.
lamento dell’acido nucleico.78 Un difetto di questo enzima causa 3. Glass DJ: Signalling pathways that mediate skeletal muscle hypertrophy and
atrophy. Nat Cell Biol 5:87, 2003.
un rapido accumulo di alterazioni cromosomiche in grado di si- 4. Frey N, Olson EN: Cardiac hypertrophy: the good, the bad, and the ugly. Annu
mulare il danno che si produce durante l’invecchiamento cellulare. Rev Physiol 65:45, 2003.
L’instabilità genetica delle cellule somatiche è inoltre caratteristica 5. Heineke J, Molkentin JD: Regulation of cardiac hypertrophy by intracellular
anche di altre patologie in cui i pazienti mostrano alcune delle signalling pathways. Nat Rev Mol Cell Biol 7:589, 2006.
manifestazioni tipiche dell’invecchiamento a un ritmo più rapido, 6. Dorn GW: The fuzzy logic of physiological cardiac hypertrophy. Hypertension
49:962, 2007.
come nell’atassia-teleangectasia, in cui il gene mutato codifica per 7. Roots I, et al..: Genotype and phenotype relationship in drug metabolism. Ernst
una proteina coinvolta nella riparazione delle rotture della doppia Schering Res Found Workshop 59:81, 2007.
elica di DNA (Cap. 7). L’equilibrio tra l’accumularsi del danno 8. Tanimizu N, Miyajima A: Molecular mechanism of liver development and
metabolico e la risposta al danno può pertanto determinare la regeneration. Int Rev Cytol 259:1, 2007.
9. Kandarian SC, Jackman RW: Intracellular signaling during skeletal muscle
velocità con cui invecchiamo, uno scenario che implicherebbe la atrophy. Muscle Nerve 33:155, 2006.
possibilità di ritardare l’invecchiamento riducendo l’accumulo del 10. Sacheck JM, et al.: Rapid disuse and denervation atrophy involve transcriptional
danno oppure potenziando la risposta a quest’ultimo. changes similar to those of muscle wasting during systemic diseases. FASEB J
Con l’invecchiamento cellulare, tuttavia, si assiste all’accumu- 21:140, 2007.
larsi non solo del danno a carico del DNA, ma anche di quello a 11. Tosh D, Slack JM: How cells change their phenotype, Nat Rev Mol Cell Biol 3:187,
2002.
carico degli organelli e ciò può essere in parte il risultato di un 12. Slack JM: Metaplasia and transdifferentiation: from pure biology to the clinic.
deterioramento della funzione del proteasoma, l’apparato prote- Nat Rev Mol Cell Biol 8:369, 2007.
olitico che serve a eliminare le proteine intracellulari anomale 13. Edinger AL, Thompson CB: Death by design: apoptosis, necrosis and autophagy.
o indesiderate.79 Curr Opin Cell Biol 16:663, 2004.
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clature Committee on Cell Death. Cell Death Differ 12(Suppl 2):1463, 2005.
Studi in modelli diversi, dai lieviti ai mammiferi, hanno mostrato 15. Golstein P, Kroemer G: Cell death by necrosis: towards a molecular definition.
che il metodo più efficace per allungare l’aspettativa di vita consiste Trends Biochem Sci 32:37, 2007.
nel ridurre l’apporto calorico. I meccanismi non sono ancora stati 16. Vanlangenakker N, et al.: Molecular mechanisms and pathophysiology of necrotic
definiti, ma l’effetto della riduzione dell’apporto calorico sulla lon- cell death. Curr Mol Med 8:207, 2008.
17. Newmeyer DD, Ferguson-Miller S: Mitochondria: releasing power for life and
gevità sembra essere mediato da una famiglia di proteine chiamate unleashing the machineries of death. Cell 112:481, 2003.
sirtuine,80 le quali esibiscono un’attività di istone deacetilasi e si ri- 18. Bernardi P, et al.: The mitochondrial permeability transition from in vitro artifact
tiene siano in grado di promuovere l’espressione di diversi geni i cui to disease target. FEBS J 273:2077, 2006.
42 CAPITOLO 1 Risposte cellulari a stress e insulti tossici: adattamento, danno e morte
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2
Infiammazione acuta
e cronica
Infiammazione Ossido di azoto (NO)
Citochine e chemochine
Cenni storici
Costituenti lisosomiali dei leucociti
Infiammazione acuta Neuropeptidi
Stimoli dell’infiammazione acuta Mediatori derivati dalle proteine plasmatiche
Reazione dei vasi sanguigni nell’infiammazione acuta Sistema del complemento
Alterazioni del flusso e del calibro vascolare Sistema della coagulazione e delle chinine
Aumento della permeabilità vascolare (fuoriuscita Esiti dell’infiammazione acuta
di liquidi e proteine dai vasi)
Risposte dei vasi linfatici Tipi morfologici dell’infiammazione acuta
Reazione dei leucociti nell’infiammazione Infiammazione sierosa
Reclutamento dei leucociti nei siti di lesione e infezione Infiammazione fibrinosa
Riconoscimento dei microbi e dei tessuti morti Infiammazione suppurativa o purulenta e ascesso
Rimozione degli agenti lesivi Ulcere
Altre risposte funzionali dei leucociti attivati
Rilascio di prodotti leucocitari e lesione tissutale mediata Riassunto dell’infiammazione acuta
dai leucociti Infiammazione cronica
Difetti della funzione leucocitaria Cause dell’infiammazione cronica
Estinzione della risposta infiammatoria acuta Caratteristiche morfologiche
Mediatori dell’infiammazione Ruolo dei macrofagi nell’infiammazione cronica
Mediatori di derivazione cellulare Altre cellule dell’infiammazione cronica
Amine vasoattive: istamina e serotonina Infiammazione granulomatosa
Metaboliti dell’acido arachidonico (AA): prostaglandine,
leucotrieni e lipossine Effetti sistemici dell’infiammazione
Fattore di attivazione delle piastrine (PAF) Conseguenze di un’infiammazione insufficiente
Specie reattive dell’ossigeno o eccessiva
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43
44 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
Infiammazione acuta
L’infiammazione acuta è una risposta rapidamente allestita dall’ospi-
te allo scopo di condurre i leucociti e le proteine plasmatiche – come
gli anticorpi – nella sede dell’infezione o della lesione tissutale.
L’infiammazione acuta presenta tre componenti principali: (1) al-
terazioni del calibro vascolare determinanti un incremento del flusso
ematico; (2) modificazioni strutturali nella microvascolarizzazione
che consentono alle proteine plasmatiche e ai leucociti di lasciare il
circolo; (3) fuoriuscita dei leucociti dal microcircolo, accumulo nella
sede di lesione e attivazione per l’eliminazione dell’agente lesivo
(Fig. 2.1).
Figura 2.2 Formazione di trasudati ed essudati. A. La normale pressione idrostatica (frecce blu) è di circa 32 mmHg al capo arterioso del letto capillare
e scende a 12 mmHg al capo venoso; la pressione colloidosmotica media dei tessuti è di circa 25 mmHg (frecce verdi), valore che equivale alla pressione
capillare media. Il flusso finale di liquidi attraverso il letto vascolare è pertanto quasi nullo. B. Il trasudato si forma quando i liquidi fuoriescono a causa di
una maggiore pressione idrostatica o di una ridotta pressione osmotica. C. L’essudato si forma in presenza di infiammazione a causa della maggiore per-
meabilità vascolare dovuta all’allargamento degli spazi intercellulari dell’endotelio.
Tutte le reazioni infiammatorie presentano gli stessi elementi di denota un eccesso di liquido nelle cavità tissutali o sierose, trasudato
base, sebbene stimoli differenti possano indurre reazioni con carat- o essudato. Il pus, un essudato purulento, è un essudato infiamma-
teristiche peculiari. Dapprima descriveremo dunque la sequenza di torio ricco di leucociti (per lo più neutrofili), detriti di cellule morte
eventi tipica dell’infiammazione acuta, per poi passare ai mediatori e, in molti casi, microbi.
chimici responsabili dell’infiammazione e analizzare l’aspetto mor- Le reazioni vascolari tipiche dell’infiammazione acuta consistono
fologico di tali reazioni. in variazioni a carico del flusso ematico e della permeabilità dei vasi.
La proliferazione di vasi sanguigni (angiogenesi) è evidente durante
Reazione Dei Vasi Sanguigni i processi di riparazione e nell’infiammazione cronica, trattati più
Nell’infiammazione Acuta approfonditamente nel Capitolo 3.
diretta e leucocita-dipendente. La fuoriuscita di liquidi dal lume vasco- Reazione Dei Leucociti
lare indotta da tutti questi meccanismi può determinare la perdita di Nell’infiammazione
liquidi potenzialmente letale osservata nei pazienti con ustioni estese.
Come accennato in precedenza, una funzione chiave dell’infiamma-
zione consiste nel condurre i leucociti nel sito della lesione e attivarli
Risposte dei vasi linfatici
affinché eliminino gli agenti lesivi. I leucociti investiti del ruolo più
Sebbene la nostra trattazione sia incentrata fondamentalmente sulle importante nelle risposte infiammatorie tipiche sono quelli dotati
reazioni che si verificano a livello dei vasi sanguigni, anche i vasi di capacità di fagocitosi, ossia neutrofili e macrofagi. I leucociti
linfatici rivestono un ruolo nella risposta all’infiammazione. Il inglobano e uccidono i batteri e altri microrganismi ed eliminano
sistema dei vasi linfatici e dei linfonodi, infatti, filtra e controlla i il tessuto necrotico e le sostanze estranee, oltre a sintetizzare fattori
fluidi extravascolari. In condizioni normali, i vasi linfatici drenano di crescita utili ai fini del processo di riparazione. Il grande
i ridotti volumi di fluido extravascolare che fuoriescono dai capillari; potere difensivo dei leucociti ha tuttavia un prezzo: in caso di atti-
negli stati infiammatori il flusso linfatico viene incrementato per vazione massiva, infatti, queste cellule possono indurre un danno
agevolare il drenaggio del liquido edematoso che si accumula a causa tissutale e prolungare l’infiammazione giacché i prodotti da esse
della maggiore permeabilità vascolare. Oltre ai liquidi, tuttavia, sintetizzati per distruggere i microbi e i tessuti necrotici possono
anche i leucociti, i detriti cellulari e persino i microbi possono farsi danneggiare anche i tessuti sani dell’ospite.
strada nella via linfatica, che durante le risposte infiammatorie, per I processi che prevedono un coinvolgimento leucocitario nel
far fronte al maggiore carico, si arricchisce di nuovi vasi, analoga- contesto dell’infiammazione sono il reclutamento dal distretto ema-
mente a quanto avviene per i vasi sanguigni (proliferazione).11,12 I tico nei tessuti extravascolari, il riconoscimento dei microbi e dei
vasi linfatici possono andare incontro a un’infiammazione seconda- tessuti necrotici e la rimozione dell’agente lesivo.
ria (linfangite), come pure i linfonodi (linfoadenite). I linfonodi in-
fiammati risultano spesso ingrossati per effetto dell’iperplasia dei Reclutamento dei leucociti nei siti di lesione
follicoli linfoidi e del maggiore numero di linfociti e di macrofagi. e infezione
Questo gruppo di alterazioni patologiche risponde al nome di lin-
foadenite reattiva o infiammatoria (Cap. 13). Nella clinica, la pre- La migrazione dei leucociti dal lume vascolare al tessuto interstiziale,
senza di strie arrossate in prossimità di una ferita cutanea è un segno detta travaso, può essere suddivisa nelle tappe seguenti13 (Fig. 2.4):
rivelatore di infezione. La striatura, che segue il decorso dei canali
linfatici, è diagnostica di linfangite e può essere associata alla tume- 1. Nel lume del vaso si assiste a marginazione, rotolamento e
fazione dolorosa dei linfonodi ascellari, indicante linfoadenite. adesione all’endotelio. In condizioni normali, quando si trova in
Figura 2.4 Processo multifasico della migrazione leucocitaria (la figura mostra quella dei neutrofili) attraverso i vasi sanguigni. In un primo momento i
leucociti cominciano a rotolare, successivamente vengono attivati e aderiscono all’endotelio, quindi migrano attraverso l’endotelio, perforano la membrana
basale e seguono il gradiente dei chemioattrattori emanati dalla sede della lesione. Varie molecole svolgono ruoli predominanti a seconda della fase del
processo: le selectine nel rotolamento, le chemochine (generalmente legate ed esposte dai proteoglicani) nell’attivazione dei neutrofili per aumentare
l’avidità delle integrine, le integrine nell’adesione stabile e il CD31 (PECAM-1) nella migrazione. I neutrofili esprimono bassi livelli di L-selectina e si legano
alle cellule endoteliali prevalentemente tramite le selectine P ed E. ICAM-1, molecola di adesione intercellulare 1; TNF, fattore di necrosi tumorale.
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 49
ICAM-1 (famiglia delle immunoglobuline) Integrine CD11/CD18 (b2) (LFA-1, Mac-1) Adesione, arresto, trasmigrazione (neutrofili,
monociti, linfociti)
VCAM-1 (famiglia delle immunoglobuline) Integrina VLA-4 (b1) Adesione (eosinofili, monociti, linfociti)
*
La L-selectina è espressa debolmente sui neutrofili. Essa è coinvolta nel legame dei linfociti T circolanti alle venule endoteliali alte nei linfonodi e nei tessuti
linfoidi mucosali, e nel conseguente impianto (“homing”) dei linfociti in tali tessuti.
Altri mediatori come l’istamina, la trombina e il fattore di attivazione affetti dalla sindrome detta deficienza di adesione leucocitaria di tipo
delle piastrine (Platelet-Activating Factor, PAF), descritti più avanti, 1 presentano un difetto nella biosintesi della catena b2 comune alle
stimolano la ridistribuzione della P-selectina dai suoi normali depo- integrine LFA-1 e Mac-1. La deficienza di adesione leucocitaria di
siti intracellulari in granuli di cellule endoteliali (chiamati corpi di tipo 2 è invece causata dall’assenza di sialil-Lewis X, il ligando
Weibel-Palade) sulla superficie cellulare. All’apice dei microvilli, i contenente fucosio per le selectine E e P, dovuta a un difetto della
leucociti esprimono L-selectina nonché i ligandi per le selectine E e fucosil-transferasi, l’enzima che aggiunge residui di fucosio sull’im-
P, che si legano tutti alle molecole complementari esposte sulle cellule palcatura proteica.
endoteliali. Queste sono interazioni a bassa affinità con un tasso Chemiotassi dei leucociti. Dopo essere usciti dal circolo, i leu-
rapido di risoluzione, facilmente interrotte dal flusso del sangue. Di cociti migrano nei tessuti verso la sede della lesione attraverso un
conseguenza, i leucociti legati si legano, si staccano e si legano nuo- processo detto chemiotassi, definito come un movimento orientato
vamente, iniziando così a rotolare sulla superficie endoteliale. lungo un gradiente chimico. Sia le sostanze esogene sia quelle en-
Queste deboli interazioni di rotolamento rallentano i leucociti, dogene possono agire come fattori chemotattici. Gli agenti esogeni
consentendo così a tali cellule di legarsi in maniera più salda all’en- più comuni sono i prodotti batterici, compresi i peptidi dotati
dotelio. Tale adesione è mediata da una famiglia di proteine di dell’amminoacido N-formilmetionina in posizione terminale, e al-
superficie eterodimeriche associata ai leucociti rispondente al nome cuni lipidi. I fattori chemotattici endogeni (descritti oltre) compren-
di integrine21 (si veda Tab. 2.1). Il TNF e l’IL-1 inducono l’espres- dono diversi mediatori chimici: (1) le citochine, in particolare quelle
sione endoteliale dei ligandi per le integrine, in particolare la mo- appartenenti alla famiglia delle chemochine (ad es. IL-8), (2) i com-
lecola di adesione cellulare vascolare di tipo 1 (VCAM-1, il ligando ponenti del sistema del complemento, in particolare C5a e (3) i meta-
per l’integrina VLA-4) e la molecola di adesione intercellulare di boliti dell’acido arachidonico (AA), nello specifico il leucotriene B 4
tipo 1 (ICAM-1, il ligando per le integrine LFA-1 e Mac-1). I leu- (LTB4). Tutti questi agenti chemotattici si legano a specifici recettori
cociti di norma esprimono le integrine in uno stato a bassa affinità. transmembrana accoppiati a proteine G sulla superficie dei leuco-
Le chemochine nel frattempo prodotte nella sede della lesione citi.27 I segnali innescati da tali recettori determinano l’attivazione
entrano nel vaso sanguigno, si legano ai proteoglicani della cellula di secondi messaggeri che aumentano la concentrazione di calcio
endoteliale e si dispongono ad alte concentrazioni sulla superficie nel citosol e attivano guanosin-trifosfatasi della famiglia Rac/Rho/
endoteliale. Queste chemochine si legano ai leucociti in fase di cdc42, oltre a numerose chinasi. Questi segnali inducono la polime-
rotolamento, attivandoli. Una delle conseguenze dell’attivazione è rizzazione dell’actina, dando luogo a un aumento della quantità di
la conversione in uno stato ad alta affinità delle integrine VLA-4 e actina polimerizzata sul margine avanzante della cellula e al posi-
LFA-1 presenti sui leucociti.22 La combinazione dell’espressione dei zionamento dei filamenti di miosina posteriormente. Il leucocita si
ligandi per le integrine sull’endotelio indotta dalle citochine e dell’at- muove estendendo filopodi che trainano la parte posteriore della
tivazione delle integrine sui leucociti dà luogo a un legame saldo cellula nella direzione dell’estensione, come un’automobile a trazione
tra leucociti ed endotelio mediato dalle integrine nella sede dell’in- anteriore che viene trainata dalle ruote anteriori (Fig. 2.6). Il risultato
fiammazione. I leucociti smettono di rotolare, il loro citoscheletro finale è la migrazione dei leucociti verso lo stimolo infiammatorio
viene riorganizzato ed essi si dispongono sulla superficie in direzione del gradiente dei fattori chemotattici prodotti
endoteliale. localmente.
Migrazione dei leucociti attraverso l’endotelio. Il passo succes- La natura dell’infiltrato leucocitario varia in relazione alla pro-
sivo nel processo di reclutamento leucocitario è la migrazione dei gressione temporale della risposta infiammatoria e al tipo di stimolo.
leucociti attraverso l’endotelio, detta trasmigrazione o diapedesi. La Nella maggior parte delle forme di infiammazione acuta, l’infiltrato
trasmigrazione dei leucociti si verifica prevalentemente nelle venule infiammatorio è caratterizzato in modo predominante da neutrofili
postcapillari. Le chemochine agiscono sui leucociti aderenti alle per le prime 6-24 ore, successivamente sostituiti da monociti dopo
pareti vasali e li stimolano a migrare attraverso gli spazi intercellulari 24-48 ore (Fig. 2.7). La comparsa precoce dei neutrofili trova diverse
dell’endotelio in direzione del gradiente di concentrazione chimica, spiegazioni: tali cellule, infatti, sono più numerose nel sangue, ri-
ossia verso la sede di lesione o infezione dove ha luogo la produzione spondono più rapidamente alle chemochine e si fissano in maniera
di chemochine.23 Diverse molecole di adesione presenti nelle giun- più salda alle molecole di adesione indotte rapidamente sull’epitelio,
zioni intercellulari tra cellule endoteliali sono coinvolte nella migra- come le selectine P ed E. Dopo essere entrati nei tessuti, i neutrofili
zione dei leucociti, tra cui un membro della superfamiglia delle hanno però vita breve, giacché vanno incontro ad apoptosi e scom-
immunoglobuline detto PECAM-1 (Platelet Endothelial Cell Adhe- paiono dopo 24-48 ore. I monociti, per contro, non soltanto soprav-
sion Molecule 1) o CD3124 e varie molecole di adesione giunziona- vivono più a lungo ma sono anche in grado di proliferare nei tessuti,
le.25 Dopo avere attraversato l’endotelio, i leucociti perforano la andando così a costituire la popolazione dominante nel contesto di
membrana basale, probabilmente secernendo collagenasi, e pene- una risposta infiammatoria cronica. Vi sono tuttavia eccezioni a
trano nel tessuto extravascolare. Quindi migrano in direzione del questo schema di infiltrazione cellulare: in certe infezioni, ad esem-
gradiente chemotattico creato dalle chemochine e si accumulano pio quelle causate dai batteri del genere Pseudomonas, l’infiltrato
nel distretto extravascolare. Una volta raggiunto il tessuto connetti- cellulare è prevalentemente caratterizzato da neutrofili il cui reclu-
vo, i leucociti sono in grado di aderire alla matrice extracellulare tamento perdura per diversi giorni; nelle infezioni virali, i linfociti
tramite le integrine e il legame di CD44 alle proteine della matrice. possono essere le prime cellule ad accorrere; in alcune reazioni di
In tal modo, i leucociti vengono trattenuti nelle sedi in cui sono ipersensibilità, infine, gli eosinofili rappresentano il principale tipo
necessari. cellulare.
La dimostrazione più evidente dell’importanza delle molecole di La comprensione dei meccanismi molecolari del reclutamento e
adesione dei leucociti è l’esistenza di sindromi ereditarie caratteriz- della migrazione dei leucociti ha consentito di individuare un vasto
zate da una deficienza di tali molecole responsabile di ricorrenti numero di potenziali bersagli terapeutici per il controllo di un’in-
infezioni batteriche correlate a una compromissione dell’adesione fiammazione divenuta deleteria.14 Le sostanze in grado di bloccare
leucocitaria e a una risposta infiammatoria insufficiente.26 I soggetti il TNF, una delle principali citochine coinvolte nel reclutamento
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 51
Figura 2.7 Natura degli infiltrati leucocitari nelle reazioni infiammatorie. Le microfotografie sono rappresentative dell’infiltrato cellulare precoce (neu-
trofili) (A) e tardivo (cellule mononucleate) (B) osservati nel contesto di una reazione infiammatoria nel miocardio in seguito a necrosi ischemica (infarto).
Le cinetiche dell’edema e dell’infiltrato cellulare (C) sono approssimate.
52 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
Figura 2.8 Recettori leucocitari e relative risposte. Stimoli differenti sono riconosciuti da diverse classi di recettori sulla membrana dei leucociti. I re-
cettori danno inizio a risposte che mediano le funzioni dei leucociti. Nella figura sono rappresentati solo alcuni recettori (si veda il testo per i dettagli).
IFN-g, interferone g; LPS, lipopolisaccaride.
una N-formilmetionina, questo recettore consente ai neutrofili di Recettori per le citochine: i leucociti esprimono recettori per
rilevare e indurre una risposta contro le proteine batteriche. Altri le citochine prodotte in risposta a un’invasione microbica. Una
recettori accoppiati a proteine G sono in grado di riconoscere le delle più importanti tra queste è l’interferone g (IFN-g), secreto
chemochine, i prodotti di degradazione del complemento dalle cellule natural killer entrate in contatto con i microbi e dai
come C5a e i mediatori lipidici, compresi il fattore di attivazione linfociti T attivati dall’antigene nella risposta immunitaria acquisita
delle piastrine, le prostaglandine e i leucotrieni, tutti sintetizzati (Cap. 6). L’IFN-g è la principale citochina attivante i macrofagi.
in risposta a un’infezione microbica e al danno cellulare. Il legame
dei ligandi – come i prodotti microbici e i mediatori – ai recettori
accoppiati alle proteine G induce la migrazione delle cellule dal Rimozione degli agenti lesivi
sangue attraverso l’endotelio e la produzione di sostanze microbi-
cide tramite l’attivazione della cascata ossidativa. Il riconoscimento dei microbi e delle cellule morte da parte dei re-
Recettori per le opsonine: i leucociti esprimono recettori per le cettori descritto nei paragrafi precedenti induce i leucociti a mettere
proteine di cui sono rivestiti i microbi. Il processo di rivestimento in atto varie risposte, complessivamente raggruppate sotto il termine
di una particella, ad esempio un microbo, per renderla bersaglio di attivazione leucocitaria (si veda Fig. 2.8). L’attivazione è il risultato
dell’inglobamento (fagocitosi) è detto opsonizzazione e i fattori dei cambiamenti indotti da diverse vie di segnale innescate nei
che lo realizzano sono detti opsonine. Questi fattori comprendono leucociti, determinanti un incremento del Ca2+ nel citosol e l’attiva-
anticorpi, frazioni del complemento e lectine. Uno dei sistemi zione di enzimi come la protein-chinasi C e la fosfolipasi A2. Le ri-
più efficienti per stimolare la fagocitosi delle particelle consiste sposte funzionali più importanti per la distruzione dei microbi e di
nel ricoprirle con anticorpi IgG specifici per tali particelle, i quali altri stimoli nocivi sono la fagocitosi e l’uccisione intracellulare,
verranno riconosciuti dal recettore ad alta affinità Fcg dei fagociti, mentre molte altre risposte supportano le funzioni di difesa proprie
detto FcgRI (Cap. 6). I componenti del sistema del complemento, dell’infiammazione e possono contribuire agli esiti nocivi di
soprattutto i frammenti della proteina del complemento C3, sono quest’ultima.
anch’essi potenti opsonine, in quanto tali frammenti si legano ai Fagocitosi. La fagocitosi si articola in tre fasi consecutive
microbi e i fagociti esprimono un recettore, detto recettore del (Fig. 2.9): (1) il riconoscimento e l’adesione alla particella da fagoci-
complemento di tipo 1 (CR1), che riconosce i prodotti della tare da parte del leucocita, (2) la sua ingestione, con conseguente
frammentazione di C3 (descritta più avanti nel testo). Anche le formazione di un vacuolo di fagocitosi e (3) l’uccisione e la degrada-
lectine plasmatiche, in particolare la lectina legante il mannano, zione del materiale ingerito.30
legano i batteri e li consegnano ai leucociti. Il legame delle par- I recettori per il mannosio, i recettori scavenger (spazzini) e i recet-
ticelle opsonizzate ai recettori leucocitari Fc o C3 promuove la tori per varie opsonine legano i microbi consentendone la fagocita-
fagocitosi delle particelle e attiva le cellule. zione. Il recettore macrofagico per il mannosio è una lectina che si
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 53
−
dannosi delle stesse. O2• è successivamente convertito in perossido nei neutrofili e in altre cellule;37 il lisozima, che idrolizza il legame
di idrogeno (H2O2), principalmente per dismutazione spontanea. acido muramico-N-acetilglucosamina, presente nell’involucro gli-
Di per sé, H2O2 non è in grado di uccidere in maniera efficace i copeptidico di tutti i batteri; la lattoferrina, una proteina legante il
microbi, ma i granuli azzurrofili dei neutrofili contengono l’enzima ferro presente nei granuli specifici; la proteina basica maggiore, una
mieloperossidasi (MPO) che, in presenza di un alogenuro come Cl−, proteina cationica degli eosinofili dotata di attività battericida limi-
converte H2O2 in ipoclorito (OCl•, la sostanza attiva contenuta nella tata ma citotossica per molti parassiti; e la proteina battericida per-
comune candeggina domestica). Quest’ultimo è un potente agente meabilizzante, che lega le endotossine batteriche e si ritiene abbia
antibiotico che distrugge i microbi per alogenazione (processo nel un ruolo importante nella difesa contro alcuni batteri Gram-
quale l’alogenuro viene legato covalentemente a costituenti cellulari negativi.
batterici) o per ossidazione delle proteine e dei lipidi (perossidazione
lipidica). Il sistema H2O2-MPO-alogenuro è il meccanismo battericida Altre risposte funzionali dei leucociti attivati
più efficiente di cui dispongano i neutrofili. H2O2 viene inoltre con-
vertito a radicale idrossile ( • OH), un altro potente agente Oltre a eliminare i microbi e le cellule morte, i leucociti attivati svol-
distruttivo. gono anche molti altri ruoli nel contesto della difesa dell’ospite. In
Anche NO, prodotto a partire dall’arginina per azione dell’ossido particolare, tali cellule – specialmente i macrofagi – producono vari
di azoto sintetasi (NOS), partecipa all’uccisione microbica.34 NO fattori di crescita responsabili di stimolare la proliferazione delle
−
reagisce con il superossido (O2•) per generare il radicale libero al- cellule endoteliali e dei fibroblasti nonché la sintesi di collagene, ed
tamente reattivo perossinitrito (ONOO•). Questi radicali liberi enzimi coinvolti nel rimodellamento del tessuto connettivo. Questi
derivati dall’ossigeno e dall’azoto attaccano e danneggiano i lipidi, prodotti guidano il processo di riparazione che consegue al danno
le proteine e gli acidi nucleici dei microbi così come le macromo- tissutale (Cap. 3). Studi recenti avvalorano l’ipotesi che i macrofagi
lecole dell’ospite (Cap. 1). Le specie reattive dell’ossigeno e dell’azoto possano essere attivati per svolgere diverse funzioni: si distinguono
espletano azioni sovrapponibili come dimostra il fatto che i topi così macrofagi “attivati in maniera classica” che rispondono ai pro-
knockout con un deficit di ossidasi fagocitica o di nitrossido sinte- dotti microbici e alle citochine sintetizzate dai linfociti T (come
tasi inducibile (iNOS) presentano solo una lieve suscettibilità alle l’IFN-g) ed esibiscono una maggiore attività microbicida, e macrofagi
infezioni, mentre gli esemplari carenti per entrambi gli enzimi “attivati in maniera alternativa” che rispondono a citochine quali IL-4
soccombono rapidamente a infezioni disseminate di batteri com- e IL-13 (prodotti tipicamente associati al sottogruppo di cellule T
mensali normalmente innocui. Il ruolo delle ROS e di NO quali definito TH2; si veda Cap. 6) e risultano principalmente coinvolti nella
mediatori dell’infiammazione sarà descritto più avanti nel riparazione dei tessuti e nella fibrosi (Fig. 2.10).38 Stimoli differenti
capitolo. attivano i leucociti inducendoli a secernere mediatori dell’infiamma-
L’uccisione microbica può inoltre essere mediata dall’azione di zione nonché inibitori della risposta infiammatoria, facendo sì che
altre sostanze contenute nei granuli leucocitari. I granuli dei neu- assolvano al contempo a funzioni di amplificazione e di controllo
trofili contengono numerosi enzimi, tra cui l’elastasi, che contribui della risposta. Un altro elemento di discriminazione tra i macrofagi
scono all’uccisione microbica. 35 Ulteriori sostanze microbicide ad attivazione classica e quelli ad attivazione alternativa può inoltre
presenti nei granuli sono le defensine, peptidi ricchi di arginina consistere nel fatto che i primi innescano l’infiammazione mentre i
tossici per i microbi;36 le catelicidine, proteine antimicrobiche reperite secondi intervengono per limitare le risposte infiammatorie.
Figura 2.10 Sottogruppi di macrofagi attivati. Diversi stimoli attivano i monociti/macrofagi inducendoli a differenziarsi in popolazioni funzionalmente
distinte. I macrofagi attivati in maniera classica sono indotti da prodotti microbici e citochine (in particolare IFN-g), hanno proprietà microbicide e sono
coinvolti nello sviluppo di un’infiammazione potenzialmente dannosa. I macrofagi attivati in maniera alternativa sono indotti da altre citochine nonché in
risposta alla presenza di elminti (non illustrata) e svolgono un ruolo importante nella riparazione tissutale e nella risoluzione dell’infiammazione (possono
inoltre avere un ruolo nella difesa contro i vermi parassiti, ma questo non viene mostrato nella figura).
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 55
Rilascio di prodotti leucocitari e lesione tissutale che non si prestano a essere facilmente ingeriti, come gli immuno-
mediata dai leucociti complessi depositati su superfici piatte fisse (ad es. la membrana basale
glomerulare), l’incapacità dei leucociti di accerchiare e fagocitare tali
I leucociti rappresentano una causa importante di danno per le sostanze (fagocitosi ostacolata) dà il via a una violenta attivazione e
cellule e i tessuti normali in svariate circostanze: determina il rilascio di grandi quantità di enzimi lisosomiali nell’am-
biente extracellulare. La fagocitosi di sostanze lesive per la membrana,
Nel contesto di una normale risposta di difesa contro un’infezione come i cristalli di urato, può danneggiare la membrana del fagoliso-
microbica, quando i tessuti adiacenti subiscono un “danno col- soma e causare così il rilascio del contenuto dei granuli lisosomiali.
laterale”. In presenza di determinate infezioni per le quali il trat-
tamento definitivo si rivela ostico, quali ad esempio la tubercolosi Difetti della funzione leucocitaria
e alcune patologie virali, una risposta prolungata da parte
dell’ospite contribuisce all’evoluzione patologica più di quanto Dal momento che i leucociti svolgono un ruolo centrale nella difesa
non faccia il microbo in sé. dell’ospite, eventuali difetti della funzione leucocitaria, sia ereditari
Quando la risposta infiammatoria è inopportunamente rivolta sia acquisiti, si traducono in una maggiore vulnerabilità alle infezioni
contro i tessuti dell’ospite, come in alcune malattie autoimmuni. (Tab. 2.3). Sono state identificate alterazioni pressoché in tutte le fasi
Quando l’ospite reagisce in maniera eccessiva contro sostanze della difesa leucocitaria, dall’adesione all’endotelio vascolare all’atti-
ambientali normalmente innocue, come nel caso di malattie al- vità microbicida, compresi:
lergiche quali ad esempio l’asma.
Difetti ereditari dell’adesione leucocitaria. Abbiamo precedente-
In tutte queste situazioni, i meccanismi attraverso i quali i leuco- mente menzionato i difetti genetici relativi alle integrine e ai li-
citi danneggiano i tessuti normali sono gli stessi implicati nella difesa gandi delle selectine quali cause delle sindromi di deficienza di
antimicrobica in quanto i meccanismi effettori dei leucociti, una adesione leucocitaria di tipo 1 e 2. I principali problemi clinici
volta che le cellule sono state attivate, non sono in grado di distin- correlati a entrambe le condizioni sono rappresentati dal verifi-
guere l’agente dannoso dall’ospite. Durante l’attivazione e la fagoci- carsi di infezioni batteriche ricorrenti.
tosi, i neutrofili e i macrofagi liberano prodotti microbicidi e di altra Difetti ereditari della funzione fagolisosomica. In questa categoria
natura non solo all’interno dei fagolisosomi ma anche nello spazio ricade la sindrome di Chédiak-Higashi, una condizione autosomica
extracellulare. I più importanti tra questi sono gli enzimi lisosomiali, recessiva caratterizzata da alterazioni nella fusione dei fagosomi
presenti nei granuli, e le specie reattive dell’ossigeno e dell’azoto, so- e dei lisosomi all’interno dei fagociti (responsabili di una maggiore
stanze che, se rilasciate, sono in grado di danneggiare l’endotelio suscettibilità alle infezioni) e da anomalie a carico dei melanociti
vascolare e le cellule normali, amplificando così gli effetti dell’agente (albinismo), delle cellule del sistema nervoso (deficit neurologici)
lesivo iniziale. Di fatto, se non controllato o erroneamente diretto e delle piastrine (disturbi della coagulazione).41 Le principali ano-
contro i tessuti dell’ospite, lo stesso infiltrato leucocitario diventa un malie leucocitarie sono la neutropenia (riduzione del numero dei
agente lesivo,39 meccanismo confortato dall’evidenza che il danno neutrofili), una degranulazione alterata e un ritardato effetto mi-
tissutale associato ai leucociti è alla base di molte patologie umane crobicida. I leucociti contengono granuli giganti, facilmente os-
acute e croniche (Tab. 2.2). Questo aspetto risulterà evidente nella servabili negli strisci di sangue, che si ritiene derivino dalla fusione
trattazione delle specifiche patologie. aberrante dei fagolisosomi. Il gene associato a questa malattia
Il contenuto dei granuli lisosomiali viene rilasciato dai leucociti codifica per una grossa proteina citosolica chiamata LYST, appa-
nell’ambiente extracellulare tramite vari meccanismi.40 La secrezione rentemente coinvolta nella regolazione del traffico lisosomiale.
controllata del contenuto dei granuli è una normale risposta dei Difetti ereditari dell’attività microbicida. L’importanza dei mecca-
leucociti attivati. Quando i fagociti entrano in contatto con materiali nismi battericidi ossigeno-dipendenti è dimostrata dall’esistenza
ACUTI
Sindrome da distress respiratorio acuto Neutrofili
Rigetto acuto di trapianto Linfociti; anticorpi e complemento
Asma Eosinofili; anticorpi IgE
Glomerulonefrite Neutrofili, monociti; anticorpi e complemento
Shock settico Citochine
Ascesso polmonare Neutrofili (e batteri)
CRONICI
Artrite Linfociti, macrofagi; anticorpi?
Asma Eosinofili; anticorpi IgE
Aterosclerosi Macrofagi; linfociti?
Rigetto cronico di trapianto Linfociti; citochine
Fibrosi polmonare Macrofagi; fibroblasti
*
Sono elencati esempi di patologie in cui la risposta dell’ospite assume un ruolo significativo nella lesione tissutale, con l’indicazione delle cellule e delle
molecole principalmente responsabili del danno. Queste malattie e la relativa patogenesi saranno discusse nel dettaglio nei capitoli dedicati alle patologie
specifiche.
56 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
GENETICA
Deficienza di adesione leucocitaria di tipo 1 Difetti di adesione leucocitaria dovuti a mutazioni nella catena b
delle integrine CD11/CD18
Deficienza di adesione leucocitaria di tipo 2 Difetti di adesione leucocitaria dovuti a mutazioni a carico della
fucosil-transferasi necessaria per la sintesi di oligosaccaride
sialilato (ligando per le selectine)
Malattia granulomatosa cronica Riduzione della cascata ossidativa
Legata al cromosoma X Ossidasi fagocitica (componente di membrana)
Autosomica recessiva Ossidasi fagocitica (componenti citoplasmatici)
Deficit di MPO Ridotta uccisione microbica a causa del malfunzionamento del
sistema MPO-H2O2
Sindrome di Chédiak-Higashi Riduzione delle funzioni leucocitarie dovuta a mutazioni a carico
della proteina coinvolta nel traffico di membrana lisosomiale
ACQUISITA
Soppressione del midollo emopoietico: tumori, radiazioni e Produzione di leucociti
chemioterapia
Diabete, neoplasie maligne, sepsi, dialisi cronica Adesione e chemiotassi
Leucemia, anemia, sepsi, diabete, malnutrizione Fagocitosi e attività microbicida
MPO, mieloperossidasi.
Modificata da Gallin JI: Disorders of phagocytic cells. In Gallin JI, et al (eds): Inflammation: Basic Principles and Clinical Correlates, 2nd ed. New York,
Raven Press, 1992, pp 860, 861.
di un gruppo di malattie congenite riunite sotto il nome di tamente nel Capitolo 6. I macrofagi riconoscono i prodotti microbici
malattia granulomatosa cronica e caratterizzate da un’azione e secernono la maggior parte delle citochine investite di un ruolo
battericida inefficace, che rende i pazienti suscettibili a infezioni importante nell’infiammazione acuta. La funzione dei macrofagi
batteriche ricorrenti. La malattia granulomatosa cronica è il ri- nell’infiammazione sarà approfondita nelle pagine successive.
sultato di difetti ereditari a carico dei geni codificanti per varie
componenti dell’ossidasi fagocitica, il complesso enzimatico che
− Estinzione Della Risposta
genera O2•. Le varianti più comuni sono un difetto legato al cro- Infiammatoria Acuta
mosoma X in una delle componenti di membrana (gp91phox) e
difetti autosomici recessivi dei geni che codificano per due com- Come si può facilmente immaginare, un sistema di difesa dell’ospite
ponenti citoplasmatiche (p47phox e p67phox).42 Il nome di questa così potente, con una capacità intrinseca di causare danno tissutale,
patologia deriva dalla risposta infiammatoria cronica con marcato richiede uno stretto controllo per ridurre al minimo eventuali effetti
coinvolgimento macrofagico che interviene per controllare l’in- dannosi. In parte, l’infiammazione regredisce per il semplice fatto
fezione quando l’iniziale difesa neutrofila si dimostra inadeguata. che i mediatori dell’infiammazione sono prodotti rapidamente e solo
In molti casi, ciò determina l’accumulo di macrofagi attivati, che per il tempo in cui lo stimolo persiste, hanno una breve emivita e
circoscrivono i microbi formando aggregati detti granulomi (de- vengono degradati dopo il loro rilascio. Anche i neutrofili hanno
scritti nel dettaglio nelle pagine successive). un’emivita breve nei tessuti e muoiono per apoptosi alcune ore dopo
Deficit acquisiti. Sotto il profilo clinico, la causa più frequente di avere lasciato il circolo ematico. Inoltre, con il progredire dell’in-
difetti leucocitari è la soppressione del midollo emopoietico, che fiammazione, il processo innesca anche una serie di segnali di arresto
porta a una ridotta produzione di leucociti. Questo fenomeno è che servono a interrompere la reazione.43,44 Questi meccanismi attivi
generalmente osservato in pazienti sottoposti a terapie oncolo- includono: un cambiamento nel metabolismo dell’acido arachido-
giche (radioterapia e chemioterapia) e quando lo spazio midollare nico con lo spostamento della produzione di leucotrieni proinfiam-
è compromesso da neoplasie del midollo (ad es. leucemie) o da matori verso la produzione di lipossine antinfiammatorie (come
metastasi di un tumore primario localizzato in altra sede. vedremo più avanti); il rilascio di citochine antinfiammatorie, tra
cui il fattore di crescita trasformante b (TGFb) e l’IL-10, da parte
Malgrado l’enfasi attribuita al ruolo dei leucociti reclutati dal dei macrofagi e di altre cellule; la produzione di mediatori lipidici
circolo ematico nella risposta infiammatoria acuta, occorre precisare antinfiammatori chiamati resolvine e protectine, derivati dagli acidi
che anche le cellule residenti nei tessuti svolgono importanti funzioni grassi polinsaturi;45 e impulsi neurali (scarica colinergica) che ini-
nell’esordio della stessa. Fra queste, i due tipi cellulari più importanti biscono la produzione di TNF nei macrofagi.46
sono i mastociti e i macrofagi tissutali. Queste “sentinelle” sono
presenti nei tessuti per riconoscere rapidamente gli stimoli poten-
zialmente lesivi e dare origine alla reazione di difesa dell’ospite. I Mediatori dell’infiammazione
mastociti reagiscono a traumi fisici, a prodotti di degradazione del
complemento, a prodotti microbici e neuropeptidi rilasciando ista- Dopo avere descritto la sequenza di eventi tipica dell’infiammazione
mina, a leucotrieni, a enzimi e a varie citochine (compresi il TNF, acuta, possiamo passare ad analizzare i mediatori chimici responsa-
l’IL-1 e le chemochine), tutti fattori che contribuiscono all’infiam- bili di tali reazioni. Sono stati identificati molti mediatori, ma i mec-
mazione. Le funzioni dei mastociti saranno descritte più dettaglia- canismi con cui essi agiscono in maniera coordinata non sono ancora
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 57
DI DERIVAZIONE CELLULARE
Istamina Mastociti, basofili, piastrine Vasodilatazione, aumento della permeabilità
vascolare, attivazione endoteliale
Serotonina Piastrine Vasodilatazione, aumento della permeabilità
vascolare
Prostaglandine Mastociti, leucociti Vasodilatazione, dolore, febbre
Leucotrieni Mastociti, leucociti Aumento della permeabilità vascolare,
chemiotassi, adesione e attivazione dei
leucociti
Fattore attivante le piastrine Leucociti, mastociti Vasodilatazione, aumento della permeabilità
vascolare, adesione dei leucociti,
chemiotassi, degranulazione, cascata
ossidativa
Specie reattive dell’ossigeno Leucociti Uccisione dei microbi, danno tissutale
Ossido di azoto Endotelio, macrofagi Rilassamento della muscolatura liscia
vascolare, uccisione microbica
Citochine (TNF, IL-1) Macrofagi, cellule endoteliali, mastociti Attivazione endoteliale locale (espressione
di molecole di adesione), febbre/dolore/
anoressia/ipotensione, riduzione delle
resistenze vascolari (shock)
Chemochine Leucociti, macrofagi attivati Chemiotassi, attivazione leucocitaria
Prodotti del complemento (C5a, C3a, C4a) Plasma (di origine epatica) Chemiotassi e attivazione leucocitaria,
vasodilatazione (stimolazione dei
mastociti)
Chinine Plasma (di origine epatica) Aumento della permeabilità vascolare,
contrazione della muscolatura liscia,
vasodilatazione, dolore
Proteasi attivate durante la coagulazione Plasma (di origine epatica) Attivazione endoteliale, reclutamento
leucocitario
IL-1, interleuchina-1; MAC, complesso di attacco alla membrana; TNF, fattore di necrosi tumorale.
stati del tutto compresi. Le fonti dei principali mediatori e i loro ruoli di microbi o di tessuti morti assicura che l’infiammazione venga
nella reazione infiammatoria sono riportati nella Tabella 2.4. La normalmente innescata solo quando e dove necessario.
trattazione sui mediatori dell’infiammazione si aprirà con l’analisi di Un mediatore può stimolare il rilascio di altri mediatori. La cito-
alcune delle proprietà comuni a tali fattori e con la descrizione dei china TNF, ad esempio, agisce sulle cellule endoteliali per stimo-
principi generali relativi alla loro produzione e azione. lare la produzione di un’altra citochina, IL-1, e di numerose
chemochine. Gli inibitori secondari possono esercitare gli stessi
I mediatori sono prodotti dalle cellule o dalle proteine plasmatiche. effetti dei mediatori iniziali oppure avere un’attività diversa o
I mediatori di derivazione cellulare, normalmente sequestrati nei addirittura opposta. Tali cascate forniscono meccanismi atti ad
granuli intracellulari, possono essere secreti rapidamente per amplificare – o in alcuni casi a contrastare – l’azione di un
esocitosi dei granuli (ad es. l’istamina contenuta nei granuli dei mediatore iniziale.
mastociti) o essere sintetizzati de novo (ad es. prostaglandine e I mediatori hanno bersagli cellulari variabili. Essi possono agire
citochine) in risposta a uno stimolo. I principali tipi cellulari su uno o pochi tipi di cellule bersaglio, possono avere bersagli
responsabili della produzione dei mediatori dell’infiammazione differenti o, ancora, produrre effetti diversi a seconda del tipo
acuta sono le piastrine, i neutrofili, i monociti/macrofagi e i ma- cellulare che costituisce il loro bersaglio.
stociti, ma anche le cellule mesenchimali (endotelio, muscolo La maggior parte di questi mediatori, una volta attivati e rilasciati
liscio, fibroblasti) e la maggior parte delle cellule epiteliali posso- dalla cellula, ha vita breve. Essi si degradano rapidamente (me-
no essere indotte a sintetizzare alcuni di questi mediatori. I taboliti dell’acido arachidonico), vengono inattivati per via enzi-
mediatori di derivazione plasmatica (ad es. le proteine del com- matica (la chininasi inattiva la bradichinina), sono eliminati in
plemento e le chinine) sono prodotti principalmente a livello altro modo (gli antiossidanti eliminano i metaboliti tossici dell’os-
epatico e viaggiano nel circolo in forma di precursori inattivi che sigeno) oppure vengono inibiti (le proteine regolatrici del com-
acquisiranno le loro proprietà biologiche solo dopo essere stati plemento frammentano e degradano i componenti attivati del
attivati, in genere tramite una serie di clivaggi proteolitici. complemento). Esistono quindi sistemi di controllo e di riequi-
I mediatori attivi sono prodotti in risposta a vari stimoli, quali ad librio atti a regolare le azioni dei mediatori.
esempio prodotti microbici, sostanze rilasciate dalle cellule ne-
crotiche e le proteine dei sistemi del complemento, delle chinine Tratteremo ora alcuni dei più importanti mediatori dell’infiam-
e della coagulazione, a loro volta attivati da microbi e tessuti dan- mazione acuta, partendo dai mediatori di derivazione cellulare per
neggiati. Il fatto che lo stimolo iniziatore consista nella presenza poi passare a quelli derivati dalle proteine plasmatiche.
58 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
Figura 2.11 Generazione di metaboliti dell’acido arachidonico e relativi ruoli nell’infiammazione. I bersagli molecolari dell’azione di alcuni farmaci antin-
fiammatori sono indicati da una X rossa. Non vengono illustrati gli agenti responsabili di sopprimere la produzione di leucotrieni mediante inibizione della
5-lipossigenasi (ad es. zileuton) o di bloccare i recettori dei leucotrieni (ad es. montelukast). COX, ciclossigenasi; HETE, acido idrossieicosatetraenoico;
HPETE, acido idroperossieicosatetraenoico.
in questo caso, come già osservato con l’istamina, la perdita di reclutamento leucocitario e delle componenti cellulari dell’infiam-
liquidi dal lume vascolare è limitata alle venule, ma i leucotrieni mazione, espletate inibendo la chemiotassi dei neutrofili e l’ade-
sono molto più potenti dell’istamina nell’aumentare la permea- sione all’endotelio. Esiste una correlazione inversa tra la
bilità vascolare e nel causare broncospasmo. produzione di lipossine e quella di leucotrieni, la quale suggerisce
Anche le lipossine sono generate a partire dall’AA attraverso la che le lipossine possano intervenire quali regolatori negativi
via della lipossigenasi ma, a differenza delle prostaglandine e dei endogeni dei leucotrieni e svolgere pertanto un ruolo nella riso-
leucotrieni, le lipossine agiscono come inibitori dell’infiammazio- luzione dell’infiammazione.
ne.45 Esse si distinguono inoltre per il fatto che la biosintesi trans
cellulare di questi mediatori richiede il coinvolgimento di due Molti farmaci antinfiammatori inibiscono la sintesi di
popolazioni cellulari. I leucociti, in particolare i neutrofili, pro- eicosanoidi:
ducono intermedi della sintesi delle lipossine, successivamente
convertiti a lipossine dalle piastrine che interagiscono con i leu- Inibitori della ciclossigenasi. Rientrano in questa categoria
cociti. Le principali funzioni delle lipossine sono l’inibizione del l’acido acetilsalicilico e altri farmaci antinfiammatori non
Tabella 2.5 Principali effetti infiammatori dei metaboliti dell’acido arachidonico (eicosanoidi)
Azione Eicosanoide
steroidei (FANS) come l’indometacina che, inibendo sia COX-1 Fattore di attivazione delle piastrine (PAF)
sia COX-2, inibiscono la sintesi delle prostaglandine; l’acido
acetilsalicilico ottiene tale risultato acetilando in maniera ir- Il fattore di attivazione delle piastrine (PAF) è un altro mediatore di
reversibile e inattivando le ciclossigenasi. Gli inibitori selettivi derivazione fosfolipidica.54 Il nome deriva dalla sua natura di promo-
della COX-2 costituiscono una classe più recente di farmaci di tore dell’aggregazione piastrinica, proprietà per la quale fu caratteriz-
questo tipo. Grande interesse ha suscitato la possibilità di zato al momento della sua scoperta, sebbene negli anni successivi sia
impiegare quale bersaglio terapeutico la COX-2, enzima in- stata dimostrata la capacità di questo fattore di produrre anche vari
dotto da numerosi stimoli infiammatori e assente nella mag- effetti infiammatori. Vari tipi cellulari, tra cui le stesse piastrine, i
gior parte dei tessuti in normali condizioni di “riposo”. 52 La basofili, i mastociti, i neutrofili, i macrofagi e le cellule endoteliali,
COX-1, per contro, è anch’essa prodotta in risposta a stimoli sono in grado di produrre PAF sia nella forma destinata alla secrezione
infiammatori ma viene costitutivamente espressa nella maggior sia in quella legata alle cellule. Oltre a stimolare l’aggregazione piastri-
parte dei tessuti. Questa differenza ha portato ad avanzare nica, il PAF causa vasocostrizione e broncocostrizione e, a concentra-
l’ipotesi che la COX-1 sia responsabile della produzione delle zioni estremamente basse, induce la vasodilatazione e aumenta la
prostaglandine coinvolte nell’infiammazione e nel funziona- permeabilità delle venule con una potenza da 100 a 10.000 volte su-
mento omeostatico (ad es. il mantenimento del bilancio idro- periore a quella dell’istamina. Il PAF causa inoltre una maggiore ade-
elettrolitico nei reni, la citoprotezione nel tratto gastrointesti- sione dei leucociti all’endotelio (facilitando il legame mediato dalle
nale), mentre la COX-2 sarebbe responsabile della produzione integrine) e un incremento della chemiotassi, della degranulazione e
di prostaglandine coinvolte esclusivamente nelle reazioni in- della cascata ossidativa. Il PAF, pertanto, può evocare la maggior parte
fiammatorie. Se tale concetto è esatto, gli inibitori selettivi della delle reazioni vascolari e cellulari dell’infiammazione, oltre a poten-
COX-2 dovrebbero esercitare un’azione antinfiammatoria sen- ziare la sintesi di altri mediatori – soprattutto eicosanoidi – da parte
za determinare gli effetti tossici propri degli inibitori non se- dei leucociti e di altre cellule. Che il PAF abbia un ruolo in vivo è
lettivi, responsabili ad esempio della formazione di ulcere suggerito dalla capacità di determinati antagonisti sintetici dei recettori
gastriche. Queste distinzioni, tuttavia, non sono assolute: anche per il PAF di inibire l’infiammazione in alcuni modelli sperimentali.
la COX-2 sembra infatti avere un ruolo nel mantenimento della
normale omeostasi. Recentemente, i risultati prodotti da ampi
studi clinici hanno generato apprensione circa la capacità degli Specie reattive dell’ossigeno
inibitori selettivi della COX-2 di accrescere il rischio di episodi
cardiovascolari e cerebrovascolari, inducendo così il ritiro di I radicali liberi dell’ossigeno possono essere rilasciati nell’ambiente
molti di questi farmaci dal mercato statunitense e non solo. extracellulare dai leucociti in seguito all’esposizione a microbi, che-
Una possibile spiegazione per il maggiore rischio di trombosi mochine e immunocomplessi oppure in seguito a uno stimolo di
arteriosa può risiedere nel fatto che gli inibitori della COX-2 fagocitosi55 e, come abbiamo visto, la loro produzione dipende
compromettono la produzione endoteliale di prostaciclina, dall’attivazione del sistema della NADPH ossidasi. L’anione supe-
−
sostanza dotata di proprietà vasodilatatrici e di inibizione rossido (O2•), il perossido di idrogeno (H2O2) e il radicale idrossile
dell’aggregazione piastrinica, lasciando tuttavia intatta la pro- (•OH) sono− le principali specie reattive prodotte all’interno della
duzione piastrinica mediata da COX-1 di TxA 2, importante cellula, e O2• può combinarsi con NO per formare specie reattive
fattore di stimolazione dell’aggregazione piastrinica e della dell’azoto. Il rilascio extracellulare di questi potenti mediatori a bassi
vasocostrizione. Stando a questa ipotesi, dunque, l’inibizione livelli può aumentare l’espressione di chemochine (ad es. IL-8), ci-
selettiva della COX-2 altererebbe l’equilibrio a favore del trom- tochine e molecole di adesione dei leucociti all’endotelio, amplifi-
bossano promuovendo la trombosi vascolare, in particolare cando la risposta infiammatoria. Come precedentemente accennato,
nei soggetti che presentino anche altri fattori di rischio per la la funzione fisiologica di queste ROS nei leucociti è distruggere i
trombosi.50,53 microbi fagocitati, ma il rilascio di questi potenti mediatori può
Inibitori della lipossigenasi. La 5-lipossigenasi non è influenzata rivelarsi dannoso per l’ospite (Cap. 1). Le specie reattive dell’ossigeno
dai FANS, ragione per cui è stato necessario sviluppare una serie sono implicate nelle seguenti risposte infiammatorie:
di nuovi inibitori per questa via enzimatica. Gli agenti farmaco-
logici che inibiscono la produzione di leucotrieni (ad es. zileuton) Danno delle cellule endoteliali, con conseguente aumento della
o bloccano i recettori dei leucotrieni (ad es. montelukast) si sono permeabilità vascolare. I neutrofili che aderiscono all’endotelio,
dimostrati utili nel trattamento dell’asma. una volta attivati, non solo producono specie tossiche specifiche
Inibitori ad ampio spettro. Questi comprendono i corticosteroidi, ma stimolano anche la produzione di ROS nelle cellule
potenti agenti antinfiammatori che possono agire riducendo la endoteliali.
trascrizione dei geni codificanti per COX-2, per la fosfolipasi A2, Lesioni a carico di altri tipi cellulari (cellule parenchimali e globuli
per le citochine proinfiammatorie (come l’IL-1 e il TNF) e per la rossi).
iNOS. Inattivazione degli inibitori delle proteasi, come l’a1-antitripsina.
Un ulteriore approccio alla manipolazione delle risposte infiam- Ciò porta a un’attività proteasica non controbilanciata, con un
matorie consiste nel modificare l’assunzione e il contenuto di li- conseguente aumento della distruzione della matrice extracellu-
pidi nella dieta, in particolare aumentando il consumo di olio di lare. A livello polmonare, tale inibizione favorisce la distruzione
pesce. La motivazione proposta per spiegare l’efficacia di tale dei tessuti elastici osservata ad esempio nell’enfisema (Cap. 15).
approccio è che gli acidi grassi polinsaturi contenuti nell’olio di
pesce costituiscono un substrato scadente per la conversione a Nel siero, nei liquidi tissutali e nelle cellule dell’ospite sono pre-
metaboliti attivi da parte delle vie della ciclossigenasi e della li- senti meccanismi antiossidanti con funzioni protettive rispetto
possigenasi, ma al contempo forniscono un eccellente substrato all’azione di questi radicali liberi dell’ossigeno potenzialmente dan-
per la produzione dei prodotti lipidici antinfiammatori detti re- nosi. La categoria degli antiossidanti, descritta nel Capitolo 1, com-
solvine e protectine.45 prende: (1) l’enzima superossido dismutasi, presente o attivabile in
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 61
numerosi tipi cellulari; (2) l’enzima catalasi, che detossifica H2O2; e di altre cellule a opera di citochine (ad es. TNF e IFN-g) o di pro-
(3) la glutatione perossidasi, altro potente detossificatore di H2O2; (4) dotti microbici.
la proteina sierica contenente rame detta ceruloplasmina; (5) la NO svolge un duplice ruolo nell’infiammazione: da una parte ri-
frazione sierica priva di ferro transferrina. Il ruolo svolto dai radicali lassa la muscolatura liscia dei vasi e promuove la vasodilatazione,
liberi dell’ossigeno in una qualsiasi reazione infiammatoria dipende contribuendo così alla reazione vascolare, dall’altro funge da inibitore
pertanto dall’equilibrio tra la produzione e l’inattivazione di tali della componente cellulare della risposta infiammatoria.56,57 NO ri-
metaboliti a opera di cellule e tessuti. duce l’aggregazione e l’adesione piastrinica (Cap. 4) e inibisce diversi
aspetti dell’infiammazione indotta dai mastociti nonché il recluta-
mento dei leucociti. Per via di questi effetti inibitori, si ritiene che la
Ossido di azoto (NO) produzione di NO rappresenti un meccanismo endogeno di controllo
della risposta infiammatoria.
Quando fu scoperto, l’ossido di azoto (NO) venne descritto come Poiché NO e i suoi derivati sono microbicidi, questo fattore è con-
un fattore rilasciato dalle cellule endoteliali responsabile di causare siderato un mediatore della risposta dell’ospite alle infezioni (di cui si
vasodilatazione, caratteristica che gli valse la definizione di fattore di è discusso nei paragrafi precedenti). Livelli elevati di NO indotto da
rilassamento di derivazione endoteliale. NO è un gas solubile pro- iNOS sono prodotti dai leucociti, in particolare neutrofili e macro-
dotto non solo dalle cellule endoteliali ma anche dai macrofagi e da fagi, in risposta a un’invasione microbica.
alcuni neuroni del cervello. Agisce per via paracrina sulle cellule
bersaglio mediante l’induzione di guanosin-monofosfato ciclico, il
quale a sua volta dà inizio a una serie di eventi intracellulari gene- Citochine e chemochine
ranti una risposta, ad esempio il rilassamento della muscolatura liscia
dei vasi. Poiché l’emivita in vivo di NO è di pochi secondi, il gas Le citochine sono proteine prodotte da molti tipi cellulari (soprattutto
agisce solo sulle cellule che si trovano nelle strette vicinanze della linfociti e macrofagi attivati, ma anche cellule endoteliali, epiteliali
sede dove è stato prodotto. e del tessuto connettivo) responsabili di modulare la funzione di
NO viene sintetizzato a partire dalla l-arginina a opera dell’enzima altre cellule. Queste molecole, il cui coinvolgimento nelle risposte
ossido di azoto sintetasi (NOS). Esistono tre diversi tipi di NOS: immunitarie cellulari è più che consolidato, hanno anche effetti
endoteliale (eNOS), neuronale (nNOS) e inducibile (iNOS) (Fig. importanti nell’infiammazione tanto acuta quanto cronica. Le loro
2.12). Gli enzimi eNOS e nNOS sono costitutivamente espressi a proprietà e funzioni generali sono discusse nel Capitolo 6. Nei pa-
bassi livelli e possono essere attivati rapidamente da un incremento ragrafi che seguono andremo ad analizzare le proprietà delle cito-
della concentrazione citoplasmatica di Ca2+. L’enzima iNOS, per chine implicate nell’infiammazione acuta (Tab. 2.6).
contro, viene indotto in conseguenza dell’attivazione dei macrofagi Fattore di necrosi tumorale e interleuchina-1. Il TNF e l’IL-1
sono due delle principali citochine responsabili di mediare l’infiam-
mazione. Vengono prodotte principalmente dai macrofagi attivati e
la loro secrezione può essere stimolata da endotossine e altri prodotti
microbici, immunocomplessi, lesioni fisiche e vari stimoli infiam-
matori. Le principali azioni espletate dal TNF e dall’IL-1 nell’infiam-
mazione riguardano gli effetti prodotti su endotelio, leucociti e
f ibroblasti e l’induzione delle reazioni sistemiche di fase acuta
(Fig. 2.13). Nell’endotelio questi due fattori inducono tutta una serie
di alterazioni designate con il termine di attivazione endoteliale.58 In
particolare, inducono l’espressione di molecole di adesione endote-
liale e la sintesi di mediatori chimici – tra cui altre citochine, che-
mochine, fattori di crescita, eicosanoidi e NO – oltre a stimolare la
produzione di enzimi associati al rimodellamento della matrice e a
incrementare la trombogenicità della superficie dell’endotelio.59 Il
TNF, infine, potenzia la risposta dei neutrofili a stimoli di altra na-
tura quali ad esempio l’endotossina batterica.
La produzione di IL-1 è controllata da un complesso cellulare
multiproteico, talvolta definito “inflammasoma”, che risponde agli
stimoli provenienti dai microbi e dalle cellule morte. Questo com-
plesso attiva proteasi facenti parte della famiglia delle caspasi, le
quali clivano il neosintetizzato precursore inattivo dell’IL-1 nella
citochina biologicamente attiva. Le mutazioni a carico dei geni
codificanti per i membri di questo complesso proteico sono la
causa delle sindromi autoinfiammatorie ereditarie, di cui la più nota
è rappresentata dalla febbre mediterranea.60 Le proteine mutanti
possono attivare costitutivamente le caspasi infiammatorie o in-
terferire con la controregolazione di tale processo enzimatico,
determinando quale risultato finale una produzione non regolata
di IL-1.61,62 I pazienti affetti presentano febbre e altre manifesta-
Figura 2.12 Effetti dell’ossido di azoto (NO) sui vasi sanguigni e sui
macrofagi. L’ossido di azoto è prodotto da due enzimi NO sintetasi (NOS) e zioni sistemiche di infiammazione in assenza di un evento scate-
provoca vasodilatazione; i radicali liberi di NO sono tossici per le cellule nante manifesto. Nel tempo, alcuni di questi pazienti sviluppano
microbiche e di mammifero. anche amiloidosi, una malattia che porta alla formazione di
62 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
NELL’INFIAMMAZIONE ACUTA
TNF Macrofagi, mastociti, linfociti T Stimola l’espressione delle molecole di
adesione endoteliale e la secrezione di
altre citochine; effetti sistemici
IL-1 Macrofagi, cellule endoteliali, alcune cellule Simili a quelle del TNF; ruolo più importante
epiteliali nella febbre
IL-6 Macrofagi, altre cellule Effetti sistemici (risposta di fase acuta)
Chemochine Macrofagi, cellule endoteliali, linfociti T, Reclutamento dei leucociti nei siti di
mastociti, altri tipi cellulari infiammazione; migrazione delle cellule
nei tessuti normali
NELL’INFIAMMAZIONE CRONICA
IFN-g, interferone g; IL-1, interleuchina-1; cellule NK, cellule natural killer; TNF, fattore di necrosi tumorale.
Sono elencate le principali citochine coinvolte nelle reazioni infiammatorie. Molte altre citochine possono svolgere un ruolo di secondo piano nell’infiamma-
zione. Si riscontra inoltre un notevole grado di sovrapposizione tra le citochine coinvolte nell’infiammazione acuta e quelle coinvolte nell’infiammazione
cronica. Nello specifico, tutte le citochine elencate nella colonna dell’infiammazione acuta possono contribuire anche a reazioni infiammatorie croniche.
d epositi extracellulari di sostanza amiloide, spesso in conseguenza capitolo). Il TNF partecipa inoltre alla regolazione dell’equilibrio
di un’infiammazione persistente (Cap. 6). Gli antagonisti dell’IL-1 energetico, promuovendo la mobilizzazione di lipidi e proteine e
si dimostrano efficaci nel trattamento di simili affezioni e costitui riducendo l’appetito. Una produzione sostenuta di TNF contribuisce
scono un eccellente esempio di terapia razionale a bersaglio pertanto alla cachessia, uno stato patologico caratterizzato da perdita
molecolare. Lo stesso complesso dell’inflammasoma può essere di peso e anoressia che si accompagna ad alcune infezioni croniche
attivato dai cristalli di urato nella patologia definita gotta, in cui e a patologie neoplastiche (Cap. 9).
l’infiammazione sembra inoltre essere mediata almeno in parte da Chemochine. Le chemochine sono una famiglia di piccole
IL-1 (Cap. 26). proteine (8-10 kDa) che agiscono principalmente come fattori che-
IL-1 e TNF (come anche IL-6) inducono le risposte sistemiche di motattici di attrazione per specifici tipi di leucocita.63 Sono state
fase acuta associate a infezioni o lesioni (e descritte più avanti nel identificate circa 40 diverse chemochine e 20 differenti recettori per
Figura 2.13 Principali azioni locali e sistemiche del fattore di necrosi tumorale (TNF) e dell’interleuchina-1 (IL-1).
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 63
le chemochine. Queste proteine sono classificate in quattro gruppi, linfociti T, responsabile di promuovere il reclutamento dei neutrofili.68
in relazione alla disposizione dei residui conservati di cisteina (C) L’impiego di antagonisti per queste due citochine nelle malattie in-
nelle chemochine mature:64,65 fiammatorie è attualmente oggetto di studi clinici. Le citochine svol-
gono inoltre un ruolo centrale nell’infiammazione cronica, come
Le chemochine C-X-C (denominate anche a chemochine) hanno vedremo più avanti.
un residuo amminoacidico che separa i primi due residui con-
servati di cisteina e agiscono principalmente sui neutrofili. L’IL-8 Costituenti lisosomiali dei leucociti
è tipica di questo gruppo: viene secreta da macrofagi attivati,
cellule endoteliali e altri tipi cellulari e causa l’attivazione e la I neutrofili e i monociti contengono granuli lisosomiali che,
chemiotassi dei neutrofili, con una limitata attività su monociti quando vengono rilasciati, possono contribuire alla risposta
ed eosinofili. I suoi più importanti induttori sono prodotti mi- infiammatoria. I neutrofili hanno due tipi principali di granuli.
crobici e altre citochine, soprattutto IL-1 e TNF. I granuli specifici (o secondari), più piccoli, contengono lisozima,
Le chemochine C-C (denominate anche b chemochine) presen- collagenasi, gelatinasi, lattoferrina, attivatore del plasminogeno,
tano i primi due residui conservati di cisteina in posizione istaminasi e fosfatasi alcalina. I granuli azzurrofili (o principali),
adiacente. Le chemochine C-C, che includono la proteina chemo- più grandi, contengono mieloperossidasi, fattori battericidi
tattica per i monociti (Monocyte Chemoattractant Protein-1, (lisozima e defensine), idrolasi acide e diverse proteasi neutre
MCP-1), la eotassina, la proteina infiammatoria dei macrofagi 1a (elastasi, catepsina G, collagenasi aspecifiche, proteinasi 3). 40
(Macrophage Inflammatory Protein-1a, MIP-1a) e RANTES Entrambi i tipi di granuli possono fondersi con i vacuoli di
(Regulated And Normal T-cell Expressed and Secreted), gene- fagocitosi contenenti il materiale inglobato oppure liberare il
ralmente attraggono monociti, eosinofili, basofili e linfociti ma loro contenuto nello spazio extracellulare.
non neutrofili. Benché la maggior parte delle chemochine di Nei granuli sono presenti vari enzimi investiti di funzioni diverse.
questa classe esibisca azioni sovrapponibili, l’eotassina recluta Le proteasi acide degradano i batteri e i detriti all’interno dei fagoliso-
selettivamente gli eosinofili. somi, in cui viene facilmente raggiunto un pH acido. Le proteasi neutre
Le chemochine C (denominate anche g chemochine) mancano di hanno la capacità di degradare varie componenti extracellulari, tra cui
due dei quattro residui conservati di cisteina (nello specifico il il collagene, la membrana basale, la fibrina, l’elastina e la cartilagine,
primo e il terzo). Le chemochine C (ad es. la linfotactina) sono dando luogo alla distruzione tissutale che accompagna i processi
relativamente specifiche per i linfociti. infiammatori. Le proteasi neutre, inoltre, possono scindere diretta-
Le chemochine CX3C contengono tre amminoacidi tra le due mente le proteine del complemento C3 e C5 – determinando il rilascio
cisteine. Il solo membro noto di questa classe è chiamato fractal- di anafilotossine – e liberare dal chininogeno un peptide chinina-si-
china. Questa chemochina esiste in due forme: una legata alla mile. È stato dimostrato che l’elastasi dei neutrofili degrada i fattori di
superficie cellulare, che può essere indotta nelle cellule endoteliali virulenza dei batteri e pertanto combatte le infezioni batteriche. Anche
da citochine infiammatorie e promuove una forte adesione di i monociti e i macrofagi contengono idrolisi acide, collagenasi, elastasi,
monociti e linfociti T, e una forma solubile, derivata dalla proteo fosfolipasi e l’attivatore del plasminogeno. Queste sostanze possono
lisi della proteina di membrana, dotata di un potente effetto essere particolarmente attive nelle reazioni infiammatorie croniche.
chemotattico di attrazione per le stesse cellule. Dati gli effetti distruttivi degli enzimi lisosomiali, l’infiltrato leuco-
citario iniziale – se non controllato – può amplificare l’infiammazione
Le chemochine mediano la loro attività legandosi ai recettori e il danno tissutale. Queste proteasi nocive, tuttavia, sono regolate
transmembrana accoppiati alle proteine G. Questi recettori (chia- da un sistema di inibitori delle proteasi presente nel siero e nei liquidi
mati CXCR o CCR, per i recettori della chemochina C-X-C o C-C) dei tessuti. Il più importante di questi è l’a1-antitripsina, il principale
in genere presentano specificità di legame sovrapponibili e i leuco- inibitore dell’elastasi dei neutrofili. Un deficit di tali inibitori può
citi esprimono di norma più di un tipo di recettore. Come vedremo indurre un’azione prolungata delle proteasi leucocitarie, come av-
nel Capitolo 6, alcuni recettori per le chemochine (CXCR-4 e viene nei pazienti con deficienza di a1-antitripsina (Cap. 15). Un
CCR-5) agiscono come corecettori per una glicoproteina dell’invo- altro inibitore delle proteasi presente nel siero e in varie secrezioni
lucro virale del virus dell’immunodeficienza umana 1 e sono per- è la a2-macroglobulina.
tanto coinvolti nel legame e nell’ingresso del virus all’interno delle
cellule. Neuropeptidi
Le chemochine hanno due funzioni principali: stimolano il recluta-
mento dei leucociti nell’infiammazione e controllano la normale mi- I neuropeptidi sono secreti dalle terminazioni nervose sensitive e da
grazione cellulare attraverso vari tessuti.20,65 Alcune chemochine sono vari leucociti e possono determinare l’avvio e la propagazione della
prodotte transitoriamente in risposta a stimoli infiammatori e pro- risposta infiammatoria. I piccoli peptidi, come la sostanza P e la
muovono il reclutamento dei leucociti nelle sedi di infiammazione. neurochinina A, appartengono a una famiglia di neuropeptidi ta-
Altre sono prodotte costitutivamente a livello tissutale e dirigono il chichininici prodotti nel sistema nervoso centrale e periferico.69
coordinamento dei differenti tipi cellulari nelle diverse regioni ana- Le fibre nervose contenenti la sostanza P si trovano prevalentemente
tomiche dei tessuti. In entrambe le situazioni, le chemochine possono nel polmone e nel tratto gastrointestinale. La sostanza P ha molte
essere presenti in elevate concentrazioni legate ai proteoglicani sulla funzioni biologiche, tra cui la trasmissione dei segnali dolorosi, la
superficie delle cellule endoteliali e nella matrice extracellulare. regolazione della pressione sanguigna, la stimolazione della secre-
Altre citochine nell’infiammazione acuta. Il già consistente zione endocrina e l’aumento della permeabilità vascolare. I neuroni
numero di citochine coinvolte nel processo infiammatorio è in con- sensitivi sono inoltre in grado di produrre altre molecole proinfiam-
tinuo aumento.66 Due citochine hanno recentemente destato notevole matorie, come il prodotto correlato al gene della calcitonina, che si
interesse: IL-6, prodotta da macrofagi e altre cellule, implicata nelle ritiene colleghino il rilevamento degli stimoli dolorosi allo sviluppo
reazioni locali e sistemiche,67 e IL-17, prodotta principalmente dai di risposte protettive da parte dell’ospite.70
64 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
Figura 2.14 Attivazione e funzioni del sistema del complemento. L’attivazione del complemento attraverso vie diverse conduce alla scissione di C3. Le
funzioni del sistema del complemento sono mediate dai prodotti di degradazione di C3 e altre proteine del complemento e dal complesso di attacco alla
membrana (MAC).
Mediatori Derivati Dalle Proteine funzionalmente distinti, C3a e C3b. C3a viene rilasciato mentre C3b
Plasmatiche si lega covalentemente alla cellula o alla molecola che ha scatenato
l’attivazione del complemento. Ulteriori molecole di C3b si legano poi
Diversi fenomeni tipici della risposta infiammatoria sono mediati ai frammenti generati in precedenza per formare la C5 convertasi, che
da proteine plasmatiche appartenenti a tre sistemi interconnessi: il scinde C5 liberando C5a e lasciando C5b fissato alla superficie cellu-
sistema del complemento, delle chinine e della coagulazione. lare. C5b si lega ai componenti tardivi (C6-C9), portando da ultimo
alla formazione del complesso di attacco alla membrana (Membrane
Attack Complex, MAC), composto da più molecole di C9.
Sistema del complemento
Le funzioni biologiche del sistema del complemento sono suddi-
Il sistema del complemento consiste di oltre 20 proteine, tra cui le vise in tre categorie generali (si veda Fig. 2.14):
proteine da C1 a C9. Questo sistema è coinvolto sia nell’immunità
innata sia in quella acquisita nella difesa dell’ospite contro i microbi Infiammazione. C3a, C5a e, in minor misura, C4a sono i prodotti
patogeni. 71–73 Nel processo di attivazione vengono generati di clivaggio dei corrispondenti componenti del complemento che
diversi prodotti di clivaggio delle proteine del complemento respon- stimolano la liberazione di istamina da parte dei mastociti, au-
sabili di causare un aumento della permeabilità vascolare, chemio- mentando così la permeabilità vascolare e causando vasodilata-
tassi e opsonizzazione. L’attivazione e le funzioni di tale sistema sono zione. Essi sono detti anafilotossine poiché hanno effetti simili a
illustrate nella Figura 2.14. quelli dei mediatori dei mastociti coinvolti nella reazione chiamata
Le proteine del complemento sono presenti nel plasma in forma anafilassi (Cap. 6). C5a è inoltre un potente agente chemotattico
inattiva e molte di esse sono attivate in enzimi proteolitici che degra- per neutrofili, monociti, eosinofili e basofili. Nei neutrofili e nei
dano altre proteine del complemento, generando così una cascata monociti attiva la via lipossigenasica del metabolismo dell’AA,
enzimatica dotata di un notevole potenziale di amplificazione. La fase provocando l’ulteriore rilascio di mediatori dell’infiammazione.
critica nel processo di attivazione del complemento è rappresentata Fagocitosi. Quando si fissano alla parete cellulare del microbo,
dalla proteolisi del terzo (e più abbondante) componente, il C3. La C3b e il suo prodotto di degradazione iC3b (C3b inattivo) agi-
degradazione di C3 può avvenire attraverso tre vie: la via classica, scono come opsonine promuovendo la fagocitosi da parte dei
scatenata dal legame del componente C1 con anticorpi (IgM o IgG) neutrofili e dei macrofagi, che presentano recettori di superficie
combinati con l’antigene; la via alternativa, che può essere stimolata per i frammenti del complemento.
da molecole di superficie dei microbi (ad es. endotossina o LPS), Lisi cellulare. Il deposito del MAC sulla superficie cellulare rende
complessi polisaccaridici, veleno di cobra e altre sostanze, in assenza le cellule permeabili all’acqua e agli ioni, determinando la morte
di anticorpi; e la via della lectina, in cui la lectina plasmatica legante (lisi) di tali cellule.
il mannosio si lega ai carboidrati presenti sui microbi e attiva diretta-
mente C1. Indipendentemente dalla via implicata nelle prime fasi Tra i componenti del complemento, C3a e C5a rappresentano i più
dell’attivazione del complemento, si giunge sempre alla formazione importanti mediatori dell’infiammazione. Oltre che attraverso i mec-
di un enzima attivo detto C3 convertasi, che cliva C3 in due frammenti canismi già ricordati, C3 e C5 possono essere clivati da diversi enzimi
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 65
Figura 2.15 Correlazioni tra i quattro sistemi di mediatori plasmatici innescati dall’attivazione del fattore XII (fattore di Hageman). Si noti che la trombina
induce l’infiammazione legandosi a recettori attivati da proteasi (principalmente PAR-1) su piastrine, endotelio, cellule muscolari lisce e altre cellule. HMWK,
chininogeno ad alto peso molecolare.
proteolitici presenti nell’essudato infiammatorio. Questi comprendono Il fattore XII va quindi incontro a una modificazione conformazio-
la plasmina e gli enzimi lisosomiali rilasciati dai neutrofili (come pre- nale (trasformandosi nel fattore XIIa), con l’esposizione del sito at-
cedentemente illustrato). Le azioni chemotattiche del complemento e tivo di serina che può successivamente clivare i substrati proteici
l’attivazione del complemento a opera dei neutrofili possono pertanto e attivare vari sistemi di mediatori (si veda oltre). L’infiammazione
dare il via a un ciclo di reclutamento leucocitario che si autoalimenta. stimola la produzione di diversi fattori della coagulazione, rende
L’attivazione del complemento è strettamente controllata da proteine protrombogenica la superficie endoteliale e inibisce i meccanismi
regolatrici circolanti e associate alle cellule. Varie proteine regolatrici anticoagulatori, favorendo così la coagulazione. La trombina, un
inibiscono la produzione dei frammenti attivi del complemento o prodotto della coagulazione, promuove per contro l’infiammazione
rimuovono i frammenti che si depositano sulle cellule. Questi fattori legandosi ai recettori attivati dalla proteasi (Protease-Activated Re-
di regolazione, espressi sulle cellule normali dell’ospite e quindi in- ceptor, PAR), così chiamati per il fatto che interagiscono con una
vestiti della funzione di prevenire la lesione dei tessuti sani nei siti serie di serina-proteasi tripsina-simili oltre che con la trombina.75 I
di attivazione del complemento, possono essere sopraffatti nel caso PAR sono recettori a sette domini transmembrana accoppiati a
in cui grandi quantità di complemento vengano depositate sulle proteine G espressi da piastrine, cellule endoteliali, cellule della
cellule e sui tessuti dell’ospite come avviene nelle patologie autoim- muscolatura liscia e molti altri tipi cellulari. Il legame dei cosiddetti
muni, in cui i soggetti producono anticorpi fissanti il complemento recettori di tipo 1 (PAR-1) da parte delle proteasi, in particolare della
che attaccano antigeni self tissutali (Cap. 6). trombina, scatena molte risposte proinfiammatorie, tra cui la mo-
bilizzazione della selectina P, la produzione di chemochine e altre
citochine, l’espressione di molecole di adesione endoteliale per le
Sistema della coagulazione e delle chinine
integrine leucocitarie, l’induzione della ciclossigenasi-2 e la produ-
L’infiammazione e la coagulazione ematica si trovano spesso in una zione di prostaglandine, la produzione di PAF e di NO e, infine,
condizione di interconnessione in virtù della quale l’una favorisce alcune variazioni morfologiche dell’endotelio.75 Come abbiamo visto,
l’altra e viceversa.74 Il sistema della coagulazione si suddivide in due queste risposte promuovono il reclutamento dei leucociti e molte
vie convergenti, che culminano nell’attivazione della trombina e nella altre reazioni dell’infiammazione. Poiché la coagulazione e l’infiam-
formazione di fibrina (si veda Fig. 2.15 e Cap. 4). La via intrinseca mazione possono innescare un circolo vizioso di amplificazione,
della coagulazione è composta da una serie di proteine plasmatiche una potenziale strategia terapeutica per le malattie infiammatorie
che possono essere attivate dal fattore di Hageman (fattore XII), una sistemiche associate a infezioni batteriche gravi disseminate consiste
proteina sintetizzata dal fegato circolante in forma inattiva. Il fattore nell’interferire con la coagulazione. Tale principio è alla base del
XII è attivato dal contatto con superfici caricate negativamente, trattamento di queste patologie con proteina C attivata, dotata di
come avviene quando la permeabilità vascolare aumenta e le pro- proprietà anticoagulanti, dal quale può trarre beneficio un determi-
teine plasmatiche fuoriescono nello spazio extravascolare entrando nato gruppo di pazienti (Cap. 4).76
in contatto con il collagene, oppure quando entra in contatto con le Le chinine sono peptidi vasoattivi derivati da proteine plasmatiche
membrane basali esposte in conseguenza di un danno endoteliale. dette chininogeni per azione di proteasi specifiche chiamate callicreine.
66 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
Anche il sistema della coagulazione e quello delle chinine sono in- volta dà l’avvio a una serie di sistemi a cascata (si veda Fig. 2.15),
timamente connessi. La forma attiva del fattore XII – il fattore XIIa amplificando la risposta.
– converte la precallicreina plasmatica in una forma attiva proteoli- Da questa trattazione delle proteasi plasmatiche attivate dal siste-
tica – l’enzima callicreina – che cliva un precursore glicoproteico ma del complemento, delle chinine e della coagulazione si possono
plasmatico – il chininogeno ad alto peso molecolare – per produrre trarre alcune conclusioni generali:
bradichinina (si veda Fig. 2.15).77 La bradichinina aumenta la per-
meabilità vascolare e causa la contrazione della muscolatura liscia, la La bradichinina, C3a e C5a (quali mediatori dell’aumento della
dilatazione dei vasi sanguigni e dolore quando iniettata nella cute, permeabilità vascolare), C5a (in qualità di mediatore della che-
con effetti dunque simili a quelli dell’istamina. L’azione della bradi- miotassi) e la trombina (dotata di effetti sulle cellule endoteliali
chinina è di breve durata in quanto il peptide viene rapidamente e su molti altri tipi cellulari) sono probabilmente i mediatori più
inattivato da un enzima detto chininasi. La chinina residua, infine, importanti in vivo.
viene inattivata durante il passaggio del plasma attraverso i polmoni C3a e C5a possono essere prodotti con varie modalità: (1) in
dall’enzima angiotensina convertasi. La callicreina è di per sé un conseguenza di reazioni immunitarie, con il coinvolgimento di
potente attivatore del fattore di Hageman, e ciò permette l’amplifica- anticorpi e complemento (via classica); (2) tramite l’attivazione
zione autocatalitica dello stimolo iniziale. È inoltre dotata di attività della via alternativa e della via della lectina da parte di microbi,
chemotattica e converte direttamente C5 nel prodotto chemioattrat- in assenza di anticorpi; (3) tramite agenti non direttamente col-
tore C5a. legati alla risposta immunitaria come la plasmina, la callicreina
Se, da un lato, il fattore XIIa induce la formazione di coaguli di e alcune serina-proteasi presenti nel tessuto normale.
fibrina, dall’altro è anche in grado di attivare il sistema fibrinolitico, Il fattore di Hageman attivato (fattore XIIa) dà inizio a quattro
un sistema a cascata che controbilancia la coagulazione degradando sistemi coinvolti nella risposta infiammatoria: (1) il sistema delle
la fibrina e solubilizzando così il coagulo. La callicreina, al pari chinine, che produce chinine vasoattive; (2) il sistema della coagu-
dell’attivatore del plasminogeno (rilasciato da endotelio, leucociti e lazione, che porta alla formazione di trombina, dotata di proprietà
altri tessuti), scinde il plasminogeno, una proteina plasmatica che si infiammatorie; (3) il sistema fibrinolitico, che produce plasmina e
lega al coagulo di fibrina in accrescimento, per generare plasmina, degrada la fibrina per generare fibrinopeptidi proinfiammatori;
una proteasi multifunzionale. Il sistema fibrinolitico contribuisce ai (4) il sistema del complemento, che produce anafilotossine e altri
fenomeni vascolari dell’infiammazione in diversi modi. Sebbene la mediatori. Alcuni dei prodotti di tali sistemi (in particolare la
funzione primaria della plasmina sia lisare i coaguli di fibrina, du- callicreina) possono attivare, tramite un meccanismo di feedback,
rante l’infiammazione essa cliva la proteina del complemento C3 per il fattore di Hageman, amplificando la reazione.
produrre frammenti di C3 e scinde la fibrina per generare prodotti
di scissione della fibrina, capaci di indurre permeabilità vascolare. Quando Lewis scoprì il ruolo dell’istamina nell’infiammazione, era
La plasmina può inoltre attivare il fattore di Hageman, che a sua opinione comune che un mediatore fosse sufficiente a spiegare il
Dolore Prostaglandina
Bradichinina
Danno tissutale Enzimi lisosomiali dei leucociti
Specie reattive dell’ossigeno
Ossido di azoto
IL-1, interleuchina-1; PAF, fattore di attivazione delle piastrine; TNF, fattore di necrosi tumorale.
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 67
Figura 2.16 Esiti dell’infiammazione acuta: risoluzione, guarigione per fibrosi o infiammazione cronica. Sono elencate le componenti delle varie reazioni
e i relativi effetti funzionali.
processo. Oggi la lista è ben più lunga. Eppure abbiamo ragione di La guarigione mediante sostituzione con tessuto connettivo (fibro-
credere che, tra tutti questi, solo un numero esiguo di mediatori rivesta si). Ciò avviene in seguito a un danno tissutale di notevole entità,
un ruolo davvero fondamentale nelle reazioni dell’infiammazione quando la lesione infiammatoria colpisce tessuti che non sono in
acuta in vivo, di cui la Tabella 2.7 offre una sintetica presentazione. La grado di rigenerarsi o qualora vi sia un abbondante essudato ricco
ridondanza dei mediatori e delle loro azioni è intesa a garantire un’ef- di fibrina nei tessuti o nelle cavità sierose (pleura, peritoneo) che
ficace risposta protettiva che non possa essere facilmente turbata. non può essere adeguatamente eliminato. In tutte queste circo-
stanze, nell’area della lesione o dell’essudato si assiste allo sviluppo
di tessuto connettivo con conseguente formazione di una massa
Esiti dell’infiammazione acuta di tessuto fibroso, un processo detto anche organizzazione.
La progressione della risposta tissutale verso l’infiammazione
Sebbene, come immaginabile, numerose variabili – tra cui la natura cronica (descritta oltre). L’infiammazione cronica può seguire
e l’intensità della lesione, la sede e il tessuto interessati e la respon- un’infiammazione acuta ma è anche possibile che la risposta abbia
sività dell’ospite – possano modificare il processo di base dell’infiam- un carattere cronico sin dall’esordio. La transizione da infiamma-
mazione, tutte le reazioni infiammatorie acute possono avere tre zione acuta a cronica avviene quando la risposta infiammatoria
diversi esiti (Fig. 2.16): non può essere risolta a causa della persistenza dell’agente lesivo
o per qualche interferenza con il normale processo di guarigio-
Una completa risoluzione. Idealmente, tutte le reazioni infiam- ne.78 Un’infezione batterica del polmone, ad esempio, può iniziare
matorie, dopo avere neutralizzato ed eliminato gli stimoli lesivi, come un focolaio di infiammazione acuta (polmonite), ma l’im-
dovrebbero concludersi con il ripristino della sede dell’infiam- possibilità di giungere a una risoluzione può determinare un’estesa
mazione acuta al suo stato normale. Questo fenomeno è detto distruzione tissutale con formazione di una cavità in cui l’infiam-
risoluzione e rappresenta l’esito normale quando il danno è limi- mazione continua a persistere, portando infine allo sviluppo di
tato o di breve durata o quando la distruzione di tessuto è stata un ascesso polmonare cronico. Un altro esempio di infiamma-
di modesta entità e le cellule parenchimali danneggiate possono zione cronica con stimolo persistente è l’ulcera peptica del duo-
rigenerarsi. La risoluzione implica la rimozione dei detriti cellu- deno o dello stomaco. Le ulcere peptiche possono persistere per
lari e dei microbi a opera dei macrofagi e il riassorbimento del mesi o anni e, come ricordato più avanti, si manifestano con
liquido dell’edema nei vasi linfatici. reazioni infiammatorie tanto acute quanto croniche.
68 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
Figura 2.17 Caratteristiche istopatologiche dell’infiammazione acuta. A. Nel polmone normale si osservano vasi sanguigni di piccolo diametro (prati-
camente invisibili) nelle pareti alveolari e l’assenza di cellule negli alveoli. B. La componente vascolare dell’infiammazione acuta si manifesta nella forma
di un congestionamento dei vasi sanguigni (con un elevato contenuto di eritrociti), dovuto alla stasi. C. La componente cellulare della risposta è rappre-
sentata dal folto numero di leucociti (neutrofili) riscontrato negli alveoli.
Figura 2.19 Pericardite fibrinosa. A. Depositi di fibrina sul pericardio. B. Una trama rosa di essudato fibrinoso (F) ricopre la superficie del pericardio (P).
Figura 2.20 Infiammazione purulenta. A. Ascessi batterici multipli nel polmone di un paziente affetto da broncopolmonite. B. L’ascesso contiene neu-
trofili e detriti cellulari ed è circondato da vasi sanguigni congestionati.
70 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
Figura 2.21 Morfologia dell’ulcera. A. Ulcera duodenale cronica. B. Immagine a basso ingrandimento del cratere di un’ulcera duodenale con essudato
infiammatorio acuto alla base.
Le manifestazioni cliniche e patologiche della risposta infiamma- danno tissutale osservato in alcune delle patologie umane più fre-
toria sono determinate da diverse reazioni. I fenomeni vascolari quenti e invalidanti, come l’artrite reumatoide, l’aterosclerosi, la
dell’infiammazione acuta sono caratterizzati dall’aumento del flusso tubercolosi e la fibrosi polmonare, ed è stato suggerito che possa
sanguigno nella zona lesa, che deriva principalmente dalla dilata- essere implicato nella progressione del cancro e in malattie un tempo
zione arteriolare e dall’apertura dei letti capillari, due meccanismi ritenute puramente degenerative, come il morbo di Alzheimer.
indotti da mediatori come l’istamina. L’aumento della permeabilità
vascolare dà luogo a un accumulo di liquido extravascolare ricco di Cause Dell’infiammazione Cronica
proteine, che costituisce l’essudato. Le proteine plasmatiche lasciano
i vasi, il più delle volte attraverso le giunzioni tra le cellule endoteliali Lo sviluppo di un’infiammazione cronica è osservato nei seguenti
delle venule, che risultano allargate. Il rossore (rubor), il calore contesti:
(calor) e il rigonfiamento (tumor) tipici dell’infiammazione acuta Infezioni persistenti sostenute da microrganismi difficili da elimi-
sono causati dall’aumento del flusso sanguigno e dall’edema. I leu- nare, quali ad esempio i micobatteri e determinati virus, funghi e
cociti circolanti, all’inizio prevalentemente neutrofili, aderiscono parassiti. Questi microrganismi evocano spesso una reazione im-
all’endotelio mediante molecole di adesione, lo attraversano e mi- munitaria definita ipersensibilità ritardata (Cap. 6). La reazione
grano nella sede della lesione guidati dagli agenti chemotattici. I infiammatoria talvolta assume un quadro caratteristico chiamato
leucociti attivati dall’agente lesivo e dai mediatori endogeni possono reazione granulomatosa (si veda oltre).
liberare metaboliti tossici e proteasi in sede extracellulare, causando Malattie infiammatorie immuno-mediate. L’infiammazione cro-
danno tissutale. Uno dei sintomi locali caratteristici durante la fase nica riveste un ruolo importante in un gruppo di patologie causate
di danno, dovuto in parte alla liberazione di prostaglandine, neuro- da un’attivazione eccessiva e inopportuna del sistema immunitario.
peptidi e citochine, è rappresentato dal dolore (dolor). In particolari condizioni possono infatti svilupparsi reazioni immu-
Nella pratica clinica, la causa sottostante determinerà la decisione nitarie contro i tessuti dell’individuo stesso, responsabili dell’insor-
terapeutica improntata a promuovere o ridurre l’infiammazione. genza di malattie autoimmuni (Cap. 6). In queste malattie, gli
Nelle infezioni, il trattamento mira ad aumentare la risposta dell’ospi- antigeni self evocano una reazione immunitaria che si automantiene,
te affinché l’infezione venga eliminata, il che spiega l’uso di impacchi dando luogo a una lesione cronica dei tessuti soggetti a infiamma-
caldi e gargarismi in caso di faringite (mal di gola). Nelle lesioni zione: ne sono un esempio l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla.
traumatiche e nelle malattie infiammatorie croniche, per contro, In altri casi, l’infiammazione cronica è il risultato dell’allestimento
l’infiammazione non è di alcuna utilità e l’obiettivo consiste pertanto di risposte immunitarie non regolate dirette contro popolazioni
nel ridurla con il freddo (nei casi di trauma) e con l’assunzione di microbiche, condizione osservata nelle malattie infiammatorie in-
farmaci antinfiammatori. In determinate sedi, ad esempio la cornea, testinali. Le risposte immunitarie a sostanze ambientali sono invece
può essere indicato sopprimere persino l’infiammazione acuta, in causa di malattie allergiche come l’asma bronchiale (Cap. 6). Dal
modo da preservare la trasparenza corneale. momento che simili reazioni autoimmuni e allergiche sono inap-
propriatamente innescate contro antigeni normalmente innocui,
esse non hanno alcuna utilità e non fanno altro che causare malattia.
Infiammazione cronica Tali affezioni possono mostrare quadri morfologici misti di infiam-
mazione acuta e cronica, in quanto caratterizzate da riacutizzazioni
Si definisce infiammazione cronica un’infiammazione protratta (per infiammatorie ripetute, e negli stadi tardivi è possibile osservare una
settimane o mesi) in cui coesistono – variamente combinati – infiam- predominanza fibrotica.
mazione, danno tissutale e tentativi di riparazione. L’infiammazione Prolungata esposizione ad agenti potenzialmente tossici, esogeni o
cronica può seguire un’infiammazione acuta, come abbiamo visto, endogeni. Un esempio di agente esogeno è rappresentato dalle par-
o esordire in maniera insidiosa presentandosi come una risposta ticelle di silicio, materiale inorganico non degradabile che, se inalato
debole e persistente, spesso senza manifestazioni di una reazione per periodi prolungati, causa una malattia infiammatoria dei
acuta. Quest’ultimo tipo di infiammazione cronica è la causa del polmoni chiamata silicosi (Cap. 15). Si ritiene che l’aterosclerosi
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 71
Caratteristiche Morfologiche
A differenza dell’infiammazione acuta, che si manifesta principal-
mente con alterazioni vascolari, edema e infiltrato prevalentemente
neutrofilo, l’infiammazione cronica è caratterizzata da:
Figura 2.23 Maturazione dei fagociti mononucleati. (Da Abbas AK et al: Cellular and Molecular Immunology, 5th ed. Philadelphia, WB Saunders, 2003)
72 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
Malattia di Crohn (malattia infiammatoria Reazione immunitaria rivolta contro batteri Occasionali granulomi non caseosi nelle
intestinale) intestinali e antigeni self pareti dell’intestino con denso infiltrato
infiammatorio cronico
sezioni tissutali colorate con ematossilina ed eosina, le cellule epi- proteico estraneo, lo processano e ne presentano i peptidi ai linfociti
telioidi (le quali sono istiociti modificati e vengono dette epitelioidi T antigene-specifici, attivandoli (Cap. 6). I linfociti T che rispondono
perché si trovano a mutuo contatto tra di esse, simulando dunque all’antigene producono citochine come l’IL-2, che attiva altre cellule
un epitelio) presentano un citoplasma granulare rosa pallido con T, amplificando così la risposta, e l’IFN-g, importante nell’attivazione
margini cellulari indistinti che spesso appaiono confluenti. Il nucleo dei macrofagi e nella loro trasformazione in cellule epitelioidi
è meno denso di quello di un linfocita, ha forma ovale o allungata e e cellule giganti multinucleate.
può mostrare ripiegamenti della membrana nucleare. Una parete di Il prototipo del granuloma di tipo immunitario è quello causato
fibroblasti e tessuto connettivo circonda i granulomi più vecchi. dall’infezione da Mycobacterium tuberculosis. In questa patologia, il
Spesso le cellule epitelioidi si fondono per formare cellule giganti, granuloma – definito tubercolo – è spesso caratterizzato dalla presen-
localizzate in periferia o talvolta al centro dei granulomi. Queste za di necrosi caseosa centrale (si veda Fig. 2.27), condizione per
cellule giganti, le quali possono raggiungere un diametro di 40- contro rara in altre malattie granulomatose. Le caratteristiche mor-
50 mm, presentano un’ampia massa di citoplasma contenente 20 o fologiche dei vari granulomi possono essere abbastanza differenti
più nuclei di piccole dimensioni disposti perifericamente (cellule da consentire una diagnosi ragionevolmente accurata se eseguita da
giganti di tipo Langhans) o dispersi nel citoplasma in maniera di- un anatomo-patologo esperto (si veda Tab. 2.8); tuttavia, i casi atipici
sordinata (cellule giganti da corpo estraneo) (Fig. 2.27). Non si
conoscono differenze funzionali tra questi due tipi di cellule giganti,
ciononostante i patologi insistono nel distinguerli (probabilmente
perché offrono un utile spunto per le domande di esame).
Esistono due tipi di granulomi, diversi per patogenesi. I granulomi
da corpo estraneo sono causati da corpi estranei relativamente inerti.
Tipicamente, i granulomi da corpo estraneo si formano attorno a
materiali come talco (associato all’assunzione di droghe per via
endovenosa, Cap. 9), fili di sutura o altre fibre di dimensioni suffi-
cientemente grandi da impedire la fagocitosi, e non evocano alcuna
reazione specifica di tipo infiammatorio o immunitario. Cellule
epitelioidi e cellule giganti circondano la superficie del corpo estra-
neo, che può essere generalmente identificato al centro del granu-
loma, soprattutto mediante l’osservazione in luce polarizzata, che lo
fa apparire rifrangente.
I granulomi di tipo immunitario sono causati da vari agenti capaci
di indurre una risposta immunitaria cellulo-mediata (Cap. 6). Di
norma, questo tipo di risposta immunitaria produce granulomi Figura 2.27 Tipico granuloma tubercolare che mostra un’area di ne-
quando l’agente scatenante è scarsamente degradabile o permane in crosi centrale circondata da molteplici cellule giganti di tipo Langhans,
forma corpuscolata. In tal caso, i macrofagi inglobano l’antigene cellule epitelioidi e linfociti.
CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica 75
sono tanto numerosi da rendere sempre necessaria l’identificazione causata da qualsiasi tipo di stimolo. Le proteine di fase acuta
dell’agente eziologico con colorazioni specifiche per i microrganismi producono effetti benefici durante l’infiammazione acuta ma,
(ad es. colorazioni acidofile per i bacilli tubercolari), con metodi di come vedremo in seguito (Cap. 6), una produzione protratta di
coltura (ad es. nella patologia tubercolare e micotica), con tecniche tali proteine (in particolare SAA) in stati di infiammazione cronica
molecolari (ad es. la PCR nella tubercolosi) e con prove sierologiche è causa di amiloidosi secondaria. Livelli sierici elevati di CRP sono
(ad es. nella sifilide). stati proposti quali indicatori di rischio per l’infarto del miocardio
in pazienti con patologie coronariche.86 Si ritiene che l’infiamma-
zione che coinvolge le placche aterosclerotiche nelle coronarie
Effetti sistemici dell’infiammazione predisponga alla trombosi e al conseguente infarto, e la CRP è
prodotta nel corso dell’infiammazione. Un altro peptide la cui
Chiunque abbia sofferto di un grave mal di gola o di un’infezione produzione risulta aumentata nella risposta di fase acuta è l’epci-
respiratoria ha sperimentato le manifestazioni sistemiche dell’in- dina, peptide regolatore del ferro.87 Concentrazioni plasmatiche
fiammazione acuta. Le alterazioni sistemiche associate all’infiam- cronicamente elevate di epcidina riducono la disponibilità di ferro
mazione acuta – definite nel complesso reazione di fase acuta o e sono responsabili dell’insorgenza dell’anemia associata all’in-
sindrome da risposta infiammatoria sistemica – sono reazioni alle fiammazione cronica (Cap. 14).
citochine prodotte in risposta a prodotti batterici come LPS e altri La leucocitosi è una caratteristica comune delle reazioni infiam-
stimoli infiammatori. La reazione di fase acuta consiste in numerose matorie, specie quelle generate da infezioni batteriche. La conta
modificazioni cliniche e anatomo-patologiche: leucocitaria progredisce in genere da 15.000 a 20.000 cellule/mL,
ma può talvolta raggiungere livelli eccezionalmente alti di 40.000-
La febbre, caratterizzata da un innalzamento della temperatura 100.000 cellule/mL. Questi innalzamenti estremi sono detti rea-
corporea, in genere di 1-4 °C, è una delle manifestazioni più evi- zioni leucemoidi per l’affinità alle conte leucocitarie riscontrate
denti della reazione di fase acuta, soprattutto quando l’infiamma- nella leucemia, ma è importante che le due condizioni vengano
zione è associata a un’infezione. La febbre è generata in risposta a distinte. La leucocitosi compare inizialmente a causa di un au-
sostanze dette pirogeni, che stimolano la sintesi delle prostaglan- mentato rilascio di cellule dal pool di riserva del midollo osseo
dine nelle cellule vascolari e perivascolari dell’ipotalamo. I prodotti (indotto da citochine, tra cui TNF e IL-1) ed è perciò associata
batterici come LPS (detti pirogeni esogeni) stimolano i leucociti a all’aumento del numero di neutrofili immaturi nel sangue (spo-
rilasciare citochine quali IL-1 e TNF (detti pirogeni endogeni) stamento a sinistra). Infezioni prolungate inducono anche la
determinanti la sovraespressione degli enzimi che convertono l’AA proliferazione dei precursori nel midollo osseo, causata dalla
e prostaglandine (ciclossigenasi).84 Nell’ipotalamo, le prostaglan- maggiore produzione di fattori stimolanti le colonie. La produ-
dine – soprattutto PGE2 – stimolano la produzione di neurotra- zione di leucociti del midollo osseo viene dunque incrementata
smettitori come l’adenosina monofosfato ciclico, che agisce per compensare la perdita di tali cellule nella reazione infiamma-
regolando la temperatura basale a un livello più alto. I FANS, toria (si veda anche la trattazione della leucocitosi nel Cap. 13).
compreso l’acido acetilsalicilico, riducono la febbre inibendo la La maggior parte delle infezioni batteriche induce un aumento
sintesi di prostaglandine. È stato dimostrato che un’elevata tempe- della conta di neutrofili nel sangue, detta neutrofilia. Infezioni
ratura corporea aiuta gli anfibi a bloccare le infezioni microbiche virali come la mononucleosi infettiva, la parotite e la rosolia
e si ritiene che la febbre agisca nello stesso modo anche nei mam- provocano un aumento assoluto del numero di linfociti (linfoci-
miferi, benché il meccanismo sia sconosciuto. Un’ipotesi è che la tosi). Nell’asma bronchiale, nelle allergie e nelle infestazioni pa-
febbre possa indurre l’espressione di proteine da shock termico, le rassitarie si osserva invece un aumento assoluto del numero di
quali aumentano le risposte linfocitarie agli antigeni microbici. eosinofili, determinante una condizione di eosinofilia. Alcune
Le proteine di fase acuta sono proteine plasmatiche, sintetizzate infezioni (febbre tifoide e infezioni causate da determinati virus,
soprattutto nel fegato, le cui concentrazioni nel plasma possono rickettsie e taluni protozoi) sono infine associate a una riduzione
aumentare di diverse centinaia di volte nel corso della risposta agli del numero di globuli bianchi circolanti (leucopenia), riscontrata
stimoli infiammatori.85 Fra le più note figurano la proteina C-re- anche nelle infezioni che sopraffanno i pazienti debilitati da
attiva (C-Reactive Protein, CRP), il fibrinogeno e la proteina sieri- cancro disseminato, tubercolosi cronica o grave alcolismo.
ca A dell’amiloide (Serum Amyloid A, SAA). La sintesi di queste Altre manifestazioni della reazione di fase acuta comprendono
molecole da parte degli epatociti è sovraregolata dalle citochine, l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa; la
nello specifico da IL-6 (per CRP e fibrinogeno) e da IL-1 o TNF diminuzione della sudorazione, soprattutto a causa del ridirezio-
(per SAA). Molte proteine di fase acuta, come CRP e SAA, si le- namento del flusso ematico dal letto vascolare cutaneo a quello
gano alle pareti cellulari dei microbi e possono agire come opso- profondo, per ridurre al minimo la perdita di calore attraverso la
nine e fissare il complemento. Esse interagiscono inoltre con la cute; brividi (ricerca di calore), anoressia, sonnolenza e malessere,
cromatina, probabilmente contribuendo all’eliminazione dei nu- probabilmente causati dagli effetti delle citochine sulle cellule
clei delle cellule necrotiche. Durante la reazione di fase acuta, la cerebrali.
proteina SAA sostituisce l’apolipoproteina A, una componente Nelle infezioni batteriche gravi (sepsi), l’elevata concentrazione
delle lipoproteine ad alta densità. Questo evento può modificare di microrganismi e LPS nel sangue stimola la produzione di
la destinazione delle lipoproteine ad alta densità dalle cellule enormi quantità di determinate citochine, in particolare TNF e
epatiche ai macrofagi, che possono utilizzarle come fonte di lipidi IL-1.88,89 Di conseguenza, i livelli circolanti di queste citochine
energetici. Il fibrinogeno si lega ai globuli rossi causando la for- aumentano e il tipo di risposta dell’ospite varia. Alti livelli di ci-
mazione di accumuli di eritrociti (rouleaux) che sedimentano più tochine causano diverse manifestazioni cliniche come coagula-
rapidamente rispetto agli eritrociti isolati. Questo concetto è alla zione intravascolare disseminata, insufficienza cardiaca e disturbi
base della misurazione della velocità di eritrosedimentazione, usata del metabolismo, descritte con il termine di shock settico e di cui
come semplice esame della risposta infiammatoria sistemica si parlerà più approfonditamente nel Capitolo 4.
76 CAPITOLO 2 Infiammazione acuta e cronica
Conseguenze di un’infiammazione 8. Lentsch AB, Ward PA: Regulation of inflammatory vascular damage. J Pathol
190:343, 2000.
insufficiente o eccessiva 9. Valbuena G, Walker DH: Endothelium as a target of infections. Annu Rev Pathol
Mech Dis 1:151, 2006.
10. Dvorak AM, Feng D: The vesiculo-vacuolar organelle (VVO). A new endothelial
Dopo avere descritto il processo dell’infiammazione e i suoi esiti, è cell permeability organelle. J Histochem Cytochem 49:419, 2001.
utile riassumere le conseguenze cliniche e anatomo-patologiche di 11. Oliver G, Alitalo K: The lymphatic vasculature: recent progress and paradigms.
Annu Rev Cell Dev Biol 21:457, 2005.
un difetto o di un eccesso di infiammazione. 12. Adams RH, Alitalo K: Molecular regulation of angiogenesis and lymphangioge-
nesis. Nat Rev Mol Cell Biol 8:464, 2007.
Un’infiammazione insufficiente genera tipicamente un aumento 13. Muller WA: Leukocyte-endothelial cell interactions in the inflammatory respon-
della suscettibilità alle infezioni giacché la risposta infiammatoria se. Lab Invest 82:521, 2002.
è una componente centrale dei meccanismi di difesa di prima 14. Luster AD et al.: Immune cell migration in inflammation: present and future
therapeutic targets. Nat Immunol 6:1182, 2005.
linea che gli immunologi definiscono immunità innata (Cap. 6). 15. McEver RP: Selectins: lectins that initiate cell adhesion under flow. Curr Opin
Inoltre può essere associata a ritardi nella riparazione delle ferite Cell Biol 14:581, 2002.
in quanto la risposta infiammatoria non soltanto è essenziale per 16. Sperandio M: Selectins and glycosyltransferases in leukocyte rolling in vivo.
eliminare i tessuti danneggiati e i loro detriti ma fornisce anche FEBS J 273:4377, 2006.
17. Hehlgans T, Pfeffer K: The intriguing biology of the tumour necrosis factor/tu-
lo stimolo necessario per avviare il processo di riparazione. mour necrosis factor receptor superfamily: players, rules and the games. Immu-
Un’infiammazione eccessiva è alla base di molti tipi di patologie nology 115:1, 2005.
umane. Le allergie – in cui gli individui presentano risposte im- 18. Dinarello CA: Interleukin-1b. Crit Care Med 33:S460, 2005.
munitarie non regolate nei confronti di antigeni comunemente 19. Johnston B, Butcher EC: Chemokines in rapid leukocyte adhesion triggering and
presenti nell’ambiente – e le malattie autoimmuni – in cui migration. Semin Immunol 14:83, 2002.
20. Sallusto F, Mackay CR: Chemoattractants and their receptors in homeostasis and
l’ospite sviluppa risposte immunitarie contro antigeni self nor- inflammation. Curr Opin Immunol 16:724, 2004.
malmente tollerati – sono patologie in cui la causa fondamentale 21. Hynes RO: Integrins: bidirectional, allosteric signaling machines. Cell 110:673,
della lesione tissutale è rappresentata dall’infiammazione (Cap. 2002.
6). Come menzionato all’inizio, inoltre, studi recenti indicano 22. Cook-Mills JM, Deem TL: Active participation of endothelial cells in inflamma-
tion. J Leukoc Biol 77:487, 2005.
che l’infiammazione ha un ruolo importante in un’ampia varietà 23. Petri B, Bixel MG: Molecular events during leukocyte diapedesis. FEBS J 273:4399,
di malattie umane che non sono in primo luogo disturbi del si- 2006.
stema immunitario. Queste comprendono l’aterosclerosi e la 24. Muller WA: Leukocyte-endothelial-cell interactions in leukocyte transmigration
cardiopatia ischemica e alcune malattie neurodegenerative come and the inflammatory response. Trends Immunol 24:327, 2003.
il morbo di Alzheimer. L’infiammazione protratta e la fibrosi 25. Weber C et al.: The role of junctional adhesion molecules in vascular inflamma-
tion. Nat Rev Immunol 7:467, 2007.
che l’accompagna sono anch’esse responsabili di gran parte delle 26. Bunting M et al.: Leukocyte adhesion deficiency syndromes: adhesion and te-
manifestazioni patologiche riscontrate in molte malattie infettive, thering defects involving beta 2 integrins and selectin ligands. Curr Opin He-
metaboliche e di altra natura. Le malattie specifiche verranno matol 9:30, 2002.
descritte nei capitoli successivi di questo libro. 27. Van Haastert PJ, Devreotes PN: Chemotaxis: signalling the way forward. Nat
Rev Mol Cell Biol 5:626, 2004.
28. Akira S et al.: Pathogen recognition and innate immunity. Cell 124:783, 2006.
Conclusa dunque l’analisi degli eventi molecolari e cellulari tipici 29. Meylan E et al.: Intracellular pattern recognition receptors in the host response.
dell’infiammazione acuta e cronica, nel Capitolo 3 proseguiremo la Nature 442:39, 2006.
trattazione descrivendo le misure messe in atto dall’organismo 30. Underhill DM, Ozinsky A: Phagocytosis of microbes: complexity in action. Annu
nell’intento di guarire il danno, ossia i processi di riparazione. La Rev Immunol 20:825, 2002.
31. Segal AW: How neutrophils kill microbes. Annu Rev Immunol 23:197, 2005.
riparazione prende avvio quasi immediatamente dopo l’inizio della 32. Fang FC: Antimicrobial reactive oxygen and nitrogen species: concepts and
reazione infiammatoria e implica vari processi tra cui la prolifera- controversies. Nat Rev Microbiol 2:820, 2004.
zione cellulare, l’angiogenesi e la sintesi e il deposito di collagene. 33. Babior BM: NADPH oxidase. Curr Opin Immunol 16:42, 2004.
Molti aspetti della riparazione sono stati menzionati nei paragrafi 34. Nathan C, Shiloh MU: Reactive oxygen and nitrogen intermediates in the rela-
tionship between mammalian hosts and microbial pathogens. Proc Natl Acad
precedenti, ma il processo è abbastanza complesso e importante da Sci U S A 97:8841, 2000.
meritare un intero capitolo. 35. Belaaouaj A: Neutrophil elastase-mediated killing of bacteria: lessons from
targeted mutagenesis. Microbes Infect 4:1259, 2002.
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3
Rinnovamento, rigenerazione
e riparazione tissutale
Controllo della proliferazione e dell’omeostasi Matrice extracellulare e interazioni cellule-matrice
tissutale Collagene
Attività proliferativa dei tessuti Elastina, fibrillina e fibre elastiche
Cellule staminali Molecole di adesione
Staminali embrionali Glicosaminoglicani (GAG) e proteoglicani
Riprogrammazione delle cellule differenziate: cellule
staminali pluripotenti indotte Guarigione per riparazione, cicatrizzazione e fibrosi
Staminali adulte (somatiche) Angiogenesi
Ruolo delle cellule staminali nell’omeostasi tissutale Fattori di crescita e recettori implicati
Ciclo cellulare e controllo della proliferazione nell’angiogenesi
Proteine della matrice implicate nel controllo
Fattori di crescita dell’angiogenesi
Segnali proliferativi Guarigione delle ferite cutanee
Recettori e trasduzione del segnale
Fattori di trascrizione Fattori locali e sistemici che influiscono sulla
guarigione delle ferite
Meccanismi di rigenerazione di tessuti e organi Aspetti patologici della guarigione delle ferite
Rigenerazione epatica Fibrosi
Le lesioni cellulari e tissutali attivano una catena di eventi che circo- p otenziale proliferativo, come il midollo osseo e gli epiteli cutaneo
scrivono il danno e avviano i processi riparativi. Tali processi possono e gastroenterico, si rinnovano continuamente e possono rigenerare
essere genericamente distinti in: rigenerazione e riparazione (Fig. 3.1). dopo un danno, fintanto che le relative cellule staminali non vengano
La rigenerazione ripristina integralmente il tessuto leso o perso; la distrutte.3
riparazione, invece, lo ricostruisce solo parzialmente e spesso si Nella maggior parte dei casi, la riparazione è una combinazione di
associa ad alterazioni strutturali. La guarigione delle lesioni nei rigenerazione e cicatrizzazione con deposizione di collagene; e il
tessuti sani avviene sempre per rigenerazione o riparazione ed è contributo relativo dei due processi dipende dalla capacità rigene-
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essenziale per la sopravvivenza dell’organismo.1 rativa del tessuto e dall’entità della lesione. Le ferite cutanee super-
Per rigenerazione si intende la crescita di cellule e tessuti per ripri- ficiali, ad esempio, guariscono per rigenerazione epiteliale; ma le
stinare le strutture lese, come nel caso della ricrescita delle estremità ferite gravi in cui la struttura della matrice extracellulare (ECM) è
amputate degli anfibi. Nei mammiferi, la rigenerazione postlesionale danneggiata, guariscono per cicatrizzazione (Fig. 3.2), come vedre-
di un intero organo o di un tessuto complesso è rara; il termine si mo più avanti. La flogosi cronica dovuta alla persistenza di stimoli
applica generalmente a processi come la rigenerazione epatica dopo dannosi esita nella cicatrizzazione, poiché attiva la produzione
epatectomia parziale o dopo necrosi, anche se in realtà si tratta locale di fattori di crescita e citochine che promuovono la prolifera-
di una crescita compensatoria piuttosto che di una rigenerazione zione dei fibroblasti e la sintesi di collagene. La deposizione di col-
vera e propria.2 Ciononostante, il termine rigenerazione è entrato lagene viene definita fibrosi. Le componenti dell’ECM hanno
nell’uso comune e sarà usato anche in questo testo. I tessuti a elevato un r uolo chiave nella guarigione delle ferite poiché formano
79
80 CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale
Figura 3.1 Guarigione in vari processi patologici. La guarigione da una patologia acuta può avvenire per rigenerazione, con il ripristino della normale
struttura tissutale, o per riparazione, con formazione di una cicatrice. La guarigione da una patologia cronica implica la formazione di cicatrici e la fibrosi
(si veda il testo). GI, gastroenterico.
l’impalcatura lungo la quale le cellule migrano, mantengono la cor- aumento della proliferazione o da una riduzione della mortalità
retta polarizzazione cellulare necessaria alla ricostruzione delle cellulare.5 L’apoptosi è un processo fisiologico necessario per l’omeo
strutture pluristratificate4 e contribuiscono alla formazione di nuovi stasi tissutale, ma può essere indotta anche da stimoli patologici
vasi (angiogenesi). Le cellule dell’ECM (fibroblasti, macrofagi e al- (Cap. 1). Le cellule differenziate incapaci di replicarsi sono dette
tre), inoltre, producono fattori di crescita, citochine e chemochine cellule terminali. L’impatto del differenziamento dipende dal tessuto
essenziali per la rigenerazione e la riparazione. La riparazione tis- in cui si verifica. Le cellule differenziate di alcuni tessuti non si
sutale consente la guarigione delle lesioni, ma può anche causare rinnovano mai, mentre in altri si verifica un ricambio continuo
disfunzioni, come ad esempio avviene nell’aterosclerosi (Cap. 11). di cellule che muoiono e vengono sostituite da nuovi elementi ge-
Per comprendere i processi rigenerativi e riparativi è necessario nerati dalle cellule staminali (descritte oltre).
conoscere i meccanismi di controllo della proliferazione, le vie di La proliferazione può essere stimolata da condizioni fisiologiche
trasduzione del segnale e le molteplici funzioni delle componenti e patologiche. La proliferazione dell’endometrio sotto lo stimolo
dell’ECM. degli estrogeni durante il ciclo mestruale e la replicazione dei tireo
Introdurremo quindi brevemente il ciclo cellulare, il potenziale citi, indotta dall’ormone tireotropo che determina l’aumento di
proliferativo dei tessuti e il ruolo delle cellule staminali nell’omeostasi dimensioni della ghiandola in gravidanza, sono esempi di prolife-
tissutale. Seguirà una panoramica dei fattori di crescita e dei mecca- razione fisiologica. Gli stimoli fisiologici possono però divenire
nismi di trasduzione del segnale implicati nei processi riparativi. eccessivi e creare stati patologici, come nel caso dell’iperplasia pro-
Tratteremo infine la rigenerazione, con particolare riferimento alla statica nodulare causata dal diidrotestosterone (Cap. 21) e dei gozzi
rigenerazione epatica, ed esamineremo le proprietà dell’ECM e delle tiroidei nodulari, dovuti all’aumento dei livelli sierici dell’ormone
sue componenti. Questi argomenti sono essenziali per comprendere tireotropo (Cap. 24). La proliferazione è controllata principalmente
la guarigione delle ferite e la fibrosi. da segnali (solubili o contatto-dipendenti) presenti nel microam-
biente, che stimolano o inibiscono tale processo. Un eccesso di at-
tivatori o un deficit di inibitori si traducono in una crescita netta e,
Controllo della proliferazione nel caso del cancro, incontrollata.
e dell’omeostasi tissutale
Attività Proliferativa Dei Tessuti
Nei tessuti adulti le dimensioni delle popolazioni cellulari sono deter- I tessuti sono classificati in tre gruppi in base al loro potenziale prolife-
minate dai tassi di proliferazione, differenziamento e morte apoptotica rativo: tessuti proliferanti (labili), tessuti quiescenti (stabili) e tessuti non
(Fig. 3.3). Un aumento del numero di cellule può derivare da un proliferanti (permanenti). Questa classificazione storica va però rivista
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 81
Figura 3.4 Genesi e differenziamento delle cellule staminali. Lo zigote, formato dall’unione dello spermatozoo con l’oocita, si divide per formare la
blastocisti e la massa cellulare interna della blastocisti genera l’embrione. Le cellule del cumulo interno, dette staminali embrionali (ES), messe in coltura,
possono essere indotte a differenziarsi in tutte le linee cellulari dei tessuti embrionali. Nell’embrione, le cellule staminali pluripotenti si dividono, ma il
compartimento staminale si mantiene (si veda il testo). Con il differenziamento, le cellule pluripotenti danno origine a cellule con un potenziale differenziativo
ridotto che a loro volta generano cellule staminali “predestinate”, che possono differenziarsi solo in determinate linee cellulari.
Cellule Staminali
animali e nell’uomo, di cellule staminali nervose e dell’esistenza di
Gli studi sulle cellule staminali sono la nuova frontiera della ricerca neurogenesi in alcune aree del sistema nervoso centrale adulto.9 Le
biomedica e hanno dato origine a un nuovo campo di indagine detto staminali somatiche sono localizzate per la maggior parte in speciali
medicina rigenerativa. L’entusiasmo per le staminali deriva da sco- microambienti detti nicchie staminali (Fig. 3.5), formate da cellule
perte recenti, che hanno messo in discussione i dogmi consolidati mesenchimali, endoteliali e altre cellule.10,11 Si ritiene che le cellule
sul differenziamento, e dalla speranza che queste cellule possano della nicchia staminale generino e trasmettano segnali che regolano
essere usate in futuro per riparare tessuti umani, come il cuore, il l’automantenimento e il differenziamento delle cellule staminali. Studi
cervello, il fegato e i muscoli scheletrici.3,6,7 recenti, estremamente innovativi, hanno mostrato che le cellule
Le cellule staminali sono caratterizzate da due proprietà: la capacità differenziate dei roditori e dell’uomo possono essere riprogrammate
di autorinnovarsi e la capacità di generare linee cellulari differenziate per generare staminali pluripotenti, simili alle cellule ES, mediante la
(Fig. 3.4). Per essere in grado di dare origine alle cellule differenziate, trasfezione dei geni che codificano i fattori di trascrizione delle cellule
la popolazione di cellule staminali deve conservarsi tale per tutta la ES.12,13 Queste cellule riprogrammate sono state denominate stami-
vita dell’organismo. L’autorinnovamento si realizza con due nali pluripotenti indotte (cellule iPS). La possibilità di riprogrammare
meccanismi:8 (a) la divisione asimmetrica obbligata, in cui in ogni le cellule differenziate apre nuove prospettive per le staminali e le
ciclo mitotico della cellula staminale si generano due cellule diverse: loro applicazioni.
una staminale figlia che conserva la capacità di replicarsi e una Iniziamo la nostra trattazione delle cellule staminali con una breve
cellula figlia non staminale che si differenzia e (b) il differenziamento descrizione delle cellule ES e delle cellule iPS appena identificate.
stocastico, in cui la popolazione staminale si conserva grazie al bi- Seguirà una descrizione delle staminali adulte di alcuni particolari
lanciamento tra due tipi di divisioni cellulari simmetriche: divisioni tessuti e del loro ruolo nei processi rigenerativi e riparativi.
che generano due staminali figlie che si replicano e divisioni che
generano due cellule figlie non staminali che si differenziano. Nelle Staminali embrionali
prime fasi dello sviluppo embrionale, le cellule staminali, dette
staminali embrionali o cellule ES, sono pluripotenti, possono cioè La massa cellulare interna della blastocisti si forma nella prima fase
dare origine a tutti i tessuti dell’organismo (si veda Fig. 3.4). Le cellule dello sviluppo embrionale ed è costituita da cellule staminali pluripo-
staminali pluripotenti generano cellule staminali multipotenti, con tenti dette cellule ES.14 Le cellule isolate dalla blastocisti possono
un potenziale differenziativo ridotto, che a loro volta danno origine essere propagate in coltura come linee indifferenziate o indotte a
alle cellule differenziate dei tre foglietti embrionali. Il termine tran- differenziarsi in vari tipi cellulari, dai cardiomiociti agli epatociti
sdifferenziamento (discusso più avanti) indica un cambiamento del (si veda Fig. 3.4).15
programma differenziativo della cellula staminale (da una linea Lo studio delle cellule ES ha avuto un impatto enorme in campo
cellulare a un’altra). biomedico:
Nell’adulto cellule staminali con un potenziale differenziativo
limitato (dette staminali adulte o staminali somatiche) sono state Le cellule ES sono state utilizzate per studiare i segnali e le fasi
identificate in molti tessuti. Le staminali adulte più studiate sono del differenziamento tissutale durante lo sviluppo embrionale.
quelle della cute, dell’epitelio gastroenterico, della cornea e soprattutto Le cellule ES hanno consentito di ottenere i topi transgenici, uno
del tessuto emopoietico. Inattesa è stata la scoperta, in modelli strumento essenziale per la comprensione delle funzioni biologiche
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 83
Figura 3.5 Nicchie staminali nei vari tessuti. A. Le staminali cutanee si trovano nel bulbo del follicolo pilifero, nelle ghiandole sebacee e negli strati più
profondi dell’epidermide. B. Le staminali dell’intestino tenue si trovano in prossimità del fondo delle cripte, sopra le cellule di Paneth (ma possono trovarsi
anche sul fondo delle cripte 25). C. Le staminali epatiche (progenitori), dette cellule ovali, si trovano nei canali di Hering (freccia grande), strutture che col-
legano i canalicoli biliari (freccia sottile) agli epatociti (i dotti biliari e i canali di Hering sono stati colorati con una colorazione che evidenzia la citocheratina
7). D. Le staminali corneali si trovano nella regione del limbo, tra la congiuntiva e la cornea. (C. Per gentile concessione di Tania Roskams, MD, Università
di Leuven, Leuven, Belgio. D. Per gentile concessione di T-T Sun, MD, New York University, New York, NY)
di molti geni e per lo sviluppo di modelli umani di malattia. La L’efficacia di queste procedure nei modelli animali è ancora allo
prima tappa nella produzione dei topi transgenici knockout è studio ed è in corso un acceso dibattito sui problemi etici connessi
l’inattivazione o la delezione di un gene nelle cellule ES in coltura. all’uso di cellule ES derivate da blastocisti umane.
Queste cellule vengono poi iniettate nella blastocisti, che viene
impiantata nell’utero di una madre surrogata. Se il difetto gene- Riprogrammazione delle cellule differenziate:
tico non è letale, la blastocisti geneticamente modificata e im- cellule staminali pluripotenti indotte
piantata dà origine a un embrione vitale. Con una tecnica simile
vengono prodotti i topi transgenici knockin, nei quali un gene Le cellule differenziate dei tessuti adulti possono essere riprogrammate
endogeno è sostituito da una sequenza mutata di DNA.16 Si pos- e convertite in cellule pluripotenti trasferendo il loro nucleo in un
sono anche produrre topi transgenici con difetti genetici specifici oocita enucleato. Questi oociti impiantati in una madre surrogata
per un determinato tessuto o tipo cellulare o con difetti genetici generano embrioni clonati che si sviluppano in animali completi.
“condizionabili”, cioè attivabili o disattivabili nell’animale adulto. Questa procedura, detta clonazione riproduttiva, è stata sperimentata
I topi transgenici knockout si sono rivelati essenziali per la com- con successo nel 1997 con la clonazione della pecora Dolly17 e ha
prensione del ruolo in vivo di molti geni. Usando i topi transge- alimentato molte speranze sul possibile utilizzo del trasferimento
nici si sono ottenuti più di 500 modelli animali di malattie. nucleare negli oociti per la clonazione terapeutica finalizzata al trat-
In futuro le cellule ES potrebbero essere impiegate per riparare gli tamento delle patologie umane (Fig. 3.6). Con questa tecnica il
organi danneggiati. Cellule ES in grado di differenziarsi in cellule nucleo di un fibroblasto cutaneo del paziente viene introdotto in un
pancreatiche in grado di secernere insulina, cellule nervose, oocita umano enucleato, generando cellule ES che vengono messe
cardiomiociti ed epatociti sono state impiantate in modelli ani- in coltura e indotte a differenziarsi in vari tipi cellulari. In linea di
mali nei quali il diabete, difetti neurologici, infarto miocardico principio, queste cellule differenziate potrebbero essere ritrasferite
o insufficienza epatica erano stati indotti sperimentalmente. nel paziente per ricostituire gli organi malati.18 Tuttavia, oltre ai
84 CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale
cellulare con effetto paracrino.32 Il ruolo del transdifferenziamento dell’epidermide e nelle ghiandole sebacee (si veda Fig. 3.5).41 Le
e della plasticità di sviluppo nella ricostruzione dei tessuti è tuttora staminali del bulbo pilifero possono rigenerare tutte le cellule fol-
oggetto di studio. licolari.42 Le staminali interfollicolari sono cellule isolate, disperse
nell’epidermide, che non risiedono in una nicchia. Si dividono ra
ramente, ma generano progenitori di transito che danno origine a
Ruolo delle cellule staminali nell’omeostasi tissutale
cellule epidermiche differenziate.43 L’epidermide umana ha un
Per illustrare l’importanza delle staminali nell’omeostasi e nella ri- turnover elevato e si rinnova approssimativamente ogni 4 settima-
generazione tissutale descriveremo brevemente le cellule staminali ne. Le staminali follicolari umane e murine sono state caratterizzate:44
del midollo osseo, della cute, dell’intestino, del fegato, del cervello, queste cellule partecipano alla ricostruzione dell’epidermide nella
del muscolo e della cornea. riparazione delle ferite cutanee, ma non alla normale omeostasi.
Le cellule follicolari sono attivate dal sistema Wnt e inibite dal si-
Midollo osseo. Il midollo osseo contiene HSC e cellule stromali stema della proteina morfogenetica dell’osso (BMP).
(dette anche cellule stromali multipotenti, cellule staminali me- Epitelio intestinale. Ogni cripta dell’intestino tenue è una struttura
senchimali o MSC). monoclonale derivata da un’unica cellula staminale: il villo è un
Cellule staminali emopoietiche. Le HSC sono il capostipite di compartimento differenziato derivato da cellule di cripte diverse
tutti gli elementi particolati del sangue (Cap. 13), possono (si veda Fig. 3.5). Le staminali dell’intestino tenue rigenerano le
ricostituire il midollo osseo depleto da malattie o dall’irradia- cripte ogni 3-5 giorni.45 Come per le staminali cutanee, i sistemi
zione e sono molto usate nella terapia delle malattie ematolo- Wnt e BMP controllano la proliferazione e il differenziamento delle
giche.33 Possono essere isolate direttamente dal midollo osseo, staminali intestinali. Le staminali intestinali si trovano immedia-
dal sangue del cordone ombelicale e dal sangue periferico, tamente al di sopra delle cellule di Paneth nel tenue e alla base
dopo aver trattato il paziente con citochine come il fattore delle cripte nel colon.27,46
stimolante la crescita di colonie granulocito-macrofagiche che Muscolo scheletrico e cardiaco. I miociti scheletrici non si dividono
mobilizza le HSC.34 È stato stimato che il midollo osseo umano mai; la crescita e la rigenerazione postlesionale del muscolo sche-
produca circa 1,5 × 106 cellule ematiche al secondo, un tasso letrico sono dovute alla moltiplicazione delle cellule satelliti. Queste
proliferativo sorprendente! cellule, situate sotto la lamina basale dei miociti, formano un
Cellule midollari stromali. Le MSC sono multipotenti e potreb- compartimento staminale di riserva che può attivarsi in caso di
bero avere importanti applicazioni terapeutiche. Infatti, possono lesione generando miociti differenziati.47 La proliferazione delle
generare vari tipi di precursori (ad es. condrociti, osteoblasti, cellule satelliti è stimolata dal recettore Notch, attivato dai ligandi
adipociti, mioblasti e cellule endoteliali), in base al tessuto in Delta-simili (Dll) (il sistema di Notch è descritto più avanti tra i
cui migrano. Le MSC migrano nei tessuti danneggiati e gene- “Fattori di crecita e recettori implicati nell’angiogenesi”). L’esi-
rano cellule stromali o di altro tipo, ma non sembrano parte- stenza delle staminali cardiache è controversa. È stato proposto
cipare alla normale omeostasi tissutale.35,36 che nel cuore esistano cellule simili a progenitori, in grado di
Fegato. Le cellule staminali/progenitori epatiche sono state identi- attivarsi dopo una lesione ma non di sostituire le cellule danneg-
ficate nei dotti di Hering (si veda Fig. 3.5), al confine tra il sistema giate dall’invecchiamento fisiologico.48,49
duttale biliare e il parenchima epatico (Cap. 18). Le cellule resi- Cornea. La trasparenza della cornea dipende dall’integrità dell’epi
denti in questa nicchia staminale danno origine a una popola- telio corneale esterno, mantenuta dalle cellule staminali limbi-
zione di precursori, detti cellule ovali: progenitori bipotenti che che (LSC). Queste cellule si trovano al confine tra l’epitelio
possono generare sia epatociti che cellule dei dotti biliari. 2,37 corneale e la congiuntiva50 (si veda Fig. 3.5). Le patologie eredi-
Contrariamente alle staminali dei tessuti proliferanti, le staminali tarie e acquisite che causano una riduzione delle LSC e opaciz-
epatiche fungono da compartimento secondario o di riserva che zazione corneale possono essere trattate con il trapianto di tessuto
si attiva solo quando la proliferazione degli epatociti è bloccata. limbico o di LSC. I dati ottenuti nei modelli animali suggeriscono
Le cellule ovali si attivano, infatti, dopo un’epatite fulminante, anche la possibilità di correggere la perdita di fotorecettori che si
nella tumorigenesi epatica e in alcuni casi di epatite cronica e di verifica nelle retinopatie degenerative con il trapianto di cellule
cirrosi epatica avanzata. staminali retiniche.51
Cervello. L’esistenza di neurogenesi adulta a partire da staminali
neuronali (NSC) è stata dimostrata nel cervello umano e murino,
invalidando lo storico dogma che nel cervello dei mammiferi adulti Ciclo cellulare e controllo
non si generino nuovi neuroni in condizioni normali. NSC (dette
anche precursori neurali) in grado di differenziarsi in neuroni,
della proliferazione
astrociti e oligodendrociti, sono state identificate in due aree cere-
brali del cervello adulto, la zona sottoventricolare (SVZ) e il giro La proliferazione è un processo strettamente controllato che coin-
dentato dell’ippocampo.38 Non si conosce però la funzione di que- volge un grande numero di molecole e vie di trasduzione correlate
sta neurogenesi adulta e non è chiaro se i neuroni generati nel tra loro. Per comprendere i meccanismi proliferativi della rigenera-
cervello umano adulto con questo processo si integrino nei circuiti zione e della riparazione, descriveremo brevemente il ciclo cellulare
neurali in condizioni fisiologiche o patologiche.39 Vi sono, tuttavia, e la sua regolazione. Per una descrizione dettagliata del ciclo cellulare
molte speranze che il trapianto di cellule staminali o l’induzione e delle sue anomalie si veda il Capitolo 7 riguardante il cancro. In
del differenziamento di cellule NSC endogene possano essere questo capitolo riassumeremo solo le caratteristiche salienti.
impiegati nella terapia dell’ictus, delle malattie neurodegenerative La proliferazione è stimolata da fattori di crescita o da segnali ge-
come il Parkinson e l’Alzheimer, e delle lesioni midollari.40 nerati dalle componenti dell’ECM attraverso le integrine. Per duplicare
Cute. Le staminali cutanee si trovano in tre diverse aree dell’epider il proprio DNA e generare le due cellule figlie, la cellula segue un
mide: nel bulbo del follicolo pilifero, nelle aree interfollicolari percorso a tappe strettamente controllato detto ciclo cellulare, che si
86 CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale
Figura 3.7 Ciclo cellulare. La figura mostra le fasi del ciclo cellulare (G0, G1, G2, S e M), il punto di restrizione della fase G0 e i checkpoint delle transizioni
di fase G1/S e G2/M. Le cellule dei tessuti labili come l’epidermide e il tratto gastroenterico “ciclano” continuamente; le cellule stabili come gli epatociti
sono quiescenti, ma possono rientrare nel ciclo cellulare; le cellule perenni come i neuroni e i cardiomiociti hanno perso la capacità di proliferare. (Modificata
da Pollard TD, Earnshaw WC: Cell Biology. Philadelphia, Saunders, 2002)
articola nelle fasi: G1 (presintetica), S (sintesi del DNA), G2 (premito- favoriscono la progressione del ciclo cellulare. Questi meccanismi
tica) e M (mitotica). Le cellule quiescenti fuori dal ciclo cellulare si sono illustrati in dettaglio nel Capitolo 7.
trovano in fase G0 (si veda Fig. 3.7). Ogni fase del ciclo cellulare si L’attività dei complessi cicline-CDK è strettamente controllata
attiva solo dopo che la fase precedente si è conclusa correttamente dagli inibitori delle CDK. Alcuni fattori di crescita bloccano la pro-
e se un gene essenziale è difettoso, il ciclo cellulare si arresta. Il ciclo duzione di tali inibitori. I principali meccanismi di controllo del
cellulare ha un ruolo chiave nell’omeostasi tissutale e nei processi ciclo cellulare sono sensibili soprattutto ai danni del DNA e dei
fisiologici di crescita tissutale, come la riparazione e la rigenerazione, cromosomi. Questi controlli di qualità sono detti checkpoint e
ed è pertanto caratterizzato da ridondanze e sistemi di controllo assicurano che le cellule con danni genetici e cromosomici non
multipli, soprattutto in corrispondenza della transizione tra le fasi G1 completino il ciclo replicativo.53 Il checkpoint G1/S controlla l’inte-
ed S. I sistemi di controllo comprendono attivatori, inibitori e i grità del DNA prima della replicazione, mentre il checkpoint G2/M
sensori dei punti di controllo (checkpoint), descritti più avanti.52 controlla l’integrità del DNA dopo la replicazione e verifica che la
Le cellule entrano in G1 dalla fase G0 (cellule quiescenti) o dopo cellula sia in condizioni di entrare in mitosi. Quando i sensori cel-
aver completato la mitosi (cellule in replicazione continua). Per lulari riscontrano un danno del DNA, l’attivazione dei checkpoint
entrare nel ciclo cellulare, le cellule quiescenti devono prima passare blocca il ciclo cellulare e attiva la riparazione del DNA. Se il danno
dalla fase G0 alla fase G1, questo rappresenta il primo livello decisio- del DNA è troppo esteso per essere riparato, le cellule vengono eli-
nale che funge da porta di ingresso nel ciclo cellulare. Questa tran- minate per apoptosi o entrano in uno stato quiescente detto sene-
sizione implica l’attivazione trascrizionale di un folto gruppo di geni, scenza, grazie soprattutto a meccanismi p53-dipendenti. I difetti dei
tra i quali vari proto-oncogeni e i geni necessari per la sintesi dei checkpoint che consentono a cellule con rotture dei filamenti di
ribosomi e la traduzione delle proteine. Le cellule che sono entrate DNA e anomalie cromosomiche di dividersi producono mutazio-
in G1 proseguono nel ciclo fino alla transizione da G1 a S, una tappa ni nelle cellule figlie che possono portare all’insorgenza di neoplasie
critica detta ‘punto di restrizione’: fase limitante per la replicazione (Cap. 7).54
cellulare (si veda Fig. 3.7). Le cellule normali che hanno oltrepassato
questo punto di restrizione sono irreversibilmente destinate alla Fattori Di Crescita
replicazione del DNA. La progressione del ciclo cellulare e soprattutto
la transizione G1/S, sono finemente regolate dalle cicline e dagli enzimi La proliferazione è controllata da polipeptidi detti fattori di crescita.
a esse associati, le chinasi ciclina-dipendenti (CDK). Le CDK acqui- I fattori di crescita possono avere un numero limitato o ampio di
siscono l’attività catalitica legandosi alle cicline e formando con esse bersagli cellulari e possono promuovere la sopravvivenza della cel-
dei complessi. L’attivazione delle CDK promuove la progressione del lula, il suo movimento, la contrattilità, il differenziamento e l’angio-
ciclo cellulare fosforilando le proteine essenziali per le varie fasi. Una genesi, effetti altrettanto importanti dello stimolo proliferativo. Tutti
di queste è la proteina del retinoblastoma (RB), che normalmente i fattori di crescita funzionano interagendo con specifici recettori
forma un complesso inattivo con il fattore trascrizionale E2F bloc- che trasmettono i segnali alle cellule bersaglio. Questi segnali atti-
cando la proliferazione. La fosforilazione della proteina RB permette vano la trascrizione di specifici geni che possono essere silenti nelle
il rilascio di E2F, che si attiva e induce la trascrizione di geni che cellule quiescenti, tra i quali i geni che controllano l’ingresso nel ciclo
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 87
Tabella 3.1 Fattori di crescita e citochine implicati nella guarigione delle ferite e nella rigenerazione
Fattori di crescita Simbolo Origine Funzioni
Fattore di crescita epidermico EGF Piastrine, macrofagi, saliva, Mitogenico per cheratinociti e fibroblasti; stimola
urine, latte materno, plasma la migrazione dei cheratinociti e la formazione
del tessuto di granulazione
Fattore di crescita TGFa Macrofagi, linfociti T, cheratinociti Simile all’EGF; stimola la replicazione degli
trasformante a e molti tessuti epatociti e della maggior parte delle cellule
epiteliali
EGF legante l’eparina HB-EGF Macrofagi, cellule mesenchimali Mitogenico per i cheratinociti
Fattore di crescita epatocitario/ HGF Cellule mesenchimali Mitogenico per gli epatociti e per le cellule
fattore di dispersione epiteliali ed endoteliali; aumenta la motilità
cellulare, mitogenico per i cheratinociti
Fattore di crescita endoteliale VEGF Molti tipi cellulari Aumenta la permeabilità vasale; mitogenico per le
vascolare (isoforme A, B, C, D) cellule endoteliali (si veda Tab. 3.3); angiogenesi
Fattore di crescita piastrine- PDGF Piastrine, macrofagi, cellule Chemotattico per PMN, macrofagi, fibroblasti e
derivato (isoforme A, B, C, D) endoteliali, cheratinociti, cellule muscolari lisce; attiva PMN, macrofagi e
cellule muscolari lisce fibroblasti; mitogenico per fibroblasti, cellule
endoteliali e cellule muscolari lisce; stimola la
produzione di MMP, fibronectina e HA; stimola
l’angiogenesi e la contrazione della ferita
Famiglia dei fattori di crescita FGF Macrofagi, mastociti, linfociti T, Chemotattico per i fibroblasti; mitogenico per
fibroblastici 1 (acido) e 2 cellule endoteliali, fibroblasti fibroblasti e cheratinociti; stimola la migrazione
(basico) dei cheratinociti, l’angiogenesi, la contrazione
delle ferite e la deposizione della matrice
Fattore di crescita trasformante b TGFb Piastrine, linfociti T, macrofagi, Chemotattico per PMN, macrofagi, linfociti,
(isoforme 1, 2, 3); della cellule endoteliali, fibroblasti e cellule muscolari lisce; stimola la
famiglia fanno parte anche i cheratinociti, cellule muscolari sintesi di TIMP, l’angiogenesi e la fibrogenesi;
BMP e l’attivina lisce, fibroblasti inibisce la produzione di MMP e la
proliferazione dei cheratinociti
Fattore di necrosi tumorale TNF Macrofagi, mastociti, linfociti T Attiva i macrofagi; regola l’attività delle altre
citochine; molteplici funzioni
BMP, proteina morfogenetica dell’osso; HA, acido ialuronico; MMP, metalloproteasi della matrice; PMN, leucociti polimorfonucleati; TIMP, inibitore tissutale
delle MMP.
Modificato da Schwartz SI: Principles of Surgery. New York, McGraw-Hill, 1999.
cellulare e la sua progressione. La Tabella 3.1 elenca i più importanti l’HB-EGF (EGF che lega l’eparina) e l’anfiregulina. Mutazioni e am-
fattori di crescita implicati nella rigenerazione e nella riparazione plificazione dell’EGFR1 sono state riscontrate in varie neoplasie (pol-
dei tessuti, ma in questa sezione tratteremo solo i principali. Gli altri monari, mammarie, cervicali, della testa, glioblastomi e altri tumori)
sono descritti in altre sezioni. e questa scoperta ha portato allo sviluppo di nuove terapie antineo-
Fattore di crescita epidermico (EGF) e fattore di crescita tra- plastiche specifiche. Il recettore ERB B2 (detto anche HER-2 o HER2/
sformante a (TGFa). Questi due fattori appartengono alla famiglia Neu), il cui ligando non è stato identificato, è stato molto studiato
dell’EGF e riconoscono lo stesso recettore (EGFR).55 L’EGF è mito- perché è iperespresso in un sottotipo di neoplasie mammarie ed è
genico per varie cellule epiteliali, per gli epatociti e per i fibroblasti un importante bersaglio terapeutico.
ed è diffuso nelle secrezioni e nei fluidi interstiziali. Durante la Fattore di crescita epatocitario (HGF). L’HGF è stato origina-
guarigione delle ferite cutanee, l’EGF viene prodotto da cheratinociti, riamente isolato dalle piastrine e dal siero. Studi successivi hanno
macrofagi e altre cellule infiammatorie che migrano nella sede di dimostrato che è identico al fattore di crescita precedentemente
lesione. Il TGFa, originariamente estratto dalle cellule trasformate isolato dai fibroblasti e detto fattore di dispersione (scatter factor).56
con il virus del sarcoma, stimola la proliferazione delle cellule epi- È spesso definito HGF/SF, ma in questo capitolo lo chiameremo
teliali embrionali e adulte e la trasformazione neoplastica. Il TGFa semplicemente HGF.
è omologo all’EGF, si lega all’EGFR e ha effetti biologici molto simili L’HGF è mitogenico per gli epatociti e per la maggior parte delle
all’EGF. Il “recettore dell’EGF” è in realtà una famiglia di quattro cellule epiteliali (ad es. epitelio biliare, polmonare, renale, mammario
recettori di membrana ad attività tirosin-chinasica intrinseca. Il più e cutaneo). Agisce come morfogeno durante lo sviluppo embrionale,
noto EGFR, detto EGFR1, ERB B1, o semplicemente EGFR, risponde stimolando la diffusione e la migrazione cellulare e aumentando
all’EGF, al TGFa e ad altri ligandi della famiglia dell’EGF, come la sopravvivenza degli epatociti. È prodotto dai fibroblasti e dalla
88 CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale
essere considerate fattori di crescita per varie cellule. Le citochine Segnali autocrini: la cellula risponde a molecole segnale prodotte
sono trattate nei Capitoli 2 e 6. Il fattore di necrosi tumorale (TNF) dalla cellula stessa, creando un circuito autocrino. I segnali au-
e l’IL-1 contribuiscono alla guarigione delle ferite (si veda Tab. 3.1) tocrini sono importanti nella rigenerazione epatica e nella pro-
e il TNF e l’IL-6 contribuiscono all’attivazione della rigenerazione liferazione linfocitaria indotta dalla stimolazione antigenica. I
epatica (si veda oltre). tumori producono frequentemente un eccesso di fattori di cre-
scita e dei rispettivi recettori, stimolando così la loro stessa pro-
liferazione con modalità autocrina.
Segnali Proliferativi
Segnali paracrini: le cellule producono ligandi che agiscono sulle
In questa sezione tratteremo le vie di trasduzione mediate da recettori, cellule adiacenti dotate di recettori appropriati. Le cellule bersa-
attivate da fattori di crescita e citochine. I vari recettori e sistemi di glio sono molto vicine alla cellula che produce il ligando e sono
trasduzione attivano una cascata di eventi attraverso i quali l’attiva- generalmente di tipo diverso. La stimolazione paracrina è comu-
zione recettoriale si traduce nell’induzione di specifici geni. In questa ne nella riparazione delle lesioni connettivali, nelle quali fattori
sezione ci concentreremo sulle vie biochimiche di trasduzione del prodotti da un particolare tipo cellulare (ad es. macrofagi) sti-
segnale e sulla regolazione trascrizionale attivate dai fattori di molano la crescita delle cellule adiacenti (ad es. fibroblasti). La
crescita. stimolazione paracrina è necessaria per la proliferazione degli
In base al tipo di ligando e alla localizzazione del recettore (nella epatociti durante la rigenerazione epatica (si veda oltre) e per la
stessa cellula, in cellule adiacenti o in cellule distanti): si distinguono funzione del recettore Notch nello sviluppo embrionale, nella
tre modalità di trasduzione del segnale: autocrina, paracrina ed en- guarigione delle ferite e nel rinnovamento tissutale.
docrina (Fig. 3.8): Segnali endocrini: gli ormoni sintetizzati dai tessuti endocrini
vengono trasportati dal sistema circolatorio e agiscono su cellule
bersaglio distanti. Anche i fattori di crescita possono diffondersi
in circolo e agire a distanza, come nel caso dell’HGF. Le citochine
che inducono gli effetti sistemici dell’infiammazione descritti nel
Capitolo 2, agiscono con modalità endocrina.
Figura 3.9 I principali recettori di membrana e i relativi sistemi di trasduzione del segnale (si veda il testo). In figura sono mostrati: i recettori ad attività
tirosin-chinasica intrinseca, i recettori a sette domini transmembrana associati a proteine G (GPCR) e i recettori privi di attività tirosin-chinasica intrinseca
cAMP, adenosin-monofosfato ciclico; IP3, inositolo trifosfato; JAK, chinasi Janus; chinasi MAP, protein-chinasi attivate da mitogeni; PI3 chinasi, chinasi
dell’inositolo trifosfato; PKB, protein-chinasi B, detta anche Akt; PLC-g, fosfolipasi C gamma; STAT, trasduttori del segnale e attivatori della trascrizione.
che controllano l’ingresso nel ciclo cellulare. Altre molecole ef- Recettori accoppiati a proteine G (GPCR). Questi recettori trasdu-
fettrici attivate dai recettori ad attività tirosin-chinasica intrinseca cono il segnale attraverso proteine trimeriche che legano il GTP
sono: la fosfolipasi Cg (PLCg) e la chinasi dell’inositolo trifosfato (proteine G). Sono formati da sette domini transmembrana ad
(PI3K) (si veda Fig. 3.9). La PLCg scinde i fosfolipidi inositolici a-elica (si veda Fig. 3.9) e sono la famiglia più numerosa di re-
di membrana in due prodotti, l’inisitolo 1,4,5-trifosfato (IP3), che cettori di membrana, insieme ai geni dei GPCR non olfattivi
aumenta le concentrazioni citosoliche di calcio, un’altra impor- costituiscono circa l’1% del genoma umano. I ligandi di questi
tante molecola effettrice, e il diacilglicerolo, che attiva la protein- recettori sono vari: chemochine, vasopressina, serotonina, ista-
chinasi C (PKC), una serina-treonin-chinasi che a sua volta attiva mina, adrenalina e noradrenalina, calcitonina, glucagone, para-
vari fattori di trascrizione. La PI3K fosforila un fosfolipide di tormone, corticotropina e rodopsina. Anche moltissimi farmaci
membrana, generando prodotti che attivano la chinasi Akt (detta di uso comune agiscono sui GPCR.63 L’interazione con il ligando
anche protein-chinasi B), che inibisce l’apoptosi, promuovendo induce una modificazione conformazionale nel recettore che lo
la sopravvivenza e la proliferazione cellulare. Alterazioni dell’at- attiva, consentendogli di interagire con varie e molteplici proteine
tività tirosin-chinasica e mutazioni recettoriali sono presenti in G. L’attivazione delle proteine G avviene attraverso lo scambio
molti tumori e sono importanti bersagli per la terapia (Cap. 7). del GDP, legato alla proteina inattiva, con il GTP, che attiva la
Recettori privi di attività tirosin-chinasica intrinseca che trasducono proteina. Fra le molte vie collaterali di questa via di trasduzione
il segnale reclutando altre chinasi. I ligandi di questi recettori sono del segnale vi sono quelle che impiegano come secondi messaggeri
varie citochine (IL-2, IL-3 e altre interleuchine), gli interferoni-a, il calcio e l’AMP ciclico (adenosin-monofosfato ciclico 3’,5’ o cAMP).
b e g, l’eritropoietina, il fattore stimolante la crescita di colonie L’attivazione dei GPCR (e dei recettori ad attività tirosin-chinasica)
granulocitiche, l’ormone somatotropo e la prolattina. Questi re- genera inositolo trifosfato (IP3) che induce il rilascio di calcio
cettori trasmettono i segnali extracellulari al nucleo attivando le dal reticolo endoplasmatico. I segnali del calcio, generalmente ad
proteine JAK (chinasi Janus) (si veda Fig. 3.9). Le JAK si legano andamento oscillatorio, agiscono su vari bersagli: le proteine
ai recettori e attivano i fattori di trascrizione citoplasmatici STAT citoscheletriche, le pompe ioniche del cloro e del potassio, gli
(trasduttori del segnale e attivatori trascrizionali), che traslocano enzimi come la calpaina e le proteine che legano il calcio come
nel nucleo inducendo la trascrizione di specifici geni.62 I recettori la calmodulina. Il cAMP attiva una serie più ristretta di bersa-
delle citochine impiegano anche altre vie di trasduzione, come la gli che comprendono la protein-chinasi A e i canali ionici rego-
cascata delle chinasi MAP sopramenzionata. lati dal cAMP, importanti nella via visiva e olfattiva. I difetti
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 91
Figura 3.10 Trasduzione del segnale nei recettori tirosin-chinasici. Il legame di un fattore di crescita (ligando) induce la dimerizzazione del recettore e
l’autofosforilazione delle tirosine. L’attacco di proteine adattatrici (o di collegamento) (ad es. GRB2 e SOS) accoppia il recettore alla proteina RAS inattiva.
La conversione ciclica di RAS nelle sue forme attiva e inattiva è regolata da GAP. La forma attiva di RAS interagisce con RAF (detto anche chinasi della
chinasi della chinasi MAP ovvero chinasi della chinasi MEK) attivandolo. RAF attivato fosforila MEK (detto anche chinasi della chinasi MAP), una componente
della via di trasduzione del segnale delle chinasi MAP, che a sua volta fosforila ERK (chinasi MAP). La chinasi MAP attivata fosforila altre proteine citopla-
smatiche e fattori di trascrizione nucleari, producendo le risposte cellulari. Il recettore tirosin-chinasico fosforilato può legare anche altre componenti, come
la chinasi dell’inositolo trifosfato (chinasi IP3), che attiva altre vie di trasduzione del segnale.
c ongeniti dei GPCR causano la retinite pigmentosa, il deficit di a vari geni. La regione di transattivazione, invece, stimola la trascri-
corticotropina e l’iperparatiroidismo. zione delle sequenze geniche adiacenti.
Recettori degli ormoni steroidei. Sono recettori nucleari che, dopo I fattori di crescita inducono la sintesi o l’attivazione dei fattori di
aver legato il ligando, funzionano come fattori di trascrizione. I trascrizione. Gli eventi cellulari che richiedono risposte rapide non
loro ligandi diffondono attraverso le membrane cellulari e si inducono la sintesi dei fattori di trascrizione ma causano modifica-
legano al recettore inattivo, attivandolo. Il recettore si lega a spe- zioni post-traduzionali che li attivano: (a) l’eterodimerizzazione,
cifiche sequenze dei geni bersaglio, dette elementi di risposta ormo- come la dimerizzazione dei prodotti dei proto-oncogeni c-FOS e
nale (HRE), e ad altri fattori di trascrizione. Oltre agli ormoni c-JUN, attivata dalle chinasi MAP, che dà origine al fattore di tra-
steroidei, altri ligandi di questi recettori sono gli ormoni tiroidei, scrizione detto proteina attivatrice-1 (AP-1), (b) la fosforilazione,
la vitamina D e i retinoidi. Di questa famiglia fanno parte anche come nel caso dei fattori STAT del sistema JAK/STAT, (c) la rimo-
i recettori attivati di proliferazione perossisomiale (PPAR),64 recet- zione di componenti inibitorie, che consente la traslocazione
tori nucleari implicati in un’ampia gamma di risposte che vanno nucleare, come nel caso di NF-kB e (d) il rilascio dalle membrane
dall’adipogenesi (Cap. 24), all’infiammazione e all’aterosclerosi. mediante clivaggio proteolitico, come nel caso dei recettori Notch
(si veda Fig. 3.16).
Fattori di trascrizione
Molte vie di trasduzione recettoriale utilizzate dai fattori di crescita Meccanismi di rigenerazione
modulano la trascrizione genica attraverso i fattori di trascrizione.
I fattori di trascrizione che regolano la proliferazione comprendono
di tessuti e organi
i prodotti di molti geni che promuovono la crescita come c-MYC e
c-JUN e di geni che inibiscono il ciclo cellulare, come p53. I fattori Gli anfibi urodeli come il tritone possono rigenerare la coda, gli arti,
di trascrizione hanno una struttura modulare, formata da regioni il cristallino, la retina, le fauci e gran parte del cuore, ma nei mam-
che legano il DNA e regioni che regolano la trascrizione. Il dominio miferi la capacità di rigenerare interi tessuti e organi si è persa.1 Si
che lega il DNA consente al fattore di trascrizione di riconoscere ritiene che l’assenza di una vera e propria rigenerazione nei mam-
corte sequenze di DNA, specifiche di un determinato gene o comuni miferi sia dovuta alla mancata formazione del blastema (fonte di
92 CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale
cellule per la rigenerazione) e alla rapida risposta fibroproliferativa adulto non si possono generare nuovi nefroni, perciò l’iperplasia
indotta dalle ferite. Il sistema Wnt/b-catenina è una via di segnala- compensatoria del rene controlaterale dopo nefrectomia unilaterale
zione altamente conservata, implicata nella rigenerazione delle pla- è dovuta a ipertrofia dei nefroni residui e l’iperplasia parziale del
narie, nella rigenerazione della pinna e del cuore del pesce farfalla e tubulo prossimale. Il pancreas, sia esocrino che endocrino, ha un
nella formazione del blastema e nella rigenerazione ordinata degli limitato potenziale rigenerativo e la rigenerazione delle cellule beta
arti nelle salamandre. Nei mammiferi, il sistema Wnt/b-catenina pancreatiche è dovuta alla loro proliferazione, al transdifferenzia-
controlla le funzioni delle cellule staminali dell’epitelio intestinale, mento delle cellule duttali e al differenziamento di cellule staminali
del midollo osseo e del muscolo, è implicato nella rigenerazione putative che esprimono i fattori di trascrizione Oct4 e Sox2.67 Re-
epatica dopo epatectomia parziale e stimola la proliferazione delle centemente, le cellule pancreatiche esocrine sono state riprogram-
cellule ovali dopo un danno epatico.27,65,66 mate e convertite in cellule b a secrezione insulinica.
Abbiamo scelto come esempio la rigenerazione epatica perché è
stata molto studiata e presenta importanti caratteristiche biologiche Rigenerazione Epatica
e cliniche. La rigenerazione epatica non è una rigenerazione vera
e propria, perché l’ablazione tissutale non induce la ricrescita del Il fegato umano ha una notevole capacità rigenerativa, come dimo-
fegato, ma stimola un’iperplasia compensatoria della porzione resi- strato dall’iperplasia compensatoria indotta dall’epatectomia parziale,
dua dell’organo (si veda oltre). Altri organi come rene, pancreas, in caso di neoplasie o di trapianto da donatore vivente (Fig. 3.11).
surrene, tiroide e polmoni di animali molto giovani, possono andare Nell’immaginario popolare la rigenerazione epatica è rappresentata
incontro a iperplasia compensatoria dopo resezione parziale (ad dal fegato di Prometeo, divorato ogni giorno da un’aquila inviata
es. nefrectomia), ma in misura minore rispetto al fegato. Nel rene da Zeus che ricresce miracolosamente ogni giorno (Zeus era in
Figura 3.11 Rigenerazione epatica dopo epatectomia parziale. A. Lobi del fegato di ratto (M, lobo mediano; RL e LL, lobi laterali destro e sinistro;
C, lobo caudato). L’epatectomia parziale rimuove due terzi del fegato (lobi mediano e laterale sinistro). Dopo 3 settimane il lobo laterale e il lobo caudato
aumentano di volume fino a raggiungere una massa equivalente a quella del fegato originale, senza che si abbia però la ricrescita dei lobi mediano e laterale
sinistro. B. Ingresso e progressione degli epatociti nel ciclo cellulare (descrizione dettagliata nel testo). C. Rigenerazione del fegato umano nel trapianto
da donatore vivente. Tomografia computerizzata (TC) del fegato del donatore dopo trapianto da donatore vivente. Il pannello superiore mostra una scansione
del fegato del donatore prima dell’intervento, evidenziando il lobo destro, che verrà usato per il trapianto. Il pannello inferiore mostra una scansione del
fegato 1 settimana dopo l’epatectomia parziale. Da notare il notevole aumento di volume del lobo sinistro (evidenziato nel pannello), in assenza di ricrescita
del lobo destro. (A. Da Goss RJ: Regeneration versus repair. In Cohen IK et al [eds]: Wound healing. Biochemical e Clinical Aspects. Philadelphia, WB
Saunders, 1992, pp 20-39. C. Per gentile concessione di: R. Troisi, MD, Ghent University, Ghent, Belgio; Riprodotto in parte da: Fausto N: Liver regeneration.
In: Arias, et al: The Liver: Biology e Pathobiology, 4th ed. Philadelphia, Lippincott Williams & Wilkins, 2001)
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 93
c ollera con Prometeo che gli aveva sottratto il segreto del fuoco, ma Matrice extracellulare e interazioni
sapeva che il fegato di Prometeo sarebbe ricresciuto?). La realtà,
meno drammatica, è comunque impressionante. Nell’uomo la rese- cellule-matrice
zione di circa il 60% del fegato nei donatori viventi induce il rad-
doppiamento del fegato residuo in circa un mese. Dopo epatectomia La rigenerazione e la riparazione sono regolate, oltre che da fattori
parziale il fegato residuo forma un “mini-fegato” intatto che si espan- solubili anche dalle interazioni intercellulari e dalle interazioni delle
de rapidamente fino a raggiungere la massa del fegato originale cellule con le componenti della matrice extracellulare (ECM). L’ECM
(si veda Fig. 3.11). Il ripristino della massa originale del fegato, però, controlla la crescita, la proliferazione, la motilità e il differenziamen-
non è dovuto alla ricrescita dei lobi asportati, ma alla crescita dei lobi to delle cellule che si trovano al suo interno. Il rimodellamento della
residui dopo l’intervento, detta crescita compensatoria o iperplasia matrice è continuo (per degradazione e sintesi) ed è parte integrante
compensatoria. Nell’uomo e nel topo, la rigenerazione epatica dopo della morfogenesi, della rigenerazione, della guarigione delle ferite,
epatectomia parziale ripristina la massa funzionale, ma non rico- della fibrosi cronica, dell’invasività e della metastatizzazione dei
struisce la struttura originale.69 tumori. L’ECM sequestra l’acqua che conferisce il turgore ai tessuti
Nella rigenerazione epatica dopo epatectomia parziale, quasi tutti molli e i minerali che rendono rigido l’osso, ma è molto di più di un
gli epatociti proliferano. Gli epatociti sono cellule quiescenti e hanno semplice collante che tiene unite le cellule e preserva l’integrità
bisogno di diverse ore per entrare nel ciclo cellulare, completare la strutturale dei tessuti. Le sue funzioni comprendono:
fase G1 e raggiungere la fase S della replicazione del DNA. L’onda
proliferativa epatocitaria è sincronizzata ed è seguita dalla replica- Fornire il supporto meccanico per l’ancoraggio e la migrazione
zione sincrona delle cellule non parenchimali (cellule di Kupffer, cellulare e il mantenimento della polarità cellulare.
cellule endoteliali e cellule stellate). Controllare la proliferazione. Le sue componenti controllano la
Vi sono prove consistenti che la proliferazione epatocitaria nel proliferazione attraverso i recettori della famiglia delle integrine.
fegato in rigenerazione sia indotta dall’azione combinata di citochine Mantenere il differenziamento cellulare. La composizione dell’ECM
e fattori di crescita polipeptidici. Con l’eccezione dello stimolo au- influisce sul grado di differenziamento cellulare del tessuto, un
tocrino del TGFa, la replicazione epatocitaria è strettamente di- processo mediato in gran parte dalle integrine.
pendente dalla stimolazione paracrina dei fattori di crescita e delle Fungere da impalcatura per la rigenerazione. La membrana basale
citochine, come HGF e IL-6, prodotti dalle cellule epatiche non e l’impalcatura stromale sono indispensabili per il mantenimento
parenchimali. Due sono le tappe limitanti della proliferazione della normale architettura tissutale e l’integrità di queste strutture
epatocitaria: la transizione G0/G1, che consente l’ingresso degli è essenziale per la rigenerazione ordinata dei tessuti. Dopo una
epatociti quiescenti nel ciclo cellulare, e la transizione G1/S, che lesione, infatti, le cellule labili e stabili possono rigenerarsi, ma la
consente agli epatociti di superare l’ultimo punto di restrizione normale struttura tissutale può essere ricostruita solo se l’ECM
della fase G1. L’espressione genica nel fegato in rigenerazione pro- è intatta poiché la distruzione della matrice induce la deposizione
cede a tappe e inizia con l’induzione dei geni precoci-immediati, di collagene e la formazione di cicatrici (si veda Fig. 3.2).
una risposta transitoria che corrisponde alla transizione G 0/G1. Creare i microambienti tissutali. La membrana basale è un confine
Oltre 70 geni si attivano in questa risposta, tra i quali: i proto-on- tra l’epitelio e il connettivo sottostante ed è parte integrante
cogeni c-FOS e c-JUN, i cui prodotti dimerizzano formando il dell’apparato di filtrazione del glomerulo renale.
fattore di trascrizione AP-1; c-MYC, che codifica un fattore di Accumulare e presentare alle cellule bersaglio molecole regolatorie.
trascrizione che attiva vari geni; e altri fattori di trascrizione, come Fattori di crescita come l’FGF e l’HGF vengono immagazzinati
NF-kB, STAT-3 e C/EBP.70 La risposta genica precoce-immediata nell’ECM di alcuni tessuti e possono venire così liberati rapida-
pone le basi per l’attivazione sequenziale di altri geni, con l’ingresso mente in seguito a lesioni locali o durante la rigenerazione.
degli epatociti nella fase G 1. La transizione G 1-S avviene come
descritto precedentemente (si veda Fig. 3.7). L’ECM è formata da tre tipi di macromolecole: le proteine strut-
Gli epatociti quiescenti diventano competenti a proliferare dopo turali fibrose, come i collageni e le elastine, che conferiscono resi-
una fase di innesco, mediata principalmente da TNF e IL-6 e dal stenza ed elasticità ai tessuti; le glicoproteine di adesione che uniscono
sistema del complemento. I segnali di innesco attivano i sistemi di gli elementi della matrice tra loro e alle cellule; e i proteoglicani e
trasduzione necessari alla proliferazione. Stimolati da HGF, TGFa l’acido iarulonico che conferiscono resistenza meccanica e hanno un
e HB-EGF, gli epatociti attivati entrano nel ciclo cellulare e replicano effetto lubrificante. Queste molecole vengono assemblate a formare
il loro DNA (si veda Fig. 3.11). La noradrenalina, la serotonina, due tipi di ECM: la matrice interstiziale e le membrane basali. La
l’insulina, gli ormoni tiroidei e l’ormone somatotropo sono adiuvanti matrice interstiziale si trova negli spazi tra le cellule epiteliali, endo-
nella rigenerazione epatica poiché favoriscono l’ingresso degli epa- teliali, muscolari lisce e nel connettivo ed è costituita principalmente
tociti nel ciclo cellulare. da collagene fibrillare e non fibrillare, elastina, fibronectina, proteo
Durante la rigenerazione epatica, ogni epatocita si replica una o glicani e acido ialuronico. Le membrane basali sono strettamente
due volte al massimo per poi tornare allo stato quiescente in una associate alle membrane cellulari e sono formate da collagene non
catena di eventi strettamente regolata, ma i meccanismi che bloccano fibrillare (principalmente di tipo IV), laminina, eparan-solfato e
la proliferazione non sono noti. Fattori antiproliferativi, come il proteoglicani.71
TGFb e le attivine, potrebbero essere implicati nell’arresto prolife- Passiamo ora a descrivere le componenti principali dell’ECM.
rativoTGF, ma il loro meccanismo d’azione non è chiaro. Le staminali
e i progenitori intraepatici non intervengono nell’iperplasia compen- Collagene
satoria dopo epatectomia parziale, e non ci sono prove della genera-
zione di epatociti da precursori midollari;28,37 mentre le cellule Il collagene è la proteina più abbondante nel regno animale e forma
endoteliali e altre cellule non parenchimali del fegato in rigenera- l’impalcatura extracellulare di tutti gli organismi multicellulari. Senza
zione potrebbero derivare da precursori midollari. collagene, l’uomo sarebbe un ammasso di cellule somiglianti al
94 CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale
COLLAGENI FIBRILLARI
ALTRI COLLAGENI
Per gentile concessione del Dr. Peter H. Byers, Department of Pathology, University of Washington, Seattle, WA.
“Blob” (la creatura gelatinosa venuta dallo spazio del film degli di molte sindromi ereditarie, come le varie forme della sindrome di
anni ’50), connesse tra loro da pochi neuroni. Sono stati identificati Ehlers-Danlos e l’osteogenesi imperfetta73 (Capp. 5 e 26).
27 diversi tipi di collagene, codificati da 41 geni distribuiti su almeno
14 cromosomi72 (Tab. 3.2). Ogni molecola di collagene è formata da Elastina, Fibrillina E Fibre Elastiche
tre catene disposte a elica a formare un trimero (tropocollagene). Il
polipeptide è caratterizzato da una sequenza amminoacidica ripe- L’elasticità è necessaria per un corretto funzionamento dei tessuti
titiva nella quale in terza posizione è sempre presente una glicina costituenti i vasi sanguigni, la cute, l’utero e i polmoni. Le proteine
(Gly-X-Y, X e Y possono essere qualsiasi amminoacido tranne ci- della famiglia del collagene conferiscono resistenza alla tensione,
steina e triptofano) e contiene gli amminoacidi specializzati 4-idros- ma la capacità di questi tessuti di espandersi, recuperando poi la
siprolina e idrossilisina. Le proline in posizione Y sono tipicamente forma originaria (elasticità), dipende dalle fibre elastiche che pos-
idrossilate a idrossiproline e servono a stabilizzare la tripla elica. I sono allungarsi per poi tornare alle dimensioni originali quando la
collageni fibrillari (di tipo I, II, III e V e XI) sono costituiti da lunghe tensione viene rilasciata. Dal punto di vista strutturale, le fibre ela-
sequenze ininterrotte a tripla elica costituite da oltre 1.000 residui e stiche sono formate da un nucleo centrale di elastina, circondato da
formano le strutture fibrillari extracellulari. I collageni di tipo IV sono una rete periferica di microfibrille. Le pareti dei grandi vasi come
costituiti anch’essi da lunghe sequenze a tripla elica, che sono però l’aorta, l’utero, la cute e i legamenti sono ricchi di elastina. La rete
discontinue e formano foglietti anziché fibrille; insieme alla laminina microfibrillare periferica che circonda il nucleo centrale è formata
sono la componente principale delle membrane basali. Un altro tipo principalmente da fibrillina, una glicoproteina secretoria di 350 kDa
di collagene costituito da lunghe sequenze di tripla elica discontinua che si lega ad altre molecole di fibrillina e ad altre componenti
(il tipo VII) forma le fibrille che ancorano alcuni epiteli alle strut- dell’ECM. Durante l’assemblaggio delle fibre elastiche, le microfi-
ture mesenchimali, come l’epidermide al derma. Altri tipi di colla- brille servono in parte da impalcatura sulla quale si deposita l’elasti
gene sono proteine transmembrana che ancorano fra loro epidermide na. Le microfibrille inoltre regolano la disponibilità di TGFb attivo
e derma. nell’ECM. I difetti ereditari della fibrillina sono responsabili della
Gli RNA messaggeri del collagene fibrillare sono tradotti in catene formazione di fibre elastiche anomale nella sindrome di Marfan,
pre-pro-a che vengono assemblate in trimeri tipo-specifici. L’idros- caratterizzata da patologie cardiovascolari (dissezione aortica) e
silazione delle proline e delle lisine e la glicosilazione delle lisine scheletriche74 (Cap. 5).
hanno luogo durante la traduzione. Per ogni tipo di collagene tre
catene specifiche vengono assemblate a formare una tripla elica Molecole Di Adesione
(protocollagene) (Fig. 3.12). Il protocollagene viene quindi secreto e
le proteasi rimuovono dei frammenti terminali per formare l’unità La maggior parte delle molecole di adesione, dette CAM (molecole di
di base delle fibrille. L’assemblaggio delle fibrille si associa all’ossida- adesione cellulare), possono essere classificate in quattro grandi fami-
zione dei residui di lisina e idrossilisina a opera dell’enzima glie: le immunoglobuline CAM, le caderine, le integrine e le selettine.
extracellulare lisil ossidasi: Si formano così i legami crociati tra mo- Queste proteine sono recettori di membrana, ma possono anche
lecole adiacenti che stabilizzano la fibrilla e sono i principali deter- essere immagazzinate nel citoplasma.75 Come recettori, le CAM si
minanti della resistenza alla tensione del collagene. La vitamina C è legano a molecole simili o diverse presenti sulla membrana di altre
necessaria all’idrossilazione del procollagene e questo spiega la ritardata cellule con cui vengono in contatto, stabilendo interazioni tra cellule
guarigione delle ferite che si osserva nello scorbuto (Cap. 9). I difetti dello stesso tipo (interazioni omotipiche) e tra cellule diverse (inte-
genetici della sintesi del collagene (si veda Tab. 3.2) sono responsabili razioni eterotipiche). Le selettine sono state trattate nel Capitolo 2
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 95
Figura 3.12 Componenti della matrice extracellulare (ECM): collageni, proteoglicani e glicoproteine adesive. Le cellule epiteliali e mesenchimali (ad es.
fibroblasti) interagiscono con l’ECM attraverso le integrine. Le membrane basali e la matrice interstiziale (ECM) sono diverse per architettura e composi-
zione, ma hanno in comune alcune componenti. Per semplicità molte componenti dell’ECM (ad es. elastina, fibrillina, acido ialuronico e sindecano) sono
state omesse.
nell’ambito delle interazioni tra i leucociti e l’endotelio vasale. In Il nome caderina significa “proteina di adesione calcio-dipendente”.
questo capitolo tratteremo solo alcuni aspetti di altre molecole di Questa famiglia comprende oltre 90 proteine che mediano le inte-
adesione. Le integrine si legano a proteine dell’ECM (fibronectina, razioni omotipiche che collegano le membrane di cellule adiacenti.
laminina e osteopontina) e collegano le cellule all’ECM e alle CAM Le caderine generano due tipi di giunzioni: (1) la zonula aderen-
di altre cellule, stabilendo così contatti intercellulari e con la matrice. te, piccole giunzioni puntiformi localizzate al polo apicale delle
La fibronectina è una grossa proteina che lega molte molecole, come cellule epiteliali e (2) i desmosomi, giunzioni resistenti ed estese
il collagene, la fibrina, i proteoglicani e i recettori di membrana. È delle cellule epiteliali e muscolari. Nella riepitelizzazione delle fe-
formata da due catene glicoproteiche unite da ponti disolfuro. rite cutanee, la migrazione dei cheratinociti dipende dalla forma-
L’mRNA della fibronectina dà origine a due forme di splicing alter- zione di desmosomi. Le caderine si legano al citoscheletro attraverso
nativo, per la forma tissutale e plasmatica. La fibronectina plasmatica due classi di catenine. La b-catenina unisce le caderine alla
lega la fibrina, stabilizzando i coaguli che chiudono le ferite, e funge a-catenina, che, a sua volta, lega l’actina, completando il collega-
da substrato per la deposizione di ECM e la formazione della matrice mento con il citoscheletro. Le interazioni intercellulari mediate da
provvisoria durante la guarigione delle ferite (si veda oltre). La la- caderine e catenine sono essenziali per la regolazione della motilità
minina è la componente principale delle membrane basali e contiene cellulare, della proliferazione e del differenziamento; inoltre, inibi-
domini che legano l’ECM e domini che legano i recettori di mem- scono la proliferazione quando le cellule normali in coltura vengono
brana. Nelle membrane basali, i polimeri di laminina e collagene di a contatto tra loro (“inibizione da contatto”). Un deficit funzionale
tipo IV formano reti ben salde. La laminina, inoltre, ancora le cellule di E-caderina è implicato in alcuni tumori mammari e gastrici. La
al connettivo sottostante. b-catenina libera fa parte, indipendentemente dalle caderine, del
Le caderine e le integrine, legandosi all’actina e ai filamenti inter- sistema di segnalazione di Wnt, che regola l’omeostasi delle cellule
medi, uniscono la membrana plasmatica al citoscheletro. Questo staminali e la rigenerazione. Le mutazioni e l’espressione
legame, soprattutto nel caso delle integrine, trasmette la forza mec- aberrante del sistema Wnt/b-catenina sono implicati nella patoge-
canica e attiva la trasduzione del segnale in risposta alle trazioni nesi delle neoplasie, soprattutto gastroenteriche ed epatiche
meccaniche. L’attivazione delle integrine induce l’aggregazione dei (Cap. 7).
recettori di membrana e la formazione delle placche di adesione Oltre alle grandi famiglie di molecole di adesione citate, accen-
focale. Le proteine citoscheletriche che colocalizzano con le integrine neremo ad alcune molecole di adesione secretorie che hanno un
nelle placche di adesione focale sono la talina, la vinculina e la pa- ruolo potenziale in alcuni processi patologici: (1) SPARC (proteina
xillina. I complessi integrine-citoscheletro fungono da recettori at- acida secreta, ricca di cisteina), detta anche osteonectina, partecipa
tivati e attivano vari sistemi di trasduzione del segnale, quali le al rimodellamento tissutale postlesionale e inibisce l’angiogenesi;
chinasi MAP, il sistema della PKC e della PI3K, sistemi attivati anche (2) le trombospondiline, una famiglia di grandi proteine con effetti
dai fattori di crescita. Oltre alla sovrapposizione funzionale, le inte- pleiotropici, alcune delle quali, simili alle SPARC, inibiscono l’an-
grine e i fattori di crescita interagiscono anche tra loro (“cross-talk”) giogenesi; (3) l’osteopontina (OPN), una glicoproteina che regola la
trasmettendo alla cellula i segnali ambientali che regolano la prolife- calcificazione e la migrazione leucocitaria ed è implicata nell’infiam-
razione, l’apoptosi e il differenziamento (Fig. 3.13). mazione, nel rimodellamento vascolare e nella fibrosi di vari organi76,77
96 CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale
Figura 3.13 Interazioni e trasduzione del segnale delle componenti dell’ECM e dei fattori di crescita. In corrispondenza delle placche di adesione focale
(strutture proteiche formate da vinculina, a-actina e talina), le integrine legano le componenti dell’ECM e interagiscono con il citoscheletro. L’interazione
genera secondi messaggeri intracellulari o invia segnali direttamente al nucleo. I recettori di membrana dei fattori di crescita attivano vie di trasduzione,
che si sovrappongono a quelle attivate dalle integrine. I segnali generati dell’ECM e dai fattori di crescita vengono integrati dalla cellula per produrre risposte
differenziate: proliferazione, movimento e differenziamento.
(si veda oltre); e (4) la famiglia delle tenascine, grandi proteine mul- crescita e chemochine, modulano l’infiammazione, l’immunità, la
timeriche che regolano la morfogenesi e l’adesione cellulare. proliferazione e il differenziamento cellulare.
Esistono quattro famiglie di GAG distinte dal punto di vista strut-
turale: l’eparan-solfato, il condroitin/dermatan-solfato, il cheratan-
Glicosaminoglicani (Gag)
solfato e l’acido ialuronico (HA). Le prime tre sono sintetizzate e
E Proteoglicani
assemblate nell’apparato del Golgi e nel reticolo endoplasmatico
I GAG sono la terza componente dell’ECM, dopo le proteine strut- rugoso come proteoglicani. L’HA, invece, è prodotto nella membrana
turali fibrose e le molecole di adesione. Sono formati da lunghe plasmatica da enzimi detti acido ialuronico-sintasi e non è coniugato
catene ripetitive di specifici disaccaridi. Ad eccezione dell’acido ia- a una catena proteica.
luronico (si veda oltre), i GAG sono uniti a un nucleo proteico, L’HA è un polisaccaride della famiglia GAG presente nell’ECM di
formando i proteoglicani.78 I proteoglicani sono molto diversi fra molti tessuti ed è abbondante nelle valvole cardiache, nella cute e
loro. Nella maggior parte dei tessuti l’ECM può contenere vari e nello scheletro, nel liquido sinoviale nel corpo vitreo dell’occhio e
diversi nuclei proteici, ciascuno coniugato con GAG diversi. Inizial- nel cordone ombelicale.79 È una molecola di notevoli dimensioni,
mente i proteoglicani erano detti sostanza fondamentale o mucopo- formata una lunga catena di migliaia di unità ripetitive di un disac-
lisaccaridi e si riteneva che il loro ruolo fosse principalmente caride semplice (acido glucuronico e N-acetilglucosamina), che si
strutturale, ma è ormai chiaro che, oltre a regolare la struttura e la estendono da un’estremità all’altra. Lega grandi quantità d’acqua,
permeabilità del connettivo, hanno molte altre funzioni (Fig. 3.14). formando un gel vischioso idratato, che conferisce al connettivo la
Alcuni proteoglicani sono proteine integrali di membrana che, resistenza alla compressione meccanica. L’HA lubrifica e conferisce
mediante l’interazione con altre proteine e l’attivazione di fattori di resistenza meccanica ai tessuti connettivali e in particolare alla
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 97
Figura 3.14 Proteoglicani, glicosaminoglicani (GAG) e acido ialuronico. A. Regolazione dell’attività di FGF-2 da parte dell’ECM e dei proteoglicani cellulari.
L’eparan-solfato lega l’FGF-2 (FGF basico) secreto all’interno dell’ECM. Il sindecano è un proteoglicano di membrana costituito da: un nucleo proteico
transmembrana, catene laterali extracellulari di GAG che legano l’FGF-2 e una coda citoplasmatica che lega il citoscheletro di actina. La catena laterale del
sindecano lega l’FGF-2 rilasciato dall’ECM danneggiata, consentendo all’FGF-2 di interagire con i recettori di membrana. B. Sintesi dell’acido ialuronico sul
versante citoplasmatico della membrana cellulare. La molecola si estende verso lo spazio extracellulare, mentre è ancora unita alla sintasi dell’acido ialu-
ronico. C. Le catene di acido ialuronico nello spazio extracellulare sono unite alla membrana plasmatica attraverso il recettore CD44. Vari proteoglicani
possono unirsi alle catene di acido ialuronico dell’ECM. (B e C. Modificato da Toole KR: Hyaluronan: from extracellular glue to pericellular cue. Nat Rev
Cancer 4:528, 2004)
cartilagine articolare. La sua concentrazione aumenta nelle malattie rigenerazione, che ricostruisce la struttura del tessuto, la riparazio-
infiammatorie come l’artrite reumatoide, la sclerodermite, la psoriasi ne è una risposta fibroproliferativa che “rattoppa” il tessuto anziché
e l’osteoartrite. Alcuni enzimi, detti ialuronidasi, degradano l’HA in ricostruirlo. Il termine cicatrice è usato soprattutto per la guarigione
molecole a basso peso molecolare (LMW HA) con funzioni diverse delle ferite cutanee, ma può indicare la sostituzione, da parte delle fi-
rispetto alla molecola originale. Il LMW HA prodotto dalle cellule bre collagene, delle cellule parenchimali di qualsiasi tessuto, come
endoteliali si lega al recettore CD44 dei leucociti e promuove il nell’infarto miocardico. Gli aspetti caratteristici della riparazione
reclutamento dei leucociti nei focolai infiammatori. I LMW HA, per cicatrice sono:
inoltre, stimolano la produzione di citochine e chemochine infiam-
matorie da parte dei leucociti reclutati in sede di lesione. La chemio- Infiammazione
tassi leucocitaria e la produzione di molecole proinfiammatorie da Angiogenesi
parte dei LMW HA sono processi strettamente regolati; questi effetti Migrazione e proliferazione di fibroblasti
sono benefici a breve termine, ma se diventano persistenti causano Cicatrizzazione
infiammazione cronica. Rimodellamento connettivale
(2) dall’integrità della matrice extracellulare e (3) dalla risoluzione o Angiogenesi da vasi preesistenti. È caratterizzata dalla vasodi-
dalla cronicizzazione della lesione e dell’infiammazione. latazione e dall’aumento di permeabilità dei vasi esistenti, dalla
Prima di descrivere la guarigione delle ferite, ci soffermeremo degradazione della matrice e dalla migrazione delle cellule endote-
sull’angiogenesi, una riposta importante anche in processi diversi liali e comprende varie fasi:
dalla guarigione delle ferite.
Vasodilatazione in risposta all’ossido nitrico e aumento della
permeabilità dei vasi preesistenti indotta dal VEGF
Angiogenesi
Degradazione proteolitica della membrana basale del vaso di
L’angiogenesi è parte integrante di vari processi fisiologici (ad es. origine a opera delle metalloproteasi della matrice (MMP), e delle
guarigione delle ferite, rigenerazione, rivascolarizzazione dei tessuti giunzioni intercellulari delle cellule endoteliali a opera dell’atti-
ischemici e mestruazione) e patologici (ad es. lo sviluppo di tumori vatore del plasminogeno
e metastasi, la retinopatia diabetica e l’infiammazione cronica). Per Migrazione delle cellule endoteliali verso lo stimolo angiogenetico
questo la comprensione dei meccanismi molecolari e lo sviluppo di Proliferazione delle cellule endoteliali, contigue al fronte delle
agenti pro- o antiangiogenetici suscita un grande interesse nella cellule migranti
comunità scientifica. Maturazione delle cellule endoteliali, che cessano di proliferare e
Intorno al 4000 a.C., i medici egiziani ritenevano che vi fossero formano neotubi capillari
“vasi in ogni regione corporea, che sono strutture cave, con un Reclutamento di cellule periendoteliali (periciti e cellule muscolari
ostio che si apre per assorbire i farmaci ed eliminare i prodotti di lisce vasali) per formare il vaso maturo.
scarto”.80 Fortunatamente le nostre conoscenze sui vasi hanno fatto
molti progressi da allora81,82 e ora sappiamo che i vasi si formano Angiogenesi da precursori endoteliali (EPC). I tessuti posso-
per vasculogenesi durante lo sviluppo embrionale, a partire da no reclutare precursori midollari angiogenetici (Fig. 3.15). Il mec-
precursori endoteliali (angioblasti) o precursori bifunzionali canismo con cui i precursori midollari riconoscono e raggiungono
emopoietici/endoteliali detti emangioblasti che danno origine alla il tessuto bersaglio (detto anche homing) non è chiaro. Questi
rete vascolare primitiva. La generazione di nuovi vasi nell’organi- precursori esprimono sia marcatori delle cellule staminali emopo-
smo adulto, detta angiogenesi o neovascolarizzazione, avviene, ietiche che VEGFR-2 e caderina endoteliale (caderina-VE). I pre-
invece, per ramificazione ed estensione dei vasi preesistenti adia- cursori endoteliali contribuiscono alla riendotelizzazione delle
centi oppure per reclutamento di progenitori endoteliali (EPC) dal protesi vascolari (ad es. stent) e alla neovascolarizzazione degli
midollo osseo (Fig. 3.15).81 organi i schemici, delle ferite cutanee e dei tumori. Il numero
Figura 3.15 Angiogenesi per mobilizzazione di precursori endoteliali midollari (EPC) e per “gemmazione” dai vasi preesistenti (crescita capillare).
A. Nell’angiogenesi dai vasi preesistenti, le cellule dell’endotelio vasale migrano e proliferano formando “gemme” capillari. Indipendentemente dalla genesi,
la maturazione dei vasi (stabilizzazione) implica il reclutamento di periciti e di cellule muscolari lisce per formare lo strato periendoteliale. Gli EPC vengono
mobilizzati dal midollo osseo e migrano verso un’area lesionata o un focolaio neoplastico. Qui gli EPC si differenziano formando una rete matura che si
unisce ai vasi preesistenti. (Modificato da Conway EM et al: Molecular mechanisms of blood vessel growth. Cardiovasc Res 49:507, 2001)
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 99
di EPC circolanti aumenta enormemente nei pazienti con sono stati identificati cinque ligandi del recettore Notch (Jagged 1
patologie ischemiche, a indicare che queste cellule possono in- e 2 e i ligandi Delta-simili 1, 3 e 4) e quattro recettori Notch trans
fluenzare la funzione dei vasi e determinare il rischio di malattie membrana (1-4). I recettori contengono domini ripetitivi EGF-
cardiovascolari. simili, localizzati nella regione extracellulare che interagisce con
il ligando (Fig. 3.16). Il ligando Delta-simile 4 (Dll4) è specifico
per le cellule endoteliali ed è espresso nelle arterie e nei capillari
Fattori di crescita e recettori implicati
ma non nelle vene; la sua importanza è dimostrata dalla letalità
nell’angiogenesi
embrionale dei topi transgenici knockout privi di un solo allele
Molti fattori contribuiscono all’angiogenesi, ma nei tessuti adulti il Dll4. Durante l’angiogenesi, le cellule più avanzate del fronte di
VEGF è il più importante, sia per l’angiogenesi fisiologica (ad es. migrazione, dette cellule apicali o “della punta”, migrano e proli-
proliferazione endometriale) sia per l’angiogenesi che avviene nella ferano, mentre le cellule “del tronco” restano unite al vaso di ori-
guarigione delle ferite, nell’infiammazione cronica, nella retinopatia gine. Il VEGF induce l’espressione del ligando Dll4 nelle cellule
diabetica e nei tumori.81,82 “della punta”, mentre Notch1 e Notch4 sono espressi nelle cellule
Il VEGF58 è secreto da varie cellule mesenchimali e stromali. Tra “del tronco” (si veda Fig. 3.16 C). L’interazione tra il ligando Dll4
i recettori del VEGF, il VEGFR-2, dotato di attività tirosin-chinasica e i recettori Notch di cellule adiacenti della punta e del tronco del
intrinseca, è il più importante per l’angiogenesi. Il VEGFR-2 (KDR vaso in formazione induce il clivaggio proteolitico del recettore
nell’uomo e flk-1 nel topo) è espresso dalle cellule endoteliali e dai Notch, in due fasi sequenziali, rilasciando il dominio intracellulare
loro precursori, ma anche da altri tipi cellulari e da molti tumori e di Notch che trasloca nel nucleo per attivare i geni che attenuano
lega le isoforme circolanti di VEGF, VEGF121 e VEGF165. Il VEGF la sensibilità al VEGF. Il blocco del ligando Dll4 stimola la proli-
induce la migrazione dei precursori midollari nelle sedi di angioge- ferazione endoteliale e la gemmazione di capillari; il blocco del
nesi e ne stimola la proliferazione e il differenziamento. Nell’angio- VEGF ha l’effetto opposto, e inoltre riduce la sopravvivenza delle
genesi da vasi preesistenti, il VEGF promuove la sopravvivenza, la cellule endoteliali (Fig. 3.17).
proliferazione e la motilità delle cellule endoteliali, stimolando la Indipendentemente dal processo angiogenetico, i neovasi sono fragili
“gemmazione” di nuovi capillari. Le componenti principali del si- e devono “stabilizzarsi”. La stabilizzazione avviene grazie al recluta-
stema VEGF/VEGFR e le loro azioni sono elencate nella Tabella 3.3. mento dei periciti e delle cellule muscolari lisce (cellule periendo-
Anche FGF-2 stimola la proliferazione, il differenziamento e la teliali) e alla deposizione delle proteine dell’ECM. Le angiopoietine
migrazione delle cellule endoteliali. 1 e 2 (Ang1 e Ang2), il PDGF e il TGFb contribuiscono alla stabiliz-
Data la complessità degli effetti del VEGF e dei meccanismi che zazione. Ang1 interagisce con il recettore Tie2, un recettore di mem-
ne regolano l’espressione, come fanno le cellule endoteliali a gene brana delle cellule endoteliali, per reclutare le cellule periendoteliali.
rare una rete vascolare perfetta durante l’angiogenesi? Un mecca- Il PDGF contribuisce al reclutamento delle cellule muscolari lisce
nismo di controllo della vasculogenesi identificato di recente è il mentre il TGFb stabilizza i vasi neoformati stimolando la produzio-
sistema Notch, che promuove la corretta ramificazione dei neovasi ne di proteine della matrice extracellulare.58 L’interazione Ang1-Tie2
e limita l’angiogenesi in eccesso riducendo la sensibilità endoteliale induce la maturazione dei vasi da semplici tubi endoteliali a strutture
al VEGF.83–85 I ligandi e i recettori del sistema Notch sono molecole più complesse e mantiene l’endotelio quiescente. Ang2, al contra-
di membrana altamente conservate tra le specie. Nei mammiferi rio, interagendo a sua volta con Tie2, ha l’effetto opposto e rende
Produzione Espresso a bassi livelli in molti tessuti adulti e ad alti livelli in pochi tessuti selezionati (podociti del
glomerulo renale e cardiomiociti)
Induttori Ipossia
TGFb
PDGF
TGFa
Recettori VEGFR-1
VEGFR-2
VEGFR-3 (endotelio dei vasi linfatici)
Le mutazioni di regioni specifiche dei recettori aboliscono la vasculogenesi
PDGF, fattore di crescita piastrine-derivato; TGFb, -a, fattore di crescita trasformante beta, alfa.
100 CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale
Figura 3.16 Il recettore Notch nell’angiogenesi. A. Il recettore Notch si lega al ligando (in figura è mostrato il ligando Delta-simile, Dll) espresso da una
cellula adiacente, quindi subisce due clivaggi proteolitici (il primo da parte della proteasi ADAM, il secondo da parte della secretasi-d), rilasciando un fram-
mento C-terminale detto dominio intracellulare di Notch (Notch-ICD). B. Attivazione di Notch nelle cellule endoteliali durante l’angiogenesi indotta dal legame
del ligando Dll4 di una cellula endoteliale dell’apice a un recettore Notch di una cellula endoteliale del “tronco”. Notch-ICD migra nel nucleo attivando la
trascrizione dei geni bersaglio. C. Angiogenesi dai vasi preesistenti: cellula endoteliale migrante dell’apice e cellule del tronco unite alle cellule endoteliali
del vaso principale. (A. Modificato da Weinberg RA: The Biology of Cancer. New York, Garland Science, 2007, Fig. 5.22. B. Modificato da Kerbel RS: Tumor
angiogenesis. N Engl J Med 358:2039, 2008)
l’endotelio più labile, aumentandone la sensibilità ai fattori di crescita Proteine della matrice implicate nel controllo
come il VEGF e, in assenza di VEGF, agli inibitori dell’angiogenesi. dell’angiogenesi
Una prova eloquente dell’importanza di queste molecole è l’esistenza
di una malattia ereditaria causata da mutazioni di Tie2 che causa Due aspetti essenziali dell’angiogenesi sono la motilità e la migra-
malformazioni venose. I fattori che stimolano l’espressione di VEGF, zione direzionale delle cellule endoteliali, necessarie per la forma-
come certe citochine e fattori di crescita (ad es. TGFb, PDGF, TGFa) zione dei neovasi. Questi processi sono controllati da varie classi di
e soprattutto l’ipossia, influiscono sull’angiogenesi fisiologica e pa- proteine: (1) le integrine, specialmente aVb3, essenziale per la for-
tologica. La trascrizione del VEGF è regolata dal fattore di trascrizione mazione e il mantenimento dei neovasi, (2) le proteine matricellulari
HIF, indotto dall’ipossia. trombospondina 1, SPARC e tenascina C, che destabilizzano le in-
terazioni tra le cellule e la matrice promuovendo così l’angiogenesi
e (3) le proteasi, come gli attivatori del plasminogeno e le MMP, che
contribuiscono al rimodellamento dei tessuti durante l’invasione
endoteliale. Queste proteasi, inoltre, scindono le proteine della ma-
trice, rilasciando fattori di crescita legati alla matrice come il VEGF
e l’FGF-2, che stimolano l’angiogenesi. Le proteasi possono anche
rilasciare inibitori come l’endostatina, un piccolo frammento del
collagene che inibisce la proliferazione endoteliale e l’angiogenesi.
L’ipossia induce nelle cellule endoteliali l’espressione dell’integrina
aVb3, che ha effetti molteplici sull’angiogenesi: interagisce con la
Figura 3.17 Interazioni tra Notch e VEGF nell’angiogenesi. Il VEGF
metalloproteasi MMP-2 (che tratteremo più avanti), lega il VEGFR-2
stimola la formazione del complesso ligando Delta-simile 4 (Dll4)/Notch, regolandone l’attività e infine media l’adesione alle componenti
che inibisce la via di segnalazione mediata da VEGFR. Il blocco di Dll4 in- dell’ECM, quali la fibronectina, la trombospondina e l’osteopontina
duce un aumento della “gemmazione” dei capillari e della proliferazione OPN. 72 Dopo aver introdotto le interazioni delle componenti
delle cellule endoteliali (EC), rispetto alla normale angiogenesi, con la dell’ECM, le interazioni cellule-matrice e i meccanismi di angioge-
creazione di vasi disorganizzati e con un lume ristretto. Il blocco del VEGF
riduce la “gemmazione” dei capillari e la proliferazione e sopravvivenza nesi, possiamo finalmente passare alla guarigione per riparazione e
delle EC. (Per gentile concessione di Minhong Yan, Genentech, San Fran- per cicatrizzazione, soffermandoci in particolare sulla guarigione
cisco, CA) delle ferite cutanee.
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 101
Figura 3.19 Guarigione delle ferite e cicatrizzazione. A. Guarigione di una ferita con scarsa perdita di tessuto: notare la scarsità del tessuto di granula-
zione e la formazione di una sottile cicatrice che va incontro a una retrazione minima. B. Guarigione di una ferita estesa: notare l’abbondanza del tessuto
di granulazione e del tessuto cicatriziale e la retrazione della ferita.
smatica e collagene di tipo III, sostituita poi da una matrice formata distrutti lungo la linea di incisione non vengono ripristinati. Nel
principalmente da collagene di tipo I. Il TGFb è il principale agente ratto tuttavia, nella guarigione di ferite estese si è osservato lo svi-
fibrogenetico (si veda Tab. 3.4). È prodotto dalla maggior parte delle luppo di nuovi follicoli sotto la stimolazione di Wnt,90 un dato che
cellule del tessuto di granulazione e induce la migrazione e la proli- fa sperare che, con le opportune terapie, anche nell’uomo si possa
ferazione fibroblastica, stimola la sintesi di collagene e fibronectina ottenere la ricrescita degli annessi cutanei. Alla fine del primo mese
e riduce la degradazione dell’ECM a opera delle metalloproteasi. Lo la cicatrice è formata da tessuto connettivo privo di infiltrato infiam-
spessore fisiologico e la cheratinizzazione superficiale dell’epidermide matorio, rivestito da epidermide intatta.
sono finalmente ripristinate e la normale architettura è ricostruita. Contrazione della ferita. La contrazione della ferita si verifica
Cicatrizzazione. Nella seconda settimana l’infiltrato leucocitario, generalmente nelle ferite cutanee estese. La contrazione favorisce la
l’edema e i neovasi scompaiono quasi del tutto. La ferita si schiarisce, rimarginazione riducendo l’area complessiva della ferita e l’intervallo
per accumulo di collagene e regressione dei neovasi. Alla fine il tra i margini dermici ed è pertanto un aspetto importante della
tessuto di granulazione si trasforma in una cicatrice chiara, avasco- guarigione per seconda intenzione. Nelle prime fasi della contrazio-
lare, formata da fibroblasti affusolati, collagene denso, frammenti di ne della ferita, ai margini si forma una rete di miofibroblasti che
tessuto elastico e altre componenti dell’ECM. Gli annessi cutanei esprimono le proteine del muscolo liscio, a-actina e vimentina.
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 103
Figura 3.20 Guarigione di ulcere cutanee. A. Ulcera da decubito, comune nei pazienti diabetici. L’esame istologico mostra: in B, ulcera cutanea con
ampio spazio tra i margini della lesione; in C, sottile strato di riepitelizzazione epidermica ed estesa formazione di tessuto di granulazione nel derma e in
D, la riepitelizzazione epidermica e retrazione della ferita. (Per gentile concessione di Z Argenyi, M.D., University of Washington, Seattle, WA)
Queste cellule sono strutturalmente simili a cellule muscolari lisce, Rimodellamento connettivale. La sostituzione del tessuto di
sono contrattili e sintetizzano attivamente componenti della matrice granulazione con una cicatrice comporta una modificazione nella
(si veda la descrizione delle cicatrici ipertrofiche più avanti), come composizione dell’ECM. Il rimodellamento della trama connettivale,
il collagene di tipo I, la tenascina-C, la SPARC e l’extra dominio della un aspetto importante dei processi riparativi, avviene per sintesi e
fibronectina.91 I miofibroblasti derivano dai fibroblasti tissutali, in degradazione dell’ECM. Alcuni fattori di crescita che stimolano la
seguito alla stimolazione con PDGF, TGFb e FGF-2 rilasciati dai sintesi di collagene e delle altre molecole connettivali controllano
macrofagi presenti nella ferita, ma possono anche derivare da pre- anche la sintesi e l’attivazione delle metalloproteasi, gli enzimi che
cursori midollari detti fibrociti, o da cellule epiteliali, in seguito a degradano queste componenti dell’ECM.
transizione epitelio-mesenchimale. Il collagene e le altre proteine connettivali sono degradate dalle
metalloproteasi della matrice (MMP), una famiglia di oltre 20 enzimi
dotati di un comune dominio zinco-proteasico di 180-residui
Tabella 3.4 Fattori di crescita e citochine implicati nelle
varie fasi della guarigione delle ferite
(e distinte dalle altre proteasi che degradano il connettivo, come
l’elastasi dei neutrofili, la catepsina G, le chinine, la plasmina e altre,
Chemiotassi dei monociti Chemochine, TNF, PDGF, che sono però serina-proteasi e non metalloproteasi). Le MMP com-
FGF, TGFb prendono collagenasi interstiziali (MMP-1, -2 e -3), che degradano
il collagene fibrillare di tipo I, II e III; le gelatinasi (MMP-2 e -9), che
Migrazione/proliferazione dei PDGF, EGF, FGF, TGFb, TNF, IL-1 degradano il collagene amorfo e la fibronectina; le stromalisine
fibroblasti
(MMP-3, -10 e -11), che degradano varie componenti dell’ECM,
Proliferazione dei cheratinociti HB-EGF, FGF-7, HGF compresi i proteoglicani, la laminina, la fibronectina e i collageni
amorfi; e le metalloproteasi della matrice legate alle membrane
Angiogenesi VEGF, angiopoietine, FGF (MBMM) (descritte oltre). Le MMP sono prodotte da fibroblasti,
Sintesi del collagene TGFb, PDGF macrofagi, neutrofili, cellule sinoviali e da alcune cellule epiteliali.
La loro secrezione è stimolata da fattori di crescita (PDGF, FGF),
Secrezione di collagenasi PDGF, FGF, TNF; il TGFb la citochine (IL-1, TNF) e dalla fagocitosi dei macrofagi ed è inibita
inibisce dal TGFb e dagli steroidi. Le collagenasi scindono il collagene in
HB-EGF, EGF legante l’eparina; IL-1, interleuchina-1; TNF, fattore di necrosi condizioni fisiologiche. Le collagenasi sono sintetizzate come pre-
tumorale; le altre abbreviazioni sono riportate nella Tabella 3.1. cursori latenti (procollagenasi), attivati da sostanze chimiche come
104 CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale
Figura 3.21 A. Tessuto di granulazione: numerosi vasi, edema e sporadiche cellule infiammatorie nell’ECM. Colorazione tricromica: il collagene è co-
lorato in blu, in questa fase le fibre collagene mature sono molto scarse. B. Colorazione tricromica di una cicatrice matura che mostra un collagene denso,
relativamente povero di vasi.
i radicali liberi prodotti dall’esplosione ossidativa dei leucociti e dalle L’accumulo netto di collagene dipende però non solo da un’aumentata
proteasi (plasmina). Le collagenasi attivate vengono rapidamente sintesi, ma anche da una ridotta degradazione. Quanto tempo è ne-
inibite dagli inibitori tissutali delle metalloproteasi (TIMP), una fa- cessario perché la ferita riparata recuperi la sua resistenza massima?
miglia di inibitori specifici prodotti dalla maggior parte delle cellule Quando si rimuovono le suture chirurgiche, solitamente dopo una
mesenchimali per impedire l’attivazione incontrollata di queste pro- settimana, la resistenza della ferita è all’incirca il 10% di quella della
teasi (Fig. 3.19). Le collagenasi sono essenziali per la rimozione dei cute sana. L’aumento della resistenza della ferita è rapido nelle 4 set
detriti cellulari nei tessuti danneggiati e per il rimodellamento con- timane successive, rallenta al terzo mese dopo l’incisione e raggiunge
nettivale necessario alla riparazione delle lesioni. infine un plateau recuperando circa il 70-80% della resistenza origi-
Le proteasi ADAM (disintegrine con dominio metalloproteasico) nale della cute sana. Una ferita guarita può avere una resistenza ri-
sono una numerosa e importante famiglia di enzimi correlati alle dotta per tutta la vita. Il recupero della resistenza alla tensione deriva,
MMP. La maggior parte delle ADAM sono ancorate alle membrane nei primi 2 mesi di guarigione, dall’aumentata sintesi del collagene
da un’unica regione transmembrana. ADAM-17 (detta anche TACE, che prevale sulla sua degradazione e dalla successiva modificazione
ovvero enzima di conversione del TNF) scinde i precursori di mem- strutturale delle fibre collagene dopo che la sintesi è terminata (for-
brana del TNF e del TGFa, rilasciando le molecole attive. I topi mazione di legami crociati, aumento di dimensione delle fibre).
transgenici con deficit di ADAM-17 muoiono in utero o subito dopo
la nascita per ipoplasia polmonare. Le proteasi ADAM sono impli- Fattori Locali E Sistemici Che Influiscono
cate nella patogenesi dell’asma bronchiale (Cap. 15) e nella micro- Sulla Guarigione Delle Ferite
angiopatia trombotica (Cap. 13).
Ripristino della resistenza alla tensione. Il tessuto connettivo La guarigione delle ferite può essere compromessa da fattori locali e
delle cicatrici è formato principalmente da collagene fibrillare, che sistemici dell’ospite.
conferisce resistenza al tessuto durante la guarigione delle ferite. I fattori sistemici sono:
I fattori meccanici, come la mobilizzazione precoce, possono ri- prodotto dai miofibroblasti che persistono nella lesione, a causa
tardare la riparazione comprimendo i vasi e separando i lembi della produzione autocrina di TGFb e allo sviluppo di placche di
della ferita. adesione focale.92
I corpi estranei, come suture superflue, frammenti di acciaio, vetro L’ipertofia del tessuto di granulazione è un altro aspetto patologico
o osso, ostacolano la guarigione. della guarigione delle ferite e consiste nella formazione di tessuto
Dimensioni, localizzazione e tipo di ferita. Le ferite che interessano di granulazione in eccesso che deborda sul piano cutaneo circo-
aree molto vascolarizzate, come il volto, guariscono più veloce- stante impedendo la riepitelizzazione (un fenomeno detto, con
mente rispetto a quelle che interessano regioni poco vascolariz- fervore letterario, “carne esuberante”). Il tessuto di granulazione
zate, come il piede. Come abbiamo già detto, le piccole ferite da in eccesso va rimosso mediante cauterizzazione o escissione
taglio guariscono più velocemente e con cicatrici più piccole ri- chirurgica per consentire il ripristino della continuità epiteliale.
spetto a estese ferite escissionali o alle ferite non da taglio. Infine (e fortunatamente di rado), le ferite traumatiche e da taglio
possono indurre l’iperplasia dei fibroblasti e degli altri elementi
connettivali, che recidiva dopo escissione chirurgica. Queste
Aspetti Patologici Della GUARIGIONE
neoformazioni, dette desmoidi o fibromatosi aggressive, sono al
Delle Ferite
limite tra l’iperplasia benigna, caratteristica della riparazione, e
La guarigione delle ferite può essere complicata da anomalie che il cancro (benché a basso grado di malignità), ma il confine è
sono essenzialmente di tre tipi: (1) cicatrizzazione insufficiente, spesso sottile (Cap. 7).
(2) cicatrizzazione iperplastica e (3) retrazione. La retrazione delle ferite è parte integrante del normale processo
di cicatrizzazione; portata all’eccesso, però, deforma la ferita e i
L’inadeguata formazione del tessuto di granulazione e la cicatriz- tessuti circostanti. Le retrazioni si sviluppano soprattutto nelle
zazione insufficiente causano due tipi di complicanze: la deiscenza regioni palmari e plantari e sulla superficie anteriore del torace;
della ferita e l’ulcerazione (ferite che non guariscono spontanea- sono generalmente una complicanza delle ustioni gravi e possono
mente). La deiscenza o rottura della ferita si verifica soprattutto compromettere i movimenti articolari (Fig. 3.24).
nelle ferite chirurgiche addominali ed è causata dall’aumento della
pressione addominale (in seguito a vomito, tosse o ileo, fattori Fibrosi
di stress meccanico per le ferite addominali). Le ferite possono
u lcerarsi se la perfusione è insufficiente; un esempio tipico La deposizione di collagene è parte integrante della guarigione delle
sono le ulcere agli arti inferiori dei soggetti con arteriopatia ferite; la fibrosi, però, denota l’accumulo eccessivo di collagene e di
periferica aterosclerotica (Cap. 11). Le ulcere si possono formare altre componenti dell’ECM. Come già detto, i termini cicatrizzazione
anche in aree prive di sensibilità (ulcere neuropatiche) e si e fibrosi sono usati spesso come sinonimi, ma la fibrosi indica gene-
osservano a volte nei pazienti con neuropatia diabetica periferica ralmente l’accumulo di collagene associato a malattie croniche. Il
(Capp. 24 e 27). meccanismo eziopatogenetico della fibrosi nelle malattie infiamma-
L’eccessiva produzione di componenti della matrice connettivale dà torie croniche è simile alla cicatrizzazione delle ferite cutanee di-
origine a cicatrici ipertrofiche e cheloidi. L’accumulo di collagene scussa in questo capitolo. Con la differenza, però, che mentre lo
in eccesso produce cicatrici rilevate dette cicatrici ipertrofiche; stimolo che attiva la catena ordinata di eventi della cicatrizzazione
mentre il tessuto cicatriziale che supera i limiti della ferita e non delle ferite cutanee è di breve durata, nelle malattie croniche gli
regredisce, è detto cheloide (Fig. 3.23). La formazione dei cheloidi stimoli flogistici (infezioni, reazioni autoimmuni, traumi e altre
sembra dovuta a predisposizione individuale e, per motivi sco- patologie) sono persistenti e causano perciò un danno d’organo che
nosciuti, è più frequente negli afroamericani. Le cicatrici ipertro- spesso porta a una definitiva compromissione funzionale.
fiche si sviluppano solitamente in seguito a ustioni o traumi che La persistenza del processo patologico, infatti, causa infiamma-
abbiano interessato gli strati profondi del derma. Il collagene è zione cronica, che si accompagna alla proliferazione e all’attivazione
Figura 3.23 Cheloide. A. Deposizione cutanea di collagene in eccesso che dà luogo alla formazione di una cicatrice rilevata detta cheloide. B. Da notare
l’accumulo di uno spesso strato di connettivo nel derma. (A. Da Murphy GF, Herzberg AJ: Atlas di Dermatopathology. Philadelphia, WB Saunders, 1996,
p 219. B. Per gentile concessione di Z Argenyi, MD, University of Washington, Seattle, WA)
106 CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale
Figura 3.25 Sviluppo della fibrosi nell’infiammazione cronica. L’infiammazione cronica attiva i macrofagi e i linfociti, inducendo la produzione di fattori
di crescita e citochine che stimolano la sintesi del collagene. La deposizione di collagene è aumentata ulteriormente dalla ridotta attività delle
metalloproteasi.
CAPITOLO 3 Rinnovamento, rigenerazione e riparazione tissutale 107
nella pratica clinica è oggetto di molti studi. I fattori attualmente 11. Xie T, Li L: Stem cells and their niche: an inseparable relationship. Development
utilizzati in studi clinici e preclinici sono: gli inibitori del TGFb 134:2001, 2007.
12. Takahashi K et al.: Induction of pluripotent stem cells from adult human fibro-
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da farmaci e da radiazioni), la pancreatite cronica, la glomerulonefrite 16. Manis JP: Knock out, knock in, knock down—genetically manipulated mice and
e la pericardite costrittiva e verranno trattate nei rispettivi capitoli. the Nobel Prize. N Engl J Med 357:2426, 2007.
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Si conclude qui la trattazione, iniziata nel Capitolo 1, delle lesioni cations and potentials. Applications of reproductive cloning. Anim Reprod Sci
cellulari e tissutali, delle reazioni infiammatorie postlesionali (Cap. 2) 79:137, 2003.
e della guarigione dei tessuti per rigenerazione e per riparazione. La 18. Han Z et al.: Therapeutic cloning: status and prospects. Curr Opin Mol Ther
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4
Alterazioni emodinamiche, malattia
tromboembolica e shock
Richard N. Mitchell
Edema Embolia
Iperemia e congestione Embolia polmonare
Tromboembolia sistemica
Emorragia
Embolia grassosa e midollare
Emostasi e trombosi Embolia gassosa
Emostasi normale Embolia da liquido amniotico
Endotelio
Piastrine Infarto
Cascata della coagulazione Shock
Trombosi Patogenesi dello shock settico
Coagulazione intravascolare disseminata Stadi dello shock
(CID)
Le malattie cardiovascolari nel loro complesso rappresentano la nonché sulle differenti forme di embolia. Le patologie relative ai
principale causa di morbilità e mortalità nella società occidentale. vasi sanguigni e al cuore saranno trattate rispettivamente nei
Si stima che, nell’anno 2005, 81 milioni di cittadini statunitensi Capitoli 11 e 12.
abbiano sofferto di una o più forme di malattia cardiovascolare,
alle quali è stata ricondotta una percentuale di decessi compresa
Edema
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109
110 CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock
scita nell’interstizio di liquido proveniente dalla porzione arteriolare Tabella 4.1 Cause fisiopatologiche di edema
del microcircolo è pressoché bilanciata dal suo rientro alla termina-
aumento della pressione idrostatica
zione venulare e il piccolo residuo di liquido che potrebbe rimanere
Ostacolato ritorno venoso
nello spazio interstiziale viene drenato dai linfatici per poi rientrare Insufficienza cardiaca congestizia
nel circolo ematico attraverso il dotto toracico. L’aumento della pres Pericardite costrittiva
sione capillare e la diminuzione della pressione colloidosmotica pos- Ascite (cirrosi epatica)
sono avere come conseguenza un aumento del liquido interstiziale Ostruzione venosa o compressione
(Fig. 4.1). Se il passaggio dell’acqua nei tessuti o nelle cavità corporee Trombosi
Pressione esterna (ad es. presenza di una massa)
è superiore al drenaggio linfatico, si verifica un accumulo di liquido. Inattività degli arti inferiori per prolungato allettamento
Un aumento anomalo di liquido interstiziale all’interno dei tessuti Dilatazione arteriolare
è chiamato edema, mentre l’accumulo di liquido nelle diverse cavità Calore
corporee è denominato in vari modi a seconda della sua localizza- Deregolazione neuroumorale
zione: si parlerà dunque di idrotorace, idropericardio e idroperitoneo riduzione della pressione colloidosmotica plasmatica
(più comunemente chiamato ascite). L’anasarca è un edema grave (ipoproteinemia)
e generalizzato, con un rigonfiamento diffuso del tessuto Glomerulopatie con perdita di proteine (sindrome nefrosica)
Cirrosi epatica (ascite)
sottocutaneo. Malnutrizione
Nella Tabella 4.1 sono elencate le cause fisiopatologiche dell’ede- Gastroenteropatie con perdita di proteine
ma. L’edema provocato dall’aumento della pressione idrostatica o
ostruzione linfatica
dalla riduzione delle proteine plasmatiche è di norma un fluido Infiammatoria
povero di proteine detto trasudato, che si forma in caso di insuffi- Neoplastica
cienza cardiaca, renale ed epatica, nonché in alcune forme di mal- Postchirurgica
nutrizione, come descritto di seguito e illustrato nella Figura. 4.2. Postirradiazione
L’edema infiammatorio, invece, è un essudato ricco di proteine, do Ritenzione di sodio
vuto all’aumento della permeabilità vascolare. L’edema causato da Eccessiva assunzione di sale con insufficienza renale
infiammazione è discusso nel Capitolo 2; le cause non infiammatorie Aumentato riassorbimento tubulare del sodio
di edema (Fig. 4.2) sono descritte di seguito. Ipoperfusione renale
Aumentata secrezione di renina-angiotensina-aldosterone
Aumento della pressione idrostatica. L’aumento della pressione
idrostatica in un particolare distretto corporeo può derivare da un infiammazione
Figura 4.3 Fegato con congestione cronica passiva e necrosi emorragica. A. Le aree centrali sono rosse e lievemente depresse rispetto al circostante
parenchima vitale di colore bruno, quadro caratterizzato da un aspetto detto “a noce moscata” (per la rassomiglianza con la superficie di taglio di una noce
moscata). B. Necrosi centrolobulare con epatociti degenerati ed emorragia. (Per gentile concessione del Dr. James Crawford, Department of Pathology,
University of Florida, Gainesville, FL)
CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock 113
Figura 4.4 A. Emorragie petecchiali puntiformi della mucosa del colon in seguito a trombocitopenia. B. Emorragia cerebrale fatale.
La significatività clinica di un’emorragia dipende dal volume e La lesione endoteliale comporta l’esposizione di sostanze suben-
dalla velocità del sanguinamento. Una perdita rapida pari al 20% del doteliali altamente trombogeniche della matrice extracellulare
volume ematico o perdite lente di quantità di sangue persino mag- (ExtraCellular Matrix, ECM), che promuovono l’adesione e l’atti
giori possono avere ripercussioni trascurabili negli adulti in buona vazione delle piastrine. Le piastrine attivate subiscono una drastica
salute; perdite di maggiore entità, tuttavia, possono provocare uno modificazione nella forma (da piccoli dischi arrotondati diven-
shock emorragico (ipovolemico) (di cui si parlerà più avanti). Altret- tano piastre appiattite con notevole aumento dell’area di
tanto importante è la sede dell’emorragia: un sanguinamento che superficie) e rilasciano granuli secretori. Entro pochi minuti i
sarebbe insignificante nel tessuto sottocutaneo, ad esempio, può prodotti secreti richiamano altre piastrine (aggregazione) per
avere esito fatale se localizzato nel cervello (Fig. 4.4 B). Dato che il formare un tappo emostatico; questo processo viene definito
cranio è inestensibile, l’emorragia intracranica può infatti determi- emostasi primaria (Fig. 4.5 B).
nare un aumento di pressione sufficiente a compromettere la vasco- Nella sede della lesione viene anche rilasciato un fattore tissutale,
larizzazione o a causare un’ernia del tronco encefalico (Cap. 28). il fattore III o tromboplastina, che è una glicoproteina procoagu-
Infine, perdite ematiche esterne croniche o ricorrenti (ad es. ulcere lante di membrana sintetizzata dalle cellule endoteliali che agisce,
peptiche o emorragie mestruali) possono provocare una perdita di insieme al fattore VII (si veda oltre), come principale attivatore
ferro e portare allo sviluppo di un’anemia da deficit di ferro. Quando in vivo della cascata della coagulazione, culminante nella
invece i globuli rossi sono imprigionati (come nelle emorragie nelle produzione di trombina. La trombina, dal canto suo, trasforma il
cavità o all’interno dei tessuti) il ferro può essere recuperato e riu- fibrinogeno circolante in fibrina insolubile, creando una rete di
tilizzato per la sintesi di emoglobina. fibrina e provocando un’ulteriore aggregazione e attivazione
delle piastrine. Questa sequenza, detta emostasi secondaria, ri-
chiede più tempo rispetto alla formazione del tappo piastrinico
Emostasi e trombosi iniziale (Fig. 4.5 C).
La fibrina polimerizzata e gli aggregati piastrinici formano
L’emostasi normale dipende da una serie di processi finemente re- un solido tappo permanente che impedisce ogni ulteriore
golati che mantengono fluido il sangue nei vasi normali e inducono emorragia. A questo punto entrano in azione meccanismi con-
la rapida formazione di un tappo emostatico nella sede di una lesione troregolatori (ad es. l’attivatore tissutale del plasminogeno) per
vascolare. L’equivalente patologico dell’emostasi è la trombosi, che circoscrivere il tappo emostatico alla sola sede della lesione
comporta la formazione di un coagulo (trombo) all’interno di vasi (Fig. 4.5 D).
sanguigni non lesionati. L’emostasi e la trombosi dipendono da tre
fattori: la parete vascolare (in particolare l’endotelio), le piastrine e la I successivi paragrafi prenderanno in esame i ruoli dell’endotelio,
cascata della coagulazione. Descriveremo per primo il normale delle piastrine e i dettagli della cascata della coagulazione.
processo dell’emostasi e la sua regolazione.
Endotelio
Emostasi Normale
Le cellule endoteliali svolgono un ruolo fondamentale nella rego-
La sequenza degli eventi che si innescano in presenza di una lesione lazione dell’emostasi, in quanto è proprio l’equilibrio tra l’attività
vascolare è illustrata nella Figura 4.5.3,4 antitrombotica e protrombotica svolta dall’endotelio a determi-
nare la formazione, l’espansione o la dissoluzione del trombo.5-7
Dopo la lesione iniziale vi è un breve periodo di vasocostrizione Normalmente, le cellule endoteliali hanno proprietà antipiastri-
arteriolare, mediata da meccanismi riflessi neurogeni e sostenuta niche, anticoagulanti e fibrinolitiche; tuttavia, in seguito a una
dalla secrezione locale di fattori come l’endotelina (un potente lesione o se vengono attivate, possono avere funzioni procoagu-
vasocostrittore di derivazione endoteliale) (Fig. 4.5 A). L’effetto, lanti (Fig. 4.6). L’endotelio può essere attivato, oltre che dai trau-
tuttavia, è transitorio e l’emorragia riprenderebbe se non venissero mi, da agenti infettivi, fattori emodinamici, mediatori plasmatici
attivati le piastrine e i sistemi della coagulazione. e citochine.
114 CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock
Proprietà antitrombotiche
In circostanze normali, le cellule endoteliali prevengono la trombosi
producendo fattori che bloccano in vari modi l’adesione e l’aggre-
gazione piastrinica, inibiscono la coagulazione e lisano i coaguli
ematici.
Proprietà protrombotiche
L’endotelio normalmente limita la formazione di coaguli, ma traumi
o infiammazioni delle cellule endoteliali inducono uno stato pro-
trombotico che modifica l’attività delle piastrine, delle proteine della
coagulazione e del sistema fibrinolitico.
Figura 4.6 Proprietà pro- e anticoagulanti dell’endotelio. NO, ossido di azoto; PGI2, prostaciclina, t-PA, attivatore tissutale del plasminogeno; vWF, fattore
di von Willebrand. Il recettore della trombina è chiamato anche recettore attivato dalla proteasi (PAR).
seguito l’adesione avviene tramite l’interazione con il fattore di Effetti procoagulanti. Le cellule endoteliali sono indotte a sintetiz-
von Willebrand (vWF), prodotto delle cellule endoteliali normali, zare il fattore tissutale – principale attivatore della cascata della
che è un cofattore essenziale per il legame delle piastrine agli coagulazione estrinseca – dalle endotossine batteriche o dalle ci-
elementi della matrice (Fig. 4.7).11 tochine (ad es. fattore di necrosi tumorale [TNF] o interleuchina-1
[IL-1]).10,12 Inoltre, le cellule endoteliali attivate potenziano la fun-
zione catalitica dei fattori della coagulazione attivati IXa e Xa.
Effetti antifibrinolitici. Le cellule endoteliali secernono inibitori
dell’attivatore del plasminogeno (Plasminogen Activator Inhibi-
tor, PAI), che limitano la fibrinolisi e tendono a favorire la
trombosi.
Piastrine
Le piastrine sono frammenti di cellule di forma discoidale prive di
nucleo, riversate nel flusso ematico dai megacariociti del midollo
osseo. Esse hanno un ruolo centrale nella normale emostasi,13 sia
perché formano il tappo emostatico utilizzato per riparare in fase
iniziale i danni vascolari, sia perché creano una superficie che attira
e concentra i fattori della coagulazione attivati. La loro funzione
dipende da numerosi recettori glicoproteici, un citoscheletro con-
Figura 4.7 Adesione e aggregazione piastrinica. Il fattore di von Wille- trattile e due tipi di granuli citoplasmatici: (1) i granuli che espri-
brand funge da ponte di adesione tra il collagene subendoteliale e il recet- mono sulla membrana la molecola di adesione P-selectina (Cap. 2)
tore piastrinico della glicoproteina Ib (GpIb). L’aggregazione avviene grazie
ai ponti di fibrinogeno legati ai recettori GpIIb-IIIa sulle piastrine. Deficit e contengono fibrinogeno, fibronectina, fattore V e VIII, fattore
congeniti a carico dei recettori o delle molecole di ponte determinano le piastrinico 4 (una chemochina che lega l’eparina), fattore di crescita
patologie indicate nelle caselle colorate. ADP, adenosina difosfato. piastrine-derivato (Platelet-Derived Growth Factor, PDGF) e fattore
116 CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock
di crescita trasformante-b (Transforming Growth Factor-b, TGFb); collagene (Fig. 4.8). Le piastrine possono aderire anche ad altre
(2) i granuli densi (o ), che contengono ADP e ATP, ioni calcio, componenti della ECM (ad es. la fibronectina), ma sono necessari
istamina, serotonina ed epinefrina. i forti legami vWF-GpIb per vincere la forza di rimozione del
In seguito a un danno vascolare, le piastrine vengono in con- torrente ematico. Queste interazioni hanno notevole importanza,
tatto con i costituenti dell’ECM, tra cui il collagene e la glicopro- infatti il deficit ereditario di vWF (malattia di von Willebrand,
teina di adesione vWF. A contatto con queste proteine, le piastrine Cap. 14) o del suo recettore (sindrome di Bernard-Soulier) pro-
subiscono tre tipi di reazione: (1) adesione e modificazione di for- voca alterazioni patologiche dell’emostasi.
ma, (2) secrezione (reazione di rilascio) e (3) aggregazione (si veda La secrezione (reazione di rilascio) del contenuto dei due tipi di
Fig. 4.5 B). granuli avviene subito dopo l’adesione. Il processo inizia con il
legame di diversi agonisti con i recettori di superficie delle pia-
L’adesione piastrinica alla ECM è mediata in gran parte dalle strine, per avviare la cascata di fosforilazione delle proteine in-
interazioni con il vWF, che agisce come ponte tra i recettori di tracellulari destinata a condurre alla degranulazione finale. Il
superficie delle piastrine (ad es. la glicoproteina Ib [GpIb]) e il rilascio del contenuto dei corpi densi è particolarmente impor-
Figura 4.8 Cascata della coagulazione. Il fattore IX può essere attivato dal fattore XIa o dal fattore VIIa; nei test di laboratorio, l’attivazione dipende
fondamentalmente dal fattore XIa della via intrinseca. I fattori nei riquadri rossi rappresentano molecole inattive, mentre i fattori attivati sono indicati con
una lettera minuscola “a” su sfondo verde. Si noti inoltre come la trombina (fattore IIa; riquadri azzurri) contribuisca alla coagulazione in diverse tappe del
processo. Le “X” in rosso indicano i punti in cui entra in azione l’inibitore della via del fattore tissutale (TFPI), che inibisce l’attivazione dei fattori X e IX
mediante il fattore VIIa. HMWK, chininogeno ad alto peso molecolare (High-Molecular-Weight Kininogen)
CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock 117
tante, poiché il calcio rappresenta un elemento necessario nella bile della ciclossigenasi) nei soggetti a rischio di trombosi coronarica
cascata della coagulazione e l’ADP è un potente attivatore dell’ag- è in gran parte dovuta alla sua capacità di bloccare la sintesi di TxA2.
gregazione piastrinica. L’ADP causa inoltre ulteriore rilascio di Sebbene l’acido acetilsalicilico inibisca anche la produzione di PGI2
ADP, amplificando il processo di aggregazione. Da ultimo, endoteliale, le cellule endoteliali sono in grado di risintetizzare la
l’attivazione piastrinica porta alla comparsa, sulla superficie delle ciclossigenasi attiva e superare così il meccanismo di blocco.
piastrine stesse, di fosfolipidi a carica negativa (in particolare Con modalità simili a quelle dellaPGI2, anche l’ossido di azoto pro-
fosfatidilserina), i quali forniscono un substrato per il legame del dotto dall’endotelio agisce come vasodilatatore e inibitore dell’ag-
calcio e per l’assemblaggio dei complessi contenenti i vari fattori gregazione piastrinica (si veda Fig. 4.6).
della coagulazione.14,15
L’aggregazione piastrinica segue all’adesione e alla secrezione. Un Cascata della coagulazione
importante stimolo (di derivazione piastrinica) per l’aggregazione
delle piastrine è costituito, oltre che dall’ADP, dal vasocostrittore La cascata della coagulazione rappresenta il terzo fattore del processo
trombossano A2 (TxA2, Cap. 2), che porta alla formazione del emostatico. La Figura 4.8 illustra schematicamente le vie della ca-
tappo emostatico primario. Questa aggregazione iniziale è rever- scata della coagulazione, di cui ci soffermeremo a esaminare soltanto
sibile, ma la contemporanea attivazione della cascata della coa- i principi generali.4,19
gulazione genera trombina che stabilizza il tappo piastrinico La cascata della coagulazione consiste essenzialmente di una serie
mediante due meccanismi. Dapprima la trombina si lega a un di conversioni enzimatiche a progressiva amplificazione, in cui a
recettore attivato dalla proteasi (PAR, si veda oltre) sulla mem- ogni passaggio si assiste alla scissione proteolitica di un proenzima
brana della piastrina che, insieme a ADP e TxA2, provoca un’ul- inattivo nella sua forma attiva, e termina con la produzione di trom-
teriore aggregazione piastrinica. Segue poi la contrazione delle bina. La trombina è il più importante fattore della coagulazione e
piastrine, un evento dipendente dal citoscheletro piastrinico che può intervenire in fasi diverse del processo (si vedano i riquadri
dà luogo ad un aggregato piastrinico irreversibile che costituisce azzurri nella Figura 4.8).20 Al termine della cascata proteolitica, la
il definitivo tappo emostatico secondario. Successivamente, la trombina trasforma la proteina plasmatica solubile chiamata fibri-
trombina converte il fibrinogeno in fibrina in prossimità del nogeno in monomeri di fibrina che polimerizzano in un gel insolu-
tappo piastrinico, cementando le piastrine nella sede della bile. Il gel di fibrina ingloba le piastrine e le altre cellule del tappo
lesione. emostatico secondario definitivo, mentre i polimeri di fibrina
Il fibrinogeno non scisso è un altro importante fattore nell’aggre- vengono interconnessi con legami covalenti e stabilizzati dal fattore
gazione piastrinica. L’attivazione piastrinica mediata dall’ADP XIIIa (anch’esso attivato dalla trombina).
innesca un cambiamento nella conformazione dei recettori GpI- Ogni reazione lungo il percorso è il risultato dell’unione di un
Ib-IIIa in modo che possano legarsi al fibrinogeno, una grossa complesso composto da un enzima (fattore di coagulazione attivato),
proteina che istituisce legami a ponte tra le piastrine promuoven- un substrato (forma proenzimatica del fattore della coagulazione) e
done l’aggregazione (si veda Fig. 4.7). Come si può intuire, un di- un cofattore (acceleratore di reazione). Questi composti sono assem-
fetto ereditario nella sintesi di GpIIb-IIIa dà luogo a disturbi della blati su una superficie fosfolipidica e tenuti insieme da ioni calcio (per
coagulazione (trombastenia di Glanzmann).16 La scoperta del inciso, la coagulazione del sangue è evitata dalla presenza di fattori
ruolo fondamentale svolto dai vari recettori e mediatori nell’ag- chelanti gli ioni calcio). I fattori della coagulazione devono essere
gregazione delle piastrine ha portato allo sviluppo di farmaci strettamente legati per assicurare che il coagulo rimanga localizzato
capaci di prevenire l’aggregazione piastrinica, ad esempio, inter- sulla superficie delle piastrine o delle cellule endoteliali attivate;4
ferendo con l’attività della trombina,17 bloccando il legame come illustrato dalla Figura 4.9, il processo può essere paragonato
dell’ADP (clopidogrel) o legando i recettori GpIIb-IIIa (antago- a un “danza” di composti, in cui i fattori della coagulazione passano
nisti sintetici o anticorpi monoclonali). 18 Anticorpi contro la da un partner a quello successivo. Si noti che il legame dei fattori
GpIb sono in fase di studio. della coagulazione II, XII, IX e X con il calcio dipende dall’aggiunta di
gruppi g-carbossilici ad alcuni residui di acido glutammico su queste
Nei tappi emostatici sono presenti anche globuli rossi e leucociti. proteine. Tale reazione impiega la vitamina K come cofattore e ha
I leucociti, che aderiscono alle piastrine attraverso la P-selectina e come antagonisti farmaci quali il warfarin, un anticoagulante di
all’endotelio mediante molecole di adesione (Cap. 2), contribuiscono largo impiego.
alla risposta infiammatoria che accompagna la trombosi. Anche la Tradizionalmente lo schema della coagulazione del sangue viene
trombina partecipa alla risposta infiammatoria, stimolando diretta- suddiviso in una via estrinseca e in una via intrinseca, che convergono
mente l’adesione di neutrofili e monociti e, durante la scissione del nell’attivazione del fattore X (si veda Fig. 4.8). La via estrinseca richie-
fibrinogeno, genera prodotti di degradazione della fibrina dotati di de, come indica la parola, l’aggiunta di uno stimolo esogeno (origina
azione chemotattica. riamente fornito da estratti tissutali), mentre la via intrinseca necessita
Interazioni tra piastrine e cellule endoteliali. L’interazione tra soltanto dell’esposizione del fattore XII (fattore di Hageman) a super-
piastrine ed endotelio ha notevole importanza nella formazione dei fici trombogeniche (persino il vetro sarebbe sufficiente). Tale divisio-
coaguli. La PGI2 endotelio-derivata (prostaciclina) è un potente ne, tuttavia, è solo un artefatto degli studi in vitro: esistono infatti
vasodilatatore e inibisce l’aggregazione piastrinica, mentre la pro- numerose interconnessioni tra le due vie. Dal punto di vista fisiolo-
staglandina TxA2 derivata dalle piastrine è un vasocostrittore che gico, inoltre, la via estrinseca, attivata da un fattore tissutale noto anche
attiva l’aggregazione piastrinica (Cap. 2). Gli effetti mediati da PGI2 come tromboplastina o fattore III (una lipoproteina di membrana
e TxA2 sono perfettamente bilanciati per modulare in modo efficace espressa nella sede della lesione), è il percorso più importante per la
la funzione delle piastrine e delle pareti vascolari, che in condizioni coagulazione conseguente a danno vascolare (si veda Fig. 4.8).12
fisiologiche impediscono l’aggregazione piastrinica, ma in presenza I laboratori clinici valutano la funzione dei due percorsi della via
di una lesione endoteliale favoriscono la formazione del tappo emo- della coagulazione utilizzando due parametri standard: il tempo di
statico. L’utilità clinica dell’acido acetilsalicilico (inibitore irreversi protrombina (PT) e il tempo di tromboplastina parziale (PTT). Il
118 CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock
Figura 4.9 Rappresentazione schematica della conversione del fattore X in fattore Xa mediante la via estrinseca, con conseguente conversione del
fattore II (protrombina) in fattore IIa (trombina). Il complesso iniziale della reazione è formato da un enzima proteolitico (fattore VIIa), un substrato (fattore
X) e un acceleratore di reazione (fattore tissutale), assemblati sulla superficie fosfolipidica delle piastrine. Gli ioni calcio mantengono uniti i componenti
assemblati e sono essenziali per la reazione. Il fattore Xa attivato diventa la proteasi del complesso adiacente nella cascata della coagulazione, convertendo
il substrato protrombina (II) in trombina (IIa), con la cooperazione del fattore Va in funzione di acceleratore di reazione.
Figura 4.11 Il sistema fibrinolitico, con rappresentazione dei vari attivatori e inibitori del plasminogeno (si veda il testo).
Le antitrombine (ad es. l’antitrombina III) che inibiscono l’attività Le cellule endoteliali inoltre modulano l’equilibrio coagulazione/
della trombina e di altre proteasi sieriche, tra cui i fattori IXa, Xa, anticoagulazione rilasciando l’inibitore dell’attivatore del plasmino-
XIa e XIIa. L’antitrombina III è attivata dal legame di molecole geno (PAI), il quale blocca la fibrinolisi inibendo il legame del t-PA
eparino-simili sulle cellule endoteliali; da qui l’utilità clinica di con la fibrina e conferisce un globale effetto procoagulante
somministrare eparina per curare la trombosi (si veda Fig. 4.6). (si veda Fig. 4.11). La produzione di PAI è stimolata dalla trombina
Le proteine C e S, due proteine vitamina K-dipendenti, che agi- e da alcune citochine, e probabilmente questo effetto ha importanza
scono congiuntamente per inattivare in modo proteolitico i fattori nel determinare la trombosi intravascolare che accompagna le gravi
Va e VIIIa. L’attivazione della proteina C da parte della trombo- infiammazioni.24
modulina è stata descritta in precedenza.
Il TFPI, che è una proteina prodotta dall’endotelio (e da altri tipi Trombosi
di cellule) e inattiva i complessi fattore tissutale-fattore VIIa
(si vedano Figg. 4.6 e 4.8).10 Dopo avere descritto i processi dell’emostasi normale, passeremo a
esaminare le tre principali alterazioni che predispongono alla forma-
L’attivazione della cascata della coagulazione attiva a sua volta la zione di un trombo (la cosiddetta Triade di Virchow): (1) lesione
cascata fibrinolitica, che limita le dimensioni del coagulo finale. endoteliale, (2) stasi o turbolenza del flusso ematico e (3) ipercoa-
La fibrinolisi si esplica in larga misura grazie all’attività enzimatica gulabilità del sangue (Fig. 4.12).
della plasmina, che scinde la fibrina e interferisce con la sua polime- Lesione endoteliale. La lesione endoteliale è di particolare im-
rizzazione (Fig. 4.11).23 I prodotti di scissione della fibrina (FSP o portanza quando la formazione del trombo avviene nel cuore o nel
prodotti di degradazione della fibrina) che ne derivano agiscono circolo arterioso, dove l’alta velocità del flusso potrebbe impedire la
anche come deboli anticoagulanti. Elevati livelli di FSP (in partico-
lare i D-dimeri derivati dalla fibrina) sono utili nella diagnosi dei
disturbi della coagulazione, come la coagulazione intravascolare
disseminata (CID), la trombosi venosa profonda o la tromboembolia
polmonare (descritta di seguito). La plasmina deriva dal catabolismo
enzimatico del plasminogeno, suo precursore circolante inattivo, sia
attraverso una via fattore XII-dipendente, sia mediante attivatori del
plasminogeno (Plasminogen Activator, PA; si veda Fig. 4.11). Il più
importante tipo di PA è il t-PA, sintetizzato soprattutto dalle cellule
endoteliali e più attivo quando legato alla fibrina. L’affinità per la
fibrina rende il t-PA un utile agente terapeutico, perché confina
l’attività fibrinolitica alle sedi di trombosi recente. Il PA simil-uro-
chinasi (u-PA) è un altro PA presente nel plasma e in vari tessuti,
capace di attivare la plasmina nella fase fluida. Infine, il plasmino-
geno può essere convertito in plasmina dall’enzima streptochinasi
prodotto dai batteri, attività che può avere significato clinico in al-
cune infezioni batteriche. Come avviene per tutti i potenti regolatori,
anche l’attività della plasmina è rigorosamente limitata. Per evitare Figura 4.12 Triade di Virchow nella trombosi. L’integrità endoteliale è il
fattore più importante. Il danno delle cellule endoteliali può alterare il flusso
che un eccesso di plasmina demolisca i trombi in altre parti del ematico locale e la coagulabilità del sangue. L’alterato flusso ematico (stasi
corpo, la plasmina libera è rapidamente inattivata dall’inibitore della o turbolenza), a sua volta, può provocare una lesione endoteliale. I fattori
a2-plasmina (si veda Fig. 4.11). possono favorire la trombosi in modo indipendente o interagendo tra loro.
120 CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock
coagulazione, rendendo impossibile l’adesione piastrinica e traspor- Ipercoagulabilità. L’ipercoagulabilità (detta anche trombofilia)
tando altrove i fattori della coagulazione attivati. La formazione del contribuisce meno frequentemente allo sviluppo di stati trombotici,
trombo all’interno delle cavità cardiache (ad es. in seguito a lesioni ma cionondimeno rappresenta un importante fattore nell’equilibrio
endocardiache per infarto del miocardio), sulle placche ulcerate nelle della coagulazione e, in alcuni casi, può essere il fattore predominante.
arterie aterosclerotiche, o nelle sedi di lesioni vascolari traumatiche È genericamente definita come un’alterazione delle vie della coagu-
o infiammatorie (vasculite) è pertanto dovuta in particolare a lesioni lazione che predispone alla trombosi e può essere divisa in forme
dell’endotelio vasale. La perdita della membrana superficiale dell’en- primarie (genetiche) e secondarie (acquisite) (Tab. 4.2).27-29 Tra le
dotelio porta pertanto all’esposizione dell’ECM subendoteliale, cause ereditarie di ipercoagulabilità, le più frequenti sono le mutazioni
all’adesione piastrinica, alla liberazione di fattore tissutale e alla puntiformi nei geni del fattore V e della protrombina.
riduzione locale di PGI2 e attivatori del plasminogeno. Tuttavia, è
importante sottolineare che per favorire lo sviluppo della trombosi non Il 2-15% della popolazione di razza caucasica è portatore di una
è necessario che l’endotelio sia fisicamente danneggiato: qualsiasi al- mutazione a carico di un singolo nucleotide del fattore V
terazione nell’equilibrio dinamico delle attività pro- e antitrombotiche (chiamata mutazione di Leiden, dalla città olandese dove fu
dell’endotelio può avere effetto sugli eventi locali di coagulazione scoperta). Nei pazienti con trombosi venosa profonda ricorrente
(si veda Fig. 4.6). Cellule endoteliali alterate possono produrre mag- questa mutazione è presente con una frequenza considerevol-
giori quantità di fattori procoagulanti (ad es. molecole di adesione mente più alta, vicina al 60%. La mutazione provoca la sostitu-
piastrinica, fattore tissutale, PAI) o ridurre la sintesi di fattori anti- zione con una base di glutammina della normale arginina in
coagulanti (ad es. trombomodulina, PGI2, t-PA). Danni all’endotelio posizione 506, variazione che rende il fattore V resistente alla
possono essere indotti da numerosi fattori, ad esempio da iperten- scissione da parte della proteina C. Ne consegue la perdita di un
sione, turbolenza del flusso ematico, endotossine batteriche, danni importante meccanismo controregolatore (si veda Fig. 4.6). Negli
da radiazioni, anomalie metaboliche quali omocistinemia o iperco- eterozigoti il rischio relativo di trombosi venosa aumenta di
lesterolemia, e assorbimento di tossine prodotte dal fumo di cinque volte e negli omozigoti cresce fino a 50 volte.30
sigaretta. La sostituzione di un solo nucleotide (G20210A) nella regione 3’
Alterazioni del normale flusso ematico. La turbolenza contri- non tradotta del gene per la protrombina è un’altra mutazione
buisce alla trombosi arteriosa e cardiaca provocando danno abbastanza frequente nei soggetti affetti da ipercoagulabilità (1-2%
o disfunzione endoteliale, o causando la formazione di flussi in della popolazione) ed è associato a livelli di protrombina elevati e
controcorrente e di zone localizzate di stasi; la stasi rappresenta il a un rischio di trombosi venosa pressoché triplicato.28,31
fattore più importante nello sviluppo dei trombi venosi.25 Il flusso
sanguigno normale è laminare e questo significa che le piastrine
(e gli altri elementi figurati del sangue) scorrono centralmente nel Tabella 4.2 Stati di ipercoagulabilità
lume vascolare, separate dall’endotelio da uno strato di plasma che primaria (genetica)
scorre a minore velocità. Stasi e turbolenza pertanto: Comuni
Mutazione del fattore V (mutazione G1691A; fattore V di Leiden)
promuovono l’attivazione dell’endotelio, favorendo l’attività Mutazione della protrombina (variante G20210A)
procoagulante, l’adesione dei leucociti ecc., in parte mediante 5,10-metilenetetraidrofolato reduttasi (mutazione C677T in
cambiamenti indotti dal flusso nell’espressione dei geni delle omozigosi)
cellule endoteliali;21 Incremento dei livelli dei fattori VIII, IX, XI o del fibrinogeno
interrompono il flusso laminare portando le piastrine a contatto Rari
con l’endotelio;26 Deficit di antitrombina III
impediscono la rimozione e la diluizione dei fattori della Deficit di proteina C
coagulazione attivati da parte del flusso di sangue fresco e l’afflusso Deficit di proteina S
di fattori inibitori della coagulazione. Molto rari
Difetti nella fibrinolisi
Turbolenza e stasi contribuiscono alla trombosi in molti quadri Omocistinuria omozigote (carenza di cistatione b-sintetasi)
clinici. Le placche aterosclerotiche ulcerate non solo espongono secondaria (acquisita)
l’ECM subendoteliale, ma sono anche fonte di turbolenza. Le di- Alto rischio di trombosi
latazioni anomale dell’aorta o delle arterie, dette aneurismi, cau- Prolungato allettamento o immobilizzazione
sano stasi locale e rappresentano pertanto sedi preferenziali di Infarto miocardico
trombosi (Cap. 11). Gli infarti acuti del miocardio provocano la Fibrillazione atriale
formazione di aree di miocardio non contrattile e, in alcuni casi, Danni tissutali (interventi chirurgici, fratture, ustioni)
di aneurismi cardiaci: entrambi sono associati a stasi e ad anomalie Cancro
Protesi valvolari cardiache
di flusso che favoriscono la formazione di trombi murali cardiaci Coagulazione intravascolare disseminata
(Cap. 12). La stenosi reumatica della valvola mitralica determina Trombocitopenia indotta da eparina
la dilatazione dell’atrio sinistro. In condizioni di fibrillazione atria- Sindrome da anticorpi antifosfolipidi
le, un atrio dilatato rappresenta un sito di grave stasi ed è una sede Minore rischio di trombosi
preferenziale per lo sviluppo di un trombo (Cap. 12). L’iperviscosità Miocardiopatia
(osservata ad esempio nella policitemia vera, Cap. 13) aumenta la Sindrome nefrosica
resistenza al flusso ematico e provoca stasi nei piccoli vasi; i globuli Stati iperestrogenici (gravidanza e postpartum)
rossi deformati dell’anemia falciforme (Cap. 14) sono causa di Uso di contraccettivi orali
Anemia falciforme
occlusioni vascolari e la stasi che ne consegue predispone alla Fumo
trombosi.
CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock 121
Elevati livelli di omocisteina contribuiscono alla trombosi arte- non frazionata, che può indurre la comparsa di anticorpi in grado
riosa e venosa, nonché allo sviluppo di aterosclerosi (Cap. 11). di riconoscere i complessi di eparina e fattore piastrinico 4 sulla
Gli effetti protrombotici dell’omocisteina possono essere dovuti superficie delle piastrine (Cap. 14) nonché i complessi di molecole
ai legami solfo-esterici tra i metaboliti dell’omocisteina e una serie eparino-simili e proteine simili al fattore piastrinico 4 sulle cellule
di proteine, tra cui il fibrinogeno. 32 Livelli di omocisteina endoteliali.40-42 Il legame tra questi anticorpi e le piastrine ne provoca
marcatamente elevati possono derivare da un deficit congenito l’attivazione, l’aggregazione e il consumo (da cui il nome tromboci-
di cistatione b-sintetasi, ma molto più spesso la responsabili- topenia). L’effetto sulle piastrine e il danno endoteliale si sommano
tà di un’omocistinemia lieve nel 5-15% della popolazione cauca- determinando uno stato protrombotico, anche in corso di trattamento
sica e dell’Est asiatico è dovuta a una variante dell’enzima con eparina e nonostante la presenza di un numero di piastrine
5,10-metilenetetraidrofolato reduttasi. La frequenza di questa ridotto. I recenti preparati con eparina a basso peso molecolare in-
possibile eziologia dell’ipercoagulabilità è simile a quella del ducono più raramente la formazione di anticorpi, ma non dimi
fattore V di Leiden.27 La somministrazione di acido folico, piri- nuiscono il rischio di trombosi se gli anticorpi si sono già formati.41
dossina e/o vitamina B12 consente di ridurre le concentrazioni di Anche altri anticoagulanti come il fondaparinux (un pentasaccaride
omocisteina plasmatica (stimolandone il metabolismo), ma non inibitore del fattore X) causano in rari casi una sindrome simile
diminuisce il rischio di trombosi e ciò indica l’importanza che alla HIT.42
può avere un’omocistinemia anche modesta.33 Sindrome da anticorpi antifosfolipidi.43 Questa sindrome (pre-
Altri fattori ereditari di ipercoagulabilità primaria comprendono i cedentemente chiamata sindrome anticoagulante del lupus) ha una
deficit di anticoagulanti come l’antitrombina III, la proteina C e la presentazione clinica variabile, con trombosi ricorrenti, aborti ripe-
proteina S; gli individui affetti da tali patologie presentano trombosi tuti, formazione di coaguli sulle valvole cardiache e trombocitopenia.
venose e tromboembolie ricorrenti fin dall’adolescenza o comunque A seconda del vaso colpito, la presentazione clinica può variare
dalla giovinezza.27 Inoltre polimorfismi nei geni dei fattori della dall’embolia polmonare (secondaria a trombosi venosa di un arto
coagulazione possono determinare una maggiore sintesi di tali inferiore), all’ipertensione polmonare (da embolia polmonare sub-
fattori e comportare un elevato rischio di trombosi venosa.34 clinica ricorrente), all’ictus, all’infarto intestinale, all’ipertensione
renale. La perdita del feto è attribuibile all’inibizione anticorpo-
In studi di popolazione è stato rilevato che i più comuni genotipi mediata dell’attività del t-PA, necessaria per l’invasione trofoblastica
con tendenza alla trombosi (eterozigosi per il fattore V di Leiden ed dell’utero. La sindrome da anticorpi antifosfolipidi è anche causa di
eterozigosi per la protrombina) determinano solo un aumento mo- microangiopatia renale e provoca insufficienza renale associata a
derato del rischio di trombosi; nella maggior parte dei casi i portatori trombosi multiple dei capillari e delle arterie (Cap. 20). La definizio-
di questi genotipi, se non sono affetti da altre patologie, non presen- ne “sindrome da anticorpi antifosfolipidi” è per certi versi impropria,
tano complicanze trombotiche. Tuttavia, le mutazioni nel fattore V poiché si ritiene che i principali effetti patologici siano mediati dal
e nella protrombina sono abbastanza frequenti per cui può essere legame degli anticorpi con gli epitopi sulle proteine plasmatiche (ad
tutt’altro che rara l’associazione di entrambi i genotipi in omozigosi es. la trombina) che sono in qualche modo indotti o “smascherati”
o in eterozigosi e questa evenienza aumenta il rischio di trombosi.35 dai fosfolipidi. In vivo, gli anticorpi inducono uno stato di ipercoa-
Tali mutazioni, inoltre, nei soggetti che presentano altri fattori di gulabilità provocando un danno endoteliale, attivando direttamente
rischio acquisiti (ad es. gravidanza o prolungato allettamento) sono piastrine e complemento e interagendo con i domini catalitici di
associate a una frequenza significativamente maggiore di trombosi determinati fattori della coagulazione.43 In vitro invece, (in assenza
venosa. L’eterozigosi per il fattore V di Leiden (che di per sé ha un di piastrine e cellule endoteliali) gli anticorpi interferiscono con i
effetto modesto) può pertanto provocare una trombosi venosa pro- fosfolipidi inibendo la coagulazione. In presenza di questi anticorpi
fonda se abbinata a inattività forzata, come in caso di lunghi viaggi spesso i test sierologici per la sifilide risultano falsamente positivi,
in aereo. Di conseguenza, è opportuno che per i pazienti con meno perché l’antigene nel test diagnostico è fissato su cardiolipina. La
di 50 anni affetti da trombosi vengano prese in considerazione anche sindrome da anticorpi antifosfolipidi può assumere due diverse
eventuali cause ereditarie di ipercoagulabilità, indipendentemente forme: primaria e secondaria. I pazienti con una malattia autoim-
dalla presenza di fattori di rischio acquisiti.36,37 mune chiaramente definita come il lupus eritematoso sistemico (Cap.
Diversamente dalle malattie ereditarie, la patogenesi della diatesi 6) sono affetti da sindrome da antifosfolipidi secondaria (da cui la
trombotica acquisita è spesso multifattoriale (si veda Tab. 4.2). In al- definizione prima menzionata di “sindrome anticoagulante del lu-
cune situazioni (ad es. insufficienza cardiaca o trauma), fattori come pus”). Nella sindrome da antifosfolipidi primaria, invece, i pazienti
la stasi o la lesione vascolare possono essere di estrema importanza. presentano solo le manifestazioni di uno stato di ipercoagulabilità,
L’ipercoagulabilità dovuta all’uso di contraccettivi orali o alla condi- senza alcuna evidenza di altre malattie autoimmuni; a volte questa
zione iperestrogenica della gravidanza è probabilmente dovuta a un sindrome può verificarsi in associazione con alcuni farmaci o infe-
aumento della sintesi epatica dei fattori della coagulazione e a una zioni. Una forma di particolare aggressività (sindrome da antifosfo-
ridotta sintesi di anticoagulanti.38 Nei tumori disseminati la liberazione lipidi catastrofica) è caratterizzata da trombi diffusi nei piccoli vasi
nel torrente circolatorio di prodotti tumorali procoagulanti rappre- e da scompensi in diversi organi e provoca la morte nel 50% dei
senta un fattore predisponente alla trombosi.39 L’ipercoagulabilità pazienti.44 Gli anticorpi rendono più difficili anche gli interventi
dovuta all’età avanzata è probabilmente collegata alla minore sintesi chirurgici: circa il 90% dei pazienti con anticorpi antifosfolipidi
di PGI2 da parte dell’endotelio. I meccanismi attraverso i quali il fumo sottoposti a chirurgia cardiovascolare, ad esempio, va incontro a
e l’obesità favoriscono l’ipercoagulabilità restano invece sconosciuti. complicanze connesse a tali anticorpi.45 La terapia prevede l’uso di
Fra le cause acquisite di diatesi trombotica, due condizioni clini- anticoagulanti e l’immunosoppressione. Sebbene gli anticorpi anti-
che rivestono particolare importanza e vengono pertanto illustrate fosfolipidi siano chiaramente associati alla diatesi trombotica, questi
più estesamente. sono stati identificati anche in una percentuale di individui appa-
Sindrome da trombocitopenia indotta da eparina (HIT). Questa rentemente normali compresa tra il 5 e il 15%, quindi rappresentano
sindrome si sviluppa in seguito alla somministrazione di eparina la causa necessaria ma non sufficiente per la sindrome descritta.
122 CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock
Morfologia I trombi possono svilupparsi in qualsiasi punto trombi tendono a contenere un maggior numero di globuli
del sistema cardiovascolare (ad es. nelle camere cardiache, rossi sovrapposti (e relativamente poche piastrine) e sono
sulle valvole o in arterie, vene e capillari). A seconda della perciò definiti anche trombi rossi o da stasi. La flebotrom-
sede di origine e delle circostanze che portano al loro sviluppo, bosi interessa più frequentemente le vene degli arti inferiori
assumono dimensioni e forma variabili. I trombi arteriosi o (90% dei casi); tuttavia, i trombi venosi si possono svilup-
cardiaci solitamente iniziano in un punto di turbolenza o nella pare anche negli arti superiori, nel plesso periprostatico o
sede di una lesione endoteliale, mentre i trombi venosi si nelle vene ovariche e periuterine, nonché, in particolari
verificano tipicamente nelle sedi di stasi. I trombi aderiscono circostanze, nei seni durali, nella vena porta o nella vena
alla superficie vascolare sottostante: quelli arteriosi tendono epatica.
ad accrescersi in direzione retrograda dal punto di attacco, I coaguli postmortem possono essere talvolta confusi con i
mentre i trombi venosi si estendono in direzione del flusso trombi venosi antemortem. I coaguli postmortem, tuttavia,
sanguigno (in entrambi i casi, dunque, in direzione del cuore). sono gelatinosi con una zona rosso scura declive in cui i
La parte in accrescimento spesso non aderisce saldamente al globuli rossi sono stratificati per gravità e una porzione su-
vaso e tende a frammentarsi provocando un embolo. periore gialla, simile a grasso di pollo; generalmente non
I trombi presentano spesso striature evidenti a livello ma- sono adesi alla parete sottostante. I trombi rossi, invece, sono
croscopico e microscopico, chiamate strie di Zahn, dovute più consistenti e adesi alla parete del vaso; inoltre di norma
all’alternanza di strati chiari di piastrine e fibrina e strati più se sezionati contengono le strie di Zahn, visibili macrosco-
scuri contenenti un maggior numero di globuli rossi. Tali picamente e/o microscopicamente.
striature indicano la formazione di un trombo nel flusso I trombi sulle valvole cardiache sono chiamati vegetazioni.
ematico e la loro presenza consente pertanto di distinguere Batteri o miceti a diffusione ematica possono aderire a val-
la trombosi antemortem dai coaguli non striati che si verifi- vole già danneggiate (ad es. a causa di una cardiopatia reu-
cano postmortem (si veda oltre). matica) o causare direttamente una lesione valvolare; in
I trombi che si formano in una cavità cardiaca o nel lume entrambi i casi, il danno endoteliale e l’alterazione del flusso
aortico sono chiamati trombi murali. Contrazioni anomale ematico possono indurre la formazione di ampie masse
del miocardio (aritmie, cardiomiopatie dilatative o infarto del trombotiche (endocardite infettiva, Cap. 12). Vegetazioni
miocardio) o lesioni endomiocardiche (miocardite o trauma sterili possono inoltre svilupparsi su valvole non infette in
da catetere) favoriscono la formazione di trombi murali pazienti con stati di ipercoagulabilità (endocarditi tromboti-
cardiaci (Fig. 4.13 A), mentre la presenza di placche atero- che non batteriche, Cap. 12).
sclerotiche ulcerate e la dilatazione degli aneurismi predi- Più raramente, nei pazienti con lupus eritematoso sistemico
spongono più facilmente ai trombi aortici (Fig. 4.13 B). può instaurarsi un’endocardite verrucosa non infettiva (detta
I trombi arteriosi sono spesso occlusivi e le sedi di insorgenza di Libman-Sacks, Cap. 6).
più frequenti sono, in ordine decrescente, le arterie coronarie,
le arterie cerebrali e le arterie femorali. Di norma i trombi
sono costituiti da una fragile rete di piastrine, fibrina, globuli
rossi e leucociti degenerati. Sebbene in genere insorgano Destino del trombo. Se il paziente sopravvive alla trombosi
sulla sede di rottura di una placca aterosclerotica, la causa iniziale, nei giorni e nelle settimane successivi i trombi vanno in-
di insorgenza può essere rappresentata da lesioni vascolari contro a quattro tipi di evoluzione:
di diverso tipo (ad es. vasculiti e traumi).
La trombosi venosa (flebotrombosi) è quasi sempre occlu- Propagazione. I trombi accumulano ancora piastrine e fibrina (il
siva e il trombo spesso assume una forma di stampo del processo è già stato descritto in precedenza).
lume. Poiché si formano nel lento circolo venoso, questi Embolizzazione. Il trombo si stacca e si sposta verso altri distretti
del circolo. Questo processo sarà descritto in seguito.
Figura 4.13 Trombi murali. A. Trombo negli apici ventricolari destro e sinistro, situato su una cicatrice fibrosa bianca. B. Trombo laminare in un aneurisma
dilatato dell’aorta addominale. Numerosi trombi murali friabili sono inoltre visibili su lesioni aterosclerotiche avanzate dell’aorta più prossimale (lato sinistro
dell’immagine).
CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock 123
Dissolvimento. Il dissolvimento è il risultato della fibrinolisi che può congestione locale, tumefazione, dolore e indolenzimento, ma
condurre a una rapida contrazione e perfino alla totale scomparsa raramente danno origine a emboli. Ciononostante, l’edema locale e
dei trombi di recente formazione. Nei trombi di vecchia data, invece, il ridotto drenaggio venoso predispongono la cute sovrastante a
l’esteso deposito di fibrina e la sua polimerizzazione provocano una infezioni secondarie a traumi anche modesti e al formarsi di ulcere
maggiore resistenza alla lisi. Questo spiega perché la somministra- varicose. La trombosi venosa profonda (TVP) nelle vene maggiori della
zione di agenti fibrinolitici come il t-PA (ad es. nel quadro di una gamba – al ginocchio o al di sopra del ginocchio (ad es. nella vena
trombosi coronarica acuta) è generalmente efficace solo se istituita poplitea, nella vena femorale o in quella iliaca) – è più pericolosa
nelle ore immediatamente seguenti l’episodio trombotico. poiché i trombi tendono più spesso a embolizzare nei polmoni
Organizzazione e ricanalizzazione. All’interno dei trombi più e provocare infarto polmonare (si veda oltre e Cap. 15). Anche se
vecchi le cellule endoteliali, le cellule muscolari lisce e i fibroblasti può provocare dolore locale ed edema, l’ostruzione venosa da
si organizzano (Fig. 4.14). Col tempo si formano capillari che TVP può essere rapidamente compensata da circoli collaterali, ra-
ristabiliscono la continuità del lume originale. gione per cui le TVP sono asintomatiche nel 50% circa dei pazienti
Questi primi canali capillari non sono sufficienti a ristabilire un e vengono riconosciute solo dopo che si sono verificati emboli.
flusso ematico significativo nei vasi ostruiti, ma a lungo andare la La TVP agli arti inferiori è associata a stati di ipercoagulabilità,
ricanalizzazione può convertire il trombo in una massa più piccola come illustrato in precedenza (si veda Tab. 4.2). Tra i comuni fattori
di tessuto connettivo che viene integrata nella parete vascolare. predisponenti figurano l’allettamento e l’immobilizzazione (a causa
Col tempo, con il rimodellamento e la contrazione degli elementi della minore spinta verso l’alto dei muscoli della gamba con con-
mesenchimali, nella sede originale del trombo può non restare seguente riduzione del ritorno venoso) e l’insufficienza cardiaca
altro che una massa fibrosa. In alcuni casi, il centro del trombo va congestizia (anch’essa causa di riduzione del ritorno venoso). Trau-
incontro a digestione enzimatica, probabilmente per effetto del mi, interventi chirurgici e ustioni non soltanto determinano l’im-
rilascio di enzimi lisosomiali da parte di piastrine e leucociti in- mobilizzazione, ma sono anche associati a danni vascolari, rilascio
trappolati. Nel contesto di una batteriemia tali trombi possono di procoagulanti dai tessuti danneggiati, aumento della sintesi
infettarsi e dare origine a una massa infiammatoria che erode e epatica dei fattori della coagulazione e alterata produzione di t-PA.
indebolisce la parete vascolare, condizione che, se trascurata, può In gravidanza, sono numerosi i fattori che contribuiscono alla
condurre alla formazione di un aneurisma micotico (Cap. 11). diatesi trombotica: al rischio che il liquido amniotico venga im-
messo in circolo al momento del parto si aggiunge il fatto che
Conseguenze cliniche. Il trombo è un evento significativo in l’ultimo periodo della gravidanza e il periodo postpartum sono
quanto provoca l’ostruzione di arterie e vene e rappresenta una pos- associati a ipercoagulabilità sistemica. L’infiammazione associata
sibile fonte di embolia. Quale sia l’effetto predominante dipende dalla a neoplasie e la liberazione di fattori della coagulazione (fattore
sede della trombosi. I trombi venosi possono causare congestione tissutale, fattore VIII) e procoagulanti (ad es. la mucina) da parte
ed edema nei letti vascolari distali all’ostruzione, ma sono molto più delle cellule tumorali contribuiscono ad aumentare il rischio di
pericolosi se embolizzano nei polmoni, dove possono avere conse- tromboembolia nel cancro disseminato, condizione detta trombo-
guenze fatali (si veda oltre). Anche i trombi arteriosi hanno la capa- flebite migrante o sindrome di Trousseau.39,46 Indipendentemente
cità di embolizzare e provocare infarti a valle, ma le conseguenze dai quadri clinici specifici, infine, anche l’età avanzata aumenta il
cliniche più gravi si hanno in caso di occlusione trombotica in una rischio di TVP.
sede critica (ad es. un’arteria coronaria.). Trombosi arteriosa e cardiaca. L’aterosclerosi rappresenta una
Trombosi venosa (flebotrombosi). La maggior parte dei trombi delle principali cause di trombosi arteriosa, essendo correlata a un
venosi si forma nelle vene superficiali o profonde della gamba,25 e le flusso vascolare alterato e alla perdita d’integrità dell’endotelio (si
trombosi superficiali interessano in genere il sistema della safena, veda Fig. 4.13 B). L’infarto del miocardio può predisporre alla for-
soprattutto in presenza di varici. Questi trombi possono provocare mazione di trombi murali cardiaci provocando contrazioni discine-
tiche del miocardio e danni all’endocardio adiacente (si veda
Fig. 4.13 A), mentre una cardiopatia reumatica può generare trombi
murali atriali, come illustrato in precedenza. I trombi murali di cuore
e aorta, oltre a produrre ostruzioni nella sede della lesione, possono
anche liberare emboli praticamente in tutti i tessuti, ma i bersagli
più frequenti sono l’encefalo, i reni e la milza a causa della loro ampia
vascolarizzazione.
Coagulazione Intravascolare
Disseminata (Cid)
Una serie di alterazioni, dalle complicanze ostetriche al cancro
avanzato, possono essere complicate dalla CID, con comparsa im-
provvisa o subdola di trombi di fibrina in tutto il microcircolo.
Questi trombi non sono generalmente visibili a occhio nudo, ma
sono ben riconoscibili all’esame microscopico e possono provocare
una diffusa insufficienza circolatoria, in particolare a livello di en-
Figura 4.14 Visione a bassa risoluzione di un’arteria trombizzata, con cefalo, polmoni, cuore e reni. A complicare ulteriormente il quadro,
colorazione per tessuto elastico. Il lume originale è delimitato dalla lamina insieme al formarsi di trombi multipli, vi è un rapido e concomitante
elastica interna (frecce) ed è totalmente obliterato da un trombo organizzato,
costellato da numerosi vasi di ricanalizzazione rivestiti da endotelio consumo di piastrine e di proteine della coagulazione (da cui il si-
(spazi bianchi). nonimo coagulopatia da consumo). Nello stesso tempo si attivano i
124 CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock
Embolia
Un embolo è una massa libera intravascolare solida, liquida o gassosa
che viene trasportata dal sangue in una sede distante dal suo punto
di origine. Il termine “embolo” fu coniato nel 1848 da Rudolf Virchow
per descrivere qualunque cosasi depositi nei vasi sanguigni ostaco-
lando il flusso ematico. Quasi tutti gli emboli rappresentano una
Figura 4.15 Embolo derivato da una trombosi venosa profonda dell’arto
porzione dislocata di un trombo, da cui il termine di tromboembolia. inferiore e incuneato in un ramo dell’arteria polmonare.
Rare forme di emboli comprendono goccioline di grasso, bolle di
azoto, detriti aterosclerotici (emboli di colesterolo), frammenti tumo-
rali, frammenti di midollo osseo e persino di corpi estranei. Se non La maggior parte degli emboli polmonari (dal 60 all’80%) è clinica-
diversamente specificato, tuttavia, un’embolia deve essere conside- mente silente perché di piccole dimensioni. Con il tempo gli emboli
rata di origine trombotica. Inevitabilmente, l’embolo raggiunge vasi vanno incontro a organizzazione e vengono incorporati nella parete
troppo piccoli per permetterne l’ulteriore passaggio, dando luogo a vascolare; può capitare che dopo che che l’embolo è stato incorporato
un’occlusione vascolare parziale o completa: la principale conse- nella parete vascolare, rimanga una delicata rete fibrosa a ponte.
guenza è la necrosi ischemica (infarto) del tessuto a valle. L’embolo Morte improvvisa, insufficienza cardiaca destra (cuore polmonare)
può localizzarsi in qualsiasi punto dell’albero vascolare, a seconda o collasso cardiocircolatorio si verificano quando il 60% o più del
della sede di origine; l’esito clinico dipenderà della sede di localiz- circolo polmonare è ostruito dall’embolo.
zazione dell’embolo: nel circolo polmonare o nella circolazione L’ostruzione embolica di un’arteria di medio calibro con conse-
sistemica. guente rottura vascolare può causare un’emorragia polmonare,
ma di solito non provoca infarto polmonare per la doppia irro-
razione sanguigna della zona, fornita dal circolo bronchiale che
Embolia Polmonare continua a irrorare l’area colpita. Questo tipo di embolo, nel
contesto di un’insufficienza cardiaca sinistra (con flusso arterioso
L’incidenza dell’embolia polmonare si è mantenuta piuttosto sta- bronchiale rallentato), può però causare un infarto.
bile dagli anni Settanta del secolo scorso a un valore di circa 2-4 L’ostruzione embolica di piccole diramazioni arteriolari terminali
pazienti ogni 1.000 ricoverati negli Stati Uniti, sebbene le percen- di solito provoca emorragia o infarto.
tuali possano variare in base all’età del paziente e alla patologia Emboli multipli, con il trascorrere del tempo, possono causare
(intervento chirurgico, gravidanza e tumore maligno contribui- ipertensione polmonare e insufficienza ventricolare destra.
scono ad aumentare il rischio).48 Malgrado la frequenza dell’em-
bolia polmonare fatale (confermata dall’esame autoptico) si sia
ridotta dal 6 al 2% negli ultimi 25 anni, tale condizione causa an- Tromboembolia Sistemica
cora circa 200.000 decessi all’anno negli Stati Uniti.49 Inoltre nel
95% dei casi, le embolie polmonari hanno origine da trombosi Il termine “tromboembolia sistemica” si riferisce alla presenza di
venose profonde della gamba (TVP), sebbene sia importante sot- emboli trasportati all’interno della circolazione arteriosa. Nella
tolineare che la TVP sia circa 2-3 volte più frequente dell’embolia maggior parte dei casi (80%) questi derivano da trombi murali in-
polmonare.48 tracardiaci, per i due terzi associati a infarti della parete ventricolare
I frammenti di trombi derivati da TVP vengono trasportati at- sinistra e per un quarto associati a fibrillazione e dilatazione atriale
traverso vasi progressivamente più grandi e in genere passano at- sinistra. I rimanenti possono avere in parte origine da aneurismi
traverso il cuore destro nella circolazione polmonare arteriosa. In dell’aorta, da trombi su placche aterosclerotiche ulcerate o da fram-
base alle sue dimensioni, l’embolo può ostruire l’arteria polmonare mentazione di una vegetazione valvolare, con una piccola quota di
principale, arrestarsi contro una biforcazione (embolo a sella) o emboli paradossi, mentre il restante 10-15% degli emboli sistemici
procedere nelle diramazioni arteriolari più piccole (Fig. 4.15). ha origine ignota. Contrariamente all’embolo venoso, che tende a
Spesso l’embolia polmonare è dovuta a emboli multipli, forse se- localizzarsi soprattutto in un letto vascolare (il polmone), l’embolo
quenziali, oppure a una pioggia di piccoli emboli derivati da un’uni- arterioso può raggiungere diverse sedi: quella di arresto dipenderà
ca grande massa; in genere, il paziente che ha avuto un episodio di dal volume del flusso ematico che irrora i tessuti a valle. Le principali
embolia polmonare è ad alto rischio di averne altri. A volte un em- sedi di embolia arteriolare sono gli arti inferiori (75%) e l’encefalo
bolo può introdursi attraverso una comunicazione interatriale o (10%) e, in minore misura, intestino, reni, milza e arti superiori. Le
interventricolare, immettendosi nella circolazione sistemica (em- conseguenze degli emboli sistemici in un tessuto dipendono dalla
bolia paradossa). Un’analisi più completa dell’embolia polmonare è sua vulnerabilità all’ischemia, dal calibro del vaso occluso e dall’esten
esposta nel Capitolo 15; in questa sezione viene presentata solo una sione del circolo collaterale di compenso; in generale, l’embolia
semplice panoramica.49–51 arteriosa provoca un infarto del tessuto a valle del vaso ostruito.
CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock 125
Microscopici globuli di grasso – con o senza elementi di midollo Bolle di gas in circolo possono unirsi e formare masse schiumose
emopoietico associati – possono essere presenti nella circolazione che ostruiscono il flusso vascolare (causando danno ischemico
ematica e nel circolo polmonare in seguito a fratture delle ossa distale). Una bolla d’aria di volume estremamente ridotto intro-
lunghe (che possiedono midollo ricco di lipidi) o, più raramente, in dotta in un’arteria coronaria durante un intervento di bypass o
conseguenza di traumi dei tessuti molli e ustioni. Il grasso e le cellule nel circolo cerebrale nel corso di interventi di neurochirurgia in
associate rilasciati nel contesto di lesioni del midollo o del tessuto “posizione seduta”, ad esempio, può ostruire il flusso ematico con
adiposo possono entrare in circolo in seguito alla rottura di venule conseguenze gravissime. Generalmente, per avere un effetto cli-
o di sinusoidi midollari. Le embolie polmonari grassose e midollari nico sul circolo polmonare sono necessari più di 100 cc di aria,
rappresentano reperti incidentali estremamente comuni in seguito che può entrare accidentalmente in circolo durante procedure
a rianimazione cardiopolmonare e probabilmente non hanno con- ostetriche o l aparoscopiche, oppure in seguito a traumi della
seguenze cliniche. L’embolia grassosa, di fatto, si verifica nel 90% parete toracica.54
circa dei soggetti con gravi lesioni scheletriche (Fig. 4.16), ma meno Una particolare forma di embolia gassosa, chiamata malattia da
del 10% di questi pazienti mostra segni clinici. decompressione, si verifica quando un soggetto è esposto a un’im-
“Sindrome da embolia grassosa” è il termine usato per quella provvisa riduzione della pressione atmosferica.55 Sono a rischio i
minoranza di pazienti che presenta sintomi clinici. È caratterizzata sub, i palombari, i lavoratori nelle campane sottomarine e i soggetti
da insufficienza polmonare, segni neurologici, anemia e tromboci- in velivoli non pressurizzati in rapida ascesa. Quando l’aria viene
topenia e risulta fatale in circa il 5-15% dei casi.52,53 I sintomi iniziano respirata ad alta pressione (ad es. durante un’immersione profonda),
a distanza di 1-3 giorni dal trauma, con improvvisa comparsa di grandi quantità di gas (in particolare azoto) si sciolgono nel sangue
tachipnea, dispnea e tachicardia; irritabilità e agitazione possono e nei tessuti. Se il sub risale (depressurizza) troppo rapidamente,
evolvere fino al delirio o al coma. I pazienti possono presentare l’azoto si espande nei tessuti e torna in forma di bolle nel sangue
trombocitopenia, attribuibile all’adesione ai globuli di grasso delle circolante formando emboli gassosi.
piastrine, che quindi vengono sottratte alla circolazione; l’anemia La rapida formazione di bolle di gas nei muscoli scheletrici e nei
può essere la conseguenza di un processo di aggregazione eritroci- tessuti di sostegno dentro e intorno alle articolazioni è responsabile
taria e/o emolisi. Un’eruzione cutanea petecchiale diffusa (osservata di una condizione dolorosa chiamata the bends (cioè “le curve”, così
nel 20-50% dei casi) è correlata all’insorgenza rapida di tromboci- denominata perché i soggetti colpiti inarcano in modo caratteristico
topenia ed è utile per la formulazione della diagnosi. la schiena). Nei polmoni, le bolle di gas in circolo causano edema,
La patogenesi della sindrome da embolia grassosa probabilmente emorragie, enfisema o atelettasia focali, portando a una forma di
implica un meccanismo ostruttivo unito a un danno biochimico.52 I insufficienza respiratoria detta collare soffocante (chokes). Una forma
microemboli di grasso forse provocano l’occlusione del microcircolo più cronica di malattia da decompressione è chiamata malattia dei
polmonare ed encefalico, e il quadro è aggravato dall’aggregazione cassoni (così definita per i contenitori pressurizzati usati nella co-
piastrinica ed eritrocitaria locale e ulteriormente esacerbato dal rila- struzione della base dei ponti; i lavoratori che si immergevano in
scio di acidi grassi liberi da parte dei globuli di grasso, che provocano questi cassoni soffrivano sia della forma acuta sia della forma cronica
danni tossici locali a livello endoteliale, mentre l’attivazione piastri- della malattia da decompressione). Nella malattia dei cassoni, la
nica e il reclutamento di granulociti (con rilascio di radicali liberi, persistenza di bolle di gas nel sistema scheletrico provoca focolai
proteasi ed eicosanoidi) completano l’aggressione vascolare. Poiché multipli di necrosi ischemica; le sedi più frequentemente interessate
i lipidi sono sciolti dai solventi utilizzati nella routine d’inclusione sono le teste del femore, della tibia e dell’omero.
dei tessuti in paraffina, la dimostrazione microscopica di microglo- Il trattamento della malattia da decompressione acuta prevede
buli di grasso (in assenza di midollo osseo) richiede tecniche speciali, che il soggetto sia collocato in una camera di compressione, così da
come sezioni al congelatore e colorazioni speciali per i grassi. forzare le bolle di gas a tornare in soluzione. Una successiva decom-
pressione lenta teoricamente permette il graduale riassorbimento
dei gas e la loro esalazione, prevenendo la formazione di nuove bolle
ostruttive.
{
cardiogeno
Infarto miocardico
Rottura ventricolare Insufficienza della pompa cardiaca a causa
Aritmia di danno miocardico intrinseco, pressione
Tamponamento cardiaco estrinseca o ostruzione all’efflusso
Embolia polmonare
ipovolemico
Perdita di liquidi (ad es. emorragia, vomito, Volume insufficiente di sangue o plasma
diarrea, ustioni o trauma)
{
settico
Infezione microbica incontrollata (batterica Vasodilatazione periferica e stasi ematica;
e micotica) attivazione/danno endoteliale; danno
Superantigeni (ad es. sindrome da shock indotto dai leucociti, coagulazione
settico) intravascolare disseminata; attivazione
della cascata di citochine
in questa sede. Con un tasso di mortalità prossimo al 20%, lo shock (TLR, Cap. 2) riconoscono gli elementi microbici e danno il via
settico rappresenta la prima causa di morte nei reparti di terapia alle reazioni che portano alla sepsi. Anche i topi con un deficit
intensiva e viene ritenuto responsabile di oltre 200.000 decessi ogni genetico per i TLR, tuttavia, sono vittime di sepsi59,60 e si ritiene
anno negli Stati Uniti.57 La sua incidenza è in crescita, a causa del che, nell’uomo, la sepsi coinvolga anche altre vie, ad esempio i
miglioramento delle tecniche rianimatorie per pazienti ad alto ri- recettori associati alla proteina G che rilevano i peptidi batterici
schio e per il numero crescente di soggetti immunocompromessi (a e le proteine NOD1 e NOD2 (proteine dotate di un dominio per
causa di chemioterapia, immunosoppressione o infezione da HIV). il legame di oligomerizzazione dei nucleotidi).62 Quando vengono
Attualmente, lo shock settico è scatenato nella maggior parte dei attivate, le cellule infiammatorie producono TNF, IL-1, IFN-g,
casi da infezioni da batteri Gram-positivi, seguite da infezioni da IL-12 e IL-18, nonché altri mediatori dell’infiammazione come
batteri Gram-negativi e infezioni micotiche.57 Il vecchio termine di la proteina HMGB1 (High Mobility Group Box 1),62 ma vengono
“shock endotossico” non è quindi più appropriato. prodotti anche ossigeno nascente e mediatori lipidici come le
Nello shock settico, la vasodilatazione sistemica e il sequestro di prostaglandine e il fattore di attivazione piastrinica (PAF). Queste
sangue nei distretti periferici porta a ipoperfusione dei tessuti, seb- molecole attivano le cellule endoteliali (e altri tipi di cellule)
bene la gittata cardiaca possa nelle prime fasi risultare invariata o inducendo la produzione di molecole di adesione, sostanze
addirittura aumentare. Ciò si accompagna a danno e ad attivazione procoagulanti e, in un secondo tempo, ancora citochine.61 I com-
endoteliale diffusi, spesso responsabili di uno stato di ipercoagula- ponenti microbici attivano anche la cascata del complemento, sia
bilità che può manifestarsi sotto forma di CID. Inoltre, lo shock direttamente sia mediante l’attività proteolitica della plasmina
settico è associato ad alterazioni metaboliche che inibiscono diret- (Cap. 2), che stimola la produzione di anafilotossine (C3a, C5a),
tamente la funzione cellulare. L’effetto ultimo di queste anomalie è frammenti chemotattici (C5a) e opsonine (C3b) che contribui-
l’ipoperfusione che provoca disfunzione in molti organi, con livelli scono a provocare l’infiammazione. 63 Inoltre, componenti
altissimi di morbilità e mortalità associati a sepsi. microbici come l’endotossina possono attivare la coagulazione
La capacità di differenti microrganismi di provocare shock settico direttamente tramite il fattore XII e indirettamente alterando la
(talvolta anche quando l’infezione è localizzata in una zona del cor funzione endoteliale (come illustrato di seguito). Lo stato proco-
po)58 conferma l’ipotesi che il processo possa essere avviato da dif- agulante sistemico indotto dalla sepsi non solo porta alla trom-
ferenti tipi di microrganismi. Come illustrato nel Capitolo 2, macro- bosi, ma aumenta anche l’infiammazione a causa degli effetti
fagi, neutrofili e altre cellule del sistema immunitario innato espri- mediati dai recettori attivati dalle proteasi (PAR) presenti sulle
mono una serie di recettori in grado di rispondere a numerose so- cellule infiammatorie.
stanze derivate dai microrganismi. Una volta attivate, queste cellule Attivazione e lesione delle cellule endoteliali. L’attivazione delle
rilasciano mediatori dell’infiammazione e differenti fattori immu- cellule endoteliali da parte dei costituenti microbici o dei me-
nosoppressori che modificano la risposta dell’ospite. Inoltre, i costi- diatori dell’infiammazione prodotti dai leucociti ha tre princi-
tuenti microbici attivano anche elementi umorali dell’immunità pali conseguenze: (1) trombosi, (2) maggiore permeabilità
innata, in particolare le vie del complemento e della coagulazione. vascolare e (3) vasodilatazione. L’alterazione della coagulazione
Tali mediatori si combinano con le sostanze prodotte dai microrga- è sufficiente per produrre la temibile complicanza detta CID in
nismi sull’endotelio in un modo complesso e ancora non del tutto una percentuale di pazienti con shock settico che può raggiungere
chiaro, fino a provocare lo shock settico (Fig. 4.20).59-61 I principali il 50%.60 La sepsi altera l’espressione di molti fattori favorendo
fattori responsabili della fisiopatologia dello shock settico sono i la coagulazione. Le citochine proinfiammatorie provocano l’au-
seguenti: mento della produzione di fattore tissutale da parte delle cellule
endoteliali (e dei monociti) e determinano contemporaneamen-
Mediatori dell’infiammazione. Vari costituenti della parete te il rallentamento della fibrinolisi come conseguenza di una
cellulare microbica si legano ai recettori presenti sui neutrofili, maggiore espressione di PAI-1 (si vedano Figg. 4.6 B e 4.8). La
sulle cellule infiammatorie mononucleate e sulle cellule endote- produzione di altri fattori endoteliali anticoagulanti, come l’ini-
liali, provocando l’attivazione cellulare. I recettori Toll-simile bitore della via del fattore tissutale, la trombomodulina e la
CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock 129
Figura 4.20 Principali meccanismi patogeni nello shock settico. I prodotti microbici attivano le cellule endoteliali e gli elementi cellulari e umorali del
sistema immunitario innato, avviando una sequenza di eventi che portano alla fine all’insufficienza di vari organi. Per ulteriori dettagli si veda il testo. CID,
coagulazione intravascolare disseminata; HMGB1, proteina High Mobility Group Box 1; NO, ossido di azoto; PAF, fattore di attivazione piastrinica; PAI-1,
inibitore dell’attivatore del plasminogeno 1; sTNFR, recettore solubile del TNF; TF, fattore tissutale; TFPI, inibitore della via del fattore tissutale.
proteina C (si vedano Figg. 4.6 e 4.8) viene diminuita.60,61,64 La alla gluconeogenesi. Al contempo, le citochine proinfiammatorie
tendenza alla coagulazione è ulteriormente aggravata dal ridotto inibiscono il rilascio di insulina favorendo la resistenza all’insu-
flusso ematico a livello dei piccoli vasi, che determina stasi e lina nel fegato e in altri tessuti, probabilmente impedendo
riduce lo smaltimento dei fattori della coagulazione attivati. l’espressione sulla superficie cellulare di GLUT-4,65 un traspor-
L’insieme di questi effetti favorisce il deposito di trombi ricchi tatore di glucosio. L’iperglicemia riduce la funzionalità dei
di fibrina nei piccoli vasi, spesso di tutto il corpo, e contribuisce neutrofili – sopprimendo la loro attività battericida – e causa un
così all’ipoperfusione dei tessuti. 60 Nella CID conclamata, il incremento di espressione di molecole di adesione sulle cellule
consumo dei fattori della coagulazione e delle piastrine è così endoteliali.65 Sebbene la sepsi sia inizialmente associata a un
ingente da renderli insufficienti, e si verificano contemporanee picco acuto di produzione di glucocorticoidi, questa fase è spesso
emorragie (Cap. 14). L’aumento della permeabilità vascolare seguita da insufficienza surrenalica e deficit funzionale di
porta all’essudazione di fluido nell’interstizio, provocando ede- glucocorticoidi. Ciò può essere dovuto alla depressione della
ma e aumento della pressione del liquido interstiziale, che può capacità di sintesi delle ghiandole surrenali sane o a una grave
ulteriormente ostacolare il flusso ematico nei tessuti, soprattutto necrosi surrenalica dovuta a CID (sindrome di Waterhouse-
in seguito alla rianimazione del paziente con fluidi per endove- Friderichsen, Cap. 24).
na. L’endotelio aumenta inoltre la sintetasi dell’ossido di azoto Immunosoppressione. Lo stato iperinfiammatorio avviato dalla
(NO) e quindi la produzione di questo composto. Tali alterazio- sepsi può attivare meccanismi immunosoppressivi controrego-
ni, insieme all’aumento dei mediatori dell’infiammazione vaso- latori, che possono coinvolgere il sistema immunitario sia innato
attivi (ad es. C3a, C5a e PAF), causano il rilassamento sistemico sia adattativo.59–61 I meccanismi che sembrano essere coinvolti
della muscolatura vascolare liscia, determinando ipotensione e nell’immunosoppressione comprendono la conversione di cito-
ridotta perfusione tissutale. chine proinfiammatorie (TH1) in antinfiammatorie (TH2) (Cap. 6),
Anomalie metaboliche. I pazienti con shock settico sviluppano la produzione di mediatori antinfiammatori (ad es. recettore
insulino-resistenza e iperglicemia. Le citochine come il TNF e solubile del TNF, antagonista del recettore IL-1 e IL-10), l’apoptosi
la IL-1, gli ormoni legati allo stress (come glucagone, ormone dei linfociti, gli effetti immunosoppressivi delle cellule apoptoti-
della crescita e glucocorticoidi) e le catecolamine contribuiscono che e l’induzione di anergia cellulare.59-61 Non è ancora chiaro se
130 CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock
i mediatori dell’immunosoppressione abbiano un effetto nocivo All’inizio della fase non progressiva dello shock, vari meccanismi
o protettivo nella sepsi.59 neuroumorali aiutano a mantenere stabili la gittata cardiaca e la
Disfunzione d’organo. L’ipotensione sistemica, l’edema interstiziale pressione arteriosa. Questi comprendono i riflessi barorecettoriali,
e la trombosi dei piccoli vasi riducono l’apporto di ossigeno e di il rilascio di catecolamine, l’attivazione del sistema renina-
nutrimento ai tessuti, i quali, a causa delle alterazioni del meta- angiotensina, il rilascio di ADH e la stimolazione simpatica gene-
bolismo cellulare, non riescono a usare correttamente le sostanze ralizzata. Gli effetti visibili sono tachicardia, vasocostrizione periferica
nutritive che ricevono. Alti livelli di citochine e di mediatori se- e ritenzione renale di liquidi. La vasocostrizione cutanea, ad esempio,
condari possono diminuire la contrattilità miocardica e la gittata è responsabile della caratteristica cute pallida e fredda nello shock
cardiaca, mentre la maggiore permeabilità vascolare e il danno conclamato (sebbene lo shock settico possa inizialmente causare
endoteliale possono provocare la sindrome da distress respiratorio vasodilatazione cutanea e quindi accompagnarsi a una cute calda e
dell’adulto (Cap. 15). Infine, tutti questi fattori possono interagire arrossata). I vasi coronarici e cerebrali sono meno sensibili a questa
e determinare danni a più organi, in particolare a reni, fegato, risposta compensatoria del simpatico e pertanto il loro calibro, il
polmoni e cuore, con esiti fatali. flusso sanguigno e il rilascio di ossigeno restano entro valori relati-
vamente normali.
La gravità e l’esito dello shock settico dipendono probabilmente Se le cause scatenanti non sono rimosse, lo shock evolve imper-
dall’estensione e dalla virulenza dell’infezione, dalla condizione cettibilmente verso la fase progressiva, nella quale compare una dif-
immunitaria del paziente, dalla presenza di altre condizioni di fusa ipossia tissutale. Nel contesto di un persistente deficit di ossigeno,
comorbilità e dal livello di produzione dei mediatori. La quantità la respirazione aerobica intracellulare viene sostituita dalla glicolisi
di fattori interessati e la complessità delle interazioni che sono alla anaerobia con produzione di eccesso di acido lattico. La risultante
base della sepsi spiegano il motivo per cui la maggior parte dei acidosi lattica metabolica abbassa il pH tissutale e attenua le risposte
tentativi terapeutici con antagonisti di mediatori specifici ha vasomotorie; le arteriole si dilatano e il sangue inizia ad accumularsi
prodotto nel migliore dei casi esiti modesti e, in alcuni casi, nel microcircolo. L’accumulo periferico non solo peggiora la gittata
addirittura effetti nocivi.59 Il trattamento standard rimane la som- cardiaca, ma espone le cellule endoteliali al rischio di sviluppare un
ministrazione di antibiotici appropriati, la terapia insulinica inten- danno anossico con conseguente CID. L’ipossia tissutale diffusa
siva per l’iperglicemia, la rianimazione volemica per preservare colpisce gli organi vitali, che iniziano a dare segni di insufficienza.
le pressioni sistemiche e “dosi fisiologiche” di corticosteroidi per In assenza di intervento, il processo è destinato a entrare nello
correggere l’insufficienza surrenalica relativa.59 La somministra- stadio irreversibile. Il danno cellulare diffuso si riflette nella libera-
zione di proteina C attivata (per evitare la generazione di trombina zione di enzimi lisosomiali, evento che aggrava ulteriormente lo
e ridurre dunque la coagulazione e l’infiammazione) può essere stato di shock. La funzione contrattile del miocardio peggiora in
di aiuto in casi di grave sepsi, ma i benefici reali sono ancora parte a causa della sintesi di ossido di azoto. Se, a causa dell’ischemia
oggetto di controversie; anche nei migliori ospedali, lo shock intestinale, la flora batterica intestinale riesce a penetrare nel circolo,
settico rimane infatti un problema clinico estremamente difficile allo stato già critico si può sovrapporre uno shock batteriemico. A
da risolvere.58 questo punto il paziente va incontro a un’insufficienza renale com-
Un altro gruppo di proteine batteriche chiamate superantigeni pleta secondaria a necrosi tubulare acuta (Cap. 20) e, qualunque
può provocare una sindrome simile allo shock settico (ad es. la misura venga adottata, la spirale di eventi clinici culmina pressoché
sindrome da shock tossico). I superantigeni sono attivatori poli- inevitabilmente nella morte.
clonali dei linfociti T che inducono il rilascio di alti livelli di
citochine e provocano una serie di manifestazioni cliniche, che
vanno dal rash diffuso alla vasodilatazione e all’ipotensione, fino Morfologia Le alterazioni cellulari e tissutali indotte dallo
alla morte.66 shock cardiogeno o ipovolemico sono fondamentalmente
quelle osservate nelle lesioni ipossiche (Cap. 1) e possono
manifestarsi in qualsiasi tessuto, sebbene siano particolar-
Stadi Dello Shock
mente evidenti a livello di cervello, cuore, polmoni, reni,
Lo shock è un’alterazione progressiva che, se non curata, conduce ghiandole surrenali e tratto gastrointestinale. Le modificazio-
a esiti fatali. Il meccanismo preciso della morte da sepsi è tuttora ni del surrene in un quadro di shock sono le stesse osservate
incerto: a parte l’aumento dell’apoptosi linfocitaria ed enterocitaria, in qualsiasi forma di stress e sono caratterizzate dalla
la morte cellulare è minima e i pazienti raramente presentano ipo- deplezione di lipidi delle cellule corticali, dovuta non tanto a
tensione resistente alla terapia.61 Tuttavia, per quanto riguarda lo un esaurimento surrenalico quanto piuttosto alla conversione
shock ipovolemico e cardiogeno i meccanismi sono piuttosto chiari. delle cellule vacuolate relativamente inattive in cellule me-
Se il danno non è massivo e rapidamente letale (ad es. un’emorragia tabolicamente attive che utilizzano i lipidi immagazzinati per
massiva per rottura di un aneurisma aortico), lo shock tende a la sintesi degli steroidi. I reni vanno incontro a necrosi tubu-
evolvere in tre fasi (più convenzionali che reali): lare acuta (Cap. 20). I polmoni sono raramente coinvolti nello
shock ipovolemico puro, grazie alla loro relativa resistenza
una iniziale fase non progressiva durante la quale vengono attivati al danno ipossico. Tuttavia, quando lo shock è causato da
i meccanismi riflessi compensatori, mantenendo la perfusione sepsi batterica o da trauma, possono verificarsi alterazioni
degli organi vitali; da danno alveolare diffuso (Cap. 15), il cosiddetto “polmo-
uno stadio progressivo caratterizzato da ipoperfusione tissutale e ne da shock”. Nello shock settico, lo sviluppo di CID porta
dall’inizio di scompensi metabolici e circolatori, come l’acidosi; al deposito diffuso di microtrombi ricchi di fibrina, in parti-
uno stadio irreversibile che si instaura dopo che l’organismo ha colare nel cervello, nel cuore, nei polmoni, nei reni, nelle
subito danni cellulari e tissutali talmente gravi che, anche correg- ghiandole surrenali e nel tratto gastrointestinale. Il consumo
gendo i deficit emodinamici, la sopravvivenza non è possibile.
CAPITOLO 4 Alterazioni emodinamiche, malattia tromboembolica e shock 131
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5
Malattie genetiche
*Un particolare ringraziamento va al Dr. A. John Iafrate (Massachusetts General Hospital, Boston, MA) per l’assistenza offerta nella revisione
della sezione sulla diagnostica molecolare.
133
134 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Architettura della genetica umana popolazione; in altri casi si osservano complessi riarrangiamenti del
materiale genomico, con alleli multipli nella popolazione umana.
Recenti valutazioni indicano che, nella sequenza genomica di due
La sequenza del genoma umano è a oggi completa e molto è stato individui differenti, le CNV siano responsabili della differenza di un
compreso circa l’“architettura genetica” dell’uomo,1 con scoperte in numero di paia di basi compreso tra 5 e 24 milioni.6 Circa il 50%
parte inaspettate. Ora sappiamo, ad esempio, che meno del 2% del delle CNV interessa sequenze codificanti per un gene; le CNV pos-
genoma umano codifica per le proteine, mentre più della metà è sono pertanto costituire la causa di un’ampia porzione della diversità
costituita da blocchi di sequenze ripetute di nucleotidi la cui fun- fenotipica umana. Nelle regioni interessate da CNV si osserva una
zione rimane sconosciuta. Nessuno poteva però immaginare che significativa iper-rappresentazione di alcune famiglie di geni: queste
solo 20-25.000 geni del corredo umano – anziché i 100.000 ipotizzati includono geni coinvolti nel sistema immunitario e nel sistema
– codificassero per le proteine, una cifra grosso modo pari a quella nervoso. Si pensa che la diversità in termini di numero di copie in
del genoma di senape (che conta 26.000 geni). Bisogna tuttavia te- tali famiglie geniche sia andata incontro a una marcata selezione nel
nere conto del fatto che, con lo splicing alternativo, i 25.000 geni corso dell’evoluzione, poiché esse migliorerebbero l’adattamento
umani possono codificare per più di 100.000 proteine, per cui la umano ai mutevoli fattori ambientali. Attualmente, la conoscenza
specie umana non è poi così povera. Con il completamento del delle CNV non è tanto approfondita quanto quella degli SNP, per
Progetto Genoma Umano, un nuovo termine, “genomica”, è stato cui la loro influenza sulla suscettibilità alla malattia è quantificata in
aggiunto al dizionario scientifico. Mentre la genetica consiste nello maniera meno precisa, sebbene si ritenga sia sostanziale.
studio di uno o pochi geni e dei loro effetti fenotipici, la genomica Occorre sottolineare che, nonostante tutti questi progressi nella
è lo studio di tutti i geni presenti nel genoma e delle loro interazioni.2 comprensione delle variazioni umane, le alterazioni nella sequenza
L’analisi dei tumori tramite microarray a DNA (Cap. 7) rappresenta del DNA chiaramente non possono spiegare da sole la diversità dei
un eccellente esempio di genomica applicata all’odierna pratica fenotipi nelle popolazioni umane, né la genetica classica è in grado
clinica. di spiegare il fatto che gemelli monozigoti possano mostrare fenotipi
Un’altra scoperta sorprendente emersa dai recenti progressi nel differenti.7 La risposta deve risiedere nell’epigenetica, definita come
campo della genomica è che, in media, due individui qualunque lo studio dei cambiamenti ereditabili nell’espressione genica non
condividono più del 99,5% delle sequenze di DNA.3 Ciò che diffe- imputabili ad alterazioni nella sequenza del DNA. Le modificazioni
renzia un essere umano dall’altro è dunque codificato in meno dello epigenetiche sono coinvolte nell’espressione genica specifica per i
0,5% del nostro DNA. La predisposizione a una determinata pato- tessuti e nell’imprinting genomico. Le basi biochimiche dei cambia-
logia e la risposta ai fattori ambientali e ai farmaci deve essere rac- menti epigenetici e la loro individuazione sono trattate nella sezione
chiusa in queste variazioni. Pur essendo una percentuale minima “Diagnosi molecolare delle malattie genetiche”.
rispetto alla sequenza nucleotidica totale, tale 0,5% è rappresentato Come la genomica implica lo studio di tutte le sequenze di DNA,
da circa 15 milioni di paia di basi. Le due forme più comuni di va- la proteomica si occupa di saggiare tutte le proteine espresse in una
riazioni del DNA nel genoma umano sono i polimorfismi a singolo cellula o in un tessuto. L’analisi simultanea dei pattern di espressione
nucleotide (Single Nucleotide Polymorphism, SNP) e le variazioni di migliaia di geni e proteine ha richiesto lo sviluppo in parallelo di
nel numero di copie (Copy Number Variation, CNV). Gli SNP defi- tecniche informatiche capaci di gestire vaste collezioni di dati. Per
niscono variazioni localizzate a livello di un singolo nucleotide, rispondere a questa esigenza è nata una nuova entusiasmante disci-
pressoché sempre bialleliche (vale a dire che, in un dato locus all’in- plina, la bioinformatica.8
terno della popolazione, esistono solo due scelte possibili, ad esem- Vale la pena notare che fino a poco tempo fa la ricerca genica si
pio. A o T). Il notevole impegno profuso nella mappatura degli SNP è concentrata principalmente sull’individuazione di geni strutturali
del genoma umano ha portato a identificare più di 6 milioni di SNP i cui prodotti codificano per le proteine. Studi recenti indicano
nella popolazione umana, molti dei quali mostrano un’ampia varia- tuttavia che un gran numero di geni non codifica per proteine, ma
zione in termini di frequenza in popolazioni differenti. Gli SNP i loro prodotti ricoprono importanti funzioni di regolazione. All’in-
possono trovarsi ovunque nel genoma – all’interno degli esoni, degli terno di questa classe di geni, quelli scoperti più recentemente co-
introni o in regioni intergeniche – ma meno dell’1% è presente in dificano per piccole molecole di RNA, denominate microRNA
regioni codificanti. Queste variazioni della sequenza codificante (miRNA). I miRNA, diversamente da altri RNA, non codificano per
sono importanti, dal momento che potrebbero ovviamente alterare le proteine, ma inibiscono piuttosto l’espressione genica. Il silenzia-
il prodotto genico e predisporre a una differenza fenotipica o a una mento dell’espressione genica da parte dei miRNA è conservato in
patologia. Molto più comunemente, uno SNP è solo un marcatore tutte le specie viventi, dalle piante agli esseri umani, e perciò deve
che, trovandosi fisicamente vicino a un gene-malattia, viene coere- costituire un meccanismo fondamentale di regolazione genica. A
ditato insieme a quest’ultimo. Un altro modo per esprimere questo causa della loro profonda influenza sulla regolazione genica, i
concetto è il fatto che lo SNP e il locus genico sono in linkage dise- miRNA stanno assumendo un’importanza centrale nella compren-
quilibrium. Si nutre un certo ottimismo sulla possibilità che gruppi sione dei normali processi di sviluppo, come anche di condizioni
di SNP possano fungere da marcatori di rischio affidabili per malattie patologiche quali il cancro.9 Tale è l’importanza della scoperta del
multigeniche complesse, come il diabete di tipo 2 e l’ipertensione, e silenziamento genico da parte dei miRNA che Andrew Fire e Craig
che si possano sviluppare strategie (discusse più avanti) per la pre- Mello vennero premiati nel 2006 con il Premio Nobel per la medi-
venzione di malattie a partire dall’identificazione di tali varianti. cina e la fisiologia, a soli otto anni dalla pubblicazione del loro ini-
Le CNV sono una forma di variazione genetica recentemente ziale lavoro.
identificata, che consiste di differenti numeri di copie di sequenze I dati attuali indicano l’esistenza nella specie umana di
di DNA estese e contigue che vanno dalle 1.000 paia di basi fino a approssimativamente 1.000 geni codificanti per i miRNA, valore che
milioni di paia di basi.4,5 In alcuni casi questi loci, come gli SNP, sono corrisponde a circa il 5% del genoma umano. La trascrizione di geni
biallelici e semplicemente duplicati o deleti in un sottogruppo della miRNA produce trascritti primari miRNA, che sono processati
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 135
Figura 5.3 Inserzione di quattro basi nel gene per l’esosaminidasi A determinante una mutazione frameshift. Questa mutazione è la principale causa
della malattia di Tay-Sachs negli ebrei ashkenaziti. (Da Nussbaum RL et al: Thompson and Thompson Genetics in Medicine, 6th ed. Philadelphia, WB
Saunders, 2001, p 212)
Delezioni e inserzioni. Piccole delezioni o inserzioni interessanti mutazioni che colpiscono gli introni o le giunzioni di splicing o en-
la sequenza codificante portano ad alterazioni nel modulo di trambi possono provocare un’anomala maturazione dell’mRNA. La
lettura del filamento di DNA. In questo caso si parla di mutazioni traduzione è compromessa se si crea un codone di stop (mutazione da
frameshift (si vedano Figg. 5.2 e 5.3). Se le coppie di basi interes- terminazione di catena) in un esone. Infine, alcune mutazioni punti-
sate sono tre o multipli di tre non si ha frameshift (Fig. 5.5); viene formi possono portare alla produzione di proteine anomale senza
invece sintetizzata una proteina anomala con un numero inferiore alterare nessuna delle fasi della sintesi proteica.
o superiore di amminoacidi. Da ultimo, è opportuno osservare che, sia pur raramente, le mu-
Mutazioni da triplette ripetute. Le mutazioni da triplette ripetute tazioni possono essere benefiche. Come verrà descritto più avanti
appartengono a una speciale categoria di alterazione genetica. nel Capitolo 6, il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) utilizza
Queste mutazioni sono caratterizzate dall’amplificazione di una un recettore delle chemochine, CCR5, per entrare nelle cellule; una
sequenza di tre nucleotidi. Sebbene la specifica sequenza nucleo delezione nel gene CCR5 protegge quindi dall’infezione da HIV.
tidica amplificata differisca da patologia a patologia, in quasi tutte Fatte queste opportune premesse, passiamo quindi a esaminare
le sequenze coinvolte sono presenti guanina (G) e citosina (C). le tre principali categorie di malattie genetiche: (1) malattie correlate
Nella sindrome dell’X fragile, ad esempio, prototipo di questa a geni mutati ad ampio effetto, (2) malattie con ereditarietà multi-
categoria di patologie, si contano da 250 a 4.000 ripetizioni in fattoriale e (3) malattie cromosomiche. A queste tre categorie note
tandem della sequenza CGG nel gene detto del ritardo mentale va aggiunto poi un gruppo eterogeneo di malattie monogeniche con
familiare 1 (Familial Mental Retardation 1, FMR1). Nelle popo- modalità di trasmissione atipica. Questo gruppo comprende pato-
lazioni sane, il numero di tali ripetizioni (repeats) è basso e me- logie causate dall’amplificazione di triplette ripetute, quelle derivanti
diamente pari a 29. L’espansione delle triplette impedisce da mutazioni nel DNA mitocondriale (mtDNA) e quelle in cui la
la corretta espressione del gene FMR1 causando ritardo mentale. trasmissione è influenzata dall’imprinting genomico o dal mosaici-
Un altro aspetto che caratterizza le mutazioni da triplette ripetute smo gonadico. Le malattie di questo gruppo sono causate da muta-
è la loro dinamicità (il grado di amplificazione aumenta durante zioni in singoli geni, ma non seguono la modalità di trasmissione
la gametogenesi). Queste caratteristiche, descritte in seguito più mendeliana. Queste patologie verranno trattate più avanti in questo
dettagliatamente, influenzano il pattern di ereditarietà e le ma- capitolo.
nifestazioni fenotipiche delle malattie provocate da questo tipo Esula dall’intento di questo libro fornire una trattazione esaustiva
di mutazioni. sulla genetica umana. Tuttavia, è importante definire alcuni termini
comunemente usati quali ereditario, familiare e congenito. I disturbi
Riassumendo, le mutazioni possono interferire con la sintesi pro- ereditari, per definizione, derivano dai genitori di un individuo e
teica a vari livelli. Le delezioni geniche e le mutazioni puntiformi che sono trasmessi di generazione in generazione attraverso la linea
interessano il promotore possono sopprimere la trascrizione. Le germinale, quindi sono familiari. Il termine congenito implica sem-
plicemente “l’essere nati con”. Alcune malattie congenite non sono
genetiche, ad esempio la sifilide congenita, e non tutte le malattie
genetiche sono congenite: i pazienti con la malattia di Huntington,
ad esempio, iniziano a manifestare la loro condizione patologica solo Malattie autosomiche dominanti
dopo i venti o trent’anni.
Le malattie autosomiche dominanti si manifestano in eterozigosi e
ciò significa che almeno uno dei genitori, in genere, è malato. Pos-
Malattie mendeliane sono essere colpiti sia i maschi sia le femmine ed entrambi possono
a loro volta trasmettere la patologia. Se un soggetto malato si unisce
Tutte le malattie mendeliane sono il risultato di mutazioni in singoli a uno sano, ciascun figlio avrà una probabilità su due di contrarre
geni ad ampio effetto. Non reputiamo necessario ripetere le leggi di la malattia. Oltre a queste caratteristiche essenziali, le malattie au-
Mendel in questa sede dato che qualunque studente le avrà sicura- tosomiche dominanti hanno le seguenti proprietà:
mente già studiate in passato. Ci limiteremo piuttosto a proporre
alcune considerazioni dotate di rilevanza clinica. Per tutte queste patologie, una parte dei pazienti non ha genitori
Si calcola che ogni individuo sia portatore di un numero di geni affetti e si ammala perché nuove mutazioni si sono verificate
anomali variabile da cinque a otto. Per la maggior parte, tali geni nell’oocita o nello spermatozoo da cui ha avuto origine. I fratelli
sono recessivi e perciò non hanno effetti fenotipici evidenti, e circa di questi individui non sono né affetti né esposti a un rischio
l’80-85% di queste mutazioni sono familiari; il resto rappresenta maggiore di sviluppare la malattia. La proporzione di soggetti
mutazioni acquisite de novo dall’individuo affetto. che sviluppa la malattia in conseguenza di una nuova mutazione
Alcune mutazioni autosomiche hanno un’espressione parziale è legata agli effetti che la malattia produce sulla capacità ripro-
nell’eterozigote e completa nell’omozigote. L’anemia falciforme è duttiva. Se una malattia riduce notevolmente la capacità ripro-
causata dalla sostituzione dell’emoglobina normale (HbA) con emo duttiva, è ragionevole attendersi che la maggior parte dei casi sia
globina S (HbS). Quando un individuo è omozigote per il gene il risultato di nuove mutazioni. Sembra che molte nuove muta-
mutato tutta l’emoglobina prodotta è alterata (di tipo HbS) e anche zioni si verifichino nelle cellule germinali di padri relativamente
con una normale saturazione di ossigeno la malattia si esprime com- anziani.
pletamente (forma a falce per tutti i globuli rossi e anemia emolitica). Le caratteristiche cliniche possono essere modificate da variazioni
Nell’eterozigote, solo una parte dell’emoglobina è HbS (la restante nella penetranza e nell’espressività. Alcuni individui ereditano il
parte è HbA), per cui i globuli rossi diventano falciformi e si ha gene mutato ma sono fenotipicamente normali, nel qual caso si
emolisi solo quando la tensione di ossigeno si abbassa. Si parla in parla di penetranza incompleta. La penetranza è espressa in
questo caso di tratto per l’anemia falciforme per distinguerlo dall’ane- termini matematici: 50% di penetranza indica che il 50% degli
mia falciforme vera e propria. individui portatori del gene mutato manifesta la malattia. Se
Sebbene l’espressione genica e i tratti mendeliani siano solitamen- invece una malattia si manifesta in tutti i soggetti portatori del
te descritti come dominanti o recessivi, in alcuni casi entrambi gli gene mutato ma con una gravità variabile da individuo a indivi-
alleli di una coppia di geni possono contribuire al fenotipo, una duo, si parla di espressività variabile. Ad esempio, le manifestazioni
condizione chiamata codominanza. Gli antigeni del complesso mag- cliniche della neurofibromatosi di tipo 1 vanno dalla presenza di
giore di istocompatibilità e dei gruppi sanguigni sono buoni esempi macchie brunastre sulla pelle a neoplasie cutanee multiple e
di ereditarietà codominante. deformità dello scheletro. I meccanismi alla base della penetranza
Un singolo gene mutato può dare origine a numerosi effetti, fe- incompleta e dell’espressività variabile non sono stati chiariti del
nomeno chiamato pleiotropismo; viceversa, mutazioni in diversi loci tutto ma molto probabilmente sono il risultato degli effetti di altri
genetici possono produrre lo stesso carattere (eterogeneità genetica). geni o fattori ambientali che modificano l’espressione fenotipica
L’anemia falciforme è un esempio di pleiotropismo. In questa ma- dell’allele mutato. Il fenotipo di un paziente con anemia falcifor-
lattia ereditaria, non solo la mutazione puntiforme del gene produce me (risultante dalla mutazione della catena b dell’emoglobina),
HbS, che predispone i globuli rossi a emolisi, ma gli stessi globuli ad esempio, è influenzato dal genotipo del locus della catena
rossi anomali tendono a ostruire i piccoli vasi sanguigni provocando, a poiché quest’ultimo influenza la quantità totale di emoglobina
ad esempio, fibrosi della milza, infarti d’organo e alterazioni della prodotta (Cap. 14). L’influenza dei fattori ambientali è esempli-
struttura ossea. I numerosi danni che si riscontrano in vari organi ficata dall’ipercolesterolemia familiare. L’espressione della malattia
sono tutti correlati al difetto primario nella sintesi di emoglobina. sotto forma di aterosclerosi è condizionata dall’apporto dietetico
Dall’altro lato, la sordità infantile completa, una patologia apparen- di lipidi.
temente omogenea dal punto di vista clinico, può essere causata da In molti casi, l’età di esordio della patologia è ritardata: i sintomi
molti tipi di mutazione autosomica recessiva. Riconoscere l’eteroge e i segni possono non comparire fino all’età adulta (come nella
neità genetica non solo è importante in caso di consulenza genetica malattia di Huntington).
ma è anche essenziale per comprendere la patogenesi di alcune
malattie comuni, come il diabete mellito. I meccanismi biochimici delle malattie autosomiche dominanti
si comprendono meglio se si considerano la natura della mutazione
e il tipo di proteina coinvolta. La maggior parte delle mutazioni porta
Modalità Di Trasmissione
alla produzione di una proteina inattiva o quantitativamente ridotta.
Delle Malattie Monogeniche
Gli effetti di tali mutazioni con perdita di funzione dipendono dalla
Le malattie monogeniche seguono tipicamente una delle tre possibili natura della proteina colpita. Se la mutazione interessa un enzima,
modalità di trasmissione: autosomica dominante, autosomica reces- gli eterozigoti sono solitamente normali. Poiché è possibile compen-
siva e legata al cromosoma X (X-linked). Le regole generali che sare una perdita di attività enzimatica fino al 50%, le mutazioni in
governano la trasmissione di malattie monogeniche sono ben note, geni che codificano per proteine enzimatiche non manifestano una
pertanto ci limiteremo a riassumerne le caratteristiche salienti.12 Le modalità di trasmissione di tipo autosomico dominante. Al contra-
malattie monogeniche con modalità di trasmissione atipiche saranno rio, due principali categorie di proteine non enzimatiche sono coin-
descritte più avanti. volte nei disturbi autosomici dominanti:
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 139
1. Proteine implicate nella regolazione di vie metaboliche complesse tabella 5.1 Malattie autosomiche dominanti
soggette a un controllo di tipo feedback. Ne sono un esempio i
recettori di membrana come il recettore per le lipoproteine a bassa Sistema Disturbo
densità (LDL): nell’ipercolesterolemia familiare, descritta in det-
Nervoso Malattia di Huntington
taglio successivamente, una perdita del 50% dei recettori per le Neurofibromatosi
LDL determina un conseguente aumento del colesterolo che, a Distrofia miotonica
sua volta, predispone i soggetti eterozigoti all’aterosclerosi. Sclerosi tuberosa
2. Proteine strutturali chiave, quali il collagene e gli elementi cito-
Urinario Malattia del rene policistico
scheletrici della membrana del globulo rosso (ad es. la spectrina).
I meccanismi biochimici attraverso cui una riduzione del 50% nei Gastrointestinale Poliposi familiare del colon
livelli di tali proteine provoca un fenotipo alterato non sono
ancora stati compresi appieno. In alcuni casi, specialmente quan- Emopoietico Sferocitosi ereditaria
Malattia di von Willebrand
do il gene codifica per una subunità di una proteina multimerica,
il prodotto dell’allele mutato può interferire con l’assemblaggio Scheletrico Sindrome di Marfan*
di un complesso multimerico funzionalmente normale. Il colla- Sindrome di Ehlers-Danlos (alcune varianti)*
gene, ad esempio, è un trimero nel quale le tre catene di collagene Osteogenesi imperfetta
sono disposte a formare una configurazione a elica. Ciascuna Acondroplasia
delle tre catene di collagene nell’elica deve essere normale per il Metabolico Ipercolesterolemia familiare*
corretto assemblaggio e la stabilità della molecola. Anche con Porfiria intermittente acuta
una sola catena mutata il trimero non può formarsi normalmen- *
Trattate in questo capitolo. Le altre malattie elencate sono discusse in
te, determinando così un marcato deficit di collagene. In questo specifici capitoli di questo libro.
caso, l’allele mutato è definito dominante negativo poiché com-
promette la funzione dell’allele normale. Questo effetto è dimo-
strato da alcune forme di osteogenesi imperfetta, caratterizzate ma i fratelli possono manifestare la malattia; (2) i fratelli hanno una
da un grave deficit di collagene e da gravi anomalie scheletriche probabilità su quattro di essere affetti (il rischio di manifestarsi è del
(Cap. 26). 25% per ogni nascita); (3) se il gene mutato ha bassa frequenza nella
popolazione vi è una forte probabilità che il soggetto affetto (pro-
Le mutazioni con aumento di funzione sono meno frequenti delle bando) sia il frutto di un’unione tra consanguinei. Le seguenti ca-
mutazioni con perdita di funzione. Come indica il nome, in questo ratteristiche sono generalmente riscontrate nella maggior parte delle
tipo di mutazione il prodotto proteico dell’allele mutato acquisisce malattie autosomiche recessive e le distinguono dalle malattie auto-
proprietà normalmente non associate alla proteina wild-type. somiche dominanti:
La trasmissione di patologie prodotte da mutazioni con aumento di
funzione è quasi sempre autosomica dominante, come illustrato La manifestazione della malattia tende a essere più uniforme
dalla malattia di Huntington (Cap. 28). In questa malattia, la muta- rispetto che nelle malattie autosomiche dominanti.
zione da triplette a carico del gene di Huntington (si veda oltre) causa La penetranza completa è frequente.
la formazione di una proteina anomala, chiamata huntingtina, tos- L’esordio avviene spesso in età precoce.
sica per i neuroni, facendo sì che anche gli eterozigoti sviluppino un Sebbene possano verificarsi nuove mutazioni associate alle ma-
deficit neurologico. lattie recessive, queste sono rilevate raramente a livello clinico.
Per riassumere, due tipi di mutazioni e due categorie di proteine Essendo l’individuo con la nuova mutazione un eterozigote asin-
sono coinvolti nella patogenesi delle malattie autosomiche domi- tomatico, potrebbero trascorrere numerose generazioni prima
nanti. Le più comuni mutazioni con perdita di funzione colpiscono che i suoi discendenti si uniscano ad altri eterozigoti e diano
le proteine regolatrici e le subunità delle proteine multimeriche, in origine a una progenie malata.
quest’ultimo caso esercitando un effetto dominante negativo. Molti dei geni mutati codificano per proteine enzimatiche. Negli
Le mutazioni con aumento di funzione, meno comuni, spesso attri- eterozigoti vengono sintetizzate uguali quantità di enzima nor-
buiscono a proteine normali proprietà tossiche, o più raramente ne male e alterato. Nella maggior parte dei casi, il naturale “margine
aumentano la normale attività (attivando ad esempio una mutazione di sicurezza” assicura che cellule con la metà del normale corredo
nel recettore della eritropoietina associato a un aumento patologico enzimatico funzionino normalmente.
della produzione di eritrociti).
La Tabella 5.1 elenca le più comuni malattie autosomiche domi- Le malattie autosomiche recessive includono quasi tutti gli errori
nanti, molte delle quali sono descritte in altri capitoli. Alcune delle congeniti del metabolismo. Le differenti conseguenze dei deficit
malattie non trattate altrove sono prese in considerazione più avanti enzimatici sono descritte più avanti e le più frequenti di queste
in questo capitolo allo scopo di illustrare importanti principi condizioni sono elencate nella Tabella 5.2. Sebbene la maggior parte
genetici. delle malattie autosomiche recessive sia illustrata in altri capitoli,
alcuni prototipi sono trattati nelle pagine successive.
Malattie autosomiche recessive
Malattie legate all’X
La trasmissione ereditaria di tipo autosomico recessivo rappresenta
la più grande categoria di malattie mendeliane. Poiché le malattie Tutte le malattie legate al sesso sono trasmesse dal cromosoma X
autosomiche recessive si manifestano solo quando entrambi gli alleli (legate all’X) e quasi tutte sono recessive. Numerosi geni sono codi-
di un dato locus genico sono mutati, esse sono caratterizzate dalle ficati dal “cromosoma Y specifico del sesso maschile” e la totalità di
seguenti peculiarità: (1) il carattere di solito non interessa i genitori, questi è correlata alla spermatogenesi.13 I maschi con mutazioni a
140 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Tabella 5.2 Malattie autosomiche recessive Tabella 5.3 Malattie recessive legate al cromosoma X
Sistema Disturbo Sistema Malattia
Nervoso Atrofie muscolari neurogeniche globuli rossi anomali nelle femmine eterozigoti dipende dall’inat-
Atassia di Friedreich tivazione casuale di uno dei cromosomi X, la gravità della rea-
Atrofia muscolare spinale
zione emolitica è quasi sempre minore nelle donne eterozigoti
*
Trattate in questo capitolo. Molte altre sono discusse altrove nel testo. che negli uomini emizigoti. La maggior parte delle malattie legate
all’X elencate nella Tabella 5.3 è descritta in altri capitoli.
carico dei geni legati all’Y di solito non sono fertili, perciò non c’è Esiste solo un numero limitato di condizioni dominanti legate
trasmissione legata all’Y. Come vedremo più avanti, sul cromosoma all’X, causate da alleli dominanti associati alla malattia sul cromosoma
Y è stato mappato un piccolo numero addizionale di geni dotati di X. Queste malattie sono trasmesse da una femmina eterozigote alla
omologhi sul cromosoma X, ma non sono state descritte malattie metà dei figli e a metà delle figlie, e da un padre malato a tutte le figlie
risultanti da mutazioni in tali geni. ma a nessuno dei figli maschi se la madre è sana. Il rachitismo resi-
L’ereditarietà recessiva X-linked spiega un esiguo numero di stente alla vitamina D è un esempio di questo tipo di ereditarietà.
condizioni cliniche ben definite. Il cromosoma Y, per la maggior
parte, non è omologo all’X e pertanto i geni mutati sul cromosoma Basi Biochimiche E Molecolari Delle
X non hanno alleli corrispondenti sul cromosoma Y. Si dice pertanto Malattie Monogeniche (Mendeliane)
che il maschio è emizigote per i geni mutati legati all’X e, di conse-
guenza, queste malattie si esprimono nel maschio. Altri aspetti ca- Le malattie mendeliane sono il risultato di alterazioni riguardanti
ratterizzano queste malattie e vengono illustrati di seguito: singoli geni. L’alterazione genetica può portare alla formazione di
una proteina alterata o a una riduzione nella quantità del prodotto
Un maschio affetto non trasmette la malattia ai figli, ma tutte le genico sintetizzato. Praticamente qualsiasi proteina può essere coin-
figlie sono portatrici. I figli delle madri eterozigoti hanno, ovvia- volta nell’insorgenza di una malattia monogenica e per effetto di
mente, una probabilità su due di ricevere il gene mutato. molteplici meccanismi (Tab. 5.4). In un certo senso, la modalità di
La femmina eterozigote di solito non esprime la piena alterazione trasmissione della malattia è legata al tipo di proteina colpito dalla
fenotipica grazie alla presenza del corrispondente allele normale. mutazione, come si è detto in precedenza e come verrà ribadito
A causa dell’inattivazione casuale di uno dei due cromosomi X in seguito. Per gli scopi di questa trattazione, i meccanismi implica-
nella femmina, tuttavia, le femmine presentano una proporzione ti nelle malattie monogeniche possono essere raggruppati in
variabile di cellule in cui è attivo il cromosoma X mutato. Esiste quattro categorie: (1) difetti enzimatici e relative conseguenze;
dunque anche la possibilità, seppur rara, che l’allele normale sia (2) difetti dei sistemi recettoriali di membrana e dei sistemi di traspor-
inattivato nella maggior parte delle cellule, causando la piena to; (3) alterazioni relative alla struttura, funzione o quantità di pro-
espressione nella femmina di una malattia legata all’X in etero- teine non enzimatiche; (4) mutazioni responsabili di alterate reazioni
zigosi. Molto più comunemente, l’allele normale viene inattivato ai farmaci.
solo in alcune delle cellule e quindi la femmina eterozigote espri-
me parzialmente la malattia. Una condizione esemplificativa è il Difetti enzimatici e loro conseguenze
deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD). Questo deficit
enzimatico, trasmesso sul cromosoma X, che predispone all’emo- Le mutazioni possono avere come risultato la sintesi di un enzima
lisi dei globuli rossi in soggetti che assumono determinati tipi di alterato, con una ridotta attività, o di una quantità ridotta dell’enzi-
farmaci (Cap. 14) si esprime soprattutto nei maschi. Nella fem- ma normale. In entrambi i casi, la conseguenza è il blocco di una
mina, una parte dei globuli rossi può derivare da cellule del mi- via metabolica. La Figura 5.6 fornisce un esempio di reazione enzi-
dollo con inattivazione dell’allele normale. Questi globuli rossi matica in cui il substrato è convertito da enzimi intracellulari –
hanno un rischio di subire emolisi pari a quello dei globuli rossi indicati come 1, 2 e 3 – in un prodotto finale attraverso i prodotti
del maschio emizigote. La femmina, quindi, non è soltanto por- intermedi 1 e 2. In questo modello, il prodotto finale esercita un
tatrice di questo carattere ma è anche suscettibile alle reazioni controllo a feedback sull’enzima 1. Esiste inoltre una via secondaria
emolitiche indotte dai farmaci. Tuttavia, poiché la percentuale di responsabile della produzione di piccole quantità di M1 e M2.
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 141
recettore Recettore per la lipoproteina Delezioni, mutazioni puntiformi: riduzione Ipercolesterolemia familiare
a bassa densità della sintesi, del trasporto verso
la superficie cellulare o del legame
alla lipoproteina a bassa densità
Recettore per la vitamina D Mutazioni puntiformi: mancanza Rachitismo resistente alla
del normale sistema di segnale vitamina D
trasporto
strutturale
ad esempio, può derivare dalla mancanza di tirosinasi, enzima un deficit dell’enzima G6PD. In condizioni normali, il deficit di
necessario per la biosintesi di melanina a partire dal suo precur- G6PD non causa alcuna manifestazione patologica, ma in seguito
sore, la tirosina. Ne risulta una condizione clinica chiamata al- alla somministrazione del farmaco antimalarico primachina, ad
binismo. Se il prodotto finale è un inibitore a feedback degli esempio, può determinare una grave anemia emolitica (Cap. 14).
enzimi coinvolti nelle reazioni iniziali (nella Fig. 5.6 il prodotto Negli ultimi anni è stato identificato un numero crescente di poli-
finale inibisce l’enzima 1), il deficit di prodotto finale può deter- morfismi nei geni codificanti per enzimi che metabolizzano i far-
minare un’eccessiva produzione degli intermedi e dei loro cata- maci, per proteine di trasporto e per recettori. In alcuni casi, questi
boliti, alcuni dei quali possono avere effetti dannosi a elevate fattori genetici influenzano principalmente la sensibilità ai farmaci
concentrazioni. Un eccellente esempio di malattia basata su un e le reazioni avverse. Ci si attende che i progressi della farmacoge-
meccanismo di questo genere è la sindrome di Lesch-Nyhan netica porteranno a una terapia a misura di paziente, a una “medi-
(Cap. 26). cina personalizzata”.
3. L’incapacità di inattivare un substrato dannoso per i tessuti è ben A conclusione di questa panoramica sulle basi biochimiche delle
esemplificata dal deficit di a1-antitripsina. I soggetti con un malattie monogeniche, prenderemo ora in considerazione alcuni
deficit ereditario di a1-AT sierica non sono in grado di inattivare esempi raggruppati in funzione del difetto su cui si basano.
l’elastasi neutrofila nei loro polmoni. L’attività incontrollata di
questa proteasi provoca la distruzione dell’elastina nelle pareti Malattie Associate A Difetti
degli alveoli polmonari causando, in ultima istanza, enfisema Delle Proteine Strutturali
polmonare (Cap. 15).
Numerose malattie provocate da mutazioni in geni codificanti per
proteine strutturali sono elencate nella Tabella 5.4 e molte sono
Difetti dei sistemi recettoriali e di trasporto
trattate in altri capitoli. Solo la sindrome di Marfan e le sindromi di
Molti composti biologicamente attivi devono essere trasportati at- Ehlers-Danlos vengono qui trattate poiché colpiscono il tessuto
tivamente attraverso la membrana cellulare. Questo trasporto si connettivo e quindi coinvolgono diversi organi.
realizza in genere per endocitosi mediata da recettori oppure tramite
una proteina di trasporto. Un difetto genetico in un sistema di tra- Sindrome di Marfan
sporto mediato da recettore è rappresentato dall’ipercolesterolemia
familiare, in cui la ridotta sintesi o funzionalità dei recettori per la La sindrome di Marfan è una malattia dei tessuti connettivi che si
LDL determina un alterato trasporto di LDL nelle cellule e secon- manifesta principalmente con alterazioni a carico di scheletro, occhi
dariamente, in conseguenza di complessi meccanismi, un’eccessiva e sistema cardiovascolare.15 Si stima che la sua prevalenza sia di 1 su
sintesi di colesterolo. Nella fibrosi cistica, il sistema di trasporto per 5.000. All’incirca il 70-85% dei casi è familiare e trasmesso mediante
gli ioni cloro nelle ghiandole esocrine, nei dotti sudoripari, nei ereditarietà autosomica dominante. I rimanenti casi sono sporadici
polmoni e nel pancreas risulta alterato. Un trasporto anomalo di e derivano da nuove mutazioni.
cloro porta a gravi lesioni ai polmoni e al pancreas attraverso mec- Patogenesi. La sindrome di Marfan è il risultato di un difetto
canismi non completamente conosciuti (Cap. 10). ereditario in una glicoproteina extracellulare chiamata fibrillina-1.
Come si è accennato nel Capitolo 3, la fibrillina è il principale com-
ponente delle microfibrille che si trovano nella matrice extracellu-
Alterazioni della struttura, funzione o quantità
lare. Queste fibrille formano un’impalcatura su cui si colloca la
delle proteine non enzimatiche
tropoelastina per formare le fibre elastiche. Sebbene siano ampia-
Le anomalie genetiche aventi quale risultato alterazioni di proteine mente distribuite nell’organismo, le microfibrille sono particolar-
non enzimatiche producono spesso ampi effetti secondari, come mente abbondanti nell’aorta, nei legamenti e nelle zonule ciliari che
dimostrato dall’anemia falciforme. Le emoglobinopatie – tra cui sostengono il cristallino, tessuti prevalentemente colpiti nella sin-
l’anemia falciforme – sono tutte caratterizzate da anomalie nella drome di Marfan.
struttura della molecola globinica e costituiscono il migliore esempio La fibrillina si presenta in due forme omologhe, la fibrillina-1 e
di questa categoria. Contrariamente alle emoglobinopatie, le talas- la fibrillina-2, codificate da due geni separati, FBN1 e FBN2, loca-
semie derivano da mutazioni nei geni per la globina che influenzano lizzati rispettivamente sui cromosomi 15q21.1 e 5q23.31. Le muta-
la quantità di catene globiniche sintetizzate. Le talassemie sono as- zioni di FBN1 sono alla base della sindrome di Marfan, mentre le
sociate a una quantità ridotta di catene a- o b-globiniche struttu- mutazioni del gene correlato FBN2, meno frequenti, danno origine
ralmente normali (Cap. 14). Altri esempi di proteine strutturali che all’aracnodattilia contratturale congenita, una malattia autosomica
possono essere geneticamente alterate comprendono il collagene, dominante caratterizzata da anomalie scheletriche. Sono state iden-
la spectrina e la distrofina, che danno origine rispettivamente all’oste tificate più di 600 diverse mutazioni del gene FBN1 nei pazienti con
ogenesi imperfetta (Cap. 26), alla sferocitosi ereditaria (Cap. 14) e sindrome di Marfan. La maggior parte delle mutazioni descritte sono
alle distrofie muscolari (Cap. 27). missense e producono una fibrillina-1 alterata. Molte delle manife-
stazioni cliniche della sindrome di Marfan possono essere spiegate
dalle modificazioni delle proprietà meccaniche della matrice extra-
Reazioni avverse ai farmaci geneticamente
determinate cellulare causate dalla fibrillina alterata, mentre numerose altre
manifestazioni – ad esempio l’iperplasia ossea – non possono essere
Alcuni deficit enzimatici geneticamente determinati si manifestano attribuite a modificazioni dell’elasticità tissutale. Studi recenti indi-
solo dopo l’esposizione del soggetto colpito a determinati farmaci. cano che la perdita delle microfibrille possa causare un’attivazione
Questa particolare branca della genetica, chiamata farmacogenetica, eccessiva e anomala del fattore di crescita trasformante b (TGFb):
è di rilevante importanza clinica. Il classico esempio di lesione in- le microfibrille non alterate sequestrano il TGFb e controllano la
dotta da farmaco in soggetti geneticamente suscettibili è dovuto a biodisponibilità di questa citochina. Un eccessivo segnale di TGFb
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 143
provoca effetti deleteri sullo sviluppo della muscolatura vasale liscia rispetto a quelle aortiche. La perdita del sostegno fornito dal tessuto
e sull’integrità della matrice extracellulare. Questa ipotesi è suppor- connettivo nei lembi della valvola mitralica li rende cedevoli e on-
tata da due osservazioni. In primo luogo, in un piccolo gruppo di deggianti, creando la cosiddetta valvola molle (o “floppy valve”, Cap.
soggetti con manifestazioni cliniche della sindrome di Marfan 12). Le lesioni valvolari, insieme all’allungamento delle corde tendi
(MFS2) non sono state osservate mutazioni nel gene FBN1 ma sono nee, danno spesso origine a riflusso mitralico. Simili modificazioni
state rilevate mutazioni nei geni che codificano per i recettori del possono interessare la tricuspide e, raramente, le valvole aortiche.
TGFb In secondo luogo, nei modelli murini per la sindrome di L’ecocardiografia accresce notevolmente la capacità di identificare le
Marfan indotti da mutazioni di Fbn1, la somministrazione di anti- anomalie cardiovascolari ed è perciò estremamente utile per la
corpi anti-TGFb previene le alterazioni a carico delle valvole aorti- diagnosi della sindrome di Marfan. La maggior parte dei decessi è
che e mitraliche.16 Studi clinici sull’uomo basati su una strategia causata dalla rottura di un aneurisma dissecante, seguita in ordine
analoga sembrano essere promettenti. di importanza dall’insufficienza cardiaca.
Sebbene le lesioni appena descritte caratterizzino la sindrome
di Marfan, bisogna sottolineare che vi è una grande variabilità
Morfologia Le anomalie scheletriche rappresentano la nell’espressione clinica di questa malattia genetica. Pazienti con
caratteristica peculiare della sindrome di Marfan. In genere, alterazioni cardiovascolari o della vista rilevanti possono presen-
il soggetto è insolitamente alto con estremità eccezional- tare poche anomalie scheletriche, mentre altri con singolari varia-
mente lunghe e dita dei piedi e delle mani lunghe e affuso- zioni nella costituzione corporea non mostrano alterazioni della
late. I legamenti delle articolazioni delle mani e dei piedi vista. Sebbene all’interno di una stessa famiglia si possa osservare
sono lassi, per cui è come se il paziente avesse un’articola- variabilità nell’espressione clinica, la variabilità interfamiliare è
zione doppia; il pollice può essere tipicamente iperesteso molto più comune e ampia. Per via di queste variazioni, la diagnosi
all’indietro fino al polso. Il capo è spesso dolicocefalo (testa clinica della sindrome di Marfan deve basarsi sul coinvolgimento
allungata) con bozze frontali in rilievo e creste sovraorbitali principale di due dei quattro sistemi (scheletrico, cardiovascolare,
prominenti. Possono comparire diverse deformità spinali, oculare e cutaneo) e sull’interessamento secondario di un altro
comprese cifosi, scoliosi e rotazione o scivolamento delle organo.
vertebre dorsali o lombari. Il torace è classicamente defor- Per spiegare l’estrema variabilità clinica si è ipotizzato che la sin
mato e si può osservare sia il pectus excavatum (sterno drome di Marfan sia geneticamente eterogenea. Con un’unica ecce-
profondamente depresso) sia il torace carenato (a torace di zione, però, tutti gli studi finora condotti indicano le mutazioni nel
piccione). gene FBN1 – sul cromosoma 15q21.1 – quale causa di questa ma-
Le alterazioni oculari si presentano in varie forme. La più lattia.15 L’espressività variabile, dunque, si spiega meglio sulla base
caratteristica è la sublussazione o lussazione bilaterale (in di mutazioni alleliche all’interno dello stesso locus. La diagnosi di
genere verso l’esterno e verso l’alto) del cristallino, nota retta attraverso il sequenziamento del DNA non è attualmente pos-
come ectopia lentis, un’alterazione talmente rara nei soggetti sibile, poiché il gene FBN1 è ampio e sono state identificate molte
non affetti da questa malattia genetica che il riscontro di mutazioni diverse; tuttavia, questa limitazione potrebbe essere su-
ectopia lentis bilaterale dovrebbe indurre a sospettare la perata nell’immediato futuro grazie allo sviluppo di nuove
sindrome di Marfan. tecnologie.
I danni cardiovascolari sono la caratteristica a cui è associato
il maggiore rischio di complicanze mortali. Le due lesioni più
Sindromi di Ehlers-Danlos
frequenti sono il prolasso della valvola mitralica e, di mag-
giore importanza, la dilatazione dell’aorta ascendente dovuta Le sindromi di Ehlers-Danlos (EDS) comprendono un gruppo clinica-
a medionecrosi cistica. Istologicamente, le modificazioni mente e geneticamente eterogeneo di malattie che derivano da
della tonaca media sono praticamente identiche a quelle alterazioni nella sintesi o nella struttura del collagene fibrillare. Altre
osservate nella medionecrosi cistica non correlata alla sin- malattie secondarie a mutazioni dotate di ripercussioni sulla sintesi
drome di Marfan (Cap. 12). La perdita del sostegno dovuto di collagene includono l’osteogenesi imperfetta (Cap. 26), la sindro-
alla tonaca media determina una progressiva dilatazione me di Alport (Cap. 20) e l’epidermolisi bollosa (Cap. 25).
della valvola aortica e del bulbo aortico, dando luogo a una La biosintesi del collagene è un processo articolato che può essere
grave insufficienza aortica. Un eccessivo segnale del TGF b compromesso da errori genetici a carico di uno qualunque dei mol-
nella tonaca avventizia, inoltre, contribuisce probabilmente teplici geni strutturali del collagene o degli enzimi necessari per le
alla dilatazione aortica. L’indebolimento della tonaca media modificazioni post-trascrizionali di tale proteina. Il meccanismo di
predispone alla lacerazione dell’intima, da cui può originare trasmissione delle EDS, dunque, comprende tutte e tre le modalità
un ematoma intramurale determinante lo scollamento degli di trasmissione mendeliana. Sulla base delle caratteristiche cliniche
strati della tonaca media e un aneurisma dissecante. Dopo e molecolari, sono state riconosciute sei varianti di EDS,17 elencate
avere dissecato gli strati dell’aorta per grossi tratti, talvolta nella Tabella 5.5. Esula dall’intento di questo libro trattare singolar-
risalendo fino a raggiungere la radice dell’aorta o verso il mente ogni variante, ma riteniamo opportuno riassumere le carat-
basso fino alle arterie iliache, l’emorragia spesso si fa strada teristiche cliniche rilevanti comuni alla maggior parte delle varianti,
attraverso la parete aortica. Questo evento rappresenta per poi mettere in relazione alcune delle sintomatologie cliniche con
la causa di morte nel 30-45% dei soggetti affetti da sindro le sottostanti alterazioni molecolari relative alla sintesi o alla strut-
me di Marfan. tura del collagene.
Come prevedibile, i tessuti ricchi di collagene, come la cute, i
legamenti e le articolazioni, sono spesso interessati nella maggior
Caratteristiche cliniche. Malgrado la loro maggiore frequenza, parte delle varianti di EDS. Poiché le fibre di collagene alterate sono
le lesioni della valvola mitralica sono clinicamente meno importanti prive di un’appropriata forza tensile, la cute è iperestensibile e le
144 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Classico (I/II) Ipermobilità articolare e della cute, cicatrici Autosomica dominante COL5A1, COL5A2
atrofiche, suscettibilità all’ecchimosi
Vascolare (IV) Cute sottile, rottura di arterie o dell’utero, Autosomica dominante COL3A1
ecchimosi, iperestensibilità delle piccole
articolazioni
Cifoscoliotico (VI) Ipotonia, lassità articolare, scoliosi congenita, Autosomica recessiva Lisil idrossilasi
fragilità oculare
Artrocalasia (VIIa, b) Grave ipermobilità articolare, (lievi) alterazioni Autosomica dominante COL1A1, COL1A2
della cute, scoliosi, ecchimosi
Dermatosparassi (VIIc) Grave fragilità cutanea, cutis laxa, ecchimosi Autosomica recessiva Procollagene N-peptidasi
*
Le EDS erano inizialmente classificate con numeri romani. Fra parentesi sono indicati i precedenti equivalenti numerici.
a rticolazioni sono estremamente mobili. Queste caratteristiche strutturale (piuttosto che una proteina enzimatica), è lecito atten-
consentono bizzarre contorsioni, come piegare il pollice all’indietro dersi una modalità di trasmissione autosomica dominante. In
fino a toccare l’avambraccio e curvare il ginocchio in avanti per secondo luogo, dato che i vasi sanguigni e l’intestino sono notoria-
formare un angolo quasi retto. Si ritiene che la maggior parte dei mente ricchi di collagene di tipo III, un’anomalia di questo tipo di
contorsionisti abbia una forma di EDS. Una predisposizione alla collagene è compatibile con il verificarsi di gravi lesioni (ad es.
lussazione articolare, tuttavia, è uno dei prezzi da pagare per questa rottura spontanea) in questi organi.
destrezza. La pelle è straordinariamente estensibile, estremamente In due forme di EDS, tipo artrocalasia e tipo dermatosparassi, il
fragile e vulnerabile ai traumi. Piccoli traumi provocano ferite che si difetto principale risiede nella conversione del procollagene di tipo I a
cicatrizzano con difficoltà e l’intervento e la riparazione chirurgica collagene. Questo passaggio nella sintesi del collagene riguarda il
della lesione sono particolarmente difficili a causa della ridotta clivaggio dei peptidi non collagenici alle estremità N-terminale e
tensione elastica. Il difetto fondamentale del tessuto connettivo può C-terminale della molecola di procollagene. Il taglio è effettuato dalle
causare gravi complicanze interne, tra cui la rottura del colon e delle peptidasi specifiche per l’N-terminale e per il C-terminale. Il difetto
grosse arterie (EDS vascolare), fragilità oculare con rottura della nella conversione del procollagene a collagene nel tipo artrocalasico è
cornea e distacco della retina (EDS cifoscoliotica) ed ernia diafram- stato ricondotto a mutazioni che alterano uno dei due geni per il
matica (EDS classica). collagene di tipo I, COL1A1 e COL1A2. Di conseguenza si formano
Le basi biochimiche e molecolari di queste anomalie sono note catene pro-a1 (I) o pro-a2 (I) strutturalmente anomale resistenti al
in parecchie forme di EDS e verranno qui brevemente descritte taglio dei peptidi N-terminali. Nei pazienti con un singolo allele
poiché aiutano a comprendere la complicata eterogeneità clinica mutato, solo il 50% delle catene di collagene tipo I è anomalo, ma
delle EDS. Quella meglio caratterizzata è probabilmente il tipo cifo- dato che queste catene interferiscono con la formazione delle regolari
scoliotico, la più comune forma autosomica recessiva di EDS, derivante eliche di collagene, gli eterozigoti manifestano la malattia. Il tipo
da mutazioni nel gene che codifica per la lisil idrossilasi, un enzima dermatosparassico è invece causato da mutazioni nei geni per le
necessario per l’idrossilazione dei residui di lisina durante la sintesi N-peptidasi del procollagene, essenziali per la scissione dei collageni.
di collagene.18 I soggetti affetti presentano livelli notevolmente ridotti In questo caso, il deficit enzimatico è trasmesso secondo una mo-
di questo enzima. Poiché l’idrossilisina è essenziale per il cross- dalità autosomica recessiva.
linking delle fibre di collagene, un deficit di lisil idrossilasi ha come Il tipo classico di EDS, infine, merita un breve accenno, poiché
risultato la sintesi di collagene privo della normale stabilità l’analisi molecolare della variante suggerisce che nella sua patoge-
strutturale. nesi possano essere implicati geni diversi da quelli per il collagene.
L’EDS vascolare deriva da anomalie del collagene di tipo III.19 Nel 30-50% di questi casi sono state individuate mutazioni nei geni
Questa forma è geneticamente eterogenea poiché almeno tre tipi per il collagene di tipo V (COL5A1 e COL5A2).20 Sorprendente-
distinti di mutazione a carico del gene COL3A1 codificante per il mente, nonostante la presenza di un fenotipo clinico tipico per le
collagene di tipo III possono dare origine a questa variante. Alcune EDS, nei rimanenti casi non sono state rilevate altre anomalie nei
influenzano il tasso di sintesi delle catene pro-a1 (III), altre la se- geni per il collagene. Per riassumere, la caratteristica comune ai vari
crezione del procollagene di tipo III e altre ancora portano alla tipi di EDS è una qualche anomalia del collagene. Queste patologie,
sintesi di collagene di tipo III strutturalmente anomalo. Alcuni alleli tuttavia, sono estremamente eterogenee. A livello molecolare sono
mutati si comportano come dominanti negativi (si veda la trattazio- stati individuati numerosi difetti, dalle mutazioni a carico dei geni
ne al paragrafo “Malattie autosomiche dominanti”) e producono strutturali per il collagene a quelle che interessano gli enzimi respon-
quindi effetti fenotipici gravi. Questi studi molecolari forniscono sabili delle modificazioni post-trascrizionali dell’mRNA. Questa
una base scientifica alla modalità di trasmissione e alle caratteristiche eterogeneità molecolare fa in modo che le EDS si esprimano come
cliniche tipiche di questa variante. Anzitutto, dato che l’EDS di tipo una patologia clinicamente eterogenea con diversi modelli di trasmis-
vascolare è il risultato di mutazioni che interessano una proteina sione ereditaria.
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 145
Ipercolesterolemia familiare
Figura 5.8 Ciclo dei recettori per le LDL e regolazione del metabolismo del colesterolo.
Il colesterolo sopprime la sintesi dei recettori per le LDL, proteg- quantità di LDL captata attraverso la via del recettore scavenger è
gendo quindi le cellule da un eccessivo accumulo di colesterolo. minore rispetto a quella mediata da meccanismi dipendenti dal
recettore per le LDL. Nonostante l’ipercolesterolemia, tuttavia, si
Come detto in precedenza, l’ipercolesterolemia familiare deriva riscontra un forte aumento del traffico di colesterolo LDL mediato
da mutazioni nel gene che codifica per il recettore per le LDL. Gli dal recettore scavenger nelle cellule del sistema dei fagociti mono-
eterozigoti con ipercolesterolemia familiare possiedono solo il 50% nucleati e probabilmente nelle pareti vascolari (Cap. 11). Questo
del normale numero di recettori ad alta affinità per le LDL poiché aumento è responsabile della comparsa degli xantomi e contribuisce
hanno un solo gene normale. In conseguenza di questa alterazione alla patogenesi dell’aterosclerosi precoce.
nel trasporto, il catabolismo delle LDL mediato da recettore è alte- La genetica molecolare dell’ipercolesterolemia familiare è estre-
rato e il livello plasmatico delle LDL aumenta di circa due volte. Gli mamente complessa. Sono state identificate più di 900 mutazioni,
omozigoti non hanno praticamente alcun recettore normale per le comprendenti inserzioni, delezioni e mutazioni missense e nonsense
LDL e manifestano livelli molto più alti di LDL circolanti. Oltre a carico del gene per il recettore delle LDL, le quali possono essere
all’alterato smaltimento delle LDL, sia gli omozigoti sia gli eterozigoti suddivise in cinque gruppi (Fig. 5.9): le mutazioni di classe I sono
esibiscono un’aumentata sintesi di LDL. Anche il meccanismo di piuttosto rare e portano a una completa assenza di sintesi della
aumentata sintesi che contribuisce all’ipercolesterolemia deriva da proteina recettoriale (allele nullo). Le mutazioni di classe II so-
una carenza di recettori per LDL (si veda Fig. 5.7). Si ricordi che no piuttosto comuni e codificano per proteine recettoriali che, non
anche le IDL, che sono il precursore diretto delle LDL plasmatiche, potendo essere trasportate al complesso del Golgi, si accumulano
usano i recettori epatici per le LDL (recettori per l’apoproteina B-100 nel reticolo endoplasmatico. Le mutazioni di classe III riguardano il
ed E) per il loro trasporto nel fegato. Nell’ipercolesterolemia fami- dominio del recettore che lega le LDL: le proteine codificate rag-
liare, l’alterato trasporto di IDL nel fegato dirotta conseguentemente giungono la superficie cellulare ma non riescono a legare le LDL o
una quota maggiore di IDL plasmatiche nel pool di precursori per lo fanno con una scarsa affinità. Le mutazioni di classe IV codificano
le LDL plasmatiche. per proteine efficientemente sintetizzate e trasportate verso la su-
Il trasporto delle LDL attraverso i recettori scavenger sembra perficie cellulare le quali legano normalmente le LDL ma non rie-
verificarsi almeno in parte nelle cellule del sistema dei fagociti mo- scono a collocarsi nelle fossette rivestite; di conseguenza, le LDL
nonucleati. I monociti e i macrofagi hanno recettori per le LDL legate non vengono fagocitate. Le mutazioni di classe V codificano
chimicamente alterate (ad es. acetilate o ossidate). Normalmente, la per proteine che sono espresse sulla superficie cellulare, possono
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 147
del Golgi. All’interno del complesso del Golgi subiscono una serie di
modificazioni post-traduzionali, una delle quali merita particolare
attenzione. Questa consiste nell’attacco di gruppi mannosio-6-fosfato
terminali ad alcune delle catene oligosaccaridiche laterali. I residui di
mannosio fosforilato possono essere considerati come un “marcatore”
riconosciuto da specifici recettori che si trovano sulla superficie interna
della membrana del Golgi. Gli enzimi lisosomiali si legano a questi
recettori e vengono così separati dalle numerose altre proteine secre-
torie all’interno del Golgi. Di conseguenza, le piccole vescicole di
trasporto contenenti gli enzimi legati al recettore si staccano dal Golgi
e proseguono fondendosi con i lisosomi. Gli enzimi vengono quindi
indirizzati verso le loro sedi intracellulari e le vescicole vengono ripor-
tate indietro al Golgi (Fig. 5.10). Come descritto oltre, errori geneti-
camente determinati in questo straordinario meccanismo di separa-
zione possono dare origine a una delle diverse forme di malattia da
accumulo lisosomiale.22
Le idrolasi acide lisosomiali catalizzano la degradazione di nume-
rose macromolecole complesse. Queste grosse molecole possono
derivare dal turnover metabolico degli organelli intracellulari
(autofagia) o essere acquisite per fagocitosi dall’ambiente extracellu-
lare (eterofagia). In presenza di un deficit ereditario di un enzima
Figura 5.9 Classificazione delle mutazioni del recettore per le LDL ba-
sata sul funzionamento anomalo della proteina mutata. Queste mutazioni
interrompono la sintesi del recettore nel reticolo endoplasmatico, il traspor-
to al complesso del Golgi, il legame dei ligandi apoproteici, il raggruppa-
mento nelle fossette rivestite e il riciclo negli endosomi. Ogni classe è
eterogenea a livello del DNA. (Modificata per gentile concessione di Hobbs
HH et al.: The LDL receptor locus in familial hypercholesterolemia: muta-
tional analysis of a membrane protein. Annu Rev Genet 24:133–170, 1990.
© 1990 by Annual Reviews)
glicogenosi
sfingolipidosi
Gangliosidosi GM1 Ganglioside GM1 b-galattosidasi Ganglioside GM1, oligosaccaridi
Tipo 1, infantile, generalizzato contenenti galattosio
Tipo 2, giovanile
Gangliosidosi GM2
Malattia di Tay-Sachs Esosaminidasi, subunità a Ganglioside GM2
Malattia di Sandhoff Esosaminidasi, subunità b Ganglioside GM2, globoside
Gangliosidosi GM2, variante AB Proteina di attivazione del ganglioside Ganglioside GM2
sulfatidosi
mucopolisaccaridosi (mps)
mucolipidosi (ml)
Malattia a cellule I (ML II) e polidistrofia Deficit degli enzimi fosforilanti essenziali per la Mucopolisaccaride, glicolipide
pseudo-Hurler formazione del marker di riconoscimento per il
mannosio-6-fosfato; le idrolasi acide prive del marker
di riconoscimento non possono essere indirizzate ai
lisosomi ma sono secrete nell’ambiente extracellulare
strutture raggomitolate all’interno dei lisosomi costituite da resto della retina (Cap. 29). Questa manifestazione è tipica
strati concentrici di membrane (a bulbo di cipolla) (Fig. 5.12 della malattia di Tay-Sachs e di altre patologie da accumulo
B). Col tempo si osserva la progressiva distruzione dei neu- che colpiscono i neuroni.
roni, la proliferazione della microglia e un accumulo di lipidi
complessi nei fagociti all’interno della sostanza cerebrale.
Un processo simile avviene nel cervelletto così come nei Caratteristiche cliniche. I neonati affetti sembrano normali alla
neuroni dei gangli della base, del tronco encefalico, del mi- nascita ma cominciano a manifestare segni e sintomi attorno ai
dollo spinale e dei gangli della radice dorsale, nonché nei 6 mesi, quando inizia un inesorabile deterioramento mentale e
neuroni del sistema nervoso autonomo. Le cellule gangliari motorio che si manifesta in principio con una mancanza di coordi-
della retina sono analogamente ripiene di gangliosidi GM2, in nazione motoria e ottundimento mentale destinato a evolvere in
particolare ai margini della macula. Nella macula compare flaccidità muscolare, cecità e demenza progressiva. In quasi tutti i
quindi una chiazza rosso ciliegia, che rappresenta l’enfatiz- pazienti compare, talvolta già nelle prime fasi della malattia, la
zazione del normale colore della coroide maculare in contra- peculiare – ma non patognomonica – chiazza rosso ciliegia nella
sto con il pallore prodotto dalle cellule gangliari rigonfie nel macula del fondo oculare. Nell’arco di 1 o 2 anni si raggiunge un
completo stato vegetativo, seguito dalla morte entro i 2-3 anni. Sono
150 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Figura 5.12 Cellule gangliari nella malattia di Tay-Sachs. A. Al microscopio ottico, un grosso neurone mostra un’evidente vacuolizzazione lipidica. B.
Una parte di un neurone al microscopio elettronico evidenzia lisosomi voluminosi con strutture a spirale. Parte del nucleo è visibile in alto. (A. Per gentile
concessione del Dr. Arthur Weinberg, Department of Pathology, University of Texas Southwestern Medical Center, Dallas, TX; B. Micrografia elettronica
per gentile concessione del Dr. Joe Rutledge, University of Texas Southwestern Medical Center, Dallas, TX)
state descritte più di 100 mutazioni nel gene che codifica per la su-
bunità a, la maggior parte delle quali coinvolge il ripiegamento dei lisosomi, in particolare nelle cellule del sistema dei fago-
proteico. Queste proteine dalla struttura anomala scatenano la co- citi mononucleati. Le cellule colpite si ingrossano, talvolta
siddetta risposta “da proteine non ripiegate” (Cap. 1), che causa fino a raggiungere i 90 mm di diametro, in conseguenza del
apoptosi. Tali reperti hanno suggerito la possibilità di una “terapia riempimento dei lisosomi con sfingomielina e colesterolo e
con chaperon” per la malattia di Tay-Sachs. si assiste alla formazione di innumerevoli piccoli vacuoli di
La diagnosi prenatale e l’identificazione dei portatori sono pos- dimensioni piuttosto omogenee che conferiscono al citopla-
sibili tramite analisi enzimatiche e basate sul DNA. Le caratteristiche sma un aspetto schiumoso (Fig. 5.13). Nelle sezioni congelate
cliniche delle altre due forme di gangliosidosi GM2 – la malattia di di tessuto fresco, i vacuoli si colorano per i grassi. La micro-
Sandhoff, causata da un difetto della subunità b, e il deficit dell’atti scopia elettronica conferma il fatto che i vacuoli siano
vatore GM2 – sono analoghe a quella della malattia di Tay-Sachs. costituiti da lisosomi secondari rigonfi. In molti casi, questi
contengono corpi membranosi citoplasmatici somiglianti a
figure mieliniche lamellari concentriche, talvolta chiamate
Malattia di Niemann-Pick, tipo A e B
“corpi zebrati”.
I tipi A e B della malattia di Niemann-Pick consistono in due malattie Le cellule schiumose fagocitiche cariche di lipidi sono am-
correlate, caratterizzate dall’accumulo lisosomiale di sfingomielina piamente distribuite nella milza, nel fegato, nei linfonodi, nel
dovuto a un deficit ereditario di sfingomielinasi.25 Il tipo A è una midollo osseo, nelle tonsille, nel tratto gastrointestinale e nei
forma infantile grave con un notevole coinvolgimento neurologico, polmoni. Il coinvolgimento della milza produce in genere un
evidenti accumuli viscerali di sfingomielina e un progressivo deterio-
ramento con morte prematura entro i primi 3 anni di vita. I pazienti
affetti dal tipo B presentano invece organomegalia ma in genere non
mostrano un coinvolgimento del sistema nervoso centrale e di nor-
ma sopravvivono sino all’età adulta. Al pari della malattia di Tay-
Sachs, le sindromi di Niemann-Pick di tipo A e B sono frequenti
negli ebrei ashkenaziti. Il gene della sfingomielinasi acida è localiz-
zato sul cromosoma 11p15.4 ed è uno dei geni che viene preferen-
zialmente espresso dal cromosoma materno quale risultato del
silenziamento epigenetico del gene paterno (descritto in seguito).
Nel gene della sfingomielinasi acida sono state identificate più di 100
mutazioni e sembra che esista una correlazione tra il tipo di muta-
zione, la gravità del deficit enzimatico e il fenotipo.
Mucopolisaccaridosi
Le mucopolisaccaridosi (MPS) sono un gruppo di sindromi stret-
tamente correlate derivanti da deficit geneticamente determinati
degli enzimi lisosomiali implicati nella degradazione dei mucopo-
lisaccaridi (glicosaminoglicani). Sotto il profilo chimico, i mucopo-
lisaccaridi sono carboidrati complessi a catena lunga legati alle
proteine per formare i proteoglicani, presenti in cospicue quantità
nella sostanza fondamentale del tessuto connettivo. I glicosamino-
glicani che si accumulano nelle MPS sono il dermatan solfato, l’epa-
ran solfato, il cheratan solfato e il condroitin solfato. Gli enzimi
implicati nella degradazione di queste molecole scindono gli zuc-
cheri terminali dalle catene polisaccaridiche attaccate a un polipep-
tide o a una proteina centrale. In assenza di enzimi, queste catene si
accumulano all’interno dei lisosomi in vari tessuti e organi del
corpo.
Sono state descritte parecchie varianti cliniche di MPS, classificate
numericamente come MPS da I a VII, ciascuna derivante dal deficit
di uno specifico enzima. A eccezione di una, tutte le MPS sono
ereditate come tratti autosomici recessivi; l’eccezione, correlata alla
sindrome di Hunter, è un tratto recessivo legato all’X. All’interno di
un dato gruppo (ad es. MPS I, caratterizzato da una carenza di
a-l-iduronidasi) esistono sottogruppi che derivano dalla mutazione
Figura 5.14 Malattia di Gaucher nel midollo osseo. Le cellule di Gaucher di alleli differenti nello stesso locus genico. La gravità del deficit
(A. Colorazione ematossilina eosina; B. Colorazione di Wright) sono macro- enzimatico e il quadro clinico, quindi, sono spesso differenti perfino
fagi rigonfi tipicamente caratterizzati da un citoplasma il cui aspetto richiama
quello di una carta velina spiegazzata (B) a causa dell’accumulo di glucoce-
all’interno dei sottogruppi.
rebroside. (Per gentile concessione del Dr. John Anastasi, Department of Le MPS, in genere, sono malattie progressive caratterizzate da
Pathology, University of Chicago, Chicago, IL) tratti facciali grossolani, opacizzazione della cornea, rigidità articolare
e ritardo mentale, spesso associate a un’aumentata escrezione urina-
ria dei mucopolisaccaridi accumulatisi.
Figura 5.15 Vie del metabolismo del glicogeno. Gli asterischi indicano i deficit enzimatici associati alle malattie da accumulo di glicogeno. I numeri
romani indicano il tipo di malattia da accumulo di glicogeno associata al deficit di un dato enzima. I tipi V e VI derivano da deficit delle fosforilasi muscolari
ed epatiche rispettivamente. (Modificata da Hers H et al.: Glycogen storage diseases. In Scriver CR et al [eds]: The Metabolic Basis of Inherited Disease,
6th ed. New York, McGraw-Hill, 1989, p 425)
Tipo epatico Epatorenale, malattia Glucosio-6-fosfatasi Epatomegalia – accumuli Nei pazienti non trattati: mancanza
di von Gierke (tipo I) intracitoplasmatici di di sviluppo, ritardo nella crescita,
glicogeno e di piccole epatomegalia e aumento di volume
quantità di lipidi; glicogeno dei reni
intranucleare Ipoglicemia dovuta a carenza
Aumento di volume dei di mobilizzazione del glucosio,
reni – accumuli che spesso porta a convulsioni.
intracitoplasmatici di Iperlipidemia e iperuricemia derivanti
glicogeno nelle cellule da alterazioni del metabolismo del
dell’epitelio tubulare glucosio; molti pazienti sviluppano
corticale gotta e xantomi cutanei
Tendenza emorragica dovuta
a disfunzione piastrinica
Con il trattamento: la maggior parte
dei pazienti sopravvive e sviluppa
complicanze tardive (ad es.
adenomi epatici)
Tipo miopatico Sindrome di McArdle Fosforilasi muscolare Solo a carico della Crampi dolorosi associati a esercizio
(tipo V) muscolatura scheletrica – fisico intenso; la mioglobinuria si
accumuli di glicogeno presenta nel 50% dei casi; esordio
predominanti in in età adulta (20 anni); l’esercizio
localizzazione muscolare non fa aumentare i
subsarcolemmica livelli di lattato nel circolo venoso;
la creatinchinasi sierica è sempre
aumentata; compatibile con una
normale aspettativa di vita
vasta maggioranza dei casi, le mutazioni che provocano il cancro Mentre le malattie complesse derivano dall’ereditarietà collettiva
colpiscono le cellule somatiche e quindi non sono trasmesse alla di molti polimorfismi, i diversi polimorfismi si differenziano per
linea germinale. Nel 5% circa di tutte le neoplasie, tuttavia, le mu- importanza. Dei 20-30 geni implicati nel diabete di tipo 1, ad
tazioni trasmesse attraverso la linea germinale contribuiscono allo esempio, i più importanti sono solo 6-7 e pochi alleli HLA con-
sviluppo del cancro. La maggior parte delle neoplasie familiari è tribuiscono a determinare oltre il 50% del rischio di sviluppare
ereditata con modalità autosomica dominante, ma sono stati anche la patologia (Cap. 24).
descritti alcuni casi di malattia recessiva (argomento discusso nel Alcuni polimorfismi sono comuni a più malattie dello stesso tipo,
Cap. 7). Le forme specifiche di tumore familiare sono descritte nei mentre altri sono specifici per una data patologia, come esempli-
capitoli di pertinenza. ficato chiaramente dalle malattie infiammatorie immuno-mediate
(Cap. 6).
Malattie multigeniche complesse Numerose caratteristiche fenotipiche normali come il colore dei
capelli, il colore degli occhi, il colore della pelle, l’altezza e l’intelli-
Come esposto precedentemente, le malattie multigeniche complesse genza sono regolate da un’ereditarietà di tipo multifattoriale. Questi
sono causate da interazioni tra varianti geniche e fattori ambientali. caratteri mostrano una variabilità di tipo continuo nella popolazione
Una variante genica che ha almeno due alleli e che si verifica in al- con la caratteristica curva di distribuzione a campana. Le influenze
meno l’1% della popolazione è definita polimorfismo. Secondo ambientali, tuttavia, modificano in modo significativo l’espressio-
l’ipotesi della malattia comune/variante comune, le malattie multi- ne fenotipica dei caratteri multifattoriali. Il diabete mellito di tipo
geniche complesse si verificano quando vengono ereditati molti 2, ad esempio, possiede molte delle caratteristiche di una malattia
polimorfismi, ciascuno con un effetto modesto e a bassa penetran- multifattoriale. È clinicamente accertato che i soggetti spesso mani-
za.36 Due elementi aggiuntivi sono però emersi da studi sulle malattie festano per la prima volta questa malattia dopo un aumento di peso,
complesse comuni come il diabete di tipo 1: e ciò significa che l’obesità così come altri fattori ambientali promuove
156 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Malattie cromosomiche
Cariotipo Normale
Come è ben noto, le cellule somatiche umane contengono 46 cro-
mosomi, i quali comprendono 22 coppie omologhe di autosomi e
due cromosomi sessuali – XX nella femmina e XY nel maschio.
Lo studio dei cromosomi – cariotipizzazione – è lo strumento fon-
damentale del citogenetista. La procedura usuale per esaminare i
cromosomi consiste nell’arrestare la divisione cellulare in metafase
con inibitori del fuso mitotico (ad es. N-deacetil-N-metilcolchicina
[colcemide]) e quindi nel colorare i cromosomi. In una piastra
metafasica, i singoli cromosomi hanno la forma di due cromatidi
collegati a livello del centromero. Un cariotipo è ottenuto ordinando
ciascuna coppia di autosomi a seconda della lunghezza, con i cro-
mosomi sessuali in ultima posizione.
Figura 5.16 A. Metabolismo normale del glicogeno nel fegato e nel Sono stati sviluppati numerosi metodi di colorazione che con-
muscolo scheletrico. B. Effetti di un deficit ereditario degli enzimi epatici sentono l’identificazione di ciascun singolo cromosoma sulla base di
coinvolti nel metabolismo del glicogeno. C. Conseguenze di un deficit
genetico degli enzimi che metabolizzano il glicogeno nei muscoli una distribuzione caratteristica e riproducibile di bande chiare e
scheletrici. scure. Quello più comunemente usato prevede una colorazione
Giemsa ed è perciò chiamato bandeggio G. Un normale cariotipo
maschile con bandeggio G è illustrato nella Figura 5.18. Un bandeg-
il manifestarsi del carattere genetico per il diabete. Le influenze gio G standard consente di individuare approssimativamente da
nutrizionali possono perfino determinare stature differenti nei ge- 400 a 800 bande per ogni aploide. La risoluzione ottenuta con le
melli monozigoti, mentre un bambino che non riceve stimoli cul- tecniche di bandeggio può essere decisamente migliorata analizzando
turali non riesce a raggiungere una piena capacità intellettiva. cellule in profase. I singoli cromosomi appaiono notevolmente
Figura 5.17 Malattia di Pompe (malattia da accumulo di glicogeno di tipo II). A. Miocardio normale con abbondante citoplasma eosinofilo. B. Le fibre
miocardiche di un paziente con malattia di Pompe (stesso ingrandimento) sono piene di glicogeno, che si presenta sotto forma di spazi chiari. (Per gentile
concessione del Dr. Trace Worrell, Department of Pathology, University of Texas Southwestern Medical Center, Dallas, TX)
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 157
Figura 5.18 Cariotipo con bandeggio G di un maschio normale (46,XY) (per gentile concessione del Dr. Stuart Schwartz, Department of Pathology,
University of Chicago, Chicago, IL). Viene inoltre mostrato il modello a bande del cromosoma con X, con nomenclatura di braccia, regioni, bande e
sottobande.
a llungati e si possono riconoscere fino a 1.500 bande per cariotipo. normale di cromosomi si esprime come 46,XX per la femmina
L’uso di queste tecniche di bandeggio permette di identificare con e 46,XY per il maschio. Ogni multiplo esatto del numero aploide è
sicurezza ogni cromosoma nonché di individuare i precisi punti di detto euploide. Se tuttavia si verifica un errore in meiosi o mitosi e
rottura e altre piccole alterazioni, descritte oltre. una cellula eredita un corredo cromosomico che non è un multiplo
Prima di concludere questa trattazione sul cariotipo normale, è esatto di 23, si parla di aneuploidia. Le cause comuni di aneuploidia
d’obbligo un accenno alla terminologia citogenetica comunemente sono la non disgiunzione e il ritardo anafasico. Se la non disgiunzione
impiegata. I cariotipi sono abitualmente descritti utilizzando un si verifica durante la gametogenesi, i gameti formati avranno o un
sistema stenografico di annotazioni, nell’ordine seguente: prima si cromosoma extra (n+1) o un cromosoma in meno (n-1). La fecon-
indica il numero totale dei cromosomi, seguito dall’indicazione dei dazione di tali gameti da parte di gameti normali dà luogo a due tipi
cromosomi sessuali e, infine, dalla descrizione delle anomalie in di zigoti, trisomici (2n+1) o monosomici (2n-1). Nel ritardo anafa-
ordine numerico crescente. Un maschio con trisomia 21, ad esempio, sico, un cromosoma omologo in meiosi oppure un cromatide in
è indicato con la notazione 47,XY,+21. Alcune delle annotazioni che mitosi è in ritardo e rimane fuori dal nucleo cellulare. Il risultato è
indicano alterazioni strutturali dei cromosomi sono descritte suc- una cellula normale e una cellula con monosomia. Come vedremo
cessivamente nei paragrafi dedicati alle singole anomalie. Dobbiamo in seguito, la monosomia o la trisomia a carico dei cromosomi
ricordare che il braccio corto di un cromosoma è chiamato p (da sessuali – o aberrazioni ancora più strane – sono compatibili con la
petit, piccolo) e il braccio lungo è chiamato q (la lettera successiva vita e sono di solito associate a gradi variabili di anomalie fenotipi-
dell’alfabeto). In un cariotipo con bandeggio, ciascun braccio del che. La monosomia che interessa un autosoma generalmente comporta
cromosoma è suddiviso in due o più regioni delimitate da bande una perdita eccessiva di informazione genetica per permettere la na-
evidenti. Le regioni sono numerate (ad es. 1, 2, 3) dal centromero scita o persino l’embriogenesi, ma alcune trisomie autosomiche con-
verso l’esterno e ogni regione è ulteriormente suddivisa in bande e sentono la sopravvivenza. Con l’eccezione della trisomia 21, tutte
sottobande, anch’esse ordinate numericamente (Fig. 5.18). L’anno- portano a bambini gravemente menomati che quasi invariabilmente
tazione Xp21.2 si riferisce quindi a un segmento cromosomico lo- muoiono in età precoce.
calizzato sul braccio corto del cromosoma X, nella regione 2, banda Occasionalmente, errori mitotici nelle prime fasi di sviluppo danno
1 e sottobanda 2. origine a due o più popolazioni di cellule con corredi cromosomici
differenti, una condizione nota come mosaicismo. Il mosaicismo può
derivare da errori mitotici durante la divisione dell’oocita fecondato
Anomalie Strutturali Dei Cromosomi
o durante la divisione di cellule somatiche. Il mosaicismo dei cro-
Le aberrazioni che stanno alla base delle malattie citogenetiche mosomi sessuali è relativamente comune. Nella prima divisione
possono presentarsi sotto forma di un numero alterato di cromosomi dell’oocita fecondato, un errore può portare una delle cellule figlie a
o di alterazioni nella struttura di uno o più cromosomi. Il numero ricevere tre cromosomi sessuali, mentre l’altra ne riceve solo uno,
158 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
determinando ad esempio un mosaico 45,X/47,XXX. Tutte le cellule interstiziali avvengono quando ci sono due rotture entro un braccio
che derivano da ciascuno di questi precursori hanno pertanto un cromosomico, seguite da perdita del materiale cromosomico tra le
corredo 47,XXX o un corredo 45,X. Una simile paziente è una va- rotture e dalla fusione delle estremità spezzate. Esiste un metodo di
riante a mosaico della sindrome di Turner, con un’estensione notazione anche per indicare in quale regione (o regioni) e in quali
dell’espressione fenotipica che dipende dal numero e dalla distribu- bande si sono verificate le rotture: 46,XY,del(16)(p11.2p13.1), ad
zione delle cellule 45,X. esempio, definisce i punti di rottura nel braccio corto del cromosoma
Il mosaicismo degli autosomi è molto meno comune di quello 16 in 16p11.2 e 16p13. 1 con perdita di materiale tra le rotture. Le
che coinvolge i cromosomi sessuali. Un errore in una divisione delezioni terminali derivano da una singola rottura in un braccio
mitotica precoce degli autosomi porta di solito a un mosaico non cromosomico che produce un frammento senza centromero, il quale
vitale a causa di monosomia autosomica. In alcuni casi una linea viene perso alla successiva divisione cellulare, e un cromosoma re-
cellulare non vitale va persa durante l’embriogenesi, dando origine cante una delezione. L’estremità del cromosoma viene protetta me
a un mosaico vitale (ad es. 46,XY/47,XY,+21). Un soggetto di questo diante acquisizione di sequenze telomeriche.
tipo è un mosaico della trisomia 21 con espressione variabile della Il cromosoma ad anello rappresenta una forma particolare di
sindrome di Down, a seconda della percentuale di cellule che por- delezione. Si produce quando avviene una rottura su entrambe le
tano la trisomia. estremità di un cromosoma, con fusione delle estremità danneggiate
Una seconda categoria di aberrazioni cromosomiche è caratte- (si veda Fig. 5.19). L’eventuale perdita di materiale genetico impor-
rizzata da alterazioni nella struttura dei cromosomi. Per essere visi- tante si traduce in alterazioni fenotipiche. Questa anomalia viene
bile con le consuete tecniche di bandeggio, queste alterazioni devono indicata come 46,XY,r(14). I cromosomi ad anello non si compor-
coinvolgere una quantità piuttosto cospicua di DNA (circa 2-4 mi- tano normalmente in meiosi o mitosi e in genere sono causa di gravi
lioni di paia di basi), contenente molti geni. La risoluzione è molto alterazioni.
più elevata con l’ibridazione fluorescente in situ (FISH), che consente L’inversione si riferisce a un riarrangiamento dovuto a due rotture
di individuare piccole variazioni nell’ordine di chilobasi. Le altera- all’interno di un singolo cromosoma con reincorporazione del seg-
zioni strutturali dei cromosomi in genere derivano da rotture mento centrale invertito (si veda Fig. 5.19). L’inversione che interessa
cromosomiche seguite da perdita o riarrangiamento di materiale un solo braccio del cromosoma è definita paracentrica. Se le rotture
genetico e si verificano spontaneamente con una bassa frequenza sono sui lati opposti del centromero, l’inversione si definisce invece
che aumenta in seguito a esposizione a mutageni ambientali, come pericentrica. Le inversioni in genere sono perfettamente compatibili
sostanze chimiche e radiazioni ionizzanti. Nei paragrafi che seguono con uno sviluppo normale.
descriveremo brevemente le più comuni forme di alterazione della La formazione di un isocromosoma si verifica quando un braccio
struttura cromosomica e le annotazioni utilizzate per indicarle. di un cromosoma viene perso e il braccio rimanente viene dupli-
Delezione vuol dire perdita di una porzione cromosomica cato, dando luogo a un cromosoma costituito solamente da due
(Fig. 5.19). La maggior parte delle delezioni è di tipo interstiziale, braccia corte o da due braccia lunghe (si veda Fig. 5.19). Un iso-
ma in rari casi si possono verificare delezioni terminali. Le delezioni cromosoma possiede quindi la stessa informazione genetica in
r esiduano uno pterigio bilaterale e persistente lassità della pelle nella Come indicato in precedenza, entrambi i cromosomi X sono attivi
parte posteriore del collo. Comune è anche il disturbo cardiaco durante l’oogenesi e sono essenziali per il normale sviluppo delle
congenito, che colpisce dal 25 al 50% dei pazienti. Le anomalie car- ovaie. Durante lo sviluppo fetale normale le ovaie contengono
diovascolari della parte sinistra, in particolare la coartazione pre- 7 milioni di oociti. Gli oociti scompaiono gradualmente: al menarca
duttale dell’aorta e della valvola aortica bicuspide, sono evidenziate il loro numero è sceso a soli 400.000 e quando inizia la menopausa
molto frequentemente e proprio le anomalie cardiovascolari rappre- ne rimangono meno di 10.000. Nella sindrome di Turner, le ovaie
sentano la causa più importante di aumento della mortalità nei fetali si sviluppano normalmente nella fase precoce dell’embrioge-
bambini con sindrome di Turner.52 nesi, ma l’assenza del secondo cromosoma X porta a una perdita
Le principali caratteristiche cliniche nell’adolescente e nell’adul- accelerata degli oociti, che si completa entro i 2 anni d’età. In un
to sono illustrate nella Figura 5.23. Alla pubertà si osserva un man- certo senso, perciò, si può dire che la menopausa avviene prima del
cato sviluppo dei normali caratteri sessuali secondari. I genitali restano menarca, e le ovaie sono ridotte a strisce fibrose atrofiche, prive di
infantili, lo sviluppo del seno è inadeguato e la peluria scarsa. Lo sta- ovuli e follicoli (ovaie a striscia). Poiché i pazienti con la sindrome
to mentale di questi soggetti è di solito normale, ma sono stati ri- di Turner presentano anche altre anomalie (non gonadiche), ne
portati lievi difetti nell’elaborazione delle informazioni non verbali, consegue che alcuni geni necessari per la normale crescita e il nor-
visivo-spaziali. Nello stabilire la diagnosi nell’adulto riveste partico male sviluppo dei tessuti somatici devono risiedere anche sul cro-
lare importanza la bassa statura (raramente vengono superati i mosoma X. Tra i geni coinvolti nel fenotipo di Turner vi è il gene
150 cm di altezza) e l’amenorrea. La sindrome di Turner è la principale homeobox della bassa statura (SHOX) a livello Xp22.33. Questo è
causa singola di amenorrea primaria ed è responsabile di circa un uno dei tanti geni che rimangono attivi in entrambi i cromosomi X
terzo dei casi. Per ragioni non del tutto chiare, il 50% circa dei sog- e ha un omologo attivo sul braccio corto del cromosoma Y. Sia i
getti sviluppa autoanticorpi contro la tiroide e la metà di questi può maschi sia le femmine normali sono pertanto dotati di due copie di
sviluppare ipotiroidismo clinicamente evidente. Ugualmente miste- questo gene. L’aploinsufficienza di SHOX dà origine alla bassa sta-
riosa è la presenza di intolleranza al glucosio, obesità e insulino- tura: le delezioni del gene SHOX sono infatti riscontrate nel 2-5% dei
resistenza in una minoranza di soggetti. Quest’ultima è importante bambini di bassa statura altrimenti normali. In linea con il suo ruolo
perché la terapia con l’ormone della crescita, comunemente sommi di regolatore fondamentale della crescita, il gene SHOX è espresso
nistrato a tali pazienti, peggiora l’insulino-resistenza. durante la vita fetale nelle cartilagini di coniugazione di diverse ossa
La patogenesi molecolare della sindrome di Turner non è del tutto lunghe, come il radio, l’ulna, la tibia e il perone, nonché nel primo
conosciuta, ma gli studi hanno iniziato a chiarire alcuni aspetti.53 e nel secondo arco faringeo, e se la mancanza di SHOX è sempre
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 165
associata alla bassa statura, la presenza di copie in eccesso di questo gonadi sono esclusivamente testicoli, ma i dotti genitali o i genitali
gene risulta viceversa associata all’alta statura. Malgrado possa giu esterni sono differenziati in maniera incompleta in senso maschile.
stificare il deficit di crescita nella sindrome di Turner, però, l’aploin- I genitali esterni sono ambigui o completamente femminili. Lo
sufficienza di SHOX non è in grado di spiegare altre importanti pseudoermafroditismo maschile è estremamente eterogeneo, con
caratteristiche cliniche come le malformazioni cardiache e le ano- una molteplicità di cause. Comune a tutti è l’alterata virilizzazione
malie endocrine. È dunque chiaro che debbano essere coinvolti dell’embrione maschile, che di solito deriva da deficit geneticamente
anche molti altri geni localizzati sul cromosoma X. determinati nella sintesi degli androgeni o nella loro attività, o in
entrambi. La forma più comune, chiamata sindrome da completa
insensibilità agli androgeni (femminilizzazione testicolare), deriva da
Ermafroditismo e pseudoermafroditismo
mutazioni nel gene che codifica per il recettore degli androgeni.56
Il problema dell’ambiguità sessuale è estremamente complesso ed è Questo gene è localizzato a livello Xq12, per cui questa malattia è
possibile riportare in questa sede solo alcune limitate osservazioni, ereditata come un carattere recessivo legato all’X.
rimandando per maggiori dettagli alla letteratura specializzata.54
Non sorprenderà gli studenti di medicina il fatto che il sesso di un
individuo possa essere definito a vari livelli. Il sesso genetico è deter- Malattie monogeniche con ereditarietà
minato dalla presenza o dall’assenza di un cromosoma Y e non
importa quanti siano i cromosomi X presenti: un singolo cromoso-
atipica
ma Y determina lo sviluppo dei testicoli e il genere genetico maschi-
le. Le gonadi inizialmente indifferenziate degli embrioni sia maschili È diventato sempre più evidente che la trasmissione di alcune ma-
sia femminili hanno una tendenza intrinseca a femminilizzarsi, a lattie monogeniche non segue i classici principi mendeliani. Questo
meno che non siano influenzate da fattori mascolinizzanti dipen- gruppo di malattie può essere suddiviso in quattro categorie:
denti dal cromosoma Y. Il sesso gonadico si basa dunque sulle carat-
teristiche istologiche delle gonadi. Il sesso duttale dipende dalla Malattie causate da espansioni di triplette ripetute
presenza dei derivati dei dotti di Müller o di Wolff. Il sesso fenotipico, Malattie causate da mutazioni nei geni mitocondriali
o genitale, si basa sull’aspetto dei genitali esterni. L’ambiguità sessuale Malattie associate a imprinting genomico
è presente ogni qualvolta vi sia disaccordo tra questi differenti livelli Malattie associate a mosaicismo gonadico.
nella determinazione del sesso.
Il termine ermafrodita vero implica la presenza di entrambi i tessuti Le caratteristiche cliniche e molecolari di alcune malattie mono-
ovarico e testicolare. Lo pseudoermafroditismo, per contro, rappresenta geniche che esemplificano i modelli di ereditarietà atipica (non
una situazione di discordanza tra sesso fenotipico e gonadico (una classica) sono descritte di seguito.
femmina pseudoermafrodita ha le ovaie ma è dotata di genitali
esterni maschili; un maschio pseudoermafrodita ha i testicoli ma Malattie Causate Da Espansioni
genitali tipici della femmina). Di Triplette Ripetute
L’ermafroditismo vero, che implica la presenza sia di tessuto ova-
rico sia di tessuto testicolare, è una malattia estremamente rara. In La scoperta nel 1991 dell’espansione di sequenze trinucleotidiche
alcuni casi, vi è un testicolo da un lato e un ovaio dall’altro, mentre quale causa della sindrome dell’X fragile è rimasta una pietra miliare
in altri casi si può osservare una combinazione di tessuto ovarico e nella genetica umana. Da allora, almeno 40 malattie umane (Tab. 5.8)
testicolare, nota come ovotestis. Il cariotipo è 46,XX nel 50% dei sono state ricondotte alla ripetizione di nucleotidi instabili,57 e il
soggetti; dei rimanenti, la maggior parte sono mosaici con un cari- numero continua ad aumentare. Alcuni principi generali validi per
otipo 46,XX/46,XY. Solo di rado vi è un corredo cromosomico queste malattie sono i seguenti:
46,XY. La presenza dei testicoli implica che i soggetti con cariotipo
46,XX potrebbero possedere materiale cromosomico Y, e in parti- Le mutazioni causali sono associate all’espansione di una sequen-
colare il gene SRY che impone la differenziazione testicolare. Effet- za di trinucleotidi che di solito posseggono i nucleotidi G e C. In
tivamente, l’analisi molecolare ha evidenziato espressione del gene tutti i casi il DNA è instabile e l’espansione delle triplette oltre una
SRY nell’ovotestis degli ermafroditi veri 46,XX, indicando un chi- determinata soglia altera la funzione del gene in vari modi, come
merismo criptico localizzato alle gonadi o probabilmente una tra- illustrato più avanti.
slocazione tra il cromosoma Y e un autosoma.55 La propensione all’espansione dipende fortemente dal sesso del
Lo pseudoermafroditismo femminile è molto meno complesso. Il genitore che la trasmette. Nella sindrome dell’X fragile, le espan-
sesso genetico in tutti i casi è XX e lo sviluppo delle gonadi (ovaie) sioni avvengono durante l’oogenesi, mentre nella malattia di
e dei genitali interni è normale. Solo gli organi genitali esterni sono Huntington si verificano durante la spermatogenesi.
ambigui o virilizzati. La base dello pseudoermafroditismo femminile Da un punto di vista pratico, le mutazioni possono essere suddi-
è l’eccessiva e inopportuna esposizione agli steroidi androgeni du- vise in due gruppi. Nel primo gruppo, in cui rientrano la s indrome
rante la prima fase di gestazione. Tali steroidi derivano principal- dell’X fragile e la distrofia miotonica, le espansioni delle ripeti-
mente dalle surrenali fetali affette da iperplasia surrenale congenita, zioni avvengono nelle regioni non codificanti, mentre in altre
che è trasmessa come carattere autosomico recessivo. In questi pa- condizioni, come la malattia di Huntington, le espansioni si ve-
zienti sono presenti difetti di biosintesi nella via del cortisolo, che rificano in regioni codificanti (Fig. 5.24).
porta secondariamente a un’eccessiva sintesi di steroidi androgeni
da parte della corteccia surrenale fetale (Cap. 24). I meccanismi patogenetici alla base delle malattie causate da
Lo pseudoermafroditismo maschile rappresenta il più complesso mutazioni che coinvolgono le regioni codificanti sembrano essere
di tutti i disturbi del differenziamento sessuale. I soggetti caratteriz- diversi da quelli in cui le espansioni colpiscono regioni non
zati da tale condizione possiedono un cromosoma Y e quindi le loro codificanti.58 I primi interessano di solito le ripetizioni della tripletta
166 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
N° di ripetizioni
Malattia Gene Locus Proteina Ripetizione Normale Malattia
Sindrome dell’X fragile FMRI Xq27.3 Proteina FMR1 (FMRP) CGG 6-53 60-200 (pre);
(FRAXA) 230 (full)
Atassia di Friedreich FXN 9q21.1 Fratassina GAA 7-34 34-80 (pre);
100 (full)
Distrofia miotonica DMPK 19q13.3 Protein-chinasi della distrofia CTG 5-37 34-80 (pre);
miotonica (DMPK) 100 (full)
Atrofia muscolare AR Xq12 Recettore degli androgeni (AR) CAG 9-36 38-62
spinobulbare (malattia
di Kennedy)
Malattia di Huntington HTT 4p16.3 Huntingtina CAG 6-35 36-121
Atrofia dentato-rubro-pallido- ATNL 12p13.31 Atrofina-1 CAG 6-35 49-88
luisiana (sindrome di Haw
River)
Atassia spinocerebellare ATXN1 6p23 Atassina-1 CAG 6-44 39-82
di tipo 1
Atassia spinocerebellare ATXN2 12q24.1 Atassina-2 CAG 15-31 36-63
di tipo 2
Atassia spinocerebellare ATXN3 14q21 Atassina-3 CAG 12-40 55-84
di tipo 3 (malattia
di Machado-Joseph)
Atassia spinocerebellare CACNA2A 19p13.3 Subunità del canale del calcio CAG 4-18 21-33
di tipo 6 voltaggio-dipendente a1A
Atassia spinocerebellare ATXN7 3p14.1 Atassina-7 CAG 4-35 37-306
di tipo 7
CAG che codificano per tratti di poliglutammina nelle proteine espansioni interessano regioni non codificanti, per contro, le muta-
corrispondenti. Tali “malattie da poliglutammina” sono caratteriz- zioni che ne conseguono sono mutazioni con perdita di funzione,
zate da progressiva neurodegenerazione, che di solito colpisce poiché la sintesi proteica (ad es. quella della proteina del ritardo
persone di mezza età. Le espansioni di poliglutammina portano mentale familiare, FMRP) è inibita. Di solito, tali disturbi colpiscono
all’acquisizione di una funzione tossica, per cui la proteina anomala molti sistemi. Molte patologie da amplificazione di ripetizioni non
interferisce con la funzione della proteina normale.59 Il meccanismo codificanti, infine, sono caratterizzate da un gruppo di espansioni
preciso attraverso cui le proteine con poliglutammina espansa pro- di entità intermedia, o premutazioni, che estendono l’espansione a
vocano la malattia non è stato ancora totalmente compreso, ma sono livello delle cellule germinali, costituendo così mutazioni
comunque emersi alcuni elementi generali. Nella maggior parte dei complete.
casi le proteine sono strutturalmente alterate e tendono ad aggre-
garsi; gli aggregati possono sopprimere la trascrizione di altri geni, Sindrome dell’X fragile
causare disfunzione mitocondriale o scatenare la risposta da stress
da proteine non ripiegate e l’apoptosi (Cap. 1). Una peculiare carat- La sindrome dell’X fragile è il prototipo delle malattie in cui la muta-
teristica morfologica di queste patologie è l’accumulo di proteine zione è caratterizzata da una lunga sequenza di ripetizione di tre
mutate aggregate in ampie inclusioni intranucleari. Quando le nucleotidi. Sebbene la specifica sequenza nucleotidica che subisce
Figura 5.24 Sedi di espansione e sequenze coinvolte nelle principali malattie provocate da mutazioni di ripetizioni nucleotidiche. UTR, regione non
tradotta.
*Sebbene non sia una malattia da triplette ripetute in senso stretto, l’epilessia mioclonica progressiva è causata – come altre patologie di questo gruppo –
da un’espansione ereditaria del DNA. Il segmento espanso si trova nella regione genica del promotore.
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 167
Figura 5.26 Albero genealogico di una sindrome dell’X fragile. Si noti che nella prima generazione tutti i figli sono normali e tutte le figlie sono portatrici.
Durante l’oogenesi nella femmina portatrice, la premutazione si espande sino a mutazione completa; ne consegue che, nella generazione successiva, tutti
i maschi che ereditano il cromosoma X con mutazione completa saranno affetti. Tuttavia, solo il 50% delle femmine che ereditano la mutazione completa
sarà affetto, e solo in maniera lieve. (Per gentile concessione del Dr. Nancy Schneider, Department of Pathology, University of Texas Southwestern Medical
Center, Dallas, TX)
168 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Portatori maschi. Il 20% circa dei maschi che le analisi molecolari presentano un’inattivazione sfavorevole (ossia una più alta percen-
e dell’albero genealogico indicano essere portatori di una muta- tuale di cellule in cui è attivo il cromosoma X che porta la mutazio-
zione X fragile è clinicamente e citogeneticamente normale. ne). Recenti studi indicano che, dopotutto, le premutazioni non sono
I portatori maschi, poiché trasmettono il carattere attraverso tutte così benigne. Circa il 30% delle femmine portatrici della premutazione
le loro figlie (fenotipicamente normali) ai nipoti affetti, sono ha un’insufficienza ovarica precoce (prima dei 40 anni) e circa un
definiti maschi normali portatori. terzo dei maschi portatori della premutazione manifesta una sindrome
Femmine affette. Le femmine portatrici sono affette (ossia men- neurodegenerativa progressiva che esordisce nella 6a decade di vita.
talmente ritardate) nel 30-50% dei casi, una percentuale molto Questa sindrome, indicata come tremore/atassia associata all’X, è
più alta di quella di altre malattie recessive legate all’X. caratterizzata da tremore intenzionale e atassia cerebellare e può
Rischio di effetti fenotipici. Il rischio dipende dalla collocazione degenerare verso il parkinsonismo. È tuttavia chiaro che le anomalie
dell’individuo nell’albero genealogico. I fratelli dei maschi por- nei portatori di premutazioni sono più lievi e si manifestano più
tatori, ad esempio, sono esposti a un rischio del 9% di essere tardi nel corso della vita.
mentalmente ritardati, mentre i nipoti dei maschi portatori han- La base molecolare del ritardo mentale e delle altre alterazioni
no un rischio del 40%. somatiche è correlata a una perdita di funzione della proteina del
Anticipazione. Questo termine indica il fatto che le caratteristiche ritardo mentale familiare (FMRP). Come indicato in precedenza, il
cliniche della sindrome dell’X fragile peggiorano a ogni genera- gene normale FMR1 contiene fino a 46 ripetizioni della tripletta CGG
zione successiva, come se la mutazione diventasse sempre più nella sua regione 5’ non tradotta. Quando le ripetizioni della tripletta
dannosa quando viene trasmessa da un maschio ai suoi nipoti e CGG nel gene FMR1 superano le 230 unità circa, il DNA dell’intera
pronipoti. regione 5’ del gene viene metilato in modo anomalo. La metilazione
si estende anche a monte nella regione promotrice del gene, deter-
Per anni queste insolite caratteristiche hanno costituito un pro- minando la soppressione della trascrizione di FMR1. Si pensa che
blema per i genetisti, ma gli studi molecolari hanno finalmente l’assenza di FMRP che ne consegue causi le alterazioni fenotipiche.
iniziato a fare luce sulla complessità della sindrome dell’X fragile.62,63 FMRP è una proteina citoplasmatica espressa in diversi tessuti,
La prima scoperta è arrivata quando gli studi di associazione hanno più abbondante nel cervello e nei testicoli, i due organi maggior-
localizzato la mutazione responsabile di questa malattia su Xq27.3, mente colpiti in questa malattia. La funzione di FMRP nel cervello
all’interno della regione citogeneticamente anomala. In questa re- comincia ora a essere compresa.64 FMRP è una proteina legante
gione si trova il gene FMR1, caratterizzato da numerose ripetizioni l’RNA associata ai polisomi. A differenza di quanto osservato in altre
in tandem della sequenza nucleotidica CGG nella sua regione 5’ non cellule, nei neuroni la sintesi delle proteine avviene sia nel citoplasma
tradotta. Nella popolazione normale, il numero di ripetizioni CGG perinucleare sia nelle spine dendritiche. Stando alle conoscenze
è ridotto e varia da 6 a 55 (media 29). La presenza dei sintomi clinici attuali, FMRP viene prima trasportata dal citoplasma al nucleo, dove
e di un sito fragile citogeneticamente individuabile è correlata all’am- si assembla in un complesso contenente specifici trascritti di mRNA.
plificazione delle triplette CGG. I maschi portatori normali e le Il complesso assemblato è poi esportato nel citoplasma. Da qui, il
femmine portatrici presentano quindi da 55 a 200 ripetizioni CGG. complesso FMRP-mRNA è trasportato ai dendriti vicini alla sinapsi
Espansioni di queste dimensioni sono chiamate premutazioni. I (Fig. 5.27). Non tutte le specie di mRNA sono trasportate da FMRP
soggetti affetti, per contro, hanno un’espansione estremamente ampia
della regione ripetuta (da 200 a 4.000 ripetizioni, o mutazione com-
pleta). Si pensa che le mutazioni complete nascano dall’ulteriore
amplificazione delle ripetizioni CGG osservate nelle premutazioni.
Il modo in cui questo processo si verifica è abbastanza peculiare. I
maschi portatori trasmettono le ripetizioni alla progenie con piccoli
cambiamenti nel numero di ripetizioni. Quando la premutazione è
trasmessa da una femmina portatrice, tuttavia, vi è un’alta probabilità
che si verifichi una notevole amplificazione delle ripetizioni CGG,
portando a ritardo mentale nella maggior parte della progenie ma-
schile e nel 50% di quella femminile. Pare dunque che durante il
processo di oogenesi – ma non durante quello di spermatogenesi –
le premutazioni possano essere trasformate in mutazioni mediante
amplificazione della sequenza di triplette ripetute. Questo spiega
l’inusuale modalità di trasmissione, ossia il fatto che la probabilità
di ritardo mentale sia molto più alta nei nipoti che nei fratelli dei
maschi portatori, giacché i nipoti corrono il rischio di ereditare una
premutazione dal nonno che viene amplificata a “mutazione com-
pleta” negli oociti della madre. In confronto, i fratelli dei maschi
portatori, essendo “più in alto” nell’albero genealogico, hanno meno
probabilità di avere una mutazione completa. Queste caratteristiche
molecolari hanno anche fornito una spiegazione soddisfacente
dell’anticipazione, un fenomeno osservato dai genetisti clinici ma
non ritenuto vero dai genetisti molecolari finché non sono state
Figura 5.27 Meccanismo d’azione della proteina del ritardo mentale
identificate le mutazioni da triplette ripetute. La ragione per cui solo familiare (FMRP) nei neuroni. (Adattata da Hin P, Warren ST: New insights
il 50% delle femmine con mutazione completa sia clinicamente af- into fragile-X syndrome: from molecules to neurobehavior. Trends Biochem
fetta non è chiara. Presumibilmente, quelle clinicamente affette Sci 28:152, 2003)
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 169
ai dendriti: ciò avviene solo per quelle che codificano per proteine ma non tutte queste molecole. I tessuti e, di fatto, l’intero indivi-
che regolano la funzione sinaptica. A livello delle giunzioni sinap- duo possono quindi presentare sia mtDNA wild-type sia mtDNA
tiche, FMRP sopprime la sintesi proteica dell’mRNA legato, stimolata mutato, una condizione chiamata eteroplasmia. È evidente che ci
dal gruppo I dei recettori metabotropi del glutammato (mGlu-R). debba essere almeno una minima quantità di mtDNA mutato in
Nella sindrome dell’X fragile una riduzione di FMRP ha come con- una cellula o tessuto prima che la disfunzione ossidativa dia
seguenza un’aumentata traduzione degli mRNA legati a livello delle origine alla malattia, il cosiddetto “effetto soglia”. Non sorprende
giunzioni sinaptiche. Tale disequilibrio a sua volta causa alterazioni che la soglia sia raggiunta molto più facilmente nei tessuti meta-
permanenti nell’attività sinaptica e, da ultimo, ritardo mentale. bolicamente attivi elencati in precedenza.67
Sebbene la dimostrazione di un cariotipo alterato abbia portato Durante la divisione cellulare, i mitocondri e il DNA in essi conte-
all’identificazione della sindrome dell’X fragile, l’individuazione nuto sono distribuiti a caso alle cellule figlie. Quando una cellula
mediante PCR delle triplette ripetute rappresenta oggi il metodo contenente mtDNA normale e mutato si divide, quindi, la
elettivo di diagnosi. L’analisi con Southern blot consente di distin- percentuale di mtDNA normale e mutato nelle cellule figlie è estre-
guere tra premutazioni e mutazioni in fase di diagnosi sia prenatale mamente variabile. Ne consegue che anche l’espressione delle pato
sia postnatale. Questa tecnica – descritta nel dettaglio più avanti – si logie derivanti dalle mutazioni del mtDNA è piuttosto variabile.
dimostra dunque valida non solo per stabilire la diagnosi, ma anche
per orientare la consulenza genetica. Le malattie associate all’ereditarietà mitocondriale sono rare e,
come ricordato in precedenza, molte di queste interessano il sistema
neuromuscolare. La neuropatia ottica ereditaria di Leber è un pro-
Mutazioni Dei Geni Mitocondriali,
totipo di questo tipo di malattia. Si tratta di una malattia neurode-
Neuropatia Ottica Ereditaria Di Leber
generativa che si manifesta con una progressiva perdita bilaterale
La grande maggioranza dei geni è localizzata sui cromosomi nel della visione centrale. L’alterazione visiva è osservata per la prima
nucleo delle cellule ed è ereditata secondo le classiche modalità volta tra i 15 e i 35 anni e conduce, nel tempo, alla cecità. In alcune
mendeliane. Numerosi geni mitocondriali mostrano tuttavia un famiglie sono state anche evidenziate alterazioni della conduzione
meccanismo di trasmissione differente. Una caratteristica unica del cardiaca e manifestazioni neurologiche secondarie.68
DNA mitocondriale (mtDNA) è l’ereditarietà materna. Questa pecu-
liarità esiste perché le cellule uovo contengono numerosi mitocondri Imprinting Genomico
all’interno del loro abbondante citoplasma, mentre gli spermatozoi
ne contengono pochi o nessuno. Il corredo di mtDNA dello zigote Tutti ereditiamo due copie di ciascun gene autosomico, portate dai
proviene dunque quasi esclusivamente dall’oocita. Pertanto, la madre cromosomi omologhi materno e paterno. In passato si è sostenuto
trasmette il mtDNA a tutta la progenie, maschile e femminile; sono che non vi fosse alcuna differenza funzionale tra gli alleli derivati
però soltanto le figlie – e non i figli – a trasmettere ulteriormente il dalla madre o dal padre. Studi condotti negli ultimi vent’anni hanno
DNA alla progenie (Fig. 5.28). L’ereditarietà mitocondriale presenta provato definitivamente che, almeno per quanto riguarda alcuni
inoltre molte altre caratteristiche,65,66 di seguito esposte: geni, esistono importanti differenze funzionali tra l’allele paterno e
l’allele materno. Queste differenze derivano da un processo epige-
Il mtDNA umano contiene 37 geni, 22 dei quali sono trascritti netico (illustrato di seguito) chiamato imprinting. Nella maggior
in RNA di trasporto e 2 in RNA ribosomiale. I 13 geni rimanenti parte dei casi, l’imprinting inattiva selettivamente l’allele materno o
codificano per subunità degli enzimi della catena respiratoria. paterno. L’imprinting materno, quindi, indica il silenziamento tra-
Poiché il mtDNA codifica per enzimi coinvolti nella fosforilazione scrizionale dell’allele materno, mentre imprinting paterno significa
ossidativa, le mutazioni che colpiscono questi geni esercitano i che viene inattivato l’allele paterno. L’imprinting avviene nell’uovo
loro effetti patologici primariamente sugli organi più dipendenti o nello sperma, prima della fecondazione, ed è poi trasmesso stabil-
dalla fosforilazione ossidativa, come il sistema nervoso centrale, mente a tutte le cellule somatiche attraverso la mitosi.69 Come in
i muscoli scheletrici, il muscolo cardiaco, il fegato e i reni. altri esempi di regolazione epigenetica, l’imprinting è associato a
Ogni mitocondrio contiene migliaia di copie di mtDNA e, tipi- profili differenziali di metilazione del DNA a livello dei nucleotidi
camente, le mutazioni dannose del mtDNA interessano alcune CG. Altri meccanismi comprendono la deacetilazione e la metilazione
Figura 5.28 Albero genealogico della neuropatia ottica ereditaria di Leber, patologia causata da una mutazione nel DNA mitocondriale. Si noti che tutta
la progenie di un maschio affetto (quadrati scuri) è normale, ma tutti i figli della femmina affetta, indipendentemente dal sesso, manifestano la patologia
(cerchi scuri).
170 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Figura 5.29 Rappresentazione schematica delle alterazioni nelle sindromi di Prader-Willi e di Angelman.
dell’istone H4. Indipendentemente dal meccanismo, si ritiene che La base molecolare di queste due sindromi risiede nell’imprin-
la marcatura dei cromosomi materni e paterni si verifichi durante ting genomico (Fig. 5.29). Sappiamo che un gene o un set di ge-
la gametogenesi e sembra perciò che dal momento del concepimento ni sul cromosoma materno 15q12 è sottoposto a imprinting (e
alcuni cromosomi ricordino da dove provengono (dal padre o dalla quindi silenziato), per cui il solo allele o i soli alleli attivi si trovano
madre). Il numero esatto di geni che subisce l’imprinting non è noto, sul cromosoma paterno. Quando questi vengono persi in seguito
ma si stima che sia compreso tra 200 e 600. Sebbene i geni che hanno a una delezione, il soggetto sviluppa la sindrome di Prader-Willi.
subito l’imprinting possano essere isolati, più frequentemente si Viceversa, un diverso gene che mappa anch’esso sulla stessa regione
trovano in gruppi regolati da elementi comuni che agiscono in po- del cromosoma 15 è sottoposto a imprinting sul cromosoma pa-
sizione cis chiamati regioni di controllo dell’imprinting. Come spes- terno. Solo l’allele di questo gene derivante dalla madre è normal-
so accade in medicina, l’imprinting genomico può essere meglio mente attivo e la delezione di tale gene materno sul cromosoma
compreso considerando due rare malattie genetiche: la sindrome di 15 dà origine alla sindrome di Angelman. Studi molecolari su
Prader-Willi e la sindrome di Angelman. pazienti citogeneticamente normali che presentano la sindrome di
Prader-Willi (ossia su pazienti senza la delezione) hanno rivelato
che questi soggetti hanno due copie materne del cromosoma 15.
Sindrome di Prader-Willi e sindrome di Angelman
L’ereditarietà di entrambi i cromosomi di una coppia da un solo
La sindrome di Prader-Willi è caratterizzata da ritardo mentale, bassa genitore è chiamata disomia uniparentale. Il risultato finale è lo
statura, ipotonia, grave iperfagia, obesità, mani e piedi piccoli e stesso: il soggetto non riceve un set di geni funzionali dai cromo-
ipogonadismo.70 Nel 65-70% dei casi può essere identificata una somi 15 paterni (non imprinted). Anche la sindrome di Angelman,
delezione interstiziale della banda q12 nel braccio lungo del cromo- come atteso, può derivare da disomia monoparentale del cromo-
soma 15, del(15)(q11.2q13). Nella maggior parte dei casi i punti di soma 15 paterno.
rottura sono gli stessi e causano una delezione di 5 Mb. In tutti i casi, La base genetica di questi due disturbi da imprinting è attual-
sorprendentemente, la delezione interessa il cromosoma 15 di deriva- mente in fase di definizione. Nella sindrome di Angelman il gene
zione paterna. A differenza di quanto avviene nella sindrome di colpito è una ligasi dell’ubiquitina coinvolta nella catalizzazione del
Prader-Willi, i pazienti con la sindrome di Angelman, fenotipica- trasferimento dell’ubiquitina attivata ai substrati proteici bersaglio.
mente distinta, nascono con una delezione della stessa regione cro- Il gene, chiamato UBE3A, mappa all’interno della regione 15q12, è
mosomica di derivazione materna. Anche i soggetti affetti dalla sottoposto a imprinting sul cromosoma paterno ed è espresso
sindrome di Angelman sono mentalmente ritardati, ma in più pre- dall’allele materno soprattutto in specifiche regioni dell’encefalo.72
sentano andatura atassica, epilessia e crisi di riso immotivato. L’imprinting è tessuto-specifico in quanto UBE3A è espresso da
A causa della loro ilarità e dell’atassia, sono stati definiti “burattini entrambi gli alleli nella maggior parte dei tessuti. Nel 10% circa dei
felici”.71 Il confronto di queste due sindromi dimostra chiaramente casi, la sindrome di Angelman si manifesta non a causa dell’imprin-
gli effetti che l’origine parentale produce sulla funzione genica. ting, ma a causa di una mutazione puntiforme nell’allele materno,
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 171
il che istituisce quindi una forte relazione tra il gene UBE3A e la a livello del DNA e proporre test diagnostici per un numero crescente
sindrome di Angelman. A differenza della sindrome di Angelman, di malattie genetiche. Inoltre, gli strumenti di genetica molecolare
nessun gene singolo è stato implicato nella sindrome di Prader- sono diventati estremamente importanti per l’indagine e la scoperta
Willi. Si ritiene piuttosto che sia coinvolta una serie di geni localiz- delle basi genetiche delle patologie complesse di più frequente riscon-
zati nell’intervallo 15q11.2-q13 (che sono sottoposti a imprinting tro, come il diabete mellito, l’aterosclerosi e il cancro. La diagnosi
sul cromosoma materno ed espressi dal cromosoma paterno), tra i molecolare delle malattie ereditarie a livello dell’acido nucleico pre-
quali figura un gene codificante per una piccola riboproteina nu- senta chiari vantaggi rispetto ad altre tecniche alternative:
cleare N, che controlla lo splicing dei geni ed è altamente espressa
nell’encefalo e nel cuore. Si pensa che la perdita di funzionalità della Le analisi molecolari sono altamente sensibili. L’utilizzo della
piccola riboproteina nucleare N contribuisca alla sindrome di PCR, ad esempio, consente di amplificare il DNA o l’RNA nella
Prader-Willi. La diagnosi molecolare (si veda oltre) di queste sin- misura di molti milioni di volte, al punto che è possibile utilizzare
dromi si basa sulla verifica dello stato di metilazione dei geni mar- anche solo una o 100 cellule per l’analisi. Una quantità di DNA
catori e sulla FISH. sufficiente per l’amplificazione tramite PCR può essere inoltre
L’importanza dell’imprinting non è limitata ai rari disturbi cro- ottenuta da 0,1 ml di sangue o da cellule prelevate dalla mucosa
mosomici. Effetti di origine parentale sono stati identificati in una della bocca.
varietà di malattie ereditarie, come la malattia di Huntington e la Le analisi basate sul DNA non dipendono da un prodotto genico
distrofia miotonica, nonché nella cancerogenesi. che potrebbe essere presente soltanto in certe cellule specializza-
te (ad es. cervello), né dall’espressione di un gene che potrebbe
avvenire in età avanzata. Poiché il gene difettoso responsabile del-
Mosaicismo Gonadico
le malattie genetiche ereditarie è presente nelle cellule germinali,
È stato detto in precedenza che in ogni malattia autosomica domi- ciascuna cellula postzigotica sarà portatrice della mutazione.
nante alcuni soggetti non hanno genitori affetti. In tali soggetti,
l’alterazione è il risultato di una nuova mutazione nell’oocita o nello Indicazioni Per L’analisi Di Alterazioni
spermatozoo da cui essi derivano, e pertanto i loro fratelli non sono Genetiche Germinali
né affetti né esposti a un rischio maggiore di sviluppare la malattia.
Questo tuttavia non avviene sempre. In alcune malattie autosomiche Poiché molte tecniche sono attualmente disponibili per l’analisi di
dominanti, di cui l’osteogenesi imperfetta costituisce un esempio, malattie genetiche, per usare in maniera oculata questi metodi è
genitori fenotipicamente normali hanno più di un figlio affetto. importante definire quali siano i soggetti che necessitano di test
Questo chiaramente infrange le leggi dell’ereditarietà mendeliana. genetici.
Gli studi indicano che il mosaicismo gonadico possa essere respon- Le analisi per le alterazioni ereditarie della linea germinale si
sabile di questi insoliti alberi genealogici.73 Il mosaicismo gonadico possono dividere, in generale, in analisi prenatali e postnatali. Tali
deriva da una mutazione che si verifica nella fase postzigotica du- test possono comprendere la citogenetica convenzionale, l’ibrida-
rante il primo stadio di sviluppo (embrionale). Se la mutazione zione fluorescente in situ (FISH), altre analisi di diagnostica mole-
colpisce soltanto le cellule destinate a formare le gonadi, i gameti colare o una combinazione di queste tecniche.
portano la mutazione ma le cellule somatiche del soggetto sono L’analisi genetica prenatale dovrebbe essere proposta a tutti i
completamente normali, nel qual caso si dice che l’individuo in soggetti a rischio di progenie citogeneticamente anomala. Può essere
questione presenta mosaicismo della linea germinale o gonadico. Un eseguita su cellule ottenute per amniocentesi, su campioni di villi
genitore fenotipicamente normale con mosaicismo della linea ger- coriali o su sangue di cordone ombelicale. Alcune importanti indi-
minale può trasmettere la mutazione causa della malattia alla pro- cazioni sono quelle elencate di seguito:74
genie attraverso il gamete mutato e poiché le cellule progenitrici dei
gameti portano la mutazione, esiste una probabilità concreta che più Età avanzata della madre (35 anni), a causa del maggiore rischio
di un figlio sia affetto. Ovviamente la probabilità di un evento di di trisomie
questo tipo dipende dalla percentuale di cellule germinali che por- Un genitore portatore di una traslocazione reciproca bilanciata,
tano la mutazione. traslocazione robertsoniana o inversione (in questi casi i gameti
possono essere sbilanciati e, quindi, la progenie sarebbe a rischio
di patologie cromosomiche)
Diagnosi molecolare delle malattie Un genitore che ha già un figlio con un’anomalia cromosomica
genetiche Un feto con anomalie evidenziate all’ecografia
Un genitore portatore di una malattia genetica legata all’X (per
determinare il sesso del feto)
Le applicazioni mediche della tecnologia del DNA ricombinante sono Livelli anormali di AFP, b HCG ed estriolo determinati dal co-
diventate di attualità. Con il completamento del Progetto Genoma siddetto triple-test.
Umano, l’analisi del DNA è divenuta un potente strumento per la
diagnosi delle malattie umane, sia genetiche sia acquisite. Le tecniche L’analisi genetica postnatale viene di solito effettuata sui linfociti
di diagnostica molecolare hanno trovato applicazione praticamente di sangue periferico. Le indicazioni sono le seguenti:
in tutti i campi della medicina. Fino a quando i modelli di diagnostica
molecolare non sono stati facilmente disponibili, l’analisi delle pato- Anomalie congenite multiple
logie monogeniche (mendeliane) dipendeva dall’identificazione di Inspiegabile ritardo mentale o ritardo nello sviluppo da causa
prodotti genici mutati (ad esempio mutazioni dell’emoglobina o ignota
metaboliti patologici) o dei loro effetti clinici, come il ritardo mentale Sospetta aneuploidia (ad es. caratteristiche della sindrome di
(ad es. nella fenilchetonuria). Oggi è possibile identificare le mutazioni Down)
172 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Sospetto sbilanciamento di un autosoma (ad es. sindrome di Rilevazione diretta delle alterazioni della sequenza
Prader-Willi) del DNA tramite sequenziamento
Sospetta anomalia dei cromosomi sessuali (ad es. sindrome di
Turner) Il DNA può essere sequenziato per ottenere una lettura della se-
Sospetta sindrome dell’X fragile quenza dei nucleotidi, e le mutazioni possono essere identificate
Infertilità (per escludere un’anomalia dei cromosomi sessuali) confrontando tale sequenza con una normale (wild-type). La di-
Aborti spontanei multipli (per escludere che i genitori siano sponibilità del sequenziatore di Sanger con nucleotidi modificati
portatori di traslocazione bilanciata; entrambi i partner devono e dell’elettroforesi capillare automatizzata permette di sequenziare
essere esaminati). di routine migliaia di basi di DNA genomico in alcune ore. 75 Sono
stati quindi identificati geni mutati in centinaia di malattie men-
deliane, per la maggior parte delle quali è possibile porre una
Indicazioni Per L’analisi Di Alterazioni
diagnosi definitiva tramite sequenziamento diretto. Alcune pato-
Genetiche Acquisite
logie, per lo più a trasmissione recessiva, sono associate a un nu-
In questa era della “target therapy” sta divenendo sempre più im- mero limitato di mutazioni ricorrenti (ad es. la fibrosi cistica);
portante identificare le specifiche caratteristiche genetico-molecolari molte altre, specialmente quelle a trasmissione dominante, possono
delle malattie acquisite (ad es. cancro e malattie infettive) che in avere mutazioni nelle regioni codificanti del gene. Ostacoli all’uti-
precedenza venivano diagnosticate e trattate sulla base di dati clini- lizzo esclusivo del sequenziamento genico per la diagnosi di tali
copatologici non molecolari. Gli strumenti tecnici sono gli stessi patologie includono sia la difficoltà sia gli alti costi dell’analisi di
usati per le patologie mendeliane germinali, e le attuali indicazioni grossi geni. Il gene associato alla distrofia muscolare di Duchenne,
includono: ad esempio, possiede 79 esoni e il gene FBN1 mutato nella sindro-
me di Marfan ne possiede 65; il sequenziamento di questi geni
Diagnosi e trattamento del cancro (si veda anche Cap. 7) nella loro totalità può rivelarsi economicamente proibitivo con le
Rilevamento di mutazioni acquisite tumore-specifiche e di alte- attuali metodiche. Tra le altre difficoltà, non è infrequente eviden-
razioni citogenetiche che costituiscono i marcatori di tumori ziare alterazioni di sequenza dal significato sconosciuto che non è
specifici (ad es. BCR-ABL1 nella leucemia mieloide cronica possibile classificare con certezza come patogenetiche in assenza
[LMC]). di dati funzionali.
Determinazione di cloni cellulari quali indicatori di una condi- Questo quadro cambia tuttavia a una velocità incredibile. La
zione neoplastica (ossia non reattiva). tecnologia in rapida evoluzione renderà possibile applicare il se-
Identificazione di specifiche alterazioni genetiche che possono quenziamento della linea germinale su larga scala e porterà in un
indirizzare le scelte terapeutiche (ad es. HER2/Neu [nome uffi- futuro non distante al sequenziamento routinario dell’intero geno-
ciale ERBB2] nel tumore della mammella o mutazioni EGFR nel ma del singolo individuo. La tecnologia high-throughput usa i chip
tumore del polmone). (microarray) per sequenziare i geni o porzioni di geni.76 Brevi se-
Determinazione dell’efficacia terapeutica (ad es. riscontro di un quenze di DNA (oligonucleotidi) complementari alla sequenza
residuo minimo di malattia di BCR-ABL1 tramite PCR nella wild-type e alle mutazioni note sono affiancate le une alle altre sul
LMC). chip, e il campione di DNA che deve essere analizzato è ibridato
Riscontro di forme Gleevec resistenti nella leucemia mieloide sull’array (Fig. 5.30). Prima dell’ibridazione il campione è marcato
cronica e nei tumori stromali gastrointestinali. con coloranti fluorescenti. L’ibridazione (e di conseguenza il se-
gnale fluorescente emesso) sarà più forte per il nucleotide che è
Diagnosi e trattamento delle malattie infettive (si veda anche complementare alla sequenza wild-type se non vi sono mutazioni,
Cap. 8) mentre la presenza di una mutazione determinerà l’ibridazione
Evidenza di materiale genetico microrganismo-specifico per una dell’oligonucleotide mutato complementare. Algoritmi compute-
diagnosi definitiva (ad es. HIV, micobatteri, virus del papilloma rizzati possono poi rapidamente decodificare la sequenza di DNA
umano, virus erpetici nel sistema nervoso centrale). per centinaia di migliaia di paia di basi a partire dal pattern dell’ibri-
Identificazione di alterazioni genetiche specifiche nel genoma di dazione fluorescente sul chip e identificare quindi potenziali mu-
batteri associati a farmacoresistenza. tazioni. L’avanzamento tecnologico più entusiasmante è forse il
Determinazione dell’efficacia terapeutica (ad es. misurazione della sequenziamento denominato “next-generation”, in cui la PCR è
carica virale nelle infezioni da virus HIV o HCV). effettuata in un’emulsione a olio che rende possibile oltre un milione
di singole reazioni PCR in una sola volta.77 Anche se attualmente
la tecnica è molto costosa, per ogni singola corsa possono essere
Pcr E Rilevazione Di Alterazioni
sequenziati oltre un miliardo di nucleotidi (un terzo del genoma
Della Sequenza Del Dna
umano). Le sfide bioinformatiche relative alla gestione e all’inter-
L’analisi tramite PCR, basata su un’amplificazione esponenziale del pretazione di un così imponente numero di dati sono attualmente
DNA, ha rivoluzionato la biologia molecolare e oggi è ampiamente impressionanti e grande attenzione si concentra su tali analisi.
utilizzata nella diagnosi molecolare delle patologie umane. Il DNA
viene enormemente amplificato mediante DNA-polimerasi e con-
dizioni di temperatura appropriate, producendo così milioni di Rilevazione di mutazioni del DNA tramite
copie della sequenza di DNA compresa tra i due primer. La suc- metodi indiretti
cessiva identificazione di una sequenza anomala può essere effet-
tuata utilizzando un numero di analisi in continuo aumento. L’ana- Esistono molte tecniche molecolari capaci di rilevare mutazioni del
lisi diretta dei prodotti di PCR è attualmente il metodo più DNA senza un sequenziamento diretto, il cui sviluppo è trainato dai
semplice. costi inferiori e dalla più elevata processività (throughput).
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 173
Figura 5.30 Sequenziamento del DNA basato su microarray. A. Una scansione digitalizzata a bassa risoluzione di un “chip genetico” non supera le
dimensioni di una piccola moneta ma è in grado di sequenziare migliaia di paia di basi di DNA. Microarray di tipo high-throughput sono stati usati per se-
quenziare interi organismi (come i virus), organelli (come i mitocondri) e interi cromosomi umani. B. Un’immagine ad alta risoluzione del chip illustra il
modello di ibridazione corrispondente alla sequenza di un filamento di DNA. Di norma è possibile utilizzare un algoritmo computerizzato che, nell’arco di
pochi minuti, converte i singoli modelli di ibridazione del chip in dati di sequenziamento (con le tecnologie di sequenziamento “tradizionali” occorrerebbero
da giorni a settimane per eseguire tale analisi). Nell’immagine, la sequenza in alto rappresenta la sequenza di riferimento (wild-type), mentre quella in
basso corrisponde alla sequenza del campione analizzato. Come si può vedere, l’algoritmo computerizzato ha identificato una mutazione C→G nel campione
testato. (Adattato da Maitra A et al.: The Human MitoChip: a high-throughput sequencing microarray for the mitochondrial mutation detection. Genome
Res 14:812, 2004)
Un approccio semplice si avvale della digestione del DNA tramite r ipetizione di trinucleotidi al terminale 5’ del gene FMR1 sono
enzimi noti come enzimi di restrizione che riconoscono e suc- utilizzati per amplificare le sequenze centrali. Poiché esistono
cessivamente tagliano il DNA a livello di sequenze specifiche. Se grosse differenze nel numero di ripetizioni, la dimensione dei
è noto che una specifica mutazione coinvolge un sito di restrizio- prodotti di PCR ottenuti dal DNA di soggetti normali o di quelli
ne, allora il DNA amplificato potrà essere digerito. Poiché la con premutazione è alquanto diversa. Queste differenze di di-
mutazione riguarda un sito di restrizione, l’allele mutato e l’allele mensione sono rivelate per migrazione differenziale su gel dei
normale daranno origine a prodotti di PCR di diverse dimensio- prodotti del DNA amplificato. A questo punto la mutazione com-
ni, che appariranno come bande differenti all’elettroforesi su gel pleta non può essere identificata mediante PCR perché il segmen-
di agarosio. Non occorre dire che questo approccio è considere- to di DNA interessato è troppo grande per la PCR convenzionale:
volmente meno esaustivo del sequenziamento diretto, ma rimane occorre dunque eseguire un’analisi del DNA genomico mediante
utile nella diagnosi molecolare quando la mutazione causale si Southern blot (si veda il paragrafo “Southern blot”)
verifica sempre a livello di una posizione nucleotidica invariata.
Un altro approccio per l’identificazione di mutazioni in una
specifica posizione nucleotidica (ad es. una mutazione nel codone
12 nell’oncogene KRAS che converte la glicina [GGT] in acido
aspartico [GAT]) consisterebbe nell’aggiungere alla mix PCR
nucleotidi C e T marcati in fluorescenza, nucleotidi che sono
complementari rispettivamente alla sequenza wild-type (G) o
mutata (A). Poiché questi due nucleotidi sono marcati con fluo-
rofori differenti, la fluorescenza emessa dal risultante prodotto
di PCR può essere dell’uno o dell’altro colore, a seconda che una
“C” o una “T” venga incorporata nel processo di estensione del
primer (Fig. 5.31). Il vantaggio di questa strategia di “estensione
allele-specifica” consiste nel fatto che permette di rilevare la pre-
senza di DNA mutato anche in miscele eterogenee di cellule
normali e anomale (ad es. nei campioni ottenuti da pazienti con
una neoplasia sospetta).
Sono disponibili numerose tecniche basate sulla PCR che utiliz-
zano indicatori fluorescenti per rilevare la presenza o l’assenza
di mutazioni in “tempo reale” (ossia durante la fase esponenziale
di amplificazione del DNA). Questo ha notevolmente ridotto il
tempo necessario per rilevare la mutazione eliminando le fasi di
restrizione-digestione e di elettroforesi utilizzate nei saggi di PCR
convenzionale.
Anche le mutazioni che alterano la lunghezza del DNA (ad es.
delezioni o espansioni) possono essere individuate con l’analisi Figura 5.31 PCR allele-specifica per l’evidenziazione di mutazioni in un
mediante PCR. Come abbiamo visto in precedenza, numerose campione eterogeneo contenente un mix di DNA normale e mutato. I
malattie, tra cui la sindrome dell’X fragile, sono associate alla nucleotidi complementari ai nucleotidi mutati e wild-type, nella posizione
nota della base, sono marcati con fluorofori differenti, cosicché l’incorpo-
ripetizione di trinucleotidi. La Figura 5.32 mostra come può es- razione nel prodotto di PCR risultante determini un segnale fluorescente
sere usata l’analisi mediante PCR per identificare questa muta- di intensità variabile a seconda del rapporto tra il DNA mutato e il DNA
zione. Due primer fiancheggianti la regione interessata dalla wild-type.
174 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Figura 5.33 Polimorfismi del DNA dati da un numero variabile di ripetizioni CA. I tre alleli producono prodotti di PCR di dimensioni diverse, rivelando
così la loro provenienza da specifici cromosomi. Nell’esempio illustrato, l’allele C è legato a una mutazione responsabile della malattia autosomica domi-
nante del rene policistico (PKD). Una sua applicazione per rilevare la progenie che porta il gene-malattia (simboli rossi) è illustrata con un ipotetico albero
genealogico in cui i maschi corrispondono ai quadrati e le femmine sono rappresentate dai cerchi.
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 175
L’analisi di linkage può essere utile nella diagnosi prenatale o p atologia esaminata. Una variazione in un gene il cui prodotto
presintomatica di patologie quali la malattia di Huntington e il rene regola il tono della muscolatura liscia vasale (come l’angiotensina),
policistico a trasmissione autosomica dominante, sebbene il gene ad esempio, ha una forte probabilità di influenzare il rischio di
associato alla malattia sia noto in entrambe le condizioni. In gene- ipertensione. Come si può immaginare, tuttavia, nessuna cono-
rale, quando il gene associato alla patologia è noto, la scelta di scenza pregressa avrebbe fatto sospettare che alcuni geni candidati
elezione rimane l’individuazione della mutazione responsabile fossero associati a particolari malattie: simili sorprese sono uno
tramite sequenziamento diretto. L’analisi di linkage, tuttavia, può dei vantaggi della natura sistematica e senza rumore di fondo dei
essere utile se la malattia origina da svariate mutazioni differenti in GWAS.
un dato gene (ad es. fibrillina-1, si veda il paragrafo “Sindrome di Due importanti avanzamenti tecnologici hanno aperto la nuova
Marfan”) e se il sequenziamento del gene è non praticabile o risulta strada dei GWAS: dapprima il completamento del cosiddetto pro-
negativo ma sussiste un forte sospetto clinico. La Figura 5.33 B il- getto “HapMap” che ha fornito modelli di linkage disequilibrium
lustra come i polimorfismi dei microsatelliti possano essere utiliz- più completi per i principali gruppi etnici, sulla base della mappa-
zati per tracciare l’ereditarietà della malattia autosomica dominante tura genome-wide di polimorfismi a singolo nucleotide (SNP).
del rene policistico. In questo caso l’allele C, che fornisce un pro- L’intero genoma umano può essere ora suddiviso in blocchi noti
dotto di PCR più grande rispetto all’allele A o B, porta il gene cor- come “aplotipi” contenenti un numero variabile di SNP adiacenti
relato alla malattia. Tutti i soggetti che portano l’allele C sono quindi sullo stesso cromosoma che si trovano in linkage disequilibrium
affetti. e che vengono pertanto ereditati insieme in un unico raggruppa-
Le analisi per identificare i polimorfismi genetici sono anche mento. Di conseguenza, piuttosto che analizzare ogni singolo SNP
importanti in molte altre aree della medicina, ad esempio per la nel genoma umano, è possibile ottenere informazioni analoghe su
determinazione della parentela e dell’identità nel trapianto, nella un tratto di DNA comune cercando semplicemente gli aplotipi che
genetica del cancro, per il test di paternità e nella medicina forense. tendono a cosegregare, usando uno o più SNP che “etichettano” o
Grazie alla loro diffusione nell’intero genoma umano ed essendo identificano uno specifico aplotipo. Il secondo avanzamento tec-
altamente polimorfi, i microsatelliti costituiscono lo strumento nologico riguarda la possibilità di genotipizzare simultaneamente
ideale per distinguere due individui e per seguire la trasmissione del in una sola volta un numero variabile da centinaia di migliaia a un
marcatore da genitore a figlio. Le analisi PCR con panel di microsa- milione di SNP, con un buon rapporto costo/efficacia, usando la
telliti sono state ampiamente validate e sono oggi usate di routine tecnologia dei chip di SNP ad alta densità. La Figura 5.34 mostra
per determinare la paternità e nelle indagini criminali. La tecnologia come le informazioni fornite da “HapMap” – consultabili pubbli-
del DNA costituisce uno strumento di importanza critica nelle camente – siano utilizzate per fabbricare i chip di SNP capaci di
identificazioni forensi poiché la PCR può essere effettuata anche con individuare gli aplotipi genome-wide in modo imparziale. Il DNA
campioni biologici altamente degradati. Le stesse analisi sono state di una coorte di individui con un tratto definito di patologia
utilizzate per l’individuazione e la quantificazione del chimerismo (ad es. ipertensione) è dunque analizzato utilizzando i chip di SNP
nei trapianti di midollo osseo allogenico. per l’individuazione di aplotipi iperrappresentati rispetto agli in-
dividui che non portano tale tratto (ossia nei controlli). Tale analisi
è seguita dall’approccio precedentemente descritto del “gene can-
Polimorfismi e analisi genome-wide
didato” per la localizzazione del gene causale (e in alcuni casi, dei
L’analisi di linkage che utilizza il DNA dei familiari affetti da una polimorfismi funzionali all’interno di quel gene) associato al tratto
patologia, come descritto in precedenza, è stata utilizzata per indi- analizzato.
viduare geni con effetti rilevanti e con un’alta penetranza, ossia quei I GWAS non solo hanno permesso di fare luce su alcune delle
geni che determinano malattie mendeliane. Analisi di questo tipo patologie umane più frequenti come il diabete, l’ipertensione, le
per patologie complesse (multifattoriali) si sono rivelate tuttavia coronaropatie, la schizofrenia, altri disturbi mentali e l’asma, ma
inefficaci poiché gli studi di linkage tradizionali non possiedono una hanno portato anche all’identificazione di loci genetici che mo-
potenza statistica sufficiente per evidenziare varianti geniche con dulano tratti quantitativi comuni nell’uomo, come l’altezza, la
effetti modesti e bassa penetranza, caratteristiche dei geni coinvolti massa corporea, il colore dei capelli e degli occhi e la densità ossea.
nelle malattie complesse. Un elenco aggiornato dei GWAS pubblicati – che attualmente
Tali limitazioni sembrano essere state superate con gli studi di raccoglie oltre 200 studi, ma in costante espansione – è tenuto dal
associazione genome-wide (GWAS), un potente strumento per National Human Genome Research Institute (www.genome.gov).
l’identificazione di varianti genetiche associate a un aumentato La potenza dei GWAS è sottolineata dal fatto che nell’arco di un
rischio di sviluppare una particolare patologia.78 Alcune varianti periodo estremamente breve sia stata identificata quasi una doz-
possono essere direttamente causa di malattia oppure possono zina di geni responsabili di conferire un rischio per il diabete di
trovarsi in linkage disequilibrium con altre varianti geniche re- tipo 2, tra i quali uno in particolare, TCF7L2, che si è imposto
sponsabili di un accresciuto rischio di sviluppare la patologia. Nei quale forte gene candidato (si veda il Cap. 24 per una trattazione
GWAS viene analizzato l’intero genoma di ampie coorti di pazien- approfondita).
ti con e senza malattia (anziché famiglie) alla ricerca di varianti Con il progressivo ridursi dei costi relativi alla genotipizzazione
geniche o polimorfismi che risultino iperrappresentati nei pazienti dei singoli pazienti per gli SNP che li renderebbero “a rischio” per
affetti dalla patologia. Questo processo consente di identificare una varietà di malattie multifattoriali nel corso della loro vita, va
regioni del genoma contenenti varianti geniche o geni che confe- emergendo nella comunità biomedica la preoccupazione che tali
riscono una suscettibilità di malattia. La variante genica all’interno informazioni possano essere utilizzate con intento discriminatorio
della regione è in seguito identificata in maniera provvisoria usan- nell’ambito professionale o dalle assicurazioni sanitarie. Per questa
do l’approccio del “gene candidato”, nel quale i geni vengono se- ragione, nel 2008, negli Stati Uniti è stata varata una legge che proi-
lezionati in base al grado di associazione alla patologia e alla bisce esplicitamente la discriminazione basata sul patrimonio gene-
probabilità che la loro funzione biologica sia coinvolta nella tico dell’individuo.
176 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Figura 5.34 Schema generale per condurre uno studio di associazione genome-wide (GWAS). Utilizzando i dati di “HapMap” (liberamente
accessibili), è possibile dividere il genoma umano in “aplotipi” – ossia regioni di DNA contiguo ereditate in blocco – ognuno identificato da uno o più
SNP, “etichette” che identificano l’aplotipo stesso. Nell’esempio illustrato, il locus 1 contiene tre aplotipi definiti da combinazioni diverse di SNP, in
cui il colore bianco indica la sequenza “normale” più comune mentre ogni altro colore indica uno SNP diverso; così, questi aplotipi possono essere
distinti saggiando solamente gli SNP marcati in blu o in lilla. Vengono quindi costruiti chip ad alta densità di SNP contenenti queste “etichette” al fine
di ottenere un’analisi genome-wide priva di bias di aplotipi condivisi tra le popolazioni affette e quelle di controllo. Si precisa che il termine “malattia”
indica qualsiasi fenotipo definito: potrebbe pertanto denotare sia una patologia vera e propria come l’ipertensione sia un tratto quantitativo come il
colore dei capelli o degli occhi. Successivamente, il DNA ottenuto dalle due coorti viene analizzato per evidenziare un’iperrappresentazione di SNP
nella popolazione affetta (i “casi”) rispetto ai campioni di controllo – un’analisi è nota come studio caso-controllo. Le regioni genomiche condivise più
significative e di interesse sono poi esaminate per geni candidati (ne è un esempio, in uno studio volto a indagare loci associati all’ipertensione,
l’angiotensinogeno, un gene sul cromosoma 1 il cui prodotto regola il tono della muscolatura liscia vasale). Il passo finale è l’esecuzione di un secondo
studio caso-controllo, questa volta utilizzando gli SNP localizzati all’interno del gene di interesse al fine di confermare o confutare l’associazione con
il tratto, spesso in una popolazione indipendente da quella nella quale è stato condotto il GWAS iniziale. In questo esempio, i singoli SNP all’interno
del gene dell’angiotensinogeno vengono evidenziati come barre verticali rosse, e tali SNP saranno esaminati nella seconda fase dello studio caso-
controllo. (Modificata da Mathew CG: New links to the pathogenesis of Crohn disease provided by genome-wide association scans. Nat Rev Genet
9(1):9–14, 2008)
confrontare il modello del DNA in questione. Dopo l’introduzione acuta con acido retinoico, sostanza efficace esclusivamente in un
della FISH e della tecnologia dei microarray, l’impiego del Southern particolare sottotipo di leucemia con una traslocazione cromoso-
blot è divenuto più sporadico, ma rimane comunque utile per in- mica del gene codificante per il recettore dell’acido retinoico (Cap.
dividuare malattie da espansione di triplette tra cui la sindrome 14). La FISH può essere effettuata su campioni prenatali (ad es.
dell’X fragile (si veda Fig. 5.32) e per definire i riarrangiamenti cellule ottenute dall’amniocentesi, dalla biopsia dei villi coriali o
genici delle immunoglobuline clonali nella diagnosi di linfoma. Il dal sangue del cordone ombelicale), su linfociti del sangue perife-
Southern blot verrà sostituito progressivamente da metodi basati rico, su preparati da biopsie di tumori e anche da sezioni tissutali
sulla PCR. precedentemente archiviate. La FISH è stata usata per individuare
anomalie cromosomiche di tipo numerico (aneuploidia, si veda Fig.
5.20), per dimostrare piccole microdelezioni (si veda Fig. 5.22) o
Ibridazione fluorescente in situ (FISH)
complesse traslocazioni non evidenziabili dall’analisi routinaria del
La FISH usa sonde di DNA che riconoscono sequenze specifiche cariotipo, per l’analisi dell’amplificazione di geni (ad es. HER2/NEU
di particolari regioni cromosomiche. Nell’ambito del Progetto nel tumore della mammella o l’amplificazione di N-MYC nel neu-
Genoma Umano, sono state create grandi biblioteche di cromosomi roblastoma) e per la mappatura di geni di interesse recentemente
artificiali tramite batteri che coprono l’intero genoma umano. isolati ai loro loci cromosomici. La colorazione del cromosoma è
L ’inserzione di DNA umano in questi cloni è nell’ordine di un’estensione della FISH e prevede la preparazione di sonde per
100.000-200.000 paia di basi, valore che definisce il limite di riso- interi cromosomi. Il numero di cromosomi che possono essere
luzione della FISH per identificare i cambiamenti cromosomici. rilevati contemporaneamente mediante chromosome painting è li-
Questi cloni di DNA sono marcati con coloranti fluorescenti e si mitato dalla disponibilità di coloranti fluorescenti che emettano
legano ai cromosomi metafasici o ai nuclei in interfase. La sonda si segnali a differenti lunghezze d’onda. Questa limitazione è stata
ibrida alla sua sequenza genomica omologa e quindi marca una superata dall’introduzione del cariotipo mediante spettroscopia
specifica regione cromosomica che può essere visualizzata con un (anche chiamato FISH multicolore). Usando una combinazione di
microscopio a fluorescenza. La metodica FISH permette di ovviare cinque fluorocromi e appropriati segnali generati elettronicamente
alla necessità di cellule in divisione ed è di particolare importanza è possibile visualizzare l’intero genoma umano (Fig. 5.35). Il cari-
quando è necessaria una rapida diagnosi – ad esempio. nel caso in otipo mediante spettroscopia (SKY) è talmente potente che lo si
cui si debba decidere di trattare un paziente con leucemia mieloide potrebbe definire “cariotipo spettacolare”.
Figura 5.35 Studi FISH in cui viene impiegata una FISH multicolore in un bambino con un’anomalia indeterminata. Questa tecnica usa sonde marcate
con una sostanza radioattiva con 23 miscele distinte di 5 fluorocromi per creare un “colore” unico per ciascun cromosoma. Questa analisi ha rivelato un
cromosoma 9 anomalo, con una regione 9p che contiene materiale supplementare proveniente da 22q. (Per gentile concessione del Dr. Stuart Schwartz,
Department of Pathology, University of Chicago, Chicago, IL)
178 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
Figura 5.36 A. L’analisi array CGH prevede l’ibridazione del DNA “campione” marcato in fluorescenza e del DNA di “controllo” su una superficie con-
tenente migliaia di sonde che corrispondono a regioni cromosomiche definite nel genoma umano. La risoluzione della maggior parte degli array CGH at-
tualmente disponibili è nell’ordine delle 200-500 chilobasi circa. Una lettura a più alta risoluzione degli array mostra le anomalie relative al numero di copie
nel campione (Cy5, rosso), con l’inclusione delle regioni di amplificazione (spot con eccesso di segnale rosso) e di delezione (spot con eccesso di segnale
verde); gli spot gialli corrispondono a regioni con un normale numero di copie (diploidi). B. I segnali di ibridazione vengono digitalizzati per ottenere un
cariotipo virtuale del genoma del campione testato. Nell’esempio illustrato, un array CGH di una linea cellulare neoplastica identifica un’amplificazione a
livello del braccio lungo del cromosoma 8 distalmente, che corrisponde a un aumentato numero dell’oncogene MYC. (A. Da Snijders AM et al.: Assembly
of microarrays for genome-wide measurement of DNA copy number. Nat Genet 29:263, 2001. Web Figure A, Copyright 2001. Ristampata per gentile
concessione di Macmillan Publishers Ltd)
Ibridazione genomica comparativa basata sugli array possono essere localizzate in maniera ancora più efficiente, spesso
(array CGH) fino ad alcune migliaia di paia di basi. Array più recenti forniscono
inoltre una risoluzione più alta con più di 100.000 sonde per array
Risulta evidente dalla discussione appena conclusa che la FISH e sono utilizzati per evidenziare anomalie relative al numero di
richiede una conoscenza pregressa dell’una o più regioni cromo- copie in una varietà di malattie, dal cancro all’autismo. Un array
somiche specifiche che si sospetta siano alterate nel campione te- CGH è regolarmente effettuato nei casi di ritardo dello sviluppo
stato. Le anomalie genomiche, tuttavia, possono anche essere in- mentale di eziologia sconosciuta o nei bambini con caratteristiche
dividuate senza che vi sia una precedente conoscenza di quali dismorfiche a cariotipo negativo.
possano essere tali aberrazioni, utilizzando una strategia globale Come indicato nelle pagine precedenti, le CNV sono una fonte
come gli array CGH. Nell’analisi array CGH il DNA da testare e il di polimorfismo genetico di recente individuazione, scoperte usando
DNA di riferimento (normale) vengono marcati con due coloranti la tecnologia array CGH. Sebbene rappresentino una pista partico-
fluorescenti diversi (in genere Cy5 e Cy3, che possiedono rispet- larmente interessante per cercare di comprendere le marcate diffe-
tivamente una fluorescenza rossa e verde, Fig. 5.36). I campioni renze tra i genomi dei diversi individui, le CNV possono porre dei
marcati in modo differente sono poi ibridati su una superficie di problemi nell’interpretazione clinica dei dati degli array CGH.79
vetro puntinata con sonde di DNA che coprono il genoma umano Quando si confrontano due genomi che includono milioni di basi
a intervalli regolari; di solito coprono tutti i 22 autosomi e il cro- di DNA, di solito si osservano numerose CNV e può risultare difficile
mosoma X. Se i contributi di entrambi i campioni risultano uguali decidere se uno specifico cambiamento sia un polimorfismo benigno
per una data regione cromosomica (ossia se l’esemplare testato è oppure una duplicazione o una delezione causa di malattia. Gli
diploide), tutte le macchie sull’array appariranno con una fluore- odierni database delle CNV si dimostrano di grande aiuto per sta-
scenza gialla (il risultato di una uguale mescolanza dei coloranti bilire la rilevanza di CNV dubbie. Un’altra limitazione delle piatta-
verde e rosso). Viceversa, se il campione analizzato mostra un forme di array CGH esistenti è che non sono in grado di evidenziare
eccesso di DNA in una data regione cromosomica (risultato di traslocazioni bilanciate, in cui c’è un riarrangiamento ma senza
un’amplificazione), si rileverà un corrispondente eccesso di segnale acquisizione o perdita di materiale genetico. A ogni modo, la sensi-
del colorante con il quale era stato marcato tale campione. L’op- bilità enormemente superiore degli approcci di biologia molecolare
posto avverrà nel caso di una delezione, con un eccesso del segnale giustificherebbe l’utilizzo di analisi quali l’array CGH come test
utilizzato per identificare il campione di riferimento. Allo stato diagnostici genomici di prima linea dotati del potenziale per sosti-
attuale le amplificazioni e le delezioni del campione analizzato tuire le tecniche di cariotipizzazione tradizionali.
CAPITOLO 5 Malattie genetiche 179
Alterazioni Epigenetiche l’HCV. Il profilo di espressione dell’mRNA (descritto nei Capp. 7 e 23),
inoltre, sta rapidamente diventando uno strumento significativo per
L’epigenetica è definita come lo studio delle modificazioni chimiche la stratificazione molecolare dei tumori. Alcune cellule tumorali che
ereditabili del DNA o della cromatina che non alterano la sequenza mostrano una particolare traslocazione cromosomica sono eviden-
del DNA stesso. Esempi di tali modificazioni includono la metila- ziate con maggiore sensibilità tramite l’analisi dell’mRNA (ad es.
zione del DNA e la metilazione e acetilazione degli istoni. Le cono- la fusione di BCR-ABL nella LMC). Ciò è dovuto per lo più al fatto
scenze relative a questi tipi di alterazione molecolare evolvono che la maggior parte delle traslocazioni si verifica in ubicazioni
rapidamente ed è chiaro che le modificazioni epigenetiche hanno sparse all’interno di particolari introni che possono essere molto
un’importanza critica per il normale sviluppo dell’individuo – grandi e superare di gran lunga la capacità di amplificazione della
inclusa la regolazione dell’espressione di geni tessuto-specifici, PCR convenzionale. Poiché gli introni vengono rimossi dallo spli-
l’inattivazione del cromosoma X e l’imprinting, nonché per la com- cing durante la formazione dell’mRNA, l’analisi PCR è possibile se
prensione delle alterazioni cellulari coinvolte nel processo di invec- l’RNA viene dapprima convertito a cDNA dalla trascrittasi inversa.
chiamento e nel cancro.80,81 La PCR effettuata sul cDNA è il metodo di elezione per rilevare
L’espressione di un gene correla frequentemente con il grado di residui minimi di malattia in pazienti con leucemia mieloide cronica
metilazione del DNA, di solito a livello del nucleotide citosina, in (Cap. 13).
modo specifico nelle regioni del promotore ricche di dinucleotidi In conclusione, occorre sottolineare che i progressi compiuti nello
CG note come “isole di CpG”. Come illustrato in precedenza nella svelare le basi genetiche delle malattie umane promettono svilup-
sezione sull’imprinting genomico, un’aumentata metilazione di questi pi sbalorditivi per gli anni a venire. Un settore completamente nuo-
loci è associata a una ridotta espressione genica ed è accompagnata vo della medicina personalizzata e della genomica sta per essere
da un pattern concomitante di metilazione e acetilazione degli istoni. sviluppato.
Un numero sempre crescente di patologie necessita dell’analisi della
metilazione del promotore – ad esempio per la diagnosi della sin- Bibliografia
drome dell’X fragile, in cui un’ipermetilazione determina il silenzia- 1. International Human Genome Sequencing Consortium: Finishing the euchro-
mento del gene FMR1. L’analisi della metilazione è inoltre essenziale matic sequence of the human genome. Nature 431931, 2004.
nella diagnosi delle sindromi di Prader-Willi e di Angelman. 2. Plomin R, Schalkwyk LC: Microarrays. Dev Sci 10:19, 2007.
Poiché il sequenziamento tradizionale di Sanger consente di 3. Gresham D et al.: Comparing whole genomes using DNA microarrays. Nat Rev
Genet 9:291, 2008.
evidenziare una metilazione del DNA, sono state sviluppate altre 4. Iafrate AJ et al.: Detection of large-scale variation in the human genome. Nat
tecniche per scoprire queste modificazioni chimiche. Un approccio Genet 36:949, 2004.
comune è il trattamento del DNA genomico con bisulfito di sodio, 5. Sebat J et al.: Large-scale copy number polymorphism in the human genome.
una sostanza chimica che converte in uracile le citosine non metilate, Science 305:525, 2004.
mentre le citosine metilate non vengono alterate. Un’analisi chiamata 6. Redon R et al.: Global variation in copy number in the human genome. Nature
444:444, 2006.
PCR metilazione-specifica utilizza due coppie di primer per analiz- 7. Esteller M: Epigenetics and cancer. N Engl J Med 358:1148, 2008.
zare i loci di una singola catena di DNA: una coppia di primer evi- 8. Bayat A: Science, medicine, and the future: bioinformatics. BMJ 324:1018, 2002.
denzia una sequenza di DNA con citosine non metilate (che sono 9. Jay C et al.: miRNA profiling for diagnosis and prognosis of human cancer. DNA
convertite a uracile in seguito al trattamento con bisulfito) e l’altra Cell Biol 26:293, 2007.
10. Eulalio A et al.: Getting to the root of miRNA-mediated gene silencing. Cell
evidenzia le sequenze di DNA con citosine metilate (che rimangono 132:9, 2008.
citosine in seguito al trattamento con bisulfito).82 Sono in fase di 11. Rimoin DL et al.: Nature and frequency of genetic disease. In Rimoin DL, et al
sviluppo tecniche supplementari che forniscano una fotografia (eds): Emery and Rimoin’s Principles and Practice of Medical Genetics. 3rd ed.
istantanea ad ampio spettro di tutto il genoma del DNA regolato New York, Churchill Livingstone, 1997, p 32.
epigeneticamente. Queste tecniche si basano sulla capacità di rilevare 12. Ensenauer RE et al.: Primer on medical genomics. Part VIII: essentials of medical
genetics for the practicing physician. Mayo Clin Proc 78:846, 2003.
modificazioni degli istoni come le metilazioni e le acetilazioni (che, 13. Willard HF: Tales of the Y chromosome. Nature 423:810, 2003.
al pari della metilazione del DNA, sono regolatori importanti 14. Gomase VS et al.: Pharmacogenomics. Curr Drug Metab 9:207, 2008.
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te modificati. Tali anticorpi possono essere usati per fare precipitare treatment. Curr Opin Genet Dev 17:252, 2007.
16. Judge DP, Dietz HC: Therapy of Marfan syndrome. Ann Rev Med 59:43, 2008.
sequenze di DNA legato, secondo un metodo definito immunopre- 17. Mao JR, Bristow J: The Ehlers-Danlos syndrome: on beyond collagens. J Clin
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possono essere poi amplificate e analizzate tramite l’ibridazione con 18. Yeowell HN, Walker LC: Mutations in the lysyl hydroxylase 1 gene that result in
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mappare i geni modificati epigeneticamente in tutto il genoma.83,84 VI. Mol Genet Metab 71:212, 2000.
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180 CAPITOLO 5 Malattie genetiche
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6
Malattie del sistema
immunitario
Risposte immunitarie fisiologiche Sclerosi sistemica (sclerodermia)
Immunità innata Eziologia e patogenesi
Immunità acquisita Miopatie infiammatorie
Componenti del sistema immunitario: cellule, tessuti Connettivite mista
e molecole Poliarterite nodosa e altre vasculiti
Cellule del sistema immunitario
Rigetto dei trapianti
Tessuti del sistema immunitario
Riconoscimento e rigetto di trapianti allogenici
Complesso maggiore di istocompatibilità (MHC):
Rigetto dei trapianti di rene
presentazione dell’antigene nell’immunità acquisita
Trapianto di altri organi solidi
Citochine: messaggeri del sistema immunitario
Trapianto di cellule emopoietiche
Attivazione linfocitaria e risposte immunitarie
Presentazione e riconoscimento dell’antigene Sindromi da immunodeficienza
Immunità cellulo-mediata: attivazione dei linfociti T Sindromi da immunodeficienza primaria
ed eliminazione dei patogeni intracellulari Agammaglobulinemia legata alla X
Immunità umorale: attivazione dei linfociti B (agammaglobulinemia di Bruton)
ed eliminazione di patogeni extracellulari Immunodeficienza comune variabile
Declino delle risposte immunitarie e memoria Deficit specifico di IgA
immunologica Sindrome da Iper-IgM
Sindrome di DiGeorge (ipoplasia timica)
Ipersensibilità e malattie autoimmuni
Immunodeficienza combinata grave
Meccanismi delle reazioni da ipersensibilità Sindrome di Wiskott-Aldrich (immunodeficienza,
Ipersensibilità immediata (tipo I) trombocitopenia ed eczema)
Ipersensibilità mediata da anticorpi (tipo II) Deficit congeniti del complemento
Ipersensibilità mediata da immunocomplessi (tipo III)
Immunodeficienze acquisite
Ipersensibilità cellulo-mediata (tipo IV)
Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS)
Malattie autoimmuni
Epidemiologia
Tolleranza immunologica
Eziologia: le proprietà dell’HIV
Meccanismi autoimmunitari: principi generali
Patogenesi dell’infezione da HIV e dell’AIDS
Malattie autoimmuni
Storia naturale dell’infezione da HIV
Lupus eritematoso sistemico (LES)
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181
182 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Il sistema immunitario è essenziale per la sopravvivenza: l’ambiente sono espressi sulla membrana o negli endosomi e possono quindi
che ci circonda pullula di germi potenzialmente letali e il sistema riconoscere sia i microbi extracellulari che quelli internalizzati, at-
immunitario offre protezione dalle infezioni; perciò, un deficit tivando le risposte cellulari contro questi patogeni. Altri sensori
immunitario ci rende facile preda degli agenti infettivi. Il sistema microbici si trovano nel citoplasma dove riconoscono batteri e virus
immunitario, però, è un’arma a doppio taglio. Normalmente ci di- che hanno colonizzato le cellule. Dopo aver riconosciuto i germi, i
fende, ma quando diventa iperattivo causa malattie potenzialmente TLR e gli altri sensori inviano un segnale comune che attiva i fattori
fatali. Le reazioni allergiche e le reazioni rivolte contro i nostri tessuti di trascrizione e principalmente NF-kB (fattore nucleare kB). NF-kB
e cellule (autoimmunità) sono esempi di malattie causate da risposte a sua volta induce la produzione di citochine e di proteine che sti-
immunitarie. molano l’attività microbicida di varie cellule ma soprattutto dei fa-
In questo capitolo tratteremo le patologie causate da una risposta gociti. Altri recettori cellulari si legano ai microbi promuovendone
immunitaria debole o eccessiva. Descriveremo anche l’amiloidosi, la fagocitosi: i recettori del mannosio, un carboidrato tipico delle
una malattia in cui una proteina aberrante, derivata in alcuni casi glicoproteine microbiche ma non di quelle dell’ospite, e i recettori
da frammenti di immunoglobuline, si deposita nei tessuti. Prima di delle opsonine, quali anticorpi e complemento, che rivestono i
descrivere le risposte anomale responsabili delle malattie immuni- microbi.
tarie ci soffermeremo sulle caratteristiche principali delle risposte Gli epiteli cutaneo, gastroenterico e respiratorio sono barriere
immunitarie fisiologiche. meccaniche che ostacolano la penetrazione dei microbi provenienti
dall’ambiente esterno. Le cellule epiteliali producono anche molecole
antinfettive, come le difensine e i linfociti intraepiteliali attaccano i
Risposte immunitarie fisiologiche germi direttamente in loco. Se i germi riescono a superare le barriere
epiteliali entrano in gioco altri meccanismi difensivi.
Il prototipo di risposta immunitaria fisiologica è la difesa contro I monociti e i neutrofili sono fagociti circolanti che vengono
le infezioni, che rappresenta la classica immunità. Le risposte pro- reclutati rapidamente in qualsiasi focolaio infettivo; i monociti che
tettive contro le infezioni sono di due tipi. L’immunità innata (detta migrano nei tessuti e vanno incontro a maturazione sono detti
anche immunità naturale, o congenita) comprende le risposte im- macrofagi (Cap. 2). Le cellule dendritiche producono interferoni di
munitarie preesistenti alle infezioni, evolutesi specificamente per tipo I, citochine antivirali che inibiscono l’infezione e la replicazione
riconoscere i germi e proteggerci dalle infezioni. L’immunità acqui- virale; queste cellule saranno descritte più avanti, a proposito della
sita (detta anche immunità adattativa o specifica) comprende le presentazione dell’antigene ai linfociti. Le cellule natural killer co-
risposte immunitarie indotte dai germi e che sono in grado di rico- stituiscono un sistema di difesa precoce contro molti virus e batteri
noscere molecole di origine microbica o di diversa provenienza. intracellulari e verranno descritte più avanti.
L’immunità innata è la prima linea di difesa, perché è sempre pronta Le proteine del complemento, trattate nel Capitolo 2, sono tra le
a bloccare ed eradicare le infezioni. L’immunità adattativa si sviluppa proteine plasmatiche più importanti del sistema immunitario innato.
invece in un secondo tempo, solo dopo l’esposizione ai germi, ed è Nell’immunità innata, il complemento è attivato dai batteri attraverso
ancora più potente delle risposte innate nel combattere le infezioni. la via alternativa e la via della lectina; mentre nell’immunità acquisita
Per convenzione, la locuzione “risposta immunitaria” si riferisce è attivato dagli anticorpi attraverso la via classica. Altre proteine
all’immunità acquisita. dell’immunità innata circolanti sono la lectina legante il mannosio
e la proteina C reattiva, che rivestono i batteri favorendone la fago-
citosi. Anche il surfactante polmonare partecipa risposte innate,
Immunità Innata
proteggendo l’epitelio respiratorio dai batteri inalati.
Le componenti principali dell’immunità innata sono le barriere epite Le risposte immunitarie precoci sono la prima linea di difesa
liali che bloccano l’ingresso dei microrganismi presenti nell’ambiente, contro le infezioni e sono responsabili dell’attivazione successiva
le cellule fagocitarie (principalmente neutrofili e macrofagi), le cellule delle più efficaci risposte acquisite.
dendritiche, le cellule natural killer (NK) e varie proteine plasmatiche,
tra le quali le proteine del complemento. Le due risposte cellulari Immunità Acquisita
principali dell’immunità naturale sono: l’infiammazione, in cui av-
viene il reclutamento dei fagociti che vengono attivati allo scopo di Le risposte acquisite si basano sui linfociti e i loro prodotti, tra i quali
uccidere i microbi e le difese antivirali, mediate dalle cellule dendri- gli anticorpi. I recettori linfocitari sono molto più variegati rispetto
tiche e dalle cellule NK. I leucociti e le cellule epiteliali che partecipano a quelli del sistema innato, anche se i linfociti non sono intrinseca-
alle risposte innate riconoscono componenti microbiche comuni a mente specifici per i batteri tuttavia sono in grado di riconoscere
germi correlati e spesso essenziali per l’infettività (componenti che una vasta gamma di sostanze estranee. Nella parte restante di questa
non possono quindi essere mutate per consentire ai microbi di sezione introduttiva saranno esaminati in dettaglio i linfociti e le
evadere la sorveglianza immunitaria). Queste strutture microbiche risposte acquisite.
sono dette strutture molecolari associate ai patogeni. I leucociti rico- Esistono due tipi di immunità acquisita: l’immunità umorale, che
noscono anche molecole che vengono rilasciate dalle cellule dan- protegge dai patogeni extracellulari e dalle loro tossine, e l’immunità
neggiate o necrotiche, dette anche strutture molecolari associate al cellulo-mediata (o cellulare), che difende dai patogeni intracellulari.
pericolo (allarmine). I recettori cellulari che riconoscono queste L’immunità umorale è mediata dai linfociti B (originati dal midollo
molecole sono detti recettori che riconoscono le strutture (pattern osseo) e dai loro prodotti di secrezione, gli anticorpi (o immuno-
recognition receptors). I più noti recettori che riconoscono le mole- globuline, Ig), mentre l’immunità cellulare è mediata dai linfociti
cole associate ai patogeni sono i recettori Toll-simili (TLR),1 una fa- T (originati dal timo). Entrambe le classi di linfociti esprimono
miglia di proteine omologhe alla proteina Toll della Drosophila. TLR recettori altamente specifici per un’ampia gamma di molecole dette
diversi riconoscono componenti batteriche e virali differenti. I TLR antigeni.
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 183
Macrofagi
Figura 6.3 Struttura degli anticorpi e del recettore per l’antigene dei I macrofagi fanno parte del sistema dei fagociti mononucleati; le
linfociti B. A. Il complesso recettoriale dei linfociti B è formato da una IgM
di membrana (o da una IgD, non mostrata in figura), che riconosce l’antigene
loro origini, la loro maturazione e le loro funzioni proinfiammatorie
e dalle proteine associate, Iga e Igb, che trasducono il segnale. CD21 è il sono descritte nel Capitolo 2. In questo capitolo ci concentreremo
recettore di una frazione del complemento che attiva i linfociti B. B. Struttura solo sul loro ruolo nell’induzione e nella fase effettrice delle risposte
cristallografica di una IgG secretoria, che evidenzia le regioni variabili (V) e immunitarie acquisite.
costanti (C) delle catene pesanti (H) e leggere (L). (Per gentile concessione
del Dr. Alex McPherson, University of California, Irvine, CA)
I macrofagi che hanno internalizzato microbi e antigeni proteici
ne processano gli antigeni e presentano frammenti peptidici ai
l’antigene (APC), responsabili dell’attivazione primaria delle risposte linfociti T attivandoli e fungendo così da APC.
T cellulari agli antigeni proteici (descritte più avanti). Queste cellule I macrofagi sono le principali cellule effettrici in determinate
hanno un ruolo chiave nella presentazione dell’antigene per i seguenti forme di immunità cellulo-mediata come la reazione che elimina
motivi. (1) Si trovano nel posto giusto per catturare l’antigene, sotto i patogeni intracellulari. In queste risposte i macrofagi sono atti-
gli epiteli, la comune porta d’ingresso di microbi e antigeni estranei, vati dai linfociti T che potenziano l’attività microbicida dei
e nell’interstizio di tutti i tessuti, dove si possono produrre gli anti- macrofagi (trattata oltre).
geni. Nell’epidermide, le cellule dendritiche immature sono dette I macrofagi partecipano anche alla fase effettrice delle risposte
cellule di Langerhans. (2) Sono ricche di recettori che catturano e umorali. Infatti, come si è detto nel Capitolo 2, internalizzano e
reagiscono ai microbi (e ad altri antigeni), tra i quali i recettori TLR degradano efficacemente i batteri opsonizzati (rivestiti) da IgG
e del mannosio. (3) In risposta alle infezioni migrano nelle zone T e C3b.
cellulari degli organi linfoidi, dove vengono a trovarsi in posizione
ideale per presentare gli antigeni ai linfociti T. (4) Esprimono livelli Cellule natural killer (NK)
elevati di molecole per la presentazione dell’antigene ai linfociti T
CD4+ e per l’attivazione linfocitaria. Le cellule NK sono il 10-15% circa dei linfociti circolanti. Osservate
Le cellule dendritiche follicolari, identificate nei centri germinativi negli strisci periferici sono un po’ più grandi dei piccoli linfociti e
dei follicoli linfoidi della milza e dei linfonodi9 sono dotate di recet- sono ricche di granuli azzurrofili e sono perciò dette grandi linfociti
tori Fc per le IgG e di recettori per il C3b e quindi catturano gli granulari. Le cellule NK non esprimono il TCR né le Ig e sono in
antigeni legati agli anticorpi e al complemento. Queste cellule par- grado di lisare direttamente una varietà di cellule infettate e di cellule
tecipano alle risposte umorali: presentano gli antigeni ai linfociti T trasformate, senza bisogno di essere sensibilizzate o attivate da una
186 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
precedente esposizione agli antigeni microbici o tumorali. Queste prima difesa contro le infezioni intracellulari. L’attività delle cellule
cellule sono quindi la prima linea di difesa antivirale e forse anche NK è regolata da varie citochine, tra le quali IL-2, IL-15 e IL-12.
antitumorale. Le cellule NK sono comunemente identificate da IL-2 e IL-15 sono mitogene per le cellule NK, mentre IL-12 induce
due marcatori di membrana: il CD16 e il CD56. CD16 è un recettore la citotossicità e la secrezione di IFN-g.
per il frammento Fc delle IgG e conferisce alle cellule NK la capacità
di lisare le cellule bersaglio rivestite da IgG, una risposta detta cito- Tessuti del sistema immunitario
tossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente (ADCC).
L’attività delle cellule NK è regolata dall’equilibrio tra i segnali Il sistema immunitario è formato dagli organi linfatici centrali (pri-
attivatori e inibitori trasmessi dai suoi recettori10 (Fig. 6.5). I recettori mari o generativi), nei quali avviene la maturazione dei linfociti T
attivatori sono molteplici e tra questi la famiglia degli NKG2D è la e B che diventano competenti a rispondere agli antigeni, e dagli
più nota. I recettori NKG2D riconoscono gli antigeni di membrana organi linfatici periferici (o secondari), nei quali si attivano le rispo-
indotti da stress di vario tipo, come le infezioni e i danni genetici. I ste immunitarie adattative in risposta alle infezioni.
recettori inibitori, invece, riconoscono le molecole MHC di classe I
self, presenti su tutte le cellule nucleate normali. Questi recettori Organi linfatici centrali
appartengono a due famiglie: recettori citotossici simili alle Ig e
recettori CD94 della famiglia delle lectine (proteine che riconoscono Sono organi linfatici centrali: il timo, sede di maturazione dei linfo-
i carboidrati). I recettori inibitori bloccano le cellule NK, impeden- citi T, e il midollo osseo, che genera tutte le cellule ematiche ed è la
dogli di attaccare le cellule normali. In caso di infezione virale e sede di maturazione dei linfociti B. Questi organi sono descritti nel
trasformazione neoplastica spesso si verifica l’espressione di ligandi Capitolo 13.
attivatori mentre si riduce l’espressione di molecole MHC-I. L’equi-
librio si sposta così verso l’attivazione e la cellula infetta o trasformata Organi linfatici periferici
viene uccisa.
Le cellule NK, inoltre, secernono attivamente citochine come Sono organi linfatici periferici: i linfonodi, la milza e i tessuti linfatici
l’interferone-g (IFN-g), che attiva la capacità dei macrofagi di ucci associati alle mucose e alla cute. Sono organizzati in modo che gli
dere patogeni internalizzati; queste cellule costituiscono, quindi, la antigeni, le APC e i linfociti si concentrino così da ottimizzare le
interazioni tra queste cellule e ottenere la maturazione delle risposte
immunitarie adattative.
I linfonodi sono ammassi nodulari di tessuto linfoide intercalati
lungo i vasi linfatici e diffusi in tutto l’organismo (Fig. 6.6). Quando
la linfa attraversa i linfonodi, le APC presenti al loro interno cam-
pionano gli antigeni dei microbi che hanno attraversato gli epiteli e
sono penetrati nei tessuti trasportati dalla linfa. Le cellule dendriti-
che presenti negli epiteli catturano gli antigeni microbici e attraverso
i vasi linfatici li trasportano ai linfonodi. In questo modo gli antigeni
dei microbi che attraversano gli epiteli e colonizzano i tessuti ven-
gono concentrati nei linfonodi drenanti.
La milza è un organo addominale con un ruolo analogo ai linfo-
nodi nell’attivazione delle risposte immunitarie acquisite. La milza,
però, risponde ad antigeni di origine ematogena, mentre i linfonodi
rispondono ad antigeni derivati dal sistema linfatico. Il sangue dre-
nato dalla milza confluisce in una rete di sinusoidi, dove gli antigeni
provenienti dal circolo periferico vengono catturati dalle cellule
dendritiche e dai macrofagi splenici.
Il tessuto linfatico mucocutaneo si trova in posizione subepiteliale
a livello della cute e delle mucose respiratoria e gastroenterica. Ri-
sponde agli antigeni che penetrano nell’organismo attraverso le
discontinuità epiteliali. Le tonsille faringee e le placche di Peyer
intestinali sono veri e propri organi linfoidi. Oltre la metà dei linfociti
sono normalmente localizzati nelle mucose (a indicare la notevole
estensione di questi tessuti) e molti di questi linfociti sono cellule
della memoria immunitaria.
Negli organi linfatici periferici i linfociti T e B sono segregati in re-
gioni distinte (si veda Fig. 6.6). Nei linfonodi i linfociti B si concen-
Figura 6.5 Recettori attivanti e inibitori delle cellule natural killer (NK).
A. Le cellule sane esprimono molecole MHC-I autologhe che sono ricono-
trano in strutture discrete, dette follicoli, situati nella regione perife-
sciute dai recettori inibitori, un meccanismo protettivo delle cellule normali rica o corticale dei linfonodi. I follicoli i cui linfociti B hanno subito
dall’attacco delle NK. Le cellule sane possono anche esprimere ligandi per una stimolazione antigenica recente, possono contenere una regione
i recettori attivatori (non mostrati in figura) o non esprimere tali ligandi (come centrale detta centro germinativo. I linfociti T, invece, si concentrano
nel caso mostrato in figura), ma questi ligandi non attivano le cellule NK se nella zona paracorticale, adiacente ai follicoli. I follicoli contengono
i recettori inibitori sono attivati. B. Le cellule infettate o “stressate”, riducono
l’espressione di molecole MHC-I, riducendo così l’attivazione dei recettori le cellule dendritiche follicolari, che attivano i linfociti B, mentre la
inibitori, ed esprimono invece i ligandi per i recettori attivatori. Questo attiva zona paracorticale contiene le cellule dendritiche che presentano gli
le cellule NK che uccidono le cellule infettate. antigeni ai linfociti T. Nella milza, i linfociti T sono concentrati nelle
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 187
Figura 6.7 Migrazione dei linfociti T vergini ed effettori. I linfociti T vergini migrano nei linfonodi guidati dal legame della L-selectina e delle integrine ai
ligandi espressi dalle venule a endotelio alto (HEV). Le chemochine espresse nei linfonodi (CCL19 e CCL21) si legano ai loro recettori (CCR7) sui linfociti
T vergini, potenziando l’adesione mediata da integrine e inducendo la migrazione delle cellule attraverso la parete delle HEV. I linfociti T attivati, effettori e
della memoria, migrano nei focolai di infezione nei tessuti periferici, guidati dalla E-selectina e dalla P-selectina, dalle integrine e dalle chemochine secrete
dai tessuti infiammati (ad es. CXCL10) che vengono riconosciute dai recettori delle chemochine (ad es. CXCR3) espressi dai linfociti T attivati. APC, cellula
che presenta l’antigene; ICAM-1, molecola di adesione intercellulare-1; VCAM-1, molecola di adesione cellulare vascolare di tipo 1.
s trettamente correlati: HLA-A, HLA-B e HLA-C (Fig. 6.9). Ogni a molecole autologhe MHC-I e sono quindi detti MHC I-ristretti.
molecola di classe I è un eterodimero, formato da una catena Una delle funzioni principali dei CTL CD8+ è l’eradicazione delle
polimorfica a, o catena pesante (44 kDa), unita da legami non infezioni virali che possono colpire tutte le cellule nucleate, per
covalenti a un peptide non polimorfico più piccolo (12 kDa), questo tutte le cellule nucleate esprimono molecole HLA-I e sono
detto b2-microglobulina, non codificato dal complesso MHC. La sorvegliate dai CTL CD8+.
regione extracellulare della catena a è divisa in tre domini: a1, Le molecole MHC di classe II (MHC-II) sono codificate dalla re-
a2 e a3. L’analisi cristallografica ha mostrato che i domini a1 e gione HLA-D, nella quale sono stati identificati tre loci: HLA-DP,
a2 delle molecole MHC-I formano una fenditura, o solco, che HLA-DQ e HLA-DR. Ogni molecola MHC-II è un eterodimero
corrisponde al sito di legame per i peptidi.16 Le facce laterali e la formato da una catena a e da una catena b, unite da legami non
base della tasca di legame per i peptidi sono formate da residui covalenti. Le porzioni extracellulari delle catene a e b sono for-
a elevato polimorfismo; la variabilità di questa regione fa sì che i mate a loro volta da due domini: a1, a2 e b1, b2. L’analisi cristal
diversi alleli leghino peptidi differenti. lografica ha mostrato che, come nelle molecole MHC-I, nelle
Le molecole MHC-I presentano peptidi derivati da proteine cito- molecole MHC-II è presente una tasca di legame per i peptidi
plasmatiche, come gli antigeni virali, generalmente prodotte dalla rivolta verso l’esterno16 (si veda Fig. 6.8). La tasca è formata
cellula; i peptidi associati alle molecole MHC-I sono riconosciuti dall’interazione tra i domini a1 e b1 ed è in questa porzione che
dai linfociti T CD8+ (Fig. 6.9 A). Le proteine citoplasmatiche sono differisce la maggior parte degli alleli dell’MHC-II. Quindi, come
degradate nei proteasomi e i peptidi derivati sono convogliati nel per le molecole MHC-I, il polimorfismo delle molecole MHC-II
reticolo endoplasmatico (RE) dove si legano alle molecole MHC-I è responsabile della diversa specificità antigenica.
neosintetizzate.17 Dopo aver legato il peptide, le molecole MHC-I Le molecole MHC-II presentano antigeni internalizzati in vescicole,
si associano alla b2-microglobulina formando un trimero stabile generalmente derivati da patogeni extracellulari e da proteine so-
che viene trasferito sulla membrana cellulare. Il dominio non lubili (Fig. 6.9 B). Le proteine internalizzate vengono idrolizzate negli
polimorfico a3 delle molecole MHC-I contiene il sito di legame endosomi e nei lisosomi. I peptidi derivati dalla digestione pro-
per il corecettore CD8 e quindi i complessi peptide-MHC-I sono teolitica si associano agli eterodimeri MHC-II all’interno delle
riconosciuti dai linfociti T citotossici CD8+ (CTL). Nell’intera- vescicole e i complessi stabili peptide-MHC-II sono quindi tra-
zione, il TCR riconosce il complesso MHC-peptide mentre il sferiti sulla membrana cellulare. Il dominio b2 delle molecole
corecettore CD8 si lega alla catena pesante della molecola di classe MHC-II contiene il sito di legame per il corecettore CD4+ e
I. In tal modo i CTL CD8+ possono riconoscere peptidi derivati quindi i complessi peptide-MHC-II sono riconosciuti dai linfociti
da patogeni intracellulari (tipicamente virus) e da tumori e ucci- T helper CD4+. Nell’interazione, la molecola CD4 funge
dere le cellule infettate da questi patogeni e le cellule tumorali. I dacorecettore. I linfociti T CD4+ possono riconoscere solo an-
CTL CD8+ riconoscono i peptidi antigenici solo se sono associati tigeni presentati da molecole MHC-II autologhe e sono perciò
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 189
Figura 6.8 Complesso degli antigeni leucocitari umani (HLA) e struttura delle molecole HLA. A. Localizzazione dei geni del complesso HLA. Le di
mensioni e le distanze tra geni non sono in scala. I geni che codificano varie proteine implicate nell’elaborazione dell’antigene (il trasportatore TAP, le
componenti del proteasoma e HLA-DM) si trovano nella regione contenente i geni di classe II (non mostrata in figura). B. Diagramma e struttura cristallo-
grafica delle molecole HLA di classe I e II. (La struttura cristallografica è stata gentilmente fornita dal Dr. P. Bjorkman, California Institute of Technology,
Pasadena, CA)
detti MHC-II ristretti. Contrariamente alle molecole MHC-I, le microbico e di sviluppare una risposta immunitaria contro qualsiasi
molecole MHC-II sono espresse soprattutto dalle cellule che patogeno. Il polimorfismo, però, implica anche che non esistono due
presentano antigeni internalizzati e che rispondono ai linfociti T soggetti aploidentici, tranne i gemelli monozigoti, e quindi tutti i
helper (macrofagi, linfociti B e cellule dendritiche). trapianti eterologhi (trapianti di tessuti tra soggetti diversi) sono ri-
Il locus MHC contiene anche i geni di alcune componenti del conosciuti come estranei e attaccati dal sistema immunitario.
complemento e delle citochine quali il fattore di necrosi tumorale Le molecole MHC controllano le risposte immunitarie dei linfociti
(TNF) e la linfotossina, ma anche altri geni apparentemente T. In primo luogo, dato che peptidi antigenici diversi sono ricono-
estranei al sistema immunitario. Il locus MHC-II contiene anche i sciuti da molecole MHC differenti, un individuo risponde a un
geni di varie proteine implicate nella elaborazione e presentazione antigene proteico solo se ha ereditato il/i gene/i MHC in grado di
dell’antigene, come le componenti del proteasoma, i trasportatori riconoscere i peptidi derivati da quell’antigene e di presentarlo ai
di peptidi e la proteina DM, simile alle molecole MHC-II, che linfociti T. Le conseguenze della trasmissione ereditaria di determi-
favorisce il legame dei peptidi alle molecole MHC-II. nati geni MHC (ad es. MHC-II) dipendono dalla natura dell’antigene
riconosciuto. Ad esempio, se l’antigene è un peptide del polline di
La combinazione di alleli HLA espressa da ciascun individuo è una graminacea, l’individuo che ha ereditato le molecole MHC-II
detta aplotipo HLA. Ognuno di noi riceve da ciascun genitore una che legano quell’antigene sarà geneticamente predisposto all’allergia
serie di alleli HLA ed esprime quindi due molecole diverse per ogni al polline. Al contrario, la trasmissione ereditaria di molecole MHC
locus. Dato il polimorfismo dei loci HLA, nella popolazione è presente che legano un peptide batterico conferisce resistenza all’infezione,
un numero virtualmente illimitato di combinazioni alleliche e ognuno evocando una risposta anticorpale protettiva. In secondo luogo,
di noi esprime alla superficie delle proprie cellule un profilo MHC grazie alla capacità di discriminare tra antigeni citoplasmatici e
caratteristico, diverso da quello della maggior parte degli altri indivi- antigeni internalizzati, le molecole MHC selezionano la risposta
dui. Si ritiene che il polimorfismo si sia evoluto per proteggere la immunitaria più appropriata alle diverse infezioni: i CTL contro i
specie dalle infezioni; il polimorfismo infatti fa sì che nella specie esista patogeni intracellulari e gli anticorpi e i macrofagi (entrambi attivati
sempre qualche individuo in grado di riconoscere qualsiasi peptide dai linfociti T helper) contro i patogeni extracellulari.
190 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Attivazione Linfocitaria E Risposte che migrano per raggiungere l’antigene (microbo) nei tessuti, ovun-
Immunitarie que si trovi (si veda Fig. 6.10). Una delle risposte più precoci dei
linfociti T helper CD4+ è la secrezione della citochina IL-2 e l’espres-
Le risposte acquisite si sviluppano a tappe: (1) riconoscimento sione dei recettori ad alta affinità per IL-2. IL-2 è un fattore di crescita
dell’antigene, (2) attivazione dei linfociti antigene-specifici che pro che agisce su questi linfociti T e ne stimola la proliferazione, aumen-
liferano e si differenziano in cellule effettrici e cellule della memoria tando così il numero di linfociti antigene-specifici. I linfociti T helper
immunitaria, (3) eliminazione dell’antigene e declino della risposta; sono attivati dalla stimolazione combinata del ligando di CD40
le cellule della memoria sono le uniche che sopravvivono a lungo. (CD40L) e delle citochine. Quando i linfociti T helper CD4+ rico-
Le varie fasi sono riassunte di seguito e sono comuni alle risposte noscono antigeni presentati da macrofagi o linfociti B, esprimono
protettive antinfettive e alle risposte patologiche. l’antigene CD40L, che interagisce con il CD40 dei macrofagi e dei
linfociti B, attivandoli.
L’espansione clonale dei linfociti T genera cellule effettrici che secer
Presentazione e riconoscimento dell’antigene
nono differenti citochine con funzioni diverse (Fig. 6.11).21 Le sotto-
I linfociti in grado di riconoscere un’infinità di antigeni si sviluppano popolazioni più caratterizzate di linfociti T helper CD4+ sono i
nell’organismo prima dell’esposizione agli antigeni e quando un antigene linfociti TH1 e TH2. I linfociti TH1 secernono IFN-g, una citochina
penetra nell’organismo seleziona le cellule con la specificità adatta, che è un potente attivatore dei macrofagi. I macrofagi attivati dalla
attivandole. Questa è l’ipotesi della selezione clonale. Secondo questa combinazione di CD40- e IFN-g producono sostanze microbicide
ipotesi, i cloni linfocitari sviluppano la specificità antigenica prima che distruggono i germi internalizzati. I linfociti T H2, invece,
dell’esposizione all’antigene e indipendentemente da esso. Le cellule producono IL-4, che promuove la maturazione dei linfociti B in
di ciascun clone hanno lo stesso recettore per l’antigene, diverso da plasmacellule secernenti IgE, e IL-5 che attiva gli eosinofili. Gli
quello di tutti gli altri cloni. È stato stimato che la popolazione linfo- eosinofili e i mastociti aderiscono ai microbi rivestiti da IgE, come
citaria dell’adulto sia formata da circa 1012 linfociti, con circa 107-109 gli elminti, e li uccidono. Una terza sottopopolazione di linfociti T
diverse specificità, e quindi il sistema immunitario adattativo può CD4+, identificata recentemente, sono i linfociti TH17, che produ-
riconoscere almeno altrettanti antigeni. Di conseguenza, però, il cono IL-17, la citochina identificativa di questa sottopopolazione.22,23
numero di linfociti con una qualsiasi specificità antigenica è molto I linfociti TH17 sono potenti reclutatori di neutrofili e monociti e
basso, probabilmente 1: 1 × 105-106 di cellule. Per consentire a un quindi hanno un ruolo chiave in varie malattie infiammatorie. Que-
numero così esiguo di linfociti di individuare l’antigene ovunque si sti linfociti possono avere un ruolo importante nelle infezioni bat-
trovi nell’organismo, il sistema immunitario ha sviluppato meccani- teriche e fungine associate a flogosi in cui l’attivazione dei neutrofili
smi specializzati di cattura dell’antigene e di presentazione dello stesso è preminente. Torneremo sull’attivazione e le funzioni di queste
ai linfociti. I microbi e le loro proteine antigeniche vengono catturati sottopopolazioni a proposito delle reazioni di ipersensibilità.
dalle cellule dendritiche intraepiteliali e tissutali. Queste cellule tra- I linfociti T CD8+ attivati maturano in CTL che uccidono le
sportano poi il loro carico antigenico ai linfonodi regionali (Fig. cellule infettate da patogeni citoplasmatici, eliminando così i serbatoi
6.10);19 dove gli antigeni vengono processati, coniugati alle molecole di infezione.
MHC ed esposti sulla membrana cellulare (si veda Fig. 6.9).
I linfociti B usano i loro recettori antigenici (anticorpi di mem- Immunità umorale: attivazione dei linfociti B
brana) per riconoscere antigeni con varie strutture chimiche: pro- ed eliminazione di patogeni extracellulari
teine, polisaccaridi e lipidi.
Allo stesso tempo, mentre gli antigeni microbici vengono ricono- I linfociti B attivati proliferano e si differenziano in plasmacellule
sciuti dai linfociti T e B, il microbo attiva le risposte immunitarie innate; che producono varie classi di anticorpi con funzioni distinte
nell’immunizzazione con antigeni proteici, la risposta innata è indotta (Fig. 6.12). Molti antigeni polisaccaridici e lipidici sono formati da
dall’adiuvante somministrato insieme all’antigene. Nella risposta innata sequenze ripetitive dello stesso determinante antigenico (epitopo)
il microbo attiva le APC, inducendo l’espressione di molecole dette e possono quindi legare contemporaneamente più recettori antige-
costimolatori e la secrezione di citochine che stimolano la proliferazio- nici sullo stesso linfocita B, iniziandone il processo di attivazione. I
ne e la maturazione dei linfociti T. I principali costimolatori dei linfociti tipici antigeni proteici globulari non possono aggregare più recettori
T sono le proteine B7 (CD80 e CD86), espresse dalle APC e ricono- antigenici e per la risposta completa dei linfociti B agli antigeni
sciute dal recettore CD28 dei linfociti T vergini.20 L’antigene (“segnale 1”) proteici è necessaria la cooperazione dei linfociti T helper CD4+.24
e i costimolatori prodotti dalle risposte antinfettive innate (“segnale 2”) I linfociti B internalizzano gli antigeni proteici in vescicole e li de-
cooperano nell’attivazione dei linfociti antigene-specifici (si veda gradano, esponendo poi i relativi peptidi associati alle molecole
Fig. 6.3). Il requisito del segnale 2 indotto dal microbo fa sì che la rispo- MHC, in modo che siano riconosciuti dai linfociti T helper. I linfociti
sta immunitaria acquisita sia attivata dalle infezioni e non da sostanze T helper esprimono l’antigene CD40L e secernono citochine, che
innocue. Nella risposta immunitaria antitumorale e nel rigetto dei attivano in modo sinergico i linfociti B.
trapianti, il “segnale 2” può essere rappresentato da sostanze rilasciate Ogni plasmacellula produce anticorpi con lo stesso sito di com-
dalle cellule necrotiche (le “allarmine” menzionate in precedenza). binazione per l’antigene dei primi anticorpi di membrana (recettori
Le risposte e le funzioni dei linfociti T e B sono diverse e saranno dei linfociti B) che hanno riconosciuto l’antigene. I polisaccaridi e
descritte separatamente. i lipidi stimolano principalmente la secrezione di IgM. Gli antigeni
proteici, grazie alla cooperazione dei linfociti T helper attraverso il
CD40L e le citochine, inducono la produzione di varie classi anti-
Immunità cellulo-mediata: attivazione dei linfociti T
corpali, o isotipi (IgG, IgA, IgE). Le citochine responsabili dello
ed eliminazione dei patogeni intracellulari
scambio isotipico delle immunoglobuline sono l’IFN-g e l’IL-4. I
I linfociti T vergini, attivati dall’antigene e dai costimolatori negli linfociti T helper stimolano anche la produzione di anticorpi a
organi linfatici periferici, proliferano e maturano in cellule effettrici elevata affinità per l’antigene; un processo detto maturazione
192 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Figura 6.10 Immunità cellulo-mediata. Le cellule dendritiche (DC) catturano gli antigeni microbici negli epiteli e nei tessuti e li trasportano ai linfonodi.
La cattura degli antigeni fa maturare le DC inducendo l’espressione di alti livelli di molecole MHC e costimolatori. I linfociti T vergini riconoscono i peptidi
antigenici associati alle molecole MHC presentati dalle DC. I linfociti T attivati proliferano e si differenziano in cellule effettrici e cellule della memoria im-
munologica, che migrano nei focolai di infezione e sono responsabili dell’immunità cellulo-mediata. I linfociti T CD4+ effettori di tipo T H1 riconoscono gli
antigeni microbici internalizzati dai fagociti e attivano l’attività microbicida dei fagociti. I linfociti T CD4+ causano anche la flogosi. I linfociti T CD8+ citotossici
(CTL) uccidono le cellule infettate da microbi che si localizzano nel citoplasma. Non sono mostrati in figura i linfociti TH2, importanti nelle difese antielmin-
tiche. Alcuni linfociti T attivati si differenziano in cellule della memoria immunologica a lunga vita. APC, cellula che presenta l’antigene.
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 193
Figura 6.11 Sottotipi di linfociti T helper (TH). In risposta agli stimoli (principalmente citochine) presenti al momento del riconoscimento dell’antigene,
i linfociti TH CD4+ vergini possono differenziarsi in sottopopolazioni diverse di cellule effettrici che rilasciano miscele di citochine diverse, con funzioni di-
stinte. In figura sono riassunti la principale risposta immunitaria di ciascun sottotipo e il relativo ruolo nella difesa dell’ospite e nelle malattie
immunitarie.
Figura 6.12 Immunità umorale. I linfociti B vergini riconoscono gli antigeni e, stimolati dai linfociti TH e da altri fattori (non mostrati in figura), proliferano,
differenziandosi in plasmacellule secernenti anticorpi. Alcuni linfociti B attivati vanno incontro a switch isotipico delle catene pesanti e maturazione dell’af-
finità, altri invece diventano cellule della memoria immunologica a lunga vita. Gli anticorpi formati da catene pesanti di classi diverse (isotipi) hanno funzioni
diverse, indicate a destra. Si veda il testo per le abbreviazioni.
194 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
d ell’affinità, che migliora la qualità della risposta umorale. Lo scam- Meccanismi delle reazioni da
bio isotipico e la maturazione dell’affinità si verificano soprattutto ipersensibilità
nei centri germinativi, formati dai linfociti B proliferanti, soprattutto
nelle risposte agli antigeni proteici che dipendono dalla cooperazio- I soggetti che sono stati precedentemente esposti a un antigene sono
ne dei linfociti T helper. detti sensibilizzati. L’esposizione ripetuta allo stesso antigene può, in
La risposta immunitaria umorale combatte i germi in vari modi certi casi, scatenare reazioni patologiche; queste reazioni sono dette
(si veda Fig. 6.12). Gli anticorpi legano i microbi bloccando l’in- ipersensibilità, a indicare una risposta aberrante all’antigene. Le carat-
fezione delle cellule e li neutralizzano. Le IgG rivestono (opsoniz- teristiche principali della malattie da ipersensibilità sono le seguenti:
zano) i germi, marcandoli per la fagocitosi; i fagociti (neutrofili
e macrofagi), infatti, esprimono i recettori per il frammento Fc Le reazioni da ipersensibilità possono essere scatenate da antigeni
delle IgG. Le IgG e le IgM attivano il complemento per la via esogeni ed endogeni. L’uomo vive in un ambiente che brulica di
classica e il complemento promuove la fagocitosi e la distruzione sostanze potenzialmente immunogene. Gli antigeni esogeni sono
dei microbi. La produzione di gran parte delle IgG opsonizzanti e quelli presenti nella polvere, nei pollini, nei cibi, nei farmaci,
fissanti il complemento è stimolata dai linfociti T helper TH1, at- nei germi e nelle sostanze chimiche e in alcuni emoderivati im-
tivati da molti batteri e virus; quindi gran parte delle risposte piegati a scopo diagnostico e terapeutico. La risposta immunitaria
protettive antibatteriche e antivirali sono orchestrate dai linfociti agli antigeni esogeni può assumere varie forme, che vanno dal
TH1. Alcuni anticorpi hanno un ruolo speciale in determinate sedi disturbo insignificante ma fastidioso, come il prurito, a malattie
anatomiche. Le IgA secrete dagli epiteli delle mucose neutralizzano potenzialmente fatali, come l’asma bronchiale. Anche gli antigeni
i patogeni intraluminali delle vie aeree e dell’apparato gastroente- t issutali endogeni possono scatenare reazioni immunitarie
rico (e di altre mucose). Le IgG, trasportate attivamente attraverso patologiche. Le risposte immunitarie contro gli antigeni autologhi
la placenta, proteggono il neonato fino alla maturazione del siste- o antigeni self sono responsabili di un importante gruppo di
ma immunitario. Le IgE cooperano con gli eosinofili nell’uccisione malattie autoimmuni.
dei parassiti, soprattutto inducendo la degranulazione degli eosi- Lo sviluppo delle malattie da ipersensibilità (sia allergiche che
nofili che liberano sostanze tossiche per gli elminti. Come già autoimmuni) spesso si associa all’eredità di geni predisponenti. I
detto, la risposta antielmintica è orchestrata dai linfociti TH2, che geni HLA e molti geni non-HLA sono implicati nella patogenesi
rilasciano citochine che attivano gli eosinofili e stimolano la pro- di varie malattie da ipersensibilità; gli esempi specifici verranno
duzione di IgE. descritti nei capitoli relativi.
La maggior parte delle IgG circolanti ha un’emivita di circa 3 Un principio generale condiviso è che l’ipersensibilità deriva da
settimane. Alcune plasmacellule produttrici di anticorpi migrano uno squilibrio tra le risposte effettrici e i meccanismi di controllo
nel midollo osseo e vivono per anni, continuando a produrre bassi che normalmente limitano tali risposte. Torneremo su questo
livelli di anticorpi. concetto nella sezione dedicata all’autoimmunità.
Ipersensibilità immediata Anafilassi; allergie; asma Produzione di IgE → rilascio immediato di Vasodilatazione, edema,
(tipo I) bronchiale (forme atopiche) amine vasoattive e di altri mediatori dei contrazione della
mastociti; successivo reclutamento di muscolatura liscia,
cellule infiammatorie ipersecrezione mucosa,
flogosi
Ipersensibilità mediata Anemia emolitica autoimmune; Produzione di IgG e IgM → che si legano Fagocitosi e lisi cellulare;
da anticorpi (tipo II) sindrome di Goodpasture all’antigene sulle cellule bersaglio e nei flogosi; in alcune
tessuti → fagocitosi e lisi delle cellule malattie, disturbi
bersaglio a opera del complemento funzionali in assenza di
attivato o dei recettori Fc; reclutamento danni cellulari e tissutali
dei leucociti
Ipersensibilità mediata LES; alcune forme di Deposizione di immunocomplessi → attivazione Flogosi, vasculite
da immunocomplessi glomerulonefrite, malattia da del complemento → reclutamento dei necrotizzante (necrosi
(tipo III) siero; reazione di Arthus leucociti a opera del complemento e dei fibrinoide)
recettori Fc → rilascio di enzimi e altre
molecole tossiche
Ipersensibilità cellulo- Dermatite da contatto; sclerosi Linfociti T attivati → (i) secrezione di citochine Infiltrati cellulari
mediata (tipo IV) multipla; diabete di tipo 1; e attivazione dei macrofagi; (ii) citotossicità perivasali; edema;
artrite reumatoide; malattie mediata da CTL formazione di
infiammatorie intestinali; granulomi; lisi cellulare
tubercolosi
Figura 6.13 Ipersensibilità immediata. A. Cinetica delle reazioni di ipersensibilità immediata e ritardata. La risposta di tipo immediato dei vasi e della
muscolatura liscia all’allergene si sviluppa dopo pochi minuti (dall’esposizione all’allergene di soggetti precedentemente sensibilizzati), mentre la reazione
ritardata si sviluppa dopo 2-24 ore. B e C. Quadro istologico: l’ipersensibilità immediata (B) è caratterizzata da vasodilatazione, congestione ed edema
mentre la reazione ritardata (C) è caratterizzata da un infiltrato infiammatorio ricco di eosinofili, neutrofili e linfociti T. (Per gentile concessione del Dr. Daniel
Friend, Department of Pathology, Brigham and Women’s Hospital, Boston, MA)
196 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
nell’asma bronchiale), però, dopo 2-24 ore e in assenza di ulteriore dell’ipersensibilità immediata e ne descriveremo quindi le carat-
esposizione all’antigene, si sviluppa una reazione secondaria (reazi teristiche salienti.27 I mastociti sono cellule di origine midollare
one ritardata) che può durare vari giorni, ed è caratterizzata da un con un’ampia distribuzione tissutale. Abbondano in prossimità dei
infiltrato mononucleato (eosinofili, neutrofili, basofili, monociti e vasi e delle terminazioni nervose e nei tessuti subepiteliali, infatti
linfociti T CD4+) con distruzione tissutale che interessa general- le reazioni locali di ipersensibilità immediata si verificano spesso
mente la mucosa. in queste sedi. Sono ricchi di granuli legati alla membrana plasma-
Le reazioni da ipersensibilità immediata sono scatenate tica, contenenti mediatori bioattivi. I granuli contengono anche
principalmente dall’attivazione dei mastociti e di altri leucociti in- proteoglicani acidi che si colorano con i coloranti basici come il
dotta dalle IgE (Fig. 6.14). I mastociti sono i principali mediatori blu di toluidina. Come vedremo più avanti, i mastociti (e i basofili)
sono attivati dall’aggregazione dei recettori ad alta affinità del
frammento Fc delle IgE, ma anche da altri stimoli, come il legame
delle frazioni C5a e C3a del complemento (detti anafilotossine
perché scatenano reazioni simili all’anafilassi) a specifici recettori
mastocitari di membrana. Altri induttori della secrezione dei gra-
nuli mastocitari sono: alcune chemochine (ad es. IL-8), farmaci
come codeina e morfina, l’adenosina e la mellitina (presente nel
veleno delle api) e stimoli fisici (ad es. calore, freddo e luce solare).
I basofili sono simili ai mastociti per molti aspetti, inclusi i recettori
di membrana per il frammento Fc delle IgE e i granuli citoplasma-
tici. Contrariamente ai mastociti, però, i basofili non si trovano
normalmente nei tessuti ma sono presenti in circolo, benché in
numero molto esiguo. (Le reazioni allergiche si verificano princi-
palmente nei tessuti e il ruolo dei basofili in queste reazioni è meno
chiaro di quello dei mastociti). Come gli altri granulociti, i basofili
vengono reclutati nei focolai infiammatori.
I linfociti TH2 hanno un ruolo chiave nell’attivazione e nell’ampli-
ficazione dell’ipersensibilità immediata, infatti, stimolano la produ-
zione di IgE e la flogosi.28,29 La prima tappa della generazione dei
linfociti TH2 è la presentazione dell’antigene ai linfociti T helper
CD4+ vergini, probabilmente a opera delle cellule dendritiche che
catturano l’antigene al suo ingresso nei tessuti. In risposta alla sti-
molazione antigenica e ad altri stimoli, come le citochine prodotte
localmente, i linfociti T helper si differenziano in senso TH2, una
sottopopolazione di linfociti T helper che, stimolati dall’antigene,
producono una caratteristica miscela di citochine: IL-4, IL-5 e IL-13.
L’IL-4 agisce sui linfociti B inducendo il cambiamento di classe
delle immunoglobuline e la produzione di IgE e promuove la matu-
razione di altri linfociti TH2. L’IL-5 stimola la maturazione e l’atti-
vazione degli eosinofili, effettori importanti dell’ipersensibilità di
tipo I, come vedremo più avanti. L’IL-13 potenzia la produzione
di IgE e stimola la secrezione mucosa delle cellule epiteliali. I linfociti
TH2, inoltre (come i mastociti e le cellule epiteliali) producono che-
mochine che reclutano altri linfociti TH2 e altri leucociti nel focolaio
infiammatorio.28
I mastociti e i basofili esprimono il recettore FcεRI, un recettore
ad alta affinità per il frammento Fc delle IgE che lega avidamente
le IgE. Quando un mastocita legato alle IgE incontra l’allergene,
si scatena una serie di reazioni, che causano il rilascio di un arse-
nale di potenti mediatori responsabili delle manifestazioni clini-
che dell’ipersensibilità immediata. Nella prima fase di questa
sequenza l’antigene (allergene) si lega alle IgE adese ai mastociti.
Gli antigeni polivalenti inducono l’aggregazione di IgE adiacenti
(mediante legami crociati) e dei sottostanti recettori dell’Fc. L’ag-
gregazione dei recettori Fcε attiva la trasduzione del segnale da
parte della loro porzione citoplasmatica, inducendo la degranu-
Figura 6.14 Catena di eventi nell’ipersensibilità immediata (di tipo I). Le lazione dei mastociti, con il rilascio di mediatori preformati (pri-
reazioni di ipersensibilità immediata sono scatenate dall’introduzione di mari) immagazzinati nei granuli, e la neosintesi e il rilascio di
allergeni, che stimolano le risposte TH2 e la produzione di IgE in soggetti mediatori secondari (prodotti lipidici e citochine) (Fig. 6.15).
geneticamente predisposti. Le IgE si legano ai recettori Fc (FcεRI) dei
mastociti e una successiva esposizione all’allergene attiva i mastociti indu-
Questi mediatori sono i diretti responsabili dei sintomi iniziali, a
cendo la secrezione di mediatori responsabili delle manifestazioni patolo- volte esplosivi, dell’ipersensibilità immediata e dello sviluppo della
giche dell’ipersensibilità immediata. Si vedano le abbreviazioni nel testo. risposta ritardata.26
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 197
Tabella 6.3 Effetti dei mediatori prodotti dai mastociti nell’ipersensibilità immediata (tipo I)
Azione Mediatori
s oggetti atopici ha familiarità per le malattie allergiche. Le basi della alimentari (ad es. noccioline, frutti di mare) o al veleno di insetti (ad
predisposizione familiare non sono chiare, ma lo studio dei pazienti es. veleno delle api).32 A volte sono sufficienti dosi minime di antige-
asmatici ha mostrato un’associazione con vari loci genici.31 I geni ne, come quelle dei test cutanei per la diagnosi delle allergie, a sca-
candidati sono stati mappati in 5q31, contenente anche i geni delle tenare l’anafilassi. Dato il rischio elevato di gravi reazioni allergiche
citochine IL-3, IL-4, IL-5, IL-9, IL-13 e GM-CSF. Questo locus è stato a quantità minime di noccioline, il Congresso USA sta valutando una
molto studiato perché molte di queste citochine sono implicate nelle legge che vieti le merendine a base di noccioline nei voli di linea.
reazioni da ipersensibilità immediata, ma non si sa come i polimor- Entro pochi minuti dall’esposizione compaiono prurito, orticaria,
fismi associati alla malattia influiscano sulla biologia delle citochine. eritema cutaneo, seguiti a breve da grave broncospasmo e difficoltà
È stata osservata anche un’associazione con il locus 6p, vicino al respiratorie. L’edema della laringe causa raucedine e compromette
complesso HLA, a indicare che determinati alleli HLA a trasmissione ulteriormente la respirazione. Seguono vomito, crampi addominali,
ereditaria sono responsabili della reattività ad alcuni allergeni. diarrea e laringospasmo e il paziente può andare in shock e perfino
Le reazioni da ipersensibilità sono spesso scatenate dalle tempe- morire nel giro di un’ora. Bisogna sempre tener presente il rischio
rature estreme e dall’esercizio fisico, in assenza di attivazione dei di anafilassi quando si somministrano certi agenti terapeutici. Alcuni
linfociti TH2 e delle IgE; queste reazioni sono dette “allergia non pazienti a rischio possono essere identificati grazie a un’anamnesi
atopica.” Si ritiene che in questi casi i mastociti siano ipersensibili a positiva per una qualche forma di allergia, ma un’anamnesi negativa
stimoli non immunitari che li attivano. non esclude la possibilità di una reazione anafilattica.
Un ultimo aspetto da sottolineare è l’aumento dell’incidenza
dell’ipersensibilità immediata nei Paesi sviluppati, apparentemente Reazioni locali da ipersensibilità immediata
correlato alla ridotta esposizione alle infezioni nei primi anni di vita.
Queste osservazioni hanno portato alla cosiddetta ipotesi dell’igiene, Il 10-20% circa della popolazione soffre di reazioni allergiche loca-
secondo la quale una ridotta esposizione ai germi resetterebbe il lizzate contro allergeni ambientali comuni: polline, forfora di ani-
sistema immunitario e le risposte TH2 si scatenerebbero con mag- mali, polvere domestica, cibi e così via. Le malattie specifiche sono:
giore facilità contro gli antigeni ambientali comuni. È comunque l’orticaria, l’angioedema, la rinite allergica (febbre da fieno) e l’asma
un’ipotesi controversa il cui meccanismo non è chiaro. bronchiale, descritte in altri capitoli di questo libro.
In sintesi, l’ipersensibilità immediata (tipo I) è un disordine com-
plesso causato dall’attivazione dei mastociti indotta dalle IgE e dal Ipersensibilità mediata da anticorpi (tipo II)
conseguente accumulo di cellule infiammatorie nelle sedi di deposito
dell’antigene. Questi eventi sono scatenati principalmente dall’attiva- Questa forma di ipersensibilità è causata da anticorpi che riconoscono
zione dei linfociti T helper TH2 che inducono la produzione di IgE (che antigeni di membrana e della matrice extracellulare. I determinanti
favoriscono l’attivazione dei mastociti), reclutano le cellule infiamma- antigenici possono essere intrinseci alle membrane o alla matrice
torie (soprattutto eosinofili) e stimolano la secrezione mucosa. Il qua- oppure possono essere sostanze esogene, come il metabolita di un
dro clinico è causato dal rilascio di mediatori mastocitari e da una farmaco, che si lega alla membrana o alla matrice. In entrambi i casi,
reazione flogistica ricca di eosinofili. la reazione di ipersensibilità è scatenata dal legame degli anticorpi
Dopo aver descritto la patogenesi dell’ipersensibilità di tipo I, agli antigeni di membrana, normali o alterati. I meccanismi pato-
presenteremo alcuni esempi di malattie mediate da IgE. genetici delle lesioni tissutali e delle malattie causate dagli anticorpi
sono illustrati in Figura. 6.16 e descritti più avanti.
Anafilassi sistemica
Opsonizzazione e fagocitosi
L’anafilassi sistemica è caratterizzata da shock vasale, edema diffuso
e difficoltà respiratorie. Si verifica in soggetti sensibilizzati, in am- La fagocitosi è il principale meccanismo di eliminazione delle cellule
biente ospedaliero dopo somministrazione di proteine estranee (ad rivestite da anticorpi. Le cellule opsonizzate dalle IgG sono ricono-
es. antisieri), ormoni, enzimi, polisaccaridi e farmaci (come l’antibio sciute dai recettori per il frammento Fc presenti su fagociti, specifici
tico penicillina) e in comunità in seguito all’esposizione ad allergeni per il frammento Fc di alcune sottoclassi di IgG. Le IgM e le IgG
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 199
Figura 6.16 Patogenesi delle lesioni mediate da anticorpi. A. Le cellule opsonizzate da anticorpi e complemento vengono internalizzate dai fagociti.
B. Il legame dell’anticorpo al recettore leucocitario per il frammento Fc e i prodotti di degradazione del complemento inducono la flogosi. C. Gli anticorpi
antirecettore interferiscono con la funzione recettoriale. In questi esempi, gli anticorpi antirecettore dell’acetilcolina (ACh) bloccano la trasmissione neuro-
muscolare nella miastenia grave e gli anticorpi antirecettore dell’ormone tireotropo (TSH) attivano le cellule tiroidee nel morbo di Basedow-Graves.
legate alla membrana cellulare, inoltre, attivano il complemento per IgG della madre attraversano la placenta causando la lisi degli eri-
la via classica. L’attivazione del complemento genera prodotti inter- trociti fetali; (3) nell’anemia emolitica autoimmune, agranulocitosi e
medi, in particolare C3b e C4b, che legandosi a loro volta alle mem- trombocitopenia, in cui il soggetto produce anticorpi contro le pro-
brane cellulari attraggono i fagociti dotati di recettori per queste prie cellule ematiche che vengono quindi distrutte; e (4) in alcune
proteine. Il risultato finale è la fagocitosi delle cellule opsonizzate e reazioni iatrogene, in cui il farmaco funge da aptene legandosi ad
la loro distruzione (Fig. 6.16 A). L’attivazione del complemento a antigeni delle membrane eritrocitarie e inducendo la produzione di
livello di membrana induce anche la formazione del complesso di anticorpi diretti contro il complesso formato dal farmaco e dalla
attacco alla membrana, che fora il doppio strato lipidico, distrug- proteina di membrana.
gendo la membrana e causando la lisi osmotica delle cellule. Questo
meccanismo citolitico è verosimilmente efficace solo per i batteri a Infiammazione
parete cellulare sottile, come le Neisserie.
La lisi cellulare anticorpo-mediata può avvenire anche con un mec- L’accumulo di anticorpi in tessuti quali le membrane basali e la
canismo detto citotossicità anticorpo-dipendente (ADCC). Le cellule matrice extracellulare, provoca un danno dovuto alla flogosi. L’ac-
rivestite da basse concentrazioni di IgG sono lisate da varie cellule cumulo di anticorpi, infatti, attiva il complemento, generando fattori
effettrici che attaccano le cellule bersaglio tramite i recettori per il chemotattici (principalmente C5a), che reclutano neutrofili e mo-
frammento Fc delle IgG e le lisano senza internalizzarle. L’ADCC può nociti, e anafilotossine (C3a e C5a) che aumentano la permeabilità
essere impiegata da: monociti, neutrofili, eosinofili e cellule NK. Il ruolo dei vasi (Fig. 6.16 B). I leucociti attivati attraverso i loro recettori per
della ADCC in determinate malattie da ipersensibilità non è chiaro. il C3b e l’Fc producono e rilasciano mediatori proinfiammatori:
La fagocitosi e la lisi cellulare anticorpo-mediata avvengono: (1) prostaglandine, peptidi vasodilatatori e fattori chemotattici. L’atti-
nelle reazioni trasfusionali, in cui le emazie di un donatore incom- vazione leucocitaria induce anche la produzione di sostanze tossiche,
patibile reagiscono con anticorpi preformati dell’ospite e ne sono come gli enzimi lisosomiali (proteasi che degradano le membrane
opsonizzate; (2) nella malattia emolitica del neonato (eritroblastosi cellulari, il collagene, l’elastina e la cartilagine) e i radicali liberi
fetale), in cui c’è una differenza antigenica tra la madre e il feto e le dell’ossigeno. Un tempo il complemento era ritenuto il principale
200 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Anemia emolitica autoimmune Proteine delle membrane Opsonizzazione e fagocitosi degli Emolisi, anemia
eritrocitarie (antigeni dei eritrociti
gruppi sanguigni e antigeni
Rh, antigene I)
Pemfigo volgare Proteine nelle giunzioni Attivazione anticorpo-mediata di Vescicole cutanee (bolle)
intercellulari delle cellule proteasi, distruzione delle
epidermiche (caderina strutture intercellulari di
epidermica) adesione
Vasculite da ANCA Proteine dei granuli dei Degranulazione dei neutrofili Vasculite
neutrofili, verosimilmente e flogosi
rilasciati dai neutrofili attivati
Sindrome di Goodpasture Proteina non collagene delle Flogosi mediata da Nefrite, emorragia polmonare
membrane basali dei complemento e da recettori Fc
glomeruli renali e degli alveoli
polmonari
Febbre reumatica acuta Antigene della parete cellulare Flogosi, attivazione macrofagica Miocardite, artrite
streptococcica; reazione
crociata degli anticorpi
antistreptococco con antigeni
miocardici
Anemia perniciosa Fattore intrinseco prodotto dalle Neutralizzazione del fattore Eritropoiesi inefficace, anemia
cellule parietali gastriche intrinseco, ridotto
assorbimento di vitamina B12
mediatore flogistico nelle malattie mediate da anticorpi, ma nei topi il recettore dell’ormone tireostimolante dell’epitelio tiroideo attivano
transgenici knockout anche l’assenza di recettori per il frammento i tireociti provocando ipertiroidismo.
Fc si associa a marcata riduzione di queste reazioni. Attualmente si
ritiene che la flogosi delle malattie mediate da anticorpi (e da im- Ipersensibilità mediata da
munocomplessi) sia scatenata sia dal complemento che dall’attiva- immunocomplessi (tipo III)
zione dei recettori per il frammento Fc.
La flogosi anticorpo-mediata è il meccanismo responsabile delle I complessi antigene-anticorpo producono i loro effetti patologici
lesioni tissutali che si osservano in alcune glomerulonefriti, nel rigetto soprattutto scatenando una reazione flogistica nelle sedi di accumulo.
vascolare dei trapianti e in altre patologie (Tab. 6.4). La reazione patologica inizia con la formazione di complessi anti-
gene-anticorpo in circolo (immunocomplessi circolanti) che si de-
positano nella parete dei vasi.34 Gli immunocomplessi si possono
Alterazione cellulare
formare anche in sedi extravasali dove gli antigeni si sono impiantati
Alcune patologie sono causate da anticorpi antirecettore diretti in precedenza (detti immunocomplessi in situ). L’antigene che entra
contro recettori di membrana, che generano disfunzioni in assenza a far parte degli immunocomplessi può essere esogeno (ad es. una
di effetti citotossici o proinfiammatori. Ad esempio, nella miastenia proteina iniettata o un antigene virale) o endogeno se il soggetto
grave, gli anticorpi diretti contro i recettori dell’acetilcolina della produce anticorpi contro componenti autologhe (autoimmunità).
placca motrice dei muscoli scheletrici bloccano la trasmissione Esempi di malattie da immunocomplessi con i relativi antigeni sono
neuromuscolare causando ipostenia (Fig. 6.16 C). Il meccanismo elencati nella Tabella 6.5. Le malattie da immunocomplessi possono
opposto (cioè, la stimolazione cellulare indotta da autoanticorpi) è essere sistemiche, se gli immunocomplessi si formano in circolo e si
responsabile del morbo di Graves, in cui gli anticorpi diretti contro accumulano in vari organi, o localizzate in determinati organi, come
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 201
Lupus eritematoso sistemico Antigeni nucleari Nefrite, lesioni cutanee, artrite, altre
Poliarterite nodosa Antigeni del virus dell’epatite B (in alcuni Vasculite sistemica
casi)
Malattia da siero Varie proteine, ad es. siero eterologo Artrite, vasculite, nefrite
(globulina antitimocita)
La lesione infiammatoria è detta vasculite se interessa i vasi, glome- Malattia localizzata da immunocomplessi
rulonefrite se interessa i glomeruli renali, artrite se interessa le arti- (reazione di Arthus)
colazioni e così via.
Le lesioni patologiche delle malattie da immunocomplessi sono La reazione di Arthus è una necrosi tissutale localizzata che interessa
causate da anticorpi in grado di fissare il complemento (IgG e IgM) generalmente la cute, causata da vasculite acuta da immunocom-
e da anticorpi che legano i recettori per il frammento Fc (di alcune plessi. La reazione può essere indotta sperimentalmente iniettando
sottoclassi di IgG) sui leucociti. L’importanza del complemento per via intradermica un immunogeno in animali precedentemente
nella patogenesi delle lesioni tissutali è suggerita dall’osservazione immunizzati con lo stesso antigene che abbiano sviluppato anticorpi
che nella fase attiva della malattia il consumo di complemento circolanti. Diffondendo attraverso le pareti vasali, l’antigene lega
causa una riduzione dei livelli sierici di C3. I livelli sierici di C3, gli anticorpi preformati, generando localmente immunocomplessi
infatti, possono essere usati in alcuni casi per monitorare l’attività di grandi dimensioni che precipitano nella parete dei vasi causando
della malattia. necrosi fibrinoide; la trombosi sovrapposta aggrava il danno
ischemico.
Figura 6.19 Patogenesi dell’ipersensibilità cellulo-mediata (di tipo IV). A. Nell’ipersensibilità ritardata i linfociti T CD4+ (e a volte anche i linfociti T CD8+)
rispondono agli antigeni tissutali secernendo citochine che inducono la flogosi e attivano i fagociti, e ciò provoca le lesioni tissutali. I linfociti T CD4+ TH17
contribuiscono a indurre l’infiammazione reclutando i neutrofili (e in minor misura i monociti). B. In alcune malattie, i linfociti T citotossici CD8+ (CTL) di-
struggono direttamente le cellule tissutali. APC, cellule che presentano l’antigene. Si veda il testo per le altre abbreviazioni.
Risposte dei linfociti T effettori maturi. Con l’esposizione ri- s ecrezione di TNF, IL-1 e chemochine, che inducono l’infiamma-
petuta all’antigene, i linfociti T attivati riconoscono l’antigene pre- zione (Cap. 2); e aumenta la produzione di IL-12, amplificando in
sentato dalle APC e rispondono. I linfociti TH1 secernono citochine, tal modo la risposta TH1. L’attivazione dei macrofagi è essenziale
principalmente IFN-g, responsabili di molte manifestazioni dell’iper- per l’eliminazione degli antigeni che attaccano l’organismo, ma
sensibilità ritardata. L’IFN-g attiva i macrofagi in vari modi: aumenta l’attivazione protratta causa flogosi cronica e lesioni tissutali.
notevolmente la loro capacità di internalizzare e uccidere i micror- I linfociti TH17 sono attivati da alcuni antigeni microbici e dagli
ganismi; aumenta l’espressione sulla membrana delle molecole antigeni self nelle malattie autoimmuni. I linfociti TH17 attivati
MHC-II, facilitando la presentazione dell’antigene; attiva la secernono IL-17, IL-22, chemochine e altre citochine. Tutti questi
Diabete mellito di tipo 1 Antigeni delle cellule b delle insule Insulite (flogosi cronica nelle insule),
pancreatiche (insulina, acido glutammico distruzione delle cellule b; diabete
decarbossilasi, altri)
Sclerosi multipla Antigeni proteici della mielina del SNC Demielinizzazione del SNC con flogosi
(proteina basica della mielina, proteina perivasale; paralisi, lesioni oculari
proteolipidica)
Artrite reumatoide Antigene sconosciuto della sinovia articolare Artrite cronica infiammatoria, distruzione
(collagene tipo II?); ruolo degli anticorpi? della cartilagine articolare e dell’osso
Malattia di Crohn Antigene ignoto; ruolo dei batteri Flogosi intestinale cronica e occlusione
commensali intestinale
Neuropatie periferiche; sindrome Antigeni proteici della mielina dei nervi Nevrite, paralisi
di Guillain-Barré? periferici
Sensibilizzazione da contatto (dermatite) Vari antigeni ambientali (ad es. edera Flogosi cutanea con vescicole
velenosa)
Figura 6.23 Dermatite da contatto. La lesione mostra una vescicola Malattie autoimmuni organo-specifiche
epidermica con infiltrati mononucleari nel derma e nell’epidermide. (Per Diabete mellito di tipo 1
gentile concessione del Dr. Louis Picker, Department of Pathology, Univer- Sclerosi multipla
sity of Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX) Malattie autoimmuni sistemiche
Artrite reumatoide*
Sclerosi sistemica*
La citolisi mediata dai CTL utilizza le perforine e i granzimi, me- Sindrome di Sjögren*
diatori preformati contenuti nei loro granuli simil-lisosomiali.37 I Malattie causate da autoimmunità o da reazioni agli antigeni
CTL che riconoscono la cellula bersaglio secernono un complesso microbici
formato da perforina, granzimi e da una proteina detta serglicina, Malattie infiammatorie intestinali (malattia di Crohn, colite
che penetra nelle cellule bersaglio mediante endocitosi. Giunta nel ulcerosa)
citoplasma della cellula bersaglio, la perforina promuove il rilascio dei Miopatie infiammatorie
granzimi dal complesso. I granzimi sono proteasi che scindono e *
In queste malattie possono essere implicati anche gli anticorpi.
attivano le caspasi, che inducono l’apoptosi delle cellule bersaglio
(Cap. 1). I CTL attivati esprimono il ligando di Fas, una molecola
omologa al TNF, che si lega a Fas espresso dalle cellule bersaglio. sono specifici per le cellule b delle insule pancreatiche e la sclerosi
I linfociti T CD8+ producono anche citochine, soprattutto IFN-g, multipla, in cui i linfociti T autoreattivi attaccano la mielina del si-
e causano reazioni flogistiche simili alla DTH, soprattutto in seguito stema nervoso centrale. L’esempio classico di malattia autoimmune
a infezioni virali e all’esposizione ad agenti sensibilizzanti da sistemica è il LES, nel quale vari anticorpi diretti contro DNA, pia-
contatto. strine, globuli rossi e complessi proteine-fosfolipidi causano lesioni
diffuse in tutto l’organismo. La sindrome di Goodpasture, caratte-
Malattie Autoimmuni rizzata da lesioni polmonari e renali causate da anticorpi diretti
contro le membrane basali, è una via di mezzo tra una malattia
Le reazioni immunitarie contro gli antigeni self o autoimmunità, sono organo-specifica e una malattia sistemica.
responsabili di un gruppo di patologie che colpiscono l’1-2% della È chiaro che l’autoimmunità deriva dalla perdita della tolleranza
popolazione USA. Il numero di malattie attribuite all’autoimmunità immunologica nei confronti di antigeni self, e il problema è perché
è in aumento (Tab. 6.7). Gli autoanticorpi sierici, però, sono presenti questo accada. Prima di interrogarci su questo, esamineremo i mec-
anche in soggetti apparentemente normali, specie se anziani. Auto- canismi della tolleranza immunologica agli antigeni self.
anticorpi innocui si formano in seguito a lesioni tissutali e possono
avere un ruolo fisiologico nella rimozione dei detriti cellulari. Che
Tolleranza immunologica
cos’è quindi l’autoimmunità patologica? Idealmente la diagnosi di
malattia autoimmune richiede tre condizioni: (1) la reazione immu- Per tolleranza immunologica si intende la mancata risposta linfocitaria
nitaria deve essere specifica per un dato antigene self o tessuto auto- alla stimolazione antigenica da parte di determinati antigeni. La tolle-
logo; (2) la reazione non deve essere secondaria a lesioni tissutali, ma ranza verso gli antigeni self, intesa come insensibilità (o anergia)
deve essere la causa primaria della malattia; e (3) assenza di altre cause dell’organismo ai propri antigeni è alla base della capacità di vivere in
note di malattia. Nelle patologie umane, l’eziopatogenesi autoimmune armonia con le nostre cellule e i nostri tessuti. Linfociti dotati di
è spesso confermata da analogie con modelli sperimentali animali recettori specifici per gli antigeni self si generano continuamente e
nei quali l’origine autoimmune è dimostrata. Data l’incertezza sugli devono essere eliminati o inattivati immediatamente, non appena
antigeni bersaglio e sul reale contributo dell’autoimmunità, queste riconoscono l’antigene, per evitare che causino lesioni tissutali. I
malattie sono spesso classificate come malattie infiammatorie immu- meccanismi responsabili dell’induzione della tolleranza immunologica
no-mediate, a sottolineare il ruolo patogenetico della flogosi cronica. verso gli antigeni self sono di due tipi: meccanismi centrali e mecca-
Il quadro clinico delle malattie autoimmuni è estremamente vario. nismi periferici (Fig. 6.24).38-40 Li descriveremo brevemente.
Si va dalle patologie organo-specifiche, in cui l’autoimmunità è diretta Tolleranza centrale. I cloni linfocitari T e B immaturi e auto
contro un singolo organo o tessuto, alle patologie sistemiche o gene- reattivi che riconoscono antigeni self durante la loro maturazione negli
ralizzate, in cui le reazioni autoimmuni sono dirette contro antigeni organi linfoidi centrali (il timo per i linfociti T e il midollo osseo per
diffusi. Esempi di autoimmunità organo-specifica sono il diabete i linfociti B) vengono eliminati o resi inoffensivi.41 L’induzione della
mellito di tipo 1, nel quale i linfociti T e gli anticorpi autoreattivi tolleranza centrale dei linfociti B e T presenta analogie e differenze.
206 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Figura 6.24 Tolleranza immunitaria. Meccanismi di tolleranza centrale e periferica agli antigeni self riferita ai linfociti T CD4+. APC, cellula che presenta
l’antigene. Per le altre abbreviazioni si rimanda al testo.
Durante la maturazione dei linfociti T il riarrangiamento stocastico autoreattivi. La proteina AIRE (regolatore autoimmune) stimola
dei geni del TCR genera le diverse specificità antigeniche. La ge- l’espressione timica di alcuni antigeni self relegati nei tessuti peri-
nerazione antigene-indipendente dei TCR produce numerosi ferici ed è quindi critica per la delezione dei linfociti T immaturi
linfociti che esprimono recettori ad alta affinità per antigeni self. specifici per questi antigeni.42 Le mutazioni del gene AIRE causano
Questi linfociti immaturi vanno incontro ad apoptosi nel timo, infatti una poliendocrinopatia autoimmune (Cap. 24). Alcuni
quando incontrano il rispettivo antigene. Questo processo, definito linfociti T CD4+ autoreattivi non vanno incontro ad apoptosi nel
selezione negativa o delezione, rimuove molti cloni autoreattivi dalla timo, ma diventano linfociti T regolatori (descritti oltre).
popolazione di cellule T. Molti antigeni proteici autologhi, tra i Durante la maturazione nel midollo osseo, i linfociti B reagiscono
quali gli antigeni ritenuti ristretti ai tessuti periferici, sono elaborati intensamente agli antigeni self, in molti casi si riattiva il
e presentati dalle APC timiche associati a molecole MHC autolo- riarrangiamento genico del recettore per l’antigene che porta
ghe e possono quindi essere riconosciuti da linfociti T potenzialmente all’espressione di nuovi recettori, non autoreattivi. Questo
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 207
p rocesso è detto revisione recettoriale e si ritiene che interessi il maturano principalmente nel timo, attraverso il riconoscimen-
25-50% dei linfociti B durante il processo maturativo. 43 Se la to degli antigeni self (si veda Fig. 6.24), ma possono svilupparsi
revisione recettoriale non si verifica, i linfociti autoreattivi vanno anche negli organi linfoidi periferici. I più noti linfociti T re-
in apoptosi, con rimozione dei cloni potenzialmente dannosi golatori sono i linfociti T CD4+, che esprimono costitutiva-
dalla popolazione dei linfociti B maturi. mente CD25, la catena a del recettore della IL-2, e un fattore
di trascrizione della famiglia FOX, detto Foxp3 (forkhead box
I meccanismi della tolleranza centrale non sono però perfetti. P3). Sia IL-2 che Foxp3 sono necessari per la maturazione e il
Non tutti gli antigeni self sono presenti nel timo e quindi i linfociti mantenimento di una popolazione funzionale di linfociti T
T che riconoscono tali antigeni self sfuggono alla selezione negativa regolatori CD4+.48 Le mutazioni di Foxp3 causano gravi ma-
e arrivano in periferia. Anche i linfociti B possono sfuggire alla re- lattie autoimmuni umane e murine; nell’uomo sono responsa-
visione recettoriale con meccanismi analoghi. I linfociti autoreattivi bili di una malattia autoimmune sistemica detta sindrome IPEX
che sfuggono alla selezione negativa possono provocare lesioni (disordine immunologico poliendocrinopatico ed enteropatico
tissutali se non sono eliminati o bloccati nei tessuti periferici. legato alla X). Nei topi knockout l’inattivazione del gene
Tolleranza periferica. Vari meccanismi inattivano i linfociti B dell’IL-2 o delle catene a o b del suo recettore causa una ma-
e T potenzialmente autoreattivi nei tessuti periferici; la tolleranza lattia autoimmune multiorgano, poiché IL-2 è essenziale per il
p eriferica dei linfociti T è più conosciuta 40 e la descriveremo mantenimento della popolazione dei linfociti T regolatori.
brevemente. Recentemente, alcuni studi di genetica epidemiologica hanno
rivelato che i polimorfismi del gene CD25 sono associati alla
Anergia. Indica l’inattivazione funzionale prolungata o irreversi sclerosi multipla e ad altre malattie autoimmuni, suggerendo
bile dei linfociti, indotta dall’incontro con lo specifico antigene che i deficit dei linfociti regolatori potrebbero essere implicati
in determinate condizioni.44 Come già detto, l’attivazione antige nella patogenesi di queste malattie. Come questi linfociti sop-
ne-specifica dei linfociti T richiede due segnali: il riconoscimento primano le risposte immunitarie resta da chiarire. La soppres-
del peptide antigenico associato a molecole MHC autologhe sione potrebbe avvenire attraverso la secrezione di citochine
espresse in membrana dalle cellule APC e vari segnali costimo- immunosoppressive, come IL-10 e TGFb, che bloccano l’atti-
latori (“secondi segnali”) derivati dalle APC. I segnali costimo- vazione e le funzioni effettrici dei linfociti.
latori sono generati dall’interazione di recettori linfocitari, come Delezione clonale attraverso l’apoptosi indotta dall’attivazione. I
il CD28, con i rispettivi ligandi (le molecole costimolatorie B7-1 linfociti T CD4+ autoreattivi possono anche essere eliminati at-
e B7-2) espressi dalle APC. Se l’antigene è presentato da cellule traverso segnali che ne inducano l’apoptosi. L’apoptosi innescata
prive di costimolatori viene inviato un segnale negativo e la cellula dall’attivazione linfocitaria è detta apoptosi da attivazione. In base
diventa anergica (si veda Fig. 6.24). Le cellule dendritiche quie- a studi in modelli animali murini, sono stati ipotizzati due
scenti dei tessuti sani non esprimono costimolatori, o li esprimono meccanismi di apoptosi da attivazione dei linfociti T.49 È stato
solo debolmente, e quindi l’incontro tra i linfociti T autoreattivi ipotizzato che i linfociti T autoreattivi potrebbero esprimere una
e i rispettivi antigeni self presentati da tali cellule dendritiche si proteina proapoptotica della famiglia BCL, la proteina BIM, in
può tradurre in anergia. Due meccanismi di anergia delle cellule assenza delle altre proteine BCL antiapoptotiche, come BCL2 e
T sono stati identificati utilizzando varie metodologie sperimen- BCL-X (per la cui espressione sono necessari tutti i segnali di
tali. Nel primo caso, il complesso del TCR perde in parte la attivazione linfocitaria). L’espressione isolata di BIM indurrebbe
capacità di generare segnali, in seguito all’attivazione di ubiqui- l’apoptosi attraverso la via mitocondriale (Cap. 1). Un secondo
tina ligasi e degradazione proteolitica delle proteine implicate meccanismo di apoptosi da attivazione dei linfociti B e T CD4+
nella trasduzione del segnale recettoriale.45 Nel secondo caso, i utilizzerebbe il sistema Fas-FasL. I linfociti, come molte altre
linfociti T autoreattivi ricevono un segnale inibitorio da recettori cellule, esprimono Fas (CD95), una proteina della famiglia dei
strutturalmente omologhi al CD28 ma con funzione opposta. recettori del TNF. Il ligando di Fas (FasL), una proteina di mem-
Due di questi recettori inibitori sono il CTLA-4, che (come il brana strutturalmente omologa alla citochina TNF, è espresso
CD28) lega anche B7, e PD-1, che riconosce due ligandi espressi principalmente dai linfociti T attivati. L’interazione Fas-FasL
da varie cellule.46 Ancora non sappiamo come e perché i linfociti indurrebbe l’apoptosi dei linfociti T attivati attraverso la via dei
T scelgano di usare CD28 per riconoscere B7 ed essere attivati o recettori di morte (Cap. 1). È stato ipotizzato che la stimolazione
CTLA-4 per riconoscere lo stesso B7 diventando però anergici. antigenica da parte degli antigeni self, indurrebbe nei linfociti T
L’importanza di questi meccanismi inibitori, però, è stata dimo- autoreattivi la coespressione di Fas e FasL che porterebbe alla loro
strata nei topi transgenici knockout, nei quali l’inattivazione dei autoeliminazione attraverso l’apoptosi Fas-mediata (si veda Fig.
geni di CTLA-4 o PD-1 porta allo sviluppo di malattie autoim- 6.24). Anche i linfociti B autoreattivi che esprimono Fas possono
muni. Anche nell’uomo i polimorfismi del gene CTLA-4 sono andare incontro a delezione clonale mediata da linfociti T che
associati a endocrinopatie autoimmuni. Un fatto interessante è esprimono FasL. L’importanza di questo meccanismo nella dele
che alcuni virus e tumori si sono evoluti impiegando le stesse zione periferica dei cloni autoreattivi è dimostrata dall’identifi-
strategie per evadere la sorveglianza immunitaria. cazione di due ceppi murini mutanti naturali di Fas e FasL:
L’anergia può interessare anche i linfociti B maturi periferici. Si entrambi sviluppano una malattia autoimmune simile al LES
ritiene che i linfociti B che incontrano l’antigene self in periferia, umano, associata a linfoproliferazione generalizzata. Nell’uomo
specie in assenza di linfociti T helper specifici, diventino incapaci una malattia simile è causata da mutazioni del gene FAS ed è detta
di rispondere a una successiva stimolazione antigenica e vengano sindrome linfoproliferativa autoimmune.50
esclusi dai follicoli linfoidi, andando incontro a morte.
Soppressione da parte dei linfociti T regolatori .Una sottopopo- Alcuni antigeni sono inaccessibili al sistema immunitario (seque-
lazione di linfociti T, i linfociti T regolatori, ha un ruolo chiave strati) perché sono localizzati in tessuti non bagnati dal sangue e
nel bloccare le reazioni autoimmuni.47 I linfociti T regolatori dalla linfa. Questi antigeni self dunque non inducono tolleranza, ma
208 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
non sono neppure immunogeni e sono sostanzialmente ignorati dal Geni predisponenti. La presenza di una predisposizione gene-
sistema immunitario. Si ritiene che questo sia il caso del testicolo, tica all’autoimmunità è nota da decenni. L’incidenza delle malattie
dell’occhio e dell’encefalo, detti anche tessuti con privilegio immuni- autoimmuni è più elevata nei gemelli dei malati rispetto alla po-
tario, dato che è difficile indurre risposte immunitarie ad antigeni polazione generale e nei gemelli monozigoti è superiore ai gemelli
introdotti in questi distretti. Se però gli antigeni self di questi tessuti dizigotici. La maggior parte delle malattie autoimmuni è rappre-
entrano in circolo, ad esempio in seguito a traumi e infezioni, pos- sentata da disordini poligenici complessi.53-55 Tra i geni con un’as-
sono scatenare risposte immunitarie che causano flogosi cronica e sociazione certa all’autoimmunità, i principali sono i geni HLA.
lesioni tissutali. È stato ipotizzato che questo sia il meccanismo delle L’associazione tra i geni HLA e le malattie è stata già menzionata
orchiti e delle uveiti post-traumatiche. (si veda Tab. 6.1), ed è nota da molti anni, ma il meccanismo pa-
togenetico rimane oscuro. È stato ipotizzato che certi alleli MHC
interferiscano con la delezione clonale dei linfociti T nel timo o
Meccanismi autoimmunitari: principi generali
con la maturazione dei linfociti T regolatori, ma nessuna delle due
L’autoimmunità deriva dall’effetto sinergico di fattori genetici ereditari ipotesi è stata dimostrata con certezza. Va sottolineato che molti
predisponenti, che possono compromettere la tolleranza agli antigeni soggetti normali ereditano alleli MHC associati a malattie e che
self, e stimoli ambientali, quali infezioni e lesioni tissutali, che attivano anche alleli MHC non associati all’autoimmunità possono presen-
i linfociti autoreattivi (Fig. 6.25).51,52 In genere, i fattori genetici e tare gli antigeni self. Quindi la presenza di particolari alleli MHC
ambientali hanno un effetto cooperativo, creando uno squilibrio tra non è di per sé causa di autoimmunità.
le vie di attivazione e maturazione dei linfociti effettori dannosi e i Gli studi di genetica epidemiologica (Cap. 5) hanno mostrato che
meccanismi di controllo che normalmente bloccano l’autoreattività. molte malattie autoimmuni sono associate a vari geni non MHC.
Il contributo dei fattori genetici e ambientali allo sviluppo dell’au- Alcuni di questi sono specifici per certe patologie, ma molte asso-
toimmunità è discusso nei seguenti paragrafi. ciazioni sono comuni a varie malattie, a indicare che i prodotti di
questi geni influiscono sui meccanismi generali di regolazione delle
risposte immunitarie e della tolleranza agli antigeni self. Sono state
descritte recentemente tre associazioni genetiche interessanti. I
polimorfismi del gene PTPN-22, che codifica una tirosina-fosfatasi,
sono associati all’artrite reumatoide, al diabete mellito di tipo 1 e ad
altre malattie autoimmuni.56 Dato che queste malattie hanno a una
prevalenza relativamente elevata (soprattutto l’artrite reumatoide),
si ritiene che PTPN-22 sia il gene più frequentemente associato all’au-
toimmunità. È stato ipotizzato che le varianti patologiche codifichino
una fosfatasi difettosa, incapace di bloccare completamente le tiro-
sin-chinasi implicate in molte risposte linfocitarie. Il risultato netto
sarebbe un’iperattivazione linfocitaria. I polimorfismi del gene
NOD-2 sono associati alla malattia di Crohn, una malattia infiam-
matoria intestinale, comune in alcuni gruppi etnici.57 NOD-2 è un
sensore citoplasmatico dei microbi, espresso dalle cellule epiteliali
e da molte altre cellule. È stato ipotizzato che la variante patologica
sia un sensore inefficace nei confronti dei batteri intestinali, respon-
sabile dell’invasione e delle reazioni flogistiche croniche nei con-
fronti dei batteri commensali normalmente ben tollerati. I geni della
catena a del recettore dell’IL-2 (CD25) e del recettore dell’IL-7 sono
associati alla sclerosi multipla e ad altre malattie autoimmuni. Queste
citochine potrebbero controllare il mantenimento della popolazione
dei linfociti T regolatori. Queste associazioni genetiche stanno ini-
ziando a fornire indizi interessanti sulla patogenesi delle malattie
autoimmuni, ma il nesso tra i geni, le funzioni delle proteine codi-
ficate e la malattia resta ancora da chiarire.
Si è già detto che le mutazioni naturali e indotte di vari geni causano
l’autoimmunità nell’uomo e nel topo. Questi geni sono: AIRE,
CTLA-4, PD1, Fas, FasL e IL2 e il suo recettore CD25. Inoltre, i linfociti
B esprimono un recettore Fc che riconosce le IgG legate agli antigeni
e inibisce la sintesi di anticorpi (meccanismo normale di feedback
negativo). Nei topi knockout l’inattivazione di questo recettore pro-
voca autoimmunità, probabilmente perché l’attivazione dei linfociti
B diventa incontrollata. Questi esempi sono molto utili a comprendere
i meccanismi della tolleranza e il controllo delle risposte immunitarie,
ma le malattie causate da mutazioni isolate di questi geni sono rare e
Figura 6.25 Patogenesi dell’autoimmunità. L’autoimmunità è il risultato non sono rappresentative delle comuni malattie autoimmuni.
di molteplici fattori, tra i quali la predisposizione genetica, che può interferire
con la tolleranza agli antigeni self, e i fattori scatenanti ambientali (lesioni
Infezioni. Molte malattie autoimmuni sono associate a infezioni
tissutali e flogosi) che richiamano i linfociti nei tessuti, inducendo l’attiva- e riacutizzazioni cliniche sono spesso precedute da prodromi
zione di linfociti autoreattivi e le lesioni tissutali. i nfettivi. Due meccanismi sono stati ipotizzati per spiegare il
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 209
r apporto tra infezioni e autoimmunità (Fig. 6.26). In primo luogo, Malattie autoimmuni
le infezioni possono aumentare l’espressione dei costimolatori nelle
APC. Se l’APC sta presentando un antigene self, il risultato può es Le malattie causate da reazioni autoimmuni hanno in comune alcune
sere la perdita dell’anergia clonale e l’attivazione di linfociti T auto- caratteristiche.
reattivi specifici per quell’antigene. In secondo luogo, alcuni microbi
possono esprimere antigeni con sequenze amminoacidiche comuni Le malattie autoimmuni, una volta innescate, tendono a un decorso
agli antigeni self. La risposta antinfettiva contro questi antigeni mi- progressivo, a volte con sporadiche remissioni e recidive, e il danno
crobici può attivare linfociti autoreattivi. Il fenomeno è detto mimesi peggiora nel tempo. Uno dei motivi di questo decorso è che il
molecolare. Un esempio di questa mimesi è la cardiopatia reumatica, sistema immunitario è dotato di vari circuiti intrinseci di amplifi-
in cui gli anticorpi antistreptococco hanno una reattività crociata cazione che fanno sì che un piccolo numero di linfociti antigene-
con le proteine miocardiche causando la miocardite (Cap. 12). An- specifici possa raggiungere lo scopo eradicando infezioni complesse.
che nelle malattie autoimmuni classiche potrebbe essere implicata Quando questa risposta attacca impropriamente i tessuti autologhi,
una mimesi molecolare più sottile. il danno è esacerbato dagli stessi meccanismi di amplificazione.
I microrganismi possono indurre altre alterazioni in grado di Un’altra ragione della persistenza e della progressività delle malattie
promuovere reazioni autoimmuni. Alcuni virus, come il virus di autoimmuni è la cosiddetta diffusione degli epitopi. Le infezioni e
Epstein-Barr (EBV) e l’HIV, causano l’attivazione policlonale dei lin- la stessa risposta autoimmune iniziale possono ledere i tessuti, li-
fociti B, che può portare alla produzione di autoanticorpi. Le lesioni berando gli antigeni self ed esponendo epitopi antigenici normal-
tissutali, comuni nelle infezioni, possono liberare gli antigeni self o mente segregati. Il risultato è l’attivazione persistente di linfociti
alterarli strutturalmente, rendendoli immunogeni e in grado di atti- reattivi a questi epitopi precedentemente inaccessibili; non essendo
vare i linfociti T che non hanno sviluppato la tolleranza verso questi normalmente espressi, non hanno consentito ai linfociti di svilup-
nuovi antigeni anomali. Le infezioni possono indurre la produzione pare la tolleranza. L’attivazione di questi linfociti T autoreattivi è
di citochine che reclutano i linfociti, compresi i cloni potenzialmente detta diffusione degli epitopi poiché la risposta immunitaria si
autoreattivi, nei siti in cui sono presenti gli antigeni self. diffonde agli epitopi non riconosciuti inizialmente.59
Il ruolo delle infezioni nell’autoimmunità è stato molto studiato, Il quadro clinicopatologico delle malattie autoimmuni è deter-
ma i dati epidemiologici recenti indicano che l’incidenza delle ma- minato dalla natura della risposta innescata. Le risposte TH1 si
lattie autoimmuni è in aumento, soprattutto nei Paesi sviluppati dove associano a un infiltrato infiammatorio distruttivo ricco di ma-
le infezioni sono più controllate. In alcuni modelli animali (ad es. crofagi e alla produzione di anticorpi che causano lesioni tissutali
diabete di tipo 1) le infezioni riducono notevolmente l’incidenza attivando il complemento e legandosi ai recettori Fc. Si ritiene
dell’autoimmunità. Così, paradossalmente, le infezioni possono pro- che le risposte TH17 causino lesioni infiammatorie dominate da
teggere da alcune malattie autoimmuni.58 I meccanismi protettivi neutrofili e monociti.
non sono chiari; una possibilità interessante è che le infezioni sti- I quadri clinici, patologici e sierologici di varie malattie autoimmuni
molino la produzione di bassi livelli di IL-2, essenziale per il man- mostrano significative sovrapposizioni. Per questo è spesso molto
tenimento della popolazione dei linfociti T regolatori. difficile classificare con precisione il fenotipo di queste malattie.
Figura 6.26 Patogenesi dell’autoimmunità: l’ipotesi infettiva. Le infezioni potrebbero attivare linfociti autoreattivi inducendo l’espressione di costimolatori
(A), oppure determinati antigeni microbici potrebbero mimare alcuni antigeni self attivando i linfociti autoreattivi a causa delle reazioni crociate (B).
210 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Con queste premesse, passiamo ora a esaminare le singole malat- Il quadro clinico del LES è così variabile che l’American College of
tie autoimmuni. La Tabella 6.7 elenca le patologie autoimmuni si- Rheumatology ha stabilito criteri diagnostici complessi (Tab. 6.8).
stemiche e organo-specifiche. Le malattie sistemiche interessano Il LES è relativamente comune, la prevalenza può arrivare a 1:2500
tendenzialmente i vasi e il connettivo e sono quindi spesso classificate in alcuni gruppi etnici.60 Come molte malattie autoimmuni, colpisce
come malattie vascolari del collagene. In questo capitolo ci concen- prevalentemente le donne, con una frequenza di 1:700 nelle donne
treremo sulle malattie autoimmuni sistemiche; le malattie organo- in età fertile e un rapporto femmine/maschi di 9:1. Il rapporto fem-
specifiche saranno trattate nei relativi capitoli. mine: maschi scende a 2:1 nelle forme pediatriche e senili (oltre 65
anni). La prevalenza della malattia è 2-3 volte maggiore nei soggetti
di razza nera e ispanica rispetto ai soggetti di razza bianca. Il LES
Lupus Eritematoso Sistemico (Les)
insorge generalmente in un’età compresa tra i 30 e 40 anni, ma può
Il LES è il prototipo della malattia autoimmune multisistemica ed è presentarsi a qualsiasi età, anche nella prima infanzia.
caratterizzato da un’ampia gamma di autoanticorpi, in particolare
da anticorpi antinucleo (ANA). È una malattia cronica a insorgenza Autoanticorpi del LES
acuta o insidiosa, con remissioni e recidive continue, con accessi febbrili
e caratterizzata principalmente da lesioni alla cute, alle articolazioni, La caratteristica saliente del LES è la produzione di autoanticorpi;
ai reni e alle sierose. Tutti gli organi possono, però, essere interessati. alcuni sono diretti contro varie componenti nucleari e citoplasma-
Tabella 6.8 Nuovi criteri per la classificazione del lupus eritematoso sistemico*, 1997
Criterio Definizione
1. Eritema “a farfalla” Eritema fisso, rilevato o piatto, delle eminenze malari, che generalmente risparmia i solchi
nasogenieni
2. Eritema discoide Placche eritematose rilevate, con squame ipercheratosiche aderenti e occlusione
follicolare; le lesioni di vecchia data possono dar luogo a cicatrici atrofiche
3. Fotosensibilità Eritema derivato da reazioni allergiche alla luce solare, riferito dal paziente od osservato
dal medico
4. Ulcere della bocca Ulcere del cavo orale o rinofaringee, generalmente indolori, osservate dal medico
5. Artrite Artrite non erosiva che interessa 2 o più articolazioni periferiche, con dolore, tumefazione
o versamento articolare
6. Sierosite Pleurite – anamnesi convincente di dolore pleurico, o sfregamenti riscontrati dal medico
all’auscultazione o segni di versamento pleurico, o
Pericardite – documentata da ECG o da sfregamenti rilevati all’auscultazione o da segni di
versamento pericardico
8. Problemi neurologici Convulsioni – in assenza di farmaci o disturbi metabolici (ad es. uremia, chetoacidosi e
squilibri elettrolitici) che possono causare sintomi psicotici o
Psicosi – in assenza di farmaci o disturbi metabolici (ad es. uremia, chetoacidosi e squilibri
elettrolitici) che possono causare sintomi psicotici
10. Disturbi immunologici Titolo elevato di anticorpi anti-DNA contro DNA nativo o
Anti-Sm – presenza di anticorpi contro l’antigene nucleare Sm o
Evidenza di anticorpi antifosfolipidi, basata su: (1) livelli sierici anomali di IgG o IgM
anticardiolipina, (2) positività del test per l’anticoagulante lupico mediante test standard
o (3) falsa sieropositività per la sifilide per almeno 6 mesi, confermata da negatività del
test di immobilizzazione del Treponema pallidum o da negatività del test di
assorbimento degli anticorpi fluorescenti anti-treponema
11. Anticorpi antinucleo (ANA) Titolo ANA elevato (diagnosticato mediante immunofluorescenza o test equivalenti) in
qualsiasi momento e in assenza di terapia con farmaci associati a LES iatrogeno
*
Questa classificazione, basata su 11 criteri, è stata proposta allo scopo di identificare i pazienti per gli studi clinici. Si fa diagnosi di LES se sono presenti
4 o più degli 11 criteri, in sequenza o contemporaneamente, in qualsiasi periodo di osservazione.
Tratto da: Tan EM et al: The revised criteria for the classification of systemic lupus erythematosus. Arthritis Rheum 25:1271, 1982; e Hochberg, MC: Updating
the American College di Rheumatology revised criteria for the classification of systemic lupus erythematosus. Arthritis Rheum 40:1725, 1997.
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 211
tiche, ma non hanno specificità d’organo né sono caratteristici solo a utoanticorpi possono essere presenti, spesso si combinano diversi
del LES, mentre altri riconoscono antigeni di membrana delle cellule tipi di immunofluorescenza. L’immunofluorescenza per gli ANA è un
ematiche. Indipendentemente dal valore diagnostico e terapeutico, test sensibile (è sempre positivo nel LES), ma aspecifico (è positivo
questi anticorpi hanno un ruolo patogenetico importante, come nel anche in pazienti con altre malattie autoimmuni) (si veda Tab. 6.9).
caso della glomerulonefrite da immunocomplessi, tipica del LES. Inoltre, anche il 5-15% circa dei soggetti sani presenta ANA a basso
Anticorpi antinucleo (ANA): sono diretti contro antigeni nucleari e titolo e l’incidenza aumenta con l’età. Gli anticorpi anti-DNAds e gli
se ne distinguono quattro tipi:63 (1) anticorpi anti-DNA, (2) anticorpi anticorpi contro il cosiddetto antigene Smith (anti-Sm) sono virtual-
anti-istoni, (3) anticorpi antiribonucleoproteine (RNP, proteine non- mente diagnostici per il LES.
istoniche associate all’RNA) e (4) anticorpi antinucleolo. Nella Tabella Oltre agli ANA, i pazienti con LES presentano anche altri
6.9 sono elencati i vari ANA associati al LES e ad altre malattie autoim- autoanticorpi: alcuni diretti contro le cellule ematiche (eritrociti,
muni descritte più avanti. Le metodiche di uso comune per la deter- piastrine e linfociti) e altri contro proteine legate a fosfolipidi.
minazione degli ANA si basano principalmente sull’immunofluore- Negli ultimi anni i cosiddetti anticorpi antifosfolipidi sono stati
scenza indiretta, che consente di identificare anticorpi legati a vari molto studiati. Sono presenti nel 40-50% dei casi di LES e sono
antigeni nucleari, quali DNA, RNA e proteine (detti globalmente ANA diretti contro epitopi di proteine plasmatiche (protrombina,
generici). La distribuzione della fluorescenza nucleare è indicativa del annessina V, b 2-glicoproteina I, proteina S e proteina C) che
tipo di anticorpi sierici. Si riconoscono quattro tipi di colorazione: vengono esposti in seguito al legame di queste proteine ai fosfo-
lipidi.65 Gli anticorpi contro il complesso fosfolipidi b2-glicopro-
Fluorescenza omogenea o diffusa del nucleo: generalmente indica teina reagiscono anche con la cardiolipina usata come antigene
anticorpi anticromatina, anti-istoni e occasionalmente anti-DNA nei test sierologici per la sifilide e quindi i pazienti con LES pos-
a doppio filamento (anti-DNAds). sono mostrare una falsa sieropositività per la sifilide. Alcuni
Fluorescenza ad anello o periferica: più frequentemente indica autoanticorpi del LES interferiscono in vitro con i parametri
anticorpi anti-DNAds. coagulativi (ad es. tempo di tromboplastina parziale, PTT) e
Fluorescenza puntiforme: puntini fluorescenti uniformi o di di- sono perciò detti anticoagulante del lupus (LAC). Tuttavia, no-
mensioni variabili. È una delle più comuni ed è relativamente nostante questa attività anticoagulante, alcune complicanze del
aspecifica. Indica anticorpi diretti contro costituenti nucleari LES sono associate a uno stato ipercoagulativo,66 con trombosi
diversi dal DNA (ad es. antigene Sm, ribonucleoproteina e gli arterovenose che possono causare aborti spontanei ricorrenti e
antigeni reattivi SS-A e SS-B) (si veda Tab. 6.9). ischemie focali cerebrali o oculari. Questo quadro clinico asso-
Fluorescenza nucleolare: poche macchie fluorescenti ben distinte ciato al LES è detto sindrome secondaria da anticorpi antifosfo-
all’interno del nucleo, indica anticorpi anti-RNA. Si osserva più lipidi. La patogenesi della trombosi nel LES è sconosciuta; i
frequentemente nei pazienti con sclerosi sistemica. meccanismi ipotizzati sono discussi nel Capitolo 4. Certi pa-
zienti sviluppano anticorpi antifosfolipidi e la relativa sindrome
I vari aspetti della colorazione in immunofluorescenza non hanno clinica in assenza di LES; questa patologia viene definita sindro-
una specificità assoluta per un dato anticorpo e, poiché più me primaria da antifosfolipidi (Cap. 4).
Vari antigeni nucleari (DNA, ANA generici 95 95 70-90 70-90 50-80 40-60
RNA, proteine) (IF indiretta)
ANA, anticorpi antinucleo; IF, immunofluorescenza; LE, lupus eritematoso; RNP, ribonucleoproteina; LES, lupus eritematoso sistemico.
212 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Eziologia e patogenesi del LES d ell’esposizione agli interferoni di tipo I,75 citochine antivirali
prodotte nel corso delle risposte innate antivirali. È possibile che
La causa del LES è sconosciuta, ma la presenza di un numero appa- gli acidi nucleici stimolino i TLR delle cellule dendritiche, indu-
rentemente illimitato di autoanticorpi indica che il difetto fondamen- cendo la produzione di interferoni; in altre parole, gli acidi nu-
tale è un deficit della tolleranza immunologica verso gli antigeni self. cleici autologhi potrebbero mimare le controparti microbiche. Il
Come per la maggior parte delle malattie autoimmuni, alla patoge- ruolo degli interferoni nel LES non è chiaro: potrebbero attivare
nesi del LES contribuiscono fattori genetici e ambientali.67 le cellule dendritiche e i linfociti B, inducendo risposte TH1,
Fattori genetici Il LES è una malattia genetica complessa nella contribuendo alla produzione di autoanticorpi patogeni.
quale sono implicati i geni MHC e vari geni estranei all’MHC. I dati Un’altra citochina verosimilmente implicata nell’attivazione in-
che indicano una predisposizione genetica sono: controllata dei linfociti B è BAFF, un membro della famiglia del
TNF che promuove la sopravvivenza dei linfociti B. Nei modelli
I familiari dei pazienti hanno un rischio più elevato di sviluppare animali e in alcuni pazienti si è osservato un aumento della pro-
il LES. Fino al 20% dei familiari di primo grado clinicamente sani duzione di BAFF e sono allo studio farmaci atti a bloccare questa
mostrano autoanticorpi e altre alterazioni immunitarie. citochina e il suo recettore che potrebbero essere impiegati nella
Il tasso di concordanza è più elevato tra i gemelli monozigotici terapia delle malattie autoimmuni.76
(20%) rispetto ai gemelli dizigotici (1-3%).
Gli studi di associazione con determinati aplotipi HLA suggeri- Fattori ambientali. Numerosi dati suggeriscono che i fattori
scono che i geni MHC regolino la produzione di determinati ambientali o non genetici siano implicati nella patogenesi del LES.
autoanticorpi. Alcuni alleli HLA-DQ sono stati associati alla L’esposizione alla luce ultravioletta (UV) aggrava la malattia in molti
produzione di anticorpi anti-DNAds, anti-Sm e antifosfolipidi, pazienti. L’irradiazione ultravioletta può indurre apoptosi e alterare
anche se il rischio relativo è basso. il DNA rendendolo immunogeno, probabilmente aumentandone
Alcuni pazienti con LES (6% circa) hanno un deficit congenito l’affinità per i TLR.77 La luce ultravioletta, inoltre, può modulare la
delle prime componenti della cascata del complemento, quali C2, risposta immunitaria, ad esempio stimolando i cheratinociti a pro-
C4 o C1q. La carenza di complemento può compromettere la durre IL-1, una citochina proinfiammatoria. Gli ormoni sessuali
rimozione degli immunocomplessi circolanti da parte dei fagociti sembrano influire notevolmente sull’insorgenza e sul quadro clinico
mononucleati, favorendone l’accumulo nei tessuti. I topi transge- del LES; nelle donne in età fertile la frequenza del LES è 10 volte
nici knockout con deficit di C4 o di alcuni recettori del comple- superiore rispetto agli uomini di età fra 17 e 55 anni e le riacutizza-
mento tendono a sviluppare un’autoimmunità simile al lupus. zioni sono più frequenti durante il ciclo mestruale e in gravidanza.
Sono stati ipotizzati vari meccanismi, quali la mancata rimozione Infine anche i farmaci come l’idralazina, la procainamide e la peni-
degli immunocomplessi e la perdita di tolleranza dei linfociti B. cillamina-D possono causare reazioni simili al LES nell’uomo.78
È stato anche ipotizzato che la carenza di C1q causi un deficit Modello di patogenesi del LES. Le anomalie immunologiche
nella rimozione delle cellule apoptotiche da parte dei fagociti.70 del LES – ipotetiche e documentate – sono altrettanto varie e com-
Ogni giorno numerose cellule dell’organismo vanno fisiologica- plesse del quadro clinico (discusso più avanti). Ciò nondimeno,
mente in apoptosi, se però queste cellule non vengono rimosse cercheremo di sintetizzare i dati recenti formulando un’ipotesi pa-
rapidamente le loro componenti nucleari possono diventare togenetica (Fig. 6.27). L’irradiazione UV e altri fattori ambientali
immunogene. causano apoptosi cellulare e il deficit nella rimozione dei nuclei
Nei modelli animali di LES, sono stati identificati vari geni pre- apoptotici genererebbe un sovraccarico di antigeni nucleari.79 A loro
disponenti estranei all’MHC. Il modello animale più studiato è volta, anomalie congenite dei linfociti B e T interferirebbero con la
il ceppo murino F1 (NZBxNZW), in varianti di questo ceppo, si tolleranza immunologica promuovendo la sopravvivenza e l’attiva-
sono identificati fino a 20 loci associati alla malattia.71 zione di linfociti autoreattivi che, stimolati dagli antigeni self nucle-
ari, produrrebbero autoanticorpi antinucleo. Gli immunocomplessi
Fattori immunologici. Studi recenti clinici e preclinici stanno così formati si legherebbero ai recettori Fc dei linfociti B e delle
rivelando varie aberrazioni immunologiche che nell’insieme posso- cellule dendritiche e verrebbero internalizzati. Gli acidi nucleici
no causare l’attivazione incontrollata e la persistenza di linfociti derivati dai nuclei apoptotici, inoltre, legandosi ai TLR, stimolereb-
autoreattivi. bero i linfociti B a produrre autoanticorpi e le cellule dendritiche a
produrre interferoni e altre citochine, potenziando ulteriormente la
I deficit di eliminazione dei linfociti B autoreattivi nel midollo risposta autoimmune e l’apoptosi. Il risultato sarebbe un circolo
osseo e i deficit della tolleranza periferica riducono la tolleranza vizioso in cui gli antigeni rilasciati dalle cellule apoptotiche attivano
dei linfociti B agli antigeni self.72 la risposta autoimmune con produzione di autoanticorpi ad alta
I dati sperimentali dei modelli animali e di alcuni pazienti con affinità.
LES indicano che anche i linfociti T helper CD4+ autoreattivi ad Meccanismi della lesione tissutale. Indipendentemente dal
antigeni self nucleosomiali evadono la tolleranza, contribuendo processo di formazione, gli autoanticorpi sono senza dubbio i me-
alla produzione di autoanticorpi patogeni ad alta affinità.73 diatori delle lesioni tissutali. Le lesioni viscerali sono causate princi-
Il DNA nucleare e l’RNA presenti negli immunocomplessi pos- palmente dagli immunocomplessi (ipersensibilità tipo III). Ne sono la
sono attivare i linfociti B attraverso i TLR, che normalmente prova la presenza di immunocomplessi DNA-anti-DNA nei glome-
fungono da sensori dei prodotti microbici, compresi gli acidi ruli e nel microcircolo, la riduzione dei livelli sierici di complemento
nucleici. In tal modo i linfociti B reattivi contro gli antigeni self (secondaria al consumo del complemento attivato dagli immuno-
nucleari possono ricevere segnali accessori dai TLR e venire at- complessi) e la presenza di depositi granulari di complemento e
tivati, aumentando la produzione di autoanticorpi.74 immunoglobuline nei glomeruli renali. Altri autoanticorpi, inoltre,
Studi clinici recenti hanno rivelato l’esistenza nei linfociti peri- opsonizzano gli eritrociti, i leucociti e le piastrine promuovendone la
ferici dei pazienti con LES dei segni molecolari distintivi fagocitosi e la lisi. Non ci sono prove che gli ANA, implicati nella
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 213
Figura 6.27 Patogenesi del LES. L’effetto sinergico dei geni predispo- Ematologico 100
nenti che interferiscono con la tolleranza immunologica agli antigeni self e
gli stimoli esterni che causano l’esposizione persistente agli antigeni nu- Artrite 80-90
cleari scatenerebbe la risposta anticorpale contro gli antigeni self nucleari.
La risposta anticorpale verrebbe amplificata dall’effetto degli acidi nucleici Cutaneo 85
sulle cellule dendritiche (DC) e sui linfociti B e dalla produzione di interferoni
di tipo 1. Recettori Toll-simili. Febbre 55-85
Astenia 80-100
Calo ponderale 60
formazione degli immunocomplessi, possano penetrare nelle cellule
intatte. Se però i nuclei vengono esposti gli ANA possono legarsi a Renale 50-70
essi. Nei tessuti, i nuclei delle cellule danneggiate reagiscono con gli
Neuropsichiatrico 25-35
ANA, perdono la struttura cromatinica e diventano omogenei, ge-
nerando i cosiddetti corpi LE o corpi ematossilinici. Un fenomeno Pleurite 45
analogo è rappresentato dalle cellule LE, visibili quando il sangue
viene agitato in vitro. La cellula LE è un qualsiasi fagocita leucoci- Mialgie 35
tario (neutrofilo o macrofago) che ha internalizzato il nucleo di una Pericardite 25
cellula danneggiata. Un tempo la dimostrazione di cellule LE in vitro
era un test diagnostico per il LES. Con l’introduzione dell’immuno- Gastrointestinale 20
fluorescenza per la ricerca degli ANA ora il test ha solo un interesse
Fenomeno Raynaud 15-40
storico. Le cellule LE a volte si osservano anche nei versamenti pe-
ricardici e pleurici dei pazienti con LES. Oculare 15
In sintesi, il LES è un disordine complesso, di natura multifattoriale,
causato dall’interazione tra fattori genetici, ormonali e ambientali che Neuropatia periferica 15
attivano i linfociti B e T helper, inducendo la produzione di varie specie *
Le percentuali sono approssimative e possono variare con l’età, la razza e
di autoanticorpi patogeni. altri fattori.
214 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Figura 6.28 Nefrite lupica, glomerulonefrite proliferativa focale. Nel Figura 6.29 Nefrite lupica, glomerulonefrite proliferativa diffusa. Si
glomerulo sono presenti due lesioni focali necrotizzanti indicate dalle frecce. noti la marcata ipercellularità estesa a tutto il glomerulo. (Per gentile
(Per gentile concessione del Dr. Helmut Rennke, Department of Pathology, concessione del Dr. Helmut Rennke, Department of Pathology, Brigham
Brigham and Women’s Hospital, Boston, MA) and Women’s Hospital, Boston, MA)
La classificazione istologica della nefrite si è rivelata clinica- indistinguibili; la differenza riguarda solo la percentuale di
mente utile.81 Si distinguono cinque tipi: mesangiale minima glomeruli coinvolti (50% per il grado III vs 50% per il
(grado I); mesangioproliferativa (grado II); proliferativa focale grado IV). I pazienti con glomerulonefrite diffusa sono ge-
(grado III); proliferativa diffusa (grado IV); e membranosa neralmente sintomatici, con ematuria e proteinuria. Sono
(grado V). Nessun quadro è specifico del lupus. frequenti l’ipertensione e un certo grado di insufficienza
Glomerulonefrite mesangiale del lupus Si osserva nel 10- renale, da lieve a grave.
25% dei pazienti ed è caratterizzata dalla deposizione mesan- Glomerulonefrite membranosa (grado V) È caratterizzata da
giale di immunocomplessi e dalla proliferazione delle cellule ispessimento diffuso delle pareti capillari, analogamente alla
mesangiali, i capillari glomerulari sono indenni. L’aumento glomerulonefrite membranosa idiopatica descritta nel Cap. 20.
della matrice mesangiale e l’iperplasia mesangiale possono Si osserva nel 10-15% dei pazienti con nefrite lupica, general-
essere assenti o scarsi (grado I) o moderati (grado II). Nel mente si accompagna a grave proteinuria e sindrome nefro-
mesangio sono sempre presenti depositi granulari di immu- sica e può essere associata a nefrite lupica focale o diffusa.
noglobuline. Le gomerulonefriti di grado III-V, descritte più L’immunofluorescenza mostra depositi granulari di anticorpi
avanti, sono associate ad alterazioni mesangiali di vario e complemento (Fig. 6.30). Al microscopio elettronico sono
grado. visibili depositi elettrondensi di immunocomplessi in sede
Glomerulonefrite proliferativa focale (grado III) Si osserva
nel 20-35% dei pazienti. La glomerulonefrite è detta focale
quando interessa meno del 50% dei glomeruli. Le lesioni
possono essere segmentali (solo parte del glomerulo) o
globali (intero glomerulo). Nei glomeruli interessati si osser-
vano: semilune epiteliali necrosi fibrinoide, proliferazione
endoteliale e mesangiale, infiltrati leucocitari, depositi eosi-
nofili e trombi intracapillari (Fig. 6.28), spesso correlati a
ematuria e proteinuria. Alcuni pazienti sviluppano una glo-
merulonefrite proliferativa diffusa. Le lesioni infiammatorie
attive (o proliferative) possono guarire completamente o
evolvere verso la glomerulosclerosi cronica segmentale o
globale.
Glomerulonefrite proliferativa diffusa (grado IV) È la forma
più grave e si osserva nel 35-60% dei pazienti. Il quadro
istologico glomerulare può essere identico alla glomerulo-
nefrite proliferativa focale (grado III), con proliferazione
endoteliale, mesangiale e talora epiteliale (Fig. 6.29) e for-
mazione di semilune epiteliali che obliterano lo spazio di
Bowman (Cap. 20). Spesso l’intero glomerulo è interessato,
ma le lesioni possono anche essere segmentali. Dal punto Figura 6.30 Depositi di immunocomplessi nel LES. Immunofluorescen-
di vista istologico, le lesioni glomerulari, sia acute (infiam- za di un glomerulo di un paziente con glomerulonefrite lupica proliferativa
diffusa ottenuta con anticorpi fluorescenti anti-IgG. Si notino i depositi di
mazione) che croniche (fibrosi), della glomerulonefrite IgG nel mesangio e nella parete dei capillari. (Per gentile concessione del
p roliferativa focale e diffusa sono qualitativamente Dr. Jean Olson, Department of Pathology, University of California San
Francisco, San Francisco, CA)
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 215
a 10 anni. Le cause di morte più comuni sono l’insufficienza renale e le isolata (forma primaria), detta anche sindrome secca, ma più fre-
infezioni intercorrenti. La coronaropatia sta diventando un’altra im- quentemente è associata a un’altra patologia autoimmune (forma
portante causa di morte. I pazienti trattati con steroidi e immunosop- secondaria). L’associazione più frequente è con l’artrite reumatoide,
pressori vanno incontro ai rischi tipici di tali trattamenti. ma la SS può anche associarsi a LES, polimiosite, sclerodermia,
Come già ricordato, l’interessamento cutaneo e multisistemico vasculite, connettivite mista e tiroidite.
sono comuni nel LES. Nei paragrafi seguenti descriveremo due
sindromi con interessamento cutaneo esclusivo o prevalente. Eziologia e patogenesi
Lupus eritematoso discoide cronico. Il lupus eritematoso di-
scoide cronico è una malattia con segni cutanei che mimano il LES, La tipica riduzione della secrezione lacrimale e salivare (sindrome
ma in cui le manifestazioni sistemiche sono rare.85 Il quadro clinico secca) è causata dall’infiltrazione linfocitaria e dalla fibrosi delle
è caratterizzato da placche cutanee atrofiche, con edema variabile, ghiandole lacrimali e salivari.86,87 L’infiltrato è formato prevalen-
eritema, desquamazione e occlusione follicolare, delimitate da un temente da linfociti T helper CD4+ attivati e da alcuni linfociti B,
margine eritematoso rilevato. Le lesioni si localizzano generalmente comprese le plasmacellule. Circa il 75% dei pazienti è positivo per
al volto e sul cuoio capelluto, ma talora possono essere disseminate. il fattore reumatoide (un anticorpo anti-IgG autologhe), indipen-
La malattia è generalmente limitata alla cute, ma nel 5-10% dei casi dentemente dalla presenza di artrite reumatoide concomitante. Il
cronici si sviluppano manifestazioni multisistemiche. D’altra parte, 50-80% dei pazienti è ANA-positivo. Sono stati inoltre identificati
nel LES alcuni pazienti possono presentare prevalentemente lesioni vari altri autoanticorpi organo-specifici e non. I più importanti
cutanee discoidi. Il 35% circa dei pazienti è ANA-positivo, ma gli sono gli autoanticorpi anti-SS-A (Ro) e anti-SSB (La), diretti con-
anticorpi anti-DNAds sono rari. L’immunofluorescenza della cute tro due antigeni ribonucleoproteici (si veda Tab. 6.9), riscontrabili
mostra i tipici depositi di immunoglobuline e C3 in corrispondenza nel 90% dei pazienti con tecniche sensibili e considerati marcatori
della giunzione dermoepidermica, come nel LES. sierologici della malattia. I pazienti con anticorpi anti-SS-A ad alto
Lupus eritematoso cutaneo subacuto. Anche questa patologia titolo sono a rischio di esordio precoce, decorso più prolungato e
interessa prevalentemente la cute e si differenzia dal lupus discoide manifestazioni extraghiandolari (ad es. vasculite cutanea e
per alcuni criteri. L’eritema è tendenzialmente diffuso, superficiale nefrite).62 Questi autoanticorpi sono presenti anche in una piccola
e non cicatriziale, anche se in alcuni casi si possono sviluppare le- percentuale di pazienti con LES quindi non sono diagnostici per
sioni cicatriziali. Nella maggior parte dei casi sono presenti sintomi la sindrome di Sjögren.
sistemici lievi compatibili con LES. C’è una forte associazione con Come per le altre malattie autoimmuni, anche per la SS esiste
gli anticorpi anti-SS-A e con il genotipo HLA-DR3. Quindi, il lupus un’associazione, benché debole, con alcuni alleli HLA. Gli studi di
eritematoso cutaneo subacuto sembra riunire un gruppo di patologie epidemiologia genetica che hanno coinvolto soggetti di razza bianca
intermedie tra il LES e il lupus eritematoso cutaneo. e di razza nera, suggeriscono un’associazione della forma primaria
con gli alleli HLA-B8, HLA-DR3 e DRW52 e con i loci HLA-DQA1
e HLA-DQB1; nei pazienti con anticorpi anti-SS-A o anti-SS-B sono
LES iatrogeno
frequenti gli alleli HLA-DQA1 e HLA-DQB1. Questi dati sembrano
Vari farmaci, quali idralazina, procainamide, isoniazide, penicillina indicare, come nel caso del LES, che alcuni alleli MHC-II predispon-
D e altri, possono causare una sindrome lupica iatrogena.78 Molti di gono allo sviluppo di particolari autoanticorpi.
questi farmaci inducono la formazione di ANA, ma la maggior parte L’eziopatogenesi della SS è oscura, ma sono implicate l’attiva-
dei pazienti è asintomatica. Ad esempio, l’80% dei pazienti trattati zione aberrante dei linfociti B e T. L’evento scatenante potrebbe
con procainamide è ANA-positivo, ma solo un terzo sviluppa ar- essere un’infezione virale delle ghiandole salivari che causerebbe
tralgie, febbre e sierositi. Vari organi possono essere colpiti, ma l’in- localmente apoptosi, inducendo il rilascio di antigeni self tissutali.
teressamento renale e nervoso è raro. La malattia differisce dal LES Nei soggetti geneticamente predisposti, i linfociti T CD4+ e B
classico dal punto di vista genetico e sierologico. Gli anticorpi anti- specifici per questi antigeni self potrebbero evadere la tolleranza
DNAds sono rari mentre sono frequenti gli anticorpi anti-istone. I immunitaria, attivandosi e scatenando la flogosi, le lesioni tissutali
soggetti con genotipo HLA-DR4 hanno un rischio più elevato di e infine la fibrosi. L’antigene/gli antigeni self riconosciuto/i da
sviluppare il LES se trattati con idralazina. La malattia è reversibile questi linfociti non è stato ancora identificato; un candidato è
con la sospensione del farmaco. l’a-fodrina, una proteina citoscheletrica, ma il suo ruolo patoge-
netico non è chiaro.88 Anche le infezioni virali che potrebbero
fungere da fattore scatenante non sono state identificate, ma tra i
Artrite Reumatoide
sospetti ci sono i soliti responsabili delle patologie infiammatorie
L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica che inte- croniche: il virus di Epstein-Barr e il virus dell’epatite C.89 In una
ressa principalmente le articolazioni, ma può coinvolgere anche piccola percentuale di pazienti, anche l’infezione da retrovirus
tessuti extrarticolari come cute, vasi, polmoni e cuore. Numerosi umano T-linfotropico di tipo 1 (HTLV-1) causa un quadro clini-
dati suggeriscono una patogenesi autoimmune. Le manifestazioni copatologico identico alla SS.
principali sono a carico delle articolazioni e quindi la malattia è
trattata nel Capitolo 26.
Morfologia Le ghiandole lacrimali e salivari sono i bersagli
principali della malattia, ma possono essere colpite anche
Sindrome Di Sjögren
altre ghiandole esocrine, come quelle annesse agli apparati
La sindrome di Sjögren (SS) è una malattia cronica caratterizzata da respiratorio e gastroenterico e alla vagina. Nelle ghiandole
secchezza oculare (cheratocongiuntivite secca) e del cavo orale (xero- salivari maggiori e minori, il reperto istologico più precoce
stomia), dovuta alla distruzione con meccanismo autoimmune delle è l’infiltrazione linfocitaria periduttale e perivasale. L’infiltrato
ghiandole lacrimali e salivari. Può presentarsi come una patologia
218 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Figura 6.35 Sindrome di Sjögren. A. Tumefazione della ghiandola salivare. (Per gentile concessione del Dr. Richard Sontheimer, Department of Derma-
tology, University of Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX) B. Ghiandola salivare con intenso infiltrato linfocitario e plasmacellulare e iperplasia
dell’epitelio duttale. (Per gentile concessione del Dr. Dennis Burns, Department of Pathology, University of Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX)
e (2) la sclerodermia limitata, che spesso colpisce solo la cute delle anticorpi coesistano nello stesso paziente. Il ruolo degli ANA nella
dita, degli avambracci e del viso; l’interessamento viscerale è tardivo patogenesi della sclerodermia non è chiaro; è stato ipotizzato che
e il decorso è relativamente benigno. Alcuni pazienti con malattia alcuni ANA possano stimolare la fibrosi, ma le prove a sostegno di
limitata sviluppano la sindrome CREST, caratterizzata da Calcinosi, tale ipotesi sono poco convincenti.
fenomeno di Raynaud, discinesia Esofagea, Sclerodattilia e Telean- Danno vascolare. La microangiopatia è sempre presente nelle fasi
gectasie. Le varianti e le malattie correlate, come la fascite eosinofila, precoci della sclerosi sistemica e potrebbe essere la lesione iniziale. La
sono relativamente rare e non saranno trattate in questo capitolo. proliferazione intimale delle arterie digitali è evidente nel 100% dei
pazienti. È comune anche la dilatazione capillare con permeabiliz-
zazione e distruzione dei vasi. All’inizio della malattia le anse capillari
Eziologia e patogenesi
del letto ungueale sono deformate e successivamente scompaiono.
La causa della sclerosi sistemica non è nota. Le reazioni autoimmuni, Ci sono quindi segni istologici inequivocabili di microangiopatia.
la micorangiopatia e l’accumulo di collagene sono tutti fattori che Sono anche presenti segni indiretti di attivazione e danno endoteliale
contribuiscono al danno d’organo (Fig. 6.36).90,91 (ad es. aumento dei livelli sierici del fattore di von Willebrand) e di
Risposte immunitarie anomale. È stato ipotizzato che i linfociti iperattivazione piastrinica (aumento della percentuale di aggregati
T CD4+ reattivi a un antigene non identificato si accumulino nella piastrinici circolanti). Le cause della microangiopatia sono però
cute rilasciando citochine che attivano le cellule infiammatorie e i fi- ignote; potrebbe essere l’evento scatenante o una conseguenza della
broblasti.92 Nella cute dei pazienti con sclerosi sistemica, gli infiltrati flogosi cronica, in cui i mediatori rilasciati dalle cellule infiamma-
infiammatori sono tipicamente sparsi, ma nelle biopsie cutanee, in torie danneggiano l’endotelio del microcircolo. Induzione ripetuta
molti casi, sono dimostrabili i linfociti T CD4+ attivati e sono stati di danno endoteliale e contemporanea aggregazione piastrinica
isolati i linfociti TH2. Varie citochine prodotte da questi linfociti T causano il rilascio di fattori piastrinici (ad es. PDGF, TGFb) che
(ad es. TGFb e IL-13) stimolano la trascrizione dei geni del collagene inducono la fibrosi periavventiziale. Anche l’endotelio attivato o
e di altre proteine della matrice extracellulare (ad es. fibronectina) danneggiato rilascia PDGF e fattori chemotattici per i fibroblasti.
da parte dei fibroblasti. Altre citochine reclutano i leucociti e pro- Anche le cellule muscolari lisce dei vasi mostrano alterazioni e pre-
pagano la flogosi cronica. sentano un aumento dell’espressione dei recettori adrenergici. Alla
Ci sono anche segni dell’inattivazione inappropriata dell’immu- fine, l’obliterazione diffusa del microcircolo causa ischemia e sclerosi
nità umorale e la presenza di vari autoanticorpi ha valore diagnostico cicatriziale. Il danno endoteliale potrebbe anche essere dovuto all’ef-
e prognostico.93 Tutti i pazienti sono ANA-positivi e gli ANA rico- fetto tossico di fattori ambientali, tale ipotesi non è al momento
noscono vari antigeni nucleari. Due tipi di ANA mostrano un’asso- suffragata da dati sperimentali, tuttavia non può essere esclusa.
ciazione forte con la sclerosi sistemica. L’autoanticorpo anti-DNA Fibrosi. La caratteristica fibrosi progressiva potrebbe essere dovuta
topoisomerasi I (anti-Scl 70) è altamente specifico. È rilevabile nel a molteplici meccanismi, quali l’azione di citochine fibrogeniche
28-70% dei pazienti con malattia diffusa (la variabilità dipende dal prodotte dall’infiltrato leucocitario, l’ipersensibilità e l’iperreattività
gruppo etnico analizzato e dal test utilizzato). I pazienti con questo dei fibroblasti in risposta alle citochine e la cicatrizzazione conse-
anticorpo hanno un rischio più elevato di sviluppare fibrosi polmo- guente all’ischemia causata dalle lesioni vascolari. Ci sono anche
nare e vasculopatia periferica. L’altro, un anticorpo anticentromero, segni di anomalie primitive della produzione di collagene. Coeren-
è presente nel 20-30% dei pazienti che tendenzialmente hanno la temente con questa ipotesi, è stata riscontrata un’associazione della
sindrome CREST e la sclerosi cutanea limitata. È raro che i due sclerosi sistemica con un polimorfismo del gene del fattore di crescita
del connettivo.94 Anche i modelli murini di sindrome di Marfan
causata da mutazioni del gene della fibrillina-1 presentano caratte-
ristiche comuni alla sclerosi sistemica,95 un ulteriore indizio che le
anomalie del connettivo potrebbero contribuire alla malattia.
Figura 6.37 Sclerodermia. A. Cute normale. B. Biopsia cutanea di un paziente con sclerosi sistemica. Da notare l’esteso accumulo di collagene denso
nel derma, con assenza di annessi (ad es. follicoli piliferi), e i focolai infiammatori indicati dalla freccia.
delle rughe, atrofia degli annessi cutanei e ialinizzazione delle La disfunzione associata dello sfintere esofageo inferiore
arteriole e dei capillari dermici (Fig. 6.37). Soprattutto nei causa il reflusso gastroesofageo e le sue complicanze: la
pazienti con sindrome CREST si possono sviluppare calcifi- metaplasia di Barrett (Cap. 17) e la stenosi. La mucosa è
cazioni focali, e talora diffuse, nel sottocutaneo. Negli stadi assottigliata e si può ulcerare; si osserva ipercollagenizzazio-
avanzati, le dita assumono un aspetto affusolato ad artiglio, ne della lamina propria e della sottomucosa. La perdita di
con limitazione dei movimenti articolari e il volto diventa una villi e microvilli del tenue è la base anatomopatologica della
maschera contratta. L’ischemia causa ulcere cutanee e atrofia sindrome da malassorbimento a volte osservata.
delle falangi distali (Fig. 6.38). A volte le punte delle dita Apparato muscoloscheletrico La sinovite, associata a iper-
vanno incontro ad autoamputazione. trofia e iperplasia dei tessuti molli sinoviali, è frequente negli
Apparato digerente L’apparato digerente è coinvolto nel 90% stadi precoci e nella malattia avanzata dà luogo alla fibrosi.
dei casi circa. L’atrofia e la sclerosi progressiva della tonaca Questi fenomeni patologici sono simili a quelli dell’artrite
muscolare, che viene sostituita da tessuto fibroso, possono reumatoide, ma la distruzione articolare è rara nella sclerosi
colpire qualsiasi tratto dell’intestino ma sono più gravi sistemica. In un piccolo sottogruppo di pazienti (circa il 10%),
nell’esofago. I due terzi inferiori dell’esofago spesso svilup- si può sviluppare una miosite infiammatoria indistinguibile
pano una rigidità simile a quella di un tubo di gomma. dalla polimiosite.
Reni Il rene è colpito nei due terzi dei casi. Le lesioni più gravi
sono a carico dei vasi. Le arterie interlobulari mostrano ispes-
simento intimale causato da depositi mucinosi o da una fine
trama di collagene che si colorano con i coloranti istochimici
per le glicoproteine e i mucopolisaccaridi acidi. Si osserva
anche iperplasia neointimale concentrica, simile a quella
dell’ipertensione maligna, ma nella sclerodermia l’iperpla-
sia interessa solo i vasi di 150-500 mm di diametro e non sem-
pre si associa a ipertensione. L’ipertensione, tuttavia, è
presente nel 30% dei pazienti e nel 20% dei casi ha un decorso
molto rapido e infausto (ipertensione maligna). Nei pazienti
ipertesi, la vasculopatia è più pronunciata e spesso si associa
a necrosi fibrinoide delle arteriole, trombosi e infarto. Tali
pazienti spesso muoiono per insufficienza renale, responsa-
bile di circa il 50% dei decessi nei pazienti con sclerodermia.
I glomeruli non mostrano alterazioni caratteristiche.
Figura 6.38 Sclerosi sistemica avanzata. L’estesa fibrosi sottocutanea Polmoni I polmoni sono colpiti, in oltre il 50% dei casi, da
ha praticamente immobilizzato le dita, creando una deformità in flessione
“ad artiglio”. L’ischemia ha prodotto ulcere cutanee. (Per gentile concessione ipertensione polmonare e fibrosi interstiziale. Il vasospasmo
del Dr. Richard Sontheimer, Department of Dermatology, University of Texas polmonare, secondario alla disfunzione endoteliale, è ritenuto
Southwestern Medical School, Dallas, TX)
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 221
Figura 6.39 Rigetto dei trapianti allogenici. Riconoscimento diretto: gli antigeni MHC-I e -II del donatore espressi dalle APC del trapianto (insieme alle
molecole B7, non mostrate in figura) sono riconosciuti dai linfociti T dell’ospite (citotossici CD8+ e helper CD4+, rispettivamente). I linfociti T CD4+ proli-
ferano e producono citochine (ad es. IFN-g), che induce lesioni tissutali innescando reazioni locali di ipersensibilità ritardata. I linfociti T CD8+, a contatto
con gli antigeni del trapianto, si differenziano in linfociti T citotossici che distruggono le cellule del trapianto. Riconoscimento indiretto: gli antigeni del
trapianto sono fagocitati, processati e presentati dalle APC dell’ospite che attivano i linfociti T CD4+, questi danneggiano il trapianto inducendo reazioni
locali di ipersensibilità ritardata e stimolano i linfociti B a produrre anticorpi.
degli organi del donatore che, oltre a esprimere elevati livelli di nel tessuto trapiantato a opera dei macrofagi attivati. Il ricono-
molecole HLA di classe I e II, sono anche dotate di costimolatori scimento diretto di molecole MHC allogeniche sembra un pa-
(ad es. B7-1 e B7-2). I linfociti T dell’ospite incontrano le cellule radosso rispetto al principio della restrizione MHC limitata alle
dendritiche del donatore all’interno degli organi trapiantati o sole molecole MHC autologhe. Ma se i linfociti T possono rico-
quando queste migrano nei linfonodi drenanti. I linfociti T noscere solo peptidi estranei presentati da molecole MHC au-
CD8+ riconoscono le molecole MHC-I e si differenziano in CTL tologhe, perché nel rigetto dei trapianti i linfociti T riconoscono
attivati, che distruggono le cellule del trapianto con le modalità le molecole MHC estranee? Una spiegazione possibile è che le
descritte in precedenza. I linfociti T helper CD4+ riconoscono molecole MHC allogeniche associate ai rispettivi peptidi, somi-
le molecole allogeniche MHC-II e proliferano, differenziandosi glino o mimino i complessi di molecole MHC autologhe-peptidi
in cellule effettrici di tipo TH1 (e forse TH17). Le citochine secrete estranei riconosciuti dai linfociti T ristretti per il sistema MHC
dai linfociti T CD4+ attivati scatenano una reazione di ipersen- autologo. Quindi, il riconoscimento di molecole MHC alloge-
sibilità ritardata verso il trapianto, che causa aumento della niche sarebbe dovuto a una reazione crociata dei linfociti T se-
permeabilità vasale, promuove l’accumulo di un infiltrato mo- lezionati per riconoscere molecole MHC autologhe associate a
nonucleato (linfociti e macrofagi) ed è responsabile delle lesioni peptidi estranei.
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 223
Figura 6.40 Quadro istologico del rigetto di trapianto acuto e iperacuto. A. Rigetto iperacuto di trapianto allogenico di rene: sono evidenti il danno
endoteliale, i trombi di piastrine e trombina e l’iniziale infiltrato di neutrofili del glomerulo. B. Rigetto cellulare acuto di trapianto allogenico di rene con in-
filtrato infiammatorio interstiziale e tra le cellule epiteliali dei tubuli. C. Rigetto umorale acuto di trapianto renale allogenico (vasculite da rigetto) con infiltrato
infiammatorio e iperplasia delle cellule muscolari lisce intimali. (Per gentile concessione del Dr. Helmut Rennke, Department of Pathology, Brigham and
Women’s Hospital e Harvard Medical School, Boston, MA)
Figura 6.41 Rigetto cronico di trapianto di rene allogenico. A. Alterazioni renali del rigetto cronico. B. Arteriosclerosi del trapianto. Il lume vascolare è
obliterato da una massa di cellule muscolari lisce e connettivo intimale. (Per gentile concessione del Dr. Helmut Rennke, Department of Pathology, Brigham
and Women’s Hospital e Harvard Medical School, Boston, MA)
termine un chimerismo misto per cui il ricevente convive con le non irradiato. Quando il ricevente immunodepresso riceve le cellule
cellule del donatore che sono state iniettate. Altre strategie allo studio midollari di un donatore allogenico, i linfociti T immunocompetenti
sono l’inoculo di linfociti T regolatori contestualmente al trapianto del donatore riconoscono gli antigeni HLA del ricevente come estra-
e l’induzione dell’apoptosi dei linfociti T alloreattivi del ricevente. nei e li attaccano. Per minimizzare la malattia GVH, i trapianti di
midollo si fanno tra donatore e ricevente istocompatibili e la compa-
tibilità HLA viene saggiata con tecniche sensibili di sequenziamento
Trapianto di altri organi solidi
del DNA per la tipizzazione molecolare degli alleli HLA.
Oltre al rene, possono essere trapiantati molti altri organi, come La GVH acuta si manifesta dopo pochi giorni o settimane dal
fegato (Cap. 18), cuore (Cap. 12), polmoni e pancreas. Il rigetto dei trapianto di midollo allogenico. Qualsiasi organo può essere colpito,
trapianti di fegato non è così violento come ci si potrebbe aspettare ma le manifestazioni cliniche più gravi riguardano il sistema immu-
dato il grado di incompatibilità HLA. Le basi molecolari di questa nitario, gli epiteli della cute, del fegato e dell’intestino. Le lesioni cu-
situazione privilegiata non sono chiare. tanee della GVH sono rappresentate da un eritema generalizzato
che, nei casi gravi, porta a desquamazione. La distruzione dei
canalicoli biliari causa l’ittero mentre le ulcere della mucosa intesti-
Trapianto di cellule emopoietiche
nale provocano diarrea emorragica. Le lesioni tissutali possono
Il trapianto di cellule emopoietiche è sempre più utilizzato nel essere gravi, ma generalmente non sono caratterizzate da un consi-
trattamento dei tumori del sangue, di certe neoplasie dei tessuti stente infiltrato linfocitario. Si ritiene che gran parte del danno sia
solidi, delle aplasie midollari, della talassemia e di alcune immuno- causato dalle citochine rilasciate dai linfociti T sensibilizzati del
deficienze. Il trapianto di cellule staminali emopoietiche genetica- donatore, oltre che dalla citotossicità diretta dei CTL CD8+.
mente modificate sembra utile nella terapia genica delle cellule La GVH cronica può seguire la sindrome acuta o avere un esordio
somatiche, ed è in corso di valutazione per alcune immunodeficien- insidioso. Questi pazienti hanno estese lesioni cutanee, con distru-
ze. Le cellule staminali emopoietiche si ottengono generalmente dal zione degli annessi cutanei e fibrosi del derma. Le lesioni possono
midollo osseo ma possono anche essere recuperate dal sangue pe- somigliare a quelle della sclerodermia (già descritta). È frequente
riferico dopo essere state mobilizzate dal midollo osseo attraverso anche un’epatopatia cronica con ittero colestatico. Le lesioni gastro-
la somministrazione di fattori di crescita emopoietici. Nella maggior enteriche possono causare stenosi esofagea. Il sistema immunitario
parte dei casi in cui è indicato il trapianto di midollo, il ricevente è compromesso, con involuzione del timo e deplezione linfocitaria
viene irradiato per distruggere il sistema immunitario (e talora anche dei linfonodi. Non a caso, i pazienti sono soggetti a infezioni ricor-
le cellule neoplastiche) e per creare un letto per il trapianto. Il tra- renti potenzialmente letali. Alcuni pazienti sviluppano reazioni
pianto di midollo differisce da quello degli organi solidi per molti autoimmuni, verosimilmente dovute ai linfociti T helper CD4+
aspetti. Due problemi specifici del trapianto di midollo sono l’im- trapiantati che reagiscono con i linfociti B dell’ospite, stimolandoli
munodeficienza (acquisita) e la malattia causata dalla reazione del in alcuni casi a produrre autoanticorpi.
trapianto verso l’ospite (GVH). Poiché la GVH è dovuta alla reazione dei linfociti T del donatore,
La GVH si verifica in tutti i casi in cui i linfociti T immunocompe- la deplezione di questi prima della trasfusione midollare dovrebbe
tenti o i loro precursori vengono trapiantati in riceventi immunodepressi eliminare la malattia. Questo protocollo, tuttavia, ha dato risultati
e le cellule trapiantate riconoscono gli alloantigeni dell’ospite.106 Questa contrastanti: la GVH si è ridotta, ma è aumentato il numero di in-
malattia si osserva nella maggior parte dei trapianti di midollo, ma successi dei trapianti, l’incidenza di linfomi di tipo B da EBV e di
in rari casi può verificarsi anche dopo il trapianto di organi solidi recidive nei pazienti leucemici. Sembra che, tra le tante funzioni, i
ricchi di cellule linfoidi (ad es. fegato) o dopo trasfusioni di sangue linfociti T non siano solo i mediatori della GVH, ma siano anche
226 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
necessari per l’attecchimento delle cellule staminali dei trapianti di e dunque i deficit isolati dei linfociti T sono spesso clinicamente indi-
midollo, per la soppressione dei cloni di linfociti B infettati da EBV stinguibili dai deficit combinati dei linfociti B e T. Un tempo queste
e per il controllo delle cellule leucemiche. Quest’ultimo effetto, detto malattie erano considerate rare, ma in realtà molte persone presentano
effetto del trapianto contro la leucemia, può essere determinante, al forme lievi di immunodeficienza congenita.107 La maggior parte delle
punto che la sua induzione contro la leucemia, mediante l’infusione immunodeficienze primarie si manifesta nell’infanzia, tra i 6 mesi e 2
di linfociti T allogenici, viene usata nel trattamento della leucemia anni di vita, ed è diagnosticata per l’insorgenza, a questa età, di infe-
mieloide cronica in caso di recidiva dopo trapianto di midollo. zioni ricorrenti. La natura delle infezioni sviluppate dipende in parte
L’immunodeficienza (acquisita) è una complicanza frequente del dal tipo di difetto immunologico, come elencato nella Tabella 6.11. I
trapianto di midollo. L’immunodeficienza può essere dovuta alla difetti dei fagociti sono stati trattati nel Capitolo 2. Qui presenteremo
terapia, al trattamento mieloablativo di preparazione al trapianto, al esempi di altre immunodeficienze. Inizieremo con i deficit specifici
ritardo nel ripopolamento del sistema immunitario del paziente e dei linfociti B, per poi passare alle immunodeficienze combinate e ai
all’aggressione del sistema immunitario dell’ospite da parte dei linfo- deficit del complemento. Tratteremo infine la sindrome di Wiskott-
citi trapiantati. I pazienti sono profondamente immunodepressi e Aldrich, una malattia complessa dei linfociti e delle piastrine. Grazie
facile preda di varie infezioni. La più comune è l’infezione da citome- ai progressi nei test genetici, le mutazioni responsabili di molte immu-
galovirus, generalmente dovuta alla riattivazione di una pregressa nodeficienze primarie comuni sono state identificate (Fig. 6.42).108,109
infezione silente. La polmonite da citomegalovirus può essere fatale.
Agammaglobulinemia legata alla X
(agammaglobulinemia di Bruton)
Sindromi da immunodeficienza
L’agammaglobulinemia legata alla X è una delle forme più comuni
Le sindromi da immunodeficienza sono classificate in primarie, quasi di immunodeficienza primaria.110 È caratterizzata da un arresto
sempre congenite, e secondarie, una complicanza di tumori, infezioni maturativo dei precursori dei linfociti B (cellule pro-B e linfociti pre-B)
e malnutrizione o come effetti collaterali di terapie immunosoppres- che non si differenziano in linfociti B maturi. Durante il normale
sive, della radio- e chemioterapia antineoplastica e delle malattie processo di maturazione midollare dei linfociti B, inizialmente, nei
autoimmuni. Le sindromi da immunodeficienza primaria sono er- linfociti pre-B, si riarrangiano i geni delle catene pesanti delle Ig che
rori della natura che forniscono utili indizi sulle funzioni di alcune vengono espresse in membrana associate a una catena leggera sur-
molecole del sistema immunitario umano. Tratteremo sommaria- rogata, quindi trasmettono segnali che inducono il riarrangiamento
mente alcune delle principali immunodeficienze primitive per poi dei geni della catena leggera delle Ig promuovendo l’ulteriore matu-
concentrarci sulla sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), razione. La necessità di segnali mediati dalle Ig è un meccanismo di
il più devastante esempio di immunodeficienza secondaria. controllo di qualità che garantisce che la maturazione proceda solo
se le immunoglobuline espresse sono funzionali. L’agammaglobuli-
nemia legata alla X è causata da mutazioni di una tirosin-chinasi
Sindromi Da Immunodeficienza Primaria
citoplasmatica, la tirosin-chinasi di Bruton (Btk); codificata da un gene
La maggior parte delle sindromi da immunodeficienza primaria è localizzato sul braccio lungo del cromosoma X (Xq21.22).95 La Btk è
geneticamente determinata e colpisce il braccio umorale o quello una tirosin-chinasi associata al complesso recettoriale immunoglo-
cellulo-mediato dell’immunità acquisita (mediati dai linfociti B e T, bulinico dei linfociti pre-B e B maturi ed è necessaria per la trasdu-
rispettivamente) o le difese dell’immunità naturale (cellule NK, fagociti, zione dei segnali recettoriali. La mutazione impedisce al recettore dei
o complemento). I deficit dell’immunità acquisita sono spesso classi- linfociti pre-B di trasdurre i segnali arrestando la maturazione a
ficati in sottogruppi in base alla componente deficitaria (i linfociti B o questo stadio. Poiché non vengono prodotte le catene leggere, il re-
T o entrambi). La distinzione, però, non è netta: un deficit dei linfociti cettore per l’antigene completo (formato da catene pesanti e leggere)
T, ad esempio, causerà quasi sempre una ridotta produzione di anticorpi non può essere assemblato e posizionato in membrana.
Figura 6.42 Schema semplificato della maturazione dei linfociti e degli stadi di arresto maturativo associati ad alcune forme di immunodeficienza
primaria. Per alcune patologie, i geni responsabili sono indicati tra parentesi. ADA, adenosina deaminasi; AID, deaminasi indotta dall’attivazione; CD40L,
ligando di CD40 (detto anche CD154); SCID, immunodeficienza combinata grave.
Trattandosi di una patologia legata alla X, la malattia colpisce nervoso per via ematogena. L’immunizzazione con poliovirus vivi
quasi esclusivamente i maschi, ma sono stati descritti casi sporadici comporta il rischio di poliomielite paralitica e gli echovirus possono
nel sesso femminile, probabilmente causati da mutazioni di altri geni causare encefalite fatale. Per lo stesso motivo la Giardia lamblia, un
implicati nella stessa via di trasduzione. La malattia si manifesta protozoo intestinale normalmente debellato dalle IgA secrete, pro-
generalmente dopo i 6 mesi di vita, quando le immunoglobuline ma- voca in questi pazienti infezioni persistenti. La maggior parte delle
terne sono deplete. Nella maggior parte dei casi sono le infezioni infezioni intracellulari virali, fungine e da protozoi è in genere ben
batteriche delle vie respiratorie ricorrenti (faringiti acute e croniche, controllata dall’immunità cellulo-mediata, che è intatta.
sinusite, otite media, bronchite e polmonite) a richiamare l’attenzio La malattia classica ha le seguenti caratteristiche:
ne sul deficit immunitario di base. Quasi sempre gli agenti respon-
sabili sono l’Haemophilus influenzae, lo Streptococcus pneumoniae Assenza o marcata deplezione dei linfociti B circolanti; riduzione
o lo Staphylococcus aureus, batteri normalmente eliminati per op- dei livelli sierici di tutte le classi di immunoglobuline. Normali
sonizzazione anticorpale e fagocitosi. Gli anticorpi sono importanti concentrazioni midollari di linfociti pre-B, che esprimono il
per neutralizzare i virus presenti in circolo, nelle secrezioni mucose marcatore dei linfociti B, CD19, ma non le Ig di membrana.
o trasmessi da una cellula all’altra e quindi questi pazienti sono I centri germinativi dei linfonodi, le placche di Peyer, l’appendice
suscettibili anche ad alcune infezioni virali, specie da enterovirus e le tonsille sono ipoplasici o rudimentali.
come echovirus, poliovirus e coxsackie virus. Questi virus infettano Assenza di plasmacellule in tutto l’organismo.
l’apparato gastroenterico e da qui possono diffondere al sistema Le reazioni cellulo-mediate sono normali.
228 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
In questi pazienti con immunodeficienza aumenta paradossalmen- hanno livelli estremamente bassi di IgA secretorie e sieriche. La ma-
te la frequenza di malattie autoimmuni come l’artrite e la dermato- lattia può essere congenita o acquisita, in seguito a toxoplasmosi,
miosite, che colpiscono fino al 35% dei pazienti. È probabile che queste morbillo e altre infezioni virali. L’associazione con l’immunodefi-
malattie autoimmuni siano causate dalla perdita di tolleranza agli cienza comune variabile è stata già citata. La maggior parte dei pa-
antigeni self e dalla conseguente autoimmunità, ma anche le infezioni zienti è asintomatica. Le IgA sono le principali immunoglobuline
croniche associate all’immunodeficienza possono contribuire a sca- secretorie, e quindi questi pazienti hanno difese delle mucose più
tenare reazioni infiammatorie. L’agammaglobulinemia legata alla X è deboli e sono soggetti a infezioni respiratorie, gastroenteriche, uri-
trattata con la terapia sostitutiva con immunoglobuline. In passato, la narie e genitali. I pazienti sintomatici presentano in genere infezioni
maggior parte dei pazienti moriva nell’infanzia o prima giovinezza a respiratorie ricorrenti e diarrea. Alcuni pazienti con deficit di IgA
causa di infezioni intercorrenti. Grazie alla profilassi endovenosa con hanno un deficit combinato di IgG2 e IgG4 e sono particolarmente
immunoglobuline, la maggior parte dei casi raggiunge l’età adulta. suscettibili alle infezioni. I pazienti con deficit di IgA, inoltre, pre-
sentano un’elevata incidenza di allergie respiratorie e di patologie
autoimmuni, soprattutto LES e artrite reumatoide. La causa dell’as-
Immunodeficienza comune variabile
sociazione con le malattie autoimmuni e allergiche non è nota. La
È un gruppo eterogeneo e mal definito di malattie relativamente trasfusione di sangue contenente livelli normali di IgA può causare
comuni.111,112 La caratteristica comune è l’ipogammaglobulinemia, reazioni anafilattiche gravi, anche fatali, perché le IgA fungono da
che generalmente riguarda tutte le classi anticorpali, ma a volte solo antigene estraneo (i pazienti non le producono e quindi non hanno
le IgG. La diagnosi è una diagnosi per esclusione di altre cause note sviluppato la tolleranza nei confronti di queste proteine).
di ridotta produzione di anticorpi. All’origine del deficit specifico di IgA c’è un difetto maturativo dei
Data l’eterogeneità della malattia, sono descritte forme congenite linfociti B vergini che producono IgA. Le basi molecolari di questo
e sporadiche. Le forme congenite sono caratterizzate da diversi tipi difetto sono sconosciute nella maggior parte dei casi. In alcuni pa-
di ereditarietà. Tra i familiari di questi pazienti è frequente il deficit zienti sono stati identificati deficit del recettore della citochina BAFF,
selettivo di IgA (si veda oltre), a indicare che, almeno in alcuni casi, che attiva i linfociti B.
il deficit selettivo di IgA e l’immunodeficienza comune variabile
possono rappresentare differenti espressioni di un comune difetto Sindrome da iper-IgM
congenito della sintesi anticorpale. Contrariamente all’immunode-
ficienza legata alla X, nella maggior parte dei casi le concentrazioni I pazienti con sindrome da iper-IgM (SIGM) producono IgM ma
di linfociti B circolanti e periferici sono normali o quasi, questi hanno una ridotta capacità di produrre IgG, IgA e IgE. La malattia è
linfociti B però non si differenziano in plasmacellule. causata da un difetto dei linfociti T helper che non attivano effica-
Il deficit anticorpale può essere causato sia da deficit intrinseci cemente i linfociti B e i macrofagi. Come già detto, molte funzioni
dei linfociti B sia da deficit di attivazione dei linfociti B a opera dei dei linfociti T helper CD4+ richiedono l’interazione tra il CD40L
linfociti T helper. In alcune famiglie è stato individuato un difetto (CD154) dei linfociti T attivati e il CD40 di linfociti B, macrofagi e
congenito del recettore della citochina BAFF, che promuove la so- cellule dendritiche. Questa interazione induce il cambiamento di
pravvivenza e la maturazione dei linfociti B, o del costimolatore classe delle immunoglobuline e la maturazione dell’affinità nei lin-
inducibile ICOS, un omologo di CD28 implicato nell’attivazione dei fociti B e inoltre stimola l’attività microbicida dei macrofagi. Nel 70%
linfociti T e nelle interazioni tra i linfociti T e B.111 Le mutazioni circa dei pazienti con SIGM, la malattia è ereditaria, legata alla X,
identificate interessano comunque una minoranza di casi. ed è causata da mutazioni del gene del CD40L localizzato sul braccio
Il quadro clinico dell’immunodeficienza comune variabile è do- lungo del cromosoma X (Xq26).114 Nel resto dei pazienti la malattia
vuto alla carenza di anticorpi e quindi è simile a quello dell’agam- si trasmette come carattere autosomico recessivo. La maggior parte
maglobulinemia legata alla X. I pazienti sono soggetti a infezioni di questi pazienti ha mutazioni nel gene del CD40 o dell’enzima detto
polmonari ricorrenti causate da piogeni. In circa il 20% dei casi vi deaminasi indotta dall’attivazione, una citosina-deaminasi che agisce
sono anche infezioni erpetiche ricorrenti. Possono comparire anche sul DNA ed è necessaria per lo scambio isotipico delle immunoglo-
gravi meningoencefaliti da enterovirus. I pazienti sono predisposti buline e per la maturazione dell’affinità linfocitaria.
alla diarrea persistente da G. lamblia. Contrariamente all’agamma- Nella SIGM i livelli sierici di IgM sono normali o aumentati men-
globulinemia legata alla X, l’immunodeficienza comune variabile tre i livelli di IgG sono estremamente bassi mentre le IgA e le IgE
colpisce entrambi i sessi e ha un esordio più tardivo, nell’infanzia o sono assenti. Anche il numero di linfociti B e T è normale. Molte
nell’adolescenza. L’esame istologico mostra iperplasia delle zone B IgM reagiscono con gli elementi corpuscolati del sangue, causando
cellulari dei tessuti linfatici (follicoli linfatici dei linfonodi, splenici anemia emolitica autoimmune, trombocitopenia e neutropenia. Nei
e intestinali). L’iperplasia è verosimilmente dovuta a un deficit di pazienti anziani, può avvenire la proliferazione incontrollata delle
immunoregolazione; i linfociti B, cioè, proliferano in risposta alla plasmacellule producenti IgM con infiltrazione del tratto gastroen-
stimolazione antigenica, ma non producono anticorpi e quindi viene terico. Anche se la proliferazione linfocitaria è policlonale, l’estesa
a mancare il normale feedback inibitorio delle IgG. infiltrazione può causare lesioni fatali.
Come nell’agammaglobulinemia legata alla X, in questi pazienti Il quadro clinico della SIGM è caratterizzato da infezioni pioge-
sono molto frequenti le malattie autoimmuni (compresa l’artrite niche ricorrenti a causa dei ridotti livelli di IgG opsonizzanti. Questi
reumatoide) (circa 20%). Anche il rischio di linfomi è più elevato pazienti sono anche soggetti a polmoniti da Pneumocystis jiroveci,
ed è stato riportato un aumento del rischio di cancro gastrico. a causa dei deficit dell’immunità cellulare.
e al corpo ultimo branchiale. Il quadro clinico, quindi, è caratteriz- immaturi, specialmente per i linfociti T.118 Quindi la deplezione dei
zato da un deficit variabile dell’immunità cellulo-mediata (a causa linfociti T può essere più grave rispetto a quella dei linfociti B.
dell’ipoplasia o dell’assenza del timo), tetania (per l’assenza delle Sono stati identificati molti altri difetti genetici meno comuni
paratiroidi) e malformazioni congenite del cuore e dei grandi vasi. responsabili di SCID:
In alcuni casi, inoltre, sono presenti malformazioni del cavo orale,
dell’orecchio e del volto. L’assenza di risposte immunitarie cellulo- Le mutazioni dei geni che attivano la ricombinasi impediscono
mediate è dovuta al basso numero di linfociti T sia circolanti sia il riarrangiamento dei geni somatici, essenziale per l’assemblaggio
negli organi linfoidi e compromette le difese antivirali e antifungine. del TCR e dei geni delle Ig,119 bloccando la maturazione dei lin-
Le zone T cellulari degli organi linfatici – zone paracorticali dei fociti T e B.
linfonodi e guaine periarteriolari spleniche – sono deplete. I livelli La chinasi intracellulare Jak3 è essenziale per la trasduzione dei
sierici di immunoglobuline possono essere normali o ridotti, in base segnali attraverso la catena comune g dei recettori delle citochine
alla gravità del deficit linfocitario. (che è mutata nella SCID legata alla X). Le mutazioni del gene Jak3
La sindrome di DiGeorge non è ereditaria, ma deriva dalla dele- hanno quindi gli stessi effetti delle mutazioni della catena g. 120
zione di un gene che mappa sul braccio lungo del cromosoma 22 Sono state descritte varie mutazioni di molecole implicate nella
(22q11).115 La delezione è presente nel 90% dei pazienti e la sindrome trasduzione del segnale, comprese le chinasi associate al TCR e i
di DiGeorge è ora considerata parte della sindrome da delezione del canali del calcio che controllano l’ingresso del calcio e l’attivazione
22q11, descritta nel Capitolo 5. Una mutazione associata alla sin- di molte vie di trasduzione.
drome di DiGeorge riguarda un fattore di trascrizione della famiglia Le mutazioni che riducono l’espressione delle molecole MHC-II
T-box, verosimilmente implicato nello sviluppo degli archi bran- bloccano la maturazione dei linfociti T CD4+.121 I linfociti T
chiali e dei grandi vasi. CD4+ sono implicati nell’immunità cellulare e stimolano la ma-
turazione dei linfociti B, quindi la ridotta espressione di molecole
MHC-II causa un’immunodeficienza combinata. Questa malattia,
Immunodeficienza combinata grave
detta sindrome del linfocita nudo, è generalmente causata da
L’immunodeficienza combinata grave (SCID) è una costellazione di mutazioni dei fattori di trascrizione necessari per l’espressione
sindromi dovute a difetti genetici distinti, ma che hanno in comune dei geni MHC-II.
un deficit delle risposte immunitarie umorali e cellulo-mediate.116 I
bambini colpiti presentano infezioni orali gravi da Candida, estesa Il quadro istologico nella SCID dipende dalla causa. Nelle due
dermatite da pannolino e ritardo nella crescita. In alcuni casi subito forme più comuni (deficit di ADA e mutazione della catena g), il
dopo la nascita si sviluppa un esantema morbilliforme causato dai timo è piccolo e privo di cellule linfoidi. Nella SCID ADA-negativa,
linfociti T materni che attraversano la placenta e attaccano il feto, si possono riscontrare residui dei corpuscoli di Hassal, mentre nella
scatenando la GVH. I pazienti con SCID sono estremamente suscet- forma legata alla X, il timo è formato da lobuli di cellule epiteliali
tibili a infezioni gravi e ricorrenti causate da un’ampia gamma di indifferenziate, come il timo fetale. In entrambi i casi, anche gli altri
agenti infettivi (Candida albicans, P. jiroveci, Pseudomonas, citome- tessuti linfatici sono ipoplasici, con marcata deplezione delle aree T
galovirus, virus della varicella e un gran numero di batteri). In as- cellulari e in certi casi di entrambe le aree T e B cellulari.
senza di trapianto di midollo osseo, la morte sopraggiunge nel primo Attualmente il cardine del trattamento è il trapianto di midollo,
anno di vita. Nonostante il quadro clinico comune, i deficit respon- ma la SCID legata alla X è stata la prima patologia umana trattata
sabili delle varie forme di SCID sono molto diversi e nella maggior efficacemente con la terapia genica.122 Con la terapia genica, attra-
parte dei casi il difetto genetico è ignoto. I deficit immunologici della verso un vettore retrovirale, si induce l’espressione di una catena g
SCID riguardano spesso i linfociti T, con compromissione seconda- normale nelle staminali midollari dei pazienti, che vengono poi
ria dell’immunità umorale. reintrodotte nei pazienti stessi. L’esperienza clinica è scarsa, ma in
La forma più comune di SCID (50-60% dei casi) è legata alla X e alcuni casi il sistema immunitario ricostruito è rimasto funzionante
quindi è più frequente nei maschi che nelle femmine. Il difetto ge- per oltre un anno dopo la terapia. Purtroppo, nel 20% dei casi si è
netico nella forma legata alla X è una mutazione della catena g (gc), sviluppata una leucemia acuta T cellulare, verosimilmente scatenata
la subunità comune dei recettori delle citochine. Questa proteina dall’attivazione di oncogeni da parte dei retrovirus integratisi nel
transmembrana trasduce il segnale recettoriale di varie citochine: genoma,123 a sottolineare i rischi insiti in questo approccio di terapia
IL-2, IL-4, IL-7, IL-9, IL-11, IL-15 e IL-21. IL-7 è necessaria per la genica. Anche i pazienti con deficit di ADA sono stati sottoposti a
sopravvivenza e la proliferazione dei progenitori linfocitari, specie trapianto di midollo e recentemente a terapia genica per introdurre
per i precursori dei linfociti T. I difetti di trasduzione del segnale del il gene ADA normale nei precursori dei linfociti T.
recettore dell’IL-7 compromettono gravemente le prime fasi dello
sviluppo linfocitario, in particolar modo dei linfociti T. 117 Il numero Sindrome di Wiskott-Aldrich (immunodeficienza,
di linfociti T è fortemente ridotto e malgrado la quantità di linfociti trombocitopenia ed eczema)
B sia normale, la sintesi di anticorpi è fortemente compromessa per
la mancanza di cooperazione delle cellule T. IL-15 è importante per La sindrome di Wiskott-Aldrich è una malattia recessiva legata alla
la maturazione e la proliferazione delle cellule NK e, dato che anche X, caratterizzata da trombocitopenia, eczema e marcata suscettibilità
il recettore di IL-15 contiene la catena comune g, i pazienti con SCID a infezioni ricorrenti e si associa a mortalità precoce. 124 Il timo è
sono frequentemente privi anche di cellule NK. istologicamente normale, almeno all’inizio della malattia, ma i pa-
Nei casi restanti la SCID è a trasmissione autosomica recessiva. zienti vanno incontro a progressiva deplezione secondaria di linfociti
Il difetto genetico più frequente è una mutazione dell’enzima adeno T sia circolanti sia presenti nelle zone T cellulari dei linfonodi (zone
sina deaminasi (ADA). Il meccanismo con cui il deficit di ADA paracorticali), con conseguente deficit variabili dell’immunità cel-
determina la SCID non è chiaro, ma è stato ipotizzato che il deficit lulare. I pazienti non producono anticorpi contro antigeni polisac-
di ADA porti all’accumulo di deossiadenosina e dei suoi derivati (ad caridici e la risposta agli antigeni proteici è scarsa. I livelli sierici di
es. desossi-ATP), che sono particolarmente tossici per i linfociti IgM sono bassi, mentre quelli di IgG sono di solito normali.
230 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
I maschi omosessuali o bisessuali sono il gruppo più numeroso: ulcera venerea ed herpes. Anche altre infezioni a trasmissione
oltre il 50% dei casi riportati, di cui circa il 5%, fa anche uso di sessuale, come la gonorrea e la clamidia, favoriscono la trasmissione
droghe iniettive. La trasmissione dell’AIDS in questa categoria è dell’HIV, forse perché la flogosi causa un aumento del numero di
in declino: nel 2005, circa il 48% di nuovi casi è stato attribuito cellule infiammatorie nel liquido seminale, favorendo la concen-
al contagio tra omosessuali di sesso maschile. trazione del virus e delle cellule infette nei fluidi genitali.
I tossicodipendenti non omosessuali che fanno uso di droghe iniet- La trasmissione parenterale dell’HIV è documentata in tre gruppi
tive sono il secondo gruppo per numerosità: circa il 20% dei di soggetti: tossicodipendenti che fanno uso di droghe iniettive,
casi. emofiliaci trattati con concentrati di fattori VIII e IX ed emotra-
Gli emofiliaci, specie se trattati con dosi massicce di concentrati sfusi occasionali. Dei tre, i tossicodipendenti sono il gruppo di
di fattore VIII o IX prima del 1985: fino allo 0,5% circa dei casi. gran lunga più numeroso e il contagio è dovuto alla condivisione
Gli emotrasfusi con sangue intero o emoderivati non emofiliaci, di aghi, siringhe e altro armamentario contaminato da sangue
trasfusi con sangue intero o emoderivati (ad es. piastrine, plasma) infetto da HIV.
infetti da HIV: circa l’1% dei pazienti. (Anche gli organi da do- La trasmissione da emotrasfusioni o emoderivati (fattore VIII
natore infetto da HIV possono trasmettere l’AIDS). liofilizzato e concentrati di fattore IX), è stata virtualmente eli-
I contatti eterosessuali dei soggetti a rischio (soprattutto tossico- minata grazie all’uso di fattore VIII ricombinante e a tre provve-
dipendenti): circa il 10% dei casi. Nel 2005 il 30% circa dei nuovi dimenti igienico-sanitari: controllo del sangue e degli emoderivati
casi erano attribuibili a contatti eterosessuali. Questo è il gruppo per gli anticorpi anti-HIV, criteri stringenti di purezza per le
più in crescita, specie tra le donne; nell’Africa subsahariana, dove preparazioni di fattore VIII e IX e screening anamnestico dei
il tasso di infezione stimato è di circa 10.000 nuovi casi al giorno, donatori. Persiste comunque un rischio minimo di contrarre
oltre la metà dei soggetti infetti sono donne. l’AIDS da emotrasfusioni sieronegative poiché i soggetti con in
In circa il 5% dei casi, i fattori di rischio non possono essere fezione recente possono essere sieronegativi. Tale rischio è sti-
determinati. mato attualmente intorno a 1 su oltre 2 milioni di unità di sangue
trasfuso. È ora possibile rilevare nel sangue l’antigene p24 dell’HIV
L’epidemiologia dell’AIDS è molto diversa in età pediatrica, sotto prima dello sviluppo della risposta anticorpale e quindi è proba-
i 13 anni. Quasi il 2% dei casi di AIDS rientra in questa classe di età, bile che, in futuro, anche questo minimo rischio residuo si riduca
con oltre 500.000 nuovi casi e circa 400.000 morti riportati nel mon- ulteriormente.
do nel 2006. La maggior parte dei pazienti pediatrici contrae l’infe- La trasmissione verticale madre-figlio è la causa principale di AIDS
zione per trasmissione da madre a figlio (come vedremo più pediatrico. Le madri infette trasmettono l’infezione ai figli in tre
avanti). modi: (1) in utero per diffusione transplacentare; (2) durante il
L’HIV si trasmette nelle condizioni che favoriscono lo scambio parto attraverso il canale del parto infetto; e (3) dopo la nascita
di sangue, fluidi corporei infetti o cellule infette. Quindi le tre prin- con l’allattamento al seno. La trasmissione durante il parto (in-
cipali vie di trasmissione sono la trasmissione sessuale, l’inoculo trapartum) e nel periodo immediatamente successivo (peripar-
parenterale e la trasmissione dalle madri infette ai figli neonati. tum) è la più comune negli USA. Il tasso di trasmissione riportato
varia dal 7-49% in vari Paesi del mondo. Il rischio è più elevato
La trasmissione sessuale è la modalità principale ed è responsabile se la madre ha una carica virale elevata e bassi livelli di linfociti
di oltre il 75% delle infezioni. Negli USA si verifica principalmen- T CD4+ e in caso di corioamnionite. Negli USA, grazie alla som-
te tra omosessuali di sesso maschile. Il virus, presente nel liquido ministrazione della terapia antiretrovirale in gravidanza, la tra-
seminale, penetra nell’organismo del ricevente attraverso le abra- smissione verticale madre-figlio è stata virtualmente eliminata.
sioni della mucosa rettale e orale o per contatto diretto con l’epi-
telio mucoso. Il contagio avviene in due modi: (1) per inoculo Il timore che l’infezione da HIV possa diffondersi al di fuori dei
diretto nei vasi sanguigni nei quali i microtraumi creano una gruppi a rischio è elevato, sia tra il personale sanitario che nella
breccia e (2) per infezione delle cellule dendritiche e dei linfociti popolazione generale. Ampi studi, però, indicano che l’infezione da
T CD4+ intramucosi. La trasmissione eterosessuale, inizialmente HIV non si trasmette attraverso i contatti interpersonali occasionali
meno frequente negli USA, è globalmente la forma di infezione (in casa, al lavoro o a scuola). L’infezione da punture d’insetto è
più comune. Negli ultimi anni, però, anche negli USA la trasmis- virtualmente impossibile. Il rischio di infezione per il personale sa-
sione eterosessuale è aumentata più velocemente degli altri tipi di nitario invece esiste, anche se è molto basso. La sieroconversione
contagio. Il virus si sta diffondendo rapidamente tra le donne, dopo puntura accidentale con ago infetto e a contatto della cute lesa
soprattutto quelle con partner maschi tossicodipendenti che con sangue infetto in incidenti di laboratorio è documentata. Il ri-
fanno uso di droghe iniettive e quindi il numero di donne affette schio di sieroconversione in caso di punture accidentali da ago infetto
da AIDS sta aumentando velocemente. In Asia e in Africa, con- è stato stimato intorno allo 0,3% e la somministrazione della terapia
trariamente agli USA, la trasmissione eterosessuale è sempre stata antiretrovirale nelle prime 24-48 ore riduce il rischio di infezione di
la forma principale di contagio. otto volte. Al confronto, il 30% circa dei soggetti esposti accidental-
Oltre alla trasmissione uomo-uomo e uomo-donna, è dimostrata mente a sangue infetto da virus dell’epatite B diventa sieropositivo.
anche la trasmissione donna-uomo. L’HIV è presente nelle secre-
zioni vaginali e nell’epitelio cervicale delle donne sieropositive. Negli Eziologia: le proprietà dell’HIV
USA, la trasmissione donna-uomo è circa 20 volte più rara di quella
uomo-donna, ma in Africa e in parte dell’Asia, il rischio è molto L’AIDS è causato dall’HIV, un retrovirus umano non trasformante
più elevato, verosimilmente a causa di infezioni concomitanti a della famiglia dei lentivirus che comprende il virus dell’immunode-
trasmissione sessuale. La trasmissione sessuale dell’HIV è sempre ficienza felina, il virus dell’immunodeficienza della scimmia, il virus
favorita dalla presenza di infezioni concomitanti a trasmissione Visna delle pecore, il virus dell’immunodeficienza bovina e il virus
sessuale, soprattutto se queste causano ulcere genitali, come sifilide, dell’anemia contagiosa equina.
232 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Sono stati isolati dai pazienti con AIDS due ceppi HIV genetica-
mente diversi ma correlati: HIV-1 e HIV-2. L’HIV-1 è più comune-
mente associato all’AIDS negli USA, in Europa e nell’Africa Centrale,
mentre l’HIV-2 causa una malattia simile soprattutto in Africa oc-
cidentale e in India. Sono disponibili test specifici per l’HIV-2 e il
sangue è sottoposto a screening di routine per la sieropositività
HIV-1 e HIV-2. In questo capitolo descriveremo soprattutto l’HIV-1
e le malattie correlate, ma i dati riportati sono applicabili general-
mente anche all’HIV-2.
Struttura dell’HIV
Come la maggior parte dei retrovirus, il virione HIV-1 è sferico e
ha un nucleo centrale elettrondenso, a forma di cono, circondato da
un involucro lipidico derivato dalla membrana della cellula ospite
(Fig. 6.43). Il core virale contiene (1) la proteina capsidica principale
p24; (2) la proteina nucleocapsidica p7/p9; (3) due copie di RNA
genomico; e (4) i tre enzimi virali (proteasi, transcriptasi inversa e
integrasi). p24 è l’antigene virale di più facile identificazione ed è il
bersaglio degli anticorpi utilizzati per la diagnosi di infezione da
HIV nei test immunoenzimatici di uso comune (ELISA). Il core Figura 6.43 Struttura del virus dell’immunodeficienza umana di tipo 1
(HIV)-1. La particella virale è rivestita da un doppio strato lipidico derivato
virale è circondato dalla proteina p17, una proteina della matrice dalla cellula ospite, dal quale sporgono le glicoproteine virali gp41 e
localizzata sotto l’involucro virale. Alla superficie dell’involucro gp120.
virale sporgono due glicoproteine virali, gp120 e gp41, che hanno
un ruolo chiave nell’infezione delle cellule.
Il genoma a RNA dell’HIV-1 contiene i geni gag, pol ed env, tipici incontro a grave deplezione e all’inibizione funzionale dei linfociti
dei retrovirus (Fig. 6.44). I prodotti dei geni gag e pol sono inizial- T helper residui.131,132 Anche i macrofagi e le cellule dendritiche sono
mente tradotti in grossi precursori che vengono scissi dalle proteasi infettati dall’HIV. L’HIV penetra nell’organismo attraverso le
virali per generare le proteine mature. Gli inibitori della proteasi mucose e il sangue e inizialmente infetta i linfociti T, le cellule den-
sono farmaci anti-HIV-1 altamente efficaci che impediscono l’as- dritiche e i macrofagi. Il virus colonizza i tessuti linfoidi, dove può
semblaggio virale inibendo la formazione di proteine virali mature. rimanere latente per lunghi periodi. La replicazione virale attiva
Oltre a questi tre geni retrovirali standard, l’HIV contiene vari geni causa l’infezione di nuove cellule e la progressione verso l’AIDS.
accessori: tat, rev, vif, nef, vpr e vpu, che regolano la sintesi e l’assem Descriveremo prima la penetrazione del virus nei linfociti T e nei
blaggio delle particelle virali infettive e la patogenicità del virus.128-130 macrofagi e il ciclo replicativo del virus all’interno delle cellule.
Ad esempio, il prodotto del gene tat (transattivatore) ha un ruolo Seguirà poi una descrizione dettagliata delle interazioni tra l’HIV e
chiave nella replicazione virale e aumenta di 1.000 volte la trascri- le cellule bersaglio.
zione dei geni virali. Le funzioni delle altre proteine accessorie sono
indicate nella Figura 6.44. Ciclo vitale dell’HIV
L’analisi molecolare dei vari ceppi di HIV-1 isolati ha rivelato una
variabilità considerevole di alcune parti del genoma virale. La mag- Il ciclo vitale dell’HIV comprende varie fasi: infezione delle cellule,
gior parte delle varianti si concentra in determinate regioni delle integrazione del provirus nel genoma della cellula ospite, attivazione
glicoproteine dell’involucro. Dato che la risposta immunitaria umo- della replicazione virale e produzione e rilascio di virioni infettivi
rale contro l’HIV-1 è diretta contro l’involucro, la variabilità dell’in- (Fig. 6.45).133 Le molecole e i meccanismi propri delle varie fasi sono
volucro è un grosso problema per lo sviluppo dei vaccini basati su in gran parte noti nei dettagli.
un unico antigene. L’analisi genetica ha consentito di classificare Infezione delle cellule. L’HIV infetta le cellule usando la molecola
l’HIV-1 in tre sottogruppi: M (maggiore), O (esterno) e N (né M né CD4 come recettore e vari recettori delle chemochine come corecettori
O). I ceppi M sono i più diffusi nel mondo, e sono ulteriormente (Fig. 6.45). Questo spiega il tropismo selettivo del virus per i linfociti
distinti in sottotipi da A a K. I vari sottotipi (o cladi) hanno una T CD4+ e le altre cellule CD4+, in particolare monociti/macrofagi
diversa distribuzione geografica: ad esempio, il clade B è più comune e cellule dendritiche. Il legame al CD4, però, non è sufficiente per
in Europa occidentale e negli USA mentre il clade E è più comune l’infezione; il gp120 dell’HIV deve interagire anche con altri recettori
in Thailandia. Il clade C è quello a diffusione più rapida a livello di membrana (corecettori) per penetrare nella cellula. I recettori delle
mondiale ed è presente in India, Etiopia e Africa meridionale. chemochine CCR5 e CXCR4 hanno questa funzione.134 I ceppi di
HIV isolati si possono distinguere in base al tropismo per corecettori
diversi: i ceppi R5 utilizzano CCR5, i ceppi X4 utilizzano CXCR4 e
Patogenesi dell’infezione da HIV e dell’AIDS
alcuni ceppi (R5X4) hanno il doppio tropismo (CCR5/CXCR4). Nel
L’HIV infetta molti tessuti, ma i bersagli principali sono il sistema 90% circa dei casi di infezione acuta e nelle fasi precoci dell’infezione,
immunitario e il sistema nervoso centrale. Gli effetti immunologici e il ceppo HIV-R5 (M-tropico) è il virus dominante nel sangue. Con
neurologici dell’infezione da HIV sono esaminati separatamente. il progredire dell’infezione, però, si accumula progressivamente il
La grave immunodepressione, che colpisce soprattutto l’immunità virus T-tropico; un ceppo particolarmente virulento che può infettare
cellulo-mediata, è il marchio dell’AIDS. L’immunodeficienza è molti linfociti T e perfino i precursori timici, responsabile della grave
dovuta principalmente all’infezione dei linfociti T CD4+ che vanno deplezione linfocitaria e della profonda immunosoppressione.
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 233
Figura 6.44 Genoma dell’HIV. Sono illustrati vari geni virali con le relative funzioni. I geni in rosso sono specifici dell’HIV; gli altri sono comuni a tutti i
retrovirus.
I dettagli molecolari dell’interazione tra le glicoproteine dell’HIV difettosi del gene CCR5 e sono resistenti all’infezione e allo sviluppo
e i recettori cellulari sono stati identificati e sono importanti per dell’AIDS in seguito all’infezione con i ceppi HIV-R5.125 Circa il 20%
l’elaborazione di strategie terapeutiche. L’involucro dell’HIV contiene dei soggetti è costituito da eterozigoti per questo allele CCR5 protet-
due glicoproteine, la proteina superficiale gp120, unita da legami non tivo; questi soggetti non sono protetti dall’AIDS, ma se si infettano
covalenti alla proteina transmembrana gp41. Il primo passo nell’infe- l’esordio della malattia è in qualche misura ritardato. Gli omozigoti
zione è il legame della glicoproteina gp120 dell’involucro virale alle per questa mutazione sono stati identificati solo raramente nelle
molecole CD4. Questo legame induce una modificazione conforma- popolazioni africane o dell’Est asiatico.
zionale che crea su gp120 un nuovo sito di legame per i corecettori Replicazione virale. Dopo essere stato internalizzato, l’RNA
CCR5 o CXCR4. Il legame ai corecettori induce modificazioni con- genomico del virus viene retrotrascritto in DNA complementare a
formazionali in gp41 che portano all’esposizione del peptide di fusi doppio filamento (cDNA; DNA provirale) (si veda Fig. 6.45). Nei
one, una regione idrofobica localizzata sulla porzione apicale di gp41. linfociti T quiescenti, il cDNA dell’HIV può restare nel citoplasma
Questo peptide si inserisce nella membrana cellulare delle cellule in forma episomica lineare. Nei linfociti T proliferanti il cDNA si
bersaglio (ad es. linfociti T o macrofagi) e così il virus si fonde con la circolarizza, penetra nel nucleo e si integra nel genoma dell’ospite.
cellula ospite.135 Dopo la fusione, il core virale contenente il genoma Dopo l’integrazione, il provirus può restare silente per mesi o anni
dell’HIV penetra nel citoplasma della cellula. I requisiti per il legame sotto forma di infezione latente. Oppure, il DNA provirale può essere
dell’HIV ai corecettori potrebbero avere implicazioni importanti nella trascritto, dando origine a particelle virali complete che gemmano
patogenesi dell’AIDS. Nelle cellule in coltura, le chemochine intral- dalla membrana cellulare. L’infezione produttiva associata ad ab-
ciano stericamente la penetrazione dell’HIV occupando i rispettivi bondante gemmazione virale uccide la cellula infetta.
recettori e quindi i livelli tissutali di chemochine potrebbero influire In vivo, l’HIV infetta i linfociti T, attivati e della memoria, ma
sull’efficienza dell’infezione in vivo. Anche i polimorfismi del gene l’infezione non è produttiva nei linfociti T vergini, nei quali è pre-
di CCR5 si associano a una diversa suscettibilità all’infezione da HIV. sente in forma attiva un enzima mutageno per il genoma dell’HIV.
Circa l’1% degli americani di razza bianca è portatore di due alleli L’enzima, dal nome impegnativo APOBEC3G (citidina deaminasi
234 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Figura 6.45 Ciclo vitale dell’HIV: sono riportate le varie fasi, dalla penetrazione nella cellula ospite alla produzione di virioni infettivi. (Adattata da:
Wain-Hobson S. HIV. One on one meets two. Nature 384:117, 1996. Copyright 1996, Macmillam Magazines Limited)
per l’editing dell’mRNA del gene APO B)136 è una citidina-deaminasi s timolazione antigenica e dalle citochine, attiva le chinasi citopla-
che converte in uracile le citosine del cDNA virale prodotto dalla smatiche che fosforilano IkB destinandolo alla degradazione enzi-
trascrizione inversa. Queste mutazioni bloccano la replicazione del matica, rilasciando NF-kB che può quindi traslocare nel nucleo. Nel
DNA virale, con un meccanismo non chiaro. Con l’attivazione lin- nucleo NF-kB si lega a specifiche sequenze (siti kB) del promotore
focitaria l’enzima APOBEC3G viene convertito in un complesso di vari geni, compresi quelli delle citochine, prodotte dai linfociti T
inattivo a elevato peso molecolare e questo spiega perché il virus può attivati. Anche le lunghe sequenze ripetitive terminali che fiancheg-
replicarsi solo nelle cellule della linea T e nei linfociti T attivati in giano il genoma dell’HIV contengono siti di legame per NF-kB,
precedenza (ad es. cellule della memoria). L’HIV, però, ha sviluppato attivabili quindi dallo stesso fattore di trascrizione.137 Immaginate
un meccanismo per eludere questa difesa cellulare; la proteina virale ora un linfocita T CD4+ con infezione latente che incontra un an-
Vif che lega l’enzima APOBEC3G, promuovendone la degradazione tigene ambientale. L’attivazione di NF-kB in questo linfocita (una
a opera delle proteasi cellulari. risposta fisiologica) induce la trascrizione del DNA provirale
Nelle cellule con infezione latente, il ciclo vitale si completa solo dell’HIV (un esito patologico) e porta infine alla produzione dei
dopo l’attivazione cellulare e nella maggioranza dei linfociti T CD4+ virioni e alla lisi cellulare. Anche il TNF e le citochine prodotte dai
la replicazione virale causa la lisi cellulare. L’attivazione linfocitaria, macrofagi attivati, agiscono su NF-kB e quindi inducono la sintesi
indotta dalla stimolazione antigenica e dalle citochine, attiva i fattori di RNA dell’HIV. Sembra quindi che l’HIV prosperi con l’attivazione
di trascrizione, come NF-kB, che inducono la trascrizione dei geni fisiologica dei macrofagi e dei linfociti T dell’ospite, un fenomeno
delle citochine, come IL-2 e del suo recettore. Nei linfociti T quie- paragonabile a una rivoluzione dall’interno. In vivo l’attivazione
scenti, NF-kB è sequestrato nel citoplasma, complessato dalle pro- cellulare può derivare dalla stimolazione antigenica prodotta dallo
teine IkB (inibitori di kB). L’attivazione cellulare, indotta dalla stesso HIV o da altre infezioni concomitanti. I pazienti con infezione
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 235
da HIV sono suscettibili a infezioni ricorrenti, che aumentano l’at- Oltre all’effetto citopatico diretto, altri fattori potrebbero contri-
tivazione linfocitaria e la produzione di citochine proinfiammatorie. buire alla deplezione linfocitaria (si veda Fig. 6.46):140
Questi fattori, a loro volta, promuovono la sintesi di nuove particelle
virali HIV, la deplezione di linfociti T CD4+ e la diffusione dell’in- L’HIV colonizza gli organi linfoidi (milza, linfonodi, tonsille),
fezione. È facile perciò comprendere il circolo vizioso inesorabile distruggendo progressivamente la citoarchitettura e le compo-
che si istaura nei pazienti con AIDS e che culmina alla fine nella nenti cellulari del tessuto linfoide.
distruzione del sistema immunitario. L’attivazione cronica dei linfociti T CD4+ non infetti che rispon-
dono all’HIV e alle infezioni comuni in questi pazienti, causa
l’apoptosi da attivazione di queste cellule.140, 141 Quindi il numero
Meccanismi dell’immunodeficienza delle cellule T
dei linfociti T CD4+ persi supera di gran lunga quello dei linfociti
nell’infezione da HIV
infetti. Il meccanismo molecolare di questo tipo di morte cellulare
La deplezione dei linfociti T CD4+ è dovuta principalmente all’infe- non è noto.
zione linfocitaria e all’effetto citopatico diretto della replicazione virale Anche la deplezione dei precursori immaturi dei linfociti T CD4+
(Fig. 6.46).138 In un paziente infetto ogni giorno si producono circa può contribuire alla deplezione di queste cellule, a causa dell’in-
100 miliardi di nuovi virioni e ogni giorno muoiono 1-2 miliardi di fezione diretta dei progenitori timici e delle cellule accessorie
linfociti T CD4+.139 Data la bassa frequenza in circolo di linfociti che secernono le citochine essenziali per la maturazione
infetti, si è a lungo ritenuto che l’immunodeficienza fosse spropor- linfocitaria.
zionata rispetto alla gravità dell’infezione e che quindi non potesse Le cellule infette possono fondersi con quelle non infette
essere attribuita alla morte dei linfociti infetti. In realtà, gran parte formando sincizi (cellule giganti). Nelle colture cellulari il gp120,
dei linfociti T infetti risiedono nelle mucose e nei tessuti linfoidi espresso dalle cellule con infezione produttiva, si lega al CD4 dei
periferici e la morte di queste cellule è la causa principale dell’inces- linfociti T non infetti inducendo la fusione. Le cellule giganti si
sante deplezione linfocitaria, che diventa profonda nelle fasi terminali rigonfiano e muoiono in poche ore. Generalmente solo il ceppo
dell’infezione. Inoltre, fino a un certo punto il sistema immunitario T-tropico HIV-X4 forma sincizi e infatti è detto virus sincizi-
sostituisce i linfociti T che muoiono e quindi il tasso di deplezione inducente (SI), contrariamente al ceppo R5-NSI (non
linfocitaria appare artificiosamente basso, ma con la progressione sinciziale).
della malattia il turnover dei linfociti T CD4+ non riesce più a com- L’apoptosi dei linfociti T CD4+ non infetti può anche essere
pensare le perdite. Due possibili meccanismi con cui il virus uccide causata dal legame di molecole gp120 solubili ai loro corecettori
le cellule infette sono: l’aumento della permeabilità della membrana CD4, seguito dall’attivazione cellulare indotta dalla stimolazione
causato dalla gemmazione virale e l’interferenza della replicazione antigenica del TCR. È stato ipotizzato che questo cross-linking
virale con la sintesi proteica. delle molecole CD4 e l’attivazione dei linfociti T producano
Figura 6.46 Patogenesi della deplezione dei linfociti T CD4+ nell’infezione da HIV. In figura sono riportati alcuni dei fattori noti e ipotetici responsabili
della deplezione dei linfociti T causata dall’infezione da HIV. APC, cellula che presenta l’antigene; CTL, linfocita T citotossico.
236 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Figura 6.48 Decorso clinico dell’infezione da HIV. A. Subito dopo l’infezione primaria il virus si dissemina e si sviluppa la risposta immunitaria anti-HIV,
spesso associata alla sindrome virale acuta. Nella fase di latenza, la replicazione virale prosegue e la conta dei linfociti T CD4+ si riduce progressivamente,
fino a raggiungere un livello critico al di sotto del quale c’è un rischio sostanziale di patologie associate all’AIDS. (Modificata da: Fauci AS, Lane HC: Human
immunodeficiency virus disease: AIDS e related conditions. In Fauci AS, et al [eds]: Harrison’s Principles di Internal Medicine, 14th ed. New York, McGraw-
Hill, 1997, p 1791) B. Risposta immunitaria anti-HIV. La risposta dei CTL CD8+ anti-HIV è dimostrabile a 2-3 settimane dall’infezione e raggiunge il picco a
9-12 settimane. In questa fase si ha una marcata espansione clonale dei CTL anti-HIV, che a 12 settimane possono arrivare al 10% dei CTL totali in alcuni
pazienti. La risposta umorale anti-HIV raggiunge il picco intorno alle 12 settimane.
linfonodi. Nei tessuti linfatici, le cellule dendritiche possono infettare progressione della malattia ed è un valido strumento clinico nella
i linfociti T CD4+ per contatto diretto. Entro pochi giorni dall’infe- gestione dei pazienti sieropositivi.
zione nei linfonodi è dimostrabile la replicazione virale. Essa si as- Dato che il venir meno del contenimento immunitario è indicato
socia a una fase viremica durante la quale un elevato numero di dal declino della conta dei linfociti T CD4+ circolanti, la stadiazione
virioni HIV è presente nel siero del paziente (carica virale elevata). CDC (Center for Disease Control and Prevention) stratifica i pazienti
Il virus si dissemina in tutto l’organismo infettando i linfociti T helper, con infezione da HIV in tre categorie in base alla conta linfocitaria
i macrofagi e le cellule dendritiche dei tessuti linfatici periferici. (linfociti T CD4+/ml): (1) 500 cellule/ml, (2) 200-499 cellule/ml e
Con la disseminazione dell’infezione, il paziente sviluppa le (3) 200 cellule/ml (Tab. 6.13). Ai fini delle decisioni terapeutiche la
risposte immunitarie antivirali umorali e cellulo-mediate.149 Lo conta linfocitaria è forse l’indicatore più affidabile della progressione
sviluppo della risposta è dimostrato dalla sieroconversione (gene- della malattia a breve termine. Quindi il parametro clinico da valutare
ralmente entro 3-7 settimane dall’infezione) e dallo sviluppo di CTL per decidere quando è opportuno iniziare la terapia combinata anti-
CD8+ anti-HIV. I CTL CD8+ anti-HIV appaiono nel sangue perife- retrovirale è la conta dei linfociti T CD4+ e non la carica virale.
rico quando la carica virale inizia a diminuire e sono probabilmente Infezione cronica: fase di latenza clinica. Nella successiva fase
responsabili del controllo iniziale dell’infezione. A partire dalla 12a cronica della malattia il virus si replica attivamente nei linfonodi e nella
settimana dopo l’infezione, il sistema immunitario controlla par- milza, distruggendo progressivamente questi tessuti (si veda Fig. 6.47).
zialmente l’infezione e la replicazione virale; infatti la viremia si Questa fase è asintomatica o paucisintomatica ed è perciò detta fase
riduce notevolmente, senza però scomparire del tutto. di latenza clinica. In questa fase la maggior parte dei linfociti T cir-
La sindrome retrovirale acuta è il quadro clinico associato alla colanti non è infetta, ma la distruzione dei linfociti T CD4+ dei tessuti
disseminazione iniziale del virus e alla risposta dell’ospite.150 Si stima linfatici progredisce e la conta dei linfociti T CD4+ circolanti declina
che il 40-90% dei soggetti con infezione primaria sviluppi la sindrome progressivamente. Oltre il 90% dei circa 1012 linfociti T dell’organismo
virale, che compare generalmente a 3-6 settimane dall’infezione e si risiede normalmente nei tessuti linfatici ed è stato stimato che l’HIV
risolve spontaneamente in 2-4 settimane. Clinicamente, la sindrome distrugga fino a 1-2 × 109 linfociti T CD4+ al giorno. All’inizio della
retrovirale acuta è una malattia acuta autolimitante con sintomi aspe- malattia l’organismo può continuare a produrre linfociti T CD4+, e
cifici (angina, mialgie, febbre, calo ponderale e astenia), simile a una quindi i linfociti distrutti vengono prontamente sostituiti. In questa
sindrome parainfluenzale. Altre manifestazioni possono comprende- fase l’infezione può riguardare fino al 10% dei linfociti T CD4+ degli
re: eruzioni cutanee, linfoadenopatia cervicale, diarrea e vomito. organi linfatici, ma la frequenza dei linfociti T CD4+ infetti circolanti
La carica virale al termine della fase acuta riflette l’equilibrio in qualsiasi fase può essere minore dello 0,1% dei linfociti T CD4+
raggiunto tra il virus e l’ospite e nel singolo paziente può rimanere totali. Alla fine, però, dopo vari anni, il ciclo continuo di infezione
relativamente stabile per anni. Questo livello viremico stabile, o “set- virale, morte linfocitaria e reinfezione riduce progressivamente il
point” virale, è un fattore predittivo della velocità di declino della numero di linfociti T CD4+ nei tessuti linfatici e in circolo.
conta dei linfociti T CD4+ e, quindi, della progressione verso l’AIDS Con la deplezione dei linfociti T CD4+ le difese dell’ospite decli-
conclamata. Uno studio ha rilevato che solo l’8% dei pazienti con nano progressivamente e aumenta la percentuale di linfociti T CD4+
carica virale inferiore a 4.350 copie di RNA virale per microlitro di infetti che sopravvivono e così pure il carico virale dei singoli linfociti.
sangue sviluppava l’AIDS conclamato nei 5 anni successivi, contro Come è prevedibile, anche la carica virale può aumentare quando
il 62% di quelli con carica virale maggiore di 36.270 copie.151 Da un l’ospite inizia a perdere la battaglia con il virus. Non è chiaro come
punto di vista pratico, quindi, la carica virale, misurata come con- l’HIV sfugga alla sorveglianza immunitaria, ma sono stati ipotizzati
centrazione dell’RNA dell’HIV, è un utile marcatore surrogato di vari meccanismi:152, 153 (1) la distruzione dei linfociti T CD4+, essen-
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 239
Dati CDC (Centers for Disease Control and Prevention), centri USA per il controllo e prevenzione delle malattie: 1993 revisione della classificazione ed
estensione della definizione di sorveglianza dell’AIDS negli adolescenti e negli adulti. MMWR 41(RR-17):1, 1992.
ziali per una riposta immunitaria efficace, (2) la variazione antigenica Quadro clinico dell’AIDS
e (3) la ridotta espressione di molecole MHC-I nelle cellule infette,
che impedirebbe il riconoscimento degli antigeni virali da parte dei Il quadro clinico dell’AIDS può essere facilmente desunto da
CTL CD8 +. In questa fase il virus può evolversi e cambiare i core- queste premesse e varia da una malattia acuta lieve a una grave
cettori utilizzati per infettare le cellule bersaglio, passando dall’utilizzo patologia. Avendo già discusso la sindrome acuta iniziale e la fase
esclusivo di CXCR5 all’utilizzo alternativo di CXCR4 o di entrambi cronica intermedia, ci limiteremo ora a descrivere la fase termi-
i corecettori CCR5 e CXCR4. Il cambiamento di corecettori si associa nale, l’AIDS. Va sottolineato che il quadro clinico dell’immuno-
a un declino più rapido della conta dei linfociti T CD4+, presumibil- deficienza e le infezioni opportunistiche associate all’infezione da
mente causato da un aggravamento dell’infezione linfocitaria. HIV possono essere diverse in diverse parti del mondo. Inoltre,
In questa fase di infezione cronica i pazienti sono generalmente il decorso della malattia è stato fortemente modificato dalle nuove
asintomatici o possono sviluppare infezioni opportunistiche minori, terapie antiretrovirali e molte complicanze un tempo devastanti
come la candidiasi orale (mughetto) e vaginale, l’herpes zoster e ora sono rare.
talora la tubercolosi (comune nei Paesi poveri come l’Africa sub- Negli USA, il tipico paziente adulto con AIDS si presenta con
Sahariana). In alcuni casi può svilupparsi anche una trombocitope- febbre, calo ponderale, diarrea, linfoadenopatia generalizzata,
nia autoimmune (Cap. 14). infezioni opportunistiche multiple, sintomi neurologici e spesso
AIDS. La fase finale è lo sviluppo dell’AIDS conclamata, caratte- neoplasie secondarie. Le infezioni e le neoplasie elencati nella
rizzata dal crollo delle difese dell’ospite, dal sensibile rialzo della Tabella 6.14 fanno parte della “definizione di sorveglianza”
viremia e da sintomi clinici gravi e pericolosi per la vita. Il quadro dell’AIDS.
clinico è caratterizzato da febbre di lunga durata (1 mese), astenia,
calo ponderale e diarrea. Dopo un lasso di tempo variabile, soprag-
giungono gravi infezioni opportunistiche, neoplasie secondarie e Tabella 6.14 Infezioni opportunistiche indicative di AIDS
sintomi neurologici (classificati come malattie indice di AIDS) e si e tumori associati all’infezione da HIV
fa diagnosi di AIDS.
In assenza di trattamento, la maggior parte dei sieropositivi, ma non infezioni elmintiche e protozoarie
tutti, sviluppa l’AIDS dopo una fase cronica di 7-10 anni. Le forme Criptosporidiosi o isosporidiosi (enterite)
atipiche sono i progressori rapidi e i non progressori a lungo termine. Toxoplasmosi (polmonite o infezione del SNC)
Nei progressori rapidi la fase cronica intermedia è abbreviata a 2-3 anni
dopo l’infezione primaria. Il 5-15% circa dei sierpositivi è costituito da micosi
non progressori a lungo termine, ossia soggetti con infezione da HIV Pneumocistosi (polmonite o infezione disseminata)
non trattata che restano asintomatici per 10 anni o più, con conta stabile Candidiasi (esofagea, tracheale o polmonare)
dei linfociti T CD4+ e bassa viremia (500 copie/ml di RNA virale).154 Criptococcosi (infezioni del SNC)
Coccidioidomicosi (disseminata)
Nell’1% circa dei pazienti infetti la viremia non è misurabile (50-75 Istoplasmosi (disseminata)
RNA copie/ml); questi soggetti sono detti “controllori di élite”. I pazienti
con questo raro quadro clinico sono stati molto studiati per identificare infezioni batteriche
i fattori virali e dell’ospite che influiscono sul decorso della malattia. I Infezioni micobatteriche (“atipiche” ad es. infezione disseminata
dati disponibili indicano che le variabili che determinano il decorso o extrapolmonare da Mycobacterium avium intracellulare;
della malattia in questi pazienti sono eterogenee. La maggior parte dei tubercolosi polmonare o extrapolmonare)
ceppi virali isolati da questi pazienti non mostra anomalie qualitative Nocardiosi (polmonite, meningite, disseminata)
Salmonellosi disseminata
a indicare che il decorso non è attribuibile a un virus inefficiente. Tutti
i casi mostrano una robusta risposta antivirale, ma i correlati immu- infezioni virali
nitari protettivi non sono stati identificati. Alcuni di questi pazienti Citomegalovirus (polmonite, enterite, retinite, encefaliti)
hanno livelli elevati di linfociti T antivirali, sia CD8+ che CD4+, che Virus dell’herpes simplex (localizzato o diffuso)
si mantengono tali nel tempo per tutto il decorso dell’infezione. Si spera Virus della varicella-zoster (localizzato o diffuso)
Leucoencefalopatia progressiva multifocale
che studi futuri forniscano una risposta a questi interrogativi consen-
tendo di far luce sui meccanismi di progressione della malattia. SNC, sistema nervoso centrale.
240 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Infezioni opportunistiche persistente, comune nei pazienti non trattati in fase avanzata, è spesso
dovuta a infezioni protozoarie (ad es. Cryptosporidium, Isospora belli,
Le infezioni opportunistiche sono la prima causa di morte nei pazienti o microsporidi) che causano diarrea acquosa cronica e profusa con
con AIDS. Queste infezioni sono in gran parte dovute a riattivazione massicce perdite di liquidi. Anche gli enterobatteri, come Salmonella
di infezioni latenti, normalmente tenute sotto controllo da un siste- e Shigella, o M. avium intracellulare possono causare diarrea.
ma immunitario efficiente ma non completamente eradicate perché
gli agenti infettivi si sono evoluti in modo da convivere con l’ospite.
Neoplasie
La frequenza effettiva di queste infezioni varia nelle diverse aree
geografiche e si è notevolmente ridotta grazie alle nuove terapie I pazienti con AIDS hanno una elevata incidenza di alcuni tumori,
antiretrovirali altamente attive (HAART).155 Riassumeremo comun- soprattutto il sarcoma di Kaposi (SK), il linfoma non Hodgkin a
que brevemente le infezioni opportunistiche più comuni. cellule B, il cancro della cervice uterina nelle donne e i tumori anali
Nel corso della malattia, il 15-30% circa dei pazienti con infezione negli uomini.156 È stato stimato che il 25-40% dei pazienti con infe-
da HIV non trattata sviluppa una polmonite da Pneumocystis jiroveci zione da HIV non trattata sviluppano una neoplasia. Una caratteri-
(riattivazione di un’infezione latente contratta in precedenza). Prima stica comune di questi tumori è che si ritiene siano causati da virus
dell’avvento dell’HAART, questa infezione era il quadro clinico di a DNA oncogeni: il virus erpetico del sarcoma di Kaposi (sarcoma
esordio nel 20% dei casi circa, ma l’incidenza si è molto ridotta nei di Kaposi), l’EBV (linfoma a cellule B), il papillomavirus umano
pazienti che rispondono alla HAART. (carcinoma della cervice e carcinomi anali). Anche nei soggetti sani
Molti pazienti sviluppano infezioni opportunistiche diverse, le questi virus causano infezioni latenti che sono, però, tenute sotto
più frequenti sono causate da: Candida, citomegalovirus, micobat- controllo dal sistema immunitario competente. Il rischio oncogeno
terio atipico e tipico, Cryptococcus neoformans, Toxoplasma gondii, dei pazienti con AIDS è dovuto principalmente al crollo delle difese
Cryptosporidium, virus herpes simplex, papovavirus e Histoplasma immunitarie, che non riescono più a contenere le infezioni e bloccare
capsulatum. la riattivazione virale, e anche alla ridotta immunità antitumorale.
La candidiasi è la micosi più comune nei pazienti con AIDS e Sarcoma di Kaposi. Il SK, un tumore vascolare peraltro raro
colpisce frequentemente il cavo orale, la vagina e l’esofago. Nei negli USA, è la neoplasia più comune nei pazienti con AIDS. Il
pazienti con infezione asintomatica, la candidiasi orale è indice di quadro clinicopatologico del SK nei pazienti non infetti da HIV è
scompenso immunologico e spesso annuncia la transizione all’AIDS discusso nel Capitolo 11. All’inizio dell’epidemia di AIDS, fino al
conclamata. La candidiasi invasiva è rara nell’AIDS e di solito si 30% dei sieropositivi maschi omosessuali o bisessuali sviluppavano
associa a neutropenia iatrogena e alla presenza di cateteri fissi. un SK, ma negli ultimi anni, con l’avvento della terapia antiretrovirale
Il citomegalovirus può causare un’infezione disseminata, ma a elevata attività (HAART) la prevalenza si è ridotta notevolmente
generalmente colpisce gli occhi e l’apparato gastroenterico. Prima da 15 su 1.000 pazienti a meno di 5 su 1.000.157
dell’avvento dell’HAART, il 25% dei pazienti sviluppava la coriore- Il quadro istopatologico delle lesioni del SK è caratterizzato dalla
tinite, ma l’incidenza si è ridotta drasticamente dopo l’introduzione proliferazione di cellule fusiformi che esprimono marcatori delle
dell’ HAART. La retinite da citomegalovirus colpisce quasi esclusi- cellule sia endoteliali (vascolari o linfatiche) che muscolari lisce (Cap.
vamente i pazienti con conta linfocitaria 50/ml. L’infezione gastro- 11). Il tumore è ricco di lacune vascolari a fessura che suggeriscono
enterica, osservata nel 5-10% dei casi, si manifesta con esofagite e una derivazione dai precursori mesenchimali dei canali vascolari.
colite, quest’ultima associata a ulcere mucose multiple. Nelle lesioni del SK, inoltre, sono presenti infiltrati infiammatori
Nelle fasi avanzate, caratterizzate da profonda immunodepres- cellulari tipici della flogosi cronica. Varie caratteristiche indicano che
sione, possono anche svilupparsi infezioni disseminate da micobat- il SK non è un tumore maligno (nonostante il nome funesto).158 Ad
teri atipici (principalmente M. avium intracellulare). Con l’epidemia esempio, le cellule fusiformi del SK sono spesso policlonali o oligo-
di AIDS l’incidenza della tubercolosi è aumentata drasticamente. clonali, anche se le lesioni più avanzate a volte sono monoclonali. Le
Nel mondo la TBC è la causa di morte di un terzo dei pazienti con cellule fusiformi del SK, inoltre, sono per lo più diploidi e la prolife-
AIDS, ma negli USA è rara. Nei pazienti con AIDS la TBC è dovuta razione è dipendente dai fattori di crescita. Impiantate nel sottocutaneo
sia alla riattivazione di infezioni polmonari latenti sia a infezioni di topi nudi (immunodeficienti), queste cellule non formano tumori,
primarie. Contrariamente ai micobatteri atipici, le infezioni da M. ma inducono lo sviluppo transitorio di neovasi a fessura circondati da
tuberculosis si manifestano negli stadi precoci dell’AIDS. Come in infiltrati infiammatori. Questi neovasi ricordano il SK umano, ma
altri stati di immunodepressione, si può sviluppare una TBC pol- sorprendentemente sono di origine murina e quando le cellule SK
monare o disseminata ad altri organi. La disseminazione dipende umane vanno in involuzione anche questi elementi regrediscono. Sulla
dal grado di immunodepressione ed è più frequente nei soggetti con base di queste osservazioni, l’ipotesi patogenetica corrente per il SK è
basse conte linfocitarie. Desta preoccupazione il crescente numero che le cellule fusiformi producano fattori proinfiammatori e angioge-
di segnalazioni di ceppi micobatterici resistenti alla terapia antitu- nici che reclutano componenti infiammatorie e neovasali nella lesione,
bercolare, isolati da questi pazienti. le quali, a loro volta, generano segnali che promuovono la crescita e
La criptococcosi colpisce il 10% circa dei pazienti e, come in altre la sopravvivenza delle cellule fusiformi (Fig. 6.49).
forme di immunodepressione, si manifesta principalmente come Ma cosa scatena questo ciclo di eventi? Esistono prove certe che
meningite criptococcica. Nell’AIDS è frequente anche l’encefalite da il colpevole non sia l’HIV e che il SK sia causato dal virus erpetico
Toxoplasma gondii, responsabile del 50% delle lesioni del sistema SK (KSHV) o virus erpetico umano di tipo 8 (HHV8).159 Gli studi
nervoso centrale. epidemiologici e molecolari hanno evidenziato una correlazione tra
Il virus JC, un papovavirus umano, è un’altra importante causa l’HHV8 e lo sviluppo del SK. Il DNA dell’HHV8 è virtualmente
di encefalite nei pazienti con AIDS e causa una leucoencefalopatia presente in tutte le lesioni SK, comprese quelle dei sieronegativi per
multifocale progressiva (Cap. 28). L’infezione herpetica nei pazienti l’HIV e nelle lesioni l’HHV8 si localizza nelle cellule fusiformi, che
con AIDS si manifesta con ulcere mucocutanee del cavo orale, nella maggior parte dei casi mostrano segni di infezione latente.
dell’esofago, dei genitali esterni e della regione perianale. La diarrea L’infezione da HHV8, però, è una condizione necessaria ma non
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 241
Figura 6.49 Ipotesi patogenetica del sarcoma di Kaposi (SK). È stato ipotizzato che l’HIV, il virus erpetico SK (KSHV; HHV8) e le citochine siano implicati
nella patogenesi del SK. Le citochine sono prodotte dalle cellule mesenchimali infettate da HHV8 o da cellule CD4+ infettate dall’HIV. Anche i linfociti B
possono essere infettati dall’HHV8 e sono verosimilmente responsabili dei linfomi a localizzazione nelle cavità corporee associati all’infezione da HHV8,
ma il loro ruolo nel SK non è chiaro.
sufficiente e per lo sviluppo di SK sono necessari altri cofattori. Nelle primitivi a localizzazione nelle cavità sierose) e alla malattia di Cast-
forme associate all’AIDS il cofattore è chiaramente l’HIV. (I cofattori leman multicentrica, un disordine linfoproliferativo dei linfociti B.
rilevanti per i SK sieronegativi per l’HIV non sono stati ancora Il quadro clinico del SK associato all’AIDS è diverso dalla forma
identificati). Il ruolo dell’HIV nello sviluppo del SK è dibattuto. sporadica (Cap. 11). Il SK associato all’AIDS è generalmente diffuso
L’ipotesi più semplice è che l’immunodepressione causata dall’HIV – alla cute, alle mucose, all’apparato gastroenterico, ai linfonodi e ai
favorisca la disseminazione dell’HHV8, consentendogli di infettare polmoni – ed è tendenzialmente più aggressivo.
molte cellule fusiformi che verrebbero così stimolate a proliferare Linfomi. I linfomi associati all’AIDS sono classificati in tre gruppi
in modo incontrollato. Un’altra ipotesi è che i linfociti T infettati in base alla sede: linfomi sistemici, linfomi del sistema nervoso
dall’HIV producano citochine e altri fattori che promuovono la centrale e linfomi delle cavità sierose.160 I linfomi sistemici colpisco-
proliferazione e la sopravvivenza delle cellule fusiformi. Le due no i linfonodi e le sedi viscerali extranodali; l’80% dei linfomi asso-
ipotesi non si escludono a vicenda. ciati all’AIDS è di questo tipo. Il sistema nervoso centrale è la sede
Comunque non è ancora chiaro in che modo l’infezione da HHV8 extranodale più colpita, seguito dal tratto gastroenterico e, più ra-
induca il SK.158 Come gli altri virus erpetici, l’HHV8 causa un’infe- ramente, da qualsiasi altra sede (ad es. orbita, ghiandole salivari,
zione latente, con produzione di varie proteine che possono stimo- polmoni). La maggioranza di questi linfomi è costituita da tumori
lare la proliferazione delle cellule fusiformi e inibire l’apoptosi (ad aggressivi a cellule B che si manifestano in uno stadio avanzato (Cap.
es. un omologo virale della ciclina D e vari inibitori di p53). Tali 13). Oltre ai linfomi sistemici non Hodgkin, anche il 20% dei linfomi
proteine potrebbero conferire alle cellule con infezione latente un associati all’AIDS colpisce primariamente il sistema nervoso centrale.
vantaggio proliferativo o di sopravvivenza che consentirebbe a que- Nei pazienti con AIDS il linfoma primitivo del sistema nervoso
ste cellule di iniziare a proliferare. Oltre all’infezione latente, però, centrale è 1.000 volte più frequente rispetto alla popolazione gene-
in un piccolo sottogruppo di cellule del SK il virus dà luogo a un’in- rale. I linfomi delle cavità sierose sono rari, ma sono interessanti per
fezione produttiva (ciclo litico) causando la morte cellulare e il la loro presentazione insolita sotto forma di essudati pleurici, peri-
rilascio di virioni infettivi. Il ciclo litico dell’HHV8 produce varie toneali e pericardici.
molecole segnale a effetto paracrino, tra le quali un omologo virale La patogenesi dei linfomi a cellule B associati all’AIDS è probabil-
dell’IL-6 e varie chemochine. Le chemochine sono verosimilmente mente legata alla persistente attivazione policlonale dei linfociti B,
responsabili della formazione degli infiltrati infiammatori caratte- seguita dall’emergenza di popolazioni mono- o oligoclonali di linfo-
ristici del SK. Il ruolo dell’IL-6 virale, invece, non è chiaro. Un’altra citi B. L’ipotesi corrente è che nella frenetica proliferazione alcuni
proteina virale generata dall’infezione produttiva è un recettore cloni subiscano mutazioni o traslocazioni cromosomiche di oncogeni
associato a proteine-G (GPCR) costitutivamente attivo. Questo o di geni oncosoppressori con conseguente trasformazione neopla-
GPCR è stato molto studiato perché la sua espressione attiva il stica (Cap. 7). I linfonodi mostrano segni istologici di attivazione
rilascio del fattore di crescita endoteliale (VEGF), che promuove dei linfociti B, ritenuta multifattoriale. I pazienti con AIDS hanno
l’angiogenesi nel tessuto circostante. È interessante notare che elevati livelli di citochine, alcune delle quali (ad es. IL-6) sono fattori
l’espressione del GPCR virale nei topi transgenici causa lo sviluppo di crescita dei linfociti B. Inoltre anche l’EBV, noto mitogeno e atti-
di lacune neovasali vagamente reminescenti quelle del SK. Vi sono vatore policlonale dei linfociti B, sembra contribuire allo sviluppo di
quindi forti indizi che l’infezione da HHV8, sia latente che produt- questi linfomi. La metà dei linfomi sistemici a cellule B e virtualmente
tiva, contribuisca alla patogenesi del SK. tutti i linfomi primitivi del sistema nervoso centrale mostrano un’in-
L’HHV8, però, non infetta solo le cellule endoteliali. Il virus è fezione latente da EBV. Un’altra prova dell’infezione da EBV è la
correlato filogeneticamente alla sottofamiglia dei virus erpetici leucoplachia orale villosa (estroflessioni biancastre della mucosa
linfotropici (herpesvirus-g) e il suo genoma è dimostrabile nei linguale), causata dalla proliferazione dell’epitelio squamoso della
linfociti B dei soggetti infettati. Nei pazienti con AIDS, infatti, l’in- mucosa orale indotta dall’EBV (Cap. 16). Nei casi in cui non ci sono
fezione da KSHV si associa anche a rari linfomi a cellule B (linfomi tracce molecolari di infezione da EBV, altri virus e microrganismi
242 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
possono scatenare la proliferazione policlonale dei linfociti B. Non 100.000 persone, durante il picco dell’infezione negli anni 1995-1996,
ci sono prove che il virus HIV sia trasformante. Nei rari linfomi a circa 4 ogni 100.000 nel 2005. Attualmente, malattie associate
primitivi di effusione c’è sempre un’infezione latente da KSHV. all’AIDS, come le infezioni opportunistiche da P. jiroveci e SK, sono
Con l’aumento della sopravvivenza, il numero dei pazienti con molto rare. Tuttavia, grazie alla notevole riduzione della mortalità,
AIDS che sviluppano linfomi non Hodgkin è aumentato costante- un numero crescente di pazienti convivono con l’HIV e, essendo
mente. Si ritiene che il 6% circa dei pazienti con AIDS sviluppi portatori del virus, il rischio di diffusione dell’infezione aumenta.
linfomi non Hodgkin nell’arco della vita; un rischio circa 120 volte Nonostante i notevoli progressi, sono emerse varie complicanze
maggiore rispetto alla popolazione generale. Contrariamente al SK, associate all’infezione da HIV e alle relative terapie. Alcuni pazienti
l’immunodeficienza è chiaramente il principale fattore predisponen- con malattia avanzata trattati con la terapia antiretrovirale vanno
te. Sembra che il rischio sia particolarmente elevato nei pazienti con incontro a un peggioramento clinico paradosso nel periodo in cui
conte linfocitarie inferiori a 50/ml. il sistema immunitario recupera le sue funzioni. Il peggioramento
Altri tumori. Oltre al SK e ai linfomi, i pazienti affetti da AIDS clinico si manifesta nonostante l’aumento della conta linfocitaria e
hanno un’incidenza maggiore di carcinomi della cervice uterina e la riduzione della carica virale. Questo disordine è detto sindrome
del canale anale. Questi tumori sono in gran parte dovuti alla riatti- infiammatoria da immunoricostruzione.162 Le basi patogenetiche di
vazione di infezioni latenti da papillomavirus umano (HPV), causata questa sindrome non sono chiare ma è stato ipotizzato sia causata
dall’immunodepressione.161 Si ritiene che l’HPV sia strettamente dalla risposta mal controllata dell’ospite, attivata dall’elevata stimo-
associato al carcinoma squamoso della cervice uterina e alle relative lazione antigenica dovuta alla persistenza del virus. Forse la com-
lesioni preneoplastiche – la displasia cervicale e il carcinoma in situ plicanza più importante della terapia HAART a lungo termine sono
(Capp. 7 e 22). Dai dati dei consultori, risulta che la displasia cervicale gli effetti tossici, che comprendono: lipoatrofia (atrofia del tessuto
da HPV è 10 volte più frequente nelle donne sieropositive per HIV adiposo facciale), lipoaccumulo (deposizione centrale di grasso in
rispetto alle donne sieronegative. Quindi l’esame ginecologico va eccesso), iperlipemia, resistenza insulinica, neuropatia periferica,
incluso tra gli esami di routine delle donne sieropositive per HIV. malattie cardiovascolari precoci, insufficienza epatica e renale. I
meccanismi patogenetici responsabili di questi effetti collaterali non
sono chiari, ma è noto che la morbilità non associata all’AIDS è molto
Disturbi neurologici centrali
più comune della classica morbilità associata all’AIDS nei pazienti
L’interessamento del sistema nervoso centrale è frequente e clinica- trattati a lungo termine con la terapia HAART. Le principali cause
mente importante nell’AIDS. Il 90% dei pazienti mostra una qualche di morbilità sono il cancro (compresi i tumori non ritenuti associati
forma di lesione neurologica all’autopsia e il 40-60% ha sintomi all’AIDS), le malattie cardiovascolari precoci e l’insufficienza epatica
neurologici. È importante notare che in alcuni pazienti i segni neu- e renale. Molte di queste complicanze hanno un esordio precoce nei
rologici possono essere la prima o l’unica manifestazione dell’infe- pazienti sieropositivi per l’HIV rispetto ai soggetti sieronegativi. Il
zione da HIV. Oltre alle infezioni opportunistiche e alle neoplasie, meccanismo patogenetico di queste complicanze non associate
il virus causa varie alterazioni istologiche: la meningoencefalite all’AIDS è ignoto, ma sono verosimilmente implicati la flogosi cro-
autolimitante al momento della sieroconversione, la meningite nica e/o i deficit linfocitari.
asettica, la mielopatia vacuolare, neuropatie periferiche e, più fre-
quentemente, l’encefalopatia progressiva designata clinicamente
come complesso della demenza da AIDS (Cap. 28). Morfologia Le alterazioni istologiche (tranne le lesioni ce-
rebrali) sono aspecifiche e non sono diagnostiche. In genere,
dal punto di vista istopatologico, l’AIDS è caratterizzata da
Effetti della terapia antiretrovirale sul decorso clinico
infezioni opportunistiche diffuse, SK e tumori linfatici. Queste
dell’infezione da HIV
lesioni sono trattate in altra sede perché si verificano anche
L’avvento dei nuovi farmaci antiretrovirali che inattivano la tran- in pazienti non infetti da HIV. Le lesioni cerebrali sono de-
scriptasi inversa, la proteasi e l’integrasi retrovirali ha modificato il scritte nel Capitolo 28.
quadro clinico dell’AIDS. Questi farmaci sono somministrati in Negli stadi precoci dell’infezione, le biopsie dei linfonodi au-
combinazione per ridurre l’emergenza di ceppi mutanti, resistenti ai mentati di volume mostrano una marcata iperplasia follicolare.
singoli farmaci e gli schemi terapeutici combinatori sono detti tera- Le zone mantellari intorno ai follicoli sono molto attenuate e
pia antiretrovirale a elevata attività (HAART) o terapia antiretrovirale i centri germinativi sembrano fondersi con l’area interfollico-
combinata. Sono disponibili attualmente oltre 25 farmaci antiretro- lare. Queste modificazioni, che interessano principalmente le
virali appartenenti a sei classi farmacologiche distinte. Nei pazienti zone B cellulari dei linfonodi, sono il corrispettivo istologico
motivati e aderenti alla terapia, la terapia combinata antiretrovirale dell’attivazione policlonale dei linfociti B e dell’ipergamma-
con almeno 3 farmaci efficaci riduce invariabilmente la replicazione globulinemia tipiche dell’AIDS. Al microscopio elettronico e
virale dell’HIV a livelli non misurabili (50 copie/ml di RNA virale) con l’ibridazione in situ, si possono identificare i virioni all’in-
e li mantiene tali indefinitamente (finché il paziente segue corretta- terno dei centri germinativi, che appaiono concentrati sui
mente la terapia). Se emerge un ceppo farmaco-resistente, sono processi villosi delle cellule dendritiche follicolari, presumibil-
disponibili varie opzioni farmacologiche di seconda e terza scelta in mente intrappolati sotto forma di immunocomplessi. Nella
grado di sopprimere la replicazione virale. Il blocco della replicazio- fase precoce dell’infezione, il DNA virale può essere identifi-
ne virale arresta la deplezione progressiva dei linfociti T helper cato nel nucleo dei linfociti T CD4+ localizzati prevalentemente
CD4+. Per vari anni la conta linfocitaria aumenta lentamente e nelle regioni parafollicolari. L’iperplasia dei linfociti B è indicata
spesso torna a livelli normali (anche se, per ragioni ignote, in una anche dalla tipica plasmocitosi midollare e dal frequente ri-
frazione significativa di pazienti con viremia soppressa la conta scontro di rouleaux negli strisci periferici (impilamento ano-
linfocitaria non risale a valori normali). Grazie a questi farmaci, negli malo degli eritrociti dovuto all’ipergammaglobulinemia).
USA il tasso di mortalità annua per AIDS si è ridotto da 16-18 ogni
CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario 243
Figura 6.50 Amiloidosi. A. Sezione di fegato colorata con Rosso Congo che mostra depositi di amiloide rosso-rosa nella parete dei vasi e lungo i sinu-
soidi. B. Notare la birifrangenza giallo-verde dell’amiloide osservata al microscopio a luce polarizzata. (Per gentile concessione del Dr. Trace Worrell e Sandy
Hinn, Department of Pathology, University of Texas Southwestern Medical School, Dallas TX)
244 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Figura 6.52 Patogenesi dell’amiloidosi: meccanismi patogenetici ipotizzati per spiegare l’accumulo delle forme principali di amiloide. Si veda il testo
per le abbreviazioni.
che vengono prodotte nelle malattie infiammatorie; pertanto in- Amiloidosi primaria: discrasie immunologiche con
fiammazioni di lunga durata fanno aumentare i livelli di SAA. amiloidosi
L’aumento della produzione di SAA, però, non è condizione suffi-
ciente per lo sviluppo di amiloidosi. Le possibili spiegazioni sono In questa categoria la distribuzione dell’amiloide è di solito sistemica
due. La SAA è normalmente degradata in molecole solubili dagli e di tipo AL. È la forma più comune negli USA, con circa 1.275-3.200
enzimi monocitari. Secondo la prima ipotesi, l’amiloidosi potrebbe nuovi casi all’anno. In molti casi si associa a discrasie plasmacellulari.
derivare da deficit degli enzimi monocitari che, causando un’in- La più definita è l’incidenza dell’amiloidosi nel 5-15% dei pazienti con
completa degradazione della SAA, genererebbero molecole AA mieloma multiplo, un tumore plasmacellulare con lesioni osteolitiche
insolubili. In alternativa, anomalie strutturali geneticamente multiple diffuse a tutto l’apparato scheletrico (Cap. 13). I linfociti B
determinate potrebbero rendere la SAA resistente alla digestione neoplastici sintetizzano tipicamente quantità anomale di un’unica
macrofagica. immunoglobulina specifica (gammopatia monoclonale), che appare
Nelle amiloidosi familiari la deposizione di transtiretina sotto come un picco proteico (picco M: mieloma) all’elettroforesi delle
forma di fibrille non deriva da iperproduzione. È stato ipotizzato proteine sieriche. Oltre alle immunoglobuline intere, possono essere
che alterazioni strutturali geneticamente determinate siano respon- sintetizzate e identificate nel siero anche le sole catene leggere, sia k
sabili del difettoso assemblaggio della TTR, causandone l’aggrega- che l (dette proteina di Bence-Jones). La proteina di Bence-Jones ha
zione e rendendola resistente alla proteolisi. un basso peso molecolare e perciò è spesso escreta nelle urine. I de-
positi di amiloide contengono la stessa proteina della catena leggera.
Quasi tutti i pazienti con mieloma che sviluppano amiloidosi hanno
proteine di Bence-Jones sieriche, urinarie o entrambe, ma la maggio-
Classificazione
ranza di pazienti con mieloma con catene leggere libere non sviluppa
Una data forma biochimica di amiloide (ad es. AA) può causare amiloidosi. Chiaramente, perciò, la proteina di Bence-Jones è necessaria
amiloidosi in vari quadri clinici, perciò ci atterremo alla classifica- ma non sufficiente a causare amiloidosi. Altri fattori, come il tipo di
zione combinata biochimico-clinica (Tab. 6.15). L’amiloidosi può catena leggera p rodotta (potenziale amiloidogenico) e la sua suscetti-
essere sistemica (generalizzata) e coinvolgere vari organi e apparati, bilità alla degradazione, determinano se la proteina di Bence-Jones
oppure localizzata, se i depositi interessano un singolo organo (ad si deposita come amiloide o meno.
es. il cuore). La maggioranza dei pazienti con amiloidosi AL non è affetta da
Dal punto di vista clinico, l’amiloidosi sistemica o generalizzata è mieloma multiplo classico né linfomi dimostrabili a cellule B.
classificata a sua volta in amiloidosi primaria, associata a disordini Secondo un sistema classico, questi casi sono classificati come ami-
del sistema immunitario, e amiloidosi secondaria, una complicanza loidosi primaria poiché il quadro clinico deriva solo dagli effetti
di malattie infiammatorie croniche o di processi associati a distru- dell’accumulo di amiloide in assenza di altre malattie associate.
zione tissutale.166 L’amiloidosi congenita o familiare è un gruppo di- Anche in questi casi, però, sono sempre presenti nel siero e nelle
stinto ma eterogeneo, con una distribuzione tissutale caratteristica. urine immunoglobuline o catene leggere libere monoclonali, o
246 CAPITOLO 6 Malattie del sistema immunitario
Discrasie immunocitarie con amiloidosi Mieloma multiplo e altri AL Catene leggere delle
(amiloidosi primaria) disordini proliferativi immunoglobuline, soprattutto
monoclonali dei linfociti B tipo l
Amiloidosi reattiva sistemica (amiloidosi Infiammazioni croniche AA SAA
secondaria)
Amiloidosi da emodialisi cronica Insufficienza renale Ab2m b2-microglobulina
amiloidosi ereditaria
amiloidosi localizzata
entrambe. Nella maggior parte dei casi, nel midollo osseo si verifica tunnel carpale causata dai depositi di b2-microglobulina. In alcune
un modesto aumento del numero di plasmacellule che presumibil- casistiche oltre la metà dei pazienti in dialisi cronica (20 anni)
mente secernono precursori della proteina AL. Questi pazienti sviluppava amiloidosi sinoviale, articolare e delle guaine tendinee.
hanno chiaramente una discrasia plasmacellulare la cui manifesta-
zione principale è la produzione di una proteina alterata anziché di Amiloidosi ereditaria
una massa tumorale.
Sono state identificate molte forme ereditarie di amiloidosi: per lo
più malattie rare a distribuzione geografica ben definita. La forma
Amiloidosi sistemica reattiva
più comune e più studiata è la febbre familiare mediterranea, una
I depositi di amiloide in queste forme hanno una distribuzione si- malattia autosomica recessiva.168 Si tratta di una sindrome “autoin-
stemica e sono formati da proteine AA. Questa categoria era classi- fiammatoria”, associata a iperproduzione di IL-1, con un quadro
ficata in passato come amiloidosi secondaria perché causata da pa- clinico caratterizzato da attacchi febbrili associati a sierositi (peri-
tologie infiammatorie concomitanti. In passato, la tubercolosi, tonite, pleurite e sinovite). Il gene responsabile della febbre familiare
le bronchiectasie e l’osteomielite cronica erano le malattie di base mediterranea codifica una proteina denominata pirina (che causa
principali, ma con l’avvento della terapia antibiotica sono diventate la febbre), che fa parte di un complesso di proteine che attenuano le
rare. Attualmente l’amiloidosi reattiva sistemica è principalmente reazioni infiammatorie regolando la produzione di citochine proin-
una complicanza dell’artrite reumatoide, di altre connettiviti come fiammatorie (Cap. 2).169,170 La malattia colpisce prevalentemente
la spondilite anchilosante e delle malattie infiammatorie intestinali, armeni, ebrei sefarditi, arabi. A volte si associa ad amiloidosi diffusa.
come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. La patologia più Le proteine fibrillari amiloidi sono formate da amiloide AA e questo
frequentemente associata è l’artrite reumatoide; l’amiloidosi colpisce suggerisce che l’amiloidosi sia causata dagli attacchi infiammatori
il 3% circa dei pazienti con artrite reumatoide ed è clinicamente ricorrenti.
significativa in una metà di essi. Anche i tossicodipendenti che as- Diversamente dalla febbre familiare mediterranea, è stato iden-
sumono eroina per via sottocutanea hanno un’incidenza elevata di tificato un gruppo di amiloidosi ereditarie a trasmissione autosomica
amiloidosi AA generalizzata; probabilmente dovuta alle infezioni dominante caratterizzato da depositi di amiloide nei nervi periferici
cutanee croniche associate all’iniezione sottocutanea di narcotici. e del sistema autonomo. Queste polineuropatie familiari amiloido-
L’amiloidosi reattiva sistemica può occasionalmente associarsi a tiche sono state osservate in vari Paesi. Come già detto, in tutte
tumori non immunologici, i due più frequenti sono il carcinoma queste forme di amiloidosi congenita, le fibrille sono sempre formate
renale e il morbo di Hodgkin. da transtiretina mutante (ATTR).
Amiloidosi endocrina
Depositi localizzati di amiloide si osservano all’esame istologico di
alcuni tumori endocrini, come il carcinoma midollare della tiroide,
l’insulinoma, il feocromocitoma e il carcinoma gastrico indifferen-
ziato e nelle isole di Langerhans dei pazienti con diabete di tipo 2.
In questi casi, le proteine amiloidogeniche sembrano derivate da
ormoni polipeptidici (ad es. carcinoma midollare) oppure da pro-
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7
Malattie neoplastiche
Thomas P. Stricker Vinay Kumar
Sindromi paraneoplastiche
Invasione della matrice extracellulare
Grado e stadio dei tumori
Disseminazione vascolare e impianto delle cellule
tumorali Diagnosi di laboratorio
Genetica molecolare dello sviluppo delle metastasi Profilo molecolare dei tumori
Marcatori (marker) tumorali
Instabilità del genoma: passaporto per la malignità
Microambiente stromale e cancerogenesi
251
252 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Il cancro è la seconda causa di morte negli Stati Uniti (superato solo Tutti i tumori, siano essi benigni o maligni, hanno due compo-
dalle malattie cardiovascolari) ma, al di là del numero di decessi, le nenti di base: (1) cellule neoplastiche clonali che costituiscono il
malattie neoplastiche sono un’importante causa di sofferenza fisica parenchima tumorale e (2) uno stroma di sostegno costituito da
ed emotiva. I pazienti e l’opinione pubblica chiedono spesso quando tessuto connettivo, vasi sanguigni e macrofagi e linfociti. Benché a
si troverà una cura per il cancro, una domanda semplice a cui è dif- determinare il comportamento del tumore e le sue conseguenze
ficile rispondere perché il cancro non è una singola malattia ma un patologiche siano fondamentalmente le cellule neoplastiche, la loro
insieme di alterazioni che hanno in comune un notevole disordine crescita ed evoluzione dipendono dallo stroma perché è indispen-
nella crescita. Alcuni tipi di tumore come il linfoma di Hodgkin sono sabile un adeguato apporto di sangue affinché le cellule tumorali
spesso curabili, mentre altri, come l’adenocarcinoma pancreatico, sopravvivano e si replichino, e il tessuto connettivo stromale fornisce
hanno un’elevata mortalità. La sola speranza di arrivare un giorno a il supporto strutturale essenziale per le cellule in accrescimento. Tra
controllare i tumori risiede nella maggiore comprensione delle cause le cellule tumorali e quelle stromali, inoltre, vi è una comunicazione
e della patogenesi di queste malattie e per ora sono stati compiuti che influenza direttamente la crescita dei tumori. In alcuni casi, la
progressi nella comprensione delle loro basi molecolari. Da questi componente stromale è limitata, per cui la neoplasia si presenta
progressi sono emerse alcune buone notizie: negli Stati Uniti la mor- soffice e carnosa; in altri, le cellule parenchimali stimolano la for-
talità per cancro nella popolazione si è ridotta nell’ultima decade del mazione di abbondante collagene, un fenomeno denominato desmo-
XX secolo e nei primi anni del XXI.1 Verranno qui descritti i tumori plasia. Alcuni tumori, ad esempio alcuni carcinomi mammari, sono
benigni e maligni e verranno esaminate le proprietà morfologiche e molto duri e vengono perciò detti scirrosi. La classificazione dei
biologiche fondamentali dei tumori e le basi molecolari della cance- tumori e il loro comportamento biologico sono basati principalmen-
rogenesi. Verranno inoltre analizzate le interazioni del tumore con te sulla componente parenchimale.
l’ospite e la risposta dell’ospite ai tumori. Tumori benigni. In generale, il nome attribuito ai diversi tumori
benigni si ottiene aggiungendo il suffisso “-oma” al tipo di cellule da
cui la neoplasia ha origine; questa regola vale di norma per i tumori
Classificazione delle cellule mesenchimali. Un tumore benigno che origina in un
tessuto fibroso, pertanto, sarà detto fibroma, mentre un tumore
Il termine neoplasia significa “nuova crescita”. Il termine tumore in cartilagineo benigno sarà un condroma. La classificazione dei tumori
origine si applicava al gonfiore causato da un’infiammazione, ma benigni epiteliali, invece, è più complessa: essi sono raggruppati in
questo uso è quasi del tutto scomparso e il termine è oggi divenuto vario modo, alcuni sulla base delle loro cellule di origine, altri sulla
sinonimo di neoplasia. L’oncologia (dal greco óncos = rigonfiamento) base dell’architettura microscopica e altri ancora sulla base delle loro
è lo studio dei tumori, o neoplasie. caratteristiche macroscopiche.
Sebbene tutti i medici sappiano a che cosa si riferiscono quando Adenoma è il termine applicato alle neoplasie benigne epiteliali
utilizzano il termine neoplasia, è stato difficile svilupparne una de- derivate da tessuto ghiandolare, sebbene ciò non implichi necessa-
finizione accurata. L’eminente oncologo inglese Willis2 l’ha così riamente che abbiano una struttura ghiandolare. Si definirà pertanto
definita: “la neoplasia è una massa abnorme di tessuto, la cui crescita adenoma sia una neoplasia epiteliale benigna che origina dalle
supera in maniera scoordinata quella dei tessuti normali e progre- cellule tubulari renali e cresce sotto forma di numerose piccole
disce anche dopo la cessazione degli stimoli che ne hanno causato ghiandole strettamente raggruppate, sia una massa eterogenea di
l’insorgenza”. È noto che la persistenza dei tumori, anche quando lo cellule della corteccia surrenalica che cresce senza riprodurre un
stimolo scatenante è terminato, deriva dalle alterazioni genetiche aspetto caratteristico. Le neoplasie epiteliali benigne che generano
ereditabili che vengono trasmesse alla progenie delle cellule tumorali. proiezioni della superficie epiteliale – visibili microscopicamente
Queste modificazioni genetiche permettono l’eccessiva e sregolata o macroscopicamente – simili a una digitazione o a una verruca
proliferazione che diventa autonoma (ossia indipendente dagli stimoli sono denominate papillomi (Fig. 7.1). Quelle che formano grandi
fisiologici di crescita), sebbene i tumori rimangano in genere dipen- masse cistiche, come avviene nell’ovaio, sono denominate cistoade
denti dall’ospite per la nutrizione e l’apporto ematico. Come vedremo nomi. Alcuni tumori, definiti cistoadenomi papillari, presentano
in seguito, l’intera popolazione di cellule neoplastiche all’interno di una componente papillare che protrude in spazi cistici. Quando
un tumore deriva da una singola cellula che ha subito un’alterazione una neoplasia, benigna o maligna, presenta una proiezione macro-
genetica e quindi le neoplasie sono considerate lesioni clonali. scopicamente visibile a livello di una superficie mucosa e aggetta,
Un tumore si dice benigno quando le sue caratteristiche micro- ad esempio, nel lume gastrico o del colon, viene denominata polipo
scopiche e macroscopiche sono considerate relativamente innocue, (Fig. 7.1).
per cui la formazione rimarrà localizzata, non potrà diffondere in Tumori maligni. La classificazione dei tumori maligni segue
altre sedi e si presterà di norma all’asportazione chirurgica con so- essenzialmente lo stesso principio utilizzato per le neoplasie benigne,
pravvivenza del paziente. Occorre tuttavia notare che i tumori be- con alcune ulteriori specificazioni. I tumori maligni che originano
nigni possono produrre manifestazioni che vanno ben oltre la massa nel tessuto mesenchimale sono di solito chiamati sarcomi (dal greco
localizzata e talvolta sono responsabili di gravi patologie. sarkós = carne), in quanto la ridotta quantità di tessuto connettivo li
I tumori maligni sono comunemente indicati con il termine can- rende carnosi (ad es. fibrosarcoma, condrosarcoma, leiomiosarcoma
cro, dalla parola latina per “granchio”, in quanto aderiscono in ma- e rabdomiosarcoma). Le neoplasie maligne delle cellule di origine
niera tenace a qualsiasi superficie con cui entrano in contatto, proprio epiteliale, derivate da uno qualsiasi dei tre foglietti embrionali, sono
come fa il crostaceo. L’attributo maligno, applicato a una neoplasia, chiamate carcinomi. Un cancro originante nell’epidermide di deri-
implica che la lesione possa invadere e distruggere le strutture adia- vazione ectodermica è dunque un carcinoma, alla pari di un cancro
centi e diffondere a sedi distanti (metastatizzare) causando la morte. che origina dalle cellule di derivazione mesodermica dei tubuli renali
Non tutti i cancri, tuttavia, conducono a un esito infausto: alcuni, se e dalle cellule di derivazione endodermica del rivestimento del tratto
diagnosticati precocemente, possono essere trattati con successo, ma gastrointestinale. I carcinomi si prestano inoltre a un ulteriore di-
la designazione maligno implica sempre un segnale di allarme. stinzione. La definizione carcinoma a cellule squamose indica un
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 253
Figura 7.1 Polipo del colon. A. Lesione ghiandolare benigna (adenoma) che protrude nel lume del colon ed è collegata alla mucosa tramite un peduncolo
ben evidente. B. Aspetto macroscopico di numerosi polipi del colon.
cancro nel quale le cellule tumorali imitano l’epitelio stratificato r ealmente maligno. Una forma particolarmente comune è il teratoma
squamoso, mentre il termine adenocarcinoma denota una lesione in cistico (cisti dermoide) dell’ovaio, che si differenzia principalmente
cui le cellule neoplastiche epiteliali crescono in strutture ghiandolari. lungo le linee ectodermiche dando luogo a un tumore cistico rive-
Talvolta è possibile identificare il tessuto o l’organo di origine, come stito da cute ricoperta da peli, ghiandole sebacee e strutture dentarie
avviene per l’adenocarcinoma renale o il carcinoma broncogeno a (Fig. 7.3).
cellule squamose. Non di rado, tuttavia, un cancro è costituito da La classificazione delle più comuni forme di neoplasia è presentata
cellule indifferenziate di origine ignota, nel qual caso viene sempli- nella Tabella 7.1, nella quale si possono notare alcune inesattezze
cemente designato come tumore maligno indifferenziato o scarsa- profondamente radicate nel linguaggio medico. Da generazioni, in-
mente differenziato. fatti, termini apparentemente benigni come linfoma, melanoma,
Nelle neoplasie benigne e in quelle maligne ben differenziate, mesotelioma e seminoma sono impiegati per indicare neoplasie ma-
le cellule parenchimali sono molto simili fra loro, come se fossero ligne, ma vale anche il contrario, ossia l’utilizzo di termini che sugge-
tutte derivate da una singola cellula; in effetti sembra che la maggior riscono aggressività per lesioni generalmente innocue. Gli amartomi
parte delle neoplasie sia di origine monoclonale, come spiegato più si presentano come masse disorganizzate ma di apparenza benigna
avanti. In alcuni casi, tuttavia, le cellule originarie possono andare composte da cellule normalmente presenti nel tessuto in questione.
incontro a una differenziazione divergente dando origine ai tumori Un tempo si riteneva che fossero anomalie dello sviluppo. L’amartoma
misti. Il miglior esempio è quello dei tumori misti delle ghiandole
salivari. La componente epiteliale di questi tumori è dispersa in uno
stroma mixoide in cui a volte si ritrovano anche isole di cartilagine
o di osso (Fig. 7.2). Si ritiene che tutti questi elementi derivino da
un singolo clone in grado di dare origine a cellule epiteliali e mioe-
piteliali, ragione per cui la denominazione preferibile per questa
forma neoplastica è quella di adenoma pleomorfo. La maggior parte
delle neoplasie, tumori misti inclusi, è composta da cellule rappre-
sentative di un singolo foglietto embrionale. I teratomi, invece, con-
tengono cellule mature e immature rappresentative di più di un
foglietto embrionale e, talvolta, di tutti e tre. I teratomi originano da
cellule totipotenti come quelle normalmente presenti nelle gonadi
che talvolta si possono trovare in residui embrionali rimasti racchiusi
in altre parti dell’organismo. Tali cellule hanno la capacità di diffe-
renziarsi in qualsiasi citotipo presente nel corpo umano adulto e
dunque possono dare origine a neoplasie che mimano qualsiasi
tessuto come osso, cute, muscolo, grasso, nervi e altri. Quando tutte
Figura 7.2 Tumore misto della ghiandola parotide con cellule epiteliali
le parti che compongono il tumore sono ben differenziate si è in organizzate in dotti e stroma mixoide simile a cartilagine. (Per gentile con-
presenza di un teratoma benigno (maturo); quando sono me- cessione del Dr. Trace Worrell, University of Texas Southwestern Medical
no differenziate si parla di teratoma immaturo, potenzialmente o School, Dallas, TX)
254 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Figura 7.3 A. Aspetto macroscopico di un teratoma cistico dell’ovaio. Si noti la presenza di peli, materiale sebaceo e denti. B. Immagine microscopica
di un tumore simile che mostra cute, ghiandole sebacee, cellule adipose e un tratto di tessuto nervoso (freccia).
Muscolo
Liscio Leiomioma Leiomiosarcoma
Striato Rabdomioma Rabdomiosarcoma
costituiti da più di un tipo cellulare neoplastico – tumori misti, solitamente derivati da un solo foglietto embrionale
Ghiandole salivari Adenoma pleomorfo (tumore misto Tumore misto maligno delle ghiandole
delle ghiandole salivari) salivari
Cellule nefroblastiche Tumore di Wilms
costituiti da più di un tipo cellulare neoplastico derivati da più foglietti embrionali – teratogeni
Cellule totipotenti delle gonadi o dei residui embrionali Teratoma maturo, cisti dermoide Teratoma immaturo, teratocarcinoma
La mancanza di differenziazione, o anaplasia, è caratterizzata da e disposta lungo la membrana nucleare. All’interno dei nuclei
molti cambiamenti morfologici. sono solitamente presenti grandi nucleoli.
Mitosi. Rispetto ai tumori benigni e ad alcune neoplasie maligne
Pleomorfismo. Le cellule e i nuclei presentano pleomorfismo, ossia ben differenziate, i tumori indifferenziati spesso presentano un
variano in grandezza e forma (Fig. 7.8). All’interno di uno stesso grande numero di mitosi, che sono il riflesso dell’elevata attività
tumore, quindi, le cellule non sono uniformi e si possono osser- proliferativa delle cellule parenchimali. La presenza di mitosi,
vare grandi cellule, molto più voluminose di quelle vicine, e tuttavia, non indica necessariamente che un tumore è maligno
cellule estremamente piccole e di aspetto immaturo. oppure che il tessuto è neoplastico. Molti tessuti normali a rapido
Anomalie morfologiche nucleari. I nuclei contengono un’elevata turnover, come il midollo osseo, hanno numerose mitosi e forme
quantità di DNA e assumono una colorazione scura (ipercroma- non neoplastiche di proliferazione come le iperplasie contengono
tici). I nuclei hanno inoltre dimensioni sproporzionate rispetto un ampio numero di cellule in mitosi. Un aspetto morfologico
alla cellula e il rapporto nucleo/citoplasma può avvicinarsi al tipico della neoplasia maligna è la presenza di figure mitotiche
valore di 1:1 invece del normale 1:4 o 1:6. La forma del nucleo è atipiche e bizzarre, ad esempio tripolari, quadripolari o multipo-
variabile e la cromatina si trova spesso grossolanamente azzollata lari (Fig. 7.9).
256 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Figura 7.4 Leiomioma dell’utero. Questa lesione benigna e ben diffe- Figura 7.6 Tumore maligno (adenocarcinoma) del colon. Si noti che le
renziata contiene un intreccio di fasci di cellule muscolari lisce neoplastiche ghiandole neoplastiche, in confronto a quelle di un tumore benigno (ben
praticamente identiche nell’aspetto alle cellule normali del miometrio. definite e con l’aspetto di ghiandole normali, si veda Fig. 7.5), hanno forma
e dimensioni irregolari e non ricordano le normali ghiandole del colon.
Questo tumore è comunque considerato differenziato poiché si vi è forma-
zione di ghiandole. Le ghiandole maligne hanno invaso gli strati muscolari
Perdita della polarità. Alle anomalie citologiche si aggiunge anche del colon. (Per gentile concessione del Dr. Trace Worrell, University of Texas
la marcata alterazione dell’orientamento delle cellule anaplastiche Southwestern Medical School, Dallas, TX)
(che si traduce nella perdita della normale polarità). Strati o grandi
masse di cellule tumorali crescono in maniera anarchica e razione e alla rigenerazione tissutale. Spesso il nuovo tipo cellulare
disorganizzata. è più adatto al cambiamento verificatosi nell’ambiente: il reflusso
Altre alterazioni. Un altro aspetto dell’anaplasia è la formazione gastroesofageo, ad esempio, danneggia l’epitelio squamoso dell’eso-
di cellule tumorali giganti, alcune contenenti solamente un singolo fago, determinandone la sostituzione con un epitelio ghiandolare
enorme nucleo polimorfo, altre dotate di due o più nuclei iper- (gastrico o intestinale), più adatto all’ambiente acido. Il termine
cromatici di grosse dimensioni (si veda Fig. 7.8). Queste cellule displasia, invece, significa letteralmente “crescita disordinata”. La
giganti non devono essere confuse con le cellule infiammatorie displasia colpisce principalmente gli epiteli ed è caratterizzata da
di Langhans o con le cellule giganti da corpo estraneo, che deri- una serie di cambiamenti che comprendono perdita di uniformità
vano dai macrofagi e contengono numerosi nuclei di piccole delle singole cellule e perdita dell’orientamento architettonico cellulare.
dimensioni, ma normali. Sebbene l’accrescimento delle cellule Le cellule displastiche mostrano un considerevole grado di pleomor-
tumorali richieda evidentemente un apporto ematico, spesso lo fismo e spesso contengono grandi nuclei ipercromatici con un ele-
stroma vascolare è carente e, in molti tumori anaplastici, grandi vato rapporto nucleo/citoplasma. Vi può inoltre essere disordine
aree centrali vanno incontro a necrosi ischemica. nell’architettura del tessuto. Nell’epitelio squamoso, ad esempio, la
normale maturazione progressiva delle cellule dello strato basale
Prima di concludere il paragrafo sulla differenziazione e l’anapla- fino alle squame appiattite della superficie può andare perduta ed
sia, analizzeremo i concetti di metaplasia e displasia. Si definisce essere sostituita da strati di cellule ipercromatiche di aspetto basale
metaplasia la sostituzione di un tipo cellulare con un altro tipo. La lungo tutto l’epitelio. Le figure mitotiche sono più frequenti del solito,
metaplasia è quasi sempre associata a un danno e quindi alla ripa-
Figura 7.10 A. Carcinoma in situ. Questa immagine a basso ingrandimento mostra che l’intero spessore dell’epitelio è sostituito da cellule atipiche
displastiche. Non si evidenzia un ordinato differenziamento delle cellule squamose. La membrana basale è intatta e non si riscontra la presenza di tumore
nello stroma. B. Un’immagine a più alta risoluzione di un’altra regione mette in evidenza l’assenza della normale differenziazione, un marcato pleomorfismo
nucleare e cellulare e numerose figure mitotiche che si spingono verso la superficie. La membrana basale non è inclusa nella foto.
nel pool proliferativo (Fig. 7.11). Con il progredire della crescita del ragione per cui tendono ad accrescersi con un ritmo molto più
tumore, un numero sempre maggiore di cellule lascia il pool proli- lento.
ferativo per effetto di fenomeni di distacco, mancanza di sostanze Alcuni importanti insegnamenti concettuali e pratici possono
nutritive, necrosi, apoptosi, differenziazione e ritorno alla fase non essere appresi dagli studi di cinetica cellulare tumorale:
proliferativa del ciclo cellulare (G0). Nel momento in cui un tumore
diventa clinicamente evidenziabile, pertanto, la maggior parte delle I tumori a rapida crescita hanno un alto turnover cellulare, che
cellule non è nel pool replicativo. Persino in alcuni tumori a rapida comporta alti tassi di proliferazione e di apoptosi. Se il tumore
crescita, la frazione di crescita non supera, nella migliore delle ipo- cresce, ovviamente, il tasso di proliferazione deve superare quello
tesi, il 20% circa. di morte cellulare.
In definitiva, la crescita progressiva dei tumori e la velocità con La frazione di crescita delle cellule tumorali ha un notevole im-
cui questi si accrescono sono determinate da un eccesso di produzione patto sulla loro suscettibilità alla chemioterapia antineoplastica.
di cellule rispetto alla perdita cellulare. In alcuni tumori, specialmente Poiché la maggior parte dei farmaci antineoplastici agisce sulle
quelli con una frazione di crescita relativamente elevata, lo squilibrio cellule che si trovano nel ciclo replicativo, non è difficile imma-
è notevole e determina un accrescimento più rapido, rispetto ai ginare che un tumore che contiene il 5% delle cellule nel pool
tumori in cui la produzione cellulare supera la perdita cellulare solo replicativo crescerà lentamente ma risulterà relativamente refrat-
in minima misura. Alcune leucemie e linfomi e determinati carci- tario al trattamento con farmaci che distruggono le cellule in
nomi polmonari (ad es. il carcinoma a piccole cellule) presentano divisione. Una strategia impiegata nel trattamento dei tumori
una frazione di crescita relativamente elevata e il loro decorso clinico caratterizzati da una bassa frazione di crescita (ad es. il cancro
è rapido. In confronto, molti dei più comuni tumori, come quelli del del colon e della mammella) consiste nell’indurre anzitutto lo
colon e della mammella, hanno una bassa frazione di crescita e la spostamento delle cellule tumorali dalla fase G0 nel ciclo cellulare.
produzione cellulare supera la perdita cellulare solo del 10% circa, L’obiettivo può essere perseguito riducendo la massa tumorale
chirurgicamente o mediante radioterapia, interventi in conse-
guenza dei quali le cellule tumorali residue tendono a entrare nel
ciclo cellulare, diventando quindi sensibili alla terapia farmaco-
logica. Tali considerazioni costituiscono la base delle modalità
combinate di trattamento. Alcuni tumori aggressivi (ad es. certi
linfomi e alcune leucemie) contenenti un grande numero di
cellule in divisione si dissolvono letteralmente con la chemiote-
rapia e possono anche guarire.
del loro ciclo vitale. Dopo essere diventati clinicamente evidenziabili, le cellule staminali normali, anche le cellule staminali neoplastiche
il tempo medio di raddoppiamento volumetrico di tumori comuni abbiano un’elevata resistenza intrinseca alle terapie convenzionali a
come il cancro del polmone e del colon è di circa 2-3 mesi. Come causa del loro ridotto tasso di divisione cellulare e dell’espressione
anticipato nella descrizione delle variabili che influiscono sulla ve- di fattori come la MDR1 (Multiple Drug Resistance-1), che contra-
locità di crescita, tuttavia, il range dei valori relativi al tempo di stano gli effetti dei farmaci chemioterapici.5,6 Il limitato successo
raddoppiamento è estremamente ampio e può variare da un mese, delle terapie attuali, pertanto, può essere in parte spiegato dalla
come nel caso di alcuni tumori pediatrici, a più di un anno per alcuni loro incapacità di eliminare le cellule staminali neoplastiche che
tumori delle ghiandole salivari: le malattie neoplastiche rappresen- danno origine alle cellule neoplastiche. Le cellule staminali neopla-
tano davvero un gruppo di lesioni imprevedibile. stiche potrebbero originare da normali cellule staminali tissutali o
In generale, la velocità di crescita dei tumori è correlata al loro li- da cellule con un maggior grado di differenziazione che, nel contesto
vello di differenziazione e ciò significa che la maggior parte dei tumori del processo di trasformazione, acquisiscono la proprietà di auto-
maligni cresce più rapidamente rispetto alle lesioni benigne. Esistono rinnovarsi. Lo studio di alcune forme di leucemia (Cap. 13) avvalora
tuttavia molte eccezioni a questa regola: alcuni tumori benigni pre- entrambe queste possibilità. La leucemia mieloide cronica (LMC),
sentano una velocità di accrescimento maggiore rispetto ai tumori ad esempio, origina dalla controparte maligna di una cellula stami-
maligni; inoltre, la velocità di crescita delle neoplasie, siano esse nale emopoietica normale, mentre alcune leucemie mieloidi acute
benigne o maligne, può non essere costante nel tempo, essendo (LMA) derivano da precursori mieloidi più differenziati che acqui-
condizionata da fattori come la stimolazione ormonale, l’adeguatezza siscono una capacità anomala di automantenimento. L’identifica-
dell’apporto ematico e altre influenze sconosciute. La crescita dei zione di “cellule staminali leucemiche” ha stimolato la ricerca di
leiomiomi uterini (tumori benigni del muscolo liscio), ad esempio, cellule staminali neoplastiche anche nei tumori solidi. Gli studi si
può cambiare nel tempo a causa delle variazioni ormonali. Spesso sono focalizzati per la maggior parte sulla ricerca di cellule inducenti
l’esame clinico ripetuto di pazienti affette da simili neoplasie a di- il tumore (Tumor-Initiating Cells, T-IC), definite come cellule che
stanza di anni rivela l’assenza di un significativo aumento di dimen- permettono a un tumore umano di crescere e mantenersi indefini-
sioni e, dopo la menopausa, le neoplasie possono andare incontro tamente quando vengono trapiantate in un topo immunodeficiente.
ad atrofia ed essere sostituite in gran parte da collagene, talvolta T-IC sono state identificate in diversi tumori umani, compresi il
calcificato. Durante la gravidanza, per contro, i leiomiomi entrano carcinoma della mammella, il glioblastoma multiforme, il cancro
spesso in una fase di crescita accelerata. Tali modificazioni riflettono del colon e la LMA,5-8 in cui tali cellule rappresentano una quota
la risposta delle cellule tumorali ai livelli circolanti di ormoni della cellularità totale compresa tra lo 0,1 e il 2%.
steroidei, in particolare estrogeni. I tumori presentano un’ampia Studi più recenti hanno dimostrato che in taluni tumori le T-IC
variabilità per quel che riguarda le caratteristiche di crescita: alcuni sono molto comuni e arrivano a rappresentare il 25% della cellularità
tumori maligni si accrescono lentamente per anni e poi all’improv- complessiva.9 Alcuni tumori, pertanto, possono possedere un ridotto
viso aumentano di dimensioni, disseminandosi in maniera esplosiva numero di T-IC che successivamente si “differenziano” per formare
e causando la morte entro pochi mesi dalla diagnosi, comportamen- la massa tumorale, mentre altri tumori sono costituiti principalmen-
to che potrebbe derivare dalla selezione di un subclone aggressivo te da T-IC. In futuro sarà importante identificare la popolazione
di cellule trasformate. All’altro estremo si collocano le neoplasie oncogena presente in ciascun tumore per indirizzare la terapia
maligne che crescono più lentamente dei tumori benigni e che pos- contro le cellule staminali neoplastiche. Recentemente si è scoperto
sono addirittura entrare in periodi di latenza della durata di anni. che i geni e i processi che regolano le cellule staminali neoplastiche
Talvolta è stato osservato che i tumori si riducono di dimensioni, sono gli stessi che regolano l’omeostasi delle normali cellule staminali
fino a scomparire, in alcuni casi, spontaneamente, ma simili “mira- tissutali. Ad esempio BMI1, un componente del complesso di rimo-
coli” sono talmente rari da restare delle curiosità. dellamento della cromatina Polycomb, che induce la persistenza di
cellule staminali nelle cellule emopoietiche normali e nelle cellule
staminali leucemiche, e la via del WNT, un importante regolatore
Cellule Staminali Neoplastiche
delle cellule staminali normali delle cripte del colon che è coinvolto
E Linee Cellulari Tumorali
nel mantenimento delle “cellule staminali” dell’adenocarcinoma del
La crescita continua e il mantenimento di tessuti contenenti cellule colon.9,10 Non è ancora stato chiarito se sia corretto considerare le
a breve vita, come gli elementi figurati del sangue e le cellule epiteliali T-IC una misura accurata delle cellule staminali neoplastiche, né si
del tratto gastrointestinale e della cute, richiedono un popolazione conosce con sicurezza il grado di dipendenza delle cellule staminali
di cellule staminali tissutali longeve e capaci di autorinnovarsi. neoplastiche dalla “nicchia” di cellule di supporto delle cellule sta-
Le cellule staminali nei tessuti sono rare e si trovano in nicchie create minali normali, e non si sa molto sulla futura possibilità di interve-
da cellule di supporto, che producono fattori paracrini che le pro- nire selettivamente sui fattori che determinano la quota di cellule
teggono.4 Si ricorderà dal Capitolo 3 che le cellule staminali tissutali staminali di un tumore.
si dividono asimmetricamente per produrre due tipi di cellule figlie:
quelle con potenziale proliferativo limitato, che vanno incontro a Invasione Locale
differenziazione terminale per poi morire, e quelle che mantengono
il potenziale staminale. Quasi tutti i tumori benigni crescono formando masse compatte ed
I tumori maligni sono immortali e hanno una capacità prolifera- espansive che restano localizzate nella loro sede di origine e, a diffe-
tiva illimitata, per cui è verosimile che, come i tessuti normali, anche renza dei tumori maligni, non hanno la capacità di infiltrare, inva-
tessuti i neoplastici abbiano cellule con proprietà di tipo “staminale”.5,6 dere o metastatizzare a distanza. Poiché crescono e si espandono
Il concetto di cellule staminali neoplastiche ha diverse implicazioni lentamente, i tumori benigni sviluppano in genere un involucro di
importanti. La principale è che se le cellule staminali sono essenziali tessuto connettivo compresso, talvolta chiamato capsula fibrosa, che
per la persistenza del tumore, allora sono proprio queste a dover li separa dal tessuto di origine. Questa capsula deriva in larga parte
essere eliminate per guarire il paziente malato. Si pensa che, come dalla matrice extracellulare del tessuto di origine, in conseguenza
260 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
dell’atrofia delle cellule del parenchima normale sotto la pressione di Figura 7.14 Sezione di un carcinoma duttale invasivo della mammella.
un tumore in espansione. La capsula non previene la crescita tumo- La lesione appare retratta, infiltra il circostante tessuto mammario e alla
rale, ma fa sì che la neoplasia benigna rimanga una massa delimitata, palpazione risulterebbe dura.
facilmente palpabile e mobile che può essere enucleata chirurgica-
mente (Figg. 7.12 e 7.13). Sebbene esista un piano di clivaggio ben
definito intorno alla maggior parte dei tumori benigni, in alcuni casi appare ben circoscritto, è necessario rimuovere un margine consi-
esso è assente. Gli emangiomi (neoplasie formate da vasi ematici derevole di tessuto apparentemente normale adiacente alla neoplasia
aggrovigliati), ad esempio, sono spesso privi di capsula e sembra che infiltrante. La caratteristica più importante per distinguere i tumori
penetrino nel tessuto nel quale insorgono (in genere il tessuto maligni da quelli benigni è, oltre alla capacità di metestatizzare, l’in-
sottocutaneo). vasività. Abbiamo detto in precedenza che alcuni tumori sembrano
La crescita dei tumori maligni è accompagnata da una progressiva evolvere a partire da una fase preinvasiva chiamata carcinoma in
infiltrazione, invasione e distruzione del tessuto circostante. Solita- situ. Questo si verifica comunemente nei tumori della cute, della
mente, le neoplasie maligne sono poco demarcate dal tessuto nor- mammella e in alcune altre sedi ed è ben esemplificato dal carcinoma
male circostante e manca un piano di clivaggio ben definito della cervice uterina (Cap. 22). I tumori epiteliali in situ mostrano le
(Figg. 7.14 e 7.15). I tumori maligni a lenta crescita, tuttavia, possono caratteristiche citologiche di malignità senza invasione della membra-
sviluppare una capsula fibrosa apparentemente limitante e spingersi na basale. Possono essere considerati un passo indietro rispetto al
con un ampio fronte nelle strutture adiacenti normali. L’esame isto cancro invasivo; con il tempo, la maggior parte di essi penetra nella
logico di tali masse che sembrano capsulate quasi sempre mostra membrana basale e invade lo stroma sottostante.
filiere di cellule che infiltrano le strutture adiacenti, con fronti di
avanzamento simili alle chele di un granchio, da cui l’immagine che Metastasi
ha valso ai tumori maligni la comune definizione di “cancri”.
La maggior parte delle neoplasie maligne invade i tessuti circo- Le metastasi sono impianti di tumore lontani dal tumore primitivo
stanti e penetra, ad esempio, nella parete del colon o dell’utero, o e indicano inequivocabilmente la malignità di un tumore giacché le
cresce mediante digitazioni attraverso la superficie cutanea. I tumori neoplasie benigne non metastatizzano. L’invasività dei tumori maligni
non rispettano i normali confini anatomici. L’invasività rende difficile
se non impossibile la loro resezione chirurgica e, anche se il tumore
Differenziazione/anaplasia Ben differenziato; struttura talvolta tipica del tessuto Vari gradi di mancanza di differenziazione con
di origine anaplasia; struttura spesso atipica
Tasso di crescita Solitamente progressivo e lento; può arrestarsi o Irregolare, variabile da lento a rapido; le figure
andare incontro a regressione; figure mitotiche mitotiche possono essere numerose e anomale
rare e normali
Invasione locale Solitamente coesivo ed espansivo con masse ben Localmente invasivo, infiltrante i tessuti circostanti;
delimitate che non invadono o infiltrano il tessuto talvolta può sembrare coesivo ed espansivo
normale circostante
Incidenza Del Cancro i tumori più comuni si sviluppano nella prostata, nel polmone e nel
colon-retto. Nelle donne sono invece più frequenti i tumori di mam-
La probabilità di un soggetto di sviluppare una forma specifica di mella, polmone e colon-retto. I tumori del polmone, della mammella
tumore può essere calcolata, con una certa approssimazione, dispo- femminile, della prostata e del colon-retto costituiscono più del
nendo dei dati di incidenza e di mortalità di una nazione. Chi risiede 50% dei tumori diagnosticati e causano più del 50% dei decessi per
negli Stati Uniti, ad esempio, ha circa una possibilità su cinque di cancro nella popolazione statunitense.1
morire di cancro. Si stima che nel 2008 vi siano stati circa 1.437.180 I tassi di mortalità riferiti alle diverse classi età (numero di morti
nuovi casi di tumore e che 565.650 decessi – pari al 23% di tutte le per 100.000) per molte forme di tumore sono significativamente
morti – siano stati causati da neoplasia;1 questo tasso di mortalità è cambiati nel corso degli anni. Nel corso degli ultimi cinquant’anni
superato solo da quello delle malattie cardiovascolari. Questi dati del XX secolo il tasso di mortalità per cancro e per classe di età è
non comprendono un altro milione di casi, per la maggior parte aumentato significativamente negli uomini e nelle donne. Il tasso di
tumori della cute non melanomi facilmente curabili, e 122.000 casi incidenza del cancro negli uomini si è tuttavia stabilizzato dal 1995
di carcinoma in situ, per lo più tumori della mammella femminile e, dal 1990, il tasso di mortalità per la stessa categoria di soggetti si
e melanomi.1 Gli organi maggiormente colpiti e la frequenza stimata è ridotto del 18,4%.1 Nelle donne, l’incidenza del cancro si è stabi-
di morti per cancro sono mostrate nella Figura 7.21. Negli uomini lizzata nel 1995 e la mortalità per cancro si è ridotta del 10,4% dal
Figura 7.20 Confronto tra un tumore benigno (leiomioma) e un tumore maligno (leiomiosarcoma) del miometrio.
264 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Figura 7.21 Incidenza e mortalità per cancro in funzione della sede di insorgenza e del sesso. Sono esclusi i carcinomi della cute basocellulari e squamocellulari
e i carcinomi in situ, fatta eccezione per quelli della vescica. (Adattato da Jemal A et al: Cancer statistics, 2008. CA Cancer J Clin 58:2, 2008)
1991.1 Tra gli uomini, circa l’80% della riduzione totale dei tassi di hanno avuto il maggiore calo della mortalità per cancro durante gli
mortalità per cancro è attribuibile alla riduzione dei tassi di mortalità ultimi dieci anni. Tra gli ispanici che vivono negli Stati Uniti, la
per tumore del polmone, della prostata e del colon-retto registrata frequenza dei tumori più comuni è inferiore rispetto alle popolazioni
a partire dal 1990.1 Nella popolazione femminile, la contrazione del bianche non ispaniche, ma essi presentano una più alta incidenza
tasso di mortalità per cancro è dovuta per il 60% circa alla riduzione di tumori di stomaco, fegato, collo dell’utero e colecisti, nonché di
dei tassi di mortalità da carcinoma della mammella e del colon- determinate forme di leucemia infantile.
retto.1 Quasi il 40% delle riduzioni sesso-specifiche riguardanti i tassi
mortalità per tumore è dato dalla riduzione dei tassi di morte per Fattori Geografici E Ambientali
tumore polmonare nell’uomo e per tumore della mammella nella
donna.1 Il minor uso di prodotti a base di tabacco spiega la riduzione La patogenesi del cancro coinvolge fattori genetici e ambientali, ma
del numero di decessi per tumore del polmone, mentre i progressi si ritiene che questi ultimi siano maggiormente coinvolti nello svi-
compiuti sul piano della diagnosi e del trattamento sono responsabili luppo dei comuni tumori sporadici. In un ampio studio è stato
della riduzione dei tassi di morte da tumore del colon-retto, della osservato che la percentuale di rischio da cause ambientali era del
mammella femminile e della prostata.1 Gli ultimi cinquant’anni 65%, mentre i fattori ereditari contribuivano in misura variabile dal
hanno visto il declino nel numero di morti da carcinoma della cer- 26 al 42%. Il ruolo dei fattori ambientali sembra inoltre essere
vice uterina, reso possibile dalla diagnosi precoce mediante test di confermato anche dalle significative differenze riscontrate a livello
Papanicolaou (Pap). La diminuzione dei decessi per carcinoma dello internazionale riguardo ai tassi di incidenza e mortalità di specifiche
stomaco è attribuibile a una minore diffusione di alcuni cancerogeni forme di tumore.16,17 La mortalità per carcinoma dello stomaco negli
alimentari, per effetto di una migliore conservazione del cibo o di uomini e nelle donne, ad esempio, è da sette a otto volte più elevata
cambiamenti nelle abitudini alimentari. Sfortunatamente, tra il in Giappone che negli Stati Uniti, mentre la mortalità per
1990-1991 e il 2004 i tassi di morte per tumore del polmone nelle carcinoma del polmone negli Stati Uniti è poco più del doppio ri-
donne e di carcinoma epatico e dei dotti biliari intraepatici negli spetto a quella rilevata in Giappone. Sebbene differenze dovute
uomini sono cresciuti in modo sostanziale, a dispetto dell’evoluzione alla razza non possano essere escluse, si ritiene generalmente che la
positiva in termini di sopravvivenza osservata in relazione ad altre maggior parte di queste differenze geografiche sia la conseguenza
neoplasie.1 In effetti, sebbene nelle donne i carcinomi della mam- di influenze ambientali. Di fatto, il confronto dei tassi di mortalità re-
mella si verifichino circa 2,5 volte più frequentemente di quelli del lativi ai giapponesi immigrati negli Stati Uniti e ai giapponesi nati
polmone, il tumore del polmone è divenuto la principale causa di negli Stati Uniti da genitori immigrati (“Nisei” in inglese) mostra
morte per tumore nelle donne. I decessi causati da tumori primitivi che i tassi di mortalità per tumore negli immigrati giapponesi di
del fegato, che erano diminuiti tra il 1930 e il 1970, sono pressoché prima generazione si collocano in una posizione intermedia tra
raddoppiati nel corso degli ultimi trent’anni e ci si attende che questo quelli dei soggetti nativi del Giappone e dei nativi della California,
valore aumenti nel corso dei prossimi anni, quando le molte persone e che i due tassi si avvicinano a ogni generazione che passa (Fig. 7.22).
infettate da virus dell’epatite C (HCV) cominceranno a sviluppare Simili osservazioni sottolineano l’importanza dei fattori culturali e
carcinoma epatocellulare. ambientali rispetto ai fattori genetici.
La razza, pur non essendo una categoria biologica rigida, può I fattori ambientali cancerogeni sono numerosi e vanno ricercati
definire gruppi a rischio per certe neoplasie.14,15 La disparità nei tassi nell’ambiente stesso, sul posto di lavoro, negli alimenti e anche
di mortalità tra americani bianchi e neri persiste, ma gli afroamericani nelle abitudini personali. Gli individui posso essere esposti a fattori
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 265
età compresa tra 40 e 79 anni e tra gli uomini di età compresa tra i
60 e i 79 anni; la riduzione dei decessi per cancro nella popolazione
ultraottantenne è dovuta al numero inferiore di individui che rag-
giungono tale età. La progressione dell’incidenza con l’età può essere
spiegata dall’accumulo di mutazioni somatiche associate alla com-
parsa di neoplasie maligne (come illustrato oltre), ma anche il
declino dell’immunocompetenza che si accompagna all’invecchia-
mento può essere considerato un fattore di una certa importanza.
Questo non significa però che la popolazione infantile sia rispar-
miata: negli Stati Uniti il cancro è la causa di poco più del 10% delle
morti complessive nei bambini al di sotto dei 15 anni, secondo solo
agli incidenti. I tipi di tumore che predominano tra i bambini sono
però significativamente differenti da quelli degli adulti. I carcinomi,
la categoria generale più frequentemente osservata negli adulti, sono
straordinariamente rari tra i bambini, mentre le leucemie acute e le
neoplasie primitive del sistema nervoso centrale determinano il
60% circa delle morti infantili per tumore. Le comuni neoplasie
dell’infanzia comprendono i cosiddetti tumori a piccole cellule ro-
tonde come il neuroblastoma, il tumore di Wilms, il retinoblastoma,
le leucemie acute e i rabdomiosarcomi, che saranno descritti nel
Figura 7.22 Le variazioni nell’incidenza di alcune neoplasie dopo l’emi- Capitolo 10 e in altre sezioni all’interno del volume.
grazione dal Giappone negli Stati Uniti dimostrano che lo sviluppo tumorale
è legato a componenti ambientali che differiscono nei due Paesi. L’incidenza
di ciascun tipo di tumore è espressa dal rapporto fra il tasso di mortalità Predisposizione Genetica
nella popolazione considerata e quello di un’ipotetica popolazione
bianca della California con la stessa distribuzione per età; ai tassi di mortalità
Spesso i medici si sentono porre la seguente domanda: “Poiché mia
della popolazione bianca è stato attribuito il valore di 1. I tassi di mortalità madre e mio padre sono morti di cancro, questo significa che anche
degli immigrati e dei loro figli si avvicinano sempre più a quelli della io sono destinato ad ammalarmi di tumore?”. Stante le attuali cono-
California. (Da Cairns J: The cancer problem. In Readings from Scientific scenze, la risposta deve essere attentamente valutata.19,20 Elementi
American – Cancer Biology. New York, WH Freeman, 1986, p. 13) sicuri indicano che per molti tipi di tumore, comprese le forme più
comuni, esistono non solo influenze ambientali ma anche predispo-
c ancerogeni quando sono all’aria aperta (raggi ultravioletti [UV] e sizioni ereditarie. Il tumore al polmone, ad esempio, in molti casi è
smog), quando assumono farmaci (metotrexato), quando si trovano chiaramente legato al fumo di sigaretta, ma è stato dimostrato che
nell’ambiente di lavoro (asbesto, cloruro di vinile; si veda Tab.7.3) o la mortalità da tumore del polmone è quattro volte più elevata tra i
in casa (dieta ad alto contenuto di grassi, alcool). I dati generali indi- parenti non fumatori (genitori e fratelli) di pazienti affetti da tumore
cano che la maggior parte dei cittadini statunitensi in sovrappeso ha polmonare rispetto ai parenti non fumatori dei controlli (l’effetto del
un tasso di mortalità per tumore più alto del 52% (uomini) e fumo passivo può confondere alcuni di questi risultati). Meno
del 62% (donne) rispetto alle loro controparti magre. In effetti, l’obesità del 10% dei pazienti affetti da neoplasie presenta mutazioni eredi-
è associata al 14% circa dei decessi per tumore negli uomini e a una tarie predisponenti ai tumori e la frequenza è addirittura più bassa
percentuale del 2% nelle donne.18 L’abuso di alcool da solo aumenta (0,1% circa) per alcuni tipi di neoplasie ma, nonostante la bassa
il rischio di carcinoma dell’orofaringe (escluse le labbra), della laringe frequenza, il riconoscimento di una predisposizione ereditaria allo
e dell’esofago e, per effetto dello sviluppo di cirrosi alcolica, anche il sviluppo di tumori ha avuto molta importanza nella comprensione
rischio di carcinoma epatocellulare. Il fumo, in particolare di sigarette, della patogenesi dei tumori stessi. Inoltre, geni associati a forme
è implicato nell’insorgenza del cancro della bocca, della faringe, della tumorali dotate di una forte componente ereditaria sono general-
laringe, dell’esofago, del pancreas e della vescica ma soprattutto è re mente coinvolti anche nelle più frequenti forme sporadiche dello
sponsabile di circa il 90% dei decessi per tumore del polmone (Cap. 9). stesso tumore. I fattori di rischio genetico possono essere divisi in
Il fumo è stato indicato come il più importante fattore ambientale tre categorie (Tab. 7.4).
singolo responsabile delle morti premature negli Stati Uniti. L’asso- Sindromi tumorali ereditarie autosomiche dominanti. Le
ciazione di alcool e tabacco moltiplica il rischio di tumore delle vie sindromi tumorali ereditarie comprendono diversi tumori ben ca-
aeree e digestive superiori. Il rischio di sviluppare un cancro della ratterizzati, in cui la mutazione di un singolo gene autosomico do-
cervice uterina è legato all’età del primo rapporto sessuale e al numero minante accresce in maniera esponenziale la possibilità di sviluppare
di partner sessuali ed è noto che l’infezione del papillomavirus umano un tumore. La mutazione ereditata è solitamente una mutazione
(HPV) a trasmissione sessuale contribuisce alla displasia cervicale e puntiforme all’interno di un singolo allele di un gene oncosoppres-
all’insorgenza del cancro. Pare che qualsiasi cosa facciamo per gua- sore. La mancata espressione dell’altro allele si verifica, nelle cellule
dagnarci da vivere oppure per divertirci ci porti a ingrassare, sia im- somatiche, generalmente in conseguenza di una delezione o di una
morale, illegale o, ancor peggio, provochi il cancro. ricombinazione. Il retinoblastoma dell’infanzia è l’esempio più tipico
di questa categoria. Circa il 40% dei retinoblastomi è ereditario. I
portatori di una mutazione nel gene oncosoppressore RB corrono un
Età
rischio 10.000 volte maggiore di sviluppare un retinoblastoma,
L’età esercita un’influenza significativa sulla probabilità di sviluppare solitamente bilaterale. In questi soggetti, inoltre, vi è anche un’altis-
un tumore. La maggior parte dei carcinomi compare in tarda età sima probabilità di sviluppare un secondo cancro, in particolare un
(dopo i 55 anni). Il cancro è la prima causa di morte tra le donne di osteosarcoma. La poliposi adenomatosa familiare è una patologia
266 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Arsenico e composti Polmone, cute, angiosarcoma Sottoprodotti della fusione dei metalli; componenti di leghe,
dell’arsenico dispositivi elettrici e semiconduttori, farmaci ed erbicidi,
fungicidi e antiparassitari per animali
Asbesto Polmone, mesotelioma; tratto Utilizzato in passato per svariate applicazioni per via della
gastrointestinale (esofago, stomaco, sua resistenza a fuoco, calore e frizione; ancora presente
intestino crasso) in costruzioni attuali così come in tessuti resistenti al
fuoco, materiali soggetti a frizione (ad es. nei freni),
piastrelle per pavimenti e rivestimenti per tetti
Berillio e composti del berillio Polmone Carburante per missili e veicoli spaziali; induritori per leghe
metalliche leggere, in particolare per applicazioni
aerospaziali e nei reattori nucleari
Cadmio e composti del cadmio Prostata Gli usi includono la produzione di pigmenti gialli e
fosforescenti; rintracciati nelle leghe per saldatura; usati
nelle batterie e come lega, nonché nella placcatura e nel
rivestimento dei metalli
Composti del nickel Naso, polmone Placcature con nickel; componenti di leghe ferrose,
ceramiche e batterie; sottoprodotti della saldatura ad arco
dell’acciaio inossidabile
Radon e i suoi prodotti Polmone Derivanti dal decadimento di minerali contenenti uranio;
di decadimento costituiscono un rischio potenzialmente grave in cave
e miniere sotterranee
Cloruro di vinile Angiosarcoma, fegato Refrigerante; monomero per i polimeri di vinile; adesivo per
la sostanze plastiche; in passato usato come propellente
inerte in contenitori pressurizzati
Modificato da Stellman JM, Stellman SD: Cancer and workplace. CA Cancer J Clin 46:70, 1996.
e reditaria autosomica dominante causata dalla mutazione del gene del colon e praticamente il 100% degli individui affetti da questa
oncosoppressore della poliposi adenomatosa del colon (Adenoma- patologia sviluppa un adenocarcinoma del colon entro i 50 anni.
tous Polyposis Coli, APC). Altre sindromi tumorali autosomiche La sola eccezione a questo interessamento tumorale tessuto-
dominanti includono la sindrome di Li-Fraumeni derivante da specifico è costituita dalla sindrome di Li-Fraumeni.
mutazioni della linea germinale del gene p53; le neoplasie endocrine I tumori che appartengono a questo gruppo sono spesso associati
multiple di tipo 1 e tipo 2 (MEN-1 e MEN-2) causate da una muta- a un marker fenotipico specifico. Ad esempio, vi possono essere
zione nei geni che codificano rispettivamente per il fattore di tra- tumori benigni multipli nei tessuti colpiti, come avviene nella
scrizione menina e per la tirosin-chinasi RET; il cancro del colon poliposi familiare del colon e nella MEN. Talvolta si riscontrano
non poliposi ereditaria (Hereditary Nonpolyposis Colon Cancer, alterazioni in tessuti che non sono il bersaglio della trasforma-
HNPCC), una condizione causata dall’inattivazione di un gene per zione (ad es. noduli di Lisch e macchie caffelatte nella neurofi-
la riparazione degli errori di appaiamento nel DNA o “DNA mi- bromatosi di tipo 1; si veda Cap. 27).
smatch repair” (anch’esso elencato più avanti tra i difetti di ripara-
zione); e diverse altre sindromi elencate nella Tabella 7.4. Come in altre malattie autosomiche dominanti, si possono veri-
Numerosi fattori caratterizzano le sindromi tumorali ereditarie: ficare penetranza incompleta ed espressività variabile.
Sindromi dovute all’alterazione dei meccanismi di riparazione
In ciascuna sindrome, i tumori tendono a svilupparsi in sedi e del DNA. Un deficit nella riparazione del DNA e la conseguente
tessuti specifici, sebbene possano coinvolgere anche altri distretti. instabilità dello stesso caratterizzano, oltre che le lesioni precance-
Non si registra un aumento della predisposizione generale al rose ereditate con un meccanismo dominante, anche un altro gruppo
cancro. Nella MEN-2, ad esempio, sono interessate la tiroide, le di condizioni predisponenti al cancro, generalmente con trasmis-
paratiroidi e le surrenali, mentre nella MEN-1 sono coinvolti sione autosomica recessiva. Tale gruppo comprende lo xeroderma
l’ipofisi, le paratiroidi e il pancreas. I pazienti con poliposi ade- pigmentoso, l’atassia-teleangectasia e la sindrome di Bloom, tutte
nomatosa familiare sviluppano innumerevoli adenomi polipoidi malattie rare caratterizzate da un’instabilità genetica derivante da
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 267
RB Retinoblastoma
p53 Sindrome di Li-Fraumeni (vari tumori)
p16/INK4A Melanoma
APC Poliposi adenomatosa familiare/cancro del colon
NF1, NF2 Neurofibromatosi di tipo 1 e 2
BRCA1, BRCA2 Tumori della mammella e dell’ovaio
MEN1, RET Neoplasie endocrine multiple di tipo 1 e 2
MSH2, MLH1, MSH6 Cancro del colon non poliposi ereditaria
PTCH Sindrome del carcinoma basocellulare nevoide
PTEN Sindrome di Cowden (tumori epiteliali)
LKB1 Sindrome di Peutz-Jegher (tumori epiteliali)
VHL Carcinoma epatocellulare
Xeroderma pigmentoso
Atassia-teleangectasia
Sindrome di Bloom
Anemia di Fanconi
neoplasie familiari
Evidente concentrazione di tumori in una famiglia, ma il ruolo della predisposizione ereditaria può, in certi casi, non essere chiaro
Tumore mammario
Tumore ovarico
Tumore pancreatico
mutazioni nei geni che controllano la riparazione del DNA, nonché da uno di questi tumori. Sebbene siano stati individuati due geni
l’HNPCC, una condizione autosomica dominante causata dall’inat- predisponenti al cancro della mammella, denominati BRCA1 e
tivazione di un gene che controlla la riparazione degli errori di ac- BRCA2, una mutazione di questi geni si riscontra in non più del
coppiamento del DNA.21 L’HNPCC è la sindrome di predisposizione 3% dei tumori mammari.20 Una situazione analoga si verifica nei
al cancro più frequente e aumenta la predisposizione al cancro del melanomi familiari, in cui è stata identificata una mutazione del
colon, dell’intestino tenue, dell’endometrio e dell’ovaio (Cap. 17). gene oncosoppressore p16. Tuttavia, la mutazione di questo gene è
Tumori familiari. Al di là delle sindromi ereditarie predispo- responsabile solamente del 20% circa dei melanomi familiari, e si
nenti al cancro, è stato osservato che in determinate famiglie un ritiene perciò che altri fattori debbano essere coinvolti nella predi-
tumore può presentarsi con una frequenza maggiore senza un sposizione familiare.23
modello di trasmissione chiaramente definito. Praticamente tutti i Interazioni tra fattori genetici e non genetici. Cosa si può dire
più comuni tipi di tumore che si manifestano sporadicamente si circa l’influenza dell’ereditarietà nella maggior parte delle neoplasie
verificano anche in forme familiari: ne sono esempi i carcinomi del maligne? Si potrebbe affermare che le neoplasie maligne originano
colon, della mammella, dell’ovaio, del cervello, nonché i melanomi in gran parte da fattori ambientali, ma in mancanza di un’anamnesi
e i linfomi. Gli elementi principali che caratterizzano le neoplasie familiare non si può escludere una componente ereditaria. Separare
familiari sono rappresentati dalla giovane età di insorgenza, dal fatto le cause ereditarie di una neoplasia da quelle acquisite è difficile dato
che colpiscono due o più parenti stretti del paziente e dal fatto che a che spesso queste interagiscono strettamente. L’interazione tra fattori
volte sono multipli o bilaterali. Le neoplasie familiari non sono as- genetici e non genetici è particolarmente complessa quando lo
sociate a marker fenotipici specifici. Contrariamente alla sindrome sviluppo del tumore dipende dall’azione di molti geni. Persino nei
familiare da polipi adenomatosi, ad esempio, le neoplasie familiari tumori con una componente ereditaria importante, il rischio di svi-
del colon non insorgono in polipi benigni preesistenti. La forma di luppare il tumore può essere notevolmente influenzato da fattori
trasmissione delle neoplasie familiari non è chiara. Di norma, i con- non genetici. Il rischio di sviluppare un tumore della mammella nelle
sanguinei hanno un rischio da due a tre volte maggiore rispetto a donne portatrici di mutazioni di BRCA1 e BRCA2, ad esempio,
individui non parenti. Analisi di segregazione effettuate su famiglie è quasi tre volte maggiore per le donne nate dopo il 1940 rispetto
numerose mostrano in genere che la predisposizione ai tumori si alle donne nate prima di tale anno.20 Inoltre, il genotipo può influen-
trasmette come carattere dominante, ma non possono essere escluse zare significativamente la probabilità di tumori indotti dall’ambiente.
modalità di trasmissione multifattoriali. È probabile che la suscet- Variazioni ereditarie (polimorfismi) in enzimi che trasformano
tibilità familiare al cancro dipenda da diversi alleli a bassa pene- procancerogeni nella loro forma attiva (si veda il paragrafo “Agenti
tranza, ognuno dei quali contribuisce solo a un piccolo aumento ad azione indiretta”) possono influenzare la suscettibilità al cancro.
del rischio di sviluppo dei tumori. Studi di associazione genomica Interessanti a questo proposito sono i geni che codificano per gli
si mostrano molto promettenti nell’identificazione di tali alleli enzimi del citocromo P-450. Come si vedrà più avanti nel paragrafo
(Cap. 5).22 Si stima che il 10-20% dei pazienti con carcinoma mam- dedicato alla cancerogenesi chimica, infatti, polimorfismi in uno dei
mario od ovarico abbia un parente di primo o secondo grado affetto loci genici che codificano per il citocromo P-450 conferiscono una
268 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
suscettibilità ereditaria al carcinoma polmonare nei fumatori, e altre gran numero di fattori di crescita, citochine, chemochine e altre
correlazioni di questo tipo verranno probabilmente portate alla luce sostanze bioattive prodotte da cellule immunitarie attivate, che pro-
in futuro. muovono la sopravvivenza cellulare, il rimodellamento tissutale e
l’angiogenesi. In alcuni casi, un’infiammazione cronica può aumen-
tare il numero di cellule staminali nei tessuti, che divengono sensibili
Condizioni Predisponenti
agli effetti di mutageni. I mediatori sopra menzionati possono
Non Ereditarie
anche provocare stress genomico e mutazioni; collateralmente, le
Il solo modo sicuro di evitare il cancro è quello di non nascere: vivere cellule immunitarie attivate producono ossigeno reattivo diretta-
significa correre il rischio. Ciò detto, tale rischio può essere accre- mente genotossico. Inoltre, molti di questi mediatori promuovono
sciuto da influenze predisponenti, come l’ambiente, alcuni compor- la sopravvivenza cellulare, anche di fronte a un danno genomico.
tamenti e determinate condizioni cliniche. Poiché la replicazione Nel breve termine questo può essere un fattore adattativo: l’organismo
cellulare è coinvolta nella trasformazione neoplastica, le prolifera- deve sopravvivere e le cellule danneggiate possono essere riparate o
zioni rigenerative, metaplastiche, iperplastiche e displastiche sono eliminate successivamente. Nell’infiammazione cronica, tuttavia,
un terreno fertile per lo sviluppo di tumori maligni. La proliferazio- tale comportamento è dannoso in quanto consente l’insorgenza e la
ne, in effetti, può essere necessaria per la trasformazione neoplastica stabilizzazione delle mutazioni, portando in seguito al cancro. Qua-
in alcune situazioni, dal momento che sono le cellule proliferanti ad lunque sia il preciso meccanismo, il collegamento tra infiammazione
accumulare le lesioni genetiche necessarie per la cancerogenesi. cronica e tumore ha implicazioni pratiche. L’espressione dell’enzima
Infiammazione cronica e cancro. Nel 1863 Virchow propose ciclossigenasi-2 (COX-2) che porta alla conversione dell’acido ara-
che l’idea che il cancro si sviluppi nei siti di infiammazione cronica, chidonico in prostaglandine (Cap. 2), ad esempio, è indotta da sti-
dando così avvio allo studio delle potenziali relazioni tra neoplasia moli infiammatori ed è aumentata nei cancri del colon e in altri
e infiammazione.24 In effetti, gli individui colpiti da varie malattie tumori.25 Lo sviluppo di inibitori della COX-2 per il trattamento dei
infiammatorie croniche del tratto gastroenterico mostrano un ri- tumori rappresenta attualmente un’area di ricerca.26
schio maggiore di sviluppare un cancro (Tab. 7.5). Tali malattie Condizioni precancerose. Alcune patologie non neoplastiche,
comprendono la colite ulcerosa, le gastriti da Helicobacter pylori, le come la gastrite atrofica cronica con anemia perniciosa, la cheratosi
epatiti virali e la pancreatite cronica. Sebbene gli esatti meccanismi solare della cute, la colite ulcerosa cronica e la leucoplachia della cavità
che collegano l’infiammazione e lo sviluppo del cancro non siano orale, della vulva e del pene, hanno un legame così forte con il cancro
ancora stati definiti, uno studio recente ha dimostrato che in situa- da essere state denominate condizioni precancerose. Questa defini-
zioni di infiammazione cronica non risolta, come nei casi di epatite zione è inesatta perché nella maggior parte dei casi queste lesioni
virale o gastrite cronica, la risposta immunitaria può diventare non sono seguite da neoplasie maligne; ciononostante, il termine
inappropriata e promuovere così l’oncogenesi.24 Come in un qualsiasi persiste poiché richiama l’attenzione sull’aumento del rischio. Anche
danno tissutale, si verifica una proliferazione compensatoria di alcune forme di neoplasie benigne costituiscono condizioni precan-
cellule atta a riparare il danno, processo rigenerativo favorito da un cerose: l’adenoma villoso del colon, a mano a mano che si ingrandisce,
Asbestosi, silicosi Mesotelioma, carcinoma del polmone Fibre di asbesto, particelle di silice
Bronchite Carcinoma del polmone Silice, asbesto, fumo (nitrosamine, perossidi)
Cistite, infiammazione vescicale Carcinoma della vescica Cateteri urinari permanenti
Gengivite, lichen planus Carcinoma squamoso del cavo orale
Malattia infiammatoria intestinale Carcinoma colorettale
Lichen scleroso Carcinoma squamoso della vulva
Pancreatite cronica Carcinoma pancreatico Alcolismo
Pancreatite ereditaria Carcinoma pancreatico Mutazione nel gene del tripsinogeno
Esofagite da reflusso, esofago di Barrett Carcinoma esofageo Acidi gastrici
Sialoadenite Carcinoma della ghiandola salivare
Sindrome di Sjögren, tiroidite di Hashimoto Linfoma MALT
Opisthorchis, colangite Colangiosarcoma, carcinoma del colon Trematodi epatici (Opisthorchis viverrini)
Acidi biliari
Colecistite cronica Tumore della colecisti Batteri, calcoli della colecisti
Gastrite/ulcere Adenocarcinoma gastrico, MALT Helicobacter pylori
Epatite Carcinoma epatocellulare Virus dell’epatite B e/o C
Mononucleosi Linfoma non Hodgkin a cellule B e linfoma Virus di Epstein-Barr
di Hodgkin
AIDS Linfoma non Hodgkin, carcinoma Virus dell’immunodeficienza umana,
squamocellulare, sarcoma di Kaposi herpesvirus umano di tipo 8
Osteomielite Carcinoma sulla sede di fistole Infezione batterica
Malattia infiammatoria della pelvi, Carcinoma ovarico, carcinoma della Gonorrea, clamidia, papillomavirus umano
cervicite cronica cervice/dell’ano
Cistite cronica Carcinoma della vescica, del fegato e Schistosomiasi
del retto
Adattata da Tlsty TD, Coussens LM: Tumor stroma and regulation of cancer development. Ann Rev Pathol Mech Dis 1:119, 2006.
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 269
genoma e quindi alla trasformazione neoplastica della cellula. La ricco dei sottocloni dotati di particolari potenzialità in termini
propensione all’accumulo di mutazioni a carico dei geni per la di sopravvivenza, crescita, invasione e metastatizzazione.
riparazione del DNA è definita fenotipo mutatore.29 Recentemente
è stata scoperta una nuova classe di molecole regolatrici chiamate Alterazioni Essenziali Per
microRNA (miRNA, Cap. 5) che non codificano per delle proteine, La Trasformazione Maligna
ma in alcuni casi possono agire sia come oncogeni sia come
oncosoppressori,29,30 modificando la traduzione di altri geni come Passeremo ora in rassegna la patogenesi molecolare del cancro, per
sarà illustrato più avanti. poi analizzare gli agenti cancerogeni responsabili dei danni genetici.
La cancerogenesi è un processo multifasico e progressivo a livello Negli ultimi vent’anni, sono stati scoperti numerosi geni associati ai
fenotipico e genetico, che deriva dall’accumulo di successive muta- tumori. Alcuni, come p53, sono mutati in molti tumori, mentre altri,
zioni.31 Le neoplasie maligne hanno diverse caratteristiche feno- come ABL1, sono mutati solo in pochi tumori. Ogni gene associato
tipiche, quali la crescita eccessiva, l’invasività locale e la capacità al cancro ha una funzione specifica la cui deregolazione contribuisce
di inviare metastasi a distanza. È ormai chiaro, inoltre, che i tu- alla comparsa o alla progressione del fenotipo maligno. Sebbene,
mori diventano progressivamente più aggressivi con il passare tradizionalmente, i geni associati al cancro vengano descritti in base
del tempo e acquisiscono un maggiore potenziale di malignità. alla loro presunta funzione, è utile considerarli nel contesto delle
Questo fenomeno è definito progressione tumorale e non è sem- sette alterazioni fondamentali nella fisiologia cellulare che, insieme,
plicemente il prodotto dell’aumento di volume del tumore; accu- determinano il fenotipo maligno32 (un altro importante cambiamento
rati studi clinici e sperimentali hanno chiarito che la crescente per lo sviluppo del tumore è il mascheramento del tumore, che gli
malignità è spesso acquisita in maniera esponenziale. A livello consente di eludere l’attacco del sistema immunitario, una proprietà
molecolare, la progressione tumorale e l’eterogeneità associata che sarà trattata più avanti all’interno del capitolo). I sette cambia-
derivano dall’accumulo di mutazioni genetiche indipendenti nelle menti fondamentali sono i seguenti:
diverse cellule, che generano sottocloni con capacità diverse di
accrescersi, invadere, metastatizzare e resistere (o rispondere) Autosufficienza dei segnali di crescita: i tumori hanno la capacità
alla terapia (Fig. 7.24). Alcune di queste mutazioni possono essere di proliferare senza stimoli esterni, solitamente come conseguen-
letali mentre altre possono promuovere la crescita cellulare agen- za dell’attivazione degli oncogeni.
do su proto-oncogeni o geni oncosoppressori. Quindi, nonostante Insensibilità ai segnali di inibizione della crescita: i tumori
la maggior parte delle neoplasie maligne sia in origine monoclonale, p ossono non essere sensibili alle molecole che inibiscono la
nel momento in cui il tumore diventa clinicamente evidente, le sue proliferazione delle cellule normali come il fattore di crescita
cellule presentano un’estrema eterogeneità. Nel corso della pro- trasformante b (Transforming Growth Factor b, TGFb) e gli
gressione, le cellule tumorali sono sottoposte a pressioni selettive inibitori diretti delle chinasi ciclino-dipendenti (Cyclin-Depen-
immunitarie e non. Le cellule altamente antigeniche, ad esempio, dent Kinases, CDK).
possono essere distrutte dalle difese dell’ospite, mentre quelle con Evasione dall’apoptosi: i tumori posso essere resistenti alla morte
ridotto fabbisogno di fattori di crescita vengono selezionate po- cellulare programmata, in conseguenza dell’inattivazione di p53
sitivamente. Un tumore in accrescimento, pertanto, tende a essere o dell’attivazione di geni antiapoptotici.
Figura 7.24 Progressione tumorale e generazione di eterogeneità. Nuovi subcloni originano dai discendenti della cellula originale trasformata per mezzo
di mutazioni multiple. Con la progressione, la massa tumorale si arricchisce di varianti più adatte a eludere le difese dell’ospite e tendenti a una maggiore
aggressività.
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 271
fattori di crescita
Famiglia de recettori dell’EGF ERBB1 (EGFR), ERRB2 Iperespressione Carcinoma squamocellulare del polmone,
gliomi
Tirosin-chinasi 3 FMS-simile FLT3 Amplificazione Tumore mammario e ovarico
Recettore per i fattori neurotrofici RET Mutazione puntiforme Leucemia
Mutazione puntiforme Neoplasie endocrine multiple di tipo 2A
e B, carcinomi midollari familiari della
tiroide
Recettore per il PDGF PDGFRB Iperespressione, traslocazione Gliomi, leucemie
Recettore per il fattore delle KIT Mutazione puntiforme Tumori stromali gastrointestinali,
cellule staminali (steel factor) seminomi, leucemie
Leganti GTP KRAS Mutazione puntiforme Tumori del colon, del polmone e del
pancreas
HRAS Mutazione puntiforme Tumori della vescica e del rene
NRAS Mutazione puntiforme Melanomi, neoplasie ematologiche
Tirosin-chinasi non recettoriale ABL Traslocazione Leucemia mieloide cronica
Leucemia linfoblastica acuta
Trasduzione del segnale di RAS BRAF Mutazione puntiforme Melanomi
Trasduzione del segnale di WNT b-catenina Mutazione puntiforme Epatoblastomi, carcinoma epatocellulare
Iperespressione
Ingresso e progressione della cellula nel ciclo cellulare e divisione c omponenti del ciclo cellulare e le oncoproteine codificate dagli
cellulare. oncogeni di solito hanno le stesse funzioni delle loro controparti
normali (Tab. 7.6). Le mutazioni, tuttavia, trasformano i proto-on-
Ora possiamo discutere le strategie usate dalle cellule tumorali cogeni in oncogeni cellulari attivi coinvolti nello sviluppo del tumore,
per acquisire l’autosufficienza dei segnali di crescita; queste possono in quanto le oncoproteine da essi codificate garantiscono alla cellula
essere raggruppate sulla base del loro ruolo nelle vie di trasduzione l’autosufficienza per la crescita.34
del segnale regolate dai fattori di crescita e nella regolazione del ciclo Sorgono spontanee due domande: (1) quali sono le funzioni dei
cellulare. prodotti degli oncogeni, le oncoproteine? (2) Come accade che i
normali e “civili” proto-oncogeni divengano “nemici interni”? A tali
interrogativi si darà risposta più avanti.
Proto-oncogeni, oncogeni e oncoproteine
Fattori di crescita. Per proliferare, le cellule normali hanno bi-
I proto-oncogeni hanno molti ruoli e partecipano a diverse funzioni sogno della stimolazione da parte dei fattori di crescita, e la maggior
cellulari legate alla crescita e alla proliferazione. Le proteine codifi- parte dei fattori crescita solubili è prodotta da un solo tipo cellulare
cate dai proto-oncogeni possono funzionare come fattori di crescita che agisce su una cellula adiacente, per stimolarne la proliferazione
o loro recettori, trasduttori di segnale, fattori di trascrizione o (azione paracrina). Molte cellule tumorali invece acquisiscono la
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 273
capacità di sintetizzare lo stesso fattore di crescita al quale sono r ecettore tirosin-chinasico 3 FMS-simile, responsabili di trasmissione
responsive, generando un’autopromozione autocrina. Molti di segnali, sono state individuate nelle leucemie mieloidi. In
glioblastomi, ad esempio, secernono il fattore di crescita piastrine- determinate leucemie mielomonocitiche croniche con traslocazione
derivato (PDGF) ed esprimono il recettore per il PDGF, mentre (5;12) l’intero dominio citoplasmatico del recettore del PDGF si
molti sarcomi producono sia il fattore di crescita trasformante fonde con un segmento dei fattori di trascrizione della famiglia ETS,
a (TGFa) sia il suo recettore. Sebbene la stimolazione autocrina sia con il risultato di una dimerizzazione permanente del recettore del
considerata importante nella patogenesi di molti tumori, nella mag- PDGF. Più del 90% dei tumori stromali gastrointestinali presenta
gior parte dei casi il gene del fattore di crescita non è alterato né una mutazione nel recettore tirosin-chinasico c-KIT o in PDGFR,
mutato. Più frequentemente, i prodotti di altri oncogeni che si tro- che sono rispettivamente il recettore per il fattore di crescita della
vano nelle vie di trasduzione del segnale, come RAS, causano ipere- cellula staminale e per il PDGF; queste mutazioni possono essere
spressione dei geni dei fattori di crescita, inducendo così la cellula inibite in modo specifico dall’inibitore della tirosin-chinasi imatinib
a secernere grandi quantità di fattori di crescita come TGFa. Mal- mesilato. Questo tipo di terapia diretta contro una specifica alterazione
grado ciò, l’accresciuta produzione di fattori di crescita resta insuf- neoplastica è detto terapia a bersaglio (o “targeted therapy”).37
ficiente per la trasformazione neoplastica. Con tutta probabilità, la Di gran lunga più frequente rispetto alla mutazione dei proto-
proliferazione mediata dai fattori di crescita contribuisce al fenotipo oncogeni è l’iperespressione della forma normale dei recettori dei
maligno, aumentando il rischio di mutazioni spontanee o indotte fattori di crescita e, sebbene in alcuni tumori l’aumentata espressione
nella popolazione di cellule proliferanti. del recettore derivi da un’amplificazione genica, in molti casi le basi
Recettori dei fattori di crescita. Sono stati individuati parecchi molecolari dell’aumentata espressione del recettore resta sconosciuta.
oncogeni che codificano per i recettori dei fattori di crescita. Per I casi meglio descritti riguardano due membri della famiglia del
comprendere come le mutazioni si ripercuotano sulla funzione di recettore per il fattore di crescita epidermico (EGF). La forma nor-
questi recettori occorre ricordare che un gruppo di recettori dei male di ERBB1, il gene del recettore dell’EGF, è iperespresso in una
fattori di crescita è rappresentato dalle proteine transmembrana percentuale di casi di carcinoma squamocellulare del polmone che
dotate di un dominio esterno che lega il ligando e di un dominio raggiunge l’80%, nel 50% o più dei glioblastomi (Cap. 28), enell’80-
citoplasmatico caratterizzato da attività tirosin-chinasica (Cap. 3). 100% dei tumori della testa e del collo.38,39 Analogamente, il gene
Nelle forme normali di questi recettori la chinasi è transitoriamente ERBB2 (chiamato anche HER-2/NEU), il secondo membro della
attivata dal legame di uno specifico fattore di crescita, dopodiché si famiglia dei recettori dell’EGF, è amplificato in circa il 25% dei tu-
ha la rapida dimerizzazione del recettore e la fosforilazione in tiro- mori della mammella e negli adenocarcinomi umani dell’ovaio, del
sina di molti substrati facenti parte delle cascate di trasduzione del polmone, dello stomaco e delle ghiandole salivari. 36 Poiché
segnale. Le versioni oncogene di questi recettori sono caratterizzate l’alterazione molecolare di ERBB2 è specifica delle cellule tumorali,
da dimerizzazione e attivazione costitutiva senza il legame con il sono stati studiati nuovi agenti terapeutici costituiti da anticorpi
fattore di crescita. Ne consegue che i recettori mutanti inviano con- monoclonali specifici per ERBB2, attualmente usati nella
tinuamente segnali mitogeni alla cellula, anche in assenza del fattore pratica clinica, che forniscono un ulteriore esempio di terapia a
di crescita nell’ambiente. bersaglio.38,39
I recettori dei fattori di crescita nei tumori possono essere atti- Proteine trasduttrici del segnale. Sono stati identificati molti
vati da meccanismi differenti, tra cui mutazioni, riarrangiamenti esempi di oncoproteine capaci di mimare la funzione delle normali
genici e iperespressione. Il proto-oncogene RET, un recettore ad proteine citoplasmatiche trasduttrici dei segnali. La maggior parte
attività tirosin-chinasica, offre un esempio di trasformazione per di queste proteine è localizzata sul lato interno della membrana
mezzo di mutazioni e riarrangiamenti genici.33 La proteina RET è citoplasmatica, dove riceve segnali dall’esterno della cellula (ad es.
un recettore per il fattore neurotrofico di derivazione gliale e per attraverso l’attivazione dei recettori dei fattori crescita) e li trasmet
le proteine strutturalmente correlate, che promuove la sopravvi- te al nucleo. Dal punto di vista biochimico le proteine che trasdu-
venza cellulare durante lo sviluppo neuronale. Il RET è normal- cono il segnale sono eterogenee. L’esempio migliore e più studiato
mente espresso nelle cellule neuroendocrine, quali ad esempio le di oncoproteine trasduttrici dei segnali è rappresentato dalla famiglia
cellule C parafollicolari della tiroide, le cellule della midollare del RAS di proteine leganti la guanosin-trifosfato (GTP), anche note
surrene e nei precursori delle cellule della paratiroide. Mutazioni come proteine G.
puntiformi nel proto-oncogene RET sono associate alle MEN di Oncogene RAS. I geni RAS, tre dei quali si trovano nel genoma
tipo 2A e 2B ereditate in maniera dominante e ai carcinomi umano (HRAS, KRAS, NRAS), furono scoperti inizialmente nei
midollari familiari della tiroide (Cap. 24). Nella MEN-2A, muta- retrovirus trasformanti. Le mutazioni puntiformi dei geni della fami-
zioni puntiformi nel dominio extracellulare di RET causano una glia RAS rappresentano la singola anomalia più comune dei proto-
dimerizzazione e un’attivazione che inducono il carcinoma midol- oncogeni nei tumori umani. Il 15-20% circa di tutti i tumori umani
lare della tiroide e tumori delle surrenali e delle paratiroidi. Nella contiene versioni mutate di proteine RAS40 e la frequenza con cui
MEN-2B, mutazioni puntiformi nel dominio catalitico citoplasma- tali mutazioni si producono varia a seconda del tumore, sebbene in
tico di RET alterano la specificità di substrato della tirosin-chinasi alcuni tipi di cancri sia molto elevata. Il 90% degli adenocarcinomi
e causano tumori della tiroide e delle surrenali, ma senza coinvol- e dei colangiocarcinomi pancreatici, ad esempio, contiene una
gimento delle paratiroidi. In tutte queste malattie familiari, gli mutazione puntiforme di RAS, così come il 50% circa dei tumori del
individui affetti ereditano la mutazione RET tramite la via germi- colon, dell’endometrio e della tiroide e il 30% degli adenocarcinomi
nale. I carcinomi midollari sporadici della tiroide sono associati a del polmone e delle leucemie mieloidi.41,42 Solitamente, i carcinomi
riarrangiamenti somatici del gene RET di solito simili a quelli (in particolare quelli del colon e del pancreas) presentano mutazioni
trovati nella MEN-2B.35,36 di KRAS, i tumori della vescica hanno mutazioni di HRAS e i tumori
Una trasformazione oncogena dovuta a mutazioni e riarrangia- emopoietici presentano mutazioni di NRAS. Le mutazioni RAS sono
menti è stata osservata in altri geni per i recettori dei fattori di cre- invece rare in altri tumori, in particolare in quelli della cervice ute-
scita. Mutazioni puntiformi in FLT3, il gene che codifica per il rina e della mammella.
274 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
La proteina RAS gioca un ruolo importante nelle cascate di tra- La rimozione del GDP e la sua sostituzione con GTP durante l’atti-
smissione del segnale a valle dei recettori per i fattori di crescita che vazione di RAS sono catalizzate da una famiglia di proteine con
inducono mitosi. L’eliminazione della funzione di RAS, ad esempio, attività di rilascio della guanina. L’attività GTPasica intrinseca alle
blocca la risposta proliferativa di EGF, PDGF e CSF-1. Proteine RAS normali proteine RAS, per contro, è notevolmente accelerata dalle
normali sono attaccate al versante citoplasmatico della membrana proteine attivanti la GTPasi (GTPase-Activating Protein, GAP).
plasmatica, nonché al reticolo endoplasmatico e alle membrane del Queste proteine, ampiamente distribuite, si legano alla forma attiva
Golgi, e possono essere attivate dal legame del fattore di crescita ai di RAS e accrescono la sua attività GTPasica di oltre 1.000 volte,
recettori nella membrana plasmatica.40 RAS è membro di una fami- portando all’interruzione della trasduzione del segnale. Le GAP,
glia di piccole proteine G che legano nucleotidi guanosinici (guano- dunque, funzionano come “freni” per prevenire un’attività incon-
sin-trifosfato o GTP e guanosin-difosfato o GDP), simili alle più trollata delle proteine RAS.
grandi proteine G trimolecolari. Normalmente, le proteine RAS Nelle cellule tumorali sono state identificate varie mutazioni
oscillano rapidamente tra uno stato attivato in cui trasmettono il puntiformi di RAS. I residui interessati sono localizzati sia nella sede
segnale e uno stato quiescente. Nello stato inattivo, le proteine RAS di legame al GTP, sia nella regione enzimatica essenziale per l’idrolisi
legano il GDP. La stimolazione delle cellule da parte dei fattori di del GTP e riducono notevolmente l’attività GTPasica della proteina
crescita porta alla fosforilazione di GDP a GTP e ai conseguenti RAS. Le proteine RAS mutate rimangono intrappolate nella loro
cambiamenti conformazionali che generano la forma attiva di RAS forma attivata legata al GTP e la cellula è costretta a una continua
(Fig. 7.26). L’attivazione di RAS, a sua volta, stimola i regolatori della proliferazione. Ne consegue che gli effetti delle mutazioni nella
proliferazione a valle, come la cascata delle protein-chinasi attivate proteina RAS sarebbero seguiti da mutazioni nelle GAP che
da mitogeni (Mitogen-Activated Protein, MAP), che si riversano nel non riescono ad attivare l’attività GTPasica e quindi a frenare le
nucleo recando segnali per la proliferazione cellulare. normali proteine RAS. In effetti, una mutazione inattivante della
I cicli di attivazione e inattivazione di RAS dipendono da due neurofibromina 1 – una GAP – è associata alla neurofibromatosi di
reazioni: (1) lo scambio di nucleotidi (GDP per GTP) che attiva la tipo 1, una sindrome neoplastica familiare ereditaria (Cap. 27).
proteina RAS e (2) l’idrolisi del GTP che converte la forma attiva di Oltre a RAS, anche altri fattori a valle della cascata di trasduzione
RAS legata al GTP nella forma inattiva legata al GDP. Entrambi del segnale (RAS/RAF/MAP chinasi) possono essere alterati nelle
questi processi sono regolati estrinsecamente da altre proteine. cellule tumorali, determinando conseguenze simili. Mutazioni in
Figura 7.26 Modello dell’attività del gene RAS. Se una cellula normale viene stimolata attraverso un recettore per i fattori di crescita (legato a GDP), la
proteina RAS inattiva viene trasformata nella forma attiva legata a GTP. La proteina RAS attiva recluta RAF e stimola la via delle MAP chinasi che trasmettono
segnali di crescita al nucleo. La proteina RAS mutata è permanentemente attiva per l’incapacità di idrolizzare il GTP; essa, pertanto, continua a stimolare
la crescita cellulare anche in assenza di fattori attivanti esterni. L’ancoraggio di RAS alla membrana cellulare tramite gruppi farnesilici è essenziale per la
sua azione. Si veda il testo per la spiegazione delle abbreviazioni.
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 275
BRAF, uno dei membri della famiglia RAF, sono state individuate
in più del 60% dei melanomi e in oltre l’80% dei nevi benigni,44,45
per cui la deregolazione della via delle chinasi RAS/RAF/MAP
potrebbe essere uno degli eventi innescanti lo sviluppo dei melanomi,
sebbene da sola non sia sufficiente a causare oncogenesi. Di fatto, le
sole mutazioni di BRAF portano a senescenza indotta da oncogeni,
dando origine a nevi benigni piuttosto che a melanoma maligno. La
senescenza indotta da oncogeni, pertanto, rappresenta una barriera
alla cancerogenesi che deve essere superata dalla mutazione e
dall’inattivazione di meccanismi chiave di protezione, come quelli
forniti dal gene p53 (descritti oltre).33
Data la frequenza con cui si riscontra una mutazione di RAS nei
tumori umani, sono stati compiuti molti tentativi per sviluppare
terapie anti-RAS, ma sfortunatamente nessuna di queste si è rivelata
utile nella pratica clinica.
Figura 7.29 Illustrazione schematica del ruolo delle cicline, delle chinasi ciclino-dipendenti (CDK) e degli inibitori delle CDK (CDKI) nella regolazione del
ciclo cellulare. Le frecce azzurre rappresentano le fasi del ciclo cellulare durante le quali sono attivi specifici complessi ciclina-CDK. I complessi ciclina
D-CDK4, ciclina D-CDK6 e ciclina E-CDK2 regolano la transizione da G1 a S mediante fosforilazione della proteina RB (RBp). I complessi ciclina A-CDK2 e
ciclina A-CDK1 sono attivi nella fase S. Il complesso ciclina B-CDK1 è essenziale per la transizione da G2 a M. Due famiglie di CDKI possono bloccare
l’attività delle CDK e la progressione del ciclo cellulare. I cosiddetti inibitori INK4, rappresentati da p16, p15, p18 e p19, agiscono sul complesso ciclina
D-CDK4 e sul complesso ciclina D-CDK6. Un’altra famiglia di tre inibitori, p21, p27 e p57, può inibire tutte le CDK.
D/CDK4 e sulla ciclina D/CDK6. L’espressione di questi inibitori è e l’altro al passaggio G2-M. La fase S è il punto di non ritorno nel
sottoregolata dalle vie di trasmissione del segnale mitogeno e per- ciclo cellulare. Prima che una cellula prenda la decisione finale di
tanto promuove la progressione del ciclo cellulare: p27 (CDKN1B), replicarsi, il checkpoint G1-S verifica la presenza di eventuali danni
ad esempio, una CDKI che inibisce la ciclina E, è espressa durante del DNA e, nel caso in cui tali danni siano rilevati, determina l’avvio
l’intera fase G1. I segnali mitogeni smorzano l’attività di p27 in diversi dei meccanismi di riparazione del DNA e dei meccanismi deputati
modi, annullando l’inibizione della ciclina E-CDK2 e permettendo ad arrestare il ciclo cellulare. Un ritardo nella progressione del ciclo
così al ciclo cellulare di procedere.56 Le CDKI sono spesso mutate o cellulare fornisce il tempo necessario per riparare il DNA e, se il
inibite in molte neoplasie umane. Mutazioni germinali di p16 danno non è riparabile, vengono attivate le vie apoptotiche per eli-
(CDKN2A) sono associate al 25% dei melanomi.23 Delezioni o inat- minare la cellula. Il checkpoint G1-S impedisce quindi la replicazione
tivazioni di p16 acquisite somaticamente si trovano nel 75% dei di cellule che presentino anomalie nel DNA, come mutazioni o
carcinomi pancreatici, nel 40-70% dei glioblastomi, nel 50% dei rotture cromosomiche che sarebbero perpetuate nella progenie della
tumori maligni dell’esofago, nel 20-70% delle leucemie linfoblastiche cellula. Il DNA danneggiato può anche essere riparato dopo la
acute e nel 20% dei carcinomi del polmone non microcitomi, dei replicazione almeno finché i cromatidi non siano separati. Il
sarcomi dei tessuti molli e dei cancri vescicali.57 checkpoint G2-M, invece, controlla il completamento della replica-
Prima di chiudere questa discussione sul ciclo cellulare e sulla sua zione del DNA e verifica che la cellula possa iniziare la mitosi in
regolazione, ci soffermeremo brevemente sui controlli interni del sicurezza e separare i cromatidi fratelli. Questo checkpoint è parti-
ciclo cellulare chiamati checkpoint, dal momento che la successiva colarmente importante nelle cellule esposte a radiazioni: le cellule
trattazione sui geni oncosoppressori illustrerà l’importanza dei danneggiate da radiazioni ionizzanti attivano infatti il checkpoint
checkpoint del ciclo cellulare per il mantenimento dell’integrità del G2-M e si arrestano in G2; eventuali difetti in questo punto di con-
genoma. Esistono due principali checkpoint: uno al passaggio G1-S trollo danno origine ad anomalie cromosomiche. Per funzionare in
278 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
chinasi ciclina-dipendenti
CDK4 Forma un complesso con la ciclina D che fosforila RB, permettendo alla cellula di
progredire attraverso il punto di restrizione di G1.
CDK2 Forma un complesso con la ciclina E nella tarda fase G1, che è coinvolto nella transizione
G1-S. Forma un complesso con la ciclina A nella fase S che facilita la transizione G2-M.
CDK1 Forma un complesso con la ciclina B che facilita la transizione G2-M.
inibitori
Famiglia CIP/KIP: p21, p27 (CDKN2A-C) Bloccano il ciclo cellulare legando i complessi ciclina-CDK; p21 è indotta
dall’oncosoppressore p53; p27 risponde ai soppressori della crescita come il TGFb.
Famiglia INK4/ARF (CDKN1A-D) p16/INK4a si lega al complesso ciclina D-CDK4 e promuove gli effetti inibitori di RB;
p14/ARF aumenta i livelli di p53 inibendo l’attività di MDM2.
p53 Gene oncosoppressore alterato nella maggior parte dei tumori; causa arresto del ciclo
cellulare e apoptosi. Agisce soprattutto attraverso p21 per determinare l’arresto del
ciclo cellulare. Causa apoptosi inducendo la trascrizione di geni proapoptotici come
BAX. I livelli di p53 sono regolati negativamente da MDM2 attraverso un circuito di
feedback. p53 è necessaria per il punto di restrizione G1-S ed è uno dei componenti
principali del punto di restrizione G2-M.
Proteina atassia-teleangectasia mutata Attivata da meccanismi che rilevano le interruzioni del DNA a doppio filamento.
Trasmette segnali per arrestare il ciclo cellulare in seguito a danno del DNA. Agisce
attraverso p53 al punto di restrizione G1-S. Al punto di restrizione G2-M agisce sia
attraverso meccanismi dipendenti da p53, sia attraverso l’inattivazione della fosfatasi
CDC25 che disgrega il complesso ciclina B-CDK1. Fattore di un sistema di geni tra cui
BRCA1 e BRCA2, che collegano il danno del DNA all’arresto del ciclo cellulare e
all’apoptosi.
maniera corretta, i checkpoint del ciclo cellulare richiedono rileva- proliferazione possono spingere le cellule verso l’apoptosi. Un altro
tori del danno del DNA, trasduttori del segnale e molecole effettrici.58 gruppo di oncosoppressori sembra essere invece coinvolto nella
I rilevatori e i trasduttori del danno del DNA sembrano simili per i differenziazione cellulare, provocando l’ingresso delle cellule in un
checkpoint G1-S e G2-M e includono, come rilevatori, proteine della pool postmitotico differenziato, privo di potenziale proliferativo.
famiglia RAD e proteine atassia-teleangectasia mutate (ATM) e, Analogamente ai segnali mitogeni, i segnali di differenziazione
come trasduttori, la famiglia della chinasi CHK.59 Le molecole effet- inibitori della crescita originano al di fuori della cellula e si servono
trici dei checkpoint cambiano a seconda della fase del ciclo cellulare di recettori, trasduttori del segnale e regolatori della trascrizione
in cui entrano in azione. Nel punto di controllo tra G1 e S, l’arresto nucleare per esercitare i loro effetti; gli oncosoppressori costituiscono
del ciclo cellulare è per lo più mediato da p53, che attiva l’inibitore parte di tali sistemi.
del ciclo cellulare p21. L’arresto del ciclo cellulare al punto di con- In questa sezione verranno descritti i geni oncosoppressori, i loro
trollo G2-M implica meccanismi dipendenti o indipendenti da p53. prodotti e i possibili meccanismi attraverso i quali la perdita della
L’esistenza di difetti nei componenti dei vari checkpoint sono la causa loro funzione contribuisce alla crescita cellulare incontrollata. Le
principale di instabilità genetica delle cellule tumorali. proteine prodotte dai geni oncosoppressori possono fungere da
fattori di trascrizione, inibitori del ciclo cellulare, molecole di tra-
sduzione del segnale, recettori di superficie e regolatori delle risposte
Mancata Risposta Ai Segnali Di
cellulari ai danni del DNA. Di seguito discuteremo le funzioni dei
Inibizione Della Crescita Ed Elusione
più importanti geni oncosoppressori e come i danni eventualmente
Dei Meccanismi Di Senescenza: Geni
subiti contribuiscono alla cancerogenesi.
Oncosoppressori
Cominciamo la nostra trattazione con RB, il primo gene onco-
La perdita del controllo negativo della crescita è una delle alterazioni soppressore a essere stato scoperto e quindi il prototipo dei geni
fondamentali nel processo di cancerogenesi. Mentre gli oncogeni oncosoppressori. Come avviene per molte scoperte in medicina, RB
inducono la proliferazione cellulare, i prodotti dei geni oncosoppres- fu individuato studiando una patologia rara, nel caso specifico il
sori frenano la proliferazione cellulare (Tab. 7.8). È oramai appurato retinoblastoma. Circa il 60% dei retinoblastomi è sporadico e il
che le proteine elaborate dai geni oncosoppressori formano una rete restante 40% è ereditario (o familiare) e la predisposizione a svilup-
di controlli atti a prevenire la crescita incontrollata. Molti oncosop- pare il tumore è trasmessa come carattere autosomico dominante. I
pressori, come RB e p53, fanno parte di un sistema di regolazione pazienti con retinoblastoma familiare, inoltre, hanno anche un
capace di riconoscere lo stress genotossico indotto da qualunque rischio notevolmente maggiore di sviluppare osteosarcomi e altri
fonte e rispondono arrestando la proliferazione. In effetti, l’espres- sarcomi dei tessuti molli. Per spiegare la doppia causa ereditaria e
sione di un oncogene in una cellula per il resto assolutamente sporadica di una neoplasia apparentemente identica, Knudson pro-
normale porta alla quiescenza o a un arresto permanente del ciclo pose la teoria dell’oncogenesi “a due colpi”, accettata da tutti.19,60 In
cellulare (senescenza indotta da oncogene), piuttosto che alla pro- termini molecolari, l’ipotesi di Knudson può essere formulata come
liferazione incontrollata. Da ultimo, poi, le vie che inibiscono la segue (Fig. 7.30):
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 279
Superficie cellulare Recettore di TGFb Inibizione della crescita Carcinomi del colon Non conosciuti
E-caderina Adesione cellulare Carcinoma dello stomaco Tumore gastrico familiare
Citosol APC/b-catenina Inibizione della Carcinomi dello stomaco, Poliposi adenomatosa familiare
trasduzione del segnale del colon e del del colon/tumore del colon
pancreas; melanoma
PTEN Trasduzione del segnale Tumori dell’endometrio Sindrome di Cowden
della PI3 chinasi e della prostata
SMAD2 e SMAD4 Trasduzione del segnale Tumori del colon e del Non conosciuti
di TGFb pancreas
Per provocare il retinoblastoma sono necessarie due mutazioni d iventano omozigoti per l’allele mutante ossia quando perdono l’ete-
(colpi), a carico di entrambi gli alleli di RB al locus cromosomico rozigosi per il gene RB normale (una condizione definita LOH, dall’in-
13q14. In alcuni casi, i danni genetici sono talmente estesi da glese Loss of Heterozygosity). Il gene RB funge da paradigma per molti
essere visibili come delezione della regione 13q14. altri geni che agiscono in maniera analoga. Uno o più geni sul ramo
Nei casi familiari, i bambini ereditano una copia difettosa del corto del cromosoma 11, ad esempio, hanno importanza nella genesi
gene RB nella linea germinale (primo colpo), mentre l’altra copia del tumore di Wilms, dell’epatoblastoma e del rabdomiosarcoma. Il
è normale (si veda Fig. 7.30). Il retinoblastoma si sviluppa quando gene di von Hippel-Lindau (VHL) è un gene oncosoppressore che
l’allele normale di RB risulta mutato nei retinoblasti per effetto di provoca carcinomi renali a cellule chiare familiari ed è inoltre coin-
una mutazione somatica spontanea (secondo colpo). Poiché una volto in forme sporadiche dello stesso tumore.61 La perdita non ca-
singola mutazione somatica è sufficiente per determinare la perdita suale di eterozigosi ha fornito importanti indizi per l’individuazione
di funzione di RB nelle famiglie con retinoblastoma, il retinobla- di vari geni oncosoppressori.
stoma familiare è ereditato come tratto autosomico dominante. RB. La proteina RB, il prodotto del gene RB, è una fosfoproteina
Nei casi sporadici, entrambi gli alleli normali di RB devono subire nucleare espressa in maniera ubiquitaria e dotata di un ruolo fon-
una mutazione somatica nello stesso retinoblasto (due colpi). Il damentale nella regolazione del ciclo cellulare. RB esiste in uno stato
risultato finale è lo stesso: una cellula retinica in cui la funzione attivo ipofosforilato nelle cellule quiescenti e in uno stato inattivo
di RB sia andata completamente persa diviene cancerosa. iperfosforilato nelle cellule in transizione dalla fase G1 alla fase S del
ciclo cellulare (Fig. 7.31). L’importanza di RB è correlata con il man
A questo punto occorre chiarire alcune definizioni. Un bambino tenimento della fase G1, ossia l’intervallo tra la mitosi (M) e la repli
portatore di un allele mutante ereditario di RB in tutte le cellule cazione del DNA (S). Nell’embrione, le divisioni cellulari procedono
somatiche è perfettamente normale (eccetto che per il maggiore in successione, con la replicazione del DNA che inizia immediata-
rischio di sviluppare un cancro). Poiché questo bambino è eterozi- mente dopo la fine della mitosi. A mano a mano che lo sviluppo
gote nel locus RB, l’eterozigosi per il gene RB non influisce sul procede, tuttavia, nel ciclo cellulare vi sono due intervalli o “gap”
comportamento cellulare. Il cancro si sviluppa quando le cellule (G): il gap 1 (G1) tra la mitosi (M) e la replicazione del DNA (S) e il
280 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Figura 7.30 Patogenesi del retinoblastoma. Due mutazioni del locus RB sul cromosoma 13q14 stimolano la proliferazione neoplastica delle cellule
retiniche. Nella forma sporadica, entrambe le mutazioni al locus RB sono acquisite dalle cellule retiniche dopo la nascita. Nella forma ereditaria, tutte le
cellule somatiche ereditano un gene RB mutante da un genitore portatore. La seconda mutazione interessa il locus RB in una cellula retinica dopo la
nascita.
gap 2 (G2) tra la replicazione del DNA (S) e la mitosi (M) (si veda E. La proteina RB ipofosforilata blocca la trascrizione mediata da E2F
Fig. 7.29). Sebbene ciascuna fase del ciclo cellulare sia controllata in almeno due modi (si veda Fig. 7.31): anzitutto sequestra E2F, impe-
accuratamente, si ritiene che il passaggio da G1 a S costituisca un dendone l’interazione con altri attivatori trascrizionali; in secondo
checkpoint estremamente importante nell’orologio del ciclo cellulare. luogo, recluta proteine rimodellanti la cromatina, come le istoni dea-
Una volta che le cellule superano il checkpoint di G1, possono cetilasi e le istoni metiltransferasi, che si legano ai promotori dei geni
arrestarsi nel ciclo cellulare per un certo tempo ma sono obbligate responsivi a E2F, come la ciclina E. Questi enzimi modificano la cro-
a completare la mitosi. In G1, però, le cellule possono uscire dal ciclo matina in modo da rendere i geni promotori insensibili ai fattori di
cellulare, sia temporaneamente – condizione chiamata quiescenza – trascrizione.
sia permanentemente – condizione chiamata senescenza. In G1, I segnali mitogeni portano all’espressione della ciclina D e all’attiva
quindi, diversi segnali vengono integrati per stabilire se le cellule zione dei complessi ciclina D-CDK4/6, i quali fosforilano RB, inatti-
debbano entrare nel ciclo cellulare, uscire dal ciclo cellulare e diffe- vando la proteina e permettendo a E2F di indurre i geni bersaglio, come
renziarsi, oppure morire. In tale processo decisionale, RB riveste un quelli della ciclina E. L’espressione della ciclina E quindi stimola la re
ruolo cruciale, e per capirne la ragione occorre analizzare i mecca- plicazione del DNA e la progressione attraverso il ciclo cellulare. Quan-
nismi che regolano la fase G1.62 do le cellule entrano nella fase S, sono costrette a dividersi senza ulte-
L’avvio della replicazione del DNA richiede l’intervento dei com- riore stimolazione da parte di fattori di crescita. Durante la successiva
plessi ciclina E-CDK2 e l’espressione della ciclina E è dipendente dai fase M, i gruppi fosfato vengono rimossi da RB a opera delle fosfatasi
fattori di trascrizione della famiglia E2F. All’inizio di G1, RB si trova cellulari, con generazione della forma ipofosforilata di RB. I fattori E2F
nella sua forma ipofosforilata attiva e lega, inibendoli, i fattori di tra- non sono i soli effettori dell’arresto mediato da RB in G1, ma anche RB
scrizione della famiglia E2F, prevenendo così la trascrizione della ciclina controlla la stabilità dell’inibitore del ciclo cellulare p27.63,64
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 281
Figura 7.31 Ruolo di RB nella regolazione del checkpoint G1-S del ciclo cellulare. La proteina RB ipofosforilata forma un complesso con i fattori di tra-
scrizione E2F, si lega al DNA e recluta i fattori di rimodellamento della cromatina (istone deacetilasi e istone metiltransferasi) inibendo la trascrizione di
geni i cui prodotti sono necessari per passare alla fase S del ciclo cellulare. Quando viene fosforilata dai complessi ciclina D-CDK4, ciclina D-CDK6 e ciclina
E-CDK2, RB rilascia E2F. Quest’ultimo quindi attiva la trascrizione dei geni della fase S. La fosforilazione di RB è inibita dai CDKI che inattivano i complessi
ciclina-CDK. Praticamente tutti i tumori mostrano un’alterata regolazione a livello del checkpoint G1-S per effetto della mutazione di uno dei quattro geni
che regolano la fosforilazione di RB; questi geni sono RB1, CDK4, i geni codificanti per le cicline D e CDKN2A (p16). EGF, fattore di crescita epidermico;
PDGF, fattore di crescita piatstrine-derivato; TGFb, fattore di crescita trasformante b.
Se RB è assente (per effetto di mutazioni genetiche) o se la sua mande: (1) perché pazienti con mutazione germinale del locus RB
capacità di regolare i fattori di trascrizione E2F è inattivata, i freni sviluppano soprattutto retinoblastomi? (2) perché le mutazioni
molecolari del ciclo cellulare cessano di funzionare e le cellule pro- inattivanti RB non sono molto più frequenti nelle malattie tumorali
grediscono attraverso il ciclo cellulare. Le mutazioni dei geni RB umane? I meccanismi responsabili della comparsa di tumori limitati
individuati nei tumori sono localizzate in una regione della proteina alla retina nei pazienti che ereditano un allele difettoso di RB non
RB chiamata “RB pocket” coinvolta nel legame con E2F. Ciò detto, sono ancora chiari, ma alcune possibili spiegazioni sono emerse
è stato dimostrato che la proteina RB è anche in grado di legare dallo studio di topi con distruzione mirata del locus RB. Membri
fattori di trascrizione diversi, responsabili di regolare la differenzia- della famiglia RB, ad esempio, possono integrare parzialmente la
zione cellulare.65 La proteina RB, ad esempio, stimola fattori di tra- sua funzione in tipi cellulari differenti dai retinoblasti. RB, infatti,
scrizione specifici per miociti, adipociti, melanociti e macrofagi. La appartiene a una piccola famiglia di proteine, le cosiddette “proteine
via di RB unisce pertanto il controllo della progressione del ciclo pocket”, che includono anche p107 e p130,66 e tutte e tre le proteine
cellulare in G1 alla differenziazione, il che può spiegare come la si legano ai fattori di trascrizione E2F. Il discorso diventa complesso:
differenziazione sia associata all’uscita dal ciclo cellulare. In aggiunta sette proteine E2F (da E2F1 a E2F7) funzionano da attivatori tra-
a questa doppia attività, RB può inoltre indurre senescenza, come scrizionali e da repressori. Si pensa che tutte le proteine pocket
vedremo più avanti. regolino la progressione attraverso il ciclo cellulare e la differenzia-
È stato precedentemente accennato che la perdita o la mutazione zione in maniera simile a quella descritta in precedenza per RB.
del gene RB nella linea germinale predispone all’insorgenza di reti- Ciascun membro di questa famiglia di proteine, tuttavia, si lega a
noblastomi e, in minor misura, di osteosarcomi. Inoltre, mutazioni un gruppo diverso di proteine E2F ed è anche espresso in diversi
acquisite somaticamente sono state descritte nei glioblastomi, nel momenti del ciclo cellulare. Così, sebbene nel sistema ci sia una certa
carcinoma a piccole cellule del polmone, nonché nei carcinomi della sovrabbondanza di segnali, le funzioni non sono del tutto sovrap-
mammella e della vescica. Data la presenza di RB in ogni cellula e poste; in questo momento, la complessità del sistema proteine po-
la sua importanza nel controllo del ciclo cellulare sorgono due do- cket-E2F è in fase di definizione. È stato osservato, ad esempio, che
282 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
in un modello murino di retinoblastoma la mutazione di fattori leucemie, i tumori cerebrali e i carcinomi della corteccia surrenale.
diversi del sistema in varie combinazioni genera retinoblastomi, non Rispetto ai tumori sporadici, quelli che affliggono i pazienti con la
soltanto dai retinoblasti ma anche da cellule differenziate della retina, sindrome di Li-Fraumeni si sviluppano più precocemente e uno
come gli interneuroni orizzontali.67 stesso paziente può sviluppare tumori primitivi multipli.71
Rispetto alla seconda domanda (perché la perdita di RB non sia Il fatto che le mutazioni di p53 siano comuni a diversi tumori
più frequente nei tumori umani), la risposta è molto più semplice: umani suggerisce che la proteina p53 svolga un ruolo importante di
mutazioni in altri geni che controllano la fosforilazione di RB pos- guardiano contro lo sviluppo di tumori. In effetti, p53 agisce come
sono mimare la perdita di RB e tali geni sono mutati in molti tumori un poliziotto molecolare, prevenendo la replicazione di cellule gene-
che possono avere geni RB normali. Così, ad esempio, l’attivazione ticamente danneggiate. La proteina p53 è un fattore trascrizionale
in seguito a mutazione della ciclina D o di CDK4 favorirebbe la che si trova al centro di una vasta rete di segnali deputati a rilevare
proliferazione cellulare facilitando la fosforilazione di RB. Come lo stress cellulare, come il danno del DNA, l’accorciamento dei te-
descritto precedentemente, la ciclina D è iperespressa in molti lomeri e l’ipossia e molte delle sue attività sono correlate alla sua
tumori a causa di amplificazione genica o di traslocazioni. L’inatti- funzione di fattore di trascrizione. È stato dimostrato che diverse
vazione degli inibitori di CDK innesca il ciclo cellulare attraverso centinaia di geni sono regolate da p53 in contesti diversi, ma non è
un’attivazione sregolata delle cicline e delle CDK. Il paradigma che ancora chiaro quali siano i geni chiave per la risposta a p53. Appros-
ne emerge è che la perdita di un normale controllo del ciclo cellulare simativamente l’80% delle mutazioni puntiformi di p53 presenti nei
è basilare per la trasformazione maligna e che almeno uno dei quattro tumori umani è localizzato nel dominio che lega il DNA. Tuttavia,
regolatori chiave del ciclo cellulare (p16/INK4a, ciclina D, CDK4, RB) gli effetti di differenti mutazioni puntiformi variano considerevol-
è deregolato in gran parte dei tumori maligni umani.68 Nelle cellule mente: in alcuni casi si ha il completo annullamento delle capacità
che presentano mutazioni in uno qualsiasi di questi geni, la trascrizionali, mentre altre forme mutanti mantengono la capacità
funzione di RB è alterata anche se il gene RB stesso non ha subito di legarsi a un sottogruppo di geni e di attivarli. Oltre che dalle
mutazioni.34 mutazioni somatiche ed ereditarie, p53 può essere inattivata da altri
Le proteine trasformanti di diversi virus oncogeni a DNA, animali meccanismi. Come per RB, le proteine trasformanti di diversi virus
e umani, sembrano agire almeno in parte neutralizzando l’azione a DNA, inclusa la proteina E6 dell’HPV, possono legarsi a p53 e
inibitrice della crescita esercitata da RB. In questi casi, la proteina promuoverne la degradazione. Inoltre, come per RB, si pensa che
RB è funzionalmente messa fuori gioco tramite il legame con una nella maggioranza dei tumori privi di una mutazione di p53, la
proteina virale che le impedisce di agire come inibitore del ciclo funzione della via molecolare di p53 sia bloccata da una mutazione
cellulare. Gli antigeni large T del virus SV40 e del poliomavirus, la in un altro gene regolante la funzione di p53. MDM2 e MDMX, ad
proteina EIA dell’adenovirus e la proteina E7 del papillomavirus esempio, stimolano la degradazione di p53 e queste proteine sono
(HPV) si legano tutti alla forma ipofosforilata di RB. Il legame si frequentemente iperespresse nei tumori maligni in cui il gene che
verifica nella stessa RB pocket che normalmente sequestra i fattori codifica per p53 non è mutato. MDM2, di fatto, è amplificato nel
di trascrizione E2F. Nel caso dell’HPV, il legame è particolarmente 33% dei sarcomi umani, dove causa perdita funzionale di p53.72,73
forte per alcuni tipi virali come HPV16, associato a un elevato ri- La proteina p53 contrasta la trasformazione neoplastica mediante
schio di carcinoma della cervice uterina. La proteina RB, non po- tre meccanismi collegati: l’arresto temporaneo del ciclo cellulare (quie-
tendo legare il fattore di trascrizione E2F, è funzionalmente inattiva scenza), l’arresto permanente del ciclo cellulare (senescenza) e la morte
e i fattori di trascrizione sono liberi di indurre la progressione del cellulare programmata (apoptosi).
ciclo cellulare. Nelle cellule sane, non sottoposte a stress, p53 ha un’emivita breve
Molte altre vie di regolazione della crescita, alcune delle quali (20 minuti), a causa nella sua associazione a MDM2, una proteina
verranno trattate in dettaglio più avanti, convergono sempre su RB programmata per degradarla. Quando la cellula è stressata, ad esem-
(si veda Fig. 7.31): pio da un’aggressione al suo DNA, p53 va incontro a modificazioni
p53, il guardiano del genoma. Il gene p53 è situato sul cromo- post-trascrizionali che la liberano da MDM2 e ne accrescono l’emi-
soma 17p13.1 ed è il bersaglio più comune delle alterazioni genetiche vita. Svincolata da MDM2, anche p53 viene attivata come fattore di
presenti nei tumori umani69 (il nome ufficiale del gene è TP53 e la trascrizione. Sono state identificate centinaia di geni la cui trascri-
proteina è p53, ma per semplicità ci riferiremo a entrambi come zione è innescata da p53,74,75 i quali possono essere raggruppati in
“p53”). Più del 50% dei tumori umani contiene mutazioni in questo due ampie categorie: quelli che causano l’arresto del ciclo cellulare
gene. La perdita omozigote della funzione del gene p53 può avvenire e quelli che causano l’apoptosi. Se il danno del DNA può essere
praticamente in qualsiasi tipo di cancro, inclusi i carcinomi del riparato durante l’arresto del ciclo cellulare, la cellula ritorna a uno
polmone, del colon e della mammella, che sono le tre principali stato normale; se la riparazione fallisce, invece, p53 induce l’apoptosi
cause di morte per tumore. Nella maggior parte dei casi, le mutazioni o la senescenza. Di recente, tuttavia, la trama si è infittita. È stato
interessano entrambi gli alleli di p53 e sono acquisite dalle cellule scoperto che la soppressione di un sottogruppo di geni proliferativi
somatiche (non ereditate per via germinale), mentre più raramente e antiapoptotici è cruciale per la risposta a p53, ma resta da chiarire
alcuni individui ereditano un allele mutato di p53. Come per il come p53 realizzi la soppressione, dal momento che nella maggior
gene RB, ereditare un allele mutato predispone gli individui a svi- parte degli esperimenti p53 sembra essere un attivatore della tra-
luppare tumori maligni giacché è sufficiente un solo altro “colpo” scrizione. A questo punto entrano in scena i microRNA o miRNA.
per inattivare il secondo allele normale. Questa condizione, definita È stato infatti dimostrato che p53 attiva la trascrizione dalla famiglia
sindrome di Li-Fraumeni, conferisce una probabilità 25 volte mag- mir34 di miRNA (mir34a-mir34c).76 I miRNA, come illustrato nel
giore di sviluppare un tumore maligno entro i 50 anni di età rispetto Capitolo 5, si legano a sequenze correlate nella regione 3’ non tra-
alla popolazione generale.70 Diversamente dagli individui che ere- dotta degli mRNA, prevenendone la traduzione (Fig. 7.32 B). È in-
ditano un allele mutato di RB, lo spettro di tumori che si sviluppano teressante osservare che il blocco di mir34 impedisce la risposta a
nelle persone con la sindrome di Li-Fraumeni è piuttosto vario: i p53 nelle cellule, mentre l’espressione ectopica di mir34 senza atti-
tipi più comuni sono i sarcomi, il carcinoma della mammella, le vazione di p53 è sufficiente per indurre l’arresto della crescita e
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 283
Figura 7.32 A. Ruolo di p53 nel mantenere l’integrità del genoma. L’attivazione di p53 normale da parte di agenti che danneggiano il DNA o in seguito
a ipossia determina il blocco in G1 e induce la riparazione del DNA mediante stimolazione trascrizionale dei geni dell’inibitore delle chinasi ciclino-dipendenti
CDKN1A (p21) e di GADD45. L’efficace riparazione del DNA consente alle cellule di procedere lungo il ciclo cellulare, ma se la riparazione del DNA fallisce,
p53 attiva l’apoptosi e la senescenza. Nelle cellule con perdita o mutazione di p53, le lesioni al DNA non inducono arresto del ciclo cellulare e riparazione
del DNA, consentendo così alle cellule geneticamente danneggiate di continuare a proliferare e dare eventualmente origine a un tumore maligno. B. La
proteina p53 media la repressione genica attivando la trascrizione di miRNA; p53 attiva la trascrizione della famiglia mir34 di miRNA; mir34 sopprime la
traduzione di geni proliferativi come le cicline e di geni antiapoptotici come BCL2. La soppressione di questi geni promuove la quiescenza la senescenza
e l’apoptosi.
l’apoptosi. I microRNA mir34, pertanto, sono capaci di riassumere dall’incapacità di riparare determinati tipi di danno del DNA, pre-
molte delle diverse funzioni di p53 e sono necessari per tali funzioni, sentano un’aumentata incidenza di cancro. I danni rilevati da ATM
come dimostrato dall’importanza di mir34 per la risposta a p53. e ATR sono differenti, ma le vie di segnalazione a valle che attivano
I bersagli di mir34 includono geni proliferativi come le cicline e geni sono simili. Una volta attivate, ATM e ATR fosforilano una varietà
antiapoptotici come BCL2. La regolazione di mir34 da parte di p53 di bersagli, compresi p53 e proteine implicate nella riparazione del
spiega, almeno in parte, come p53 sia in grado di sopprimere l’espres DNA. La fosforilazione di questi due bersagli porta rispettivamente
sione genica, e sembra che la regolazione di questo miRNA sia a una pausa nel ciclo cellulare e alla stimolazione delle vie di ripa-
cruciale per la risposta a p53. razione del DNA.
Si comincia ora a comprendere il modo in cui p53 rileva il danno L’arresto del ciclo cellulare mediato da p53 può essere considerato
al DNA e determina l’adeguatezza della sua riparazione. Gli iniziatori come la prima risposta al danno del DNA (Fig. 7.32). Si verifica nella
chiave della via di segnalazione del danno del DNA sono due pro- fase G1 avanzata ed è causato principalmente dalla trascrizione
teine correlate alle chinasi: la protein-chinasi atassia-teleangectasia dipendente da p53 dell’inibitore di CDK CDKN1A (p21). Come
mutata (ATM) e la protein-chinasi correlata ad atassia-teleangectasia/ abbiamo già visto, p21 inibisce i complessi ciclina-CDK e la fosfo-
Rad3 (ATR).77,78 Come suggerisce il nome, il gene ATM fu in origine rilazione di RB, impedendo così l’ingresso delle cellule nella fase G1.
identificato come la mutazione germinale negli individui affetti da Questa pausa nel ciclo cellulare è utile, in quanto dà modo alle cellule
atassia-teleangectasia. I soggetti affetti da tale patologia, caratterizzata di “prendere fiato” e riparare il danno al DNA. Anche p53 favorisce
284 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
il processo attivando alcune proteine come GADD45 (Growth Arrest probabilità di rispondere a queste terapie rispetto ai tumori che
and DNA Damage), che partecipa alla riparazione del DNA.75 La recano alleli mutati del gene. È questo il caso dei teratocarcinomi
proteina p53 può stimolare le vie di riparazione del DNA anche testicolari e delle leucemie linfoblastiche acute dell’infanzia. Tumori
mediante meccanismi indipendenti dalla trascrizione. Se il danno come i carcinomi polmonari e i tumori colorettali, che presentano
del DNA è riparato con successo, p53 stimola la trascrizione di frequentemente mutazioni del gene p53, ad esempio, sono relativa-
MDM2, portando alla sua stessa distruzione e rimuovendo così il mente resistenti alla chemioterapia e alla radioterapia. Si stanno
blocco del ciclo cellulare. Se il danno non può essere riparato, la studiando diverse strategie terapeutiche mirate ad aumentare l’atti-
cellula può entrare nella senescenza indotta da p53 o andare incontro vità normale di p53 nelle cellule tumorali o a uccidere selettivamente
all’apoptosi sempre diretta da p53. le cellule che abbiano una p53 difettosa.
La senescenza indotta da p53 è un arresto permanente del ciclo La scoperta dei membri della famiglia di p53 indicati come p63
cellulare caratterizzato da specifici cambiamenti nella morfologia e e p73 ha rivelato che p53 agisce in collaborazione con questi due
nell’espressione genica, che lo differenziano dalla quiescenza o geni. In effetti, p53, p63 e p73 agiscono in un sistema complesso
dall’arresto reversibile del ciclo cellulare. La senescenza richiede dotato di significative interconnessioni che si sta iniziando a
l’attivazione di p53 e/o di RB e l’espressione dei loro mediatori, come decifrare.81,82 La proteina p53 è espressa ubiquitariamente, mentre
gli inibitori di CDK, ed è generalmente irreversibile, sebbene neces- p63 e p73 mostrano una maggiore specificità tissutale: p63, ad esem-
siti della continua espressione di p53. I meccanismi della senescenza pio, è essenziale per la differenziazione degli epiteli squamosi stra-
sono poco chiari, ma implicano cambiamenti epigenetici che portano tificati, mentre p73 esercita potenti effetti proapoptotici in seguito
alla formazione di eterocromatina in loci differenti lungo l’intero a danno del DNA indotto da agenti chemioterapici. Inoltre, sia p63
genoma.80 Questi foci di eterocromatina associati alla senescenza sia p73, e probabilmente anche p53, sono espresse in diverse isofor-
includono geni proliferativi regolati da E2F; ciò altera in modo me, alcune delle quali agiscono come attivatori trascrizionali mentre
drastico e permanente l’espressione di tali geni bersaglio di E2F. altre funzionano come geni dominanti negativi. Un esempio delle
Come tutte le risposte a p53, la senescenza può essere indotta in azioni collegate di questi tre fattori può essere osservato nel sottotipo
conseguenza di una varietà di stress, ad esempio un segnale onco- cosiddetto “basale” di carcinoma mammario, associato a una
geno, ipossia o accorciamento dei telomeri. prognosi infausta. È stato dimostrato che questi tumori presentano
L’apoptosi di cellule con danno irreversibile del DNA indotta da p53 mutazioni in p53 e per di più esprimono una versione dominante
è l’ultimo meccanismo protettivo contro la trasformazione neopla- negativa di p63 che antagonizza l’attività apoptotica di p73. Questa
stica. La proteina p53 dirige la trascrizione di diversi geni proapop- alterazione del sistema p53-p63-p73 contribuisce alla chemioresi-
totici come BAX e PUMA (nome ufficiale BBC3; si veda oltre). Non stenza e alla prognosi infausta di tali tumori.83
è ancora chiaro in che modo, esattamente, una cellula decida se Via dell’APC/β-catenina. I geni della poliposi adenomatosa del
riparare il proprio DNA o entrare in apoptosi. Sembra che l’affinità colon (APC) rappresentano una classe di oncosoppressori la cui
di p53 per i promotori e i potenziatori dei geni per la riparazione principale funzione è di sottoregolare i segnali di stimolazione della
del DNA sia maggiore della sua affinità per i geni proapoptotici.80 crescita. Le mutazioni germinali nei loci di APC (5q21) sono asso-
La via della riparazione del DNA, dunque, è attivata per prima, ciate alla poliposi adenomatosa familiare, patologia per cui tutti gli
mentre p53 continua ad accumularsi. Alla fine, in caso di mancata individui nati con un allele mutante sviluppano migliaia di polipi nel
riparazione del danno del DNA, si verifica un accumulo di p53 colon durante l’adolescenza o comunque entro i trent’anni (poliposi
sufficiente a stimolare la trascrizione dei geni proapoptotici, con la adenomatosa familiare, Cap. 17). Quasi certamente, almeno uno di
conseguente morte della cellula. Se questo schema, in linea generale, questi polipi andrà incontro a una trasformazione maligna dando
si può ritenere corretto, pare che esistano anche importanti risposte origine a un tumore del colon. Come per altri geni oncosoppressori,
cellulari citotipo-specifiche, per cui alcuni tipi cellulari soccombono entrambe le copie del gene APC devono andare perse affinché si
all’apoptosi più rapidamente, mentre altri optano per la senescenza.80 sviluppi il tumore. Questa conclusione è confermata dallo sviluppo
Tali risposte differenziali possono essere correlate alle funzioni di di adenomi del colon in topi con alterazioni mirate dei geni APC
altri membri della famiglia di p53 espressi in tipi cellulari differenti nella mucosa del colon.84 Come vedremo più avanti, devono verifi-
(si veda oltre). carsi diverse mutazioni perché negli adenomi si sviluppino carcino-
In sintesi, p53 rappresenta un punto di collegamento fra i danni mi. Una perdita omozigote del gene APC è presente, oltre che in
cellulari, i meccanismi di riparazione del DNA, l’arresto del ciclo questi tumori dotati di una forte predisposizione ereditaria, anche
cellulare e l’apoptosi. Se il DNA è danneggiato, la p53 viene fosforilata nel 70-80% dei carcinomi colorettali non familiari e degli adenomi
da geni capaci di rilevare il danno e coinvolti nella riparazione dell’aci- sporadici, e ciò conferma l’importanza della perdita del gene APC
do nucleico; p53, a sua volta, facilita la riparazione del DNA causando nella patogenesi dei tumori del colon.85
l’arresto in fase G1 e inducendo i geni per la riparazione del DNA. Una APC è un fattore della via di segnalazione WNT, che ha un ruolo
cellula con DNA danneggiato non riparabile viene diretta da p53 verso importantissimo nel controllo del destino cellulare, dell’adesione e
l’apoptosi (si veda Fig. 7.32). Alla luce di queste attività, p53 è stata della polarità della cellula durante lo sviluppo embrionale (Fig. 7.33).
giustamente definita il “guardiano del genoma”. In caso di perdita I segnali provenienti da WNT sono necessari anche per l’autorin-
funzionale di p53, i danni al DNA non possono essere riparati, le novamento delle cellule staminali emopoietiche. WNT trasmette i
mutazioni si accumulano nelle cellule in divisione e la cellula si avvia propri segnali tramite una famiglia di recettori di superficie definiti
lungo una strada a senso unico che la conduce verso la trasformazione “frizzled” (FRZ) e stimola diverse vie, la più importante delle
maligna. quali interessa la b-catenina e APC.
La capacità di p53 di controllare l’apoptosi in risposta al danno Un’importante funzione della proteina APC è la sottoregolazione
del DNA ha importanti implicazioni pratiche per la terapia dei tu- della β-catenina. In assenza dei segnali provenienti da WNT, APC
mori. Radiazioni e chemioterapia, due modalità comuni di tratta- causa la degradazione della β-catenina, prevenendone l’accumulo nel
mento del cancro, agiscono causando danni al DNA e inducendo citoplasma.85 Per ottenere tale effetto, APC forma un complesso
così l’apoptosi. I tumori con una p53 normale hanno una maggiore macromolecolare con b-catenina, assina e GSK3b, che porta alla
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 285
Figura 7.33 A. Ruolo di APC nella regolazione della stabilità e della funzione della b-catenina. APC e b-catenina sono componenti della via di trasduzione
del segnale di WNT. Nelle cellule a riposo (non esposte a WNT), la b-catenina forma un complesso macromolecolare contenente la proteina APC. Questo
complesso porta alla distruzione di b-catenina, riducendo i livelli intracellulari di questo fattore. B. Quando le cellule sono stimolate da molecole WNT, il
complesso di distruzione è disattivato, non si verifica la degradazione della b-catenina e i livelli citoplasmatici aumentano. La b-catenina si trasferisce nel
nucleo, dove si lega a TCF, un fattore di trascrizione che attiva geni coinvolti nella progressione del ciclo cellulare. C. Quando APC è mutato o assente, non
si verifica la distruzione della b-catenina; quest’ultima si trasferisce nel nucleo dove attiva geni che promuovono l’entrata nel ciclo cellulare e le cellule si
comportano come se fossero sottoposte a costante stimolazione da parte di WNT.
fosforilazione e, da ultimo, alla degradazione della b-catenina e alla dei contatti con la E-caderina quando la ferita si cicatrizza porta la
sua distruzione da parte degli enzimi proteolitici del citoplasma. I b-catenina a essere di nuovo bloccata nella membrana e, dunque,
segnali provenienti da WNT bloccano il complesso di distruzione a una riduzione del segnale proliferativo; queste cellule sono per-
APC-AXIN-GSK3b, consentendo alla b-catenina di traslocare dal tanto dette “cellule inibite da contatto”. La perdita dell’inibizione da
citoplasma al nucleo. Nel nucleo della cellula, la b-catenina forma contatto per mutazione dell’asse E-caderina/b-catenina o per altri
un complesso con TCF, un fattore di trascrizione che stimola la pro- meccanismi è una caratteristica chiave dei carcinomi. La perdita
liferazione cellulare aumentando la trascrizione di c-MYC, ciclina delle caderine favorisce inoltre il fenotipo maligno permettendo la
D1 e altri geni. Dal momento che l’inattivazione del gene APC altera facile disaggregazione delle cellule, che possono quindi invadere
il complesso di distruzione, la b-catenina sopravvive e trasloca nel localmente o metastatizzare. La ridotta espressione di E-caderina
nucleo dove può attivare la trascrizione insieme a TCF.85 Le cellule sulla superficie cellulare è stata osservata in molti tipi di tumore,
che hanno perso APC, pertanto, si comportano come se fossero compresi quelli dell’esofago, del colon, della mammella, dell’ovaio
sottoposte a una segnalazione continua da parte di WNT. L’impor- e della prostata.87 Mutazioni germinali del gene della E-caderina
tanza della via di segnalazione APC/b-catenina nell’oncogenesi è possono predisporre al carcinoma gastrico familiare, e la mutazione
dimostrata dal fatto che i tumori del colon dotati di geni APC del gene e una ridotta espressione di E-caderina sono in effetti
normali presentano mutazioni nella b-catenina che ne prevengono presenti in una certa percentuale di carcinomi gastrici del tipo
la distruzione da parte di APC, permettendo alla proteina mutata diffuso. Le basi molecolari della ridotta espressione della E-caderina
di accumularsi nel nucleo. La deregolazione della via dell’APC/b- sono diverse. In una piccola percentuale di casi, si verificano mu-
catenina non è limitata ai tumori del colon: mutazioni nel gene della tazioni nel gene della E-caderina (localizzato su 16q); in altri,
b-catenina sono presenti in oltre il 50% degli epatoblastomi e nel l’espressione della E-caderina è ridotta per effetto di una mutazione
20% circa dei carcinomi epatocellulari.86 Come già accennato nel del gene della b-catenina. Inoltre, la E-caderina può essere sottore-
Capitolo 3, la b-catenina si lega all’estremità citoplasmatica della golata da repressori della trascrizione (come SNAIL) che sono stati
E-caderina, una proteina di superficie responsabile di mantenere chiamati in causa nel passaggio da tessuto epiteliale a mesenchima
l’adesione intercellulare. La perdita del contatto cellula-cellula, e nelle metastasi88 (si veda oltre).
come nel caso di una ferita o di una lesione epiteliale, altera l’inte- Altri geni che funzionano come oncosoppressori. Sono molti
razione tra E-caderina e b-catenina, permettendo alla b-catenina i geni oncosoppressori ancora da scoprire. Spesso si sospetta che essi
di spostarsi nel nucleo e di stimolare la proliferazione, una risposta siano localizzati in un dato locus in conseguenza dell’individuazione
appropriata al danno che può aiutare a riparare la ferita. Il ristabilirsi di delezioni cromosomiche ricorrenti o sulla base di perdita di
286 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
e terozigosi. In questa sede descriviamo brevemente alcuni geni quale invece stimola la sopravvivenza e la crescita. 90,91 Come si
oncosoppressori associati a sindromi clinicamente ben definite (si r icorderà dal Capitolo 3, questa via è normalmente stimolata
veda Tab. 7.8). (insieme alle vie di RAS e JAK/STAT) quando i ligandi si legano alle
INK4a/ARF. Il locus INK4a/ARF, altrimenti detto locus genico tirosin-chinasi recettoriali e implica una cascata di eventi fosforila-
di CDKN2, codifica per due prodotti proteici: la CDKI p16/INK4a, tivi. Dapprima, PI3K (fosfatidil inositolo 3 chinasi) induce la
che blocca la fosforilazione di RB mediata da ciclina D/CDK2 man- fosforilazione del lipide inositide-3-fosfato formando l’inositide-
tenendo la regolazione di RB, e p14/ARF, che attiva la via di p53 3,4,5-trifosfato, il quale lega e attiva la chinasi PDK1. PDK1 e altri
inibendo MDM2 e prevenendo la distruzione di p53. Entrambi i fattori in sequenza inducono la fosforilazione della serina-treonina
prodotti proteici funzionano come oncosoppressori, per cui la chinasi AKT attivandola, e ciò rappresenta un passaggio importan-
mutazione o l’inibizione di questo locus si ripercuotono sulle via di tissimo di questa via con diverse funzioni. Mediante la fosforilazione
RB e anche su quella di p53. p16 è fondamentale per l’induzione di vari substrati tra cui BAD e MDM2, AKT accresce la sopravvi-
della senescenza. Mutazioni nel locus INK4a/ARF sono state rilevate venza cellulare. AKT inoltre inattiva il complesso TSC1/TSC2. TSC1
nei tumori della vescica, della testa e del collo, nelle leucemie linfo- e TSC2 sono i prodotti di due geni oncosoppressori mutati nella
blastiche acute e nei colangiocarcinomi. In alcuni tumori, come sclerosi tuberosa (Cap. 28), una patologia autosomica dominante
quelli della cervice, p16/INK4a è frequentemente inattivato dall’iper- associata a malformazioni dello sviluppo e a neoplasie benigne rare
metilazione del gene in assenza di mutazioni (si veda il paragrafo come i rabdomiomi cardiaci (Cap. 12), gli angiomiolipomi renali
sulle modificazioni epigenetiche). Gli altri CDKI funzionano anch’es- e gli astrocitomi a cellule giganti. L’inattivazione di TSC1/TSC2
si come oncosoppressori e sono spesso mutati o inibiti in molte innesca l’attività di un’altra chinasi chiamata mTOR (Mammalian
neoplasie maligne umane, tra cui il 20% dei melanomi familiari, il Target of Rapamycin); la rapamicina è un potente immunosoppres-
50% degli adenocarcinomi pancreatici sporadici e i carcinomi squa- sore) che stimola la captazione di sostanze nutritizie come il glucosio
mocellulari dell’esofago. e gli amminoacidi necessari per la crescita cellulare e aumenta l’at-
Via del TGFβ. Nella maggior parte delle cellule epiteliali, endo- tività di diversi fattori necessari per la sintesi proteica. Sebbene la
teliali ed emopoietiche normali, TGFb è un potente inibitore della perdita acquisita della funzione di PTEN sia una delle vie più comuni
proliferazione. Esso regola i processi cellulari legando un complesso attraverso le quali la trasmissione del segnale di PI3K/AKT viene
serina-treonina-chinasi costituito dai recettori I e II del TGFb. La sovraregolata in varie neoplasie maligne, anche molti altri fattori di
dimerizzazione del recettore a seguito del legame col ligando porta questa via di trasmissione possono essere mutati, inclusa la stessa
all’attivazione della chinasi e alla fosforilazione del recettore SMAD PI3K, così da incrementare la trasmissione del segnale. Consideran-
(R-SMAD); in seguito alla fosforilazione, R-SMAD può entrare nel do nel loro insieme tutte queste lesioni molecolari, si può dire che
nucleo, legarsi a SMAD4 e attivare la trascrizione di geni, tra cui questa è la via più frequentemente mutata nelle neoplasie maligne
quelli degli inibitori delle CDK p21 e p15/INK4b. I segnali prove- umane. La modulazione della via di PI3K/AKT con inibitori di
nienti da TGFb portano inoltre alla repressione di c-MYC, CDK2, mTOR, AKT e altre chinasi assume pertanto notevole interesse in
CDK4 e delle cicline A e E. Come si può dedurre da quanto esposto ambito terapeutico.
in precedenza, tali cambiamenti conducono a una ridotta fosforila- Gene NF1. I soggetti che ereditano un allele mutante del gene
zione di RB e all’arresto del ciclo cellulare. NF1 sviluppano numerosi neurofibromi e gliomi benigni del nervo
In molti tumori, gli effetti di inibizione della crescita esercitati ottico in conseguenza dell’inattivazione della seconda copia del
dalle vie del TGFb sono alterati da mutazioni nella via di trasduzione gene:92 questa condizione è chiamata neurofibromatosi di tipo 1
del segnale di TGFb. Queste mutazioni possono colpire il recettore (Cap. 27). Alcuni neurofibromi, in seguito, danno origine a tumori
di tipo II di TGFb o interferire con le molecole SMAD necessarie per maligni delle guaine nervose periferiche. La neurofibromina, il
trasdurre i segnali antiproliferativi dal recettore al nucleo. Mutazioni prodotto proteico del gene NF1, contiene un dominio attivante una
a carico del recettore di tipo II sono osservate nei tumori del colon, GTPasi che regola la trasduzione del segnale per mezzo delle proteine
dello stomaco e dell’endometrio, mentre l’inattivazione mutazionale RAS. Ricordiamo che RAS trasmette segnali di stimolazione della
di SMAD4 è frequente nei tumori del pancreas. Nel 100% dei tumori crescita e che oscilla tra uno stato inattivo (legame con GDP) e uno
del pancreas e nell’83% dei tumori del colon almeno un componente attivo (legame con GTP). La neurofibromina promuove la conver-
della via del TGFβ risulta mutato. In molti tumori, tuttavia, la perdita sione di RAS da uno stato attivo a uno inattivo. Una perdita funzio-
dell’inibizione della crescita mediata dal TGFb, si verifica a un livello nale di tale prodotto determina pertanto l’intrappolamento di RAS
più a valle della via centrale di segnalazione, ad esempio con la in uno stato attivo, con continua emissione di segnali.
perdita di p21 e/o l’espressione persistente di c-MYC. Queste cellule Gene NF2. Mutazioni nella linea germinale del gene NF2 predi-
tumorali possono quindi utilizzare altri elementi del programma spongono allo sviluppo della neurofibromatosi di tipo 2.93 Come
indotto da TGFb, compresa la soppressione/elusione del sistema illustrato nel Capitolo 27, gli individui con mutazioni in NF2 svilup-
immunitario o la promozione dell’angiogenesi, per facilitare la pro pano schwannomi benigni bilaterali del nervo acustico. Inoltre,
gressione tumorale.89 TGFb, dunque, può prevenire e promuovere mutazioni somatiche a carico di entrambi gli alleli di NF2 sono state
la crescita tumorale, a seconda dello stato degli altri geni nella riscontrate nei meningiomi e negli ependimomi sporadici. Il pro-
cellula. dotto del gene NF2, chiamato neurofibromina 2 o merlina, presenta
Gene PTEN. PTEN (Phosphatase and Tensin Homologue) è una una notevole somiglianza con la proteina citoscheletrica 4.1 (Cap. 14)
fosfatasi associata alla membrana, codificata da un gene posto sul della membrana delle emazie ed è in qualche modo correlata alla
cromosoma 10q23 che risulta mutato nella sindrome di Cowden, famiglia ERM (ezrina, radixina e moesina) di proteine di membrana
una patologia autosomica dominante caratterizzata da frequenti associate al citoscheletro. Sebbene il meccanismo con cui la man-
proliferazioni benigne (ad es. tumori degli annessi cutanei) e da canza di merlina conduce alla cancerogenesi non sia noto, le cellule
un’aumentata incidenza di tumori epiteliali, in particolare della prive di tale proteina non sono in grado di creare giunzioni intercel-
mammella (Cap. 23), dell’endometrio e della tiroide. PTEN agisce lulari stabili e si rivelano insensibili ai normali segnali di arresto della
come oncosoppressore fornendo un freno alla via di PI3K/AKT, la crescita generati dal contatto intercellulare. La merlina è un elemento
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 287
chiave della via oncosoppressiva di Salvador-Warts-Hippo (SWH), p otrebbero contribuire allo sviluppo di masse maligne qualora le
originariamente descritta nella Drosophila. La via di segnalazione cellule rimanessero vitali. Una cellula con un danno genomico può
controlla la dimensione degli organi modulando la crescita cellulare, pertanto essere indotta a morire, prevenendo così l’accumulo di
la proliferazione e l’apoptosi. Molti omologhi umani dei geni della cellule con mutazioni. Una varietà di segnali, che vanno dal danno
via SWH sono implicati nello sviluppo dei tumori umani.94 del DNA alla perdita di adesione alla membrana basale (detta anche
Gene VHL. Mutazioni nella linea germinale del gene von Hippel- anòikis), può scatenare l’apoptosi ed è stata identificata una nume-
Lindau (VHL) sul cromosoma 3p sono associate a tumori renali rosa famiglia di geni che regolano l’apoptosi. Prima di poter capire
ereditari, feocromocitomi, emangioblastomi del sistema nervoso come le cellule tumorali evitino l’apoptosi, è essenziale rivedere
centrale, angiomi retinici e cisti renali.60 Mutazioni del gene VHL brevemente le vie biochimiche dell’apoptosi.
sono state osservate inoltre nei tumori renali sporadici (Cap. 20). La Come illustrato nel Capitolo 1, esistono due distinti programmi
proteina VHL fa parte di un complesso ubiquitina-ligasi. Il substrato che attivano l’apoptosi: la via estrinseca e la via intrinseca. La
per questa attività è rappresentato da HIF1a (Hypoxia-Inducible Figura 7.34 mostra, in forma semplificata, la sequenza di eventi che
Transcription Factor 1a). In presenza di ossigeno, HIF1a viene conducono all’apoptosi per mezzo della trasduzione del segnale a
idrossilato e si lega alla proteina VHL, rendendola ubiquitaria opera del recettore per la morte cellulare CD95/Fas (via estrinseca)
e provocando la sua degradazione proteolitica. Poiché tale reazione e per mezzo del danno del DNA (via intrinseca). La via estrinseca
di idrossilazione richiede ossigeno, in ambienti ipossici essa non si viene iniziata quando CD95/Fas si lega al suo ligando, CD95L/FasL,
può verificare; perciò, HIF1a sfugge al riconoscimento da parte di
VHL e alla conseguente degradazione. HIF1a può quindi traslocare
nel nucleo e attivare molti geni come i fattori di crescita e angiogenici
VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor) e PDGF. L’assenza
dell’attività di VHL inibisce l’azione dell’ubiquitina e la degradazione
di HIF1a ed è associata a un aumento dei livelli dei fattori di crescita
angiogenici.
Gene WT1. Il gene WT1, localizzato sul cromosoma 11p13, è
associato allo sviluppo del tumore di Wilms, una neoplasia pedia-
trica del rene.95 Il tumore di Wilms si presenta in due diverse forme,
ereditaria e sporadica, e l’inattivazione mutazionale del locus WT1
è stata osservata in entrambe. La proteina WT1 è un attivatore della
trascrizione di geni coinvolti nella differenziazione dei reni e delle
gonadi. Essa regola la transizione dal fenotipo mesenchimale a quello
epiteliale che avviene durante lo sviluppo renale. Sebbene non sia
precisamente documentato, è probabile che l’effetto oncogeno
della mancanza di WT1 sia strettamente legato al ruolo del gene
nella differenziazione dei tessuti genitourinari. È interessante notare
che, malgrado WT1 sia un oncosoppressore nel tumore di Wilms,
anche tumori maligni dell’adulto, tra cui leucemie e tumori della
mammella, mostrano un’iperespressione WT1. Dal momento che
questi tessuti normalmente non esprimono affatto WT1, si pensa
che WT1 possa funzionare come oncogene in tali neoplasie. Un altro
gene di Wilms, WT-2, mappato in 11p15, è associato alla sindrome
di Beckwith-Wiedeman (Cap. 10).
Gene Patched (PTCH). PTCH1 e PTCH2 sono geni oncosop-
pressori codificanti per una proteina della membrana cellulare
(PATCHED) che funge da recettore per una famiglia di proteine
chiamate Hedgehog.96 La via Hedgehog/PATCHED regola diversi
geni, tra cui TGFβ, PDGFRA e PDGFRB. Mutazioni in PTCH sono
correlate alla sindrome di Gorlin, una condizione ereditaria nota
anche come sindrome del carcinoma basocellulare nevoide (Cap. 26).
Mutazioni in PTCH sono presenti nel 20-50% di casi sporadici di
carcinoma basocellulare e circa la metà di tali mutazioni sono del
tipo causato da esposizione agli UV.
Evasione Dall’apoptosi Figura 7.34 Vie dell’apoptosi indotte dal recettore CD95 e attivate dal
danno al DNA e meccanismi usati dalle cellule tumorali per sfuggire alla
L’accumulo di cellule neoplastiche può essere il risultato non solo morte cellulare. (1) Ridotti livelli di CD95. (2) Inattivazione da parte della
dell’attivazione di oncogeni promotori della crescita cellulare o proteina FLICE (caspasi 8, cisteina peptidasi correlata all’apoptosi) del com-
dell’inattivazione di geni oncosoppressori che inibiscono la crescita, plesso di trasmissione del segnale indotto dalla morte cellulare. (3) Ridotta
ma anche di mutazioni nei geni che regolano l’apoptosi.97-99 L’apop- fuoriuscita di citocromo c dal mitocondrio per effetto della sovraregolazione
di BCL2. (4) Ridotti livelli di BAX proapoptotica derivanti dalla perdita di p53.
tosi rappresenta dunque un ostacolo che deve essere superato affin- (5) Perdita del fattore apoptotico attivante la peptidasi 1 (APAF1). (6) Sovra-
ché si sviluppi il cancro. Nell’adulto, la morte cellulare per apoptosi regolazione degli inibitori dell’apoptosi (IAP). FADD, dominio per la morte
è una risposta fisiologica a diverse condizioni patologiche che associato al Fas.
288 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
portando alla trimerizzazione del recettore e dei suoi domini citopla- DNA. Le azioni di p53 sono mediate in parte dall’attivazione trascri
smatici per la morte cellulare, che attraggono la proteina adattatrice zionale di BAX, ma vi sono anche altre connessioni tra p53 e i mec-
intracellulare FADD. Questa proteina recluta la procaspasi 8 per canismi che regolano l’apoptosi. In presenza di neoplasie, pertanto,
formare il complesso che trasmetterà il segnale di morte cellulare. La il meccanismo dell’apoptosi può essere contrastato da mutazioni
procaspasi 8 viene attivata dalla scissione in subunità più piccole, che che colpiscono direttamente le proteine che lo compongono, oppure
porterà alla sintesi di caspasi 8. La caspasi 8 attiva quindi le caspasi dalla perdita dei rilevatori dell’integrità genomica come p53.
a valle come la caspasi 3, una caspasi effettrice che scinde il DNA e
altri substrati allo scopo di causare la morte della cellula. La caspasi 8, Potenziale Replicativo
inoltre, può scindere e attivare la proteina BH3-only detta BID, Illimitato: Telomerasi
attivando anche la via intrinseca. La via intrinseca dell’apoptosi è
innescata da numerosi stimoli, tra cui la mancanza di fattori di Come illustrato nella sezione dedicata all’invecchiamento cellulare
sopravvivenza, lo stress e il danno cellulare. L’attivazione di questa (Cap. 1), la maggior parte delle cellule umane normali ha la capacità
via porta all’aumento della permeabilità della membrana esterna di dividersi da 60 a 70 volte; successivamente, le cellule perdono tale
mitocondriale, con il conseguente rilascio di molecole (come il capacità e vanno verso la senescenza. Questo fenomeno è stato
citocromo c) che iniziano l’apoptosi. L’integrità della membrana ricondotto a un progressivo accorciamento dei telomeri all’estremità
mitocondriale esterna è regolata da fattori pro- e antiapoptotici della dei cromosomi. In effetti, il meccanismo di riparazione del DNA
famiglia di proteine BCL2.100 Le proteine proapoptotiche BAX e BAK sembra riconoscere i telomeri corti come interruzioni della doppia
sono necessarie per l’apoptosi e favoriscono direttamente la perme- elica del DNA, e ciò conduce all’arresto del ciclo cellulare mediato
abilizzazione mitocondriale. La loro azione è inibita dai fattori antia- da p53 e da RB.102 Nelle cellule in cui i punti di regolazione delle
poptotici di questa famiglia come BCL2 e BCL-XL. Un terzo gruppo mitosi sono disattivati da mutazioni di p53 o di RB1, viene attivata
di proteine (le cosiddette proteine BH3-only), comprendenti BAD, la via di congiungimento delle estremità non omologhe come estre-
BID e PUMA, regola l’equilibrio tra i fattori pro- e antiapoptotici della mo tentativo di salvare la cellula, unendo le estremità accorciate di
famiglia BCL2. Le proteine BH3-only rilevano gli stimoli inducenti due cromosomi.103 Questo sistema di riparazione attivato in maniera
la morte cellulare e promuovono l’apoptosi neutralizzando l’azione non appropriata porta a cromosomi dicentrici che vengono spezzati
di proteine antiapoptotiche come BCL2 e BCL-XL. Quando la somma all’anafase, dando origine a nuove interruzioni alla doppia elica del
totale di tutte le proteine BH3 espresse supera la barriera antiapop- DNA. L’instabilità genomica che risulta da cicli ripetuti di appaia-
totica costituita dalle proteine BCL2/BCL-XL, vengono attivate BAX mento-fusione-interruzione può produrre una drastica diminuzione
e BAK che formano pori nella membrana mitocondriale. Il citocromo dell’attività mitotica, seguita da una massiva morte cellulare. Ne con-
c fuoriesce nel citosol, dove si lega ad APAF1 attivando la caspasi 9. segue che, affinché i tumori possano crescere indefinitamente, come
Analogamente alla caspasi 8 della via estrinseca, la caspasi 9 può spesso fanno, l’inibizione delle restrizioni alla crescita non è sufficiente.
scindere e attivare le caspasi effettrici. Le caspasi possono essere Le cellule tumorali devono anche sviluppare meccanismi per evitare
inibite da una famiglia di proteine chiamate proteine inibitrici la senescenza cellulare e la drastica diminuzione delle mitosi (Fig. 7.35).
dell’apoptosi (Inhibitors of Apoptosis Proteins, IAP). Alcuni tumori Se durante la crisi la cellula riesce a riattivare la telomerasi, i cicli di
sfuggono all’apoptosi aumentando la produzione di queste proteine appaiamento-fusione-interruzione si arrestano e la cellula è in grado
e sono in corso studi per sintetizzare farmaci capaci di bloccare di evitare la morte. Durante il periodo di instabilità genomica che
l’interazione tra IAP e caspasi mimando l’azione di BH3-only. precede l’attivazione della telomerasi, tuttavia, potrebbero accumu-
Nell’ambito di questo schema è possibile illustrare i livelli in cor- larsi mutazioni che aiuterebbero la cellula a procedere in direzione
rispondenza dei quali l’apoptosi viene elusa dalle cellule tumorali101 di un’evoluzione maligna. Il passaggio attraverso un periodo di
(si veda Fig. 7.34). Partendo dalla superficie, ridotti livelli di CD95/ instabilità genomica può spiegare i cariotipi complessi spesso osser-
Fas possono rendere le cellule tumorali meno suscettibili all’apoptosi vati nei carcinomi umani. La telomerasi, attiva nelle cellule staminali
attraverso CD95L/FasL. Alcuni tumori presentano livelli elevati di normali, è normalmente assente o espressa a livelli minimi nella
FLIP, una proteina in grado di legare il complesso di segnalazione maggior parte delle cellule somatiche; il mantenimento dei telomeri,
di morte cellulare e di prevenire l’attivazione della caspasi 8. Di tutti per contro, è un fenomeno osservato praticamente tutti i tipi di
questi geni, quello il cui ruolo nella protezione delle cellule tumorali tumore maligno. In una percentuale di casi compresa tra l’85 e il
dall’apoptosi è stato meglio definito è probabilmente BCL2. Come sarà 95% dei tumori maligni ciò è dovuto alla sovraregolazione dell’en-
illustrato in seguito, circa l’85% dei linfomi follicolari a cellule B zima telomerasi, ma un numero limitato di tumori si serve di altri
(Cap. 13) presenta una caratteristica traslocazione t(14;18)(q32;q21). meccanismi che vanno sotto il nome di allungamento alternativo dei
A tale proposito, occorre ricordare che 14q32, il sito in cui si trovano telomeri e che probabilmente dipendono dalla ricombinazione del
i geni della catena pesante delle immunoglobuline (IgH), è coinvolto DNA. È interessante osservare che nella progressione da adenoma
anche nella patogenesi del linfoma di Burkitt. L’accostamento di ad adenocarcinoma del colon, le lesioni iniziali presentano un ele-
questo locus trascrizionalmente attivo a BCL2 (ubicato in 18q21) vato grado di instabilità genomica con bassa espressione di telome-
causa l’iperespressione della proteina BCL2. Ciò, a sua volta, rafforza rasi, mentre le lesioni maligne hanno cariotipi complessi con alti
la barriera BCL2/BCL-XL, proteggendo i linfociti dall’apoptosi e livelli di attività telomerasica, coerente con un modello di oncogenesi
permettendo loro di sopravvivere per lungo tempo; si ha così un umana guidata dai telomeri. Altri meccanismi di instabilità geno-
costante accumulo di linfociti B, con conseguente sviluppo di linfo- mica saranno discussi più avanti.
adenopatie e infiltrazione midollare. I linfomi che iperesprimono
BCL2 si sviluppano preferibilmente per la diminuzione della morte Angiogenesi
cellulare piuttosto che per l’aumento di proliferazione, per cui ten-
dono a crescere lentamente rispetto a molti altri linfomi. Nonostante la presenza di tutte le anomalie genetiche illustrate sopra,
Come detto in precedenza, p53 è un importante gene proapoptotico i tumori solidi non possono crescere oltre un diametro di 1-2 mm
che induce l’apoptosi nelle cellule incapaci di riparare il danno del senza essere vascolarizzati. Come i tessuti normali, i tumori
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 289
Figura 7.35 Sequenza di eventi coinvolti nello sviluppo di un potenziale replicativo illimitato. La replicazione delle cellule somatiche, che non esprimono
telomerasi, porta all’accorciamento dei telomeri. In presenza di checkpoint competenti, le cellule vanno incontro ad arresto del ciclo ed entrano in sene-
scenza non replicativa. In assenza di checkpoint, le vie di riparazione del DNA vengono attivate in maniera non appropriata, determinando la formazione
di cromosomi dicentrici. In fase di mitosi i cromosomi dicentrici si dividono, con interruzioni casuali al doppio filamento; vengono quindi attivati meccanismi
di riparazione del DNA che portano all’associazione casuale di estremità a doppio filamento e all’ulteriore formazione di cromosomi dicentrici. Le cellule
vanno incontro a numerosi cicli di questo processo di appaiamento-fusione-interruzione, che generano una notevole instabilità cromosomica e numerose
mutazioni. Se le cellule non riescono a esprimere di nuovo la telomerasi, possono andare incontro a catastrofe mitotica e morte. La riespressione della
telomerasi permette alle cellule di sfuggire al ciclo di appaiamento-fusione-interruzione, promuovendone dunque la sopravvivenza e favorendo
l’oncogenesi.
r ichiedono un apporto di ossigeno e nutrimento e l’eliminazione dei vascolare.105 Le basi molecolari dell’avvio dell’angiogenesi implicano
prodotti di scarto; presumibilmente lo spazio di 1-2 mm rappresenta un’aumentata produzione di fattori angiogenici e/o la perdita di
la massima distanza attraverso cui l’ossigeno, i nutrimenti e i prodotti inibitori dell’angiogenesi. Questi fattori possono essere prodotti
di scarto possono diffondere dai vasi sanguigni. Le cellule tumorali direttamente dalle cellule tumorali o da cellule infiammatorie (ad es.
possono pertanto stimolare la neoangiogenesi, in cui si formano macrofagi), o ancora da altre cellule stromali associate al tumore.
nuovi vasi dai capillari già esistenti o, in alcuni casi, la vasculogenesi, Anche le proteasi, elaborate direttamente dalle cellule tumorali o
in cui le cellule endoteliali vengono reclutate dal midollo osseo dalle cellule stromali in risposta al tumore, sono coinvolte nella
(Cap. 3). La vascolarizzazione tumorale è, in ogni caso, anormale: i regolazione dell’equilibrio tra fattori angiogenici e antiangiogenici.
vasi sanguigni sono porosi e dilatati e presentano un sistema di Molte proteasi possono rilasciare fattori di crescita fibroblastici ad
connessione casuale. La neovascolarizzazione ha un effetto duplice attività proangiogenica (basic Fibroblast Growth Factors, bFGF)
sulla crescita tumorale: la perfusione fornisce i nutrimenti e l’ossi- immagazzinati nella matrice extracellulare, mentre tre potenti ini-
geno necessari e le cellule endoteliali di nuova formazione stimolano bitori dell’angiogenesi – angiostatina, endostatina e vasculostatina –
la crescita delle cellule tumorali vicine mediante la secrezione dei sono prodotti dalla scissione proteolitica rispettivamente di plasmi-
fattori di crescita IGF (fattori di crescita simil-insulina): il PDGF e nogeno, collagene e transretinina. L’avvio dell’angiogenesi è control
il GM-CSF (fattore stimolante la crescita di colonie granulocito- lato da diversi stimoli fisiologici, come l’ipossia. La carenza relativa
macrofagiche). L’angiogenesi è necessaria non solo per la crescita di ossigeno stimola HIF1a, un fattore di trascrizione sensibile all’os-
tumorale, ma anche per l’accesso ai vasi sanguigni e, quindi, per le sigeno già citato in precedenza, che attiva la trascrizione di citochine
metastasi; in altre parole, l’angiogenesi rappresenta un fenomeno proangiogeniche come VEGF e bFGF. Questi fattori creano un
biologico necessario alla malignità.104 gradiente angiogenico che stimola la proliferazione delle cellule
In che modo un tumore si garantisce l’apporto ematico? L’ipotesi endoteliali e la crescita di nuovi vasi verso il tumore. Il VEGF
attuale è che l’angiogenesi tumorale sia controllata dal bilanciamento aumenta inoltre l’espressione di ligandi che attivano la via di segna-
tra fattori promotori e inibitori dell’angiogenesi. All’inizio della cre- lazione Notch, che ha un ruolo cruciale nella regolazione della
scita, la maggior parte dei tumori umani non induce angiogenesi, distribuzione e della densità dei nuovi vasi (Cap. 3). Sia i fattori
ma mantiene piccole dimensioni o rimane in situ, talvolta per anni, pro- sia quelli antiangiogenici sono regolati da molti altri geni
finché l’avvio dell’angiogenesi fa cessare questo stato di quiescenza frequentemente mutati nel cancro. Nelle cellule normali, ad esempio,
290 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Invasione E Metastasi
L’invasività e la metastatizzazione rappresentano le caratteristiche
dei tumori maligni e costituiscono la causa principale di morbilità
e di mortalità correlate ai tumori, quindi sono oggetto di un’intensa
attività di ricerca. Studi condotti sui topi e sull’uomo rivelano che,
sebbene ogni giorno milioni di cellule vengano immesse in circolo
dal tumore primitivo, si producono relativamente poche metastasi.
In effetti, cellule tumorali possono essere riscontrate frequente-
mente nel sangue e nel midollo di pazienti con carcinoma della
mammella che non hanno e non avranno presumibilmente una
malattia metastatica rilevabile. Ma perché il processo metastatico
è così inefficiente? Ogni fase del processo è soggetta a una serie di
controlli: nel corso della sequenza, dunque, la sopravvivenza della
cellula è ripetutamente messa a rischio.109 Perché le cellule tumorali
possano rompere i legami con la massa primaria, introdursi nei
vasi sanguigni o linfatici e provocare una crescita secondaria in
una sede distante, esse devono passare attraverso una serie di stadi
(riassunti nella Fig. 7.36). A scopo didattico, la cascata metastatica
sarà divisa in due fasi: (1) invasione della matrice extracellulare e
(2) disseminazione vascolare, impianto (homing) delle cellule
tumorali e colonizzazione. In seguito sarà illustrata la genetica
molecolare della cascata metastatica secondo le teorie attualmente
accettate.
Invasione della matrice extracellulare Figura 7.36 Cascata metastatica. Tappe sequenziali implicate nella dif-
fusione ematogena di un tumore.
L’organizzazione strutturale e la funzione dei tessuti normali è in
larga misura determinata dalle interazioni tra le cellule e la matrice
extracellulare (ECM).110 Come illustrato nel Capitolo 3, i tessuti sono della ECM avvia la cascata metastatica ed è un processo attivo che può
organizzati in compartimenti separati l’uno dall’altro da due tipi di essere distinto in diverse tappe (Fig. 7.37):
ECM: la membrana basale e il tessuto connettivo interstiziale. Seb-
bene organizzate in maniera diversa, ciascuna di queste componenti Distacco tra le cellule tumorali
della ECM è costituita da collagene, glicoproteine e proteoglicani. Degradazione della ECM
Come mostrato nella Figura 7.36, le cellule tumorali devono intera- Adesione ai nuovi componenti della ECM
gire con la ECM in diversi stadi della cascata metastatica. Un carci- Migrazione delle cellule tumorali
noma deve innanzitutto fare breccia nella sottostante membrana
basale, quindi attraversare il tessuto connettivo interstiziale e infine Il distacco tra le cellule è spesso il risultato di alterazioni nelle
accedere alla circolazione penetrando nella membrana basale dei molecole di adesione intercellulare. Le cellule normali, infatti, sono
vasi. Questo ciclo si ripete in senso inverso quando emboli di cellule ordinatamente adese le une alle altre e alle strutture che le circon-
tumorali escono dai vasi e si insediano in un’altra sede. L’invasione dano per effetto di numerose molecole di adesione111 e le interazioni
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 291
di riposo differenziato. Nelle cellule normali la perdita di adesione formazione di emboli. L’arresto e l’uscita dai vasi di emboli neopla-
porta all’induzione dell’apoptosi, una forma di morte cellulare a cui stici in sedi distanti implicano l’adesione all’endotelio, seguita dalla
le cellule tumorali si dimostrano resistenti. La matrice stessa, inoltre, fuoriuscita attraverso la membrana basale. Nel processo sono coin-
è modificata in modo da promuovere l’invasione e la metastatizza- volte anche le molecole di adesione (integrine e recettori per la
zione. La scissione del collagene di tipo IV e della laminina da parte laminina) e gli enzimi proteolitici descritti in precedenza. Partico-
di MMP2 o MMP9 nella membrana basale, ad esempio, genera nuovi larmente interessante è la molecola di adesione CD44, espressa dai
siti di legame per i recettori delle cellule tumorali che stimolano la linfociti T normali e utilizzata dalle cellule tumorali per migrare
migrazione. verso siti specifici nel tessuto linfoide. Tale migrazione è resa possi-
La locomozione rappresenta la fase finale dell’invasione, in cui le bile dal legame di CD44 all’acido ialuronico sull’endotelio delle
cellule tumorali vengono spinte attraverso le membrane basali de- venule endoteliali e l’iperespressione di CD44 può favorire la diffu-
gradate e le zone di proteolisi della matrice. La migrazione è un sione metastatica. Nella nuova sede, le cellule tumorali devono
processo complesso e multifasico che coinvolge numerose famiglie proliferare, indurre la neoformazione di vasi ed eludere le difese
di recettori e varie proteine di trasmissione dei segnali che possono dell’ospite.109
agire sul citoscheletro. Le cellule devono ancorarsi alla matrice La sede in cui le cellule tumorali circolanti lasciano i capillari per
all’estremità di entrata e distaccarsi dalla matrice all’estremità di formare depositi secondari è correlata, in parte, alla sede anatomica
uscita, impegnando il citoscheletro per procedere. Tali movimenti del tumore primitivo e la maggior parte delle metastasi si presenta
sembrano essere potenziati e diretti da citochine prodotte dalle in genere nel primo letto capillare disponibile per il tumore. Molte
cellule tumorali, come i fattori autocrini di motilità. I prodotti di osservazioni indicano però che le vie naturali di drenaggio non
scissione dei componenti della matrice (ad es. collagene e laminina) spiegano del tutto la distribuzione delle metastasi. Il carcinoma
e alcuni fattori di crescita (come IGF I e II) hanno inoltre attività prostatico, ad esempio, si propaga preferenzialmente alle ossa,
chemotattica per le cellule tumorali e la scissione proteolitica libera i carcinomi broncogeni tendono a coinvolgere i surreni e il sistema
fattori di crescita legati alle molecole della matrice. Anche le cellule nervoso centrale e i neuroblastomi diffondono al fegato e alle
stromali producono effettori paracrini di motilità cellulare, come il o ssa. Questo organo-tropismo può essere legato ai seguenti
fattore di crescita epatocitario diffuso, che si lega ai recettori presenti meccanismi:
sulle cellule tumorali. Le concentrazioni di fattore di crescita epato-
citario diffuso sono elevate all’estremità di avanzamento del gliobla- Poiché il primo passo per la fuoriuscita dai vasi è l’adesione all’en
stoma multiforme, un tumore cerebrale molto invasivo, e ciò dotelio, le cellule tumorali possono avere molecole di adesione i
conferma l’importanza di questo fattore per la motilità delle cellule cui ligandi sono espressi preferenzialmente dalle cellule endote-
tumorali. liali dell’organo bersaglio. In effetti, è stato evidenziato che le
Recentemente si è chiarito che la ECM e le cellule stromali che cellule endoteliali dei letti vascolari di tessuti diversi differiscono in
circondano le cellule tumorali non costituiscono una semplice termini di espressione dei ligandi per le molecole di adesione.
barriera statica che le cellule tumorali devono attraversare, bensì Le chemochine hanno un ruolo molto importante nel determi-
rappresentano un ambiente in cui le comunicazioni tra le cellule nare i tessuti bersaglio per le metastasi. Alcune cellule dei tumori
tumorali e le cellule stromali possono promuovere o prevenire la della mammella, ad esempio, esprimono recettori per le chemo-
cancerogenesi e/o la progressione tumorale.24 Le cellule stromali che chine CXCR4 e CCR7114 e le chemochine che si legano a questi
interagiscono con i tumori includono cellule immunitarie innate e recettori sono espresse in notevole quantità nei tessuti nei quali
adattative (discusse in seguito) e fibroblasti. Diversi studi hanno i tumori mammari in genere metastatizzano. Il blocco dell’inte-
dimostrato che i fibroblasti associati al tumore presentano alterazioni razione tra CXCR4 e il suo recettore riduce le metastasi linfono-
nell’espressione dei geni codificanti per molecole della ECM, prote- dali e polmonari del tumore della mammella. Alcuni organi
asi, inibitori delle proteasi e vari fattori di crescita. Le cellule tumorali bersaglio possono liberare sostanze chimiche che tendono a
vivono pertanto in un ambiente complesso e in costante cambia- richiamare le cellule tumorali; ne sono esempi gli IGF I e II.
mento composto da ECM, fattori di crescita, fibroblasti e cellule In alcuni casi, un tessuto può rappresentare un ambiente non
immunitarie, con una significativa intercomunicazione tra tutte le permissivo, ossia un terreno sfavorevole per la crescita delle
varie componenti. I tumori più tenaci potrebbero essere quelli capaci cellule metastatiche. I muscoli scheletrici, ad esempio, pur essen-
di cooptare e adattare tale ambiente ai propri fini. do ben vascolarizzati, sono raramente sede di metastasi.
causa dell’attivazione degli osteoclasti nella sede della metastasi. Le sono il risultato di un’evoluzione clonale ed è solo una cellula ad
cellule del carcinoma mammario secernono una proteina correlata acquisire le alterazioni genetiche necessarie per superare tutte le fasi
al paratormone (Parathyroid Hormone-Related Protein, PTHRP) del processo. Esperimenti recenti in cui sono stati messi a confronto
che stimola gli osteoblasti a produrre il ligando di RANK (RANKL). i profili dell’espressione genica dei tumori primitivi con quelli dei
RANKL quindi attiva gli osteoclasti che degradano la matrice ossea depositi metastatici hanno tuttavia fornito prove contrastanti con
e rilasciano i fattori di crescita ivi contenuti, come IGF e TGFb. Una tale ipotesi. Un sottogruppo di tumori della mammella, ad esempio,
migliore comprensione molecolare dei meccanismi di metastatizza- mostra un profilo di espressione genica simile a quello riscontrato
zione consentirà di accrescere notevolmente le possibilità di utiliz- nelle metastasi, sebbene non vi sia alcuna evidenza clinica di
zarli come bersagli terapeutici. metastasi. In questi tumori sembra che la maggior parte delle cellule
sviluppi un’inclinazione per la diffusione metastatica durante gli
stadi iniziali della cancerogenesi. La metastasi, secondo questa
Genetica molecolare dello sviluppo delle metastasi
visione, non dipenderebbe dunque dalla generazione stocastica di
Perché solo alcuni tumori metastatizzano? Quali sono i cambiamenti subcloni metastatici postulata sopra, ma sarebbe piuttosto il risultato
genetici che consentono le metastasi? Perché il processo metastatico di molteplici anomalie che si verificano in molte, forse nella maggior
è tanto inefficiente? Sono state proposte diverse teorie per spiegare parte, delle cellule di un tumore primitivo, e probabilmente in
come insorga il fenotipo metastatico. Il modello dell’evoluzione una fase precoce dello sviluppo neoplastico (Fig. 7.38 B e C). Tali
clonale suggerisce che, a mano a mano che le mutazioni si accumu- anomalie conferirebbero alla maggioranza delle cellule tumorali
lano in cellule tumorali geneticamente instabili e il tumore diventa una generale predisposizione alla metastatizzazione, spesso definita
eterogeneo (Fig. 7.38 A), un gruppo di subcloni di cellule tumorali “profilo metastatico”,116 che può riguardare non solo le proprietà
sviluppa la giusta combinazione di prodotti genici per completare intrinseche delle cellule tumorali ma anche le caratteristiche del loro
tutte le tappe della metastatizzazione. I subcloni metastatici, dunque, microambiente, come le componenti dello stroma, la presenza di
cellule immunitarie infiltranti e l’angiogenesi (Fig. 7.38 D). A ogni
modo, analisi delle espressioni geniche come quelle descritte prima
non rileverebbero un piccolo gruppo di subcloni metastatici nell’am-
bito di un grande tumore. Forse entrambi i meccanismi sono attivi,
per cui tumori aggressivi acquisiscono negli stadi precoci dell’onco
genesi un meccanismo di espressione genica permissivo per le
metastasi, che richiede alcune mutazioni aggiuntive casuali per
completare il fenotipo metastatico. Una terza ipotesi suggerisce che
una variabilità genetica di fondo e la variabilità nell’espressione
genica che ne risulta contribuiscano alla generazione di metastasi
nella popolazione umana. In modelli murini, i tumori maligni
indotti da medesime mutazioni oncogene, possono avere conse-
guenze metastatiche molto differenti a seconda delle caratteristiche
(ossia della genetica di base) del topo utilizzato; anche oncogeni
molto potenti possono essere modificati in misura significativa dalla
genetica di base. La quarta ipotesi è un corollario dell’ipotesi della
cellula staminale tumorale e suggerisce che se il tumore deriva da
rare cellule tumorali staminali, le metastasi necessitano della diffu-
sione delle cellule tumorali staminali stesse per avere luogo.
Un quesito ancora aperto in questo campo riguarda l’esistenza di
geni il cui principale o unico contributo all’oncogenesi sia di
controllare le metastasi. La rilevanza di questo problema va oltre i
confini accademici, poiché se forme alterate di determinati geni
promuovessero o sopprimessero il fenotipo metastatico, il loro
riscontro in un tumore primitivo potrebbe avere implicazioni pro-
gnostiche e terapeutiche. Poiché la metastatizzazione è un fenomeno
complesso che coinvolge una varietà di fenomeni e di percorsi, come
descritto nei paragrafi precedenti, si pensa che, a differenza di quanto
avviene nella trasformazione, in cui un sottogruppo di proteine
come p53 e RB sembra avere un ruolo cruciale, i geni che funzionano
Figura 7.38 Meccanismi di sviluppo di una metastasi nel contesto di un come “oncogeni metastatici” o “soppressori metastatici” siano rari.
tumore primitivo. Nella parte sinistra dello schema ricorre la rappresenta- Un gene soppressore della metastasi è definito come un gene la cui
zione di un tumore primitivo non metastatico (in verde acqua). Sono pre-
sentati quattro possibili modelli. A. La metastasi è causata da rari cloni
perdita promuove lo sviluppo di metastasi senza effetto sul tumore
mutanti che si sviluppano nel tumore primitivo. B. La metastasi è causata primitivo. Allo stesso modo, l’espressione di un oncogene metasta-
dall’espressione di geni (profilo metastatico) presenti nella maggior parte tico favorirebbe lo sviluppo di metastasi senza effetti sul tumore
delle cellule del tumore primitivo. C. Combinazione dei meccanismi A e B, primitivo. È stato confermato che almeno una dozzina di geni evi-
in cui cloni varianti appaiono in un tumore con profilo genico metastatico. denziati nelle lesioni metastatiche funzionano come “soppressori
D. Lo sviluppo della metastasi è notevolmente influenzato dallo stroma del
tumore, che può regolare l’angiogenesi, l’invasione locale e la resistenza metastatici”.117,118 Le loro funzioni molecolari sono varie e non ancora
all’eliminazione da parte del sistema immunitario, permettendo alle cellule completamente chiare; tuttavia, la maggior parte di essi sembra
del tumore primitivo, come in C, di divenire metastatiche. colpire diverse vie di segnalazione. È interessante precisare che lavori
294 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
recenti hanno suggerito che due miRNA, mir335 e mir126, inibi- della riparazione delle discordanze è l’instabilità dei microsatelliti,21
scono le metastasi del carcinoma mammario, mentre un secondo ripetizioni appaiate di 1-6 nucleotidi sparse lungo tutto il genoma.
gruppo (mir10b) promuove la metastatizzazione.119,120 Negli individui normali la lunghezza di questi microsatelliti rimane
Oncogeni forse indicatori di metastasi sono SNAIL e TWIST, i quali costante; negli individui affetti da HNPCC, invece, i satelliti sono
codificano per fattori di trascrizione la cui funzione primaria è pro- instabili e aumentano o si riducono di lunghezza nelle cellule tumo-
muovere un processo chiamato transizione epitelio-mesenchimale.88 rali, creando alleli non reperibili nelle cellule normali dello stesso
Nella transizione epitelio-mesenchimale le cellule tumorali sotto- paziente. Tra i vari geni di questo tipo di riparazione del DNA,
regolano alcuni marcatori epiteliali (come la E-caderina) e sovra- almeno quattro sono coinvolti nella patogenesi dell’HNPCC, ma le
regolano dei marcatori mesenchimali (come la vimentina e l’actina mutazioni germinali dei geni MSH2 (2p16) e MLH1 (3p21)
muscolare liscia). Si ritiene che tali cambiamenti favoriscano lo sono responsabili ciascuna del 30% circa dei casi. I restanti casi
sviluppo di un fenotipo migratorio essenziale per la metastatizza- presentano mutazioni in altri geni di riparazione. Gli individui
zione. La perdita di espressione di E-caderina sembra essere un colpiti ereditano una copia difettosa di un gene di riparazione del
evento cruciale nella transizione epiteliomesenchimale, e SNAIL e DNA e acquisiscono il “secondo colpo” nelle cellule epiteliali del
TWIST fungono da repressori trascrizionali sottoregolanti l’espres- colon. I geni di riparazione del DNA si comportano dunque come
sione della E-caderina.121 La transizione epiteliomesenchimale è geni oncosoppressori per quel che riguarda l’ereditarietà, ma al
stata documentata soprattutto nei carcinomi mammari, ma resta contrario dei geni oncosoppressori (e degli oncogeni), influiscono
da stabilire se questo fenomeno sia valido per tutti i tumori. sulla crescita cellulare solo indirettamente, consentendo mutazioni
in altri geni durante il processo della normale divisione cellulare.
Sebbene l’HNPCC sia responsabile soltanto del 2-4% di tutti i tumori
Instabilità Del Genoma: Passaporto
del colon, l’instabilità dei microsatelliti può essere riscontrata in circa
Per La Malignità
il 15% dei tumori del colon sporadici. I geni regolatori della crescita
L’umanità si trova circondata da agenti ambientali mutageni mutati nei pazienti con HNPCC non sono ancora stati completa-
(sostanze chimiche, radiazioni, luce solare ecc.), ma i tumori maligni mente caratterizzati, ma comprendono i geni codificanti per il
sono un evento relativamente raro di tali interazioni. Questo stato recettore II del TGFb, la componente TCF della via della b-catenina,
di fatto è dovuto alla capacità delle cellule normali di riparare il BAX e altri oncogeni e geni oncosoppressori.124
danno del DNA e all’eliminazione delle cellule che hanno subito un Xeroderma pigmentoso. I soggetti con un altro disturbo eredi-
danno irreparabile122 (si veda il paragrafo “Evasione dall’apoptosi”) tario di riparazione del DNA detto xeroderma pigmentoso presen-
e ad altri meccanismi, come la senescenza indotta da oncogeni e la tano un rischio maggiore di sviluppare tumori della cute, soprattutto
sorveglianza immunitaria (discussa più avanti). L’importanza della in seguito all’esposizione ai raggi UV della luce solare.125 I raggi UV
riparazione del DNA ai fini del mantenimento dell’integrità del provocano legami crociati tra i residui pirimidinici, impedendo la
genoma è sottolineata da diverse patologie ereditarie caratterizzate normale replicazione del DNA. Questo danno del DNA è corretto
dall’alterazione dei geni che codificano per proteine coinvolte nella dal sistema di riparazione per escissione di nucleotidi. Il danno
riparazione del DNA. Le persone che nascono con simili difetti eredi- coinvolge proteine diverse e una perdita ereditaria di una qualsiasi
tari a carico delle proteine di riparazione del DNA sono infatti esposti di queste proteine può dare origine allo xeroderma pigmentoso.
a un rischio molto maggiore di sviluppare il cancro, ma difetti dei mec- Malattie caratterizzate da difetti della riparazione del DNA per
canismi di riparazione del DNA sono presenti anche nei tumori ricombinazione omologa. Un gruppo di malattie autosomiche
umani sporadici. I geni deputati alla riparazione del DNA non sono recessive come la sindrome di Bloom, l’atassia-teleangectasia e l’ane-
di per sé oncogeni, ma la loro alterazione permette il prodursi di mia di Fanconi è caratterizzato dall’ipersensibilità ad agenti
mutazioni in altri geni durante la normale divisione cellulare. In ge- suscettibili di danneggiare il DNA, come le radiazioni ionizzanti
nere, l’instabilità genomica insorge quando vanno perse le due copie (sindrome di Bloom e atassia-teleangectasia) o agenti che inducono
di geni di riparazione del DNA; studi recenti hanno tuttavia sugge- legami crociati del DNA, come molti chemioterapici (anemia di
rito che almeno un sottogruppo di questi geni sia in grado di pro- Fanconi).126,127 Il loro fenotipo è complesso e include, oltre alla pre-
muovere il tumore in modo aploinsufficiente. La presenza di difetti disposizione al cancro, altri elementi quali sintomi neurologici
nei tre tipi di sistema di riparazione del DNA – riparazione degli (atassia-teleangectasia), aplasia midollare (anemia di Fanconi) e
errori di appaiamento (mismatch repair), riparazione per escissione difetti dello sviluppo (sindrome di Bloom). Come precedentemente
dei nucleotidi (nucleotide excision repair) e riparazione per ricom- menzionato, il gene mutato nell’atassia-teleangectasia, ATM, è
binazione (ricombination repair) – contribuiscono alla formazione importante ai fini del riconoscimento e della risposta al danno del
di differenti tipi di tumore maligno. DNA causato da radiazioni ionizzanti. I pazienti con sindrome di
Sindrome del cancro del colon non poliposi ereditaria. La Bloom mostrano una predisposizione a diversi tumori. Il gene
sindrome del cancro del colon non poliposi ereditaria (Hereditary difettoso è situato sul cromosoma 15 e codifica per un’elicasi che
Nonpolyposis Colon Cancer, HNPCC), caratterizzata da carcinomi partecipa alla riparazione del DNA per ricombinazione omologa.
familiari del colon che colpiscono in maniera predominante il cieco Per quanto riguarda l’anemia di Fanconi, il complesso è costituito
e il colon (Cap. 17), è il risultato di difetti nei geni coinvolti nella da 13 geni: la mutazione di uno qualsiasi di questi può dare origine
riparazione degli errori di appaiamento.123 Quando un filamento di al fenotipo patologico.126,128 È interessante notare che BRCA2, gene
DNA è in corso di replicazione, questi geni agiscono da controllori. mutato in alcune pazienti con tumore ereditario della mammella, è
Quindi, ad esempio, nel caso di un erroneo appaiamento di G con mutato anche in un sottogruppo di persone affette dall’anemia di
T, invece della normale combinazione A-T, i geni di riparazione Fanconi. Prove a conferma del ruolo svolto dai geni di riparazione
intervengono per correggere il difetto. Senza questi correttori, gli del DNA nello sviluppo di neoplasie provengono anche dallo studio
errori si accumulerebbero gradualmente in modo casuale nel del carcinoma ereditario della mammella. Mutazioni in due geni,
genoma, coinvolgendo secondo i casi proto-oncogeni e geni onco- BRCA1 (cromosoma 17q21) e BRCA2 (cromosoma 13q12-13),
soppressori. Una delle caratteristiche dei pazienti con questi difetti spiegano il 25% dei casi di carcinoma familiare della mammella.
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 295
Al rischio di sviluppare un tumore della mammella, inoltre, per le cellule normali, non solo promuovono lo sviluppo del cancro ma
donne con mutazioni di BRCA1 si aggiunge un rischio sostanzial- favoriscono anche la sopravvivenza e la progressione delle cellule
mente più elevato di sviluppare tumori maligni epiteliali dell’ovaio, tumorali. Si è pensato inoltre che i macrofagi presenti nel tumore
mentre gli uomini presentano un rischio lievemente più alto di possano essere indotti dalle cellule tumorali a secernere fattori
sviluppare un tumore maligno della prostata. Analogamente, stimolanti la metastatizzazione129 e in effetti in un modello murino
mutazioni nel gene BRCA2 aumentano il rischio di tumore della di carcinoma della mammella, la delezione genetica dei macrofagi
mammella negli uomini e nelle donne, e aumenta anche il rischio evitava la formazione di metastasi. Inoltre, l’acquisizione in vivo
di cancro dell’ovaio, della prostata, del pancreas, dei dotti biliari, di immagini del tumore in modelli animali ha mostrato che i
dello stomaco e dei melanociti. Sebbene le funzioni di questi geni macrofagi che circondano i vasi sanguigni secernono EGF, inducendo
non siano state completamente chiarite, le cellule prive di tali geni la migrazione chemotattica delle cellule tumorali verso i vasi san-
hanno interruzioni cromosomiche e grave aneuploidia. È stata in guigni.113 Anche i fibroblasti hanno un ruolo importante nei tumori:
effetti dimostrata l’associazione di BRCA1, come anche di BRCA2, essi secernono infatti la matrice responsabile della risposta desmo-
a una varietà di proteine coinvolte nella via di riparazione per ri- plastica ai tumori. È interessante notare che, in esperimenti in vitro,
combinazione omologa. Le proteine dell’anemia di Fanconi e le l’alterazione della sola compattezza della matrice consentiva di mo
proteine BRCA formano un sistema di risposta al danno del DNA dificare l’aggressività di una linea cellulare tumorale. La risposta
il cui scopo è sciogliere e riparare i legami crociati intra- e interfila- desmoplastica al tumore può essere pertanto stimolata dalle cellule
mento indotti dagli agenti chimici. Il mancato scioglimento di questi tumorali e può promuoverne la crescita. D’altra parte, in un modello
legami crociati prima della separazione dei due filamenti di DNA di tumore della prostata, l’inoculazione in topi atimici di cellule
porterebbe alla rottura cromosomica e all’esposizione delle estremità tumorali immortalizzate ma non oncogene, insieme a fibroblasti di
cromosomiche che, come l’accorciamento dei telomeri (si veda so derivazione tumorale (fibroblasti associati al cancro), portava allo
pra), avrebbe quale effetto l’attivazione della via di congiungimento sviluppo di neoplasie scarsamente differenziate.130 Questi carcinomi
delle estremità non omologhe, la formazione di cromosomi dicen- presentavano molteplici anomalie genetiche che non erano presenti
trici, cicli di appaiamento-fusione-interruzione e aneuploidia. Al nella linea cellulare di origine, quindi forse lo stroma può indurre
pari di altri geni oncosoppressori, entrambe le copie di BRCA1 e cambiamenti genetici che favoriscono la cancerogenesi. In effetti,
BRCA2 devono essere inattivate perché si sviluppi il cancro. Sebbene pare che alcuni dei comportamenti neoplastici ricondotti al profilo
il collegamento tra i geni BRCA1 e BRCA2 e i carcinomi familiari di espressione genica siano basati su geni espressi nelle cellule stro-
della mammella sia stato stabilito, questi geni sono raramente inat- mali piuttosto che nelle cellule tumorali. Come avvengano tali
tivati nei casi sporadici di carcinoma della mammella. Sotto questo modificazioni rimane un mistero, così come la loro importanza per
aspetto, BRCA1 e BRCA2 differiscono da altri geni oncosoppressori, la cancerogenesi in vivo. Tuttavia, tali risultati meritano attenzione,
come APC e p53, che sono inattivati nei tumori sporadici e in quelli poiché indicano che una nuova terapia dei tumori potrebbe essere
familiari. indirizzata verso cellule stromali. Il ruolo delle cellule stromali nella
crescita e nella progressione tumorale è sottolineato da studi recenti
in cui i profili di espressione genica delle cellule stromali predicevano
Microambiente Stromale
l’andamento clinico in tumori umani della mammella.131
E Cancerogenesi
Sebbene fino ad ora ci siamo focalizzati soprattutto sulle cellule Alterazioni Metaboliche:
neoplastiche parenchimali, i tumori non sono composti da un L’effetto Warburg
singolo tipo cellulare, quanto piuttosto da un complesso insieme di
cellule di numerose linee, tra cui le cellule tumorali stesse, cellule Anche in presenza di abbondante ossigeno, le cellule tumorali spo-
immunitarie innate e adattative, fibroblasti, cellule endoteliali ecc. stano il loro metabolismo del glucosio dai mitocondri, avidi di
Sono stati inoltre descritti numerosi esempi di intercomunicazione ossigeno ma efficienti, alla glicolisi.132-134 Questo fenomeno, chiamato
tra la ECM e le cellule tumorali. La scissione di componenti della effetto Warburg e noto anche come glicolisi aerobia, fu osservato
matrice come il collagene di tipo IV, ad esempio, rilascia fattori per la prima volta molti anni fa (Otto Warburg ricevette il Premio
angiogenici (VEGF) e la degradazione enzimatica della laminina-5 Nobel nel 1931 per avere scoperto l’effetto che porta il suo nome),
da parte di MMP2 scopre un frammento proteolitico nascosto che ma ha goduto di ben scarsa considerazione fino a tempi recenti.
favorisce la motilità delle cellule tumorali.112 La ECM custodisce Questa alterazione metabolica è tanto frequente nei tumori da poter
anche fattori di crescita in forma inattiva, rilasciati da proteasi essere considerata l’ottava caratteristica del cancro. Non per nulla
attive della matrice: questi includono PDGF, TGFb e bFGF, che a l’avidità di glucosio dei tumori è utilizzata nella pratica clinica per
loro volta influenzano la crescita delle cellule tumorali per via para- visualizzarli mediante tomografia a emissione di positroni (PET)
crina. Le cellule tumorali devono servirsi di queste e di altre intera- dopo avere iniettato ai pazienti 18F-fluorodeossiglucosio, un deri-
zioni usandole per promuovere la loro crescita e invasione. È inte- vato non metabolizzabile del glucosio che viene preferenzialmente
ressante cercare di capire se le cellule tumorali dipendano da queste captato dalle cellule tumorali (e dai tessuti normali in attiva proli-
interazioni per la proliferazione, la sopravvivenza o la metastatizza- ferazione come il midollo osseo). La maggior parte dei tumori è
zione. Se così fosse, queste interazioni e le cellule stromali stesse PET-positiva e quelli in rapida crescita lo sono in modo marcato. La
diverrebbero potenziali bersagli terapeutici. relazione causale tra glicosi aerobia e progressione tumorale, ciono-
È stato dimostrato che le cellule infiammatorie e i fibroblasti nostante, non è del tutto chiara, come non è chiaro il danno iniziale
all’interno del tumore istituiscono complesse relazioni con le cellule che determina tali cambiamenti metabolici.
tumorali e tra di loro. Il ruolo dell’infiammazione cronica nello Come ben sappiamo, infatti, la glicosi genera due molecole di
sviluppo del cancro è già stato descritto (si veda sopra). Vari ATP per ogni molecola di glucosio mentre la fosforilazione ossida-
meccanismi, come l’espressione da parte di cellule immunitarie di tiva mitocondriale ne genera più di 20. Quale vantaggio può dunque
citochine che favoriscono la sopravvivenza e la proliferazione delle offrire il passaggio a una glicolisi meno efficiente per un tumore in
296 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
accrescimento? Sono state proposte diverse ipotesi che non si esclu- gastrointestinale. Almeno un aspetto dell’attività oncosoppressiva
dono a vicenda. Un’ipotesi interessante per spiegare l’effetto Warburg di LKB1 è mediato dalla sua capacità di attivare una proteina-chinasi
prevede che sia il microambiente tumorale ipossico a rendere van- dipendente da AMP (AMPK), un sensore dello stato energetico della
taggioso l’alterato metabolismo.133-134 Sebbene l’angiogenesi produca cellula che funge da importante regolatore negativo di mTOR. LKB1,
un incremento nella vascolarizzazione, i vasi sono malformati e i dunque, sopprime la formazione di tumori, almeno in parte, fre-
tumori restano relativamente ipossici rispetto ai tessuti normali. nando il metabolismo anabolico. È interessante notare che anche
L’attivazione di HIF1a per effetto dell’ipossia, di fatto, non solo altri due oncosoppressori mutati nella sclerosi tuberosa, TSC1 e
stimola l’angiogenesi ma aumenta anche l’espressione di numerosi TSC2 (Cap. 28), regolano negativamente mTOR. All’estremo oppo-
enzimi metabolici della via glicolitica, oltre a ridurre l’espressione sto, è stata avanzata l’ipotesi che l’effetto trasformante di molte on
di geni coinvolti nella fosforilazione ossidativa. La spiegazione più coproteine, incluse tirosin-chinasi recettoriali mutate e il noto fattore
semplice ci riconduce dunque alla regola fondamentale dell’econo- trascrizionale oncogeno c-MYC, sia mediato in parte dall’induzione
mia: offerta e domanda. La ridotta domanda da parte delle singole dell’“effetto Warburg”. Negli ultimi anni, questo genere di intuizioni
cellule tumorali aumenta l’offerta di ossigeno, incrementando così ha ispirato molti tentativi di utilizzare a scopo terapeutico le vie di
il numero di cellule tumorali che possono essere supportate dalla trasmissione del segnale che determinano il metabolismo anabolico
vascolarizzazione e consentendo l’accrescimento del tumore. nelle cellule tumorali, ad esempio la via di PI3K/AKT/mTOR.
L’effetto Warburg, tuttavia, fa riferimento alla glicolisi aerobia: la Come precedentemente indicato, le cellule sono dotate di nume-
glicolisi che si verifica in presenza di un adeguato apporto di ossi- rose barriere di regolazione atte a prevenire una crescita non appro-
geno al posto della fosforilazione ossidativa. I cambiamenti che priata. Una risposta adattativa delle cellule normali alla privazione
promuovono l’alterazione metabolica durante l’ipossia devono per- di ossigeno e glucosio è l’autofagia, stato in cui le cellule arrestano
tanto diventare stabili nella cellula tumorale. Può essere che continui la loro crescita e assumono comportamenti cannibaleschi, utilizzan-
cicli di ipossia seguita da normossia, uno scenario frequentemente do i propri organelli, proteine e membrane come fonti di carbonio
osservato nei tumori, selezionino le cellule tumorali che usano per la produzione di energia (Cap. 1). In assenza di tale adattamento,
preferibilmente la glicolisi. In aggiunta, o forse in alternativa, anche le cellule muoiono. Le cellule tumorali spesso sembrano in grado di
mutazioni in oncogeni e geni oncosoppressori che stimolano la accrescersi in condizioni ambientali proibitive senza attivare l’auto-
crescita, come RAS, p53 e PTEN, inducono cambiamenti metabolici fagia, per cui si pensa che le vie che inducono tale processo siano
nella cellula. Il che ci porta di nuovo all’equazione offerta/domanda disattivate nelle cellule tumorali. In linea con ciò, si può notare che
che può aiutarci a spiegare perché le cellule tumorali optino per un diversi geni promotori dell’autofagia sono oncosoppressori; tra
sistema di produzione energetica meno efficiente. questi, il più rilevante è PTEN (un regolatore negativo della via di
Prima della replicazione, una cellula attivamente proliferante (sia PI3K/AKT), gene mutato o inattivato epigeneticamente in molte
essa normale o trasformata) deve duplicare, oltre che il proprio varietà di neoplasie maligne umane. Se l’autofagia sia sempre nega-
contenuto di DNA, anche tutti gli altri suoi componenti, compresi tiva dal punto di vista del tumore, tuttavia, resta un argomento di
organelli, membrane e proteine. Questo compito richiede un mag- ricerca attiva e di dibattito. In condizioni di grave deprivazione di
giore apporto di nutrimento, soprattutto di glucosio (che fornirà nutrimenti, ad esempio, le cellule tumorali possono ricorrere all’au-
l’energia necessaria per la biosintesi di tali componenti) e ammino- tofagia per divenire “dormienti”, uno stato di congelamento meta-
acidi (che forniranno i mattoni per la sintesi proteica), nonché per bolico che permette alle cellule di sopravvivere a situazioni difficili
la sintesi delle proteine necessarie. L’arresto della degradazione del per lunghi periodi. Tali cellule sono ritenute essere resistenti a terapie
glucosio a piruvato permette a queste molecole di carbonio di essere che uccidono le cellule in attiva replicazione e potrebbero essere
deviate verso le vie anaboliche, come la produzione di lipidi e nu- responsabili dei fallimenti terapeutici. L’autofagia può quindi
cleotidi; inoltre, le cellule tumorali sono in grado di deviare la glu- essere amica o nemica del tumore a seconda di come le vie di tra-
tammina sia verso la via glicolitica sia verso quella anabolica.134-135 smissione del segnale che la regolano sono “messe a punto” in un
I cambiamenti metabolici ai quali le cellule tumorali vanno incontro dato tumore.
accrescono dunque la loro capacità di sintetizzare i mattoni di cui
hanno bisogno per la divisione cellulare. In effetti, anche le altera- Deregolazione Dei Geni Associati
zioni delle vie di trasmissione del segnale coinvolte nei fenomeni Ai Tumori
neoplastici stimolano la captazione di glucosio e altri nutrimenti,
favoriscono la glicolisi rispetto alla fosforilazione ossidativa e au- Il danno genetico che attiva gli oncogeni o inattiva i geni oncosop-
mentano le vie anaboliche nella cellula. In condizioni normali, i pressori può essere minimo (ad es. mutazioni puntiformi) o coin-
fattori di crescita stimolano la captazione di glucosio e amminoacidi volgere segmenti di cromosomi sufficientemente estesi da essere
per mezzo della via di PI3K/AKT/mTOR, che si trova a valle delle individuato con una normale analisi del cariotipo. L’attivazione degli
tirosin-chinasi recettoriali e di altri recettori dei fattori di crescita; oncogeni e la perdita di funzione dei geni oncosoppressori per
nei tumori, questi segnali sono autonomi. Mutazioni negli oncosop- mutazione sono state trattate precedentemente in questo capitolo.
pressori o negli oncogeni, pertanto, non solo portano all’attivazione In questa sezione descriveremo le anomalie cromosomiche, per
di vie che favoriscono la sopravvivenza e la proliferazione, ma fanno terminare con l’analisi dei cambiamenti epigenetici che contribui-
anche sì che la glicolisi e la biosintesi anabolica diventino permanenti scono alla cancerogenesi.
nella cellula tumorale.135-136
Ora che l’effetto Warburg è stato “riscoperto”, vanno emergendo Modificazioni cromosomiche
altri collegamenti affascinanti tra metabolismo e neoplasia che ve-
dono coinvolti oncosoppressori e oncogeni. Un esempio del primo In alcune neoplasie, le anomalie cariotipiche sono frequenti e non
caso riguarda LKB1, un gene oncosoppressore codificante per una casuali. Specifiche anomalie cromosomiche sono state identificate
treonina chinasi che risulta mutata nella sindrome di Peutz-Jegher nella maggior parte delle leucemie e dei linfomi, in molti sarcomi e
(Cap. 17) ed è associato a proliferazioni benigne e maligne del tratto in un numero crescente di carcinomi. Inoltre, un intero cromosoma
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 297
può essere in sovrannumero o andare perso. Sebbene le variazioni formazione di geni ibridi di fusione codificanti per proteine
nel numero (aneuploidia) e nella struttura dei cromosomi siano chimeriche, che in vario modo promuovono la crescita e la so-
generalmente considerate fenomeni tardivi della progressione neo- pravvivenza o aumentano l’autorinnovamento e bloccano la
plastica, è stato ipotizzato che l’aneuploidia e l’instabilità cromoso- differenziazione.
mica possano anche essere eventi iniziali della crescita tumorale.
Lo studio delle modificazioni cromosomiche nelle cellule tumo- L’iperespressione di un proto-oncogene causata da una trasloca-
rali è importante per due ragioni. Innanzitutto, lo studio molecolare zione è ben esemplificata dai linfomi di Burkitt. Questi tumori pre-
dei geni in vicinanza dei punti di rottura o di delezioni dei cromo- sentano tutti una di tre possibili traslocazioni, ciascuna delle quali
somi è stato estremamente utile per identificare gli oncogeni (ad es. coinvolge il cromosoma 8q24, dove è stato mappato il gene MYC, e
BCL2 e ABL) e i geni oncosoppressori (ad es. APC e RB). In secondo uno dei tre cromosomi contenenti i geni delle immunoglobuline.
luogo, alcune anomalie cariotipiche sono abbastanza specifiche da Nel suo locus normale, MYC è strettamente controllato ed è espresso
avere valore diagnostico e, in alcuni casi, sono predittive del decorso al massimo nelle cellule attivamente proliferanti. Nei linfomi di
clinico. Le traslocazioni associate all’oncogene ABL nella LMC e a Burkitt, la forma più comune di traslocazione comporta lo sposta-
c-MYC nei linfomi di Burkitt sono state menzionate precedentemen- mento del segmento del cromosoma 8 contenente MYC sul cromo-
te, nel paragrafo dedicato ai difetti molecolari delle cellule neopla- soma 14q32 (si veda Fig. 7.27), spostamento che porta il gene MYC
stiche (si veda Fig. 7.27). Molte altre alterazioni del cariotipo presenti a trovarsi vicino al gene IGH. La notazione genetica per indicare la
nelle cellule tumorali verranno descritte nel contesto della trattazio- traslocazione è t(8:14)(q24;q32). I meccanismi molecolari dell’atti-
ne di forme di neoplasie specifiche. vazione di MYC associata alla traslocazione sono variabili, poiché
Due tipi di riarrangiamenti cromosomici possono attivare proto- dipendono dai punti di rottura all’interno dei geni. Nella maggior
oncogeni: le traslocazioni e le inversioni. Le traslocazioni cromoso- parte dei casi, la traslocazione provoca mutazione o perdita delle
miche sono molto più comuni (Tab. 7.9) e verranno discusse in sequenze di regolazione del gene MYC, che vengono sostituite con
questa sede. Le traslocazioni possono attivare proto-oncogeni in due le regioni di controllo del locus di IGH, espresso nei precursori delle
modi: cellule B. Poiché le sequenze codificanti restano intatte, il gene è
espresso a livelli elevati. La costante presenza del gene MYC traslo-
Nei tumori linfoidi, specifiche traslocazioni determinano l’ipe- cato nei linfomi di Burkitt attesta l’importanza dell’iperespressione
respressione di proto-oncogeni tramite lo scambio dei loro ele- di tale gene nella patogenesi del tumore.
menti regolatori con quelli di un altro gene. Esistono poi altri esempi di oncogeni traslocati in corrispondenza
In molti tumori emopoietici, nei sarcomi e in alcuni carcinomi, dei loci delle immunoglobuline nei tumori linfoidi. Come indicato
le traslocazioni consentono la ricombinazione di sequenze in precedenza, nei linfomi mantellari, il gene della ciclina D1
normalmente non correlate di due cromosomi differenti e la (CCND1) sul cromosoma 11q13 è iperespresso per la giustapposi-
zione al locus delle IgH sul cromosoma 14q32. Nei linfomi follicolari,
una traslocazione t(14;18)(q32;q21), la più frequente traslocazione
Tabella 7.9 Principali oncogeni attivati da traslocazioni
nei tumori maligni linfoidi, causa l’attivazione del gene BCL2. Non
è un caso che tutti questi tumori nei quali viene colpito il gene delle
Neoplasia Traslocazione Geni colpiti* immunoglobuline siano a cellule B. In un’analoga situazione, l’ipe-
respressione di diversi proto-oncogeni in tumori a cellule T risulta
Leucemia mieloide cronica (9;22)(q34;q11) ABL 9q34 dalle traslocazioni di oncogeni in corrispondenza del locus del re-
BCR 22q11
cettore dei linfociti T. Gli oncogeni interessati sono diversi, ma nella
Leucemie acute (LMA e LLA) (8;21)(q22;q22) AML 8q22 maggior parte dei casi, come con MYC, codificano per fattori di
ETO 21q22 trascrizione nucleari.
(15;17)(q22;q21) PML 15q22 Il cromosoma Philadelphia, caratteristico della leucemia mieloide
RARA 17q21 cronica e di un gruppo di leucemie linfoblastiche acute, costituisce
Linfoma di Burkitt (8;14)(q24;q32) c-MYC 8q24 l’esempio tipico di un oncogene generato dalla fusione di due geni
IGH 14q32 distinti. In questi casi, una traslocazione reciproca tra i cromosomi
9 e 22 riposiziona una parte troncata del proto-oncogene c-ABL (dal
Linfoma mantellare (11;14)(q13;q32) CCND1 11q13 cromosoma 9) vicino a BCR (Breakpoint Cluster Region) sul
IGH 14q32
cromosoma 22 (si veda Fig. 7.27). Il gene ibrido di fusione BCR-ABL
Linfoma follicolare (14;18)(q32;q21) IGH 14q32 codifica per una proteina chimerica dotata di attività tirosin-china-
BCL2 18q21 sica. Come già detto, la tirosin-chinasi BCR-ABL è stata usata con
notevole successo come bersaglio per la terapia della leucemia. Le
LLA a cellule T (10;14)(q24;q11) HOX 11 10q24
TCRA 14q11
traslocazioni, pur essendo citogeneticamente identiche nella leuce-
mia mieloide cronica e nella leucemia linfoblastica acuta, differisco-
Sarcoma di Ewing (11;22)(q24;q12) FLI1 11q24 no in genere a livello molecolare. Nella maggior parte dei casi di
EWSR1 22q12 LMC, la proteina chimerica ha un peso molecolare di 210 kDa,
Adenocarcinoma prostatico (21;21)(q22;q22) TMPRSS2
mentre nella più aggressiva leucemia acuta si assiste alla formazione
(21q22.3) di una proteina di fusione BCR-ABL di 190 kDa.48,49
(7:21)(p22;q22) ERG (21q22.2) I fattori di trascrizione sono spesso coinvolti nelle fusioni geni-
(17:21)(p21;q22) ETV1 (7p21.2) che che si verificano nelle cellule tumorali. È noto, ad esempio, che
ETV4 (17q21) il gene MLL (Myeloid Lymphoid Leukemia) su 11q23, un compo-
*
I geni in grassetto sono coinvolti in traslocazioni multiple. nente del complesso di rimodellamento della cromatina, è coin-
LMA, leucemia mieloide acuta; LLA, leucemia linfoblastica acuta. volto in 50 differenti traslocazioni con diversi geni partner, alcuni
298 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
dei quali codificanti per fattori di trascrizione (si veda Tab. 7.9). Il Amplificazione genica
sarcoma di Ewing/tumore primitivo neuroectodermico (PNET) è
definito dalla traslocazione del gene del sarcoma di Ewing (EWSR1) L’attivazione dei proto-oncogeni associata all’iperespressione dei loro
su 22q12, il quale è coinvolto in numerose traslocazioni, e anche prodotti può essere causata da reduplicazione e amplificazione delle
tutti i suoi geni partner sinora analizzati codificano per un fattore loro sequenze di DNA109 e l’amplificazione può portare alla produzione
di trascrizione. Nel sarcoma di Ewing/PNET, ad esempio, il di diverse centinaia di copie del proto-oncogene nella cellula tumorale.
gene EWSR1 si fonde con il gene FLI1, anch’esso un membro dalla I geni amplificati, facilmente identificabili mediante ibridazione mole-
famiglia del fattore di trascrizione ETS, e la proteina chimerica colare con appropriate sonde di DNA, in alcuni casi provocano cam-
EWS-FLI1 che ne deriva ha capacità trasformante. Ci si potrebbe biamenti cromosomici che possono essere rilevati al microscopio.
domandare perché particolari traslocazioni siano così strettamente Esistono due manifestazioni cariotipiche di amplificazione: piccole
associate a specifici tumori. Ciò non è del tutto chiaro, ma un tema strutture multiple chiamate particelle duplicate (double minutes) e
ricorrente è che almeno uno dei geni colpiti spesso codifica per un regioni a colorazione omogenea (homogeneous staining regions). Que-
fattore di trascrizione necessario per lo sviluppo e la differenzia- ste ultime derivano dall’inserimento dei geni amplificati in nuove
zione di cellule normali della stessa linea del tumore. Nelle leuce- collocazioni cromosomiche, che possono essere distanti dalla collo-
mie acute, ad esempio, molti geni interessati da traslocazioni cazione normale dei geni coinvolti; poiché le regioni contenenti geni
ricorrenti (come MLL) hanno un ruolo essenziale nella regolazione amplificati sono prive della normale bandeggiatura, esse appaiono
dell’autorinnovamento delle cellule staminali emopoietiche e della omogenee in un cariotipo a bande G (si veda Fig. 7.28). I casi più
normale differenziazione delle cellule mieloidi e linfoidi. Le interessanti di amplificazione riguardano N-MYC nel neuroblastoma
proteine di fusione derivanti da traslocazioni il più delle volte ed ERBB2 nel tumore della mammella. N-MYC è amplificato nel 25-
inibiscono – ma occasionalmente potenziano – la funzione tra- 30% dei neuroblastomi e l’amplificazione è associata a una prognosi
scrizionale. Fino a tempi recenti, le traslocazioni più note riguar- sfavorevole. Nei neuroblastomi con amplificazione di N-MYC, il gene
davano le leucemie/linfomi e i sarcomi, mentre poche traslocazioni è presente sia in particelle duplicate sia in regioni a colorazione omo-
di comune riscontro erano state identificate nei carcinomi, sebbene genea. L’amplificazione di ERBB2 si verifica in circa il 20% dei tumori
questo tipo di neoplasia sia più frequente. I cariotipi complessi della mammella e una terapia con un anticorpo diretto contro questo
della maggior parte dei carcinomi, infatti, hanno reso difficoltosa recettore si è dimostrata efficace nel sottotipo di tumori in questione.
l’identificazione delle traslocazioni. Recentemente, tuttavia, una L’amplificazione di c-MYC, L-MYC e N-MYC è correlata con la pro-
traslocazione che coinvolge un gene regolato dagli androgeni, gressione di malattia nel carcinoma a piccole cellule del polmone.
TMPRSS2 (21q22), e uno di tre fattori trascrizionali della famiglia
ETS (ERG [21q22], ETV1 [7p22.2] o ETV4 [17q21]) è stata riscon-
trata in oltre il 50% degli adenocarcinomi della prostata. 137,138 Modificazioni epigenetiche
Questa traslocazione sembra che avvenga precocemente nella
cancerogenesi, in quanto è presente anche nella neoplasia prosta- L’epigenetica studia i cambiamenti reversibili ed ereditari dell’espres-
tica intraepiteliale di alto grado, precursore del tumore infiltrante. sione genica che si verificano senza mutazione. Tali cambiamenti
Sebbene il meccanismo attraverso cui la traslocazione provoca il implicano modificazioni post-traslazionali degli istoni e la metila-
cancro non sia ancora completamente compreso, è noto che essa zione del DNA, processi che influenzano entrambi l’espressione ge
rimuove il gene della famiglia ETS dalla sua normale regione di nica. Nelle cellule differenziate normali, la maggior parte del genoma
controllo e lo fonde con il gene regolato dagli androgeni TMPRSS2. non è espressa: alcune porzioni del genoma sono rese inattive da
In questo modo il fattore di trascrizione della famiglia ETS viene metilazione del DNA e da modificazioni degli istoni che portano alla
espresso in maniera non appropriata nelle cellule prostatiche e, compattazione del DNA in eterocromatina. Le cellule tumorali, dal
come osservato a proposito del sarcoma di Ewing, quando le pro- canto loro, sono caratterizzate da un’ipometilazione globale del DNA
teine ETS sono espresse in maniera anomala, hanno capacità tra- e da un’ipermetilazione selettiva localizzata sui promotori.140 In effetti,
sformante. L’identificazione di ulteriori geni di fusione in altri è divenuto evidente nel corso degli ultimi anni che i geni oncosop-
carcinomi rappresenta attualmente un’area di notevole interesse. pressori sono talvolta resi inattivi dall’ipermetilazione delle sequenze
Si ritiene che molti geni di fusione siano iniziatori della cancero- promotrici piuttosto che da una mutazione. Un esempio è offerto da
genesi ed è stato postulato che molte neoplasie possano essere CDKN2A, un locus complesso che codifica per due oncosoppressori,
“dipendenti” dalle loro proprietà, secondo una logica analoga a p14/ARF e p16/INK4a; p14/ARF è inattivato epigeneticamente nei
quella dell’oncogene addiction osservata nella LMC con la fusione tumori del colon e dello stomaco, mentre p16/INK4a è inattivato in
BCR-ABL. L’inibizione di questi geni potrebbe pertanto aprire la numerosi tumori. Dal momento che questo locus produce due on-
strada a terapie mirate. cosoppressori dotati di effetti sulle vie di p53 e di RB, la sua inattiva-
Delezioni. Le delezioni cromosomiche sono la seconda anomalia zione produce la rimozione di due punti di controllo con una singola
strutturale prevalente nelle cellule tumorali. Rispetto alle trasloca- alterazione. Altri geni oncosoppressori soggetti all’inattivazione da
zioni, le delezioni sono più comuni nei tumori solidi non emopoietici. metilazione sono: BRCA1 nel tumore della mammella, VHL nei
La delezione di specifiche regioni cromosomiche è associata alla carcinomi a cellule renali e il gene di riparazione degli errori di ap-
perdita di particolari geni oncosoppressori. Come già illustrato, paiamento MLH1 nel carcinoma colorettale.140 Si ricorderà dal Ca-
delezioni che coinvolgono il cromosoma 13q14, il sito del gene RB, pitolo 5 che la metilazione partecipa anche al fenomeno chiamato
sono associate a retinoblastoma. Delezioni di 17p, 5q e 18q sono imprinting genomico, in cui l’allele materno o paterno di un gene o di
state osservate nei carcinomi colorettali: queste regioni ospitano un cromosoma viene modificato per metilazione e inattivato. Nelle
infatti tre geni oncosoppressori. La delezione di 3p, osservata in cellule tumorali può verificarsi anche il fenomeno inverso, ossia la
diversi tumori, è estremamente comune nei carcinomi polmonari a demetilazione di un gene imprinted che porta alla sua espressione
piccole cellule ed è attiva la ricerca di uno o più geni oncosoppressori biallelica (perdita dell’imprinting).141 Attualmente vi è un forte inte-
in questa regione. resse attorno allo sviluppo di potenziali agenti terapeutici in grado
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 299
di demetilare sequenze di DNA in geni oncosoppressori. Dati recenti, miRNA è stata rilevata inoltre rispettivamente nei tumori del pol-
che dimostrano come l’ipometilazione genomica causi instabilità mone e in determinate leucemie a cellule B. In alcuni tumori cere-
cromosomica e provochi tumori nei topi, rafforzano notevolmente brali e della mammella si osserva un’espressione da 5 a 100 volte
l’ipotesi che le modificazioni epigenetiche possano contribuire diret- maggiore di certi miRNA e sebbene i bersagli di questi miRNA non
tamente allo sviluppo tumorale.141 siano stati identificati, probabilmente si tratta di geni oncosoppres-
La comprensione dei cambiamenti relativi alla cromatina che sori le cui attività sono ridotte dall’iperespressione del miRNA.
contribuiscono alla cancerogenesi è meno consolidata. Attualmente Queste scoperte non solo forniscono nuovi spunti sulla cancero-
si ritiene che esista un “codice” degli istoni in cui varie modificazioni genesi ma hanno anche implicazioni pratiche. Farmaci che inibiscono
alle code istoniche, come l’acetilazione e la metilazione, conducono o aumentano le funzioni dei miRNA, ad esempio, potrebbero essere
all’attivazione o alla repressione della trascrizione. Nei carcinomi utili in chemioterapia. Dal momento che i miRNA regolano la nor-
della mammella e della prostata è stata dimostrata l’iperespressione male differenziazione cellulare, i modelli di espressione dei miRNA
di diversi enzimi in grado di modificare la cromatina, come EZH2.141 (“miRNA profiling”) possono fornire indizi sulla cellula di origine
EZH2 è il componente enzimatico del complesso multiproteico e sulla classificazione dei tumori. Molto rimane ancora da scoprire,
policombinato repressivo 2, responsabile di collocare segnali tuttavia, circa questi miRNA oncogeni, noti anche con il nome di
cromatinici repressivi in corrispondenza del promotore dei geni. “oncomir”.
Sebbene i suoi bersagli nel tumore in vivo non siano ancora stati
definiti, l’iperespressione di EZH2 nelle linee cellulari porta alla
repressione di oncosoppressori come p21. È interessante precisare Basi molecolari della cancerogenesi
che, nelle mosche e nei mammiferi, i complessi policombinati
repressivi sono necessari per il mantenimento delle cellule staminali,
progressiva (multifasica)
nonché per inattivare fattori di trascrizione specifici per determinate
linee, fino alla ricezione di segnali di differenziazione da parte di L’ipotesi che i tumori maligni insorgano in conseguenza di una lunga
stimoli appropriati. L’espressione o la repressione inadeguata di tali serie di eventi è confortata da studi epidemiologici, sperimentali e
geni potrebbe rendere le cellule tumorali indifferenziate, caratteri- molecolari, e lo studio degli oncogeni e dei geni oncosoppressori ha
stica tipica delle cellule staminali. Di certo esiste una significativa fornito una solida base molecolare al concetto di cancerogenesi
interazione tra gli enzimi di rimodellamento della cromatina e l’ap- multifasica.143
parato di metilazione del DNA: la collocazione di segnali cromatinici Dato che i tumori maligni devono acquisire diverse anomalie
repressivi da parte di enzimi come EZH2 nelle cellule tumorali, ad fondamentali, descritte nelle pagine precedenti, ne consegue che
esempio, porta al reclutamento di DNA-metilasi, alla metilazione qualsiasi cancro debba essere il risultato dell’accumulo di numerose mu-
dei promotori e alla repressione duratura dell’espressione genica. tazioni. In effetti, l’analisi di sequenziamento del genoma di tumori
della mammella e del colon recentemente completata ha rivelato che
i singoli tumori accumulano una media di 90 geni mutanti e un
miRNA e tumori sottogruppo più ridotto di questi geni (11 per tumore) risultava
mutato con una frequenza significativa.144 Tra i geni mutati figurano
Come abbiamo già visto nel Capitolo 5, i miRNA sono piccoli RNA alcuni noti oncogeni e geni oncosoppressori e altri geni la cui asso-
non codificanti a singolo filamento, della lunghezza di circa 22 nu- ciazione con i tumori non era nota. Non è ancora stato stabilito quali
cleotidi, incorporati nel complesso di inattivazione indotto dall’RNA. di queste mutazioni definiscano la trasformazione, quali contribu-
Essi mediano il riconoscimento sequenza-specifico degli mRNA iscano alla progressione tumorale e quali siano mutazioni neutrali,
nonché, attraverso l’azione del complesso di inattivazione indotto ossia mutazioni che si verificano casualmente in cellule genomica-
dall’RNA, l’inattivazione genica post-trascrizionale. Dato che i mente instabili, ma resta il fatto che nessun singolo oncogene è in
miRNA controllano la crescita cellulare, la differenziazione e la grado di determinare la trasformazione completa di cellule non
sopravvivenza cellulare, non sorprende il fatto che abbiano un ruolo immortalizzate in vitro: per la trasformazione delle cellule, in genere,
nella cancerogenesi.142 È stato osservato che l’espressione dei miRNA occorre una combinazione di oncogeni. Tale cooperazione è necessaria
subisce delle alterazioni nelle cellule tumorali, e frequenti amplifi- in quanto ciascun oncogene è specializzato nell’indurre parte del
cazioni e delezioni dei loci di miRNA sono state identificate in molti fenotipo occorrente per la completa trasformazione. L’oncogene RAS,
tumori. Come illustrato nella Figura 7.39, i miRNA possono contri- ad esempio, induce le cellule a secernere fattori di crescita e permette
buire alla trasformazione neoplastica aumentando l’espressione di loro di accrescersi senza ancorarsi a un normale substrato (indipen-
oncogeni o riducendo l’espressione di geni oncosoppressori. Se un denza dall’ancoraggio), mentre l’oncogene MYC rende le cellule più
dato miRNA inibisce la traduzione di un oncogene, una riduzione sensibili ai fattori di crescita e le immortalizza. Questi due geni,
quantitativa o funzionale di tale miRNA porterà a una maggiore agendo in sinergia, possono determinare la trasformazione neopla-
produzione del prodotto dell’oncogene; in questo senso il miRNA stica di fibroblasti di topo in coltura.
agisce come un oncosoppressore. Se, al contrario, il bersaglio di Inoltre l’evoluzione ha predisposto “meccanismi oncosoppressivi
un miRNA è un gene oncosoppressore, una maggiore attività del intriseci” come l’apoptosi e la senescenza, che contrastano l’azione
miRNA può ridurre la proteina oncosoppressiva; in questo senso il di mutazioni promotrici della crescita. Nelle cellule dotate di nor-
miRNA agisce come un oncogene. Tali relazioni sono già state mali punti di restrizione, infatti, la trasmissione di segnali oncoge-
definite tracciando il profilo dei miRNA di diversi tumori umani. nici per mezzo di proteine come RAS non porta alla trasformazione
La sottoregolazione o la delezione di certi miRNA in determinate bensì alla senescenza o all’apoptosi.33 L’insorgenza di tumori maligni
leucemie e linfomi, ad esempio, determina un’aumentata espressione è pertanto subordinata alla perdita mutazionale di numerosi geni,
della proteina antiapoptotica BCL2. Regolando negativamente BCL2, compresi quelli che regolano apoptosi e senescenza.145 Un classico
tali miRNA si comportano dunque come geni oncosoppressori. esempio di acquisizione progressiva del fenotipo maligno è docu-
Un’analoga sovraregolazione degli oncogeni RAS e MYC mediata da mentato dagli studi sul carcinoma del colon. Si ritiene che molti di
300 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Figura 7.39 Ruolo dei miRNA nell’oncogenesi. A. La ridotta attività di un miRNA che inibisce la traslazione di un oncogene provoca un eccesso di on-
coproteine. B. L’iperattività di un miRNA avente quale bersaglio un gene oncosoppressore riduce la produzione della proteina oncosoppressiva. I punti
interrogativi in A e B indicano che i meccanismi attraverso i quali si verificano cambiamenti nel livello o nell’attività del miRNA non sono del tutto noti.
questi tumori evolvano attraverso una serie di fasi identificabili o ncogeni e la perdita di oncosoppressori, ma la precisa sequenza
morfologicamente, con iperplasia epiteliale del colon seguita dalla temporale di tali mutazioni può tuttavia essere diversa a seconda
formazione di adenomi, che aumentano progressivamente di volu- dell’organo e del tipo di tumore.
me per andare infine incontro a una trasformazione maligna
(Cap. 17). Nella Figura 7.40 vengono illustrate le correlazioni
molecolari proposte per questa sequenza adenoma-carcinoma. Agenti cancerogeni e loro
Secondo tale schema, l’inattivazione del gene oncosoppressore APC
si verifica per prima, seguita dall’attivazione di RAS e, infine, dalla
interazioni cellulari
perdita di un oncosoppressore su 18q e dalla perdita di p53.
Nella figura viene inoltre rappresentata la via della senescenza che Più di 200 anni fa il chirurgo londinese Sir Percival Pott osservò che
si attiva in caso di mancata perdita di p53: di fatto, è stato osservato il carcinoma dello scroto sviluppato dagli spazzacamini era dovuto
che la maggioranza delle cellule nella maggior parte di adenomi è all’esposizione cronica alla fuliggine. Sulla base di questa osserva-
senescente. Si pensa che la mutazione di un proto-oncogene come zione, la Danish Chimney Sweeps Guild (l’associazione danese degli
RAS indirizzi una cellula verso la senescenza anziché verso la pro- spazzacamini) stabilì che i propri membri dovessero fare un bagno
liferazione33 mediante l’attivazione del punto di restrizione del tutti i giorni, una disposizione di salute pubblica che ebbe un suc-
danno al DNA descritta in precedenza. La perdita di p53 negli cesso rimasto ineguagliato nel controllo di una forma tumorale. Nei
adenomi impedisce la senescenza indotta dagli oncogeni, consen- secoli successivi, la cancerogenicità di centinaia di altre sostanze
tendo alle cellule adenomatose di continuare a proliferare e di chimiche fu dimostrata negli animali.
generare un carcinoma. Si è ormai appurato che per la canceroge- Alcune delle principali sostanze cancerogene sono elencate nella
nesi sono necessarie molte mutazioni, comprese l’acquisizione di Tabella 7.10 e sinteticamente presentate nei paragrafi che seguono.
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 301
Figura 7.40 Modello molecolare dell’evoluzione dei tumori colorettali attraverso la sequenza adenoma-carcinoma. La mutazione di APC è un evento
precoce e la perdita di p53 si verifica più tardivamente nel processo di cancerogenesi, ma la collocazione temporale delle altre modificazioni può essere
variabile. Si noti anche che singoli tumori possono non mostrare tutte le alterazioni elencate. In alto a destra, le cellule che acquisiscono un segnale di
oncogenesi senza perdita di p53 possono entrare in uno stato di senescenza indotto da oncogeni.
Fasi della cancerogenesi chimica documentato nel gruppo 6, nel quale i tumori non si sviluppavano
in cellule iniziate se l’intervallo di tempo tra le successive appli-
Come abbiamo visto nelle pagine precedenti, la cancerogenesi è un cazioni dell’agente promotore era sufficientemente ampio.
processo multifasico, come dimostrato nei modelli sperimentali di
cancerogenesi chimica che consentirono di identificare per la prima Sebbene i concetti di iniziazione e promozione siano derivati in
volta le fasi di iniziazione e di progressione dello sviluppo tumorale.146 larga parte dagli esperimenti sull’induzione di tumori cutanei nei
I classici esperimenti che permisero di distinguere tra iniziazione e topi, tali fasi possono essere evidenziate anche nello sviluppo dei
promozione furono effettuati sulla cute di topo e sono schematizzati tumori del fegato, della vescica, della mammella, del colon e delle
nella Figura 7.41. Da tali esperimenti emersero i seguenti concetti vie respiratorie. Dopo questa breve panoramica sulle due principali
relativi alla sequenza iniziazione-promozione: fasi della cancerogenesi, possiamo analizzare più in dettaglio l’ini-
ziazione e la promozione (Fig. 7.42). Tutti i cancerogeni iniziatori
L’iniziazione deriva dall’esposizione delle cellule a una dose suf sono composti elettrofili altamente reattivi (mancano di elettroni)
ficiente di un agente cancerogeno (iniziatore); una cellula iniziata che possono reagire con siti nucleofili (ricchi di elettroni) presenti
è alterata, il che la rende potenzialmente capace di dare origine nella cellula. I loro bersagli sono DNA, RNA e proteine e, in alcuni
a un tumore (gruppi 2 e 3). L’iniziazione da sola, tuttavia, non è casi, queste interazioni provocano la morte cellulare. L’iniziazione,
sufficiente per la formazione di un tumore (gruppo 1). ovviamente, provoca un danno non letale al DNA che non può essere
L’iniziazione causa un danno permanente del DNA (mutazione). riparato e che viene trasmesso dalle cellule mutate alle cellule figlie.
È quindi rapida e irreversibile e ha “memoria”. Questo è illustrato Le sostanze chimiche capaci di iniziare la cancerogenesi possono
dal gruppo 3, nel quale è evidenziato che i tumori si sviluppavano essere classificate in due categorie: agenti ad azione diretta e agenti
anche se l’applicazione dell’agente promotore era ritardata di al ad azione indiretta.
cuni mesi dopo una singola applicazione dell’agente iniziatore.
Gli agenti promotori possono indurre tumori nelle cellule iniziate,
ma non sono oncogeni di per sé (gruppo 5). Inoltre, i tumori non Agenti ad azione diretta
si sviluppano se l’agente promotore è applicato prima dell’agente
iniziatore (gruppo 4). Questo indica che, diversamente dagli effetti Gli agenti ad azione diretta non richiedono una conversione meta-
degli agenti iniziatori, le alterazioni cellulari dovute all’applicazione bolica per divenire cancerogeni. Per la maggior parte sono deboli
degli agenti promotori non coinvolgono direttamente il DNA e sono cancerogeni ma dotati di una particolare importanza giacché alcuni
reversibili. Come si vedrà più avanti, gli agenti promotori aumen- di essi sono farmaci chemioterapici (ad es. gli agenti alchilanti), che
tano la proliferazione di cellule iniziate, effetto che può contri- hanno consentito di guarire con successo ovvero controllare o
buire allo sviluppo di ulteriori mutazioni in tali cellule. Che gli ritardare la recidiva di certi tipi di cancro (ad es. leucemia, linfoma
effetti degli agenti promotori siano reversibili è ulteriormente e carcinoma ovarico), rendendosi tuttavia responsabili di una
302 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Agenti alchilanti
b-propiolattone
Dimetilsolfato
Diepossibutano
Farmaci antitumorali (ciclofosfamide, clorambucil,
nitrosouree e altri)
Agenti acilanti
1-acetil-imidazolo
Cloruro di dimetilcarbamile
Altri
Nitrosamine e ammidi
Cloruro di vinile, nichel, cromo
Insetticidi, fungicidi
Difenili policlorurati
passato nell’industria delle vernici all’anilina e della gomma.147 Molti Iniziazione e promozione
altri cancerogeni occupazionali sono riportati nella Tabella 7.3. della cancerogenesi chimica
La maggior parte dei cancerogeni chimici richiede un’attivazione
metabolica per la conversione in cancerogeni finali (si veda Fig. 7.42), Il danno non riparabile del DNA rappresenta la prima tappa fonda-
mentre altre vie metaboliche possono portare all’inattivazione mentale del processo di iniziazione della cancerogenesi chimica.
(detossificazione) dei procancerogeni o dei loro derivati. Il potere Perché le modificazioni siano ereditabili, però, il filamento di DNA
cancerogeno di una sostanza chimica è pertanto determinato non solo danneggiato deve essere replicato: in altre parole, affinché l’iniziazione
dalla reattività intrinseca dei suoi derivati elettrofili ma anche si verifichi, le cellule alterate dal cancerogeno devono andare incontro
dall’equilibrio tra attivazione metabolica e reazioni di inattivazione. almeno a un ciclo di replicazione in modo che le modificazioni del
La maggior parte dei cancerogeni noti viene metabolizzata dalle DNA diventino fisse. Nel fegato, molte sostanze chimiche attivate
monossigenasi citocromo P-450-dipendenti, enzimi codificati da diventano elettrofile e reattive; la maggior parte di esse, tuttavia, non
geni estremamente polimorfi e la cui attività e inducibilità varia tra dà luogo a tumori se le cellule epatiche non si dividono nei giorni
individui diversi. Poiché tali enzimi sono essenziali per l’attivazione immediatamente successivi alla formazione degli addotti del DNA.
dei procancerogeni, la suscettibilità individuale alla cancerogenesi Nei tessuti normalmente quiescenti, lo stimolo mitogeno può essere
è regolata in parte dai polimorfismi nei geni codificanti per questi fornito dal cancerogeno stesso poiché molte cellule muoiono a causa
enzimi. Ne consegue che il rischio di cancro in un dato individuo degli effetti tossici del cancerogeno chimico, stimolando così la
può essere definito mediante l’analisi genetica dei polimorfismi rigenerazione delle cellule sopravvissute. In alternativa, la prolifera-
enzimatici.147 zione cellulare può essere indotta dalla concomitante esposizione
Il metabolismo degli idrocarburi policiclici aromatici, come il ad agenti biologici come virus e parassiti, fattori alimentari o
benzo(a)pirene, da parte del prodotto del gene P-450, CYP1A1, influenze ormonali. Gli agenti che non causano mutazione ma sti-
fornisce un esempio istruttivo: circa il 10% della popolazione bianca molano la divisione di cellule mutate sono noti come promotori.
possiede una forma altamente inducibile di questo enzima, associata La cancerogenicità di alcune sostanze iniziatrici è amplificata
a un rischio aumentato di tumore polmonare nei fumatori.148,149 I dalla successiva somministrazione di agenti promotori (ad es. esteri
fumatori leggeri con genotipo CYP1A1 inducibile hanno un rischio del forbolo, ormoni, fenoli e farmaci), fattori che di per sé non sono
sette volte più elevato di sviluppare un tumore polmonare rispetto cancerogeni ma che determinano la proliferazione e l’espansione
ai fumatori senza tale genotipo. Non tutte le variazioni nella capacità clonale delle cellule iniziate (mutate). Tali cellule hanno un ridotto
di attivazione o detossificazione dei cancerogeni sono geneticamente fabbisogno di fattori di crescita e possono anche mostrare una
determinate. Anche l’età, il sesso e lo stato nutrizionale condizionano minore responsività ai segnali di inibizione della crescita presenti
il livello di sostanze tossiche prodotte nell’organismo e, di conse- nell’ambiente extracellulare. Una volta che è stato indotto a prolife-
guenza, anche il rischio di sviluppare un cancro.150 rare, il clone di cellule iniziate subisce ulteriori mutazioni, evolvendo
Bersagli molecolari dei cancerogeni chimici. Poiché la trasfor- alla fine in un tumore maligno. Il processo di promozione tumorale
mazione maligna deriva da mutazioni, è logico che la maggior parte comprende quindi varie tappe successive: la proliferazione di
degli agenti chimici iniziatori sia mutagena. Il DNA rappresenta il cellule preneoplastiche, la trasformazione maligna e infine la pro-
bersaglio principale dei cancerogeni chimici, ma non esiste una gressione tumorale, dipendente dalle alterazioni che si verificano
singola o unica alterazione associata all’iniziazione della cancero- nelle cellule e nello stroma del tumore, ossia dal processo multifasico
genesi chimica. Sebbene qualsiasi gene possa divenire il bersaglio precedentemente illustrato.
di cancerogeni chimici, gli oncogeni e gli oncosoppressori più
frequentemente mutati, quali ad esempio RAS e p53, sono bersagli Cancerogenesi Da Radiazioni
di particolare importanza, come dimostra il caso dell’aflatossina B1,
un agente prodotto in modo naturale da alcuni ceppi della muffa L’energia radiante, in forma di radiazioni solari di tipo UV o di radia
Aspergillus che si sviluppa su granaglie e frutta secca non corretta- zioni ionizzanti elettromagnetiche e corpuscolate, è un cancerogeno
mente conservate. Esiste una stretta correlazione tra l’ingestione di noto. I raggi UV sono sicuramente implicati nell’insorgenza dei
questo contaminante alimentare e l’incidenza di carcinoma epatocel- tumori della cute e l’esposizione alle radiazioni ionizzanti per motivi
lulare in alcune regioni dell’Africa e dell’Estremo Oriente. È interes- medici o professionali, incidenti nucleari o esplosioni di bombe ato-
sante notare che l’aflatossina B1 produce mutazioni nel gene p53, le miche, è causa di numerose neoplasie maligne. Sebbene il contributo
quali nel 90% dei casi implicano una caratteristica dislocazione delle radiazioni sul totale di casi di tumore nell’uomo sia probabil-
G:C⇒T:A nel codone 249 (chiamata mutazione 249(ser) di p53).151 mente limitato, la latenza del danno indotto dall’energia radiante e il
Le mutazioni di p53 sono invece molto meno frequenti nei tumori suo effetto cumulativo richiedono periodi di osservazione molto
epatici in aree dove la contaminazione alimentare con aflatossine lunghi e rendono difficile accertarne il reale coinvolgimento nello
non rappresenta un fattore di rischio e la mutazione 249(ser) è rara. sviluppo tumorale. Una maggiore incidenza di tumori della mam-
L’individuazione di una mutazione caratteristica nel gene p53 prova mella si è resa evidente a distanza di anni nelle donne che durante
dunque il ruolo causale dell’aflatossina e queste associazioni si l’infanzia erano state esposte ai test atomici. Il picco di incidenza si è
stanno dimostrando molto utili negli studi epidemiologici della verificato nel periodo 1988-1992 ed è poi declinato negli anni suc-
cancerogenesi chimica. cessivi.152 A questo quadro, inoltre, si sommano i possibili effetti
Altri potenziali cancerogeni nell’ambiente di lavoro e nel contesto additivi o sinergici delle radiazioni con altri potenziali cancerogeni.
domestico sono il cloruro di vinile, l’arsenico, il nichel, il cromo, gli
insetticidi, i fungicidi e i difenili policlorurati. Raggi ultravioletti
I nitriti usati come conservanti alimentari, infine, hanno destato
preoccupazioni per la loro capacità di causare la nitrosilazione delle Studi epidemiologici forniscono ampie evidenze del fatto che i raggi
amine contenute nel cibo; le nitrosamine che ne derivano sono so- UV di origine solare causino una maggiore incidenza di carcinoma
spettate di essere cancerogene. squamoso, carcinoma basocellulare e melanoma della cute. 153 Il
304 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
livello di rischio dipende dal tipo di raggi UV, dall’intensità dell’espo- predisposizione all’effetto acuto di morte cellulare indotto dalle
sizione e dall’entità del “mantello protettivo” di melanina cutanea radiazioni e la cute si trovi sul percorso di tutte le radiazioni esterne.
in grado di assorbire i raggi solari. I soggetti di origine europea con Malgrado ciò, il medico non dimentichi che l’esposizione a una
pelle chiara che si ustionano ripetutamente senza mai abbronzarsi congrua dose di energia radiante può determinare la trasformazione
e coloro che vivono in località esposte a una grande quantità di luce tumorale di praticamente qualsiasi cellula.
solare (ad es. Queensland, Australia e in prossimità dell’equatore)
presentano la più alta incidenza di tumori maligni cutanei (mela- Cancerogenesi Da Microrganismi
nomi, carcinomi squamosi e carcinomi basocellulari) nel mondo. I
tumori della cute non melanomi sono associati all’esposizione Molti virus a RNA e DNA si sono dimostrati oncogeni in specie
cumulativa totale alle radiazioni UV, mentre i melanomi sono asso- animali diverse, dagli anfibi ai primati. Malgrado l’intensa e appro-
ciati all’esposizione intensa intermittente (tipica di quando si prende fondita attività di ricerca, tuttavia, solo pochi virus sono stati rico-
il sole). La porzione UV dello spettro solare può essere divisa in tre nosciuti responsabili di tumori nell’uomo. La nostra discussione si
intervalli di lunghezza d’onda: UVA (320-400 nm), UVB (280-320 nm) focalizzerà sui virus oncogeni umani e sul ruolo del batterio Helico-
e UVC (200-280 nm). Tra questi, si ritiene che i raggi UVB siano bacter pylori nel tumore dello stomaco.
responsabili dell’insorgenza di tumori cutanei, mentre gli UVC, pur
essendo potenti mutageni, non sono considerati significativi poiché Virus oncogeni a RNA
vengono filtrati dallo strato di ozono che circonda la Terra (da qui
la preoccupazione per la deplezione dell’ozono). Virus della leucemia umana a cellule T di tipo 1. Sebbene lo
La cancerogenicità dei raggi UVB è attribuita alla formazione di studio dei retrovirus animali abbia fornito informazioni fondamentali
dimeri pirimidinici nel DNA. Questo tipo di danno del DNA viene sulle basi molecolari dei tumori, un solo retrovirus umano, il virus
corretto dal sistema di riparazione con l’escissione dei nucleotidi lesi, della leucemia umana a cellule T di tipo 1 (Human T-cell Leukemia
processo che consta di cinque passaggi e che, nelle cellule di mam- Virus type 1, HTLV-1), risulta essere sicuramente implicato nella
mifero, può coinvolgere 30 o più proteine. È stato ipotizzato che, in cancerogenesi umana.
caso di un’eccessiva esposizione solare, la capacità del sistema di HTLV-1 causa una forma di leucemia/linfoma a cellule T che è
riparazione per escissione dei nucleotidi sia sopraffatta, con la con- endemica in determinate regioni del Giappone e del bacino carai-
seguente attivazione di meccanismi di riparazione del DNA non bico, ma viene riscontrata sporadicamente anche in altri Paesi,
regolati dalla necessaria configurazione e quindi suscettibili di inclusi gli Stati Uniti.155 Analogamente al virus dell’immunodefi-
errore: questi meccanismi alternativi rendono possibile la soprav- cienza umana responsabile della sindrome da immunodeficienza
vivenza della cellula ma a volte con mutazioni genomiche respon- acquisita (AIDS), HTLV-1 ha un tropismo per le cellule T CD4+,
sabili, in alcune circostanze, dello sviluppo di neoplasie. L’importanza ragione per cui questo sottotipo di cellule T costituisce il bersaglio
della via di riparazione del DNA per escissione di nucleotidi è anche principale della trasformazione neoplastica. L’infezione umana
dimostrata dall’alta frequenza di tumori in individui affetti dalla avviene per trasmissione di cellule T infette attraverso rapporti
patologia ereditaria denominata xeroderma pigmentoso (descritta in sessuali, derivati del sangue o durante l’allattamento. La leucemia si
precedenza).126 sviluppa solo nel 3-5% degli individui infetti dopo un lungo periodo
di latenza di 40-60 anni.
L’infezione dei linfociti T da parte di HTLV-1 è necessaria per lo
Radiazioni ionizzanti
sviluppo della leucemia, ma i meccanismi molecolari della trasfor-
Le radiazioni elettromagnetiche (raggi X e raggi g e corpuscolate mazione non sono del tutto chiari. A differenza di numerosi retro-
(particelle a, particelle b, protoni e neutroni) sono tutte canceroge- virus murini, HTLV-1 non contiene un oncogene e non è stata
ne. Le dimostrazioni sono talmente evidenti che bastano pochi riscontrata alcuna integrazione in prossimità di un proto-oncogene.
esempi:152,154 molti dei pionieri che si dedicarono allo studio dei raggi Nelle cellule leucemiche, tuttavia, l’integrazione virale è di tipo
X svilupparono tumori della cute e i minatori che lavorano in miniere clonale. In altre parole, sebbene il sito dell’integrazione virale nei
di elementi radioattivi nell’Europa centrale e nella regione delle cromosomi dell’ospite sia casuale (il DNA virale si trova in siti diversi
Montagne Rocciose degli Stati Uniti mostrano un’incidenza di nei diversi tumori), il sito di integrazione è identico in tutte le cellule
carcinoma polmonare 10 volte maggiore rispetto al resto della di un dato tumore. Questa evenienza non si verificherebbe se
popolazione. Ma ancora più eloquenti sono i dati relativi al follow- HTLV-1 fosse un ospite casuale che infetta le cellule dopo la trasfor-
up dei sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki: mazione. Il genoma di HTLV-1 comprende i geni gag, pol ed env e
dapprima si è registrato un marcato incremento dell’incidenza di le sequenze long terminal repeat (LTR) tipiche di altri retrovirus ma,
leucemie, soprattutto leucemia mieloide acuta e cronica, dopo un contrariamente ad altri virus leucemici, contiene un’altra regione
intervallo medio di latenza di circa 7 anni; in seguito, è aumentata detta tax e pare che la causa della sua attività trasformante risieda
l’incidenza di numerosi tumori solidi con periodo di latenza più proprio in questo gene.156 Il prodotto di tax è essenziale per la repli-
lungo (ad es. tumori della mammella, del colon, della tiroide e del cazione virale poiché stimola la trascrizione dell’mRNA virale
polmone). agendo sulla sequenza LTR all’estremo 5’. È stato chiarito che la
Per quanto riguarda i tessuti umani, esiste una gerarchia nella proteina Tax può anche attivare la trascrizione di geni cellulari
suscettibilità a sviluppare tumori da radiazioni. Le forme neoplasti- dell’ospite coinvolti nella proliferazione e nella differenziazione delle
che più frequenti sono le leucemie mieloidi acute e croniche, seguite cellule T, tra cui il gene precoce FOS, i geni codificanti per l’inter-
dal tumore della tiroide (ma solo nei giovani). In posizione inter- leuchina-2 (IL-2) e per il suo recettore e il gene per il fattore di
media si collocano i tumori della mammella, del polmone e delle crescita mieloide GM-CSF. Tax, inoltre, inattiva l’inibitore del ciclo
ghiandole salivari. La cute, le ossa e il tratto gastrointestinale, per cellulare p16/INK4a e promuove l’attivazione della ciclina D, dere-
contro, sono relativamente resistenti alle neoplasie indotte da radia- golando in questo modo il ciclo cellulare. Tax attiva anche NF-kb,
zioni, nonostante le cellule epiteliali gastrointestinali mostrino una un fattore di trascrizione che regola un gran numero di geni,
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 305
l’80% dei tumori non ospita il genoma di EBV, ma quasi tutti i tumori algrado il DNA di HBV sia integrato nel genoma umano, non
m
possiedono la traslocazione t(8;14) o altre traslocazioni che derego- esiste uno schema di integrazione nelle cellule epatiche. Gli effetti
lano c-MYC. Questa osservazione suggerisce che, sebbene i linfomi oncogeni di HBV e HCV, in effetti, sono multifattoriali, ma l’effetto
di Burkitt non africani siano scatenati da meccanismi diversi da EBV, dominante sembra essere un’infiammazione cronica mediata
essi si sviluppano attraverso vie molto simili. immunologicamente in cui la morte degli epatociti porta alla rige-
In sintesi, nel caso del linfoma di Burkitt, pare che EBV non sia nerazione e al danno genomico. Sebbene si ritenga che il sistema
direttamente oncogeno, ma agendo come mitogeno policlonale delle immunitario sia generalmente protettivo, studi recenti hanno dimo-
cellule B predispone all’acquisizione della traslocazione t(8;14) e di strato che, in condizioni di infiammazione cronica non risolta, quali
altre mutazioni che alla fine svincolano le cellule dalla normale re- si verificano nell’epatite virale o nella gastrite cronica causata da H.
golazione della crescita. In individui normali, l’infezione da EBV è pylori (si veda oltre), la risposta immunitaria può promuovere
controllata dalle risposte immunitarie dirette contro gli antigeni l’oncogenesi.
virali espressi sulle membrane cellulari, e la maggioranza delle per- Come accade con qualsiasi causa di danno epatocellulare, l’infe-
sone infettate rimane asintomatica o sviluppa una mononucleosi zione virale cronica porta alla proliferazione compensatoria degli
infettiva autolimitante. In regioni dell’Africa dove il linfoma di Bur epatociti, un processo rigenerativo favorito da fattori di crescita,
kitt è endemico, cofattori non completamente compresi (ad es. la citochine, chemochine e altre sostanze bioattive che sono prodotte
malaria cronica) possono favorire l’acquisizione di eventi genetici – da cellule del sistema immunitario attivate e che promuovono la
come la traslocazione t(8;14) – responsabili di condurre alla sopravvivenza cellulare, il rimodellamento tissutale e l’angiogenesi
trasformazione. (Cap. 3). Le cellule immunitarie attivate producono inoltre altri
Il ruolo di EBV è più diretto nei linfomi a cellule B di pazienti mediatori, come gli isomeri reattivi dell’ossigeno, con proprietà
immunosoppressi. Alcuni soggetti affetti da AIDS e i pazienti sot- genotossiche e mutagene. Un meccanismo molecolare chiave
toposti a terapia immunosoppressiva a lungo termine per prevenire sembra essere l’attivazione negli epatociti della via di NF-kB in
il rigetto di un allotrapianto presentano tumori a cellule B multifocali risposta a mediatori derivati dalle cellule immunitarie attivate.
a livello del tessuto linfoide o del sistema nervoso centrale. Questi L’attivazione della via di NF-kB negli epatociti blocca l’apoptosi,
tumori sono policlonali all’inizio, ma possono evolvere in neoplasie permettendo agli epatociti in replicazione di accumulare mutazioni.
monoclonali. Diversamente dal linfoma di Burkitt, i tumori in Sebbene questo sembri essere il meccanismo dominante nella pato-
pazienti immunosoppressi esprimono uniformemente LMP-1 e genesi del carcinoma epatocellulare indotto da virus, HBV e HCV
EBNA2, proteine che sono riconosciute dalle cellule T citotossiche. contengono nel loro genoma anche delle proteine che possono
Queste proliferazioni potenzialmente letali possono essere frenate promuovere più direttamente lo sviluppo del cancro. Il genoma di
se lo stato immunologico dell’ospite migliora, circostanza che può HBV contiene un gene noto come HBx che può attivare direttamente
verificarsi nel caso di una sospensione dei farmaci immunosoppres- o indirettamente diversi fattori di trascrizione e vie di trasduzione
sori nei pazienti trapiantati. del segnale. Inoltre, l’integrazione virale può causare il riarrangia-
Anche il carcinoma del rinofaringe è associato all’infezione da mento secondario di cromosomi, comprese delezioni multiple che
EBV. Questo tumore è endemico nel sud della Cina, in alcune regioni possono accogliere geni oncosoppressori sconosciuti.
dell’Africa e nella popolazione Inuit dell’Artico. A differenza del Pur non essendo un virus a DNA, anche HCV è strettamente
linfoma di Burkitt, il 100% dei carcinomi del rinofaringe di qualsiasi collegato alla patogenesi del tumore del fegato. I meccanismi mole-
parte del mondo contiene il DNA di EBV.165 L’integrazione virale colari usati da HCV sono meno definiti di quelli di HBV. Oltre al
nelle cellule dell’ospite è clonale, il che esclude la possibilità che danno cronico delle cellule epatiche e alla rigenerazione compensa-
l’infezione da EBV si verifichi dopo lo sviluppo del tumore. Inoltre, toria, componenti del genoma di HCV come la proteina core di HCV
il titolo anticorpale contro gli antigeni virali del capside è notevol- possono avere un effetto diretto sull’oncogenesi, probabilmente
mente elevato e, nelle aree endemiche, i pazienti sviluppano anti- attivando diverse vie di trasduzione del segnale che promuovono la
corpi IgA prima della comparsa del tumore. La totale associazione crescita.
(100% dei casi) tra EBV e il carcinoma rinofaringeo suggerisce che
EBV abbia un ruolo nella genesi di tale tumore, ma (come per il Helicobacter pylori
tumore di Burkitt) la ristretta distribuzione geografica indica che
anche cofattori genetici o ambientali possono contribuire allo In un primo tempo indicato quale causa di ulcere peptiche, Helico-
sviluppo del tumore. LMP-1 è espressa anche nelle cellule epiteliali. bacter pylori (HP) è ora considerato il primo batterio cancerogeno.
In queste cellule, come nelle cellule B, LMP-1 attiva la via di NF-kB L’infezione da HP è infatti implicata nella genesi degli adenocarci-
oltre a indurre l’espressione di fattori proangiogenici come VEGF, nomi dello stomaco e dei linfomi gastrici.169
FGF-2, MMP9 e COX-2, che possono contribuire all’oncogenesi. La Lo sviluppo dell’adenocarcinoma gastrico è simile a quello del
relazione tra EBV e la patogenesi del linfoma di Hodgkin sarà trattata carcinoma epatico indotto da HBV e HCV e implica un’aumentata
nel Capitolo 13. proliferazione di cellule epiteliali in un contesto di infiammazione
Virus dell’epatite B e C. Studi epidemiologici indicano la pre- cronica. Come nell’epatite virale, l’ambiente infiammatorio contiene
senza di una stretta associazione tra l’infezione da HBV e lo sviluppo numerosi agenti genotossici, come ad esempio ossigeno reattivo.
di tumori al fegato (Cap. 18). Si stima che una percentuale compresa Inizialmente si assiste allo sviluppo di una gastrite cronica, seguita
tra il 70 e l’85% dei carcinomi epatocellulari di tutto il mondo sia da atrofia gastrica, metaplasia intestinale delle cellule superficiali,
dovuta all’infezione da HBV o da HCV.111,166-168 HBV è endemico in displasia e cancro, una sequenza che richiede anni per essere com-
nazioni dell’Estremo Oriente e in Africa, aree che presentano la più pletata e che si verifica solo nel 3% circa dei pazienti infetti. Come
alta incidenza di carcinoma epatocellulare. Malgrado le molte HBV e HCV, anche il genoma di HP contiene geni direttamente
evidenze epidemiologiche e sperimentali, il modo in cui questi virus coinvolti nell’oncogenesi. È stato dimostrato che ceppi associati
agiscono nell’oncogenesi epatica non è del tutto chiaro. I genomi di all’adenocarcinoma gastrico contengono un’“isola di patogenicità”,
HBV e HCV non codificano per alcuna oncoproteina virale e, a sua volta contenente il gene associato alla citotossina A (CagA).
308 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Sebbene l’HP non sia invasivo, CagA penetra nelle cellule epiteliali lo sviluppo del tumore ma anche il “modellamento” delle proprietà
gastriche dove produce una varietà di effetti, compresa l’iniziazione immunogene dei tumori per favorire la selezione di cellule tumorali
di una cascata di trasmissione di segnali che provoca la stimolazione che sfuggono al controllo immunitario.175
non regolata della crescita. Nei paragrafi che seguono esamineremo alcune delle questioni
Come detto in precedenza, l’HP è associato anche a un maggiore fondamentali dell’immunità antitumorale, ossia: qual è la natura
rischio di sviluppare linfomi gastrici. I linfomi gastrici originano da degli antigeni tumorali? Quali sistemi effettori dell’ospite riconoscono
cellule B e, poiché i tumori esprimono alcuni degli aspetti delle le cellule tumorali? L’immunità antitumorale è efficace contro le
normali placche di Peyer, sono spesso chiamati linfomi del tessuto neoplasie spontanee? Le reazioni immunitarie contro i tumori pos-
linfoide associato alla mucosa (Mucosa-Associated Lymphoid Tissue, sono essere sfruttate a fini terapeutici?
MALT) o MALTomi (discussi anche nei Capp. 13 e 17). La loro
patogenesi molecolare è stata solo parzialmente compresa ma sem- Antigeni Tumorali
bra coinvolgere fattori ceppo-specifici di HP, così come fattori
genetici dell’ospite quali polimorfismi dei promotori delle citochine La presenza di antigeni capaci di stimolare una risposta immunitaria
infiammatorie come IL-1b e il fattore di necrosi tumorale (TNF). Si è stata evidenziata in numerosi tumori indotti sperimentalmente e
ritiene che l’infezione da HP porti alla comparsa di cellule T reattive in alcuni tumori umani.176 Tali antigeni furono inizialmente classi-
a HP, le quali a loro volta stimolano una proliferazione policlonale ficati in due categorie in base al loro tipo di espressione: antigeni
di cellule B. Nelle infezioni croniche, si possono acquisire mutazioni tumore-specifici, presenti solo sulle cellule tumorali e sempre assenti
attualmente sconosciute che stimolano la crescita in cellule singole. sulle cellule sane, e antigeni tumore-associati, presenti sulle cellule
Queste cellule crescono e formano un “MALToma” monoclonale il tumorali ma anche su alcune cellule normali. Questa classificazione,
quale resta dipendente dalla stimolazione da parte delle cellule T del tuttavia, è imperfetta poiché molti antigeni considerati tumore-
percorso delle cellule B che attivano il fattore di trascrizione NF-kB. specifici possono essere espressi anche da alcune cellule normali. La
A questo stadio, l’eradicazione di HP per mezzo di terapia antibiotica classificazione moderna degli antigeni tumorali è dunque basata
“cura” il linfoma rimuovendo lo stimolo antigenico per le cellule T. sulla loro origine e sulla loro struttura molecolare.
In stadi più avanzati, tuttavia, possono rendersi necessarie mutazioni I primi tentativi di purificare e caratterizzare gli antigeni tumorali
aggiuntive, come una traslocazione (11;18), che provochi l’attivazione si basavano sulla produzione di anticorpi monoclonali specifici
di NF-kB. A questo punto il MALToma non avrà più bisogno contro le cellule tumorali e sull’identificazione degli antigeni rico-
dello stimolo antigenico del batterio per la crescita e la sopravvivenza nosciuti da questi anticorpi. Un importante progresso in questo
e svilupperà la capacità di diffondere oltre lo stomaco ad altri campo è stato lo sviluppo di tecniche che permettono l’identifica-
tessuti. zione degli antigeni tumorali riconosciuti da linfociti T citotossici
(Cytotoxic T Lymphocyte, CTL), dato che i CTL sono lo strumento
di difesa immunitaria principale contro i tumori. I CTL riconoscono
Difesa dell’ospite contro i tumori – infatti i peptidi derivati da proteine citoplasmatiche esposte sulla
immunità tumorale superficie cellulare in associazione a molecole del complesso
maggiore di istocompatibilità (Major Histocompatibility Complex,
MHC) di classe I (Cap. 6). Di seguito sono descritte le principali
L’idea che i tumori non siano completamente “self ” e che possano classi di antigeni tumorali (Fig. 7.45).
essere riconosciuti dal sistema immunitario fu concepita da Paul Prodotti di geni mutati. La trasformazione neoplastica, come
Ehrlich, il quale propose che il riconoscimento da parte del sistema abbiamo visto, è il risultato di alterazioni genetiche in proto-oncogeni
immunitario di cellule tumorali autologhe fosse un meccanismo e in geni oncosoppressori: le proteine mutate a essi associate rap-
capace di eliminare i tumori. In seguito, Lewis Thomas e Macfarlane presentano antigeni mai incontrati prima dal sistema immunitario,
Burnet formalizzarono tale concetto coniando il termine “immu- che pertanto possono essere riconosciuti come “non self ”.177,178 Le
nosorveglianza”, termine che implica che una funzione normale del cellule neoplastiche, geneticamente instabili, possono inoltre con-
sistema immunitario sia quella di identificare nell’organismo cellule tenere numerosi geni mutati, compresi geni i cui prodotti, pur non
maligne e distruggerle.170,171 Questa idea è stata avvalorata da nume- essendo correlati al fenotipo trasformato e pur non avendo alcuna
rose osservazioni: la comparsa di infiltrati linfocitari attorno ai funzione nota, possono fungere da potenziali antigeni tumorali.
tumori e nei linfonodi che drenano aree di neoplasia, i risultati di I prodotti di proto-oncogeni alterati, geni oncosoppressori o altri
esperimenti (soprattutto con tumori trapiantati), l’aumentata inci- geni mutati non associati alla trasformazione sono sintetizzati nel
denza di alcuni tumori in soggetti immunodeficienti, e la dimostra- citoplasma delle cellule neoplastiche e, al pari di qualsiasi altra pro-
zione diretta nei pazienti dell’esistenza di cellule T e di anticorpi teina citoplasmatica, possono entrare nel processo di riconoscimento
specifici per i tumori. L’evidenza che i tumori si verificano anche in degli antigeni del MHC di classe I ed essere riconosciuti dalle cellule
soggetti immunocompetenti suggerisce che la sorveglianza immu- T CD8+. Queste proteine possono inoltre entrare nel percorso di
nitaria sia imperfetta, ma il fatto che alcuni tumori eludano tale riconoscimento antigenico del MHC di classe II delle cellule che
controllo non preclude la possibilità che altri possano essere stati hanno fagocitato cellule tumorali morte e presentano antigeni
eliminati.172 Il concetto di immunosorveglianza tumorale è stato tumorali ed essere quindi riconosciuti anche da cellule T CD4+.
recentemente ampliato per includere non solo il ruolo protettivo del Dato che queste proteine non sono presenti nelle cellule normali,
sistema immunitario nello sviluppo dei tumori, ma anche il suo non inducono tolleranza. Alcuni pazienti oncologici presentano
effetto nel selezionare varianti tumorali.173,174 Tali varianti presentano cellule T CD4+ e CD8+ circolanti che reagiscono contro prodotti
una ridotta immunogenicità e possono sottrarsi più facilmente proteici di oncogeni mutati come RAS, p53 e BCR-ABL. Negli
all’individuazione e all’eliminazione da parte del sistema immuni- animali, l’immunizzazione con proteine RAS o p53 mutate provoca
tario. L’espressione “cancer immunoediting” viene ormai usata per una reazione da parte dei CTL e il rigetto dei tumori che esprimono
descrivere non solo gli effetti del sistema immunitario nel prevenire queste proteine. Nella maggior parte dei pazienti, a ogni modo,
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 309
Figura 7.45 Antigeni tumorali riconosciuti dalle cellule T CD8+. (Modificata da Abbas AK, Lichtman AH: Cellular and Molecular Immunology, 5th ed.
Philadelphia, WB Saunders, 2003)
queste oncoproteine non sembrano essere i bersagli principali dei pratico, dunque, questi antigeni sono tumore-specifici. Prototipo di
CTL tumore-specifici. tale gruppo è la famiglia del gene dell’antigene del melanoma
Proteine cellulari iperespresse o espresse in modo aberrante. (Melanoma Antigen Gene, MAGE). Sebbene originariamente de-
Anche normali proteine cellulari possono fungere da antigeni scritti nei melanomi, gli antigeni MAGE sono espressi da diversi tipi
tumorali e scatenare una risposta immunitaria se espresse in tumorali. MAGE-1, ad esempio, è espresso nel 37% dei melanomi e
maniera anomala dalle cellule neoplastiche. In un sottogruppo di in un numero variabile di carcinomi del polmone, del fegato, dello
melanomi umani, alcune proteine strutturali normalmente prodotte stomaco e dell’esofago.180 Antigeni simili, chiamati GAGE, BAGE e
a bassi livelli nelle cellule normali funzionano come antigeni tumo- RAGE sono stati individuati in altri tumori.
rali quando sono iperespresse nelle cellule tumorali. Uno di questi Antigeni tumorali prodotti da virus oncogeni. Come abbiamo
antigeni è la tirosinasi, un enzima coinvolto nella biosintesi della visto, molti virus sono associati a tumori e non sorprende il fatto che
melanina ed espresso solo nei melanociti normali e nei melanomi.179 tali virus producano proteine che il sistema immunitario riconosce
Le cellule T dei pazienti con melanoma riconoscono peptidi derivati come estranee. I più potenti tra questi antigeni sono le proteine sin-
dalla tirosinasi, quindi esiste la possibilità che vaccini a base di tale tetizzate dai virus a DNA latenti quali, ad esempio, HPV e EBV nell’uo
enzima possano stimolare una risposta contro i melanomi e sono in mo. Esistono prove sulla capacità dei CTL di riconoscere gli antigeni
corso studi clinici a tale riguardo. Il fatto che questi pazienti siano di tali virus ed è importante che il sistema immunitario sia compe-
in grado di rispondere a un normale antigene self può sembrare tente, ossia capace di riconoscere e distruggere cellule infette, nel
strano. La spiegazione più probabile è che la tirosinasi sia prodotta controllo dei tumori indotti da virus. Il concetto di immunosorve-
normalmente in quantità tanto ridotte e in così poche cellule da non glianza tumorale, in effetti, è meglio definito per i tumori indotti da
essere riconosciuta dal sistema immunitario e non riuscire quindi a virus a DNA che per altri tipi di tumore e i vaccini contro HPV si
indurre tolleranza. dimostrano efficaci nella prevenzione dei carcinomi della cervice nelle
Un altro gruppo, gli antigeni “del tumore del testicolo”, è codificato donne giovani.
da geni silenti in tutti i tessuti dell’adulto eccetto che nel testicolo, Antigeni oncofetali. Gli antigeni oncofetali sono proteine
da cui il nome. La proteina, pur essendo presente nel testicolo, non espresse a livelli elevati nelle cellule neoplastiche e nei tessuti normali
è espressa sulla superficie cellulare in una forma antigenica, poiché durante lo sviluppo fetale, ma assenti nei tessuti adulti normali. Si
il liquido seminale non esprime antigeni del MHC di classe I. All’atto ritiene che i geni codificanti per queste proteine vengano inattivati
310 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
dopo la nascita per essere poi eventualmente riattivati durante la c aratteristici di questa linea cellulare, ad esempio CD20. Gli anticorpi
trasformazione maligna. Gli antigeni oncofetali furono identificati diretti contro CD20 sono utilizzati anche per l’immunoterapia tu-
utilizzando anticorpi sviluppati in altre specie e la loro importanza morale: è vero che essi distruggono anche le cellule B normali, ma
è legata al fatto che rappresentano marcatori potenzialmente utili ai poiché le cellule staminali emopoietiche sono risparmiate, da queste
fini della diagnosi di neoplasia. L’affinamento delle tecniche impie- possono originare nuove cellule B. I determinanti idiotipici delle
gate per identificare questi antigeni ha permesso di dimostrare che immunoglobuline di membrana di una popolazione clonale di cel-
la loro espressione negli adulti non è limitata ai soli tumori. Tali lule B sono marker di quel particolare clone di cellule B poiché tutte
proteine aumentano nei tessuti e nel sangue circolante in presenza le altre cellule B esprimono idiotipi differenti. L’idiotipo delle im-
di diverse condizioni infiammatorie e sono rilevate in piccole quan- munoglobuline, pertanto, è un antigene tumorale altamente specifico
tità anche nei tessuti normali. Non è stata dimostrata la rilevanza per i linfomi e le leucemie a cellule B.
degli antigeni oncofetali come stimolatori o come bersagli dell’im-
munità antitumorale. I due antigeni oncofetali meglio caratterizzati Meccanismi Antitumorali
sono l’antigene carcinoembrionale (Carcinoembryonic Antigen
[CEA] e la a-fetoproteina [AFP]), descritti nel paragrafo dedicato L’immunità cellulo-mediata è il principale meccanismo antitumorale
ai marcatori tumorali. in vivo. Sebbene possano essere prodotti anticorpi contro il tumore,
Glicolipidi e glicoproteine di membrana alterati. La maggior non si hanno evidenze di un loro ruolo protettivo in condizioni
parte dei tumori umani e dei tumori indotti sperimentalmente fisiologiche. Gli effettori cellulari che mediano la risposta immuni-
esprime livelli più elevati della norma e/o forme anomale di glico- taria sono descritti nel Capitolo 6; pertanto qui ci limiteremo a
lipidi e glicoproteine di membrana che possono essere utilizzati prenderli solo brevemente in esame.
come marker diagnostici o bersagli terapeutici: queste molecole
alterate comprendono gangliosidi, determinanti dei gruppi sangui- Linfociti T citotossici: l’effetto antitumorale dei linfociti T citotos-
gni e mucine. Sono stati sviluppati numerosi anticorpi capaci di sici che reagiscono contro antigeni tumorali è ben noto nei tumori
riconoscere i carboidrati o il nucleo peptidico di tali molecole. La indotti sperimentalmente. Nell’uomo, i CTL CD8+ svolgono un
maggior parte degli epitopi riconosciuti da questi anticorpi non è ruolo protettivo contro le neoplasie virus-correlate (ad es. i
espressa esclusivamente nei tumori, tuttavia essi sono presenti a li- tumori indotti da EBV o da HPV) ed è stata dimostrata la loro
velli più elevati sulle cellule neoplastiche che sulle cellule normali e presenza nel sangue e negli infiltrati infiammatori dei pazienti
ciò fa di questa classe di antigeni un bersaglio potenziale per la oncologici. In alcuni casi, i CTL CD8+ non si sviluppano
terapia dei tumori con anticorpi specifici. spontaneamente in vivo, ma possono essere indotti mediante
Tra i glicolipidi espressi a livelli elevati nei melanomi figurano i immunizzazione con cellule dendritiche stimolate da antigeni
gangliosidi GM2, GD2 e GD3 e sono attualmente in corso studi clinici tumorali.
sugli anticorpi anti-GM2 e anti-GD3 e sull’immunizzazione con Cellule natural killer: le cellule natural killer (NK) sono linfociti
vaccini a base di GM2 in pazienti affetti da melanoma. Le mucine capaci di distruggere cellule tumorali senza una precedente sen-
sono glicoproteine ad alto peso molecolare contenenti un numero sibilizzazione e possono quindi costituire la prima linea di difesa
elevato di catene saccaridiche laterali legate da ponti di ossigeno al contro le cellule tumorali.181 Dopo l’attivazione con IL-2 e IL-5,
nucleo polipeptidico. Spesso i tumori presentano un’alterata espres- le cellule NK sono in grado di lisare numerosi tumori umani,
sione degli enzimi che sintetizzano queste catene saccaridiche late- comprese molte neoplasie apparentemente non immunogene per
rali, il che determina la comparsa di epitopi tumore-specifici sulle le cellule T. Le cellule T e le cellule NK sembrano fornire mecca-
catene saccaridiche laterali o nel nucleo polipeptidico esposto in nismi antitumorali complementari. I tumori che non esprimono
maniera anomala. Molte mucine, come CA-125 e CA-19-9, espresse gli antigeni del MHC di classe I non possono essere riconosciuti
nel carcinoma ovarico, e MUC-1, espressa nel carcinoma della dalle cellule T, ma possono attivare le cellule NK che sono inibite
mammella, sono state al centro di studi per applicazioni diagnostiche dalle molecole autologhe di classe I normali (Cap. 6). I recettori
o terapeutiche. A differenza di molte mucine, MUC-1 è una proteina di attivazione presenti sulle cellule NK sono estremamente diversi
di membrana normalmente espressa soltanto sulla porzione apicale e appartengono a varie famiglie di geni. Le proteine NKG2D
dell’epitelio del dotto mammario, sede relativamente poco raggiunta espresse sulle cellule NK e su alcune cellule T sono importanti
dal sistema immunitario. Nel carcinoma duttale della mammella, attivatori, capaci di riconoscere gli antigeni indotti dallo stress
tuttavia, questa proteina è espressa in maniera non polarizzata e espressi sulle cellule tumorali nonché le cellule che hanno subito
contiene nuovi carboidrati tumore-specifici ed epitopi peptidici un danno del DNA e dunque sono a rischio di trasformazione
evidenziabili con anticorpi monoclonali murini. Gli epitopi neoplastica.
peptidici inducono una risposta anticorpale e cellulare (linfociti T) Macrofagi: i macrofagi attivati mostrano citotossicità per le cellule
in pazienti oncologici e sono perciò considerati come potenziali tumorali in vitro. Le cellule T, le cellule NK e i macrofagi possono
candidati per vaccini antitumorali. collaborare nella risposta antitumorale poiché l’interferone-g
Antigeni di differenziazione specifici per un tipo cellulare. I (IFN-g), una citochina prodotta dalle cellule T e dalle cellule NK,
tumori esprimono molecole normalmente presenti sulle cellule di è un potente attivatore dei macrofagi. I macrofagi attivati sono
origine. Tali antigeni sono chiamati antigeni di differenziazione in grado di distruggere i tumori tramite meccanismi simili a
poiché sono specifici per linee o stadi di differenziazione particolari quelli utilizzati per uccidere i microrganismi (ad es. con la pro-
di un dato tipo di cellula. Gli antigeni di differenziazione sono an- duzione di metaboliti reattivi dell’ossigeno, Cap. 2) o mediante
tigeni self normali e quindi non inducono risposta immunitaria nel secrezione di TNF.
paziente neoplastico. Essi sono importanti come potenziali bersagli Anticorpi: sebbene non vi siano evidenze ad avvalorare la tesi che
dell’immunoterapia e per identificare il tessuto di origine dei tumori: gli anticorpi antitumorali esercitano effetti protettivi contro i
così, i linfomi possono essere diagnosticati come tumori derivati da tumori spontanei, la somministrazione di anticorpi monoclonali
cellule B mediante la rilevazione sulla superficie di marcatori contro le cellule tumorali può rivelarsi terapeuticamente efficace.
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 311
Figura 7.46 Meccanismi attraverso i quali i tumori sfuggono al sistema immunitario. (Riprodotta da Abbas AK, Lichtman AH: Cellular and Molecular
Immunology, 5th ed. Philadelphia, WB Saunders, 2003)
Un anticorpo monoclonale contro CD20, un antigene di super- bensì evolve in una forma cronica, a volte fatale, di mononucleosi
ficie delle cellule B, è ampiamente utilizzato nel trattamento dei o, nei casi più gravi, in un linfoma a cellule B.
linfomi. La maggior parte dei tumori, tuttavia, si sviluppa in persone che
non soffrono di alcun tipo di immunodeficienza. È evidente quindi
che le cellule tumorali sono in grado di elaborare meccanismi per
Immunosorveglianza E Meccanismi
Di Evasione sfuggire o bypassare il sistema immunitario in ospiti immunocompe-
tenti, fenomeno per spiegare il quale sono stati proposti numerosi
Appurata la presenza di diversi meccanismi potenzialmente antitu- meccanismi (Fig. 7.46).
morali, esistono evidenze del fatto che essi agiscano in vivo per
prevenire la formazione dei tumori? La prova più evidente dell’esi- Crescita selettiva di varianti tumorali non antigeniche: durante la
stenza dell’immunosorveglianza è la maggiore frequenza dei i tumori progressione tumorale, i subcloni fortemente immunogeni pos-
nei pazienti immunodepressi. Circa il 5% dei soggetti con immuno- sono essere eliminati.
deficienza congenita sviluppa neoplasie con una frequenza circa Perdita o ridotta espressione di molecole MHC: le cellule tumorali
200 volte superiore a quella riscontrata nei soggetti immunocom- possono non esprimere livelli normali di molecole MHC di classe
petenti e anche i soggetti immunodepressi in seguito a trapianto e i I, sfuggendo così all’attacco dei linfociti T citotossici. Tali cellule,
pazienti con AIDS mostrano un’aumentata incidenza di neoplasie tuttavia, possono stimolare le cellule NK.
maligne. La maggior parte di queste neoplasie (ma non tutte) è Assenza di cooperazione nella stimolazione: è importante ricordare
costituita da linfomi, spesso linfomi diffusi a grandi cellule B. Par- che la sensibilizzazione delle cellule T richiede due segnali, uno
ticolarmente esemplificativa è la rara sindrome da immunodeficienza fornito dal peptide estraneo presentato dalle molecole MHC e
ereditaria recessiva legata al cromosoma X, denominata XLP l’altro proveniente da molecole costimolanti (Cap. 6). Le cellule
(X-Linked Lymphoproliferative Syndrome), che è causata da mutazioni tumorali, pur essendo capaci di esprimere antigeni peptidici con
nel gene che codifica per una proteina adattatrice (SAP), coinvolta molecole MHC di classe I, spesso non esprimono molecole
nelle vie di trasduzione del segnale nei linfociti.182 Quando adole- costimolanti e ciò non solo previene la sensibilizzazione, ma
scenti affetti da XLP sviluppano un’infezione da EBV, questa non rende anche non responsive le cellule T o, peggio, le induce
segue il classico decorso autolimitante della mononucleosi infettiva, all’apoptosi. Per ovviare a questo problema si sta cercando di
312 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
immunizzare i pazienti utilizzando cellule tumorali autologhe s uperfici adiacenti, (4) ai sintomi conseguenti a rottura o infarto e
transfettate con il gene per la molecola costimolante B7-1 (CD80). (5) all’insorgenza di cachessia o deperimento.
Un altro approccio prevede invece l’infusione nei pazienti
neoplastici di cellule dendritiche autologhe coltivate in vitro e Effetti locali e ormonali
stimolate con antigeni tumorali (ad es. MAGE1). Poiché le cellule
dendritiche esprimono alti livelli di molecole costimolanti, si La sede in cui si sviluppano è molto importante per i tumori be-
ritiene che questo tipo di immunizzazione possa stimolare le nigni come per quelli maligni. Un piccolo adenoma ipofisario
cellule T antitumorali. (1 cm), ad esempio, sebbene benigno e non attivo, può comprimere
Immunosoppressione: molti agenti oncogeni (ad es. sostanze e distruggere la ghiandola normale circostante e determinare così
chimiche e radiazioni ionizzanti) possono sopprimere la risposta un grave ipopituitarismo, mentre i tumori che insorgono o meta-
immunitaria dell’ospite, ma anche gli stessi tumori o i prodotti statizzano all’interno di una ghiandola endocrina possono causare
tumorali possono produrre effetti immunosoppressivi. Il TGFb, un’insufficienza endocrina per distruzione della ghiandola stessa.
ad esempio, secreto in grandi quantità da numerosi tumori, è un I tumori dell’intestino, siano essi benigni o maligni, possono pro-
potente agente immunosoppressivo. In alcuni casi la risposta vocare un’occlusione se si ingrossano e, più raramente, a causa dei
immunitaria indotta dal tumore può essa stessa inibire l’immu- movimenti peristaltici, una neoplasia benigna o maligna che pro-
nità tumorale, fenomeno per il quale sono stati descritti diversi trude nel lume intestinale può essere trascinata in un segmento
meccanismi. Il riconoscimento delle cellule tumorali, ad esempio, intestinale a valle, provocando intussuscezione con occlusione
può coinvolgere CTLA4, un recettore che inibisce la cellula T, o intestinale (Cap. 17).
condurre all’attivazione di cellule T regolatrici che sopprimono Quando le neoplasie – benigne e maligne – originano da ghian-
la risposta immunitaria. dole endocrine si osserva una produzione ormonale. Queste attività
Mascheramento dell’antigene: gli antigeni esposti sulla superficie funzionali sono caratteristiche più dei tumori benigni che di quelli
delle cellule tumorali possono essere nascosti – o mascherati – maligni, le cui cellule possono essere a tal punto indifferenziate da
all’azione del sistema immunitario da molecole del glicocalice avere perso simili capacità. Un adenoma benigno delle cellule b delle
come i mucopolisaccaridi contenenti acido sialico. Ciò può essere isole pancreatiche di dimensioni inferiori a 1 cm di diametro può
una conseguenza del fatto che le cellule tumorali spesso espri- produrre una quantità di insulina sufficiente a provocare un’ipogli-
mono una quantità maggiore di molecole del glicocalice rispetto cemia fatale, ma anche tumori non endocrini possono elaborare
alle cellule normali. ormoni o prodotti simil-ormonali e dare origine a sindromi para-
Apoptosi dei linfociti T citotossici: alcuni melanomi ed epatocar- neoplastiche (discusse più avanti). La crescita erosiva e distruttiva
cinomi esprimono il ligando di Fas. È stato dimostrato che tali tu- dei tumori maligni o la pressione espansiva di un tumore benigno
mori uccidono i linfociti T esprimenti Fas che entrano in contatto su una qualunque superficie corporea, sia essa la cute o la mucosa
con essi, e quindi eliminano le cellule T tumore-specifiche.183 dell’intestino, può invece causare ulcerazioni, infezioni secondarie
ed emorragie. Melena (sangue nelle feci) ed ematuria, ad esempio,
Esistono dunque numerosi meccanismi attraverso i quali le cellule sono caratteristiche rispettivamente delle neoplasie dell’intestino e
tumorali possono eludere le difese dell’ospite e proliferare anche in del tratto urinario. I tumori benigni così come quelli maligni pos-
presenza di un sistema immunitario integro. sono dunque causare problemi di vario tipo, meno comuni però
Vale la pena precisare che, sebbene gran parte dell’attenzione nel della cachessia neoplastica.
campo dell’immunità tumorale sia focalizzata sui meccanismi con
cui il sistema immunitario dell’ospite si difende dal tumore, sono Cachessia neoplastica
recentemente emerse evidenze circa la possibilità che il sistema
immunitario, paradossalmente, promuova per certi versi la crescita I pazienti affetti da tumore in genere soffrono di progressiva perdita
tumorale.184 È possibile, ad esempio, che i linfociti e i macrofagi di tessuto adiposo con diminuzione di peso accompagnata da pro-
attivati producano fattori di crescita per le cellule tumorali e che le fonda astenia, anoressia e anemia, una serie di sintomi definiti nel
cellule T regolatrici e determinati sottotipi di macrofagi sopprimano complesso cachessia. La perdita di peso osservata nella cachessia, a
le risposte dell’ospite al tumore. È stato anche ipotizzato che alcuni differenza di quella associata al digiuno, deriva in pari misura dalla
enzimi, come MMP, accrescano l’invasività tumorale. Sfruttare perdita di tessuto adiposo e di massa muscolare. Esiste un certo
l’azione protettiva del sistema immunitario ed eliminare la sua atti- grado di correlazione tra l’entità della massa tumorale e la gravità
tudine a favorire la crescita tumorale è ovviamente un obiettivo della cachessia, tuttavia quest’ultima non è causata dalla richiesta di
importante per gli immunologi e gli oncologi. sostanze nutritive da parte del tumore. Nei soggetti affetti da cancro,
il metabolismo basale risulta aumentato malgrado il ridotto apporto
di alimenti, quadro che si contrappone a quello tipico della risposta
Caratteristiche cliniche dei tumori adattativa al digiuno, caratterizzata da una riduzione del metaboli-
smo. Sebbene i pazienti con il cancro siano spesso anoressici, la
L’importanza delle neoplasie risiede negli effetti che esse provocano cachessia è probabilmente dovuta all’azione di fattori solubili come
sul paziente. Sebbene i tumori maligni siano più pericolosi dei tu- le citochine prodotte dal tumore e dall’ospite piuttosto che al ridotto
mori benigni, infatti, qualsiasi tumore, anche benigno, può essere consumo di cibo. Le basi di queste alterazioni metaboliche non sono
causa di morbilità e mortalità. Indipendentemente dalla loro natura del tutto chiare. Si sospetta che il TNF prodotto dai macrofagi in
maligna o benigna, le neoplasie possono provocare problemi ricon- risposta alle cellule tumorali o dalle cellule tumorali stesse sia un
ducibili: (1) alla loro localizzazione e alla compressione esercitata mediatore della cachessia. Ad alte concentrazioni, infatti, il TNF può
sulle strutture adiacenti, (2) alla loro attività funzionale, ad esempio mobilizzare i grassi dai depositi tissutali e sopprimere l’appetito,
la sintesi di ormoni, o allo sviluppo di sindromi paraneoplastiche, attività che contribuirebbero entrambe alla cachessia. Altre citochine,
(3) al sanguinamento e all’infezione quando il tumore ulcera le come l’IL-1, IFN-g e il fattore inibente la leucemia agiscono in
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 313
s inergia con il TNF. A ciò si aggiunge poi l’azione di altri fattori (2) la produzione di sostanze umorali ipercalcemizzanti da parte di
solubili prodotti dai tumori, come un fattore inducente la proteolisi neoplasie extraossee. L’ipercalcemia attribuibile a metastasi schele-
e un fattore mobilizzante i lipidi, che aumentano il catabolismo del triche non è considerata una sindrome paraneoplastica.
tessuto muscolare e adiposo.185 Questi fattori riducono la sintesi Molti fattori umorali sono stati associati all’ipercalcemia para-
proteica riducendo la traduzione dell’mRNA e stimolando il cata- neoplastica maligna. Il più importante, la proteina correlata al
bolismo proteico attraverso l’attivazione della via dell’ubiquitina- paratormone (PTHRP), è una molecola correlata, per l’appunto,
proteasoma ATP-dipendente. Si ritiene che ci sia un equilibrio tra i all’ormone paratiroideo (PTH), ma da esso distinta. La PTHRP
fattori che regolano l’ipertrofia muscolare, come IGF, e i fattori che rassomiglia al PTH esclusivamente nel terminale amminico,188 ma
regolano il catabolismo muscolare, ma tali meccanismi omeostatici presenta alcune azioni biologiche simili a quelle del PTH ed
risultano alterati nella cachessia e fanno pendere la bilancia verso i entrambi condividono un recettore associato a proteine G, noto
fattori cachettici. Al momento non esiste un trattamento soddisfa- come recettore PTH/PTHRP (spesso indicato anche come PTH-R
cente per la cachessia neoplastica a esclusione della rimozione della o PTHRP-R). Diversamente dal PTH, però, il PTHRP è prodotto
causa, ossia il tumore. La cachessia, a ogni modo, mina chiaramente in piccole quantità da molti tessuti normali, compresi i cheratociti,
l’efficacia della chemioterapia, obbligando alla riduzione dei dosaggi i muscoli, le ossa e l’ovaio. Esso regola il trasporto del calcio nella
somministrabili. È stato inoltre stimato che circa un terzo delle morti mammella durante l’allattamento e attraverso la placenta, e sembra
per cancro sia attribuibile alla cachessia piuttosto che direttamente regolare lo sviluppo e il modellamento nel polmone. Le neoplasie
al tumore, ma solo l’identificazione dei meccanismi molecolari più spesso associate a ipercalcemia paraneoplastica sono i carci-
coinvolti nella cachessia neoplastica renderebbe possibile il tratta- nomi di mammella, polmone, rene e ovaio. Nel carcinoma della
mento di tale condizione. mammella, la produzione di PTHRP è associata a disturbi ossei
osteolitici, metastasi ossee e ipercalcemia umorale. La neoplasia
Sindromi paraneoplastiche polmonare più frequentemente associata all’ipercalcemia è il
carcinoma broncogeno squamocellulare. Oltre al PTHRP, molti
I quadri sintomatologici dei pazienti oncologici che non sono spie- altri fattori, come l’IL-1, il TGFa, il TNF e la diidrossivitamina D,
gabili né con la diffusione locale e a distanza del tumore né con sono stati chiamati in causa nell’ipercalcemia associata a tumori
l’elaborazione di ormoni tipici del tessuto da cui il tumore origina, maligni.
sono indicati come sindromi paraneoplastiche.186 Malgrado la loro Le sindromi neuromiopatiche paraneoplastiche assumono diverse
relativa rarità (si verificano nel 10% circa dei soggetti affetti da ne- forme, dalle neuropatie periferiche, alla degenerazione della cortec-
oplasie maligne), è importante che le sindromi paraneoplastiche cia cerebellare, passando da una polimiopatia simile a polimiosite,
vengano riconosciute, per diversi motivi: fino a una sindrome miastenica analoga alla miastenia grave
(Cap. 27). L’eziologia di queste sindromi non è del tutto chiara.
Possono rappresentare le manifestazioni cliniche più precoci di In alcuni casi sono stati individuati anticorpi, probabilmente pro-
una neoplasia occulta. dotti contro gli antigeni delle cellule tumorali (Cap. 28), che
Nei pazienti neoplastici possono rappresentare un problema cross-reagiscono con gli antigeni delle cellule neuronali. Si è ipotiz-
clinico significativo, potenzialmente letale. zato che alcuni antigeni neuronali siano espressi ectopicamente da
Possono simulare metastasi e quindi confondere la strategia tumori viscerali. Per qualche ragione sconosciuta, il sistema immu-
terapeutica. nitario riconosce questi antigeni come estranei e scatena una risposta
immunitaria.
Una classificazione delle sindromi paraneoplastiche e della loro L’acanthosis nigricans è caratterizzata da chiazze grigio-nere di
presunta origine è presentata nella Tabella 7.11. Di seguito vengono ipercheratosi verrucosa sulla cute. Questo disturbo si presenta solo
proposte sintetiche considerazioni su alcune delle sindromi più di rado come una malattia geneticamente determinata negli adole-
frequenti e interessanti. scenti e negli adulti (Cap. 25). Inoltre, nel 50% circa dei casi, invece,
Le endocrinopatie sono sindromi paraneoplastiche di frequente in particolare nei soggetti di età superiore a 40 anni, la comparsa di
osservazione.187 Poiché le cellule tumorali non sono di origine tali lesioni è associata alla presenza di un tumore e precede la dia-
endocrina, la loro attività funzionale è definita produzione ormo gnosi di neoplasia.
nale ectopica. La sindrome di Cushing rappresenta la forma di en- L’osteoartropatia ipertrofica si riscontra nell’1-10% dei pazienti
docrinopatia più comune e circa il 50% dei pazienti con questa con carcinomi broncogeni. Raramente sono coinvolte altre forme
endocrinopatia ha un carcinoma polmonare, soprattutto del tipo di tumore. Questa condizione è caratterizzata da (1) neoformazione
a piccole cellule. La sindrome di Cushing è dovuta a un’eccessiva ossea nel periostio, soprattutto alle estremità distali delle ossa lun-
produzione di corticotropina o di peptidi corticotropina-simili. Il ghe, metatarsali, metacarpali e delle falangi prossimali, (2) artrite
precursore della corticotropina è una grossa molecola nota come delle articolazioni adiacenti e (3) ippocratismo digitale (dita a bac-
propiomelanocortina (POMC). I pazienti con carcinoma del pol- chetta di tamburo). Sebbene l’osteoartropatia sia raramente osservata
mone affetti dalla sindrome di Cushing mostrano livelli sierici elevati in pazienti non neoplastici, l’ippocratismo digitale può essere
sia di propiomelanocortina sia di corticotropina; tale precursore non riscontrato in presenza di malattie del fegato, patologie polmonari
è rilevato, tuttavia, nel siero di pazienti con un eccesso di cortico- diffuse, cardiopatie congenite cianogene, colite ulcerosa e altri di-
tropina di derivazione ipofisaria. sturbi. La causa della osteoartropatia ipertrofica è sconosciuta.
L’ipercalcemia è probabilmente la sindrome paraneoplastica di Alterazioni vascolari ed ematologiche possono comparire in asso-
più frequente riscontro; nella maggior parte dei casi, l’ipercalcemia ciazione a varie forme di tumore. Come menzionato nella trattazione
conclamata è associata ad alcune forme di cancro piuttosto che della trombosi (Cap. 4), tromboflebiti migranti (sindrome di
all’iperparatiroidismo. Due sono i processi generalmente coinvolti Trousseau) possono essere riscontrate in associazione a tumori a
nell’ipercalcemia associata a un tumore: (1) l’osteolisi provocata da localizzazione profonda, più spesso carcinomi del pancreas o dei
neoplasie maligne primitive nell’osso, come il mieloma multiplo, e polmoni. La coagulazione intravascolare disseminata (CID) può
314 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
endocrinopatie
Sindrome di Cushing Carcinoma a piccole cellule del polmone ACTH o sostanza ACTH-simile
Carcinoma pancreatico
Tumori del sistema nervoso
Sindrome da secrezione inadeguata Carcinoma a piccole cellule del polmone; Ormone antidiuretico o ormoni natriuretici
di ormone antidiuretico neoplasie intracraniche atriali
Ipercalcemia Carcinoma a cellule squamose del polmone Proteina correlata al paratormone (PTHRP),
TGFa, TNF, IL-1
Carcinoma mammario
Carcinoma renale
Linfoma/leucemia a cellule T dell’adulto
Carcinoma ovarico
Ipoglicemia Fibrosarcoma Insulina o sostanze simil-insulina
Altri sarcomi mesenchimali
Sindrome da carcinoide Carcinoma epatocellulare
Adenoma bronchiale (carcinoide) Serotonina, bradichinina
Carcinoma pancreatico
Policitemia Carcinoma gastrico
Carcinoma renale Eritropoietina
Emangioblastoma cerebellare
Carcinoma epatocellulare
malattie dermatologiche
Trombosi venosa (fenomeno di Trousseau) Carcinoma del pancreas Prodotti tumorali (mucine che attivano
la coagulazione)
Carcinoma broncogeno
Altri tumori
Endocardite trombotica non batterica Tumori avanzati Ipercoagulabilità
Aplasia eritrocitaria Neoplasie timiche Sconosciuto
altri
ACTH, ormone adrenocorticotropo; IL, interleuchina; TGF, fattore di crescita trasformante; TNF, fattore di necrosi tumorale.
complicare diversi quadri clinici (Cap. 14). La CID acuta è più co- Grado E Stadio Dei Tumori
munemente associata a leucemia promielocitica acuta e ad adeno-
carcinoma prostatico. Infiorescenze fibrinose tenui, piccole, non Per potere esprimere una prognosi accurata e confrontare i risultati
batteriche si formano talvolta sui lembi delle valvole cardiache (più finali dei diversi protocolli di trattamento, sono necessari metodi
spesso sulle valvole del lato sinistro), in particolare nei pazienti con che quantifichino la probabile aggressività clinica di una data neo-
quadri avanzati di adenocarcinomi muco-secernenti. Queste lesioni, plasia e la sua apparente estensione e diffusione in ciascun paziente.
chiamate endocarditi trombotiche non batteriche, saranno descritte I risultati del trattamento dell’adenocarcinoma tiroideo ben diffe-
più avanti nel Capitolo 12. Le infiorescenze sono potenziali sorgenti renziato localizzato alla ghiandola tiroide, ad esempio, saranno
di emboli che possono successivamente complicare il decorso della differenti da quelli ottenuti nel trattamento dei tumori tiroidei alta-
malattia tumorale. mente anaplastici che hanno invaso gli organi del collo. Per questo
CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche 315
motivo sono stati sviluppati sistemi che consentono di esprimere, può essere più o meno adeguata in funzione del campione messo a
almeno in termini semiquantitativi, il livello di differenziazione, o disposizione, il quale dovrebbe essere adeguato, rappresentativo
grading, e l’estensione della diffusione neoplastica nel paziente, o e correttamente conservato. Attualmente sono disponibili diverse
stadio clinico, come parametri della gravità clinica della malattia. modalità di prelievo: (1) l’escissione o biopsia, (2) l’ago aspirato e
Il grado di un tumore indica il livello di differenziazione delle cellule (3) lo striscio citologico. Quando l’escissione di una piccola lesione
tumorali e, in alcune neoplasie, il numero di mitosi o le caratteristiche non è possibile, la scelta di un sito appropriato per la biopsia di una
dell’architettura del tumore stesso. Per ogni tipo di neoplasia maligna lesione di grandi dimensioni deve tenere conto del fatto che il mar-
sono stati sviluppati schemi di differenziazione specifici, che gene- gine della lesione può non essere rappresentativo e che il centro può
ralmente contemplano un numero di categorie variabile da due (basso essere in gran parte necrotico. La necessità di una corretta conser-
grado e alto grado) a quattro. I criteri per definire i gradi cambiano vazione del campione è ovvia e implica azioni quali l’immediata
a seconda della forma di neoplasia considerata e non saranno qui immersione in un fissativo di uso comune (abitualmente soluzione
descritti; in ogni caso, essi cercano essenzialmente di stabilire quanto di formalina tamponata pH 6.8, ma possono essere utilizzate anche
le cellule tumorali assomiglino alle loro controparti normali, o in altre sostanze), la conservazione di una parte in uno speciale fissativo
quale misura ne siano differenziate. Sebbene il grading istologico sia (ad es. glutaraldeide) per la microscopia elettronica, o l’immediato
utile, la correlazione tra aspetto microscopico e comportamento congelamento per un’ottimale valutazione di ormoni, recettori o altri
biologico non è sovrapponibile. Alla luce di questo problema e al fine target della diagnostica molecolare. La richiesta di una diagnosi da
di evitare valutazioni sbagliate, è pratica comune caratterizzare una “sezioni istologiche congelate” (sinonimi: biopsia criostatica; biopsia
particolare neoplasia in termini descrittivi, ad esempio: carcinoma estemporanea) immediatamente dopo l’escissione è a volte necessa
dello stomaco ben differenziato muco-secernente, o adenocarcinoma ria, ad esempio, per determinare la natura di una lesione, o nella
pancreatico scarsamente differenziato. Solitamente, con poche ecce- valutazione del margine di un carcinoma escisso per accertarsi che
zioni, come quella dei sarcomi delle parti molli, il grading dei tumori l’intera neoplasia sia stata rimossa. Questo metodo permette di
ha dimostrato un minore valore clinico rispetto allo stadio clinico. eseguire l’esame istologico in pochi minuti e, in mani esperte e
Lo stadio clinico dei tumori è basato sulle dimensioni della lesione competenti, ha un elevato grado di accuratezza; tuttavia, esistono
primitiva, sull’entità della diffusione ai linfonodi regionali e sulla casi particolari in cui è necessario un migliore dettaglio istologico,
presenza o meno di metastasi. Il sistema di definizione dello stadio fornito da metodi di routine più dispendiosi in termini di tempo.
clinico (o stadiazione) maggiormente utilizzato è quello dell’Ame- Questo si verifica, ad esempio, quando può essere indicato un
rican Joint Committee on Cancer Staging, che propone una classi- approccio chirurgico estremamente radicale, come l’amputazione di
ficazione denominata sistema TNM, dove T sta per tumore primitivo, un arto, nel qual caso è più opportuno attendere uno o due giorni
N per coinvolgimento dei linfonodi regionali e M per metastasi. La nonostante gli inconvenienti, piuttosto che effettuare un intervento
stadiazione TNM varia per ciascuna specifica forma di tumore, ma chirurgico inadeguato o non necessario.
esistono alcuni principi generali comuni per tutti i tumori. Le L’aspirazione con ago sottile di un tumore è un altro approccio
dimensioni della lesione primitiva sono indicate con un numero diagnostico ampiamente utilizzato. La procedura comporta l’aspi-
crescente da T1 a T4. T0 è usato per indicare una lesione in situ. N0 razione di cellule e del fluido circostante con un piccolo ago, seguita
indica l’assenza di coinvolgimento linfonodale, mentre i valori da dall’esame citologico dello striscio dopo colorazione. Tale metodica
N1 a N3 identificano l’interessamento di un numero sempre cre- è utilizzata più frequentemente per la valutazione delle lesioni facil-
scente di linfonodi. M0 significa assenza di metastasi a distanza, mente palpabili in siti come la mammella, la tiroide e i linfonodi,
mentre M1 e, talvolta, M2 indicano la presenza di metastasi e for- ma le moderne tecniche di imaging consentono di applicare questo
niscono una valutazione sul loro numero. metodo anche a lesioni situate in profondità, ad esempio nei linfo-
nodi pelvici e nel pancreas. L’aspirazione con ago sottile è meno
invasiva e più rapida rispetto alla biopsia con ago e permette di
Diagnosi Di Laboratorio
evitare la chirurgia e i rischi a essa correlati. Sebbene ponga alcune
Ogni anno l’approccio alla diagnosi di laboratorio dei tumori diviene difficoltà, ad esempio per le piccole dimensioni dei campioni e per
più complesso, più sofisticato e più specialistico. In pratica per ogni il rischio di errori di campionamento, in mani esperte è estrema-
neoplasia menzionata in questo testo gli esperti hanno identificato mente affidabile, rapida e utile.
vari sottotipi; è necessario imparare a camminare, tuttavia, prima di Lo striscio citologico (Pap) fornisce un ulteriore metodo per la
potere correre, per cui nei paragrafi che seguono cercheremo di diagnosi di tumore (Cap. 22). Questo approccio è ampiamente uti-
presentare lo stato dell’arte evitando dettagli metodologici. lizzato per l’identificazione del carcinoma della cervice uterina,
Metodi istologici e citologici. La diagnosi di laboratorio dei spesso in uno stadio ancora in situ, ma è impiegato anche per molte
tumori è, nella maggior parte dei casi, abbastanza semplice. Le due altre forme di sospetta neoplasia maligna, come carcinoma endo-
estremità dello spettro benigno-maligno non pongono alcun pro- metriale, carcinoma broncogeno, tumori della vescica e prostatici e
blema; tuttavia, in mezzo ai due estremi si trova una zona grigia che carcinomi gastrici, nonché per l’identificazione delle cellule tumorali
i novizi temono e in cui gli esperti sanno di doversi muovere con nei liquidi addominali, pleurici, delle articolazioni e cerebrospinali
cautela. Il tema centrale in questo caso è il differente ruolo del e, meno comunemente, per altre forme di neoplasia.
medico (spesso un chirurgo) e del patologo nel determinare una Come sottolineato in precedenza, le cellule neoplastiche maligne
corretta diagnosi. presentano una diminuzione della coesione e una gamma di varia-
I dati clinici sono di grande valore per una diagnosi patologica zioni morfologiche note con il termine di anaplasia. Cellule esfoliate
ottimale ma spesso gli stessi clinici ne sottovalutano l’importanza. possono quindi essere analizzate per le caratteristiche di anaplasia
Le modificazioni associate alle radiazioni sulla cute o sulla mucosa, indicative della loro origine tumorale (Figg. 7.47 e 7.48). Diversa-
ad esempio, possono essere simili a quelle indotte da un tumore. mente da quanto previsto dall’approccio istologico, in questo caso
Sezioni prese da una frattura in guarigione possono simulare un il giudizio deve essere basato sulle caratteristiche delle singole cellule
osteosarcoma. Inoltre la valutazione laboratoristica di una lesione o, al massimo, di un ammasso di poche cellule, senza il supporto
316 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
Citometria a flusso. La citometria a flusso può misurare rapida- mentre l’amplificazione di HER-2/NEU nel tumore della mam-
mente e quantitativamente varie caratteristiche delle singole cellule, mella indica la potenziale efficacia della terapia con anticorpi
come antigeni di membrana e contenuto di DNA delle cellule tumo- contro il recettore ERBB2. Tali modificazioni possono essere
rali. La citometria a flusso si è inoltre dimostrata utile nell’identifi- identificate semplicemente con una valutazione citogenetica di
cazione e nella classificazione di tumori originanti da linfociti T e B routine e anche mediante FISH o PCR. Gli oligodendrogliomi in
e da cellule mononucleate fagocitarie. Gli anticorpi monoclonali cui la sola anomalia genica è rappresentata dalla perdita delle
diretti contro le varie cellule linfoemopoietiche sono elencati nel regioni cromosomiche 1p e 19q rispondono bene alla terapia e
Capitolo 13. hanno una sopravvivenza a lungo termine più lunga rispetto ai
Diagnosi molecolare. Numerose tecniche molecolari, alcune tumori con regioni cromosomiche 1p e 19q intatte, ma con am-
consolidate, altre emergenti, vengono utilizzate per la diagnosi di plificazione del recettore per l’EGF.192
neoplasia e, in alcuni casi, per poter fare previsioni sul comporta- Determinazione della malattia minima residua. Dopo il tratta-
mento dei tumori. mento dei pazienti con leucemia o linfoma, la presenza di una
malattia minima residua o l’insorgenza di recidiva possono essere
Diagnosi di malignità. I metodi molecolari, benché non siano la verificate tramite analisi con PCR di sequenze di DNA specifiche
modalità primaria per la diagnosi di tumore, si dimostrano di del clone maligno. La rilevazione dei trascritti BCR-ABL
aiuto in casi specifici. Le tecniche molecolari sono utili per dif- tramite PCR, ad esempio, dà una misura del numero residuo di
ferenziare proliferazioni benigne (policlonali) delle cellule T o B cellule leucemiche nei pazienti trattati per LMC. Analogamente,
da quelle maligne (monoclonali). Come indicato nel Capitolo 6, la scoperta di specifiche mutazioni di KRAS nei campioni di feci
è possibile identificare proliferazioni T e B monoclonali sulla base di pazienti precedentemente trattati per adenocarcinoma del
del riarrangiamento clonale dei loro geni per i recettori degli colon possono allertare rispetto a possibili recidive del tumore.
antigeni. La rilevazione basata su PCR dei geni per il recettore L’importanza prognostica della malattia minima residua è stata
della cellula T o delle immunoglobuline permette infatti la stabilita nella leucemia linfoblastica acuta ed è in corso di valu-
distinzione tra proliferazione monoclonale (neoplastica) e poli- tazione in altre neoplasie.
clonale (reattiva). Molte neoplasie emopoietiche (leucemie e Diagnosi della predisposizione ereditaria alla patologia tumorale.
linfomi) sono associate a traslocazioni specifiche che attivano gli Come è stato descritto in precedenza, mutazioni nella linea ger-
oncogeni e la rilevazione di tali traslocazioni, di solito mediante minale di diversi geni oncosoppressori quali BRCA1 e BRCA2, e
analisi citogenetiche di routine o tecnica FISH (Cap. 5), è spesso del proto-oncogene RET sono associate a un maggiore rischio di
estremamente utile ai fini della diagnosi.189 In alcuni casi, tecniche sviluppare specifici tumori. L’individuazione di questi alleli mu-
molecolari come la PCR possono rilevare una malattia residua tati può pertanto consentire al paziente e al medico di attuare un
in casi che appaiono negativi alle analisi convenzionali. La dia- programma di screening aggressivo, considerare l’opzione di una
gnosi di sarcomi (Cap. 26) con traslocazioni caratteristiche è chirurgia profilattica e fornire una consulenza genetica ai fami-
anch’essa effettuata con tecniche molecolari, poiché le prepara- liari a rischio. Tali indagini di norma richiedono l’evidenziazione
zioni cromosomiche sono spesso difficili da ottenere da tumori di una specifica mutazione (ad es. nel gene RET) o il sequenzia-
solidi. Molti sarcomi dell’infanzia, ad esempio, noti come tumori mento dell’intero gene. Quest’ultimo è necessario qualora sia nota
a piccole cellule (Cap. 10), possono essere difficili da identificare l’esistenza di diverse mutazioni del gene suscettibili di causare il
sulla base della morfologia. Ad esempio, la presenza della traslo- tumore. Sebbene l’identificazione di mutazioni in tali casi sia
cazione caratteristica [t(11;22)(q24;q12)], stabilita con PCR, in relativamente semplice, i problemi etici che circondano queste
uno di questi tumori conferma la diagnosi di sarcoma di Ewing.190 diagnosi presintomatiche sono complessi.
Una tecnica citogenetica molecolare chiamata tipizzazione dello
spettro cariotipico possiede notevole sensibilità e consente di Profilo molecolare dei tumori
eseguire l’esame di tutti i cromosomi in un singolo esperimento.191
Questa tecnica, basata sulla colorazione dei cromosomi a 24 Fino a poco tempo fa, lo studio dell’espressione genica nei tumori
colori con una miscela di fluorocromi, è in grado di rilevare tutti implicava l’analisi di singoli geni. Questi studi sono stati rivoluzio-
i tipi di riarrangiamenti cromosomici nelle cellule tumorali, nati dall’introduzione di metodi che consentono di misurare l’espres-
comprese piccole traslocazioni e inserzioni criptiche. (Cap. 5, si sione di tutti i geni del genoma simultaneamente.193,194 Il metodo più
veda Fig. 5.35). Essa può inoltre definire l’origine di cromosomi comune per l’analisi su larga scala dell’espressione genica oggi in uso
non identificati, chiamati cromosomi marker, presenti in molte si basa sulla tecnologia dei microarray a DNA. I metodi per l’analisi
neoplasie maligne emopoietiche. Un’altra tecnica disponibile è dell’espressione sono fondamentalmente due, ciascuno con i propri
l’ibridazione genomica comparativa, adesso più opportunamente vantaggi e svantaggi. I prodotti di PCR da geni clonati o gli oligo-
convertita in formato microarray, che permette l’analisi di acqui- nucleotidi omologhi ai geni di interesse sono disposti su un vetrino.
sizioni e perdite cromosomiche nelle cellule tumorali. L’uso dei I chip sono disponibili in commercio, ma possono essere anche
microarray di DNA (descritti più avanti), sia come array “a tap- prodotti nei singoli laboratori e i test di oligonucleotidi ad alta den-
peto” (tiling array), che coprono l’intero genoma umano, sia come sità possono contenere più di 2 milioni di elementi. Il chip genetico
array di pleomorfismo di singoli nucleotidi (chip SNP), permet- viene quindi ibridato con “sonde” preparate a partire dal tumore e
tono l’analisi delle amplificazioni e delle delezioni genomiche con da campioni di controllo (le sonde sono in genere copie di DNA
altissima risoluzione. complementare dell’RNA estratto dal tumore e dai tessuti sani)
Prognosi di neoplasie maligne. Alcune alterazioni genetiche sono marcate con un fluorocromo. Dopo l’ibridazione, il chip viene letto
associate a prognosi infausta e il loro riscontro permette dunque usando uno scanner laser (Fig. 7.50); software sofisticati sono stati
una più adeguata stratificazione dei pazienti per la terapia. L’am- sviluppati per misurare l’intensità della fluorescenza per ogni spot.
plificazione del gene N-MYC e le delezioni di 1p, ad esempio, Tali dati possono quindi essere utilizzati per eseguire diverse analisi:
indicano una prognosi negativa per i pazienti con neuroblastoma, una delle più utili nella ricerca sul cancro è stato il raggruppamento
318 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
intensità con cui i livelli delle proteine – le molecole che realizzano solo alcuni esempi largamente utilizzati. Il PSA, impiegato per lo
i processi cellulari – sono effettivamente correlati ai livelli di mRNA. screening dell’adenocarcinoma prostatico, è forse uno dei marker
Attualmente sono in corso di sviluppo tecnologie che permettano tumorali utilizzati più frequentemente e con maggiore successo nella
misurazioni complete delle proteine, come la spettroscopia di massa pratica clinica.202 La presenza di livelli elevati di PSA nel sangue deve
e gli array anticorpali. essere considerata un possibile indizio di carcinoma prostatico. I
L’aspettativa creata dallo sviluppo di nuove tecniche per l’analisi problemi incontrati con praticamente qualsiasi marker tumorale, a
molecolare completa dei tumori ha portato alcuni studiosi a predire ogni modo, interessano anche lo screening con PSA. Sebbene siano
la prossima fine dell’istopatologia e a considerare gli approcci odierni spesso elevati nei pazienti con cancro, i livelli di PSA possono risul-
alla diagnosi tumorale come l’equivalente dei metodi magici di tare elevati anche nell’iperplasia prostatica benigna (Cap. 18). Inoltre,
divinazione. È in effetti difficile sottrarsi all’entusiasmo generato nessun livello di PSA assicura che una persona non abbia un cancro
dallo sviluppo di metodi potenti e interamente nuovi di analisi della prostata. Il test del PSA, pertanto, ha il difetto di una bassa
molecolare. Ciò che ci aspetta, tuttavia, non è la sostituzione di un sensibilità e di una bassa specificità. Altri marcatori tumorali occa-
insieme di tecniche con un altro. Al contrario, una più accurata sionalmente usati nella pratica clinica includono il CEA, prodotto
valutazione diagnostica e prognostica dei tumori sarà il risultato di dai carcinomi del colon, del pancreas, dello stomaco e della mam-
una combinazione di tecniche morfologiche e molecolari. mella, e l’AFP, prodotta dai carcinomi epatocellulari, dai residui
gonadici del sacco vitellino e, in alcuni casi, dai teratocarcinomi e
dai carcinomi embrionari. Come il PSA, purtroppo, tutti questi
Marcatori (marker) tumorali
marcatori possono essere prodotti anche in varie condizioni non
I test biochimici per gli enzimi associati al tumore, gli ormoni e altri neoplastiche e mancano quindi sia della specificità sia della sensibi-
marker tumorali nel sangue, benché non possano essere usati per la lità richieste per la diagnosi precoce dei tumori, pur conservando la
diagnosi finale di cancro, sono di aiuto nell’individuazione del tu- loro utilità nell’individuazione delle recidive dopo l’asportazione
more e, in alcuni casi, si dimostrano utili nel determinare l’efficacia della neoplasia primitiva. Con la completa rimozione del tumore,
della terapia o la comparsa di una recidiva. infatti, questi marcatori scompaiono dal siero; la loro ricomparsa
Numerosi marcatori tumorali sono già stati descritti e ogni anno indica quasi sempre l’inizio della fine.
ne vengono identificati di nuovi. Solo alcuni hanno superato la prova Altri marcatori ampiamente utilizzati sono la gonadotropina
del tempo e dimostrato la loro utilità clinica. corionica umana per i tumori testicolari, il CA-125 per i tumori
L’applicazione di diversi marcatori, elencati nella Tabella 7.12, è ovarici, e le immunoglobuline nel mieloma multiplo e in altri tumori
discussa nella trattazione di forme specifiche di neoplasia in altri secernenti delle plasmacellule. Lo sviluppo di nuovi test per rilevare
capitoli, ragione per cui in questa sede ci limiteremo a considerare marker tumorali nel sangue e nei liquidi biologici è un’area attiva di
ormoni
antigeni oncofetali
isoenzimi
proteine specifiche
Forme mutanti di p53, APC e RAS nelle feci e nel siero Cancro del colon
Forme mutanti di p53 e RAS nelle feci e nel siero Tumore del pancreas
Forme mutanti di p53 e RAS nell’espettorato e nel siero Tumore del polmone
Forme mutanti di p53 nelle urine Carcinoma della vescica
320 CAPITOLO 7 Malattie neoplastiche
ricerca. Alcuni dei marker in corso di valutazione comprendono 35. Plaza-Menacho I et al.: Current concepts in RET-related genetics, signaling and
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8
Malattie infettive
alexander j. mcadam • arlene h. sharpe
323
324 CAPITOLO 8 Malattie infettive
Figura 8.1 Strutture virali osservabili al microscopio elettronico. A. Adenovirus, virus a DNA icosaedrico privo di pericapside, dotato di fibrille. B. Virus
di Epstein-Barr, virus a DNA icosaedrico dotato di pericapside. C. Rotavirus, un virus a RNA con caratteristico aspetto a ruota privo di pericapside. D. Pa-
ramyxovirus, virus a RNA di forma sferica dotato di pericapside. È possibile notare l’RNA virale che fuoriesce dal virione danneggiato. (Fotografie per gentile
concessione di Science Source; © Photo Researchers, Inc., New York, NY)
Figura 8.2 Molecole situate sulla superficie di batteri Gram-negativi e Gram-positivi coinvolte nella patogenesi. Non è mostrato l’apparato secretorio
di tipo 3 dei batteri Gram-negativi (si veda il testo).
è circondata da una parete cellulare formata da peptidoglicano, un (Fig. 8.3) e alle necessità di ossigeno (aerobi o anaerobi). Molti
polimero di lunghe catene di zuccheri unite da ponti peptidici. Vi batteri sono dotati di flagelli, lunghi filamenti elicoidali che si esten-
sono due forme strutturali di parete cellulare: una parete spessa che dono dalla superficie della cellula e che permettono al batterio
circonda la membrana cellulare e che trattiene il colorante cristal- di muoversi. Alcuni batteri possiedono pili, un altro tipo di pro-
violetto (batteri Gram-positivi) e una parete cellulare sottile con- paggini che originano dalla superficie cellulare e permettono l’ade-
tenuta all’interno di due doppi strati di membrane fosfolipidiche sione dei batteri alle cellule ospiti o alla matrice extracellulare. La
(batteri Gram-negativi) (Fig. 8.2). I batteri vengono classificati in maggior parte dei batteri sintetizza i propri DNA, RNA e proteine,
base alla colorazione di Gram (positivi o negativi), alla forma (quelli ma dipende dall’ospite per lo sviluppo di condizioni di crescita
sferici sono cocchi; quelli a forma di bastoncello sono bacilli) favorevoli.
Figura 8.3 Differenti aspetti morfologici dei batteri. I batteri sono indicati da frecce in ciascun riquadro. A. Colorazione di Gram dell’escreato di un pa-
ziente con polmonite. Sono visibili gruppi di cocchi Gram-positivi (Staphylococcus aureus) con neutrofili in degenerazione. B. Colorazione di Gram dell’escreato
di un paziente con polmonite. Si vedono cocchi Gram-positivi allungati, in coppie e in catenelle (Streptococcus pneumoniae) e neutrofili. C. Colorazione di
Gram di Clostridium sordellii cresciuto in coltura. È presente un misto di bacilli Gram-positivi e Gram-negativi, molti dei quali presentano spore subterminali
(aree chiare). Le specie di Clostridium sono batteri Gram-positivi ma a volte non prendono la colorazione di Gram. D. Colorazione di Gram di un campione
di lavaggio broncoalveolare che mostra bacilli intracellulari Gram-negativi tipici delle Enterobacteriaceae come Klebsiella pneumoniae o Escherichia coli.
E. Colorazione di Gram della secrezione uretrale in un paziente con gonorrea. Sono presenti molti diplococchi Gram-negativi (Neisseria gonorrhoeae)
all’interno di un neutrofilo. F. Impregnazione argentica del tessuto cerebrale in un paziente con meningoencefalite da malattia di Lyme. Le frecce indicano
due spirochete elicoidali (Borrelia burgdorferi). Le fotografie hanno ingrandimenti diversi. (D. Per gentile concessione del Dr. Karen Krisher, Clinical Micro-
biology Institute, Wilsonville, OR. Le altre immagini per gentile concessione del Dr. Kenneth Van Horn, Focus Diagnostics)
CAPITOLO 8 Malattie infettive 327
I soggetti sani possono essere colonizzati da circa 1012 batteri a comunemente indicate dal termine “Tinea” seguito dall’area del
livello cutaneo, 1010 batteri a livello orale e 1014 batteri a livello del corpo colpita (ad es. Tinea pedis, “piede d’atleta”; Tinea capitis, “tigna
tratto gastrointestinale. I batteri che colonizzano la cute compren- del cuoio capelluto”). Alcune specie fungine invadono il tessuto
dono Staphylococcus epidermidis e Propionibacterium acnes, che sottocutaneo, causando ascessi o granulomi (ad es. sporotricosi e
provoca l’acne. I batteri aerobi e anaerobi della bocca, in particolare micosi tropicali).
Streptococcus mutans, contribuiscono alla formazione della placca Infezioni profonde possono diffondere a livello sistemico e inva-
dentaria, una delle cause principali di carie. I metodi di sequenzia- dere vari tessuti, distruggendo organi vitali nei soggetti immunode-
mento veloce high-throughput hanno permesso di recente l’analisi pressi. In soggetti immunocompetenti solitamente causano infezioni
dettagliata del genoma dei batteri che costituiscono la flora batterica con successiva totale risoluzione, o che possono rimanere latenti.
intestinale. Vi sono almeno 395 specie di batteri nella flora intesti- Alcune micosi profonde sono limitate a una particolare regione
nale normale, ma la stragrande maggioranza è rappresentata da un geografica (ad es. Coccidioides nel Sud-ovest degli Stati Uniti e Hi-
solo piccolo sottogruppodi batteri perlopiù anaerobi. L’analisi ap- stoplasma nella valle del fiume Ohio). I miceti opportunisti (ad es.
profondita del genoma dell’insieme di questi batteri (che prende il Candida, Aspergillus, Mucor e Cryptococcus), invece, sono ubiquitari
nome di “microbioma”) della flora intestinale può offrire indizi sia e formano colonie all’interno dell’organismo o si trovano nell’am-
sulle pressioni evolutive che hanno selezionato questi microrgani- biente esterno. Nei pazienti immunodepressi i miceti opportunisti
smi, sia sulle alterazioni che possono modificare questa relazione danno origine a infezioni potenzialmente mortali, caratterizzate da
simbiotica, come nelle patologie infiammatorie intstinali.5 Molti necrosi tissutale, emorragie e occlusione vascolare, con risposta
batteri quando invadono l’organismo restano all’esterno delle cellule, infiammatoria minima o assente. I pazienti con AIDS vengono
mentre altri possono sopravvivere e replicarsi sia all’interno sia spesso infettati dal micete opportunista Pneumocystis jiroveci (in
all’esterno delle cellule ospiti (batteri intracellulari facoltativi) e al- passato chiamato Pneumocystis carinii).
cuni crescono solo all’interno delle cellule ospiti (batteri intracellulari
obbligati). Protozoi
I batteri intracellulari obbligati includono Chlamydia e Rickettsia,
che si replicano all’interno di vacuoli circondati da membrane nelle I protozoi parassiti sono eucarioti unicellulari e costituiscono una
cellule epiteliali ed endoteliali, rispettivamente. Questi batteri rica- delle principali cause di malattia e morte nei Paesi in via di sviluppo.
vano la maggior parte o tutta l’energia di cui hanno bisogno dalla I protozoi si possono replicare all’interno di vari tipi cellulari (ad
cellula ospite. Chlamydia trachomatis è la causa infettiva più fre- es. Plasmodium nei globuli rossi, Leishmania nei macrofagi) o a li-
quente di sterilità femminile (a causa della cicatrizzazione e del re- vello extracellulare nell’apparato urogenitale, nell’intestino o nel
stringimento delle tube di Falloppio) e di cecità (da infiammazione sangue. Trichomonas vaginalis è un protozoo parassita, dotato di
cronica della congiuntiva con formazione finale di cicatrici e opa- flagelli; viene trasmesso sessualmente e può colonizzare la vagina e
cizzazione della cornea). Le rickettsie danneggiano le cellule endo- l’uretra maschile. I più frequenti protozoi intestinali, Entamoeba
teliali in cui crescono e causano così una vasculite emorragica, histolytica e Giardia lamblia, possono assumere due forme: (1)
spesso visibile come un rash, ma possono anche danneggiare il si- trofozoiti mobili, che aderiscono alle cellule epiteliali del lume in-
stema nervoso centrale (SNC) e causare morte (febbre maculosa testinale e possono invaderle, e (2) cisti immobili, resistenti agli acidi
delle Montagne Rocciose [Rocky Mountain Spotted Fever, RMSF] gastrici e quindi infettive quando ingerite. I protozoi trasmessi per
e tifo epidemico). Le Rickettsie sono trasmesse da artropodi vettori, via ematica (ad es. Plasmodium, Trypanosoma e Leishmania) sono
come i pidocchi (tifo epidemico), zecche (RMSF ed ehrlichiosi) ed trasmessi da insetti vettori, nei quali si replicano prima di essere
acari (Tsu-tsugamushi o febbre fluviale del Giappone).6 introdotti nel nuovo organismo ospite. I protozoi intestinali vengono
Gli organismi del genere Mycoplasma e quelli appartenenti al acquisiti per ingestione di cisti da cibo o acqua contaminati. Toxo-
genere correlato Ureaplasma sono gli unici tra i batteri patogeni plasma gondii viene acquisito tramite contatto con le oocisti liberate
extracellulari a essere privi di una parete cellulare. Si tratta dei più nell’ambiente da feci di gatto o per ingestione di carne poco cotta
piccoli organismi a vita libera noti (125–300 nm). contenente cisti.
Miceti Elminti
I miceti sono microrganismi eucarioti, dotati di una parete cellulare I vermi parassiti sono organismi pluricellulari altamente differen-
spessa contenente chitina e di una membrana cellulare contenente ziati. I loro cicli vitali sono complessi; la maggior parte di essi alterna
ergosterolo. Possono svilupparsi sia come cellule lievitiformi ton- una riproduzione sessuata nell’ospite definitivo e una moltiplicazione
deggianti, sia come sottili filamenti ifali. Le ife possono essere settate asessuata nell’ospite intermedio o nel vettore. Quindi, a seconda della
(con pareti che separano le cellule attigue) o asettate, questa rappre- specie considerata, l’uomo può albergare sia i vermi adulti (ad es.
senta un’importante caratteristica morfologica differenziale ai fini Ascaris lumbricoides), sia le forme immature (ad es. Toxocara canis),
diagnostici. Alcuni dei più importanti miceti patogeni mostrano un sia le forme larvali asessuate (ad es. le specie di Echinococcus). Una
dimorfismo termico, cioè si accrescono tramite la produzione di ife volta che i vermi adulti si insediano nell’uomo, non si moltiplicano
a temperatura ambiente e in forma di lieviti alla temperatura ma producono uova o larve che solitamente passano nelle feci.
corporea. I funghi possono produrre spore sessuate o, più comune- Spesso la gravità della malattia è in proporzione al numero di orga-
mente, spore asessuate chiamate conidi. Questi ultimi sono prodotti nismi che hanno infestato l’individuo (ad es. 10 anchilostomi deter-
in strutture specializzate, i corpi fruttiferi, posti lungo il filamento minano una patologia lieve, mentre 1.000 anchilostomi determinano
ifale. I miceti possono causare infezioni superficiali o profonde. Le una grave anemia in quanto consumano 100 ml di sangue al giorno).
infezioni superficiali interessano la cute, i capelli e le unghie. Le In alcune infezioni elmintiche, la patologia è causata dalla risposta
specie micotiche che si trovano negli strati superficiali della cute infiammatoria alle uova o alle larve piuttosto che agli adulti (ad es.
umana sono conosciute come dermatofiti. Queste infezioni sono schistosomiasi).
328 CAPITOLO 8 Malattie infettive
batteri come Mycobacterium tuberculosis, Neisseria gonorrhoeae, Sta- Tabella 8.4 Agenti potenziali di bioterrorismo
phylococcus aureus ed Enterococcus faecium. Le infezioni da batteri
antibiotico-resistenti stanno divenendo un problema grave, come nel categoria a malattie/agenti
caso dello stafilococco meticillino-resistente (discusso in seguito). Botulismo (tossina di Clostridium botulinum)
Carbonchio (Bacillus anthracis)
Febbri emorragiche virali (filovirus [ad es. Ebola, Marburg]
Agenti Infettivi Del Bioterrorismo e arenavirus [ad es. Lassa, Machupo])
L’attacco con il carbonchio contro gli Stati Uniti nel 2001 ha trasfor- Peste (Yersinia pestis)
Tularemia (Francisella tularensis)
mato il teorico pericolo del bioterrorismo in realtà. I Centers for Vaiolo (virus del vaiolo)
Disease Control and Prevention (CDC, organismi governativi ame-
ricani per il controllo e la prevenzione delle malattie) hanno classi- categoria b malattie/agenti
ficato i microrganismi che possono costituire un grave pericolo come Brucellosi (Brucella spp.)
armi biologiche, basandosi sulla facilità di trasmissione della malat- Encefalite virale (alphavirus [ad es. encefalite equina
tia, sul grado di difficoltà di produzione e distribuzione dei micror- venezuelana, encefalite equina orientale, encefalite equina
ganismi, sull’efficacia delle strategie difensive e sulla capacità di occidentale])
diffondere uno stato d’allarme e terrorizzare la popolazione. Il CDC Enterotossina stafilococcica B
Febbre Q (Coxiella burnetti)
ha quindi classificato le armi biologiche in tre gruppi, A, B, e C, Febbre tifica (Rickettsia prowazekii)
basandosi su questi criteri (Tab. 8.4).14 Melioidosi (Burkholderia pseudomallei)
Gli agenti di categoria A pongono il rischio più elevato e possono Minacce per la sicurezza alimentare (ad es. Salmonella spp,
essere disseminati o trasmessi facilmente da persona a persona, cau- Escherichia coli 0157:H7, Shigella)
Minacce per la sicurezza dell’acqua (ad es. Vibrio cholerae,
sare patologie a elevata mortalità, con conseguente potenziale alto Cryptosporidium parvum)
impatto sanitario, provocare panico e disordini fra la popolazione e Morva (Burkholderia mallei)
richiedere speciali interventi per la tutela della salute pubblica. Ad Psittacosi (Chlamydia psittaci)
esempio, il virus del vaiolo fa parte di questa categoria a causa della Tossina del ricino dal Ricinus communis (semi di ricino)
sua elevata trasmissibilità in qualsiasi clima o stagione, della mortalità Tossina epsilon di Clostridium perfringens
anche superiore al 30% e della mancanza di un’efficace terapia speci- categoria c malattie/agenti
fica. Questo microrganismo può essere facilmente disseminato, grazie
alla sua stabilità sotto forma di aerosol e della minima carica virale Minaccia di malattie infettive emergenti come virus Nipah
e hantavirus
necessaria per provocare la malattia. In natura il vaiolo si diffonde da
persona a persona principalmente per contatto diretto con il virus *Adattata dal Centers for Disease Control Information.
330 CAPITOLO 8 Malattie infettive
presente nelle lesioni cutanee, o tramite vestiti o biancheria da letto modo si possono trasmettere HBV, virus dell’epatite C (HCV) o HIV.
contaminata. I primi sintomi clinici compaiono dopo 7-17 giorni. Alcuni patogeni penetrano nella cute tramite la puntura di insetti o
Inizialmente si hanno febbre alta, cefalea e dolore al dorso, seguiti il morso di animali. Ad esempio, punture di pulci, zecche, zanzare,
dalla comparsa di un’eruzione, che inizia a carico delle mucose della acari e pidocchi compromettono l’integrità della cute e possono
cavità orale e della faringe, del viso e degli arti superiori e che in se- trasmettere arbovirus (causa di febbre gialla ed encefalite), rickettsie
guito si estende al tronco e alle gambe e diviene vescicolare e poi (febbre purpurea delle Montagne Rocciose [RMSF]), batteri (peste,
pustolosa. Dato che i soggetti sono contagiosi anche durante il periodo malattia di Lyme), protozoi (malaria, leishmaniosi) ed elminti (fila-
d’incubazione, il virus ha la possibilità di continuare a diffondersi in riasi). I morsi di animali possono portare a infezioni da batteri o da
una popolazione non protetta. La vaccinazione è stata interrotta negli alcuni virus come la rabbia.
Stati Uniti dal 1972, per cui l’immunità così indotta è completamente Tratto gastrointestinale. La maggior parte dei patogeni gastroin-
scomparsa e la popolazione è pertanto, allo stato attuale, altamente testinali viene trasmessa tramite cibi o bevande contaminati con
suscettibile al vaiolo. La recente preoccupazione che il vaiolo possa materiale fecale. Laddove ci sia una carenza di igiene, le malattie
essere utilizzato per il bioterrorismo ha determinato un ripristino della gastrointestinali sono molto frequenti.
vaccinazione per gruppi selezionati negli Stati Uniti e in Israele. Le secrezioni acide dello stomaco costituiscono un’importante
I microrganismi appartenenti alla categoria B sono moderata- difesa contro le infezioni del tratto gastrointestinale e sono letali per
mente facili da disseminare, causano patologie con una moderata molti patogeni.14 Volontari sani non contraggono la malattia legata
morbilità ma bassa mortalità e richiedono tecniche specifiche per al Vibrio cholerae a meno che non vengano somministrati 1011 mi-
la diagnosi e per il controllo della loro diffusione. Molti di questi crorganismi, mentre volontari ai quali vengano somministrati, in
agenti sono trasmessi tramite cibo o acqua. La categoria C compren- associazione, sodio bicarbonato e Vibrio cholerae, sono esposti a un
de gli agenti patogeni emergenti. Essi potrebbero essere trasformati rischio 10.000 volte superiore di contrarre il colera. Al contrario,
in armi biologiche e, in questo caso, sarebbero caratterizzati da alcuni microrganismi ingeriti, come Shigella e le cisti di Giardia, sono
un’ampia disponibilità, facilità di produzione e disseminazione. relativamente resistenti all’acidità gastrica; per cui soltanto 100
Potrebbero inoltre causare infezioni con un alto tasso di morbilità microrganismi di queste specie sono sufficienti a provocare segni di
e mortalità e un grande impatto sulla salute pubblica. malattia.
Altri normali sistemi di difesa presenti nel tratto gastrointestinale
comprendono (1) lo strato vischioso di muco che ricopre la mucosa
Trasmissione E Disseminazione
intestinale, (2) gli enzimi litici prodotti dal pancreas e i sali biliari,
Degli Agenti Infettivi
(3) i peptidi antimicrobici mucosi, chiamati difensine, (4) la flora
normale e (5) gli anticorpi secretori di classe A (IgA). Questi ultimi
Vie di ingresso dei microrganismi
sono prodotti da plasmacellule localizzate nel tessuto linfoide asso-
I microrganismi possono penetrare nell’organismo ospite per ina- ciato alla mucosa (Mucosa-Associated Lymphoid Tissues, MALT).
lazione, ingestione, trasmissione sessuale, punture di insetti o morsi Questi aggregati linfoidi sono ricoperti da un singolo strato di cellule
di animali e per via parenterale. Le prime difese contro l’infezione epiteliali specializzate, chiamate cellule M. Le cellule M sono impor-
sono rappresentate dalla cute e dalle superfici mucose integre, che tanti per il trasporto degli antigeni ai tessuti linfoidi associati alle
fungono da barriere fisiche e producono sostanze antimicrobiche. mucose e per il legame e l’assorbimento di molti microrganismi
Solitamente le infezioni respiratorie, gastrointestinali o del tratto patogeni del lume gastrointestinale, come poliovirus, Escherichia
genitourinario di soggetti sani sono causate da microrganismi rela- coli enteropatico, V. cholerae, Salmonella typhi e Shigella flexneri.15
tivamente virulenti, in grado di penetrare nelle barriere epiteliali Le infezioni del tratto gastrointestinale si verificano quando le difese
integre. La maggior parte delle infezioni della cute nelle persone locali sono indebolite o i microrganismi sviluppano strategie per su-
sane, invece, è causata da agenti infettivi dotati di bassa virulenza perarle. Un indebolimento delle difese dell’ospite si verifica per una
che penetrano attraverso zone danneggiate (tagli e ustioni). diminuzione dell’acidità gastrica, per l’uso di antibiotici che deter-
Cute. Lo spesso strato esterno della cute, cheratinizzato, è una minano uno squilibrio della normale flora batterica (ad es. nella
barriera naturale contro le infezioni e il pH basso (circa 5,5) e la colite pseudomembranosa), o quando vi sia un blocco della peristalsi
presenza di acidi grassi inibiscono la crescita di microrganismi dif- o un’ostruzione meccanica (ad es. nella sindrome dell’ansa cieca).
ferenti da quelli della normale flora saprofitica. La cute umana è La maggior parte dei virus dotati di pericapside è neutralizzata dalla
normalmente colonizzata da diverse specie batteriche e fungine, bile e dagli enzimi digestivi, ma quelli privi di pericapside possono
incluse alcune potenzialmente opportunistiche, come Staphyloccus resistere a tale esposizione (ad es. il virus dell’epatite A, i rotavirus,
epidermidis e Candida albicans. Sebbene la cute sia solitamente un’ef- i reovirus e i norovirus).
ficace barriera, alcuni tipi di funghi (dermatofiti) possono invadere I batteri enteropatogeni provocano patologie gastrointestinali
lo strato corneo, i capelli e le unghie e alcuni microrganismi sono tramite diversi meccanismi:
capaci di penetrare attraverso la cute integra. Ad esempio, le larve di
Schistosoma, rilasciate dalle lumache di acqua dolce, penetrano nella Alcuni ceppi di stafilococco, replicandosi sui cibi contaminati,
cute dei nuotatori, per mezzo di collagenasi, elastasi e altri enzimi rilasciano potenti enterotossine che causano avvelenamento
che dissolvono la matrice extracellulare. La maggior parte dei micror- alimentare, senza moltiplicazione batterica nel lume intestinale.
ganismi, tuttavia, penetra attraverso soluzioni di continuo della cute, V. cholerae ed E. coli enterotossico si moltiplicano all’interno dello
come piccole lesioni superficiali (infezioni fungine), ferite (stafilo- strato mucoso che ricopre l’epitelio intestinale e rilasciano eso-
cocchi), ustioni (Pseudomonas aeruginosa) e ulcere del piede legate tossine che inducono la secrezione di elevate quantità di liquidi
a stress compressivi o al diabete (infezioni polimicrobiche). Il cate- ed elettroliti da parte dell’epitelio del lume, provocando diarrea
terismo endovenoso in pazienti ospedalizzati può favorire infezioni acquosa.
locali o sistemiche (batteriemia). Le punture da ago possono esporre Shigella, Salmonella e Campylobacter invadono e danneggiano la
il soggetto al contatto con sangue potenzialmente infetto e in questo mucosa intestinale e la lamina propria, determinando ulcerazioni,
CAPITOLO 8 Malattie infettive 331
infiammazione ed emorragie che si manifestano come l’acido sialico consentendo il rilascio dei virus dalla cellula ospite.
dissenteria. La neuraminidasi inoltre riduce la viscosità del muco e facilita il
Salmonella typhi giunge nel torrente circolatorio attraverso la transito del virus nel tratto respiratorio. Alcuni farmaci antinfluen-
mucosa danneggiata, le placche di Peyer e i linfonodi mesenterici, zali sono analoghi dell’acido sialico e inibiscono la neuraminidasi
determinando un’infezione sistemica. impedendo così il rilascio di particelle virali dalle cellule.
Alcuni batteri patogeni per l’apparato respiratorio possono com-
Le infezioni micotiche del tratto gastrointestinale si verificano promettere l’azione delle ciglia. Ad esempio, Haemophilus influenzae
principalmente in soggetti immunologicamente compromessi. Can- e Bordetella pertussis elaborano tossine che paralizzano le ciglia della
dida, facente parte della normale flora gastrointestinale, mostra un mucosa; P. aeruginosa, causa di gravi infezioni respiratorie in soggetti
tropismo particolare per gli epiteli squamosi stratificati, causando con fibrosi cistica, e anche M. pneumoniae produce sostanze che
patologie come il mughetto o l’esofagite membranosa, ma può anche inibiscono il movimento delle ciglia. Alcuni batteri, come Strepto-
estendersi allo stomaco, al tratto gastrointestinale inferiore e ad altri coccus pneumoniae e alcune specie di Staphylococcus, non sono dotati
organi. di specifici fattori di adesione e spesso penetrano nell’epitelio respi-
Le forme cistiche dei protozoi intestinali sono essenziali per la loro ratorio in seguito a un’infezione virale che ha causato perdita di
trasmissione, poiché resistono all’acidità gastrica. Nell’intestino le epitelio cigliato, infatti negli individui con un’infezione respiratoria
cisti si trasformano in trofozoiti mobili e aderiscono ai gruppi con- virale aumenta la possibilità di superinfezioni batteriche secondarie.
tenenti zuccheri dell’epitelio intestinale attraverso lectine di super- Un danno cronico ai meccanismi di difesa mucociliari si verifica nei
ficie. Quello che succede successivamente differisce da patogeno a fumatori e negli individui affetti da fibrosi cistica, mentre un danno
patogeno. Giardia lamblia aderisce all’orletto a spazzola epiteliale, acuto si verifica nei pazienti intubati e in quelli che hanno aspirato
mentre i criptosporidi vengono assorbiti dagli enterociti, in cui succhi gastrici.
formano gameti e spore. E. histolytica causa citolisi mediata da Alcuni agenti patogeni respiratori evitano la fagocitosi o la distru-
contatto attraverso una poro-proteina che, formando canali fra le zione dopo la fagocitosi. M. tuberculosis, ad esempio, penetra negli
cellule, provoca ulcerazioni e invasione della mucosa del colon. Gli alveoli normali poiché è in grado di resistere alla distruzione da parte
elminti intestinali di regola causano malattia solo se presenti in dei fagolisosomi macrofagici. I funghi opportunisti causano un’in-
grande numero o in sedi ectopiche, ad esempio quando determinano fezione polmonare quando l’immunità cellulare è depressa oppure
ostruzione intestinale o invasione e danni dei dotti biliari (Ascaris quando i leucociti sono ridotti di numero (ad es. P. jiroveci
lumbricoides). Gli anchilostomi possono causare anemia da carenza nei pazienti affetti da AIDS e le specie di Aspergillus in seguito a
di ferro a causa della perdita cronica di sangue, che viene sottratto chemioterapia).
dai vermi a livello dei villi intestinali; il cestode dei pesci d’acqua Tratto urogenitale. Il tratto urinario è quasi sempre invaso
dolce Diphyllobothrium latum può determinare una deplezione di dall’esterno e cioè attraverso l’uretra. Il normale passaggio dell’urina
vitamina B12 nell’ospite, dando luogo a una malattia simile all’anemia serve come difesa dall’invasione da parte dei microrganismi. Le urine
perniciosa. Infine, le larve di diversi elminti transitano velocemente nella vescica sono normalmente sterili e solo gli agenti patogeni in
nell’intestino diretti verso altri organi; ad esempio, le larve di Tri- grado di aderire all’urotelio possono provocare un’infezione (ad es.
chinella spiralis si incistano preferibilmente nel tessuto muscolare, N. gonorrhoeae, E. coli). L’anatomia è un fattore importante nel
le larve delle specie di Echinococcus nel fegato o nel polmone. determinare l’infezione. Le donne sono esposte a un rischio 10 volte
Tratto respiratorio. Un gran numero di microrganismi, com- maggiore di contrarre infezioni delle vie urinarie rispetto agli uo-
presi virus, batteri e funghi, viene inalato giornalmente da ogni mini, poiché la distanza tra la vescica e la cute esterna (cioè, la lun-
individuo che abita in città. In molti casi, i microrganismi vengono ghezza dell’uretra) è di 5 cm nel sesso femminile, contro i 20 cm del
inalati nella polvere o in particelle di aerosol. La distanza che queste sesso maschile. L’ostruzione del flusso e/o il reflusso urinario possono
particelle coprono nel sistema respiratorio è inversamente propor- compromettere le normali difese e aumentare la suscettibilità alle
zionale alla loro dimensione. Le particelle grandi vengono intrap- infezioni. Le infezioni del tratto urinario possono inoltre diffondersi
polate nella copertura mucociliare che ricopre il naso e il tratto in maniera retrograda dalla vescica al rene e causare pielonefrite
respiratorio superiore. I microrganismi inalati vengono intrappolati acuta e cronica, che è la principale causa di insufficienza renale.
nel muco secreto dalle cellule caliciformi e sono poi trasportati, Dalla pubertà fino alla menopausa la vagina è protetta dagli agenti
dall’azione delle cellule ciliari, nella parte posteriore della gola, dove patogeni dall’acidità del pH, come risultato del catabolismo del
vengono deglutiti ed eliminati. Le particelle più piccole di 5 mm glicogeno da parte dei lattobacilli presenti nell’epitelio normale. Gli
raggiungono direttamente gli alveoli, dove sono fagocitate dai ma- antibiotici possono uccidere i lattobacilli e rendere la vagina suscet-
crofagi alveolari o dai neutrofili reclutati attraverso l’azione delle tibile alle infezioni. I microrganismi patogeni sessualmente trasmessi
citochine. sviluppano meccanismi specifici per aderire alla mucosa vaginale o
I microrganismi che invadono il normale tratto respiratorio sano cervicale, oppure penetrano attraverso soluzioni di continuo locali
possiedono meccanismi specifici per superare le difese mucociliari o nella mucosa durante il rapporto sessuale (HIV, HPV, Treponema
per evitare la distruzione da parte dei macrofagi alveolari. Alcuni pallidum).
agenti patogeni respiratori evadono queste difese aderendo alle
cellule epiteliali del tratto respiratorio inferiore e della faringe. Ad Diffusione e disseminazione degli agenti infettivi
esempio, il virus dell’influenza è dotato in superficie di proteine
emoagglutinanti che si legano all’acido sialico delle cellule epiteliali. Alcuni microrganismi proliferano localmente nella sede di infezione,
Questo legame induce la cellula a inglobare il virus, determinando mentre altri penetrano attraverso le barriere epiteliali e diffondono ad
così il suo ingresso nel citoplasma e l’inizio della sua replicazione. altre sedi per via linfatica, ematica o nervosa (Fig. 8.4). Gli agenti
Tuttavia, l’acido sialico interferisce anche con la fuoriuscita dei virus patogeni che causano infezioni superficiali rimangono confinati al
di nuova sintesi dalla cellula ospite per cui i virus dell’influenza sono lume di visceri cavi (ad es. Vibrio cholerae) oppure aderiscono o
dotati di un’altra proteina di superficie, la neuraminidasi, che scinde proliferano esclusivamente sulla superficie o all’interno di cellule
332 CAPITOLO 8 Malattie infettive
virus
clamidie
Chlamydia trachomatis Uretrite, epididimite, proctite Sindrome uretrale, cervicite, Linfogranuloma venereo
bartolinite, salpingite e
sequele
micoplasmi
batteri
Neisseria gonorrhoeae Epididimite, prostatite, stenosi Cervicite, endometrite, Uretrite, proctite, faringite,
uretrale bartolinite, salpingite e infezione gonococcica
sequele (sterilità, gravidanza disseminata
ectopica, salpingite ricorrente)
Treponema pallidum Sifilide
Haemophilus ducreyi Cancroide
Klebsiella granulomatis Granuloma inguinale
(donovanosi)
protozoi
Trichomonas vaginalis Uretrite, balanite Vaginite
portatori asintomatici (ad es. S. typhi). Microrganismi meno resi- I microbi possono essere trasmessi dall’animale all’uomo (infe-
stenti devono invece essere rapidamente trasmessi da persona a zioni indicate come zoonosi), per contatto diretto o per consumo di
persona, spesso per contatto diretto. prodotti animali, oppure indirettamente attraverso un vettore inver-
La trasmissione interumana può verificarsi per via respiratoria, tebrato. I vettori invertebrati (insetti, zecche, acari) possono diffon-
orofecale o sessuale (trattata in seguito). Virus e batteri trasmessi dere le infezioni passivamente, o essere ospiti intermedi necessari
per via respiratoria (ad es. M. tuberculosis) hanno capacità infettante alla replicazione e allo sviluppo dell’agente patogeno.
solo quando le lesioni da essi causate sono comunicanti con le vie
respiratorie. Molti agenti patogeni, dai virus agli elminti, possono Infezioni a trasmissione sessuale
essere trasmessi per via orofecale, cioè per ingestione di cibo o
acqua contaminati da feci. I virus trasmessi attraverso l’acqua coin- Alcuni microrganismi possono essere trasmessi tramite contatto
volti negli eventi epidemici comprendono i virus dell’epatite A ed sessuale (Tab. 8.5). Alcuni, come C. trachomatis e N. gonorrhoeae,
E, i poliovirus e i rotavirus. Alcuni elminti parassiti (ad es. anchi- sono normalmente trasmessi durante il rapporto sessuale, mentre
lostomi, schistosomi) depongono le uova nelle feci. Queste uova altri, come le specie di Shigella ed Entamoeba histolytica, sono in
infestano nuovi ospiti tramite la penetrazione delle larve dalla cute genere diffusi con altre modalità, ma possono essere anche occasio-
piuttosto che per assunzione orale. Protozoi ed elminti hanno cicli nalmente trasmessi tramite rapporti sessuali oroanali. I gruppi mag-
di trasmissione complessi che coinvolgono una catena di ospiti giormente a rischio per alcune infezioni a trasmissione sessuale
intermedi e di vettori, i quali promuovono i successivi stadi di (Sexually Transmitted Infections, STI) sono gli adolescenti, gli omo-
sviluppo dei parassiti. I virus che infettano l’orofaringe (ad es. EBV, sessuali e i tossicodipendenti. Mentre il rischio aumentato in questi
CMV, virus della parotite) sono trasmessi principalmente attraverso gruppi è in parte dovuto a pratiche sessuali non sicure, l’acceso li-
la saliva. Altri agenti patogeni sono trasmessi attraverso un prolun- mitato alle cure sanitarie rappresenta spesso un catalizzatore. La
gato contatto intimo tra le mucose (come avviene per la trasmis- presenza di una STI in bambini, a meno che non sia stata acquisita
sione sessuale): virus (HPV, HSV, HBV, HIV), batteri (T. pallidum, alla nascita, deve far sospettare un abuso sessuale.
N. gonorrhoeae, Chlamydiae trachomatis), funghi (specie di Candi- L’iniziale sede di una STI può essere l’uretra, la vagina, la cervice,
da), protozoi (specie di Trichomonas) e artropodi (Phthirus pubis il retto o l’orofaringe. I microrganismi che causano questo tipo di
o piattola). La trasmissione delle infezioni da HBV, HCV e HIV infezioni sopravvivono per un periodo limitato nell’ambiente ester-
tramite il sangue e i suoi derivati può essere causata da comporta- no e pertanto tendono a diffondersi per contatto diretto. La maggior
menti umani (ad es. scambio di siringhe tra tossicodipendenti, tagli parte di questi agenti può determinare infezioni asintomatiche,
e punture con aghi). perciò la trasmissione può spesso intercorrere in soggetti che
334 CAPITOLO 8 Malattie infettive
i gnorano di essere infetti. Per ridurre la diffusione delle STI, queste I meccanismi innati esistono indipendentemente da una precedente
sono spesso denunciate alle autorità di salute pubblica, in modo che infezione e rispondono rapidamente alla presenza di microrganismi.
i soggetti con storia di contatti sessuali con i pazienti infetti possano Questi meccanismi comprendono le barriere fisiche contro l’infe-
essere sottoposti a indagini diagnostiche e trattati. zione, le cellule fagocitiche, le cellule natural killer (NK) e le proteine
Sebbene i vari agenti patogeni che causano STI differiscano sotto plasmatiche, comprese le proteine del complemento e altri mediatori
molti punti di vista, possono essere individuate alcune caratteristiche della risposta infiammatoria (citochine, collectine, reagenti della
comuni. fase acuta). La risposta immunitaria di tipo acquisito è stimolata
dall’esposizione agli agenti infettivi e aumenta di entità, velocità ed
L’infezione con un organismo associato a STI aumenta il rischio efficacia in seguito a successive esposizioni. L’immunità acquisita è
di STI addizionali. Questo avviene principalmente perché i fattori mediata dai linfociti B e T e dai loro prodotti (Cap. 6).
di rischio sono gli stessi per tutte le STI, il che spiega probabil- I microrganismi e il sistema immunitario sono coinvolti in una
mente l’associazione tra due comuni STI negli Stati Uniti: l’infe- battaglia evoluzionistica, in cui ciascuno cerca di battere l’altro. Il
zione da Chlamydia e la gonorrea. L’infezione con entrambi sistema immunitario è in grado di combattere efficacemente molte
questi batteri è così comune che il riscontro diagnostico di uno infezioni, ma diversi microrganismi hanno sviluppato metodi per
dei due dovrebbe portare al trattamento di entrambi. Inoltre, il evadere le difese dell’ospite (discussi in seguito). In alcune infezioni
danno epiteliale causato da N. gonorrhoeae o da C. trachomatis si raggiunge un equilibrio tra il microrganismo e l’ospite in modo
può aumentare la possibilità di coinfezione con l’altro patogeno, tale che l’infezione persista in uno stato di latenza ma non causi una
così come il rischio di infezione da HIV. patologia significativa. In tali situazioni una diminuzione delle ri-
I microrganismi che causano STI possono essere trasmessi da una sposte immunitarie può portare a una rapida riattivazione dell’in-
donna gravida al feto e determinare importanti danni al feto o al fezione e a gravi manifestazioni patologiche. Questo processo si
bambino. C. trachomatis acquisita nel periodo perinatale provoca osserva nelle infezioni virali latenti (ad es. EBV) e in alcune infezioni
congiuntivite e l’infezione neonatale da HSV può determinare batteriche (ad es. tubercolosi).
patologie a localizzazione viscerale e nervosa con frequenza
maggiore rispetto a quella prevista se acquisita più avanti nella Come I Microrganismi Causano
vita. La sifilide frequentemente causa aborto. L’infezione da HIV Malattia
può essere fatale per i bambini infettati dal virus in fase pre- o
perinatale. La diagnosi di STI nelle donne gravide è di vitale Gli agenti infettivi determinano infezione e danno ai tessuti attra-
importanza, poiché la trasmissione intrauterina o neonatale di verso tre meccanismi:
una STI può frequentemente essere prevenuta con il trattamento
della madre o del neonato. Infezioni batteriche come la gonorrea, Possono venire a contatto o penetrare all’interno della cellula
la sifilide e quelle da Chlamydia possono essere facilmente curate ospite e causarne direttamente la morte.
con l’uso di antibiotici. Il trattamento anti-HIV di donne gravide Possono liberare tossine che distruggono le cellule a distanza,
sieropositive e dei neonati può ridurre la trasmissione del virus rilasciare enzimi che degradano componenti tissutali o danneg-
dal 25 fino a meno del 2%. giare vasi ematici e determinare necrosi ischemica.
Possono indurre le risposte immunitarie dell’ospite che, per
La sifilide sarà trattata più avanti in questo capitolo e altre STI quanto dirette contro l’agente invasore, causano ulteriore danno
verranno descritte nei Capitoli 21 e 22. tissutale. Quindi, come illustrato nei Capitoli 2 e 6, le risposte
difensive dell’ospite sono un’arma a doppio taglio: esse sono
necessarie per combattere le infezioni, ma allo stesso tempo
Infezioni nosocomiali
possono direttamente contribuire al danno tissutale.
Una fonte di infezioni di crescente importanza è l’ambiente in cui
vengono prestate cure sanitarie. Le infezioni “nosocomiali” sono In questa sezione descriveremo alcuni dei meccanismi attraverso
quelle acquisite in ospedale. Si stima che circa 1,7 milioni di pazienti i quali virus e batteri danneggiano i tessuti dell’ospite.
siano interessati ogni anno da infezioni nosocomiali negli Stati
Uniti.15 Queste infezioni possono essere trasmesse in molti modi (ad Meccanismi di danno virale
es. trasfusione di sangue o trapianto di organo), ma quelli che forse
sono i più comuni e facilmente prevenibili mezzi di trasmissione I virus possono danneggiare direttamente le cellule dell’ospite pene-
comprendono la diffusione dalle mani degli operatori sanitari o da trando in esse e replicandosi a loro spese. La preferenza dei virus per
superfici contaminate come le sponde dei letti. Un’adeguata atten- determinati tipi di cellule rispetto ad altri è chiamata tropismo ed è
zione all’igiene e alla pulizia (ad es. lavarsi le mani) può ridurre determinata da diversi fattori come: (1) l’espressione di recettori
notevolmente la trasmissione di agenti patogeni importanti come S. della cellula ospite per il virus, (2) la presenza di fattori di trascri-
aureus meticillino-resistente ed enterococchi vancomicina- zione cellulari che riconoscono sequenze enhancer e promoter
resistenti. virali, (3) le barriere anatomiche e (4) la temperatura, il pH e le
difese locali dell’ospite.17 Ognuno di questi fattori viene qui descrit-
to brevemente.
Difese dell’ospite contro le infezioni
Uno dei fattori principali per il tropismo tissutale è la presenza di
L’esito di un’infezione è condizionata dalla capacità del microrga- recettori virali sulle cellule dell’ospite. I virus possiedono molecole in
nismo di infettare, colonizzare e danneggiare i tessuti e dalla capacità grado di legarsi in modo altamente specifico a proteine di superficie
dei meccanismi di difesa dell’ospite di contrastare l’infezione. Le cellulari. Molti virus utilizzano per il loro ingresso recettori normal-
barriere dell’ospite contro le infezioni impediscono ai microbi di pe- mente presenti nelle cellule dell’ospite. Ad esempio, la gp120 dell’HIV
netrare nel corpo e sono definite difese immunitarie innate e adattive. si lega al recettore CD4 sulla superficie delle cellule T, ai recettori
CAPITOLO 8 Malattie infettive 335
per le chemochine CXCR4 (principalmente sulle cellule T) e al CCR5 e proteine tossiche, o tramite l’induzione dell’apoptosi. Ad
(principalmente sui macrofagi) (Cap. 6). La glicoproteina del peri- esempio, i poliovirus inattivano la proteina cap-binding, che è
capside di EBV gp350 si lega al recettore 2 del complemento (CR2/ essenziale per la traduzione dell’mRNA della cellula ospite, senza
CD21) sulle cellule B. In alcuni casi, sono necessarie le proteasi alterare la traduzione dei propri mRNA. HSV produce proteine
dell’ospite per permettere il legame del virus con le cellule dell’ospite; che inibiscono la sintesi di DNA e mRNA cellulare e altre proteine
ad esempio, una proteasi dell’ospite scinde l’emoagglutinina del che degradano il DNA dell’ospite. Alcuni virus possono
virus dell’influenza attivandola. stimolare l’apoptosi tramite produzione di proteine proapopto-
Un altro determinante di tropismo virale è la capacità del virus tiche (ad es. la proteina VPR dell’HIV). Anche la replicazione
di replicarsi all’interno di alcune cellule ma non in altre e questo è virale può scatenare l’apoptosi delle cellule dell’ospite tramite
correlato alla presenza di fattori di trascrizione cellulari tipo-speci- meccanismi intrinseci delle cellule, come le alterazioni del reti-
fici. Ad esempio, il virus JC, che causa leucoencefalopatia (Cap. 28), colo endoplasmatico durante l’assemblaggio virale, che possono
resta localizzato nell’oligodendroglia nel SNC, perché le sequenze attivare proteasi che inducono l’apoptosi (caspasi).
promoter ed enhancer dei geni virali sono attive nelle cellule gliali, Risposte immunitarie antivirali. Proteine virali espresse sulla su-
ma non nei neuroni o nelle cellule endoteliali. Le barriere fisiche perficie cellulare possono essere riconosciute dal sistema immu-
inoltre possono contribuire al tropismo tissutale. Ad esempio, gli nitario e i linfociti dell’ospite possono attivare le cellule infettate
enterovirus si replicano nell’intestino in parte perché possono resi- dal virus. I linfociti T citotossici (Cytotoxic T Lymphocytes, CTL)
stere all’inattivazione da parte di acidi, bile ed enzimi digestivi. I sono importanti per la difesa contro le infezioni virali, ma pos-
rhinovirus determinano infezione all’interno del tratto respiratorio sono anche essere responsabili del danno tissutale. L’infezione
superiore, perché si replicano in modo ottimale a temperature più da virus della coriomeningite linfocitaria nei topi è un modello
basse di quelle all’interno dell’organismo. sperimentale in cui la patologia è causata dalla risposta immuni-
Una volta che i virus si trovano all’interno delle cellule, possono taria dell’ospite. L’insufficienza epatica acuta che si verifica du-
danneggiare o uccidere le cellule con una serie di meccanismi rante l’infezione da virus dell’epatite B, può essere accelerata dalla
(Fig. 8.5): distruzione CTL-mediata di epatociti infetti (una normale rispo-
sta immunitaria volta a debellare l’infezione).
Effetti citopatici diretti. Alcuni virus uccidono le cellule impeden- Trasformazione delle cellule infettate in cellule tumorali benigne
do la sintesi delle macromolecole dell’ospite (ad es. DNA, RNA o maligne. Alcuni virus oncogeni possono stimolare la crescita e
o proteine della cellula ospite), mediante la produzione di enzimi la sopravvivenza cellulare tramite una serie di meccanismi,
come l’espressione di oncogeni codificati dal virus, strategie
antiapoptotiche o mutagenesi inserzionale (in cui la funzione dei
geni dell’ospite è alterata da geni virali inseriti nel genoma
dell’ospite). I meccanismi di trasformazione virale sono numerosi
e sono trattati nel Capitolo 7.
alla concentrazione). I batteri, ad esempio, possono indurre l’espres- Questo sistema è formato da strutture simili ad aghi che fuoriescono
sione di fattori di virulenza a mano a mano che la loro concentra- dalla superficie batterica e si legano alla cellula ospite, formano pori
zione nei tessuti aumenta. Questo può permettere ai batteri che nella membrana della cellula e quindi iniettano proteine che media-
crescono in sedi circoscritte dell’ospite, come un ascesso o una pol no il riarrangiamento del citoscheletro cellulare, facilitando l’ingres-
monite consolidata, di superare le barriere dell’ospite e di diffondersi. so del batterio. Batteri come Listeria monocytogenes possono
S. aureus regola in modo coordinato i fattori di virulenza secernendo modificare il citoscheletro per diffondere direttamente da cellula a
peptidi autoinducenti.17 A mano a mano che il batterio evolve a cellula, permettendo forse ai batteri di evadere i meccanismi
concentrazioni crescenti, il livello di peptide autoinducente aumenta, immunitari.22
stimolando la produzione di tossine. All’interno della popolazione Una volta nel citoplasma, i batteri hanno differenti strategie per
alcuni batteri producono il peptide autoinducente e altri rispondono interagire con la cellula ospite. Shigella ed E. coli inibiscono la sintesi
al peptide stesso secernendo tossine. Quindi, a causa del quorum proteica dell’ospite, si replicano rapidamente e lisano le cellule entro
sensing i batteri unicellulari acquisiscono alcune delle proprietà degli 6 ore. All’interno dei macrofagi la maggior parte dei batteri viene
organismi pluricellulari, in cui cellule diverse hanno funzioni uccisa quando il fagosoma si fonde con un lisosoma acido a formare
diverse. un fagolisosoma, ma alcuni batteri eludono questa difesa dell’ospite.
Le colonie di batteri possono formare biofilm in cui gli organismi Ad esempio, M. tuberculosis blocca la fusione del lisosoma con il
vivono all’interno di uno strato viscoso di polisaccaridi extracellu- fagosoma,23 dando al batterio la possibilità di proliferare in modo
lari, adesi ai tessuti dell’ospite o a dispositivi quali cateteri intrava- incontrollato all’interno del macrofago. Altri batteri evitano la di-
scolari e protesi articolari. Oltre a migliorare l’adesione ai tessuti struzione nei macrofagi fuggendo dal fagosoma. L. monocytogenes
dell’ospite, i biofilm aumentano la virulenza dei batteri, rendendoli produce una proteina formante pori detta listeriolisina O e due fo-
inaccessibili ai meccanismi immunitari e aumentando la loro resi- sfolipasi che degradano la membrana del fagosoma, permettendo al
stenza ai farmaci antibatterici. La formazione di biofilm sembra batterio di fuggire nel citoplasma.22
essere importante nella persistenza e nella recidiva di infezioni come Tossine batteriche. Qualsiasi sostanza batterica che contribuisce
l’endocardite batterica, le infezioni protesiche articolari e le infezioni a provocare la malattia può essere considerata una tossina. Esse sono
respiratorie nei pazienti con fibrosi cistica. classificate come endotossine, che sono componenti della cellula
Adesione dei batteri alle cellule dell’ospite. Le adesine sono batterica, ed esotossine, che sono proteine secrete dal batterio.
molecole di superficie batteriche che si legano alle cellule dell’ospite L’endotossina batterica è un lipopolisaccaride (LPS), che è un
o alla matrice extracellulare. Esse sono strutturalmente molto simili, componente principale dello strato esterno della membrana esterna
ma hanno specificità differenti per le cellule ospiti. Streptococcus dei batteri Gram-negativi. Il lipopolisaccaride è composto da un’an-
pyogenes è un batterio Gram-positivo che aderisce ai tessuti dell’ospi- cora di acido grasso a lunga catena (lipide A), connessa a un core di
te in virtù della proteina F e dell’acido teicoico che, dalla parete catene glicidiche, entrambi molto simili in tutti i batteri Gram-ne-
cellulare batterica, si lega alla fibronectina sulla superficie della gativi. Attaccata al core glicidico si trova una catena variabile di
cellula ospite e della matrice extracellulare. carboidrati (antigene O), che è utilizzata per la sierotipizzazione e
I pili sono proteine filamentose della superficie dei batteri. Il corpo la discriminazione tra i differenti ceppi batterici. La risposta all’LPS
dei pili è composto da subunità ripetute, mentre gli amminoacidi batterico può essere benefica o dannosa per l’ospite. La risposta è
variabili, localizzati agli apici dei pili stessi, determinano la specificità benefica nel senso che l’LPS attiva l’immunità protettiva in diversi
di legame dei batteri. Ceppi di E. coli che causano infezioni del tratto modi, come l’induzione alla produzione di citochine e di sostanze
urinario esprimono in modo unico uno specifico pilo P, che lega una chemioattrattive (chemochine) del sistema immunitario e l’aumen-
componente gal (a1–4)gal espressa sulle cellule uroteliali.18 I pili sui tata espressione di molecole stimolanti l’attivazione dei linfociti T.
batteri della specie N. gonorrhoeae mediano l’adesione di batteri alle Tuttavia, si pensa che livelli elevati di LPS abbiano un ruolo impor-
cellule dell’ospite e sono anche i bersagli della risposta anticorpale tante nello shock settico, nella coagulazione intravascolare dissemi-
contro N. gonorrhoeae. Variazioni nel tipo di pili espressi rappresen- nata (CID) e nella sindrome da distress respiratorio dell’adulto,
tano un meccanismo importante tramite cui N. gonorrhoeae sfugge principalmente tramite induzione di eccessivi livelli di citochine
alla risposta immunitaria.19 come TNF, IL-1 e IL-12 (Cap. 4). L’LPS si lega al recettore di super-
Virulenza dei batteri intracellulari. I batteri intracellulari fa- ficie cellulare CD14 e il complesso si lega quindi al recettore Toll-
coltativi infettano le cellule epiteliali (Shigella ed E. coli enteroinva- simile 4 (TLR4), che è un recettore del sistema immunitario innato
sivi), i macrofagi (M. tuberculosis, M. leprae) o entrambi (S. typhi). che riconosce una determinata struttura e che trasmette segnali che
La crescita dei batteri all’interno delle cellule può permettere loro portano alla risposta cellulare contro il liposaccaride stesso.24
di evitare alcuni meccanismi effettori della risposta immune (ad es. Le esotossine sono proteine secrete dai batteri che causano danno
anticorpi), o può facilitare la loro diffusione, come nel caso della cellulare e malattia. Esse possono essere classificate in base alla sede
migrazione dei macrofagi che trasportano M. tuberculosis dal pol- e al meccanismo di azione. Sono brevemente descritte di seguito e
mone ad altre sedi dell’organismo. trattate più minuziosamente nelle sezioni specifiche per ciascun tipo
I batteri dispongono di vari meccanismi per entrare nelle cellule di batterio.
ospiti. Alcuni utilizzano la risposta immunitaria per entrare nei
macrofagi. Il rivestimento (coating) dei batteri con anticorpi o con Enzimi. I batteri producono diversi enzimi (proteasi, ialuronidasi,
la proteina del complemento C3b (opsonizzazione), normalmente coagulasi, fibrinolisine) che agiscono sui loro rispettivi substrati
determina fagocitosi da parte dei macrofagi. Come molti batteri, M. in vitro, ma il ruolo patogenetico di molti di essi rimane ancora
tuberculosis attiva la via alternativa del complemento, che favorisce poco chiaro. Ad esempio, alcune proteasi prodotte da S. aureus
l’opsonizzazione con C3b. Una volta ricoperto (coated) da C3b, M. degradano proteine che mantengono uniti i cheratinociti, facendo
tuberculosis si lega al recettore del complemento CR3 sui macrofagi sì che l’epidermide si distacchi dalla cute sottostante.25
e viene fagocitato dalla cellula.20 I batteri Gram-negativi utilizzano Tossine che alterano le vie di segnalazione o di regolazione intra-
un complesso sistema secretivo per penetrare nelle cellule epiteliali.21 cellulari. La maggior parte di esse ha una subunità attiva (A) con
CAPITOLO 8 Malattie infettive 337
funzioni enzimatiche e una subunità di legame (B) che si lega a Come I Microrganismi Eludono Le Difese
recettori sulla superficie cellulare e determina lo spostamento Immunitarie Dell’ospite
della subunità A all’interno del citoplasma. L’effetto di queste
tossine dipende dalla specificità di legame del dominio B e delle Le risposte immunitarie umorali e cellulari che proteggono l’ospite
vie cellulari interessate dal dominio A. Le tossine A-B sono pro- dalla maggior parte delle infezioni sono state discusse nel Capitolo 6.
dotte dal molti batteri come Bacillus anthracis, V. cholerae e alcuni Non sorprende che i microrganismi abbiano sviluppato molti mezzi
ceppi di E. coli. per resistere al sistema immunitario ed eluderlo (Fig. 8.6).29 Questi
Le neurotossine prodotte da Clostridium botulinum e Clostridium meccanismi sono determinanti importanti della virulenza e della
tetani inibiscono il rilascio di neurotrasmettitori, con conseguente patogenicità microbica. Includono (1) crescita in nicchie che sono
paralisi.26 Queste tossine non distruggono i neuroni; il dominio inaccessibili al sistema immunitario dell’ospite, (2) variazione anti-
A interagisce specificamente con proteine coinvolte nella secre- genica, (3) resistenza alle difese immunitarie innate e (4) alterazione
zione di neurotrasmettitori alla giunzione sinaptica. Tetano e della risposta T cellulare antimicrobica tramite immunosoppressione
botulismo possono entrambi provocare morte per insufficienza specifica o non specifica.
respiratoria, conseguente a paralisi dei muscoli del torace e del Alcuni microrganismi si replicano in siti che sono inaccessibili alla
diaframma. risposta immunitaria dell’ospite. Microbi che si propagano nel lume
I superantigeni sono tossine batteriche che stimolano un numero intestinale (ad es. Clostridium difficile produttore di tossine) o nella
molto grande di linfociti T. Essi si legano a siti dei recettori di colecisti (ad es. S. typhi) sono nascoste dalle difese immunitarie
queste cellule e portano a una massiva proliferazione delle stesse cellulo-mediate. Alcuni microrganismi provocano l’infezione inva-
e alla liberazione di citochine. Gli elevati livelli di citochine pos- dendo rapidamente le cellule prima che le risposte umorali diven-
sono portare a stravaso capillare e shock.23 I superantigeni pro- gano effettive (ad es. gli sporozoiti malarici entrano nelle cellule
dotti da S. aureus and S. pyogenes causano la sindrome da shock epatiche, Trichinella e Trypanosoma cruzi entrano nei muscoli sche-
tossico (Toxic Shock Syndrome, TSS). letrici o cardiaci). Alcuni grandi parassiti (ad es. le larve di cestodi)
formano cisti nei tessuti dell’ospite, che sono ricoperte da una densa
capsula e sono quindi inaccessibili alle cellule immunitarie e agli
Effetti dannosi della reazione immunitaria dell’ospite
anticorpi. La latenza virale è l’ultima strategia per nascondere gli
Come esposto precedentemente, la risposta immunitaria dell’ospite antigeni. Durante questa fase molti geni virali non vengono
verso i microrganismi può talvolta essere causa di lesione ai tessuti. espressi.
La reazione infiammatoria granulomatosa a M. tuberculosis è una Alcuni microrganismi possono eludere le risposte immunitarie
risposta di ipersensibilità ritardata che sequestra i batteri e ne pre- variando gli antigeni che esprimono. Gli anticorpi neutralizzanti
viene la diffusione, ma può anche produrre danno tissutale e fibrosi. bloccano la capacità dei microrganismi di infettare le cellule e sti-
Allo stesso modo, il danno epatico che segue l’infezione da HBV e molano i meccanismi effettori che uccidono gli agenti patogeni. Per
HCV sugli epatociti è principalmente dovuto alla risposta immuni- sfuggire al riconoscimento, i microbi utilizzano numerose strategie
taria contro le cellule epatiche infette e non agli effetti citopatici del che coinvolgono meccanismi genetici per produrre una variazione
virus. La risposta immunitaria umorale ai microrganismi può degli antigeni. La bassa specificità dell’RNA polimerasi virale (in
anch’essa avere conseguenze patologiche. Ad esempio, in seguito a HIV e in molti virus respiratori come il virus dell’influenza) e il
un’infezione da S. pyogenes, gli anticorpi prodotti contro la proteina riarrangiamento del genoma virale (virus influenzali) conducono a
M streptococcica possono cross-reagire con le proteine cardiache e variazioni antigeniche (Tab. 8.6). Lo spirochete Borrelia recurrentis
danneggiare il cuore, portando alla malattia cardiaca reumatica. La cambia ripetutamente i suoi antigeni di superficie e gli organismi
glomerulonefrite poststreptococcica, che può svilupparsi dopo del genere Borrelia della malattia di Lyme utilizzano meccanismi
un’infezione da S. pyogenes, è causata da anticorpi antistreptococcici simili per variare le proteine della loro membrana esterna.30 Le specie
che si legano agli antigeni e formano complessi immuni che si de- di Trypanosoma hanno molti geni per gli antigeni di superficie
positano nei glomeruli renali e determinano nefrite. Quindi, la ri- maggiori, VSG, e possono variare l’espressione di queste proteine di
sposta immunitaria antimicrobica può avere conseguenze benefiche superficie. Vi sono almeno 80 diversi sierotipi di S. pneumoniae,
o patologiche. ciascuno con differenti polisaccaridi capsulari.
Gli esempi proposti precedentemente rappresentano situazioni Alcuni microrganismi hanno elaborato metodi per eludere le ri-
poco frequenti, in cui risposte immunitarie specifiche ai microrga- sposte immunitarie aspecifiche, come l’eliminazione da parte delle
nismi sono state identificate come agenti eziologici di diverse pato- cellule fagocitiche e del complemento.31 I peptidi antimicrobici ca-
logie. Recenti studi clinici, epidemiologici e sperimentali indicano tionici, che comprendono difensine, catelicidine e trombocidine,
che le infezioni possono essere associate a un’ampia varietà di pa- forniscono un’importante difesa iniziale contro gli agenti infettivi.
tologie infiammatorie croniche e al cancro.28 La resistenza all’azione di tali sostanze è fondamentale per la viru-
In alcune patologie infiammatorie croniche, come la malattia lenza di un certo numero di agenti patogeni, poiché consente loro
infiammatoria intestinale (Cap. 17), un importante evento precoce di evitare l’uccisione da parte di neutrofili e macrofagi.32 La capsula
potrebbe essere la compromissione della barriera epiteliale intesti- esterna, ricca in carboidrati, dei principali batteri che causano
nale, che permette l’ingresso di microrganismi patogeni e commen- polmonite o meningite (pneumococco, meningococco, H. influen-
sali e le loro interazioni con le cellule immunitarie locali, determi- zae), aumenta la loro patogenicità coprendo i loro antigeni e pre-
nando infiammazione. Il ciclo di infiammazione e danno epiteliale venendo la fagocitosi da parte dei neutrofili. Ad esempio, E. coli,
può essere la base della malattia. I virus (HBV, HCV) e i batteri (H. con la capsula K1 contenente acido sialico, causa meningite nei
pylori) che non sembrano essere portatori o attivatori di oncogeni, neonati. L’acido sialico non si lega al C3b, passaggio essenziale per
sono associati a neoplasie maligne probabilmente perché scatenano l’attivazione della via alternativa del complemento, così i batteri
un’infiammazione cronica, che offre un terreno fertile per lo svilup- evitano la lisi complemento-mediata e la fagocitosi da opsonizza-
po del cancro (Cap. 7). zione. Molti batteri producono sostanze tossiche che distruggono
338 CAPITOLO 8 Malattie infettive
Figura 8.6 Panoramica dei meccanismi utilizzati dagli agenti patogeni virali e batterici per evadere l’immunità naturale e acquisita. (Modificata per
gentile concessione da Finlay B, McFadden G: Anti-immunology: evasion of the host immune system by bacterial and viral pathogens. Cell 124:767-782,
2006)
i fagociti, prevengono la loro migrazione o riducono la loro attività I virus possono produrre molecole che inibiscono l’immunità
ossidativa. I batteri, inoltre, possono aggirare le difese immunitarie innata.29,33 Alcuni virus (ad es. herpesvirus e poxvirus) producono
ricoprendosi con proteine dell’ospite. Alcuni batteri come Salmo- proteine che bloccano l’attivazione del complemento. I virus hanno
nella possono modificare la componente lipidica dell’LPS per sviluppato strategie per combattere gli interferoni (IFN), una difesa
ridurre l’attivazione dei recettori Toll-simili (TLR). S. aureus è ri- precoce dell’ospite contro i virus. Alcuni virus producono omologhi
coperto da molecole di proteina A che si legano alla porzione Fc solubili dei recettori di IFN-a/b o di IFN-g che si legano agli IFN
degli anticorpi inibendo quindi la fagocitosi. Neisseria, Haemophilus secreti e ne inibiscono l’azione, o producono proteine che inibiscono
e Streptococcus secernono proteasi che degradano le immunoglo- i segnali intracellulari di JAK/STAT dei recettori per gli IFN. Possono
buline. Come già menzionato, un’altra strategia per aggirare i mec- anche disattivare o inibire la protein-chinasi dsRNA-dipendente
canismi di difesa è di replicarsi all’interno delle cellule fagocitiche. (PKR), un mediatore chiave degli effetti antivirali degli IFN. Alcuni
Un certo numero di virus, alcuni batteri intracellulari (come mi- virus codificano all’interno dei loro genomi, omologhi di altre cito-
cobatteri, Listeria e Legionella), funghi (ad es. Cryptococcus neofor- chine e chemochine o dei loro recettori, che agiscono in vari modi
mans) e protozoi (ad es. Leishmania, tripanosomi e toxoplasmi) per inibire le risposte immunitarie. Molti virus hanno sviluppato
possono moltiplicarsi all’interno dei fagociti. strategie per bloccare l’apoptosi nella cellula ospite, il che può dar
Gli infiltrati diffusi interstiziali, in particolare da mononucleati, sono Clostridium perfringens e altri microrganismi, attraverso la secrezione
un aspetto frequente di tutti i processi infiammatori cronici, ma se di tossine, possono causare una necrosi così grave e rapida (necrosi
si sviluppano precocemente, sono spesso una risposta a virus, batteri gangrenosa) che il danno ai tessuti diventa la manifestazione più
e parassiti intracellulari. Anche spirochete ed elminti evocano una importante dell’infezione. Essendo presenti rare cellule infiammato-
risposta infiammatoria cronica. Il tipo di cellula mononucleata rie, queste lesioni assomigliano a infarti, con distruzione o perdita di
predominante nella lesione, dipende dalla risposta immunitaria colorazione basofila nucleare e conservazione del contorno cellulare.
dell’ospite al microrganismo. Ad esempio, le plasmacellule sono I clostridi sono spesso patogeni opportunistici, entrano nel tessuto
abbondanti nelle lesioni primarie e secondarie della sifilide (Fig. 8.8), muscolare per un trauma, oppure causano infezione intestinale nei
mentre i linfociti prevalgono nell’infezione da HBV o nelle infezioni pazienti neutropenici. In modo simile, il parassita E. histolytica causa
virali cerebrali. La presenza di linfociti è segno di una risposta cel- ulcerazione colica e ascessi epatici, caratterizzati da estesa distruzione
lulo-mediata contro l’agente patogeno o le cellule infettate. All’altro tissutale con necrosi colliquativa e quasi priva di infiltrato infiamma-
estremo, i macrofagi possono essere infarciti di microrganismi, come torio. Tramite meccanismi completamente diversi, i virus possono
avviene nelle infezioni da M. avium-intracellulare nei pazienti affetti causare necrosi diffusa e grave delle cellule ospiti, con infiammazione,
da AIDS, che non possono sviluppare un’efficace risposta immuni- come esemplificato dalla totale distruzione dei lobi temporali dell’en-
taria. L’infiammazione granulomatosa è una forma distintiva di in- cefalo da parte degli herpesvirus, o del fegato da parte dell’HBV.
fiammazione mononucleare solitamente evocata da agenti infettivi
molto resistenti che sono in grado di stimolare una forte immunità
mediata dalle cellule T (ad es. M. tuberculosis, Histoplasma capsula- Infiammazione cronica e cicatrizzazione
tum, uova di schistosoma). L’infiammazione granulomatosa è ca-
ratterizzata dall’accumulo di macrofagi attivati detti cellule “epite- Molte infezioni alla fine provocano un’infiammazione cronica, che
lioidi”, che possono fondersi a formare cellule giganti. In alcuni casi può portare o alla completa guarigione o alla formazione di cicatrici.
vi è un’area centrale di necrosi caseosa (si vedano Cap. 2 e paragrafo Ad esempio, l’infezione cronica da HBV può provocare cirrosi epa-
“Tubercolosi” in questo capitolo). tica, nella quale densi setti fibrotici circondano noduli di epatociti
CAPITOLO 8 Malattie infettive 341
Infezioni virali
Figura 8.10 Infezione da Schistosoma haematobium della vescica con I virus sono la causa di molte infezioni acute e croniche clinicamente
numerose uova calcificate ed estesa cicatrizzazione. importanti che possono interessare ogni sistema edorgano
(Tab. 8.7).
Morbillo
Morfologia L’eruzione cutanea a chiazze di colorito marrone-
Il virus del morbillo è una delle cause principali di morte e di ma- rossastro al volto, al tronco e, a livello prossimale, agli arti è
lattia, prevenibili con la vaccinazione, in tutto il mondo. Ogni anno, causata dalla vasodilatazione, dall’edema e da un modesto
oltre 20 milioni di persone vengono colpite dal morbillo. Nel 2005 infiltrato perivascolare aspecifico di cellule mononucleate. Le
vi furono 345.000 morti stimate nel mondo, la maggior parte delle lesioni ulcerate nella mucosa del cavo orale in prossimità
quali fra i bambini dei Paesi in via di sviluppo. A causa della mal- dell’apertura dei dotti di Stenone (le patognomoniche mac-
nutrizione, i bambini in queste aree del mondo sono esposti a un chie di Koplik) sono caratterizzate da necrosi, essudato di
rischio di morte per polmonite morbillosa da 10 a 1.000 volte mag- neutrofili e neovascolarizzazione. Negli organi linfoidi si ha
giore, rispetto ai bambini delle nazioni sviluppate.38 Epidemie di una marcata iperplasia follicolare, con grandi centri germi-
morbillo si verificano tra individui non vaccinati. Il virus del mor- nativi e cellule giganti multinucleate, a distribuzione casuale,
billo può causare un quadro di malattia grave nelle persone con chiamate cellule di Warthin-Finkeldey, dotate di inclusioni
difetti dell’immunità cellulare (come nei pazienti infettati da HIV o eosinofile nucleari e citoplasmatiche. Queste cellule sono
in quelli con neoplasie maligne ematologiche). Negli Stati Uniti patognomoniche e sono riscontrabili anche nei polmoni e
l’incidenza del morbillo si è ridotta drasticamente dal 1963, quando nell’escreato (Fig. 8.11). Le forme più lievi di polmonite mor-
è stato introdotto il vaccino. La diagnosi viene di solito eseguita billosa mostrano a livello peribronchiale e interstiziale, lo
clinicamente o con esame sierologico, o tramite il riscontro dell’an- stesso infiltrato di mononucleati che si osserva in altre infe-
tigene virale nell’essudato nasale o nel sedimento urinario. zioni virali. Nei casi gravi o trattati tardivamente, a causare il
Patogenesi. Il virus del morbillo è un virus ad RNA a singola elica, decesso può intervenire una superinfezione batterica.
della famiglia Paramyxoviridae, che comprende il virus della parotite,
il virus respiratorio sinciziale (la causa principale di infezioni delle
basse vie respiratorie nei lattanti), i virus parainfluenzali (causa di
croup) e i metapneumovirus umani. Vi è un solo sierotipo di virus Parotite
del morbillo. Sono stati identificati due recettori per il virus sulla
superficie cellulare: CD46, una proteina regolatrice del complemento Come il virus del morbillo, anche quello della parotite appartiene alla
che disattiva l’enzima C3 convertasi e la molecola di segnale di atti- famiglia Paramyxoviridae. Presenta due tipi di glicoproteine di su-
vazione dei linfociti (Signaling Lymphocytic Activation Molecule, perficie, una con attività emoagglutinante e neuraminidasica e l’altra
SLAM), coinvolta nell’attivazione delle cellule T.39 CD46 è espresso in grado di indurre fusione cellulare e dotata di attività citolitiche. Il
su tutte le cellule nucleate, mentre SLAM lo è solo sulle cellule del virus della parotite penetra nel tratto respiratorio superiore tramite
sistema immunitario. Entrambi questi recettori legano le emoagglu- inalazione di goccioline di saliva, diffonde ai linfonodi regionali, dove
tinine virali. Il virus del morbillo viene trasmesso attraverso goccio- si replica all’interno dei linfociti (preferenzialmente in cellule T atti-
line di saliva e si moltiplica inizialmente all’interno delle cellule vate) e quindi raggiunge, attraverso il sangue, le ghiandole, in parti-
epiteliali delle vie respiratorie superiori, per poi diffondersi al tessuto colare quelle salivari. Il virus infetta le cellule dell’epitelio duttale delle
linfoide locale. Il morbillo può moltiplicarsi all’interno delle cellule ghiandole salivari, determinando desquamazione delle cellule inte-
epiteliali, dei monociti, dei macrofagi, delle cellule dendritiche e dei ressate, edema e infiammazione, che porta al classico dolore e gonfiore
linfociti. La replicazione del virus nel tessuto linfatico è seguita da tipico di questa malattia. Il virus della parotite inoltre può diffondersi
viremia e disseminazione sistemica del virus a molti tessuti, ad altre sedi, come il SNC, i testicoli, le ovaie ed il pancreas. La me-
come congiuntiva, tratto respiratorio, tratto urinario, piccoli vasi ningite asettica è la più comune complicanza a localizzazione ghian-
sanguigni, sistema linfatico e SNC. Il morbillo può causare laringo- dolare extrasalivare e compare in circa il 10% dei casi. La vaccinazione
tracheobronchite acuta, croup, polmonite, diarrea con enteropatia ha ridotto l’incidenza della malattia del 99% negli Stati Uniti. La
proteino-disperdente, cheratite con cicatrizzazione e cecità, encefalite diagnosi viene solitamente effettuata clinicamente, ma la sierologia
ed eruzioni emorragiche (“morbillo nero”) in bambini malnutriti e o una coltura virale possono essere usate per la diagnosi definitiva.
con difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria. La maggior parte dei
bambini sviluppa un’immunità cellulo-mediata T contro il virus del
morbillo, che controlla l’infezione e provoca l’eruzione tipica di tale
malattia, una reazione di ipersensibilità alle cellule infettate dal mor-
billo a livello cutaneo. Il rash è meno frequente negli individui con
deficit dell’immunità cellulo-mediata, ma si verifica negli individui
agammaglobulinemici. L’immunità anticorpo-mediata protegge
contro le reinfezioni. Il morbillo può anche causare una transitoria
ma profonda immunosoppressione, che permette l’instaurarsi di
infezioni batteriche e virali secondarie, responsabili di gran parte
della morbilità e mortalità correlate al morbillo. In seguito all’infe-
zione da morbillo si verificano alterazioni della risposta immunitaria
innata, di quella acquisita e difetti nella funzione delle cellule den-
dritiche e dei linfociti.40 La panencefalite subacuta sclerosante (PESS,
descritta nel Cap. 28) e l’encefalite morbillosa a corpi inclusi (negli
individui immunodepressi) sono rare complicanze tardive del mor-
billo. La patogenesi della PESS non è ben chiara, ma una variante del
virus del morbillo, difettiva dal punto di vista replicativo, potrebbe Figura 8.11 Cellule giganti del morbillo nel polmone. Si notino le in-
essere coinvolta in questa infezione virale persistente.41 clusioni intranucleari eosinofile e l’aspetto vitreo.
CAPITOLO 8 Malattie infettive 343
c aratterizzate da febbre, cefalea, mialgie, eruzioni cutanee, neutro- LAT possano essere microRNA che conferiscono resistenza all’apop-
penia e trombocitopenia fino a forme gravi e pericolose per la vita, tosi e quindi contribuiscono alla persistenza del virus nei neuroni
caratterizzate da improvviso danno al sistema emodinamico e shock. sensitivi.52 La riattivazione di HSV-1 e HSV-2 può verificarsi ripe-
Questi virus sono potenziali armi biologiche per le loro proprietà tutamente con o senza sintomi e provoca la diffusione del virus dai
infettive, per l’elevata morbilità e mortalità delle malattie da essi neuroni alla cute o alle membrane mucose. La riattivazione si verifica
causate e per l’assenza di terapia e di vaccini. in presenza di immunità dell’ospite perché gli herpesvirus hanno
La patogenesi delle febbri emorragiche non è ben compresa. Le sviluppato strategie per evitare il riconoscimento da parte del sistema
manifestazioni emorragiche sono dovute a trombocitopenia, gravi immunitario. Gli HSV possono evitare i linfociti T citotossici anti-
alterazioni delle piastrine o delle cellule endoteliali. È sempre pre- virali, inibendo la via di riconoscimento dell’MHC di classe I. Il virus
sente un’aumentata permeabilità vascolare. Vi può essere necrosi ed riesce inoltre a eludere le difese immunitarie umorali, producendo
emorragia in molti organi, in particolare nel fegato. Sebbene i virus recettori per il dominio Fc delle immunoglobuline e inibitori del
che causano la febbre emorragica possano replicarsi nelle cellule complemento.34,35
endoteliali e gli effetti citopatici diretti possano contribuire alla Oltre a causare lesioni cutanee, HSV-1 è la maggior causa infettiva
malattia, la maggior parte delle manifestazioni della patologia è di cecità corneale negli Stati Uniti. Si ritiene che la patologia dell’epi-
correlata all’attivazione delle risposte immunitarie innate.49 L’infe- telio corneale sia dovuta a danno virale diretto, mentre la patologia
zione virale dei macrofagi e delle cellule dendritiche porta al rilascio corneale stromale sembra essere immuno-mediata. HSV-1 è anche
di mediatori che modificano la funzione vascolare e hanno attività la principale causa di encefalite sporadica fatale negli Stati Uniti,
coagulante. quando il virus si diffonde all’encefalo, in particolare nei lobi tem-
porali e nei giri orbitali dei lobi frontali. Inoltre, neonati e soggetti
con compromissione dell’immunità cellulare (ad es. secondaria a
Infezioni Croniche Latenti (Infezioni
infezione da HIV o a chemioterapia), possono presentare infezioni
Da Herpesvirus)
disseminate da HSV.
Gli herpesvirus sono grandi virus capsulati, dotati di DNA a doppia
elica che codifica per circa 70 proteine. Causano un’infezione acuta,
seguita da una latente, nella quale i virus persistono in una forma Morfologia Le cellule infettate da HSV contengono grandi
non infettiva, con periodiche riattivazioni e produzione di forme inclusioni intranucleari da rosa a viola (di Cowdry tipo A) che
attive. La latenza viene definita funzionalmente come l’incapacità di sono costituite da virioni intatti e distrutti, con la cromatina
trovare particelle infettanti in cellule che ospitano il virus. Vi sono della cellula ospite colorata e spinta ai margini del nucleo
otto tipi di herpesvirus umani, appartenenti a tre sottogruppi, defi- (Fig. 8.12). A causa della fusione cellulare, HSV determina
niti dal tipo cellulare più frequentemente infettato e dalla sede di anche sincizi multinucleati con inclusioni.
latenza: i virus del gruppo a, comprendenti HSV-1, HSV-2 e VZV, HSV-1 e HSV-2 causano lesioni che vanno dall’herpes labiale
che infettano le cellule epiteliali e producono infezioni latenti nei e gengivostomatite, patologie a breve decorso, alle infezioni
neuroni; i virus linfotropici del gruppo b, comprendenti CMV, l’her- viscerali e alle encefaliti potenzialmente letali. L’herpes pe-
pesvirus umano 6 (che causa l’exanthema subitum, noto anche come rilabiale colpisce la cute in prossimità delle mucose (labbra,
roseola infantum e sesta malattia, un’eruzione cutanea benigna dei naso), con distribuzione frequentemente bilaterale e non
neonati) e l’herpesvirus umano 7 (un virus privo di associazione correlata ai dermatomeri cutanei. Le vescicole intraepiteliali,
patologica nota), che infettano e determinano infezione latente in caratterizzate da edema e degenerazione balloniforme delle
vari tipi cellulari; e i virus del gruppo g EBV e KSHV/HHV-8, la cellule epidermiche, frequentemente si rompono con conse-
causa del sarcoma di Kaposi,58 che determina infezione latente prin- guente formazione di croste e alcune di esse danno luogo
cipalmente nelle cellule linfoidi. Va menzionato inoltre l’Herpesvirus alla formazione di vere e proprie ulcere superficiali.
simiae, un virus delle scimmie del vecchio mondo, simile all’HSV-1,
che può causare una malattia neurologica fatale in soggetti a stretto
contatto con tali animali, solitamente successiva a un morso.
Figura 8.14 Ganglio della radice dorsale con infezione da virus varicella- Figura 8.15 Citomegalovirus: inclusioni patognomoniche nucleari e
zoster. Si notino la necrosi e l’infiammazione della cellula gangliare. (Per gentile citoplasmatiche nel polmone.
concessione del Dr. James Morris, Radcliffe Infirmary, Oxford, England)
Citomegalovirus (CMV) recettori e proteine classe I-simili che si legano ai recettori con atti-
vità inibitoria. Quindi, il CMV può sia eludere le difese immunitarie,
Il citomegalovirus (CMV), un herpesvirus del gruppo b, può indurre sia sopprimerle attivamente.
vari tipi di manifestazioni, a seconda dell’età dell’ospite e, soprattutto,
delle sue condizioni immunitarie. Il CMV infetta in modo latente i
monociti e i loro progenitori midollari e può essere riattivato quando Morfologia Il caratteristico aumento di volume delle cellule
l’immunità cellulare è depressa. Il CMV causa un’infezione asintoma- infette può essere apprezzato istologicamente. Le volumino-
tica o simil-mononucleosica negli individui sani, ma provoca infezioni se inclusioni basofile intranucleari, che occupano metà del
sistemiche molto gravi nei neonati e negli individui immunocompro- diametro nucleare, sono in genere separate dalla membrana
messi. Come indicato dal nome stesso del virus, le cellule infettate da nucleare da un alone chiaro (Fig. 8.15). Dentro il citoplasma
citomegalovirus aumentano notevolmente di dimensioni a livello di queste cellule vi sono anche inclusioni basofile più piccole.
dell’intera cellula e del nucleo. All’interno del nucleo si trova un ampia Nelle ghiandole, sono colpite le cellule epiteliali parenchima-
inclusione circondata da un alone chiaro (occhio di civetta). li; nell’encefalo, i neuroni; a livello polmonare, i macrofagi
La trasmissione del CMV può avvenire con modalità diverse a se- alveolari, le cellule epiteliali ed endoteliali; nei reni, l’epitelio
conda dell’età:54,55 tubulare e le cellule endoteliali glomerulari. Le cellule infette
sono notevolmente aumentate di volume, spesso fino a un
La trasmissione transplacentare si verifica a partire da un’infe- diametro di 40 mm e mostrano pleomorfismo cellulare e
zione recentemente acquisita, o primaria, in una madre priva di nucleare. La forma disseminata di malattia determina necrosi
anticorpi protettivi (“CMV congenito”). focale con infiammazione poco evidente, in tutti gli organi.
La trasmissione neonatale può avvenire tramite le secrezioni
cervicali o vaginali alla nascita o successivamente, attraverso il
latte materno da una madre con un’infezione attiva (“CMV Infezioni congenite. L’infezione acquisita nell’utero può assu-
perinatale”). mere diverse forme. In circa il 95% dei casi è asintomatica. Tuttavia
La trasmissione può avvenire attraverso la saliva nell’età presco- quando il virus è acquisito da una madre con infezione primaria
lare, soprattutto negli asili. I piccoli così infettati trasmettono (che non ha anticorpi protettivi), talvolta si sviluppa una classica
rapidamente il virus ai loro genitori. malattia da inclusi citomegalici, che ricorda l’eritroblastosi fetale e
La trasmissione sessuale è la più importante dopo i 15 anni di può manifestarsi in associazione a ritardo della crescita intrauterina,
età, ma il contagio può avvenire anche tramite le secrezioni re- a patologie di grado severo, ittero, epatosplenomegalia, anemia,
spiratorie e per via orofecale. emorragie dovute a trombocitopenia, ed encefalite. Nei casi a esito
La trasmissione iatrogena si può avere a qualsiasi età tramite i letale l’encefalo è spesso più piccolo del normale (microcefalia) e
trapianti d’organo o le trasfusioni ematiche. può presentare foci di calcificazione. La diagnosi di CMV neonatale
è effettuata tramite coltura su shell-vials di urina o secrezioni orali.
L’infezione acuta da CMV induce immunosoppressione grave I bambini che sopravvivono spesso presentano deficit permanenti,
ma transitoria. Il CMV può infettare le cellule dendritiche e dan- come ritardo mentale, perdita dell’udito e altri problemi neurologici.
neggiare la loro maturazione e la loro capacità di stimolare le cellule Tuttavia la forma congenita non è sempre così grave e può assumere
T.55 Come gli altri herpesvirus, il CMV può eludere le risposte im- l’aspetto di polmonite interstiziale, epatite o di un disordine emato-
munitarie modulando negativamente le molecole MHC di classe I logico. La maggioranza dei pazienti con la forma più lieve di malattia
e II e producendo omologhi del recettore del TNF, di IL-10 e delle da inclusi citomegalici guarisce, sebbene alcuni sviluppino un ritardo
molecole MHC di classe I.29,34,35 CMV ha la possibilità di sfuggire mentale a esordio tardivo. Anche un’infezione totalmente asinto-
all’azione delle cellule natural killer, ma può anche inibire attiva- matica può avere sequele neurologiche, come ritardo mentale a
mente queste cellule inducendo la produzione di ligandi per attivare insorgenza ritardata e deficit dell’udito a distanza di tempo.
CAPITOLO 8 Malattie infettive 347
Infezioni perinatali. L’infezione acquisita durante il passaggio che può essere trasmesso per via percutanea (ad es. abuso di droghe
nel canale del parto o tramite l’allattamento materno è asintomatica per via endovenosa o trasfusione di sangue), in fase perinatale e per
nella maggior parte dei casi, sebbene raramente i neonati possano via sessuale. HBV infetta gli epatociti e il danno cellulare si verifica
sviluppare polmonite interstiziale, ritardo di crescita, esantemi cuta- principalmente a causa della risposta immunitaria contro le cellule
nei o epatite. Questi bambini hanno ereditato anticorpi materni epatiche infettate e non per gli effetti citopatici diretti del virus. 56
contro il CMV, quindi la gravità della malattia è minore. Nonostante L’efficacia della risposta dei linfociti T citotossici (CTL) è determi-
la mancanza di sintomi, molti di questi bambini continuano a liberare nante nel decidere se una persona eliminerà il virus o diventerà un
il virus nelle urine o nella saliva per mesi o anni. Lievi deficit uditivi portatore cronico. Quando gli epatociti infetti sono distrutti dai
e intellettivi a esordio tardivo sono stati segnalati in alcuni studi. CTL, il virus in replicazione viene eliminato e l’infezione si risolve.
Mononucleosi da citomegalovirus. La malattia è quasi sempre Tuttavia, se il numero degli epatociti colpiti supera la capacità dei
asintomatica nei bambini e negli adulti sani. Studi provenienti da CTL di eliminare le cellule infette, si stabilisce un’infezione cronica.
tutto il mondo asseriscono che il 50-100% degli individui adulti Ciò può accadere nel 5% circa degli adulti e fino al 90% dei neonati
presenta anticorpi anti-CMV nel siero, e ciò indica una precedente infettati nella fase perinatale. In questi casi nel fegato si sviluppa
esposizione. La manifestazione clinica più frequente dell’infezione da un’epatite cronica con infiammazione linfocitaria, gli epatociti van-
CMV, se si esclude il periodo neonatale, è una malattia infettiva simil- no in apoptosi come risultato del danno mediato dai CTL e vi è una
mononucleosica, con febbre, linfocitosi atipica, linfoadenopatia ed progressiva distruzione del parenchima epatico. A lungo termine la
epatomegalia, associata ad alterazione dei test di funzionalità epatica, replicazione virale e il danno epatico immuno-mediato possono
come in caso di lieve epatite. La diagnosi si esegue tramite sierologia. portare a cirrosi epatica e a un aumentato rischio di carcinoma
La maggior parte dei pazienti guarisce senza nessuna conseguenza, epatocellulare. La morfologia e la patogenesi del carcinoma epato-
sebbene l’escrezione del virus tramite liquidi corporei possa conti- cellulare e il ruolo dell’HBV sono trattati nel capitolo 18. In alcuni
nuare per mesi o anni. individui, l’infezione degli epatociti non scatena una risposta dei
Indipendentemente dalla presenza o assenza di sintomi clinica- CTL: ne consegue uno stato di “portatore”, senza danno epatico
mente evidenti, i soggetti infettati diventano sieropositivi per sem- progressivo.
pre. Il virus rimane latente nei leucociti.
CMV negli individui immunodepressi. Gli individui immuno- Trasformazione Neoplastica Indotta
compromessi (ad es. soggetti trapiantati, individui infettati da HIV) Da Agenti Infettivi
possono manifestare una grave infezione da CMV. Questa infezione
può essere primaria o una riattivazione di CMV latente. Il CMV è il Questo gruppo comprende virus che sono stati implicati nella can-
più comune agente patogeno virale opportunista nell’AIDS. Coloro cerogenesi umana: EBV, HPV, HBV e HTLV-1. Viene qui discusso
che ricevono trapianti di organi solidi (cuore, fegato, rene) possono EBV; gli altri verranno trattati nei capitoli seguenti.
contrarre il CMV anche dall’organo trapiantato.
In tutte queste circostanze, le infezioni disseminate gravi poten- Virus di Epstein-Barr
zialmente letali da CMV interessano principalmente i polmoni
(polmonite) e il tratto gastrointestinale (colite). Nell’infezione pol- EBV causa la mononucleosi infettiva, una malattia linfoproliferativa
monare si sviluppa un infiltrato interstiziale di monociti con focolai benigna autolimitantesi, ed è associato allo sviluppo di una serie di
di necrosi, accompagnato dalle tipiche cellule giganti con inclusioni. neoplasie, in particolare alcuni linfomi e il carcinoma rinofaringeo.57
Essa può progredire fino alla sindrome da distress respiratorio acuto La mononucleosi infettiva è caratterizzata da febbre, linfoadenopatia
conclamata. Nell’intestino si possono sviluppare necrosi e ulcera- generalizzata, splenomegalia, faringodinia e dalla comparsa nel
zioni intestinali, anche in forma estesa, portando alla formazione di sangue di linfociti T attivati atipici (cellule della mononucleosi).
pseudomembrane e a diarrea debilitante. La diagnosi di infezione Alcuni pazienti sviluppano epatite, meningoencefalite e polmonite.
da CMV viene fatta attraverso la dimostrazione delle caratteristiche Nei Paesi sviluppati, si manifesta principalmente nella tarda adole-
alterazioni morfologiche nelle sezioni di tessuto, tramite colture vi- scenza o nei giovani adulti, all’interno delle classi socioeconomiche
rali, aumento del titolo anticorpale, individuazione degli antigeni più elevate. Nel resto del mondo, l’infezione primaria con EBV si
del CMV e riscontro tramite PCR del CMV-DNA. I metodi basati acquisisce durante l’infanzia ed è generalmente asintomatica.
su antigeni e PCR hanno rivoluzionato l’approccio al monitoraggio Patogenesi. L’EBV si trasmette attraverso contatti interumani
dell’infezione da CMV nei pazienti trapiantati. stretti, frequentemente tramite la saliva con il bacio. Una glicopro-
teina del pericapside si lega al CD21 (CR2), il recettore per la com-
ponente C3d del complemento (Cap. 2), presente sulle cellule B.58
Infezioni Croniche Persistenti
L’infezione virale inizia nel tessuto linfoide di rinofaringe e orofa-
In alcune infezioni il sistema immunitario è incapace di eliminare ringe, in particolare nelle tonsille (Fig. 8.16). L’EBV penetra nel
il virus e la continua replicazione virale porta a viremia persistente. tessuto linfoide sottomucoso dopo un’infezione transitoria delle
L’elevato tasso di mutazioni in virus come HIV e HBV può permet- cellule epiteliali. Nel tessuto linfoide sottomucoso, l’infezione delle
tere loro di sfuggire al controllo del sistema immunitario. cellule B può assumere due forme. In una minoranza di cellule B vi
è un’infezione produttiva, con lisi cellulare e rilascio di virioni in-
fettanti, che possono infettare altre cellule B. Nella maggior parte
Virus dell’epatite B
delle cellule B, l’EBV stabilisce invece un’infezione latente. Da sot-
Il virus dell’epatite B (HBV) è la causa principale di patologia epatica tolineare che i pazienti con agammaglobulinemia legata al cromo-
acuta e cronica in tutto il mondo. In questa sede discuteremo bre- soma X, privi di cellule B, non acquisiscono l’infezione latente, né
vemente di HBV come esempio di infezione cronica virale persi- rilasciano particelle virali, dal che si deduce che i linfociti B sono il
stente: l’epatite virale verrà discussa in dettaglio nel Capitolo 18. principale serbatoio dell’infezione latente. Durante l’infezione laten
HBV, un membro della famiglia hepadnavirus, è un virus a DNA te, viene espresso un piccolo numero di geni di EBV, che servono
348 CAPITOLO 8 Malattie infettive
Morfologia Le maggiori alterazioni riguardano sangue, lin- l’espansione delle aree paracorticali per la presenza di cellule
fonodi, milza, fegato, SNC e, occasionalmente, altri organi. Il T attivate (immunoblasti). Nelle aree paracorticali, mediante
sangue periferico mostra linfocitosi assoluta; più del 60% dei l’uso di anticorpi specifici, si può anche trovare una popola-
leucociti è costituito da linfociti. Dal 5 all’80% di questi sono zione minoritaria di cellule B infettate dall’EBV, che esprimo-
grandi linfociti atipici, da 12 a 16 mm di diametro, caratterizzati no EBNA2, LMP-1 e altri geni specifici della fase di latenza.
da un abbondante citoplasma contenente molti vacuoli chiari, Talvolta è possibile individuare cellule B infettate da EBV che
un nucleo ovale, con incisure o ripiegato, e granuli azzurrofili ricordano le cellule di Reed-Sternberg (le cellule maligne del
citoplasmatici sparsi (Fig. 8.17). Questi linfociti atipici, la mag- linfoma di Hodgkin, Cap. 13). Le aree delle cellule B (follicoli)
gior parte dei quali esprime CD8, sono di solito talmente possono inoltre essere iperplastiche, ma solitamente in modo
caratteristici dal punto di vista morfologico, da consentire la lieve. La proliferazione T cellulare è talvolta così esuberante
diagnosi all’esame di uno striscio di sangue periferico. che è difficile distinguere la morfologia linfonodale da quella
I linfonodi sono ingrossati in tutte le stazioni, soprattutto osservata nei linfomi maligni. Simili modificazioni si osser-
nelle regioni cervicale posteriore, ascellare e inguinale. vano comunemente anche a livello tonsillare e nei tessuti
All’esame istologico, la caratteristica più evidente è linfoidi dell’orofaringe.
CAPITOLO 8 Malattie infettive 349
Infezioni batteriche
La milza nella maggior parte dei casi è ingrandita, con un Le diverse classi di batteri sono responsabili di numerose infezioni
peso che varia da 300 a 500 g. È generalmente molle e car- (Tab. 8.8).
nosa, con una superficie di taglio iperemica. Le modificazioni
istologiche sono analoghe a quelle dei linfonodi, con
Infezioni Da Batteri Gram-Positivi
un’espansione dei follicoli della polpa bianca e dei sinusoidi
della polpa rossa, dovuta alla presenza di numerose cellule I comuni batteri patogeni Gram-positivi comprendono le specie
T attivate. Quest’organo è particolarmente esposto al rischio Staphylococcus, Streptococcus ed Enterococcus, ciascuna delle quali
di rottura, probabilmente poiché il rapido aumento dimen- causa molti tipi di infezioni. Vengono trattate in questa sezione
sionale mette in tensione la capsula, che diventa tesa e anche quattro malattie meno frequenti causate da bacilli Gram-
fragile. positivi: difterite, listeriosi, carbonchio e nocardiosi. I Clostridi,
Il fegato è solitamente coinvolto in modo modesto e l’epato- che sono Gram-positivi, verranno trattati assieme agli anaerobi.
megalia nel peggiore dei casi è solo moderata. All’esame Tutte queste infezioni vengono diagnosticate tramite coltura e me-
istologico, si osservano linfociti atipici nelle aree portali e nei diante alcuni test speciali menzionati di seguito.
sinusoidi e cellule isolate o foci sparsi di necrosi parenchi-
male. Questo quadro istologico è simile a quello delle altre
Infezioni stafilococciche
forme di epatite virale.
Staphylococcus aureus è un cocco Gram-positivo piogeno che forma
aggregati simili a grappoli d’uva. È responsabile di numerose lesioni
Caratteristiche cliniche. La mononucleosi infettiva classicamen- cutanee (foruncoli, favi, impetigine, sindrome della cute ustionata)
te si presenta con febbre, faringodinia, linfoadenite e le altre carat- così come di ascessi, sepsi, osteomielite, polmonite, endocardite, intos-
teristiche menzionate precedentemente. Tuttavia, sono comuni sicazioni alimentari e sindrome da shock tossico (Toxic Shock
presentazioni atipiche come malessere, affaticamento e linfoadeno- Syndrome, TSS) (Fig. 8.18). In questa sezione analizzeremo le carat-
patia, che suscitano il timore di una leucemia o di un linfoma; la teristiche generali dell’infezione da S. aureus. Le infezioni organo-
malattia si può inoltre presentare con febbre di origine ignota senza specifiche sono descritte in altri capitoli. S. epidermidis, una specie
significativa linfoadenopatia o altri reperti localizzati; oppure come correlata a S. aureus, causa infezioni opportunistiche nei pazienti
epatite che ricorda una delle sindromi da virus epatotropi; o ancora cateterizzati, nei pazienti con valvole cardiache artificiali e nei tos-
con un’eruzione cutanea febbrile che ricorda la rosolia. La diagnosi sicodipendenti. S. saprophyticus è una comune causa di infezioni del
dipende dai seguenti reperti (partendo dal meno specifico): (1) linfo- tratto urinario nelle giovani donne.
citosi con i caratteristici linfociti atipici nel sangue periferico, (2) rea- Patogenesi S. aureus possiede numerosi fattori di virulenza, che
zione positiva agli anticorpi eterofili (monotest) e (3) presenza di comprendono proteine di superficie coinvolte nell’adesione, enzimi
anticorpi specifici per gli antigeni dell’EBV (antigeni virali del capside, che degradano le proteine e tossine che danneggiano le cellule
antigeni precoci o antigene nucleare di Epstein-Barr). Nella maggior dell’ospite.
parte dei pazienti la mononucleosi infettiva si risolve entro 4-6 S. aureus esprime recettori di superficie per il fibrinogeno (chia-
settimane, ma talvolta l’astenia perdura più a lungo. Talvolta soprag- mato fattore agglutinante), la fibronectina e la vitronectina e usa
giungono complicanze. Forse la più comune interessa la funzione queste molecole come ponte per legarsi alle cellule endoteliali
epatica con ittero, aumento della concentrazione degli enzimi epa- dell’ospite.61 Gli stafilococchi che infettano protesi valvolari e cate-
tici, anoressia e a volte anche insufficienza epatica. Altre complicanze teri, sono dotati di una capsula polisaccaridica che permette loro di
interessano il sistema nervoso, i reni, il midollo osseo, i polmoni, gli attaccarsi ai materiali artificiali e di resistere alla fagocitosi da parte
occhi, il cuore e la milza. Può verificarsi rottura splenica anche con delle cellule dell’ospite. La lipasi di S. aureus degrada i lipidi della
traumi di piccola entità, che porta a emorragie che possono essere superficie cutanea e la sua espressione è correlata con la capacità dei
fatali. Una complicanza più grave nei pazienti che soffrono di qual- batteri di produrre ascessi nel sito in cui penetrano. Gli stafilococchi
che forma di immunodeficienza, come l’AIDS, o che ricevono una possiedono anche in superficie la proteina A, che si lega alla porzione
350 CAPITOLO 8 Malattie infettive
Infezioni da cocchi piogeni Staphylococcus aureus, S. epidermidis Ascesso, cellulite, polmonite, sepsi
Streptococcus pyogenes Faringite, erisipela, scarlattina
Streptococcus pneumoniae (pneumococco) Polmonite lobare, meningite
Neisseria meningitidis (meningococco) Meningite
Neisseria gonorrhoeae (gonococco) Gonorrea
Infezioni da Gram-negativi Escherichia coli,* Klebsiella pneumoniae* Infezioni del tratto urinario, infezioni
Enterobacter (Aerobacter) aerogenes* di ferite, ascessi, polmonite, sepsi,
Proteus spp. (P. mirabilis, P. morgagni)* shock, endocardite
Serratia marcescens,* Pseudomonas spp.
(P. aeruginosa)*
Bacteroides spp. (B. fragilis) Infezione anaerobica
Legionella spp. (L. pneumophila) Malattia del legionario
Malattie batteriche infettive dell’infanzia Haemophilus influenzae Meningite, infezioni della vie respiratorie
superiori e inferiori
Bordetella pertussis Pertosse
Corynebacterium diphtheriae Difterite
Infezioni enteriche E. coli enteropatico, Shigella spp. Gastroenterite a volte con setticemia
Vibrio cholerae
Campylobacter jejuni, C. coli
Yersinia enterocolitica, Salmonella spp. Febbre tifoide
(1.000 ceppi)
Salmonella typhi
Fc delle immunoglobuline, permettendo al microrganismo di sfug- può verificarsi localmente nel sito di infezione (impetigine bollosa)
gire alla distruzione mediata dagli anticorpi. oppure può essere diffusa, quando la tossina rilasciata si diffonde
S. aureus produce molte tossine che provocano danni alla mem- sulla superficie dell’epidermide (sindrome stafilococcica della cute
brana (emolitiche), compresa la a-tossina, una proteina formante ustionata).
pori che si inserisce nella membrana plasmatica delle cellule ospiti I superantigeni prodotti da S. aureus causano intossicazione ali-
e la depolarizza,62 la b-tossina, una sfingomielinasi e la d-tossina, mentare e la sindrome da shock tossico (TSS). La TSS è giunta
che è un peptide simile a un detergente. Inoltre la g-tossina stafilo- all’attenzione del pubblico a causa della sua associazione con l’uti-
coccica e la leucocidina lisano rispettivamente eritrociti e cellule lizzo di tamponi mestruali iperassorbenti, che venivano colonizzati
fagocitiche. da S. aureus durante l’uso. È ora chiaro che la TSS può essere causata
Le tossine esfoliative A e B prodotte da S. aureus sono serina- dalla crescita di S. aureus in molte sedi, più comunemente nella
proteasi che scindono la proteina desmogleina 1, che è parte del vagina e sugli strumenti chirurgici infetti. La TSS è caratterizzata da
desmosoma che mantiene strettamente coese le cellule epidermi- ipotensione (shock), insufficienza renale, coagulopatia, interessa-
che.25 Questo determina il distacco dei cheratinociti l’uno dall’altro mento epatico, insufficienza respiratoria, eruzione eritematosa ge-
e dalla cute sottostante portando alla perdita della funzione di bar- neralizzata e necrosi dei tessuti molli nella sede dell’infezione. Se
riera con conseguenti infezioni secondarie della cute. L’esfoliazione non prontamente trattata, può risultare fatale. La TSS può essere
CAPITOLO 8 Malattie infettive 351
Carbonchio
N. gonorrhoeae è un’importante causa di malattie sessualmente dei geni OPA. Questo permette a N. gonorrhoeae di esprimere in
trasmesse (Sexually Transmitted Disease, STD) che colpisce circa ciascun momento uno, diversi o nessun gene OPA.
700.000 persone ogni anno negli Stati Uniti. È seconda solo a C.
trachomatis come agente eziologico batterico di STD. L’infezione Pertosse
negli uomini determina uretrite. Nelle donne, l’infezione da N. go-
norrhoeae è spesso asintomatica e può quindi passare inosservata. La pertosse, causata dal coccobacillo Gram-negativo Bordetella
Se trascurata, può portare a malattia infiammatoria pelvica, con pertussis, è una malattia acuta, altamente contagiosa, caratterizzata
conseguente infertilità o gravidanze ectopiche (Cap. 22). L’infezione da parossismi di tosse violenta, seguiti da un forte “stridore inspira-
viene diagnosticata tramite test di PCR, in aggiunta alla coltura. torio”. La vaccinazione contro B. pertussis, con batteri uccisi o con
Sebbene l’infezione da N. gonorrhoeae si manifesti in genere lo- il nuovo vaccino acellulare, si è dimostrata efficace nella prevenzione
calmente nella mucosa genitale o cervicale, nella faringe o nella della pertosse. Dagli anni Ottanta, tuttavia, l’incidenza della malattia
regione anorettale, si può verificare anche una forma di malattia è andata aumentando negli Stati Uniti, in particolare tra adolescenti
disseminata. Come N. meningitidis, N. gonorrhoeae può determinare e adulti, nonostante i costanti elevati tassi di vaccinazione.76 La causa
patologia disseminata soprattutto in soggetti che hanno un deficit di questo aumento non è nota, ma differenze antigeniche fra i ceppi
delle proteine del complemento che formano il complesso di attacco di riscontro clinico e i ceppi usati per i vaccini e l’immunità in calo
alla membrana. Infezioni disseminate in adulti e adolescenti nei giovani adulti potrebbero avere una certa importanza. In alcune
generalmente determinano artriti settiche, accompagnate da un’eru- parti del mondo in via di sviluppo, dove la vaccinazione non è pra-
zione papulare emorragica con pustole. La forma d’infezione neo- ticata, la pertosse uccide centinaia di migliaia di bambini ogni anno.
natale con N. gonorrhoeae porta a cecità e, raramente, a sepsi. La diagnosi ha come gold standard la PCR, dal momento che la
L’infezione oculare, che è prevenibile tramite instillazione di nitrato coltura è poco sensibile.
d’argento negli occhi del neonato, resta un’importante causa di cecità Patogenesi. Bordetella pertussis colonizza l’orletto a spazzola
in alcune nazioni in via di sviluppo. dell’epitelio bronchiale e invade anche i macrofagi. L’espressione
Patogenesi. Neisseria utilizza la variazione antigenica per sfug- coordinata di fattori di virulenza è regolata dal locus genico di vi-
gire alla risposta immunitaria. L’esistenza di molti sierotipi di N. rulenza di Bordetella (Bordetella virulence gene locus, bvg)77. BVGS
meningitidis favorisce la comparsa di meningite in alcuni soggetti è una proteina situata nello spessore della membrana che “percepi-
esposti a nuovi ceppi, come descritto sopra. In aggiunta, le specie di sce” i segnali che inducono l’espressione dei fattori di virulenza.
Neisseria generano anche variazione antigenica tramite uno speciale Durante l’attivazione, la BVGS fosforila la proteina BVGA, che regola
meccanismo genetico, che permette a un singolo clone batterico di la trascrizione di mRNA per adesine e tossine. L’emoagglutinina-
variare gli antigeni che esprime (si veda oltre) e di sfuggire alle difese adesina filamentosa si lega ai carboidrati di superficie delle cellule
immunitarie.19 Gli organismi del genere Neisseria aderiscono alle epiteliali respiratorie, così come alle integrine CR3 (Mac-1) sui
cellule epiteliali non cigliate nel sito di ingresso (rinofaringe, uretra macrofagi. La tossina della pertosse è un’esotossina composta da
o cervice) e le invadono. Due proteine di superficie di Neisseria, che cinque distinte proteine, con un peptide catalitico S1, che mostra
legano entrambe i batteri alle cellule dell’ospite, vanno incontro a omologia con i peptidi catalitici della tossina colerica e con la tossina
variazione antigenica attraverso meccanismi diversi. Sebbene sia N. termolabile di E. coli.78 Come la tossina colerica, la tossina pertussica
meningitidis sia N. gonorrhoeae utilizzino questi meccanismi, essi aggiunge un gruppo ribosilico all’ADP e inattiva le proteine leganti
sembrano più importanti in N. gonorrhoeae. la guanina, in modo che queste proteine G non trasducano più i
segnali dei recettori della membrana plasmatica dell’ospite. Le tos-
Le proteine pilari subiscono mutazioni tramite ricombinazione sine prodotte da B. pertussis paralizzano le ciglia, compromettendo
genetica. L’adesione di N. gonorrhoeae alle cellule epiteliali è quindi un’importante difesa dei polmoni.
inizialmente mediata da lunghi pili, che si legano al CD46, una
proteina regolatrice del complemento espressa su tutte le cellule
nucleate umane. I pili sono composti da polipeptidi codificati dai Morfologia Bordetella causa una laringotracheobronchite,
geni pilari, che sono formate da un promotore e da sequenze che, nei casi gravi, determina un’erosione della mucosa bron-
codificanti per 10-15 varianti di proteine pilari. In qualsiasi chiale, con iperemia e abbondante essudato mucopurulento
momento, solo una di queste sequenze codificanti si lega al pro- (Fig. 8.25). Se non interviene una superinfezione, gli alveoli
motore, consentendone l’espressione. Periodicamente, la ricom- polmonari rimangono beanti e intatti. Parallelamente ad una
binazione trasporta una delle sequenze vicino al promotore, notevole linfocitosi periferica (fino al 90%), vi sono ipercel-
portando all’espressione di una diversa variante di pilo. A volte lularità e ingrandimento dei follicoli linfatici della mucosa e
viene scambiata solo una parte della seconda sequenza codifican- dei linfonodi peribronchiali.
te, creando una variante chimerica completamente nuova.
N. gonorrhoeae possiede tre o quattro geni codificanti per le pro-
teine OPA e N. meningitidis ne ha fino a 12. Le proteine OPA
(cosiddette poiché rendono opache le colonie batteriche) sono Infezioni da Pseudomonas
localizzate nella parte esterna della membrana batterica. Esse
aumentano la capacità di adesione delle Neisseria alle cellule epi- Pseudomonas aeruginosa è un bacillo opportunista aerobio Gram-
teliali e promuovono l’ingresso dei batteri all’interno delle cellule. negativo, che rappresenta un frequente e mortale agente patogeno
Ogni gene OPA ha diverse ripetizioni di una sequenza di cinque per gli individui affetti da fibrosi cistica, con ustioni gravi o neutro-
nucleotidi, con frequenti delezioni o duplicazioni. Queste modi- penia.93 Molti individui con fibrosi cistica muoiono per insufficienza
ficazioni spostano il fronte di lettura del gene, sicché esso codifica polmonare secondaria a infezione cronica da P. aeruginosa. P. aeru-
per nuove sequenze. Codoni di stop sono inoltre introdotti con ginosa può essere molto resistente agli antibiotici, rendendo queste
addizioni e delezioni e ciò determina l’espressione o lo stato silente infezioni difficili da trattare. P. aeruginosa spesso infetta le ustioni
CAPITOLO 8 Malattie infettive 357
Figura 8.25 Pertosse; è visibile uno strato di bacilli (frecce) imbrigliati Figura 8.26 Vasculite da Pseudomonas nella quale masse di microrga-
nelle ciglia delle cellule dell’epitelio bronchiale. nismi formano uno strato perivascolare bluastro.
cutanee ampie, che possono essere una fonte di sepsi, ed è una causa
comune di infezioni nosocomiali; è stata isolata da lavandini, stru- L’ostruzione bronchiale, causata dai tappi di muco, e la con-
menti per intubazione respiratoria, culle dei reparti di neonatologia seguente infezione da P. aeruginosa sono frequenti compli-
e persino da bottiglie contenenti antisettici. P. aeruginosa causa canze della fibrosi cistica. Nonostante la terapia antibiotica
anche una cheratite corneale nei portatori di lenti a contatto, endo- e la risposta immunitaria dell’ospite, l’infezione cronica da P.
cardite e osteomielite nei tossicodipendenti che assumono sostanze aeruginosa può determinare bronchiectasie e fibrosi polmo-
per via endovenosa, otite esterna (orecchio del nuotatore) negli nare (Cap. 15).
individui sani e otite esterna grave nei diabetici. Nelle ustioni cutanee, P. aeruginosa prolifera notevolmente,
Patogenesi. P. aeruginosa possiede pili e proteine di adesione che penetrando in profondità nelle vene e diffondendosi per via
la legano alle cellule epiteliali e alla mucina polmonare ed esprime ematogena. Compaiono spesso lesioni cutanee necrotiche ed
un’endotossina che causa i sintomi e i segni di sepsi da Gram- emorragiche ben demarcate di forma ovalare, chiamate ecti-
negativi. Pseudomonas ha anche numerosi fattori di virulenza carat- ma gangrenoso. La coagulazione intravascolare disseminata
teristici. Nei polmoni di pazienti con fibrosi cistica, questi batteri (CID) è una complicanza frequente delle batteriemie.
secernono un esopolisaccaride mucoide chiamato alginato, che
forma un biofilm vischioso che protegge i batteri da anticorpi, com-
plemento, fagociti e antibiotici. I microrganismi secernono anche
un’esotossina e diversi altri fattori di virulenza. L’esotossina A, come Peste
la tossina difterica, inibisce la sintesi proteica aggiungendo un radi-
cale ribosilico all’ADP tramite la proteina ribosomiale EF-2.80 P. Yersinia pestis è un batterio Gram-negativo intracellulare facoltativo
aeruginosa rilascia anche l’esoenzima S, che aggiunge un gruppo che si trasmette dai roditori agli uomini tramite punture di pulce o,
ribosilico all’ADP di RAS e altre proteine G che regolano la crescita meno frequentemente, da un individuo all’altro tramite aerosol.
e il metabolismo cellulare. I microrganismi inoltre secernono una Causa un’infezione invasiva, frequentemente fatale, che prende il
fosfolipasi C che lisa le emazie e degrada il surfactante polmonare e nome di peste. La peste o Morte Nera causò tre grandi pandemie che
un’elastasi che degrada le IgG e le proteine della matrice extracellu- si pensa uccisero circa 100 milioni di persone in Egitto e nell’Impero
lare. Questi enzimi possono essere importanti nell’invasione dei bizantino nel VI secolo, un quarto della popolazione europea nel
tessuti e nella distruzione corneale nella cheratite. Infine, P. aerugi- XIV e XV secolo e decine di milioni di individui in India, Birmania
nosa produce composti contenenti ferro che sono estremamente e Cina all’inizio del XX secolo. Attualmente, si verificano global-
tossici per le cellule endoteliali e potrebbero quindi causare le lesioni mente da 1.000 a 3.000 casi di peste ogni anno. I roditori selvatici
vascolari, caratteristiche di questa infezione.81 nelle aree rurali degli Stati Uniti orientali sono infettati da Y. pestis
e ogni anno vengono infettate 10-15 persone. Y. enterocolitica e Y.
pseudotuberculosis sono geneticamente simili a Y. pestis; questi bat-
Morfologia Pseudomonas causa una polmonite necrotizzante teri causano ileite e linfoadenite mesenterica a trasmissione
che si localizza lungo le vie aeree terminali con un aspetto a orofecale.
fiordaliso, con aree necrotiche centrali biancastre e aree peri- Le Yersinia patogene si moltiplicano nel tessuto linfoide. Questi
feriche rosse ed emorragiche. All’esame microscopico, ammas- organismi hanno un complesso di geni, chiamato virulon Yop, che
si di microrganismi opacizzano il tessuto con una velatura permette ai batteri di uccidere i fagociti dell’ospite.82 Il virulon Yop
bluastra, concentrandosi nella parete dei vasi, dove le cellule codifica per proteine che si uniscono per formare un sistema secre-
dell’ospite vanno incontro a necrosi coagulativa (Fig. 8.26). tivo di tipo III, che è una struttura cava simile a una siringa che
Questo quadro di vasculite da Gram-negativi accompagnata fuoriesce dalla superficie batterica, si lega alle cellule dell’ospite e
da trombosi ed emorragia, sebbene non patognomonico, è inietta tossine batteriche, dette Yop (Yersinia outercoat proteins,
altamente suggestivo di un’infezione da P. aeruginosa. proteine della superficie esterna di Yersinia), nella cellula. YopE,
YopH e YopT bloccano la fagocitosi, disattivando molecole che
358 CAPITOLO 8 Malattie infettive
Cancroide (ulcera molle) Morfologia Il granuloma inguinale inizia come una lesione
papulosa sopraelevata, che interessa l’epitelio squamoso
Il cancroide è un’infezione acuta, sessualmente trasmessa e ulcera- stratificato umido dei genitali o, più raramente, della mucosa
tiva, causata da Hemophilus ducreyi.83 La patologia è più comune orale o della faringe. La lesione alla fine si ulcera e si ha lo
nelle aree tropicali e subtropicali, nelle classi socioeconomiche meno sviluppo di abbondante tessuto di granulazione, che si ma-
abbienti e fra gli uomini che hanno contatti regolari con prostitute. nifesta come una massa protuberante, molle e indolore.
Il cancroide è una delle più comuni cause di ulcere genitali in Africa Quando la lesione si ingrandisce, i suoi margini diventano
e nel Sud-est asiatico, dove probabilmente agisce come importante rilevati e induriti. Cicatrici permanenti si possono sviluppare
cofattore nella trasmissione dell’infezione da HIV. Il cancroide è raro nei casi non curati e sono talvolta associate a stenosi uretrale,
negli Stati Uniti, dove sono stati riportati ai CDC da 20 a 50 casi vulvare o anale. I linfonodi regionali sono risparmiati o mo-
l’anno negli anni passati. Il microrganismo deve essere posto in strano soltanto alterazioni non specifiche di tipo reattivo,
coltura in condizioni speciali e i test basati sulla PCR non sono contrariamente al cancroide.
sempre disponibili, per cui è possibile che non venga fatta una dia- L’esame microscopico di lesioni attive rivela una marcata
gnosi corretta in tutti i casi di cancroide. iperplasia epiteliale ai bordi dell’ulcera, ricordando talvolta
un carcinoma (iperplasia pseudoepiteliomatosa). Un infiltrato
di cellule infiammatorie neutrofile e mononucleate è presente
Morfologia Da quattro a sette giorni dopo l’inoculazione, alla base dell’ulcera e sotto il circostante epitelio. I micror-
l’individuo sviluppa una papula eritematosa molle che inte- ganismi sono dimostrabili, in strisci di essudato colorati con
ressa i genitali esterni. Nei maschi la lesione primaria si loca- il Giemsa, come coccobacilli minuti e dotati di capsula (corpi
lizza di solito al pene; nel sesso femminile la maggior parte di Donovan) all’interno dei macrofagi. Anche l’impregnazione
delle lesioni si ha nella vagina o nell’area periuretrale. In al- argentica (ad es. Warthin-Starry) può essere impiegata per
cuni giorni la superficie della lesione primaria viene erosa e evidenziare il microrganismo.
si forma un’ulcera irregolare, che tende a essere dolorosa più
nei maschi che nelle femmine.
Contrariamente alla lesione primaria della sifilide, l’ulcera del
cancroide non è dura e le lesioni possono essere multiple. La Micobatteri
base dell’ulcera è coperta da un essudato duro, giallo-grigia-
stro. I linfonodi regionali, in particolare nella regione ingui- I batteri del genere Mycobacterium sono sottili bacilli aerobi che
nale, si ingrossano e diminuiscono di consistenza in circa il crescono in catenelle uniche o ramificate. I micobatteri hanno una
parete cellulare, composta di acido micolico, che li rende acido-
CAPITOLO 8 Malattie infettive 359
resistenti, il che significa che mantengono la colorazione anche dopo Patogenesi. La patogenesi della tubercolosi in un soggetto im-
trattamento con una mistura di acido o alcool. I micobatteri sono munocompetente non precedentemente esposto, dipende dallo
debolmente Gram-positivi. sviluppo di un’immunità cellulo-mediata antimicobatterica, che
conferisce resistenza al batterio e produce anche ipersensibilità verso
gli antigeni tubercolari. Le manifestazioni patologiche della tuber-
Tubercolosi colosi, come il granuloma caseoso e la formazione di cavità all’in-
terno del polmone, sono il risultato dell’ipersensibilità che è parte
Mycobacterium tuberculosis è responsabile della maggior parte dei integrante della risposta immunitaria dell’ospite. Poiché le cellule
casi di tubercolosi; il serbatoio dell’infezione è rappresentato da che mediano la protezione immunitaria provocano anche ipersen-
soggetti con tubercolosi attiva. La tubercolosi orofaringea e intesti- sibilità e danno tissutale, la comparsa di ipersensibilità segnala anche
nale contratta tramite consumo di latte contaminato da M. bovis è l’acquisizione di immunità nei confronti del microrganismo. Uno
rara nelle nazioni in cui il latte viene pastorizzato routinariamente, schema della patogenesi della tubercolosi è rappresentato nella
ma è tuttora osservata nei Paesi che hanno mucche da latte tuber- Figura 8.27.
colotiche e latte non pastorizzato. I macrofagi sono le prime cellule a essere infettate da M. tubercu-
Epidemiologia. Si stima che la tubercolosi colpisca 1,7 miliardi di losis. Nelle fasi iniziali dell’infezione, i bacilli tubercolari si replicano
individui nel mondo, con 8-10 milioni di nuovi casi e 1,6 milioni di in maniera incontrollata, mentre nelle fasi avanzate la risposta cellu-
morti ogni anno, un tributo secondo solo a quello della patologia lare stimola i macrofagi a contenere la proliferazione batterica.
da HIV. L’infezione da HIV rende i pazienti a rischio di tubercolosi
rapidamente progressiva; oltre 10 milioni di persone sono infettate M. tuberculosis penetra nei macrofagi per endocitosi mediata da
contemporaneamente da HIV e M. tuberculosis. Dal 1985 al 1992, diversi recettori macrofagici: i recettori per il mannosio legano
il numero di casi di tubercolosi negli Stati Uniti è aumentato del 20% il lipoarabinomannano, un glicolipide della parete cellulare bat-
a causa dell’incremento dell’infezione in persone affetta da HIV, terica e i recettori per il complemento (già discussi) legano i
immigrati, carcerati e ospiti di ricoveri per senzatetto. Dal 1993 in micobatteri opsonizzati.23
poi, grazie agli sforzi della sanità pubblica, il numero di casi di tu- Una volta giunto all’interno del macrofago, M. tuberculosis si
bercolosi è diminuito. Attualmente, negli Stati Uniti vi sono circa replica e blocca la fusione del fagosoma con il lisosoma. M. tu-
14.000 nuovi casi di tubercolosi attiva ogni anno, la metà circa dei berculosis blocca la formazione del fagolisosoma inibendo i se-
quali si verifica tra gli immigrati. gnali del Ca2+ e il reclutamento e l’assemblaggio delle proteine
La tubercolosi è endemica laddove sono presenti povertà, affol- che mediano la fusione tra fagosoma e lisosoma.84 Quindi, du-
lamento e malattie croniche e debilitanti. Negli Stati Uniti, la tuber- rante le fasi più precoci della tubercolosi primaria (3 settimane)
colosi è principalmente una malattia degli anziani, degli abitanti negli individui non sensibilizzati, i batteri proliferano nei macro-
poveri delle zone urbane e dei pazienti con AIDS. Alcuni stati clinici fagi alveolari polmonari e negli spazi aerei, determinando batte-
aumentano inoltre il rischio di tubercolosi: il diabete mellito, il linfo- riemia e disseminazione in sedi diverse. Nonostante la batterie-
ma di Hodgkin, le patologie polmonari croniche (in particolare la mia, la maggior parte dei pazienti a questo stadio è asintomatica
silicosi), l’insufficienza renale cronica, la malnutrizione, l’alcolismo o presenta una lieve sindrome simil-influenzale.
e l’immunosoppressione. L’assetto genetico dell’ospite può influenzare il decorso della
È importante differenziare l’infezione da M. tuberculosis dalla malattia. In alcune persone con pleomorfismi nel gene NRAMP1,
malattia conclamata. L’infezione è definita come la presenza di la malattia può progredire a causa dell’assenza di un’effettiva
microrganismi, che possono causare una malattia clinicamente risposta immunitaria. NRAMP1 è una proteina situata nello
evidente. La maggior parte delle infezioni è acquisita mediante la spessore della membrana degli endosomi e dei lisosomi che pom-
trasmissione interpersonale di microrganismi per via aerea da un pa cationi bivalenti (ad es. Fe+2) all’esterno del lisosoma. NRAMP1
soggetto con malattia attiva. Nella maggior parte delle persone, la può inibire la crescita batterica limitando la disponibilità degli
tubercolosi primaria è asintomatica, sebbene possa provocare febbre ioni necessari per il micobatterio.85
e versamento pleurico. Generalmente la sola prova dell’infezione, Circa 3 settimane dopo l’infezione, si determina una risposta
se presente, è un piccolo nodulo fibrocalcifico nel sito di infezione. T-helper 1 (TH1) che attiva i macrofagi a uccidere i batteri.86 La
Organismi vitali possono restare quiescenti in tali lesioni per decen- risposta prende il via dagli antigeni micobatterici che giungono
ni. Se le difese immunitarie si abbassano, l’infezione può riattivarsi nei linfonodi e vengono presentati alle cellule T. La differenzia-
e determinare una patologia infettiva potenzialmente letale. zione delle cellule TH1 dipende da IL-12, che viene prodotta da
L’infezione provoca lo sviluppo di ipersensibilità ritardata contro cellule che hanno incontrato il micobatterio e presentano l’anti-
gli antigeni di M. tuberculosis, che può essere evidenziata tramite il gene. M. tuberculosis produce diverse molecole che si legano a
test cutaneo alla tubercolina (Mantoux). Dopo circa 2-4 settimane TLR2 e la stimolazione di parte di questi ligandi promuove la
dall’infezione, l’iniezione intradermica di derivati proteici purificati produzione di IL-12 da parte delle cellule dendritiche.
di M. tuberculosis provoca la comparsa di un nodulo palpabile chia- Le cellule TH1 mature, nei linfonodi e nel polmone, producono
ramente visibile 48-72 ore dopo l’iniezione. Un test alla tubercolina IFN-g, il mediatore principale che permette ai macrofagi di conte-
positivo indica un’immunità cellulo-mediata T verso gli antigeni tu- nere l’infezione da M. tuberculosis. IFN-g stimola la formazione
bercolari, ma non permette di distinguere tra infezione e malattia del fagolisosoma nei macrofagi infetti, esponendo i batteri ad un
conclamata. Reazioni falsamente negative possono determinarsi in ambiente acido inospitale. IFN-g stimola anche l’espressione di
corso di alcune infezioni virali, sarcoidosi, malnutrizione, linfoma ossido di azoto sintetasi inducibile, che produce ossido di azoto,
di Hodgkin, immunosoppressione e tubercolosi attiva non control- capace di distruggere diversi costituenti micobatterici, dalla pa-
lata. Reazioni falsamente positive possono essere il risultato dell’in- rete cellulare al DNA.
fezione da micobatteri atipici o di una precedente vaccinazione con Oltre a stimolare i macrofagi, la risposta TH1 gestisce la forma-
il BCG (Bacillo di Calmette-Guerin), un ceppo attenuato di M. bovis zione di granulomi e di necrosi caseosa. I macrofagi attivati da
che viene utilizzato come vaccino in alcuni Paesi. IFN-g si differenziano in “istiociti epitelioidi” che caratterizzano
360 CAPITOLO 8 Malattie infettive
Figura 8.27 Sequenza di eventi nella tubercolosi polmonare primaria, che inizia con l’inalazione di organismi di M. tuberculosis virulenti e che culmina
con lo sviluppo di immunità cellulo-mediata contro il microrganismo. A. Eventi che si verificano nelle prime 3 settimane dopo l’esposizione. B. Eventi
successivi. Lo sviluppo della resistenza all’organismo accompagnato dalla comparsa di un test tubercolinico positivo. g-IFN, interferone-g; iNOS, ossido
di azoto sintetasi inducibile; MHC, complesso maggiore di istocompatibilità; MTB, M. tuberculosis; NRAMP1, proteina macrofagica associata alla resistenza
aspecifica; TNF, fattore di necrosi tumorale.
la risposta granulomatosa e possono fondersi a formare cellule provoca ipersensibilità e conseguente danno tissutale. Una riattiva-
giganti. In molti individui, questa risposta blocca l’infezione zione dell’infezione o una riesposizione a batteri tubercolari in un
prima di una significativa distruzione tissutale o malattia. In soggetto precedentemente sensibilizzato ha come conseguenza una
altre persone, l’infezione progredisce a causa dell’età avanzata o rapida attivazione della risposta difensiva, ma anche un aumento di
dell’immunosoppressione e la conseguente risposta immune necrosi tissutale. Così come l’ipersensibilità e la resistenza sono
causa danno tissutale dovuto a caseosi e cavitazione. I macrofagi correlate, la perdita di ipersensibilità (indicata da un esito negativo
attivati secernono anche TNF, che promuove il reclutamento alla tubercolina in un paziente precedentemente tubercolino-posi-
di altri monociti. L’importanza del TNF è sottolineata dal fatto tivo) può essere il segno della scomparsa della resistenza al
che i pazienti con artrite reumatoide in terapia con antagonisti microrganismo.
del TNF hanno un rischio aumentato di riattivazione della Caratteristiche cliniche dell’infezione tubercolare. Le molte
tubercolosi. varianti clinicopatologiche della tubercolosi sono mostrate in Figura
Oltre alla risposta TH1, le cellule NK-T che riconoscono gli anti- 8.28. La tubercolosi primaria è la forma della malattia che si sviluppa
geni lipidici micobatterici legati a CD1 sulle cellule che presen- in soggetti non esposti precedentemente e di conseguenza non sensi-
tano l’antigene o che esprimono un recettore gd per i linfociti T, bilizzati. In circa il 5% delle infezioni di recente riscontro si sviluppa
producono anche IFN-g. Tuttavia, è chiaro che le cellule TH1 una malattia clinicamente evidente. Gli anziani e i pazienti grave-
hanno un ruolo centrale in questo processo, poichè un difetto a mente immunocompromessi possono perdere la loro immunità
qualsiasi livello della risposta TH1 determina l’assenza di resi- verso M. tuberculosis e possono quindi sviluppare la tubercolosi
stenza e la progressione della malattia. primaria più di una volta. Nel caso della tubercolosi primaria, la
fonte dell’infezione è esogena.
Riassumendo, l’immunità verso M. tuberculosis è mediata prin- Nella maggior parte degli individui, l’infezione primaria è conte-
cipalmente da linfociti TH1, che stimolano i macrofagi a uccidere i nuta mentre in altri la tubercolosi primaria è progressiva. La diagnosi
batteri. Questa risposta immunitaria, anche se molto efficiente, di tubercolosi primaria progressiva negli adulti può essere difficile.
CAPITOLO 8 Malattie infettive 361
Figura 8.28 Storia naturale e spettro dell’infezione tubercolare. (Adattata da un disegno fornito dal Prof. R. K. Kumar, The University of New South
Wales, School of Pathology, Sydney, Australia)
Al contrario della tubercolosi secondaria (patologia apicale con coinvolti nella malattia secondaria di quanto lo siano nella tuberco-
cavitazione: si veda oltre), la tubercolosi primaria progressiva somi- losi primaria. D’altro canto, nella forma secondaria compare rapi-
glia più spesso a una polmonite batterica acuta, con consolidamento damente cavitazione. In effetti, la cavitazione è quasi inevitabile in
dei campi medi e bassi, adenopatia ilare e versamento pleurico; la una tubercolosi secondaria non curata e le erosioni delle cavità in
cavitazione è rara, in particolare nei pazienti gravemente immuno- una via aerea sono un’importante fonte di infezione, poiché il pa-
compromessi. La disseminazione per via linfoematica può portare ziente espelle escreato contenente batteri.
allo sviluppo di una meningite tubercolare e di una tubercolosi miliare La tubercolosi secondaria localizzata può essere asintomatica. Le
(discussa in seguito). alterazioni che possono comparire hanno solitamente un esordio
La tubercolosi secondaria è il quadro clinico che si evidenzia in un insidioso. La sintomatologia sistemica, probabilmente legata a cito-
soggetto precedentemente sensibilizzato. Può seguire a breve distanza chine rilasciate dai macrofagi attivati (ad es. TNF e IL-1), appare
la tubercolosi primaria, ma più comunemente compare molti anni spesso negli stadi precoci della malattia e comporta malessere ge-
dopo l’infezione iniziale, solitamente quando la resistenza dell’ospite nerale, anoressia, perdita di peso e febbre. Comunemente la febbre
è indebolita. Deriva spesso dalla riattivazione di un’infezione latente, è bassa e compare nel tardo pomeriggio e poi cala, con sudorazione
ma può anche essere l’effetto di una reinfezione esogena in conco- notturna. Con il progressivo interessamento polmonare, compare
mitanza con la scomparsa dell’immunità nell’ospite o con l’inocu- un aumento della quantità di escreato, inizialmente mucoso poi
lazione di una grande quantità di bacilli virulenti non controllabile purulento. Un certo grado di emottisi è presente in circa la metà dei
da parte del sistema immunitario dell’ospite. La riattivazione è più casi di tubercolosi polmonare. Il dolore pleurico può essere causato
frequente nelle aree a bassa prevalenza, mentre la reinfezione è dall’estensione dell’infezione alla pleura. Le manifestazioni extrapol-
importante nelle regioni con alta endemia. monari di tubercolosi sono molte e dipendono dall’organo colpito.
La tubercolosi polmonare secondaria è quasi sempre localizzata La diagnosi di malattia polmonare è basata in parte sull’anamnesi
all’apice dei lobi superiori di uno o di entrambi i polmoni. A e in parte sui risultati dell’esame obiettivo e sulle caratteristiche
causa dell’esistenza di una precedente ipersensibilità, il bacillo pro- radiografiche delle consolidazioni e delle escavazioni rilevabili negli
voca una risposta tissutale rapida e marcata, che tende a delimitare apici polmonari. Tuttavia, il bacillo tubercolare deve comunque sempre
il focolaio infettivo. Di conseguenza, i linfonodi regionali sono meno essere identificato. Vengono eseguiti strisci per la ricerca di bacilli
362 CAPITOLO 8 Malattie infettive
Morfologia
Tubercolosi primaria Nei Paesi in cui il latte infetto è stato
eliminato, la tubercolosi primaria inizia quasi sempre nei
polmoni. In genere, i bacilli inalati si impiantano nella parte
aerea distale del segmento inferiore dei lobi superiori, o nella
porzione superiore dei lobi inferiori, spesso vicino alla pleura.
Figura 8.29 Tubercolosi polmonare primaria, complesso di Ghon. Il fo-
Quando si sviluppa la sensibilizzazione, si forma un’area del colaio parenchimale grigio-biancastro è localizzato sotto la pleura nella parte
diametro di circa 1-1,5 cm di consolidamento infiammatorio inferiore del lobo superiore. Sulla sinistra sono visibili linfonodi ilari con
necrosi caseosa.
CAPITOLO 8 Malattie infettive 363
un’intensa reazione fibroblastica in cui è possibile evidenzia- tradivi fibrocalcifici. La tubercolosi secondaria polmonare
re linfociti e cellule giganti multinucleate. Nei pazienti immu- localizzata in sede apicale può guarire spontaneamente o
nodepressi non si formano i granulomi caratteristici dopo terapia, diventando fibrosi, oppure la malattia può
(Fig. 8.30 D). progredire ed estendersi secondo diverse vie.
Tubercolosi secondaria La lesione iniziale è solitamente un La tubercolosi polmonare progressiva può insorgere nell’an-
piccolo focolaio di consolidamento, del diametro inferiore ai ziano e nell’immunocompromesso. Le lesioni apicali si espan-
2 cm, entro 1-2 cm dalla pleura apicale. Questi focolai sono dono nel polmone adiacente e infine erodono i bronchi e i
nettamente circoscritti, di consistenza dura, di un colore che vasi. Questo permette al centro caseoso di svuotarsi, creando
va dal grigio-bianco al giallo e hanno una quantità variabile una cavità irregolare, a margini frastagliati, isolata da scarso
di caseosi centrale e di fibrosi periferica (Fig. 8.31). Nei pa- tessuto fibroso (caverna). L’erosione dei vasi sanguigni causa
zienti immunocompetenti, l’iniziale focolaio parenchimale va emottisi. Con un adeguato trattamento, il processo può essere
incontro a progressivo incapsulamento fibrotico lasciando arrestato, sebbene la fibrosi che ne risulta spesso porti alla
solo cicatrici fibrocalcifiche. Istologicamente, le lesioni attive distorsione della normale architettura polmonare. Restano
mostrano i caratteristici tubercoli confluenti con necrosi ca- delle cavità irregolari, libere da infiammazione, che possono
seosa centrale. I bacilli tubercolari possono spesso essere persistere o provocare fibrosi. Se il trattamento è inadeguato
identificati mediante metodi appropriati nelle fasi iniziali o le difese dell’ospite sono alterate, l’infezione può diffondere
essudative e caseose della formazione di granulomi, ma sono attraverso vie aeree, canali linfatici o sistema vascolare.
solitamente troppo pochi per essere identificati negli stadi La tubercolosi polmonare miliare si verifica quando i
Figura 8.30 Spettro morfologico dell’infezione tubercolare. Un tubercolo caratteristico osservato a basso ingrandimento (A) e nei dettagli (B); è visibile
la necrosi caseosa centrale circondata da cellule giganti multinucleate ed epitelioidi. Questa è la tipica reazione osservata nei pazienti che sviluppano
immunità cellulo-mediata nei confronti del microrganismo. È possibile che non tutti i granulomi tubercolari mostrino necrosi caseosa centrale (C); quindi,
indifferentemente dalla presenza o assenza di necrosi caseosa, devono essere eseguite speciali colorazioni per microrganismi acido-resistenti quando
sono presenti granulomi. Nei pazienti immunosoppressi privi di immunità cellulare si osservano strati di macrofagi schiumosi infarciti di micobatteri (di-
mostrabili con colorazioni per batteri acido-resistenti) (D). (D. Per gentile concessione del Dr. Dominick Cavuoti, Department of Pathology, University of
Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX)
364 CAPITOLO 8 Malattie infettive
Spirochete
Sifilide
La sifilide è una patologia venerea cronica con quadri clinici diversi.
Figura 8.35 Lebbra lepromatosa. Bacilli acido-resistenti (“red snap- L’agente eziologico T. pallidum sottospecie pallidum, d’ora innanzi
pers”) all’interno dei macrofagi. indicato semplicemente come T. pallidum, è troppo sottile per essere
osservato con la colorazione di Gram, ma può essere visualizzato
mediante impregnazione argentica, osservazione in campo oscuro
e tecniche di immunofluorescenza (Fig. 8.36). La modalità di diffu-
paziente insensibile ai traumi nelle regioni corporee interes- sione tipica della sifilide è rappresentata dai rapporti sessuali. La
sate, con conseguente sviluppo di ulcere cutanee croniche. trasmissione transplacentare di T. pallidum avviene frequentemente
Possono dunque insorgere contratture, paralisi e autoampu- e la malattia attiva durante la gestazione porta alla sifilide congenita.
tazioni di dita delle mani o dei piedi. L’interessamento del T. pallidum non cresce in coltura.
nervo facciale può condurre a paralisi delle palpebre, con I programmi di sanità pubblica e il trattamento con penicillina
cheratite e ulcerazioni corneali. All’esame microscopico, tutte hanno ridotto il numero dei casi di sifilide negli Stati Uniti dalla fine
le zone colpite mostrano lesioni granulomatose molto simili degli anni Quaranta agli anni Settanta. I casi di sifilide sono però
a quelle della tubercolosi, e i batteri non vengono quasi mai aumentati nuovamente a metà degli anni Ottanta, raggiungendo un
trovati, da cui il nome di lebbra “paucibacillare”. La prepon- totale di 50.000 casi nel 1990. Rinnovati sforzi nell’ambito della
deranza di immunità cellulare T spiega la presenza di granu- salute pubblica hanno portato a una significativa riduzione nell’in-
lomi e l’assenza di batteri. Dato che la lebbra ha un’evoluzio- cidenza della sifilide nei 10 anni successivi, ma dal 2000 si è verificato
ne estremamente lenta, anche di decenni, la maggior parte un nuovo incremento nel numero di casi riportati annualmente, fino
dei pazienti muore per altre cause. a raggiungere circa 10.000 casi nel 2006.
La lebbra lepromatosa interessa la cute, i nervi periferici, la La sifilide è suddivisa in tre fasi, con manifestazioni cliniche e
camera anteriore dell’occhio, le vie aeree superiori (fino al patologiche diverse (Fig. 8.37).
laringe), il testicolo, le mani e i piedi. Gli organi vitali e il SNC Sifilide primaria. Questa fase, che si verifica circa 3 settimane
vengono colpiti raramente, probabilmente perché la tempe- dopo il contatto con un soggetto infetto, si presenta con una singola
ratura interna è troppo elevata per lo sviluppo di M. leprae. lesione solida, indolente, rilevata di colore rosso (sifiloma primario,
Le lesioni lepromatose contengono grandi aggregati di ma- chancre), nel sito di ingresso del treponema, cioè su pene, cervice
crofagi carichi di lipidi (cellule della lebbra), spesso infarciti uterina, parete vaginale o ano. Il sifiloma si risolve spontaneamente
di bacilli acido-resistenti (“globi”) (Fig. 8.35). Per il numero nell’arco di 3-6 settimane. Le spirochete sono numerose nel sifiloma
elevato di batteri, la lebbra lepromatosa viene indicata come
“multibacillare”. Lesioni maculari, papulari, o nodulari si
formano su volto, orecchie, polsi, gomiti e ginocchia. Con la
progressione della patologia, le lesioni nodulari confluiscono
a formare il caratteristico volto leonino. La maggior parte
delle lesioni cutanee presenta ipoanestesia. Le lesioni pre-
senti all’interno del naso possono causare infiammazione
persistente e secrezioni cariche di bacilli. I nervi periferici, in
particolare l’ulnare e il peroniero, che sono molto vicini alla
superficie cutanea, vengono invasi da micobatteri in maniera
simmetrica, con una reazione infiammatoria minima. Le le-
sioni nervose causano perdita di sensibilità e alterazioni nel
trofismo di mani e piedi. I linfonodi contengono aggregati di
macrofagi schiumosi ripieni di batteri nelle aree paracorticali
(T cellulari) e nei centri germinativi reattivi. Negli stadi avan-
zati, aggregati di macrofagi si ritrovano anche nella polpa
rossa della milza e nel fegato. I testicoli vengono in genere
Figura 8.36 Treponema pallidum (microscopia in campo oscuro) che
estesamente coinvolti, con distruzione dei tubuli seminiferi mostra molte spirochete in un campione raccolto per raschiamento della
e conseguente sterilità. base di un’ulcera. (Per gentile concessione del Dr. Paul Southern, Department
of Pathology, University of Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX)
CAPITOLO 8 Malattie infettive 367
Batteri Anaerobi
Molti batteri anaerobi fanno parte della normale flora di sedi del
corpo dove la tensione di ossigeno è molto bassa. La flora anaerobica
causa malattia (ascessi o peritonite) quando viene introdotta in sedi
normalmente sterili oppure quando l’equilibrio dei microrganismi
viene modificato e predominano gli anaerobi patogeni (ad es. colite
da Clostridium difficile nella terapia antibiotica). Anche batteri ana-
erobi ambientali possono causare malattia (tetano, botulismo e
Figura 8.40 Stadi clinici della malattia di Lyme. gangrena gassosa).
CAPITOLO 8 Malattie infettive 371
Ascessi causati da anaerobi sinaptico di acetilcolina causando una grave paralisi dei muscoli
scheletrici e respiratori (botulismo).
Gli ascessi sono usualmente determinati da coinfezioni di batteri C. difficile è in grado di moltiplicarsi molto meglio della normale
anaerobi e aerobi facoltativi (in grado di crescere con o senza ossi- flora intestinale nei pazienti in terapia antibiotica, libera tossine
geno). In media, gli ascessi sono formati da 2,5 specie di batteri, 1,6 ed è la causa della colite pseudomembranosa (Cap. 17).
delle quali sono anaerobi e 0,9 sono aerobi o aerobi facoltativi.94
Solitamente l’ascesso è provocato da batteri commensali di zone Le infezioni da clostridi possono essere diagnosticate tramite
corporee adiacenti (orofaringe, intestino, e tratto genitale femmini- coltura (cellulite, mionecrosi), saggi delle tossine (colite pseudo-
le), dunque le specie che provocano ascesso sono le stesse della flora membranosa) o entrambi (botulismo).
normale. Poiché la maggior parte degli anaerobi che causano ascessi Patogenesi. Clostridium perfringens non cresce in presenza di
fa parte della flora saprofitica normale, non sorprende che questi ossigeno, quindi la morte dei tessuti è essenziale per la crescita del
microrganismi non producano tossine significativamente batterio nell’ospite. Questi batteri liberano collagenasi e ialuronidasi
pericolose. che degradano le proteine della matrice extracellulare e contribui-
I batteri osservati in ascessi del capo e del collo riflettono la flora scono all’invasività batterica, ma i loro fattori di maggiore virulenza
orale e faringea. In queste sedi gli anaerobi comuni sono bacilli sono le molte tossine che producono. C. perfringens secerne 14
Gram-negativi appartenenti alle specie dei generi Prevotella e Por- tossine, la più importante delle quali è la tossina a.95 Questa tossina
phyromonas, spesso insieme ai facoltativi S. aureus e S. pyogenes. ha differenti azioni. È una fosfolipasi C che degrada la lecitina, una
Fusobacterium necrophorum, un commensale orale, che causa la componente importante delle membrane cellulari e distrugge in tal
sindrome di Lemierre, caratterizzata da un’infezione dello spazio modo eritrociti, piastrine e miociti, determinando mionecrosi. Ha
faringeo laterale e da trombosi settica della vena giugulare. Gli asces- anche un’attività sfingomielinasica che contribuisce al danno alle
si addominali sono causati dagli anaerobi del tratto gastrointestinale, guaine nervose.
come i Gram-positivi appartenenti alle specie dei generi Peptostrep- L’ingestione di cibo contaminato da C. perfringens provoca una
tococcus e Clostridium e i Gram-negativi Bacteriodes fragilis ed E. breve diarrea. Le spore, solitamente presenti in carni contaminate,
coli. Le infezioni del tatto genitale femminile sono causate da bacilli sopravvivono alla cottura e il microrganismo prolifera nei cibi in
anaerobi Gram-negativi, come le specie di Prevotella che si riscon- raffreddamento. L’enterotossina di C. perfringens forma pori nelle
trano negli ascessi delle cisti del Bartolino e negli ascessi tubo- membrane delle cellule epiteliali, lisandole e interrompendo le giun-
ovarici, spesso frammisti a E. coli o Streptococcus agalactiae. zioni (tight junction) tra le cellule epiteliali stesse.96
Le neurotossine prodotte da C. botulinum e C. tetani inibiscono
entrambe la liberazione dei neurotrasmettitori, determinando pa-
Morfologia Gli ascessi causati da anaerobi contengono pus ralisi.26 La tossina botulinica, ingerita con cibi contaminati o assor-
incolore e di odore nauseabondo e la suppurazione spesso bita da ferite infettate da C. botulinum, si lega ai gangliosidi sui
è poco delimitata. In altri casi queste lesioni ricordano molto motoneuroni e viene trasportata all’interno della cellula. Nel cito-
quelle che si verificano nelle normali infezioni da piogeni. La plasma, il frammento A della tossina botulinica scinde una proteina,
colorazione di Gram rivela infezione mista con bacilli Gram- chiamata sinaptobrevina, che media la fusione delle vescicole con-
positivi e Gram-negativi e cocchi Gram-positivi frammisti a tenenti neurotrasmettitori con la membrana del neurone. Mediante
neutrofili. il blocco della fusione delle vescicole, la tossina botulinica impedisce
il rilascio di acetilcolina alla giunzione neuromuscolare, causando
paralisi flaccida. Se vengono colpiti i muscoli respiratori, il botulismo
può condurre a morte. In effetti, l’utilizzo diffuso di tossina botuli-
Infezioni da clostridi nica (Botox) nella chirurgia estetica è basato sulla sua capacità di
causare la paralisi di determinati muscoli del viso. Il meccanismo
I batteri del genere Clostridium sono bacilli Gram-positivi che cre- d’azione della tossina tetanica è simile a quello della tossina botuli-
scono in condizioni di anaerobiosi e producono spore che sono nica, ma il tetano causa una violenta paralisi spastica mediante il
presenti nel suolo. Quattro tipi di malattie possono essere causate blocco del rilascio di acido g-aminobutirrico, un neurotrasmettitore
da Clostridium: che inibisce i motoneuroni.
Clostridium difficile produce la tossina A, un’enterotossina che
C. perfringens, C. septicum e altre specie causano cellulite e mio- stimola la produzione di chemochine richiamando i leucociti, e la
necrosi su ferite traumatiche e chirurgiche (gangrena gassosa), tossina B, una citotossina che causa effetti citopatici peculiari nelle
mionecrosi uterina spesso associata a pratiche di aborto illegali, cellule in coltura. Entrambe le tossine sono glicosil transferasi, e
avvelenamenti non gravi da cibo e infezioni dell’intestino tenue fanno parte di un sito di patogenicità, assente nei cromosomi di
associate a ischemia o neutropenia che spesso portano a sepsi ceppi non patogeni di C. difficile.
grave.
C. tetani, la causa del tetano, prolifera nelle ferite da punta e nel
moncone ombelicale dei neonati e rilascia una potente neurotos- Morfologia La cellulite da clostridi, che origina nelle ferite,
sina, chiamata tetanospasmina, che causa contrazioni convulsive può essere differenziata dalle infezioni causate da cocchi
dei muscoli scheletrici (tetano). Il tossoide tetanico (neurotossina piogeni per il suo odore fetido, l’essudato sieroso e incolore
fissata in formalina) fa parte della vaccinazione DPT (difterite, e per la rapida ed estesa distruzione dei tessuti. All’esame
pertosse e tetano), che ha fortemente diminuito l’incidenza glo- microscopico, la quantità di tessuto necrotico è sproporzio-
bale del tetano. nata rispetto al numero di neutrofili e di batteri Gram-positivi
C. botulinum cresce nelle conserve alimentari inadeguatamente presenti (Fig. 8.41). La necrosi cellulare da clostridi, che
sterilizzate e libera una potente neurotossina che blocca il rilascio
372 CAPITOLO 8 Malattie infettive
simile a una spora. L’EB viene captato dalle cellule ospiti, principal-
mente mediante endocitosi mediata da recettori. Il batterio impedi-
sce la fusione dell’endosoma e del lisosoma tramite un meccanismo
sconosciuto. All’interno dell’endosoma, il corpo elementare si dif-
ferenzia in una forma metabolicamente attiva, detta corpo reticolato
(Reticulate Body, RB). Utilizzando fonti di energia e amminoacidi
della cellula ospite, il corpo reticolato si moltiplica e infine forma
nuovi corpi elementari, che sono in grado di infettare altre cellule.
Le varie malattie provocate dall’infezione da C. trachomatis sono
associate ai differenti sierotipi del batterio: le infezioni urogenitali e
la congiuntivite da inclusioni (sierotipi da D a K), il linfogranuloma
venereo (sierotipi L1, L2 e L3), e un’infezione oculare dei bambini,
il tracoma (sierotipi A, B e C). In questo capitolo saranno trattate le
infezioni veneree causate da C. trachomatis.
L’infezione genitale da parte di C. trachomatis è la più comune
Figura 8.41 Clostridium perfringens, batteri Gram-positivi a forma di malattia batterica sessualmente trasmessa nel mondo.98 Nel 2006
bastoncini in un tessuto gangrenoso. furono riportati ai CDC circa un milione di casi, più del doppio dei
casi di gonorrea. Prima dell’identificazione di C. trachomatis, ai
pazienti infettati con questo microrganismo veniva diagnosticata
spesso presenta ai margini del tessuto di granulazione, viene un’uretrite non gonococcica (UNG). Effettivamente, C. trachomatis
trattata con antibiotici e pulizia della lesione. è la causa di più della metà dei casi di UNG. Le attuali raccomanda-
Al contrario, la gangrena gassosa da clostridi è potenzial- zioni dei CDC prevedono il trattamento sia per N. gonorrhoeae sia
mente letale ed è caratterizzata da marcato edema e necrosi per C. trachomatis nei pazienti a cui viene diagnosticata una qua-
enzimatica delle cellule muscolari colpite che compare da 1 lunque di queste due infezioni, dal momento che l’infezione conco-
a 3 giorni dopo il trauma. Un abbondante essudato fluido, mitante da parte di questi due agenti patogeni è comune.
con scarse cellule infiammatorie, causa la tumefazione Le infezioni genitali da C. trachomatis (oltre al linfogranuloma
dell’area affetta e della cute sovrastante, formando una gran- venereo, trattato in seguito) sono associate a caratteristiche cliniche
de vescica bollosa che va incontro a rottura. Nella compagine simili a quelle causate da N. gonorrhoeae. I pazienti possono svilup-
del tessuto gangrenoso appaiono bolle di gas causate dalla pare epididimite, prostatite, malattia infiammatoria pelvica, faringite,
fermentazione batterica. Con il progredire dell’infezione i congiuntivite, infiammazione periepatica e proctite. A differenza
muscoli colpiti divengono soffici, nero-bluastri, friabili e dell’uretrite da N. gonorrhoeae, l’uretrite da C. trachomatis nel sesso
semiliquidi grazie alla massiva azione proteolitica esercitata maschile può essere asintomatica e non essere trattata. N. gonorrho-
dagli enzimi rilasciati dai batteri. All’esame microscopico vi eae e C. trachomatis causano frequentemente infezioni asintomatiche
è grave mionecrosi, emolisi estesa e marcato danno vasco- anche nelle donne. L’uretrite da C. trachomatis può essere diagno-
lare con trombosi. C. perfringens è anche associato alla com- sticata mediante la coltura del microrganismo su linee cellulari
parsa di infarti cuneiformi scuri dell’intestino tenue, in umane, ma il test di amplificazione dell’acido nucleico su campioni
particolare in pazienti neutropenici. A prescindere dalla sede di urina o tamponi vaginali è molto più sensibile e è quindi il più
di entrata, quando C. perfringens si dissemina per via ema- usato attualmente.
togena, si verifica un’estesa formazione di bolle di gas. L’infezione genitale con i sierotipi L di C. trachomatis causa il
Nonostante il grave danno neurologico causato dalle tossine linfogranuloma venereo, una patologia ulcerativa cronica. Il linfo-
di C. botulinum e C. tetani, le modificazioni neuropatologiche granuloma venereo è una patologia sporadica negli Stati Uniti e
risultano lievi e aspecifiche. nell’Europa occidentale, ma è endemico in alcune zone di Asia,
Africa, Caraibi e America meridionale. Inizialmente, l’infezione si
manifesta come una piccola papula, che spesso non viene notata, a
livello della mucosa genitale o della cute vicina. Da due a sei setti-
Batteri Intracellulari Obbligati mane più tardi, la moltiplicazione del microrganismo e la risposta
dell’ospite nei linfonodi determinano la tumefazione dei linfonodi
I batteri intracellulari obbligati possono proliferare solamente all’in- che possono confluire e rompersi. Se non trattata, l’infezione può
terno della cellula ospite, sebbene alcuni possano sopravvivere anche successivamente causare fibrosi e stenosi del tratto anogenitale. Le
al di fuori delle cellule. Questi organismi sono ben adattati all’am- stenosi rettali sono particolarmente comuni nelle donne.
biente intracellulare, con pompe di membrana per catturare ammi-
noacidi e ATP come fonte di energia. Alcuni sono totalmente
incapaci di sintetizzare ATP (ad es. Chlamydia), mentre altri sinte- Morfologia Le caratteristiche morfologiche dell’uretrite da
tizzano almeno parte dell’ATP necessario (ad es. le rickettsie). C. trachomatis sono pressoché identiche a quelle della go-
norrea. L’infezione primaria è caratterizzata da una secrezione
mucopurulenta con predominanza di neutrofili. I microrga-
Infezioni da Chlamydia
nismi non sono visibili mediante colorazione di Gram o su
Chlamydia trachomatis è un piccolo batterio Gram-negativo paras- sezioni istologiche.
sita intracellulare obbligato. C. trachomatis esiste in due forme du- Le lesioni del linfogranuloma venereo contengono una rea-
rante il suo ciclo vitale. La forma infettante, detta corpo elementare zione infiammatoria di tipo granulomatoso con neutrofilli e
(Elementary Body, EB), è una struttura metabolicamente inattiva
CAPITOLO 8 Malattie infettive 373
Infezioni da miceti
I miceti sono eucarioti con pareti cellulari che ne determinano la
forma. Le cellule fungine possono crescere come filamenti pluricel-
lulari detti muffe o come singole cellule o catene di cellule dette
lieviti. La maggior parte dei lieviti si riproduce per gemmazione.
Figura 8.43 Nodulo da tifo nell’encefalo.
Alcuni lieviti, come Candida albicans, possono produrre gemme che
non riescono a distaccarsi e si allungano producendo una catena di
cellule di lievito chiamate pseudoife. Le muffe sono composte da
filamenti cordoniformi (ife) che crescono e si dividono alle loro
Il tifo volgare, detto anche febbre fluviale del Giappone, è estremità. Possono produrre cellule tondeggianti, dette conidi, che
solitamente una forma meno grave di febbre tifoide. Il rash si diffondono per via aerea, disseminando il micete. Molti miceti
cutaneo è solitamente transitorio, ma può anche non com- importanti dal punto di vista medico sono dimorfici ed esistono
parire affatto. La necrosi vascolare e la trombosi sono eventi come lieviti o muffe, a seconda delle condizioni ambientali (in forma
rari, ma può comparire un’importante linfoadenopatia di lievito alla temperatura del corpo umano e in forma di muffa alla
infiammatoria. temperatura ambiente).99 Le infezioni fungine possono essere dia-
Febbre maculosa delle montagne rocciose La caratteristica gnosticate tramite esame istologico, sebbene l’identificazione defi-
della febbre maculosa delle Montagne Rocciose è rappresen- nitiva di alcune specie richieda la coltura.
tata da un’eruzione petecchiale che si estende sull’intera Le infezioni da miceti, dette anche micosi, sono di quattro tipi:
superficie del corpo, incluse le palme delle mani e le piante (1) micosi superficiali e cutanee, che sono comuni e limitate esclu-
dei piedi. Un’escara nel sito della puntura della zecca è rara sivamente agli strati superficiali o cheratinizzati di cute, peli e
nella RMSF, ma è comune nelle infezioni da R. akari, R. africae unghie; (2) micosi sottocutanee, che coinvolgono la cute, i tessuti
e R. conorii. Le lesioni vascolari sottostanti all’eruzione sottocutanei e i vasi linfatici e raramente si disseminano a livello
spesso portano a necrosi acuta, stravaso di fibrina e, occa- sistemico; (3) micosi endemiche, causate da miceti dimorfici che
sionalmente, trombosi dei piccoli vasi sanguigni, arteriole possono produrre gravi malattie sistemiche negli individui sani;
comprese (Fig. 8.44). Nella RMSF grave, compaiono focolai e (4) micosi opportunistiche, che possono causare malattie siste-
di necrosi cutanea, in particolare sulle dita di mani e piedi, miche potenzialmente letali in individui immunosoppressi o
sui gomiti, sulle orecchie e a livello scrotale. La risposta in- portatori di dispositivi protesici o cateteri vascolari. Alcuni dei
fiammatoria perivasale, simile a quella che compare nel tifo, miceti che causano micosi opportunistiche vengono discussi in
si osserva a livello encefalico, nei muscoli scheletrici, nei seguito; quelli che interessano organi specifici sono discussi in
polmoni, nei reni, nei testicoli e nel miocardio. Le lesioni altri capitoli.
Candidosi
Le specie di Candida, che risiedono normalmente nella cute, nella
bocca, nel tratto gastrointestinale e nella vagina, solitamente vivono
come commensali benigni e raramente determinano malattia negli
individui sani. Tuttavia, alcune specie di Candida, soprattutto C.
albicans, rappresentano la causa principale di infezioni micotiche
nell’uomo. La maggior parte delle infezioni da Candida ha origine
quando la normale flora commensale penetra nella cute o attraverso
le barriere mucose. Queste infezioni possono essere confinate alla
cute o alle membrane mucose o disseminarsi.99 In individui altri-
menti sani gli organismi del genere Candida causano vaginiti e
dermatite da pannolino. Diabetici e ustionati hanno un rischio
elevato di sviluppare una candidosi superficiale. In individui con
cateteri o sottoposti a dialisi peritoneale, gli organismi del genere
Candida possono diffondere nel torrente sanguigno. La candidosi
grave disseminata si verifica più comunemente in pazienti neutro-
Figura 8.44 Febbre maculosa delle Montagne Rocciose con trombo in penici a causa di leucemia, chemioterapia o trapianto di midollo
un vaso e vasculite. osseo, e può causare shock e CID.
CAPITOLO 8 Malattie infettive 375
Patogenesi. Un unico ceppo di Candida può essere sia saprofita C. albicans può formare biofilm sui dispositivi medici impiantati
sia patogeno. Candida può mutare fenotipo in maniera reversibile e così da ridurre la sensibilità del microrganismo alle risposte immu-
apparentemente casuale. Lo switch fenotipico interessa la regolazione nitarie e alla terapia farmacologica antifungina.
coordinata di geni fase-specifici e offre a Candida una modalità per La risposta immune contro Candida è complessa. L’immunità
adattarsi alle modificazioni nell’ambiente dell’ospite (determinate da innata e le risposte T cellulari sono importanti per la protezione
terapia antibiotica, risposta immunitaria o alterata fisiologia dell’ospi- dall’infezione da Candida.104 Neutrofili e macrofagi fagocitano Can-
te). Queste varianti possono presentare alterata morfologia delle dida e l’ossidazione da parte di questi fagociti è la prima linea di
colonie, della forma cellulare, diversa antigenicità e virulenza.100 difesa dell’ospite. Il ruolo importante di neutrofili e macrofagi è
Candida produce un gran numero di adesine funzionalmente provato anche dall’aumentato rischio di infezioni da Candida negli
distinte, che mediano l’aderenza alle cellule dell’ospite, alcune delle individui con neutropenia o difetti della NADPH ossidasi o della
quali hanno una funzione anche nella morfogenesi e nei segnali mieloperossidasi. Le forme filamentose, ma non i lieviti, possono
trasmessi da Candida.101 Queste adesine comprendono (1) una fuggire dal fagosoma, penetrare nel citoplasma e proliferare. La
proteina integrino-simile, che lega i gruppi arginina-glicina-acido forma di lievito di Candida attiva la produzione da parte delle cellule
aspartico (RGD) su fibrinogeno, fibronectina e laminina; (2) una dendritiche di IL-12 più di quanto non accada per le forme filamen-
proteina simile ai substrati transglutaminasici che si lega alle cellule tose del micete. Di conseguenza, le forme di lievito stimolano una
epiteliali; e (3) diverse agglutinine che si legano a cellule endoteliali risposta protettiva antifungina TH1, mentre le forme filamentose
o alla fibronectina. L’aderenza è un importante determinante di tendono a stimolare una risposta non protettiva TH2. Come altri
virulenza, in considerazione del fatto che ceppi con una ridotta miceti, Candida provoca anche risposte TH17, responsabili del re-
aderenza a cellule in vitro risultano non virulenti in modelli speri- clutamento di neutrofili e monociti (Cap. 6). Le risposte T cellulari
mentali in vivo. L’espressione differenziata delle adesine da parte di contro Candida sono particolarmente importanti per la protezione
lieviti e forme filamentose conduce al riconoscimento di diversi contro l’infezione mucosa e cutanea da Candida, come dimostrato
recettori sulle cellule ospiti. dalle infezioni mucocutanee ricorrenti negli individui con infezione
Candida produce un certo numero di enzimi, che contribuiscono da HIV e bassa percentuale di linfociti T.
all’invasività e che comprendono almeno nove aspartil-proteasi, che
possono promuovere l’invasione dei tessuti degradando le proteine
della matrice extracellulare, e catalasi, che possono permettere al Morfologia Nelle sezioni di tessuto, C. albicans può presen-
microrganismo di resistere all’ossidazione da parte dei fagociti.101,102 tarsi in forma di lievito (blastoconidi), pseudoife e, meno
Candida secerne anche adenosina, che blocca la produzione di ra- comunemente, come vere ife, definibili per la presenza di setti
dicali dell’ossigeno e la degranulazione dei neutrofili. (Fig. 8.45). Le pseudoife, un importante indizio diagnostico,
La capacità di C. albicans di crescere come biofilm contribuisce rappresentano cellule di lievito gemmanti con le estremità
a sua volta alla possibilità di causare malattia.103 I biofilm di Candida congiunte nei punti di restringimento. Tutte le forme possono
sono comunità microbiche formate da una mescolanza di lieviti, essere contemporaneamente presenti nello stesso tessuto.
forme filamentose e matrice extracellulare di derivazione fungina.
Figura 8.45 Morfologia delle infezioni da Candida. A. Candidosi grave della parte distale dell’esofago. B. Impregnazione argentica dell’esofago che
evidenzia un tappeto di Candida. C. Caratteristiche pseudoife e blastoconidi (spore in gemmazione) di Candida. (C. Per gentile concessione del Dr. Dominick
Cuvuoti, Department of Pathology, University of Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX)
376 CAPITOLO 8 Malattie infettive
Figura 8.46 Colorazione con mucicarminio di criptococchi (colore rosso) Morfologia L’aspergilloma (aspergillosi colonizzante) di
in uno spazio perivascolare di Virchow-Robin dell’encefalo (lesione a bolla solito è dovuto alla crescita del fungo in cavità polmonari
di sapone).
pregresse, quasi senza invasione dei tessuti (anche il naso
viene frequentemente colonizzato). Le cavità sono solitamen-
Aspergillosi te nella sede di una tubercolosi precedente, o di bronchie-
ctasie, vecchi infarti o ascessi. Masse proliferanti di ife
Aspergillus è una muffa ubiquitaria che causa allergie in pazienti f ormano masse brunastre, dette “palle fungine”, che si
altrimenti sani (aspergillosi broncopolmonare allergica) e gravi si- trovano libere in queste cavità. La reazione infiammatoria
nusiti, polmoniti e può invadere il torrente circolatorio disseminan- circostante può essere scarsa, oppure si possono creare in-
dosi ovunque nei soggetti immunodepressi. I principali fattori che fiammazione cronica e fibrosi. I pazienti con aspergilloma
predispongono all’infezione da Aspergillus sono la neutropenia presentano solitamente emottisi ricorrente.
e l’assunzione di corticosteroidi. Aspergillus fumigatus è la specie L’aspergillosi invasiva è un’infezione opportunistica che col-
che più comunemente causa malattia e gravi infezioni in soggetti pisce in genere i soggetti immunodepressi. Le lesioni prima-
immunodepressi. rie si localizzano abitualmente nei polmoni, ma la diffusa
Patogenesi. Le specie di Aspergillus vengono trasmesse tramite disseminazione per via ematica con coinvolgimento delle
conidi dispersi per via aerea e il polmone è dunque la principale valvole cardiache e dell’encefalo rappresenta un evento co-
porta d’ingresso. La ridotta dimensione delle spore di A. fumigatus, mune. Le lesioni polmonari assumono le caratteristiche della
circa 2-3 mm, permette loro di raggiungere gli alveoli. I conidi ger- polmonite necrotica, con focolai grigi, rotondeggianti, netta-
minano in ife, che invadono quindi i tessuti. Neutrofili e macrofagi mente delimitati e con margini emorragici; vengono spesso
sono le più importanti difese dell’ospite contro Aspergillus. I macro- indicati come lesioni a bersaglio (Fig. 8.47 A). Aspergillus
fagi alveolari ingeriscono e uccidono i conidi, mentre i neutrofili forma infiorescenze (solitamente nelle cavità polmonari) e
uccidono le ife per mezzo di sostanze ossidanti. L’aspergillosi inva- filamenti settati, dello spessore di 5-10 mm, ramificati ad
siva è associata con neutropenia e difese neutrofile alterate. angolo acuto (40 gradi) (Fig. 8.47 B). Le ife di Aspergillus non
Aspergillus produce diversi fattori di virulenza, come adesine, possono essere distinte dalle specie di Pseudallescheria
antiossidanti, enzimi e tossine.108 I conidi possono legarsi a fibrino- boydii e Fusarium con la sola morfologia. Aspergillus tende
geno, laminina, complemento, fibronectina, collagene, albumina e
Figura 8.47 Morfologia di Aspergillus. A. Aspergillosi invasiva del polmone in un paziente che ha subito un trapianto di midollo. B. Sezioni istologiche
da questo caso clinico evidenziate con impregnazione argentica di Gomori (Gomori metenamina-argento), che mostrano ife settate con ramificazioni ad
angolo acuto, caratteristiche compatibili con Aspergillus. Occasionalmente l’Aspergillus può mostrare inflorescenze (dettaglio) quando cresce in aree ben
aerate (come le vie respiratorie superiori).
378 CAPITOLO 8 Malattie infettive
a invadere i vasi sanguigni; di conseguenza, aree di emorra- seni paranasali alle orbite e all’encefalo, dando luogo alla
gia e di infarto si sovrappongono abitualmente alle reazioni mucormicosi rinocerebrale. Gli zigomiceti causano necrosi
di necrosi e di infiammazione. L’infezione rinocerebrale da locale dei tessuti, invadono le pareti delle arterie e penetra-
Aspergillus nei pazienti immunosoppressi ricorda quella no nel tessuto periorbitale e nella volta cranica. Segue dun-
causata dagli zigomiceti (ad es. mucormicosi). que la meningoencefalite, che a volte viene complicata da
infarti cerebrali quando i miceti invadono le arterie e indu-
cono trombosi.
Zigomicosi (mucormicosi) Il coinvolgimento polmonare da zigomiceti può essere se-
condario alla patologia rinocerebrale oppure può essere
La zigomicosi (mucormicosi, ficomicosi) è un’infezione opportuni- primario in pazienti con grave immunodeficienza. Le lesioni
stica causata dai “miceti della muffa del pane” come Mucor, Rhizopus, polmonari hanno aree di polmonite emorragica con trombi
Absidia e Cunninghamella, che appartengono alla classe degli zigo- vascolari e infarti distali.
miceti.111 Questi miceti sono ampiamente distribuiti in natura e non
causano alcun danno agli individui immunocompetenti, ma infet-
tano i soggetti immunosoppressi, sebbene meno frequentemente di
quanto non facciano Candida e Aspergillus. I fattori predisponenti Infestazioni parassitarie
più importanti sono la neutropenia, l’uso di corticosteroidi, il diabete
mellito, il sovraccarico di ferro e le lesioni della barriera cutanea (ad
es. come esiti di ustioni, ferite chirurgiche o traumi). Protozoi
Patogenesi. Gli zigomiceti, analogamente ad Aspergillus, ven-
gono trasmessi per via aerea tramite spore asessuate. In genere le I protozoi sono microrganismi eucarioti unicellulari. I protozoi
spore inalate causano infezioni ai seni paranasali e ai polmoni, ma parassiti vengono trasmessi principalmente da insetti o per via
anche l’esposizione percutanea o l’ingestione possono portare a orofecale e, nell’uomo, si localizzano soprattutto nel sangue o nell’in-
infezione. Sembra che la termoresistenza delle spore di alcune testino (Tab. 8.9). La maggior parte di queste infezioni vengono
specie di zigomiceti sia importante per la loro disseminazione. I diagnosticate tramite esame microscopico degli strisci di sangue o
macrofagi forniscono la difesa iniziale, mediante la fagocitosi e il delle lesioni nei tessuti.
killing ossidativo delle spore in germinazione.111 I neutrofili hanno
un ruolo predominante nell’uccisione dei miceti durante le infezioni Malaria
conclamate.
La malaria, causata dal parassita intracellulare Plasmodium, è un’in-
fezione diffusa in tutto il mondo che colpisce 500 milioni di persone
Morfologia Gli zigomiceti formano ife fungine di ampiezza e ne uccide più di un milione ogni anno. Secondo l’OMS, il 90% dei
irregolare (6-50 mm) non settate con frequenti ramificazioni decessi per malaria si verificano nell’Africa subsahariana, dove
ad angolo retto, che vengono identificate facilmente in tes- questa malattia rappresenta la principale causa di morte nei bambini
suti necrotici mediante colorazione ematossilina eosina o di età inferiore ai 5 anni. Il Plasmodium falciparum, che causa una
mediante colorazioni specifiche per i miceti (Fig. 8.48). Le forma grave di malaria e gli altri tre parassiti malarici che infettano
tre sedi di invasione primaria sono i seni paranasali, i pol- l’uomo (P. vivax, P. ovale e P. malariae), vengono trasmessi dalla
moni e il tratto gastrointestinale a seconda che le spore (che femmina della zanzara Anopheles, ampiamente diffusa in Africa,
diffondono nella polvere e nell’aria) vengano inalate o in- Asia e in America Latina. Dei 1.500 nuovi casi di malaria che si
gerite. Nei pazienti diabetici il fungo diffonde soprattutto dai verificano negli Stati Uniti ogni anno, la maggior parte colpisce
viaggiatori o immigrati, infatti è assai improbabile che possa essere
trasmessa da zanzare Anopheles o tramite trasfusioni di sangue in-
fetto. I tentativi delle organizzazioni sanitarie di controllare la ma-
laria, portati avanti tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta sono
falliti, poiché le zanzare sono diventate insensibili al DDT e al ma-
lathion e il Plasmodium resistente a clorochina e pirimetamina.
Ciclo vitale e patogenesi. Plasmodium vivax, P. ovale e P. mala-
riae causano bassi livelli di parassitemia, lieve anemia e, in rari casi,
rottura splenica e sindrome nefrosica. P. falciparum causa elevati
livelli di parassitemia, anemia grave, sintomi cerebrali, insufficienza
renale, edema polmonare e morte. I cicli vitali dei Plasmodi sono
simili, sebbene P. falciparum presenti differenze che contribuiscono
alla sua maggiore virulenza.
Lo stadio infettante della malaria, lo sporozoita, si trova nelle ghian-
dole salivari delle zanzare femmine. Quando la zanzara punge, gli
sporozoiti vengono rilasciati nel sangue umano e nell’arco di alcuni
minuti aderiscono agli epatociti e li invadono legandosi al recettore
Figura 8.48 Vasi sanguigni meningei con specie angioinvasive di Mucor.
Si noti l’ampiezza irregolare e la ramificazione delle ife quasi ad angolo retto. per le proteine plasmatiche trombospondina e properdina112
(Per gentile concessione del Dr. Dan Milner, Department of Pathology, (Fig. 8.49). All’interno degli epatociti, i parassiti della malaria si mol-
Brigham and Women’s Hospital, Boston, MA) tiplicano rapidamente e liberano fino a 30.000 merozoiti (forme aploidi
CAPITOLO 8 Malattie infettive 379
asessuate) alla rottura di ciascun epatocita infettato. P. vivax e P. ovale eritrociti. All’interno dell’eritrocita, i parassiti crescono in un vacuolo
producono forme latenti, dette ipnozoiti, all’interno dell’epatocita, che digestivo circondato da membrana, idrolizzando l’emoglobina median
causano recidive di malaria molto tempo dopo l’infezione iniziale. te enzimi. Il trofozoita è il primo stadio del parassita nel globulo rosso
Una volta rilasciati dal fegato, i merozoiti di Plasmodium si legano, ed è identificabile dalla presenza di una singola massa di cromatina.
mediante una molecola simile alla lectina del parassita, ai residui di Lo stadio seguente, lo schizonte, mostra masse di cromatina multiple,
acido sialico delle molecole di glicoforina presenti sulla superficie degli ciascuna delle quali sviluppa un merozoita. Alla lisi dell’eritrocita i nuovi
merozoiti infettano altri globuli rossi. Sebbene la maggior parte dei
parassiti malarici presenti all’interno degli eritrociti evolva in mero-
zoita, alcuni si sviluppano in forme sessuate, dette gametociti, che in-
fettano la zanzara quando succhia il sangue dall’individuo infetto.
P. falciparum causa una forma di malattia più grave rispetto alle
altre specie di Plasmodium. Le caratteristiche di P. falciparum re-
sponsabili della sua maggiore patogenicità sono:
Tripanosomiasi africana
Figura 8.52 Colorazione di Giemsa di un macrofago con il parassita
Leishmania donovani. (Per gentile concessione del Dr. Milner, Department
of Pathology, Brigham and Women’s Hospital, Boston, MA) I tripanosomi africani sono parassiti kinetoplastidi che proliferano
con forme extracellulari nel sangue e provocano stati febbrili pro-
lungati o intermittenti, linfoadenopatia, splenomegalia, disturbi
cerebrali progressivi (malattia del sonno), cachessia e morte. Le
dei fagociti mononucleati (Fig. 8.52) e provocano una grave infezioni da Trypanosoma brucei rhodesiense, che si possono osser-
malattia sistemica caratterizzata da epatosplenomegalia, vare nell’Africa orientale, sono spesso acute e virulente. L’infezione
linfoadenopatia, pancitopenia, febbre e calo ponderale. La da Trypanosoma brucei gambiense tende a essere cronica e si osserva
milza può raggiungere i 3 kg di peso e il diametro dei linfo- in genere nelle foreste africane dell’ovest. Le mosche tse-tse (genere
nodi può misurare anche 5 cm. I fagociti sono ingranditi e Glossina) trasmettono il Trypanosoma africano dal serbatoio natu-
infarciti di Leishmania, sono presenti molte plasmacellule e rale dei parassiti, rappresentato da animali selvatici o domestici (T.
può essere scompaginata la normale architettura splenica. brucei rhodesiense) e dall’uomo (T. brucei gambiense). I parassiti si
Negli stadi tardivi il fegato diviene progressivamente fibroso. moltiplicano nello stomaco della mosca e successivamente nelle
I fagociti invadono il midollo osseo e possono essere ritrovati ghiandole salivari prima di diventare tripomastigoti che non si
anche nei polmoni, nel tratto gastrointestinale, nei reni, nel dividono e vengono trasmessi a uomini e animali.
pancreas e nei testicoli. Spesso vi è iperpigmentazione della Patogenesi. Il tripanosoma africano è ricoperto da una singola,
cute nei pazienti provenienti dal Sud-est asiatico, per cui la abbondante proteina ancorata a glicolipidi, chiamata glicoproteina
malattia viene chiamata kala-azar o “febbre nera” in urdu (la di superficie variabile (Variable Surface Glycoprotein, VSG).119
lingua parlata in India e Pakistan). A livello renale si può Durante la proliferazione parassitaria nel torrente circolatorio
manifestare una glomerulonefrite mesangioproliferativa l’ospite produce anticorpi diretti contro VSG, i quali, in associa-
mediata da immunocomplessi e nei casi più avanzati può zione ai fagociti, uccidono la maggior parte dei microrganismi,
verificarsi anche deposizione di amiloide. La massiccia infe- provocando un picco febbrile. Un piccolo numero di parassiti
zione delle cellule fagocitiche predispone il paziente a supe- subisce tuttavia un riarrangiamento genetico ed espone una VSG
rinfezioni batteriche secondarie, che sono in genere la causa differente sulla propria superficie eludendo la risposta immuni-
di morte. Le emorragie correlate alla trombocitopenia pos- taria. Questi tripanosomi riarrangiati si moltiplicano fino a quan-
sono essere anch’esse fatali. do l’ospite non elabora una risposta anticorpale contro la nuova
La leishmaniosi cutanea, causata da L. major, L. mexicana e VSG e ne uccide la maggior parte, ma un altro clone con un nuovo
L. braziliensis, è una malattia relativamente lieve e localizzata, VSG prende il sopravvento. In questo modo il tripanosoma afri-
che consiste in una o più ulcere sulla cute. La lesione ha inizio cano elude la risposta immunitaria determinando la comparsa di
come una papula circondata da indurimento, si evolve in successivi picchi febbrili prima di invadere in ultimo il SNC.
un’ulcera poco profonda e in espansione, spesso con margini Il tripanosoma ha molti geni per la VSG e di volta in volta ne
sopraelevati, e solitamente guarisce per involuzione entro viene espresso solo uno. Il parassita usa un meccanismo partico-
6-18 mesi senza trattamento. All’esame microscopico la le- lare per “accendere e spegnere” i geni VSG.119 Sebbene i geni VSG
sione è granulomatosa, di solito con molte cellule giganti e siano sparsi per tutto il genoma del tripanosoma, sono espressi
pochi parassiti. soltanto quelli che si trovano all’interno di regioni cromosomiche
La leishmaniosi mucocutanea causata da L. braziliensis è dette bloodstream expression sites (sedi di espressione circolatoria),
riscontrata solamente nel Nuovo Mondo. Si sviluppano localizzate nei telomeri (le estremità dei cromosomi). Nuovi geni
nelle aree rinofaringee lesioni umide, che possono essere VSG vengono spostati verso i bloodstream expression sites so-
ulcerate e deturpanti, progressive e altamente distruttive. prattutto mediante ricombinazione omologa.
L’esame microscopico rivela un infiltrato infiammatorio Un meccanismo di trascrizione scarsamente compreso, che
misto composto di macrofagi contenenti il parassita con coinvolge la RNA polimerasi che trascrive i geni VSG, si associa
linfociti e plasmacellule. Successivamente, la risposta a un singolo bloodstream expression site per limitare l’espressione
a un solo gene VSG alla volta.
CAPITOLO 8 Malattie infettive 383
Metazoi
Strongiloidosi
Strongyloides stercoralis infetta decine di milioni di persone nel
mondo. È endemico negli Stati Uniti sud-orientali, in America
meridionale, nell’Africa subsahariana e nel Sud-est asiatico. I vermi
vivono nel suolo e infettano l’uomo quando le larve penetrano nella
cute, vengono veicolate dal sangue ai polmoni e quindi fino alla
trachea per essere successivamente ingerite. Le femmine si localiz-
zano nella mucosa dell’intestino tenue, dove producono uova per
riproduzione asessuata (partenogenesi). La maggior parte delle larve
passa nelle feci e può contaminare il suolo perpetuando il ciclo di Figura 8.54 Iperinfezione da Strongyloides in un paziente trattato con
alte dosi di cortisonici. Una femmina, le sue uova e le larve rabditoidi sono
infezione. dentro le cripte duodenali; larve filariformi stanno penetrando nei vasi
In ospiti immunocompetenti, S. stercoralis può provocare diarrea, ematici e nella muscolaris mucosae. (Per gentile concessione del Dr. Franz
flatulenza e occasionalmente malassorbimento. A differenza di altri C. Von Lichtenberg, Brigham e del Women’s Hospital, Boston, MA)
vermi, le larve di S. stercoralis nascono nell’intestino e possono in-
vadere la mucosa del colon e causare nuove infezioni (autoinfezio-
ne). I soggetti immunocompromessi, in particolare coloro che sono in due modi, con esiti diversi. (1) L’ingestione di carne di maiale
sottoposti a una prolungata terapia con corticosteroidi, possono ospi- poco cotta che contiene cisti larvali, chiamate cisticerchi, conduce
tare una quantità di vermi estremamente elevata a causa dell’autoin- allo sviluppo di vermi adulti nell’intestino. Le cisti ingerite si attac-
fezione incontrollata. Questa infezione può essere complicata da sepsi cano alla parete intestinale e si formano vermi adulti, che possono
provocata da batteri intestinali, veicolati nel sangue dalle larve. raggiungere anche vari metri di lunghezza e che possono provocare
una leggera sintomatologia addominale. (2) Quando un ospite in-
termedio (suino o umano) ingerisce le uova con cibo o acqua con-
Morfologia Nella strongiloidosi lieve, i vermi, soprattutto taminata da feci umane, le larve si ancorano, penetrano nella parete
in forma larvale, sono presenti nelle cripte duodenali, ma intestinale, si disseminano per via ematogena e formano cisti in
non sono rilevabili nel tessuto sottostante. Nella lamina diversi organi. Le cisti di T. solium nel tessuto cerebrale causano
propria compare un infiltrato eosinofilo con edema della convulsioni, aumento della pressione intracranica e disturbi neuro-
mucosa. L’infezione disseminata con S. stercoralis provoca logici.124 Con questo tipo di infezione non si sviluppano vermi adulti.
l’invasione di larve nella sottomucosa colica e nei vasi linfa- Cisti vive di T. solium spesso non producono sintomi e possono
tici ed ematici, con un infiltrato di mononucleati. Nelle cripte evadere le difese immunitarie dell’ospite producendo teniastatina e
duodenali e a livello dell’ileo sono presenti molti vermi adulti, paramiosina, che sembrano inibire l’attivazione del complemento.125
larve e uova (Fig. 8.54). È possibile trovare i vermi a tutti gli Quando i cisticerchi muoiono e degenerano, si sviluppa una risposta
stadi di sviluppo anche in altri organi, ad esempio nella cute infiammatoria. La Taenia saginata, cestode della carne bovina, e il
e nei polmoni ed è possibile ritrovarli in numero elevato Diphyllobothrium latum, il cestode del pesce, vengono trasmessi
anche nell’espettorato. ingerendo carne o pesce poco cotti. Nell’uomo questi parassiti vi-
vono solo nell’intestino e non formano cisticerchi.
La malattia idatidea è causata dall’ingestione di uova di echino-
cocco.123 Per Echinococcus granulosus gli ospiti definitivi sono i cani
Cestodi: cisticercosi e idatidosi mentre le pecore sono solitamente ospiti intermedi. Per Echinococcus
multilocularis, la volpe è il più importante ospite definitivo mentre
Taenia solium ed Echinococcus granulosus sono cestodi (vermi a i roditori sono ospiti intermedi. Gli esseri umani sono ospiti inter-
nastro) che causano rispettivamente cisticercosi e infezioni medi accidentali, che si infettano ingerendo cibo contaminato da
idatidee.122,123 Entrambe le malattie sono causate da larve che si uova liberate da cani o volpi. Le uova si schiudono nel duodeno e
sviluppano dopo l’ingestione di uova di cestodi. Questi vermi pre- invadono il fegato, i polmoni o le ossa.
sentano un ciclo vitale complesso che richiede due ospiti mammiferi:
un ospite definitivo, nel quale il verme raggiunge la maturazione
sessuale e un ospite intermedio, nel quale non raggiunge la matura- Morfologia I cisticerchi si possono trovare in ogni organo,
zione sessuale. le localizzazioni più frequenti sono nel cervello, nei muscoli,
I cestodi del genere T. solium sono costituiti da una testa (scolice), nella cute e nel cuore. I sintomi cerebrali dipendono dalla
che presenta organi di suzione e uncini che si ancorano alla parete precisa localizzazione delle cisti, che possono essere intra-
intestinale, un collo e molti segmenti piatti, chiamati proglottidi, che parenchimali, sull’aracnoide o fluttuanti nel sistema ventri-
contengono gli organi riproduttivi femminili e maschili. Dietro lo colare. Le cisti sono ovoidali, di un colore che va dal bianco
scolice si sviluppano nuove proglottidi. Le proglottidi più distali all’opalescente, spesso delle dimensioni di un chicco d’uva
sono quelle mature, contengono molte uova e possono staccarsi ed e contengono uno scolice invaginato con uncini immersi nel
essere liberate nelle feci. La T. solium può essere trasmessa all’uomo
CAPITOLO 8 Malattie infettive 385
Figura 8.56 Larve spiraliformi di Trichinella spiralis all’interno di una Figura 8.57 Granuloma di Schistosoma mansoni con un uovo conte-
cellula muscolare scheletrica. nente un miracidio (centro) e numerosi eosinofili.
Oncocercosi
delle microfilarie nella camera anteriore determina iridoci-
Onchocerca volvulus, un nematode simile alla filaria, viene trasmesso clite e glaucoma, mentre il coinvolgimento della coroide e
da alcuni simulidi (mosche nere) e colpisce milioni di persone in della retina porta ad atrofia e perdita del visus.
Africa, America meridionale e Yemen.135 Una campagna aggressiva
di trattamento con ivermectina ha drasticamente ridotto l’incidenza
di infezioni da Onchocerca nell’Africa occidentale; tuttavia, O. vol-
vulus rimane la seconda più comune causa di cecità nell’Africa
subsahariana (detta “cecità fluviale” per la sua prevalenza in aree Bibliografia
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9
Patologie ambientali
e nutrizionali
Carico globale di malattia Amfetamine
Marijuana
Effetti dei cambiamenti climatici sulla salute
Altre droghe
Tossicità degli agenti chimici e fisici
Danno da agenti fisici
Inquinamento ambientale Traumi meccanici
Inquinamento atmosferico Danno da agenti termici
Inquinamento atmosferico esterno Ustioni da calore
Inquinamento atmosferico interno Ipertermia
Metalli come inquinanti ambientali Ipotermia
Piombo Danno da elettricità
Mercurio Danno prodotto da radiazioni ionizzanti
Arsenico
Cadmio Patologie nutrizionali
Rischi occupazionali per la salute: esposizioni Insufficienza alimentare
industriali e agricole Malnutrizione protido-energetica (PEM)
Anoressia nervosa e bulimia
Effetti del tabacco
Carenza di vitamine
Effetti dell’alcool Vitamina A
Danno da farmaci e sostanze d’abuso Vitamina D
Vitamina C (acido ascorbico)
Danno da farmaci (reazioni avverse da farmaci)
Terapia ormonale sostitutiva (HRT) Obesità
Contraccettivi orali (COr) Conseguenze generali dell’obesità
Steroidi anabolizzanti Obesità e cancro
Paracetamolo Diete, cancro e aterosclerosi
Acido acetilsalicilico Dieta e cancro
Danno da agenti non terapeutici (abuso di sostanze) Dieta e aterosclerosi
Cocaina
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Eroina
391
392 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
Il termine “ambiente” comprende gli ambienti esterni, interni e la- utilizzata per quantificare sia la mortalità prematura sia la morbilità
vorativi condivisi da piccole e grandi popolazioni, e il nostro am- di una patologia. Riportare i DALY offre un elevato grado di unifor-
biente personale. In ciascuno di questi ambienti l’aria che respiriamo mità per le informazioni sanitarie raccolte riguardo a patologie acute
collettivamente, il cibo e l’acqua che consumiamo, e l’esposizione e croniche in parti diverse del mondo e in siti multipli di uno stesso
agli agenti tossici sono i fattori più importanti per la nostra salute. Paese. Questa nuova metodologia ha rivelato importanti tendenze
Il nostro ambiente personale è notevolmente influenzato dal fumo nella morbilità e mortalità globale delle patologie.
di tabacco, dal consumo di alcool, dall’assunzione di farmaci e so-
stanze non terapeutiche e dalla dieta. I fattori presenti negli ambienti La sottonutrizione è da sola la maggiore causa globale di perdita
personali possono avere un effetto maggiore dell’ambiente in gene- di salute (definita come morbilità e morte prematura). Si stima che
rale sulla salute umana. Il termine patologie ambientali fa riferimento circa un terzo del carico di malattia nei Paesi in via di sviluppo
alle conseguenze dell’esposizione ad agenti chimici o fisici nell’ambiente, sia, direttamente o indirettamente, dovuto alla scarsa nutrizione
sul posto di lavoro e nell’ambiente personale, comprendendo anche le generale o a una carenza di specifici nutrienti che aumenta il
patologie di origine nutrizionale. Le patologie ambientali giungono rischio di infezioni.
all’attenzione del pubblico perlopiù dopo grandi catastrofi, quali la La patologia cardiaca ischemica e la patologia cerebrovascolare
contaminazione da metilmercurio della Baia di Minamata in Giap- sono le maggiori cause di morte nei Paesi sviluppati. In questi Paesi
pone negli anni Sessanta del XIX secolo, l’esposizione alla diossina i maggiori fattori di rischio associati alla perdita di una vita sana
a Seveso in Italia nel 1976, la fuga di gas metilisocianato a Bhopal sono il fumo, l’ipertensione, l’obesità, l’ipercolesterolemia e l’abu-
in India nel 1984, l’incidente nucleare di Chernobyl nel 1986 e la so di alcool.
contaminazione della metropolitana di Tokio da parte del pesticida Nei Paesi in via di sviluppo, 5 delle 10 maggiori cause di morte sono
organofosforico sarin. Fortunatamente, questi sono avvenimenti rappresentate da patologie infettive: infezioni respiratorie, virus
insoliti e non frequenti, mentre sono diffuse le patologie ambientali dell’immunodeficienza umana/sindrome da immunodeficienza
causate dall’esposizione cronica a livelli relativamente bassi di con- acquisita (HIV/AIDS), patologie diarroiche, tubercolosi e mala-
taminanti, le lesioni professionali e i deficit nutrizionali. L’Organiz- ria.2 L’HIV/AIDS contribuisce per il 18% alla perdita di salute
zazione Internazionale del Lavoro ha stimato che le lesioni e le nell’Africa subsahariana e per il 13% nell’Asia meridionale.
patologie legate al lavoro uccidono approssimativamente 2 milioni Circa il 70% di tutte le morti infantili è da attribuirsi a sole 5 con-
di persone l’anno nel mondo (più morti di quelle causate nel loro dizioni, tutte prevenibili: polmonite, patologie diarroiche, malaria,
complesso da incidenti stradali e guerre). Un report esaustivo da morbillo e problemi perinatali/neonatali (perlopiù nascite pre-
parte del Disease Control Priorities Project (http://www.dcp2.org) mature e infezioni neonatali).
ha stimato che vi sono 130 milioni di bambini sottonutriti nel mondo La mortalità globale dei bambini sotto i 5 anni è diminuita da 110
e che la sola malnutrizione è responsabile di 2,67 milioni di morti morti ogni 1.000 nel 1980 a 72 ogni 1.000 nel 2005. Per quanto
l’anno. Stimare il carico di malattia causato dall’esposizione non impressionante, la riduzione del 27% nella mortalità al di sotto
professionale ad agenti tossici nella popolazione generale è reso più dei 5 anni di età, attesa tra il 1990 e il 2015, è ben distante dalla
complicato dalla varietà degli agenti e dalle difficoltà nel determinare riduzione del 67% che rappresentava l’Obiettivo di Sviluppo per
l’entità e la durata delle esposizioni. Qualunque siano le cifre precise, il Millennio delle Nazioni Unite. È da notare che la mortalità al
le patologie ambientali (incluse quelle nutrizionali) sono le cause di sotto dei 5 anni nell’Africa centrale e in quella occidentale
principali di disabilità e sofferenza e costituiscono un pesante carico (circa 210/1.000) è quasi 50 volte più alta di quella nell’Europa
economico, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Durante gli occidentale3 (Fig. 9.1) e non ha mostrato alcuna diminuzione
ultimi anni sono state sollevate nuove preoccupazioni sulla qualità significativa.
dell’aria e dell’acqua, e sui potenziali effetti sulla salute del cambia- Le patologie infettive emergenti (Emerging infectious diseases, EID)
mento climatico. costituiscono una delle più importanti componenti del carico
In questo capitolo, considereremo dapprima due problemi chiave globale di malattia. Le EID sono correlate alle condizioni ambien-
riguardanti la salute globale: il carico globale di malattia e il proble- tali e socioeconomiche e includono (1) patologie causate da ceppi
ma emergente degli effetti sulla salute del cambiamento climatico. od organismi in evoluzione, come la tubercolosi rifampicina/
Discuteremo quindi i meccanismi di tossicità degli agenti chimici e isoniazide-resistente e multifarmaco-resistente (extensive drug
fisici e tratteremo specifici disordini ambientali, compresi quelli di resistant, XDR), la malaria clorochino-resistente e lo Staphylo-
origine nutrizionale. coccus aureus meticillino-resistente; (2) patologie causate da agen-
ti endemici in alcune specie (ad es. mammiferi selvatici e uccelli)
che sono divenute patogene per le popolazioni umane, come l’HIV
Carico globale di malattia e la sindrome respiratoria severa acuta (SARS); (3) patologie
causate da patogeni già presenti nelle popolazioni umane ma che
Fino all’incirca al 1990 i dati sulla salute mondiale erano frammen- mostrano un recente aumento nell’incidenza, come la dengue.
tari e mancavano di uno standard uniforme di misurazione.1 Da Batteri e rickettsie hanno causato circa il 54% delle patologie
allora un progetto chiamato Il Carico Globale di Malattia (The Glo- infettive emergenti nel mondo durante gli ultimi 60 anni (i virus
bal Burden of Disease, GBD) ha definito gli standard per riportare hanno rappresentato ~25%). I batteri farmaco-resistenti sono
informazioni sulla salute. L’approccio del GBD è ora applicato alla stati il più importante gruppo di patogeni. La loro comparsa è
misurazione del carico imposto dalla patologia ambientale, incluso correlata all’uso degli antibiotici nella terapia e in agricoltura, così
quello causato da patologie trasmissibili e nutrizionali. In aggiunta, come all’urbanizzazione in aree densamente popolate.
un’unità di misura (“metrica”) chiamata DALY (disability-adjusted Durante l’ultima decade, le patologie trasmesse da vettori
life year, anno di vita modificato per la disabilità, una misura basata hanno costituito circa il 29% delle patologie infettive emergenti,
sul tempo che somma gli anni di vita persi a causa di una mortalità un aumento correlabile a cambiamenti ambientali come il riscal-
prematura agli anni di vita interessati da malattia e disabilità), è stata damento globale.4
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 393
Figura 9.2 Fonti e conseguenze dell’aumento dei gas serra. A. Aumenti della temperatura previsti durante il ventunesimo secolo. Differenti proiezioni
di modelli computerizzati hanno anticipato gli aumenti della temperatura da 2 a 5 °C entro l’anno 2100. B. Rilascio di anidride carbonica (CO2) da fonti di
combustione in Cina, dal 1970 al 2005. La Cina ha ormai sorpassato gli Stati Uniti come maggior produttore mondiale di CO2. C. Regioni degli Stati Uniti
in cui i livelli di ozono sono al di sopra degli standard accettati (80 ppb in un periodo di 8 ore). Queste aree comprendono circa 500 contee site perlopiù
nel corridoio della East Coast, nel bacino di Los Angeles e in aree con grandi centrali elettriche a carbone.
394 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
Epidemie di gastroenterite e di malattie infettive, causate dalla citazione di Paracelso nel XVI secolo secondo cui “tutte le so-
contaminazione di acqua e cibo a causa di inondazioni e per stanze sono veleni; il giusto dosaggio distingue il veleno dalla
distruzione degli impianti idrici e fognari dopo forti piogge e altri cura” è ancora più valida oggigiorno, considerata la proliferazione
disastri ambientali. di farmaci con potenziali effetti dannosi.
Patologie infettive trasmesse da vettori, come dengue, malaria, Gli xenobiotici sono sostanze chimiche esogene ambientali pre-
infezione da virus West Nile e sindrome polmonare da hantavi- senti nell’atmosfera, nell’acqua, nel cibo e nel suolo assorbibili nel
rus, come conseguenza di variazioni nel numero di vettori e nella corpo attraverso l’inalazione, l’ingestione e il contatto cutaneo
distribuzione geografica causata dalle aumentate temperature, (Fig. 9.3).
dalle distruzioni dei raccolti e dai più frequenti cicli climatici di Le sostanze chimiche possono essere escrete nelle urine, nelle feci
El Nino. o eliminate con l’aria espirata, o possono accumularsi nell’osso,
Malnutrizione, causata dalla distruzione delle coltivazioni, per- nel grasso, nell’encefalo o in altri tessuti.
lopiù nelle zone tropicali in cui le temperature medie sono vicine Le sostanze chimiche possono agire nel sito di ingresso o in altri
o al di sopra dei livelli di tolleranza delle coltivazioni; si stima che siti a seguito del trasporto nel sangue.
entro il 2080 la produttività agricola potrebbe diminuire del
10-25% in alcuni Paesi in via di sviluppo come conseguenza del
riscaldamento, mentre potrebbe diminuire o persino aumentare
fino al 6% nei Paesi sviluppati con climi più miti.
Figura 9.4 Metabolismo degli xenobiotici. A. Gli xenobiotici possono essere metabolizzati a metaboliti non tossici ed eliminati dall’organismo (detos-
sificazione). B. Il metabolismo degli xenobiotici può anche esitare nella formazione di un metabolita reattivo tossico per le componenti cellulari. Se la ripa-
razione non è efficace, si sviluppano effetti a breve e lungo termine. (Basato su Hodgson E: A Textbook of Modern Toxicology, 3rd ed. Hoboken, NJ, Wiley,
2004)
La maggior parte dei solventi e dei farmaci è lipofila, il che facilita farmaci come paracetamolo, barbiturici e anticonvulsivanti, e
il loro trasposto nel sangue tramite le lipoproteine e la loro pe- partecipa anche al metabolismo dell’alcool (discusso in seguito
netrazione nelle cellule attraverso la membrana plasmatica. in questo capitolo).
Alcuni agenti non vengono modificati dopo l’ingresso nell’orga- Vi è una grande varietà nell’attività del CYP tra gli individui.
nismo, ma la maggior parte dei solventi, dei farmaci e degli La variazione può essere la conseguenza di un polimorfismo ge-
xenobiotici è metabolizzata a formare prodotti inattivi idrosolu- netico in enzimi del CYP specifici ma più frequentemente è dovuta
bili (detossificazione) oppure attivati a formare metaboliti tossici. all’esposizione a farmaci o sostanze chimiche che aumentano o
Le reazioni che metabolizzano gli xenobiotici trasformandoli in diminuiscono l’attività del CYP. Induttori noti del CYP compren-
prodotti non tossici, o che attivano gli xenobiotici e generano dono sostanze chimiche ambientali, farmaci, fumo, alcool e or-
composti tossici (Figg. 9.3 e 9.4), avvengono in due fasi. Nelle moni. Di contro, digiuno e fame possono diminuire l’attività del
reazioni di fase I, le sostanze chimiche vengono sottoposte a CYP.
idrolisi, ossidazione o riduzione. I prodotti delle reazioni di fase Gli induttori del CYP ottengono questo effetto legandosi a re-
I vengono spesso metabolizzati a composti idrosolubili attraverso cettori nucleari, che di conseguenza si eterodimerizzano con il
le reazioni di fase II, che includono glucuronidazione, solfatazio- recettore retinoico X (RXR) a formare un complesso di attivazione
ne, metilazione e coniugazione con glutatione. I composti idro- trascrizionale che si associa con elementi promotori siti nella
solubili vengono escreti rapidamente. Gli enzimi che catalizzano regione posta al 5’ dei geni CYP.10 I recettori nucleari che parte-
la biotrasformazione di xenobiotici e farmaci sono noti con il cipano nella risposta di induzione del CYP includono il recettore
nome di enzimi farmaco-metabolizzanti. degli arilidrocarburi, i recettori attivanti la proliferazione dei peros-
Il più importante catalizzatore delle reazioni di fase I è il sistema sisomi (PPAR) e due recettori nucleari orfani, il recettore costitu-
enzimatico del citocromo P-450 (abbreviato in CYP) sito princi- tivo dell’androstano (CAR) e il recettore X del pregnano (PXR).
palmente nel reticolo endoplasmatico degli epatociti ma presente
anche nelle cellule di cute, polmoni e mucosa gastrointestinale e Questa breve panoramica dei meccanismi generali di tossicità
praticamente in ogni organo.9 I CYP sono una grande famiglia offre una base per la discussione delle patologie ambientali presen-
di enzimi contenenti eme, ciascuno caratterizzato da un’affinità tate in questo capitolo.
preferenziale per substrati differenti. Il sistema catalizza reazioni
che detossificano gli xenobiotici o trasformano gli xenobiotici in
composti attivi che causano danno cellulare. Entrambi i tipi di Inquinamento ambientale
reazione possono produrre, come sottoprodotti, forme reattive
dell’ossigeno (reactive oxygen species, ROS), che possono causare Inquinamento atmosferico
danno cellulare (Cap. 1). Esempi di attivazione metabolica di
sostanze chimiche attraverso il CYP sono la produzione del ra- Per quanto l’aria possa essere preziosa – in particolare per chi ne viene
dicale libero tossico triclorometile dal tetracloruro di carbonio privato – essa porta con sé molte potenziali cause di patologia. I
nel fegato e la generazione di un metabolita in grado di legare il microrganismi presenti nell’aria che contaminano cibo e acqua sono
DNA a partire dal benzo[a]pirene, un cancerogeno presente nel da tempo una delle principali cause di morbilità e mortalità, in par-
fumo di sigaretta. Il CYP metabolizza un gran numero di comuni ticolare nelle nazioni in via di sviluppo. Nelle nazioni industrializzate
396 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
Tabella 9.1 Effetti sulla salute degli agenti inquinanti atmosferici esterni
Sostanza inquinante Popolazioni a rischio Effetti
Dati da Bascom R et al.: Health effects of outdoor air pollution. Am J Respir Crit Care Med 153:477, 1996.
in particolare, i più diffusi nell’aria sono gli inquinanti chimici e capitolo). A eccezione di alcuni commenti sul fumo, le patologie
particellari. In questa sede prenderemo in considerazione questi polmonari causate da inquinanti saranno trattate nel Capitolo 15. I
inquinanti atmosferici presenti all’aperto e in spazi chiusi. maggiori effetti sulla salute degli inquinanti esterni sono descritti
nella Tabella 9.1. Prenderemo qui in esame l’ozono, l’anidride solfo
rosa, i particolati e il monossido di carbonio.
Inquinamento atmosferico esterno Ozono. L’interazione tra radiazioni ultraviolette (UV) e ossigeno
(O2) nella stratosfera porta alla formazione di ozono (O3), che si
L’aria ambiente nelle nazioni industrializzate è contaminata da una accumula nella cosiddetta ozonosfera localizzata da 16 a 48 km al di
sgradevole mistura inodore di inquinanti gassosi e particolati, in sopra della superficie terrestre. Questo strato protegge la vita sulla
specie nelle città e in prossimità di industrie pesanti. Negli Stati Uniti terra assorbendo la radiazioni UV più pericolose emesse dal sole.
la Environmental Protection Agency monitorizza e stabilisce i limiti Durante gli ultimi 30 anni, lo strato di ozono stratosferico è dimi-
massimi consentiti per sei inquinanti: anidride solforosa, monossido nuito sia di spessore sia di entità a causa del diffuso utilizzo di aerosol
di carbonio, ozono, ossido di azoto, piombo e particolato. Nel loro che si innalzano nell’atmosfera superiore e partecipano alle reazioni
insieme questi agenti producono il ben conosciuto smog (dall’inglese chimiche che distruggono l’ozono. La deplezione risultante è stata
smoke – fumo e fog – nebbia) che talvolta soffoca grandi città come più marcata nelle regioni polari, in particolare al di sopra dell’An-
Pechino, Los Angeles, Houston, Il Cairo, Nuova Delhi, Città del tartide, durante i mesi invernali. Il riconoscimento del problema ha
Messico e San Paolo. L’inquinamento atmosferico potrebbe sembrare portato al bando dei clorofluorocarburi come propellenti per aerosol
un fenomeno moderno, ma non è così, dal momento che John Evelyn e la loro sostituzione con idrofluoroalcani, e ciò ha comportato una
scrisse nel 1661 che gli abitanti di Londra soffrivano di “Catharrs, diminuzione dell’entità dei “buchi” nell’ozono della stratosfera.
Phthisicks and Consumptions” (bronchiti, polmoniti e tubercolosi) In opposizione all’ozono “buono” della stratosfera, l’ozono che si
e respiravano “nient’altro che una nebbia spessa e impura, accompa- accumula nell’atmosfera inferiore (ozono a livello del terreno) è uno
gnata da un vapore fuligginoso e sudicio, che li rende proni a mille degli inquinanti atmosferici più dannosi (si veda Fig. 9.2). L’ozono a
inconvenienti, corrompendo i polmoni e mettendo a soqquadro livello terra è un gas formato dalla reazione tra ossidi di azoto e
l’intera costituzione dei loro corpi.” La prima legge di controllo am- composti organici volatili in presenza di luce. Queste sostanze chi-
bientale, proclamata da Edoardo I nel 1306, era lineare nella sua miche vengono rilasciate dalle emissioni industriali e dagli scarichi
semplicità: “Chiunque sarà trovato colpevole di aver bruciato carbone dei veicoli a motore. La tossicità dell’ozono è in gran parte mediata
patirà la perdita della propria testa.” Quindi, quello che è cambiato dalla produzione di radicali liberi, che danneggiano le cellule epite-
nell’epoca moderna sono la natura e le fonti degli inquinanti atmo- liali lungo le vie respiratorie e le cellule alveolari di tipo I, e causano
sferici e le tipologie di regolamentazione che controllano la loro il rilascio di mediatori dell’infiammazione. Gli individui sani esposti
emissione. all’ozono sperimentano infiammazione del tratto respiratorio supe-
Per quanto siano i polmoni a subire la maggior parte delle con- riore e sintomi lievi (funzione polmonare diminuita e senso di op-
seguenze avverse, gli inquinanti atmosferici possono influire su molti pressione toracico), ma l’esposizione è molto più pericolosa per
sistemi d’organo (si veda, ad esempio, la discussione sull’avvelena- individui affetti da asma o enfisema. L’asma indotta da ozono è as
mento da piombo e sugli effetti del monossido di carbonio in questo sociata a iper-reattività delle vie aeree e neutrofilia.11
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 397
Piombo
L’esposizione al piombo avviene tramite aria contaminata, cibo e
acqua. Per la maggior parte del XX secolo le maggiori fonti di piom-
bo nell’ambiente erano le pitture murali per abitazioni contenenti
piombo e benzina. Sebbene siano stati fissati dei limiti per le quantità
di piombo contenute nelle vernici residenziali e la benzina con
piombo sia praticamente scomparsa negli Stati Uniti, la contamina-
zione da piombo resta un importante pericolo per la salute, in par-
ticolare per i bambini. Il richiamo su vasta scala di giocattoli conte-
nenti piombo nel 2007 ha messo in allarme l’opinione pubblica sui
pericoli dell’esposizione al piombo. Vi sono molte fonti di piombo
nell’ambiente, come quella provenienti da miniere, fonderie, batterie
e vernici spray, che costituiscono rischi occupazionali. Tuttavia, la
vernice al piombo in sfaldamento nelle vecchie abitazioni e la conta-
minazione del suolo pongono i maggiori pericoli per i giovani, e può
verificarsi un’ingestione fino a 200 mg/giorno. Durante gli ultimi 30
anni il livello medio di piombemia nei bambini in età prescolare è
diminuito da 15 mg/dl al livello attuale di meno di 2 mg/dl. Tuttavia,
i livelli di piombemia nei bambini che vivono in case più vecchie
che contengono vernice a base di piombo o polvere contaminata da
piombo, spesso superano il livello massimale concesso di 10 mg/dl.
L’intossicazione subclinica da piombo può verificarsi in bambini
esposti a livelli inferiori a 10 mg/dl, determinando basse capacità Figura 9.5 Effetti dell’avvelenamento da piombo nei bambini in rapporto
intellettuali, problemi comportamentali come l’iperattività, e scarse ai livelli ematici. (Modificato da Bellinger DC, Bellinger AM: Childhood lead
poisoning: the tortuous path from science to policy. J Clin Invest 116:853,
capacità organizzative.14,15 L’avvelenamento da piombo, sebbene 2006)
meno comune negli adulti, si verifica perlopiù come rischio occu-
pazionale negli individui coinvolti nella produzione di batterie,
pigmenti, radiatori per automobili e lattine. Le principali caratteri- ma la più ovvia è una anemia microcitica, ipocromica che deriva
stiche cliniche dell’avvelenamento da piombo in bambini e adulti dalla soppressione della sintesi dell’emoglobina.
sono mostrate nelle Figure 9.5 e 9.6.
La maggior parte del piombo assorbito (dall’80 all’85%) viene Per la diagnosi di avvelenamento da piombo bisogna sempre
incorporato nell’osso e nei denti in via di sviluppo, dove compete tenere in considerazione la sua diffusione. Nei bambini può essere
con il calcio; la sua vita media nell’osso va da 20 a 30 anni. Alti livelli sospettata sulla base delle modificazioni neurologiche e comporta-
di piombo causano disturbi nel SNC in adulti e bambini, ma le neu- mentali, o da un’anemia non spiegata con punteggiature basofile nei
ropatie periferiche predominano negli adulti. I bambini assorbono globuli rossi. La diagnosi definitiva richiede il riscontro di livelli
più del 50% del piombo ingerito (rispetto a 15% negli adulti); elevati di piombemia e protoporfirina eritrocitaria ematica libera
l’assorbimento intestinale più elevato e la barriera ematoencefalica (o legata allo zinco).
più permeabile dei bambini determinano un’elevata suscettibilità al
danno encefalico. Gli effetti neurotossici del piombo sono attribuiti
all’inibizione dei neurotrasmettitori causata dalla distruzione Morfologia I maggiori bersagli anatomici della tossicità da
dell’omeostasi del calcio. Altri effetti dell’esposizione al piombo sono piombo sono il midollo osseo e il sangue, il sistema nervoso,
elencati in basso. il tratto gastrointestinale e i reni (si veda Fig. 9.6).
Le variazioni nel sangue e nel midollo osseo avvengono
Il piombo interferisce con il normale rimodellamento della carti- piuttosto presto e sono caratteristiche. L’inibizione della fer
lagine e delle trabecole primarie dell’osso nelle epifisi dei bambini. rochelatasi da parte del piombo esita nella comparsa di si-
Questo causa un aumento della densità ossea riscontrata come deroblasti ad anello, precursori eritrocitari con mitocondri
“linee del piombo” radio-opache (Fig. 9.7; un’altra linea del piom- carichi di ferro che vengono evidenziati con una colorazione
bo compare nelle gengive come esito dell’iperpigmentazione). Il con il blu di Prussia. Nel sangue periferico si evidenzia
piombo inibisce la guarigione delle fratture aumentando la con- un’anemia microcitica ipocromica dovuta al difetto nella
drogenesi e ritardando la mineralizzazione della cartilagine. sintesi dell’emoglobina, spesso accompagnata da una lieve
Il piombo inibisce l’attività dei due enzimi coinvolti nella sintesi emolisi. Ancora più distintiva è la punteggiatura basofila
dell’eme, la acido d-aminolevulinico-deidratasi e la ferrochelatasi. degli eritrociti.
La ferrochelatasi catalizza l’incorporazione del ferro nella proto- Il danno cerebrale è solito verificarsi nei bambini. Può essere
porfirina e la sua inibizione causa un innalzamento nei livelli di molto contenuto, determinando una lieve disfunzione,
protoporfirina. Il risultante deficit di eme causa varie anomalie,
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 399
mercurio sono il pesce contaminato (metilmercurio) e i vapori di Le forme più tossiche di arsenico sono i composti trivalenti:
mercurio rilasciati dal mercurio metallico nelle amalgame dentarie, triossido di arsenico, arsenicato di sodio e tricloruro di arsenico.19
un possibile rischio occupazionale per i lavoratori in campo odon- Se ingerito in grandi quantità, causa effetti tossici acuti consistenti
toiatrico. In alcune zone del mondo il mercurio utilizzato nell’estra- in gravi disturbi, spesso fatali dei sistemi gastrointestinale, cardiova-
zione dell’oro ha contaminato fiumi e corsi d’acqua. scolare e nervoso centrale. Questi effetti sono attribuibili all’interfe-
Il mercurio inorganico proveniente dalla naturale degassificazione renza con la fosforilazione ossidativa mitocondriale, dal momento
della crosta terrestre o dalla contaminazione industriale è convertito che l’arsenico trivalente può sostituire i fosfati nell’adenosina trifo-
dai batteri in composti organici come il metilmercurio. Il metilmer- sfato. Gli effetti neurologici compaiono solitamente da 2 a 8 settimane
curio entra nella catena alimentare e nei pesci carnivori come il pesce dopo l’esposizione e consistono in una neuropatia sensomotoria che
spada, lo squalo e il pomatomo, il mercurio può arrivare a concen- causa parestesia, intorpidimento e dolore. La conseguenza più grave
trazioni milioni di volte più alte che nell’acqua circostante. I disastri dell’esposizione cronica è l’aumento del rischio di insorgenza di cancro
causati dal consumo di pesce contaminato dal rilascio di metilmer- in quasi tutti i tessuti, ma in particolare nei polmoni e nella cute.
curio da fonti industriali nella baia di Minamata e nel fiume Agano L’esposizione cronica all’arsenico provoca alterazioni cutanee che
in Giappone hanno causato mortalità e morbilità diffusa. In Iraq nel consistono in iperpigmentazione e ipercheratosi, che possono essere
1971, l’esposizione acuta attraverso il consumo di pane impastato seguite dallo sviluppo di carcinomi a cellule basali e squamose. Le
con farina di grano contenente un fungicida a base di metilmercurio neoplasie cutanee indotte dall’arsenico si differenziano da quelle
esitò in centinaia di morti e migliaia di ospedalizzazioni. Le mani- indotte dalla luce solare; sono spesso multiple e solitamente compa-
festazioni mediche associate all’episodio di Minamata divennero iono sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi. I meccanismi della
note come malattia di Minamata e includono paralisi cerebrale, carcinogenesi da arsenico in cute e polmoni non sono stati chiariti
sordità, cecità, ritardo mentale e difetti maggiori del SNC nei bam- ma potrebbero coinvolgere difetti nel sistema di taglio e riparo dei
bini esposti in utero. Per ragioni non chiare lo sviluppo del cervello nucleotidi che proteggono dal danno al DNA.18 Studi recenti sugge-
è estremamente sensibile al metilmercurio. La liposolubilità del me- riscono che l’esposizione cronica all’arsenico nell’acqua potabile può
tilmercurio e del mercurio metallico facilitano il loro accumulo anche causare patologie respiratorie non maligne.20
nell’encefalo, disturbando le funzioni neuromotorie, cognitive e
comportamentali.16 Il mercurio lega con affinità elevata i gruppi Cadmio
tiolici, una proprietà che contribuisce alla sua tossicità. Il glutatione
intracellulare, che agisce come donatore di tiolo, è il meccanismo La tossicità da cadmio è un problema relativamente moderno, al
protettivo principale contro il danno al SNC e ai reni indotto da contrario di quanto accade per gli altri metalli discussi in questa
mercurio. sezione. È un inquinante occupazionale e ambientale generato dalle
Il mercurio continua a essere rilasciato nell’ambiente da centrali miniere, dalla galvanostegia e dalla produzione di batterie al nickel-
elettriche e altre fonti industriali, e vi sono gravi preoccupazioni sui cadmio, solitamente smaltite come rifiuti domestici. Il cadmio può
livelli dell’esposizione cronica alle basse quantità di metilmercurio contaminare il suolo e i vegetali, direttamente o attraverso fertiliz-
nell’alimentazione. Per proteggere da un potenziale danno cerebrale zanti e acqua di irrigazione. Il cibo è la più importante fonte di
fetale, i Centers for Disease Control and Prevention consigliano che esposizione al cadmio per la popolazione in generale. Gli effetti tossici
le donne incinte riducano al minimo il loro consumo di pesce noto di un eccesso di cadmio consistono in una patologia polmonare ostrut-
per contenere mercurio. Vi è stata una grande pubblicità riguardo tiva causata dalla necrosi dei macrofagi alveolari e in un danno renale,
una possibile relazione tra il thimerosal (un composto contenente che inizia nei tuboli e può progredire a patologia renale di stadio
etilmercurio, usato fino a poco tempo fa come conservante in alcuni terminale. L’esposizione al cadmio può anche causare anomalie
vaccini) e lo sviluppo di autismo, ma i diversi studi effettuati non scheletriche associate alla perdita di calcio. L’acqua contenente
sono riusciti a dimostrare l’esistenza di una relazione causale.17 cadmio usata per irrigare le risaie in Giappone causava una patologia
nelle donne in postmenopausa nota come “Itai-Itai” (ahi-ahi), una
combinazione di osteoporosi e osteomalacia associata a nefropatia.
Arsenico
L’esposizione al cadmio è anche associata a un rischio elevato di
L’arsenico era il veleno d’elezione nell’Italia del Rinascimento e i cancro polmonare, dimostrato nei lavoratori esposti e nelle popola-
membri delle famiglie Borgia e Medici erano praticanti molto abili zioni residenti in prossimità di fonderie di zinco.21 Il cadmio non è
di quest’“arte”. A causa del suo utilizzo preferenziale come strumento direttamente genotossico e più probabilmente determina danno al
di morte nelle famiglie reali, l’arsenico è stato definito “il veleno dei DNA tramite la generazione di specie reattive dell’ossigeno (Cap. 1).
re e il re dei veleni.” 18 L’avvelenamento volontario con arsenico è Una recente statistica ha mostrato che il 5% della popolazione sta-
estremamente raro oggigiorno, ma l’esposizione all’arsenico è un tunitense di età pari o superiore a 20 anni ha livelli urinari di cadmio
importante problema di salute in molte aree del mondo. L’arsenico che potrebbero determinare danno renale subdolo e perdita di
si trova naturalmente nel suolo e nell’acqua ed è utilizzato in prodotti calcio.
come i conservanti del legno, così come negli erbicidi e in altri pro
dotti agricoli. Può essere rilasciato nell’ambiente da miniere e fon-
derie. L’arsenico è presente nella medicina erboristica cinese e Rischi occupazionali per la salute:
indiana, e il triossido di arsenico è utilizzato nel trattamento delle
ricadute della leucemia promielocitica acuta. Grandi concentrazioni
esposizioni industriali e agricole
di arsenico inorganico sono presenti nell’acqua a livello del suolo ad
uso potabile in paesi come Bangladesh, Cile e Cina. Tra 35 e 77 Più di 10 milioni di infortuni e circa 100.000 morti avvengono
milioni di persone in Bangladesh bevono acqua contaminata da annualmente negli Stati Uniti come conseguenza di incidenti e
arsenico, che costituisce di conseguenza il maggiore rischio cance- patologie legati al lavoro. Gli incidenti legati al lavoro sono il pro-
rogeno ambientale mai riscontrato. blema più grande nei Paesi in via di sviluppo, mentre nei Paesi
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 401
Dati da Leigh JP et al.: Occupational injury and illness in the United States. Estimates of costs, morbidity, and mortality, Arch Intern Med 157:1557, 1997;
Mitchell FL: Hazardous waste. In Rom WN (ed): Environmental and Occupational Medicine, 2nd ed. Boston, Little, Brown, 1992, p. 1275; e Levi PE: Classes
of toxic chemicals. In Hodgson E, Levi PE (eds): A Textbook of Modern Toxicology. Stamford, CT, Appleton & Lange, 1997, p. 229.
i ndustrializzati sono più frequenti le patologie professionali. Nel midollare dose-dipendente e ad un aumentato rischio di leucemia
mondo, la quota di patologie attribuita all’esposizione occupazionale mieloide acuta.
include il 13% di tutti i casi di patologia polmonare ostruttiva cro- Gli idrocarburi policiclici possono essere rilasciati durante la
nica, il 9% dei cancri polmonari e il 2% delle leucemie. Le esposizioni combustione di combustibili fossili, in particolare quando car-
industriali ad agenti tossici sono tanto varie quanto le industrie bone e gas vengono bruciati a temperature elevate (come nelle
stesse. Spaziano dalla semplice irritazione della mucosa respiratoria acciaierie), e sono anche presenti nel catrame e nella fuliggine
dovuta ai vapori di formaldeide o ammoniaca al cancro polmonare (Pott identificò la fuliggine come la causa del cancro allo scroto
indotto dall’esposizione ad amianto, arsenico o uranio, alla leucemia negli spazzacamini nel 1775, come menzionato nel Capitolo 7).
causata dall’esposizione cronica al benzene. Le patologie umane Gli idrocarburi policiclici sono considerati tra i cancerogeni più
associate a esposizione occupazionale sono elencate nella Tabella 9.2. potenti e le esposizioni industriali sono state implicate nello
Offriamo in questa sede alcuni esempi di importanti agenti che sviluppo di cancro a polmoni e vescica.
contribuiscono alle patologie professionali. La tossicità causata dai Organoclorurati. Gli organoclorurati (e i composti organici alo-
metalli è già stata discussa in questo capitolo. genati in generale) sono prodotti lipofili sintetici che resistono
alla degradazione. Organoclorurati importanti utilizzati come
Enormi quantità di solventi organici sono utilizzati nel mondo. pesticidi includono il DDT (diclorodifeniltricloroetano), il Linda-
Alcuni, come il cloroformio e il tetracloruro di carbonio, si ritro- no, l’Aldrin e il Dieldrin. Organoclorurati non pesticidi includono
vano negli agenti sgrassanti e per la pulitura a secco e nei prodotti i bifenili policlorinati (PCB) e la diossina (TCDD; 2,3,7,8-tetra-
per la rimozione delle vernici. L’esposizione acuta a livelli elevati clorodibenzo-p-diossina). Il DDT venne bandito negli Stati Uniti
di vapori da essi derivati, può causare vertigini e confusione, nel 1973, ma più di metà della popolazione statunitense ha livelli
portando a depressione del sistema nervoso centrale e persino al rilevabili di p, p9-DDE, un metabolita del DDT di lunga durata.
coma. Livelli più bassi sono tossici per fegato e reni. L’esposizione Questa sostanza fu riscontrata persino in individui dai 12 ai 19
dei lavoratori della gomma al benzene e all’1,3-butadiene aumenta anni di età nati dopo il bando del DDT. Il PCB (un’altra sostanza
il rischio di leucemia. Il benzene viene ossidato dal CYP2E1 bandita), la diossina e i PBDE (eteri difenilici polibrominati
epatico a metaboliti tossici che bloccano il differenziamento delle utilizzati come ritardanti di fiamma) sono inoltre rilevabili in
cellule ematopoietiche nel midollo osseo, portando a un’aplasia un’ampia parte della popolazione statunitense. La maggior parte
402 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
degli organoclorurati sono sostanze che alterano il sistema endo- l’inalazione di tabacco dall’ambiente (“fumo passivo”) può causare
crino con attività antiestrogenica o antiandrogenica. cancro al polmone nei non fumatori.22 Il fumo di sigarette causa,
La diossina e i PCB possono causare patologie cutanee come globalmente, più di 5 milioni di morti l’anno, perlopiù per patologie
follicoliti e una dermatosi nota come cloracne caratterizzata da cardiovascolari, vari tipi di cancro e problemi respiratori cronici che
acne, formazione di cisti, iperpigmentazione e ipercheratosi, esitano in un totale di più di 35 milioni di anni di vita persi. Ci si
solitamente intorno al volto e dietro le orecchie. Queste tossine attende che queste stime salgano a 8 milioni di decessi legati al ta-
possono anche causare anomalie nel fegato e nel sistema nervoso bacco entro il 2020, con l’aumento maggiore da attendersi nei Paesi
centrale. Dal momento che i PCB inducono i CYP, i lavoratori in via di sviluppo. Si è stimato che delle persone oggi in vita circa
esposti a queste sostanze possono metabolizzare in modo ano- 500 milioni moriranno di patologie legate al tabacco. Nei soli Stati
malo i farmaci. Disastri ambientali in Giappone e Cina verso la Uniti il tabacco è responsabile di oltre 400.000 morti l’anno, un terzo
fine degli anni Sessanta, causati dal consumo di olio di riso delle quali attribuibili al cancro del polmone. Due terzi dei fumatori
contaminato da PCB durante la sua produzione, causarono l’av- vivono in 10 Paesi, primo dei quali la Cina, che ne accoglie il 30%,
velenamento, ciascuno, di circa 2.000 persone. La prima manife- seguita dall’India con circa il 10%, e successivamente da Indonesia,
stazione della patologia (Yusho in Giappone; Yu-Cheng in Cina) Russia, Stati Uniti, Giappone, Brasile, Bangladesh, Germania e
fu la cloracne e l’iperpigmentazione di pelle e unghie. Uno strano Turchia.
caso di avvelenamento intenzionale da diossina, che finì sulle Il fumo è la causa di morte più facilmente prevenibile. Riduce la
prime pagine di tutto il mondo e fornì un’illustrazione di coper- sopravvivenza complessiva attraverso effetti dose-dipendenti. Ad
tina per la cloracne, coinvolse un futuro presidente ucraino. esempio mentre l’80% della popolazione di non fumatori è viva all’età
L’uomo sviluppò estesa cloracne e sintomi sistemici come conse di 70 anni, solo il 50% dei fumatori sopravvive a questa età (Fig. 9.8).
guenza dell’aver consumato un pasto con aggiunta di diossina L’abitudine al fumo è diminuita nei teenager statunitensi, una ten-
che gli era stato offerto da uno dei suoi “amici” politici. denza che lascia ben sperare. Tuttavia statistiche recenti stimano che
L’inalazione di polveri minerali causa patologie croniche polmonari il 7%, il 14% e il 22% degli studenti di terza media, seconda e quarta
non neoplastiche note come pneumoconiosi. Questo termine si superiore, rispettivamente, avevano usato prodotti a base di tabacco
riferisce anche alle patologie indotte dai particolati organici e durante il mese precedente l’indagine. Ritardare l’età in cui si inizia
inorganici e alle patologie polmonari non neoplastiche indotte a fumare riduce il rischio futuro di cancro al polmone o di altro tipo,
da fumi e vapori chimici. Le più comuni pneumoconiosi sono ma, sfortunatamente, ciò sembra avvenire in età sempre più precoci.
causate dall’esposizione alle polveri di carbone (dall’estrazione La sospensione del fumo riduce fortemente, entro 5 anni, la morta-
mineraria di carbone duro), alla silice (sabbiatura, taglio di pietre lità complessiva e il rischio di morte per patologie cardiovascolari.
ecc.), all’amianto (estrazione mineraria, fabbricazione, lavori di La mortalità da cancro al polmone diminuisce del 21% entro 5 anni,
isolamento) e al berillio (estrazione mineraria, fabbricazione). ma un rischio maggiore rimane per 30 anni.22
L’esposizione a questi agenti avviene quasi sempre sul posto di
lavoro. Tuttavia, l’aumento del rischio di cancro come esito
dell’esposizione all’amianto si estende ai familiari dei lavoratori
di amianto e ad altri individui esposti al di fuori del posto di la-
voro. Le pneumoconiosi e la loro patogenesi sono discusse nel
Capitolo 15.
L’esposizione al cloruro di vinile utilizzato nella sintesi delle resine
poliviniliche può portare allo sviluppo di angiosarcoma epatico,
un raro tipo di tumore epatico.
L’esposizione agli ftalati negli animali da laboratorio causa alte-
razioni endocrine e una sindrome disgenetica testicolare che
comprende ipospadia, criptorchidismo e anomalie delle cellule
testicolari che sono simili alle lesioni di natura solitamente ignota
riscontrate negli esseri umani. Gli ftalati sono plasticizzanti am-
piamente usati nelle plastiche flessibili (come le pellicole alimen-
tari) e nei contenitori medici, come le sacche per sangue e siero.
Una fonte di preoccupazione è che bambini malati possano rice-
vere grandi dosi di ftalati dalle sacche che contengono fluidi
somministrati per via intravenosa, per quanto la tossicità negli
esseri umani non sia stata stabilita con certezza.
Sostanza Effetto
Catrame Cancerogenesi
Benzopirene Cancerogenesi
Nitrosamine Cancerogenesi
Effetti dell’alcool
Il consumo di etanolo in quantità moderate generalmente non è
dannoso, ma in quantità eccessive l’alcool causa seri danni fisici e
psicologici. In questa sezione descriviamo il metabolismo dell’alcool
e le maggiori conseguenze per la salute associate all’abuso alcolico.
Nonostante tutta l’attenzione rivolta alle droghe illegali quali
cocaina ed eroina, l’abuso di alcool è un pericolo più diffuso e miete
molte più vittime. Il 50% degli adulti nel mondo occidentale beve
alcolici, e circa il 5-10% soffre di alcolismo cronico. Si stima che vi
siano più di 10 milioni di alcolisti cronici negli Stati Uniti e che il
consumo di alcool sia responsabile di oltre 100.000 morti ogni anno.
Più del 50% di queste morti sono dovute a incidenti causati da guida
in stato di ebbrezza e da omicidi e suicidi correlati all’alcool, e circa
15.000 morti l’anno sono una conseguenza della cirrosi epatica.
Globalmente l’alcool è responsabile di circa 1,8 milioni di morti
all’anno (3,2% di tutti i decessi). Dopo il consumo, l’etanolo viene
assorbito inalterato nello stomaco e nel piccolo intestino. Viene
quindi distribuito a tutti i tessuti e fluidi del corpo in proporzione
diretta al livello ematico. Meno del 10% viene escreto inalterato
tramite urine, sudore e aria espirata. La quantità liberata è propor-
zionale al livello ematico e forma la base del test “del palloncino”
utilizzato dalle forze di polizia. Una concentrazione di 80 mg/dl nel
Figura 9.11 Il fumo di sigaretta e il consumo di alcool agiscono in modo
sinergico nel determinare il rischio di cancro alla laringe. (Modificato da sangue rappresenta il limite per la definizione legale di guida in stato
Stewart BW, Kleihues P (eds): World Cancer Report. Lyon, IARC Press, di ebbrezza negli Stati Uniti. Per un individuo medio, questa con-
2003) centrazione di alcool può essere raggiunta dopo il consumo di tre
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 405
Figura 9.12 Metabolismo dell’etanolo. Ossidazione dell’etanolo ad acetaldeide tramite tre differenti vie e produzione di acido acetico. Si noti che
l’ossidazione da parte della ADH (alcool deidrogenasi) ha luogo nel citosol; il sistema del citocromo P-450 e della sua isoforma CYP2E1 sono siti nel reticolo
endoplasmatico (microsomi) e la catalasi è sita nei perossisomi. L’ossidazione dell’acetaldeide da parte dell’ALDH (aldeide deidrogenasi) avviene nei mi-
tocondri. L’ossidazione tramite ADH è la via più importante; solo il 5% del metabolismo dell’etanolo è dovuto alla catalasi. L’ossidazione attraverso i CYP
può anche generare specie reattive dell’ossigeno (non mostrate). (Da Parkinson A: Biotransformation of xenobiotics. In Klassen CD [ed]: Casarett and
Doull’s Toxicology: The Basic Science of Poisons, 6th ed. New York, McGraw-Hill, 2001, p 133)
drink standard, è contenuta in 3 bottiglie di birra (da 35 cl), 45 cl di depressivi di sostanze narcotiche, sedative e psicoattive nel sistema
vino o 120-150 cl di alcolici distillati a 40°. La sonnolenza si verifica nervoso centrale. L’ossidazione dell’etanolo produce agenti tossici
a 200 mg/dl, lo stupor a 300 mg/dl e il coma, con possibile arresto e blocca le vie metaboliche. In questa sede ricordiamo solo le alte-
respiratorio, a livelli più alti. La velocità del metabolismo influisce razioni più importanti.
sui livelli di alcool nel sangue. Gli alcolisti cronici possono tollerare
livelli che raggiungono i 700 mg/dl, una situazione in parte spiegabile L’acetaldeide ha molti effetti tossici ed è responsabile di alcuni
dall’accelerato metabolismo dell’etanolo causato da un aumento degli effetti acuti dell’alcool e dello sviluppo del cancro orale.
dell’induzione di 5-10 volte dei CYP epatici descritta di seguito. Gli L’efficienza del metabolismo dell’alcool varia tra le popolazioni,
effetti dell’alcool variano anche in base a età, sesso e tessuto adiposo in dipendenza dai livelli di espressione degli isoenzimi ADH e
corporeo. ALDH e dalla presenza di varianti genetiche che alterano l’attività
La maggior parte dell’alcool nel sangue viene biotrasformata in enzimatica. Circa il 50% degli asiatici ha un’attività dell’ALDH
acetaldeide nel fegato a opera di tre sistemi enzimatici costituiti da molto bassa, dovuta alla sostituzione di una lisina con una glu-
alcool deidrogenasi (ADH), sistema microsomale etanolo-ossidante tammina al residuo 487 (l’allele normale viene chiamato ALDH2*1
(MEOS) e catalasi (Fig. 9.12). Il sistema enzimatico principale coin- e la variante inattiva viene indicata come ALDH2*2). La proteina
volto nel metabolismo dell’alcool è l’ADH, sita nel citosolo degli epa ALDH2*2 ha un’attività negativa dominante, tale che una sola
tociti. Il sistema microsomale etanolo-ossidante partecipa al suo me- copia dell’allele ALDH2*2 riduce significativamente l’attività
tabolismo a livelli ematici elevati di alcool. La catalasi, che usa il dell’ALDH. Gli individui omozigoti per l’allele ALDH2*2 sono
perossido di idrogeno come substrato, è di importanza minore, dal totalmente incapaci di ossidare l’acetaldeide e non tollerano l’alcool,
momento che metabolizza non più del 5% dell’etanolo nel fegato. e sperimentano, dopo l’ingestione, nausea, arrossamento, tachi-
L’acetaldeide prodotta dal metabolismo dell’alcool attraverso l’ADH cardia e iperventilazione.24
o il MEOS viene convertita ad acetato dall’aldeide deidrogenasi L’ossidazione dell’alcool da parte dell’ADH causa la riduzione
(ALDH), acetato che viene quindi utilizzato nella catena respiratoria del nicotinammide adenina dinucleotide (NAD) a NADH, con
mitocondriale. una conseguente diminuzione del NAD e un aumento del NADH.
Il sistema di ossidazione microsomale coinvolge i CYP, in parti- Il NAD è necessario per l’ossidazione degli acidi grassi nel fegato
colare il CYP2E1 sito nel reticolo endoplasmatico liscio. L’induzione e per la conversione del lattato in piruvato. La sua carenza è una
dei CYP da parte dell’alcool spiega l’aumentata suscettibilità degli delle cause principali dell’accumulo di grasso nel fegato degli
alcolisti ad altri composti metabolizzati dallo stesso sistema enzi- alcolisti. L’aumento del rapporto NADH/NAD negli alcolisti
matico, che includono farmaci, anestetici, cancerogeni e solventi causa inoltre acidosi lattica.
industriali. È da notare, tuttavia, che quando l’alcool è presente nel Il metabolismo dell’etanolo nel fegato da parte del CYP2E1 produce
sangue a concentrazioni elevate, compete con gli altri substrati del specie reattive dell’ossigeno e causa perossidazione dei lipidi delle
CYP2E1 e ritarda il catabolismo dei farmaci, potenziando gli effetti membrane cellulari. Tuttavia, il meccanismo preciso responsabile
406 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
del danno cellulare indotto dall’alcool nel fegato non è stato ben quantità minima di alcool che può causare la sindrome fetale
definito. L’alcool causa inoltre il rilascio di endotossina (lipopo- alcolica, ma il consumo durante il primo trimestre di gravidanza
lisaccaride) dai batteri Gram-negativi nella flora intestinale, en- è particolarmente dannoso. Si è stimato che la prevalenza del
dotossina che stimola la produzione di TNF (fattore di necrosi consumo di alcool frequente e smodato tra le donne gravide è
tumorale) e altre citochine da parte di macrofagi e cellule di approssimativamente del 6% e che la sindrome alcolica fetale
Kupffer, portando al danno epatico. colpisce da 1 a 4,8 su 1.000 bambini nati negli Stati Uniti.
Il consumo cronico di alcool è associato a un’aumentata incidenza
Gli effetti avversi dell’etanolo possono essere classificati come di cancro di cavità orale, esofago, fegato e, potenzialmente, seno
acuti o cronici. nelle donne. L’acetaldeide è considerato il principale agente as-
L’alcolismo acuto esercita i suoi effetti principalmente sul SNC, sociato a cancro laringeo ed esofageo indotto da alcool, dal mo-
ma può indurre alterazioni epatiche e gastriche che sono reversibili mento che addotti acetaldeide-DNA sono stati riscontrati in
se il consumo di alcool viene interrotto. Anche con un’assunzione alcuni tumori di questi tessuti. Gli individui con una copia dell’al-
moderata di alcool, si accumulano molteplici goccioline di grasso lele ALDH2*2 che bevono sono a rischio più elevato di sviluppare
nel citoplasma degli epatociti (modificazioni grasse o steatosi epatica). cancro dell’esofago.
Le modificazioni gastriche consistono in gastrite acuta e ulcerazioni. L’etanolo è una sostanziale fonte di energia (calorie vuote). L’al-
Nel SNC l’alcool è un tranquillante che colpisce dapprima le strutture colismo cronico porta a malnutrizione e deficit nutrizionali, in
sottocorticali (probabilmente la formazione reticolare del tronco particolare delle vitamine del gruppo B.
cerebrale alto) che modulano l’attività corticale cerebrale. Di conse-
guenza vi è una stimolazione e un comportamento corticale, motorio E ora, una buona notizia: il vino rosso contiene il resveratrolo, un
e intellettuale alterato. A livelli ematici progressivamente maggiori, composto polifenolico che aumenta la vita media di vermi e mosche,
i neuroni corticali e quindi i centri midollari inferiori vengono de- promuove la longevità nei topi e protegge questi dall’obesità indotta
pressi, inclusi quelli che regolano la respirazione. Può seguire l’ar- dalla dieta e dall’insulino-resistenza. Il resveratrolo contribuisce
resto respiratorio. all’effetto protettivo contro la patologia cardiovascolare nei bevitori
L’alcolismo cronico colpisce non solo il fegato e lo stomaco, ma moderati di vino e potenzialmente offre la chiave di interpretazione
virtualmente tutti gli altri organi e tessuti. Gli alcolisti cronici sof- del “paradosso francese”, una popolazione amante del vino e del cibo
frono di una significativa morbilità e hanno un’aspettativa di vita con una bassa incidenza di obesità e patologie cardiovascolari. Gli
ridotta, collegata principalmente al danno a fegato, tratto gastroin- effetti del resveratrolo sulla longevità sono stati attribuiti all’attiva-
testinale, SNC, sistema cardiovascolare e pancreas. zione da parte di questa sostanza di proteine deacetilanti della fa-
miglia di enzimi Sir2 (sirtuina), che include le istone deacetilasi.
Il fegato è la sede principale di danno cronico. In aggiunta alle Tuttavia, poiché il resveratrolo interagisce anche con numerose altre
modificazioni grasse ricordate precedentemente, l’alcolismo cro proteine, studi tuttora in corso cercano di identificare i meccanismi
nico causa epatite e cirrosi alcolica, come descritto nel Capitolo 18. precisi dei suoi effetti protettivi.26,27
La cirrosi è associata a ipertensione portale e a un aumento del
rischio di sviluppo di carcinoma epatocellulare.
Nel tratto gastrointestinale, l’alcolismo cronico può causare san- Danno da farmaci e sostanze d’abuso
guinamenti massivi dovuti a gastrite, ulcere gastriche o varici
esofagee (associate a cirrosi), che possono risultare fatali. Danno da farmaci (reazioni avverse
Il deficit di tiamina (vitamina B1) è comune negli alcolisti cronici. da farmaci)
Le lesioni principali che risultano da questa carenza sono la
neuropatia periferica e la sindrome di Wernicke-Korsakoff (si Le reazioni avverse da farmaci (Adverse Drug Reactions, ADR) fanno
vedano Tab. 9.9 e Cap. 28); possono anche verificarsi atrofia riferimento agli effetti indesiderati di farmaci che vengono sommi-
cerebrale, degenerazione cerebellare e neuropatia ottica. nistrati in corso di trattamenti terapeutici convenzionali. Queste
L’alcool ha effetti vari sul sistema cardiovascolare. Un danno al reazioni sono estremamente comuni nella pratica medica (Fig. 9.13)
miocardio può produrre cardiomiopatia dilatativa congestizia e colpiscono quasi il 10% dei pazienti ricoverati in ospedale. Si stima
(cardiomiopatia alcolica, discussa nel Capitolo 12). L’alcolismo che in circa il 10% di questi pazienti le ADR siano fatali. La Tabella 9.5
cronico è inoltre associato a un’aumentata incidenza di iperten- elenca comuni reperti patologici nelle ADR e i farmaci più frequen-
sione. È stato riferito che quantità moderate di alcool (circa 20- temente coinvolti. Come si può vedere nella tabella, molti dei farmaci
30 g di assunzione giornaliera, corrispondenti a circa 250 ml di che determinano ADR, come gli agenti antineoplastici, sono molto
vino) aumentano i livelli di lipoproteina ad alta densità (HDL) e potenti, e le reazioni avverse sono rischi previsti del trattamento. In
inibiscono l’aggregazione piastrinica, proteggendo quindi dalla questa sezione, esaminiamo le reazioni avverse a farmaci comune-
patologia cardiaca coronarica. Tuttavia, un consumo elevato di mente usati. Discuteremo dapprima gli effetti avversi della terapia
alcool, con concomitante danno al fegato, esita in una riduzione ormonale sostitutiva (hormonal replacement therapy, HRT), dei con-
dei livelli di HDL, aumentando la probabilità di patologia cardia- traccettivi orali (COr) e degli steroidi anabolizzanti. Seguirà poi una
ca coronarica. discussione sugli effetti del paracetamolo e dell’acido acetilsalicilico,
Un’assunzione eccessiva di alcool aumenta il rischio di pancreatite dal momento che questi farmaci sono di uso comune.
acuta e cronica (Capitolo 19).
L’uso di etanolo durante la gravidanza – secondo quanto ripor- Terapia ormonale sostitutiva (HRT)
tato, anche in quantità molto basse – può causare la sindrome
alcolica fetale.25 È caratterizzata da microcefalia, ritardo di crescita La tipologia più comune di HRT consiste nella somministrazione di
e anomalie facciali nel neonato e, con l’avanzare dell’età del bam- estrogeni insieme a progesterone. A causa del rischio di cancro
bino, una riduzione nella funzione mentale. È difficile stabilire la dell’utero, la terapia estrogenica da sola viene utilizzata esclusivamente
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 407
cutanee
Orticaria, macule, papule, vescicole, petecchie, dermatite esfoliativa, Agenti antineoplastici, sulfamidici, idantoine, alcuni antibiotici
eritemi fissi da farmaci, pigmentazione anomala e molti altri agenti
cardiache
Aritmie Teofillina, idantoine, digossina
Cardiomiopatia Doxorubicina, daunorubicina
renali
Glomerulonefrite Penicillamina
Necrosi tubulare acuta Antibiotici aminoglicosidici, ciclosporina, amfotericina B
Patologia tubulointerstiziale con necrosi papillare Fenacetina, salicilati
polmonari
Asma Salicilati
Polmonite acuta Nitrofurantoina
Fibrosi interstiziale Busulfan, nitrofurantoina, bleomicina
epatiche
sistemiche
Anafilassi Penicillina
Sindrome lupus eritematosa-simile (lupus indotto da farmaci) Idralazina, procainamide
molta attenzione negli ultimi anni. Gli steroidi anabolizzanti sono sufficienza epatica acuta, con una mortalità del 30%. Il sovradosag-
versioni sintetiche del testosterone, e per il miglioramento della gio intenzionale (tentativo di suicidio) è la più comune causa di
performance sono utilizzati in dosi da 10 a 100 volte più alte che tossicità da paracetamolo in Gran Bretagna, mentre negli Stati Uniti
nelle indicazioni terapeutiche. L’elevata concentrazione di testoste- lo è il sovradosaggio non intenzionale, rappresentando circa il 50%
rone e dei suoi derivati inibisce la produzione e il rilascio di ormone dei casi totali di intossicazione.
luteinizzante e di ormone follicolo-stimolante tramite un meccani- Alle dosi terapeutiche, circa il 95% del paracetamolo subisce una
smo di feedback, e aumenta la quantità di estrogeni, che sono pro- detossificazione nel fegato da parte degli enzimi di fase II e viene
dotti a partire dagli steroidi anabolizzanti. Gli steroidi anabolizzanti escreto nell’urina come coniugati glucuronati o solfati (Fig. 9.14).
hanno diversi effetti avversi, tra cui riduzione della crescita negli Circa il 5% o meno viene metabolizzato attraverso l’attività dei CYP
adolescenti, acne, ginecomastia e atrofia testicolare nei maschi e (principalmente CYP2E) a NAPQI (N-acetil-p-benzochinoneimina),
crescita dei peli sul volto e modificazioni mestruali nelle donne. Altri un metabolita altamente reattivo.32,33 Il NAPQI viene normalmente
effetti includono problemi psichiatrici e infarti in età giovanile. Negli coniugato con il glutatione (GSH) ma, se assunto in dosi maggiori,
individui a cui vengono somministrati steroidi anabolizzanti per via il NAPQI non coniugato si accumula e causa danno epatocellulare che
orale può svilupparsi colestasi epatica. porta a necrosi centrolobulare e insufficienza epatica. Il danno pro-
dotto dal NAPQI coinvolge due meccanismi: (1) legame covalente
alle proteine epatiche che causa danno alle membrane cellulari e
Paracetamolo
disfunzione mitocondriale e (2) deplezione di GSH, rendendo gli
Il paracetamolo è l’analgesico più comunemente utilizzato negli Stati epatociti più suscettibili al danno da specie reattive dell’ossigeno. Si
Uniti. È presente in oltre 300 prodotti, da solo o in combinazione deve notare che dal momento che l’alcool induce il CYP2E nel fegato,
con altri agenti. Di conseguenza, la tossicità da paracetamolo è negli alcolisti cronici può determinarsi tossicità a dosi più basse.
comune, ed è responsabile di oltre 50.000 accessi in pronto soccorso La finestra tra la comune dose terapeutica (0,5 g) e la dose tossica
ogni anno. Negli Stati Uniti, è la causa di circa il 50% dei casi di in- (15-25 g) è ampia e il farmaco è solitamente molto sicuro. La tossicità
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 409
Farmaci fenciclidino-simili Canale recettore NMDA per il glutammato Fenciclidina (PCP, polvere d’angelo)
(antagonista) Ketamina
Allucinogeni Recettori per 5-HT2 serotonina (agonista) Dietilamide dell’acido lisergico (LSD)
Mescalina
Psilocibina
Amfetamine
Metamfetamina. Questa droga determinante dipendenza, nota
come “speed” o “meth,” è strettamente correlata all’amfetamina ma
ha effetti più forti sul SNC. Si stima che vi siano circa 500.000 uti-
lizzatori correnti negli Stati Uniti. Circa il 2,5% dei giovani in terza
media e il 6,5% in quarta superiore ha provato la metamfetamina
almeno una volta. Agisce rilasciando dopamina nel cervello, dopa-
mina che inibisce la neurotrasmissione presinaptica nelle sinapsi
corticostriate, rallentando il rilascio del glutammato.34 La metam-
fetamina determina una sensazione di euforia, seguita da un crollo.
L’uso prolungato porta a comportamenti violenti, confusione e tratti
psicotici che includono paranoia e allucinazioni.
MDMA. La MDMA (3,4 metilenediossimetamfetamina) è più
nota come ecstasy. La MDMA è generalmente assunta per via orale.
I suoi effetti, che comprendono euforia e sensazioni simil-allucinogene
che durano da 4 a 6 ore, sono principalmente dovuti a un aumento
nel rilascio di serotonina nel SNC. Questo si accompagna a un’inter-
ferenza nella sintesi di serotonina, determinando una riduzione nella
serotonina che viene ripristinata solo lentamente. L’uso di MDMA
riduce anche il numero di terminali assonici serotoninergici nello
Figura 9.15 L’effetto della cocaina sulla neurotrasmissione. La cocaina striato e nella corteccia e può aumentare gli effetti periferici della
inibisce la ricaptazione dei neurotrasmettitori dopamina e noradrenalina nel
sistema nervoso centrale e periferico. dopamina e degli agenti adrenergici. Le compresse di MDMA possono
essere mescolate con altre sostanze, incluse metamfetamina e cocaina,
che aumentano di molto gli effetti sul SNC.
corpo estraneo da talco o altri adulteranti. Sebbene i granulomi
si formino principalmente nel polmone, vengono talvolta riscon- Marijuana
trati nel sistema fagocitico mononucleato, in particolare in milza,
fegato e linfonodi che drenano le estremità superiori. L’esame a La marijuana, o “erba,” è ricavata dalle foglie delle piante di Cannabis
luce polarizzata spesso evidenzia cristalli di talco intrappolati, sativa, che contiene la sostanza psicoattiva ∆9-tetraidrocannabinolo
talvolta racchiusi da cellule giganti da corpo estraneo. (THC). Circa il 5-10% del THC viene assorbito quando viene fumato
Infezioni. Le complicanze infettive sono comuni. Le quattro sedi in una sigaretta rollata a mano (“spinello”). Nonostante numerosi
in genere colpite sono cute e sottocutanei, le valvole cardiache, studi, la questione centrale, ovvero se la droga abbia persistenti effetti
il fegato e i polmoni. In una serie di pazienti tossicodipendenti negativi fisici e funzionali, resta irrisolta.35 Alcuni degli effetti inde-
ricoverati in ospedale, oltre il 10% mostrava un’endocardite, che siderati possono essere reazioni allergiche o idiosincratiche o essere
assume spesso una forma caratteristica che interessa le valvole potenzialmente correlati a contaminanti nella preparazione piuttosto
cardiache destre, in particolare la tricuspide. La maggior parte dei che a effetti farmacologici della marijuana. Tra gli effetti benefici
casi sono causati da S. aureus, ma sono stati implicati anche della marijuana vi è l’uso potenziale per trattare la nausea secondaria
funghi e un gran numero di altri microrganismi. L’epatite virale è alla chemioterapia antineoplastica e come agente in grado di dimi-
l’infezione più comune tra i tossicodipendenti e viene contratta nuire il dolore in alcune condizioni croniche che sarebbero altrimenti
attraverso la condivisione di aghi sporchi. Negli Stati Uniti, difficili da trattare. La maggior parte degli studi si sono occupati
questa pratica ha portato anche a un’incidenza molto elevata di delle conseguenze funzionali e organiche sul SNC del fumo di ma-
AIDS nei tossicodipendenti che assumono droghe per rijuana. Il suo utilizzo distorce la percezione sensoriale e danneggia
endovena. la coordinazione motoria, ma questi effetti acuti generalmente sva-
Cute. Le lesioni cutanee sono probabilmente il segno rivelatore niscono in 4-5 ore. Con l’uso continuato queste modificazioni pos-
più frequente di dipendenza da eroina. Le modificazioni acute sono trasformarsi in alterazioni cognitive e psicomotorie, come
includono ascessi, cellulite e ulcerazioni dovute alle iniezioni l’incapacità di valutare tempo, velocità e distanza, una frequente
sottocutanee. Le cicatrici nei siti di iniezione, l’iperpigmentazione causa di incidenti automobilistici. La marijuana aumenta la frequenza
412 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
cardiaca e talvolta la pressione sanguigna, e può causare angina in Danno da agenti fisici
individui con patologia coronarica.
Anche il sistema respiratorio è influenzato dall’abitudine cronica
al fumo di marijuana; sono state descritte laringiti, faringiti, bron- Il danno indotto da agenti fisici è suddiviso nelle seguenti categorie:
chiti, tosse e secchezza e sintomi simil-asmatici, insieme a una lieve trauma meccanico, danno termico, danno elettrico e danno prodotto
ma significativa ostruzione delle vie aeree. Le sigarette contenenti da radiazioni ionizzanti. Ciascuna tipologia viene considerata
marijuana contengono anche un gran numero di cancerogeni pre- separatamente.
senti anche nel tabacco. Il fumo di una sigaretta contenente mari-
juana, rispetto a una contenente tabacco, è associato a un aumento Traumi meccanici
di tre volte nella quantità di catrame inalata e ritenuta nei polmoni,
probabilmente a causa del maggiore volume della boccata, dell’ina- Le forze meccaniche possono infliggere una varietà di forme di
lazione più profonda e di un più lungo trattenimento del respiro. danno. Il tipo di danno dipende dalla forma dell’oggetto con cui si
Indipendentemente dall’uso del THC come droga ricreazionale, entra in collisione, dalla quantità di energia scaricata nell’impatto e
un gran numero di studi ha caratterizzato il sistema cannabinoide dai tessuti e organi che subiscono l’impatto. Le lesioni a ossa e testa
endogeno, che consiste dei recettori cannabinoidi CB1 e CB2, e i li- esitano in un danno unico discusso altrove (Cap. 28). Tutti i tessuti
gandi lipidici endogeni noti come endocannabinoidi.36 Questo siste- molli reagiscono in modo simile alle forze meccaniche, e i pattern
ma partecipa nella regolazione dell’asse ipotalamico-pituitario- di lesione possono essere suddivisi in abrasioni, contusioni, lacera-
surrenalico, e modula il controllo dell’appetito, dell’assunzione di zioni, ferite da taglio e ferite da punta. Questo è solo un piccolo
cibo e del bilancio energetico, ma anche della fertilità e del compor- esempio delle varie forme di trauma incontrate dai patologi forensi,
tamento sessuale.37 che hanno a che fare con ferite prodotte da armi da fuoco, armi
bianche e corpi contundenti, incidenti stradali e altre cause. In ag-
giunta alle analisi morfologiche, la patologia forense ora prevede
Altre droghe
metodi molecolari per i test di identità e sofisticati metodi per iden-
La varietà di droghe provate da chi è in cerca di “nuove esperienze” tificare la presenza di sostanze estranee. Dettagli riguardo la pratica
(ad es. “sballi,” “rilassamenti,” “esperienze extracorporee”) ha dell’in- della patologia forense possono essere trovati nei libri di testo
credibile. Nel complesso, si è verificata una diminuzione nell’uso specializzati.
della maggior parte delle sostanze illegali, ma vi sono stati grandi
aumenti nell’abuso di farmaci che necessitano o meno di prescrizio
ne e nell’inalazione di prodotti domestici potenzialmente tossici. Morfologia Un’abrasione è una ferita prodotta da graffio o
Questi farmaci includono diversi stimolanti, tranquillanti, analgesici sfregamento, che esita nella rimozione dello strato superfi-
e allucinogeni (si veda Tab. 9.6). Tra questi vi sono la PCP (fenilci- ciale. Le abrasioni cutanee possono rimuovere esclusiva-
clidina, un anestetico), analgesici come l’ossicodone e l’idrocodone mente lo strato epidermico. Una contusione, o livido, è una
e la ketamina, un agente anestetico utilizzato nella chirurgia animale. lesione solitamente prodotta da un oggetto non affilato ca-
L’inalazione cronica di vapori di vernici spray, di diluenti per vernici ratterizzata da un danno ai vasi sanguigni e dallo stravaso di
e di alcune colle contenenti toluene (“sniffare la colla”) possono sangue nei tessuti (Fig. 9.16 A). Una lacerazione è uno strap-
causare anomalie cognitive e danno cerebrale evidenziabile tramite po o una distensione distruttiva del tessuto causata dall’ap-
risonanza magnetica che varia dalla demenza lieve a grave. Dal plicazione di una forza da parte di un oggetto non affilato
momento che vengono utilizzate accidentalmente e in varie combi- (Fig. 9.16 B). Diversamente dalle incisioni, la maggior parte
nazioni, non si conosce molto degli effetti deleteri a lungo termine delle lacerazioni ha vasi sanguigni a ponte della lesione intatti
della maggior parte di questi agenti. Tuttavia i loro effetti acuti sono e margini frastagliati, irregolari. Una ferita da taglio è quella
chiari: causano comportamento bizzarro e spesso aggressivo che inflitta da uno strumento affilato. I vasi sanguigni a ponte
porta a violenza, umore depresso e idee suicide.
Figura 9.16 A. Contusione dovuta a trauma da corpo contundente. La cute è intatta, ma vi è emorragia dei vasi sottocutanei che produce un’estesa
discromia. B. Lacerazione del cuoio capelluto; sono evidenti le bande a ponte di tessuto fibroso. (Da Department of Pathology, Southwestern Medical
School, Dallas, TX.)
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 413
o struzione delle vie aeree. I gas liposolubili come l’ossido di azoto Ipotermia
e i prodotti della combustione della plastica hanno maggiore pro-
babilità di raggiungere le vie respiratorie profonde, causando Prolungate esposizioni a basse temperature ambientali causano
polmonite. ipotermia, una condizione che si osserva fin troppo frequentemente
Nei sopravvissuti alle ustioni lo sviluppo di cicatrici ipertrofiche, tra i “senza tetto”. Elevata umidità, abiti bagnati e dilatazione dei vasi
sia al sito dell’ustione originaria sia nei siti di prelievo degli innesti, sanguigni superficiali derivante dall’ingestione di alcool rendono
e il prurito possono divenire un problema di lunga durata difficile più rapido l’abbassamento della temperatura corporea. A una tem-
da trattare. Le cicatrici ipertrofiche dopo lesioni da ustione potreb- peratura corporea di circa 32 °C, si determina perdita di conoscenza,
bero essere una conseguenza della continua angiogenesi nella ferita seguita da bradicardia e fibrillazione atriale a temperature interne
causata dall’eccesso di neuropeptidi, come la sostanza P, rilasciati più basse.
dalle terminazioni nervose lesionate.39 L’ipotermia causa danni attraverso due meccanismi:
per asfissia. La corrente generata da sorgenti ad alto voltaggio causa 100 erg/g di tessuto, equivale a un’esposizione tissutale di 100 Rads
danno simile; tuttavia, a causa dell’alto flusso di corrente generato, (Radiation absorbed dose, dose assorbita di radiazione), abbre-
è più probabile che queste correnti producano paralisi dei centri viato in R. L’uso del termine cGy ha attualmente sostituito il
midollari e ustioni ampie. Il fulmine è una classica fonte di lesione Rad.
elettrica ad alto voltaggio. Il Sievert (Sv) è un’unità di dose equivalente che dipende dagli
Studi precedenti hanno collegato l’esposizione a campi magnetici effetti biologici piuttosto che fisici della radiazione (ha sostituito
ad alto voltaggio a un aumento del rischio di cancro, in particolare un’unità detta “rem”). A parità di dose assorbita, vari tipi di
leucemia, tra i lavoratori delle linee ad alta tensione e tra i bambini radiazioni differiscono nell’entità del danno che producono. La
che risiedono vicino a linee dell’alta tensione. Tuttavia ulteriori dose equivalente funge da controllo per questa variazione e
analisi non sono state in grado di dimostrare una solida associazione fornisce quindi una misura uniforme della dose biologica. La
tra queste esposizioni e lo sviluppo di cancro. I campi elettrici e dose equivalente (espressa in Sievert) corrisponde alla dose as-
magnetici e le radiazioni a microonde, se sufficientemente intensi, sorbita (espressa in Gray) moltiplicata per l’efficacia biologica
possono determinare ustioni, solitamente della cute e dei tessuti relativa della radiazione. L’efficacia biologica relativa dipende
connettivi soggiacenti, ed entrambe le forme di radiazione possono dal tipo di radiazione, dal tipo e dal volume di tessuto esposto,
interferire con i pacemaker cardiaci. dalla durata dell’esposizione e da altri fattori biologici (discussi
di seguito). La dose efficace di raggi X nelle radiografie e nella
TC viene comunemente espressa in millisievert (mSv). Per i
Danno prodotto da radiazioni
raggi X, 1 mSv = 1 mGy.
ionizzanti
La radiazione è energia che viaggia sotto forma di onde o di particelle Principali fattori determinanti gli effetti biologici delle radiazioni
ad alta velocità. Le radiazioni coprono un vasto range di energie che ionizzanti. In aggiunta alle proprietà fisiche della radiazione, i suoi
spaziano lungo lo spettro elettromagnetico e sono classificabili in effetti biologici dipendono fortemente dai seguenti fattori.
radiazioni non ionizzanti e ionizzanti. L’energia delle radiazioni non
ionizzanti come i raggi UV e la luce infrarossa, le microonde e le Tasso di somministrazione. Il tasso di somministrazione modifica
onde sonore può muovere gli atomi in una molecola o determinarne sostanzialmente l’effetto biologico. Sebbene l’effetto dell’energia
una vibrazione, ma non è sufficiente a spostare gli elettroni legati radiante sia cumulativo, dosi suddivise possono permettere alle
agli atomi. Al contrario, una radiazione ionizzante ha energia suffi- cellule di riparare parte del danno tra le esposizioni. Quindi, dosi
ciente per rimuovere gli elettroni legati saldamente. La collisione degli frazionate di energia radiante hanno un effetto cumulativo solo
elettroni con altre molecole rilascia elettroni in una reazione a ca- nella misura in cui la riparazione durante gli intervalli “di guari-
scata, definita ionizzazione. Le sorgenti principali di radiazioni io- gione” è incompleta. La terapia radiante dei tumori sfrutta la
nizzanti sono i raggi X e i raggi gamma (onde elettromagnetiche di capacità generale delle cellule normali di autoripararsi e di guarire
frequenza molto elevata), neutroni ad alta energia, particelle alfa più rapidamente rispetto alle cellule tumorali e di non subire
(composte da due protoni e due neutroni) e particelle beta, che sono altrettanto danno cumulativo da radiazioni.
sostanzialmente elettroni. Per dosi equivalenti di energia, le parti- Dimensioni del campo. Le dimensioni del campo esposto alle
celle alfa inducono danni in un’area ristretta, mentre i raggi X e radiazioni hanno una grande influenza sulle sue conseguenze. Il
gamma dissipano energia lungo un percorso più lungo e profondo corpo sopporta dosi relativamente alte di radiazioni se sommi-
e producono danni considerevolmente minori per unità di tessuto. nistrate a piccoli campi attentamente schermati, mentre piccole
Circa il 25% della dose totale di radiazione ionizzante ricevuta dalla dosi somministrate a campi più grandi possono essere letali.
popolazione statunitense è dovuta alle attività umane, perlopiù Proliferazione cellulare. Dal momento che le radiazioni ionizzanti
originata da apparecchiature e radioisotopi medici. danneggiano il DNA, le cellule in rapida divisione sono più vul-
Le radiazioni ionizzanti sono una spada a doppio taglio. Sono nerabili al danno rispetto alle cellule quiescenti (Fig. 9.17). In
indispensabili nella pratica medica, dal momento che vengono cellule non in divisione, come quelle di encefalo e miocardio, il
utilizzate nel trattamento del cancro, nell’imaging diagnostico e nei danno al DNA è compatibile con la sopravvivenza, eccetto che a
radioisotopi terapeutici o diagnostici, ma producono effetti avversi dosi molto alte che danneggiano la trascrizione del DNA. Tutta-
a breve e lungo termine come fibrosi, mutagenesi, cancerogenesi e via, nelle cellule in divisione, alcuni tipi di mutazione e anomalie
teratogenesi.41 cromosomiche sono riconosciute da checkpoint del ciclo cellu-
Unità di misura della radiazione. Per descrivere le dosi di ra- lare, che danno il via a eventi che portano a un arresto della
diazioni vengono utilizzati diversi termini in un certo modo con- crescita e ad apoptosi. Comprensibilmente, quindi, i tessuti con
fondenti. Questo avviene dal momento che la radiazione viene un alto tasso di divisione cellulare, come gonadi, midollo osseo,
misurata in tre modi diversi. Questi sono la quantità di radiazione tessuto linfatico e mucosa del tratto gastrointestinale, sono estre-
emessa da una sorgente, la dose di radiazione assorbita da una per- mamente vulnerabili alle radiazioni, e il danno si manifesta pre-
sona e l’effetto biologico della radiazione e sono di seguito cocemente dopo l’esposizione.
descritte. Effetti dell’ossigeno e ipossia. La produzione di specie reattive
dell’ossigeno dovuta alla radiolisi dell’acqua, è il più importante
Il Curie (Ci) rappresenta la disintegrazione al secondo di un ra- meccanismo di danno al DNA da parte delle radiazioni ionizzanti.
dionuclide (radioisotopo). Un Ci equivale a 3,7 × 1010 disintegra- Tessuti scarsamente vascolarizzati con scarsa ossigenazione, come
zioni al secondo. Si tratta di un’espressione della quantità di il centro dei tumori in rapida crescita, sono generalmente meno
radiazione emessa da una sorgente. sensibili alla terapia radiante rispetto ai tessuti non ipossici.
Il Gray (Gy) è l’unità che esprime l’energia assorbita dal tessuto Danno vascolare. Il danno alle cellule endoteliali, che sono mo-
bersaglio per unità di massa. Corrisponde all’assorbimento di deratamente sensibili alle radiazioni, può causare restringimento
104 erg/g di tessuto. Il centigray (cGy), che è l’assorbimento di od occlusione dei vasi sanguigni portando a guarigione alterata,
416 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
Figura 9.17 Effetti delle radiazioni ionizzanti sul DNA e loro conse-
guenze. Gli effetti sul DNA possono essere diretti o, più importante, in-
diretti, attraverso la formazione di radicali liberi.
Perdita temporanea Cute 3,0-5,0 Irradiazione total-body. L’esposizione di ampie aree del corpo
dei peli
a dosi anche molto piccole di radiazioni può avere effetti devastanti.
Sterilità permanente Testicolo 3,5 Dosaggi al di sotto di 1 Sv determinano sintomi scarsi o nulli. Tut-
tavia, livelli più elevati di esposizione causano effetti sulla salute noti
Cataratta Cristallino 5,0 come sindromi da radiazioni acute, che a dosi progressivamente più
alte coinvolgono i sistemi ematopoietico, gastrointestinale e nervoso
centrale. Le sindromi associate a esposizione total-body alle radia-
zioni ionizzanti sono presentate nella Tabella 9.8.
anomale di morfologia nucleare. Possono comparire cellule Effetti acuti sui sistemi ematopoietico e linfatico. I sistemi
giganti con nuclei pleomorfi o più di un nucleo e persistere ematopoietico e linfatico sono estremamente suscettibili al danno da
per anni dopo l’esposizione. A dosi estremamente elevate di radiazione e meritano una trattazione particolare. Ad alti dosaggi
energia radiante, appaiono rapidamente i segni di necrosi e con campi di esposizione ampi, può comparire una grave linfo-
cellulare, come picnosi nucleare e lisi. penia entro qualche ora dall’irradiazione, insieme a una diminu-
Oltre che colpire il DNA e i nuclei, l’energia radiante può zione di volume dei linfonodi e della milza. Le radiazioni distrug-
indurre una serie di modificazioni citoplasmatiche, compreso gono direttamente i linfociti, sia nel sangue circolante sia nei tessuti
rigonfiamento citoplasmatico, distorsione mitocondriale e (linfonodi, milza, timo, lume intestinale). A dosi subletali di radia-
degenerazione del reticolo endoplasmatico. La membrana zioni, la rigenerazione da precursori vitali è rapida, portando al
plasmatica si rompe e si possono osservare difetti focali. ripristino della normale conta linfocitaria nel sangue in qualche
La costellazione istologica del pleomorfismo cellulare, della settimana o mese. I precursori ematopoietici nel midollo osseo sono
formazione di cellule giganti, delle modificazioni conforma- a loro volta piuttosto sensibili all’energia radiante, ciò determina
zionali nei nuclei e delle figure mitotiche anomale crea una un’aplasia midollare dose-dipendente. Dosi molto alte di radiazione
somiglianza non casuale tra le cellule danneggiate dalle ra- uccidono le cellule staminali del midollo osseo e inducono aplasia
diazioni e le cellule cancerose, un problema che affligge il permanente (anemia aplastica), mentre a dosi più basse l’aplasia è
patologo quando osserva tessuti postirradiazione per valu- transitoria. La conta dei granulociti circolanti può innalzarsi in un
tare la possibile persistenza di cellule tumorali. primo momento ma comincia a scendere verso la fine della prima
A livello microscopico, nei tessuti irradiati, prevalgono le settimana. Durante la seconda settimana possono essere raggiunti
alterazioni vascolari e la fibrosi interstiziale (Fig. 9.20). Im- livelli prossimi allo zero. Se il paziente sopravvive, il ripristino della
mediatamente dopo l’irradiazione, i vasi possono mostrare normale conta granulocitica può richiedere da 2 a 3 mesi. Le pia-
solo dilatazione. Con il tempo, o con dosi più elevate, strine sono colpite in modo simile, con il nadir della conta che
si verifica qualche tempo dopo rispetto a quanto accade per i
Figura 9.20 Fibrosi e modificazioni vascolari nelle ghiandole salivari provocate da terapia radiante della regione del collo. A. Ghiandola salivare normale.
B. Fibrosi provocata da radiazioni. C. Fibrosi e modificazioni vascolari che consistono in un ispessimento fibrointimale e sclerosi arteriolare. V, lume del
vaso; I, intima ispessita. (Per gentile concessione del Dr. Melissa Upton, Department of Pathology, University of Washington, Seattle, WA)
granulociti; il recupero è ugualmente più tardivo. La conta degli Danno al DNA e cancerogenesi. Le radiazioni ionizzanti pos-
eritrociti si abbassa, l’anemia compare dopo 2-3 settimane e può sono causare molteplici tipologie di danno al DNA, inclusi danno
persistere per mesi. di singole basi, rotture a singolo e doppio filamento e legami crociati
Fibrosi. Una comune conseguenza della terapia radiante antine- tra proteine e DNA. Nelle cellule che sopravvivono, i difetti semplici
oplastica è lo sviluppo di fibrosi nel tessuto incluso nel campo irra- possono essere riparati da vari sistemi enzimatici presenti nella
diato (si veda Fig. 9.20). La fibrosi può verificarsi settimane o mesi maggior parte delle cellule dei mammiferi (Cap. 7). Tuttavia, il danno
dopo l’irradiazione come conseguenza della sostituzione delle cellule più grave al DNA è causato dalle rotture a doppio filamento (Double-
parenchimali morte da parte di tessuto connettivo, portando alla Stranded Breaks, DSB). Due tipi di meccanismo possono riparare i
formazione di cicatrici e adesioni (Cap. 3). Il danno vascolare, l’uc- DSB nelle cellule dei mammiferi: la ricombinazione omologa e la
cisione delle cellule staminali tissutali e il rilascio di citochine e che- saldatura delle estremità non omologhe (NonHomologous End Joining,
mochine che promuovono la reazione infiammatoria e l’attivazione NHEJ), quest’ultima è la via di riparazione più comune. La ripara-
dei fibroblasti sono i principali responsabili dello sviluppo della fibrosi zione del DNA attraverso la NHEJ produce spesso mutazioni, com-
indotta da radiazioni (Figg. 9.21 e 9.22). Siti comuni di fibrosi dopo prese piccole delezioni o duplicazioni, o grossolane aberrazioni
il trattamento radiante sono i polmoni, le ghiandole salivari dopo cromosomiche come traslocazioni e inversioni. Se la replicazione di
terapia radiante per tumori del distretto testa-collo e le aree colorettale cellule contenenti DSB non viene fermata dai controlli dei checkpoint
e pelvica dopo il trattamento per il cancro della prostata. del ciclo cellulare (Cap. 3), le cellule con danno cromosomico
persistono e possono dare inizio alla cancerogenesi molti anni più Patologie nutrizionali
tardi. Più di recente è stato riconosciuto che queste cellule anomale
possono avere anche un “bystander effect” (effetto passante), ovvero,
possono promuovere la crescita di cellule circostanti non irradiate La malnutrizione, chiamata anche malnutrizione protido-energetica
attraverso la produzione di fattori di crescita e citochine.42,43 I by- (Protein Energy Malnutrition, PEM), è la conseguenza di un’inade-
stander effects sono definiti come gli effetti provocati delle radiazioni guata assunzione di proteine e calorie, o di carenze nella digestione
al di fuori del bersaglio. o nell’assorbimento di proteine, che esita in perdita di tessuto adi-
Rischio di cancro da esposizione a bassi livelli di radiazio- poso e muscolare, calo ponderale, letargia e debolezza generalizzata.
ne. Qualsiasi cellula che sia in grado di dividersi e che abbia subito Milioni di persone nelle nazioni in via di sviluppo sono malnutrite
una mutazione può potenzialmente divenire cancerosa. Quindi, e affamate oppure vivono alla crudele soglia della morte per fame.
può verificarsi una maggiore incidenza di neoplasie in un organo Nel mondo industrializzato e, più di recente, anche nei Paesi in via
dopo esposizione a radiazioni ionizzanti. Il livello di radiazioni ri- di sviluppo, l’obesità è divenuta un importante problema di salute
chiesto per aumentare il rischio di sviluppo di cancro è difficile da pubblica, associato allo sviluppo di patologie come il diabete e
determinare, ma vi sono pochi dubbi sul fatto che le esposizioni l’aterosclerosi.
acute o prolungate in dosi maggiori di 100 mSv causino gravi Le sezioni che seguono forniscono solo una panoramica delle ma-
conseguenze, compreso il cancro.44 Questo è documentato dalla lattie nutrizionali. Particolare attenzione è dedicata alla PEM, all’ano-
maggiore incidenza di leucemie e tumori in vari siti (quali tiroide, ressia nervosa e alla bulimia, ai deficit di vitamine e di oligoelementi,
mammella e polmoni) nei sopravvissuti dei bombardamenti atomici all’obesità e verrà fornita una breve visione d’insieme delle relazioni
di Hiroshima and Nagasaki; dall’alto numero di cancri alla tiroide esistenti tra dieta e aterosclerosi e cancro. Altri nutrienti e problemi
nei sopravvissuti all’incidente di Chernobyl; dall’alta incidenza di nutrizionali saranno discussi nel contesto di patologie specifiche.
tumori della tiroide e dall’elevata frequenza di leucemie e difetti alla
nascita negli abitanti delle Isole Marshall esposti alla ricaduta di Insufficienza alimentare
polveri radioattive; e dallo sviluppo di “secondi cancri”, quali leuce-
mia mieloide acuta, sindrome mielodisplastica, linfoma di Hodgkin Una dieta corretta dovrebbe garantire (1) energia sufficiente, sotto
e tumori solidi negli individui che si sono sottoposti a una terapia forma di carboidrati, grassi e proteine, per le necessità metaboliche
radiante antineoplastica durante l’infanzia. I rischi di cancro a lungo quotidiane dell’organismo; (2) amminoacidi e acidi grassi da utiliz-
termine causati da esposizioni a radiazioni nel range tra 5 e 100 mSv zare come mattoni per la sintesi di proteine e lipidi strutturali e
sono molto più difficili da stabilire, dal momento che un’accurata funzionali; e (3) vitamine e minerali, che fungono da coenzimi od
misurazione del rischio richiede ampi gruppi di popolazione che ormoni nelle vie metaboliche o, come nel caso di calcio e fosfato,
vanno da 50.000 a 5 milioni di persone. come importanti componenti strutturali. Nella malnutrizione pri-
La stima dei rischi di cancro per esposizione a bassi livelli di ra- maria una o tutte queste componenti mancano nella dieta. Di contro,
diazioni ionizzanti si fonda in parte su modelli estrapolati dalle dosi nella malnutrizione secondaria, l’apporto di nutrienti è adeguato, ma
più alte. Ciononostante, per i raggi X e i raggi gamma vi è una buona la malnutrizione è l’esito di assunzione insufficiente, malassorbimen-
evidenza di un aumento statisticamente significativo nel rischio di to, utilizzo o immagazzinamento alterati, eccessiva perdita o aumen-
cancro con dosi acute maggiori di 50 mSv e una “ragionevole” evi- tato bisogno di nutrienti.
denza per dosi acute maggiori di 5 mSv. Per esposizioni prolungate, Vi sono diverse condizioni che possono portare alle insufficienze
i valori approssimativi suggeriti sono maggiori di 100 mSv (buona alimentari.
evidenza per un aumento statisticamente significativo del rischio)
e 50 mSv (ragionevole evidenza di rischio aumentato). Come con- Povertà. I senza tetto, gli anziani e i bambini delle famiglie povere
fronto, una singola radiografia del torace postero-anteriore, una spesso soffrono di PEM e di carenze di oligoelementi. Nelle na-
radiografia del torace laterolaterale e una TC del torace forniscono zioni povere indigenza, cattivi raccolti, morte del bestiame e
dosaggi efficaci ai polmoni rispettivamente di 0,01, 0,15 e siccità, spesso in tempi di guerra e di rivolgimenti politici, gettano
10 mSv.45 le basi per la malnutrizione di bambini e adulti.
L’aumentato rischio di sviluppo di cancro può anche essere associato Infezioni. La PEM aumenta la suscettibilità a molte comuni pa-
alle esposizioni professionali. Il gas radon è un prodotto ubiquitario tologie infettive. Di contro, le infezioni hanno un effetto negativo
del decadimento spontaneo dell’uranio. I suoi effetti cancerogeni sono sulla nutrizione,46 stabilendo così un circolo vizioso.
ampiamente attribuibili a due prodotti del decadimento, il polonio Malattie acute e croniche. Il tasso metabolico basale accelera in
214 e il polonio 218 (o “figlie dell’uranio”), che emettono particelle molte patologie generando così un aumentato fabbisogno gior-
alfa. Il polonio 214 e 218 prodotto dal radon inalato tende a deposi- naliero di tutti i nutrienti. Non riuscire a riconoscere queste ne-
tarsi nel polmone e l’esposizione cronica nei minatori di uranio può cessità nutrizionali può rendere più tardiva la guarigione. La PEM
dare origine a carcinomi polmonari. Sono presenti rischi anche nelle è spesso presente nei pazienti con patologie caratterizzate da depe-
case in cui i livelli di radon sono molto alti, paragonabili a quelli ri- rimento come cancri avanzati e AIDS (discusso in seguito).
scontrati nelle miniere. Tuttavia vi è poca o nessuna evidenza che Alcolismo cronico. Gli alcolisti possono talvolta soffrire di PEM,
suggerisca che il radon contribuisca al rischio di cancro al polmone ma più spesso presentano deficit di numerose vitamine, soprat-
nell’ambito domestico. Tra gli altri isotopi del polonio, il polonio 210 tutto tiamina, piridossina, folati e vitamina A, come esito di deficit
giunse all’attenzione del pubblico nel novembre 2006 perché utilizzato alimentari, cattivo assorbimento gastrointestinale, anomalo con-
per uccidere un uomo in Inghilterra. Per ragioni storiche, ricordiamo sumo e accumulo di nutrienti, accresciute necessità metaboliche
qui che all’inizio del XX secolo si osservò lo sviluppo di sarcomi e aumento della perdita di nutrienti. Non riuscire a riconoscere
osteogenici negli addetti alla pittura a causa dell’utilizzo di vernici la possibilità di un deficit di tiamina in individui con alcolismo
luminescenti a base di radio, e nei farmacisti, radiologi e pazienti cronico può esitare in un danno cerebrale irreversibile (ad es.
esposti al radio per il trattamento di varie patologie. encefalopatia di Wernicke, discussa nel Capitolo 28).
420 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
Ignoranza e mancata integrazione della dieta. Persino nelle fami- Un bambino è considerato affetto da marasma quando il suo peso
glie benestanti si può ignorare il fatto che bambini, adolescenti e cade al di sotto del 60% del suo peso normale per sesso, altezza ed
donne in gravidanza hanno un maggiore fabbisogno nutrizionale. età. Un bambino marasmico soffre di ritardo di crescita e perdita
L’ignoranza del contenuto nutrizionale di diversi cibi è a sua volta muscolare, quest’ultima come esito del catabolismo e della deplezione
un fattore favorente. Alcuni esempi sono: deficit di ferro nei del compartimento proteico somatico. Ciò sembra essere una rispo-
neonati alimentati con diete a base esclusivamente di latte artifi- sta di adattamento che fornisce amminoacidi all’organismo come
ciale; il riso raffinato utilizzato come elemento centrale di una fonte di energia. Il compartimento delle proteine viscerali, presumi-
dieta può mancare di quantità adeguate di tiamina; mancanza di bilmente più prezioso e critico per la sopravvivenza, si impoverisce
iodio da cibo e acqua nelle regioni lontane dagli oceani, se non solo marginalmente, per cui i livelli di albumina sierica sono normali
viene fornita un’integrazione. o solo lievemente ridotti. Non solo le proteine muscolari, ma anche
Restrizioni volontarie della dieta. Anoressia nervosa, bulimia e il grasso sottocutaneo viene mobilizzato e usato come carburante.
patologie alimentari meno palesi colpiscono molti individui pre- La produzione di leptina (discussa nel paragrafo “Obesità”) è bassa,
occupati per la loro immagine estetica e ossessionati dal peso il che può stimolare l’asse ipotalamico-pituitario-surrenale a pro-
corporeo (anoressia e bulimia sono discusse in seguito). durre alti livelli di cortisolo che contribuisce alla lipolisi. Con tali
Altre cause. Altre cause di malnutrizione comprendono patologie perdite di muscolo e grasso sottocutaneo, le estremità sono emaciate;
gastrointestinali e sindromi da malassorbimento, malattie gene- in confronto, il capo appare troppo grande rispetto al corpo. Sono
tiche, specifiche terapie farmacologiche (che bloccano l’assorbi- presenti anemia e segni di carenze multivitaminiche e vi è evidenza
mento di particolari nutrienti) e nutrizione parenterale totale. di immunodeficienza, in particolare dell’immunità mediata dalle
cellule T. Quindi, sono solitamente presenti infezioni concomitanti,
il che impone un’ulteriore domanda nutrizionale. Sfortunatamente,
immagini di bambini morti o vicini alla morte affetti da marasma,
Malnutrizione protido-energetica (PEM)
sono diventate quasi comuni nei reportage televisivi o giornalistici
La PEM severa è una patologia grave, spesso letale, che colpisce i di carestie e disastri in varie aree del mondo.
bambini. È comune nelle nazioni a basso reddito, dove fino al 25% Il kwashiorkor si verifica quando la carenza di proteine è relati-
dei bambini può essere colpito e dove rappresenta un fattore predo- vamente maggiore rispetto alla riduzione delle calorie totali
minante negli alti tassi di mortalità nei bambini al di sotto dei 5 anni. (Fig. 9.23 B). Questa è la forma più comune di PEM osservata nei
Nel Niger, una nazione dell’Africa occidentale colpita da una grave bambini africani che sono stati svezzati troppo precocemente e
carestia nel 2005, i rilievi della Nazioni Unite stimano che vi fossero quindi alimentati, quasi esclusivamente, con una dieta a base di
150.000 bambini affetti da malnutrizione grave e 650.000 da malnu- carboidrati (il nome kwashiorkor viene dalla lingua Ga in Ghana e
trizione moderata. In questa nazione la malnutrizione è stata una descrive la malattia di un bambino dovuta all’arrivo di un altro
causa diretta o indiretta di mortalità nel 60% dei bambini al di sotto bambino). La prevalenza del kwashiorkor è elevata anche nei Paesi
dei 5 anni di età. Una diminuita assunzione di cibo può verificarsi poveri del Sud-est asiatico. Forme meno gravi si possono osservare
anche a causa di un forte aumento dei prezzi, come quello che si in tutto il mondo nei soggetti con stati di diarrea cronica, nei quali
verificò nella prima metà del 2008. Nelle nazioni sviluppate la PEM le proteine non sono assorbite, o in quelle con perdita cronica di
si verifica nei pazienti anziani e debilitati nelle case di riposo e negli proteine dovuta a condizioni come le enteropatie protidodisperdenti,
ospedali. la sindrome nefrosica o dopo ustioni estese. Negli Stati Uniti sono
La malnutrizione si determina in relazione all’indice di massa stati riportati casi di kwashiorkor dovuti a diete maniacali e alla
corporea (Body Mass Index, BMI, peso in chilogrammi diviso per il sostituzione del latte con bevande a base di riso.
quadrato dell’altezza in metri). Un BMI minore di 16 kg/m2 si consi- Nel kwashiorkor, la notevole carenza proteica si associa a grave
dera malnutrizione (il range normale va da 18,5 a 25 kg/m2). Da un perdita del compartimento proteico viscerale e la risultante ipoalbu-
punto di vista più pratico, un bambino il cui peso è al di sotto minemia dà origine a edemi generalizzati o dipendenti (Fig. 9.21).
dell’80% del normale (riportato nelle tabelle standard) viene consi- La perdita di peso in questi pazienti è mascherata dall’aumentata
derato malnutrito. Tuttavia, la perdita di peso può essere mascherata ritenzione di fluidi. Come ulteriore differenza con il marasma, vi è
da edema generalizzato, come discusso più avanti. Altri utili para- un relativo risparmio del grasso sottocutaneo e della massa musco-
metri possono essere la valutazione delle riserve di grasso (spessore lare. I bambini affetti da kwashiorkor hanno lesioni cutanee
delle pliche cutanee), della massa muscolare (ridotta circonferenza caratteristiche, che alternano zone di iperpigmentazione, aree di
della parte centrale del braccio) e delle proteine sieriche (la misura- desquamazione e ipopigmentazione, dando un aspetto “a vernice
zione di albumina e transferrina offrono una misura dell’adeguatezza sfaldata”. Le alterazioni dei capelli includono una globale perdita di
del compartimento delle proteine viscerali). colore o bande alternate di capelli chiari e più scuri. Altre caratteri-
Marasma e kwashiorkor. Nei bambini malnutriti, la PEM si stiche che distinguono il kwashiorkor dal marasma sono il fegato
presenta con uno spettro di sindromi cliniche, tutte caratterizzate aumentato di volume e steatosico (a causa della ridotta sintesi di
da un’assunzione alimentare di proteine e calorie inadeguata alle proteine trasportatrici componenti delle lipoproteine) e lo sviluppo
richieste del corpo. Le due estremità di questo spettro delle sindromi di apatia, svogliatezza e perdita dell’appetito. È probabile che siano
da PEM sono note come marasma e kwashiorkor. Dal punto di vista presenti deficit di vitamine, così come difetti immunitari e infezioni
funzionale, nell’organismo vi sono due compartimenti proteici re- secondarie. Come già detto precedentemente, il marasma e il kwa-
golati in modo differenziale: il compartimento somatico, rappresen- shiorkor si trovano a due estremità dello spettro, ed esiste una consi-
tato dalle proteine nei muscoli scheletrici, e il compartimento visce- derevole sovrapposizione tra queste condizioni.
rale, rappresentato dai depositi di proteine negli organi viscerali, La PEM secondaria si sviluppa spesso nei pazienti con malattie
soprattutto nel fegato. Come vedremo, il compartimento somatico croniche, anziani e allettati. Un questionario con 18 punti noto come
è compromesso in modo più grave nel marasma, mentre il compar- Mininutritional Assessment (MNA) viene spesso usato per misurare
timento viscerale è deprivato in modo più grave nel kwashiorkor. lo stato nutrizionale degli anziani. Si stima che più del 50% degli
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 421
Figura 9.23 Malnutrizione infantile. A. Marasma. Si noti la perdita di massa muscolare e di grasso sottocutaneo; la testa appare troppo grande per il
corpo emaciato. B. Kwashiorkor. Il bambino mostra edema generalizzato, che si manifesta come ascite e gonfiore di volto, mani e arti inferiori. (A. Da Clinic
Barak, Reisebericht Kenya)
Un deficit di vitamine può essere primario (di origine alimentare) rodopsina nei bastoncelli, il pigmento più fotosensibile e quindi
o secondario, a causa di alterazioni nell’assorbimento intestinale, nel più importante nella visione con luce ridotta, e le tre iodopsine
trasporto ematico, nel deposito tissutale o nella conversione meta- nelle cellule dei coni, ognuna sensibile a colori specifici con luce
bolica. Nei paragrafi seguenti, verranno trattate in dettaglio le intensa. La sintesi della rodopsina a partire dal retinolo implica
vitamine A, D e C a causa del loro ampio range di attività e delle al- (1) ossidazione a tutto-trans-retinale; (2) isomerizzazione a 11-
terazioni morfologiche causate dagli stati di deficit. Questa trattazione cis-retinale; (3) legame covalente con la proteina dei bastoncelli
è seguita dalla presentazione in forma tabulare delle principali con- a sette domini transmembrana opsina, a formare rodopsina. Un
seguenze dei deficit delle restanti vitamine (E, K e vitamine del com- fotone di luce causa l’isomerizzazione dell’11-cis-retinale a tutto-
plesso B) e di alcuni minerali essenziali. Tuttavia, si deve sottolineare trans-retinale, che si dissocia dalla rodopsina. Questo induce una
che il deficit di una singola vitamina non è comune, e che la carenza modificazione conformazionale nell’opsina che scatena una serie
di una singola o di più vitamine può essere associati alla PEM. di eventi a cascata e genera un impulso nervoso, che viene tra-
smesso per via neuronale all’encefalo. Durante l’adattamento al
buio, parte del tutto-trans-retinale è riconvertito a 11-cis-retinale,
Vitamina A
ma la maggior parte è ridotta a retinolo e perduta dalla retina,
Vitamina A è il nome dato ad un gruppo di composti correlati che determinando la necessità di un continuo apporto di retinolo.
includono retinolo (alcool della vitamina A), retinale (aldeide della Crescita cellulare e differenziamento. La vitamina A e i retinoidi
vitamina A) e acido retinoico (acido della vitamina A), che hanno svolgono un ruolo importante nel corretto differenziamento
attività biologiche similari. Il retinolo è il nome del composto chi- dell’epitelio muco-secernente; se esiste una condizione di deficit,
mico dato alla vitamina A. È la sua forma di trasporto e, come estere
del retinolo, anche la sua forma di accumulo. Il termine generico
retinoidi comprende la vitamina A nelle sue varie forme e i composti
chimici sia naturali sia sintetici strutturalmente correlati alla vita-
mina A, ma che non devono necessariamente avere attività biologica
simile a quella della vitamina A.50 I cibi di origine animale come
fegato, pesce, uova, latte e burro sono importanti fonti alimentari di
vitamina A preformata. I vegetali gialli e a foglie come carote, zuc-
chine e spinaci forniscono grandi quantità di carotenoidi, le provi-
tamine che possono essere metabolizzate nell’organismo a vitamina
A attiva. I carotenoidi contribuiscono approssimativamente per il
30% all’apporto di vitamina A; la più importante di queste provita-
mine è il b-carotene, che viene efficacemente convertito a vitamina
A. La dose giornaliera raccomandata di vitamina A è espressa in
retinolo equivalenti, per prendere in considerazione sia la vitamina
A preformata sia il b-carotene.
La vitamina A è una vitamina liposolubile, e il suo assorbimento
richiede bile, enzimi pancreatici e un certo livello di attività antios-
sidante nel cibo. Il retinolo (generalmente ingerito come estere di
retinolo) e il b-carotene vengono assorbiti nell’intestino, dove il
b-carotene viene convertito a retinolo (Fig. 9.25). Il retinolo viene
quindi trasportato nei chilomicroni al fegato per l’esterificazione e
l’immagazzinamento. L’assorbimento nelle cellule del fegato avviene
tramite il recettore per l’apolipoproteina E. Oltre il 90% delle riserve
corporee di vitamina A viene conservato nel fegato, prevalentemente
nelle cellule stellate perisinusoidali (cellule di Ito). Negli individui
sani che consumano una dieta adeguata, queste riserve sono suffi-
cienti per venire incontro alle richieste dell’organismo per almeno
6 mesi. Gli esteri di retinolo conservati nel fegato possono essere
mobilizzati; prima del rilascio, il retinolo si lega a una speciale pro-
teina legante il retinolo (Retinol Binding Protein, RBP), sintetizzata
nel fegato. L’assorbimento del complesso retinolo/RBP nei tessuti
periferici dipende dai recettori sulla superficie cellulare specifici per
la RBP.51 Dopo l’assorbimento, il retinolo si lega a una RBP cellulare,
e la RBP viene rilasciata nel sangue. Il retinolo può essere immagaz-
zinato nei tessuti periferici come estere di retinolo o essere ossidato
a formare acido retinoico. L’acido retinoico ha funzioni importanti
nel differenziamento e nella crescita epiteliale.
Funzione. Negli esseri umani le funzioni principali della vita-
mina A sono le seguenti:
l’epitelio va incontro a metaplasia squamosa e si differenzia in risposta di fase acuta associata a molte infezioni. La deplezione
epitelio cheratinizzato. L’attivazione dei recettori per l’acido reti- della proteina epatica legante il retinolo causa una diminuzione
noico (RAR) da parte dei loro ligandi causa il rilascio di core- del retinolo circolante, e quindi riduce la disponibilità tissutale
pressori e la formazione obbligatoria di eterodimeri con un altro di vitamina A.
recettore retinoide, noto come recettore retinoico X (RXR). Sia
RAR che RXR hanno tre isoforme, a, b e g. Gli eterodimeri RAR/ In aggiunta, i retinoidi, il b-carotene e alcuni carotenoidi correlati
RXR si legano ad elementi di risposta all’acido retinoico siti nella possono fungere da agenti fotoprotettivi e antiossidanti.
regione promotrice dei geni che codificano recettori per fattori I retinoidi sono utilizzati clinicamente per il trattamento di pato-
di crescita, geni oncosoppressori e proteine secrete. Tramite que- logie della cute come l’acne grave e alcune forme di psoriasi, e anche
sti effetti, i retinoidi prendono parte alla crescita e al differenzia- nel trattamento della leucemia promielocitica acuta. In questa leuce-
mento cellulare, al controllo del ciclo cellulare e ad altre risposte mia, una traslocazione t(15:17) (Cap. 13) esita nella fusione di un
biologiche. L’acido tutto-trans-retinoico, un potente derivato acido gene RARa troncato sul cromosoma 17 con il gene PML sul cromo-
della vitamina A, ha affinità maggiore per i RAR rispetto ad altri soma 15. Il gene di fusione codifica per un RAR anomalo che blocca
retinoidi.51 il differenziamento delle cellule mieloidi. Dosi farmacologiche di
Effetti metabolici dei retinoidi. Il recettore retinoico X (RXR), che acido tutto-trans-retinoico superano il blocco, facendo sì che le
si pensava fosse attivato dall’acido 9-cis-retinoico, può formare cellule leucemiche si differenzino in neutrofili, che successivamente
eterodimeri con altri recettori nucleari, quali (come abbiamo già muoiono per apoptosi. Questa “terapia differenziante” provoca la
visto) recettori nucleari coinvolti nel metabolismo dei farmaci, i remissione nella maggior parte degli individui con leucemia pro-
recettori attivanti la proliferazione dei perossisomi (PPAR) e i mielocitica acuta e in combinazione con altri agenti chemioterapici
recettori della vitamina D. I PPAR sono dei regolatori chiave del può essere curativa. Un differente isomero, l’acido 13-cis-retinoico,
metabolismo degli acidi grassi, fra cui ossidazione degli acidi è stato utilizzato con qualche successo nel trattamento del neuro-
grassi nel tessuto adiposo e nel muscolo, adipogenesi e metabo- blastoma nei bambini.
lismo delle lipoproteine. L’associazione tra RXR e PPARg offre Deficit di vitamina A. Il deficit di vitamina A si verifica global-
una spiegazione per gli effetti metabolici dei retinoidi su adipo- mente come conseguenza di sottonutrizione generale o come deficit
genesi e obesità.52 secondario in individui con condizioni che causano malassorbimen-
Resistenza dell’ospite alle infezioni. L’integrazione con vitamina A to dei grassi. Nei bambini le riserve di vitamina A vengono consu-
può ridurre la morbilità e la mortalità dovuta ad alcune forme di mate dalle infezioni e l’assorbimento della vitamina è scarso nei
diarrea e, nei bambini in età prescolare affetti da morbillo, può neonati. I pazienti adulti con sindromi da malassorbimento, come
migliorare rapidamente l’esito clinico. L’effetto benefico della vi il morbo celiaco, la malattia di Crohn e la colite, possono sviluppare
tamina A nelle patologie diarroiche può essere correlato al man- un deficit di vitamina A, concomitante alla deplezione di altre vita-
tenimento e al ripristino dell’integrità dell’epitelio del lume mine liposolubili. La chirurgia bariatrica e, nelle persone anziane,
intestinale. Gli effetti della vitamina A sulle infezioni derivano in l’uso continuo di olio minerale come lassativo, può portare a deficit.
parte dalla sua capacità di stimolare il sistema immunitario, per Gli aspetti patologici delle carenze di vitamina A sono riassunti nella
quanto i meccanismi non siano del tutto noti. Le infezioni pos- Figura 9.26.
sono ridurre la biodisponibilità della vitamina A inibendo la Come già discusso, la vitamina A è un componente della rodop-
sintesi della proteina legante il retinolo nel fegato attraverso la sina e di altri pigmenti visivi. Non sorprende che uno dei primi segni
Figura 9.26 Deficit di vitamina A: conseguenze più importanti a carico dell’occhio e della produzione di metaplasia squamosa cheratinizzante delle
superfici epiteliali specializzate e il suo possibile ruolo nella metaplasia epiteliale. Non vengono illustrate emeralopia e deficit immunitario.
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 425
di carenza di vitamina A sia il peggioramento della vista, in parti- grandi città europee e nelle aree povere di New York e Boston alla
colare con luce ridotta (nittalopia). Altri effetti del deficit sono cor- fine del XIX secolo. Sebbene nella prima parte di quel secolo, l’olio
relati al ruolo della vitamina A nel mantenere il differenziamento di fegato di merluzzo fosse noto per le sue proprietà antirachitiche,
delle cellule epiteliali. Un deficit persistente dà vita a una serie di servirono quasi 100 anni perché fosse accettato nella professione
alterazioni che comprendono metaplasia epiteliale e cheratinizza- medica come agente efficace (non fu di aiuto il fatto che l’olio di
zione. Le modificazioni più devastanti si verificano negli occhi e fegato di merluzzo consumato nei villaggi di pescatori nel Nord
prendono il nome di xeroftalmia (occhio secco). All’inizio vi è sec- Europa, in Scandinavia e in Islanda fosse un liquido scuro di odore
chezza della congiuntiva (xerosi della congiuntiva), a mano a mano fetido).54 In aggiunta ai suoi effetti sull’omeostasi di calcio e fosforo,
che il normale epitelio lacrimale e muco-secernente viene sostituito la vitamina D ha effetti nei tessuti non scheletrici (i cosiddetti effetti
da epitelio cheratinizzato. A ciò segue l’accumulo di residui di che- “non classici”).
ratina a formare piccole placche opache (macchie di Bitot) e, infine, Metabolismo della vitamina D. La maggiore fonte di vitamina
l’erosione della superficie rugosa corneale con rammollimento e D per gli umani è la sua sintesi endogena nella cute tramite conver-
distruzione della cornea (cheratomalacia) e cecità completa. sione fotochimica di un precursore, il 7-deidrocolesterolo, grazie
Oltre all’epitelio oculare, anche l’epitelio che riveste le alte vie all’energia della luce UV solare o artificiale nello spettro da 290 a
respiratorie e le vie urinarie viene sostituito da cellule squamose 315 nm (radiazione UVB). L’irradiazione del 7-deidrocolesterolo
cheratinizzate (metaplasia squamosa). La perdita dell’epitelio muco forma il colecalciferolo, noto come vitamina D3. Per semplicità utiliz-
ciliare delle vie respiratorie predispone a infezioni polmonari secon- zeremo il termine vitamina D in riferimento a questo composto. In
darie; la desquamazione dei residui di cheratina nel tratto urinario condizioni normali di esposizione solare, circa il 90% del fabbisogno
predispone alla calcolosi renale e vescicale. L’iperplasia e l’iperche- di vitamina D viene derivato dal 7-deidrocolesterolo presente nella
ratinizzazione dell’epidermide con l’ostruzione dei dotti delle ghian- cute. Tuttavia gli individui con pelle scura hanno generalmente livelli
dole annessiali possono produrre dermatosi follicolare o papulare. più bassi di produzione di vitamina D a causa del pigmento mela-
Un’altra conseguenza molto grave è il deficit immune, responsabile nico. Fonti dietetiche, quali pesce di acque profonde, vegetali e ce-
dei tassi di mortalità più elevati dovuti a infezioni comuni reali contribuiscono per circa il 10% della vitamina richiesta e
come morbillo, polmonite e diarrea contagiosa. Nelle parti del mon- dipendono da un assorbimento intestinale di grassi adeguato. Nei
do dove la carenza di vitamina A è endemica, gli integratori alimen- vegetali, la vitamina D è presente nella forma di precursore (ergo-
tari riducono la mortalità del 20-30%. sterolo) che è convertito a vitamina D nell’organismo.
Tossicità da vitamina A. Gli eccessi sia a breve sia a lungo ter- Le fasi principali del metabolismo della vitamina D sono sinte-
mine di vitamina A possono determinare manifestazioni tossiche, tizzate qui sotto53 e mostrate nella Figura 9.27.
un motivo di preoccupazione a causa delle megadosi pubblicizzate
da alcuni venditori di integratori. Le conseguenze dell’ipervitaminosi 1. Sintesi fotochimica della vitamina D dal 7-deidrocolesterolo nella
A acuta furono descritte per la prima volta nel 1597 da Gerrit de cute e assorbimento della vitamina D dai cibi e dagli integratori
Veer, un carpentiere navale arenatosi nell’Artico, che raccontò nel nel lume intestinale.
suo diario i gravi sintomi che lui e altri membri dell’equipaggio 2. Legame della vitamina D proveniente da entrambe queste fonti
avevano sviluppato dopo avere mangiato fegato di orso polare. Te- alla a1-globulina plasmatica (proteina legante D o DBP) e tra-
nendo presente questo racconto ammonitorio, il mangiatore avven- sporto al fegato.
turoso dovrebbe sapere che la tossicità acuta da vitamina A è stata 3. Conversione della vitamina D a 25-idrossicolecalciferolo
descritta anche in individui che avevano ingerito il fegato di balene, (25-OH-D) nel fegato, attraverso gli effetti delle 25-idrossilasi
squali e persino tonni! I sintomi della tossicità acuta da vitamina A (25-idrossilasi che includono CYP27A1 e altri CYP).
includono cefalea, vertigine, vomito, stupor e visione offuscata, 4. Conversione nel rene del 25-OH-D in 1,25-diidrossivitamina D,
sintomi che possono essere confusi con quelli di una neoplasia en- [1a,25(OH)2D3], la forma più attiva di vitamina D, attraverso
cefalica (pseudotumor cerebri). La tossicità cronica è associata con l’attività dell’1a-idrossilasi.
perdita di peso, anoressia, nausea, vomito e dolore articolare. L’acido
retinoico stimola la produzione e l’attività degli osteoclasti, il che La produzione di 1,25-diidrossivitamina D nel rene è regolata da
porta a un aumentato riassorbimento osseo e ad alto rischio di tre meccanismi principali (si veda Fig. 9.27): (a) l’ipocalcemia stimola
fratture. Sebbene i retinoidi sintetici utilizzati per il trattamento la secrezione di ormone paratiroideo (PTH), che a sua volta aumenta
dell’acne non siano associati a questo tipo di condizioni, il loro uso la conversione del 25-OH-D a 1,25-diidrossivitamina D attivando la
durante la gravidanza deve essere evitato a causa dei ben noti effetti 1a-idrossilasi; (b) l’ipofosfatemia attiva direttamente la 1a-idrossilasi,
teratogeni dei retinoidi. aumentando la produzione di 1,25-diidrossivitamina D; (c) tramite
un meccanismo a feedback, livelli aumentati di 1,25-diidrossivitamina
D diminuiscono la sintesi tramite inibizione dell’attività della
Vitamina D
1a-idrossilasi.
La funzione più importante della liposolubile vitamina D è il man- Meccanismi di azione. Sarebbe meglio considerare la 1,25-dii-
tenimento di livelli plasmatici adeguati di calcio e fosforo per drossivitamina D, la forma biologicamente attiva della vitamina D,
sostenere le funzioni metaboliche, la mineralizzazione ossea e la come un ormone steroideo. Si lega al recettore ad alta affinità per la
trasmissione neuromuscolare.53 La vitamina D è necessaria per la vitamina D (VDR), che si associa con il già menzionato RXR. Questo
prevenzione di patologie ossee note come rachitismo (nei bambini complesso eterodimerico si lega agli elementi di risposta alla vita-
le cui epifisi non si sono ancora chiuse), osteomalacia (negli adulti) mina D siti nel promotore del gene target della vitamina D. I recet-
e tetano ipocalcemico. Quest’ultima condizione è uno stato convul- tori per la 1,25-diidrossivitamina D sono presenti nella maggior
sivo causato da una concentrazione extracellulare insufficiente di parte delle cellule dell’organismo e trasducono segnali che regolano
calcio ionizzato, necessario per la normale eccitazione neurale e per i livelli plasmatici di calcio e fosforo, tramite l’azione sull’intestino
il rilassamento dei muscoli. Il rachitismo era quasi endemico nelle tenue, sulle ossa e sui reni. Al di là del suo ruolo nell’omeostasi
426 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
Figura 9.27 Metabolismo della vitamina D. La vitamina D viene prodotta a partire dal 7-deidrocolesterolo nella cute o viene introdotta con la dieta.
Viene convertita nel fegato a 25(OH)D e nel fegato a 1,25(OH)2D (1,25-diidrossivitamina D), la forma attiva della vitamina. La 1,25(OH)2D negli osteoblasti
stimola l’espressione di RANKL, un importante regolatore della maturazione e della funzione degli osteoclasti, e nell’intestino aumenta l’assorbimento di
calcio e fosforo. Si veda il testo per ulteriori dettagli. DBP, vitamin D-binding protein (proteina legante la vitamina D o a1-globulina).
scheletrica, la vitamina D ha anche effetti immunomodulatori e Stimolazione dell’assorbimento di calcio intestinale. La 1,25-dii-
antiproliferativi. Più di recente è stato proposto che la 1,25-diidros- drossivitamina D stimola l’assorbimento intestinale di calcio nel
sivitamina D possa anche agire tramite meccanismi non genomici, duodeno tramite l’interazione della 1,25-diidrossivitamina D con
che non richiedono la trascrizione di geni bersaglio. I meccanismi il recettore nucleare per la vitamina D e la formazione di un com-
non genomici potrebbero coinvolgere il legame della 1,25-diidros- plesso con l’RXR. Il complesso si lega agli elementi di risposta alla
sivitamina D a recettori di membrana per la vitamina D, che portano vitamina D e attiva la trascrizione di TRPV6 (un membro della
all’attivazione della protein-chinasi C e all’apertura dei canali del famiglia dei recettori vanilloidi), che codifica per un canale critico
calcio.55 per il trasporto del calcio.
Effetti della vitamina D sull’omeostasi di calcio e fosforo. Le Stimolazione del riassorbimento di calcio nel rene. La 1,25-diidros-
funzioni principali della 1,25-diidrossivitamina D su calcio e fosforo sivitamina D aumenta il flusso del calcio verso l’interno nei tubuli
sono le seguenti: distali del rene tramite l’aumentata espressione di TRPV5, un
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 427
Figura 9.28 Rachitismo. A. Giunzione costocondrale normale in un bambino piccolo, che illustra la formazione di palizzate di cartilagine e l’ordinata
transizione da cartilagine a nuovo osso. B. Dettagli di una giunzione costocondrale rachitica in cui viene persa la palizzata di cartilagine. Le trabecole più
scure sono osso ben formato, le trabecole più chiare consistono di osteoide non calcificata. C. Rachitismo, si noti l’inarcamento delle gambe dovuto alla
formazione di ossa scarsamente mineralizzate. (B. Per gentile concessione del Dr. Andrew E. Rosenberg, Massachusetts General Hospital, Boston,
MA)
altro membro della famiglia dei recettori vanilloidi. L’espressione Quando nel deficit di vitamina D si verifica ipocalcemia (Fig. 9.29),
di TRPV5 è regolata dal PTH in risposta all’ipocalcemia.56 la produzione di PTH aumenta, determinando (1) attivazione della
Interazione con l’ormone paratiroideo (PTH) nella regolazione 1a-idrossilasi renale, aumentando la quantità di vitamina D attiva e
della calcemia. La vitamina D mantiene il calcio e il fosforo a l’assorbimento di calcio; (2) aumentato riassorbimento di calcio
livelli di sovrasaturazione nel plasma. Le ghiandole paratiroidi
hanno un ruolo chiave nella regolazione delle concentrazioni
del calcio extracellulare. Queste ghiandole hanno un recettore
per il calcio che percepisce persino piccole modificazioni nelle
concentrazioni ematiche del calcio.57 In aggiunta ai loro effetti
già descritti sull’assorbimento di calcio nell’intestino e nei reni,
sia la 1,25-diidrossivitamina D sia l’ormone paratiroideo aumen
tano l’espressione di RANKL (Receptor Activator of NF-kB
L igand, ligando dell’attivatore del recettore di NF-kB) sugli
osteoblasti. RANKL si lega al suo recettore (RANK) sito sui
preosteoclasti, inducendo il differenziamento di queste cellule
in osteoclasti maturi (Cap. 26). Attraverso la secrezione di acido
cloridrico e l’attivazione di proteasi come la catepsina K, gli
osteoclasti sciolgono l’osso e rilasciano calcio e fosforo nella
circolazione.
Mineralizzazione dell’osso. La vitamina D contribuisce alla mine-
ralizzazione della matrice osteoide e della cartilagine epifisaria
nella formazione sia delle ossa piatte sia delle ossa lunghe dello
scheletro. Stimola gli osteoblasti a sintetizzare l’osteocalcina, una
proteina legante il calcio, coinvolta nella deposizione del calcio
durante lo sviluppo osseo. Le ossa piatte si sviluppano tramite
ossificazione intramembranosa, in cui le cellule mesenchimali si Figura 9.29 Deficit di vitamina D. Vi è insufficiente substrato per la
differenziano direttamente in osteoblasti, e sintetizzano la matrice 1a-idrossilasi renale (1), che porta a un deficit di 1,25(OH)2D (2), e a un
osteoide collagenosa su cui viene deposto il calcio. Le ossa lunghe deficitario assorbimento di calcio e fosforo dall’intestino (3), per entrambi
si sviluppano per ossificazione endocondrale, nella quale la car- si riducono i livelli sierici (4). L’ipocalcemia attiva le ghiandole paratiroidi
tilagine in crescita sui piatti epifisari viene provvisoriamente (5), determinando la mobilizzazione di calcio e fosforo dall’osso (6a). Si-
multaneamente, l’ormone paratiroideo (PTH) provoca perdita di fosfato
mineralizzata e quindi progressivamente riassorbita e sostituita nell’urina (6b) e ritenzione di calcio. Di conseguenza, i livelli sierici di calcio
da matrice osteoide che viene mineralizzata per creare l’osso sono normali o pressoché normali, ma i livelli di fosfato sono bassi; quindi,
(Fig. 9.28 A). la mineralizzazione è alterata (7).
428 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
Morfologia L’alterazione fondamentale, sia nel rachitismo Effetti non scheletrici della vitamina D. Precedentemente
sia nell’osteomalacia, risiede in un eccesso di matrice non avevamo menzionato come il recettore per la vitamina D sia pre-
mineralizzata. Nel rachitismo si presentano in successione i sente in varie cellule e tessuti che non partecipano all’omeostasi di
seguenti eventi: calcio e fosforo. Macrofagi, cheratinociti e tessuti come mammella,
prostata e colon possono produrre 1,25-diidrossivitamina D.60
Crescita eccessiva della cartilagine epifisaria dovuta a All’interno dei macrofagi la sintesi di 1,25-diidrossivitamina D
inadeguata calcificazione provvisoria e incapacità delle avviene grazie all’attività del CYP27B sito nei mitocondri. È stato
cellule della cartilagine di maturare e degenerare. proposto che l’attivazione indotta da patogeni dei recettori Toll-
Persistenza di masse distorte e irregolari di cartilagine che simili nei macrofagi causi un aumento della trascrizione di recettore
si proiettano nella cavità midollare. per la vitamina D e CYP27B (Fig. 9.30). La risultante produzione
Deposizione di matrice osteoide sui resti di cartilagine di 1,25-diidrossivitamina D stimola quindi la sintesi di catelicidina,
non adeguatamente mineralizzata. un peptide antimicrobico della famiglia delle defensine, efficace
Compromissione dell’ordinata sostituzione della cartila- contro l’infezione da Mycobacterium tuberculosis. Sono stati ripor-
gine da parte della matrice osteoide, con ingrandimento tati altri effetti della vitamina D nel sistema immunitario innato e
ed espansione laterale della giunzione osteocondrale (si adattativo,61 ma i dati sono spesso contraddittori.
veda Fig. 9.28 B). La vitamina D regola l’espressione di oltre 200 geni, compresi
Anomala ed eccessiva proliferazione dei capillari e dei quelli che partecipano alla proliferazione e al differenziamento
fibroblasti nelle aree disorganizzate che derivano da mi- cellulare, all’apoptosi e all’angiogenesi. È stato riportato che livelli
crofratture e stress a carico dell’osso non adeguatamente di 1,25-diidrossivitamina D al di sotto di 20 ng/ml sono associati
mineralizzato, debole e formato malamente. a un aumento dal 30 al 50% nell’incidenza di cancro a colon, pro-
Deformazione dello scheletro dovuta alla perdita di rigi- stata e mammella.
dità strutturale dell’osso in via di sviluppo. Tossicità da vitamina D. L’esposizione prolungata alla normale
luce solare non produce un eccesso di vitamina D, ma megadosi di
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 429
Figura 9.31 Conseguenze principali del deficit di vitamina C, determinate dall‘alterata formazione di collagene.
430 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
un problema generalizzato. Lo si incontra talvolta anche nelle popo- q uantomeno alleviano i sintomi, non è stata dimostrata da studi
lazioni abbienti come deficit secondario, in particolare tra gli individui clinici controllati. Può essere avvertito un leggero sollievo probabil-
più anziani, nelle persone che vivono da sole e negli alcolisti cronici, mente a causa della blanda azione antistaminica dell’acido ascorbico.
gruppi di persone che spesso hanno abitudini alimentari irregolari e Similmente, non è dimostrato che grandi dosi di vitamina C proteg-
inadeguate. Lo scorbuto compare occasionalmente in pazienti sotto- gano dallo sviluppo del cancro. La disponibilità fisiologica di
posti a dialisi peritoneale ed emodialisi e fra coloro che rifiutano alcuni vitamina C è limitata. Non è stabile, è scarsamente assorbita nell’in-
tipi di alimenti. Purtroppo, queste condizioni talvolta si osservano nei testino e rapidamente escreta nelle urine.
neonati mantenuti con diete a base di latte artificiale non integrato. Altre vitamine e oligoelementi sono elencati e brevemente de-
Tossicità da vitamina C. La nozione popolare secondo cui me- scritti nelle Tabelle 9.9 e 9.10. Alcune vitamine vengono discusse in
gadosi di vitamina C proteggono dal raffreddore comune, o altri capitoli, come indicato nelle Tabelle.
liposolubili
Vitamina A Uno dei componenti del pigmento visivo Cecità notturna, xeroftalmia, cecità
Mantenimento degli epiteli specializzati Metaplasia squamosa
Resistenza alle infezioni Vulnerabilità alle infezioni, in particolare
al morbillo
Vitamina K Cofattore nella carbossilazione epatica dei Diatesi emorragica (Cap. 14)
fattori della coagulazione II (protrombina),
VII, IX e X; e delle proteine C e S
idrosolubili
Vitamina B2 (riboflavina) Convertita nei coenzimi flavina- Ariboflavinosi, cheilosi, stomatite, glossite,
mononucleotide e flavina-adenin- dermatite, vascolarizzazione corneale
dinucleotide, cofattori per molti enzimi
del metabolismo intermedio
Vitamina B6 (piridossina) I derivati fungono da coenzimi in molte Cheilosi, glossite, dermatite, neuropatia
reazioni intermedie periferica (Cap. 28)
Folati Essenziali per il trasferimento e l’uso Anemia megaloblastica, difetti del tubo
delle unità monocarboniose nella sintesi neurale (Cap. 14)
del DNA
Zinco Componente di enzimi, Supplementazione non adeguata Rash intorno a occhi, bocca,
soprattutto ossidasi in diete artificiali naso e ano detto
Interferenza con l’assorbimento acrodermatite enteropatica
da parte di altri costituenti Anoressia e diarrea
della dieta Ritardo di crescita nei bambini
Errore innato del metabolismo Funzione mentale depressa
Guarigione delle ferite e risposta
immunitaria depressa
Visione notturna alterata
Infertilità
Fluoro Meccanismo sconosciuto Inadeguato apporto in suolo Carie dentaria (Cap. 16)
e acqua
Supplementazione non
adeguata
Obesità
o viscerale, in cui il grasso si accumula sul tronco e nella cavità ad-
L’adiposità in eccesso (nota come obesità) e il peso corporeo in eccesso dominale (nel mesentere e intorno ai visceri), è associata a un rischio
sono associati a una maggiore incidenza di alcune delle più impor- molto più elevato per alcune malattie rispetto all’eccessivo accumulo
tanti patologie umane, compreso il diabete di tipo 2, le dislipidemie, di grasso che si distribuisce diffusamente nel tessuto sottocutaneo.
la patologia cardiovascolare, l’ipertensione e il cancro. L’obesità viene L’obesità è un grave problema di sanità pubblica che, fino a una
definita come un accumulo di tessuto adiposo di entità sufficiente a dozzina di anni fa, era confinato alle nazioni sviluppate. Da allora,
compromettere lo stato di salute. Così come per la perdita di peso, è divenuto un problema sanitario importante anche nelle nazioni in
il peso eccessivo viene meglio valutato con l’indice di massa corporea via di sviluppo, e in alcune nazioni, nella stessa famiglia, obesità e
o BMI. Per ragioni pratiche il peso corporeo, che solitamente correla malnutrizione coesistono. Negli Stati Uniti l’obesità ha raggiunto
correttamente con il BMI, viene spesso usato come surrogato della proporzioni epidemiche. La prevalenza dell’obesità è aumentata dal
misurazione del BMI. Il BMI normale varia da 18,5 a 25 kg/m2, 13 al 32% tra il 1960 e il 2004; attualmente il 66% degli adulti negli
sebbene il range possa essere differente in nazioni diverse. Gli individui Stati Uniti è sovrappeso od obeso e il 16% dei bambini è sovrappeso.
con un BMI superiore a 30 kg/m2 vengono classificati come obesi; quelli Se la tendenza corrente continuerà, ci si attende che entro il 2015 il
con un BMI compreso tra 25 kg/m2 e 30 kg/m2 sono considerati sovrap- 41% degli adulti sarà obeso.62 L’aumento dell’obesità negli Stati Uniti
peso. Per ragioni di semplicità, se non diversamente specificato, il è stato associato al più elevato contenuto calorico nella dieta, perlo-
termine obesità verrà utilizzato sia per i veri obesi sia per i soggetti più causato dall’aumento del consumo di zuccheri raffinati, bevande
sovrappeso. zuccherate e oli vegetali.
L’accumulo di grasso corporeo può essere misurato anche tramite La definizione più semplice di obesità è: una patologia dovuta a uno
lo spessore della plica cutanea del tricipite, la circonferenza della squilibrio calorico derivante da un’assunzione di calorie superiore al
parte centrale del braccio e il rapporto tra circonferenza di vita e loro consumo da parte dell’organismo. Tuttavia la patogenesi dell’obe-
bacino. Non solo il peso totale corporeo, ma anche la distribuzione sità è estremamente complessa e non è stata ancora completamente
del grasso immagazzinato è importante nell’obesità. L’obesità centrale compresa. Ricerche attualmente in corso hanno identificato
432 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
complessi meccanismi umorali e neuronali che controllano l’appetito e il dispendio energetico. Il sistema ipotalamico comunica anche
e la sazietà. Questi meccanismi neuroumorali rispondono a segnali con i centri del proencefalo e del mesencefalo che controllano il
genetici, nutrizionali, ambientali e psicologici e scatenano una ri- sistema nervoso autonomo.63
sposta metabolica attraverso la stimolazione dei centri siti nell’ipo-
talamo. Ci sono pochi dubbi che le influenze genetiche giochino un I neuroni POMC/CART aumentano il dispendio di energia e la
ruolo importante nel controllo del peso, ma l’obesità è una patologia perdita di peso attraverso la produzione dell’ormone stimolante gli
che dipende dall’interazione tra più fattori. Dopo tutto, indipenden- a-melanociti (a-MSH), anoressizzante, e l’attivazione dei recettori
temente dalla composizione genetica, l’obesità non comparirebbe per la melanocortina 3 e 4 (MC3/4R) nei neuroni di secondo ordine.
senza assunzione di cibo! I neuroni NPY/AgRP promuovono l’assunzione di cibo (effetto
In modo semplificato i meccanismi neuro-umorali che regolano oressizzante) e l’aumento di peso, attraverso l’attivazione dei recettori
il bilancio energetico possono essere suddivisi in tre componenti Y1/5 nei neuroni secondari.
(illustrate nelle Figg. 9.29 e 9.30): Discuteremo ora tre importanti componenti del sistema afferente
che regola l’appetito e la sazietà: leptina, adiponectina e ormoni del
Il sistema periferico o afferente genera segnali da vari siti. Le sue lume intestinale.
componenti principali sono la leptina e l’adiponectina prodotte dalle Leptina. Il nome leptina deriva dal termine greco leptos, che si-
cellule adipose, la grelina, prodotta dallo stomaco, il peptide YY gnifica “magro.” La leptina, un ormone di 16 kD sintetizzato dalle cellule
(PYY), prodotto da ileo e colon e l’insulina, prodotta dal pancreas. adipose, è il prodotto del gene ob. Il recettore per la leptina (OB-R) è
Il nucleo arcuato dell’ipotalamo processa e integra i segnali neuro- il prodotto del gene diabete (db) e appartiene alla superfamiglia dei
umorali periferici e genera segnali efferenti. Contiene due serie recettori per le citochine di tipo I che include i recettori per gp130,
di neuroni di primo ordine: (1) neuroni POMC (propiomelano- fattore stimolante le colonie di granulociti (G-CSF), IL-2 e IL-6. I topi
cortina) e CART (trascritti regolati da cocaina e amfetamine) che sono geneticamente privi di leptina (topo ob/ob) o di recettori per
e (2) neuroni contenenti NPY (neuropeptide Y) e AgRP (peptide la leptina (topo db/db) non riescono a percepire l’adeguatezza delle
correlato alla proteina agouti). Questi neuroni di primo ordine riserve di grasso, mangiano eccessivamente e guadagnano peso, com-
comunicano con neuroni di secondo ordine. portandosi come se fossero sottonutriti. Quindi, l’obesità di questi
Sistemi efferenti che portano i segnali generati nei neuroni di animali è una conseguenza della mancanza dei segnali di quantità
secondo ordine dell’ipotalamo per controllare l’assunzione di cibo adeguata di energia normalmente garantiti dalla leptina.63
Figura 9.32 Regolazione del bilancio energetico. I tessuti adiposi generano segnali afferenti che influenzano l’attività dell’ipotalamo, il regolatore centrale
dell’appetito e della sazietà. Questi segnali diminuiscono l’assunzione di cibo inibendo i circuiti anabolici, e aumentano il dispendio energetico tramite
l’attivazione dei circuiti catabolici. PYY, peptide YY. Si veda testo per i dettagli.
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 433
Per quanto in senso generale i livelli di leptina siano regolati nitourinari e ritardo mentale in aggiunta all’obesità (Cap. 10). Seb-
dall’adeguatezza delle riserve adipose, il meccanismo preciso che bene i difetti nella leptina e nel MC4R finora scoperti siano poco
regola la liberazione di leptina dal tessuto adiposo non è stato com- comuni, tuttavia dimostrano l’importanza di questi sistemi nel
pletamente definito, ma è stato stabilito che la secrezione di leptina controllo del bilancio energetico e del peso corporeo. Forse altri
è stimolata quando le riserve di grasso sono abbondanti. Si è convinti difetti in queste vie potrebbero avere un ruolo in forme più comuni
che il metabolismo del glucosio stimolato dall’insulina sia un fattore di obesità. Ad esempio, è stato proposto che, negli esseri umani,
importante nella regolazione dei livelli di leptina. I livelli di leptina possa essere più frequente la resistenza alla leptina, piuttosto che un
sono regolati da più meccanismi post-trascrizionali che interessano deficit di leptina.
la sua sintesi, secrezione e turnover. Nell’ipotalamo, la leptina stimola La leptina regola non solo l’assunzione di cibo, ma anche il con-
i neuroni POMC/CART che producono peptidi anoressizzanti (prin- sumo energetico, attraverso diverse vie indipendenti. Quindi, un’ab-
cipalmente ormone stimolante i melanociti) e inibisce i neuroni NPY/ bondanza di leptina stimola l’attività fisica, la produzione di calore
AgRP che producono neuropeptidi che inducono l’assunzione di nu- e il consumo di energia. I mediatori neuroumorali del consumo
trimenti (oressizzanti) (Figg. 9.32 e 9.33). Negli individui con peso energetico indotto dalla leptina sono definiti con minore precisione.
stabile, le attività delle due vie opposte POMC/CART e NPY/AgRP La termogenesi, un importante effetto catabolico mediato dalla lep-
sono adeguatamente bilanciate. Tuttavia, quando vi sono inadeguati tina, è controllata in parte dai segnali ipotalamici che aumentano il
accumuli di grasso corporeo, la secrezione di leptina diminuisce e rilascio di noradrenalina dalle terminazioni nervose simpatiche nel
l’apporto di cibo aumenta. tessuto adiposo. In aggiunta a questi effetti, la leptina può fungere
Gli individui con mutazioni che determinano perdita di funzione da citochina proinfiammatoria e partecipare alla regolazione
nel sistema della leptina sviluppano obesità grave a comparsa pre- dell’emopoiesi e della linfopoiesi.65 Il recettore OB-R ha un struttura
coce, ma si tratta di una condizione rara. Le mutazioni del recettore molto simile al recettore per l’IL-6 e attiva la via JAK/STAT.
4 per la melanocortina (MC4R) e delle vie che da esso si dipartono Adiponectina. L’adiponectina iniettata nei topi stimola l’ossida-
sono più frequenti, e sono responsabili di almeno il 5% delle obesità zione degli acidi grassi nel muscolo, determinando una diminuzione
gravi. In questi individui, il senso di sazietà (segnale anoressizzante) della massa grassa. Questo ormone viene prodotto perlopiù dagli
non viene generato e quindi si comportano come se fossero sotto- adipociti. I suoi livelli nel sangue sono molto alti, circa 1.000 volte
nutriti. È stato riportato di recente64 che la aploinsufficienza del più alti di quelli di altri ormoni polipeptidici, e sono più bassi negli
fattore neurotrofico di derivazione encefalica (BDNF), un’impor- obesi che negli individui snelli.66 L’adiponectina, che è stata definita
tante componente del segnale a cascata di MC4R nell’ipotalamo, è una “molecola brucia grassi” e “l’angelo custode contro l’obesità,”
associato a obesità nei pazienti con sindrome WAGR (una condi- indirizza gli acidi grassi verso il muscolo per la loro ossidazione.
zione molto rara che include tumore di Wilms, aniridia, difetti ge- Riduce l’apporto degli acidi grassi al fegato e il contenuto epatico
Figura 9.33 Circuiti neuroumorali dell’ipotalamo che regolano il bilancio energetico. Sono mostrati i neuroni anoressizzanti POMC/CART e neuroni
oressizzanti NPY/AgRP nel nucleo arcuato dell’ipotalamo e le loro vie. Si veda il testo per i dettagli.
434 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
totale di trigliceridi, e diminuisce anche la produzione di glucosio nel dopo gli interventi chirurgici di bypass gastrico. Di contro, i livelli
fegato, determinando un aumento nella sensibilità all’insulina e una di PYY in genere diminuiscono negli individui con sindrome di
protezione contro la sindrome metabolica (descritta in seguito).67 Prader-Willi (causata dalla perdita dei geni imprinted sui cromosomi
L’adiponectina circola come complesso formato da tre, sei o anche 15q11-q13),71 e può contribuire, in questi individui, allo sviluppo di
più catene monomeriche, e si lega a due recettori, AdipoR1 e Adi- iperfagia e obesità. Queste osservazioni hanno portato agli attuali
poR2. Questi recettori si ritrovano in molti tessuti, incluso l’encefalo, esperimenti per la produzione di PYY per il trattamento dell’obesità.
ma l’AdipoR1 e l’AdipoR2 sono espressi maggiormente nel muscolo L’amilina, un peptide secreto insieme all’insulina dalle cellule
scheletrico e nel fegato, rispettivamente. Il legame dell’adiponectina b-pancreatiche che riduce l’apporto di cibo e l’aumento di peso, è
ai suoi recettori scatena segnali che attivano la protein-chinasi atti- attualmente in corso di valutazione per il trattamento di obesità e
vata dall’adenosina monofosfato ciclica, che a sua volta fosforila e diabete. Sia il PYY sia l’amilina agiscono a livello centrale stimolando
inattiva l’acetil coenzima A carbossilasi, un enzima chiave necessario i neuroni POMC/CART nell’ipotalamo e determinando una dimi-
alla sintesi degli acidi grassi. nuzione dell’assunzione di cibo.
Tessuto adiposo. In aggiunta alla leptina e all’adiponectina, il
tessuto adiposo produce citochine come TNF, IL-6, IL-1 e IL-18, che- Conseguenze generali dell’obesità
mochine e ormoni steroidei. L’aumentata produzione di citochine e
chemochine da parte del tessuto adiposo nei pazienti obesi crea uno L’obesità, in particolare l’obesità centrale, aumenta il rischio di una
stato infiammatorio cronico subclinico (asintomatico) caratterizzato serie di condizioni, compreso il diabete di tipo 2 e la patologia cardio-
da alti livelli di proteina C reattiva circolante. Attraverso le sue mol- vascolare (Fig. 9.34). L’obesità è il motore principale di un gruppo
teplici attività, il tessuto adiposo partecipa al controllo del bilancio di alterazioni note come sindrome metabolica, caratterizzata da
e del metabolismo energetico, agendo come connessione tra meta- adiposità viscerale o intra-addominale, insulino-resistenza, iperin-
bolismo lipidico, nutrizione e risposte infiammatorie. Quindi, sulinemia, intolleranza al glucosio, ipertensione, ipertrigliceridemia
l’adipocita che era relegato ad un ruolo nascosto e passivo come la e basso colesterolo HDL (Cap. 11).
“Cenerentola delle cellule del metabolismo”, è ora “la Bella del ballo”
in prima fila nella ricerca sul metabolismo.68 L’obesità è associata a insulino-resistenza e iperinsulinemia,
Il numero totale di adipociti viene determinato durante l’in- importanti caratteristiche del diabete di tipo 2, e il calo ponde-
fanzia e l’adolescenza, ed è più elevato negli obesi che negli indi- rale è associato a miglioramenti (Cap. 24). Si è ipotizzato che
vidui snelli.69 Negli adulti il numero di adipociti resta costante, l’eccesso di insulina, a sua volta, possa essere una delle cause di
anche dopo perdite o aumenti di peso, ma vi è un continuo tur- ritenzione di sodio, espansione della volemia, eccessiva produ-
nover della popolazione cellulare. Si stima che circa il 10% degli zione di noradrenalina e proliferazione della muscolatura liscia,
adipociti vengano rinnovati ogni anno, indipendentemente dal tutti segni tipici di ipertensione. Indipendentemente dalla na-
livello di massa corporea dell’individuo. Quindi, nonostante la tura dei meccanismi patogenetici, il rischio di sviluppare iper-
massa grassa in un individuo adulto possa aumentare tramite tensione negli individui precedentemente normotesi aumenta
l’espansione degli adipociti esistenti, il numero di queste cellule è proporzionalmente col peso.
strettamente controllato e predeterminato nell’infanzia e nell’ado- Gli individui obesi solitamente hanno ipertrigliceridemia e
lescenza. Negli individui che perdono peso dopo regimi di dieta, basso colesterolo HDL, e questi fattori possono aumentare il
le ben note difficoltà nel mantenere le perdite di peso sono, in rischio di coronaropatia nei pazienti estremamente obesi. Si
parte, una conseguenza della mancata diminuzione del numero deve notare che l’associazione tra obesità e patologia cardiaca
degli adipociti e dell’aumentato appetito causato dal deficit di non è lineare, e che il collegamento che potrebbe esistere correla
leptina. maggiormente con il diabete e l’ipertensione associati che con
Ormoni del lume intestinale. I peptidi del lume intestinale il peso.
agiscono come induttori e bloccanti a breve termine del pasto. In- L’obesità è associata a steatosi epatica non alcolica (Cap. 18).
cludono fra gli altri grelina, PYY, polipeptide pancreatico, insulina Questa condizione compare più spesso nei pazienti diabetici e
e amilina.70 La grelina viene prodotta nello stomaco e nel nucleo può progredire a fibrosi e cirrosi. La colelitiasi (calcolosi biliare)
arcuato dell’ipotalamo. È l’unico ormone del lume intestinale noto è sei volte più frequente negli obesi che nei soggetti magri. Au-
che aumenta l’assunzione di cibo (effetto oressizzante). La sua inie- mento del colesterolo corporeo totale, del turnover del colesterolo
zione nei roditori stimola una vorace assunzione di cibo, anche dopo e dell’escrezione biliare di colesterolo concorrono tutti nel pre-
somministrazioni ripetute. Le iniezioni a lungo termine causano disporre alla formazione di calcoli biliari ricchi in colesterolo
aumento di peso, facendo salire l’apporto calorico e riducendo l’uti (Cap. 18).
lizzazione dell’energia. La grelina agisce legando il recettore secre- L’obesità è associata a ipoventilazione e ipersonnolenza. La sin-
tagogo dell’ormone della crescita, che è abbondante nell’ipotalamo drome da ipoventilazione comprende una serie di anomalie re-
e nella ghiandola pituitaria. Sebbene i precisi meccanismi di azione spiratorie tipiche dei grandi obesi. È stata chiamata sindrome di
della grelina non siano stati identificati, sembra probabile che stimoli Pickwick, dal nome del grasso personaggio che è sempre addor-
i neuroni NPY/AgRP ad aumentare l’assunzione di cibo. I livelli di mentato nel romanzo di Charles Dickens, Il Circolo Pickwick.
grelina aumentano prima dei pasti e crollano tra 1 e 2 ore dopo avere Caratteristica è l’aumentata sonnolenza, sia di notte sia di giorno,
mangiato. Tuttavia, negli individui obesi la soppressione postpran- spesso associata a pause in apnea durante il sonno, policitemia e
diale di grelina è attenuata, portando a un mantenimento possibile insufficienza cardiaca destra.
dell’obesità. La marcata obesità predispone allo sviluppo di artropatia dege-
Il PYY viene secreto da cellule endocrine nell’ileo e nel colon. I nerativa (osteoartrite). Questa forma di artrite, che compare ti-
livelli plasmatici di PYY sono bassi a digiuno e aumentano poco picamente nei soggetti anziani, è attribuita in larga parte agli
dopo l’assunzione di cibo. La somministrazione endovenosa di PYY effetti cumulativi di un aumento di carico sulle articolazioni che
riduce l’apporto energetico e i suoi livelli solitamente aumentano sorreggono il peso.
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 435
Figura 9.34 Obesità, sindrome metabolica e cancro. L’obesità e il peso eccessivo sono precursori della sindrome metabolica, associata a insulino-
resistenza, diabete di tipo 2 e alterazioni ormonali. L’aumento dell’insulina e dell’ IGF-1 (fattore di crescita simil-insulina 1) stimolano la proliferazione cellulare
e inibiscono l’apoptosi e possono contribuire allo sviluppo tumorale. IGF, fattore di crescita simil-insulina; IGFBP, proteina legante IGF; SHBG, globulina legante
gli ormoni sessuali. (Modificato da Renehan AG et al.: Obesity and cancer risk: the role of the insulin-I6F axis. Trends Endocrinol Metab 17:328, 2006)
Obesità e cancro In aggiunta agli effetti di insulina e IGF-1 sulle vie di crescita cellu-
lare, l’obesità e l’iperinsulinemia hanno un effetto sugli ormoni steroidei
Circa il 4% dei cancri negli uomini e il 7% nelle donne è associato che regolano la crescita cellulare e il differenziamento in mammella,
all’obesità.72 I dati sulle relazioni tra obesità e cancro sono stati ot- utero e altri tessuti: (1) l’obesità aumenta la sintesi di estrogeni dai
tenuti dal Million Women Study che ha esaminato la relazione tra precursori androgeni attraverso un effetto sulle aromatasi del tessuto
BMI e cancro in donne di età compresa tra i 50 e i 64 anni nel Regno adiposo; (2) l’insulina aumenta la sintesi di androgeni nelle ovaie e
Unito, e da un’analisi sistematica delle serie di dati pubblicati coin- nelle ghiandole surrenali e aumenta la disponibilità di estrogeni negli
volgenti più di 280.000 casi di cancro in uomini e donne.73,74 individui obesi inibendo la produzione, nel fegato, di globulina le-
gante gli ormoni sessuali (SHBG) (si veda Fig. 9.34).
1. Negli uomini, un BMI maggiore di 25 kg/m2 correla fortemente Come già discusso in questo capitolo, l’adiponectina, secreta
con un’aumentata incidenza di adenocarcinoma dell’esofago e perlopiù dal tessuto adiposo, è un ormone abbondante inversamente
con cancri di tiroide, colon e rene. correlato all’obesità che agisce come agente sensibilizzante per l’in-
2. Nelle donne, un BMI maggiore di 25 kg/m2 correla fortemente sulina. Quindi la diminuzione dei livelli di adiponectina negli indivi-
con un’aumentata incidenza di adenocarcinoma dell’esofago e dui obesi contribuisce all’iperinsulinemia e altera la sensibilità
con cancri di endometrio, colecisti e rene. all’insulina.
I meccanismi alla base dell’associazione tra obesità e queste tipo- Diete, cancro e aterosclerosi
logie tumorali specifiche sono sconosciuti, ma un’ipotesi proposta
è che il rischio aumentato di cancro negli individui obesi sia una Dieta e cancro
conseguenza dell’iperinsulinemia e della resistenza all’insulina
(si veda Fig. 9.34). Questa, a concentrazioni elevate, ha molteplici L’incidenza di specifici tipi di cancro varia ampiamente nel mondo.
effetti sulla crescita cellulare, compresa l’attivazione di fosfatidilino- La frequenza di alcune neoplasie varia anche di 100 volte in aree
sitolo-3-chinasi, chinasi regolate da segnali extracellulari 1 e 2, b- geografiche differenti. È anche ben noto che differenze nell’incidenza
catenina e Ras. Si tratta di importanti fattori che partecipano a vie di alcuni tumori non sono fisse e possono essere modificate da fattori
di segnalazione coinvolte nello sviluppo del cancro. L’iperinsulinemia non genetici, comprese le modificazioni della dieta. Ad esempio,
causa anche un aumento della concentrazione di fattore di crescita l’incidenza di cancro del colon negli uomini e nelle donne giapponesi
simil-insulina (IGF-1), dal momento che l’insulina inibisce la produ- tra i 55 e i 60 anni di età era trascurabile 50 anni fa, ma è oggigiorno
zione di IGFBP-1 e IGFBP-2, proteine leganti IGF. IGF-1 è un agente più alta di quella degli uomini di pari età nel Regno Unito.76 Alcuni
mitogeno e antiapoptotico altamente espresso in molti tumori uma- studi hanno inoltre dimostrato un progressivo aumento nei cancri
ni.75 Si lega con elevata affinità al recettore per IGF-1R e con bassa al colon nelle popolazioni giapponesi dopo il loro trasferimento dal
affinità al recettore per l’insulina. IGF-1 attiva molte delle vie di Giappone alle Hawaii e di lì verso gli Stati Uniti continentali. Cio-
crescita cellulari attivate anche dall’insulina, e aumenta la produzio- nonostante, a dispetto della grande quantità di ricerche sperimentali
ne di fattore di crescita endoteliale vascolare, inducendo l’espressione ed epidemiologiche, sono stati definiti relativamente pochi mecca-
del fattore inducibile dall’ipossia 1. nismi che collegano dieta e tipologie specifiche di cancro.
436 CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali
Considerando la cancerogenesi, sono tre gli aspetti della dieta che esiste alcuna prova certa che una particolare dieta possa causare o
destano maggiore preoccupazione: (1) il contenuto di cancerogeni prevenire il cancro. D’altra parte, data la relazione tra obesità e svi
esogeni, (2) la sintesi endogena di cancerogeni partendo da sostanze luppo del cancro, la prevenzione dell’obesità attraverso un’alimen-
alimentari e (3) la mancanza di fattori protettivi. tazione sana è una misura di buon senso che contribuisce a
conservare un buono stato di salute. Restano preoccupazioni che la
Per quanto riguarda le sostanze esogene, le aflatossine sono soli- cancerogenesi si annidi in cibi gustosi come una succosa bistecca,
tamente coinvolte nello sviluppo di carcinomi epatocellulari in un ricco gelato e noci contaminate da aflatossine.
zone di Asia e Africa, solitamente in cooperazione con il virus
dell’epatite B. L’esposizione alle aflatossine causa una mutazione Dieta e aterosclerosi
specifica nel codone 249 del gene p53; quando viene riscontrata
in carcinomi epatocellulari, questa mutazione funge da firma Un problema fra i più importanti e controversi è il contributo della
molecolare dell’esposizione alle aflatossine. Prosegue il dibattito dieta all’aterogenesi. La domanda centrale è “può il cambiamento
sulla cancerogenicità degli additivi alimentari, dei dolcificanti nella dieta – nello specifico, riduzione nel consumo di colesterolo e
artificiali e dei pesticidi contaminanti. Alcuni dolcificanti artifi- grassi animali saturi (ad es. uova, burro, carne bovina) – ridurre i
ciali (ciclamati e saccarina) sono stati implicati nel cancro alla livelli sierici di colesterolo e prevenire o ritardare lo sviluppo dell’ate-
vescica, ma mancano prove convincenti. rosclerosi (e più importante, la patologia cardiaca coronarica)?”
La preoccupazione riguardo la sintesi endogena di cancerogeni L’adulto medio negli Stati Uniti consuma giornalmente una grande
o di potenziatori della cancerogenicità a partire da componenti quantità di grassi e di colesterolo, con un rapporto tra acidi grassi
della dieta è correlata principalmente ai carcinomi gastrici. saturi e acidi grassi polinsaturi di circa 3:1. Diminuire questo rap-
Nell’uomo, nitrosamine e nitrosamidi sono implicati nella genesi porto a 1:1 determina una riduzione del 10-15% nel livello sierico
di questi tumori, essendo stato chiaramente dimostrato che in- di colesterolo entro poche settimane. Gli oli vegetali (ad es. olio di
ducono il cancro gastrico negli animali. Questi composti possono mais e cartamo) e gli oli di pesce contengono acidi grassi polinsaturi
essere formati nell’organismo a partire da nitriti e derivati aminici e sono buone fonti di lipidi riduttori del colesterolo. Gli acidi grassi
o amidici di proteine digerite. Tra le fonti di nitriti vi sono il ni- negli oli di pesce appartengono alla famiglia degli omega-3 e hanno
trito di sodio aggiunto ai cibi come conservante e i nitrati, presenti più doppi legami degli acidi grassi omega-6 presenti negli oli vege-
nelle comuni verdure, che sono ridotti nel lume gastrointestinale tali. Uno studio su uomini olandesi la cui dieta quotidiana conteneva
da parte della flora batterica. Vi è quindi potenziale per la produ- 30 g di pesce ha rivelato una frequenza sostanzialmente più bassa di
zione endogena di agenti cancerogeni partendo da componenti morte per patologia cardiaca coronarica rispetto ai controlli.
alimentari, che potrebbe avere un effetto sullo stomaco. Si parla molto del ruolo della restrizione calorica e diete speciali
Un elevato apporto di grassi animali, combinato a una ridotta possono avere un ruolo nel controllo del peso corporeo e nella
assunzione di fibre, è stato messo in relazione causale con il cancro prevenzione della patologia cardiovascolare. Offriamo solo qualche
del colon. Si stima che raddoppiare il livello medio di consumo osservazione generale su questi argomenti.
di fibre totali fino a 40 g/giorno per persona, nella maggior parte
delle popolazioni possa diminuire il rischio di cancro al colon Negli animali da esperimento è stato sufficientemente dimostrato
del 50%.75 La spiegazione più convincente di questa associazione che la restrizione calorica diminuisce l’incidenza di alcune pato-
è che l’alto apporto di grassi aumenta il livello degli acidi biliari logie e aumenta la vita media. La base di questa sorprendente
nel lume intestinale, acidi che a loro volta modificano la flora osservazione non è completamente chiara ma sembra dipendere
intestinale, favorendo la crescita di batteri microaerofili. I meta- dall’attivazione delle sirtuine e dall’abbassamento dei livelli di
boliti degli acidi biliari prodotti da questi batteri possono agire insulina e di IGF-1 (Cap. 1).74 Negli animali a dieta calorica ri-
come cancerogeni. L’effetto protettivo di una dieta ricca di fibre stretta, con l’età, vi è una diminuzione più modesta delle funzioni
può essere messo in relazione con (1) l’aumentata massa fecale e immunologiche, minor danno ossidativo e una maggiore resi-
il ridotto tempo di transito, che diminuiscono l’esposizione della stenza alla cancerogenesi.
mucosa a potenziali sostanze lesive, e (2) la capacità di alcune Non sorprende che vi sia un gran numero di diete commerciali
fibre di legare i cancerogeni e quindi proteggere la mucosa. Tut- che secondo i propri fautori diminuiscono il rischio di patologia
tavia, tentativi di documentare queste teorie in studi clinici e cardiaca. Tra queste vi sono le diete a basso contenuto di carboi-
sperimentali non hanno finora prodotto risultati coerenti. drati (come la Dieta Atkins, la dieta a zona, la Sugar Busters, la
Sebbene i dati epidemiologici ottenuti su ampie popolazioni Protein Power) e altre quali la Miami Diet/Hollywood 48-Hour
mostrino una forte correlazione positiva tra assunzione alimen- Miracle Diet e la South Beach Diet. Il reale effetto di queste diete
tare totale di grassi e cancro della mammella, non è tuttora chiaro sulla patologia cardiaca è altamente controverso.
come l’aumentato consumo di grassi possa avere una relazione La maggior parte delle diete dettano quello che non è possibile
causale con lo sviluppo di cancro al seno. mangiare (ovviamente, i propri cibi preferiti!). Una strategia
Si è ipotizzato che le vitamine C ed E, il b-carotene e il selenio migliore è semplicemente quella di focalizzarsi su una dieta gu-
abbiano effetti anticancerogeni a causa delle loro proprietà an- stosa e salutare ricca di pesce, verdure, cereali integrali, frutta, oli
tiossidanti. Tuttavia, finora non vi sono prove convincenti che di oliva e arachide (per sostituire i grassi saturi e trans), carboi-
questi antiossidanti agiscano come agenti chemiopreventivi. drati complessi (al posto dei carboidrati semplici contenuti
Come già discusso in questo capitolo, i retinoidi sono agenti ef- nei dolci e nelle bibite) e povera di sale (per controllare
ficaci nella terapia della leucemia promielocitica acuta ed è stata l’ipertensione).
riportata l’associazione tra bassi livelli di vitamina D e il cancro Anche l’umile aglio è stato sbandierato come in grado di proteg-
di colon, prostata e mammella. gere contro la patologia cardiaca (ma anche contro demoni, lupi
mannari, vampiri e, purtroppo, baci), sebbene la ricerca debba
Pertanto, si deve concludere che, nonostante le numerose e allet- ancora provare questo effetto in maniera inequivocabile. Di que-
tanti tendenze e proclami dei “guru delle diete”, attualmente non sti, l’effetto sui baci è il più consolidato!
CAPITOLO 9 Patologie ambientali e nutrizionali 437
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10
Malattie dell’infanzia
e dell’adolescenza
Anirban Maitra
439
440 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
I bambini non sono semplicemente dei piccoli adulti e le loro Tabella 10.1 Causa di morte correlata all’età
malattie non sono solo varianti delle malattie degli adulti. Molte *
condizioni dell’infanzia sono esclusive, o quantomeno tipiche, di Cause Tasso†
questo stadio della vita e pertanto verranno discusse separatamente sotto 1 anno: 685,2
in questo capitolo. Le malattie che insorgono nel periodo perinatale
sono importanti in quanto comportano morbilità e mortalità signi- Malformazioni, deformazioni e anomalie
cromosomiche
ficative. Come ci si potrebbe aspettare, le probabilità di sopravvi- Patologie correlate alla prematurità e al basso
venza dei bambini nati vivi migliorano con il passare di ogni peso alla nascita
settimana. Questa conquista rappresenta, almeno in parte, un suc- Sindrome della morte improvvisa del neonato
cesso nel progresso delle cure mediche. Una migliore assistenza (SIDS)
Neonato influenzato da complicanze materne
prenatale, metodi più efficaci di monitoraggio delle condizioni fetali della gravidanza
e un ricorso adeguato al taglio cesareo prima del termine, in presenza Neonato influenzato da patologie della placenta,
di sofferenza fetale, hanno fatto sì che i feti che in passato sarebbero del cordone e delle membrane
nati morti venissero alla luce entrando in questa “vita piena di Insufficienza respiratoria del neonato
affanni mortali”. Questi soggetti rappresentano una percentuale Incidenti (danni non intenzionali)
Sepsi batterica del neonato
importante dei bambini ad alto rischio. Ciononostante, il tasso di Ipossia intrauterina e asfissia alla nascita
mortalità infantile negli Stati Uniti ha mostrato un declino da 20 Malattie del sistema circolatorio
decessi su 1.000 nati vivi nel 1970 a circa 6,8 decessi nel 2004, ultimo
1- 4 anni: 29,9
anno di raccolta sistematica di questi dati.1 Sebbene il tasso di mor-
talità stia continuando a ridursi per tutti i neonati, negli afroameri- Incidenti ed effetti indesiderati
Malformazioni, deformazioni e anomalie
cani si continua ad avere un tasso di mortalità infantile superiore al cromosomiche
doppio (13,6 morti su 1.000 nati vivi) rispetto ai bianchi americani Neoplasie maligne
(5,6 morti). A livello mondiale, la mortalità infantile varia notevol- Omicidio e intervento legale
mente, da una bassa percentuale di 2,3 morti su 1.000 nati vivi a Malattie cardiache‡
Singapore, a una più alta di 180 morti nel subcontinente africano. Influenza e polmonite
Ogni stadio dello sviluppo del lattante e del bambino è colpito da 5-14 anni: 16,8
diversi gruppi di patologie. I dati attualmente disponibili permettono
Incidenti ed effetti indesiderati
di considerare quattro diverse fasi di sviluppo: (1) il periodo neona- Neoplasie maligne
tale (le prime 4 settimane di vita), (2) il lattante (il primo anno di Omicidio e intervento legale
vita), (3) da 1 a 4 anni, e (4) da 5 a 14 anni. Malformazioni, deformazioni e anomalie
Le principali cause di morte nell’infanzia e nell’adolescenza sono cromosomiche
Suicidio
elencate nella Tabella 10.1. Nei primi 12 mesi di vita la morte è Malattie cardiache
causata primariamente dalle anomalie congenite, dalle malattie
correlate a una breve gestazione (prematurità), dal basso peso alla 15-24 anni 80,1
nascita e dalla sindrome della morte improvvisa del neonato (SIDS). Incidenti ed effetti indesiderati
Quando il bambino supera il primo anno di vita, l’aspettativa di vita Omicidio
migliora in modo considerevole. Nei successivi due gruppi di età, Suicidio
Neoplasie maligne
da 1 a 4 anni e da 5 a 14 anni, le lesioni accidentali costituiscono le Malattie cardiache
cause di morte principali. Tra le malattie naturali, le anomalie con-
*
genite e i tumori maligni assumono un ruolo di rilievo in ordine di Le cause sono elencate in ordine di frequenza decrescente. Tutte le cause
importanza. Potrebbe sembrare dunque che, in un certo senso, la e le percentuali rappresentano statistiche finali del 2004.
†
I tassi si riferiscono a una popolazione di 100.000 individui e a tutte le cause
vita sia una corsa a ostacoli. Nella grande maggioranza dei casi, gli all’interno di ciascun gruppo di età.
ostacoli vengono superati o, meglio ancora, evitati. ‡
Escluse anomalie cardiache congenite.
Nei prossimi paragrafi tratteremo più da vicino le condizioni Tratto da Minino AM et al.: Decessi: Dati finali per il 2004. National vital
specifiche che si incontrano durante i vari stadi di sviluppo del statistics Rep. 55:19, 2007.
neonato e del bambino.
normale sviluppo embriogenetico non così gravi da compromettere
la vita. È probabile che il 20% delle cellule uovo fecondate presenti
Anomalie congenite alterazioni così gravi da impedirne il normale sviluppo. Benché altre
anomalie siano compatibili con una sopravvivenza fetale precoce,
Le anomalie congenite sono difetti strutturali presenti alla nascita hanno comunque come esito finale l’aborto spontaneo. Le anomalie
ma alcune, come nel caso di difetti cardiaci e anomalie renali, pos- meno gravi rendono possibile una sopravvivenza intrauterina più
sono diventare clinicamente evidenti solamente alcuni anni più tardi. prolungata e possono comprendere malattie tali da portare alla
Il termine congenito significa “presente già alla nascita”, ma non nascita di un feto morto e altre meno importanti che permettono la
implica né esclude una base genetica per il difetto in questione. Si sopravvivenza del nascituro nonostante gli handicap acquisiti.
stima che ogni anno negli Stati Uniti circa 120.000 (1 su 33) bambini
vengono alla luce con difetti alla nascita. Tali difetti costituiscono la Definizioni
causa principale di mortalità nel corso del primo anno di vita e
contribuiscono notevolmente sia alla mortalità sia alla morbilità nei Prima di procedere, definiamo alcuni dei termini utilizzati per in-
primi anni di vita del bambino. In un certo senso, le anomalie dicare diverse anomalie morfogenetiche – malformazioni, interru-
osservate nei bambini nati vivi sembrano derivare da alterazioni del zioni, deformazioni, sequenze e sindromi.
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 441
Figura 10.1 Esempi di malformazioni. La polidattilia (una o più dita sovrannumerarie) e la sindattilia (fusione delle dita), entrambe mostrate in A, hanno
scarse conseguenze funzionali se si presentano in maniera isolata. Similmente, il labbro leporino (B), con o senza associata palatoschisi, è compatibile
con la vita quando presente come anomalia isolata. In questo caso, tuttavia, il bambino aveva un quadro sindromico malformativo (trisomia 13) ed è de-
ceduto a causa di un grave difetto cardiaco. C. Il feto nato morto rappresenta una malformazione grave e letale, nella quale le strutture del massiccio
facciale sono fuse o malformate; in quasi tutti i casi, il quadro malformativo esterno è associato a gravi anomalie interne come malformazioni cerebrali e
cardiache. (A e C. Per gentile concessione del Dr. Reade Quinton. B. Per gentile concessione del Dr. Beverly Rogers, Department of Pathology, University
of Texas Southwestern Medical Center, Dallas, TX)
Le malformazioni rappresentano errori primitivi di morfogenesi, la prima gravidanza, l’utero piccolo, l’utero malformato (bicorne)
in cui si è verificato un processo di sviluppo intrinsecamente anomalo e i leiomiomi. I fattori placentari o fetali comprendono l’oligoidram-
(Fig. 10.1). Sono generalmente associate a loci genetici multipli nios, i feti multipli e le presentazioni fetali anomale. Un esempio di
(multifattoriali) e non costituiscono il risultato di un difetto di un deformazione sono i piedi equini, spesso una componente della
singolo gene o cromosoma. Le malformazioni possono presentarsi sequenza di Potter descritta in seguito.
in numerose forme. Alcune, quali difetti cardiaci congeniti e anen- Una sequenza è una cascata di anomalie scatenate da un’aberra-
cefalia (assenza di cervello), interessano distretti corporei singoli, zione iniziale. Nel 50% circa dei casi, le anomalie congenite si
mentre in altri casi possono coesistere malformazioni multiple che presentano singolarmente; negli altri casi vengono riconosciute
interessano più organi. come anomalie congenite multiple. In alcuni casi, la costellazione
Le interruzioni sono causate dalla distruzione secondaria di un di anomalie può essere provocata da un’aberrazione singola,
organo o di una regione corporea che aveva uno sviluppo pre- localizzata durante l’organogenesi (malformazione, interruzione
gresso normale; quindi, contrariamente alle malformazioni, le o deformazione), che produce effetti secondari in altri organi. Un
interruzioni insorgono da un disturbo estrinseco di morfogenesi.
Le bande amniotiche, che denotano rottura dell’amnios con con-
seguente formazione di “bande” che circondano, comprimono o
aderiscono a parti del feto, sono il classico esempio di interruzioni
(Fig. 10.2). Vi sono molteplici agenti ambientali che possono
causare interruzioni (si veda oltre). Comprensibilmente, le inter-
ruzioni non sono ereditarie e quindi non sono correlate al rischio
di recidiva nelle gravidanze successive.
Le deformazioni, come le interruzioni, rappresentano altresì un
disturbo estrinseco di sviluppo piuttosto che un errore intrinseco di
morfogenesi. Le deformazioni sono problemi comuni che colpisco-
no circa il 2% dei neonati a vari gradi. Nella patogenesi delle defor-
mazioni è fondamentale la compressione localizzata o generalizzata
del feto. Tale compressione risulta dall’azione di forze biomeccaniche
patologiche che alla fine può portare a una varietà di aberrazioni
strutturali. La causa sottostante più comune delle deformazioni è
la costrizione uterina. Tra la 35a e 38a settimana di gestazione, le
dimensioni del feto aumentano rapidamente fino a superare la
crescita dell’utero e la quantità relativa di liquido amniotico (che
normalmente agisce come cuscinetto) diminuisce. Pertanto, anche Figura 10.2 Interruzione della morfogenesi a opera di una banda
amniotica. Si noti la placenta a destra della raffigurazione e la banda
il feto normale è soggetto a qualche forma di costrizione uterina. amniotica che si estende dalla porzione più alta del sacco amniotico per
Molti fattori aumentano la probabilità che l’eccessiva compressione circondare la gamba del feto. (Per gentile concessione del Dr. Theonia Boyd,
del feto provochi le deformazioni. I fattori materni comprendono Children’s Hospital of Boston, MA)
442 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
Cause genetiche
Le anomalie considerate essere di origine genetica possono essere
suddivise in due gruppi:
Tabella 10.2 Cause di anomalie congenite nell’uomo Singole mutazioni genetiche ad alta penetranza possono innescare
anomalie congenite maggiori, che, come ci si può aspettare, seguono
Causa Frequenza (%) modelli di ereditarietà mendeliana. Di queste, circa il 90%
genetiche
sono ereditate in forma autosomica dominante o recessiva, mentre
il resto segrega in modalità X-linked. Non a caso, molte delle muta-
Aberrazioni cromosomiche 10-15 zioni che danno origine a difetti alla nascita coinvolgono la perdita
Trasmissione mendeliana 2-10
di funzione di geni coinvolti nell’organogenesi e sviluppo normali.
ambientali Ad esempio, l’oloprosencefalia è il più comune difetto di sviluppo
Infezioni materne/placentari 2-3 del prosencefalo e del massiccio facciale nell’uomo (Cap. 28); la via
Rosolia di segnalazione del sonic Hedgehog riveste un ruolo decisivo nella
Toxoplasmosi morfogenesi di queste strutture e le mutazioni con perdita di fun-
Sifilide zione delle singole componenti all’interno di questa via sono state
Citomegalovirus
Virus dell’immunodeficienza umana osservate in famiglie con una storia di oloprosencefalia ricorrente.2
Condizioni patologiche materne 6-8 Allo stesso modo, l’acondroplasia, la forma più comune di nanismo
Diabete degli arti inferiori, è causata da mutazioni con recupero di funzione
Fenilchetonuria nel recettore 3 del fattore di crescita fibroblastico (FGFR3).3 La pro-
Endocrinopatie
Farmaci e sostanze chimiche 1
teina FGFR3 è un regolatore negativo della crescita ossea e si ritiene
Alcool che le mutazioni di FGFR3 attivanti nell’acondroplasia stimolino
Antagonisti dell’acido folico oltremisura l’inibizione fisiologica portando al dwarfismo.
Androgeni
Fenitoina
Talidomide Cause ambientali
Warfarin
Acido 13 cis-retinoico Fattori ambientali, come infezioni virali, farmaci, irradiazione, a cui
Altri la madre è stata esposta durante la gravidanza, possono causare
Irradiazioni 1 malformazioni fetali (l’appellativo di “malformazione” è usato im-
multifattoriali 20-25 propriamente in questo contesto, poiché tecnicamente queste ano-
ignote
40-60 malie rappresentano interruzioni).
Virus. Molti virus sono stati ritenuti causa di malformazioni, in-
Adattata da Stevenson RE et al (eds): Human Malformations and Related clusi gli agenti responsabili della rosolia, della malattia da inclusi ci-
Anomalies. New York, Oxford University Press, 1993, p. 115. tomegalici, dell’herpes simplex, della varicella zoster, dell’influenza,
della parotite epidemica (orecchioni), dell’infezione da virus dell’im-
munodeficienza umana (HIV) e delle infezioni da enterovirus. Tra
Tabella 10.3 Frequenza approssimativa dei più comuni difetti congeniti negli Stati Uniti, 1999-2001
Difetto congenito Frequenza approssimativa (su 10.000 nati vivi)
difetti cromosomici
difetti orofacciali
Palatoschisi 6,4
Labbro leporino con o senza palatoschisi 10,5
difetti cardiovascolari
difetti gastrointestinali
difetti muscoloscheletrici
Gastroschisi 3,7
Ernia diaframmatica 2,9
Onfalocele 2,1
Adattata da Canfield MA et al.: National estimates and race/ethnic-specific variation of selected birth defects in the United States, 1999-2001. Birth Defects
Res A 76:747-756, 2006. The data have been adjusted for maternal race and ethnicity.
444 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
questi, il virus della rosolia e il citomegalovirus sono i più studiati. Radiazioni. Oltre a essere mutagene e cancerogene, la radiazioni
Come per tutti i virus, l’età gestazionale in cui l’infezione si presenta sono teratogene. L’esposizione a forti dosi di radiazioni durante il
nella madre rappresenta un fattore decisivo. Il periodo a rischio per la periodo di organogenesi porta a malformazioni quali microcefalia,
rosolia si estende da poco tempo prima del concepimento sino alla 16a cecità, patologie tumorali, spina bifida e altre deformità. Tale
settimana di gestazione, il pericolo è maggiore nelle prime 8 settimane esposizione era comune un tempo quando le radiazioni erano uti-
che nelle 8 successive. L’incidenza di malformazioni è ridotta dal 50% lizzate per trattare il carcinoma cervicale durante la gravidanza.
al 20% e al 7% se l’infezione si manifesta nel 1°, 2° o 3° mese di gesta- Diabete materno. Il diabete mellito è una patologia frequente e,
zione, rispettivamente. I difetti fetali sono vari, però si riscontra fre- malgrado i progressi nel monitoraggio ostetrico prenatale e il con-
quentemente la tetrade che comprende cataratta, anomalie cardiache trollo del glucosio, l’incidenza delle malformazioni maggiori nei figli
(persistenza del dotto arterioso, ipoplasia dell’arteria polmonare o di madri diabetiche è tra il 6 e il 10% nella maggior parte delle casi-
stenosi, difetto del setto interventricolare, tetralogia di Fallot), sordità stiche. L’iperglicemia materna induce iperinsulinemia fetale e porta
e ritardo mentale riferito come sindrome della rosolia congenita. a un aumento del grasso corporeo, della massa muscolare e all’orga-
L’infezione intrauterina da citomegalovirus, per la maggior parte nomegalia (macrosomia fetale); alcune delle maggiori anomalie os-
asintomatica, è la più comune infezione virale fetale. Questa malattia servate nell’embriopatia diabetica sono anomalie cardiache, difetti del
virale viene discussa dettagliatamente nel Capitolo 8; il periodo tubo neurale e altre malformazioni del sistema nervoso centrale.
maggiormente a rischio è il secondo trimestre di gravidanza. Poiché
l’organogenesi è in gran parte completa entro la fine del primo tri- Cause multifattoriali
mestre, le malformazioni si verificano meno frequentemente che
nella rosolia; tuttavia, gli effetti del danno indotto dal virus sugli Diversamente dalle malattie monogeniche come ad esempio l’acondro-
organi formati sono spesso gravi. La caratteristica principale è l’in- plasia, causate da una perturbazione funzionale di un singolo gene, le
teressamento del sistema nervoso centrale e le alterazioni cliniche anomalie congenite su base multifattoriale insorgono quale risultato
più rilevanti sono costituite dal ritardo mentale, dalla microcefalia, dell’ereditarietà di polimorfismi genetici multipli che costituiscono un
dalla sordità e dall’epatosplenomegalia. “fenotipo di suscettibilità”. L’interazione di questo fenotipo sottostante
Farmaci e altri prodotti chimici. Si sospetta che una varietà di con l’ambiente sembra doversi verificare prima che il disturbo si mani
farmaci e di sostanze chimiche sia teratogena; tuttavia, è probabile festi. Nel caso della lussazione congenita dell’anca, ad esempio, si ritiene
che meno dell’1% delle anomalie congenite sia causato da questi che la profondità dell’alveolo acetabolare e la lassità dei legamenti di
agenti. La lista comprende talidomide, antagonisti dei folati, ormoni rinforzo siano determinate geneticamente, mentre la posizione podalica
androgeni, alcool, anticonvulsivanti, warfarin (anticoagulante orale) evidente nella vita intrauterina con anche flesse e ginocchia estese,
e l’acido 13 cis-retinoico usato nel trattamento dell’acne severa (si costituisce un fattore ambientale decisivo. Alcune complesse interazioni
veda oltre). In molti casi, gli studi sperimentali su organismi più genetico-ambientali potrebbero spiegare la ragione per cui il tasso di
piccoli (pulcino, pesce zebra ecc.) sono stati funzionali per rivelare concordanza monozigotica per alcune anomalie congenite comuni quali
quale fosse il percorso di sviluppo colpito da un dato fattore terato- la labioschisi (labbro leporino) e la palatoschisi sia solo compreso tra il
geno. Ad esempio, la talidomide, una volta usata in Europa come 25 e il 50%. L’importanza del contributo dei fattori ambientali al mec-
tranquillante, ha causato una frequenza estremamente elevata canismo di trasmissione ereditaria multifattoriale è altresì sottolineata
(50-80%) di malformazioni degli arti nei feti esposti. Il meccanismo da una notevole riduzione dell’incidenza di malformazioni del tubo
teratogeno della talidomide coinvolge l’iporegolazione della via di neurale per l’assunzione periconcezionale di acido folico nella dieta.7
segnalazione di WNT attraverso l’iper-regolazione dei repressori La frequenza stimata di alcuni comuni difetti alla nascita negli
endogeni di WNT.4 La talidomide e i relativi farmaci hanno fatto un Stati Uniti viene presentata nella Tabella 10.3.
ritorno clamoroso come agenti antineoplastici, vantando forti pro-
prietà immunomodulatorie e antiangiogeniche. È necessario quindi Patogenesi Delle Anomalie Congenite
essere molto cauti nella somministrazione di questi farmaci a pa-
zienti malati di cancro che sono in età riproduttiva. Oggi l’alcool è La patogenesi delle anomalie congenite è complessa e ancora poco
probabilmente la sostanza teratogena più largamente usata. L’alcool conosciuta, ma emergono due principi generali della patologia di
è responsabile di diverse anomalie strutturali e di difetti più sottili sviluppo, a prescindere dall’agente eziologico.
a livello cognitivo e comportamentale nel feto. L’insieme di tali
anomalie viene denominato spettro dei disordini fetoalcolici (FASD). 1. Il momento dell’insulto teratogeno prenatale ha una forte influenza
I neonati gravemente colpiti dal FASD hanno ritardi di crescita, in merito all’evenienza e al tipo di anomalia prodotta (Fig. 10.5).
microcefalia, difetto del setto interatriale, fessure palpebrali corte, Lo sviluppo intrauterino degli umani può essere suddiviso in due
ipoplasia mascellare. Questo fenotipo teratogeno prende il nome di fasi: (1) il periodo embrionale che copre le prime 9 settimane di
sindrome alcolica fetale. Gli esperimenti condotti sugli animali sug- gravidanza e (2) il periodo fetale che termina con il parto.
geriscono che l’esposizione prenatale all’alcool interrompe almeno
due vie di segnalazione – via dell’acido retinoico e la via di Hedgehog Nel periodo precoce embrionale (prime 3 settimane succes-
– che hanno un ruolo decisivo nel processo di sviluppo.5,6 Sebbene sive alla fecondazione), un agente lesivo può danneggiare
non sia stato dimostrato in maniera sufficientemente convincente un numero tale di cellule da causare la morte e l’aborto
che la nicotina derivante dal fumo di sigaretta sia una sostanza oppure può danneggiare solo poche cellule, permettendo
teratogena, nelle gestanti fumatrici vi è una forte incidenza di aborto in questo caso all’embrione di recuperare senza anomalie
spontaneo, parto pretermine e anomalie placentari; i bambini nati di sviluppo. Tra la 3a e la 9a settimana, l’embrione è estrema-
da madri fumatrici hanno spesso un basso peso alla nascita e una mente suscettibile alle teratogenesi e il picco di sensibilità
predisposizione maggiore al rischio di SIDS (si veda oltre). Alla luce durante questo periodo compare tra la 4a e la 5a settimana.
di questi elementi, è opportuno evitare completamente l’esposizione Durante questo periodo gli organi sono in corso di forma-
alla nicotina durante la gravidanza. zione a partire dai foglietti germinali.
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 445
Figura 10.5 Periodi critici di sviluppo per vari apparati e conseguenti malformazioni. (Modificata e ridisegnata da Moore KL: The Developing Human,
5th ed. Philadelphia, WB Saunders, 1993, p 156)
Il periodo fetale che segue l’organogenesi è segnato princi- (HOX).8 Questi geni sono composti da 180 nucleotidi e
palmente dall’ulteriore crescita e dalla maturazione degli legano il DNA con modalità sequenza-specifica. Nei verte-
organi, con una sensibilità ridotta agli agenti teratogeni. Il brati, le proteine HOX sono state implicate nello sviluppo
feto è invece sensibile al ritardo di crescita o a lesioni degli di arti, vertebre e strutture craniofacciali. Non a caso, le
organi già formati. Per un determinato agente è quindi mutazioni dei geni della famiglia HOX sono responsabili di
possibile produrre anomalie differenti se l’esposizione si anomalie congenite quali le caratteristiche mimiche osser-
verifica in periodi diversi di gestazione. vate nella embriopatia da acido valproico.
Il derivato della vitamina A (retinolo), l’acido transretinoi-
2. La complessa interazione tra teratogeni ambientali e difetti ge- co, è fondamentale per uno sviluppo e una differenziazione
netici intrinseci è sottolineata dal fatto che i segni di dismorfo- normali e la sua assenza durante l’embriogenesi provoca
genesi causati da insulti ambientali possono essere ricapitolati un insieme di malformazioni che interessano molti sistemi
da alcuni deficit genetici che emergono nelle vie colpite da questi di organi, compresi gli occhi, il sistema urogenitale, il si-
teratogeni. Questo processo viene illustrato dai seguenti esempi stema cardiovascolare, il diaframma e i polmoni (deficit
rappresentativi. di vitamina A nella fase postnatale, Cap. 9). Al contrario,
l’esposizione eccessiva all’acido retinoico è allo stesso tempo
La ciclopamina è una sostanza teratogena contenuta nelle teratogena. I neonati di madri trattate con acido retinoico
radici della pianta Veratrum californium. Le pecore che nel in caso di grave acne hanno un prevedibile fenotipo (em-
periodo di gestazione si nutrono di questa pianta danno alla briopatia da acido retinoico), che comprende difetti del
luce agnellini con gravi alterazioni che comprendono olopro- sistema nervoso centrale, cardiaco, e craniofacciali come
sencefalia e “ciclopia” (presenza di un occhio solo da cui il ad esempio il labbro leporino e la palatoschisi. Quest’ultima
nome ciclopamina). Tale composto disattiva la via di segna- può derivare dalla deregolazione mediata dall’acido reti-
lazione di Hedgehog a livello embrionale e, come menzionato noico delle componenti relative alla via di segnalazione
sopra, le mutazioni del gene Hedgehog si verificano in del fattore di crescita trasformante b (TGFb) coinvolto
sottoinsiemi di pazienti con oloprosencefalia. nella palatogenesi. Nei topi, l’inattivazione del gene TGFb3
L’acido valproico è un antiepilettico ed è un teratogeno ben sviluppa uniformemente la palatoschisi,9 ponendo l’accen-
riconosciuto durante la gravidanza. Opera l’interruzione to ancora una volta sulla relazione funzionale tra l’esposi
dell’espressione di una famiglia di fattori di trascrizione zione teratogena e le vie di segnalazione nella formazione
altamente conservati noti come proteine dei geni homeobox delle anomalie congenite.
446 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
Patologie del neonato prematuro correlati alla PPROM sono stati identificati anche i polimorfismi
nei geni associati alla regolazione immunitaria (ad es. il fattore
I neonati pretermine o che non si sono sviluppati normalmente du- di necrosi tumorale [TNF]) o al collasso del collagene (ad es. la
rante la gestazione hanno più alte morbilità e mortalità rispetto ai metalloproteinasi della matrice 1, 8 e 9).11 Questi riscontri non
bambini a termine. Ad esempio, un neonato che pesa 2.300 g nato a sono così inaspettati in quanto la fisiopatologia della PPROM
34 settimane di gestazione è più probabile che sia fisiologicamente comprende normalmente l’infiammazione delle membrane pla-
immaturo e quindi a rischio maggiore di soffrire delle patologie con- centari e una maggiore degradazione del collagene a opera delle
nesse con l’immaturità di diversi organi e sistemi (ad es. sindrome da metalloproteinasi della matrice. L’esito fetale e materno dopo una
distress respiratorio [RDS] o iperbilirubinemia transitoria) rispetto a PPROM dipende dall’età di gestazione del feto (una PPROM che
un bambino a termine anche del peso di 2.300 g, con una corrispon- si verifica nel secondo trimestre ha una prognosi sfavorevole) e
dente maturazione funzionale della maggior parte delle funzioni dalla profilassi efficace delle infezioni nella cavità amniotica
d’organo. Perciò è stato adottato un sistema di classificazione che esposta.
prende in considerazione sia il peso alla nascita sia l’età gestazionale. Infezione intrauterina: è la causa principale di travaglio prematuro
Sulla base del peso alla nascita, i neonati sono classificati come: con e senza membrane indenni. Nel 25% circa di tutte le nascite
pretermine sono presenti infezioni intrauterine e tanto più pre-
Appropriati per l’età gestazionale (Appropriate for Gestational coce è l’età gestazionale al parto, tanto più alta è la frequenza di
Age, AGA) infezione amniotica. Le caratteristiche istologiche correlate alle
Piccoli per l’età gestazionale (Small for Gestational Age, SGA) infezioni intrauterine sono: infiammazione delle membrane
Grandi per l’età gestazionale (Large for gestational Age, LGA). placentari (corioamnionite) e infiammazione del cordone ombe-
licale fetale (funisite). I più comuni microrganismi implicati nelle
I bambini il cui peso alla nascita cade tra il decimo e il novante- infezioni intrauterine che portano a un parto pretermine sono
simo percentile di una data età gestazionale sono considerati AGA, Ureaplasma urealyticum, Mycoplasma hominis, Gardnerella vagi-
mentre quelli che ricadono al di sopra o al di sotto di questi para- nalis (l’organismo dominante riscontrato nella “vaginosi batteri
metri sono classificati rispettivamente come LGA o SGA. In funzione ca”, un’infezione polimicrobica), Trichomonas, Neisseria gonor-
dell’età gestazionale, i neonati nati prima della 37a settimana sono rhoeae e Chlamydia. Nei Paesi in via di sviluppo, la malaria e
considerati pretermine, mentre quelli partoriti dopo la 42a settimana l’HIV contribuiscono in maniera significativa al fardello del parto
sono considerati post-termine. Tale classificazione risulta utile per pretermine e delle nascite di bambini prematuri. Studi recenti
individuare l’entità del rischio. Ad esempio, un bambino AGA di hanno iniziato a rivelare quali sono i meccanismi molecolari alla
1.500 g nato a 32 settimane di gestazione ha un rischio di mortalità base del parto pretermine causato da infiammazione, e i recettori
molto più basso rispetto a un neonato SGA di 700 g nato alla stessa Toll-simili endogeni (TLR) sono emersi quali attori principali in
età gestazionale. Discutiamo rapidamente i sottogruppi di neonati questo processo, in quanto legano componenti batteriche come
che sono SGA e/o pretermine, poiché essi rappresentano una leganti naturali (Cap. 6). Nello specifico, gli esperimenti svolti
percentuale significativa di mortalità perinatale. sulle cavie di topo hanno indicato l’attivazione del recettore
TLR-4, a opera dei lipopolisaccaridi batterici, come una delle
cause scatenanti del parto pretermine provocato da infiamma-
Cause Della Prematurità E Del Ritardo
zione. È stato postulato che i segnali prodotti dal recettore TRL-4
Dello Sviluppo Intrauterino
alterano l’espressione delle prostaglandine, che a loro volta indu-
La prematurità, definita come età gestazionale inferiore a 37 settima- cono le contrazioni del muscolo liscio uterino.
ne, è la seconda causa più comune di mortalità, seconda soltanto alle Anomalie strutturali uterine, cervicali, placentari: distorsione
anomalie congenite. L’American College of Obstetrics and Gynecology uterina (ad es. leiomiomi uterini), supporto strutturale compro-
(ACOG) ha stimato che il 12% di tutte le nascite negli Stati Uniti è messo della cervice (“incompetenza cervicale”), placenta previa
costituito da parti pretermine e, nonostante l’intensa attività di e distacco di placenta (Cap. 22) sono associati a un rischio mag-
ricerca al riguardo, tale percentuale è aumentata nel corso dell’ultimo giore di nascite premature.
ventennio.10 I fattori di rischio maggiori comprendono: Gestazione multipla (gravidanza gemellare).
Rottura prematura delle membrane placentari (Preterm Premature I rischi ai quali il neonato prematuro è esposto sono molteplici e
Rupture of Placental Membranes, PPROM): la PPROM complica comprendono una o più delle condizioni elencate di seguito:
il 3% circa di tutte le gravidanze e costituisce la causa di almeno
un terzo di tutti i parti pretermine. La rottura delle membrane Malattia delle membrane ialine (sindrome da insufficienza respi-
prima dell’inizio del travaglio può essere spontanea o indotta. La ratoria neonatale)
PPROM si riferisce a una rottura delle membrane spontanea che Enterocolite necrotizzante
si verifica prima della 37a settimana di gestazione (da qui il ter- Sepsi
mine “pretermine”). Al contrario, la PROM si riferisce a una Emorragia intraventricolare
rottura delle membrane spontanea che si verifica dopo la 37a Complicanze a lungo termine, compreso il ritardo di crescita.
settimana di gestazione. Questa distinzione è importante poiché
dopo le 37 settimane i rischi associati per il feto sono notevol- Sebbene i bambini prematuri abbiano un basso peso alla nascita,
mente ridotti. Sono stati identificati numerosi fattori clinici spesso questo risulta appropriato una volta aggiustato per la loro età
correlati alla PPROM, tra i quali una storia pregressa di parto gestazionale. Al contrario, almeno un terzo dei bambini che pesano
pretermine, travaglio pretermine o perdite ematiche nel corso meno di 2.500 g è nato a termine. Pertanto, questi neonati sono
della gravidanza, tabagismo nella madre, cattive condizioni socio- caratterizzati da un ritardo di crescita piuttosto che da condizioni
economiche e nutrimento materno carente. Tra i possibili rischi di immaturità. Quindi, un ritardo di crescita fetale (Fetal Growth
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 447
Restriction, FGR) in genere è alla base dei neonati SGA. L’FGR è anche che l’insufficienza uteroplacentare è un’importante causa di
stato altresì chiamato ritardo di crescita intrauterina (Intrauterine riduzione dell’accrescimento. Tale insufficienza può essere causata da
Growth Retardation, IUGR); tuttavia, l’impiego del termine FGR anomalie vascolari ombelicali placentari (come ad es. quella causata
probabilmente riflette meglio la fisiopatologia di questa condizione.13 dall’arteria ombelicale singola, da un’inserzione anomala del funi-
I casi di FGR possono essere rilevati prima del parto attraverso le colo, da un emangioma placentare), rottura di placenta, placenta
misurazioni ecografiche delle varie dimensioni fetali, come previa, trombosi e infarto placentare, infezione placentare o gravidanze
il diametro biparietale, la circonferenza cranica, la circonferenza multiple (Cap. 22). In alcuni casi, la placenta può essere piccola senza
addominale, la lunghezza del femore (come indicatore di lunghezza alcuna causa sottostante rilevabile. Cause placentari di FGR tendono
fetale), il rapporto tra circonferenza cranica e addominale, tra a sfociare in ritardo di crescita asimmetrico (o sproporzionato) del
lunghezza del femore e circonferenza addominale e il volume feto con relativa riduzione del cervello. Fisiologicamente, questo tipo
intrauterino totale. I fattori noti che determinano FGR possono generale di FGR viene considerato come un’iporegolazione dell’ac-
essere distinti in tre principali gruppi: fetali, placentari e materni. crescimento nella seconda metà della gestazione causata da una
Fetali. I fattori fetali sono quelli che riducono intrinsecamente disponibilità limitata di nutrienti od ossigeno.
il potenziale di crescita del feto nonostante l’adeguato apporto nu- Il mosaicismo genetico confinato alla placenta (confined placental
tritivo dalla madre. Tra queste condizioni fetali prevalgono i disor- mosaicism) è una della maggiori cause di FGR scoperte recentemente
dini cromosomici, le anomalie congenite e le infezioni congenite. Le ed è stato documentato fino al 15% delle gravidanze con FGR.14 Più
anomalie cromosomiche possono essere rilevate fino al 17% dei feti in generale, il mosaicismo cromosomico è causato da possibili mu-
campionati per FGR e fino al 66% dei feti con malformazioni docu- tazioni genetiche in seguito alla formazione dello zigote. Il tipo di
mentate ecograficamente. Nel primo gruppo, le alterazioni compren- mosaicismo cromosomico varia a seconda del periodo di insorgenza
dono triploidia (7%), trisomia 18 (6%), trisomia 21 (1%), trisomia e della cellula da cui ha origine la mutazione. Ad esempio, le muta-
13 (1%) e una varietà di delezioni e traslocazioni (2%). L’infezione zioni genetiche che avvengono nella fase della prima o seconda di-
fetale deve essere presa in considerazione in tutti i lattanti con FGR. visione postzigotica danno origine a un mosaicismo costituzionale
Quelle più comunemente responsabili per FGR sono le infezioni del generalizzato del feto e della placenta. Al contrario, se la mutazione
gruppo TORCH (toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus, herpesvi- si verifica più tardi e all’interno del trofoblasto in divisione o
rus e altri virus e batteri, come la sifilide). I bambini che sono SGA nelle cellule extraembrionali progenitrici della massa cellulare
a causa di fattori fetali sono in genere caratterizzati da crescita in- interna (circa il 90% delle volte), ne conseguono alterazioni geneti-
trauterina simmetrica (altresì definita come FGR proporzionato), in che limitate alla placenta, oppure mosaicismo confinato alla placenta
cui tutti i sistemi organici sono analogamente coinvolti. (Fig. 10.6). L’espressione fenotipica che consegue a tale mosaicismo
Placentari. Nel corso del terzo trimestre di gravidanza, la vigo- placentare dipende sia dalla specifica alterazione citogenetica sia
rosa crescita fetale impone pesanti richieste alla via uteroplacentare. dalla percentuale di cellule coinvolte. Le trisomie cromosomiche, in
Di conseguenza, è estremamente importante che vi sia stata un’ade- particolare la trisomia 7, sono le anomalie documentate più
guata crescita placentare nel trimestre precedente e va considerato frequentemente.
Figura 10.6 Rappresentazione schematica del mosaicismo cromosomico costituzionale. A. Generalizzato. B. Limitato alla placenta. C. Limitato all’em-
brione. Si veda il testo per maggiori dettagli. (Modificata e ridisegnata da Kalousek DK: Confined placental mosaicism and intrauterine development. Pediatr
Pathol 10:69, 1990)
448 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
Materni. I fattori di gran lunga più frequenti associati a bambini “nati prima del tempo in questo mondo respirante”. L’incidenza della
SGA sono quelle condizioni materne che causano una riduzione del RDS è inversamente proporzionale all’età gestazionale. Si manifesta
flusso ematico placentare. Malattie vascolari, come la preeclampsia in circa il 60% dei neonati con meno di 28 settimane di gestazione,
(tossiemia gravidica) e l’ipertensione cronica, sono spesso cause sca nel 30% di quelli nati tra 28 e 34 settimane di gestazione e in meno
tenanti. Un’altra classe di patologie materne che viene con sempre del 5% di quelli nati dopo 34 settimane di gestazione.
maggiore frequenza correlata allo scenario FGR è costituita dalla Il difetto fondamentale nella RDS è il deficit genetico del surfactante
trombofilia ereditaria, come la mutazione del fattore V di Leiden polmonare. Come descritto nel Capitolo 15, il surfactante è costituito
(Cap. 4).15 Inoltre, le patologie ereditarie di ipercoagulabilità sono principalmente da dipalmitoil fosfatidilcolina (lecitina), in minori
altresì associate a ricorrenti interruzioni precoci di gravidanza. quantità da fosfatidilglicerolo e da due gruppi di proteine associate
L’elenco di ulteriori condizioni materne associate a neonati SGA è al surfactante. Il primo gruppo è composto dalle glicoproteine idro-
lungo, però vale la pena menzionarne alcune che si possono evitare file SP-A e SP-D, che hanno un ruolo nella difesa polmonare dell’ospi
come l’abuso materno di narcotici, l’assunzione di alcool e il tabagismo te (immunità innata). Il secondo gruppo è costituito dalle proteine
intenso. I farmaci che causano FGR comprendono sia i teratogeni idrofobiche SP-B e SP-C, che, di concerto con i lipidi del surfactante,
classici, come gli antimetabolici, sia alcuni farmaci comunemente sono coinvolte nella riduzione della tensione superficiale a livello
somministrati in terapia, come la fenitoina. La malnutrizione ma- della barriera aria-sangue negli alveoli polmonari. Con una ridotta
terna (in particolare, ipoglicemia prolungata) può alterare la crescita tensione superficiale negli alveoli, è necessaria una pressione minore
fetale. Tuttavia, l’associazione tra i bambini SGA e lo stato nutrizio- per mantenerli aperti e quindi aerati. L’importanza delle proteine
nale della madre è una questione alquanto complessa. del surfactante nella normale funzionalità polmonare può essere
Il bambino SGA affronta un’evoluzione difficile, non solo nel dimostrata dalla comparsa di grave insufficienza respiratoria nei
periodo perinatale, quando deve lottare per la sopravvivenza, ma neonati con deficit congenito di surfactante causata da mutazioni
anche nell’infanzia e nella vita adulta. In base alle cause di FGR e, nei geni SFTPB o SFTBC.17
in minor misura, al grado di prematurità, vi è un alto rischio di Nel feto, la sintesi di surfactante a opera delle cellule alveolari di
morbilità sotto forma di handicap grave, disfunzione cerebrale, tipo II è accelerata dopo la 35a settimana di gestazione. Alla nascita,
deficit di apprendimento, alterazioni visive e uditive. il primo respiro della vita richiede alte pressioni inspiratorie per
espandere i polmoni. Con normali livelli di surfactante, i polmoni
mantengono fino al 40% del volume residuo dopo il primo respiro;
Sindrome Da Distress Respiratorio
in questo modo, i respiri successivi richiedono pressioni di inspira-
Nel Neonato (Rds)
zione di gran lunga inferiori. Con un deficit di surfactante, i polmoni
Sono molte le cause di insufficienza respiratoria nel neonato, tra le collassano a ogni respiro successivo, e così i neonati devono sforzarsi
quali l’eccessiva sedazione della madre, traumatismo encefalico fetale duramente a ogni successivo respiro così come hanno fatto con il
durante il parto, aspirazione di sangue o liquido amniotico e ipossia primo. Il problema dei polmoni rigidi atelettasici è associato alla
intrauterina per spiralizzazione del cordone ombelicale intorno al lassità della parete toracica che viene tirata quando il diaframma si
collo. La causa più frequente, comunque, è la RDS, nota anche come abbassa. L’atelettasia progressiva e la ridotta compliance polmonare
malattia delle membrane ialine per la formazione di uno strato di poi portano a una sequenza di eventi, come illustrato nella
materiale ialino proteinaceo nelle vie aeree periferiche dei bambini Figura 10.7, risultanti in una essudazione ricca di fibrina e proteine
che soccombono a questa condizione. Ogni anno negli Stati Uniti negli spazi alveolari con formazione di membrane ialine. Le mem-
vengono riportati 24.000 casi di RDS e i miglioramenti nel fronteg- brane fibrinoialine costituiscono una barriera allo scambio gassoso,
giare questa condizione hanno contribuito a ridurre drasticamente portando a ritenzione di anidride carbonica e a ipossiemia. L’ipos-
i decessi dovuti a insufficienza respiratoria dai 5.000 casi all’anno siemia di per sé compromette ulteriormente la sintesi di surfactante
riscontrati nel corso del decennio precedente a meno di 900 casi.16 instaurando così un circolo vizioso.
Nei bambini non curati (che non ricevono surfactante), la RDS La sintesi di surfactante è modulata da vari ormoni e fattori di
si presenta in genere con modalità stereotipate, connotate dalle se- crescita inclusi cortisolo, insulina, prolattina, tiroxina e TGFb. Il
guenti caratteristiche cliniche: il bambino è quasi sempre pretermine ruolo dei glucocorticoidi è particolarmente significativo. Condizioni
e AGA, e vi sono delle forti, ma non invariabili, associazioni con il associate a stress intrauterino e FGR che aumentano il rilascio di
sesso maschile, il diabete materno e il parto cesareo. La rianimazione corticosteroidi diminuiscono il rischio di sviluppare una RDS. La
può essere necessaria alla nascita, ma in genere entro pochi minuti sintesi di surfactante può essere soppressa dagli alti livelli ematici
la ritmica respiratoria e un colore normale sono ripristinati. Subito compensatori di insulina nei figli di madri diabetiche, che contrasta
dopo, spesso nell’arco di 30 minuti, la respirazione diventa più dif gli effetti degli steroidi. Questo potrebbe spiegare, in parte, perché
ficile ed entro le prime ore la cianosi risulta evidente. Alcuni rantoli neonati di madri diabetiche corrono un rischio più alto di sviluppare
fini possono essere auscultati in entrambi i campi polmonari. A una RDS. È noto che il travaglio aumenta la sintesi di surfactante;
questo stadio una radiografia del torace rivela generalmente opacità quindi, i tagli cesarei prima dell’inizio del travaglio possono aumen-
reticologranulari piccole e uniformi, che danno luogo alla cosiddetta tare il rischio di RDS.
immagine a vetro smerigliato. Nella fase conclamata, l’insufficienza
respiratoria persiste, aumenta la cianosi, e nemmeno la sommini-
strazione dell’ossigeno all’80% attraverso vari metodi ventilatori Morfologia All’esame macroscopico i polmoni sono carat-
riesce a migliorare la situazione. Tuttavia, se la terapia riesce ad teristici. Nonostante siano di dimensioni normali, essi sono
evitare la morte durante i primi 3 o 4 giorni, il bambino ha una solidi, privi d’aria e rosso porpora, simili al colore del fega-
eccellente possibilità di recupero. to, e generalmente affondano nell’acqua. Microscopicamen-
Eziologia e patogenesi. L’immaturità dei polmoni è il più impor- te, gli alveoli sono poco sviluppati e quelli che sono
tante humus su cui si sviluppa questa condizione. Può essere riscon- presenti sono collassati (Fig. 10.8). Quando il lattante muore
trata in bambini a termine però è molto meno frequente che nei
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 449
t rattamenti con surfactante hanno ridotto il danno polmonare severo Se, come spesso accade, si evitano gli effetti tossici dell’ossigeno,
nei bambini più robusti e maturi. La definizione di BPD si è sviluppata e si riesce a tenere in vita il bambino per circa 3 o 4 giorni, si può
negli ultimi anni proprio in riferimento a queste tendenze. Per porre anticipare la guarigione dei lattanti di 31 o più settimane di gestazione
una diagnosi di BPD è necessario applicare una terapia di ossigeno senza sequele permanenti. I bambini che guariscono da BPD presen-
della durata di almeno 28 giorni ai bambini di oltre 36 settimane di tano un maggiore rischio di sviluppare una varietà di altre compli-
età postmestruale.19 La descrizione istopatologica originale della BPD canze associate alla nascita pretermine; le più importanti tra queste
denotava un’iperplasia dell’epitelio respiratorio e una metaplasia squa- sono la pervietà del dotto arterioso, l’emorragia intraventricolare e
mosa, un ispessimento delle pareti alveolari e fibrosi sia peribronchiale l’enterocolite necrotizzante. Quindi, nonostante gli attuali progressi
sia interstiziale. Le alterazioni maggiori contemplate nella “nuova” tecnologici contribuiscano a salvare molti lattanti dalla RDS, questi
BPD si traducono in una nuova riduzione nella sepimentazione alveo fanno anche emergere la grande fragilità del neonato immaturo.
lare (che si manifesta con strutture allargate e appiattite) e una confi-
gurazione capillare dismorfica. Pertanto, il punto di vista attuale indica Enterocolite Necrotizzante
che la BPD sia causata da un arresto potenzialmente reversibile dello
sviluppo della sepimentazione alveolare nella fase sacculare. L’enterocolite necrotizzante (NEC) è più frequente nel prematuro,
Vi sono molteplici fattori che contribuiscono alla BPD e che pro- con un’incidenza inversamente proporzionale all’età gestazionale. Si
babilmente agiscono in aggiunta o in sinergia per dare origine alla osserva in 1 bambino su 10 di peso molto basso alla nascita (1.500 g).
lesione polmonare.20 Questi fattori sono l’iperossiemia, l’iperventila- Ogni anno negli Stati Uniti si verificano circa 2.500 casi.
zione, la prematurità, le citochine infiammatorie e lo sviluppo vasco- La patogenesi della NEC è incerta, però è con buona probabilità
lare ritardato. L’ossigeno da solo può arrestare la sepimentazione dei multifattoriale. Oltre alla prematurità, molti dei casi sono associati
polmoni nello stadio di sviluppo sacculare, nei neonati trattati con alla nutrizione enterale, suggerendo che qualche insulto postnatale
livelli più alti di ossigeno supplementare in presenza di una malattia (come l’introduzione di batteri) metta in moto la cascata che culmina
polmonare più persistente. La ventilazione meccanica di animali nella distruzione del tessuto. Mentre è probabile che gli agenti infet-
pretermine senza l’esposizione contemporanea ad alti livelli di ossi- tivi abbiano un ruolo nella patogenesi della NEC, nessun tipo di
geno supplementare determina altresì le lesioni patologiche tipiche agente patogeno è stato correlato a questa malattia. Alla NEC è stato
della BPD. I livelli di una varietà di citochine proinfiammatorie (TNF, associato un grosso numero di mediatori infiammatori la cui tratta-
interleuchine-1b [IL-1b], IL-6 e IL-8) sono più alti negli alveoli di zione esula dalle finalità di questo libro. Un mediatore particolare,
bambini che sviluppano la BPD. La stessa alterazione nelle cavie di il fattore di attivazione delle piastrine (PAF), è implicato nell’aumento
animali arriva a compromettere la sepimentazione alveolare sugge- della permeabilità mucosa causando apoptosi dell’enterocita e com-
rendo un ruolo delle citochine nell’arrestare lo sviluppo polmonare.21 promettendo la saldatura delle giunzioni intercellulari, quindi “get-
Recenti studi su modelli sperimentali inerenti lo sviluppo polmonare tando benzina sul fuoco.”23 I campioni di siero e le perdite fecali di
hanno anche dimostrato che una vascolarizzazione appropriata bambini con NEC dimostrano livelli più alti di PAF rispetto ai gruppi
nell’area mesenchimale è un requisito fondamentale per permettere di controllo. Infine, la distruzione della barriera mucosa consente la
la ramificazione dell’epitelio. A sostegno di quanto menzionato sopra, migrazione transluminale dei batteri intestinali, portando a un
i bambini che soccombono alla BPD spesso dimostrano capillari di- circolo vizioso di infiammazione, necrosi della mucosa, e altro in-
smorfici e livelli ridotti nel fattore di crescita angiogenico, VEGF.22 gresso di batteri che alla fine culmina in sepsi e shock (Cap. 4).
Figura 10.9 Enterocolite necrotizzante (NEC). A. Esame autoptico in un caso di NEC grave che mostra l’intero intestino tenue marcatamente disteso
con una parete molto sottile (abitualmente questo implica imminente perforazione). B. La parte congesta dell’ileo corrisponde alle aree di infarcimento
emorragico e, al microscopio, di necrosi transmurale. Bolle di gas sottomucose (pneumatosis intestinalis) possono essere osservate in diverse aree
(frecce).
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 451
responsabili (si veda Tab. 10.4). L’accumulo di liquido intrauterino come barriera, o durante il parto stesso. La madre diventa così sen-
può essere abbastanza variabile, da progressivo, edema generalizzato sibilizzata agli antigeni estranei.
del feto (idrope fetale), condizione di solito letale, a gradi di edema Dei numerosi antigeni compresi nel sistema Rh, quello D è una
più localizzato, come versamenti pleurici e peritoneali isolati, o causa principale di incompatibilità Rh. Molteplici fattori possono
accumulo di liquido postnucale (igroma cistico, si veda oltre) com- influenzare la risposta immune ai globuli rossi fetali Rh positivi che
patibili con la vita. raggiungono il circolo materno.
può essere sufficiente a mantenere normali livelli di globuli rossi. idrope fetale. Molto spesso, l’associazione tra le anomalie cardiache
Tuttavia, con un’emolisi più severa, si sviluppa un’anemia pro- strutturali e le aberrazioni cromosomiche formano la base dell’idro-
gressiva che può comportare una lesione ipotossica che interessa pe fetale. Nel fenotipo Turner, tuttavia, le alterazioni dei vasi linfatici
cuore e fegato. A causa della lesione del fegato, la sintesi delle del collo possono condurre ad accumulo di liquido postnucale
plasmaproteine diminuisce e i livelli di tali proteine possono (igromi cistici). Anche l’anemia fetale, non provocata da anticorpi
abbassarsi drasticamente fino a 2-2,5 mg/dl. L’ipossia cardiaca ABO- o Rh-associati, sfocia in idrope fetale. Infatti, in alcune parti
può portare a scompenso e insufficienza cardiaca. La combina- del mondo (ad es. nel Sud-Est asiatico), la grave anemia fetale dovuta
zione di una ridotta pressione oncotica plasmatica e di una mag- alla a-talassemia omozigote, è la causa più comune di idrope non
giore pressione idrostatica nel circolo ematico, (secondaria a immune. L’infezione transplacentare da parvovirus B19 sta rapida-
insufficienza cardiaca) sfocia in un edema generalizzato e in un mente emergendo come una delle cause più importanti di idrope
anasarca che infine culminano in idrope fetale. fetale (si veda sopra). Il virus riesce a entrare nei precursori eritroidi
Inoltre, l’ittero si sviluppa in quanto l’emolisi produce bilirubina (normoblasti), dove si replica, portando ad apoptosi dei progenitori
non coniugata (Cap. 18). La bilirubina passa altresì attraverso la dei globuli rossi e ad aplasia midollare isolata. Inclusioni intranu-
barriera ematoencefalica poco sviluppata del lattante. Essendo cleari parvovirali possono essere evidenziate dentro i precursori
insolubile nell’acqua, si lega ai lipidi nel cervello causando un eritroidi circolanti e nel midollo (si veda Fig. 10.10). Circa il 10%
danno al sistema nervoso centrale denominato kernicterus o ittero dei casi di idrope fetale non immune è dovuto a gravidanze gemellari
nucleare (Fig. 10.14). monozigotiche e a trasfusione transgemellare che si verifica attra-
verso anastomosi tra i due circoli.
Idrope Non Immune
Le tre principali cause di idrope non immune comprendono difetti Morfologia I reperti anatomici nei feti con accumulo di li-
cardiovascolari, anomalie cromosomiche e anemia fetale (Tab. 10.4).24 quido intrauterino variano sia con la gravità della malattia
I difetti cardiovascolari, sia strutturali sia funzionali, come i difetti sia con l’eziologia sottostante. Come già menzionato, l’idrope
cardiaci congeniti e le aritmie, possono causare insufficienza cardiaca fetale rappresenta la manifestazione più grave e generalizzata
intrauterina e idrope. Tra le anomalie cromosomiche, il cariotipo (Fig. 10.12), e possono verificarsi gradi minori di edema come
45,X (sindrome di Turner) e le trisomie 21 e 18 sono associati a versamenti pleurici e peritoneali o raccolte di liquido post-
nucali. Di conseguenza, il bambino può nascere morto, mo-
rire entro pochi giorni o guarire completamente. La presenza
Tabella 10.4 Cause selezionate di idrope fetale di caratteristiche dismorfiche suggerisce un’anormalità cro-
non immune
mosomica congenita; l’autopsia può rivelare un’anomalia
cardiovascolari cardiaca sottostante.
Nell’idrope associato ad anemia fetale, entrambi, feto e pla-
Malformazioni
Tachiaritmia centa, sono tipicamente pallidi; nella maggior parte dei casi
Scompenso ad alta gittata fegato e milza sono ingrossati a causa di scompenso cardiaco
e congestione. Inoltre, il midollo osseo mostra iperplasia
cromosomiche
compensatoria dei precursori eritroidi (l’aplasia dei globuli
Sindrome di Turner rossi associata a parvovirus ne rappresenta un’eccezione
Trisomia 21, trisomia 18
notevole), ed emopoiesi extramidollare è presente nel fegato,
cause toraciche nella milza e probabilmente in altri tessuti come i reni, i pol-
Malformazione adenomatoide cistica moni e persino il cuore. L’aumento dell’attività emopoietica
Ernia diaframmatica è responsabile della presenza nella circolazione periferica di
grandi quantità di globuli rossi immaturi, compresi reticolociti,
anemia fetale
normoblasti, eritroblasti (eritroblastosi fetale) (Fig. 10.13).
a-talassemia omozigote Il pericolo più serio nell’idrope fetale riguarda un danno del
Parvovirus B19
sistema nervoso centrale noto come kernicterus (Fig. 10.14).
Idrope immune (Rh e ABO)
Le parti affette del cervello sono aumentate di volume ed
gestazione gemellare edematose e, se sezionate, presentano una pigmentazione
Trasfusione gemello-gemello giallo brillante, in particolare nei gangli della base, nel tala-
mo, nel cervelletto, nella materia grigia cerebrale e nel mi-
infezione (esclusi i parvovirus)
dollo spinale. Il preciso livello di bilirubina che provoca ittero
Citomegalovirus nucleare è imprevedibile, però per avere lesioni neurali sono
Sifilide necessari livelli ematici di bilirubina superiori a 20 mg/dl nel
Toxoplasmosi
neonato a termine; nel prematuro questa soglia può essere
malformazioni del tratto genitourinario notevolmente inferiore.
tumori
Tabella 10.5 Anomalie che suggeriscono errori modesti aumenti dei livelli di fenilalanina, senza danni neurologici
congeniti del metabolismo associati. Quest’ultima condizione, riferita come iperfenilalaninemia
benigna, è importante da riconoscere in quanto tali individui pur
generali essendo positivi al test di screening, non sviluppano i segni della
Caratteristiche dismorfiche PKU classica. La misurazione dei livelli sierici di fenilalanina diffe-
Sordità renzia l’iperfenilalaninemia benigna dalla PKU classica, con con-
Automutilazione centrazioni in genere superiori a 600 mM nella PKU (concentrazioni
Capelli anormali
Odore anomalo del corpo o delle urine (“piede sudato”; odore
normali di fenilalanina, invece, sono inferiori a 120 mM).
“di topo o di muffa”, di “sciroppo d’acero”) Le alterazioni biochimiche della PKU riguardano un’incapacità a
Epatosplenomegalia; cardiomegalia convertire la fenilalanina in tirosina. Nei bambini normali, è neces-
Idrope sario meno del 50% di assunzione alimentare di fenilalanina affinché
neurologiche
avvenga la sintesi proteica. Il resto è irreversibilmente convertito in
tirosina nel fegato a opera della PAH, come parte di un complesso
Ipotonia o ipertonia
Coma
sistema metabolico, il sistema epatico della PAH (Fig. 10.15), che,
Letargia persistente oltre all’enzima PAH, ha altre due componenti: il cofattore tetraidro
Convulsioni biopterina (BH4) e l’enzima diidropteridina reduttasi, che rigenera
BH4. Sebbene la iperfenilalaninemia neonatale possa essere causata
gastrointestinali
da deficit in ciascuno di queste componenti, circa il 98% dei casi è
Scarsa alimentazione attribuibile ad anomalie nella PAH e il rimanente 2% ad alterazioni
Vomito ricorrente
Ittero
nella sintesi o nel recupero di BH4. Il BH4 non è soltanto un cofattore
essenziale per la PAH, ma è anche necessario per l’idrossilazione di
oculari tirosina e triptofano. Difetti concomitanti nella fase di recupero di
Cataratta BH4 interferiscono con la sintesi dei neurotrasmettitori. Di conse-
Macchia rosso ciliegia guenza, nei pazienti che presentano difetti nel recupero di BH4 il
Lussazione del cristallino danno neurologico non si arresta benché si verifichi una normaliz-
Glaucoma
zazione dei livelli di fenilalanina. Sebbene i pazienti con iperfenila-
muscolari, articolari laninemia siano una minoranza, è importante riconoscere queste
Miopatia varianti di PKU poiché la progressione dei disturbi neurologici non
Mobilità anormale può essere prevenuta solo con un controllo dietetico dei livelli di
fenilalanina.
Adattata da Barness LA and Gilbert Barness E: Metabolic diseases. In
Gilbert-Barness E, et al (eds): Potter’s Pathology of Fetus, Infant, and Child. I soggetti con PKU “classica” hanno un grave deficit di PAH
St. Louis, Mosby, 2007, p 33. che porta a iperfenilalaninemia insieme alle relative conseguenze
patologiche. Con un blocco nel metabolismo della fenilalanina per
la mancanza di PAH, entrano in gioco vie minori, ottenendo acido
screening neonatale) è particolarmente importante, dato che regimi fenilpiruvico, fenillattico, fenilacetico e o-acido idrossifenilacetico,
alimentari appropriati possono prevenire la morte precoce o il ri- che, nella PKU, sono escreti in grande quantità attraverso le urine.
tardo mentale. La fibrosi cistica è stata inclusa perché è una delle Alcuni di questi metaboliti anomali sono escreti nel sudore, a cui in
malattie più comuni e potenzialmente letali che si osserva in soggetti particolare l’acido fenilacetico impartisce un forte odore di topo o
di origine caucasica. Lo screening neonatale della fibrosi cistica resta di muffa, caratteristico di questi bambini affetti. Si ritiene che l’ec-
un argomento controverso, con benefici e rischi molto meno chiari cesso di fenilalanina o di un suo metabolita contribuisca a causare
che nelle altre due malattie. un danno al cervello nei casi di PKU. I neonati affetti sono normali
alla nascita ma entro alcune settimane sviluppano un aumento
plasmatico dei livelli di fenilalanina che in qualche modo compro-
Fenilchetonuria (Pku)
mette lo sviluppo cerebrale. Solitamente dopo i 6 mesi di vita, diviene
La PKU è caratterizzata da alterazioni del metabolismo della evidente un grave ritardo mentale; meno del 4% dei bambini con
fenilalanina, che esitano in iperfenilalaninemia. La PKU è una con- PKU non trattata ha un quoziente di intelligenza con valori superiori
dizione autosomica recessiva e nella grande maggioranza dei casi è a 50 o 60. Circa un terzo di questi bambini non acquisisce la deam-
causata da mutazioni bialleliche del gene che codifica l’enzima bulazione autonoma e i due terzi non apprendono il linguaggio.
fenilalanina idrossilasi (PAH). Tuttavia, la grande varietà di presen- Convulsioni e altre anomalie neurologiche, come ipopigmentazio-
tazioni cliniche sottolinea le complessità genetiche che innescano ne cutanea e dei peli ed eczema, spesso accompagnano il ritardo
anche malattie classiche “mendeliane” come la PKU.25 A livello
molecolare, più di 500 malattie associate agli alleli del gene PAH
sono state identificate nelle popolazioni di tutto il mondo. Ogni
mutazione provoca una particolare alterazione quantitativa sul-
l’enzima risultante con un’attività residua che va dalla completa as-
senza al 50% dei valori normali. Il grado di iperfenilalaninemia e
fenotipo clinico è inversamente proporzionale all’attività enzimatica
residua. Lattanti con mutazioni che risultano in una carenza nell’at-
tività di PAH si presentano con le classiche caratteristiche della PKU,
mentre quelli con un’attività residua superiore al 6% presentano una
malattia più lieve. Inoltre, alcuni tipi di mutazioni causano solo Figura 10.15 Sistema della fenilalanina idrossilasi.
456 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
Figura 10.16 Vie del metabolismo del galattosio. ADP, adenosina difosfato; ATP, adenosina trifosfato; UDP, uridina difosfato.
Galattosemia
La galattosemia è una malattia autosomica recessiva del metabolismo
del galattosio. Normalmente il lattosio, principale carboidrato del
latte materno, è scisso in glucosio e galattosio dalle lattasi dei villi
intestinali. Il galattosio viene poi convertito in glucosio attraver- Figura 10.17 Galattosemia. Il fegato mostra degenerazione grassa e
so tre fasi (Fig. 10.16). Sono state identificate due varianti della una lieve fibrosi. (Per gentile concessione del Dr. Wesley Tyson, The
galattosemia. Nella variante più comune, vi è una totale mancanza di Children’s Hospital, Denver, CO)
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 457
il galattitolo, prodotto da vie metaboliche alternative, che si accumula una maggiore incidenza di patologie respiratorie e pancreatiche
e aumenta la sua tonicità. Compaiono alterazioni aspecifiche a livello rispetto alla popolazione generale.29,30 Inoltre, nonostante la classifi-
del sistema nervoso centrale, inclusi perdita delle cellule nervose, cazione della fibrosi cistica come malattia “mendeliana”, vi sono
gliosi ed edema, in particolare nel nucleo dentato del cervelletto e molteplici gradi di variazione fenotipica derivanti da diverse muta-
nei nuclei olivari del midollo. Possono presentarsi alterazioni simili zioni nel gene della fibrosi cistica, dagli effetti tessuto-specifici di
nella corteccia cerebrale e nella sostanza bianca. questo gene, e dall’influenza di modificatori della malattia ricono-
Questi bambini presentano difetti della crescita già dalla nascita. sciuti recentemente.31
Vomito e diarrea compaiono entro pochi giorni dall’ingestione del Il gene associato alla fibrosi cistica: normale struttura e fun-
latte. Ittero ed epatomegalia in genere si manifestano nel corso delle zione. Nei dotti epiteliali normali, il cloruro è trasportato da canali
prime settimane di vita e possono apparire come la continuazione della membrana plasmatica (canali del cloruro). Il difetto primitivo
dell’ittero fisiologico del neonato. La cataratta si sviluppa entro al- nella fibrosi cistica è causato da un’anomala funzione della proteina
cune settimane ed entro i primi 6-12 mesi di vita può insorgere il del canale epiteliale del cloruro codificata dal regolatore della condut-
ritardo mentale. Tuttavia, persino nei bambini non trattati, il deficit tanza transmembrana della fibrosi cistica (CFTR) il cui gene si trova
mentale non è così grave come quello della PKU. L’accumulo di sul cromosoma 7q31.2. La catena polipeptidica di 1.480 amminoacidi
galattosio e galattosio-1-fosfato nel rene compromette il trasporto codificata dal CFTR ha due domini transmembrana (ciascuno con-
attivo degli amminoacidi causando amminoaciduria. Si osserva una tenente sei a-eliche), due domini citoplasmatici leganti i nucleotidi
maggiore frequenza di setticemia fulminante da Escherichia coli, forse (NBD) e un dominio regolatore (dominio R), che contiene i siti di
legata a un’attività antibatterica depressa dei neutrofili. Nel periodo fosforilazione delle protein-chinasi A e C (Fig. 10.18). I due domini
neonatale possono presentarsi anche emolisi e coagulopatia.
La diagnosi di galattosemia può essere sospettata in seguito al
riscontro della presenza nelle urine di un altro zucchero riduttore
oltre al glucosio. Tuttavia, i test che permettono di identificare di-
rettamente il deficit della transferasi nei leucociti e negli eritrociti
sono più affidabili. La diagnosi prenatale è possibile saggiando l’at-
tività GALT nelle colture delle cellule del liquido amniotico o deter-
minando i livelli di galattosio nel liquido amniotico. Sono state
documentate più di 140 mutazioni di GALT; tra queste, una sosti-
tuzione della glutammina con l’arginina al codone 188 (Gln188Arg),
che rappresenta la mutazione più frequente tra i bianchi non ispanici
mentre la sostituzione di serina con leucina al codone 135 (Ser135-
Leu) è la mutazione più comune negli afroamericani.
Si possono prevenire o migliorare molti dei cambiamenti clinici e
morfologici della galattosemia mediante la rimozione precoce del
galattosio dalla dieta per almeno i primi 2 anni di vita. Un controllo
istituito subito dopo la nascita impedisce la comparsa della cataratta
e delle lesioni epatiche consentendo uno sviluppo pressoché nor-
male. Anche con una restrizione dietetica, tuttavia, è ampiamente
dimostrato che i pazienti più grandi siano spesso affetti da disturbi
del linguaggio e insufficienza gonadica (in particolare la precoce
defunzionalizzazione dell’ovaio) e, meno comunemente, da un
disturbo atassico.
transmembrana formano un canale attraverso il quale passa il L’ENaC è inibito dalla normale funzione del CFTR; quindi, nella
cloruro. L’attivazione del canale CFTR è mediata da un agonista che fibrosi cistica, vi è un aumento dell’attività dell’ENaC, con un
induce un aumento dell’adenosina monofosfato ciclico (cAMP), conseguente marcato incremento della captazione del sodio attra-
seguito dall’attivazione di una protein-chinasi A che fosforila il verso le membrane apicali. L’importanza di questo fenomeno è
dominio R. Il legame dell’adenosina trifosfato (ATP) e l’idrolisi trattata di seguito, nel contesto della patologia polmonare e ga-
avvengono nell’NDB (dominio legante il nucleotide) e questo è es- strointestinale nella fibrosi cistica. La sola eccezione a questa
senziale per l’apertura e la chiusura del canale in risposta al segnale regola si verifica a livello dei dotti delle ghiandole sudoripare
mediato dal cAMP. Negli ultimi anni sono emerse diverse e impor- umane, dove l’attività dell’ENaC diminuisce come risultato di una
tanti sfaccettature in merito alle funzioni del CFTR: mutazione del CFTR; si assiste quindi alla formazione di una
secrezione luminale ipertonica ad alto contenuto di cloruro (come
Il CFTR regola numerosi canali ionici e processi cellulari. Sebbene nella forma classica della fibrosi cistica) e ad alto contenuto di
all’inizio venisse definito come un canale a conduttanza per il sodio. Questa è la causa del sudore “salato” che le madri possono
cloruro, è stato dimostrato che il CFTR può regolare molteplici spesso riscontrare nei loro bambini.
canali ionici e processi cellulari principalmente attraverso inte- Le funzioni del CFTR sono tessuto-specifiche; perciò, l’impatto della
razioni con il suo NBD. Questi comprendono i cosiddetti canali mutazione del CFTR è anche tessuto-specifico. La più importante
esocellulari per il cloruro, i canali intracellulari per il potassio funzione svolta dal CFTR a livello dei dotti delle ghiandole sudo-
(Kir6.1), i canali epiteliali per il sodio (ENaC), canali a gap jun- ripare consiste nel riassorbimento degli ioni cloruro dal lume
ction e processi cellulari coinvolti nel trasporto dell’ATP e nella ghiandolare e in un aumento del riassorbimento del sodio tramite
secrezione mucosa. Di questi, l’interazione del CFTR con l’ENaC l’ENaC (si veda sopra). Pertanto, nei dotti delle ghiandole sudo-
ha probabilmente la maggiore rilevanza fisiopatologica nella fi- ripare, la perdita della funzione del CFTR conduce a un decre-
brosi cistica. L’ENaC è situato sulla superficie apicale di cellule mento del riassorbimento del cloruro di sodio e alla produzione
epiteliali esocrine ed è responsabile della captazione del sodio di sudore ipertonico (Fig. 10.19). Tuttavia, i canali CFTR costi-
dalle secrezioni luminali, rendendo il liquido luminale ipotonico. tuiscono una delle vie più importanti per la secrezione attiva del
Figura 10.19 Il difetto del canale del cloruro nel dotto sudoriparo (in alto) causa un aumento della concentrazione del cloruro e del sodio nel sudore. Le
vie aeree (in basso) dei pazienti con fibrosi cistica presentano ridotta escrezione di cloruro, aumentata escrezione di sodio e riassorbimento dell’acqua;
ciò determina disidratazione delle cellule epiteliali mucipare di rivestimento, deficit dell’attività mucociliare e ostruzione a carico delle vie aeree. CFTR,
regolatore della conduttanza transmembrana della fibrosi cistica; ENaC, canale epiteliale per il sodio.
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 459
Figura 10.20 Diverse manifestazioni cliniche delle mutazioni nel gene della fibrosi cistica, dalle più gravi a quelle asintomatiche. (Ridisegnata da Wallis
C: Diagnosing cystic fibrosis: blood, sweat, and tears. Arch Dis Child 76:85, 1997)
cloruro all’interno del lume a livello dell’epitelio respiratorio e Il gene della fibrosi cistica: spettri mutazionali e correlazione
intestinale. In tali sedi, le mutazioni del CFTR portano alla perdita genotipo-fenotipo. Da quando il gene del CFTR è stato clonato nel
o alla riduzione del cloruro escreto nel lume (si veda Fig. 10.18). 1989, sono state identificate più di 1.300 malattie associate a muta-
L’assorbimento attivo del sodio intraluminale è inoltre incremen- zioni. Varie mutazioni possono essere raggruppate in sei “classi” in
tato (dovuto a perdita dell’inibizione dell’attività ENaC) base al loro effetto sulla proteina CFTR:
ed entrambe queste modificazioni ioniche aumentano il riassor-
bimento passivo dell’acqua dal lume, abbassando il contenuto Classe I: alterata sintesi proteica. Queste mutazioni sono associate
dell’acqua della superficie di rivestimento delle cellule mucose. alla completa mancanza della proteina CFTR a livello della se-
Quindi, a differenza dei dotti sudoripari, non vi è differenza nella zione apicale della superficie delle cellule epiteliali.
concentrazione del sale della superficie di rivestimento delle Classe II: alterazioni del ripiegamento, dell’elaborazione e del tra
cellule mucose degli apparati respiratorio e gastrointestinale nei sporto delle proteine. Queste mutazioni consistono nell’elabora-
soggetti normali, rispetto a quello dei pazienti affetti da fibrosi zione difettosa della catena proteica dal reticolo endoplasmatico
cistica. La patogenesi delle complicanze respiratorie e intestinali all’apparato del Golgi; la proteina non diventa completamente
nella fibrosi cistica sembra invece derivare dalla presenza di un ripiegata e glicosilata e viene di conseguenza degradata prima di
liquido di superficie isotonico ma a basso volume. A livello dei raggiungere la superficie cellulare. La mutazione di classe II più
polmoni, questa disidratazione conduce a un deficit dell’attività diffusa è una delezione di tre nucleotidi che codificano per la
mucociliare e all’accumulo di secrezioni iperconcentrate e viscose fenilalanina in posizione 508 (∆F508). A livello mondiale, questa
che ostruiscono il passaggio dell’aria e predispongono a infezioni mutazione può essere riscontrata in circa il 70% dei casi di fibrosi
polmonari ricorrenti.32 cistica. Le mutazioni di classe II sono anche associate alla man-
Il CFTR media il trasporto di ioni bicarbonato. La funzione del canza totale di proteina CFTR della sezione apicale superficiale
trasporto di ioni bicarbonato del CFTR è mediata da interazioni delle cellule epiteliali.
reciproche con una famiglia di scambiatori anionici denominati Classe III: alterata regolazione. Le mutazioni di questa classe
SLC26, che sono coespressi sulla superficie apicale con il CFTR.33 impediscono l’attivazione del CFTR prevenendo il legame e l’idro-
In alcune varianti mutanti di CFTR è stato dimostrato che il tra- lisi dell’ATP, un prerequisito fondamentale per il trasporto degli
sporto di cloruro è completamente o quasi totalmente preservato, ioni (si veda sopra). Quindi, vi è una quantità normale della
mentre quello di ioni bicarbonato risulta notevolmente alterato. I proteina CFTR sulla superficie apicale, ma non è funzionante.
liquidi alcalini sono secreti da tessuti normali, mentre i liquidi Classe IV: ridotta conduttanza. Queste mutazioni si verificano
acidi (da assenza di ioni bicarbonato) sono secreti da epiteli che tipicamente nel dominio transmembrana del CFTR, che forma i
presentano questi alleli mutanti del CFTR. La riduzione del pH canali ionici per il trasporto del cloruro. Vi è una quantità nor-
luminale può produrre una serie di effetti avversi quali l’aumento male di CFTR nella membrana apicale, che però presenta una
della precipitazione della mucina con ostruzione dei dotti e l’au- funzione ridotta. Tale classe è di solito associata a un fenotipo
mentata captazione dei batteri da parte dei tappi di mucina. L’in- più lieve.
sufficienza pancreatica, una caratteristica della classica fibrosi Classe V: riduzione quantitativa. Queste mutazioni interessano
cistica, è praticamente sempre presente quando ci sono mutazioni tipicamente un sito intronico del promotore del CFTR che deter-
del CFTR con anomala conduttanza del bicarbonato. mina una produzione ridotta della proteina normale. Come de-
460 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
scritto di seguito, anche le mutazioni di classe V sono associate Le modificazioni ambientali possono inoltre causare differenze
a un fenotipo più lieve. significative tra individui che condividono lo stesso genotipo di
Classe VI: alterata regolazione dei canali ionici. Come descritto in CFTR. Ciò è meglio esemplificato nelle pneumopatie, dove le cor-
precedenza, il CFTR è coinvolto nella regolazione di molteplici relazioni tra genotipo e fenotipo CFTR possono creare qualche
canali ionici di diversi distretti cellulari. Le mutazioni di questa perplessità. Come affermato precedentemente, l’alterata attività
classe colpiscono la funzione di regolazione del CFTR. In alcuni mucociliare a causa della scarsa idratazione del muco determina una
casi, una determinata mutazione interessa la conduttanza da CFTR difficoltà delle vie aeree a eliminare i batteri. Pseudomonas aeruginosa
così come la regolazione di altri canali ionici. Ad esempio, la mu- spp, in particolare, colonizza le basse vie respiratorie, inizialmente
tazione ∆F508 è una mutazione sia di classe II sia di classe VI. in maniera intermittente poi in forma cronica. Le infezioni virali
concomitanti predispongono a tale colonizzazione. Il muco statico
Poiché la fibrosi cistica è una malattia autosomica recessiva, gli crea inoltre un microambiente ipossico nel liquido che ricopre la
individui affetti presentano mutazioni su entrambi gli alleli. Tuttavia, superficie delle vie aeree che a sua volta favorisce la produzione di
la combinazione di mutazioni diverse sui due alleli può avere effetti alginato, una capsula mucopolisaccaridica. La produzione di alginato
marcati su tutto il fenotipo, con manifestazioni organo-specifiche permette la formazione di un biofilm protettivo che protegge i batteri
(Fig. 10.20). Quindi, queste due mutazioni “gravi” (classe I, II e III) dagli anticorpi o dagli antibiotici, permettendo loro di evadere le
che producono praticamente assenza del CFTR di membrana, sono difese dell’ospite, producendo una forma cronica di malattia distrut-
associate alla variante classica del fenotipo della fibrosi cistica (in- tiva polmonare. Le reazioni anticorpale e cellulo-mediate indotte
sufficienza pancreatica, infezioni sinopolmonari e sintomi gastroin- dal microrganismo causano un’ulteriore distruzione polmonare
testinali), mentre la presenza di una “lieve” (classe IV o V) mutazione mentre risparmiano il microrganismo stesso. È evidente, perciò, che
su uno o entrambi gli alleli determina un fenotipo meno grave. oltre a fattori genetici (ad es. classe della mutazione), una pletora di
Questa regola generale di correlazione genotipo-fenotipo risulta fattori ambientali (ad es. virulenza dei microrganismi, efficacia della
particolarmente coerente con la malattia pancreatica, dove anche in terapia, infezioni intercorrenti e concomitanti con altri microrgani-
presenza di una “lieve” mutazione di un allele può ritornare il feno- smi, esposizione a fumo e allergeni) possa influenzare la gravità e la
tipo dell’insufficienza pancreatica conferito dall’omozigosità per progressione della malattia polmonare nella fibrosi cistica.
mutazioni “gravi”. Al contrario, la correlazione genotipo-fenotipo è
di gran lunga meno coerente nelle pneumopatie, riflettendo l’effetto
di una modificazione secondaria (si veda oltre). A seguito dell’espan- Morfologia I cambiamenti anatomici sono ampiamente va-
sione dei test genetici per la mutazione del CFTR vi è una sempre riabili a livello di distribuzione delle aree colpite e di gravità.
maggiore evidenza che, in pazienti che esordiscono con una varietà Negli individui con fibrosi cistica non classica, la malattia è
apparentemente non correlata al fenotipo clinico, possono anche al- abbastanza lieve e non comporta disturbi particolarmente gravi
bergare mutazioni del gene del CFTR. Queste comprendono soggetti nella fase di crescita e sviluppo. Negli altri, l’interessamento
con pancreatite idiopatica cronica, malattia polmonare cronica a pancreatico è grave e compromette l’assorbimento intestinale
inizio tardivo, bronchiectasie idiopatiche e azoospermia ostruttiva a causa della achilia pancreatica.Tale malassorbimento provo-
causata dall’assenza bilaterale dei dotti deferenti (una trattazione ca l’arresto dello sviluppo e della crescita postnatale. Negli
più dettagliata dei singoli fenotipi verrà affrontata in seguito). La altri, l’alterazione nella secrezione di muco comporta un’attività
maggior parte di questi pazienti non dimostra altre caratteristiche mucociliare alterata, con ostruzione dei bronchi e dei bronchioli
di fibrosi cistica, nonostante la presenza di mutazioni bialleliche del e con infezioni polmonari fatali (Fig. 10.21). In tutte le varianti,
CFTR. La fibrosi cistica viene così classificata come non classica o le ghiandole sudoripare sono morfologicamente inalterate.
atipica.34 L’identificazione di questi soggetti è importante non solo Alterazioni pancreatiche sono presenti in circa l’85-90% dei
per la gestione successiva, ma anche ai fini di un counseling pazienti con fibrosi cistica. Nei casi più lievi, ci possono es-
genetico. sere solo accumuli di muco nei piccoli dotti escretori con
Modificazioni genetiche e ambientali. Nonostante la fibrosi ci- dilatazione delle ghiandole esocrine. Negli stadi più gravi,
stica rimanga uno dei migliori esempi dell’assioma “un gene, una spesso osservabili in bambini più grandi o in adolescenti, i
malattia”, vi è una sempre maggiore evidenza che geni diversi dal dotti sono completamente ostruiti, causando l’atrofia delle
CFTR riescano a modificare la frequenza e la gravità delle manifesta- ghiandole esocrine e la progressiva fibrosi (Fig. 10.21). Può
zioni organo-specifiche.35 La gravità delle manifestazioni polmonari verificarsi un’atrofia della parte esocrina del pancreas, la-
nella fibrosi cistica è associata a varianti polimorfiche presenti in di- sciando solo le insule immerse in uno stroma fibroadiposo.
versi geni di cui gli esempi meglio conosciuti sono il legame manno- La totale perdita della secrezione pancreatica esocrina com-
sio-lectina 2 (MBL2) e il fattore di crescita trasformante b1 (TGFb1). promette l’assorbimento dei grassi e l’avitaminosi A associa-
L’MBL è un effettore chiave di immunità innata coinvolta nell’opso- ta può contribuire alla comparsa di una metaplasia squamosa
nizzazione e nella fagocitosi dei microrganismi e i polimorfismi nel dell’epitelio di rivestimento dei dotti pancreatici che risulta
gene MBL2 associati a bassi livelli di circolazione delle proteine con- inoltre danneggiato dall’ispessimento delle secrezioni mu-
feriscono un rischio tre volte più grande di malattia polmonare ter- cose. Tappi di muco denso e vischioso possono essere rilevati
minale. Il TGFb ha un’azione inibitoria diretta sulla funzione del nell’intestino tenue dei lattanti. Talvolta questi tappi causano
CFTR.36,37 Uno studio multicentrico allargato sulla mutazione ∆F508 ostruzioni intestinali nel tenue, note come ileo da meconio.
del CFTR condotto su pazienti omozigoti ha rilevato due polimorfismi Il coinvolgimento epatico segue lo stesso quadro di base. I
specifici nella posizione 5 del gene TGFb1 associati a gravi fenotipi duttuli biliari sono tappati da materiale mucinoso, accompa-
polmonari.38 Allo stesso modo, sono stati identificati numerosi puta- gnato da proliferazione duttulare e da infiammazione portale.
tivi mutanti genetici che influenzano l’incidenza dell’ileo da meconio La steatosi epatica è un riscontro frequente nelle biopsie
nella fibrosi cistica, nonostante i geni specifici associati alle regioni epatiche. Con l’andare del tempo si sviluppa una cirrosi
cromosomiche collegate non siano ancora stati individuati.39
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 461
biliare focale in un terzo circa dei pazienti (Cap. 18), che inte-
ressa l’intero fegato, causando una nodularità epatica diffusa.
Questo interessamento epatico grave si riscontra in meno
del 10% dei pazienti.
Le ghiandole salivari sono spesso coinvolte con segni isto-
logici simili a quelli sopra descritti nel pancreas: progressiva
dilatazione dei dotti, metaplasia squamosa dell’epitelio di
rivestimento, atrofia ghiandolare e in seguito fibrosi.
Le modificazioni polmonari sono le complicanze più gravi di
questa malattia (Fig. 10.22). Esse derivano dalla viscosità delle
secrezioni mucose delle ghiandole sottomucose dell’albero
respiratorio con ostruzione secondaria al passaggio dell’aria
e conseguenti infezioni delle vie aeree. I bronchioli sono spes-
so distesi da muco denso accompagnato da una marcata
iperplasia e dall’ipertrofia delle cellule muco-secernenti. Infe-
zioni sovrapposte possono dare origine a una grave bronchite
cronica e a bronchiectasie (Cap. 15). In molti casi, si sviluppa-
no ascessi polmonari. Staphylococcus aureus, Haemophilus
influenzae e Pseudomonas aeruginosa sono i tre microrgani-
smi più comunemente responsabili di infezioni polmonari.
Come menzionato in precedenza, una forma mucoide di
P. aeruginosa (alginato-producente) è particolarmente fre- Figura 10.22 Polmoni di un paziente con fibrosi cistica in fase terminale.
quente e causa infiammazione cronica. Ancora più infausto è Vi sono ampie aree ostruite da tappi di muco e dilatazione dell’albero
l’aumento della frequenza di infezioni con un altro gruppo di tracheobronchiale. Il parenchima polmonare è addensato a causa delle
pseudomonas, il complesso della Burkholderia cepacia, che secrezioni e della polmonite – il colore verde è associato alle infezioni da
Pseudomonas. (Per gentile concessione del Dr. Eduardo Yunis, Children’s
include almeno nove specie differenti; tra queste, le infezioni Hospital of Pittsburgh, Pittsburgh, PA)
dovute a B. cenocepacia sono le più comuni nei pazienti affetti
da fibrosi cistica. Questo batterio opportunistico è particolar-
mente resistente e l’infezione da esso provocata è stata asso- Caratteristiche cliniche. Poche malattie dei bambini sono così
ciata a malattia fulminante (“sindrome da cepacia”), degenze versatili nella sintomatologia come la fibrosi cistica (Tab. 10.6). I
più lunghe e maggiore mortalità.40 Altri patogeni opportunisti sintomi sono estremamente vari e possono presentarsi alla nascita
comprendono Stenotrophomonas maltophila e micobatteri o anni più tardi e coinvolgere uno o più sistemi d’organo. Circa il
non tubercolari; anche l’aspergillosi broncopolmonare aller- 5-10% dei casi giunge all’osservazione clinica alla nascita o subito
gica si verifica con maggior frequenza nella fibrosi cistica. dopo a causa di un ileo da meconio. L’ostruzione dell’intestino distale
Azoospermia e infertilità sono state evidenziate nel 95% dei può inoltre verificarsi negli individui più grandi sotto forma di
soggetti maschi che sopravvivono fino all’età adulta; l’assen- episodi recidivanti di dolore al quadrante addominale inferiore
za congenita bilaterale dei dotti deferenti è un rilievo fre- destro, talvolta associato a una massa palpabile a livello della fossa
quente in questi casi. In alcuni maschi, l’assenza bilaterale iliaca destra.
dei dotti deferenti può anche essere il solo aspetto che sug- L’insufficienza pancreatica esocrina è presente nella maggior parte
gerisce una mutazione sottostante del CFTR. (85-90%) dei pazienti con fibrosi cistica ed è associata a “gravi”
mutazioni del CFTR su entrambi gli alleli (ad es. ∆F508/∆F508),
mentre il 10-15% dei pazienti con una mutazione “severa” e una
“lieve” del CFTR (∆F508/R117H) o due “lievi” mutazioni presenta
una funzionalità pancreatica abbastanza conservata, tanto da non
richiedere supplementazione enzimatica (fenotipo sufficienza pan-
creatica). L’insufficienza pancreatica è associata a malassorbimento
di proteine e grassi con incremento della perdita fecale. Manifestazioni
di malassorbimento (ad es. feci maleodoranti, distensione addomi-
nale e scarso accrescimento ponderale) si verificano durante il primo
anno di vita. Un deficit dell’assorbimento dei grassi potrebbe
produrre un deficit dell’assorbimento di vitamine liposolubili,
che comporta manifestazioni di avitaminosi A, D o K. L’ipoprotei-
nemia può essere talmente severa da causare edema generalizzato.
Una diarrea persistente può provocare prolasso rettale in oltre il 10%
dei bambini con fibrosi cistica. Il fenotipo sufficienza pancreatica
generalmente non è associato ad altre complicanze gastrointestinali
e, di solito, questi individui presentano una crescita e uno sviluppo
Figura 10.21 Lievi o moderate variazioni da fibrosi cistica nel pancreas. eccellenti. Una pancreatite cronica “idiopatica” si osserva in un sot-
I dotti sono dilatati e ostruiti da muco eosinofilo e le ghiandole parenchimali togruppo di pazienti affetti da fibrosi cistica con pancreas sufficiente
sono atrofiche e sostituite da tessuto fibroso. ed è associata a dolori addominali ricorrenti e a numerose complicanze
462 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
Tabella 10.6 Manifestazioni cliniche e criteri diagnostici fibrosi cistica. Pazienti con insufficienza polmonare lieve hanno di
per la fibrosi cistica solito una forma moderata o assente di patologia pancreatica. La
bronchiectasia “idiopatica” a esordio adulto è stata collegata a una
caratteristiche cliniche della fibrosi cistica
mutazione del CFTR in un certo numero di casi. Polipi sinunasali
1. Malattia cronica polmonare manifestata da ricorrenti possono verificarsi nel 25% dei pazienti con fibrosi cistica;
a. Colonizzazione/infezione persistente con i tipici patogeni
della fibrosi cistica, compresi Staphylococcus aureus, quindi, bambini che si presentano con queste caratteristiche devono
Haemophilus influenzae non tipizzabile, Pseudomonas sottoporsi al test per la fibrosi cistica.
aeruginosa mucoso e non mucoso, Burkholderia cepacia Una malattia epatica significativa insorge più tardi nella storia
b. Tosse cronica produttiva naturale della fibrosi cistica e con l’aumento dell’aspettativa di vita
c. Anomalie persistenti alla radiografia del torace (ad es.
bronchiectasia, atelettasia, infiltrati, iperinflazione)
acquisisce sempre maggiore importanza clinica. Infatti, dopo le
d. O struzione respiratoria manifestata da respiro sibilante complicanze cardiopolmonari e legate al trapianto, la patologia
e intrappolamento d’aria epatica è la causa di morte più comune nei pazienti con fibrosi ci-
e. Poliposi nasale; anomalie radiografiche o della tomografia stica. La maggior parte degli studi indica tuttavia che la malattia
assiale computerizzata dei seni paranasali epatica sintomatica o biochimica ha la sua insorgenza attorno alla
f. Ippocratismo digitale
2. Anomalie gastrointestinali e nutrizionali, comprese pubertà, con una prevalenza di circa il 13-17%. Tuttavia, l’epatome-
a. Intestinali: ileo da meconio, ostruzione intestinale, prolasso galia asintomatica può interessare fino a un terzo dei pazienti.
rettale L’ostruzione del dotto biliare comune può essere dovuta alla calcolosi
b. P ancreatiche: insufficienza pancreatica, pancreatite o alla “sabbia” biliare; essa si presenta con dolore addominale e con
ricorrente, pancreatite cronica
c. Epatiche: malattia epatica cronica manifestata attraverso
ittero acuto. Come già detto, una cirrosi biliare diffusa si può svilup-
segni clinici o istologici di cirrosi biliare focale, o cirrosi pare in meno del 10% di soggetti con fibrosi cistica.
multilobulare, ittero neonatale prolungato Circa il 95% dei maschi con fibrosi cistica è sterile, come risultato
d. N utrizionali: ritardo di crescita (malnutrizione calorico- di azoospermia ostruttiva. Come menzionato sopra, questa è dovuta
proteica), ipoproteinemia, edema, complicanze secondarie in genere ad assenza congenita bilaterale dei dotti deferenti, che
ai deficit di vitamine liposolubili
3. S
indromi da perdita di sali: deplezione acuta di sali, alcalosi nell’80% dei casi è causata da mutazioni bialleliche del CFTR.
metabolica cronica Nella maggior parte dei casi, la diagnosi di fibrosi cistica si basa
4. A
nomalie genitourinarie maschili che determinano sulla concentrazione stabilmente elevata di elettroliti nel sudore
azoospermia ostruttiva (assenza bilaterale congenita dei dotti (spesso è la madre a porre la diagnosi in quanto il sudore del suo
deferenti)
bambino è troppo salato), sulle caratteristiche cliniche (sindrome
criteri per la diagnosi della fibrosi cistica sinopolmonare e alterazioni gastrointestinali), sullo screening neo-
Una o più caratteristiche fenotipiche, natale alterato o sull’anamnesi familiare. Una minoranza di pazienti
O anamnesi positiva per fibrosi cistica in un fratello con fibrosi cistica, specialmente quelli con almeno una mutazione
O screening neonatale positivo “lieve” del CFTR, può avere un test del sudore normale o pressoché
E normale (60 mm/l). La misurazione della differenza dei potenziali
Un’aumentata concentrazione di cloruro nel sudore in due
o più occasioni
transnasali in vivo può essere un utile test aggiuntivo in queste si-
O identificazione di due mutazioni per fibrosi cistica, tuazioni; individui con fibrosi cistica presentano una differenza di
O dimostrazione di anomalie nasali nel trasporto ionico potenziale transnasale in vivo significativamente inferiore rispetto
epiteliale ai controlli. Il sequenziamento del gene CFTR è, ovviamente, il
Adattata per gentile concessione da Rosenstein BJ, Cutting GR: The diagno- “modello di riferimento” per la diagnosi della fibrosi cistica. Perciò,
sis of cystic fibrosis: a consensus statement. J Pediatr 132:589; 1998. nei pazienti con un quadro clinico suggestivo o con un’anamnesi
familiare positiva (o entrambi) è necessaria l’analisi genetica.
Ci sono stati grandi miglioramenti nella gestione delle complicanze
nel corso della vita. Questi pazienti hanno anche altri segni della croniche e acute della fibrosi cistica, tra le quali terapie antibiotiche
fibrosi cistica, soprattutto polmonari. Al contrario, la pancreatite più potenti, sostituzione dell’enzima pancreatico e trapianto polmo-
cronica “idiopatica” può instaurarsi anche in un quadro isolato a nare bilaterale. Negli ultimi anni sono inoltre emerse metodiche più
inizio tardivo in assenza di altri segni di fibrosi cistica (Cap. 19); innovative per il ripristino della funzione endogena del CFTR. Con-
mutazioni bialleliche del CFTR (abitualmente una “lieve” e una cettualmente, la fibrosi cistica, come altre malattie monogeniche,
“severa”) sono dimostrabili nella maggior parte di questi individui dovrebbe essere trattabile con la terapia genica e molti vettori della
che hanno fibrosi cistica non classica o atipica. L’insufficienza terapia genica adenovirale sono attualmente oggetto di studi clinici
pancreatica endocrina (ossia, il diabete) è rara nella fibrosi cistica precoci. Il miglioramento nella gestione della fibrosi cistica ha com-
ed è di solito legata a un’importante distruzione del parenchima portato un aumento dell’aspettativa media di vita sopra i 36 anni nel
pancreatico. 200641 e, con sempre maggiore frequenza, la malattia letale nell’in-
Negli Stati Uniti, le complicanze cardiorespiratorie, come infezioni fanzia sta diventando una malattia cronica in età adulta.
polmonari persistenti, malattie ostruttive polmonari e cuore polmo-
nare, sono le cause più comuni di morte in questi pazienti (~80%).
Entro i 18 anni, l’80% dei pazienti con fibrosi cistica classica ospita
lo P. aeruginosa. A causa dell’uso indiscriminato della profilassi Sindrome della morte improvvisa
antibiotica contro lo Staphylococcus, in molti pazienti vi è stata una del neonato (SIDS)
sfortunata ricomparsa di numerosi ceppi batterici resistenti di Pseu-
domonas. Soggetti portatori di una mutazione “severa” e una “lieve” Il National Institute of Child Health and Human Development de-
del CFTR possono presentare una malattia polmonare lieve a insor- finisce con il termine SIDS “la morte improvvisa di un lattante sotto
genza tardiva, un altro esempio di forma non classica o atipica di 1 anno di età che rimane inspiegabile anche dopo uno studio
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 463
a ccurato del caso, attraverso l’esecuzione di un’autopsia completa, tem, prendono il nome di morte improvvisa del bambino non classi-
l’esame del luogo della morte e una revisione della storia clinica”.42 ficata, in linea con la definizione rigorosa che vige attualmente di
Pertanto, la SIDS è una malattia di eziologia ignota. È importante SIDS.43 Un aspetto della SIDS che la stessa definizione non indica è
sottolineare che molti casi di morte improvvisa durante l’infanzia che solitamente il bambino muore nel sonno, molti in posizione
possono rivelare basi anatomiche o biochimiche inaspettate, discer- prona o sul fianco, da qui lo pseudonimo di morte in culla.
nibili in sede autoptica (Tab. 10.7). Questi casi non dovrebbero Epidemiologia. Poiché la morte infantile legata a problemi
rientrare nel quadro della SIDS. Inoltre, i casi di morte improvvisa nutrizionali o a infezioni microbiche è ormai sotto controllo nei Paesi
durante l’infanzia in cui l’evidenza che esclude diagnosi alternative sviluppati, la SIDS ha acquisito grande importanza in questi
è equivoca oppure dove non è possibile fare una diagnosi postmor- Paesi, compresi gli Stati Uniti. La SIDS è la prima causa di morte tra
1 mese e 1 anno di età negli Stati Uniti e la terza causa principale di
morte nel periodo infantile, dopo le anomalie congenite e le malattie
Tabella 10.7 Fattori di rischio e riscontri postmortem da prematurità e basso peso alla nascita. Soprattutto grazie alle
associati a sindrome della morte improvvisa del neonato numerose campagne nazionali di sensibilizzazione della SIDS,
parentali
organizzate dall’American Academy of Pediatrics, si è avuta una
diminuzione significativa della mortalità legata alla SIDS, soprattutto
Giovane età materna (età 20 anni) nel decennio scorso, da 120 decessi su 100.000 nati vivi nel 1992 a
Fumo materno durante la gravidanza
Abuso di sostanze voluttuarie da entrambi i genitori, nello 57 su 100.000 nel 2002. A livello mondiale, nei Paesi in cui la morte
specifico uso di marijuana da parte del padre e uso di oppiacei improvvisa del neonato viene posta sotto la diagnosi di SIDS solo
e cocaina da parte della madre in seguito a esame postmortem, i dati relativi alla mortalità per SIDS
Brevi intervalli intergestazionali vanno da 10 su 100.000 nati vivi nei Paesi Bassi a 80 su 100.000 in
Assistenza prenatale ritardata o assente
Basso livello socioeconomico
Nuova Zelanda.44
Etnia afroamericana e americano-indiana (? fattori Circa il 90% di tutte le SIDS si verifica nei primi 6 mesi, in parti-
socioeconomici) colare fra i 2 e 4 mesi. Questo picco ristretto di suscettibilità è l’unica
caratteristica che sembra essere indipendente dagli altri fattori di
infantili
rischio (che descriveremo in seguito) e dalla geografia. La maggior
Anomalie del tronco cerebrale, associate ad anomalie parte dei bambini che muore per SIDS, muore in casa, solitamente
del risveglio e controllo cardiorespiratorio durante la notte, dopo una fase di sonno. Per molti anni l’apnea
Prematurità e/o basso peso alla nascita
Sesso maschile
prolungata è stata considerata un fattore di rischio per la SIDS. I
Nato da parto multiplo bambini che sviluppavano il cosiddetto “evento apparentemente
SIDS in un precedente fratello minaccioso per la vita” (Apparent Life-Threatening Event, ALTE),
Infezioni respiratorie pregresse caratterizzato da una combinazione di apnea, cambiamento marcato
Polimorfismi germinali nei geni autonomici del sistema nervoso del colore e del tono muscolare, soffocamento o vomito, erano con-
ambientali siderati a rischio di SIDS. Tuttavia, studi epidemiologici hanno di-
mostrato che questi “eventi minacciosi per la vita” e la SIDS hanno
Posizione prona o sul fianco durante il sonno
Dormire su una superficie soffice diversi fattori di rischio ed età di esordio, e sono probabilmente
Ipertermia entità non correlate. I bambini colpiti da ALTE sono spesso prema-
Dormire con i genitori nei primi 3 mesi di vita turi o hanno una base meccanica per il compromesso respiratorio.
Tale distinzione potrebbe spiegare il perché i dispositivi di monito-
anomalie postmortem riscontrate nei casi di morte improvvisa
del neonato*
raggio domestici delle apnee, che sono proliferati nelle famiglie
americane per la “prevenzione della SIDS”, hanno avuto un impatto
Infezioni minimo nel ridurre il rischio di SIDS.45
• Miocardite virale
• Broncopolmonite
Anomalie congenite non sospette
• Stenosi aortica congenita Morfologia Nei casi di bambini deceduti per sospetta SIDS,
• Origine anomala dell’arteria coronaria sinistra dall’arteria sono stati riportati numerosi riscontri all’esame autoptico.
polmonare
Essi sono generalmente lievi e di incerto significato e non
Abuso di minori
• Soffocamento intenzionale (infanticidio) presenti in tutti i casi. Le petecchie multiple sono il reperto
Anomalie genetiche e metaboliche autoptico più comune della SIDS (circa 80% dei casi); esse
• Sindrome del QT lungo (mutazioni SCN5A e KCNQ1) sono molto spesso presenti nel timo, nella pleura viscerale
• Disordini dell’ossidazione degli acidi grassi (mutazioni MCAD, e parietale e nell’epicardio. Macroscopicamente, i polmoni
LCHAD, SCHAD)
• Cardiomiopatia istiocitoide (mutazioni MTCYB) sono congesti, con o senza edema polmonare dimostrabile
• Alterata risposta infiammatoria (delezioni parziali in C4a e C4b) microscopicamente nella maggior parte dei casi. Queste
*
modificazioni rappresentano probabilmente eventi premorte,
La SIDS non è la sola causa di morte improvvisa inaspettata durante l’in-
poiché sono state riscontrate con frequenze simili in casi di
fanzia, è piuttosto una diagnosi di esclusione. Perciò, l’esecuzione di uno
studio autoptico può spesso svelare riscontri che potrebbero spiegare la causa spiegabile di morti improvvise nel periodo infantile. A
morte inaspettata di un neonato. Questi casi non devono, a rigore, essere livello delle vie aeree superiori (laringe e trachea) vi possono
classificati come “SIDS”. SCN5A, canale del sodio, voltage-gated, tipo V, essere alcune prove istologiche di infezioni recenti (correlate
polipeptide alfa; KCNQ1, canale del potassio voltage-gated, sottofamiglia ai sintomi clinici), sebbene le alterazioni non siano sufficien-
KQT-simile, membro 1; MCAD, acil CoA deidrogenasi per acidi grassi a ca-
tena media; LCHAD, 3 idrossiacil coenzima A deidrogenasi per acidi grassi temente gravi da poter causare la morte e non devono disto-
a lunga catena; SCHAD, 3 idrossiacil coenzima A deidrogenasi a catena corta; gliere dalla diagnosi di SIDS. Nel sistema nervoso centrale
MTCYB, citocromo b mitocondriale; C4, componente 4 del complemento.
464 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
Tabella 10.8 Frequenti neoplasie maligne della prima e della seconda infanzia
0-4 anni 5-9 anni 10-14 anni
Leucemia Leucemia
Retinoblastoma Retinoblastoma
Neuroblastoma Neuroblastoma
Tumore di Wilms
Morfologia Nei bambini, circa il 40% dei neuroblastomi Figura 10.25 Neuroblastoma surrenale in un bambino di 6 mesi. Il
tumore emorragico, parzialmente incapsulato, ha spostato il rene sinistro
origina nella midollare del surrene. I restanti possono com- comprimendo l’aorta e l’arteria renale sinistra. (Per gentile concessione
parire ovunque lungo la catena simpatica, ma la maggior del Dr. Arthur Weinberg, University of Texas Southwestern Medical
School, Dallas, TX)
468 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
gran lunga più infiltrativi e invadono le strutture circostanti, Stadiazione Il sistema internazionale di stadiazione del neu-
compresi i reni, la vena renale, la vena cava e avvolgono roblastoma (International Neuroblastoma Staging System)
l’aorta. In sezione, sono composti da tessuto soffice, grigio è il sistema di stadiazione più largamente diffuso e viene
bruno. I tumori più grandi hanno aree di necrosi, fibrosi, descritto di seguito:
rammollimento ed emorragia. Occasionalmente, posso-
no essere palpati focolai di calcificazioni intratumorali Stadio 1: tumore localizzato asportato in modo completo,
puntiformi. con o senza residui al microscopio; linfonodi non aderenti
Istologicamente, i classici neuroblastomi sono composti da ipsilaterali negativi (linfonodi aderenti al tumore primitivo
piccole cellule primitive con nuclei scuri, citoplasma esiguo possono essere positivi).
e contorni cellulari poco definiti, con crescita in lamine so- Stadio 2A: tumore localizzato asportato in modo incom-
lide. Tali tumori primitivi possono essere difficilmente diffe- pleto; linfonodi non aderenti ipsilaterali negativi all’esame
renziati morfologicamente da altri piccoli tumori a cellule istologico.
blu rotondeggianti. L’attività mitotica può essere prominen- Stadio 2B: tumore localizzato asportato in modo completo
te, così come la distruzione nucleare (“carioressi”) e il poli- o incompleto; linfonodi non aderenti ipsilaterali positivi;
morfismo nucleare. Lo sfondo spesso dimostra un materiale linfonodi controlaterali aumentati di volume negativi
eosinofilo fibrillare (neuropilo) che corrisponde ai processi all’esame istologico.
neuritici dei neuroblasti primitivi. Delle rosette (pseudoro- Stadio 3: tumore monolaterale non resecabile infiltrante,
sette di Homer Wright) possono essere frequentemente ri- che supera la linea mediana con o senza coinvolgimento
scontrate nelle cellule tumorali disposte concentricamente linfonodale regionale; o tumore monolaterale localizzato
attorno a un agglomerato centrale costituito dal neuropilo con coinvolgimento linfonodale controlaterale.
(Fig. 10.26). Altre utili caratteristiche comprendono le reazio- Stadio 4: qualsiasi tumore primitivo con disseminazione
ni immunochimiche positive per l’enolasi neurone-specifica a linfonodi distanti, ossa, midollo osseo, fegato, cute e/o
e per l’antigene del neuroblastoma (NB84A) e la dimostra- e altri organi (eccetto i casi descritti nello stadio 4S).
zione ultrastrutturale di piccoli granuli secretori, circondati Stadio 4S (“S” = speciale): tumore primitivo localizzato
da membrana e contenenti catecolamine; queste ultime (come per gli stadi 1, 2A o 2B) con disseminazione limitata
contengono un’area centrale densa caratteristica, circondata a cute, fegato e/o midollo osseo; lo stadio 4S è limitato ai
da un alone periferico (granuli densi interni). Alcune neopla- bambini 1 anno.
sie mostrano segni di maturazione che può essere sponta-
nea o indotta dalla terapia. Grandi cellule aventi citoplasma Sfortunatamente, la maggior parte (60-80%) dei bambini
più abbondante con grandi nuclei vescicolosi e un promi- esordisce in stadio 3 o 4, e solo il 20-40% si presenta in stadio
nente nucleolo rappresentano cellule gangliari in varie fasi 1, 2A, 2B o 4S del neuroblastoma. Il sistema di stadiazione è
di maturazione, e possono essere riscontrate nei tumori di primaria importanza per determinare la prognosi.
mescolati con neuroblasti primitivi (ganglioneuroblastoma).
Le lesioni ben differenziate contengono molte cellule gan-
gliari mature con un residuo nullo o minimo di neuroblasti;
tali neoplasie meritano la definizione di ganglioneuroma Evoluzione clinica e caratteristiche prognostiche. Nei bambini,
(Fig. 10.27). La maturazione dei neuroblasti in cellule gan- al di sotto dei 2 anni, il neuroblastoma si presenta con una grande
gliari è di solito accompagnata dalla comparsa di cellule di massa addominale, febbre e calo ponderale. Nei bambini più grandi,
Schwann. Infatti, la presenza del cosiddetto stroma schwan- il quadro può sfuggire fino a quando non si verificano manifestazioni
niano, composto da fascicoli organizzati di processi neuritici, metastatiche, come dolore osseo, sintomi respiratori o disturbi ga-
cellule di Schwann mature e fibroblasti, costituisce il prere- strointestinali. Il neuroblastoma può metastatizzare facilmente per
quisito istologico perché vengano denominati ganglioneu- via ematica e linfatica, in particolare a fegato, polmoni, ossa e midollo
roblastoma e ganglioneuroma; le cellule gangliari di per
loro, infatti, non rientrano nei criteri di maturazione. L’origine
delle cellule di Schwann nel neuroblastoma rimane una
questione controversa; alcuni studiosi pensano che esse
rappresentino una popolazione reattiva reclutata dalle cel-
lule neoplastiche. Tuttavia, studi che impiegano la tecnica a
microdissezione hanno dimostrato che le cellule di Schwann
ospitano almeno un sottogruppo delle stesse alterazioni
genetiche evidenziate nei neuroblasti e che quindi sono
componenti del clone m aligno. 53 Indipendentemente
dall’istogenesi, è essenziale documentare la presenza di
stroma schwanniano, poiché è associata a prognosi favore-
vole (Tab. 10.9).
Quando le metastasi si sviluppano, si manifestano precoce-
mente e in maniera estesa. Oltre all’infiltrazione locale e
linfonodale, vi è una maggiore tendenza a diffondersi attra-
verso il flusso sanguigno con il coinvolgimento di fegato,
polmoni, ossa e midollo osseo. Figura 10.26 Neuroblastoma surrenale. Questo tumore è composto da
piccole cellule immerse in una fine matrice fibrillare.
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 469
osseo. Proptosi ed ecchimosi possono facilmente verificarsi dato il importante strumento diagnostico (ovvero, elevati livelli di cateco-
facile coinvolgimento metastatico della regione periorbitale. Disfun- lamine nel sangue ed elevati livelli dei loro metaboliti nelle urine,
zione vescicale e intestinale possono essere causate da un neurobla- l’acido vanilmandelico [VMA], e l’acido omovanillico [HVA]).
stoma paraspinale che coinvolge i fasci nervosi. Nei neonati, il neu- Nonostante l’elaborazione di catecolamine, l’ipertensione è molto
roblastoma disseminato può presentarsi con metastasi cutanee meno frequente che nel feocromocitoma (Cap. 24).
multiple che causano una colorazione bluastra anomala della cute Il ganglioneuroma, diversamente dal corrispettivo maligno, tende
(da cui l’infelice denominazione blueberry muffin baby, “bambino a a produrre masse asintomatiche o sintomi riferibili alla
forma di muffin al mirtillo”). Circa il 90% dei neuroblastomi, indi- compressione.
pendentemente dalla localizzazione, produce catecolamine (simili alle Il decorso del neuroblastoma è estremamente variabile. Diversi
catecolamine prodotte dal feocromocitoma), che rappresentano un fattori clinici, istopatologici, molecolari e biochimici sono stati iden-
tificati per precisare la prognosi del neuroblastoma (si veda Tab.
10.9)54; sulla base della raccolta di fattori prognostici presenti in un
dato paziente, vengono classificati come a rischio “basso”, “interme-
dio” e “alto”.
Grazie ai miglioramenti terapeutici, le prime due categorie van-
tano una sopravvivenza a lungo termine nell’80-90% dei pazienti,
mentre meno del 40% dei pazienti che rientrano nella categoria ad
alto rischio riesce a sopravvivere a lungo termine. I fattori progno-
stici più pertinenti nel neuroblastoma includono i seguenti:
Sebbene la discussione inerente le modalità terapeutiche del non sono a rischio maggiore di sviluppare tumori di Wilms. La pre-
neuroblastoma esuli dall’obiettivo di questo libro, menzioneremo en senza di delezioni germinali di WT1 nella sindrome WAGR rappre-
passant due approcci sperimentali alquanto promettenti e in corso senta il “primo evento”; lo sviluppo di tumore di Wilms in questi casi
di valutazione. Il primo comprende l’uso di retinoidi quale terapia è frequentemente collegato con la comparsa di una mutazione frame-
aggiuntiva mirata a indurre la differenziazione del neuroblastoma. shift o nonsense nel secondo allele WT1 (“secondo evento”).
Va ricordato che la via di trasmissione del segnale dell’acido retinoico Un secondo gruppo di pazienti a rischio molto più alto per tumore
gioca un ruolo decisivo nella differenziazione cellulare durante di Wilms (circa 90%) sono quelli affetti da sindrome di Denys-Drash,
l’embriogenesi. Un’altra terapia “mirata” emergente prevede la disat che è caratterizzata da disgenesia gonadica (pseudoermafroditismo
tivazione del segnale oncogeno TRKB nel neuroblastoma, a opera maschile) e da nefropatia a esordio precoce che porta a insufficienza
di piccoli inibitori molecolari della sua tirosin-chinasi. Infine, dov renale. Il caratteristico quadro glomerulare di questi pazienti è una
remmo menzionare lo stato dei programmi di screening per il neu- sclerosi mesangiale diffusa (Cap. 20). Come nei pazienti con sindro-
roblastoma. Poiché la grande maggioranza dei neuroblastomi rilascia me WAGR, questi pazienti dimostrano inoltre anomalie germinali
catecolamine in circolo, l’individuazione dei metaboliti delle cate- su WT1. Tuttavia, nei pazienti con la sindrome di Denys-Drash,
colamine (VMA e HVA) nell’urina potrebbe, in teoria, costituire la l’anomalia genetica è una mutazione dominante nonsenso nella re-
base per lo screening dei tumori asintomatici nei bambini. Tuttavia, gione zinc-finger del gene WT1 che condiziona la sua capacità di
due ampi studi condotti in Europa e in Nord America non sono legame con il DNA. Questa mutazione interferisce con la funzione
riusciti a dimostrare una riduzione dei tassi di mortalità in questa dei restanti alleli di tipo selvaggio (wild-type), causando le anomalie
popolazione sottoposta a screening. Questo perché la maggior parte genitourinarie, ma non la formazione di tumori; i tumori di Wilms
dei tumori riscontrati aveva caratteristiche biologiche favorevoli e che compaiono nella sindrome di Denys-Drash mostrano inattiva-
perché il rapporto costi/benefici era sfavorevole.60,61 Per queste ra- zione biallelica di WT1. Oltre ai tumori di Wilms, questi soggetti
gioni, i programmi di screening su base comunitaria per il neuro- sono a maggiore rischio di sviluppare anche tumori a cellule germi-
blastoma non sono attualmente sostenuti. nali – gonadoblastomi (Cap. 21), quasi certamente conseguenza di
anomalia nel normale sviluppo gonadico.
WT1 codifica per un fattore di trascrizione legante il DNA espres-
Tumore di Wilms
so in numerosi tessuti, inclusi i reni e le gonadi, durante l’embrioge
Negli Stati Uniti, il tumore di Wilms affligge circa 1 bambino su nesi. Il gene WT1 è decisivo per il normale sviluppo gonadico e
10.000 ed è il più frequente tumore renale primitivo dell’infanzia e renale. Il gene WT1 ha partner leganti multipli e la scelta del partner
il quarto più frequente tumore in età pediatrica negli Stati Uniti. Il può influenzare la funzione di WT1 come attivatore trascrizionale
picco di incidenza per il tumore di Wilms è tra i 2 e i 5 anni di età e o come repressore in un dato contesto cellulare.63 Sono stati identi-
il 95% di questi tumori si verifica prima dei 10 anni. Circa il 5-10% ficati numerosi bersagli trascrizionali di WT1 tra i quali le proteine
dei tumori di Wilms coinvolge entrambi i reni, contemporaneamente specifiche gromerulari dei podociti e geni che promuovono la dif-
(in modo sincrono) o in successione (in modo metacrono). Il tumore ferenziazione. Malgrado l’importanza di WT1 nella nefrogenesi e il
di Wilms bilaterale ha un’età mediana di insorgenza di circa 10 mesi suo inequivocabile ruolo di gene oncosoppressore, solo il 10% circa
più precoce rispetto ai tumori che coinvolgono un solo rene e si dei pazienti con tumore di Wilms sporadico (non sindromico) mo-
presume che questi pazienti ospitino una mutazione germinale in stra la mutazione WT1, il che suggerisce che la maggior parte dei
uno dei geni predisponenti per il tumore di Wilms (si veda oltre). tumori di Wilms insorge per vie geneticamente differenti.
La biologia di questo tumore mostra diversi importanti aspetti delle Clinicamente distinti da questi precedenti due gruppi di pazienti,
neoplasie pediatriche, come la relazione tra malformazioni e neopla- ma a elevato rischio di sviluppare tumore di Wilms, sono i bambini
sia, le similitudini istologiche tra organogenesi e oncogenesi, la teoria con sindrome di Beckwith Wiedemann (BWS), che manifestano
dei 2 eventi di geni recessivi oncosoppressori (Cap. 7), il ruolo di organomegalia, macroglossia, emipertrofia, onfalocele e cellule anor-
lesioni precancerose e, forse ancor più importante, la capacità poten- malmente voluminose a livello della corticale del surrene (citomegalia
ziale per oculate modalità di trattamento di condizionare dramma- surrenale). La BWS è servita come modello per un meccanismo non
ticamente la prognosi e gli esiti a distanza.62 I miglioramenti in classico di oncogenesi nell’imprinting genomico umano (Cap. 5).64 Le
termini terapeutici per il tumore di Wilms (da un 30% nel decennio regioni cromosomiche implicate nella BWS sono state localizzate a
scorso all’85% attualmente) rappresentano uno dei più grandi suc- livello della banda p15.5 del cromosoma 11 (“WT2”) posto distal-
cessi della storia oncologica pediatrica. mente al locus WT1. Questa regione contiene geni multipli che sono
Patogenesi e genetica. Il rischio di tumore di Wilms è aumentato normalmente espressi da uno solo dei due alleli parentali, con la
in presenza di almeno quattro gruppi di malformazioni associate a cessazione della trascrizione (l’imprinting) dell’altro omologo paren-
loci cromosomici distinti. Sebbene il tumore di Wilms origini in tale attraverso metilazione della regione promotrice. Diversamente
questo contesto in non più del 10% dei casi, queste forme sindromiche dalla WAGR o dalla sindrome di Denys-Drash, la base genetica per
hanno fornito importanti contributi per comprendere la biologia di la BWS è notevolmente più eterogenea poiché nessun gene 11p15.5
questa neoplasia. è coinvolto in tutti i casi. Inoltre, il fenotipo della BWS, inclusa la
Il primo gruppo di pazienti presenta la sindrome WAGR, caratte- predisposizione all’oncogenesi, è influenzato dalle alterazioni speci-
rizzata da aniridia, anomalie genitali e ritardo mentale, con un 33% di fiche di imprinting “WT2”. Uno dei geni in questa regione, il fattore
probabilità di sviluppare il tumore di Wilms. Gli individui con sindro- di crescita simil-insulina 2 (IGF2), è normalmente espresso unica-
me WAGR presentano delezione costituzionale (germinale) dell’11p13. mente dall’allele paterno, mentre l’allele materno è silenziato attra-
Studi su questi pazienti hanno portato all’identificazione del primo verso imprinting. In alcuni tumori di Wilms, la perdita dell’imprinting
gene associato al tumore di Wilms, il WT1, e della delezione del gene (cioè la riespressione di IGF2 dall’allele materno) può essere dimo-
autosomico dominante per l’aniridia, il PAX6, entrambi localizzati sul strata, in quanto comporta l’iperespressione della proteina IGF-2.
cromosoma 11p13. I pazienti con delezione limitata a PAX6, con una Negli altri casi, vi è una delezione selettiva dell’allele di origine ma-
funzione normale di WT1, sviluppano sporadicamente aniridia ma terna, associata alla duplicazione dell’allele paterno attivo dal punto
472 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
Residui nefrogenici
Morfologia Macroscopicamente, il tumore di Wilms tende
I residui nefrogenici sono lesioni che precorrono il tumore di Wilms a presentarsi come una grande massa singola, ben circoscrit-
e si evidenziano nel parenchima renale adiacente al 25-40% dei ta, sebbene il 10% sia bilaterale o multicentrico al momento
tumori unilaterali; questa frequenza sale a quasi il 100% nei tumori della diagnosi. Al taglio, il tumore è soffice, omogeneo e di
di Wilms bilaterali. In molti casi, i residui nefrogenici condividono colore bruno-grigiastro con occasionali focolai emorragici,
alterazioni genetiche con il tumore di Wilms adiacente, sottoline- aree cistiche e necrosi (Fig. 10.29).
ando il loro significato preneoplastico. L’aspetto dei residui nefroge Microscopicamente, i tumori di Wilms sono caratterizzati da
nici varia da masse espansive che assomigliano ai tumori di Wilms strutture in diverso stadio della nefrogenesi. La classica as-
(residui iperplastici) a residui sclerotici che consistono soprattutto sociazione trifasica di cellule blastiche, stromali ed epiteliali
di tessuto fibroso frammisto a tubuli e glomeruli immaturi. È im- è riscontrata nella stragrande maggioranza delle lesioni,
portante documentare la presenza di residui nefrogenici nel cam- sebbene la percentuale di ciascuna componente sia variabile
pione prelevato poiché questi pazienti sono a elevato rischio di (Fig. 10.30). Aree di piccole cellule blu, con poche caratteri-
sviluppare un tumore di Wilms nel rene controlaterale e richiedono stiche distintive determinano la componente blastemica. La
una sorveglianza frequente e regolare per molti anni.
Figura 10.30 A. Tumore di Wilms che presenta un agglomerato di cellule blu con elementi blastemici; i tubuli immaturi sparpagliati sono un esempio
della componente epiteliale. Nonostante si osservino figure mitotiche multiple, nessuna è atipica in questo campo. B. L’anaplasia focale era presente in
altre aree di questo tumore di Wilms, caratterizzato da cellule con nuclei ipercromatici, pleomorfi e mitosi atipiche.
CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza 473
9. Koo SH, Cunningham MC, Arabshahi B, Gruss JS, Grant JH 3rd: The transfor-
differenziazione epiteliale è usualmente sotto forma di tubuli ming growth factor-beta 3 knock-out mouse: an animal model for cleft palate.
Plast Reconstr Surg 108:938, 2001.
e glomeruli abortivi. Le cellule stromali sono abitualmente 10. ACOG Practice Bulletin No. 80: premature rupture of membranes. Clinical
di natura fibroblastica o mixoide, sebbene la differenziazione management guidelines for obstetrician-gynecologists. Obstet Gynecol 1091007,
in muscolatura scheletrica non sia infrequente. Raramente, 2007.
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epiteli squamosi o mucinosi, muscolo liscio, tessuto adiposo, inflammation-induced preterm birth: the role of platelet-activating factor and
cartilagine, e tessuto osteoide o neurogenico. Circa il 5% dei Toll-like receptor-4. Am J Pathol 163:2103, 2003.
tumori mostra anaplasia, definita dalla presenza di cellule 13. Kinzler WL, Kaminsky L: Fetal growth restriction and subsequent pregnancy
con nuclei grandi, ipercromici, pleomorfi e mitosi anomale. risks. Semin Perinatol 31:126, 2007.
La presenza di anaplasia è collegata alla sottostante muta- 14. Miura K, Yoshiura K, Miura S, et al.: Clinical outcome of infants with confined
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zione di p53 e alla comparsa di resistenza alla chemiotera- J Med Genet A 140:1827, 2006.
pia.67 Va ricordato che p53 stimola segnali proapoptotici in 15. Robertson L, Wu O, Langhorne P, et al.: Thrombophilia in pregnancy: a systematic
risposta al danno del DNA (Cap. 1). La perdita di funzione di review. Br J Haematol 132:171, 2006.
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può essere unilaterale o, se molto grande, può attraversare la linea 20. Chess PR, D’Angio CT, Pryhuber GS, Maniscalco WM: Pathogenesis of bron-
mediana e raggiungere la pelvi. L’ematuria, il dolore addominale chopulmonary dysplasia. Semin Perinatol 30:171, 2006.
dopo qualche trauma, l’ostruzione intestinale, la presenza di iper- 21. Speer CP: Inflammation and bronchopulmonary dysplasia: a continuing story.
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di Wilms può avere aspettative terapeutiche positive. L’istologia 2005.
anaplastica resta un fattore decisivo per una prognosi avversa. Anche 24. Abrams ME, Meredith KS, Kinnard P, Clark RH: Hydrops fetalis: a retrospective
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porta un rischio maggiore di recidiva e morte. Questo sottolinea la 25. Scriver CR: The PAH gene, phenylketonuria, and a paradigm shift. Hum Mutat
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rametri molecolari correlati a una prognosi avversa includono per- 26. Zurfluh MR, Zschocke J, Lindner M, et al.: Molecular genetics of tetrahydrobiop
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474 CAPITOLO 10 Malattie dell’infanzia e dell’adolescenza
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475 CAPITOLO 11
Unità II
Patologia
sistemica:
malattie degli
organi e degli
apparati
475
This page intentionally left blank
11
Vasi sanguigni
Richard N. Mitchell Frederick J. Schoen
477
478 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
La morbilità e la mortalità dovute alle malattie vascolari – e alle più piccoli, mentre il rapporto tra spessore parietale e diametro
relative sequele – sono superiori a quelle di qualsiasi altra malattia luminale diviene maggiore.
umana. Sebbene le lesioni più significative dal punto di vista clinico Costituenti fondamentali delle pareti dei vasi sanguigni sono le
interessino tipicamente le arterie, esistono anche malattie venose. cellule endoteliali, le cellule muscolari lisce e la matrice extracellulare
La patologia vascolare porta allo sviluppo di malattie attraverso due (ECM), che comprende l’elastina, il collagene e i glicosaminoglicani.
meccanismi principali: (1) restringimento (stenosi) o ostruzione Le tre tonache concentriche, l’intima, la media e l’avventizia, sono
completa del lume di un vaso, che può avvenire in modo progressivo meglio distinguibili nei vasi più grandi, in particolar modo quelli
(ad es. per effetto dell’aterosclerosi) o repentino (ad es. in conse- arteriosi. Nelle arterie normali, l’intima consiste di un singolo strato
guenza di trombosi o embolie); e (2) indebolimento delle pareti dei di cellule endoteliali con una minima quantità di tessuto connettivo
vasi che conduce a dilatazione o rottura delle stesse. subendoteliale. Essa è separata dalla media da una densa membrana
Per comprendere meglio come le alterazioni patologiche possono elastica chiamata lamina elastica interna. Le cellule muscolari lisce
provocare malattie, prenderemo prima in esame le principali carat- appartenenti agli strati della media prossimi al lume vasale ricevono
teristiche strutturali e funzionali dei vasi sanguigni. ossigeno e nutrienti attraverso un processo di diffusione diretta dal
lume, fenomeno facilitato dalla presenza di fori nella membrana
elastica interna. Tuttavia, la diffusione dal lume è inadeguata per le
Struttura e funzione dei vasi sanguigni porzioni più esterne della tonaca media nei vasi di calibro medio
e grande, per cui queste zone sono irrorate da piccole arteriole che
L’architettura generale e la composizione cellulare dei vasi ematici originano dall’esterno del vaso (chiamate vasa vasorum, letteralmen
sono le stesse in tutto il sistema cardiovascolare. Tuttavia, alcune te “vasi dei vasi”) che si spingono nella metà-due terzi esterni della
caratteristiche del sistema vascolare variano a seconda delle differenti media. Il limite esterno della media, nella maggior parte delle arterie,
localizzazioni riflettendo esigenze funzionali diverse (Fig. 11.1). Per è una ben definita lamina elastica esterna. Esternamente alla media
poter far fronte alle sollecitazioni dovute al flusso pulsatile e agli è presente l’avventizia, che consiste di tessuto connettivo contenente
elevati valori pressori, le arterie sono dotate di pareti generalmente fibre nervose e i vasa vasorum.
più spesse rispetto a quelle delle vene. Lo spessore della parete arte- In base alle loro dimensioni e caratteristiche strutturali, le arterie
riosa diminuisce gradualmente a mano a mano che i vasi diventano sono divise in tre tipi: (1) arterie grandi, anche dette arterie elastiche,
Figura 11.1 Specializzazioni a livello regionale del sistema vascolare. Benché l’organizzazione di base del sistema vascolare sia costante, lo spessore
e la composizione delle tonache varia in base alle forze emodinamiche e alle richieste dei tessuti.
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 479
che comprendono l’aorta e le sue diramazioni maggiori (in partico- I vasi linfatici sono canali a parete molto sottile, rivestiti da en-
lare l’arteria anonima, la succlavia, la carotide comune e l’iliaca) e dotelio, e costituiscono un sistema di drenaggio per il ritorno al
le arterie polmonari; (2) arterie di medio calibro, dette anche arterie torrente circolatorio dei fluidi interstiziali e delle cellule infiamma-
muscolari, comprendenti altri rami dell’aorta (ad es. le coronarie e torie. I vasi linfatici costituiscono un’importante via di disseminazione
le arterie renali); e (3) le piccole arterie (meno di circa 2 mm di delle malattie attraverso il trasporto di batteri e cellule tumorali a
diametro) e le arteriole (20-100 mm di diametro), contenute nei distanza.
parenchimi di tessuti e organi. Come vedremo in dettaglio nel corso del presente capitolo, le
La quantità relativa e la disposizione dei costituenti fondamentali patologie coinvolgono vasi di dimensioni, calibro e/o tipo specifici.
variano lungo il sistema arterioso a causa degli adattamenti locali alle L’aterosclerosi, ad esempio, colpisce le arterie elastiche e quelle mu
esigenze meccaniche o metaboliche. Questi cambiamenti strutturali, scolari, l’ipertensione colpisce le piccole arterie muscolari e le arte-
riscontrabili di distretto in distretto, riguardano soprattutto la media riole, mentre specifici tipi di vasculite interessano diversi segmenti
e la matrice extracellulare. Nelle arterie elastiche la media è ricca di vascolari.
fibre elastiche; ciò consente a vasi quali l’aorta di espandersi durante la
sistole e restringersi durante la diastole, spingendo così il sangue lungo
il sistema vascolare periferico. Con l’invecchiamento, l’aorta perde la
sua elasticità e i grandi vasi si dilatano meno facilmente, in modo Sviluppo, crescita e rimodellamento
particolare quando la pressione sanguigna è elevata. Di conseguenza dei vasi
le arterie degli individui più anziani spesso divengono progressivamen-
te tortuose e dilatate (ectasiche). Nelle arterie muscolari la media è I principali processi che caratterizzano la formazione e il rimodel-
composta in prevalenza di cellule muscolari lisce disposte circolarmen- lamento dei vasi sono tre (per una descrizione dettagliata, si veda il
te o spiralmente. Nelle arterie muscolari e nelle arteriole (si veda oltre), Capitolo 3): vasculogenesi, angiogenesi e arteriogenesi.1
il flusso ematico regionale e la pressione arteriosa sono regolati da
variazioni nel lume vascolare determinate dalla contrazione delle Per vasculogenesi si intende la formazione ex novo di vasi san-
cellule muscolari lisce (vasocostrizione) o dal rilasciamento delle stesse guigni durante l’embriogenesi. Gli emangioblasti, precursori
(vasodilatazione), fenomeni controllati in parte dal sistema nervoso angiogenici, si sviluppano e migrano verso i siti di vascolariz-
autonomo e in parte da fattori locali metabolici e attraverso interazioni zazione, dove si differenziano in cellule endoteliali che si aggre-
cellulari. Poiché la resistenza di un tubo al flusso di un fluido è inver- gano per formare un plesso vascolare primitivo. Con il passare
samente proporzionale alla quarta potenza del diametro (cioè, dimez- del tempo e l’influenza di fattori genetici, metabolici ed emo-
zando il diametro la resistenza aumenta di 16 volte), piccole variazioni dinamici, questa rete di cellule si rimodella (attraverso lo snel-
del lume vascolare delle piccole arterie in seguito ad alterazioni strut- limento e/o l’aumento delle dimensioni dei vasi) dando luogo
turali o vasocostrizione possono avere un profondo effetto. Di conse- al sistema vascolare definitivo.2,3 Le diverse isoforme del fattore
guenza le arteriole rappresentano il punto più importante di regolazione di crescita endoteliale vascolare (Vascular Endothelial Growth
della resistenza al flusso ematico. Factor, VEGF) sono i principali fattori di crescita coinvolti
I capillari, con diametro simile a quello del globulo rosso (7-8 mm), in questo processo. La successiva stabilizzazione dei tubi endo-
sono rivestiti da uno strato di cellule endoteliali ma non hanno una teliali che si verifica durante lo sviluppo (e l’induzione della
tonaca media. Complessivamente, i capillari hanno un’area totale di quiescenza delle cellule endoteliali) richiede inoltre il recluta-
sezione molto grande; per cui all’interno dei capillari, il flusso rallenta mento di periciti e cellule muscolari lisce, un processo durante
drasticamente. Con pareti sottili e un flusso lento, i capillari rappre- il quale l’angiopoietina 1 si lega con i recettori Tie2 delle cellule
sentano il sito ideale per un rapido scambio di sostanze diffusibili tra endoteliali.
sangue e tessuti. Siccome la normale funzione dei tessuti dipende da L’angiogenesi (o neovascolarizzazione) è il processo di formazione
un adeguato apporto di ossigeno attraverso i vasi sanguigni e consi- di nuovi vasi nell’organismo maturo.
derando che la diffusione di ossigeno nei tessuti è inadeguata a distan- Per arteriogenesi si intende infine il rimodellamento di arterie
ze superiori a circa 100 mm,1 la rete capillare della maggior parte dei esistenti in risposta a variazioni croniche della pressione o del
tessuti è molto ricca. I tessuti metabolicamente molto attivi, come il flusso, risultato dell’interazione tra fattori derivati dalle cellule
miocardio, hanno la più alta densità capillare. endoteliali e dalle cellule muscolari lisce.4
Dai letti capillari il sangue fluisce inizialmente nelle venule postca-
pillari e quindi, sequenzialmente, nelle venule collettrici e nelle vene
di piccolo, medio e grosso calibro. In molti tipi di infiammazione, la Anomalie congenite
fuoriuscita di liquidi dovuta a un’aumentata permeabilità vascolare
e la migrazione dei leucociti attraverso la parete vascolare si verificano Pur essendo raramente sintomatica, la presenza di alterazioni nella
preferibilmente nelle venule postcapillari (Cap. 2). normale conformazione anatomica della rete vascolare può acquisire
Rispetto alle arterie, le vene hanno un diametro maggiore, un rilevanza in corso di chirurgia, poiché potrebbero essere danneggiati
lume più grande, pareti più sottili e meno ben organizzate (si veda vasi con localizzazioni atipiche. Anche le alterazioni della normale
Fig. 11.1). Quindi, a causa dello scarso supporto meccanico delle anatomia coronarica sono estremamente importanti per il cardio-
loro pareti, le vene sono predisposte a dilatazione abnorme, compres- chirurgo o il cardiologo interventista.5,6 Tra le diverse anomalie
sione e facile penetrazione da parte di tumori e processi infiammatori. vascolari congenite, tre risultano particolarmente significative, pur
Il sistema venoso ha, nel suo insieme, un’ampia capacità; circa due non essendo necessariamente comuni:
terzi di tutto il sangue dell’organismo sono di pertinenza del circolo
venoso. L’inversione del normale verso del flusso viene prevenuta Gli aneurismi congeniti o a bacca coinvolgono i vasi cerebrali e la
dalla presenza di valvole venose alle estremità, dove il sangue fluisce loro rottura può essere causa di emorragie intracerebrali fatali.
contro la forza di gravità. Sono descritti nel Capitolo 28.
480 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Le fistole arterovenose sono comunicazioni dirette anomale, in Tabella 11.1 Proprietà e funzioni delle cellule endoteliali
genere di piccole dimensioni, tra arterie e vene che bypassano i
mantenimento della permeabilità di barriera
capillari interposti. Nella maggior parte dei casi insorgono come
difetti di sviluppo, ma possono anche svilupparsi in seguito a elaborazione di molecole anticoagulanti, antitrombotiche
e regolatori della fibrinolisi
rottura di aneurismi arteriosi nel lume di una vena adiacente, per Prostaciclina
ferite penetranti che perforino le arterie e le vene o dalla necrosi Trombomodulina
infiammatoria di vasi adiacenti. Le fistole arterovenose si possono Molecole eparina-simili
inoltre creare intenzionalmente allo scopo di fornire accessi va- Attivatore del plasminogeno
scolari per l’emodialisi cronica. Come avviene nel caso degli elaborazione di molecole procoagulanti
aneurismi a bacca, anche la rottura delle fistole arterovenose può Fattore di von Willebrand
essere causa di emorragia intracerebrale.7 Le fistole estese o di Fattore tissutale
Inibitore dell’attivatore del plasminogeno
grandi dimensioni possono acquisire rilevanza clinica in quanto
causano una deviazione del sangue dal circuito arterioso a quello produzione di matrice extracellulare (collagene, proteoglicani)
venoso, determinando un aumento del ritorno ematico al cuore, modulazione del flusso ematico e della reattività vascolare
che si trova quindi a doverne pompare un volume maggiore; a Vasocostrittori: endotelina, ACE
volte può svilupparsi uno scompenso cardiaco ad alta gittata. Vasodilatori: NO, prostaciclina
La displasia fibromuscolare è un ispessimento irregolare focale regolazione dell’infiammazione e dell’immunità
delle pareti delle arterie muscolari di grande o medio calibro, IL-1, IL-6, chemochine
Molecole di adesione: VCAM-1, ICAM, E-selectina, P-selectina
quali le arterie renali, carotidi, splancniche e vertebrali. La causa Antigeni di istocompatibilità
è sconosciuta, ma è probabilmente di natura congenita: i parenti
regolazione della crescita cellulare
di primo grado degli individui affetti mostrano infatti una più Fattori stimolanti la crescita: PDGF, CSF, FGF
elevata incidenza. I segmenti della parete del vaso sono focal- Fattori inibenti la crescita: eparina, TGFb
mente ispessiti per effetto di un’iperplasia combinata a fibrosi
dell’intima e della media; ciò provoca stenosi luminale e, nelle ossidazione delle ldl
arterie renali, può condurre a ipertensione renovascolare (Cap. ACE, enzima convertente l’angiotensina; CSF, fattore stimolante le colonie;
20). Nei segmenti del vaso con assottigliamento della media FGF, fattore di crescita fibroblastico; IL, interleuchina; LDL, lipoproteine a
possono svilupparsi estroflessioni vascolari (aneurismi), che in bassa densità; NO, ossido d’azoto; PDGF, fattore di crescita piastrine-deri-
vato; TGFb, fattore di crescita trasformante b.
alcuni casi possono rompersi. La displasia fibromuscolare può
manifestarsi a qualsiasi età, anche se si riscontra più frequente-
mente nelle donne giovani. Non vi è tuttavia alcuna associazione scolari lisce. Nella maggior parte delle sedi le giunzioni interendo-
con l’impiego di contraccettivi orali o anomalie nell’espressione teliali sono sostanzialmente impermeabili; tuttavia, sotto l’influsso
degli ormoni sessuali.8 di fattori emodinamici (ad es. elevata pressione sanguigna) e/o agenti
vasoattivi (ad es. istamina nell’infiammazione), le strette giunzioni
tra le cellule endoteliali si possono allentare determinando il versa-
mento di elettroliti e proteine nei tessuti adiacenti; negli stati infiam-
Cellule della parete vascolare e loro matori anche i leucociti possono infiltrarsi tra cellule endoteliali
risposta al danno adiacenti (Cap. 2).
Nonostante le numerose caratteristiche in comune, le popolazioni
Essendo le principali componenti cellulari della parete vascolare, le di cellule endoteliali che rivestono porzioni diverse dell’albero va-
cellule endoteliali e le cellule muscolari lisce svolgono un ruolo scolare (ad es. grossi vasi rispetto a capillari, arterie rispetto a vene)
importante nella biologia e nella patologia vascolare. Pertanto, prima presentano diversi repertori trascrizionali e comportamenti.9 Vi è
di discutere delle malattie vascolari specifiche, descriveremo in breve inoltre una sostanziale variabilità fenotipica a seconda del sito ana-
le loro funzioni e disfunzioni. tomico specifico. Pertanto, mentre le cellule endoteliali nei sinusoidi
Cellule endoteliali. L’endotelio è fondamentale per il manteni- epatici o nei glomeruli renali sono fenestrate (sono dotate di fori,
mento dell’omeostasi e della funzione circolatoria. Le cellule endote probabilmente per facilitare la filtrazione), quelle del sistema ner-
liali contengono i corpi di Weibel-Palade, organuli intracellulari voso centrale (con le cellule perivascolari associate) costituiscono
circondati da membrana che contengono il fattore di von Willebrand un’impermeabile barriera ematoencefalica.
(Cap. 4). Gli anticorpi diretti contro quest’ultimo fattore o la molecola Le cellule endoteliali strutturalmente intatte sono in grado di ri-
di adesione cellulare piastrinica-endoteliale di tipo 1 (Platelet-Endo- spondere a vari stimoli fisiopatologici modulando il loro stato funzio-
thelial Cell Adhesion Molecule-1, PECAM-1 o CD31, una proteina nale normale (costitutivo) oppure esprimendo proprietà funzionali
localizzata nelle giunzioni interendoteliali) possono essere utilizzate nuove (inducibili), secondo un processo definito attivazione endote-
per identificare le cellule endoteliali mediante immunoistochimica. liale (Fig. 11.2).10,11 Gli induttori dell’attivazione endoteliale compren-
L’endotelio vascolare è un tessuto multifunzionale con numerose dono citochine e prodotti di origine batterica, che causano infiamma-
proprietà sintetiche e metaboliche, che di base svolge numerose zione e shock settico (Cap. 2); stress emodinamici e prodotti del
attività di importanza critica per la normale omeostasi dei vasi metabolismo lipidico, che rivestono un ruolo importante nella pato-
(Tab. 11.1). Le cellule endoteliali, pertanto, hanno un ruolo nel genesi dell’aterosclerosi (si veda oltre); prodotti finali di glicosilazione
mantenimento di un’interfaccia non trombogenica fra sangue e (importante nel diabete, Cap. 24), così come alcuni virus, alcuni
tessuti (fino a che non si rende necessaria la coagulazione a causa di componenti del complemento e l’ipossia. Le cellule endoteliali attivate,
una lesione, Cap. 4), nella modulazione della resistenza vascolare, a loro volta, esprimono molecole di adesione (Cap. 2) e producono
nel metabolismo degli ormoni, nella regolazione dell’infiammazione citochine e chemochine, fattori di crescita, molecole vasoattive che
e nella crescita di altri tipi cellulari, in particolare delle cellule mu- causano sia vasocostrizione sia vasodilatazione, molecole del
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 481
Figura 11.3 Rappresentazione schematica del processo di ispessimento intimale, con particolare attenzione alla migrazione e alla proliferazione delle
cellule muscolari lisce nell’intima nonché alla sintesi della matrice extracellulare. Le cellule muscolari lisce intimali possono derivare dalla media sottostante
o essere reclutate da precursori circolanti; sono rappresentate in un colore diverso rispetto alle cellule della tonaca media per evidenziare che presentano
un fenotipo non contrattile, proliferativo e sintetico diverso da quello delle cellule muscolari lisce della media. (Modificata e ridisegnata da Schoen FJ: In-
terventional and Surgical Cardiovascular Pathology: Clinical Correlations and Basic Principles. Philadelphia, WB Saunders, 1989, p 254)
482 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
in genere una superficie completamente ricoperta da cellule endoteliali. le patologie vascolari come il diabete si devono applicare soglie
Questo tipo di risposta che porta alla formazione di neointima si ve- inferiori.
rifica per qualsiasi tipo di danno o disfunzione vascolare, indipenden- Pur avendo acquisito una maggiore comprensione delle vie mo-
temente dalla causa. L’ispessimento intimale rappresenta pertanto la lecolari che regolano la pressione,20,21 i meccanismi che portano
risposta stereotipica della parete del vaso a qualsiasi tipo di insulto. all’ipertensione rimangono ancora ignoti nella maggior parte degli
Occorre sottolineare che il fenotipo delle cellule muscolari lisce individui. In genere, per gli individui che presentano “ipertensione
della neointima è diverso da quello delle cellule muscolari lisce della essenziale” è possibile affermare che si tratta di un disturbo multi-
tonaca media: le prime infatti non si contraggono come le seconde, fattoriale, derivante dagli effetti combinati di molteplici polimorfismi
ma sono in grado di dividersi. Anche se, per lungo tempo, si è pensato genetici e di fattori ambientali in reciproca interazione.22,23
che le cellule della neointima derivassero da una dedifferenziazione La prevalenza e la vulnerabilità alle complicanze dell’ipertensione
di cellule muscolari lisce migrate dalla tonaca media sottostante, vi aumentano con l’età e sono più alte negli africani d’America. Come
sono sempre maggiori evidenze che confermano che le cellule mu- vedremo di seguito, l’ipertensione è uno dei maggiori fattori di ri-
scolari lisce dell’intima derivano, almeno in parte, da cellule precursori schio per l’aterosclerosi ed è alla base di numerose altre patologie.
circolanti.14-17 Le attività migratorie, proliferative e sintetiche delle Può provocare, ad esempio, ipertrofia e insufficienza cardiaca (car-
cellule muscolari lisce dell’intima sono regolate dal punto di vista fi- diopatia ipertensiva, Cap. 12), demenza multi-infartuale (Cap. 28),
siologico da prodotti derivati da piastrine, cellule endoteliali e macro- dissezione aortica e insufficienza renale. Sfortunatamente, l’iperten-
fagi, nonché da fattori della coagulazione attivati e del complemento. sione è in genere asintomatica fino a una fase tarda del proprio
Il PDGF, l’endotelina di tipo 1, la trombina, il FGF, l’IFN-g e l’IL-1 decorso e persino valori pressori marcatamente elevati possono ri-
stimolano le cellule muscolari lisce della neointima, mentre l’eparan- manere clinicamente silenti per anni. Se l’ipertensione non viene
solfato, l’ossido d’azoto e il TGFb ne antagonizzano la crescita. adeguatamente trattata, circa la metà dei pazienti che ne soffrono
Con il passare del tempo e la riparazione e/o la normalizzazione muore per cardiopatia ischemica (Ischemic Heart Disease, IHD) o
dello strato endoteliale, le cellule muscolari lisce dell’intima possono insufficienza cardiaca congestizia, mentre un altro terzo muore di
tornare a uno stato non proliferativo. Tuttavia, la risposta riparativa ictus. Una riduzione profilattica della pressione consente di dimi-
porta a un ispessimento intimale permanente. Con la persistenza o nuire in modo drastico l’incidenza e la mortalità di tutte le patologie
la ricorrenza di insulti, l’eccessivo ispessimento può provocare re- collegate all’ipertensione.
stringimento o stenosi dei vasi di piccolo e medio calibro (ad es. La Tabella 11.2 elenca le principali cause di ipertensione. Un ri-
aterosclerosi, si veda oltre), che impedisce la perfusione tissutale. È stretto numero di pazienti (circa il 5%) è portatore di una patologia
infine importante ricordare che l’ispessimento intimale avviene
anche all’interno di arterie altrimenti sane, come risultato del pro- Tabella 11.2 Tipi e cause di ipertensione
cesso di maturazione e invecchiamento. Negli adulti, l’intima e la (sistolica e diastolica)
media delle coronarie, ad esempio, presentano spesso quasi lo stesso
spessore. Tale modificazione dell’intima correlata all’età, in genere, ipertensione essenziale (90-95% dei casi)
ipertensione secondaria
non ha alcuna conseguenza – in parte per effetto di un rimodella- Renale
mento esterno compensatorio che porta soltanto a una lieve varia- Glomerulonefrite acuta
zione del diametro luminale18 – e suggerisce che non tutti i tipi di Nefropatia cronica
ispessimento intimale sono un segnale premonitore di malattie. Malattia policistica
Stenosi dell’arteria renale
Vasculite renale
Tumori secernenti renina
Patologia vascolare ipertensiva
Endocrina
La pressione sanguigna sistemica e locale deve essere mantenuta Iperfunzione surrenalica (sindrome di Cushing,
iperaldosteronismo primario, iperplasia surrenale congenita,
entro un ristretto intervallo di valori per prevenire conseguenze ingestione di liquirizia)
spiacevoli. Pressioni basse (ipotensione) possono determinare un’ina- Ormoni esogeni (glucocorticoidi, estrogeni [inclusi quelli legati
deguata perfusione degli organi e condurre a disfunzione e morte dei alla gravidanza e all’uso di contraccettivi orali],
tessuti. Al contrario, pressioni elevate (ipertensione) possono causare simpaticomimetici e cibi contenenti tiramina, inibitori delle
alterazioni funzionali e danni ai vasi sanguigni e agli organi. monoaminossidasi)
Feocromocitoma
Come l’altezza e il peso, la pressione è una variabile distribuita in Acromegalia
maniera continua nella popolazione, e gli effetti negativi che essa Ipotiroidismo (mixedema)
provoca aumentano in maniera proporzionale all’entità dell’eleva- Ipertiroidismo (tireotossicosi)
zione pressoria. Pur non essendoci valori soglia che distinguano Gravidanza-indotta
rigidamente una situazione a rischio, secondo il National Heart,
Cardiovascolare
Lung, and Blood Institute degli USA, una pressione diastolica sta- Coartazione aortica
bilmente superiore a 89 mmHg o un aumento costante della pres- Poliarterite nodosa
sione sistolica oltre il valore di 139 mmHg sono associati a un rischio Aumento del volume intravascolare
misurabilmente aumentato di aterosclerosi e, pertanto, sono consi- Aumento della gittata cardiaca
Rigidità dell’aorta
derati indicativi di uno stato di ipertensione clinicamente significa-
tivo. Sia la pressione sistolica sia quella diastolica sono importanti Neurologica
nel determinare il rischio cardiovascolare.19 Secondo entrambi i Psicogena
criteri, il 25% della popolazione generale presenta ipertensione. Aumento della pressione intracranica
Occorre tuttavia sottolineare che questi valori limite sono, in un Apnea da sonno
Stress acuto, compreso quello chirurgico
certo senso, arbitrari e che nei pazienti con altri fattori di rischio per
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 483
renale o surrenalica (come iperaldosteronismo primario, sindrome del sodio nei tubuli prossimali che, di conseguenza, causa una
di Cushing o feocromocitoma), di una stenosi dell’arteria renale, di ritenzione di sodio e un’espansione della volemia.
solito causata da una placca ateromatosa (ipertensione nefrovasco- I fattori natriuretici, compresi i peptidi natriuretici secreti dal
lare) o altre cause identificabili (ipertensione secondaria). Tuttavia, miocardio atriale e ventricolare in risposta all’espansione del
in circa il 95% dei casi l’ipertensione è idiopatica (chiamata ipertensione volume circolante, inibiscono il riassorbimento sodico nei tubuli
essenziale). Questa forma, in genere, non provoca problemi nel breve distali e quindi stimolano l’eliminazione di sodio e la diuresi. I
termine e, se controllata, è compatibile con una lunga aspettativa di peptidi natriuretici agiscono anche inducendo direttamente va-
vita ed è asintomatica, a meno che non sopraggiungano un infarto sodilatazione e possono essere considerati degli inibitori endo-
miocardico, una patologia cerebrovascolare o altre complicanze. geni del sistema renina-angiotensina.
Una piccola percentuale, circa il 5%, dei soggetti ipertesi, mostra
un rapida ascesa dei valori pressori che, se non trattata, conduce a Meccanismi dell’ipertensione essenziale. I fattori genetici hanno
morte entro 1 o 2 anni. Tale quadro clinico, chiamato ipertensione certamente un ruolo rilevante nel determinare i livelli pressori, come
accelerata o maligna, è caratterizzato da una grave ipertensione (cioè, dimostrato da studi in cui si confrontavano i valori di pressione in
pressione sistolica superiore a 200 mmHg, pressione diastolica oltre gemelli mono- e dizigotici e altri tipi di studi familiari, tra cui con-
i 120 mmHg), insufficienza renale, emorragie ed essudati retinici, fronti tra familiari geneticamente correlati e adottati. Inoltre, diverse
con o senza edema papillare. Essa può svilupparsi in pazienti pre- malattie monogeniche sono responsabili di rare forme di iperten-
cedentemente normotesi ma, più spesso, si sovrappone a una pree- sione (e ipotensione) alterando il riassorbimento netto di sodio nel
sistente ipertensione benigna, sia essenziale che secondaria.24,25 rene. L’importanza del bilancio del sodio è evidente se si considera
Regolazione dei normali valori pressori. La pressione cardiaca che i reni filtrano circa 170 litri di plasma ogni giorno, e che in questi
è proporzionale alla gittata cardiaca e alle resistenze vascolari perife- sono contenute approssimativamente 23 moli di sale; ciò significa
riche (Fig. 11.4 A), due variabili emodinamiche influenzate da che, in una tipica dieta con un apporto sodico di 100 mEq, il 99,5%
molteplici fattori genetici, ambientali e demografici. I maggiori de- del sodio filtrato deve essere riassorbito. Circa il 98% del sodio fil-
terminanti delle differenze pressorie riscontrate tra le popolazioni, trato viene riassorbito da diversi canali ionici, scambiatori e traspor-
come all’interno della stessa popolazione, comprendono l’età, il sesso, tatori costitutivamente attivi e non soggetti alla regolazione. L’assor
l’indice di massa corporea, la dieta e, soprattutto, l’apporto sodico. bimento del restante 2% di sodio avviene tramite il canale epiteliale
La gittata cardiaca è altamente dipendente dal volume ematico, a per il Na+ (Epithelial Na Channel, ENaC), che agisce sotto lo stretto
sua volta notevolmente influenzato dall’omeostasi sodica dell’intero controllo del sistema renina-angiotensina nei tubuli collettori della
organismo. La resistenza vascolare periferica è determinata soprattutto corticale; è questa via di riassorbimento che determina il bilancio
dallo stato funzionale delle arteriole, influenzato dal sistema nervoso netto del sodio.26
e da quello endocrino. In condizioni fisiologiche, il tono vascolare Alterazioni di un singolo gene causano forme di ipertensione
riflette il bilancio tra gli stimoli vasocostrittivi (comprese l’angioten- severe, ma rare, attraverso diversi meccanismi, che comprendono:
sina di tipo II, le catecolamine e l’endotelina) e quelli vasodilatatori
(compresi chinine, prostaglandine e NO). La resistenza dei vasi pre- Il deficit di geni che codificano per enzimi coinvolti nel metabo-
senta anche un certo grado di autoregolazione, laddove un aumento lismo dell’aldosterone (ad es. l’aldosterone sintetasi, l’11b-idros-
del flusso ematico induce vasocostrizione allo scopo di proteggere i silasi, la 17a-idrossilasi). Questo conduce a un aumento della
tessuti dall’iperperfusione. Altri fattori locali come il pH, l’ipossia e il secrezione di aldosterone, un aumento del riassorbimento di sale
sistema a- e b-adrenergico, che influenzano la frequenza e la contra- e acqua, cui consegue l’espansione del volume plasmatico e, in
zione cardiaca, nonché il tono vascolare, possono rivestire un ruolo ultima analisi, l’ipertensione.
importante nella regolazione della pressione. La funzione integrata di Mutazioni a carico delle proteine che influenzano il riassorbi-
questi sistemi assicura un’adeguata perfusione di tutti i tessuti, nono- mento sodico. Ad esempio, la forma moderatamente grave di
stante le differenze regionali del fabbisogno metabolico. ipertensione sodio-dipendente, chiamata sindrome di Liddle, è
I reni hanno un ruolo importante nella regolazione della pressione causata da mutazioni di una delle proteine del canale epiteliale
sanguigna, come spiegato di seguito (Fig. 11.4 B): per il Na+ che provocano un maggiore riassorbimento distale di
sodio indotto dall’aldosterone.
Attraverso il sistema renina-angiotensina, il rene influenza sia la
resistenza periferica sia l’omeostasi del sodio. La renina viene Variazioni ereditarie della pressione sanguigna possono anche
secreta dalle cellule dell’apparato iuxtaglomerulare del rene in dipendere dagli effetti cumulativi di polimorfismi in vari geni che
risposta a un calo della pressione sanguigna e converte l’angio- influenzano, per l’appunto, la pressione sanguigna. Ad esempio, la
tensinogeno plasmatico in angiotensina I, che è sua volta convertita predisposizione all’ipertensione essenziale è stata associata a varia-
in angiotensina II dall’enzima di conversione dell’angiotensina. zioni a carico dei geni che codificano per alcuni componenti del
L’angiotensina II causa un aumento della pressione sanguigna sistema renina-angiotensina: è nota l’associazione dell’ipertensione
incrementando sia le resistenze periferiche (effetto diretto sulle con i polimorfismi interessanti i loci sia dell’angiotensinogeno sia
cellule muscolari lisce vascolari) sia il volume ematico (attraverso del recettore dell’angiotensina. Le varianti genetiche del sistema
la stimolazione della secrezione di aldosterone e l’aumento del renina-angiotensina possono contribuire alle note differenze “raz-
riassorbimento tubulare distale del sodio). ziali” nella regolazione della pressione sanguigna.
Il rene, inoltre, produce una varietà di sostanze a effetto Una ridotta escrezione renale di sodio in presenza di normali valori
dilatatorio o antipertensivo (compresi prostaglandine e NO), di pressione arteriosa può costituire l’evento chiave scatenante l’iper-
che presumibilmente controbilanciano gli effetti vasopressori tensione essenziale e rappresenta, infatti, la via finale comune nella
dell’angiotensina. patogenesi dell’ipertensione. Una diminuzione dell’eliminazione del
Quando il volume ematico è ridotto, la frazione di filtrazione glo- sodio potrebbe portare, in maniera graduale e progressiva, a un
merulare si abbassa, determinando un aumento del riassorbimento aumento della volemia e della gittata cardiaca e a una vasocostrizione
484 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Figura 11.4 Regolazione della pressione sanguigna. A. Ruolo critico della gittata cardiaca e delle resistenze periferiche nella regolazione della pressione
sanguigna. B. Interazione tra renina-angiotensina-aldosterone e peptide natriuretico atriale nel mantenimento dell’omeostasi della pressione sanguigna.
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 485
Figura 11.5 Patologia vascolare nell’ipertensione. A. Arteriolosclerosi ialina. La parete arteriolare è ispessita a causa dell’aumentata deposizione
di proteine (ialinosi dei vasi) e il lume è marcatamente ristretto. B. Arteriolosclerosi iperplastica (aspetto a buccia di cipolla; freccia) responsabile della
occlusione del lume (freccia; colorazione con acido periodico di Schiff). (Per gentile concessione di Helmut Rennke, M.D., Brigham and Women’s Hospital,
Boston, MA)
periferica, determinando così un’elevazione della pressione sangui- p ressori), la reattività delle cellule muscolari lisce agli agenti
gna. A valori di pressione più elevati, si può avere un’escrezione vasocostrittori o la loro crescita. Nell’ipertensione conclamata, sia
addizionale di sodio attraverso i reni, sufficiente a bilanciare l’ap- l’aumento della volemia sia l’aumento delle resistenze periferiche
porto, in modo da prevenire un’ulteriore ritenzione idrica. Di con- contribuiscono all’elevazione pressoria.
seguenza, verrebbe raggiunto un nuovo stato di equilibrio, sebbene Patogenesi dell’ipertensione secondaria. I meccanismi di base
alterato (“resetting della natriuresi pressoria”), ma a costo di un sono ben noti nella maggioranza dei casi di ipertensione secondaria.
aumento della pressione sanguigna. Ad esempio, nell’ipertensione nefrovascolare, la stenosi dell’arteria
Gli stimoli vasocostrittori, come i fattori che inducono vasocostri- renale causa una riduzione del flusso glomerulare con conseguente
zione o stimoli capaci di determinare modificazioni strutturali a abbassamento della pressione nell’arteriola afferente. Questo
carico della parete dei vasi, possono provocare un aumento delle (1) provoca un rilascio di renina, innescando il meccanismo di va-
resistenze periferiche e svolgere un ruolo nell’ipertensione primaria. socostrizione mediato dall’angiotensina di tipo II che porta all’au-
Inoltre, una vasocostrizione cronica o ripetuta può determinare mento delle resistenze periferiche, (2) aumenta il riassorbimento del
l’ispessimento e la rigidità dei vasi coinvolti. sodio e, pertanto, il volume ematico attraverso un meccanismo che
I fattori ambientali possono modificare l’impatto dei determi- coinvolge l’aldosterone. L’iperaldosteronismo primario è una delle
nanti genetici. Lo stress, l’obesità, il fumo, l’inattività fisica e il più comuni cause di ipertensione secondaria (Cap. 24).
consumo eccessivo di sale sono tutti considerati fattori esogeni
implicati nell’insorgenza dell’ipertensione. In effetti, le prove del Patologia Vascolare Nell’ipertensione
legame tra l’entità dell’assunzione di sodio con la dieta e la preva-
lenza dell’ipertensione nei diversi gruppi di popolazione sono par- L’ipertensione non solo accelera l’aterogenesi (si veda oltre), ma
ticolarmente sorprendenti. Inoltre, sia nell’ipertensione essenziale determina anche alterazioni degenerative nella parete delle arterie
sia in quella secondaria, un eccessivo apporto di sodio peggiora la di grande e medio calibro, che predispongono a eventi come la
situazione. dissezione aortica e l’emorragia cerebrovascolare.
Riassumendo, l’ipertensione essenziale è una patologia multifatto-
riale e complessa. Sebbene alla base di alcune insolite forme di iper-
tensione possano esservi alterazioni di singoli geni, è improbabile che Morfologia
tali mutazioni siano una causa rilevante di ipertensione essenziale. È L’ipertensione è associata a due forme di alterazioni dei vasi
infatti più probabile che essa sia il risultato dell’interazione di muta- di piccolo calibro: l’arteriolosclerosi ialina e l’arteriolosclerosi
zioni o polimorfismi localizzati su geni differenti con una varietà di iperplastica.
fattori ambientali (ad es. stress, apporto di sale). Le forme mende- Arteriolosclerosi ialina Questa patologia è caratterizzata da
liane di ipertensione e ipotensione sono rare, ma ci permettono di un ispessimento omogeneo, roseo-eosinofilo, ialino delle
comprendere meglio alcuni meccanismi della regolazione della arteriole con restringimento del lume (Fig. 11.5 A). Queste al-
pressione sanguigna e possono aiutarci a definire i bersagli più ra- terazioni sono determinate dalla fuoriuscita di proteine pla-
zionali per interventi terapeutici. Lo sviluppo di un’ipertensione smatiche attraverso le cellule endoteliali danneggiate e da
stabile richiede la compartecipazione del rene poiché quest’organo, un’aumentata sintesi di matrice delle cellule muscolari lisce
in condizioni normali, risponde all’elevazione della pressione con in risposta a uno stress emodinamico cronico. Frequentemen-
l’escrezione di sale e acqua. Le basi genetiche della predisposizione te osservata nei soggetti anziani, sia normotesi sia ipertesi,
all’ipertensione essenziale nella popolazione generale sono attual- l’arteriolosclerosi ialina è solitamente più generalizzata e
mente sconosciute ma si può immaginare che siano coinvolti quei grave nei pazienti con ipertensione. Le stesse lesioni sono
geni che regolano la risposta a un aumentato carico renale di so- anche una caratteristica comune della microangiografia
dio, i livelli ematici delle sostanze con effetti sulla pressione (agenti
486 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Figura 11.6 Principali componenti di una placca ateromatosa intimale ben sviluppata, che ricopre una tonaca media intatta.
e l’Atherosclerosis Risk in Communities Study (Fig. 11.7).27,28 I fattori zati numerosi disturbi mendeliani associati all’aterosclerosi, come
di rischio possono avere un effetto moltiplicatore: la compresenza di due l’ipercolesterolemia familiare (Cap. 5), queste malattie genetiche
fattori aumenta il rischio di circa quattro volte. Quando tre fattori sono sono responsabili solamente di una piccola percentuale di casi. La
presenti contemporaneamente (ad es. iperlipidemia, ipertensione e ben stabilita predisposizione familiare all’aterosclerosi e alla car-
fumo), la frequenza di infarto miocardico è aumentata di sette volte. diopatia ischemica è in genere multifattoriale e legata all’eredita-
Fattori di rischio costituzionali nella IHD. Comprendono l’età, rietà di diversi polimorfismi genetici, nonché al concorso di altri
il sesso e fattori genetici. fattori di rischio definiti, come l’ipertensione o il diabete.30
L’età ha un’influenza predominante. Anche se l’aterosclerosi è Fattori di rischio modificabili nella IHD. Comprendono l’iper-
tipicamente progressiva, in genere non diviene clinicamente lipidemia, l’ipertensione, il fumo di sigaretta e il diabete.
evidente sino al raggiungimento di un’età media o avanzata (si
veda oltre). Fra i 40 e i 60 anni l’incidenza di infarto miocardico L’iperlipidemia – e più specificamente l’ipercolesterolemia – è un
si quintuplica. La mortalità dovuta a IHD aumenta per ogni fattore di rischio maggiore per l’aterosclerosi: anche in assenza
decade fino a un’età avanzata. di altri fattori è infatti in grado di portare allo sviluppo di lesioni.28
Sesso. A parità di fattori, le donne in età premenopausale sono La componente principale del colesterolo associata all’aumento
meno soggette all’aterosclerosi e alle relative conseguenze rispetto del rischio è rappresentata dalle lipoproteine a bassa densità (Low
agli uomini della stessa età. L’infarto miocardico e le altre compli- Density Lipoprotein, LDL), il cosiddetto “colesterolo cattivo”, che
canze dell’aterosclerosi sono quindi rari in questa categoria di è anche il tipo di colesterolo trasportato ai tessuti periferici. Al
donne, qualora non siano presenti fattori di rischio quali diabete, contrario, le lipoproteine a elevata densità (High Density Lipo-
iperlipidemia o grave ipertensione. Dopo la menopausa, tuttavia, protein, HDL), o “colesterolo buono”, hanno il ruolo di mobiliz-
l’incidenza delle patologie legate all’aterosclerosi aumenta e, in età zare il colesterolo dai tessuti e di trasportarlo al fegato perché
più avanzate, di fatto supera quella negli uomini. Nonostante per possa essere escreto con la bile. Di conseguenza, livelli più elevati
lungo tempo si fosse pensato che l’effetto protettivo potesse essere di HDL sono correlati a una riduzione del rischio.
dovuto a un’influenza positiva degli estrogeni, gli studi clinici non Comprensibilmente, vi è un grande interesse nei confronti dei
hanno consentito di dimostrare l’utilità della terapia ormonale ai metodi capaci di abbassare i livelli di LDL o di colesterolo totale e/o
fini della prevenzione della patologia vascolare. Come discusso innalzare quelli di HDL, siano essi alimentari o farmacologici. L’as-
dettagliatamente nel Capitolo 9, l’effetto ateroprotettivo degli estro- sunzione di elevate quantità di colesterolo e di grassi saturi (presenti
geni è correlato all’età di inizio della terapia: essa produce infatti nel tuorlo d’uovo, nei grassi animali e nel burro, ad esempio) au-
un riduzione dell’aterosclerosi coronarica nelle donne in postme- menta la concentrazione del colesterolo plasmatico. Al contrario,
nopausa più giovani, mentre non ha effetti chiaramente stabiliti una dieta povera di colesterolo e/o caratterizzata da elevate quote
nelle donne più anziane. Oltre all’aterosclerosi, il sesso ha effetti di grassi polinsaturi, contribuisce a tenere bassi i livelli plasmatici
anche su diversi parametri che possono influenzare gli esiti della di colesterolo. Gli acidi grassi omega-3, abbondanti nell’olio di
IHD: le donne mostrano pertanto differenze nell’omeostasi, nella pesce, hanno effetti benefici, laddove i grassi trans-insaturi prodotti
guarigione dall’infarto e nel rimodellamento miocardico.29 attraverso un processo artificiale di idrogenazione degli oli polin-
Fattori genetici. La familiarità è il più importante fattore di rischio saturi, utilizzati nei cibi arrosto e nella margarina, possono avere
indipendente per l’aterosclerosi. Nonostante siano stati caratteriz- effetti negativi sul profilo del colesterolo. L’attività fisica regolare e
Figura 11.7 Rischio stimato a 10 anni di malattia coronarica in una popolazione ipotetica di uomini e donne di 55 anni di età, in rapporto ai tradizionali
fattori di rischio (iperlipidemia, ipertensione, fumo e diabete). PA, pressione arteriosa; ECG, elettrocardiogramma; HDL-C, colesterolo delle lipoproteine ad
alta densità; IVS, ipertrofia ventricolare sinistra. (Da O’Donnell CJ, Kannel WB: Cardiovascular risks of hypertension: lessons from observational studies.
J Hypertension 16 [Suppl. 6]:3, 1998, per gentile concessione di Lippincott Williams & Wilkins)
488 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Patogenesi Dell’aterosclerosi
Danno endoteliale
Il danno endoteliale rappresenta la pietra miliare dell’ipotesi della
reazione al danno. La perdita endoteliale secondaria a un qualsiasi
tipo di lesione – indotta sperimentalmente attraverso il denudamen-
to meccanico, l’applicazione di forze emodinamiche, la deposizione
di immunocomplessi, l’irradiazione o il ricorso a sostanze chimiche –
determina l’ispessimento intimale e, in presenza di diete ad alto
contenuto lipidico, lo sviluppo del tipico ateroma. Tuttavia, le lesioni
precoci originano, nell’uomo, in sedi che presentano un endotelio
morfologicamente indenne. La disfunzione endoteliale è pertanto alla
base dell’aterosclerosi umana e, in questo quadro, le cellule endote-
liali che presentano disfunzione mostrano anche un aumento della
permeabilità, un aumento dell’adesione leucocitaria e alterazioni
nell’espressione genica.
I meccanismi e i fattori specifici alla base della disfunzione delle
cellule endoteliali che darebbe inizio al processo aterosclerotico non
sono del tutto noti: tra le possibili cause rientrano l’ipertensione,
l’iperlipidemia, tossine derivate dal fumo di sigaretta, l’omocisteina
e persino agenti infettivi. Le citochine infiammatorie, come il fattore In corso di iperlipidemia cronica, le lipoproteine si accumulano
di necrosi tumorale (Tumor Necrosis Factor, TNF), possono inoltre all’interno dell’intima. Questi lipidi vengono ossidati per effetto
stimolare l’espressione, da parte delle cellule endoteliali, di geni in dell’azione dei radicali liberi dell’ossigeno prodotti a livello locale
grado di promuovere l’aterosclerosi. Comunque, si ritiene che i due da macrofagi o cellule endoteliali. Le LDL ossidate vengono
maggiori determinanti della disfunzione endoteliale siano le altera- assunte dai macrofagi mediante i recettori scavanger (spazzini),
zioni emodinamiche e l’ipercolesterolemia. diversi dai recettori per le LDL, e si accumulano nei fagociti, de-
Alterazioni emodinamiche. L’importanza dei disturbi emodi- nominati cellule schiumose. Esse stimolano inoltre la liberazione
namici nell’aterogenesi è dimostrata dalla tendenza delle placche a di fattori di crescita, citochine e chemochine da parte di cellule
svilupparsi soprattutto in corrispondenza degli osti dei vasi esistenti, endoteliali e macrofagi che aumentano il reclutamento dei mono-
nelle regioni di biforcazione e lungo la parete posteriore dell’aorta citi nelle lesioni. Risultano infine citotossiche per le cellule endo-
addominale dove esistono alterate condizioni di flusso.43 Gli studi teliali e le cellule muscolari lisce e possono provocare disfunzione
in vitro dimostrano inoltre che aree di flusso laminare, non turbo- endoteliale. L’importanza delle LDL ossidate nell’aterogenesi è
lento, nella normale rete vascolare inducono l’espressione di geni suggerita dal fatto che esse si accumulano all’interno dei macrofagi
endoteliali i cui prodotti (ad es. la superossido dismutasi ad azione durante tutte le fasi del processo di formazione delle placche.
antiossidante) proteggono dall’aterosclerosi. Questi geni “ateropro-
tettivi” possono spiegare la localizzazione non casuale delle lesioni Infiammazione. Le cellule e i meccanismi infiammatori contribui
aterosclerotiche precoci.11 scono all’esordio, alla progressione e allo sviluppo delle complicanze
Lipidi. I lipidi vengono in genere trasportati nel torrente cir- delle lesioni aterosclerotiche.41,46 Anche se i vasi normali non legano
colatorio legati a specifiche apoproteine, dando luogo a complessi le cellule infiammatorie, nelle prime fasi dell’aterogenesi, le cellule
lipoproteici. Le dislipoproteinemie possono risultare tanto da mu- endoteliali arteriose che presentano disfunzione esprimono molecole
tazioni che alterano le apoproteine o i recettori delle lipoproteine di adesione che favoriscono l’adesione dei leucociti; in particolare,
sulle cellule,44 oppure da altre patologie sottostanti che incidono la molecola di adesione cellulare vascolare di tipo 1 (Vascular Cell
sui livelli circolanti di lipidi, come la sindrome nefrosica, l’alcoli- Adeshion Molecule-1, VCAM-1) lega specificamente monociti
smo, l’ipotiroidismo o il diabete mellito.45 Esempi di comuni alte- e cellule T. Dopo che queste cellule hanno aderito all’endotelio,
razioni delle lipoproteine riscontrate nella popolazione (e presenti migrano nella tonaca intima sotto l’influenza delle chemochine
in molti superstiti di infarto del miocardio) sono: (1) l’aumento prodotte a livello locale.
dei livelli di colesterolo LDL, (2) la riduzione dei livelli di coleste-
rolo HDL e (3) l’aumento dei livelli della lipoproteina alterata (a) I monociti si trasformano in macrofagi e si infarciscono di lipopro-
(si veda sopra). teine, soprattutto LDL ossidate. Il reclutamento dei monociti e la loro
Le prove sperimentali a supporto della teoria che riconosce il ruolo successiva differenziazione in macrofagi (e infine in cellule schiu-
dell’ipercolesterolemia nell’aterogenesi sono riassumibili come segue: mose) ha, in teoria, un ruolo protettivo in quanto queste cellule ri-
muovono particelle lipidiche potenzialmente dannose. Tuttavia, le
La maggior parte dei lipidi contenuti nella placca ateromatosa LDL ossidate aumentano l’attivazione dei macrofagi e la produzione
sono colesterolo ed esteri del colesterolo. di citochine (ad es. TNF), provocando un ulteriore incremento
Le alterazioni genetiche dell’assorbimento e del metabolismo delle dell’adesione dei leucociti e della produzione di chemochine, come
lipoproteine che causano iperlipoproteinemia sono associate a la proteina chemotattica per i monociti di tipo 1, dando luogo a uno
un’accelerazione delle tappe che conducono all’aterosclerosi. stimolo per il reclutamento delle cellule infiammatorie mononuclea
Pertanto, l’ipercolesterolemia familiare omozigote, causata da te. I macrofagi attivati, inoltre, producono specie reattive dell’ossi-
un’alterazione del recettore per le LDL e da un’inadeguata rimo- geno che peggiorano l’ossidazione delle LDL e vari fattori di crescita
zione delle LDL circolanti da parte del fegato (Cap. 5) può esitare che contribuiscono alla proliferazione delle cellule muscolari lisce.
nell’infarto miocardico prima dei 20 anni. Allo stesso modo, I linfociti T reclutati nell’intima interagiscono con i macrofagi e
l’aterosclerosi può essere accelerata in modelli animali con difetti possono generare uno stato infiammatorio cronico. Non è chiaro
indotti delle apolipoproteine o dei recettori per le LDL. se le cellule T rispondano ad antigeni specifici, quali antigeni
Altre patologie genetiche o acquisite (ad es. diabete mellito, ipo- batterici e virali, proteine dello shock termico (si veda oltre) o
tiroidismo) che causano ipercolesterolemia conducono a una antigeni generati attraverso la modificazione di alcuni costituenti
prematura aterosclerosi. della parete arteriosa o delle lipoproteine, o siano attivati in modo
Analisi epidemiologiche dimostrano una significativa correlazio- aspecifico dal quadro infiammatorio locale. Tuttavia, le cellule T
ne tra la gravità dell’aterosclerosi e i livelli di colesterolo plasma- attivate nelle lesioni intimali in crescita producono citochine
tico totale o di LDL. infiammatorie (IFN-g), che possono stimolare i macrofagi, non-
L’abbassamento dei livelli di colesterolo con la dieta o mediante ché le cellule endoteliali e le cellule muscolari lisce.
l’uso di farmaci rallenta la progressione dell’aterosclerosi, causa Come conseguenza dello stato infiammatorio cronico, i leucociti
la regressione di alcune placche e riduce il rischio di eventi attivati e le cellule della parete vascolare rilasciano fattori di cre-
cardiovascolari. scita che promuovono la proliferazione delle cellule muscolari
lisce e la sintesi di ECM.
I meccanismi attraverso cui l’iperlipidemia contribuisce all’ate-
rogenesi comprendono i seguenti:44 Infezione. Anche se vi sono prove interessanti a sostegno dell’ipo-
tesi secondo cui le infezioni potrebbero essere la causa del processo
L’iperlipidemia cronica, in particolar modo l’ipercolesterolemia, infiammatorio locale alla base dell’aterosclerosi, non esiste ancora una
può compromettere direttamente la funzione endoteliale attra- conferma definitiva. Nelle placche aterosclerotiche sono stati riscon-
verso l’aumento della produzione di radicali liberi dell’ossigeno, trati herpesvirus, citomegalovirus e Chlamydia pneumoniae, non
i quali possono danneggiare i tessuti e accelerare l’inattivazione presenti nelle arterie normali, e attraverso gli studi sieroepidemiolo-
dell’ossido d’azoto, riducendone l’attività vasodilatatoria. gici sono stati individuati titoli aumentati di anticorpi contro
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 491
C. pneumoniae in pazienti con aterosclerosi più grave. Chiaramente, circolanti e che presentano un fenotipo proliferativo e di sintesi diverso
alcune di queste osservazioni sono rese dubbie dal fatto che la bron- da quello delle cellule muscolari lisce della media). Sono molti i fattori
chite da C. pneumoniae è associata anche al fumo, un fattore di rischio di crescita coinvolti nella proliferazione delle cellule muscolari lisce e
ormai comprovato per la IHD. Inoltre, poiché le infezioni provocate nella sintesi dell’ECM, tra cui il PDGF (rilasciato da piastrine local-
da questi organismi sono sempre più comuni (come del resto lo è mente aderenti, macrofagi, cellule endoteliali e cellule muscolari lisce),
l’aterosclerosi), risulta difficile distinguere le semplici coincidenze dal il FGF e il TGFa. Le cellule muscolari lisce reclutate sintetizzano ECM
nesso di causalità. È tuttavia sicuramente possibile che questi organi- (soprattutto collagene) che stabilizza le placche aterosclerotiche. Tut-
smi possano infettare i siti di prima formazione degli ateromi: i loro tavia, le cellule infiammatorie attivate negli ateromi possono provocare
antigeni estranei potrebbero potenziare l’aterogenesi scatenando ri- apoptosi delle cellule muscolari lisce dell’intima e possono anche
sposte immunitarie a livello locale o gli agenti infettivi stessi potreb- aumentare il catabolismo dell’ECM provocando placche instabili
bero contribuire a creare uno stato protrombotico a livello locale.47 (si veda oltre).
Figura 11.10 Ipotetica sequenza di interazioni cellulari nell’aterosclerosi. L’iperlipidemia e altri fattori di rischio sono tra le cause di danno endoteliale,
con conseguente adesione piastrinica e monocitica e rilascio di fattori di crescita, tra cui il fattore di crescita piastrine-derivato (PDGF), che conducono alla
migrazione e alla proliferazione delle cellule muscolari lisce. Le cellule schiumose delle placche ateromatose sono derivate sia dai macrofagi sia dalle cellule
muscolari lisce – dai macrofagi attraverso i recettori per le lipoproteine a densità molto bassa (VLDL) e le lipoproteine a bassa densità (LDL) modificate
riconosciute dai recettori scavenger (ad es. le LDL ossidate), e dalle cellule muscolari lisce attraverso meccanismi meno conosciuti. I lipidi extracellulari
derivano dell’essudazione dal lume vasale, soprattutto in corso di ipercolesterolemia, e anche dalle cellule schiumose degenerate. L’accumulo di colesterolo
nella placca potrebbe essere la conseguenza di uno squilibrio tra afflusso ed efflusso di questa molecola ed è possibile che le lipoproteine ad alta densità
(HDL) contribuiscano ad allontanare il colesterolo dagli accumuli. Le cellule muscolari lisce migrate nell’intima proliferano e producono matrice extracellulare
compresi collagene e proteoglicani. IL-1, interleuchina-1; MCP-1, proteina chemotattica per i monociti di tipo 1.
492 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Figura 11.11 Stria lipidica, un accumulo intimale di cellule schiumose. A. Aorta con strie lipidiche (frecce), distribuite prevalentemente in prossimità
delle diramazioni vascolari. B. Microfotografia di una stria lipidica di un coniglio con ipercolesterolemia sperimentale, che mostra le cellule schiumose in-
timali derivate dai macrofagi (frecce). (B. Per gentile concessione di Myron I. Cybulsky, M.D., University of Toronto, Canada)
Figura 11.12 Aspetto macroscopico dell’aterosclerosi aortica. A. Aterosclerosi lieve, composta da placche fibrose, una delle quali è indicata dalla freccia.
B. Aterosclerosi severa con lesioni complicate e diffuse (con rottura delle placche e trombosi sovrapposta), alcune delle quali sono conglomerate.
sotto forma di aggregati cristallini che vengono spazzati via provocano la formazione di trombi, che possono occludere
durante la normale elaborazione dei tessuti e che lasciano in modo parziale o completo il lume e provocare ischemia
dietro di sé solamente “spaccature” vuote. Alla periferia delle (Cap. 12) (Fig. 11.14). Se il paziente sopravvive all’occlu-
lesioni, vi è evidenza di neovascolarizzazione (proliferazione sione trombotica iniziale, il coagulo può essere inglobato
di piccoli vasi sanguigni; Fig. 11.13 C). I tipici ateromi conten- nella placca in crescita.
gono quantità relativamente abbondanti di lipidi, ma alcune Emorragie all’interno della placca. La rottura della cappa
placche (“placche fibrose”) sono composte quasi esclusiva- fibrosa sovrastante o di uno dei sottili capillari nelle aree
mente da cellule muscolari lisce e tessuto fibroso. di neovascolarizzazione può provocare un’emorragia
Generalmente le placche vanno incontro a un processo di all’interno della placca. Ne risulta un ematoma che può
evoluzione, aumentando progressivamente le loro dimen- determinare un’espansione della placca o addirittura in-
sioni, attraverso fenomeni di morte e degenerazione cellula- durne la rottura.
re, di sintesi e degradazione (rimodellamento) della ECM e Ateroembolismo. La rottura delle placche può provocare
di organizzazione dei trombi. Inoltre, gli ateromi vanno spes- la liberazione di frammenti nel torrente circolatorio,
so incontro a calcificazione (Fig. 11.13 C). generando microemboli.
Le placche aterosclerotiche sono suscettibili ai seguenti Formazione di aneurismi. La pressione o l’atrofia ischemi-
importanti cambiamenti clinici (si veda anche di seguito): ca della sottostante tonaca media con perdita di tessuto
La rottura, l’ulcerazione o l’erosione della superficie inti- elastico dovute all’aterosclerosi provocano indebolimento
male delle placche ateromatose determinano l’esposizio- della parete vascolare, che determina a sua volta dilatazione
ne del sangue a sostanze altamente trombogeniche e aneurismatica e possibile rottura (si veda oltre).
Figura 11.13 Caratteristiche istologiche di una placca ateromatosa in un’arteria coronaria. A. L’architettura nell’insieme presenta un cappuccio fibroso (F)
e un core necrotico (prevalentemente lipidico) centrale (C). Il lume (L) è moderatamente compromesso. Si noti che un segmento della parete è indenne da
placche (freccia); la lesione è pertanto “eccentrica”. In questa sezione, il collagene è colorato in blu (colorazione tricromica di Masson). B. Fotografia a maggiore
ingrandimento di una sezione della placca mostrata in A colorata per l’elastina (nero), e che mostra che le membrane elastiche interne ed esterne sono
assottigliate e che la media è assottigliata per via dello sviluppo della placca (freccia). C. Microfotografia a forte ingrandimento della giunzione tra cappuccio
fibroso e core, che mostra l’infiltrato diffuso di cellule infiammatorie, le calcificazioni (punta di freccia) e la neovascolarizzazione (frecce piccole).
494 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Figura 11.15 Storia naturale, caratteristiche morfologiche, principali eventi patogeni e complicanze cliniche dell’aterosclerosi.
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 495
dell’ateroma probabilmente frequenti, recidivanti e spesso clinica- parsi in seguito all’infarto miocardico transmurale sono di questo
mente silenti. La risoluzione della rottura subclinica di una placca tipo. Al contrario, un falso aneurisma (chiamato anche pseudoaneu-
e della sovrastante trombosi sono un importante meccanismo di risma) è costituito da un difetto nella parete vascolare che determina
crescita delle lesioni aterosclerotiche. la formazione di un ematoma extravascolare che comunica
Trombosi. Come sottolineato in precedenza, la trombosi parziale liberamente con la cavità luminale (“ematoma pulsante”). Tra gli
o totale associata alla rottura della placca riveste un ruolo fonda- esempi rientrano la rottura ventricolare dopo infarto miocardico
mentale nella patogenesi delle sindromi coronariche acute. Nella con intrappolamento dell’ematoma all’interno di una tasca formata
forma più grave, un trombo sovrapposto a una placca rotta, che dalla reazione aderenziale del pericardio o la deiscenza della sutura
precedentemente era solo parzialmente stenotica, la trasforma in di un innesto vascolare sull’arteria nativa. La dissezione arteriosa
un’occlusione completa. Al contrario, in altre sindromi coronariche insorge quando il flusso ematico penetra la parete dell’arteria, insi-
(Cap. 12), l’ostruzione del lume dovuta alla trombosi è solitamente nuandosi tra i suoi strati, con la conseguente formazione di un
incompleta e può aumentare e ridursi con il tempo. ematoma intramurale. Le dissezioni sono spesso, ma non sempre
Il trombo murale in un’arteria coronaria può anche embolizzare. aneurismatiche (si veda oltre). Tanto gli aneurismi veri quanto quelli
Infatti, all’autopsia dei pazienti che hanno subito una morte improv- falsi, come anche le dissezioni, possono rompersi, in molti casi con
visa o sindromi anginose a rapida evoluzione si possono riscontrare conseguenze catastrofiche.
piccoli frammenti di materiale trombotico nella circolazione intra- Gli aneurismi vengono in genere classificati secondo l’aspetto e
miocardica distale o microinfarti. Infine, il trombo è un potente le dimensioni (si veda Fig. 11.17). Gli aneurismi sacciformi sono
attivatore di molteplici segnali correlati alla crescita delle cellule estroflessioni sferiche (che interessano solo una porzione della
muscolari lisce, che possono contribuire alla crescita delle lesioni parete del vaso), di dimensioni che variano dai 5 ai 20 cm di dia-
aterosclerotiche. metro e spesso contengono materiale trombotico. Gli aneurismi
Vasocostrizione. La vasocostrizione riduce le dimensioni del fusiformi consistono nella dilatazione diffusa di un lungo segmento
lume vascolare e, aumentando le forze meccaniche locali, può po- vascolare. Variano in diametro e lunghezza (fino a 20 cm) e possono
tenziare la rottura della placca. La vasocostrizione nelle sedi di le- coinvolgere ampie porzioni dell’arco aortico, dell’aorta addominale
sioni ateromatose è stimolata da: (1) agonisti adrenergici circolanti, o anche delle arterie iliache. Queste conformazioni non sono
(2) fattori rilasciati localmente dalle piastrine, (3) alterato rapporto specifiche di una data malattia o di particolari manifestazioni
nella secrezione da parte delle cellule endoteliali di fattori vasodila- cliniche.
tanti (ad es. ossido d’azoto) rispetto a quelli vasocostrittori (ad es. Patogenesi degli aneurismi. Le arterie sono tessuti soggetti a un
endotelina) dovuta a disfunzione endoteliale associata all’ateroma, rimodellamento dinamico, che mantengono la propria integrità
e probabilmente (4) mediatori rilasciati dalle cellule infiammatorie attraverso una sintesi, una degradazione e una riparazione costanti
perivascolari. dei costituenti della matrice extracellulare. Gli aneurismi si possono
verificare quando la struttura o il funzionamento del tessuto con-
nettivo all’interno della parete vascolare sono compromessi. Nono-
Aneurismi e dissezioni stante in questa sede citiamo esempi di difetti ereditari dei tessuti
connettivi, anche l’indebolimento delle pareti vasi è importante nelle
L’aneurisma è una dilatazione patologica circoscritta a carico della forme comuni e sporadiche di aneurisma.
parete di un vaso sanguigno o del cuore (Fig. 11.17); può essere con-
genito o acquisito. Quando un aneurisma interessa una parete arte- La qualità intrinseca del tessuto connettivo della parete vascolare
riosa assottigliata ma intatta o una parete ventricolare assottigliata, è scarsa. Nella sindrome di Marfan, ad esempio (Cap. 5), altera-
viene chiamato aneurisma vero. Gli aneurismi vascolari ateroscle- zioni nella sintesi di una proteina, la fibrillina, determinano ano-
rotici, sifilitici e congeniti e l’aneurisma ventricolare che può svilup- malie nell’attività del TGFb e un progressivo indebolimento dei
Figura 11.17 Aneurismi. A. Vaso normale. B. Aneurisma vero, tipo sacciforme. La parete protrude focalmente verso l’esterno e può essere assottigliata
ma intatta. C. Aneurisma vero, tipo fusiforme. Si osserva dilatazione circonferenziale del vaso, senza rottura. D. Falso aneurisma. La parete è rotta ed è
presente un accumulo di sangue (ematoma) che è trattenuto esternamente da tessuti extravascolari aderenti alla parete. E. Dissezione. Il sangue è pene-
trato nella parete del vaso, separando le tonache. Benché venga mostrata come una situazione che si verifica a causa di una lacerazione del lume, le
dissezioni possono essere provocate anche dalla rottura dei vasi dei vasa vasorum nella media.
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 497
Figura 11.20 Dissezione aortica. A. Aorta aperta con dissezione prossimale che ha origine da una piccola e obliqua lacerazione dell’intima (individuata
dalla sonda), che permette al sangue di penetrare nella tonaca media dando luogo a un ematoma intramurale (frecce sottili). Si noti che la lacerazione in-
timale è avvenuta in una sede priva di placche aterosclerotiche e che la propagazione dell’ematoma intramurale si è arrestata in una sede più distale, dove
cominciano le lesioni aterosclerotiche (freccia larga). B. Preparato istologico di una dissezione che mostra l’ematoma aortico intramurale (asterisco). In
questa sezione, preparata mediante colorazione di Movat, gli strati elastici dell’aorta sono in nero, il sangue è in rosso.
contesto della parete aortica (Fig. 11.20). Se la dissezione si fa strada di una dissezione. In alcuni casi, la rottura dei vasi penetranti dei
attraverso l’avventizia, provocando emorragie nei tessuti adiacenti, vasa vasorum può dare origine a un ematoma intramurale senza
può avere conseguenze catastrofiche.62 Contrariamente agli aneuri- lacerazione intimale.
smi aterosclerotici e sifilitici, la dissezione aortica non si associa
necessariamente alla dilatazione dell’aorta. Per tale ragione, è
opportuno evitare il vecchio termine “aneurisma dissecante”. Morfologia Nella maggior parte dei casi, nella parete aortica
La dissezione aortica si verifica principalmente in due gruppi: non si riconosce alcuna patologia sottostante specifica. La
(1) uomini di età compresa tra i 40 e i 60 anni, con storia di iperten- più frequente lesione preesistente istologicamente rilevabile
sione (oltre il 90% dei casi di dissezione); e (2) pazienti più giovani è la necrosi cistica della media (Fig. 11.18); l’infiammazione
portatori di un’anomalia sistemica o localizzata del tessuto connet- è caratteristicamente assente. Le dissezioni possono tuttavia
tivo che colpisce l’aorta (ad es. sindrome di Marfan). La dissezione verificarsi nel contesto di una degenerazione della media
può anche essere iatrogena (ad es. complicanza della cannulazione piuttosto modesta e la relazione delle modificazioni strutturali
di un’arteria durante una procedura diagnostica che preveda l’in- rispetto alla patogenesi della dissezione è incerta.
troduzione di cateteri endoluminali, oppure in seguito al ricorso alla La dissezione aortica inizia in genere con una lacerazione
circolazione extracorporea). Raramente, per motivi sconosciuti, la dell’intima che, nella maggior parte dei casi di dissezione
dissezione dell’aorta o di altri rami, comprese le coronarie, si veri- spontanea, si trova nell’aorta ascendente, in genere nei 10 cm
fica durante o in seguito alla gravidanza. La dissezione è rara in al di sopra della valvola aortica (Fig. 11.20 A). Tali fissurazioni
presenza di aterosclerosi o altre cause di cicatrizzazione mediale, sono tipicamente trasverse o oblique, misurano da 1 a 5 cm
come la sifilide, probabilmente perché la fibrosi della media inibisce di lunghezza e presentano margini ben demarcati e dentellati.
la propagazione dell’ematoma dissecante. La dissezione può estendersi lungo l’aorta in direzione retro-
Patogenesi. L’ipertensione è il maggiore fattore di rischio per la grada verso il cuore, oppure distalmente, talvolta coinvol-
dissezione. L’aorta dei pazienti con ipertensione presenta ipertrofia gendo il vaso in tutta la sua lunghezza fino alle arterie iliache
della media dei vasa vasorum associata ad alterazioni degenerative e femorali. Caratteristicamente, la dissezione aortica si esten-
nella media aortica e a una perdita variabile di cellule muscolari lisce de tra gli strati laminari della parete aortica, solitamente tra
della media, il che suggerisce un possibile ruolo del danno mecca- il terzo mediale e quello esterno (Fig. 11.20 B). Spesso si
nico correlato alla pressione e/o del danno ischemico (dovuto a una rompe nell’avventizia determinando un’emorragia massiva
riduzione del flusso lungo i vasa vasorum). Un numero considere- (ad es. nella cavità addominale o toracica) o tamponamento
volmente inferiore di dissezioni è correlato a disturbi del tessuto cardiaco (emorragia nel sacco pericardico).62 In alcuni casi
connettivo ereditari o acquisiti, responsabili di alterazioni della ECM (fortunati), l’ematoma dissecante rientra nel lume dell’aorta
vascolare (ad es. sindrome di Marfan, sindrome di Ehlers-Danlos, attraverso una seconda fissurazione intimale distale, creando
carenza di vitamina C, difetti nel metabolismo del rame). Tuttavia, un nuovo canale vascolare e formando un “doppio condotto
un danno riconoscibile della tonaca media non sembra essere né un aortico” con un falso lume.62 In questo modo si evita un’emor-
prerequisito della dissezione né una garanzia della sua imminenza. ragia extra-aortica fatale. Nel corso del tempo, il falso lume
Indipendentemente dall’eziologia alla base della debolezza mediale, può endotelizzarsi dando luogo a dissezioni croniche.
nella maggior parte dei casi la causa scatenante della rottura intimale
e dell’emorragia intramurale non è nota. Ciononostante, una volta
che si sia formata la breccia, il flusso ematico, per effetto della pres- Caratteristiche cliniche. Il rischio e la natura delle complicanze
sione sistemica, entra nella media, facilitando la progressione della dissezione dipendono fortemente dalla/e regione/i dell’aorta
dell’ematoma mediale. Pertanto, una terapia aggressiva mirata alla interessata/e, laddove le complicanze più gravi si verificano tra la
riduzione della pressione può limitare in modo efficace l’evoluzione valvola aortica e l’arco. Di conseguenza, le dissezioni aortiche
500 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Vasculite
Vasculite è un termine generico che indica l’infiammazione della
parete dei vasi. Le caratteristiche cliniche dei diversi tipi di vasculite
sono eterogenee e dipendono in ampia misura dal letto vascolare
interessato (ad es. sistema nervoso centrale, cuore, intestino tenue).
Oltre ai reperti riconducibili ai tessuti specifici interessati, le mani-
festazioni cliniche comprendono tipicamente segni e sintomi siste-
mici, quali febbre, mialgie, artralgie e malessere.
Teoricamente possono essere coinvolti vasi di qualsiasi organo e,
nella maggior parte dei casi, sono coinvolti i vasi di piccolo calibro,
dalle arteriole, ai capillari, fino alle venule.63 Molte vasculiti tendono
a interessare solo vasi di dimensioni particolari o determinati letti
vascolari; vi sono ad esempio condizioni vasculitiche che colpiscono
principalmente l’aorta e le arterie di medio calibro, mentre altre
colpiscono soprattutto le arteriole. Si conoscono circa 20 forme
principali di vasculite e gli schemi di classificazione tentano (con
livelli di successo variabile) di raggrupparle in base a dimensioni dei
Figura 11.21 Classificazione delle dissezioni. Il tipo A (prossimale) inte- vasi, ruolo degli immunocomplessi, presenza di autoanticorpi spe-
ressa l’aorta ascendente come parte di una dissezione più estesa (DeBakey cifici, formazione di granulomi, specificità dell’organo e persino in
I) oppure da sola (DeBakey II). Le dissezioni di tipo B (distali o DeBakey III) base ai dati demografici della popolazione. Pur essendo soggetta a
si verificano oltre il punto di partenza dei grandi vasi. Le complicanze gravi
avvengono principalmente nelle dissezioni di tipo A. un’evoluzione continua,64 la cosiddetta nomenclatura di Chapel Hill
rimane l’approccio più diffusamente accettato per l’organizzazione di
questo svariato gruppo di entità patologiche65 (Tab. 11.4 e Fig. 11.22).
vengono generalmente classificate in due tipi (Fig. 11.21), che pren- Come vedremo, tra molte di esse esiste un’enorme sovrapposizione
dono il nome dal Dr. Michael DeBakey, un pioniere nel campo della clinica e patologica.
chirurgia vascolare. I due meccanismi principali responsabili delle vasculiti sono
l’infiammazione immuno-mediata e l’invasione diretta della parete
Le lesioni prossimali più comuni e pericolose (denominate disse- vascolare da parte di agenti infettivi. Prevedibilmente, una vasculite
zioni di tipo A), interessano l’aorta ascendente e discendente, non infettiva può essere indotta indirettamente da un’infezione, ad
oppure solo l’aorta ascendente (tipi I e II secondo la classifica- esempio, mediante la generazione di immunocomplessi o in seguito
zione di DeBakey). a fenomeni di reattività crociata (cross-reattività). In particolari casi
Le lesioni distali, che non interessano il tratto ascendente e gene- è fondamentale distinguere un meccanismo infettivo da uno immu-
ralmente iniziano distalmente all’ostio dell’arteria succlavia nologico, in quanto la terapia immunosoppressiva, sebbene indicata
(denominate dissezioni di tipo B o di tipo III secondo la classifi- nelle vasculiti immuno-mediate, potrebbe peggiorare quelle infet-
cazione di DeBakey). tive. Altri possibili meccanismi implicati nella vasculite compren-
dono cause fisiche e chimiche come quelle da trauma meccanico,
I sintomi classici della dissezione aortica sono rappresentati tossine e radiazioni.
dall’insorgenza improvvisa di un dolore lancinante, che generalmen-
te inizia nella parte anteriore del torace, si irradia poi alla schiena, Vasculite Non Infettiva
tra le scapole, e progredisce gradualmente verso il basso a mano a
mano che la dissezione avanza. Tale dolore può essere confuso con I principali meccanismi immunologici che scatenano una vasculite
quello provocato dall’infarto miocardico. non infettiva sono: (1) la deposizione di immunocomplessi, (2) gli
La causa più comune di morte è la rottura della dissezione all’ester- anticorpi anticitoplasma dei neutrofili e (3) gli anticorpi anticellule
no nella cavità pericardica, pleurica o peritoneale. La dissezione endoteliali.
retrograda verso la radice aortica può determinare gravi alterazioni Vasculite associata a immunocomplessi. Le lesioni vascolari
architetturali dell’apparato valvolare aortico. Quindi, le più frequenti riproducono quelle riscontrate nei modelli sperimentali mediate
manifestazioni cliniche comprendono il tamponamento cardiaco, da immunocomplessi, come il fenomeno locale di Arthus e la
l’insufficienza aortica e l’infarto miocardico o l’estensione della malattia da siero (Cap. 6). Molte malattie immunologiche sistemi-
dissezione alle grandi arterie del collo o alle arterie coronarie, renali, che, come il lupus eritematoso sistemico (LES) e la poliarterite
mesenteriche o anche iliache, provocando ostruzione vascolare nodosa, si manifestano sotto forma di vasculite mediata da immu-
critica e le conseguenze ischemiche associate; la compressione delle nocomplessi. Nelle lesioni vasculitiche si riscontrano in genere
arterie spinali può causare delle mieliti trasverse. anticorpi e fattori del complemento, anche se non è in genere
In passato, la dissezione aortica aveva solitamente un esito fatale, possibile determinare la natura degli antigeni responsabili della
ma la prognosi è oggi nettamente migliorata. La rapida diagnosi e loro deposizione. Si possono inoltre osservare complessi antigene
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 501
anticorpo in circolo (ad es. immunocomplessi DNA-anti-DNA In molti casi di vasculite associata a immunocomplessi non è chiaro
nelle vasculiti associate a LES [Cap. 6]), ma la sensibilità e la spe- se i complessi antigene-anticorpo si formino altrove e poi si depositino
cificità dei test per gli immunocomplessi in circolo per tali malattie in un dato letto vascolare o se invece si formino in situ in seguito alla
sono basse. Inoltre, gli immunocomplessi sono implicati nei se- disseminazione dell’antigene nella parete del vaso e al legame dell’an-
guenti tipi di vasculite: ticorpo (Cap. 6). Inoltre, poiché in molti casi in cui si sospetta una
vasculite di questo tipo, i depositi di complessi antigene-anticorpo
La deposizione di immunocomplessi è alla base della vasculite sono scarsi, è possibile che, al momento della diagnosi, gli immuno-
associata all’ipersensibilità ai farmaci. Alcuni, come la penicil- complessi siano stati in ampia misura eliminati o che in questi casi
lina, coniugano le sieroproteine; altri, come la streptochinasi, “pauci-immunitari” entrino in gioco anche altri meccanismi.
funzionano essi stessi da antigeni. In entrambi i casi, gli anti- Anticorpi anticitoplasma dei neutrofili. In molti pazienti con
corpi diretti contro le proteine modificate dal farmaco o le vasculite è possibile rilevare anticorpi circolanti che reagiscono con
molecole estranee portano alla formazione di immunocomples- antigeni citoplasmatici dei neutrofili, i cosiddetti anticorpi anticitopla-
si. Le manifestazioni si riscontrano più frequentemente a livello sma dei neutrofili (AntiNeutrophil Cytoplasmatic Antibodies, ANCA).
della cute (si veda oltre) e variano molto, andando da forme Gli ANCA sono un gruppo eterogeneo di autoanticorpi diretti contro
lievi e autolimitantesi a quelle severe e fatali. L’identificazione costituenti (principalmente enzimi) dei granuli primari dei neutrofili,
di una vasculite associata all’ipersensibilità ai farmaci è impor- dei lisosomi dei monociti e delle cellule endoteliali. In precedenza
tante, in quanto la sospensione del farmaco porta in genere alla venivano classificati in base alla loro distribuzione intracellulare, cito-
risoluzione. plasmatica (c-ANCA) o perinucleare (p-ANCA); ora invece vengono
In caso di vasculite secondaria a infezioni virali, gli anticorpi più comunemente suddivisi in base ai loro antigeni bersaglio:
contro le proteine virali formano immunocomplessi che si pos-
sono ritrovare nel siero e nelle lesioni vascolari. Circa il 30% dei Anti-mieloperossidasi (MPO-ANCA): la MPO è un costituente
pazienti con poliarterite nodosa (si veda oltre) presenta infatti dei granuli lisosomiali normalmente implicato nella produzione
un’infezione da epatite B sottostante che provoca una vasculite di radicali liberi dell’ossigeno (Cap. 2). Gli MPO-ANCA possono
attribuibile a complessi formati da antigene di superficie del virus essere indotti da numerosi agenti terapeutici, in particolare il
dell’epatite B (HBsAg) e anticorpo anti-HbsAg. propiltiouracile. Essi sono stati definiti p-ANCA.
502 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Figura 11.22 Rappresentazione schematica dei siti vascolari tipici interessati nelle forme di vasculite più comuni, nonché delle presunte eziologie. Si
noti che vi è una sovrapposizione sostanziale tra le distribuzioni. ANCA, anticorpi anticitoplasma dei neutrofili; LES, lupus eritematoso sistemico. (Modificata
da Jennette JC, Falk RJ: Nosology of primary vasculitis. Curr Opin Rheumatol 19:10, 2007)
Anti-proteinasi-3 (PR3-ANCA): anche la PR3 è un costituente Infezioni, l’esposizione a endotossine o altri stimoli infiammatori
dei granuli azzurrofili dei neutrofili. Il fatto che mostri omologia stimolano il rilascio di citochine, come il TNF, che inducono
con numerosi peptidi microbici può spiegare il modo in cui i l’espressione superficiale di PR3 e di MPO da parte di neutrofili
PR3-ANCA si sviluppano.66 Essi sono stati definiti c-ANCA. e altre cellule.
Gli ANCA reagiscono con queste cellule attivate dalle citochine
Benché non del tutto specifici, i PR3-ANCA sono tipici del- e possono causare un danno diretto (ad es. alle cellule endoteliali)
la granulomatosi di Wegener, mentre gli MPO-ANCA sono carat- oppure indurre un’ulteriore attivazione (ad es. nei neutrofili).
teristici della poliangite microscopica e della sindrome di I neutrofili attivati dagli ANCA si degranulano e, attraverso il
Churg-Strauss (si veda oltre). Anche le variabili razziali e geogra- rilascio di specie reattive dell’ossigeno, causano un danno tossico
fiche influenzano l’associazione di determinati ANCA a entità endoteliale e altri tipi di danno tissutale.
patologiche.
Gli ANCA vengono usati come indici diagnostici nelle vasculiti È interessante il fatto che ANCA diretti contro costituenti diversi
a essi associate e i loro titoli possono riflettere il grado di flogosi. I dalla PR3 e dalla MPO si riscontrano in molte altre patologie in-
titoli di ANCA aumentano anche in caso di malattia recidivante e fiammatorie non vasculitiche come le malattie infiammatorie inte-
risultano quindi utili nella gestione clinica. La stretta correlazione stinali, la colangite sclerosante primitiva e l’artrite reumatoide.
tra i titoli di ANCA e l’attività della malattia suggerisce un loro ruolo Anticorpi anticellule endoteliali. Gli anticorpi anticellule endo-
nella patogenesi. Sebbene i meccanismi precisi siano sconosciuti, teliali possono predisporre a determinate forme di vasculite, come
gli ANCA possono attivare direttamente i neutrofili e quindi la malattia di Kawasaki69,70 (si veda oltre).
stimolarli a rilasciare specie reattive dell’ossigeno ed enzimi proteo Descriveremo ora in breve alcune delle vasculiti meglio caratte-
litici; all’interno del sistema vascolare, ciò provoca anche interazio- rizzate, ponendo ulteriormente l’accento sul fatto che esiste un grado
ni tra cellule endoteliali e neutrofili con conseguenti danni alle considerevole di sovrapposizione tra le diverse entità. Va inoltre
cellule endoteliali.67 Inoltre, poiché gli antigeni bersaglio degli ricordato che alcuni pazienti affetti da vasculite non presentano una
ANCA sono principalmente intracellulari ci si aspetterebbe che non costellazione di reperti classica che consenta di classificarli chiara-
f ossero accessibili agli anticorpi circolanti, eppure vi sono mente in base a una diagnosi specifica.
numerose evidenze che confermano che gli antigeni ANCA (in
particolare PR3) sono presenti a bassi livelli della membrana pla- Arterite A Cellule Giganti (Temporale)
smatica o sono traslocati alla superficie cellulare in neutrofili attivati
e apoptotici.66,68 L’arterite a cellule giganti (temporale), la forma più comune di vasculite
Un meccanismo che può spiegare in modo plausibile le vasculiti nei soggetti anziani negli Stati Uniti e in Europa, consiste in un’in-
ANCA-associate è il seguente:66,68 fiammazione cronica, spesso granulomatosa, delle arterie dalle piccole
alle grandi. Le arterie principalmente colpite sono quelle craniche
Gli ANCA sono indotti da farmaci o da antigeni microbici cross- (in particolar modo quelle temporali), ma sono interessate anche la
reattivi; in alternativa, la loro formazione in ospiti sensibili è fa- vertebrale e l’oftalmica.71 Poiché il coinvolgimento dell’arteria oftal-
vorita dall’espressione o dal rilascio superficiale di PR3 e di MPO mica può provocare cecità permanente, l’arterite a cellule giganti
da parte dei neutrofili (ad es. in corso di infezione). rappresenta un’emergenza medica che richiede l’identificazione e il
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 503
Figura 11.23 Arterite a cellule giganti (temporale). A. Colorazione ematossilina eosina di una sezione di arteria temporale che mostra le cellule giganti
nella sede in cui la lamina elastica interna è degenerata, nella fase attiva (freccia). B. La colorazione del tessuto elastico mostra la distruzione focale della
lamina elastica interna (freccia) e l’ispessimento intimale (IT) caratteristici dell’arterite in fase avanzata o di guarigione. C. Esame dell’arteria temporale di
un paziente con arterite a cellule giganti, che mostra un segmento ispessito, nodulare e teso del vaso sulla superficie del capo (freccia). (C. Da Salvarani
C et al: Polymyalgia rheumatica and giant-cell arteritis. N Engl J Med 347:261, 2002)
trattamento immediati. Le lesioni si possono verificare anche in altre Caratteristiche cliniche. L’arterite temporale è rara prima dei 50
arterie, compresa l’aorta (aortite gigantocellulare). anni. I sintomi possono essere vaghi e sistemici – febbre, astenia,
Patogenesi. La causa dell’arterite a cellule giganti rimane difficile perdita di peso – o includere dolore facciale o cefalea, più intensi
da definire, anche se la gran parte delle evidenze è a favore di un’ini- lungo il decorso dell’arteria temporale superficiale, che può presen-
ziale risposta immunitaria mediata dalle cellule T contro un antigene tarsi dolorabile alla palpazione. I sintomi oculari (associati al coin-
sconosciuto, possibilmente della parete vascolare. È probabile un volgimento dell’arteria oftalmica) si presentano improvvisamente in
coinvolgimento delle citochine proinfiammatorie (in particolare del circa il 50% dei pazienti e vanno dalla diplopia alla completa perdita
TNF) e di risposte immuni umorali anticellule endoteliali.72 L’ipotesi della vista. La diagnosi si basa sulla biopsia e la conferma istologica,
di un’eziologia immunitaria è supportata dalla caratteristica reazione ma a causa della natura estremamente segmentaria dell’arterite a
granulomatosa, da una correlazione con determinati aplotipi HLA cellule giganti, può essere necessario un prelievo di 2-3 cm di arteria;
di classe II e da una risposta terapeutica agli steroidi. È ancora sco- la negatività della biopsia non esclude la malattia. Il trattamento con
nosciuto il motivo della straordinaria predilezione verso un singolo corticosteroidi è in genere efficace e la terapia anti-TNF sembra avere
vaso (arteria temporale). risultati promettenti nei casi refrattari.71
Arterite Di Takayasu
Morfologia I segmenti arteriosi colpiti sviluppano ispessi-
mento intimale nodulare (con occasionali trombosi) che Si tratta di una vasculite granulomatosa delle medie e grandi arterie,
riduce il diametro del lume. Le classiche lesioni sono caratte- caratterizzata principalmente da disturbi oculari e marcato indebo-
rizzate da un’infiammazione granulomatosa della media che limento dei polsi delle estremità superiori (da qui la denominazione,
porta alla frammentazione della lamina elastica; è presente malattia senza polso). L’arterite di Takayasu si manifesta con ispes-
anche un infiltrato di cellule T (CD4+ CD8+) e macrofagi. In simento fibroso transmurale dell’aorta – in particolare dell’arco
oltre il 75% dei campioni bioptici si riscontrano cellule giganti aortico e dei grandi vasi – e grave restringimento luminale delle
multinucleate (Fig. 11.23). Alle volte, i granulomi e le cellule diramazioni vascolari maggiori (Fig. 11.24). Le lesioni aortiche con-
giganti sono rari o assenti, e le lesioni mostrano solo una dividono diverse caratteristiche con l’aortite gigantocellulare, tra cui
panarterite aspecifica con un infiltrato infiammatorio compo- caratteristiche cliniche e istologia, e la distinzione viene in genere
sto principalmente da linfociti e macrofagi. Le lesioni infiam- eseguita solamente sulla base dell’età del paziente: i soggetti di oltre
matorie non sono distribuite in modo continuo lungo il vaso 50 anni presenteranno aortite gigantocellulare, mentre i soggetti al
e possono essere intervallate da lunghi segmenti normali. La di sotto dei 50 anni presenteranno aortite di Takayasu.64 Anche se è
fase di guarigione è caratterizzata da cicatrizzazione nella stata tradizionalmente associata alla popolazione giapponese e a un
tonaca media e ispessimento intimale, in genere con fram- sottotipo degli aplotipi HLA, l’aortite di Takayasu è globalmente
mentazione del tessuto elastico residuo. diffusa. La causa e la patogenesi sono sconosciute, ma si sospetta il
coinvolgimento di meccanismi immunitari.71,72
504 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Poliarterite Nodosa
La poliarterite nodosa (PAN) è una vasculite sistemica delle arterie
muscolari di piccolo o medio calibro (ma non delle arteriole, dei ca-
pillari o delle venule), che colpisce in modo caratteristico i vasi renali
e viscerali, risparmiando quelli polmonari. Sebbene non vi sia alcuna
associazione con gli ANCA, circa il 30% dei pazienti affetti da PAN
presenta epatite B cronica con complessi HBsAg-HbsAb nei vasi
colpiti, il che suggerisce, in tale sottogruppo, un’eziologia mediata
da immunocomplessi (Cap. 6). La causa rimane tuttavia sconosciuta
nella maggior parte dei casi. Possono esistere differenze eziologiche
e cliniche importanti tra la PAN idiopatica classica, le forme cutanee
di PAN e la PAN associata all’epatite cronica.73,74 Il quadro clinico
dipende dal danno ischemico o necrotico nei tessuti e negli organi
affetti.73
Morfologia La sede classica è l’arco aortico, ma in un terzo
dei casi possono essere colpiti anche gli altri tratti dell’arteria
e le sue ramificazioni. Nella metà dei casi colpisce l’arteria Morfologia La PAN classica è caratterizzata da infiamma-
polmonare e possono essere allo stesso modo colpite anche zione segmentale, necrotizzante e transmurale delle arterie
le arterie coronarie e renali. Vi è un ispessimento irregola- di piccolo e medio calibro e interessa, in ordine di frequenza
re della parete dei vasi con iperplasia intimale; quando è decrescente, i vasi di rene, cuore, fegato e tratto gastrointe-
interessato l’arco aortico, i lumi dei grandi vasi possono es- stinale. Le lesioni possono coinvolgere solo una parte della
sere marcatamente stenotici o occlusi dall’ispessimento inti- circonferenza del vaso e hanno un marcato tropismo per i
male (Fig. 11.24 A e B). La stenosi spiega l’indebolimento dei punti di ramificazione. Il processo infiammatorio indebolisce
polsi periferici. Le modificazioni istologiche vanno dall’infil- le pareti arteriose e può provocare aneurismi o, persino,
trato mononucleato avventiziale soprattutto intorno ai vasa rottura. La perfusione insufficiente che porta a ulcerazioni,
vasorum, all’intenso infiltrato infiammatorio della media sino infarti e atrofia ischemica o emorragie nelle sedi dei vasi
all’infiammazione granulomatosa ricca di cellule giganti e di colpiti può essere il primo segno della patologia.
necrosi a chiazze della media. Durante la fase acuta si riscontra infiammazione transmurale
L’aspetto istologico (Fig. 11.24 C) è indistinguibile da quello della parete arteriosa con un infiltrato composto da neutrofili,
dell’arterite a cellule giganti (temporale). Con il progredire eosinofili e cellule mononucleate, spesso accompagnato da
della malattia, si verifica una cicatrizzazione collagena, con necrosi fibrinoide (Fig. 11.25). Può verificarsi trombosi lumina-
infiltrati infiammatori cronici, in tutti e tre gli strati della pa- le. In seguito, l’infiltrato infiammatorio acuto viene sostituito
rete vasale. Alle volte, il coinvolgimento della radice aortica da un ispessimento fibroso della parete del vaso (alle volte
provoca insufficienza aortica. nodulare) che può estendersi sino all’avventizia. Una caratte-
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 505
Figura 11.26 Forme esemplificative di vasculiti dei piccoli vasi ANCA-associate. A. Vasculite leucocitoclasica (poliangioite microscopica) con
frammentazione dei neutrofili nelle pareti dei vasi e intorno a esse. B e C. Granulomatosi di Wegener. B. Vasculite di una piccola arteria nel contesto di
un’infiammazione granulomatosa, nella quale sono presenti cellule giganti ed epitelioidi (frecce). C. Aspetto macroscopico di un polmone affetto da gra-
nulomatosi di Wegener fatale, che mostra le grosse lesioni nodulari con cavitazione centrale. (A. Per gentile concessione di Scott Granter, M.D., Brigham
and Women’s Hospital, Boston, MA. C. Per gentile concessione di Sidney Murphree, M.D., Department of Pathology, University of Texas Southwestern
Medical School, Dallas, TX)
la terapia immunosoppressiva è un indice di riattivazione della predisposizione genetica è suggerita da un’alta prevalenza in deter-
malattia. Nella maggior parte dei pazienti in fase di remissione, il minati gruppi etnici (isrealiani, indiani del subcontinente, giappo-
loro titolo si riduce o si negativizza.79 nesi) e da un’associazione con certi aplotipi HLA.81
Morfologia Le lesioni del tratto respiratorio superiore vanno Morfologia La tromboangioite obliterante è caratterizzata
dalla sinusite infiammatoria con granulomi della mucosa a da una vasculite acuta o cronica, nettamente segmentale,
lesioni ulcerative del naso, del palato o della faringe, circon- delle arterie di medio e piccolo calibro, in particolare degli
date da granulomi con necrosi centrale a carta geografica arti. Microscopicamente, si riscontra infiammazione acuta e
accompagnati da vasculite (Fig. 11.26 B). I granulomi cronica, accompagnata da trombosi del lume. Tipicamente,
necrotizzanti sono circondati da una zona di proliferazione il trombo contiene piccoli microascessi composti da neutrofili
fibroblastica con cellule giganti e infiltrato leucocitario, che circondati da un processo infiammatorio granulomatoso
ricorda un’infezione da batteri o da miceti. I granulomi mul- (Fig. 11.27) e, in ultimo, può organizzarsi e andare incontro a
tipli possono fondersi dando luogo a un aspetto radiografico ricanalizzazione. Il processo infiammatorio si estende alle
di noduli che possono andare incontro a cavitazione. Le fasi vene e ai nervi che decorrono contigui (fenomeno raro nelle
tardive della malattia possono essere caratterizzate da un altre forme di vasculiti), cosicché nel tempo le tre struttu-
coinvolgimento massivo del parenchima da parte di granu- re vengono incapsulate all’interno di tessuto fibroso.
lomi necrotizzanti (Fig. 11.26 C); può essere prevalente
un’emorragia alveolare. Le lesioni possono andare infine
incontro a progressiva fibrosi e organizzazione. Caratteristiche cliniche. Le prime manifestazioni sono rappresen-
È possibile osservare uno spettro di lesioni renali (Cap. 20). tate da una flebite nodulare superficiale, sensibilità al freddo del tipo
Nelle fasi precoci della malattia, si osserva solo necrosi focale di Raynaud (si veda oltre) nelle mani e dolore al dorso del piede in
dei glomeruli, con trombosi di anse capillari glomerulari isolate seguito a esercizio fisico (la cosiddetta claudicatio intermittens). Con-
(glomerulonefrite focale necrotizzante). Vi è una minima pro- trariamente all’insufficienza causata dall’aterosclerosi, nel morbo di
liferazione di cellule parietali nella capsula di Bowman. Le le- Buerger il dolore tende a essere intenso, anche a riposo, ed è indubbia-
sioni glomerulari più avanzate sono caratterizzate da una ne- mente associato al coinvolgimento neurale. Possono comparire ulcere
crosi diffusa e da proliferazione di cellule parietali con succes- croniche a carico delle dita dei piedi o delle mani a cui può seguire, nel
siva formazione di semilune (glomerulonefrite a semilune). corso del tempo, la gangrena franca. La cessazione del fumo di sigaretta,
già negli stadi precoci della malattia, spesso previene le recidive.
Caratteristiche cliniche. I maschi sono colpiti più frequente- Vasculite Associata Ad Altre Malattie
mente delle femmine, a un’età media di circa 40 anni. Le caratteri-
stiche classiche comprendono una polmonite persistente con Vasculiti con l’aspetto dell’angioite da ipersensibilità o della poliar-
infiltrati nodulari bilaterali, che spesso vanno incontro a cavitazione terite nodosa classica possono presentarsi talvolta associate ad altre
(95%), sinusite cronica (90%), ulcerazioni mucose del rinofaringe patologie quali l’artrite reumatoide, il LES, tumori o malattie siste-
(75%) e sintomi renali (80%). Altre manifestazioni cliniche sono miche quali la crioglobulinemia mista, la sindrome da anticorpi
le eruzioni cutanee, dolore muscolare, coinvolgimento articolare, antifosfolipidi e la porpora di Schönlein-Henoch. La vasculite
mono- o polinevriti e febbre. Senza alcuna terapia, la malattia è in reumatoide colpisce prevalentemente i pazienti con un’artrite reu-
genere rapidamente fatale, con l’80% dei pazienti che muore entro matoide di lunga data e, di solito, interessa le arterie di piccolo e
un anno. Il trattamento con steroidi, ciclofosfamide e, più di recente, medio calibro. Può provocare infarti viscerali e, alle volte, aortiti
con antagonisti del TNF hanno trasformato la granulomatosi di clinicamente significative. L’identificazione della patologia sotto-
Wegener in una malattia cronica con remissioni e recidive.80
Tromboangioite Obliterante
(Morbo Di Buerger)
La tromboangioite obliterante (morbo di Buerger), una caratteristica
malattia che spesso è responsabile di insufficienza vascolare, è ca-
ratterizzata da un processo infiammatorio, acuto o cronico, a distri-
buzione segmentale e a evoluzione trombosante, a carico delle arterie
di piccolo e medio calibro, in particolare delle tibiali e delle radiali,
che si estende talora alle vene e ai nervi delle estremità. Il morbo di
Buerger è una condizione che si riscontra quasi esclusivamente nei
forti fumatori e, in genere, prima dei 35 anni di età.
Patogenesi. Si ritiene che la forte correlazione con il fumo di si-
garetta sia dovuta a un danno tossico diretto delle cellule endoteliali
da parte di alcuni componenti del tabacco o a una risposta immune
idiosincrasica agli stessi agenti. La maggior parte dei pazienti presenta
un’ipersensibilità all’iniezione intradermica di estratti del tabacco e Figura 11.27 Tromboangioite obliterante (morbo di Buerger). Il lume è
una compromissione della vasodilatazione endotelio-dipendente in occluso da un trombo contente ascessi (freccia) e la parete vasale è infiltrata
risposta alla somministrazione di acetilcolina. La possibilità di una da leucociti.
508 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
stante può risultare importante dal punto di vista terapeutico: ad Il fenomeno di Raynaud secondario si riferisce, invece, a un’insuf-
esempio, anche se la vasculite lupica e la sindrome da anticorpi an- ficienza vascolare delle estremità conseguente a una malattia
tifosfolipidi sono morfologicamente simili, nella prima è richiesto arteriosa provocata da altre entità patologiche, tra cui il LES, la
un trattamento aggressivo antinfiammatorio, mentre nella seconda sclerodermia, il morbo di Buerger e persino l’aterosclerosi. Poiché
è necessario un trattamento anticoagulante. il fenomeno di Raynaud può essere la prima manifestazione in
ciascuna di queste malattie, tutti i pazienti che manifestino i sintomi
devono essere sottoposti a valutazione, circa il 10% di essi svilupperà
Vasculite Infettiva
infatti una di queste condizioni.
Arteriti localizzate possono essere dovute alla diretta invasione da
parte di agenti infettivi, solitamente batteri o miceti, in particola-
re specie di Aspergillus e Mucor. L’invasione vascolare può essere parte Vene e linfatici
di un’infezione tissutale localizzata (ad es. nelle vicinanze di ascessi
o polmonite batterica) o, più raramente, può essere causata da disse- Le vene varicose e le flebotrombosi/tromboflebiti sono insieme la causa
minazione ematogena di batteri in corso di setticemia o in seguito a di almeno il 90% delle patologie venose clinicamente manifeste.
embolizzazione settica a partenza da endocarditi infettive.
Le infezioni vasali possono indebolire la parete vascolare e portare Vene Varicose
alla formazione di aneurismi micotici (si veda sopra) o favorire
trombosi e infarti. Pertanto, la trombosi indotta da infiammazio- Le vene varicose sono vene abnormemente dilatate e tortuose che si
ne dei vasi meningei in corso di meningite batterica può causare formano in conseguenza dell’aumento prolungato della pressione in-
infarto del tessuto cerebrale. traluminale e della perdita della funzionalità valvolare. Le vene super-
ficiali dell’arto superiore e inferiore sono quelle più frequentemente
colpite (Fig. 11.29). Durante la stazione eretta, soprattutto se prolun-
Fenomeno di Raynaud gata, la pressione venosa negli arti inferiori aumenta notevolmente
(sino a 10 volte la pressione normale) e può determinare l’insorgenza
Il fenomeno di Raynaud è il risultato di una vasocostrizione esagerata di una marcata stasi venosa e la comparsa di edema a carico dei piedi,
delle arterie e delle arteriole digitali. Queste modificazioni vascolari anche in soggetti con vene strutturalmente normali (edema ortostatico
provocano un pallore parossistico o una cianosi delle dita delle mani semplice). Il 10-20% dei maschi adulti e il 25-33% delle femmine adulte
o dei piedi e, più raramente, del naso, dei lobi delle orecchie e delle sviluppa vene varicose a carico degli arti inferiori. Il rischio è aumentato
labbra. Caratteristicamente, le dita interessate mostrano variazioni dall’obesità e la più elevata incidenza nelle donne riflette il sovraccarico
di colore dal rosso, al bianco al blu, correlate a vasodilatazione pros- venoso a carico degli arti inferiori provocato dalla gravidanza. È stata
simale, vasocostrizione centrale e cianosi più distale (Fig. 11.28). Il notata una tendenza familiare allo sviluppo precoce di varicosità.
fenomeno di Raynaud può essere l’entità patologica primaria o so- Caratteristiche cliniche. La dilatazione varicosa delle vene com-
praggiungere secondariamente ad altre condizioni.82 porta l’incontinenza delle valvole venose determinando così stasi,
Il fenomeno di Raynaud primario (in precedenza denominato congestione, edema, dolore e trombosi. Le conseguenze più disabi-
malattia di Raynaud) riflette un’esagerazione nella risposta vasomo- litanti comprendono l’edema delle estremità e alterazioni ischemiche
toria, centrale e locale, al freddo e alle emozioni. Colpisce il 3-5% della cute quali la dermatite da stasi, le ulcerazioni, la lenta guari-
della popolazione generale, con una predilezione per le donne in gione delle ferite e le infezioni che tendono a trasformarsi in ulcere
giovane età. Nelle pareti dei vasi colpiti non si riscontrano alterazioni varicose croniche. La partenza di emboli da queste vene superficiali
strutturali se non negli stadi tardivi quando l’intima può andare è un’evenienza molto rara, un dato in netto contrasto con la maggiore
incontro a ispessimento. Il decorso del fenomeno di Raynaud è frequenza di tromboembolia nella trombosi venosa profonda (si veda
solitamente benigno, ma nei casi cronici, si può presentare atrofia oltre e il Cap. 4).
della cute, del sottocute e dei muscoli. Rare sono le ulcerazioni e le Le varicosità che si riscontrano in altre due sedi sono meritevoli
gangrene ischemiche.83 di menzione:
nomegalia regionale dolorosa (linfoadenite acuta). Se i batteri non Tabella 11.5 Classificazione dei tumori vascolari
rimangono all’interno dei linfonodi, il loro passaggio nella circola- e delle condizioni simil-tumorali
zione venosa può portare a batteriemia o sepsi. neoplasie benigne, condizioni dello sviluppo e acquisite
Il linfedema primario può manifestarsi come difetto congenito Emangioma
isolato (linfedema semplice congenito) o essere familiare come nella Emangioma capillare
malattia di Milroy (linfedema eredofamiliare congenito), che provoca Emangioma cavernoso
Granuloma piogenico
agenesia o ipoplasia linfatica. Il linfedema secondario o ostruttivo è Linfangioma
dovuto al blocco di un vaso linfatico precedentemente normale. Tale Linfangioma semplice (capillare)
ostruzione può essere dovuta a: Linfangioma cavernoso (igroma cistico)
Tumore glomico
Tumori maligni che ostruiscono i vasi linfatici o i linfonodi di Ectasie vascolari
Nevo flammeo
drenaggio Teleangectasia aracniforme (ragno arterioso)
Interventi chirurgici associati a linfoadenectomia regionale Teleangectasia emorragica ereditaria (malattia
(ad es. dei linfonodi ascellari nella mastectomia radicale) di Osler-Weber-Rendu)
Fibrosi postirradiazione Proliferazioni vascolari reattive
Angiomatosi bacillare
Filariasi
Trombosi e cicatrizzazione postinfiammatoria. neoplasie di grado intermedio
Sarcoma di Kaposi
Emangioendotelioma
Indipendentemente dalla causa, il linfedema provoca un aumento
della pressione idrostatica nei vasi linfatici distalmente al punto di neoplasie maligne
ostruzione, nonché un maggiore accumulo del fluido interstiziale. Angiosarcoma
Emangiopericitoma
La persistenza dell’edema determina un aumento del deposito di
tessuto connettivo interstiziale, indurimento o aspetto della pelle a
buccia d’arancia e ulcere dovute all’inadeguata perfusione tissutale.
Gli accumuli di linfa in diversi spazi vengono definiti ascite chilosa
(addome), chilotorace e chilopericardio e sono causati dalla rottura crescita mediante l’uso di agenti inibitori della formazione dei vasi
dei linfatici dilatati, tipicamente come complicanza di un’ostruzione sanguigni (fattori antiangiogenetici).
causata da un tumore infiltrante.
Tumori Benigni E Condizioni
Simil-Tumorali
Tumori
Emangioma
Le neoplasie dei vasi sanguigni e linfatici variano dagli emangiomi
benigni, alle lesioni aggressive localmente, ma che raramente meta- Gli emangiomi sono tumori molto comuni caratterizzati da un
statizzano, fino agli angiosarcomi relativamente rari e a elevato grado aumento del numero di vasi, normali o anomali, riempiti di sangue
di malignità (Tab. 11.5). I tumori primitivi dei grossi vasi, come (Fig. 11.30) e possono essere difficili da distinguere dalle malforma-
l’aorta, l’arteria polmonare e la vena cava, sono estremamente rari zioni vascolari. Gli emangiomi costituiscono il 7% di tutti i tumori
e sono soprattutto sarcomi del tessuto connettivo. Ci sono malfor- benigni della prima e seconda infanzia; la maggior parte è presente
mazioni congenite o proliferative, così come alcune proliferazioni sin dalla nascita e si estende con l’età. Ciononostante, molte delle
vascolari reattive, quali l’angiomatosi bacillare, che possono presen- lesioni capillari regrediscono spontaneamente. Anche se in alcuni
tarsi come lesioni simil-tumorali. casi possono interessare ampie parti del corpo (angiomatosi), gli
Le neoplasie vascolari possono essere di derivazione endoteliale (ad emangiomi sono prevalentemente localizzati. Nella maggior parte
es. emangioma, linfangioma, angiosarcoma) o avere origine da cellule dei casi sono lesioni superficiali, spesso della testa e del collo, ma
che supportano e/o circondano i vasi sanguigni (ad es. tumori glomici, possono essere anche profonde e in un terzo circa dei casi a carico
emangiopericitoma). Sebbene sia possibile una distinzione tra gli del fegato. La trasformazione maligna avviene raramente. Esistono
emangiomi benigni ben differenziati e gli angiosarcomi anaplastici, diverse varianti istologiche e cliniche:
non esiste invece una linea di confine ben definita tra le neoplasie Emangioma capillare. La variante più comune, l’emangioma ca-
benigne e maligne. Ecco, di seguito, due regole pratiche generali: pillare, si presenta sulla cute, nel sottocute, nelle mucose della cavità
orale e delle labbra, ma si riscontra anche nel fegato, nella milza e
Le neoplasie benigne presentano canali vascolari ben formati, nei reni. La variante “a fragola”, o emangioma giovanile, che colpisce
riempiti da cellule ematiche o linfa, e costituiti da un normale la cute dei neonati, è estremamente comune (1 su 200 nascite) e può
strato di cellule endoteliali. essere multiplo. Si accresce rapidamente nei primi mesi ma comincia
I tumori maligni sono più cellulari, proliferativi e mostrano atipie a regredire dall’età di 1-3 anni e scompare del tutto entro il settimo
citologiche e figure mitotiche; solitamente non formano vasi ben anno di vita nel 75-100% dei casi.
differenziati. La derivazione endoteliale della neoplasia, che non
forma canali vascolari distinti, può essere confermata immuno
istochimicamente rilevando la presenza di marker endoteliali Morfologia Gli emangiomi capillari hanno un colore rosso
specifici quali il CD31 o il fattore di von Willebrand. vivo o bluastro e dimensioni variabili da pochi millimetri a
diversi centimetri di diametro, sono situati sullo stesso piano
Poiché queste lesioni risultano da un’alterata regolazione della della superficie cutanea o appena rilevati e presentano un
crescita vascolare, si sta studiando la possibilità di controllare tale
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 511
endotelio di rivestimento intatto (Fig. 11.30 A). Istologicamen- Morfologia Gli emangiomi cavernosi si presentano come
te, gli emangiomi capillari sono caratterizzati da aggregati una massa spugnosa, molle, di colore rosso-bluastro, del
non capsulati di capillari a parete sottile e fittamente impac- diametro di 1-2 cm; rare forme giganti interessano ampie
chettati, solitamente pieni di sangue, delineati da un sottile zone sottocutanee del viso, delle estremità e di altre regioni
endotelio e separati da scarso stroma connettivale del corpo. Istologicamente, la massa è nettamente definita
(Fig. 11.30 B). I lumi possono essere parzialmente o comple- ma non incapsulata, è costituita da ampi spazi vascolari
tamente trombizzati e organizzati. La rottura dei vasi è re- cavernosi riempiti da sangue e separati da scarso stroma
sponsabile della presenza di pigmenti di emosiderina in connettivale (Fig. 11.30 C). È comune il riscontro di trombosi
queste lesioni e della cicatrizzazione focale. intravascolari associate a calcificazioni distrofiche.
Emangioma cavernoso. Gli emangiomi cavernosi presentano gran- Granuloma piogenico. Questa forma di emangioma capillare si
di vasi sanguigni dilatati e, rispetto agli emangiomi capillari, sono meno presenta come un nodulo rosso, a crescita rapida, attaccato alla cute
circoscritti e più profondi. Poiché sono localmente destruenti e non e alla mucosa gengivale o orale mediante un peduncolo. Sanguina
hanno tendenza a regredire, spesso è necessaria la correzione chirur- facilmente e spesso si ulcera (Fig. 11.30 D). Un terzo circa delle le-
gica. Solitamente hanno scarso significato clinico; tuttavia possono sioni si sviluppa dopo un trauma e raggiunge le dimensioni massime
essere responsabili di problemi estetici e la loro fragilità può essere di 1-2 cm entro poche settimane. Associati alla proliferazione capil-
responsabile di ulcerazioni o sanguinamenti traumatici. Inoltre, quan- lare, vi sono spesso un edema esteso e un abbondante infiltrato in-
do vengono rilevati mediante studi di imaging, gli emangiomi viscerali fiammatorio acuto e cronico, molto simile a un esuberante tessuto
devono essere differenziati da lesioni più infauste (ad es. maligne). Se di granulazione.
localizzati nell’encefalo, possono essere più problematici in quanto Il tumore della gravidanza (granuloma gravidarum) è un granu-
responsabili di compressioni o di emorragie. Nella malattia di von loma piogenico raro che compare in sede gengivale nell’1% delle
Hippel-Lindau (Cap. 28), gli emangiomi cavernosi sono presenti nel donne in gravidanza.
cervelletto, nel tronco cerebrale e nella retina, insieme a lesioni angio- Le lesioni possono regredire spontaneamente (ad es. dopo la
matose o neoplasie cistiche nel pancreas e nel fegato. La malattia di von gravidanza) o andare incontro a fibrosi. In alcuni casi è necessaria
Hippel-Lindau è anche associata a neoplasie renali. l’escissione chirurgica. Le recidive sono rare.
Figura 11.30 Emangiomi. A. Emangioma della lingua. B e C. Aspetto istologico (B) di un emangioma capillare giovanile e (C) di un emangioma cavernoso.
D. Granuloma piogenico del labbro. (A e D. Per gentile concessione di John Sexton, M.D., Beth Israel Hospital, Boston. B. Per gentile concessione di
Christopher DM Fletcher, M.D., Brigham and Women’s Hospital, Boston. C. Per gentile concessione di Thomas Rogers, M.D., University of Texas South-
western Medical School, Dallas, TX)
512 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Figura 11.31 Angiomatosi bacillare. A. Fotografia di una lesione cutanea. B. Aspetto istologico con infiltrato acuto neutrofilo e proliferazione vascolare
(capillare). (Riquadro) Dimostrazione mediante colorazione argentea modificata (Warthin-Starry) di un ammasso di bacilli (nero). (A. Per gentile concessione
di Richard Johnson, M.D., Beth Israel Deaconess Medical Center, Boston, MA. B e riquadro. Per gentile concessione di Scott Granter, M.D., Brigham and
Women’s Hospital, Boston, MA)
Tumori Di Grado Intermedio (Borderline) La forma associata all’AIDS (epidemica) era originariamente
presente in un terzo dei pazienti con AIDS, in particolare in
Sarcoma di Kaposi maschi omosessuali (Cap. 6). Tuttavia, grazie agli attuali regimi
di terapia antiretrovirale, l’incidenza del SK è ora inferiore
Benché raro in altre popolazioni, il sarcoma di Kaposi (SK) è comune all’1% (pur essendo ancora il tumore maligno che mostra la
nei pazienti affetti da AIDS e viene infatti utilizzato come criterio maggior prevalenza nei pazienti malati di AIDS negli Stati
per la diagnosi di tale condizione (Cap. 6). Si conoscono quattro Uniti). Il SK associato all’AIDS può essere caratterizzato da un
forme della malattia, distinte in base alle caratteristiche demografi- coinvolgimento linfonodale e viscerale e, durante le fasi precoci
che e ai fattori di rischio della popolazione, che condividono tutte della malattia, si diffonde estesamente. La maggior parte dei
la stessa patogenesi sottostante87 (si veda oltre): pazienti va incontro a morte per infezioni opportunistiche
piuttosto che per il SK.
La forma cronica (detta anche classica o europea), descritta per la
prima volta da Kaposi nel 1872, colpisce prevalentemente uomini Patogenesi. Nel 1994, in una lesione cutanea da SK di un paziente
anziani dell’Est europeo (in particolare ebrei Ashkenazi) o del affetto da AIDS, fu individuato un tipo di herpesvirus sconosciuto,
Mediterraneo ed è rara negli USA. Può essere associata a un se- chiamato human herpesvirus-8 (HHV-8) o herpesvirus associato al SK
condo tumore maligno sottostante o a un’alterata risposta im- (KS-associated herpesvirus, KSHV) (Cap. 6). Come successivamente
munitaria, ma non è associata al virus dell’immunodeficienza dimostrato, indipendentemente dal tipo clinico (descritto sopra), il
umana (HIV). Il SK cronico si presenta con multiple lesioni rosse 95% delle lesioni del SK è risultato essere infettato dal KSHV.88 Il KSHV,
o purpure, a placca o a nodulo, principalmente sugli arti superiori come il virus di Epstein-Barr, è un virus della sottofamiglia g degli
e inferiori, che aumentano lentamente di dimensioni e numero e herpesvirus, è trasmesso per via sessuale e per vie non sessuali ancora
si diffondono a sedi più prossimali. Anche se localmente persi- non ben chiarite, tra cui probabilmente anche la saliva.
stenti, le lesioni sono tipicamente asintomatiche e localizzate alla Il KSHV è accettato come un requisito necessario per lo sviluppo
cute e al tessuto sottocutaneo. del SK, ma per la progressione del tumore è necessaria la presenza di
La forma linfoadenopatica (anche detta africana o endemica) un cofattore come l’HIV; rimane tuttavia controverso il tipo di cofat-
presenta la stessa distribuzione geografica del linfoma di Burkitt, tore implicato nel SK non associato a HIV. Il KSHV induce nelle cellule
con particolare prevalenza tra i bambini Bantu del Sud Africa, e endoteliali un’infezione litica e una latente, probabilmente entrambe
non è associata all’HIV. Le lesioni cutanee sono disseminate e i importanti nella patogenesi del SK. Le citochine derivate da cellule T
pazienti presentano linfoadenopatia. Alle volte, le lesioni interes- HIV-infette o le cellule infiammatorie reclutate in risposta all’infezione
sano i visceri e sono estremamente aggressive. Insieme al SK litica, creano un ambiente proliferativo locale; anche una proteina G
associato all’AIDS (si veda oltre), oggi il SK è la più frequente codificata dal virus induce la produzione di VEGF a livello locale.
forma di neoplasia in Africa centrale (in alcuni Paesi, rappresenta Nelle cellule infettate in modo latente, le proteine del KSHV possono
il 50% di tutti i tumori dell’uomo). compromettere il normale controllo della proliferazione cellulare,
La forma associata al trapianto si manifesta in seguito a un tra- impedendo l’apoptosi mediante la produzione di inibitori della p53 e
pianto d’organo e alla terapia immunosoppressiva a lungo ter- un omologo virale della ciclina D. Queste cellule hanno pertanto un
mine associata all’intervento. Tende a essere aggressiva (persino vantaggio in termini di crescita; la proliferazione cellulare è anche
fatale), con coinvolgimento dei linfonodi, delle mucose e degli favorita dall’ambiente locale. La sempre maggiore conoscenza dei
organi viscerali; le lesioni cutanee possono essere assenti. Talora diversi prodotti genici virali ha aperto numerose vie per gli interventi
le lesioni regrediscono se la terapia immunosoppressiva viene terapeutici contro le vie delle chinasi intracellulari colpite e bersagli a
ridotta, ma vi è il rischio di rigetto dell’organo trapiantato. valle. Nelle fasi precoci solo poche cellule sono infettate, mentre nelle
514 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
lesioni tardive il KSHV è presente in quasi tutte le cellule fusate, le regione ristretta; la chemioterapia dà invece risultati soddisfacenti per
quali esprimono marker per le cellule endoteliali e muscolari lisce. la malattia disseminata. Anche la forma linfoadenopatica può essere
trattata con la chemioterapia o la radioterapia, con buoni risultati. Nel
SK associato all’immunosoppressione è spesso efficace la sospensione
Morfologia Nella forma classica, a lenta progressione, degli della terapia immunosoppressiva, possibilmente associata alla chemio-
uomini anziani (e alle volte in altre varianti), possono essere terapia o alla radioterapia. Per la forma associata all’AIDS, è in genere
riconosciuti tre stadi: papula, placca e nodulo. utile ricorrere alla terapia antiretrovirale per l’HIV, con o senza terapia
Le papule sono macule che vanno dal rosso al porpora, mirata per le lesioni da SK. L’IFN-a e gli inibitori dell’angiogenesi
solitamente confinate alle estremità inferiori (Fig. 11.32 hanno un’efficacia variabile, mentre le nuove terapie mirate a specifiche
A). All’esame istologico sono presenti solo spazi vascolari vie delle chinasi intracellulari o il bersaglio a valle della rapamicina nei
dilatati e irregolari rivestiti da cellule endoteliali con un mammiferi si stanno rivelando promettenti.89,90
infiltrato interposto di linfociti, plasmacellule e macrofagi
(talvolta contenenti emosiderina). Le lesioni sono
Emangioendotelioma
difficilmente distinguibili dal tessuto di granulazione.
Con il passare del tempo, le lesioni diffondono prossimal- Il termine emangioendotelioma indica un ampio spettro di neoplasie
mente diventando placche rilevate più larghe e violacee vascolari con comportamento clinico intermedio, tra i benigni e ben
(Fig. 11.32 A), composte da accumuli di vasi sanguigni differenziati emangiomi e gli angiosarcomi estremamente maligni
dermici dilatati rivestiti e circondati da cellule fusate ri- descritti in seguito.
gonfie. Tra i canali vascolari vi sono disseminati globuli Un esempio di questo gruppo di neoplasie è rappresentato
rossi, macrofagi contenenti emosiderina e altre cellule dall’emangioendotelioma epitelioide, un tumore vascolare che si ri-
infiammatorie mononucleate. scontra nell’adulto, intorno a medie e grosse vene. Le cellule tumorali
Evolvendo, le lesioni diventano nodulari e più distinta- sono rigonfie e spesso cuboidali (somiglianti alle cellule epiteliali) e
mente neoplastiche e possono essere composte da strati i canali vascolari ben formati sono scarsi. Il comportamento clinico
di cellule fusate, rigonfie e proliferanti, più comunemente degli emangioteliomi epitelioidi è variabile; per la maggior parte
presenti nel tessuto dermico e sottocutaneo (Fig. 11.32 B), rispondono al trattamento chirurgico, ma possono recidivare fino
che comprendono piccoli vasi e spazi simili a fessure al 40% dei casi o metastatizzare nel 20-30% dei casi e il 15% circa
contenenti globuli rossi. Si riscontrano emorragie più dei pazienti muore per il tumore.
marcate, pigmenti di emosiderina e infiltrato mononuclea
to; sono comuni le figure mitotiche, come anche i globuli
Tumori Maligni
citoplasmatici rosa e tondi di natura ancora incerta. La
fase nodulare è spesso accompagnata da un coinvolgi-
Angiosarcoma
mento linfonodale e viscerale in particolare nella forma
africana e associata all’AIDS. Gli angiosarcomi sono neoplasie endoteliali maligne (Fig. 11.33) con
caratteristiche istologiche che variano da forme altamente differen-
ziate simili agli emangiomi (emangiosarcomi) a lesioni anaplastiche
Caratteristiche cliniche. Il decorso del SK è ampiamente variabile difficili da distinguere da carcinomi e melanomi. Si presentano più
ed è significativamente condizionato dal contesto clinico. La maggior comunemente negli adulti di età avanzata, senza alcuna predilezione
parte delle infezioni primarie da KSHV è asintomatica. La forma clas- per il sesso, in qualsiasi regione del corpo ma in genere sulla cute,
sica del SK è, all’inizio della sua espressione, strettamente limitata alla nei tessuti molli, nella mammella e nel fegato.
superficie cutanea, e la resezione chirurgica delle lesioni è solitamente Gli angiosarcomi epatici sono correlati a precisi cancerogeni, quali
il trattamento più adeguato per una prognosi eccellente. La terapia l’arsenico (esposizione a pesticidi arseniosi), il Thorotrast (un mezzo
radiante può essere usata nel caso di lesioni multiple a carico di una di contrasto radioattivo usato in passato in radiologia) e il cloruro di
Figura 11.32 Sarcoma di Kaposi. A. Aspetto macroscopico che mostra le macule rosso-porpora tendenti alla fusione reciproca e le placche della pelle.
B. Aspetto istologico della forma nodulare, che dimostra gli strati di cellule fusate proliferanti e rigonfie. (B. Per gentile concessione di Christopher DM
Fletcher, M.D., Brigham and Women’s Hospital, Boston, MA)
CAPITOLO 11 Vasi sanguigni 515
Figura 11.33 Angiosarcoma. A. Macrofotografia di un angiosarcoma del cuore (ventricolo destro). B. Microfotografia di un angiosarcoma moderatamente
differenziato con aree di cellule irregolari e moderatamente anaplastiche e con lumi vascolari ben distinti. C. Colorazione immunoistochimica per il marker
endoteliale CD31 che dimostra la natura endoteliale del tumore.
polivinile (una plastica molto diffusa). Per tutte e tre le sostanze citate Emangiopericitoma
il tempo di latenza tra l’esposizione iniziale e lo sviluppo della neopla
sia è lungo. L’aumento di frequenza degli angiosarcomi tra i lavoratori Gli emangiopericitomi sono tumori rari derivati dai periciti, le
dell’industria del cloruro di polivinile rappresenta una delle situazioni cellule miofibroblasto-simili che sono normalmente organizzate
meglio documentate di cancerogenesi chimica nell’uomo. intorno ai capillari e alle venule. Gli emangiopericitomi possono
Gli angiosarcomi possono anche presentarsi in corso di linfedema, svilupparsi come masse a lenta crescita indolenti, in qualsiasi sito
in genere nell’arto superiore omolaterale, diversi anni dopo una ma- anatomico, anche se sono più comuni negli arti inferiori (in parti-
stectomia radicale (ovvero con resezione dei linfonodi) per carcinoma colare nella coscia) e nel retroperitoneo. Consistono di numerosi
alla mammella. Il tumore origina presumibilmente dai canali linfatici capillari vascolari ramificati e spazi sinusoidali racchiusi in nidi di
(linfangiosarcoma). Gli angiosarcomi possono essere indotti dalle ra- cellule da tondeggianti a fusiformi. Colorazioni speciali confermano
diazioni e raramente sono associati a materiale estraneo introdotto che queste cellule sono al di fuori della membrana basale delle cellule
nell’organismo, sia accidentalmente sia iatrogenicamente. endoteliali e sono pertanto periciti. Dopo l’escissione i tumori pos-
sono recidivare e, in circa metà dei casi, metastatizzare per via ema-
tica ai polmoni, alle ossa o al fegato.
Morfologia Gli angiosarcomi cutanei possono iniziare sotto
forma di noduli rossi, spesso multipli, nettamente demarcati,
asintomatici, apparentemente piccoli che in un secondo
momento si trasformano in masse larghe e carnose di tes-
Patologia correlata a procedure
suto soffice che vanno dal bruno-rossastro al grigio-bianca- e interventi vascolari
stro (Fig. 11.33 A). I margini sfumano impercettibilmente nei
tessuti circostanti. Frequentemente si evidenziano aree di Le modificazioni morfologiche che si verificano nei vasi dopo inter-
necrosi ed emorragia. venti terapeutici, quali l’angioplastica con palloncino, lo stenting o
Microscopicamente, sono presenti tutti i possibili gradi di interventi di bypass, rispecchiano molti dei cambiamenti che si verifi-
differenziazione, da neoplasie con cellule anaplastiche rigon- cano nel contesto di un qualsiasi insulto vascolare. Un trauma a livello
fie, ma ancora riconoscibili come endoteliali, che formano locale a carico delle cellule endoteliali (ad es. dovuto a uno stent), una
canali vascolari (Fig. 11.33 B), a tumori completamente trombosi vascolare (dopo angioplastica) o forze meccaniche anomale
indifferenziati con cellule fusate e senza canali vascolari. (ad es. l’inserimento della vena safena nel circuito arterioso come
L’origine endoteliale di queste neoplasie è dimostrabile con la bypass coronarico) sono tutti eventi che provocano reazioni simili ti-
ricerca dei marker quali il CD31 o il fattore di von Willebrand piche del processo riparativo della parete vascolare. Pertanto, nello
(Fig. 11.33 C). stesso modo in cui diverse lesioni possono indurre una risposta iper-
Dal punto di vista clinico, gli angiosarcomi sono invasivi a li- plastica intimale riconoscibile come aterosclerosi (si veda sopra), il
vello locale e possono metastatizzare facilmente. Sono tumori trauma provocato da interventi vascolari tende a causare un ispessi-
aggressivi con tassi di sopravvivenza a 5 anni intorno al 30%. mento intimale concentrico composto da cellule muscolari lisce reclu-
tate e dalla deposizione di matrice extracellulare a esse associata.
516 CAPITOLO 11 Vasi sanguigni
Figura 11.34 Angioplastica con palloncino e stent endovascolare. A. Arteria coronaria dopo angioplastica con palloncino, che mostra la dissezione intimo-
mediale (freccia). B. Preparato macroscopico di una ristenosi dopo angioplastica con palloncino, con evidente placca aterosclerotica residua (freccia sinistra)
e una nuova lesione proliferativa, di aspetto lucente (freccia destra). C. Stent coronarico impiantato da lungo tempo: si mostra la neointima ispessita che
separa le maglie dello stent (macchia nera indicata dalla freccia) dal lume (asterisco). (C. Riprodotta da Schoen FJ, Edwards WD. Pathology of cardiovascular
interventions, including endovascular therapies, revascularization, vascular replacement, cardiac assist/replacement, arrhythmia control, and repaired
congenital heart disease. In Silver MD et al. (eds): Cardiovascular Pathology, 3rd ed. Philadelphia, Churchill Livingstone, 2001)
ferativi (ad es. paclitaxel o rapamicina) che limitano l’iperplasia delle 18. Korshunov V et al.: Vascular remodeling: hemodynamic and biochemical me-
cellule muscolari lisce. Si assiste così a una marcata diminuzione chanisms underlying Glagov’s phenomenon. Arterioscler Thromb Vasc Biol
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dell’ispessimento intimale, anche se vi sono evidenze che conferma- 19. Kannel W et al.: Concept and usefulness of cardiovascular risk profiles. Am Heart
no che gli agenti antiproliferativi rallentano il processo di riendote- J 148:16, 2004.
lizzazione degli stent rivestiti e prolungano la durata della terapia 20. Kaplan N: Systemic hypertension: mechanisms and diagnosis. In Zipes D et al.:
anticoagulante.92 (eds). Braunwald’s Heart Disease, 7th ed. Philadelphia. Elsevier Saunders, 2005,
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Gli innesti vascolari autologhi o sintetici vengono sempre più uti- 2007.
lizzati per sostituire un vaso danneggiato o bypassare un’arteria 23. Messerli F et al.: Essential hypertension. Lancet 370:591, 2007.
24. Scarpelli P et al.: Continuing follow-up of malignant hypertension. J Nephrol
malata. Gli innesti sintetici (in genere in politetrafluoroetilene 15:431, 2002.
espanso, un Teflon spugnoso) di ampio diametro (12-18 mm) fun- 25. Aggarwal M, Khan I: Hypertensive crisis. hypertensive emergencies and urgen-
zionano bene in sedi a elevato flusso quali l’aorta, mentre gli innesti cies. Cardiol Clin 24:135, 2006.
artificiali di piccolo calibro (inferiori o pari a 8 mm) danno in genere 26. Rodriguez-Iturbe B et al.: Pathophysiological mechanisms of salt-dependent
hypertension. Am J Kidney Dis 50:655, 2007.
scarsi risultati a causa di trombosi precoci o iperplasia intimale 27. Chambless L et al.: Coronary heart disease risk prediction in the Atherosclerosis
tardiva, principalmente anastomotica (Fig. 11.35). Risk in Communities (ARIC) study. J Clin Epidemiol 56:880, 2003.
Di conseguenza, se sono necessari neovasi di piccolo calibro (ad 28. Ridker P, Libby P: Risk factors for atherothrombotic disease. In Zipes D et al.:
es. per gli interventi di bypass coronarico eseguiti negli Stati Uniti su (eds). Braunwald’s Heart Disease, 7th ed. Philadelphia, Elsevier Saunders, 2005,
oltre 400.000 pazienti l’anno), per gli innesti viene utilizzata sia la vena p 939.
29. Sweitzer N, Douglas P: Cardiovascular disease in women. In Zipes D et al.: (eds).
safena autologa rovesciata (prelevata dalla gamba del paziente stesso) Braunwald’s Heart Disease, 7th ed. Philadelphia. Elsevier Saunders, 2005,
sia l’arteria mammaria interna (per la sua vicinanza al cuore). La p 1951.
pervietà a lungo termine dell’innesto venoso è solo del 50% a 10 anni; 30. Miller D et al.: Atherosclerosis: the path from genomics to therapeutics. J Am
ciò è dovuto alla trombosi (solitamente precoce), all’ispessimento Coll Cardiol 49:1589, 2007.
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dell’innesto, cui si sovrappone talora la rottura delle placche o la 32. Ridker P et al.: Comparison of C-reactive protein and low-density lipoprotein
formazione di trombi o di aneurismi (solitamente a più di 2-3 anni). cholesterol levels in the prediction of first cardiovascular events. N Engl J Med
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12
Il cuore
Frederick J. Schoen Richard N. Mitchell
519
520 CAPITOLO 12 Il cuore
Il cuore umano è una pompa straordinariamente efficiente, durevole L’efficiente pompaggio del sangue dal cuore al corpo intero ri-
e affidabile che invia oltre 6.000 litri di sangue al giorno nel corpo e chiede il normale funzionamento di ognuna delle sue componenti
batte più di 40 milioni di volte all’anno, fornendo così ai tessuti un chiave, il miocardio, le valvole, il sistema di conduzione e la circo-
apporto costante di nutrienti vitali e facilitando l’escrezione dei lazione arteriosa coronarica.
prodotti di scarto. Il malfunzionamento del cuore può essere asso-
ciato a conseguenze devastanti. Le malattie cardiovascolari costitu-
iscono la prima causa di morte al mondo, e in circa l’80% dei casi Miocardio
colpiscono Paesi in via di sviluppo.1,2 Negli Stati Uniti, le malattie
cardiovascolari sono responsabili di quasi il 40% di tutti i decessi in La funzione di pompa del cuore è assolta dal muscolo cardiaco, il mio-
età postnatale, per un totale di circa 750.000 persone l’anno; un dato cardio, composto principalmente da un gruppo di cellule muscolari
pari a circa 1,5 volte il numero di morti causate da tutte le forme di specializzate, definite miociti cardiaci (o cardiomiociti). I miociti ven-
cancro messe insieme. Si stima che un terzo degli americani abbia tricolari sono disposti circonferenzialmente in un orientamento a
uno o più tipi di malattie cardiovascolari. Inoltre, il 32% dei decessi spirale, si contraggono durante la sistole e si rilasciano durante la dia-
per malattia cardiaca è “prematuro”, in quanto si verifica in soggetti stole. L’unità contrattile è il sarcomero, una struttura costituita da fila-
con meno di 75 anni.3 Se tutte le principali forme di malattia car- menti spessi, composti principalmente da miosina, filamenti sottili
diovascolare fossero eliminate, l’aspettativa di vita aumenterebbe di contenenti actina e proteine regolatorie come troponina e tropomiosina.
7 anni. Secondo alcune stime, il costo economico annuale della Le cellule muscolari cardiache contengono catene di sarcomeri in serie,
cardiopatia ischemica, il prevalente sottogruppo di patologie car- responsabili dell’aspetto striato di queste cellule. La contrazione dipende
diache, è superiore a 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti. da un’azione coordinata di scivolamento per mezzo della quale ogni
I principali gruppi di cardiopatie considerate in questo capitolo filamento di miosina tira i vicini filamenti di actina verso il centro del
comprendono le malformazioni cardiache congenite, la cardiopatia sarcomero, portando all’accorciamento del miocita. La quantità di forza
ischemica, la cardiopatia causata dall’ipertensione sistemica, la generata è determinata da quanto ogni sarcomero riesce ad accorciarsi.
cardiopatia causata da patologie polmonari (cor pulmonale o cuore Per questo la moderata dilatazione del ventricolo durante la diastole
polmonare), le malattie delle valvole cardiache e le patologie primi- aumenta l’entità dell’accorciamento del sarcomero e quindi della forza
tive del miocardio. Sono trattate brevemente anche le malattie del di contrazione durante la sistole. Con ulteriori dilatazioni del ventricolo,
pericardio, le neoplasie cardiache e il trapianto cardiaco. Prima di tuttavia, si arriva a un punto in cui l’efficace sovrapposizione dei fila-
considerare i dettagli delle specifiche condizioni patologiche, esa- menti di actina e miosina si riduce e la forza di contrazione diminuisce
mineremo brevemente l’anatomia del cuore normale, poiché molte drasticamente, come avviene nello scompenso cardiaco.
patologie causano alterazioni nelle dimensioni e nell’aspetto di una I miociti atriali sono generalmente più piccoli e disposti più di-
o più delle sue componenti. Discuteremo anche i principi dell’iper- sordinatamente delle loro controparti ventricolari. Alcune cellule
trofia e dello scompenso cardiaci, che rappresentano il punto termi- atriali hanno caratteristici granuli elettrondensi nel citoplasma de-
nale comune di diversi tipi di cardiopatia. finiti granuli atriali specifici; questi sono siti di deposito del peptide
natriuretico atriale, in grado di produrre una varietà di effetti fisio-
logici, inclusi vasodilatazione, natriuresi e diuresi, utili negli stati
Struttura del cuore patologici come ipertensione e scompenso cardiaco congestizio.4
L’integrazione funzionale dei miociti cardiaci è mediata da strut-
Il peso del cuore varia con l’altezza e il peso corporei; di norma è ture denominate dischi intercalari, che collegano le singole cellule e
compreso approssimativamente fra 250 e 300 g nelle femmine e tra contengono giunzioni intercellulari specializzate che consentono
300 e 350 g nei maschi (grosso modo tra lo 0,4 e lo 0,5% del peso l’accoppiamento sia meccanico sia elettrico (ionico). All’interno dei
corporeo). Lo spessore normale della parete libera del ventricolo dischi intercalari, le gap junction facilitano la sincrona contrazione
destro misura da 0,3 a 0,5 cm e quello del ventricolo sinistro da 1,3 dei cardiomiociti permettendo l’accoppiamento elettrico, poiché
a 1,5 cm. Aumenti delle dimensioni e del peso del cuore accompa- consentono un passaggio, relativamente illimitato, di ioni attraverso
gnano molte forme di cardiopatia. Aumento del peso cardiaco o le membrane di cellule adiacenti.
dello spessore ventricolare indicano ipertrofia mentre un’aumentata Alterazioni nella distribuzione spaziale delle gap junction e delle
dimensione delle camere cardiache implica dilatazione. Un aumento loro rispettive proteine nelle cardiomiopatie e nella cardiopatia
del peso e/o delle dimensioni cardiache (risultante da ipertrofia e/o ischemica possono contribuire alle disfunzioni elettromeccaniche
dilatazione) è detto cardiomegalia. (aritmie) e allo scompenso cardiaco.
CAPITOLO 12 Il cuore 521
La contrazione coordinata del muscolo cardiaco dipende dalla pro- Effetti dell’invecchiamento sul cuore
pagazione di impulsi elettrici, che si realizza grazie a particolari
miociti specializzati con funzioni di eccitazione e di conduzione Dal 2000 al 2050, il numero di persone di età pari o superiore ai 65 anni
dell’impulso, i quali fanno parte del sistema di conduzione cardiaco quasi raddoppierà, passando da 35 a 79 milioni negli Stati Uniti. Per
e regolano la frequenza e il ritmo del cuore. Le componenti chiave questo, la conoscenza delle modificazioni che si verificano con l’invec-
del sistema di conduzione includono (1) il pacemaker senoatriale chiamento nel sistema cardiovascolare diventerà sempre più impor-
del cuore, o nodo senoatriale (nodo SA), situato vicino alla giunzione tante. I cambiamenti associati all’invecchiamento possono interessare
dell’auricola atriale destra con la vena cava superiore; (2) il nodo il pericardio, le camere cardiache, le valvole, le arterie coronarie epi-
atrioventricolare (nodo AV), localizzato nell’atrio destro lungo il setto cardiche, il sistema di conduzione, il miocardio e l’aorta (Tab. 12.1).
interatriale; (3) il fascio di His, che decorre dall’atrio destro alla Con l’avanzare dell’età, la quantità di grasso epicardico aumenta,
sommità del setto interventricolare; e la sua divisione nelle (4) bran- soprattutto sulla superficie anteriore del ventricolo destro e nel setto
che destra e sinistra, che si ramificano ulteriormente nei rispettivi interatriale. Con l’invecchiamento si verifica inoltre una riduzione
ventricoli con i fascicoli anterosuperiore e posteroinferiore della nelle dimensioni della cavità ventricolare sinistra, in particolare
branca sinistra e le fibre del Purkinje. Le cellule del sistema di con- lungo l’asse base-apice, riduzione che può essere resa più marcata
duzione cardiaco specializzato si depolarizzano spontaneamente, in dall’ipertensione sistemica e talvolta dalla protrusione della parte
modo tale da poter funzionare come pacemaker cardiaci. Poiché la basale del setto interventricolare nel tratto di efflusso del ventricolo
normale frequenza di depolarizzazione spontanea nel nodo SA sinistro (denominato setto sigmoidale). Questi cambiamenti nella ca-
(60-100 battiti/minuto) è più rapida di quella delle altri componenti, vità ventricolare sinistra possono provocare un’ostruzione funzionale
essa regola normalmente il ritmo cardiaco. Il nodo AV serve come all’efflusso simile a quella osservata nella cardiomiopatia ipertrofica,
una sorta di “guardiano”; ritardando la trasmissione del segnale dagli discussa più avanti in questo capitolo.
522 CAPITOLO 12 Il cuore
Tabella 12.1 Modificazioni del cuore Insufficienza di pompa. Nella circostanza più comune, il muscolo
con l’invecchiamento cardiaco si contrae debolmente e le camere non riescono a svuo-
tarsi adeguatamente. In alcuni casi il muscolo non riesce a rilassarsi
camere sufficientemente da permettere il riempimento ventricolare.
Aumento delle dimensioni cavitarie dell’atrio sinistro Ostruzione al flusso. Le lesioni possono ostruire il flusso sangui-
Riduzione delle dimensioni cavitarie del ventricolo sinistro gno attraverso un vaso (ad es. placca aterosclerotica), impedire
Conformazione sigmoidale del setto interventricolare l’apertura valvolare o causare un aumento della pressione nella
camera ventricolare (ad es. stenosi valvolare aortica, ipertensione
valvole
sistemica o coartazione aortica). Nel caso di un blocco valvolare,
Depositi calcifici sulla valvola aortica l’aumentata pressione sovraccarica la camera che pompa contro
Depositi calcifici dell’annulus mitralico
Ispessimento fibroso dei lembi valvolari
l’ostruzione.
Protrusione dei lembi mitralici nell’atrio sinistro Flusso rigurgitante. In questa situazione, almeno parte della gittata
Escrescenze di Lambl di ogni contrazione refluisce all’indietro, aggiungendo un carico
di lavoro volumetrico a ognuna delle camere (ad es. ventricolo si-
arterie coronarie epicardiche
nistro nel rigurgito aortico; atrio sinistro e ventricolo sinistro nel
Tortuosità rigurgito mitralico).
Incremento del diametro luminale Flusso deviato. Il sangue può essere deviato da una parte del cuore
Depositi calcifici
Placche aterosclerotiche
all’altra (ad es. dal ventricolo sinistro al ventricolo destro), attra-
verso difetti che possono essere congeniti o acquisiti (come in
miocardio seguito a infarto miocardico). Deviazioni del flusso possono
Massa aumentata anche verificarsi tra vasi sanguigni, come nel dotto arterioso
Aumento del grasso subepicardico pervio.
Atrofia bruna Disturbi della conduzione cardiaca. Difetti di conduzione o arit-
Deposito di lipofuscine mie dovuti all’incoordinata generazione degli impulsi (ad es.
Degenerazione basofila
Depositi di amiloide
f ibrillazione atriale o ventricolare) conducono a contrazioni
disomogenee e inefficienti delle pareti muscolari.
aorta Rottura del cuore o di un vaso maggiore. Tali circostanze (ad es.
Dilatazione dell’aorta ascendente con spostamento verso destra una ferita da arma da fuoco attraverso l’aorta toracica) causano
Aorta toracica allungata (tortuosa) massive emorragie, nelle cavità corporee o all’esterno del corpo.
Depositi calcifici sulla giunzione senotubulare
Frammentazione delle fibre elastiche e accumulo di collagene La maggior parte delle cardiopatie deriva da una complessa inte-
Placche aterosclerotiche
razione di fattori genetici e ambientali che alterano le network di
geni e le vie di signaling che regolano la morfogenesi, la sopravvi-
venza e la risposta al danno del cardiomiocita, le risposte allo stress
Le modificazioni delle valvole cardiache dovute all’età includono biomeccanico, la contrattilità o la conduzione elettrica.10 Ad esempio,
la calcificazione dell’annulus mitralico e della valvola aortica, quest’ul- la patogenesi di molti difetti cardiaci congeniti coinvolge una sotto-
tima frequentemente associata a stenosi aortica. Inoltre, le valvole stante alterazione genetica la cui espressione è modificata da fattori
possono sviluppare ispessimento fibroso e i lembi mitralici tendono ambientali o materni (si veda oltre). Inoltre, i geni che controllano
a curvarsi all’indietro verso l’atrio sinistro durante la sistole ventri- lo sviluppo del cuore possono anche regolare la risposta cardiaca
colare, simulando un prolasso della valvola mitralica (degenerazione all’invecchiamento o a vari tipi di danno e stress. Come si discuterà
mixomatosa). In più, molti soggetti anziani sviluppano piccole rile- più avanti, certi tipi di cardiopatie a esordio clinico in età adulta
vatezze filiformi (escrescenze di Lambl) lungo le linee di chiusura delle hanno una base prevalentemente genetica e si ritiene che polimor-
valvole aortica e mitrale, che probabilmente derivano dall’organiz- fismi genetici negli stessi geni (o in altri geni delle stesse pathway)
zazione di piccoli trombi sui margini di contatto valvolari. probabilmente modificano il rischio di insorgenza di molte forme
Rispetto al miocardio dei giovani, il miocardio “invecchiato” ha di cardiopatia. Queste scoperte della genetica stanno fornendo nuove
meno miociti, più tessuto connettivo collagene e, in alcuni soggetti, chiavi di lettura delle cause molecolari delle cardiopatie ed è proba-
depositi di amiloide. Possono anche essere presenti depositi di lipo- bile che divengano in futuro parte integrante della loro diagnosi e
fuscina (Cap. 1) e degenerazione basofila, un accumulo all’interno classificazione.
dei miociti cardiaci di un sottoprodotto di colore grigio-blu del
metabolismo del glicogeno. Un diffuso deposito di lipofuscina in un
cuore piccolo e atrofico prende il nome di atrofia bruna; questa Scompenso cardiaco
modificazione spesso accompagna la cachessia, come si osserva nelle
fasi terminali di varie neoplasie. Lo scompenso cardiaco, detto anche insufficienza cardiaca con-
gestizia (ICC), è una condizione comune, in genere progressiva
con una prognosi infausta. Ogni anno negli Stati Uniti, l’ICC
Fisiopatologia delle cardiopatie colpisce circa 5 milioni di persone (approssimativamente il
2% della popolazione), rende necessario oltre 1 milione di ricoveri
Sebbene molte malattie possano interessare il cuore e i vasi ospedalieri ed è la causa o la concausa della morte di circa
sanguigni,8,9 la disfunzione cardiovascolare deriva da uno o più dei 300.000 persone. È la principale diagnosi di dimissione dei pa-
sei seguenti principali meccanismi, la maggior parte dei quali si zienti con più di 65 anni negli Stati Uniti con un costo annuale di
associa a evidenti modificazioni patologiche: 18 miliardi di dollari.
CAPITOLO 12 Il cuore 523
L’ICC insorge quando il cuore non è in grado di pompare sangue -adrenergici), causa un incremento nelle dimensioni dei miociti
b
in quantità sufficiente a fronteggiare le richieste metaboliche dei (ipertrofia) che alla fine determina un aumento delle dimensioni e
tessuti o può farlo soltanto con un’elevata pressione di riempimento. del peso del cuore (Fig. 12.1). L’ipertrofia dipende dall’aumentata
L’ICC può verificarsi durante le fasi terminali di molte forme di sintesi proteica, che consente l’assemblaggio di sarcomeri aggiuntivi.
cardiopatia cronica. In questo contesto, si sviluppa perlopiù in modo I miociti ipertrofici contengono anche un numero maggiore di
insidioso a causa degli effetti cumulativi del cronico sovraccarico di mitocondri e hanno nuclei ingranditi. Quest’ultima alterazione
lavoro (come nelle valvulopatie o nell’ipertensione) o della cardio- sembra essere dovuta ad aumento della ploidia, causato da replica-
patia ischemica (ad es. in seguito a un infarto miocardio con esteso zione del DNA in assenza di divisione cellulare. Il tipo di ipertrofia
danno cardiaco). Tuttavia, gli stress emodinamici acuti, come il so- riflette la natura dello stimolo. In risposta ad aumenti di pressione
vraccarico di fluidi, la disfunzione valvolare acuta, o un esteso infarto (ad es. ipertensione o stenosi aortica), i ventricoli sviluppano iper-
miocardico, possono determinare la comparsa improvvisa di ICC. trofia da sovraccarico pressorio, che in genere provoca un aumento
Quando la funzionalità cardiaca è compromessa o il carico di concentrico nello spessore della parete cardiaca. Nel sovraccarico
lavoro aumenta, diversi meccanismi fisiologici mantengono la pres- pressorio, nuovi sarcomeri vengono prevalentemente assemblati in
sione arteriosa e la perfusione degli organi vitali. I più importanti parallelo all’asse longitudinale della cellula, espandendo l’area della
sono i seguenti: sezione trasversale dei miociti. Al contrario, l’ipertrofia da sovrac-
carico volumetrico è caratterizzata da dilatazione ventricolare, perché
Il meccanismo di Frank-Starling, per cui aumentati volume di i nuovi sarcomeri assemblati in risposta al sovraccarico di volume
riempimento dilatano il cuore, aumentando così la formazione sono in gran parte posizionati in serie rispetto agli esistenti sarco-
di ponti funzionali crociati all’interno dei sarcomeri e miglioran- meri. Di conseguenza, nella dilatazione da sovraccarico volumetrico
do la contrattilità. lo spessore delle pareti cardiache può essere aumentato, normale o
I fenomeni adattativi del miocardio, inclusa l’ipertrofia con o senza ridotto. È quindi il peso del cuore, piuttosto che lo spessore parietale
dilatazione delle camere cardiache. Le complessive modificazioni il miglior parametro per misurare l’ipertrofia nei cuori con sovrac-
molecolari, cellulari e strutturali che si verificano in risposta al carico di volume.
danno o alle variazioni nelle condizioni di carico sono denomi- L’ipertrofia cardiaca può essere considerevole nei vari casi clinici
nati rimodellamento ventricolare.11 In particolare negli stadi ini- di cardiopatia. Pesi del cuore pari a due o tre volte il peso normale
ziali, queste modificazioni rappresentano fenomeni adattativi, sono frequenti nei pazienti con ipertensione sistemica, cardiopatia
ma possono successivamente culminare in un’alterazione della ischemica, stenosi aortica, insufficienza mitralica o cardiomiopatia
funzionalità cardiaca. In molte condizioni patologiche, lo scom- dilatativa. Pesi del cuore da tre a quattro volte i valori normali si
penso cardiaco è preceduto da ipertrofia, la risposta compensa- riscontrano in pazienti con insufficienza aortica o cardiomiopatia
toria del miocardio all’aumentato lavoro meccanico. ipertrofica.
L’attivazione dei sistemi neuroumorali, in particolare (1) il rilascio Nell’ipertrofia cardiaca si verificano importanti cambiamenti a
di noradrenalina da parte dei nervi adrenergici cardiaci del siste- livello tissutale e cellulare. L’aumento nelle dimensioni dei miociti
ma nervoso autonomo (che aumenta frequenza cardiaca, con- non è accompagnato da un proporzionale aumento del numero dei
trattilità miocardica e resistenze vascolari periferiche), (2) l’atti- capillari che li nutrono. Pertanto, l’apporto di ossigeno e di sostanze
vazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone e (3) il nutrienti al cuore ipertrofico, in particolare se sottoposto a ipertrofia
rilascio del peptide natriuretico atriale. Gli ultimi due fattori da sovraccarico di pressione, è ridotto rispetto al cuore normale.
agiscono regolando i volumi e le pressioni di riempimento. Allo stesso tempo, il consumo di ossigeno del cuore ipertrofico è
elevato a causa dell’aumentato carico di lavoro che causa la patologia.
Questi meccanismi di adattamento possono essere sufficienti a L’ipertrofia è spesso associata anche alla deposizione di tessuto fi-
mantenere la normale gittata cardiaca a fronte della cardiopatia, broso. Modificazioni molecolari includono l’espressione di geni
ma la capacità di mantenimento della funzione cardiaca può venire precoci-immediati (ad es. c-fos, c-myc, c-jun ed EGR1) (Cap. 1).13
alla fine superata. Inoltre, modificazioni patologiche, come l’apoptosi Con prolungati sovraccarichi emodinamici, possono verificarsi
dei miociti, alterazioni del loro citoscheletro e la deposizione di cambiamenti con un pattern di espressione genica simile a quello
matrice extracellulare possono causare ulteriori alterazioni struttu- osservato durante lo sviluppo cardiaco fetale (inclusa la selettiva
rali e funzionali. Lo scompenso cardiaco deriva più spesso da un espressione di forme embrionali/fetali di catene pesanti di b-miosina,
progressivo deterioramento della funzione contrattile miocardica peptidi natriuretici e collagene).
(disfunzione sistolica), condizione attribuibile a danno ischemico, A livello funzionale, l’ipertrofia cardiaca è associata ad aumentate
sovraccarico di pressione o di volume dovuto a valvulopatia o iper- richieste metaboliche a causa di incrementi nella tensione di parete,
tensione, o cardiomiopatia dilatativa. A volte, tuttavia, lo scompenso nella frequenza cardiaca e nella contrattilità (stato inotropo o forza
deriva da un’incapacità delle camere cardiache di espandersi e ri- di contrazione), i quali accrescono il consumo cardiaco di ossigeno.
empirsi sufficientemente durante la diastole (disfunzione diastolica), Come conseguenza di queste modificazioni, il cuore ipertrofico è vul-
come può avvenire con l’ipertrofia ventricolare sinistra massiva, la nerabile allo scompenso, che può condurre il paziente alla morte.14
fibrosi miocardica, la deposizione di amiloide o la pericardite co- La proposta serie di eventi, inizialmente benefici e in seguito dan-
strittiva (si veda oltre).12 nosi, in risposta all’aumentato lavoro cardiaco è schematizzata nella
Figura 12.2. Le modificazioni molecolari e cellulari nei cuori ipertrofici
che inizialmente consentono un aumento della funzionalità cardiaca
Ipertrofia Cardiaca: Fisiopatologia
possono essi stessi contribuire allo sviluppo dello scompenso. Questo
E Progressione Fino Allo Scompenso
può avvenire attraverso (1) un alterato metabolismo miocardico,15,16
L’aumento del lavoro meccanico a causa del sovraccarico di pressione (2) alterazioni della distribuzione intracellulare degli ioni di calcio,
(ad es. ipertensione sistemica o stenosi aortica), di volume o di (3) apoptosi dei miociti e (4) riprogrammazione dell’espressione
segnali trofici (ad es. quelli mediati dall’attivazione dei recettori genica.17,18 Quest’ultima sembra avvenire in parte attraverso variazioni
524 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.1 Ipertrofia ventricolare sinistra. A. Ipertrofia da ipertensione dovuta all’ostruzione del tratto di efflusso del ventricolo sinistro. In questa
immagine con le quattro camere cardiache, il ventricolo sinistro è in basso a destra. B. Ipertrofia ventricolare sinistra con e senza dilatazione, osservata
su sezioni trasversali del cuore. In confronto a un cuore normale (al centro), i cuori con ipertrofia da sovraccarico pressorio (a sinistra e in A) hanno una
massa aumentata e una parete ventricolare sinistra ispessita, mentre un cuore ipertrofico e dilatato (a destra) ha una massa aumentata e uno spessore
parietale normale. C. Miocardio normale. D. Miocardio ipertrofico. Si noti l’aumento sia delle dimensioni cellulari sia delle dimensioni nucleari nei miociti
ipertrofici. (A e B. Riprodotte per gentile concessione da Edwards WD: Cardiac anatomy and examination of cardiac specimens. In Emmanouilides GC et
al. (eds): Moss and Adams Heart Disease in Infants, Children, and Adolescents: Including the Fetus and Young Adults, 5th ed. Philadelphia, Williams and
Wilkins, 1995, p. 86)
nell’espressione di miRNA, piccoli RNA non codificanti che inibi- trofia da lavoro del miocardio vitale circostante. Nelle cardiopatie
scono l’espressione proteica, influenzando la stabilità dell’mRNA o valvolari, la pressione o il volume aumentati sovraccaricano il mio-
la sua traduzione in proteine (Cap. 5). L’ipertrofia cardiaca è asso- cardio globalmente.
ciata a downregolazione di miR-208 e a upregolazione di miR-195; L’aumento della massa cardiaca predice l’eccesso di mortalità e
è interessante notare che la sovraespressione forzata di miR-195 può morbilità; infatti, la cardiomegalia è un fattore indipendente di ri-
provocare ipertrofia e dilatazione cardiache nel topo, mentre la so- schio di morte improvvisa.19
vraespressione di miR-208 è protettiva anche nel caso di sovraccarico Al contrario dell’ipertrofia patologica (che è spesso associata a
pressorio, lasciando supporre una relazione di causa/effetto. riduzione della funzione contrattile), l’ipertrofia indotta da un re-
Il grado di alterazione anatomica e strutturale del cuore nell’ICC golare e intenso esercizio fisico ha diversi effetti sul cuore che dipen-
non sempre riflette il livello della disfunzione e le basi strutturali, dono dal tipo di esercizio. L’esercizio fisico aerobico (ad es. corsa su
biochimiche e molecolari dell’insufficienza contrattile del miocardio lunga distanza) tende ad associarsi a ipertrofia da carico di volume,
non sono chiare. Difatti, l’esame morfologico non consente di di- che può in questo caso accompagnarsi ad aumento della densità dei
stinguere con certezza un cuore danneggiato, ma funzionale, da uno capillari (a differenza di altre forme di ipertrofia), e a riduzioni della
scompensato. In sede autoptica, i cuori dei pazienti con ICC sono frequenza cardiaca a riposo e della pressione sanguigna, tutti effetti
generalmente pesanti, dilatati e dalle pareti sottili e mostrano evi- positivi. Queste modificazioni prendono talvolta il nome di ipertrofia
denza microscopica di ipertrofia, ma l’entità di queste alterazioni è fisiologica. L’esercizio statico (ad es. sollevamento pesi) è invece
estremamente variabile. Nell’infarto miocardico, la perdita della associato a ipertrofia da carico di pressione ed è più probabilmente
capacità di pompa dovuta alla morte dei miociti conduce all’iper- correlato con alterazioni dannose.
CAPITOLO 12 Il cuore 525
Morfologia
Cuore I reperti cardiaci variano in relazione alla causa del
processo patologico; possono essere presenti alterazioni
strutturali macroscopiche come infarti miocardici o una val-
vola deforme, stenotica o insufficiente. Ad eccezione dello
scompenso causato dalla stenosi valvolare mitralica o da
rare cardiomiopatie restrittive (descritte successivamente),
il ventricolo sinistro è in genere ipertrofico e spesso dilatato,
talvolta in modo massivo. Le alterazioni microscopiche non
sono specifiche, consistono principalmente nell’ipertrofia dei
miociti e in vari gradi di fibrosi interstiziale. La ridotta fun-
zione ventricolare sinistra causa solitamente dilatazione
dell’atrio sinistro e un aumento del rischio di fibrillazione
atriale, con contrazione scoordinata e inefficace della musco-
latura atriale. Questa causa a sua volta stasi, in particolare
nell’auricola atriale, che è una sede frequente di formazione
di trombi.
Polmoni La congestione polmonare e l’edema producono
polmoni pesanti e umidi, come descritto altrove (Capp. 4 e 15).
Le alterazioni polmonari includono, in ordine di sequenza dai
più lievi ai più gravi, i seguenti reperti: (1) edema perivasco-
lare e interstiziale, in particolare a livello dei setti interlobulari,
responsabile delle caratteristiche strie B di Kerley osservate
nelle radiografie del torace; (2) progressivo allargamento
edematoso dei setti alveolari; e (3) accumulo di liquido ede-
matoso negli spazi alveolari. Alcuni globuli rossi stravasano
nel trasudato edematoso all’interno degli spazi alveolari,
dove sono fagocitati e digeriti dai macrofagi, che immagaz-
Figura 12.2 Rappresentazione schematica delle cause e delle conse-
zinano il ferro recuperato dall’emoglobina in forma di emo-
guenze dell’ipertrofia cardiaca. siderina. Questi macrofagi carichi di emosiderina rappresen-
tano un segno istologico di pregressi episodi di edema
polmonare e sono anche denominati cellule dello scompenso
cardiaco.
Qualunque sia la sua base, l’ICC è caratterizzata da gradi diffe-
renti di ridotta gittata cardiaca e ridotta perfusione tissutale (tal-
volta chiamata insufficienza anterograda), così come dal ristagno Clinicamente, nella fase iniziale dello scompenso cardiaco sini-
di sangue nella circolazione venosa (insufficienza retrograda); stro, i sintomi possono essere piuttosto lievi e sono spesso collegati
quest’ultimo può causare edema polmonare, edema periferico o alla congestione polmonare e all’edema. Tosse e dispnea (affanno),
entrambi. Pertanto, molti degli aspetti clinici e delle significative inizialmente sotto sforzo e successivamente anche a riposo, sono
alterazioni morfologiche osservate nell’ICC sono secondarie ai due dei disturbi più precoci. Col progredire dello scompenso, il
danni indotti dall’ipossia e dalla congestione a livello dei tessuti peggioramento dell’edema polmonare può condurre a ortopnea
extracardiaci. (dispnea che insorge quando si è distesi e che si risolve assumendo
Il sistema cardiovascolare è un circuito chiuso. Quindi, anche se una posizione eretta), la quale obbliga il paziente a dormire con
lo scompenso cardiaco sinistro e destro possono verificarsi indipen- molti cuscini o stando seduto; o dispnea parossistica notturna, una
dentemente, lo scompenso di un lato (in particolare quello del cuore forma di dispnea che solitamente insorge di notte, talmente grave
sinistro) spesso provoca eccessivo sforzo dell’altro, causando uno da indurre un senso di soffocamento. La stasi cardiaca aumenta di
scompenso cardiaco globale. Malgrado questa interdipendenza, è molto il rischio di trombosi e di ictus tromboembolico, particolar-
più facile comprendere la patologia dello scompenso cardiaco con- mente nel contesto della fibrillazione atriale, un’aritmia caratteriz-
siderando separatamente lo scompenso del cuore destro e quello del zata da contrazione scoordinata, caotica e inefficace della muscola-
cuore sinistro. tura dell’atrio.20
La ridotta gittata cardiaca causa una riduzione nella perfusione
renale, con conseguente attivazione del sistema renina-angiotensina-
Scompenso Cardiaco Sinistro
aldosterone, che a sua volta induce ritenzione di sale e acqua con
Lo scompenso cardiaco sinistro è causato in genere da (1) cardio- espansione dei volumi di liquido interstiziale e intravascolare
patia ischemica, (2) ipertensione, (3) valvulopatia aortica e mitralica e (Capp. 4 e 11). Tali effetti compensatori possono tuttavia favorire
(4) cardiomiopatie. Gli effetti clinici e morfologici dello scompenso o esacerbare l’edema polmonare. Se l’ipoperfusione del rene diventa
cardiaco sinistro derivano principalmente dalla congestione della sufficientemente grave, la ridotta escrezione di prodotti azotati può
circolazione polmonare, dalla stasi del sangue nelle camere cardiache causare iperazotemia (cosiddetta iperazotemia prerenale a causa
di sinistra e dall’ipoperfusione dei tessuti periferici con conseguente della sua origine circolatoria, Cap. 20). Nelle fasi avanzate dello
disfunzione d’organo. scompenso cardiaco sinistro, l’ipossia cerebrale può dare luogo a
526 CAPITOLO 12 Il cuore
Nonostante gli scompensi cardiaci destro e sinistro siano stati Tabella 12.2 Frequenze delle malformazioni cardiache
trattati separatamente, è importante sottolineare che in molti casi di congenite*
scompenso cardiaco cronico, il paziente si presenta in ICC biventrico-
Incidenza per
lare con sintomi che comprendono le sindromi cliniche di entrambi gli Malformazione milione di nati vivi %
scompensi cardiaci destro e sinistro. La terapia standard dell’ICC è
principalmente farmacologica. Sono particolarmente utili i farmaci Difetti del setto interventricolare 4.482 42
che riducono il sovraccarico di liquidi (ad es. diuretici), che bloccano
l’asse renina-angiotensina-aldosterone (ad es. inibitori dell’enzima Difetti del setto interatriale 1.043 10
di conversione dell’angiotensina) e che riducono il tono adrenergico Stenosi polmonare 836 8
(ad es. b1-bloccanti). L’efficacia delle ultime due classi di farmaci
indica che le modificazioni neuroumorali presenti nell’ICC (inclusi Dotto arterioso pervio 781 7
gli elevati livelli ematici di noradrenalina e renina) contribuiscono
Tetralogia di Fallot 577 5
allo scompenso cardiaco. Recenti tentativi per migliorare la funzio-
nalità cardiaca in pazienti con ICC includono dispositivi capaci di Coartazione aortica 492 5
fornire al cuore un’assistenza meccanica e di indurre risincronizza-
zione degli impulsi elettrici per massimalizzare l’efficienza cardiaca. Difetti del setto atrioventricolare 396 4
A causa della prevalenza e della gravità dell’ICC, vi è molto interesse Stenosi aortica 388 4
in nuove forme di terapia, inclusi approcci cellulari.21 A tale propo-
sito, un crescente numero di studi sembra indicare che il cuore Trasposizione delle grandi arterie 388 4
adulto abbia una limitata capacità di autorinnovamento mediato da
Tronco arterioso persistente 136 1
cellule staminali. Se e in quale misura ciò possa essere sfruttato a
fini terapeutici non è ancora chiaro.22 Ritorno venoso polmonare 120 1
anomalo totale
TOTALE 9.757
Cardiopatia congenita è un termine generico utilizzato per descri- *
vere anomalie cardiache o dei grossi vasi che sono presenti dalla Presentata come quartile superiore di 44 studi pubblicati. Le percentuali
non raggiungono il 100% a causa dell’arrotondamento.
nascita. La maggior parte di tali malattie origina da difetti dell’em- Fonte: Hoffman JIE, Kaplan S: The incidence of congenital heart disease.
briogenesi tra la 3ª e l’8ª settimana di gestazione, quando si svilup- J Am Coll Cardiol 39:1890, 2002.
pano e cominciano a funzionare le principali strutture cardiovascolari.
Le anomalie più gravi sono incompatibili con la sopravvivenza in-
trauterina. I difetti cardiaci congeniti compatibili con lo sviluppo i nterventi chirurgici.26 Altri fattori che influiscono sulla prognosi a
dell’embrione e la nascita sono generalmente difetti morfogenetici lungo termine includono i rischi associati all’impiego di dispositivi
di singole camere o regioni cardiache, mentre il resto del cuore si e materiali protesici,27 come valvole sostitutive o patch miocardiche,
sviluppa in modo relativamente normale. Esempi sono i neonati con e i rischi materni associati a eventuali gravidanze.28
un difetto del setto (“foro nel cuore”), come un difetto del setto in- Sviluppo cardiaco. Le diverse malformazioni osservate nelle
teratriale (DIA) o un difetto del setto interventricolare (DIV), lesioni cardiopatie congenite sono causate da errori che si verificano durante
valvolari stenotiche o con anomalie nelle arterie coronarie.23 Alcune lo sviluppo cardiaco; è quindi opportuna una breve descrizione del
forme di cardiopatia congenita danno luogo a manifestazioni subito modo in cui il cuore si forma normalmente, prima di trattare gli
dopo la nascita, frequentemente in coincidenza del passaggio dalla specifici difetti (Fig. 12.3). I dettagli precisi di questo complesso
circolazione fetale a quella postnatale, che si basa sui polmoni, piut- processo esulano dall’intento di questo capitolo. Basti dire che gli
tosto che sulla placenta, per l’ossigenazione. Circa la metà delle iniziali precursori cardiaci originano nel mesoderma laterale e si
malformazioni cardiovascolari congenite viene diagnosticata nel muovono verso la linea mediana in due successive ondate migratorie
primo anno di vita, ma alcune forme lievi possono rimanere silenti per creare un semicerchio di cellule che comprende il primo e il
fino all’età adulta (ad es. DIA). secondo abbozzo cardiaco intorno al 15° giorno di sviluppo.29,30 Ogni
Incidenza. Con un’incidenza di circa l’1% (le stime variano da abbozzo cardiaco è caratterizzato dall’espressione di diverse serie
4 a 50 su 1.000 nati vivi), i difetti cardiovascolari congeniti rientrano di geni; ad esempio, il primo abbozzo cardiaco esprime i fattori di
tra le malformazioni più comuni e rappresentano la cardiopatia più trascrizione TBX5 e Hand1, mentre il secondo abbozzo cardiaco
comune nei bambini.24 L’incidenza è maggiore nei neonati prematuri esprime il fattore di trascrizione Hand2 e FGF-10 (Fibroblast Growth
e nei nati morti. Dodici tipi di malformazione, la cui frequenza è Factor, fattore di crescita fibroblastico). Entrambi gli abbozzi con-
riportata nella Tabella 12.2, rappresentano circa l’85% dei casi. tengono cellule progenitrici multipotenti che possono generare tutti
Il numero di soggetti con cardiopatie congenite che sopravvive i principali tipi cellulari del cuore; endocardio, miocardio e cellule
fino all’età adulta è cresciuto rapidamente ed è attualmente stimato muscolari lisce. Per inciso, c’è notevole interesse nel potenziale te-
a quasi 1 milione di persone negli Stati Uniti.25 Molti di questi sog- rapeutico di tali precoci progenitori cardiaci, che potrebbero teori-
getti hanno tratto notevole beneficio dai rapidi progressi delle tec- camente essere impiegati per rigenerare porzioni del cuore adulto
niche di correzione chirurgica dei vari difetti strutturali cardiaci. danneggiate o altrimenti malfunzionanti.
Tuttavia, tali correzioni non riescono sempre a ripristinare la Anche in questo stadio estremamente precoce di sviluppo, ogni
normale funzione cardiaca; in tali casi, i pazienti possono soffrire abbozzo cardiaco è destinato a dare vita a specifiche porzioni del
di aritmie o di disfunzioni ventricolari e necessitano di ulteriori cuore. Le cellule derivate dal primo abbozzo cardiaco danno vita
528 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.3 Sviluppo del cuore umano, che evidenzia le tre sorgenti cellulari. A. Giorno 15. Le cellule (rosso) del primo abbozzo cardiaco (PAC) formano
una mezzaluna nella parte anteriore dell’embrione con le cellule (giallo) del secondo abbozzo cardiaco (SAC) vicine al PAC. B. Giorno 21. Le cellule del SAC
giacciono dorsalmente al tubo cardiaco e iniziano a migrare (frecce) verso le estremità anteriore e posteriore del tubo per formare il ventricolo destro (VD),
il cono-tronco (CT) e parte degli atri (A). C. Giorno 28. Seguendo l’ansa che il tubo cardiaco forma verso destra, anche le cellule della cresta neurale cardiaca
(blu) migrano (frecce) nel tratto di efflusso dalle pieghe neurali per suddividere il tratto di efflusso e modellare le arterie degli archi aortici (III, IV e VI) che
sono simmetriche bilateralmente. D. Giorno 50. Termina la suddivisione di ventricoli, atri e valvole atrioventricolari (VAV) dando luogo alla corretta configu-
razione del cuore con le quattro camere cardiache. Ao, aorta; SA, sacco aortico; DA, dotto arterioso; AS, atrio sinistro; ACS, arteria carotide sinistra; ASCS,
arteria succlavia sinistra; VS, ventricolo sinistro; AP, arteria polmonare; AD, atrio destro; ACD, arteria carotide destra; ASCD, arteria succlavia destra; V,
ventricolo. (Modificata per gentile concessione da Srivastava D: Making or breaking the heart: from lineage determination to morphogenesis. Cell 126:1037,
2006)
principalmente al ventricolo sinistro, mentre le cellule derivate dal funzione nei vari fattori necessari allo sviluppo cardiaco, che sono
secondo abbozzo cardiaco danno origine al tratto di efflusso, al spesso fattori di trascrizione (discussi in seguito). Quindi, anche
ventricolo destro e alla maggior parte degli atri. Entro il 20° giorno, alterazioni relativamente minori nell’attività di uno dei molti fattori
l’iniziale semicerchio di cellule diventa un tubo pulsante, che dal necessari al normale sviluppo possono condurre a difetti del pro-
28° giorno si avvolge a destra e inizia a formare le camere cardiache. dotto finale, il cuore completamente formato. Possiamo immaginare
In questo periodo, si verificano altri due eventi importanti: (1) cel- (ma non è provato) che transitori stress ambientali durante il primo
lule derivanti dalla cresta neurale migrano nel tratto di efflusso, dove trimestre di gravidanza che alterino l’attività dei geni coinvolti nello
partecipano al suo processo di settazione e alla formazione degli sviluppo cardiaco possano dare vita a difetti somiglianti a quelli
archi aortici; (2) la matrice extracellulare (ECM) sottostante il fu- prodotti da mutazioni ereditate.
turo canale atrioventricolare e il tratto di efflusso si espande per Eziologia e patogenesi. Le principali cause note di cardiopatia
produrre protuberanze note come cuscinetti endocardici. Questo congenita sono anomalie genetiche sporadiche, che possono prendere
processo dipende dalla delaminazione di un sottotipo di cellule forma di mutazioni monogeniche, piccole delezioni cromosomiche
endocardiche, che invadono l’ECM e successivamente proliferano e aggiunte o delezioni di interi cromosomi (trisomie e monosomie).
e si differenziano in cellule mesenchimali, responsabili dello svilup- Nel caso di mutazioni monogeniche, i geni colpiti codificano per
po valvolare. Entro il 50° giorno, l’ulteriore settazione dei ventricoli, proteine appartenenti a diverse classi funzionali, esempi delle quali
degli atri e delle valvole atrioventricolari produce il cuore a quattro sono forniti nella Tabella 12.3. Molte di queste mutazioni colpiscono
camere. geni che codificano per fattori di trascrizione indispensabili per il
L’orchestrazione corretta di queste importanti trasformazioni normale sviluppo cardiaco. Dato che i pazienti affetti sono eterozi-
dipende da una rete di fattori di trascrizione che sono regolati da goti per queste mutazioni, ne consegue che una riduzione del 50%
varie vie di signaling, in particolare quelle di Notch, Wnt, VEGF, nell’attività di questi fattori è probabilmente sufficiente ad alterare
bone morphogenetic factor (fattore morfogenico osseo), TGFb e lo sviluppo cardiaco. Alcuni dei fattori di trascrizione colpiti sem-
FGF. Va ricordato, inoltre, che il cuore è un organo meccanico espo- brano lavorare insieme in grandi complessi proteici. Ciò spiega
sto al flusso ematico fin dai suoi primi stadi di sviluppo. È probabile perché mutazioni in uno qualsiasi di questi geni producano difetti
che le forze emodinamiche svolgano un ruolo importante nello simili. Ad esempio, GATA4, TBX5 e NKX2-5, tre fattori di trascri-
sviluppo cardiaco, proprio come influenzano gli adattamenti nel zione mutati in alcuni pazienti con difetti dei setti interatriale e in-
cuore adulto come l’ipertrofia e la dilatazione. Inoltre, specifici terventricolare, sono tutti reciprocamente legati e coregolano l’espres-
micro-RNA assumono un ruolo determinante nello sviluppo car- sione di geni target necessari per il corretto sviluppo del cuore. È
diaco coordinando modalità e livelli di espressione dei fattori di interessante notare che GATA4 e TBX20 sono anche mutati in rare
trascrizione.18 forme di cardiomiopatia a esordio nell’adulto (discusse in seguito),
Molti dei difetti genetici che colpiscono lo sviluppo cardiaco sono indicando che non sono solo importanti per lo sviluppo ma che sono
mutazioni autosomiche dominanti che causano parziale perdita di anche necessari nel preservare la funzione del cuore postnatale.
CAPITOLO 12 Il cuore 529
Non sindromici
NKX2-5 Fattore di trascrizione – DIA, DIV, difetti di conduzione
GATA-4* Fattore di trascrizione – DIA, DIV
TBX20* Fattore di trascrizione – DIA, DIV, anomalie valvolari
Sindromici
TBX5 Fattore di trascrizione Holt-Oram DIA, DIV, difetti di conduzione
TBX1 Fattore di trascrizione DiGeorge Difetti del tratto di efflusso cardiaco
JAG1, NOTCH2 Notch signaling Alagille Stenosi dell’arteria polmonare,
tetralogia di Fallot
Fibrillina Proteina strutturale Marfan Aneurisma aortico
TGFb signaling Anomalie valvolari
*
Associati a cardiomiopatia con esordio in età adulta. DIA, difetto del setto interatriale; DIV difetto del setto interventricolare. (Modificata per gentile con-
cessione da Srivastava D: Making or breaking the heart: from lineage determination to morphogenesis. Cell 126:1037, 2006)
Altre mutazioni monogeniche associate alle cardiopatie congenite momento molto incompleta. La maggior parte dei pazienti non ha
colpiscono le proteine all’interno delle vie di signaling o che hanno fattori identificabili di rischio genetico e anche in quelli che ne han-
ruoli strutturali. Le mutazioni nei geni che codificano per le varie no, la natura e la gravità del difetto sono altamente variabili. Quindi,
componenti della via di Notch, come JAGGED1, NOTCH1 e si ritiene che anche fattori ambientali, isolati o in combinazione con
NOTCH2, sono associate a vari difetti cardiaci congeniti, tra cui la fattori genetici, contribuiscano alle cardiopatie congenite e in alcuni
valvola aortica bicuspide (NOTCH1, discusso in seguito) e la tetralogia casi possano essere la causa primaria. Esempi di esposizioni note
di Fallot (JAGGED1 e NOTCH2).29,30 Come ricorderete dal Capitolo 11, associate a difetti cardiaci includono la rosolia congenita, diabete
le mutazioni della fibrillina sono alla base della sindrome di Marfan, gestazionale ed esposizione a teratogeni (inclusi alcuni farmaci).33
che è associata a difetti valvolari e aneurismi aortici. Sebbene la fibril- C’è anche grande interesse nell’identificazione di fattori nutrizionali
lina sia stata inizialmente descritta come una proteina strutturale, è che possano modificare il rischio. Ad esempio, l’assunzione di com-
anche un importante regolatore negativo del signaling del TGFb e plessi multivitaminici contenenti folato può ridurre il rischio di
l’iperattivazione del signaling di TGFb è, almeno in parte, responsabile difetti cardiaci congeniti.34
delle anomalie cardiovascolari della sindrome di Marfan. Caratteristiche cliniche. Le diverse anomalie strutturali nelle
Un esempio significativo di una piccola lesione cromosomica cardiopatie congenite rientrano principalmente in tre importanti
capace di causare una cardiopatia congenita è la delezione del cro- categorie:
mosoma 22q11.2, che si trova fin nel 50% dei pazienti con sindrome
di DiGeorge. In questa sindrome il quarto arco branchiale e i derivati Malformazioni che causano uno shunt sinistro-destro
della terza e della quarta tasca faringea, che contribuiscono alla Malformazioni che causano uno shunt destro-sinistro
formazione di timo, paratiroidi e cuore, si sviluppano in modo Malformazioni che causano un’ostruzione.
anomalo. Un gene candidato nella regione deleta è TBX1, che codi-
fica per un fattore di trascrizione che regola lo sviluppo dei proge- Uno shunt è una comunicazione anomala tra camere cardiache o
nitori cardiaci nel secondo abbozzo cardiaco. Altre cause genetiche vasi sanguigni. Queste comunicazioni anomale consentono il flusso
rilevanti di cardiopatia congenita includono aneuploidie cromoso- di sangue secondo gradienti pressori dal lato sinistro (sistemico) al
miche, in particolare la sindrome di Turner (monosomia X) e le lato destro (polmonare) della circolazione o viceversa. Quando il
trisomie 13, 18 e 21.31 Infatti, la più comune causa genetica di cardio- sangue dal lato destro della circolazione fluisce direttamente nel lato
patia congenita è la trisomia 21 (sindrome di Down),32 nella quale sinistro (shunt destro-sinistro), si verificano ipossiemia e cianosi (una
circa il 40% dei pazienti ha uno o più difetti cardiaci, più spesso colorazione blu scuro di cute e membrane mucose) a causa della
coinvolgenti le strutture derivanti dai cuscinetti endocardici (ad es. commistione di sangue venoso scarsamente ossigenato con sangue
valvole e setti atrioventricolari). I meccanismi tramite i quali l’aneu- arterioso sistemico (cardiopatia congenita cianogena). Le più impor-
ploidia conduce a difetti cardiaci congeniti restano in gran parte tanti cause congenite di shunt destro-sinistro sono la tetralogia di
sconosciuti, ma probabilmente coinvolgono l’espressione deregolata Fallot, la trasposizione delle grandi arterie, il tronco arterioso
di più geni. persistente, l’atresia della tricuspide e il ritorno venoso anomalo
Oltre a queste associazioni note, anche forme più lievi di varia- polmonare totale. Inoltre, con lo shunt destro-sinistro, emboli pro-
zioni genetiche probabilmente contribuiscono alle cardiopatie con- venienti dalle vene periferiche possono evitare i polmoni ed entrare
genite. Questa affermazione si basa in parte sul riconoscimento del direttamente nella circolazione sistemica (embolia paradossa); in-
fatto che i parenti di primo grado dei pazienti affetti sono a rischio farto e ascesso cerebrale costituiscono potenziali gravi complicanze.
aumentato di difetti cardiaci congeniti rispetto alla popolazione Una cianosi grave e di lunga durata causa anche ippocratismo digitale
generale. Ad esempio, il figlio di un padre con un DIV ha un rischio delle punte delle dita delle mani e dei piedi (denominata osteoartro-
del 2%; se il DIV è presente nella madre, il rischio dei suoi discen- patia ipertrofica) e policitemia.
denti è del 6-10%. Al contrario, lo shunt sinistro-destro (come nel caso del DIA, DIV
Malgrado questi dati genetici, si deve ammettere che la nostra e pervietà del dotto arterioso) aumenta il flusso ematico polmona-
comprensione dei meccanismi che conducono ai difetti cardiaci è al re e non è inizialmente associato a cianosi. Tuttavia, lo shunt
530 CAPITOLO 12 Il cuore
s inistro-destro aumenta sia i volumi del flusso sia la pressione nella provocano restringimenti anomali delle camere, delle valvole o dei
circolazione polmonare, normalmente a bassa pressione e a bassa vasi sanguigni e pertanto sono denominate cardiopatie congenite
resistenza, cosa che può condurre a ipertrofia ventricolare destra e ostruttive. Un’ostruzione completa è denominata atresia. In alcune
aterosclerosi del sistema vascolare polmonare. Le arterie muscolari malattie (ad es. tetralogia di Fallot), un’ostruzione (stenosi polmo-
polmonari (1 mm di diametro) inizialmente rispondono all’au- nare) si associa a uno shunt (destro-sinistro attraverso un DIV).
mento della pressione e del flusso con ipertrofia della media e va- L’emodinamica alterata delle cardiopatie congenite causa in
socostrizione, che mantengono le pressioni capillari polmonari genere dilatazione o ipertrofia cardiaca (o entrambe). Ciononostan-
distali e venose relativamente normali e prevengono l’edema pol- te, alcuni difetti inducono una riduzione del volume e della massa
monare. La vasocostrizione arteriosa polmonare prolungata, tutta- muscolare di una camera cardiaca; questa condizione è definita
via, stimola la proliferazione delle cellule della parete vascolare e il ipoplasia se avviene prima della nascita e atrofia se si sviluppa dopo
conseguente sviluppo di lesioni ostruttive irreversibili dell’intima, la nascita.
analoghe alle alterazioni arteriolari osservate nell’ipertensione
sistemica (Cap. 11). Alla fine, le resistenze vascolari polmonari Shunt Sinistro-Destro
raggiungono i livelli sistemici, producendo un nuovo shunt destro-
sinistro che immette sangue non ossigenato nella circolazione Gli shunt sinistro-destro più comuni includono i DIA, i DIV, il dotto
sistemica (cardiopatia congenita cianogena tardiva, o sindrome di arterioso pervio e i difetti del setto atrioventricolare, illustrati in
Eisenmenger). Figura 12.4.
Una volta che si sviluppa un’ipertensione polmonare irreversibile,
i difetti strutturali della cardiopatia congenita sono considerati Difetti del setto interatriale
irreparabili. Le alterazioni vascolari polmonari secondarie possono
portare alla morte del paziente. Questa è la ragione per cui è neces- Il difetto del setto interatriale (DIA) è un’apertura anomala e stabile
sario un intervento precoce, chirurgico o non chirurgico, in pazienti nel setto interatriale causata dall’incompleta formazione di tessuto
con shunt sinistro-destro. che consente il passaggio di sangue tra gli atri sinistro e destro (da
Alcune anomalie dello sviluppo del cuore (ad es. coartazione non confondere con il forame ovale pervio, si veda oltre). I DIA sono
dell’aorta, stenosi valvolare aortica e stenosi valvolare polmonare) in genere asintomatici fino all’età adulta (Fig. 12.4 A).35
Figura 12.4 Rappresentazione schematica dei difetti congeniti con shunt sinistro-destro. Le frecce indicano la direzione del flusso ematico. A. Difetto
del setto interatriale (DIA). B. Difetto del setto interventricolare (DIV). In caso di DIV lo shunt è da sinistra a destra e la pressione è la stessa in entrambi i
ventricoli. Sono generalmente presenti ipertrofia da sovraccarico pressorio del ventricolo destro e ipertrofia da sovraccarico di volume nel ventricolo sinistro.
C. Pervietà del dotto arterioso (PDA). D. Difetto del setto atrioventricolare (DSAV). E. Ampio DIV con ipertensione polmonare irreversibile. Lo shunt è diretto
da destra a sinistra (inversione dello shunt). Generalmente è presente ipertrofia da sovraccarico di volume e di pressione nel ventricolo destro. La pressione
ventricolare destra è ora sufficiente a produrre uno shunt destro-sinistro. Ao, aorta; AS, atrio sinistro; VS, ventricolo sinistro; TP, tronco polmonare; AD,
atrio destro; VD, ventricolo destro.
CAPITOLO 12 Il cuore 531
Morfologia Il cuore è spesso dilatato e può essere “a forma Caratteristiche cliniche. Anche non trattati, alcuni pazienti con
di scarpa” a causa della marcata ipertrofia ventricolare TF sopravvivono in età adulta (in casistiche di pazienti non trattati
destra, soprattutto nella regione apicale. Il DIV è in genere con questa patologia, il 10% era vivo a 20 anni e il 3% a 40 anni).49
Le conseguenze cliniche dipendono principalmente dalla gravità
CAPITOLO 12 Il cuore 533
della stenosi sottopolmonare, poiché questa determina la direzione p ostnatale, a meno che non esista uno shunt che consenta un ade-
del flusso sanguigno. Se la stenosi sottopolmonare è lieve, l’anomalia guato m escolamento del sangue.
mima un DIV isolato e lo shunt può essere sinistro-destro, senza L’aspetto dei neonati con TGA dipende dal grado di “mescola-
cianosi (la cosiddetta tetralogia rosa). Con l’aumentare della gravi- mento” del sangue, dall’entità dell’ipossia tissutale e dalla capacità
tà dell’ostruzione, aumenta proporzionalmente la resistenza all’ef- del ventricolo destro di sostenere il circolo sistemico. I pazienti con
flusso dal ventricolo destro. Quando le pressioni del lato destro si TGA e un DIV (circa il 35%) possono avere uno shunt stabile. Quelli
avvicinano o superano le pressioni del lato sinistro, si sviluppa shunt che presentano soltanto forame ovale pervio o PDA (circa il 65%),
destro-sinistro, che provoca cianosi (TF classica). Con l’aumentare della tuttavia, hanno shunt instabili che tendono a chiudersi e perciò ri-
gravità della stenosi sottopolmonare, le arterie polmonari d iventano chiedono un immediato intervento per creare un nuovo shunt (come
progressivamente più piccole e a pareti più sottili (ipoplasiche), la settostomia atriale con catetere a palloncino) entro i primi giorni
mentre l’aorta aumenta progressivamente in diametro. Quando il di vita. L’ipertrofia ventricolare destra diventa pronunciata, poiché
bambino cresce e il cuore aumenta di dimensioni, l’orifizio polmo- questa camera funziona come ventricolo sistemico. Contemporane-
nare non si espande proporzionalmente, determinando un progres- amente, il ventricolo sinistro diventa a pareti sottili (atrofico), poiché
sivo peggioramento dell’ostruzione. La maggior parte dei neonati supporta la circolazione polmonare a bassa resistenza. Senza inter-
con tetralogia è cianotica alla nascita o subito dopo. La stenosi sot- vento chirurgico, la maggior parte dei pazienti muore entro i primi
topolmonare, tuttavia, protegge il circolo polmonare dal sovracca- mesi di vita. Tuttavia, come conseguenza dei notevoli miglioramenti
rico pressorio e lo scompenso ventricolare destro è raro, poiché il nelle tecniche di correzione chirurgica avvenute negli ultimi decenni,
ventricolo destro è decompresso dalla deviazione del sangue nel molti soggetti con TGA oggi sopravvivono fino all’età adulta.41
ventricolo sinistro e nell’aorta. La correzione chirurgica completa è
possibile per la tetralogia di Fallot classica, ma è più complicata per Tronco arterioso persistente
i pazienti con atresia polmonare e arterie bronchiali dilatate.
Il tronco arterioso persistente (TAP) origina dalla mancata divisione,
durante lo sviluppo, del tronco arterioso embrionale in aorta e ar-
Trasposizione delle grandi arterie
teria polmonare. Ne deriva un’unica grande arteria che riceve sangue
La trasposizione delle grandi arterie (TGA) provoca discordanza da entrambi i ventricoli e dà origine alle circolazioni sistemica,
ventricoloarteriosa: l’aorta origina dal ventricolo destro e decorre polmonare e coronarica. Poiché c’è un associato DIV con mescola-
anteriormente e alla destra dell’arteria polmonare, che deriva dal mento di sangue dai ventricoli destro e sinistro, il TAP provoca
ventricolo sinistro (Fig. 12.7; si veda anche Fig. 12.5 B). I collega- cianosi sistemica e un aumentato flusso sanguigno polmonare, con
menti AV sono normali (concordanti), con l’atrio destro che si il rischio di ipertensione polmonare irreversibile.
congiunge al ventricolo destro e l’atrio sinistro che si svuota nel
ventricolo sinistro. Il difetto embrionale nella TGA completa è Atresia della tricuspide
costituito dall’anomala formazione dei setti truncali e aortopolmo-
nari. Il risultato è la separazione della circolazione sistemica da L’occlusione completa dell’orifizio della valvola tricuspide è nota
quella polmonare, una condizione incompatibile con la vita come atresia della tricuspide. Deriva embriologicamente dalla ine-
guale divisione del canale AV; quindi, la valvola mitralica è più ampia
del normale, e lo sviluppo del ventricolo destro è quasi sempre in-
sufficiente (ipoplasia). La circolazione è mantenuta in una certa
misura da uno shunt destro-sinistro attraverso una comunicazione
interatriale (DIA o forame ovale pervio) e un DIV, che permette la
comunicazione tra il ventricolo sinistro e l’arteria polmonare che
origina dal ventricolo destro ipoplasico. La cianosi è presente pra-
ticamente dalla nascita e vi è un’alta mortalità nelle prime settimane
o mesi di vita.
Anomalie Congenite Ostruttive La situazione è diversa nel caso della coartazione aortica senza un
PDA, a meno che non sia molto grave. La maggior parte dei bambini
Un’ostruzione congenita al flusso sanguigno può avvenire a livello è asintomatica e la malattia può passare inosservata fino all’età adul
delle valvole cardiache o all’interno di un grande vaso.42 Esempi ta. Classicamente si osservano ipertensione negli arti superiori, polsi
relativamente comuni includono la stenosi o l’atresia delle valvole deboli e ipotensione negli arti inferiori, associati a manifestazioni
aortica e polmonare e la coartazione dell’aorta. L’ostruzione può di insufficienza arteriosa (ad es. claudicatio e senso di freddo). Ca-
anche avvenire all’interno di una camera, come con la stenosi sot- ratteristica particolare negli adulti è lo sviluppo del circolo collaterale
topolmonare della TF. tra rami arteriosi a monte della coartazione e arterie a valle della
coartazione, tramite le arterie intercostali e mammarie interne di-
latate, che provocano erosioni visibili radiologicamente (“incisure”)
Coartazione aortica
delle superfici inferiori delle coste.
Fra le più comuni malformazioni strutturali, la coartazione (restrin- In presenza di coartazioni significative, si riscontrano soffi olosi-
gimento, costrizione) aortica è una delle forme più frequenti. I stolici, talvolta fremito e cardiomegalia dovuta all’ipertrofia ventri-
maschi sono colpiti con un’incidenza doppia rispetto alle femmine, colare sinistra da sovraccarico di pressione. Nella coartazione aortica
sebbene le femmine con la sindrome di Turner abbiano frequente- non complicata, la resezione chirurgica e l’anastomosi termino-
mente una coartazione aortica (Cap. 5). Sono state descritte due terminale o la sostituzione del segmento aortico affetto con un in-
forme classiche: (1) una forma “infantile” caratterizzata da un’ipo- nesto protesico forniscono eccellenti risultati.
plasia tubulare dell’arco aortico prossimale a un dotto arterioso
pervio, che è spesso sintomatico nella prima infanzia e (2) una forma Stenosi e atresia polmonare
“adulta” in cui vi è un discreto strozzamento eccentrico dell’aorta,
proprio di fronte al dotto arterioso chiuso (legamento arterioso), Questa malformazione relativamente frequente è costituita da
distalmente ai vasi dell’arco aortico (Fig. 12.8). La protrusione nel un’ostruzione a livello della valvola polmonare che può essere da
lume aortico è di entità variabile, a volte lasciando solo un piccolo lieve a grave; la lesione può essere isolata o parte di malformazioni
canale, altre volte producendo solo un minimo restringimento. più complesse, come la tetralogia di Fallot o la trasposizione delle
Sebbene la coartazione aortica si possa verificare come un difetto grandi arterie. Spesso si sviluppa ipertrofia ventricolare destra e
isolato, nel 50% dei casi si accompagna a una valvola aortica bicu- talvolta c’è dilatazione poststenotica dell’arteria polmonare dovuta
spide e può anche essere associata a stenosi aortica congenita, DIA, ai vortici del flusso ematico che fuoriescono “a getto” dalla sede
DIV, insufficienza mitralica o aneurismi a bacca del poligono di dell’ostruzione. Se coesiste una stenosi sottopolmonare (come nella
Willis. tetralogia di Fallot), l’elevata pressione ventricolare non viene tra-
Le manifestazioni cliniche dipendono quasi interamente dalla smessa alla valvola e il tronco polmonare non è dilatato e può anzi
gravità del restringimento e dalla pervietà del dotto arterioso. La essere ipoplasico. Quando la valvola è completamente atresica, non
coartazione aortica con un PDA generalmente produce manifesta- c’è comunicazione tra il ventricolo destro e i polmoni. In questi casi
zioni cliniche nelle prime settimane di vita; infatti, può provocare l’anomalia è associata a un ventricolo destro ipoplasico e a un DIA;
segni e sintomi subito dopo la nascita. Molti neonati con questa il sangue raggiunge i polmoni attraverso un dotto arterioso pervio.
anomalia non sopravvivono al periodo neonatale senza un inter- La stenosi lieve può essere asintomatica e compatibile con una lun-
vento chirurgico o percutaneo. In tali casi, il passaggio di sangue ga sopravvivenza, mentre i casi sintomatici richiedono correzione
non ossigenato attraverso il dotto arterioso provoca cianosi localiz- chirurgica.
zata alla metà inferiore del corpo.
Stenosi e atresia aortica
Il restringimento e l’ostruzione congeniti della valvola aortica pos-
sono verificarsi a livello di tre sedi: valvolare, sottovalvolare e sopra-
valvolare. Nella stenosi aortica valvolare, le cuspidi possono essere
ipoplasiche (piccole), displastiche (ispessite, nodulari) o anomale
nel numero (in genere acommissurale o unicommissurale). Nella
stenosi o atresia aortica congenita grave, l’ostruzione del tratto di
efflusso ventricolare sinistro conduce a iposviluppo (ipoplasia) del
ventricolo sinistro e dell’aorta ascendente, talvolta accompagnati da
densa fibroelastosi endocardica ventricolare sinistra “a porcellana”.
Il dotto arterioso deve essere pervio per permettere al flusso ematico
di arrivare all’aorta e alle arterie coronarie. Questa costellazione di
reperti, denominata sindrome del cuore sinistro ipoplasico, è quasi
sempre fatale nella prima settimana di vita, quando il dotto si chiude,
a meno che non vengano effettuate procedure palliative. Gradi meno
gravi di stenosi aortica congenita possono essere compatibili con
una lunga sopravvivenza. La stenosi aortica congenita è una lesione
isolata nell’80% dei casi.
Figura 12.8 Rappresentazione schematica raffigurante la coartazione La stenosi subaortica è causata da un ispessimento anulare (forma
dell’aorta con e senza dotto arterioso pervio (PDA). Ao, aorta; AS, atrio si-
nistro; VS, ventricolo sinistro; TP, tronco polmonare; AD, atrio destro; VD, circoscritta) o a collare (forma a tunnel) di tessuto fibroso endocar-
ventricolo destro; PDA, dotto arterioso pervio. (Per gentile concessione di dico denso al di sotto delle cuspidi valvolari. La stenosi aortica so-
William D. Edwards, M.D., Mayo Clinic, Rochester, MN) pravalvolare rappresenta una forma ereditaria di displasia aortica,
CAPITOLO 12 Il cuore 535
nella quale la parete dell’aorta ascendente è notevolmente ispessita, d isponibilità di sangue od ossigeno dovuta a shock, o dall’ipossiemia.
provocando il restringimento del lume. In alcuni casi è correlata a Alcune condizioni hanno diversi effetti dannosi; ad esempio, la ta-
una patologia dello sviluppo che interessa più organi, causata da chicardia aumenta la richiesta di ossigeno (a causa del numero
delezioni a livello del cromosoma 7, che includono il gene per l’ela- maggiore di contrazioni per unità di tempo) e contemporaneamente
stina. Altre caratteristiche della sindrome includono ipercalcemia, ne diminuisce l’apporto (riducendo il relativo tempo speso in dia-
anomalie cognitive e caratteristiche anomalie al volto (sindrome di stole, quando avviene la perfusione cardiaca).
Williams-Beuren).43 Le mutazioni nel gene dell’elastina probabil- Epidemiologia. L’IHD nelle sue varie forme è la prima causa di
mente causano la stenosi aortica sopravalvolare interrompendo le morte per maschi e femmine negli Stati Uniti e nelle altre nazioni
interazioni elastina-cellula muscolare liscia durante la morfogenesi industrializzate. Ogni anno, quasi 500.000 americani muoiono
arteriosa. di IHD. Per quanto queste cifre possano sembrare inquietanti, esse
La stenosi subaortica è in genere associata a un soffio sistolico rappresentano un miglioramento rispetto a quelle di 20-30 anni fa.
pronunciato e talvolta a un fremito. Un’ipertrofia da sovraccarico Da un picco nel 1963, il tasso di mortalità globale per IHD è sceso
pressorio del ventricolo sinistro si sviluppa come conseguenza negli Stati Uniti di circa il 50%. Questo notevole miglioramento è
dell’ostruzione al flusso sanguigno, ma le stenosi congenite sono ben dovuto principalmente a (1) prevenzione, ottenuta mediante la mo-
tollerate a meno che non siano molto gravi. Le stenosi lievi possono dificazione di importanti fattori di rischio, come fumo di sigaretta,
essere gestite conservativamente con profilassi antibiotica (per pre- ipercolesterolemia e ipertensione e (2) progressi diagnostici e tera-
venire l’endocardite) ed evitando intensa attività fisica. Tuttavia, a peutici, che consentono trattamenti più precoci, più efficaci e più
causa dell’ipertrofia ventricolare sinistra esiste sempre la minaccia sicuri. Questi ultimi includono nuovi farmaci, unità coronariche,
di morte improvvisa da sforzo. trombolisi per IM, angioplastica coronarica percutanea translumi-
nale, stent endovascolari, rivascolarizzazione miocardica chirurgica
o bypass coronarico (Coronary Artery Bypass Graft, CABG) e un
Cardiopatia ischemica migliore controllo dello scompenso cardiaco e delle aritmie. Un’ul-
teriore riduzione del rischio può essere potenzialmente ottenuta
La cardiopatia ischemica (Ischemic Heart Disease, IHD) è la prima mediante il mantenimento di normali livelli di glicemia nei pazienti
causa di morte al mondo sia per gli uomini sia per le donne (in totale diabetici, il controllo dell’obesità e l’antiaggregazione piastrinica
7 milioni all’anno). Cardiopatia ischemica è il termine generico per profilattica degli uomini di mezza età con l’acido acetilsalicilico.
un gruppo di sindromi fisiopatologicamente collegate che derivano Tuttavia, continuare questo incoraggiante trend nel 21° secolo sarà
da un’ischemia miocardica, cioè da uno squilibrio tra l’apporto impegnativo, in vista dell’atteso raddoppio del numero di persone
(perfusione) e la richiesta cardiaca di sangue ossigenato. L’ischemia con più di 65 anni di età dal 2050 e dell’aumentata longevità dei
comporta non soltanto un’insufficienza di ossigeno, ma riduce anche “baby boomer”, della “epidemia di obesità” e di altri fattori. È inte-
la disponibilità di nutrienti e la rimozione di metaboliti (Cap. 1). Per ressante notare che i determinanti genetici dell’aterosclerosi coro-
questa ragione, l’ischemia è generalmente meno tollerata dal cuore narica e dell’IHD possono non essere gli stessi, dato che l’IM avviene
rispetto all’ipossia pura, come si osserva nei casi di anemia grave, soltanto in una piccola parte dei soggetti con coronaropatia.
cardiopatia cianogena o malattia polmonare avanzata. Ad esempio, il rischio di IM senza aterosclerosi coronarica è
In più del 90% dei casi, la causa dell’ischemia miocardica è una associato a varianti genetiche che modificano il metabolismo del
riduzione del flusso ematico coronarico dovuta a lesioni aterosclero- leucotriene B4.44
tiche ostruttive nelle arterie coronarie. Quindi, l’IHD è spesso deno- Patogenesi. La causa dominante delle sindromi dell’IHD è la ri-
minata coronaropatia (Coronary Artery Disease, CAD) o cardiopatia dotta perfusione coronarica rispetto alle richieste miocardiche, dovuta
coronarica. Nella maggior parte dei casi vi è un lungo periodo (anche al restringimento aterosclerotico cronico, progressivo delle arterie co-
decenni) di progressione lenta e silente delle lesioni coronariche ronarie epicardiche e al variabile grado delle superimposte modifica-
prima della comparsa dei sintomi. Quindi, le sindromi dell’IHD zioni acute della placca, trombosi e vasospasmo. I singoli elementi e
sono solo le manifestazioni tardive di un’aterosclerosi coronarica le loro interazioni sono trattati in seguito.
che probabilmente inizia durante l’infanzia o nell’adolescenza Aterosclerosi cronica. Più del 90% dei pazienti con IHD pre-
(Cap. 11). senta aterosclerosi di una o più arterie coronarie epicardiche. Le
L’IHD si manifesta solitamente con una o più delle seguenti manifestazioni cliniche dell’aterosclerosi coronarica sono general-
sindromi cliniche: mente dovute al progressivo restringimento del lume che conduce
alla stenosi (ostruzioni “fisse”) o alla rottura acuta della placca con
Infarto miocardico (IM), la più importante forma di IHD, nella trombosi, che compromette il flusso ematico. È generalmente ne-
quale l’ischemia causa la morte del muscolo cardiaco. cessaria una lesione fissa che ostruisca almeno il 75% del lume per
Angina pectoris, nella quale l’ischemia è di gravità insufficiente a causare ischemia sintomatica da sforzo (più spesso si manifesta come
causare infarto, ma può essere segno precursore di IM. dolore toracico, noto come angina); con questo grado di stenosi, la
IHD cronica con scompenso cardiaco. vasodilatazione arteriosa coronarica compensatoria non è più suf-
Morte cardiaca improvvisa. ficiente a fronteggiare anche modesti aumenti della richiesta mio-
cardica. Una stenosi del 90% del lume può causare un inadeguato
Oltre all’aterosclerosi coronarica, l’ischemia miocardica può es- flusso ematico coronarico anche a riposo. L’ischemia miocardica
sere causata da emboli coronarici, ostruzione di piccoli vasi sangui- progressiva indotta da occlusioni che si sviluppano lentamente può
gni miocardici e riduzione della pressione sanguigna sistemica (ad stimolare nel tempo la formazione di vasi collaterali, che possono
es. shock). Inoltre, nel quadro dell’ostruzione arteriosa coronarica, proteggere dall’ischemia e dall’infarto miocardici e mitigare gli effetti
l’ischemia può essere aggravata da un aumento nella richiesta ener- di stenosi anche di grado elevato.45
getica cardiaca (come avviene per l’ipertrofia miocardica o per un Sebbene possa essere interessato solo un singolo ramo coronarico
aumento della frequenza cardiaca [tachicardia]), dalla ridotta epicardico principale, sono spesso colpiti da aterosclerosi due o tutti
536 CAPITOLO 12 Il cuore
Angina Pectoris
L’angina stabile, la forma più comune, è anche denominata angina
L’angina pectoris (letteralmente, dolore toracico) è caratterizzata da pectoris classica. È causata da uno squilibrio tra perfusione coronarica
attacchi parossistici e solitamente recidivanti di dolore toracico retro- (dovuto all’aterosclerosi coronarica stenosante cronica) e richiesta
sternale o precordiale (variamente descritto come costrittivo, oppres- miocardica, come quello prodotto dall’attività fisica, dall’eccitamento
sivo, soffocante o trafittivo) causati da ischemia miocardica transitoria emotivo o da altri fattori che possono causare un aumentato carico di
(da 15 secondi a 15 minuti) che dura troppo poco per causare necrosi lavoro cardiaco. L’angina pectoris classica viene alleviata dal riposo
dei miociti. I tre modelli sovrapposti di angina pectoris – (1) angina (che riduce la richiesta miocardica di ossigeno) o dalla sommini-
stabile,tipica o classica, (2) angina variante o di Prinzmetal e (3) angina strazione di nitroglicerina, un potente vasodilatatore (che aumenta
instabile o ingravescente – sono causati da varie combinazioni di la perfusione miocardica).
aumento della richiesta miocardica, ridotta perfusione miocardica e L’angina variante o di Prinzmetal è una rara forma di ischemia
coronaropatia. Inoltre, bisogna tenere presente che non tutti gli eventi miocardica episodica causata da spasmo delle arterie coronarie. Seb-
ischemici sono percepiti dai pazienti (ischemia silente).48 bene i soggetti con questa forma di angina possano comunque avere
CAPITOLO 12 Il cuore 537
una significativa aterosclerosi coronarica, gli attacchi anginosi non post-trombolisi. L’angiografia coronarica eseguita entro 4 ore
sono correlati all’attività fisica, alla frequenza cardiaca o alla pres- dall’esordio clinico di un IM mostra una trombosi coronarica in
sione arteriosa. L’angina di Prinzmetal generalmente risponde pron- quasi il 90% dei casi. Tuttavia, se l’angiografia è eseguita tra le 12 e
tamente al trattamento con vasodilatatori, come la nitroglicerina e le 24 ore dopo l’esordio clinico, si osserva occlusione soltanto in
i calcio antagonisti. circa il 60% dei casi, indicando che alcune occlusioni si risolvono
L’angina instabile o ingravescente si riferisce a un tipo di dolore che per fibrinolisi, cessazione dello spasmo o per entrambi.
si presenta con frequenza progressivamente crescente, spesso di durata Nel 10% dei casi, l’IM transmurale non è associato a trombosi
prolungata, scatenato da livelli progressivamente più bassi di attività della placca aterosclerotica. In questo caso, meccanismi che posso-
fisica e che può manifestarsi anche a riposo. Nella maggior parte dei no essere responsabili del ridotto flusso ematico coronarico
pazienti, l’angina instabile è causata dalla rottura di una placca includono:
aterosclerotica con sovrapposta trombosi (murale) parziale e pro-
babilmente embolizzazione o vasospasmo (o entrambi). L’angina Vasospasmo con o senza aterosclerosi coronarica, forse in associa-
instabile può rappresentare il prodromo di un successivo IM acuto; zione ad aggregazione piastrinica o dovuto all’abuso di cocaina.
infatti, questa sindrome è talvolta definita angina preinfartuale. Emboli dall’atrio sinistro in associazione a fibrillazione atriale,
trombo murale sinistro, vegetazioni dovute a endocardite infet-
tiva, materiale protesico oppure emboli paradossi dal lato destro
Infarto Miocardico
del cuore o dalle vene periferiche che attraversano un forame
L’infarto miocardico (IM), detto anche “attacco cardiaco”, è la morte ovale pervio fino a occludere le arterie coronarie.
del muscolo cardiaco causata da ischemia grave prolungata. È di gran Ischemia senza riscontrabili aterosclerosi e trombosi coronariche,
lunga la più importante forma di IHD. Ogni anno, circa 1,5 milioni che può essere causata da malattie dei piccoli vasi coronarici
di persone negli Stati Uniti vengono colpiti da un IM. intramurali, come vasculiti, anomalie ematologiche come l’ane-
Incidenza e fattori di rischio. Un IM può verificarsi teoricamen- mia falciforme, deposizione di amiloide nelle pareti vascolari e
te in qualsiasi fascia di età, ma la sua frequenza aumenta progressi- dissezione vascolare; estrema riduzione della pressione sanguigna
vamente con gli anni e quando sono presenti fattori predisponenti sistemica (shock); o inadeguata “protezione” miocardica durante
all’aterosclerosi. Circa il 10% degli infarti del miocardio insorge interventi di chirurgia cardiaca.
in pazienti con età inferiore ai 40 anni e il 45% in persone sotto i
65 anni. Sono colpiti in uguale misura individui di razza bianca e Risposta miocardica. L’ostruzione arteriosa coronarica compro-
nera. Durante tutto il corso della vita, gli uomini hanno un rischio mette l’apporto ematico a una regione del miocardio (Fig. 12.10),
significativamente maggiore rispetto alle donne.49 Infatti, fatta ec- causando ischemia, disfunzione miocardica e, potenzialmente, morte
cezione per quelle con fattori predisponenti all’aterosclerosi, le delle cellule muscolari cardiache. La regione anatomica irrorata da
donne sono protette dall’IM e da altre cardiopatie durante l’età
fertile. Tuttavia, il calo degli estrogeni con la menopausa può asso-
ciarsi al rapido sviluppo di patologie coronariche e la IHD è la più
frequente causa di morte nelle donne anziane. Al momento non si
ritiene che una terapia ormonale sostitutiva postmenopausale pro-
tegga da aterosclerosi e IHD (Cap. 11).50
Patogenesi. Consideriamo ora le basi e le conseguenze dell’ische-
mia miocardica.
Occlusione arteriosa coronarica. In un tipico caso di IM, la se-
quenza degli eventi può essere così riassunta (per ulteriori dettagli,
si veda Cap. 11):
Figura 12.11 Sequenza temporale dei reperti biochimici iniziali e progressione della necrosi dopo l’esordio di un’ischemia miocardica grave. A. Le al-
terazioni iniziali includono la perdita di adenosina trifosfato (ATP) e l’accumulo di acido lattico. B. Per circa 30 minuti dopo l’esordio persino dell’ischemia
più grave, il danno miocardico è potenzialmente reversibile. In seguito, insorge una progressiva perdita di vitalità che diviene completa nel giro di 6-12 ore.
I benefici della riperfusione sono maggiori quando questa è precoce e si riducono progressivamente quando la riperfusione viene ritardata. (Modificata,
per gentile concessione, da Antman E: Acute myocardial infarction. In Braunwald E et al. (eds): Heart Disease: A Textbook of Cardiovascular Medicine, 6th
ed. Philadelphia, WB Saunders, 2001, pp. 1114-1231)
quella arteria è detta area a rischio. L’esito dipende prevalentemente dal- scopo del quale è ristabilire la perfusione e salvare quanto più miocar-
la gravità e dalla durata della perdita di flusso ematico (Fig. 12.11). dio “a rischio” possibile.
L’iniziale conseguenza biochimica dell’ischemia miocardica è L’evoluzione della necrosi ischemica nel miocardio è riepilogata
l’arresto del metabolismo aerobico che causa in pochi secondi ina- nella Figura 12.12. L’ischemia è più pronunciata nella regione suben-
deguata produzione di fosfati ad alta energia (ad es. creatin-fosfato docardica; quindi, il danno irreversibile dei cardiomiociti ischemici
e adenosina trifosfato) e accumulo di metaboliti potenzialmente insorge a partire dalla zona subendocardica. In caso di estesa ische-
dannosi (come l’acido lattico) (Fig. 12.11 A). A causa della notevole mia, la necrosi si propaga nel miocardio ischemico come un’onda,
dipendenza della funzione miocardica dall’ossigeno, l’ischemia coinvolgendo progressivamente un fronte e uno spessore della parete
grave induce perdita di contrattilità nell’arco di 60 secondi. Questa miocardica sempre più ampi. L’esatta localizzazione, le dimensioni,
può comportare un’insufficienza cardiaca acuta ancora prima che le caratteristiche morfologiche di un IM acuto dipendono da:
sopraggiunga la necrosi miocardica. Come descritto nel Capitolo 1,
anche le alterazioni ultrastrutturali (compresi rilassamento Localizzazione, gravità e velocità di sviluppo delle ostruzioni
miofibrillare, deplezione di glicogeno, rigonfiamento cellulare e coronariche dovute all’aterosclerosi e alla trombosi.
mitocondriale) si sviluppano entro pochi minuti dall’esordio Estensione del territorio di distribuzione dei vasi ostruiti.
dell’ischemia. Ciononostante, queste alterazioni iniziali sono poten- Durata dell’occlusione.
zialmente reversibili. Come dimostrato sia sperimentalmente sia in Esigenze metaboliche o di ossigeno del miocardio a rischio.
studi clinici, soltanto un’ischemia severa della durata di almeno Entità della circolazione collaterale.
20-30 minuti conduce a un danno irreversibile (necrosi) dei cardio- Presenza, sede e gravità del vasospasmo coronarico.
miociti. L’evidenza ultrastrutturale di danno miocitario irreversibile Altri fattori, quali alterazioni della frequenza cardiaca, ritmo
(difetti strutturali primari nella membrana sarcoplasmatica) insorge cardiaco e ossigenazione sanguigna.
soltanto dopo un’ischemia miocardica grave e protratta (come avviene
con flusso ematico pari o minore al 10% dei valori normali).
Una caratteristica chiave delle fasi iniziali della necrosi miocitaria Tabella 12.4 Momento approssimativo di insorgenza
è la perdita dell’integrità della membrana sarcoplasmatica, che con- di eventi chiave nei cardiomiociti ischemici
sente alle macromolecole intracellulari di fuoriuscire dalle cellule
Caratteristica Tempo
nell’interstizio cardiaco e quindi nel circolo microvascolare e linfa-
tico nella regione infartuata. Esami di laboratorio che misurano i Inizia la deplezione di ATP Secondi
livelli di proteine miocardiche nel sangue sono importanti per la
diagnosi e la gestione clinica dell’IM (si veda oltre). All’ischemia Perdita della contrattilità 2 min
prolungata segue un danno del microcircolo. La progressione tem-
Diminuzione dell’ATP
porale di questi eventi è riepilogata nella Tabella 12.4. fino al 50% del normale 10 min
Nella maggior parte dei casi di IM acuto, un danno permanente fino al 10% del normale 40 min
del cuore si verifica quando la perfusione del miocardio è marcata-
mente ridotta per un periodo prolungato (solitamente almeno 2-4 ore), Danno cellulare irreversibile 20-40 min
(Fig. 12.11 B). Questa latenza nell’insorgenza del danno miocardico
Danno microvascolare 1 ora
permanente è alla base della necessità di una rapida diagnosi dell’IM
acuto – al fine di permettere un intervento precoce sulle coronarie, ATP, adenosina trifosfato.
CAPITOLO 12 Il cuore 539
Figura 12.12 Progressione della necrosi miocardica dopo occlusione arteriosa coronarica. La necrosi inizia in una piccola zona del miocardio al di sotto della
superficie endocardica nel centro della zona ischemica. L’area che dipende dal vaso occluso per la perfusione è il miocardio “a rischio” (ombreggiato). Si noti che
una zona molto ristretta di miocardio, immediatamente sotto l’endocardio, è risparmiata dalla necrosi, poiché può essere ossigenata per d iffusione dal ventricolo.
La necrosi è in genere completa entro 6 ore dall’esordio di una della coronaria destra (così come della coronaria sinistra) può dan-
grave ischemia miocardica. Tuttavia, nei casi in cui il circolo arterioso neggiare il ventricolo sinistro. Le arterie coronarie destra e sinistra
coronarico collaterale, stimolato dall’ischemia cronica, è ben svilup- funzionano come arterie terminali, sebbene anatomicamente nella
pato e perciò più efficace, la progressione della necrosi può seguire maggior parte dei casi il cuore abbia numerose anastomosi interco-
un decorso più prolungato, che può anche superare le 12 ore. ronariche (il cosiddetto circolo collaterale). Nel cuore normale, poco
La conoscenza delle aree di miocardio perfuse dalle tre principali sangue fluisce nella circolazione collaterale. Tuttavia, quando un’ar-
arterie coronarie aiuta a collegare i siti di ostruzione vascolare con teria è stenotica, il sangue scorre attraverso i vasi collaterali dal si-
le regioni interessate dall’infarto. Generalmente, il ramo discendente stema ad alta pressione a quello a bassa pressione, inducendone la
anteriore sinistro dell’arteria coronaria sinistra (RDA o ramo inter- dilatazione. Quindi, la progressiva dilatazione dei vasi collaterali,
ventricolare anteriore, IVA) irrora la maggior parte dell’apice stimolata dall’ischemia, può svolgere un ruolo importante nel ga-
cardiaco (estremità distale dei ventricoli), la parete anteriore del rantire un flusso ematico ad aree di miocardio altrimenti prive di
ventricolo sinistro e i due terzi anteriori del setto interventricolare. adeguata perfusione.
Per convenzione, l’arteria coronaria (l’arteria coronaria destra [CD] Infarto transmurale verso infarto subendocardico. La distribu-
o l’arteria circonflessa sinistra [CS]) che perfonde il terzo posteriore zione della necrosi nell’infarto miocardico dipende dalla sede e dalla
del setto è detta “dominante” (anche se RDA e CS insieme perfon- causa della ridotta perfusione (si veda Fig. 12.13). La maggior parte
dono la maggior parte del miocardio ventricolare sinistro). In una degli infarti miocardici è transmurale, cioè la necrosi ischemica in-
circolazione a dominanza destra, presente in circa i quattro quinti teressa l’intero o quasi tutto lo spessore della parete ventricolare, nel
delle persone, la CS generalmente irrora soltanto la parete laterale del territorio di irrorazione di una singola arteria coronaria. Questo tipo
ventricolo sinistro e la CD rifornisce l’intera parete libera ventrico- di infarto è in genere dovuto a una combinazione di aterosclerosi
lare destra, la parete posterobasale del ventricolo sinistro e il terzo coronarica cronica, modificazione acuta di una placca e sovrapposi-
posteriore del setto interventricolare. Pertanto, anche un’occlusione zione trombotica (come discusso in precedenza). Al contrario, un
540 CAPITOLO 12 Il cuore
danno reversibile
danno irreversibile
½-4 ore Nulla Normalmente nulla; fibre variamente Rottura del sarcolemma;
ondulate ai bordi addensamenti anomali nei
mitocondri
4-12 ore Marmorizzazione scura Necrosi coagulativa iniziale; edema;
(occasionale) emorragia
12-24 ore Marmorizzazione scura Necrosi coagulativa in aumento; picnosi
dei nuclei; ipereosinofilia miocitaria;
necrosi periferica con bande di
contrazione; infiltrato neutrofilo iniziale
1-3 giorni Marmorizzazione con area centrale Necrosi coagulativa, con perdita di nuclei
giallo-brunastra e strie trasversali; denso infiltrato
interstiziale di neutrofili
3-7 giorni Bordi iperemici; rammollimento Iniziale disintegrazione delle miofibre
centrale giallo-bruno morte, con neutrofili che muoiono;
iniziale fagocitosi macrofagica delle
cellule necrotiche ai bordi dell’infarto
7-10 giorni Massima estensione dell’area Fagocitosi in stadio avanzato delle cellule
giallo-bruna e molle con bordi morte; iniziale formazione di tessuto di
depressi rosso-bruni granulazione fibrovascolare ai margini
10-14 giorni Bordi dell’infarto depressi Tessuto di granulazione ben sviluppato con
e rosso-grigiastri nuovi vasi e deposizione di collagene
2-8 settimane Cicatrice grigio-biancastra, Aumento della deposizione di collagene
che progredisce dalla periferia con riduzione della cellularità
verso il centro dell’infarto
2 mesi Cicatrizzazione completa Cicatrice densa collagena
CAPITOLO 12 Il cuore 541
Figura 12.13 Distribuzione della necrosi ischemica miocardica correlata alla localizzazione e alla natura della ridotta perfusione. A sinistra, le posizioni
degli infarti acuti transmurali che risultano dalle occlusioni delle arterie coronarie maggiori; dall’alto in basso, arterie discendente anteriore sinistra, circon-
flessa sinistra e coronaria destra. A destra, i tipi di infarto che risultano da un’occlusione parziale o transitoria, ipotensione globale od occlusioni dei piccoli
vasi intramurali.
il tronco principale dell’arteria coronaria sinistra, i rami se- iventa di colore giallastro e consistenza molle. Da 10 giorni
d
condari dell’arteria coronaria discendente anteriore sinistra o a 2 s ettimane, è circondato da una zona iperemica di
i rami marginali dell’arteria coronaria circonflessa sinistra. tessuto di granulazione riccamente vascolarizzato. Nelle
L’aspetto macroscopico e microscopico di un infarto dipende
dalla durata della sopravvivenza del paziente dopo l’infar-
to. Le aree danneggiate vanno incontro a una progressiva
sequenza di alterazioni morfologiche che iniziano con la tipica
necrosi ischemica coagulativa (il meccanismo prevalente
di morte cellulare nell’IM, sebbene possa anche verificarsi
apoptosi), seguita da infiammazione e processi riparativi, del
tutto analoghi a quelli che si verificano in seguito a danno in
altri tessuti
È difficile riconoscere un IM nelle sue iniziali fasi evolutive,
quando la morte del paziente è avvenuta entro poche ore
dell’esordio dei sintomi. Nelle prime 12 ore gli infarti non
sono solitamente riconoscibili all’esame macroscopico. Se
il paziente è morto almeno 2-3 ore dopo l’infarto, tuttavia, è
possibile evidenziare l’area di necrosi incubando sezioni di
tessuto miocardico in una soluzione di cloruro di trifenilte-
trazolio. Questa colorazione istochimica conferisce un colore
rosso mattone al miocardio integro, non infartuato, dove
l’attività deidrogenasica (ad es. lattico-deidrogenasi) è pre-
servata. Poiché le deidrogenasi diffondono attraverso le
membrane danneggiate delle cellule morte, un infarto appare Figura 12.14 Infarto miocardico acuto, prevalentemente della porzione
come una zona pallida non colorata (Fig. 12.14). Dalla posterolaterale del ventricolo sinistro, evidenziato istochimicamente dall’as-
12a alla 24a ora, un infarto è riconoscibile macroscopicamente senza di colorazione con cloruro di trifeniltetrazolio (CTT) nelle aree di ne-
in sezioni trasversali del cuore come un’area di colorito crosi (freccia). Il difetto di colorazione è dovuto alla perdita di enzimi in
seguito alla morte cellulare. Si noti l’emorragia del miocardio, a uno dei
r osso-bluastro causata dal ristagno ematico. Successi margini dell’infarto, associata a rottura cardiaca e una cicatrice anteriore
vamente, l’infarto assume caratteristiche meglio definite e (punta di freccia), indicativa di un vecchio infarto. Il campione è orientato
con la parete posteriore in alto.
542 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.15 Caratteristiche microscopiche dell’infarto miocardico e del relativo processo di riparazione. A. Infarto vecchio di un giorno, che mostra
necrosi coagulativa e fibre cardiache di aspetto ondulato (allungate e strette, se confrontate con i cardiomiociti normali adiacenti a destra). Negli ampi spazi
tra le fibre morte, si osservano sparsi neutrofili in mezzo al liquido che costituisce l’edema. B. Denso infiltrato leucocitario, costituito da polimorfonucleati,
in un’area di infarto miocardico acuto vecchio di 3-4 giorni. C. Rimozione quasi completa dei miociti necrotici attraverso la fagocitosi (all’incirca tra il 7° e il
10° giorno). D. Tessuto di granulazione caratterizzato da collagene lasso e numerosi capillari. E. Infarto miocardico guarito con sostituzione delle fibre
necrotiche con una cicatrice di collagene denso. Sono presenti alcune cellule muscolari cardiache residue.
s uccessive settimane l’area danneggiata evolve in una cica- evidente tra la 1ª e la 2ª settimana), a sua volta sostituito da
trice fibrosa. tessuto fibroso con il progredire del processo riparativo.
Le alterazioni istopatologiche procedono in una sequenza Nella maggior parte dei casi, la cicatrizzazione è in fase avan-
analoga, abbastanza prevedibile (illustrata in Fig. 12.15). Le zata alla fine della 6ª settimana, ma il consolidamento della
tipiche alterazioni della necrosi coagulativa diventano rile- cicatrice dipende dalle dimensioni della lesione originaria.
vabili al microscopio nelle prime 6-12 ore. Ai margini dell’area Poiché il processo riparativo richiede la partecipazione di
infartuata possono essere presenti “fibrocellule ondulate”; cellule infiammatorie che migrano nella regione danneggiata
queste alterazioni sono verosimilmente la conseguenza dai vasi sani, che spesso si trovano solo ai margini della le-
dell’effetto che i cardiomiociti ancora vitali hanno sulle vicine sione, la zona infartuata viene riparata in senso centripeto.
fibrocellule muscolari cardiache morte, non più capaci di Per questo motivo un infarto esteso può non cicatrizzarsi così
contrarsi; i cardiomiociti ancora vitali “stirerebbero” quelli facilmente come uno di piccole dimensioni. I segni di risolu-
morti rendendoli così ondulati. Un ulteriore segno di altera- zione possono apparire non uniformi e comunque sono più
zione ischemica subletale ma potenzialmente reversibile può avanzati in periferia. Una volta guarita, la lesione non è più
riscontrarsi ai margini dell’infarto: la cosiddetta degenera- databile (cioè un infarto di 8 settimane e uno di 10 anni pre-
zione vacuolare o miocitolisi, che si manifesta come ampi sentano entrambi una densa cicatrice fibrosa, sostanzialmen-
spazi vacuolari, probabilmente contenenti acqua, all’interno te identica).
delle cellule. Il muscolo necrotico induce infiammazione Gli infarti possono estendersi oltre i loro limiti originari
acuta (più marcata tra il 1° e il 3° giorno dopo l’infarto). nell’arco di giorni o settimane mediante ripetuti episodi di
Successivamente, i macrofagi rimuovono i cardiomiociti necrosi nelle regioni adiacenti quella inizialmente colpita
necrotici (prevalentemente tra il 3° e il 10° giorno) e la zona (estensione). In tali casi la guarigione è più avanzata nella zo-
danneggiata viene progressivamente sostituita da tessuto di na centrale rispetto alla periferia dell’infarto. Ciò contrasta
granulazione intensamente vascolarizzato (fenomeno più con l’aspetto degli infarti semplici, a evento singolo descritti
CAPITOLO 12 Il cuore 543
Figura 12.16 Conseguenze dell’ischemia miocardica seguita da riperfusione. A. Raffigurazione schematica della progressione del danno ischemico
miocardico e della sua reversibilità con il ripristino del flusso (riperfusione). I cuori che vanno incontro a brevi periodi di ischemia per non più di 20 minuti,
seguiti da riperfusione, non sviluppano necrosi (lesione reversibile). Un’ischemia di breve durata seguita da riperfusione genera uno “stordimento” del
miocardio. Se l’occlusione coronarica si prolunga oltre i 20 minuti, il fronte d’onda necrotico progredisce dal subendocardio al subepicardio con il passare
del tempo. La riperfusione, se effettuata entro 3-6 ore dall’insorgenza di ischemia, è in grado di recuperare il tessuto ischemico ma vitale. Questo tessuto
recuperato può essere però “stordito”. La riperfusione dopo le 6 ore non riduce apprezzabilmente le dimensioni dell’infarto miocardico. Aspetto macroscopico
(B) e microscopico (C) del tessuto miocardico in seguito a riperfusione. B. Grande infarto miocardico acuto della parete anteriore, densamente emorragico,
in un paziente con trombosi dell’arteria discendente anteriore trattato con streptochinasi, un farmaco fibrinolitico (preparato cardiaco colorato con cloruro
di trifeniltetrazolio). Il campione è orientato con la parete posteriore in alto. C. Necrosi miocardica con emorragia e bande di contrazione, visibili come bande
scure che attraversano alcune miofibre (freccia). Questo è l’aspetto caratteristico di un miocardio marcatamente ischemico che è stato riperfuso.
I biomarcatori più sensibili e specifici di danno miocardico sono dimero composto da due isoforme denominate “M” e “B”. Gli omo-
proteine cardio-specifiche, in particolare le troponine I e T (proteine dimeri MM si trovano prevalentemente nel muscolo cardiaco e
che regolano la contrazione calcio-mediata dei muscoli cardiaco e scheletrico; gli omodimeri BB in cervello, polmone e molti altri
scheletrico). Le troponine I e T non sono normalmente dosabili in tessuti; gli eterodimeri MB si trovano principalmente a livello del
circolo. Dopo un IM, i livelli di entrambe aumentano entro 2-4 ore muscolo cardiaco e, in quantità inferiori, anche nel muscolo sche-
e raggiungono un picco entro 48 ore. In passato considerata il “gold letrico. Di conseguenza, la forma MB di creatin-chinasi (CK-MB) è
standard”, la creatin-chinasi è ancora utile. La creatin-chinasi, un sensibile ma non specifica, poiché aumenta anche in caso di danno
enzima presente in cervello, miocardio e muscolo scheletrico, è un alla muscolatura scheletrica. I livelli di CK-MB cominciano a salire
CAPITOLO 12 Il cuore 545
Figura 12.17 Effetti della riperfusione sulla vitalità e funzionalità del miocardio. In seguito a occlusione coronarica, la funzionalità contrattile è persa
entro 2 minuti e la vitalità inizia a diminuire dopo circa 20 minuti. Se la perfusione non viene ripristinata (A), allora quasi tutto il miocardio della regione
colpita morirà. B. Se il flusso viene ripristinato, allora si previene in parte la necrosi, si salva il miocardio e si potrà recuperare almeno una parte della
funzionalità. Prima avviene la riperfusione, maggiore è l’area miocardica recuperata. Tuttavia, il processo di riperfusione stesso può indurre un certo danno
(danno da riperfusione) e il recupero di funzionalità del miocardio salvato può essere ritardato da ore a giorni (disfunzione ventricolare postischemica).
a 2-4 ore dall’inizio dell’ischemia, raggiungono il picco intorno alle la maggior parte di questi pazienti non riesce ad arrivare in ospedale.
24 ore, e tornano nella norma dopo circa 72 ore. Sebbene la sensi- Le terapie somministrate di routine nel quadro dell’IM acuto inclu-
bilità diagnostica delle misurazioni di troponine cardiache e CK-MB dono acido acetilsalicilico ed eparina (per prevenire ulteriore trom-
sia simile nelle fasi iniziali dell’IM, livelli elevati di troponina persi- bosi); ossigeno (per minimizzare l’ischemia); nitrati (per indurre
stono per circa 7-10 giorni dopo un IM acuto, ben dopo che i livelli di vasodilatazione e risolvere il vasospasmo); inibitori beta-adrenergici
CK-MB sono rientrati nella norma. Il picco sia di troponina sia di (beta-bloccanti, per ridurre la domanda cardiaca di ossigeno e ri-
CK-MB è più precoce nei pazienti che sono stati trattati con riper- durre il rischio di aritmie); inibitori dell’enzima di conversione
fusione cardiaca, questo per via del lavaggio degli enzimi dal tessuto dell’angiotensinogeno (ACE inibitori) (per limitare la dilatazione
necrotico. Livelli invariati di CK-MB e troponine durante un periodo ventricolare); e manovre che mirano a riaprire i vasi occlusi, tra cui
di 2 giorni escludono sostanzialmente una diagnosi di IM. somministrazione di farmaci fibrinolitici, angioplastica coronarica
Conseguenze e complicanze dell’infarto miocardico. Sono stati con o senza posizionamento di stent e rivascolarizzazione chirurgica
fatti straordinari progressi nel trattamento dei pazienti con IM acuto. con CABG. La scelta della terapia dipende dal quadro clinico e
Contestualmente alla riduzione nella mortalità per IHD a partire dalla competenza del centro ospedaliero. L’angioplastica in mani
dagli anni Sessanta, la mortalità ospedaliera si è ridotta dal 30 al esperte è molto efficace, mentre la terapia fibrinolitica può essere
7% circa nei pazienti trattati tempestivamente. Circa la metà dei somministrata con efficacia quasi equivalente mediante semplice in-
decessi per IM acuto si verifica nella prima ora dall’inizio dei sintomi; fusione. Fattori generalmente associati a una prognosi sfavorevole
Figura 12.18 Rilascio di proteine miocitarie in corso di infarto miocardico. Alcune di queste proteine (ad es. troponina I, C o T e creatin-fosfochinasi
frazione MB [CK-MB]) sono impiegate come biomarcatori diagnostici.
546 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.19 Complicanze dell’infarto miocardico. Sindromi da rottura di cuore (A-C). A. Rottura miocardica anteriore in un infarto acuto (freccia).
B. Rottura del setto interventricolare (freccia). C. Rottura completa di un muscolo papillare necrotico. D. Pericardite fibrinosa, con superficie epicardica
scura e ruvida, sovrastante un infarto acuto. E. Precoce espansione di un infarto anteroapicale con assottigliamento parietale (freccia) e presenza di trombo
murale. F. Grande aneurisma apicale nel ventricolo sinistro. Il ventricolo sinistro è a destra in questa veduta delle quattro camere cardiache. (A-E. Riprodotte,
per gentile concessione, da Schoen FJ: Interventional and Surgical Cardiovascular Pathology: Clinical Correlations and Basic Principles. Philadelphia, WB
Saunders, 1989. F. Per gentile concessione di William D. Edwards, MD, Mayo Clinic, Rochester, MN)
includono età avanzata, sesso femminile, diabete mellito e, per via (fascio di His) è localizzato nel miocardio inferosettale, un infarto
di una performance cardiaca già ridotta, una storia di pregresso IM. in questa regione può causare un arresto cardiaco.
Malgrado ciò, molti pazienti vanno incontro a varie complicanze in Rottura del miocardio. Le sindromi da rottura del cuore derivano
seguito a un IM acuto che comprendono le seguenti (alcune delle dall’indebolimento meccanico del miocardio necrotico e succes-
quali sono illustrate in Fig. 12.19): sivamente infiammato. Includono (1) rottura della parete
ventricolare libera (più frequente), con emopericardio e tampo-
Disfunzione contrattile. L’infarto miocardico produce alterazioni namento cardiaco (Fig. 12.19); (2) rottura del setto interventri-
nella funzionalità ventricolare sinistra, in maniera approssimati- colare (meno comune), che porta a un DIV acuto con shunt
vamente proporzionale alle sue dimensioni. In genere è presente sinistro-destro (Fig. 12.19 B); e (3) rottura dei muscoli papillari
un certo grado di insufficienza ventricolare sinistra con ipoten- (la meno frequente), che ha come risultato una grave insufficienza
sione, congestione vascolare polmonare e trasudato polmonare mitralica acuta (Fig. 12.19 C). La rottura della parete libera ven-
interstiziale, che può progredire verso un franco edema polmo- tricolare è più frequente dai 3 ai 7 giorni dopo l’IM, quando la
nare con insufficienza respiratoria. Nel 10-15% dei pazienti in necrosi coagulativa, l’infiltrato neutrofilo e la lisi del tessuto con-
seguito a IM acuto si verifica una grave “insufficienza di pompa” nettivo miocardico hanno fortemente indebolito l’area infartuata
(shock cardiogeno) che è generalmente dovuta a un infarto molto (media da 4-5 giorni; range da 1 a 10 giorni dopo l’IM). La sede
esteso (40% del ventricolo sinistro). Lo shock cardiogeno ha più frequente di rottura postinfartuale della parete ventricolare
una mortalità di circa il 70% ed è responsabile di due terzi dei libera è la parte laterale a livello medioventricolare. Fattori di
decessi ospedalieri. rischio per la rottura della parete libera includono età oltre i
Aritmie. Molti pazienti in seguito a IM presentano irritabilità 60 anni, sesso femminile e preesistente ipertensione. Questa
miocardica e/o disturbi della conduzione che possono causare complicanza insorge più frequentemente in pazienti senza pre-
fatali aritmie. Aritmie associate a IM includono bradicardia gresso IM, perché gli esiti fibrocicatriziali di un pregresso infarto
sinusale, arresto cardiaco (asistolia), tachicardia, contrazioni tendono a inibire la lacerazione del miocardio. Solitamente la
ventricolari premature o tachicardia ventricolare e fibrillazione rottura di parete libera è rapidamente fatale. Tuttavia, la presenza
ventricolare. Poiché il sistema di conduzione atrioventricolare fortuita di aderenze pericardiche può bloccare una rottura che
CAPITOLO 12 Il cuore 547
può pertanto esitare in uno pseudoaneurisma (ematoma localiz- Comunque, in generale, i pazienti con infarto transmurale ante-
zato comunicante con la cavità ventricolare). La parete di uno riore hanno una prognosi peggiore rispetto a quelli con infarto
pseudoaneurisma è formata solo dall’epicardio e dal pericardio inferiore (posteriore). Nel caso di un infarto subendocardico
parietale a esso aderente. Per questo, alla fine, molti pseudoaneu- possono formarsi trombi murali sulla superficie endocardica, ma
rismi vanno incontro a rottura. pericarditi, rottura del cuore o aneurismi ventricolari sono molto
Pericardite. Una pericardite fibrinosa o fibrinoemorragica rari.
(sindrome di Dressler) si sviluppa in genere intorno al 2° o 3° Oltre alla sequenza dei processi riparativi del tessuto infartuato
giorno successivo a un infarto transmurale come epifenomeno descritta in precedenza, le parti non infartuate del ventricolo
dell’infiammazione presente nella sottostante area infartuata tendono all’ipertrofia e alla dilatazione; complessivamente, queste
(si veda Fig. 12.19 D). alterazioni sono denominate rimodellamento ventricolare. L’iper-
Infarto ventricolare destro. L’infarto isolato del ventricolo destro trofia compensatoria del miocardio non infartuato è inizialmente
è raro, ma l’infarto di una parte del miocardio ventricolare destro emodinamicamente vantaggiosa. Tuttavia, l’effetto compensatorio
si associa spesso a danno ischemico dell’adiacente parete poste- può essere annullato dalla dilatazione ventricolare (con o senza
riore del ventricolo sinistro e del setto interventricolare. Infarti aneurisma ventricolare) e dalla aumentata richiesta di ossigeno,
ventricolari destri possono causare uno scompenso cardiaco che possono esacerbare l’ischemia e deprimere la funzionali-
destro acuto associato a ristagno di sangue nella circolazione tà cardiaca. Possono anche verificarsi alterazioni nella forma ven-
venosa e ipotensione sistemica. tricolare e nella rigidità del ventricolo dovute agli esiti cicatriziali
Estensione dell’infarto. È dovuta a nuovi focolai di necrosi che dell’ipertrofia che contribuiscono a ridurre la gittata cardiaca.
insorgono nelle aree adiacenti l’area iniziale di infarto. Alcuni di questi effetti deleteri sembrano essere contrastati dal
Espansione dell’infarto. A causa dell’indebolimento del muscolo trattamento con ACE inibitori, che riducono la dilatazione ven-
necrotico, è possibile che si creino un assottigliamento, un allun- tricolare postinfartuale.
gamento e una dilatazione abnormi della parete infartuata (in La prognosi a lungo termine dell’infarto miocardico dipende da
particolare nell’infarto anterosettale). Tale fenomeno è spesso molti fattori, i più importanti dei quali sono l’efficienza della residua
associato a trombosi murale (si veda Fig. 12.19 E). funzione ventricolare e l’estensione delle lesioni ostruttive nei vasi
Trombosi murale. In qualsiasi tipo di infarto, la combinazione di che irrorano il miocardio vitale. La complessiva mortalità nel primo
un’anomala contrattilità miocardica regionale (che causa stasi anno successivo all’infarto è circa del 30%. Successivamente, tra i
ematica) con danno endocardico (che crea una superficie trom- sopravvissuti, la mortalità è del 3-4% ogni anno. La prevenzione
bogenica) può favorire una trombosi murale (Cap. 4) e poten- dell’infarto, attraverso il controllo dei fattori di rischio, nei soggetti
zialmente tromboembolia. che non sono mai stati colpiti da un infarto (prevenzione primaria),
Aneurisma ventricolare. Contrariamente allo pseudoaneurisma e la prevenzione delle recidive, nei soggetti che si sono ristabiliti
di cui sopra, il vero aneurisma della parete ventricolare è delimi- dopo un infarto (prevenzione secondaria), sono molto importanti e
tato da miocardio cicatrizzato. Gli aneurismi della parete ventri- hanno registrato considerevoli risultati.
colare sono una complicanza tardiva di estesi infarti transmurali Le relazioni tra cause, fisiopatologia e conseguenze dell’IM sono
che subiscono una precoce espansione. La sottile parete di tessuto riepilogate nella Figura 12.20, inclusi i possibili esiti in IHD cronica
cicatriziale di un aneurisma si rigonfia paradossalmente durante e morte improvvisa, che saranno discussi in seguito.
la sistole (si veda Fig. 12.19 F). Le complicanze degli aneurismi
ventricolari includono trombosi murale, aritmie e scompenso Cardiopatia Ischemica Cronica
cardiaco; non si verifica tuttavia la rottura della resistente parete
fibrotica dell’aneurisma. La definizione di cardiopatia ischemica cronica è qui utilizzata per
Disfunzione dei muscoli papillari. Come detto in precedenza, in descrivere la progressiva insufficienza cardiaca causata da un danno
seguito a IM si può raramente verificare la rottura di un muscolo ischemico del miocardio. Il termine cardiomiopatia ischemica è
papillare. Più spesso però, un’insufficienza mitralica postinfar- spesso utilizzato dai clinici per descrivere l’IHD cronica. La maggior
tuale deriva dalla disfunzione ischemica di un muscolo papillare parte dei pazienti, ha avuto un pregresso infarto miocardico e talvolta
e del miocardio sottostante e, nelle fasi postinfartuali più tardive, un precedente intervento arterioso coronarico e/o rivascolarizza-
dalla fibrosi e dalla retrazione del muscolo papillare, o dalla di- zione chirurgica. L’IHD cronica insorge solitamente dopo l’infarto
latazione ventricolare (si veda oltre). a causa dello scompenso funzionale del miocardio ipertrofico non
Insufficienza cardiaca progressiva tardiva (l’IHD cronica è trattata infartuato (si veda la precedente trattazione dell’ipertrofia cardiaca).
in seguito). Tuttavia, in alcuni casi una grave coronaropatia ostruttiva può pre-
sentarsi come IHD cronica in assenza di infarto.
Il rischio di specifiche complicanze postinfartuali e la prognosi
dell’infarto, dipendono principalmente dalle dimensioni dell’area
lesa, dalla sede e dalla estensione transmurale (infarto subendocar- Morfologia I cuori dei pazienti con IHD cronica sono solita-
dico o transmurale). Estesi infarti transmurali causano più fre- mente ingrossati e pesanti, a causa dell’ipertrofia e della
quentemente shock cardiogeno, aritmie e insufficienza cardiaca dilatazione ventricolare sinistra. Vi è sempre un certo grado
congestizia secondaria. I pazienti colpiti da infarto transmurale di aterosclerosi coronarica ostruttiva e in genere sono pre-
anteriore sono maggiormente a rischio di rottura della parete li- senti cicatrici che rappresentano l’esito di pregressi infarti.
bera, espansione dell’infarto, trombosi murale e aneurisma. Al Nell’endocardio parietale si possono riscontrare irregolari
contrario, negli infarti transmurali posteriori, le complicanze più ispessimenti fibrosi e possono essere presenti trombi murali.
frequenti sono rappresentate da gravi blocchi di conduzione, I reperti microscopici includono ipertrofia miocardica, diffusa
coinvolgimento del ventricolo destro o di entrambi i ventricoli e, vacuolizzazione subendocardica e fibrosi.
quando si presenta un DIV acuto, sono più difficili da gestire.
548 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.21 Cardiopatia ipertensiva, sistemica e polmonare. A. Cardiopatia ipertensiva sistemica (sinistra). Vi è un marcato ispessimento concentrico
della parete ventricolare sinistra che causa la riduzione delle dimensioni del lume. Il ventricolo sinistro e l’atrio sinistro (asterisco) sono sulla destra in
questa veduta delle quattro camere cardiache. È presente un pacemaker nel ventricolo destro (freccia). B. Cardiopatia ipertensiva polmonare (destra) (cor
pulmonale). Il ventricolo destro è notevolmente dilatato e ha una parete libera ispessita e trabecole ipertrofiche (veduta del cuore a quattro camere, il
ventricolo destro a sinistra). La forma del ventricolo sinistro (a destra) è deformata dal ventricolo destro dilatato.
550 CAPITOLO 12 Il cuore
Modificata da Schoen, FJ: Surgical pathology of removed natural and prosthetic valves. Hum Pathol 18:558, 1987.
La stenosi valvolare è quasi sempre dovuta a un’anomalia cronica Stenosi aortica calcifica
delle cuspidi valvolari che si manifesta dopo molti anni. Le patologie
che provocano stenosi valvolare sono relativamente poche. L’insuf- La più comune di tutte le anomalie valvolari, la stenosi aortica ac-
ficienza valvolare può invece essere imputabile sia a difetti intrinseci quisita, è in genere la conseguenza di un processo di “usura e lace-
delle cuspidi valvolari, sia ad alterazioni delle strutture di sostegno razione” associato all’età che colpisce valvole anatomicamente nor-
(ad es. l’aorta, l’anello mitralico, le corde tendinee, i muscoli papil- mali o congenitamente bicuspidi (~1% della popolazione).69 La
lari, la parete libera ventricolare). L’insufficienza valvolare ha molte prevalenza della stenosi aortica, stimata al 2%, sta crescendo con
cause e può verificarsi acutamente, come nel caso della rottura di l’aumentare dell’età media della popolazione. In genere la stenosi
corde tendinee, o cronicamente in patologie associate a cicatrizza- aortica di valvole precedentemente normali (denominata stenosi
zione con retrazione dei lembi. aortica calcifica senile) si manifesta clinicamente dal 7° al 9° decen-
Le cause di valvulopatia cardiaca acquisita sono riepilogate nella nio di vita, mentre le valvole stenotiche bicuspidi tendono a mani-
Tabella 12.7 e trattate nei paragrafi che seguono. Le cause più fre- festarsi in pazienti dai 50 ai 70 anni di età.
quenti dei principali difetti funzionali valvolari sono le seguenti: In passato, la calcificazione valvolare aortica veniva attribuita alla
degenerazione da logoramento e all’accumulo distrofico e passivo
Stenosi aortica: calcificazione di una valvola aortica normale o di idrossiapatite, lo stesso sale di calcio che si trova nell’osso.70 Studi
congenitamente bicuspide. più recenti indicano che il danno cronico dovuto a iperlipidemia,
Insufficienza aortica: dilatazione dell’aorta ascendente, spesso ipertensione, infiammazione e altri fattori coinvolti nell’aterosclerosi
correlata a ipertensione arteriosa e all’invecchiamento. può anch’esso ricoprire un ruolo e forse persino precedere la calci-
Stenosi mitralica: malattia reumatica. ficazione. Tuttavia, è chiaro che il danno valvolare della stenosi
Insufficienza mitralica: degenerazione mixomatosa (prolasso aortica calcifica differisce in vari aspetti dall’aterosclerosi. In parti-
della valvola mitralica). colare, anziché accumulare cellule muscolari lisce, le valvole anor-
mali contengono cellule somiglianti a osteoblasti che sintetizzano
proteine della matrice ossea e promuovono la deposizione di sali di
DEGENERAZIONE CALCIFICA Valvolare
calcio. Le valvole bicuspidi sopportano uno stress meccanico mag-
Le valvole cardiache sono sottoposte a stress meccanici altamente giore delle normali valvole tricuspidi, una spiegazione plausibile del
ripetitivi, in particolare a carico delle cerniere delle cuspidi e dei perché diventino stenotiche più rapidamente.
lembi a causa (1) dei 40 o più milioni di contrazioni cardiache
all’anno, (2) della deformazione tissutale che si verifica con ogni
contrazione e (3) del gradiente pressorio transvalvolare nella fase Morfologia L’aspetto morfologico caratteristico della ste-
di chiusura di ogni contrazione che è di circa 120 mmHg per la nosi aortica calcifica, non reumatica (sia con valvola tricuspi-
mitrale e di circa 80 mmHg per la valvola aortica. Non sorprende de sia bicuspide), è costituito dalla presenza nelle cuspidi di
pertanto che queste delicate strutture possano subire un danno masserelle calcifiche che protrudono dalle superfici di efflus-
cumulativo e andare incontro a calcificazioni distrofiche (depositi so all’interno dei seni di Valsalva, impedendo così l’apertura
di sali di fosfato di calcio) che portano a disfunzioni clinicamente delle cuspidi stesse. I margini liberi delle cuspidi non sono
rilevanti.68
552 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.22 Degenerazione valvolare calcifica. A. Stenosi aortica calcifica di una valvola precedentemente normale (vista dal lato aortico). Masse
nodulari di calcio si accumulano all’interno dei seni di Valsalva (freccia). Si noti che le commissure non sono fuse, come nella stenosi valvolare aortica
postreumatica (si veda Fig. 12.27 E). B. Stenosi aortica calcifica insorta su valvola congenitamente bicuspide. Una cuspide presenta una fusione parziale
nel mezzo, detta rafe (freccia). C e D. Calcificazione dell’annulus mitralico, con noduli calcifici alla base (margine basale) del lembo anteriore mitralico
(frecce). C. Visione dall’atrio sinistro. D. Sezione del miocardio.
veda Fig. 12.22 C e D). Generalmente la calcificazione dell’annulus Patogenesi. Nella maggior parte dei casi la causa delle altera-
mitralico non compromette la funzionalità valvolare e non diventa zioni che indeboliscono i lembi valvolari e le strutture a essi asso-
clinicamente rilevante. In casi insoliti, tuttavia, la calcificazione annu- ciate non è nota. Eccezionalmente, il PVM è associato a malattie
lare mitralica può condurre a (1) insufficienza, interferendo con la ereditarie del tessuto connettivo, inclusa la sindrome di Marfan che
contrazione fisiologica dell’anello valvolare, (2) stenosi, impedendo è in genere riconducibile a mutazioni nella fibrillina 1 (FBN-1)
l’apertura dei lembi mitralici, o (3) aritmie e talvolta morte improvvisa (Cap. 5). Come si ricorderà, i difetti nella FBN-1 alterano le inte-
per la penetrazione dei depositi di calcio a una profondità sufficiente razioni cellula-matrice e deregolano anche il signaling del TGFb.75
a ledere il sistema di conduzione atrioventricolare. Poiché i noduli A tale proposito, topi geneticamente modificati che esprimono
calcifici possono anche costituire una sede di apposizione trombotica una forma mutata di FBN-1 sviluppano un tipo di PVM che può
con possibilità di embolizzazione, i pazienti con calcificazione dell’anel- essere prevenuto da inibitori del TGFb,76 indicando che un eccesso
lo mitralico hanno un rischio aumentato di ictus e i noduli calcifici di TGFb può causare le caratteristiche lassità strutturale e
possono anche divenire focolaio di endocarditi infettive. Se molto a lterazione mixomatosa. Non è noto se simili meccanismi
estesi i depositi calcifici sono talvolta evidenziati all’ecocardiografia o contribuiscano al PVM sporadico. Studi che utilizzano analisi di
alla radiografia del torace come opacità ad anello ben definite. La linkage genetico hanno anche mappato forme autosomiche domi-
calcificazione dell’annulus mitralico è più frequente nelle donne oltre nanti di PVM collegate a diversi altri loci genici che possono essere
i 60 anni e in pazienti con prolasso valvolare mitralico (si veda oltre) coinvolti nel rimodellamento della matrice extracellulare
o con elevata pressione ventricolare sinistra (come nell’ipertensione valvolare.77
sistemica, nella stenosi aortica o nella cardiomiopatia ipertrofica). Caratteristiche cliniche. La maggior parte dei pazienti con
PVM è asintomatica e la diagnosi può avvenire in maniera occa-
sionale durante un esame clinico di routine nel corso del quale il
Prolasso Della Valvola Mitralica
medico riscontra all’auscultazione un click mesosistolico. La dia-
(Degenerazione Mixomatosa Della
gnosi può essere confermata mediante ecocardiografia. Casi in cui
Valvola Mitralica)
è anche presente insufficienza mitralica sono associati a un soffio
Nel prolasso valvolare mitralico (PVM), uno o entrambi i lembi sistolico. Una minoranza dei pazienti manifesta dolore toracico
valvolari mitralici sono di consistenza molle (“floppy”) e prolassano, simil-anginoso, dispnea e affaticamento. Sebbene la maggior
sporgendo come un palloncino nell’atrio sinistro durante la sistole.74 parte dei pazienti non vada incontro a eventi sfavorevoli, circa il
L’alterazione istologica che definisce questa forma di valvulopatia 3% s viluppa una delle seguenti quattro gravi complicanze:
prende il nome di degenerazione mixomatosa. Il PVM colpisce circa (1) endocardite infettiva; (2) insufficienza mitralica, talvolta con
il 3% della popolazione adulta degli Stati Uniti. È più spesso un re- rottura delle corde tendinee; (3) ictus o altro infarto sistemico, ri-
perto incidentale all’esame obiettivo (in particolare nelle giovani sultato da emboli a partenza da trombi valvolari; o (4) aritmie, sia
donne), ma in una minoranza di individui può condurre a gravi ventricolari sia atriali.
complicanze. Il rischio di complicanze è molto basso quando il PVM viene
scoperto incidentalmente in pazienti giovani e asintomatici, e più
alto nei pazienti più anziani di sesso maschile e in quelli con aritmie
Morfologia L’alterazione anatomica caratteristica nel PVM o insufficienza mitralica. I pazienti sintomatici o ad alto rischio di
è la ridondanza intercordale (a cappuccio) dei lembi mitralici gravi complicanze vengono spesso trattati chirurgicamente; infatti,
o di parte di essi (Fig. 12.23 A-C). I lembi colpiti sono spesso il PVM è attualmente la causa più comune di riparazione o sostitu-
slargati, ispessiti e gommosi. Le corde tendinee possono zione chirurgica della valvola mitralica.
essere allungate, assottigliate, o persino rotte, e l’annulus
può essere dilatato. Possono essere colpite anche le valvole
Febbre Reumatica E
tricuspide, aortica o polmonare. Istologicamente, c’è l’assot-
Cardiopatia Reumatica
tigliamento dello strato fibroso della valvola, da cui dipende
l’integrità strutturale dei lembi, associato a un marcato ispes- La febbre reumatica (FR) è una patologia infiammatoria acuta,
simento dello strato spongioso per deposizione di materiale immuno-mediata, multisistemica che si presenta alcune settimane
mucoide di aspetto mixomatoso (Fig. 12.23 E). Le lesioni dopo un episodio di faringite da streptococco di gruppo A.78
secondarie, espressione dello stress e del danno meccanico La cardite reumatica acuta è una frequente manifestazione
a cui sono sottoposti i lembi, sono: (1) ispessimento fibroso durante la fase attiva della FR che con il tempo può progredire in
dei lembi valvolari, soprattutto nei punti di attrito reciproco; cardiopatia reumatica (CR) cronica, caratterizzata da anomalie
(2) ispessimento fibroso lineare della superficie endocardica valvolari.
ventricolare sinistra, laddove le corde tendinee, abnorme- La CR è caratterizzata principalmente da una valvulopatia fibro-
mente allungate, schioccano o fanno attrito con la superficie tica deformante, che dà luogo in particolare a stenosi mitralica, della
stessa; (3) ispessimento dell’endocardio parietale, del ven- quale la CR è sostanzialmente l’unica causa. Nell’ultimo secolo
tricolo o dell’atrio sinistro, come effetto del danno indotto l’incidenza e il tasso di mortalità di FR e CR si sono notevolmente
dalla frizione esercitata dai lembi prolassati, ipermobili; ridotti in molte zone del mondo, come risultato del miglioramento
(4) formazione di trombi sulla superficie atriale dei lembi o delle condizioni socioeconomiche e della rapidità di diagnosi e
sulle pareti dell’atrio; e (5) focali calcificazioni alla base del trattamento della faringite streptococcica. Nonostante ciò, nei Paesi
lembo mitralico posteriore. Lievi modificazioni mixomatose in via di sviluppo e in molte aree urbane affollate ed economicamente
secondarie possono essere riscontrate anche in valvole mi- depresse del mondo occidentale, la CR resta un importante problema
traliche insufficienti per altre cause (ad es. nella disfunzione di sanità pubblica, che colpisce, secondo le stime, 15 milioni di
ischemica). persone. Solo in rari casi la FR fa seguito a infezioni streptococciche
in altre sedi, come la cute.
554 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.23 Degenerazione mixomatosa della valvola mitralica. A. Taglio lungo l’asse maggiore del ventricolo sinistro che evidenzia l’inarcamento e
il prolasso del lembo mitralico posteriore nell’atrio sinistro (freccia). Il ventricolo sinistro è a destra in questa veduta delle quattro camere cardiache.
B. Valvola aperta, che mostra un pronunciato inarcamento del lembo mitralico posteriore con placche trombotiche in corrispondenza dei siti di contatto tra
il lembo e l’atrio sinistro (frecce). C. Valvola aperta con evidente inarcamento in un paziente morto improvvisamente (frecce doppie). Si notino anche le
calcificazioni dell’annulus mitralico (punta di freccia). Valvola cardiaca normale (D) e valvola mitralica mixomatosa (E) (colorazione pentacromica di Movat,
nella quale il collagene è giallo, l’elastina è nera e i proteoglicani sono blu). Nelle valvole mixomatose, il collagene nella fibrosa è lasso e disorganizzato, i
proteoglicani (asterisco) sono depositati nella spongiosa e l’elastina nell’atriale è disorganizzata. (A. Per gentile concessione di William D. Edwards, MD,
Mayo Clinic, Rochester, MN. D ed E. Da Rabkin E, et al: Activated interstitial myofibroblasts express catabolic enzymes and mediate matrix remodeling
in myxomatous heart valves. Circulation 104:2525-2532, 2001)
Morfologia Le caratteristiche patologiche chiave della FR caratteristiche, denominate corpi di Aschoff, che sono costi-
acuta e della CR cronica sono mostrate in Figura 12.24. Nella tuiti da focolai di linfociti (principalmente cellule T), alcune
fase acuta della FR possono essere riscontrate focali lesioni plasmacellule e grossi macrofagi di aspetto attivato denomi-
infiammatorie in vari tessuti. Nel cuore insorgono lesioni nati cellule di Anitschkow (patognomoniche per FR). Questi
CAPITOLO 12 Il cuore 555
Figura 12.24 Cardiopatia reumatica acuta e cronica. A. Valvulite reumatica acuta della mitrale sovrapposta a una cardiopatia reumatica cronica. Sono
visibili piccole vegetazioni (verruche) lungo il margine di chiusura del lembo valvolare mitralico (frecce). Pregressi episodi di valvulite reumatica hanno
causato l’ispessimento fibroso e la fusione delle corde tendinee. B. Aspetto microscopico dei corpi di Aschoff in un paziente con cardite reumatica acuta.
L’interstizio miocardico contiene una raccolta circoscritta di cellule infiammatorie mononucleate, inclusi alcuni grandi macrofagi con nucleoli prominenti e
un macrofago binucleato. C e D. Stenosi mitralica con diffuso ispessimento fibroso, deformazione dei lembi valvolari e fusione commissurale (frecce, C);
ispessimento delle corde tendinee (D). Si noti la neovascolarizzazione del lembo mitralico anteriore (freccia, D). E. Stenosi aortica reumatica, che mostra
l’ispessimento e la deformazione delle cuspidi con fusione commissurale. (E. Riprodotta da Schoen FJ, St. John-Sutton M: Contemporary issues in the
pathology of valvular heart disease. Hum Pathol 18:568, 1967)
macrofagi hanno un citoplasma abbondante e un nucleo delle commissure e l’accorciamento, l’ispessimento e la fu-
tondo od ovoidale, nel quale la cromatina è disposta central- sione delle corde tendinee (si veda Fig. 12.24 D). Nella ma-
mente in un nastro sottile e ondulato (da cui deriva la deno- lattia cronica, la valvola mitralica è coinvolta quasi sempre,
minazione di “cellule bruco”). Alcuni dei macrofagi più grandi da sola nel 65-70% dei casi e colpita insieme alla valvola
possono diventare multinucleati. aortica in un altro 25% dei casi. Il coinvolgimento della val-
Durante la FR acuta, si può riscontrare in ognuno dei tre strati vola tricuspide è infrequente e la valvola polmonare è colpita
del cuore un diffuso processo infiammatorio con pericardite, soltanto raramente. Date l’aumentata incidenza della stenosi
miocardite o endocardite (pancardite) e corpi di Aschoff. aortica calcifica (si veda sopra) e la ridotta incidenza della FR,
L’infiammazione dell’endocardio e delle valvole di sinistra la stenosi aortica reumatica rappresenta oggi meno del
esita tipicamente in una necrosi fibrinoide all’interno delle 10% delle forme acquisite di stenosi valvolare aortica. Il tes-
cuspidi o lungo le corde tendinee. Sopra questi focolai necro- suto fibroso che si forma tra le commissure valvolari e le
tici, lungo le linee di chiusura dei lembi valvolari, si trovano calcificazioni, danno luogo alle tipiche stenosi a “bocca di
piccole (1-2 mm) vegetazioni, denominate verruche. Queste pesce” o ad “asola”. Se la stenosi mitralica è grave, l’atrio
vegetazioni collocano la CR in un ristretto gruppo di malattie sinistro si dilata progressivamente e possono formarsi, sia
caratterizzate da valvulopatia vegetativa, ognuna con le sue nell’auricola sia lungo la parete, trombi murali che possono
proprie caratteristiche morfologiche (Fig. 12.25). Le lesioni embolizzare. La persistente congestione polmonare causa
subendocardiche, continuamente sollecitate dal reflusso, pos- modificazioni nel parenchima e nella vascolarizzazione del
sono dare luogo a ispessimenti irregolari denominati placche polmone, portando col tempo a ipertrofia ventricolare destra.
di MacCallum, generalmente localizzate nell’atrio sinistro. Il ventricolo sinistro è generalmente normale nella stenosi
Le alterazioni anatomiche fondamentali della valvola mitra- mitralica pura, isolata. Microscopicamente, nei lembi mitra-
lica nella CR cronica sono l’ispessimento dei lembi, la fusione lici l’infiammazione acuta va incontro a organizzazione con
556 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.25 Confronto delle quattro principali forme di endocardite vegetativa. La fase della febbre reumatica della cardiopatia reumatica (CR) è ca-
ratterizzata da piccole vegetazioni bozzolute, lungo le rime di chiusura dei lembi valvolari. L’endocardite infettiva (EI) è caratterizzata da grosse masse irregolari
sulle cuspidi valvolari, che possono anche estendersi alle corde. L’endocardite trombotica non batterica (ETNB) presenta tipicamente piccole vegetazioni,
spesso attaccate alla rima di chiusura. Possono essere isolate o multiple (si veda Fig. 12.26). L’endocardite di Libman-Sacks (ELS) è caratterizzata da ve-
getazioni di piccole o medie dimensioni su una o entrambe le superfici dei lembi valvolari.
Figura 12.26 Endocardite infettiva (batterica). A. Endocardite della valvola mitralica (subacuta, causata da Streptococcus viridans). Le grandi vegetazioni
friabili sono indicate dalle frecce. B. Endocardite acuta di una valvola aortica bicuspide congenita (causata da Staphylococcus aureus) con estesa distruzione
delle cuspidi e ascesso ad anello (freccia). C. Aspetto microscopico delle vegetazioni di un’endocardite con diffuso infiltrato infiammatorio acuto e fibrina.
I microrganismi batterici non sono visibili perché richiedono colorazioni speciali. D. Endocardite guarita, con evidente distruzione della valvola mitralica, ma
senza vegetazioni attive. (C. Riprodotta da Schoen FJ: Surgical pathology of removed natural and prosthetic heart valves. Hum Pathol 18:558, 1987)
L’ETNB si riscontra spesso in pazienti debilitati, con cancro o volare adiacente alle vegetazioni. In alcuni casi è difficile distinguere
sepsi – da cui il termine, usato in passato, di endocardite marantica. le vegetazioni dell’endocardite in corso di LES da quelle dell’endo-
Spesso insorge in concomitanza con trombosi venose profonde, cardite infettiva (si veda Fig. 12.25); talora gli esiti cicatriziali e la
embolia polmonare o altri reperti correlabili a uno stato di iperco- deformazione valvolare possono essere simili a quelle della cardio-
agulabilità sistemica (Cap. 4). Infatti, l’ETNB è associata ad adeno- patia reumatica cronica e richiedere l’intervento chirurgico.
carcinomi mucinosi, forse per gli effetti procoagulanti della mucina Lesioni valvolari cardiache trombotiche con vegetazioni sterili o
prodotta dal tumore ed è correlata alla sindrome delle tromboflebiti raramente ispessimento fibroso si verificano frequentemente in
migranti di Trousseau (Cap. 7). Un trauma dell’endocardio, come corso di sindrome da anticorpi antifosfolipidi (trattata nel Cap. 4),
quello provocato da un catetere a dimora, è un’altra ben nota con- che si ricorderà può anche portare a uno stato di ipercoagulabilità.84
dizione predisponente e spesso sono riscontrabili lesioni tromboti- La valvola mitralica è più frequentemente coinvolta di quella aortica;
che sull’apparato valvolare e sull’endocardio del cuore destro lungo l’insufficienza è l’anomalia funzionale più comune.
il decorso di un catetere arterioso polmonare di Swan-Ganz.
CARDIOPATIA Da Carcinoide
Endocardite in corso di lupus eritematoso sistemico
La malattia cardiaca da carcinoide è la manifestazione cardiaca di
(morbo di Libman-Sacks)
una sindrome sistemica causata dal tumore carcinoide. Coinvolge
Nel LES talvolta insorge una valvulite della valvola mitralica e della generalmente l’endocardio e le valvole del cuore destro. Lesioni
tricuspide caratterizzata da piccole vegetazioni sterili, denominata cardiache sono presenti nella metà dei pazienti con sindrome da
endocardite di Libman-Sacks. Le lesioni misurano 1-4 mm di diame- carcinoide, che è caratterizzata da episodi di arrossamento cutaneo
tro, sono singole o multiple, di colore rosa e spesso hanno un aspetto improvviso, crampi, nausea, vomito e diarrea (Cap. 17).
verrucoso. Possono essere localizzate sulla superficie ventricolare
delle valvole atrioventricolari, sull’endocardio valvolare, sulle corde
tendinee o sull’endocardio murale degli atri o dei ventricoli. Istolo- Morfologia Le lesioni cardiovascolari associate alla sindro-
gicamente, le vegetazioni sono costituite da materiale fibrinoso eo- me da carcinoide sono tipiche e costituite da ispessimenti
sinofilo, finemente granulare, che può contenere corpi ematossilinici, fibrosi endocardici a placca sulla superficie interna delle
residui omogenei di nuclei danneggiati dagli anticorpi anti-nucleo camere cardiache e sulle valvole polmonare e tricuspide;
(Cap. 6). L’endocardite di Libman-Sacks può essere associata a un’in- talvolta coinvolgono i più importanti vasi sanguigni che
tensa valvulite, caratterizzata da necrosi fibrinoide nel tessuto val-
CAPITOLO 12 Il cuore 559
criteri clinici Sebbene i meccanismi della fibrosi non siano ben chiari, sembra
Maggiori
che i reperti clinici e patologici siano collegati alla sintesi da parte
dei tumori carcinoidi di una varietà di prodotti bioattivi, come se-
Emocoltura(e) positiva(e) che identifica(no) microrganismi rotonina (5-idrossitriptamina), callicreina, bradichinina, istamina,
caratteristici o la persistenza di microrganismi inusuali
Identificazione ecocardiografica di una massa o ascesso correlati prostaglandine e tachichinine. I livelli plasmatici di serotonina e
a una valvola o a una protesi, oppure deiscenza parziale di una l’escrezione urinaria di acido 5-idrossindolacetico, metabolita della
valvola artificiale serotonina, sono correlati alla gravità delle lesioni cardiache destre.
Insufficienza valvolare di nuova insorgenza I mediatori bioattivi chiave liberati nel circolo portale dai tumori
Minori carcinoidi dell’intestino non raggiungono il cuore in alte concentra-
Lesioni cardiache predisponenti o utilizzo di farmaci endovenosi zioni perché sono prontamente metabolizzati dal fegato. Quindi, i
Febbre carcinoidi gastrointestinali (con drenaggio venoso attraverso il
Lesioni vascolari, petecchie, emorragie subungueali, emboli, sistema portale) in genere non inducono la malattia cardiaca da
infarti settici, aneurisma micotico, emorragia endocranica, carcinoide, a meno che non esistano estese metastasi epatiche che
lesioni di Janeway†
Fenomeni immunologici, inclusi glomerulonefrite, noduli di liberino i mediatori specifici direttamente nella vena cava inferiore.
Osler‡, macchie di Roth§ e fattore reumatoide La limitazione delle alterazioni cardiache al lato destro del cuore è
Evidenza microbiologica, inclusa una singola coltura positiva per spiegata dall’inattivazione sia della serotonina sia della bradichinina
un organismo inusuale durante il passaggio attraverso i polmoni da parte della monoami-
Reperti ecocardiografici compatibili con endocardite ma non
diagnostici, incluso il peggioramento o cambiamento di un
nossidasi presente nell’endotelio vascolare polmonare. Al contrario,
soffio preesistente i tumori carcinoidi primitivi degli organi al di fuori del sistema
*
venoso portale che drenano direttamente nella vena cava inferiore
La diagnosi in base a queste linee guida, spesso chiamate criteri di Duke, (ad es. ovaio e polmone) possono indurre la sindrome in assenza di
richiede la presenza sia di criteri patologici sia clinici; se sono utilizzati i
criteri clinici, per porre diagnosi è necessaria la presenza di 2 criteri metastasi epatiche.
maggiori, di 1 maggiore + 3 minori o di 5 criteri minori. La manifestazione cardiaca più comune è l’insufficienza della
†
Le lesioni di Janeway sono piccole lesioni eritematose o emorragiche, tricuspide, seguita da quella della valvola polmonare, che in genere
maculari, presenti sui palmi delle mani o sulle piante dei piedi e sono la insorge in combinazione con l’insufficienza tricuspidale. Possono
conseguenza di emboli settici.
‡
I noduli di Osler sono piccoli noduli sottocutanei, di consistenza molle e
anche svilupparsi stenosi delle valvole del cuore destro, mentre
si sviluppano sui polpastrelli delle dita o, talvolta, in sede più prossimale valvulopatie del lato sinistro si osservano soltanto in circostanze
e persistono da alcune ore fino a parecchi giorni. particolari, come quando è presente un forame ovale pervio con
§
Le macchie di Roth sono emorragie retiniche ovalari con la parte centrale shunt destro-sinistro o un tumore carcinoide primitivo o metastatico
pallida. che coinvolge il polmone. Anomalie valvolari del cuore sinistro, con
Modificata da Durack DT, et al: Am J Med, 96:200, 1994 e Karchmer AW: In
Braunwald E, Zipes DP, Libby P [eds]: Heart Disease. A Textbook of Cardio- caratteristiche patologiche simili a quelle osservate nella sindrome
vascular Medicine, 6th ed. Philadelphia, WB Saunders, 2001, pp 1723. da carcinoide, sono state riportate con l’uso di farmaci che hanno
Figura 12.27 Endocardite trombotica non batterica (ETNB). A. È presente una linea quasi continua di vegetazioni trombotiche lungo la rima di chiusura
dei lembi mitralici (frecce). B. Microfotografia della ETNB, che evidenzia un piccolo trombo, praticamente in assenza di processi infiammatori a carico della
cuspide valvolare (c) o del materiale trombotico (t). Il trombo è attaccato solo debolmente alla cuspide (freccia).
560 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.28 Cardiopatia da carcinoide. A. Lesione fibrotica endocardica caratteristica che coinvolge il ventricolo destro e la valvola tricuspide. B. Aspetto
microscopico della cardiopatia da carcinoide con ispessimento intimale. La colorazione di Movat mostra il tessuto elastico miocardico (nero) sottostante
alla lesione ricca di mucopolisaccaridi acidi (blu-verde).
attività serotoninergica. Questi includono fenfluramina (parte della il problema principale nelle valvole meccaniche (Fig. 12.29 A).
combinazione “fen-phen” di medicamenti anoressizzanti), alcuni Questa complicanza rende necessaria una terapia anticoagulante
farmaci antiparkinsoniani e metisergide o ergotamina, impiegate a lungo termine in tutti i pazienti portatori di valvole meccaniche,
per la terapia dell’emicrania.85 con il rischio concomitante di ictus emorragico o di altre forme
di grave sanguinamento.
L’endocardite infettiva è una complicanza potenzialmente grave
Complicanze Delle Valvole Artificiali
della sostituzione valvolare. Le vegetazioni dell’endocardite pro-
La sostituzione di valvole cardiache lese con protesi è diventata tesica valvolare sono in genere localizzate a livello dell’interfaccia
una comune pratica terapeutica spesso in grado di salvare la vita del protesi-tessuto e spesso causano la formazione di un ascesso
paziente.86 Le valvole artificiali sono principalmente di due tipi: anulare, che può portare a perforazione paravalvolare con con-
(1) protesi meccaniche che utilizzano diversi meccanismi di chiusura, seguente reflusso di sangue se la giunzione valvola-tessuto viene
rigidi e mobili, composti da biomateriali non fisiologici, come sfere interrotta. Inoltre, possono svilupparsi vegetazioni, direttamente
ingabbiate in un anello, dischi inclinabili o lembi semicircolari sulle cuspidi stesse delle bioprotesi. I principali microrganismi
incardinati nell’anello valvolare e (2) tessuti valvolari, bioprotesi, responsabili di tali infezioni sono stafilococchi saprofiti della cute
costituite da tessuti animali, in particolare valvole aortiche porcine, (ad es. S. epidermidis), S. aureus, streptococchi e funghi.
trattate chimicamente con una soluzione diluita di glutaraldeide e Il deterioramento strutturale può raramente essere responsabile
successivamente montate su un supporto meccanico. Le valvole tis- del malfunzionamento delle valvole moderne meccaniche. Tut-
sutali sono flessibili e funzionano in maniera molto simile alle val- tavia, col tempo, le bioprotesi diventano spesso incompetenti a
vole semilunari naturali. Circa il 60% dei portatori di valvole artifi- causa di calcificazioni e/o lacerazioni (Fig. 12.29 B).88
ciali sviluppa, entro 10 anni dall’intervento sostitutivo, seri problemi Altre complicanze includono emolisi intravascolare dovuta alle
correlati alla protesi. La natura di queste complicanze è diversa in alte forze di torsione, perdite perivalvolari dovute all’inadeguatezza
relazione al tipo (Tab. 12.9 e Fig. 12.29).87 dei processi riparativi od ostruzione dovuta all’eccessiva produ-
zione di tessuto fibroso durante il processo di cicatrizzazione.
Le complicanze tromboemboliche, ostruzione locale trombotica
della protesi o tromboembolizzazione a distanza, rappresentano
Cardiomiopatie
TABELLA 12.9 Complicanze delle protesi valvolari Il termine cardiomiopatia (letteralmente, malattia del muscolo car-
cardiache diaco) è usato per descrivere una cardiopatia derivante da un’alte-
razione del miocardio.89,90 Le malattie del miocardio provocano in
Trombosi/tromboembolia genere anomalie nello spessore della parete e nelle dimensioni delle
Emorragia correlata all’uso degli anticoagulanti camere cardiache, disfunzioni meccaniche e/o elettriche e sono
associate a significative morbilità e mortalità. Sebbene la cronica
Endocardite su valvola protesica disfunzione miocardica secondaria a ischemia, anomalie valvolari
o ipertensione possa causare disfunzioni ventricolari (si vedano i
Deterioramento strutturale (intrinseco)
Usura, rottura, distacco del supporto valvolare, rottura delle
precedenti paragrafi di questo capitolo), queste condizioni non sono
cuspidi, calcificazione considerate cardiomiopatie.
Le manifestazioni cliniche associate alle cardiomiopatie sono li-
Altre forme di malfunzionamento mitate al cuore oppure possono rientrare nel quadro di una patologia
Guarigione incompleta (perdita perivalvolare), guarigione
esuberante (ostruzione), sproporzione, emolisi, rumore
sistemica generalizzata; in entrambe le situazioni, la disfunzione
cardiaca è il problema chiave. Le cardiomiopatie primitive sono
CAPITOLO 12 Il cuore 561
Figura 12.29 Complicanze delle valvole cardiache artificiali. A. Trombosi di una protesi valvolare meccanica. B. Calcificazioni con lacerazioni secondarie
di una bioprotesi valvolare porcina, vista dal lato atriale.
Biopsie endomiocardiche sono utilizzate per la diagnosi e il mo- Patogenesi. Sebbene molti pazienti con CMPD abbiano una
nitoraggio dei pazienti con cardiomiopatia e di quelli sottoposti a forma familiare (genetica), la CMPD può anche risultare da vari
trapianto cardiaco.94,95 La biopsia endomiocardica implica l’inseri- insulti miocardici acquisiti o dall’interazione di fattori genetici e
mento di un dispositivo (detto biotomo) per via transvenosa nel lato ambientali che in definitiva possono causare un profilo clinicopato-
destro del cuore e il prelievo, mediante pinze, di piccoli f rammenti del logico simile.96 Questi includono (1) miocardite (una patologia in-
miocardio settale, che viene in seguito analizzato da un patologo. fiammatoria che, almeno in alcuni casi, precede lo sviluppo della
cardiomiopatia ed è talvolta causata da infezioni virali), (2) agenti
tossici (inclusi gli effetti collaterali di farmaci chemioterapici e l’eti-
Cardiomiopatia Dilatativa
lismo cronico, che può essere presente all’anamnesi nel 10-20% dei
Il termine cardiomiopatia dilatativa (CMPD) viene impiegato per pazienti), e (3) parto. Ognuno di questi sottogruppi è riepilogato
indicare una forma di cardiomiopatia caratterizzata da una progres- nella Figura 12.32 e descritto di seguito.
siva dilatazione cardiaca con disfunzione della contrattilità (sistolica),
in genere associata a ipertrofia. Talora è denominata cardiomiopatia Fattori genetici. Nel 20-50% dei casi, la CMPD è familiare e causata
congestizia. da anomalie genetiche ereditate.97 Nelle forme genetiche di CMPD
il modello prevalente è l’ereditarietà autosomica dominante; sono
meno comuni ereditarietà legata al cromosoma X, autosomica
Morfologia Nella CMPD il cuore è in genere ingrandito, recessiva e mitocondriale. Le anomalie genetiche identificate come
pesante (spesso pesa da due a tre volte il normale) e flaccido, cause di CMPD familiare in individui di sesso maschile più spesso
a causa della dilatazione di tutte le camere (Fig. 12.31). I trom- colpiscono geni che codificano per proteine citoscheletriche
bi murali sono frequenti e possono dare origine a emboli. espresse dai miociti (Fig. 12.33).98 In alcune famiglie ci sono dele-
Non si repertano primitive alterazioni valvolari e l’eventuale zioni nei geni mitocondriali che risultano in difetti della fosfori-
presenza di insufficienza della mitrale (o della tricuspide) è lazione ossidativa; in altre vi sono mutazioni nei geni che codifi-
da ricondurre alla dilatazione della camera ventricolare sini- cano per enzimi coinvolti nella beta-ossidazione degli acidi grassi.99
stra (o destra) (insufficienza funzionale). Le arterie coronarie I difetti mitocondriali causano più frequentemente cardiomiopatia
sono prive di stenosi significative oppure le ostruzioni pre- nei bambini. La cardiomiopatia dilatativa legata al cromosoma X
senti sono insufficienti a spiegare il grado di disfunzione (X-linked) tipicamente si presenta nella 2ª o all’inizio della 3ª
cardiaca. decade ed è in genere a rapida progressione. La cardiomiopatia
Le anomalie istologiche nella CMPD sono aspecifiche e so- X-linked è associata a mutazioni nel gene che codifica per la di-
litamente non corrispondono a uno specifico agente eziolo- strofina, una proteina citoscheletrica associata alla membrana che
gico. Inoltre, la gravità delle alterazioni morfologiche può svolge un ruolo decisivo nell’interazione fra citoscheletro interno
non riflettere il grado di disfunzione o la prognosi del pazien- e matrice extracellulare; si ricordi che la distrofina è mutata nelle
te. La maggior parte delle cellule muscolari è ipertrofica con più comuni miopatie scheletriche (ovvero distrofie muscolari di
nuclei ingranditi, ma alcune sono assottigliate, allungate e Duchenne e di Becker, Cap. 27). Alcuni pazienti e alcune famiglie
irregolari. È presente fibrosi interstiziale ed endocardica di con la mutazione della distrofina presentano come prima manife-
grado variabile e piccole cicatrici subendocardiche possono stazione clinica la CMPD. Altre forme di CMPD sono associate a
sostituire singole cellule o gruppi di cellule. Queste lesioni mutazioni nei geni codificanti per l’a-actina cardiaca (che collega
sono probabilmente dovute alla riparazione della necrosi il sarcomero alla distrofina), desmina e le proteine della lamina
ischemica miocitaria causata dallo sbilanciamento, indotto nucleare, lamina A e lamina C. È interessante notare che, proba-
dall’ipertrofia, fra perfusione e richiesta di ossigeno da parte bilmente a causa della comune origine embrionale dei cardiomio-
del miocardio. citi contrattili e degli elementi di conduzione, anomalie congenite
della conduzione possono essere associate alla CMPD.100
CAPITOLO 12 Il cuore 563
Tabella 12.11 Condizioni associate a malattie permette di distinguere una cardiomiopatia alcolica da altre forme
del muscolo cardiaco di CMPD. Inoltre, l’alcolismo cronico può essere associato a
carenza di tiamina che può condurre a cardiopatia da beri-beri
infezioni cardiache (anche questa indistinguibile dalla CMPD) (Cap. 9). Uno scom-
Virus penso miocardico può anche essere causato da altri tipi di danno
Clamidia tossico, non correlabili all’abuso di alcool. Particolarmente im-
Rickettsia portante è il danno miocardico causato da alcuni agenti chemio-
Batteri terapici, quali la doxorubicina (adriamicina), trattati in seguito.
Funghi
Protozoi
In passato, anche l’esposizione è stata associata a CMPD.
Parto. Una particolare forma di CMPD, denominata cardiomio-
tossine patia peripartum, può verificarsi nelle fasi tardive della gravidanza
Alcool o da diverse settimane ad alcuni mesi dopo il parto. La causa della
Cobalto cardiomiopatia peripartum è poco chiara ma è probabilmente
Catecolamine multifattoriale.102 Sono state proposte come cause ipertensione
Monossido di carbonio gravidica, sovraccarico di volume, carenze nutrizionali, altri
Litio
Idrocarburi
squilibri metabolici o una possibile reazione autoimmune. Una
Arsenico recente pubblicazione suggerisce una relazione tra cardiomiopa-
Ciclofosfamide tia dilatativa ed elevati livelli di un fattore antiangiogenico pro-
Doxorubicina (adriamicina) e daunorubicina dotto dal clivaggio della prolattina (che aumenta nelle fasi tardive
malattie metaboliche
della gravidanza).103 Blocco della secrezione di prolattina median-
te bromocriptina antagonizza l’insorgenza della cardiomiopatia
Ipertiroidismo peripartum in modelli sperimentali di topo, indicando una nuova
Ipotiroidismo
Iperkaliemia
potenziale forma di trattamento.
Ipokaliemia
Deficit nutrizionale (proteine, tiamina, altre avitaminosi) Caratteristiche cliniche. La CMPD può manifestarsi a ogni età,
Emocromatosi inclusa l’infanzia, ma più spesso colpisce individui tra i 20 e i 50 anni
malattie neuromuscolari
di età. Si presenta con segni lentamente progressivi e sintomi di ICC
come respiro corto, facile affaticabilità e ridotta capacità di sostenere
Atassia di Friedreich sforzi fisici. Nelle fasi terminali, i pazienti spesso raggiungono fra-
Distrofia muscolare
Atrofie congenite
zioni di eiezione inferiori al 25% (normale, circa 50-65%). Il 50% dei
pazienti muore entro 2 anni e solo il 25% sopravvive oltre i 5 anni,
malattie da accumulo e da altri depositi ma alcuni pazienti severamente colpiti possono inaspettatamente
Sindrome di Hunter-Hurler migliorare con la terapia. Comune è il riscontro di un’insufficienza
Glicogenosi mitralica secondaria e di aritmie. Il decesso è in genere dovuto alla
Malattia di Fabry progressiva insufficienza cardiaca o ad aritmie e può essere improv-
Amiloidosi viso. Possono verificarsi embolie dovute al distacco di trombi intra-
malattie infiltrative
cardiaci. Il paziente viene spesso sottoposto a trapianto cardiaco e
in alcuni pazienti può essere utile l’assistenza meccanica ventricolare
Leucemia
Carcinomatosi
a lungo termine. È interessante notare che l’assistenza meccanica
Sarcoidosi cardiaca può indurre durature regressioni della disfunzione cardiaca
Fibrosi indotta da irradiazione in alcuni pazienti.104
malattie immunologiche
Cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro
Miocardite (vari tipi)
Rigetto post-trapianto (displasia aritmogena del ventricolo destro)
La cardiomiopatia aritmogena, o displasia aritmogena del ventricolo
destro, è una malattia ereditaria del muscolo cardiaco che causa
scompenso cardiaco destro e diversi disturbi del ritmo, in particolare
Miocarditi. Studi clinici condotti impiegando biopsie sequenziali tachicardia o fibrillazione ventricolare che possono portare a morte
endomiocardiche hanno dimostrato la progressione da miocar- improvvisa, principalmente nelle persone giovani.105 Può anche
dite a CMPD; in altri studi, gli acidi nucleici virali di coxsackie verificarsi il coinvolgimento del lato sinistro con scompenso cardiaco
virus B e di altri enterovirus sono stati identificati nel miocardio sinistro. Morfologicamente, la parete ventricolare destra è gravemen-
di pazienti con CMPD. Questo indica che, almeno in alcuni casi, te assottigliata per la perdita di miociti, con estesa infiltrazione
la CMPD è una conseguenza della miocardite. Le miocarditi sono adiposa e fibrosi (Fig. 12.34). La malattia sembra essere trasmessa
trattate in dettaglio di seguito. con ereditarietà autosomica dominante a penetranza variabile. Sem-
Alcool e altre tossine. L’abuso di alcool è strettamente associato bra essere dovuta a difetti delle proteine di adesione cellulari nei
allo sviluppo di CMPD, è stato pertanto ipotizzato che la tossicità desmosomi che collegano cardiomiociti adiacenti. La sindrome di
dell’etanolo (Cap. 9) o un disturbo nutrizionale secondario all’eti- Naxos è una patologia caratterizzata da cardiomiopatia ventricolare
lismo possano causare danno miocardico.101 L’alcool o i suoi destra aritmogena e ipercheratosi delle superfici cutanee palmo
metaboliti (in particolare l’acetaldeide) hanno un diretto effetto plantari, associata a mutazioni nel gene che codifica per la
tossico sul miocardio; tuttavia, nessuna caratteristica morfologica placoglobina.106
564 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.31 Cardiomiopatia dilatativa. A. Sono evidenti la dilatazione e l’ipertrofia delle quattro camere. È presente un trombo murale granulare (freccia)
all’apice del ventricolo sinistro (a destra in questa veduta delle quattro camere). Le arterie coronarie erano pervie. B. Sezione istologica che mostra variabile
ipertrofia miocitaria e fibrosi interstiziale (il collagene è evidenziato in blu in questa colorazione tricromica di Masson).
Figura 12.32 Cause e conseguenze delle cardiomiopatie dilatativa e ipertrofica. Alcune cardiomiopatie dilatative e quasi tutte le cardiomiopatie iper-
trofiche hanno cause genetiche. Le cause genetiche della cardiomiopatia dilatativa comprendono mutazioni interessanti un’ampia varietà di proteine, so-
prattutto quelle del citoscheletro, ma anche del sarcomero, dei mitocondri e della membrana nucleare. Al contrario, le mutazioni geniche che causano la
cardiomiopatia ipertrofica codificano per proteine del sarcomero. Sebbene queste due forme di cardiomiopatia differiscano notevolmente nelle basi sub-
cellulari e nei fenotipi morfologici, esse condividono un gruppo comune di manifestazioni cliniche. VS, ventricolo sinistro.
CAPITOLO 12 Il cuore 565
Figura 12.33 Rappresentazione schematica di un miocita, che mostra le proteine chiave mutate nella cardiomiopatia dilatativa (rosso), nella cardiomio-
patia ipertrofica (blu) o in entrambe (verde).
Cardiomiopatia Ipertrofica altre cause cliniche o ad altre patologie.107 Come discusso di seguito,
la CMPI è causata da mutazioni nei geni che codificano per proteine
La cardiomiopatia ipertrofica (CMPI) è caratterizzata da ipertrofia del sarcomero. Poiché l’incidenza dell’ipertrofia cardiaca idiopatica è
miocardica, miocardio ventricolare sinistro scarsamente deformabile di circa 1 su 500, la CMPI può essere la patologia cardiovascolare più
che conduce a un anomalo riempimento diastolico e, in circa un terzo comune causata da mutazioni di un singolo gene. Il cuore ha pareti
dei casi, intermittente ostruzione all’efflusso ventricolare. È la causa ispessite, è di peso aumentato ed è in uno stato di ipercontrazione
principale di ipertrofia ventricolare sinistra non riconducibile ad muscolare, in netto contrasto con l’aspetto f laccido e ipocontratto
Figura 12.34 Cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro. A. Fotografia macroscopica, che mostra la dilatazione del ventricolo destro e la sostitu-
zione quasi transmurale della parete libera del ventricolo destro con tessuto adiposo e fibroso. Il ventricolo sinistro ha una configurazione quasi normale.
B. Sezione istologica della parete libera del ventricolo destro, che mostra la sostituzione del miocardio (rosso) con tessuto fibroso (blu, freccia) e adiposo
(colorazione tricromica di Masson).
566 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.35 Cardiomiopatia ipertrofica con ipertrofia settale asimmetrica. A. Il muscolo settale protrude nel tratto di efflusso del ventricolo sinistro e
l’atrio sinistro è ingrandito. Il lembo anteriore della mitrale è stato spostato dal setto per evidenziare la presenza di una placca fibrosa endocardica (freccia)
(si veda il testo). B. Immagine istologica che mostra la disorganizzazione, l’ipertrofia estrema e la ramificazione dei miociti, oltre alla caratteristica fibrosi
interstiziale (il collagene è blu in questa colorazione tricromica di Masson).
Figura 12.36 Miocardite. A. Miocardite linfocitica associata a danno miocitario. B. Miocardite da ipersensibilità, caratterizzata da un infiltrato infiam-
matorio interstiziale composto principalmente da eosinofili e cellule infiammatorie mononucleate, localizzato soprattutto negli spazi perivascolari e inter-
stiziali. C. Miocardite a cellule giganti, con infiltrato infiammatorio mononucleato contenente linfociti e macrofagi, estesa perdita di cardiomiociti e cellule
giganti multinucleate. D. Miocardite della malattia di Chagas. Un cardiomiocita è dilatato dalla presenza di tripanosomi (freccia). Si osservano reazione
infiammatoria e necrosi di singoli miociti.
soprattutto alla perossidazione dei lipidi nelle membrane cellulari un fenomeno noto come cardiomiopatia di Takotsubo.117 Anche
dei cardiomiociti. la cocaina causa un danno simile a quello mediato dalle cateco-
Molti altri farmaci e sostanze, come il litio, le fenotiazine, la clo- lamine. Il meccanismo della cardiotossicità delle catecolamine
rochina e la cocaina, sono ritenute responsabili di danno miocardico non è ben chiaro, ma sembra legato a un loro diretto effetto tossico
e, talora, di morte cardiaca improvvisa. Reperti comuni nei cuori sui cardiomiociti, dovuto al sovraccarico di calcio o alla focale
danneggiati da molti di questi prodotti chimici e farmacologici vasocostrizione della macro- o microcircolazione arteriosa coro-
(incluse esotossina difterica e doxorubicina) sono rigonfiamento narica a fronte di un aumento della frequenza cardiaca. L’infiltrato
delle miofibre, vacuolizzazione citoplasmatica e degenerazione cellulare mononucleato rappresenta probabilmente una reazione
adiposa. Con la sospensione del farmaco responsabile degli effetti secondaria alla formazione di focolai di necrosi miocitaria. Alte-
tossici, queste modificazioni possono regredire completamente, razioni simili possono essere riscontrate in pazienti che si siano
senza evidenti sequele. Qualche volta, tuttavia, un danno esteso può ripresi da episodi ipotensivi o che siano stati rianimati dopo
provocare necrosi miocitaria, che può evolvere in una cardiomio- un arresto cardiaco; in tali casi, il danno è la conseguenza
patia dilatativa. dell’ischemia, seguita da riperfusione (si veda sopra) con succes-
Catecolamine. Nei pazienti con feocromocitoma, un tumore siva infiammazione.
che sintetizza catecolamine (Cap. 24), possono presentarsi focolai Amiloidosi. L’amiloidosi rappresenta il prototipo di una pato-
di necrosi miocardica con bande di contrazione, spesso associati logia miocardica causata dall’accumulo di una sostanza anomala nel
a infiltrato infiammatorio mononucleato, composto principal- cuore. L’amiloidosi (Cap. 6) è causata da frammenti proteici fibrillari
mente da macrofagi. Queste alterazioni vengono considerate extracellulari, insolubili, che formano i tipici depositi b-amiloidei.118
manifestazioni del più generale “effetto catecolaminico”, osservato L’amiloidosi cardiaca può insorgere nel quadro di un’amiloidosi
anche in associazione a stimolazione autonomica intensa (secon- sistemica o, in particolare nell’anziano, essere limitata al cuore (ami-
daria a lesioni intracraniche o stress), o a somministrazione eso- loidosi cardiaca senile).119 Nell’amiloidosi cardiaca senile, i depositi
gena di alte dosi di agenti vasopressori come la dopamina.116 di amiloide generalmente si trovano nei ventricoli e negli atri. L’ami-
Anche improvvisi e intensi stress fisici o emotivi possono indurre loidosi cardiaca senile colpisce soggetti anziani ed è causata dal
disfunzione ventricolare sinistra dovuta a stordimento miocardico, deposito di transtiretina, una normale proteina sierica sintetizzata
570 CAPITOLO 12 Il cuore
Figura 12.37 Amiloidosi cardiaca. A. Colorazione ematossilina eosina, che mostra l’amiloide che appare come materiale amorfo rosa intorno ai miociti.
B. Colorazione rosso Congo osservata sotto luce polarizzata, nella quale l’amiloide mostra la caratteristica birifrangenza verde mela (rispetto al collagene,
che appare bianco-blu).
CAPITOLO 12 Il cuore 571
periferiche e la riduzione del volume ematico circolante determina- Tabella 12.13 Cause di pericardite
no una riduzione della pressione differenziale, un prolungamento
del tempo di circolazione e una riduzione del flusso ematico ai tessuti agenti infettivi
periferici. Virus
Batteri piogeni
Tubercolosi
Morfologia Nell’ipertiroidismo, gli aspetti macroscopici e Funghi
Altri parassiti
istologici sono quelli di un’ipertrofia aspecifica, talvolta con
focolai ischemici. Nelle fasi avanzate dell’ipotiroidismo immuno-correlate
(mixedema), il cuore è flaccido, ingrossato e dilatato. Le
Febbre reumatica
caratteristiche istologiche dell’ipotiroidismo comprendono il Lupus eritematoso sistemico
rigonfiamento dei miociti, con perdita delle striature e dege- Sclerodermia
nerazione basofila, accompagnata da un edema interstiziale Postcardiotomia
ricco di mucopolisaccaridi. Un liquido con analoghe caratte- Postinfarto miocardico (sindrome di Dressler)
Reazione da ipersensibilità ai farmaci
ristiche si accumula talvolta all’interno del sacco pericardico.
Questo insieme di alterazioni prende il nome di mixedema varie
cardiaco.
Infarto miocardico
Uremia
Cardiochirurgia
Neoplasia
Malattie del pericardio Trauma
Irradiazione
Cardiopatia Associata
A Malattie Reumatiche
Lipoma
sono composti da bizzarri miociti molto ingranditi; l’abbon-
I lipomi sono tumori benigni localizzati, ben circoscritti composti dante citoplasma miocitario assume spesso la forma di trame
da cellule adipose mature che possono presentarsi nel subendocar- o trecce sottili che collegano la membrana citoplasmatica al
dio, subepicardio o miocardio. Possono essere asintomatici, produrre nucleo, spiegando così il nome di cellule a ragno dato a
ostruzioni valvolari a palla o aritmie. Accumuli di tessuto adiposo questi miociti.
maturo sono più spesso localizzati nel ventricolo sinistro, nell’atrio
destro o nel setto interatriale e non sono necessariamente di
natura neoplastica. Nel setto interatriale, sono talvolta presenti de-
positi adiposi non neoplastici che prendono il nome di “ipertrofia Sarcoma
lipomatosa”.
Gli angiosarcomi cardiaci e gli altri sarcomi non sono clinicamente
o morfologicamente diversi da quelli localizzati in altre sedi (si
Fibroelastoma papillare vedano Fig. 11.35 e Cap. 26), perciò non sono necessari ulteriori
commenti in questo capitolo.
I fibroelastomi papillari sono strane lesioni, in genere incidentali, più
spesso identificate in sede autoptica, che ricordano la forma degli Effetti Cardiaci Di Neoplasie
anemoni marini. Possono embolizzare e perciò diventare rilevanti Non Cardiache
clinicamente. Nei fibroelastomi papillari sono state riportate anomalie
citogenetiche clonali, il che suggerisce che i fibroelastomi siano in- Con l’aumento della sopravvivenza dei pazienti, ottenuta grazie ai
soliti tumori benigni. I fibroelastomi ricordano per il loro aspetto le recenti progressi nei campi della diagnosi e della terapia oncologica,
escrescenze di Lambl, lesioni molto più piccole e insignificanti che si vengono oggi sempre più frequentemente riscontrati gli effetti delle
repertano frequentemente sulle valvole aortiche di soggetti anziani. neoplasie extracardiache sull’apparato cardiovascolare (Tab. 12.14).
La patologia cardiaca deriva dall’infiltrazione del cuore da parte del
tumore, da mediatori circolanti e dalle complicanze della terapia.
Morfologia I fibroelastomi papillari sono generalmente I tumori metastatici più frequenti che coinvolgono il cuore sono
localizzati sulle valvole, in particolare sulle superfici ventri- i carcinomi del polmone e della mammella, i melanomi, le leucemie
colari delle valvole semilunari e sulle superfici atriali delle e i linfomi. Le metastasi possono raggiungere il cuore e il pericardio
valvole atrioventricolari. Essi formano una massa che può per estensione linfatica retrograda (la maggior parte dei carcinomi),
misurare diversi centimetri di diametro e che è costituita da per disseminazione ematogena (molti tumori), per contiguità
caratteristiche proiezioni piliformi lunghe fino a un 1 cm. (carcinomi primitivi di polmone, mammella o esofago) o per disse-
Istologicamente, le lesioni sono ricoperte da endotelio, al di minazione venosa (tumori del rene e del fegato). I sintomi clinici
sotto del quale vi è un tessuto connettivo mixoide ricco di sono più spesso associati alla diffusione al pericardio, che può cau-
abbondante matrice mucopolisaccaridica e fibre elastiche. sare versamenti pericardici sintomatici o un effetto massa sufficiente
a ridurre il riempimento cardiaco. Le metastasi miocardiche sono
in genere clinicamente silenti oppure determinano segni non spe-
cifici, come una compromissione generalizzata della contrattilità o
Rabdomioma della compliance ventricolare. Il carcinoma broncogeno o i linfomi
maligni possono infiltrare il mediastino estesamente, causando in-
I rabdomiomi sono i più frequenti tumori cardiaci dell’infanzia e carceramento, compressione o invasione della vena cava superiore,
vengono spesso scoperti durante il primo anno di vita, a causa con conseguente ostruzione del flusso ematico proveniente dalla
dell’ostruzione di un orifizio valvolare o di una camera cardiaca. I
rabdomiomi cardiaci sono spesso associati alla sclerosi tuberosa
(Cap. 28), causata da difetti nei geni oncosoppressori TSC1 e TSC2. Tabella 12.14 Effetti cardiovascolari di neoplasie
Le proteine TSC1 e TSC2 funzionano insieme in un complesso che non cardiache
inibisce l’attività del target mammifero della rapamicina (mTor), una
chinasi che stimola la crescita e regola le dimensioni cellulari. conseguenze dirette del tumore
L’espressione di TSC1 o TSC2 è spesso completamente persa nei Metastasi pericardiche e miocardiche
rabdomiomi che si sviluppano nel contesto della sclerosi tuberosa, Ostruzione dei grandi vasi
e questa perdita di espressione sarebbe alla base dell’eccessiva cre- Emboli originati da un tumore polmonare
scita dei miociti. Poiché spesso regrediscono spontaneamente, i conseguenze indirette del tumore (effetti di mediatori circolanti)
rabdomiomi sono ritenuti da alcuni amartomi piuttosto che vere e
Endocardite trombotica non batterica
proprie neoplasie. Cardiopatia da carcinoide
Cardiopatia associata a feocromocitoma
Amiloidosi associata a mieloma
Morfologia I rabdomiomi sono masse miocardiche grigio-
effetti della terapia antitumorale
biancastre generalmente di piccole dimensioni che possono
arrivare ad alcuni centimetri di diametro. Sono in genere Chemioterapia
multipli e coinvolgono preferenzialmente i ventricoli, spesso Radioterapia
protrudendo nelle camere cardiache. A livello istologico, Modificata da Schoen FJ, et al: Cardiac effects of non-cardiac neoplasms.
Cardiol Clin 2:657, 1984.
CAPITOLO 12 Il cuore 575
Figura 12.40 Complicanze del trapianto cardiaco. A. Il rigetto di un allotrapianto cardiaco è caratterizzato da un infiltrato linfocitario, con associato danno
dei cardiomiociti. B. Aterosclerosi coronarica nel trapianto; è evidenziato un grave e diffuso ispessimento intimale concentrico che determina una stenosi
critica. La lamina elastica interna (freccia) e la media sono intatte (colorazione pentacromica di Movat, l’elastina è in nero). (B. Riprodotto con permesso
da Salomon RN, et al: Human coronary transplantation-associated arteriosclerosis. Evidence for chronic immune reaction to activated graft endothelial
cells. Am J Pathol 138:791, 1991)
testa e degli arti superiori (sindrome della vena cava superiore). Il avanzati, danneggia i miociti a esso adiacenti; il quadro istologico
carcinoma renale a cellule chiare spesso invade la vena renale e si è simile alla miocardite (Fig. 12.40 A). Quando il danno miocardico
può accrescere lungo la vena cava inferiore fino all’atrio destro, in- non è ancora esteso, l’episodio di “rigetto” è in genere autolimitato
terrompendo il ritorno venoso al cuore. o può essere risolto aumentando la terapia immunosoppressiva.
I tumori extracardiaci possono anche colpire la funzione cardiaca Il rigetto avanzato può essere irreversibile e fatale se non trattato
indirettamente, talvolta mediante sostanze circolanti derivate dal tempestivamente.
tumore (ad es. endocardite trombotica non batterica, cardiopatia da Il principale limite attuale al successo a lungo termine del tra-
carcinoide, danno miocardico associato a feocromocitoma, pianto cardiaco è la diffusa proliferazione intimale stenosante delle
a miloidosi AL associata al mieloma multiplo; tutti descritti arterie coronarie, che può interessare in forma estesa i vasi intramu-
precedentemente). rali (arteriopatia da trapianto) (Fig. 12.40 B). Poiché il cuore tra-
Le complicanze della chemioterapia sono già state trattate in piantato è spesso denervato, i pazienti con questa patologia possono
questo capitolo. La radioterapia utilizzata per trattare neoplasie non percepire il dolore toracico ischemico e questo grave problema
mammarie, polmonari o mediastiniche può provocare pericardite, può dare luogo a infarti miocardici clinicamente silenti; in caso di
versamento pericardico, fibrosi miocardica e alterazioni pericardiche grave arteriopatia da trapianto, l’esito usuale è un’ICC o la morte
croniche. Altri effetti cardiaci della radioterapia includono un’acce- improvvisa del paziente. La patogenesi di questa arteriopatia non
lerata cardiopatia coronarica e fibrosi endocardica parietale e è chiara. Reazioni di rigetto cronico, di basso livello, possono stimo-
valvolare. lare le cellule infiammatorie e le cellule della parete vascolare a
secernere fattori di crescita che promuovono il reclutamento e la
proliferazione di cellule muscolari lisce e la sintesi di matrice extra-
Trapianto cardiaco cellulare, espandendo in tal modo l’intima (Cap. 6). Altri problemi
postoperatori includono infezioni e tumori, in particolare il linfoma
Il trapianto cardiaco è oggi praticato frequentemente (circa a cellule B associato al virus di Epstein-Barr che insorge nel contesto
3.000 trapianti all’anno in tutto il mondo) in caso di insufficienza dell’immunosoppressione T cellulare a cui i pazienti sono sottoposti
cardiaca grave, refrattaria al trattamento, qualunque ne sia la causa; per controllare un possibile rigetto. Malgrado questi problemi, la
le due patologie che più frequentemente richiedono il trapianto prognosi globale è buona; la sopravvivenza a 1 anno è del 70-80% e
sono la cardiomiopatia dilatativa e la cardiopatia ischemica. Tre quella a 5 anni è superiore al 60%.
principali fattori hanno contribuito al miglioramento dei risultati
del trapianto cardiaco dal primo trapianto da uomo a uomo nel Bibliografia
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endomiocardica programmata è l’unico mezzo affidabile per dia- 4. Lee CY, Burnett JC Jr: Natriuretic peptides and therapeutic applications. Heart
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13
Malattie dei globuli bianchi,
dei linfonodi, della milza e del timo
Origine e differenziazione delle cellule Neoplasie mieloidi
emopoietiche Leucemia mieloide acuta
Sindromi mielodisplastiche
JJ MALATTIE DEI GLOBULI BIANCHI Malattie mieloproliferative
Leucopenia Istiocitosi a cellule di Langerhans
Neutropenia, agranulocitosi
JJ MILZA
Leucocitosi e linfoadenopatie reattive
Splenomegalia
(infiammatorie)
Splenite acuta aspecifica
Leucocitosi
Splenomegalia congestizia
Linfoadenite
Linfoadenite acuta aspecifica Infarti splenici
Linfoadenite cronica aspecifica Neoplasie
Proliferazioni neoplastiche dei leucociti Anomali congenite
Fattori eziologici e patogenetici delle neoplasie
Rottura
dei globuli bianchi
Neoplasie linfoidi JJ TIMO
Definizioni e classificazione
Neoplasie dei precursori B e T cellulari Malattie dello sviluppo del timo
Neoplasie delle cellule B periferiche Iperplasia timica
Neoplasie delle cellule T e NK periferiche
Linfoma di Hodgkin Timomi
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579
580 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
I componenti del sistema emopoietico sono tradizionalmente di- cui differenziazione è ristretta a particolari linee differenziative.
stinti in tessuti mieloidi, che comprendono il midollo osseo e le Queste cellule vengono chiamate unità formanti colonie (Colony-
cellule da esso derivanti (ad es. eritrociti, piastrine, granulociti e mo- Forming Units, CFU) (si veda Fig. 13.1), perché danno vita a colonie
nociti), e tessuti linfoidi, che comprendono il timo, i linfonodi e la composte da specifici tipi di cellule mature se fatte crescere in coltura.
milza. È tuttavia importante riconoscere che questa suddivisone è Dai diversi progenitori predestinati derivano i precursori morfolo-
artificiosa sia per quanto riguarda la normale fisiologia delle cellule gicamente riconoscibili, come i mieloblasti, i proeritroblasti e i me-
emopoietiche sia per quel che attiene alle patologie a esse correlate. gacarioblasti, che a loro volta danno vita a granulociti, eritrociti e
Ad esempio, sebbene il midollo osseo contenga relativamente pochi piastrine maturi.
linfociti, è la fonte di tutti i progenitori linfoidi. Analogamente, le Le HSC hanno due proprietà essenziali necessarie al mantenimento
patologie neoplastiche dei precursori mieloidi (leucemie mieloidi) dell’emopoiesi: la pluripotenza e la capacità di autorinnovamento. La
originano nel midollo osseo ma interessano in via secondaria la pluripotenza è l’abilità di una singola HSC di generare i vari tipi di
milza e (meno frequentemente) i linfonodi. Alcune patologie eri- cellule emopoietiche mature. Quando una HSC si divide, almeno
trocitarie (come l’anemia immunoemolitica, discussa nel Cap. 14) una cellula figlia deve autorinnovarsi per evitare la deplezione delle
sono l’esito della formazione di autoanticorpi, che sono il segno di cellule staminali. Si ritiene che le divisioni di autorinnovamento
una patologia primitiva dei linfociti. Quindi, non è possibile trac- avvengano in una nicchia microambientale specializzata del midollo,
ciare un confine netto tra le malattie che coinvolgono i tessuti mie- in cui le cellule stromali e particolari molecole nutrono e in qualche
loidi e quelli linfoidi. Tenendo presente questa difficoltà, le patologie modo mantengono le HSC.2 Le HSC ritengono la capacità di migrare
dei tessuti emopoietici sono state arbitrariamente divise in presente durante la fase di sviluppo embrionario; in condizioni di
due capitoli. In questo capitolo tratteremo le malattie dei globuli stress (ad esempio una grave anemia), possono venire mobilizzate
bianchi e i disturbi che colpiscono la milza e il timo. Nel Capitolo 14 dal midollo osseo e comparire nel sangue periferico. In tali circo-
prenderemo in considerazione le patologie eritrocitarie e quelle stanze, vengono talvolta indotte o riattivate nuove nicchie micro-
che colpiscono l’emostasi. Prima di approfondire le singole patologie, ambientali in altri tessuti, come milza e fegato, che possono quindi
discuteremo brevemente le origini delle cellule emopoietiche, dal mo- diventare sede di emopoiesi extramidollare.
mento che molte patologie leuco- ed eritrocitarie implicano un’al- La risposta midollare alle richieste fisiologiche a breve termine è
terazione della loro normale crescita e della loro maturazione. regolata da fattori di crescita emopoietici che agiscono sui progeni-
tori predestinati. Poiché le cellule mature del sangue sono cellule
terminalmente differenziate con una sopravvivenza limitata, il
Origine e differenziazione delle cellule loro numero deve essere costantemente ripristinato. Durante la
emopoietiche replicazione delle HSC, alcune cellule iniziano a differenziarsi,
diventando cellule progenitrici predestinate. Tali cellule perdono
la capacità di autorinnovamento e iniziano un inesorabile percor-
I progenitori delle cellule ematiche compaiono per la prima volta so che porta alla differenziazione terminale e alla morte. Durante
durante la terza settimana di sviluppo embrionale nel sacco vitellino, il loro processo di differenziazione queste cellule progenitrici
ma si ritiene che le cellule staminali emopoietiche (Hematopoietic iniziano a esprimere recettori per fattori di crescita specifici per
Stem Cells, HSC) definitive facciano la loro comparsa diverse setti- la loro linea differenziativa, che stimolano la crescita e allungano
mane più tardi nella regione del mesoderma embrionale che com- a breve termine la loro sopravvivenza. Alcuni fattori di crescita,
prende aorta, gonadi e mesonefro.1 Durante il terzo mese, le HSC come il fattore per le cellule staminali (detto anche ligando di
migrano nel fegato, che diventa il sito principale di formazione delle c-KIT) e il ligando di FLT3, agiscono in stadi differenziativi pre-
cellule ematiche fino a poco prima della nascita. Entro il quarto coci. Altri, come l’eritropoietina, il fattore stimolante la crescita
mese, le HSC cominciano a cambiare nuovamente la loro sede, di colonie granulocito-macrofagiche (Granulocyte-Macrophage
questa volta portandosi nel midollo osseo. Alla nascita, il midollo Colony-Stimulating Factor, GM-CSF), il fattore stimolan-
dell’intero scheletro è emopoieticamente attivo e l’emopoiesi epatica te la c rescita di colonie di granulociti ( Granulocyte Colony-
si riduce al minimo, mantenendosi solo in alcuni focolai che diven- Stimulating Factor, G-CSF) e la trombopoietina, agiscono in fasi
tano inattivi subito dopo la nascita. Fino alla pubertà, il midollo m aturative più avanzate. Circuiti di feedback mediati da
emopoieticamente attivo è presente in tutte le ossa dello scheletro, questi fattori di crescita regolano la produzione midollare, facen-
ma successivamente persiste solo in quelle dello scheletro assiale do sì che il numero degli elementi ematici adulti (eritrociti,
(vertebre, costole, sterno, cranio, pelvi) e nelle regioni prossimali leucociti e piastrine) sia mantenuto entro un range appropriato
epifisarie dell’omero e del femore. Pertanto, nell’adulto normale, (Tab. 13.1).
solo metà dello spazio midollare è emopoieticamente attivo. Molte patologie alterano la produzione di cellule ematiche. Il mi-
Le cellule ematiche mature – globuli rossi, granulociti, monociti, dollo è la fonte originaria di tutte le cellule del sistema immunitario
piastrine e linfociti – hanno in comune l’origine dalle HSC, cellule e risponde a stimoli di natura infettiva o infiammatoria aumentando
pluripotenti situate all’apice di una complessa gerarchia di progenitori la produzione di granulociti sotto la direzione di specifici fattori di
midollari (Fig. 13.1). La maggior parte delle prove a sostegno di crescita e citochine. Altre patologie sono associate a difetti nell’emo-
questo schema deriva da studi sui topi, ma si crede che l’emopoie- poiesi che portano a deficit di uno o più tipi di cellule ematiche. Le
si umana proceda in modo simile. neoplasie primitive delle cellule emopoietiche sono tra le più im-
Le HSC danno vita a due tipi di cellule multipotenti, i progenitori portanti patologie che interferiscono con la funzione midollare, ma
comuni linfoide e mieloide. Il progenitore linfoide comune è la fonte specifiche patologie genetiche, infezioni, tossine e deficit nutrizio-
dei precursori T cellulari, B e natural killer (NK). Ritorneremo alle nali, così come infiammazioni croniche di vario tipo, possono di-
origini delle cellule linfoidi quando discuteremo i tumori derivati minuire la produzione di cellule ematiche da parte del midollo.
da queste cellule. Dai progenitori mieloidi comuni nascono vari tipi Le neoplasie ematolinfoidi sono spesso associate a mutazioni che
di progenitori predestinati (cioè commissionati, o “committed”) la bloccano la maturazione delle cellule progenitrici o che eliminano la
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 581
Figura 13.1 Differenziazione delle cellule ematiche HSC, cellule staminali emopoietiche; CFU, unità formante colonie; SCF, fattore di crescita della
cellula staminale; Flt3L, ligando di Flt3; G-CSF, fattore stimolante la crescita di colonie granulocitiche; GM-CSF, fattore stimolante la crescita di colonie
granulocito-macrofagiche; LIN–, negativo per marker specifici di linea; M-CSF, fattore stimolante la crescita di colonie macrofagiche.
582 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
tosto che da una vera diminuzione del numero dei linfociti. Ricor- In alcuni pazienti con neutropenia idiopatica acquisita sono
derete come le infezioni virali acute inducano produzione di inter- presenti autoanticorpi diretti contro specifici antigeni dei neutrofili.
feroni di tipo I, che attivano i linfociti T e modificano l’espressione Gravi neutropenie possono anche verificarsi come conseguenza della
di una serie di proteine di superficie che regolano la migrazione delle proliferazione monoclonale di grandi linfociti granulari (Large
cellule T. Tali modificazioni causano il sequestro di cellule T attivate Granular Lymphocytes, LGL), la cosiddetta leucemia LGL.3 Il mec-
nei linfonodi e un’aumentata aderenza alle cellule endoteliali, fattori canismo di questa neutropenia non è chiaro; la soppressione dei
che contribuiscono entrambi alla linfopenia. La granulocitopenia è progenitori granulocitari del midollo da parte di fattori prodotti
più frequente, è spesso associata a una ridotta funzione granuloci- dalle cellule neoplastiche (generalmente cellule T citotossiche CD8+)
taria e merita ulteriore approfondimento. è considerato il meccanismo più probabile.
Neutropenia, Agranulocitosi
Morfologia Le alterazioni nel midollo osseo variano a seconda
La neutropenia, una riduzione del numero dei neutrofili circolanti, della causa. In caso di eccessiva distruzione di neutrofili negli
si verifica in un’ampia varietà di circostanze. L’agranulocitosi, una organi periferici, il midollo è generalmente ipercellulato per
grave riduzione dei neutrofili, ha conseguenze clinicamente rilevanti l’aumento compensatorio dei precursori granulocitari. L’iper-
e determina un marcato aumento della suscettibilità a infezioni cellularità si riscontra di norma anche nelle neutropenie causate
batteriche e fungine. da granulopoiesi inefficace, come accade nelle anemie mega-
Patogenesi. Una riduzione dei granulociti circolanti si determina loblastiche e nelle sindromi mielodisplastiche. L’agranulocitosi
in caso di (1) granulopoiesi inadeguata o inefficace o (2) di accelerata causata da agenti che sopprimono o distruggono i precursori
rimozione dei neutrofili dal sangue. Si osserva granulopoiesi inade- granulocitari è invece associata a ipercellularità midollare.
guata o inefficace in caso di Le infezioni sono una conseguenza frequente di agranuloci-
tosi. Ulcere necrotizzanti della gengiva, del pavimento della
Soppressione delle cellule staminali emopoietiche, come nel caso bocca, della mucosa orale, della faringe o di altri punti della
dell’anemia aplastica (Cap. 14) e di varie patologie infiltrative del cavità orale (angina agranulocitaria) sono piuttosto caratte-
midollo (neoplasie, granulomi ecc.); in queste condizioni la gra- ristiche. Queste lesioni sono generalmente profonde, esca-
nulocitopenia si accompagna ad anemia e trombocitopenia vate e rivestite da membrane di tessuto necrotico che vanno
Soppressione dei precursori granulocitari predestinati causata da dal grigio al nero-verdastro da cui possono essere isolati
farmaci (discussi in seguito) numerosi batteri o funghi. Meno frequentemente, simili le-
Stati patologici associati a emopoiesi inefficace, come anemie sioni ulcerative possono interessare cute, vagina, ano o tratto
megaloblastiche (Cap. 14) e sindromi mielodisplastiche, dove i gastrointestinale. Infezioni batteriche o fungine gravi e po-
precursori difettivi muoiono nel midollo tenzialmente letali possono verificarsi nei polmoni, nel tratto
Rare condizioni congenite (come la sindrome di Kostmann) in cui urinario e nei reni. Il paziente neutropenico è estremamente
specifici difetti genetici ereditari danneggiano la differenziazione suscettibile a infezioni fungine profonde causate da Candida
granulocitaria. e Aspergillus. Le sedi di infezione spesso mostrano una mas-
siccia crescita di organismi con scarsa risposta leucocitaria.
L’accelerata rimozione o distruzione dei neutrofili avviene in Nei casi più drammatici, i batteri crescono in colonie (botrio-
caso di micosi) simili a quelle osservate nei terreni di coltura.
Patogenesi. La conta leucocitaria nel sangue periferico è influen- tabella 13.2 Meccanismi e cause di leucocitosi
zata da diversi fattori, tra cui
aumentata produzione nel midollo
L’entità dei pool cellulari di precursori (mieloidi e linfoidi) e di
Infezione o infiammazione cronica (dipendente da fattori
cellule di riserva nel midollo osseo, nel timo, nel sangue circolante di crescita)
e nei tessuti periferici
La velocità di rilascio in circolo delle cellule dalle suddette sedi Paraneoplastica (ad es. linfoma di Hodgkin; dipendente
da fattori di crescita)
La proporzione delle cellule che aderiscono alla parete dei vasi
sanguigni in un determinato momento (pool marginale) Malattia mieloproliferativa (ad es. leucemia mieloide cronica;
La velocità con cui le cellule passano dal sangue ai tessuti. indipendente da fattori di crescita)
aumentato rilascio dalle riserve del midollo
Come discusso nel Capitolo 2, l’omeostasi leucocitaria è
Endotossemia
mantenuta da citochine, fattori di crescita e molecole di adesione
mediante i loro effetti su commissionamento, proliferazione, diffe- Infezione
renziazione e rilascio dei leucociti e dei loro progenitori. La
Ipossia
Tabella 13.2 riassume i principali meccanismi della leucocitosi
neutrofila e le sue cause, la più importante delle quali è l’infezione. diminuita marginazione
Nell’infezione acuta vi è un rapido aumento del rilascio di granu-
Esercizio
lociti maturi dal pool midollare. Se l’infezione è prolungata, la
produzione di interleuchina-1 (IL-1), del fattore di necrosi tumorale Catecolamine
(Tumor Necrosis Factor, TNF) e di altre citochine infiammatorie sti-
diminuita fuoriuscita nei tessuti
mola le cellule stromali del midollo osseo e le cellule T a produrre
una maggiore quantità di fattori di crescita emopoietici, che au- Glucocorticoidi
mentano la proliferazione e la differenziazione dei progenitori
granulocitari predestinati e, in alcuni giorni, determinano un so-
stenuto aumento nella produzione di neutrofili.
Alcuni fattori di crescita stimolano preferenzialmente la produ- rappresentano granuli azzurrofili (primari) anomali. I corpi di Döhle
zione di un singolo tipo di cellula leucocitaria. Ad esempio, l’IL-5 sono lembi di reticolo endoplasmatico dilatato che appaiono come
stimola principalmente la produzione di eosinofili, mentre il G-CSF chiazze citoplasmatiche di colore azzurro.
quella di neutrofili. Tali fattori sono prodotti in modo differenziato Nella maggior parte dei casi non è difficile distinguere una leu-
in risposta ai vari stimoli patogeni e, di conseguenza, i cinque prin- cocitosi reattiva da una leucocitosi neoplastica, in almeno due casi
cipali tipi di leucocitosi (neutrofilia, eosinofilia, basofilia, monocitosi però la distinzione non è facile. Le infezioni virali acute, soprattutto
e linfocitosi) tendono a essere osservati in condizioni cliniche dif- nei bambini, possono causare la comparsa di un gran numero di
ferenti (Tab. 13.3). linfociti attivati simili alle cellule linfoidi neoplastiche. In altri casi,
Nella sepsi o nelle gravi patologie infiammatorie (come la malattia in particolare nelle infezioni gravi, compare nel sangue un gran
di Kawasaki), la leucocitosi è spesso accompagnata da modificazioni numero di forme granulocitarie immature, simulando una leucemia
morfologiche nei neutrofili, come le granulazioni tossiche, i corpi mieloide (reazione leucemoide). Particolari esami di laboratorio
di Döhle e i vacuoli citoplasmatici (Fig. 13.2). Le granulazioni tossi- (discussi in seguito) sono molto utili nel distinguere le leucocitosi
che, che sono più grossolane e scure dei normali granuli neutrofili, reattive da quelle neoplastiche.
Leucocitosi neutrofila (neutrofilia) Infezioni batteriche acute, specialmente quelle causate da organismi piogenici;
infiammazione sterile causata, ad esempio, da necrosi tissutale (infarto miocardico,
ustioni)
Leucocitosi eosinofila (eosinofilia) Malattie allergiche come asma, febbre da fieno; alcune patologie della cute (ad es.
pemfigo, dermatite erpetiforme); infestazioni parassitarie; reazioni a farmaci;
alcune neoplasie maligne (ad es. linfoma di Hodgkin e alcuni linfomi non Hodgkin);
malattie del collagene vascolare e alcune vasculiti; malattia ateroembolica
(transitoria)
Leucocitosi basofila (basofilia) Rara, spesso indicativa di una malattia mieloproliferativa (ad es. leucemia mieloide
cronica)
Monocitosi Infezioni croniche (ad es. tubercolosi), endocardite batterica, rickettsiosi e malaria;
malattie del collagene vascolare (ad es. lupus eritematoso sistemico); malattie
infiammatorie intestinali (ad es. colite ulcerosa)
temi che riguardano in generale l’eziologia e la patogenesi di tali minativi non possono maturare; ciononostante, BCL6 deve essere
patologie. “spento” affinché le cellule B dei centri germinativi si differenzino
Traslocazioni cromosomiche e altre mutazioni acquisite. Nella in cellule B memoria o in plasmacellule. Come discuteremo più
maggior parte delle neoplasie leucocitarie, sono presenti anoma- avanti, alterazioni che influenzano in modo positivo l’espressione
lie cromosomiche non casuali, in genere traslocazioni. Come accen- di BCL6 e che bloccano la sua regolazione in senso negativo sono
nato nel Capitolo 7, specifici riarrangiamenti sono associati a molto comuni in alcuni tipi di linfomi derivanti dalle cellule B
particolari neoplasie, cosa che ne suggerisce un ruolo critico nella dei centri germinativi.7
oncopatogenesi. Nel caso delle neoplasie linfoidi i proto-oncogeni sono spesso at-
tivati da errori che si verificano durante i processi di diversificazione
I geni che sono mutati o comunque alterati spesso ricoprono un ruolo e di riarrangiamento dei geni per i recettori degli antigeni. Tra le
cruciale nello sviluppo, nella crescita o nella sopravvivenza della cellule linfoidi, le mutazioni potenzialmente oncogene avvengono
normale controparte della cellula neoplastica. In alcuni casi, il risul- più frequentemente nelle cellule B dei centri germinativi durante le
tato dell’aberrazione è quello di produrre una proteina “dominante modificazioni che portano alla diversificazione delle molecole an-
negativa”, cioè che interferisce negativamente con una normale ticorpali. Dopo la stimolazione antigenica, le cellule B penetrano
attività molecolare, determinando una perdita di funzione (loss of nei centri germinativi e inducono l’espressione della citosina
function); in altri casi, il risultato è un aumento inappropriato di deaminasi attivazione-indotta (Activation-Induced cytosine De-
una normale attività molecolare, un’acquisizione di funzione (gain aminase, AID), un enzima essenziale per due tipi di modifiche ai
of function). In alcune neopalsie, differenti alterazioni possono avere geni delle immunoglobuline (Ig): lo switch di classe, un evento di
identiche conseguenze funzionali perché convergono su una co- ricombinazione intragenica in cui il segmento genico costante
mune via di signaling o su un comune fattore di trascrizione con un della catena pesante delle IgM viene sostituito con un altro seg-
critico ruolo cellulare. Un esempio è il caso dei “MALTomi” (Cap. mento costante (ad es. IgG3), permettendo così uno switch isoti-
17), linfomi a cellule B che insorgono in sedi mucose extranodali, pico della classe anticorpale; e l’ipermutazione somatica, che crea
spesso associati a traslocazioni del gene MALT1 o del gene BCL10. mutazioni puntiformi nei geni Ig le quali possono aumentare
Le proteine MALT1 e BCL10 si legano l’una all’altra in un comples- casualmente l’affinità per l’antigene della molecola anticorpale
so proteico che regola NF-kB, un fattore di trascrizione con impor- (Cap. 6). Alcuni proto-oncogeni, come c-MYC, vengono attivati
tanti funzioni antiapoptotiche nei normali linfociti. L’effetto finale nei linfomi a cellule B dei centri germinativi da traslocazioni
delle traslocazioni che coinvolgono MALT1 e BCL10 è lo stesso – cromosomiche che interessano le regioni dello switch di classe. È
un’errata regolazione del complesso MALT1/BCL10 che causa importante notare come l’espressione di AID sia sufficiente a
l’attivazione costitutiva di NF-kB,5 la quale (come vedremo) ha un indurre traslocazioni c-MYC/Ig nelle cellule B dei normali centri
ruolo importante nell’oncopatogenesi di molte neoplasie linfoidi.6 germinativi,8,9 apparentemente perché crea nel DNA lesioni che
Le oncoproteine create da aberrazioni genomiche spesso bloccano conducono alla rottura dei cromosomi. Ne consegue dunque che
il normale processo maturativo. Molte oncoproteine provocano persino l’attivazione di un potente oncogene come c -MYC non è
un arresto della differenziazione, spesso in uno stadio in cui le sufficiente da sola a indurre una trasformazione neoplastica. Ciò
cellule stanno proliferando rapidamente. L’importanza di questo sottolinea come anche i linfomi, allo stesso modo di altre neopla-
blocco maturativo è più evidente nelle leucemie acute. In tali sie maligne, siano il risultato di multiple lesioni genetiche. Altri
neoplasie, mutazioni con effetto dominante-negativo che inte- proto-oncogeni, come BCL6, sono in genere attivati nei linfomi
ressano fattori di trascrizione che determinano gli stadi precoci delle cellule B dei centri germinativi da mutazioni puntiformi,10
della differenziazione cellulare (linfoide o mieloide), spesso si che sembrano derivare da un “errore di bersaglio” da parte di
associano a mutazioni attivanti delle tirosin-chinasi, le quali al- AID. In ogni caso, il vantaggio selettivo offerto dalla diversifica-
lungano la sopravvivenza e stimolano la proliferazione cellulare zione anticorpale per combattere le infezioni è di gran lunga
(Fig. 13.4). Questo tema si applica anche ai linfomi. Ad esempio, superiore al prezzo che l’organismo paga in termini di mutazioni
BCL6 codifica per un fattore di trascrizione espresso nelle cellule con potenziale oncogenico, anche se questa constatazione è di
B dei centri germinativi. Senza BCL6, le cellule B dei centri ger- scarso sollievo per i pazienti affetti da linfomi a origine dalle
cellule B dei centri germinativi, che includono le neoplasie linfoidi
più frequenti e clinicamente rilevanti. Un tipo differente di insta-
bilità genomica regolata è peculiare dei precursori B e T. Tali
cellule esprimono una V(D)J ricombinasi che taglia il DNA in
siti specifici, ovvero nei loci del recettore per le immunoglobuline
(Ig) e per le cellule T, rispettivamente. Questo processo è essen-
ziale per formare geni capaci di produrre recettori antigenici, ma
a volte non va a buon fine, portando alla giunzione di porzioni
di altri geni agli elementi regolatori del gene per il recettore an-
tigenico. In particolare, vari proto-oncogeni sono spesso derego-
lati dal loro coinvolgimento in tali aberranti eventi di ricombi-
nazione genetica nel caso delle neoplasie dei precursori T.
Figura 13.4 Patogenesi molecolare della leucemia acuta. Le leucemie Fattori genetici ereditari. Come discusso nel Capitolo 7, i pazienti
acute insorgono da mutazioni complementari che bloccano la differenziazione con patologie genetiche che favoriscono l’instabilità genomica, quali
in uno stadio precoce dello sviluppo leucocitario, potenziano l’autorinnova- la sindrome di Bloom, l’anemia di Fanconi e l’atassia teleangectasica,
mento e aumentano crescita e sopravvivenza. Sono elencati esempi impor- presentano un rischio aumentato di sviluppare una leucemia acuta.
tanti di ciascun tipo di mutazione. BCR-ABL, gene di fusione regione di rottura
cromosomica-chinasi di Abelson; MLL, leucemia di linea mista; PML-RARa, Inoltre, sia la sindrome di Down (trisomia 21) sia la neurofibromatosi
gene di fusione leucemia promielocitica-recettore a per l’acido retinoico. di tipo I sono associate a una più alta incidenza di leucemia infantile.
588 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
Virus. Tre virus linfotropici – il virus 1 della leucemia umana a Nell’ambito dei linfomi, il linfoma di Hodgkin è separato da tutte
cellule T (Human T-cell Leukemia Virus-1, HTLV-1), il virus di le altre forme, che costituiscono i linfomi non Hodgkin (LNH). Come
Epstein-Barr (EBV) e l’herpesvirus del sarcoma di Kaposi/herpesvi- vedremo, il linfoma di Hodgkin è clinicamente e istologicamente di-
rus umano 8 (Kaposi Sarcoma Herpesvirus/Human Herpesvirus-8, stinto dai LNH e viene trattato con terapie a parte. Un altro gruppo
KSHV/HHV-8) – sono considerati agenti eziologici di particolari importante di neoplasie linfoidi comprende le neoplasie plasmacel-
linfomi. I possibili meccanismi di trasformazione da parte di virus lulari, che insorgono di regola nel midollo osseo e solo raramente
sono stati discussi nel Capitolo 7. HTLV-1 è associato alla leucemia/ interessano i linfonodi o determinano un quadro leucemico a livello
linfoma a cellule T dell’adulto. EBV si riscontra in un sottogruppo di del sangue periferico. Nel loro insieme, le neoplasie linfoidi
linfomi di Burkitt, nel 30-40% dei linfomi di Hodgkin (LH), in molti costituiscono un gruppo complesso e clinicamente rilevante, con
linfomi a cellule B che insorgono nel contesto dell’immunodeficienza circa 100.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno negli Stati Uniti.
T cellulare e in rari linfomi a cellule natural killer. Oltre al sarcoma La presentazione clinica delle varie neoplasie linfoidi è dettata dalla
di Kaposi, KSHV è associato a un insolito linfoma a cellule B che si distribuzione anatomica della malattia. Due terzi dei LNH e prati-
presenta con versamenti neoplastici, spesso nella cavità pleurica. camente tutti i linfomi di Hodgkin si presentano con ingrossamento
Stimolazione immunitaria cronica. Diversi agenti ambientali linfonodale (spesso superiore ai 2 cm), in genere non dolente. Il
che causano infiammazione cronica predispongono alle neoplasie restante terzo dei LNH insorge in sedi extranodali (ad es. cute,
linfoidi, che quasi sempre insorgono all’interno del tessuto infiam- stomaco o encefalo). Le leucemie linfocitiche si presentano con
mato. Tra gli esempi rientrano l’associazione tra l’infezione da H. sintomi dovuti alla soppressione della normale emopoiesi da parte
pylori e il linfoma gastrico a cellule B (Cap. 17), e tra l’enteropatia delle cellule tumorali che invadono il midollo osseo. Infine, la più
da intolleranza al glutine e il linfoma intestinale a cellule T. L’infe- frequente neoplasia plasmacellulare, il mieloma multiplo, causa
zione da HIV è associata a un rischio aumentato di linfoma a cellule distruzione ossea e spesso si presenta con dolore dovuto a fratture
B che può insorgere in qualsiasi organo. Nelle prime fasi del decorso patologiche. Si deve inoltre tenere presente che alcune neoplasie
della malattia, la deregolazione delle cellule T causata dall’infezione linfoidi causano sintomi dovuti alla secrezione di particolari molecole.
da HIV determina un’iperplasia sistemica delle cellule B dei centri Alcuni esempi sono le neoplasie plasmacellulari caratterizzate dalla
germinativi che si associa a una più alta incidenza di linfomi B a secrezione di interi anticorpi o di frammenti di Ig, e il linfoma di
origine dai centri germinativi. Nelle fasi successive dell’infezione Hodgkin, che è spesso associato a febbri dovute al rilascio di cito-
con l’insorgenza della sindrome da immunodeficienza acquisita chine infiammatorie.
(AIDS), la grave immunodeficienza T cellulare eleva ulteriormente Storicamente, poche patologie hanno generato tante controversie
il rischio di linfoma a cellule B, in particolare quello associato a EBV e tanta confusione come quelle per la classificazione delle neoplasie
e KSHV/HHV-8. linfoidi. Oggi la situazione è diversa grazie all’uso di metodiche
Fattori iatrogeni. Paradossalmente, la radioterapia e alcune obiettive di diagnostica molecolare. L’attuale schema di classifica-
forme di chemioterapia utilizzate nel trattamento antitumorale zione dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (Tab. 13.4)
aumentano il rischio di sviluppare neoplasie secondarie sia mieloidi utilizza caratteristiche morfologiche, immunofenotipiche, genotipi-
sia linfoidi. Tale associazione deriva dagli effetti mutageni delle ra- che e cliniche per dividere le neoplasie linfoidi in cinque ampie
diazioni ionizzanti e dei farmaci chemioterapici sui progenitori categorie,11 sulla base della loro origine cellulare:
cellulari delle serie emopoietiche.
Fumo. L’incidenza di leucemia mieloide acuta aumenta di 1,3-2 1. Neoplasie dei precursori B cellulari (neoplasie a cellule B
volte nei fumatori, probabilmente a causa dell’esposizione ad agenti immature)
cancerogeni, quali il benzene contenuto nel fumo del tabacco. 2. Neoplasie delle cellule B periferiche (neoplasie a cellule B
mature)
3. Neoplasie dei precursori T cellulari (neoplasie a cellule T
Neoplasie Linfoidi
immature)
4. Neoplasie delle cellule T e natural killer periferiche (neoplasie a
Definizioni e classificazioni
cellule T e NK mature)
Uno degli aspetti confondenti delle neoplasie linfoidi riguarda l’uso 5. Linfoma di Hodgkin (neoplasie a cellule di Reed-Sternberg e
dei termini leucemia linfocitica e linfoma. Il termine leucemia viene varianti).
utilizzato per descrivere le neoplasie che si presentano con un diffuso
interessamento del midollo osseo e che sono spesso – ma non sempre Prima di discutere le specifiche entità della classificazione OMS,
– accompagnate da un alto numero di cellule neoplastiche nel sangue è necessario analizzare alcuni importanti principi rilevanti per le
periferico. Il termine linfoma viene utilizzato per descrivere proli- neoplasie linfoidi.
ferazioni che si presentano come masse tissutali distinte. Tradizio-
nalmente, questi termini erano utilizzati per definire quelle che È possibile sospettare una neoplasia linfoide sulla base dei segni
venivano considerate due entità distinte, ma con il tempo, e con una clinici, ma per la diagnosi è necessario l’esame istologico dei linfo-
migliore comprensione dei processi che portano alla loro insorgenza, nodi o di altri tessuti coinvolti.
la distinzione è divenuta meno marcata. Molti tipi di “linfoma” Nella maggior parte delle neoplasie linfoidi, il riarrangiamento del
hanno talvolta presentazioni leucemiche, e l’evoluzione a “leucemia” gene del recettore per l’antigene precede la trasformazione; quindi,
non è rara nella progressione di linfomi “incurabili”. Al contrario, tutte le cellule figlie derivate dal progenitore maligno condividono
tumori identici alle “leucemie” talvolta insorgono come masse dei la stessa configurazione e sequenza del recettore per l’antigene, e
tessuti molli senza evidenza di interessamento midollare. Quindi, sintetizzano proteine recettoriali per l’antigene identiche (siano
quando applicati a particolari neoplasie, i termini leucemia e linfoma esse immunoglobuline o recettori T cellulari). Al contrario, le
riflettono semplicemente la tipica distribuzione tissutale della ma- normali risposte immunitarie comprendono popolazioni
lattia al momento della manifestazione clinica. policlonali di linfociti che esprimono molti diversi recettori per
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 589
tabella 13.4 Classificazione OMS delle neoplasie linfoidi immunodeficienza congenita o acquisita sono essi stessi ad alto
rischio di sviluppare alcune neoplasie linfoidi, in particolare
i. neoplasie dei precursori b cellulari quelle causate da virus oncogeni (ad es. EBV).
Linfoma/leucemia linfoblastica acuta a cellule B (B-ALL) Le cellule B e T neoplastiche tendono a riprodurre il comporta-
mento delle loro normali controparti. Come i linfociti normali,
ii. neoplasie delle cellule b periferiche
Leucemia linfocitica cronica/linfoma a piccoli linfociti anche le cellule neoplastiche B e T tendono a dirigersi verso
Leucemia prolinfocitica a cellule B particolari sedi tissutali, determinando caratteristici modelli di
Linfoma linfoplasmacitico interessamento. Ad esempio, i linfomi follicolari tipicamente
Linfoma nodale e splenico della zona marginale proliferano nei centri germinativi dei linfonodi; mentre i linfo-
Linfoma extranodale della zona marginale
Linfoma mantellare
mi cutanei a cellule T crescono nella cute. Come accade per le
Linfoma follicolare controparti normali, l’homing linfonodale delle cellule neopla-
Linfoma della zona marginale stiche è regolato da particolari molecole di adesione e chemo-
Leucemia a cellule capellute chine. Una variabile quantità di linfociti B e T neoplastici
Plasmocitoma/mieloma plasmacellulare ricircola periodicamente attraverso i vasi linfatici e il sangue
Linfoma diffuso a grandi cellule B
Linfoma di Burkitt periferico, arrivando nelle diverse sedi a distanza; di conseguen-
za, la maggior parte delle neoplasie linfoidi è estesamente dis-
iii. neoplasie dei precursori t cellulari seminata al momento della diagnosi. Eccezioni degne di nota
Linfoma/leucemia linfoblastica acuta a cellule T (T-ALL) includono i linfomi di Hodgkin, che sono talvolta ristretti a un
singolo gruppo di linfonodi, e i linfomi a cellule B della zona
iv. neoplasie delle cellule t e nk periferiche
marginale, che sono spesso confinati ai siti di infiammazione
Leucemia prolinfocitica a cellule T
Leucemia a grandi linfociti granulari
cronica.
Micosi fungoide/sindrome di Sézary Il linfoma di Hodgkin si propaga in maniera ordinata. Al contrario,
Linfoma a cellule T periferiche, non specificato la maggior parte dei LNH si diffonde ampiamente in modo meno
Linfoma a grandi cellule anaplastico prevedibile fin dalle prime fasi della malattia. Pertanto, la stadia-
Linfoma angioimmunoblastico a cellule T zione dei linfomi fornisce utili informazioni prognostiche, ma è
Linfoma a cellule T associato a enteropatia
Linfoma panniculitico a cellule T particolarmente importante nel guidare le scelte terapeutiche nel
Linfoma epatosplenico gd a cellule T caso del linfoma di Hodgkin.
Leucemia/linfoma a cellule T dell’adulto
Linfoma extranodale a cellule NK/T A questo punto verranno prese in considerazione le specifiche
Leucemia a cellule NK
entità della classificazione OMS. Inizieremo dalle neoplasie a cellule
v. linfoma di hodgkin linfoidi immature per poi trattare le neoplasie a cellule B, le neoplasie
Sottotipi classici plasmacellulari, quelle a cellule T e NK. Alcune delle principali ca-
Sclerosi nodulare ratteristiche cliniche e molecolari delle leucemie linfoidi, dei linfomi
Cellularità mista non Hodgkin e delle neoplasie plasmacellulari sono riassunte nella
Ricco in linfociti Tabella 13.6. Seguirà una descrizione del linfoma di Hodgkin. Nel
Deplezione linfocitaria
Prevalenza linfocitaria
corso della trattazione verrà data particolare importanza alle entità
più comuni (e dunque più importanti).
NK, natural killer.
Figura 13.5 Origine delle neoplasie linfoidi. Vengono mostrati gli stadi di differenziazione delle cellule B e T da cui nascono le specifiche neoplasie
linfoidi. CLP, precursore linfoide comune; BLB, linfoblasto pre-B; DN, cellula pro-T CD4/CD8 doppio negativo; DP, cellula pre-T CD4/CD8 doppio positivo;
GC, cellula B del centro germinativo; MC, cellula B mantellare; MZ, cellula B della zona marginale; NBC, cellula B vergine; PTC, cellula T periferica.
tabella 13.5 Alcuni antigeni delle cellule immunitarie individuati mediante anticorpi monoclonali
Denominazione dell’antigene Distribuzione cellulare normale
CD10 Cellule pre-B cells e cellule B dei centri germinativi; chiamato anche CALLA
CD19 Cellule pre-B e cellule B mature ma non plasmacellule
CD20 Cellule pre-B post-CD19 e cellule B mature ma non plasmacellule
CD21 Recettore per EBV; cellule B mature e cellule follicolari dendritiche
CD23 Cellule B mature attivate
CD79a Cellule pre-B midollari e cellule B mature
CD11c Granulociti, monociti e macrofagi; espresso anche dalle leucemie a cellule capellute
CD13 Monociti e granulociti immaturi e maturi
CD14 Monociti
CD15 Granulociti; cellule di Reed-Sternberg e varianti
CD33 Progenitori mieloidi e monociti
D64 Cellule mieloidi mature
marker di attivazione
CD45 Tutti i leucociti, noto anche come antigene leucocitario comune (leukocyte common antigen, LCA)
CALLA, antigene comune della leucemia linfoblastica acuta; CD, designazione di cluster; EBV, virus di Epstein-Barr; NK, natural killer.
Immunofenotipo. L’immunocolorazione per la deossinucleoti- una serie di traslocazioni cromosomiche bilanciate. Queste altera-
diltransferasi terminale (Terminal deoxynucleotidyl-Transferase, zioni sono frequentemente correlate con l’immunofenotipo e talvolta
TdT), una DNA polimerasi specializzata che viene espressa soltanto con la prognosi. Ad esempio, l’iperdiploidia e l’ipodiploidia si os-
dai linfoblasti pre-B e pre-T, è positiva in oltre il 95% dei casi servano solo nelle B-ALL. Inoltre, le B- e le T-ALL sono associate a
(Fig. 13.6 B). Le B- e le T-ALL vengono differenziate mediante imm- set completamente differenti di traslocazioni, indicando che sono
munocolorazioni con marker specifici per le cellule B e T (riassunti patogenicamente distinte. Il profiling dell’RNA utilizzando “gene
di seguito). chip” ha mostrato che alcune traslocazioni cromosomiche sono
Le B-ALL sono bloccate a diversi stadi dello sviluppo cellulare correlate con particolari pattern di espressione genica.
pre-B. I linfoblasti generalmente esprimono il marker pan B cellulare Molte delle aberrazioni cromosomiche osservate nelle ALL alterano
CD19, il fattore di trascrizione PAX5 e CD10. Nelle B-ALL molto la regolazione dell’espressione e della funzione dei fattori di trascri-
immature, CD10 è negativo. Le ALL “pre-B tardive”, più mature, zione necessari per il normale sviluppo B e T cellulare. Fino al 70%
esprimono CD10, CD19, CD20 e la catena pesante delle IgM cito- dei casi, le T-ALL hanno mutazioni con acquisizione di funzione di
plasmatica (catena m). NOTCH1, un gene essenziale per lo sviluppo delle cellule T.14 D’altra
Anche le T-ALL sono bloccate a vari stadi dello sviluppo cellulare parte, una porzione elevata di B-ALL ha mutazioni con perdita di
pre-T. Nella maggior parte dei casi, le cellule sono positive per CD1, funzione in geni necessari per lo sviluppo B cellulare, come PAX5,
CD2, CD5 e CD7. Le neoplasie più immature non esprimono a li- E2A ed EBF,15 o una traslocazione bilanciata (12;21) che coinvolge
vello della membrana cellulare CD3, CD4 e CD8, mentre le neoplasie i geni TEL e AML1, due geni la cui corretta espressione è essenziale
pre-T “tardive” sono positive per questi marker. ai precursori emopoietici molto precoci. Tutte queste mutazioni
Patogenesi molecolare. Circa il 90% delle ALL presenta modifi- sembrano disturbare la differenziazione dei precursori linfoidi e
cazioni cromosomiche numeriche o strutturali. La più frequente è promuovere un arresto della maturazione. Come vedremo, simili
l’iperploidia (50 cromosomi), ma si osservano anche ipoploidia e modalità sono importanti anche per la patogenesi delle LMA.
592 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
Tabella 13.6 Riassunto dei principali tipi di leucemie linfoidi e linfomi non Hodgkin
Diagnosi Cellula di origine Genotipo Caratteristiche cliniche salienti
Linfoma/leucemia Precursore B cellulare Diverse traslocazioni Principalmente bambini; sintomi correlati alla
linfoblastica acuta del midollo osseo cromosomiche; t(12;21) sostituzione del midollo e alla pancitopenia;
dei precursori B che coinvolge CBFa e ETV6 aggressiva
presente nel 25%
Leucemia/linfoma Precursore T cellulare Diverse traslocazioni Principalmente maschi adolescenti; masse
linfoblastico acuto (spesso di origine cromosomiche, mutazioni timiche e variabile interessamento del
a cellule T timica) di NOTCH1 (dal 50 al 70%) midollo osseo; aggressiva
Linfoma di Burkitt Cellula B dei centri Traslocazioni che interessano Adolescenti o giovani adulti con masse
germinativi c-MYC e i loci Ig, extranodali; raramente si presenta come
generalmente t(8;14); “leucemia”; aggressivo
sottogruppo associato a EBV
Linfoma diffuso a grandi Cellula B dei centri Diversi riarrangiamenti Tutte le età, ma più frequente negli adulti;
cellule B germinativi o post- cromosomici, più spesso spesso compare come una massa in rapida
centri germinativi di BCL6 (30%), BCL2 (10%) crescita; extranodale nel 30% dei casi;
o c-MYC (5%) aggressivo
Linfoma extranodale Cellula B memoria t(11;18), t(1;14) e t(14;18) che Insorge in sedi extranodali negli adulti con
della zona marginale creano rispettivamente i geni malattie infiammatorie croniche; può restare
di fusione MALT1-IAP2, localizzato; indolente
BCL10-IgH, e MALT1-IgH
Linfoma follicolare Cellula B dei centri t(14;18) che crea il gene di Adulti di età avanzata, con linfoadenopatia
germinativi fusione BCL2-IgH generalizzata e interessamento midollare;
indolente
Leucemia a cellule Cellula B memoria Nessuna anomalia cromosomica Maschi di età avanzata, con pan citopenia
capellute specifica e splenomegalia; indolente
Linfoma mantellare Cellula B vergine t(11;14) che crea il gene di Maschi di età avanzata, con malattia
fusione CiclinaD1-IgH disseminata; moderatamente aggressivo
Mieloma multiplo/ Plasmacellula post- Diversi riarrangiamenti che Mieloma: adulti di età avanzata, con lesioni
plasmocitoma solitario centro germinativo del coinvolgono IgH; delezioni ossee litiche, fratture patologiche,
midollo osseo di 13q ipercalcemia e insufficienza renale;
moderatamente aggressivo
Plasmocitoma: masse isolate plasmacellulari
nell’osso o nei tessuti molli; indolente
Linfoma a piccoli linfociti/ Cellula B vergine o cellula Trisomia 12, delezioni di 11q, Adulti di età avanzata, con malattia del midollo
leucemia linfocitica B memoria 13q e 17p osseo, linfonodale, splenica ed epatica;
cronica emolisi autoimmune e trombocitopenia
in una minoranza; indolente
Linfoma/leucemia Cellula T helper Provirus HTLV-1 presente nelle Adulti, con lesioni cutanee, interessamento
a cellule T dell’adulto cellule neoplastiche midollare e ipercalcemia; frequente in
Giappone, Africa occidentale e Caraibi;
aggressivo
Linfoma a cellule T Cellula T citotossica Nessuna specifica anomalia Principalmente adulti di età avanzata;
periferiche, non o helper cromosomica generalmente si presenta con
specificato linfoadenopatia; aggressivo
Linfoma a grandi cellule Cellula T citotossica Riarrangiamenti di ALK Bambini e giovani adulti. Generalmente con
anaplastico malattia linfonodale e dei tessuti molli;
aggressivo
Linfoma extranodale Cellula NK (comune) Associato a EBV; nessuna Adulti
a cellule NK/T o cellula T citotossica specifica anomalia con masse extranodali destruenti,
(raro) cromosomica più frequentemente rinosinusali;
aggressivo
Micosi fungoide/ Cellula T helper Nessuna specifica anomalia Pazienti adulti con chiazze cutanee, placche,
sindrome di Sézary cromosomica noduli o eritema generalizzato;
indolente
Leucemia a linfociti Due tipi: cellula T Nessuna specifica anomalia Pazienti adulti con splenomegalia, neutropenia
grandi e granulari citotossica e cellula NK cromosomica e anemia, talvolta accompagnate da malattia
autoimmune
EBV, virus di Epstein-Barr; HIV, virus dell’immunodeficienza umana; Ig, immunoglobulina; NK, natural killer.
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 593
LLC/SLL. I reperti più comuni sono delezioni di 13q14.3, 11q e 17p nucleolo prominente in posizione centrale. La trasformazione a
e la trisomia 12q. La caratterizzazione molecolare della regione deleta linfoma diffuso a grandi cellule B è spesso preceduta da un rapido
del cromosoma 13 ha identificato due microRNA, miR-15a e miR- aumento della massa tumorale in un linfonodo o nella milza. Queste
16-1, come possibili geni oncosoppressori.19 Il sequenziamento del trasformazioni derivano probabilmente dall’acquisizione di muta-
DNA ha rivelato che i geni Ig di alcune forme di LLC/SLL sono so- zioni aggiuntive, ancora sconosciute, che aumentano la crescita
maticamente ipermutati, mentre altri non lo sono, suggerendo che neoplastica. Sia la trasformazione prolinfocitoide sia quella in un
le cellule di origine possano essere o cellule B memoria post-centro linfoma a grandi cellule sono eventi infausti e la maggior parte dei
germinativo o cellule B vergini. Per ragioni non chiare, le neoplasie pazienti sopravvive meno di 1 anno.23
con segmenti Ig non mutati (quelle di apparente origine dalle cellule
B vergini) seguono un decorso clinico più aggressivo.20 Linfoma follicolare
La crescita delle cellule LLC/SLL è in gran parte limitata ai centri
di proliferazione, dove le cellule tumorali probabilmente ricevono Il linfoma follicolare è la più frequente forma di LNH indolente negli
critici segnali dal microambiente. Le cellule stromali nei centri di Stati Uniti e colpisce ogni anno da 15.000 a 20.000 pazienti. In genere
proliferazione sembrano infatti esprimere una varietà di fattori che si presenta in età adulta e colpisce allo stesso modo il sesso maschile
stimolano l’attività del fattore di trascrizione NF-kB,21 il quale pro- e quello femminile. È meno frequente in Europa e raro nelle popo-
muove la crescita e la sopravvivenza cellulari. lazioni asiatiche. Il tumore probabilmente insorge dalle cellule B dei
Caratteristiche cliniche. I pazienti sono spesso asintomatici al centri germinativi ed è strettamente associato a traslocazioni cromo-
momento della diagnosi. Quando i sintomi compaiono, sono aspe- somiche che coinvolgono BCL2.
cifici e includono facile affaticabilità, perdita di peso e anoressia.
Linfoadenopatia generalizzata ed epatosplenomegalia sono presenti
nel 50-60% dei pazienti sintomatici. La conta leucocitaria è altamen- Morfologia Nella maggior parte dei casi, a basso ingrandi-
te variabile; pazienti con SLL e infiltrazione midollare possono essere mento, si osserva un coinvolgimento linfonodale con un pat-
leucopenici, mentre pazienti con LLC e alto carico tumorale possono tern di crescita prevalentemente nodulare o nodulare diffuso
avere conte leucocitaire superiori a 200.000 per mm3. All’altra estre- (Fig. 13.10 A). Sono presenti due principali tipi di cellule in
mità dello spettro delle manifestazioni cliniche vi sono pazienti
asintomatici che hanno nel loro sangue periferico cellule B mono-
clonali CD5+ in numero troppo basso per soddisfare i criteri dia-
gnostici di LLC. Queste cellule B anomale spesso hanno alcune delle
aberrazioni cromosomiche osservate nella LLC, come delezioni di
13q e trisomia 12. Tuttavia, solo l’1% di questi pazienti progredisce
ogni anno verso una forma sintomatica di LLC, presumibilmente a
causa dell’acquisizione di ulteriori lesioni genetiche al momento
ancora non definite. Un lieve “picco” monoclonale di Ig è presente
nel sangue di alcuni pazienti con LLC/SLL.
La LLC/SLL altera la normale funzione immunitaria attraverso
meccanismi ancora non chiari. L’ipogammaglobulinemia è frequente
e contribuisce ad aumentare la suscettibilità alle infezioni, in parti-
colare a quella causate da batteri. Dal 10 al 15% dei pazienti sviluppa
anemia emolitica o trombocitopenia a causa di autoanticorpi formati
da cellule B non neoplastiche.
Il decorso e la prognosi sono molto variabili e dipendono prin-
cipalmente dallo stadio clinico. La sopravvivenza media complessiva
è da 4 a 6 anni, ma pazienti con minime masse neoplastiche all’esor-
dio possono avere una sopravvivenza superiore a 10 anni. Variabili
correlate a una prognosi sfavorevole includono (1) la presenza di
delezioni di 11q e 17p, (2) la mancanza di ipermutazione somatica
e (3) l’espressione di ZAP-70, una proteina che aumenta i segnali
prodotti dal recettore per le immunoglobuline.19 I pazienti sono
trattati con forme non aggressive di chemioterapia per controllare i
sintomi. L’immunoterapia con anticorpi contro proteine presenti
sulla superficie delle cellule LLC/SLL, come CD20 e CD52, è sempre
più utilizzata.22 Il trapianto di midollo osseo viene proposto a pa-
zienti nelle fasce di età più giovani.
Un fattore che influenza la sopravvivenza del paziente è la tendenza
della LLC/SLL a trasformarsi in forme più aggressive di neoplasia
linfoide. Più spesso, questa condizione assume la forma di una evo-
luzione prolinfocitoide (15-30% dei pazienti) o di una trasforma- Figura 13.10 Linfoma follicolare (linfonodo). A. Sono presenti aggregati
zione a linfoma diffuso a grandi cellule B, la cosiddetta sindrome di nodulari di cellule linfomatose in tutto il linfonodo. B. Ad alto ingrandimento,
Richter (~5-10% dei pazienti). L’evoluzione prolinfocitoide è carat- le piccole cellule linfoidi con cromatina addensata e contorni nucleare irre-
golari o clivati (centrociti) sono frammiste a una popolazione di cellule più
terizzata da un peggioramento della citopenia, da un aumento della grandi con nucleoli (centroblasti). (A. Per gentile concessione del Dr. Robert
splenomegalia e dalla comparsa in circolo di un alto numero di W. McKenna, Department of Pathology, University of Texas Southwestern
“prolinfociti”, cellule con un grande nucleo contenente un singolo Medical School, Dallas, TX)
596 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
Figura 13.11 Linfoma follicolare (milza). I noduli prominenti rappresen- Figura 13.12 Espressione di BCL2 nei follicoli reattivi e neoplastici. La
tano follicoli di polpa bianca espansi dalle cellule del linfoma follicolare. Altri proteina BCL2 è stata individuata utilizzando una tecnica immunoistochi-
linfomi indolenti a cellule B (linfoma a piccoli linfociti, linfoma a cellule mica che produce una colorazione marrone. Nei follicoli reattivi (A), BCL2
mantellari, linfoma della zona marginale) possono produrre un pattern è presente nella cellule della zona mantellare ma non nelle cellule B dei
di interessamento identico. (Per gentile concessione del Dr. Jeffrey centri follicolari, mentre le cellule del linfoma follicolare (B) mostrano una
Jorgenson, Department of Hematopathology, M.D. Anderson Cancer forte colorazione per BCL2. (Per gentile concessione del Dr. Jeffrey
Center, Houston, TX) Jorgenson, Department of Hematopathology, M.D. Anderson Cancer
Center, Houston, TX)
verifica generalmente nelle fasi tardive del decorso. Raramente può Immunofenotipo. Si tratta di neoplasie delle cellule B mature
verificarsi un quadro leucemico. che esprimono IgM di superficie, CD19, CD20, CD10 e BCL6, un
Il DLBCL è una neoplasia aggressiva, rapidamente fatale se non fenotipo in linea con un’origine dalle cellule B dei centri germina-
trattata adeguatamente. Con l’uso di combinazioni chemioterapiche tivi. A differenza di altri tumori con origine dai centri germinativi,
intensive, dal 60 all’80% dei pazienti ottiene una remissione com- il linfoma di Burkitt non esprime quasi mai la proteina antiapop-
pleta, e il 40-50% può considerarsi guarito. L’immunoterapia con totica BCL2.
anticorpi anti-CD20 sembra migliorare sia la risposta iniziale sia Patogenesi molecolare. Tutte le forme di linfoma di Burkitt sono
l’esito complessivo, in particolare negli anziani. I pazienti con ma- associate a traslocazione del gene c-MYC sul cromosoma 8. Il partner
lattia localizzata hanno un decorso migliore rispetto a quelli con della traslocazione è generalmente il locus IgH [t(8;14)] ma possono
malattia diffusa o con vaste masse tumorali. L’analisi dei profili anche essere coinvolti i loci delle catene leggere Ig k [t(2;8)] o l
di espressione genica ha identificato sottotipi molecolari distinti di [t(8;22)]. I punti di rottura nel locus IgH nel linfoma di Burkitt
DLBCL con outcome diversi e sta incoraggiando l’introduzione sporadico si riscontrano generalmente nelle regioni per lo switch di
di nuovi approcci terapeutici mirati, diretti a componenti della via classe, mentre i punti di rottura nel linfoma di Burkitt endemico
di signaling di NF-kB e del recettore B cellulare.26,27 tendono a ritrovarsi all’interno delle sequenze 5’ V(D)J. La base
di questa sottile distinzione molecolare non è nota, ma entrambi i
tipi di traslocazione possono essere indotti nelle cellule B dei centri
Linfoma di Burkitt
germinativi da AID,8,9 che, come discusso in precedenza, è un en-
In questa categoria rientrano (1) il linfoma di Burkitt africano (en- zima specializzato capace di modificare il DNA, necessario sia per
demico), (2) il linfoma di Burkitt sporadico (non endemico) e lo switch di classe delle Ig che per l’ipermutazione somatica. L’effetto
(3) un gruppo di linfomi aggressivi che colpiscono i soggetti HIV complessivo di queste traslocazioni è simile; la sequenza codificante
positivi. Queste diverse forme di linfoma di Burkitt sono istologica- c-MYC viene riposizionata vicino al forte promotore delle Ig e a
mente identiche, ma presentano alcune differenze dal punto di vista elementi enhancer che portano a un’aumentata espressione di
clinico, genotipico e virologico. c-MYC. Inoltre, l’allele traslocato di c-MYC spesso ospita mutazioni
puntiformi che ne aumentano ulteriormente l’attività.31 I linfomi
di Burkitt in genere presentano anche mutazioni che inattivano p53,
Morfologia I tessuti coinvolti sono sovvertiti da un diffuso un evento che aumenta la frequenza delle traslocazioni di c -MYC nel-
infiltrato di cellule linfoidi di grandezza intermedia, dai 10 ai le cellule B dei centri germinativi.9 Quindi, è possibile che preesi-
25 mm di diametro, con nuclei tondi od ovali, cromatina gros- stenti difetti di p53 siano alla base della traslocazione di c-MYC.
solana, diversi nucleoli e una moderata quantità di citopla- Fondamentalmente tutti i tumori endemici sono correlati con un’in-
sma (Fig. 13.15). Il tumore mostra un alto indice mitotico e fezione latente da EBV, che è presente anche in circa il 25% delle
contiene numerose cellule apoptotiche, i cui residui nucleari neoplasie associate a HIV e nel 15-20% dei casi sporadici. La confi-
sono fagocitati da macrofagi benigni sparsi frammisti alle gurazione del DNA di EBV in un dato tumore è identica in tutte le
cellule neoplastiche. Questi macrofagi hanno un abbondante cellule neoplastiche, indicando che l’infezione precede la trasforma-
citoplasma chiaro, che crea nel tessuto neoplastico un carat- zione. Per quanto questo ponga EBV sulla “scena del crimine”, il suo
teristico aspetto “a cielo stellato”. Quando il midollo osseo preciso ruolo nella genesi del linfoma di Burkitt non è ancora chia-
è coinvolto, gli aspirati midollari mostrano cellule tumorali ramente definito.
con cromatina nucleare lievemente addensata, da due a Circa il 5% dei DLBCL ha traslocazioni di c-MYC e in tali casi
cinque nucleoli distinti e citoplasma azzurro intenso conte- può essere difficile distinguere il DLBCL dal linfoma di Burkitt
nente vacuoli citoplasmatici chiari. usando convenzionali test di diagnostica molecolare. Tale distinzio-
ne può essere importante, dal momento che il DLBCL e il linfoma
Figura 13.15 Linfoma di Burkitt. A. A basso ingrandimento, sono evidenti numerosi macrofagi pallidi dai corpi tingibili, che danno un aspetto “a cielo
stellato”. B. Ad alto ingrandimento, le cellule tumorali hanno piccoli nucleoli multipli e un alto indice mitotico. La mancanza di una significativa alterazione
della forma e delle dimensioni del nucleo produce un aspetto monotono. (B. Per gentile concessione del Dr. José Hernandez, Department of Pathology,
University of Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX)
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 599
di Burkitt sono spesso trattati con regimi chemioterapici differenti. linfoma della zona marginale dell’intestino tenue che si verifica
L’analisi del profilo di espressione genica può essere utile per diffe- nelle popolazioni malnutrite (il cosiddetto linfoma mediterra-
renziare questi due tipi di tumore nei casi difficili.32 neo). La caratteristica comune è la sintesi e la secrezione di fram-
Caratteristiche cliniche. Sia il linfoma di Burkitt endemico sia menti liberi di catene pesanti.
quello sporadico insorgono principalmente nei bambini e nei giovani Amiloidosi primaria o immuno-associata. È la conseguenza di una
adulti e, nel complesso, costituiscono circa il 30% dei LNH pediatrici proliferazione monoclonale di plasmacellule che secernono ca-
negli Stati Uniti. La maggior parte delle neoplasie si manifesta in sedi tene leggere (generalmente di isotipo l) le quali si depositano
extranodali. Il linfoma di Burkitt endemico si presenta spesso come come amiloide. Mentre alcuni pazienti hanno un mieloma mul-
una massa che interessa la mandibola e mostra un’insolita predile- tiplo conclamato, altri hanno solo una piccola popolazione clo-
zione per i visceri addominali, in particolare reni, ovaie e ghiandole nale di plasmacellule nel midollo.
surrenali. Al contrario, il linfoma di Burkitt sporadico si presenta Gammopatia monoclonale di incerto significato (Monoclonal
più spesso come una massa addominale che interessa l’ileo, il cieco Gammopathy of Undetermined Significance, MGUS). Il termine
e il peritoneo. L’interessamento del midollo osseo e del sangue pe- si usa per pazienti asintomatici che hanno una componente
riferico è raro, soprattutto nei casi endemici. Il linfoma di Burkitt è M piccola o solo moderatamente cospicua nel loro sangue. La
molto aggressivo ma risponde bene a forme intensive di chemiote- MGUS è molto frequente negli anziani e ha un basso ma costante
rapia. La maggior parte dei bambini e i giovani adulti possono gua- tasso di trasformazione a gammopatia monoclonale sintomatica,
rire, mentre la prognosi è peggiore negli adulti di età più avanzata. in genere un mieloma multiplo.
Linfoma mantellare
Il linfoma a cellule mantellari è una neoplasia linfoide non partico-
larmente frequente che rappresenta il 2,5% dei LNH negli Stati Uniti
Figura 13.19 Linfoma linfoplasmacitico. La biopsia del midollo osseo
mostra una caratteristica mescolanza di piccole cellule linfoidi che mostrano
e il 7-9% dei LNH in Europa. Si presenta abitualmente nella quinta-
vari grandi di differenziazione plasmacellulare. Inoltre, sul lato sinistro del sesta decade di vita e mostra una predominanza nel sesso maschile.
campo è presente un mastocita con granuli citoplasmatici rosso-violacei. Come sottintende il nome, le cellule neoplastiche somigliano molto
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 603
alle normali cellule B della zona mantellare che circonda i centri Al momento della diagnosi la maggior parte dei pazienti mostra
germinativi. linfoadenopatia generalizzata e dal 20 al 40% dei casi anche interes-
samento del sangue periferico. Frequenti sedi di interessamento
extranodale includono midollo osseo, milza, fegato e il tratto ga-
Morfologia Le cellule tumorali possono circondare i centri strointestinale. Talvolta, il coinvolgimento della mucosa dell’intesti-
germinativi reattivi del linfonodo, determinando un aspetto no tenue o del colon produce tipiche lesioni polipoidi (la cosiddetta
nodulare a basso ingrandimento, o possono sovvertire la poliposi linfomatoide).
normale architettura del linfonodo in modo diffuso. Tipica- Immunofenotipo. I linfomi a cellule mantellari esprimono alti
mente, la proliferazione consiste in una popolazione omoge- livelli di ciclina D1. La maggior parte dei tumori esprime anche
nea di piccoli linfociti con contorno nucleare irregolare o CD19, CD20 e livelli moderatamente alti di Ig di superficie (in ge-
talvolta profondamente inciso (clivato) (Fig. 13.20). L’assenza nere IgM e IgD con catena leggera k o l). È generalmente CD5
di grandi cellule che ricordano i centroblasti e dei centri di positivo e CD23 negativo, caratteristiche utili per distinguerlo dalla
proliferazione permette di distinguere il linfoma a cellule LLC/SLL. I geni IgH mancano di ipermutazione somatica, a sostegno
mantellari dal linfoma follicolare e dalla LLC/SLL, rispettivamente. di un’origine da cellule B vergini.
Nella maggior parte dei casi la cromatina nucleare è conden- Patogenesi molecolare. L’iperespressione della ciclina D1 è cau-
sata, i nucleoli sono poco appariscenti e il citoplasma è scarso. sata da una traslocazione (11;14) che coinvolge il locus IgH sul cro-
Talvolta si osservano neoplasie composte da cellule di dimen- mosoma 14 e il locus della ciclina D1 sul cromosoma 11. Questa
sioni intermedie con cromatina più dispersa e un elevato in- traslocazione è diagnosticabile in circa il 70% dei casi mediante
dice mitotico; l’immunofenotipizzazione è necessaria per analisi standard del cariotipo e in quasi tutti i tumori mediante
distinguere queste varianti “blastoidi” di linfoma a cellule ibridazione fluorescente in situ (FISH). L’iperespressione della ci-
mantellari dalla ALL. clina D1 promuove la progressione dalla fase G1 alla fase S del ciclo
cellulare, come è stato descritto nel Capitolo 7.
Caratteristiche cliniche. La presentazione più frequente è una
linfoadenopatia non dolente. Sintomi relativi all’interessamento della
milza (presenti nel 50% circa dei casi) e del tratto gastrointestinale
sono comuni. La prognosi è sfavorevole; la sopravvivenza media va
dai 3 ai 4 anni. Questo linfoma non è curabile con la chemioterapia
convenzionale e la maggior parte dei pazienti soccombe a causa delle
disfunzioni d’organo causate dall’infiltrazione neoplastica. La va-
riante blastoide e un pattern “proliferativo” all’analisi del profilo di
espressione genica sono associate a sopravvivenze ancora più brevi.26
Il trapianto di midollo osseo e terapia con inibitori del proteasoma
sono nuovi approcci terapeutici che si stanno mostrando abbastanza
promettenti.
circa il 5-10% dei LNH negli Stati Uniti e in Europa, ma sono più no il locus ALK e portano alla formazione di geni chimerici codifi-
comuni in Asia. Le neoplasie a cellule NK sono rare in Occidente canti per le proteine di fusione di ALK, che si comportano come
ma sono anch’esse più comuni in Estremo Oriente. In questa tirosin-chinasi costitutivamente attive le quali attivanno una serie
sede verranno discusse solo le entità patologiche più frequenti e di vie di signaling, compresa la via JAK/STAT.48
quelle di particolare interesse patogenetico. Come si può dedurre dal nome, questo tumore è tipicamente
costituito da grandi cellule anaplastiche, alcune contenenti nuclei a
ferro di cavallo e abbondante citoplasma (le cosiddette cellule
Linfoma a cellule T periferiche, non specificato
“hallmark”) (Fig. 13.23 A). Le cellule tumorali spesso si raggruppano
Sebbene la classificazione dell’OMS includa una serie di forme di- intorno alle venule e infiltrano i seni linfoidi, simulando l’aspetto di
stinte di neoplasie a cellule T periferiche, molti di questi linfomi sono un carcinoma metastatico. ALK non è espresso dai linfociti normali
difficilmente classificabili e sono stati pertanto raggruppati in una o in altri linfomi; quindi l’indentificazione della proteina ALK nelle
categoria diagnostica “cestino”, il linfoma a cellule T periferiche, non cellule tumorali (Fig. 13.23 B) è un affidabile indicatore del riarran-
specificato. Anche se nessuna caratteristica morfologica è da consi- giamento del gene ALK.
derarsi patognomonica per questo gruppo di neoplasie, alcuni reperti I linfomi a cellule T con riarrangiamenti di ALK tendono a insor-
sono caratteristici. Questi tumori alterano diffusamente l’architettura gere nei bambini o nei giovani adulti, coinvolgono frequentemente i
dei linfonodi e sono tipicamente composti da una miscela pleomorfa tessuti molli e hanno una prognosi molto favorevole (a differenza di
di cellule T maligne di varie dimensioni (Fig. 13.22). Vi è spesso un altre neoplasie aggressive a cellule T periferiche). La percentuale
cospicuo infiltrato di cellule reattive, come eosinofili e macrofagi, di guarigione con chemioterapia è del 75-80%. Sono in fase di svi-
probabilmente attratti da citochine di derivazione tumorale. Talvolta luppo inibitori di ALK che offrono un’eccellente opportunità per lo
si osserva una vivace neoangiogenesi. sviluppo di forme di terapia mirata. Tumori morfologicamente simili
La diagnosi richiede immunofenotipizzazione. Per definizione,
tutti i linfomi a cellule T periferiche hanno un fenotipo T cellulare
maturo. Generalmente esprimono CD2, CD3, CD5 e recettori T
cellulari ab o gd. Alcuni esprimono anche CD4 o CD8; tali neoplasie
sono considerate di origine T cellulare helper o citotossica, rispetti-
vamente. Tuttavia, molte neoplasie hanno fenotipi che non assomi-
gliano ad alcuna normale cellula T. Nei casi difficili, dove la diagnosi
differenziale si pone tra il linfoma e un florido processo reattivo,
l’analisi del DNA viene utilizzata per confermare la presenza di ri-
arrangiamenti clonali del recettore T cellulare.
La maggior parte dei pazienti si presenta con linfoadenopatia gene-
ralizzata, talvolta accompagnata da eosinofilia, prurito, febbre e perdita
di peso. Sebbene siano state riportate alcune guarigioni in pazienti con
linfoma a cellule T periferiche, queste neoplasie hanno una prognosi
significativamente peggiore delle neoplasie clinicamente aggressive a
cellule B mature (ad es. linfoma diffuso a grandi cellule B).
privi di riarrangiamenti di ALK si verificano in adulti di età più zienti con la variante a cellule T generalmente si presentano con
avanzata e hanno una prognosi sfavorevole, simile a quella del lin- linfocitosi (lieve o moderata) e splenomegalia. Linfoadenopatia ed
foma a cellule T periferiche, non specificato. epatomegalia sono generalmente assenti. La variante a cellule NK
spesso si manifesta in modo ancora più subdolo, e linfocitosi o
splenomegalia sono scarse o assenti.
Leucemia/linfoma a cellule T dell’adulto
Le cellule neoplastiche sono grandi linfociti con abbondante cito-
Questa neoplasia delle cellule T CD4+ si osserva esclusivamente negli plasma blu e pochi granuli azzurrofili di aspetto grossolano, meglio
adulti infettati dal retrovirus umano della leucemia a cellule T di tipo evidenti negli strisci di sangue periferico. Il midollo generalmente
1 (Human T-cell Leukemia Virus type 1, HTLV-1), discusso nel contiene sparsi infiltrati linfocitari interstiziali, difficili da valutare
Capitolo 7. Si riscontra principalmente nelle regioni dove HTLV-1 è senza colorazioni immunoistochimiche. In genere, gli infiltrati sono
endemico, ovvero Giappone meridionale, Africa occidentale e bacino presenti anche nella milza e nel fegato. Le varianti a cellule T sono
dei Caraibi. Reperti comuni includono lesioni cutanee, linfoadeno- CD3+, mentre le forme a cellule NK sono CD3- e CD56+.
patia generalizzata, epatosplenomegalia, linfocitosi del sangue peri- La neutropenia e l’anemia dominano il quadro clinico nonostante
ferico e ipercalcemia. L’aspetto delle cellule neoplastiche varia, ma si la relativa scarsità dell’infiltrato midollare. La neutropenia è spesso
osservano frequentemente cellule con nuclei multilobati (cellule a accompagnata da una notevole diminuzione nelle forme mieloidi
“trifoglio” o a “fiore”). Le cellule neoplastiche contengono il provirus tardive nel midollo. Raramente, si osserva aplasia pura dei globuli
clonale HTLV-1, che si ritiene svolga un ruolo critico nella patogenesi rossi. Vi è inoltre un’aumentata incidenza di patologie reumatologiche.
del tumore. È da notare come HTLV-1 codifichi per una proteina Alcuni pazienti affetti da sindrome di Felty (una triade sindromica
chiamata Tax che è un potente attivatore di NF-kB,49 che (come è di artrite reumatoide, splenomegalia e neutropenia) hanno una
stato discusso) aumenta la crescita e la sopravvivenza dei linfociti. leucemia a linfociti grandi e granulari alla base della loro malattia.
La maggior parte dei pazienti si presenta con una malattia rapida- La causa di queste anomalie cliniche non è nota, ma fenomeni di
mente progressiva che è fatale nell’arco di qualche mese o di un anno autoimmunità, provocati in qualche modo dalla neoplasia, sono
nonostante aggressivi trattamenti chemioterapici. Meno frequente- probabilmente coinvolti.
mente, la neoplasia interessa solo la cute e segue un decorso molto Il decorso è variabile, e dipende in gran parte dalla gravità delle
più indolente, come quello della micosi fungoide (descritta di seguito). citopenie e dalla loro responsività alla chemioterapia a basse dosi o
Va notato che in aggiunta alla leucemia/linfoma a cellule T, l’infezione alla terapia con steroidi. In generale, le neoplasie di origine T cellu-
da HTLV-1 è a volte associata a una malattia demielinizzante progres- lare seguono un decorso indolente, mentre le neoplasie a cellule NK
siva del sistema nervoso centrale e del midollo spinale (Cap. 28). sono più aggressive.
Generalmente circoscritto a un singolo gruppo assiale di linfonodi Più frequente interessamento di molteplici linfonodi
(cervicale, mediastinico, para-aortico)
Diffusione della malattia per contiguità Diffusione della malattia non per sedi contigue
Noduli mesenterici e anello di Waldeyer raramente coinvolti Anello di Waldeyer e noduli mesenterici frequentemente coinvolti
Linfoma di Hodgkin
(Fig. 13.24 A). Il citoplasma è abbondante. Si riconoscono di-
Il linfoma di Hodgkin (LH) comprende un gruppo di neoplasie verse varianti di cellule di Reed-Sternberg. Varianti mononu-
linfoidi che differiscono dai LNH in diversi aspetti (Tab. 13.7). Men- cleate contengono un singolo nucleo con un ampio nucleolo
tre i LNH insorgono frequentemente in sedi extranodali e si diffon- simile a un’inclusione (Fig. 13.24 B). Le cellule lacunari (osser-
dono in modo difficile da prevedere, il LH insorge in un singolo vate nel sottotipo sclerosi nodulare di LH) hanno nuclei ripiegati
linfonodo o in una catena linfonodale e si diffonde dapprima ai tessuti o multilobati e abbondante citoplasma chiaro che viene spesso
linfoidi anatomicamente contigui. Per questa ragione, la stadiazione danneggiato durante il taglio delle sezioni, lasciando il nucleo
del LH è molto più importante nel guidare la terapia di quanto non in una zona vuota (appunto, una lacuna) (Fig. 13.24 C). Nelle
lo sia nei LNH. Inoltre, il LH presenta particolari caratteristiche forme classiche di LH, le cellule di Reed-Sternberg vanno in-
morfologiche. È caratterizzato dalla presenza di cellule neoplastiche contro a una forma particolare di morte cellulare in cui la cellula
giganti dette cellule di Reed-Sternberg, le quali rilasciano fattori si rimpicciolisce e diventa picnotica, un processo descritto
che inducono l’accumulo di linfociti reattivi, macrofagi e granulociti come “mummificazione”. Le varianti linfoistiocitiche (cellule
che tipicamente compongono più del 90% delle cellule nella massa L&H) con nuclei polipoidi, nucleoli non appariscenti e citopla-
tumorale. Nella grande maggioranza dei LH, le cellule neoplastiche sma moderatamente abbondante sono caratteristiche del sot-
di Reed-Sternberg derivano dalle cellule B dei centri germinativi o totipo a prevalenza linfocitaria (Fig. 13.24 D).
post-centri germinativi. Il LH deve essere distinto da altre condizioni in cui possono
Il linfoma di Hodgkin comprende lo 0,7% delle neoplasie negli essere osservate cellule simili a quelle di Reed-Sternberg,
Stati Uniti, con circa 8.000 nuovi casi ogni anno. L’età media alla come la mononucleosi infettiva, LNH a grandi cellule e varie
diagnosi è di 32 anni. È una delle neoplasie più frequenti nei giovani neoplasie non linfoidi. La diagnosi di LH dipende quindi
adulti e negli adolescenti, ma insorge anche negli anziani. È stata dall’individuazione delle cellule di Reed-Sternberg in un
la prima neoplasia maligna a essere trattata in modo efficace con appropriato background di cellule infiammatorie non neo-
radio- e chemioterapia ed è oggi potenzialmente curabile nella plastiche. Le cellule di Reed-Sternberg del LH hanno inoltre
maggior parte dei casi. un caratteristico profilo immunoistochimico.
Classificazione. La classificazione OMS riconosce cinque sotto- Dopo aver delineato le caratteristiche generali, passiamo ora
tipi di LH: ai sottogruppi di LH, evidenziando alcune delle caratteristiche
morfologiche e immunofenotipiche di ciascuno di essi (Tab.
1. Sclerosi nodulare 13.8). Le manifestazioni cliniche comuni a tutti i sottogruppi
2. Cellularità mista saranno presentate in seguito.
3. Ricco in linfociti (lymphocyte rich) Linfoma di Hodgkin, tipo sclerosi nodulare Questa è la forma
4. Deplezione linfocitaria più frequente di LH e costituisce il 65-70% dei casi. È caratte-
5. Prevalenza linfocitaria rizzata dalla presenza della variante lacunare delle cellule di
Reed-Sternberg e dalla deposizione di bande collagene che
Nei primi quattro sottotipi – sclerosi nodulare, cellularità mista, suddividono in noduli circoscritti i linfonodi coinvolti dalla
ricco in linfociti e deplezione linfocitaria – le cellule di Reed- neoplasia (Fig. 13.25). La fibrosi può essere scarsa o abbon-
Sternberg hanno un analogo immunofenotipo. Questi sottotipi sono dante. Le cellule di Reed-Sternberg si ritrovano in un
spesso accorpati insieme come forme classiche di LH. Nel LH a background polimorfo di cellule T, eosinofili, plasmacellule e
prevalenza linfocitaria, le cellule di Reed-Sternberg hanno un carat- macrofagi. Le cellule di Reed-Sternberg tipiche, quelle neces-
teristico immunofenotipo B cellulare, distinto da quello dei sottotipi sarie per la diagnosi, non sono frequenti. In questo e in altri
classici di LH. sottotipi “classici” di LH le cellule di Reed-Sternberg hanno
un fenotipo caratteristico; sono positive per PAX5 (un fattore
di trascrizione B cellulare), CD15 e CD30 e negative per altri
Morfologia L’identificazione delle cellule di Reed-Sternberg marker B cellulari, T cellulari e per CD45 (antigene comune
e delle loro varianti è essenziale per la diagnosi. Le cellule di leucocitario, LCA). Come in altre forme di LH l’interessamento
Reed-Sternberg diagnostiche sono grandi (45 mm di diametro) di milza, fegato, midollo osseo e di altri organi e tessuti può
con nuclei multipli o con un singolo nucleo multilobato, cia- presentarsi durante il decorso della malattia sotto forma di
scuno con un ampio nucleolo, simile a un’inclusione, delle noduli neoplastici irregolari che ricordano quelli osservati nei
dimensioni di un piccolo linfocita (5-7 mm di diametro) linfonodi. Questo sottotipo è raramente associato a EBV.
608 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
Figura 13.24 Cellule di Reed-Sternberg e varianti. A. Cellula di Reed-Sternberg diagnostica, con due lobi nucleari, grossi nucleoli simili a inclusioni e
abbondante citoplasma, circondata da linfociti, macrofagi ed eosinofili. B. Cellula di Reed-Sternberg, variante mononucleata. C. Cellula di Reed-Sternberg,
variante lacunare. Questa variante ha il nucleo ripiegato o multilobato e si trova in uno spazio aperto, che è un artefatto creato dalla disgregazione del ci-
toplasma durante l’allestimento delle sezioni istologiche. D. Cellula di Reed-Sternberg, variante linfoistiocitica. Sono presenti diverse varianti simili con
membrana nucleare ripiegata diverse volte, piccoli nucleoli, cromatina fine e abbondante citoplasma chiaro. (Per gentile concessione del Dr. Robert W.
McKenna, Department of Pathology, University of Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX)
Il tipo di LH a sclerosi nodulare insorge in uomini e donne reattivi compongono la grande maggioranza dell’infiltrato
con uguale frequenza e tende a coinvolgere i linfonodi cellulare. Nella maggior parte dei casi, i linfonodi coinvolti
cervicali inferiori, sopraclaveari e mediastinici di adolescenti sono diffusamente sovvertiti, ma viene talvolta osservata una
e giovani adulti. La prognosi è eccellente. vaga nodularità dovuta alla presenza di residui follicoli di
Linfoma di Hodgkin, tipo a cellularità mista Questa forma di cellule B. Questa entità si distingue dal tipo a prevalenza lin-
LH costituisce il 20-25% circa dei casi. I linfonodi coinvolti focitaria per la presenza di frequenti varianti mononucleari e
sono diffusamente sovvertiti da un infiltrato cellulare etero- cellule di Reed-Sternberg diagnostiche con un profilo immu-
geneo, che include cellule T, eosinofili, plasmacellule e nofenotipico “classico”. È associato a EBV nel 40% dei casi
macrofagi benigni mescolati a cellule di Reed-Sternberg circa e ha una prognosi da molto buona a eccellente.
(Fig. 13.26). Le cellule di Reed-Sternberg diagnostiche e le Linfoma di Hodgkin, tipo a deplezione linfocitaria Si tratta
varianti mononucleate sono generalmente abbondanti. Le della forma meno frequente di LH e rappresenta meno del
cellule di Reed-Sternberg contengono il genoma dell’EBV in 5% dei casi. È caratterizzata da una scarsità di linfociti e da
circa il 70% dei casi. L’immunofenotipo è identico a quello una relativa abbondanza di cellule di Reed-Sternberg o delle
osservato nel tipo di LH a sclerosi nodulare. loro varianti pleomorfe. L’immunofenotipo delle cellule di
Il LH a cellularità mista è più frequente nel sesso maschile. Reed-Sternberg è identico a quello osservato in altri tipi
Rispetto ai sottotipi a prevalenza linfocitaria e sclerosi nodu- classici di LH. L‘immunofenotipizzazione è essenziale, dal
lare, è probabilmente più spesso associato a fasce di età momento che la maggior parte delle neoplasie sospettate di
avanzata, sintomi sistemici quali sudorazione notturna e essere LH a deplezione linfocitaria sono in realtà LNH a gran-
perdita di peso e stadio tumorale avanzato. Ciononostante di cellule. Le cellule di Reed-Sternberg contengono il genoma
la prognosi complessiva è molto buona. dell’EBV nel 90% dei casi.
Linfoma di Hodgkin, tipo ricco in linfociti (lymphochyte rich) Si Il LH a deplezione linfocitaria è osservato prevalentemente
tratta di una forma non frequente di LH classico, in cui linfociti in pazienti anziani, nei soggetti HIV-positivi di qualsiasi età e
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 609
Sclerosi nucleare Frequenti cellule lacunari e occasionali Sottotipo più frequente; generalmente
cellule di RS diagnostiche; infiltrato di malattia in stadio I o II; frequente
fondo composto di linfociti T, eosinofili, interessamento mediastinico; uguale
macrofagi e plasmacellule; bande fibrose incidenza in uomini e donne (F = M),
dividono le aree cellulare in noduli. Cellule maggioranza dei pazienti giovani adulti
di RS CD15+, CD30+; generalmente EBV−
Cellularità mista Frequenti cellule mononucleate e di RS Più del 50% si presenta come malattia di
diagnostiche; infiltrato di fondo ricco di stadio III o IV; M maggiore di F; incidenza
linfociti T, eosinofili, macrofagi, bifasica, con picco in giovani adulti e in
plasmacellule; cellule di RS CD15+, CD30+; adulti di età superiore ai 55 anni
70% EBV+
Deplezione linfocitaria Variante reticolare: frequenti cellule di RS Raro; più frequente negli adulti più anziani,
diagnostiche e varianti e una scarsità negli individui infettati da HIV e nei Paesi
di cellule reattive di fondo; cellule di RS in via di sviluppo; spesso si presenta con
CD15+, CD30+; maggior parte EBV+ malattia avanzata
Prevalenza linfocitaria Frequenti varianti L&H (cellule a popcorn) Raro; giovani maschi con linfoadenopatia
in un fondo di cellule dendritiche e cellule cervicale o ascellare; raro l’interessamento
B reattive; cellule di RS CD20+, CD15−, mediastinico
C30−; EBV−
nei Paesi in via di sviluppo. Stadi avanzati e sintomi sistemici stiocitiche (L&H), dotate di nucleo multilobato che somiglia
sono frequenti e l’esito complessivo è un pò meno favorevole a un chicco di popcorn (“cellula a popcorn”). Eosinofili e
rispetto agli altri sottotipi. plasmacellule sono generalmente scarsi o assenti.
Linfoma di Hodgkin, tipo a prevalenza linfocitaria Questa Contrariamente alle cellule di Reed-Sternberg riscontrate
rara variante “non classica” di LH rappresenta circa il 5% di nelle forme classiche di LH, le varianti L&H esprimono marker
tutti i casi di LH. I linfonodi interessati sono alterati da un B cellulari tipici delle cellule B dei centri germinativi, come
infiltrato nodulare di piccoli linfociti frammisti a un numero CD20 e BCL6, e sono generalmente negative per CD15 e
variabile di macrofagi (Fig. 13.27). Le “classiche” cellule di CD30. Il tipico pattern nodulare di crescita è dovuto alla pre-
Reed-Sternberg sono estremamente difficili da trovare. senza di follicoli B cellulari espansi, che sono popolati con
Questa neoplasia contiene invece le varianti definite linfoi- varianti L&H, numerose cellule B reattive e cellule follicolari
Figura 13.25 Linfoma di Hodgkin, tipo sclerosi nodulare. La veduta a Figura 13.26 Linfoma di Hodgkin, tipo a cellularità mista. Una cellula
basso ingrandimento mostra bande ben definite di collagene rosa acellulare diagnostica binucleata di Reed-Sternberg è circondata da cellule reattive,
che suddividono la neoplasia in due noduli. (Per gentile concessione del Dr. compresi eosinofili (citoplasma rosso acceso), linfociti e istiociti. (Per gentile
Robert W. McKenna, Department of Pathology, University of Texas South- concessione del Dr. Robert W. McKenna, Department of Pathology,
western Medical School, Dallas, TX) University of Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX)
610 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
Figura 13.28 Segnali proposti per la mediazione del “cross-talk” tra cellule di Reed-Sternberg e cellule normali circostanti nelle forme classiche del
linfoma di Hodgkin. CD30L, ligando di CD30; bFGF, fattore di crescita fibroblastico basico; GM-CSF, fattore stimolante la crescita di colonie granulocito-
macrofagiche; HGF, fattore di crescita degli epatociti (si lega al recettore c-MET); TGFb, fattore di crescita trasformante b; TNFb, fattore di necrosi tumorale
b o linfotossina; Tc, cellula T citotossica CD8+; TH1 e TH2, sottogruppi di cellule T helper CD4+.
controlli omeostatici su crescita e sopravvivenza e sopprimono la come altre neoplasie maligne, tendono a evolversi con il tempo verso
funzione delle normali cellule staminali residue. Le manifestazioni forme di malattia più aggressiva. In particolare, sia le sindromi
specifiche delle diverse neoplasie mieloidi sono condizionate da mielodisplastiche sia le malattie mieloproliferative spesso si “trasfor-
mano” in leucemie mieloidi acute. In una delle più importanti ma-
Posizione della cellula trasformata nella gerarchia dei progenitori lattie mieloproliferative, la leucemia mieloide cronica, si osserva
(ad es. una cellula staminale emopoietica pluripotente rispetto a anche la trasformazione a leucemia linfoblastica acuta, indicando
un progenitore predestinato) una probabile origine da una cellula staminale pluripotente trasfor-
Effetto degli eventi trasformanti sulla differenziazione, che può mata capace di produrre sia cellule mieloidi sia cellule linfoidi.
essere inibita, deviata o alterata da particolari mutazioni
oncogeniche. Leucemia mieloide acuta
Ritorneremo su questi temi al momento della discussione di La leucemia mieloide acuta (LMA) è un tumore dei progenitori emo-
ciascuna neoplasia mieloide. poietici causato da mutazioni oncogeniche acquisite, che bloccano la
Dal momento che tutte le neoplasie mieloidi originano da pro- differenziazione portando all’accumulo di blasti mieloidi immaturi
genitori emopoietici trasformati, non sorprende come il confine tra nel midollo. L’arresto nello sviluppo mieloide causa insufficienza
queste patologie sia a volte poco definito. Le neoplasie mieloidi, midollare e complicanze legate ad anemia, trombocitopenia e neu-
LMA con t(8;21)(q22;q22); gene Favorevole M2 Range completo di maturazione mielocitica; corpi di Auer facilmente
di fusione CBFa/ETO riscontrabili; granuli citoplasmatici anormali
LMA con inv(16)(p13;q22); gene Favorevole M4eo Differenziazione mielocitica e monocitica; precursori eosinofili anomali
di fusione CBFb/MYH11 con granuli basofili anomali
LMA con t(15;17)(q22;11-12); gene Intermedia M3, M3v Numerosi corpi di Auer, spesso in fasci all’interno di singoli
di fusione RARa/PML progranulociti; granuli principali generalmente molto prominenti
(sottotipo M3), ma poco appariscenti nella variante microgranulare
(M3v); alta incidenza di CID
LMA con t(11q23;v); diversi geni Sfavorevole M4, M5 Generalmente ha un certo grado di differenziazione monocitica
di fusione MLL
LMA con citogenetica normale Favorevole Variabile Identificata mediante colorazione immunoistochimica per NPM
e NPM mutato
iii. lma correlata alla terapia Molto Variabile Se preceduto da terapia alchilante o radiante, periodo di latenza di 2-8
sfavorevole anni, aberrazioni genetiche SMD-simili (ad es. 5q-, 7q-); se preceduto
da terapia con inibitore della topoisomerasi II (ad es. etoposide),
latenza di 1-3 anni, traslocazioni che coinvolgono MLL (11q23)
LMA, minimamente differenziata Intermedia M0 Negativa per la mieloperossidasi; antigeni mieloidi riscontrati sui blasti
mediante citometria di flusso
LMA senza maturazione Intermedia M1 3% dei blasti positivi per la mieloperossidasi
LMA con maturazione mielocitica Intermedia M2 Range completo di maturazione mielocitica
LMA con maturazione Intermedia M4 Differenziazione mielocitica e monocitica
mielomonocitica
LMA con maturazione monocitica Intermedia M5a, M5b Nel sottotipo M5a, monoblasti positivi per l’esterasi non specifica e
pro-monociti dominano nel midollo e nel sangue; nel sottotipo M5b,
monociti maturi predominano nel sangue
LMA con maturazione eritroide Intermedia M6a, M6b Il sottotipo eritroide/mieloide (M6a) è definito da precursori eritroidi
displastici in maturazione 50% e mieloblasti 20%; il sottotipo
eritroide puro (M6b) è definito da precursori eritroidi 80% senza
mieloblasti
LMA con maturazione Intermedia M7 Predominano blasti di linea megacariocitica; riscontrati mediante
megacariocitica anticorpi diretti contro marker specifici per i megacariociti (GPIIb/IIIa o
vWF); spesso associata a fibrosi midollare; è la LMA più frequente
nella sindrome di Down
LMA, leucemia mieloide acuta; CID, coagulazione intravascolare disseminata; SMD, sindromi mielodisplasiche; NPM, nucleofosmina; vWF, fattore di von
Willebrand.
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 613
Morfologia La diagnosi di LMA è basata sulla presenza Figura 13.29 A. Leucemia mieloide acuta senza maturazione (sottotipo
di almeno il 20% di blasti mieloidi nel midollo osseo. Si FAB M1). I mieloblasti presentano una delicata cromatina nucleare, nucleoli
prominenti e fini granuli azzurrofili nel citoplasma. B. Nell’analisi citometrica
riconoscono diversi tipi di blasti mieloidi e le singole neo-
di flusso, i mieloblasti, rappresentati dai punti rossi, esprimono CD34, un
plasie possono avere più di un tipo di blasto o blasti con marker delle cellule staminali multipotenti, ma non esprimono CD64, un
caratteristiche ibride. I mieloblasti hanno cromati- marker delle cellule mieloidi mature. C. Gli stessi mieloblasti esprimono
na nucleare fine, da due a quattro nucleoli e un citoplasma CD33, un marker delle cellule mieloidi immature e un sottogruppo esprime
più voluminoso dei linfoblasti (Fig. 13.29 A). Il citoplasma CD15, un marker delle cellule mieloidi più mature. Quindi, questi blasti sono
cellule mieloidi che mostrano limitata maturazione. (A. Per gentile conces-
spesso contiene fini granuli azzurrofili perossidasi-positivi. sione del Dr. Robert W. McKenna Department of Pathology, University of
In molti casi sono presenti caratteristiche strutture che si Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX. B e C. per gentile conces-
colorano di rosso alla colorazione per la perossidasi, sione del Dr. Louis Picker, Oregon Health Science Center, Portland, OR)
denominate corpi di Auer, che rappresentano granuli az-
zurrofili anormali, simili a spilli. I corpi di Auer sono parti-
colarmente numerosi nella LMA con t(15;17) (leucemia
promielocitica acuta) (Fig. 13.30 A). I monoblasti (Fig. 13.30 B) Citogenetica. L’analisi citogenetica ha un ruolo centrale nella
hanno nuclei ripiegati o lobulati, sono privi di corpi di Auer c lassificazione della LMA. Aberrazioni del cariotipo si riscontrano
e sono positivi alle esterasi aspecifiche. In alcune LMA, i nel 50-70% dei casi con i metodi standard e in circa il 90% dei casi
blasti mostrano differenziazione megacariocitica, spesso utilizzando particolari tecniche di bandeggio ad alta risoluzione.
accompagnata da fibrosi midollare causata dal rilascio di Particolari anomalie cromosomiche correlano con alcune caratte-
citochine fibrogeniche. Raramente, i blasti della LMA mo- ristiche cliniche. Le LMA che insorgono de novo negli adulti più
strano differenziazione eritroide. giovani sono frequentemente associate a traslocazioni cromosomi-
Il numero di cellule leucemiche nel sangue è estremamente che bilanciate, in particolare t(8;21), inv(16) e t(15;17). Al contrario,
variabile. I blasti possono essere più di 100.000 per mm3, ma le LMA secondarie a SMD o all’esposizione ad agenti che danneg-
sono al di sotto dei 10.000 per mm3 nel 50% circa dei pazienti. giano il DNA (come chemioterapia o radioterapia) spesso hanno
Talvolta i blasti sono completamente assenti dal sangue delezioni o monosomie che coinvolgono i cromosomi 5 e 7 e gene-
(leucemia aleucemica). Per tale motivo, è necessario un esa- ralmente mancano di traslocazioni cromosomiche. L’eccezione a
me del midollo osseo per escludere una leucemia acuta nei questa regola è la LMA che insorge in seguito a trattamento con
pazienti pancitopenici. inibitori della topoisomerasi II, la quale è strettamente associata a
traslocazioni che coinvolgono il gene MLL sul cromosoma 11q23.
Nei pazienti anziani la LMA è spesso associata ad alterazioni cro-
Immunofenotipo. Dal momento che può essere difficile distin- mosomiche tipiche di una prognosi sfavorevole, come delezioni
guere i mieloblasti e i linfoblasti sul piano morfologico, la diagnosi 5q e 7q.
di LMA viene confermata eseguendo immunocolorazioni con anti- Patogenesi molecolare. Molte aberrazioni genetiche ricorrenti
geni mieloidi-specifici (si veda Fig. 13.29 B e C). osservate nelle LMA alterano geni codificanti per fattori di trascrizione
614 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
gisce con altri fattori di trascrizione per attivare geni necessari per
la differenziazione granulocitaria. La proteina di fusione PML-RARa
interagisce invece con dei repressori trascrizionali, provocando
un’inibizione della maturazione granulocitaria.56 Tuttavia, le LMA
con la t(15;17) spesso hanno anche mutazioni attivanti di FLT3, un
recettore tirosin-chinasico che trasmette segnali che aumentano la
proliferazione e la sopravvivenza cellulare. La combinazione del
prodotto di fusione PML-RARa e di un FLT3 attivato è un potente
induttore di LMA nei topi,57 mentre ciascun gene è da solo insuffi-
ciente a indurre la neoplasia. Identiche mutazioni di FLT3 si riscon-
trano anche in altre forme di LMA, in particolare nelle LMA associate
a mutazioni di NPM (nucleofosmina)58. Mutazioni attivanti in un
altro recettore tirosin-chinasico, c-KIT, si riscontrano nel 25% delle
LMA associate alla inv(16) e alla t(8;21).59 Quindi, l’attivazione
aberrante di tirosin-chinasi è una caratteristica comune (e proba-
bilmente generale) della LMA.
La t(15;17) non ha solo significato patogenico, ma guida anche
la terapia dal momento che le neoplasie con questa traslocazione
rispondono a dosi farmacologiche di ATRA (All-Trans Retinoic
Acid). L’ATRA si lega alla proteina di fusione PML-RARa e anta-
gonizza il suo effetto inibitorio sulla trascrizione dei geni bersaglio.
L’attivazione della trascrizione che ne consegue supera il blocco della
differenziazione e in 1-2 giorni i promielociti neoplastici iniziano a
differenziarsi in neutrofili, che muoiono rapidamente. La risposta
all’ATRA prova che l’effetto maggiore di PML-RARa è quello di
bloccare la differenziazione, e rappresenta uno degli esempi più
efficaci di terapia molecolare mirata nel trattamento delle neoplasia
maligne.
Caratteristiche cliniche. La maggior parte dei pazienti presenta,
dopo alcune settimane o pochi mesi dall’inizio della malattia, sintomi
Figura 13.30 Sottotipi di leucemia mieloide acuta. A. Leucemia promie-
dovuti ad anemia, neutropenia e trombocitopenia. In particolare sono
locitica acuta con t(15;17) (sottotipo FAB M3). L’aspirato midollare mostra frequenti astenia, febbre e spontanee emorragie, mucose e cutanee.
promielociti neoplastici con aspetto alterato e numerosi granuli azzurrofili. La sintomatologia è dunque molto simile a quella della ALL. Spesso,
Altri reperti caratteristici includono la presenza di diverse cellule con nuclei la diatesi emorragica causata dalla piastrinopenia è la caratteristica
bilobati e una cellula nel centro del campo che contiene diversi corpi di clinica più spiccata. Petecchie ed ecchimosi cutanee, emorragie
Auer, simili ad aghi. B. Leucemia mieloide acuta con differenziazione mo-
nocitica (sottotipo FAB M5b). Lo striscio di sangue periferico mostra un sierose e nei visceri ed emorragie mucose nelle gengive e nel tratto
monoblasto e cinque promonociti con membrane nucleari ripiegate. (Per urinario sono particolarmente frequenti. Fattori procoagulanti e
gentile concessione del Dr. Robert W. McKenna, Department of Pathology, fibrinolitici secreti dalle cellule leucemiche, in particolare nella LMA
University of Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX) con t(15;17), aggravano questa tendenza al sanguinamento. Le in-
fezioni sono comuni (particolarmente a livello di cavo orale, cute,
essenziali per la normale differenziazione mieloide. Ad esempio, i polmoni, reni, vescica, colon) e sono spesso causate da micror
due riarrangiamenti cromosomici più comuni, t(8;21) e inv(16), ganismi opportunisti quali miceti, Pseudomonas aeruginosa e
alterano rispettivamente i geni CBF1a e CBF1b. Questi due geni commensali.
codificano per polipeptidi che si legano l’uno all’altro per formare Segni e sintomi correlati con l’infiltrazione tissutale sono gene-
un fattore di trascrizione CBF1a/CBF1b, indispensabile per la ralmente meno evidenti nelle LMA rispetto alle ALL, ma neoplasie
normale emopoiesi.55 La t(8;21) e la inv(16) creano geni chimerici con differenziazione monocitica infiltrano spesso la cute (leucemia
che codificano per proteine di fusione le quali interferiscono con cutanea) o le gengive. Ciò verosimilmente riflette la normale ten-
la normale funzione di CBF1a/CBF1b e bloccano la maturazione denza dei monociti non neoplastici a trasferirsi nei tessuti. La dif-
delle cellule mieloidi. Va notato, tuttavia, che topi knockout privi fusione nel sistema nervoso centrale è meno comune che nella ALL.
di CBF1a o CBF1b e topi knockin che esprimono le proteine di Raramente, i pazienti presentano masse localizzate composte da
fusione CBF1a o CBF1b muoiono per insufficienza midollare, non mieloblasti variamente denominate mieloblastomi, sarcomi granu-
per leucemia. Quindi, lesioni genetiche che bloccano la maturazione locitici, o cloromi. Tali lesioni possono anche presentarsi senza
dei progenitori mieloidi non sono di per sè sufficienti a causare coinvolgimento del midollo osseo o del sangue periferico. Tuttavia,
la LMA. in assenza di trattamento, esse progrediscono inesorabilmente verso
Mutazioni delle tirosin-chinasi collaborano con le alterazioni dei una forma conclamata di LMA.
fattori di trascrizione nel determinare la LMA. Un esempio è quello Prognosi. La LMA è una malattia difficile da trattare. Circa il
della LMA con t(15;17), la leucemia promielocitica acuta. La t(15:17) 60% dei pazienti ottiene remissione completa con la chemioterapia,
crea un gene di fusione che codifica per una parte del recettore per ma solo il 15-30% resta libero da malattia per 5 anni. Le LMA con
l’acido retinoico-a (RARa) e una porzione di una proteina chiamata t(8;21) o inv(16) hanno una prognosi relativamente buona con
PML (dal nome della neoplasia, promyelocytic leukemia). In presenza l’utilizzo di chemioterapia convenzionale, soprattutto se non sono
di quantità fisiologiche di acido retinoico, il RARa normale intera- presenti mutazioni di c-KIT.59
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 615
Figura 13.31 Mielodisplasia. Sono mostrate forme caratteristiche di displasia. A. Progenitori eritrocitici nucleati con nuclei multilobati o multipli.
B. Sideroblasti ad anello, progenitori eritroidi con mitocondri carichi di ferro, visibili come granuli perinucleari blu (colorazione al blu di Prussia). C. In alto e
in basso in questo campo, si osservano cellule pseudo Pelger-Hüet, neutrofili con solo due lobi nucleari al posto dei normali tre o quattro.
D. Megacariociti con nuclei multipli al posto del normale nucleo singolo multilobato. (A, B e D. Aspirati midollari. C. Striscio di sangue periferico)
I fattori di crescita emopoietici agiscono sui normali progenitori tanza dell’analisi molecolare per definire gli eventi mutazionali nelle
emopoietici legandosi a recettori di superficie ed attivando le tirosin- tirosin-chinasi, sia a scopo diagnostico sia per scegliere la forma di
chinasi che a loro volta attivano vie che promuovono la crescita e la terapia più appropriata. Limiteremo la nostra esposizione alle più
sopravvivenza cellulare. Le tirosin-chinasi mutate delle patologie comuni malattie mieloproliferative, classificandole sulla base di
mieloproliferative aggirano i normali sistemi di controllo e portano a criteri clinici, laboratoristici e molecolari. La mastocitosi sistemica,
proliferazione e sopravvivenza dei progenitori emopoietici indipen- una malattia mieloproliferativa associata a mutazione della tirosin-
dente dall’azione dei fattori di crescita. Dal momento che le mutazioni chinasi c-KIT, viene trattata insieme alle patologie della cute
delle tirosin-chinasi che causano le malattie mieloproliferative non (Cap. 25). L’associazione delle varie malattie mieloproliferative con
hanno effetto sulla differenziazione, la conseguenza è un aumento le corrispondenti mutazioni delle tirosin-chinasi è riassunta nella
nella produzione di uno o più elementi maturi del sangue. La mag- Tabella 13.11.
gior parte delle malattie mieloproliferative ha origine nei progenitori
mieloidi multipotenti, mentre altre insorgono in cellule staminali Leucemia mieloide cronica
pluripotenti che generano sia cellule linfoidi sia mieloidi.
Vi è una notevole sovrapposizione sia clinica sia morfologica tra le La leucemia mieloide cronica (LMC) si distingue dalle altre malattie
varie malattie mieloproliferative. Caratteristiche comuni includono mieloproliferative per la presenza di un gene chimerico BCR-ABL
derivato da porzioni del gene BCR sul cromosoma 22 e del gene ABL
Aumentata spinta proliferativa nel midollo osseo sul cromosoma 9. Il gene BCR-ABL codifica per una proteina di
Homing delle cellule staminali neoplastiche agli organi emopo- fusione, la tirosin-chinasi BCR-ABL costitutivamente attiva
ietici secondari, con emopoiesi extramidollare (Fig. 13.32),63 che nella LMC è generalmente di 210 kDa. In oltre
Variabile progressione verso una fase silente, caratterizzata da il 90% dei casi, BCR-ABL viene creato da una traslocazione reci-
fibrosi midollare e citopenie nel sangue periferico proca (9;22)(q34;q11) (il cosiddetto cromosoma Filadelfia [Ph]).
Variabile tendenza all’evoluzione in leucemia acuta. Nei restanti casi il gene di fusione BCR-ABL è formato da riarran-
giamenti citogenetici complessi o criptici e viene identificato me-
Alcune malattie mieloproliferative sono strettamente associate a diante metodi quali FISH o test bastati sulla PCR. La cellula di
mutazioni attivanti di specifiche tirosin-chinasi. Questa osservazione origine della neoplasia è una cellula staminale emopoietica
e la disponibilità di inibitori delle chinasi hanno aumentato l’impor- pluripotente.
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 617
Leucemia mieloide cronica Gene di fusione BCR-ABL 100% Attivazione costitutiva della chinasi ABL†
Policitemia vera Mutazioni puntiformi di JAK2 95% Attivazione costitutiva della chinasi JAK2
Trombocitemia essenziale Mutazioni puntiformi di JAK2 50-60% Attivazione costitutiva della chinasi JAK2
Mutazioni puntiformi di MPL 5-10% Attivazione costitutiva della chinasi MPL
Mielofibrosi primitiva Mutazioni puntiformi di JAK2 50-60% Attivazione costitutiva della chinasi JAK2
Mutazioni puntiformi di MPL 1-5% Attivazione costitutiva della chinasi MPL
Mastocitosi sistemica Mutazioni puntiformi di c-KIT 90% Attivazione costitutiva della chinasi c-KIT
Leucemia eosinofila cronica** Gene di fusione FIP1L1-PDGFRa Frequente Attivazione costitutiva della chinasi PDGFRa
Gene di fusione PDE4DIP- Rara Attivazione costitutiva della chinasi PDGFRb†
PDGFRb
Leucemia a cellule staminali‡ Vari gene di fusione FGFR1 100% Attivazione costitutiva della chinasi FGFR1§
*
Tutti stimolano segnali ligando-indipendenti pro-crescita e sopravvivenza cellulare.
†
Risponde alla terapia con imatinib.
‡
Rara malattia che origina nelle cellule emopoietiche pluripotenti che si presenta con una concomitante malattia mieloproliferativa e una leucemia/linfoma
linfoblastico.
§
Risponde alla terapia con PKC412.
¶
Si riferisce alla frequenza all’interno di una categoria diagnostica.
**
Associata all’endocardite di Loefflers (Cap. 12).
gior parte dei casi rimanenti i blasti sono di origine pre-B cellulare
(crisi blastica linfoide). Ciò viene considerato una prova che la LMC
ha origine da una cellula staminale totipotente con possibilità di
svilupparsi sia in senso mieloide sia linfoide. Recentemente, è stato
osservato che più dell’85% dei casi di LMC è associato a mutazioni
che interferiscono con l’attività di Ikaros, un fattore di trascrizione
che regola la differenziazione dei progenitori emopoietici.64 Analoghe
mutazioni di Ikaros sono presenti anche nella ALL BCR-ABL-posi-
tiva, suggerendo che queste due forme di leucemia aggressiva hanno
una simile base patogenetica.
La comprensione della patogenesi molecolare della LMC ha portato
all’utilizzo di farmaci che hanno come bersaglio BCR-ABL. Il tratta-
mento con un inibitore di BCR-ABL, l’imatinib, induce remissioni del
quadro ematologico in più del 90% dei pazienti, con pochi effetti
collaterali.65 L’imatinib riduce marcatamente il numero di cellule
Figura 13.33 Leucemia mieloide cronica. Lo striscio di sangue periferico BCR-ABL-positive nel midollo e altrove, ma non elimina la “cellula
presenta molti neutrofili maturi, alcuni metamielociti e un mielocita. (Per
gentile concessione del Dr. Robert W. McKenna, Department of Pathology,
staminale” della LMC, una cellula primitiva con caratteristiche simili
University of Texas Southwestern Medical School, Dallas, TX) a quelle di una normale cellula staminale emopoietica. Non è quindi
chiaro se l’imatinib possa veramente curare la LMC. Tuttavia, la tera-
pia con imatinib controlla le conte degli elementi circolanti nel sangue
e diminuisce sostanzialmente il rischio di trasformazione verso la fase
accelerata e la crisi blastica, che è la minaccia più grande per il pazien-
te. Si pensa che riducendo la spinta proliferativa dei progenitori
BCR-ABL-positivi, l’imatinib diminuisca il tasso col quale le cellule
acquisiscono mutazioni che fanno progredire la malattia.66 Per pazienti
relativamente giovani, il trapianto allogenico di midollo osseo eseguito
in una fase stabile della LMC è curativo in circa il 75% dei casi e rimane
il trattamento di scelta. La prospettiva è molto peggiore una volta che
sopraggiungono la fase accelerata o la crisi blastica. Il trapianto non
è così efficace e (come nella ALL BCR-ABL-positiva) la malattia di-
Figura 13.34 Leucemia mieloide cronica (milza). Una milza di dimensioni viene rapidamente resistente agli inibitori di BCR-ABL.
aumentate (2.630 g; normale: 150-200 g) con la polpa rossa fortemente
espansa che deriva dall’emopoiesi neoplastica. (Per gentile concessione
del Dr. Daniel Jones, Department of Pathology, M.D. Anderson Cancer Policitemia vera
Center, Houston, TX)
La policitemia vera (PCV) è caratterizzata da un’aumentata produ-
zione midollare di eritrociti, granulociti e piastrine (panmielosi),
Caratteristiche cliniche. La LMC è principalmente una malattia ma è l’aumento degli eritrociti (policitemia) che è responsabile per
degli adulti, ma può insorgere anche nei bambini e negli adolescenti. la maggiore parte dei sintomi clinici. La PCV deve essere differen-
Il picco di incidenza è nella 5ª-6ª decade di vita. Ogni anno negli ziata dalla policitemia relativa che deriva dall’emoconcentrazione e
Stati Uniti vi sono circa 4.500 nuovi casi. da altre cause di policitemia assoluta (discusse nel Cap. 14). La PCV
L’insorgenza della LMC è insidiosa. L’anemia da lieve a moderata è strettamente associata a mutazioni puntiformi che attivano la tiro-
e l’ipermetabolismo dovuto all’aumentato turnover cellulare portano sin-chinasi JAK2.61,62 JAK2 è un componente della via JAK/STAT,
ad astenia, perdita di peso e anoressia. Talvolta il primo sintomo è una che si trova a valle di diversi recettori per fattori di crescita emopo-
sensazione di peso all’addome causata dalla splenomegalia, o la com- ietici, compreso il recettore per l’eritropoietina.
parsa acuta di un dolore al quadrante superiore sinistro dovuta a un Patogenesi molecolare. Nella PCV le cellule progenitrici hanno
infarto splenico. La LMC viene riconosciuta e distinta dalle altre richieste marcatamente ridotte di eritropoietina e di altri fattori di
malattie mieloproliferative grazie all’identificazione del gene di fusione crescita emopoietici a causa dell’attività costitutiva del signaling di
BCR-ABL mediante analisi cromosomica o test basati sulla PCR. JAK2. Ne deriva che i livelli di eritropoietina sierica nella PCV sono
La storia naturale è quella di una lenta progressione; anche senza molto bassi, mentre le forme secondarie di policitemia assoluta
trattamento la sopravivenza media è di circa 3 anni. Dopo un periodo hanno alti livelli di eritropoietina. L’ematocrito elevato causa un’au-
variabile che dura in media 3 anni, circa il 50% dei pazienti entra in mentata viscosità e abnorme aggregazione (sludging) delle cellule
una “fase accelerata”, contraddistinta da anemia ingravescente e ematiche. Questi fattori emodinamici, insieme alla trombocitosi e
trombocitopenia, talvolta accompagnate da un aumento nel numero all’alterata funzione piastrinica, rendono i pazienti con PCV soggetti
di basofili nel sangue. Compaiono spesso ulteriori anomalie citoge- sia a fenomeni trombotici sia a emorragie.
netiche clonali, come la trisomia 8, l’isocromosoma 17q o la dupli- Oltre il 97% dei casi di PCV è associato a una mutazione in JAK2
cazione del cromosoma Filadelfia. Entro 6-12 mesi la fase accelerata costituita dalla sostituzione di una valina con una fenilalanina al
termina in un quadro che ricorda la leucemia acuta (crisi blastica). residuo 617; altre mutazioni di JAK2 si riscontrano nella maggiore
Nell’altro 50% dei pazienti, le crisi blastiche si sviluppano improvvi- parte dei casi rimanenti (probabilmente in tutti). Le forme mutate
samente senza essere precedute da una fase intermedia di accelera- di JAK2 che si riscontrano nella PCV rendono le linee cellulari
zione nella progressione della malattia. Nel 70% delle crisi, i blasti emopoietiche indipendenti dai fattori di crescita e quando vengono
sono di origine mieloide (crisi blastica mieloide), mentre nella mag- espresse nei progenitori del midollo osseo di topo causano una
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 619
sindrome simile alla PCV con fibrosi midollare.61,62 Nel 25-30% dei flusso ematico, in particolare a livello della parte venosa a bassa
casi, le cellule tumorali contengono due copie mutate di JAK2, un pressione del sistema circolatorio, che si dilata notevolmente. I
genotipo omozigote associato a conte leucocitarie più elevate, sple- soggetti sono gonfi e un pò cianotici a causa della stagnazione e della
nomegalia più marcata, prurito sintomatico e un maggiore tasso di deossigenazione del sangue nei vasi periferici. Sono frequenti mal
progressione alla fase silente della malattia.67 di testa, capogiri, ipertensione e sintomi gastrointestinali. Vi è spesso
La spinta proliferativa nella PCV (e in altre malattie mieloproli- un intenso prurito e una maggiore incidenza di ulcera peptica, en-
ferative associate a mutazioni di JAK2) è minore che nella LMC, che trambi derivanti verosimilmente dal rilascio di istamina dai basofili.
si associa a ipercellularità midollare più pronunciata, leucocitosi e Un elevato turnover cellulare dà origine a iperuricemia e si osserva
splenomegalia. Presumibilmente, i segnali di JAK2 sono quantitati- gotta sintomatica nel 5-10% dei casi.
vamente più deboli o qualitativamente differenti da quelli prodotti Purtroppo, l’alterato flusso sanguigno e l’alterata funzionalità
da BCR-ABL (si veda Fig. 13.32). piastrinica portano a un maggior rischio sia di emorragie importanti
sia di importanti episodi trombotici. Circa il 25% dei pazienti giun
ge per la prima volta all’attenzione clinica per via di trombosi
Morfologia Il midollo è ipercellulare, ma è generalmente venose profonde, infarti del miocardio o ictus. La trombosi a volte
presente una certa quantità di tessuto adiposo residuo. L’au- insorge anche a livello delle vene epatiche (determinando la sin-
mento dei progenitori eritrocitari è lieve e generalmente drome di Budd-Chiari) e delle vene porta e mesenteriche (portando
accompagnato anche da un aumento dei precursori granu- a infarto intestinale). Va ricordato che le complicanze tromboti-
locitari e megacariocitari. All’esordio della malattia in circa che talvolta precedono la comparsa dei tipici reperti ematologici.68
il 10% dei midolli è presente un aumento da moderato a mar- Emorragie minori (epistassi, sanguinamenti gengivali) sono co-
cato delle fibre di reticolina midollare. È frequente una lieve muni, ed emorragie potenzialmente mortali si verificano nel
organomegalia che nelle fasi precoci della PCV è causata in 5-10% dei casi.
gran parte da congestione vascolare; in queste fasi iniziali La concentrazione di emoglobina va da 14 a 28 g/dl e l’ematocrito
l’emopoiesi extramidollare è minima. Lo striscio di sangue è generalmente pari o superiore a 60%. Talvolta, il sanguinamento
periferico spesso mostra un aumento di basofili e piastrine cronico causa un deficit di ferro, che può sopprimere l’emopoiesi in
insolitamente grandi. modo sufficiente ad abbassare l’ematocrito fino a raggiungere un
Nelle fasi più avanzate della malattia, la PCV spesso progre- range normale, un esempio di due difetti che si annullano a vicenda
disce verso una fase silente caratterizzata da estesa fibrosi “correggendo” un dato di laboratorio anomalo. La conta leucocitaria
midollare che sostituisce le cellule emopoietiche. Ciò si ac- va da 12.000 a 50.000 cellule/mm3. Le piastrine generalmente pre-
compagna a una maggiore emopoiesi extramidollare in milza sentano anomalie morfologiche (ad es. forme giganti) e i test di
e fegato, che spesso produce un’importante organomegalia aggregazione piastrinica sono spesso alterati.
(Fig. 13.35). La trasformazione in LMA si verifica nell’1% circa Senza trattamento la morte per sanguinamento o trombosi si
dei pazienti. verifica entro qualche mese dalla diagnosi. Tuttavia, il semplice
mantenimento della massa eritrocitaria a livelli vicini a quelli nor-
mali mediante flebotomia estende il valore mediano della sopravvi-
Caratteristiche cliniche. La PCV è rara, dal momento che ha venza a circa 10 anni. Gli inibitori di JAK2 sono attualmente in fase
un’incidenza di 1-3 casi per 100.000 abitanti ogni anno. Compare di sviluppo preclinico e rappresentano una forma promettente di
in modo insidioso, generalmente in adulti nella tarda mezza età. La terapia mirata.
maggior parte dei sintomi è correlata all’aumento della massa L’aumentata sopravvivenza con varie forme di trattamento ha
eritrocitaria e dell’ematocrito. Generalmente, vi è anche un aumento mostrato come la PCV tenda a evolversi verso una “fase silente,”
del volume ematico totale. Insieme, questi fattori causano un alterato durante la quale si sviluppano le caratteristiche cliniche e anatomiche
della mielofibrosi primitiva. La PCV va incontro a mielofibrosi in
circa il 15-20% dei pazienti dopo un periodo medio di 10 anni. Tale
evoluzione si manifesta con la comparsa di fibrosi obliterativa nel
midollo osseo (mielofibrosi) e con diffusi fenomeni di emopoiesi
extramidollare, principalmente a livello della milza, che aumenta
molto di dimensioni. I meccanismi alla base di questa evoluzione
verso la fase silente della malattia non sono noti.
In circa il 2% dei pazienti, la PCV si trasforma in LMA. Sorpren-
dentemente il clone di LMA è spesso privo delle mutazioni di JAK2,69
suggerendo che le mutazioni di JAK2 rappresentano un evento
tardivo secondario invece di un evento iniziale. A differenza della
LMC, la trasformazione ad ALL si osserva raramente, ciò è coerente
col fatto che le cellule di origine della PCV sono progenitori com-
missionati alla differenziazione mieloide, e non progenitori
totipotenti.
Figura 13.35 Policitemia vera, fase silente. Splenomegalia massiva Trombocitemia essenziale
(3.020 g; normale: 150-200 g) dovuta in gran parte all’emopoiesi extrami-
dollare che insorge nel contesto della mielofibrosi avanzata del midollo. La trombocitemia essenziale (TE) è spesso associata a mutazioni
(Per gentile concessione del Dr. Mark Fleming, Department of Pathology, puntiformi che attivano JAK2 (50% dei casi) o MPL (5-10% dei casi),
Children’s Hospital, Boston, MA) un recettore tirosin-chinasico che è normalmente attivato dalla trom-
620 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
bopoietina.61 La TE si manifesta clinicamente con conte piastriniche La TE è una malattia indolente con lunghi periodi asintomatici
elevate e si distingue dalla PCV e dalla mielofibrosi primitiva per costellati da occasionali crisi trombotiche o emorragiche. La soprav-
l’assenza di policitemia e di fibrosi midollare, rispettivamente. Nei vivenza media è di 12-15 anni. Le complicanze trombotiche sono
casi privi di mutazioni tirosin-chinasiche devono essere escluse pos- più frequenti nei pazienti con conte piastriniche molto elevate e
sibili cause di trombocitosi reattiva, come patologie infiammatorie e mutazioni omozigotiche di JAK2.67 La chemioterapia utilizza farmaci
la carenza di ferro, prima di poter stabilire la diagnosi di TE. non aggressivi che sopprimono la trombopoiesi.
L’attivazione costitutiva di JAK2 o MPL rende i progenitori emo- Mielofibrosi primitiva. Il segno distintivo della mielofibrosi
poietici trombopoietina-indipendenti e causa iperproliferazione primitiva è lo sviluppo di fibrosi obliterativa del midollo osseo. La
midollare. La mutazione di JAK2 è la stessa riscontrata in quasi tutti sostituzione del midollo da parte della fibrosi sopprime l’emopoiesi
i casi di PCV. Non è ancora chiaro il motivo per cui alcuni pazien- midollare, causando citopenia nel sangue periferico ed estesa
ti con mutazioni di JAK2 sviluppano PCV e altri TE. Alcuni casi di emopoiesi extramidollare neoplastica nella milza, fegato e linfo-
“TE” possono infatti essere PCV mascherate da una carenza di ferro nodi. Istologicamente, l’aspetto della mielofibrosi primitiva è iden-
(che è più frequente nei pazienti con TE), ma questo è vero proba- tico alla fase silente che insorge nelle fasi tardive del decorso delle
bilmente solo per una piccolo numero di casi. Pertanto si stanno altre malattie mieloproliferative. Questa somiglianza riguarda
cercando mutazioni di altre tirosin-chinasi nei casi di TE in cui JAK2 anche la patogenesi molecolare che è alla base della mielofibrosi
e MPL sono apparentemente normali. primitiva.
La cellularità del midollo osseo è in genere solo lievemente au- Patogenesi molecolare. Mutazioni attivanti di JAK2 sono pre-
mentata, ma i megacariociti sono spesso molto aumentati di numero senti nel 50-60% dei casi e mutazioni attivanti di MPL in un ulteriore
e includono forme di dimensioni abnormi. Nel midollo si può os- 1-5% dei casi.61 La caratteristica patologica principale è la massiva
servare deposizione di sottili fibrille di reticolina, ma l’evidente fi- deposizione di collagene nel midollo da parte di fibroblasti non
brosi caratteristica della mielofibrosi primitiva è assente. neoplastici. La fibrosi sostituisce inesorabilmente gli elementi
Gli strisci di sangue periferico generalmente mostrano piastrine emopoietici del midollo, comprese le cellule staminali, e alla fine
eccezionalmente grandi (Fig. 13.36), spesso accompagnate da lieve porta a insufficienza midollare. La fibrosi è probabilmente causata
leucocitosi. Si possono verificare modesti fenomeni di emopoiesi dall’inappropriato rilascio di fattori fibrogenici da parte dei mega-
extramidollare, che producono lieve organomegalia in circa il cariociti neoplastici. Due fattori sintetizzati dai megacariociti sono
50% dei pazienti. La TE evolve raramene verso una fase silente di stati chiamati in causa: il fattore di crescita piastrine-derivato
fibrosi midollare e raramente si trasforma in LMA. (Platelet-Derived Growth Factor, PDGF) e il TGFb. Come si ri-
L’incidenza di TE va da 1 a 3 casi per 100.000 abitanti ogni anno. corderà, il PDGF e il TGFb sono fattori mitogeni per i fibroblasti.
Generalmente insorge dopo i 60 anni ma può presentarsi anche in In aggiunta, il TGFb promuove la deposizione di collagene e causa
giovani adulti. Le disfunzioni piastriniche derivate dal clone neopla- angiogenesi, fenomeni entrambi osservati nella mielofibrosi. A
stico possono portare a trombosi ed emorragie, le principali manife- mano a mano che la fibrosi midollare progredisce, le cellule sta-
stazioni cliniche della TE. Le piastrine non sono solo aumentate di minali emopoietiche circolanti si localizzano negli organi emopo-
numero, ma spesso evidenziano anche alterazioni qualitative nei test ietici secondari, quali milza, fegato e linfonodi, determinando la
funzionali. La tipologia degli eventi trombotici assomiglia a quella comparsa di emopoiesi extramidollare. Per ragioni non completa-
osservata nella policitemia vera. Possono verificarsi trombosi venose mente chiare, la produzione di cellule ematiche nelle sedi extra-
profonde, trombosi della vena porta ed epatica, infarto del miocardio. midollari è alterata. Questo fatto, più la concomitante soppressione
Un sintomo caratteristico è l’eritromelalgia, il pulsare e il bruciore della funzione midollare hanno come risultato una citopenia di
delle mani e dei piedi, causato dall’occlusione delle piccole arteriole entità moderata o grave. Non è chiaro se la mielofibrosi primitiva
da parte degli aggregati piastrinici. L’eritromelalgia può anche essere (in particolare quando associata a mutazioni di JAK2 o MPL)
osservata nei pazienti affetti da policitemia vera con elevata conta sia veramente distinta dalla PCV e dalla TE o se semplicemente
piastrinica. rifletta una progressione estremamente rapida di queste malattie
mieloproliferative verso la loro fase silente.61
Milza
La milza costituisce un filtro ideato ingegnosamente per il sangue e La polpa rossa della milza è attraversata da numerosi sinusoidi
un sito di risposta immunitaria agli antigeni veicolati dal sangue. vascolari dalle pareti sottili, separati dai cordoni splenici, denomina-
Normalmente nell’adulto ha un peso di circa 150 g ed è racchiusa ti anche cordoni di Billroth. Il rivestimento endoteliale dei sinusoidi
da una sottile capsula lucida grigio ardesia di tessuto connettivo. La è discontinuo e permette alle cellule ematiche di passare tra sinusoidi
superficie di taglio rivela un’estesa polpa rossa punteggiata da piccole e cordoni. I cordoni contengono un labirinto di macrofagi lassamente
macchie grigie, i follicoli splenici, o Malpighiani, della polpa bianca. connessi mediante lunghi processi dendritici che creano un filtro sia
Questi sono costituiti da un’arteria con un colletto eccentrico di fisico sia funzionale. Attraversando la polpa rossa, il sangue segue
linfociti T, la cosiddetta guaina linfatica periarteriolare. A intervalli, due strade per raggiungere le vene spleniche. Una parte fluisce attra-
questa guaina si espande a formare noduli linfoidi composti prin- verso i capillari nei cordoni splenici, da cui poi gradualmente filtra
cipalmente da linfociti B, in grado di trasformarsi in risposta alla fuori nei sinusoidi splenici circostanti per raggiungere le vene; questa
stimolazione antigenica in centri germinativi identici a quelli osser- è la cosiddetta circolazione “aperta” o compartimento lento. L’altro
vati nei linfonodi (Fig. 13.39). percorso è un circuito “chiuso”, in cui il sangue passa rapidamente e
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 623
Tabella 13.12 Patologie associate a splenomegalia di cirrosi alcolica e di cirrosi emocromatosica causa un notevole
aumento di volume della milza. Altre forme di cirrosi sono coinvolte
i. infezioni meno frequentemente.
Splenite aspecifica in varie infezioni a diffusione per via ematica La splenomegalia congestizia può anche essere causata da ostru-
(in particolare endocardite infettiva) zione della vena porta extraepatica o della vena splenica. Questa può
Mononucleosi infettiva essere il risultato di una trombosi spontanea della vena porta, gene-
Tubercolosi ralmente associata ad alcune patologie ostruttive intraepatiche, o di
Febbre tifoide
Brucellosi
una infiammazione della vena porta (pileflebite), come conseguenza
Citomegalovirus di infezioni intraperitoneali. La trombosi della vena splenica può
Sifilide essere causata da neoplasie infiltranti che insorgono negli organi
Malaria limitrofi, come il carcinoma dello stomaco o del pancreas.
Istoplasmosi
Toxoplasmosi
Kala-azar
Tripanosomiasi Morfologia Una congestione splenica di lunga durata de-
Schistosomiasi termina un ingrossamento marcato (1.000-1.500 g). L’organo
Leishmaniosi è di consistenza dura e la capsula è generalmente ispessita
Echinococcosi
e fibrosa. Microscopicamente, la polpa rossa diviene all’inizio
ii. stati congestizi relativi all’ipertensione portale congesta, ma poi, col tempo, diventa sempre più fibrotica e
cellulata. L’elevata pressione venosa portale stimola la
Cirrosi epatica
Trombosi venosa portale o splenica deposizione di collagene a livello della membrana basale dei
Insufficienza cardiaca sinusoidi, che appaiono dilatati a causa della rigidità delle
loro pareti. Il risultante rallentamento del flusso sanguigno
iii. patologie linfoematogene dai cordoni ai sinusoidi prolunga l’esposizione delle cellule
Linfoma di Hodgkin ematiche ai macrofagi, causando una loro eccessiva distru-
Linfomi non Hodgkin e leucemie linfocitiche zione (ipersplenismo).
Mieloma multiplo
Malattie mieloproliferative
Anemie emolitiche
Rottura
La rottura splenica è generalmente precipitata da traumi evidenti, a
volte massivi.
Molto meno spesso si osserva in apparente assenza di eventi
Figura 13.40 In questa milza, notevolmente ingrossata (2.820 g; nor-
traumatici. Tali “rotture spontanee” non interessano mai milze per-
male: 150-200 g) a causa dell’emopoiesi extramidollare secondaria a una fettamente normali, ma derivano piuttosto da danni fisici di scarsa
malattia mieloproliferativa (mielofibrosi), sono presenti infarti splenici mul- entità che interessano una milza resa più debole da sottostanti con-
tipli ben circoscritti. Gli infarti recenti sono emorragici, mentre gli infarti più dizioni patologiche. Tra le più fequenti condizioni predisponenti
vecchi, più fibrotici, sono di un colore giallo-grigio chiaro. bisogna considerare la mononucleosi infettiva, la malaria, la febbre
tifoide e le neoplasie linfoidi. Queste patologie determinano un
rapido aumento di dimensioni della milza, producendo una sottile
Anomalie congenite capsula splenica tesa, suscettibile alla rottura.
La rottura splenica è un evento drammatico che spesso precipita
La completa assenza della milza è rara ed è generalmente associata un’emorragia intraperitoneale, la quale deve essere immediatamente
ad altre anomalie congenite, quali il situs viscerum inversus e mal- trattata con splenectomia per prevenire un decesso da shock
formazioni cardiache. L’ipoplasia è un riscontro più frequente. emorragico.
Le milze accessorie (spleniculi) sono comuni, dal momento che sono Le milze cronicamente ingrossate sono poco suscettibili alla rottura
presenti, singole o multiple, nel 20-35% degli esami autoptici. Sono a causa dei fenomeni di fibrosi reattiva che portano a un ispessimento
piccole strutture sferiche, istologicamente e funzionalmente identiche a quindi a un irrobustimento della capsula e della polpa spleniche.
Timo
Un tempo organo relegato nell’oscurità, il timo ha acquisito un ruolo Come è noto da precedenti considerazioni sul timo a proposito
da protagonista nell’immunità cellulo-mediata (come illustrato in dell’immunità, le cellule progenitrici originanti dal midollo osseo
dettaglio nel Cap. 6). In questa sede, il nostro interesse si concentra migrano nel timo e maturano in cellule T. Dal timo le cellule T mature
sulle patologie della ghiandola stessa. vengono esportate in tutto il resto del corpo ma solo dopo essere state
Il timo deriva embriologicamente dalla terza e, variabilmente, educate a riconoscere tra antigeni self e non all’“università del timo”.
dalla quarta coppia di tasche faringee. Alla nascita pesa da 10 a 35 g Durante l’età adulta la produzione timica di cellule T declina lenta-
e continua a crescere fino alla pubertà, quando raggiunge un peso mente a mano a mano che l’organo va incontro ad atrofia.
massimo di 20-50 g. Va successivamente incontro a progressiva in- Nel timo si trovano anche macrofagi, cellule dendritiche, una
voluzione, fino a raggiungere poco più di 5-15 g nell’anziano. Il timo popolazione minoritaria di linfociti B, rari neutrofili ed eosinofili, e
può anche andare incontro a involuzione nei bambini e nei giovani cellule mioidi (simil- muscolari). Le cellule mioidi sono di partico-
adulti in seguito a gravi malattie e a infezione da HIV. lare interesse dal momento che si sospetta che abbiano un ruolo
Il timo completamente sviluppato è composto da due lobi fusi prov- nello sviluppo della miastenia grave, una malattia muscoloschele-
visti di capsula. Estensioni fibrose della capsula dividono ciascun lobo trica di origine immunologica.
in numerosi lobuli, ognuno con uno strato corticale esterno che cir- Le modificazioni patologiche del timo inteso come entità anato-
conda la parte midollare al centro del lobulo. Diversi sono i tipi di mica sono relativamente poche e sono descritte in questa sede. Le
cellule che si trovano nel timo, ma le cellule epiteliali timiche e i linfociti modificazioni associate alla miastenia grave sono prese in conside-
T immaturi sono di gran lunga gli elementi predominanti. Le cellule razione nel Capitolo 27.
epiteliali corticali, periferiche, sono di forma poligonale e hanno ab-
bondante citoplasma con estensioni dendritiche che entrano in contatto
con le cellule adiacenti. Al contrario, le cellule epiteliali nella parte Malattie dello sviluppo del timo
midollare sono raggruppate più densamente, spesso di aspetto fusifor-
me e hanno scarso citoplasma privo di processi dendritici. Strutture L’ipoplasia, o aplasia, timica si osserva nella sindrome di DiGeorge,
spiraliformi di cellule epiteliali midollari formano i corpuscoli di Has- caratterizzata da un grave deficit dell’immunità cellulo-mediata e da
sall, con la caratteristica zona centrale cheratinizzata. variabili anomalie dello sviluppo paratiroideo con ipoparatiroidismo.
626 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
Come discusso nel Capitolo 5, la sindrome di DiGeorge è spesso talvolta nel collo, nella tiroide, nell’ilo polmonare o altrove. I timomi
associata ad altri difetti organogenetici come parte della sindrome sono rari nel mediastino posteriore ma rappresentano il 20-30% delle
da delezione di 22q11. neoplasie del mediastino anterosuperiore, che è anche una frequente
Le cisti timiche isolate sono lesioni rare, generalmente identificate sede di insorgenza di alcuni linfomi.
incidentalmente dopo la morte o nel corso di interventi chirurgici.
Raramente superano i 4 cm di diametro, possono essere sferiche o
ramificate e sono rivestite da epitelio stratificato o colonnare. Il Morfologia Macroscopicamente, i timomi sono masse lo-
contenuto liquido può essere sieroso o mucinoso ed è spesso modi- bulate, compatte, di colore grigio-bianco che raggiungono i
ficato da fenomeni emorragici. 15-20 cm. Talvolta hanno aree di necrosi cistica e di calcifica-
Mentre le cisti isolate non sono significative dal punto di vista zione. La maggior parte è provvista di una capsula, ma il
clinico, le masse timiche neoplastiche (di qualunque origine) com- 20-25% delle neoplasie penetra la capsula tumorale e infiltra
primono e distorcono il timo normale e talvolta provocano la for- le strutture e i tessuti adiacenti.
mazione di cisti. Quindi, la presenza di una cisti del timo in un I timomi non invasivi sono composti in genere da cellule epi-
soggetto sintomatico dovrebbe indurre all’approfondita ricerca di teliali di tipo midollare o da una mescolanza di cellule epiteliali
una lesione neoplastica, in particolare un linfoma o un timoma. di tipo corticale e midollare. Le cellule epiteliali di tipo midol-
lare sono allungate o fusiformi (Fig. 13.41 A). L’infiltrato di
timociti, che spesso ricapitolano il fenotipo dei timociti midol-
Iperplasia timica lari, è di regola piuttosto scarso. Nei timomi misti vi è una
mescolanza di cellule epiteliali poligonali di tipo corticale, e un
Il termine iperplasia timica è piuttosto fuorviante, dal momento che infiltrato linfocitario più denso. Le forme midollari e quelle
generalmente si applica alla comparsa di centri germinativi B cellu-
lari all’interno del timo, un reperto che viene comunemente deno-
minato iperplasia follicolare del timo. Tali follicoli B cellulari sono
presenti solo in piccolo numero nel timo normale. Sebbene l’iper-
plasia follicolare possa manifestarsi in una serie di condizioni
infiammatorie e di patologie immunologiche, si riscontra più fre-
quentemente nella miastenia grave, in cui è presente nel 65-75% dei
casi (Cap. 27). Modificazioni simili si riscontrano talvolta nel morbo
di Graves, nel lupus eritematoso sistemico, nella sclerodermia,
nell’artrite reumatoide e in altre patologie autoimmuni. In alcuni
casi, un timo morfologicamente normale è semplicemente di grandi
dimensioni per l’età del paziente. Come menzionato, la dimensione
del timo varia fortemente e non è chiaro se questa situazione rap-
presenti una vera iperplasia o sia semplicemente una variante nor-
male. Il significato più importante di questa “iperplasia” timica è che
può essere scambiata radiologicamente per un timoma, e può cau-
sare interventi chirurgici non necessari.
Timomi
Nel timo possono insorgere numerose neoplasie – tumori a cellule
germinali, linfomi, carcinoidi e altre ancora – ma il termine “timoma”
è riservato alle neoplasie delle cellule epiteliali timiche. Tali tumori con-
tengono tipicamente anche cellule T benigne immature (timociti).
L’OMS ha creato un sistema di classificazione per i timomi basato
sull’istologia, ma la sua utilità clinica non è stata ancora validata.
Verrà pertanto seguita una classificazione che si basa sulle caratte-
ristiche prognostiche più importanti, sullo stadio clinicopatologico
e sulla presenza o assenza di caratteristiche morfologiche di
malignità. In questo semplice sistema vi sono solo tre sottotipi
istologici:
Neoplasie morfologicamente benigne e non invasive Figura 13.41 Timoma. A. Timoma benigno (tipo midollare). Le cellule
Neoplasie morfologicamente benigne ma invasive o metastatiche epiteliali neoplastiche sono disposte a vortice e hanno nuclei di piatti, ovali
Neoplasie morfologicamente maligne (carcinoma timico) o allungati con nucleoli poco appariscenti. Sono frammiste solo poche
cellule linfoidi reattive di piccola taglia. B. Timoma maligno. Le cellule epi-
In tutte queste categorie, i tumori si manifestano generalmente teliali neoplastiche sono poligonali e hanno nuclei piatti rotondi od ovali con
nucleoli poco appariscenti. Sono frammiste numerose piccole cellule linfoidi
in soggetti adulti di età superiore ai 40 anni; i timomi sono rari nei reattive. L’aspetto morfologico di questo tumore è identico a quello dei ti-
bambini. Uomini e donne sono colpiti in ugual misura. La maggior momi benigni di tipo corticale. In questo caso, tuttavia, il tumore era local-
parte delle neoplasie insorge nel mediastino anterosuperiore, ma mente aggressivo e ha invaso il polmone e il pericardio adiacenti.
CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo 627
3. O’Malley DP: T-cell large granular leukemia and related proliferations. Am J Clin
miste rappresentano insieme circa il 50% di tutti i timomi. Le Pathol 127:850, 2007.
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neoplasie che hanno una predominanza di cellule epiteliali di 5. Sagaert X et al.: The pathogenesis of MALT lymphomas: where do we stand?
tipo midollare non sono in genere invasive. Leukemia 21:389, 2007.
Il termine timoma invasivo fa riferimento a una neoplasia che 6. Jost PJ, Ruland J: Aberrant NF-kappaB signaling in lymphoma: mechanisms,
è morfologicamente benigna ma localmente invasiva. Questi consequences, and therapeutic implications. Blood 109:2700, 2007.
7. Polo JM, Melnick A: B-cell lymphoma 6 and the molecular pathogenesis of diffuse
tumori possono metastatizzare. Le cellule epiteliali sono in large B-cell lymphoma. Curr Opin Hematol 15:381, 2008.
genere della varietà corticale, con abbondante citoplasma e 8. Dorsett Y et al.: A role for AID in chromosome translocations between c-myc
nuclei tondi di aspetto vescicolare (Fig. 13.41 B). Le cellule and the IgH variable region. J Exp Med 204:2225, 2007.
epiteliali sono di regola frammiste a numerosi timociti. In al- 9. Ramiro AR et al.: Role of genomic instability and p53 in AID-induced c-myc-Igh
cuni casi le cellule mostrano atipie citologiche, una caratteri- translocations. Nature 440:105, 2006.
10. Pasqualucci L et al.: Hypermutation of multiple proto-oncogenes in B-cell diffuse
stica che correla con la tendenza a un comportamento più large-cell lymphomas. Nature 412:341, 2001.
aggressivo. Queste neoplasie del costituiscono circa il 20-25% 11. Harris NL et al.: World Health Organization classification of neoplastic diseases of
di tutti i timomi. Per definizione, i timomi invasivi infiltrano la the hematopoietic and lymphoid tissues: report of the Clinical Advisory Committee
capsula tumorale e invadono le strutture circostanti. L’entità meeting–Airlie House. Virginia, November 1997, J Clin Oncol 17:3835, 1999.
12. Szczepanski T: Why and how to quantify minimal residual disease in acute
dell’invasione è stata suddivisa in vari stadi, la cui descrizione lymphoblastic leukemia? Leukemia 21:622, 2007.
va oltre lo scopo di questo capitolo. Quando l’invasione è 13. Nabhan C et al.: Minimal residual disease in chronic lymphocytic leukaemia: is
minima, l’escissione completa garantisce una sopravvivenza it ready for primetime? Br J Haematol 136:379, 2007.
a 5 anni superiore al 90%, mentre se l’invasione è estesa si 14. Aster JC et al.: Notch signaling in leukemia. Annu Rev Pathol 3:587, 2008.
associa a un tasso di sopravvivenza a 5 anni inferiore al 50%. 15. Mullighan CG et al.: Genome-wide analysis of genetic alterations in acute lym-
phoblastic leukaemia. Nature 446:758, 2007.
Il carcinoma timico rappresenta circa il 5% dei timomi. 16. Greaves MF et al.: Leukemia in twins: lessons in natural history. Blood 102:2321,
Macroscopicamente, si tratta in genere di masse carnose, 2003.
invasive con chiari aspetti invasivi, talvolta accompagnate a 17. Schultz KR et al.: Risk- and response-based classification of childhood B-pre-
diffusione metastatica in varie sedi come i polmoni. Micro- cursor acute lymphoblastic leukemia: a combined analysis of prognostic markers
from the Pediatric Oncology Group (POG) and Children’s Cancer Group (CCG).
scopicamente, la maggior parte è costituita da carcinomi Blood 109:926, 2007.
timici a cellule squamose. La seconda variante in ordine di 18. Pfeifer H et al.: Kinase domain mutations of BCR-ABL frequently precede
fequenza è il carcinoma timico linfoepitelioma-simile, un imatinib-based therapy and give rise to relapse in patients with de novo Phila-
tumore composto da nidi di cellule con bordi indistinti che delphia-positive acute lymphoblastic leukemia. Blood 110:727, 2007.
ha una stretta somiglianza istologica con il carcinoma rino- 19. Calin GA, Croce CM: Genomics of chronic lymphocytic leukemia microRNAs
as new players with clinical significance. Semin Oncol 33:167, 2006.
faringeo. Circa il 50% dei carcinomi linfoepitelioma-simili 20. Bouley J et al.: New molecular markers in resistant B CLL. Leuk Lymphoma
contiene genoma del virus di Epstein-Barr in conformazione 47:791, 2006.
monoclonale, cosa che indica un ruolo di questo virus nella 21. Endo T et al.: BAFF and APRIL support chronic lymphocytic leukemia B-cell
loro patogenesi. È stata descritta una serie di altri quadri survival through activation of the canonical NF-kappaB pathway. Blood 109:703,
2007.
istologici meno comuni di carcinoma timico tutti caratterizzati 22. Alinari L et al.: Alemtuzumab (Campath-1H) in the treatment of chronic lym-
da atipie citologiche. phocytic leukemia. Oncogene 26:3644, 2007.
23. Tsimberidou AM, Keating MJ: Richter’s transformation in chronic lymphocytic
leukemia. Semin Oncol 33:250, 2006.
Caratteristiche cliniche. Circa il 40% dei timomi si presenta con 24. Dave SS et al.: Prediction of survival in follicular lymphoma based on molecular
features of tumor-infiltrating immune cells. N Engl J Med 351:2159-2169,
sintomi che derivano dal contatto degli stessi con le altre strutture 2004.
mediastiniche. Un altro 30-45% viene identificato durante la valu- 25. Kuppers R: Prognosis in follicular lymphoma—it’s in the microenvironment.
tazione clinica di pazienti con miastenia grave. I restanti timomi N Engl J Med 351:2152, 2004.
vengono scoperti incidentalmente durante studi di imaging o inter- 26. Staudt LM, Dave S: The biology of human lymphoid malignancies revealed by
gene expression profiling. Adv Immunol 87:163, 2005.
venti di chirurgia cardiotoracica. Oltre alla miastenia grave, altre 27. Abramson JS, Shipp MA: Advances in the biology and therapy of diffuse large
patologie autoimmuni associate ai timomi includono ipogamma- B-cell lymphoma: moving toward a molecularly targeted approach. Blood
globulinemia, aplasia eritrocitaria pura, morbo di Graves, anemia 106:1164, 2005.
perniciosa, dermatomiosite-polimiosite e sindrome di Cushing. La 28. Parekh S et al.: BCL6 programs lymphoma cells for survival and differentiation
base di questa associazione tra timoma e patologie autoimmuni è through distinct biochemical mechanisms. Blood 10:2067, 2007.
29. Phan RT et al.: BCL6 interacts with the transcription factor Miz-1 to suppress
tuttora ignota, ma i timociti che nascono nei timomi danno origine the cyclin-dependent kinase inhibitor p21 and cell cycle arrest in germinal center
a cellule T CD4+ e CD8+ a lunga sopravvivenza e i timomi corticali, B cells. Nat Immunol 6:1054, 2005.
le forme di timoma più ricche in timociti, si associano con maggiore 30. Phan RT, Dalla-Favera R: The BCL6 proto-oncogene suppresses p53 expression
probabilità a patologie autoimmuni. È quindi probabile che anomalie in germinal-centre B cells. Nature 432:635, 2004.
31. Hemann MT et al.: Evasion of the p53 tumour surveillance network by tumour-
nella selezione o nell’“istruzione” delle cellule T che maturano derived MYC mutants. Nature 436:807, 2005.
nell’alterato ambiente della neoplasia contribuiscano allo sviluppo 32. Dave SS et al.: Molecular diagnosis of Burkitt’s lymphoma. N Engl J Med 354:2431,
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628 CAPITOLO 13 Malattie dei globuli bianchi, dei linfonodi, della milza e del timo
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14
Malattie dei globuli rossi
ed emorragiche
Anemie Malattie emorragiche da riduzione del numero
Anemie da perdita ematica di piastrine: trombocitopenia
Perdita ematica acuta Porpora immune trombocitopenica (PIT) cronica
Perdita ematica cronica Porpora immune trombocitopenica acuta
Anemie emolitiche Trombocitopenia indotta da farmaci
Sferocitosi ereditaria (SE) Trombocitopenia associata ad HIV
Malattia emolitica dovuta a difetti enzimatici dei globuli Microangiopatie trombotiche: porpora trombotica
rossi: deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi trombocitopenica e sindrome emolitico-uremica
Anemia falciforme Malattie emorragiche da difetti nelle funzioni delle
Sindromi talassemiche piastrine
Emoglobinuria parossistica notturna Diatesi emorragiche da alterazioni dei fattori della
Anemia immunoemolitica coagulazione
Anemia emolitica da traumi dei globuli rossi Complesso fattore VIII-vWF
Anemie da diminuita eritropoiesi Malattia di von Willebrand
Anemie megaloblastiche Emofilia A (deficit di fattore VIII)
Anemia da carenza di ferro Emofilia B (malattia di Christmas, deficit di fattore IX)
Anemia associata a malattie croniche Coagulazione intravascolare disseminata (CID)
Aplasia midollare (anemia aplastica)
Aplasia eritroblastica pura
Altre forme di insufficienza midollare
Policitemia
Patologie dell’emostasi: diatesi emorragiche
Malattie emorragiche causate da anomalie
della parete vascolare
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629
630 CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche
Saranno trattate in questo capitolo innanzitutto le malattie dei glo- quando ci sono alterazioni nel volume del plasma provocate dalla
buli rossi. Tra queste, di sicuro le più importanti sono le anemie, ritenzione idrica o dalla disidratazione.
ossia stati carenziali dei globuli rossi che in genere non hanno natura Esistono numerose classificazioni dell’anemia. Seguiremo quella
neoplastica. Completeremo la nostra rassegna delle malattie emati- che si basa sui meccanismi patogenetici presentati nella Tabella 14.1.
che trattando le principali patologie dell’emostasi. Un altro utile approccio clinico classifica l’anemia in base alle alte-
razioni nella morfologia dei globuli rossi, che spesso indicano cause
particolari. Caratteristiche morfologiche che forniscono indizi ezio-
Anemie logici comprendono le dimensioni dei globuli rossi (normociti,
microciti o macrociti); il grado di emoglobinizzazione, che si riflette
L’anemia è definita come una riduzione sotto i limiti normali della nel colore dei globuli rossi (normocromici o ipocromici) e la forma.
massa totale di globuli rossi circolanti. L’anemia riduce la capacità di In genere, le anemie microcitiche ipocromiche sono causate da
trasportare ossigeno da parte del sangue e causa l’ipossia tissutale. anomalie della sintesi dell’emoglobina (in genere per carenza di
Nella pratica, la misurazione della massa eritrocitaria non è semplice ferro), mentre le anemie macrocitiche sono spesso provocate da
e l’anemia in genere si diagnostica sulla diminuzione dell’ematocrito anomalie che compromettono la maturazione dei precursori eritroidi
(il volume di globuli rossi sedimentati rispetto al volume ematico nel midollo osseo. Le anemie normocromiche e normocitiche hanno
totale) e sulla riduzione della concentrazione di emoglobina nel san- differenti eziologie: in alcune di queste la causa può essere rintrac-
gue. Questi valori sono in relazione con la massa eritrocitaria tranne ciata nelle anomalie nella forma dei globuli rossi (individuabile
PERDITA EMATICA
mediante l’esame microscopico di uno striscio di sangue periferico). di liquido provoca emodiluizione e una diminuzione dell’ematocrito.
Gli altri indici possono comunque essere osservati negli strisci, ma La riduzione dell’ossigenazione induce un aumento nella secrezione
la misurazione esatta va eseguita nei laboratori dotati di strumenti di eritropoietina dal rene, che stimola la proliferazione dei progenitori
adeguati. Gli indici di misura più utili dei globuli rossi sono i eritroidi predestinati (CFU-E) nel midollo (si veda Fig. 13.1). Occor-
seguenti: rono circa 5 giorni perché le cellule che originano da queste CFU-E
maturino e appaiano come globuli rossi appena rilasciati (reticolociti)
Volume corpuscolare medio: il volume medio di un globulo rosso, nel sangue periferico. Se si verifica una perdita di globuli rossi interna,
espresso in femtolitri (fl). come nella cavità peritoneale, il ferro dell’emoglobina è recuperato,
Emoglobina corpuscolare media: il contenuto medio (massa) di mentre se l’emorragia è esterna si ha una perdita di ferro ed even-
emoglobina per globulo rosso, espresso in picogrammi. tualmente una sua carenza, che può compromettere il ripristino della
Concentrazione corpuscolare media di emoglobina: la concentra- normale conta dei globuli rossi.
zione media di emoglobina in un dato volume di globuli rossi Un’emorragia significativa provoca alterazioni prevedibili nel sangue
sedimentati, che si esprime in grammi per decilitro. che coinvolgono non solo i globuli rossi, ma anche i globuli bianchi e le
Ampiezza di distribuzione dei globuli rossi: il coefficiente di varia- piastrine. Se l’emorragia è sufficientemente abbondante, tale da pro-
zione del volume dei globuli rossi. vocare una diminuzione della pressione arteriosa, il rilascio compen-
satorio di ormoni adrenergici mobilita i granulociti dal pool intrava-
I range di riferimento degli indici dei globuli rossi negli adulti scolare e causa la leucocitosi (si veda Fig. 13.2). Inizialmente, i globuli
sono mostrati nella Tabella 14.2. rossi appaiono normali nelle dimensioni e nel colore (normocitici,
Qualunque sia la causa, l’anemia, quando è sufficientemente grave, normocromici). Tuttavia, appena il midollo aumenta la produzione,
conduce ad alcune caratteristiche cliniche. I pazienti appaiono pal- vi è un netto incremento nella conta dei reticolociti (reticolocitosi), che
lidi. Debolezza, malessere e facile affaticabilità sono sintomi comuni. raggiunge il 10-15% dopo 7 giorni. I reticolociti hanno dimensioni
La diminuzione del contenuto di ossigeno nel sangue circolante maggiori dei normali globuli rossi (macrociti) e sono caratterizzati da
porta a dispnea in seguito a sforzi di lieve entità. L’ipossia può cau- un citoplasma policromatofilo di colore rosso bluastro. Una rapida
sare degenerazione grassa nel fegato, nel miocardio e nel rene. Se la ripresa dalla perdita di sangue è spesso associata a trombocitosi, che è
degenerazione grassa nel miocardio è sufficientemente grave, può causata dall’aumento di produzione delle piastrine.
insorgere insufficienza cardiaca accompagnata a ipossia tissutale,
causata dalla carenza di O2 nel sangue. Talvolta, l’ipossia miocardica Perdita ematica cronica
si manifesta come angina pectoris, in particolare se complicata da
una patologia coronarica pre-esistente. In seguito a perdite ematiche Una perdita ematica cronica induce anemia solo quando l’entità
acute e shock, si possono sviluppare oliguria e anuria dovute a ipo- della perdita eccede la capacità rigenerativa del midollo oppure
perfusione renale. L’ipossia nel sistema nervoso centrale può causare quando le riserve di ferro vengono esaurite e compare anemia side-
cefalea, difficoltà nella vista e debolezza. ropenica; questa verrà trattata più avanti.
Anemie Emolitiche
Anemie da perdita ematica
Le anemie emolitiche presentano le seguenti caratteristiche:
Perdita ematica acuta
Gli effetti delle perdite ematiche acute sono principalmente dovuti alla Distruzione prematura dei globuli rossi e riduzione della loro
diminuzione del volume intravascolare, che, se consistente, può porta- sopravvivenza, sotto i 120 giorni, che rappresenta il limite con-
re a collasso cardiovascolare, shock e morte. Le caratteristiche cliniche siderato nella norma.
dipendono dall’intensità e dal tipo di sanguinamento, che può essere Livelli elevati di eritropoietina e aumento compensatorio
esterno o interno. Se il paziente sopravvive, il volume di sangue è dell’eritropoiesi.
rapidamente ripristinato mediante spostamento intravascolare di Accumulo di prodotti di degradazione derivati dall’emoglobina
acqua dal compartimento liquido interstiziale. Questo spostamento in seguito alla distruzione dei globuli rossi.
632 CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche
Figura 14.2 Citoscheletro della membrana nella sferocitosi ereditaria. A sinistra è illustrata l’organizzazione normale delle principali proteine citosche-
letriche della membrana del globulo rosso. Le diverse mutazioni che coinvolgono a-spectrina, b-spectrina, anchirina, proteina della banda 4.2 o della banda
3 provocano la perdita di frammenti di membrana da parte dei globuli rossi. Per adattarsi al cambiamento nel rapporto tra superficie e volume i globuli
adottano una forma sferica. Gli sferociti sono meno deformabili rispetto alla norma per cui rimangono intrappolati nei cordoni splenici e vengono fagocitati
dai macrofagi. GP, glicoforina.
distruzione dei globuli rossi nella milza (ad es. la mononucleosi in-
fettiva); queste sono clinicamente meno significative rispetto alle crisi
aplastiche. I calcoli, presenti nella maggior parte dei pazienti, possono
anche dare sintomi. La splenectomia tratta l’anemia e le sue compli-
canze, ma comporta il rischio di sepsi.
Le varianti della G6PD associate all’emolisi provocano il cattivo alla perdita di una parte della superficie della membrana. Sia le
ripiegamento della proteina, che così è più suscettibile alla degrada- cellule danneggiate che gli sferociti vengono catturati nei cordoni
zione proteolitica. Confrontate con la più comune variante normale, della milza e rimossi rapidamente dai fagociti.
la G6PD B, l’emivita della G6PD– è moderatamente ridotta, mentre L’emolisi intravascolare acuta, contraddistinta da anemia, emoglo-
quella della G6PD mediterranea è più marcatamente alterata. Poiché binemia ed emoglobinuria, in genere inizia da 2 a 3 giorni dopo l’espo-
i globuli rossi maturi non sintetizzano nuove proteine, l’attività della sizione dei soggetti con deficit di G6PD a ossidanti. L’emolisi tende
G6PD– o della G6PD mediterranea si riduce rapidamente con l’in- a essere più importante in soggetti con G6PD mediterranea altamente
vecchiamento dei globuli rossi, raggiungendo livelli inadeguati a instabile. Poiché soltanto i globuli rossi più vecchi sono a rischio di
proteggere dallo stress ossidativo. Pertanto, i globuli rossi più vecchi lisi, l’episodio è auto-limitante, poiché l’emolisi si interrompe quando
sono più soggetti all’emolisi rispetto a quelli giovani. rimangono soltanto i globuli rossi più giovani (anche se la sommi-
Gli episodi di emolisi caratteristici della G6PD mutata sono provo- nistrazione di un farmaco dannoso continua). La fase di guarigione
cati da esposizioni che producono stress ossidativo. I fattori scatenanti è tipicamente annunciata dalla reticolocitosi. Poiché episodi emolitici
più comuni sono le infezioni, in cui i radicali liberi dell’ossigeno sono correlati a difetti della G6PD avvengono in modo discontinuo, è
prodotti dai leucociti attivati. Molte infezioni possono provocare assente la maggior parte delle caratteristiche delle anemie emolitiche
emolisi; l’epatite virale, la polmonite e la febbre tifoide sono tra quelle croniche (ad es. la splenomegalia, la colelitiasi).
più probabili. Gli altri stimoli importanti sono i farmaci e certi cibi.
I farmaci ossidanti implicati sono numerosi e comprendono gli Anemia falciforme
antimalarici (ad es. primachina e clorochina), i sulfamidici, le nitro-
furantoine e altri. Alcuni farmaci provocano emolisi soltanto in L’anemia falciforme è una comune emoglobinopatia ereditaria che si
soggetti con la più grave variante mediterranea. L’alimento più fre presenta principalmente nei soggetti di origine africana. Si conoscono
quentemente segnalato è la fava, che una volta metabolizzata genera alcune centinaia di emoglobinopatie provocate dalle mutazioni nei
agenti ossidanti. Il “favismo” è endemico nel mediterraneo, nel geni per la globina, ma solo quelle associate all’anemia falciforme
Medio Oriente e nelle regioni dell’Africa dove il consumo di fave è sono abbastanza diffuse negli Stati Uniti da meritare una trattazione.
prevalente. Raramente, la mutazione della G6PD si presenta come L’emoglobina, come si ricorderà, è una proteina tetramerica compo
ittero neonatale o come anemia emolitica cronica di lieve entità in sta da due coppie di catene identiche di globina, ciascuna provvista
assenza di infezione o agenti ambientali scatenanti. di un proprio gruppo eme. I globuli rossi nell’adulto normale con-
Gli agenti ossidanti provocano l’emolisi intravascolare ed extrava- tengono prevalentemente HbA (a2b2), insieme a piccoli quantitativi
scolare nei soggetti con deficit di G6PD. L’esposizione dei globuli rossi di HbA2 (a2d2) ed emoglobina fetale (HbF; a2g2). L’anemia falciforme
con G6PD mutata ad alti livelli di ossidanti provoca il cross-linking è causata da una mutazione puntiforme nel sesto codone della
dei gruppi sulfidrili sulle catene della globina, che si denaturano e b-globina che porta alla sostituzione del residuo di glutammato con
formano precipitati legati alla membrana, noti come corpi di Heinz. un residuo di valina. Le anomale proprietà fisico-chimiche della
Questi appaiono nei globuli rossi colorati con cristalvioletto come risultante emoglobina falciforme (HbS) sono responsabili della
inclusioni scure (Fig. 14.6). I corpi di Heinz possono a tal punto patologia dell’anemia falciforme.
danneggiare la membrana da provocare emolisi intravascolare. Circa l’8-10% degli afroamericani, approssimativamente due milioni
Danni meno severi risultano in una riduzione della deformabilità di individui, è eterozigote per l’HbS, una condizione ampiamente asin-
dei globuli rossi. Appena i globuli rossi che trasportano le inclusioni tomatica nota come drepanocitosi (o tratto falcemico). La prole di due
passano attraverso i cordoni della milza, i macrofagi catturano i corpi eterozigoti ha una possibilità su quattro di essere omozigote per la
di Heinz. A causa del danno alla membrana, alcune di queste cellule mutazione falciforme, uno stato che produce l’anemia falciforme
parzialmente fagocitate presentano una forma anomala e sembrano sintomatica. In questi individui quasi tutta l’emoglobina nei globuli
avere un “morso” di citoplasma mancante (Fig. 14.6). Altre cellule rossi è HbS (a2bs2). Esistono circa 70.000 persone affette da anemia
meno severamente danneggiate acquistano una forma sferica dovuta falciforme negli Stati Uniti. In certe popolazioni in Africa la prevalenza
dell’eterozigosi può arrivare al 30%. Questa alta frequenza è probabil
mente dovuta all’azione protettiva dell’HbS contro la malaria.3
Patogenesi. Se deossigenate, le molecole di HbS vanno incontro a
polimerizzazione. Inizialmente, non appena l’HbS forma aggregati,
il citosol dei globuli rossi si converte da un liquido fluido a un gel
viscoso. Con la progressiva deossigenazione, le molecole aggregate
di HbS si assemblano in lunghe fibre simili ad ago nei globuli rossi,
producendo un eritrocita falciforme o ad agrifoglio.
La presenza di HbS è alla base delle principali manifestazioni
patologiche: (1) emolisi cronica, (2) occlusioni microvascolari e
(3) danno tissutale. Diverse variabili influenzano l’entità e il grado
di falcizzazione:
di vita, quando il livello di HbF in genere cala. Tuttavia, in alcuni dell’anemia falciforme è correlata all’occlusione vascolare causata
individui l’espressione di HbF rimane a livelli relativamente alti, dalla falcizzazione nei letti microvascolari. Il tempo di transito
una condizione conosciuta come persistenza ereditaria di HbF: in nella maggior parte dei letti microvascolari è troppo breve perché
questi individui, l’anemia falciforme è molto meno grave. Un’altra avvenga un’aggregazione significativa dell’HbS deossigenata;
variante dell’emoglobina è l’HbC, in cui la lisina è sostituita dal perciò la falcizzazione è limitata ai letti microvascolari con il
glutammato nel sesto residuo amminoacidico della b-globina. tempo di transito più breve. Il tempo di transito è ridotto nella
Nelle cellule HbSC la percentuale di HbS è del 50%, rispetto al 40% milza e nel midollo osseo normale, particolarmente colpiti
delle cellule HbAS. Inoltre, le cellule HbSC tendono a perdere sali nell’anemia falciforme, e anche nei letti vascolari infiammati.
e acqua e a disidratarsi, il che aumenta la concentrazione intracel- Come si ricorderà dal Capitolo 2, lo spostamento di sangue at-
lulare di HbS. Questi fattori aumentano la tendenza dell’HbS a traverso i tessuti infiammati è rallentato, a causa dell’adesione
polimerizzare. Come risultato, individui eterozigoti con HbS e HbC dei leucociti e dei globuli rossi alle cellule endoteliali attivate e
presentano una patologia falcizzante sintomatica (definita malattia della trasudazione di liquidi attraverso i vasi permeabili. Come
HbSC) che è più lieve rispetto all’anemia falciforme. Circa il 2-3% risultato, i letti vascolari infiammati tendono a indurre falcizza-
degli americani di colore è eterozigote asintomatico per HbC e zione e occlusione. I globuli rossi falciformi possono esprimere
circa 1 su 1.250 presenta malattia da HbSC. livelli elevati di alcune molecole di adesione coinvolte nei legami
Concentrazione corpuscolare media di emoglobina (MCHC). Alte delle cellule endoteliali.4-6 È stato anche osservato che i globuli
concentrazioni di HbS aumentano la probabilità che l’aggrega- rossi falciformi inducono un certo grado di attivazione endote
zione e la polimerizzazione si verifichino in qualsiasi episodio di liale,7 che può essere correlata all’adesione dei globuli rossi e dei
deossigenazione. Quindi, la disidratazione intracellulare, che granulociti, all’ipossia indotta da vaso-occlusione e ad altri
aumenta la MCHC, facilita la falcizzazione. Al contrario, condi- insulti.
zioni che diminuiscono la MCHC riducono la gravità della ma-
lattia. Succede quando l’individuo è omozigote per l’HbS ma è La falcizzazione causa un danno cumulativo ai globuli rossi tramite
affetto anche da a-talassemia, che riduce la sintesi di Hb e porta diversi meccanismi. Mentre i polimeri di HbS crescono, si erniano
a una malattia più lieve. attraverso il citoscheletro della membrana e si proiettano dalla cellula
pH intracellulare. Una diminuzione del pH riduce l’affinità avvolta solo dal doppio strato lipidico. Questa alterazione grave nella
dell’emoglobina per l’ossigeno, aumentando la frazione di HbS struttura della membrana induce il passaggio di ioni Ca2+, che sti-
deossigenata a qualsiasi tensione di ossigeno e favorendo la ten- molano il cross-linking delle proteine di membrana e attivano un
denza alla falcizzazione. canale ionico che permette l’efflusso di K+ e H2O. Dopo ripetuti
Tempo di transito dei globuli rossi attraverso i letti microvascolari. episodi di falcizzazione, i globuli rossi si disidratano progressivamente
Come verrà trattato più avanti, gran parte della patologia diventando densi e rigidi (Fig. 14.7). Infine, i globuli più danneggiati
Figura 14.11 Distribuzione delle mutazioni di b-globina associate alla b-talassemia. Le frecce indicano i punti in cui sono state identificate le mutazioni
puntiformi che causano la b0-o b+-talassemia.
640 CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche
Figura 14.12 Patogenesi della b-talassemia maggiore. Da notare che i caratteristici aggregati di catene globiniche a non appaiate non sono visibili sugli
strisci di sangue colorati con metodi di routine. Le trasfusioni di sangue sono un’arma a doppio taglio, poiché diminuiscono l’anemia e le conseguenti
complicanze, ma provocano un sovraccarico sistemico di ferro.
masse extraossee nel torace, nell’addome e nella pelvi. I progenitori Manifestazioni cliniche. I rapporti dei fenotipi clinici con i geno-
eritroidi metabolicamente attivi sottraggono nutrienti da altri tes- tipi sono riassunti nella Tabella 14.3. La classificazione clinica della
suti, che sono già poveri di ossigeno, causando una grave cachessia b-talassemia è basata sulla gravità dell’anemia, che a sua volta è dovuta
nei pazienti non trattati. al tipo di difetto genetico (b+ o b0) e al dosaggio genico (omozigosi o
Un’altra complicanza grave dell’eritropoiesi inefficace consiste eterozigosi). In genere, gli individui con due alleli della b
-talassemia
nell’eccessivo assorbimento di ferro alimentare. L’eritropoiesi inefficace (b+/b+, b+/b0, o b0/b0) sviluppano una grave anemia, che necessita di
sopprime i livelli circolanti di epcidina, regolatore negativo dell’as- trasfusioni e che viene indicata come b-talassemia major. I soggetti
sorbimento di ferro (descritto in merito all’anemia sideropenica). eterozigoti con un gene per la b-talassemia e un gene normale (b+/b
Senza le adeguate misure preventive, i bassi livelli di epcidina e il o b0/b) sviluppano spesso una lieve anemia microcitica asintomatica.
carico di ferro dovuto a ripetute trasfusioni di sangue provocano un Questa condizione è indicata come b -talassemia minor o tratto b--
inevitabile sovraccarico grave di ferro. Ne consegue spesso un suc- talassemico. Una terza variante geneticamente eterogenea di gravità
cessivo danno agli organi parenchimali, in particolare un fegato moderata si chiama b-talassemia intermedia. Questa categoria include
carico di ferro, e a volte anche un’emocromatosi secondaria le varianti più lievi di b+/b+ o b+/b0-talassemia e forme insolite di
(Cap. 18). b-talassemia eterozigote. Alcuni pazienti affetti da b-talassemia
CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche 641
b-TALASSEMIE
a-TALASSEMIE
TABELLA 14.4 Classificazione delle anemie dell’anemia emolitica da anticorpi caldi, che rappresenta il 15-30%
immunoemolitiche dei casi. Gli anticorpi delle agglutinine fredde talvolta appaiono in
modo transitorio dopo certe infezioni, quali Mycoplasma pneumo-
DA ANTICORPI CALDI (ANTICORPI DI TIPO IgG ATTIVI A 37 °C) niae, virus di Epstein-Barr, citomegalovirus, virus dell’influenza e
Primitiva (idiopatica) virus dell’immunodeficienza umana (HIV). In questo contesto, il
Secondaria disturbo è auto-limitante e gli anticorpi raramente provocano
Disordini autoimmuni (in particolare lupus eritematoso sistemico) un’emolisi clinicamente importante. Le anemie immunoemolitiche
Farmaci
Neoplasie linfoidi croniche da agglutinine fredde si verificano in associazione
con alcune neoplasie da precursori B oppure come malattia
DA AGGLUTININE FREDDE (ANTICORPI DI TIPO IgM ATTIVI idiopatica.
SOTTO I 37 °C)
I sintomi clinici sono causati dal legame di IgM ai globuli rossi
Acuta (infezione da micoplasma, mononucleosi infettiva) in sedi quali le parti esposte delle dita della mano, del piede e
Cronica dell’orecchio dove la temperatura è al di sotto dei 30 °C. Il legame
Idiopatica
Neoplasie linfoidi delle IgM agglutina i globuli rossi e fissa rapidamente il complemen-
to. Quando il sangue ricircola e si riscalda, l’IgM è rilasciata,
DA EMOLISINE FREDDE (ANTICORPI DI TIPO IgG ATTIVI SOTTO solitamente prima che si verifichi l’emolisi complemento-mediata.
I 37 °C)
Tuttavia, la transitoria interazione con l’IgM è sufficiente per legare
Rara; si presenta principalmente nei bambini in seguito quantità di C3b sublitico, un’eccellente opsonina che porta a una
a infezione virale rapida rimozione dei globuli rossi affetti da parte dei fagociti nella
milza, nel fegato e nel midollo osseo. L’emolisi è di varia entità.
L’ostruzione vascolare causata dai globuli rossi agglutinati esita in
pallore, cianosi e fenomeno di Raynaud (Cap. 11) nelle parti del
rimanenti sono correlati a condizioni predisponenti (Tab. 14.4) o a corpo esposte al freddo.
esposizione a farmaci. La maggior parte degli anticorpi in causa è Da emolisine fredde. Le emolisine fredde sono autoanticorpi
di classe IgG; meno frequentemente sono coinvolti gli anticorpi IgA. responsabili di una rara entità nota come emoglobinuria parossistica
L’emolisi dei globuli rossi e perlopiù extravascolare. I globuli rossi a frigore. Questo raro disturbo causa emolisi intravascolare ed emo-
rivestiti da IgG legano i recettori per i frammenti Fc sui fagociti, che globinuria sostanziali, talvolta fatali. Gli autoanticorpi sono IgG che
rimuovono la membrana eritrocitaria durante una fagocitosi si legano all’antigene del gruppo sanguigno P sulla superficie del
“parziale”. Come accade nella sferocitosi ereditaria, la perdita globulo rosso14 nelle aree periferiche fredde del corpo. La lisi com-
di membrana converte i globuli rossi a sferociti, che sono sequestrati plemento-mediata si verifica quando le cellule ricircolano nelle re-
e rimossi nella milza. Si osserva in genere una modesta splenome- gioni centrali calde, poiché la cascata del complemento funziona più
galia dovuta alla fagocitosi splenica. efficacemente a 37 °C. La maggior parte dei casi si nota nei bambini
Come per altri disturbi autoimmuni, la causa dell’anemia immu- in seguito a infezione virale; in questo contesto il disturbo è transi-
noemolitica primaria è sconosciuta. Nella maggior parte dei casi, gli torio e la maggioranza dei soggetti affetti guarisce in un mese.
anticorpi sono diretti contro gli antigeni del gruppo sanguigno Rh. Il trattamento dell’anemia emolitica da anticorpi caldi si basa
I meccanismi dell’emolisi indotta da farmaci sono meglio conosciuti. sull’eliminazione dei fattori scatenanti (ossia, farmaci); se non è
Sono stati descritti due meccanismi. possibile, i farmaci immunosoppressivi e la splenectomia sono i
trattamenti di preferenza.15 Le anemie immunoemolitiche croniche
Farmaci antigenici. In questo contesto, l’emolisi è legata alla som da agglutinine fredde causate dagli anticorpi IgM sono più difficili
ministrazione endovenosa di grandi quantità del farmaco lesivo da curare.14
e avviene 1-2 settimane dall’inizio della terapia. Questi farmaci,
come ad esempio penicillina e cefalosporine, si legano alla mem- Anemia emolitica da traumi
brana eritrocitaria e sono riconosciuti dagli anticorpi anti-far- dei globuli rossi
maco. A volte gli anticorpi si legano solamente al farmaco, come
nell’emolisi penicillino-indotta. Negli altri casi, quali l’emolisi L’emolisi più significativa causata dal trauma dei globuli rossi è os
chinidina-indotta, gli anticorpi riconoscono un complesso del servabile negli individui con protesi valvolari cardiache e malattie
farmaco e una proteina di membrana. Gli anticorpi responsabili microangiopatiche. Le valvole artificiali meccaniche sono coinvolte
talvolta fissano il complemento e provocano l’emolisi intravasco- più spesso rispetto alle valvole bioprotesiche porcine. L’emolisi deriva
lare, ma più spesso agiscono come opsonine che promuovono da forze di taglio prodotte da un flusso ematico turbolento e anomali
l’emolisi extravascolare nei fagociti. gradienti pressori nelle valvole danneggiate. L’anemia emolitica
Farmaci che riducono la tolleranza. Questi farmaci, dei quali microangiopatica si presenta più frequentemente con la coagulazio-
l’agente ipertensivo a-metildopa è il prototipo, in qualche modo ne intravascolare disseminata, ma anche con la porpora trombotica
sconosciuto inducono la produzione di anticorpi contro gli an- trombocitopenica (PTT), la sindrome emolitico-uremica (SEU),
tigeni dei globuli rossi, in particolare gli antigeni del gruppo l’ipertensione maligna, il lupus eritematoso sistemico e il cancro
sanguigno Rh. Circa il 10% dei pazienti che assumono disseminato. La caratteristica comune tra tutte queste patologie è
l’a-metildopa produce autoanticorpi, come determinato dal test una lesione microvascolare che provoca un restringimento del lume,
di Coombs diretto, e circa l’1% sviluppa un’emolisi clinicamente spesso dovuto a un deposito di fibrina e piastrine. Queste alterazioni
significativa. vascolari producono forze di taglio che danneggiano meccanicamente
i globuli rossi. A prescindere dalla causa, il danno porta alla com-
Da agglutinine fredde. Questa forma di anemia immunoemo- parsa nello striscio di sangue periferico di frammenti di globuli rossi
litica è causata dagli anticorpi IgM che si legano ai globuli rossi con (schistociti), “acantociti”, “cellule a caschetto” e “cellule a triangolo”
elevata avidità a basse temperature (0-4 °C).14 È meno comune (Fig. 14.15).
CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche 645
Figura 14.18 Illustrazione schematica dell’assorbimento della vitamina Figura 14.20 Ruolo dei derivati del folato nel trasferimento di unità
B12. IF, fattore intrinseco; R-leganti, cobalofiline (si veda il testo). monocarboniose per la sintesi di macromolecole biologiche. FH4, acido
tetraidrofolico; FH2, acido diidrofolico; FIGlu, formiminoglutammato;
dTMP, deossitimidilato monofosfato.
648 CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche
b iologico in un gruppo di scambi che interessano la mobilità di unità del metabolismo del folato, sono colpite tutte le cellule in rapida
monocarboniose. I più importanti processi metabolici che dipen- crescita, ma in particolare quelle del midollo osseo e del tratto ga-
dono da tale trasferimento sono (1) la sintesi purinica; (2) la trasfor- strointestinale. Molti farmaci chemioterapici usati per il trattamento
mazione dell’omocisteina a metionina, reazione che richiede anche del cancro danneggiano o inibiscono la sintesi di DNA tramite altri
la presenza di vitamina B12; (3) la sintesi di deossitimidilato mono- meccanismi; questo può anche causare modificazioni megaloblasti-
fosfato. Nelle prime due reazioni, l’FH4 viene rigenerato dai suoi che in cellule a rapida divisione.
derivati che trasportano unità monocarboniose ed è disponibile ad Come menzionato all’inizio, l’anemia megaloblastica provocata
accettare un’altra unità monocarboniosa e rientrare nella riserva dei da una carenza dell’acido folico è identica a quella che si riscontra
donatori. Nella sintesi del dTMP, è prodotto un diidrofolato che deve nella carenza di vitamina B12. Quindi, la diagnosi di carenza di folati
essere ridotto dalla diidrofolato reduttasi per rientrare nella riserva può essere fatta solo dimostrando la diminuzione dei livelli di folati
degli FH4. Il passaggio della reduttasi è rilevante, poiché questo nel siero o nei globuli rossi. Come nella carenza di vitamina B12, i
enzima è sensibile all’inibizione da diversi farmaci. Tra le molecole livelli sierici di omocisteina sono aumentati, ma le concentrazioni
la cui sintesi è dipendente dai folati, il dTMP è forse il più importante di metilmalonato sono normali. Tuttavia, non si verificano disturbi
dal punto di vista biologico, poiché è necessario per la sintesi del neurologici.
DNA. È evidente da questa trattazione che la soppressione della Sebbene la pronta risposta ematologica testimoniata dalla retico-
sintesi di DNA, comune denominatore della carenza di acido folico locitosi segua la somministrazione dell’acido folico, anche i sintomi
e vitamina B12, è la causa immediata di megaloblastosi. ematologici di un’anemia da carenza di vitamina B12 rispondono a
Eziologia. Le tre principali cause di deficit di acido folico sono: terapia con folati. Tuttavia, i folati non prevengono (e possono anche
(1) assunzione ridotta, (2) aumento della richiesta e (3) impiego alte- esacerbare) la progressione dei disturbi neurologici tipici della carenza
rato (Tab. 14.5). L’uomo dipende completamente dall’introito ali- di vitamina B12. È quindi essenziale escludere la carenza di vitamina
mentare di acido folico per il suo fabbisogno, che va da 50 a 200 mg B12 nell’anemia megaloblastica prima di iniziare la terapia con i
al giorno. La maggior parte delle diete normali ne contiene ampie folati.
quantità. Le fonti più ricche sono i vegetali verdi come lattuga,
spinaci, asparagi e broccoli. Alcuni frutti (ad es. limoni, banane, Anemia da carenza di ferro
meloni) e fonti animali (ad es. fegato) ne contengono minore quan-
tità. L’acido folico in questi alimenti è per la maggior parte in forma La carenza di ferro è probabilmente il più frequente disturbo nutri-
di folilpoliglutammati. Nonostante la loro abbondanza negli alimenti zionale nel mondo. Sebbene la prevalenza di anemia da carenza di
crudi, i poliglutammati sono sensibili al calore; l’ebollizione, la cot- ferro sia più alta nei Paesi in via di sviluppo, questo tipo di anemia
tura a vapore o la frittura dei cibi per 5-10 minuti distruggono fino al è comune anche negli Stati Uniti, in particolare nei bambini, nelle
95% del contenuto di folati. Le coniugasi intestinali scindono il po- adolescenti e nelle donne in età fertile. I fattori alla base della carenza
liglutammato a monoglutammato che è facilmente assorbito nel di ferro differiscono nelle diverse popolazioni e possono essere
digiuno prossimale. Durante l’assorbimento intestinale, questi sono meglio considerati nel contesto del normale metabolismo del
modificati a 5-metiltetraidrofolato, la normale forma di trasporto ferro.17
di folato. Le riserve del corpo sono relativamente modeste, e una Metabolismo del ferro. La normale dieta occidentale giornaliera
carenza può insorgere nell’arco di settimane o mesi se l’assunzione contiene circa da 10 a 20 mg di ferro, la maggior parte sotto forma
è inadeguata. di eme contenuto nei prodotti animali, mentre il resto proviene dal
Una ridotta assunzione può derivare sia da una dieta inadeguata ferro inorganico presente nei vegetali. Circa il 20% del ferro eme
sia da un alterato assorbimento intestinale. Una dieta normale con- (contrariamente all’1-2% di ferro non eme) è assorbibile, per cui la
tiene folati in eccesso rispetto al minimo fabbisogno giornaliero dieta media occidentale contiene sufficiente ferro per bilanciare le
nell’adulto. L’inadeguato apporto alimentare è sempre associato a perdite quotidiane fisse. Tutto il ferro contenuto nel corpo è nor-
diete grossolanamente carenti. Tale inadeguato apporto alimentare malmente circa 2 g nelle donne e fino a 6 g negli uomini, e può essere
si riscontra spesso negli alcolisti cronici, negli indigenti e nei soggetti suddiviso in riserve funzionali e di immagazzinamento (Tab. 14.6).
molto anziani. Negli etilisti con cirrosi sono stati implicati altri Circa l’80% del ferro funzionale si trova nell’emoglobina; il resto si
meccanismi di deficit di folati come intrappolamento di folato all’in- trova nella mioglobina e negli enzimi contenenti ferro come la ca-
terno del fegato, eccessiva perdita urinaria, alterazione del metabo- talasi e i citocromi. Le riserve rappresentate dall’emosiderina e dalla
lismo dei folati. In queste situazioni, l’anemia megaloblastica è spesso ferritina contengono circa il 15-20% del ferro totale corporeo. Le
accompagnata anche da malnutrizione generale e manifestazioni di giovani donne hanno riserve di ferro più limitate dei maschi, prin-
altre avitaminosi, come cheilite, glossite, dermatite. Le sindromi da cipalmente a causa delle perdite di sangue durante le mestruazioni,
malassorbimento, come la sprue, possono condurre ad assorbimento e spesso sviluppano un deficit dovuto alle eccessive perdite o per un
inadeguato di questo nutriente al pari di malattie infiltrative diffuse aumento della domanda associato rispettivamente alle mestruazioni
dell’intestino tenue (ad es. linfomi). Inoltre alcuni farmaci, in par- e alla gravidanza.
ticolare l’anticonvulsivante fenitoina e i contraccettivi orali, interfe- Il ferro nel corpo viene riciclato ampiamente tra i siti funzionali e di
riscono con l’assorbimento. deposito (Fig. 14.21). È trasportato nel plasma da una glicoproteina
Nonostante un adeguato apporto di acido folico, una carenza che lega il ferro chiamata transferrina, sintetizzata nel fegato. Nei
relativa può essere riscontrata in condizioni di maggiore richiesta, soggetti normali, la transferrina è saturata per un terzo con il ferro,
quali gravidanza, infanzia, alterazioni ematologiche associate a emo- con livelli medi di ferro nel siero di 120 mg/dl negli uomini e di 100 mg/
poiesi iperattiva (anemie emolitiche), cancro disseminato. In tutti dl nelle donne. La più importante funzione della transferrina nel
questi casi, le richieste di aumento di sintesi di DNA rendono ina- plasma è trasportare ferro alle cellule, inclusi i precursori eritroidi,
deguato il normale apporto. dove il ferro è necessario per sintetizzare l’emoglobina. I precursori
Gli antagonisti dell’acido folico, come il metotrexato, inibiscono la eritroidi possiedono recettori ad alta affinità per la transferrina, che
diidrofolato reduttasi e portano a un deficit di FH4. Con un’inibizione mediano l’importo di ferro tramite endocitosi mediata dai recettori.
650 CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche
Deposito
Ferritina, emosiderina 1.000 400
Il ferro libero è altamente tossico (come descritto nel Cap. 18), nel fegato. Nelle cellule sovraccariche di ferro, la maggior parte del
perciò è importante che l’accumulo di ferro sia sequestrato nei de- ferro viene immagazzinata in emosiderina.
positi. Ciò avviene quando le riserve di ferro sono strettamente legate Poiché la ferritina plasmatica deriva in larga parte dalle riserve di
alla ferritina o all’emosiderina. La ferritina è un complesso proteina- ferro dell’organismo, i suoi livelli correlano bene con le riserve di ferro
ferro che si trova soprattutto nel fegato, nella milza, nel midollo osseo del corpo. Nelle carenze di ferro, la ferritina sierica è sempre inferiore
e nei muscoli scheletrici. Nel fegato, la maggior parte della ferritina a 12 mg/l, mentre nel sovraccarico di ferro, si possono osservare
è immagazzinata dentro le cellule parenchimali; negli altri tessuti, valori fino a quasi 5.000 mg/l. Di importanza fisiologica, il ferro di
come milza e midollo osseo, soprattutto nei macrofagi. Il ferro deposito può facilmente essere mobilitato se la richiesta di ferro
degli epatociti deriva dalla transferrina plasmatica, mentre il ferro aumenta, come può verificarsi dopo perdite di sangue.
di deposito nei macrofagi deriva dalla lisi dei globuli rossi. La ferri- Il bilancio del ferro è mantenuto in gran parte regolando l’assorbi-
tina intracellulare è localizzata nel citosol e nei lisosomi, nei quali mento del ferro alimentare. Il ferro è essenziale per il metabolismo
gli involucri di ferritina parzialmente degradati si aggregano in cellulare ma, in eccesso, è altamento tossico; perciò le riserve di ferro
granuli di emosiderina. Il ferro nell’emosiderina è chimicamente del corpo devono essere regolate in modo meticoloso. Non vi è una
reattivo e si colora in blu-nero quando esposto a ferrocianuro di via regolata per l’escrezione di ferro, che è limitata a 1-2 mg al giorno
potassio, che è la base del colorante blu di Prussia. Con normali a causa della perdita delle cellule della mucosa e delle cellule epiteliali
riserve di ferro, nell’organismo sono presenti soltanto tracce di emo della cute. Invece, non appena i depositi aumentano, l’assorbimento
siderina, soprattutto nei macrofagi del midollo osseo, nella milza e si riduce e viceversa. I processi responsabili per l’assorbimento del
ferro sono ora conosciuti nel dettaglio (Fig. 14.22), e differiscono
parzialmente per ferro eme e non eme.17 Il ferro luminale non eme
è in genere allo stato Fe3+ (ferrico) e deve essere ridotto a Fe2+ (fer-
roso) mediante ferro reduttasi, quali i citocromi b e STEAP3. Il Fe2+
viene trasportato attraverso la membrana apicale dal trasportatore
1 per metalli divalenti (Divalent Metal Transporter 1, DMT1). L’as-
sorbimento del ferro non eme è variabile e spesso inefficiente, perché
viene inibito da sostanze che legano e stabilizzano il Fe3+ e aumentato
da sostanze che stabilizzano il Fe2+ (descritto oltre). Spesso, viene
assorbito meno del 5% del ferro non eme proveniente dalla dieta.
Invece, circa il 25% del ferro eme derivato dall’emoglobina, dalla
mioglobina e da altre proteine animali viene assorbito. Il ferro eme
entra attraverso la membrana apicale nel citoplasma mediante tra-
sporti che sono noti solo parzialmente. Qui è metabolizzato per
rilasciare Fe2+, che entra a formare un pool comune con il ferro non
eme Fe2+. Il ferro che entra nelle cellule duodenali può seguire due
percorsi: il trasporto ematico o l’immagazzinamento come ferro
mucosale. Questa distribuzione è influenzata dai depositi corporei
di ferro, come si tratterà in seguito. Il Fe2+ destinato alla circolazione
viene trasportato dal citoplasma attraverso la membrana basolaterale
degli enterociti mediante la ferroportina. Questo processo è accom-
pagnato dall’ossidazione di Fe2+ a Fe3+ effettuato dall’efestina ossidasi
del ferro e dalla ceruloplasmina. Il Fe3+ appena assorbito si lega
subito alla proteina plasmatica transferrina, che invia il ferro ai
progenitori dei globuli rossi nel midollo (Fig. 14.21). Sia la DMT1
Figura 14.21 Metabolismo del ferro: il ferro assorbito dall’intestino
è legato alla transferrina plasmatica e trasportato al midollo, dove viene
sia la ferroportina sono ampiamente distribuite nell’organismo, e
impiegato per produrre i globuli rossi e incorporato all’emoglobina. I globuli sono coinvolte nel trasporto di ferro anche in altri tessuti. Ad esem-
rossi maturi vengono rilasciati nella circolazione e, dopo 120 giorni, vengono pio, DMT1 media l’assorbimento del ferro “funzionale” (derivato
ingeriti dai macrofagi, principalmente nella milza, nel fegato e nel midollo dell’endocitosi della transferrina) attraverso le membrane lisosomiali
osseo. Qui il ferro viene estratto dall’emoglobina e riciclato nella transferrina dentro il citosol dei precursori dei globuli rossi nel midollo osseo, e
plasmatica. In situazione di equilibrio, il ferro assorbito dall’intestino è
controbilanciato dalle perdite di cheratinociti, enterociti ed endotelio la ferroportina svolge un ruolo importante nel rilascio del ferro di
(nelle donne). deposito dai macrofagi.
CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche 651
Figura 14.22 Regolazione dell’assorbimento del ferro. È indicata la captazione delle cellule epiteliali duodenali del ferro eme e di quello non eme.
Se le sedi di accumulo del ferro nell’organismo sono sufficientemente rifornite e l’attività eritropoietica è normale, i livelli di epcidina plasmatica sono alti.
Ciò porta all’inibizione della ferroportina e all’intrappolamento della maggior parte del ferro assorbito, che viene perso quando le cellule epiteliali duodenali
si sfaldano nell’intestino. Invece, se le riserve di ferro diminuiscono o si stimola l’eritropoiesi, i livelli di epcidina scendono e aumenta l’attivita della ferropor-
tina, che consente a una quantità maggiore di ferro assorbito di essere trasferita alla transferrina plasmatica. DMT1, trasportatore 1 di metalli divalenti.
L’assorbimento del ferro è regolato dall’epcidina, un piccolo peptide Eziologia. La carenza di ferro può essere causata da (1) carenza
circolante sintetizzato e rilasciato dal fegato in risposta all’aumento alimentare, (2) alterato assorbimento, (3) aumentate richieste o, in
dei livelli di ferro intraepatico.17 L’epcidina inibisce il trasferimento particolare, (4) perdita ematica cronica. Per mantenere un normale
di ferro dall’enterocita al plasma legandosi alla ferroportina e pro- equilibrio di ferro, circa 1 mg di ferro deve essere introdotto ogni
vocandone l’endocitosi e la degradazione. Perciò, quando i livelli di giorno con gli alimenti. Poiché soltanto il 10-15% del ferro ingerito è
epcidina aumentano, il ferro viene intrappolato nelle cellule duode- assorbito, il fabbisogno giornaliero di ferro varia da 7 a 10 mg nell’uo-
nali sotto forma di ferritina mucosale e si perde quando le cellule si mo adulto e da 7 a 20 mg nella donna adulta. Poiché l’introito dietetico
staccano. Perciò, quando il corpo è rifornito di ferro, gli alti livelli di giornaliero di ferro nei Paesi occidentali va circa da 15 a 20 mg, la
epcidina ne inibiscono l’assorbimento nel sangue. Invece, con depo maggior parte degli uomini ingerisce quantità più che adeguate di
siti scarsi di ferro nel corpo, la sintesi dell’epcidina si riduce facili- ferro, mentre numerose donne assumono quantità di ferro lievemente
tando l’assorbimento del ferro. Inibendo la ferroportina, l’epcidina inadeguate. La biodisponibilità del ferro alimentare è altrettanto im-
non solo riduce l’assorbimento del ferro dagli enterociti, ma soppri- portante quanto la sua quantità. Il ferro eme è più assorbibile del ferro
me anche il rilascio di ferro da parte dei macrofagi, che rappresen- inorganico, il cui assorbimento è influenzato da altri componenti della
tano una fonte importante di ferro utilizzato dai precursori eritroidi dieta. L’assorbimento del ferro inorganico è incrementato da acido
per produrre l’emoglobina. Come vedremo, sarà importante nella ascorbico, acido citrico, amminoacidi e zuccheri, e inibito da tannati
patogenesi dell’anemia associata alle malattie croniche. (presenti nel tè), carbonati, ossalati e fosfati.
Le alterazioni nell’epcidina hanno un ruolo centrale nelle malattie La carenza alimentare è rara nei paesi industrializzati, in cui in
che coinvolgono disturbi nel metabolismo del ferro. Come si leggerà media circa due terzi del ferro alimentare è sotto forma rapidamente
in seguito, l’anemia associata a malattie croniche è provocata in parte assimilabile dall’eme fornita dalla carne. La situazione è differente
dai mediatori infiammatori che aumentano la produzione di epci- nei Paesi in via di sviluppo, dove il cibo è meno abbondante e la
dina epatica.18 Una rara forma di anemia microcitica è causata da maggior parte del ferro della dieta è ricavata dalle piante in forma
mutazioni che disattivano TMPRSS6, una serina-proteasi transmem- inorganica poco assorbibile. L’insufficienza alimentare si verifica
brana epatica che in genere sopprime la produzione di epcidina ancora nei Paesi sviluppati nei seguenti gruppi:
quando i depositi di ferro sono scarsi. I pazienti affetti hanno livelli
di epcidina alti, fatto che provoca una diminuzione dell’assorbimen- I neonati, che sono ad alto rischio a causa della ridotta quantità
to del ferro e un deficit di risposta alla terapia marziale. Invece, di ferro presente nel latte. Il latte umano materno fornisce solo
l’attività dell’epcidina è eccessivamente bassa nell’emocromatosi circa 0,3 mg/l di ferro. Il latte vaccino contiene circa il doppio di
primaria e secondaria, una sindrome causata dal sovraccarico di ferro, ma ha una scarsa biodisponibilità.
ferro sistemico. L’emocromatosi secondaria può verificarsi nelle I poveri, di ogni età, possono avere diete subottimali per ragioni
malattie associate a eritropoiesi inefficace quali la b-talassemia major socio-economiche.
e le sindromi mielodisplastiche (Cap. 13). Sebbene non siano mec- Gli anziani spesso hanno diete ristrette povere di carne, a causa
canismi completamente compresi, l’eritropoiesi inefficace sopprime di un limitato reddito oppure per scarsa dentizione.
la produzione di epcidina epatica, anche quando le riserve di ferro Gli adolescenti che fanno consumo di “junk food”.
sono elevate. Come trattato nel Capitolo 18, le diverse forme eredi-
tarie dell’ematocromatosi primaria sono associate alle mutazioni Un alterato assorbimento si riscontra nella sprue, in altre cause
nell’epcidina o nei geni che regolano l’espressione dell’epcidina. di malassorbimento dei grassi (steatorrea) e nella diarrea cronica.
652 CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche
zione all’anemia da carenza di ferro, l’epcidina inibisce la funzione TABELLA 14.7 Cause principali dell’aplasia midollare
della ferroportina nei macrofagi e riduce il trasferimento di ferro
dalle riserve ai precursori eritroidi in sviluppo nel midollo osseo. ACQUISITE
Perciò, i precursori eritroidi sono in carenza di ferro quando ce n’è Idiopatica
di più. Inoltre, questi progenitori non proliferano adeguatamente Difetti acquisiti delle cellule staminali
poiché i livelli di eritropoietina sono inappropriatamente bassi per Immuno-mediata
il grado di anemia. Il meccanismo preciso alla base di questa alte- Sostanze chimiche
razione non è certa, ma i topi trasgenici che esprimono alti livelli di Dose-dipendente
epcidina sviluppano un’anemia microcitica associata a bassi livelli Agenti alchilanti
di eritropoietina,19 suggerendo che l’epcidina sopprime direttamente Antimetaboliti
o indirettamente la produzione di eritropoietina. Benzene
Quale sarebbe il motivo del sequestro di ferro nel contesto dell’in- Cloramfenicolo
Arsenico inorganico
fiammazione? L’ipotesi migliore è che serva ad aumentare la capacità
del corpo di difendersi contro certi tipi di infezione, in particolare Idiosincratica
quelle causate dai batteri (quali H. influenzae) che necessitano di Cloramfenicolo
Fenilbutazone
ferro per la patogenesi. A tal proposito, è interessante considerare Arsenico inorganico
che l’epcidina è correlata strutturalmente alle difensine, una famiglia Metilfeniletilidantoina
di peptidi con attività antibatterica intrinseca. Questa connessione Carbomazapina
sottolinea ulteriormente la relazione incerta ma interessante tra Penicillamina
infiammazione, immunità innata e metabolismo del ferro. Sali d’oro
L’anemia è di solito lieve, e i sintomi dominanti sono quelli della Agenti fisici
malattia sottostante. I globuli rossi possono essere normocitici e nor- Irradiazione totale del corpo
mocromici o ipocromici e microcitici come nell’anemia da carenza di Infezioni virali
ferro. La presenza di un aumentato accumulo di ferro nei macrofagi del Epatite (virus sconosciuti)
midollo, un alto livello sierico di ferritina e una ridotta capacità di legare Infezione da citomegalovirus
il ferro escludono la carenza di ferro come causa dell’anemia. Solo il Infezione da virus di Epstein-Barr
trattamento adeguato della condizione di base corregge l’anemia. Herpes zoster (varicella zoster)
Tuttavia, alcuni pazienti, in particolare quelli affetti da cancro, trovano EREDITARIE
beneficio dalla somministrazione di eritropoietina.
Anemia di Fanconi
Difetti telomerasici
Aplasia midollare (anemia aplastica)
L’aplasia midollare (anemia aplastica) si riferisce a una sindrome da
insufficienza emopoietica primaria cronica e conseguente pancitopenia congenite, come ipoplasia del rene e della milza e anomalie ossee,
(anemia, neutropenia e trombocitopenia). Nella maggioranza dei che spesso coinvolgono i pollici o il radio. I difetti ereditari nella
pazienti si sospettano i meccanismi autoimmuni,20 ma in almeno telomerasi si riscontrano nel 5-10% dell’aplasia midollare in età
un sottogruppo sembrano contribuire le anomalie ereditarie o ac- adulta.22 Dai Capitoli 1 e 7 si ricorderà che la telomerasi è necessaria
quisite delle cellule staminali emopoietiche. per l’immortalità cellulare e la replicazione illimitata. Si potrebbe
Eziologia. Le circostanze più comuni associate all’aplasia midol- perciò prevedere che i deficit parziali nell’attività telomerasica sa-
lare sono elencate nella Tabella 14.7. La maggior parte dei casi di cui rebbero in grado di provocare l’esaurimento prematuro delle cellule
“è nota” l’eziologia fa seguito all’esposizione a sostanze chimiche o staminali emopoietiche e l’aplasia midollare. Ancora più comuni
farmaci. Alcuni farmaci e agenti (tra cui molti farmaci chemiotera- delle mutazioni telomerasiche sono i telomeri eccessivamente corti,
pici e il benzene dei solventi organici) causano la soppressione del che si trovano nelle cellule midollari della metà dei soggetti affetti
midollo, che è dose-dipendente e reversibile. In altri casi, l’aplasia da aplasia midollare. Non si sa se questo accorciamento sia dovuto
midollare si presenta in modo imprevedibile e idiosincratico in ad altri difetti telomerasici non noti o se sia la conseguenza di una
seguito a esposizione a droghe che normalmente causano una sop- replicazione eccessiva delle cellule staminali.
pressione ridotta o assente del midollo. I farmaci coinvolti compren- Nella maggioranza dei casi, tuttavia, non si riesce a identificare il
dono il cloramfenicolo e i sali d’oro. fattore scatenante; il 65% circa rientra in questa categoria
L’aplasia midollare persistente può comparire dopo alcune infezioni idiopatica.
virali, in genere epatite virale del tipo non-A, non-B, non-C e non-G, Patogenesi. La patogenesi dell’aplasia midollare non è comple-
associata al 5-10% dei casi. Il motivo per cui l’anemia si sviluppi in tamente nota. Effettivamente, è improbabile che un singolo mecca-
certi individui non è noto. nismo sia alla base di tutti i casi. Tuttavia, due principali eziologie
L’irradiazione totale può distruggere le cellule staminali emopo- sono state invocate: una soppressione immuno-mediata estrinseca
ietiche in modo dose-dipendente. Persone che ricevono un’irradia- dei progenitori midollari e una anomalia intrinseca delle cellule
zione terapeutica o vengono esposte a radiazioni in incidenti nucle- staminali (Fig. 14.24).
ari (ad es. Černobyl) sono a rischio di aplasia midollare. Gli studi sperimentali si sono concentrati progressivamente su
I difetti ereditari sono alla base di alcune forme di anemia apla- un modello in cui le cellule T attivate sopprimono le cellule sta-
stica. L’anemia di Fanconi è una rara malattia autosomica recessiva minali emopoietiche. Le cellule staminali possono prima essere
causata da difetti in un complesso multiproteinico necessario per la alterate antigenicamente dall’esposizione a farmaci, agenti infettivi
riparazione del DNA (Cap. 7).21 L’ipofunzione del midollo diviene o altri insulti ambientali non definiti. Questo provoca una risposta
evidente in età giovanile ed è accompagnato da molteplici anomalie immunitaria cellulare, durante la quale le cellule T H1 attivate
654 CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche
genere leggermente macrocitici e normocromici. Di regola si osserva il rilascio anomalo di precursori eritroidi nucleati e granulocitici
reticolocitopenia. immaturi (leucoeritroblastosi) negli strisci di sangue periferico, e la
La diagnosi si basa sull’esame della biopsia del midollo osseo. comparsa di globuli rossi a goccia, che probabilmente si deformano
È importante distinguere l’aplasia midollare dalle altre cause di durante la tortuosa uscita dal midollo fibrotico.
pancitopenia, come la leucemia “aleucemica” e le sindromi L’insufficienza renale cronica, qualunque ne sia la causa, è quasi
mielodisplastiche (Cap. 13), che possono presentarsi con identiche invariabilmente associata con anemia che tende a essere propor-
manifestazioni cliniche. Nell’aplasia midollare, il midollo osseo è zionale alla gravità dell’uremia. Sono vari i fattori che causano
ipocellulato (di solito marcatamente), mentre le neoplasie mieloidi l’anemia nell’insufficienza renale, ma la causa dominante è la dimi-
sono associate a midollo ipercellulare ricco di progenitori nuzione della sintesi dell’eritropoietina legata al danno renale, che
neoplastici. riduce la produzione di globuli rossi. Altri fattori che contribuisco-
La prognosi è variabile.20 Il trapianto di midollo osseo è il tratta- no sono il difetto extracorpuscolare che riduce il ciclo vitale dei
mento di scelta per i soggetti con un donatore idoneo e assicura una globuli rossi e l’insufficienza di ferro dovuta alla disfunzione pia-
sopravvivenza a 5 anni di oltre il 75%. I pazienti più anziani oppure strinica e all’aumento dell’emorragia spesso associati all’uremia. La
quelli che non trovano un donatore idoneo spesso rispondono bene somministrazione di eritropoietina ricombinante determina un
alle terapie immunosoppressive. significativo miglioramento dell’anemia, sebbene una risposta ot-
timale possa richiedere una concomitante terapia marziale. Le
Aplasia eritroblastica pura malattie epatocellulari del fegato, tossiche, infettive o cirrotiche, sono
associate a un’anemia attribuita all’ipofunzione del midollo. In
Come indica il nome, l’aplasia eritroblastica pura è un difetto questo contesto le insufficienze di folati e ferro, causate da malnu-
primario del midollo in cui solo i progenitori eritroidi vengono trizione ed emorragia eccessiva spesso esacerbano l’anemia. Sono
soppressi. Nei casi gravi, i progenitori dei globuli rossi sono com- preferenzialmente colpiti i progenitori eritroidi; una riduzione della
pletamente assenti nel midollo. Può comparire in associazione con conta di globuli bianchi e piastrine è meno frequente, ma comunque
neoplasie, in particolare timomi e leucemia linfocitica a cellule possibile. L’anemia è spesso lievemente macrocitica dovuta ad
grandi granulari (Cap. 13), esposizione a farmaci, malattie autoim- anomalie dei lipidi associate con insufficienza epatica, che portano
muni e infezioni da parvovirus (circostanza trattata più avanti). A la membrana dei globuli rossi ad acquistare fosfolipidi e colesterolo
eccezione dei casi di infezione da parvovirus, è probabile che la nel sangue periferico. Le patologie endocrine, in particolare l’ipoti-
maggioranza dei casi abbia una base autoimmune. Quando è pre- roidismo, possono essere associate a un’anemia normocitica nor-
sente il timoma, la resezione porta a un miglioramento ematologico mocromica lieve.
in almeno metà dei pazienti, forse perché il tumore è una fonte di
cellule soppressive del midollo. Nei pazienti privi di timoma, la te-
rapia immunosoppressiva porta spesso a benefici. La plasmaferesi Policitemia
può essere anche utile nei rari pazienti con autoanticorpi patogene-
tici, quali anticorpi neutralizzanti all’eritropoietina che compaiono La policitemia denota una conta eccessivamente alta di globuli rossi,
ex novo o in seguito a somministrazione di eritropoietina di solito con un corrispettivo aumento dei livelli di emoglobina.
ricombinante. L’aumento dei globuli può essere relativo, quando vi è emoconcen-
Una forma speciale di aplasia eritroblastica si verifica negli trazione dovuta alla riduzione del volume plasmatico, o assoluto,
individui infetti da parvovirus B19, che preferenzialmente infetta e quando si presenta un aumento nella massa totale dei globuli rossi.
distrugge i progenitori dei globuli rossi. Nei soggetti normali l’infe- La policitemia relativa è dovuta alla disidratazione provocata da
zione da parovirus è debellata in 1-2 settimane, perciò l’aplasia è privazione di acqua, vomito o diarrea prolungati, o da eccessivo uso
transitoria e clinicamente irrilevante. Tuttavia, nelle persone affette di diuretici. È anche associata con un’oscura condizione a eziologia
da anemie emolitiche moderate o gravi, un’interruzione persino breve ignota chiamata policitemia da stress o Sindrome di Gaisböck. Gli
dell’eritropoiesi provoca un peggioramento rapido dell’anemia, che individui colpiti sono di solito ipertesi, obesi e ansiosi (“stressati”).
produce una crisi aplastica. In quelli gravemente immunosoppressi La policitemia assoluta è primaria quando dipende da un’alterazione
(per esempio con un’infezione avanzata da HIV), una risposta im- intrinseca dei precursori emopoietici e secondaria quando i proge-
mune inefficace talvolta permette all’infezione di persistere, provo- nitori dei globuli rossi rispondono ad aumentati livelli di eritropo-
cando l’aplasia eritroblastica cronica e un’anemia moderata o grave. ietina. Una classificazione fisiopatologica della policitemia secondo
quanto appena detto è riportata nella Tabella 14.8.
La causa più comune della policitemia primaria è la policitemia
Altre forme di insufficienza midollare
vera, una malattia mieloproliferativa associata a mutazione che porta
L’anemia mieloftisica identifica una forma di insufficienza midollare alla crescita indipendente dall’eritroproietina dei progenitori dei
in cui le lesioni occupanti spazio sostituiscono gli elementi normali globuli rossi (trattati nel Cap. 13). Un’altra forma molto meno co-
del midollo. La causa più frequente è la metastasi da carcinoma, in mune di policitemia primaria è provocata da mutazioni familiari del
genere derivanti da carcinomi della mammella, del polmone e della recettore dell’eritropoietina che causano l’attivazione del recettore
prostata. Tuttavia, qualsiasi processo infiltrante (ad es. malattia indipendente dall’eritropoietina. Uno di tali individui vinse una
granulomatosa) che interessa il midollo osseo può produrre identici medaglia d’oro olimpica nello sci di fondo beneficiando di questa
riscontri. Bisognerebbe ricordare che l’anemia mieloftisica è anche forma naturale di doping del sangue! Policitemie secondarie sono
una caratteristica della fase silente delle malattie mieloproliferative causate da un aumento compensatorio o patologico della secrezione
(Cap. 13). Tutte le malattie responsabili causano alterazione del di eritropoietina. Le cause di quest’ultima comprendono i tumori
midollo e fibrosi, che agiscono spostando gli elementi del midollo che secernono eritropoietina e difetti ereditari rari, ma emblematici,
osseo normale e disturbano i meccanismi che regolano l’uscita dei che portano alla stabilizzazione dell’HIF-1a, un fattore indotto da
globuli rossi e dei granulociti dal midollo. Il secondo effetto provoca ipossia che stimola la trascrizione del gene dell’eritropoietina.23
656 CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche
TABELLA 14.8 Classificazione fisiopatologica della policitemia indicativi di un disordine mieloproliferativo, come la tromboci-
temia essenziale (Cap. 13).
RELATIVA Test della funzione piastrinica. Attualmente, non esiste un test
Ridotto volume plasmatico (emoconcentrazione) unico che fornisca una valutazione adeguata delle funzioni
complesse delle piastrine. Un test datato, il tempo di emorragia,
ASSOLUTA che misura il tempo che occorre perché un’incisione cutanea
Primitiva (bassi livelli di eritropoietina) effettuata in maniera standardizzata smetta di sanguinare, ha
Policitemia vera un certo valore ma determina un certo impiego di tempo, è
Mutazioni ereditarie del recettore dell’eritropoietina (rare) difficile da effettuare correttamente, e non è predittivo dell’emor-
Secondaria (alti livelli di eritropoietina) ragia durante gli stress emostatici, come quelli chirurgici. A
Compensatoria
causa di questi limiti, il tempo di emorragia è stato considere-
Malattia polmonare volmente sempre meno impiegato negli ultimi anni. Nuovi test
Vita ad alta quota strumentali progettati per misurare la funzione piastrinica in
Cardiopatie congenite cianogene condizioni di forze di taglio importanti sembrano promettenti,
Paraneoplastica ma per ora sono test di screening poco praticabili. Altri test
Tumori che secernono eritropoietina (ad es. carcinoma renale,
carcinoma epatocellulare, emangioblastoma cerebellare) specializzati che possono essere utili in particolari contesti
Mutanti dell’emoglobina con alta affinità con O2 clinici comprendono i test di aggregazione piastrinica, che
Difetti ereditari che stabilizzano HIF-1a misurano l’abilità delle piastrine di aggregarsi in risposta agli
Policitemia di Chuvash (mutazioni omozigote di VHL) agonisti quali la trombina; e test quantitativi e qualitativi del
Mutazioni della prolil-idrossilasi
fattore di von Willebrand, il quale (come si ricorderà dal Cap.
HIF-1a, fattore indotto da ipossia 1a. 4) svolge un ruolo importante nell’adesione piastrinica alla
matrice extracellulare.
la porpora spontanea che in genere si nota negli anziani e le TABELLA 14.9 Cause di trombocitopenia
emorragie cutanee nella sindrome di Cushing, nella quale si ha
atrofia del tessuto di sostegno perivascolare, a causa della perdita RIDOTTA PRODUZIONE DI PIASTRINE
proteica indotta dall’eccessiva produzione di corticosteroidi. Compromissione selettiva della produzione piastrinica
La porpora di Henoch-Schönlein è una patologia sistemica da Farmaco-indotta: alcool, tiazidici, farmaci citotossici
ipersensibilità, a causa ignota, caratterizzata da eruzione Infezioni: morbillo, virus dell’immunodeficienza umana (HIV)
Carenze nutrizionali
purpurica, dolore addominale a tipo di colica, poliartralgia e Carenza di B12 e folati (anemia megaloblastica)
glomerulonefrite acuta (Cap. 20). Tutti questi disturbi sono cau- Insufficienza del midollo osseo
sati dalla deposizione di immunocomplessi circolanti nella parete Aplasia midollare (si veda Tab. 14.7)
dei vasi di tutto l’organismo e nel mesangio glomerulare. Sostituzione del midollo osseo
Leucemia, cancro disseminato, malattia granulomatosa
La teleangectasia emorragica ereditaria (chiamata anche sindrome Emopoiesi inefficace
di Weber-Osler-Rendu) è una patologia autosomica dominante Sindromi mielodisplastiche (Cap. 13)
caratterizzata dalla presenza di vasi dilatati, tortuosi, con parete
sottile, facilmente sanguinanti. Il sanguinamento si può verificare DIMINUITA SOPRAVVIVENZA DELLE PIASTRINE
ovunque, ma è più frequente a livello delle mucose di naso (epi- Distruzione immunologica
stassi), lingua, bocca, occhi e di tutto il tratto gastrointestinale. Primitiva autoimmune
Amiloidosi perivascolare può indebolire la parete dei vasi sangui- Porpora immune trombocitopenica cronica
gni e provocare emorragia. Questa complicanza è comune in caso Porpora immune trombocitopenica acuta
Secondaria autoimmune
di amiloidosi da catene leggere (di tipo AL, Cap. 6) e spesso si Lupus eritematoso sistemico, neoplasie linfoidi delle cellule B
manifesta come petecchie mucocutanee. Alloimmune: post-trasfusionale e neonatale
Farmaco-associata: chinidina, eparina, sostanze solforate
Tra queste condizioni, l’emorragia grave è più spesso associata Infezioni: HIV, mononucleosi infettiva (transitoria, lieve), dengue
alla teleangectasia ereditaria. In tutti i casi il sanguinamento è aspe- Distruzione non-immunologica
Coagulazione intravascolare disseminata
cifico, e la diagnosi di queste entità si basa sul riconoscimento di Microangiopatie trombotiche
altri reperti più specifici. Emangiomi giganti
SEQUESTRO
Malattie Emorragiche Da Riduzione
Del Numero Di Piastrine: Trombocitopenia Ipersplenismo
Porpora immune trombocitopenica (PIT) cronica confluire, dando luogo a ecchimosi. Spesso viene riferita una facilità
alle ecchimosi, alle emorragie nasali, al sanguinamento dalle gengive
La PIT cronica è provocata dagli autoanticorpi adesi alle piastrine. e alle emorragie nei tessuti molli in seguito a traumi minori. La ma-
Può manifestarsi in associazione a una varietà di condizioni ed lattia può esordire con melena, ematuria o eccessivo flusso mestruale.
esposizioni (PIT secondaria) o in assenza di qualsiasi fattore di Le emorragie subaracnoidea e intracerebrale sono conseguenze gravi
rischio noto (PIT primitiva o idiopatica). I contesti in cui la PIT e talvolta fatali ma, fortunatamente, sono rare nei pazienti sottoposti
cronica si manifesta in forma secondaria sono numerosi e a trattamento. La splenomegalia e le linfoadenopatie sono rare nella
comprendono il lupus eritematoso sistemico (Cap. 6), l’infezione da malattia primaria, e la loro presenza deve suggerire di considerare
HIV e le neoplasie delle cellule B quali la leucemia linfatica cronica altre diagnosi, quali la PIT secondaria a neoplasia a cellule B.
(Cap. 13). La diagnosi di PIT cronica primaria è posta solo dopo che I segni clinici e i sintomi non sono specifici di questa condizione
si sono escluse le cause secondarie. quanto piuttosto del deficit piastrinico. La conta piastrinica ridotta,
Patogenesi. Gli autoanticorpi, più frequentemente diretti contro il numero normale o aumentato di megacariociti nel midollo osseo
le glicoproteine della membrana piastrinica IIb-IIIa o Ib-IX, possono e le grandi piastrine nel sangue periferico si ritengono evidenze
essere dimostrati nel plasma e legati alla superficie della piastrina presuntive di una distruzione piastrinica accelerata. PT e PTT sono
nell’80% circa dei pazienti. Nella stragrande maggioranza dei casi, normali. I test per identificare gli autoanticorpi anti-piastrine non
gli anticorpi sono della classe IgG. sono molto diffusi. Pertanto, la diagnosi di PIT è di esclusione e può
Come nelle anemie emolitiche autoimmuni, gli anticorpi antipia- essere posta solo dopo che le altre cause di trombocitopenia, come
strine agiscono come opsonine riconosciute dai recettori per i fram- quelle elencate nella Tabella 14.9, siano state scartate.
menti Fc della IgG espressi sui fagociti, aumentando la distruzione Quasi tutti i pazienti rispondono ai glucocorticoidi (che inibisco-
piastrinica. La trombocitopenia in genere migliora notevolmente dopo no la funzione dei fagociti), ma molti alla fine recidivano. In tali
splenectomia, suggerendo che la milza è il principale sito di rimozione soggetti, la splenectomia normalizza la conta piastrinica in almeno
delle piastrine opsonizzate. La polpa rossa della milza è anche ricca due terzi dei pazienti, ma con un conseguente rischio maggiore di
di plasmacellule, e parte del beneficio della splenectomia (trattamento sepsi batterica. Gli agenti immunomodulatori come l’immunoglo-
tipico per la PIT cronica) può derivare dalla rimozione della sorgente bulina intravenosa o l’anticorpo anti-CD20 (rituximab) sono spesso
degli autoanticorpi. In alcuni casi gli autoanticorpi possono legarsi ai efficaci nei pazienti che recidivano dopo splenectomia o per i quali
megacariociti e danneggiarli, causando un calo nella produzione di quest’ultima è controindicata.
piastrine che esacerba ulteriormente la trombocitopenia.
Porpora immune trombocitopenica acuta
Morfologia Le principali alterazioni della porpora tromboci- Come la PIT cronica, anche questa condizione è causata da autoan-
topenica si osservano a livello della milza e del midollo osseo ticorpi antipiastrine, ma le caratteristiche cliniche e il decorso sono
ma non sono specifiche. Le alterazioni secondarie correlate differenti. La PIT acuta è principalmente una malattia dell’infanzia
alla diatesi emorragica si possono ritrovare in ogni tessuto che si verifica con uguale frequenza in entrambi i sessi. I sintomi
o struttura dell’organismo. hanno un esordio improvviso e in genere seguono una malattia virale,
La milza è di dimensioni normali. In genere, si evidenziano che di solito compare almeno due settimane prima dell’insorgenza
congestione dei sinusoidi e ingrandimento dei follicoli sple- della trombocitopenia. Diversamente dalla forma cronica di PIT, la
nici, spesso associati a centri germinativi prominenti. In molti PIT acuta è auto-limitante, e in genere si risolve spontaneamente entro
casi, si osservano megacariociti distribuiti diffusamente den- sei mesi. I glucocorticoidi vengono somministrati solo se la trombo-
tro i sinusoidi. Questo può rappresentare una forma molto citopenia è grave. Nel 20% circa dei bambini, di solito in quelli in cui
lieve di emopoiesi extramidollare indotta dagli alti livelli di non c’è stata un’infezione virale, la trombocitopenia persiste; questi
trombopoietina. A livello del midollo si evidenzia un modesto bambini meno fortunati sono affetti da una forma infantile della PIT
aumento del numero dei megacariociti. Alcuni sono appa- cronica che segue un decorso simile alla malattia degli adulti.
rentemente immaturi, con grandi nuclei singoli, non lobulati.
Questi reperti non sono specifici della PIT ma indicano sem-
Trombocitopenia indotta da farmaci
plicemente una accelerata trombocitopoiesi, essendo pre-
senti nella maggior parte delle forme di trombocitopenia I farmaci possono causare trombocitopenia attraverso gli effetti
dovute ad aumentata distruzione piastrinica. L’esame del diretti sulle piastrine e secondariamente alla distruzione piastrinica
midollo osseo ha come obiettivo quello di escludere le trom- immunologicamente mediata. I farmaci più comunemente coinvolti
bocitopenie dovute a insufficienza midollare o ad altre ma- sono il chinino, la chinidina e la vancomicina, che si legano alle
lattie primarie del midollo osseo. Altre modificazioni secon- glicoproteine piastriniche e in un modo o nell’altro creano i deter-
darie sono relative alle emorragie che si possono verificare minanti antigenici rinosciuti dagli anticorpi.24 Molto più raramente,
in tutto l’organismo. Il sangue periferico spesso rivela pia- i farmaci come i sali d’oro inducono i veri autoanticorpi attraverso
strine eccezionalmente grandi (megatrombociti), che rappre- meccanismi conosciuti. La trombocitopenia, che può essere grave,
sentano un segno di trombocitopoiesi accelerata. è anche una conseguenza comune dei farmaci inibitori delle piastrine
che legano la glicoproteina IIb/IIIa; si ipotizza che questi farmaci
inducano alterazioni conformazionali nella glicoproteina IIb/IIIa e
Caratteristiche cliniche. La PIT cronica si verifica in genere in creino un epitopo immunogenico.
donne adulte di età inferiore a 40 anni. Il rapporto donna/uomo è La trombocitopenia indotta dall’eparina (Heparin-Induced Throm-
3:1. Ha spesso un inizio subdolo ed è caratterizzata da sanguinamenti bocytopenia, HIT) ha una patogenesi distinta ed è di particolare im-
della cute e delle mucose. Il sanguinamento cutaneo si manifesta come portanza per le sue conseguenze cliniche potenzialmente gravi. 25 La
emorragie puntiformi (petecchie), particolarmente evidenti nelle zone trombocitopenia si verifica in circa il 5% dei pazienti trattati con
declivi, dove la pressione capillare è maggiore. Le petecchie possono eparina. La maggior parte sviluppa una trombocitopenia cosiddetta
CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche 659
di tipo I, che insorge rapidamente dopo l’inizio della terapia, clini- TABELLA 14.10 Microangiopatie trombotiche:
camente non significativa e talvolta si risolve malgrado la prosecu- cause e associazioni
zione della terapia. Essa è molto probabilmente dovuta a un effetto
piastrino-aggregante diretto dell’eparina. La trombocitopenia è PORPORA TROMBOTICA TROMBOCITOPENICA
meno comune ma più significativa dal punto di vista clinico. Insorge Deficit di ADAMTS13
da 5 a 14 giorni dall’inizio della terapia (anche prima se il paziente Ereditaria
è stato già sensibilizzato con eparina) e paradossalmente spesso Acquisita (autoanticorpi)
induce trombosi venose e arteriose potenzialmente letali. Questa
forma grave di HIT è causata dagli anticorpi che riconoscono i SINDROME EMOLITICO-UREMICA
complessi di eparina e il fattore piastrinico 4, un normale compo- Epidemica: infezione da Escherichia coli ceppo O157:H7
nente dei granuli piastrinici. Il legame degli anticorpi a questi com- Danno endoteliale da parte della tossina Shiga-simile
Non epidemica: deficit degli inibitori della via alternativa del
plessi attiva le piastrine e determina la trombosi persino in presenza complemento (fattore complementare H, nella proteina
di trombocitopenia. Se non si interrompe immediatamente la terapia cofattore della membrana [CD46], o nel fattore I)
e non si somministra un anticoagulante non eparinico alternativo, Ereditaria
i trombi all’interno delle grandi arterie possono condurre a insuffi- Acquisita (autoanticorpi)
cienza vascolare e ischemia degli arti, e gli emboli provenienti dalle Associazioni varie
Farmaci (ciclosporina, agenti chemioterapici)
vene profonde possono causare un’embolia polmonare fatale. Il ri- Radiazione, trapianto di midollo osseo
schio di HIT grave è ridotto, ma non completamente eliminato, Altre infezioni (HIV, sepsi pneumococcica)
dall’uso di preparati con eparina a basso peso molecolare. Purtroppo, Condizioni associate ad autoimmunità (lupus eritematoso
quando la HIT è grave persino le eparine a basso peso molecolare sistemico, infezione da HIV, neoplasie linfoidi)
esacerbano la tendenza trombotica e devono essere evitate. HIV, virus dell’immunodeficienza umana.
della SEU. Con un trattamento appropriato, si guarisce completa- Tra i disturbi acquisiti della funzione piastrinica, due sono clinica-
mente, anche se nei casi più severi si può instaurare un danno renale mente rilevanti. La prima è causata dall’ingestione di acido acetilsalicilico
irreversibile e si può giungere alla morte. e di altri farmaci antinfiammatori non steroidei. L’acido acetilsalicilico
La SEU “atipica” non epidemica è spesso associata a difetti nel è un potente inibitore irreversibile dell’enzima ciclossigenasi, che è
fattore complementare H, nella proteina cofattore di membrana necessario per la sintesi di trombossano A2 e di prostaglandine (Cap. 2).
(CD46), o nel fattore I, tre proteine che normalmente prevengono Questi mediatori hanno un ruolo importante nell’indurre l’aggrega-
l’attivazione eccessiva della via alternativa del complemento. Il deficit zione e le conseguenti reazioni di rilascio del contenuto dei granuli
di queste proteine può essere causato da patologie ereditarie o au- piastrinici (Cap. 4). L’effetto anti-piastrinico dell’acido acetilsalicilico è
toanticorpi inibitori acquisiti ed è associato a un decorso remittente alla base del suo utilizzo nella profilassi delle trombosi (Cap. 12). L’ure-
e recidivante. A differenza della TTP, la causa dell’attivazione mia (Cap. 20) è la seconda condizione clinica caratterizzata da un
piastrinica nella SEU non è chiara; è probabile che la tossina Shiga- disturbo acquisito della funzione piastrinica. La patogenesi della di-
simile prodotta da E. coli patogeno e i difetti nelle proteine comple- sfunzione piastrinica nell’uremia è complessa e coinvolge difetti
mentari con attività regolatrice alterino la funzione delle cellule nell’adesione, nella secrezione di granuli e nell’aggregazione.29
endoteliali in modo da favorire l’attivazione delle piastrine.
Le microangiopatie trombotiche simili a SEU possono anche Diatesi Emorragiche Da Alterazioni
presentarsi in seguito a patologie che comportino danno endoteliale Dei Fattori Della Coagulazione
(ad es. alcuni farmaci e radioterapia). La prognosi in questi contesti
è più severa, poiché la SEU è spesso complicata da condizioni cro- I deficit ereditari o acquisiti virtualmente di ogni fattore della coa-
niche potenzialmente letali. gulazione sono stati riportati come cause di diatesi emorragiche. A
Nonostante sia la CID (trattata in seguito) sia le microangiopatie differenza delle emorragie petecchiali della trombocitopenia, il
trombotiche siano caratterizzate da occlusione microvascolare e sanguinamento dovuto al deficit dei fattori isolati della coagulazione
anemia emolitica microangiopatica, la loro patogenesi è differente. si manifesta in genere con grandi ecchimosi o ematomi post-traumatici,
Nella TTP e nella SEU (a differenza della CID), l’attivazione della o con prolungato sanguinamento dopo una ferita o dopo un qualsiasi
cascata coagulativa non ha un ruolo primario, per cui i test coagu- intervento chirurgico. Sono inoltre tipici il sanguinamento gastroin-
lativi, come il PT e il PTT, sono di solito normali. testinale e del tratto urinario, e soprattutto quello all’interno delle
articolazioni sottoposte a carico (emartrosi). Il quadro tipico è quello
di un soggetto che lamenta uno stillicidio della durata di giorni dopo
Malattie Emorragiche Da Difetti
l’estrazione di un dente o che sviluppa un emartro dopo uno stimolo
Nelle Funzioni Delle Piastrine
di modesta entità dell’articolazione del ginocchio.
I deficit qualitativi della funzione piastrinica possono essere ereditari I deficit ereditari in genere coinvolgono un fattore della coagulazio-
o acquisiti. Sono state descritte numerose malattie ereditarie carat- ne. I deficit ereditari più comuni e importanti dei fattori della coa-
terizzate da funzionalità anomala delle piastrine e da normale conta gulazione colpiscono il fattore VIII (emofilia A) e il fattore IX (emo-
piastrinica. Una breve descrizione di queste rare malattie è giustifi- filia B). In questa sede si tratteranno anche i deficit di vWF (malattia
cata dal fatto che esse forniscono un eccellente modello per indagare di von Willebrand), poiché questo fattore influisce sulla coagulazione
i meccanismi molecolari della funzione piastrinica. e sulla funzione piastrinica. Sono stati descritti anche i rari deficit
I disturbi ereditari della funzione piastrinica possono essere clas- ereditari degli altri fattori della coagulazione. Tutti provocano emor-
sificati in tre gruppi secondo la patogenesi: (1) deficit dell’adesione, ragia eccetto il deficit del fattore XII; si presume che in vivo la via
(2) anomalie dell’aggregazione e (3) disturbi della secrezione piastri- estrinseca e l’attivazione mediata dalla trombina del fattore XI e IX
nica (reazione di rilascio). compensino l’assenza del fattore XII.
I deficit congeniti in genere coinvolgono simultaneamente diversi
I disturbi emorragici dovuti a un difetto dell’adesione piastrinica fattori di coagulazione e possono essere il risultato di una sintesi proteica
alla matrice subendoteliale sono ben rappresentati dalla sindrome diminuita o un’emivita ridotta. La carenza di vitamina K (Cap. 9)
di Bernard-Soulier, una patologia autosomica recessiva dovuta provoca un difetto di sintesi dei fattori II, VII, IX, X e della proteina
alla carenza ereditaria del complesso glicoproteico di membrana C. Molti di questi fattori sono prodotti nel fegato e perciò diventano
Ib-IX. Questa glicoproteina è un recettore per il vWF ed è essen- deficitari in caso di patologie gravi a carico di questo organo. In alter-
ziale per la fisiologica adesione delle piastrine alla matrice suben- nativa, in caso di CID si consumano diversi fattori coagulanti, che così
doteliale extracellulare (Cap. 4). diventano deficitari. Il deficit congenito di un solo fattore è possibile,
I disturbi emorragici dovuti a un difetto della aggregazione piastri- ma è un evento raro. È in genere provocato dagli anticorpi inibitori.
nica sono esemplificati dalla tromboastenia di Glanzmann, anch’es-
sa trasmessa come un carattere autosomico recessivo. Le piastrine
Complesso fattore VIII-vWF
tromboasteniche non si aggregano in risposta a stimoli come
l’adenosina difosfato (Adenosine DiPhosphate, ADP), il collageno, L’emofilia A e la malattia di von Willebrand, due delle più comuni
l’adrenalina o la trombina, a causa del deficit o del malfunziona- malattie emorragiche ereditarie, sono causate da difetti qualitativi o
mento della glicoproteina IIb-IIIa, un’integrina che concorre alla quantitativi del complesso fattore VIII-vWF. Prima di descrivere queste
formazione di “ponti” tra le piastrine legandosi al fibrinogeno. patologie, è utile ricordare la struttura e la funzione di queste proteine,
I disturbi della secrezione piastrinica sono caratterizzati dalla che coesistono nel plasma come parti di un complesso più grande.
secrezione alterata di alcuni mediatori dell’attivazione piastrinica, I fattori VIII e vWF sono codificati da geni separati e sono sinte-
quali trombossani e ADP contenuto nei granuli. Le anomalie tizzati in cellule diverse. Il fattore VIII è un cofattore essenziale per
biochimiche che causano questi disturbi, denominati storage pool il fattore IX, che converte il fattore X in fattore Xa (Fig. 14.26, si veda
disorders sono vari, complessi, e la loro descrizione esula dagli anche Cap. 4). È sintetizzato in diversi tessuti; le cellule endoteliali
scopi di questa trattazione. sinusoidali, le cellule di Kupffer del fegato e le cellule epiteliali tubulari
CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche 661
Figura 14.26 Struttura e funzione del complesso fattore VIII-fattore von Willebrand (vWF). Il fattore VIII è sintetizzato nel fegato e nei reni, e il vWF è
sintetizzato nelle cellule endoteliali e nei megacariociti. Le due molecole associate formano un complesso nel sangue circolante. Il vWF è anche localizzato
nella matrice subendoteliale dei vasi sanguigni e negli a-granuli delle piastrine. In seguito a lesione endoteliale, l’esposizione del vWF subendoteliale causa
l’adesione delle piastrine, principalmente attraverso la via del recettore piastrinico rappresentato dalla glicoproteina lb (GpIb). Il vWF circolante e quello
rilasciato dagli a-granuli delle piastrine attivate possono legarsi alla matrice sottoendoteliale esposta, e ciò contribuisce ulteriormente all’adesione e atti-
vazione delle piastrine. Le piastrine attivate formano aggregati a funzione emostatica; il fibrinogeno (e probabilmente il vWF) partecipa all’aggregazione
attraverso il legame a ponte con il recettore piastrinico GpIIb/IIIa. Il fattore VIII partecipa alla cascata coagulativa come cofattore per l’attivazione del fattore
X sulla superficie delle piastrine attivate.
del rene sembrano essere i siti prevalenti. Quando il fattore VIII si misura con un dispositivo chiamato aggregometro. Quindi, il
raggiunge la circolazione, si lega a vWF, prodotto dalle cellule endo- grado di agglutinazione piastrinica ristocetina-dipendente è una
teliali e, in quantità minore, dai megacariociti, che rappresentano la misura dell’attività del vWF.
fonte di vWF presente negli a-granuli delle piastrine. Il vWF stabi-
lizza il fattore VIII, la cui emivita è di circa 2,4 ore da libero e 12 ore Malattia di von Willebrand
se legato al vWF nella circolazione.
Il vWF circolante esiste come multimeri contenenti 100 subunità La malattia di von Willebrand è una delle più comuni malattie
che possono superare 20 × 106 dalton di peso molecolare. Oltre al fattore emorragiche ereditarie della specie umana, con una frequenza dell’1%
VIII, questi multimeri interagiscono con alcune altre proteine coin- circa negli Stati Uniti. Nella maggior parte degli individui affetti, la
volte nell’emostasi, tra cui collagene, eparina e forse le glicoproteine tendenza all’emorragia è lieve e spesso non si nota finché non ne
della membrana piastrinica. La funzione principale del vWF è di rivela la presenza uno stress emostatico, quali pratiche chirurgiche
promuovere l’adesione delle piastrine alla matrice subendoteliale. Ciò o odontoiatriche. I sintomi più comuni sono sanguinamento spon-
avviene attraverso il legame a ponte tra la glicoproteina lb-IX, il vWF taneo delle mucose (ad es. epistassi), eccessivo sanguinamento delle
e le componenti della matrice, quali il collagene. Una parte del vWF ferite, menorragia e un prolungamento del tempo di emorragia con
secreto dalle cellule endoteliali si deposita nella matrice subendote- una normale conta piastrinica. In genere è trasmessa come malattia
liale, dove rimane pronto a favorire l’adesione delle piastrine se si ha autosomica dominante, ma sono state descritte anche rare varianti
un’interruzione del rivestimento endoteliale (Fig. 14.26). Le cellule a trasmissione autosomica recessiva.
endoteliali e le piastrine rilasciano vWF nella circolazione. In seguito La malattia di von Willebrand è molecolarmente eterogenea.30 Si
a lesioni vascolari, questo secondo pool di vWF si lega alla matrice conoscono più di 20 varianti, che possono essere raggruppate in due
subendoteliale esposta favorendo ulteriormente l’adesione delle pia principali categorie:
strine. I multimeri di vWF possono anche promuovere l’aggregazione Le malattie di von Willebrand di tipo 1 e di tipo 3 si associano a una
piastrinica legandosi alle integrine GpIIb/IIIa attivate; questa moda- riduzione del vWF circolante. Il tipo 1, una patologia autosomica
lità può rivestire particolare importanza in condizioni di forze di dominante caratterizzata da un deficit di vWF di entità lieve o mo-
taglio elevate (come si verifica nei piccoli vasi). derata, costituisce il 70% di tutti i casi. Si osservano comunemente
I livelli di proteine dei fattori VIII e vWF si misurano tramite penetranza incompleta ed espressività variabile, ma in genere sono
tecniche immunologiche. La funzione del fattore VIII è valutata in associate alla forma lieve della malattia. La malattia di von Willebrand
laboratorio mescolando il plasma del paziente e il plasma deficitario di tipo 3 (autosomica recessiva) si associa a livelli estremamente bassi
di fattore VIII. La funzione del vWF è valutata con il test di aggluti- di vWF funzionale, e le manifestazioni cliniche sono gravi. Dato che
nazione da ristocetina. Questo test è effettuato mescolando il plasma la grave carenza di vWF ha un effetto importante sulla stabilità del
del paziente con piastrine fissate in formalina, una piccola molecola fattore VIII, alcuni sintomi emorragici sono simili a quelli osservati
che lega e “attiva” il vWF. La ristocetina spinge i multimeri polivalenti nell’emofilia. La natura delle mutazioni della stragrande maggioranza
del vWF a legarsi alla glicoproteina piastrinica Ib-IX e a formare dei pazienti affetti dalla malattia di tipo 1 è difficile da determinare.
“ponti” tra le piastrine. La conseguente agglutinazione delle piastrine In alcuni casi si sono identificate delle mutazioni non-senso. La
662 CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche
malattia di tipo 3 si associa in genere a delezioni o a mutazioni fra- alattia. La gravità della malattia in tali pazienti può essere
m
meshift che coinvolgono entrambi gli alleli. influenzata da altri fattori genetici che controllano i livelli di fattore
La malattia di von Willebrand di tipo 2 è caratterizzata da un VIII, che variano ampiamente nei soggetti normali.
deficit qualitativo del vWF; ci sono diversi sottotipi, il più comune In tutti i casi sintomatici, si ha un facile sviluppo di ecchimosi ed
dei quali è il 2A. Essa viene ereditata come malattia autosomica emorragie massive dopo trauma o interventi chirurgici. Inoltre, si
dominante. Il vWF è espresso in quantità normali, ma si presentano hanno frequenti emorragie “spontanee” in zone normalmente
mutazioni non senso che provocano un difettoso assemblaggio dei soggette a trauma, in particolare le articolazioni, dove prendono il
multimeri. I multimeri di vWF di dimensioni grandi e intermedie, nome di emartri. Le emorragie ricorrenti nelle articolazioni causano
che sono le forme funzionalmente più attive, non sono presenti nel deformità progressive che possono essere mutilanti. Le petecchie sono
plasma. La malattia di von Willebrand di tipo 2 rappresenta il 25% tipicamente assenti.
di tutti i casi e si associa a sintomi lievi o moderati. I pazienti affetti da emofilia A tipicamente presentano un allun-
I pazienti affetti dalla malattia di von Willebrand hanno difetti nella gamento del PTT e un PT normale. Questi dati indicano un’anomalia
funzione piastrinica nonostante una normale conta piastrinica. Il livello della via intrinseca della coagulazione. La diagnosi viene posta con
plasmatico di vWF, misurato come attività del cofattore ristocetinico, il dosaggio specifico del fattore VIII.
è ridotto. Dato che il vWF stabilizza il fattore VIII, un deficit di vWF Dato che nell’emofilia A, una delle due vie della cascata coagulativa,
causa anche una diminuzione secondaria dei livelli di fattore VIII. la via estrinseca, non è interessata, è sensato chiedersi: perché questi
Questo fenomeno può causare un prolungamento del PTT nella soggetti sanguinano? Evidentemente, la valutazione di laboratorio
malattia di von Willebrand di tipo 1 e 3. Tuttavia, ad eccezione dei della coagulazione non rispecchia adeguatamente ciò che accade in
soggetti affetti da malattia di tipo 3, non si osservano complicanze vivo, ed è probabile che, in presenza di un deficit di fattore VIII, la
legate a un deficit di fattore VIII, come le emorragie intra-articolari. deposizione di fibrina non sia sufficiente per garantire l’emostasi. I
In sintesi, nella malattia di von Willebrand i difetti ereditari nel vWF dettagli di questo argomento vanno oltre gli scopi di questa tratta-
portano ad anomalie nell’adesione piastrinica e nella formazione di zione; sembra che il principale ruolo della via estrinseca nell’ambito
coaguli. Perfino nelle famiglie in cui si ha la segregazione di un singolo dell’emostasi sia quello di provocare una limitata produzione iniziale
allele difettoso del vWF si riscontra spesso un’ampia variabilità di trombina in seguito a danno tissutale. Questo stimolo iniziale
nell’espressione clinica. Ciò è dovuto in parte alla presenza di fattori procoagulante è potenziato e amplificato dall’attivazione, da parte
genetici aggiuntivi che influenzano i livelli circolanti di vWF, che della trombina stessa, dei fattori XI e IX della via intrinseca (Cap. 4).
variano notevolmente nella popolazione normale. I soggetti sottoposti In assenza del fattore VIII, questo feedback è inattivo e si genera una
a stress emostatico (operazioni odontoiatriche o chirurgiche) possono quantità insufficiente di trombina (e fibrina) per creare un coagulo
essere trattati con desmopressina, che stimola il rilascio di vWF, o con stabile. In aggiunta a ciò, gli alti livelli di trombina attivano il TAFI
infusioni di concentrati plasmatici contenenti i fattori VIII e vWF. (Thrombin-Activated Fibrinolysis Inhibitor), un fattore che inibisce
la fibrinolisi. Per cui, alla diatesi emorragica dell’emofilia contribui-
scono sia l’inadeguata coagulazione (fibrinogenesi) che l’inappro-
Emofilia A (deficit di fattore VIII)
priata rimozione del coagulo (fibrinolisi). La precisa ragione per cui,
L’emofilia A è la malattia ereditaria più comune associata a grave negli emofilici, il sanguinamento si localizza in particolari sedi (ar-
emorragia,31 ed è provocata da mutazioni nel fattore VIII, che è un ticolazioni, muscoli e sistema nervoso centrale) rimane dubbia.
cofattore essenziale per il fattore IX nella cascata coagulativa (Cap. Il trattamento dell’emofilia A si basa sull’infusione di fattore VIII
4). L’emofilia A viene trasmessa come un tratto recessivo legato al ricombinante. Circa il 15% dei pazienti affetti da emofilia A grave
cromosoma X, e quindi colpisce principalmente i maschi e le fem- sviluppa anticorpi che si legano e inibiscono il fattore VIII, proba-
mine allo stato omozigote. Sono stati descritti anche rari casi di bilmente perché la proteina è percepita come corpo estraneo in
femmine eterozigoti con gravi sintomi emorragici, probabilmente quanto “sconosciuta” al sistema immunitario. Questi inibitori degli
dovuti all’inattivazione del cromosoma X portatore dell’allele nor- anticorpi possono rappresentare una sfida terapeutica molto difficile.
male del fattore VIII nella maggioranza delle cellule (lyonizzazione Prima dello sviluppo della terapia a base di fattore VIII ricombinan-
sfavorevole). Circa il 30% dei pazienti non ha una storia familiare; te, migliaia di emofilici erano trattati con concentrati di fattore VIII
la malattia di tali pazienti è dovuta a una nuova mutazione. di derivazione plasmatica contenenti il virus HIV, e molti di essi
L’emofilia A si manifesta con un’ampia variabilità clinica che hanno sviluppato l’AIDS (Cap. 6). Il rischio di trasmissione dell’HIV
correla strettamente con il livello di fattore VIII attivo. I pazienti con è stato eliminato, ma purtroppo un’intera generazione di emofilici
un livello inferiore all’1% del normale sviluppano una patologia non se ne è potuta giovare. Sono in corso anche studi per mettere a
grave; livelli tra il 2 e il 5% del normale sono associati a sintomi punto una terapia genica dell’emofilia.
moderati; e pazienti con 6-50% di attività sviluppano una malattia
lieve. La variabilità del deficit di fattore VIII è in gran parte spiegabile
Emofilia B (malattia di Christmas, deficit
dall’eterogeneità delle mutazioni coinvolte. Come nel caso delle di fattore IX)
b-talassemie, le lesioni genetiche comprendono delezioni, mutazioni
non senso che creano codoni di stop, mutazioni che provocano errori La grave carenza di fattore IX provoca un disturbo clinicamente
nello splicing di mRNA. La maggior parte dei deficit più gravi è indistinguibile dal deficit di fattore VIII (emofilia A). Questo fatto
causata da un’inversione a carico del cromosoma X che abolisce non deve sorprendere, dato che il fattore VIII e il IX agiscono siner-
completamente la sintesi di fattore VIII. Meno comunemente, l’emo- gicamente per attivare il fattore X. Nell’emofilia B sono state riscon-
filia A severa è dovuta a mutazioni puntiformi del gene del fattore trate un gran numero di mutazioni a carico del gene del fattore IX.
VIII che compromettono la funzionalità della proteina. In tali casi, Come l’emofilia A, essa viene ereditata come un tratto recessivo le-
i livelli di fattore VIII, dosati con metodi immunologici, appaiono gato al cromosoma X e mostra vari gradi di severità clinica. In circa
normali. Le mutazioni che consentono la sintesi di una quota di il 15% dei pazienti, il fattore IX è presente ma non è funzionale.
fattore VIII attivo sono associate con quadri lievi o modesti di Analogamente all’emofilia A, il PTT è prolungato e il PT è normale.
CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche 663
La diagnosi della malattia di Christmas (così chiamata dal nome del sciato da alcuni adenocarcinomi può attivare direttamente il fattore
primo paziente affetto) è possibile tramite il dosaggio dei livelli di X, indipendentemente dal fattore VII.
fattore IX. Il trattamento dell’emofilia A si basa sull’infusione di La lesione endoteliale può iniziale la CID in diversi modi. Le lesioni
fattore IX ricombinante. che causano la necrosi delle cellule endoteliali espongono la matrice
subendoteliali, provocando l’attivazione delle piastrine e le due vie della
cascata coagulativa. Tuttavia, anche lesioni endoteliali minime possono
Coagulazione Intravascolare
promuovere l’attività. Un mediatore di tali effetti è il TNF, che è impli-
Disseminata (Cid)
cato nella CID associata a sepsi. Il TNF spinge le cellule endoteliali a
La CID è un’alterazione tromboemorragica acuta, subacuta o cronica esprimere il fattore tissutale sulla superficie cellulare e a diminuire
caratterizzata dall’eccessiva attivazione della coagulazione, che porta l’espressione della trombomodulina, spostando gli equilibri che gover-
alla formazione di microtrombi nel microcircolo del corpo. Si presenta nano l’emostasi verso la coagulazione. Inoltre, il TNF aumenta l’espres-
come complicanza secondaria a diversi disturbi. A volte la coagulo- sione delle molecole di adesione sulle cellule endoteliali e pertanto
patia si localizza in uno specifico organo o tessuto. In conseguenza favorisce l’adesione dei leucociti, che danneggiano le cellule endoteliali
della diatesi trombotica, vi è consumo di piastrine, fibrina e fattori attraverso il rilascio di radicali liberi e di proteasi preformate. Il danno
della coagulazione e, secondariamente, attivazione della fibrinolisi. endoteliale diffuso può anche essere prodotto da deposizione di com-
Il quadro clinico della CID può presentarsi con segni e sintomi plessi antigene-anticorpo (ad es. lupus eritematoso sistemico), dalle
collegati a ipossia e infarto tissutale causati dalla miriade di micro- temperature estreme (ad es. colpo di calore, ustioni), o da microrgani-
trombi e/o con un’emorragia dovuta alla deplezione dei fattori ne- smi (ad es. meningococchi, rickettsie). Anche lesioni endoteliali mini-
cessari all’emostasi e all’attivazione dei meccanismi fibrinolitici. me possono promuovere l’attività procoagulante tramite l’aumento
Eziologia e patogenesi. Prima di tutto, è importante ribadire che dell’espressione di fattore tissutale sulla membrana.
la CID non è mai una patologia primitiva. È una coagulopatia che si La CID è in genere conseguenza di complicanze ostetriche, neo-
verifica nel corso di una varietà di condizioni cliniche. Prima di plasie maligne, sepsi e traumi maggiori. I fattori scatenanti, in queste
analizzare i meccanismi generali che causano la CID, è utile una patologie, sono spesso molti e correlati tra loro. Ad esempio, nelle
breve ricapitolazione del normale processo della coagulazione e della infezioni batteriche le endotossine possono danneggiare le cellule
fibrinolisi (si veda il Cap. 4 per approfondire). endoteliali e inibire l’espressione della trombomdulina direttamente
La coagulazione può essere innescata attraverso due vie: (1) la via o tramite la produzione di TNF, stimolare il rilascio di trombopla-
estrinseca, che è attivata dal rilascio di fattore tissutale (“trombopla- stine dalle cellule infiammatorie e attivare il fattore XII. I complessi
stina tissutale”) e (2) la via intrinseca, che inizia con l’attivazione del antigene-anticorpo che si formano in risposta all’infezione possono
fattore XII tramite il contatto con superfici contenenti collageno o attivare la via classica del complemento, dando luogo a frammenti
altre molecole cariche negativamente. Entrambe le vie, tramite una che possono secondariamente causare attivazione piastrinica e gra-
serie di tappe intermedie, confluiscono nella formazione della trom- nulocitaria. Nei traumi massivi, nella chirurgia estesa e nelle ustioni
bina, che a sua volta converte il fibrinogeno in fibrina. Sul sito della gravi, il meccanismo principale di attivazione è il rilascio di trom-
lesione, la trombina favorisce ulteriormente il deposito locale di boplastine tissutali. Nelle complicanze ostetriche, le tromboplastine
fibrina attivando direttamente la via intrinseca e i fattori che inibi- derivate dalla placenta, dalla ritenzione di feto morto o dal liquido
scono la fibrinolisi. amniotico possono entrare nella circolazione. L’ipossia, l’acidosi e lo
Quando la coagulazione è iniziata, è estremamente importante che shock, che spesso coesistono nei pazienti gravi, causano anche danno
sia limitata al sito della lesione. È da notare che, quando la trombina endoteliale diffuso e le infezioni secondarie possono comportare
in eccesso viene allontanata nel torrente circolatorio e incontra i vasi ulteriori complicanze. Nell’ambito dei tumori, la leucemia promielo-
normali, viene convertita in una molecola a funzione anticoagulante citica acuta e gli adenocarcinomi del polmone, del pancreas, del colon
tramite il legame alla trombomodulina, una proteina presente sulla e dello stomaco sono in genere associati alla CID.
superficie delle cellule endoteliali. Il complesso trombina-trombo- Le conseguenze possibili della CID sono duplici (Fig. 14.27).
modulina attiva la proteina C, che è un importante inibitore di due Innanzitutto, si ha la deposizione diffusa di fibrina nel microcircolo.
procoagulanti, i fattori V e VIII. Gli altri fattori di coagulazione Ciò provoca un’ischemia degli organi più severamente colpiti o più
attivati vengono rimossi dalla circolazione dal fegato e, come si ri- vulnerabili e un’anemia emolitica microangiopatica che deriva dalla
corderà, il sangue contiene anche alcuni fattori fibrinolitici, tra cui frammentazione dei globuli rossi nel passaggio attraverso il micro-
la plasmina. Questi e altri fattori aggiuntivi intervengono normal- circolo ristretto. In secondo luogo, il consumo di piastrine e di fattori
mente a garantire un equilibrio, in modo che la coagulazione avven- della coagulazione e dell’attivazione della via fibrinolitica provoca
ga solo nella sede desiderata e per il tempo necessario. diatesi emorragica. La plasmina, oltre a dissolvere i coaguli di fibrina,
Dopo questa breve introduzione, è più facile capire come una CID inattiva anche i fattori V e VIII, riducendone così ulteriormente la
possa essere conseguenza dell’attivazione patologica della via estrin- concentrazione. Inoltre, i prodotti della degradazione della fibrina
seca e/o intrinseca della coagulazione, o di un’alterazione dei mec- derivati dalla fibrinolisi inibiscono l’aggregazione piastrinica, la
canismi inibitori che regolano la formazione del coagulo. Poiché polimerizzazione della fibrina e la trombina. L’insieme di questi
quest’ultimo meccanismo è raramente implicato nell’insorgenza fenomeni conduce al disturbo emostatico osservabile nella CID.
della CID, focalizzeremo la nostra attenzione sulle anomalie dell’ini-
zio della coagulazione.
Sono due i meccanismi principali che scatenano una CID: (1) la Morfologia I trombi in genere si riscontrano, in ordine di
liberazione di fattore tissutale o di sostanze di tipo tromboplastinico frequenza decrescente, nel cervello, nel cuore, nei polmoni,
in circolo e (2) il danno diffuso alle cellule endoteliali. Le sostanze di nei reni, nei surreni, nella milza e nel fegato, ma possono
tipo tromboplastinico possono originare da varie fonti, come la colpire qualunque tessuto. Nei reni interessati dalla CID si
placenta in caso di complicanze ostetriche e i granuli delle cellule evidenziano piccoli trombi nei glomeruli che possono provo-
nella leucemia promielocitica acuta (Cap. 13). Anche il muco rila-
664 CAPITOLO 14 Malattie dei globuli rossi ed emorragiche
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15
Il polmone
Aliya N. Husain
667
668 CAPITOLO 15 Il polmone
Atelettasia (collasso polmonare) Figura 15.2 Forme differenti di atelettasia acquisita negli adulti. Le linee
tratteggiate indicano il volume normale del polmone
Con il termine atelettasia si indica l’espansione incompleta del pol-
mone (atelettasia neonatale) o il collasso di un polmone già normal-
mente espanso, con produzione di aree di parenchima polmonare riespanso, l’atelettasia è un’alterazione reversibile (a meno che non
relativamente privo di aria. L’atelettasia acquisita, riscontrata princi- sia causata da contrazione).
palmente negli adulti, può essere suddivisa in atelettasia da riassorbi-
mento (od ostruzione), da compressione e da contrazione (Fig. 15.2).
L’atelettasia da riassorbimento è la conseguenza di una completa Edema polmonare
ostruzione bronchiale che nel tempo conduce al riassorbimento
dell’aria intrappolata negli alveoli dipendenti, senza alterazioni del L’edema viene affrontato a livello generale nel Capitolo 4 mentre
flusso ematico attraverso le pareti alveolari interessate. Poiché il viene descritto brevemente in relazione alla congestione polmonare
volume polmonare è diminuito, il mediastino si sposta verso il pol- nella sezione inerente all’insufficienza cardiaca congestizia (Cap. 12).
mone atelettasico. L’atelettasia da riassorbimento è causata princi- L’edema polmonare può derivare da alterazioni emodinamiche (edema
palmente da secrezioni eccessive (ad es. tappi mucosi) o essudato polmonare emodinamico o cardiogeno) o in via diretta dall’aumento
all’interno dei piccoli bronchi e si ritrova perciò più frequentemente della permeabilità capillare, quale risultato di lesioni microvascolari
nell’asma bronchiale, nella bronchite cronica, nelle bronchiectasie, (Tab. 15.1). La terapia e la prognosi dipendono dalla relativa eziologia.
nel postoperatorio e, raramente, in presenza di neoplasie bronchiali.
L’atelettasia da compressione si presenta ogniqualvolta la cavità pleu Edema polmonare cardiogeno
rica è parzialmente o completamente occupata da essudato fluido,
neoplasie, sangue o aria (in quest’ultimo caso si parla di pneumoto- A livello emodinamico, la causa più comune di edema polmonare
race), oppure in seguito a pneumotorace iperteso dove la pressione consiste nell’aumento della pressione idrostatica, come avviene
dell’aria determina compressione e compromette la funzionalità del nell’insufficienza cardiaca congestizia sinistra. A prescindere dalla
polmone e del mediastino, nonché dei grossi vasi. Con l’atelettasia situazione clinica, la congestione polmonare e l’edema sono condi-
compressiva, il mediastino si sposta controlateralmente rispetto al zioni caratterizzate da polmoni pesanti e imbibiti. Il liquido si accu-
polmone colpito. L’atelettasia da contrazione si verifica quando le mula inizialmente nelle regioni basali dei lobi inferiori a causa della
alterazioni fibrotiche locali o generalizzate del polmone o della maggiore pressione idrostatica in queste sedi (edema dipendente).
pleura impediscono una piena espansione. Dal punto di vista istologico, i capillari alveolari appaiono congesti
Un’atelettasia significativa riduce la ventilazione e predispone a e si osserva un precipitato granulare rosa intra-alveolare. Si possono
infezione. Poiché il parenchima polmonare collassato può essere verificare microemorragie alveolari e macrofagi carichi di emoside-
670 CAPITOLO 15 Il polmone
Tabella 15.1 Classificazione e cause di edema polmonare polmonari diffusi in assenza di insufficienza cardiaca.2 Inoltre, la
sindrome da distress respiratorio acuto (Acute Respiratory Distress
EDEMA EMODINAMICO Syndrome, ARDS) è riconducibile alle forme gravi di danno polmo-
Aumento della pressione idrostatica (aumento della pressione nare acuto (ALI). Sia l’ARDS sia l’ALI presentano un aumento della
polmonare venosa) permeabilità vascolare polmonare associata allo stato infiammatorio,
Insufficienza cardiaca sinistra (comune) nonché la morte delle cellule endoteliali ed epiteliali. La manifesta-
Sovraccarico di volume zione istologica di queste patologie si traduce nel danno alveolare
Ostruzione della vena polmonare
Pressione oncotica ridotta (meno frequente)
diffuso (DAD). Buona parte dei casi di ALI è connessa a un’eziologia
Ipoalbuminemia sottostante quale la sepsi. Non disponendo di alcuna associazione
Sindrome nefrosica eziologia, tali casi sono denominati come polmonite acuta
Epatopatia interstiziale.
Enteropatia proteino-disperdente L’ALI è una ben nota complicazione di diverse condizioni che
Ostruzione linfatica (rara)
comprendono sia le lesioni dirette del polmone sia le malattie siste-
EDEMA DOVUTO A LESIONI MICROVASCOLARI (DANNO miche (Tab. 15.2). Molti casi di ALI si verificano a causa di una
ALVEOLARE) combinazione di fattori predisponenti (ad es. shock, ossigenoterapia
Infezioni: polmonite, setticemia e sepsi). Nei casi più gravi si possono verificare disfunzioni d’organo
Gas inalati: ossigeno, fumo non polmonari.
Aspirazione di liquido: contenuto gastrico, quasi-annegamento
Farmaci e sostanze chimiche: farmaci chemioterapici (bleomicina),
altri farmaci (amfotericina B), eroina, cherosene, paraquat
Shock, traumi Morfologia Nella fase acuta, i polmoni sono pesanti, più
Radiazioni consistenti, di colore rosso e imbibiti. Sono riscontrabili
Correlato a trasfusioni congestione, edema interstiziale e intra-alveolare, infiamma-
zione, deposizione di fibrina e danno alveolare diffuso. Le
EDEMA DI ORIGINE INDETERMINATA
pareti alveolari appaiono rivestite da membrane ialine simili
Alte quote a cera (Fig. 15.3), morfologicamente simili a quelle osservate
Neurogenico (trauma del sistema nervoso centrale) nella malattia delle membrane ialine del neonato (Cap. 10).
Le membrane ialine sono costituite da un essudato ricco di
fibrina frammisto a residui citoplasmatici e lipidici delle cel-
rina (cellule dell’“insufficienza cardiaca”). In caso di congestione lule epiteliali necrotiche. Nella fase organizzativa, gli pneu-
polmonare cronica, come quella osservata nella stenosi mitralica, i mociti di tipo II vanno incontro a proliferazione dando origine
macrofagi carichi di emosiderina sono abbondanti e la fibrosi con a uno strato granuloso di rivestimento delle pareti e degli
ispessimento delle pareti alveolari può portare i polmoni edematosi spazi alveolari. Nella maggior parte dei casi, questo strato
a divenire duri e bruni (indurimento bruno). Queste alterazioni, oltre granuloso viene riassorbito comportando così minime alte-
a compromettere la normale funzionalità respiratoria, predispongo- razioni funzionali. Talvolta, comunque, l’ispessimento fibro-
no allo sviluppo di infezioni. tico dei setti alveolari sopravviene in seguito alla prolifera-
zione delle cellule interstiziali e alla deposizione di collagene.
I casi fatali spesso presentano un’infezione broncopolmonare
Edema da lesioni microvascolari
sovrapposta.
Il secondo meccanismo fisiopatologico che porta alla formazione
dell’edema polmonare è caratterizzato dalle lesioni dei capillari dei setti
alveolari. In questo caso, la pressione idrostatica capillare polmonare Patogenesi. La membrana dei capillari alveolari è costituita da
non è in genere elevata e i fattori emodinamici hanno un ruolo secon- due barriere separate: l’endotelio microvascolare e l’epitelio alveolare.
dario. L’edema consegue a lesioni primitive dell’endotelio vascolare o Nell’ARDS, l’integrità di questa barriera è compromessa da lesioni
a un danno delle cellule epiteliali alveolari (con lesione microvascolare endoteliali o epiteliali o, più comunemente, da entrambe.3 I marcatori
secondaria). Ne risulta una fuoriuscita di liquidi e proteine dapprima delle lesioni endoteliali e l’attivazione del fattore di von Willebrand
nello spazio interstiziale e, nei casi più gravi, in quello alveolare. Nella e dell’endotelina possono essere rilevati ad alti livelli nel siero dei
maggior parte delle forme di polmonite, l’edema resta localizzato e pazienti con ARDS. Si possono osservare lesioni epiteliali sotto
viene mascherato dalle manifestazioni di infezioni. Nelle forme dif- forma di tumefazioni, vacuolizzazioni, formazione di vescicole e,
fuse, tuttavia, l’edema alveolare contribuisce notevolmente allo svilup- nella fase di esordio del danno polmonare acuto, può essere altresì
po di una condizione grave e spesso letale, la sindrome da distress riscontrata una vera e propria necrosi. Le conseguenze immediate
respiratorio acuto, trattata nella sezione seguente. del danno alla membrana dei capillari alveolari comprendono l’au-
mento della permeabilità vascolare e quindi essudazione intra-alve-
olare, perdita della capacità di diffusione e alterazioni nella distri-
Danno polmonare acuto e sindrome da buzione del surfactante causate dal danno agli pneumociti di tipo
distress respiratorio acuto (danno II. Inoltre, la lesione endoteliale innesca la formazione di microtrom
bi che inducono l’insulto ischemico (Fig. 15.4). Le membrane ialine,
alveolare diffuso) particolarmente tipiche nell’ALI e nell’ARDS, risultano dall’ispes-
simento dell’essudato ricco di proteine che cattura i detriti delle
Il danno polmonare acuto (Acute Lung Injury, ALI) (altresì deno- cellule epiteliali alveolari morte.
minato edema polmonare acuto non cardiogeno) è caratterizzato Nonostante la base cellulare e molecolare dell’ALI e dell’ARDS
dall’insorgenza improvvisa di ipossiemia significativa e di infiltrati rimanga oggetto di attive indagini cliniche, sembra che nell’ARDS
CAPITOLO 15 Il polmone 671
TABELLA 15.2 Condizioni associate allo sviluppo il danno polmonare sia causato da uno squilibrio tra i mediatori
della sindrome da distress respiratorio acuto proinfiammatori e quelli antinfiammatori.4 Gli ultimi stadi di questa
cascata di segnali che portano all’attivazione incontrollata della ri-
INFEZIONE sposta infiammatoria acuta non sono ancora del tutto noti. Tuttavia,
Sepsi* il fattore nucleare kB (NF-kB), un fattore di trascrizione la cui stessa
Infezioni polmonari diffuse* attivazione è fortemente regolata in condizioni di normalità, è emer-
Polmonite virale, da Mycoplasma e da Pneumocystis; tubercolosi so quale probabile candidato per la modulazione dell’equilibrio a
miliare favore dello stato infiammatorio. Fin dai primi 30 minuti che seguo-
Aspirazione di contenuto gastrico*
no un insulto acuto, si verifica un aumento nella sintesi di interleu-
CONDIZIONI FISICHE/TRAUMI china-8 (IL-8), un potente chemotattico per i neutrofili e attivatore
Trauma meccanico, inclusi i traumi cranici*
dei macrofagi polmonari. La liberazione di queste e di altre citochine,
Contusioni polmonari come l’IL-1 e il fattore di necrosi tumorale (Tumor Necrosis Factor,
Quasi-annegamento TNF), induce l’attivazione endoteliale, il sequestro a livello micro-
Fratture con embolia grassosa vascolare polmonare e l’attivazione dei neutrofili. Si ritiene che i
Ustioni neutrofili abbiano un ruolo di rilievo nella patogenesi dell’ARDS.
Radiazioni ionizzanti
L’esame istologico dei polmoni nelle prime fasi del processo pato-
INALAZIONE DI AGENTI IRRITANTI logico rivela un aumento nel numero dei neutrofili all’interno dello
Tossicità da ossigeno
spazio vascolare, nell’interstizio e negli alveoli. Non è del tutto chiaro
Fumo come i neutrofili vengano sequestrati nel polmone. Ciò potrebbe
Gas e sostanze chimiche irritanti avvenire attraverso due possibili meccanismi. In primo luogo, i
neutrofili attivati dalle citochine come l’IL-8 e il TFN stimolano
DANNO CHIMICO l’espressione di molecole di adesione permettendogli di legarsi ai
Sovradosaggio di eroina o metadone loro ligandi sulle cellule endoteliali attivate. Inoltre, i neutrofili atti-
Acido acetilsalicilico vati diventano “rigidi”, meno deformabili e quindi vengono intrap-
Sovradosaggio da barbiturici
Paraquat polati all’interno degli stretti letti capillari polmonari. I neutrofili
attivati liberano una varietà di prodotti (ad es. ossidanti, proteasi,
CONDIZIONI EMATOLOGICHE fattore attivante le piastrine e leucotrieni) che causano danni all’epi-
Trasfusioni multiple telio alveolare e alimentano la cascata infiammatoria. Gli attacchi
Coagulazione intravascolare disseminata combinati sull’endotelio e sull’epitelio mantengono la permeabilità
vascolare e la perdita di surfactante. Ciò non permette all’unità al-
PANCREATITE veolare di espandersi. Sarebbe opportuno osservare che le forze
UREMIA distruttive esercitate dai neutrofili possono essere contrastate da una
serie di antiproteasi endogene, antiossidanti e citochine antinfiam-
BYPASS CARDIOPOLMONARE matorie (ad es. IL-10) a loro volta potenziate dalle citochine infiam-
REAZIONI DA IPERSENSIBILITÀ matorie. La disregolazione del sistema di coagulazione costituisce
un’ulteriore caratteristica dell’ARDS. I livelli di fattore tissutale si
Solventi organici
Farmaci
rivelano in aumento mentre quelli relativi agli anticoagulanti (pro-
teina C), sono in diminuzione nel plasma e nel fluido di lavaggio
*
Oltre il 50% dei casi di sindrome da distress respiratorio acuto è associato broncoalveolare. La via stessa della coagulazione è un forte segnale
a queste quattro condizioni. proinfiammatorio. La trombina, ad esempio, promuove l’adesione
dei neutrofili all’endotelio. In sostanza, ciò che determina il grado
di lesione tissutale e la gravità clinica dell’ALI/ARDS è l’equilibrio
tra i fattori distruttivi e protettivi.
La risoluzione dell’ARDS implica il riassorbimento dell’essudato,
la rimozione delle cellule morte e la loro sostituzione con nuove
cellule dell’endotelio e dell’epitelio alveolare. La rimozione dell’es-
sudato e dei detriti tissutali avviene a opera dei macrofagi proprio
come in tutte le altre forme di lesione tissutale. Le cellule epiteliali
sono ricostituite con una proliferazione iniziale di pneumociti di
tipo II sopravvissuti che rivestono la membrana basale priva di
cellule. Possono essere coinvolte anche le cellule del ramo bronco-
alveolare recentemente scoperte. Le cellule di tipo II danno poi
origine a quelle di tipo I che costituiscono la maggior parte dell’epi-
telio alveolare. Il ripristino della funzione endoteliale avviene at-
traverso la migrazione dai capillari indenni e dalle cellule progeni-
trici endoteliali che derivano dal midollo osseo (Cap. 3); queste
ultime si possono evidenziare nella circolazione durante la fase di
recupero dall’ARDS.
Figura 15.3 Danno alveolare diffuso (sindrome da distress respiratorio
Evoluzione clinica. I pazienti che sviluppano l’ALI sono abitual-
acuto). Alcuni degli alveoli sono collassati; altri sono distesi e molti altri mente ricoverati a causa di una delle condizioni predisponenti
sono rivestiti dalle membrane ialine (frecce). elencate precedentemente. L’ALI è precocemente segnalato da
672 CAPITOLO 15 Il polmone
Figura 15.4 Alveolo normale (lato sinistro) confrontato con un alveolo leso nella fase precoce di danno polmonare acuto e nella sindrome da distress
respiratorio acuto. Le citochine proinfiammatorie come l’interleuchina-8 (IL-8), l’interleuchina-1 (IL-1) e il fattore di necrosi tumorale (TNF) (rilasciate dai
macrofagi), fanno aderire al microcircolo polmonare i neutrofili, che poi fuoriescono nello spazio alveolare, dove vanno incontro ad attivazione. I neutrofili
attivati rilasciano una molteplicità di fattori, compresi leucotrieni, ossidanti, proteasi e fattore attivante le piastrine (PAF), che contribuiscono al danno tis-
sutale locale, all’accumulo di liquido edematoso negli spazi aerei, all’inattivazione del surfactante e alla formazione di membrane ialine. ll fattore inibitorio
della migrazione dei macrofagi (MIF) rilasciato a livello locale mantiene la risposta proinfiammatoria. In seguito, il rilascio di citochine fibrogeniche derivate
dai macrofagi, come il fattore di crescita trasformante b (TGFb) e il fattore di crescita piastrine-derivato (PDGF), stimolano la crescita dei fibroblasti e la
deposizione di collagene associata alla fase di guarigione della lesione. (Modificata per gentile concessione di Ware LB, Matthay MA: The acute respiratory
distress syndrome. N Engl J Med 342:1334, 2000)
dispnea e tachipnea gravi, seguite da progressiva cianosi e ipossiemia, Polmonite Acuta Interstiziale
da insufficienza respiratoria e comparsa di infiltrati bilaterali diffusi
all’esame radiografico. L’ipossiemia può quindi diventare refrattaria Polmonite acuta interstiziale è un termine clinico-patologico utiliz-
all’ossigenoterapia a causa dello squilibrio del rapporto tra ventila- zato per descrivere un ALI diffuso dal decorso clinico rapidamente
zione e perfusione, come descritto in seguito. Può altresì svilupparsi progressivo e di eziologia ignota (talvolta indicato come forma
acidosi respiratoria. Nella fase di esordio della malattia, i polmoni idiopatica di ALI-DAD). Si tratta di una malattia sconosciuta che si
diventano rigidi a causa della perdita di surfactante funzionale. In presenta intorno ai 50 anni senza differenze tra i due sessi. I pazienti
un numero ristretto di pazienti, l’essudato e la distruzione tissutale si presentano con un quadro di insufficienza respiratoria acuta
diffusa che si presentano nell’ALI-ARDS non si risolvono e sfociano spesso in seguito a una malattia di durata inferiore alle tre settimane
in cicatrici. In tali casi, la fibrosi interstiziale determina polmoni con le caratteristiche di un’infezione delle vie aeree superiori. Le
rigidi e malattie polmonari croniche. caratteristiche radiografiche e patologiche sono identiche a quelle
Le alterazioni funzionali dell’ALI non sono distribuite equamente della fase organizzativa dell’ALI. Il tasso di mortalità varia dal 33 al
nell’intero polmone. I polmoni dei pazienti possono essere divisi in 74% e la maggioranza dei decessi si verifica nell’arco di uno o due
regioni infiltrate, addensate o collassate (e quindi scarsamente aerate mesi.7 Nei pazienti sopravvissuti, si possono osservare recidive e
e con debole compliance) alternate a regioni che presentano com- l’insorgenza di un’interstiziopatia cronica.8-10
pliance e ventilazione pressoché normali. Le regioni polmonari
scarsamente aerate continuano a essere perfuse, producendo squi-
librio nel rapporto ventilazione/perfusione e ipossiemia. Grazie ai
progressi raggiunti nella terapia della sepsi, nella ventilazione mec-
Malattia polmonare restrittiva
canica e nelle terapie di supporto, il tasso di mortalità nei 190.000 e ostruttiva a confronto
casi di ALI riscontrati annualmente negli Stati Uniti è sceso dal 60
al 40% circa.5 La maggior parte dei decessi si possono attribuire alla Basandosi sui risultati dei testi di funzionalità respiratoria, le malat-
sepsi o all’insufficienza multiorgano e, in alcuni casi, al danno pol- tie polmonari croniche non infettive possono essere inserite in una
monare diretto.6 delle due categorie: (1) sindrome ostruttiva (o malattia delle vie ae-
CAPITOLO 15 Il polmone 673
TABELLA 15.3 Malattie associate a ostruzione delle vie aeree: spettro della broncopneumopatia cronica ostruttiva
Termine clinico Sede anatomica Modificazioni patologiche principali Eziologia Segni/sintomi
Bronchite cronica Bronco Ghiandola mucosa iperplastica, Fumo di tabacco, Tosse, produzione
ipersecrezione inquinanti atmosferici di escreato
Bronchiectasia Bronco Dilatazione aerea e cicatrizzazione Infezioni persistenti Tosse, escreato purulento
o gravi e febbre
Asma Bronco Iperplasia del muscolo liscio, Cause immunologiche Respiro sibilante
eccesso di muco, infiammazione o indefinite episodico, tosse,
dispnea
Enfisema Acino Dilatazione degli spazi aerei; Fumo di tabacco Dispnea
distruzione della parete
Malattia delle piccole Bronchiolo Cicatrizzazione/obliterazione Fumo di tabacco, Tosse, dispnea
vie aeree, infiammatoria inquinanti atmosferici,
bronchiolite miscellanea
ree), caratterizzata da un aumento della resistenza al flusso dovuto Nella maggior parte dei pazienti, la BPCO è la conseguenza di un
alla parziale o completa ostruzione a un qualunque livello, dalla lungo periodo di intenso tabagismo; circa il 10% dei pazienti non sono
trachea e dai bronchi principali fino ai bronchioli terminali e respi- fumatori.13,14 Tuttavia, solo una minoranza di fumatori sviluppa una
ratori, e (2) sindrome restrittiva, caratterizzata da una ridotta espan- BPCO e la ragione è ancora ignota. A causa dell’aumento del tabagi-
sione del parenchima, con diminuzione della capacità polmonare smo (in calo negli Stati Uniti ma in aumento nel resto del mondo),
totale. Nei pazienti affetti da patologie ostruttive diffuse, i test di degli inquinanti ambientali e di altri agenti nocivi, l’incidenza della
funzionalità polmonare rivelano una riduzione del picco massimo BPCO è aumentata notevolmente negli ultimi decenni e attualmente
di flusso durante un’espirazione forzata, solitamente misurata con il rappresenta la quarta causa di morbilità e mortalità negli Stati Uniti.
volume espiratorio forzato in 1 secondo. L’ostruzione al flusso espi- È opportuno riconoscere la sovrapposizione delle varie forme di
ratorio può essere dovuta a una varietà di condizioni elencate nella BPCO, le cui componenti e caratteristiche che le contraddistinguono
Tabella 15.3. Tali condizioni sono contraddistinte da lesioni anato- nelle forme pure verranno discusse in seguito. Questo è essenziale
miche differenti e quindi da meccanismi di ostruzione diversi. Come per comprendere le basi fisiopatologiche delle varie cause di ostru-
verrà discusso in seguito, non è sempre possibile fare distinzioni zione. Mentre attualmente vengono trattate sulla base della sinto-
nette. Al contrario, le malattie restrittive sono connotate da una matologia, la comprensione della patogenesi potrebbe condurre
ridotta capacità polmonare totale e da un flusso massimo espiratorio all’applicazione di terapie che hanno come obiettivo i meccanismi
nella norma o proporzionalmente ridotto. Le malattie restrittive si sottostanti.
osservano generalmente in due condizioni: (1) malattie della parete
toracica (ad es. malattie neuromuscolari come la poliomielite, Enfisema
l’obesità grave, le malattie della pleura e la cifoscoliosi) e (2) malattie
infiltrative o interstiziali croniche, come la pneumoconiosi e la fibrosi L’enfisema è una condizione del polmone caratterizzata da un in-
interstiziale di eziologia ignota. grandimento irreversibile dell’area distale al bronchiolo terminale,
accompagnato da distruzione delle pareti senza evidente fibrosi.15
Incidenza. La BPCO rappresenta il principale problema di salute dell’acino e la diagnosi differenziale con l’enfisema panacinare di-
pubblica. È la quarta principale causa di morbilità e mortalità negli venta difficile. L’enfisema centroacinare colpisce soprattutto i forti
Stati Uniti16 e si prevede che diventi la quinta per importanza su fumatori, spesso in associazione alla bronchite cronica.
scala mondiale entro il 2020.17 In uno studio, è riportata un’incidenza Enfisema panacinare (panlobulare). In questo tipo di enfisema,
combinata del 50% di enfisema panacinare e centroacinare in sede gli acini sono uniformemente iperinsufflati a partire dal livello dei
autoptica, e la malattia polmonare è stata considerata responsabile bronchioli respiratori fino agli alveoli terminali a fondo cieco (Figg.
della morte nel 6,5% di questi pazienti.18 Vi è una palese connessione 15.6 C e 15.7 B). Il prefisso “pan” si riferisce però all’intero acino e
tra tabagismo severo ed enfisema e tale esposizione risulta più mar- non all’intero polmone. Rispetto a quanto accade nell’enfisema cen
cata nelle donne e negli afroamericani.19 troacinare, l’enfisema panacinare tende a interessare più comune-
Tipi di enfisema. L’enfisema viene classificato secondo la sua mente le regioni inferiori e i margini anteriori del polmone ed è di
distribuzione anatomica nel contesto del lobulo. Va ricordato che il solito più grave alle basi. Questo tipo di enfisema è associato a deficit
lobulo è costituito da un gruppo di acini, le unità respiratorie termi- di a1-antitripsina (a1-AT)(Cap. 18).
nali. Sebbene il termine enfisema sia talvolta applicato in modo Enfisema (parasettale) acinare distale. In questo tipo istolo-
inappropriato per indicare diverse condizioni, ne sono state riscon- gico, la parte prossimale dell’acino è normale, e la parte distale è
trate quattro varietà principali: (1) centroacinare, (2) panacinare, (3) colpita in modo preponderante. L’enfisema appare più evidente nelle
parasettale e (4) irregolare. Di queste, soltanto le prime due causano regioni adiacenti alla pleura, lungo i setti del tessuto connettivo
ostruzione di flusso clinicamente significativa (Fig. 15.6). L’enfisema lobulare e ai margini dei lobuli. Si sviluppa in zone adiacenti alle
centroacinare è di gran lunga più comune di quello panacinare e aree di fibrosi, di tessuto cicatriziale o di atelettasia ed è abitual-
costituisce oltre il 95% dei casi. mente più grave nelle regioni superiori dei polmoni. I riscontri
Enfisema centroacinare (centrolobulare). In questo tipo di en- caratteristici sono rappresentati da spazi aerei multipli, successivi
fisema sono coinvolte le porzioni centrali o prossimali degli acini e dilatati, con diametro da 0,5 cm a oltre 2,0 cm, talvolta organizzati
formate dai bronchioli respiratori, mentre non lo sono gli alveoli distali in strutture simil-cistiche. Questo tipo di enfisema probabilmente
(Figg. 15.6 B e 15.7 A). Pertanto, all’interno dello stesso acino e dello esiste in forma latente in molti casi di pneumotorace spontaneo
stesso lobulo coesistono aree enfisematose e aree normali. Le lesioni nei giovani.
sono più comuni e generalmente più gravi nei lobi superiori, in Iperinsufflazione con fibrosi (enfisema irregolare). L’enfisema
particolare nei segmenti apicali. Le pareti delle aree enfisematose irregolare, così chiamato perché l’acino è interessato in modo irregolare,
spesso contengono ingenti quantità di pigmenti bruni. È comune è quasi invariabilmente associato a fenomeni di cicatrizzazione. Per-
riscontrare flogosi attorno ai bronchi e ai bronchioli. Nell’enfisema tanto, può essere la forma più comune di enfisema in quanto un
centroacinare grave può essere interessata anche la parte distale esame attento dei polmoni in sede autoptica rivela una o più zone
cicatriziali derivanti da un processo infiammatorio pregresso. Nella
maggior parte dei casi, questi focolai di enfisema irregolare sono
asintomatici e insignificanti a livello clinico.
Patogenesi. La BPCO è caratterizzata da una lieve infiammazione
cronica che interessa tutte le vie respiratorie, il parenchima e il si-
stema vascolare polmonare. Macrofagi, linfociti T CD8+ e CD4+ e
neutrofili sono aumentati in varie parti del polmone. Le cellule in-
fiammatorie attivate rilasciano una varietà di mediatori, compresi
leucotriene B4, IL-8, TNF e altri, in grado di danneggiare le strutture
polmonari o di mantenere lo stato di infiammazione neutrofilica.20
Sebbene i dettagli sulla patogenesi delle due forme comuni di enfi-
sema, quello centroacinare e quello panacinare, rimangano indefi-
niti, l’ipotesi più plausibile che possa spiegare la distruzione della
parete alveolare è un sistema di proteasi-antiproteasi, aiutato e favorito
dallo squilibrio di ossidanti e antiossidanti.
L’ipotesi dello squilibrio proteasi-antiproteasi si basa sull’osserva-
zione che i pazienti con un deficit genetico degli inibitori delle pro-
teasi a1-antitripsina, hanno una tendenza notevolmente maggiore
a sviluppare enfisema polmonare, ulteriormente peggiorata dal fumo
(Fig. 15.8). Circa l’1% di tutti i pazienti con enfisema presentano
questa anomalia. L’a1-antitripsina, generalmente presente nel siero,
nei liquidi tissutali e nei macrofagi, è uno dei principali inibitori di
proteasi (in particolare l’elastasi), secreta dai neutrofili durante l’in-
fiammazione. L’a1-antitripsina è codificata da geni codominanti sul
locus dell’inibitore della proteasi (Pi) sul cromosoma 14. Il locus Pi
è altamente polimorfico e presenta numerosi alleli. Il più comune è
il classico allele (M) con il fenotipo corrispondente. Lo 0,012% circa
della popolazione americana è omozigote per l’allele Z e presenta
livelli sierici molto ridotti di a1-antitripsina. Oltre l’80% di questi
Figura 15.6 Caratteristiche principali dell’enfisema. A. Rappresentazione
della struttura normale all’interno dell’acino. B. Enfisema centroacinare con individui sviluppa un enfisema paracinare sintomatico che insorge
dilatazione che colpisce inizialmente i bronchioli respiratori. C. Enfisema in età precoce e con maggiore gravità nei fumatori. Viene postulata
panacinare con iniziale dilatazione dell’alveolo e del dotto alveolare. la seguente sequenza:
CAPITOLO 15 Il polmone 675
Figura 15.7 A. Enfisema centroacinare. Le aree centrali mostrano una marcata lesione enfisematosa (E), circondata da spazi alveolari relativamente
risparmiati. B. Enfisema panacinare che interessa l’intero lobulo polmonare.
1. I neutrofili (la fonte principale della proteasi cellulare) vengono di è completamente chiaro, ma probabilmente implica un effetto
norma sequestrati nei capillari periferici, inclusi quelli nel polmo- chemotattico diretto della nicotina, nonché gli effetti di numerosi
ne, e pochi di essi riescono ad accedere agli spazi alveolari. radicali liberi dell’ossigeno contenuti nel fumo. Questi attivano
2. Qualsiasi stimolo, in grado di aumentare sia il numero di leucociti il fattore di trascrizione NF-kB, che aziona i geni che codificano
(neutrofili e macrofagi) nei polmoni sia il rilascio dei loro granuli il TNF e le chemochine, inclusa l’IL-8. Questi ultimi, a loro volta,
contenenti proteasi, aumenta l’attività proteolitica. attraggono e attivano i neutrofili.
3. In presenza di bassi livelli sierici di a1-antitripsina, il processo di I neutrofili accumulati sono attivati e rilasciano il contenuto dei
distruzione del tessuto elastico è incontrollato, con conseguente loro granuli, ricco di proteasi cellulari (elastasi neutrofila, protei-
sviluppo di enfisema. nasi 3 e catepsina G), provocando lesioni nei tessuti.
Il fumo di sigaretta aumenta anche l’attività elastasica nei macro-
Pertanto, l’enfisema è considerato il risultato degli effetti distruttivi fagi; l’elastasi macrofagica non è inibita dall’a1-antitripsina e
di un’elevata attività proteasica nei soggetti con bassa attività antipro- infatti è in grado di esercitare attività proteolitica sull’antiproteasi
teasica. L’ipotesi dello squilibrio proteasi-antiproteasi concorre altresì stessa. Vi sono sempre maggiori segni che, oltre all’elastasi, le
a spiegare l’effetto del fumo di sigaretta nello sviluppo dell’enfisema, metalloproteinasi della matrice derivate da macrofagi e neutrofili,
in particolare della forma centroacinare nei pazienti con livelli nor- abbiano un ruolo nello sviluppo del danno tissutale.
mali di a1-antitripsina:
Il fumo ha inoltre un ruolo rilevante nel mantenimento dello
Nei fumatori, neutrofili e macrofagi si accumulano negli alveoli. Il squilibrio ossidanti-antiossidanti nella patogenesi dell’enfisema. Nor-
meccanismo mediante il quale si sviluppa l’infiammazione non malmente, il polmone contiene un corredo fisiologico di antiossidanti
Figura 15.8 Patogenesi dell’enfisema. L’eccessiva attività proteasica e i radicali liberi combinano i loro effetti contribuendo al danno tissutale. Il deficit
di a1-antitripsina (a1-AT) può essere congenito o “funzionale”, determinato da inattivazioni ossidative. Si veda il testo per maggiori dettagli. IL-8, interleuchina-8;
LTB4, leucotriene B4; TNF, fattore di necrosi tumorale.
676 CAPITOLO 15 Il polmone
comprendono broncodilatatori, steroidi, bullectomia e, in casi selezio- Enfisema interstiziale. Con il termine enfisema interstiziale si
nati, riduzione chirurgica del volume polmonare e trapianto polmo- definisce l’entrata di aria all’interno dello stroma connettivale del
nare. La terapia sostitutiva con a1-AT è in corso di valutazione.23 polmone, del mediastino o nel sottocute. In molti casi, piccole lacera
Altri tipi di enfisema. Affrontiamo adesso l’argomento relativo zioni alveolari nell’enfisema polmonare forniscono la porta di in-
ad alcune patologie in cui il termine enfisema viene applicato in gresso dell’aria nel tessuto stromale, ma raramente può accadere che
modo meno rigoroso e a condizioni che ne sono strettamente alla base del problema vi sia un trauma penetrante della gabbia to-
correlate. racica che permetta all’aria di essere aspirata all’interno oppure una
Iperinflazione compensatoria (enfisema). Questo termine è frattura costale che abbia perforato il polmone sottostante. Le lace-
talvolta impiegato per indicare una dilatazione degli alveoli senza razioni alveolari generalmente si formano in presenza di tosse in-
distruzione delle pareti del setto in risposta a una perdita di tessuto tensa associata a un’ostruzione bronchiolare, con un netto aumento
in un’altra regione polmonare. L’esempio più chiaro è rappresentato delle pressioni all’interno del sacco alveolare. I soggetti a rischio sono
dall’iperespansione della porzione residua di parenchima polmonare i bambini con tosse convulsa e bronchite, i pazienti con ostruzione
che segue la rimozione chirurgica di un lobo o di un intero delle vie aeree (da coaguli, tessuto neoplastico o corpi estranei) o
polmone. sottoposti a ventilazione artificiale e i soggetti che hanno improvvi-
Iperinflazione ostruttiva. In questa condizione il polmone si samente inalato gas irritanti.
espande perché l’aria viene intrappolata al suo interno. Una causa
comune è l’ostruzione subtotale da parte di un tumore o di un corpo Bronchite Cronica
estraneo. Un altro esempio è costituito dall’iperinflazione lobare
congenita nei neonati, probabilmente dovuta a un’ipoplasia della A livello clinico, la bronchite cronica indica la condizione caratterizzata
cartilagine bronchiale e talvolta associata ad altre anomalie congenite da tosse persistente con produzione di escreato per almeno tre mesi
cardiache e polmonari. L’iperinflazione nelle broncopneumopatie e per almeno due anni consecutivi, in assenza di qualsiasi altra causa
ostruttive può comparire sia (1) in seguito a un effetto valvola del identificabile. La bronchite cronica, così comune tra i fumatori abi-
fattore ostruttivo, che permette all’aria di entrare durante l’inspira- tuali e i soggetti che abitano in città inquinate, non è un disturbo così
zione ma non di uscire durante l’espirazione, sia (2) per completa poco banale come si riteneva in passato. Se tale condizione persiste
ostruzione del bronco con ventilazione attraverso vie collaterali che per anni, può (1) progredire fino allo sviluppo di una BPCO, (2)
fanno giungere l’aria aggirando l’ostruzione. Queste vie collaterali portare al cuore polmonare e all’insufficienza cardiaca o (3) causare
sono rappresentate dai pori di Kohn e da altre connessioni bronchio- metaplasia atipica e displasia dell’epitelio respiratorio, creando un
loalveolari accessorie (i canali di Lambert). L’iperinflazione ostrut- terreno fertile per la trasformazione neoplastica.
tiva può rappresentare un’evenienza potenzialmente letale per il Patogenesi. Il fattore primario o scatenante nella genesi della
paziente poiché le regioni di parenchima colpito possono distendersi bronchite cronica sembra essere un’irritazione cronica causata da
al punto da comprimere le zone normali restanti. sostanze inalatorie come il fumo di tabacco (il 90% dei pazienti è
Enfisema bolloso. È il termine impiegato per descrivere una fumatore) o polvere di granaglie, cotone o silicio. La presentazione
qualunque forma di enfisema che abbia comportato la formazione della bronchite cronica nelle fasi precoci consiste nell’ipersecrezione
di grandi bolle o vescicole subpleuriche (spazi di diametro superiore di muco nelle grandi vie respiratorie, associata a ipertrofia delle
a 1 cm in distensione) (Fig. 15.9). Esse rappresentano accentuazioni ghiandole sottomucose nella trachea e nei bronchi.24 Le proteasi
localizzate di enfisema vicino all’apice, a volte in relazione a cicatrici rilasciate dai neutrofili, come l’elastasi neutrofila, la catepsina e le
tubercolari di vecchia data. Talora, la rottura di una bolla può dare metalloproteinasi della matrice, stimolano tale ipersecrezione di
origine a uno pneumotorace. muco. Quando la bronchite cronica persiste, si può osservare inoltre
un notevole incremento delle cellule caliciformi nelle piccole vie aeree,
nei piccoli bronchi e nei bronchioli. Questo porta a un’eccessiva pro-
duzione di muco e contribuisce all’ostruzione delle vie respiratorie.
Si ritiene che sia l’ipertrofia delle ghiandole sottomucose sia l’au-
mento delle cellule caliciformi rappresentino reazioni metaplastiche
protettive contro il fumo di tabacco o altri inquinanti (ad es. biossido
di zolfo e biossido di azoto).
Sebbene l’ipersecrezione mucosa nelle alte vie aeree sia la causa di
iperproduzione di escreato, si ritiene oggi che le alterazioni concomi-
tanti delle piccole vie aeree del polmone (piccoli bronchi e bronchioli
con diametro inferiore a 2-3 mm) possano causare manifestazioni di
ostruzione cronica precoci e di valenza fisiologica.25,26 Questa caratteri-
stica è simile a quella descritta precedentemente in merito all’enfisema
e sembra rappresentare un comune denominatore nella BPCO.
Il ruolo delle infezioni sembra essere secondario. Esse non sono
responsabili nella fase iniziale dello sviluppo della bronchite cronica,
ma svolgono probabilmente un ruolo significativo nel mantenerla e
possono essere decisive nel produrre esacerbazioni acute. Il fumo di
sigaretta predispone alle infezioni in diversi modi. Interferisce con
l’attività ciliare dell’epitelio respiratorio, può provocare direttamente
danno cellulare epiteliale e inibisce la capacità dei leucociti bron-
Figura 15.9 Enfisema bolloso con grandi bolle subpleuriche chiali e alveolari di eliminare eventuali batteri. Anche le infezioni
(in alto a sinistra). virali possono causare esacerbazioni di una bronchite cronica.
678 CAPITOLO 15 Il polmone
minime quantità di agenti chimici per indurre l’attacco, che gene- Un secondo gruppo comprende le sostanze presenti sulla scena
ralmente avviene dopo esposizioni ripetute. I meccanismi sottostanti del crimine e dotate di potente effetto broncostenotico, il cui ruolo
variano in rapporto allo stimolo e comprendono reazioni di tipo I, effettivo nell’asma acuta allergica appare, tuttavia, relativamente
liberazione diretta di broncocostrittori e risposte iperreattive di minore sulla base della mancanza di efficacia di antagonisti po-
origine sconosciuta. tenti o degli inibitori della sintesi: (1) istamina, un potente bron-
Patogenesi. I principali fattori eziologici dell’asma atopica sono cocostrittore; (2) prostaglandina D2, che media la broncocostri-
la predisposizione genetica all’ipersensibilità di tipo I (“atopia”) e zione e la vasodilatazione; e (3) il fattore attivante le piastrine, che
l’esposizione a fattori ambientali scatenanti ancora poco definiti.30 È causa aggregazione delle piastrine e rilascio di istamina e seroto-
stato postulato che l’ereditarietà della suscettibilità genetica predi- nina dai loro granuli. Questi mediatori potrebbero ancora rive-
spone allo sviluppo di forti reazioni TH2 contro gli antigeni ambien- larsi importanti in altri tipi di asma cronica o non allergica.
tali (allergeni) che vengono ignorati o provocano risposte inoffensive Infine, un ampio terzo gruppo considera i mediatori sospetti, per
nella maggior parte dei soggetti. Nelle vie respiratorie, lo scenario cui non sono disponibili o non sono stati ancora studiati a suffi-
per la reazione viene creato in gran parte dall’iniziale sensibilizza- cienza antagonisti o inibitori specifici. Questo gruppo comprende
zione agli antigeni inalati (allergeni), che stimolano l’induzione delle numerose citochine, come IL-1, TNF e IL-6 (alcune delle quali
cellule di tipo TH2 (Fig. 15.10). Le cellule TH2 secernono le citochine sono preformate e contenute nei granuli dei mastociti),34 chemo-
che promuovono l’infiammazione allergica e stimolano le cellule B chine (ad es. eotassina), neuropeptidi, ossido di azoto, bradichi-
a produrre IgE e altri anticorpi. In questo gruppo di citochine è nina ed endoteline.
inclusa l’IL-4, che stimola la produzione di IgE; l’IL-5, che attiva
localmente gli eosinofili reclutati; e l’IL-13, che stimola la secrezione È quindi chiaro che un gran numero di mediatori contribuisce alla
di muco dalle ghiandole sottomucose e promuove la produzione di risposta asmatica acuta. Inoltre, la composizione di questo ampio
IgE da parte delle cellule B. Come avviene in altre reazioni allergiche gruppo di mediatori potrebbe differire a seconda dei diversi individui
(Cap. 6), le IgE ricoprono i mastociti della sottomucosa che, con la o delle varie forme d’asma. Il riconoscimento dell’importanza delle
riesposizione agli allergeni, vengono stimolati a rilasciare il loro cellule infiammatorie e dei relativi mediatori nell’asma ha posto
contenuto granulare e a produrre citochine e altri mediatori. L’in- maggiore enfasi sulla terapia antinfiammatoria nella pratica clinica.
sieme di questi ultimi induce la reazione di fase immediata (ipersen- Nel tempo, episodi ripetuti di esposizione a un allergene e le
sibilità immediata) e la reazione di fase tardiva. La reazione di fase reazioni immunitarie comportano cambiamenti strutturali nelle
precoce è caratterizzata da broncocostrizione, aumento nella pro- pareti bronchiali che vengono definiti con il termine di
duzione di muco, e gradi variabili di vasodilatazione con aumento “rimodellamento delle vie respiratorie”. Queste alterazioni, descritte
di permeabilità vascolare. Inoltre, la stimolazione diretta dei recettori in seguito nel dettaglio, comprendono l’ipertrofia e iperplasia della
vagali subepiteliali (del sistema parasimpatico) provoca broncoco- muscolatura liscia bronchiale, lesioni epiteliali, una maggiore
strizione attraverso riflessi centrali e locali (compresi quelli mediati vascolarizzazione delle vie respiratorie, maggiore ipertrofia/iperplasia
dalle fibre sensitive amieliniche di tipo C). della ghiandola mucosa subepiteliale e deposizione subepiteliale di
La reazione di fase tardiva consiste principalmente in uno stato collagene. Le complesse interazioni che avvengono tra sistema
infiammatorio connotato dal reclutamento di leucociti, in particolare immunitario, epitelio aereo e tessuti mesenchimali nelle vie aeree
gli eosinofili, i neutrofili e un maggior numero di cellule T. L’azione sono scarsamente comprese. Le infezioni dovute a patogeni
di reclutamento dei leucociti viene stimolata dalle chemochine respiratori comuni, come i virus respiratori sinciziali e l’influenza,
prodotte dai mastociti, dalle cellule epiteliali, dalle cellule T e da altre possono esacerbare queste alterazioni croniche e portare a un peg-
citochine (Cap. 2). È noto che le cellule epiteliali sono in grado di gioramento clinico della malattia.
produrre una grande varietà di citochine durante la risposta ad Nonostante le infezioni rappresentino spesso fattori scatenanti
agenti infettivi, farmaci, gas e ai mediatori dell’infiammazione.31 È per l’asma, paradossalmente, alcune di esse possono avere un’azione
proprio questa seconda ondata di mediatori che stimola la reazione protettiva. In prima battuta, gli studi epidemiologici avevano sug-
tardiva. Ad esempio, l’eotassina, prodotta dalle cellule epiteliali delle gerito che l’incidenza dell’asma era superiore nelle popolazioni non
vie respiratorie, è un potente agente chemotattico e attivatore degli esposte ai microrganismi rispetto a quelle che vivono in ambienti in
eosinofili.32 La proteina basica principale degli eosinofili, a sua volta, cui i microrganismi proliferano. Questa relazione potrebbe spiegare
causa lesioni epiteliali31 e maggiore costrizione delle vie aeree.33 Molti l’aumento nell’incidenza dell’asma nei Paesi sviluppati. 35 Inoltre,
mediatori sono stati considerati implicati nella risposta asmatica, questi risultati hanno condotto alla “ipotesi igienica”, in base alla
ma l’azione relativa che ciascuno di essi svolge nel contesto dell’asma quale, l’eradicazione delle infezioni può promuovere risposte aller-
umana è difficile da stabilire. Il lungo elenco delle molecole “sospette” giche e altre risposte immunitarie inoffensive. Nonostante questa
nell’attacco acuto di asma può essere suddiviso in base all’efficacia idea sia allettante, non esiste alcuna spiegazione plausibile in merito
clinica dell’intervento farmacologico con inibitori o antagonisti dei al rapporto inverso tra infezioni e asma.
diversi mediatori. Genetica dell’asma. L’asma rappresenta una malattia genetica
multifattoriale in cui l’interazione tra i geni e i fattori ambientali
Il primo gruppo (deludentemente poco consistente) comprende comporta la nascita di una reazione patologica. Come in altre ma-
i mediatori putativi il cui ruolo nel broncospasmo è chiaramente lattie genetiche complesse (Cap. 5), vi è una notevole variabilità
sostenuto dall’efficacia dell’intervento farmacologico: (1) leuco- nell’espressione di questi geni, nella combinazione di polimorfismi
trieni C4, D4 ed E4, mediatori molto potenti che causano bronco- presenti in ogni paziente e addirittura in merito al significato e alla
costrizione prolungata nonché aumento della permeabilità va- riproducibilità dei polimorfismi descritti. Degli oltre 100 geni che
scolare e della secrezione di muco e (2) acetilcolina, rilasciata sono stati descritti in associazione a questa malattia, relativamente
dall’innervazione motoria intrapolmonare, che può causare co- pochi si sono replicati in popolazioni multipaziente. Molti di questi
strizione della muscolatura liscia per mezzo della stimolazione influenzano la risposta immunologica o il rimodellamento tissutale.
diretta dei recettori muscarinici. Alcuni geni, infatti, possono influenzare l’insorgenza dell’asma, mentre
680 CAPITOLO 15 Il polmone
Figura 15.10 A e B. Confronto tra un bronco normale e quello di un paziente con asma. Si noti l’accumulo di muco nel lume bronchiale, risultato di un
aumento del numero di cellule caliciformi muco-secernenti nella mucosa e dell’ipertrofia delle ghiandole mucose della sottomucosa. Inoltre, si osserva
un’intensa infiammazione cronica dovuta al richiamo di eosinofili, macrofagi e di altre cellule infiammatorie. La membrana basale localizzata sotto la mucosa
epiteliale è ispessita e si osservano ipertrofia e iperplasia delle fibrocellule muscolari lisce. C. Allergeni inalati (antigene) provocano una risposta TH2 domi-
nante che favorisce la produzione di IgE e il reclutamento di eosinofili (priming o sensibilizzazione). D. Con la riesposizione all’antigene (Ag), la reazione
immediata è scatenata dal cross-linking indotto dall’antigene di IgE legate a recettori sui mastociti. Queste cellule rilasciano mediatori preformati. Nel loro
insieme, direttamente o attraverso riflessi neuronali, i mediatori inducono broncospasmo, aumento della permeabilità vascolare, produzione di muco e
richiamo dal sangue di altre cellule che rilasciano mediatori. E. L’arrivo di leucociti reclutati (neutrofili, eosinofili, basofili e anche linfociti e monociti) segna
l’inizio della seconda fase dell’asma e il rilascio di nuovi mediatori da leucociti, endotelio e cellule epiteliali. Anche i fattori, in particolare di provenienza
dagli eosinofili (ad es. proteina basica maggiore, proteina cationica eosinofila), causano danno all’epitelio.
CAPITOLO 15 Il polmone 681
altri ne possono alterare il livello di gravità o la risposta del paziente in molti parassiti umani e nelle parete cellulare dei funghi. Negli
alla terapia.36 umani, la famiglia delle chitinasi comprende membri con o senza
attività enzimatica. La chitinasi acidica dei mammiferi è uno dei
Uno tra i loci di suscettibilità più replicati per l’asma si trova nel membri con attività enzimatica, è upregulated e contribuisce
cromosoma 5q, prossimo al gruppo dei geni che codificano le all’infiammazione TH2. Diversamente, l’YKL-40 è uno dei mem-
citochine IL-3, IL-5, IL-9, e i recettori IL-13 e IL-14. Il recettore bri senza attività enzimatica ed è associato all’asma. Inoltre, i
per gli LPS (CD14) insieme a un altro gene candidato, il recettore livelli sierici di YKL-40 sono correlati allo stato di gravità
b2-adrenergico, sono qui localizzati. Questa regione è considerata dell’asma.41
molto importante in quanto è la sede in cui avviene la connes-
sione tra molti dei numerosi geni che la popolano. In essa risie-
dono inoltre i meccanismi della regolazione delle IgE come pure Morfologia Nei pazienti deceduti a causa dello stato asma-
quelli relativi alla crescita e alla differenziazione dei mastociti e tico, i polmoni sono iperdistesi per inflazione, con piccole
degli esinofili. Tra i geni di questo gruppo, i polimorfismi nel gene aree di atelettasia. La più spiccata alterazione macroscopica
IL13 sono quelli che hanno un’associazione più forte e consistente è l’occlusione dei bronchi e dei bronchioli da parte di tappi
con l’asma o le malattie allergiche. mucosi spessi e adesivi. Dal punto di vista istologico, questi
L’associazione tra l’asma e le altre forme di atopia con un pleo- tappi di muco contengono aggregati vorticoidi di cellule epi-
morfismo nel gene che codifica il recettore monocitario per l’en- teliali, che danno origine alle note spirali denominate spirali
dotossina, CD14, merita ulteriori commenti in quanto costituisce di Curschmann (originate sia dal muco presente nei dotti delle
il paradigma per gli studi relativi alle interazioni genetico/am- ghiandole mucose subepiteliali che vengono in seguito espul-
bientali. In alcuni studi, il genotipo TT del CD14 è stato associato se, sia da tappi di muco presenti nei bronchioli). Sono pre-
a livelli ridotti di IgE e al rischio ridotto per asma e atopia. Altri senti numerosi eosinofili e cristalli di Charcot-Leyden; questi
studi hanno invece rivelato il contrario, ossia un rischio maggiore ultimi sono raccolte di materiale cristalloide composto da una
per atopia. Ulteriori analisi hanno rivelato che il genotipo TT ha proteina legante: la lisofosfolipasi presente nella membrana
un’azione protettiva contro l’asma o la sensibilizzazione allergica degli eosinofili, denominata galectina-10. 42 Gli altri rilievi
nei soggetti esposti a bassi livelli di endotossina (ambiente do- istologici caratteristici dell’asma denominati nel loro com-
mestico), mentre lo stesso genotipo è associato a un maggiore plesso “rimodellamento bronchiale” (Fig. 15.10 B),
rischio per asma e sensibilizzazione allergica nei soggetti esposti comprendono:
ad alti livelli di endotossine (come si verifica per gli individui che
vivono nelle aree agricole). Tali differenze possono correlarsi Ispessimento globale delle pareti delle vie respiratorie
all’influenza dei livelli di endotossine sulla regolazione delle ri- Fibrosi della membrana sub-basale (dovuta alla deposi-
sposte TH1 versus TH2. Nei soggetti con genotipo TT gli alti livelli zione di collagene di tipo I e III al di sotto della membrana
di endotossine deviano la risposta verso il tipo TH2, favorendo basale composta da collagene di tipo IV e da laminina)
quindi una maggiore produzione di IgE e la predisposizione (Fig. 15.11)
all’allergia. Questi studi indicano che la relazione tra il genotipo Aumentata vascolarizzazione
e il fenotipo dipende dal contesto, e concorrono a spiegare alcuni Aumento delle dimensioni delle ghiandole sottomucose
dei risultati discrepanti relativi agli studi di associazione nelle e metaplasia mucosa delle cellule epiteliali
diverse popolazioni.37,38 Ipertrofia e/o iperplasia della parete muscolare del bronco
Inoltre, la tendenza a produrre anticorpi IgE contro alcuni ma (che ha condotto alla terapia innovativa della termoplastica
non tutti gli antigeni, come ad es. il polline dell’ambrosia, può bronchiale in cui la radiofrequenza viene attualmente ap-
essere connessa ad alcuni particolari alleli HLA di classe II. plicata alle pareti delle vie respiratorie centrali mediante
ADAM-33: l’ADAM-33 appartiene a una sottofamiglia di metal- una sonda inserita a livello broncoscopico, permettendo
loproteinasi correlate alle MMP, come la collagenasi (Cap. 3). quindi una riduzione dell’iperresponsività fino ad almeno
Sebbene la funzione precisa svolta dall’ADAM-33 debba ancora un anno).43
essere chiarita, è noto che venga espresso dai fibroblasti polmo-
nari e dalle cellule della muscolatura liscia bronchiale. Si è postu- Nonostante l’ostruzione al flusso sia principalmente impu-
lato che i polimorfismi di ADAM-33 accelerino la proliferazione tabile alla broncocostrizione muscolare, l’edema acuto, i
delle cellule muscolari lisce bronchiali e dei fibroblasti, contribuen- tappi di muco e il rimodellamento rappresentano ulteriori
do quindi all’iperreattività bronchiale e alla fibrosi subepiteliale.39 condizioni che possono contribuire al processo. Generalmen-
L’ADAM-33 è altresì associato alla diminuzione delle funzioni te si ritiene che il rimodellamento possa altresì contribuire
polmonari. all’ostruzione cronica e irreversibile, sebbene questo sia
Gene del recettore b2-adrenergico: localizzato anch’esso sul cro- difficile da dimostrare.
mosoma 5q presenta variazioni associate a un’iperresponsività in
vivo delle vie respiratorie dimostrata dalla diagnosi differenziale
e a una risposta in vitro alla stimolazione dei b-agonisti. Pertanto, Evoluzione clinica. La classica crisi asmatica dura anche diverse
l’identificazione del genotipo può essere utile nel prevedere la ore. In alcuni pazienti i vari sintomi, tra i quali il senso di costri-
risposta alla terapia.40 zione, la dispnea, i sibili e la tosse con o senza produzione di escre-
Gene per il recettore IL-4: in questo caso, le varianti polimorfiche ato, possono persistere in forma lieve ma costante. Nella sua forma
multiple nel gene che codifica la catena alfa del recettore per l’IL-4 più grave, lo stato asmatico ovvero la crisi acuta grave può durare
sono associate ad atopia, a livelli sierici elevati di IgE e all’asma. per giorni e perfino per settimane e, in queste situazioni, l’ostru-
Famiglia delle chitinasi mammaliane: la chitinasi è un complesso zione può raggiungere un grado così elevato da causare cianosi
di enzimi che partecipa alla demolizione della chitina contenuta grave e addirittura morte. La diagnosi clinica è supportata dalla
682 CAPITOLO 15 Il polmone
TABELLA 15.5 Principali categorie della malattia cronica cronica e, in seguito, a fibrosi. Tuttavia, l’infausto insuccesso delle
polmonare interstiziale terapie antinfiammatorie mirate ad arrestare l’evoluzione di questa
malattia, non fu certamente a sostegno di questa teoria. Pertanto,
FIBROSANTE l’attuale concetto sostiene che l’IPF sia causata da “cicli ripetuti” di
Polmonite interstiziale comune (fibrosi polmonare idiopatica) danno/attivazione epiteliale provocato da alcuni stimoli non ancora
Polmonite interstiziale aspecifica identificati. Si osserva infiammazione e stimolazione della risposta
Polmonite organizzata criptogenetica delle cellule T TH2 caratterizzata dalla presenza di eosinofili, masto-
Associata a collagenopatie citi, IL-4 e IL-13 nelle lesioni. Tuttavia, il significato della risposta
Pneumoconiosi
Reazioni farmacologiche infiammatoria appare sconosciuto. La riparazione anomala dello
Polmonite da radiazioni strato epiteliale in tali sedi dà origine ad abbondante proliferazione
fibroblastica e miofibroblastica portando a “foci fibroblastici”, distin-
GRANULOMATOSA tivi dell’IPF (Fig. 15.13). I processi alla base di questa riparazione
Sarcoidosi epiteliale aberrante non sono pienamente compresi, ma tutte le
Polmonite da ipersensibilità evidenze indicano il TGFb1 come l’attore principale. Si ritiene che il
TGFb1 abbia un effetto fibrogenico e venga rilasciato dalle cellule
EOSINOFILA
alveolari epiteliali lesionate di tipo I (Fig. 15.13). Favorisce inoltre
CORRELATA AL FUMO la trasformazione dei fibroblasti nei miofibroblasti e la deposizione
Polmonite interstiziale desquamativa
di collagene e di altre molecole di matrice extracellulare.55
Pneumopatia interstiziale associata a bronchiolite respiratoria Il concetto che spiega la presenza di un’anomalia intrinseca nella
riparazione tissutale nell’IPF è sostenuto dal riscontro che attesta
ALTRE presenza di mutazioni volte ad accorciare i telomeri nei pazienti con
Proteinosi polmonare alveolare anamnesi familiare di fibrosi polmonare. Ricordiamo che i telomeri
controllano la replicazione delle cellule (Capp. 1 e 7) e che, in seguito
al loro accorciamento, le cellule epiteliali alveolari vanno incontro
a una rapida senescenza e apoptosi.56,57 È interessante notare che il
TGFb1 regola negativamente l’attività telomerasica facilitando quindi
l’apoptosi delle cellule epiteliali e il ciclo di morte e riparazione
cellulare.58 Un’altra molecola regolata dal TGFb1 è caveolin-1, la
proteina strutturale predominante della caveola che si presenta come
invaginazioni a forma di fiasco della membrana plasmatica presente
in molte cellule differenziate terminali. Caveolin-1 ha un’azione
inibitoria endogena nella fibrosi polmonare limitando la produzione
di matrice extracellulare indotta dal TGFb1 e ripristinando il pro-
cesso di riparazione epiteliale a livello alveolare. Questa molecola
risulta ridotta nelle cellule epiteliali e fibroblasti nei pazienti affetti
da IPF, e la sua iperespressione nelle cavie di topo limita la fibrosi.59
Questa downregulation può essere mediata dall’abilità del TGFb1
nell’attenuare l’espressione di caveolin-1 nei fibroblasti. Sembra
quindi che il TGFb1 sia correlato a molteplici condizioni che rego-
lano la fibrosi polmonare. Gli interventi terapeutici volti a neutra-
lizzare il TGFb1, facilitando quindi l’attività telomerasica, rallentan
do la fase di accorciamento dei telomeri o aumentando caveolin-1,
possono condurre a terapie innovative per l’IPF in futuro.60
Figura 15.13 Possibile schema delle attuali conoscenze relative
alla patogenesi della fibrosi polmonare idiopatica.
Morfologia Macroscopicamente, la superficie pleurica del
polmone ha un aspetto acciottolato a causa della retrazione
cicatriziale lungo i setti interlobulari. La superficie di taglio
il termine alveolite sclerosante criptogenetica è più diffuso. Le carat- mostra fibrosi del parenchima polmonare (aree dure, gom-
teristiche istologiche della fibrosi sono definite come polmonite mose e biancastre) con prevalenza ai lobi inferiori e una
interstiziale comune (Usual Interstitial Pneumonia, UIP), necessaria caratteristica distribuzione alle regioni subpleuriche e lungo
per porre diagnosi di IPF, ma un simile quadro può anche essere i setti interlobulari. Microscopicamente, le lesioni caratteri-
osservato in altre patologie, soprattutto nelle malattie del tessuto stiche della UIP sono le chiazze di fibrosi interstiziale, che
connettivo, nella polmonite da ipersensibilità cronica e nell’asbestosi. variano di intensità (Fig. 15.14) con il tempo. Le lesioni più
La International Multidisciplinary Consensus Classification costi- precoci contengono proliferazione fibroblastica esuberante
tuisce un eccellente riferimento per la definizione e la comprensione (foci fibroblastici). In seguito, queste zone diventano più
della polmonite interstiziale idiopatica.52,53 ricche di collagene e meno cellulari. Uno dei tratti tipici è la
Patogenesi. Mentre gli agenti eziologici della IPF restano ignoti, coesistenza di lesioni precoci e tardive (Fig. 15.15). La densa
negli ultimi anni si sono evolute le nostre conoscenze sulla patoge- fibrosi causa collasso della parete alveolare e formazione di
nesi.54 Precedentemente si riteneva che l’IPF venisse scatenata da un spazi cistici rivestiti da pneumociti iperplastici di tipo II o
insulto non identificato in grado di dare origine a infiammazione
CAPITOLO 15 Il polmone 685
Figura 15.16 Polmonite organizzata criptogenetica. Gli spazi alveolari sono riempiti da accumuli sferoidali di fibroblasti (corpi di Masson), mentre
le pareti alveolari sono relativamente normali. A. Basso ingrandimento. B. Alto ingrandimento.
È di fondamentale importanza sapere che la polmonite cronica l’esposizione dei lavoratori hanno determinato una marcata dimi-
con fibrosi intra-alveolare può essere spesso osservata come risposta nuzione delle patologie dovute dall’inalazione di polveri.
a infezioni o a processi infiammatori a danno dei polmoni.66 Questi Sebbene le pneumoconiosi siano causate da un’esposizione occu-
comprendono polmoniti virali e batteriche, tossine inalatorie, far- pazionale ben definita a sostanze specifiche presenti nell’aria, anche
maci, collagenopatie vascolari e malattia graft-versus-host nei sog- le polveri atmosferiche inquinanti hanno effetti dannosi sulla popo-
getti trapiantati di midollo osseo. La prognosi in questi pazienti è lazione, soprattutto nelle aree urbane. Gli studi al riguardo hanno
identica a quella determinata dalla patologia di base. riscontrato percentuali di morbilità (ad es. incidenza di asma) e
mortalità più alte nelle popolazioni esposte a elevati livelli di
particelle inquinanti dell’aria ambientale.68,69 Questa situazione
Interessamento polmonare nelle malattie
sottolinea quindi la necessità di compiere maggiori sforzi nel ridurre
del tessuto connettivo
i livelli di inquinanti nell’aria urbana.
Molte collagenopatie vascolari, soprattutto il lupus eritematoso si- Patogenesi. Lo sviluppo della pneumoconiosi dipende (1) dalla
stemico, l’artrite reumatoide, la sclerosi sistemica progressiva (scle- quantità di polvere trattenuta nei polmoni e nelle vie respiratorie; (2)
rodermia), la dermatomiosite-polimiosite e la malattia mista del da dimensioni, forma e quindi galleggiabilità delle particelle; (3) dalla
tessuto connettivo, possono interessare il polmone con diversi livelli solubilità e reattività biochimica delle particelle; (4) dai possibili ulte-
di gravità in una certa fase del loro decorso. L’interessamento pol- riori effetti di altri irritanti (ad es. concomitante fumo di tabacco).
monare si può verificare in diverse situazioni. Le più comuni sono La quantità di polvere trattenuta nei polmoni è determinata dalla
la NSIP, la UIP (simile a quella osservata nella IPF), la sclerosi va- sua concentrazione nell’aria, dalla durata dell’esposizione e dall’effi
scolare, la polmonite cronica organizzante e la bronchiolite. cacia dei meccanismi di clearance. Qualsiasi altro fattore, quale il
fumo di sigaretta, che danneggi l’integrità dell’apparato mucociliare,
Artrite reumatoide: l’interessamento polmonare può presentarsi predispone in modo significativo all’accumulo di polvere. Le parti-
nel 30-40% sotto forma di (1) pleurite cronica, con o senza ver- celle più dannose hanno un diametro compreso tra 1 e 5 mm poiché
samento; (2) polmonite e fibrosi interstiziale diffusa; (3) noduli possono raggiungere le piccole vie aeree terminali e i sacchi alveolari
reumatoidi intrapolmonari; o (4) ipertensione polmonare e si possono localizzare nei setti. In condizioni normali, i macrofagi
Sclerosi sistemica (sclerodermia): fibrosi interstiziale diffusa (qua- intra-alveolari sono presenti in piccola quantità, ma quando la pol-
dro della NSIP è più comune rispetto a quello della UIP) vere raggiunge gli spazi alveolari, aumentano. La protezione da parte
Lupus eritematoso: infiltrati parenchimali disomogenei e transi- della fagocitosi delle particelle può tuttavia essere sovrastata dalla
tori, e occasionalmente polmonite lupica grave grande quantità di polvere prodotta da specifiche interazioni chimi-
che delle particelle con le cellule.
L’interessamento polmonare in queste malattie è solitamente La solubilità e la citotossicità delle particelle sono notevolmente
associato a una prognosi variabile, parzialmente determinata dalla influenzate dalle loro dimensioni e modificano la natura della risposta
tipologia di malattia polmonare, nonostante sia ancora ritenuta polmonare. In linea generale, tanto più piccola è la particella, mag-
migliore rispetto a quella della UIP idiopatica.67 giore è la probabilità che finisca nei liquidi polmonari e che raggiunga
rapidamente i livelli tossici; naturalmente, tutto ciò dipende dalla
solubilità dell’agente. Pertanto, le particelle più piccole sono quelle
Pneumoconiosi
che causano più facilmente un danno polmonare acuto. Le particelle
Il termine pneumoconiosi è stato coniato originariamente per de- più grandi, invece, resistono alla dissoluzione e possono persistere
scrivere la reazione polmonare non neoplastica all’inalazione di all’interno del parenchima polmonare per anni. Questi fenomeni
polveri minerali presenti nell’ambiente lavorativo. Attualmente, tendono a determinare una pneumoconiosi fibrosante, peraltro tipica
comprende anche malattie indotte da particelle sia organiche sia della silicosi. Alcune delle particelle possono essere catturate dalle
inorganiche, da fumi e da vapori chimici. Una classificazione sem- cellule epiteliali oppure attraversare l’epitelio e interagire direttamente
plificata viene presentata nella Tabella 15.6. Le leggi che limitano con i fibroblasti e i macrofagi del tessuto interstiziale. Alcune possono
CAPITOLO 15 Il polmone 687
POLVERI MINERALI
Polvere di carbone Antracosi Carbone minerario (in particolare carbone duro
fossile)
Macule
Fibrosi massiva progressiva
Sindrome di Caplan
Silice Silicosi Lavoro in fonderia, sabbiatura, lavori minerari,
Sindrome di Caplan tagliapietra, altri
Asbesto (amianto) Asbestosi Mineraria, macinazione e fabbricazione; installazione
Placche pleuriche e rimozione di isolanti
Sindrome di Caplan
Mesotelioma
Carcinoma del polmone, laringe, stomaco, colon
Berillio Berilliosi acuta Mineraria, fabbricazione
Granulomatosi da berillio
Carcinoma polmonare (?)
Ossido di ferro Siderosi Saldatura
Solfato di bario Baritosi Mineraria
Ossido di stagno Stannosi Mineraria
raggiungere i linfatici mediante drenaggio diretto o trasportate dai minatori di carbone (Coal Workers’ Pneumoconiosis, CWP). I
macrofagi migranti, stimolando una risposta immunitaria contro i quadri clinici presenti nei minatori di carbone sono vari, dalla (1)
componenti delle particelle e/o contro le proteine dell’organismo antracosi asintomatica alla (2) CWP semplice con scarsa o nessuna
modificate dalle stesse. Tale risposta amplifica l’intensità e la durata disfunzione polmonare, fino alla (3) CWP complicata o alla fibrosi
della reazione locale. Nonostante il fumo di tabacco peggiori gli effetti progressiva massiva (Progressive Massive Fibrosis, PMF), nella quale
di tutte le polveri minerali inalate, gli effetti dell’asbesto risultano la funzionalità polmonare è compromessa.73 La patogenesi della
particolarmente amplificati. Inoltre, gli effetti delle particelle inalate CWP complicata, e in particolare la causa della progressione dalle
non sono confinati solo al polmone, poiché le particelle di soluto lesioni della CWP semplice alla PMF, non è del tutto nota. La silice
possono essere trasportate nel sangue e stimolare reazioni infiam- che contamina la polvere di carbone può favorire la progressione
matorie sistemiche.70 della malattia. Nella maggior parte dei casi, la polvere di carbone
Generalmente, solo una piccola percentuale di persone esposte stessa è principalmente incriminata e gli studi hanno dimostrato che
sviluppa malattie respiratorie professionali che implicano una pre- le lesioni complicate contengono molta più polvere rispetto alle le-
disposizione genetica.71 In uno studio è stato dimostrato che la va- sioni semplici.
riazione genetica delle proteine sieriche ed eritrocitarie è connessa
con la predisposizione a sviluppare silicosi, bronchite cronica e asma
professionale.72 Molte di queste malattie elencate nella Tabella 15.6 Morfologia L’antracosi è la più innocua lesione polmonare
sono abbastanza rare. Pertanto, solo alcune di quelle che causano indotta dal carbone nei minatori e si osserva con una certa
fibrosi del polmone verranno presentate in seguito. frequenza negli abitanti delle città e nei fumatori di tabacco.
Il pigmento di carbone inalato viene fagocitato dai macrofagi
alveolari o interstiziali, che lo accumulano poi nel tessuto
Pneumoconiosi semplice dei minatori di carbone
connettivo, lungo i linfatici, inclusi i linfatici della pleura, o
Le misure adottate a livello internazionale per la riduzione della nel tessuto linfoide organizzato lungo i bronchi o all’ilo
concentrazione della polvere di carbone nelle miniere hanno dra- polmonare.
sticamente ridotto l’incidenza della pneumoconiosi semplice dei
688 CAPITOLO 15 Il polmone
Evoluzione clinica. I segni clinici dell’asbestosi sono molto simili tipo II e dei fibroblasti. Inoltre, la presenza di cellule epiteliali atipiche
a quelli causati da altre malattie polmonari interstiziali diffuse (trat- e di cellule schiumose entro le pareti dei vasi è una caratteristica
tate precedentemente). La dispnea è di solito la prima manifestazio- ulteriore delle lesioni da radiazioni.
ne, dapprima provocata dallo sforzo, poi presente anche a riposo.
La dispnea è di norma accompagnata da tosse produttiva. Queste Malattie Granulomatose
manifestazioni compaiono raramente prima di 10 anni dalla prima
esposizione e sono più frequenti dopo 20 o più anni. La radiografia Sarcoidosi
del torace rivela addensamenti lineari irregolari, particolarmente
visibili in entrambi i lobi inferiori. Con il progredire della pneumo- La sarcoidosi è una malattia sistemica da causa ignota, caratterizzata
coniosi, si sviluppa la forma tipo a favo d’api. La malattia può per- da granulomi non caseosi in molti tessuti e organi. Presenta molte-
manere stabile o progredire verso l’insufficienza respiratoria, il cuore plici quadri clinici, ma l’adenopatia ilare bilaterale o l’interessamento
polmonare e la morte. Le placche pleuriche sono in genere asinto- polmonare sono visibili alla radiografia del torace nel 90% dei casi.
matiche e sono visibili nelle radiografie sotto forma di aree dense Le lesioni oculari e cutanee sono al secondo posto per frequenza.
circoscritte. L’asbestosi complicata da carcinoma polmonare o tu- Poiché anche altre malattie, tra cui le infezioni da micobatteri o da
more pleurico è associata a una prognosi particolarmente nefasta. funghi e la berilliosi, possono produrre granulomi non caseosi (duri),
la diagnosi istologica di sarcoidosi è di esclusione.85
La prevalenza della sarcoidosi è più alta nelle donne rispetto agli
Complicanze correlate alle terapie
uomini e varia molto nei differenti Paesi e popolazioni. Negli Stati
Malattie polmonari indotte da farmaci. I farmaci possono causare Uniti, la frequenza è più alta nelle regioni sud-orientali. È 10 volte
una varietà di alterazioni sia acute sia croniche della struttura e della superiore nei neri americani rispetto ai bianchi. Al contrario, nei cinesi
funzione respiratoria che possono comprendere la fibrosi interstiziale, e nelle popolazioni del Sud-Est asiatico la malattia risulta rara.
la bronchiolite obliterante e la polmonite eosinofila (Tab. 15.7).82 Ad Eziologia e patogenesi. Sebbene l’eziologia della sarcoidosi ri-
esempio, i farmaci citotossici usati nella terapia del cancro (ad es. la manga sconosciuta, molti indizi suggeriscono che la malattia sia
bleomicina) provocano lesioni polmonari e fibrosi a causa della loro dovuta a un disturbo della regolazione immunitaria in individui
tossicità diretta e in quanto stimolano l’afflusso delle cellule infiamma- geneticamente predisposti esposti a determinati agenti ambientali.86
torie negli alveoli. L’amiodarone, un farmaco che controlla le aritmie Il ruolo di ciascuno di questi tre fattori concomitanti è riassunto di
cardiache refrattarie, si concentra preferenzialmente nei polmoni e seguito.
causa una polmonite caratteristica nel 5-15% dei pazienti trattati. Fattori immunologici. Esistono numerose alterazioni immuno-
Malattie polmonari indotte da radiazioni. La polmonite da logiche nel granuloma sarcoidotico che suggeriscono lo sviluppo di
radiazioni è una ben nota complicanza della radioterapia delle neo una risposta cellulo-mediata a un antigene non identificato.87 Tale
plasie polmonari e toraciche (esofago, mammella, mediastino).83 processo è guidato dalle cellule T helper CD4+. Queste alterazioni
Molto spesso interessa il polmone entro il campo di irraggiamento, comprendono:88
ma occasionalmente può estendersi ad altre aree dello stesso pol-
mone o anche al polmone controlaterale. Si manifesta in forma acuta Accumulo intra-alveolare e interstiziale di cellule T CD4+, con
e cronica. Da uno a sei mesi in seguito a irradiazione frazionata, si alterazione del rapporto T cellulare CD4/CD8 da 5:1 a 15:1. Vi è
verifica una pneumopatia acuta da radiazioni (alveolite linfocitaria espansione oligoclonale di cellule T, come indicato dall’analisi
o una polmonite da ipersensibilità) nel 10-20% dei pazienti. Si ma- del riarrangiamento del T-recettore, che fa pensare a una proli-
nifesta con febbre e dispnea di entità proporzionale al volume del ferazione stimolata dall’antigene.
polmone irradiato, versamento pleurico e infiltrati radiologici che Livelli aumentati di citochine TH1 derivate da cellule T, come IL-2
di solito corrispondono all’area della precedente radioterapia. Con e IFN-g, che determinano rispettivamente espansione T cellulare
la terapia steroidea, questi sintomi possono risolversi completamen- e attivazione macrofagica.
te, in alcuni pazienti, senza effetti a lungo termine,84 mentre in altri Aumentati livelli di diverse citochine nell’ambiente locale (IL-8,
si osserva la progressione a pneumopatia cronica da radiazioni (fi- TNF, proteina infiammatoria macrofagica 1a), che favoriscono il
brosi polmonare). Quest’ultima è una conseguenza del processo di reclutamento di ulteriori cellule T e di monociti e che contribui
riparazione delle cellule endoteliali ed epiteliali comprese nell’area scono alla formazione di granulomi. Un’elevata quantità di TNF
irradiata. Le alterazioni morfologiche si traducono in un danno al- viene rilasciata in particolare dai macrofagi alveolari attivati e il
veolare diffuso, comprese atipie gravi delle cellule iperplastiche di suo livello nel liquido broncoalveolare è un marcatore dell’attività
della malattia.
Polmoniti da ipersensibilità
Il termine polmonite da ipersensibilità definisce uno spettro di ma-
lattie polmonari, soprattutto interstiziali, immuno-mediate, causate
da un’intensa, spesso prolungata, esposizione a polveri organiche e
ai relativi antigeni inalati nell’ambiente di lavoro.92 I soggetti affetti
mostrano una sensibilità anomala o una reattività maggiore all’an-
tigene che, diversamente da quanto avviene nell’asma, interessa Figura 15.23 Polmonite da ipersensibilità, aspetto istologico. Granulomi
soprattutto gli alveoli (da cui il sinonimo di “alveolite allergica”).93 interstiziali lassamente formati e infiammazione cronica sono caratteristici.
È importante riconoscere precocemente queste malattie nel loro decorso
poiché la progressione verso gravi malattie polmonari croniche fibro-
tiche può essere prevenuta con l’eliminazione dell’agente ambientale. Caratteristiche cliniche. Le manifestazioni cliniche sono mol-
Più frequentemente, l’ipersensibilità è una conseguenza dell’ina- teplici. Gli attacchi acuti, che seguono all’inalazione di polvere con-
lazione di polveri organiche contenenti antigeni composti da spore tenente l’antigene in pazienti sensibilizzati, consistono in episodi
di batteri termofili, funghi, proteine animali o prodotti batterici. Di ricorrenti di febbre, dispnea, tosse e leucocitosi. Infiltrati diffusi e
seguito sono descritte nello specifico numerose sindromi, a seconda nodulari si evincono dalla radiografia del torace e i test di funzio-
dell’esposizione e della professione dell’individuo. Il polmone del nalità polmonare mostrano una patologia restrittiva acuta. I sintomi
contadino deriva dall’esposizione a polveri generate dall’azione caldo- di solito appaiono 4-6 ore dopo l’esposizione. Nel caso di esposizione
umido del fieno raccolto che causa la rapida proliferazione di spore continua e protratta, sopravviene una forma cronica della malattia
di actinomiceti termofili. Il polmone dell’allevatore di piccioni (ma- connotata da insufficienza respiratoria progressiva, dispnea, cianosi
lattia dell’amatore di uccelli) è provocata da proteine del siero, delle e diminuzione della capacità polmonare totale e della compliance.
secrezioni o delle penne degli uccelli. Il polmone da umidificatore o In questo caso si configura un quadro clinico molto simile ad altre
da aria condizionata è causato da batteri termofili presenti nell’acqua forme di malattia interstiziale cronica.
riscaldata dei serbatoi.
Numerosi segni suggeriscono che la polmonite da ipersensibilità Eosinofilia Polmonare
sia una malattia immuno-mediata:
Numerose entità polmonari cliniche e patologiche sono caratterizzate
I campioni di lavaggio broncoalveolare ottenuti durante la fase da infiltrazione di eosinofili, in parte reclutati da elevati livelli alveolari
acuta rivelano un aumento dei livelli di citochine proinfiamma- di molecole ad azione chemotattica per gli eosinofili come l’IL-5.95
torie come la proteina infiammatoria macrofagica 1a e l’IL-8. L’eosinofilia polmonare è suddivisa nelle seguenti categorie:96
Gli stessi campioni rivelano altresì un’aumentata quantità di
linfociti T di entrambi i fenotipi CD4+ e CD8+. Polmonite eosinofila acuta con insufficienza respiratoria
La maggior parte dei pazienti presenta anticorpi specifici nel Polmonite eosinofila semplice o sindrome di Löffler
siero, una caratteristica che denota ipersensibilità di tipo III (da Eosinofilia tropicale, causata da infezione da microfilarie
immunocomplessi). Eosinofilia secondaria (che si manifesta in molte infezioni paras-
Mediante l’immunofluorescenza si è dimostrata la presenza di sitarie, fungine e batteriche; nelle polmoniti da ipersensibilità;
complemento e immunoglobuline nella parete dei vasi. Questo nelle allergie a farmaci e in associazione ad asma, aspergillosi
è un ulteriore indicatore di ipersensibilità di tipo III. broncopolmonare allergica o vasculite)
La cosiddetta polmonite eosinofila cronica idiopatica
In ultima analisi, la presenza di granulomi non caseosi nei due
terzi dei pazienti suggerisce lo sviluppo di un’ipersensibilità ritardata La polmonite acuta eosinofila con insufficienza respiratoria è una
mediata dalle cellule T (tipo IV) contro l’antigene in causa. malattia acuta da causa ignota. Ha un esordio rapido con febbre,
dispnea e insufficienza respiratoria ipossiemica. La radiografia
del torace mostra addensamenti diffusi e il liquido di lavaggio
Morfologia Le modificazioni istologiche nelle forme suba- broncoalveolare contiene oltre il 25% di eosinofili. Vi è una rapida
cute e croniche interessano soprattutto i bronchioli. 94 Esse risposta ai corticosteroidi.
comprendono (1) polmonite interstiziale caratterizzata soprat- L’eosinofilia polmonare semplice è caratterizzata da lesioni polmo-
tutto da accumulo di linfociti, plasmacellule e macrofagi; (2) nari transitorie, eosinofilia nel sangue e un decorso clinico benigno.
granulomi non caseosi nei due terzi dei pazienti (Fig. 15.23); Le radiografie del torace sono abbastanza caratteristiche, con presen-
(3) fibrosi interstiziale, polmone a favo d’api e bronchiolite za di ombre di varia dimensione e forma presenti in qualunque lobo
obliterante (nelle fasi avanzate). In oltre la metà dei pazienti che indicano opacità intrapolmonari irregolari. I setti alveolari sono
si evidenzia anche un infiltrato intra-alveolare. ispessiti da un infiltrato composto da eosinofili e talvolta da cellule
giganti sparse, ma non vi è presenza di vasculite, fibrosi o necrosi.
694 CAPITOLO 15 Il polmone
La prevenzione dell’embolia polmonare rappresenta un problema Patogenesi. Come spesso accade, si è imparato molto sulla
clinico di notevole importanza per il quale non vi è una facile solu- patogenesi della IP studiando le basi molecolari della rara forma
zione. La terapia profilattica comprende la ripresa precoce della familiare della malattia. Questi studi hanno dimostrato che l’IP
deambulazione nella fase postoperatoria e nel post partum, l’utilizzo familiare è causata da mutazioni del meccanismo di trasmissione del
di calze elastiche a compressione graduata per i pazienti allettati e segnale del recettore di tipo 2 della proteina morfogenica dell’osso
l’uso di anticoagulanti in quelli ad alto rischio. Talvolta è necessario (BMPR2).105
ricorrere all’inserimento di un filtro (“ombrello”) nella vena cava Per comprendere come tale mutazione causi l’IP, è fondamentale
inferiore oppure alla sua legatura, procedure che hanno un certo rivedere la patogenesi vascolare della malattia e comprendere le
peso in pazienti già così seriamente compromessi. La terapia dell’em- funzioni fisiologiche della trasmissione del segnale della BMPR2.
bolia polmonare in atto prevede spesso l’uso di anticoagulanti, L’IP è associata a ostruzione dei vasi causata da proliferazione di
preceduto in alcuni casi dalla trombolisi. cellule endoteliali, muscolari lisce e intimali accompagnata da fibrosi
intimale laminare concentrica. In che modo la BMPR2 causa queste
alterazioni?
Ipertensione Polmonare
La BMPR2 è una proteina cellulare di superficie appartenente alla
Il circolo polmonare è normalmente un circolo a bassa resistenza e superfamiglia dei recettori TGFb, che lega una varietà di citochine,
la pressione polmonare è soltanto un ottavo della pressione arteriosa compresi il TGFb, la proteina morfogenetica dell’osso (BMP), l’at-
sistemica. Si parla di ipertensione quando la pressione polmonare tivina e l’inibina. Sebbene originariamente descritto nel contesto
media raggiunge un quarto di quella sistemica. La classificazione dell’accrescimento osseo, è ormai noto che il meccanismo di tra-
clinica dei vari gruppi di entità cliniche correlate all’ipertensione smissione del segnale per la BMP-BMPR2 è importante per l’em-
polmonare (IP) che presentano similitudini a livello di meccanismi briogenesi, l’apoptosi, la proliferazione e la differenziazione cellulare.
fisiopatologici, presentazione clinica e possibilità terapeutiche, è Gli effetti specifici dipendono dal tessuto e dal suo microambiente.
esposta in seguito. Questi gruppi sono (1) ipertensione arteriosa Nelle cellule muscolari lisce dei vasi, il meccanismo di trasmissione del
polmonare, (2) IP secondaria a malattie del cuore sinistro, (3) IP segnale per la BMPR2 causa inibizione della proliferazione e favorisce
associata a pneumopatie e/o a ipossiemia, (4) IP dovuta a malattie l’apoptosi. Pertanto, in assenza di tale segnale, le cellule muscolari
trombotiche e/o emboliche e (5) altre entità correlate alla IP.104 lisce proliferano e sopravvivono più a lungo. In linea con questo,
L’IP è più frequentemente associata a condizioni strutturali car- mutazioni inattivanti nel gene della BMPR2 sono state osservate nel
diopolmonari che aumentano il flusso e/o la pressione polmonare 50% dei casi familiari (primari) di ipertensione polmonare e nel 25%
(o entrambe), a resistenze vascolari polmonari o alla resistenza al dei casi sporadici. In molte famiglie, anche senza mutazioni nelle
flusso ematico del cuore sinistro. Tali condizioni comprendono: regioni codificanti per il gene BMPR2, può essere stabilita l’associa-
zione con il locus BMPR2 su 2q33, il che indicherebbe che possono
Broncopneumopatia cronica ostruttiva o pneumopatie interstiziali: essere coinvolte altre possibili lesioni, come riarrangiamenti del gene,
i pazienti con queste malattie presentano ipossia, nonché distru- importanti delezioni o inserzioni.
zione del parenchima polmonare con conseguente riduzione del Nonostante queste scoperte, numerose domande restano senza
letto capillare alveolare. Ciò causa un aumento della resistenza risposta. Prima di tutto, in che modo la perdita di un singolo allele
dell’arteria polmonare e, secondariamente, aumento della della BMPR2 può condurre a una completa perdita del segnale? Esi-
pressione. stono due possibilità: che la mutazione possa agire come una domi-
Precedenti cardiopatie congenite o acquisite: l’IP si manifesta nei nanza negativa (Cap. 5) o che ci possa essere nella parete vascolare
pazienti con stenosi mitralica, ad esempio, a causa di un incre- una perdita secondaria del normale allele, che porti quindi a una
mento della pressione atriale sinistra che conduce a un incremen- perdita omozigote di BMPR2. Questo ricorda come le mutazioni
to della pressione venosa polmonare e, di conseguenza, a un germinali in geni oncosoppressori diano origine a tumori. È interes-
aumento della pressione polmonare arteriosa. sante notare che in alcuni studi è stata descritta un’instabilità micro-
Tromboembolie ricorrenti: i pazienti con embolie polmonari ri- satellitare nelle cellule endoteliali proliferanti entro le lesioni vasco-
correnti vanno incontro a ipertensione polmonare principalmen- lari. Questo potrebbe essere un meccanismo attraverso il quale il
te per amputazione del letto vascolare polmonare, ostruito da normale allele viene perso nelle strutture vascolari. Va notato che un
emboli ricorrenti, che a loro volta portano a un aumento delle meccanismo simile può inattivare i recettori per TGFb cancro del
resistenze vascolari. colon non poliposi ereditaria (Capp. 7 e 17). Il secondo quesito è
Collagenopatie vascolari: molte di queste malattie (in particolare perché l’espressione fenotipica della malattia si presenti solo nel 10-
la sclerodermia) interessano il circolo polmonare, causando in- 20% dei soggetti con mutazioni di BMPR2. Ciò pone un forte accento
fiammazione, fibrosi intimale, ipertrofia mediale e IP. sull’esistenza di geni modificatori e/o di cause ambientali. Tra i geni
Apnee notturne ostruttive: costituiscono un disturbo associato modificatori vi sono quelli che controllano il tono vascolare, tra cui
all’obesità e attualmente si ritiene che contribuiscano notevol- l’endotelina, la prostaciclina sintetasi e gli enzimi di conversione
mente allo sviluppo dell’ipertensione polmonare e al cuore dell’angiotensina. La natura dei fattori ambientali rimane sconosciuta,
polmonare. ma presumibilmente essi causano alterazioni dei meccanismi vaso-
regolatori. Pertanto, come per i geni oncosoppressori, è stato proposto
Di rado, l’IP si riscontra sporadicamente nei pazienti in cui tutte un modello per il quale una predisposizione genetica individuale con
le cause note di ipertensione polmonare sono state escluse: viene mutazione di BMPR2 richiede un ulteriore danno genetico o am-
denominata ipertensione polmonare primaria o idiopatica. Ancora bientale per sviluppare la malattia (Fig. 15.28).
più rara è la forma familiare di ipertensione arteriosa polmonare Nelle forme secondarie di IP, la disfunzione della cellula endoteliale
con ereditarietà di tipo autosomico dominante. All’interno di queste è determinata dal processo che inizia il danno, come l’aumento delle
famiglie, vi è penetranza incompleta e di fatto solo il 10-20% dei resistenze e il danno meccanico associato negli shunt sinistro-destro
membri della famiglia sviluppa la malattia conclamata. o il danno biochimico provocato dalla fibrina nella tromboembolia.
698 CAPITOLO 15 Il polmone
l’ulteriore produzione di anticorpi, migliorando sia l’emorragia Danno all’apparato mucociliare, da alterazione della funzione
polmonare sia la glomerulonefrite. ciliare o da distruzione dell’epitelio ciliato, a causa del fumo di
sigaretta, dell’inalazione di gas caldi o corrosivi, di malattie virali
o di malattie genetiche correlate alla funzione ciliare (ad es. la
Emosiderosi polmonare idiopatica
sindrome da immobilità delle ciglia).
L’emosiderosi polmonare idiopatica è un rara malattia caratterizzata Accumulo di secrezioni in condizioni come la fibrosi cistica e
da emorragia alveolare diffusa e intermittente. Si verifica prevalen- l’ostruzione bronchiale.
temente nei bambini, sebbene sia stata segnalata anche nei soggetti Interferenze con l’attività fagocitaria o battericida dei macrofagi
adulti.119 Di solito, ha esordio insidioso con tosse produttiva, emot- alveolari da alcool, fumo di tabacco, anossia o intossicazione da
tisi, anemia e calo ponderale associati a infiltrati polmonari diffusi ossigeno.
simili a quelli della sindrome di Goodpasture. Congestione ed edema polmonare.
La causa e la patogenesi sono sconosciute e non sono rilevabili
anticorpi antimembrana basale nel siero o nei tessuti. Tuttavia, la Deficit congeniti dell’immunità innata (compresi i difetti dei
risposta favorevole a lungo termine all’immunosoppressione con neutrofili e del complemento) e l’immunodeficienza umorale
prednisone e/o azatioprina indica che un meccanismo immunolo- determinano un aumento della predisposizione alle infezioni da
gico potrebbe essere la causa del danno capillare polmonare respon- batteri piogeni. D’altro canto, i difetti dell’immunità cellulo-mediata
sabile dell’emorragia alveolare. Inoltre, il follow-up a lungo termine (congenita e acquisita) provocano un aumento delle infezioni da
dei pazienti mostra che alcuni possono sviluppare altre malattie microrganismi intracellulari, quali i micobatteri e gli herpesvirus,
immunologiche.120 nonché microrganismi a virulenza molto bassa, come Pneumocystis
jiroveci.
Andrebbero fatte inoltre molte altre considerazioni. In primo
Granulomatosi di Wegener
luogo, un tipo di polmonite a volte predispone a un altro, specialmente
Questa malattia autoimmune interessa soprattutto il tratto respira- in pazienti debilitati. Ad esempio, la più comune causa di morte nelle
torio superiore e/o i polmoni e solitamente esordisce con emottisi. epidemie di influenza è la polmonite batterica. In secondo luogo,
La sue caratteristiche sono trattate nel Capitolo 11. In questo fran- sebbene la porta d’ingresso della maggior parte delle polmoniti siano
gente, è sufficiente sottolineare che la biopsia polmonare transbron- le vie respiratorie, può verificarsi la diffusione ematogena da uno ad
chiale potrebbe essere l’unica pratica per ottenere un campione di altri organi e la localizzazione secondaria ai polmoni può essere
tessuto utile per la diagnosi. Poiché si riesce a ottenere solo una difficile da distinguere da una polmonite primitiva. Infine, molti
modesta quantità di tessuto, la necrosi e la vasculite granulomatosa pazienti con patologie croniche si ammalano di polmonite terminale
potrebbero non essere presenti nel campione. Più precisamente, le durante l’ospedalizzazione (infezioni nosocomiali). È probabile che i
caratteristiche importanti per la diagnosi sono rappresentate dalla batteri comuni nell’ambiente ospedaliero abbiano acquisito resisten-
capillarite e dalla presenza di granulomi diffusi indefiniti (a differenza za agli antibiotici; le possibilità di diffusione di microrganismi sono
di quelli della sarcoidosi, che sono tondeggianti e ben definiti). aumentate; le procedure invasive, come le intubazioni e le iniezioni,
sono frequenti e i batteri possono contaminare le apparecchiature
utilizzate nelle unità di terapia respiratoria.
Infezioni polmonari Le polmoniti vengono classificate in base allo specifico agente
eziologico, che determina la terapia, o, se l’agente patogeno non può
Le infezioni delle vie respiratorie sono più frequenti rispetto alle essere isolato, in base alla presentazione clinica dell’infezione.
infezioni di altri apparati e sono responsabili del maggior numero Quest’ultima permette di restringere notevolmente la lista degli
di giorni di astensione dal lavoro nella popolazione generale. La agenti patogeni sospetti per la somministrazione empirica della
stragrande maggioranza delle infezioni delle vie respiratorie supe- terapia antimicrobica. Come indica la Tabella 15.8, la polmonite
riori è causata da virus (raffreddore comune, faringite), ma le infe- può insorgere con sette distinte presentazioni cliniche (“sindromi
zioni batteriche, virali, da micoplasma e le infezioni fungine del da polmonite”) e i patogeni implicati sono specifici per ogni
polmone (polmonite) hanno ancora un alto grado di morbilità e categoria.
sono responsabili di un sesto di tutti i decessi che si verificano negli
Stati Uniti. 121 Qualsiasi infezione che interessa il parenchima Polmoniti Acute Comunitarie
polmonare può essere ampiamente definita con il termine di
polmonite. Le polmoniti acute comunitarie possono essere batteriche o virali.
I meccanismi di difesa polmonare sono stati descritti nel Capitolo Spesso, l’infezione batterica segue un’infezione virale del tratto re-
8. La polmonite può insorgere quando i meccanismi di difesa locali spiratorio superiore. L’invasione batterica del parenchima polmonare
sono compromessi o quando la resistenza sistemica dell’ospite è determina la formazione di essudato infiammatorio all’interno degli
inferiore. I fattori che influenzano le resistenze solitamente com- alveoli, che quindi causa addensamento (“consolidamento”) del
prendono patologie croniche, deficit immunologici, il trattamento tessuto polmonare. Vi sono molteplici fattori che determinano la
con agenti immunosoppressori e la leucopenia. I meccanismi di forma specifica di polmonite, come ad esempio lo specifico agente
difesa del polmone possono essere alterati da numerosi fattori, eziologico, la reattività dell’ospite e l’estensione dell’interessamento
elencati di seguito: polmonare. Le condizioni predisponenti comprendono l’età molto
avanzata, patologie croniche (insufficienza cardiaca congestizia,
Perdita o soppressione del riflesso della tosse, come avviene nel BPCO e diabete), immunodeficienze congenite o acquisite e la ri-
coma, durante anestesia, in presenza di alterazioni neuromusco- dotta o assente funzione splenica (l’anemia drepanocitica o post-
lari, a causa di farmaci o dolore toracico (ciò può portare ad splenectomia pone il paziente a rischio di infezione da batteri cap-
aspirazione del contenuto gastrico). sulati come lo pneumococco).
CAPITOLO 15 Il polmone 701
Tabella 15.8 Sindromi da polmonite il vaccino antipneumococcico contenente polisaccaridi capsulari dei
comuni sierotipi.
POLMONITI ACUTE COMUNITARIE
Streptococcus pneumoniae Haemophilus influenzae
Haemophilus influenzae
Moraxella catarrhalis L’Haemophilus influenzae è un microrganismo Gram-negativo pleo-
Staphylococcus aureus morfo, principale causa di infezioni acute mortali delle vie respiratorie
Legionella pneumophila
Enterobacteriaceae (Klebsiella pneumoniae) e Pseudomonas spp.
inferiori e di meningite nei bambini piccoli. Negli adulti, è una causa
molto comune di polmonite acuta comunitaria.122 Questo batterio è
POLMONITI ACUTE ATIPICHE COMUNITARIE un colonizzatore ubiquitario della faringe, dove esiste in due forme:
Mycoplasma pneumoniae capsulato (5%) e non capsulato (95%). Nello specifico, le forme cap-
Chlamydia spp. (C. pneumoniae, C. psittaci, C. trachomatis) sulate predominano su quelle non capsulate in quanto secernono un
Coxiella burnetii (febbre Q) antibiotico detto emocina in grado di uccidere i ceppi non capsulati
Virus: virus respiratorio sinciziale, virus della parainfluenza dell’H. influenzae.123 Sebbene esistano sei sierotipi della forma capsu-
(bambini); influenza A e B (adulti); adenovirus (militari); virus
della SARS
lata (da a ad f), il tipo b, dotato di una capsula di poliribosofosfato, era
il più comunemente coinvolto nelle gravi forme sistemiche. Con l’uso
POLMONITI NOSOCOMIALI routinario di vaccini coniugati per l’H. influenzae, l’incidenza della
Bacilli Gram-negativi appartenenti alle Enterobacteriaceae malattia causata dal sierotipo b si è ridotta drasticamente. Al contrario,
(Klebsiella spp., Serratia marcescens, Escherichia coli) e le infezioni da forme non capsulate sono in aumento. Chiamate anche
Pseudomonas spp. forme non tipizzabili, sono disseminate lungo la superficie del tratto
Staphylococcus aureus (abitualmente penicillino-resistente) respiratorio superiore e producono otite media (infezione dell’orecchio
POLMONITE DA ASPIRAZIONE
medio), sinusite e broncopolmonite.
L’adesione all’epitelio respiratorio è mediata da pili localizzati
Flora orale anaerobica (Bacteroides, Prevotella, Fusobacterium, sulla superficie dell’H. influenzae.124 Inoltre, l’H. influenzae secerne
Peptostreptococcus), mischiati con i batteri aerobi
(Streptococcus pneumoniae, Staphylococcus aureus, un fattore che altera il battito ciliare e una proteasi che degrada le
Haemophilus influenzae e Pseudomonas aeruginosa) IgA, gli anticorpi maggiormente secreti nelle vie aeree. La soprav-
vivenza dell’H. influenzae nel flusso ematico è correlata alla pre-
POLMONITE CRONICA senza della capsula che, come per lo pneumococco, impedisce
Nocardia l’opsonizzazione da parte del complemento e la fagocitosi da parte
Actinomyces delle cellule dell’ospite. Gli anticorpi contro la capsula proteggono
Granulomatosa: Mycobacterium tuberculosis e micobatteri l’ospite dall’infezione da H. influenzae: questa è la ragione per cui
atipici, Histoplasma capsulatum, Coccidioides immitis,
Blastomyces dermatitidis il polisaccaride capsulare b si trova nel vaccino pediatrico contro
l’H. influenzae.
POLMONITE NECROTIZZANTE E ASCESSO POLMONARE La polmonite da H. influenzae, che può seguire un’infezione re-
Batteri anaerobi (estremamente comuni), con o senza infezione spiratoria virale, è un’urgenza pediatrica e ha un’alta percentuale di
aerobica mista mortalità. La laringotracheobronchite discendente determina ostru-
Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Streptococcus zione delle vie aeree e dei piccoli bronchi da parte di un essudato
pyogenes e pneumococco tipo 3 (raro) denso di cellule polimorfonucleate, ricco di fibrina, simile a quello
POLMONITE NEL PAZIENTE IMMUNODEPRESSO visto nella polmonite pneumococcica. Si osservano di solito adden-
samenti polmonari lobulari e a chiazze, che però possono confluire
Citomegalovirus
Pneumocystis jiroveci
e interessare l’intero lobo polmonare. Prima che il vaccino fosse
Mycobacterium avium-intracellulare ampiamente disponibile, l’H. influenzae era una causa comune di
Aspergillosi invasiva meningite purulenta nei bambini sotto i 5 anni. L’H. influenzae causa
Candidosi invasiva anche una congiuntivite acuta purulenta (pink eye, occhio rosa) nei
“Comuni” microrganismi batterici, virali e fungini (elencati sopra) bambini e, nei soggetti anziani predisposti, può provocare setticemia,
SARS, sindrome respiratoria acuta grave. endocardite, pielonefrite, colecistite e artrite suppurativa. L’H. in-
fluenzae è la più comune causa batterica di riacutizzazione della
BPCO.
Streptococcus pneumoniae
Moraxella catarrhalis
Lo Streptococcus pneumoniae, o pneumococco, è la causa più comune
delle polmoniti acute comunitarie. La colorazione di Gram La Moraxella catarrhalis viene in genere riconosciuta come causa di
dell’escreato è una fase importante nella diagnosi di polmonite acuta. polmonite batterica, soprattutto nell’anziano. È la seconda causa
La presenza di numerosi neutrofili contenenti i tipici diplococchi batterica più comune di una riacutizzazione di BPCO. Insieme allo
Gram-positivi a forma di lancia permette di porre diagnosi S. pneumoniae e all’H. influenzae, la M. catarrhalis costituisce una
di polmonite pneumococcica, ma bisogna ricordare che lo S. delle tre più frequenti cause di otite media nei bambini.
pneumoniae rappresenta il 20% della flora endogena degli adulti e
quindi si possono ottenere risultati falsamente positivi. L’isolamento Staphylococcus aureus
di pneumococchi da emocolture è più specifico, ma meno sensibile
(nella fase iniziale della malattia solo il 20-30% dei pazienti presenta Lo Staphylococcus aureus è un’importante causa di polmonite batte-
emocolture positive). Ai pazienti ad alto rischio viene somministrato rica nei bambini e negli adulti sani, secondaria a malattie respiratorie
702 CAPITOLO 15 Il polmone
Pseudomonas aeruginosa
Sebbene lo Pseudomonas aeruginosa causi in genere infezioni ospe-
daliere, viene qui menzionato in quanto è causa di infezioni nei
pazienti affetti da fibrosi cistica. È comune nei pazienti neutropenici
e tende a invadere il circolo ematico con conseguente diffusione
extrapolmonare. La setticemia da Pseudomonas è una malattia ad
alta mortalità.
Legionella pneumophila
La Legionella pneumophila è l’agente della malattia dei legionari,
Figura 15.31 Confronto tra broncopolmonite e polmonite lobare. eponimo impiegato per le forme epidemiche e sporadiche di polmo-
nite causate da questo microrganismo. È anche causa della febbre di
Pontiac, un’infezione autolimitante che interessa il tratto respiratorio
superiore. Questi microrganismi si sviluppano facilmente in ambienti
virali (ad es. alla rosolia nei bambini e all’influenza sia negli adulti artificiali contenenti acqua, come le torri di raffreddamento e i tubi
sia nei bambini). La polmonite stafilococcica è associata a un’alta domestici (dell’acqua potabile). La modalità di trasmissione consiste
incidenza di complicanze, come l’ascesso polmonare e l’empiema. I sia nell’inalazione di microrganismi aerosolizzati sia nell’aspirazione
tossicodipendenti sono soggetti ad alto rischio di contrarre la polmo- di acqua potabile contaminata. La polmonite da Legionella è comune
nite da stafilococco in associazione all’endocardite. Costituisce inoltre nei soggetti che presentano condizioni predisponenti, come malattie
un’importante causa di polmonite nosocomiale, come verrà trattato cardiache, renali, immunologiche o disturbi ematologici. I pazienti
in seguito. che hanno subito un trapianto d’organo sono particolarmente suscet-
tibili. Può essere abbastanza grave, spesso richiede l’ospedalizzazione
e nei pazienti immunodepressi la mortalità può raggiungere anche
Klebsiella pneumoniae
il 50%. Una diagnosi rapida è facilitata dalla dimostrazione di antigeni
La Klebsiella pneumoniae rappresenta la più frequente causa di pol- della Legionella nelle urine oppure dalla positività del test con anti-
monite batterica da Gram-negativi. Solitamente affligge i soggetti corpi fluorescenti su campioni di escreato; la coltura rimane il metodo
debilitati e malnutriti, in particolare gli alcolisti cronici. L’elemento standard migliore per porre la diagnosi.
Figura 15.32 Broncopolmonite. Sezione macroscopica del polmone che Figura 15.33 Polmonite lobare – epatizzazione grigia, fotografia macro-
mostra zone di consolidamento (frecce). scopica. Il lobo inferiore è uniformemente consolidato.
CAPITOLO 15 Il polmone 703
Morfologia La polmonite batterica presenta due quadri tipo 3 o da Klebsiella); (2) diffusione dell’infezione alla cavità
principali di distribuzione anatomica: broncopolmonite lobu- pleurica, con reazione fibrinoso-suppurativa intrapleurica
lare e polmonite lobare (Fig. 15.31). L’addensamento parcel- nota come empiema; (3) disseminazione batteriemica alle
lare del polmone è più caratteristico della broncopolmonite valvole cardiache, pericardio, cervello, reni, milza o articola-
(Fig. 15.32), mentre l’addensamento fibrinoso suppurativo di zioni, causando ascessi metastatici, endocardite, meningite
gran parte di un lobo o di un intero lobo definisce la polmo- o artrite suppurativa.
nite lobare (Fig. 15.33). Questa descrizione anatomica ma di
stampo ancora classico, è spesso difficile da applicare nei casi
specifici a causa della sovrapposizione di molteplici condizioni
cliniche. L’interessamento a chiazze può diventare confluente,
determinando un addensamento lobare praticamente totale;
al contrario, un’efficace antibioticoterapia può limitare l’inte-
ressamento a un addensamento subtotale. Inoltre, lo stesso
microrganismo può produrre entrambe le situazioni in base
alla suscettibilità del paziente. Dal punto di vista clinico, gli
elementi più importanti sono l’identificazione dell’agente
causale e la determinazione dell’estensione della malattia.
Nella polmonite lobare sono stati classicamente descritti
quattro stadi della risposta infiammatoria: congestione, epa-
tizzazione rossa, epatizzazione grigia e risoluzione. L’attuale
terapia antibiotica, se efficace, ne rallenta o ne blocca frequen-
temente la progressione. Nella prima fase di congestione, il
polmone è pesante, edematoso e di colore rosso. La malattia
si caratterizza per la congestione vascolare, la presenza di
essudato intra-alveolare con pochi neutrofili e spesso la
presenza di numerosi batteri. Lo stadio di epatizzazione rossa
che ne consegue è caratterizzato da essudazione massiva
confluente con globuli rossi, neutrofili e fibrina all’interno
degli spazi alveolari (Fig. 15.34 A). All’esame macroscopico,
il lobo appare distintamente rosso, duro, privo d’aria, di con-
sistenza epatica, da cui il termine di epatizzazione. Lo stadio
di epatizzazione grigia segue con la progressiva disgregazio-
ne dei globuli rossi e la persistenza di un essudato fibrinoso
suppurativo (Fig. 15.34 B) e conferisce al polmone un colore
marrone-grigiastro, con superficie asciutta al taglio. Nello
stadio finale di risoluzione, l’essudato addensato all’interno
degli spazi alveolari evolve progressivamente per digestione
enzimatica fino a produrre una sostanza granulosa, semiflui
da, che viene riassorbita tramite fagocitosi dai macrofagi,
espettorata od organizzata dai fibroblasti che si moltiplicano
al suo interno (Fig. 15.34 C). La reazione pleurica fibrinosa alla
sottostante infiammazione, spesso presente nelle prime fasi
se l’addensamento si estende alla superficie (pleurite), può
risolversi allo stesso modo. Più spesso, si organizza, lasciando
un ispessimento fibroso o aderenze permanenti.
I focolai di broncopolmonite sono aree addensate di infiamma-
zione suppurativa acuta. L’addensamento può essere a chiazze
in un lobo, ma è in genere multilobare e spesso bilaterale e per
lo più basale, a causa della tendenza delle secrezioni a gravitare
nei lobi inferiori. Le lesioni ben sviluppate sono lievemente
sporgenti, asciutte, granulari, di colore dal grigio-rossastro al
giallo, con margini poco delimitati (si veda Fig. 15.32). Istolo-
gicamente, la reazione in genere evolve formando un essudato
purulento, ricco di neutrofili che ricolma i bronchi, i bronchioli Figura 15.34 Stadi della polmonite batterica. A. Polmonite acuta. I ca-
e gli spazi alveolari adiacenti (si veda Fig. 15.34 A). pillari settali congesti e l’estesa essudazione neutrofila negli alveoli corri-
Le complicanze di una polmonite comprendono (1) danno spondono alla fase di epatizzazione rossa precoce. Le reti di fibrina non
sono ancora formate. B. Organizzazione precoce di essudato intra-alveolare,
e necrosi tissutale, che causano la formazione di ascesso osservata mentre defluisce attraverso i pori di Kohn (freccia). C. Polmonite
(particolarmente frequente con infezioni da pneumococco di cronica avanzata che mostra la trasformazione dell’essudato in masse fi-
bromixoidi profondamente infiltrate da macrofagi e fibroblasti.
704 CAPITOLO 15 Il polmone
per contagio interumano, principalmente attraverso le secrezioni e anaerobi, lo Staphylococcus aureus e una serie di batteri saprofiti
respiratorie infette, sebbene alcuni casi si siano trasmessi attraverso Gram-negativi. Si verificano spesso infezioni miste a causa dell’ina-
le feci. lazione di materiale estraneo.133 Gli organismi anaerobi normalmente
La SARS può essere diagnosticata per isolamento del virus tramite contenuti nel cavo orale, compresi membri di Bacteroides, Fusobac-
PCR o dal riscontro di anticorpi specifici. I livelli del virus sono terium e Peptococcus soprattutto, sono gli unici germi isolati nel 60%
inizialmente bassi e il picco si presenta 10 giorni dopo l’esordio della dei casi. Gli agenti responsabili vengono introdotti con i seguenti
malattia. Pertanto, per rilevare il virus può essere necessario l’esame meccanismi:
di campioni distinti (secrezioni respiratorie, sangue, feci), raccolti
per molti giorni. Il riscontro di anticorpi specifici per il virus SARS Aspirazione di materiale infetto (la causa più frequente): è parti-
rappresenta un test molto sensibile e specifico; tuttavia, alcuni pa- colarmente comune nell’alcolismo acuto, nel coma, nell’anestesia,
zienti possono non avere una risposta anticorpale misurabile fino a nella sinusite, nelle sepsi odontogene e nelle malattie debilitanti,
28 giorni dopo l’infezione. nelle quali i riflessi della tosse sono ridotti.
La fisiopatologia della SARS non è chiara, né è noto perché il virus Infezioni polmonari precedenti: gli ascessi postpneumonici sono
si sia spostato dagli animali agli esseri umani. La maggior parte dei generalmente dovuti a infezioni da S. aureus, Klebsiella pneumo-
coronavirus della SARS hanno una delezione del nucleotide 29 niae e da pneumococco di tipo 3. I soggetti sottoposti a trapianto
nell’RNA rispetto a quello presente nel virus degli animali selvatici. o immunodepressi sono notevolmente a rischio per tale
Questa condizione potrebbe favorire la trasmissione o la patogenicità complicanza.
del virus. I polmoni di pazienti deceduti per SARS presentano un Embolia settica: emboli infetti provenienti da tromboflebiti di
danno alveolare diffuso e cellule giganti multinucleate. Coronavirus qualsiasi distretto della circolazione venosa sistemica oppure da
possono essere evidenziati negli pneumociti con la microscopia vegetazioni di endocardite batterica infettiva del cuore destro
elettronica. raggiungono i polmoni.
Neoplasia: l’infezione secondaria è frequente soprattutto nel
segmento broncopolmonare ostruito da neoplasia maligna pri-
Polmoniti Nosocomiali
maria o secondaria (polmonite postostruttiva).
Le polmoniti nosocomiali sono infezioni polmonari contratte du- Miscellanea: tutte le seguenti condizioni possono condurre alla
rante la degenza ospedaliera. Sono comuni nei pazienti con gravi formazione di un ascesso polmonare: trauma diretto penetrante
malattie croniche, immunodepressi, dopo terapia antibiotica pro- nei polmoni; diffusione di infezioni da un organo vicino come le
lungata o portatori di accessi o cateteri intravascolari. I pazienti in infezioni suppurative dell’esofago, della colonna vertebrale, dello
ventilazione meccanica sono a rischio particolarmente elevato. Le spazio subfrenico o della cavità pleurica; disseminazione emato-
infezioni ospedaliere che complicano una malattia cronica (che ha gena al polmone di germi piogeni possono portare alla forma-
causato il ricovero) e le infezioni nosocomiali sono gravi e spesso zione di un ascesso polmonare.
mortali. I bacilli Gram-negativi (specie di Enterobacteriaceae e Pseu-
domonas) e lo Staphylococcus aureus sono i più comunemente isolati; Dopo aver escluso tutte queste cause, vi sono ancora casi in cui
a differenza delle polmoniti comunitarie, lo Streptococcus pneumo- non può essere identificata una causa ragionevole per la formazione
niae non è il patogeno più frequente. di un ascesso. In questo caso si parla di ascessi polmonari primitivi
criptogenetici.
Polmonite Da Aspirazione
La polmonite da aspirazione si verifica in pazienti fortemente debi- Morfologia Il diametro delle lesioni ascessuali varia da al-
litati o per aspirazione di contenuto gastrico dovuta allo stato di cuni millimetri a grandi cavità di diametro compreso tra 5 e
incoscienza (ad es. dopo un ictus) o per episodi di vomito ripetuti. 6 cm. Possono interessare qualsiasi parte del polmone e
Questi pazienti hanno riflessi della deglutizione anomali che predi- possono essere singole o numerose. Gli ascessi polmonari
spongono all’inalazione gastrica. La polmonite che ne consegue è in dovuti ad aspirazione sono più frequenti nel polmone destro
parte chimica, a causa dell’effetto estremamente irritante del succo (perché il bronco principale destro è più verticale) e sono
gastrico acido, e in parte batterica (dalla flora orale). Di solito viene molto spesso singoli. Gli ascessi che si sviluppano nel corso
isolato in coltura più di un microrganismo in quanto gli aerobi sono di una polmonite o in presenza di bronchiectasie sono di
più comuni degli anaerobi. Questo tipo di polmonite è spesso ne- solito multipli, basali e diffusi. Anche gli emboli settici e gli
crotizzante, ha un decorso clinico fulminante ed è una frequente ascessi piemici sono numerosi e possono interessare qual-
causa di morte. Nei pazienti che sopravvivono, la formazione di siasi regione del polmone.
ascessi polmonari è una complicanza frequente. La cavità ascessuale può essere riempita da detriti suppura-
tivi. Se vi è comunicazione con una delle vie aeree, l’essudato
contenuto può essere parzialmente drenato creando una
Ascesso Polmonare
cavità contenente aria. Le sovrainfezioni saprofitiche si svi-
Il termine “ascesso polmonare” definisce un processo suppurativo luppano facilmente all’interno del materiale necrotico già
locale nei polmoni, caratterizzato da necrosi del tessuto polmonare. esistente nella cavità ascessuale. Se l’infezione perdura si
Interventi chirurgici sull’orofaringe, sinusiti, bronchiti, ascessi formano cavità multiloculari grandi, fetide, di colore verde
dentari e bronchiectasie hanno un ruolo importante nel favorirne nerastro con scarsa demarcazione dei margini, realizzando
l’insorgenza. il quadro della gangrena del polmone. La modificazione
Eziologia e patogenesi. Sebbene qualsiasi agente patogeno pos- istologica principale in tutti gli ascessi è la distruzione sup-
sa, in particolari condizioni, determinare la formazione di un asces- purativa del parenchima polmonare entro la zona centrale
so, i patogeni principalmente in causa sono gli streptococchi aerobi
CAPITOLO 15 Il polmone 707
Istoplasmosi
L’infezione da Histoplasma capsulatum si contrae per inalazione di
particelle di polvere di terreno contaminato da escrementi di uccelli
o gallinacei infetti contenenti piccole spore (microconidi) che co-
stituiscono la forma infettante del fungo. Come l’M. tuberculosis,
l’H. capsulatum è un parassita intracellulare dei macrofagi. La pre-
sentazione clinica e le lesioni morfologiche dell’istoplasmosi assomi-
gliano peraltro sorprendentemente a quelle della tubercolosi, compresi
(1) un interessamento polmonare autolimitante e spesso cronico,
caratterizzato da lesioni nummulari presenti alla radiografia del
torace; (2) una malattia polmonare cronica, progressiva, secondaria
localizzata al parenchima polmonare apicale che causa tosse, febbre
e sudorazioni notturne; (3) lesioni localizzate in sedi extrapolmonari,
Figura 15.35 Ascesso piemico polmonare (nel centro) di sezione
con completa distruzione del parenchima sottostante nella zona centrale inclusi il mediastino, le ghiandole surrenali, il fegato o le meningi;
di interessamento. (4) lesioni ampiamente disseminate, in particolare nei pazienti
immunodepressi.
La patogenesi dell’istoplasmosi non è completamente conosciuta.
È noto che i macrofagi sono i bersagli principali dell’infezione. L’H.
di cavitazione (Fig. 15.35). Nei casi cronici, la notevole proli- capsulatum può essere fagocitato dai macrofagi dopo opsonizzazione
ferazione dei fibroblasti provoca la formazione di una parete con l’anticorpo. I lieviti dell’Histoplasma si moltiplicano all’interno
fibrosa. dei fagolisosomi e lisano le cellule dell’ospite. Le infezioni da Histo-
plasma sono controllate da cellule T helper che riconoscono come
antigeni le proteine della parete cellulare e le proteine da shock
Evoluzione clinica. Le manifestazioni cliniche degli ascessi termico (heat-shock protein) del fungo e conseguentemente secer-
polmonari sono molto simili a quelle delle bronchiectasie e sono nono IFN-g, che stimola i macrofagi a distruggere i lieviti intracel-
caratterizzate principalmente da tosse, febbre e abbondante quantità lulari. Inoltre, l’Histoplasma stimola i macrofagi a liberare TNF, che
di escreato fetido purulento o ematico. La febbre, il dolore toracico recluta e stimola altri macrofagi a distruggere l’Histoplasma. I pa-
e il calo ponderale sono frequenti. Ippocratismo digitale delle mani zienti con deficit dell’immunità cellulare affetti dalla sindrome
e dei piedi può insorgere entro alcune settimane dall’esordio di un dell’immunodeficienza acquisita, sono sensibili alle infezioni diffuse
ascesso. La diagnosi può essere sospettata solo dai segni clinici e deve da Histoplasma, che è uno dei patogeni opportunisti in questa
essere confermata da esami radiologici. In seguito a diagnosi di malattia.
ascesso nei pazienti anziani, è importante escludere un carcinoma
sottostante in quanto questo è presente nel 10-15% dei casi.
Il decorso degli ascessi è variabile. Grazie alle terapie antibiotiche, Morfologia A livello dei polmoni di adulti altrimenti sani, le
la maggior parte si risolve lasciando una cicatrice. Le complicanze infezioni da Histoplasma provocano granulomi con cellule
comprendono l’estensione dell’infezione alla cavità pleurica, l’emor- epitelioidi, che abitualmente vanno incontro a necrosi coagu-
ragia, lo sviluppo di ascessi cerebrali o meningite da emboli settici e lativa e confluiscono a formare grosse aree di consolidamen-
(raramente) amiloidosi secondaria (tipo AA). to, ma che possono anche liquefarsi formando cavità (come
si osserva nei pazienti con BPCO). Con il controllo dell’infe-
zione, sia esso spontaneo o farmacologico, queste lesioni
Polmonite Cronica
vanno incontro a fibrosi e calcificazione concentrica (aspetto
La polmonite cronica è molto spesso una lesione localizzata nel a corteccia) (Fig. 15.36 A). La differenziazione istologica dalla
paziente immunocompetente, con o senza coinvolgimento di linfo- tubercolosi, dalla sarcoidosi e dalla coccidioidomicosi richiede
nodi regionali. Generalmente si ha una reazione infiammatoria di l’identificazione dei lieviti, che presentano una sottile parete
tipo granulomatoso, dovuta a batteri (ad es. M. tuberculosis) o funghi di 3-5 mm che può persistere nei tessuti per anni.
(ad es. Histoplasma capsulatum). La tubercolosi del polmone e di Nell’istoplasmosi fulminante disseminata, che colpisce i
altri organi è già stata descritta nel Capitolo 8. In questa sezione si soggetti immunodepressi, i granulomi non sono formati da
tratterà la polmonite cronica causata da funghi. cellule epitelioidi; al contrario, si osservano accumuli focali
L’istoplasmosi, la blastomicosi e la coccidioidomicosi sono trattate di fagociti mononucleati riempiti con lieviti fungini in vari
insieme perché (1) sono malattie granulomatose dei polmoni che tessuti e organi del corpo (Fig. 15.36 B).
possono assomigliare alla tubercolosi, (2) sono causate da funghi
termicamente dimorfici in quanto possono svilupparsi sotto forma di
ife che producono spore a temperatura ambiente, ma crescono come La diagnosi di istoplasmosi si pone mediante colture o identifi-
lieviti (sferule o ellissi) a temperatura corporea all’interno dei polmoni cazione del fungo nelle lesioni tissutali. Sono inoltre disponibili test
708 CAPITOLO 15 Il polmone
Figura 15.36 Istoplasmosi. A. Granuloma concentrico da Histoplasma del polmone. B. Histoplasma capsulatum sotto forma di lievito riempie i fagociti
in un linfonodo di un paziente con istoplasmosi disseminata (impregnazione argentica).
Figura 15.37 Blastomicosi. A. Sono presenti lieviti arrotondati con gemmazioni, più grandi dei neutrofili. Si notino la caratteristica parete spessa
e i nuclei (non osservati negli altri funghi). B. Impregnazione argentica.
CAPITOLO 15 Il polmone 709
COMUNI
Citomegalovirus Bacilli Gram-negativi
Pneumocystis jiroveci Staphylococcus aureus
Reazione a farmaci Aspergillus
Candida
Tumore maligno
RARE
Batteri Cryptococcus
Aspergillus Mucor
Cryptococcus Pneumocystis jiroveci
Tumore maligno Legionella pneumophila
Figura 15.38 Coccidioidomicosi con sferule sia intatte sia con ernia.
infettività del C. immitis è che gli artroconidi infettivi, quando ven- essere classificate in base all’agente eziologico: (1) batteri (Pseudo-
gono fagocitati dai macrofagi alveolari, bloccano la fusione del fago- monas aeruginosa, Mycobacterium spp., Legionella pneumophila e
soma e del lisosoma e quindi resistono alla distruzione intracellulare. Listeria monocytogenes), (2) virus (citomegalovirus [CMV] e her-
Come nel caso dell’Histoplasma, molte delle infezioni primitive da pesvirus) e (3) funghi (P. jiroveci, Candida spp., Aspergillus spp.,
C. immitis sono asintomatiche, ma il 10% dei soggetti presenta lesioni Phycomycetes e Cryptococcus neoformans).
polmonari, febbre, tosse, dolori pleuritici accompagnati da eritema
nodoso o eritema multiforme (il complesso della febbre della valle Malattie Polmonari Nell’infezione
di San Joaquin). Meno dell’1% dei soggetti sviluppa un’infezione Da Virus Dell’immunodeficienza Umana
disseminata da C. immitis, che spesso interessa la cute e le meningi.
La malattia polmonare continua a essere la prima causa di morbilità
e mortalità negli individui affetti da HIV. Sebbene l’uso di potenti
Morfologia Le lesioni polmonari primarie e secondarie da agenti antiretrovirali e la chemioprofilassi abbia modificato notevol-
C. immitis sono simili alle lesioni granulomatose da Histo mente l’incidenza e l’insorgenza della malattia polmonare nei pazienti
plasma. affetti da HIV, il gran numero di agenti infettivi e le altre lesioni pol-
Il C. immitis è presente all’interno dei macrofagi o le cellule monari rendono la diagnosi e il trattamento molto difficoltosi. Alcuni
giganti sotto forma di sferule di diametro compreso tra 20 e degli agenti microbici che interessano questo tipo di pazienti sono già
60 mm, a parete spessa, spesso riempite da piccole endospo- stati presi in considerazione; questa sezione si focalizzerà solo sui
re. Una reazione piogenica è sovrapposta se la rottura delle principi generali della patologia polmonare associata a HIV.
sferule determina rilascio di endospore (Fig. 15.38). La rara
malattia progressiva da C. immitis interessa i polmoni, le Nonostante l’importanza attribuita alle infezioni “opportunisti-
meningi, la cute, le ossa, le ghiandole surrenali, i linfonodi, che”, si deve ricordare che l’infezione batterica delle vie respira-
la milza e il fegato. In tutte queste sedi, la risposta infiamma- torie inferiori causata dai “comuni” agenti patogeni è una delle
toria può essere puramente granulomatosa, piogenica o più gravi patologie polmonari nell’infezione da HIV. I microrga-
mista. Le lesioni purulente sono più frequenti nei pazienti nismi implicati comprendono lo S. pneumoniae, lo S. aureus, l’H.
con resistenza ridotta e disseminazione diffusa. influenzae e i bacilli Gram-negativi. Le polmoniti batteriche nei
pazienti affetti da HIV sono più frequenti, più gravi e in genere
si associano maggiormente a batteriemia rispetto a quelle senza
infezione da HIV.
Polmonite Nel Paziente Immunodepresso
Non tutti gli infiltrati polmonari negli individui affetti da HIV
La comparsa di un addensamento polmonare, con o senza segni di hanno una patogenesi infettiva. Malattie non infettive opportuni-
infezione (ad es. febbre) è una delle complicanze più frequenti e stiche, compresi il sarcoma di Kaposi (Capp. 6 e 11), i linfomi pol-
gravi nei pazienti in cui il sistema immunitario è compromesso da monari non Hodgkin (Cap. 13) e il carcinoma polmonare primitivo,
malattia, immunosoppressione dovuta a trapianto di organi e da insorgono con maggiore frequenza e devono essere escluse.
chemioterapia o radiazioni.135 Un’ampia varietà di cosiddetti agenti La conta delle cellule T CD4+ può definire il rischio di infezione
infettivi opportunistici, molti dei quali causano raramente infezioni da parte di organismi specifici. Come regola pratica, le infezioni
nel soggetto normale, possono provocare polmoniti di questa natura batteriche e tubercolari sono più probabili quando la conta dei
e, spesso, vi sono in gioco molteplici agenti patogeni. La mortalità CD4+ è più elevata (>200 cellule/mm3). La polmonite da Pneu-
di queste infezioni opportunistiche è elevata. La Tabella 15.9 elenca mocystis spesso colpisce quando la conta di CD4+ è inferiore alle
alcuni degli agenti opportunistici in base alla loro prevalenza e 200 cellule/mm3, mentre le infezioni da citomegalovirus e da
mostra se sono causa di addensamenti polmonari localizzati o Mycobacterium avium complex sono rare fino agli stadi terminali
diffusi. La diagnosi differenziale di tali addensamenti deve essere dell’immunosoppressione (CD4+ <50 cellule/mm3).
fatta con la reazione a farmaci e con il coinvolgimento del polmone
da tumore. Le infezioni specifiche sono trattate nel Capitolo 8. Tra Infine, è utile ricordare che la malattia polmonare negli individui
queste, quelle che comunemente interessano il polmone possono affetti da HIV può essere causata da più di un patogeno e che anche
710 CAPITOLO 15 Il polmone
Neoplasie
Una grande varietà di tumori benigni e maligni può svilupparsi nel
polmone, ma la stragrande maggioranza (90-95%) è rappresentata
dai carcinomi, il 5% da carcinoidi bronchiali e il 2-5% da neoplasie
mesenchimali e da altre neoplasie.60
Carcinomi
Il carcinoma polmonare è attualmente il carcinoma diagnosticato
con maggiore frequenza in tutto il mondo e costituisce la causa più
comune di mortalità per cancro. È causato in larga misura dagli
Figura 15.39 Rigetto cronico di un polmone trapiantato, con occlusione effetti cancerogeni del fumo di sigaretta. Nei prossimi decenni, il
totale del bronchiolo (bronchiolite obliterante). Il ramo adiacente all’arteria
polmonare è normale. (Per gentile concessione del Dr. Thomas Krausz, cambiamento nell’abitudine al fumo influenzerà notevolmente l’in-
Department of Pathology, The University of Chicago, Pritzker School of cidenza e la mortalità da carcinoma polmonare, nonché la prevalenza
Medicine, Chicago, IL) dei suoi vari tipi istologici.138
CAPITOLO 15 Il polmone 711
L’incidenza dei nuovi casi di tumore polmonare nel 2008 negli poiché le sostanze in esso contenute causano tumori del cavo orale
Stati Uniti è stata stimata di 215.020 (si noti che nel 1950 erano e possono condurre a dipendenza da nicotina.
18.000), rappresentando circa il 13% delle diagnosi di cancro e il L’evidenza clinica è data in gran parte dall’osservazione di alte-
29% dei decessi correlati al cancro. Si stima che l’incidenza annuale razioni istologiche nell’epitelio di rivestimento del tratto respiratorio
dei decessi causati da carcinoma polmonare negli Stati Uniti sia stata nei fumatori abituali. Queste modificazioni sequenziali sono state
di 161.840 nel 2008.139 Sin dai primi anni Novanta i tassi di incidenza meglio documentate per il carcinoma squamocellulare, ma possono
e di mortalità relativi alle neoplasie polmonari si sono ridotti negli anche essere presenti in altri sottotipi istologici. In sintesi, vi è una
uomini, molto probabilmente in seguito alla riduzione del tabagismo correlazione lineare tra l’intensità dell’esposizione al fumo di siga-
nel corso dell’ultimo trentennio. Tuttavia, l’abitudine al fumo nelle retta e l’aspetto sempre più preoccupante delle variazioni dell’epitelio,
donne si è ridotta in misura inferiore rispetto agli uomini. Dal 1987, che iniziano con la metaplasia squamosa e progrediscono con la
il numero di donne decedute ogni anno per tumore polmonare è displasia squamosa, il carcinoma in situ e il carcinoma invasivo. I
stato maggiore rispetto al numero dei decessi per cancro alla mam- carcinomi polmonari dei fumatori spesso contengono una tipica,
mella, che per oltre 40 anni era stata la principale causa di decesso ma non specifica, impronta molecolare relativa alle mutazioni
per carcinoma nelle donne. Il carcinoma del polmone insorge in G:C > T:A del gene p53. Tali mutazioni sono probabilmente causate
genere tra 40 e 70 anni di età, con un picco di incidenza intorno a dal benzo[a]pirene, uno dei tanti carcinogeni presenti nel tabacco
50-60 anni. Solo il 2% di tutti i casi compare prima dei 40 anni e la di sigarette.
prognosi dei pazienti con cancro polmonare è solitamente infausta. In un lavoro sperimentale, articolato in una serie di tentativi di
Il tasso di sopravvivenza relativa al primo anno è aumentato dal 34% induzione di cancro negli animali da esperimento mediante estratti
nel 1975 al 41% nel 2007, grazie soprattutto al miglioramento delle di fumo di tabacco,141 è stata dimostrata la presenza di più di 1.200
tecniche chirurgiche. Tuttavia, la sopravvivenza a 5 anni per tutti gli sostanze nel fumo di sigaretta, molte delle quali potenzialmente
stadi nell’insieme è solo del 16%. cancerogene. Queste sostanze comprendono sia induttori (idrocar-
Eziologia e patogenesi. La maggior parte dei carcinomi del buri policiclici aromatici come il benzo[a]pirene) sia promotori, come
polmone, come avviene per i carcinomi in altre sedi, originano da i derivati del fenolo. Possono essere anche rilevati elementi radioattivi
un repentino accumulo di anomalie genetiche che trasformano (polonio-210, carbonio-14 e potassio-40), nonché altri contaminanti,
l’epitelio bronchiale senza atipie in tessuto neoplastico. Diversamen- come arsenico, nichel, muffe e additivi. L’esposizione protratta di topi
te da molte altre neoplasie, le cause ambientali che danneggiano il a questi additivi provoca tumori cutanei. Tuttavia, gli sforzi per in-
patrimonio genetico della cellula sono note. Cominciamo la tratta- durre carcinoma polmonare esponendo gli animali al fumo di tabac-
zione con il ben noto agente cancerogeno polmonare, il fumo di co non hanno avuto successo. I pochi tumori che si sono sviluppati
sigaretta. erano carcinomi bronchioloalveolari, un tipo di tumore che non è
Fumo di sigaretta. L’evidenza statistica e le osservazioni cli- strettamente associato al fumo negli esseri umani.
niche hanno stabilito una correlazione inequivocabile tra fumo Rischio industriale. Alcune esposizioni professionali aumen-
di tabacco e carcinoma polmonare. Anche dati sperimentali lo tano il rischio di sviluppare carcinoma polmonare. Le radiazioni
hanno dimostrato, ma questo approccio è limitato da differenze ionizzanti somministrate ad alte dosi sono cancerogene. In effetti,
di specie. vi è stata una maggiore incidenza di tumori polmonari tra i so-
L’evidenza statistica è decisamente incontrovertibile: l’87% dei pravvissuti alla bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki. L’uranio
carcinomi del polmone si sviluppa nei fumatori o in coloro che è debolmente radioattivo, ma il tasso di carcinoma polmonare
hanno smesso di recente. In numerosi studi retrospettivi, vi era tra i minatori di uranio non fumatori è pari a 4 volte quello della
un’associazione statistica invariabile tra la frequenza di carcinoma popolazione generale e, tra i minatori fumatori, circa 10 volte
polmonare e (1) la quantità di sigarette fumate al giorno, (2) la ten- superiore.
denza a inspirare il fumo e (3) la durata dell’abitudine al fumo. Ri- Il rischio di carcinoma polmonare è aumentato dall’esposizione
spetto al non fumatore, il fumatore medio di sigarette ha un rischio all’asbesto. Il carcinoma polmonare è il tumore maligno più frequen-
10 volte maggiore di sviluppare carcinoma polmonare e i forti fu- te negli individui esposti all’asbesto, in particolare quando associato
matori (più di 40 sigarette al giorno per molti anni) hanno un rischio al fumo.80 I lavoratori dell’asbesto che non fumano hanno un rischio
60 volte maggiore. Le donne presentano una suscettibilità più alta 5 volte aumentato di sviluppare carcinoma polmonare rispetto ai
all’azione carcinogenetica del tabacco rispetto agli uomini. La so- soggetti di controllo e quelli che fumano hanno un rischio 50-90
spensione del fumo per 10 anni riduce il rischio, mai però fino ai volte maggiore. Il periodo di latenza prima dello sviluppo del cancro
livelli di controllo. Va sottolineato, comunque, che nonostante la del polmone è compreso tra 10 e 30 anni.
palese evidenza a sostegno del ruolo ricoperto dal fumo di sigarette, Inquinamento atmosferico. È probabile che gli inquinanti atmo-
solo l’11% dei forti fumatori sviluppa il carcinoma polmonare nel sferici, al giorno d’oggi, svolgano un ruolo circa la maggiore inci-
corso della vita. Chiaramente, vi sono implicati ulteriori fattori denza di carcinoma polmonare. È stata focalizzata l’attenzione sul
(genetici) e questo aspetto verrà trattato in seguito. Inoltre, indagini potenziale problema dell’inquinamento in ambienti chiusi, soprat-
epidemiologiche mostrano anche un’associazione tra fumo di siga- tutto da radon.142,143 Il radon è un gas radioattivo ubiquitario che è
retta e carcinomi del cavo orale, faringe, laringe, esofago, pancreas, stato correlato a livello epidemiologico a un’aumentata frequenza di
cervice uterina, rene e vescica. Il fumo passivo, o la presenza di fumo carcinomi polmonari nei minatori esposti a concentrazioni relati-
di tabacco nell’ambiente, contiene numerosi agenti cancerogeni per vamente alte. Si ritiene che il meccanismo patogenico sia l’inalazione
l’uomo per il quale non vi è alcun livello di esposizione sicuro. Si e il deposito bronchiale di prodotti di decadimento radioattivi che
stima che circa 3.000 adulti non fumatori muoiano ogni anno per si attaccano alle particelle degli aerosol ambientali. Questi dati hanno
carcinoma polmonare come conseguenza del fumo passivo.140 Anche destato preoccupazione riguardo al fatto che bassi livelli di esposi-
il fumo della pipa e del sigaro aumenta il rischio in modo comunque zione in ambienti domestici (ad es. in abitazioni situate in aree con
ridotto rispetto al fumo delle sigarette. L’uso di tabacco non fumato alta quantità di radon nel suolo) potevano anche portare ad aumento
non è certo un’alternativa sicura al fumo di sigaretta o di sigaro dell’incidenza di tumori polmonari. Alcuni attribuiscono a questo
712 CAPITOLO 15 Il polmone
insidioso cancerogeno la maggior parte dei carcinomi polmonari di sviluppare carcinoma polmonare, rispetto ai controlli. Inoltre,
nei non fumatori (Cap. 9).144 studi di linkage su larga scala indicano un locus di suscettibilità
Genetica molecolare. In ultima analisi, si pensa che l’esposizione autosomica sul cromosoma 6q23-25. Più recentemente, studi di
agli agenti citati in precedenza possa agire determinando alterazioni associazione genetica hanno riscontrato un legame interessante con
genetiche nelle cellule polmonari, che si accumulano e poi condu- il pleomorfismo nel gene del recettore nicotinico per l’acetilcolina,
cono al fenotipo neoplastico. È stato stimato che al momento in cui localizzato sul cromosoma 15q25 e nel carcinoma polmonare sia nei
il tumore viene confermato clinicamente, si siano verificate 10-20 fumatori sia nei non fumatori.149
mutazioni genetiche.145 Si dovrebbe altresì sottolineare che il 25% dei carcinomi polmo-
Come verrà analizzato in seguito, a fini pratici i carcinomi pol- nari in tutto il mondo colpisce i non fumatori che si differenziano a
monari possono essere classificati in due sottogruppi: carcinoma a livello patogenetico. Molti di questi carcinomi colpiscono comune-
piccole cellule e non a piccole cellule. Alcune lesioni molecolari sono mente le donne sotto forma di adenocarcinoma. Questi tendono ad
comuni ai due tipi, mentre altre sono relativamente specifiche. Gli avere mutazioni EGFR, quasi mai mutazioni KRAS e p53, le quali,
oncogeni dominanti che sono spesso in causa nei tumori polmonari per quanto comuni, si verificano raramente. Anche la natura delle
sono c-MYC, KRAS, EGFR, c-MET e c-KIT. I geni oncosoppressori mutazioni P53 è diversificata.150
più comunemente deleti o inattivati sono p53, RB1, p16 (INK4a) e Lesioni precancerose. Si riconoscono tre tipi di lesione epiteliale
numerosi loci sul cromosoma 3p. Nel braccio di questo cromosoma precancerosa: (1) displasia squamosa e carcinoma in situ, (2) iper-
vi sono numerosi geni oncosoppressori candidati, come FHIT, RAS- plasia adenomatosa atipica e (3) iperplasia diffusa polmonare idio-
SF1A e altri che rimangono da identificare. Tra i vari geni associati patica di cellule neuroendocrine. Va notato che il termine precance-
al cancro, quelli maggiormente coinvolti nel carcinoma polmonare roso non implica che la progressione a lesione invasiva avvenga in
a piccole cellule comprendono: C-KIT (40-70%), MYCN e MYCL tutti i casi. Attualmente, non è possibile distinguere tra lesioni
(20-30%), p53 (90%), 3p (100%), RB (90%) e BCL2 (75-90%). Di- precancerose soggette a progressione e quelle che rimarranno
versamente, EGFR (25%), KRAS (10-15%), p53 (50%), p16 INK4a localizzate.
(70%) sono quelli più comunemente implicati nel carcinoma non a Classificazione. La classificazione dei tumori è importante sia
piccole cellule. Inoltre, studi recenti dimostrano che i geni LKB1, per il trattamento del paziente sia in quanto fornisce le basi per studi
PTEN e TSC, tutti facenti capo alla via m-TOR, risultano altresì epidemiologici e biologici. La classificazione più recente resa nota
mutati nella misura del 30% dei carcinomi polmonari (prevalente- dall’Organizzazione Mondiale della Sanità138 ha riscosso un largo
mente quelli non a piccole cellule).146 È necessario notare che il gene consenso (Tab. 15.10). Per ciascun tipo di carcinoma polmonare
C-KIT è sovraespresso ma solo raramente mutato. Quindi, i farmaci sono state descritte numerose varianti istologiche; tuttavia, il loro
che hanno azione inibitoria sulla famiglia delle tirosin-chinasi (ad significato clinico è ancora da determinare, eccetto quanto menzio-
es. l’imatinib) risultano inefficaci. Si rammenta, tuttavia, che nei nato in seguito. Le proporzioni relative delle categorie più importanti
tumori con mutazione della famiglia delle chinasi (ad. es. i tumori sono:151
stromali gastrointestinali) tali farmaci sono utili a livello terapeutico.
Si osserva che l’attività telomerasica è aumentata in oltre l’80% dei Adenocarcinoma (uomini 37%, donne 47%)
tumori che colpiscono i tessuti polmonari. Carcinoma squamocellulare (uomini 32%, donne 25%)
Nel carcinoma polmonare, sono molte le molecole attivate nella Carcinoma a piccole cellule (uomini 14%, donne 18%)
traduzione del segnale, quali AKT, fosfatidilinositolo-3 chinasi, Carcinoma a grandi cellule (uomini 18%, donne 10%)
ERK1/2, STAT5 e le proteine di adesione focale come la paxillina.
Sebbene sia noto che alcune mutazioni genetiche sono precoci L’incidenza dell’adenocarcinoma è aumentata significativamente
(inattivazione di geni soppressori del cromosoma 3p) o tardive negli ultimi due decenni; è attualmente la forma più comune di car-
(attivazione di KRAS), la sequenza temporale non è ancora ben cinoma del polmone nelle donne e, in molti studi, anche negli uomi-
definita. Ancora più importante è il fatto che alcune modificazioni ni.152 La causa di questo cambiamento non è chiara. Un possibile
genetiche, quali la perdita di materiale del cromosoma 3p, possono fattore è rappresentato dall’aumento del tabagismo nelle donne, ma
essere riscontrate nell’epitelio bronchiale normale di pazienti con questo dato evidenzia solamente la nostra mancanza di conoscenze
carcinoma polmonare, nonché nell’epitelio respiratorio di fumatori sul perché le donne tendono a sviluppare più adenocarcinomi. Un’in-
senza carcinoma polmonare, suggerendo che vaste aree della teressante ipotesi suggerisce che le variazioni nel tipo di sigaretta
mucosa respiratoria hanno subito mutazioni dopo esposizione a
cancerogeni (“effetto campo”).147 Questo è l’humus ideale in cui le
cellule che accumulano mutazioni addizionali, alla fine, sviluppano Tabella 15.10 Classificazione istologica dei tumori
il carcinoma. polmonari epiteliali maligni
Raggruppamenti familiari sporadici hanno suggerito una predi-
Carcinoma squamocellulare
sposizione genetica, come il rischio variabile anche tra i forti fuma- Carcinoma a piccole cellule
tori. Si stanno compiendo numerosi tentativi per definire i marcatori Carcinoma a piccole cellule combinato
di suscettibilità genetica che hanno, ad esempio, identificato un ruolo Adenocarcinoma
nel pleomorfismo del gene del citocromo P-450 CYP1A1 (Cap. 7).148 Acinare; papillare, bronchioloalveolare, solido, sottotipi misti
I soggetti con alcuni alleli di CYP1A1 hanno una maggiore capacità Carcinoma a grandi cellule
Carcinoma neuroendocrino a grandi cellule
di metabolizzare gli agenti procancerogeni derivati dal fumo di si- Carcinoma adenosquamoso
garetta e, concettualmente, hanno un rischio maggiore di sviluppare Carcinomi con elementi pleomorfi, sarcomatoidi o sarcomatosi
carcinoma polmonare. Analogamente, i soggetti i cui linfociti nel Tumore carcinoide
sangue periferico vanno incontro a rotture cromosomiche in seguito Tipico, atipico
Carcinomi delle ghiandole salivari
a esposizione a sostanze cancerogene correlate al fumo (genotipo Carcinoma non classificato
sensitivo ad agenti mutageni) hanno anche un rischio decuplicato
CAPITOLO 15 Il polmone 713
Figura 15.40 Lesioni precancerogene nei carcinomi squamocellulari. Alcune delle più precoci (e “lievi”) alterazioni dell’epitelio respiratorio danneggiato
dal fumo includono l’iperplasia a cellule caliciformi (A), l’iperplasia a cellule basali (o di riserva) (B), e la metaplasia squamosa (C). Alterazioni più minacciose
includono l’insorgenza di displasia squamosa (D), caratterizzata dalla presenza di epitelio squamoso con distribuzione disordinata, con perdita di polarità
nucleare, ipercromasia nucleare, pleomorfismo e riscontri mitotici. La displasia squamosa può, a sua volta, progredire verso i vari stadi di displasia lieve,
moderata e grave. Il carcinoma in situ (CIS) (E) rappresenta lo stadio immediatamente precedente al carcinoma squamocellulare (F), e a prescindere
dall’assenza di distruzione della membrana basale nel CIS, le caratteristiche citologiche sono simili a quelle del carcinoma vero e proprio. Se non trattato,
il CIS progredirà fino a diventare un cancro invasivo. (A-E. Per gentile concessione del Dr. Adi Gazdar, Department of Pathology, University of Texas Sou-
thwestern Medical School, Dallas. F. Riprodotta per gentile concessione da Travis WD, et al [eds]: World Health Organization Histological Typing of Lung
and Pleural Tumors. Heidelberg, Springer, 1999)
Figura 15.43 Varianti istologiche del carcinoma polmonare. A. Adenocarcinoma che forma ghiandole, l’inserto mostra la positività del fattore di trascri-
zione tiroideo 1 (TTF-1). B. Carcinoma squamocellulare cheratinizzante ben differenziato. C. Carcinoma a piccole cellule con isole di piccole cellule inten-
samente basofile e aree di necrosi. D. Carcinoma a grandi cellule, pleomorfo, con cellule tumorali anaplastiche e assenza di differenziazione squamosa
o ghiandolare.
polmonare. Rappresenta, in varie casistiche, l’1-9% di tutti cellule colonnari caratteristiche, alte, con mucina citoplasma-
i carcinomi polmonari. Macroscopicamente, il tumore si tica e intra-alveolare e accrescimento lungo i setti alveolari
presenta quasi sempre nelle zone periferiche del polmone (Fig. 15.44). A livello ultrastrutturale, i carcinomi bronchiolo-
sotto forma di nodulo singolo o, più frequentemente, sotto alveolari sono un gruppo eterogeneo di carcinomi, costituiti
forma di noduli molteplici diffusi, che talvolta confluiscono da cellule bronchiolari secernenti mucina, cellule di Clara o,
a provocare un addensamento simile a una polmonite. I raramente, da pneumociti di tipo II.155
noduli parenchimali appaiono grigi, traslucidi e mucinosi I carcinomi bronchioloalveolari non mucipari spesso si pre-
qualora sia presente secrezione mucinosa, altrimenti si sentano come un nodulo polmonare periferico con rara dif-
presentano come aree solide, bianco-grigiastre, che posso- fusione aerogena e pertanto sono adatti alla resezione chi-
no essere confuse con un focolaio di polmonite a un’ispe- rurgica con un eccellente periodo di sopravvivenza di 5 anni.
zione microscopica. I carcinomi bronchioloalveolari mucipari, d’altra parte, ten-
Istologicamente, il tumore è caratterizzato da un quadro a dono a diffondersi per via aerogena, formando tumori satel-
sviluppo esclusivamente bronchioloalveolare, senza evidenza liti. Questi possono presentarsi come un nodulo singolo
alcuna di invasione stromale, vascolare o pleurica. La carat- oppure come noduli multipli, o interessare un intero lobo,
teristica peculiare dei carcinomi bronchioloalveolari è la cre- con un quadro simile a quello della polmonite lobare e quindi
scita lungo strutture preesistenti senza distruzione dell’archi- meno adatti al trattamento chirurgico.
tettura alveolare. Questa modalità di crescita è stata chiamata Analogamente alla sequenza adenoma-carcinoma nel colon,
lepidica, un’allusione al fatto che le cellule neoplastiche as- si è postulato che l’adenocarcinoma del polmone origini da
somigliano a farfalle posate su uno steccato. Ne esistono due un’iperplasia adenomatosa atipica che progredisce a carci-
sottotipi: non muciparo e muciparo. Il primo presenta cellule noma bronchioloalveolare e poi si trasforma in carcinoma
colonnari, a forma di spina o cuboidi, mentre l’altro presenta invasivo. Tale ipotesi è sostenuta dal fatto che le lesioni di
716 CAPITOLO 15 Il polmone
Tabella 15.12 Effetti locali della diffusione Paratormone, peptide correlato all’ormone paratiroideo, prostaglan-
del tumore polmonare dina E e alcune citochine, tutti implicati nell’induzione dell’iper-
calcemia che si osserva spesso nel carcinoma polmonare
Caratteristica clinica Base patologica Calcitonina, che causa ipocalcemia
Polmonite, ascesso, Ostruzione tumorale delle vie aeree Gonadotropine, che causano ginecomastia
collasso lobare Serotonina e bradichinina, associate alla sindrome da carcinoide
Polmonite lipidica Ostruzione tumorale; accumulo di lipidi
cellulari in macrofagi schiumosi L’incidenza di sindromi cliniche significative correlate a
Versamento pleurico Tumore esteso alla pleura questi fattori varia dall’1 al 10% di tutti i pazienti con carcinoma
Disfonia Invasione del nervo laringeo ricorrente
polmonare, sebbene una più alta percentuale di soggetti mostri
elevati livelli sierici di questi (e altri) ormoni peptidici. Ognuno dei
Disfagia Invasione esofagea tipi istologici di tumore può occasionalmente produrre uno qualsiasi
Paralisi del Invasione del nervo frenico di questi ormoni, ma i tumori che producono ACTH e ADH sono
diaframma prevalentemente carcinomi a piccole cellule, mentre quelli che produ-
Distruzione costale Invasione della parete toracica cono ipercalcemia sono soprattutto i tumori squamocellulari. La sin-
Sindrome della vena Compressione della vena cava superiore
drome da carcinoide è più frequente con il tumore carcinoide, de-
cava superiore da tumore scritto più avanti, ed è solo raramente associata al carcinoma a pic-
cole cellule. Tuttavia, quest’ultimo è più comune; pertanto, nella
Sindrome di Horner Invasione dei gangli del simpatico
pratica clinica è molto più probabile riscontrare la sindrome da
Pericardite, Coinvolgimento pericardico carcinoide in pazienti affetti da carcinoma a piccole cellule.
tamponamento
Altre manifestazioni sistemiche del carcinoma polmonare com-
prendono la sindrome miastenica di Lambert-Eaton (Cap. 27), nella
quale l’ipostenia muscolare è causata da autoanticorpi (probabil-
con frequenti esami radiologici del torace, esame citologico dell’escreato, mente stimolati dai canali ionici del tumore) diretti contro il canale
lavaggi o spazzolati bronchiali, e i molti miglioramenti della chirurgia neuronale del calcio;158 la neuropatia periferica, spesso solo senso-
toracica, della radioterapia e della chemioterapia, l’incidenza globale di riale; alterazioni dermatologiche, compresa l’acanthosis nigricans
sopravvivenza a 5 anni è solo del 15%. Alla luce di molti importanti studi (Cap. 25); alterazioni ematologiche, come le reazioni leucemoidi e,
clinici, non più del 20-30% dei pazienti con tumore polmonare presenta infine, una particolare anomalia del tessuto connettivo denominata
lesioni sufficientemente localizzate da permettere la resezione. Di solito, osteoartropatia polmonare ipertrofica, associata a ippocratismo di-
l’adenocarcinoma e la varietà squamocellulare tendono a rimanere loca- gitale delle mani.
lizzati più a lungo e hanno una prognosi lievemente migliore rispetto ai I carcinomi polmonari apicali del solco polmonare superiore
tumori indifferenziati, che di solito sono a uno stadio di sviluppo avanzato tendono a invadere le strutture neurali attorno alla trachea, inclusi
nel momento in cui vengono diagnosticati. Il tasso di sopravvivenza è del i plessi cervicali del simpatico, provocando una serie di manifesta-
48% nei casi diagnosticati quando la malattia è ancora localizzata. Solo zioni cliniche che comprendono gravi dolori nell’area di distribu-
il 15% dei carcinomi polmonari è diagnosticato a questo stadio precoce zione del nervo ulnare e la sindrome di Horner (enoftalmo, ptosi
e alcuni possono essere curati mediante lobectomia o pneumonectomia. palpebrale, miosi e anidrosi) sullo stesso lato della lesione. Questi
Allo stadio terminale, il trattamento consiste nella chemioterapia pal- tumori sono anche detti tumori di Pancoast.
liativa e/o radioterapia. I pazienti con adenocarcinoma e mutazioni
attivanti di EGFR hanno una maggiore sopravvivenza se trattati con Proliferazioni Neuroendocrine E Tumori
inibitori di EFGR. Molti tumori ricorrenti causano nuove mutazioni che
producono resistenza a questi inibitori, dimostrando che tali farmaci Il polmone normale contiene cellule neuroendocrine nell’epitelio
stanno “colpendo” il loro bersaglio. Diversamente, le mutazioni attivanti sotto forma sia di singole cellule sia di gruppi cellulari, i cosiddetti
di KRAS sembrano essere associate a una prognosi peggiore, refrattaria corpi neuroepiteliali. Mentre praticamente tutte le iperplasie neuro-
al trattamento, in un quadro clinico ormai nefasto. Il tempo di soprav- endocrine polmonari sono secondarie a fibrosi respiratoria e/o in-
vivenza dei pazienti con carcinoma a piccole cellule non trattato è com- fiammazione, un raro disturbo chiamato iperplasia neuroendocrina
preso tra le 6 e le 17 settimane. Questo carcinoma è particolarmente diffusa idiopatica polmonare sembra essere il precursore dello svi-
sensibile alla radioterapia e alla chemioterapia, e da alcuni centri sono luppo di piccoli tumori multipli e del carcinoide tipico o atipico.
state riportate percentuali di successo di terapie radicali del 15-25% per Le neoplasie delle cellule neuroendocrine nei polmoni compren-
la malattia localizzata. La maggior parte dei pazienti presenta metastasi dono i cosiddetti tumoretti (tumorlets), piccoli e benigni, derivanti
a distanza al momento della diagnosi. Pertanto, anche con la terapia, la da cellule neuroendocrine iperplastiche osservate in aree di cicatriz-
sopravvivenza media dopo la diagnosi è di circa 1 anno. zazione oppure di infiammazione cronica; i carcinoidi; il carcinoma
Sindromi paraneoplastiche. Il carcinoma polmonare può essere a piccole cellule altamente aggressivo (già trattato) e il carcinoma
associato a numerose sindromi paraneoplastiche158 (Cap. 7), alcune polmonare neuroendocrino a grandi cellule. I tumori neuroendo-
delle quali possono precedere lo sviluppo di una lesione polmonare crini vengono classificati separatamente poiché ci sono tra loro
macroscopica. Gli ormoni o i fattori simil-ormonali elaborati differenze significative a livello di incidenza, di caratteristiche clini-
comprendono: che, epidemiologiche, istologiche, di sopravvivenza e molecolari. Ad
esempio, contrariamente ai carcinomi neuroendocrini a piccole e a
Ormone antidiuretico (ADH), che induce iponatriemia causata grandi cellule, i carcinoidi sia tipici sia atipici possono insorgere in
da secrezione inappropriata di ADH pazienti con neoplasie endocrine multiple di tipo I. Si deve anche
Ormone adrenocorticotropo (ACTH), che determina sindrome di notare che la differenziazione neuroendocrina può essere dimostrata
Cushing con l’immunoistochimica nel 10-20% dei carcinomi polmonari che
CAPITOLO 15 Il polmone 719
Figura 15.46 Carcinoide bronchiale. A. Carcinoide bronchiale che cresce sotto forma di una massa sferica pallida (freccia) che protrude nel lume
del bronco. B. Aspetto istologico di carcinoide bronchiale, che mostra piccole cellule rotonde e uniformi e un moderato citoplasma. (Per gentile concessione
del Dr. Thomas Krausz, Department of Pathology, The University of Chicago, Pritzker School of Medicine, Chicago, IL)
MEDIASTINO SUPERIORE
Linfoma
Timoma
Lesioni tiroidee
Carcinoma metastatico
Tumori delle paratiroidi
MEDIASTINO ANTERIORE
Timoma
Teratoma
Linfoma
Lesioni tiroidee
Tumori delle paratiroidi
MEDIASTINO POSTERIORE
Tumori neurogenici (schwannoma, neurofibroma)
Figura 15.47 Amartoma polmonare. Sono presenti isole di cartilagine
Linfoma
ed epitelio respiratorio intrappolato. (Per gentile concessione del Dr. Justine
Ernia iatale
A. Barletta, Department of Pathology, Brigham and Women’s Hospital,
Boston, MA)
MEDIASTINO MEDIO
Cisti broncogena
L’amartoma del polmone è una lesione relativamente comune che Cisti pericardica
viene di norma scoperta incidentalmente in una lastra di routine sotto Linfoma
forma di addensamento radiopaco (a forma di moneta). La maggior
parte di questi tumori è periferica, solitaria, con un diametro inferiore
a 3-4 cm e ben circoscritta. L’amartoma polmonare consiste in noduli
di tessuto connettivo intersecati da epitelio anomalo. La cartilagine è
il tessuto connettivo più comune, ma ci può essere anche tessuto fi- Morfologia Il quadro di crescita metastatica all’interno dei
broso cellulare e adipe. Le lamine epiteliali sono costituite da epitelio polmoni è alquanto variabile. Nel caso tipico, noduli multipli
colonnare ciliato o non ciliato e rappresentano probabilmente l’in- di una certa grandezza (lesioni a palla di cannone) sono dis-
trappolamento di epitelio respiratorio (Fig. 15.47). Il termine tradi- seminati in tutti i lobi e sono più concentrati nelle aree peri-
zionale di amartoma viene mantenuto per questa lesione, ma alcune feriche (Fig. 15.48). Altri quadri patologici comprendono il
caratteristiche, come la rara insorgenza nei bambini, l’aumento dell’in- nodulo solitario, gli addensamenti endobronchiali, pleurici,
cidenza con l’età e la presenza di aberrazioni di 6p21 e 12q14-q15, polmonari e quadri misti tra quelli descritti precedentemente.
suggeriscono che si tratti di una neoplasia più che di una malforma- Focolai di crescita lepidica simili a quelli osservati nel carci-
zione, indicandone un’origine clonale.138 noma bronchioloalveolare si osservano occasionalmente nei
Il tumore infiammatorio miofibroblastico, benché raro, è più co- carcinomi metastatici e possono essere associati a uno qua-
mune nei bambini, con un uguale rapporto tra maschi e femmine. lunque dei quadri sopra elencati.
I sintomi di esordio comprendono febbre, tosse, dolore toracico ed
emottisi. Può anche essere asintomatico. La diagnostica per imma-
gini mostra una massa singola (raramente multipla) rotonda, ben
definita, di solito periferica con depositi di calcio in circa un quarto Pleura
dei casi. Macroscopicamente, la lesione è solida, di diametro com-
preso tra 3 e 10 cm e di colore bianco-grigiastro. Microscopicamente, L’interessamento patologico della pleura è, molto spesso, una compli-
vi è una proliferazione di fibroblasti fusati e di miofibroblasti, linfo- canza secondaria di alcune malattie sottostanti. Infezioni secondarie e
citi, plasmacellule e fibrosi periferica. Il gene della chinasi del linfoma aderenze pleuriche sono reperti particolarmente frequenti all’autopsia.
anaplastico (ALK), localizzato sul cromosoma 2p23, è stato implicato Patologie primitive importanti comprendono (1) le infezioni batteriche
nella patogenesi di questo tumore. intrapleuriche primitive con interessamento di questo spazio come un
I tumori nel mediastino possono insorgere in strutture mediastini- focus isolato nel corso di una transitoria batteriemia e (2) una neoplasia
che oppure essere tumori metastatici dal polmone o da altri organi. primitiva della pleura: il mesotelioma (trattato in seguito).
Possono anche invadere o comprimere i polmoni. La Tabella 15.13
elenca i più comuni tumori nei vari distretti del mediastino. I tipi Versamento Pleurico
tumorali specifici sono discussi in sezioni specifiche di questo libro.
Il versamento pleurico è una manifestazione frequente di malattia
pleurica sia primaria sia secondaria e che può essere infiammatoria
Neoplasie Metastatiche
o non infiammatoria. Di norma, non più di 15 ml di siero chiaro,
Il polmone è la sede più comune di neoplasie metastatiche. Tutti i relativamente acellulare, lubrificano la superficie pleurica. L’accu-
carcinomi e i sarcomi che nascono in qualsiasi parte dell’organismo mulo di liquido pleurico si verifica nei seguenti casi:
possono diffondersi al polmone per via ematica o linfatica oppure
per contiguità diretta. Lo sviluppo di tumori contigui ai polmoni si Aumento della pressione idrostatica, come nell’insufficienza
verifica in genere con i carcinomi esofagei e i linfomi mediastinici. cardiaca congestizia
CAPITOLO 15 Il polmone 721
Figura 15.48 Numerose metastasi derivanti da un carcinoma renale. Una raccolta non infiammatoria di liquido sieroso all’interno della
(Per gentile concessione del Dr. Michelle Mantel, Brigham and Women’s cavità pleurica è chiamata idrotorace. Il liquido è chiaro e di colore
Hospital, Boston, MA) paglierino. L’idrotorace può essere unilaterale o bilaterale, a seconda
delle cause sottostanti. La causa più frequente di idrotorace è l’in-
Aumento della permeabilità vascolare, come nella polmonite sufficienza cardiaca. Per questa ragione, è di solito accompagnato da
Diminuzione della pressione osmotica, come nella sindrome congestione ed edema polmonare. Si possono formare trasudati in
nefrosica altre malattie sistemiche associate a edema generalizzato e sono
Aumento della pressione negativa intrapleurica, come perciò osservate nell’insufficienza renale e nella cirrosi epatica.
nell’atelettasia La fuoriuscita di sangue entro la cavità pleurica è nota come emo-
Diminuzione del drenaggio linfatico, come nella carcinomatosi torace. Si tratta quasi sempre di una complicanza fatale dovuta alla
mediastinica rottura di un aneurisma aortico o un trauma vascolare o in seguito a
un intervento. L’emotorace puro è facilmente identificabile dai grandi
trombi che accompagnano la componente fluida del sangue.
Versamenti pleurici infiammatori Il chilotorace è rappresentato da un accumulo di liquido lattescen-
te nella cavità pleurica, spesso di origine linfatica. Il chilo è di colore
Le pleuriti sierosa, sierofibrinosa e fibrinosa sono tutte causate es- lattescente perché contiene grassi finemente emulsionati. Il chiloto-
senzialmente dallo stesso processo patologico. L’essudato fibrinoso race è per lo più causato da traumi del dotto toracico oppure da
generalmente riflette una reazione essudativa più tardiva e più grave un’ostruzione che secondariamente causa rottura dei principali dotti
che, in fase precoce di sviluppo, potrebbe essersi presentata sotto linfatici. Questa condizione è riscontrata nelle neoplasie maligne
forma di un essudato sieroso o sierofibrinoso. che si formano dentro la cavità toracica e causano ostruzione dei
Le cause più comuni di pleurite sono le malattie infiammatorie dotti linfatici maggiori. I tumori possono metastatizzare a distanza
polmonari, quali la tubercolosi, la polmonite, gli infarti polmonari, per via linfatica e crescere all’interno del linfatico destro o del dotto
l’ascesso polmonare e le bronchiectasie. L’artrite reumatoide, il toracico determinando ostruzione.
lupus eritematoso disseminato, l’uremia, le infezioni sistemiche
diffuse, altre malattie sistemiche e l’interessamento metastatico Pneumotorace
della pleura possono altresì causare pleurite sierosa o sierofibrino-
sa. Le radiazioni usate nella terapia per i tumori del polmone o del Il termine pneumotorace si riferisce alla presenza di aria o gas nelle
mediastino spesso causano pleurite sierofibrinosa. Nella maggior cavità pleuriche e può essere spontaneo, traumatico o terapeutico.
parte dei casi la reazione sierofibrinosa è solo minima e il liquido Lo pneumotorace spontaneo può complicare qualsiasi tipo di ma-
essudato viene riassorbito, con risoluzione od organizzazione della lattia polmonare che causa rottura di un alveolo. Una cavità asces-
componente fibrinosa. L’accumulo di grandi quantità di liquido suale che comunica direttamente con lo spazio pleurico o con il
può essere tale da determinare compressione polmonare e causare tessuto polmonare interstiziale può anche portare a fuoriuscita di
distress respiratorio. aria. Nell’ultimo caso, l’aria può entrare attraverso il tessuto polmo-
Un essudato pleurico purulento (empiema) è solitamente causato nare o attraverso il mediastino posteriore (enfisema interstiziale) ed
da disseminazione batterica o micotica alla cavità pleurica. Questa entrare alla fine nella cavità pleurica. Lo pneumotorace è più comu-
disseminazione avviene per lo più come diffusione contigua di nemente associato a enfisema, asma e tubercolosi. Lo pneumotorace
un’infezione intrapolmonare, ma occasionalmente si ha dissemina- traumatico è causato in genere da alcune lesioni perforanti la parete
zione per via linfatica o ematogena da una fonte di infezione più toracica, ma talvolta il trauma penetra il polmone e quindi determi-
lontana. Raramente, le infezioni localizzate sotto il diaframma, come na la formazione di due vie di rifornimento di aria all’interno delle
gli ascessi sottodiaframmatici o epatici, possono estendersi per cavità pleuriche. Il riassorbimento dell’aria dalla cavità pleurica si
continuità attraverso il diaframma alle cavità pleuriche, più spesso verifica lentamente nello pneumotorace spontaneo e traumatico, a
sul lato destro. condizione che le comunicazioni si chiudano spontaneamente.
L’empiema è caratterizzato da una raccolta di pus saccata, giallo- Delle varie forme di pneumotorace, una di quelle che più interessa
verdastra, di consistenza cremosa composta da accumuli di neutrofili il medico è il cosiddetto pneumotorace spontaneo idiopatico. Questa
722 CAPITOLO 15 Il polmone
Figura 15.52 Caratteristiche ultrastrutturali dell’adenocarcinoma polmonare (A), caratterizzato da microvilli bassi, rigonfi, in contrasto con quelli
del mesotelioma (B), nel quale i microvilli sono numerosi, lunghi e assottigliati. (Per gentile concessione del Dr. Noel Weidner, University of California, San
Francisco, School of Medicine, San Francisco, CA)
724 CAPITOLO 15 Il polmone
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16
Testa e collo
Mark W. Lingen
727
728 CAPITOLO 16 Testa e collo
Le malattie della testa e del collo vanno dal raffreddore comune alle anatomici: (1) cavità orale; (2) vie aeree superiori, comprendenti
rare neoplasie del naso. Quelle scelte per la presente trattazione sono naso, faringe, laringe e seni paranasali; (3) orecchio; (4) collo; e (5)
assegnate, per certi versi arbitrariamente, a uno dei seguenti distretti ghiandole salivari.
Cavità orale
La cavità orale è un temibile orifizio protetto da una fila superiore e dentina è cellulare e contiene numerosi canalicoli, che contengono
da una inferiore di denti (purtroppo, assai soggetti a erosione), che a loro volta le estensioni citoplasmatiche degli odontoblasti. Queste
richiedono costante gratificazione e pullulano di microrganismi, cellule ricoprono l’interfaccia tra dentina e polpa e possono, se
alcuni dei quali potenzialmente dannosi. Fra le molte malattie che adeguatamente stimolate, produrre nuova dentina (secondaria)
colpiscono le sue varie parti, verranno prese in considerazione solo all’interno del dente. La camera della polpa medesima è circondata
le più importanti o frequenti che interessano denti e strutture di da dentina e contiene tessuto connettivo, fasci nervosi, linfatici e
sostegno, mucose orali, labbra e lingua. capillari.
Per provvedere alla masticazione, i denti non devono solo essere
composti di tessuto duro, ma devono anche essere saldamente fissati
Denti e strutture di sostegno all’osso alveolare. Se questa inserzione fosse eccessivamente rigida,
la masticazione imporrebbe al dente sollecitazioni meccaniche suf-
I denti danno il loro contributo a diverse importanti funzioni, ficienti a causarne la caduta o la frattura. Perciò, nei mammiferi, i
incluse la masticazione e una corretta fonazione. È utile passare denti sono fissati alla cresta alveolare ossea dai legamenti parodontali
brevemente in rassegna la normale anatomia dei denti prima di che forniscono una fissazione robusta e insieme flessibile, in grado
affrontare le condizioni patologiche che li colpiscono. Come è ben di sopportare le forze della masticazione. Il legamento parodontale
noto, i denti sono saldamente impiantati nelle ossa mascellare e si inserisce sull’osso alveolare da un lato, e sul cemento, presente sulle
mandibolare e sono circondati dalla mucosa gengivale (Fig. 16.1). radici dei denti, che agisce come una “colla” per fissare il legamento
La corona dei denti aggetta nel cavo orale ed è ricoperta da smalto, al dente.
un tessuto acellulare duro e inerte, il più altamente mineralizzato
dell’organismo. Lo smalto poggia sulla dentina, una forma specia- Carie
lizzata di tessuto connettivo che rappresenta la maggior parte della
restante porzione dura del dente. A differenza dello smalto, la La carie dentaria, causata dalla degradazione focale della struttura
dentaria, è una delle più comuni patologie nel mondo ed è la causa
più frequente di perdita dei denti prima dei 35 anni di età. Le lesioni
cariose rappresentano l’esito della dissoluzione minerale della strut-
tura dentaria da parte di prodotti terminali acidi del metabolismo
di batteri presenti nella cavità orale e in grado di fermentare gli
zuccheri. Tradizionalmente, la prevalenza della carie è sempre stata
più alta nei Paesi industrializzati, ove vi è facile accesso a cibi lavorati
che contengono grandi quantità di carboidrati. Tuttavia, le tendenze
globalizzanti possono cambiare questa distribuzione demografica.
Anzitutto, la frequenza della carie si è notevolmente ridotta in na-
zioni come gli Stati Uniti, in cui una miglior igiene orale e la fluo-
rurazione dell’acqua potabile sono diventate una prassi abituale. Il
fluoro si incorpora nella struttura cristallina dello smalto, formando
fluoroapatite, e contribuisce alla resistenza alla degradazione da
parte degli acidi batterici. In secondo luogo, con la globalizzazione
dell’economia mondiale, le nazioni in via di sviluppo hanno impor-
tato quantità crescenti di cibi lavorati con alto contenuto in carboi-
drati. Con questi trend, nel corso dei prossimi decenni ci si può
attendere un drastico aumento della prevalenza di carie nei Paesi in
via di sviluppo.
Gengivite
Figura 16.1 Rappresentazione schematica della normale anatomia dei Il termine gengiva indica la mucosa squamosa posta fra i denti e
denti e dei tessuti di sostegno circostanti. intorno ai denti. La gengivite è l’infiammazione della mucosa e dei
CAPITOLO 16 Testa e collo 729
Figura 16.3 Granuloma piogenico. Massa eritematosa, emorragica Figura 16.4 Ulcera aftosa. Singola ulcerazione con un alone eritematoso
ed esofitica a partenza dalla mucosa gengivale. che circonda una membrana giallastra fibrinopurulenta.
HSV si verifica tipicamente nei bambini tra i 2 e i 4 anni, è spesso fezione clinica: (1) lo stato immunitario dell’individuo; (2) il ceppo di
asintomatica e non causa una morbilità significativa. Nel 10-20% C. albicans presente; e (3) la composizione della flora orale dell’indivi-
circa dei casi, l’infezione primaria si presenta come una gengivosto- duo. Esistono tre principali forme cliniche di candidosi orale che com-
matite erpetica acuta, con comparsa acuta di vescicole e ulcerazioni prendono la pseudomembranosa (mughetto), l’eritematosa e l’iper-
in tutta la cavità orale, soprattutto sulle gengive. Queste lesioni sono plastica, con numerose variazioni all’interno di questi gruppi. Tratte-
accompagnate da linfoadenopatia, febbre, anoressia e irritabilità. remo qui solo la forma pseudomembranosa, la più comune fra le tre.
Conosciuta anche con il nome di “mughetto”, la candidosi pseudomem-
branosa assume tipicamente l’aspetto di una membrana infiammatoria
Morfologia Le vescicole variano da lesioni di pochi milli- superficiale, irregolare, da grigia a bianca, composta da un tappeto di
metri ad ampie bolle e sono dapprima ripiene di un liquido microrganismi indovati in un essudato fibrinosuppurativo che può
sieroso limpido, ma spesso si rompono producendo essere facilmente distaccato, rivelando una base infiammatoria erite-
ulcerazioni superficiali estremamente dolenti, a bordo rosso. matosa sottostante. Questo micete causa danno solo in individui che
All’esame microscopico, si nota edema intracellulare e inter- presentano qualche forma di immunosoppressione, come accade nei
cellulare (acantolisi), che causa fissurazioni che possono pazienti con diabete mellito, nei riceventi di trapianti di organo o di
trasformarsi in vescicole macroscopiche. Le singole cellule midollo osseo, negli individui con neutropenia, immunosoppressione
dell’epidermide, ai margini delle vescicole o libere all’interno indotta dalla chemioterapia o AIDS. Inoltre, possono portare allo
del liquido, sviluppano a volte inclusioni virali intranucleari, sviluppo di candidosi orale anche antibiotici ad ampio spettro che
eosinofile. Altre cellule possono fondersi e dar vita a cellule eliminano o alterano la normale flora batterica della bocca.
giganti (policarioni multinucleati), che possono essere messe
in evidenza dal test di Tzanck, che si basa sull’esame micro-
Infezioni Micotiche Profonde
scopico del liquido vescicolare. Vescicole e ulcere superficiali
regrediscono in genere entro 3 o 4 settimane, ma il virus ri- Oltre alle loro più frequenti sedi di infezione, alcune infezioni mi-
sale lungo i nervi regionali e, alla fine, resta silente nei gangli cotiche profonde mostrano una decisa predilezione per il cavo orale
dorsali (ad es. il trigemino). e la regione della testa e del collo. Queste infezioni comprendono
istoplasmosi, blastomicosi, coccidioidomicosi, criptococcosi, zigo-
micosi e aspergillosi. Con il crescente numero di pazienti immuno-
La stragrande maggioranza degli adulti ospita HSV-1 in forma depressi a causa di patologie come l’AIDS o a causa di terapie per
latente, ma in alcuni individui, in genere giovani adulti, il virus si cancro o trapianti d’organo, è aumentata negli ultimi anni anche la
riattiva producendo la frequente ma in genere scarsamente sinto- prevalenza delle infezioni micotiche della cavità orale.
matica ulcera fredda. Le influenze che predispongono alla riattiva-
zione sono poco conosciute ma si ritiene che comprendano traumi,
allergie, esposizione a luce ultravioletta, infezioni delle vie aeree
superiori, gravidanza, mestruazioni, immunosoppressione ed ec- Manifestazioni orali in corso di patologia
cessiva esposizione a temperature estremamente basse o elevate. sistemica
La stomatite erpetica ricorrente (a differenza della gengivostomatite
acuta) può comparire sia nella sede dell’inoculazione primaria sia in Come gli stomatologi non cessano di ripetere, la bocca è una parte
aree mucose adiacenti che sono associate allo stesso ganglio; prende la del corpo e non soltanto la via di ingresso delle prelibatezze. Non è
forma di gruppi di piccole vescicole (1-3 mm). Labbra (herpes labialis), quindi sorprendente che molte patologie sistemiche siano associate
orifizi nasali, mucosa orale, gengiva e palato duro sono le sedi più a lesioni orali. In effetti, non è raro che le lesioni orali rappresentino
frequenti delle lesioni ricorrenti. Esse ricordano quelle già descritte nelle il primo segno di una qualche patologia sistemica sottostante. Al-
infezioni primarie, ma hanno una durata molto più breve, sono meno cune delle più comuni sono citate nella Tabella 16.1, con piccole note
gravi, in genere si seccano in 4-6 giorni e guariscono in 7-10 giorni. sulle modificazioni orali associate. Tratteremo qui in maggior det-
taglio solamente la leucoplachia villosa.
PATOLOGIE INFETTIVE
Scarlattina Lingua intensamente rossa con papille prominenti (lingua a lampone);
lingua ricoperta di materiale biancastro attraverso il quale si
proiettano papille iperemiche (lingua a fragola)
Morbillo Un enantema a chiazze del cavo orale spesso precede il rash cutaneo;
ulcerazioni della mucosa orale attorno al dotto di Stenone
producono macchie di Koplik
Mononucleosi infettiva Faringite e tonsillite acute che possono causare la formazione di
una membrana essudativa ricoprente bianco-grigia; ingrossamento
dei linfonodi nel collo, petecchie palatali
Difterite Caratteristica membrana infiammatoria bianco sporco,
fibrinosuppurativa, ruvida su tonsille e retrofaringe
Virus dell’immunodeficienza umana Predisposizione alle infezioni opportunistiche orali, in particolare
da herpes virus, Candida e altri funghi; lesioni orali del sarcoma
di Kaposi e leucoplachia villosa (descritta nel testo)
CONDIZIONI DERMATOLOGICHE*
Lichen planus Lesioni reticolate, a strie, bianche cheratosiche che raramente
divengono bollose e ulcerate; osservate in oltre il 50% dei pazienti
con lichen planus cutaneo; raramente, è l’unica manifestazione
Pemfigo Vesciche e bolle suscettibili alla rottura, che lasciano erosioni
iperemiche ricoperte di essudato
Pemfigoide bolloso Le lesioni orali macroscopicamente ricordano quelle del pemfigo
ma possono essere differenziate istologicamente
Eritema multiforme Eruzione maculo-papulare, vescicolo-bollosa che talora segue
un’infezione in altra sede, l’ingestione di farmaci, lo sviluppo di
un cancro, o una malattia vascolare del collagene; quando interessa
le labbra e la mucosa orale, è indicata come sindrome di Stevens-
Johnson
PATOLOGIE EMATOLOGICHE
Pancitopenia (agranulocitosi, aplasia midollare) Gravi infezioni orali sotto forma di gengivite, faringite, tonsillite;
può estendersi a determinare cellulite del collo (angina di Ludwig)
Leucemia Con la deplezione di neutrofili funzionanti, possono apparire lesioni
orali simili a quelle della pancitopenia
Leucemia monocitica Infiltrato leucemico e ingrandimento delle gengive, spesso con
concomitante parodontite
VARIE
Pigmentazione melanotica Può comparire nella malattia di Addison, emocromatosi, displasia
fibrosa dell’osso (sindrome di Albright) e sindrome di Peutz-Jegher
(poliposi gastrointestinale)
Assunzione di fenitoina (difenilidantoinato Cospicuo ingrossamento fibroso delle gengive
Gravidanza Granuloma piogenico friabile, rosso, che protrude dalla gengiva
(“tumore della gravidanza”)
Sindrome di Rendu-Osler-Weber Malattia autosomica dominante con multiple teleangectasie
aneurismatiche congenite al di sotto delle superfici mucose
della cavità orale e delle labbra
*
Si veda Capitolo 25 per dettagli.
che suggerisce un’infezione da papillomavirus umano (HPV), e capitoli. In questa sede, pertanto, tratteremo esclusivamente il car-
occasionalmente sono stati riscontrati prodotti di trascrizione di cinoma orale a cellule squamose e le lesioni precancerose a esso
HPV. EBV è tuttavia presente nella maggior parte delle cellule ed è associate.
ora accettato come causa di questa condizione.7 Talvolta è presente
una sovrainfezione da candida sulla superficie delle lesioni, che Leucoplachia Ed Eritroplachia
aumenta la “villosità.” Negli individui HIV-positivi, con leucoplachia
villosa, i sintomi dell’AIDS seguono dopo 2-3 anni. Come descritto più dettagliatamente in seguito, i carcinomi della
bocca sono comuni in tutto il mondo, con una mortalità discreta-
mente elevata. Sebbene siano stati proposti screening e diagnosi
Tumori e lesioni precancerose precoce nelle popolazioni a rischio per diminuire la morbilità e la
mortalità associate al cancro orale,8,9 il riscontro visivo di lesioni
Molte neoplasie epiteliali e del tessuto connettivo della regione della orali decisamente premaligne è problematico. Ciò si pone in marcato
testa e del collo (ad es. papillomi, emangiomi, linfomi) insorgono contrasto con le lesioni cutanee, dove lo screening visivo per il me-
anche altrove nel corpo e sono adeguatamente descritti in altri lanoma della cute ha dimostrato di avere tassi di sensibilità e
CAPITOLO 16 Testa e collo 733
specificità del 93% e del 98%.10,11 Una spiegazione di questa discre- Occasionalmente si incontrano forme intermedie che hanno le ca-
panza è che le lesioni precoci spesso non mostrano alcuna delle ratteristiche sia di leucoplachia sia di eritroplachia e sono dette
caratteristiche cliniche osservate nel cancro orale avanzato, quali leucoeritroplachia maculata.
ulcerazione, indurimento, dolore o linfoadenopatia cervicale.12 Inol- La leucoplachia e l’eritroplachia possono essere osservate negli
tre, la presentazione clinica delle lesioni potenzialmente premaligne adulti di ogni età, ma si riscontrano generalmente tra i 40 e i 70 anni,
nel cavo orale è altamente eterogenea. Iniziamo la nostra discussione con una prevalenza maschile di 2:1. Benché tali lesioni abbiano origini
con due lesioni premaligne: la leucoplachia e l’eritroplachia. multifattoriali, l’uso di tabacco (sigarette, pipa, sigari e tabacco da
Il termine leucoplachia è definito dall’Organizzazione Mondiale masticazione) è il dato anamnestico più comune.
della Sanità (OMS) come “una chiazza o placca bianca che non può
essere distaccata con il grattamento e non può essere caratterizzata
clinicamente o anatomopatologicamente come altra entità patolo- Morfologia Le leucoplachie possono insorgere ovunque
gica”. In parole povere, se a una lesione bianca della cavità orale può nel cavo orale (le localizzazioni più comuni sono la mucosa
essere attribuita una diagnosi precisa, non si tratta di leucoplachia. orale, il pavimento della bocca, la superficie ventrale della
Questo termine clinico è riservato alle lesioni senza causa apparente lingua, il palato e le gengive). Esse appaiono come chiazze
presenti nel cavo orale. Pertanto, chiazze bianche causate da entità o placche bianche solitarie o multiple spesso con margini
come il lichen planus e la candidosi non sono leucoplachie. Circa il nettamente demarcati. Possono essere leggermente ispes-
3% della popolazione mondiale presenta lesioni leucoplasiche e il site e lisce o rugose e fissurate, o apparire come placche
5-25% di queste lesioni è di natura premaligna.13 Quindi, fino a prova verrucose, elevate e talvolta corrugate (Fig. 16.6). All’esame
contraria tramite valutazione istologica, tutte le leucoplachie devono istologico, presentano uno spettro di alterazioni epiteliali
essere considerate precancerose. che vanno da un’ipercheratosi che sovrasta un epitelio ispes-
Correlata alla leucoplachia, ma molto meno frequente e molto sito, acantosico ma ordinato a lesioni con modificazioni
più infausta, è l’eritroplachia. Questa si presenta come un’area rossa, marcatamente displastiche che talora sconfinano nel carci-
vellutata, talora erosa all’interno della cavità orale, che in genere ha noma in situ (Fig. 16.7). Quanto più le lesioni sono displa-
spessore analogo a quello della mucosa circostante o può essere stiche o anaplastiche, tanto maggiore è la probabilità che
leggermente depressa (Fig. 16.5). In tali lesioni l’epitelio tende a sia presente un infiltrato infiammatorio sottostante di linfo-
essere marcatamente atipico, presentando un rischio di trasforma- citi e macrofagi.
zione maligna molto più alto di quello osservato con la leucoplachia. Le modificazioni istologiche nell’eritroplachia solo di rado
consistono in un ordinato sviluppo epiteliale; praticamente
tutte le lesioni (circa il 90%) evidenziano erosioni superficiali
con displasia, carcinoma in situ o carcinoma già sviluppato
nei margini circostanti. Spesso si osserva un’intensa reazione
infiammatoria subepiteliale con dilatazione vascolare che
probabilmente contribuisce all’aspetto clinico rossastro.
Figura 16.6 Leucoplachia. L’aspetto clinico delle leucoplachie è altamente variabile e può spaziare da (A) liscio e sottile con margini ben demarcati, a
(B) diffuso e spesso, a (C) irregolare con superficie granulare, a (D) diffuso e corrugato. (Per gentile concessione dei Dr. Neville, Damm, Allen, Bouquot
[eds], Oral and Maxillofacial Pathology. Philadelphia, WB Saunders, 2008)
Figura 16.7 Progressione clinica, istologica e molecolare di un carcinoma orale. A. Tipica progressione clinica del carcinoma orale. B. Progressione
istologica dell’epitelio squamoso da normale, a ipercheratosi, a displasia lieve/moderata, a displasia grave, a carcinoma. C. Sedi delle più comuni alterazioni
genetiche identificate come importanti per lo sviluppo di cancro. CIS, carcinoma in situ; SCC, squamous cell carcinoma (carcinoma a cellule squamose).
(Fotografie cliniche per gentile concessione di Sol Silverman, MD, da Silverman S: Oral Cancer. Hamilton, Ontario, BD Dekker, 2003)
CAPITOLO 16 Testa e collo 735
tumori primitivi multipli riduce significativamente la sopravvivenza. sequenziale di oncogeni e l’inattivazione di geni oncosoppressori in
Il tasso di comparsa di un secondo tumore primitivo in questi pa- una popolazione clonale di cellule. Un certo numero di alterazioni
zienti è del 3-7% l’anno, più alto che per qualsiasi altra neoplasia genetiche, alcune identificate con certezza mentre altre dedotte da
maligna.18,19 Questo dato ha portato all’elaborazione del concetto di alterazioni cromosomiche tumore-specifiche, è stato osservato nel
“cancerizzazione di campo”. Si postula che tumori primitivi indivi- HNSCC. Anche se non sono ancora state delineate tutte le mutazioni
duali multipli si sviluppino indipendentemente nel tratto aerodige- specifiche necessarie per la progressione, è stato definito un modello
stivo superiore come esito di anni di esposizione cronica della operativo molecolare (si veda Fig. 16.7). La prima modificazione è
mucosa ai cancerogeni.20,21 A causa di tale cancerizzazione di campo, la perdita delle regioni cromosomiche 3p e 9p21.28 La perdita di
un individuo che ha la fortuna di vivere per 5 anni dopo il tumore eterozigosi (Loss Of Heterozygosis, LOH) insieme all’ipermetilazio-
primitivo iniziale ha una possibilità pari al 35% di sviluppare almeno ne del promotore in questo locus porta all’inattivazione del gene
un nuovo tumore primitivo in quel periodo di tempo. La comparsa p16, un inibitore della chinasi ciclina-dipendente (Cap. 7). Questa
di nuovi tumori primitivi può essere particolarmente devastante per alterazione è associata al passaggio da stato normale a iperplasia/
individui le cui lesioni iniziali erano piccole. Il tasso di sopravvivenza ipercheratosi e si verifica prima dello sviluppo dell’atipia istologica,
a 5 anni per il primo tumore primitivo è considerevolmente migliore sottolineando quindi i limiti dell’esame istologico per la diagnosi
del 50%, ma in tali individui i secondi tumori primitivi sono la causa precoce. Una successiva LOH su 17p con mutazione del gene onco-
più comune di morte.22 La diagnosi precoce di tutte le lesioni pre- soppressore p53 è associata alla progressione a displasia.29 Recente-
maligne è pertanto fondamentale per la sopravvivenza a lungo ter- mente è stato dimostrato che grossolane alterazioni genetiche e
mine di questi pazienti. delezioni di 4q, 6p, 8p, 11q, 13q e 14q possono fungere da fattori
Patogenesi. La patogenesi del carcinoma a cellule squamose è predittivi della progressione a neoplasia maligna conclamata.30 In
multifattoriale. In America settentrionale ed Europa, è stato classi- ultimo, l’amplificazione e l’iperespressione del gene per la ciclina D1
camente considerato una malattia dei soggetti di sesso maschile di (sito sul cromosoma 11q13), che attiva costitutivamente la progres-
mezza età con storia di abuso cronico di tabacco da fumo e alcool. Il sione del ciclo cellulare, è un comune evento tardivo. I dati sugge-
rischio è infatti aumentato nei soggetti che fumano e consumano riscono che le alterazioni di questo gene conferiscono l’invasività ad
alcool. Non sorprende quindi che, insieme all’aumento del fumo, alcuni cloni.31,32
l’incidenza di cancro orale nelle donne sia in aumento. Tuttavia, questo modello, pur essendo un valido schema di
È oggigiorno noto che almeno il 50% dei cancri orofaringei, in lavoro per le alterazioni molecolari coinvolte nello sviluppo di un
particolare quelli che interessano le tonsille, la base della lingua e carcinoma a cellule squamose di testa e collo, è incompleto. In-
l’orofaringe contengono varianti oncogeniche di HPV.23 Si prevede nanzitutto, mentre è noto che alcune grossolane alterazioni geno-
che, nei prossimi 10 anni, l’incidenza del HNSCC associato a HPV miche sono correlate con geni importanti nel determinismo nello
supererà quella del cancro della cervice, in parte perché i siti anato- sviluppo del carcinoma a cellule squamose (come p16, p53 e Ci-
mici di origine (cripte tonsillari, base della lingua e orofaringe) non clina D1), molti dei geni specifici sono ancora ignoti. In secondo
sono facilmente accessibili o sottoponibili allo screening citologico luogo, questo modello non tiene conto delle alterazioni di geni
(a differenza della cervice). Occorre sottolineare, tuttavia, che i come il recettore per il fattore di crescita epidermico (Epidermal
pazienti con HNSCC HPV-positivo hanno un decorso migliore di Growth Factor Receptor, EGFR), che è iperespresso in un’alta
quelli con neoplasie HPV-negative. Il vaccino contro il HPV, che percentuale di HNSCC ed è stato efficacemente utilizzato come
protegge dal cancro della cervice, offre la speranza di arginare la bersaglio nel trattamento della malattia. Infine, come indicato in
piaga del HNSCC associato a HPV, sebbene non sia ancora appro- precedenza, è sempre più evidente che il HNSCC è una malattia
vato per questo uso. eterogenea dal punto di vista eziologico e dei suoi meccanismi
Vi sono sempre maggiori evidenze epidemiologiche che con- molecolari di sviluppo.
fermano che una storia familiare di cancro della testa e del collo è
un fattore di rischio per la patologia, che si pensa sia dovuta a
un’instabilità genomica ereditaria.24 Infine, le radiazioni attiniche Morfologia Il carcinoma a cellule squamose può insorgere
(luce solare) e, in particolare, il fumo di pipa sono fattori predi- ovunque nel cavo orale, ma le localizzazioni preferite sono
sponenti noti per il cancro del labbro inferiore. Al di fuori di Nord la superficie ventrale della lingua, il pavimento della bocca,
America ed Europa, un’importante influenza predisponente regio- il labbro inferiore, il palato molle e le gengive (Fig. 16.8). Le
nale è rappresentata dalla masticazione del betel in India e in altre neoplasie stesse sono tipicamente precedute dalla presenza
parti dell’Asia. Il betel quid è una “pozione” che contiene diversi di lesioni precancerose che possono avere una presentazione
ingredienti come noce di areca, calce spenta e tabacco, avvolti in assai eterogenea (si veda sopra).
una foglia di betel. Mentre non si ritiene più che la prolungata Nei primi stadi, i carcinomi del cavo orale appaiono come
irritazione da parte di protesi dentarie mal adattate, denti sporgenti placche rilevate e perlacee o come aree irregolari, rugose o
o infezioni croniche rappresenti un importante diretto antecedente verrucose di ispessimento mucoso, che è possibile scambiare
del cancro orale, l’irritazione cronica della mucosa può agire come per leucoplachie. Entrambi gli aspetti possono sovrapporsi
“promotore” del cancro in modo analogo a quanto avviene per su di un precedente quadro di leucoplachia o eritroplachia.
l’alcool. Con l’ingrandirsi di queste lesioni, esse creano abitualmente
L’incidenza del cancro orale negli individui al di sotto dei 40 anni, masse ulcerate e protrudenti con margini irregolari e induriti
in assenza di fattori di rischio noti, è aumentata durante gli ultimi (rilevati).
anni.25-27 La patogenesi in questo gruppo di pazienti non fumatori e All’esame istologico, questi carcinomi iniziano come lesioni
non infettati da HPV non è nota. displastiche, che possono progredire o meno fino allo stadio
Biologia molecolare del carcinoma a cellule squamose. Come di displasia a tutto spessore (carcinoma in situ) prima di in-
tutte le neoplasie epiteliali, lo sviluppo del carcinoma a cellule squa- vadere il sottostante stroma connettivale (Fig. 16.7). Questa
mose è ritenuto un processo multifase che comporta l’attivazione
736 CAPITOLO 16 Testa e collo
1. INFIAMMATORIE
Cisti periapicale
Cisti residua
Cisti paradentale
2. MALFORMATIVE
Cisti dentigera
Cheratocisti odontogena
Cisti gengivale del neonato
Cisti gengivale dell’adulto
Cisti da eruzione
Cisti parodontale laterale
Cisti odontogena ghiandolare
Cisti odontogena epiteliale calcifica (cisti di Gorlin)
corrugato della superficie epiteliale. Il trattamento richiede l’aspor- sono difficili da abbandonare. Le lesioni infiammatorie periapicali
tazione radicale e completa della lesione, in quanto il tasso di recidiva persistono come risultato della presenza continua di batteri o altri
per lesioni rimosse in modo non adeguato arriva fino al 60%. Possono agenti di danno nell’area in questione. Un trattamento efficace,
osservarsi cheratocisti multiple: questi pazienti devono essere valutati pertanto, richiede la completa rimozione della lesione e un adeguato
alla ricerca di una sindrome del carcinoma basocellulare nevoide ripristino del dente o la sua estrazione.
(sindrome di Gorlin), che, come vedremo, è legata a mutazioni nel I tumori odontogeni sono un gruppo complesso di lesioni con
gene oncosoppressore PTCH sito sul cromosoma 9q22 (Cap. 25). aspetto istologico e comportamento clinico differente.33 Alcuni sono
La cisti periapicale, a differenza delle cisti malformative descritte vere neoplasie (sia benigne sia maligne), mentre altri sono, con
precedentemente, è di origine infiammatoria. Si tratta di lesioni maggior probabilità, amartomi. I tumori odontogeni originano
estremamente comuni osservate all’apice dei denti. Si sviluppano dall’epitelio odontogeno, dall’ectomesenchima o da entrambi
come risultato di una pulpite di vecchia data, che può essere causata (Tab. 16.3). I due tumori più comuni e clinicamente significativi
da lesioni cariose avanzate o da traumi del dente in questione. Il sono:
processo infiammatorio può determinare la necrosi del tessuto
pulpare, che può attraversare la lunghezza della radice e fuoriuscire L’ameloblastoma, che origina dall’epitelio odontogeno e non
dall’apice del dente nell’osso alveolare circostante dando luogo a un mostra differenziazione ectomesenchimale. È comunemente
ascesso periapicale. Con l’andare del tempo, come in ogni processo cistico, a lento accrescimento e localmente invasivo, ma nella
infiammatorio cronico, si sviluppa una lesione con tessuto di gra- maggior parte dei casi presenta un decorso indolente.
nulazione (con o senza rivestimento epiteliale). Benché il termine L’odontoma, il tipo più comune di tumore odontogeno, che ori-
granuloma periapicale non rappresenti la terminologia più appro- gina dall’epitelio ma mostra estesi depositi di smalto e dentina.
priata (in quanto la lesione non dimostra una vera infiammazione Gli odontomi sono probabilmente amartomi piuttosto che vere
granulomatosa), le vecchie terminologie, come le cattive abitudini, neoplasie e si trattano con l’escissione locale.
Il termine vie aeree superiori è utilizzato in quest’ambito per naso, esperienza, queste infezioni presto si spengono, come si usa dire, “in
faringe e laringe e per le sedi a esse correlate. Le patologie di queste una settimana se curate, ma in 7 giorni se ignorate”.
strutture sono tra le affezioni più frequenti nell’uomo, ma fortuna- Rinite allergica. La rinite allergica (febbre da fieno) è innescata
tamente la stragrande maggioranza rappresenta più un fastidio che da reazioni di ipersensibilità a uno tra gli appartenenti a un vasto
una minaccia per la salute. gruppo di allergeni, in genere pollini delle piante, funghi, allergeni
animali e acari della polvere.34 Colpisce il 20% della popolazione
statunitense. Come avviene per l’asma, la rinite allergica è una rea-
Naso zione immune mediata da IgE con una reazione di fase precoce e
una di fase tardiva (si veda la sezione sull’ipersensibilità immediata
Le patologie infiammatorie, per la maggior parte sotto forma di [di tipo I] nel Cap. 6). La reazione allergica è caratterizzata da mar-
comune raffreddore, come tutti sanno, sono le più frequenti malattie cato edema mucoso, arrossamento e secrezione mucosa, accompa-
del naso e sinusali dei seni paranasali a esso collegate. La maggior gnati da un infiltrato leucocitario in cui sono prevalenti gli
parte di queste patologie infiammatorie è di origine virale, ma spesso eosinofili.
sono complicate da sovrainfezioni batteriche, di importanza note- Poliposi nasale. Attacchi ricorrenti di rinite da ultimo portano
volmente superiore. Molto meno frequenti sono alcune patologie a protrusioni focali della mucosa, che producono i cosiddetti polipi
infiammatorie nasali destruenti e tumori, soprattutto della cavità nasali, che possono raggiungere i 3-4 cm di lunghezza. All’esame
nasale e dei seni paranasali. istologico, questi polipi sono costituiti da mucosa edematosa con
stroma lasso che spesso ospita ghiandole mucose iperplastiche o
cistiche e infiltrato da varie cellule infiammatorie quali neutrofili,
Infiammazioni
eosinofili e plasmacellule, con occasionali aggregati linfocitari
Rinite infettiva. La rinite infettiva, un modo più elegante di chia- (Fig. 16.9). In assenza di infezione batterica, il rivestimento mucoso
mare il “comune raffreddore”, è nella maggior parte dei casi causata di questi polipi è intatto, ma con la cronicizzazione può ulcerarsi o
da uno o più virus. I patogeni principali sono adenovirus, echovirus infettarsi. Quando multipli o grandi, i polipi possono ostruire le
e rinovirus. Essi provocano una profusa secrezione catarrale, fami- vie aeree e impedire lo svuotamento dei seni. Benché le caratteristi-
liare a ognuno di noi, che è l’incubo delle maestre d’asilo. Durante che dei polipi nasali indichino un’eziologia allergica, la maggior
le fasi acute iniziali, la mucosa nasale è ispessita, edematosa e rossa; parte dei pazienti con polipi nasali non è atopica e solo lo 0,5% dei
le cavità nasali sono ristrette e i turbinati ingranditi. Queste modi- pazienti atopici sviluppa polipi.35
ficazioni possono estendersi, producendo una concomitante farin- Rinite cronica. La rinite cronica è la sequela di attacchi ripetuti
gotonsillite. La sovrainfezione batterica potenzia la risposta infiam- di rinite acuta, di origine microbica o allergica, con lo sviluppo finale
matoria e produce un essudato essenzialmente mucopurulento o di una sovrainfezione batterica. Un setto nasale deviato o polipi nasali
talora francamente suppurativo. Ma come tutti sanno dalla propria con alterato drenaggio delle secrezioni aumentano la probabilità di
738 CAPITOLO 16 Testa e collo
Rinofaringe
Figura 16.9 A. Polipi nasali. Immagine a basso ingrandimento che di- Benché mucosa rinofaringea, strutture linfoidi correlate e ghiandole
mostra masse edematose rivestite di epitelio. B. Immagine ad alto ingran- possano essere coinvolte in un’ampia varietà di infezioni specifiche
dimento che mostra edema e infiltrato infiammatorio ricco di eosinofili.
(ad es. difterite, mononucleosi infettiva) e colpite da neoplasie, in
questa sede sono trattate soltanto le infiammazioni aspecifiche; i
tumori verranno descritti separatamente.
Figura 16.13 A. Carcinoma laringeo. Si noti la vasta lesione ulcerata e fungoide che interessa la corda vocale e il seno piriforme. B. Aspetto istologico
del carcinoma a cellule squamose laringeo. Si notino il rivestimento di epitelio atipico e le cellule cancerose cheratinizzate infiltranti la sottomucosa.
Orecchio
Benché le patologie dell’orecchio di rado riducano la durata della dizioni con caratteristiche morfologiche distintive (eccezion fatta
vita, molte ne compromettono la qualità. Le più comuni malattie per la labirintite). I paragangliomi verranno trattati in seguito.
dell’orecchio sono, in ordine decrescente di frequenza, (1) otite
acuta e cronica (che in genere interessano l’orecchio medio e la
mastoide), a volte portando a un colesteatoma; (2) otosclerosi sin- Lesioni infiammatorie
tomatica; (3) polipi auricolari; (4) labirintite; (5) carcinomi, soprat-
tutto dell’orecchio esterno e (6) paragangliomi, presenti soprattutto Le infiammazioni dell’orecchio, otite media, acuta o cronica, si ma-
nell’orecchio medio. In questa sede vengono descritte solo le con- nifestano principalmente nei lattanti e nei bambini. Queste lesioni
742 CAPITOLO 16 Testa e collo
sono tipicamente di natura virale e producono un essudato sieroso ovale in cui poggia la base della staffa. In genere sono colpiti entram-
ma possono divenire suppurative per sovrainfezione batterica. I bi gli orecchi. Inizialmente vi è anchilosi fibrosa della base, seguita
microrganismi causali più comuni sono Streptococcus pneumoniae, con il tempo da accrescimento osseo che la fissa alla finestra ovale.
H. influenzae non-tipizzabile e Moraxella catarrhalis.46 Il grado di immobilizzazione determina la gravità della perdita
Episodi recidivanti di otite media acuta con risoluzione incom- d’udito. Questa condizione solitamente inizia nei primi decenni di
pleta portano alla malattia cronica. Gli agenti causali della patologia vita; gradi minimi sono estremamente frequenti negli Stati Uniti in
cronica sono in genere Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus adulti di età da giovane a media, ma fortunatamente l’otosclerosi
aureus o un micete; talora la causa è una flora mista. L’infezione sintomatica più grave è relativamente infrequente. Nella maggior
cronica ha la capacità potenziale di perforare il timpano, invadere parte dei casi è familiare, a trasmissione autosomica dominante con
gli ossicini o il labirinto, diffondersi agli spazi mastoidei o addirittura penetranza variabile. La base di questa eccessiva crescita ossea è
penetrare nella volta cranica a produrre un’encefalite temporale o assolutamente oscura, ma sembra rappresenti uno squilibrio tra i
un ascesso. L’otite media nei pazienti diabetici, quando causata normali meccanismi di formazione e riassorbimento dell’osso. Per-
da P. aeruginosa, è particolarmente aggressiva e si diffonde estesa- tanto, essa inizia con riassorbimento osseo, seguito da fibrosi e va-
mente causando otite media necrotizzante distruttiva. scolarizzazione dell’osso temporale nell’immediata prossimità della
I colesteatomi, associati all’otite media cronica, non sono neo- finestra ovale, con il tempo sostituita da nuovo osso denso che àn-
plasie, né contengono sempre colesterolo. Piuttosto, sono lesioni cora la base della staffa. Nella maggior parte dei casi, il processo è
cistiche di 1-4 cm di diametro, rivestite da epitelio squamoso che- lentamente progressivo nell’arco di decenni e porta, alla fine, a una
ratinizzato o metaplastico e secernente muco e piene di detriti notevole riduzione dell’udito.
amorfi (in gran parte derivati dall’epitelio desquamato). Talora
contengono cristalli di colesterolo. Gli eventi precisi coinvolti nel
loro sviluppo non sono chiari, ma è stato proposto che l’infiam- Tumori
mazione cronica e la perforazione del timpano con crescita dell’epi-
telio squamoso o metaplasia del rivestimento epiteliale secernente La grande varietà di tumori epiteliali e mesenchimali che insorgono
dell’orecchio medio siano responsabili della formazione di un nido nell’orecchio – esterno, medio e interno – è costituita da tumori rari,
di cellule squamose che in seguito diviene cistico. Una reazione eccezion fatta per i carcinomi basocellulari o squamocellulari del
infiammatoria cronica circonda la cisti cheratinica. Talora la cisti padiglione (orecchio esterno). Questi carcinomi tendono a insorgere
si rompe, non solo aumentando la reazione infiammatoria, ma negli uomini anziani e si ritiene siano associati alla radiazione attinica.
anche inducendo la formazione di cellule giganti che inglobano Al contrario, quelli all’interno del canale tendono a essere carcinomi
parzialmente squame necrotiche e altri detriti corpuscolati. Queste a cellule squamose che insorgono in donne di età medio-avanzata e
lesioni, ingrandendosi progressivamente, possono erodere gli non sono associati all’esposizione solare. Indipendentemente dalla
ossicini, il labirinto, l’osso adiacente o le parti molli circostanti e sede di insorgenza, ricordano morfologicamente i loro corrispettivi
talora produrre masse cervicali visibili. in altre localizzazioni cutanee, iniziando come papule che si
espandono e infine erodono e invadono localmente. Le lesioni a
cellule basali e quelle a cellule squamose del padiglione sono local-
Otosclerosi mente invasive, ma si diffondono raramente. I carcinomi a cellule
squamose che insorgono nel condotto uditivo esterno possono inva-
Come indica il nome, l’otosclerosi si riferisce a un’anomala deposi- dere la cavità cranica o metastatizzare ai linfonodi regionali deter-
zione di osso nell’orecchio medio attorno al bordo della finestra minando una mortalità a 5 anni pari a circa il 50%.
Collo
La maggior parte delle condizioni che interessano il collo è descritta origine da residui del secondo arco branchiale. Clinicamente le cisti
altrove (ad es. carcinomi basocellulari e a cellule squamose della cute, sono ben circoscritte, con un diametro di 2-5 cm e pareti fibrose
melanomi, linfomi) o è solo una componente di una malattia siste- solitamente ricoperte da epitelio squamoso stratificato o cilindrico
mica (ad es. eruzioni cutanee generalizzate, linfoadenopatia della pseudostratificato. La parete della cisti contiene tipicamente tessuto
mononucleosi infettiva o tonsillite). In questa sede restano quindi linfoide con centri germinativi prominenti. Il contenuto della cisti
da considerare alcune rare lesioni tipiche del collo. può essere liquido chiaro, acquoso o mucinoso, o può presentare
detriti cellulari granulari desquamati. Le cisti si ingrandiscono len-
tamente, sono raramente sede di trasformazione maligna e in genere
si asportano con facilità. Lesioni simili talora compaiono nella
Cisti branchiale (cisti linfoepiteliale ghiandola parotide o nel cavo orale al di sotto della lingua.
cervicale)
Queste cisti benigne compaiono solitamente sulla faccia laterale Cisti del dotto tireoglosso
superiore del collo lungo il muscolo sternocleidomastoideo. Si
ritiene che la stragrande maggioranza di esse, più comunemente Embriologicamente, l’abbozzo tiroideo inizia nella regione del
osservate nei giovani adulti di età compresa tra i 20 e 40 anni, abbia forame cieco in corrispondenza della base della lingua; quando la
CAPITOLO 16 Testa e collo 743
Ghiandole salivari
Vi sono tre ghiandole salivari principali, parotide, sottomandibolare virale è la parotite, in cui in genere sono colpite le ghiandole salivari
e sottolinguale, nonché numerosissime ghiandole salivari minori maggiori, particolarmente le parotidi (Cap. 8). Possono essere coin-
distribuite in tutta la mucosa del cavo orale. Tutte queste ghiandole volte anche altre ghiandole (ad es. pancreas e testicoli). Alla base delle
sono soggette a infiammazione o allo sviluppo di neoplasie. alterazioni salivari infiammatorie della sindrome di Sjögren c’è una
patologia autoimmune, trattata nel Capitolo 6. In questa condizione,
il diffuso interessamento delle ghiandole salivari e delle ghiandole
Xerostomia della mucosa che producono muco dà luogo a xerostomia. Il con-
temporaneo coinvolgimento delle ghiandole lacrimali produce sec-
La xerostomia si definisce come una secchezza della fauci che esita chezza oculare, cosiddetta cheratocongiuntivite secca.
da una diminuita produzione di saliva. La sua incidenza tra diverse Mucocele. È la più comune lesione della ghiandole salivari. Esita
popolazioni raggiunge il 29%.48 È una caratteristica principale della dal blocco o dalla rottura di un dotto della ghiandola salivare, con
sindrome di Sjögren, una patologia autoimmune, nella quale è soli- conseguente fuoriuscita di saliva nello stroma tissutale connettivale
tamente accompagnata da secchezza oculare (Cap. 6). La carenza di circostante. I mucoceli si riscontrano per lo più sul labbro inferiore
secrezione salivare è anche una complicanza maggiore della terapia e sono l’esito di un trauma (Fig. 16.15 A). In quanto tali, si osservano
radiante. Tuttavia, la xerostomia si osserva più frequentemente tipicamente nei bambini piccoli e nei giovani adulti, nonché nella
conseguentemente all’assunzione di molte classi di farmaci comu- popolazione geriatrica (in conseguenza di cadute). Clinicamente, si
nemente prescritti, compresi: anticolinergici, antidepressivi/anti- presentano come tumefazioni fluttuanti del labbro inferiore di colore
psicotici, diuretici, antipertensivi, sedativi, miorilassanti, analgesici blu traslucido. I pazienti possono riferire variazioni delle dimensioni
e antistaminici.48-50 La cavità orale può rivelare solo una mucosa della lesione, in particolare in associazione con i pasti. Istologica-
secca e/o atrofia delle papille linguali, con fissurazioni e ulcerazioni mente, i mucoceli presentano una cavità pseudocistica rivestita da
o, nella sindrome di Sjögren, concomitante ingrandimento di origine tessuto di granulazione infiammatorio o da tessuto connettivo
infiammatoria delle ghiandole salivari. Le complicanze della xero- fibroso. Gli spazi cistici sono ripieni di mucina e di cellule infiam-
stomia includono un aumentato tasso di carie dentaria, candidosi e matorie, soprattutto macrofagi (Fig. 16.15 B). È necessaria la com-
difficoltà nella deglutizione e nella fonazione. pleta exeresi della cisti con il lobulo della ghiandola salivare minore
di origine. L’asportazione incompleta può portare a recidiva.
Una ranula è istologicamente identica a un mucocele. Tuttavia, il
Infiammazione (sialoadenite) termine è riservato ai mucoceli che insorgono quando è stato dan-
neggiato il dotto della ghiandola sottolinguale. Una ranula può di-
La sialoadenite può essere di origine traumatica, virale, batterica o venire molto grande e dare luogo a una “ranula sommersa” quando
autoimmune. Il mucocele è la forma più frequente di lesione infiam- si crea una via attraverso lo stroma connettivale che collega i due
matoria delle ghiandole salivari. La forma più comune di sialoadenite capi del muscolo miloioideo.
Figura 16.15 Mucocele. A. Lesione fluttuante ripiena di liquido sul labbro inferiore conseguente a trauma. B. Cavità pseudocistica ripiena di materiale
mucinoso e rivestita da tessuto di granulazione in via di organizzazione.
CAPITOLO 16 Testa e collo 745
Sialolitiasi e sialoadenite aspecifica. La sialoadenite batterica maligno, a differenza del 40% circa delle neoplasie sottomandibolari,
aspecifica, che interessa il più delle volte le ghiandole salivari il 50% di quelle delle ghiandole salivari minori e il 70-90% di quelle
principali, soprattutto le ghiandole sottomandibolari, è una con- delle ghiandole sottolinguali. Pertanto la probabilità che un tumore di
dizione frequente, in genere secondaria a ostruzione duttale pro- una ghiandola salivare sia maligno è più o meno inversamente pro-
dotta da calcoli (sialolitiasi). I microrganismi più spesso coinvolti porzionale alle dimensioni della ghiandola.
sono S. aureus e Streptococcus viridans. La formazione di calcoli Questi tumori in genere insorgono negli adulti, con una lieve
è talora correlata all’ostruzione degli orifizi delle ghiandole sali- prevalenza femminile, ma il 5% circa compare in soggetti al di
vari da parte di detriti alimentari compatti o da edema attorno sotto dei 16 anni. Per motivi sconosciuti, i tumori di Warthin
all’orifizio in conseguenza di qualche lesione. Frequentemente, i colpiscono molto più spesso i maschi che le femmine. I tumori
calcoli hanno un’eziologia ignota. Anche la disidratazione e la benigni il più delle volte compaiono nel 5°-7° decennio di vita.
ridotta funzione secretoria possono predisporre a invasione bat- Quelli maligni, in media, tendono a insorgere più tardi. Indipen-
terica secondaria, come talora avviene in pazienti sottoposti a dentemente dalle c aratteristiche istologiche, le neoplasie delle
terapia a lungo termine con fenotiazine, che riducono la secrezio- parotidi producono un’evidente tumefazione anteriormente e
ne salivare. La disidratazione con ridotta secrezione può portare inferiormente all’orecchio. Solitamente, al momento della diagnosi
allo sviluppo di parotite suppurativa batterica in pazienti anziani iniziale, sia le lesioni benigne sia le maligne hanno un diametro
con recente anamnesi di interventi chirurgici maggiori a carico che varia da 4 a 6 cm e sono mobili alla palpazione tranne nel caso
del torace o dell’addome. di tumori maligni trascurati. Benché sia noto che i tumori benigni
Indipendentemente dall’origine, il processo ostruttivo e l’inva- sono presenti in genere per molti mesi prima di giungere all’os-
sione batterica portano a un’infiammazione aspecifica delle ghian- servazione clinica, i tumori maligni giungono all’attenzione me-
dole interessate, che può essere in gran parte interstiziale o, quando dica più precocemente, probabilmente a causa della crescita più
indotta da stafilococchi o altri piogeni, può essere associata a necrosi rapida. Non esistono, tuttavia, criteri affidabili per differenziare,
suppurativa franca e formazione di ascessi. Di norma l’interessa- in base ai dati clinici le lesioni benigne da quelle maligne, ed è
mento è monolaterale, di una singola ghiandola. La componente necessaria la valutazione istologica.
infiammatoria causa un ingrandimento dolente e talora una secre-
zione duttale purulenta. Adenoma Pleomorfo
Data la loro cospicua eterogeneità istologica, queste neoplasie sono
Neoplasie state definite anche tumori misti. Esse rappresentano circa il 60% dei
tumori nella parotide, sono meno comuni nelle ghiandole sottoman-
Nonostante la loro morfologia relativamente semplice, le dibolari e relativamente rare nelle ghiandole salivari minori. Si tratta
ghiandole salivari danno origine a non meno di 30 neoplasie isto- di tumori benigni che originano da un misto di cellule duttali (epi-
logicamente distinte.51-53 Una classificazione e la relativa incidenza teliali) e mioepiteliali e pertanto dimostrano una differenziazione
di neoplasie benigne e maligne viene mostrata nella Tabella 16.4; sia epiteliale sia mesenchimale. Rivelano elementi epiteliali dispersi
non sono i ncluse le rare neoplasie mesenchimali benigne e nella matrice con quantità variabili di tessuto mixoide, ialino, con-
maligne. droide (cartilagineo) e persino osseo. In alcuni tumori, gli elementi
Come indicato nella Tabella 16.4, un piccolo numero di neoplasie epiteliali predominano; in altri, sono presenti solo in focolai
costituisce oltre il 90% dei tumori delle ghiandole salivari e pertanto sparsi.
restringeremo la nostra discussione a queste. Complessivamente, Si sa poco sull’origine di queste neoplasie, tranne che l’esposizione
queste neoplasie sono relativamente rare e rappresentano meno del alle radiazioni aumenta il rischio. Ugualmente incerta è l’istogenesi
2% di tutti i tumori nell’uomo. Circa il 65-80% insorge all’interno delle varie componenti. Una visione attualmente condivisa è che
della parotide, il 10% nella ghiandola sottomandibolare e il resto nelle tutti gli elementi neoplastici, compresi quelli che appaiono mesen-
ghiandole salivari minori, comprese quelle sublinguali. Approssi- chimali, hanno un’origine mioepiteliale o da cellule di riserva duttali
mativamente il 15-30% delle neoplasie delle ghiandole parotidi è (da qui la denominazione adenoma pleomorfo).
TABELLA 16.4 Classificazione istologica e incidenza dei tumori benigni e maligni delle ghiandole salivari
Benigni Maligni
NAS, non altrimenti specificato. Dati da Ellis GL, Auclair PL: Tumors of the Salivary Glands. Atlas of Tumor Pathology, Third Series. Washington, DC, Armed
Forces Institute of Pathology, 1996.
746 CAPITOLO 16 Testa e collo
Figura 16.16 Adenoma pleomorfo. A. Neoplasia a lenta crescita della ghiandola parotide, presente da molti anni. B. Si osserva il tumore sezionato,
nettamente circoscritto, giallo-biancastro circondato da tessuto ghiandolare salivare normale.
bolare o nella cavità orale. Il tasso di recidiva (anche mesi o anni più
Morfologia La maggior parte degli adenomi pleomorfi si tardi) dopo parotidectomia è del 4% circa mentre si avvicina al 25%
presenta sotto forma di masse rotonde, ben demarcate, che dopo semplice enucleazione. Questo elevato tasso di recidiva è do-
raramente superano i 6 cm di diametro massimo (Fig. 16.16). vuto al mancato riconoscimento di minute protrusioni della massa
Benché siano capsulati, in alcune localizzazioni (in particolare principale nel tessuto circostante al momento dell’intervento.
il palato) la capsula non è completamente sviluppata e la Un carcinoma che insorge in un adenoma pleomorfo è definito
crescita espansiva crea protrusioni nella ghiandola circostante, come carcinoma ex adenoma pleomorfo o tumore misto maligno.
rendendo difficile l’enucleazione del tumore. La superficie di L’incidenza di trasformazione maligna aumenta con la durata del
taglio è grigio-biancastra con aree mixoidi e blu traslucide tumore ed è del 2% circa per tumori presenti da meno di 5 anni e
condroidi (simili a cartilagine). quasi del 10% per quelli presenti da oltre 15 anni. Il cancro in genere
La caratteristica istologica dominante è la grande eteroge- prende la forma di un adenocarcinoma o di un carcinoma indiffe-
neità già ricordata. Gli elementi epiteliali che ricordano renziato e spesso rimpiazza pressoché completamente le ultime
cellule duttali o mioepiteliali sono disposti a formare dotti, vestigia del preesistente adenoma pleomorfo. Tuttavia, per convali-
acini, tralci o lamine di cellule. Questi elementi sono tipi- dare la diagnosi di carcinoma ex adenoma pleomorfo, si devono
camente dispersi in uno sfondo simile a mesenchima di riscontrare tracce riconoscibili di quest’ultimo. Purtroppo questi
tessuto mixoide lasso contenente isole di cartilagine e,
raramente, focolai di ossificazione (Fig. 16.17). A volte le
cellule epiteliali formano dotti ben sviluppati rivestiti di
cellule cuboidi o colonnari con uno strato sottostante di
piccole cellule mioepiteliali ipercromiche. Negli altri casi,
possono essere presenti tralci o lamine di cellule mioepi-
teliali. Possono anche essere presenti isole di epitelio squa-
moso ben differenziato. Nella maggior parte dei casi, non
si osservano displasia epiteliale né marcata attività mitoti-
ca. Non vi sono differenze nel comportamento biologico tra
i tumori composti in gran parte di elementi epiteliali e quelli
composti solo da elementi di aspetto mesenchimale.
tumore di Warthin, i carcinomi a cellule aciniche sono talora 25. Koch WM, et al.: Head and neck cancer in nonsmokers: a distinct clinical and
bilaterali o multicentrici. Sono generalmente lesioni piccole, deli- molecular entity. Laryngoscope 109:1544, 1999.
mitate, che possono apparire capsulate. All’esame istologico, rivelano 26. Lingen MW, et al.: Overexpression of p53 in squamous cell carcinoma of the
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un’architettura e una morfologia cellulare variabili. Più caratteristi- mutations in exons 5–9. Head Neck 22:328, 2000.
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mente l’anaplasia è modesta e le mitosi scarse, ma alcuni tumori in oral premalignant lesions and their value in cancer risk assessment. Nat Med
sono alle volte più pleomorfi. 2:682, 1996.
Il decorso clinico di queste neoplasie è in un certo modo dipen- 29. Boyle JO, et al.: The incidence of p53 mutations increases with progression of
dente dal grado di pleomorfismo. Nel complesso, la recidiva dopo head and neck cancer. Cancer Res 53:4477, 1993.
exeresi è rara, ma circa il 10-15% di queste neoplasie metastatizza 30. Rosin MP, et al.: Use of allelic loss to predict malignant risk for low-grade oral
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ai linfonodi. Il tasso di sopravvivenza è dell’ordine del 90% a 5 anni 31. Michalides R, et al.: Overexpression of cyclin D1 correlates with recurrence in
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17
Tratto gastrointestinale
Jerrold R. Turner
JJ Stomaco
Malassorbimento e diarrea
Gastrite acuta Fibrosi cistica
Ulcera gastrica acuta Morbo celiaco
Gastrite cronica Sprue tropicale
Gastrite da Helicobacter Pylori Enteropatia autoimmune
Gastrite autoimmune Deficit di lattasi (disaccaridasi)
Forme rare di gastrite Abetalipoproteinemia
751
752 CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale
Polipi Tumori
Polipi infiammatori
Il tratto gastrointestinale (GI) è un tubo cavo che si estende dalla Le variazioni regionali di struttura e funzioni si riflettono nelle pa-
cavità orale fino all’ano ed è costituito da segmenti anatomicamente tologie del tratto GI, che spesso colpiscono preferibilmente l’uno o
distinti che comprendono l’esofago, lo stomaco, l’intestino tenue, il l’altro segmento. Di conseguenza, dopo aver preso in considerazione
colon, il retto e l’ano. Ciascun segmento possiede funzioni uniche, alcune importanti anomalie congenite, la discussione proseguirà in
complementari e altamente integrate, che insieme hanno la funzione base a una classificazione anatomica. I disturbi che colpiscono più
di regolare l’assunzione, la trasformazione e l’assorbimento delle di un segmento del tratto GI, ad esempio la malattia di Crohn, sa-
sostanze nutritive ingerite e l’eliminazione dei prodotti di scarto. ranno trattati nell’ambito della regione colpita più di frequente.
Anomalie Congenite
A seconda della natura e delle tempistiche del danno, il tratto GI Atresia, fistole e duplicazioni
può essere colpito da numerose anomalie dello sviluppo. Un aspetto
importante da tenere in considerazione è che, dal momento che Atresia, fistole e duplicazioni possono verificarsi in qualunque parte
molti organi si sviluppano simultaneamente durante l’embriogenesi, del tratto GI. Se presenti all’interno dell’esofago, vengono identificate
la presenza di disturbi GI congeniti dovrebbe sollecitare la valuta- subito dopo la nascita, di solito perché causano rigurgiti durante il
zione di altri organi. Alcuni difetti sono comunemente associati a pasto. Tali anomalie devono essere corrette immediatamente perché
lesioni gastrointestinali. incompatibili con la vita. L’assenza, o agenesia, dell’esofago è
CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale 753
onfalocele presenta alla nascita anche altri difetti, tra cui ernia dia-
frammatica e anomalie cardiache. La gastroschisi è un altro difetto
della parete addominale simile all’onfalocele, se non per il fatto che
colpisce tutti gli strati della parete addominale, dal peritoneo
alla cute.
Ectopia
I tessuti ectopici (residui di sviluppo) sono comuni nel tratto GI. La
sede più frequente di mucosa gastrica ectopica è il terzo superiore
dell’esofago (inlet patch). Pur essendo in genere asintomatica, gli
acidi rilasciati dalla mucosa gastrica all’interno dell’esofago possono
Figura 17.1 Atresia esofagea e fistole tracheoesofagee. A. Segmenti portare a disfagia, esofagite, esofago di Barrett o, raramente, adeno-
esofagei superiore e inferiore a fondo cieco. B. Segmento superiore cieco, carcinoma. Il tessuto pancreatico ectopico si presenta meno di fre-
fistola tra la trachea e il fondo del segmento inferiore. C. Fistola tra esofago quente e può essere presente nell’esofago o nello stomaco. Come gli
pervio e trachea. Il tipo B è la varietà più comune. (Adattato da Morson BC, inlet patch, questi noduli sono solitamente asintomatici ma possono
Dawson IMP, eds: Gastrointestinal Pathology. Oxford, Blackwell Scientific
Publications, 1972, p 8)
produrre danni e infiammazione a livello locale. Quando il tessuto
pancreatico ectopico è presente nel piloro, l’infiammazione e la ci-
catrizzazione possono portare a occlusione. Dal momento che i
e stremamente rara, mentre l’atresia, ossia lo sviluppo incompleto, è residui possono trovarsi in qualunque strato della parete gastrica,
più comune. Nell’atresia esofagea, un segmento dell’esofago è sosti- essi possono simulare un carcinoma invasivo. L’eterotopia gastrica,
tuito da un sottile cordone non canalizzato che provoca un’ostru- piccole isole di mucosa gastrica ectopica nell’intestino tenue o nel
zione meccanica (Fig. 17.1 A). Tasche prossimali e distali a fondo colon, può presentarsi in concomitanza a presenza di sangue occulto
cieco sono collegate rispettivamente alla faringe e allo stomaco. nelle feci dovuto a ulcera peptica nella mucosa adiacente.1
L’atresia si verifica per lo più in corrispondenza o in prossimità della
biforcazione tracheale ed è solitamente associata a una fistola
che collega le tasche esofagee superiori o inferiori a un bronco o alla Diverticolo di Meckel
trachea (Fig. 17.1 B). Le fistole possono portare ad aspirazio-
ne, s offocamento, polmonite e gravi squilibri idroelettrolitici Il diverticolo vero è un’estroflessione a fondo cieco del canale
(Fig. 17.1 B e C). L’atresia esofagea è associata a difetti cardiaci con alimentare rivestita da mucosa, comunicante con il lume e compren-
geniti, malformazioni urogenitali e patologie neurologiche. L’atresia dente tutti gli strati della parete intestinale. Il tipo più comune è il
intestinale è meno comune di quella esofagea, ma coinvolge spesso diverticolo di Meckel, che si forma nell’ileo.
il duodeno ed è caratterizzata dalla mancanza di lume in un seg- Il diverticolo di Meckel si forma dalla mancata involuzione del
mento intestinale. dotto vitellino, che connette il lume dell’intestino in formazione
La stenosi è una forma di atresia incompleta nella quale vi è una al sacco vitellino. Il diverticolo solitario è una piccola tasca che si
marcata riduzione del lume in seguito a ispessimento fibroso della estende dal versante antimesenterico dell’intestino (Fig. 17.2). Si
parete, che ha come conseguenza un’occlusione parziale o completa. tratta di un diverticolo vero con una parete comprendente mucosa,
La stenosi può colpire qualunque parte del tratto GI, sebbene l’esofago sottomucosa e tonaca muscolare propria. I diverticoli di Meckel si
e l’intestino tenue siano i più colpiti. L’ano imperforato, la forma più formano all’incirca nel 2% della popolazione, solitamente entro
comune di atresia intestinale congenita, è dovuto alla mancata invo- 85 cm dalla valvola ileociecale, sono lunghi circa 5 cm, sono due volte
luzione del diaframma cloacale. La stenosi può anche essere causata più comuni nel sesso maschile rispetto a quello femminile e sono in
da esiti flogistico-cicatriziali, come un reflusso gastroesofageo cro-
nico, radiazioni, sclerodermia o lesioni da sostanze caustiche.
Le cisti congenite da duplicazione sono masse cistiche sacciformi
o allungate contenenti strati ridondanti di muscolo liscio che pos-
sono essere presenti nell’esofago, intestino tenue o colon.
genere sintomatici entro i 2 anni (sebbene solo il ~4% dei diverticoli fratelli dei pazienti ne soffre.2 Tuttavia, nella maggior parte dei casi
di Meckel sia asintomatico). Questi dati sono riassunti nella “regola non si tratta di semplice trasmissione mendeliana. Le mutazioni
dei 2”, spesso utilizzata per tenere a mente le caratteristiche dei di- eterozigote con perdita di funzione nella tirosin-chinasi recettoriale
verticoli di Meckel. Il rivestimento mucoso dei diverticoli di Meckel RET costituiscono la maggior parte dei casi familiari e circa il 15% di
può assomigliare a quello di un intestino tenue normale, ma può quelli sporadici.3 Le mutazioni avvengono anche in almeno sette altri
essere presente tessuto pancreatico o gastrico ectopico. Quest’ultimo geni che codificano per proteine coinvolte nel neurosviluppo enterico,
può dare origine a un’ulcera peptica della mucosa dell’intestino tenue compreso il fattore neurotrofico di derivazione gliale del ligando di
adiacente ed essere accompagnato dalla presenza di sangue occulto RET, l’endotelina e il recettore per l’endotelina ma, nel complesso,
nelle feci o di dolore addominale simile a quello di un’appendicite queste rappresentano meno del 30% dei pazienti, a suggerire che
acuta o di un’occlusione intestinale. devono ancora essere scoperti altri difetti. Poiché la penetranza è in-
Meno di frequente si formano diverticoli congeniti in altre parti completa, anche la modifica dei geni o dei fattori ambientali deve
dell’intestino tenue e del colon ascendente. Quasi tutti gli altri essere importante. È poi chiaro che esistono fattori legati al sesso, dal
diverticoli sono acquisiti e la loro tonaca muscolare propria è assot- momento che quello maschile tende a essere più colpito ma la ma-
tigliata o del tutto mancante. Sebbene i diverticoli acquisiti possano lattia è di solito più marcata in quello femminile.
formarsi nell’esofago, stomaco e duodeno, la sede più comune è il
sigma (trattato più avanti).
Morfologia La diagnosi di malattia di Hirschsprung richiede
di documentare l’assenza di cellule gangliari all’interno del
Stenosi pilorica segmento colpito. Poiché la migrazione delle cellule della cre-
sta neurale nei plessi di Meissner e Auerbach è collegata,
La stenosi pilorica ipertrofica congenita è tre-quattro volte più comune è possibile stabilire una diagnosi in fase preoperatoria grazie
nel sesso maschile e si verifica in 1 ogni 300-900 nati vivi. La patologia all’esame dei campioni bioptici per aspirazione. Oltre alla
si verifica di frequente nei gemelli monozigoti, a suggerire una pos- loro morfologia caratteristica nelle sezioni colorate ematos-
sibile base genetica. Alcuni studi familiari ipotizzano una complessa silina eosina (EE), le cellule gangliari sono identificabili
ereditarietà poligenica. Anche la sindrome di Turner e la trisomia anche utilizzando la colorazione immunoistochimica per
18 sono associate a questa malattia. La stenosi pilorica ipertrofica con- l’acetilcolinesterasi.
genita si presenta in genere nella seconda o terza settimana di vita come Il retto risulta sempre colpito, ma la lunghezza degli ulteriori
rigurgito ad esordio recente e vomito a getto persistente, non biliare. segmenti colpiti varia notevolmente. La maggior parte dei
L’ esame obiettivo evidenzia una iperperistalsi e una massa addomi- casi è limitata al retto e al sigma, ma quelli più gravi possono
nale solida, ovoidale che derivano dall’iperplasia della tonaca mu- colpire tutto il colon. La regione aganglionica può avere un
scolare propria del piloro che ostruisce il tratto gastrico in uscita. La aspetto più o meno normale o contratto, mentre il colon
presenza di edema e di alterazioni infiammatorie nella mucosa e prossimale normalmente innervato può subire una progres-
sottomucosa può aggravare la stenosi. La resezione chirurgica della siva dilatazione (Fig. 17.3). Col tempo, la parte del colon pros-
tonaca muscolare (miotomia) è risolutiva. La stenosi pilorica acqui- simale rispetto a quella colpita, può dilatarsi marcatamente
sita degli adulti è una delle conseguenze della gastrite antrale o dell’ul- (megacolon), raggiungendo talora 20 cm di diametro. La
cera peptica con localizzazione vicino al piloro. Anche i carcinomi dilatazione può causare l’allungamento e l’assottigliamento
del pancreas e dello stomaco distale possono restringere il canale della parete del colon fino alla rottura, che avviene di solito
pilorico in seguito a fibrosi o a infiltrazione maligna.
Malattia di Hirschsprung
La malattia di Hirschsprung si verifica all’incirca in 1 ogni 5.000 nati
vivi. Può presentarsi isolata o in combinazione con altre anomalie
dello sviluppo; il 10% di tutti i casi si verifica in bambini affetti dalla
sindrome di Down, mentre gravi anomalie neurologiche sono pre-
senti in un altro 5%.
Patogenesi. Ricorderete che il plesso neuronale enterico ha
origine dalle cellule della cresta neurale che, durante l’embriogenesi,
colonizzano la parete dell’intestino. La malattia di Hirschsprung,
anche detta megacolon agangliare congenito, si verifica quando la
normale migrazione delle cellule della cresta neurale dal cieco al
retto si interrompe prematuramente, o quando le cellule gangliari
muoiono prematuramente. Ciò produce un segmento intestinale
distale privo sia del plesso sottomucoso di Meissner sia di quello
mienterico di Auerbach (“aganglionosi”). Le contrazioni peristalti-
che coordinate sono assenti e si verifica un’occlusione funzionale,
che porta a dilatazione prossimalmente al segmento colpito. Figura 17.3 Malattia di Hirschsprung. A. Lo studio preoperatorio con
enteroclisma al bario mostra un retto ristretto (in fondo all’immagine) e un
I meccanismi alla base del difetto di migrazione delle cellule della sigma dilatato. B. Corrispondente fotografia intraoperatoria che mostra un
cresta neurale nella malattia di Hirschsprung sono sconosciuti, ma retto ristretto e la dilatazione del sigma. (Per gentile concessione di Dr. Aliya
una componente genetica è presente in quasi tutti i casi e il 4% dei Husain, The University of Chicago, Chicago, IL)
CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale 755
Esofago
L’ esofago si sviluppa dalla porzione craniale dell’intestino primitivo in genere da un ispessimento fibroso della sottomucosa ed è as-
anteriore ed è riconoscibile a partire dalla terza settimana di gesta- sociato ad atrofia della tonaca muscolare propria e a danno epi-
zione. Si presenta come un tubo muscolare cavo, particolarmente teliale secondario. Sebbene occasionalmente congenita, la stenosi
distensibile, che si estende dalla faringe, a partire dall’epiglottide fino è più spesso dovuta a infiammazione e cicatrizzazione che possono
alla giunzione gastroesofagea. Le patologie acquisite a carico dell’eso- essere causate da reflusso gastroesofageo cronico, radiazioni o lesioni
fago variano da tumori letali alla persistente “pirosi”, che può essere da sostanze caustiche. La disfagia associata alla stenosi è solita-
cronica e debilitante o semplicemente un fastidio occasionale. mente progressiva, infatti prima colpisce la capacità di ingerire
cibi solidi e successivamente interferisce con l’ingestione di liqui-
di. Dal momento che l’ostruzione si sviluppa lentamente, i pazienti
Ostruzione esofagea possono finire per modificare inconsciamente le proprie abitudini
alimentari a favore di cibi molli e liquidi, rimanendo inconsape-
Perché i cibi e i liquidi possano raggiungere l’esofago e lo stomaco voli della propria condizione fino a quando l’occlusione è quasi
in maniera efficiente, la deglutizione deve essere accompagnata da totale.
un’onda coordinata di contrazione peristaltica. I disturbi della mo- Le pliche mucose dell’esofago sono rare e sono formate da pro-
tilità esofagea interferiscono con questo processo e possono assu- trusioni mucosali in grado di causare occlusioni. La patogenesi è
mere diverse forme. In alcuni pazienti si verificano contrazioni sconosciuta, ma le pliche si riscontrano soprattutto nelle donne
esofagee ad ampiezza elevata nelle quali lo strato longitudinale sopra i 40 anni. Sono spesso associate a reflusso gastroesofageo,
esterno di muscolo liscio si contrae prima di quello circolare interno. malattia graft-versus-host cronica o dermatiti bollose. L’associa-
Tale mancanza di coordinazione porta a una sindrome detta esofago zione tra membrane dell’esofago superiore, anemia sideropenica,
a schiaccianoci che può causare una periodica ostruzione esofagea glossite e cheilosi è definita sindrome di Paterson-Brown-Kelly o
di breve durata.4 Un altro disturbo motorio a carico dell’esofago è lo di Plummer-Vinson. Le pliche esofagee sono comuni soprattutto
spasmo esofageo diffuso, che può anche portare a un’occlusione nella parte superiore dell’esofago, dove in genere sono lesioni
funzionale. Aumentando lo stress alle pareti dell’esofago, lo spasmo eccentriche di forma semilunare che protrudono meno di 5 mm
esofageo diffuso può causare la formazione di piccoli diverticoli. e hanno uno spessore compreso tra 2 e 4 mm. Dal punto di vista
Queste piccole estroflessioni mucose sacciformi, descritte con mag- microscopico, le pliche sono costituite da tessuto connettivo fi-
giore precisione come pseudodiverticoli per l’assenza di una vera brovascolare ed epitelio sovrastante. Il sintomo principale delle
tonaca muscolare, sono piuttosto rare, probabilmente a causa della pliche è la disfagia associata alla presenza di cibo non completa-
densità e della continuità della muscolatura esofagea. Il diverticolo mente masticato.
di Zenker (diverticolo faringoesofageo) si trova immediatamente Gli anelli esofagei, o anelli di Schatzki, sono simili alle pliche ma
sopra lo sfintere esofageo superiore; il diverticolo da trazione si forma sono più spessi e hanno forma anulare. Gli anelli sono costituiti
all’incirca a metà dell’esofago; e il diverticolo epifrenico immediata- da mucosa, sottomucosa e, in alcuni casi, tonaca muscolare pro-
mente al di sopra dello sfintere esofageo inferiore. I diverticoli di pria ipertrofica. Quando sono presenti nell’esofago distale, al di sopra
Zenker possono raggiungere diversi centimetri e accumulare grandi della giunzione gastroesofagea, sono detti anelli A e sono ricoperti da
quantità di cibo, producendo una massa e sintomi che comprendono una mucosa squamosa, mentre quelli che si trovano in corrispon-
il rigurgito. denza della giunzione squamocolonnare dell’esofago inferiore sono
Il passaggio del cibo può anche essere impedito dalla stenosi detti anelli B e possono presentare una mucosa gastrica di tipo
esofagea, o restringimento del lume. Questo fenomeno è causato cardias sulla loro superficie inferiore.
756 CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale
L’aumento del tono dello sfintere esofageo inferiore (SEI), in seguito Lacerazioni (sindrome di Mallory-Weiss)
a un deficit di rilassamento della muscolatura liscia, rappresenta una Perforazione dell’esofago (tumore o sindrome di Boerhaave)
causa importante di ostruzione esofagea. Il rilascio di ossido di azoto Varici (cirrosi)
Fistola aorto-esofagea (di solito con cancro)
e di polipeptide intestinale vasoattivo dai neuroni inibitori, combi- Esofagiti chimiche e pillola-indotte
nato all’interruzione della normale segnalazione colinergica, con- Esofagiti infettive (Candida, herpes)
sente il rilassamento dello SEI durante la deglutizione. L’acalasia è Stenosi benigne
caratterizzata dalla triade composta da incompleto rilassamento dello Vasculite (autoimmune, citomegalovirus)
SEI, aumento del tono dello SEI e aperistalsi dell’esofago. L’acalasia Esofagite da reflusso (erosiva)
Esofagite eosinofila
primaria è provocata da un deficit dei neuroni inibitori esofagei Ulcere esofagee (varie eziologie)
distali ed è, per definizione, idiopatica.5 Possono verificarsi anche al- Esofago di Barrett
terazioni degenerative dell’innervazione neurale, intrinseche dell’eso Adenocarcinoma
fago o del nervo vago extraesofageo e del nucleo motore dorsale del Carcinoma squamocellulare
Ernia iatale
vago. L’acalasia secondaria può presentarsi nella malattia di Chagas,
nella quale l’infezione da Trypanosoma cruzi causa la distruzione
del plesso mienterico, un deficit nella peristalsi e la dilatazione
esofagea. Anche i plessi mienterici duodenale, colico e ureterale
possono essere colpiti nella malattia di Chagas. Una patologia simil- e dissolvono nell’esofago invece di arrivare intatte nello stomaco, una
acalasica può essere causata da una neuropatia autonomica diabe- condizione denominata esofagite pillola-indotta. In genere l’esofagite
tica, da patologie infiltrative come neoplasie maligne, amiloidosi e dovuta a una lesione chimica causa solamente un dolore autolimi-
sarcoidosi, e da lesioni dei nuclei motori dorsali, come accade in tante, in particolare la disfagia (dolore alla deglutizione). Nei casi
seguito a poliomielite o ad ablazione chirurgica. Le opzioni di trat- gravi possono verificarsi emorragia, stenosi o perforazione. Una
tamento per l’acalasia primaria e secondaria comprendono la mio- lesione esofagea iatrogena può essere causata da chemioterapia ci-
tomia laparoscopica e la dilatazione pneumatica con palloncino. Per totossica, radioterapia, o malattia graft-versus-host.
inibire i neuroni colinergici dello SEI possono essere efficaci anche L’infezione può insorgere in individui altrimenti sani, ma è più
le iniezioni a base di neurotossina botulinica. frequente in quelli debilitati o immunodepressi in seguito a malattia
o terapia. In questi pazienti, è comune l’infezione esofagea da herpes
simplex, citomegalovirus (CMV), o organismi fungini. Tra le infezioni
Esofagite da funghi, la candidiasi è quella più comune, ma possono presentarsi
anche mucormicosi e aspergillosi. Inoltre, l’esofago può essere colpito
dalle malattie cutanee desquamative pemfigoide bolloso ed epider-
Lacerazioni
molisi bollosa e, raramente, dalla malattia di Crohn.
Le lacerazioni longitudinali dell’esofago a livello della giunzione
gastroesofagea sono denominate lacerazioni di Mallory-Weiss, e sono
di solito associate a vomito intenso o conseguenti a intossicazione Morfologia La morfologia delle esofagiti chimiche e infet-
acuta da alcool. Normalmente, un rilasciamento riflesso della mu- tive varia con la sua eziologia. Di solito è presente un fitto
scolatura gastroesofagea precede l’onda contrattile antiperistaltica infiltrato di neutrofili, che può risultare assente in caso di
associata al vomito. Si è postulato che questo rilasciamento riflesso lesioni indotte da sostanze chimiche (alcali, acidi, detergenti),
non avvenga durante gli episodi di vomito prolungato, per cui la che possono portare fino alla necrosi transparietale esofagea.
pressione del contenuto gastrico refluente sopraffà l’imbocco dello L’esofagite pillola-indotta avviene spesso nelle sede della
stomaco, causando la dilatazione e la lacerazione della parete esofa- stenosi che impedisce il passaggio dei contenuti luminali. Se
gea. Le lacerazioni pressoché lineari della sindrome di Mallory-Weiss presente, l’ulcera è accompagnata da necrosi superficiale
hanno un orientamento longitudinale e una lunghezza che va da pochi con tessuto di granulazione ed eventuale fibrosi.
millimetri ad alcuni centimetri. Solitamente queste lacerazioni attra- Le radiazioni all’esofago provocano danni simili a quelli
versano la giunzione gastroesofagea, ma possono presentarsi anche riscontrati in altri tessuti, e comprendono proliferazione in-
nella mucosa gastrica prossimale. Fino al 10% delle emorragie del timale con restringimento del lume dei vasi ematici sottomu-
tratto GI superiore, che spesso si manifestano come ematemesi (Tab. cosi e murali. Spesso il danno alla mucosa è in parte
17.1), è dovuto a lacerazioni esofagee superficiali, quali quelle asso- secondario a lesioni vascolari indotte dalle radiazioni, come
ciate alla sindrome di Mallory-Weiss. Queste in genere non richie- descritto nel Capitolo 9.
dono intervento chirurgico, e la guarigione tende a essere rapida e Un’eventuale infezione da funghi o batteri può causare danni
completa. Al contrario, la sindrome di Boerhaave, caratterizzata da o complicanze in un’ulcera preesistente. Spesso nel letto
rottura esofagea distale e mediastinite, si verifica raramente ma è un dell’ulcera si trovano batteri orali non patogeni, mentre gli
evento catastrofico. organismi patogeni, che rappresentano circa il 10% delle
esofagiti infettive, possono invadere la lamina propria e
provocare necrosi della mucosa sovrastante. La candidiasi,
Esofagiti Chimiche E Infettive
nella sua forma più avanzata, è caratterizzata da pseudomem-
La mucosa squamosa stratificata dell’esofago può essere danneggiata brane grigio-biancastre aderenti costituite da ife fungine
da varie sostanze irritanti tra cui alcool, acidi corrosivi o alcali, li- fittamente aggrovigliate e cellule infiammatorie che ricoprono
quidi eccessivamente caldi e tabagismo. La mucosa dell’esofago può la mucosa dell’esofago.
anche essere lesionata da compresse di medicinali che si depositano
CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale 757
Esofagite Da Reflusso
L’ epitelio squamoso stratificato dell’esofago resiste alle abrasioni da
cibo ma è sensibile agli acidi. Le ghiandole sottomucose, particolar-
mente abbondanti nell’esofago prossimale e distale, contribuiscono
alla protezione della mucosa grazie alla secrezione di mucina e bi-
carbonato. Un fatto ancora più importante è che il mantenimento
di un tono costante dello sfintere esofageo inferiore previene il re- Figura 17.5 Esofagite. A. Esofagite da reflusso con eosinofili intraepi-
teliali sparsi. Nonostante sia visibile un lieve ispessimento della zona basale,
flusso del contenuto gastrico acido, che subisce una pressione posi- la maturazione delle cellule squamose è relativamente normale. B. L’eso-
tiva e altrimenti penetrerebbe nell’esofago. Il reflusso del contenuto fagite eosinofila è caratterizzata da numerosi eosinofili intraepiteliali. È anche
gastrico nell’esofago inferiore è la causa più frequente di esofagite e evidente un’anomala maturazione squamosa.
758 CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale
Esofagite Eosinofila
L’incidenza di esofagite eosinofila è in notevole aumento.7 Tra i sin-
tomi vi sono ritenzione di materiale alimentare e disfagia negli adulti
e intolleranze alimentari o sintomi MRGE-simili nei bambini. La
caratteristica istologica principale è il gran numero di eosinofili in-
traepiteliali, in particolare in superficie (Fig. 17.5 B). La loro abbon-
danza può contribuire a differenziare l’esofagite eosinofila da MRGE,
malattia di Crohn e altre cause di esofagite. Ai fini diagnostici sono
importanti anche le caratteristiche cliniche, in particolare il fallimento
di una terapia a base di inibitori della pompa protonica ad alto do-
saggio e l’assenza di reflusso acido. La maggioranza degli individui
affetti da esofagite eosinofila è atopica e molti soffrono di dermatite
atopica, rinite allergica, asma o eosinofilia periferica modesta. La
terapia comprende restrizioni alimentari per prevenire l’esposizione
ad allergeni alimentari, quali il latte di mucca e i derivati della soia,
e la somministrazione di corticosteroidi per via topica o sistemica.
Figura 17.6 Esofago di Barrett. A. Giunzione gastroesofagea normale.
B. Esofago di Barrett. Da notare le piccole isole residue di mucosa squa-
mosa più pallida nella mucosa di Barrett. C. Aspetto istologico della giun-
Esofago di Barrett zione gastroesofagea nell’esofago di Barrett. Da notare la transizione tra
mucosa squamosa esofagea (a sinistra) e metaplasia di Barrett, con nume-
L’esofago di Barrett è una complicanza della MRGE cronica caratte- rose cellule caliciformi metaplastiche (a destra).
rizzata da metaplasia intestinale nella mucosa squamosa esofagea.
L’incidenza di esofago di Barrett è in aumento, e si stima che si ve-
rifichi nel 10% degli individui affetti da MRGE sintomatica. Questa
complicanza è più comune nei maschi bianchi e in genere compare ancora chiaro se nella malattia a segmento corto il rischio di
tra i 40 e i 60 anni. Il problema principale è l’aumento del rischio di displasia sia inferiore che non in quella a segmento lungo.
adenocarcinoma dell’esofago. Gli studi molecolari suggeriscono che La diagnosi di esofago di Barrett richiede sia l’evidenza en-
l’epitelio di Barrett possa essere più simile all’adenocarcinoma che doscopica di mucosa anomala al di sopra della giunzione
a un epitelio esofageo normale, e questo è compatibile con l’ipotesi gastroesofagea sia la documentazione istologica di metapla-
che l’esofago di Barrett sia una condizione premaligna. Non sor- sia intestinale. Le cellule caliciformi, che hanno vacuoli mu-
prende quindi che la displasia epiteliale, considerata una lesione cosi distinti che assumono una colorazione blu pallido con
preinvasiva, sia riscontrabile nello 0,2-2,0% degli individui affetti da ematossilina eosina e conferiscono una forma a calice di vino
esofago di Barrett ogni anno e sia associata a sintomi prolungati e a al restante citoplasma, definiscono la metaplasia intestinale
un’età più avanzata del paziente. Benché la grande maggioranza di e sono necessarie per la diagnosi di esofago di Barrett
adenocarcinomi esofagei sia associata a esofago di Barrett, è impor- (Fig. 17.6 C). I requisiti della metaplasia intestinale riflettono
tante ricordare che la maggior parte degli individui colpiti da esofago il fatto che questa caratteristica è correlata al rischio neopla-
di Barrett non svilupperà tumori all’esofago. stico. Le cellule mucose foveolari, che non hanno vacuoli
mucosi distinti, sono insufficienti per effettuare una diagnosi.
Il requisito di un’anomalia endoscopica aiuta a evitare un
Morfologia L’esofago di Barrett è riconoscibile per la presenza errore di diagnosi se le cellule caliciformi metaplastiche all’in-
di una o più lingue o chiazze di mucosa vellutata rossa che si terno del cardias sono incluse nella biopsia.
estendono al di sopra della giunzione gastroesofagea. Questa Quando è presente displasia, viene classificata come di basso
mucosa metaplastica si alterna con una residua mucosa squa- grado o alto grado. L’aumento della proliferazione epiteliale,
mosa (esofagea) liscia e pallida e si interfaccia a livello distale spesso con presenza di mitosi atipiche, ipercromasia nucle-
con una mucosa cilindrica (gastrica) marrone chiara (Fig. 17.6 are e stratificazione, accumuli irregolari di cromatina, aumen-
A e B). Gli endoscopi ad elevata risoluzione hanno aumentato to del rapporto nucleocitoplasmatico e mancata maturazione
la sensibilità dell’identificazione dell’esofago di Barrett. Ciò ha delle cellule epiteliali durante la loro migrazione verso la
portato alla sottoclassificazione dell’esofago di Barrett a seg- superficie dell’esofago sono presenti in entrambi i gradi di
mento lungo, in cui sono coinvolti 3 o più cm dell’esofago, o displasia (Fig. 17.7 A). L’architettura delle ghiandole è spesso
a segmento corto, in cui sono coinvolti meno di 3 cm. Non è anomala e caratterizzata da gemmazione, forme irregolari e
CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale 759
Varici Esofagee
Invece di tornare direttamente al cuore, il sangue venoso proveniente
dal tratto GI raggiunge il fegato attraverso la vena porta prima di
arrivare alla vena cava inferiore. L’architettura circolatoria è respon-
sabile dell’effetto di primo passaggio per il quale farmaci e altri mate-
riali assorbiti nell’intestino sono trasformati dal fegato prima di Figura 17.8 Varici esofagee. A. Questo angiogramma mostra numerose
varici esofagee tortuose. B. In questo campione autoptico sono presenti
entrare nel circolo sistemico. Le patologie che impediscono tale flusso varici collassate corrispondenti all’angiogramma in A. Le aree polipoidi
causano ipertensione portale e possono portare allo sviluppo di varici rappresentano precedenti siti di emorragia di varici legate con bendaggio.
esofagee, una causa importante di emorragia a livello dell’esofago. C. Varice dilatata al di sotto di una mucosa squamosa intatta.
760 CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale
Adenocarcinoma
L’adenocarcinoma dell’esofago si sviluppa tipicamente in un contesto
di esofago di Barrett e MRGE di lunga durata. Il rischio di adeno-
carcinoma aumenta negli individui con documentata displasia, e
ancora di più in caso di tabagismo, obesità e pregressa radioterapia.9
Al contrario, il rischio cala con un regime alimentare ricco di frutta
e verdura fresca. Alcuni sierotipi di Helicobacter pylori sono associati
ad un minore rischio di adenocarcinoma, forse perché provocano
atrofia gastrica e riducono il reflusso acido.
L’adenocarcinoma esofageo si verifica più di frequente nei soggetti
di razza caucasica con una marcata distinzione di sesso, dato che è
sette volte più comune negli uomini. Tuttavia, l’incidenza varia di
60 volte a livello mondiale, con l’incidenza maggiore in alcuni Paesi
occidentali sviluppati quali Stati Uniti, Regno Unito, Canada,
Australia, Paesi Bassi e Brasile e quella minore in Corea, Tailandia,
Giappone ed Ecuador. Nei Paesi in cui l’adenocarcinoma dell’esofago
è più comune, la sua incidenza è aumentata notevolmente a partire
dal 1970, quasi più che per qualunque altro tipo di tumore. Di con-
seguenza, l’adenocarcinoma esofageo, che rappresentava meno del
5% dei tumori dell’esofago prima del 1970, ora costituisce la metà
Figura 17.9 Carcinoma esofageo. A. In genere l’adenocarcinoma si
di tutti i tumori dell’esofago negli Stati Uniti. forma distalmente e, come in questo caso, colpisce spesso il cardias ga-
Patogenesi. Studi molecolari suggeriscono che la progressione strico. B. Il carcinoma squamocellulare si sviluppa più di frequente nella
da esofago di Barrett ad adenocarcinoma si verifica durante un porzione mediana dell’esofago, dove provoca spesso stenosi.
CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale 761
d ebilitazione significativi. L’ulcerazione del tumore può comportare La maggior parte dei tumori benigni dell’esofago è costituita
emorragia e sepsi. Talvolta, il primo sintomo di queste neoplasie è da neoplasie di origine mesenchimale a sede intramurale. I tu-
l’aspirazione di cibo attraverso una fistola tracheoesofagea. mori della muscolatura liscia, o leiomiomi, sono i più comuni; si
La maggiore diffusione dello screening endoscopico ha portato possono riscontrare anche fibromi, lipomi, emangiomi, neurofi-
a una diagnosi più precoce del carcinoma squamocellulare dell’eso- bromi e linfangiomi. Alcuni tumori benigni assumono la forma
fago. Questo fatto è essenziale, perché i tassi di mortalità a 5 anni di polipi della mucosa, di solito costituiti da tessuto fibroso e
sono del 75% negli individui affetti da carcinoma esofageo superfi- vascolare, o tessuto adiposo, e sono noti rispettivamente come
ciale, ma molto più bassi nei pazienti con un tumore ad uno stadio polipi fibrovascolari o lipomi peduncolati. I papillomi squamosi
più avanzato. Le metastasi linfonodali, che sono piuttosto comuni, sono lesioni sessili con un core centrale di tessuto connettivo e
sono associate a una prognosi infausta. Il tasso di sopravvivenza una mucosa iperplastica papillare con rivestimento squamoso.
globale a 5 anni è pari a un misero 9%. Raramente i papillomi sono associati ad infezione da HPV, e
in questo caso si usa il termine condiloma. Raramente si può
trovare una massa dall’aspetto granuleggiante e infiammato
Tumori Rari Dell’esofago
che si sviluppa come polipo infiammatorio o come massa infil-
Tra gli altri tumori maligni dell’esofago vi sono forme rare di ade- trante nella parete dell’esofago, e può somigliare a una lesione
nocarcinoma, carcinoma indifferenziato, carcinoide, melanoma, maligna. Queste lesioni benigne sono denominate pseudotumori
linfoma e sarcoma. infiammatori.
Stomaco
I disturbi dello stomaco sono spesso causa di patologia clinica, e le sull’epitelio che protegge la mucosa e ha un pH neutro in seguito alla
lesioni infiammatorie e neoplastiche sono particolarmente comuni. secrezione di ioni bicarbonato da parte delle cellule epiteliali super-
Negli Stati Uniti, le patologie legate ai succhi gastrici rappresentano ficiali. Infine, il ricco apporto vascolare alla mucosa gastrica fornisce
quasi un terzo di tutte le spese sanitarie relative alle malattie del ossigeno, bicarbonato e sostanze nutritive, sciacquando contempo-
tratto GI. Inoltre, nonostante una riduzione dell’incidenza in alcune raneamente via l’acido che si è retrodiffuso nella lamina propria. A
regioni, come gli Stati Uniti, a livello mondiale il tumore allo sto- seguito della rottura di uno di questi meccanismi protettivi può
maco rimane una delle prime cause di morte. verificarsi una gastrite acuta o cronica. Ad esempio, la ridotta sintesi
Lo stomaco si divide in quattro regioni anatomiche principali: di mucina negli anziani è stata suggerita come uno dei fattori in
cardias, fondo, corpo e antro. Il cardias e l’antro sono rivestiti prin- grado di spiegare la loro maggiore suscettibilità alla gastrite. I far-
cipalmente da cellule foveolari secernenti mucina che formano pic- maci antinfiammatori non steroidei (FANS) possono interferire con
cole ghiandole. Le ghiandole antrali sono simili ma contengono anche la citoprotezione normalmente fornita dalle prostaglandine o ridurre
cellule endocrine, ad esempio le cellule G, che rilasciano gastrina per la secrezione di bicarbonato, ed entrambe queste condizioni aumen-
stimolare la secrezione di acido da parte delle cellule parietali che si tano la suscettibilità della mucosa gastrica alle lesioni. In maniera
trovano nel fondo e nel corpo gastrico. Le ghiandole ben sviluppate simile, la lesione gastrica che si verifica nei pazienti uremici e in
del corpo e del fondo contengono anche cellule principali che pro- quelli infettati da H. pylori secernente ureasi può essere dovuta
ducono e secernono enzimi digestivi quali la pepsina. all’inibizione dei vettori di bicarbonato gastrico da parte degli ioni
ammonio. Anche l’ingestione di sostanze chimiche forti, in partico-
lare acidi o basi, in maniera accidentale o nell’ambito di un tentativo
Gastrite acuta di suicidio, provoca lesioni gastriche importanti, soprattutto in se-
guito a lesione diretta delle cellule epiteliali e stromali della mucosa.
La gastrite acuta è un processo infiammatorio transitorio della mu- La lesione cellulare diretta è anche implicata nella gastrite dovuta a
cosa che può essere asintomatico o causare gradi variabili di dolore eccessivo consumo di alcool, FANS, radioterapia e chemioterapia.
epigastrico, nausea e vomito. Nei casi più gravi vi possono essere Dal momento che tutta la superficie della mucosa gastrica viene
erosione della mucosa, ulcerazione, emorragia, ematemesi, melena sostituita ogni due-sei giorni, gli inibitori mitotici, in particolare
o, raramente, perdita ematica importante. quelli utilizzati nella chemioterapia oncologica, causano danni ge-
Patogenesi. Il succo gastrico è fortemente acido con pH vicino neralizzati alla mucosa dovuti a un’insufficiente rigenerazione epi-
a 1, più di un milione di volte più acido del sangue. Questo ambiente teliale. Infine, un ridotto apporto di ossigeno può spiegare l’aumento
così difficile contribuisce alla digestione, ma rischia anche poten- dell’incidenza di gastrite acuta ad altitudini elevate.
zialmente di danneggiare la mucosa gastrica. La mucosa gastrica
dispone di numerosi meccanismi di protezione (Fig. 17.11). La
mucina secreta dalle cellule foveolari di superficie forma un sottile Morfologia Dal punto di vista istologico, la gastrite acuta
strato di muco che fa sì che le particelle alimentari di grosse dimen- lieve può essere difficilmente riconoscibile, poiché la lami-
sioni non vadano a toccare direttamente l’epitelio. Lo strato mucoso, na propria mostra solamente edema moderato e leggera
inoltre, promuove la formazione di uno strato stabile di liquidi
CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale 763
Figura 17.11 Meccanismi di lesione e protezione gastrica. Questo schema illustra la progressione da forme lievi di lesione a ulcera che può verificarsi
in presenza di gastrite acuta o cronica. Le ulcere presentano strati di necrosi (N), infiammazione (I) e tessuto di granulazione (G), mentre una cicatrice fi-
brosa (S), a sviluppo lento, è presente solamente nelle lesioni croniche.
sono stati dati nomi specifici in base alla localizzazione e alle asso-
c ongestione vascolare. L’epitelio superficiale è intatto, ma si ciazioni cliniche, ad esempio:
possono osservare neutrofili sparsi tra le cellule epiteliali
superficiali o entro le ghiandole mucose. Al contrario, un’ab- Ulcere da stress sono molto comuni negli individui colpiti da
bondanza di linfociti o plasmacellule suggerisce una patologia shock, sepsi o trauma importante.
cronica. La presenza di neutrofili al di sopra della membrana Le ulcere che si sviluppano nel duodeno prossimale e sono asso-
basale a contatto diretto con le cellule epiteliali è anomala in ciate a gravi ustioni o traumi sono dette ulcere di Curling.
tutte le parti del tratto GI e indica infiammazione attiva. Si Le ulcere gastriche, duodenali ed esofagee dei pazienti con pato-
preferisce questo termine piuttosto che “infiammazione acu- logie endocraniche sono dette ulcere di Cushing e comportano
ta”, poiché quella attiva può essere presente sia nello stato un elevato rischio di perforazione.
acuto sia in quello cronico. In caso di danno più grave alla
mucosa, si sviluppano erosioni ed emorragia. Il termine Patogenesi. La patogenesi dell’ulcera acuta è complessa e non
erosione descrive la perdita di epitelio di superficie, con una è stata ancora compresa totalmente. Le ulcere indotte dai FANS
risultante soluzione di continuo della mucosa limitata alla sono collegate all’inibizione della ciclossigenasi. Questa impedisce
lamina propria. È accompagnata da un infiltrato neutrofilo la sintesi di prostaglandine, che aumenta la secrezione di bicar-
acuto nella mucosa e dall’estrusione nel lume di un essudato bonato, inibisce la secrezione di acidi, promuove la sintesi di
fibrinopurulento. Può verificarsi emorragia che può causare mucina e aumenta la perfusione vascolare. Le lesioni associate a
punti scuri in una mucosa altrimenti iperemica. La presenza traumi intracranici sembrano essere causate dalla stimolazione
contemporanea di erosioni ed emorragie è definita gastrite diretta dei nuclei del vago, che provoca una ipersecrezione di
acuta erosiva emorragica. Grosse aree di superficie gastrica succhi gastrici. Anche l’acidosi sistemica, spesso presente in questi
possono essere disepitelizzate, anche se in genere il coinvol- contesti, può contribuire al danno mucoso abbassando il pH in-
gimento è superficiale. Quando le erosioni si estendono più tracellulare delle cellule della mucosa. Anche l’ipossia e la ridu-
in profondità, possono progredire fino a diventare ulcere, zione del flusso ematico causati da vasocostrizione splancnica
come descritto a seguire. indotta da stress contribuiscono alla patogenesi delle ulcere
acute.
Ulcera Gastrica Acuta Morfologia Le lesioni descritte come ulcere gastriche acute
vanno, a seconda della profondità, da erosioni superficiali
Lo sviluppo acuto di soluzioni di continuo focali della mucosa ga- provocate da danno epiteliale superficiale a lesioni più pro-
strica è una complicanza ben nota della terapia con FANS. Queste fonde che penetrano maggiormente nella mucosa. Le ulcere
possono anche apparire in seguito a forte stress fisico. Ad alcune
764 CAPITOLO 17 Tratto gastrointestinale
Gastrite cronica
acute sono arrotondate e hanno un diametro inferiore a
1 cm. La base dell’ulcera ha spesso un colore marrone-nero
dovuto alla digestione di sangue stravasato da parte degli Rispetto alla gastrite acuta, in genere i sintomi associati a quella
acidi ed è spesso associata a infiammazione transmurale e cronica sono meno gravi ma più persistenti. Possono insorgere
sierosite locale. A differenza delle ulcere peptiche, che insor- nausea e disturbi epigastrici, a volte associati a vomito, ma l’emate-
gono in un contesto di lesione cronica, le ulcere acute da mesi è rara. La causa più comune di gastrite cronica è un’infezione da
stress possono essere presenti in qualunque punto dello Helicobacter pylori. Prima del consenso sulla centralità dell’infezione
stomaco. Le pliche gastriche sono essenzialmente normali da H. pylori nella gastrite cronica, si riteneva che le cause primarie
e i margini e la base dell’ulcera non presentano un aumento della gastrite fossero altri irritanti cronici, tra cui lo stress psicolo-
della consistenza. Le ulcere da stress, pur talvolta singole, gico, la caffeina, l’alcool e il fumo. La gastrite autoimmune, la causa
sono in genere multiple e disseminate lungo lo stomaco e più comune di gastrite atrofica, rappresenta meno del 10% dei casi
il duodeno. Dal punto di vista microscopico, sono lesioni di gastrite cronica e costituisce la forma più comune di gastrite
nette, circondate da mucosa essenzialmente normale. In cronica nei pazienti che non presentano infezione da H. pylori. Tra
funzione della durata, possono essere presenti soffusioni le eziologie meno comuni, ricordiamo danni da radiazioni, reflusso
emorragiche nella mucosa e nella sottomucosa e una qual- biliare cronico, traumi meccanici e coinvolgimento da parte di ma-
che reazione flogistica. Non si osservano mai la cicatrizza- lattie sistemiche quali malattia di Crohn, amiloidosi o malattia
zione e l’ispessimento dei vasi ematici comuni nelle ulcere graft-versus-host.
peptiche croniche. La guarigione con completa riepitelizza-
zione segue la rimozione dell’agente causale. Il tempo ne-
Gastrite Da Helicobacter Pylori
cessario per la restitutio ad integrum varia da alcuni giorni
a molte settimane. La scoperta di H. pylori ha rivoluzionato la nostra comprensione
della gastrite cronica.13 Questi bacilli spiraliformi o curvilinei sono
presenti nei campioni di biopsia gastrica di quasi tutti i pazienti affetti
Caratteristiche cliniche. La maggior parte dei pazienti ricove- da ulcere duodenali e nella maggior parte degli individui colpiti da
rati in condizioni critiche nelle Unità di Terapia Intensiva sviluppa ulcera gastrica o gastrite cronica.13 In un famoso esperimento, il
lesioni alle mucose gastriche istologicamente evidenti. L’1-4% di vincitore di Premio Nobel Barry Marshall ingerì colture di H. pylori
questi pazienti necessita di trasfusioni per il sanguinamento di e sviluppò una lieve gastrite. Pur non essendo un approccio consi-
erosioni o di ulcere gastriche superficiali. Possono insorgere altre gliabile allo studio delle patologie infettive, questo esperimento
complicanze, compresa la perforazione (Tab. 17.2). Sebbene la dimostrò la patogenicità di H. pylori. L’infezione acuta da H. pylori
profilassi con antagonisti recettoriali dell’istamina H 2 o inibitori non produce in genere una quantità di sintomi sufficiente da richie-
della pompa protonica possa migliorare il quadro sintomatologico, dere attenzione medica; solitamente è la gastrite cronica che porta
nelle ulcere da stress l’efficacia della terapia per le patologie sotto- l’individuo a richiedere una terapia. Gli organismi H. pylori sono
stanti rimane il più importante fattore prognostico. La mucosa presenti nel 90% degli individui affetti da gastrite cronica dell’antro.
gastrica può guarire completamente nei pazienti che superano la Inoltre, H. pylori ha un ruolo importante in altre patologie gastriche
malattia primaria. e duodenali. Ad esempio, l’aumento delle secrezioni acide che si
verifica nella gastrite da H. pylori può portare a ulcera peptica, e
l’infezione da H. pylori aumenta il rischio di tumore allo stomaco.
tabella 17.2 Complicanze dell’ulcera gastrica Epidemiologia. Negli Stati Uniti, l’infezione da H. pylori è asso-
ciata a povertà, affollamento familiare, livello di istruzione limitato,
emorragia etnia afroamericana o messicana-americana, residenza in aree rurali
Si verifica nel 15-20% dei pazienti e immigrazione. I tassi di colonizzazione superano il 70% in alcuni
È la complicanza più frequente gruppi e v