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FAUSTO

ETTORE BALDISSERA
BARTOLI
GIOVANNI BERLUCCHI
FISIOLOGIA
FRANcEsco
PAOLO BRACCHI
CAVALL~RI · e BIOFISICA
RAFFAELE
PIETROENRICO
LUCIANO
PIERLUIGI
DELLACA
DIPRAMPERO
FADIGA
LENZI
MEDICA
GIUSEPPE MISEROCCHI
DANIELA NEGRINI
VINCENZO PERCIAVALLE
CARLO ADOLFO PORRO
CARLO REGGIANI
LUIGI
GIOVANNI
TESIO
VACCA
terza edizione
GIOVANNI ZAMBONI
LUCIANO ZOCCHI a cura di
Fausto Baldissera
POLETTO EDITORE srl
Via Galvani, 28- 20083 Gaggiano (Milano)
Tel. 02 90866 15/6- Fax 02 9085354
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© POLETTO EDITORE srl


1996 - prima edizione
2000 - seconda edizione
2002 - ristampa
2005 - terza edizione
Autori

AUTORI

Fausto BALDISSERA Pietro Enrico di PRAMPERO


professore ordinario di Fisiologia Umana professore ordinario di Fisiologia Umana
Istituto di Fisiologia Umana II Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi - MILANO Università degli Studi- UDINE

Ettore BARTOLI Luciano FADIGA


professore ordinario di Medicina Interna professore straordinario di Fisiologia Umana
Clinica Medica Generale Facoltà di Medicina e Chirurgia
Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi - FERRARA
Università del Piemonte orientale -NOVARA
Pierluigi LENZI
Giovanni BERLUCCHI professore ordinario di Fisiologia Umana
professore ordinario di Fisiologia Umana Dipartimento di Fisiologia Umana e Generale
Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi -BOLOGNA
Università degli Studi- VERONA
Giuseppe MISEROCCHI
Francesco BRACCHI professore ordinario di Fisiologia Umana
professore associato di Fisiologia Umana Dipartimento di Medicina Sperimentale,
Istituto di Fisiologia Umana II Ambientale e Biotecnologie Mediche
Università degli Studi -MILANO Università degli Studi -MILANO
BICOCCA - MONZA
Paolo CAVALLARI
professore ordinario di Fisiologia Umana Daniela NEGRINI
Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria professore ordinario di Fisiologia Umana
Polo Didattico San Paolo Dipartimento di Scienze Biomediche
Università degli Studi - MILANO Sperimentali e Cliniche
Università degli Studi dell'Insubria - VARESE
Raffaele DELLACÀ
ricercatore universitario Vincenzo PERCIAVALLE
Dipartimento di Bioingegneria professore ordinario di Fisiologia Umana
Laboratorio di Tecnologie Biomediche (TMBLab) Dipartimento di Scienze Fisiologiche
Politecnico- MILANO Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi - CATANIA

v
Fisiologia e biofisica medica

Carlo Adolfo PORRO Giovanni VACCA


professore ordinario di Fisiologia Umana professore ordinario di Fisiologia Umana
Facoltà di Medicina e Chirurgia Dipartimento di Scienze Mediche
Università degli Studi - MODENA e REGGIO EMILIA Università del Piemonte orientale - NOVARA

Carlo REGGIANI Giovanni ZAMBONI


professore ordinario di Fisiologia Umana professore associato di Fisiologia Umana
Dipartimento di Anatomia e Fisiologia Umana Dipartimento di Fisiologia Umana e Generale
Università degli Studi- PADOVA Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi - BOLOGNA
Luigi TESIO
primario fisiatra Luciano ZOCCHI
Istituto Auxologico Italiano professore ordinario di Fisiologia Umana
IRCCS - MILANO Istituto di Fisiologia Umana I
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi- MILANO

VI
Prefazione alla terza edizione

PREFAZIONE alla terza edizione

Le principali novità di questa terza edizione di Fisiologia e Biofisica Medica sono


costituite dal rinnovo di due sezioni del trattato - "Sistema Respiratorio", affidata
al professar Miserocchi, e "Sistema Endocrino", curata dal professar Vacca - e dei
capitoli "Muscolo Striato " e "Muscolo Liscio ", scritti dal professar Reggiani. An-
che nella stesura dei nuovi capitoli si sono enfatizzati gli aspetti metodologici e il
ragionamento, anche se ciò, agli occhi di molti, rende più impegnativo lo studio
della Fisiologia. Ma è convinzione di tutti gli autori del trattato che impegnarsi a
capire e imparare questa materia paga, sia a breve che a lungo termine. La compe-
tenza scientifica e le capacità espositive dei tre nuovi autori sono garanzia della
qualità dei testi e sicuramente aggiungono valore al trattato. La gran parte degli
altri capitoli è stata oggetto di revisione e di aggiornamento, come impone il
veloce procedere della ricerca fisiologica.

FAUSTO BALDISSERA

t-.filano, gennaio 2005

VII
Prefazione alla seconda edizione

PREFAZIONE alla seconda edizione

Pur mantenendo l 'impostazione generale della prima, questa seconda edizione di


Fisiologia e Biofisica Medica presenta numerose novità, intese a migliorare l'opera
sia sotto il profilo dei contenuti sia dal punto di vista editoriale. Grazie alla colla-
bOT·azione di valenti colleghi che hanno voluto associarsi al gruppo dei precedenti
autori, sono stati aggiunti nuovi capitoli che colmano lacune (come il capitolo
sulla fisiologia del fegato), affi-ontano temi di recente sviluppo (i capitoli sulle
immagini fimzionali del cervello e sul controllo corticale del movimento) e introdu-
cono argomenti che fino ad oggi sono rimasti in secondo piano o addirittura tra-
scurati nella trattazione della disciplina, come la fisiologia degli spazi interstiziali
e delle cavità sierose, la biomeccanica muscoloscheletrica e la fisiologia dei tessuti
connettivi. Alcuni dei capitoli già presenti sono stati riscritti ex novo e tutti hanno
subìto revisioni e aggiornamenti.
Anche la veste editoriale è stata rinnovata per venire incontro a esigenze da più
parti segnalate. Il trattato è stato diviso in due volumi e il suo formato è stato ridot-
to al fin e di alleggerire e rendere più maneggevole l'opera. L'ingrandimento dei
caratteri di stampa e una più attenta cura alle illustrazioni dovrebbero facilitare la
lettura e lo studio.
Mi auguro che questi cambiamenti risultino in un effettivo miglioramento della
qualità del trattato.

FAUSTO BALD!SSERA

Milano, ottobre 2000

VIli
Prefazione alla prima edizione

PREFAZIONE alla prima edizione

È comune convinzione degli autori che, dallo studio della Fisiologia, lo studente di
medicina possa non soltanto trarre un insieme di indispensabili nozioni sulle fun-
zioni di cellule, organi e apparati, ma possa anche venir stimolato e invogliato a
raggiungere quel più alto livello di maturazione intellettuale che deriva dal riuscire
a organizzare le proprie conoscenze in una visione unitaria e coerente. Tale tra-
guardo è tanto più importante, e difficile da conseguire, in un 'epoca caratterizzata
dalla frammentazione sempre più spinta del sapere e del! 'insegnamento; frammen-
tazione che è insieme causa ed effetto dell'estrema specializzazione professionale
del ricercatore e del medico. Poche, nel curriculum degli studi medici, sono le
occasioni propizie a rompere questo circolo vizioso: questo volume ha l 'ambizione
di rappresentare una di esse.

La scelta dei contenuti è stata guidata dal! 'intento di fornire un insieme di nozioni
ben accertate e sedimentate, illustrando per ciascuna sia le prove sperimentali che
la giustificano, sia i legami che la correlano con gli altri argomenti della fisiologia
e con i principi generali della fisica e della biologia. Si è in ogni caso privilegiato
l 'aspetto metodo logico rispetto a quello aneddotico, il ragionamento rispetto ali 'e-
l<..ncazione dei dati.

Per favorire un apprendimento equilibrato e distribuito, gli autori sì sono sforzati dì


uniformare lo stile espositivo, in modo da rendere omogenei sia il livello di approfon-
dimento dei vari argomenti, sia la scorrevolezza della lettura.

Particolare cura è stata dedicata a illustrare come le funzioni di diversi organi e


apparati si influenzino reciprocamente, in maniera diretta oppure attraverso con-
nessioni ormonali o nervose, alfine di garantire il mantenimento della composizio-
ne materiale ed energetica del! 'mganismo (la vita vegetati va) e la capacità dì
interagire con l 'ambiente (la vita di relazione). Siamo infatti convinti che la cono-
scenza della fisiologia integrativa, cui è dedicata la terza parte del volume, dia al
medico l'opportunità di costruirsi una salda rappresentazione mentale delle rela-
zioni che legano tra loro le attività dei diversi organi, una sorta di mappa sulla
quale orientare il ragionamento diagnostico, le scelte terapeutiche e le previsioni
prognostiche. Quanto più estesa e strutturata è la mappa che ciascuno studente rie-
sce a costruirsi durante gli studi preclinici, tanto più facile e spedito sarà il suo
procedere nel ragionamento clinico e più sicura sarà la capacità di risalire dal! 'in-
sieme dei sintomi organici alle cause prime della malattia.

IX
Fisiologia e biofisica medica

Lo studio della Fisiologia favorisce, più di altre discipline, anche un secondo pro-
cesso di maturazione, quello che conduce alla consapevolezza che gli eventi biolo-
gici possono venire ricondotti alle leggi generali che governano gli eventi del
mondo fisico e che i primi e i secondi possono venire descritti utilizzando le stesse
categorie mentali e le stesse relazioni. Raggiungere questa consapevolezza è utile
da due punti di vista.
La possibilità di racchiudere fenomeni del tutto diversi entro un medesimo canone
descrittivo semplifica l'apprendimento poiché fornisce chiavi interpretative comuni
per uno spettro di eventi differenti e riduce, di conseguenza, lo sforzo mnemonico. A
questo proposito, si è ritenuto utile riunire, in un 'appendice, le principali leggi fisi-
che che vengono utilizzate in Fisiologia e l'elenco degli argomenti ove esse trovano
applicazione. Più in generale, l 'acquisizione di una mentalità biofisica conduce
alla piena coscienza che anche le funzioni biologiche sono soggette ai vincoli di
bilancio che regolano ogni trasformazione della materia.
Il possesso di questa consapevolezza permise a William Harvey (1578-165 7) di
scoprire, per deduzione, l 'esistenza della circolazione sanguigna. Egli misurò il
volume del ventricolo sinistro (circa l 00 millilitri) e calcolò che se il cuore espelle
quella quantità di sangue ad ogni battito, finisce p er pomparne ogni giorno un
volume cosi enorme (più di 7.000 litri) da non poter essere generato ex novo. Ne
dedusse che il sangue deve per necessità circolare continuamente in un sistema
chiuso. Con una semplice moltiplicazione, Harvey distrusse ogni precedente teoria
sul moto del sangue e fondò la fisiologia circolatoria. Ancor oggi, nel considerare
qualsiasi processo fisiologico è, prima di tutto, necessario che tornino i conti.

Naturalmente, soltanto il giudizio dei lettori potrà confermare se, nonostante le


manchevolezze e le impe1jezioni che non siamo stati capaci di evitare, il testo man-
tiene le promesse della prefazione.

FAUSTO BALDISSERA

Milano, ottobre 1996

x
Acronimi

ACRONIMI

A ampere ATPS Ambìent Temperature H01mone - ormone


AA acido arachidonico and Pressure, Saturated di liberazione
Al angiotensina I BGT bilancio glomerulotubulare della corticotropina
Ali angiotensina II BOLD Blood Oxygenatìon Leve! CRP proteina C-reattiva
ABP Androgen-Bindìng Proteìn Dependent CT calcitonina
proteina legante BK bradichinina cv capacità vitale
gli androgeni BSP bromosulfoptaleina DJ l ,25-diidrossicalciferolo
AC adenilicociclasi BTPS Body Temperature DAG diacilglicerolo
AC anidrasi carbonica and Pressure, Saturated DAP sistema delle proteine
ACAT acilcoenzima A CaBP Calcium-Binding Protein associate alla distrofina
colesterolaciltransferasi calbindina DBP transcalciferina
ACE Angiotensin-Converting cAMP adenosinmonofosfato DBT Dry Bulb Temperature
Enzyme - enzima ciclico DHEA deidroepiandrosterone
di conversione CBG Cortìcosteroid-Bindìng DHEA-S deidroepiandrosterone solfato
de li' angiotensina Globulin - globulina legante DHPR Di-Hydro-Pyridine-Receptor
Aeh acetilcolina i corticosteroidi recettore per le diidropiridine
A chE acetilcolinesterasi CCK colecistochinina DHT diidrotestosterone
ACT acqua corporea totale CEH colesterilesteridrolasi DIT azione dinamico-specifica
ACTH Adreno-Cortico Tropic CFR capacità funzionale residua DIT Diet lnduced Thermogenesis
Hormone - corticotropina Cg cromogranine DIT diiodotirosina
. DH Antidiuretic Hormone CG gonadotropina corionica DNA desossiribonucleasi
ormone antidiuretico, cGMP guanosinrnonofosfato ciclico D 20 acqua deuterata
vasopressina CGRP Calcitonin-Gene-Related DOC desossicorticosterone
ADP adenosindifosfato Peptide - peptide collegato DOPA diidrossifenilalanina
AHP After HyperPolarization al gene della CT DPG difosfoglicerato
iperpolarizzazione postuma CL clearance DPPC dipalmitoilfosfatidilcolina
Al P parte anteriore del solco CL corpi lamellari E neuroni espiratori
intraparietale CM carico massimo ECG elettrocardiogramma
AMP adenosinrnonofosfato cMOAT trasportatore canalicolare EDL musco lo estensore lungo
AMPA acido o.-amino-3-idrossi- multiorganico anionico delle dita
5-metilissosazol- CMRG consumo metabolico EDRF Endothelium Derived
4-propionico regionale di glucosio Relaxing Factor
ANF Atrial Natriuretic Factor CMR02 consumo metabolico EDTA acido
fattore natriuretico atriale regionale di ossigeno etilendiaminotetracetico
ANP peptide natriuretico atriale co monossido di carbonio EEG elettroencefalogramma
APA aggiustamenti posturali COMT catecolamino-0-metiltran- EGF fattore di crescita epidermico
anticipatori sferasi EMG elettromiogramma
APQ acquaporina CP creatinfosfato ENK encefalina
ARDS Acute o Adult Respiratory CPT capacità polmonare totale EPO eritropoietina
Distress Syndrome CRF Corticotropìn Releasing EPP End P/ate Potential
AT acidità titolabile Factor potenziale di placca
ATP adenosintrifosfato CRH Corticotropin Releasing EPP Equa/ Pressure Point

XI
Fisiologia e biofisica medica

EPSP E•citatOIJ' Post-Synaptic hCG hw1wn Chorionic MPTP l-metil-4-fenil- 1,2,3,6


Potential- potenziale Gonadotropin tetraidropiridina
postsinaptico eccitatorio HCN Hype!polarization-activated, mRNA acido r ibonucleico
ET-l endotelina Cyclic-Nucleotide gated messaggero
FA Fast Adapting hCS human Chorionic MSH Me/anocyte Stinwlating
F EC flusso ematico cerebrale Somatotropin Homwne
FEF Franta/ Eye Fie/d HDL High Density Lipoprotein ormone
fem forza elettromotrice lipoproteina a densità alta me lana foro-stimolante
FER flusso ematico renale HL Hearing Leve/ MT mielina tubulare
FF Fast Fatiguing HMG-CoA idrossimetilglutarilacetil MVC Maximal Voluntcuy
FFA Free Fatty Acid coenzima A-reduttasi Contraction
FG filtrato glomerulare hP L human Placenta/ N Newton
tMRI functiona/ Magnetic Lactogen NA noradrenalina
Resonance Imaging lattogeno placentare NANC non adrenergico
risonanza magnetica HSP Heat Shock Protein non colinergico
funzionale HTO acqua triziata NBA N-bromoacetamide
Fo massima forza sviluppata 5-HTP 5-idrossitriptofano NEFA acidi grassi non esterificati
in condizioni isometriche HVA High Vo/tage Activated NGF Nerve Growth Factor
FOT Forced Oscillation I inulina cresta neurale
Technique I neuroni inspiratori NK Natura/ Killer
FPR flusso plasmatico renate IDL Intermedia/e Density NMDA N-metil-0-aspartato
FR Fast Fatigue Resistant Lipoprotein NO ossido di azoto
FRA Flexor Rejlex Aj(ere1lt lipoproteina a densità N20 protossido di azoto
FSH Follie/e Stimulating intermedia NOS NO-sintetasi
Hormone - ormone IGF fattore di crescita (ossido nitricosintetasi)
follicolo-stimolante insulino-simik NREM Non-Rapid Eye Movement
G gastrina IGF-1 Insulin-like Growth Factor-1 NSO nucleo sopraottico
G glucosio fa ttore di crescita NTS nucleo tratto solitario
GABA acido y-aminobutirrico insulina-simile- l OBP Odorant Binding Protein
GAE globulina antiemofiliaca somatomedina OEP OptoElectronic
GBG Corticosteroid Binding IP3 l ,4,5-inosi toltrifosfato Plethysnwgraphy
Pro te in IPSP lnhibit01~v Post-Synaptic OSM organizzazione mondiale
GC guanilicociclasi Potential- potenziale della sanità
GDP guanosina difosfato postsinaptico inibitorio OTN nucleo del tratto ottico
GH Growth Hormone J Joule OVLT Organum Vasculosum
somatotropina KA kainato Lamince Terminalis
GHRH Growth Hormone Releasing La lattato Pa Pasca!
Hormone - ormone LCAT lecitincolesteroloaciltrasferasi PAco 2 press ione parziale
di liberazione del somatotropo LEC liquido extracellu lare di co2 alveolare
GIP Gastric Inhibiting LDL Low Density Lipoprotein P 3 co2 pressione parziale
Polypeptide - polipeptide lipoproteina a densità bassa di co2 nel sangue arterioso
inibitore gastrico LGP Lubricating Glycopi'Otein Pao2 pressione parziale
G li glicina LH Luteinizing Hormone di 0 2 nel sangue arterioso
Glu glutammato ormone luteinizzante PAG grigio periacqueduttale
GMPc guanilmonofosfato ciclico LHRH Luteinizing Hormone PAl acido paraminoippurico
GnRH Gonadotropin Releasing Releasing Hormone Pco2 pressione parziale
H ormone LIP labbro laterale di co 2
ormone di liberazione del solco intraparietale PCr fosfocreatina
delle gonadotropine B-LPH B-lipotropina PDE fosfodies teras i
GP grigio periacqueduttale y-LPH y-lipotropina PDGF P/ate/et Derived GI'Owth
GRD gruppo respiratorio dorsale LTD Long-Term Depression Factor - fattore di crescita
GRPP Glucagon Related LTP Long-Term Potentiation piastrinoderivato
PolyPeptide Lv'A Low Voltage Activated PEPCK fosfoenolpiruvato
GRV gruppo respiratorio ventrale MAO monoaminossidasi carbossichinasi
GT Globe Temperature MBP proteine leganti PET Positron Emission
GTP guanosina trifosfato la miosina Tomography - tomografia
Hb emoglobina MEG magnetoencefalografia ad emissione di positroni
HbF emoglobina fetale MIT monoiodotirosina PG prostaglandine
H br deossiemoglobina Mn++ manganese PGI 2 prostacicline

XII
• --· -- · - +

- - ·--------- ··-
Acronimi

pHa pH arterioso s Slow Tg tireoglobulina


pHi pH intracellulare SA Slowly Adapting TGF~ Transfomring Growth
Pi fosfato inorganico SA soglia anaerobica Factor {3
PIF Prolactin-release Jnhibiting SE segnale errore Tm trasporto tubulare massimo
Factor SERCA Sarcoplasmic Endoplasmic TRH Thyrotropin Releasing
PIP 2 fosfatidil-inositolbifosfato Reticulum H ormone
Pip pressione idraulica Calcium-dependent ATPase ormone di liberazione
della fase liquida interstiziale pompa del calcio della tireotropina
PKC proteinchinasi SHBG Sex Honnone-Binding TSH Thyroid Stimulating
PLA2 fosfolipasi A2 Globulin - globulina legante Hormone - tireotropina
PLC fosfolipasi C gli ormoni sessuali TT tempo di trombina
PM peso molecolare SI sistema di misura TTX tetrodotossina
PMpc porzione parvicellulare internazionale URP unità di resistenza periferica
del nucleo ventrale siPSC spontaneous Inhibit01y Vo massima velocità
posteromediale Post-Synaptic Current d'accorciamento
POMC proopiomelanocortina SNC sistema nervoso centrale VA ventilazione alveolare
Po2 pressione parziale SNE sistema nervoso enterico VAS Visual Analogue Scale
di 02 SNV sistema nervoso vegetativo ve volume corrente
PPT potenziamento so nucleo sopraottico VEC volume extracellulare
post-tetanico SP sostanza P VEGF Vascular Endothelial
PRF Prolacting Releasing Factor S-PA Swfactant ProteinA Growth Factor
PRL prolattina SPET Single Photon Emission VEMS volume espiratorio
PSA antigene prostatico specifico Tomography massimo al secondo
PTA fattore tromboplastinico SPL Sound Pressure Leve/ VES velocità
plasmatico SRIH Somatotropin Release di eritrosedimentazione
PTH paratonuone Jnhibiting Hormone VIC volume intracellulare
PTT tempo di protrombina somatostatina VIP vélsoactive Intestina!
parziale SRY Sex determining Region Peptide
QR quoziente respiratorio ofthe Y polipeptide
RAA renina-angiotensina- STP Short- Term Potentiation intestinale vasoattivo
aldosterone STPD Standard Temperature VLDL Ve1y Low Density
RBP proteina legante il retinolo and Pressure, D1y Lipoprotein
RDS Respiratory Distress T3 triiodotironina lipoproteina a densità
Syndrome T4 tiroxina molto bassa
RE reticolo endoplasmatico TC tomografia assiale VP volume plasmatico
REB (BER) ritmo elettrico di base computerizzata VP volume polmonare
REM Rapid Eye Movement TBG Tyroxine-Bindùrg Globulin VPL nucleo ventroposterolaterale
movimento oculare rapido globulina legante tiroxina VR volume residuo
RISA albumina umana serica TBPA Tiroxine-Binding VRE volume di riserva
radioiodata PreA/bumin - prealbumina espiratoria
RM risonanza magnetica legante tiroxina VRI volume di riserva
RPT resistenze periferiche totali TDF Testis Determining Factor inspiratoria
RV ritorno venosa TEA tetraeti lammonio w Watt
RyR Ryanodine Receptor TENS Transcutaneous Electrical WB-GT Wet Bulb G/obe
canale-recetto re Nerve Stimulation Temperature
per la rianodina TF fluido h1bulare WBT Wet Bulb Temperature

XIII
Fisiologia e biofisica medica

INDICE

Autori v Comportamento della membrana durante


Prefazione alla terza edizione VII il potenziale d'azione 38
Prefazione alla seconda edizione VIII Propagazione dell'impulso nervoso 40
Prefazione alla prima edizione IX
Acronimi XI Canali ionici
4 Fausto Baldissera
Canali per il sodio 46
VOLUME l Canali per il potassio 49
Canali per il cloro 50
Canali per il calcio 50
(,_________S_e_z_io_n_e_l__- _E_c_c_it_a_b_
il_it_à_c_e_ll_ul_a_r_e_________)
Recettori sensoriali
Eccitabilità cellulare: fondamento delle funzioni nervose
5 Fausto Baldissera
Fausto Baldissero Funzione recettoriale 54
Meccanismi della trasduzione 57
Proprietà elementari dei neuroni 5
Trasmissione delle informazioni dei recettori
Concezione spiritualistica dell'attività nervosa 6
al sistema nervoso centrale 59
Scoperta dell' eccitabilità cellulare 6
Scoperta dell'elettricità animale 7
Sinapsi
Elettrogenesi nella fibra nervosa 6 Carlo Adol[ò Porro
l Fausto Baldissero Sinapsi chimiche
Plasticità della trasmissione sinaptica
62
75
Potenziale di membrana 9
Risposte passive della membrana 9 Conclusioni 77
Risposte attive della membrana 14
Funzioni integrative delle cellule nervose
Origine del potenziale di ·membrana 7 Fausto Baldissera
2 Fausto Baldissera Trasmissione sinaptica
Potenziali postsinaptici nei motoneuroni spinali
79
80
Differenze di livello energetico tra due fasi 18
Modello di membrana di Bernstein 24 Integrazione delle informazioni nei neuroni 83
Modello di membrana di Goldmann-Hodgking-Katz 24 Codificazione delle correnti sinaptiche in impulsi nervosi 85
Pompa sodio-potassio 27
Conclusioni 31
C Sezione 2- Sistemi sensoriali
~------------------~
)
Potenziale d 'azione
3 Fausto Baldissera
8 Fisiologia dei processi sensoriali
Fausto Baldissera
Risposte attive della membrana assonica 32
Natura delle correnti ioniche 34 Sensazione e problema della conoscenza 91
Stima delle variazioni della conduttanza di membrana Studio scientifico delle sensazioni 92
al sodio e al potassio generanti le correnti relative 36 Analisi quantitativa dei processi sens01iali - Psicof isica 92
XIV

---
Indice

Sensibilità somatica Ottica fisiologica


9 Fausto Baldissera
Fibre afferenti nei nervi periferici 98
15 Fau~to Baldissero
Architettura funzionale dell'occhio 176

lo
Richiami di ottica 178
Sensibilità tattile e propriocettiva Sistema ottico dell'occhio. Occhio ridotto 179
Fausto Baldissero Accomodazione 180
Recettori della sensibilità tattile 99
Difetti di rifrazione 181
Recettori associati ai peli 103
Fisiologia della retina
Recettori articolari
Recettori muscolari
104
105 16 Fausto Baldissera
Recettori retinici e fotochimica della visione 184
Fusi neuromuscolari 105
Risposte dei fusi neuromuscolari 106 Circuiti intraretinici 188
Organi muscolotendinei del Golgi 109
Proprietà funzionali dei neuroni dell'areaSI 112 Vie ottiche centrali
Soglia assoluta
Discriminazione deli' intensità
114
116
17 Fausto Baldissero
Campo visivo 192
Discriminazione spaziale 117 Organizzazione anatomica delle vie ottiche 193
Discriminazione temporale 118 Risposte dei neuroni genicolati 194
Ruolo delle afferenze tattili nel controllo motorio 119 Risposte dei neuroni corticali 194
Sensibilità cinestesica 119 Convergenza binoculare 201
Maturazione neonatale del sistema nervoso 201
Sensibilità termica 203
11 Fausto Baldissera
Recettori termici 122
Psicofisica della visione
Altre vie ottiche 206

Vie centrali della sensibilità termica 124 Gusto


Psicofisica della sensazione termica 125 18 Carlo Adolf2 Porro
Meccanismi e vie gustative 208
12 Dolore e analgesia
Carlo Ado@ Porro
Psicofisiologia della sensibilità gustativa 214

Dolore e sistema nocicettivo 127 Olfatto


Nocicettori
Vie centrali della sensibilità dolorifica
128
133
19 Carlo Ado/(2 Porro
Meccanismi e vie olfattive 215
Psicofisiologia del dolore 138 Psicofisiologia 221
Sistemi antinocicettivi endogeni 143
Conclusioni 147

Sensibilità acustica c Sezione 3 - Controllo moto rio )


i
13 Fausto Baldissera
Orecchio esterno ISO
l Trasmissione dei suoni nell 'orecchio medio 150 Organizzazione del movimento
Coclea 153 Fausto Baldissera
Stimolazione dei recettori acustici 156 Tipologia del movimento 227
l Vie acustiche centrali 160 Organizzazione gerarchica del controllo motorio 228
Psicofisica acustica 163
l
l
Riconoscimento fonetico 164
2o Muscolo scheletrico e contrazione muscolare
Carlo Reggiani
'\
14 Apparato vestibolare
Fausto Baldissera
Organizzazione funzionale
Meccanismo della contrazione muscolare
230
234
Organi recettoriali dell'apparato vestibolare 168 Proprietà meccaniche 239
Recettori dei canali semicircolari 170 Specializzazione delle fibre muscolari:
Recettori maculari del sacculo e dell'utricolo 172 fibre rapide e fibre lente, fibre affaticabili
Vie centrali delle afferenze vestibolari 175 e fibre resistenti alla fatica 248

xv
F isiologia e biofisica m edica

Controllo nervoso della contrazione muscolare Organizzazione corticale del m ovimento


21 Fausto Baldissero 27 Luciano Fpdiga
Trasmissione neuromuscolare 251 Movimenti evocati dalla stimolazione elettrica
U nità ·motrici e unità muscolari 257 della corteccia cerebrale 34i
Modulazione nervosa della forza muscolare 261 Preparazione del movimento 344

Biomeccanica dell ' apparato mu scoloscheletrico Gangli della base


22 Luigi Tesio 28 Vincenzo Perciavalle
Proprietà meccaniche dei tessuti connettivi 265 Organizzazione strutturale 351
Biomeccanica dell'osso 267 Effetti indotti da lesioni dei gangli della base 353
Biomeccanica del muscolo 270 Funzioni dei gangli della base 355
Accorciamento muscolare e rotazione articolare 273
Sviluppo di forza nei movimenti volontari: Cervelletto
fattori nervosi e fattori meccanici extramuscolari
Catene fissative
274
278
29 Vincenzo Perciava/Le
Organizzazione strutturale 356
Esercizio muscolare: effetti sul muscolo e sul movimento 279 Circuiti neuronali della corteccia cerebellare 358
Intensità e specificità della risposta agli esercizi Effetti indotti da lesioni del cervelletto 359
di potenza e resistenza 28 1 Funzioni del cervelletto 361
Effetti della ridotta mobilità sui tessuti connettivo,
osseo e muscolare 283
Risposte del muscolo all'immobilità 285 C Sezione 4 - Funzioni nervos e superiori
~--------------~--~
)

Funzioni nervose superiori


Attività motorie d el midollo spinale Giovanni Berlucchi
23 Fausto Baldissero
289
Influenze genetiche e ambientali sullo sv iluppo 370
Midollo spinale isolato
Riflessi spinali 290 Visualizzazione d ell'attività ce rebrale nell' uomo
Automatismi locomotori spinali
Locomozione nell'uomo
298
302
3O Carlo AdolfO Porro
Relazioni tra attività elettrica ed attività metabolica
dei neuroni e flusso ematico regionale 372
373
24 Fausto Baldissem
Controllo post urale Cem1i sui principi fisici di SPET, PET e fMRI
Rappresentazione mentale di immagini visive o motorie 376
Postura 305
Apprendimento e m emoria. Motivazioni ed emozioni
Meccanism i nervosi preposti
al controllo posh1rale
Componente spinale del controllo posh1rale
307
307
3l Giovanni Berlucchi
Condizionamento pavloviano
Componente vestibolare del controllo posturale 310 e condizionamento operativo 378
Componente visiva del controllo posturale 314 Apprendimento e memoria nell'uomo 380
Reazioni di raddrizzamento 316 Meccanismi cellulari e molecolari
lnterazioni tra i diversi meccanismi dell'apprendimento e della memoria 382
del controllo posturale 317 Depressione a lungo termine 387
Aggiustamenti posturali associati ai movimenti 318 Patologia della memoria 388
Motivazioni e rinforzi 391
Controllo dei movimenti oculari Emozioni 393
25 Fausto Baldissera
C oscienza, vigila nza, attenzione
Muscolatura estrinseca dell'occhio
Riflessi vestibolo-oculari
325
326 32 Giovanni Berlucchi
Riflesso optocinetico 329 Elettroencefalogramma 396
Movimenti di inseguimento 329 Sistemi attivanti 401
Interazioni tra i diversi riflessi oculomotori 330 Sonno 403
Movimenti saccadici 33 1
Linguaggio e asimmetrie funziona li
Sistem a cor ticospinale fra emisfer i cerebrali
26 Vincenzo Perciava/Le 33 Giovanni Berlucchi
Controllo motorio volontario 332 Linguaggio 409
Sistemi corticali di controllo motorio 334 Differenze e interazioni fra gli emisferi cerebrali 412
XVI
Indice

Recupero funzionale nel sistema nervoso Barriere ematoliquorale ed ematoencefalica


34 Giovanni Berlucchi 416 41 Fausto Baldissera
Barriera ematoliquorale e liquido cefalorachidiano 476
Barriera ematoencefalica e liquido interstiziale
del tessuto nervoso 479
Sezione 5 - Controllo nervoso delle funzioni viscerali

Ritmogenesi respiratoria
VOLUME2
35 Luciano Zocchi
Centri nervosi generatori del ritmo respiratorio 423
Ritmogenesi del respiro 425
Organizzazione del! 'attività respiratoria 427
Influenze modulanti l 'attività respiratoria 429 C Sezione 6 - Fisiologia del sangue
~--------~~~----~
)
Alterazioni del respiro collegate
alla funzione del! 'apparato digerente 433 Sangue
Daniela Negrini
Sistema nervoso vegetativo
36 Giovanni Zamboni
435
Generalità e funzioni 488

Caratteristiche generali Plasma e cellule del sangue


Neuroni afferenti vegetativi
Centri vegetativi
437
439
42 Daniela Negrini
Volume del plasma e del sangue 490
Neuroni efferenti vegetativi 441 Composizione del plasma 491
Midollare del surrene 446 Globuli rossi o eritrociti 496
Paradigmi del controllo nervoso vegetativo: Globuli bianchi o leucociti 499
organi pelvici 446 Ematopoiesi 501

Muscolo liscio
37 Carlo Reggiani
Aspetti morfologici 453
43 Emostasi e coagulazione
Daniela Negrini
Emostasi 503
Tipi di muscolo liscio 454 Coagulazione 505
Meccanismo della contrazione 455 Fibrinolisi 507
Controllo del calcio citosolico
e regolazione della contrazione 456
Fattori regolatori della contrazione e del rilasciamento Sezione 7 - Sistema cardiocircolatorio
del muscolo liscio 457
Attività elettrica del muscolo liscio 458
Biofisica del sistema circolatorio

38 Ipotalamo
Luciano Fadiga
44 Paolo Cavallari
Nascita e sviluppo del concetto di circolazione 512
Termoregolazione 462 Modello fisico del sistema circolatorio 513
Regolazione endocrina del bilancio idrosalino, Fluido circolante 515
dell'eiezione del latte e della contrattilità uterina 463 Forze che agiscono sul sistema circolatorio 515
Ulteriori funzioni endocrine dell'ipotalamo 465 Proprietà delle pareti vasali 517
Regolazione dell 'ingestione di cibo 466 Pressione ed energia in un sistema idraulico 519
Azioni comportamentali 466 Flusso 520
Azioni neurovegetative 467
Conclusioni 467 Eccitazione e contrazione del cuore
45 Paolo Cavallari

39 Ritmi circadiani
Fausto Baldissero
Autoritmicità cardiaca: il miocardio specifico
Eccitazione del cuore: il miocardio proprio
528
533
Oscillazioni periodiche di parametri fisiologici 468 Contrazione del muscolo cardiaco 538
Nuclei soprachiasmatici 472
Elettrocardiogramma

4O Ambiente extracellulare del cervello


Fausto Baldissera 474
46 Paolo Cavallari
Registrazione del segnale elettrocardiografico 542

XVII
Fisiologia e biofisica medica

Relazione tra tracciato ECG Circolazione renale 617


e potenziali cardiaci intracellulari 548 Circolazione polmm~are 619
Aspetto dell ' ECG nelle differenti derivazioni 549 Circolazione fetale ·e ·scambi placentari 622

Meccanica cardiaca
47 Paolo Cava/lari
Anatomia funzionale del cuore 555
54 Ambiente interstiziale e cavità sierose
Giuseeee Miserocchi
Matrice interstiziale 627
Ciclo cardiaco nel cuore di sinistra 556 Fluidodinamica in alcuni distretti 639
Ciclo cardiaco nel cuore di destra 559 Cavità sierose 645
Frequenza cardiaca e durata Drenaggio linfatico 653
delle fasi del ciclo cardiaco 560 Fisiopatologia dell'edema e del versamento
Relazione pressione-volume nelle cavità sierose 654
nel ciclo cardiaco 560

48 Gittata ca rdiaca
Paolo Cava/lari
c Sezione 8 - Sistema respiratorio )
Definizione di gittata cardiaca 564 Funzioni dell'apparato respiratorio
Variabilità della gittata cardiaca 565 Giuseppe Miserocchi, Raffàele Dellaccì 661
Misura della gittata cardiaca 566
Car atteristiche morfofunzionali del polmone

49 Sistema arterioso
Paolo Cava/lari
55 Giuseppe Miserocchi, Raffaele Del/accì
Vie aeree di conduzione 663
Struttura dei vasi arteriosi 570 Zone di scambio 664
Serbatoio elastico arterioso 572 Circolazione del sangue nel polmone 666
Caratteristiche emodinamiche delle arterie 573 Scambi di liquido tra capillari
e interstizio polmonare
Capillari e linfatici e stabilità dell ' unità alveolocapillare 668
5O Paolo Cava/lari
Microcircolo capillare 581
Edema polmonare: sviluppo e risoluzione 669

Spazio interstiziale 585


Circolo linfatico 586 56 Funzione ventilatoria
Giuseee e Miserocchi, Raffaele Dellacà
Cinematica della parete toracoaddominale 671
Bilancio degli scambi capillari Composizione dell'aria e pressioni parziali 673
5l Paolo Cavai/ari
Filtrazione capillare 589
Volum i polmonmi
Ventilazione polmonare, alveolare e spazio morto
674
678
Analisi de lle forze di Starling 591
Bilancio delle forze di Starling
Postura e accumulo di fluido extracellulare
593
597 57 Scambi dei gas tra compartimenti
Giuseppe lv!iserocchi, Raffaele De/lacà
Scambi tra aria alveolare e sangue 679
Trasporto dei gas nel sangue 680
Sistema venoso
52 Paolo Cavallari
Struttura dei vasi venosi 599
Scorte di gas nell'organismo
Adeguamento de lla ventilazione
683

al metabolismo energetico 685


Caratteristiche emodinamiche 601
Ventilazione alveolare e controllo del pH 687
Controllo nervoso dei vasi venosi 603
Percorso dell ' ossigeno e limitazioni alla sua diffusione 687
Interpretazione funzionale della risposta respitatoria
Circoli distrettuali e circolazione fetale
53 Paolo Cavallari
Esigenze metaboliche e funzionali dei tessuti 606
al carico di lavoro
Accoppiamento tra ventilazione e perfusione
691
692

Fenomeno dell'autoregolazione del flusso 607


Circolazione coronarica
Circolazione muscolare
608
610
58 Meccanica ed energetica respiratoria
Giuseeee Miserocchi, Raffaele Dellacà
Cun·a volume-pressione del polmone 699
Circolazione cutanea 612 Accoppiamento meccanico di polmone e torace 703
Circolazione cerebrale 613 Dinamica 707
Circolazione splancnica 616 Funzione respiratoria in ambienti particolari 717

XVIII
_.___,
Indice

Vie aeree superiori Vie alimentari superiori


59 Luciano Zocchi 66 Fraucesco Bracchi
Orofaringe 787
Funzioni respiratorie di naso e orofaringe 721
Funzione respiratoria della laringe 723 Masticazione 787
Riflessi respiratori di difesa 726 Secrezione salivare 789
Fonazione 726 Deglutizione 791

Digestione gastrica
C Sezione 9 -Sistema renale
~--------------------
)
67 Francesco Bracchi
Motilità gastrica 796
Elementi della funzione renale
60 Ettore Bartoli, Pietro Enrico di Prampero
Secrezione gastrica
Azione digestiva del succo gastrico
799
801
Funzioni generali 732 Regolazione della secrezione gastrica 801
Anatomia funzionale 733 Assorbimento gastrico 804
Nefrone 735 Meccanismi protettivi della mucosa gastrica 804
Schema della funzione renale 737
Digestione e assorbimento intestinali

61 Filtrazione glomerulare
Ettore Bartoli, Pietro Enrico di Prampero
68 Francesco Bracchi
Caratteri morfologici dell'intestino tenue 805
Fi ltrazione 739 Motilità intestinale 807
Misura del flusso plasmatico renate Secrezioni digestive 808
e del filtrato glomerulare 744 Digestione intestinale 814
Filtrazione glomerulare e trasporto tubulare massimo 749 Assorbimento intestinale 816
Funzioni del colon 823
Meccanismi di trasporto tubulare Struttura dell'intestino colico 823
62 Ettore Bartoli, Pietro Enrico di Prampero
Trasporto tubulare 751
Motilità
Secrezione
824
825
Elettroliti 753 Assorbimento 826
Sostanze organiche 758 Flora batterica intestinale 826
Meccanismo della defecazione 827

63 Funzioni tubulari
Ettore Bartoli, Pietro Enrico di Prampero
69 Fegato
Daniela Negrini, Paolo Cavallari
Tubulo prossimale 762 Funzioni metaboliche del fegato 833
Ansa di Henle 764 Secrezione biliare 840
Nefrone distale 767

Funzioni renali integrate


64 Ettore Bartoli, Pietro Enrico di Prampero
Controllo dell'escrezione sadica 77 1
Diluizione e concentrazione delle urine 773
Escrezione renate di acidi 777
Endocrinologia generale

(~__________s_e_z,_·o_n_e_l_O_-_ s_,_·s_te_m__a_d_ig~e_s_ti_v_o________~)
7O Giovanni Vacca
Principi generali 849
Classificazione degli ormoni 849
Organizzazione morfofunzionale Regolaz ione della secrezione ormonale 852
dell 'apparato digerente
65 Francesco Bracchi
Trasporto e metabolismo degli ormoni
Meccanismo d'azione degli ormoni
853
853
Introduzione 782
Caratteristiche morfologiche 782 Ipotalamo e ipofisi
lnnervazione del tratto gastroenterico
Ormoni gastrointestinali
783
784
71 Giovanni Vacca
Asse ipotalamo-ipofisi 858
Motilità 785 Ormoni ipotalamici che agiscono sull'adenoipofisi 859
Funzioni chimiche 785 Ormoni dell'ipofisi anteriore 861
Scambi di acqua e molecole 785 Ormoni del! ' ipofisi posteriore 872

XIX
Fisiologia e biofisica m edica

T iroide Gittata cardiaca e ritorno venosa:


72 Giovanni Vacca
Ormoni tiroidei 878
visione d'insieme. 957

Regolazione omeostatica della respirazione


Capsule surrenali 79 Luciano Zocchi
73 Giovanni Vacca
Ormoni della corteccia surrenale 885
Risposte ventilatorie alle variazioni
di P 3o2 , P3 co2 e p H 960
Ormoni della midol lare surrenale 891 Controllo volontario della ventilazione 967
Influenze ipotalamiche sulla ventilazione 967
Gonadi Regolazione della venti lazione durante
74 Giovanni T-itcca esercizio muscolare
Ventilazione durante il sonno
968
970
Differenziamento sessuale 894
1èsticoli 896
Regolazione della temperatura corporea
Spermatogenesi
Ormoni androgeni testicolari
897
898 8O Pierluigi Lenzi
Fisiopatologia dell'apparato riproduttivo maschile 901 Equilibrio termico negli esseri viventi 972
Ovaie 902 Sistema termoregolatorio 979
Formazione dei follicoli ovarici primari 902
Ciclo mestruale 903
Ormoni prodotti dalle ovaie
Fisiopatologia dell'apparato riproduttivo femminile
905
909
8l Controllo di volume e osmolalità dei liquidi corporei
Ettore Bartoli, Pietro Enrico di Prampero
Acqua corporea e sue suddivisioni 987
Controllo ormonale della gravidanza 909 Composizione dei liquidi corporei 990
Controllo ormonale del parto 9 14 Osmolalità dei liquidi corporei 991
Omeostasi osmotica e di volume

75 Ormoni pancreatici e gastrointestinali


Giovanni T-itcca
Pancreas endocrino 916
dei liquidi corporei 993

Controllo dell'equilibrio acido-base


Ormoni prodotti dal pancreas endocrino
Principali ormoni gastrointestinali
917
922
82 Ettore Bartoli. Pietro Enrico di Prampero
Produzione metabolica di acidi 997
Controllo ormonale dell'omeos tasi Misura dell'acidità di una soluzione: pH 998
Tamponi fisiolog ici 1002
76 di calcio e fosfato
Giovanni T-itcca
924
Bilancio degli idrogenioni
Alterazioni del!' equi librio acido-base
1007
1010
Ricambio di calcio e fosfato

Sezione 13 - Metabolismo energetico e lavoro muscolare


Sezione 12- Omeostasi dell'ambiente interno

Controllo omeostatico dell'ambiente interno Metabolismo energetico e lavoro muscolare


Fausto Baldissera Pietro Enrico di Prampero 1017
Caratteristiche generali dei sistemi
di controllo omeostatico 932 Energetica della contrazione muscolare
Comunicazione intercellulare
Controllo omeostatico e attivazione funzionale
933
933
83 Pietro Enrico di Prampero
Contrazione muscolare 1019
Termodinamica della contrazione 1020
Controllo della pressione arteriosa Calore prodotto dal muscolo 1025
77 Paolo Cavai/ari Produzione di ca lore e rendimento
della contrazione 1026
Meccanismi di regolazione della pressione arteriosa 935
Regolazione della pressione con meccanismi nervosi 936
Regolazione renale della pressione arteriosa 945 Lavoro muscolare

Regolazione della gittata cardiaca e del ritorno venoso


84 Pietro Enrico di Prampero
Sorgenti energetiche della contrazione
78 Paolo Cavai/ari Processi ossidativi
1028
1029
Regolazione della gittata cardiaca 949 Modificazioni respiratorie e cardiocircolatorie
Regolazione del ritorno venosa 954 durante lavoro muscolare 1034
xx
Indice

Meccanismo lattacido 1038 Energetica della locomozione


Fonti energetiche anaerobiche alattacide
Termoregolazione durante il lavoro muscolare
1040
1042
86 Pietro Enrico di Prampero
Velocità massima 1062
Locomozione su terra 1063
Metabolismo energetico
85 Pietro Enrico di Prampero
Origine ossidativa dell'energia metabolica 1046
Locomozione in acqua
Biomeccanica di marcia naturale e corsa
1067
1068

Misura del metabolismo 1047 Appendice


Metabolismo di riposo 1051 Fausto Baldissera, Paolo Cavallari 1073
Metabolismo di attività 1054
Principi di alimentazione 1054
Riserve energetiche d eli ' organismo 1058 Riferimenti iconografici 1079
Digiuno 1060
Controllo della massa corporea grassa 1060 Indice analitico 1086

XXI
NEUROFISIOLOGIA

Eccitabilità cellulare
Sistemi sensoriali
Controllo motorio
Funzioni nervose superiori
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

. - ~- -. . . - ~ . -·· . ·- ·
Eccitabilità cellulare

Eccitabilità cellulare:
fondamento delle funzioni nervose
Elettrogenesi nella fibra nervosa
Origine del potenziale di membrana
Potenziale d'azione
Canali ionici
Recettori sensoriali
Sinapsi
Funzioni integrative delle cellule nervose
Eccitabilità cellulare:
fondamento delle funzioni nervose
Fausto Baldissera

PROPRIETÀ ELEMENTARI nienza diversa. Grazie a queste proprietà fondamentali,


si rendono possibili le attività nervose più complesse: la
DEINEURONI mediazione di un riflesso, la coordinazione dell'attività
di diversi muscoli in un movimento armonico l'estra-
Le fì.mzioni del sistema nervoso, dalle più semplici alle zione dei caratteri astratti di uno stimolo sensoriale.
più elaborate, si fondano sulle proprietà elementari dei Le diverse funzioni elementari sono svolte ognuna da
neuroni. Pur svolgendo funzioni diverse, come la me- porzioni specializzate dei neuroni, come sarà illustrato
diazione dei riflessi piuttosto che la coordinazione mo- in dettaglio nei capitoli successivi.
toria o la percezione, i neuroni del midollo spinale, del In sintesi, per comunicare i neuroni utilizzano due lin-
cervelletto e delle aree sensoriali della cotteccia si com- guaggi. Il primo è una sotta di alfabeto Morse formato
portano secondo paradigmi comuni e posseggono le
di soli punti, un alfabeto ottenuto modulando la fre-
stesse proprietà funzionali. La capacità del sistema ner-
quenza di segnali discreti, identici l'uno all'altro: gli im-
voso di compiere operazioni complesse e specializzate
pulsi nervosi. Questo codice è utilizzato per trasmettere
nasce non tanto da differenze esistenti nelle caratteristi-
i segnali a distanza, lungo il neurite della cellula che li
che fì.mzionali dei suoi componenti, i neuroni dei diver-
ha generati. Il neurite termina a contatto con il soma,
si subsistemi, quanto dal numero dei neuroni e dalle
oppure con i dendriti di altri neuroni; nel punto di con-
modalità di organizzazione delle connessioni che tra
essi si stabiliscono. La conoscenza delle proprietà ele- tatto, la sinapsi, i segnali sono trasferiti per via chimica
mentari dei neuroni è quindi il prerequisito per interpre- alle cellule destinatarie. Con la trasmissione sinaptica il
tare analiticamente le funzioni nervose. linguaggio cambia: da un codice fondato sulla modula-
L'attività specifica delle cellule nervose consiste nel zione della frequenza degli impulsi, si passa a un codice
generare, trasmettere ed elaborare informazioni. I neu- che utilizza la modulazione dell'ampiezza dei segnali
roni hanno scambi energetici e materiali con l'ambiente postsinaptici, un sistema molto più duttile e potente per
simili a quelli di ogni altra cellula. In più, reagendo a operare confronti e sintesi tra le informazioni conver-
stimoli esterni, possono generare segnali che costitui- genti su uno stesso neurone. Ma il cambiamento di co-
scono una rappresentazione simbolica dell'evento che li dice non è una scelta definitiva: anche il risultato delle
ha prodotti: stimoli luminosi, meccanici o termici, ven- integrazioni operate dai neuroni è un 'informazione e,
gono codificati secondo un linguaggio comune, che per- come tale, valido solo in quanto può essere comunicato.
mette al cervello di acquisire conoscenze, operare con- Una zona specializzata del neurone, costih1ita dal soma
fronti e formulare risposte che tengano conto di tutte le e dal segmento iniziale del neurite, riconverte il codice,
fonti di informazione. trasformando l'ampiezza dei segnali postsinaptici in fre-
Oltre alla capacità di tradurre in un codice simbolico quenza di impulsi nervosi, da inviare ad altri neuroni
comune gli eventi ambientali, altre proprietà elementari oppure ai muscoli.
dei neuroni sono la trasmissione fedele dei segnali a Tutte queste attività si fondano sulla capacità delle cellule
distanza e, infine, l' integrazione tra segnali di prove- eccitabili di generare conente elettrica (elettrogenesi) a

5
Eccitabilità cellulat·c

spese delle "batterie" costituite dalle differenti concen- che nel 1543 pubblicò il primo grande trattato di anato-
trazioni ioniche nei liquidi intra- ed extracellulari, sepa- mia, De humani cwporis fabrica, mantenne ancora l 'o-
rati dalla membrana cellulare. pinione che i nervi trasmettessero ag li organi lo spirito
Se le proprietà elettrogeniche suddette sono comuni alla contenuto nei ventricoli cerebrali.
maggior parte dei neuroni, la specificità delle funzioni La concezione metafisica delle funzioni nervose comincia
nervose deriva dall'organizzazione topologica delle con- a essere intaccata nel XVII secolo. Cartesio introdusse
nessioni interneuronali. Gli schemi di tali connessioni si una prima modifica alla teoria del pneuma, prospettando
vengono ordinatamente a costituire durante lo sviluppo che i nervi sensiti vi contenessero fibrille, quasi cordicine
feta le, in base a un programma genetico. Tuttavia, nel capaci di trasmettere meccanicamente al cervello "come
periodo neonatale, una parte delle connessioni si modifica la corda di una campana" gli stimoli esterni 1• Thomas
per influenza dell'attivazione cui i neuroni sono sottopo- Willis2 , anatomico di Oxford, e Giovanni Borelli3, medi-
sti; in alcuni subsistemi la capacità di trasfonnazione con- co e matematico italiano, pur conservando l 'illusione
tinua per tutta la vita, garantendo la base biologica dei della cavità dei nervi, sostituirono al pneuma inunateriale
processi della memoria e dell'apprendimento. un fluido dotato dei comuni caratteri fisici, il succus ner-
Nei capitoli di questa sezione verrà descritto come i veus, il quale, reagendo chimicamente con il tessuto
neuroni generano, trasmettono ed elaborano i segnali. muscolare avrebbe indotto la contrazione dei muscoli.
Nel capitolo Sinapsi si farà cenno ai meccanismi della La chimica e la fisica cominciarono a sostituirsi alla metafi-
plasticità sinaptica, che s i ritengono alla base dei pro- sica, ma rimase intaccata, almeno per un altro secolo, l'idea
cessi della memoria e del! 'apprendimento. centrale della fisiologia cartesiana che prevedeva l'assoluta
dipendenza di ogni attività animale, dal movimento al pen-
CONCEZIONE ~PIRITUALISTICA siero, da un primum movens spirituale, anche se lo spazio
DELL' ATTIVITA NERVOSA concessogli si era via via 1istretto alla ghiandola pineale.

La scoperta dell'elettrogenesi cellulare è relativamente SCOPERTA ,


recente, anche se fin dali 'antichità si conosceva l 'esi- DELL'ECCITABILITA CELLULARE
stenza dell'elettricità animale generata, per esempio, da
"pesci elettrici", come la torpedine. Il comportamento e_ Nella seconda metà del secolo XVII, Francis Glisson
il pensiero, che oggi sappiamo dipendere dall'operare scoprì che la colecisti può contrarsi in risposta a uno sti-
del sistema nervoso, sono stati ritenuti per secoli l 'e- molo meccanico anche dopo essere stata privata delle
spressione diretta di attività immateriali, spi rituali. I connessioni nervose. Egli concluse allora che i tessuti
filosofi e i medici greci insegnavano che i movimenti si possedessero una capacità intrinseca, robur insitus, di
generavano per azione del pneuma, lo spirito vitale che rispondere con il movimento agli stimoli esterni4_
raggiungeva i muscoli attraverso i nervi, immaginati La gerarchia cartesiana, che faceva discendere ogni movi-
cavi, malgrado ogni evidenza contraria. Non vi era mento dall'anima, venne spezzata: nel comportamento
accordo, al tempo, sulla sede del centro di irradiazione animale Glisson distinse livelli diversi, autonomi, come la
dello spirito. Aristotele propendeva per il cuore, mentre "percezione naturale", inconscia, a base dei riflessi; la
al cervello, organo freddo e senza vasi, era attribuita la "percezione sensoriale", cosciente; il "desiderio animale",
funzione di controbilanciare il calore del muscolo car- gli istinti e le motivazioni. Albrecht von Haller, fisiologo
diaco. Per contro, Ippocrate e la sua scuola localizzava- bernese, sviluppò successivamente il concetto di irritabi-
no la psiche nel cervello: è di lppocrate l 'illuminata lità e ne diede ripetute prove sperimentali, stimolando in
anticipazione che il morbo sacro, l'epilessia, fosse non vari modi organi diversi. L'irritabilità, concluse, non
già il segno della possessione da parte di spiriti maligni, dipende dall'anima o dalla volontà: il muscolo può con-
ma una malattia organica del cervello. trarsi anche se è separato dal cervello.
La concezione ippocratica si consolidò nei secoli successivi La scoperta dell'irritabilità cellulare propose con prepo-
e s i mantenne pressoché inalterata sino al Rinasci- tenza il problema di come i nervi svolgessero le loro
mento. Il medico greco-romano Galeno (Il secolo dC) importanti funzioni. Alexander Monro constatò che nei
sapeva che esistevano nervi motori, il cui taglio produce nervi non scorre alcun fluido 5: infatti, se si tagliano, non
paralisi, e nervi sensitivi, la cui lesione interrompe la ne fuoriesce alcunché; se si legano, nulla si accumula a
sensibilità, ma riteneva ancora che i nervi fossero condotti monte della legatura; ciò malgrado, oggi è ben noto che esi-
per il pneuma. Andrea Vesalio, il medico fiammingo ste un flusso continuo di materiale lungo l'assone. Suo

1DeSCARTES R, Les passioni de l'ome, Amslerdatn, 1649.


2WILLIS T, Cerebri anotome, Londra, 1664.
JBORELLI G, De Motu Animaliwu, Roma, 1680.
4oussoN F, Auotomialrepotis, Londra, 1654.
5MONRO A, PADRE, Tlre ouotomy oftlre lwmouuetves ond bones. Edimburgo, 1746.

6
Eccitabilità cellulare: fond amento delle funzioni nervose

figlio Alexander postulò allora che l'elemento che si propa-


gava nei nervi e provocava la contrazione muscolare fosse
di natura eletttica6, ma gli esperimenti non lo convinsero:
se il nervo avesse condotto l'elettricità, la conduzione " pila biologica"
avrebbe dovuto riprendere dopo il taglio per semplice riav- di Matteucci
vicinamento dei monconi; il che, purtroppo, non avviene.

SCOPERTA ,
DELL'ELETTRI CITA ANIMALE
L'idea dell'elettrogenesi cellulare, l'elettricità animale
come e ra allora definita, divenne un'ipotesi attraente
anche per altri studiosi quando si scoprì che l'elettricità
prodotta dalle prime macchine a strofinio stimo lava
nervi e muscoli. Luigi Galvani, anatomico a Bologna,
volle verificare se anche l'elettricità atmosferica fosse
altrettanto efficace, esponendo ad un temporale il suo esperimento di Galvani
che dimostra l'elettricità animale
preparato, una zampa di rana dissecata assieme ai suoi
nervi, appendendola con un uncino di ottone alla rin- Figura 1 - L'el ettricità che stimola i nervi nasce dai nervi
ghiera di feiTO del balcone. Durante l'esperimento, Gal- medesimi e dai muscoli. 11 contatto crociato tra i due nervi scia-
vani si accorse che la zampa si contraeva, indipendente- tici, con la superficie di sezione di ciascun nervo che tocca la
mente dalle condizioni atmosferiche, ogni volta che, don- superficie intatta del nervo controlaterale, induce la contrazio-
dolando, toccava il fen·o della ringhiera. Ripehlto l'esperi- ne muscolare in entrambe le zampe della rana. A destra, la
mento in laboratorio, si convinse che ad eccitare i musco- "pila biologica" realizzata da Matteucci con i muscoli di rana .
li della rana fosse il contatto con due metalli, ferro e otto-
ne, a loro volta in contatto, scoprendo che la stimolazione
avveniva anche quando l'arco bimetallico era sostituito
da nervi o muscoli dissecati dallo stesso animale utilizza- quindi la prima dimostrazione de !l'esistenza dell' elet-
to per il preparato (figura l): ne dedusse di aver scopetto trogenesi cellulare. Tuttavia, la critica di Volta aveva
l'elettricità animale 7 . fatto il vuoto intomo a lui. Malgrado suo nipote, Gio-
Questa conclusione fu ciiticata con durezza da Alessandro vanni Aldini, avesse ripetuto quell'esperimento più vol-
Volta. Nell'esperimento del balcone, egli sosteneva, l'elet- te, dandone pubbliche dimostrazioni in tutta Europa,
tricità era generata dal contatto dei metalli e non dai tessuti dovevano passare parecchi lustri prima che l'interesse
della rana. Ma Volta estese la critica anche alla seconda degli studiosi fosse di nuovo attratto verso i fenomeni
osservazione di Galvani, relativa alla capacità di nervi e dell'elettricità animale. Nel 1830, Leopoldo Nobili e Car-
muscoli di stimolare altri nervi, argomentando che «dal lo Matteucci, dopo aver petfezionato il galvanometro di
contatto tra metalli e soluzioni, oppure tra soluzioni diver- Oersted e Schweigger, misu rarono la corrente della
se, si genera elettricità, e questo accade anche nel! 'esperi- rana, cioè la corrente che scorre tra la zona cruentata e
mento di Galvani». Aveva assieme ragione e tmto. Ra- quella intatta di un muscolo isolato e tagliato trasversal-
gione, perché l'elettricità generata dai muscoli della rana è mente. È la stessa corrente che stimola i nervi nell'espe-
della stessa natura (elettrochimica) dell 'elettricità prodotta rimento di Galvani e di Aldini. Matteucci costruì anche
dalla pila e proviene proprio dal contatto tra soluzioni una specie di giocattolo tecnicoscientifico, la pila elet-
diverse, in questo caso i liquidi intra- ed extracellulati, non trofisiologica, formato, in analogia con la pila voltaica,
più separati dalla membrana cellulare in seguito al taglio di tanti muscoli di rana posti in serie l'uno all 'altro, in
del nervo o del muscolo. Ma anche torto, perché la produ- modo da far combaciare la superficie cruentata dell'uno
zione di elettiicità da patte dei muscoli di rana non è un con quella intatta del successivo (figu ra l).
a1tefatto spetimentale, ma una proprietà fondamentale delle Il fisiologo svizzero Emi! du Bois Raymond ripeté le
cellule viventi. osservazioni di Matteucci e notò che la corrente della
Ri uscendo a stimolare i nervi della zampa di rana per rana spariva durante la contrazione tetanica del muscolo
mezzo di un altro nervo o di un muscolo, Galvani dette (figura 2).

6 MONitO A, FIGLIO, The onaromy ofrhe hll/11(1/1/lerves and bones, Edimburgo, 1746.
7GALVANI L, De l'irib11s eleclriciraris inmorumusclllal'i commenlorius, Bologna, 1791.

7
Eccitabilità cellulare

corrente variazione
di demarcazione negativa

r ;

MUSCOLO RILASCIATO MUSCOLO CONTRATTO

Figura 2 - La corrente di demarcazione, che si registra tra la superficie di taglio e la superficie intatta del muscolo (a sinistra),
scompare durante la contrazione muscolare, variazione negativa (a destra).

Egli concluse quindi che la corrente della rana fosse una poranea scomparsa delle proprietà selettive della mem-
proprietà del muscolo a riposo e la sua scomparsa, brana cellulare, con conseguente caduta locale della dif-
variazione negativa, il correlato elettrico della contra- ferenza di potenziale.
ZIOne. In conclusione, da Galvani in poi, tutti gli sh1di compiu-
Entro pochi anni, l'ulteriore sviluppo delle tecniche di ti sull'eccitabilità cellulare convergono a dimostrare l'e-
registrazione dei segnali elettrici permise di stabilire sistenza di strettissimi rappmti tra i fenomeni biologici
che una corrente di demarcazione si instaura anche tra in questione e l'elettricità. Tali rapporti possono essere
la superficie di taglio e la superficie intatta di un nervo, schematicamente ricordati come segue:
e che, come nel muscolo, l'attivazione del nervo provo- l) le cellule eccitabili reagiscono in modo specifico
ca la variazione negativa, cioè la scomparsa temporanea a!l'elettricità;
della corrente di demarcazione. In breve, si realizzò che 2) le cellule eccitabili producono elettricità in condizio-
questa variazione negativa era il segno elettrico del/ 'at- ni di riposo; questa capacità elettrogenica è rivelata
tività del nervo, quello che oggi si definisce impulso ner- dalla lesione della membrana (corrente di demarca-
voso. Essa si propaga lungo il nervo ad una velocità di zione o di lesione);
molte volte inferiore a quella dell'elettricità lungo un 3) l'attivazione delle cellule eccitabili è accompagnata
conduttore metallico, ed è l'evento che, giungendo al da un fenomeno elettrico, la cosiddetta variazione
muscolo, induce la contrazione. negativa;
Lo sviluppo della microscopia aveva intanto permesso 4) la variazione negativa è un segnale elettrico che si
di riconoscere l'esistenza di una membrana limitante la propaga lungo il nervo; esso, non il pneuma o il suc-
superficie cellulare, e il raffinarsi delle metodiche chi- cus nerveus, trasmette i comandi del cervello ai
miche aveva rivelato la diversa composizione dei liqui- muscoli, però con modalità d iverse da quelle con cui
di intra- ed extracellulari. Agli inizi del Novecento, Ju- l'elettricità si propaga nei conduttori.
lius Bernstein riunì in una teoria unitaria i dati anatomi-
ci, chimici ed elettrofisiologici, postulando che la mem- Date come acquisite queste nozioni, nei prossimi capi-
brana cellulare separava due ambienti a potenziale elet- toli i fenomeni dell'eccitabilità verranno esposti così
trochimico differente. In questa visione, la corrente di come si presentano agli osservatori di oggi, fo rniti di
demarcazione rappresentava il flusso di cariche che si strumenti e tecniche più sensibili e potenti. Saranno
stabilisce quando i due liquidi, intra- ed extracellulare, descritti i d iversi tipi di elettrogenesi cellulare, il lo ro
sono messi in contatto dall'interruzione della membra- significato fisiologico, i meccanismi che li determinano
na, mentre secondo Bernstein la variazione negativa - e le modalità con cui si accoppiano alle reazioni chimi-
segnale del! 'attività nervosa - era da attribuirsi alla tem- che che producono il movimento.

L
Elettrogenesi nella fibra nervosa
Fausto Baldissera

l
Potenziale di membrana Risposte attive della membrana
Risposte passive della membrana Potenz1ale d' az10ne
Res1stenza, capacità e costante di tempo della membmna Stlmolaz10ne de1 netvL

La membrana cellulare, che la teoria di Bernstein (vede- di membrana, così come sono illustrate nei due h·acciati
re capitolo precedente) identifica con la struttura re- inferiori della figura. Le pipette sono montate su micro-
sponsabile dell 'elettrogenesi cellulare, separa due solu- manipolatori, per mezzo dei quali sono fatte avanzare fin-
zioni di composizione chimica diversa e costituisce così ché la punta non penetra la membrana, affacciandosi al
una "pila" capace di erogare corrente durante l'attività citoplasma. Essendo le resistenze elethiche dell'assopla-
nervosa. Ponendo un elettrodo all'interno della cellula e sma e del bagno di perfusione trascurabili rispetto alla
mantenendo l'altro all'esterno, si possono registrare resistenza della membrana, la differenza di potenziale che
direttamente le differenze di potenziale elettrico tra i si registra h·a gli elettrodi di ciascuna coppia corrisponde
due lati della membrana, le loro variazioni e le correnti al potenziale della membrana.
che la membrana è in grado di produrre; utilizzando gli L'esperimento ha inizio facendo avanzare le micropipette
elettrodi per erogare conente fornita da uno stimolatore registranti, l'una prossima al punto di stimolazione, l'alh·a
esterno, si può inoltre verificare come la membrana a qualche millimeh·o di distanza. Fino a quando la punta
risponda alle correnti che l'attraversano. rimane all'esterno dell'assone, tra essa e l'elettrodo di
riferimento non si registra alcuna differenza di potenziale.
POTENZIALE DI MEMBRANA Non appena la punta penetra la membrana affacciandosi
al citoplasma (figura 1.1 , prima freccia vetiicale) tra i due
Nella figura 1.1 è illustrato schematicamente un esperi- elettrodi si legge una differenza di potenziale di 60-70
mento di registrazione e di stimolazione compiuto sull'as- mV, con l'interno negativo rispetto all'esterno. In assenza
sone gigante di calamaro (inserto 1). Sono visibili tre cop- di perturbazioni, questa differenza di potenziale, il poten-
pie di elettrodi, ognuna formata da una micropipetta e da ziale di membrana a riposo, si mantiene costante.
un elettrodo extracellulare. La prima coppia a sinistra è
collegata a un generatore di corrente, la batteria A, attra- RISPOSTE PASSIVE
verso un intermttore. La seconda e la terza coppia di elet- DELLA MEMBRANA
trodi sono invece connesse con amplificatori, a loro volta
collegati a un oscilloscopio. Nel tubo a raggi catodici del- L'esperimento continua facendo passare impulsi rettan-
l'oscilloscopio, un fascio di elettroni va a colpire uno golari di corrente attraverso gli elettrodi della prima
schermo fluorescente, illuminandone un punto. Due plac- coppia (figura 1.1, tracciato superiore). Finché la mi-
che verticali, poste a destra e a sinistra del fascio, sono ali- cropipetta stimolante si trova all'esterno dell'assone, la
mentate da voltaggi crescenti in modo lineare, così da corrente erogata attraversa il bagno di perfusione senza
imprimere al punto luminoso sullo schermo una deflessio- interessare la membrana. Una volta che l'elettrodo sti-
ne orizzontale a velocità controllata che costituisce la base molante ha penetrato l'assone (figura 1.1, seconda frec-
dei tempi. Due placche orizzontali, poste l'una sopra e cia verticale) la corrente è costretta ad attraversare la
l 'altra sotto al fascio, sono collegate agli elettrodi regi- membrana, producendo nella zona più prossima della
stranti; in questo modo, ogni differenza di potenziale tra i fibra le risposte visibili nella traccia intermedia della
due elettrodi, debitamente amplificata, induce una propor- figura 1.1. Dagli elettrodi distanti non si registra invece
zionale deflessione verticale del fascio di elettroni. I alcun effetto (tracciato inferiore). Inizialmente, l'elet-
movimenti del punto luminoso sullo schermo dell'oscillo- trodo intracellulare è connesso al polo negativo (cato-
scopio riproducono le variazioni nel tempo del potenziale do) del generatore e la conente stimolante attraversa la

9
Eccitabilità cellulare

a b c

elettrodo elettrodi registranti


stimolante

assone

esterno

,_____ ___;t
a
mV - ~ t
o -:----"-~ potenziale interno
di membrana

-50 .: ~---~~~----------· b

mV - iperpolarizzazione

o-

-50
-----------------------------------------
l l l l l l l l l l l l l l l

ms
l l l l l l l
U
.

l l l l l l
postum•

l l l l
c

Figura 1.1 - Registrazione del potenziale di membrana e delle risposte passive e attive alla corrente nell'assone gigante di
calamaro. Le risposte sono registrate in prossimità del punto di iniezione della corrente (tracciato b) e a qualche millimetro di
distanza (tracciato c).

Inserto l - Metodi del cefalopode espellendo l'acqua a ma nervoso dei vertebrati, si utiliz-
di registrazione getto. Il diametro dell'assone gigante zano pipette di vetro, ripiene di solu-
raggiunge i 400-800 11m nei calama1i zione concentrata di sali di potas-
del potenziale di membrana del nord Atlantico e del Mediter- sio, solitamente KCl, la cui punta,
raneo e addirith1ra i 1.500 11m negli tirata alla fiamma. ha un diametro
L'analisi delle propnetà elettriche
esemplari della costa cilena. inferiore al micron pur rimanendo
della membrana eccitabile è stata
L'assone può venire facilmente dis- canalizzata. Un filo di AgAgCl, col-
tanto più approfondita quanto mag- secato dal corpo dell'animale per una legato al sistema di registrazione, è
giore era la manipolabilità del sub- lunghezza di qualche centimetro e immerso nella pipetta.
strato. Molti dei risultati sono stati mantenuto in un bagno di composi- La pipetta v iene fatta avanzare con
ottenuti sperimentando su!l' assone zione identica a quella del liquido una vite micrometrica finché la sua
gigante, una grossa fibra nervosa extracellulare e dell' acqua marina. punta non penetra la membrana cel-
amielinica contenuta nei nervi che L'ass one sopporta l'introduzione lulare, mettendo in contatto elettrico,
uniscono il ganglio stellato con la longitudinale di più elettrodi metalli- attraverso la soluzione di KCl, il ci-
muscolah1ra del mantello del cala- ci e può perfino essere svuotato del toplasma cellulare con l' elettrodo
maro . Le dimensioni del!' assone citoplasma e riempito di altre solu- metallico. La tecnica di registrazione
garantiscono un' alta velocità di con- zioni ioniche, senza che la membra- cellulare fu applicata per la prima
duziOne nervosa, sfruttata in vivo per na perda le sue proprietà biofisiche. volta da AL Hodgkin e AF Huxley
propagare con grande rapidità i L'elettrodo extracellulare è di solito (1939) sull'assone gigante: venne
comandi che inducono la contrazione un filo o una placca di AgAgCl. estesa poi alle fibre muscolari e suc-
simultanea di tutta la muscolah1ra del Per registrare da cellul~ meno gigan- cessivamente alle cellule del sistema
mantello e assicurano la propulsione tesche, come sono quelle del siste- nervoso cenh11le dei manuniferi.

IO
Capitolo l - Elettrogenesi nella fibra nervosa

membrana nella direzione esterno-interno; per conven- 40 -

u
zione, la direzione della corrente è quella seguita dal
movimento delle ..cariche pos itive. In risposta a ogni 20 -
impulso di coiTente, il potenziale della membrana subi-
sce un incremento in senso negativo e ritorna poi al o-
valore iniziale alla fine dell'impulso. Durante la risposta
- .=
Q)
la membrana è più polarizzata che a riposo: la variazio- c:
o
·;;;
ne di potenziale viene pertanto definita iperpolarizza-
zione della membrana. Si parla invece di depolarizza- -~:;;
zione quando il potenziale varia in senso opposto, dimi- oo.
nuisce cioè verso valori positivi. Q)
"O
La variazione di potenziale che si registra quando la
membrana è attraversata dalla corrente indica che la Q)
c:
membrana offre una resistenza al transito della corrente, o
valutabile, per la legge di Ohm, come
:~
- L1Vw [1.1] -120 - o"'
Rw- I l _ _ _ _ _ J corrente
2ms
e-
Q.)
.e-
Se la membrana si comportasse come una resistenza
pura e semplice, le variazioni di potenziale riprodurreb- Figura 1.2 - Risposte passive, iper- e depolarizzanti, della
bero fedelmente la forma della cotrente. In realtà, men- membrana assonale a impulsi di corrente di diverse intensità
tre la corrente si instaura istantaneamente, il potenziale e di entrambi i versi. Quando il potenziale di membrana rag-
varia lentamente e raggiunge solo dopo un cetto tempo giunge il valore soglia (linea tratteggiata), si innesca il poten-
ziale d'azione.
un valore costante; lo stesso accade alla fine dell' impul-
so di corrente (figura 1.2).
Un'analisi delle risposte rivela che la variazione di po-
tenziale ha andamento esponenziale e che il livello rag- dello stesso segno abbandonano la p iastra opposta);
giunto alla fine della fase transitoria è direttamente pro- l'altro contingente (corrente resistiva) è costih1ito dalle
porzionale alla corrente iniettata. Questo comportamen- cariche che percotrono la resistenza. La somma dei due
to è tipico di sistemi nei quali un elemento conservativo contingenti è, in ogni istante, uguale alla corrente totale
è associato a un elemento dissipativo. Nella membrana che entra nel circuito (e che lo lascia)
cellulare, l'elemento conservativo è la capacità di mem- l= l e+ I,. [1.2]
brana. In effetti, la membrana è un isolante che separa
due conduttori, il citoplasma e il liquido interstiziale. ma il valore relativo di le e I,. può essere diverso da
Essa quindi possiede le proprietà dei condensatori ed è momento a momento. A l momento della chiusura del-
dotata di capacità (inserto 3). Tuttavia, la membrana l' intem.1ttore, h1tta la con·ente che atTiva al circuito flui-
sce nel condensatore il quale, essendo scarico, non offre
cellulare non è un isolante perfetto e alcune specie ioni
res istenza al flusso della corrente. Negli istanti successi-
che possono attraversarla, pur incontrando un'alta resi-
vi, con il progressivo caricarsi del condensatore, la cor-
stenza: quest'ultima costih!Ìsce l'elemento dissipativo
rente di retta ad esso si riduce secondo un decorso espo-
del sistema.
nenziale mentre aumenta di altrettanto la quota deviata
lungo il braccio resistivo del circuito. Nel momento in
Resistenza, capacità e costante cui tra le piastre del condensatore si raggiunge il voltag-
di tempo della membrana gio V = IR, tutta la corrente transita attraverso R e il
condensatore cessa di caricarsi ulteriormente. La carica
La membrana può essere assimilata a un circuito elettri- del condensatore e il transito di cariche attraverso la
co formato da una resistenza e da una capacità disposte resistenza sono dunque due processi simultanei e com-
in parallelo : circuito RC in parallelo, condensatore con plementari, entrambi sostenuti dalla forza elettromotrice
perdita. (dal generatore) che alimenta il circuito: di quanto dimi-
In un circuito di questo tipo (figura 1.3), la cotrente che nuisce le, di altrettanto aumenta I,., in modo che la loro
penetra dal punto A si divide in due contingenti, i quali somma, I, rimanga costante in ogni sezione del circuito.
poi confluiscono in B per raggiungere il polo negativo Nel caso della membrana è in valso pertanto l 'uso di
del generatore. Il primo contingente (corrente capacita- definire " in ingresso" e "in uscita" (rispetto al citopla-
tiva) è rappresentato dalle cariche che si accumulano su sma) la direzione della corrente totale, senza specificare
una piash·a del condensatore (mentre altrettante cariche se le cariche attraversano fisicamente la membrana (l)

Il
Eccitabilità cellulare

Inserto 2 - Circuiti elettrici lizzatore si sviluppa una differenza essere una macchina esterna, oppu-
di potenziale L.\ V, ossia un campo ' re una pompa metabolica asimmetri-
Poiché i ·fenomeni dell'eccitabilità elettrico, il cui valore dipende dal- ca, come la pompa N a+-K+ (vedere
cellulare sono in massima parte di l'intensità della conente e dal valo- pagina 27), oppure la differenza di
natura elettrica, nell'affrontare la re della resistenza R. e il cui segno potenziale chimico e/o elettrico tra i
lettura dei capitoli che li descnvono dipende dal verso della co1Tente. due lati della membrana.
è utile tener presente alcuni principi Nel considerare ogni fenomeno bio- Perché considerare la membrana
e definizioni dell'elettrologia. elettrico, è sempre fondamentale ri- anche come un utilizzatore? Perché
Può essere utile ricordare, a questo cordare che: essa contiene numerose strutture
proposito, la definizione di circuito l) quando vi è flusso di corrente, la proteiche che fungono da canali io-
elettrico. cmTente percorre un circuito; nici e la cui configurazione sterica
In ogni circuito è utile distinguere 2) se si desidera chiarire i termini e, di conseguenza, l'attitudine ad
tre elementi: un gen eratore, che del problema, vanno innanzitutto essere o meno attraversate da soluti
fornisce la forza elettromotrice del- identificati i tre elementi che com- sono sensibili ali 'intensità e al se-
la corrente; una linea dotata di resi- pongono il circuito stesso. gno del campo elettrico transmem-
stenza e/o capacità, attraverso la branario (sono cioè voltaggio-dipen-
quale la corrente scorre; un utilizza- Molto spesso, nel caso delle mem- denti) . In questo modo la permeabi-
fare, cioè un dispositivo sul quale brane biologiche, viene considerato lità della membrana può ven ire
la conente produce i suoi effetti (fi- "utilizzatore" una certa porzione modulata dalle variazioni del vol-
gura 1). della membrana, attraverso la quale taggio transmembranario indotte
Alla chiusura del circuito e al tran- il "generatore" fa scorrere una cor- dal transito di corrente attraverso
sito della corrente, ai capi dell'uti- rente. A sua volta, il generatore può l 'utilizzatore-membrana.
llnea stlmolatore

~ 11------.6
-)------- -0~'-
utilizzatore

elettrodo l r int

o
-
t= t= 00

R
t
b.V

s· !
B
l= le l= l,

Jto IJ l J,.---
to

l,
V=O l, ../1 V = 0,64 IR 1,/v~·l;-~
b.V to t.V to 1: t.V to too
l Il Ili Il l 1111111 !Ili Il t l
ms ms ms

Figura 1.3 - Descrizione dell'andamento delle correnti Url e Ucl che percorrono rispettivamente il braccio resistivo e il braccio
capacitativo di un circuito RC. Al transito della corrente Url è associata la variazione del potenziale, LI Il, ai capi del circuito. Il
bilancio delle correnti è illustrato in tre momenti successivi: al momento della chiusura del circuito (t = 0), al tempo t= • e, infine,
al tempo t= oo.

12
Capitolo l - Elettrogenesi nella fi bra nervosa

Inserto 3 - Decadimento H(t)


esponenziale 1,0

Quando una grandezza diminmsce di sarà di 100/5 = 20 coulomb/s. ossia


0,8
una frazione costante per ogni unità 20 ampere (A). Dopo un secondo, la
dt tempo, il suo decadimento segue catica del condensatore sarà scesa a
0,6 l 00 - 20 = 80 coulomb e il potenztale
un decorso esponenziale. Nella figu-
ra l è rappresentato il decadimento Q
dt una grandezza che, allo scorrere V= -
0,4 C
del tempo, st nduce ogni secondo
del 20 per cento. La sua dtmenswne a 80 V. La corrente diminuirà allora
miziale è data dal! ' altezza H 0 = l 0,2 a 8015 = 16 A . Trascorso un altro se-
della prima colonna. condo, il potenziale del condensatore
sarà di 80 - 16 = 64 V e la conente
t H(t) o cadrà ultenmmente a 64/5 = 13 A .
o l Dopo 3 s, V sarà 64 - 13 = 51 V e
l s l . 0,8 0,8 Figura 1 - Decadimento temporale d1
così vta secondo la progresstone ap-
2s 0,8 . 0,8 0,64 una grandezza che ogm secondo s1
nduce del 20 per cento
pena descntta.
3s 0,64 . 0,8 0,512 Un processo che st nJuce del 20
4s 0,512 . 0,8 0,409
0,409 . 0,8 0,328 esaminando come vana il potenzia- per cento ogni 10 s è defimto dalla
5s
le tra le sue ptastre durante il perio- relazwne
La grandezza imztale H 0 è stata do della scarica. La capacità di un H1 = Ho · 1,25-tllO
moltiplicata per 0,8, oppure dtvisa condens atore è ti rapporto tra la
per l ,25. un numero di volte pari a quantità totale dt cariche separate Quando t = l O s, H 1 raggmnge tl
1
t, tl numero dt secondi trascorst; H 0 dall' tsolante e dtfferenza di poten- valore l ,25- = 0,8. Il denominatore
è :stata cwè moltiplicata per 0,8 ele- ztale tra le p iastre dell'esponente. 10 in questo caso,
vato a t , oppure moltiplicata per prende il nome di costante di tempo
1,25 elevato a -t. C =.Q (-c) e con1sponde al tempo nel quale
Il valore di H a ogni istante t sarà v l'esponente assume il valore -l e la fun-
qniudi S t immagim che t l condensatore ZtOne è dinùnuita di una frazione ugua-
abbta la capacttà dt l F e sta tato le a l/base. Se si utilizza la base det
H=H
t .1
o·08 portato a l 00 V. essendo logantmt naturali (e= 2,7 18), sarà
ov ero
Q=VC H1 = H · e-t/-c
0
H 1 =H0 · 1,2Y1
conterrà dunque una canea d i 100
Quando t = -c. allora
La scanca del condensatore tnsento coulomb.
in tm circuito RC' segue questa dma- Posto che la resistenza R valga 5
mtca. Può essere utile accertarsene, ohm, la corrente tntztale di scarica f
H1 = Ha · e- 1 =Ho . = 0,36 Ho

oppure se la "saltano" per effetto del condensatore (IJ. Nei circuiti RC in parallelo, la costante di tempo è ugua-
La descrizione fonnale dell'andamento temporale delle le al prodotto della resistenza per la capacità, -c = RC.
cotTenti resistiva e capacitativa tiene conto della dinamica Dopo un tempo t= -,; = RC, sarà dunque
di carica del condensatore (che è speculare a quella descrit-
V= Rl (l- 0,36) = RJ · 0,64 [1 .5]
ta per la scarica nell'inset1o 3) e del fatto che la con·ente
che attraversa la resistenza è uguale, in ogni istante, alla V ha cioè raggiunto i due terzi circa del suo valore fi nale
con·ente totale meno la con·ente di carica del condensatore V=Rl.
Ir =I - Ie-th [1.3] Quando il generatore viene disconnesso, le cariche
accumulate nel condensatore si scaricano attraverso la
lr =I {l -e-ti-c) resistenza R (inserto 3) e sarà
Il potenziale ai capi del circuito RC è allora V= Rl· e-ti-c [ 1.6]
V = Rl (l - e-ti-c) [ 1.4] Quando t = -c

in pat1icolare, V = O per t= O; V= Rl per t = oo. V=Rl· 0,36 [l. 7]

13
Eccitabilità cellulare

il potenziale è cioè caduto di circa due terzi del valore Come si vedrà in segu ito, le caratteristiche RC della
di carica. membrana delle .cellule nervose svolgono un ruo lo im-
È ..importante ·considerare che per valori definiti di R e portante nell'integrazione neuronale, dato che detenn i-
C, che sono proprietà intrinseche del circuito, anche T nano la "sommazione spaziale" degl i effetti postsinapti-
ha un valore definito. Per un dato circuito, indipenden- ci. Inoltre, esse sono la causa d iretta della curva inten-
temente dall'intensità di corrente da cui è interessato, sità-durata del nervo.
nel tempo T si veri fica dunque sempre la stessa frazione,
circa i due terzi della variazione del potenziale. In defi- RISPOSTE ATTIVE
nitiva, nel circuito RC il valore di R determina il valore DELLA MEMBRANA
finale della variazione di potenziale che accompagna il
passaggio della corrente, il prodotto RC determina la Potenziale d'azione
velocità con cui il valore finale viene raggiunto.
Dali ' analisi delle risposte della membrana, si possono La retta che espri me il rapporto tra V e I non si prolunga
ricavare i valori dei parametri elettrici R e C della mem- all' infinito (figura 1.4). Nel quadrante inferiore sinistro,
brana medesima. Ponendo su un grafico cartesiano i essa si interrompe quando l'intensità del campo elettri-
valori della corrente iniettata contro i valori raggiunti co è tale da determinare la rottura della membrana. Nel
dal potenziale una volta esaurita la fase trans iente, si quadrante superiore destro, la retta si interrompe per
ottiene una serie di punti allineati lungo una retta la cui un'altra ragione, che si mette in evidenza proseguendo
pendenza l' esperimento di stimolazione dell'assone. Quando si in-
dV [1.8] vette la polarità degli elettrodi stimolanti, collegando l'e-
d! lettrodo intracellulare al polo positivo (anodo) del genera-
tore, la corrente attraversa la membrana cellulare nella
rappresenta il valore della resistenza della membrana, direzione intemo-esterno. Finché l'intensità della con·ente
R111 (figura 1.4). è bassa, le risposte sono speculari a quelle prodotte dalle
Il valore di T, misurato come il tempo necessario perché correnti iperpolarizzanti. Nel momento in cui l'intensità
si verifichi il 64 per cento della variazione totale, per- dello stimolo supera un cetio valore (figure L.l e 1.2) e il
mette poi di ricavare il valore della capacità di mem- potenziale, definito potenziale soglia, oltrepassa il livello
brana indicato dalla linea tratteggiata, allora si sviluppa un'am-
[ 1.9] pia risposta: potenziale a punta o spike.
C= _l_
Il voltaggio raggiunge rapidamente lo zero, s i inverte
R
raggiungendo una pos itività di 20- 30 mV e ridiventa,
altrettanto rapidamente, negativo. Il ritorno al normale
valore di riposo non è immediato, ma è preceduto da
·55 zona una fase di iperpolarizzazione postuma, che segue im-
delle mediatamente il potenziale a punta e che si esaurisce
risposte
attive lentamente. Il potenziale a punta e l' iperpolarizzazione
·60
postuma costituiscono il potenziale d'azione, ovvero
soglia l'immagine oscilloscopica dell'impulso nervoso.
Un aumento ulteriore della corrente stimolante non ha
altro effetto che quello di anticipare la comparsa del
potenziale d'azione, la cui forma e durata rimango no

-
30 20 20 30 nA invariate (comportamento "tutto-o-nulla").
La possibilità di poter interrompere la corrente stimo-
1 -+ est
i nt
lante una volta raggiunta la soglia, senza che lo svilup-
po del potenziale d' azione ne risenta, dimostra che que-
R = C. V st'ultimo è prodotto da una corrente generata dalla mem-
-80 t.. I
brana, che agisce sugli elementi passivi della membrana
medesima.
-85 Nel secondo punto di registrazione (figura l.l), distante
qualche millimetro dagli elettrodi stimolanti, non sono
mV visibili le risposte subliminari che si osservano in pros-
Figura 1.4 - Relazione tra l'intensità della corrente iniettata e simità del punto di stimolazione, ma quando lo stimolo
l'ampiezza finale delle risposte passive della membrana. La . div enta sopral iminare, si manifes ta un potenziale d'a-
pendenza (D. VI!:::./) della retta che interpola i punti esprime la zione identico a quello che si sviluppa ne lla sede di sti-
resistenza passiva R della membrana cellulare. La relazione molazione, però ritardato di qualche millisecondo (figu-
lineare tra V e l si interrompe quando è raggiunta la soglia. ra 1.1, tracciato inferiore).

14
L .
Capitolo l - Elettrogenesi nella fil>ra nervosa

Inserto 4 - Sistemi giare del consumo di ossigeno. Si elementi dissipativi e conservativi


che accoppiano in l?arallelo stabilisce così un ·'debito di ossige- sono appaiati (capitoli 44 e 49). Le
elementi conservativi no", che dovrà essere saldato alla fme arterie, con ta loro parete elastica,
e dissipativi del lavoro In questo Sistema, l'ele- rappresentano l'elemento conservati-
mento conservativo è costJmito dai vo; la viscosttà del sangue e l'alta re-
Altri sistemi biologici condividono depositi di ATP e creatmfosfato (CP) Sistenza dei vas1 minori. pnoctpal-
con la membrana cellulare la caratte- del muscolo (capitolo 84), i quali for- mente le arteriole, costituiscono l'e-
ristica di accopp1are un elemento niscono, eventualmente con il con- lemento dissipativo.
conservativo a un elemento dtssipatJ- corso della glicolisi anaerobia, l'ener- A ogni sistole, il sangue che esce dal
vo e presentano dinarruche analoghe gta per la quota di lavoro anaerobico cuore si divide m due contmgentl:
a quelle descritte per t l circmto RC. iniziale La "scarica'' dell'elemento una quota Sl accumula nelle arte11e,
conservativo avviene con un decadi- dilatandole, 1l resto viene dù·ettamen-
Lavoro e consumo d'ossigeno - Tra mento fì:azionario costante; poiché al te sospinto verso i vasi penferic1. La
il lavoro muscolare e il consumo d1 suo posto subenn-a, come sorgente dt parte dell'energia del cuore che vJe-
ossigeno (capitolo 84) s1 riscontrano energia, la glicolisi aerob1a - elemen- ne spesa per dilatare la parete delle
gh stessi rapporti temporah che SI to "dissipativo" del Sistema - 11 con- attene è trasformata m tens10ne ela-
osservano tra corrente e voltaggw sumo di 0 2 cresce secondo un anda- stica delle pareti stesse e conservata
nella membrana cellulare. Quando mento speculare. Alla fme del lavoro, m questa forma. La quota che so-
s1 mtzia un lavoro di intensità co- il consumo di ossigeno non cessa im- spinge il sangue a progredire verso i
stante, che pm vtene mantenuto nel mediatamente, ma dimmuisce con an- capillari è diSSipata per vincere le
tempo, Il consumo di 0 2 cresce con damento esponenztale, essendo 1'02 resistenze penfenche al flusso.
andamento esponenziale e soltanto utilizzato per "n caricare" l'elemento Alla fme della ststole, l'energta elastt-
dopo qualche mmuto raggiunge un conservativo, le scorte d1 ATP e CP. ca accumulata nelle pareti atteriose
valore stabile, con·ispondente al la- viene restitmta e provvede a spingere
voro in svolgimento: all'miz10, la Flusso sistolico e pressione arterio- ù sangue verso la periferia dm-ante il
quanntà di lavoro prodotto è mag- sa- Anche nell'apparato cu·colatorio periodo d1 nlasctamento del cuore.

Il potenziale d'azione registrato a distanza è un evento (figura 1.5) e diminuisca in pari misura la durata neces-
diverso dal potenziale d'azione registrato in prossimità saria perché lo stimolo sia efficace. Nel grafico superio-
agli elettrodi stimolanti. Se si trattasse dello stesso re della stessa figura, il tempo necessario affinché cia-
evento, dovrebbe essere simultaneo e, data la distanza, scuna risposta raggiunga la soglia, cioè la durata mini-
più piccolo. Il potenziale d'azione, a differenza delle ma dello stimolo, è messo in relazione con l'intensità
risposte subliminari, è quindi capace di propagarsi della corrente che determina quella risposta. Ciascuno
lungo l'assone, pur conservando inalterate la forma, dei punti del grafico identifica una coppia di valori
l'ampiezza e la durata. intensità-durata efficaci a raggiungere la soglia e a sti-
molare, e il loro insieme costituisce la curva intensità-
Stimolazione dei nervi durata di aspetto simile a un' iperbole. La con·ente effi-
cace di intensità minima deve agire per la durata mag-
Curva intensità-durata -Nel paragrafo precedente si è giore, teoricamente infinita, ed è definita reobase. Per
definita la soglia come quel valore del potenziale di cronassia s'intende il tempo necessario perché uno sti-
membrana dal quale prende avvio la dinamica autorige- molo di intensità doppia della reobase arrivi ad essere
nerativa del potenziale d'azione. Esiste, peraltro, un efficace. La determinazione della curva, oppure soltanto
valore soglia anche per la corrente stimolante, vale a dei due valori più caratteristici di essa, reobase e cro-
dire l'intensità minima capace di eccitare. Tale valore, a nassia, è utilizzata in clinica per yalutare l'eccitabilità
causa delle proprietà RC della membrana, può variare dei nervi periferici.
entro margini molto ampi in rapporto alla durata dello Oltre all'intensità e alla durata, anche la forma della
stimolo. Per stimolare, occorre infatti caricare la capa- corrente stimolante è importante. CotTenti che si instau-
cità della membrana fino al potenziale soglia e ciò rino troppo lentamente provocano l 'accomodazione
avviene tanto più rapidamente quanto più intensa è la (pagina 40) e sono perciò inefficaci. Altrettanto ineffi-
corrente stimolante. Se si considerano le risposte della caci sono le correnti alternate ad alta frequenza . Il brac-
membrana a una serie di impulsi di corrente, tutti sopra- cio ascendente della curva intensità-durata ha un anda-
liminari e sempre più intensi, si comprende come, au- mento asintotico che si innalza a una certa distanza dal-
mentando l'intensità della con·ente stimolante, il poten- l'ordinata (figura 1.5). Ciò significa che se la durata della
ziale di soglia venga raggiunto sempre più rapidamente corrente scende al di sotto di cetti tempuscoli, l'intensità

15
Eccitabilità cellula•·c

> +20 3
.s o Intensità
"'c: della corrente
.o"'E -40 2 depolarizzante
(in multipli
Q)
E -50 della reobase)
1,5
:0 1,2
~
-60 1 .-soglia
'j;j"'c:
Q)
-70
oCl.
-80
cronassia 0,5 1,5 2 2,5 3 3,5
ms

Figura 1.5 - Correnti di intensità crescente inducono depolarizzazioni della membrana assonica che incontrano la soglia tanto
più precocemente quanto più elevata è l'intensità di corrente (grafico di destra). Per ciascuna corrente, il momento in cui è rag-
giunta la soglia (cerchi pieni) rappresenta la durata minima necessaria perché la corrente stessa riesca a stimolare. Se tale
durata viene posta in relazione con l'intensità relativa, ne risulta la curva intensità-durata rappresentata nel grafico di sinistra.
La curva ha la forma di un'iperbole equilatera: il prodotto corrente per durata è perciò costante. Tale prodotto, l· t= Q. t, rappre-
senta la carica Q necessaria a caricare fino al potenziale soglia il "condensatore" della membrana. t

ANODO CATODO
+ I est
h

( _ __ _ __ ~::::::::::::::I:s::::::::::::::::::::~_fi_b_ra_n_e_r_v_os_a _ ____::(,.__.)

est
corrente stimolante
(Is)

in t

potenziale
mV soglia d'azione
-50

-70 soglia

-80

-90
ms
Figura 1.6 - Quando entrambi gli elettrodi di stimolazione sono extracellulari, come accade nella stimolazione dei nervi dell'uo-
mo, la corrente attraversa la membrana assonica due volte. La corrente entra nell'assone sotto all'anodo, percorre l'assoplasma
ed esce in prossimità del catodo. Sotto al catodo, la membrana viene depolarizzata e, se si raggiunge la soglia, si innesca il
potenziale d'azione, che si propaga in entrambe le direzion i. Sotto all'anodo la membrana viene iperpolarizzata. Se è ampia e
mantenuta a lungo, l'iperpolarizzazione anodica può bloccare la trasmissione del potenziale d'azione proveniente dalla regione
del catodo.

16
L
Capitolo l - Elettrogenesi nella fibra nervosa

necessaria a stimolare sale rapidamente verso valori altis- fibra nervosa, provocando quindi un'iperpolarizzazione
simi. Inoltre, nel caso di con·enti alternate, l'effetto depo- della membrana. Sotto il catodo la conente scone dall' in-
larizzante di ogni mezzo ciclo è attenuato dall'azione iper- temo all'esterno e depolarizza la membrana. Se l'intensità
polarizzante del mezzo ciclo di segno opposto. Ne risulta è sufficiente, sotto il catodo si sviluppa un potenziale d'a-
che le coJTenti alternate di alta frequenza, superiore a zione che si propaga in entrambe le direzioni. Dei due
3.000 Hz, non riescono a stimolare i tessuti eccitabili. Il impulsi che si allontanano dal catodo in senso opposto,
passaggio di cmrente, anche a queste frequenze, produce quello che si dirige verso il punto su cui è posto l'anodo
soltanto calore per effetto Joule: ciò è sfruttato in terapia può venire bloccato se perdura ancora, in quella sede, l'i-
per la diatermia, riscaldamento localizzato dei tessuti, e perpolarizzazione provocata dalla conente anodica. Le
per l'elettrocoagulazione in chirurgia. condizioni affinché il blocco si verifichi dipendono dal-
l'entità e dalla durata dell'iperpolarizzazione anodica e
Stimolazione con elettrodi extracellulari - Oltre che con dalla distanza fra i due elettrodi stimolanti. Poiché il cato-
la tecnica intracellulare, si può stimolare un nervo anche do stimola e l 'anodo può bloccare la trasmissione del
con elettrodi extracellulari. La situazione è più complessa potenziale d'azione, il catodo va sempre posto "davanti",
e merita una descrizione, anche perché questa è la tecnica nella direzione verso cui si vuole che l'impulso nervoso si
impiegata per stimolare i nervi del! 'uomo. propaghi. In cette situazioni, si può avere la stimolazione
Se si applicano due elettrodi stimolanti, un anodo e un del nervo sotto l'anodo, nel momento in cui la corrente
catodo, in prossimità di un nervo, nell'uomo è di solito stimolante cessa di scorrere. Se in quella sede l 'iperpola-
interposta la cute, la chiusura del circuito stimolante pro- rizzazione prodotta dalla corrente stimolante è durata
voca un flusso di corrente dall'anodo al catodo. Una patte abbastanza a lungo, essa può aver prodotto la completa
della cmrente (le) raggiunge il catodo attraverso i tessuti "apertura" della "pmta I" del canale del sodio (capitolo 4).
che circondano il nervo, è quindi perduta ai fini della sti- Quando lo stimolo cessa, e il potenziale risale ai valori di
molazione. Questa quota di corrente va minimizzata, riposo, l'inattivazione del sodio parte da valori minimi e il
ponendo gli elettrodi il più vicino possibile al tronco ner- processo di attivazione può estrinsecare la sua dinamica
voso. Un'altra quota (ls), di diretto interesse ai fini della autorigenerativa senza essere frenato dali' inattivazione. In
stimolazione, attraversa la membrana del nervo in due parole più semplici, la lunga iperpolarizzazione sotto l'a-
punti: sotto l 'anodo e sotto il catodo (figura 1.6). Sotto nodo abbassa la soglia della cellula fino al potenziale di
l'anodo la coiTente è diretta dal!' esterno ali' intemo della riposo e il ritorno ad esso è sufficiente ad eccitare.

17
Origine
2 del potenziale di melllbrana
Fausto Baldissera

Differenze di livello energetico tra due fasi Modello di membrana di Goldmann-Hodgkin-Katz


Scambi io mci attraverso una membrana Flussi wmct attraverso la membrana
Equivalenza tra potenziale chimico e potenziale elettrico
nella misura del dislivello energetico tra due ~oluziom wruche Pompa sodio-pota~sio

Modello di membrana di Bernstein Conclusioni

L'esperimento di registrazione dell'assone gigante illu- Come la temperatura misura il livello di energia termica
strato nel capitolo precedente ha dimostrato l' esistenza posseduta da una fase, così il potenziale chimico misura
di una differenza di potenziale stabile tra l' interno e I'e- il livello dell'energia chimica dei suoi componenti. Il
stemo della fibra, definita potenziale di membrana. Tale potenziale chimico J.1 dipende dalla concentrazione
differenza di potenziale rappresenta, e misura in termini
elettrici, il dislivello energetico esistente tra le fasi p = p 0 + RTlnC [2.1]
intra- ed extracellulare. La sua importanza dipende dal dove R è la costante dei gas, T la temperatura assoluta,
fatto che essa costituisce la fonte d' energia, il "motore", C la concentrazione del componente considerato e J.1 0 un
per la gran parte dei fenomeni deli' eccitabilità cellulare, potenziale di riferimento, diverso per ogni specie ionica.
oltre che un fattore di regolazione funzionale in molte Il potenziale chimico e la temperatura sono quindi due
cellule, eccitabili e non. indici del contenuto energetico di una soluzione. Ma
fn questo capitolo si prenderà in esame l'origine del non sono i soli. Se i soluti sono particelle caricate elet-
potenziale di membrana. Ciò verrà fatto per gradi suc- tricamente, l'energia della soluzione può estrinsecarsi
cessivi, considerando una serie di modelli i quali descri- oltre che come flusso di calore oppure di materia, anche
vono gli scambi energetici che possono avvenire tra due come lavoro elettrico, ossia produz ione di corrente elet-
soluzioni ioniche, qual i sono i liquidi intra- ed extracel- trica. L'energia potenziale di una soluzione di sostanze
lulari, separate da membrane dotate di caratteristiche di ionizzate può quindi venire espressa dalla sua tempera-
penneabilità via via più complesse e sempre più prossi- tura, dal potenziale chimico dei suoi componenti, che
me a quelle delle membrane cellulari. dipende dalla temperatura e dalla concentrazione, e dal
potenziale elettrico. L' energia potenziale può estrinse-
DIFFERENZE DI LIVELLO carsi in energia cinetica e in lavoro esterno, quando fasi
ENERGETICO TRA DUE FASI a potenziale, termico, chimico o elettrico, diverso ven-
gano messe in contatto. In queste condizioni può stabi-
Quando due fasi a temperatura diversa sono poste in
lirsi un flusso di energia o di materia dalla fase a poten-
contatto, si stabilisce un flusso di calore il quale, se non
ziale maggiore verso la fase a potenziale minore.
vi è contemporaneo flusso di materia, risulta proporzio-
nale alla differenza di temperatura e continua finché il
gradiente termico si annulla. Se le due fasi hanno anche Scambi ionici
composizione diversa, si può avere scambio di materia. attraverso una membrana
Per esempio, se un solvente (acqua) che contenga un
soluto (alcool) viene posto a contatto con un altro sol- Le considerazioni generali appena espos te possono
vente (olio) immiscib ile con il primo, parte del soluto si essere illustrate in modo paradigmatico, utilizzando un
trasferisce da una fase (acqua) all'altra (olio), e il suo primo elementare modello che descrive i rapporti esi-
flusso è proporzionale, a parità di pressione e di tempe- stenti tra potenz iale chimico e potenziale elettrico nelle
ratura, alla differenza di potenziale chimico del soluto soluzioni ioniche. Il modello definisce le proprietà di un
tra le due fasi (figura 2.1). sistema virtuale (è praticamente impossibile ottenere

18
Capitolo 2 - Origine del potenziale di membrana

fase A fase 8
~

'+>
TA > Te

acqua acqua
aria
olio
• alcool-

TA > Te
J.!A > J.!e

acqua + - + acqua /
/ ....
+ +- + e·+ Ag+cl·----. Ag + ci" Ag +Cl-____. Ag+cl· +e·
- +
-+ - +-+ +
- + Na Cl - ci" 10 / '
1 - - - - Cl- 100

TA > Te Na+ 10

J.!A > J.!e


VA > Ve
fase sinistra fase destra

Figura 2.1 -Esempi degli scambi di energia, materia e cariche Figura 2.2 - Scambi di materia ed elettricità tra due soluzione
elettriche che possono aver luogo tra due fasi tra le quali esista- di NaCI a diversa concentrazione. Le soluzioni sono separate
no gradienti di temperatura, di concentrazione e di potenziale da una membrana permeabile soltanto agli ioni Na+. Due elet-
elettrico. trodi di Ag/AgCI sono immersi nelle soluzioni e collegati tra
loro attraverso una resistenza oppu re un voltmetro.

membrane dotate della perfetta selettività ionica postu- 2) tra l'argento di ogni elettrodo e il cloruro d'argento
lata dal modello) molto distante dal sistema costituito che riveste l'elettrodo;
da citoplasma, liquido interstiziale e membrana cellula- 3) h·a il cloruro d'argento e la soluzione, in ogni elettrodo;
re. Esso può essere, tuttavia, molto utile per analizzare 4) tra le due soluzioni, attraverso la membrana.
in dettaglio le modalità di scambio elementari, la cui Gli scambi sono regolati dalle concentrazioni relative
conoscenza è fondamentale per interpretare e compren- delle specie coinvolte e avvengono nel modo seguente:
dere i fenomeni dell 'eccitabilità cellulare. Il modello le soluzioni sono separate da una membrana penneabile
veiTà considerato in due varianti: la variante A, nella selettivamente al catione Na+, che è spinto dalla diffe-
quale la membrana è permeabile ai soli cationi, e la renza di concentrazione ad attraversare la membrana da
variante B, in cui la permeabilità di membrana è limita- destra a sinistra, abbandonando a destra il Cl- (figura
ta agli anioni. 2.2). Nella fase destra, una diminuzione di Na+ lascia
Cl- a disposizione della reazione
Variante A. Si immagini un sistema composto da due
soluzioni di NaCl a concentrazione diversa, Csn < Cd--.· Cl" + Ag .- AgC/ + e- [2.2]
separate da una membrana permeabile soltanto al catio-
favorendo la liberazione di elettroni dali' elettrodo di
ne Na+. Nelle due soluzioni sono immersi, uno ad ogni
destra. A sinistra, per contro, l'arricchimento in Na+
lato della membrana, due elettrodi di Ag/AgCl uniti da
richiama Cl- in soluzione dali'AgCl dell'elettrodo,
una resistenza oppure attraverso un voltmetro.
secondo la reazione
Tra le due fasi che compongono il sistema, gli scambi
possono aver luogo attraverso le seguenti superfici di AgCI + e- .- Ag + Ct [2.3]
separazione:
Se i due elettrodi sono collegati tra loro, gli scambi pos-
l) tra i due elettrodi, attraverso il conduttore; sono procedere e per ogni Na+ che attraversa la mem-

19
Eccitabilità cellulare

® e- il sodio attraverso il canale specifico della membrana


(la resistenza RNt,) e il cloro attraverso gli elettrodi e il
conduttore (la resistenza R): Si --tenga presente che ~a
direzione della con·ente che s i muove in un circuito è,
1--- f-- f-- 1--- per convenzione, quella delle cariche positive. Nel caso
L-- ~ presente, dunque, la corrente attraversa la membrana da

o
destra a sinistra e il conduttore tra gli elettrodi da sini-

l1 ~1!'~'
stra a destra, come indicato nella figura 2.3.
Variante B. La situazione cambia radicalmente nel caso
in cui la membrana sia permeabile al cloro e impermea-
bile al sodio. In questo caso, il maggior potenziale chi-
mico a destra spingerebbe i cloro-ioni ad attraversare la
membrana da destra a sinistra. Ma la stessa forza, ossia
il potenziale chimico di cl- nella soluzione destra, spin-
fase sinistra fase destra
ge i CI- a legarsi all'elettrodo di destra e a liberare elet-
troni dalla reazione
Ct + Ag = AgCI + e- [2 .4]
L'unico scambio possibile prevederebbe dunque un flusso
® di cariche negative da destra a sinistra in entrambi i
bracci del circuito. Ciò impedisce che spontaneamente
si verifichino scambi. Ma si immagini pure di forzare il
et- ad attraversare la membrana da destra a sinistra, per
esempio applicando un campo elettrico esterno . Se ciò
avvenisse, ali' elettrodo di sinistra l'aumento di CI- fa-
rebbe scorrere la reazione
Ag+ Ct- AgC! +e- [2.5]
liberando elettroni; a destra il difetto di CI- produrrebbe
l'effetto opposto, favorendo la reazione
-ò.V-
AgCI +e- - Ag + Ct [2.6]
Figura 2.3 - Rappresentazione degli scambi di elettricità tra
le due soluzioni del sistema illustrato nella figura 2.2. A) Per- che richiama elettroni. Di conseguenza, gli elettroni
corso della corrente di scambio, che è trasportata dagli ioni prodotti dall'elettrodo di sinistra verrebbero, attraverso
sodio attraverso la membrana e da elettroni attraverso il con- il conduttore, trasferiti a destra, ove libererebbero cr-.
duttore tra gli elettrodi. B) Schema del circuito elettrico equi- Ogni Cl- che fosse stato forzato ad abbandonare la solu-
valente, alimentato da due batterie, il cui voltaggio corrispon- zione di destra attraverso la membr ana ricomparirebbe
de rispettivamente ai potenziali di equilibrio elettrochimico per quindi nella ·soluzione di destra per liberazione dagli
il sodio (ENa) e per il cloro (ECJl, e che sono connesse in serie
elettrodi. Gli scambi netti tra le due soluzioni sarebbero
attraverso le resistenze RNa (reciproco della conduttanza della
membrana per il sodio, gNa) e R, la resistenza del conduttore nulli e il dislivello energetico invariato. La configura-
che congiunge gli elettrodi. zione membrana-elettrodi contemplata dalla variante B
(entrambi "permeabili" allo stesso ione) non permette
brana da destra a sinistra, un c i- segue "attraverso gli quindi scambi netti di elettricità e materia tra le due
elettrodi". Infatti, grazie allo scambio di elettroni, per soluzioni. Dal momento che non è in grado di produrre
ogni Cl- che si fissa a destra, un Cl- si libera dal cloruro o di assorbire lavoro, il sistema è da considerarsi in
d'argento a sinistra ed è pronto a ricongiungersi al Na+ equilibrio per l'intervento dei vincoli d i scambio impo-
che ha attraversato la membrana. Il risultato è un trasfe- sti dalla membrana e dagli elettrodi. Tra gli elettrodi
rimento netto di NaCl dalla fase più concentrata a quel- non vi sono differenze di potenziale (ciascuno è in equi-
la meno concentrata, che prosegue fintanto che le con- librio con il cloro della propria soluzione).
centrazioni a destra e a sinistra non siano in equilibrio. Il comportamento di questo primo modello nelle sue
Dal punto di vista elettrico, il trasferimento di NaCl varianti A e B dimostra che è sufficiente alterare la per-
corrisponde alla circolazione di una corrente, trasportata meabilità della membrana per modificare le possibilità
dal sodio attraverso la membrana e dagli elettroni attra- di scambio e quindi la differenza di potenziale tra le due
verso il conduttore che unisce gli elettrodi, lungo un cir- fasi. Ciò va tenuto presente, in vista del fatto che i feno-
cuito elettrico (figura 2.3) in cui due· batterie, che rap- meni dell'eccitabilità cellulare, come il potenziale d'a-
presentano le forze elettromotrici (ENa e Ec1), muovono zione, si manifestino proprio come variazioni del poten-

.._ __
20
...
Capitolo 2 - Origine del potenziale di membrana

ziale di membrana. Inoltre, l'analisi degli scambi previ- misure sistematiche dei valori di E in rapporto a diverse
sti dal modello fino a qui considerato, benché lontani coppie di concentrazioni nelle due fasi, si può risalire alla
dal riprodurre quelli che avvengono attraverso la mem- legge matematica che lega le due grandezze. Al medesimo
brana cellulare, permette di giungere facilmente alla risultato si può giungere per via deduttiva, partendo dal-
definizione quantitativa degli scambi stessi. l'eguaglianza che deve esistere, in un sistema che trasfor-
ma energia, tra produzione di lavoro e diminuzione di
Equivalenza tra potenziale chimico energia quando il sistema funziona da pila, ovvero tra il la-
e potenziale elettrico voro elettrico assorbito e l'energia chimica immagazzinata
quando il sistema funziona da accumulatore. I passaggi
nella misura del dislivello energetico del procedimento deduttivo, che sono esposti nell'inserto
tra due soluzioni ioniche l , portano all'espressione dell'equazione di Nemst
Ritornando alla configurazione in cui gli scambi si rea-
E =RT In C, (2.7]
lizzano (figura 2.2), si può definire che, per ogni mole zF C1
di NaCl trasferita da destra a sinistra, una carica pari a l
faraday (96.500 coulomb) passa, trasportata dagli elet- che esprime il valore della differenza di potenziale tra
troni, nel conduttore. D ' altro canto, se si immette nel due soluzioni di concentrazione C; e Cf in condizioni di
sistema una corrente proveniente da un generatore e- equilibrio. Il valore E è detto potenziale di equilibrio elet-
sterno, per ogni faraday di elettroni fatto passare da trochimico tra le due soluzioni a quelle concentrazioni.
sinistra a destra, una mole di Na+ si trasferisce nella Nell'esempio della figura 2.2, trasferire una mole di
stessa direzione, con il risultato di concentrare ulterior- NaCI dalla concentrazione di destra a quella di sinistra
mente la soluzione di destra. Esiste quindi un'equiva- significa estratTe lavoro elettrico, e dissipare potenziale
lenza tra lavoro elettrico erogato o assorbito dal sistema chimico, in misura di
e il salto di potenziale chimico sfruttato o fomito; ovve-
ro, in altri termini, una differenza di concentrazione, e RT
di potenziale chimico, può essere "spesa" per generare ENa= zF ln (2.8]
corrente elettrica e, viceversa, può venire "costmita" a
spese di una conente elettrica fornita dall'estemo.
Se il conduttore che permette il flusso di elettroni da un per il sodio, e
elettrodo ali ' altro è sostituito da un voltmetro, lo stru- {crj
mento segna una differenza di potenziale che esprime e E =-R_T In 1'
--+----'!!''-'!... =-58 m V [2.9]
misura la tendenza degli elettroni a trasferirsi, cioè la Cl zF rcrj
L' SII

tendenza del sistema a compiere lavoro elettrico. Questa


differenza di potenziale è definita come potenziale di per il cloro.
equilibrio elettrochimico tra le due soluzioni; esso è in- Poiché le batterie del sodio e del cloro sono disposte in
fatti quel potenziale che si rileva tra due soluzioni, di serie (circuito della figura 2.3) la forza elettromotrice
data concentrazione, quando il trasferimento di elettri- totale che promuove lo scambio di NaCl da destra verso
cità o di materia tra una fase e l'altra non si verifica sinistra è uguale alla somma dei potenziali di equilibrio
oppure non è accompagnato da effetti energetici, condi- elettrochimico dei due ioni
zione di equilibrio per definizione.
L'equilibrio tra le due fasi nella variante A può essere ENa + Ec1= 116m V [2. 1O]
mantenuto a due condizioni: Va di nuovo sottolineato come sia sufficiente modificare
l) che si interrompa il collegamento elettrico tra le due la permeabilità della membrana perché tra due fasi, non in
fasi, come accade quando si effethta la misurazione grado di scambiarsi energia, possa estrinsecarsi la capacità
con un voltmetro, stntm ento dotato di altissima resi- di erogare lavoro. Ciò va tenuto presente nell'affrontare lo
stenza, quindi attraversato da correnti infinitesime; shtdio delle membrane biologiche, dato che il substrato
2) che, pur mantenendo il collegamento elettrico, si for- biofisico dei fenomeni dell'eccitabilità è appunto rappre-
nisca la differenza di potenziale corrispondente attin- sentato da scambi energetici tra la fase intracellulare e
gendola da una sorgente esterna; in questo caso, il quella extracellulare, che si athtano in conseguenza di
transito di elettroni, che avvenebbe sotto la spinta del modificazioni della permeabilità della membrana.
gradiente di concentrazione di Ct, è bloccato da una Va infine osservato come la possibilità di scambi ener-
forza elettrica esterna uguale e contraria. getici tra le due fasi dipenda anche dal tipo di elettrodi
usati. In una configurazione nella quale la membrana
Come è inhtitivo, il valore del potenziale di equilibrio sia permeabile ai soli cationi, elettrodi di Ag/AgCl leg-
elettrochimico E aumenta all'aumentare della differenza gono una differenza di potenziale. Ma se gli elettrodi
di concentrazione tra le due fasi. Operando una serie di Ag/AgCl sono sostituiti da elettrodi di vetro sensibili al

21
Eccitabilità cellulare

Inserto l- Equazione cie della faccia del pistone, per cui del) rapporto tra la concentrazione
di Nernst ' finale e la concentrazione iniziale.
/5L = PAoh = PoV
Se la concentrazione finale è mag-
L'eguaglianza tra lavoro elettrico Non essendo questa una funzione giore di quella iniziale
necessario a spostare l mole di ioni lineare, per calcolare L bisogna ri-
da una soluzione a un'altra e il la- correre al calcolo integrale Cr >I, ln Cr > O
voro chimico corrispondente alla v ci ci
variazione di concentrazione cui è L =)PdV il lavoro è positivo: il sistema assor-
sottoposto il materiale che subisce V-
l be lavoro e innalza il suo livello ener-
il trasporto, viene semplicemente ma, secondo la legge dei gas getico. Se la concentrazione finale è
definita come inferiore a quella iniziale
PV=RT
W = -L
dove R è la costante dei gas e T la C, Cr
--'-- <1, In --'-- <O
dove W è il Lavoro elettrico "ester- temperatura assoluta; quindi, sosti- ci ci
no", L il lavoro chimico "interno". tuendo
IL lavoro elettlico per trasferire l mo- il lavoro è negativo: il sistema eroga
le di uno ione da una fase all'altra
1
~ dV lavoro e abbassa il suo livello ener-
(W) si esprime come la differenza di
L =j RT- =RT(ln v;- In V1) getico.
potenziale elettrico tra le due fasi (E)
l·j v Ritomando alle soluziotù ioniche, nel-
moltiplicato per il numero di cariche = RT In____!__
v la condizione di equilibrio lavoro clù-
mico e lavoro elettrico si eguagliano
trasportate in una mole (zF), dove z è
la valenza dello ione considerato e F
~
il numero di Faraday. La stessa relazione vale anche quando z ·F-E =-R T!n Cl e E= RT!a C;
Se il potenziale è costante, sarà si concentra una soluzione. Poiché la C; zF CI
concentrazione è uguale al rapp011o Quest'ultima espressione, equazione
W=z·F·E tra la massa del soluto e il volume di Nernst, esprime il valore della dif-
Trasferire materia da una soluzione della soluzione (o del solvente), ferenza di potenziale tra due solu-
M
a un'altra, di concentrazione diversa, C=y zioni_ ~i ~Ol~cent~·~zi~ne ci e c.f in
significa impolTe una nuova concen- condlZ!om d1 eqmlibno. Il valore E è
trazione alla materia trasferita. V=M eV=M detto potenziale di equilibrio elettro-
Poiché concentrare o diluire il soluto sarà f c_r f cJ chimico tra le due soluzioni a quelle
di una soluzione equivale a concen- concentrazioni.
h·are (comprimendolo) oppure a rare- e, sostituendo
Valori delle costanti
fare (decomprimendolo) un gas idea-
L =RTin__l_
c
le in condizioni isotermiche, il lavoro R = 8,3 Joule/T/mole
chimico corrispondente al trasferi- ci T= 31 O (273 + 3 7) °C negli omeo-
mento di l mole di soluto si può e- Il lavoro chimico, oppure osmotico, termi
splimere come il lavoro necessario a è dunque proporzionale al (logaritmo F = 96.494 coulomb
concentrare l mole di gas passando
da un volume iniziale Vi ad un volu- ® F @ ©
volume
me finale v e può quindi essere
1
espresso dal prodotto
A' .·· -·
~'-'.
--
-P. (Vi- V} T

\- -~-----~----/
o o . Ilh
dove P è la pressione applicata al
gas. vi o o o o o
o o
Si immagini di avere il gas nel ci- { , ,. .. .... ---0--- ... ... _... ,
O O•
Lindro della figura l. Per ridurre il o o o
volume da Vi a v occorre applicare
1 pressione
al pistone una forza F che gli faccia
compiere uno spostamento h. Il
Figura 1 - Il lavoro per comprimere le molecole di gas contenute nel cilindro dal volu-
lavoro L, compiuto per la compres- me Vi (A) al volume v, (B) corrisponde all'area tratteggiata al di sotto della curva del
sione è uguale al prodotto forza per grafico C, che descrive la legge dei gas. Il lavoro per concentrare una soluzione si
spostamento, F · h; ma la forza F è valuta in maniera del tutto analoga, dopo aver sostitu ito al volume il rapporto
distribuita sull'area A della superfi- (massa/concentrazione)_

22
L_ _ L
Capitolo 2 - Origine del potenziale di membrana

Inserto 2 -Pressione il suo valore corrisponde alla dtffe- Si noti l'analogia concettuale tra la
osmotica renza di potenziale chimico deli'ac- pressione osmotica e il potenziale di
qua nei due scomparti e ~iene detto equilibdo elettrochimico. Entrambi e-
Dopo aver considerato le due situa- differenza di presswne osmotica tra sprimono, anche se in termmi diver-
zioni nelle quali la membrana è per- le due fasi. si, tispettivamente meccanici ed elet-
meabile m modo selettivo a uno op- Il potenziale chimico dell'acqua è trici, la forza necessana a bilanciare
pure ali 'altro det due elettroliti, può espresso da una dtfferenza di concentrazLOne.
essere utile prendere in esame il ca- La pressione osmotica può anche
so in cut le soluztom siano separate verure esp1essa in relazione alla con-
da una membrana impermeabile centrazione totale dei solutt nei due
agh iom, ma permeabtle all'acqua. dove XH,o è la frazione molare del- comparti. Come dtscusso m prece-
In questa condtztone, glt scambt l' acqua rifenta al volume umtario denza, 1 soluti m soluzioni dilUite SI
promossi dalla dtfferenza di poten- comportano come i gas
moli H 10
ztale chnnico possono estnnsecarst
moli totali PV=nRT
->otto forma di lavoro meccaruco. Tut-
to ciò vale, naturalmente. anche per OSS ia
un termine conispondente alla con-
1 soluti non iomzzati. centrazwne dell'acqua nella solu- P=-n-
Poiché gli !Ont non passano attra- zione. In generale, a equilibno sarà VRT
verso la membrana, gh elettrodi non
segnano alcuna differenza dt poten- dove
L1P =Ilo + RT In Xu,od'C -
ziale. L' acqua, più concentrata a
destra, transtta la membrana da de- xfl ad' -n = c· (concentrazione)
stra a stmstra e si accumula nel com-
- Ilo - RT In XH,aSn = RT In--'- v
x ll,aSn
parto dt sinistra, aumentandone il Tra due soluziom sarà allora
livello tdnco e, dt conseguenza, la Se nel comparto dt destra è posta ac- L1P = RT (Cd" - CsnJ
presswne idrostatica P, che dimi- qua distillata (XH,o = l e Jl.H,o = Jl.o)
nuisce a desha. Il transito dell ' ac- sarà ptù semplicémente (figUra l )
dove cdt e csn
sono le concentra-
ZIOI11 (in osmoli/htro) totali dei so-
qua da destra a simstra nsulta così
governato da due forze, il gradiente L1P = -RT ln X 8 psn luti nei due compa1ti.
d t potenztale chtmtco (11,uH 0) che
spmge l 'acqua da destra a sifustra e
il gradtente di pressione idrostatica 1
(L1P) che la spmge in senso opposto. 2
Con il progredire del flusso, il gra-
2
dtente tdrostattco st Ìlmalza e quando P, _ _ _ p2 P, ,.._P.!
la dtfferenza dt pressiOne Idrostatica
tra i due compatti eguaglia la diffe-
renza dt potenztale chimico dell'ac- 11Hzo • • • • • • "o 0
H20 • • • • • • •o
qua, 11 processo st an·esta.
[H,OJ
La dtfferenza d1 pressione idrostati-
ca si n leva mtsurando il dtshvello soluz1on e so lvente soluz1one solvente
Idrico tra le due fast (h rhy e mol-
tlphcandolo per il peso specifico a eqllllib11o P 1 -P2 =110 - "H 20 =-RT In XH20
dell'acqua. Raggnmto l'eqmhbno, Figura 1 - Equ1hbno osmot1co tra una soluzione (comparto a s1n1stra) e l'acqua distillata

sodio, la differenza di potenziale scompare. In questa 2) dalla differenza di concentrazione dei soluti tra le due fasi;
situazione, infatti, tutte le interfacce del sistema sono 3) dal segno e dalla valenza degli ioni disciolti;
permeabili al sodio, ma impermeabili al cloro e si an- 4) dalle caratteristiche di permeabilità della membrana;
nullano le possibilità di scambio. 5) dalle caratteristiche degli elettrodi;
In conclusione, la quantità di lavoro ottenibile e la ten- 6) dalla temperatura assoluta moltiplicata per la costante
sione misurabile, in un sistema composto da due solu- dei gas.
zioni ioniche separate da una membrana, dipendono da
una serie di fattori: Unità di misura di concentrazioni e pressioni osmo-
tiche - Nel Sistema internazionale di unità, le concen-
l) dalla nah1ra dei soluti di ciascuna soluzione; trazioni sono espresse in moli/litro, o più spesso in mil-

23
Eccitabilità cellulare

limoli/litro (simboli M o mM). Si ricordi anche che l di due soluzioni di NaCl e KCl della stessa concentra-
mole è una quantità di sostanza, in grammi, pari al peso zione totale, ma di diverse concentrazioni parziali. La
molecolare .della ·sostanza considerata ed è costituita da un membrana è immaginata impermeabi le agli anioni e .a i
numero di molecole pati al numero di Avogadro (N= 6,023 cationi di dimensioni maggiori e permeabile soltanto ai
x 1023; per esempio, 18 g sono una mole d'acqua, mentre K+. Il K+ tende a trasferirsi da destra a sinistra attraverso
una mole di emoglobina è costituita da 68 kg). la membrana, il et- ad essere sc ambiato agli elettrodi
Quando si ha a che fare con sostanze che trasportano contro il suo gradiente di concentrazione. In assenza di
cariche elettriche, come unità di misura si usano gli equi- elettrodi, nel sistema non possono aver luogo scambi: un
valenti o milliequivalenti per litro (simbolo Eq o mEq)., solo ione non può muoversi. Apposti gli elettrodi, il po-
dove l equivalente è costituito da N cariche elettriche. E tassio potrebbe cominciare ad attraversare la membrana,
c hiaro quindi che moli ed equivalenti stanno tra loro e gli elettrodi segnerebbero un potenziale negativo a de-
come l sta alla carica delle singole particelle: per esempio, stra. La forza elettromotrice per il potassio è
l mole ca++= 2 equivalenti; l mole Cl- = l equivalente.
La press ione osmotica dipende esclusivamente dal nu- RT {K] 11. 100
mero di particelle per un ità di volume della soluzione, .1V =- l n - -' =61*/o g - =6JmV [2.11]
F [Kls, IO
indipendentemente dal tipo di particelle. Unità di misu-
ra è l'osmole o la milliosmole per litro (Osm o mOsm). e t-, nelle condizioni iniziali, è a concentrazione unifor-
Ancora, il termine osmolarità è riservato al numero di me. Il modello non dà spiegazioni di come le condizioni
particelle per li tro di soluzione, mentre osmolalità espri- iniziali possano venire a costituirsi e a mantenersi. Per
me la concentrazione per kg d' acqua. La differenza, spiegare il potenziale d'azione, Bernstein postulava che
molto imp01t ante sul piano tennodinamico in quanto tutte la membrana perdesse temporaneamente la sua seletti-
le caratteristiche di una soluzione dipendono dalla sua vità, permettendo il transito di altre specie ioniche in
osmolalità, è in genere trascurabile per le soluzioni diluite scambio con il potassio e modificando così il potenziale.
di sostanze di basso peso molecolare; infatti, in questi casi
il vo lume occupato dai soluti è estremamente ridotto. MODELLO DI MEMBRANA
Quando invece la soluzione contiene molecole di massa DI GOLDMANN-HODGKIN-KATZ
elevata, quali le proteine, i due tennini non sono più inter-
cambiabili. In questo caso si passa dall'una all'altra unità, L'approfondirsi delle conoscenze sulla composizione
tenendo conto della frazione in peso delle proteine; per dei liquidi intra- ed extracellulari e l'affinamento delle
esempio, se, come nel plasma normale, la concentrazione misure dei fenomeni bioelettrici hanno portato allo svi-
proteica è 70 g/1 luppo di modelli sempre più articolati. Nel modello di
Goldmann-Hodgkin-Katz si tiene conto della composi-
Osmola/ità = Osmolarità/0,93
zione ionica dei liquidi intra- ed extracellulari. I valori
più in generale delle concentrazioni ioniche riportati nella tabella 2.1 si
riferiscono al citoplasma e al liquido interstiziale di due
Osmolalità = Osmolarità/(1 - Frazione proteica)
diversi substrati, l'assone gigante del calamaro e il mu-
In alcuni casi patologici, la frazione proteica può essere scolo di mammifero. In tutti e due i casi, la distribuzio-
molto elevata (per esempio, nei mielomi). Qualora non si ne degli ioni è asimmetrica. Na+ e Cl- sono più concen-
tenesse conto della differenza tra osmolarità e osmolalità, trati all'esterno, K + e A-, anion i organici all 'interno
ciò potrebbe indurre a ritenere abnormemente basse le della cellula. All'interno il potenz iale è più negativo che
concentrazioni plasmatiche (per esempio, la sodiemia). all'esterno. Per quanto detto finora, s i può concludere
che la differenza di potenziale a cavallo della membrana
MODELLO DI MEMBRANA cellulare, differenza che esprime le possibilità di scam-
DI BERNSTEIN bio tra le fasi intra- ed extracellulari, dipende da una
serie di fattori, ossia: da quali specie ioniche possano
Conclusa la trattazione del modello di membrana per- scambiarsi, dalla loro concentraz ione nelle due fasi e
meabile a una sola specie ionica e acquisiti i principi dalla permeabilità della membrana per ciascuna specie
generali che rego lano gli scambi ionici, si può passare a (nonché dal tipo di elettrodi e dalla temperatura assolu-
considerare il mode llo di membrana cellulare di Bern- ta). Note le concentrazioni ioniche, che sono m isurabili
stein, che è stato il primo modello biofisico della mem- sperimentalmente, si possono avere informazioni sui
brana cellulare. Esso configura per le cellule una situa- caratteri della permeabilità della membrana analizzando
zione di scambio del tutto simile a quella della variante quanto e in che senso la situazione si discosti, oppure
A del modello precedente. Il modello di Bernstein pre- coincida, con le previsioni che derivano dalle leggi del-
vede la presenza, ali ' interno e ali 'esterno della cellula, l'elettrochimica. Per ogni specie ionica si può calcolare
il potenziale elettrochimico di equil ibrio tra le fasi, cioè
• va l or~ che include la conversione In -+ log la differenza di potenziale elettrico necessaria a mante-

24
Capitolo 2 - Origine del potenziale di mem brana

Tabella 2.1- Concentrazioni intra- ed extracellulari degli elettroli- La condizione in cui il potenziale di membrana si mantiene
ti nell'assone gigante di calamaro e nel muscolo di mammifero. stabile è quella in cui il tr·ansito netto di catiche che attra-
assone di calamaro
versano la membrana nelle due direzioni è uguale a zero.
Quando gli ioni presenti ai due lati sono di natura diversa,
mEq mEq l' entità dei flussi ionici dipende non soltanto dalle differen-
ze di concentrazione, ma anche dalla diversa facilità con
Na+ 460 50 cui ciascuna specie ionica pennea la membrana. Si imma-
gini, per esempio, che la membrana separi due cationi
K+ 10 400 dello stesso segno e valenza, Na e K, e sia impermeabile
Cl - 540 40-100
agli anioni. In questa situazione si possono avere scambi
reciproci tra i due cationi senza alterare l' elettroneutralità.
altri 320 Se la permeabilità della membrana è diversa per i due ioni,
l'eguaglianza del flusso che renda la con-ente netta uguale
-60 m V a zero e il potenziale stabile, si ottiene a condizione che la
esterno interno minor permeabilità sia compensata da un più elevato gra-
diente di concentrazione. In questo caso, la condizione di
muscolo di mammifero stato stabile, con·ente di membrana pati a zero, si vetifica a
quel potenziale che soddisfa l'espressione
mEq mEq

Na+
E = RT /n PNa{Na,s,} + PK{K.s,} + PC/{C( 11 , }
145 12 [2.13]
F ~vafNa;",l + PK[K;",l + PcJC!est]
K+ 4 155

Ca++ 3,4 0,02 (equazione di Goldmann-Hodgkin-Katz), che nel caso di


un solo ione prende la fonna dell'equazione di Nernst.
Mg++ 1,3 34* La condizione di stato stabile può anche essere descritta
utilizzando scherni e rappresentazioni eletttici analoghi a
- quelle della figura 2.3. Nella figura 2.4 A, è indicata la
Cl 118 4
corrente di sodio che fluirebbe dall'esterno all'interno
HC03 - 27 12 della cellula qualora nella membrana vi fosse un canale
specifico per il sodio, di conduttanza gNa• e il transito
H2P04--HP04 -- 2,3 40* potesse essere accompagnato dal movimento di un anione
nello stesso senso, oppure di un catione in senso opposto
altri 6,6 90*
(si ricordi la necessità di salvaguardare l'elettroneutralità
proteine 54* delle soluzioni) attraverso un canale aspecifico indicato
con g 0 w Tale canale svolge il ruolo che nell'esempio
-90 mV della figura 2.3 compete al conduttore che unisce gli elet-
trodi. Nella figura 2.4 B, è rappresentato, negli stessi ter-
esterno interno
mini, il caso del potassio, il quale fluirebbe invece dall' in-
temo all' esterno. Al di sopra di ogni schema è raffigurato
* solo parzialmente dissociati
nel citoplasma il circuito elettrico equivalente. Se si sovrappongono l'una
all'altr·a le due situazioni A e B, si può immaginare che gli
nere in equilibrio le diverse concentrazioni. Così, per il scambi di equilibrio siano costituiti da una cotTente di
Na+ in ingresso e da una conente di K+ in uscita di ugua-
mammifero, effettuando il calcolo per una mole e pas-
sando dai logaritmi naturali ai logaritmi decimali le intensità, ognuna attraverso il suo specifico canale
(figura 2.4 C), con un movimento bidirezionale di cariche
RT [K +J." 4 positive che rende il flusso netto di corrente attraverso la
E = - In-- = 61log- = -97 mV [2.12]
K zF [K'];., 155 membrana uguale a zero, senza utilizzare il canale aspeci-
fico per mantenere l'elettroneutralità. Se nessuna con·ente
RT [Na+J 145 netta attraversa la membrana, allora il potenziale di mem-
E, =- In ..., =611og - = +66mV
'a zF [Na+} mi
. 12 brana si mantiene stabile, fatti salvi gli effetti che, con lo
sconere del tempo, il continuo transito degli ioni produr-
E = RT In [Ct }," = -611og 120 = -90 mV rebbe sulla loro concentrazione intra- ed extracellulare.
cl zF [Ctj.,, 4 Per rendere questa ipotesi plausibile, occotTe che le altre
specie ioniche, quelle che attraversano il canale aspecifi-
dovez = l perNa+eK+ ez = - 1 pere!-. co, in pratica il cloro, si trovino in equilibrio.

25
Eccitabilità cellulare

® ® ©

- Vm

est ~~
l
int
est Il int est

/--
Pasp
lJ
~
int

i
P asp Pasp

1 [l

~
~
P Na
145 mEq /' ~ l
-
12 mEq
p~ li
Figura 2.4- Possibilità di scambio ionico attraverso una membrana dotata di permeabilità per il sodio (PNa) in A, oppure per il
potassio (PK) in B, e per altri ioni (permeabilità aspecifica, P85p) che separi il liquido intracellulare dal liquido extracellulare.
L'equilibrio può avvenire al potenziale intracellulare di -90 mV attraverso lo scambio paritario di Na+ e K+, come raffigurato in C,
a condizione che PK sia molto superiore a PNa e che gli ioni che attraversano Pasp siano in equilibrio.

Fatte queste premesse, nel caso in cui lo scambio Na-K Sostituendo nell'equazione 2.17 i valori noti (V111, EK,
sia paritario, si può valutare il potenziale di membrana ENd· è possibile ricavare il valore del rapporto tra le
utilizzando il circuito elettrico equivalente (figura 2.4 C). conduttanze al sodio e al potassio che li giustifica
Nello schema, le due batterie ENa = +66 mV e EK = -97 mV
sono connesse all'intemo della membrana, attraverso le gK = -cv;"- E,.aJ= 90+66 =156 = [2 .181
24
tre conduttanze gNa• gK e gC/' Il potenziale tra l'interno e gNa (v;
11
-EK) -90+97 7
l'esterno della membrana è facilmente calcolabile, te-
nendo presente che, a stato costante, la somma delle Un modello come quello raffigurato nella figura 2.4 C,
correnti è uguale a zero data la composizione dei liquidi intra- ed extracellulari, e
una volta che ad essi sia garantita una composizione
INa+IK+!C/=0 [2.14] costante, spiega in modo soddisfacente la presenza e il
dove mantenersi del potenziale di membrana, a condizione che

INa = (Vm - ENd gNa [2.15] gK = 24 [2. 19)


IK = (Vm- EK) gK
g,,.(/
ICI = (V,u- ECI) gCI ossia che la conduttanza per il potassio sia circa 24
volte più elevata della conduttanza per il sodio.
Poiché V171 :::: Ec1, I Cl è uguale a zero, il braccio del cir- Perché il modello risu lti accettabile, occorre che sia
cuito relativo al cloro può essere trascurato. L'espressione dimostrata:
si semplifica perciò in l) l'esistenza di flussi diNa+ e di K+, uguali e contrari,
[2.16] attraverso la membrana in condizioni di riposo;
da cui 2) l'esistenza di permeabilità differenti per K+ e pe r
Na+, essendo la penneabi lità per K+ notevolmente
[2.17] più elevata di quella per N a+;

26
Capitolo 2- Origine del potenziale di membrana

3) 1'esistenza di meccanismi capaci di compensare i flussi


di sodio e potassio e impedire che, a lungo andare, le p fl usso
=--"----- [2.20]
concentrazioni intra- ed extracellulari dei due ioni concentrazione · Q
subiscano modificazioni.
dove Q è un fattore che tiene conto dell'esistenza de l
campo elettJ.ico e ha valore > o < l a seconda che il campo
Flussi ionici attraverso la membrana favorisca oppure ostacoli il flusso ionico. L'espressione
per Q è
L'esistenza di flussi ionici attraverso la membrana a
riposo è stata dimostrata utilizzando isotopi radioattivi. VFIRT [2.2 1]
Gli esperimenti sono stati eseguiti su grosse cellule Q= J-e''I'-T
eccitabili, come l'assone gigante del calamaro, oppure
fibre muscolari di rana e di mammifero, isolate dall'or- dove V è il potenziale di membrana, il cui segno è as-
ganismo e perfuse in un bagno di composizione ionica sunto come positivo se il campo elettrico favmisce il flus-
identica a quella del liquido extracellulare. Isotopi degli so ionico. Per il flusso diNa+ verso l'intemo, Q= 3,7; per
ioni monovalenti Na+, K+ e Cl- venivano immessi nel il flusso di K+ verso l'esterno, Q= O, 102. Così calcola-
bagno di perfusione in concentrazione nota; dopo un te, le permeabilità per N a+ e K+ sono risultate essere
certo tempo il preparato veniva estratto dal liquido di
perfusione, lavato e omogeneizzato. Infine, si misurava PK= 6 · IG- 7 cm!s
[2.22]
la radioattività presente nei liquidi intracellulari. Alter- PNa = 7,9 · 10· 9 cm!s
nativamente, si iniettava nel citoplasma il materiale
radioattivo (l'assone gigante può essere svuotato del Per i flussi passivi, ingresso di Na+ e uscita di K+, il
citoplasma come un tubo di dentifricio e riempito nuo- rapporto tra PNa e PK è quindi
vamente senza che le proprietà di membrana risultino 7 9 10 9
danneggiate) e se ne misurava poi la comparsa nel b = · · ·7 =O 013 [2.23)
bagno di perfusione. Da queste misure è risultato che 6 ·10' '

attraverso la membrana, in condizioni stazionarie di


La membrana del muscolo di rana risulta cioè 75 volte
equilibrio, si verificano flussi ionici bidirezionali sia di
il Na+ che di K+. più permeabile al potassio che al sodio. Questo valore
appare in contrasto con quanto postulato a proposito del
l,
I flussi sono dello stesso ordine di grandezza: i valori
., modello elettJ.ico della membrana presentato nel paragrafo
misurati nella fibra muscolare della rana (potenziale di
precedente, ossia che la membrana abbia una conduttanza
membrana -90 m V) sono indicati nella tabella 2.11.
24 volte più alta per il potassio che per il sodio. In realtà,
Valori più elevati, fino a 100-200 picomoli/cm2s, sono
conduttanza e pe1meabilità non sono grandezze equivalenti
stati trovati nell'assone gigante. L'esistenza di un flusso
(inserto 3). La resistenza effettiva della membrana dipende
bidirezionale di sodio attraverso la membrana cellulare,
dal numero di ioni presenti nel suo spessore. Quando il
segnala che il sodio si muove anche dall'interno verso
campo elettlico ha lo stesso senso del gradiente di concen-
l'esterno contro un gradiente elettrochimico di 150 (-90
trazione, la membrana si arricchisce di ioni e trasporta più
+ 60) mV; questo flusso non può che essere dovuto ad
con·ente, il contrario accade quando il campo elettrico è
un trasp01to attivo.
opposto al gradiente chimico. La resistenza effettiva è dun-
Noti i flussi di K+ e diNa+ nella direzione in cui avven-
que inferiore nel primo.caso 1ispetto al secondo.
gono per diffusione passiva, si può stimare la permeabi-
In definitiva, il potenziale di membrana rappresentereb-
lità della membrana per i due ioni. La permeabilità, cioè
be la risultante delle forze elettromotrici esercitate da
la facilità con cui una specie ionica diffonde attraverso
due soluzioni di composizione diversa, i liquidi intra-
la membrana, dipende sia dalla concentrazione sia dal
ed extracellulari, separati da una membrana 75 volte più
campo elettrico (inserto 2) ed è esprimibile come
permeabile al potassio che al sodio. Il basso valore del
rapporto tra P Na e P K• rende anche conto del perché
variazioni anche notevoli della concentrazione extracel-
Tabella 2.11 - Flussi di sodio e potassio attraverso le membrane lulare del sodio non abbiano sensibili effetti sul poten-
di una fibra muscolare isolata, in condizioni di riposo. ziale di membrana, mentre è invece molto efficace, in
questo senso, ogni minima variazione della concentra-
concentrazione flusso concentrazione
interna (1 0'12 M/s·cm 2) esterna zione di K extracellulare (figura 2.5).

sodi o 9,2mM 120 mM POMPA SODIO-POTASSIO


r
potassio 140mM 2,5mM A controprova che il flusso di sodio dali' interno verso
l'esterno delle cellule è un fenomeno attivo, sostenuto

27
Eccitabilità cellulare

Inserto 3 - Permeabilità Nel caso della membrana, il termi-


e conduttanza I (diff) = -.zF D dC ' ne D (coefficiente di diffusione) è
dx assimilabile alla permeabilità.
e
I rapporti tra le due grandezze sono L'integrazione de !l'equazione di
ricavabili dall'equazione di Nemst-
I (diff) = -zF D dC Nernst-Plank conduce a
dx EF] cmt - ceste (-zFEIRT)
Planck che descrive l'addizione del
Se la mobilità e il campo elethico nel-
I =Pz2 __
moto diffusionale, dovuto all'agita- RT l- e (-zFEIRT)
zione termica, con ìl moto elettro- la membrana sono costanti, dV e dr;
foretico di uno ione in un campo e- possono essere sostituiti da E (poten- (equazione di Goldmann-
lettrico. ziale di membrana) e l (spessore della H odgkin-Katz)
Attraverso una membrana di spes- membrana)
L'equazione descrive come la cor-
sore l, il flusso diffusionale, flusso
I (el) = zlFu C E rente trasf erita da uno ione sia
massa, è esprimibile come
l uguale alla permeabilità per quello
M= -D dC che è la legge di Olun, in cui il termine ione moltiplicata per una funzione
dx z 2 Fu C non lineare del voltaggio. Nell'as-
sunto di f1ussi indipendenti nelle
dove D è il coefficiente di diffusio- l due direzioni, può essere divisa
rappresenta la conduttività equivalen- nelle due espressioni
ne e -dC 1·1 grad'1ente d'1 concentrazlO-
.
dx; te e mostra come la mobilità ionica e
ne, mentre il flusso imposto dal campo la concentrazione influenzano la con- I =PzFv C;,t
(ef/1) l - e""
elettrico a uno ione in un ambiente duttanza ionica in una membrana.
di concentrazione omogenea è e- La corrente totale di eleth·odiffusione, e
-
spresso da che somma i movimenti casuali dovu- I fmf/J - Pz Fv - c es/_,.
ti all'agitazione termica al moto retti- 1-e
dV zFE
M=-zuC - lineo lungo il campo elethico (se l'a-
dx dove v = - -
gitazione termica assomiglia ai salti di RT
dove z è la valenza, u la mobilità tma pulce. l'elettrodiffusione assomi-
glia ai salti di una pulce in una corren- Dalle due ultime espressioni può
dello ione nella membrana , C la
te d'aria) è espressa da essere ricavata la permeabilità P, una
.
concentraz1one e -dV 1'l grad.tente d'1 volta noto il flusso 10nico. Quando si
potenziale. dx
La densità di corrente corrispon-
I = -z F D( dC + z F C dV) riferisce a più specie ioniche e alla
condizione di stato stabile (I = 0),
dx RT dx
dente ai due flussi risulta moltipli- l'equazione, risolta per E, prende la
cando ciascun termine per zF (equazione di N~rnst-Planck) forma dell'equazione 2.13.

dal metabolismo cellulare, esperimenti successivi hanno


-20 dimostrato che esso può essere bloccato dagli inibitori
metabolici, come il dinitrofenolo o il cianuro, e ripristi-
> -40 nato poi per mezzo di un'iniezione endocellulare di sub-
.sca strati specifici, quali l'ATP e l'argininfosfato, capaci di
~ -60 riattivare il metabolismo al di là del blocco (figura 2.6).
.o Il f1usso del sodio in ingresso invece non subisce in-
E
~ -80
fluenza alcuna dagli inibitori, confermando così la sua
[Klest natura passiva.
Q) E = 58 log ---:;-ag Il meccanismo che pompa il sodio all'esterno delle cel-
'iii -100
';;i lule trasporta contemporaneamente il potassio verso
c o
~
g_ -120
Figura 2.5 - Il potenziale di membrana assume valori sempre
-140 meno negativi con il prog ressivo aumento della concentrazio-
ne extracellulare del potassio (cerchi vuott). Tali valori sono di
0,5 2 5 10 20 50 poco superiori a quelli del potenziale di equilibrio elettrochimi-
[K) mM co del potassio EK, calcolato mediante l'equazione di Nernst
est (linea spessa, T= 20°).

28
Capitolo 2- Origine del potenziale di membrana

no ATP ATP no ATP ATP


100 0,2 m M- DNP
50
30
l' ~~
70
.. 30

5 l . ..
o l ..•.. . .
.... v~
'
5 l ,...~, .:.
l.
. ' .
3 '! •
,.,......
2
~ 0#0~:.
o .................
~-....u...~~~.L...JICLJ..~-...L......J 10
50 100 150 200 250
o 20 40 60 BO 100
m in

Figura 2.6- L'efflusso di sodio della cellula si arresta quando il metabolismo ossidativo è bloccato dal dinitrofenolo (DNP) oppu-
re quando il preparato è depauperato di ATP (no ATP), ma riprende non appena I'ATP viene rifornito. Ciò prova che l'efflusso di
sodio è provocato dal lavoro di una pompa sostenuta dal metabolismo.

l'interno della cellula: infatti, quando la pompa viene corrente di diffusione del potassio. L'eguaglianza tra
bloccata dagli inibitori metabolici diminuisce anche I Na= - IK , che vale per una membrana priva di pompa
l'entrata di K+ nella cellula, mentre rimane indifferente (oppure dotata di una pompa 111) va cioè modificata in
il flusso di K+ in uscita. INa = - 1,5IK.
La pompa sodio-potassio è una proteina di membrana la Esprimendo le con-enti in te1mini di conduttanze e forze
cui fosforilazione, a spese dell' ATP, induce una trasfor- elettromotrici si ottiene nel primo caso (nessuna pompa
mazione sterica che determina l'espulsione di 3 ioni oppure pompa elettroneutra) l'equazione 2.17, e nel
Na+ e l'ingresso di 2 ioni K+. ATP e Na+ si legano alla secondo caso (pompa elettrogenica)
faccia interna della membrana, K+ e uabaina all'ester-
no. L'accoppiamento tra l'idrolisi deii'ATP e il trasporto [2.24]
ionico è reversibile. Se il liquido intracellulare è sosti-
tuito da una soluzione priva di sodio e di ATP, ma con- Risolvendo poi per Vm le equazioni 2.17 e 2.24 si può
tenente ADP, il forte gradiente suscita un flusso di Na stimare di quanto varia il potenziale di membrana pas-
verso l'interno, che muove la pompa in senso inverso e sando da una condizione ali 'altra.
le fa cedere fosforo che trasforma l'AD P in ATP. Nel caso della pompa elettroneutra, dali 'equazione 2.17
In un primo tempo si ritenne che la pompa operasse uno si ricava
scambio paritetico, perciò elettricamente neutro, traNa+ g ,,E,v., + gKEK
e K+. Questa convinzione nasceva dal fatto che l'anesto V,, = [2.25]
g v,, + gK
della pompa non produce nell'assone di calamaro alte-
razioni apprezzabili dell'elettrogenesi. Successivamen- e, dividendo numeratore e denominatore per gNa
te, si appurò che in altri substrati il blocco della pompa E +& E
è immediatamente seguito da una depolarizzazione, a v.. = "'" g_\', 1\
___:::~::.lli..._....::._ [2.26)
indicare che la pompa, quando è attiva, genera una cor- l +gK
g ,\"n
rente iperpolarizzante. La presenza di questa capacità
elettrogenetica suggerisce che sussista una sproporzione Dati tm rappmto gN/gK = 24, ENa = 66 mV ed EK = -97
nel trasferimento di cariche in un verso rispetto ali 'al- mV, sarà, come atteso,
tro, in particolare che la pompa muova più sodio verso
l'esterno che potassio verso l'interno. In molti substrati
v. m
= 66 + 24. (-97) = -90• 5 m v [2.27]
il rapporto è di 3:2. La pompa asimmetrica si comporta l + 24
cioè come un generatore che produce, oltre alla quota di
scambio elettroneutra tra sodio e potassio (2 Na+ contro Nel caso della pompa elettrogenica 3/2, risolvendo in
2 K+), un eccesso di cariche positive (Na+) in uscita. modo analogo l'equazione 2.24, si ottiene
L'effetto dell'asimmetria può venire descritto valutando,
nel modo che segue, il valore che deve assumere il poten- V.- 66+36·(-97) -92,6mV [2.28]
ziale di membrana per garantire che INa sia pari a l ,5 IK· ,. - l + 36
Se la pompa sodio-potassio scambia 3 a 2, per mantene-
re lo stato stabile occone che anche le correnti passive L'introduzione della pompa 3/2 nel modello in esame
dei due ioni abbiano le stesse proporzioni, ossia che la produce quindi una modesta variazione del potenziale
corrente di diffusione del sodi o sia circa l ,5 volte la di membrana (figura 2.7) che diventa circa 2 mV più

29
Eccitabilità cellulare

® @

in
G out in
c out

E) v
9Na

Figura 2.7- Due modelli di membrana dotati, il primo (A), di una pompa elettroneutra e, il secondo (B ) , di una pompa elettro-
genica. In entrambi i casi è trascurato il contributo del cloro. In A i flussi di IK e di /Na• sia quelli che avvengono attraverso la
pompa sia quelli che scorrono nelle due conduttanze specifiche gK e 9Na• sono identici tra loro. In 8 , invece, la pompa trasferi-
sce una corrente di sodio 1,5 volte maggiore della corrente di potassio, e la stessa proporzione vale per le due correnti passive
di riequilibrio, ovvero in A sarà /Na = -IK e in 8 /Na = -1,5 IK. Per mantenere l'asimmetria delle correnti passive di riequilibrio, il
potenziale di membrana deve essere in 8 circa 2 mV più negativo che in A.

negativo (l 'opposto ovviamente si verifica quando la l'eccesso di sodio in uscita diventa infatti così grande da
pompa viene arrestata). Restando identici, nei due casi, richiedere, per poter essere elettricamente compensato, sia
sia ENa sia EK• questa variazione di V111 aumenta la fem un incremento della con·ente di diffusione del sodio, otte-
per il sodio (V111 - EN) da 156 a 158 mV e diminuisce la nuto aumentando la fem (66 - (- 11 O) = 176 mV), sia un
Jem per il potassio (V111- EJ<) da 7 a 5 mV, in modo che ora flusso di potassio diretto verso l'intemo, cioè contro gra-
!Na risulti 1,5 volte maggiore di IK. Nell'assone gigante diente di concentrazione, che è sostenuto dal rovesciarsi
l 'iperpolarizzazione dipendente dalla pompa è altrettanto della sua fem (-97 - (-11 O) = 13 m V). Tale regime di
ridotta ed è per questo sfhggita ai primi accertamenti, giu- scambi non può naturalmente durare che per brevi perio-
stificando l'idea della neutralità della pompa, ma in altri di , dato che prevede l'ingresso di potassio attraverso
substrati l'effetto è più consistente. entrambe le vie di scambio, quella attiva e quella passiva,
Anche uno scambio asi1m11etrico riesce dunque a mante- e conduce quindi a una progressiva modificazione della
nere lo stato stabile, sia dal punto di vista elettrico (poten- concentrazione del K intracellulare. L'attività della pom-
ziale di membrana costante) sia dal punto di vista degli pa dipende anche dal voltaggio di membrana: a parità di
scambi di materia (concentrazioni intracellulari costanti). [Na+]int• essa aumenta con la depolarizzazione, fino a
La presenza di uno scambio asimmetrico, d'altra parte, un massimo intorno a O mV. Attraverso queste regola-
rende il potenziale di membrana dipendente dalla velo- zioni, la pompa tende dunque a mantenere costanti sia
cità di funzionamento della pompa. Se ad ogni giro [Na+hnt sia il potenziale di membrana. Il regime della
della pompa viene espulsa una carica in esubero, quanto pompa è influenzato anche dagli ormoni corticosurrena-
più alto è il numero dei giri al secondo tanto maggiore è li mineraloattivi (a ldosterone), che ne incrementano
il numero di cariche al secondo in uscita (la con·ente) e, l'efficienza, favorendo l'ingresso diNa+ nella cellula e
di conseguenza, il livello dell'iperpolarizzazione. farmaci quali i glicosidi cardioattivi (come uabaina e
L'efficienza della pompa sodio-potassio dipende da digossina) che invece la rallentano. Nelle cellule eccita-
numerosi fattori. La pompa è molto sensibile alle varia- bili, la funzione della pompa sodio-potassio è, in defini-
zioni della concentrazione intracellulare del sodio e ac- tiva, quella di garantire il mantenimento delle grandi
celera la sua azione in misura proporzionale all'eccesso differenze di concentrazione esistenti ai due lati della
di [Na+] int· Quando viene stimolata "caricando" la cel- membrana cellulare opponendosi, con il suo trasporto,
lula di Na+, la sua attività elettrogenica può diventare ai flussi passivi di sodio e di potassio. Quando venga a
tanto intensa da iperpo larizzare la membrana al di sotto mancare il lavoro della pompa, le differenze di concen-
del potenziale di equilibrio per il potassio (per esempio, trazione transmembrana si riducono lentamente per il
-Il O mV). Quando la pompa viene f01temente accelerata, diffondersi, non più compensato, di K+ verso l'esterno e
30
Capitolo 2 - Origine del potenziale di membrana

di Na+ verso l'interno e soltanto dopo qualche ora si che più importanti: Na+, K+ e CI-. Ognuna delle batterie
evidenziano modificazioni significative del potenziale ha, in seriet una resistenza che esprime il reciproco
di riposo e dei fenomeni dell'eccitabilità. Per i tessuti della conduttanza della membrana per ogni io ne:
eccitabili la pompa per il sodio-potassio riveste quindi il gNa• gK e gC/. In parallelo va aggiunto il braccio capaci-
molo di un meccanismo di base, necessario al manteni- tativo, fin qui omesso perché senza importanza nella
mento dello stato stazionario, così come lo sono l'ap- genesi del potenziale di membrana e, in generale, in
porto di ossigeno e la sintesi proteica, ma che non è tutte le situazioni di stato stazionario. EK, Ec1 ed ENa
immediatamente coinvolto nella genesi di segnali ner- sono i valori dei potenziali di equilibrio elettrochimico
vosi e muscolari. Negli epiteli di trasporto, tubuli renali, per i tre ioni ed esprimono l'energia potenziale "sprigio-
mucosa intestinale, ghiandole esocrine, la Na-K ATPasi nabile" da ogni ione, date le sue differenti concentrazio-
è il principale "motore" dei flussi di ioni, di acqua e ni intra- ed extracellulari.
anche di composti organici come il glucosio. Il potenziale V ai capi del circuito ha un valore intennedio
tra EK ed ENa• tanto più vicino all'uno o all'altro quanto
CONCLUSIONI minore è la resistenza relativa a quella specie ionica (figura
2.3). Ciò si comprende facilmente, quando si considerino le
Il valore del potenziale di membrana dipende dall'esi- situazioni limite. Se 1/gK e llgc1 fossero infinite e 1/gNa
stenza di dislivelli energetici relativi alle diverse specie fosse uguale a zero, V sarebbe uguale a ENa· Oppure se
ioniche presenti nelle due fasi intra- ed extracellulare, 1/gNa e 11gc1 fossero infinite e 1/gK fosse uguale a zero,
nonché dai caratteri specifici della permeabilità della allora V sarebbe uguale a EK. Fatte queste premesse, si
membrana agli ioni medesimi. Il dislivello energetico ripropone la possibilità che il potenziale di membrana
tra i due lati della membrana si può esprimere, trattan- possa modificarsi, anche in modo sostanziale, in seguito
dosi di ioni, come differenza di potenziale e le diverse a variazioni della conduttanza della membrana agli ioni.
permeabilità come conduttanze della membrana per la Va infine menzionato che il modello di membrana sopra
corrente trasportata da ogni singola specie ionica. Il esposto è senz'altro impe1fetto e approssimato. Esso tiene
semplice modello elettrico derivato dagli esperimenti di conto, in pratica, soltanto delle due specie ioniche quanti-
stimo lazio ne del! 'assone risulta così arricchito dalla tativamente più rappresentate e sicuramente responsabili
presenza delle "batterie" che sostengono il potenziale di del grosso degli effetti descritti; relega il cloro a un molo
riposo della membrana cellulare, dalla pompa sedie- completamente passivo e trascura gli altri ioni diffusibili,
potassio e da una descrizione più precisa degli elementi H+, oH-, HCo3-, ca++ e Mg, le cui concentrazioni intra-
resistivi del circuito, rappresentati da tre sistemi indi- ed extracellulari non sono in equiliblio, e per il movimen-
pendenti di conduttanze ioniche. La membrana si può to dei quali è necessario postulare meccanismi di traspmto
ora rappresentare come un circuito elettrico fornito da attivo. Dato che si mantiene lo stato stazionario, i loro
tre batterie poste in parallelo, espressione, ciascuna, flussi netti attraverso la membrana devono essere, ad ogni
della forza elettromotrice erogabile dalle tre specie ioni- modo, uguali a zero.

31
Potenziale d'azione
3 Fausto Baldissera

Risposte attive della membrana assonica Comportamento della membrana


Esperimenti di blocco del voltaggio durante il potenziale d'azione
· Natura delle correnti ioniche Refrattarietà assoluta e relativa.
Corrente di sodio Accomodazione. Soglia
Corrente di potassio Propagazione dell'impulso nervoso
Curva voltaggio-corrente Propagazione con decremento dei segnal i elettrici lungo
la membrana cellulare
Stima delle variazioni della conduttanza di membrana Propagazione del potenziale d'azwne lungo la membrana
al sodio e al potassio generanti le correnti relative dell'assone
Inatti\azione della conduttanza al sodio

RISPOSTE ATTIVE Trattandosi di correnti ioniche, si deve tenere presente


DELLA MEMBRANA ASSONI CA che il movimento di uno ione dipende sia dalla differen-
za di potenziale elettrico tra i due lati della membrana,
Il potenziale d'azione è la risposta che la membrana ~'~' che esprime l 'attività di tutte le specie ioni che che
delle cellule eccitabili sviluppa quando il suo potenziale possono scambiarsi, sia dalla differenza di potenziale
viene portato al livello soglia. Il modello di membrana chimico dello ione nelle soluzioni intra- ed extracellula-
cellulare deducibile dagli esperimenti riferiti finora non ri. Per poter valutare la forza elettromotrice netta, che è
fornisce risposte diverse da quelle passive che la mem- uguale alla differenza tra le due forze, elettrica e chimi-
brana manifesta nell'ambito sottoliminare: per interpre- ca, occorre che le grandezze da sommare siano rese
tare il meccanismo che genera il potenziale d'azione omogenee, mediante l'equazione di Nemst che trasfor-
occorre quindi progredire nell'analisi sperimentale. Lo ma la differenza di potenziale chimico tra due soluzio-
sviluppo del potenziale d 'azione deve dipendere dalla ni nella differenza di potenziale elettrico equivalente
generazione di corrente da parte della membrana; nel (Ei01/ La forza elettromotrice (fem) netta che spinge
capitolo precedente si è messo in evidenza come l'energia uno ione a muoversi attraverso la membrana è quindi
potenziale accumulata ai lati della membrana possa gene- uguale a V111 - Eion (figura 3.1), e la conduttanza della
rare corrente elettrica in seguito a variazioni della pemlea- membrana per quello ione (gi 011 ) può dunque essere
bilità ionica della membrana stessa. Per riconoscere gli espressa come
ioni che traspmtano la corrente, occorre applicare le leggi _ corrente trasportata dallo ione 11.011
generali che regolano il flusso delle correnti ioniche e, per gian - forza elettromotrice dello ione = [3.1]
ogni specie ionica che si ritiene possa essere coinvolta, V,"- Eion
verificare se vi sia o meno coerenza tra quanto ipotizzato Se si considera l 'assone gigante del calamaro, per il
e i dati sperimentali. I rapp01ti tra le grandezze fondamen- quale ENa = +50 mV, la fem del sodio sarà, per vari
tali di ogni circuito elettrico, corrente, voltaggio e resi- valori di V111
stenza, sono descritti dalla legge di Ohm
-70 fem perNa (-70) -(+50) = -120
forza elettromotrice
corrente=-=------ -- - o o - (+50)= -50
resistenza +50 (+50)- (+50)= o
ovvero +60 (+60) - (+50)= +IO
.
reststenza forza elettromotrice
= .:..__ _ _ _ _ __
corrente Durante lo svolgersi del potenziale d'azione, dei termini
ovvero dell'equazione è noto, per ogni ione, soltanto il denomi-
corrente
conduttanza = - - - - - - - - natore (V111 - Ei011), mentre non vi è alcuna indicazione
forza elettromotrice del valore che assumono gion e lion · Ciò non pennette di

32


'
Capitolo 3 - Potenziale d'azione

decidere se le variazioni di potenziale registrate dipen- 90mV


dano da variazioni di gion' di Iion o di entrambe, né è
deducibile quali specie ioniche, tra quelle presenti, sia-
interno •
-~+gradiente esterno

no coinvolte nel fenomeno. <] ~ elettrico (90 mV)

Na+
Per raccogliere informazioni su eventuali variazioni della
conduttanza di membrana e sulle relative correnti ioniche,
è stato necessario sviluppare il metodo sperimentale che Na+ m""" ootto (150mV)
va sotto il nome di voltage clamp (blocco del voltaggio).
<] ~-
~ gradiente

Esperimenti di blocco del voltaggio ~ di concentrazione (:ENa =60 mV)

Il voltage clamp consiste nel mantenere costante il de- Figura 3.1 - Il sodio viene spinto a entrare nella cellula sia
nominatore (V111 - E;011 ) dell'equazione mentre si regi- dalla differenza di potenziale chimico sia dalla differenza di
strano le variazioni di Iiow Noti questi due termini del- potenziale elettrico {90 mV) esistenti tra un lato e l'altro della
l'equazione, gian diventa facilmente calcolabile. Il pro- membrana. Se, mediante l'equazione di Nernst, si trasforma
cesso consiste nel fissare il potenziale di membrana a la differenza di potenziale chimico nel valore elettrico equiva-
un livello desiderato, attraverso l 'iniezione di una cor- lente (circa 60 mV), le due forze possono venire sommate a
dare la forza elettromotrice totale (150 mV).
rente estrinseca, e nel mantenerlo poi a quel livello ini-
bendo la naturale tendenza della membrana a sviluppare potenziale di membrana V, 11 = -60 mV, misurato dagli
un potenziale d'azione. Concettualmente, questo artifi- elettrodi registranti, viene paragonato a un valore pre-
zio equivale a mantenere costante la temperatura di un scelto v_'(. Si irrunagini di avere scelto v_'( = -40 mV e di av-
ambiente con un termostato e a dedurre l'entità delle viare il dispositivo. L'esistenza di una differenza (v_'(- V111 )
perdite di calore misurando il consumo di combustibile +O provoca l'erogazione di corrente, attraverso gli elet-
necessario a compensarle. trodi stimolanti, di intensità proporzionale alla differen-
Per il voltage clamp si utilizza l'arrangiamento speri- za medesima e di direzione tale da muovere V,11 verso il
mentale schematizzato nella figura 3.2; sono richieste valore Vx, in questo caso dall'interno verso l'esterno,
due coppie di elettrodi: una per registrare il potenziale perché V,n è più negativo di Vx. La corrente continua a
di membrana; l'altra per fornire le correnti necessarie a fluire finché il potenziale non diventa uguale al livello
mantenere il potenziale bloccato a un livello costante. prescelto, cioè finché vm- v_'(= o.
Questo risultato è ottenuto attraverso le seguenti opera- A -40 m V si è superata la soglia, e in condizioni norma-
zioni, eseguite automaticamente da circuiti elettronici. Il li si svilupperebbe la fase ascendente del potenziale d'a-

potenziale
di riferimento

bagno
di perfusione

,_....
corrente

assone

Figura 3.2- Schema del circuito per operare il blocco del voltaggio (voltage c/amp). L'esistenza di una differenza tra il potenzia-
le di membrana Vm e il potenziale di riferimento Vx fa erogare dallo stimolato re una corrente che, iniettata nella membrana, ne
sposta il potenziale verso Vx

33
Eccitabilità cellulare

zione. Sotto clamp, invece, il potenziale non può variare bifasica, all'inizio diretta ali ' interno e poi verso l 'ester-
perché ogni tendenza di V111 a discostarsi dal valore V.~: no (figu ra 3.3 B), e l'ampiezza di entrambe le compo-
per effetto. di correnti sviluppate dalla membrana è im- ·nenti varia ·in rapporto al voltaggio di membrana . .La
mediatamente corretta dall' erogazione di una corrente membrana dell ' assone può dunque generare correnti
da parte dello stimolatore. In ogni istante, la corrente elettriche i cui caratteri (direzione e ampiezza) sono
che esce dallo stimolatore è perciò uguale e di segno funzione del potenziale di membra na.
contrario rispetto alle correnti ioniche generate dalla
membrana: misurarla significa quindi avere un' immagi- Corrente di sodio
ne speculare, cioè di segno opposto, delle correnti di
membrana. Se si considera la legge di Ohm applicata alle correnti
Tutte queste considerazioni valgono a condizione che la ioniche, si riconosce facilmente che il segno, cioè la
membrana sia mantenuta al potenziale desiderato su direzione, della corrente cambia in relazione al segno
tutta la sua estensione. Se il voltaggio non è omogeneo, del termine V 117 - Eion' e che quando esso diventa uguale
ma è mantenuto a V.'( soltanto nella zona ove si registra a zero (Vm = Ei0 17 ), la corrente fio n si annulla. Si può
V111' parte della corrente generata dalla membrana dif- quindi tentare di individuare la natura degl i ioni che tra-
fonde verso le zone adiacenti, a potenziale più basso, e sportano le correnti di membrana variando il voltaggio
sfugge alla misura. Nell'assone gigante, la distribuzione del clamp finché si trova il valore al quale la corrente si
omogenea della corrente dello stimolatore su tutta la annulla. Quel valore deve coiTispondere a Eio/1'
membrana (space-clamp) si ottiene utilizzando brevi Nel caso della cotTente iniziale, che in teoria può deri-
segmenti di fibra ed e lettrodi a filo che ne percorrono vare sia da un flusso di cationi verso l' interno che da un
tutta la lunghezza. fl usso di anioni verso l' esterno de li 'assone, si è riscon-
trato che essa si annulla quando V111 di ve~ ta uguale a
NATURA ENa• calcolato con l'equazione di Nemst. E dunque le-
DELLE CORRENTI IONICHE gittimo ammettere che questa corrente sia trasportata
dagli ioni sodio. Concorda con questa interpretazione
La capacità della membrana di prodtme cotTenti in ri- anche il fatto che la con·ente si inverte per valori di V171
sposta alla depolarizzazione si può studiare bloccando il maggiori di ENa (mutamento del segno del denominato-
potenziale di membrana a tutti i livelli desiderati e regi- re Vm- Ei017 ) e che la coincidenza tra ENa e il potenziale
strando le con·enti che la membrana, mantenuta forzosa- di annullamento della corrente iniziale si mantiene an-
mente a potenziale costante, è in grado di erogare. che se ENa viene modificato (per esempio, alterando la
Quando la membrana dell'assone gigante viene depola- concentrazione extracellulare de l sod io). Portando il
rizzata da -60 (potenziale di riposo) a un livello ancora potenziale di membrana a O mV, in condizioni normali
sotto liminare (-50 m V), si sviluppa lentamente una cor- si sviluppa un'ampia corrente iniziale, diretta verso l'in-
rente diretta dall'interno all'esterno dell'assone (figura terno (figura 3.4, tracciato A); ma se si ripete il blocco a
3.3 A). Se la depolarizzazione è sopraliminare (da -60 a O m V dopo aver reso la concentrazione esterna del so-
O m V), la corrente generata dalla membrana diventa dio uguale a quella interna, sostituendo i 9/10 del sodio

potenziale d i membrana potenziale di membrana


-50 mV OmV
-60 mV r
corrente di membrana corrente d i membran a
, = ] -0,5 mAicm2
mAicm 2
+1 -

o- -
t esterno

-- --- ----- - - -- ~~~~~


+1-
l l l l l l l l l l l
o 2 4 6 8 10 12 ms o 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 ms
® ®
Figura 3.3 - Correnti sviluppate dalla membrana dell'assone gigante quando il voltaggio viene bloccato a -50 mV oppure a o
mV. A) A -50 mV la membrana sviluppa lentamente una tenue corrente diretta verso l'esterno. B) A O mV la corrente diretta
verso l'esterno si fa più intensa ed è preceduta da una transitoria corrente diretta in senso opposto.

34
Capitolo 3- Potenziale d'azione

extracellulare con un catione organico a cui la membra-


na sia impenneabile, la corrente iniziale scompare (trac- potenziale
ciato B). Se tutto il sodio estemo è sostituito, rovescian- di membrana
do il gradiente di concentrazione, la corrente iniziale si 60mV
capovolge (tracciato C).
La conente iniziale è dunque trasportata da un flusso di
ioni sodio diretti dall'estemo all'intemo della membrana,
che si sviluppa a seguito di un aumento della penneabilità
della membrana per il catione ed è sostenuto dal dislivello
energetico (~ 11 - EN0 ) esistente tra le due fasi.
correnti
Corrente di potassio di membrana

La corrente iniziale di sodio si sviluppa insieme a una


conente più tardiva, diretta verso l 'esterno, che può es-
sere isolata annullando la conente di sodio con l'accor- 1 mA/om~
gimento appena desclitto: quando V117 = ENa• la membra-
na genera soltanto la cotTente tardiva.
Riconoscere la natura della corrente tardiva non è stato
altrettanto semplice che isolarla. Poiché la corrente tar-
diva aumenta progressivamente all'innalzarsi del vol- corrente di sodio
taggio, il potenziale di equilibrio per la specie ionica che
trasporta questa corrente deve essere più negativo del
potenziale di riposo. Il clamp in direzione iperpolariz-
zante non è però di molto aiuto perché con l'iperpola- ms-
rizzazione la membrana cessa di erogare corrente e si Figura 3.4- La corrente iniziale diretta verso l'interno (tracciato A),
compm1a come un oggetto passivo. Il problema è stato che è generata dalla membrana quando il potenziale viene blocca-
risolto sfruttando la caratteristica della corrente tardiva to a O mV; scompare (tracciato B) se la concentrazione del sodio
di spegnersi, al cessare del blocco, con la stessa lentez- extracellulare viene resa uguale alla concentrazione intracellulare.
za con cui si è instaurata all'inizio di questo. Ciò ha per- In queste condizioni la forza elettromotrice per il sodio è uguale a
messo di detetminare il potenziale di equilibrio per la zero, perché sia la differenza di potenziale sia la differenza di con-
centrazione sono state annullate. Se tutto il sodio extracellulare
corrente postuma, operando due clamp successivi: il
viene sostituito, capovolgendo il gradiente di concentrazione per
primo depolatizzante, per suscitare la corrente; il secon- questo ione, anche la corrente iniziale si inverte (tracciato C). Tutto
do a valori più negativi del potenziale di riposo, per ciò indica che la corrente in questione è trasportata dagli ioni sodio.
visualizzare gli effetti che l'iperpolarizzazione produce La sottrazione del tracciato B dal tracciato A permette di disegnare
sulla coda della corrente medesima. La cotTente postu- il decorso temporale della corrente di Na (grafico in basso, A-B).
ma rimane diretta all'estemo se il secondo clamp scende
a -67 mV, si annulla quando il clamp arriva a circa -70
potenziale
rnV e si inverte per valori più negativi, -74, -81 mV di membrana
(figura 3.5). Per questa corrente, E;011 è uguale a -72 m V,
molto prossimo dunque a EK nell'assone gigante. +24
Le due cotTenti di Na+ e di K+ sono anche separabili, .,;n n
..::J L___ -60
mediante il blocco selettivo, operato con mezzi farma-
cologici, dell'una o dell'altra conduttanza (figura 3.6).
+24
La tetrodotossina (TTX) è un veleno estratto dal pesce
palla che blocca la conduttanza per il sodio quando viene ~-67
applicato in concentrazioni nanomolari all'estemo della
membrana. La sostanza che blocca selettivamente la con- +24
duttanza per il potassio è il tetraetilammonio (TEA).
~-74
Figura 3.5 - Alla fine di un voltage c/amp la corrente tardiva
diretta verso l'esterno si annulla lentamente (tracciati della +24
prima riga). Se, dopo il blocco, il voltaggio viene portato a
valori più negativi del potenziale di riposo (tracciati delle righe ~-81
successive), la "coda" di corrente si inverte quando si supera
il potenziale di equilibrio elettrochimico del potassio. ms ms

35
Eccitab ilità cellu lare

potenziale di membrana Curva voltaggio-corrente


'
I rapporti tra .il voltaggio di membrana e le correnti ioni-
correnti di membrana che prodotte dalla membrana attiva sono riassunti nella
curva voltaggio-conente (figura 3.7). Nel grafico sono
riportati in ordinata i valori massimi che !Na e IK rag-
soluzione giungono quando il voltaggio di membrana viene bloc-
fisiologica cato ai valori indicati sull'ascissa. Per il sodio il valore
corrisponde al picco della corrente iniziale, per il potas-
sio al valore finale della corrente tardiva. Negli istanti
immediatamente successivi alla depolarizzazione, la cor-
rente di sodio è depolarizzante e tende a trasferire vm
verso ENa·
Quando V= E Na• la corrente cessa e si inverte a voltag-
gi ancor più positivi. La con·ente di potassio agisce in
modo che, una volta esauritasi la corrente iniziale, la
nx membrana tenda a ritornare al potenziale di riposo. A
tutti i voltaggi più positivi di quello di riposo si svilup-
TEA + TTX pa infatti una corrente iperpolarizzante di potassio, di
l l
intensità proporzionale alla depolarizzazione (curva IK
o 5 10 15 ms sulla figma), che al cessare del clamp continua a scotTe-
re finché V111 non ritorna al valore di riposo.
Figura 3.6 - Le correnti di sodio e di potassio indotte dalla La corrente di sodio si comporta in modo differente.
depolarizzazione possono venire selettivamente abolite da Nel tratto tra A e B la curva ha una pendenza negativa:
sostanze che bloccano i rispettivi canali ionici. Il tetraetilam- la corrente infatti cresce malgrado il progressivo ridursi
monio (TEA) elimina la corrente tardiva di potassio, mentre la della fem, V111 - ENa· Ciò è dovuto al concomitante g ran-
tetrodotossina (TTX) sopprime la corrente iniziale di sodio. La
de incremento del valore di picco di gNa· Oltrepassato il
reattività di membrana è completamente perduta quando le
due sostanze sono associate (TEA + TTX).
punto B, il valore di picco di gNa si mantiene costante e
! Na varia quindi proporzionalmente al valore di vm - ENa·

STIMA DELLE VARIAZIONI


DELLA CONDUTTANZA
DI MEMBRANA AL SODIO
E AL POTASSIO GENERANTI
LE CORRENTI RELATIVE
Una volta riconosciuto il decorso temporale delle cor-
renti trasportate rispettivamente dagli ioni sodio e po-
tassio, è possibile calcolare il valore delle variazioni di
conduttanza della me mbrana che le hanno generate.
Infatti, a ogni istante
! ,,
A 100 g = "'' (3.2]
Na VJclamp}- ENa
potenziale
di membrana (mV)
gK-
- IK
V,,/clamp)- EK
I risultati di questi calcoli indicano che:
l) sia gNa sia gK aumentano . . in modo propo rzionale
al! 'entità della depolanzzaz10ne (conduttanze voltag-
Figura 3.7 - Curve corrente-voltaggio della membrana asso-
nica. L'ampiezza al picco della corrente di sodio e l'ampiezza
gio-dipendenti);
finale della corrente di potassio variano in funzione del voltag- 2) l'aumento di gNa e di gK non è istantaneo, ma segue
gio di membrana, rispettivamente secondo le curve /Na e IK. con velocità diversa, 1~aggiore per gNa che per gK, la
La crescita di JK è continua, mentre /Na cresce tra -50 e -20 variazione del potenztale (conduttanze tempo-dipen-
mV, poi diminuisce e intorno a +50 mV si inverte. denti);

36
Capitolo 3- Potenziale d'azione

·100 ·80 +60


potenziale di membrana (m V)

Figura 3.8- Variazioni della conduttanza di membrana per il sodio [9Na (A) e 9Na(l)] e per il potassio (gK) in funzione del poten-
ziale di membrana. La conduttanza per il sodio è sottoposta a due controlli, entrambi voltaggio-dipendenti, che agiscono in
maniera reciproca: 9Na aumenta per effetto del controllo A, ma diminuisce per effetto del controllo l. Il valore delle conduttanze,
in ordinata, è espresso in termini relativi ai massimi rispettivi.

3) l'aumento di gNa è transitorio, l'aumento di gK si mi di controllo (porte), entrambi dipendenti, ma in mo-


mantiene nel tempo. do opposto, dal potenziale.
Il controllo del canale del sodio da parte di una potta A,
La figura 3.8 illustra come variano, in funzione del di attivazione, e di una porta I, di inattivazione, può
potenziale di membrana, le conduttanze per il sodio, di immaginarsi nel modo seguente: l'apertura della porta
cui è indicato il valore al picco, e per il potassio, di cui A, che a riposo è chiusa, avviene con velocità elevata ed
è indicato il valore fina le, nell'assone gigante. La gK è proporzionale alla depolarizzazione della membrana;
inizia a crescere non appena il potenziale supera, muo- è l'evento responsabile dell'instaurarsi di INa in risposta
vendosi verso la positività, -60 m V, mentre gNa si apre alla depolarizzazione.
intorno a -40 m V. Entrambe le conduttanze raggiungono La porta I, invece, è apetta al potenziale di riposo, e si
il massimo quando il voltaggio supera lo zero. S i posso- chiude con la progressiva depolarizzazione della mem-
no interpretare le variazioni di gK e di gNa in termini brana. La sua velocità di chiusura è minore della velo-
meccanicistici, assumendo che la membrana sia fornita cità di apertura della porta A: ne deriva che, in risposta
di pori o canali specifici per gli ioni sodio e potassio, a una depolarizzazione, il flusso ionico attraverso il
dotati di "porte" che controllino il transito degli ioni. canale del N a+ viene prima facilitato - la porta A si apre
Tale controllo, che si può presumere avvenga regolando il velocemente mentre la pmta I è ancora apett a - e poi
grado di apertura delle pmte, è comandato dal potenziale bloccato dal chiudersi della porta I, malgrado la A sia
di membrana. Le pmte hanno una cetta inerzia, diversa ora spalancata.
per i diversi canali e, dopo ogni comando, passa del tem- La chiusura della porta I, definita come "inattivazione
po prima che ciascuna raggiunga la nuova posizione. di gNa" è documentata nella figura 3.9, nella quale sono
riportate le correnti generate da un clamp a due gradini,
il primo da -60 a -52 mV e, il secondo, da -52 a- 16mV,
Inattivazione applicato dopo vari tempi di stazionamento al valore
della conduttanza al sodio intermedio di -52 mV. Si può notare come la/No• indotta
dal secondo gradino, si riduca con l'aumento della per-
Un aspetto peculiare che differenzia le variazioni di gNa manenza a -52 mV, malgrado l'ampiezza del secondo
dalle variazioni di gK è la loro breve durata: m algrado il gradino rimanga identica in hltte le prove. Quanto più
voltaggio venga mantenuto costante, il flusso di !Na si lungo è il periodo trascorso a -52 mV, tanto maggiore
attenua e si spegne entro 1-2 ms. Questa proprietà deri- agio ha avuto la potta I, a dinamica lenta, di procedere
va dal fatto che il canale per il Na+ è dotato di due siste- verso la chiusura.

37
Eccitabilità cellulare

potenziale d i membrana corrente di membrana intermedio ha valori più positivi di quello di riposo, I Na
(m V) (mA/cm2)
diminuisce tino .a scomparire. L'inattivazione della con-
J -16 corrente
disodio
~f
_V_
duttanza al sodio è dunque un processo indipendente
dal processo di attivazione, ma come quello correlato
-60 sia con il tempo che con il voltaggio. La voltaggio-di-
r - - ·16 pendenza dell 'inattivazione è descritta dalla curva (l)
-60 _)-52 della figura 3.8, che indica la frazione di gNa attiva ai va-
lori di voltaggio indicati sull 'ascissa.
-16 L'attivazione è massima, ossia la porta l è completa-
-60 ~ mente aperta, al di sotto di -90 mV e diventa nulla (la
porta I è chiusa) se il potenziale è mantenuto per qual-
-16 che millisecondo a -20 mV. A stato stazionari o, i due
-60~ controlli A e l della conduttanza per il sodio sono dun-
que aperti entrambi soltanto nello stretto ambito com-
-16 preso tra -40 e -20 mV e per una piccola frazio ne della
-60~ loro massima capacità.
La possibilità di transito del sodio dopo una depolariz-
~-16 zazione dipende, dunque, principalmente dalla diversa

-60
2
-------_...,J l
velocità con cui i due processi seguono le variazioni di
V111 : velocità che è più elevata per l'attivazione e più
bassa per l' inattivazione.
l
ms ms

Figura 3.9 - La corrente di sodio suscitata da una depolariz- COMPORTAMENTO


zazione (da -60 a -16 mV) diminuisce di ampiezza se il poten- DELLA MEMBRANA DURANTE
ziale di membrana è mantenuto per qualche millisecondo al IL POTENZIALE D'AZIONE
valore intermedio di -52 mV. L'effetto è dovuto alla chiusura
della "porta l" del canale per il sodio. Dopo gli esperimenti di voltage c!amp, il modello elet-
trico della membrana deve essere aggiornato per tener
conto che le due conduttanze, gNa e gK, possono modi-
ficarsi. Nella figura l dell'inserto l , le due resistenze
aumento 1/gNa e 1/gK sono state quindi sostituite da due poten-
di 9Na
ziometri, resistenze variabili , aggiungendo il simbolo
della freccia . Le proprietà di questo modello possono
venire così riassunte. In condizioni di riposo, dalle due
batterie E K e E Na vengono erogate due correnti identi-
ciclo che tra loro, e compensate dall'attività della pompa Na-K,
depolarizzazione di Hodgkin che garantiscono il mantenimento di V111 a riposo
[3 .3]
e

corrente d i Na
[3.4]
(se Vm< ENal
Se la membrana viene depolarizzata, sia gNa che gK
aumentano. Di conseguenza, la corrente di soclio fl uisce
Figura 3.1O -Ciclo di Hodgkin. dall 'esterno verso l' interno lungo gNa e tende a caricare
positivamente la piastra interna del condensatore, cioè a
depolarizzare ulteriormente la membrana. L'aumento di
gK induce un flusso di potassio, IK, in di rezione interno-
esterno che tende invece a rendere più negativa la faccia
interna del condensatore, cioè a iperpolarizzare la mem-
Se si ripete il e/amp verso -16 m V, passando attraverso brana, opponendosi allo stimolo che l ' ha attivata.
altri valori intermedi de l potenziale, si riscontra che
l'ampiezza della corrente di sodio varia in relazione al Può creare perplessità l'affermazione che la corrente di sod io, che è
diretta verso l ' in tem o, produce una depolarizzazione, essendosi in
valore di questi ultimi. Se V111 viene mantenuto a voltag- precedenza affermato che le correnti depolarizzanti e sti molanti
gi più negativi del potenziale di riposo, /Na sviluppata sono quelle che a ttraversano la membrana dall'interno all'esterno.
dal secondo gradino diventa più ampia; se il voltaggio L'apparente contraddizione si chiarisce se si considera l'analogia

-
38
Capitolo 3- Potenziale d'azione

~~canale

-(ç'"'' +40 d

Figura 3.11 - Variazioni del grado di apertura delle "porte" A e l del canale per il sodio durante lo sviluppo del potenziale di
azione.

esistente tra la membrana che viene depolarizzata da un elettrodo elementare: le conenti ioniche, infatti, dipendono da V111
stimolante intracellulare e la membrana depolarizzata da /No durante e da gion e a sua volta gion dipende da V1w Dal momento
il potenziale d'azione (figura 3.13 A). Va ricordato che la corrente
in cui modifica il potenziale di membrana, ogni conente
fluisce sempre attraverso un circuito (inserto 2 capito lo l) e che
quindi, in tutti e due i casi, la corrente attraversa la membrana due retro agisce su entrambi i fattori che la producono (Vm e
volte. Nel primo caso le cariche positive entrano nella cellula attra- g;011 ), ma la retroazione non è immediata, perché i rap-
verso l'elettrodo, nel secondo caso entrano attraverso i canali del porti temporali tra vm e g ion sono complessi e diversi
sodio aperti. In entrambe le situazioni le cariche fhoriescono attra- per le diverse conduttanze ioniche.
verso l'utilizzatore, rappresentato dalle porzioni di membrana circo-
stanti al punto di ingresso, attraverso conduttanze aspecifiche e qui
si verifica la depolarizzazione. Quando si afferma che la corrente Refrattarietà assoluta e relativa.
selettivamente trasportata dal sodio è "diretta verso l'interno" si dice Accomodazione. Soglia
dunque una cosa vera, ma s i descrive il transito di corrente soltanto
nella porzione del circuito costituita da gNo·
Le proprietà dei sistemi di controllo di gNa e gK rendo-
Quando lo stimolo riesce a depolarizzare la membrana no conto di certe peculiarità ben note, ma inspiegate
al di sopra della soglia, si innescano i seguenti processi. prima delle analisi intracellulari, della risposta delle
La conduttanza della membrana per il Na+ aumenta membrane eccitabili agli stimoli elettrici.
rapidamente e la corrente di sodio generata dall'aumen-
to di gNa depolarizza ulterionnente la membrana. Refrattarietà assoluta -La dipendenza della posizione
Ciò incrementa ancor più gNa• innescando una dinamica della porta di inattivazione del canale del sodio dal vol-
di retroazione (feedback) positiva, il "ciclo di Hodgkin", taggio di membrana spiega il fenomeno detto refratta-
che rende conto del! 'esp losiva depolarizzazione della rietà assoluta: se si tenta di stimolare la membrana nella
membrana durante la fase ascendente del potenziale fase di caduta del potenziale a punta, non si riesce ad
d ' azione (figura 3 . l O). Il processo, che teoricamente avere successo per quanto si aumenti l'intensità della
potrebbe proseguire fino a che si raggiunge ENa• si arre- conente. Si comprende l'origine della refrattarietà asso-
sta invece più precocemente, perché nel frattempo si luta se si considera che per riattivare il transito attraver-
manifestano gli altri due eventi secondari alla depolariz- so il canale del sodio occorre attendere che la porta I,
zazione, più lenti del primo, ossia l ' inattivazione di che si chiude in coincidenza con il picco del potenziale,
gNae l'aumento di gK I due processi, annullando INa il si riapra in seguito alla ripolarizzazione della membra-
primo e incrementando contemporaneamente I K il se- na. Un grado di apertura sufficiente a permettere una
condo, agiscono nel senso di riportare il potenziale di nuova tisposta attiva è raggiunto soltanto in corrisponden-
membrana verso valori negativi, addirittura inferiori a za delle ultime fasi della ripolarizzazione (figura 3.11,
quello di riposo a causa del prolungarsi di IK, non più bi- punto f). La membrana ha qui riacquistato l'eccitabilità;
lanciata da I Na· Infine, anche I K si esaurisce e la mem- tuttavia, poiché l'apettura del canale è ancora incomple-
brana riacquista le condizioni di partenza. ta, il potenziale d' azione successivo risulta di dimensio-
La risposta fisiologica della membrana alla depolarizza- ni più ridotte: questa volta, infatti, la porta I impiega
zione, il potenziale d'azione, segue dunque un decorso minor tempo a richiudersi.
nel quale il valore del potenziale di membrana dipende,
istante per istante, dal bilancio delle due correnti I Na e Refrattarietà relativa - Al tennine del potenziale a pun-
IK. La relazione tra causa (e correnti di membrana) ed ta, mentre il canale per il sodio ha riacquistato la sua
effetto (variazioni del potenziale) non è una relazione conduttanza di riposo, prosegue il lento ritorno alla nor-

39
Eccitabilità cellulare

ma di gK. Come ripetutamente notato, le variazioni di la fase di refrattari età poshuna, i l voltaggio soglia rima-
gK seguono le variazioni di V111 con notevole inerzia. Ne ne uguale rispetto alle condizioni di riposo, ma per rag-
segue che, una volta·esauritosi il potenziale a punta, una giungerlo occorre fornire quel tanto di corrente .in .pi ù
corrente necessario a compensare la presenza di IK

[3.5] PROPAGAZIONE
DELL'IMPULSO NERVOSO
continua a fluire, spegnendosi gradatamente man mano
che g K si riavvicina al suo valore di riposo. Nel soma Il potenziale d 'azione è l'unità elementare del codice di
dei neuroni, alla corrente di potassio, dello spike si ag- trasmissione delle informazioni tra neuroni. L'utilizza-
giunge un 'ulteriore corrente dovuta ali 'apertura di un zione di un codice fondato sulla modulazione di fre-
secondo canale per il potassio, la cui permeabilità è quenza di impulsi con caratteri "tutto-o-nulla" garanti-
controllata dalla [Ca++] intracellulare, gK (Ca). Le due sce che l'informazione possa essere trasferita a grande
correnti sono responsabili della fase di iperpolarizzazio- distanza, da un neurone all'altro o da un neurone ai
ne postuma e del fenomeno della refrattarietà relativa, muscoli, senza subire perdite. Il segnale del codice, il
cioè del fatto che se s i vuole stimolare una membrana potenziale d'azione, si rigenera infatti uguale a se stesso
durante l'iperpolarizzazione postuma occorrono stimoli lungo tutta la membrana delle fibre nervose. Altri se-
più intensi di quelli necessari a riposo. Infatti , per ecci- gnali elettrici non rigenerativi, per esempio i potenziali
tare la membrana occorre aggiungere alla corrente so- dei recettori o i potenziali postsinaptici, si propagano
glia una corrente uguale a I K nel momento della stimo- passivamente lungo la membrana attenuandosi fino a
lazione. scomparire entro qualche millimetro. È utile, peraltro,
considerare entrambe le modalità di propagazione, quel-
Accomodazione - La dinamica della porta I dà anche la passiva e quella autorigenerativa, per gli stretti rap-
ragione dell 'accomodazione, cioè del fatto che una cor- porti che tra esse intercoiTono.
rente, sufficiente a stimolare l'assone quando la sua
insorgenza è istantanea, non stimola più se viene fatta Propagazione con decremento
crescere lentamente. Infatti, in quest'ultima condizione dei segnali elettrici
si dà tempo alla potia I di richiudersi progressivamente
prima che la dinamica della porta A diventi operante.
lungo la membrana cellulare
Anche in questo caso, perché l'eccitabilità si ripristini, Le cellule nervose sono, in grandissima maggioranza,
occorre riportare il potenziale di membrana a riposo e elementi asimmetrici, con enorme prevalenza di una di-
riaprire così la porta l. mensione sull'altra. Simile struttura hanno anche le al-
tre cellule eccitabili, come le miocellule lisce e striate.
Soglia -Anche il concetto di soglia, riferito al potenzia- D 'altra patie, non httta la membrana cellulare gode del-
le di membrana, può essere approfondito utilizzando le le stesse proprietà funzional i: nelle cellule afferenti pri-
conoscenze ora a disposizione sulle dinamiche di con- marie, per esempio, il primo evento è l'eccitazione della
trollo della conduttanza al sodio. Il potenziale soglia terminazione recettoriale, da qui i segnali si propagano
( Vs) è, per definizione, quello per il quale la membrana verso il cervello. L'opposto avviene per i motoneuroni,
diventa, inarrestabilmente, generatrice della corrente la cui attività è generata nel soma dai comandi sinaptici
d'azione. Il valore di Vs è costante qualora si parta dalle che su di essi convergono da httto il sistema nervoso, e
condizioni di riposo. Ma se V111 è stato spostato dalle si propaga verso il muscolo.
condizioni di riposo, allora si può prevedere che, a È quindi riscontro comune che in limitate porzioni della
causa dei riaggiustamenti cui va incontro l'apertura membrana di molti neuroni si verifichino fenomeni elet-
delle due porte del canale del sodio (A e I), la membra- trici diversi dal potenziale d'azione. Per comprendere
na cambi la sua reattività. come questi eventi si distribuiscono lungo la membrana
È quanto accade durante l'accomodazione, nella fase di dei neuroni, è utile prendere in esame le risposte di una
refrattarietà assoluta, e in occasione della stimolazione cellula asimmetrica ali' iniezione localizzata di correnti
anodica di apertura. Il concetto di soglia può essere per- di forma, durata e intensità prestabilite.
tanto meglio precisato come quel voltaggio al quale la La sih1azione sperimentale è molto simile a quella della
dinamica dell'attivazione del sodio prevale su quella di figura 1.1. In un assone gigante si inseriscono nel punto
inattivazione e scatena il ciclo di Hodgkin. Questo vol- O una coppia di elettrodi, registrante e stimolante, e nei
taggio può avere valori d iversi da momento a momento, punti l, 2 e 3, a distanza crescente, altrettanti elettrodi
in rapporto alla posizio ne reciproca che hanno, nel! 'i- di registrazione. Quando attraverso l 'elettrodo stimolan-
stante, le due porte che controllano il canale del sodio. te si fa passare un impulso subliminare di corrente, la
Una volta definita la soglia in questi termini, è chiaro risposta registrata in O è quella tipica di un circuito RC.
che essa non è influenzata dalla dinamica di gK: durante Anche nei punti l, 2 e 3 la corrente iniettata produce

40
........
Capitolo 3 - Potenziale d'azione

Inserto 1 - Equazione
40-
di Hodgkin-Huxley
1\ Vm
Un approccio ngoroso, per verificare l \
la comspondenza tra 1 dati sperimen- 30-
tali ottenuti con tl vo/tage clamp e le
l \
dmam.iche ioniche che SI suppongono l \
coinvolte nella genesi del potenziale di
"'E l \ 115 mV
~ 20-
o
d.Zione, è stato quello adottato da AL .J::.
E
l \
Hodgkin e AF Huxley, i quali hanno E l \
espresso matemattcamente la dipen-
denza di gNa e di gK dal voltaggio e 10- l
dal tempo, così come è risultata dagli l
espenmenti e, dopo averla applicata al l

==--- -··.
modello elettnco di membrana (figura 0 ---~/~~--~~--------~==========~
1), hanno calcolato le variazioni della
conduttanza, delle con enti e del po- - -
EK
- -
'
- - - - :::=
,
== == ==
_ - - "12mV

tenziale in risposta a depolarizzazioru o 2 3 4


sopralimmari. tempo (ms) ---.

esterno Figura 2 - Vanaz1om del potenziale d1 membrana, d1 9Na e d1 gK• durante 11 potenziale
d'az1one calcolato con l'equaziOne d1 Hodgk1n-Huxley.
se dalle formule re non viene raggiunto Istantanea-
mente, ma secondo tma cinetica che
ha costante di tempo -r:11 , anch'essa
e
v, dtpendente dal voltaggio
Cr.r dn n
-=no - -
dove gK e gNa sono 1 valori massi- dt 7:,
mi delle due conduttanze, che ven-
gono moltiplicati per i coeffictenti n, Analoghe considerazioni ·valgonb per
m e h, i quali variano tra O e l ed e- ù sodio, il cm canale è controllato da 3
sprimono la frazione della conduttan- particelle m (per l'attivazione) e da
Figura 1 - CircUito elettnco equivalente
za masstma espressa ad ogni istante. una particella h (per l'inatttvaz10ne)
alla membrana ecc1tab1le dell'assone
Dal punto di vista fisico, le espres- dm m
Il calcolo si fonda sull' espressiOne - =m, - -
della somma delle correntt che attra- sioni su.ddette desctivono tl compor - dt Lm
versano il circuito secondo la legge lamento dt un m odello nel quale le
conduttanze sono controllate dallo dh =h - h
diKirchoff dt .. rh
spostamento di particelle sttuate nel-
lNa + ]K + Jasp + lcap = O le pareti del canale. Per il potass10, tl Risolvendo l' equazione per Vm, si
ovvero
canale si apre completamente quan- può ricavare il decorso del potenziale
do 4 particelle identiche SI dispongo- di membrana, illustJ.ato nella figura 2,
(V:,, - E vJ) g ,,Jt, V) + no m postzione corretta nel suo lume. insteme al decorso di gNa e gK. Come
+ (T~, - E~..) g K(t, V)+ Le part1celle sono caticate elettrica- si può notare, il modello riproduce
mente e la loro posizione dipende dal con estrema fedeltà la forma e la du-
7 CdV_ O
+ g"'". ) m+ dt - voltaggio dt membrana. Se la proba- rata del potenziale di azione registrato
bilità di ciascuna particella di occu- sperimentahn ente. Va peraltro aggiun-
dove gNa(t, V) e gK (t, V) sono le con- pare una ce1ta posizione è n, la pro- to che le equaztom di Hodgkm-Hu-
duttanze tempo- e voltaggw-dtpen- babilità che tutte 4 siano simultanea- xley, pur se descrivono il decorso
denti per il sodio e il potassio, gasp mente in quella posizione è n4 . Per temporale dì l Na e I K in rapporto al
è la conduttanza della membrana a ogni voltaggio, i parametri n, m e h tempo e al voltaggio e riproducono m
riposo, C è la sua capacità. assumono un diverso valore, compre- modo fedele il potenziale d'azione,
Le relazioni che legano le due con- so tra O e l, che esprime la frazione non tengono conto degli eventt ele-
duttanze al tempo e al voltaggio so- della conduttanza massima espressa a mentari, l'apertura "tutto-o-nulla" dei
no complesse. Le conduttanze per il quel voltaggio e che viene indicato smgoli canal! 10nici, che ne stanno
potassio e per tl sod1o sono espres- col suffisso n (na, m0 , h0 ) . Tale valo- alla base (capitolo 4).

41
Eccitabilità cellulare

Vo
o x-
esterno -~---r----r----r----
-'N"' .o"'"'.... l
QJ c:

oa.~~> E
--
soglia
------ - - ---- -------------.
1::1
R·1
interno·-+--v·"'\.A"'·A/' -----v·"''\.V'Av~---v·-"A·/V-"~--vAvAv./'-

effetti simili a quelli regis trati in O, ma di ampiezza 1/e del valore iniziale: in questo caso, la distanza alla
tanto m inore quanto più ci si allontana da O. Se si ripor- quale la risposta della membrana ha un'ampiezza 0,36
ta su un grafico cattesiano l'ampiezza delle variazioni volte minore che al punto O. Tal e distanza è detta
di potenziale in relazione alla distanza dali 'elettrodo sti- costante d i spazio, A11 , della membrana cellulare. Il suo
molante, si osserva c he la risposta decresce in modo valore è legato a RÀ e R; della relazione
esponenziale, allontanan dos i progressivamente dal
punto di iniezione (figura 3.12 B). La causa di questo
comportamento è facilmente intuibile quando si tenga ). =
m
rR.::'
~R; [3 .7]
presente lo schema di rappresentazione elettrica de lla
membrana (figura 3.12 A). La membrana è costituita da Quanto più alto è il valore del rapp01to R11,1R;, tanto più
una serie di resistenze (la capacità si può trascurare in grande è ).,11 e tanto più lento è il decadere del voltaggio
questo contesto in cu i non si tiene conto della variabile al crescere della distanza. Quando uno stimo lo soprali-
tempo) ognuna de lle quali equivale a una piccola por- minare è applicato in un punto dell'assone, la distribu-
zione di membrana stessa, collegata con le porzioni adia- zione longitudinale della corrente fa si che venga simul-
centi da altre resistenze che rappresentano la resistenza taneamente eccitata tutta l'estensione della membrana
intema dell'assoplasma; la resistenza del liquido extracel- nella quale la variazione di potenziale è superiore al
lulare è trascurabile e non compare nello schema. La cor- potenziale soglia. Tale porzione, per quanto si è detto, è
rente iniettata nel punto Osi divide in una quota che attra- tanto più estesa quanto è maggiore À.11,.
versa la membrana immediatamente (11110 ) e in una secon-
da quota (!Jon o) c he percorre l'assoplasma. Propagazione del potenziale d'azione
La quantità drcon·ente che flu isce verso la membrana, lungo la membrana dell'assone
oppure lungo l'assoplasma, è in rapporto inverso alla
resistenza offerta dalle due vie. Se la resistenza di mem- Se a fungere da generatore di corrente non è l'elettrodo
brana (R ) è alta rispetto alla resistenza del citoplasma stimolante ma una porzione di membrana eccitata, si
/Il ' .
(R -), la corrente che attraversa la membrana e una ptc- configura il caso della propagazione del potenziale d'a-
cola quota di quella che progredisce longitudinalmente, zione. La membrana, nella zona eccitata, è attraversata
viceversa se il rapporto tra R111 e R; si inverte. da un flusso di ioni Na+ diretto dall' esterno verso l' in-
A l nodo l, la situazione geometrica è identica a quella del terno, accompagnato dal flusso di corrente verso l'ester-
nodo O, e la corrente ftongO si suddivide secondo le stesse no attraverso la resistenza aspecifica della membrana (fi-
proporzioni in due con·enti, 1111 i e ! longi • e così di seguito gura 3.13). La corrente d 'azione s i distribuisce come la
nei nodi seguenti. P oiché p er ogni unità di lunghezza corrente iniettata dali' elettrodo e depolarizza le porzioni
un'identica frazione della con·ente longitudinale abbando- di membrana adiacenti in misura tanto più estesa quanto
na la cellula, la variazione del potenziale di membrana maggiore è la costante di spazio della membrana, ossia
che essa detennina decresce in maniera esponenziale via il rapp01to tra Rm e R;. Si prenda il caso di due fibre
v ia che ci si allontana dali' origine (figura 3.12) nervose nelle quali ).,11 sia doppia nell'u na rispetto al-
[3.6] l'altra ).mi= 2 À.ml· Nel tempuscolo necessario a carica-
re la capacità di membrana, nella fibra con ).m più gran-
v
dove 0 è il potenziale al punto O e x la distanza lungo de, la con·ente riesce a p01tare alla soglia un'estensione
l'assone. di membrana doppia rispetto alla fibra con ).m minore.
Per definire quantitativamente un decorso esponenziale, Ne segue che il potenziale d 'azione si propaga nella pri-
si usa il valore di ascissa al quale l'ordinata è caduta a ma fibra con una velocità doppia rispetto alla seconda

42

- ..
Capitolo 3- Potenziale d'azione

l ,. - --~---,

i canale canale f l canale

==== 1 aspecifico del sodio : :aspecifico


1 membrana

, _______ +
l
l N.: +
l ....
corrente depolarizzante " ~---------)

assone
amielinico

~
50 ftm zona attiva

nodo attivo ~ -------- ------ ~--------------- -, nodo


© r l inattivo assone
1 i mielinico

'\i/ '\i/
''-- ------ ------~----- -- ----- ---/
____j/N>=~--------~------~;7N:C--~~
0,5mm

Figura 3.13- A) Analogia tra l'iniezione di corrente attraverso un microlettrodo intracellulare e l'ingresso della corrente di Na
attraverso il suo canale specifico. In entrambi i casi, all'interno della cellula compaiono cariche positive, le quali poi escono dalla
membrana circostante attraverso canali aspecifici, depolarizzandola (vedere anche figura 1 dell'inserto 2 del capitolo 1). B e C)
Distribuzione delle correnti d'azione in un assone amielinico e in assone mielinizzato. Potendo attraversare la membrana soltan-
to in corrispondenza dei nodi di Ranvier, nelle fibre mielinizzate le correnti d'azione propagano i loro effetti a distanze molto
maggiori che negli assoni privi di rivestimento mielinico.

fibra. La velocità di propagazione è dunque proporzio- to sarebbe in assenza di mielina e altrettanto fa la velo-
nale al rapporto tra R,r/Ri. cità di conduzione.
In natura, tale rapporto varia da fibra a fibra in relazione L'incremento della velocità di conduzione attraverso un
al diametro della fibra medesima e alla presenza o meno aumento del diametro della fibra sembra essere il fine per
della guaina mielinica. Un aumento del diametro coin- il quale l'assone gigante si è differenziato dalle alh·e fibre
volge una diminuzione di R11P aumentando la superficie del sistema nervoso del calamaro. Questo assone permette
della membrana per l'unità di lunghezza dell'assone, infatti la rapida conduzione di impulsi verso la muscolatu-
ma anche una diminuzione proporzionalmente maggio- ra del mantello, in modo da garantirne la contrazione
re di Ri. Il valore del rappmto R11 /Ri risulta così aumen- simultanea delle porzioni più prossime e di quelle più
tato e con esso la velocità di conduzione. Un aumento periferiche. L'assone gigante rappresenta forse la situazio-
di R1,/Ri ancora più elevato si raggiunge in presenza ne limite a cui si può giungere aumentando il diametro
della guaina mielinica; essa è costituita da materiale for- de lla fibra nervosa. La sua velocità di conduzione è di
temente isolante che impedisce alle correnti che interes- circa 20 m/s a 18 oc
(valore piuttosto modesto se messo
sano un assone di attraversare la membrana. Nell'asso- in relazione alle enmmi dimensioni della fibra).
ne mielinico, gli unici punti nei quali può avvenire un È abbastanza chiaro che, anche accontentandosi di rag-
passaggio di corrente attraverso la membrana sono i giungere velocità di quest'ordine di grandezza, l'impie-
nodi di Ranvier, ove la guaina è interrotta. Poiché i nodi go di assoni giganti è incompatibile con le necessità
distano uno dall'altro 0,5-2 mm, ne risulta che l'assone strutturali di sistemi nervosi più sviluppati. Per esem-
mielinizzato si comporta come se gli elementi costituti- pio, basti pensare alle dimensioni che dovrebbe avere il
vi della sua membrana (figura 3.12 B, scomparti l, 2, 3) nervo ottico, che contiene circa un milione di assoni, se
fossero non adiacenti, ma distanziati l'uno dall 'altro fosse formato da fibre giganti e, per contro, con quale
quanto lo sono i nodi di Ranvier. La costante di spazio lentezza giungerebbero al cervello le informazio ni visi-
dell'assone diventa così molte volte più grande di quan- ve, se gli assoni del nervo ottico fossero amielinici.

43
~!
' Eccitabilità cellulare

L'acquisizione della guaina mielinica coincide con la ne mielinizzato di rana. Ne Il' assone gigante del cala-
comparsa dei vertebrati ed è il substrato morfologico di maro, che haJa stessa velocità di conduzione, si è sti-
uno dei · p·iù importanti momen ti nel! ' evoluzione de l mato che la stessa ·prestazione r ichieda lo spostamento
cervello, un requisito fondamentale per l'organizzarsi di circa 6 · J0- 13 moli diNa+, cioè una corrente ionica
di sistemi nervosi complessi. La presenza della mieli- 5.000 vo lte più elevata. Tuttavia, bisogna tener contv
na consente anche una conduzione molto più economi- che il volume della fibra mielinica è molto minore di
ca. Infatti, si è calcolato che, date le dimensioni dell'a- quello deli ' assone gigante e le variazioni di concentra .
rea di membrana esposta ai nodi di Ranvier, sia suffi- zione intracellulare di Na+ durante l'attività sono per-
ciente un flusso di circa 1,3 · J0- 16 moli diNa+ duran- ciò dello stesso ord ine di grandezza nei due tipi di
te la conduzione di un impulso lungo l cm di un asso- assone (inserto 2).

Inserto 2 - Stima Se l'assone ha un diametro di 500 11m L'ingresso di · l picomole di Na+ sa-
del numero di ioni e dunque una circonferenza di O, 15 rebbe dunque sufficiente a depolaliz-
in spostamento durante cm, l cm2 di membrana conisponde a zare di l 00 m V la membrana di una
il potenziale d'azione una lunghezza di 1/0,15 = 6 cm e a un fibra mielinica di 6 11m di diametro
volume assonico di 1/80 di rrùllilitro. per una lunghezza di ben 162.000
Se il potenziale d'azione è dovuto a Nell'assone [Na+]int =50 rnM = 5 · cm, variando la concentrazione inter-
un aumento, sia pur transitorio, dei I0-5 moli/mi. In 0,0125 ml di cito- na di 1/540.000.
flussi diNa+ e di K+, si pone il pro- plasma ci saranno allora 5 · 10-s. In questa stima non si considerano
blema di come una fibra nervosa 1,25 · I0-2 = 6,25 · I0-7 moli, ovve- le cmTenti resistive che attraversano
possa continuare a condun·e impulsi ro 625.000 picomoli. la membrana durante il potenziale
senza che la concentrazione intracel- La picomole di sodio, che deve en- d' azione.
lulare dei due catiorù ne risulti modi- trare per depolanzzare di l 00 mV I Misure dirette con traccianti radio-
ficata. In realtà, i flussi ionici del cm2 di membrana, altererebbe quin- attivi, e le stime ricavate dalle mi-
potenziale d'azione sono infinitesimi, di la concentrazione intracellulare sure delle correnti di Na+ e di K+
come si può dedurre dalle seguenti del sodio dt una parte su 625.000. durante 1! voltage clamp, testimo-
consideraziorù. Un effetto della stessa entità, pro- niano infatti che, per l'assone gi-
Essendo la capacità della membra- vocato dal potassio, porterebbe a gante, gli scambi sono più elevati di
na dell'assone gigante circa l 11/cm2, una variazione ancora minore della quanto qm postulato, e ammontano
la carica necessaria per spostarne il concentrazione interna dello ione a circa 4 picomoli per centimetro
potenziale di 100mV è medesimo: una parte su 5 milioni! quadro per ogni impulso, sia per il
In un assone di mammifero del dia- sodio che per il potassio. Va peral-
Q = cv = 1 · 106 • 1oo ·1o-J = metro di 6 11m (r = 0,0003 cm~ la tro considerato che i calcoli qui uti-
=l o-7 coulomb lunghezza corrispondente a l cm di
membrana è di 1/2 1tr = 540 cm. Il
lizzati forniscono una sottostima
della INa• perché considerano sol-
cnl volume racchiuso è di 0,00015 ml e tanto la quota che carica il conden-
Una mole di ioni contiene 96.500, la massa di N a+ 1.800 pM. satore, non quella che esce all'e-
circa 105. coulomb. Gli ioni neces- Se l' assone è rruelinico, viene depo- sterno attraverso la conduttanza di
san a produrre l' effetto di cui sopra larizzata soltanto la superficie di mem- membrana.
saranno allora brana esposta nei nodi di Ranvier, Poiché le fibre nervose dimostrano di
10-7 _ _,1 moli cioè circa 11300 del totale. La lun- poter condurre migliaia di impulsi al
- - - 10 --
2
ghezza equivalente a l cm2 di mem- minuto per tutta la loro vita, è evi-
105 cm brana attiva diventa pertanto 540 · dente che i meccanismi di trasporto
Si consideri ora quale possa essere 300 = 162.000 cm e il volume del- attivo sono in grado di compensare
la variazione della concentrazione in- l'assone e la massa diNa sono incre- le modestissime perdite di potassio e
tema diNa+ conseguente all'ingresso mentati in proporzione: V = 0,045 m1 gli altrettanto ptccoli atTicchimenti in
di una picomole dello stesso ione. e M = 540.000 pM. sodio legati all'attività nervosa.

44
Canali ionici
Fausto Baldissera

4
Canali per il sodio
Canali pPr il potassio
Canali per il cloro
Canali per il calcio
Ruolo del calciO nell'eccitahihtà cellula1 e

Il transito degli ioni attraverso la membrana, sia in con- dove vengono ordinati e stipati ali' interno di vescicole.
dizioni di riposo che durante le risposte attive, avviene Le vescicole sono traspottate verso la superficie cellula-
grazie alla presenza di pori, o canali ionici, ospitati re per aderirvi e fondersi con la membrana. Periodica-
ali' interno di macromolecole proteiche inserite nella mente, i canali vengono rimossi per endocitosi e ricicla-
membrana. Nella maggior patte dei casi, i canali sono ti in altre regioni della membrana oppure demoliti nei
selettivi per una sola specie ionica e sono dotati di mec- lisosomi.
canismi di controllo per chiudere e riaprire il transito La dipendenza della conduttanza dei canali ionici da l
attraverso il canale (figura 4.1). Quando il canale è apetto, voltaggio di membrana suggerisce che i meccanismi di
il flusso ionico avviene per diffusione sotto gradiente di controllo, le "porte" dei canali medesimi, siano costitui-
concentrazione e per elettroforesi nel campo elettrico ti da molecole caricate elettricamente le quali, proprio
del potenziale di membrana, a velocità maggiore che in virtù della loro carica, possono venire spostate dalle
per qualsiasi altro tipo di trasp01to transmembranario, variazioni del campo elettrico, aprendo e chiudendo gli
per esempio, mediante la pompa Na-K. spazi per il transito degli ioni. Il campo elettrico, per tm
I primi indizi a sostegno d eli' idea che ciascuna specie potenziale di membrana di 100 mV e spessore della
ionica attraversi la membrana passando per canali spe- os
membrana di 50 A, è O, l V/5 · I0-7 cm = 2 · l V/cm =
cifici, separati e distinti dalle vie di transito di altri ioni, 200.000 V/cm. Un meccanismo siffatto prevede che
risalgono alla scopetta della capacità della tetrodotossi- durante i fenomeni attivi vi siano spostamenti di cariche
na (TTX) e del tetraetilammonio (TEA) di bloccare in elettriche nella membrana, che si estrinsecano come
maniera selettiva i canali voltaggio-dipendenti per il correnti di tipo capacitativo. In effetti, conenti con que-
sodio e, rispettivamente, per il potassio. L'analisi del sti caratteri sono state registrate nel momento immedia-
meccanismo d'azione della TTX ha messo in luce che, tamente precedente allo sviluppo della corrente di Na+
al crescere della concentrazione della toss ina applicata evocata dal voltage clamp. Queste gating currents
all'esterno della membrana, l'ampiezza della con·ente di hanno un 'intensità assai minore delle correnti ioniche
Na+ diminuisce secondo la curva tipica di una reazione e non sono abolite dalla tetrodotossina: ciò indica che
bimolecolare: K = [T] [R]/[TR] , come la titolazione di la tossina blocca la permeabilità per il sodio senza in-
un acido con una base. Ciò ha suggerito che ogni mole- teressare le porte dei canali, piuttosto ostruendoli fisi-
cola di TTX interagisca con un solo canale per il Na+ e camente.
che tali canali siano perciò costituiti da singole macro- Stabilita l'esistenza di canali indipendenti per Na+ e K+,
molecole inserite nella membrana. Il legame con la si è saggiata la loro permeabilità a ioni di diversa gran-
TTX è anche servito a marcare le proteine del canale dezza, configurazione sterica e di entrambi i segni . Ciò
per il sodio, permettendone il riconoscimento dopo l'e- ha petmesso di stimare le dimensioni dei canali. Il cana-
strazione dalla membrana e l 'analisi chimica. Come le per il sodio è largo circa 0,3 x 0,5 nm, mentre il cana-
altre proteine di membrana, i canali ionici sono sintetiz- le per il potassio, più piccolo, ha un diametro di 0,3 nm.
zati nel reticolo endoplasmatico, sotto controllo del Nel canale per il sodio può transitare anche il K+, ma
mRNA, e sono poi trasferiti ne !l 'apparato del Golgi, con una permeabilità 12 volte minore, quindi in quantità

45
Eccitabilità cellulnre

citoplasma

liquido
extracellulare

poro acquoso

o 2 3
nm

Figura 4.1 - Modello strutturale di un canale ionico della membrana.

trascurabili. Il reciproco non si verifica, date le minori transito ionico. Per gran parte del decorso, il canale è
di mensioni del canale per il K+. molto ampio rispetto alla grandezza degli ioni in tran-
sito e si restringe a dimensioni atomiche so ltanto per
CANALIPERILSODIO un breve tratto, ove si stab ilisce la selettività del cana-
le stesso.
La struttura che funge da canale per il sodi o è una La tecnica del patch-c/amp ha permesso di registrare le
lunga catena proteica, di 1.800-4.000 aminoacidi, ri- correnti ioniche condotte attraverso singoli canali per il
piegata su se stessa più volte. La proteina è inserita sodio (inserto l). Si è così scoperto che la penneabilità
nel doppio strato lipidico della membrana ed è anco- del singolo canale non varia in modo continuo tra un
rata ad altre proteine della membrana e del citoschele- minimo e un massimo, ma assume altern ativa mente
tro. Le catene polipeptidiche formano, con le compo- l 'uno o l 'altro dei due valori corrispondenti alle situa-
nenti aminoacidiche idrofile, le pareti del canale per il zioni di canale chiuso o di canale aperto.

46
Capitolo 4- Canali io n ici

Inserto l - Patch-clamp elude la punta può essere estirpato; . brana può essere confrontata con so-
dalla cellula. In quest'ultima condi- luzioni di composizione voluta, m
Un impmtante progresso nella cono- zione, l' intemo della pipetta risulta sostituzione del liquido intracellulare.
scenza dei meccanisnu di flusso ioru- collegato all'ambiente esterno sol- Alternativamente, il brandello di mem-
co attraverso t canali della membrana tanto attraverso )'infmitesima area di brana che occlude la punta può essere
è segnato dal!' mtroduzione della tec- membrana sottesa alla punta e si può aspirato al! 'interno della pipetta, a-
mc a di patch-clamp, che cons t te captare così ogni mmimo transito di prendo il suo sbocco al citoplasma e
nell'operare il voltuge clamp su aree 10ni attt·averso i canali m essa conte- nproducendo le condizioni della regi-
mtcroscopiche della membrana. Nel nuti, arrivando a registrare le correnti strazione mtracellulare. Infme, è an-
1976, Sakmann e Neher, appoggian- traspmtate da un singolo canale. Inol- che possibile svuotare la cellula e ope-
do la punta molata di una mteropt- tre, m questa configurazione speri- rare il contatto con la membrana sulla
petta dt vetro contro la membrana mentale, la faccia mterna della mem- sua faceta mterna (figura 1).
della placca neuromuscolare, regi-
strarono la corrente m transito attra-
verso un singolo canale sensibile
all'acetilcolina. I due ricercatori sco- contatto
prirono che le pareti della punta ade-
riscono in maruera così stretta alla
superficie cellulare da garantire un
isolamento pressoché completo tra
l' interno della pipetta e l'ambiente
estemo. La resistenza dell' anello d t aspirazione
contatto raggiunge i giga (l 09) ohm
ed è perciò di gran lunga ptù alta
della resistenza della membrana sot-
f ""ppo \ '""PPO
tesa alla punta. Ciò garantisce che
durante il voltage clamp le correnti

·~ . ·~
che transitano nella ptpetta debbano
necessariamente attraversare il dia- ·.
framma della membrana, senza per-
<.hte lungo l'anello di contatto. . .
L'unione della pipetta con la mem-
brana è stabile anche dal punto di
vtsta meccamco, tanto che il b ran- Figura 1 - Vane modalità d1 ISolamento d1 un frammento d1 membrana cellulare
dello (patch) di membrana che oc- per l'analisi con la tecmca del patch-clamp.

La figura 4.2 riproduce una serie di 10 risposte successive fatti, se è pur vero che tutte le risposte hanno breve
di una piccola area di membrana che viene depolarizzata latenza e breve durata, e si raggmppano entro i primi
da -80 a -40 mV. In risposta alla depolarizzazione com- millisecondi dalla depolarizzazione, tuttav ia l 'esatto
paiono brevi "getti" di con·ente di sodio, multipli di una istante di inizio e la durata delle risposte cambiano di
quantità unitaria (tracciati 2, 3, 4, 6, 7, 9, l 0). Nei tracciati prova in prova, anche se lo stimolo che le provoca ri-
5 e 8, la con·ente ha la stessa intensità, ma dura il doppio. mane identico.
Soltanto nel tracciato l la cotTente ha, per un tempuscolo, Adottando un semplice accorgimento, si può apprez-
intensità doppia. Al voltaggio utilizzato, in questa area di zare come il comportamento " tutto-o-nulla" del sin-
membrana 9 volte su 10 si apre dunque un solo canale per golo canale possa dare luogo alla risposta modulata
il sodio, che lascia passare una quantità definita di COlTen- della membrana in toto. Se si assume che tutti i canali
te. Soltanto nella prin1a traccia, il raddoppio dell'intensità per il Na+ si comportino nello stesso modo, la somma
della con·ente indica che, per un tempuscolo, i canali aper- di n risposte successive di un solo canale può consi-
ti devono essere due. derarsi equivalente a una sola risposta simultanea di n
Ogni canale per il sodio può dunque trovarsi, di volta in canali. La somma di 352 risposte successive è illu-
volta, in uno dei due stati, aperto oppure chiuso, e il strata in figura 4.2 e, come si vede, riproduce la forma
transito dall'uno all'altro stato avviene, per effetto del- della corrente di Na+ registrata dalla membrana del-
la depolarizzazione, in modo parzialmente casuale. In- l' assone.

47
Eccitabilità cellulare

-40mV in analogia a quanto già descritto per la membrana in


potenziale -Rn l
di membrana3 toto. Si è riscontrato che la ~Na unitaria varia tra 4 e 24
picosiemens ·( l0- 12 S, ·l f lQ·I ·ohm).
'&] -----' Conoscendo la conduttanza massima per il sodio di 1
correnti di Na unitarie
N
cm2 di membrana, e dividendola per il valore relativo al
singolo canale, ne risulta che il numero di canali per il
sodio presenti per unità di area varia da 50 a 500 per
~un2 nelle cellule senza mielina e raggiunge i 2.000 per
)lln2 nei nodi di Ranvier. Analoghi valori si ottengono
misurando il numero di molecole di tetrodotossina ne-
cessarie a bloccare i canali di una superficie nota di
_E membrana. Se fossero distribuiti in modo ordinato, i ca-
nali per Na+ si troverebbero perciò a distanze dell'O!·di-
ne del decimo di micron l'uno dal! 'altro.
Nelle fib re mieliniche la densità dei canali per il sodio
varia in rapporto alla sede. Nei nodi di Ranvier essa è
somma mediata
molto più alta che nella membrana dei tratti internodali
e delle fib re amieliniche. Durante il potenziale d'azione,
gNa raggiunge 750 mS/cm 2 nel nodo di Ranvier e sol-
tanto 60 mS/cm2 nell'assone gigante. Anche a riposo, la
conduttanza di membrana nei nodi è molto superiore a
o 5 10 15 quella nelle fibre amie liniche. Tutto ciò controbilancia
tempo (ms) in esubero l' elevata capacità della membrana internoda-
Figura 4.2 - Correnti di sodio unitarie registrate con la tecnica
le e mantiene basso il va lore della costante di tempo
del patch-clamp dalla membrana di una cellula muscolare di (RC), consentendo il rapido raggiungimento della soglia
ratto. Il blocco del voltaggio a -40 mV (traccia superiore), ripe- e la veloce propagazione del potenziale d ' azione.
tuto 1Ovolte, evoca ogni volta un breve impulso di corrente di- L'esistenza di due controlli indipendenti per il canale
retta verso l'interno. Salvo che nella prima prova, l'ampiezza del sodio è confermata dalla possibilità di interferire
della corrente rimane sempre la stessa, indicando l'apertura di soltanto con uno dei controlli, senza influenzare l'altro.
un singolo canale. La somma mediata di 352 risposte fornisce il Se si sottopone per pochi minuti l'interno della mem-
tracciato riprodotto nell'ultima traccia, che ricalca l'andamento brana dell'assone ali 'azione della pronasi, una miscela
temporale della corrente di sodio registrata con il vo/tage c/amp
di enzimi proteolitici, l'inattivazione di gNa scompare e,
dell'intera membrana.
dopo una depolarizzazione, la corrente di sodio s i man-
La conduttanza di un singolo canale per il sodio è stata tiene indefinitamente (figura 4.3 ). Lo stesso effetto si
misurata valutando la pendenza della relazione conen- ottiene app licando, sempre sulla faccia interna della
te-voltaggio relativa al singolo canale membrana, anche composti non enzimatici, come la N-
bromoacetamide (NBA), che prolungano l'apertura dei
[4. 1] canali per il sodio senza alterarne la penneabilità.

® ®

~,2
controllo
mAI'm'

~~------------~--~ 1 1ms
canale chiuso canale aperto canale inattivato pro nasi (1 ,3)

Figura 4.3 - A) Modello ipotetico del dispositivo che produce l'inattivazione del canale per il sodio. L'applicazione di enzimi pro-
teolitici (pronasi) all'interno della membrana "digerisce" il filamento che lega il "tappo" alla membrana ed elimina l'inattivazione
del canale. B) Dopo l'azione della pronasi, infatti, la corrente di sodio evocata dalla depolarizzazione non è più inattivata e si
mantiene per tutta la durata della depolarizzazione stessa.

48
Capitolo 4- Canali ionici

Negli assoni e nelle cellule muscolari di tutte le specie +50


potenzia~
animali, dai celenterati ai mammiferi, i canali per il di membrana ~OO mV
sodio sono molto simili e..le differenze.riscontrabili, che
correnti di K unitarie
riguardano soprattutto la velocità di apertura e di chiu-
sura, dipendono in gran parte dalla diversa temperatura ~]
fisiologica dei vari substrati. Nel miocardio contrattile, i
canali del sodio sono molto concentrati e sono dotati di
una dinamica simile a quella dei canali de Il' assone.
Dopo aver indotto la rapida fase ascendente del potenzia-
le d'azione, vanno incontro a completa inattivazione
entro pochi millisecondi. La depolarizzazione detetmina
però l'apertura dei canali per il calcio, che prolunga il
potenziale d'azione per qualche centinaio di millisecondi.
Canali per il sodio con proprietà diverse da quelle dei
canali dell'assone sono presenti in altre membrane, per
esempio nei recettori visivi e nei recettori gustativi. _e

CANALI PER IL POTASSIO


Le membrane delle diverse cellule eccitabili contengo-
no molti tipi diversi di canali per il potassio, che si dif-
somma mediata
ferenziano tra loro sia per una diversa cinetica di aper-
tura, sia per la presenza o meno di inattivazione e per la
differente sensibilità ai bloccanti come il TEA.
Il canale per il potassio della membrana assonale si
comporta in modo "tutto-o-nulla", come il canale per il
sodio, e la sua apertura in reazione alla depolarizzazio-
ne varia, di volta in volta, sia nel momento di inizio che
nella durata. La somma di molte risposte successive ms
dello stesso canale riproduce, come nel caso del canale
per il sodio, la forma della corrente unitaria di potassio Figura 4.4- Correnti di potassio unitarie registrate con la tec-
erogata da una larga estensione di membrana (figura nica del patch-clamp dalla membrana dell'assone di calama-
4.4). Il canale per il potassio dell'assone ha una condut- ro. Il blocco del voltaggio a +50 mV (traccia superiore), ripetu-
tanza dello stesso ordine di grandezza della conduttanza to 9 volte, evoca un prolungato impulso di corrente diretta
del canale per il sodio, ma una concentrazione per area verso l'esterno. In ogni prova, l'ampiezza della co rrente rima-
ne identica, indicando l'apertura di un singolo canale. Da una
di membrana nettamente superiore.
prova all'altra variano il momento di inizio e la durata del tran-
Canali per il potassio con dinamiche diverse da quella sito della corrente. La somma mediata di 40 risposte forn isce
appena descritta sono presenti nel corpo cellulare dei il tracciato riprodotto nell'ultima traccia, che ricalca l'andamen-
neuroni, nel miocardio e nei recettori cigliati dell'orec- to temporale della corrente di potassio registrata con il voltage
chio interno. Nella membrana del soma neuronale sono c/amp dell'intera membrana.
presenti canali per il potassio la cui conduttanza è mo-
dulata dalle variazioni della concentrazione di calcio effetto, per esempio una depolarizzazione, può quindi
intracellulare. La dinamica di apertura di tali canali è il derivare sia da un aumento di gNa che da una diminu-
principale fattore di regolazione della frequenza di sca- zione di gK Durante il potenziale d'azione del nervo, e
rica dei neuroni. Nei miociti del miocardio comune vi anche durante la fase iniziale del potenziale d'azione
sono speciali canali per il potassio che rispondono in cardiaco, la depolarizzazione è prodotta da un aumento
modo invertito alle variazioni di potenziale e si chiudo- della conduttanza al sodio: ciò intensifica gli scambi di
no quando la membrana viene depolarizzata. Dato che ioni, dunque il lavoro metabolico richiesto per ripristi-
favoriscono il transito di I K in risposta all'iperpolarizza- name le concentrazioni. Durante il plateau del potenzia-
zione, e lo deprimono in risposta alla depolarizzazione, le d'azione cardiaco la depolarizzazione è invece man-
tali canali vengono definiti inward rectifiers, in quanto, tenuta riducendo la conduttanza al potassio mediante la
come i diodi, conducono la corrente quando il voltaggio chiusura de !l' inward rectifier. Dato che nel frattempo
ha un segno e la bloccano quando il voltaggio ha il gNa è inattivata dalla depolarizzazione stessa, gli scam-
segno opposto. bi ionici totali si riducono notevolmente e con essi
Si è visto come il potenziale di membrana dipenda prin- anche il lavoro metabolico necessario a compensarli.
cipalmente dal valore del rapporto gK/gNa· Lo stesso Ciò permette una notevole economia alle cellule del

49
Eccitabilità cellulare

miocardio che passano quasi la metà del tempo in stato o extracellulare, varia proporzionalmente anche l' estru-
di depolarizzazione. sione di ca++. L due trasporti sono accoppiati, come se
il transito passivo diNa+ verso ·l'interno muovesse ·un
CANALI PER IL CLORO mulinello capace di trasferire ca++ nella direzione op-
posta (antip01to). L'energia del flusso passivo del sodio,
Il cloro è il principale anione dei liquidi organici. Le per compensare il quale opera la pompa Na-K, non va
sue concentrazioni intra- ed extracellulari corrispondo- dunque completamente dissipata, ma è sfruttata in part~
no a un potenziale di equilibrio elettrochimico molto per muovere un altro ione contro gradiente. Il calcio
prossimo al valore del potenziale di membrana. A causa viene inoltre segregato, per mezzo di pompe ATP-di-
di ciò, i canali del cloro, come quelli del potassio, svol- pendenti, all'interno di organuli intracellulari, come il
gono un ruolo stabilizzante sul potenziale di membrana. reticolo endoplasmatico delle cellule muscolari e i mito-
Nelle cellule eccitabili si sono identificati due tipi di ca- condri, oppure legato a proteine citoplasmatiche, come
na li per il cloro. Il primo è il canale confinato nella la calmodulina.
membrana subsinaptica delle sinapsi inibitorie, il secon- L'asimmetria di concentrazione del ca++ intra- ed ex-
do è ubiquitario. Nelle cellule muscolari a rapida con- tracellulare costituisce una batteria capace di spingere
trazione, questo secondo canale è dotato di permeabilità lo ione verso l'interno quando aumenta la permeabilità
elevata, da 3 a l O volte più alta di quella del canale per della membrana per lo ione. Tale batteria viene utilizza-
il potassio, ma non è dipendente dal tempo e dal voltag- ta durante i fenomeni dell'eccitabilità. Correnti di calcio
gio. Nei neuroni la sua penneabilità è più bassa. Du- dirette dall'esterno all'interno s i verificano durante il
rante il voltage clamp, il canale per il cloro si comporta potenziale d'azione in tutte le cellule eccitabili. L'entità
come una resistenza ohmica che lascia trans itare una di queste correnti è però diversa nei vari tipi cellulari e
corrente proporzionale a V111 - ECI. In risposta a una raggiunge importanza elettrogenetica soltanto in alcuni
depolarizzazione, la forza elettromotrice netta spinge il substrati. Nei muscoli lisci dei vertebrati e nelle cellule
cloro ad entrare nella cellula. Ciò cotTisponde al transito del nodo senoatriale mancano i canali voltaggio-dipen-
di una corrente elettrica (che per convenzione descrive denti per il sodio e gli ioni calcio sono i vettori della
il flusso di cariche positive) che attraversa i canali del con·ente del potenziale d'azione. Nelle cellule del mio-
cloro dali' interno ali 'esterno e che tende a riportare il cardio comune, nei corpi cellulari dei neuroni, nelle ter-
potenziale di membrana ai valori di riposo. Una diminu- minazioni presinaptiche e nelle cellule secernenti delle
zione di gC/, come si verifica nella miotonia congenita, ghiandole a secrezione esterna o intema, l'aumento del-
aumenta l 'eccitabilità della membrana e favorisce la la conduttanza per il calcio accompagna l'aumento di
generazione di scariche di potenziali d' azione e la con- gNa e contribuisce, in misura diversa da caso a caso,
trazione spontanea del muscolo. alla generazione del potenziale d'azione. Una breve cor-
rente di ca++ accompagna la corrente principale diNa+
CANALI PER IL CALCIO durante il potenziale a punta nell 'assone. Essa è dovuta
al transito di minime quantità di ca++ attraverso il canale
Ruolo del calcio del sodio, la cui permeabilità per il ca++ è 200 volte infe-
n eli' eccitabilità cellulare riore a quella per il Na+. Nella regione della tetminazione
presinaptica dell'assone si sviluppa anche una seconda
Il calcio è distribuito asimmetricamente ai lati della conente di ca++ mediata da un canale specifico. La con-
membrana cellulare. Nel citoplasma il Ca++ libero ha duttanza del canale specifico per il ca++, gca• dipende da
una concentrazione minima, circa 0,3 ~t M nell'assone un sistema di porte controllate dal voltaggio di membra-
gigante, 20-30 nM nelle cellule del mammifero; all'e- na, analogamente a quanto descritto per il Na+.
sterno, la concentrazione varia tra l O m M nel calamaro Nella maggioranza dei casi, l 'ingresso del calcio nella
e 1,9 mM nel mammifero. Va tenuto presente che il cal- cellula non è importante per gli effetti elettrici che pro-
cio libero nel citoplasma non rappresenta tutta la quota voca, ma per l'azione che il ca++ svolge, quando entra
intracellulare, essendo la gran parte di essa segregata nel citoplasma, sulla faccia interna della membrana o su
nei mitocondri oppure nel reticolo endoplasmatico. altre strutture intracellulari. Diversamente da quanto si
Attraverso la membrana cellulare esiste quindi un gra- verifica per il sodio e per il potassio, la concentrazione
diente di concentrazione assai ripido, che viene mante- intracellulare di ca++, che a riposo è dell'ordine di 20-
nuto grazie alla continua estrusione del calcio dalla cel- 30 nM, viene modificata drasticamente dalle pure lievi
lula. Due tipi di pompe espellono il calcio dalle cellule. correnti di calcio indotte dalla depolarizzazione. Queste
Una pompa è ATP-dipendente, come la pompa Na-K, variazioni di (Ca++Jint t'ungono da tramite nell 'accop-
l'altra non dipende direttamente da ll 'ATP, ma sembra piare il potenziale d'azione con la liberazione di media-
trarre energia dal flusso passivo del sodi o verso l' inter- tori chimici nelle terminazioni presinaptiche e con gli
no della cellula. Infatti, quando si modifica l'afflusso di eventi contrattili nel muscolo. Inoltre, la con·ente di ca++,
sodio, per esempio variandone la concentrazione intra- I Ca• sembra necessaria per attivare, agendo sulla faccia

50

--
Capitolo 4 - Canali ionici

correnti di calcio

correnti unitarie nei canali LVA • correnti unitarie nel canali HVA
+10 mV
• ••••••••••••••••••••••• •••• •••• o • • • ••••

Em _j -20 mV

-70

~~~]1pA
~

~l""- - - - --- -- - - ------ --- -- -- - --- - -- -- .

~~
o 100 200
ms
Figura 4.5 - Correnti di calcio unitarie registrate con la tecnica del patch-c/amp dalla membrana di cellule del miocardio ventri-
colare di cavia. A sinistra, il blocco del voltaggio a -20 mV (traccia superiore) evoca un breve impulso di corrente diretta verso
l'interno, trasportata attraverso un singolo canale permeabile al ca++ e sensibile a bassi livelli di depolarizzazione (canale LVA,
Low Vo/tage Activated). Altri canali per il calcio (HVA, High Voltage Activated) si aprono soltanto quando la depolarizzazione è
ampia (tracciati a destra) e la loro apertura è più prolungata di quella dei canali LVA. La somma mediata di qualche centinaio di
risposte fornisce i tracciati riprodotti nelle ultime tracce di ciascun settore della figura.

interna della membrana, l'apertura del canale " lento" che legano le conduttanze per N a+ e per K+ al voltaggio
per il potassio, responsabile dell'iperpolarizzazione po- di membrana. L'aumento di [Ca++lest sposta a destra,
stuma nei neuroni del sistema nervoso centrale dei ver- verso valori di voltaggio più positivi, la voltaggio-
tebrati. L'ingresso del calcio attiva, inoltre, diversi tipi dipendenza di gNa e gK (figura 3.8) e rende perciò la
di movimento intracellulare, quali la mitosi, il movi- membrana meno eccitabile. Quando la [Ca++lest dimi-
mento ciliare, i movimenti ameboidi. L'influsso del calcio nuisce, la voltaggio-dipendenza si sposta in direzione
sulla secrezione tiguarda sia la liberazione dei mediatori opposta, verso valori di voltaggio più negativi e ne ri-
sinaptici che la secrezione ghiandolare: senza canali per il sulta un abbassamento della soglia. Tale effetto è re-
calcio il sistema nervoso non avrebbe modo di tradmTe la sponsabile della sintomatologia (tetania, clonie musco-
sua attività in azioni sull'ambiente esterno. lari) che accompagna l 'ipocalcemia dovuta all'insuffi-
I meccanismi di rimo zione del calcio intracellulare, cienza della funzione paratiroidea.
ricordati precedentemente, operano con grande velocità I canali per il calcio sono stati scopett i e studiati in ri-
e ripristinano rapidamente la concentrazione intracellu- tardo rispetto ai canali per Na+ e K+. Le ragioni di ciò
lare, mettendo fine alla sua azione catalizzatrice. Va sono molteplici. lnnanzitutto, i canali per il Ca++ sono
infine ricordato che la concentrazione extracellulare dei scarsi o assenti nell' assone gigante e le membrane dove
cationi bivalenti (Ca++ e Mg++) influenza le relazioni sono più concentrati sono meno agevolmente aggredibi-

51
Eccitabilità cellulare

li con le tecniche del voltage clamp. In secondo luogo, negativi, anche sotto soglia (figura 4.5). All'interno di
non esistono per essi bloccanti così selettivi come lo queste due classi si differenziano alcuni sottotipi, distin-
sono TTX e TEA per i canali Na+ e K+. Ancora, la ti in base alla sensibilità ai fannaci o alla permeazione
, sostituzione degli ioni ca++ all' esterno non soltanto al- da parte di altre specie ioniche. I canali per il ·calcio
tera il potenziale di equilibrio elettrochimico Eca ma vengono bloccati da altri ioni bivalenti, come lantanio
modifica la sensibilità di diversi canali ionici, inclusi (La++), cobalto (Co++) e manganese (Mn++), nonché da
quelli per ca++ stesso. Infine, le correnti di Ca++, tra- diverse sostanze liposolubili, come il verapamil e la ni-
sferendo ca++ all'interno della cellula, modulano la con- fedipina, utilizzate come fannaci nella terapia di diverse
duttanza di altri canali, suscitando altre correnti che si affezioni cardiovascolari per la loro azione vasodilatante,
sovrappongono a quella di calcio. le quali agiscono preferenzialmente sui canali HVA. La
Nei neuroni si sono individuati due tipi di canali per il conduttanza dei canali per il calcio può essere regolata
calcio, definiti rispettivamente HVA (High Voltage Acti- anche dall'esterno. Nel cuore, per esempio, la noradrena-
vated), perché si aprono soltanto in risposta a depolariz- lina liberata dalle tenninazioni simpatiche agisce aumen-
zazioni sostenute (come il potenziale d'azione), e LVA tando la L-Ica nelle cellule del miocardio comune, incre-
·(Low Voltage Activated), che si aprono a voltaggi più mentando così la forza di contrazione.

52
Capitolo 4- Canali io n ici

Inserto 2 - Tossine del canale. Il distacco detranesteti- anestetici locali iruettatt per via sJste-
e veleni per il canale co dal recettore è abbastanza rapi- mica sono usati per trattare le aritmie
voltaggio-dipendente do: da 20 a qualche centinato di mil- cardiache. A ogni potenziale d' azio-
per il sodio hsecondi dopo l'aggancio per le ne, la sostanza entra nel canale del so-
diverse molecole. d to e lo mantJene bloccato per qual-
È noto che molti veleni ammali e Quando la concentrazwne dell' ane- che centinaio di millisecondi dopo
vegetali interferiscono con le fun- stetico è elevata, come dopo un'i- che il potenziale si è concluso. Si
zioni nervose e muscolari, provo- niezione in prossimità di un nervo, previene in questo modo la precoce
cando dolore, paralist, arresto car- il distacco è prontamente seguito riattivazione del mtocardw, che av-
diaco, convulsiom ed allucinazwni dall' aggancio di nuove molecole e viene nelle extrasistoli e nella fibnl-
In gran parte, queste sostanze mdu- il blocco si mantiene. Se la concen- laziOne, pur restituendo l'eccitabilità
couo 1 loro effetti agendo sui canali trazione è bassa, il blocco si esauri- alla membrana prima che arrivi il
iomc1 della membrana. sce rapidamente. In virtù di ciò, gli potenziale d'azione successivo.
La tossma (a.) del veleno di scor-
pwne e il veleno de II' anemone dt assone mielinico di rana
mare mducono un tale rallentamen- controllo + veleno di scorpione
(a-tossina)
to della dmamica di inattivazione
del cauale del sodto da prolungare a
qualche secondo la durata del po-
tenziale nervoso deU' assone (figura
l), senza peraltro interferire né con
- potenziale-
la permeabilità del canale né con la d'azione
.
l
dinamica di attivazione. Una secon-
da tossma dello scorpione CB) au·
menta l'eccitabtlità dell'assone per-
ché sposta a sinistra, verso valori dt
--- -- __ '--.._
voltaggio più negatlvt, la curva dt
o 2 3 4 o 5 10 15 20
attivazione di gNa· ms s
Altre sostanze, come certi veleni Figura 1 - L'a·tossina del veleno d1 scorp1one blocca l'inattivazione del canale per
vegetali (aconitma, veratridina e 11 sod1o e prolunga la durata del potenziale d'az1one fino a una dec1na d1 secondi.
piretro), animaLI (batracotossina) o
di sintest (DDT), agtscono simulta-
neamente su entrambi i controlli,
ossia spostano verso valori dd vol-
taggio ptù negativt la dipendenza di
gNa e ne rallentano l'inattivaziOne,
rendendo più factle e prolungata l'a-
. pronasi
pettura det L:anali per il sodio. -~ N-bromacetamlde
La cocaina e 1 suot denvati (procai- ~-tossl na

na, hducaina) sono composti ammi-


di scorpione . · -~)
nici hposolubih che attraversano
factlmente le membrane. Vengono '-~
usati m medicma come anestetiCI "t-- - - - -- - anestetici
locali
locah, per bloccare la conduziOne
dei nervi periferici. Una volta pene-
trate nelle cellule, queste molecole
entrano nel canale del sodio dalla
sua apertura interna e s1 legano chi-
micamente a un recettore della pa- a-tosslna
di scorpione
rete, ostruendo il lume de l canale lipidi di membrana
(figura 2). Poiché l'ingresso avvie-
esterno
ne soltanto se tl canale è apetto, 11
loro sito di legame deve essere
situato p1ù m profondità rispetto Figura 2 - S1t1 d1 legame d1 alcune sostanze che 1nterfenscono con 11funzionamen-
alla " porta" che controlla l 'apertura to del canale per 11sod1o

53
Recettori sensoriali
5
Fausto Baldissera

Funzione reccttoriale Natura della corrente generatrice


Elettrogenesi nei recettori Sede della membrana che produce la corrente generatrice
Registrazione della scarica di impttlsi generati dai recettori
Trasmissione delle informazioni dei recettori al sistema
Classificazione dei recettori
nervoso centrale
Meccanismi della trasduzione Refrattarietà postuma come meccanismo responsabile
Potenziale generatore della codificazione in impulsi

FUNZIONE RECETTORIALE Come nell'assone, anche nella gran parte dei recettori lo
stimolo induce la depolarizzazione della membrana.
Il fisiologo tedesco Johannes Mtiller, dopo aver consta- Fanno eccezione i recettori visivi, che vengono iperpo-
tato che ogni nervo suscita una particolare sensazione, larizzati dall 'illuminazione. In tutti gli altri recettori, l'am-
indipendentemente dal modo in cui è stimolato (per piezza della depolarizzazione è proporzionale all'intensità
esempio, una sensazione visiva nasce quando l' occhio è dello stimolo; se questo è sufficientemente intenso, la
stimolato dalla luce, ma anche dopo stimoli meccanici o depolarizzazione raggiunge la soglia e dà il via alla sca-
elettrici del nervo ottico), espresse la teoria de li ' energia rica degli impulsi. l recettori "trasducono" la variazione
nervosa specifica: «La sensazione non è il condurre alla dell'energia esterna in un linguaggio comprensibile al
coscienza una qualità o stato inerente al mondo esterno, cervello, identico per tutti i recettori, qualunque sia la
ma una qualità o stato inerente ai nostri nervi (energia sensibilità che rilevano, e formato da scariche di impul-
nervosa specifica)». Ciò accese l 'attenzione sul modo si nervosi, la cui frequenza è proporzionale all'intensità
in cui gli stimoli fisici vengono trasformati nell'energia dello stimolo. Edward Douglas Adrian, che nel 1926
nervosa e aprì la strada alla scoperta e allo studio dei per primo registrò la scarica di singoli recettori, rilevò
recettori sensoriali. In questo capitolo verranno trattati i che «l 'incremento o la diminuzione della sensazione,
princìpi generali della funzione recettoriale, rinviando quando varia l 'intensità dello stimolo, è una copia ac-
la descriz ione dettagliata dei singoli recettori ai capitoli curata de{{ 'incremento o della diminuzione dell'eccita-
dedicati alle diverse forme di sensibilità. zione dei recettori. La qualità della sensazione, invece,
sembra dipendere dal destino dei segnali afferenti, dato
Elettrogenesi nei recettori che, a parte questo, non vi è alcuna sostanziale diffe-
renza nella scarica dei diversi recettori sensoriali». La
La membrana dell'assone non è la sola sede di elettro- specificità descritta da Mliller non sta dunque nell'ener-
genesi fis iologica. Corrente può essere anche erogata, gia di ciascun nervo, ma dipende dalla speciale reatti-
con meccanismi diversi da quelli che generano il poten- vità dei diversi recettori e dalla regione del cervello con
ziale d'azione, anche da membrane appositamente spe- la quale questi recettori si connettono.
cializzate di altri distretti cellulari. Le sedi ove avven- Dal punto di vista anatomico, i recettori presentano una
gono queste differenti forme di elettrogenesi sono: l) grande va rietà di forme (figura 5.1). Tenendo conto
membrana dei recettori sensoriali; 2) membrana subsi- delle caratteristiche morfologiche fondamentali, essi si
naptica dei neuroni e del muscolo; 3) membrana delle possono classificare in poche categorie congi unte da
cellule autoritmiche (pacemaker). elementi di transizione. Alcuni sono semplicemente ter-
L' eccitazione dei recettori è provocata da stimoli fisici minazioni amieliniche, espansioni nervose libere, di fi-
(luce, calore, deformazione meccanica), oppure chimici bre afferenti primarie, immerse nella cute, nei muscoli e
(peptidi o ioni liberati nei tessuti, [ç:>2 J e [C02 ] del san- nei tessuti periarticolari. Altre vo lte, le terminazioni
gue, sostanze sciolte nella saliva). E raro, se si escludo- sono rivestite e circondate da strutture perirecettoriali,
no gli incidenti, che lo stimolo sia di natura elettrica. come nei corpuscoli tattili. Nell'occhio e nell 'orecchio,

54
Capitolo 5- Reccttori sensoriali

gas gusto udito vista olfatto tatto stira mento


respiratori muscolare

"" --~
~

t lxV
~ ~ ~ ~
.~ ~ À~
Figura 5.1 - Differenti tipi di recettori. Le frecce indicano la regione in cui awiene l'innesco dei potenziali d'azione.

invece, la trasduzione dell'energia esterna in elettroge- cazione è impropria perché: l) lo stesso recettore reagi-
nesi cellulare non è operata da terminazioni nervose, ma sce anche a stimoli meccanici intensi; 2) la sensazione
da cellule specializzate di derivazione ectodermica che che accompagna questi stimoli, quando sono applicati
si connettono alle fibre afferenti per mezzo di sinapsi. all'uomo, non è il caldo bensì il dolore; 3) esistono altri
recettori sensibili a variazioni della temperatura nel-
Registrazione della scarica di impulsi l'ambito fisiologico la cui stimolazione evoca sensazio-
generati dai recettori ni di caldo o di freddo. Sembra quindi logico classifica-
re i recettori delle fibre C come nocicettori piuttosto che
L'analisi dei meccanismi recettoriali è stata compiuta su come tennocettori. La loro funzione è quella di segnala-
molti tipi cellulari e i risultati ottenuti indicano l'esi- re un pericolo imminente o in atto: infatti, la loro soglia
stenza di proprietà e comportamenti generali. L'ap- è poco al di sotto del livello a cui uno stimolo diventa
proccio sperimentale più semplice consiste nel registra- lesivo per i tessuti, quando venga applicato per un tem-
re le scariche di impulsi evocate in singole fibre affe- po prolungato.
renti da stimoli di varia natura, intensità e durata, appli- Un secondo ordine di problemi, analizzabile con la stes-
cati ai recettori ad esse connessi. Questi esperimenti sa tecnica, è quello relativo allo studio dei rapporti tra i
hanno permesso di scoprire la sensibilità specifica di parametri dello stimolo e la freq uenza di scarica del
ogni recettore. Tra tutti gli stimoli che possono venir recettore. Particolarm~nte adatti a questo tipo di analisi
sperimentati, ogni recettore risponde di solito a uno sol- sono i recettori meccanici s ituati nei muscoli e sensibili
tanto, pressione meccanica, oppure calore, luce, mentre allo stiramento: fusi neuromuscolari e recettori neuro-
è poco o nulla sensibile a stimoli che attivano altri muscolari del Golgi. Il comportamento di un fuso neu-
recettori. Tuttavia, esistono anche recettori che rispon- romuscolare è illustrato nella figura 5.3, dove la traccia
dono a stimoli di diversa natura, purché particolatmente inferiore indica lo stiramento subìto dal muscolo e la
intensi. Si tratta delle terminazioni delle fibre C amieli- traccia superiore registra la scarica del recettore. Nella
niche dei nervi cutanei, con diametro di 1-2 Il e bassa prova, il muscolo viene stirato e poi mantenuto a lun-
velocità di conduzione, che reagiscono sia alle tempera- ghezza costante. La scarica aumenta di frequenza du-
ture elevate, tra 40 e 60 °C, sia alle intense defonnazio- rante la fase di allungamento; poi, quando lo stiramento
ni meccaniche. La risposta di uno di questi recettori è termina e il muscolo è mantenuto alla lunghezza finale,
illustrata nella figura 5.2. Quando la temperatura cuta- la scarica si "adatta", diminuisce cioè in frequenza, e
nea raggiunge i 41 °C, il recettore comincia a scaricare, diventa regolare. Se si ripete la prova, raggiungendo
generando circa tre impulsi ogni 5 s; a 43 °C la frequen- lunghezze finali diverse, si può osservare che la fre-
za di scarica è l impulso/s; poi aumenta in relazione quenza di scarica "adattata" è proporzionale alla lun-
lineare con il crescere della temperatura, finché questa ghezza finale. Il recettore segnala dunque l'entità del-
raggiunge i 60 °C. Un recettore simile potrebbe essere l'allungamento subìto dal muscolo; ciò è vero, però,
classificato come tennocettore. In realtà, questa classifi- soltanto in condizioni statiche, cioè di lunghezza co-

55
Eccitabilità cellulare

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temperatura della cute (°C)
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Figura 5.2 - A) Risposte di un nocicettore agli aumenti di temperatura tra 41 e 58 oc. B) La frequenza di scarica del recettore cresce e
linearmente all'aumentare della temperatura. r
1-
stante. Durante la fase dinamica, c ioè mentre la lun- segnalazioni provenienti da questi recetto ri, è così in s
ghezza sta variando, la frequenza di scarica è più eleva- grado di sapere in anticipo in che posizione si troveran-
ta di quan to non sarà a lla fine dello stiramen to. Se si no ne ll' istante successivo i vari segmenti corporei e po- c
ripete la prova variando la velocità dello stiramento, in- trà trasmettere in anticipo gli appropriati impulsi motori
\
vece che la lunghezza finale, si riscontra che l'alta fre- ai muscoli per eventuali correzioni di pos izione.
q uenza della scarica iniziale è direttamente correlata I recettori che segnalano in modo continuo il persistere
alla velocità. Il fuso neuromuscolare è quindi un recet- dello stimolo sono detti tradizionalmente recettori to-
tore capace di codificare s ia l' entità dello stiramento, nici. Accanto a questi vi sono recettori che invece se- 1
sia la velocità con cui l'allungamento avviene. Inoltre, gnalano soltanto le fasi trans ienti dello stimolo e per
la ris posta de i fusi neuromuscolari è correlata anche questo vengono detti recettori fasic i. U n esempio di
ali 'accelerazi one (cap itolo l 0). L'importanza della rela- questi ultimi è costituito dal corpuscolo di Pacini. Si
zione tra l'intensità dello stimolo e la frequenza di sca- tratta di un meccanocettore costituito da una termina-
ri ca è inhtitiva e non richiede commenti. D' altro canto, zione nervosa amielinica circondata da una capsula in
trasferire informazioni circa la velocità o l 'accelerazio- diversi strati. Ogni compressione s ul corpuscolo agisce
ne con cui uno stimolo agisce sui recettori è forse altret- stimolando la terminazione. La ris posta è d iversa da
tanto importante che comunicarne l 'intensità, dato che que lla dei fusi neuromuscolari e consiste in due brevi
ciò rende possibile sapere in anticipo in quale stato ci si scariche di impulsi: la prima coincidente con l' instau-
troverà entro pochi istanti. I corpuscoli di Pacini, e altri rarsi della pressione e la seconda con il venir meno
recettori presenti nelle capsule articolari, contribuiscono della stessa (comportamento on-off). Il recettore non
a rilevare le velocità con cui si muovono le articolazio- scarica invece per tutto il tempo in cui la pressione è
ni. Il sistema nervoso di un soggetto in corsa, grazie alle mantenuta costante.

fuso neuromuscolare

l 11111111111111111111111111111111111111111111111

lunghezza

I
del muscolo

0,1 5

Figura 5.3 - Risposta di un fuso neuromuscolare di rana all'allungamento del muscolo. La frequenza di scarica è più elevata durante
la fase transiente dello stiramento.

56
Capitolo 5- Recettori sensoriali

Classificazione dei recettori MECCANISMI


DELLA TRASDUZIONE
Le considerazioni esposte finora pongono in rilievo il
problema della classificazione dei recettori. Un 'utile
distinzione morfologica è quella che distingue le ter- Potenziale generatore
minazioni libere da quelle aggregate a strutture peri-
recettoriali e dalle cellule sensoriali specifiche. Que- Dalle registrazioni delle fibre afferenti non si possono
ste caratteristiche morfologiche hanno infatti impor- ricavare informazioni relative al problema nodale della
tanti risvolti funzionali, in rapporto sia alla specializ- fisiologia del recettore: come lo stimolo esterno venga
zazione del recettore, sia alla funzione di filtro svolta trasformato in una serie di potenziali d'azione. Per ri-
dalle strutture perirecettoriali sugli stimoli, che alla spondere a tale quesito, è necessario adottare altri ap-
trasmissione dei segnali. procci sperimentali, per esempio la registrazione intra-
Dal punto di vista funzionale, i recettori possono poi cellulare dei recettori. Il recettore di stiramento del mu-
venir classificati secondo il tipo di energia che li stimo- scolo di gambero è un grosso neurone (100 Il di diame-
la, riconoscendo così recettori meccanici, termici, fotici, tro) situato a stretto contatto con il muscolo, il quale
eccetera. Bisogna però tenere presente che esistono possiede un complesso sistema di dendriti che si ramifi-
recettori sensibili allo stesso tipo generale di stimolo, cano tra le fibre muscolari dei segmenti addominali del-
per esempio l 'energia meccanica, ma che generano l'animale. La cellula recettrice ha un singolo assone che
segnali di significato funzionale diverso: sono infatti si dirige verso i gangli del sistema nervoso centrale. Nel
meccanocettori sia le cellule dell'organo del Corti, sia i soma cellulare può venire facilmente infisso un microe-
cmpuscoli di Pacini, che i recettori arteriosi della pres- lettrodo per misurare gli eventi elettrici conseguenti allo
sione arteriosa. stimolo meccanico.
Vi sono poi, a complicare le cose, recettori polimodali, Quando il muscolo viene allungato, lo stiramento defor-
privi di specializzazione, come i nocicettori, i quali ma i dendriti e il recettore scarica (figura 5.4 A). L'al-
sfuggono a questo criterio classificatorio. lungamento produce una scarica di frequenza progressi-
Un terzo criterio di classificazione è quello di definire vamente crescente, che tocca il massimo quando è rag-
un recettore sulla base della sensazione che nasce giunta la lunghezza finale. Questo recettore è privo di
dalla sua stimolazione, sensazione che non dipende sensibilità alla fase transiente, la sua scarica è propor-
dal recettore, ma dalle sue connessioni con il sistema zionale alla lunghezza e dura fintanto che lo stimolo
centrale. continua ad agire (recettore tonico).
Questo criterio pennette di distinguere i nocicettori dai Fino a questo punto le informazioni derivate dalla regi-
strazione intracellulare non oltrepassano quelle ricavate
recettori tattili o da quelli termici e così via, ma non
dalla registrazione delle fibre afferenti. Tuttavia, l 'esa-
lascia spazio a quei recettori la cui stimolazione non
me della figura 5.4 B rivela che la scarica di potenziali
genera sensazioni coscienti, per esempio i recettori chi-
d' azione non è la sola risposta del neurone. Infatti, essa
mici dei giorni.
è preceduta da una depo lari zzazione della membrana
Sembra chiaro che ciascuno dei criteri esposti non è
cellulare, che prende inizio simultaneamente allo stira-
di per sé sufficiente a discriminare tra loro in modo
mento e che cresce proporzionalmente ad esso. Soltanto
univoco tutti i recettori presenti in un organismo. Si
quando essa raggiunge il potenziale di soglia ha inizio
può concludere, allora, che ogni recettore viene clas-
la scarica di impulsi. Questa depolarizzazione, che è
sificato in modo soddisfacente soltanto quando si spe-
definita potenziale generatore, sembra quindi essere la
cifichi:
risposta primaria del neurone allo stimolo.
l) la sua struttura morfologica, per le implicazioni, Lo studio della genesi del potenziale generatore è com-
non sempre note, che essa ha sulla specificità del plicato dal fatto che il potenziale stesso induce, quando
rece ttore verso un certo tipo di energia, piuttosto raggiunge la soglia, scariche iterative di potenziali d'a-
che verso certi parametri dello stimolo, per esem- zione che gli si sovrappongono, cancellandolo. È però
pio la velocità; possibile abolire il potenziale d'azione con anestetici
2) il tipo di energia che lo stimola preferenzialmente e i locali o TTX, in modo da mettere in evidenza il po-
parametri dello stimolo cui il recettore è sensibile; tenziale generatore (figura 5.4 B); s i tratta di una de-
3) i collegamenti del recettore con il sistema nervoso polarizzazione che cresce progressivamente durante la
centrale; fase di allungamento per arrestarsi, alla fine di questa,
4) il tipo di sensazione che è generata dalla sua stimola- a un valore che permane costante finché il recettore
zione. viene trattenuto alla lunghezza raggiunta. La depola-
rizzazione è di ampiezza proporzionale ali 'allunga-
Per la maggior parte dei recettori è possibile dare rispo- mento, non è autorigenerativa e non si propaga. Si
ste precise a ognuno di tali quesiti. tratta cioè di un fenomeno graduato e stazionario.
57
l ]i Eccitabilità cellulare
!

® potenziali d 'azione ©

l l
lJ l'' lli l Il

l uJ somv]
l
potenziale IJIII
generatore

~ l lj
l
lt Ili j

ampiezza

l
del potenziale
generatore

allungamento 0,5

O -10 -20 -30 -40 -50 . -60 -70 mV


® dopo anestetico locale ..___
depolarizzazione
. -+-
: iperpolarizzazione
potenziale generatore

-~ - potenziale di riposo

Figura 5.4 - A) Registrazione intracellulare della risposta provocata dallo stiramento in un recettore di gambero. L'allungamento
induce una depolarizzazione, potenziale generatore, che raggiunge la soglia e innesca la scarica ripetitiva. B) Applicazione di un
anestetico locale, che elimina il potenziale generatore. C) L'ampiezza del potenziale generatore, indotto da un allungamento definito,
diminuisce progressivamente se la membrana del recettore viene depolarizzata, fino ad annullarsi quando il potenziale di membrana
è prossimo allo zero.

Lo stesso esperimento, ripetuto sul fuso neuromuscolare elettrico in esame, e il potenziale di equilibrio elettro-
di rana, rivela che in questo secondo preparato l'am- chimico, per gli ioni che si sospettano partecipare al
piezza del potenziale generatore è maggiore durante la processo. Il risultato di tale verifica è illustrato, per il
fase transiente e poi si adatta. Ciò dota il recettore di recettore di stiramento del gambero, ne lla figura 5.4 C.
sensibilità dinamica e rende la frequenza di scarica pro- Nel recettore il potenziale di riposo è di -55 mV. De-
porzionale alla velocità dello stiramento. Quando non finita questa condizione iniziale, il muscolo subisce uno
produce potenziali d ' azione, la membrana del recettore stiramentci di una certa entità e il recettore, stimolato, dà
anestetizzato può essere vista come uno strumento di origine ad un potenziale generatore di ampiezza con-
misura: elettricamente essa equivale a una resistenza e, venzionalmente assunta come unitaria. Se il potenziale
quando una corrente la attraversa, ai suoi "capi" si regi- di membrana è portato artificialmente a -70 m V, e s i
stra una differenza di potenziale che, per la legge di ripete uno stiramento identico a l precedente, si registra
Ohm, è proporzionale all'intensità della corrente. L'esi- un potenziale generatore più ampio. Viceversa, se s i
stenza del potenziale generatore rivela quindi la presen- porta il potenziale di membrana a valori meno negativi,
za di una corrente generatrice di intensità ad esso pro- lo stesso stimolo produce potenziali generatori di am-
porzionale. piezza sempre minore. Dal grafico della figura 5 .4, do-
Precedentemente, si è v isto come le correnti generate ve le ampiezze del potenziale generatore sono messe in
dalle cellule abbiano origine da variazioni di penneabi- relazione al potenziale di membrana, si può notare che
lità. Alla modificazione di permeabilità è di solito inte- tra le due grandezze esiste una proporzionalità diretta.
ressata una regione ristretta della membrana, ma il pas- Estrapolando i risultati, ci si può aspettare che, riuscen-
saggio di pochi ioni in queste zone dà origine a una cor- do a portare a zero il potenziale di membrana, lo stira-
rente che si propaga, in c ircuito locale, alle zone circo- mento del muscolo non generi più alcuna r isposta. Il
stanti. Si tratta ora di analizzare quale sia la specie ioni- potenziale di equili brio, per la batteria che eroga la cor-
ca interessata alla genesi della corrente che provoca il rente responsabile del potenziale generatore, sembra
potenziale generatore e in quale zona della membrana quindi essere vicino a O mV. La batteria con E = O è
questa si produca. assimilabile a una membrana penneabi le in modo indi-
scriminato a tutti gli ioni. È probabile, allora, che l'e-
N a tura della corrente generatrice vento che suscita il potenziale generatore sia una varia-
z ione di penneabilità per tutti gli ioni, quindi una perdi-
Un metodo usato per riconoscere la natura degli ioni ta completa di selettività. L'approfondimento dell'anali-
coinvolti nel! 'elettrogenesi cell ulare è verificare quale si, operato mediante la tecnica del patch-clamp, ha per-
rapporto vi sia tra il potenziale di equilibrio per l'evento messo di appurare che ciò è dovuto ali' apertura di un

58
L .
Capitolo 5 - Recettori sensoriali

canale cationico non selettivo, che viene attraversato sia


dal sodio che dal potassio. Il canale è sensibile alle
deformazioni meccaniche della membrana e _per aprire
un singolo poro è sufficiente la deformazione prodotta
-:Tl /~: l"/~: lx~:i~:"/ i...;:- l~,
l
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l
l

dalla suzione della membrana verso l'interno della ' , ' ,' ' l ' , ' l ' ,

·"~~·" ~·/'-....~
pipetta. Confrontando le modalità di elettrogenesi del
potenziale generatore con quelle del potenziale d'azio-
ne, si può dunque concludere che la membrana genera-
trice del recettore di stiramento reagisce agli stimoli
meccanici con un aumento aspecifico della sua permea-
. . . ... .
bilità. La membrana assonica, invece, reagisce agli sti- a------·----·-----·-----·-----
b c d e
moli elettrici, le correnti esogene o endogene, con varia- Figura 5.5 - La terminazione nervosa del corpuscolo di Pacini
zioni specifiche della permeabilità a N a+ e K+. produce un potenziale generatore la cui ampiezza d ipende dal-
Un'ulteriore importante differenza tra i due tipi di elettro- l'estensione della membrana stimolata. Le successive legature
genesi riguarda i caratteri temporali delle correnti prodot- riducono sempre più l'area di membrana eccitabile e l'ampiezza
te. La membrana dei recettori può generare correnti in del potenziale (c, e). Al di sopra delle legature, la membrana è
modo continuo e per tutta la durata dello stimolo; la mem- ineccitabile (b, d, ~-
brana dell'assone genera con·enti che rapidamente si esau-
riscono malgrado il perdw-are della stimolazione.
è la causa diretta dell'apertura dei canali. Nei chemocet-
Sede della membrana tori i modi di stimolazione sono più vari: i r ecettori
che produce la corrente generatrice gustativi per il salato sono stimolati nel modo più sem-
plice, cioè dall'ingresso diNa+ attraverso uno specifico
Nel caso del recettore di stiramento del gambero, la cor- canale quando cresce la sua concentrazione extracellu-
rente generatrice è, con ogni probabilità, generata dalla lare; nei recetto ri gustativi per l 'acido, lo stimolo è
membrana dei dendriti del neurone sensoriale, dato che costituito dal blocco dei canali per K dovuto ad H+
questo è il distretto cellulare che subisce la defonnazio- extracellulare; i recettori olfattivi sono attivati dal lega-
ne meccanica stimolante. me delle molecole odorifere con un recettore chimico di
Nel corpuscolo di Pacini, un meccanocettore capsulato membrana che, attraverso la modulazione del cAMP,
distribuito nella cute e nei tessuti profondi, la membra- modifica la permeabilità dei canali di membrana. Nei
na generatrice è quella della terminazione amielinica. fotocettori lo stimolo induce una reazione fotochimica
Dopo aver rimosso la capsula, la terminazione è stata nei pigmenti visivi, in seguito alla quale un'attivazione
sottoposta a legature a 3 diversi livelli (figura 5.5). Dal enzimatica consuma il cGMP, inducendo la chiusura di
punto di vista funzionale, la legatura separa, ed è come canali per il sodio. Di queste modalità si tratterà in det-
se la s i asportasse, quella parte della terminazione che è taglio nei capitoli dedicati ai diversi sistemi sensoriali.
situata distalmente ad essa. Dopo ogni legatura, la pres-
sione al di sopra della legatura stessa non è più efficace,
mentre lo è ancora al di sotto. Tuttavia, poiché è minore TRASMISSIONE
la quantità di membrana attivata, il potenziale generato- DELLE INFORMAZIONI
re è diminuito in ampiezza, fino a scomparire dopo la DEI RECETTORI
terza legatura, alla base della tenninazione. Nel caso del
corpuscolo di Pacini, la membrana capace di produn-e AL SISTEMA
correnti generatrici coincide quindi con la terminazione NERVOSO CENTRALE
amielinica ospitata nel corpuscolo. Nei recettori specifi-
ci della retina, dell'orecchio, del gusto e dell'olfatto, la La funzione dei recettori è quella di informare il sistema
corrente generatrice è invece suscitata da variazioni di nervoso centrale delle variazioni energetiche che li han-
conduttanza limitate a regioni molto ristrette della mem- no interessati. Le infonnazioni relative a tali variazioni
brana. sono contenute nel potenziale generatore: la sua am-
Le modalità con cui gli stimoli esterni inducono le va- piezza è infatti proporzionale all'intensità dello stimolo
riazioni di permeabilità che miginano la con·ente gene- e, in alcuni casi, anche alla velocità con cui lo stimolo è
ratrice sono diverse da caso a caso. In certi recettori lo applicato. Il potenziale generatore è però un evento lo-
stimolo agisce direttamente sui canali di membrana, in cale: perché l'informazione che esso contiene possa
altri il suo effetto è mediato. Nei recettori meccanici la raggiungere il sistema nervoso centrale, essa deve esse-
deformazione locale della membrana, trasmessa dal- re resa trasferibile a distanza. L'operazione è compiuta
l 'ambiente al recettore attraverso strutture perirecetto- attraverso la genesi, da pa1te della con·ente generatrice,
riali diverse da caso a caso e talvolta molto complesse, di serie di potenziali d'azione (tabella 5J).

59
Eccitabilità cellulare

Tabella 5.1- Schema della funzione recettoriale. Da un punto di vista funzionale, è utile considerare il recettore costituito da un insie-
me di elementi specializzati posti in serie l'uno all'altro. Il primo elemento è costituito d_alle strutture perirecettoriali, frapposte tra lo sti-
molo e il recettore, mezzi diottrici (mezzi di trasmissione del suono alla coclea, capsule dei recettori somestesici) le quali filtrano 1e-
nergia diretta al recettore. Ad esso seguono la parte specializzata nell'elettrogenesi e una terza componente che trasforma la corren-
te generatrice in potenziali d'azione. In taluni casi tra la seconda e la terza componente è interposta una sinapsi.

(sinapsi)

stimolo strutture
~--------------~

to_r_ia--li__....~- L..__ _
L-_;p!._e_r_ir_ec_e__t__
membrana
e_le_tt_r_o=-ge
_n_e_t_ic_a___,....
l
r-------------
codificatore
l
--
l assone
filtro tra stimolo genera corrente trasforma trasmette
esterno e recettore in risposta la corrente generatrice gli impulsi
allo stimolo in serie di impulsi

'
In continuità con la membrana recettoriale vera e pro-
pria, si trovano zone di membrana capaci di reagire alla
controllata dalla concentrazione interna del calcio inve-
ce che dal potenziale. La membrana di questi siti è an-
l
corrente generatrice, producendo impulsi che si trasmet-
tono lungo la fibra afferente fino al sistema nervoso
centrale. L'intensità dello stimolo, che in prima istanza
è "misurata" da una proporzionale variazione dell'inten-
che dotata di canali vol taggio-dipendenti per il ca++,
che si aprono in occasione del potenziale d'azione as-
sieme ai canali per il sodio , e l 'ingresso di ca++ nel
citoplasma detennina, agendo sulla faccia interna della
l
sità della conente generatrice, viene ora codificata nella membrana, l'aperh1ra dei canali K(Ca) . Mentre i canali
frequenza di scarica del recettore . Si passa cioè dalla di gK si chiudono rapidamente quando il potenziale ;;
rappresentazione intensiva dello stimo lo alla sua rappre- punta si è concluso, la chiusura d ei canali per il potassio
sentazione estensiva nel tempo. Tale trasformazione, calciodipendenti avviene lentamente, con la progressivP
per avere significato, deve poter trasferire fedelmente rimozione del calcio dal citoplasma. La corrente di po-
nel nuovo codice, formato da impulsi, le informazioni tassio trasportata dai canal i len ti si aggiunge a quella
contenute nell'evento recettoriale. dei canali veloci e produce una prolungata iperpolariz-
zazione posh1ma, che può durare qualche decina di milli-
Refrattarietà postuma secondi. Questa prolungata iperpolarizzazione è il fattore
come meccanismo responsabile che pennette la trasfonnazione dell'intensità della con·en-
della codificazione in impulsi te stimolante in una frequenza di scarica proporzionale.
Quando la membrana del codificatore viene stimolata
Conviene premettere a li 'analisi della trasformazione da una corrente continua_ depolarizzante (fs), di intensità
delle conenti generatrici in serie di impulsi alcune con- uguale alla reobase (Jr), t! potenziale raggiunge il livello
siderazioni sul potenziale d'azione. Se si considera que- soglia e si innesca un potenziale d' azione. Da quel mo-
sto evento nei termini delle correnti che lo generano, lo mento la membrana riceve, oltre alla corrente stimolan-
si può raffigurare come il susseguirsi rapido di due cor- te fs , anche la corrente bifasica del potenziale d'azione
renti, l'una diNa+ e l'altra di K+, dirette in senso oppo- (figura 5.6 A). Poiché il potenziale di membrana è pro-
sto e sfasate tra loro nel tempo. La somma delle con·en- porzionale alla corrente netta che attraversa la membra-
ti, la con·ente totale, ha il decorso raffigurato nella figu- na stessa, dopo lo spike, e durante h1tta la fase di iper-
ra 5.6 ed è la causa diretta della variazione di potenzia- polarizzazione posruma, il potenziale rimane al di sotto
le, conosciuta come potenziale d'azione. Dopo lo spike, della soglia: infatti, per tutto quel periodo, la con-ente
residua una corrente iperpolarizzante trasportata dagli netta è minore della reobase, essendo uguale alla cor-
ioni K (IK) che decresce progressivamente nel tempo. rente stimolante diminuita della con·ente di potassio del
La presenza di questa "coda" di conente è la causa della potenziale d'azione
iperpolarizzazione postuma del potenziale d'azione e fs- IK(Ca) <I,.
della refrattarietà relativa che ad essa si accompagna.
La presenza di questa corrente ha notevole importanza Il potenziale di soglia viene nuovamente raggiunto quan-
fisiologica: essa costituisce il principale meccanismo re- do la conente I K(Ca) si è esaurita: in quel momento torna
golatore della trasformazione, che avviene nel "codifi- ad agire sulla membrana la sola con·ente stimolante, che
catore" dei recettori così come nel soma dei neuroni è liminare; toma cioè a verificarsi la condizione I 5 = l e
centrali, di un segnale continuo, quale la corrente gene- si genera un secondo impulso nervoso. In vittù di que~·to
ratrice, in una serie di impulsi. Nella m embrana dei siti meccanismo, una conente liminare provoca l'insorgenza
codificatori sono presenti due sistemi di conduttanza al di treni di impulsi di frequenza regolare e uguale al reci-
potassio. Il pri mo s istema, a dinamica più veloce, è proco della durata dell'iperpolarizzazione poshnna.
quello della gK assonica; il secondo sistema, gK(Ca)• a Se la corrente stimolante è incrementata di un valore l
dinamica più lenta, dipende da canali la cui aperh1ra è (figura 5.6 B), la condizione fs= I,. si verifica prima eh~

60
Capitolo 5- Recettori sensodali

@
int 1 int 2
BO ms 80 ms

adattamento
@
+- int 1 -+ ~ int 2 -----+ int3----+
31 ms 52 ms 52ms

-----------------_t __ ---------------'~-- -

sommazione di IK
l/ (reo base)

Figura 5.6- A) In risposta a una corrente stimolante, fs, continua e di intensità liminare, t, (reobase), ogni potenziale d'azione
segue il precedente non appena si è esaurita la fase di refrattarietà postuma dovuta alla prolungata corrente di potassio /K,
ossia quando fs + IK = lr B) Se l'intensità di fs è aumentata, l'eguaglianza fs + IK =t, si verifica in anticipo, quando IK non si è
ancora conclusa, e tanto più precocemente quanto maggiore è fs. Il sommarsi della refrattarietà postuma degli spike successivi
provoca il fenomeno dell'adattamento.

la fase di refrattarietà relativa si sia conclusa e precisa- mento della lisposta recettoriale può anche essere causato
mente quando da una diminuzione d'ampiezza del potenziale generatore,
come avviene nel fi.tso neuromuscolare. Quest'ultimo mec-
canismo è l'unico operante nei recettori che non producono
e quindi potenziali d'azione, per esempio coni e bastoncelli.
fs - I K(Ca) = Ir
Sono stati fin qui considerati tre tipi fondamentali di e-
La corrente di potassio decade progressivamente dopo il lettrogenesi di membrana:
potenziale d'azione: perciò l'eguaglianza tra fs e Ir si
verifica con anticipo tanto maggiore quanto più la cor- l) il mantenimento del potenziale di riposo;
rente stimolante eccede la reobase. Quanto più rapida- 2) la capacità di generare potenziali (cmTenti) d'azione;
mente si seguono tra loro i potenziali d'azione, tanto 3) la capacità di sviluppare potenziali (con·enti) di recettore.
più alta diventa la frequenza della scarica. Queste tre modalità elettrogenetiche sono fondate su mec-
In conclusione, in virtù della refrattarietà postuma, la canismi diversi, rispettivamente:
frequenza istantanea di scarica (l/intervallo tra spike)
del recetto re risulta proporzionale all' intensità della cor- l) sull'attività perenne, rispetto alla vita cellulare, della
rente generatrice. Quando i potenziali di azione si se- pompa sodio-potassio e sulla permeabilità selettiva
guono a distanza ravvicinata, il calcio che entra in corri- della membrana a riposo;
spondenza a ogni spike si accumula all'interno del neu- 2) su variazioni rapide e selettive della penneabilità per
rone e la sua concentrazione cresce a ogni spike succes- Na+ eK+;
sivo. Dato che l'apertura di gK(Ca) segue la dinamica di 3) su variazioni aspecifiche della penneabilità ai catio-
accumulo di calcio, ciò produce una sommazione dell'i- ni, prodotte da stimoli esterni, le quali possono dura-
perpolarizzazione postuma, che diventa più ampia. Si re anche a lungo, di solito quanto dura lo stimolo.
prolunga così l'intervallo tra gli spike e diminuisce la
frequenza di scarica, causando l'adattamento. Oltre che Esistono anche ulteriori specializzazioni fi.mzionali della
dalla sommazione della refrattarietà postuma, l' adatta- membrana nei distretti connessi alla fi.tnzione sinaptica.

61
6
Sinapsi
Carlo Adolfo Porro l
l
Plasticità della trasmissione sinaptica
l
l
Sinapsi chimiche
Sintesi e deposito del neuromediatore Potenziamento post-tetanico
Rilascio del mediatore nello spazio sinaptico. Ruolo del calcio Long-Term Potentiation
Attivazione dei recettori postsinaptici di membrana
Allontanamento del mediatore dallo spazio sinaptico Conclusioni

La microscopia elettronica e le nuove tecniche di inda- naptico) di sostanze chimiche chiamate neurotrasmetti-
gine elettrofisiologica e neurochimica hanno permesso tori o neuromediatori, che influenzano in modo specifi-
di raggiungere una dettagliata conoscenza dell'organiz- co l'attività della seconda cellula (detta postsinaptica)
zazione morfofunzionale delle sinapsi, mettendo in luce attraverso l' interazione con particolari proteine della
la varietà di meccanismi che sottendono la comunica- membrana di quest'ultima, dette recetto ri. La sinapsi
zione chimica tra i diversi tipi di neuroni. Anche se la tra- chimica è costih1ita qu indi da una zona specializzata del
smissione chimica è la più importante modalità di co- neurone presinaptico dove avviene la liberazione del
municazione tra cellule eccitabili, esistono tuttavia sina- neuromediatore, dalla corrispondente area della mem-
psi caratterizzate da una trasmissione puramente elettri- brana della cellula postsinaptica dove sono localizzati i
ca anche nel sistema nervoso degli organismi superiori, recettori e dallo spazio interposto tra le due cellule, che
per esempio nella retina. prende il nome di fessura o spazio sinaptico (figura
6.1 ). Lo stimolo efficace a determinare il rilascio del
neuromediatore è generalmente l'arrivo del potenziale
SINAPSI CHIMICHE d'azione nella terminazione presinaptica (figura 6.2 ):
ciò determina l'aperhtra di canali voltaggio-dipendenti
Nelle sinapsi di tipo chimico la trasmissione dell'infor- per il ca++, che entra nella cellula per gradiente elettro-
mazione tra cellule eccitabili (tipicamente due neuroni, chimico. L'aumento della concentrazione intracellulare
oppure un neurone e una cellula effettrice) avviene me- di ca++ provoca il rilascio del mediatore nello spazio
diante la liberazione da parte di un neuro ne (detto presi- sinaptico, consentendone il legame reversib ile con i re-

tipo l

vescicole
sinaptiche
sferiche

fessura sinaptica
larga
dendrite
f-:-~i!:~==~~é=:Ì ispessimento
postsinaptico

zone attive estese zone attive


di estensione limitata

Figura 6.1 -Schema strutturale dei 2 tipi più comuni di sinapsi chimiche centrali. Le sinapsi di tipo l sono generalmente eccita-
torie, quelle di tipo Il inibitorie.

62

--
Capitolo 6 - Sinapsi

cettori sinaptici. L'effetto finale è una modificazione del


potenziale elettt:ico ~i me.mbra.na ~ella cel~ula postsì-
naptica. Nelle smaps1 eccitatone SI determma una de-
polarizzazione, l 'EPSP (figura ~.3), ~he avvicina .il po-
tenziale della membrana postsmaptlca alla soglia per
l'innesco del potenziale d'azione. Nelle sinapsì inìbito-
potenziale
d'azione
preslnaptico
l_
l
rie sì verifica invece una iperpolarizzazione, l'IPSP. È
generalmente accettato che, fatte salve poche eccezio- aumento ~
della permeabilità
ni, nel sistema nervoso centrale dei mammiferi ogni di membrana ~ 1

neurone ha effetti eccitatori o ìnìbìtori in tutte le sìna- perr'l c a++·, c ++- o ..C3 ~"'
. . ...... c ++l versante
Ingresso a ~a 1 presinaptlco
1
psi che forma con altre cellule (princ ipio di Dale, dal di Ca++
nome di uno dei principali assertori della teoria chimi-
ca della trasmissione sinaptica): esistono quindi neuro-
ni eccitatOli e neuronì inibitorì. D'altro canto, ogni neuro-
ne riceve di norma infmmazioni sia eccitatorie che ini-
liberazione
di neurotrasmettitore
per esocitosi
delle vescicole
~

OC311l~.
l
bitorìe, che contribuiscono a modularne l'attività. La
trasmissione dell'informazione in una sinapsì chimica
richiede comunque un certo tempo (latenza o ritardo
sinaptico: da un minimo di 0,3 ms a diversi secondi),
interazione
del neurotrasmettitore
con i recettori
postsinaptlci
~

.
IO!lC3 ~o
.
l
versante

che varia in diversi tipi di sinapsi in relazione ai diversi


eventi biochimici in gioco.
Morfologicamente e funzionalmente, sì possono distin-
attivazione
-ll'i<1)i1-\)•(p'S'(1-

"""1'"""
guere diversi tipi di sìnapsi chimiche. La zona presinap- del canali sinaptici; \"" EPSP
tica di una cellula nervosa è costituita generalmente da eccitatori (EPSP) ~ : (sinapsi eccitatorie)
o inibitori (IPSP)
una tenninazione assonale che, nel caso in cui la sinapsi
connetta due neuronì, può prendere contatto con i den-
~~~~~
latenza
driti (sinapsi assodendrìtiche; per convenzione, il neuro-
Figura 6.2- Schema riassuntivo dei meccanismi della trasmissio-
ne presinaptico è citato per primo), il soma (sìnapsi ne sinaptica. Il potenziale d'azione che raggiunge la terminazione
assosomatiche) o le tennìnazioni assonali (sinapsi as- presinaptica induce l'ingresso di ca++ nella terminazione stessa e
soassoniche) del neurone postsinaptico (figura 6.4). Più l'esocitosi di neurotrasmettitore. Il mediatore chimico, interagendo
i
rare sono le sinapsi dendrodendritiche o somasomati- con specifici siti di membrana (recettori) della cellula postsinaptica,
che. La zona presinaptica contiene vescicole, identifica- determina variazioni di conduttanza e l'insorgenza di un segnale
l elettrico in quest'ultima. La variazione del potenziale postsinaptico
bili alla mìcroscopia elettronica, in cui è depositato il
neuromediatore e, nella maggioranza delle sinapsi, altre (nel caso illustrato, un EPSP) non è immediata, ma insorge dopo
un intervallo (da frazioni di ms a diversi s), detto ritardo sinaptico.
strutture specializzate dì membrana. Dal punto di vista
funzionale, sono importanti la distanza tra le cellule
pre- e postsinaptica ed il tipo di recettori presenti nella
membrana postsinaptica. Nella giunzione neuromusco- sommazione tem porale
lare e nella maggioranza delle sinapsì del sistema ner- IPSP
voso centrale (tipo Gray I e II; figura 6.1 ), la distanza
tra le due cellule è piccola e la trasmissione dell'infor-
mazione è rapida e precisa. Al contrario, nelle sinapsi
postgangliari del s istema nervoso vegetativo e in alcuni
tipi di sinapsi centrali (tipicamente, quelle che utilizza-
no come mediatore la noradrenalìna o la serotonina) il EPSP

"--
neuromediatore è rilasciato da un plesso di tetminazioni
e di varicosità en passant sihtate ad una certa distanza
dalle cellule bersaglio: ciò implica una trasmissione più
lenta e meno selettiva che, per la diffusione del neuro- I l l 11111111 1111111111 5 mV
trasmettìtore nel liquido interstizìale, interessa più cel- ® tempo (ms) @ 2 ms
lule postsinaptiche contemporaneamente. La presenza
Figura 6.3 -A) Potenziali sinaptici depolarizzanti (EPSP) ed iper-
dì recettori specifici è la condizione necessaria perché
polarizzanti (IPSP) registrati intracellularmente da motoneuro-
una sostanza liberata a livello sinaptico esplichi un ni spinali. B) Sommazione temporale degli effetti postsinaptici
effetto funzionale, che può essere eccitatorio o inibito- (EPSP) generati in un motoneurone dall'attivazione ripetitiva del
rio in rappmto al tipo di recettori situati a livello postsi- tratto corticospinale; quando viene raggiunta la depolarizzazione
naptico. soglia, si genera un potenziale d'azione (indicato dalla freccia).

63
Eccitabilità cellulare

Sintesi e deposito del neuromediatore


~~ .\{1

j~
inapsi
slnapsi I neuroni del sistema nervoso dei vertebrati utilizzano
su una spina
den dri~ica
diverse categorie di sostanze co me neuromediatori. r
as{~·osomatica neurotrasmettitori "classici", i primi ad essere indagati,
stnaps t
su un tronco sono sostanze a basso peso molecolare come acetilcoli-
~ dendritico na (Ach), aminoacidi, amine biogene (tabella 6.1). Oltre
!-a, (I
,_pw· a questi, diversi gruppi neuronali liberano neuropeptidi

1' ~
sinapsi
assoasson ica
(tabella 6.II) in grado di modulare l 'eccitabilità della
cellula postsinaptica. Infine, altre sostanze, per esempio
ATP, adenosina, acido arachidonico e monossido di
azoto (NO), esercitano verosimilmente una funzione di
messaggeri chimici in alcune porzioni del sistema ner-
Figura 6.4 - Principali modalità di contatto sinaptico tra 2 neuroni
del sistema nervoso centrale. Le sinapsi assodendritiche possono voso centrale e periferico.
essere localizzate sul tronco dendritico, o in strutture specializzate
dette spine dendritiche. Neurotrasmettitori classici - Acetilcolina, aminoacidi
e amine biogene sono sintetizzate da enzimi localizzati
Di seguito, verranno approfonditi alcuni aspetti generali
nel citosol (fa eccezione l'enzima dopamina ~-idrossib­
della trasmissione chimica, in cui si possono riconosce-
si, che converte la dopamina in noradrenalina all'inter-
re schematicamente diverse tappe:
no delle vescicole sinaptiche ), generalmente a livello
l) sintesi e deposito de l neuromediatore; delle terminazioni presinaptiche. Alcuni, come gli ami-
2) rilascio del mediatore nello spazio sinaptico; noacidi glutammato, aspartato e glicina, sono prodotti
3) attivazione dei recettori postsinaptici di membrana; del metabolismo intermedio e sono comuni costituenti
4) allontanamento del mediatore dallo spazio sinaptico. delle proteine del!' organismo: della quantità totale di

Tabella 6.1- Principali neurotrasmettitori. Le sostanze indicate sono quelle per cui il ruolo di mediatore è meglio conosciuto. Vi sono
prove che altre sostanze, per esempio I'ATP. modificano l'attività di cellule bersaglio in determinate sinapsi del SNC e del SNV.

sostanza enzima chiave della catena biosi ntetica principali siti di pr od uzione

acetilcolina colinacetiltransferasi (specifico) nucleo basale del proencefalo (SNC)


gangli della base (SNC)
motoneuroni spinali (SNC)
neuroni pregangliari (SNV)
neuroni gangli parasimpatici (SNV)
catecolamine
dopamina tirosinaidrossilasi (specifico) pars compacta della sostanza nera (SNC)
tegmento mesencefalico ventrale (SNC)
nuclei diencefalici (SNC)

noradrenalina tirosinaidrossilasi e dopamina B-idrossilasi (specifico) locus cc:eruleus (SNC)


tegmento ventrolaterale bulbopontino (SNC)
neuroni gangli ortosimpatici (SNV)

adrenalina tirosinaidrossilasi, dopamina B-idrossilasi gruppi cellulari troncoencefalici (SNC)


e feniletanolamina-N-metiltransferasi (specifico) midollare surrene

serotonina triptofanoidrossilasi (specifico) nuclei del rate (SNC)

istamina istidinadecarbossilasi ipotaiamo

aminoacidi
acido glutammico vie specifiche non determinate neuroni sensoriali primari
neuroni eccitatori (SNC)

acido aspartico vie specifiche non determinate neuroni eccitatori (SNC)

glicina vie specifiche non determinate neuroni inibitori midollo spinale

GABA glutammicodecarbossilasi (probabilmente specifico) neuroni inibitori (SNC)

GABA =acido y-aminobutirrico; SNC = sistema nervoso centrale; SNV =sistema nervoso vegetativo.

i.....__
64

L
Capitolo 6- Sinapsi

Tabella 6.11- Neuropeptidi.

ormoni anteroipofisari ACTH peptidi oppioidi ' ~-endorfina


a-MSH met- e leu-encefalina
LH dinorfine
TRH
altri angiotensina Il
ormoni neuroipofisari ADH bradichinina
ossitocina calcitonina
CGRP
fattori ipotalamici somatostatina neurochinine
di liberazione ormonale CRH neuropeptide Y
LH-RH fattore natriuretico atriale
peptidi gastrointestinali VIP
colecistochinlna
gastrina
sostanza P
neurotensina
ADH =ormone antidiuretico; VIP = peptide gastrointestinale vasoattivo; CGRP = Calcitonin-Gene-Related-Peptide.

queste sostanze presente nei neuroni, solo la frazione ® @


immagazzinata nelle vescicole sinaptiche è implicata
nella trasmissione nervosa. Altri neurotrasmettitori, stimolo
glutammato afferente
come l 'acetilcolina e le amine biogene (cateco lamine,

J~
serotonina ed istamina), sono invece sintetizzati solo in
specifici gmppi neuronali.
Esiste in effetti una specificità biochimica che caratte-
controllo
70- '

.
1
mV-
rizza i neuroni che utilizzano un determinato neurotra- 80- l .

smettitore (si parla quindi di neuroni colinergici, seroto- KIN


nergici, noradrenergici e così via). La specificità è data 70- -- ~
dalla presenza non solo di enzimi chiave nella catena mV- t'd~~ .~
80-
biosintetica del mediatore, ma anche di specifici mecca-
nismi di immagazzinamento nelle vescicole sinaptiche e
di recupero (reuptake) dallo spazio sinaptico. Queste
proprietà sono state sfruttate a partire dagli anni Ses-
santa per mappare con varie tecniche (istochimiche, au-
lavaggio~~
70- l
mV-
80- ~
30 s
JL]10mV 20 s
toradiografiche, immunoistochimiche e di biologia mo-
lecolare) i neuroni che sintetizzano un determinato tra- Figura 6.5 - Il glutammato, applicato all'esterno di un neurone
smettitore. Per l'identificazione del neuromediatore re- spinale, ne depolarizza la membrana, determinando l'insorgenza
sponsabile della trasmissione dell'informazione in una di una salva di potenziali d'azione (A). Questo effetto è inibito
determinata sinapsi è necessario d'altro canto un ap- reversibilmente dall'aggiunt.a di acido kinurenico (KIN), un farmaco
proccio elettrofisiologico; questo, per esempio, consiste antagonista del glutammato. Nello stesso neurone, la stimolazio-
ne elettrica delle fibre afferenti (B, indicata dalla freccia) induce un
nel verificare se la deposizione di una piccola quantità EPSP che viene ridotto in ampiezza dall'applicazione di acido
della sostanza in prossimità della sinapsi stessa riprodu- kinurenico. Poiché ambedue le risposte sono inibite dallo stesso
ce l'effetto della stimolazione del neurone presinaptico antagonista recettoriale, si può ipotizzare che il glutammato sia il
e se i fatmaci antagonisti sono in grado di inibire gli ef- mediatore liberato dalle fibre afferenti.
fetti della stimolazione presinaptica e d eli' applicazione
del mediatore (figura 6.5). (corteccia, gangli della base, nucleo basale del proence-
Il glutammato e l'acido y-aminobutirrico (GABA) sono falo ). La glicina è il mediatore utilizzato da una popola-
largamente diffusi nel sistema nervoso centrale, in zione di intemeuroni inibitori del midollo spinale.
quanto utilizzati dalla maggior parte delle sinapsi ecci- I principali nuclei che s intetizzano serotonina (nuclei
tatorie (glutammato) e inibitorie (GABA); altri neuro- del rafe) e noradrenalina (locus cremleus e altri nuclei
trasmettitori, come l' Ach, la glicina e le amine biogene, pontini) sono di piccole dimensioni, ma i loro neuroni
sono presenti in specifici gmppi neuronali del sistema danno origine a lunghi assoni che si ramificano estesa-
nervoso centrale o periferico (tabella 6.I). L'acetilcolina mente, innervando ampie zone del cervello (in pat1ico-
è il mediatore più diffuso nel sistema nervoso vegetati- lare la corteccia cerebrale) e, limitatamente ad alcuni
ve, mentre a livello del sistema nervoso centrale è sinte- neuroni noradrenergici e serotonergici, del midollo spi-
tizzata dai motoneuroni e in diverse regioni cerebrali nale (sistemi a proiezione diffusa) (figure 6.6 e 6.7). La
65
Eccitabilità cellular e

giro c ingolato corteccia cerebrale

· · ippocampo

midollo spinale

Figura 6.6 - Schema delle vie e delle aree di terminazione delle Figura 6.7- Schema delle vie e delle aree di terminazione delia
fibre serotonergiche a partenza da alcuni fra i principali siti di fibre noradrenergiche a partenza da nuclei pontini (locus creru-
produzione, per convenzione numerati progressivamente da 81 leus, nucleo subceruleo e gruppi cellulari AS e A?).
a 88, che comprendono i nuclei del rate pallido, del rate oscuro,
del rate magno, del rate dorsale e centrale superiore.

caudato-
putamen

locus cceruleus i po fisi

Figu ra 6.8- Schema delle vie e delle aree di terminazione delle fibre dopaminergiche a partenza dal mesencefalo, appartenenti alle
vie mesostriate (sinistra) e mesolimbiche (centro), e dal diencefalo (destra).

noradrenalina è anche liberata dalle terminazioni de lle tori (capito lo 28). I gruppi cellulari dopaminergici del
fibre postgangl iari ortos impatiche e, unitamente ali ' a- diencefalo proiettano a nuc lei d el talamo (nucleo peri-
d renalina, dalla mido llare del surrene (tabella 6.I). ventricolare, nucleo parafascico lare), all'abenula, all 'i-
La dopamina è sinteti zzata princ ipalmente in gruppi potalamo, al midollo spinale e a ll 'area preottica; un'al-
cellulari situati nel mesencefalo e nel d iencefalo. Di - tra via di pa1tico lare interesse, in quanto coinvolta nella
versi neuroni dopaminergici della pars compacta del la regolazione della liberazione d i alcuni ormoni ipofisari,
sostanza nera e del tegmento ventrale del mesencefalo è quella tubero-infundibolare, che origina nel nucleo
proiettano in modo specifico allo striato (via mesostria- arcuato dell'ipotalamo ed innerva l'eminenza mediana e
ta) o a varie strutture del sistema limbico e alla COitec- la neuroipofisi (figura 6.8).
cia prefrontale (via mesolimbica e mesocorticale) (figu- Il g lutammato, il GABA e l'A eh sono immagazzinati in
ra 6.8). In pmticolare la via nigrostriata, che termina in vescicole sinaptiche di piccole dimensioni (40-50 nm),
specifiche m icroregioni del caudato-putamen, ha un im- che appaiono "chiare" alla microscopia elettronica e
portante molo di regolazione d eli 'attività di circuiti m o- contengono un 'alta concentrazione di trasmettitore (sti-
l
66
l_
Capitolo 6- Sinapsi

mata in almeno 60 mM per il glutammato, corrispon- avvenire in modo diverso in specifici gruppi cellulari;
dente a circa 1.200 molecole per vescicola). Una frazio- ne deriva che cellule in cui viene espresso il gene per lo
ne delle vescicole chiare si trova in prossimità delle stesso precursore possono in realtà sintetizzare e libera-
"zone attive", che costituiscono siti specializzati dove re diversi peptidi fisiologicamente attivi. Per esempio, il
avviene il rilascio del mediatore nello spazio sinaptico precursore comune per ACTH, a -MSH e ~-endorfina è
(figure 6.1 e 6.2). Le ami ne biogene (ed i neuropeptidi) una molecola di 31.000 dalton denominata pro-opiome-
sono depositate in vescicole sinaptiche di maggiori di- lanocortina; essa è sintetizzata sia in cellule dell'ipofisi
mensioni (70-300 nm), elettrondense. In condizioni di intennedia che secemono nel tonente circolatorio ACTH o
riposo, queste vescicole sono situate ad una certa di- a -MSH, che in neuroni del nucleo arcuato dell'ipotala-
stanza dalla membrana. Le terminazioni presinaptiche mo che liberano ~-endorfina (ma non ACTH) dalle loro
di alcuni tipi di neuroni che rilasciano solo amine bio- tetminazioni sinaptiche (figura 6.9).
gene e neuropeptidi appaiono prive di zone attive. I neuropeptidi, contenuti in granuli secretori, sono vei-
colati mediante trasporto assonale rapido fino alle ter-
Neuropeptidi - Oltre ai neurotrasmettitori classici, altre minazioni sinaptiche. Qui sono localizzati in vescicole
sostanze possono essere liberate a livello sinaptico e elettrondense, che sono rilasciate con un meccanismo
sono in grado di modificare l'attività della cellula post- lento di esocitosi, simile a quello delle cellule ghiando-
sinaptica: si tratta per lo più di peptidi (da cui il termine lari. I neuropeptidi agiscono a livello sinaptico intera-
generico di neuropeptidi) di piccole dimensioni, sovente gendo con specifici recettori di membrana. In generale,
sintetizzati anche al di fuori delle cellule nervose, per i loro effetti (che possono essere eccitatori o inibitori)
esempio nell 'apparato gastrointestinale, nell'ipofisi o sul potenziale di membrana postsinaptico sono a lenta
nel sistema immunitario, dove hanno funzioni ormonali insorgenza e prolungati (fino a decine di minuti). Ciò
e paracrine (tabella 6.Il). Sulla base di analogie sttuttu- suggerisce che molte di queste sostanze fungano da
rali, ne sono state identificate diverse famiglie, come le neuromodulatori, non siano cioè coinvolte nella tra-
neurochinine, i peptidi oppioidi, quelli neuroipofisari, le smissione rapida dell' informazione tra neuroni, ma ab-
secretine e le somatostatine. Oltre che per la sttuttura biano una funzione di regolazione a lungo termine del-
chimica, esse differiscono dai neurotrasmettitori finora l'eccitabilità delle cellule postsinaptiche.
descritti per i meccanismi di sintesi, immagazzinamento In determinate sinapsi un neurotrasmettitore "classico"
e rilascio nello spazio sinaptico e per le caratteristiche può coesistere ed essere liberato insieme a uno o più
dell ' azione a livello postsinaptico. neuropeptidi che, in presenza di specifici recettori, sono
I neuropeptidi derivano da precursori s intetizzati nel in grado di influenzare l'attività della cellula postsinap-
corpo cellulare, in poliribosomi adesi alla porzione cito- tica. Per esempio, le terminazioni parasimpatiche che
plasmatica del retico lo endoplasmatico. I precursori innervano le ghiandole salivari liberano simultaneamen-
possono contenere al loro intemo diversi neuropeptidi o te acetilcolina ed il Vasoactive Intestina! Peptide (VIP),
diverse copie dello stesso peptide, che vengono liberate che hanno azione sinergica; aminoacidi eccitatori, come
dall'apparato di Golgi. Queste modificazioni possono il glutammato, e peptidi come la sostanza P, altre tachi-

® @ pro-opiomelanocortina
y-MSH

1-1 I~ACTH-+1 1+-- y-LPH


13-LPH
---.11~-END~
l
l l l l Il Il~ l
l+rl lt11tl
a -MSH ~-MSH MET-ENK

proencefalina
r.-:'1-:-----:lM~ET,;_·.;:::;E.:....N.:....K_ _ __ , L EU-ENK

~~ ffl fu ~
~~ ~ ll ~ ~Ili
ITI
MET-ENK
ARG 6-GLY7-LEU8

Figura 6.9- A) Strutture responsabili della sintesi e del trasporto dei neuropeptidi dal corpo cellulare alle terminazioni sinaptiche. B)
Rappresentazione schematica dei precursori proteici di alcuni neuropeptidi ed ormoni. La pro-opiomelanocortina contiene al suo
interno le sequenze aminoacidiche deii'ACTH, dell'a-,~- e y-MSH, della ~-l ipotrop ina (~-LPH) e della B-endorfina (B-END), la proen-
cefalina le sequenze di leu- e met-encefalina (ENK) (in diverse copie) . Diversi peptidi possono essere liberati in diversi gruppi cellula-
ri che sintetizzano il medesimo precursore, in seguito alla scissione di quest'ultimo in specifici siti ad opera di endoproteasi.

67
Eccitabilità cellulare

chinine o il Calcitonin-Gene-Related-Peptide (CGRP) te in stretta connessione anatomica (il suo raggio d'a-
sono liberati congiuntamente dalle terminaz ioni intra- zione è stimato intorno a 0,3 mm). Si pensa che il
spinali di- fibre sensoriali primarie di piccolo ca.libr~, ·monossido di azoto venga prodotto nei ·neuroni ·pre- o
che trasportano infonnazion i nocicettive. [n questt cast, postsinaptici in relazione a!l 'ingresso o alla mobilizza-
il neurone pres inaptico trasmette divers i tipi di " mes- zione di riserve di ca++ e che possa mediare alcuni
saggi" e in particolare può modificare sia immediata- effetti di trasmettitori come il glutammato (che induce,
mente che a lungo termi ne la funzione degli elementi per esempio, un aumento NO-mediato della sintesi Ji
postsi naptici. GMPc), Ach, noradrenalina e serotonina. Inoltre, si

l
Un aspetto peculiare di alcuni neuropeptidi è la possibi- ritiene che il monossido di azoto sia coinvolto nei mel'-
lità di diffondere per diversi millimetri nello spazio ex- canismi della plasticità sinaptica come la Long-Term
tracellulare, e quindi di influenzare l 'attività di popola- Potentiation (LTP) e la Long-Term Depression (LTD).
zioni anche ampie di neu roni provvisti di recettori spe- In altri tessuti, il monossido di azoto esplica attività di
ci fici. Questa modal ità di trasmissione dell ' informazio- vasodilatatore e immunomodulato re.
ne (trasmissione paracrina) è quindi intermedia tra quel-
la rapida, spazialmente e temporalmente determ inata, Rilascio del mediatore
caratteristica della maggior parte delle sinapsi centrali e nello spazio sinaptico. Ruolo del calcio
quella lenta e aspecifica degli ormoni rilasciati nel tor-
rente circolatorio. La liberazione del neurotrasmettitore nella fessura si-
naptica avviene per un processo di esocitosi che com-
Altri messaggeri - L'adenosintrifosfato (ATP) è spesso porta la fusione di una o più vescicole, contenente cia-
contenuto nelle vescicole sinaptiche e rilasciato insieme scuna migliaia di molecole di mediatore, con la mem-
ai neuromediatori "classici" o ai neuropeptidi . Nello brana presinaptica.
spazio extracellulare, l'ATP è rapidamente metabolizza- La depolarizzazione della tenninazione presinaptica (che
to ad adenosina. Es istono recettori di mem brana (detti avviene fisiologicamente all'arrivo del potenziale d' a-
pu rinergi ci, alcuni di tipo ionotropo, altri legati a protei- zione) determina l'apertura di canali voltaggio-dipen-
ne G) che legano l' ATP stesso o l'adenosina in diversi denti per il ca++. La loro concentrazione nella membrana
neuroni del sistema nervoso centrale e vegetativo. Tra- delle terminazioni presinaptiche è molto elevata (è stata
mite l' interazione con recettori del tipo ionotropo, I'ATP valutata in circa 1.500ht2), soprattutto in corrisponden-
induce una depolarizzazione relati vamente prolungata za delle zone attive, mentre è scarsa lungo l' assone e in
della cellula postsinaptica, associata all' ingresso di ca++. È altre regioni del neurone. Tra le diverse classi di canali
ancora incerto se l' ATP agisca come un neurotrasmetti- voltaggio-dipendenti per il Ca++ (N, P/Q, R, L e T) i
tore a sé stante in specifiche sinapsi del sistema nervoso canali N e P/Q sembrano più importanti per la liberazio-
centrale, o sempre in qualità di cotrasmettitore (associa- ne del mediatore dalle tenninazioni presinaptiche. È
to cioè ad altri mediatori), come dimostrato nelle sina- stato stimato che, in seguito all'apertura di questi cana-
psi postgangliari del sistema nervoso ortosimpatico e a li, la concentrazione locale di ca++ in pross imità delle
livello del midollo spinale (dove è co-localizzato con il zone attive aumenti di circa 1.000 volte (da 10-7 a 10-4
GABA). L'adenosina, per contro, ha in genere azione M) in poche centinaia di ~LS. L'inc remento del ca++
in ibitoria (iperpolarizzante), legata all 'apertura di canali intracellula re è un evento chiave, in quanto aumenta la
ionici per il K+. probabi lità di fusione delle vescicole con la membrana
Ilmonossido di azoto (NO) è sintetizzato ad opera di un presinaptica e, quindi, di rilascio del mediatore. Sono
enz ima spec ifico, NO-sintetasi (NOS), che converte stati recentemente identificati diversi meccanismi di
l 'arginina in NO e citrullina ed è localizzato in specifici modulazione feedback dei canali per il ca++, che sono
grupp i neuronali (per esempio, nelle cellule a canestro e verosimilmente implicati nella regolazione dell'efficienza
de i granu li del cervelletto, nelle cellule dei granuli del sinaptica. Nel caso d i mediatori come l'acetilcoli na, il
g iro de ntato e nell' 1-2 per cento dei neuron i della cor- glutammato e il GABA, liberati a livello della sinapsi
teccia cerebrale e dell' ippocampo) e nei gangli simpati- neuromusco lare e delle sinapsi tipo l e Il nel sistema
ci, o ltre che in cellule endoteliali (una forma d iversa di nervoso centrale, il rilascio è molto rapido ed è dovuto
NOS è situata ne i macrofagi). Il monoss ido di azoto alla fusione con la membrana citoplasmatica di una o
non può essere considerato un neurotrasmettitore, alme- più vescicole presenti in corrispondenza delle zone atti-
no nell' accezione comunemente intesa, in quanto si trat- ve (le vescicole situate a questo livello costituiscono il
ta di una sostanza gassosa ad emivita breve (pochi se- pool di rilascio; un altro insieme d i vescicole, detto
condi), che non è contenuta nelle vescicole sinaptiche pool di deposito o di riserva, è ancorato ai fila menti di
né rilasciata per esocitosi dalla terminazione presinapti- actina del citoscheletro, figura 6.1 0). Il processo di eso-
ca; inoltre il monossido di azoto può attraversare le citosi ca++ dipendente inizia dopo soli 200-300 ~ts dal-
membrane biologiche ed agire su cellule diverse (neuro- l' influsso di ca++ e si ritiene legato all'azione del ca++
ni, cellule gliali, elementi vascolari) non necessariamen- sulla proteina vescicolare sinaptotagmina e alla succes-

68
Capitolo 6 - Sinapsi

pool di rilascio pool di riserva

filamento
di a c t i n a - sinapsina
neurotrasmettitore

~+- calmodulina
proteinchinasi Il

ca•+- o ~

'" ·a
o

monomen
./: ""'- vescicola
recettori di actina sinaptica
® ©
Figura 6.1 O - A) Terminazione presinaptica, contenente due popolazioni di vescicole "chiare": il pool di riserva, ancorato ai filamenti
di actina del citoscheletro, e il pool di rilascio, in corrispondenza delle zone attive della membrana presinaptica. B) All'arrivo del
potenziale d'azione, l'ingresso di ca++ attraverso i canali voltaggio-dipendenti induce la liberazione nello spazio sinaptico del neuro-
trasmettitore contenuto in una o più vescicole del pool di rilascio. C) L'aumento della concentrazione intracellulare di ca++ determina
anche il distacco dal citoscheletro di un certo numero di vescicole del pool di riserva. Questo processo è legato alla fosforilazione
della sinapsina l, una proteina che àncora le vescicole ai filamenti actinici. La fosforilazione della sinapsina l dissocia il complesso
J
vescicole-actina, favorendo la migrazione delle vescicole stesse verso le zone attive.

l siva attivazione di un complesso di proteine che deter- la concentrazione extracellulare dello ione influenzano
r minerebbero l'apertura di un canale proteico di comuni- la trasmissione sinaptica: un suo aumento incrementa la
~ cazione tra le vescicole e lo spazio sinaptico (poro di liberazione di neurotrasmettitore, una diminuzione la

l fusione), seguita eventualmente dalla fusione dello strato


lipidico della membrana delle vescicole con quello della
membrana plasmatica. Questo meccanismo è il bersaglio
riduce e può addirittura bloccarla. Clinicamente, ciò si
manifesta con alterazioni caratteristiche della funzione
neuromuscolare.
t di alcune neurotossine batteriche (inserto l).
Normalmente, il pool di rilascio è molto inferiore a quel-
Dopo la fl.Jsione con la membrana ed il rilascio del loro
contenuto nello spazio extracellulare, le vescicole sinapti-
l lo di deposito e il numero di vescicole che effettivamen-
- te si fondono con la membrana in seguito all'atTivo del
che sono recuperate da specifici meccanismi di endoci-
tosi. Le vescicole di piccolo calibro sono nuovamente
f potenziale d' azione rappresenta soltanto una piccola riempite di neuromediatore e riutilizzate a livello della
frazione del pool di rilascio. L'ingresso di ca++ nel ter- terminazione nervosa; le vescicole grandi vanno incontro
minate sinaptico provoca il distacco di vescicole sinap- ad un turnover più lento, che comprende il trasporto
tiche dai filamenti di actina (processo detto anche mobi- retrogrado verso il corpo cellulare e la loro sostituzione
lizzazione, figura 6.1 O C), facilitandone la migrazione a con nuove vescicole provenienti dall'apparato di Golgi,
livello delle zone attive, dove incrementano il pool di dove vengono ricostituite le scorte di neuropeptide.
rilascio; si ritiene che ciò contribuisca ad aumentare la
probabilità di estmsione del mediatore all'a1Tivo di suc- Attivazione dei recettori postsinaptici
cessivi potenziali d'azione. Questa ulteriore azione del di membrana
ca++ induce quindi una modificazione a breve termine
dell'efficienza della trasmissione sinaptica. Mentre le tappe finora descritte della trasmissione chi-
La liberazione nello spazio sinaptico delle amine bioge- mica sono legate ali 'attività della cellula presinaptica, il
ne e dei neuropeptidi contenuti nelle vescicole più gran- legame del neurotrasmettitore con specifici recettori di
di, che sono situate ad una certa distanza dalla membra- membrana costituisce l'evento chiave che innesca le
na plasmatica e non interagiscono con le zone attive, modificazioni funzionali sul versante postsinaptico.
appare invece legata ad un meccanismo più lento di I siti di legame sono localizzati su proteine transmem-
esocitosi, anch'esso ca++ dipendente, probabilmente brana caratterizzate da due funzioni: una di riconosci-
analogo a quello riscontrabile in cellule non nervose ed mento del neurotrasmettitore (funzione recettoriale in
innescato dalla stimolazione ad alta frequenza del tenni- senso stretto), l 'altra, effettrice, dovuta alle modifica-
naie presinaptico. Poiché in ogni caso il ca++ necessario zioni conformazionali che seguono al legame con il
per l' innesco dei processi di esocitosi entra nella cellula neurotrasmettitore. La porzione della proteina rivolta
dall'estemo per gradiente elettrochimico, variazioni del- verso la fessura sinaptica presenta uno o più siti di at-

69
Eccitabilità cellulare

Inserto l - Sinapsi: peti tiva del legame dell ' Ach con i termina una massiva esocitosi delle
bersaglio di veleni ·e tossine recettori nicotinici) è proptio di molte .vescicole sinaptiche, seguita da de-
tossine contenute nel veleno di ser- plezione e blocco irreversibile della
Diverse sostanze tossiche prodotte penti, come la a-bungarotossina e la trasmissione sinaptica. Le neurotos-
da batteri, piante o animali agisco- a -neurotossina del veleno di cobra; sine batteriche rilasciate da Clostri-
no interferendo con l ' attività delle una di queste (K-bungarotossina) ha dium tetani e C botulinum detenni-
si napsi chimiche a livello presinap- un effetto selettivo sulle sinapsi nico- nano paralisi muscolare, inibendo il
tico o postsinaptico. Molte di que- tiniche centrali. ri lascio di neuromediatori. Recente-
ste in ibiscono il legame neurotra- La stricnina, un potente veleno attivo mente, è stato dimostrato che la tos-
smettitore-recettore. Un esempio sul sistema nervoso centrale de1ivato sina tetanica e le tossine botuliniche
classico è fornito dal curaro, termi- da Nux vomica, ha un effetto genera- agiscono come endopeptidasi zin-
ne generico per indicare vari tipi di lizzato di attivazione dei circuiti moto- co-dipendenti, in grado di scindere
estratti vegetali usati dagli indigeni ti che può portare a convulsioni e alla in modo selettivo alcune proteine
delle foreste del bacino dell'Orinoco mOlte. Ciò, tuttavia, è in relazione non coinvolte nei meccanismi di fusio-
e del Rio delle Amazzoni per avve- ad un effetto eccitatorio a livello si- ne delle vescicole sina ptiche con la
lenare le punte delle frecce. Una naptico, ma all'inibizione dei recettori membrana presinaptica (figura 1).
volta iniettato in quantità sufficien- per la glicina. con conseguente dinli- La tossina botul inica, iniettata lo-
ti, il curaro determina paralisi flac- nuzione dell'attività di meccanismi calmente in ptccole dosi, è attual-
ctda della muscolatura scheletrica e inibitori centrali. Un'altra sostanza di mente utilizzata a scopo terapeutico
quindi m01te per an·esto degli scam- derivazione vegetale, la picrotossina, per risolvere situazioni patologiche
bi respiratori. La preparazione del ha un potente effetto stimolante e pro- caratterizzate da spasmi localizzati
curaro è stata per secoli un segreto convulsivante, legato ad antagonismo della muscolatura sche letrica. Gli
gelosamente conservato e la sua non competitivo del canale per il et- studi sui meccanismi d'azione di
composizwne chimica è stata rico- associato al recettore GABAA' s pecifiche neurotossine possono
nosciuta solo da pochi decenni. Es- Altre sostanze agiscono a livello pre- quindi contribuire da un lato all'ap-
so è m realtà una mtscela di alcaloi- sinaptico, intelferendo con la libera- profondimento delle conoscen ze
di, derivati pnncipalmente da diver- zione dei neurotrasmettiton. Per e- sulla trasmisstone sinaptica chimi-
se specie sudamericane di Stry - sempio, il veleno del ragno vedova ca, dall'altro all'mtroduzione di nuo-
chnos e Chondodendron, con la nera contiene a-latrotossina, che de- vi agenti farmacologici.
comune proprietà di antagonizzare
d legame dell'acetilcolina al recetto-
re nicotinico presente a livello della vescicola sinaptlca
placca neuromuscolare. La struttura
quaternaria della d-tubocuratina, uno
dei ptincipi attivi meglio caratterizza-
ti, e della maggior parte degli altri
alcaloidi ad attività curariforme ne
impedisce il passaggio della barriera
ematoencefalica e l 'ingresso nel si-
stema nervoso centrale, limitando-
ne quindi l 'azione alla sinapsi neu-
romuscolare e, in cetta misura, alle
sinapsi nicotiniche pregangliari del
sistema nervoso vegetativo (anche
l'assorbimento dal tratto gastroen-
terico è mo lto limitato, il che spiega membrana plasmatica canale
come gli indigeni potessero far uso presinaptica per il calcio
delle carni di prede catturate con
frecce avvelenate). Farmaci derivati
dai principi naturali, o analoghi di
sintesi, sono oggi universalmente Figura 1 - La tossina tetanica e le tossine botuliniche tipo 8 , D, F e G scindono la
uti lizzati in corso di interventi chi- sinaptobrevina 2, una proteina della membrana delle vescicole sinaptiche; le tossi-
rurgici per ottenere il rilassamento ne botuliniche A ed E scindono la proteina SNAP-25 e la tossina botulinica C scin-
muscolare. Un meccanismo d 'azio- de la sintaxina. È stato ipotizzato che queste tre proteine siano parte di un com-
ne simile al curaro (inibizione com- plesso responsabile della fusione delle vescicole con la membrana plasmatica.

70
_
_j_
Capitolo 6- Sinapsi

tacco per il mediatore; il legame con quest'ultimo è re- ma anche dalle caratteristiche dei recettori della mem-
versibile, con costanti di dissociazione dell'ordine di brana postsinaptica cui esso si lega. In effetti, la stessa
10·6 M per il recettore nicotinico dell'acetilcolina. molecola può attivare vari tipi di recettori (inserto 2), in
È importante sottolineare che gli effetti di un neurotra- grado di indurre effetti diversi, e in alcuni casi opposti,
smettitore in una determinata sinapsi non dipendono sul potenziale di membrana. Per esempio, I' Ach ha ef-
soltanto dalla natura chimica del trasmettitore stesso, fetti eccitatori (depolarizzanti) nella sinapsi formata

Inserto 2- Neuromediatori: at recetton non-NMDA sta breve (dt co v iene nmosso, e quindt l'attiva-
chiavi in grado di aprire 0,6 ms nelle cellule det granuh del zione del recettore si assocta ad una
molte porte cervelletto); la durata variabile del- modificaztone della conduttanza di
l'EPSP in diverse sinaps1 glutamater- membrana, soltanto dopo la depola-
Per la maggior prute det neurome- giche può essere in relazione al tipo rizzazione parziale (20-30 mV) della
dlaton conoscmtt si sono tdentifica- di canale, o al diverso tempo d1 per- membrana stessa, come avviene fisto-
tl dtvcrst tipi dt recetton con 1 quah manenza del glutammato nella fessu- logtcamente m seguito ad attivaz10ne
ess1 possono interagtre. Per esem- ra mapttca npetuta dei recetton AMPA e kamato.
piO, tl glutammato. 11 p1ù dtffuso I recetton NlvffJA presentano diver- Pettanto, oltre ad essete regolata dalla
medtatore delle sinaps1 eccttatorie se carattenstiche pecul iati . Esst con- ptesenza del neurotrasmettitore, l' a-
del ststema nervoso centrale, st lega tengono un canale ad alto condut- pertura del canale NMDA è dipen-
sia a tecetton contenenti al loro m- tanza (40-50 pS), permeabtle a di- dente dal voltaggio. Iuoltre, tl glutam-
temo un canale tomco (recetton to- versi ttpt di cattom (oltre al Na+ e mato è efficace su questo canale solo
notropt), che a recetton metabotropi al K+, anche al Ca++), ad apertura m presenza dt gltcina (Glt), che st
che inducono ratttvazwne (tramite lenta (stlmabtle, m media, intorno a lega ad un stto allostetico del recetto-
l' aztoue dt una protema G) della 8 ms) e prolungata. S1 rittene che re (figura 1).
fosfohpast C assoctata alla membra- l' ingresso d1 Cai-t' nella cellula at- L'atttvazione dt una classe di recet-
na cellulare oppure l'mtbizione del- traverso 1 canalt NMDA, oltre a con- ton metabotropz , ove presenti, m-
l'ademlato ciclasi. tnbmre alla depolanzzazione della nesca l'avvio dt processi intracellu-
I recettori wnotropi per il glutam- membrana, abbia un ruolo unpor- lan a cascata che regolano la smtest
mato possono essere suddivisi, in tante in dtverst processi di plasticità de1 II messaggen, inositoltnfosfato
base al nome det rispettivi agomstt smapttca; moltre, esso è probabil- e diac!lghcerolo o AMPc (figura
preferenztah. in recetton del tipo mente 1mphcato ne1 processt che 6.12). L' effetto globale del glutam-
NNIDA (da N-mettl-D-aspartato) o portano alla morte neuronale per mato dtpenderà qumdt dal mosatco
del ttpo non-NMDA (m cui si di.- accumulo di ca++ mtracellulare in di recetton situau a hvello postsi-
stinguono ultenormente due sotto- seguito ad eccessiva st11nolazione. naptlco e. m base a quanto sopra
classi, denommate "kainato" e AM- Al potenztale di membrana a ripo- esposto, dall'mtensttà e dal profilo
PA, dall' actdo o:-ammo-3-idrosst-5- so, il canale assoctato al recettore temporale dell'atttvazioue della ter-
metiltssosazol-4-propwmco). Que- NMDA è bloccato dal Mg++; il hloc- mmazwne presmapttca.
sta dtshnzwne sottende 1mportant1
dtfferenze funz10nalt. I recettori non-
Nlv.IDA (tra i quali i ptù diffusi sono
i recetton AlvfPA) contengono un ca-
nale w m co a bassa conduttanza (7- NMDA kamato AMPA
N a+
30 pS), penneabtle al Na+ e al K + Glu C ++
L' att1vaz:10ne di questi recetton è re-
sponsabtle della componente "rapi-
Gli <?; a

da" delle co1Tent1 sinaptiche eccttato-


rie mdotte dal glutammato, che tipi-
6(
camente raggiungt: 1l ptcco in meno
di un l ms e decade con una co-
stante di tempo variabile tra 0,2 e 8 !lV
ms in diverse sinapsi glutamatergi- K+
che. Con tecmche dt patch-c!amp, è recettorl per Il glutammato
stato stimato che tl tempo medto dt
apertura det smgoli canali assoctatL Figura 1 - Recettori-canale per 11 glutammato

l 71
Eccitabilità cellulare

dalle tenninazioni dei motoneuroni sulle fibre muscola- noradrenalina) o, più specificamente, con l'attività di par-
ri striate scheletriche (capitolo 21 ), ed inibitori (iperpo- ticolari sottoclassi di recettori. I fa rmaci agonisti recetto-
·larizzanti) a livello cardiaco (capitoli 36, 45)~ in quant~ riali m imano l'azione -di determinati nemomediatori, gli
interagisce con recettori diversi nei due cast: recetton antagonisti recettoriali la inibiscono occupando il sito di
muscarinici a livello cardiaco e nicotinici nel muscolo legame o un altro sito (inibizione allosterica) del recettor~
scheletrico (così chiamati perché attivati da due alcalo_i- stesso. A ltre sostanze attive sul sistema nervoso inibisco-
di naturali, la muscarina e la nicotina). Un altro esempto no il recupero dei mediatori nella tenninazione presinapti .
è dato dal glutammato, che nella quasi totalità delle ca (per esempio, la cocaina inibisce i traspmtatori per la
sinapsi finora indagate si comporta come mediatore serotonina, la dopamina e la noradrenalina) o agiscono
eccìtatorìo (insetto 2). A livello retinico, si ritiene tutta- come falsi trasmettitori (vengono cioè immagazzinate
via che esso iperpolarizzi la membrana di un pattìcolare nelle vescicole sinaptiche, ma una volta liberate non sono
tipo dì neuroni (le cellule bipolari "centro-on", capitolo
16), attraverso l'interazione col!- un particolare tipo di
attive sui recettori). Data la specifica distribuzione anato-
mica dei diversi neuromediatori e dei vari tipi di recettori
l
i
recettori denominati mGluR6. E da notare inoltre che nel sistema nervoso centrale e periferico, un fannaco do-
recettori ionotropi o metabotropi (vedere sotto) per i
neurotrasmettitori possono essere localizzati anche sulla
tato di attività selettiva agirà quindi solo su detenninati
siti bersaglio (concetto di specificità anatomica).
l
membrana della terminazione presinaptica, con effetti
inibitori o facilitatori sulla liberazione di trasmettitore.
In relazione al tipo di recettore, si possono ticonoscere due
modalità generali di trasmissione si.naptica chimica (figu- l
i
Per esempio, recettori GABA8 sono presenti a livello pre- ra 6.11): diretta (o ionotropa) e indiretta (o metabotropa).
sinaptico sia nelle stesse sinapsi inibitorie (autorecettori) La trasmissione diretta si verifica quando il legame con il
sia in sinapsi eccitatorie che utilizzano altri mediatori (si neurotrasmettitore determina una modificazione confor-
parla in questo caso di eterorecettori). La loro attivazione mazionale del recettore (detto recettore ionotropo), tale da
determina inibizione della liberazione di trasmettitore; provocare l'apettura di un canale ionico situato all ' intemo
quindi, nel caso delle sinapsi GABAergiche, disinibizione del recettore stesso. Nella trasmissione diretta, la funzione
degli elementi postsinaptici. Questi recettori possono recettoriale e la funzione effettti ce sono quindi esplicate
essere coinvolti nei processi di modulazione dell'efficien- da diverse regioni della stessa macromolecola.
za della trasmissione sinaptica. Nella modalità di trasmissione indiretta, il legame tra il
Diversi veleni vegetali o animali inibiscono il legame nemotrasmettitore ed il recetto re (recettore metabotropo)
neuromediatore-recettore (inserto l). Alcune classi di induce una cascata di reazioni intracellulari (figura 6.11 ),
farmaci sono d 'altro canto in grado di modificare selet- itmescate dall'attivazione di una proteina della faccia cito-
tivamente la funzione di specifici circuiti neurali, inter- plasmatica della membrana detta proteina G (in quanto lega
ferendo con l'attività delle sinapsi che utilizzano un de- nucleotidi guanidinici), associata al recettore stesso. In que-
terminato neuromediatore (per esempio, il GABA o la sto caso, la modificazione confonnazionale del recettore

® ®
neurotrasmettitore

l
canale

controllo
del canale

citoplasma
"' AMPc controllo
del canale
............
.A..A. attivazione
"'- dell'effettore
proteina G adenllciclasi Q 4/ \l
~
~)
' AMPc
\.._) 'f chinasi
l
Figura 6.11 -Schema della trasmissione sinaptica diretta, attraverso l'attivazione di recettori ionotropi (A) e della trasmissione indi·
retta, mediata da recettori metabotropi (B). Nel secondo caso, il legame neurotrasmettitore-recettore induce, tramite l'intervento di
una proteina G (legante il GTP), l'attivazione di una catena metabolica che, tramite la sintesi di Il messaggeri (I'AMPc nella figura) e
l'azione di proteinchinasi, porta all'apertura o alla chiusura di canali ionici situati in altre regioni della membrana.

72
Capitolo 6 - Sinapsi

indotta dal!' interazione con il neurotrasmettitore non è La trasmissione indiretta è caratterizzata da un'amplifi-
quindi che il plimo evento della funzione effethice. cazione del S$!gnale sinaptico molto maggiore r ispetto a
quella diretta. Poche molecole di neurotrasmettitore
Recettori ionotropi - È stata identificata una famiglia possono innescare la sintesi di centinaia di molecole di
di recettori ionotropi con struttura simile, che probabil- II messaggero, e così via, con un processo a cascata che
mente deriva da un precursore comune. Essa comprende può modificare la permeabilità di vaste zone della mem-
il recettore nicotinico per l' Ach ed il recettore 5-HT3 brana cellulare. Un meccanismo analogo è in gioco
per la serotonina, che contengono canali selettivi per i nella fototrasduzione nei recettori retinici (cap itolo 16).
cationi, il recettore per il GABA di tipo A (GABAA) e il Anche diversi ormoni hanno meccanismi di azione ana-
recettore per la glicina, che costituiscono canali selettivi loghi (capitolo 70).
per gli anioni (tra cui quello fisiologicamente più im- Una seconda caratteristica della trasmissione sinaptica
portante è il cn. Esistono inoltre diversi tipi di recetto- indiretta è la lunga durata degli effetti innescati da !l 'at-
ri ionotropi per il glutammato (inserto 2). Fra i recettori tivazione recettoriale. La sintesi dei II messaggeri è un
ionotropi, il meglio caratterizzato è il recettore nicotini- processo lento se comparato agli scambi ionici trans-
co per l'acetilcolina, una glicoproteina di membrana di membrana; tuttavia, alcuni di essi (come IP 3 e ancor più
peso molecolare intorno a 275.000 dalton. Si tratta di un AMPc) hanno una lunga emivita (la loro concentrazione
pentamero costituito da 5 subunità, ognuna delle quali intracellulare decade con una costante di tempo stimata
contribuisce a formare il canale ionico. da l s per IP3 , fi no a 60 s per AMPc) e possono diffon-
I canali associati ai recettori lonotropi differiscono dai dere per decine di ~un all'interno del citosol, determi-
canali voltaggio-dipendenti per il Na e il K+, responsa- nando modificazioni del potenziale di membrana a
bili della genesi del potenziale d'azione, perché la loro lunga latenza (da centinaia di millisecondi a secondi) e
apertura è regolata dalla presenza del neurotrasmettitore durata (da secondi a minuti).
ed è indipendente dal valore del potenziale di membra- La fosfo rilazione di substrati intracellulari indotta dai
na. Vi sono tuttavia eccezioni, come il canale NMDA II messaggeri è inoltre in grado di modulare diverse
per il glutammato, che è anche voltaggio-sensibile (ma tappe della trasmissione sinaptica. Per esempio, la ri-
soltanto in presenza di glutammato; vedere insetto 2). A sposta dei recettori è spesso diminuita dopo prolunga-
queste differenze funzionali si associa una diversa sen- ta esposizione al proprio trasmettitore, fenomeno de-
sibilità al! 'azione di farmaci o tossine. nominato desensibilizzazione e dovuto, nel caso del
recettore ~-adrenergico come di altri recettori, alla fo-
Recettori metabotropi - I recettori metabotropi com- sforilazione del recettore stesso ad opera di diverse chi-
prendono i recettori muscarinici per l' Ach, i recettori nasi attivate dall' AMPc. Un 'ulteriore azione dei II mes-
a- e !3-adrenergici, dopaminergici, serotonergici (diver- saggeri, che comporta modificazioni a lungo termine
si da 5-HT3), una classe dei recettori per il glutammato della trasmissione sinaptica, è l'attivazione (indotta
(insetto 2) e i recettori per diversi neuropeptid i. Quelli dalla fosfo rilazione) di proteine nucleari che agiscono
finora identificati sono costituiti da una singola catena come regolatori della trascrizione del DNA, inducendo
con 7 regioni transmembrana e hanno quindi struttura la sintesi ex novo di proteine.
molto diversa da quella dei recettori ionotropi.
A seconda del recettore e della proteina G coinvolta (ne Allontanamento del mediatore
esistono vari tipi), il legame del neurotrasmettitore ai dallo spazio sinaptico
recettori metabotropi induce modificazioni delle concen-
trazioni intracellulari di diverse sostanze, definite come II L'azione del neuromediatore sulla membrana postsinap-
m essaggeri, per esempio AMPc, 1,4,5-inositoltrifosfato tica è di breve durata, poiché diversi meccanismi fanno
(IP 3), diacilglicerolo, acido arachidonico e i suoi derivati. sì che la concentrazione del mediatore stesso nello spa-
l II messagger i possono a loro volta modificare lo stato zio sinaptico si riduca rapidamente; ciò è importante per
confonnazionale di canali ionici situati in altre porzioni consentire un'e levata frequenza di trasmissione del
della membrana, provocandone l'apertura o la chiusura segnale da celltila a cellula. Il meccanismo più generale
(direttamente o mediante l'attivazione di una proteinchi- di allontanamento del neuromediatore è la sua diffusio-
nasi), oppure liberare ca++ dai depositi intracellulari ne nello spazio extrasinaptico.
(figura 6.1 2). È interessante notare che la depolarizzazio- Altri meccanismi più specifici sono rappresentati dalla
ne della membrana postsinaptica indotta da alcuni tipi di degradazione enzimatica e dal recupero (reuptake) del
recettori metabotropi (come i recettori muscarinici per mediatore (o della colina, nel caso delle sinapsi coliner-
l' Ach a livello dei gangli simpatici o del! ' ippocampo, o giche) da parte della tenninazione presinaptica o delle
noradrenergici nella cmteccia cerebrale) è legata non al- cellule gliali. La degradazione enzimatica è caratteristi-
l'apertura, ma alla chiusura di canali ionici per il K+, nor- ca delle sinapsi colinergiche, per esempio la sinapsi
malmente aperti, che contribuiscono alla genesi del po- neuromuscolare. Nelle sinapsi del sistema nervoso cen-
l tenziale di membrana a riposo. trale sono stati identificati meccanismi di recupero atti-

l 73
L
Eccitabilità cellulare

sistema deii'AMPc sistema IP3-DAG sistema


acido arach i donlco

noradrenallna acetilcolina istam ina

superficie
extracellulare

recetto re recettore Ach recetto re


B-adrenergico muscarinico istaminico

proteina adenil- proteina fosfolipasi proteina fosfolipasi


Gs ciclasi G0 C Go A2

superficie
citoplasmatica

acido
II messaggeri A MPc DAG arachldonico

proteinchinasi liberazione protein- 5-lipo- 12-lipo- ciclo-


AMPc dipendente di ca++ chinasi C ossigenasi ossigenasi osslgenasi

chinasi
ca++Jcalmodulina leucotrleni prostaglandine
dipendente e trombossani

altri
metaboliti
fosforilazione
substratl intracellulari
e recettori di membrana

Figura 6.12 -Trasmissione sinaptica indiretta. Principali vie metaboliche intracellulari attivate dall'interazione dei neuromediatori con
i recettori metabotropici. Il primo evento è l'attivazione di una proteina G di membrana, diversa in vari casi (G 5 , G0 ). In alcuni recetto-
ri, per esempio del tipo B-adrenergico, ciò innesca la sintesi deii'AMPc ad opera dell'adenilciclasi e la conseguente attivazione di una
specifica proteinchinasi. Nei recettori centrali muscarinici, il legame deii'Ach attiva la fosfolipasi C che scinde un fosfolipide di mem-
brana, il fosfatidilinositolo, dando origine a 1,4,5-inositoltrifosfato (IP3) e diacilglicerolo (DAG). IP3 diffonde nel citosol e determina la
liberazione di ca++ dai depositi intracellulari; DAG rimane all'interno della membrana, dove attiva la proteinchinasi C (PKC). La fosfo-
lipasi A2 , attivata dall'istamina, libera acido arachidonico dai fosfolipidi di membrana; questo è rapidamente convertito in una serie di
metaboliti (tra cui prostaglandine, trombossani, leucotrieni) dagli enzimi ciclossigenasi e lipossigenasi. Le chinasi attivate dai Il mes-
saggeri, incluso il ca++, determinano modificazioni a breve o lungo termine della funzione sinaptica, mediante fosforilazione di diver-
se proteine, tra cui i canali ionici di membrana.

vi, ATP-dipendenti, specifici per diversi neurotrasmetti- versi psicofarmaci, quali la cocaina ed alcuni antide-
tori, per esempio, noradrenalina, serotonina, dopamina, pressivi, agiscono inibendo i meccanismi di reuptake di
glutammato, GABA e glicina. Essi rappresentano il fat- mediatori, quali noradrenalina e serotonina, prolungan-
tore più importante per la rapida rimozione del neuro- done così l'attività a livello sinaptico.
trasmettitore dallo spazio sinaptico e sono legati alla La concentrazione dei neuropeptidi a li vello sinaptico
presenza nella membrana presinaptica (o in cellule glia- decade di norma più lentamente rispetto ai neurotra-
li adiacenti ) di proteine di trasp orto caratterizzate da smettitori. La diffusione e la scissione dei neuropep-
alta affinità (costante di Michaelis di 25 ~LM o inferiore) tidi ad opera di peptidasi presenti nello spazio extra-
per un determinato mediatore. I vari trasportatori sono ce llulare rappresentano verosimilmente i due fatto ri
localizzati in modo specifico nelle sinapsi centrali, a fis iologicamente importanti per !imitarne la durata
seconda del tipo di mediatore da queste utilizzato. D i- d 'azione.
l
74
_l_
Capitolo 6 - Sinapsi

PLASTICITÀ EPSP
DELLA TRASMISSIONE f"-- controllo
SINAPTICA
In molte sinapsi chimiche, i meccanismi responsabili della
trasmissione del!' infom1azione possono essere modulati
nel tempo in relazione a vari fattori, in primo luogo il
~L
grado di attivazione della sinapsi stessa; in altri termini,
l'efficienza di una sinapsi non è costante, ma può variare
a seconda della sua storia precedente. Questo fenomeno
~\__
~~
viene detto plasticità sinaptica e si riflette in modificazio-
ni dell'ampiezza dei potenziali postsinaptici eccitatori o
inibitori.
Si distinguono modificazioni a breve termine dell'effi-
cacia della trasmissione sinaptica, come il potenziamen- ~~mv
to post-tetanico (della durata generalmente di alcuni
minuti), che si riscontrano nella maggioranza delle sina- Figura 6.13- Ampiezza degli EPSP in una fibra muscolare di
psi finora indagate, e modificazioni a medio-lungo ter- rana in condizioni di controllo e a vari tempi (4, 8, 14, 27 s) dopo
mine, come la Long-Term Potentiation (LTP), che pos- la stimolazione tetanica (50 imp/s per 20 s) della terminazione
sono persistere diverse ore o anche giomi e sono parti- presinaptica.
colarmente evidenti in alcuni circuiti del sistema nervo-
so centrale, tipicamente a livello ippocampale. I due neuroni si rinforzano con l'uso: quanto più frequente-
fenomeni sono additivi, è cioè possibile indurre ripetu- mente una sinapsi è attivata, tanto maggiore è l'effetto
tamente il potenziamento post-tetanico anche in corso che ne deriva, in termini di variazione del potenziale
di LTP massimale; ciò suggerisce che i meccanismi sot- della cellula postsinaptica. È stato descritto anche il
tostanti siano diversi. fenomeno opposto (depressione sinaptica), caratterizza-
to da una diminuzione dell'ampiezza degli EPSP in
Potenziamento post-tetanico seguito ad un alto livello di stimolazione. In molti casi,
il fenomeno è dovuto a transitoria deplezione del pool
Il potenziamento post-tetanico (PPT) consiste in un di rilascio delle vescicole sinaptiche. Entrambe le forme
incremento dell'ampiezza dell'EPSP (figura 6. 13) che si di plasticità sono omosinaptiche: si verificano cioè nelle
verifica quando il neurone presinaptico genera brevi s inapsi interessate direttamente dali 'attivazione. Esi-
treni di potenziali d'azione ad alta frequenza, detti teta- stono anche fenomeni di plasticità eterosinaptica, in cui
ni per l'effetto che producono se vengono applicati al l'efficacia di una determinata sinapsi è modificata dal-
muscolo. Il potenziamento può iniziare g ià nel corso l 'attività di altre sinapsi afferenti allo stesso neurone.
della stimolazione tetanica e persiste generalmente da
diversi secondi ad alcuni minuti. Si ritiene che il pri- Long- Term Potentiation
mum movens risieda in una transitoria saturazione dei
sistemi tampone intracellulari per il ca++ (in primo Meccanismi diversi e più complessi sono probabilmente
luogo il sistema endoplasmatico liscio ed i mitocondri) alla base delle modificazioni prolungate dell'efficac ia
nel terminale presinaptico, conseguente all'entrata nella sinaptica (cioè, dell'ampiezza degli EPSP) che si verifi-
cellula di una quantità elevata dello ione durante la sti- cano in seguito ad un breve periodo di attivazione in
molazione ad alta frequenza (infatti, la durata del PPT è alcuni tipi di sinapsi eccitatorie (glutamatergiche) del
minore se la concentrazione extracellulare di ca++ è s istema nervoso centrale, denominate Short-Term
bassa) . Ciò provoca un increme nto prolungato de lle Potentiation (STP) e Long-Term Potentiation (LTP). La
concentrazioni di ca++ nel citosol, quindi un'aumentata STP può durare 30-60 min, la LTP diverse ore in prepa-
mobilizzazione di vescicole sinaptiche dai siti di depo- rati in vitro, o giorni se indotta nell'animale non aneste-
sito e un aumento della probabilità di rilascio delle stes- tizzato. La LTP richiede una soglia di attivazione più
se all'anivo dei successivi potenziali d'azione. A livello elevata rispetto alla STP e al PPT; la soglia è in relazio-
postsinaptico, la maggior quantità di mediatore disponi- ne sia all'intensità che al profilo temporale della stimo-
bile determinerebbe un incremento della conente sinap- lazione. I meccanismi che contribuiscono al manteni-
tica e della depolarizzazione della membrana. Il poten- mento di LTP differiscono almeno in parte da quelli
z iamento post-tetanico sembra essere una proprietà coinvolti nella genesi di STP e possono variare in diver-
comune a molte sinapsi eccitatorie. Fisiologicamente, se regioni dell 'ippocampo e diversi tipi di sinapsi (figu-
quindi, in un breve ambito temporale le connessioni tra ra6. 14).

75
Eccitabilità cellulare

nienti dai neuroni piramida li della regione ippocampale


® elettrodo CA3 (fibre collaterali di Schaeffer), che formano sina-
·stimolante elettrodo psi sui dendriti dei neuroni CA l (figura 6:14). La LTP
d i registrazione
può essere indotta anche da una stimolazione a bassa
intensità delle collaterali di Schaeffer se, contempora-
neamente, viene attivata un 'altra via convergente sulla
stessa regione del neurone oppure se il neurone riceven-
te viene depolarizzato da una corrente iniettata attraver-
so un elettrodo intracellulare (questo tipo di LTP viene
detta associativa: figura 6.14 C).
In altre parole, LTP avviene soltanto quando la cellula
via delle fibre bersaglio viene sufficientemente depolarizzata. Per con-
via delle fibre muscoidi
(LTP associativa) perforanti verso, LTP è ridotta o anche completamente abolita se
(LTP associativa)
durante la stimolazione eccitatoria si provvede a iperpo-
larizzare il neurone ricevente, sia attivando sinapsi ini-
@
bitorie che iniettando corrente iperpolari zzante.
stimolazione tetani ca
Il meccanismo cellulare del potenziamento può essere
~
riassunto come segue (figura 6.15). Le sinapsi tra le col-
laterali di Schaeffer e i neuroni piramidali CA l usano
come trasmettitore il glutammato (L-Glu), che agisce su
vari tipi di recettori (AMPA, NMDA, metabotropi-mGlu)
o 30 60 90 120 presenti nella membrana postsinaptica. La depolarizzazio-
tempo (min) ne indotta dall'attivazione intensa e prolungata dei recet-
tori AMPA oppure dali 'iniezione di con·ente depolarizzan-
© te nella cellula piramidale determina la rimozione del
blocco del Mg++ nel recettore-canale NMDA. Tali canali
111m1111 ~ sono sottoposti a un doppio controllo (inserto 2), sia chi-
+ ========~ + mico (il legame con il neuromediatore) che elettrico (la
1111 1111 ~ depolarizzazione), e si aprono solo quando entrambi i fat-
==~ tori, chimico ed elettrico, sono presenti.
Attraverso i canali NMDA, o secondo un'altra ipotesi
per rilascio dai depositi intracellulari, il calcio entra nel
citoplasma in corrispondenza de lle spine dendritiche
attivate dalla stimolazione. D'altra parte, la stimolazio-
~1n1!!!!!:::ml=~ l Ili l ~ ne dei recettori metabotropi per il glutammato modula,
attraverso l'interazione con proteine G, le fosfolipasi C
==~ ==::! (PLC) e A2 (PLA 2 ) e l'adenilicociclasi (AC), con con-
LTD eterosinaptica LTD omoslnaptica seguente vari azione dei livelli intracellulari di inositol-
trifosfato (IP3), diacilglicerolo (DAG), acido arachido-
nico (AA) e AMPc (figura 6.15). L'accumulo di Ca++ e
Figura 6.14- A) Principali vie eccitatorie dell'ippocampo in cui è
stata dimostrata l'insorgenza di Long-Term Potentiation (LTP). degli altri II messaggeri ha l'effetto di potenziare la tra-
B) Potenziamento deli'EPSP evocato dalle fibre collaterali di smissione sinaptica, probabilmente tramite l'attivazione
Schaeffer in neuroni piramidali CA 1, conseguente alla stimola- di proteinchinasi che fosforilano i recettori AMPA e
zione tetanica delle collaterali stesse. C) La LTP (+) omosinapti- NMDA e potenziano così la loro risposta al neurotra-
ca viene indotta da breve stimolazione tetanica (tipicamente 100 smettitore. La morfologia delle spine, che si distaccano
Hz per 1 s) della sinapsi stessa , mentre la LTP associativa dal dendrite principale con uno stretto peduncolo, fa sì
segue all'attivazione non tetanica della sinapsi, associata alla che l 'aumento del ca++ rimanga confinato al citopla-
stimolazione di un input parallelo alla stessa regione del neuro-
sma delle spine stesse e che i fenomeni successivi resti-
ne. La Long-Term Depression (LTD) (-)può risultare dalla stimo-
no quindi localizzati alle sinapsi direttamente coinvolte.
lazione prolungata a frequenza molto bassa (tipicamente 1 Hz
per 10 min) della stessa via (LTD omosinaptica) o da un treno di In questa catena di eventi, ciascuno dei successivi pas-
stimolazione tetanica di una via parallela, in assenza di attivazio- saggi è indispensabile per raggiungere la LTP: il poten-
ne della sinapsi interessata (LTD eterosinaptica). ziamento può infatti venir attenuato o prevenuto del
tutto sia iperpolarizzando la cellula, per effetto di affe-
Nelle cellule piramidali del settore CA! della co11eccia renze inibitorie o per iniezione di conente, sia bloccan-
dell ' ippocampo, la LTP può essere evocata dalla stimo- do l'influsso di ca++ mediante sostanze chelanti, che
lazione tetanica ripetuta delle fibre eccitatorie prove- inibendo chimicamente le proteinchinasi.

76
Capitolo 6 - Sinapsi

NO

N a+
NO

~ l_.
r
L-Giu

K+

~
AA A
c
ti
-AM Pc

l ___ _____ _______ _______ ___ _...,


Figura 6.1 5 - Meccanismi alla base del potenziamento a lungo termine della trasmissione sinaptica.

Altre forme di potenziamento a lungo termine, per esem- N el loro insieme, questi risultati dimostrano come la
pio nei neuroni CA3 dell'ippocampo, non coinvolgono i trasmissione attraverso una via sinaptica tra due neuroni
meccanismi sopra descritti e si stabiliscono senza l'inter- possa venir rinforzata sia dali 'uso ripetuto e intenso del
vento del recettore-canale NMD A, attraverso l'aume nto collegam ento stesso, che dalla convergenza sul neurone
del rilascio d i med iatore dalle tetm inazioni dei granuli ricevente d i segnali eccitatori provenienti da altre vie
del giro dentato. afferenti, e come il rinforzo sia ridotto o abo lito quando
In aggiunta ai meccanismi postsinaptici precedentemen- sul neurone convergono segnali inibitori. Una durevole
te descritti, è stato proposto che sostanze come l'acido "traccia mnemonica" (il potenziamento selettivo di un
arachidonico e il monossido di azoto (NO), formato dal- certo collegamento sinaptico) viene quindi a costituirsi
la NO-sintetasi (NOS), funga no da messaggeri retro- in base al tipo e ali' entità dei segnali che convergono su
gradi, diffondendo nella tetm inazione presi naptica dove un certo neurone. È stato perciò p roposto che q uesti
potenziano la liberazione del trasmettitore (figura 6. 15). aspetti della plasticità s inaptica rappresentino modelli
Ulteriori variazioni a lungo termine dell'efficienza della subcellulari utili per lo stud io della formazione di tracce
trasmissione sinaptica compmtano modificazioni stmttu- mnemoniche a livello neuronale.
rali, come la fonnazione di nuove zone attive a livello
presinaptico e l'espansione della membrana postsinaptica. CONCLUSIONI
Le modificazioni a lungo termine de ll'efficienza sinap-
tica non ri guardano solo le sinapsi eccitatorie; infatti, Nelle s inaps i chimiche l ' informazione viene trasferita
fenomeni d i LTP sono stati riscontrati anche in sinapsi da cellula a cellula tramite specifiche sostanze, i neuro-
inibitorie nella cmteccia visiva, nella corteccia cerebel- mediatori, in grado di modificare il potenziale di m em-
lare e nell' ippocampo. D'altro canto, è attualmente di- brana e l'attività degli elementi posts inaptici. La libera-
mostrata l'esistenza di d iverse forme (figura 6. 14 C) d i zione del neuromediatore e la sua azione a livello post-
Long-Term Depression (LTD), cioè diminuzione a lungo sinaptico coinvolgono l'attivazione di meccanismi elet-
termi ne de li 'efficienza della trasm issione sinaptica, a trogenetici diversi da quelli responsabili della genesi e
livello della fo rmazione ippocampale (giro dentato, area della tras missio ne del potenziale d'azione: i canali vol-
CA3), della neocorteccia, delle vie corticostriatali e del- taggio-dipendenti per il calcio nella terminazione presi-
le cellule del Purkinje nella corteccia cerebellare. naptica e i canali regolati dai neuromediatori, diretta-

77
Eccitabilità cellulare

mente o tramite l 'intervento di II messaggeri intracellu- Inoltre, la presenza di sinapsi inibitorie è essenziale per la
lari, sulla membrana postsinaptica. modulazione dell'attività di singo li neuroni e dei circuiti
I recettori di men1brana per i neurotrasmettitori apparten- che sottendono le funzioni del sistema nervoso centrale.
gono a classi diverse, con differenti caratteristiche funzio- L'efficacia della trasmissione sinaptica non è costante, ma
nali, e sono distribuiti in modo specifico in diversi tipi di può essere modulata da vari fattori, in primo luogo il
sinapsi. Ciò spiega la vasta gamma di effetti dei neurome- grado di attivazione della sinapsi stessa.
diatori, quindi l'ampio spettro di possibilità d i trasmissio- Nel! 'insieme, queste caratteristiche della trasmissione
ne dell'infonnazione tra cellule nervose; d'altro canto, ciò sinaptica di tipo chimico la fanno considerare una tappa
consente di modificare in modo mirato l'attività in speci- essenziale nel cammino evolutivo, che ha permesso lo
fic he sinapsi attraverso l'impiego di farmaci ad attività sviluppo di un sistema nervoso sempre più complesso e
selettiva. In generale, le sinapsi chimiche consentono raffinato, che raggiunge la sua massima espressione nel
l 'amplificazione nella trasmissione de li 'informazione. cervello umano.

78 l

l
Funzioni integrative
delle cellule nervose
Fausto Baldissera
7
Trasm i~sione sinaptica Integrazione delle informazioni nei neuroni
Sommaz10n~: temporale degli ~:veutl postsmaphc1
Potenziali postsinaptici nei motoneuroni spinali
Sommazwne spaziale
Potenz1ale postsmaptJco e~.:c:Jtatono (EPSP)
Potenziale postsinaptlco Imb1tono (IPSP) Codificazione delle correnti sinaptiche in impulsi nervosi
ImbiZIOne p1esinaptlca Sens1b1htà dmam1ca de1 motoneuroru

Gli stimoli ambientali sono trasformati dai recettori in tre, nel trans ito attraverso il midollo spinale la trasmis-
sequenze di impulsi nervosi destinati a essere elaborati sione riflessa accumula ritardi maggiori di quelli giusti-
dai neuroni del sistema nervoso centrale. Negli organi- ficab ili dalla velocità di conduzio ne nei nervi . Queste
smi meno evoluti il neuro ne afferente può collegarsi proprietà - dedusse - segnalano che la trasmissione dai
direttamente con l'organo effettore; ogni stimolo provo- neuroni sensoriali ai neuroni motori avviene attraverso
ca così, in modo automatico, una risposta motoria ste- una "valvola", la quale causa l 'unidirezionalità della
reotipata. In tutti i vertebrati, invece, l'arco riflesso più conduzione e il ritardo supplementare. Per definire le
semplice è costituito da almeno due neuroni, il recetto- connessioni tra i neuroni e le loro speciali proprietà
re-neurone afferente e il neurone effettore o motoneuro- Sherrington ( 1897) coniò il termine sìnapsì (dal greco
ne. La stazione d'arrivo dell'informazione generata da synapsis, unire).
un recettore è qui ndi sempre un neurone centrale, a sua Per spiegare la comunicazione tra neuroni a livello
volta collegato con altri elementi nervosi o con i musco- sinaptico, si contrapposero per decenni due teorie: una
li (esistono però eccezioni a questa regola, come i rifles- attribuiva la trasmissione de ll' infmmazione da cellula a
si assonici, capitolo 12). cellula a correnti elettriche generate dali' attività nervosa
(Hermann, 1879); l'altra, secondo un'ipotesi rig uardan-
TRASMISSIONE SINAPTICA te inizialmente la sinaps i (o giunzione) neuromuscolare,
ad un meccanismo chimico (Dubois-Reymond, 1877).
Verso la fine del secolo scorso ( 1886-1890) eminenti
neuroistologi (come Wilhelm His, August-Heruy Forel Trasmissione chimica - L'idea che i collegamenti fun-
e Santiago Ramon y Cajal) riconobbero che le cellule zionali tra le cellule eccitabili fossero di natura chimica
nervose sono unità anatomiche indipendenti le une dalle nacque per interpretare il meccanismo della trasmissio-
altre e non semplici nodi di un sinciz io cellulare, come ne neuromuscolare. Nel 1865 Claude Bernard scoprì
proposto dalla teoria reticolare di Joseph von Gerlach e che il curaro elimina il transito degli impulsi tra il nervo
Camillo Golgi. Negli anni seguenti fu descritta la pre- motore e il muscolo, senza però interferire con la con-
senza di microstrutture (denominate bottoni o canestri) duzione nei nervi sensitivi; nel 1904, Elliott osservò che
situate in cotTispondenza dei punti di contatto tra diver- l'adrenalina induce la contrazione dei muscoli lisci,
si neuroni. Il fisiologo inglese Charles Scott Sherring- innervati dai nervi simpatici, agendo sulla giunzione tra
ton, che aveva affrontato il problema del collegamento nervo e muscolo. Nel 1921 Otto Loewi dimostrò che la
tra gli elementi nervosi in termini funzionali, notò che stimolazione del nervo vago, che rallenta il ritmo car-
nella trasmissione dei riflessi spinali si manifestano due di aco, libera una sostanza ( Vagusstoff, sostanza de l
proprietà non possedute dalla conduzione nervosa: men- vago) che riproduce l'effetto vagate quando viene appli-
tre nel nervo gli impulsi si propagano dal punto stimola- cata a un cuore denervato. La sostanza in questione è
to in entrambe le direzioni, la trasmissione dei riflessi l'acetilcolina, che negli anni seguenti venne riconosciu-
avviene soltanto nella direzione che va dai recettori ver- ta responsabile della trasmissione nella giunzione neu-
so i neuroni motori, mai nella direzione opposta; inol- romuscolare e attraverso le sinapsi de i gangli simpatici.

79
Eccitabilità cellulare

_r--- - - cellula Nel 1951 Jolm Carew Eccles mise a punto la tecnica di
del ganglio
spinale registrazione intracellulare dai neuroni centrali e indagò
la trasmissione del ·più semplice ·· d ei -riflessi ·spinali,~ il
riflesso da stiramento, attraverso la sinapsi formata
dalle fibre afferenti la dai fusi neuromuscolari con i
motoneurone motoneuroni spinali (figura 7 . l ). Vennero così indivi-
del muscolo duate le modalità attraverso le quali l'informaziont.,
estensore
muscolo generata nei recettori muscolari, viene integrata nei neu-
flessore roni centrali.
(antagonista)

POTENZIALI POSTSINAPTICI
NEI MOTONEURONI SPINALI
interneurone
lnibltore La stimolazione elettrica di un nervo muscolare a inten-
muscolo sità compresa tra l e l ,5 volte il valore soglia produce
estensore l ' attivazione selettiva delle fibre la, che sono le più
(agoni sta)
~ grosse contenute nel nervo, senza eccitare afferenti di
altro tipo. Poiché ciascuna fi bra l a proveniente da un
certo muscolo raggiunge, ramificandosi più vo lte, tutti i
motoneuroni del muscolo stesso, modificando l'inten-
Figura 7.1 -Schema dei collegamenti delle fibre afferenti ra sità de llo stimolo si varia proporzionalmente il numero
dai fusi neuromuscolari di un muscolo estensore con i moto- delle sinapsi attivate tra quelle convergenti su ogni mo-
neuroni del muscolo stesso e, attraverso interneuroni inibitori, toneurone.
con i motoneuroni del muscolo antagonista.

radici
Potenziale postsinaptico eccitatorio
{ posteriori (EPSP)
A B
......, e
Registrando intracellulannente da singoli motoneuroni,
- - - - - - - - - . - - . - -... C motoneurone si può verificare che 0,9-1,2 ms dopo il trans ito degli
impulsi afferenti nelle radici posteriori del midollo spi-
EPSP ~ nale (figura 7.2), s i manifesta una depo larizzazione di
-~--~--- ampiezza proporzionale all'intensità dello stimolo, che

.:...,,.."-.... -- ~,. ....._____ ~


raggiunge rapidamente un picco e s i esaurisce in l 0-15
ms. Questa ris posta è detta potenziale postsinaptico
eccitatorio (EPSP, Excitat01 y Post-Synaptic Potentiaf).
Se l'EPSP raggiunge il Yalore soglia (che nei motoneu-
roni con·isponde, approssimativam ente, ad una depola-
rizzazione di IO mV) viene generato il potenziale d' a-
zione. La latenza deli'EPSP è dovuta, per metà circa, al
tempo di conduzione intraspinale e, per il resto, al tempo
ms necessario a superare le poche decine di A della fessura
l l l l l l l l l l

sinaptica. L'esistenza del ritardo sinaptico - richiesto per


Figura 7.2- Potenziali postsinaptici eccitatori (EPSP) mono-
la liberazione del mediatore chimico, la sua diffusione e
sinaptici evocati in un motoneurone spinale dalla stimolazione l'aggancio con i recettori della membrana - ha reso inso-
delle fibre [a afferenti dal muscolo omonimo. La traccia supe- stenibile l'ipotesi della trasmissione elettrica.
riore di ogni coppia registra il transito degli impulsi afferenti Il verificarsi di una depolarizzazione in seguito ali 'arri-
nelle radici posteriori del midollo; la traccia infe riore mostra il vo degli impulsi afferenti significa che la membrana del
potenziale di membrana del motoneurone. Le ampiezze del motoneurone è s tata resa elettrogenica dalla reazione
segnale afferente e deii'EPSP crescono parallelamente. mediatore-recettore. L'azione dei mediator i sinaptici
deve quindi consistere ne li 'induzione di variazioni di
permeabili tà ionica nella m embrana postsi naptica .
La lunga latenza e la lunga durata dell'azione vagate sul Iniettando corrente attraverso l'elettrodo intracellulare,
cuore fecero però dubitare che un mediatore chimico è possibile modificare il potenziale di membrana del
potesse t'ungere da tramite alla rapidissima trasmissione motoneurone e valutare le variazioni de l! ' ampiezza e
nelle sinapsi del sistema nervoso centrale e si mantenne a della polarità degli EPSP, in maniera analoga a quanto
lungo la convinzione che queste fossero di natura elettrica. precedentemente descritto per il potenziale genera tore
l
80
_l_
Capitolo 7- Funzioni integrative delle cellule nervose

dei recettori, in modo da identificare il valore del poten- membrana esterno membrana

~
ziale al quale l'EPSP o la corrente generata dall'attività sinaptica non sinaptlca
sinaptica si annulla (EEPSP· potenziale d'inversione).
Facendo ricorso a un modello elettrico della membrana
\_
o
_,
postsinaptica (figura 7 .3) costituito da forze elettromotri- \ s
ci (batterie ioniche) in serie a conduttanze, che rappre-
sentano i canali regolati dai neuromediatori ed i canali +

l
passivi della porzione adiacente della membrana (gm), si
può esprimere la con-ente generata dall'attività sinaptica 9epsp
1EPSP = gEPSP (Vm- EEPSP) [7.1]
dove gEPSP rappresenta La conduttanza dei canali attiva-
1
+ Eepsp
+
ti dal neuromediatore e il termine (Vm - E EPSP) rappre-
(OmV)
senta la forza elettromotrice che muove gli ioni attraver-
so la membrana ( V117 è il valore del potenziale di mem-
brana). Se Vm= EEPSP• ne segue che IEPSP =O, quindi
l'attivazione sinaptica non provoca transito netto di cor- interno
rente né modificazioni del potenziale di membrana.
Sia a livello delle sinapsi eccitatorie afferenti ai moto- Figura 7 .3 - Modello elettrico della memb rana sinaptica.
L'interruttore S simboleggia il controllo operato dal mediatore
neuroni che della sinapsi neuromuscolare l'ampiezza
sinaptico sul recettore-canale.
degli EPSP aumenta quando si accentua la polarizzazio-
ne della membrana, per esempio da -65 a -70 m V, men-
tre essa diminuisce progressivamente con la progressiva
depolarizzazione della membrana, fino ad invertire la
mV+37~
polarità quando il potenziale è reso> O (figura 7.4). Un
potenziale di inversione prossimo a zero non conispon-
de al potenziale di equilibrio elettrochimico per alcuna +9
mV-56
lr
1 11111 11 1111111111
ms
:::-:--w. 4iJ"'t
delle principali specie ioniche cui la membrana è per-
meabile. In effetti, la corrente alla base degli EPSP è
legata ali 'apettura, indotta dai neurotrasmettitori, di un
canale cationico permeabile sia al Na+ che al K+. La
+3

-14
EEi>si> - - - - ..
-64

-74
"YJ•mv
~
permeabilità è circa 1,8 volte maggiore per il Na+ e il EIPSP
valore di potenziale di inversione per gli EPSP rappre- -82
---- --

g;
senta una media pesata dei potenziali di equilibrio per i
due ioni.
Più recentemente, la tecnica del patch-clamp ha consen-
-96
--"---
tito di analizzare le correnti ioniche generate dall'aper-
tura di singoli canali attivati dali' Ach o dal glutammato.
ms Vm -100 ~
I recettori del tipo AMPA per il glutammato (capitolo Vm -60

6), probabili mediatori dell' EPSP monosinaptico la nei


Figura 7.4- Modificazioni di ampiezza e di segno deii'EPSP
motoneuroni, contengono un canale a bassa conduttanza
(colonna a sinistra) e deii'IPSP (colonna a destra) indotte por-
(in media, circa 20 pS), permeabile a Na+ e a K+, ma tando il potenziale di membrana (Vml ai valori indicati a lato di
non al ca++. Oltre che dalla conduttanza del canale, la ogni traccia. Il potenziale di inversione deii'EPSP (EEpsp) si
con-ente "tutto-o-nulla", che transita dal canale quando aggira intorno a O mV, mentre l'inversione deii'IPSP avviene
questo è aperto, dipende naturalmente dal potenziale di intorno a -80 mV (E1psp).
membrana.
La rapida insorgenza degli EPSP è legata all'apertura
simultanea di un certo numero di canali, che induce un alla forza elettromotrice per gli ioni che vi transitano
picco di corrente sinaptica che decade nel tempo con (Vm - E EPSP). Per le proprietà pass ive della membrana
andamento caratteristico (figura 7 .7). Il profilo tempora- (capitolo l), le modificazioni del potenziale indotte
le della corrente sinaptica è in relazione al rapido allon- dalla corrente sinaptica non sono istantanee, ma sono
tanamento del mediatore e alla breve durata dell'apertu- influenzate dalla costante di tempo T= RC; esse, inol-
ra di ogni singolo canale. tre, si propagano passivamente dal punto in cui sono
In conclusione, in ogni istante la corrente sinaptica è in generate (la membrana sinaptica) alle porzioni adia-
relazione al numero di canali effettivamente aperti, al centi della membrana, decadendo con una costante di
valore della conduttanza del singolo canale aperto e spazio À.

81
Eccitabilità cellulare

sa di potenziali postsinaptici iperpolarizzanti (IPSP,


InhibitoiJ' Pos{-Synaptic Potentiaf) (figura 7.5) . La la-
tenza degli fPSP è ·in ·media di 0,8 m s maggiore r-ispetto
a quella degli EPSP monosinaptici indotti dalle fibre la
dai muscoli omonimi. Questo maggior ritardo denuncia
che l'IPSP è generato attraverso una via disinaptica,
ossia mediante intemeuroni inibitori attivati dalle fit-:·e
afferenti (figura 7.1 ).
Per la maggior patte delle sinapsi inibitorie centrali, gli
IPSP si annullano al potenziale di equilibrio per il et- e
si invertono a valori più negativi; mentre aumentano di
ampiezza a valori più positivi (figura 7.4). Ciò suggeri-
Figura 7.5- Potenziali postsinaptici inibitori (IPSP) evocati in sce che la specie ionica responsabile degli lPSP sia il
un motoneurone spinale dalla stimolazione delle fibre la affe- et-, che in seguito all'attivazione delle sinapsi inibitori·!
renti da un muscolo antagonista. Ciascuna coppia di tracce entra nella cellula per gradiente elettrochimico. La mag-
mostra l'ingresso degli impulsi afferenti nel midollo e il poten- gior parte dei neuroni inibitori utilizza l 'acido y-amino-
ziale postsinaptico nel motoneurone. Si noti la maggior laten- butirrico come neurotrasmettitore; un' altra popolazione,
za deii'IPSP rispetto aii'EPSP.
presente soprattutto a livello spinale, uti lizza la glicina.
L'acido y-aminobutirrico , GABA, può agire su 3 tipi di-
GASA versi di recettmi, denominati GABAA, GABA 8 e GABAc.
di cui i primi 2 sono i più diffusi e meglio caratterizzati;
···················r,········· l ' aumento rapido della conduttanza al Cl- indotta dal

t~:.........J
GABA è dovuta all' interazione con i recettori-canak
k<IY'"\'20mV GABAA, costituiti da 5 subunità (di cui si conoscono
numerosi isotipi). La glicina interagisce con un diverso

. . . . . . ... . . . .
•A)
,-~.~r

'""'•'\·NfP" OmV
recettore, associato a un canale per il Cl- con caratteristiche
di conduttanza simili a quelle dei recettori GABAA'
Questi due tipi di recettori-canale sono responsabili di
t!.\ g .......PF r> ' VI IPSP rapidi e di breve durata come quello originato
dalle afferenti la nei motoneuroni. I recettori GABA 8
appartengono invece verosimilmente alla famiglia di
recettori accoppiati a proteine G e, se attivati, inducono
inibizione più lenta e prolungata, per aumento de lla
conduttanza al K+.
Di norma, il potenziale di equilibrio per il CJ-, ECI (tipi-
camente, -70 mV), o per il K+, EK (-80 mV), è più negati-
vo del potenziale di membrana a 1iposo del neurone, quin-
di l'aumento della conduttanza per queste specie ioniche
~ 1pA detennina una iperpolarizzazione. Nel caso in cui il valore
del potenziale di membrana coincida con il potenziale di
20ms equilibrio per il Cl- o, rispettivamente, per il K+, non si
registrano variazioni del potenziale (IPSP = O) in seguito
Figura 7.6- Apertura di un singolo canale della membrana di
un neurone ippocampale indotta dall'applicazione di GABA.
all'attivazione di recettori GABAA o GABA8 per il venir
La corrente unitaria si annulla quando il potenziale di mem- meno della forza elettromotrice (figura 7.6). Tuttavia,
brana è portato a -60 mV. Questo valore corrisponde, nelle anche in questo caso si ha un effetto inibitorio: infatti, la
condizioni dell'esperimento, al potenziale di equilibrio per il c1·, il corrente iperpolarizzante di K+ o CI- toma a manifestarsi
cui flusso attraverso il canale è responsabile della corrente non appena la membrana venga depolarizzata da un'even-
stessa. tuale azione eccitatoria concomitante.
Le sinapsi inibitorie sono largamente diffi.1se nel sistema
Potenziale postsinaptico inibitorio nervoso; per esempio, è stato stimato che circa il 17 per
(IPSP) cento di tutte le sinapsi della cmteccia cerebrale siano sina-
psi GABAergiche. Le sinapsi GABAergiche sono il bersa-
Nei motoneuroni spinali , la stimolazione delle fibre glio d'azione di diversi fannaci; in patticolare, agenti carat-
afferenti la provenienti dai muscoli antagonisti a quelli terizzati da proptietà ansiolitiche e miorilassanti (benzodia-
innervati dai motoneuroni stessi (per esempio, il tibiale zepine) e sedativo-ipnotiche (barbiturici) potenziano gli
anteriore rispetto al gastrocnemio) determina la campar- effetti del GABA sulla g 0 interagendo con i recettori A.

82

---
Capitolo 7 - Funzioni integrative delle cellule nervose

Inibizione presinaptica tori delle informazioni afferenti nelle vie riflesse e nelle
vie sensoriali.
L'integrazione delle informazioni neurali può avvenire
anche a livello delle terminazioni presinaptiche ove, INTEGRAZIONE
agendo tramite sinapsi assoassoniche, un neurone terzo DELLE INFORMAZIONI
può ridurre o aumentare l'efficacia della trasmissione NEINEURONI
dei segnali sinaptici in transito da un neurone all'altro.
Anche l'inibizione presinaptica è stata scoperta nella Una volta chiarito come i messaggi che viaggiano lungo
sinapsi tra afferenti la e motoneuroni. Con le tetmina- gli assoni possano svolgere azioni eccitatorie oppure
zioni presinaptiche delle fibre afferenti meccanocettive inibitorie sui neuroni cui giungono resta da chiedersi
nel midollo spinale, incluse le la, si connettono sinapti- come le informazioni contenute nella scarica nervosa
camente i te1minali assonici di intemeuroni segmentali. possano conservarsi nel transito delle sinapsi. A livello
L'attivazione delle connessioni assoassoniche induce la dei recettori la significatività del messaggio è mantenu-
depolarizzazione della terminazione afferente, provo- ta dalla proporzionalità tra l'intensità dello stimolo e
cando la parziale inattivazione del canale per il sodio e l 'ampiezza della corrente generatrice (e del potenziale
la conseguente riduzione d'ampiezza del potenziale d'a- generatore); successivamente, cambia il codice di tra-
zione. Ciò si riflette in una minor apertura della gc .. smissione, ma l'informazione non è persa grazie alla
voltaggio-dipendente: diminuisce l'ingresso di ca!.t+ proporzionalità tra la corrente generatrice e la frequenza
nella terminazione nervosa, il rilascio del trasmettitore di scarica dei potenziali d'azione. Raggiunti i neuroni
e, di conseguenza, l'ampiezza del potenziale postsinap- centrali, le scariche di impulsi si trasfonnano in serie di
tico. Un fenomeno speculare è rappresentato dallafaci- potenziali postsinaptici, eccitatori oppure inibitori (EPSP e
litazione presinaptica, in cui la chiusura di una classe di IPSP), che sono il risultato dell'azione delle correnti sinap-
canali per il K+ determina un prolungamento della dura- tiche (generate dalle variazioni di permeabilità) sulla
ta del potenziale d'azione, quindi un maggior afflusso membrana cellulare.
di ca++ nella terminazione nervosa, maggior liberazio-
ne di mediatore e più intensi effetti postsinaptici. Sommazione temporale
Sinapsi assoassoniche sono presenti in diverse strutture degli eventi postsinaptici
del sistema nervoso centr ale (midollo spinale, nuclei
delle colonne dorsali e retina), che costituiscono i primi La membrana equivale elettricamente a un circuito RC:
centri di elaborazione di informazioni sensoriali. Attra- i rapporti tra le con·enti sinaptiche e i potenziali postsi-
verso l'inibizione presinaptica è dunque possibile inibi- naptici sono quindi sfasati nel te mpo, a causa della
re selettivamente la trasmissione dell'informazione in capacità di membrana (figura 7.7). Tutta la "coda" del
determinate vie afferenti ad un neurone, lasciando im- potenziale postsinaptico è dunque un fenomeno passivo
modificati gli effetti di altre. Questo meccanismo vie- che consiste nella scarica della capacità di membrana.
ne, per esempio, adottato per modulare gli effetti eccita- La membrana risulta pertanto dotata di una sorta di ele-

~SP
corrente 50/s
sinaptica ~

corrente •
sinaptica

ms

Figura 7.7- Rapporti temporali tra la corrente sinaptica eccitatoria e I'EPSP da essa generato. La presenza della capacità di
membrana fa sì che quando le correnti sinaptiche si succedono ritmicamente, gli EPSP relativi si sommano (sommazione tem-
porale). La variazione di potenziale è tanto più ampia quanto più alta è la frequenza delle correnti sinaptiche.

83
Eccitabilità cellulare
rt
mentare e semplicissima fo rma di memoria, che le per- dificate nella frequenza degli impulsi nervosi. Si consi-
mette di "ricordare" per qualche millisecondo di essere deri per esempio che cosa accadrebbe se due fihre con-
stata interessata da un evento sinaptico ormai esauritosi. vergessero in modo da permettere 11 transito diretto dei
Se una seconda attivazione delle stesse sinapsi avviene potenziali d'azione dall'una all'altra: i segnali potrebbe-
prima che l' EPSP (o l'IPSP) precedente si sia esaurito, ro soltanto aggiungersi l'uno all'a ltro qualora arrivasse-
la nuova corrente s inaptica aggiunge il suo contributo di ro in tempi successivi, oppure occludersi reciprocamen-
cariche a una capacità di membrana già parzialmente te, a causa della refrattarietà asso luta, se convergessero
caricata. Il secondo EPSP raggiunge perciò un livello simultaneamente. La situazione è più fa vorevole nel ca-
più elevato del primo. In caso di attivazione ritmica, il so in cui gli eventi postsinaptici interagiscano tra loro.
livello raggiunto dalla sommazione dei potenziali post- La loro integrazione, infatti, avviene senza perdite e con-
sinaptici è tanto più elevato quanto più breve è l'inter- siste nella somma algebrica delle correnti generate si-
vallo tra le attivazioni, cioè quanto più alta è la frequen- mu ltaneamente dal bombardam ento di impulsi presi-
za degli impulsi afferenti. Il massimo effetto raggiungi- naptici che convergono sul neurone. La somma istanta-
bile teoricamente è quello in cui gli impulsi fossero così nea delle correnti sinaptiche eccitatorie e inibitorie rap-
frequenti da riprodune una corrente continua. presenta quindi la si ntesi di h1tte le informaz ioni che
La sommazione dei po tenziali postsinaptici si rende sono aJTivate in quel momento alla cellula.
effettivamente esplicita soltanto nell 'intervallo che se- Tutti i neuroni ricevono un grande numero di termina-
para il potenziale di equilibrio per l' IPSP dal potenziale zioni sinaptiche, non solo sul pirenoforo, ma anche su
soglia. Il lim ite inferiore dipende dal fatto che i processi tutto l'albero dendritico. Alcune sinapsi possono distare
inibitori non possono spingere il potenziale di membra- dal soma e dal segmento inizia le dell'assone, zone da
na a livelli inferiori a EIPSP• in quanto, a que l voltaggio, cui originano i potenziali d'azione, anche 500 ~1m. Di
la corrente inibitoria si annulla, qualsiasi valore abbia la conseguenza, per ottenere lo s tesso effetto sul soma,
conduttan za. Ciò non significa però che l' inibizione una sinapsi posta alla periferia dell 'albero dendritico
postsinaptica abbia perso efficacia: infatti, se una simul- deve produrre correnti di ampiezza anche 3 o 4 volte
tanea eccitazione sposta il vo ltaggio verso valori più maggiore di quella richiesta a s inaps i somati che. La
positivi di EtPSP• la corrente iperpolarizzante del! 'IPSP corrente sinaptica, infatti, si propaga passivamente lun-
riprende immediatamente a scorrere. Il limite superiore go i dendriti, producendo effetti che decadono esponen-
alla sommazione è rappresentato dal potenziale soglia. zialmente con la distanza (capito lo 3). Mentre la mag-
Quando si o ltrepassa que l valore, la memb rana viene gior parte delle sinapsi eccitatorie è situata ad una certa
ancora interessata dalle correnti sinaptiche, ma è domi- distanza dal cono di emergenza del neurite, la zona di
nata dalle correnti del potenziale d'azione, prima dalla innesco del potenziale d'azione dove sono concentrati i
! Na• e poi dalla I K che sottende l' iperpolarizzazione po- canali voltaggio-dipendenti per il Na+ e il K+, molte
stuma. Durante l'iperpolarizzazione postuma, il voltag- sinapsi inibitorie sono situate sul soma o sui dendriti
gio di membrana s i muove nella regione sottoliminare, prossimali, dove possono esercitare un più potente ef-
essendo governato dalla corrente netta che risulta dal fetto d i controllo dell'attività della cellula.
so m marsi della con·ente sinaptica eccitatoria con la I K· Nei motoneuroni, la via finale comune di tutte le attività
Quando, per i l progressivo venir meno della l K la som- nervose, vengono integrate influenze provenienti sia dai
ma delle due correnti di venta ugua le alla reobase, il recettori periferici sia dai centri superiori regolatori del-
potenziale ritorna al valore soglia e s i innesca un nuovo la motilità automatica o vo lontaria. Le afferenze del ri-
potenziale a punta. flesso monosinaptico, eccitatorie, posso no perciò pro-
In conclusione, l'ampiezza degli effetti postsinaptici dune la scarica del motoneurone (e la contrazione ri-
ecc itatori e inibitori indo tti da ogn i singo la sinapsi è flessa del muscolo) quando sulla stessa cell ula anche le
pro porzionale a lla frequenza degli impulsi afferen ti, influenze discendenti sono eccitatorie. Ma se dal cervel-
dunque anche all'intensità dello stimolo esterno che li lo scendono influenze inibitorie è possibile che l'EPSP
ha generati. In virtù della sommazione temporale dei evocato dalle afferenti fusali non sia più sufficiente a
potenziali postsinaptici l' informazione è così trasmessa raggiungere la soglia e che il rifl esso venga quindi in-
fedelmente, attraverso i recettori, le fibre afferenti e le terrotto. Nei diversi momenti , il valore della corrente
si napsi, sino al neurone. sinaptica globale che interessa un certo motoneurone
può cambiare per il prevalere delle azioni ini bitorie
Sommazione spaziale piuttosto che di quelle eccitatorie. F intanto che il poten-
ziale di membrana, per effetto delle correnti sinaptiche,
Trasformate in eventi posts inaptici, le informazioni che resta sotto la soglia, il motoneurone è si lente e rimane
convergono da provenienze diverse su uno stesso neu- l' unico custode delle informazioni che gli sono perve-
rone possono integrarsi per sommazione spazio/e. L' in- nute attraverso la s inapsi. Perché i messaggi possano
tegrazione non sarebbe possibile o risulterebbe difettosa raggiungere la muscolatura e produrre effetti sul mondo
q ualora fosse operata, mentre le informazioni sono co- esterno, occo1Te che le correnti sinaptiche depolarizzan-

84

-
Capitolo 7- F unzioni integrative delle cellule nervose

300
o
~
Q)

-a
:§_
l intervallo (•)
18nA~

.g"' 200

,,.~
"'
Q
IJl

"'c:
N
Q)
:::J
100

.JJll_
o-
~
24"A

®
J111J)____
30
nA
® 10 20 40 50 60 70 nA
Figura 7.8 - Scariche ripetitive generate da un motoneurone stimolato con correnti rettangolari di intensità crescente (A). La
frequenza istantanea del primo intervallo interspike (*) cresce rapidamente all'aumentare dell'intensità dello stimolo. Anche la
frequenza di scarica a stato stazionario aumenta, in maniera meno accentuata, ma in proporzione diretta alla corrente stimolan-
te (8). La differenza tra le due curve in 8 misura l'adattamento della scarica motoneuronale.

ti (eccitatorie) prevalgano e pmtino a soglia il potenzia- so di COITente liminare produce una scarica la cui frequenza
le di membrana in modo che l' informazione contenuta è pari al reciproco della durata della refrattarietà relativa
negli eventi sinaptici possa essere codificata in impulsi conispondente atl'AHP. Nei motoneuroni tale frequenza
e trasferita al muscolo. può dtmque variare tra 5 (l/200 ms) e 20 (l/50 ms) impulsi
al secondo. Se l' intensità della conente aumenta, la refi·atta-
CODIFICAZIONE rietà può essere vinta più precocemente e la frequenza
DELLE CORRENTI SINAPTICHE aumenta in proporzione. La frequenza di scarica del moto-
IN IMPULSI NERVOSI neurone è sempre sostanzialmente più bassa di quella di un
recettore. Nei motoneuroni la frequenza massima atteni-
La trasformazione degli eventi sinaptici in scarica m o-
toneuronale si può analizzare sostituendo alle conenti 300
sinaptiche, di intensità e durata difficilmente controlla-
neurone
bili, le correnti fo rnite da uno stimolatore. Le correnti corticospinale
possono essere iniettate attraverso lo stesso elettrodo 250
intracellulare che si usa per la registrazione. Nella figu- .!!?
Q.

ra 7.8 sono riprodotte le risposte generate da un mo- :§_ 200


toneurone in seguito all 'iniezione di impulsi rettangolari "'
.!:!
di cmTente depolarizzante mantenuti per circa 120 ms; :0Q
l'intensità è dell'ordine dei nanoampere (l o-9 A). Le 150
IJl
:c
risposte consistono in scariche di frequenza regolare
che aumenta con l'intensità della con·ente.
"'c:
N
Q)
:::J 100
La proporzionalità tra l' intensità della corrente e la fre- o-
quenza dipende dalla refrattarietà postuma al potenziale ~
50
d'azione del motoneurone, la cui espressione g rafica è
"slow" motoneuroni
~
la prolungata fase di iperpolarizzazione (da 50 a 200 ms
nei motoneuroni) che segue il potenziale a punta. o
Il potenziale a punta e l'iperpolarizzazione postuma (Af
ter HyperPolarization, AHP) sono generati, nei motoneu-
o 10 20 30 40 50 60
corrente stimolante (nA)
roni, soltanto da una porzione della membrana cellulare,
precisamente quella appartenente al cono di emergenza (o
Figura 7.9 - Relazioni tra l'intensità della corrente stimolante
segmento inizia le) dell'assone e al soma cellulare. La e la frequenza di scarica a stato stazionario in diversi tipi di
membrana dei dendriti non sembra invece dotata delle neuroni. La pendenza della relazione, che indica la sensibilità
proprietà elettrogeniche necessarie a produrre potenziali neuronale alla corrente stimolante, è molto minore nei moto-
d'azione. Come si è già discusso per i recettori, un impul- neuroni che nelle cellule spinocerebellari e corticospinali.

85
Eccitabilità cellulare

bile a stato stazionario non supera in genere i 100 impulsi spike precedente la seconda AHP diventa più ampia
al secondo, ma l'ambito di interesse fisiologico, in rela- della prima. Questo comportamento dipende dal fatto
zione al reclutamento della tensione muscolare, è quello che l' ingresso del ca++ indotto dal secondo spike av-
compreso tra 5 e 40-60 imp/s (capitolo 21). Esistono però viene prima che sia stato completamente rimosso il cal-
altre cellule nervose in cui l'ambito di frequenza è analogo cio fatto entrare dal primo: il c a++ si accumula e il nu-
a quello dei recettori (figura 7.9). Tra queste, per esempio, mero di canali K(Ca) aperti incre m enta. L'entità del-
i neuroni cot1icospinali, i neuroni dei tratti spinocerebella- l'aumento è, nei motoneuroni, tale d a indurre una som-
ri e i neuroni talamici della via della sensibilità somatica. mazione quasi lineare delle iperpolarizzazioni postume.
Un'ampia e prolungata AHP è comune alla maggior pat1e
dei neuroni del sistema nervoso centrale del mammifero. Sensibilità dinamica dei motoneuroni
Nei motoneuroni spinali essa raggiunge le sue dimensioni
(ampiezza e durata) massime. Il potenziale postumo La dinamica di accumulo del calcio quindi di sommazione
dipende da una corrente di ioni potassio mediata da un dell'iperpolarizzazione postuma rende conto del fenomeno
secondo canale per il K+ presente nella membrana del de li 'adattamento, cioè della caduta della frequenza dopo il
soma cellulare e diverso da quello del! 'assone. primo intervallo interspike che si osserva nelle risposte
La dinamica di apertura e di chiusura del secondo cana- neuronali a correnti a gradino (figura 7.8). L'adattamento
le per il K+ è legata al voltaggio di membrana in manie- si verifica in quanto la con·ente stimolante si confronta ini-
ra indiretta, attraverso la mediazione del Ca++. La cor- zialmente con la corrente di refì·attarietà della prima iper-
rente di calc io che accompagna lo spike induce un polarizzazione postuma e poi, dal secondo impul so in
aumento del ca++ intracellulare e ciò provoca, agendo avanti, con una corrente più intensa risultante dal sommar-
sulla faccia interna della membrana, l 'apertura di canali si della refrattarietà dei potenziali d'azione precedenti.
per il potassio- canali K(Ca)- diversi da quelli che pat1e- Dal punto di vista funzionale, il fenomeno dell'adatta-
cipano alla rapida chiusura del potenziale a punta. La mento corrisponde alla capacità dei neuroni di risponde-
conduttanza gK(Cal è proporzionale alla concentrazione re alle fasi transienti in modo diverso che agli stimoli
intracellulare del ca++, dunque di minuisce lentamente costanti. Quanto più ripido e intenso è uno stimolo, tan-
alla velocità con cui il calcio viene rimosso dal citopla- to più alta è la frequenza di scarica iniziale, ma anche
sma. Ciò prolunga la durata del! ' AHP nei neuroni. tanto maggiore è l 'accumulo di refrattarietà e l 'abbatti-
La dipendenza di gK(Ca) dalla concentrazione del calcio mento di frequenza successivo.
causa anche la "sommazione" de il' AHP, che si verifica In virtù di questo dispositivo, la frequenza di scarica
quando più potenziali d' azione si seguono a dare una iniziale risulta correlata alla velocità di variazione dello
scarica ripetitiva: se un secondo spike interviene prima stimolo, mentre la frequenza della scarica "adattata" è
che si sia conclusa l' iperpolarizzazione postuma dello proporzionale ali ' intensi tà.

® ® ©
120 120 modulazione sinusoidale 120
5Hz
frequenza di scarica 2Hz
imp/s

corrente stimolante
0,2 0,6 1,0 s

10
120 o
9Hz c
g> 1 ,o
....... .
,._:. ~. l. '· '· ~
:l
Cl
~----~~~

0,1 "="'"-------=":'----~
@ 0,2 0,6 1,0 s ® 0,5 5,0 50 Hz

Figura 7.1 O - La scarica del motoneurone, che mantiene una frequenza stabile quando la corrente stimolante è costante (A),
viene modulata sinusoidalmente quando la corrente ha forma sinusoidale (B, C, D). La modulazione della scarica neuronale
cresce in ampiezza all'aumentare della frequenza della sinusoide, da 2 a 9 Hz, anche se l'intensità picco a picco della corrente
rimane invariata. Ciò denuncia che il neurone è sensibile non soltanto all'intensità dello stimolo, ma anche alla sua velocità di
variazione. l punti del grafico E descrivono la relazione tra l'ampiezza della risposta e la frequenza della sinusoide stimolante
(che è proporzionale alla velocità di variazione della corrente). La linea continua definisce il comportamento di un trasduttore
ideale, sensibile simultaneamente all'intensità e alla velocità di variazione dello stimolo.
l
86
_l_
Capitolo 7- Funzioni integ1·ative delle cellule nervose

La sensibilità dinamica (cioè alla velocità di variazione Confrontando l'ampiezza della sinus oide che rappresen-
della corrente stimolante) dei motoneuroni può venir ta la corrent~ stimolante con l'ampiezza della sinusoide
misurata stimolando -il motoneurone con con·enti a ram- che rappresenta la risposta (figura 7 .ID), si ·pUÒ ·valutare
pa, come è illustrato a proposito delle relazioni tra mo- il guadagno della trasduzione, che è espresso dal rap-
toneuroni e unità muscolari (capitolo 21 ). Con questa porto tra l'ampiezza della risposta (entità della variazio-
tecnica si apprezza che la frequenza iniziale della scari- ne della frequenza di scarica nel cic lo) e l'ampiezza
ca varia proporzionalmente alla pendenza della fase di dello stimolo.
salita della corrente stimolante. Un metodo alternativo è Mentre l'ampiezza dello stimolo rimane costante nelle
quello di stimolare il neurone con una corrente sinusoi- diverse prove, l'ampiezza della risposta- e con essa il
dale. Poiché la velocità di variazione di una sinusoide guadagno- cresce all'aumentare della frequenza della
aumenta in proporzione alla frequenza, si può mettere sinusoide. I punti sperimentali s i distribuiscono rical-
in evidenza la sensibilità dinamica del neurone sempli- cando il comportamento di un trasduttore ideale, sensi-
cemente aumentando la frequenza di uno stimolo sinu- bile simultaneamente sia all'intensità sia alla velocità di
soidale di ampiezza costante. In risposta a una con·ente variazione dello stimolo (figura 7.10 E). Sull'impor-
che varia in maniera sinusoidale i motoneuroni rispon- tanza fisiologica delle proprietà dinamiche dei moto-
dono con una scarica la cui frequenza istantanea (l/in- neuroni si ritomerà a proposito del controllo nervoso della
tervallo interspike) è modulata sinusoidalmente. contrazione muscolare.

Inserto l - Modulazione berate dalla tenninazwne presinap- smgola fibra afferente eccitato1ia non
dell'ampiezza dei potenziali tica, e dall'amptezza dell'effetto pro- è dunque m grado di determinare
postsinaptici dotto dal smgolo quanto. L'effetto EPSP di ampiezza tale da superare la
vana, ne1 dtversi tip1 di sinaps1, m sogha per la genes1 del potenztale
Nella quasi totahtà delle sinapsi ec- relazione al numero medio d1 moleco- d' azwne nell'elemento postsmaph~
citatone l"ampiezza degh EPSP va- le di trasmettitore m ogni vesc1cola, al co; pe11anto, la genesi del potenztale
na in modo discreto m rappotio a numero di recettori disponibili e alla d'aztone nei neuroni centrali richiede
stimolazioni d1 intensità cresct!nte, conduttanza unitana dei canali ionici in genere l 'attivazione dt decine o
da un valore mmuno, detto poten- associati ai recettori postsmapttci (ca- centinata d1 afferenze eccitatone (som-
ztale unitario, a multipli di e so; pitolo 4). In una smapsi eccttatoria mazione spaziale).
l'ampiezza del potenziale unitario è centrale, l'arrivo di un singolo poten- Anche gli IPSP sono il risultato della
a sua volta parago nabile a quella ziale d'azione nella fi bra afferente liberazione quanttca del nemomedta-
delle mimme variazwni di poten- detennma in medta la liberaziOne di tore. L'applicazione del patch-clamp
Ziale (dette potenziali spontanei in poche vescicole sinaptlche (da l a a nemoru di fettine tsolate d1 cervello
mrniatura) che st regtstrano fisiolo- 10), che mducono EPSP dell'ordine ha permesso di regtstrare correnti Sl-
gicamente nella membrana postsi- del m V, o d t fraziom di esso. Ogm naptlche imbitorie di piccola ampiez-
naptica m condtziom basah (cioè, fibra afferente Ia raggumge ogni mo- za, dette siPSC (spontaneous lnhr-
m assenza di stimolazwne della ter- tonemone, m media, con 4 tennina- bitory Post-Synap1ic Cun·ents), risul-
mmazwne presinaptica). Il poten- zioni sinaptiche, ognuna delle quali tanti dal rilasc10 "spontaneo" di GABA
ziale umtario è Il risultato della li- ha limitata estensione (crrca 2 f..L 2) e dalla tenmnazwne presmaptica. Il
berazione di un singolo "quanto" di contiene una sola zona attiva che, se profilo temporale delle siPSC (m ana-
trasmettitore, rappreseuta cioè l'ef- stimolata, rilascia non p1ù d1 un quan- logia con le conenti smaptiche eccita-
fetto globale esercitato dalla libe- to di trasmettitore. tone) è caratterizzato da una raptda
razione di uua singola vescicola si- Per confronto, si constderi che nelle ascesa, attribuibile alla presenza di
naptica, che cont1ene centinata o ml- s maps1 neuromuscolan sono pre- concentraziOni saturanti di GABA
g haia d1 molecole di mediatore. L'am- senti m media circa 300 zone attive, nella fessura sinaptica (dell'ordme
piezza degh EPSP dtpende dal nu- distnbuite su un'area di 2-6.000 f..L 2 0,5-1 mM) e all'apertura simultanea
m ero d1 quanti, ossia dt vesctcole h- Nel Sistema nervoso centrale, una della maggtor parte dei canali presentt.

l
l

__L 87
Letture consigliate

LETTURE CONSIGLIATE

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88
Sistemi sensoriali

,.
Fisiologia dei processi sensoriali
Sensibilità somatica
Sensibilità tattile e propriocettiva
Sensibilità termica
Dolore e analgesia
Sensibilità acustica
Apparato vestibolare
Ottica fisiologica
Fisiologia della retina
Vie ottiche centrali
Gusto
Olfatto

_L
Fisiologia dei processi sensoriali
Fausto Baldissera

8
Sensazione e problema Analisi quantitatha dei processi sensoriali - Psicofisica
della conoscenza Sogha assoluta e soglia dtffetenztale
Legge eh Weber-Fechner
Studio scientifico delle sensazioni Legge dt Stevens

SENSAZIONE E PROBLEMA cognitionis. est a sensu; nihil est in intellectu quod non sit
DELLA CONOSCENZA prius in sensu» e coniò l'espressione "tabula rasa" per
descrivere lo stato in cui la mente si trova prima di rice-
Fino al XVII secolo la sensazione è stata oggetto della vere le sensazioni. Anche per John Locke (1632-1704)
ricerca filosofica piuttosto che dell'indagine scientifica. la mente in sé era white paper (carta bianca) e non ave-
La discussione, centrata su due grandi interrogativ i: va contenuti senza l'esperienza, da cui nasce ogni idea.
«che corrispondenza esiste tra l'esperienza sensoriale e Altre correnti filosofiche riconobbero invece la supre-
la realtà? La conoscenza dipende dai sensi oppure dal- mazia della ragione sull'esperienza sensoriale. Platone
la mente che ne interpreta i contenuti?», si è articolata era dell'opinione che, ai fini della conoscenza, la ragio-
su tre linee principali. ne e il mondo delle idee sono più impmtanti dei sensi.
Una corrente di pensiero ha identificato l'esperienza Nella celebre metafora della caverna, egli definì colui
sensoriale con la sostanza stessa del mondo: George che è privo di una filosofia come un uomo che ha il fuo-
Berkeley ( 1685-1753) negò che la realtà esistesse indi- co dietro di sé e perciò vede soltanto le ombre proiettate
pendentemente dalla mente: «Tutto ciò che viene perce- sulle pareti. Per percepire la realtà e vedere il mondo
pito è un 'idea; e può un 'idea esistere al di fuori della rischiarato dalla luce del giorno l 'uomo deve sviluppare
mente?>> ed Emst Mach (1838-19 16) «Gli elementi del il pensiero e la ragione. Aristotele (384-322 aC) rico-
mondo non sono le cose ma le sensazioni: colori, suoni, nobbe una fu nzione mentale comune a httti i sensi (sen-
temperature, pressioni, spazi, suoni». sorio comune) e sottolineò come la mente selezioni le
Una concezione meno radicale, che tuttavia riconosce la percezioni che ritiene importanti, distinguendo la sensa-
supremazia dei sensi nella conoscenza, risale a De- zione (ma-fremo) dalla conoscenza (yvwmç) e ricono-
mocrito (430-420 a C). Secondo il filosofo greco, la ma- scendo il ruolo delle emozioni nella sensazione. Gott-
teria è costituita di atomi in movimento, i quali, quando fried Wilhelm Leibniz (1646-1716), in reazione al sen-
colpiscono gli organi di senso, vengono trasformati in sualismo di Locke, definì due livelli di sensazione, la
piccole immagini (eidola) che sono integrate nel pensie- percezione, f01mata dal materiale più elementare fornito
ro: le idee sono dunque schemi percettivi derivati dal- dai sensi, che dà un'esperienza confusa e che può anche
l'esperienza. Democrito riconobbe htttavia che i conte- restare inconscia, e l'appercezione, conscia, chiara e
nuti percettivi possono venir successivamente elaborati distinta, ottenuta con lo sforzo intellethtale, che fornisce
dalla ragione per trame princìpi generali, validi anche la conoscenza razionale. Leibniz arricchì la massima
per gli altri uomini: «l sensi non ci fanno conoscere le scolastica <<Nihil est in intellectu quod non sit prius in
cose reali in modo fedele, ma soltanto alcune seleziona- sensu» con l'importante aggiunta <<nisi intellectus ipse».
te piccole immagini di esse, modificate dai nostri con- Immanuel Kant (1724-1804) affermò che si percepisco-
cetti». L'epicureo Tito Lucrezio Caro affermò «ab sen- no soltanto i fenomeni delle cose e non le cose in se
sibus esse creatam notitiam veri» 1 ; nel medioevo, il fon- stesse e che l'apparato sensoriale dell'uomo controlla e
datore della filosofia scolastica san Tommaso d' Aquino condiziona la sua conoscenza del mondo. Le sttuthtre e
(1226-1274) riprese il concetto: «Principium nostrce le funzioni innate dei sistemi sensoriali sono le condi-

' TITO LUCREZIO CARO, De rerumuatura IV, vv. 478-479, Garzanti, Milano, 1983.

91
Sistemi sensoriali

zioni a priori che, nel! 'atto della percezione, vengono sta constatazione attirò l'attenzione sul modo in cui gli
modificate dall'esperienza. In seguito, l'apparato mentale stimoli fisici vengono trasformati nella " energia nervosa
··organizza.il mondo, così come viene percepito, nello spa- specifica" e apri la -strada aUa scoperta e· allo studio dei
zio e nel tempo: il pensiero senza contenuti empirici è recettori sensoriali.
vuoto, ma le percezioni senza successiva astrazione sono Nel 1926, Edward Douglas Adrian (1889- 1977) riuscì a
cieche. La concezione kantiana troverà conforto in molti registrare l'attività di singole fibre nervose connesse
dei risultati della ricerca neurobiologica. con recettori cutanei. Egli riconobbe così la specificità
Prima che la sensazione diventasse oggetto di indagine di alcuni recettori della cute per la pressione e di altri
scientifica, alcuni grandi precursori avevano compiuto per la temperatura e descrisse la correlazione tra l' inten-
importanti osservazioni. Leonardo da Vinci (1452-1519) sità degli stimoli e la frequenza degli impulsi trasmessi
descrisse le leggi del contrasto visivo: si rese conto del con- dalle fibre nervose: «l'incremento o la diminuzione
trasto dei bordi (al confme tra zone di luminosità diversa le della sensazione, quando varia l 'intensità dello stimolo,
differenze di luminosità si accentuano2) e del contrasto di è una copia accurata dell'incremento e della diminuzio-
area (un 'area bianca diventa più chiara se circondata da ne dell'eccitazione dei recettori. La qualità de11a sensa-
campo scuro) e scoprì l'esistenza di tre coppie di colori zione, invece, sembra dipendere dal destino dei segnali
(retti contrari colorP: rosso-verde, giallo-blu e bianco- afferenti (cioè dalla parte del cervello che essi raggiun-
nero) la cui luminosità si potenzia quando vengono ap- gono) dato che, a parte questo, non vi è alcuna sostan-
paiati. Leonardo riconobbe la funzione della pupilla nel ziale differenza ne11a scarica dei diversi recettori senso-
graduare l'illuminazione dell'occhio e il ruolo della vi- riali>>. La specificità descritta da Mi.iller non stava dun-
sione binoculare e delle differenze di luminosità ( om- que nella "energia" di ciascun nervo, ma nella speciale
breggio) nel permettere la percezione stereoscopica. reattività dei recettori e nelle connessioni centrali che il
Giovanni Keplero ( 1571-1630) dedusse per via geome- nervo contrae.
trica che la visione è dovuta alla formazione di immagi-
ni capovolte delle cose sulla superficie concava della ANALISI QUANTITATIVA
retina, come il gesuita Clu-istoph Scheiner (1579-1650) DEI PROCESSI SENSORIALI -
avrebbe osservato qualche anno più tardi, guardando PSICOFISICA
per trasparenza la retina di un occhio di bue dopo avere
aspmtato una porzione della sclera posteriore. Uno dei primi problemi affrontati dagli studios i delle
funzioni sensoriali è stato quello di detenninare le rela-
STUDIO SCIENTIFICO zioni esistenti tra l'intensità, oggettivamente misurabile,
DELLE SENSAZIONI degli stimoli fisici che colpiscono gli organi di senso e
l'intensità delle sensazioni soggettive che da quegli sti-
All'intuizione di Democrito, che le sensazioni nascono moli nascono.
dalle trasformazioni operate dagli organi di senso, diede
spiegazione ed espressione sistematica, due millenni più Soglia assoluta e soglia differenziale
tardi, la "legge del! 'energia nervosa specifica" di J o-
ha nnes Mi.iller (180 1-1858), il fondatore della fisiologia Mentre fu relativamente semplice, sia dal punto di vista
sensoriale. Criticando la concezione che i nervi senso- concettuale che operativo, determinare la soglia assolu-
riali fossero conduttori passivi delle impressioni indotte ta dei diversi sistemi sensoriali, cioè l'intensità minima
dagli stimoli esterni, Miiller insisteva sul fatto che ogni dello stimolo capace di produrre una sensazione4, più
nervo suscita una specifica sensazione, indipendente- complesso risultò valutare, una volta che la soglia fosse
mente dallo stimolo di cui è oggetto: per esempio, la superata, i rapporti quantitativi esistenti tra intensità
sensazione visiva nasce quando la retina è stimolata dello stimolo e intensità della sensazione.
dalla luce, ma anche quando il nervo ottico è stimolato Ernst Weber (1795- 1878) compì i primi tentativi di mi-
meccanicamente o dall'elettricità: «La sensazione non è surare tali rapporti. Non fidandosi della stima soggetti-
dunque il condurre alla coscienza una qualità o stato va dell'intensità asso luta della sensazione, egli scelse di
inerente al mondo esterno, ma una qualità o stato ine- valutare la soglia differenziale, ossia la più piccola va-
rente ai nostri nervi (energia nervosa specifica)>>. Que- riazione di intensità dello stimolo che viene percepita.

2 "Le cose vedute in fra 'l lume e l'ombre si dimostreranno di maggior rilievo che quelle che son nel lume o nell 'ombre". Codice E, c. 17r., in: BRIZIO AM (a
cura di), Seri/li scelti di Leo11ardo da Vì11ci. Utet, Torino, 1952, pagina 452.
3 " ... e'l nero si mostrerà più tenebroso, che lia in campo di maggior bianchezza. E'l rosso si dimostrerà più focoso che sarà in campo più giallo; e così faran
tutti li colori circumdati da loro re/li co111rari co/od'. Codice atlantico 184 ve, in: BIZIO AM, citato, pagina 462.
4 Dal punto di vista operativo, la soglia nssoluta è quell' intensità alla qunle, durante una serie di successive stimolazioni, il 50 per cento degli st imoli produce
una sensazione.

92
Capitolo 8- Fisiologia dei processi sensoriali

Misurando la capacità di discriminare i pesi, Weber sco- 100


prì che per aumentare la sensazione di un'entità mini-
ma, la ·differenza appena percettibile, occorre incremen- ~~
tare l 'intensità dello stimolo di una frazione costante: :.;::eu
'ijj~ 75 ; - - - - - - - - - - - ; (

LIS
8.!
Q) V)
k=- [8.1] t;) ..Q
s 00

.~~50
'-VI
In verità, prima di lui il fisico francese Paul Bouguer 'CA differenza
(1698-1758) aveva già osservato che la soglia differen-
.!!iii
<O Q) :~minima
::s .. perceplblle
ziale per la luminosità corrisponde alla variazione del- ~-§ 25 +------,(
l'illuminazione di 1/64. ~E
Q);:;
c.~
Se si confrontano, sollevandoli, due oggetti che pesano
rispettivamente 50 e 51,5 g, il primo risulta sempre più
0~-----~--~-..-~-.---,.----,
leggero del secondo. Due oggetti che pesano 500 e -3 -2 -1 o +1 +2 +3
50 l ,5 g sembrano invece identici e per apprezzare una differenza
differenza occo!Te elevare il peso del secondo oggetto (stimolo test- stimolo standard) in unità arbitrarie
fino ad almeno 515 g. Ripetendo la prova con diverse
altre coppie di pesi, ci si rende conto che in ogni caso, Figura 8.1 -Distribuzione delle risposte al test di discrimina-
per riuscire a discriminare tra i due oggetti di ciascuna zione sensoriale. Se la differenza tra stimolo test e stimolo
standard è vicina allo zero, le risposte positive ("il test è più
coppia, è necessario che il peso dell'uno superi il peso
grande dello standard") sono circa il 50 per cento. Le risposte
dell'altro di almeno il 3 per cento. positive diminuiscono di numero via via che lo stimolo test
In laboratorio, la soglia differenziale si determina chie- diventa minore dello standard, e aumentano fino a coprire il
dendo a un soggetto di riconoscere se uno stimolo test, 100 per cento quando il test diventa più grande. La soglia dif-
di cui di volta in volta viene modificata a sua insaputa ferenziale (differenza minima percepibile) corrisponde alla
l'intensità, è più intenso di uno stimolo standard di con- variazione dello stimolo che induce un aumento dal 50 al 75
fronto. Le prove sono ripetute numerose volte e si rile- per cento (oppure una diminuzione dal 50 al 25 per cento)
va, per ciascuna intensità dello stimolo test, la percen- della percentuale delle risposte corrette.
tuale di risposte positive. Quando lo stimolo test è mol-
to più piccolo dello stimolo standard, esso viene sempre Legge di Weber-Fechner
correttamente riconosciuto e la percentuale di risposte
positive (''il test è più grande") è zero; via via che l'in- La relazione tra la variazione dell'intensità dello stimo-
tensità dello stimolo test aumenta, l'apprezzamento lo e la variazione della risposta può essere dunque defi-
della differenza diventa sempre meno sicuro e la per- nita dalla formula
centuale di risposte positive cresce progressivamente,
fino a raggiungere il 50 per cento quando le due in- dS
dR = A - [8.2]
tensità sono uguali; a questo livello, vi è completa in- S
certezza su quale stimolo sia il maggiore. legge di Weber, dove dR = soglia differenziale, dS =
Aumentando ulteriormente l 'intensità del test, il rico- variazione dello stimolo, S = intensità dello stimolo di
noscimento ritorna più sicuro e la percentuale di rispo- riferimento, A = costante di proporzionalità.
ste positive sale fino a raggiungere il l 00 per cento Postulando che la crescita de !l 'intensità della sensazio-
quando l'intensità del test è molto più grande dello sti- ne all'aumentare dello stimolo avvenga attraverso il
molo standard. La crescita della percentuale di risposte sommarsi progressivo di incrementi unitari dR, Gustav
positive si distribuisce secondo una curva ad S (figura Theodor Fechner (1801-1887) e laborò l 'equazione di
8.1) e la soglia differenziale si esprime come l'inter- Weber in modo da derivarne, per integrazione, i rapporti
vallo che separa le due intensità del test che danno ri- quantitativi tra lo stimolo (S) e la sensazione (R)
spettivamente il 50 e il 75 per cento (oppure il 25 per
cento) di risposte pos itive. Si osservi che il 50 per
R=A ·log -
s [8.3]
cento di risposte positive non corrisponde esattamente
So
all'eguaglianza tra i due stimoli; si è anche notato che
l'entità di tale discrepanza cresce all'aumentare del- legge di Weber-Fechner, doveR= entità della sensazio-
l' intervallo di tempo che intercorre tra la presentazio- ne, S =intensità dello stimolo, S0 =soglia assoluta, al di
ne dello stimolo test e la presentazione dello stimolo sotto della quale lo stimolo non produce sensazione.
standard. La relazione tra stimolo e sensazione espressa dalla
legge di Weber-Fechner può essere rappresentata grafi-
camente (figura 8.2). Per prodmTe ciascuno degli incre-

93
Sistemi sensoriali

soltanto alle intensità di stimolo medio-alte, mentre quan-


do ci si avvicina alla soglia assoluta la frazione di Weber
(dSIS) aumenta, come illustrato nella ·figu ra ·8.3 per la
vista e per l'udito. In altre parole, mano a mano che l'in-
R4 -------
tensità si abbassa, per ottenere una variazione unitaria
della percezione è richiesta una variazione frazionaria
dello stimolo sempre più grande.
Nell'intento di identificare una relazione che valesse su
tutto l'ambito sensoriale, Stevens propose di abbandonare
la stima della soglia differenziale e di valutare invece l' in-
tensità della sensazione, così come v iene giudicata sog-
gettivamente. Per operare questo tipo di misura, al sogget-
Intensità dello stimolo to viene presentato uno stimolo, per esempio un peso o un
suono, chiedendogli di scegliere tra altii pesi o altri suoni
Figura 8.2 - La crescita frazionaria costante dello stimolo (S 1, quelli che egli giudica di intensità pari alla metà oppure al
s2> .. .) induce incrementi unitari della sensazione (R 1, R2> .. .). doppio rispetto allo stimolo di riferimento. Ripetendo h:
La crescita che ne risulta ha un andamento esponenziale. prova con numerosi e diversi valori di riferimento, Ste-
vens verificò che l'intensità della sensazione cresce, in
rappmto all'intensità dello stimolo, secondo una relazione
menti unitari della sensazione dR (differenza minima che diventa lineare quando le due grandezze sono disposte
apprezzabile) che portino la sensazione ai valori R1, R 2 • su un grafico a coordinate logaritmiche.
R3, eccetera, occorre ogni volta aumentare l'intensità La relazione cmTisponde alla funzione potenza
dello stimolo di una frazione costante rispetto al valore
di volta in volta raggiunto: la relazione assume quindi R = KS" [8.4]
un andamento esponenziale. o, più propriamente
R = K (S- Sr) 11 [8. 5]
Legge di Stevens
legge di Stevens, dove S0 = intensità soglia.
Prima Joseph Plateau per la percezione visiva, poi SS Su un grafico a coordinate lineari, la relazione esponen-
Stevens per tutte le altre modalità sensoriali, verificaro- ziale è una curva a concavità rivolta verso l'alto (la cre-
no tuttavia che la legge di Weber-Fechner è rispettata scita è sempre più accelerata) se L'esponente n è > l,

0,6

0,5
<!Jf
0,4 stimolo: luce
~
.D
Q)

:::: \ stimolo: suono


=c 0,3
)(
Q)
c:
o
.N \
os
.::
0,2
", .....__)(_
0,1
"-x
- - - - - - - - - - - ---=~-=.x -=-=-=-= )(--- - - - - - - - - - - - - - - - -

o
o 2 3 4 5 6 7
intensità dello stimolo (log)

Figura 8.3 - La frazione di Weber (/'o.SIS) si mantiene costante soltanto nell'ambito delle intensità medio-alte dello stimolo (tratto
parallelo all'ascissa di ciascuna delle due curve). In prossimità della soglia assoluta, il suo valore si innalza rapidamente, sia per
la vista che per l'udito.

94 'l

+
Capitolo 8 - Fisiologia dei processi sensoriali

200

100
!
'ii
Cl)
o...
Cl)
Q.

•! 50
'iii
c:
Cl)

.5
20

10

10

intensità di stimolazlone

Figura 8.4 - Relazioni tra l'intensità dello stimolo e l'intensità percepita per diversi tipi di sensibilità. Rappresentate su doppie
coordinate logaritmiche, tali relazioni assumono andamento lineare (legge di Stevens).

oppure a concavità rivolta verso il basso (la crescita è Le leggi di Weber-Fechner e di Stevens defmiscono i rap-
progressivamente rallentata) se n < l. Per n = l la rela- porti quantitativi tra lo stimolo e il risultato finale (l'espe-
zione è ovviamente una retta. Esprimendo la legge di rienza cosciente) deli' elaborazione sensoriale. Ciò non
Stevens in forma logaritmica significa che le stesse relazioni si applichino a tutti gli
stadi dell'elaborazione, dalla trasduzione recettoriale alla
logR = logK + n log (S - So) [8.6] trasmissione neuronale. Inoltre, va tenuto presente che la
relazione stimolo-risposta descritta dalle leggi suddette
si può notare che si tratta di una relazione lineare tra vale per stimoli di breve durata. In tutti i sistemi sensoriali
logaritmi si verifica, pur se in misura diversa, un certo grado di
y = b + nx [8.7] adattamento, vale a dire una progressiva caduta dell'inten-
sità della sensazione malgrado lo stimolo rimanga costan-
dove y = logR, b = logK e x = log (S- So), la cui pen- te. L'adattamento è particolarmente rilevante per la sensa-
denza dipende dal valore dell'esponente n. zione tetmica e per i sensi chimici (gusto e olfatto), men-
Su un grafico cartesiano a coordinate logaritmiche i tre fa eccezione la sensibilità dolorifica che, al contrario,
punti sperimentali della relazione di Stevens si dispon- si potenzia al perdurare dello stimolo. In qualche caso,
gono quindi lungo una retta la cui inclinazione identifi- l'adattamento della sensazione è dovuto a meccanismi
ca il valore di n. La legge di Stevens descrive i rapporti centrali, che attenuano la percezione pur mantenendosi
tra stimolo e sensazione su quasi tutta l'estensione delle costanti le risposte recettoriali, più frequentemente è con-
intensità percepite e si applica a tutte le modalità senso- seguenza di una diminuzione della risposta recettoriale. A
riali. Il valore dell'esponente n varia in rapporto alla sen- questo proposito, va sottolineato che l'adattamento recet-
sazione considerata (figura 8.4). toriale, ossia la caduta della frequenza di scarica che inter-
La convenienza di considerare l'intensità dello stimolo viene mentre lo stimolo rimane costante, va distinto dalla
in termini relativi alla soglia piuttosto che in termini caduta di frequenza che in molti recettori si verifica alla
assoluti è particolarmente evidente nel caso della sensa- fine della fase transiente dello stimolo. Mentre nel primo
zione termica. Se l'intensità percepita viene riferita alla caso l'adattamento ha il significato di una perdita della
differenza tra la temperatura assoluta e la temperatura sensibilità statica del recettore, nel secondo caso la caduta
soglia, su un grafico a coordinate logaritmiche la fun- della frequenza segnala invece il passaggio dalla fase in
zione è rettilinea; se l'intensità della sensazione viene cui il recettore codifica la velocità di vatiazione dello sti-
riferita alla temperatura assoluta, ne risulta una curva molo (risposta dinamica) alla fase in cui codifica invece
concava verso il basso (figura 11.5). l'intensità (risposta statica).

95
Sensibilità somatica
9
Fausto Baldissera

Fibre afferenti nei nervi periferici

La sensibilità somatica comprende sia la sensibilità cu- segnali si realizza la percezione della forma e della po-
tanea esterocettiva (tattile, termica e dolorifica) sia la sizione del corpo nello spazio, si costruisce il cosiddetto
sensibilità propriocettiva (che origina dalle afferenze a "schema corporeo".
partenza muscolare, tendinea e articolare) e riguarda il I recettori della sensibilità somatica sono tenninazioni
riconoscimento della sede, de Il 'intensità e della natura periferiche di neuroni afferenti primari, il cui soma è
dei contatti tra la superficie corporea e l 'ambiente oppu- ospitato nei gangli spinali e nei gangli sensoriali dei
re tra parti del corpo diverse, nonché l'apprezzamento nervi cranici (ganglio di Gasser per il trigemino, ganglio
della posizione rispettiva dei segmenti corporei. La sen- nodoso del vago e petroso del glossofaringeo). L'assone
sibilità somatica viene arricchita da afferenze vestibola- dei neuroni sensoriali si divide a T in una branca centra-
ri, che informano sulla posizione della testa rispetto alla le, che raggiunge il nevrasse attraverso le radici poste-
velticale, e dalle afferenze visive. Integrando tutti questi riori del midollo o le radici dei nervi cranici, e in una

aree d i innervazione
somatosensoriale

T1 L1

..-
S4-5

'-.segmenti
sacra li
segmenti
lombari

distribuzione dei dermatomeri

Figura 9.1 -Distretti dell'innervazione somatosensoriale (A) e delimitazione dei dermatomeri (B).

96
l
+
Capitolo 9- Sensibilità somatica

branca periferica, che costituisce la componente sensiti- quindi permettere di differenziare semeiologicamente la
va dei nervi e termina, specializzandosi nella funzione sede (radicolare o periferica) della lesione nervosa. Senza
recettoriale, nella cute e -nei -tessuti ·profondi (muscoli e entrare nei dettagli della distribuzione dell' innervazione, è
articolazioni). utile ricordare che la superficie cutanea è suddivisa in 5
I distretti cutanei innervati dalle fibre afferenti che con- distretti di innervazione (figura 9.1 A):
vergono in ciascuna delle radici posteriori vengono detti
dermatomeri (figura 9.1 B). I dennatomeri sono ampia- l) faccia e superficie superiore del cuoio capelluto, in-
mente embricati tra loro, grazie al fatto che i nervi spi- nervate dal trigemino;
nali, prima di distribuirsi alla periferia, formano plessi 2) collo e ru1o superiore, innervati dai neuromeri cervicali;
con i nervi adiacenti, scambiandosi contingenti di fibre. 3) torace e addome, innervati dai neuromeri toracici;
Ciò fa sì che la lesione di una sola radice spinale non 4) bacino e arti inferiori, innervati dai neuromeri lombari;
produca mai anestesia completa della zona innervata, 5) genitali e perineo, innervati dai neuromeri sacrali.
dato che a quest'ultima provvedono anche le radici a-
diacenti. Per contro, la lesione di un nervo periferico Le fibre afferenti che provengono dai tessuti profondi
produce l 'anestesia totale del territorio servito. La deli- (ossa, muscoli e articolazioni) di solito convergono nelle
mitazione della zona colpita e l'entità dei danni possono stesse radici e servono il dermatomero che li ricopre.

Tabella 9.1 - Caratteristiche delle fibre dei nervi periferici.

fibre mieliniche fibre amieliniche

A) diametro 20 15 IO 5 l 2,0 0,51!tn


l
1 l l l l l l l l
B) velocità di conduzione 120 90 60 30 6 2,0 0,5 m/s

l l l
l l
C) gruppo
(classificazione di Gasser) l
Aa l f--- Ay ----l
1--Aò --l
l c l
A~
l

D) recettori cutanei l
corpuscoli di Merkel
1--Meissner l

Pacini
Ruffini

l- - mecc~n~ci
tenmc1
--li
noc irecettori
1- - polimodali

tennorecettori
1- freddo ---i
caldo

E) fibre motorie motoneuroni a H ~ motoneuroni y --l


f- 1- motoneuroni ~ - ~

F) gruppo
(classificazione di Lloyd) l la II IV
Jb - - - j l
f-- III ----1
l
l
G) recettori muscolari fusi neuromuscolari
1----- tenn.inaz~oni ----j f-- tennin azi~ni ----i
pnmane secondane
1-- organi muscolo- :---1 l
nocicettori
tendinei 1el Golgi
l
97
Sistemi sensoriali

maggior diametro. Le fibre A~ comprendono i motoneuro-


FIBRE AFFERENTI ni più piccoli e pat1e delle fibre cotmesse ai recettori tattili.
NEI NERVI PERIFERICI Le fibre Ay sono gli assoni ·dei ·motoneuroni -ganu11a ·(che
Ogni nervo periferico è formato da numerose varietà di innervano le fibre muscolati intrafusali). Le fibre A& sono
fibre, afferenti ed. efferenti (tabella 9 .I). Per classificar- c01messe con i tetmocettori per il fi:eddo e pat1e dei nocic<-t-
le ci si fonda oltre che sulla loro origine, sulle differen- tori. Le fibre C, amieliniche, sono connesse principalmente
z; nel diametro e nella velocità di conduzione. Va ricor- con i nocicettori e con i recettori per il caldo.
dato che le variazioni del diametro sono accompagnate Una seconda classificione (Lloyd), utilizzata esclusiva-
da variazioni proporzionali della velocità di conduzione. mente per le afferenze muscolari, prevede la divisione
Empiricamente, la velocità di conduzione (in m/s) può in fibre del gntppo I (la, provenienti dalle tenninazioni
essere ottenuta per le fibre mieliniche moltiplicando per anulospirali dei fus i neuromuscolari e lb, provenienti
sei il diametro (in micron), mentre per le fibre amielini- dagli organi muscolotendinei del Golgi) e in fibre del
che il coefficiente di proporzionalità è inferiore e la velo- gruppo II, che provengono principalmente dai fusi neu-
cità si può valutare in l m/s per micron di diametro. romuscolari (tenninazioni a fiorame). Le fibre del gru p-·
Nella classificazione di Gasser le fibre nervose vengono po III e IV trasp011ano informazioni nocicettive di pro-
suddivise in due grandi classi: le fibre A, mieliniche, con venienza muscolare.
diametro da l a 20 ~l e velocità di conduzione da 6 a 120 Via via che si sono identificate le correlazioni esistenti tra
m/s, che comprendono sia le fibre efferenti somatiche sia i diversi tipi di fibre afferenti (riconosciute per il diametro
diversi tipi di afferenti somatiche e le fibre C, amieliniche, e la velocità di conduzione), i recettori ad esse cmmessi e
con diametro da 0,5 a 2 ~L e velocità di conduzione da 0,5 il tipo di sensazione evocata stimolandole singolarmente
a 2 m/s, le quali includono afferenti somatiche e viscerali. nei nervi periferici, hanno preso il sopravvento le classifi-
A loro volta le fibre A vengono suddivise in sottoclassi cazioni funzionali, fondate sul! 'associazione delle fibre
in base al diametro e alle caratteristiche funzionali. Le afferenti con le diverse modalità sensoriali. In molti casi si
fibre Ao. sono le fibre nervose con diametro maggiore e sono infatti riscontrate relazioni sistematiche tra il diame-
includono gli assoni dei motoneuroni spinali più grandi, tro/velocità di conduzione delle fibre afferenti e il tipo di
le grosse fibre afferenti muscolari e le fibre cutanee di infonnazioni traspmtate.

98

-
l

Sensibilità tattile e propriocettiva


Fausto Baldissera

lO
Recettori della ~ensibilità tattile Proprietà funzionali dei neuroni dell'areaSI
Recetto n tatt1h superfictah ( d1 ltpo l) Pstcofistca della senstbtlità tatti !t:
Recetton tatti h protond1 ( d1 tipo ll)
Soglia assoluta
Recettori associati ai peli
Discriminazione dell'intensità
Recettori articolari
Disct·iminazione spaziale
Recettori muscolari
Discriminazione temporale
Fusi neuromu~col ar i
Ruolo delle afferenze tattili nel controllo moto rio
Risposte dei fusi neuromuscolari
Sen~ibilità cinestesica
Organi muscolotendinei del Golgi
Vte centlah della senstbthtà tatti lo:: e propnocettwa

Dalla cute nascono sensazioni diverse: il tatto, che in- stato fatto nell' animale, ma anche con gli effetti senso-
forma del contatto della superficie corporea con i solidi riali generati da ciascun tipo di recettore.
presenti nell'ambiente, il caldo e ilfreddo, che segnala- Gli studi sull'uomo e sulla scimmia hanno condotto a
no le variazioni di temperatura della cute, e il dolore; a riconoscere nella cute glabra della mano quattro tipi di
queste tre sensazioni principali, se ne aggiungono altre meccanorecettori a bassa soglia, tra loro differenziabili
quali il prurito, il solletico, la sensazione di bagnato. sia per diversa velocità di adattamento, sia per le dimen-
Mentre per il tatto, la sensibilità termica e il dolore sono sioni e la fonna del campo recettivo (recettori FA I, FA
stati individuati gli elementi recettoriali e nervosi re- Il, SA I, SA II). Gli assoni ad essi connessi costituisco-
sponsabili, per le altre fonne non è chiaro se esse dipen- no tutta la popolazione di fibre Aj3 dei nervi cutanei
dano dalla stimolazione di recettori specializzati oppure (diametro 6-14 ~m. velocità di conduzione 35-70 m/s) .
dall'elaborazione di miscele particolari dei segnali ge- I recettori FA (Fast Adapting, a rapido adattamento) si
nerati dai recettori delle sensibilità maggiori. Le affe- distinguono perché, una volta conclusa la fase transiente
renze generate dai recettori tattili, muscolari e articolari dello stimolo, la scarica si attenua fino a scomparire.
sono condotte lungo una via centrale comune, il sistema Questa caratteristica riflette il fatto che essi sono sensi-
dellemnisco mediate, e raggiungono la circonvoluzione bili non tanto all'intensità quanto alla velocità di varia-
postrolandica della cotteccia parietale. Le afferenze ter- zione dello stimolo (oppure all'accelerazione); pertanto
miche e dolorifiche, assieme a un contingente di affe- cessano di rispondere quando l'intensità dello stimolo si
renze tattili seguono invece una diversa via centrale, il mantiene costante.
sistema del /emnisco spinale. I recettori SA (Slowly Adapting, a lento adattamento)
rispondono con frequenza più alta durante i transienti,
RECETTORI , ma mantengono la scarica anche quando lo stimolo è
DELLA SENSIBILITA TATTILE costante.
La suddivisione nei tipi I e II riguarda invece le caratte-
Furono i primi recettori di cui si è studiata la risposta ristiche del campo recettivo e la situazione, superficiale
(Adrian e Zottermann, 1926) e da allora le loro caratte- o profonda del recettore. Il campo recettivo di una fibra
ristiche sono state analizzate in dettaglio ne Il 'animale e, afferente (o di un neurone centrale) è quella zona della
negli anni più recenti, anche neli 'uomo. La registrazio- periferia sensoriale la cui stimolazione naturale provoca
ne dai nervi dell'avambraccio delle risposte di singole una risposta dell 'elemento nervoso in esame. Nel caso
fibre afferenti connesse con i recettori cutanei della dei recettori tattili il campo recettivo viene individuato
mano ha pennesso di correlare l'attività recettoriale non esercitando con una punta smussa lievi pressioni sulla
soltanto con i parametri fisici dello stimolo, come era cute mentre si registra l 'attività della fibra con la quale

99
Sistemi sensoriali

campi recettlvi FA l campi recettivl SA l corpuscolo di Merkel

_ur
~~ m

~-
600

.
linee
isosogha ,__.
1 mm o 2 4 6
distanza (mm)
:o

1 mm o
\}2 4 6
400

200

o
dis tanza (mm)

40 80 120
densità d 'innervazione
(recettori FA l/cm 2) 80 120
densità d 'innervazione
(recettori SA l/cm2 )

Figura 10.1 - Caratteristiche dei recettori FA l (corpuscoli di Figura 10.2 - Caratteristiche dei recettori SA l (corpuscoli di
Meissner, in alto a destra). In alto a sinistra, sono illustrate le Merkel). Come nella figura 10.1, sono illustrati aspetto istolo-
piccole dimensioni e la distribuzione prevalentemente distale gico, distribuzione, dimensioni, forma del campo recettivo e
dei campi recettivi. Nei grafici centrali è indicata la distribuzio- densità d'innervazione nelle diverse regioni della mano.
ne topografica nel campo recettivo della soglia alla deforma-
zione della cute, sia tracciando le linee isosoglia sul piano
della cute (a sinistra) , sia evidenziando come varia la soglia
lungo una linea orizzontale che attraversa il campo (a destra).
Quest'ultima rappresentazione mostra i margini netti del cam-
po recettivo. Nei grafici in basso è indicata la densità dei re-
cettori FA l in tre zone della mano.

il recettore è connesso. Una volta delimitata la zona da Recettori tattili superficiali (di tipo I)
cui si suscitano risposte, l 'area stessa può essere siste-
maticamente esplorata determinando la soglia per la Sia nell 'uomo che nella scimmia si sono identificati due
risposta recettoriale in ciascun punto. Unendo grafica- gruppi di recettori, l' uno a rapido e l ' altro a lento adatta-
mente tra loro i punti di uguale soglia si ottengono cur- mento, che posseggono un campo recettivo di piccole
ve isosoglia simili alle curve altimetriche delle carte to- dimensioni e a margini netti, con brusca elevazione della
pografiche (figure 10.1-10.4). Il profilo di tali mappe soglia non appena ci si allontana dal centro del campo
risulta diverso nei diversi recettori. Sia tra i recettori FA (figure l 0.1 e l 0.2). Queste caratteristiche sono dovute
sia tra \ recettori SA si distinguono infatti elementi che alla localizzazione superficiale dei recettori, che vengo-
P.cis~eggono un campo recettivo di piccole dimens ioni no stimolati soltanto quando lo stimolo è applicato di ret-
(5-1 O mm2) e a margini netti (recettori di l tipo) da altri, tamente sulla piccola area cutanea che essi innervano.
dotati di campo recettivo più esteso (fino a qualche I recettori del tipo FA I sono, tra i corpuscoli tattili su-
· cm2)"e a margini sfumati (recettori di Il tipo). perficiali, quelli dotati della soglia più bassa, tanto che

100
Capitolo lO- Sensibilità tattile e pmpriocettiva

al centro del campo recettivo è sufficiente deformare la soglia, ma una variazione di sensibilità molto graduale,
cute di 5-l O ~un per ottenere l'eccitazione. Dal punto di che continua,per ampie distanze. Al centro del campo la
vista istoJogico .i recettori FA I corrispondono ai COlpll- soglia è solo leggermente più bassa che alla periferia e
scoli dì Meìssner, localizzati nel fondo delle papille der- le linee isosoglia sono molto distanziate tra loro. Questa
miche, in stretta connessione con lo strato basale dell'e- organizzazione vale sia per i recettori a rapido adatta-
pidermide. Essi sono costituiti da 2 a 6 terminazioni mento sia per quelli a lento adattamento.
nervose che, persa la mielina, si angolano a 90° rispetto I recettori profondi possono essere stimolati sia dalla
a l decorso della fibra e si appiattiscono a formare dei pressione applicata perpendicolarmente sulla cute sia
dischi sovrapposti gli uni agli altri (figura 10.1 ). Intorno dallo scorrimento della pelle sui piani sottostanti, che
alle terminazioni nervose sono disposte lamelle di cellu- può essere indotto anche da forze applicate a distanza.
le di Schwann, senza una vera e propria capsula connet- Ciò è dovuto alla localizzazione dei recettori negli strati
tivale. Fascetti di fibre collagene congiungono il corpu- profondi del derma o negl i strati lassi del sottocute, la
scolo alle tonofibrille d eli 'epitelio sovrastante. I corpu- zona in cui avviene lo scmTimento.
scoli di Meissner sono concentrati nella cute palmare I recettori profondi sono identificabili nei corpuscoli di
delle dita, in patticolare nei polpastrelli. Nell' età adulta Pacini (FA II) e nei corpuscoli di Ru.ffinì (SA II). I cor-
una buona percentuale di essi si atrofizza e il loro nu- puscoli di Pacini (figura l 0.3) sono i più profondi,
mero diminuisce da circa 50/cm2 d eli' infanzia a l 0/cm 2 s ituati nel sottocute e nelle fasce muscolari. Sono for-
a 50 anni. Ogni fibra afferente innerva una decina di mati dalla te1minazione nuda di una fib ra mielinica cir-
corpuscoli, sistemati in papille dermiche adiacenti. Ciò condata da una capsula dalla caratteristica forma a foglie
produce la comparsa di altrettanti punti di sensibilità
estrema nella zona a bassa soglia del campo recettivo
(figura 10.1).
campi recettivi FA Il corpuscolo di Pacini
Il secondo tipo di recettori superficiali è a lento adatta-
mento (SA I). La soglia al centro del piccolo campo re-
cettivo è leggermente più elevata di quella dei recettori
FA I (qualche decina di micron) ma, come nel caso pre-
cedente, si innalza repentinamente ai bordi del campo.
D al punto di v ista morfologico essi corrispondono ai
corpuscoli di Merkel (figura 10.2), costituiti dalle rami-
ficazioni di una fibra afferente di grosso calib ro che a
livello della giunzione dennoepidermica perde la guaina
mielinica e si ramifica.
Ogni tetminazione assume un aspetto d iscoide e prende
contatto con cellule globose poste al confine tra derma
ed epidermide. La natura di tali cellule è sconosciuta ma
esse ricordano i recettori degli organi di senso specifici
per le connessioni con le tenninazioni nervose e per la
presenza di specializzazioni di membrana e di granuli
simili a quelli delle sinapsi.
linee isosoglla
0 --
2
soglia

4
distanza (mm)
6

La distribuzione delle terminazioni dei recettori superfi-


ciali su un'area molto ristretta rende ragione delle di-
mensioni del campo recettivo e offre il substrato per una
elevata capacità di discriminazione spazi ale (capacità di
riconoscere stimoli vicini, vedere oltre).

Recettori tattili profondi (di tipo Il)


40 80 120
Anche i recettori di tipo II sono suddivisi in due classi: densità d'innervazione
recettori statici (SA II) e recettori dinamici (FA Il). Il (recettori FA ll/cm2 )
campo recettivo si distingue da quello dei recettori di
tipo I perché è molto più grande (figure 10.3 e 10.4) -la
Figura 10.3 - Caratteristiche dei recettori FA Il (corpuscoli di
dimensione media raggiunge i l 00 tmn2 , contro i 5-6 mm2
Pacini). Il campo recettivo è molto più grande che nei recettori
dei recettori superficiali - e i suoi margini sono sfumati. di tipo l e a margini sfumati: le linee isosoglia sono molto
Se si esplora la sensibilità nei vari punti del campo, non distanti l'una dall'altra e la soglia attraverso il campo si modifi·
si trova, come nel caso dei recettori SA I e FA I, un con- ca molto gradualmente. La densità d'innervazione è abba-
fine netto, segnalato dal! ' improvviso innalzarsi della stanza simile nelle diverse regioni della mano (in basso).

101

L
Sistemi sensoriali

cam pi recettivi SA Il di cipolla. Posseggono soltanto sensibilità dinamica e ri-


spondono esclusivamente quando la pressione viene ap-
plicata oppure rimossa.
Sono presenti anche nelle capsule articolari, nelle fasce
tendinee dei muscoli e nel mesentere, nel quale sono
visibili ad occhio nudo. I recettori situati nel sottocute
della mano hanno soglia molto bassa e rispondono ad
infossamenti cutanei di pochi micron.
I corpuscoli di Ruffini sono posti negli strati profondi
del derma (figura l 0.5) e sono fonnati da fibre nervose
che terminano in strutture capsulari affusolate. Le loro
dimensioni sono relativamente grandi: ogni corpuscolo
può essere lungo fino a l mm e raggiungere 0,2 mm di
~~m diametro al centro. L'interno della capsula è ripieno di
soglia
- - - - - [ 1.000 liquido e percorso in senso longitudinale da fascetti di
. .o fibre connettivali che si prolungano al di fuori delle
o 2 4 6 8
distanza (cm)
estremità polari del corpuscolo. Una singola terminazio-
ne nervosa penetra nella capsula e si ramifica in nume-
rose branche terminali che, persa la mielina, si intrec-
ciano con i fascetti del connettivo, realizzando un di-
spositivo del tutto simile a quello dei recettori muscolo-
tendinei del Golgi. Come in questi ultimi, lo stiramento
delle fibre collagene deforma e stimola le terminazioni
nervose.
La soglia dei corpuscoli di Ruffini è elevata, rispetto a
40 80 120 quella degli altri recettori tattili, e si riesce a stimolarli
densità d'innervazione
(recettori SA lllcm2 )
soltanto se l'infossamento cutaneo supera i 100 11m. La
loro scarica continua senza cedimenti di frequenza per
Figura 10.4- Caratteristiche dei recettori SA Il (corpuscoli di tutta la durata di applicazione dello stimolo.
Ruffini). Questi recettori reagiscono non soltanto alla pressio-
ne, ma anche allo stiramento tangenziale della pelle (frecce). Risposte dei recettori FA (l e Il)- I recettori di Meissner
Ciò ingrandisce il loro campo recettivo. La soglia è elevata e e di Pacini sono rispettivamente sensib ili alla prima oppu-
si modifica gradualmente attraverso il campo. La densità dei re alla seconda derivata dello stimolo. In risposta a uno
recettori è simile in tutte le zone della mano. stimolo rettangolare, entrambi scaricano soltanto al mo-

corpuscolo
di Meissner

papil la
dermica corpuscolo
di Merkel campo recettivo

/ piccolo e a bordi netti grande e a bordi sfumati

.: ·'"" ..~ }: FAI FA Il


derma
~- ~~-;~-~~f:~_:~-~-,;-~"'"-~~:;-~·. ~.. ~ :::..: corpuscolo
di Ruffini ~ ~
11111 l l l Il
corpuscolo SAl SA Il
di Pacini
~ ~
1111111111 Ili Il l Il l 11 111111111111 1

Figura 10.5- Distribuzione dei 4 tipi di recettori tattili della cute glabra (a sinistra) e loro caratterizzazione funzionale (a destra) ,
che si fonda sulla differente estensione del campo recettivo e sulla diversa risposta alle fasi transienti (sensibilità dinamica) e ai
livelli costanti (sensibilità statica) degli stimoli pressori.

102
Capitolo lO- Sensibilità tattile e p•·opriocettiva

corpuscolo
Inserto l minazione nervosa messa a nudo. normale

Il recettore di Pacini deve le sue pro-


prietà dinamiche alla presenza della
capsula. Quando si registra IL po-
Dopo questo intervento, il poteniia-
le generatore non è più limitato alle
fasi imziale e finale ma continua
per tutta la durata dello stimolo. Sen-
.L__l
corpuscolo
tenziale generatore del corpuscolo, za la capsula, la temùnaz10ne nervo- decapsulato
st osserva che in risposta a uno sti- sa si trasforma perciò in un recettore
molo a gradino, s1 sviluppano due statico e produce elettricità in modo
brevi e distinti potenziali recettona- continuo.
li: 11 pnmo all'imzio dello stimolo e La caduta del potenziale generatore
e l'assenza di scarica durante Il pe- stimolo
un altro alla fine, quando la pressio-
ne viene nmossa. Nell'intervallo tra 1
due momenti, il potenziale generato-
tiodo di pressione costante sono dun-
que legate alla presenza della cap- ,-----~
re si esaunsce anche se lo stimolo sula. Ciò si può spiegare ammetten- J 1~s
vtene mantenuto (figura l). Se 1 po- do che quando la capsula vtene pre-
tenziali generatori raggiungono la muta la pressione del liquido intra-
soglia, st genera un impulso nervo- capsulare cresce, defonnando la ter- Figura 1 - Potenziale recettoriale d1 un
minazione recettoriale. La pressio- corpuscolo d1 Pac1n1 Intatto e dopo umo-
so in coinctdenza dt ciascuno dei
Zione della capsula
due transtenti. Il corpuscolo dt Pa- ne spmge però tl hquido intracapsu-
cim è abbastanza grande (fino a l lare verso l'esterno e la sua uscita dello stimolo, l'elasticttà della cap-
nm1 di lunghezza) da permettere la annulla il gradiente pressorio che sula mette m depressione l'intemo
nmozione della capsula connettiva- stimola la fibra nervosa e interrom- e ciò produce la seconda deforma-
le e la stm10lazione duetta della ter- pe la nsposta recettoriale. Alla fine ZIOue del recettore.

mento di applicazione della pressione e i corpuscoli di ti sulla punta delle dita e la loro densità va diminuendo
Pacini anche al momento in cui la pressione è rimossa. in direzione prossimale. Nei polpastrelli i recettori FA I
Il parametro adeguato a stimolarli non è lo stesso, come (Meissner) hanno una densità di 120-130 unità/cm2 e i
traspare quando i due recettori vengono attivati da uno SA I (Merkel) una densità di 70-80 uni tà/cm2 . Nella
stimolo vibratorio, ossia una pressione che varia in stessa sede i recettori profondi sono meno numerosi di
modo sinusoidale. Utilizzando questo tipo di stimola- quelli surerficiali e raggiungono una densità di l 0-20
zione (inserto 2) risulta infatti che i corpuscoli di Meiss- unità/cm . Nella regione del palmo della mano la den-
ner sono sensibili alla prima derivata della deformazio- sità è simile per entrambi i tipi di recettori: 10-20/cm2
ne cutanea, cioè alla sua velocità di variazione, mentre i per i recettori superficiali e 5- l 0/cm 2 per i recettori
corpuscoli di Pacini rispondono alla seconda derivata, profondi (figura l 0.23).
ossia ali 'accelerazione.
RECETTORI ASSOCIATI AI PELI
Risposte dei recettori SA (I e II)- Se si osserva l'an-
damento della risposta dei recettori SA dal momento in Nei mammiferi la gran parte della cute è ricoperta da
cui viene applicato uno stimolo al momento in cui que- peli. Fanno eccezione la cute della superficie palmare e
sto viene a cessare, si nota che essa è costituita da una piantare delle estremità e la cute delle labbra. Tra i peli,
scarica iniziale ad alta frequenza (figura l 0.5), seguita la maggioranza sono del tipo piegato e soltanto in pic-
da una fase di adattamento e da una scarica tardiva a colo numero del tipo eretto, come le vibrisse labiali o
frequenza costante, il cui valore è tanto più elevato sopraccigliari del cane, del gatto e del topo. L'inner-
quanto più intenso è lo stimolo. vazione dei due tipi di pelo è diversa.
Alcuni autori riferiscono che, a stato costante, frequen- Nella cute pelosa dell'uomo e dei primati si riconosco-
za di scarica e intensità dello stimolo stanno tra loro nel no i 4 tipi funzionali di recettori tattili descritti per la
rapp01to descritto da una funzione esponenziale del tipo cute glabra, ma la corrispondenza morfologica non è
della legge di Stevens (frequenza = KS 11) e sono perciò completa. Nella cute pelosa, infatti, sono scarsi o assen-
distribuite lineannente in un grafico a coordinate toga- ti i corpuscoli di Meissner e al loro posto fungono da
ritmiche. Secondo altri, invece, la relazione intensità- FA I i recettori associati ai follicoli piliferi.
frequenza è lineare su un ampio ambito di valori (pagi- I peli piegati della cute dei primati e dell'uomo sono
na 117 e figura 10.21). forniti di un' innervazione nervosa costituita da numero-
se fibre mieliniche di piccolo diametro (Ay, velocità di
Distribuzione dei diversi recettori nella cute della conduzione 10-30 m/s) che, persa la guaina, si ramifica-
mano - I recettori superficiali sono soprattutto addensa- no disponendosi longitudinalmente, parallele le une alle

_L 103
Sistemi sensoriali

stante in cui la velocità (oppure l'ac- ne reciproca dell'intensità (figura 1


Inserto 2
celerazione) è massima (figura l A) C): ciò significa c he ciascuna delle
Per dimostrare che un recettore di- Se poi si aumenta la frequenza della coppie di valori intensità-frequenza
namico è sensibile in maruera spe- vibrazione, la velocità e l'accelerazio- efficaci è caratterizzata da uno stesso
cifica alla velocità oppure all'acce- ne crescono e si può allora dimumire valore della velocità: è dtmque la ve-
leraziOne si può utilizzare la tecnica l'ampiezza (figura l B) sino a nporta- locttà di \ ariaz10ne della pressione
della stimolazione sinusoidale e ap- re la velocità (o r acceleraziOne) al che detennina la soglia del recettore.
plicare al recettore una vibrazione valore sogha (figura l B). S1 ottengo- Per il corpuscolo di Pacl111, invece, tm
mvece che smgolt impulsi presson. no così coppw di valori mtensttà-fre- raddoppio della frequenza della vibra-
Come è discusso nel capitolo dedi- quenza, ciascuna com spondente alla zione (per esempio, da 50 a 100 Hz)
cato all'acushca, durante una vana- soglia. Se SI esamma con questa tecru- rimedia a una nduzione dell'ampiezza
zione smusoidale della pressione ca un cotpuscolo di Meissner. st ven- dt quattro volte (da 12 a 3 ~Lm) (figura
anche la velocttà e l'accelerazwne fica che ogni aumento della frequenza l C). Il parametro che rimane costante
con cm la presswne è applicata va- vtene compensato da una dimmuzto- è, in questo caso, l 'acceleraziOne.
riano in modo sinusoidale, essendo
(ad ampiezza costante) la velocttà
proporzionale alla frequenza e l 'ac- ® ©
celerazione proporzionale al qua- vibrazione
drato della frequenza stessa Inol- soglia
500
tre, durante un· oscillaztone smusm- Il l l l l
dale la velocità varia 90° (un quarto IVVVVV\. 100
dt ciclo) in anticipo n spettoan· am- frequenza 55 Hz
E'
piezza (quando l'ampiezza è massi- ~ 10
ma la velocità è nulla. quando l'am- Q)
-c
ptezza è zero la velocità di varia- ·ocn corpuscoli di Meissner
::J
zione è massima). mentre l' accele- c
10
(ij 100 300Hz
raziOne vana m anticipo di 90° n- .!!!
Qj
spetto alla velocttà e qumdi di 180° @ -c
l'Il
(in opposizione di fase) rispetto al- vibrazione 1:1 500
l'ampiezza {l'accelerazione è mas- soglia Q)
·a.
s ima dove l 'ampiezza è mmnna e E
100 .\
l l lll llllll l'Il
v1ceversa).
Per determinare a quale de1 due pa- frequenza 11 O Hz 10
corpuscoli
rametn è sensibile un recettore di- di Pacini
namico, lo s1 stimola con una vibra-
zwne d1 frequenza definita e si gra- 10 100 300 Hz
dua l'ampiezza della vibrazwne fi- frequenza della sinusoide
no a trovare il valore al quale il re-
cettore n ponde con un Impulso a Figura 1 - A-C) Relazione tra soglia e frequenza della st1molaz1one s1nuso1dale ne1
ogni ctclo, m cornspondenza all' t- corpuscoli di Me1ssner e d1 Pac1n1

altre, tutto intomo alla superficie estema del follicolo in recettori at1icolari, situati nelle capsule e nei legamenti
stretto contatto con lo strato basale dell'epitelio. Ogni che circondano e danno stabilità meccanica alle artico-
ramuzzo tem1ina con un'espansione fusata (terminazio- lazioni. Le terminazioni sensoriali delle articolazioni
ni lancifonni), rivestita all'esterno da una lamella di hanno struttura diversa: alcune assomigliano ai corpu-
Schwann. Come si è detto, le proprietà funzionali dei scoli di Pacini, altre ai COlpuscoli di Ruffini, altre haru1o
recettori piliferi, che rispondono a minimi spostamenti aspetto a fiorame, altre ancora sono semplici terminazio-
del pelo, sono assimilabili a quelle dei recettori FA I. ni libere (figura 10.6). Molte di esse funzionano come
recettori di stiramento e rispondono alle deformaz ioni
RECETTORI ARTICOLARI indotte sui tessuti dai movimenti, altre appai1engono alla
categoria dei nocicettori. Le afferenti provenienti dai tes-
U n a ltro contingente di afferenze che partecipano al suti delle maggiori articolazioni, come l'anca o il ginoc-
rilievo della posizione dei segmenti del corpo e alla chio, si r iuniscono a formare un nervo articolare, che
costituzione dello schema corporeo prende origine dai confluisce poi nei nervi maggiori degli at1i.
i
104
_j_
Capitolo I O- Sensibilità tattile e pt·opriocettiva

La risposta dei recettori articolari statici è correlata alle


variazioni dell'angolo articolare. Quando un'articola-
zione viene flessa (oppure estesa o ruotata), la frequen-
za di scarica aumenta durante la fase transiente, ha una
brusca caduta all'atTesto del movimento e poi si stabi-
lizza su un valore che dipende dall'entità dello sposta-
mento subìto (figura 10.7). I recettori funzionano dun-
que come goniometri che misurano sia l'angolo artico-
lare sia la velocità con cui esso si modifica.
Se si percorre il tragitto articolare a ritroso, il recettore
cessa di scaricare durante il movimento, ma poi ripren-
de con una frequenza più bassa di quella iniziale e con-
sona al nuovo valore dell' angolo. Dalla frequenza di
scarica dei recettori s i può quindi risalire all'ampiezza
degli angoli articolari.
Ogni recettore, però, copre di solito una patte soltanto
dell'escursione articolare. Per conoscere il valore asso-
luto dell'angolo occ01re possedere una mappa di tutti i
recettori del! 'articolazione, come pare avvenire per i
neuroni delle stazioni centrali della sensibilità somatica
(figura 10.1 3). A questo proposito, va notato che la gran Figura 10.6 - Distribuzione di vari tipi di recettori articolari.
parte dei recettori articolari reagisce soltanto ai due
estremi dell'escursione articolare, attivandosi quando i
legamenti subiscono il massimo stiramento; d ' altro 26
canto, essi rispondono anche alla press ione eserc itata 24
perpendicolarmente sulla loro sede, nonché allo stira- 22
mento imposto dai muscoli che si inseriscono sui lega- 20
menti e sulla capsula atticolare. P iù che la posizione dei ~
c.
E 18 o
segmenti ossei in questi casi i recettori misurano la ten- :;;.
:E
C1S 16 o
sione cui i tessuti periarticolari sono sottoposti. ·~ o
14 o
RECETTORI MUSCOLARI
.,o
C1S

12
c:
·a,
'5 Qj
-c
C1S
N 10 Q)
c: Cii
I muscoli schelettici sono innervati da due gruppi di fibre Q)
:l 8 oo
tT
afferenti somatiche, che 01iginano dai meccanorecettori e 6 ·-e
dai nocicettori. A loro volta i meccanorecettori muscola1i ~ r---------------------15" C1S
4 .. ~.: ~.:~.:~.: ~.:~.:~.:~.: ~.: ~.:~.: ~.: ~.: ~-1 o· o
si suddividono in diversi sottogruppi, alcuni specifici per il o
2 - 5" g>
muscolo e altri comuni a tessuti diversi (corpuscoli paci- C1S
niformi, tenninazioni libere, eccetera). Nella figura 10.8 è o
schematizzata la patte tenninale di un muscolo (le fi bre
o 2 3 4 5 6 7

muscolari sono le lunghe colonne parallele innervate da secondi


motoneuroni a) e sono illustrati i diversi tipi di recettori. Figura 10.7 - Risposte di un recetto re dell'articolazione del
I meccanorecettori specifici per il muscolo sono le ter- ginocchio a tre rotazioni articolari della stessa velocità angola-
minazioni ospitate nei fusi neuromuscolari e le tetmina- re e di ampiezza crescente. Si notino le risposte dinamica e
zioni degli organi muscolotendinei del Golgi. statica del recettore.

FUSI NEUROMUSCOLARI stinguono dalle fibre muscolari vere e proprie (fibre


extrafusali) non soltanto per le piccole dimensioni ma
I fusi neuromuscolari so no distribuiti nel contesto del anche perché il materiale contrattile (sarcomeri) è confi-
muscolo, che ne può contenere da qualche decina a nato alle estremità polari e manca nella porzione centra-
qualche centinaio. I recettori fusali sono terminazioni di le. In questa zona sono ospitati i nuclei, allineati (fibre a
fi bre mieliniche di diametro grande o medio che s i con- catena nucleare, 4-5 in ogni fuso) oppure ammassati a
nettono con fibre muscolari particolari, le fibre intrafu- rigonfiare la fibra (fibre a borsa nucleare, 1-2 per ogni
l sali, raggruppate in numero di 5-8 entro una capsula fuso), e si dislocano le tenninazioni afferenti.
l connettivale di forma fusata (da cui il nome dell'orga- Le fibre intrafusali prendono inserzione sul connettivo
l nello), lunga circa l o 2 mm. Le fibre intrafusali si di- che circonda le fibre muscolari vere e proprie. La loro
l
__L 105
Sistemi sensoriali

fuso
neuromuscolare

fibre
vasomotrici ---~~~ motori

II
fibre m
afferenti
IV
I eli

corpuscolo
di Paci n i---~

fascia

Figura 10.8- Schema dell'innervazione afferente ed efferente del muscolo striato e del fuso neuromuscolare.

contrazione è del tutto inefficace a esercitare forza sui mettono in contatto con le porzioni polari delle fibre
tendini ma è utilizzata per regolare la sensibilità dei re- intrafusali attraverso due tipi di terminazione : a p lacca
cettori. (prevalentemente sulle fibre a borsa nucleare) e a grap-
Nella sua parte centrale il fuso neuromuscolare è inner- polo (sulle fibre a catena nucleare).
vato da fibre sensoriali, mentre le parti contrattili (pola-
ri) ricevono un'innervazione efferente da parte dei mo- RISPOSTE DEI FUSI
toneuroni y (figura l 0.9). NEUROMUSCOLARI
Innervazione afferente - In ogni fuso neuromuscolare Quando un muscolo viene stirato da una forza esterna
penetrano, ali 'altezza della regione nucleare, due fibre applicata al tendine, l 'allungamento riguarda sia le fib re
afferenti mieliniche, l'una del gruppo Ia ( 10-20 !J.ITI di extrafì.Jsali sia ciascuno dei fusi neuromuscolari. Di con-
diametro, tabella 9.I) e l'altra del gruppo II (5-10 ~tm). seguenza i fì.1si neuromuscolari scaricano con fi·equenza
All'interno del fuso le fibre di diametro maggiore, persa proporzionale all'allungamento subìto. Le risposte dei fusi
la guaina mielinica, terminano avvolte a spirale (tenni- neuromuscolari contengono componenti dinamiche e sta-
nazioni anulospirali o primarie) intorno alla porzione tiche, in relazione a 3 parametri dello stimolo. Nel mo-
centrale di h1tte le fibre intrafusali. Le fibre afferenti del mento in cui inizia lo stira mento la scarica è legata ali 'ac-
gmppo II (terminazioni secondarie) terminano a fiora- celerazione; quando la fase accelerativa cessa, la scarica
me sulle fibre a catena nucleare. diventa proporzionale alla velocità dell'allungamento;
infine, quando finisce la fase di allungamento e la lun-
Innervazione efferente - L'innervazione motoria delle ghezza rimane costante, la frequenza di scarica è propor-
fibre intrafusali è sostenuta dagli assoni dei motoneuro- zionale alla lunghezza raggiunta. Nella figura l 0.9 è rap-
ni y. Ciascuna fibra y si suddivide all'interno del musco- presentata la frequenza istantanea della scarica recettoriale ll
lo in numerose ramificazioni che raggiungono altrettanti in risposta a due velocità di allungamento, come riportato
fusi neuromuscolari. All'interno dei fì.1si, le fibre y si nelle tracce sottostanti.

106
l
__.h_
Capitolo lO - Sensibilità tattile e propdocettiva

afferenti afferenti
® del gruppo li

fibra
a catena
nucleare
porzione
contrattile


risposte a: /
400 accelerazione • velocità
.., • scossa
.g..,
o
~~l muscolare
~
rn~ • lunghezza
-ca.
·~~~
·- m fuso

.., E
~:;:..
200
.\..._(____

neuromuscolare
<Il
:l • l l Il Ili
C"
~ recetto re
o del Golgi

~ /,mw.'"
lllllllllllll ,--,
200 ms
® ©
Figura 10.9- A) lnnervazione delle fibre intrafusali a borsa e a catena nucleare. B) Risposte di una fibra afferente Ia a due sti-
ramenti della stessa ampiezza ma di diversa velocità. Si notino le componenti della risposta legate all'accelerazione, alla velo-
cità e alla lunghezza. C) Durante una contrazione muscolare, la scarica delle afferenti dai fusi neuromuscolari si arresta, mentre
si manifesta la scarica degli organi del Golgi: la diversità di comportamento riflette la diversa posizione dei due recettori, rispetti-
vamente in serie e in parallelo rispetto alle fibre contrattili.

Le afferenti di gruppo II scaricano invece in relazione alla si distendono "rubando" lunghezza alla porzione centrale,
lunghezza del muscolo mentre sono poco o niente sensi- che si accorcia di altrettanto. Ciò provoca la riduzione
bili alla velocità o all'accelerazione dello stiramento. della scarica recettoriale (adattamento) al tennine dell'al-
La risposta dinamica delle afferenti la nasce dalla tenni- lungamento. In risposta a uno stiramento della stessa
nazione intrafusale che si avvolge intorno a una delle due entità, la terminazione recettoriale scarica perciò a fre-
fibre a borsa nucleare presenti in ogni fuso, dotata di ca- quenza più alta quando l'allungamento è rapido che quan-
ratteristiche meccaniche particolari. In questa fibra (fibra do l'allungamento è lento. Nell'altra fibra a borsa nuclea-
intrafbsale dinamica) le porzioni polari, contrattili, hanno re e nelle fibre a catena nucleare la viscosità è unifonne-
v iscosità più alta della porzione centrale, recettoriale. mente distribuita e la deformazione del recettore non
Quando la fibra è sottoposta a stiramento lento, la resi- viene perciò influenzata dalla velocità. Da ciò deriva l' in-
stenza viscosa rimane bassa e l'allungamento si distri- sensibilità dinamica delle afferenti del gmppo II.
buisce uniformemente su tutta la lunghezza della fibra. Se, dopo aver stirato il muscolo e generato una scarica
Quando lo stiramento è rapido, invece, le porzioni polari, dei fusi neuromuscolari, si stimola il muscolo a contrar-
più viscose, resistono in misura maggiore della patte cen- si, la contrazione rende s ilenti i recettori (figura l 0.9).
trale e l'allungamento avviene principalmente a carico di Ciò avviene perché la contrazione e il conseguente ac-
quest' ultima. Alla fine della fase transiente la resistenza corciamento delle fibre extrafusali avvicinano l 'una al-
viscosa, legata alla velocità, si annulla e le estremità polari l'altra le estremità dei fusi; di conseguenza le termina-

107
Sistemi sensoriali

fibre intrafusali
la la
la
Il
Il
Il lb lb

lb muscolo
contratto i recettorl i recettori
lntrafusali intrafusali
vengono detesi rimangono
fibre In tensione
afferenti

recettorl del Golgi

Figura 10.1 O - L'innervazione delle fibre intrafusali da parte dei motoneuroni y produce l'accorciamento delle fibre stesse e,
durante la contrazione muscolare, ne adegua la lunghezza a quella delle fibre extrafusali. Ciò permette che i recettori segnalino
la lunghezza del muscolo, anche mentre questo è contratto.

allungamento
0,1 s 150
~
scarico dell'afferente la :2.
senza attivazione .~ 100
111111111111111111111111 (;;
o
U)
attivazione y statico
:0
~ 50
l Il l l Il Il Il l Ili 11 111 1111 11111111111111111111 1111111 1111111 11 c:
Q)
:l
attivazione y dinamico cr
~
l l l l 111111 11111111111111111111111111111111111111111111111111111
8 12
allungamento (mm)

Figura 10.11 - Effetto dell'innervazione y sulle risposte allo stiramento dei fusi neuromuscolari. La sensibilità delle fibre I a all'al-
lungamento del muscolo può venir modificata nella sua componente statica oppure nella sua componente dinamica, in rapporto
all'attivazione di due diversi tipi di motoneuroni y, statici e dinamici. L'innervazione y statica rende più ripida la relazione tra
allungamento e risposta delle fibre afferenti (grafico a destra), aumenta cioè il guadagno del recettore.

zioni recettoriali situate nella parte centrale del fuso si statici), è possibile incrementare, separata mente l ' una
detendono e non vengono più stimolate. Da questo com- dali 'altra, o la sensibilità dinamica oppure la sensibilità
portamento si deduce che, a causa della loro posizione stati ca dello stesso fi.tso neuromuscolare (figura l 0.11 ).
"in parallelo" rispetto alle fibre extrafhsali, i fusi reagi- La co-attivazione parallela dei motoneuroni a e y può
scono fedelmente agli stimoli quando il muscolo viene quindi mantenere costanti le proporzioni tra la lung hezza
allungato in condizioni di rilasciamento, ma non sono in delle fibre extrafi.tsali e la lunghezza del recettore anche
grado di segnalare gli allungamenti che il muscolo subi- durante la contrazione, petmettendo che il recettore se-
sce mentre è in contrazione. A cmTeggere questo incon- gnali le variazioni di lunghezza del muscolo anche quan-
veniente può provvedere l'innervazione motoria dei fi.1si. do è contratto. Negli anfibi l' accoppiamento tra contra-
Se i motoneuroni y vengono attivati simultaneamente ai zione extra- e intrafi.tsale è reso obbligatorio dalla presen-
motoneuroni a , alla contrazione e all 'accorciamento del- za dei cosiddetti motoneuroni ~. che innervano parallela-
le fibre extrafusali si accompagnano la contrazione e mente sia le fibre extrafusali sia i fusi. Anche nel mam-
l' accorciamento delle estremità polari delle fibre intrafi.t- mifero alcuni muscoli sono ricchi di innervazione ~·
sali. In tal modo le tenninazioni recettoriali, che verreb- L'innervazione motoria indipendente dei fusi neuromu-
bero detese dali 'accorciamento extrafusale, vengono scolari permette, d'altro canto, che i motoneuroni y pos-
mantenute in tensione dalla simultanea contrazione intra- sano venir attivati separatamente dai motoneuroni a.
fusale (figura l 0.1 0). Po iché le fibre a borsa nucleare Quando ciò accade, la terminazione recettoriale viene
dinamiche sono innervate da motoneuroni y (y dinamici) stimolata dalla contrazione intrafusale e scarica anche
diversi da quelli che innervano le altre fibre intrafusali (y se il muscolo rimane a lunghezza costante.

108

·- -·----·-··- - ___L_
Capitolo l O- Sensibilità tatti!e e propriocettiva

fascetta
/ tendineo assone

/
.;, ''
• l
.,
'=
~L

:. ' \
''
'
organo ''
muscolotendineo
''
''
.._ del Golgi '' -....._ fibre
di collagene

risposte di due recettori


del Golgi dello stesso muscolo

75] 8
o --------------------~
forza della contrazione
soglia soglia
5 J recettore A recetto re 8 ~

o ~~~~==~~==~---~~~~~
secondi
Figura 10.12- Struttura degli organi muscolotendinei del Golgi (sopra) e risposte alla contrazione muscolare di due diversi
recettori ospitati nello stesso muscolo. Si notano la diversa soglia dei due recettori e la stretta analogia tra il profilo della forza
muscolare e quello della scarica di entrambi i recettori.

ORGANI MUSCOLOTENDINEI distale del tendine, sia il tendine che il muscolo vengo-
DEL GOLGI no stirati e i recettori del Golgi rispondono in modo a-
nalogo ai fusi neuromuscolari. La loro soglia è però più
In prossimità dell ' inserzione del tendine alle fibre mu- elevata. A differenza dei fusi, i recettori del Golgi ven-
scolati, sono disposti i recettori muscolotendinei del Gol- gono attivati anche quando la forza è generata dalla
gi. Gli organelli sono costituiti dai fascicoli tendinei che contrazione del muscolo (figura l 0.12). Essi sono infatti
originano da una decina di fibre muscolari , circondati inseriti nel tendine, cioè in serie alle fibre muscolari, e
da una capsula connettivale ed innervati da l o 2 grosse non in parallelo come i fusi neuromuscolari. La forza
fibre mieliniche. Ciascun fascetta tendineo è formato generata dal muscolo è molto più efficace a stimolarli
dall'intreccio di filamenti più sottili. La porzione tetmi- che non le forze applicate dall'esterno e, in condizioni
nale dell'assone (fibra del gruppo Ib) si interseca con le isometriche, è sufficiente la contrazione di una singola
spirali formate da questi filamenti, a somiglianza di quan- unità motrice per attivare i recettori del Golgi ad essa
to accade nei corpuscoli di Ruffini. connessi.
Se il tendine viene stirato, lo spazio tra i filamenti dimi- La scarica di questi recettori non è quindi funzione del-
nuisce e la terminazione nervosa viene schiacciata (fi- l'allungamento subìto dal muscolo, ma piuttosto della
gura 10.12). Ciò costituisce lo stimolo per far scaricare forza applicata sul tendine (sia questa originata dalla
il recettore. Quando si applica una forza all'estremità contrazione del muscolo oppure dal carico). La risposta

109
Sistemi senso riali

corteccia somatosensitiva
(giro postcentrale) piede
gamba

area
dell'avambraccio
e della mano

(Q
solco
E laterale
$
.:
(Q
:;
"'a.o
(Q

nucleo ventrale
ventricolo posterolaterale

mesencefalo lemnisco
medlale

·"""'~--- nucleo gracile


bulbo --'~-- nucleo cuneato

midollo

Figura 10.13- Schema delle vie ascendenti della sensibilità cutanea e propriocettiva (sistema dei cordoni posteriori- lemnisco
mediale) .

è proporzionale sia alla velocità di sviluppo della forza mentali, esse si dispongono nel cordone postetiore orno-
sia al valore assoluto della stessa. laterale e risalgono il midollo (figura l 0.13) sino ai nu-
clei gracile e cuneato (di Gol! e Burdach), al confine
Vie centrali con il bulbo. Le fibre che provengono dai distretti più
della sensibilità tattile e propriocettiva caudali occupano la posizione più mediale nel cordone,
quelle che entrano nei segmenti via via più rostrali si
Le fibre afferenti primarie di grosso diametro (> 4 11m) stratificano sempre più lateralmente. L'organizzazione
connesse con i recettori tattili, articolari e muscolari somatotopica viene conservata anche all'intemo dei nu-
entrano nel midollo attraverso le radici posteriori, si- clei gracile e cuneato. L'assone dei neuroni di Goll e Bur-
tuandosi nella porzione più mediale della radice. Dopo dach decussa immediatamente dopo l'uscita dai nuclei e
aver emesso collaterali destinate agli intemeuroni seg- si dispone a formare il fascio del lemnisco mediate che,

Il O
Capitolo lO - Sensibilità tattile e propriocettiva

-------
"'
/
/ "' "'
nucleo
l
l
ventrolaterale
l
l
l
l
l
l centro mediano
l
l
l
l
l

nuclei
ventroposterolaterali

l
l
l
l
l
l
l
\
\

'' '
'''
'< . . ~
'
140
scarica di un neurone
120 del tal amo VPL

100

80
-a.5 60
40

20

o angolo articolare 115"

40 60 80 100 120 140 160 180 200 220 240 260 280 300 320 340 360 380
secondi

Figura 10.14 - Distribuzione dei campi recettivi (in scuro su ciascuna figurina) dei neuroni del nucleo ventroposterolaterale
(VLP) del talamo. L'area chiusa dal tratteggio è punteggiata nella sezione del talamo disegnata a lato. Si noti la somatotopia,
caratterizzata dalla rappresentazione della faccia nelle porzioni mediati e degli arti inferiori nelle parti più laterali. Il grafico sotto-
stante rappresenta la risposta di un neurone del talamo VPL a successive variazioni dell'angolo articolare del ginocchio. Si noti-
no le componenti dinamica e statica della risposta, che si estende su tutta l'escursione dell'articolazione.

l assieme al lemnisco trigeminale, risale il tronco dell'en- zata in modo da rappresentare le parti rostrali dell'organi-
cefalo per portarsi ai nuclei ventroposterolaterali (VPL) smo (testa e faccia) in posizione mediate e le patt i più

l del talamo. Nei nuclei talamici la somatotopia è organiz- caudali in posizione laterale (figura 10.14). Le fib re affe-

l 111
~
Sistemi sensoriali

testa caricaturale de !l' Homunculus sensitivus (figura l 0.15 ).


collo Ali 'interno dell'area corticale associata a una zona peri-
ferica si possono osservare ·rappresentazioni multiple,
ciascuna dedicata a una diversa modalità sensoriale (per
esempio, tatto-pressione, vibrazione, posizione articola-
re, eccetera). La penetrazione microelettrodica della
corteccia somatoestesica ha anche rivelato che, com ~
nelle altre aree motorie e sensoria li della neocorteccia, i
neuroni con caratteristiche funzionali omogenee si rac-
colgono in agglomerati allungati, di forma colonnare,
disposti l 'uno parallelamente all 'altro nello spessore
della corteccia in direzione perpendicolare alla superfi-
cie. Tra i neuroni che costituiscono ciascuna colonna vi
è dunque comunanza di connessioni afferenti, e anche
di pro iezioni efferenti, verso altre aree corti cali, come
l 'antistante corteccia motoria e l'area somatosensoriale
secondaria, oppu re verso strutture sottocortical i, per e-
sempio i nuclei gracile e cuneato. Vi sono inoltre colle-
gamenti interni alla colonna stessa che conferiscono a
quei neuroni le loro proprietà fì.mzionali.
Una seconda zona corticale, detta area somatosensoriale
secondaria (S II), è situata nella zona inferiore del lobo
parietale, sul bordo della scissura di Silvio. Anche qui la
superficie corporea è rappresentata in ordine somatoto-
pico, ma le afferenze sono bi laterali invece che stretta-
Figura 1 0.15 - Rappresentazione somatotopica della sensibi- mente controlaterali come in S I.
lità cutanea (homuncu/us sensitivo) sulla prima circonvoluzio-
ne parietale (circonvoluzione postrolandica). PROPRIETÀ FUNZIONALI
DEI NEURONI DELL'AREA S I
renti connesse con i recettori arti colari si associano alle La gran parte dei neuroni corticali del l'area S I riprodu-
grosse afferenti tattili lungo tutto il decorso del sistema ce le modalità di risposta di uno dei tip i recettoriali
del lemnisco mediale. Come descritto in precedenza, i descritti nei paragrafi precedenti. Vi sono pertanto neu-
segnali provenienti da ciascun recettore articolare misu- roni attivati in modo selettivo dagli stimoli vibratori,
rano soltanto una piccola porzione del! 'angolo di escur- che eccitano i corpuscoli di Meissner e di Pacini, ma
sione dell'articolazione. Per conoscere il valore assoluto non dalla pressione continua; altri non seguono gli sti-
dell'angolo articolare bisogna quindi valutare informa- moli vibratori e scaricano a frequenza proporz ionale al-
zioni che provengono da più recettori. A li vello del tala- la pressione applicata; altri ancora sono sensibili allo
mo, seconda stazione della via di conduzione, la sintesi stiramento muscolare e altri ai movimenti articol ari.
dei segnali provenienti da recettori diversi è già avvenuta Queste differenze funzionali si correlano con la distri-
e si incontrano neuroni che rispondono in modo continuo buzione topografica dei neuroni. Nella corteccia soma-
ali' escursione completa dell'atti colazione (figura l 0. 14 ). tosensoriale primaria della scimmia sono riconoscibili 4
I neuroni del talamo VPL proiettano attraverso la capsu- diverse aree citoarchitettoniche, disposte parallelamente
la interna alla corteccia somatosensitiva della prima cir- l 'una all'altra: le aree 3a e 3b anteriori, nascoste nella
convoluzione parietale, sul bordo posteriore della scis- scissura d i Rolando, e le aree l e 2 esposte sulla superfi-
sura di Rolando. Nella circonvoluzione postrolandica cie della prima circonvoluzione parietale (figura 10.1 6).
(area somatosensoriale primaria, S I) le zone più rostrali In c iascuna area la rappresentazione somatotopica è
de l corpo sono rappresentate inferiormente e lateral- analoga, con le estremità inferiori in alto e medialmente
mente, mentre le zone caudali proiettano sulla porzione e la faccia in basso e lateralmente. Le 4 aree si distin-
superiore e mediate e sulla faccia mesi a le dell 'emisfero. guono però per le afferenze che ricevono. Nell'area 3a i
L'estensione delle aree corticali non corrisponde a quel- neuroni sono sensibili alla s timolazione dei muscoli e
la delle aree periferiche, ma alla loro ricchezza di inner- dei tessuti profondi, mentre nell 'area 3b sono connessi
vazione e all'importanza funzionale. Le aree di proie- con recettori cutanei, sia FA che SA, e nell'area l quasi !
l
zione delle labbra e della lingua, e l'area della mano, esclusivamente con recettori FA. I neuroni dell'area 2,
occupano un 'estensione altrettanto vasta che le aree di infine, ricevono segnali principalmente da recettori arti-
proiezione del resto del corpo. Ciò giustifica l'aspetto colari e muscolari. Nelle zone di proiezione della mano,
l
112
l_
Capitolo lO - Sensibilità tattile e propriocettiva

scissura circonvoluzione scissura


di Rolando postcentrale anteriore - di Rola,ndo -----+- posteriore

5 aree corticali

nucleo laterale
posteriore

scissura -profonde
di Silvio _afferenze
_ cutanee lemniscali

nuclei VPL del talamo

Figura 10.16 - Aree corticali primaria (S l) e secondaria (S Il) di proiezione delle afferenze somatoestesiche. A destra, sono
indicati i collegamenti tra nuclei VPL del talamo e le diverse suddivisioni dell'area S l, in ragione del tipo di afferenze trasmesse.

nelle aree 2 e 3a giungono però anche afferenze tattili. soglia, si possono riconoscere altre caratteristiche dello
Va peraltro aggiunto che rimane incetto se le risposte dei stimolo, ossia la sua intensità relativa, il suo andamento
neuroni corticali ai movimenti delle articolazioni derivi- temporale, la sua posizione rispetto ad altri stimoli appli-
no esclusivamente da informazioni provenienti dai re- cati simultaneamente, il fatto che lo stimolo sia fermo o
cettori atticolari oppure se siano determinate anche dal- che si muova, la direzione del movimento e così via.
l'attività dei recettori della cute.
I neuroni corticali rispondono però in modo diverso dai Sensazioni generate dai diversi meccanorecettori tat-
recettori con cui sono connessi. Una prima differenza è tili - La tecnica di registrazione microelettrodica dai
rappresentata dalle dimensioni del campo recettivo, che nervi dell'uomo ha permesso di acquisire, oltre alle in-
per i neuroni corticali è generalmente molto più ampio formazioni sul compmtamento dei singoli recettori, anche
di quello del singolo recettore periferico. notizie sulle sensazioni che derivano dall'attivazione dei
Un secondo segno distintivo è la comparsa di nuove recettori stessi. Se, dopo la registrazione, si usa il microe-
proprietà sensoriali. Per esempio, i neuroni cmticali (ma lettrodo per stimolare, l'intensità della microstimolazione
ciò riguarda anche i neuroni delle stazioni più basse può essere calibrata in modo da attivare soltanto la fibra
della via di senso) possono venire inibiti da stimoli ap- da cui si è appena registrato (la più prossima alla punta
plicati alle zone di cute contigue al campo recettivo dell'elettrodo) ed evocare una sensazione riferita alla stes-
eccitatorio. L'organizzazione a campi recettivi di segno sa area cutanea che costituisce il campo recettivo della
contrario, adiacenti o concentrici, si riscontra in tutti i fibra in esame (figura l 0.17). La sensazione ha carattere
sistemi sensoriali e ad essa si pensa vadano fatte risalire diverso a seconda del tipo di fibra e della frequenza con
alcune capacità percettive di ordine superiore, come il cui viene stimolata (tabella lO.I).
riconoscimento dei contorni o la percezione del movi- Una stimolazione a bassa frequenza (l Hz) di una fibra
mento (vedere, a questo proposito, capitolo 17). Nell'area FA I produce una sensazione di contatto istantaneo ad
l sono presenti neuroni che ·reagiscono al movimento, ogni stimolo. Per questa categoria di afferenti basta
cioè allo strisciamento di una punta smussa sulla cute, dunque che un solo impulso venga condotto da una sin-
ma soltanto se avviene in una certa direzione. gola fibra perché il cervello registri un lieve contatto nel
punto ove è situato il recettore. Aumentando la frequen-
Psicofisica della sensibilità tattile za fino a 50 Hz, il ripetersi veloce di brevi contatti si
trasforma in una sensazione di vibrazione.
Quando la superficie cutanea viene deformata dal contatto La stimolazione alla frequenza di l Hz delle fibre FA II,
con un corpo estraneo oppure dal movimento dei segmen- provenienti dai corpuscoli di Pacini, non dà invece ori-
ti corporei che essa ricopre, e a condizione che la defor- gine ad alcuna sensazione, mentre se si aumenta la fre-
mazione superi un valore soglia, nasce una sensazione tat- quenza al di sopra dei 50 Hz nasce una sensazione di
tile localizzata nel punto stimolato. Una volta superata la tipo vibratorio. In quest'ultimo caso il campo di proie-

113
Sistemi sensoria li

Tabella 10.1- Sensazioni indotte dalla stimo/azione dei diversi tipi di afferenti tatti/i.

frequenza d i stimolazione (Hz)


recettori 100
2 5 10 20 50 200

Meissner contatto fluttuazione vibrazione

Pacini vibrazione, solleti co

pressione intensità crescente


Merkel

Ruffin i

pressione equivale alla stimolazione della fib ra a lO Hz. La soglia


(SAl) dolore
profondo sensoriale coincide dunque con la minima pressione ef-
l (fibre C) ficace a generare una scarica continua nei recettori statici.
È stato anche osservato che la sensazione di pressione cre-
/ .olore sce di intensità in modo proporzionale alla frequenza di
pungente stimolazione. Poiché singoli stimoli alle fibre SA I non
(fibre Ab)
provocano alcuna sensazione, si deve concludere che nei
l centri nervosi un ' impressione tatti le nasce soltanto dopo
sonunazione temporale dei segnali afferenti.
contatto breve Infine, la stimolazione di fibre connesse con i recettori
(FA l)
SA II non evoca sensazioni coscienti.
Nella figura l 0.17 sono illustrate le dimensioni del campo


21,7 •
44,6
di proiezione cutanea delle sensazioni indotte dall 'attiva-
zione di singole fibre afferenti cutanee della mano. Come
avviene per i campi recettivi, le dimensioni del campo di
proiezione aumentano quando ci si sposta dalla punta dei
polpastrelli verso il palmo della mano.
In conclus ione, quando una fibra afferen te cuta nea
•10,3 viene eccitata, vuoi per stimolazione elettrica vuoi per
area attivazione naturale del recettore, nel sistema nervoso
del campo
di proiezione nasce una sensazione che viene riferita alla zona della
cute in cui la fibra termina con le sue ramificazioni. Il
tipo di sensazione dipende dal recettore stimolato. Si
noti che frequenze eguali di impulsi possono indurre
sensazioni modulate nel tempo (vibrazioni) q uando so-
no trasportate da certe fibre e sensazioni continue (pres-
Figura 10.17- Dimensioni dei campi di proiezione delle sen- sione meccanica) quando sono trasmesse da altre.
sazioni evocate dalla stimolazione di singole afferenti cuta-
nee. l numeri indicano l'area del campo di proiezione, in mm 2.
SOGLIA ASSOLUTA
zione è minore del campo recettivo, in quanto il recetto- La soglia assoluta per la sensazione tattile, vale a dire la
re può venire atti vato per via naturale anche muovendo deformazione cutanea minima avvertita, non è identica
la cute a distanza. in tutte le regioni corporee. Nella figura l 0.18 è indicata
Le fibre SA I danno origine a sensazioni di pressione, la dish·ibuzione topog rafica della soglia pressoria (indi-
ma soltanto quando la frequenza supera i l O Hz. La cor- cata come il minimo peso da applicare per generare una
relazione tra freq uenza di scarica e soglia sensoriale può sensazione di pressione) sulla superficie corporea. Nelle
essere ricondotta alle proprietà fì.mzionali del recettore, zone più sensibili , come le regioni labiale e periorale, il
il quale reagisce agli stimoli soglia generando treni re- valore della soglia è circa la metà di quello misurato in
golari di impuls i la cui frequenza corrisponde al reci- parti meno sensibili. Nella mappa della figura l 0.18
proco della durata del! ' iperpolarizzazione postuma al non sembrano esservi grosse differenze tra le diverse
potenziale d'azione. Se questa fase dura 100 ms, l'ap- porzioni degli arti e del tronco, in particolare tra la su-
plicazione su l recettore di una pressione continua di perficie palmare delle dita e la cute che riveste il brac-
intensità soglia provoca una scari ca di l O imp/s, che cio e l 'avambraccio.

114
Capitolo l O- Sensibili tà tattile e propriocettiva

EJ lato destro
lato sinistro

'
l' ' '''
l
l l
l l
''
l
l l

' '
l

l
l
l

alluce polpaccio coscia


ventre

l
petto

l
[~ '!>.~t>
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l/ J l/ 2 3 4
~
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schiena' \ 9~e'~ fj
pianta ~ - t- '7
spalla r
,..,
f(f!!!:l
dei piedi - -.........._t._.....-
....__ _../ .1 av"iimb~
braccio palmo

Figura 10.18- Distribuzione della soglia tattile sulla superficie corporea.

Da quali recettori dipende la soglia tattile assoluta? Le si può considerare quello che dà il 50 per cento di rispo-
registrazioni dalle fibre afferenti nell'uomo hanno per- ste positive (in questo caso 12 J..LID). Nello stesso esperi-
messo di rispondere anche a questo quesito confrontan- mento si sono registrate anche le risposte di un recettore
do le sensazioni prodotte dal contatto con le risposte dei FA I attivato dallo stesso stimolo. La percentuale di
recettori. Ne Il 'esperimento illustrato nella figura l 0.19 risposte positive agli stimoli di diversa ampiezza è indi-
A, il soggetto doveva riferire se percepiva oppure no cata dai circoli vuoti della seconda curva, che si sovrap-
infossamenti della cute del polpastrello compresi tra 5 e pone perfettamente alla curva percettiva. In questo caso
20 J..L m. La percentuale di risposte corrette variava in la soglia del recettore e la soglia percettiva sono dunque
rapporto all'entità dell'infossamento: a 10 J..L ID la rispo- identiche. In precedenza si era visto che un singolo po-
sta era "no" nel l 00 per cento dei casi, a 12 J..L m era "sì" tenziale d'azione nelle fibre FA I è sufficiente a evocare
per il 50 per cento, e a 20 ~tm era "sì" nel l 00 per cento. una sensazione: per i polpastrelli delle dita il rapporto
La curva così ottenuta rappresenta la capacità di discri- tra attività recettoriale e sfera percettiva è dunque diret-
minazione assoluta della pressione e come valore soglia to e immediato.

115
't'
• < Sistemi sensoriali

recettore FA l (o) soglia dei recettori


®
100
\:':! • FA l + FA Il D SA l+ SA Il
l 100
:+ cute
f del polpastrello
i'
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Q) 9 recettore
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iv FAI
l '
Q +
l

50

+ + sensazione
+
9 l +
l

o
o 50 100 150 200
entità della deformazione
cutanea (~tm)

Figura 10.19 - Confronto tra la soglia di un recetto re FA l e la Figura 10.20 - Confronto tra la soglia dei recettori e la soglia
soglia sensoriale nel polpastrello (A) e nel palmo della mano sensoriale nelle diverse zone della cute della mano. Soltanto
(B). In ciascun grafico l'ampiezza dell'indentazione cutanea, sulla superficie palmare delle dita, la soglia sensoriale è ugua-
in IJm , è messa in relazione con la percentuale di risposte le alla soglia dei recettori FA. l recettori SA hanno sempre
positive. La soglia è rappresentata dall'intensità alla quale si soglia molto più alta della soglia sensoriale.
raggiunge il 50 per cento di risposte positive. Nel polpastrello,
l'incremento della risposta recettoriale e quello della risposta
sensoriale sono sovrapponibi li e la soglia, identica nei due
casi, si situa intorno a 12 IJm. Nel palmo della mano, la soglia
recettoriale rimane bassa, mentre la soglia della sensazione
sale into rno a 100 1Jm.

Quando l 'esperimento viene ripetuto sul palmo della delle di ta e del palmo della mano. In q uesta più recente
mano, la perfetta sovrapposizione tra il comportamento determinazione si osserva una ripida caduta della soglia
recettoriale e la sensazione scompare. Anche nel palmo in senso prossimo-distale, che manca nello schema del-
vi sono recettori che rispondono a stimoli tra l O e 20 la figura l 0.18, dove alle varie parti della mano è attri-
~nn, ma per provare una sensazione occorre che la de- buita una soglia de l tutto simile.
formazione raggiunga valori molto più alti, per esempio
100, 150 o 200 ~tm (figura 10. 19). Si può dunque con- DISCRIMINAZIO,NE
cludere che nel polpastrello la nascita di un singolo DELL'INTENSITA
potenziale d'azione in un solo recettore riesce a produr-
re una sensazione; nel palmo della mano la sensazione La correlazione tra intensità dello stimolo (pressione
nasce solo quando si somma, per convergenza, l'attività continua) e intensità della sensazione che ne segue ha
di nu merosi recettori . una forma diversa a seconda della regione cutanea sti-
Nella figura 10.20 è illustrata la di stribuz ione della molata. Sulla cute del! 'avambraccio la relazione è de-
sogl ia psicofisica e delle soglie recettoriali ne lla cute scritta da una funzione esponenziale, secondo la legge

11 6
Capitolo lO- Sensibilità tattile e propriocettiva

di Stevens (capitolo 9) con esponente 0,6. Per i polpa-


strelli delle dita, invece, Vernon Mountcastle ha trovato ® uomo
10
che la relazione è lineare (figura ·l 0.21 A). Questa linea- 9
rità ricalca la relazione riscontrata, nella scimmia, tra la ....<Il<Il 8 l l
pressione cutanea e due risposte neurona li , la scarica E 7
dei recettori (figura l 0.21 B) e la scarica dei neuroni iii 6 l l l l
della corteccia somatosensoriale (figura l 0.21 C). ·~
'(ii
5
l
DISCRIMINAZIONE SPAZIALE :5
c:
QJ
4
3 l l l
2 l l l
1 sensazione tattile
Un'altra capacità discriminativa è quella che permette o
di riconoscere al tatto le irregolarità delle superfici. Ciò
deriva dalla capacità di apprezzare differenze di posi- o 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 131415
ampiezza dello stimolo
zione e di intensità tra stimoli che interessano punti a- (in gradini di 50 ~tm}
diacenti della cute. Tale capacità può venire saggiata ® scimmia
misurando la "soglia di discriminazione spaziale". A que- 70
sto scopo si appoggiano sulla cute le due punte smusse
di un compasso e si verifica di quanto esse debbano Ciì 60
essere separate perché il soggetto le percepisca entram-
o.E
~ 50
be. Al di sotto di una certa distanza, che varia da regio- eu
ne a regione, le due punte non vengono più distinte e si .g 40
<Il
percepisce un unico punto di contatto. Sui polpastrelli (.)
Ul
delle dita, sulle labbra e sulla lingua, la distanza soglia è '6 30
eu
dell'ordine di l-2 mm. In altre regioni, come la spalla, N
c:
QJ 20
la schiena o la coscia, il valore sale fino a diversi centi- :l
..
metri (figura 10.22). Un esame qualitativo della stessa
capacità può essere eseguito sottoponendo al tatto su-
perfici con1.1gate o irregolari di diversa grana.
- C"
.... 10
QJ

o - ···
:. ,.;:~ ~~:-·· ~ .
recettore SA l

Anche la discriminazione spaziale dipende dalle pro-


prietà dei recettori che innervano la cute. Esiste una
o 200 400 600 800 1.000 1.200 1.400 1.600
deformazione cutanea
netta relazione di proporzionalità tra la soglia di discri- ( ~tm)
minazione spaziale e la densità d'innervazione per unità ©
60 scimmia
di superficie, la quale a sua volta è inversamente corre-
lata alle dimensioni del campo recettivo. Nell'ambito • •
~ 50
della mano, per esempio, la soglia discriminativa è mi-
nima nei polpastrelli, dove abbondano i recettori di tipo :[
eu 40
I, e l O volte più alta nel palmo dove gli stess i recettori .52
sono scarsi. Non vi è invece correlazione con i recettori lii •
~ 30
del gruppo II, che hanno la stessa densità in tutte le '6
regioni della mano (figura l 0.23). eu • •
L'influenza della dimensione del campo recettivo sulla ::!
QJ
20
:l
capacità di discriminazione spaziale è intuitiva. Per di- C"

stinguere se due contatti sono separati, occorre che tra ~ 10 neurone della corteccia S l
due recettori stimolati vi sia almeno un recettore silente. scarica spontanea
Infatti, se due recettori sono adiacenti, è possibile attivarli o
sia con due stimoli separati sia con uno stimolo singolo o 2 4 6 8 1o 12 14 16 18 20 22 24 26 28
che cada a cavallo dei due campi recettivi, e si perde la ampiezza dello stimolo (in gradini di 50 ~t m}
possibilità di cogliere la differenza tra le due situazioni.
Di conseguenza, tanto minore è la dimensione del campo
Figura 10.21 - Confronto tra tre effetti evocati dall'identifica-
recettivo inten11edio, tanto più prossimi tra loro possono
zione della cute della mano. In A è indicato come varia, in
essere i due contatti percepibili come separati. ragione dell'ampiezza dello stimolo cutaneo, la sensazione
Nei ciechi la soglia di discriminaz ione tattile è dimezza- pressoria nell'uomo. In 8 è rappresentata la risposta di un re-
ta rispetto ai vedenti . L'effetto è interpretabile come il cettore SA l di scimmia e in C la risposta di un neurone della
risultato del! 'esercizio di lettura Braille, dato che anche corteccia somatoestesica primaria della scimmia. In tutti tre i
i vedenti ottengono la stessa riduzione di soglia se si de- casi la relazione tra stimolo e risposta rimane lineare, nell'am-
dicano a far pratica per alcune ore al giomo: bito esplorato.

11 7
Sistemi sensoriali

70

l
l :
l
60 l

E l
l

§. l
l

Q) l
(ij 50 l
.N l
l

ta
a. l
l

"'c
Q)
40 l
l

o Il
.N l
l
l
l

ta l
l l '
c l
l l

:~o
l
30 l
l l
l

l l
l
l l

:c"' l I l
l

:c 20 l
l

.!!! l
c, l
o l

"' 10 l
l
l
l

o
l
l
df 11.1

Figura 10.22- Distribuzione della soglia di discriminazione tra due punti sulla superficie corporea.

DISCRIMINAZIONE TEMPORALE
La sensibilità vibratoria corrisponde alla capacità di
distinguere nel tempo stimoli che si susseguono in rapi-
da successione. La soglia per la sensibilità vibratoria
può essere determinata con lo stesso metodo usato per i
E N'
E
recettori di Meissner e di Pacini (insetto 2). Se si appli-
E
._ 200
~
E
::::.
ca una vibrazione alla cute e si chiede al soggetto se la
....
Q)
(ij 0,6 o percepisce, si possono ottenere risposte positive sia va-
t:
"N
ta
Q)
o riando l' ampiezza dello stin1olo (a frequenza costante),
a. ~ sia variandone la frequenza (ad ampiezza costante). Per
"'c
Q) Q)
c raggiungere la soglia a basse frequenze, occone che la
o 0,4 o
.N 100 'i'j
ta
sinusoide sia molto ampia; poi, man mano che aumenta
:::1
o c:
Q)
la frequenza, l' ampiezza può diminuire. A 100Hz, per
·c"' c esempio, la soglia è circa 100 volte inferiore a quella di
:c 0,2
·=
'c pattenza. Questo comportamento ricalca quello dei re-
·~ ·~
'ti
ta
·c;; cettori cutanei dinamici (Meissner e Pacini), nei quali la
a. c
ta Q) risposta 1-1 alla vibrazione si può ottenere per qualsiasi
o o o 'O
coppia di valori intensità-frequenza che garantiscano la

risoluzione
spazi aie
[]
densità
SAl+ FAI
o
densità
SAli+ FAII
medesima velocità (Meissner) o accelerazione (Pacini).
La capacità discriminativa della cute per la vibrazione
d ipende da i recettor i dinamici, s ia superficiali che
Figura 10.23- Correlazione tra la capacità di discriminazione
profondi. Ciò è dimostrato dal raggrupparsi delle
spaziale e la densità dei recettori di tipo l (superficiali) nelle rispos te dei due tipi di recettori in corrispondenza di
diverse zone della mano. Non vi è invece relazione con la due diverse porzioni de lla curva de lla risposta sogget-
densità dei recettori di tipo Il (profondi). tiva, come illustrato nella figura 10.24. Alle frequenze

118


Capitolo lO- Sensibilità tattile e propriocettiva

più basse (fino a circa 40 Hz) la sensazione nasce dal-


® risposte
l'attività dei recettori superficiali, che sono sensibili alla 100 dei recettorl FA l
velocità. Alle .frequenze più ·alte (da 60 a 300 Hz) la
sensazione vibratoria nasce invece dai recettori profon-
di, che sono sensibili all'accelerazione. r- c

Oltre alla via dellemnisco mediale esiste anche un' altra


via spinale ascendente che trasporta la sensibilità tattile
~ 10
l

--
(in associazione con la sensibilità termica e dolorifica):
il sistema anterolaterale. In caso di lesione dei cordoni
posteriori, la sensibilità tattile è infatti conservata, ma
ha perso le capacità discriminative spazio-temporali fin curva
della soglia
qui descritte. percettiva

.R UOLO DELLE AFFERENZE


TATTILI NEL CONTROLLO
MOTORIO
frequenza della vibrazione (Hz)
Le afferenze tattili generano sensazioni coscienti utili a
indirizzare e guidare i movimenti volontari, come si può
ben apprezzare quando si è costretti a procedere a tento- ®
risposte
ni in una stanza buia oppure a manipolare oggetti senza 100 dei recettori FA Il
l 'ausilio della vista. Esse però contribuiscono anche al-
la regolazione riflessa, inconscia, degli atti motori. Per
esempio, le afferenze tattili dai polpastrelli delle dita re-
golano, per via riflessa, la forza della cosiddetta "presa
di precisione" eseguita tra indice e pollice. ,
Per sollevare un oggetto, sostenendolo con la pinza
costituita dalle due dita in opposizione, vengono svilup- \o

pate due forze. L'una, tra le due dita, è quella necessaria curva
a stringere l'oggetto perché non scivoli via; l' altra, eser- della soglia
percettiva
citata dal braccio, serve a sostenere il peso dell'oggetto
afferrato. Nell'esecuzione di questo movimento, la for-
za di presa inizia a svi lupparsi qualche istante prima
della forza di sollevamento, poi le due forze aumentano
parallelamente fino che ciascuna raggiunge un valore
finale che mantiene l'oggetto fermo e sospeso. Il valore frequenza della vibrazione (Hz)
finale della forza di sollevamento è uguale al peso del-
l'oggetto (più quello dell'arto), mentre la forza di presa Figura 10.24- La soglia percettiva della sensibilità vibratoria,
dipende sia dal peso, sia dall' entità dell' attrito esistente misurata dall'ampiezza dello stimolo sinusoidale, diminuisce
tra i polpastrelli e la superficie dell' oggetto, ed è tanto all'aumentare della freque.nza della vibrazione , secondo la
più grande quanto minore è l'attrito (e quindi maggiore curva continua disegnata in ciascun grafico. Ad essa sono
la tendenza a scivolare). sovrapposte le variazioni della soglia di gruppi di recettori (FA
Nel sollevare uno stesso oggetto, di volta in volta rive- l, A , e FA Il, B) ottenute con la stessa tecnica di stimolazione
(vedere inserto 1). Il confronto dimostra che la sensazione
stito da catta vetrata (attrito massimo) oppure da pelle
vibratoria viene alimentata dalle afferenze dai corpuscoli di
scamosciata oppure da seta (attrito minimo), la forza di Meissner per le frequenze tra 1 e 50 Hz e dalle afferenze dai
presa è massima quando il rivestimento è di seta, mini- corpuscoli di Pacini per le frequenze da 50 a 400 Hz.
ma per la carta vetrata e intermedia per la pelle scamo-
sciata. In ogni caso, la forza viene mantenuta appena al
di sopra del valore necessario a impedire lo scivolamen- SENSIBILITÀ CINESTESICA
to. La presa è poi immediatamente rinforzata quando,
per accidente, abbia inizio uno scivolamento, che viene Il termine cinestesi è stato introdotto nel 1880 da HC
così an·estato. La fine regolazione della forza di presa è Bastian per definire la percezione della posizione e del
automatica e si fonda sulle informazioni tattili prove- movimento dei segmenti corporei. In occasione di un
nienti dai polpastrelli: se la cute dei polpastrelli viene movimento articolare, per esempio la flessione del go-
anestetizzata, la presa diventa largamente più forte del mito, intervengono modificazioni che coinvolgono tutti i
necessario e uguale nelle tre diverse condizioni di attrito. tessuti circostanti l'articolazione e i recettori in essi con-

11 9
Sistemi sensoriali

Inserto 3 afferenze tattili da una soltanto delle ratti e nei gatti allevati ad occhi ben-
Modificazioni strutturali -vibrisse e le diverse colonne sono dàti le vibrisse dei baffi e delle so-
disposte riproducendo l'esatta so- pracciglia, in particolare quelle la-
del sistema somatoestesico matotopia delle vibrisse stesse (fi- terali, diventano più lunghe e p1ù
indotte da alterazioni gura l A). La stretta conelazione si grosse del nmmale. Inoltre, l'Ipertro-
della funzione sensoriale mantiene anche m quegh animali fia degli annessi cutanei è accompa-
che, come variante genetica, pos- gnata da un processo analogo a carico
Il ratto è un animale notturno che uti- seggono vibrisse soprannumerane dell'innervaz10ne afferente e ogm
lizza 1 lunghi baffi per esplorare (figura l B). L'organizzazione det barile della corteccia somattca diventa
l'ambiente intorno al muso e una lar- barili corticali riflette la SituaziOne più grande del corrispondente barile
ga area della sua corteccia somato- periferica anche quando quest'ultima degli animali nonnah, con gh aumenti
sensonale è dedicata alle afferenze v1ene modificata aitlfìcialmente do- più accentuati che riguardano 1 bruili
che p rovengono dalle vibrisse del po la nascita. Se m periodo neonatale connessi con le vibnsse più ipertrofi-
labbro supenore: 1l "rattunculus" alcuni dei follicoli pilifen vengono che. L'eserciZIO nesce dunque amo-
sensonale ha infatti un corpicino stn- estupat1 radicalmente, 1 barih coitl- dificru·e, m parallelo, sta le dimens10ru
minzito e un labbro supenore colos- cah co rnspondent1 s1 a trofizzano delle antenne p!lifere s1a quelle della
sale. Nell'areaSI del ratto 1 neurom (figura l C) e dopo seziOne del ner- stazione 1ict!vente nella corteccia so-
sono nunitl m ammassi d1 forma co- vo mfraorb1tano, dove sono conte- matosensonale. Non è an~.:ota stato
lonnare ma, dtvetsamentt! da altre nute tutte le fibre afferenti dal lab- chlanto se l'mgrandi.mento det banh
spec1e ammah, SI dispongono ulla bro supenore, scampate del tutto cott tcah sia dovuto ad un aumento
superficie delle colonne, che assu- l ' organizzazione colonnare (figura delle dtmens1om de1 neuroni oppt~re
mono perciÒ un aspetto cilind!ico o l D). Possono però avvemre anche del loro numero e se VI partecipi o
d1 han/e Ogm banle corticale nceve modtficaziOm d1 segno posttivo. Ne1 meno la componente ghale.

® ©
barili corticali
vibrisse
lab lall
in SI estirpazione della linea
di vibrisse centrali
00oo0
dQQQp barili

® @
."''
vtbnsse barili sezione del nervo scomparsa
soprannumerarle soprannumeran
Q)<&OO @~
0

®@
@)o o<d) .
cv ®o•o o• 0'5)• .
OOooo~Z>-'!1
®oo ooo o
--------._,
f
- . o<:xxxxx-J•
~
occoCXJClCP

Figura 1 - Cornspondenze somatotOpiche tra le vtbnsse labiah del ratto e gli agglomerati di neuroni corticali (banh) che ne ncevo-
no le afferenze

tenuti : i recettori della capsula e dei legamenti, i recetto- seguente semplice esperienza: se a un soggetto con gli
ri dei muscoli e i recettori della cute. occhi chiusi si pone un arto in un certo atteggiamento e
Dall'ins ieme di questi recettori nascono informaz ioni poi gli si chiede di assumere lo stesso atteggiamento
sufficienti a garantire un 'accurata percezione della posi- con l'arto del lato opposto, la posizione viene raggiunta
zione dei segmenti corporei, come è documentato dalla con un enore non più grande eli 2°-3°.

120
Capitolo IO- Sensibilità tattile e propriocettiva

Quando le articolazioni vengono mosse passivamente, situazione illusioni


sperimentale percepite
l'escursione minima percettibile è più piccola per le ar-
ticolazioni prossimali che per· quelle distali e altrettanto

~ in?A51
vale per la velocità minima percettibile. Per esempio, si vibrazione
del bicipite
avvette un movimento angolare di 0,2°-0,3° della spalla,
mentre l'escursione minima sale a 1,2° nelle articolazioni
interfalangee.

~
S i è tentato in diversi modi di distinguere l' impmtanza

m~
vibrazione
relativa dei diversi recettori nel definire il senso di posi- del tricipite
zione, anche se per certi aspetti una distinzione appare
artificiale. Infatti, in molte articolazioni, soprattutto in
quelle delle dita, la cute ricopre direttamente lo scheletro e

~
costituisce un manicotto che viene defmmato a ogni mo-

~0\
vibrazione
vimento dell'articolazione; inoltre, non vi è praticamente del bicipite
differenza né di tipo morfologico né di sede tra i recettori
periatticolari e i recettori cutanei profondi.
Per lungo tempo si è ritenuto che le informazioni nate Figura 10.25 - La vibrazione ad alta frequenza dei tendini
nei recettori muscolari non avessero alcun ruolo nella muscolari, applicata ad occhi chiusi, fa insorgere un'illusione
costruzione dello schema corporeo, cioè nella percezio- di movimento. Il movimento percepito corrisponde a quello
ne della posizione relativa dei segmenti del corpo. Que- che produce l'allungamento del muscolo vibrato, per esempio
sto assunto si fondava sulla mancanza di una sensazione l'estensione del gomito dopo vibrazione del bicipite. Se la
cosciente riferibile alle funzioni dei muscoli e anche sul- mano è a contatto con un'altra parte del corpo, come il naso,
l'esiguità di connessioni dimostrabili con tecniche ana- l'illusione si estende alla zona di contatto e si ha l'impressione
tomiche o elettrofisiologiche tra i recettori muscolari e che il naso, oppure le dita, si allunghi per accompagnare l'ap-
la cmteccia somatosensitiva. In realtà, non mancano gli parente estensione dell'avambraccio.
indizi che tendono a rivalutare l'importanza delle affe-
renze muscolari. Innanzitutto, ricerche più acctll'ate hanno I fusi neuromuscolari possono essere attivati selettiva-
dimostrato che le afferenti dai fusi neuromuscolati proiet- mente, senza coinvolgere altri recettori muscolari, se si
applica una vibrazione dell'ampiezza di pochi micron sul
tano, attraverso il lernnisco mediate, alla corteccia soma-
tosensmiale primaria. A ciò si aggiungono altri argomenti. tendine muscolare. Grazie all'elevata sensibilità dei fusi
per l'accelerazione, la vibrazione riesce a guidarne la sca-
L'esperienza clinica sembra testimoniare la scarsa rilevan-
za delle afferenze articolari, dato che il senso di posizione rica come accade per i corpuscoli di Pacini (inserto 2):
ogni ciclo di vibrazione produce un potenziale d'azione.
rimane sostanzialmente invariato nei soggetti nei quali
un ' atticolazione sia stata sostituita da una protesi. D'altra Si genera così una scarica ritmica, che è identica a quella
patte, l'anestesia locale della cute e della capsula atticola- che nasce quando il muscolo viene stirato e mantenuto a
lunghezza costante, e come tale è interpretata dal cervello.
re delle atticolazioni metacarpo-falangea o interfalangee
provoca una diminuzione del senso di posizione delle dita Se, per esempio, si applica una vibrazione al tendine del
quando lo si misuri a muscolatura rilasciata; se però la bicipite brachiale, i fusi del muscolo scaricano a frequen-
za costante come quando il bicipite viene stirato per esten-
muscolatura è sotto tensione, la sensibilità cinestesica
rimane ai livelli normali. sione del gomito. A occhi chiusi, la gran patte delle perso-
ne sottoposte a questo stimolo ha l' illusione che il gomito
Testimonia l 'impmtanza delle afferenze muscolari anche
la capacità di valutare la direzione di movimenti articolari venga realmente esteso. Inoltre, il movimento illusorio
passivi, imposti all'ultima falange del terzo dito. Se il dito dell'avambraccio "trascina con sé" anche le parti del
è mantenuto in posizione estesa la percezione è corretta corpo che sono in contatto con la mano (figura 10.25).
quando la velocità angolare supera 2°/s, ma il risultato Se il soggetto si tiene il naso con le dita, durante la vi-
cambia se la seconda falange è piegata ad angolo retto. In brazione percepisce che il naso si sta allungando, oppu-
questa posizione, il tendine dell'estensore delle dita è re che si allungano le dita. Questa deformazione dell'im-
completamente stirato dalle sue inserzioni sulla seconda magine corporea può essere spiegata nel modo seguen-
falange e la porzione del tendine che raggiunge la falange te. La vibrazione segnala un allungamento (illusorio)
terminale rimane tasca; si possono così imporre alla terza del bicipite e dunque un movimento di estensione (illu-
falange movimenti di flessione senza che ne derivi stira- sorio) dell'avambraccio. Le afferenze tattili segnalano,
mento muscolare. In queste condizioni la sensibilità cine- d'altra parte, che le dita sono in contatto con il naso. L'uni-
stesica si riduce notevolmente e la direzione del movi- co modo per combinare le due sensazioni nello schema
mento della terza falange viene percepita soltanto quando corporeo è quello di deformare lo schema stesso in ma-
si raggiungono velocità elevate. Si può quindi concludere niera che entrambi gli eventi siano simultaneamente
che anche i recettori muscolari contribuiscono a segnalare possibili: ciò si ottiene allungando la dimensione "per-
il movimento atticolare. cepita" del naso oppure quella delle dita.

121
_j__
Sensibilità termica
11
Fausto Baldissera

Recettori termici Vie centrali della sensibilità termica


Recetton pt:r tl freddo
Recettori per ti caldo Psicofhica della sensazione termica

Soltanto la cute e, in minor misura, le mucose delle ca- te aumenta, altre invece quando la temperatura dimi-
vità orale e nasale sono dotate di sensibilità termica, nuisce;
nelle due modalità sensoriali: il caldo e il freddo. La 3) la registrazione di fibre afferenti nell'uomo dimostra
sensibilità termica è qualitativamente povera, se la si che l'attivazione di ogni termocettore si accompagna
confronta con vista, udito o tatto, in quanto ha due sole sempre a una soltanto delle due sensazioni termiche,
dimensioni sensoriali: l'intensità e una limitata capacità caldo oppure freddo.
di localizzazione. La possibilità di giudicare le caratteri-
stiche formali degli stimoli, che si fonda sulla fine di- Oltre che alle sensazioni, i segnali provenienti dai ter-
scriminazione spaziale e temporale e che è molto svi- mocettori cutanei danno origine a risposte riflesse che
luppata per il tatto, diventa scarsa e approssimativa coinvolgono i meccanismi di produzione e dispersione
quando si passa alle sensazioni termiche. Le caratteristi- del calore ai fini della termoregolaz ione.
che dello stimolo termico che più influenzano la perce-
zione sono la temperatura della cute, la velocità della Recettori per il freddo
variazione termica e l'estensione (in minor misura,
anche la sede) dell ' area stimolata. Nella figura 11 .1 è illustrata la scarica di un recettore
sensibile al freddo, registrata da una fi bra afferente d i
RECETTORI TERMICI un nervo cutaneo del! 'uomo. La prima traccia è stata
ottenuta avvicinando alla cute del soggetto una superfi-
Come le altre sens ibilità, anche la sensibilità termica è
cie metallica di cui si può contro llare la temperatura
sostenuta dali ' attività di recettori specifici, sensibili alle
(termodo), in modo da influenzare la temperatura cuta-
variazioni di temperatura dell'ambiente e degli oggetti
nea per conduzione o irraggiamento. Alla temperatura
che entrano in contatto con la superficie del corpo. Nel-
del tennodo di l O °C, il recetto re si attiva per semplice
l'affrontare lo studio della sensazione termica, un primo
avvicinamento del termodo alla cute (figura 11 .1 A);
problema è stato quello di capire se esistono recettori
poi, quando il termodo tocca la cute, il recettore scarica
separati per il caldo e per il freddo, oppure se le due sen-
più intensamente (figura 11 .1 B).
sazioni nascano l'una dall'aumento e l'altra dalla dimi-
l recettori per il freddo hanno una grande adattabilità, evi-
nuzione della scarica di un solo tipo di recettore. La
denziab ile registrando la risposta a sbalz i termici di
risposta al quesito è venuta da tre ordini di constatazioni:
ampiezza crescente. Nella figura 11.1 C, in ordinata, sono
l) vi sono piccole aree della cute che rispondono alla di- illustrate le variazioni della frequenza di scarica di un
minuzione, ma non all'aumento, di temperatura, dando recettore in risposta a raffreddamenti rapid i di diversa
origine a sensazione di freddo, e altre che si compmta- entità, sempre a pattire da una temperatura iniziale di 32
no in modo reciproco; ciò suggerisce che quelle zone °C. In ciascuna prova, durante la fase transiente, la rispo-
corrispondono ai campi recettivi, tra loro separati e sta del recettore è proporzionale al salto di temperatura e
distinti, di due diversi recettori, gli uni sensibili alle infotma sia dell'entità della variazione sia della velocità
cadute di temperatura e gli altri agli aumenti; con cui è avvenuta. Dopo qualche decina di secondi, la
2) tra le fibre afferenti cutanee, alcune incrementano la frequenza di scarica cade intomo a uno stesso valore, mal-
frequenza di scarica quando la temperatura della eu- grado la temperatura finale sia diversa da prova a prova.

122
Capitolo 11 - Sensibilità termica

Figura 11.1 - Risposte di recettori per il freddo registrate da ®


un nervo cutaneo dell'uomo. La scarica in A è evocata dall'av-
vicinamento di un oggetto freddo al campo recettivo. In 8 , il
contatto dell'oggetto con la cute (freccia verticale) incrementa
ulteriormente la risposta. In C, istogramma della frequenza di
scarica di un frigocettore in risposta al raffreddamento del
campo recettivo di 2, 4 e 8 •c. In tutte tre le prove la tempera-
tura di partenza era 32 •c.

L___J
La risposta dei recettori per il freddo varia in funzione 1s
della tempe ratura· secondo una curva a "campana"
(figura 11.2). Nell'intervallo compreso fra 40 e 25 °C, ®
la frequenza aurri.enta regolarmente quando la tempera-
tura diminuisce. All'interno di quest'ambito avvengono
le escursioni fisiologiche della temperatura cutanea, che
è di solito compresa fra i 25 e i 35 °C: sotto gli indu-
menti non è di solito < 30 °C. In seguito, quando la ca-
duta termica prosegue oltre i 25 °C, la frequenza di sca-
rica comincia a calare.
Dal punto di vista istologico, i recettori per il freddo
'---'
sarebbero terminazioni di fibre mieliniche che, persa la
guaina, si ramificano immediatamente sotto allo strato
t 0,5 s

pavimentoso dell'epidermide. La velocità di conduzione


è compresa tra 5 e 25 mis, conispondente a diametri tra ©
l e 4 ~J.m.

Recettori per il caldo ~ 20


Non è stata ancora identificata la morfologia dei recet-
tori per il caldo. Probabilmente si tratta di terminazioni
libere. Le fibre afferenti sono amieliniche e hanno bassa fJ~ o]
l
velocità di conduzione: 0,6-2 mis, cotTispondenti a dia-
metri di 1-2 ~Lm. "'
N

Quando si esamina un recettore per il caldo, si scoprono


caratteristiche funzionali del tutto analoghe a quelle di
un recettore per il freddo, ossia una curva di risposta a
"campana" (figura l l .2), con un versante sul quale la ri-
! 20
10

sposta cresce con la temperatura (figura 11.3), e l 'altro


sul quale la risposta diminuisce. La zona di crescita com- o
tempo -
prende l' ambito della temperatura cutanea normale, da
30 a 36 °C. Quando la temperatura supera i 40 °C, alcu-
ni recettori per il caldo cessano di scaricare, mentre la 9
risposta di altri continua ad aumentare. Si distinguono risposta
8 dei termocettori
così due gruppi di recettori: il primo sensibile agl i au-
menti della temperatura cutanea nell'ambito fisiologico;
il secondo, che scarica al di sopra di 40-42 °C, destinato 6 per
a segnalare la presenza di apporti termici dall 'esterno, il freddo
-a 5 ,,
,A.
'
p..... ',
.§ 4 '' per
, ,'
/

'o il caldo
Figura 11.2 - Curve di risposta, ottenute dalla media di molti 3 '
esperimenti in due diversi laboratori, dei recettori per il freddo 2
e dei recettori per il caldo. Nell'ambito di temperature compre-
se tra 30 e 45 •c i due tipi di recettori hanno comportamento
reciproco: i recettori per il caldo aumentano la frequenza di
20 25 30 35 40 45 50
scarica al crescere, e i recettori per il freddo al diminuire, della
temperatura. temperatura cutanea (°C)

123
Sistemi sensoriali

® @
40
{ · \aumento stimolo5 ~c
tl.T =1,5 °C/s
_)_
TT_
·-b_a_s_e_=_3_1_°C
_ _ _ __;__ _ _ __,t_e_mp~:atura <a
.g 30
I <a
111111 t ! l •l 210° l 1°1 1it 1$4 5 il"'l!lll!l!!lJII!I!III!!!On!lll 8 o c c.>
U)~
· - U)
IIIIIIW!l!m!!lJlll!!!!!l-!ltt!!lh!Q!J11HIQ!Mu:lm!!mU!!!lJHI!U!I!I!!!!!!!III!!III!!II I!I!II 6° 'tl a. 20
l3E
c::=.
l l ll!!! !!!l!ll l!l!ll!l!!l!!!lllllllllllllllll!ll!llllllllllllllll!!lllllll l llll!l l 4° Cl)
:l
C"
l l Il l l l I li l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l l 2° ~ 10

0,0 2,0 410 6,0 8,0 10,0 1210 s

Figura 11.3 -A) Risposte di un recettore per il caldo a incrementi della temperatura di 2, 4, 6, 8 oc, a partire da una temperatu-
ra cutanea stabile di 31 oc. B) Risposte di un recettore per il caldo a stimoli di 5 oc, somministrati alla velocità di 1,5 oc/s, a par-
tire da diverse temperature basali della cute. Benché lo stimolo rimanga sempre uguale, l'entità della risposta cresce, soprattut-
to durante la fase dinamica, con l'aumentare della temperatura basale.

dato che la temperatura corporea non sale mai fino a quei VIE CENTRALI ,
valori per azione del metabolismo. È in discuss ione se DELLASENSIBILITA TERMICA
questi recettori conh·ibuiscano, dal punto di vista sensoria-
le, a dare quella forma di percezione, al confine tra il calo- Nel nervo mediano al polso, che innerva La cute della
re e il dolore, definibile come il calore che "scotta". pa1te laterale del palmo della mano, Le fi bre provenienti
Come i recettori per il freddo, anche i recettmi per il caldo dai recettori per il freddo costih1iscono circa un quarto
rispondono più intensamente quando la velocità della delle fibre Aù e le fibre connesse con recettori per il cal-
variazione dello stimolo è rapida, e al di sotto di certe velo- do rappresentano una frazione considerevole delle fibre
cità, ciò vale anche per i recettori per il freddo, non vengo- amieliniche (C).
no più attivati, malgrado la temperatura si sposti. Le fibre Aù e le fibre C si dispongono nella porzione
La risposta dei recettori al caldo varia anche in rappmto laterale delle radici dorsali e, una vo lta penetrate nel
alla temperah1ra cutanea di partenza. Nella figura 11.3 midollo, terminano nelle lamine del corno posteriore.
B è illustrato come lo stesso incremento (5 °C) provochi Nella zona marginale (lamina I e II) le fibre si articola-
una risposta molto più intensa quando la temperatura no, direttamente oppure dopo l'interposizione di inter-
cutanea è di 37 oc rispetto a quando ha valori infe riori. neuroni, con neuroni funicolari ascendenti. I neuroni
Ciò può essere correlato con la diminuzione della soglia ascendenti proiettano l'asso ne nei fasc i ventrolaterali
percettiva per il caldo che si riscontra al crescere della del lato opposto e fonnano, con le cellule ascendenti con-
temperah1ra cutanea. nesse con i nocicettori, il sistema dellemnisco spinale.
Quando la temperatura supera i 45 °C, ha inizio una La possibilità che i due sistemi ascendenti, termocettivo
sensazione di dolore, che diventa intensa se la tempera- e nocicettivo, siano separati l'uno dall'altro nel loro de-
tura supera i 50 °C. In questo ambito di temperature si corso intraspinale è stato suggerito dalla perdita seletti-
possono registrare le risposte di tre tipi recettoriali: va di una delle due modalità in seguito a lesioni de i cor-
doni anterolaterali. Neuroni spinali sensibili al caldo e
l) alcuni dei recettori per il caldo appena descritti dimi- al freddo sono disposti anche negli strati più profondi
nuiscono la scarica al crescere della temperah1ra; altri del corno posteriore (lamine IV-VIII). Tuttavia, non è
rispondono con un fmte aumento iniziale, ma poi si noto se si tratti di cellule di proiezione ascendente, op-
adattano e cessano di scaricare; pure di interneuroni per le risposte riflesse segmentarie.
2) i nocicettori incrementano progressivamente la scari- Le afferenti dai termocettori della facc ia entrano col
ca fi no a 55-60 oc; nervo trigemino e raggiungono le parti più caudali dei
3) alcuni recettori per il freddo, dopo aver cessato di nuclei sensitivi del V paio. Nella zona marginale del
rispondere intomo a 36-37 oc, riprendono a scaricare nucleo caudale del trigemino, corr ispondente alla lami-
se la temperah1ra sale a 45-50 °C . na I del como posteriore del midollo, sono presenti neu-
roni che proiettano al talamo e che sono dotati di speci-
fica sensibilità per il caldo e per il freddo. Il loro campo

124
l

.1.
Capitolo 11- Sensibilità termica

recettivo è più ampio di quello delle fibre afferenti pri- ® 3,0


marie, ciò che depone per la convergenza di più afferen- Q
ti. A una serie di variazioni a gradino della temperatura,
essi rispondono con un rapido aumento di frequenza al
2,0
momento del transiente, poi si adattano e scaricano a
una frequenza costante e più alta di quella precedente
o
allo stimolo. ~'C
<.>iii 1,0
Le fibre dellemnisco spinale e il contingente provenien- ~o

te dal nucleo trigeminale tenninano nei nuclei talamici, "'>


sia nel complesso ventroposterobasale, dove anivano le E
Q)
o
io
afferenze tattili e cinestesiche, sia nei nuclei centrali. Sia
nel gatto che nella scinunia sono stati trovati, nella zona
di proiezione delle afferenze trigeminali, neuroni che
rispondono al raffreddamento della lingua, ma anche a sti-
~ Lo,s
:.: o
O)
g 'C
'C
-1 ,0
r o Cl

~
moli meccanici. Anche nella cmteccia somatosensoriale si
0,05 0,1 0,2 0,3
sono trovati neuroni attivati dalle afferenze tetmiche nella
velocità di varia:z:ione
zona di proiezione della lingua. della temperatura (°C/s)

PSICOFISICA ®
DELLA SENSAZIONE TERMICA 1,0
+.

Le sensazioni di caldo o di freddo nascono di solito sol- 0,8


tanto in occasione di variazioni rapide della temperatura
E 0,6 f + Jpiù caldo!

della cute e sono tanto più intense quanto maggiore è la Q)


iii
velocità di variazione. Infatti, se la temperatura cutanea
varia localmente a velocità < 0,5 °C al minuto, la varia-
"'"'
.c 0,4
..."'
zione passa inavvettita, almeno fino a che non si superi- z~
no i 36 °C oppure si scenda al di sotto dei 30 °C. Al di Q) 0,2
Q.
sopra e al di sotto di questi limiti assoluti, si avverte una E
sensazione stabile, rispettivamente di caldo oppure di ~ o
..!l!
freddo . Quando l'area riscaldata o raffreddata è estesa, i iii
due limiti si avvicinano e l'ambito di temperature che o
::: -0,2
Q)
danno percezione neutra si restringe. Se la velocità di Q.

variazione sale oltre 0,5 °C al minuto, la sensibilità au- ·~ -0,4


Q)
c:
menta rapidamente e vengono avvertite variazioni anche o
inferiori a mezzo grado centigrado (figura 11.4 A). ·~ -0 6
·c '
Un secondo fattore che influenza la percezione tetmica "'>
è la temperatura della cute nel momento in cui lo stimo- -0,8
lo agisce. Nell'esperimento illustrato nella figura 11.4
B, dopo aver mantenuto a valore costante, scelto tra 28 -1,0
e 40 oc, la temperatura di un'area cutanea di circa 15
cm2, veniva indotta nella stessa area una escursione ter-
mica in senso positivo o negativo fino a produne una temperatura basale (• c)
sensazione. Nel grafico, le due linee continue disegnano
come si modifica la soglia termica differenziale, ossia
l'entità della variazione in più o in meno necessaria per Figura 11.4 - A ) La velocità di variazione della temperatura
modificare la percezione termica, in rappmto alla tem- modifica la soglia percettiva per la temperatura se scende al di
peratura cutanea di partenza, indicata in ascissa. Per sotto di 0,1 •c fs. L'effetto è più marcato per gli stimoli caldi. B)
ogni valore del! 'ascissa si possono quindi leggere, sa- La soglia differenziale (variazione minima percettibile) si modifi-
ca in funzione della temperatura basale della cute. La variazione
lendo in vetticale, le successive sensazioni che nascono
soglia per il caldo è minima al di sopra dei 36 •c e cresce rapi-
quando la temperatura viene modificata. A 31 °C, al damente quando la temperatura basale cutanea scende al di
limite inferiore della zona di percezione neutra, la tem- sotto di 31 •c. Per il freddo la soglia differenziale mostra un
peratura deve salire di almeno 0,5 °C per provocare la andamento speculare. Alle temperature stabili comprese tra 31
sensazione di caldo, ma deve scendere soltanto di O, l e 36 •c non si hanno sensazioni termiche (temperatura cutanea
°C perché si senta freddo. Al confine superiore della neutra), sotto a 31 •c si ha una sensazione di freddo permanen-
zona neutra (36 °C), l'entità della variazione si modifi- te, sopra i 36 •c una sensazione di caldo permanente.

125
Sistemi sensoriali

50 caldo
Q)
c: 30
o Q)
freddo
·;;; 20 g 50
"'c:
(/)

Q)
-~ 30
(/)
(/) 10 ~ 20
.!.'! (/)
Qi
"O 5 ~ 10
Q)
·.!.'! "O
·;n 3
·.!.'! 5
c: ·;n
Q)
2
E c:
Q) 3
~ 2
2 3 5 10 20 30 2 3 5 10 20 30 50
·c sopra la soglia •c sotto la soglia

Figura 11.5- Relazione tra intensità dello stimolo termico e intensità della sensazione. Su ordinate logaritmiche, i punti speri-
mentali (circoli nen) si dispongono lungo linee rette quando lo stimolo è misurato in riferimento al valore soglia. Ciò accade sia
per il caldo che per il freddo.

ca: basta una escursione di 0,2 °C per sentire caldo, giunta la soglia dei recettori per il caldo e nasca la rela-
mentre occorrono 0,3 °C in meno per avvertire il fred- tiva sensazione.
do. Al di fuori della zona neutra è presente una sensa- La soglia termica differenziale dipende anche dal! 'e-
zione termica anche in condizioni basali . Al di sotto di stensione della superficie cutanea stimolata e diminui-
31 °C, la sensazione stabile è di freddo e basta una di- sce quando quest'area aumenta. Ciò prova che nei cen-
minuzione di O, l °C per avvertire più freddo. Quando la tri nervosi avviene la convergenza e la sommazione
temperatura aumenta, la sensazione si modifica in modo spaziale delle informazioni recettoriali provenienti da
diverso a seconda dell'entità della variazione. Per pic- aree contigue. Incetti casi, la sommazione può avvenire
coli aumenti si percepisce una diminuzione del freddo, se anche tra aree separate. Se, per esempio, si riscalda si-
l'aumento è più cospicuo la sensazione di freddo scom- multaneamente il dorso di entrambe le mani, la soglia
pare e infine, per aumenti ancora superiori, si comincia percettiva diminuisce di circa un terzo rispetto al valore
a percepire il caldo. L'opposto accade quando la cute ha che si trova quando si stimola una mano sola. La som-
una temperatura stabile al di sopra di 36 °C. In questo mazione non avviene invece se si riscaldano assieme
caso, la sensazione stabile è di caldo, e bastano piccole una mano e un ' area della fronte.
elevazioni per far sentire più caldo, mentre occorrono La sommazione spaziale fa sì che intensità ed estensio-
diminuzioni notevoli per avvertire il freddo. ne possano venire confuse. Se si stimola con il calore
Se si confrontano queste caratteristiche della sensazione radiante, escludendo perciò ogni stimolo tattile che pos-
con le proprietà dei recettori, si può notare che la zona sa far riconoscere l 'estensione d eli 'area stimolata, è fa-
neutra, tra 31 e 36 °C, conisponde a quell'ambito di tem- cile scambiare uno stimolo debole applicato su una va-
peratura nelle quali sono stimolati sia i recettori per il sta area con uno stimolo intenso applicato a un'area
caldo sia i recettori per il freddo. Al di sotto di 30 °C, i re- ristretta.
cettori per il caldo sono silenti e la percezione può fon- L'apprezzamento dell'intensità della sensazione termica
darsi soltanto sulle variazioni della scarica dei recettori rispetta le previsioni della legge di Stevens, R = K (S -
per i_l freddo. L'opposto accade per temperature > 36 S0Y1 (capitolo 8). La sensazione, sia di caldo sia di fred-
°C. E dunque ragionevole supporre che se ci si trova, do, cresce secondo una legge esponenziale (figura 11.5)
per esempio, a 28 °C, un piccolo aumento di temperatu- quando la temperahtra si innalza (per il caldo) oppure si
ra riuscirà soltanto a diminuire la scarica dei frigocetto- abbassa (per il freddo) rispetto alla soglia percettiva. La
ri, quindi a ridtme la sensazione di freddo, mentre oc- relazione vale per le sensazioni immediate, prima che si
correrà una variazione più consistente perché sia rag- stabilisca l'adattamento.

126
Dolore e analgesia
Carlo Adolfo Porro

12
Dolore e sistema nocicettivo Psicofisiologia del dolore
Mtsma del dolore
Nocicettori
Dolore somattco superfictale
Struttura e d1stnbuzwne aoatom1ca
Prunto
Fnnz10ne affe1 ente
Dolote somattco profondo e VIscerale
Meccamsm1 d1 att1vaztone e sensibtl1zzaztooe
Dolore crontco e neurogeno
Noc1cetton somdttct profondi e visceralt
Funzwne efferente Sistemi antinocicettlvi endogeni
Meccamsmt sptnali d1 modulaziOne
Vie centrali della sensibilità dolorifica
Ststem1 tnlbttori discendenti e sovraspinah
Neuront noc1cetttv1 del m1dollo spmale
Effetti analges1ct degh opptotdt
Y1e ascendeutt al talamo e alla corteccia cetebrale
Rlfless1 noctcetttvi Conclusioni

DOLORE E SISTEMA dell'atto, fuga) e vegetative, integrate da circuiti spinali


NOCICETTIVO e sovraspinali (riflessi nocicettivi), che permettono di
prevenire o limitare il danno tissutale. Il do lore fisiolo-
n dolore può essere definito come un evento sensoriale gico e le risposte riflesse ad esso assoc iate costituiscono
ed emozionale spiacevole, normalmente in relazione a quindi un efficace e fondamentale sistema di allarme e
danno tissutale potenziale o in atto. Questa definizione di protezione dell'organismo da eventi nocivi.
comprende alcune caratteristiche fondamentali del dolo- Il dolore è, inoltre, sintomo frequente di molte situazio-
re, esperienza complessa che coinvolge non solo la sfe- ni pato logiche (dolore clinico) e generalmente in questi
ra sensoriale, ma anche quella affettiva. casi è la conseguenza di lesioni tissutali o nervose già
Il dolore fisiologico o nocicettivo è il risultato dell'attiva- instaurate. n dolore clinico, che assume caratteristiche
zione di una particolare sottoclasse di recettori periferici, differenti in relazione alla sede e alla patologia che ne è
detti nocicettori, specializzati nel riconoscimento di sti- alla base, può essere sostenuto da meccanismi almeno
moli nocivi, cioè, secondo la definizione di CS Sher- in patte diversi rispetto al dolore fisiologico. Dopo sti-
rington (1906), quelli in grado di produrre danno tissu- molazione nociva proh.ingata e sufficientemente intensa
tale (dal latino noxa, "danno''). Tali stimoli possono es- dei tessuti, tale da indurre infiammazione, si verificano
sere di diversa natura (meccanica, termica o chimica). incrementi dell'eccitabilità neuronale (sensibilizzazione)
Le fibre afferenti nocicettive e l'insieme dei neuroni, si- a livello sia periferico che centrale: questi ultimi sono
tuati a vari livelli del sistema nervoso centrale (midollo espressione dell 'elevato grado di plasticità del sistema
spinale, tronco dell'encefalo, diencefalo e te lencefalo), nocicettivo. Possibili conseguenze sono un 'aumentata
coinvolti nella trasmissione ed elaborazione delle infor- risposta percettiva a stimoli nocivi (iperalgesia) , la com-
mazioni nocicettive costituiscono il sistema nocicettivo. parsa di dolore in seguito a stimoli normalmente inno-
Gli aspetti sensoriali-discriminativi del dolore somatico, cui (allodinìa) e l'amplificazione delle risposte riflesse
quali il riconoscimento della sede, dell' intensità e della alla stimolazione dell'area lesa. In fase acuta, questi fe-
durata della stimolazione nociva, e la componente moti- nomeni hanno un significato protettivo, evitando ulte-
vazionale-affettiva del dolore sono verosimilmente in riori traumi della zona affetta e favorendo quindi la ri-
relazione ali 'attività di vari circuiti talamo-corticali e parazione del danno tissutale . Se prolungate, le modifi-
limbici. cazioni dell'attività del sistema nocicettivo possono tut-
Oltre a generare una reazione di allarme e reazioni emo- tavia indurre una situazione patologica di dolore cronico.
tive, come sofferenza ed ansietà, gli stimoli nocivi indu- Accanto agli aspetti sensoriali-discriminativi e motiva-
cono una serie di risposte riflesse motorie (flessione zionali-affettivi, una dimensione molto importante del

_
_L 127
Sistemi sensoriali

dolore è quella cognitivo-valutativa. Essa comprende nocicettori, ma a tenno-, meccano- o chemiocettori. I


quei processi cognitivi che permettono all'individuo di nocicettori sono .numerosi anche in alcuni distretti pro-
costituirsi un'idea sulla natura dello stimolo nocivo e fondi: polpa dentaria e dentina, tessuto muscolare, me-
sull'esperienza di dolore e di valutare il significato di ningi, parete dei vasi sanguigni, periostio, perinevrio,
tale esperienza in relazione al suo stato di salute. La capsule articolari e legamenti, testicoli, membrane sie-
componente cognitiva è in relazione alla struttura psico- rose, quali per esempio pleura, pe ritoneo e pericardio.
logica del soggetto e a fattori sociali e culturali. O ltre Si trovano anche nella parete di a lcuni v isceri cavi (nel
che dal contesto in cui si verifica il dolore, essa può es- tubo digerente, nel sistema biliare e nelle vie urinarie),
sere influenzata, per esempio, dall 'esperienza passata e mentre sono praticamente assenti in alcuni parenchimi
dalla capacità d'immaginazione, dall'autoefficenza per- (fegato, cervello e rene).
cepita e da processi di apprendimento. La valutazione
cognitiva può, a sua volta, modificare significativamen- Funzione afferente
te l'esperienza emozionale ed il comportamento legati
al. dolore. Caratteristica fondamentale dei n euroni sensoriali noci-
Sia il dolore fisiologico che quello clinico possono es- cettivi è quella di segnalare la presenza di stimoli che,
sere modulati da fattori attenzionali e cognitivi, dal! 'an- applicati per un tempo sufficiente, sono in grado di pro-
sietà e dalla paura. Sono stati recentemente identificati vocare danno dei tessuti (funzione sensoriale o affe-
circuiti spinali e sovraspinali in grado di inibire la tra- rente).
smissione centrale dell'informazione nocicettiva (siste- Comuni alla maggior pa11e dei noc icettori sono, in con-
mi antinocicettivi endogeni). L'effetto di soppressione dizion i basali, la mancanza di attivi tà spontanea e la
del dolore e dei riflessi nocicettivi in seguito ad attiva- soglia elevata in risposta a stimoli meccanici o termici
zione d i tali sistemi può essere molto potente e costitu i- (figura 12.2). Alcune classi di noc icettori mostrano ca-
sce un esempio ampiamente indagato di controllo della ratteristiche di tipo dinamico (scarica elevata all'inizio
trasmissione dell ' informazione sensoriale nel sistema della stimolazione, con rapido adattamento), altre di
nervoso centrale. tipo statico. Il campo recettivo di una singola fib ra affe-
rente è costituito da più punti distribuiti in un 'area di
NOCICETTORI dimensioni variabili, in genere maggiore per le fibre A&
(fino a 8 cm2) che per quelle C(< l cm2); i s ingoli pun-
Struttura e distribuzione anatomica ti corrispondono verosimilmente alle terminazioni dei
vari rami della fibra sensoriale.
I nocicettori sono costituiti dalle terminazioni periferi- Nell'uomo esistono, nella cute g labra e fornita di peli,
che di assoni di neuroni sensoriali di I ordine (cellule a diversi tipi di nocicettori. Si distinguono:
T) che hanno il corpo cellulare situato in un ganglio
delle radici dorsali del midollo spinale, o nel ganglio di - meccano- e termonocicettmi (fibre Ao e C) che rispondo-
un nervo cranico (figura 12.1 ). Le fibre afferenti noci- no a stimoli meccanici e/o tennici (caldo, fieddo);
cettive si possono dividere in due gruppi, in base al dia- - nocicettori polimodali (fibre C) che rispondono a sti-
metro e alla presenza o al! 'assenza di guaina mielinica: moli termici, meccanici e chimici (per esempio, a so-
stanze qual i bradichinina, serotonina, istamina, ioni
- amieliniche (di tipo C, per le fibre a provenienza cuta- H+ e K+ in varie combinazioni);
nea, o di gruppo IV dai tessuti profondi); - nocicettori "silenti" (fibre A& e C) che, in condizioni
- mieliniche di piccolo calibro (gruppo Aò, per le fibre basali, sono insensibili anche a stimoli intensi mecca-
cutanee, gruppo III per le fibre dai tessuti profondi). nici (> 6 bar) e termici (> 50 °C), ma rispondono agli
stessi dopo sensibilizzazione ad opera di sostanze chi-
Ogni fibra si divide in diversi rami a livello tissutale. La miche, per esempio liberate durante l'infiammazione.
parte terminale di ogni ramo (porzione recettoriale) è
priva di guaina mielinica e, in parte, della guaina di La soglia dei meccanonocicettori è molto più elevata (da
Schwa1m. 5 a 1.000 volte) della soglia dei meccanocettori tattili
La distribuzione dei nocicettori nell 'o rganismo non è (figura 12.2 A). La soglia dei termonocicettori è variabile,
unifonne. Essi sono numerosi a livello superficiale (cu- compresa tra 40 e 49 °C. Le risposte agli agenti chimici
taneo, corneale e timpani co). Infatti, il numero di fibre (vedere oltre) sono prodotte da concentrazioni micro- o
afferenti di piccolo calibro, soprattutto di tipo C, nei nervi nanomolari e sono in genere più marcate se più sostanze
cutanei è molto elevato (almeno 4 volte superiore a quello vengono somministrate contemporaneamente.
delle fibre mieliniche A~) ; per esemp io, il nervo surale Molti nocicettori mod ifica no le proprie caratteristiche
dell'uomo contiene approssimativamente 9.500 fibre Ao e
35.000 fibre C. È da tener presente, tuttavia, che vi sono
fu nzionali in seguito ad un danno tissutale. Tale feno-
meno è denominato sensibilizzazione ed è caratterizzato
l
fibre afferenti di piccolo calibro che non sono connesse a dalla comparsa di attività spontanea, dalla d iminuzione
l
128
_l_
Capitolo 12- Dolore e analgesia

corteccia corteccia
del cingolo parietale
/
talamo
laterale

tal amo
media le

tratto splnotalamico
grigio mesencefalo
periacqueduttale
tratto
,.-- - - - trigeminotalamico

ponte

nucleo spinale del V


_ _ _ _ formazione
reticolare

bulbo

fascicolo
vasi
sanguigni anterolaterale

peritoneo
o p leura
parletale midollo
spinale

ganglio
della radice dorsale

Figura 12.1 - Schema delle strutture nervose coinvolte nella trasmissione ed elaborazione dell'informazione nocicettiva. Le
fibre nocicettive (mieliniche di piccolo calibro o amieliniche) afferenti dalla cute e dai tessuti profondi hanno il corpo cellulare
situato in un ganglio delle radici dorsali del midollo spinale o nel ganglio di un nervo cranico. Le fibre provenienti dalle strutture
orofacciali appartengono in gran parte al trigemino (V paio di nervi cranici) e terminano nel nucleo spinale del V, da cui ascendo-
no assoni diretti al talamo (tratto trigeminotalamico). Nel nevrasse, le terminazioni delle fibre afferenti prendono contatto con
interneuroni e con neuroni di proiezione. Gli assoni di questi ultimi ascendono nel midollo, prevalentemente nel cordone antera-
laterale del lato opposto, e si distribuiscono a diverse regioni del tronco dell'encefalo e del proencefalo, tra le quali la formazione
reticolare, il grigio periacqueduttale, l'ipotalamo, il talamo mediale e laterale. Neuroni rispondenti a stimoli nocivi si trovano anche
nella corteccia parietale e del cingolo e in diverse altre aree neocorticali e limbiche.

della soglia ed aumento della risposta a stimoli mecca- l'area sensibilizzata (che sperimentalmente è stato stimato,
nici o termici, e dal prolungamento dell'attività oltre il a livello atticolare, dell'ordine di 6-7 volte) contribuisce
tetmine dello stimolo. Il conseguente aumento globale all'instaurarsi del dolore spontaneo da infiammazione e del-
de Il 'attività afferente della popolazione di recettori dal- l' iperalgesia per stimolazione della zona lesa (figura 12 .3).

129
Sistemi sensoria li

8,0
® 10
soglia dell'attivazione meccanica delle fibre Ao ®
10
·,!S meccanocettive nocicettive 7,0 l
8 8
·c: l
:l 6 6
6,0 l
~ 4 4 l
E "'
10 l ' l
~ 2 2 .~ 5,0 l '

D
l
iii
o o E
15 50 > 50 oc 4,0
!!!
Cl)
o
® 2,0 g-3,0 dopo la lesione
·;:::

sensazione di dolore

"'
.~
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iii
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sensazione J ®
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oc: 2,0
·...o/~ frequenza
'..L di scarica "'
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8_1,0
delle fibre C
·~
47
temperatura dello stimolo (°C) 41 43 45 47 49
temperatura (•C)

Figura 12.2- Risposte dei nocicettori meccanici e termici. A) Figura 12.3 - Modificazioni dell'intensità della sensazione
Distribuzione della soglia di attivazione delle fibre Ab mecca- dolorosa (A} e della risposta di nocicettori cutanei Ab (B) evo-
nocettive e meccanonocicettive della cute di ratto. La forza cate da stimoli termici tra 41 e 49 oc, dopo un'ustione di l
della stimolazione meccanica è riportata in ascissa. l mecca- grado della cute stimolata. La lesione provoca lo spostamento
nonocicettori sono caratterizzati da soglie molto più elevate. a sinistra delle curve stimolo-risposta, indicativo rispettiva-
B) Corrispondenza tra la sensazione dell'uomo e l'incremento mente di sensibilizzazione neuronale e di iperalgesia.
dell'attività di fibre afferenti nocicettive di tipo C della scimmia,
in seguito a stimolazione cutanea con temperature tra 41 e 49
oc. La relazione stimolo-risposta è in entrambi i casi di tipo
esponenziale: R = k (T- 34°)2,2.

Meccanismi La presenza di vari tipi di nocicettori e la molteplicità


di attivazione e sensibilizzazione degli stimoli in grado di attivarli suggeriscono l'esisten-
za di diverse class i di recettori di membrana. Per la dif-
ficoltà di isolare in maniera atraumatica le terminazioni
L'attivazione dei nocicettori può essere dovuta a cause nervose libere nei tessuti, le informazioni attualmente
esogene (traumi meccanici o stimoli termici, agenti chi- disponibili sulla trasduz ione nei nocicettori sono state
mici in grado di indurre infiammazione) od endogene, ottenute da esperimenti condotti, in vitro, su neuroni
come l'ischemia. Nel liquido extracellulare dei tessuti sensoriali primar i isolati enzimaticamente dai gangli
infiammati o lesi è aumentata la concentrazione di nu- delle radici dorsali e mantenuti in colh1ra. Le risposte di
merosi agenti in grado di determinare l 'eccitazione dei membrana del corpo cellulare e dell'albero dendritico so-
nocicettori pilimodali, quali H+, K+, bradichinina (BK) no, dopo alcuni giomi di colhlra, paragonabili a quelle di
e serotonina (figura 12.4). Queste sostanze provocano fibre nocicettive registrate in vivo. In un ce1to numero di
dolore se iniettate o applicate alla cute in concentrazioni neuroni sensoriali primari isolati, l'applicazione di uno
opp01tune. stimolo termico nell'ambito delle temperature nocive

130


Capitolo 12 - Dolore e analgesia

vasodilatazione

terminazione sensorlale

eccitazione sensibilizzazione

Figura 12.4- Le terminazioni nocicettive possono essere attivate (parte sinistra) o sensibilizzate (parte destra) da vari agenti
chimici liberati da stimoli nocivi e in corso di infiammazione. L'azione della bradichinina (BK) sui nocicettori può essere diretta o
indiretta, attraverso la liberazione di diverse sostanze. La formazione di bradichinina è favorita dal passaggio nel liquido intersti-
ziale del proprio precursore (chininogeno) in seguito alla vasodilatazione e all'aumento della permeabilità vascolare indotti da
neuropeptidi come la sostanza P e il CGRP (Calcitonin Gene Related Peptide), rilasciati dalle terminazioni delle fibre di piccolo
calibro.

determina la depolariz~azione della membrana e l'insor- è comune a diverse condizioni fisiopatologiche normal-
genza di una serie di potenziali d'azione (figura 12.5). mente associate a dolore, quali l' infiammazione e l'i-
Questa risposta è causata dal! 'apertura di canali cationi- schemia tissutali.
ci penneabili a diversi ioni monovalenti e al ca++. Il Gli ioni H+ e la BK sono anche in grado di sensibilizza-
fatto che la depolarizzazione possa essere indotta in re i nocicettori in vitro e in vivo, al pari di derivati del-
neuroni isolati suggerisce che gli stimoli termici sono in l 'acido arachidonico, come le prostaglandine (PG) e i
grado di provocare direttamente una modificazione con- leucotrieni, e di altre sostanze, come serotonina ed ade-
formazionale del recettore-canale, probabilmente senza nosina (figura 12.4).
la mediazione di sostanze chimiche liberate da altri tipi Sono stati attualmente identificati diversi meccanismi di
di cellule o dal tessuto interstiziale. È anche degno di sensibilizzazione, che coinvolgono entrambi la sintes i
nota il fa tto che in questo preparato in vitro non si os- di II messaggeri intracellulari.
serva il fenomeno della sensibilizzazione in seguito a Un primo meccanismo è legato all'azione della bradi-
stimoli ripetuti, se non dopo l'aggiunta di specifiche so- chinina, che attiva le fosfolipasi C e A 2 e quindi la pro-
stanze (vedere più avanti). teinchinasi C, riducendo la soglia di attivazione dei ca-
La soglia termica dei neuroni gangliari nocicettivi varia nali sensibili al calore e incrementandone la corrente.
tra 45 e 51 °C. Il recettore-canale sensibile al calore a Pertanto, l'incremento locale della temperatura caratte-
tutt'oggi più studiato è il TRPVl, che coincide con il ristico dei tessuti infiammati potrebbe contribuire, agen-
recettore per la capsaicina (una sostanza "pungente" pre- do su nocicettori sensibilizzati, alla genesi del dolore che
sente nel peperoncino). Esso risponde anche ad incre- generalmente accompagna l'infiammazione.
menti della concentrazione extracellulare sia di H+, sia di Un secondo meccanismo è innescato da PG, serotoni-
autacoidi come l'anandamide e di alcuni prodotti delle na ed adenosina, che attivano la cascata adenilicoci-
lipossigenasi. Questo recettore rappresenta La base mo- clasi ---+ AMPc ---+ proteinchinasi A. In particolare, un
lecolare della sensibilità polimodale dei nocicettori e del- effetto importante della proteinchinasi A è la diminui-
l'effetto additivo di diversi tipi di stimoli nocivi (fisici e zione della soglia di attivazione di canali voltaggio-di-
chimici). Va anche ricordato che una diminuzione del pH pendenti per il Na+ (detti "tetrodotossina-resistenti", in

13 1
Sistemi sensoriali

® ® stimolo (49 •c)

AO

>
.§. 20
"'<:
"'<: ~
~ o .Q
E neurone insensibile
E Cl>
Cl> E
E -20 'O
'O !<:
Cl> <a. neurone sensibile
~ -40 ~ o
<:
Cl>
oo o
N

oa. -60

-80

200 ms 25 ms

Figura 12.5- Risposte di neuroni nocicettivi primari a temperature nell'ambito nocivo, in un preparato in vitro. In A, variazioni
del potenziale di membrana. Si noti il treno di potenziali d'azione in concomitanza con lo stimolo termico. In B, variazioni della
corrente transmembrana (in blocco del voltaggio) indotte da stimoli termici nocivi (traccia superiore) in un neurone termosensibi-
le e in un neurone insensibile. Nel neurone insensibile lo stimolo produce un effetto aspecifico, pressoché istantaneo, sulla sta-
bilità di membrana (traccia intermedia). Nel neurone sensibile all'effetto aspecifico si sovrappone un'ampia corrente di membra-
na, diretta verso l'interno (traccia inferiore).

quanto non sensibili a basse dosi della tossina) recente- come le prostaglandine e le catecolamine e da modifica-
mente identificati nei neuroni sensoriali di piccolo cali- zioni tissutali conseguenti ad ipossia.
bro, ove contribuiscono alla genesi del potenziale d'a-
zione. Mentre il primo meccanismo determina un incre- Articolazioni - Gran parte delle afferenze articolari è
mento specifico della risposta a stimoli termici, con costituita da fibre di piccolo calibro (gruppi III e IV). In
questo secondo meccanismo i nocicettori vengono sen- condizioni basali, molte di esse non sono attivabili (no-
sibilizzati ad ogni tipo di stimolo. cicettori "silenti"); altre rispondono solo alla pressione
Alcune prostaglandine, come la PGE, hanno un ruolo nociva o a posizioni estreme dei capi articolari . Tut-
importante nel dolore da infiammazione. Infatti, l' effet- tavia, in condizioni di infiammazione (attrite), le fibre
to analgesico di farmaci come l'acido acetilsalicilico, afferenti vanno incontro a sensibilizzazione, mostrando
l 'indometacina o altri antinfiammatori non steroidei è una risposta anche durante i movimenti dell'atticolazio-
legato, principalmente, all'effetto periferico di inibizio- ne. Sostanze liberate dai nocicettori, come la sostanza P,
ne dell'attività ciclossigenasica. sembrano contribuire al danno articolare in corso di in-
fiammazione.
Nocicettori
somatici profondi e viscerali Meningi - La dura madre e le leptomeningi sono ricca-
mente innervate da nocicettori di tipo C, particolarmen-
Muscolo- Un'alta percentuale (almeno il 40 per cento) te presenti nella parete dei vasi sanguigni. I neuroni sen-
delle fibre afferenti muscolari dei gruppi III e IV è con- soriali del ganglio trigeminale di Gasser danno origine a
nessa a nocicettori (altre fibre III e IV sono coinvolte fibre che raggiungono i vasi diretti alla dura madre e al
nella sensazione di pressione profonda, nella termore- parenchima cerebrale. La stimolazione elettrica di que-
golazione e nella regolazione riflessa dell'attività cardio- ste fibre determina rilascio di neuropeptidi e infiamma-
polmonare durante l'esercizio fisico). Esse si distribui- zione neurogenica, che può avere un ruolo patogenetico
scono al tessuto connettivo presente tra le fibre musco- in alcune fonne di cefalea. A livello spinale, fibre C si
lari, ai tendini e alla parete dei vasi sanguigni. I nocicettmi distribuiscono alla pia madre e alle radici ventrali.
muscolari possono essere stimolati da numerosi agenti
chimici, quali soluzioni ipettoniche (4,5-6 per cento) di Apparati gastroenterico e urogenitale - La presenza
NaCl, soluzioni isotoniche di KCI, bradichinina, serotoni- di nocicettori specifici a livello viscerale è stata a lungo
na e istamina, e da stimoli meccanici intensi. In condizio- oggetto di controversia. Stimoli in grado di evocare do-
ni basali, non rispondono alla contrazione muscolare o lore nell'uomo (come la distensione meccanica delle pa-
all'ischemia. Tuttavia, una quota di essi è attivata se il reti esofagea, iliaca o colica con pressioni superiori a 50-
muscolo viene contratto in condizioni ischemiche, o di 60 mmHg) non determinano danno tissutale. D'altro
infiammazione. Possono essere sensibilizzati da sostanze canto, la stimolazione meccanica o termica di porzioni

132

l
Capitolo 12 - Dolore e analgesia

del tubo digerente, ad intensità nocive, non provoca di


norma dolore se non viene interessata una zona relativa-
mente estesa di un viscere infiammato. È da sottolineare
che la densità di innervazione afferente dai visceri è
relativamente bassa: è stato stimato che le cellule senso-
riali di I ordine che mandano assoni ai visceri toracici
ed addominali costituiscano solo il 5-l O per cento della fibra afferente amielinica
popolazione totale dei gangli spinali. dalla vescica
Su queste basi, è stato proposto che, a differenza del do-
lore somatico che deriva dall'attivazione di una specifica
classe di recettori ad alta soglia, il dolore viscerale sia il
risultato dell'attivazione ad opera di stimoli intensi di una
popolazione di recettori a bassa soglia, e che sia necessa-
ria la sommazione di impulsi da numerose fibre afferenti.
Tuttavia, in alcuni distretti viscerali (esofago, cistifellea e Figura 12.6 - Risposte di una fibra afferente amielinica dalla
vescica urinaria (tracciato inferiore) ad incrementi graduati della
dotti biliari, colon, apparato urogenitale), sono state re-
pressione intraluminale (tracciato superiore) e all'iniezione intra-
centemente identificate fibre afferenti di piccolo calibro vescicale di una sostanza irritante (olio di senape), che induce
paragonabili ai nocicettori polimodali somatici, caratte- infiammazione ed eccita i nocicettori. Si noti l'assenza di scari-
rizzate da alta soglia a stimoli meccanici e risposte a sti- ca spontanea della fibra, la risposta graduata alle modificazioni
moli chimici. Esse si distribuiscono alla mucosa, o alle della pressione intravescicale e l'attivazione prolungata dopo
altre tuniche, e rispondono maggiormente se il viscere è stimolo chimico.
infiammato (figura 12.6). Questi recettori rappresentano
la banda estrema di una classe più ampia che risponde a il precursore della bradichinina (chininogeno). La bradi-
stimoli meccanici. chinina dete1mina, tra l'altro, la liberazione di sostanze
quali istamina e serotonina, a loro volta dotate di effetti
Apparato cardiovascolare - Nocicettori polimodali pre- sui vasi del microcircolo e sui nocicettori (figma 12.4).
senti nella parete vasale, che rispondono a stimoli termici, Pertanto, i peptidi rilasciati dai nocicettori hanno un ruolo
meccanici od osmotici, sono verosimilmente implicati nel nella genesi dell'infiammazione conseguente a danno tis-
dolore a pattenza da vasi arteriosi o venosi. sutale e contribuiscono indirettamente ad amplificare l'at-
La maggior parte delle fibre afferenti dalle cavità ventri- tivazione dei nocicettori stessi.
colari cardiache e dai vasi coronarici presenta attività
spontanea e bassa soglia per stimoli meccanici. Alcune VIE CENTRALI ,
fibre rispondono all'occlusione coronarica, stimolo effica- DELLA SENSffiiLITA DOLORIFICA
ce nell'indurre dolore cardiaco ischemico (angina) nel-
l'uomo. I possibili meccanismi di attivazione includono Neuroni nocicettivi del midollo spinale
distorsioni meccaniche della parete o sostanze liberate a
livello tissutale, quali bradichinina, serotonina, adenosina, All'entrata nel midollo, gli assoni provenienti dalla cute si
lattato, H+ e K+. distribuiscono secondo un'organizzazione somatotopica
precisa. Le fibre viscerali hanno un tenitorio di distribu-
Funzione efferente zione più ampio, che si estende a diversi segmenti spinali.
Le fibre afferenti nocicettive terminano ne lla porzione
Le fibre di piccolo calibro dei nervi periferici hanno vero- superficiale del corno dorsale ipsilaterale, a livello delle
similmente, in aggiunta al proprio ruolo sensoriale, anche lamine I e II e, in parte, in lamine più profonde, soprat-
funzioni efferenti quali, in pa1ticolare, la regolazione del tutto V e X (figura 12.7). Esse contraggono sinapsi ecci-
microcircolo e della permeabilità vascolare (funzione tatorie con i neuroni di II ordine; il neuromediatore pri-
vasoattiva). Una sottopopolazione di neuroni nocicettivi mario è il glutammato che, in una quota di fibre, può
di I ordine sintetizza peptidi quali la sostanza P, la neuro- essere liberato ins ieme a uno o più neuropeptidi, come
chinina A, la somatostatina e il CGRP (Calcitonin Gene la sostanza P, la neurochinina A e il CGRP. Il glutam-
Related Peptide) . Questi sono trasportati dal corpo cellu- mato agisce su diversi tipi di recettori presenti nei neu-
lare alle terminazioni assonali, sia periferiche che central i. roni spinali, alcuni dei quali (recettori AMPA e kainato)
L'attivazione di una tenninazione periferica può deteimi- detenninano l'insorgenza nei neuroni spinali di potenziali
nare attraverso un riflesso assonale il rilascio di neuropep- postsinaptici eccitatori (EPSP) a rapida insorgenza e a
tidi dalle altre branche della stessa fibra. La liberazione di breve durata (nell'ordine dei millisecondi); altri (recettori
sostanza P e CGRP induce vasodilatazione e aumento N-metil-D-aspartato o NMDA) danno o rigine a EPSP
della penneabilità vasale, con conseguente passaggio nel- più lenti (decine, centinaia d i millisecondi); altri ancora
l' interstizio ed attivazione di proteine plasmatiche, tra cui (recettori metabotropi) inducono l'attivazione, mediata

133
Sistemi scnsoriali

120

90
'

l; -.!!1
l c. 60

30

30 60 90 120 150

neurone n ocicettivo
specifico
90 schiacciamento

o 30 60 90 120 150
t empo (s)
Figura 12.7- Schema della terminazione nel corno dorsale Figura 12.8 - Risposte di neuroni spinali nocicettivi specifici e
del midollo delle fibre nervose di piccolo calibro (M e C) e di non specifici della scimmia alla stimolazione meccanica inno-
grosso calibro (Aa, Al)). Le fibre nocicettive A& e C, prove- cua (spazzola, pressione) o nociva (pizzicamento, schiaccia-
nienti dai tessuti superficiali, stabiliscono contatti sinaptici con mento) di diversa intensità della porzione eccitatoria (+) del
l'albero dendritico di neuroni di Il ordine nelle lamine l, Il e V campo recettivo. l neuroni specifici rispondono solo a stimoli
del corno dorsale del midollo. L'informazione nocicettiva può francamente nocivi e hanno in genere campi recettivi piccoli; i
raggiungere i neuroni situati nelle lamine profonde anche me- neuroni non specifici rispondo no sia a stimoli innocui che
diante interneuroni eccitatori. Gli assoni delle cellule di proie- nocivi ed hanno campi recettivi più grandi, con il centro (area
zione, aventi il corpo cellulare nelle lamine l e V, generalmen- scura) più sensibile della periferia (area tratteggiata). In en-
te decussano al lato opposto. trambe le classi di cellule, l'attività può essere inibita (-) dalla
stimolazione di altre zo ne del corpo.
da una proteina G, di catene metaboliche intracellulari·
(capitolo 6). La sostanza P ed altri neuropeptidi inducono ® basale
in molti neuroni spinali incrementi dell'eccitabilità a lenta 60
insorgenza e a lunga durata (flno a decine di minuti).
Sono stati identificati due tipi di neuroni nocicettivi spina-
li (flgura 12.8). La prima classe di cellule (nocicett ive spe- 30
cifiche) risponde esclus ivamente a stimoli nocivi. La
seconda classe è costih1ita da neuroni la cui attività è
aumentata da stimolazione meccanica non nociva, ma
ulteriormente incrementata se l ' intensità dello stimolo o
raggiunge livelli nocivi (cellule nocicettive non specifi-
che); su di essi convergono quindi infonnazioni nocicetti-
ve (da fibre Aù e C) e meccanocettive (da fibre A~). Di-
versi neuroni nocicettivi non specifici ricevono, inoltre,
afferenze convergenti dalla cute e da tessuti profondi, dopo raffreddamelltO
® 60
Figura 12.9 - Risposta di un neurone spinale a stimoli elettrici
che attivano tutte le fibre afferenti del nervo tibiale. In condi-
zion i basali (A), si registra una salva di potenziali d'azione
(primo picco) indotta dall'attivazione di fibre mieliniche e, dopo 30
un intervallo dovuto alla differente velocità di conduzione, una
risposta più prolungata alle afferenze amieliniche. Dopo bloc-
co termico della conduzione nervosa nei quadranti dorsolate-
rali del midollo (parte sinistra della figura) , la componente tar- o
diva della risposta è notevolmente incrementata (B). Ciò sug-
gerisce un'inibizione tonica dell'attività di circuiti nocicettivi spi-
nali da parte di fibre discendenti da centri più rostrali.
0

t stimolo
1.000 ms

134

l
Capitolo 12- Dolore e analgesia

Inserto l - Dolore riferito


Una caratteristica delle patologie in-
fiammatone o tschemiche det vi-
sceri è l'induzione di un dolore che
vtene avvertito (o proiettato) in stmt- angina
ture somaticht:: profonde (muscoli) o pectoris ~----.f.- Infiammazione
superficialt, generalmente con deri-

y
Infarto o del diaframma
vazione metamenca comune al vi- del mlocardio e-----,'"+- infiammazione
del peritoneo
scere affetto. Questo fenomeno è sta- parietale
to denominato dolore nfento da Hen- nell'appendicite
ry Head (1893). Le zone dt prmez10ne
del dolore vtscerale sono caratteristi-
che per ogni viscere e sono quindi di
aiuto per la diagnosi. Per esempto, il
dolore cardiaco è caratterizzato da
una sensaz10ne dt dolore costnttivo
in sede retrostemale (area nera) che
può successivamente inadiarsi alla
spalla, alla porztone mediale dell'ar-
to superiore (segmenti C8-D4 ). al dolore
collo e alla mandibola (segmenti C2- della colecisti -.:::--T----t• \
e vie biliari P~?=\-- dolore
C3) (area grigia nella figura 1 A). Il

y
dolore o della pelv1 renale
dolore provocato da affezioru delle pancreatico -..:--r-;-uretere
vie urinane, delle vte bihari o dell'ap- - !'--+--+ Colica renale
pendice cecale è nferito a regiom pe- vescica
culiari del tronco (figura 1 B-D). Il
dolore rifento può o meno es ere ac-
compagnato da iperalgesia e allodinìa Figura 1 - P1o1eztoni tipiche del dolore provocato da alcune affez1on1 viscerah. Le aree
nella zona somatica dt proiez10ne. tn nero rappresentano le sed1 di eleztone; le aree 1n gngto le zone di proteztone del dolo-
Questo può essere testata climcamen- re 1n corso d1tschemta cardtaca (A) e colica renale (D)
te: m presenza di iperalgesia, una Figura 2 - Schema illustrante la convergenza d1 f1bre
pressioue moderata della zona mte- v1scerah e somallche sugli stess1 neurom di pro1ez1one,
ressata induce dolore (punti cutanei s1tuat1 nel corno dorsale del midollo. St ntiene che c1ò s1a
bersaglio, tipici per ogru vtscere). alla base del dolore ntento a strutture somat1che 1n segui-
Il meccarusmo ptù probabile del do- to ad affez1on1 vJscerali
lore riferito è la convergenza di fibre
afferenti dai visceri e dat distrettt so- gmto ad affezioru viscerali può esse-
mattci con denvazione metamenca re anche tn relaz10ne all 'incremento
comune, sugh stessi neuroni sprnali riflesso del tono muscolare e delle ef-
di prmez10ne (figura 2). I centn cere- ferenze sunpattche, o ad alterazwm
brah interpreterebbero m ogni caso i dell'atttvità dei 5istemi discendeutt dt f ibre nervose
viscerali
segnali dt questi neurom come con- controllo. L'iperalgesta e l 'allodinìa
seguenti a sttmolazione dt stmtture sono in relazione a modtficaziom del- . l
f 1bre nervose
somatiche. Il dolore somatico in se- l'eccitabtlità dei neurorn centrali. cutanee

inclusi i distretti viscerali. Ciò costituisce probabilmente il ni nocicettivi spinali sono modulate da meccanismi pre- e
substrato anatomofisiologico del fenomeno clinico del postsinaptici, mediati da vari tipi di intemeuroni presenti
dolore riferito (inserto l). nel como dorsale. Inoltre, i circuiti spinali sono sotto il
I neuroni nocicettivi, specifici e non specifici, possono controllo di sistemi discendenti dal tronco dell'encefalo
essere sia neuroni di proiezione, che inviano il proprio (figura 12.9). I sistemi intraspinali e discendenti possono
assone ai centri sovraspinali, sia intemeuroni facenti parte avere effetti sia facilitatori che inibitori e svolgono un
di circuiti intraspinali. molo importante nella regolazione dei riflessi nocicettivi e
La trasmissione dell'infonnazione nocicettiva dalle tenni- dell'attività dei neuroni di proiezione coinvolti nella per-
nazioni delle fibre afferenti primarie e l'attività dei neuro- cezione del dolore (sistemi antinocicettivi endogeni).

135
Sistemi sensoriali

Vie ascendenti al talamo


e alla corteccia cerebrale
La via più importante attraverso la quale le informazio-
ni nocicettive raggiungono i centri sovraspinali è la via
anterolaterale (crociata) (figura 12.1 ). Essa contiene as-
soni di neuroni di proiezione ascendente che decussano
l-2 segmenti al di sopra del corpo cellulare, deconono
nel cordone anterolaterale del midollo spinale e nel lem-
nisco spinale e terminano in diverse regioni del tronco
dell'encefalo e del diencefalo. Questa via trasmette an-
che informazioni termiche e, in parte, meccanocettive.
Esiste una distribuzione somatotopica: le fibre prove-
nienti dai segmenti spinali inferiori sono disposte all'e-
sterno, quelle dai segmenti superiori progressivamente
più internamente (figura 12.1 0). L' intenuzione del cor- Figura 12.1 O • Disposizione somatotopica delle fibre ascen-
done anterolaterale di un lato induce deficit della sensi- denti nel cordone anterolaterale del midollo cervicale. Gli as-
bilità termica e dolorifica della metà controlaterale del soni provenienti dai segmenti sacrali (S) sono localizzati late-
ralmente, quelli dai segmenti lombari (L), toracici (T) e cervicali
corpo, a pa1tire da alcuni segmenti al di sotto del livello (C) progressivamente in posizione più mediale.
della lesione. Tuttavia, stimoli nocivi molto intensi sono
ancora in grado di evocare dolore, probabilmente attra-
verso altre fibre ascendenti, provenienti da neuroni no-
cicettivi ad alta soglia situati nella lamina I, che decor- Le caratteristiche funzionali dei neuroni nocicettivi tala-
rono nel funicolo dorsolaterale del midollo spinale e mici sono in parte diverse nel talamo mediate e nel tala-
terminano soprattutto nel mesencefalo e nel talamo po- mo laterale (figura 12.11 ). Nei nuclei ventroposterolate-
steriore; inoltre, una piccola quota di fibre decorre ipsi- rale e ventroposteromediale si trovano, tra la maggio-
lateralmente. ranza di neuroni che rispondono a stimoli innocui, an-
Tra i fasci ascendenti che trasportano informazioni no- che cellule nocicettive specifiche e non, che rispondono
cicettive, il più estesamente studiato è quello spinotalami- a stimoli nocivi meccanici o tennici e sono caratterizza-
co, prevalentemente crociato, che raggiunge sia il talamo te da campi recettivi piccoli, per lo più controlaterali. Esse
laterale (via neospinotalamica), che il talamo mediate (via proiettano in modo specifico alla corteccia somatosenso-
paleospinotalamica). Assoni di neuroni nocicettivi spinali riale primaria (S I). Recentemente, è stata identificata nel
si distribuiscono tuttavia a diversi altri centri cerebrali, primate un'altra regione talamica (nucleo ventromediale
come la fonnazione reticolare del tronco dell' encefalo, la posteriore), organizzata somatotopicamente, che riceve af-
regione parabrachiale pontina, la sostanza grigia periac- ferenze dalla lamina I del midollo spinale e contiene
queduttale, le lamine profonde dei collicoli superiori e l'i- un'alta percentuale di neuroni che rispondono in modo
potalamo (figura 12.1 ). In ognuna di queste stazioni sono specifico e graduato a stimoli nocivi o tennici. Il talamo
stati identificati neuroni che rispondono a stimoli nocivi. posterolaterale è verosimilmente coinvolto in aspetti sen-
Si ritiene che i diversi circuiti sovraspinali che elaborano soriali-discriminativi del dolore, come 1'identificazione
le informazioni nocicettive siano coinvolti nella genesi dei della sede, della natura e dell'intensità dello stimolo nocivo.
vari aspetti del dolore, qua li la reazione di allarme, le Nei nuclei intralaminari, e in altre regioni del talamo
modificazioni della sfera sensoriale ed affettiva e i riflessi mediate ed anteriore, sono presenti neuroni nocicettivi
somatici e vegetativi ad esso associati. Per esempio, la con caratteristiche diverse (campi recettivi ampi, spesso
fo1mazione reticolare proietta a sua volta a nuclei talamici bilaterali, fino ad includere l ' intera superficie corporea).
(via spinoreticolotalamica) ed è verosimilmente coinvolta Queste caratteristiche, e le attuali conoscenze sulle effe-
nella genesi della reazione di allarme e nell'integrazione renze dei neuroni talamici mediali, che proiettano ai gan-
di risposte motorie allo stimolo nocivo. Le efferenze dai gli della base o ad ampie zone della cmteccia cerebrale (in
nuclei parabrachiali raggiungono strutture limbiche, come specie frontale e cingolata), suggeriscono che i circuiti a
l'amigdala, che ha un ruolo impo1tante nella modulazione pa1tenza da questi nuclei contribuiscano alla genesi della
del compmtamento emozionale. Oltre ai centri sopra elen- componente motivazionale-affettiva del dolore.
cati, l' infmmazione nocicettiva raggiunge direttamente o Diverse osservazioni sperimentali e cliniche suggerisco-
indirettamente gruppi cellulari serotonergici (nuclei del no l'impmtanza della cmteccia cerebrale nei meccanismi
rafe), noradrenergici (focus ccem/eus) e dopaminergici del nocicettivi. Neuroni nocicettivi, specifici e non, sono pre-
tronco dell'encefalo, che danno origine a proiezioni ascen- senti nella corteccia parietale, cingolata e frontale in
denti ad ampie regioni del diencefalo e telencefalo e, in diverse specie animali. Nell'uomo la stimolazione nociva
pa1te, a fibre discendenti al midollo spinale. della cute induce modificazioni del flusso ematico distret-

136
Capitolo 12- Dolore e analgesia

campi recettivi

neuroni spinotalamici neuroni spinotalamici


che proiettano al talamo laterale che proiettano al talamo media le
(fascio neospinotalamico) (fascio paleospinotalamico)

Figura 12.11 - Diversa estensione dei campo recettivo di neuroni spinali lombari che proiettano al talamo laterale (a sinistra) o
al talamo mediale (a destra) nella scimmia. Aree scure: zone di massima sensibilità; aree tratteggiate: zone di minor sensibilità.
Le stesse caratteristiche si trovano rispettivamente in neuroni del talamo laterale e mediale.

tuale (la cui entità è in relazione diretta ali 'attività neura- tenzialmente lesivi. Per esempio, il riflesso flessorio inne-
le), n eli' area somatosensoriale primaria e secondaria, scato dal contatto con un corpo a temperatura elevata
nella c01teccia del cingolo e in aree corticali frontali ed tende ad allontanare l'a1to dalla sorgente nociva; l'aumen-
insulari. Inoltre, piccole lesioni localizzate della corteccia to della fi·equenza cardiaca indotto dagli stimoli nocivi è
parietale possono indulTe deficit controlaterali della per- espressione dall'attivazione delle efferenze ortosimpati-
cezione di stimoli nocivi. che, che consente di mobilizzare rapidamente riserve
Porzioni della corteccia cingolata anteriore e frontale, in energetiche ed affrontare sih1azioni di emergenza. All'au-
associazione con s1lutture del sistema limbico, appaiono mentata attività del sistema ortosimpatico si associa quella
imp01tanti nell'elaborare la dimensione affettiva e cogniti- dell'asse ipotalamo-ipofisi-sulTene, con conseguente in-
va del dolore. L'intem1zione chirurgica selettiva di fasci cremento dei livelli circolanti degli onnoni tipici della
di sostanza bianca, che connettono alcune di queste aree, reazione allo sn·ess, come ACTH, cottisolo e catecolami-
come la trattotomia frontale media/e sottocaudata e, ne. In corso di dolore patologico, possono verificarsi mo-
soprattutto, la cingulotomia, può dare buoni risultati in dificazioni prolungate dell'attività di determinati gmppi
alcuni casi di dolore cronico, con imp01tanti componenti muscolari. Per esempio, processi flogistici a carico delle
ansiose o depressive, resistenti ad altre forme di terapia. meningi sono caratterizzati da dolore intenso e contrazio-
Dopo l 'intervento, la percezione degli aspetti sensoriali ne tonica dei muscoli della nuca e del dorso, che riducono
del dolore è di n01ma conservata, ma la sofferenza asso- o rendono impossibili detenninati movimenti (tipicamen-
ciata al dolore cronico è grandemente ridotta. te, la flessione del capò) ed evitano così lo stiramento
Le attuali conoscenze sull'organizzazione anatomofunzio- meccanico dei nervi cranici e delle radici spinali.
nale del sistema dolorifico suggeriscono quindi la presen- I tiflessi innescati dalla stimolazione nociva intensa e pro-
za di distinti circuiti talamoc01ticali e limbici, coinvolti lungata possono htttavia avere conseguenze assai dannose
nell'elaborazione "in parallelo" dell'informazione noci- per l'organismo. Una condizione paradigmatica, ed este-
cettiva. samente indagata, è il dolore postoperatorio, indotto dalla
stimolazione dei nocicettori tissutali in seguito al trauma
Riflessi nocicettivi chirurgico (insetto 2). Se il paziente non viene adegua-
tamente trattato con blocchi anestetici o fannaci analge-
Gli stimoli nocivi inducono, di norma, risposte riflesse sici, i meccanismi riflessi associati al dolore postopera-
somatiche e vegetative la cui entità è in relazione all'in- torio possono in alcuni casi determinare serie modifica-
tensità, durata e sede della stimolazione. I riflessi nocicet- zioni d eli' omeostasi, che contribuiscono ali' instaurarsi
tivi hanno un ruolo protettivo a fronte di eventi acuti po- della malattia postoperatoria.
l
i
l
l~- 137
Sistemi sen soriali

Inserto 2
. Dolore postoperatorio
Ogni intervento chirurgico, pur limi-
tato e standardizzato, comporta trau-
ma ttssutale e atttvazione det nocl-
cetton della zona lesa. Ciò determi-
na, nella maggtor parte dei casi, la
comparsa dt dolore, una volta svam- afferenze
nocicettive
to l'effetto dei farmaci anestetici. Il
dolore postoperatono deve essere trat-
tato, o megho prevenuto, al fine di
mirumizzare l'tmpatto dell' interven-
to chinu·gico sulla sfera psich1ca e di
prevenire l' msorgenza di alterazioru
omeostattche.
I nflesst somattct e vegetativt mdottt
dalla stunolaz10ne nociva prolungata
possono mfattt nsultare dannosi per
l' orgamsmo, particolarmente dopo
mtervent1 grav1 e d1 lunga durata.
L'aumentata att1vttà efferente tmpa-
tlca può, per esemp1o, determinare
vasocostnzwne e tpossia periferica,
con conseguente sens1b1lizzazwne
de1 noc1cettori, e innescare così un
circolo viz1oso che si autoalimenta. volume ùt etezione mdotti dall'au- l'effictenza del ststema immunitario,
Analogamente, la contrazione mu- mentata attività mtosimpattca indu- con conseguente maggior tischio dt
scolare tomca riflessa da sti.molazio- cono incrementi del consumo di os- infezioni. Studi recenti hanno infatti
ne noctva dt stmtture profonde può sigeno del miocardto. Si verifica pa- dimostrato che, in pazienti sottoposti
contnbui.re al mantenimento del do- rallelamentt: un onentamento del me- a gravi interventi chirurgici, l 'inci-
lore e determinare altri effetti indesi- taboltsmo m senso catabolico, favo- denza globale di complicanze, d1 in-
derati. Nella figura sono schematiz- rito dall'att1vazwne dell'asse ipotala- fezioni e la mortahtà sono stgntfica-
zati t correlati del dolore toracico, che mo-tpofist-surrene con aumentato tivamente tnfelio11 se 1l flusso d1 in-
può mtetfenre con la normale espan- rilascto dt ACTH. cortisolo e cateco- formazioni nocicetttve vtene preve-
siOne della gabbta toractca e quindt lamine, aspetti t1pic1 della reazione nuto già m corso d1 mtervento, per
con la fi.mzwne resptratoria. allo stress. Questt ed altrt fatton neu- esempiO mediante la sommmistra-
L'aumento delle re tstenze penfeli- roendocnm possono deterrrunare, in ztone di anestetici locah a livello pe-
rhe. della frequenza cardtaca e del ultima anahst, la dimmuzione del- nferico o spinale.

PSICOFISIOLOGIA DEL DOLORE applicazione dello stimolo nocivo che può essere soppOtta-
to). L'intensità della sensazione può essere valutata con
Misura del dolore scale nominali (per esempio: lieve, moderato, forte, for-
tissimo, atroce) o con tecniche co me l'analogo visivo di
La valutazione de lle caratteristiche e dell 'intensità del Scott-Huskisson (figura 12.12). Tuttavia, è importante sot-
dolore, e dell'attività del sistema nocicettivo, è impor- tolineare che l'intensità è solo uno degli aspetti del dolore:
tante sia dal punto di vista sperimentale che clinico. sono importanti, e possono va1iare da caso a caso, il profilo
Esistono diversi metodi di indagine. temporale e la distribuzione spaziale, la qualità della sensa-
Tecniche soggettive. Si basano sulla valutazione introspetti- zione, la tipercussione sulla sfera emotiva e, nel caso del
va da patte del soggetto sperimentale o del paziente e sono dolore clinico, sull'attività del paziente. Approcci multidi-
le uniche che fomiscono una misura diretta dell'espe1ienza mensionali, come il questionatio semantico del dolore ela-
di dolore. Sperimentalmente, possono essere determinati borato all'Università McGill di Montreal, sono quindi
diversi parametri, come la soglia (intensità minima dello molto utili, soprattutto in campo clinico. Al paziente viene
stimolo che provoca una sensazione di dolore) o la tolleran- chiesto di scegliere tra una rosa di aggettivi, divisi in sotto-
za del dolore (l ' intensità massima o il tempo massimo di classi relative alla sfera sensoriale, affettiva e valutativa,

138
Capitolo 12 - Dolore e analgesia

massimo dolore
Dolore somatico superficiale
10
In condizioni fisiologiche, cioè ·in assenza -di lesioni tis-
/
/ --2 sutali o nervose, il dolore può essere provocato dalla
/
stimolazione di punti circoscritti della cute, distinti da
12. ."' quelli per il caldo, freddo o tatto-pressione. I punti cuta-
/
/
nei per il dolore sono più numerosi (in media 40/cm2)
/ / dopo morfina
,~ (0,08 mg/kg)
di quelli delle altre modalità somatiche; essi costituisco-
no, verosimilmente, le zone di distribuzione delle termi-
2'" nazioni nocicettive.
0~---,-----r----.---~r- In seguito a stimolazione nociva termica o meccanica
nessun dolore 45 47 49 51 della cute degli atti e dell'addome, è possibile distinguere
temperatura (°C)
due sensazioni che si susseguono con un brevissimo inter-
vallo: un primo dolore di tipo acuto, pungente, e un se-
Figura 12.12 - Analogo visivo di Scott-Huskisson ( Visua/ condo dolore più prolungato, di tipo urente. Essi sono in
Analogue Scale, o VAS). Viene chiesto al soggetto di indicare, relazione all'attività di due popolazioni di fibre afferenti:
l'intensità del dolore percepito su di un segmento di 1o cm di nocicettori Af:J, caratterizzati da risposta immediata ed
lunghezza, un'estremità del quale rappresenta assenza di do- intensa a stimoli nocivi e da velocità di conduzione più
lore e l'altra il massimo dolore immaginabile. Misurando la di-
elevata (in media 15 m/s) per il primo dolore, e nocicettori
stanza tra il punto indicato e lo O, si ricava il valore relativo su
scala decimale. Di semplice applicazione, questo metodo può
C, con velocità di conduzione molto minore (0,5-1 m/s),
essere utilizzato per quantificare l'effetto analgesico dei far- per il secondo dolore. Date le ridotte distanze da percorre-
maci. Per esempio, una dose standard di morfina determina re, a livello dei nervi cranici primo e secondo dolore non
(grafico a destra), una diminuzione, ma non la scomparsa, del vengono più differenziati l'uno dall'altro.
dolore provocato da stimoli nocivi termici (45-51 °C}. Esistono diverse prove che fibre afferenti di tipo Af:J e C
sono responsabili del dolore cutaneo nell'uomo:
l) la stimolazione elettrica della cute o di un nervo cuta-
neo, con intensità tali da attivare le fibre di p iccolo
calibro, provoca dolore (pungente quando si attivano
quelli che meglio descrivono la sua esperienza soggettiva.
le fibre Af:J, urente se vengono stimolate le fibre C),
Per esempio, sotto il profilo sensoriale il dolore può essere
mentre la stimolazione delle sole fibre A~ non induce
definito come periodico o persistente, pulsante o martellan- dolore in condizioni fisiologiche;
te, diffuso o localizzato, penetrante o costrittivo, vivo o
2) il dolore urente da stimolazione delle fibre C persiste
sordo; sotto il profilo affettivo, debilitante o snervante,
in condizioni in cui l'attività di tutte le fibre mieliniche
angosciante o deprimente; dal punto di vista di una valuta-
è bloccata (per esempio mediante ischemia o pressio-
zione generale, noioso, preoccupante o assillante, fastidioso
ne), mentre è prevenuto dall'iniezione di anestetici lo-
o invalidante. In base al numero e al tipo di parole scelte è
cali che, a basse concentrazioni, bloccano la trasmis-
possibile calcolare un indice totale di dolore, o indici sepa-
sione dei potenziali d'azione selettivamente nelle fibre
rati che descrivono l'intensità della componente sensoriale di piccolo calibro;
o di quella emozionale. 3) la relazione tra intensità della stimolazione termica
Le alterazioni comportamentali associate al dolore, come
(nell'intervallo di temperature che evocano dolore nel-
la mimica facciale, le modificazioni della postura e la com- l'uomo) e intensità della risposta di singole fibre C è di
promissione di attività motorie, per esempio la deambula-
tipo esponenziale, come quella della risposta psicofisi-
zione, sono utili per valutare l'attività del sistema nocicetti-
ca nell'uomo (figura 12.2 B). La soglia del dolore ter-
vo in soggetti in cui la comunicazione verbale è assente
mico (in media, intomo a 44-45 °C) è di poco superiore
(bambini piccoli, adulti con problemi di linguaggio).
a quella della maggior parte dei nocicettori.
Tecniche fisiologiche. Indagano direttamente o indiret-
tamente l'attività di strutture del sistema nervoso in cor- È possibile, soggettivamente, discriminare qualità, sede,
so di dolore. Si può, per esempio, valutare l'entità delle intensità e profilo temporale del dolore. Queste caratteri-
risposte riflesse somatiche (registrazione elettromiogra- stiche percettive dipendono sia dalla codifica dello stimo-
fica) o vegetative (per lo più aspecifiche: modificazioni lo da patte delle fibre afferenti periferiche, sia dai processi
della frequenza cardiaca, della resistenza o della tempe- di elaborazione centrali dell'informazione nocicettiva.
ratura cutanea) oppure, con tecniche più raffinate, l'atti- Esistono meccanismi centrali di sommazione spaziale e
vità di fibre afferenti periferiche (microneurografia) o di temporale degli effetti degli impulsi afferenti nocicettivi.
popolazioni di neuro n i centrali (elettroencefalografia, Per esempio, la sensazione di dolore continua di nom1a
magnetoencefalografia, tecniche di studio del flusso e del per un certo tempo oltre la cessazione deli 'attività nelle
metabolismo cerebrale distrettuale). fibre afferenti. Inoltre, se brevi stimoli nocivi tennici ven-

139
Sistemi sensoriali

gono ripetuti a intervalli inferiori a 3 s, l'intensità percepi- curva della funzione psicofisica che lega l' intensità del
ta del secondo dolore (mente) aumenta progressivamente dolore a quella dello stimolo ed è caratterizzata da abbassa-
(sommazione temporale). Stimoli nocivi determinano un mento della soglia ed incremento dell'intensità del dolore
dolore di intensità maggiore se applicati a più zone adia- percepito in seguito a stimolazione nociva (figura 12.3). Si
centi della cute (sonunazione spaziale). Di converso, uno distingue un 'iperalgesia primaria, che si verifica nella
stimolo intenso applicato ad un punto della cute detennina sede della lesione, e un ' iperalgesia secondaria, estesa alla
una sensazione di dolore che si irradia a zone circostanti. zona circostante. La prima è essenzialmente il risultato
È da notare che l'attività a bassa frequenza delle fibre no- della sensibilizzazione dei nocicettori itmervanti la zona
cicettive non induce dolore. Alcuni nocicettori C nell'uo- lesa. La seconda è in relazione a fenomeni plastici più
mo rispondono a stimoli meccanici che non vengono per- complessi, che avvengono a livello spinale (insetto 3),
cepiti come nocivi. Aumentando l'intensità della stimola- innescati dall'attivazione di recettori per il glutammato
zione e la dimensione della zona stimolata, aumentano la (NMDA) e per le neurochinine. Per allodinìa si intende
frequenza di scarica ed il numero dei recettori e dei neuro- l'insorgenza di dolore in seguito a stimoli meccanici nor-
ni nocicettivi centrali attivati e si evoca dolore. Studi di malmente innocui. Essa è dovuta a m odificazioni dell'ec-
stimo lazione elettrica del cordone anterolaterale del mi- citabilità dei circuiti spinali, mantenute da un 'attività pro-
dollo spinale nell'uomo indicano che l'attivazione degli lungata delle fibre afferenti nocicettive, in seguito alle
assoni dei neuroni nocicettivi non specifici induce dolore, quali l 'attivazione di fibre A~ determina una risposta
o altri tipi di sensazione, in relazione alla frequenza e al- maggiore del normale nei neu ro ni nocicettivi spinali .
l'intensità di stimolazione. Queste osservazioni suggeri- Iperalgesia e allodinìa possono persistere ore o anche gior-
scono l'esistenza di un meccanismo sovraspinale di inte- ni, in relazione all'entità e al perdurare del daru1o tissutale.
grazione delle informazioni ascendenti, che detennina un Queste modificazioni percettive sono sintomo caratteristi-
valore soglia di attività, superato il quale si origina la sen- co dei processi infianunatori non solo a livello cutaneo,
sazione di dolore. ma anche in distretti profondi somatici e viscerali. Ne
sono esempi comuni il dolore avvet1ito per spostamenti,
Iperalgesia e allodinìa - Una caratteristica dei processi anche lievi, dell'articolazione in corso di artrite, durante la
infianunatori o delle lesioni tissutali è l 'iperalgesia. Essa deglutizione in corso di faringite, o durante la minzione in
può essere definita come uno spostamento a sinistra della corso di flogosi delle vie urinarie.

campi recettivi di neuroni nocicettivi spinali condizioni basali flogosi da capsaiclna

pressione pressione

condizioni basali

plnzamento pinzamento

o 60 120
in corso di flogosi da capsaicina tempo (s)
Figura 12.13 - A sinistra: dimensioni del campo recettivo di neuroni spinali del ratto, in condizioni basali (sopra) e 24 ore dopo
l'induzione di flogosi della zampa (sotto). A destra: risposte di un neurone spinotalamico non specifico alla pressione (non dolo-
rosa) o al pinzamento della cute di un arto posteriore, prima e 15 min dopo l'iniezione intradermica nella zona stimolata di una
sostanza (capsaicina) che attiva i nocicettori di tipo C. La durata degli stimoli è indicata dalle barre orizzontali. Dopo la sommini-
strazione di capsaicina, si verifica un aumento globale dell'attività indotta dai due tipi di stimoli, indice di sensibilizzazione.

140
Capitolo 12 - Dolore e analgesia

Inserto 3 - Meccanismi Per esemp1o, m corso di artrite, la Intermedia (secondi-minuti). L'in-


della plasticità nei neuroni maggioranza de1 neuroni del talamo cremento delle concentrazioni intra-
nocicettivi spinali laterale o di SI rispondono al movimen- cellulari dr ca++, l'attivazione di re-
to dell'arttcolazione, stimolo normal- cettori metabotropict per il glutam-
Il sistema nocicettivo è carattelizzato mente inefficace. Un'aumentata sensi- mato e la sostanza P inducono la sm-
da un elevato grado di plasticità, do- bilità dei neuroni centrali a stunoli in- test di II messaggeti, quali monossi-
vuta alla sens1bilizzaz10ne ne1 recetto- nocui meccanici e, particolarmente, do di azoto (NO), inos1toltnfosfato
d e ali' amphficazione delle risposte telTlllci è carattenstJca anche dopo le- (IP3) , diactlglicerolo (DAG) e den-
ne1 neuroni del sistema nervoso cen- sioni de1 tronchi nervosi (neuropatia). vati dell'actdo arachidouico, come le
trale (sensibil1zzazione centrale), in- Le moditìcaziom dell'eccttabilìtà dei prostaglandine (PG). Il DAG att1va
dotta da shmoli noctvi npetutJ. o dal- neuroni spmali, m seguito ad mtensa la proteinchmasi C, cu1 segue la fo-
l'atttvaztone prolungata delle fibre C stimolazione noctva, sono dovute al- sforilazione di diverse proteine, tra le
(come si vedfica dopo un trauma e in l'innesco di diversi meccanismi, atti- quali i recettori di membrana; NO e
corso d1 infiammazione). Catatten- vati in fasi successive in parte so- PG possono essere rilasciati nello
stiche della sensrbt!Jzzazione centrale vrapponibih a quelh responsab1h del- spazio intercellulare ed mcrementare
sono la diminuzione della sogha e la Long- Tem1 Potentzation m smapst 11 rilascio d1 mediaton chimic1; IP3
l'aumento dell'mtensità e della du- ippocampali (capitolo 6). mobilizza ca++ dai depositi intracei-
rata della scarica neuronale in lisposta Immediata (nullisecondi-secondt). Il lulan. Le modtficazioni dell'eccttabJ-
a stimoli nocivi (fenomeno del "wind- glutammato, rilasc1ato dalle fibre af- lttà dt membrana durante la fase l e
up''), l'espansione del campo recettl- ferenti nocicettive, eccita 1 recetton 2 sono alla base del fenomeno del
vo e l'aumento della risposta di neu- AMPA e kainato (KA), con conse- "wmd-up'', cioè il progt.essivo incre-
roru nocicettivi non specifici a stimoli guente depolarizzazione raptda della mento della risposta di neuroru spr-
mnocui (figura 12.13). All'incremen- membrana. A l potenziale dt riposo nah a shmoh noctv1 npetuti.
to dell'attrvità dei neuroni nocicettivr della cellula, i canah ioruci associati at P rolungata ( ore-giorm). L'assetto
corTispondono modificazioni senso- recettori N-metil-D-aspartato (NMDA) b10chimico della cellula può es ere
nati (iperalgesia e allodinìa) e una fa- sono bloccah dal Mg++. La depola- ulterionnente modificato dall' incre-
cilitazione delle risposte nflesse (per rizzaztone rimuove tale blocco, con mento della sintesi proteica, mdotto
esempio, ù nflesso flessono). L'aumen- il conseguente ingresso nella cellula dall'aumentata espre s10ne (ad opera
to dell 'attività dei nenroni spinali di diNa+ e ca++ (il ca++ intracellulare del Ca++ o di II messaggeri) dr gem
protezione detenmna un incremento è successivamente innalzato anche atttvatori della n-ascrizione del DNA
dei segna!J ascendentJ. ai centri sovra- ad opera della sostanza P) Ciò deter- (protoncogeni). Il significato funzlO-
spmali. Anche i neuroru talamici e cor- mina tm incremento ed un prolunga- nak di tale attivazione nel sistema
ticali vanno incontro a modificazioni mento dei potenziali post-;maptici ec- nocicettivo è, attualmente, oggetto d1
prolungate (da ore a settimane) deli' ec- citaton, con conseguente ultenore at- mdagme.
Citabilità m seguito a !estoni tissutali. tivazione di canali NMDA

glutammato {KA, QUIS) g lutammato {recettorl ca++


sostanza P metabotroplci) altri Il messaggeri

t
d epolarfzzazlone

~
membrana >ca++

~
+
apertura canali NMDA ... ... > espressione
>sintesi protoncogeni

•• ~
Il messaggeri

> ca++ intracellulare -


/ ~ > s intesi p rotei ca
NO PG IP3 DAG

...
~
modiflcazionl eccitabilità neuronafe ... l?
Figura 1 -Schema semplificato der meccanrsmrrmphcatr nella plastrcrtà a livello sprnale

141
Sistemi sensoriali

Prurito relativamente scarso di afferenze nocicettive viscerali,


all'estesa divergenza delle loro terminazioni a livello
Il pmrito può essere definito come una sensazione fasti- spinale e alla scarsa rappresentazione dei distretti visce-
diosa o spiacevole, associata al desiderio di grattarsi. Il rali a livello talamocorticale.
pmrito può essere indotto da stimoli meccanici, tennici,
chimici (istamina) ed elettrici che attivano fibre amielini- Dolore cronico e neurogeno
che di gmppo C; come il dolore, è normalmente accompa-
gnato ad una reazione motoria riflessa (in questo caso il Il dolore clinico prolungato o cronico può essere in rela-
grattamento), che tende a rimuovere stimoli potenzial- zione a processi morbosi che interessano distretti soma-
mente dannosi o irritanti. A differenza del dolore, però, il tici o viscerali, oppure a lesioni del sistema nervoso pe-
pmrito viene evocato soltanto dalla stimolazione di tessuti riferico o centrale (dolore neurogeno o neuropatico). II
superficiali (cute, mucose, congiuntiva). Un'ulteriore pe- dolore cronico può essere spontaneo o provocato dalla sti-
culiarità consiste nel fatto che il pmrito e il dolore non molazione perife1ica; in quest'ultimo caso, è generalmen-
possono essere percepiti simultaneamente ne lla stessa te caratterizzato da iperalgesia e allodinìa. A volte, tipica-
zona (in effetti, un blando dolore si associa alla scomparsa mente nella nevralgia del trigemino e nelle patologie do-
del pmrito). lorose che seguono a lesioni nervose traumatiche o ad
I meccanismi neurali del pmrito non sono ben conosciuti. herpes zoster, il dolore è scatenato da stimoli totalmente
Dato che esso insorge dopo stimolazione di punti cutanei innocui, come un leggero contatto sulla cute. In diversi
distinti da quelli del dolore, è stata postulata l'esistenza di casi di dolore cronico si verificano alterazioni della moti-
un canale afferente specifico per il pmrito, costituito da lità e del ciclo sonno-veglia, che possono incidere pesan-
una sottopopolazione di fibre C. In effetti, l'attivazione di temente sulla qualità della vita e determinare alterazioni
alcune fibre C induce una sensazione di pmrito, che non del tono emotivo (stati depressivi).
cambia qualità variando l'intensità della stimolazione. È Sul piano fisiopatologico, una caratteristica fondamen-
incerto se, e in quale misura, le popolazioni di neuroni tale di molte forme di dolore cronico è un'abnorme sen-
centrali attivate durante il dolore ed il pmrito siano so- sibilità dei neuroni centrali ali 'attività delle fibre mieli-
vrapposte. niche di grosso calibro (fibre A ~), che in condizioni
fisiologiche dà origine unicamente a sensazioni innocue
Dolore somatico profondo (tabella 12.!). Ciò può essere il risultato di diversi mec-
e viscerale canismi, in primo luogo la sensibilizzazione centrale da
aumento dell'attività afferente, indotto dall'infiamma-
Il dolore a partenza da stmtture profonde somatiche (mu- zione tissutale o da lesione dei tronchi nervosi. Nel dolore
scoli, legamenti, atticolazioni, ossa) e viscerali è molto neuropatico è infatti possibile la generazione ectopica (al
importante dal punto di vista clinico, in quanto costituisce di fu01i della zona di innesco) di potenziali d'azione negli
sintomo di diverse forme morbose. assoni lesi o demielinizzati, anche per trasmissione elettri-
Diversamente dal dolore cutaneo, il dolore somatico ca dell'attività da assoni contigui (trasmissione efaptica).
profondo è spesso mal localizzato. Esso è frequentemente L'abnorme attività del sistema nocicettivo, alla base del
accompagnato da incrementi prolungati del tono di gruppi dolore cronico, può essere dovuta alla diminuzione del-
muscolari adiacenti alla zona affetta e da risposte vegetati- l'efficacia dei meccanismi inibitori, così come alla riorga-
ve, quali modificazioni della frequenza cardiaca e respira- nizzazione anatomofunzionale a livello spinale e sovraspi-
toria, della pressione arteriosa, della sudorazione. Se è nale. Per esempio, dopo lesione dei tronchi nervosi, si ve-
prolungato e intenso, può irradiarsi ad aree vicine (per rificano processi sia atrofici che rigenerativi dei neuroni
esempio, il dolore a partenza da un'articolazione può pro- sensoriali di I ordine: ne può conseguire che terminazioni
pagarsi all'intero arto). Il dolore muscolare si verifica di fibre AB stabiliscano nuovi contatti sinaptici in zone
dopo esercizio intenso, trauma, infiammazione, o durante della sostanza gtigia del midollo normalmente riservate alle
contrazioni muscolari prolungate, ove l'apporto ematico tenninazioni delle fibre nocicettive, come la lamina II.
sia insufficiente. In diversi casi di dolore cronico, la riduzione dell'attività
Gli stimoli efficaci nell'indurre dolore a partenza dai vi- delle fibre effettrici postgangliari simpatiche (mediante
sceri sono ischemia, infiammazione e distensione mecca- blocchi anestetici, farmaci antagonisti recettoriali o lesio-
nica. Il dolore provocato da affezioni viscerali è in ge- ni gangliari) migliora la sintomatologia. Ciò suggerisce
nere difficilmente localizzabile ad un viscere particola- un molo del sistema nervoso 01tosimpatico nel manteni-
re: se prolungato, è anzi spesso riferito a particolari di- mento del dolore in questi pazienti. In condizioni fisiolo-
stretti muscolari o regioni cutanee, anche lontane dal vi- giche, i nocicettori non sono eccitati dalla stimolazione
scere colpito (fenomeno del dolore riferito, inserto 1). delle fibre simpatiche. Dopo lesione tissutale o nervosa,
Inoltre, è spesso accompagnato ad una sensazione di tuttavia, si può determinare un'abnorme sensibilità alla
malessere generale o nausea. La difficoltà di localizzare noradrenalina, con conseguente comparsa di attività spon-
il dolore viscerale è verosimilmente dovuta al numero tanea nelle fibre afferenti nocicettive.

142
Capitolo 12 - Dolore e analgesia

Tabella 12.1- Relazione tra stimo/azione meccanica e sensazione in condizioni fisiologiche e patologiche.

stato stimolo afferenze ·sensazione

fisiologico bassa intensità A~ tatto-pressione


alta intensità AO, C dolore nocicettivo

patologico bassa intensità A~ dolo re (allodi nìa)


(infiammazione, alta intensità Ab, C dolore (iperalgesia)
lesione nervosa)

SISTEMI ANTINOCICETTIVI zione nocicettiva a livello del como dorsale del midollo
ENDOGENI spinale. Secondo la teoria del cancello, uno dei fattori
principali di controllo è legato all'attivazione delle fibre
La relazione psicofisica tra l'entità della stimolazione mieliniche di grosso calibro (figura 12.14), che provoca
nociva e l'entità della risposta percettiva è variabile, sia inibizione dell'attività dei neuroni di proiezione. Secondo
tra individui diversi sia, nel tempo, nello stesso indivi- i due autori, ciò previene il raggiungimento di quel livello
duo. In un'alta percentuale (più di un terzo) di eventi critico di attività in centri sovraspinali, oltre il quale insor-
gravemente traumatici, il dolore non viene avvertito im- ge la sensazione di dolore. Anche se alcuni aspetti della
mediatamente, ma solo in una fase successiva, anche a teoria del cancello sono stati rivisti, essa ha dato grande
distanza di qualche ora. In occasione della battaglia di impulso alle ricerche sui meccanismi antinocicettivi. Gli
Anzio, durante la seconda guerra mondiale, si rilevò che effetti analgesici dell'attivazione di fibre mieliniche costi-
all'arrivo in ospedale molti soldati feriti non lamentava- tuiscono il razionale di terapie, come la massoterapia e la
no dolore, pur essendo coscienti e avendo subìto gravi TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation), ef-
lesioni. Esperienze simili sono riportate da individui che ficaci in alcune forme di dolore. È da sottolineare che le
sono stati assaliti e feriti da leoni o altre fiere. Una possi- fibre afferenti di grosso calibro vengono attivate quando,
bile spiegazione è l' innesco, in situazioni di pericolo, di dopo un trauma, si massaggia o si cerca di muovere la
meccanismi che prevengono l'insorgenza di dolore. È parte lesa.
d'altronde esperienza comune che un trauma risulta meno Nel midollo spinale, in particolare nella sostanza gelatino-
doloroso (e può passare addirittura inavvertito) in alcune sa di Rotando, esistono diversi tipi di intemeuroni inibito-
circostanze, come in corso di attività sportiva. Inoltre, in ri in grado di modulare l'attività del sistema nocicettivo.
un certo numero di pazienti, la sornministrazione di una
sostanza di per sé inattiva (soluzione fisiologica) riduce il
dolore clinico, se essa viene presentata come un fannaco fibre C
analgesico (effetto placebo). L'effetto analgesico del pia-
cebo è presente anche nel dolore indotto sperimentalmen-
te ed è in parte mediato dal sistema oppioide (vedere
oltre): esso dipende principalmente da meccanismi cogni- interneurone
tivi, quali l'aspettativa nei confronti del farmaco. inibitorio~ centri
Queste osservazioni dimostrano che il dolore può essere ~cerebrali
modulato in relazione a fattori emozionali e cognitivi ed
eventi stressanti. Sul piano neurofisiologico, i risultati +
di studi compiuti negli ultimi trent'anni hanno dimostrato
che la trasmissione e l'elaborazione dell'informazione
nocicettiva possono essere modulate a più livelli del si-
fibre AalAf>
stema nervoso da sistemi endogeni di controllo. L'incre-
mento dell'attività dei sistemi inibitori, provocato per
esempio da situazioni di stress, riduce le risposte neurali Figura 12.14- Schema della teoria del cancello di Melzack e
a stimoli nocivi e induce analgesia. Wall, illustrante l'effetto della stimolazione di fibre amieliniche
(C) o mieliniche di grosso calibro (Aa., Ap) sull'attività di neu-
roni spinali nocicettivi non specifici che proiettano ai centri
Meccanismi spinali di modulazione cerebrali. Sia le fibre C che Aa/Ap eccitano direttamente i
neuroni ascendenti, ma hanno effetti rispettivamente inibitori
Nel 1965, Ronald Melzack e Patrick Wall presentarono (-) ed eccitatori (+) su interneuroni che inibiscono postsinapti-
una teoria sul dolore (teoria del gale contro/ o del can- camente gli stessi neuroni di proiezione. Se prevale l'attività
cello), in cui postulavano l'esistenza di meccanismi spi- delle fibre C, si ha inibizione degli interneuroni inibitori, quindi
nali e discendenti inibenti la trasmissione dell'informa- eccitazione dei neuroni di proiezione (apertura del cancello).

143
Sistemi sensoriali

Per esempio, interneuroni encefalinergici inibiscono in recettori oppioidi : B-endorfina , met- e leu-encefalina,
modo selettivo la liberazione di neuromediatori dalle dinorftne, nocicettina/orfanina (insetto 4).
fibre afferenti di piccolo calibro (inibizione presinapti- Peptidi e recettori oppioidi sono abbondanti· nel grigio
ca). D'altro canto, interneuroni GABAergici o gliciner- periacqueduttale, oltre che in altre a ree del sistema noci-
gici sono tonicamente attivi nel ridurre con meccanismi cettivo, e sono coinvolti nella genesi de!l 'analgesia da sti-
pre- e postsinaptici la risposta di neuroni nocicettivi non molazione elettrica del grigio periacqueduttale stesso.
specifici alla stimolazione delle fibre mieliniche di grosso Le vie discendenti coinvolte nell'inibizione della trasmis-
calibro. La rimozione di questa inibizione può determina- sione dell'infonnazione nocicettiva a livello spinale decor-
re allodinìa. rono prevalentemente nel fimicolo dorsolaterale del midollo
(figura 12.15). Esse includono fibre serotonergiche (dal
Sistemi inibitori nucleo rafe magno) e noradrenergiche (dal focus creruleus
discendenti e sovraspinali ed altri gruppi cellulari del tronco). La noradrenalina agisce
su recettori a-2-adrenergici, presenti s ia a livello presinapti-
L'interruzione dell'attività di fibre discendenti al midol- co (tenninazioni delle fibre afferenti nocicettive) che postsi-
lo determina aumento della risposta di neuroni spinali naptico (neuroni di II ordine). L'effetto antinocicettivo di
ed iperreflessia a stimoli nocivi, dimostrando l'esistenza agenti serotonergici sembra dipendere prevalentemente da
di una modulazione inibitoria tonica dei circuiti nocicet- meccanismi postsinaptici. Esiste una stretta dipendenza fra
tivi spinali da parte di centri sovraspinali . l'attività dei sistemi serotoninergici e l'effetto analgesico
La stimolazione elettrica in specifiche regioni del tron- della morfina: infatti, la deplezione di serotonina a1mulla,
co dell 'encefalo, come il grigio periacqueduttale (GP) mentre un aumento ~el tono serotoninergico potenzia gli
o la regione parabrachiale, o del proencefalo riduce le effetti della morfina. E da notare che diverse zone della cor-
reazioni comportamental i a stimoli nocivi, ini bendo teccia cerebrale, in particolare frontale, sono in grado di
l'attività di neuroni nocicettivi situati nel corno dorsale modificare l'attività dei neuroni spinali, sia attraverso proie-
del midollo spinale (figura 12.1 5). Queste strutture ce- zioni dirette che mediate da connessioni con centri tron-
rebrali sono verosimilmente coinvolte in uno o più cir- coencefalici: ciò enfatizza la possibilità di modulazione del
cuiti antinocicettivi endogeni, presenti anche nel! ' uomo. sistema nocicettivo ad opera di fattori attenzionali e cogniti-
Gli effetti analgesici appaiono specifici, in quanto non vi. In pa1ticolare, la stimolazione elettrica del giro precen-
sono associati a deficit di altri sistemi sensoriali o moto- trale ha un potente effetto analgesico, dimostrato anche nel-
ri, o ad alterazioni dello stato di vigilanza. l'uomo in alcune fonne di dolore cronico. Sistemi antinoci-
Le indagini sui meccanismi analgesici della stimolazio- cettivi agiscono anche a livello sovraspinale. Per esempio,
ne del grigio periacqueduttale si sono ben presto intrec- la stimolazione elettrica del grigio periacqueduttale o del
ciate a quelle sui meccanismi d'azione della morfina. La nucleo del rafe dorsale detennina inibizione monosinaptica
morfina, alcaloide naturale presente neli ' oppio, derivato di neuroni nocicettivi del talamo mediale.
dai semi di Papaver somniferum, è un potente farmaco Dal punto di vista sia teorico che p ratico, è importante
analgesico, noto fin dall 'antichità. La microiniezione di identificare gli stimoli in grado di attivare i sistemi antino-
piccole dosi di morfina nel grigio periacqueduttale deter- cicettivi endogeni. Diverse forme di stress detenninano
mina, come la stimolazione elettrica, analgesia. Dopo analgesia nell'animale e nell'uomo, mediata da meccani-
somministrazioni ripetute, gli effetti della morfina si ridu- smi discendenti o intraspinali. Inoltre, in molte strutture,
cono fino a scomparire (fenomeno della tolleranza): in la cui stimolazione induce analgesia, si trovano neuroni
animali resi tolleranti alla morfina, gli effetti analgesici che rispondono a stimoli nocivi. Ciò suggerisce l'esisten-
della stimolazione elettrica del grigio periacqueduttale za di circuiti spino- sovraspinali a feedback negativo, in
sono pure ridotti (tolleranza crociata). grado di regolare la trasmissione ascendente del\ 'informa-
La morfina ed i suoi analoghi (fannaci oppioidi od oppia- zione nocicettiva (figura 12. 15). Essi possono essere alla
cei) agiscono su recettori specifici di membrana, detti op- base della cosiddetta analgesia da controirritazione, cioè
pioidi, inizialmente denominati con lettere dell'alfabeto l'inibizione di un dolore preesistente che si osserva dopo
greco (~l, ò, K). Negli ultimi trent'anni, sono stati identifi- stimolazione nociva relativamente intensa di un'altra par-
cati vari peptidi che costituiscono i ligandi endogeni dei te del corpo.

l
144
_l
Capitolo 12- Dolore e analgesia

glutammato afferenza
sostanza P primaria lpotalamo

nuclei
retlcolari

nucleo
+--->-~~~'r+--de l rafe magno

fibre
afferenti
primarie

Figura 12.1 5 - Schema del controllo discendente della trasmissione dell'informazione nocicettiva. Aree neocorticali e l'ipotala-
mo proiettano al grigio periacqueduttale. La stimolazione elettrica, o la microiniezione di oppioidi, a questo livello attiva sistemi
inibitori che comprendono il nucleo del rate magno e porzioni adiacenti della formazione reticolare bulbare, come il nucleo para-
gigantocellulare e magnocellulare. Gli assoni discendenti da queste strutture sono in parte noradrenergici e serotonergici ,
decorrono nel funicolo dorsolaterale e si distribuiscono prevalentemente al corno dorsale del midollo. Le vie ascendenti nocicet-
tive, schematizzate nella parte sinistra della figura, inviano informazioni a varie strutture cerebrali, la cui stimolazione ha effetti
analgesici. Le fibre discendenti serotonergiche e noradrenergiche possono modulare la trasmissione dell'informazione nocicetti-
va, mediante inibizione presinaptica oppure postsinaptica, sia direttamente sia attraverso un interneurone inibitore encefalinergi-
co (ENK) . l simboli bianchi indicano sinapsi eccitatorie, quelli neri inibitorie.

l 145
-~
Sistemi sensoriali

Inserto 4 - Sistema oppioide una disttibuzione anatomica caratteti- ~l e o) o alla chiusma di canali per il
endogeno sttca. La quast totalità det neurom -che ·Ca++ (recettori ·K), e sono ·estrema-
smtettzzano la POMC, da cui denva mente efficaci nell 'indune analgesia
Nel 1973, tre gntppi di ricercatori di- la (3-endorfina, sono situati nel nucleo se sommuustrat1 nel Sistema nervoso
mostrarono direttamente, con studi di arcuato e nell'adiacente regione ven- (particolarmente la ~-endorfina).
legame al tessuto cerebrale, l'eststenza tromediale dell'ipotalamo; essi danno Eststono divetse prove che tl 1stema
dt recettori spectfict di membrana per migme a fibre che st distrtbmscono a opp101de endogeno è comvolto nei
la morfina (recettori oppwzdi) . Ne dtverse regtoni cerebrali (setto, armg- meccamsmi d1 controllo del dolore:
sono stati ora donati dtverst, denomi- dala, talamo mediale e penventricola-
natl con lettere dell'alfabeto greco (!!, re, gngto periacqueduttale, locuo~ ca?- l ) sta recetton che peptidi oppiotdt
o e K). Essi appartengono a una vasta n tleus, nucleo tratto solttano). La mag- sono presenti in aree rrnportantJ per
farrugha di recettori con 7 dorruni tran- gior patte det neuroru encefalmergict l'elaboraziOne de !l 'mformaztone
smembrana accopptati ad una proteina sono intemeuroni, presenti in prutico- nocicettiva, quali le larnine superfi-
G regolatrice che, nel caso det recetton lare nel corpo striato, nell'ippocampo, ctah del como dorsale del midollo
opptmdt, è stata tdenttfìcata m una pro- irt alcune zone della corteccia celebra- spmale, il grigio penacqueduttale e
tema 0 1 o G0, e hatmo in comune l'a- le, nel tronco dell'encefalo e nel cor- strutture "hmbiche", come l'amig-
zione dt diminuire, quando vengono no dorsale del midollo spinale. La di- dala e il nucleo accumbens;
atttvati, l'attivttà adenik:tclasica. I re- norfina è ptesente nella sostanza nera. 2) la rrucroimezione dt ptccole quan-
cetton oppi01d1 sono ptesentt sia nel nel gngio periacqueduttale, nella re- tità dt peptldt o farmaci oppioidi m
sistema nervoso centrale che m altri gtone rostromedtale del bulbo e nelle queste aree determina effetti anti-
distretti dell'organismo (per esempio, !antine I e V del midollo spinale. Pep- nocicettivi ed analgesici;
a bvello del sistema gastroentenco e ttdi opptotdi sono smtettzZati anche m 3) l'analgesia mdotta dalla stimola-
m cellule del ststema immunitruio). I ghiandole endoctine, per esempto nel- ZtOne elettnca del gtigto petiacque-
hgandi endogem dei recettori opptotdt l'ipofisi intermedia CB-endorfina) e duttale o dei nuclei del rafe, e da
sono peptidi sintetizzati a partire da nella midollare del surrene (encefali- alcune forme di stress, è inibita dal-
precursori specifici in gruppi cellulan ne), come pure m p lessi nervost del la somrrunistrazione di farmaci an-
del ststema nervoso e del ststema neu- tubo gastroenterico. tagomstJ recettonalt o di anttcmp1
roendocrino e m alcune classi di cel- Durante la clonaz10ne det dtverst re- drretti contro pepttdt oppioidi (in
lule llllffiunocompetenti. Nell'insieme, cettmi opp10idi è stato individuato un pa.tttcolare la ~-end01fma);
le cellule che smtettzzano i pepttdi e i recettore fino ad allora sconosctuto e 4) in condizioni di dolore prolungato
recetton oppiOtdt costitUiscono il sz- per il quale non era noto un ltgando o cronico, st veritìcano modifica-
stcma oppiozJe endogeno. endogeno che è stato perciò definito ztom dell 'attivttà del ststema op-
I pepttdt oppwtdt derivano ùa tt·e di· recettore ·'otfano". Più recentemente è ptotde.
verst precmsori: la proopwmelano- stato indtviduato il ltgando endogeno,
cortina (POMC) contiene le sequenze che è stato definito "orfaruna" o noct- O!tre alla modulaztone dell' attivttà
della (3-endorfma e dt altn pepttdi non cettma. Quest'ultimo nome denva dal- del ststema nocicettivo, 1 pepttdi op-
opptotdi, quali ACTH, a-MSH e y- l'osservazione che m differenti condi- piotdt hanno, verosimilmente, tm mo-
MSH; la proencefalina è precursore zioni sperimentali la nocicettma/mfa- lo di regolazwne in diverst altri circm-
della met- e leu-encefalina; la prodt- nirta si comporta da agonista o da an- tJ sovraspinah e neuroendocnni, qual!
norfma dà ongme alle drnorfine A e B tagonista, arrivando a dimmuu·e le Il ststema lirnbtco, ti sistema motono
e alle neoendorfine. La (3-endorfina si soglie di analgesia, o tnibire l'msor- (gangh della base), i centri respiraton
lega preferenzialmente ai recettori l!· genza della tolleranza agli oppiacet bulboponttm, i centn ipotalarnici coirt-
le encefaline m recettmi ò e la dinorfi- classtci. voltt nella termoregolazione e nel con-
na a1 recettou K . I peptidi opptOtdt hanno un effetto trollo della secrezione ipofisana
Nel Sistema nervoso, que te tre famt- generalmente inibttono sull' attività L'eststenza di recettori oppiotdt a que-
ghe di peptidt opptmdi ono localiz- neuronale, dovuto alrapertttra dt ca- sti hvelli determina gli effetti collate-
zate in gruppt cellulan dtstmti, con nali dt membrana per t! K+ (recetton rah dei farrnact agonisti opptotdi.

146
Capitolo 12 - Dolore e analgesia

Effetti analgesici degli oppioidi I fannaci oppioidi hanno vati effetti oltre a quello analge-
sico, mediati dall'interazione con recettori oppioidi situati
Nel dolore indotto sperimentalmente, la tolleranza è co- sia in diversi circuiti cerebrali, sia al di fhori del sistema
stantemente aumentata dalla morfina o da altri farmaci nervoso (per esempio, nell'apparato gastroenterico; inser-
agonisti oppioidi, mentre la soglia può essere immodifica- to 4). La morfina induce sonnolenza e, in alcuni pazienti,
ta. Nel dolore clinico, viene ridotta L'intensità del dolore euforia. Alhi effetti indesiderati, che ne possono limitare
ma anche, e in maggior misura, l'entità della reazione af- l'impiego clinico, sono nausea e vomito, prurito (per libe-
fettiva ad esso. Infatti, molti pazienti h·attati con morfina razione di istamina), diminuzione della motilità intestinale
riferiscono che il dolore, pur ancora percepito, induce una e aumento del tono degli sfinteri, ipotensione ottostatica
minore alterazione dello stato emozionale. per diminuzione delle resistenze periferiche (vasodilata-
Fatmaci agonisti sui 3 tipi di recettori oppioidi (!-l, ò, K) zione) ed inibizione dei riflessi barocettivi, nonché effetti
hanno effetti analgesici. La morfma agisce prevalentemen- endocrini ed immunosoppressivi. Questi effetti sono in
te sui recettori ~L. A livello spinale, recettori oppioidi (in gran parte legati all'azione su recettori ~L. La depressione
· maggioranza !-l) sono localizzati nelle terminazioni delle dei centri respiratori, che può determinare la morte in casi
fibre afferenti di tipo C (mentre sono assenti nelle fibre di intossicazione (sovradosaggio), è dovuta all'interazione
afferenti di grosso calibro); l'attivazione dei recettmi inibi- con una sottopopolazione di recettori ~L (!-1-2), distinta da
sce il rilascio di neurotrasmettitori, come la sostanza P quella coinvolta negli effetti analgesici (~L l).
oppure il Calcitonin Gene Related Peptide (CGRP). Gli
oppioidi possono anche inibire i neuroni nocicettivi di II CONCLUSIONI
ordine (inibizione postsinaptica). La somminish·azione di
piccole quantità di agonisti oppioidi a livello spinale (che si Il sistema nocicettivo ha un ruolo essenziale per il mante-
può effettuare nell'uomo mediante iniezione nello spazio nimento dell'integrità dell'organismo. Infatti, individui
subaracnoideo o peridurale) induce quindi analgesia, ma affetti da una rara patologia, caratterizzata da insensibilità
non influenza la risposta a stimoli innocui. Ciò può essere congenita al dolore, non sono in grado di riconoscere gli
in alcuni casi sfruttato a scopi terapeutici, per ridurre gli eventi nocivi e subiscono senza reagire e difendersi lesioni
effetti indesiderati della somminish·azione per via sistemica traumatiche, anche mutilanti, e deformazioni dei segmenti
di larghe dosi di farmaci oppiacei. Negli ultimi anni, osser- corporei.
vazioni sperimentali e cliniche hanno messo in evidenza la L'attività del sistema nocicettivo e l'esperienza percettiva
possibilità che l'analgesia da oppiacei possa anche essere di dolore possono essere modulate da meccanismi inne-
dovuta ad un effetto periferico. Ciò è legato alla presenza, scati da stimoli esterni e da fattori psichici. Ne può conse-
nei tessuti infiammati, di recettori oppioidi, come è stato guire dolore in assenza di stimolazione nociva o mancan-
osservato in casi di artrite. za di dolore in presenza di intensa stimolazione nociva.
Sul piano clinico, il dolore è particolarmente importante,
La microiniezione di oppioidi in determinati siti sovra- sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico. L'analisi
spinali può avere effetti analgesici, sia mediante l'atti- delle sue caratteristiche (sede, intensità, qualità, profilo
vazione di sistemi discendenti inibitori, come dimostra- temporale) può essere di grande utilità ai fitù diagnostici.
to a livello del grigio periacqueduttale, sia agendo diret- Tuttavia, è impmtante sottolineare che ogni tipo di dolore
tamente sui circuiti cerebrali coinvolti nella genesi de- prolungato deve essere trattato il più precocemente ed ef-
gli aspetti sensoriali-discriminativi e motivazionali-affet- ficacemente possibile e, ove possibile (come in occasione
tivi del dolore. Con la somministrazione di farmaci oppia- di interventi chirurgici), prevenuto, per minimizzame gli
cei per via sistemica è quindi possibile ottenere effetti effetti negativi sulla sfera psicoaffettiva e sull'omeostasi
analgesici maggiori rispetto alla via spinale. ed evitare la sua possibile cronicizzazione.

147
Sensibilità acustica
13 Fausto Baldissera

Orecchio esterno Conent110ntche nell 'apparato cocleare


Risposta de1 rec.etton cocleari a1 suom
Trasmissione dei suoni nell'orecchio medio Propnetà motone de1 recetton estemt del C orti
Adattamento della presswne sonora all'Impedcmza della coclea Controllo cenn aie del recetto n coclean
Risposta m fr.:quenza della catena degh osssctru
Vie acustiche centrali
Coclea
Organo del Corti Psicofisica acustica
Orgamzzaz10ne tonotoptca nella coclea Sogha acu~ t1ca e audìograllllna
Caratten stlche dtnsonanza della membrana bastlare D1scnmmazwne tonale

Stimolazione dei recettori acustici Riconoscimento fonetico


Formazione dell'endoltnfa Modnh percettJVI

L'apparato sensoriale dell' orecchio deriva filogenetica- dell'osso temporale, ove si sono specializzati a rispondere
mente dall' organo "della linea laterale", presente in tutti i a stimoli meccanici "filh·ati" da strutture perirecettoriali
vertebrati acquatici e costituito da meccanocettori cigliati, molto complesse. Nel labirinto delle cavità dell'orecchio
contenuti entro fossette o canalicoli disposti ai lati della interno i recettori sono divisi tra due apparati sensori.ali:
testa, che vengono stimolati dai movimenti o dalla pressio- l'apparato acustico e l'apparato vestibolare (figura 13.1).
ne dell'acqua circostante. Nei mammiferi i recettori con- Benché siano del tutto simili, i recettori dei due apparati
servano la stessa morfologia ma non sono più a contatto rispondono a stimoli differenti e danno migine a sensazio-
con l'ambiente esterno. Il processo evolutivo li ha h·asferiti ni e risposte tiflesse diverse. Capparato acustico tisponde
all'interno di una serie di cavità scavate nella rocca petrosa ai suoni e origina i messaggi nervosi da cui nasce la perce-

padiglione auricolare martello

membrana
del timpano di Eustachio

Figura 13.1 - Schema anatomico degli apparati acustico e vestibolare.

148
Capitolo 13 - Sensibilità acustica

zione uditiva. L: apparato vestibolare tisponde alle accelera- ®


zioni del capo, lineati e angolari, e, assieme alle afferenze
som estesiche e visive, dà origine alla percezione della
posizione della testa nello spazio e a numerosi riflessi per
il controllo della postura corporea, della posizione degli
occhi e del capo. In talune condizioni particolari, può
awenire che gli stimoli specifici per uno dei due apparati
possano eccitare anche i recettmi dell'altro.

L'apparato acustico, situato nella coclea, è specializzato


a reagire ai suoni trasmessi per via aerea oppure alle
vibrazioni dello scheletro.
I suoni sono rapide variazioni della pressione esercitata
·sulla matetia, la cui velocità di propagazione dipende dal-
la natura del mezzo. Le variazioni pressorie producono
movimenti oscillatori delle molecole, che vengono com- ® frequenza del suono (Hz)
3

o~
presse e rarefatte, mosse dunque avanti e indietro senza 50 ~~
--c ---
~

che vi sia spostamento netto.


I suoni possono essere carattetizzati per il valore di pressio-
E
-- /'\
ne applicata e per la frequenza della vibrazione (figura
~
,2:; 200
3
13.2). Sia l'ambito delle energie che l'ambito delle frequen-
---,- ---
Q Q) ~-
>"- l l
ze capaci di stimolare l'apparato acustico sono molto ampi. ·i ~
_(Jj
o
Q)«<
L'energia delle vibrazioni percepibili come suoni varia 3

t ~~~~// ~
"-.C

entro un ambito di 10 12 volte (tabella 13.I). L:ampiezza o"'


... c:
c:"'
Q).._ c - l 1
dell'ambito fa sì che, quando si esprime l'intensità dei E .c o
·::;E
suoni, si utilizzi invece del valore assoluto il suo logaritmo
decimale: se l'intensità di un suono aumenta di un miliar-
O Q)
EE
~
3 t --~~~/~ :\.
do di volte (109), il logaritmo aumenta di 9 volte. L'inten- Cii
'C
o
sità del suono ~uò essere espressa sotto forma di energia
sonora (watt/m ), oppure sotto forma di pressione sonora:
NewtonJm2, Pasca!, oppure dine/cm2, ,ubar. Per conven-
zione, non si utilizzano le unità fisiche suddette, ma unità distanza dalla staffa (mm)
di misura adimensionali, che si ottengono confrontando Figura 13.2- A) Trasmissione dei movimenti della membrana
l'energia, oppure la pressione, del suono con un valore di timpanica alla membrana basilare della coclea attraverso la
riferimento. Le unità della scala logatitmica adimensiona- catena degli ossicini e la perilinfa delle scale vestibolare e tim-
le con cui si valuta l'intensità dei suoni sono panica. B) Al variare della frequenza dei suoni, lo spostamen-
to della membrana basilare raggiunge la massima ampiezza
- w
bel-log- (1 3. 1] in punti diversi della coclea.
Wo
e il suo sottomultiplo Tabella 13.1- Caratterizzazione dei suoni.

decibel = l Olog W [ 13 .2] tipo del rumore unità energetiche bel decibel
Wo soglia 1 100 o o
dove W= energia del suono in esame, Wo= energia di toni cardiaci 10 101 10
riferimento. 100 102 2 20
Se si valuta la pressione (P) invece dell'intensità del bisbiglio, fruscio
1.000 103 3 30
suono, poiché l'energia è proporzionale al quadrato del-
rumore medio 10.000 104 4
la pressione sonora, sarà 40
in un locale in città
100.000 105 5 50
bel -- 2/og-
p [ 13.3] linguaggio abituale
1.000.000 1os 6 60
Po
10.000.000 1o7 7 70
traffico stradale
e 100.000.000 1os 8 80
tromba di automobile 1.000.000.000 109 9 90
decibel = 20 logL [ 13 .4] motore di un aeroplano 10.000.000.000 101 0 10 100

l
Po

149
Sistemi scnsoriali

Nella scala SPL (Sound Pressure Leve!), il valore di riferi- chie. La lunghezza del meato acustico estemo, circa 2,5
mento per Wo è 10-12 W/m2 , cui corrisponde un valore di cm, allontana la membrana timpanica dalla superficie cor-
Po pari a 2 · ro-5 Pa. Entrambi i valori sono prossimi alle porea, sottraendola ai rischi di insulti meccanici. I.:ap-
rispettive soglie per l 'udito del! 'uomo. Nella scala HL parato pilifero e la secrezione di centme contribuiscono
(Hearing Leve!), il valore di riferimento è quello dell'e- alla funzione protettiva.
nergia, oppure della pressione, corrispondente alla soglia
sensoriale direttamente detenninata. TRASMISSIONE DEI SUONI
I.:ambito delle frequenze udibili dall'orecchio umano va
da circa 20 a 20.000 Hz. In molte specie animali il limite NELIJORECCHIO MEDIO
supetiore è molto più elevato: l'orecchio di certi pipistrelli
reagisce a frequenze fino a 150.000 Hz. Le frequenze più I.:energia delle onde sonore raggiunge i recettori acusti-
alte di quelle massime percepite dall'uomo vengono dette ci per mezzo di un complicato sistema di trasmissione,
ultrasuoni. che include timpano, ossicini del cavo timpanico, liqui-
I suoni si trasmettono nella materia con velocità tanto di endococleari e membrana basilare.
maggiore quanto più alta è la densità del mezzo. Le vi- La membrana timpanica e il sistema degli ossicini tra-
brazioni sonore hanno forma periodica, cioè si ripresen- smettono il suono attraverso l'orecchio medio. La mem-
tano ritmicamente nel tempo, ma non sono quasi mai brana timpanica ha forma di cono appiattito, con la con-
regolari. Un'oscillazione regolare (tono puro) dà una sen- cavità rivolta all'esterno, e contiene nel suo spessore il
sazione sonora pulita e incolore (diapason). Quando fre- manico del mattello. Il martello è formato appunto dal
quenze secondarie si sovrappongono alla fondamentale, il manico, dal collo, fissato alla parete del cavo timpanico
suono acquista un timbro, che contraddistingue l'emissio- a mezzo di un legamento, e dalla testa, articolata (arti-
ne dei divers i strumenti musicali o dei vari registri della colazione a sella) con il corpo de !l'incudine. I: incudine
voce umana. è costituita da un corpo e da un'apofisi lunga, che si
In ogni suono si può quindi riconoscere una frequenza articola con la testa della staffa (enartrosi). Infine la
fondamentale, che ha la massima energia, ed altre fre- staffa è formata da una testa e da una base, fissata alla
quenze di energia più bassa, le armoniche, che sono mul- finestra ovale a mezzo del legamento anulare.
tipli, o sottomultipli, de lla fondamentale. La tonalità Queste connessioni articolari permettono che la vibra-
(altezza) dei suoni viene distinta in base al valore della zione sonora della membrana tirnpanica si trasmetta alla
frequenza fondamentale. Tanto più alta è la frequenza base della staffa, provocando una variazione periodica,
tanto più acuto è il suono percepito: il La centrale della alla stessa frequenza, della pressione perilinfatica.
scala musicale si colloca tra 440 e 444 Hz. Il timbro del
suono cambia in rapporto ali' ampiezza relativa delle
diverse armoniche. Quando nella vibrazione sonora so-
Adattamento della pressione sonora
no rappresentate tutte le frequenze a livelli energetici si- all'impedenza della coclea
mili, dal punto di vista percettivo si ode un rumore: ru-
more bianco. Le strutture d eli ' orecchio medio h anno la funzione di
Se si confronta lo spettro di sensibilità dell 'orecchio accoppiatore tra le impedenze sonore dell'aria e del liquido
umano (20-20.000 Hz) con la capacità di emissione cocleare. Si definisce impedenza l'effetto esercitato dal-
vocale dell'uomo, si può notare come quest' ultima uti- l'insieme delle forze resistenti che si oppongono al moto
lizzi frequenze fondamentali piuttosto basse: il soprano della matetia, al flusso dei fluidi o delle cariche elettriche.
arriva solo intorno a 1.800-2.000 Hz. Tuttavia, gran I: impedenza include sia le resistenze di tipo dissipativo (fri-
parte della comprensione del linguaggio non si fonda zione, viscosità, resistenza ohmica) sia le resistenze conser-
su li 'analisi delle vocali, ma sugli improvvisi cambia- vative (elasticità, capacità) sia le resistenze inerziali (massa,
menti di frequenza delle componenti armoniche di fre- induttanza).ll valore dell'impedenza varia quindi in rappor-
quenza più alta che caratterizzano le consonanti. to alla velocità e all'accelerazione del moto (inserto l). Nel
moto oscillatorio, nel quale velocità e accelerazione cam-
biano in proporzione alla frequenza delle oscillazioni,
ORECCHIO ESTERNO anche l'impedenza si modifica di conseguenza.
Nell'aria, un mezzo a bassa impedenza, il suono si pro-
È fonnato dal padiglione amicolare e dal meato acustico paga per compressione e rarefazione delle molecole,
esterno. La complessa struttura del padiglione produce che sono fac ilmente comprimibili. Nella coclea, il
riflessione e diffrazione dei suoni, introducendo titardi tra movimento indotto dal suono non è più quello di com-
le componenti di diversa frequenza, che vengono utilizzati pressione e rarefazione del mezzo, dato che il liquido
per la percezione della direzione da cui provengono i suo- endococleare è incomprimibile, ma è un moto di flusso-
ni. Questo riconoscimento è anche operato valutando i riflusso della perilinfa, contrastato da fo rze resistenti
ritardi con cui uno stesso suono raggiunge le due orec- diverse. Ciò fa sì che pressioni sufficienti a propagare il

-
150
Capitolo 13- Sensibilità acustica

Inserto l - M odello frequenza: f frequenza: f' =2f


della risonanza cocleare s ~
~
~
.. ~

\ 'J(\
~ ~

'-l\ ' ' os


v= Ot/2 :2V
Resistenze meccaniche V: ~~ =::>.
"C/
~
~

MJ
al moto armonico
ÒV ~ .c. òv'
a=Tt ""=? a ' -- -M/2 =4a
Per meglio comprendere il funziona- ""=?
mento della coclea, può essere utile
considerare in via preliminare come Sl Figura 1 - Il raddoppio della frequenza d1 un'oscillazione sinusOJdale provoca un
modificano i parametn dinamici di un Incremento proporzionale della velocità e un Incremento quadratico dell'accelera-
movimento oscillatorio di ampiezza zione del movimento.
costante, quando varia la sua frequenza
Si consideri un movimento sinusoida- Il bilancio delle forze durante il moto 1o.ooo Hz H
5 000
le, di ampiezza s e di frequenza f (fi- è dunque espresso come ~ ·/ z 4.000 Hz
gura l). La derivata pnma (osi&) o
della sinusoide è un'altra sinusoide "~c:
sfasata (in anticipo) dt 90°: infatti, la Qi
velocità è massima quando l'ampiez- "o
za è zero ed è zero in corrispondenza dove K =coefficiente di elasticità; 'YJ = ~
di ciascun picco dell'oscillazione. coefficiente dt viscosità; m = massa; s ;;;
Quando, ad ampiezza immutata, si = spostamento; v = velocità; a = acce- i!!
raddoppia la frequenza anche la velo- lerazione. ~
cità dell'oscillazione raddoppia, dato Su queste basi diventa più semplice ~"'
che tma stessa variazione dt ampiezza captre perché al variare della frequen-
avviene m un tempo dimezzato (t/2). za del suono l'ampiezza massima del-
Di conseguenza si raggiunge una ve- la vibrazione (risonanza) si verifica in
Figura 2 - Quanto più ci s1 allontana
locità doppia (2v) m t/2: l'accelerazio- ptmtt divers1 della membrana. Poiché dalla staffa verso Il g1ro apicale, tanto mi-
ne (cioè la vanazione della velocttà) nei Sistemi oscillanti lo spostamento e nore è la resistenza elastica della mem-
amnenta perciò di 2 x 2 = 4 volte, cre- l'accelerazione sono opposti dt fase brana basilare (linea spessa), mentre
sce cioè con il quadrato della frequen- (vedere sopra) altrettanto lo sono la aumenta la massa del liquido da muovere
za. Nel moto armonico anche l'acce- resistenza elastica e la resistenza mer- e, perciò, la resistenza marziale. L'Incre-
lerazione (derivata seconda dello spo- ziale. Di conseguenza, quando - al mento della resistenza marziale è tanto
stamento) varia in modo sinusmdale, crescere della frequenza - la resisten- p1ù accentuato quanto maggiore è la fre-
sfasata di 90° rispetto alla sinusmde za merziale aumenti fmo ad eguaglia- quenza sonora VIa via che la frequenza
della velocità e, quindi, dt 180° (cioè re la resistenza elastica, le due resi- de1 suom cresce, l'eguaglianza tra il valo-
re della resistenza elastica e Il valore
m opposizione di fase) rispetto almo- stenze, essendo in opposizione di fa- della resistenza inerziale, che determina
vimento. Cambiare la frequenza di se, SI annullano e la resistenza totale la nsonanza del s1stema, aw1ene 1n punti
un'o cillazwne smusmdale sigrufica assume il valore minimo. I..;equazione sempre più prossimi alla base.
dunque far variare in modo lineare la del moto diventa
velocità e in modo quadratico l'acce- della massa del hqmdo da muovere.
lerazione. Nella figura 2 la distribuzione della
È noto, d'altra parte, che il moto di un resistenza elastica lungo la coclea è
oggetto mcontra 3 ordini dt resistenze: e a quella frequenza l'oscillaziOne rappresentata dalla linea più spessa e
raggiunge la massima ampiezza. la distribuzione della resistenza iner-
l) resistenze elastiche, dovute alla de- ztale, alle diverse frequenze, è segnato
formazione, proporzionali all' am- Risposte del sistema cocleare dalle linee sottili. Nei punti in cui cia-
piezza del movimento e mdipen- ai suoni di diverse frequenze scuna delle linee sottih mcontra la
denti dalla frequenza; linea spessa, la resistenze elastica e
2) resistenze viscose, dovute alle fri- Procedendo lungo la coclea, dal giro merziale si eguagliano e si elidono:
zioni e alla viscosità det fluidi e basale all'apice. la resistenza elastica qui si verifica la condizione che dà
proporzionah alla velocità; decresce progressivamente per il pro- luogo alla risonanza. Come si vede, la
3) resistenze ine1ziali, dovute alla mas- gressivo allargarsi della membrana coincidenza avviene a una distanza
sa delle patti messe in movimento e basilare, mentre mcrementa la resi- dalla fmestra ovale che diminuisce al
proporzionalt all'accelerazione. stenza merztale, dovuta al crescere crescere della frequenza.

151
Sistemi sensoriali

Questa descnzione, che usale a Hel-


moltz, è sufficiente a spiegare l'esi- ® memlnanà basilare l
stenza della tonotopta cocleare (ogni
l i" Il~-:r----,
, --J~=,---.1 ç l
punto della coclea risponde a una fre-
quenza sonora diversa) ma non a de- L{1
il =I:
1

q l
scriverne m dettaglio le carattensti-
che Nel modello dt Helmoltz st assu-
me che la membrana bastlare sia for- @ oscillatori indipendenti ©
mata da tma sene al!meata di risuona- accelerazione
tori fisicamente sepatah l'uno dall'al- della membrana
tro (figura 3 A). Secondo questo mo-
dello, un impulso dt forza sonora ap-
p!tcato su tutta l'estensiOne della mem-
brana produce su ctasctm nsuonatore
Impulso forza t oscillatori collegati oscillazioni
della
un'acceleraziOne e uno spostamento membrana
(figura 3 B), che sono mass1m1 nel
punto di nsonanza e decrescono sun-
metrtcamente m due !ah (figura 3 C).
In realtà, la membtana basilare è un-
@ f \ ®
distanza dalla staffa ____.
mersa m tm flmdo che accoppia mec-
carucamente tra loro 1 suoi risuonato-
n . Di conseguenza, l'1mpulso dt forza
Figura 3- Affinamento della tonotop1a coclea1e conseguente all'accoppiamento
sonora applicato a un ptmto non solo 1draul1co tra 1unsuonaton" della membrana basilare
muove la membrana, ma si trasmette
al flmdo che la ncopre e genera tma
pressiOne che st propaga a1 due lati, estensione ma sembra propagarsi dal- Un ultenore aumento della se!ett!Vltà
premendo m senso opposto sui nsuo- la ba&e all'apice come un'onda viag- tonale della coclea vtene aggiunto
natori adiacenti (figma 3 D). In ogru gzante (st rammenti però che la fre- dalle propnetà contrattili dei rect::tton
risuonatore agiscono perctò s1a la for- quenza dell'oscillazione, m ciasctm ptm- coclean esterni (vedere pagina 159).
za sonora trasmessa dalla staffa sia le to interessato dall 'onda viaggiante, è La loro contrazione, generata dalla
forze dflesse dat risuonatmi vtciru. A quella del suono stimolante). Ridu- stessa stlmolazione sonora, rrngid1sce
causa di ciò e del fà tto che l'elasticttà cendo l'ampiezza dell'oscillazione at l'accoppiamento tra la memb1ana ba-
e la massa de1 nsuonaton st modifica- due lati del ptmto di nsonanza (m mo- silare e la membrana tettoria, amp!tfi-
no progressivamente lungo la coclea, do ptù accentuato m duez1one dell 'a- cando l'entità della deflessiOne delle
l'oscillaz1one della membrana assume ptce) l'mterazione tdrodmanùca ha 1 ctgha recettona!t. Nel punto di n sonan-
un'ampiezza che cresce progressiva- nsuonatori cocleari p10duce qumd1 un za, la tlasduz10ne meccanuelettrica net
mente fmo al punto di risonanza e poi notevole affinamento della tonopta recetton, e perctò il segnale generato
s1 spegne rapidamente tfigura 3 E) e cocleare (confrontare C con E nella nelle afferenti cocleari, vengono così
non è simultanea lungo tutta la sua figura 3). ulterimmente amplificati fmo a 40 db.

suono neli 'aria non siano sufficienti a muovere la peri- stessa forza esercitata sul timpano venisse trasmessa
linfa: se la membrana timpanica fosse posta direttamen- direttamente alla staffa, ne risulterebbe un aumento di
te sulla finestra ovale, l'energia dei suoni verrebbe in- pressione (forza/area) di 55/3,3 = 16,6 volte;
fatti riflessa per il 99 per cento. 2) il sistema di leve costihlito dalla catena degli ossicini.
I.:orecchio medio accoppia le impedenze dell'aria e del- Il manico del martello, braccio della prima leva, è l ,3
la perilinfa in modo da amp lificare la pressione sonora volte più lungo del processo dell'incudine, braccio
nel passaggio dalla membrana del timpano alla base della seconda leva. Poiché il lavoro (forza x sposta-
della staffa. Ciò avviene in virtù di due caratteristiche mento) è identico alle due estremità del sistema, sarà
del sistema:
F'= 1,3 F [13.5]
l) la maggior supetficie della membrana timpanica rispet-
to alla finestra ovale. Essendo l'area del timpano pari a ove F' = forza espressa dali ' incudine sulla staffa; F =
55 nun2 e l'area della finestra ovale a 3,3 rnm 2, se la forza applicata sul martello.

152
Capitolo 13- Sensibilità acustica

Nel passaggio dal mattello alla staffa, la fo rza viene dun- cellule cigliate cellule cigliate
que amplificata di l ,3 volte, mentre si riduce di altrettan- interne esterne
to lo spostamento, ossia l'ampiezza della vibrazione.
Tenendo conto di entrambi i fattori , la pressione eserci-
tata su lla finestra ovale è dunque amplificata complessi-
vamente di l ,3 x 16,6 = 21,6 volte.

Risposta in frequenza dotto cocleare


della catena degli ossicini
Le resistenze frizionali ai movimenti degli ossicini, e la
pur minima inerzia dell 'apparato di trasmissione, fanno sì
·che i movimenti della catena ossicolare si trasmettano
senza perdita dal timpano alla staffa soltanto quando le
frequenze non superano determinati valori. Nella cavia, i
movimenti della staffa si mantengono di ampiezza costan-
galleria
del Corti
me~brana'\W
basilare
te, a parità di pressione sonora, fino a 3.000 Hz; diminui- neuroni scala timpanica
scono lentamente fino a 25.000 Hz, ovvero di 6 dB per afferenti
ottava, essendo l' intervallo di ottava pari al raddoppio
della frequenza, per poi attenuarsi drasticamente se la fre-
quenza cresce ancora. Questo comportamento riproduce il
membrana
profilo della curva audiometrica dell'animale. È dunque
di Reissner scala media
probabile che anche nell' uomo la trasmissione ossicolare
scala vestibolare x-v--~~ membrana tettoria
riduca l'energia del suono trasferito dal timpano alla staffa
secondo l'andamento della curva audiometrica.
Quando lo stimolo acustico è molto intenso, i muscoli
tensore del timpano e stapedio, situati nell'orecchio me-
modlol~, l_X,_J.J
-?,->;---;;]_X,)"
"'''""o'"'
dio, si contraggono per via riflessa aumentando la resi- f"!:J~'l
.,.,';{ " scala timpanica
stenza elastica della catena degli ossicini. Ciò non pro-
duce rilevanti effetti sulla trasmissione alle alte frequen- nervo acustico membrana basilare
ze, mentre attenua di 15-20 dB la trasmissione al di Figura 13.3 - Schema anatomico dell'organo del Corti.
sotto di 1.500 Hz. I muscoli dell'orecchio medio vengo-
no attivati anche immediatamente prima della contra-
zione dei muscoli della masticazione, della deglutizione
e della vocalizzazione, probabilmente al fine di proteg- Il modiolo è cavo e contiene il ganglio spirale del Corti,
gere l'orecchio dai rumori endogeni di bassa frequenza dove hanno sede i corpi cellulari delle fibre che costitui-
generati da questi atti motori. scono il nervo acustico. Il ganglio deve il nome al fatto
di essere allungato a for mare una spirale che segue il
percorso della coclea. Le cellule del ganglio spirale han-
COCLEA no un prolungamento a "T": il ramo centrale fo rma il
nervo acustico, il ramo periferico raggiunge i recettori
L'apparato acustico è ospitato all'interno della chioccio- attraverso canalicoli che perforano la lamina spirale fi-
la o coclea, una galleria scavata a spirale nella rocca no al suo margine e si aprono in prossimità dell'organo
petrosa, che si avvolge in tre giri attorno a un cono del Corti.
osseo, il modiolo (figura 13.3). Dalla parete del medio- La scala superiore è divisa longitudinal mente in due
lo si diparte una lamina ossea, la lamina spirale, che porzioni dalla membrana di Reissner: la rampa vestibo-
sporge nel lume del canale. L'estremità della lamina spi- lare vera e propria e il dotto cocleare, o scala media, che
rale è connessa con la faccia opposta del canale coclea- costituiscono un'unità dal punto di vista meccanico,
re per mezzo di una struttura membranosa, la membrana mentre si differenziano per la composizione dei liquidi
basilare. Il canale risulta perciò diviso in due rampe, o in esse contenuti. Il liquido presente nella scala vestibo-
scale, sovrapposte: la rampa superiore, o vestibolare, e lare e nella scala timpanica, la perilinfa, ha composizio-
la rampa inferiore, o timpanica, che decorrono assieme ne simile al liquido extracellulare. Il dotto cocleare, che
fino al vertice della chiocciola (elicotrema), dove la la- è in comunicazione con il labirinto membranoso del
mina ossea e la membrana basilare si interrompono po- vestibolo, contiene un liquido, l'endolinfa, che ha com-
nendo le due scale in comunicazione. posizione simile a quella del liquido intracellulare: ricco

153
Sistemi sensoriali
r
di K+ e povero di N a+. Il volume totale della coclea è di specie risponde. La tonotopia è deter minata dalle carat- l
!
circa 98 mm3, divisi tra scala vestibolare (54 mm3), teristiche di risonanza dei costituenti della coclea, cioè
scala cocleare (7 mm3) e scala timpanica (37 mm3). le membrane (soprattutto quella basilare, essendo tra-
scurabili le proprietà meccaniche della membrana di
l:
Organo del Corti Reissner) e i liquidi contenuti nelle rampe cocleari.
Per facilitare la comprensione di come i movimenti del-
I.:apparato recettoriale della coclea è costituito da cellu- la staffa giungano a stimolare i recettori, si immagini di
le cigliate di forma allungata, disposte ai lati (recettori srotolare la chiocciola e di distenderla, restituendole la
interni ed esterni) dei pilastri del Corti, due strutture forma che ha nei rettili e negli uccelli, a formare una gal-
fibrose che convergono a formare, con un doppio spio- leria rettilinea, divisa in due canali sovrapposti e separa-
vente, la galleria del Corti. Sopra al vertice formato dai ti dalla membrana basilare (f igura 13 .3).
pilastri del Corti, e con essi solidale, è distesa la lamina La pressione sonora si esercita, attraverso la staffa, sul
reticolata, che ricopre i recettori acustici lasciando pas- liquido della rampa vestibolare. Se le oscillazioni pres-
sare nelle maglie della rete i ciuffi delle ciglia recetto- sorie si imprimessero su una cavità chiusa, non si avreb-
riali. La lamina reticolata congloba tutti i recettori acu- be alcun movimento di liquido. La coclea ha però uno
stici e trasmette ad essi i movimenti dei pilastri del sfogo nella finestra rotonda, situata allo sbocco della
Corti. La membrana tettoria, inserita al modiolo, sporge scala timpanica e chiusa da una membrana elastica. Dato
al di sopra dei recettori e mette la sua superficie inferio- che le due rampe comunicano nell'eli co trema, quando il
re in contatto con le ciglia recettoriali. piede della staffa affonda nella scala vestibolare può pro-
L'organizzazione dei recettori è molto regolare: le cellu- durre un flusso di perilinfa che, percorrendo le due sca-
le cigliate esterne sono disposte in tre f ile, quelle inter- le, fa estroflettere la membrana della finestra rotonda. Se
ne in un' unica fila. All'apice di ogni recettore è dispo- la lamina che separa le due rampe fosse indeformabile, il
sto l'apparato ciliare, costituito da tre fila di stereociglia movimento del liquido dovrebbe necessariamente inte-
di diversa lunghezza, che sono propriamente da consi- ressare l'intero tragitto cocleare. Tuttavia, la presenza
derare dei microvilli, in quanto non posseggono i costi- della membrana basilare permette di cortocircuitare il
tuenti filamentosi tipici delle ciglia vibratili. Nei recet- movimento: il liquido spinto dalla staffa nella scala ve-
tori esterni le ciglia sono disposte a formare una "V", stibolare può infatti deformare la membrana basilare, e
mentre nei recettori interni sono allineate. "rubare" alla scala timpanica sottostante uno spazio che
Il nervo acustico è formato da circa 31 .000 fibre senso- viene recuperato dall'estroflessione della membrana
riali che prendono contatto con 15.000 recettori, distri- della finestra rotonda (figura 13.4).
buendosi in modo diverso tra cellule interne e cellule
esterne. Una cellula interna è raggiunta da più termina- Caratteristiche di risonanza
zioni di fibre afferenti e si realizza perciò una divergen-
za del segnale recettoriale su più linee nervose. Nel caso della membrana basilare
delle cellule esterne, invece, ogni fibra afferente si di-
stribuisce a tanti recettori, i cui segnali quindi convergo- Il flusso oscillante della perilinfa causato dai suoni met-
no su una sola li nea nervosa. te in movimento la membrana basilare e stimola i recet-
Pur essendo un nervo sensoriale, il nervo cocleare con- tori. Il fatto che le resistenze al moto della perilinfa si
tiene il 5 per cento di fibre efferenti che entrano in con- modifichino quando cambia la frequenza dei suoni spie-
tatto con i recettori, formando sinapsi in direzione fibra- ga perché le diverse porzioni della membrana basilare
recettore. siano messe in movimento dai suoni di diversa frequen-
za. Si consideri, per esempio, la membrana basilare del
giro apicale della coclea. Per raggiungere questa zona il
Organizzazione tonotopica moto della perilinfa deve impegnare il tragitto più lun-
nella coclea go, quindi incontra sia le resistenze viscose più elevate,
dato che queste sono proporzionali alla lunghezza del
I movimenti della catena degli ossicini si trasmettono tubo (legge di Hagen-Poiseuille), s ia la maggior resi-
alla perilinfa e inducono la vibrazione della membrana stenza inerziale, in ragione del fatto che con la distanza
basilare in settori diversi a seconda dell 'altezza del aumentano la massa del liquido da spostare e anche la
suono. Ciò produce l' attivazione dei recettori, e l'invio massa della membrana basilare, che diventa sempre più
di impulsi nervosi alle strutture centrali deputate all'ela- larga via via che si sale dal giro basale verso l'elicotre-
borazione della percezione uditiva e dei riflessi acustici. ma (figura 13.4). Poiché le resistenze viscose sono pro-
La tonotopia, cioè la corrispondenza tra l'altezza del porzionali alla velocità del flusso, quindi alla frequenza
suono e un sito topograficamente definito nella coclea, del suono, e la resistenza inerziale è proporzionale al-
è caratteristica comune a tutti gli animali, anche se varia l'accelerazione e aumenta perciò con il quadrato della
l'ambito di frequenze alle quali l'orecchio delle diverse freque nza, il sommarsi dei loro effetti fa in modo che

154
Capitolo 13- Sensibilità acustica

® ©
~~

1--------:------:---:-:-~
membrana basilare
~~~
elicotrema

11
® @

4=
~

~ ~
~

~
~

8
resistenze al movimento del fluido
c
k2

M2

lunghezza della colonna liquida 11 > 12


membrana
basilare

elastiche = k · s massa della colonna liquida m1 > m2


viscose = ~ .v massa della membrana basilare M1 > M2
lnerziali =mr. a elasticità della membrana basilare k 1< k2

Figura 13.4 - Una pressione costante applicata alla staffa sposta la perilinfa dalla scala vestibolare alla scala timpanica attra-
verso l'elicotrema (A). Le oscillazioni pressorie dei suoni si trasmettono invece attraverso la membrana basilare, che cede in
punti diversi a seconda della frequenza delle oscillazioni stesse. Un suono di bassa frequenza provoca movimenti di bassa velo-
cità e accelerazione, che incontrano resistenze viscosa e inerziale di scarsa entità: il suono può pertanto propagarsi fino al giro
apicale (B), dove la resistenza elastica della membrana basilare raggiunge i valori minimi (D). Se la frequenza del suono si
innalza, aumentano le resistenze inerziale e viscosa, che sono anche proporzionali alla lunghezza della "colonna" di liquido. Il
moto viene pertanto "cortocircuitato" attraverso la membrana basilare in punti più prossimi alla staffa (C).

quanto più alta è la frequenza tanto più ostacolata è la in rapporto alla frequenza del suono deriva dunque dalle
propagazione verso il giro apicale. proprietà meccaniche del sistema, più precisamente dal-
Rimangono da considerare le resistenze elastiche, che l'aumento delle resistenze viscose ed inerziali in dire-
dipendono sostanzialmente dalla membrana basilare e zione prossimo-distale, e delle resistenze elastiche nella
che, come si è detto, non cambiano al variare della fre- direzione opposta. Grazie a questo "filtro meccanico"
quenza. Lungo la coclea, la resistenza elastica è distri- (inserto l), l'ampiezza della vibrazione della membrana
buita secondo un gradiente opposto rispetto alle altre basilare si distribuisce lungo la coclea in rapporto alla
due resistenze. La membrana basilare è costituita da tes- frequenza, nel modo riportato in figura 13.2. A 1.600
suto fibroso, con ispessimenti disposti trasversalmente, Hz, l'oscillazione massima avviene a circa metà dell'e-
come le tavolette di una passerella di legno, che la irrigi- stensione della coclea. Man mano che si scende con la
discono, e la sua larghezza cresce con la distanza dalla frequenza, il massimo si sposta sempre più lontano; a
staffa. Dato che una struttura è tanto più rigida quanto 50 Hz, frequenza prossima alla minima percettibile, la
minore è la sua lunghezza, la resistenza elastica, che è membrana vibra soltanto in prossimità dell'elicotrema.
principalmente determinata dagli ispessimenti trasversa- Quando viene trasmessa alla coclea una pressione sta-
li, è massima in prossimità delle f inestre, dove la mem- zionaria, l'apertura dell'elicotrema fa sì che lo sposta-
brana ha larghezza minima, e minima nel giro apicale. mento della perilinfa si produca senza coinvolgere la
Fatte queste premesse, si consideri quali ostacoli incon- membrana basilare. Se non vi fosse comunicazione tra
tra la propagazione nella coclea di un suono grave. Le le due scale vestibolare e timpanica, una pressione stati-
resistenze viscose o inerziali sono scarse e il loro effetto ca esercitata s ul timpano manterrebbe la membrana
è trascurabile; prevale l'effetto della resistenza elastica, basilare estroflessa verso l'una o l'altra delle scale, ri-
che è maggiore nel giro basale ove la membrana è più ducendone la capacità di vibrare. Una simile evenienza
rigida. Il movimento si trasmette perciò fino al giro api- si può verificare in occasione della salita in quota oppu-
cale, e mette in vibrazione la membrana più lontana. Un re dell'inunersione subacquea, cioè quando la pressione
suono acuto, per contro, suscita grandi resistenze viscose esterna, trasmessa dal timpano alla finestra ovale, di-
e inerziali che gli in1pediscono di progredire verso l'apice: venta diversa dalla pressione nel cavo timpanico, che si
se ha intensità sufficiente, può vincere le resistenze elasti- esercita sulla f inestra rotonda. La condizione perdura
che della membrana prossimale e farla vibrare. fino a che le due pressioni non si equilibrano attraverso
La prerogativa di stimolare regioni diverse della coclea la tuba di Eustachio.

155

--.
Sistemi sensoriali

grande, i microfilamenti vengono stirati ed esercitano una


® membrana tettoria tensione sui meccanismi che controllano l'apertura dei
·canali per .il potassio situati· sulla supe1ficie -laterale delle
ciglia più alte: aumenta così la probabilità di apertura dei
canali stessi. Quando le ciglia sono in posizione diritta la
tensione diminuisce e solo parte dei canali rimang~no
ape111, mentre quando le ciglia p iù lunghe vengono flesse
~e~·so_ le più picc~le i fi~a1~1~nti si detendono e la probabi-
hta d1 apertura de1 canali st nduce a zero (figura 13.6).
membrana basilare La corrente di K+ ha un'azione depolarizzante sui recet-
tori. In questo modo, il movimento ciliare nelle due di-
rezioni, provocato dallo strofi nio contro la membrana
® tettoria, modula il potenziale della membrana recettoria-
le. Normalmente, nelle cellule eccitabili il transito di K+
a.ttrav~rso!a t~embt:ana produce correnti iperpolarizzan-
tl. Puo qumd1 susc1tare sorpresa i l fatto che il K+ nel
momento in cui attraversa i canali delle stereociali~ in-
duca la depolarizzazione dei recettori cocleari. Qu~sta
0

deflessione apparente contraddizione trova spiegazione:


cellule cigliate
l) nel!~ ~peciale s~tuazione ambientale nella quale sono
post1 1 recetton, che hanno il corpo immerso nella
Figura 13.5- l movimenti della membrana basilare fanno ruo-
perilinfa e le ciglia in contatto con l'endolinfa·
tare l'apparato recettoriale facendo perno sul piede del pila-
stro interno del Corti. Ciò provoca lo sfregamento delle stereo- 2) nella particolare composizione ionica dell'end~linfa·
ciglia contro la faccia inferiore della membrana tettoria. 3) nei vincoli di scambio esistenti tra i diversi comparti
del sistema.

STIMOLAZIONE Formazione dell'endolinfa


DEI RECETTORIACUSTICI
L'endolin~a vi~ne ~ecreta dalla stria vascolare, un agglo-
In condizioni fisiologiche, i movimenti ciliari sono in- merato d1 capillan che sporge dalla parete ossea della
dotti dai suoni che mettono in oscillazione la membrana coclea ali 'interno del dotto cocleare, rivestito da cellule
basilare. Le oscillazioni ve1iicali della membrana basi- epiteliali. Il dotto cocleare comunica attraverso il ductus
lare alzano e abbassano il pilastro esterno del Corti. Fa- reuniens con il labirinto membrana so dell 'utricolo e dei
cendo perno sul piede del pilastro interno, che appoggia canali semicircolari. Dall'utricolo si diparte un sottile
sulla lamina ossea, questo movimento fa ruotare in sen- dotto che raggiunge, attraverso u n canalicolo osseo
so trasversale il dispositivo pilastri-lamina reticolata e l'interno del cranio, ove termina in una dilatazione sac~
porta le ciglia dei recettori a sfregare tangenzialmente cifonne situata tra l'osso e la dura madre: il sacco endo-
contro la membrana tettoria a ogni oscillazione della linfatico. Qui l'endolinfa viene r iassorbita.
v ibrazione sonora (figura 13.5). Lo stimolo adatto a ec- La composizi~ne del~'endolinfa è regolata dalla pompa
citare i recettori dell'orecchio interno, cocleari e vesti- Na-K, .mec~am~no dt trasporto attivo (figura 13.7), che
boiari, è infatti la deflessione delle ciglia. Nei recettori trasfensce 11 K dal sangue della stria vascolare verso
cocleari, le stereociglia sono disposte in 3-4 fi le paralle- l'interno del dotto cocleare, e porta all'esterno il Na+ e
le di altezza progressivamente crescente dalla più inter- altri ioni positivi, come il Ca++. In questo modo l'endo-
na, verso il modiolo, alla più esterna. È stato recente- linfa si arricchisce di K+, che raggiunge la conc~ntrazio­
mente scoperto che l'apice di ogni stereociglio si con- ne di 150 mEq/1 e si impoverisce diNa+ e ca++ come il
nette con la superficie laterale del ciglio adiacente della citoplasma cellulare (tabella 13 .II). La conce~trazione
fila più alta mediante un filamento ultramicroscopico ?el sodio nell'en?olinfa è addirittura inferiore a quella
(figura 13 .6). L'esistenza di tali legami era sfuggita per mtracellulare, arnvando a 1,5-2,5 mEq/1, corrispondente
molti decenni all'osservazione morfologica, perché essi a un potenziale di equilibrio per il sodio tra il p lasma e
vengono distrutti dalla fissazione con acido osmico, che l'endolinfa superiore a 100mV
è la procedura tradizionale per preparare i tessuti alla ENa = 61/og 145/2,5 = 107mV(a 37 °C) [ 13.6]
microscopia elettronica. Oggi si ritiene che i filamenti
siano essenziali per trasfonnare la deflessione delle stereo- Ali' interno della scala cocleare, il potenziale elettrico è
ciglia in un evento elettrogenico. Ogni volta che le ciglia positi;_o (8? .mV) 1:ispetto ~Ila peri linfa. Può sorprendere,
vengono deflesse nella direzione dalla più piccola alla più data ltdentlta del ststema dt trasp01to ionico, che il voltaa-
o

156 i
l
Capitolo 13- Sensibilità acustica

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eccitazione Inibizione

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Figura 13.6 - l recettori esterni del Corti sono dotati di tre o quattro file di stereociglia disposte a punta di freccia e di diversa lunghezza
{A). Tra l'apice di ogni ciglio e la faccia laterale del ciglio adiacente nella fila più alta è disposto un filamento (B e C) che viene teso ogni
volta che le ciglia vengono piegate nella direzione che va dalle più corte alle più lunghe e rilasciato quando le ciglia vengono piegate nella
direzione opposta {D). Lo stiramento del filamento provoca l'apertura di canali meccanosensibili della membrana delle stereociglia (E).

mV
2
stria
, ' Jvasco lare

® @ -200 o 200
deflessione delle ciglia (nm)

stria
vas colare

canali
delle ciglia

recettore +60
ENa

perilinfa @
©
Figura 13.7- Schema degli scambi ionici tra la stria vascolare e l'endolinfa e attraverso la membrana dei recettori (A ) e circuiti
elettrici equivalenti (C e D). l due siti di scambio sono separati in condizioni di riposo (C) e vengono messi in comunicazione dal-
l'apertura dei canali meccanosensibili delle stereociglia (D). Ciò suscita il transito di una corrente che depolarizza i recettori. In B
l'entità della depolarizzazione è messa in relazione alla deflessione delle ciglia, in nanometri.

gio sia positivo nell'endolinfa e negativo all'interno delle cellulare per il potassio e per il sodio (capitolo 2). La positi-
cellule. La differenza si spiega con la diversa permeabilità vità (+80) dell'endolinfa deriva dall'inversione di quel rap-
della parete della stria vascolare lispetto alla parete cellula- porto in corrispondenza della superficie di scambio della
re. Il voltaggio intracellulare di -90 mV dipende dall'eleva- stria vascolare, dove la petmeabilità per il potassio è molto
to valore del rappmto tra le permeabilità della membrana inferiore rispetto alla permeabilità per il sodio.

!57
Sistemi sensoriali

Tabella 13.11- Composizione ionica della perilinfa e dell'endolinfa. delle stereociglia nella direzione opposta riduce la cor-
perii i n fa endolinfa rente depolarizzante di riposo e iperpolarizza il recetto-
re. Gli spostamenti ·trasversa1i non provocano alcun ef-
Na+ mEq 140 1,5-2,5
fetto. La corrente di trasduzione è prodotta per multipli
K+ 4,8 150 di un'intensità unitaria, e il numero dei multipli corri-
Ca++ 3 3 sponde pressappoco al numero delle stereociglia: ciò fa
Cl· 120 110 supporre che ogni ciglio ospiti un canale ionico.
La soglia uditiva corrisponde a uno spostamento sinu-
proteine mg/1 00 mi 50 13
soidale della punta delle stereociglia di ± 0,03 nrn. Nei
recettori isolati, uno spostamento di queste dimensioni
induce una variazione di potenziale di circa l 00 l!V, che
Correnti ioniche basta per indurre effetti sinaptici significativi. La sensi-
nell'apparato cocleare bilità dei recettori non potrebbe migliorare ulteriormen-
te, dato che gli spostamenti soglia hanno lo stesso ordi-
Nel sistema formato dal dotto cocleare e dai recettori ne di grandezza dei movimenti browniani, dovuti all'a-
acustici, gli scambi ionici possono avvenire attraverso gitazione termica delle strutture ciliari .
tre superfici di separazione: nella stria vascolare, tra en-
dolinfa e sangue; nella membrana basale dei recettori, Risposta dei recettori cocleari
tra citoplasma e perilinfa; nelle ciglia recettoriali, tra ai suoni
endolinfa e citoplasma. Se si fa ricorso al modello elet-
trico della membrana già descritto, la situazione può es- La depolarizzazione dei recettori in risposta ai suoni è
sere rappresentata secondo lo schema della figura 13.7 C, illustrata nella figura 13.8 C. Lo stimolo è rappresentato
nel quale il circuito superiore rappresenta la membrana da un tono, in risposta al quale il recettore va incontro a
che separa il sangue dall'endolinfa e il circuito inferiore una depolarizzazione che continua per tutta la durata del
la membrana basale del recettore. I due circuiti sono suono stesso. Quando il suono finisce il potenziale ge-
simili, salvo che per i valori delle permeabilità: sopra, neratore cessa. Non deve stupire il fatto che la depola-
l'elevata resistenza al transito del K+ rende positivo il rizzazione sia continua, mentre il suono, lo stimolo mec-
voltaggio all'interno dell'endolinfa, avvicinandolo al canico dei recettori, è oscillante. La costante di tempo
potenziale di equilibrio del Na+; sotto la membrana è della membrana recettoriale è sufficiente a far sì che il
molto più permeabile al K+ e il potenziale endocellulare potenziale non decada nell'intervallo tra un'oscillazione
è negativo, vicino a EK- e l 'altra.
1 due circuiti sono isolati l'uno rispetto all'altro quando Per determinare quali siano i suoni efficaci ad attivare
i canali ionici delle ciglia, che connettono l'endolinfa al un recettore, lo sì può stimolare ripetutamente cambian-
citoplasma, sono chiusi (interruttore aperto, schema C). do dì volta in volta la frequenza del tono (tracciato B).
Quando si aprono i canali per il K+ nelle stereociglia, i Nel recettore in questione, finché il suono si mantiene a
due circuiti si mettono in comunicazione, e la corrente frequenza inferiore a 10-12kHz il potenziale non cam-
può circolare lungo il tragitto indicato dalle frecce (chiu- bia; quando si superano i 12kHz, a ogni tono segue una
sura dell'interruttore, schema D). La concentrazione di depolarizzazione, La cui ampiezza cresce con l'aumenta-
potassio nell'endolinfa e nel citoplasma è pressoché i- re della frequenza fino a che si raggiungono l 7 kHz, valo-
dentica, ma tra i due ambienti vi è una differenza di re rispetto al quale il recettore dimostra la massima sensi-
potenziale di [80 - ( -90) = 170 m V]. Per gradiente elet- bilità. Da questo punto in poi, aumenti ulterimi della fre-
trico, il potassio si trasferisce dunque dali' endol infa al- quenza producono risposte sempre più piccole fino all'e-
l'interno del recettore. Per mantenere l'elettroneutralità saurimento, intorno a 20 k.Hz.
delle soluzioni, il flusso di potassio tra endolinfa e recet- Si può valutare la sensibilità recettoriale anche misuran-
tori è accompagnato da una corrente che attraversa verso do l'intensità soglia per ciascuna frequenza. Il risultato
l'esterno la membrana basale del recettore, depolarizzan- di tale misura è riportato nel grafico della figura 13.8.
dola, e da una corrente di sodio, nella stria vascolare, Alle basse frequenze non si ha alcuna risposta. Succes-
diretta dal sangue verso l'endolinfa, a formare il circuito sivamente, aumentando la frequenza, il recettore inizia a
indicato dalle frecce tratteggiate nella figura 13.7 D. rispondere e l'intensità soglia diminuisce progressivamen-
A riposo, circa il 15 per cento dei canali è aperto, e la te fino a raggiungere il minimo intorno a 17 kHz, per poi
corrente che vi fluisce contribuisce a determinare il aumentare nuovamente. Il grafico così ottenuto (curva di
valore stabile del potenziale di membrana. Quando le
ciglia vengono spostate nella direzione positiva, si apro-
intonazione del recetto re) non è altro che l'immagine spe-
culare della registrazione mostrata dal tracciato B.
'
no altri canali e la cellula si depolarizza. La risposta è In conclusione, ogni recettore ha una sensibilità massi-
massima quando la punta delle stereociglia è dislocata
di appena 50-120 nm (figura 13.7 B). La deflessione
ma in corrispondenza di un certo valore di frequenza (fre-
quenza caratteristica) e risponde sempre meno, fino a l
158
l
+
Capitolo l3- Sensibilità acustica

® o ®
.10

-20 _ _ _ _ _ _..,.. 23
.!!! -
kHz
Cl
o -30
"'
-~
'iii
c:
Q)
-40 © potenziale
del recettore
:s
-50

-60
frequenza
caratteristica
t
o 3 10 20 30 suono
kHz
Figura 13.8- Depolarizzazione di un recettore cocleare di cavia indotta da un suono di 17kHz (C). In B è illustrato come stimoli
di frequenza progressivamente crescente siano inefficaci fintanto che non si superino i 1O kHz e inducano poi risposte via via più
ampie, che raggiungono il massimo a 17 kHz e decrescono quando la frequenza aumenta ulteriormente. Ogni tratto verticale rap-
presenta l'ampiezza della depolarizzazione alla frequenza indicata sull'ascissa. In A è illustrata la curva di intonazione del recetto-
re, che mostra come varia, in funzione della frequenza dei suoni, la soglia per evocare la depolarizzazione recettoriale. La curva è
l'immagine speculare del tracciato B: il valore soglia è minimo alle frequenze che danno risposta di massima ampiezza.

perdere ogni sensibilità, quando ci si allontana da quel Proprietà motorie dei recettori
valore centrale. esterni del Corti
Se si esplorano diversi recettori cocleari, oppure si regi-
stra l'attività delle fibre afferenti primarie con essi con- Nei recettori esterni del Corti, le correnti depolarizzanti
nesse, ci si rende conto che la risposta tonate è regolar- generate dallo strofinamento delle ciglia contro la mem-
mente distribuita lungo la coclea. Nel giro basale i re- brana tettoria inducono i recettori medesimi a produrre
cettori rispondono ai suoni acuti; salendo progressiva- forza. Sh1diando recettori esterni isolati in vitro, si è os-
mente verso l'apice, la frequenza caratteristica diminui- servato che essi si accorciano quando vengano stimolati
sce sempre più; presso l'apice si trovano i recettori into- dalla vibrazione meccanica delle ciglia, oppure anche
nati con i suoni più gravi. da una corrente depolarizzante applicata mediante un
I recettori che condividono una certa localizzazione co- elettrodo intracellulare. L: accorciamento avviene per azio-
cleare, sebbene operino lo stesso tipo di trasduzione ne di un "motore piezoelettrico" localizzato nella mem-
meccanoelettrica dei suoni, non svolgono però tutti la brana cellulare, che esercita la sua forza in direzione
medesima funzione. Lo schema delle connessioni tra le longihtdinale e il cui funzionamento è indipendente dal-
cellule del Corti interne ed esterne con le fibre afferenti l' ATP. Il movimento sembra essere conseguente a cam-
dell'VIII nervo, da un alto, e dall'altro le recenti acqui- biamenti reversibili della conformazione di una specifi-
sizioni sulle proprietà contrattili dei recettori esterni ca proteina della membrana, la prestina, sotto il control-
(vedere prossimo paragrafo), fanno infatti ritenere che i lo del potenziale di membrana. L: azione è così rapida da
due tipi di recettori svolgano compiti distinti. Mentre i riuscire a generare forze a frequenze> 20 kHz.
recettori interni possono essere considerati elementi In vivo, i recettori esterni aderiscono con la loro estre-
sensoriali a tutti gli effetti, perché trasformano il poten- mità superiore, la placca cuticolare, alla lamina reticola-
ziale generatore in segnali sinaptici trasmessi alle vie ta e con la base alle cellule di sostegno di Deiters, a loro
acustiche, la principale funzione dei recettori esterni volta appoggiate sulla membrana basilare. Data questa
sembra essere quella di convertire il potenziale genera- configurazione, la contrazione dei recettori, alla stessa
tore in movimento cellulare. frequenza del suono stimolante, rende più rigido l'ac-
coppiamento tra la membrana basilare e la membrana
tettoria (figura 13.9), con il risultato di amplificare l'oscil-
lazione dell'organo del Corti e, dunque, la deformazione
meccanica delle ciglia delle cellule interne del Corti, i

159
Sistemi sensoriali

recettori esterni
a riposo

contrazione
t
40 dB
dei recettorl esterni

® © ~
recettori esterni
in contrazione

Figura 13.9 - l recettori esterni del Corti si contraggono in risposta alla depolarizzazione indotta dal suono. Il risultato meccani-
co della contrazione, illustrato dal confronto tra A e B, consiste nel movimento dell'apparato del Corti che provoca l'avvicina-
mento delle membrane basilare e tettoria e la deflessione delle ciglia recettoriali. Poiché le contrazioni seguono la frequenza del
suono stimolante, gli effetti meccanici del suono e della contrazione si sommano, inducendo un'amplificazione delle oscillazioni
della membrana basilare (e dello stimolo recettoriale). Ciò è illustrato in C, dove si confronta l'ampiezza del movimento della
membrana basilare in presenza e in assenza della risposta contrattile dei recettori esterni.

recettori sensoriali veri e propri. L'amplificazione rag- VIE ACUSTICHE CENTRALI


giunge i 40 dB alle intensità di stimolazione basse e
medie, e diminuisce progressivamente sino alla satura- Nervo acustico - La trasmissione dei segnali dai recet-
zione, quando l'intensità sonora cresce oltre. tori alle terminazioni delle fibre afferenti del nervo acu-
stico avviene con un meccanismo sinaptico promosso
Controllo centrale dalla depolarizzazione dei recettori. Si suppone che il
dei recettori cocleari mediatore in questa sinapsi sia l'acido glutammico. Nel-
la porzione amielinica dell' assone afferente avviene la
L'elettrogenesi dei recettori acustici è sottoposta a control- codificazione in impulsi nervosi, che sono poi condotti
lo centrale. Le fibre che lo ath1ano, in parte dirette, in lungo il nervo acustico fino ai nuclei cocleari del tronco
parte crociate, originano dal nucleo olivare superiore, encefalico.
decorrono in senso centrifugo nella compagine dell'VIII Nella f igura 13.10 è illustrata la risposta tonate di diver-
paio dei nervi encefalici e terminano a livello dei recettori se fibre del nervo cocleare, sottoposte a toni di frequen-
dell'organo del Cmti. Il fascio olivococleare è composto za crescente, da 200 a 20.000 Hz. All'intensità minima,
da fibre inibitorie il cui mediatore, liberato a ridosso delle ogni fibra risponde soltanto al tono della frequenza ca-
f ibre afferenti connesse con i recettori interni, oppure dei ratteristica. Quando l' intensità sale, la risposta inizia a
recettori esterni, attenua l'attivazione delle afferenti del- frequenze sempre più basse, finché, alla massima inten-
l'VIII nervo. La stimolazione del fascio olivococleare au- sità, la fibra risponde lungo tutto l' ambito delle tonalità:
menta la soglia dei recettori acustici ai suoni di tutte le fre- sono state superate, cioè, le proprietà di filtro della co-
quenze, senza modificare la frequenza caratteristica, clea. Ne risulta una curva con la stessa forma della curva
ovvero la sensibilità tonate. È stato riscontrato che i neu- di intonazione del recettore (figura 13.8), con una minor
roni d'origine del fascio olivococleare, che si trovano nel pendenza a sinistra, verso le frequenze basse, e una ripi-
nucleo olivare superiore, vengono eccitati dagli stimoli da caduta a destra, quando la frequenza supera la fr e-
sonori. Si realizza così un circuito di retroazione negativa, quenza caratteristica. La forma della curva di intonazio-
grazie al quale un tono può inibire i recettori acustici ne è identica per h1tte le fibre del nervo acustico, ma la
attraverso l'attivazione del fascio olivococleare. Al!' azio- frequenza caratteristica di ciascuna è diversa.
ne del fascio olivococleare si aggiunge il controllo riflesso
della tensione dei muscoli stapedio e tensore del timpano, Nuclei del tronco encefalico e del talamo- Dal nervo
che hanno la fi.mzione di regolare la trasmissione mecca- cocleare, la via acustica continua, attraversando diverse
nica dei suoni dal timpano alla coclea. La loro contrazione stazioni intercalate, f ino alla corteccia uditiva primaria
irrigidisce il sistema di trasmissione al fine di evitare del lobo temporale. Lungo tutto il tragitto, i neuroni
danni provocati da un'eccessiva stimolazione sonora. continuano a presentare un'organizzazione tonotop ica
l
160

l
ì Capitolo 13 - Sensibilità acustica
i
l Inserto 2 - Lesioni per tutte le file seguenti. Poiché la cono danni recettoriali e deficit senso-
delle ciglia e sordità velocità di allungamento è la stessa. nali di gravità crescente in rapporto
l'insieme delle ciglia finisce per assu- all'intensità e alla durata del canco
Ogru cellula acustica possiede, in rap- mere l'aspetto a canne dorgano; gli stesso, fmo alla distruzione delle cel-
porto alla posizione che occupa hmgo elementi più anziani sono i più lunghi. lule sensoriali e alla sordità completa.
la chiocciola, un numero prefissato dJ La crescita si esaurisce procedendo Le prime alterazioni mmfologiche,
stereociglia, d1 lunghezza e diametro dal grro basale all' ap1ce: la lunghezza quando 1 danni funzionali sono ancora
predeterminati. Questa organizzaziO- delle stereociglia è perciò minlma nel- lievi, nguardano proprio i filamenti
ne deriva da un preciso programma le cellule del giro basale, sensibili alle intercigliari: nella coclea delle cavie
m01fogenetico. La protrusione delle alte frequenze, e massima nel giro api- normali, 1 filamenti ono visibili nel
c1glia inizia dalla fila p1ù laterale. la cale, nelle cellule sensibili ai toni gravi. 90 per cento delle crgha esarrunate,
membrana si estroflette e al suo inter- La complessità del processo morfoge- mentre nelle cavie sottoposte a trauma
no si dispone un fascette di filamenti netico è forse la causa della vulnerabi- acustico il loro numero si riduce pre-
long1tudinah di actina. Mano a mano lità delle crglia: una celltùa sensoriale cocemente, in misura proporzwnale
che le ciglia si allungano, ciascuna si che le abbia perdute per mvecchla- all'mtensità e alla durata della stimo-
ing rossa per apposizwne di nuove mento, trauma o cause tossiche, in lazwne, e accompagna la comparsa
fibrille di actina intorno a quelle pree- nesstm caso riesce a ricostituirle. dei segni iniziali di deficit sensonale.
sistenti. Successivamente, protrudono Quando si sottopone un otecchio ad Per primi sono colprti i legami tra le
le ciglia della seconda fila e così via un canco sonoro eccessivo, SI produ- c1glia delle due file più alte.

o fibre del nervo cocleare

-20

-40
dB
-60

-80

0,2 0,5 1 2 5 10 20 0,2 0,5 1 2 5 10 20 0,2 0,5 1 2 5 10 20


kHz
Figura 13.1O- Curve di intonazione di neuroni di diverse stazioni delle vie acustiche.

simile a quella di recettori e curve tonali con le stesse tità !J.l, che aumenta in ragione dell' angolo (c.P) formato
caratteristiche (figura 13 . l 0). Nelle ultime tappe della dalla direzione del suono rispetto al piano sagittale
via acustica, l'area sottesa dalle curve si fa più stretta, a
!J.l=!J.lsenc.P [13.7]
dimostrare tm' intonazione più accurata.
Nella figura 13.11 è riportato uno schema semplificato dove !J.l = distanza tra le orecchie. Il ritardo con cui il
dell'organizzazione della via acustica centrale: al primo suono giunge all'orecchio più lontano è dunque
stadio sono i nuclei cocleari, i quali proiettano al nucleo M
olivare superiore e al nucleo del corpo trapezoide. Le t:J.t = - [13.8]
c
proiezioni di secondo ordine sono bilaterali, e si dirama-
no sia ai nuclei omolaterali che a quelli controlaterali. dove c è la velocità del suono (figura 13.12).
Tra i nem oni del tronco encefalico alcuni sono specializzati Se la sorgente è posta di fronte, !J.l = O. Per un angolo di 30°
in funzioni diverse dalla pura e semplice discriminazione e una velocità del suono di 340 mis, !J.t è pari a 0,25 ms.
dei suoni, per esempio nel riconoscere la direzione di pro- Nel nucleo olivare superiore vi sono neuroni capaci di
venienza di un suono, confrontando i tempi di arrivo del riconoscere ritardi interaurali di questa entità. Nel grafi-
suono alle due orecchie. Quando una sorgente sonora è co della f igura 13. 12 è illustrata la frequenza di scarica
posta al di fuori del piano di simmetria, il suono che giunge di un neurone dell'o liva superiore in risposta a stimoli
a ciascun orecchio percorre distanze diverse per tma quan- che raggiungono l'orecchio omolaterale con un breve

161
Sistemi sensoriali

giro corteccia
temporale uditiva
superiore primaria

Figura 13.13- Localizzazione delle aree uditive primarie nel-


stria acustica la corteccia temporale dell'uomo.

cocleare
ritardo o anticipo rispetto ali' orecchio dell'altro lato.
Sull'ascissa, Oms significa che la stimolazione è simulta-
ganglio spirale nervo
vestibolococleare (VIli)
nea; i ritardi positivi indicano che l'orecchio omolaterale
superiore corpo trapezoide è stimolato per primo e quelli negativi che il suono rag-
giunge per primo l'orecchio controlaterale. L'ordinata
segnala la frequenza di scarica della risposta neurale.
Figura 13.11- Schema anatomico delle vie acustiche centrali.
Quando il ritardo è O, sorgente sonor a posta di fronte, il
neurone risponde con frequenza di 90 impulsi al secondo.
Quando il ritardo è di +0,25 ms, sor gente posta 30° alla
destra, il suono aniva prima all'orecchio omolaterale e la
sorgente sonora frequenza raddoppia. Se il ritardo si inverte, perché il
300
suono raggiunge prima l'orecchio controlaterale (sorgen-
te posta 30° a sinistra) la frequenza di scarica del neurone
diminuisce. Un secondo neurone, che riceva ed interpreti
i messaggi provenienti da questa cellula del nucleo oliva-
re superiore può misurare, dalla frequenza di scarica,
ns qual è il ritardo interaurale e quindi riconoscere la dire-
.g
ns
o zione di provenienza del suono. Il riconoscimento della
"'
:0 100 ... direzione di provenienza dei suoni si fonda anche sulla
~
diversa intensità dei suoni che raggiungono i due orecchi
c: ed è possibile anche in ascolto monoaurale, basandosi
Q)
:l
>- d - - t C" sulle differenze nella riflessione e nella rifrazione che i
~ o ~~~~~~~~~~~ suoni subiscono quando colpiscono da direzioni diverse
2,0 1 ,o 0,0 1,o 2,0
l 'accidentata superficie del padiglione auricolare.
controlaterale ritardo (ms) ipsilaterale
Dai nuclei del tronco encefalico, la via acustica sale ai
collicoli inferiori e da qui al corpo genicolato mediate,
Figura 13.12- La risposta di neuroni dell'oliva superiore asti- che proietta alla corteccia e in particolare alla circonvo-
moli di due intensità, 60 e 80 dB, varia quando si modifica il luzione temporale superiore, presso la scissura del Sil-
ritardo interaurale. Quando lo stimolo sonoro arriva simulta- vio (figura 13.13).
neamente alle due orecchie (ritardo 0), il neurone scarica a 95
imp/s, ma se il suono arriva all'orecchio omolaterale 0,25 ms
prima che all'orecchio controlaterale, la frequenza sale a 180
Corteccia acustica - Anche nella circonvoluzione tem-
imp/s. Un ritardo interaurale di 0,25 ms corrisponde alla diffe- porale superiore è presente un'organizzazione tonotopi-
renza di percorso, 6.1, di un suono proveniente da una sorgen- ca, che in questa sede è addirittura doppia. Nel gatto,
te posta 30° lateralmente alla linea di simmetria. oltre alla suddivisione dell'area acustica in fasce distin-

162
Capitolo 13 -Sensibilità acustica

te per la tonalità cui sono sensibili i neuroni, si ricono- no: dapprima solletico, che spesso accompagna i suoni
sce una divisione in bande trasversali che distingue le più gravi, poi senso di puntura ed infine dolore.
zone eccitate da entrambe le orecchie da quelle eccitate Per ogni valore compreso tra soglia e intensità massima,
dall'orecchio omolaterale e inibite dall'orecchio del lato si può costruire una curva isosonica che descrive come
opposto. Nel pipistrello, l'area acustica ha una notevole deve variare la pressione sonora, in funzione della fre-
estensione e al suo interno ha particolare sviluppo l 'area quenza, per produrre sensazioni acustiche di altezza di-
per la frequenza, che varia tra 60 e 150 kHz a seconda versa ma di intensità costante. Curve isosoniche per
della specie, dei suoni che il pipistrello emette per loca- intensità regolarmente crescenti sono illustrate nella fi-
lizzare ostacoli e prede. gura 13.14. La distanza che separa una curva dali' altra
corrisponde a un uguale incremento dell'intensità per-
cettiva. Se si confrontano tali incrementi con le pressio-
PSICOFISICA ACUSTICA ni sonore che li hanno prodotti, si riscontra una relazio-
ne coerente con la legge di Stevens (figura 13.15) .
. Soglia acustica e audiogramma In clinica l'audiogramma è utilizzato per valutare le
capacità uditive. La sua presentazione è però differente
La soglia acustica varia in funzione della frequenza del da quella dell'audiogramma fisiologico. I valori soglia
suono. Alle frequenze udibili più basse, intorno a 20 ottenuti in un soggetto per 10 toni differenti, da 125 a
Hz, l'intensità necessaria per produrre una sensazione 8.000 Hz, vengono confrontati con i valori soglia medi
sonora è estremamente alta. All'aumentare della fre- della popolazione. Se la differenza è O, cioè la soglia del
quenza dei suoni la soglia decresce progressivamente e, soggetto coincide con la soglia media, l'udito è conside-
in corrispondenza di 2.000-3.000 Hz, si ha la massima rato normale. Se la soglia del soggetto è più elevata del
sensibilità. Con l'ulteriore aumento della frequenza, la valore medio, la differenza rappresenta la perdita acusti-
soglia riprende a salire, fino al limite superiore dell'udi- ca per quel tono e viene riportata in un grafico con se-
bile (20.000 Hz). La curva che unisce le soglie determi- gno negativo. In caso di sordità distribuita su tutte le fre-
nate alle varie frequenze è detta audiogramma (figura quenze, la curva è tutta al di sotto dello zero; in caso con-
13.14). Se l' intensità del suono raggiunge livelli molto trario può mostrare incisure a carico di ambiti tonati limi-
elevati, alla sensazione acustica se ne sovrappongono tati. Con l'invecchiamento, per esempio, si manifestano
altre, tutte dovute all'eccitazione dei recettori della cute deficit in corrispondenza delle frequenze più elevate (pre-
del canale uditivo esterno e della membrana del timpa- sbiacusia).

frequenza (Hz)

-
d B SPL
140
2 o 101 130 125 250 500 1.000 2.000 4.000 8.000

~ -~rn--ttiil~
2 · 101
120
~
"""-i'- l
~ ................. 100 ....J

!ns
2 100
""
'\. i"--,
!'., ['--.....
.........
80
/
b,
.!!!
g> 30 ·~=,-,~
40 J-·- - •.._ ,_______, -o-
O- J-q, 30
" - · - - : . - 40

oc: 2 ·10' 1 80
i\ ........
..........
- r--... /
"' 50 50
o 2 1\' ."'-. 60 L b... ~

"'c:
C1l
2 ·10' 60
,"'-., !'-, ........_ v ~ Qi
"''Eo
60
70
60
70
40 /r'\.
"
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'iii
"'
C1l
2 · 10'3 40 ....., - .......__ v
v
C1l
E 90
80 80
90
li ............. 20 L :l
2 ·10'4

-
20 ns 100 100
:v
2 10'5 o
soglia uditiva.~
""" 4 :-- /
/ 110
o recchio destro
11 0
phon ...........
o

o recchio sinistro
20 31,5 63 12s 250 50o 1000 2000 4.000 aooo 16Doo
X-X0 }
0- conduzione aerea

® frequenza del suono (Hz) ® D-D conduzione ossea

Figura 13.14- A) La curva più bassa disegna le variazioni della soglia acustica in funzione della frequenza dei suoni (audio-
gramma). Le curve superiori (curve isosoniche) sono ottenute valutando come deve essere modificata l'intensità del suono,
quando se ne varia l'altezza, per mantenere costante l'intensità della sensazione. Ogni curva si riferisce a un diverso livello
sonoro, misurato in phon. Un suono di 1.000 Hz produce una sensazione di 40 phon quando la pressione sonora è di 40 dB. Per
ottenere una sensazione di 40 phon con un suono di 100 Hz la pressione sonora deve crescere a circa 50 d B. B) Audiogramma
clinico di un soggetto che presenta, a carico dell'orecchio sinistro, un incremento di circa 30 dB nella soglia acustica a tutte le fre-
quenze tra 125 e 8.000 Hz. Sono compromesse sia la conduzione per via aerea sia la conduzione per via ossea.

163
Sistemi sensoriali

(0,25 per cento) e a 8.000 la soglia sale a 50 Hz (0,6 per


100 cento). Per percepire un salto unitario di sensazione oltre
i 2.000 Hz è quindi necessario aumentare la frequenza
più di quanto è previsto alle tonalità più basse. Al di là
:a."'
Q)
dei 2.000 Hz, l'orecchio diventa quindi stonato e sente i
l:
G)
suoni di frequenza fisicamente corretta come "calanti".
c. 10
-~
·u;
c:
RICONOSCIMENTO FONETICO
G)

E La più importante specializzazione del sistema acustico


1 ,o dell'uomo è rappresentata dalla capacità di riconoscere le
strutture sonore elementari che compongono il linguaggio
parlato, i fonemi. Si tratta di suoni vocali, oppure del! \mio-
ne di vocali e consonanti a formare sillabe. Le sillabe più
semplici, una consonante seguita da una vocale, sono com-
o, 1L--'---'---'---'-L--...1._....1...--L--L- . J poste dalla sovrapposizione di tre bande sonore di diversa
20 40 60 BO 100 120 frequenza, dette formanti. La frequenza di ogni formante
pressione sonora (dB) non si mantiene stabile, ma varia in modo caratteristico
durante la parte iniziale della sillaba - così nasce la conso-
Figura 13.15 - Rapporto lineare, su doppie coordinate logarit- nante - e poi assume, entro 30-50 ms, un valore costante:
miche, tra intensità del suono e intensità della sensazione allora si ode la vocale. Nella sillaba "da" le tre formanti
(legge di Stevens).
sono così caratterizzate (figura 13.16 A): la ptima fonnan-
Nella clinica, inoltre, si valutano sia la conduzione dei te, la più grave, sale da 300 a 800 Hz durante la consonan-
suoni per via aerea, sia la conduzione per via ossea (nel te e si mantiene a 800 Hz durante la vocale; la seconda for-
secondo caso, lo stimolo è rappresentato dalla vibrazio- mante, intennedia, inizia ad alta frequenza (2.000 Hz) e si
ne di un diapason appoggiato contro un osso). La dop- abbassa a 1.200 Hz nella vocale; anche la terza fonnante,
pia determinazione è utile per riconoscere la sede di la più acuta, inizia alta, a 3.200 Hz, e scende a 2.500 nel
un'eventuale lesione. A seguito di lesioni dell'apparato plateau della vocale. La sillaba "ga" è identica alla prece-
recettoriale o del nervo acustico, risultano infatti com- dente per quel che riguarda le due prime formanti ma si
promesse entrambe le vie, ossea ed aerea, mentre la con- distingue nella terza, che inizia da quota 1.000 Hz e sale
duzione ossea è risparmiata quando sono lesi soltanto i fino a raggiungere i 2.500 Hz del plateau.
mezzi di trasmissione dell'orecchio medio (timpano e In conclusione, la percezione di una "d" oppure di una
catena degli ossicini). "g" dipende soltanto dall'andamento iniziale, in discesa
da 3.200 a 2.500 Hz, oppure in salita da 1.000 a 2.500
Discriminazione tonale Hz, della frequenza della terza formante (figura 13.16
B). Quando, per fare un altro esempio, i transienti ini-
La discriminazione tonate consiste nella capacità di ri- ziali di tutte e tre le formanti sono in salita, il risultato è
conoscere la diversa altezza, ovvero l'intonazione, dei "pa". Questo schema è presente anche nella sillaba
suoni. Come avviene per l'intensità, anche la soglia di "ba", che viene distinta dalla precedente per la durata
discriminazione dell'altezza dei toni è approssimabile, del transiente iniziale, periodo durante il quale viene
nell'ambito compreso tra 100 e 2.000 Hz, a una frazio- emessa aria senza che siano ancora in vibrazione le
ne costante della frequenza (0,2 per cento). A 250 Hz, corde vocali. Se la fase transiente è rapida, in modo che
sono discriminate variazioni della frequenza (!::.f) di cir- l'emissione vocale segua a meno di 30 ms l'emissione
ca mezzo hertz, che diventano l Hz a 500 Hz, 2 Hz a aerea, si ha l'impressione esplosiva della p; se invece il
1.000 e 4 Hz a 2.000. Questa caratteristica del sistema transiente si prolunga per più di 30 ms, allora si perce-
acustico copre l'ambito di frequenze della voce umana: pisce il suono più rotondo della b.
da 60 Hz, limite inferiore del basso, fino a 1.800-2.000 I.:identificazione dei caratteri distintivi dei fonemi per-
Hz, limite superiore del soprano, ed è il substrato fisio- mette di riprodurne la struttura con un sintetizzatore dei
logico che ha portato alla scelta degli intervalli tonati suoni e di combinarli a formare parole artificiali.
della musica. Ciascun semitono della scala musicale tem-
perata corrisponde, infatti, a un aumento frazionario co- Moduli percettivi
stante della frequenza pari al 5,986 per cento ( J:W.) ri-
spetto alla frequenza della nota di partenza. Ciò porta al Si potrebbe ritenere che gli stimoli acustici complessi,
raddoppio della frequenza (ottava) ogni 12 semitoni. come la musica e il linguaggio, vengano riconosciuti a
Al di sopra dei 2.000 Hz, la soglia tonate si innalza: a partire dalle qualità sonore elementari dei suoni: dopo
4.000 Hz si percepisce una variazione minima di 10Hz aver identificato tono, timbro e intensità di ogni suono, la

164
Capitolo 13 -Sensibilità acustica

Inserto 3 -Determinazione strato nella medesima figura, nella due grandezze neli' ambito compreso
strumentale quale sono confrontati t potenziali tra la soglia e 40-50 dB; ad intensità
corticali, evocati da toni di 1.000 Hz superiori, l'ampiezza dei potenziali
dell'audiogramma
di intensità crescenti, con le sensazio- evocati cessa dì crescere.
m corrispondenti. I segnali elettrici 8estrapolazione di questa relazione
La determìnazwne deli' audwgramma appaiono quando il soggetto inizia a f ino all'ampiezza zero permette dt
è difftctle o tmposstbile quando n percepire la sensazione sonora ( l O dB identificare l'mtensità soglia. Se la
stano difficoltà dt comunicazione col HL) e crescono in proporzione ad procedura viene ripetuta utilizzando
soggetto, per esemp10 un bambmo essa. Se si correla l'ampiezza del po- toni di altezza diversa, si deterrnma la
piccolo o un adulto con stato dt co- tenziale evocato con l'intensità dello distnbuzione della soglia in rapporto
stimolo su coordinate logaritmiche, si alla frequenza, ottenendo una curva
scienza alterato. In questi cast si può
nscontra una relaziOne lineare tra le identica all'audiogramma.
tuttavia determinare la soglia acusttca
mediante la registrazione det poten-
ztali EEGraf1c1 evocati da stimoli so-
noti. Stimolando l'orecchio con un intensità dello stimolo
(HL}
breve tono puro, si può registrare dal-
potenziale sensazione
lo scalpo una risposta (potenziale evo- evocato
~-.,-·---
cato) che presenta caratteristiche di- DB
verse m rapporto al punto d1 regtstra-
zwne Nella figura l sono illustrah i 70 ben sonoro
potenztali evocati da tm breve tono in 50 moderato
dtversi punti della superficie del cra- 30 chiaro
ruo. Il segnale è coshtuito da tma sene chiaro
di defle sioni che prendono inizio molto tenue
dopo cuca 16 ms dallo sttmolo e si percepito
in parte
susseguono nell'ordine: positivo-ne- delle prove
0
gativo-positi\ o nelle derivazioru più sottolimlnare
prossime al vertice, e hanno segno tono (1 .000 Hz}
500ms
opposto nelle dedvazioni più basse.
I..:amptezza det poteUZJab è .fimztone Figura 1 - Potenztah elettroencefalografici evocati da stimoli sonori. L'amptezza
dell' intensità dello stimolo. Ctò è illu- det segnali aumenta proporzionalmente all'tntensttà della sensaztone.

consonante
l
4 l vocale
......----.~-------
a

Ili formante
3

111 formante

Il formante

Il formante l formante

l formante l l
l
l
tempo

® o 100 200 (ms}


355 ms ®
Figura 13.16- A) Spettro sonoro della sillaba "da", composto da tre bande "formanti" diverse per frequenza e per andamento
temporale. B) Il suono della consonante "d" è determinato dalla diminuzione iniziale della frequenza della Ili formante (profilo trat·
teggiato). Se durante il transiente iniziale la frequenza invece aumenta (profilo vuoto) la sonorità diventa quella della sillaba "ga".

165
Sistemi sensoriali

cmteccia cerebrale assegnerebbe a ogni patticolare miscela Gli psicolinguisti riconoscono l'esistenza di due classi di
di quegli attJ.ibuti il suo significato e distinguerebbe così il moduli percettivi, i moduli apetti e i moduli chiusi. l primi
cigolio èi tma porta che si apre da una consonante. In realtà, reagiscono a un numero praticamente indefinito di stimoli
la percezione dei fonemi sembra essere immediata e con- acustici e forniscono una rappresentazione percettiva omo-
temporanea al riconoscimento delle carattetistiche elemen- mmfa, direttamente proporzionale alle dimensioni fisiche
tari del suono. Per esempio, il fonema "da" può essere dello stimolo. Sono apetti, per esempio, i moduli che rico-
smembrato in due frammenti, il ptimo costituito dal h·an- noscono l'intensità, la tonalità e il timbro dei suoni.
siente iniziale della terza formante, quello che definisce la I moduli chiusi tispondono invece a stimoli selezionati e
"cl" (figura 13.1 6) e il secondo dal resto della sillaba. forniscono di essi una rappresentazione eteromorfa, che
Ascoltati singolarmente, il primo frammento non produce cioè non corrisponde direttamente alle dimensioni fisiche
sensazioni fonetiche ma sonmità simili a cinguettii menh·e del segnale. Ne sono esempi il modulo che opera la loca-
il secondo è un fonema ambiguo che viene percepito talora lizzazione spaziale delle sorgenti sonore (la cosiddetta
come "da" e talaltra come "ga". Quando i due frammenti analisi di scena), il quale reagisce soltanto alla speciale
sono presentati simultaneamente, il primo all'orecchio sini- classe di stimoli costituita dalle minime disparità tempora-
sh·o e il secondo all'orecchio desh·o, nascono due sensazio- li tra le due orecchie, e genera una percezione che non
ni sovrapposte, a sinistra si sente il cinguettio e a destra la riguarda le differenze di tempo ma la direzione da cui il
sillaba, chiaramente definita. Da uno stesso stimolo, il tran- suono proviene; oppure il modulo fonetico, che reagisce
siente iniziale, detivano dunque due rappresentazioni per- alle variazioni della frequenza iniziale delle formanti e ne
cettive- diverse, simultanee ma separate: quella sonora (il estrae una consonante oppure un'altra. La capacità di rico-
cinguettio) e quella fonetica (la sillaba "da"). Ciò suggeti- noscere i fonemi sembra essere innata, dato che la possie-
sce che la rappresentazione fonetica non derivi da un'elabo- de anche il lattante, e costituirebbe il substrato percettivo
razione successiva a quella sonora e che i diversi aspetti necessatio ad acquisire il linguaggio parlato. La capacità
della percezione acustica vengano estratti, simultaneamente stessa si riduce durante i p timi armi di vita, quando va per-
e indipendentemente l'uno dall'altro, da sottosistemi neuro- duta la sensibilità per quei fonemi che non vengono usati
nali disposti in parallelo, definiti moduli percettivi. nell' ambito linguistico in cui avviene la crescita.

166
Apparato vestibolare
14
Fausto Baldissera

Organi recettoriali dell'apparato vestibolare Recettori maculari del sacculo e deU'utricolo


Trasduzwnt: net recetton vestlbolan Sttmolazwne natw.ale det tt:cetton maculari
Vanaztom del btlancJO tra forza dt gravttà e forze dt contatto
Recettori dei canali semicircolari Vanazwm della dueztone della forza dt gravttà o dt contatto
Sttmolaztone naturale det recetton clelle creste ampollan
Alli e modalttà dt sumolazwne det recetton det canalt Vie centrali delle afferenze vc~tibolari
Trasmtsswne ha recerton e ft bre afferenti Pr01eztom vestlbolospmalt
del neno vesttbolare Protez10m vestlbolo-oculan

Nella rocca petrosa di ciascun lato sono scavati, poste- di epitelio pavimentoso semplice, che si differenzia in
riormente alla coclea, tre canali semicircolari che conflui- epitelio sensoriale in corrispondenza degli organuli re-
scono in un'unica cavità, il vestibolo. All'interno delle cettoriali.
cavità è ospitato un sistema di canali e sacchi membrana- I tre canali semicircolari, orizzontale, anteriore e posterio-
si, tra loro interconnessi, che ricalcano la forma del labi- re, sono disposti su tre piani tra loro ottogonali. Il piano
rinto osseo. Nel vestibolo, il labirinto membranoso si del canale orizzontale è in realtà sollevato in avanti, gia-
dilata in due formazioni sacciformi, l'utricolo, nel quale cendo approssimativamente sulla linea che unisce il meato
sboccano i tre canali semicircolari, e il sacculo, connesso acustico esterno all'angolo dell'occhio, e diventa orizzon-
all ' utricolo da un canalicolo, il dotto endolinfatico. tale soltanto se la testa viene flessa di circa 25°; i canali
Attraverso un secondo canalicolo, il dotto reuniens, il anteriore e posteriore sono perpendicolati al canale oriz-
sacculo comunica con il dotto cocleare, o scala media zontale, perpendicolari tra loro e orientati di 45° rispetto
della chiocciola. I.:esiguo spazio compreso tra il labirinto al piano sagittale (figura 14.1). Data questa disposizione,
membranoso e il labirinto osseo contiene perilinfa, che mentre i canali orizzontali dei due lati sono complanari, il
ha la stessa composizione del liquor cefalorachidiano. Il canale anteriore di ciascun lato si trova sullo stesso piano
labirinto membranoso contiene endolinfa ed è tappezzato del canale postetiore del lato opposto.

canali semicircolari
d-7<-f-,--:'7o~:"---->rir\T+ anteriore
posteriore
sacco endolinfatico orizzontale

ampolla
ampolla ++-~~rl
- ---..,--r-1-Tr+ utricolo
dotto endolinfatico ffi-r-:~::=:::=:;=:::-<ç-~

finestra rotonda

elicotrema+---++-I+F,~
scala vestìbolare +----'--\-'-~~~'./

® scala tlmpanica ' - - - - - - - - - - . . . ! . ! . . . - . . . : . _ - - '

Figura 14.1 - A) Schema del labirinto membranoso. B) Orientamento dei canali semicircolari anteriore (A), posteriore (P) e oriz-
i zontale (0).
l
167
1
..c.:d:....
Sistemi sensoriali

membrana otolitica
l
l
l
l
l

giunzione
citoneurale

~ cellula
sensoriale
cellule
senso riai l

\
.. l\
\
\
l \
l
l
fibra nervosa
fibra nervosa / afferente
efferente l (dal nervo utricolare)
fibra n~rvosa afferente fibra nervosa
(dal nervo ampollare) efferente

Figura 14.2- Configurazione degli organi recettoriali di un'ampolla e di una macula (riprodotta con autorizzazione da: BALBONI
et al, Anatomia Umana, volume 3, Edi-Ermes, Milano).

I recettori del!' apparato vestibolare sono raggruppati in ampollari, ma disteso su tma supetf icie piana e coperto da
cinque m·ganuli, le tre creste ampollari situate all'interno una fo rmazione gelatinosa, la membrana otolitica, rico-
della dilatazione (ampolla) che ciascun canale presenta perta in superficie da crista lli di carbonato di calcio.
prima di sboccare nel vestibolo e le due macule dell'utri- I:insieme dei recettori e della membrana otolitica ha una
colo e del sacculo. forma appiattita e sporge di poco rispetto al pavimento
Ognuno dei cinque organi recettoriali è raggiunto da un della cavità. Ciò rende la membrana otolitica indifferente
ramo del nervo vestibolare, nervi ampollari, nervo utri- ai movimenti dell'endolinfa, che invece interessano di
colare, nervo sacculare, proveniente dal ganglio vestibo- necessità la cupola delle creste ampollati.
lare dello Scarpa. I recettori delle macule e delle creste ampollari sono
molto simili a quelli della coclea. Sono muniti di stereoci-
glia organizzate a ciuffo, invece che ordinate in file paral-
ORGANI RECETTORIALI lele come nei recettmi acustici. Posseggono inoltre un chi-
DELL'APPARATO VESTIBOLARE nociglia, assente nei recettori acustici, che ha la struttura
delle ciglia vibratili ed è sihmto in posizione periferica ti-
La cresta ampollare è costituita da uno sprone osseo che spetto alle stereociglia. Le cellule recettoriali hanno forma
protrude trasversalmente nella cavità dell'ampolla, per- di botticella o di cilindro e formano sinapsi con Le f ibre
forato da canalini per il passaggio delle fibre nervose. nervose che le raggiungono. Le sinapsi possono essere
Su di esso è disteso l'epitelio sensoriale, a sua volta ri- afferenti, l'apparato postsinaptico è a livello della fibra e l
coperto da una formazione gelatinosa detta "cupola", l'apparato presinaptico nel recettore, oppure efferenti, con
che si innalza f ino a raggiungere la parete opposta del- vescicole sinaptiche nella terminazione nervosa e mem-
l'ampolla (figura 14.2). La cupola separa così l'endolin-
fa contenuta nel canale semicircolare da quella contenu-
ta nel vestibolo vero e proprio. Per la composizione del-
brana subsinaptica nel recettore.
Come nei recettori acustici, l'apparato ciliare è il trasduttore
che trasfonna gli stim oli meccanici in eventi elettrici. Lo
l l

l'endolinfa vedere pagina 158. stimolo adeguato è il movimento laterale delle ciglia pro-
i
Le macule sono contenute nelle cavità dell 'utricolo e del dotto dagli spostamenti della cupola, nelle creste ampollari,
l
sacculo; lo sh·ato dei recettoti è simile a quello delle creste oppure della membrana otolitica nelle macule.
l
168 l
l
Capitolo 14 - Apparato vestibolare

macula dell'utricolo macula del sacculo


riposo stimolazione inibizione
/ superiore

l!!
.2 l!!
(i; .Q
Uio (i;
c. c
scarica delle fibre cresta "'
del nervo vestibolare ampollare

® @ @ inferiore
Figura 14.3 - La flessione delle stereociglia dei recettori vestibolari provoca la loro eccitazione quando awiene nel verso che
va dalle più corte alle più lunghe e l'inibizione quando awiene nel verso opposto (A). l recettori sono invece indifferenti alle
deflessioni nelle altre direzioni. l recettori ampollari hanno tutti la stessa polarizzazione, come indicato dalle frecce in B. Nelle
macule la direzione muta invece in modo ordinato. In particolare, i recettori che si affacciano alla striola (linea tratteggiata su
ciascuna delle due macule) sono polarizzati in senso opposto (C e D).

Trasduzione nei recettori vestibolari continuano a produrre gli stessi effetti (figura 14.4). La
recente scoperta che l'apice di ogni stereociglio è colle-
Fino a pochi anni or sono, si Iiteneva che la trasduzione gato per mezzo di un filamento ultramicroscopico con la
fosse dovuta ai movimenti del chinociglio (figura 14.3). faccia laterale di uno stereociglio adiacente più alto ha
Registrando l'attività di singole fibre del nervo vestibolare, permesso di comprendere come possa avvenire la trasdu-
si era osservato che tutte le fibre provenienti da una cresta zione recettoriale. Oggi si ritiene che questi f ilamenti
ampollare rispondono allo stesso modo quando la cupola siano le struthrre che provvedono ad accoppiare i movi-
viene flessa. In particolare, nel canale mizzontale, la fles- menti ciliari con i meccanismi di controllo di tm canale
sione nella direzione dell'ut:J.icolo produce tm'eccitazione, ionico, situato sulla superficie laterale delle stereociglia.
mentre la flessione nella direzione opposta riduce la scarica
presente a riposo. A questa omogeneità della risposta corri- stereociglia
spondeva il dato anatomico che tutti i recettori di quella
cresta ampollare hanno il chinociglio rivolto verso l'ut:J.ico-
lo. In base a ciò, si concluse che la sensibilità direzionale
dei recettori doveva dipendere dalla disposizione "polariz-
zata" delle ciglia, e si ipotizzò che il chinociglio fosse la chlnociglio
struttura responsabile della trasduzione. Recentemente, si è
però dimostrato che i recettori continuano a rispondere allo
stesso modo anche dopo la rimozione del chinociglio.
®
o @
o
Come per i recettori acustici, quel che conta è il movimento
reciproco delle stereociglia e lo stiramento dei filamenti
ultrarnicroscopici che le connettono.
Dopo aver delicatamente rimosso la membrana otolitica, è
stato possibile inserire microelettrodi nei recettori macula- ®JV\J 10mV
ri e registrare le risposte indotte muovendo le ciglia con la
J\f\
punta di una bacchettina di vetro. Con questa tecnica, si è
confermato che lo spostamento delle ciglia nella direzione
dalle più corte alle più lunghe produce una depolarizza-
zione del recettore (potenziale generatore), mentre lo spo-
@~ J l
2 ~tm
stamento inverso produce un'iperpolarizzazione. Per otte- 100 ms
nere questi effetti, sono sufficienti dislocamenti microme-
Figura 14.4 - Variazioni del potenziale di membrana di un re-
trici del ciuffo di ciglia e bastano 2 Jlm per coprire httto
cettore vestibolare in risposta al movimento delle stereociglia
l l'ambito di risposta del recettore. Nello stesso esperimen- in presenza del chinociglio (A) e dopo che il chinocigl io è
to, si è anche appurato che il chinociglio non prende parte stato allontanato (B) e non viene più interessato dallo stimolo.
alla trasduzione. Se esso viene piegato verso un lato e Il chinociglio non sembra dunque implicato nella trasduzione

l mantenuto immobile, gli spostamenti delle stereociglia meccanoelettrica.

L 169
Sistemi sensoriali

Nello stato di riposo, quando le ciglia sono parallele, il


f ilamento è rilasciato ed esercita poca tensione sulla parete
laterale del ciglio, ove è situato il canale che in queste con-
dizioni ha basse probabilità di essere ape1to. Quando le
ciglia vengono sospinte in direzione dalle più corte alle più
lunghe, il filamento viene stirato e cresce la tensione appli-
cata sui controlli del canale: la probabilità di apertura di
questo aumenta. Se la deflessione ciliare avviene nella
direzione opposta, dalle ciglia alte verso le ciglia basse, i
filamenti vengono ulteriormente rilasciati e la probabilità
di apertura scende a zero. Questo dispositivo rende unidi-
rezionale lo spostamento ciliare efficace alla stimolazione.
Come già descritto a proposito dei recettori cocleari, i
canali delle stereociglia sono permeabili al potassio, e la
corrente ionica che li attraversa quando vengono aperti forza esterna /
dallo spostamento delle ciglia è responsabile della de-
Figura 14.5- Bilancio delle forze che piegano la cupola
polarizzazione del recettore.
durante la fase accelerativa di una rotazione.

RECETTORI Quando la sorruna delle forze elastica e viscosa, che tra-


DEI CANALI SEMICIRCOLARI smett?no ali '.endo.linfa il moto delle pareti, eguagliano
la res1stenza merz1ale dell'endolinfa s tessa
Stimolazione naturale
ks + ryv =ma [ 14.2]
dei recettori delle creste ampollari
la forza F non incontra più resistenza da parte dell'en-
Per la presenza dell 'utricolo, che ne connette le estremità
ciascun canale semicircolare può essere considerato u~
dolinfa e il liqui.do si muove assieme alle pareti. Per
ottenere questo n sultato, la cupola subisce una defles-
anello pieno di liquido, all'interno del quale protrude tm
sione angolare s che viene segnalata dai recettori.
diafranuna flessibile, la cupola. Ogni volta che la parete del
Quando la forza F dà inizio a un moto accelerato l'ecrua-
canale viene fatta motare, essa trascina con sé la cupola,
glianza di cui sopra non è immediata, dato che la ~·eazi'one
saldamente inserita sulla cresta ossea. L'endolinfa, che non
viscoelastica si sviluppa gradualmente, con una crescita
è rigidamente connessa alla parete, non seguirebbe con
espo~enzia le ~ar~tterizzata da ~na costante di tempo di
altrettanta sollecitudine il movimento di rotazione: la sua
alcuru second1 (f1gura 14.6). Ne1 momenti iniziali la cu-
inerzia tenderebbe a mantenerla ferma, facendola scivolare
pola si flette.~ ~sura.approssimativamente propo~-ziona­
1ispetto alle pareti sullo straterello di liquido più perife1ico.
le alla veloc1ta d1 rotaz10ne e lo spostamento risulta corre-
Se il canale fosse pervio, il movimento della parete si tra-
lato al valore dell' accelerazione soltan to se questa si pro-
smetterebbe all'endolinfa mano a mano che la resistenza
lunga per qualche secondo. Quest'ultima evenienza non si
viscosa del liquido, che aumenta con la ve locità dello
verifica mai durante le rotazioni f isiologiche della testa,
scorrimento degli straterelli liquidi l ' uno su li 'altro, riu-
che han~o fasi ~ccelerative di breve durata, per cui il
scisse a superare l'inerzia del liquido stesso. Ma poiché la
grado d1 deflessiOne della cupola durante i movimenti
cupola gelatinosa chiude completamente la sezione tra-
naturali del capo rimane, in pratica, correlato alla velocità.
sversa del canale, e si muove solidalmente con la parete,
I canali sernicircolati sono situati in prossimità del centro
l'endolinfa è spinta dalla cupola a seguire la rotazione. Per
d~ rotazi~ne ~~Ila testa ~ giacciono ne i tre piani dello spa-
vincere l'inerzia dell'endolinfa, la cupola deve flettersi
Z IO, cos1cche 1 recetton che contengono possono essere
fino a che la sua forza elastica non diventa eguale alla
a~i~ati dalle ro.tazioni del capo che avvengono su qualsia-
resistenza inerziale del liquido (figura 14.5).
SI p1ano. Infatti, una componente della rotazione interessa
Il bilancio tra la forza F, che fa ruotare la testa, e le resisten-
sempre almeno uno dei canali. Gli spostamenti della cu-
ze al moto dell'endolinfa, che devono essere vinte per tra-
pola indotti dalle rotazioni fisiologiche della testa sono in
smetterle il movimento, è espresso dall'equazione del moto
assol~to. ~olto. piccoli, ~1~ bastano a piegare le ciglia re-
F = ks + 1JV + ma [ 14.1] cettonah m ffilSttra suff1c1ente a stimolare i recettori. La
tisposta dei recettori e quella delle f ibre del nervo vestibo-
dove s è lo spostamento angolare dell'endolinfa e della lare riflettono direttamente il comp01tamento m eccanico
cupola, k il coefficiente di elasticità della cupola, v la sopra descritto (figura 14.6): hanno luogo durante le brevi
velocità, a l'accelerazione, 1J e m esprimono rispettiva- fasi di acce lerazione angolare della testa ma so no di
mente la viscosità e la massa dell'endolinfa. entità proporzionale alla velocità della rotazi~ne.

170
Capitolo 14 -Apparato vestibolare

Altre modalità ®
di stimolazione dei recettori 1,0
0,8
dei canali 0,6
0,4
Oltre alle rotazioni della testa, esistono anche altri mo- -5 0,2
di per indurre spostamenti della cupola capaci di attiva- g. o
o
re i recettori ampollari dei canali. ..!!!
Ci
È possibile stimolare i canali semicircolari mediante sti- "O
Cl)
moli termici. Se si perfonde il meato acustico esterno con c:
o
acqua di temperatura un po' più alta oppure più bassa di 'Cii

:;"'
Cl) @
quella corporea, si induce tma variazione di temperatura

l
dell'endolinfa che provoca la comparsa di minime cor- "O
0,2
·renti convettive: la variazione di temperatura induce una
variazione di densità nei fluidi, e per il principio di Ar- 0,1
chimede le parti meno dense tendono a galleggiare. I
moti convettivi così indotti spostano la cupola del cana- o velocità
le orizzontale producendo una sensazione illusoria di
rotazione (vertigine) e la comparsa di riflessi. Questa pro-
va calorica viene utilizzata in clinica per saggiare la sen- o o, 1 0,2 0,3 0,4 0,5 s
sibilità labirintica.
I recettori dei canali vengono attivati anche quando si
verificano variazioni del peso specifico della cupola o
dell 'endolinfa. La cupola immersa nell'endolinfa è in
©
fibra
equilibrio, in assenza di moto, perché ha stessa densità del nervo vestibolare
e peso specifico del liquido: perciò non affonda né gal- 200
~
o.
r
leggia, quale che sia la posizione della testa. Talora, pe-
rò, il peso specifico della cupola può modificarsi. Ciò .s
avviene, per esempio, dopo assunzione cospicua di al-
o
cool. L'alcool diffonde più rapidamente nelle cupole
che nell'endolinfa e, dato che è meno denso dell'acqua,
le cupole si alleggeriscono rispetto all'endolinfa. Quan-
do il soggetto si corica su un lato, la cupola dei canali @
orizzontali si deflette verso l'alto stimolando i recettori.
Questa stimolazione perdura finché non si ripristinano 200 r
le condizioni di uguale densità, vuoi perché l'alcool
viene rimosso, oppure perché cresce anche la sua con-
-a
.s
centrazione nell'endolinfa; in quest'ultimo caso, quan- o
do l'alcolemia diminuisce, la cupola si scarica dell'al-
o 40 80 120 160 200 s
cool in anticipo rispetto all' endolinfa e perciò affonda,
dando luogo a una seconda stimolazione recettoriale. _j velocità \L_ _ _
Queste alterazioni sono la causa delle vertigini e delle di-
Figura 14.6 - Profilo temporale del movimento di deflessione
sfunzioni dell'equilibrio che accompagnano prima le fasi della cupola durante rotazioni di diversa durata e sue relazioni
iniziali dell'ebbrezza alcolica poi il malessere del giorno con la velocità e l'accelerazione della rotazione. La deforma-
dopo. Con lo stesso meccanismo, le creste ampollari so- zione della cupola indotta da una certa accelerazione costan-
no stimolate dall 'acqua pesante, che ha peso specifico te richiede almeno 25 s per completarsi (A). La fase accelera-
maggiore rispetto all'acqua e si distribuisce anch'essa tiva dei movimenti fisiologici di rotazione del capo non dura,
con velocità diversa nei due ambienti. invece, che frazioni di secondo. Ne deriva che, durante que-
Infine, le creste ampollari possono essere stimolate dagli sta fase, la cupola conti nua a flettersi e il suo movimento risul-
ta quindi correlato non con l'accelerazione, che è costante,
otoliti che si staccano dalle macule (otolitiasi) e affonda-
ma con la velocità della rotazione, come indicato nel grafico
no verso l'ampolla del canale posteriore. Benché la loro
B. Durante i movimenti naturali del capo, la risposta dei neu-
massa sia minima, essa è sufficiente a modificare le pro- roni vestibolari afferenti, che è proporzionale all'entità dello
prietà meccaniche della cupola e a dare origine alla verti- spostamento della cupola, riflette perciò la velocità della rota-
gine, detta benigna o da posizione, che insorge quando si zione (D). Soltanto un'accelerazione prolungata, ottenuta con
compiono movimenti che stimolano la cupola gravata dal una macchina rotatoria, rende la scarica afferente proporzio-

l
peso degli otoliti. nale all'accelerazione stessa (C).

171
Sistemi sensoriali

Trasmissione tra recettori l'una aumentata e l' altra d iminuita, e la utilizzano come
segnale per elaborare le risposte, per esempio i riflessi
e fibre afferenti del nervo vestibolare vestibolo-oculari (capitolo 25). Questo dispositivo rad-
doppia la sensibilità del sistema, ma introduce anche la
Nelle fibre afferenti dei ·nervi ampollari si registra una possibilità di errori di valutazione. Quando il labirinto di
scarica regolare anche in assenza di stimolazione. In con- un lato è leso e cessa di inviare segnali, i centri vestibolari
seguenza di ciò, la deflessione delle cupole dei canali rilevano un'asimmetria nelle afferenze dei due lati, e la
semicircolari è sempre seguita da una modulazione della interpretano come un segnale di stimolazione, provocan-
scarica afferente, che incrementa quando le ciglia sono do, in assenza di stimoli reali, l'insorgenza di sensazioni,
piegate nella direzione da stereo- a chinociglio e diminui- quali la vertigine, e risposte riflesse, come il nistagmo.
sce quando vengono piegate in senso opposto.
La figura 14.6 C e D illustra l'effetto della stimolazione
naturale dei canali semicircolari sulla scarica delle fibre RECETTORI MACULARI
afferenti dal nervo vestibolare di gatto. Nel tracciato infe- DEL SACCULO E DELUUTRICOLO
riore è indicata la Yelocità di rotazione, in quello superio-
re la frequenza di scarica. Il tracciato del moto indica che Il secondo organo recettoriale del labirinto è costituito
l 'animale era fatto ruotare dapprima a velocità linear- dalle macule dell'utricolo e del sacculo. Questi organelli
mente crescente (accelerazione costante), poi a velocità sono formati da un tappeto neuroepiteliale di recettori
costante (accelerazione nulla), poi ancora a velocità de- commisti a cellule di sostegno, che giace sulla parete
crescente (decelerazione costante) fino all'arresto. Nel membranosa delle due cavità. Le cellule recettmiali sono
grafico C è illustrata la risposta a un'accelerazione di ricoperte dalla membrana otolitica. Dal punto di vista
lunga durata, da confrontare con la risposta meccanica motfologico, i recettori delle macule sono identici a quel-
della cupola raffigurata in figura 14.6 A. La frequenza di li delle cupole. La loro disposizione nell'organo recetto-
scarica, con un valore stabile di circa 80 impulsi al secon- tiale segue però una regola diversa. Mentre nella cupola
do prima dell'inizio della rotazione, cresce esponenzial- le chinociglia di httti i recettori hanno orientamento iden-
mente durante la fase accelerativa, parallelamente alla tico, nei recettori delle macule l 'orientamento camb ia da
deflessione della cupola. Raggiunto il valore massimo, recettore a recettore. Nella mappa delle macule illustrata
che è correlato al valore dell'accelerazione, la frequenza nella figura 14.3, ogni freccia indica la polarizzazione
di scarica si adatta, malgrado la deflessione della cupola funzionale, la direzione da stereo- a chinociglia, dei re-
rimanga costante. Alla fine dell'accelerazione, quando la cettori ospitati in quella sede. Si può notare come l'orien-
velocità diviene costante, la scarica diminuisce in maniera tamento sia differente nelle diverse zone della macu la. In
speculare all'aumento precedente. Quando termina la ro- particolare, l'orientamento si capovolge ai due lati della
tazione, la decelerazione provoca variazioni opposte a striola, la linea curva che divide in due la supetficie macu-
quelle osservate nella fase accelerativa. In D è illustrata la lare. Data questa disttibuzione, la dislocazione della mem-
tisposta della stessa fibra afferente a un'accelerazione di brana in qualsiasi direzione eccita sempre un gruppo di
breve durata. La frequenza della scarica afferente cresce recettmi, ne inibisce altti e lascia altri ancora indifferenti.
rapidamente cimante la fase di accelerazione, in modo pro-
porzionale alla velocità di rotazione, analogamente a quan-
to accade per la deflessione della cupola (figura 14.6 B). Stimolazione naturale
Come si è detto, molte delle fibre afferenti dai canali dei recettori maculari
semicircolari scaricano a frequenza regolare anche quan-
do la testa è ferma. Le rotazioni che influenzano i canali La membrana otolitica si disloca sotto l'azione di tutte le
semicircolari incidono quindi su un apparato recettoria- forze che agiscono sul cranio, direttamente o attraverso lo
le che è già attivo: il loro effetto non è quello di portarlo scheletro, in virtù della maggior densità, e perciò della più
a soglia, ma di indurre aumenti o diminuzioni della sca- grande inerzia, degli otoliti rispetto all' endolinfà. Nella
rica basale. In questo modo, i recettori sono in condizio- figura 14.7, è rappresentata una schematizzazione del
ne di segnalare i minimi stimoli, positivi e negativi, pro- bilancio delle forze che agiscono sul sistema delle macu-
dotti dal movimento del capo. Nelle coppie di canali le: la colonna rappresenta l 'apparato scheletrico, i seg-
complanari dei due lati, i due canali orizzontali, oppure menti rappresentano le ciglia dei recettori inglobate nella
il canale anteriore di un lato e il canale posteriore del- membrana otolitica e i cerchietti pieni gli otoliti.
l'altro, i recettori ampollari sono orientati in maniera spe- In posizione eretta e in condizioni statiche, la forza di gra-
culare. In questo modo, durante ogni rotazione della testa vità è controbilanciata, per l'apparato scheletrico, dalla
i recettori di un lato vengono stimolati, quelli del lato forza di contatto diretta dal suolo verso i piedi e, per gli
opposto sono inibiti. Le scariche provenienti dai recettori otoliti del sacculo, dalla reazione elastica della membra na
omologhi dei due lati convergono su neuroni centrali otolitica che viene stirata verso il basso dal loro peso. Gli
comuni, che misurano la differenza tra le due scariche, otoliti tenderebbero infatti a cadere perché hanno una

172
Capitolo 14 -Apparato vestibolare

densità maggiore dell'endolinfa, ma sono trattenuti dalla MACULA DELL'UTRICOLO


forza elastica sviluppata dalla deformazione della mem-
brana. Lo scivolamento tangenziale della membrana sac-
culare verso il basso eccita tutti i recettori sacculari le F = k 6.1
cui ciglia sono orientate in modo da venire flesse nella
direzione chino-stereo, mentre inibisce i recettori con le P = peso corporeo
p=F
--t-- 1 6.1
ciglia orientate in senso opposto. Rimane indifferente la MACULA
gran pmte dei recettori della macula dell'utricolo (in alto),
che giace quasi tutta in posizione orizzontale e che, a testa
C = reazione di contatto l
p= mg
DEL SACCULO

eretta, non viene deformata tangenzialrnente dal peso de-


gli otoliti.
Globalmente, le macule forniscono dunque informazioni su: P=C

1) l 'intensità della forza stimolante, misurata dal grado


di deflessione delle ciglia;
2) la direzione della forza, in base al gruppo di recettori F =elasticità della membrana
di volta in volta attivati. k =modulo di elasticità
p =peso degli otoliti
Sia l'intensità che la direzione della forza stimolante m = massa degli otoliti
possono modificarsi; negli esempi seguenti è illustrato g =accelerazione di gravità
come il sistema reagisce a queste evenh1alità.
Figura 14.7- Modello semplificato del bilancio tra la forza di
gravità e le forze di reazione che agiscono sullo scheletro e
Variazioni del bilancio sugli otoliti. Il peso dello scheletro è bilanciato dalla reazione di
contatto del suolo, il peso degli otoliti è bilanciato dalla forza
tra forza di gravità e forze di contatto elastica sviluppata dalla deformazione della membran a otoliti-
ca. La componente della gravità che agisce in direzione tan-
Nella figura 14.8, è illustrato quanto accade quando si eli-
genziale alla macula stira la membrana e provoca la deflessio-
mina la forza di reazione del tetTeno, come succede hltte le ne delle stereociglia recettoriali. In posizione verticale la com-
volte che si staccano i piedi dal suolo, per esempio durante ponente tangenziale è nulla per la macula dell'utricolo, che è
un salto. Nella condizione di caduta libera, lo scheletro e posta su un piano orizzontale, mentre coincide con la gravità
gli otoliti risentono allo stesso modo della forza di gravità per la macula del sacculo, che è orientata verticalmente.
e si muovono insieme verso il basso: non essendoci più la
reazione del terreno sullo scheleh·o, gli otoliti non devono
più essere sostenuti rispetto a questo e il loro peso cessa di
deflettere la membrana e di stimolare i recettori.
L'effetto opposto si ottiene se la forza di contatto aumen-
ta, come accade per esempio alla partenza di un ascenso-
re verso l'alto. In questa situazione, alla forza di reazio-
o
ne del pavimento si aggiunge la forza del motore che
solleva l 'ascensore, e lo scheletro viene accelerato verso :t
l'alto. Gli otoliti seguono il movimento dello scheletro
soltanto quando un'ulteriore deflessione della membrana
ha sviluppato una forza elastica sufficiente a vincere la
loro inerzia. Durante l'accelerazione verticale, i recettori
vengono dunque stimolati più intensamente.

Variazioni della direzione


caduta libera spinta dai basso
della forza di gravità o di contatto
Le risposte alle variazioni della direzione della forza di Figura 14.8- Quando si interrompe l'appoggio sul suolo (cadu-
ta libera) lo scheletro e gli otoliti cadono assieme, senza che si
gravità sono schematizzate nella figura 14.9. In alto, è
creino tensioni tra essi. La stimolazione della macula sacculare
rappresentata la situazione più semplice, che consiste nel- perciò cessa. Un aumento della forza di contatto (spinta dal
l'inclinazione laterale dello scheletro. In questa nuova basso) accelera lo scheletro verso l'alto. Per vincere l'inerzia
posizione vengono attivate entrambe le macule, ciascuna degli otoliti e trascinarli nel moto ascensoriale, la membrana
delle quali è stimolata dalla componente della gravità otolitica deve sviluppare maggior forza elastica e subire perciò
diretta tangenzialmente alla membrana otolitica. Sulla un'ulteriore deformazione. Cresce così lo stimolo ai recettori.

173
Sistemi sensoriali

' ""'"' ' 0


componente

componente

~ """'"'''''
gonale del parallelogramma delle due forze. Se l'attrito
tra l'appoggio e il terreno è sufficiente a impedire che il
pavimento scivoli sotto ai piedi, ·[o scheletro-viene acceìe-
rato in alto e a destra. I..:inclinazione della nuova forza fa
sì che essa abbia una componente tangenziale a entrambe
le macule, le cui membrane si deflettono per vincere l'i-
nerzia degli otoliti e trascinarli a seguire lo scheletro. Di
conseguenza, in questa situazione vengono stimolati gli
stessi recettori attivati dali' inclinazione dello scheletro
schematizzata in C, ma in maggiore misura perché l'in-
tensità della forza è cresciuta.
Un effetto identico sui recettori si ottiene, per esempio,
durante una curva in motocicletta quando la forza di rea-
zione del terreno al peso si somma vettorialmente all'attri-
to che devia la traiettmia del veicolo dal moto rettilineo, e
produce una tisultante diagonale come nel caso preceden-
te. In questo caso, inclinando il veicolo, si può riallineare
la forza risultante rispetto allo scheletro. Grazie a questa
manovra, la stimolazione maculare e, di conseguenza, la

71
reazione posturale e la sensazione della posizione corpo-
rea che da essa dipendono, ritornano ad essere orientate
come nella stazione eretta, pur essendo più accentuate.
forza d'inerzia Dagli esempi appena descritti, risulta quindi che i recet-
degli otoliti tori maculari rispondono al bilancio tra le forze che agi-
scono sullo scheletro, a distanza - come la gravità - e
per contatto.
La frequenza di scarica delle fibre dei nervi maculari si
modifica quindi sia in relazione alle variazioni della di-
rezione della gravità, sia all'azione di forze esterne.
forza d'inerzia
del corpo Il neurone illustrato nella figura 14. 10, per esempio, scari-
ca a 40 imp/s quando la testa è orizzontale, raggiunge un
massimo di 80 imp/s quando la testa è inclinata 90° in
forza avanti, e un minimo quando l'inclinazione è quella oppo-
risultante
sta. La sua risposta aumenta anche quando la testa è man-
C tl forza risultante
tenuta orizzontale, ma è sottoposta a un'accelerazione
diretta in avanti; diminuisce quando la forza agisce in

L forza orizzontale
senso contratio.

Figu ra 14.9 - L'inclinazione del piano d'appoggio modifica il


~ 80
bilancio delle forze che agiscono sugli otoliti: ora la forza di
gravità sviluppa una componente tangenziale anche a livello
-a
della macula utricolare. Un effetto analogo si ottiene quando il ~
pavimento trasmette allo scheletro una forza orizzontale, co- "'o
-~
me alla partenza di un veicolo. o
<f) 40
manda del sacculo insiste la componente parallela all'as-
se maggiore dello scheletro, e la stimolazione perciò
diminuisce rispetto alla posizione verticale. Sulla macula
dell 'utricolo, agisce in direzione tangenziale la compo- o
nente complementare, perpendicolare allo scheletro, e
qui l'attivazione recettoriale aumenta. In basso, è rappre- -180 o 180
sentata la situazione che si verifica quando il pavimento inclinazione (gradi)
viene accelerato da una forza trasversale diretta da sini-
stra a destra, come può accadere alla partenza di un treno. Figura 14.1 O - Risposte di un recettore maculare all'inclina-
La forza di contatto è ora la risultante dell'interazione tra zione del capo in senso trasversale (cerchi vuoti) o antere-
la reazione alla gravità e la forza trasversale, ossia la dia- posteriore (cerchi piem) .

174
Capitolo 14 -Apparato vestibolare

La direzione della forza stimolante è riconosciuta valu- labirinto


tando quali recettori vengono eccitati oppure inibiti, la
sua intensità è dedotta dall'entità-della risposta recetto- nuclei vestlbolarl
formazione
riale. Basandosi su queste due informazioni, il sistema relicolare
centrale elabora reazioni riflesse che, in linea generale,
tendono a modulare l'entità del tono muscolare e a ri-
portare l 'assetto della testa, degli occhi e del corpo in al-
lineamento con la verticale (capitoli 24 e 25).
I recettori delle macule possono venire stimolati anche
dai suoni (fenomeno di Tullio). Ciò si verifica quando la midollo
staffa è mo lto mobile e, sotto l 'azione degli stimoli spinale
sonori, penetra profondamente nella finestra ovale, tra-
smettendo il movimento vibratorio al sacculo e ali 'utri-
colo. La stimolazione può anche avvenire durante la ma-
novra di Valsalva (espirazione forzata a glottide chiusa),
che fa aumentare la pressione nel liquido cefalorachidiano motoneuroni
O estensori
e nella perilinfa. Se la staffa è ipermobile, l'aumento pres-
0 motoneuronl
sorio si traduce in un movimento del liquido che sposta i flessori
sacchi del labirinto membranoso e stimola le macule. o • interneuroni

VIE CENTRALI
DELLE AFFERENZE VESTIBOLARI Figura 14.11- Schema delle proiezioni vestibolospinali.

Le fibre afferenti dei nervi ampollari e maculari conflui-


scono nel ganglio vestibolare dello Scarpa, ove è ospita- distribuendosi prevalentemente ai segmenti che innerva-
to il soma dei circa 20.000 neuroni afferenti primari. Le no gli arti. La proiezione è formata da fibre eccitatorie
branche centripete delle fibre, uscendo dal ganglio, for- che raggiungono i motoneuroni, sia per connessione di-
mano il nervo vestibolare che, dopo essersi unito al nervo retta che attraverso intemeuroni. L'innervazione è di tipo
cocleare a dare l'VIII nervo cranico, entra nella cavità cra- reciproco, e produce eccitazione nei motoneuroni esten-
nica attraverso il meato acustico interno e si connette con sori e inibizione nei motoneuroni flessori, mediata da
il tronco encefalico a livello del ponte. Le terminazioni interneuroni inibitori segmentari. Attraverso altri inter-
afferenti raggiungono i 4 nuclei del complesso vestibola- neuroni segmentari, gli effetti vestibolospinali vengono
re, distribuiti longitudinalmente lungo il ponte e il bulbo: anche trasmessi al lato opposto. In questo modo, l'attiva-
i nuclei vestibolari superiori; i nuclei mediate e vestibo- zione maculare può produrre riflessi bilaterali simmetrici
lare laterale di Deiters, il nucleo vestibolare discendente. oppure riflessi asimmetrici, organizzati in modo recipro-
Un contingente di fibre si dirige a raggiungere il floccu- co dai due lati (capitolo 24).
lonodulo del cervelletto. Dai nuclei mediate e inferiore origina il tratto vestibolo-
I neuroni del nucleo vestibolare superiore ricevono prin- spinale mediale, che scende bilateralmente al midollo
cipalmente afferenti provenienti dai tre canali semicirco- cervicale ove i motoneuroni assiali del collo ricevono,
lari, agli altri nuclei vestibolari giungono sia fibre di ori- attraverso le diverse componenti del tratto, effetti disi-
gine maculare sia fibre di origine ampollare. Tra i nuclei naptici sia eccitatori che inibitori dalle afferenti dai ca-
dei due lati vi sono abbondanti collegamenti. nali semicircolari. Le connessioni sono organizzate in
I neuroni dei nuclei vestibolari rispondono alla stimolazio- modo da produrre movimenti compensatori alle rotazio-
ne naturale del labirinto in maniera più complessa che i ni che attivano i canali. Le afferenze vestibolari produ-
recettoti. Per esempio, alcuni sono inibiti dagli impulsi affe- cono effetti sul midollo anche attraverso neuroni retico-
renti, altri sono influenzati dai recettori di ambedue i lati. lospinali situati nel ponte e nel bulbo.

Proiezioni vestibolospinali Proiezioni vestibolo-oculari


Tutti i nuclei vestibolari, tranne il superiore, proiettano Dai neuroni dei nuclei vestibolari mediale e superiore par-
al midollo spinale (figura 14.11). Dal nucleo vestibolare tono proiezioni che raggiungono i nuclei oculomotori del
laterale di Deiters, e in parte dal nucleo mediale, si ori- ponte (VI paio) e del mesencefalo (III e IV paio) attraver-
gina il tratto vestibolospinale laterale, che scende orno- so il fascicolo longitudinale mediale, a costituire le vie di
lateralmente fino alla regione 1ombosacrale del midollo, trasmissione del riflesso vestibolo-oculare (capitolo 25).

175
Ottica fisiologica
15
Fausto Baldissera

Architettura funzionale dell'occhio Accomodazione


Sinergte durante l'accomodazione
Richiami di ottica
Difetti di rifrazione
Ril'raz10ne M10p1a, tpermetropta e astigmatismo
Lenti Conez10m dei difetti d1 nfi:az10ne
AberraziOne cromatica
Sistema ottico dell'occhio. Occhio ridotto AberraziOm dt sfenc1tà

ARCHITETTURA FUNZIONALE totia dei raggi luminosi in modo da creare immagini degli
oggetti sulla retina. I.:insieme delle strutture è contenuto
DELL'OCCHIO nell'involucro fibroso della sclera. Sei muscoli connettono
il globo oculare alle pareti dell'orbita e con la loro contra-
I.:occhio (figura 15.1) è costituito da una stmttura neuro- zione ne determinano la posizione e g li spostamenti.
recettmiale, la retina, e da una struttura prerecettoriale for- Dal punto di vista fisico, l'occhio è paragonabile a una
mata dall'insieme dei mezzi diottrici (cornea, camera macchina fotografica: l'obiettivo è costituito dalla comea
anteriore, cristallino e mnor vitreo) che modifica la traiet- e dal cristallino, il diaframma dall'iride e la pellicola dal-
la retina. Non mancano i dispositivi per la messa a fuoco
(sistema di accomodazione), che è ottenuta modificando il
potere diottrico del ctistallino, e per regolare l'apertura del
diaframma (il diametro pupillare).
Procedendo dalla superficie oculare anteriore, la luce
che incide sull'occhio incontra le seguenti strutture.
La cornea è una lamina di materiale fibroso, avascolare e
trasparente, dello spessore medio di l mm e ticoperta da
epitelio. Ha fonna di calotta sferica e conferisce all'oc-
chio i tre quarti del suo potere diottrico (vedere oltre).
La camera anteriore è lo spazio, rip ieno di umor acqueo,
compreso tra cornea e iride. I.:umor acqueo è prodotto
dalla lamina corioidea, situata dietro all'iride, mediante
pompaggio attivo di ioni seguito da trasporto osmotico
umor vitreo di acqua, similmente a quanto accade per il liquido ce-
falorachidiano, e ha composizione simile a que lla del
filtrato plasmatico. La sua secrezione attiva mantiene
una pressione endoculare di circa 20 mmHg, c he tiene
sotto tensione la sclera e conferisce all'occhio la sua fo r-
ma globosa e la consistenza elastica. Attraverso il foro
pupillare, l 'umor acqueo esce nella camera anteriore e
da qui viene riversato nel letto venoso attraverso i l cana-
le di Schlemm (figura 15.2).
Quando il contenuto in umor acqueo aumenta (glaucoma),
Figu ra 15.1 -Schema anatomico dell'occhio. per lo più a causa di ridotta eliminazione, si innalza la

176
Capitolo 15 - Ottica fisiologica

cornea

fibre ràdiali .}.. ~~~~~·~~ ·~ili~~e .'·· •


fibre circolari
. orc1ce~sso ciliare (.".". . :
. .. ··· ..,.,.
. \.·,. ··
'-··· ~- .. • . •. flpre della zonula';. ':.:.;:.;·:·.: •.
...,,:\.._'"'': ·. . ·-:•..:· : :'· ..... . :·. . ...~:~~.:.:.:. >·-'': . ,. .~.~~'·/ ... ...
JJm~t ){. l~reo • · .. , ....• .. ... ···
capsula dei·eristallino·.. ·· .
-::.. ..
cristallino ' ·····.

Figura 15.2- Schema anatomico della regione del corpo ciliare.

pressione endoculare con gravi rischi di atrofia ischemica circolarmente tutto intorno alla zonula dello Zin. Con-
della retina. La pressione endoculare si può valutare misu- traendosi, detende i legamenti sospensori e diminuisce la
rando il grado di tensione della sclera con il fonometro. tensione applicata all'equatore della lente che assume,
I.;iride è un organo muscolare rivestito da epitelio pig- per elasticità propria, una forma più sferica.
mentato. Lo costituiscono due gruppi di fibre muscolari: 8umor vitreo è una massa gelatinosa e trasparente che
le une, a disposizione radiata, contraendosi allargano l 'a- occupa quasi interamente la camera oculare posteriore.
pertura pupillare (muscolo dilatatore della pupilla); le La retina è uno strato di neuroni e recettmi che si disten-
altre, a disposizione circolare, provvedono al restringi- de a ricoprire la metà posteriore della cavità dell'occhio,
mento della pupilla (muscolo sfintere della pupilla). Cia- spingendosi di una decina di gradi anteriormente all'e-
scuno dei due muscoli è provvisto di innervazione indi- quatore di questa. I recettori fotosensibili sono disposti in
pendente. Il muscolo sfintere è innervato dalla componen- profondità, a rivestire la superficie posteriore della retina;
te motoria viscerale (parasimpatica) dell'oculomotore co- per raggiungerli la luce deve quindi attraversare tutti gli
mune. I neuroni motori centrali sono ospitati nel nucleo di altri strati retinici. Al centro della retina, sull'asse ottico
Edinger-Westphal, nel mesencefalo, e inviano i loro asso- principale che unisce i centri di curvatura della cornea e
ni nel III paio di nervi cranici a raggiungere il ganglio del cristallino, è visibile un'area circolare di 3 mrn di dia-
ciliare. Di qui, le fibre postgangliari raggiungono il mu- metro, di colore più chiaro, la macula, con una depressio-
scolo sfintere dell'iride e il muscolo ciliare (vedere oltre). ne centrale detta fovea. La depressione e la colorazione
Il muscolo dilatatore è innervato dal sistema ortosimpati- derivano dal fatto che in questa zona gli strati neuronali,
co. I motoneuroni centrali sono situati nel midollo cervi- che servono questa porzione di retina, sono spostati late-
cale (colonna laterale) e inviano l'assone, attraverso le ralmente e lasciano scoperti i recettori, che sono qui
radici anteriori e i rami comunicanti bianchi, al ganglio direttamente esposti alla ·luce.
cervicale superiore della catena toracolombare. I neuroni Interposti tra lo strato dei recettori e l 'involucro della
postgangliari salgono accompagnando la carotide all'in- sclera vi sono uno strato epiteliale pigmentato, che ap-
temo del cranio, di qui raggiungono l'orbita per innervare poggia direttamente contro il segmento esterno dei recet-
il muscolo dilatatore della pupilla e le ghiandole lacrimali. tori, e una membrana vascolare detta corioide. {;epitelio
Disturbi della motilità pupillare possono perciò derivare pigmentato assorbe la luce che non è stata assorbita dai
anche da lesioni che colpiscono la volta del torace o il pigmenti fotosensibili dei recettori, in modo che non
collo, come nel caso della sindrome di Claude Bemard- venga riflessa verso l'interno dell'occhio a stimolare al-
Homer (paralisi miotica della pupilla e ptosi palpebrale). tre zone retiniche. Inoltre, separa i vasi corioidei dai tes-
Il cristallino è una massa acellulata di forma globosa, suti retinici (barriera ematoretinica, con funzioni simili
composta di fibre elastiche e collagene. È tenuto sospeso, a quelli della barriera ematoencefalica).
posteriormente ali' iride, da una corona di sottili legamen- Il nervo ottico è formato dagli assoni dei neuroni gan-
ti (zonula dello Zin) che congiungono il suo equatore alla gliari della retina, che confluiscono nella papilla ottica,
sclera. La sclera viene mantenuta in tensione dalla pres- situata in prossimità della macula, in direzione nasale.
sione del liquido endoculare e stira, attraverso i legamenti Nell'area della papi/la ottica mancano sia i recettori che
sospensori, l'equatore del cristallino, conferendogli una i neuroni retinici. Il nervo ottico esce dall'occhio attra-
forma discoide appiattita. Il muscolo ciliare è disposto verso un'apertura circolare nella sclera.

177
Sistemi sensoriali

RICHIAMI DI OTTICA

~~
fuoco principale=
------.f"""'"'-+-..:::::::~ fuoco (:Oniugato
Rifrazione - ------+- all'infinito
luce da sorgente remota F _ 1 1
= -1 - - + -
Quando la luce passa da un mezzo di una certa densità F h f2
ad un mezzo di densità diversa, essa viene rifratta. A
causa della differente velocità di propagazione dei fronti
fuoc~ coniuga~tofuoco posteriore
anter1ore ~
coniu~ato
di onda nei due diversi mezzi i raggi luminosi subiscono
una deflessione, la cui entità dipende sia dalle caratteri- f1 f2
stiche fisiche dei due meizi che dall'angolo con cui la
luce incide sulla superficie di separazione.
Si definisce indice di rifrazione n, di un mezzo trasparente,
il rapporto tra la velocità della luce nel vuoto e la velocità
di propagazione della luce nel mezzo in esame. Il rapporto

n=--
sen a
[15.1]
sen f3 fuoco principale

Figura 15.3 - Convergenza dei raggi luminosi paralleli (prove-


(dove a e f3 sono rispettivamente gli angoli di incidenza nienti da una sorgente puntiforme distante) nel fuoco principale e
e di rifrazione, formati dal raggio luminoso con la per- dei raggi divergenti (provenienti da una sorgente puntiforme vici-
pendicolare al piano di rifrazione) permette di prevedere na, fuoco coniugato anteriore) sul fuoco coniugato posteriore. l
di quanto sarà deviato un raggio di luce che attraversa la valori delle distanze focali sono correlati tra loro dall'equazione del
superficie di confine tra il vuoto e un mezzo trasparente. diottro. L'immagine di un punto al di là di una lente si costruisce
seguendo il decorso di due dei raggi emessi dal punto stesso: il
I..:equazione indica che l'angolo di incidenza e l'angolo
raggio parallelo all'asse ottico, che passa per il fuoco principale, e
di rifrazione variano reciprocamente in modo tale che il
il raggio che attraversa il centro della lente, che non viene deviato.
rapporto tra i seni degli angoli stessi rimanga costante.
Quando la luce passa tra due mezzi di densità diversa, più potente quanto maggiore è la convergenza che essa
l'equazione diventa induce, vale a dire quanto minore è la distanza focale.
Il potere di rifrazione di una lente si esprime in diottrie,
sen a_ n2 [ 15 .2] ovvero come il reciproco della distanza focale espressa
sen f3 ---;;] in metri. Una lente di l diottria mette a fuoco i raggi pa-
ralleli a l m di distanza, una lente di l O diottrie concen-
dove nl e n2 sono gli indici di rifrazione dei due mezzi. tra i raggi a 10 cm (1 / 10 di metro). Per le lenti concave,
che divergono i raggi, i valori in diottrie sono espressi
Lenti con numeri negativi.
Se una sorgente puntiforme di luce è lontana, si può
Il vetro ha un indice di rifrazione diverso dall'aria: quando assumere che i raggi da essa provenienti siano paralleli;
un raggio di luce entra in un vetro subisce pe1tanto una pertanto convergono nel fuoco principale. Se la sorgente
rifrazione. Se la superficie del vetro è curva, l' angolo di è vicina, i raggi che essa emètte divergono dal punto di
incidenza di un fascio di raggi paralleli si modifica via via insorgenza e incidono sulla lente con una certa angola-
che ci si sposta lungo la superficie stessa e l'angolo di zione: all'uscita dalla lente, essi non convergono più nel
rifrazione varia di conseguenza. punto focale principale, ma in un punto più distante dal
Quando la superficie ha la forma di una calotta conves- centro della lente; tale punto viene detto fiwco coniuga-
sa (lente sferica), un fascio di raggi paralleli viene ri- to posteriore. Se la sorgente luminosa è spostata nel
fratto in modo che tutti i raggi convergono verso un uni- punto del fuoco coniugato posteriore, la sua immagine
co punto, detto jìtoco principale (figura 15.3). Recipro- si forma nel punto dove essa prima si trovava (fuoco co-
camente, se i raggi paralleli entrano in una lente conca- niugato anteriore).
va, essi divergono come se provenissero da un unico Le coppie di fuochi coniugati sono in numero infinito, e in
punto posto davanti e vicino alla lente. Nel caso di una qualsiasi punto venga posta una sorgente luminosa ci sarà
lente convessa cilindrica, i raggi che incidono su ogni sempre un fuoco coniugato ove si forma la sua immagine.
piano trasversale saranno concentrati in un fuoco e l'in- Si può facilmente constatare che, in ogni lente, la somma
sieme dei punti focali così formati costituisce una linea dei reciproci delle distanze focali coniugate è costante
focale.
Si definisce distanza focale quella che intercorre tra il [15 .3]
centro della lente e il fuoco principale. Una lente è tanto

178
Capitolo 15 - Ottica fisiologica

Inserto l - Spettro elettromagnetico

frequenza lunghezza d'onda


f Angstrom mlcron metri
(kHz) (À) (~tm) (m)

10-"
10-3

3 x1017 - 10"2 onde ad alta energia


raggi X rompono i legami molecolarl
10"1
assorbite dall'ozono atmosferico
11 10-"

3 x1014 - 101 10·2


ultravioletto
. 300
102 10"2 '' 400 buio
onde di energia media
porpora
103 10"1 500 assorbite dai pigmenti
blu
luce verde carotenoidi delle piante
3x10 11 - 104 - - 1 600 giallo e degli ani mali
'' 700 arancio
105 101 Infrarosso
'' rosso
106 102 \ 800 buio
nm
3x108 - 107 - - 103
108 104 mfcro-onde

109

3x105 - 1010 1 onde corte


onde di bassa energia
1011 101 troppo deboli per fnteragfre con le molecole
onde radio
1012 102 assorbite dal vapor d'acqua atmosferico
onde lunghe
3x102 - 1013 103

questa relazione giustifica l 'adozione della diottria (re- SISTEMA OTTICO DELUOCCHIO.
ciproco della distanza focale espressa in metri) come
misura del potere di rifrazione delle lenti. In particolare,
OCCHIO RIDOTTO
poiché il fuoco principale è il fuoco coniugato di un punto
Un raggio luminoso che entra nell'occhio attraversa 6
posto ali' infinito, l'equazione diventa
superfici di rifrazione. Per semplificare la descrizione del
l l comportamento della luce che attraversa queste strutture
-+ - = K [15.4] si è creato un modello semplificato, detto occhio ridotto
oo F
(figura 15.4), che è costituito da un'unica lente nella
quale l'indice di tifrazione è quello dell'acqua (1,33), il
ossia
raggio di curvatura 5 mm e la distanza focale 17 mm,
l pari alla distanza tra il centro della lente e la retina.
-=K [15.5] Il potere diottrico del!' occhio ridotto è dunque
F

Il reciproco della distanza focale principale (K) misura ..!._= _l_= 59 diottrie [15.7]
quindi il potere diottrico della lente. Da esso dipende la
F 0,017
posizione rispettiva dei fuochi coniugati, secondo la
Requisito per una percezione precisa dell' immagine è
relazione
che essa sia nitida e definita. L'immagine formata sulla
retina da un punto luminoso situato davanti all'occhio
l l l [ 15 .6] può essere facilmente costru ita (figura 15.3) tracciando
- =- + -
F Fa Fp il percorso di due dei raggi luminosi emessi da quel

179
Siste mi sensoriali

00 .1. =_1- =59 diottrie


F 0,017

al massimo dell'accomodazione
potere
di accomodazione
1- = 73 diottrie
.1. = _ 1_ + -
F 0,070 0,017

punto remoto punto prossimo

Figura 15.4 - L'occhio ridotto è una lente di 59 diottrie, con il fuoco principale sulla retina. Ciò pone il punto remoto (il punto più
lontano visibile nitidamente) a distanza infinita. L'aggiunta di 14 diottrie conseguente all'accomodazione massima sposta il fuoco
principale anteriormente alla retina, nell'umor vitreo, e porta sulla retina l'immagine di un punto situato a 7 cm, il punto prossimo.

punto. Il primo è il raggio parallelo all'asse ottico prin- zione. I.: aumento del potere diottrico dOVllta alla contra-
cipale, che viene rifratto dalla lente verso il fuoco prin- zione del muscolo ciliare è detto accomodazione.
cipale. Il secondo è il raggio diretto verso il centro della Normalmente, sulla retina di una persona giovane con il
lente, che continua il suo percorso senza deviazioni. Nel muscolo ciliare rilasciato si fom1a un'immagine nitida di
punto ove i due raggi si riuniscono si fo rma l'immagine. un punto situato all'infinito (in pratica, a distanza > 6 m).
Procedendo punto per punto, si può ricostruire l'intera Questa condizione viene detta enunetropia. Il punto più
immagine di un oggetto. La grandezza dell' imm agine è lontano che l'occhio può vedere nitidamente, il punto
in relazione a que lla dell' oggetto e si può calcolare remoto, è, per definizione, il fuoco coniugato della retina
facendo uso del metodo dei triangoli simili. in condizioni di riposo. Nell' occhio emmetrope esso coin-
cide con l'infinito.
ACCOMODAZIONE Dopo la massima attivazione de l m uscolo ciliare, che
produce un aumento del potere diottrico di 14 diottrie (da
Il cristallino è il dispositivo che permette di cambiare il 59 a 73) e che sposta il fuoco principale a ci.rca 14 mm,
potere diottrico dell'occhio. Esso è sospeso dietro all'iri- sulla retina cade il fuoco coniugato de l punto prossimo,
de da una seri e di sottili corde tendinee (zonula dello Zin) che rappresenta la minima distanza alla quale un oggetto
inserite da un lato al suo equatore e dall'altro al corpo può essere messo a fuoco.
ciliare, che circonda ad anello l'apertura della camera Nel neonato, che per le minori dimensioni dell 'occhio
oculare. Nel corpo ciliare sono disposte le fib re circolati (distanza focale 15 mm) possiede un potere diottrico d i
del muscolo ciliare. Quando il muscolo ciliare è rilasciato 66 diottrie a riposo e di 80 al massimo di accomodazio-
(occhio a riposo) il cristallino è mantenuto in tensione ne, il punto prossimo è posto a 7 cm. Infatti
lungo l'equatore delle corde tendinee che gli trasmettono
la tensione della sclera, dovuta alla pressione endoculare.
j_ = j_ = 80 - 66 = 14 [ 15 .8]
In questa condizione, la superficie anteriore del cristal- Fa F
lino è appiattita e la lente contribuisce per circa 13 diot-
trie al potere diottrico totale dell'occhio. Quando il mu- A causa della perdita di elasticità del cristallino, il potere
scolo ciliare si contrae per azione dell' innervazione para- di accomodazione si riduce progressivamente con l'età
simpatica, le sue f ibre circolari agiscono come uno sfinte- (figura 15.5) e la distanza del punto prossimo aumenta
re che riduce la circonferenza di inserzione delle corde di conseguenza. Quando il punto prossimo si allontana
tendinee, e così le detende. Venuta meno la tensione, l'ela- di più di 40-50 cm, la perdita viene avvertita perché non
sticità propria del cristallino gli fa assumere una forma più si riesce più a mettere a fuoco gli oggetti tenuti con le
sferica: la superficie anteriore si incurva e aumenta, di m ani (per esempio, il giornale). Questa condizione è
conseguenza, il potere di rifrazione. detta presbiopia e interviene intorno a 40-50 anni, quan-
Variando opportunamente l' intensità della contrazione do il potere di accomodazione è sceso intorno a 2 diot-
si può produrre un cambiamento continuo del potere trie e il punto prossimo è situato a 50 cm.
diottrico, portandolo dalle 59 diottrie dell'occhio a ripo- Per vedere a fuoco gli oggetti vicini, i presbiti devono
so (con il muscolo ciliare ri lasciato), fino a 73 diottrie ricorrere a lenti convergenti che rimpiazzino la perdita
quando il muscolo ciliare sviluppa la massima contra- di potere diottrico subita dal cristallino.

180

------ -
Capitolo 15 - Ottica fisiologica

Sinergie durante l'accomodazione e: 1413


~
0,07

T accomodazione è un atto involontario che accompagna .Q 12 g


~ 11 o
i movimenti di convergenza oculare che spostano lo -g 10 0,10 E
'ijj
sguardo dagli oggetti lontani agli oggetti vicini. Le im- E 9 U)
8 8 o
magini che si formano sulle due retine si fondono in una o 7 c.o
unica immagine percettiva soltanto se cadono in punti ~ 6
{l 5 0,20 §
corrispondenti de lle due fovee, altrimenti l'immagine Q.
"' 4
percettiva si sdoppia. Semplici considerazioni geometri- 1:1 3
che richiedono che, per ottenere questa coincidenza, i f2
E 1
~
1,0
due assi ottici siano quasi paralleli quando l'oggetto è "' L1~5--2L0~25L-3~0--3~5--4L0--45L-~
5~0-5~5--6~0--6L5__7LJ
0
distante e tanto più convergenti quanto più il punto di età {anni)
fissazione si avvicina; di qui la necessità dei movimenti
di convergenza. Assieme alla convergenza, si attuano Figura 15.5 - Modificazioni del potere di accomodazione in
funzione dell'età. Sull'ordinata di sinistra è indicata l'ampiezza
due altri atti motori che adeguano l'occhio alla visione
dell'intervallo di accomodazione, in diottrie, e sull'ordinata di
da vicino. Il primo è l'accomodazione, che mette a fuoco destra la distanza del punto prossimo.
gli oggetti alla nuova distanza. Il secondo è la riduzione
del diametro pupillare (miosi), che serve ad aumentare la punto remoto
profondità di campo, in analogia a quanto accade con la dell'occhio
regolazione del diaframma nelle macchine fotografiche. emmetrope punto prossimo
{oo) dell'occhio emmetrope
Se il cono di convergenza della luce rifratta dalle lenti
oculari è ampio, bastano piccoli spostamenti in avanti o
indietro rispetto al punto focale per aumentare l'area del a riposo
cerchio dell'immagine sfocata. Se il cono è reso sottile
dalla piccola apertura pupillare, l'immagine del punto OCCHIO
MIOPE
rimane di piccole dimensioni anche se è fuori fuoco. Ciò
permette di vedere con sufficiente nitore punti situati a massima
distanze diverse, e perciò necessariamente non tutti a accomodazione
fuoco, ed è particolarmente utile quando si osservano gli
Cl)
oggetti vicini, perché evita di dover correggere la messa Cii
:l
a fuoco ogni volta che lo sguardo si sposta tra dettagli t::
·:;
dello stesso oggetto posti a profondità differenti.
~ ::: .a riposo
Il restringimento pupillare comporta però tma riduzione E
dell'illuminazione. In condizioni di scarsa luminosità,
e ----- --- --- --
o potere OCCHIO
la pupilla è aperta per sfruttare tutta la luce disponibile §Q. ..,___.
di accomodazione IPERMETROPE
e la profondità di campo è perciò limitata. In queste massima
condizioni gli eventuali difetti visivi si fanno sentire accomodazione
maggiormente. punto prossimo - - - - - - - - -
©

~ ,E_j:_=_=_=_=_=_=-~=-=-+t-=_=_=_=_=_3_~~~
_, ~~;,~~ATICO
DIFETTI DI RIFRAZIONE
I:occhio normale, che in assenza di accomodazione mette
a fuoco sulla retina un fascio di raggi paralleli, cioè prove-
nienti da una sorgente posta all'infinito, è detto emmetro- Figura 15.6 - Posizione del punto remoto e del punto prossimo
pe. Questa condizione non si verifica nei cosiddetti difetti nella miopia e (A) nell'ipermetropia (B). Le frecce orizzontali
di rifrazione, che sono dovuti o all'incongruenza tra la indicano l'ampiezza del potere di accomodazione. Nell'occhio
potenza dei mezzi diottrici e le dimensioni oculari (rniopia ipermetrope il punto remoto è virtuale. Nell'astigmatismo (C),
e ipennetropia) oppure alla non perfetta sfericità delle l'uno o l'altro dei due difetti precedenti riguarda soltanto un piano
superfici di rifrazione (astigmatismo). di rifrazione.

Miopia, ipermetropia e astigmatismo perciò nell' umor vitreo; sulla retina i raggi luminosi il-
luminano un cerchio, corrispondente alla base del cono
Nella miopia il potere diottrico è superiore a quello di convergenza che oltrepassa il fuoco (figura 15.6 A),
richiesto e il fuoco principale cade anteriormente alla pertanto la percezione risulta sfuocata. La causa più fre-
retina. I:immagine dei punti situati all'infinito si forma quente della miopia è un incremento del diametro an-

181
Sistemi sensoriali

dazione e ciò si riflette in un allontanamento del punto


prossimo. Si potrebbe pensare di correggere il difetto
facendo uso dell'accomodazione, almeno per la visione a
distanza. In realtà, se è vero che i pun ti posti ali' infinito
possono venir messi a ft.toco grazie all'accomodazione,
questo meccanismo non è praticabile per correggere l ' i-
lente concava mio pia pennetropia. La contrazione del muscolo ciliare è infatti
accompagnata dalla convergenza oculare, operata dalla
contrazione combinata dei muscoli retti mediali. Di con-
seguenza, quando l' ipermetrope riesce a mettere a ft.10co
un oggetto lontano, paga questo risultato con lo sdoppia-
mento dell'immagine perché le linee di sguardo dei due
occhi convergono su un punto vicino (capitolo 17).
Vastigmatismo è dovuto all'irregolarità geometrica del-
lente convessa ipermetropia
le lenti (in genere della cornea). L'occhio è astigmatico
quando il raggio di curvatura lungo un asse delle lenti,
Figura 15.7- Correzione della miopia con lenti divergenti (ne- per esempio l'asse verticale, è diverso dal raggio di cur-
gative) e dell'ipermetropia con lenti convergenti (positive). vatura misurato sugli altri assi; non c'è più un solo pun-
to focale ma tanti fuochi quanti sono i diversi assi di
curvatura (figura 15.6 C).
teroposteriore del globo oculare. Il punt? remoto (il, ft.1?~
co coniugato della retina nell'occhio a nposo) non e pm
all'infinito, come nell'occhio emmetrope, ma è posto a Correzioni dei difetti di rifrazione
distanza finita, tanto minore quanto più grave è il difet- I difetti di rifrazione vengono corretti applicando davan-
to. Anche il punto prossimo si avvicina in proporzio~e ti ali' occhio lenti appropriate a riportare il potere dio t-
(figura 15.6 A). Dato l'avvicinamento del punto pross.t- trico ai suoi valori normali (figura 15. 7).
mo, la miopia può risultare vantaggiosa neli' anztano m
La miopia si corregge con lenti concave divergenti, il
quanto gli risparmia i fastidi della ?resbio?i~. Pu~ a~lon­ cui potere diottrico (negativo) si sottrae al potere diottri-
tanandosi con l'età, il punto prosstmo puo mfattt nma-
co troppo elevato de li' occhio, riportando il sistema len-
nere abbastanza vicino da consentire la lettura e i lavori
te-occhio alle 59 diottrie della norma_ Per l' ipermetro-
manuali senza bisogno di occhiali.
pia, si utilizzano lenti convesse convergenti, il cui pote-
Durante l'accrescimento corporeo, l'aumento delle di-
re diottrico (positivo) si somma a quello troppo debole
mensioni oculari è accompagnato da una parallela dimi- dell'occhio.
nuzione del potere diottrico, in modo da mantenere il
L'astigmatismo si corregge con lenti cilindriche, che mo-
ft.10co principale sulla retina. La variaz~one . coor.dinata dificano il decorso dei raggi luminosi su tm solo piano,
delle dimensioni oculari e del potere dtottnco st attua
senza influenzare la rifrazione sugli altri piani. Orientan-
sotto il controllo della visione, in particolare richiede
dole opportunamente, si può spostare c iascuno dei diversi
che sulla retina si formino immagini ben definite. Se un
fuochi dell'occhio astigmatico fino a farli coincidere tutti
animale viene allevato con gli occhi protetti da cupole in un punto. .
opalescenti, che lascino f~ltra~-e la luce m~ n.~ n i. dettagli La presbiopia è una trasformazione fisiologica che col-
della scena visiva, l'occhio SI accresce d1 pm dt quanto
pisce l'occhio emmetrope e si sovrappone agli eventuali
richiesto dal potere dei suoi mezzi diottrici e diventa difetti già presenti. La correzione deve tener conto della
miope. Addirittura, se la cupola protegge soltanto metà
situazione preesistente. In linea generale, si utilizzano
del campo visivo, l'eccesso di crescita riguarda soltanto
due coppie di lenti: l' una per la messa a ft.1oco all'infi-
quella parte del globo oculare la cui r~tina è. ri.masta nito, l'altra per la visione da vicino (40-50 cm). L'utiliz-
priva di immagini. La permanenza al bmo l~sc1~ mvece zo di lenti bifocali, che nella metà superiore mettono a
l'occhio più piccolo rispetto al suo potere d10ttnco, e lo
ft.1oco i punti lontani e nella metà inferiore i punti vicini,
rende perciò ipermetrope. dispensa dall'uso di due paia di occhiali. Il miope, come
Nell'ipermetropia, il potere diottrico_ è in!eriore a q~ell.o si è detto, può spesso evitare, o procrastinare, l'uso delle
richiesto dalle dimensioni dell'occhio e Il fuoco pnncl-
lenti per la visione ravvicinata.
pale a riposo cade dietro alla retina (figura 15.6. B). Il
punto remoto è quindi virtuale, dato che non ~s1ste al-
cun punto che dia un'immagine niti~a sull~ retm~: pe~­ Aberrazione cromatica
ché ciò si verifichi, sarebbe necessano che 1 raggi lumi-
nosi giungessero ali 'occhio convergendo. Il potere diot- Poiché l'indice di rifrazione cambia leggermente in fun-
trico rimane inferiore al normale anche dopo l'accomo- zione della frequenza delle onde luminose, la luce bian-

182

..l
Capitolo 15- Ottica fisiologica

ca, che è formata da raggi di tutte le lunghezze d'onda Aberrazioni di sfericità


dello spettro visibile, viene scomposta nelle sue com-
ponenti cromatiche e i diversi colori vengono focaliz- Le aberrazioni di sfericità sono determinate dalla curva-
zati a diverse distanze, il blu più vicino e il rosso più tura non uniforme della superficie delle lenti. Nel cri-
lontano. stallino, per esempio, la rifrazione è più grande ai mar-
Alla luce crepuscolare, quando prevalgono i colori verso gini che al centro e si formano perciò immagini defor-
il blu, l'occhio miope è più daillleggiato dell'occhio nor- mate. La presenza dell'iride, che scherma il contorno
male, in quanto il fuoco si sposta ancora più anteriormen- del cristallino, riduce quest'aberrazione in misura tanto
te alla retina. maggiore quanto più la pupilla è ristretta.

Inserto 2 - Esame ne (mtopta, tpermetropta, eccetera) zwne (lampada e specchtetto) e da


del fondo oculare occorre mterpoue le lenti atte a cor- una serie di lenti correttive che per-
reggerli; l' oftalmoscopio è costituito, mettono di adattare il sistema a occhi
I.:esame del fondo oculare (figura l ) pertanto, dall' apparato dt tllumina- con dtverse proprietà diottnche.
è di grande lillportanza cliruca sta m regione della macula
campo oculisttco, perché permette il
rihevo delle varie for me dt leswm ..,,
retmiche, sia m medtcma generale, temporale ~l nasale
0 1
perché l'arteria centrale della retina e ::l
tC.. •l
i suoi rami sono gli unict vasi arte- 1 m m= 3,35,
tiost direttamente osservabili. che m ~~-s· ___.,
l
campo neurologico, per le informa- l
l
Zioni che si possono ncavare dal!' os- l
l
servazione della papill a del nervo t
l
ottico che, per esempto, diventa ede- t ~
matosa quando vi è ipettensione en- --- ---- .J---

l~
docraruca.
Per poter attuare l'osservazione del
jundus oculi, è neces ano soddisfare
alcune condtziOni. Occorre che l' oc-
(
area d1Panum
chto dell'osservatore sta m asse con
quello del paziente, che i due occhi
stano accomodati all'mflnito, che la
pupilla del soggetto m esame sta ben
dtlatata. Btsogna infine illummare la
retma da esaminare. Ctò si ottiene eccentricità s• o· 2• 3• s• 7' g• 12°13,5.
con l'oftalmoscopto, composto so- l 111 l l l l l l l
stanzialmente da uno specchietto (di- Figura 1 - Topografia schemabca del fondo oculare, con la macula, la fovea, la
sposto come Illustrato m figura 2), papllla del nervo ottico e l'artena centrale della retma.
che riflette la luce di una sorgente lu-
mmosa verso l' occh10 del soggetto occhio esaminato occhio dell'esaminatore
senza interrompere la linea di sguar- l
do dell' osservatore.
La luce riflessa dalla retma illurruna-
ta, se l'occluo è emmetrope e non ac-
comodato, esce dall' occluo stesso in l

raggi paralleli, che entrano come tah l


' l
l

ne !l' occh10 dd l'osservatore. Se an- retina e vasi illuminati ,'


1
lente correttiva
che l' occhto dell' osservatore non è
accomodato, li concentra sulla sua d
~
retina e coghe quindi l' immagme
della retina che ha d1 fronte.
Se gli occhi del soggetto o deli' osser-
vatore sono affetti da vizi di nfrazto- Figura 2 - Pnnc1p1 costruttiVI dell'oftalmoscop1o

183
l\
Fisiologia della retina
16 Fausto Baldissera

Recettori retinici e fotochimica della visione Sensibilità spettcale d t com e bastoncelli


Correnti d1 membrana Adattamento al bmo e adattamento alla luce
Meccamsm1 wmci gen.:rantt la corrente .11 buw
e nsposta all'tllummazwne Circuiti intraretinici

RECETTORI RETINICI Si distinguono, per motfologia e per funzione, due tipi di


recettmi: i coni e i bastoncelli (figura 16.1). Enh·ambi pre-
E FOTOCHIMICA DELLA VISIONE sentano un segmento esterno e uno interno, uniti da un
ponte di citoplasma detto "ciglio". Il segmento interno con-
La retina è una shctttura nervosa stratificata, composta da tiene i tipici costihtenti cellulati (nucleo, reticolo endopla-
differenti tipi di cellule nervose. Lo strato dei fotorecettori smatico, ribosorni, m.itocondti e apparato di Golgi) e termi-
è il più esterno, in stretto contatto con le cellule epiteliali na con un proltmgamento (pedicello) che stabilisce sinapsi
pigmentate. Queste, a loro volta, sono in contatto col siste- con le cellule bipolrui. Il segmento esterno, la cui forma giu-
ma circolatorio della corioide e fanno da tramite al meta- stifica il nome dei due recettoti, è rivolto verso la cotioide e
bolismo delle cellule recettoriali. Per eccitare i recettori la ospita le smtttme deputate alla trasfom1azione del segnale
luce deve quindi attraversare tutto lo spessore della retina. luminoso in un evento chimico; si tratta di invaginazioni tt·a-

( o n o nl
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760
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10
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E 0,068

o 0031
o 50 100 150 200 ms

Figura 16.1 - Il segmento esterno di un bastoncello dissociato dalla retina di anfibio è risucchiato all'interno della micropipetta
(A) ed illuminato da un fascetta di luce monocromatica (B). L'illuminazione suscita una riduzione della corrente al buio, segnala-
ta dalla deflessione verso l'alto nelle tracce in C. Sotto ogni traccia, la linea nera indica la durata dell'illuminazione e il numero
indica l'intensità dello stimolo luminoso. La corrente al buio è trasportata dagli ioni sodio, in ingresso nel segmento esterno del
recettore, e dagli ioni potassio, in uscita dal segmento interno.

184
l
.l.
Capitolo 16 - Fisiologia della retina

Figura 16.2- Tappe dello sbiancamento della rodopsina.


La luce trasforma 1'11 -cis retinale in 11-trans retinale (2), pro- 11-cis retinale 11-trans retinale
vocando il distacco dall'opsina (3) e la liberazione di energia. o

~ ~
La reazione fotochimica stimola una proteina G, la trasducina,
che a sua volta attiva una fosfodiesterasi, che catalizza la
degradazione di GMPc a 51-GMP. La diminuzione del GMPc o
riduce la conduttanza dei canali per il sodio (e il calcio) che
rodopslna prelumirodopsina
trasferiscono la corrente al buio. Il minor ingresso di calcio
riduce l'inibizione che questo ione esercita sulla guanilciclasi; 11-cis 11-trans
di conseguenza, si accelera la sintesi di GMPc, ripristinando reti naie retina le
parzialmente la corrente. Ciò causa l'adattamento della rispo-
sta recettoriale.

sversali della membrana, a forma di disco, che nei baston-


celli si separano dalla superficie, a costituire organelli cito-
plasmatici. I dischi sono sottoposti a intenso turnover: sono
prodotti alla base del segmento estemo e vengono mano a
(

4
11-cls
retina~
~
11-trans(""\
retinale ~
3
)
mano spinti verso l'apice, finché si distaccano per essere
fagocitati dalle cellule dello strato pigmentato.
I dischi dei bastoncelli contengono la rodopsina o p01pora

l
opsina
visiva, un pigmento che modifica la sua stmttura quando

o
viene esposto alla luce. Questa è la reazione fotochimica
che avvia la trasformazione del segnale luminoso in impul- ciclasl
so nervoso. La rodopsina è costituita da una proteina, l'o- GTP Ca++
psina, e da un gruppo prostetico, il retinale, aldeide del
luce d ·
~ "'(-)
~
Na+

~'"~~l,,~··
retinolo o vitamina A. Al buio, il retina/e si trova in forma
11-cis, quando viene illuminato si trasforma nello stereoi- c...
somero 11-trar1S e si distacca dall'opsina (figura 16.2).
La trasformazione Il-cis ->11-trans è l' unico evento,
nel processo visivo, direttamente provocato dalla luce. La "J:~d~~~~~ ~:~~
reazione è reversibile soltanto a temperature < 180°, altri- rodopsina fosfodiesterasi
membrana cellulare
menti è seguito inesorabilmente dal distacco del retinale
dalla molecola dell'opsina (figura 16.2). Il retinale 11 -
trans viene successivamente ridotto a retinolo, che costi- a riposo si può mettere in evidenza in esperimenti nei
tuisce il substrato indispensabile per la ricostituzione del quali il segmento esterno di un bastoncello isolato viene
retinale l l-cis da inserire nell' opsina. Per questo motivo, introdotto all'interno di una micropipetta (figura 16.1);
la carenza alimentare di vitamina A comporta un difetto l'adesione della membrana laterale del recettore alle pareti
visivo: l'emeralopia, o cecità notturna. interne della pipetta fa sì che la zona apicale della mem-
Le sostanze fotosensibili dei coni (iodopsine) sono simili brana sia elettricamente isolata e si possa operare su di
alla rodopsina, formate quindi da una componente proteica essa il patch-clamp (capitolo 4) e misurare le correnti di
e da una molecola fotoreattiva, ma presentano un assorbi- membrana in risposta alla luce. Come si vede nella figura
mento preferenziale per lunghezze d'onda (colori) diverse 16.1, la variazione della corrente al buio aumenta in modo
rispetto a quella che eccita la rodopsina. Esistono infatti tre direttamente proporzionale all'intensità della luce.
tipi di coni, sensibili rispettivamente al rosso, al verde e al
blu. La molecola fotosensibile è ancora il cisretinale e la
diversa sensibilità cromatica sembra dipendere da differen- Meccanismi ionici generanti la corrente
ze nelle opsine e nell'interazione tra esse e il retinale. al buio e risposta all'illuminazione
Correnti di membrana La corrente depolarizzante che si registra al buio è tra-
sportata dal sodio, che entra nel segmento esterno, e dal
I fotorecettori retinici sono elettricamente attivi al buio: potassio, che esce alla base del recetto re. Nel!' oscurità,
sono depolarizzati e inducono effetti sinaptici sulle cellule la membrana del segmento esterno dei bastoncelli ha
con cui si collegano. La depolalizzazione è causata da una un'elevata permeabilità per Na+ che si associa all'alta
corrente stabile di membrana (corrente al buio) che scorre permeabilità per K+ della membrana del segmento inter-
verso l' interno all'apice dei recettmi e verso l'esterno nel no. La pompa sodio-potassio, situata nel segmento inter-
segmento basale. I.:esistenza di una corrente di membrana no del recettore, ristabil isce gli equilibri (figura 16.1).

185
Sistemi sensoriali

corrente
a partire da GTP) ed è sufficiente a mantenere aperti il
di membrana (pA) 2 per cento dei canali per il sodio e a garanti re un poten-
®o ziale di membrana di -40 mV. Se i canali fossero com-
pletamente chiusi, il potenziale dei fotorecettori sarebbe
prossimo al valore di equilibrio per il potassio, data l'e-
-20 levata gK della membrana del segmento basale.
La risposta alla luce, sia pur invertita rispetto alle rispo-
ste degli altri recettori dell'organismo, condivide con
-40
esse la proprietà dell'adattamento, ovvero una specifica
-cc: o
.5 @ sensibilità dinamica: la variazione di potenziale indotta
.t:J
o dalla luce è ampia all'inizio e si attenua poi notevolmente
o iii -40
B !c: (figura 16.3).
.E
~ L'adattamento è dovuto a due meccanismi. Il primo ri-
oo -50 guarda la parziale permeabilità per il calcio dei canali di
trasduzione del segmento esterno. La loro chiusura ral-
lenta anche l'ingresso di Ca++ e la diminuzione del
potenziale
-60
di membrana (m V) ca++ intracellulare accelera l 'azione della guanilciclasi.
I.:aumento del GMPc che ne consegue tende a riaprire i
o 2 4 canali di trasduzione e attenua la risposta alla luce.
tempo (s) Contribuiscono ali 'adattamento due altri canali voltag-
gio-dipendenti del segmento interno dei recettori. Uno è
Figura 16.3 - Variazioni della corrente (A) e del potenziale il canale per il potassio, la cui conduttanza si riduce in
(B) di membrana in un bastoncello, in risposta a lampi di luce seguito all'iperpolarizzazione, l' altro è il canale per la
di intensità crescente.
corrente depolarizzante Ih, che si attiva con l'iperpola-
rizzazione, come nel miocardio.
Grazie a ll 'azione combinata di questi meccanismi, la
Quando la luce colpisce la rodopsina, la permeabilità risposta dei fotorecettori è ampia durante i transienti e si
per N a+ si riduce, la corrente depolarizzante diminuisce attenua se l 'illuminazione diventa costante.
e il potenziale di membrana passa da -40 mV (potenzia-
le dei bastoncelli al buio) a valori più negativi. La rispo-
sta del recetto re alla luce è pertanto un 'iperpolarizza- Sensibilità spettrale di coni e bastoncelli
zione (figura 16.3).
La catena di eventi che conduce dalla reazione fotochi- Analogamente a quanto si fa in campo acustico, corre-
mica al segnale elettrico ha inizio, dopo il distacco del lando nell'audiogranuna la soglia dell' udito con la fre-
retinale, con l'attivazione della trasducina, una proteina quenza del suono, è possibile porre in relazione la soglia
G specifica per il guanilmonofosfato ciclico (GMPc), la dei recettori visivi con le varie frequenze dello spettro
quale stimola una GMPc-fosfodiesterasi adesa alla mem- luminoso. È noto da tempo che la sensibilità cromatica
brana dei dischi. L'enzima idrolizza il GMPc a 51-GMP dell'occhio cambia in rapporto alle condizioni di illumi-
e ne riduce la concentrazione intracellulare (figura 16.2). nazione; misurando la soglia visiva nell'occhio adattato
La cascata chimica amplifica molte volte il segnale: un al buio, si riscontra che, passando progressivamente
singolo fotone, captato da una molecola di rodopsina, atti- dalla luce blu (À. pari a circa 400 nm) alla luce rossa (À.
va qualche centinaio di molecole di trasducina e ogni pari a circa 600 nm) la soglia diminuisce, raggiungendo
molecola di fosfodiesterasi idrolizza molte molecole di un minimo intorno a 500 nm per poi aumentare di nuo-
GMPc. vo. Tale curva, detta di sensibilità scotopica (dal greco
La caduta della concentrazione del GMPc influenza la oxo-coo, "buio") o della visione al buio, riflette le pro-
permeabilità della membrana del segmento esterno. I prietà recettoriali dei bastoncelli e presenta lo stesso
canali per il sodio nella membrana di quella regione, andamento della curva di assorbimento luminoso della
che sono parzialmente permeabili anche a ca++, richie- rodopsina analizzata in vitro (figura 16.4).
dono infatti, per rimanere aperti, che almeno tre mole- Se la medesima prova viene ripetuta in condizioni di
cole di GMPc si leghino dal lato intracellulare: ogni illuminazione diurna, l'intensità soglia, necessaria per-
caduta di concentrazione del secondo messaggero è ché uno stimolo luminoso venga percepito rispetto al-
quindi seguita dalla chiusura dei canali e dalla riduzione l'illuminazione di fondo, cresce notevolmente. La di-
della corrente. stribuzione della soglia segue in questo caso una curva
Al buio, la concentrazione di GMPc nel segmento ester- di forma diversa rispetto alla precedente, con un mini-
no dei recettori è relativamente alta, circa 2 ~tM, grazie mo assoluto in corrispondenza di circa 550 nm ma con
all'abbondanza di guanilatociclasi (che sintetizza il GMPc un minimo locale intorno a 440 nm e un arrotondamen-

186
Capitolo 16 - Fisiologia della retina

® ®
5 445 535 570

lb l
4 \ j_
~\ coni ~
Cì \ (visione fotopica) 9J
,g yj
:! 3 1~/l?j
Cl 1\ 1/
~ r·~
\ -~r---4----+---+r'--~r---~
2

\
bastoncelli
(visione
l ........................................................................................ ' " ... ·~·-· :- .. .
scotopica) -+--t-----t-----1 ..
~JI ......, ........... ...... 'l'.··············· .., ... ................ , ...... ............. ,............. ... .::,: .::~: ..
400 450 500 550 600 650 nm

400 500 600 700


lunghezza d'onda (nm)

Figura 16.4- A) Distribuzione della soglia visiva in rapporto alla lunghezza d'onda (colore) della luce. Le due curve sono state
determinate al buio (curva inferiore, visione scotopica) e in condizioni di illuminazione diurna (curva superiore, visione fotopica).
B) Curve di assorbimento spettrale di singoli coni della retina di macaco. Le curve si distribuiscono in gruppi con massimi intor-
no a 450 nm (blu), 530 nm (verde) e 580 nm (rosso).

to tra 550 e 600 nm (curva di sensibilità fotopica o della si può descrivere misurando le variazioni della soglia
visione diurna). Questa curva riflette le proprietà dei tre visiva che intervengo no dopo avere posto al buio un
tipi di pigmento contenuto nei coni. L'esame della rispo- soggetto esposto, fino a quel momento, alla luce diurna.
sta cromatica dei singoli coni rivela, infatti, che nella Si costruisce in questo modo la curva, nella quale l'in-
popolazione di questi recettori sono presenti elementi tensità luminosa soglia per ottenere la percezione è po-
con massimo assorbimento, e perciò massima sensibi- sta in relazione al tempo trascorso all'oscurità (figura
lità, che varia tra 420 e 600 nm per i coni blu, verdi e 16.5). Nei primi 5 min, la soglia rimane relativamente
rossi (figura 16.4). alta e si abbassa in maniera consistente soltanto nei suc-
La diversa sensibilità cromatica dei coni sta alla base cessivi 20 min. Delle due componenti della curva di adat-
della visione a colori (teoria tricromatica di Young-Hel- tamento al buio, la prima è dovuta all'adattamento dei
mholtz), la quale è dovuta a una sinergia di attività dei coni, la seconda descrive l'adattamento dei bastoncelli.
differenti coni e dei sistemi neurali che da essi ricevono La separazione delle due componenti si ottiene ripetendo
informazioni. la prova con uno stimolo di color rosso, che non attiva i
bastoncelli: in questo caso la curva di adattamento pre-
senta soltanto la sua ptima componente dovuta ai coni e
Adattamento al buio si stabilizza entro un lasso di tempo pari a 5-7 min. L'in-
e adattamento alla luce sensibilità dei bastoncelli alla luce rossa permette di espor-
si alla luce diurna senza perdere l'adattamento al buio se si
È noto che, nel passare da un ambiente molto illuminato indossano occhiali a maschera dotati di lenti rosse.
a uno buio, è necessario attendere alcuni minuti prima Il tempo necessar io ali' adattamento è que llo richiesto
di r iacquistare la completa capacità visiva. Il periodo perché la sintesi dei pigmenti fotosensibili ne riporti la
necessario al passaggio inverso (adattamento alla luce concentrazione ai valori massimi. Tale periodo è molto
diurna) è molto più breve: entro un intervallo compreso più prolungato per i bastoncelli, in quanto, alla luce
tra 20-45 s, si supera il periodo di abbagliamento e si diurna, la rodopsina è completamente sbiancata, mentre
vede distintamente. Il decorso dell'adattamento al buio le iodopsine, meno sensibili alla luce, rimangono pre-

187
Sistemi sensoriali

® Tra i recettori e il corpo vitreo sono disposte, neli' ordi-


~ ne, le cellule orizzontali, bipolari, amacrine e gangliari
.E!: o (figura 16.6). Questa disposizione si modifica però nel
eu luce diurna
iii
'§ -5 ----------------- centro della fovea, dove gli strati retinici sono spostati
:::: lateralmente per garantire una maggiore esposizione dei
eu
o coni alla luce. I coni sono i soli recettori della fovea. Il
~ -10
2t: loro numero diminuisce rapidamente con lo spostamento
verso la periferia retinica, ove prevalgono i bastoncelli.
o~o -15 o 2 4 6 8 10 12 s
Il segnale dei fotorecettori viene trasmesso attraverso
contatti s inaptici alle cellule bipolari e orizzontali e da
queste alle cellule gangliari. Al buio, i recettori sono
depolarizzati e le sinapsi che formano con le cellule bipo-
®
lari rilasciano continuamente il neuromediatore, che si
ritiene essere il glutammato. L'azione de l glutammato,
che nel sistema nervoso centrale è eccitatoria, nella retina
è duplice: sulle cellule bipolari A induce potenz iali post-
sinaptici eccitatori, sulle bipolari B potenziali postsinapti-
>"'
'iii 5
ci inibitori. La diversità di comp01tamento è in relazione
·:; all 'azione del glutanm1ato, che in alcune bipolari attiva
~ 4 un canale cationico analogo a quello che produce gli
Cl
o EPSP negli altri neuroni, mentre in altre produce iperpo-
(/) 3
larizzazione o attivando un canale per il potassio oppure
o 5 1o 15 20 25 30 chiudendo un canale per il sodio e interrompendo una
permanenza al b uio (min) corrente depolarizzante di base, in analogia a quanto
avviene nei recettori dopo la scissione della rodopsina.
Figu ra 16.5- Il passaggio dall'illuminazione diurna al buio è Poiché ogni recettore si connette con entrambi i tipi di
seguito da una progressiva riduzione della soglia visiva alla bipolare, al buio il mediatore liberato dai recettori man-
luce bianca, adattamento al buio, secondo una curva bifasica tiene depolarizzate le bipolari A e iperpolarizzate le
(B) che riflette dapprima il comportamento dei coni (circoli bipolari B. Date le piccole dimensioni di questi neuroni,
scun) e poi dei bastoncelli (circoli vuot1). La soglia per la luce le variazioni di potenziale indotte nel polo esterno, a
rossa, che non stimola i bastoncelli, rimane elevata e segue contatto con i recettori, si trasmettono al polo interno, a
la linea tratteggiata. Il fenomeno dipende, in buona parte, contatto con le cellule gangliari, ove modulano la libe-
dalle proprietà recettoriali . La risposta dei recetto ri a un
razione di trasmettitore sinaptico. La trasmissione dei
lampo di luce decresce infatti progressivamente (A) quando
l'illuminazione di fondo passa dal buio alla luce diurna. In
segnali attraverso le bipolari non richiede dunque che si
quest'ultima condizione la risposta dei bastoncelli è completa- generino potenziali d'azione. Attraverso questo mecca-
mente abolita. nismo, le gangliari connesse con le bipolari depolarizza-
te sono eccitate al buio, mentre le gangliari collegate al-
le bipolari iperpolarizzate rimangono a riposo. L'oppo-
sto si verifica in risposta ali' illuminazione.
In conclusione, quando un punto della retina viene illu-
senti in concentrazioni superiori. Alla perdita di sensibi- m inato, i recettori ivi situati si iperpolarizzano e dimi-
lità conseguente alla prolungata esposizione alla luce nuisce la liberazione di mediatore sinaptico. Di conse-
contribuiscono anche fattori extrarecettoriali non ancora guenza, le bipolari A, che al buio erano depolarizzate, si
ben identificati. Le risposte dei recettori ai cambiamenti iperpolarizzano (bipolari "off") e cessano di eccitare le
di illuminazione non giustificano infatti completamente gangliari ad esse connesse; le bipolari B, che erano iper-
l'andamento del recupero percettivo. polarizzate, si depolarizzano (bipolari "on") ed eccitano
i neuroni gangliari con cui sono collegate.
L'illuminazione di una certa zona retinica induce dun-
CIRCUITI INTRARETINI CI que, attraverso la trasmissione "verticale", l'eccitazione
di alcune gangliari e l'inibizione di altre (figura 16.7).
La retina è un complesso aggregato di neuroni, sovrap- Le connessioni intraretiniche non si limitano alia tra-
posti in diversi strati a formare uno spessore di circa smissione verticale dei segnali recettoriali. Gli altri due
0,25 mm. Embrio logicamente, la retina deriva dali 'ab- tipi cellulari, le cellule orizzontali e le cellule amacrine,
bozzo neurale; costituisce perciò una porzione del siste- provvedono a stabilire collegamenti trasversali che con-
ma nervoso centrale migrata al di fuori del cranio e con- tribuiscono a definire le proprietà del campo recettivo
nessa con l'encefalo per mezzo del nervo ottico. delle cellule gangliari.

188


Capitolo 16- Fisiologia della retina

bastoncelli luce
segmento
} esterno
1
} segmento
, interno

recettorl

CELLULE

bipolari "an"
Figura 16.6 - Schema delle connessioni tra i recettori e i neu-
roni della retina.

Le cellule orizzontali uniscono trasversalmente i recet-


tori retinici ed estendono la loro azione a distanze con-
siderevoli, in quanto sono collegate tra loro da giunzioni
strette (sinapsi elettriche). Esse subiscono le influenze
sinaptiche da parte di alcuni recettori ed esercitano la
loro azione su altri recettori; . come le bipolari, al buio
sono mantenute depolarizzate dalla liberazione di glu-
tammato da parte dei recettori e liberano mediatore ini-
bitorio sui recettori posti a lato. All'illuminazione pun-
tiforme della retina, le cellule orizzontali sottostanti si Figura 16.7- Ogni cono si connette a due tipi di cellule bipolari.
iperpolarizzano, come i recettori illuminati, e cessano di Il mediatore sinaptico liberato dal recettore ha azione depolariz-
inibire i recettori posti a lato, producendo in questi ulti- zante sulle bipolari "off' e azione iperpolarizzante sulle bipolari
mi l'effetto opposto a quello della luce. "on", per la presenza di recettori postsinaptici diversi nei due tipi
Le connessioni delle cellule orizzontali sono dunque di bipolari. Al buio, il recettore è depolarizzato e libera il suo
organizzate in modo che ogni recettore, che sviluppa mediatore, che provoca ·depolarizzazione delle bipolari "off" e
un'iperpolarizzazione quando viene illuminato, reagisca iperpolarizzazione delle bipolari "on". In risposta a un lampo di
con la risposta opposta quando vengono illuminati i luce, il cono si iperpolarizza (prima traccia in alto) e diminuisce
perciò la liberazione di mediatore sinaptico. A ciò segue l'iperpo-
recettori circostanti. Questa proprietà si riflette sulle cel-
larizzazione nelle bipolari "off' (seconda traccia) e la depolarizza-
lule bipolari e gangliari con le quali il recettore si collega. zione delle bipolari "on" (terza traccia) . Gli effetti evocati dalla luce
Queste cellule acquisiscono così campi recettivi concen- nelle bipolari si trasmettono infine alle cellule gangliari (tracce
trici e di segno opposto: se il centro ha valore eccitatorio, inferion) che si dividono anch'esse in due popolazioni, la prima
la periferia sarà inibitoria (figura 16.8). Il campo recetti- eccitata e la seconda inibita dalla luce.
vo di un neurone del sistema visivo è definito come quel-
l'area di retina la cui stimolazione luminosa determina Utilizzando stimoli luminosi puntiformi e monocroma-
una risposta (eccitatoria o inibitoria) del neurone stesso. tici, si distinguono due classi di cellule gangliari: le cel-
Anche le cellule amacrine contribuiscono, con le loro lule "centro-on" e le cellule "centro-off" (figura 16.9).
connessioni trasversali, alla delimitazione delle zone In entrambe, la struttura del campo recettivo ha organiz-
eccitatorie e inibitorie del campo recettivo. Dall'insieme zazione antagonista. Le gangliari centro-on rispondono
dei collegamenti retinici scaturiscono le proprietà fun- all'illuminazione del centro del campo con una depola-
zionali dei neuroni gangliari, che provvedono a trasferi- rizzazione, quindi con un aumento della frequenza di
re le informazioni visive dalla retina ali' encefalo. scarica (va ricordato che, a differenza di neuroni che le

189
Sistemi sensoriali

superficie retinica

buio luce buio

recettori

v
v cellule
bipolari

Figura 16.8 - l recettori retinici si connettono direttamente con le cellule orizzontali, mediante sinapsi eccitatorie localizzate in
prossimità del soma cellulare. l lunghi dendriti delle cellule orizzontali, a loro volta, prendono connessione con recetto ri situati
lateralmente, attraverso sinapsi di tipo inibitorio. Attraverso la mediazione delle cellule orizzontali, l'illuminazione di una piccola
zona retinica produce un effetto di segno opposto sui recettori situati all'intorno e sui neuroni con essi collegati.

precedono, le cellule gangliari generano potenziali d'a- è sensibile alle differenze di illuminazione, perciò specia-
zione, che si trasmettono lungo il nervo ottico). Al con- lizzata a reagire al contrasto; la popolazione parvicellula-
trario, l'illuminazione della perifetia del campo provoca re (P) reagisce invece agli aspetti cromatici dell'immagi-
un' iperpolarizzazione, con conseguente diminuzione del- ne. Infatti, le piccole cellule gangliari ricevono collega-
la scarica nervosa. menti di segno diverso (eccitatori o inibitori) da coni con
Le gangliari centro-off si comportano in maniera recipro- diversa sensibilità cromatica. Sottraendo l'uno dall'altro i
ca: sono inibite da uno stimolo luminoso che colpisce il segnali generati dai diversi coni, ogni cellula gangliare
centro del campo recettivo ed eccitate quando lo stimolo identifica con precisione il colore dello stimolo luminoso
colpisce la periferia. Per entrambi i tipi cellulari, l'illumi- (senza questa operazione la discriminazione cromatica
nazione con luce diffusa provoca una risposta dello stesso sarebbe impossibile: due luci di colore differente possono
segno di quella del centro, ma attenuata. Le cellule cen- indurre la stessa risposta di un certo cono se la loro inten-
tro-an e centro-off sono presenti nello stesso numero. sità è diversa). Le grandi cellule gangliari vengono invece
Le cellule gangliari si possono suddividere in categorie eccitate dai segnali dei coni di ogni tipo e non sono in
anche secondo altri criteri, per esempio in base alla con- grado di discriminare i colori.
nessione con i coni o con i bastoncelli, oppure in base Grazie alla specializzazione delle cellule gangliari, i due
alle dimensioni e alla sensibilità per alcuni piuttosto che diversi aspetti dell'immagine, il contrasto e il colore,
per altri aspetti della stimolazione luminosa. Per esempio, vengono elaborati simultaneamente, ciascuno da uno
la popolazione magnocellulare (M) delle cellule gangliari specifico sottosistema.

190
Capitolo 16- Fisiologia della retina

campo recettivo campo recettlvo Per contro, circa 1.500 bastoncelli (ne sono presenti in
centro-on centro-off
tutto circa 108) convergono su l 00 cellule bipolari; que-
@ Q ( 'area on ~area off ste, a loro volta convergono su sole 5 cellule amacrine e
su l gangliare.
~ areaoff ~ areaon Queste differenze nei collegamenti fanno sì che i campi
recettivi delle cellule gangliari dei coni siano molto più
piccoli di quelli delle gangliari dei bastoncelli. Dal
®@
illuminazione
del centro 1111 111
punto di vista funzionale, ciò conferisce una discrimi-
nazione spaziale molto elevata alla fovea, dove sono pre-
senti soltanto coni molto addensati. Nelle regioni perife-

©@
O
illum inazione
della periferia
~111111-lr;;r.)
IHM
L'l!i @
riche, ove i coni sono più distanziati tra loro perché com-
misti ai bastoncelli in numero preponderante, la visione
dei dettagli diminuisce. Altrettanto accade in condizioni

@@
illuminazione
diffusa @ 111mi1llll
scotopiche: in questo caso non per la scarsa densità dei
recettori, ma per la grande convergenza che si verifica
nella trasmissione dei segnali che generano i bastoncelli.
Tuttavia, la perdita di dettaglio non è così grande come
o 0,5 1,0 s suggerirebbe l'enorme grado di convergenza che caratte-
rizza la via centrale dei bastoncelli, in quanto i bastoncel-
Figura 16.9 - l campi recettivi delle cellule gangliari sono con-
li, oltre a stimolare le bipolari e le orizzontali ad essi con-
centrici. L'illuminazione con luce puntiforme provoca risposte
di un segno nel centro del campo e del segno opposto nell'a-
nesse, prendono anche diretto contatto con i coni ad essi
lone periferico (A). Si distinguono perciò gangliari con "centro- frammisti attraverso sinapsi elettriche. I coni vengono
on" (eccitatorio) e gangliari con "centro-off" (inibitorio). La così eccitati, attraverso la mediazione dei bastoncelli,
massima risposta, di un segno o dell'altro, si ottiene quando è anche quando l'illuminazione scende al di sotto della loro
illuminato soltanto il centro (B) oppure soltanto la periferia (C) soglia. In questo modo, i circuiti retinici collegati ai coni
del campo recettivo. L'illuminazione diffusa (D) produce di e dotati di elevata risoluzione spaziale continuano a fun-
solito una debole risposta con il segno del centro. zionare anche quando la luce ambientale si riduce. Al
buio completo, le sinapsi tra bastoncelli e coni si chiudo-
no e la trasmissione dai bastoncelli avviene soltanto at-
traverso le orizzontali e le bipolari dei bastoncelli, che si
Le dimensioni dei campi recettivi delle cellule gangliari connettono con le gangliari attraverso le amacrine. In que-
dipendono dal grado di convergenza dei segnali tra- ste condizioni, l'elevato grado di convergenza e il venir
smessi dai recettori. Nel caso dei coni, che in tutto as- meno, al buio, dell' inibizione periferica conferiscono alle
sommano a 5 · l 0 6 , 16 di essi sono connessi con 4 cellu- gangliari dei bastoncelli una grande sensibilità che le
le bipolari, le quali convergono su una cellula gangliare. pm1a a reagire a luci puntiformi di intensità minima.

Inserto l - Scotoma che. Per rendersi conto dell' esisten- 40-50 cm di distanza, con piccoli
fisiologico za della zona c1eca, o scotoma fi- movimenti del libro avanti o indie-
siologzco, occorre adottare la visio- tro si può far coincidere l'immagine
Gli assoni delle cellule gangliari con- ne monoculare. Fissando con l'oc- del disco nero con la zona cieca. La
fluiscono medialmente alla fovea a chio sinistro la crocetta posta a lato scomparsa del disco segnalerà l'av-
formare un fasClo compatto, il nervo della figura l e tenendo il libro a venuta comcidenza.
otttco, ed escono dall'occhio attra-
verso un forarne della sclera. Nella
zona in cui avviene la confluenza, il
tappeto rettmco è mterrotto e sosti-
tuito dalla papilla del nervo ottico.
Questa zona, essendo priva di recet-
tori, è cieca.
+
Dato che la papilla ottica è situata
medialmente alle due fovee, non ac- Figura 1 - Dopo aver chruso l'occhto destro, st fisst la croce con l'occhto stntstro
cade mai che una stessa sorgente lu- tenendo il libro a una distanza dt circa 50 cm. Si proceda poi a ptccolt aggiustamenti
minosa prmetti la sua immagine si- della dtstanza, ftnché il cerchto scompare (scotoma ftsiologtco). Ciò accade quando
multaneamente sulle due zone cie- l'tmmagtne del cerchto si protetta sulla paptlla del nervo otttco, ove mancano 1 recetton.

191
Vie ottiche centrali
17
. Fmtsto Baldissera

Campo visivo Maturazione neonatale del sistema nervoso


Ontogenest della senstbllità all' on entamento de t margmt
Organizzazione anatomica delle vie ottiche Ontogenest della convergenza bmoculare
Effettt delle leswm delle vte otttche
P~icotìs ica della visione
Risposte dei neuroni genicolati Discnmmazwnc spaziale. Acuità vistva
Dtscrumnazwne tempmale . Fus10ne delle immagmt
Risposte dei neuroni cor ticali Relaztom tra proprietà det neurom corttcali v tsivt
Area visiva pumana (V l ) e caratten sttche della percez10ne
Aree v tstve d t ordme superiore (aree V2, V3 , V4 e VS
e mferotemporale) Altre vie ottiche
Vta retmo-colltcolo-pulvinar-corttcale
Convergenza binoculare Vta retmo-tpotalamtca
Via retmo-pretettale e tiflesso puptllare

Il nervo ottico trasferisce i segnali dalla retina a quattro sa, non importa se dello stesso o di differenti colori. Le
strutture sottocorticali: i nuclei genicolati laterali nel loro 1isposte sono relativamente lente e il sistema sembra
talamo, i collicoli superiori e i nuclei del prefetto nel perciò adatto ad analizzare in dettaglio le inllTiagini stati-
mesencefalo e i nuclei soprachiasmatici nell'ipotalamo che. I neuroni di un secondo sottosistema discriminano
(figure 17.2 e 17.19). bene i colori, ma sono poco dotati di acuità visiva (risolu-
La via retinogenicolata si continua verso la corteccia visi- zione spaziale) e risultano insensibili al movimento. Nel
va e costituisce il sistema principale per la percezione terzo sottosistema, le cellule reagiscono al movimento
visiva. Nell 'ambito di questo sistema, i segnali generati degli stimoli visivi con gran prontezza, si adattano rapida-
dai recettori retinici vengono trattati da sottosistemi sepa- mente e sono completamente cieche ai colori. Inoltre,
rati, ciascuno specializzato nell'elaborare uno degli a- ricevono convergenza binoculare che le rende adatte ad
spetti della percezione (per esempio, il riconoscimento elaborare la stereoscopia. Ciascun sottosistema è organiz-
dei colori, l'analisi delle forme, il movimento delle im- zato, almeno fino a un ce1to livello, secondo una rappre-
magini, la percezione stereoscopica). I sottosistemi ope- sentazione retinotopica, in modo da garantire la corrispon-
rano in parallelo, ossia simultaneamente, ma in modo in- denza topologica tra le diverse caratteristiche delle inllTia-
dipendente l'uno dall'altro. La suddivisione si r iscontra gini retiniche e la scena visiva che viene percepita.
anche nelle aree corticali specializzate nell'elaborazione
delle afferenze visive, che occupano la maggior parte del
lobo occipitale; ciò rinvia a livelli ancor più elevati la sin- CAMPO VISIVO
tesi che porta all'unità della percezione.
Si possono delineare almeno 3 grandi suddivisioni del Il campo visivo è la porzione del mondo esterno visibile
sistema visivo, che si estendono longitudinalmente dalla mantenendo immobili testa e occhi. Se si chiude un
retina alle aree cmticali e che sono identificabili sia dal occhio, per esempio il sinistro, la parte più periferica
punto di vista istologico (per tipi cellulari) o anatomico del campo visivo (semiluna temporale sinistra) scompa-
(per sede), sia per le proprietà funzionali dei neuroni che re, perché coperta dal naso (figure 17.1 e 17.2). Quando
le compongono. I neuroni di un primo sottosistema reagi- entrambi gli occhi sono aperti, quell'area del campo è
scono vivacemente quando il loro campo recettivo è inte- dunque vista soltanto dall'occhio sinistro. La gran parte
ressato da un margine che separi zone di luminanza diver- del campo visivo si proietta su entrambe le retine. Le

192
Capitolo 17-Vie ottiche centrali

porzione binoculare emicampo sinistro • emicampo destro

''"~"''~
superiore •

~ZocfXulare \',,,
~-- :
semiluna
temporale
campo
fovea le
\ \
\
\
'.J
,.........
\
',,
'

--'(\',
',

OCCHIO SINISTRO OCCHIO DESTRO ,, ~


Figura 17.1- Forma e suddivisioni dei campi visivi dei due occhi.

immagini non sono però identiche, dato che i due occhi


nervi
ottici
V 1
-........}
costituiscono due punti di osservazione separati. Lo si chiasma ,'
può facilmente constatare osservando alternativamente ottico ,.-'
l ,'
con un occhio o con l 'altro lo spigolo di un oggetto: le l
',
superfici oblique che fonnano lo spigolo hanno dimen- tratti / ' ',
sioni diverse su una retina e sull'altra. Da questa disparità ottici \
nasce la percezione stereoscopica.
Se si considera il campo visivo monoculare, le immagi-
ni degli oggetti posti nella sua metà temporale si forma-
no sulla metà nasale della retina (cioè nella parte posta
medialmente alla fovea). Reciprocamente, gli oggetti
posti nella metà nasale del campo visivo proiettano la loro
immagine sull'emiretina temporale. Dato questo dispositi- corpo genicolato
vo, quando entrambi gli occhi sono aperti, un oggetto laterale
posto sulla destra della linea mediana (nell'emicampo
destro) proietta la sua immagine sulla retina temporale
dell'occhio sinistro e sulla retina nasale dell'occhio de-
stro. Reciprocamente, un oggetto posto nell'emicampo
sinistro proietta sull'emiretina temporale di destra e sul-
corteccia visiva primaria (area 17)
l'emiretina nasale di sinistra (figura 17.2).
Figura 17.2 - Proiezione dell'emicampo visivo di sinistra, in
visione binoculare, al genicolato e alla corteccia dell'area 17.
ORGANIZZAZIONE ANATOMICA
DELLE VIE OTTICHE alla metà controlaterale del campo visivo. I neuro ni
genicolati sono disposti regolarmente in 6 lamine
11 fatto che le due immagini di uno stesso oggetto si formi- sovrapposte (figura 17.2). Le fibre provenienti dall'oc-
no su emiretine non simmetriche rende necessatia la decus- chio controlaterale (emiretina nasale) terminano nelle
sazione di metà delle fibre del nervo ottico. Questa neces- lamine l, 4 e 6 mentre quelle de li' occhio omolaterale
sità era stata prevista da lsaac Newton (1642-1727), prima (emiretina temporale) terminano nelle lamine 2, 3 e 5.
che la decussazione delle fibre ottiche nel chiasma venisse All'interno di questa suddivisione, se ne distingue una
desctitta daIl' istologo Bernhard von Gudden ( 1824-1886) seconda: le fibre provenienti dalle cellule gangliari ma-
nella seconda metà dell'Ottocento. Grazie alla decussazio- gnocellulari terminano nelle lamine l e 2 (anch'esse
ne, i segnali generati da uno stimolo sulle due retine con- composte da elementi magnocellulari), quelle provenien-
vergono sugli stessi neuroni della corteccia visiva e si fon- ti da cellule gangliari più piccole terminano nelle restanti
dono a dare luogo a un'unica immagine percepita. lamine composte dagli elementi di dimensioni minori.
Nel chiasma, le fibre del nervo ottico che provengono La via ottica principale prosegue con le proiezioni geni-
dalla metà temporale di ciascuna retina proseguono orno- colocorticali che, attraverso le radiazioni ottiche, arriva-
lateralmente, mentre le fibre originate dalla metà nasale no all'area visiva primaria nella corteccia del lobo occi-
decussano e si uniscono agli assoni provenienti dall'e- pitale (area 17) posta ai lati della scissura calcarina, dove
miretina temporale dell'occhio contro laterale. terminano principalmente nel IV strato, che è visibile ad
Dopo il chiasma, le fibre formano i tratti ottici e rag- occhio nudo (stria di Gennari, da cui il nome di cortec-
giungono il corpo genicolato laterale. A ciascun corpo cia striata con cui quest'area corticale è anche designa-
genicolato giungono perciò segnali che si riferiscono ta). I neuroni genicolati proiettano però piccoli contin-

193
Sistemi sensoriali

del tratto ottico, dalle quali si possono però distinguere


per la persistenza del riflesso pupillare, che è trasmesso
dalle vie retinomesencefaliche; inoltre, dato che le fibre
della radiazione ottica si aprono a ventaglio, general-
mente le lesioni di questo distretto producono soltanto
deficit parziali di un emicampo.
Data l'estesa rappresentazione corticale, anche le lesio-
ni a questo livello provocano di solito scotomi parziali.
macula Lesioni corticali delle aree visive secondarie possono
indurre perdite elettive di alcuni aspetti della visione,
come la percezione dei colori (acromatopsia) o del mo-
vimento (vedere oltre).
giro linguale giro fusiforme
RISPOSTE
Figura 17.3- Mappa della proiezione retinica sulla corteccia
visiva primaria (area 17), ai bordi della scissura calcarina. La DEI NEURONI GENICOLATI
metà circa dell'area corticale riceve afferenze dalla macula,
che rappresenta circa il 5 per cento dell'estensione retinica. I neuroni del corpo genicolato laterale hanno un campo
recettivo concentrico, simile a quello delle cellule gan-
gliari. Sempre in analogia con i neuroni retinici, le due
genti di f ibre anche ad altre zone corticali (vedere oltre). popolazioni magno- e parvocellulare (M e P), anatomi-
La corteccia visiva primaria è situata (figura l 7.3) sulla camente ben separate, hanno differenti proprietà funzio-
faccia mesiale del lobo occipitale, ai bordi della scissura nali. I neuroni del comparto M non hanno sensibilità
calcarina, che la suddivide in una zona superiore, su cui spettrale. Nella figura 17.5 è invece illustrata la risposta
è proiettata la parte inferiore del campo visivo e in una di un neurone del tipo parvocellulare, dotato di sensibi-
zona inferiore, su cui si proietta la metà superiore del lità cromatica, che rivela la convergenza sul neurone
campo. La fovea .centralis, che corrisponde alla parte stesso di segnali di segno opposto provenienti da coni
centrale del campo visivo, ha un'area di rappresentazio- sensibili al rosso e, rispettivamente, da coni sensibili al
ne molto estesa nella parte posteriore dell'area l 7, in verde (neuroni con opponenza semplice).
prossimità del polo occipitale, mentre la retina periferi- In condizioni basali, quando il campo recettivo viene
ca proietta anteriormente, su un'area relativamente pic- globalmente illuminato con luce monocromatica il neu-
cola della corteccia calcarina. rone viene eccitato dal verde (intorno a 530 nm) e inibi-
to dal rosso (oltre 600 mn). Dopo intensa stimolazione
Effetti delle lesioni delle vie ottiche con luce rossa, in modo da esaurire la risposta dei coni
relativi, scompare la componente inibito ria dovuta ai
Quando le vie ottiche vengono interrotte, la porzione del coni rossi e si mette in evidenza l'eccitazione dovuta ai
campo visivo che proietta sulla zona retinica connessa coni verdi. Viceversa, dopo esaurimento dei coni verdi
con le fibre interrotte rimane cieca (scotoma). La sede e viene meno la componente eccitatoria dovuta al verde e
l'estensione del deficit variano a seconda del livello al il neurone viene soltanto inibito dalla luce, con effetto
quale si è ve1ificato il danno (figura 17.4). La sezione di massimo in corrispondenza del rosso (580-600 nm).
un nervo ottico produce cecità completa deli' occhio
omolaterale e visione normale con l'occhio controlatera-
le. Se la lesione avviene a livello del chiasma e divide le
RISPOSTE
fibre che decussano (provenienti dalla retina nasale sia di DEI NEURONI CORTICALI
sinistra che di destra) la perdita della visione riguarda la
porzione temporale dei due campi visivi monoculari Le risposte dei neuroni corticali differiscono da quelle
(emianopsia bitemporale), mentre resta integra la visione dei neuroni talamici e presentano una notevole varietà
della pa1te centrale del campo visivo binoculare (visione di comportamenti. I neuroni corticali non danno rispo-
"con paraocchi", visione "a tunnel"). Questa lesione è di ste all'illuminazione diffusa e reagiscono scarsamente
solito dovuta a processi espansivi di origine ipofisaria. alla luce puntiforme; la maggior parte d i essi dimostra,
Nelle lesioni del tratto ottico, si interrompono le f ibre invece, una spiccata sensibilità per gli stimoli formal-
temporali della retina omolaterale e le fibre nasali dal- mente caratterizzati. Questa caratteristica è comune a
l'occhio opposto, causando la perdita della visione del- tutte le aree visive. Per classificare le aree visive, f ino a
l' emicampo visivo controlaterale (emianopsia laterale pochi anni or sono si seguivano i criteri citoarchitettoni-
omonima). A livello della radiazione ottica, le lesioni ci di Brodma1m, distinguendo l'area primaria 17, dalle
producono gli stessi effetti delle interruzioni a livello circostanti aree visive secondarie 18 e 19. Oggi si p refe-

194
Capitolo 17- Vie ottiche centrali

® @(a)
· emianop~

cecità monoculare
(b)
~
scotoma

(c)
- '
.

~
quadrantanopsia

scotoma
della semiluna
temporale
controlaterale

emianopsia omonima controlaterale


con visione centrale conservata
(>{) scotoma emianopsico
omonimo controlaterale

Figura 17.4- A) Schema dell'organizzazione delle vie ottiche. Sono indicati i deficit visivi (scotomi) prodotti da lesioni ai diversi
livelli. B) A seconda della loro localizzazione ed estensione, le lesioni dell'area visiva primaria raffigurate a sinistra provocano i
deficit visivi illustrati a destra.

~o
f/)f/)

risce dividere la cmteccia visiva in una serie più nume-


c.g_
.§ ·;: 50 r dopo esaurimento coni rossi
rosa di settori, distinguibili sia per i collegamenti che
per le caratteristiche funzionali dei loro neuroni.
ii 40 , '\. / luce ve~~~
8 .g 30 fcondizioni\ , : )..: :.
·- ns
a;~ 20 1
, basali ~
\
: ~j-++ ! :
-
~~ 10 o/ ,~~-.a/ \ -~\
Area visiva primaria (Vl) eu / :/, ',,
g o o I'---:~"'-S1-'"""---;--;,.,,,,--...J>.,=n-- luce rossa

Collegamenti genicolocorticali - Le fibre genicolocotti-


~c: ~a. 10 / o ' ,~, /c
...... ""().._ -0

Qi ·~ 20 dopo esaurimento ""- __.......


cali terminano principalmente nel IV dei 6 strati corticali, ~i: 30 coni verdi '
_o
quello di maggior spessore. Le componenti M e P si distri- :g·~
buiscono ciascuna a un livello diverso del IV strato, supe- g.·;:: 440 480 520 560 600 640
riormente le M e inferiormente le P, mentre gli assoni di un ·.:! lunghezza d'onda della luce (nm)
terzo gruppo di neuroni genicolati (posti tra le lamine del
nucleo) terminano nel II e III strato (figura 17 .6). Nello Figura 17.5 - Risposte all'illuminazione con luce diffusa di
diverse lunghezze d'onda di un neurone genicolato con cam-
strato rv, gli assoni genicolati stabiliscono contatto sinapti-
po recettivo a opponenza semplice (centro eccitato dalla luce
co con intemeuroni eccitatori (cellule stellate spinose) i
verde e periferia inibita dalla luce rossa). In condizioni basali,
quali distribuiscono le afferenze ai neuroni piramidali della il neurone è stimolato dalla luce verde (intorno a 500 nm) ed
stessa area 17, delle aree visive secondarie (aree 18 e 19) e inibito dalla luce rossa (intorno a 600 nm). Sul neurone con-
di aree associative nel lobo temporale. Altri interneuroni vergono afferenze eccitatorie dai coni verdi e inibitorie dai
inibitmi, le cellule stellate lisce (senza spine dendritiche), coni rossi. Ciascuna delle due componenti, eccitatoria e inibì-
sono attivati dalle cellule piramidali degli strati più profon- loria, si rivela pienamente dopo che l'altro tipo di coni è stato
di e proiettano alle cellule stellate spinose. portato all'esaurimento, per iperstimolazione.

195
Sistemi sensoriali

afferenze del corpo genicolato laterale cellule corticali

Il blob

Ili
IVA

lVB

IVCa

.IVC ~

VI 'l .l .,
l l
l l
l l l
l . l
y 'f ...
Figura 17.6 - Distribuzione delle afferenze genicolocorticali e dei differenti tipi di neuroni corticali negli strati della corteccia visiva primaria.

strisce spesse
strisce sottili

Figura 17.7- Identificazione delle aree visive V1-V5 nella corteccia visiva della scimmia. La diversa distribuzione dell'enzima
citocromossidasi nei neuroni corticali caratterizza un'area dall'altra. Negli strati superficiali di V1 si mettono in evidenza i blob
mentre in V2 compare una regolare successione verticale di strisce pallide, spesse e sottil i.

Proprietà dei neuroni dell'area Vl- Nell'area visiva pri- la lunghezza d'onda della luce, ma non i margini o il movi-
maria (area 17 o VI) si incontrano diversi tipi di neuroni. mento. Anche questi neuroni hanno campo recettivo con-
Gli interneuroni stellati spinosi, sih1ati nello strato IVC, centrico. I neuroni alloggiati negli spazi tra i blob rispon-
costih1iscono la principale stazione d'anivo delle afferenze dono invece ai margini luce-ombra e riconoscono il loro
genicolocorticali e sono caratterizzati·da un campo recetti- mientamento, ma non reagiscono al movimento e non di-
vo concentrico, simile a quello delle cellule retiniche e scriminano tra i colori: si comportano cioè come una pelli-
genicolate. Un'altra stazione d'arrivo delle afferenze geni- cola in bianco e nero, che rende con la stessa tonalità di
colate sono i blob (gocce), agglomerati neuronali di fanna grigio due superfici verdi e rosse se hanno la stessa lumi-
allungata sih1ati negli strati più superficiali (II e III) della nosità. Ai neuroni degli strati II e III si connettono le fibre
corteccia, le cui cellule sono riconoscibili dal punto di vi- genicolate del sistema P, che nella cmteccia visiva primatia
sta istochimico per la ricchezza in citocromossidasi (figura si suddivide dunque in due componenti: l'tma sensibile al
17.7) e dal punto di vista funzionale perché discriminano colore e l'altra all'orientamento degli stimoli.

l
196
Capitolo 17- Vie ottiche centrali

Irrunediatamente al di sotto dello strato delle gocce, nello luce


strato IVB, sono disposte altre cellule, le quali sono pure
insensibili al colore, ma reagiscono alcune all'mientamen-
to degli stimoli e altre al movin1ento.
Le infmmazioni delle due suddivisioni M e P del sistema
retinogenicolato vengono così ridistribuite su più suddivi-
sioni anatomofunzionali.
.,..
• ••
--~-=o
• ..... -
••
•• •
Neuroni corticali sensibili al colore - I neuroni che for-
mano i blob degli strati superficiali della cmteccia hanno

t
durata
campi recettivi concentrici a doppia opponenza. Ciò signi- dello stimolo
fica che una certa lunghezza d 'onda (per esempio, il
rosso) li eccita nel centro del campo e li inibisce alla peri- o.
0,
• o
00
feria, mentre un'altra lunghezza d'onda (per esempio, il o
00. • o
00

verde) ha gli effetti reciproci, cioè li inibisce al centro e li -8--


0
--1>--
• o
o • o
eccita in periferia. Il massimo della risposta, nell'esempio o • 00
00 •
o
• co
o
qui considerato, si ha quando il centro è illuminato da una
macchia di luce rossa su sfondo verde. Oltre ai neuroni
organizzati nel modo reciproco a quello appena desc1itto Figura 17.8- Risposte di una cellula corticale semplice all'il-
(cioè con il centro eccitato dal verde e inibito dal rosso), luminazione puntiforme della zona eccitatoria (tracciato supe·
vi sono neuroni in cui la doppia opponenza riguarda la riore) e della zona inibitoria (tracciato inferiore) del campo
coppia di colori giallo-blu. La luce bianca, che stimola recettivo. Il campo recettivo delle cellule semplici si divide in
nella stessa misura i coni di diverso colore, li lascia indif- strisce parallele, secondo gli schemi illustrati a destra.
ferenti. Ciascuna "goccia" contiene neuroni specifici per
orientamento risposta
una stessa lunghezza d'onda. della fessura neuronale
luminosa buio buio
Neuroni sensibili ai margini di contrasto orientati - luce
Tutti i neuroni reattivi ai margini di contrasto e insensibili
al colore, sia quelli contenuti negli spazi tra i blob degli
strati II e III, che quelli dello sh·ato IVB, ricevono le affe-
renze visive attraverso la mediazione degli interneuroni
dello strato IVC. Il loro campo recettivo non è più con-
centrico. Si riconoscono due sottotipi: i neuroni semplici
e i neuroni complessi. I neuroni corticali semplici rispon-
dono agli stimoli puntiformi tivelando un campo recetti-
vo allungato, formato da zone eccitatone e inibitorie non distribuzione colonnare
dell'asse di orientamento
più concenuiche come nella retina o nel genicolato, ma dei neuroni della corteccia visiva
parallele (figura 17.8). Data la forma del campo recetti-
vo, lo stimolo che li attiva con maggiore efficacia è un Figura 17.9 - Per l'organizzazione del loro campo recettivo,
segmento luminoso (oppure un margine luce-ombra) le cellule semplici danno ·la massima risposta soltanto quando
orientato in modo da coprire la zona eccitatoria del cam- un segmento luminoso copre la striscia eccitatoria del campo
po su tutta la sua lunghezza (figura 17.8). Se il segmento senza interessare le zone inibitorie. Ciò conferisce ai neuroni
una spiccata sensibilità all'orientamento dei margini luce·om·
cambia orientamento, andando a colpire anche le porzio-
bra. Penetrando la corteccia visiva con un microelettrodo di·
ni inibitorie del campo, l'entità della risposta si riduce retto perpendicolarmente alla superficie, si incontrano alle di-
fino a scomparire. Le cellule semplici sono quindi carat- verse profondità neuroni con la stessa sensibilità direzionale.
terizzate da un campo recettivo localizzato in un preciso Se l'elettrodo percorre un tragitto obliquo, la sensibilità dire-
punto della retina (rappresentazione retinotopica) e da zionale cambia ogni 2-3 mm. Ciò corrisponde al raggrupparsi
una sensibilità preferenziale per i margini di orientamen- dei neuroni con lo stesso asse di orientamento in "colonne"
to definito. Per ogni punto della retina, vi sono cellule perpendicolari alla superficie della corteccia.
semplici con diverso asse di orientamento, le quali sono
organizzate in agglomerati dello spessore di 50-100 ~lm e La prima operazione effettuata dal s istema corticale
di circa 2 mm di altezza, defmite colonne per la loro esten- deputato alla percezione del contrasto è dunque quella
sione verticale. Entro ciascuna colonna i neuroni condivi- di definire la sede e l' orientamento dei margini luce-
dono lo stesso asse d'orientamento e passando da una ombra, ossia dei contorni, presenti nella scena visiva.
colonna a quella adiacente l' asse si modifica ordinatamen- I neuroni del secondo tipo, neuroni complessi, non ri-
te di circa 10° (figura 17.9). spondono più alla luce puntifonne, ma soltanto a bordi

197
Sistemi sensoriali

posizione campo recettivo della cellula del genicolato latera le


del segmento
luminoso cellula del genicolato
luce luce laterale
l
-~-

l
risposta ON OFF ON OFF .L._
l

.V·
·)<.~ r Il Hm 111111111 limi ~HII ~ Il~ l
.,--

m11m11 1~1 1 Mtl 1111111111 111


campo recettivo
della cellula semplice

~~ 1111!111 111 111~111 ~~~ ~ corticale

L
Ili

c}o
campo recettivo cellula
della cellula

--~
- =-.:-: -: =~~~ =:-__ -:=~~~,~~~'"''
li Il l
~ tempo
:::0: :: :0:·:
1
1 IJ l
:·0:: :
l 1 1 /
' ,
oompl""

Figura 17.1 O - Le cellule corticali complesse rispondono a


una barretta luminosa orientata che cada in qualsiasi parte
U--~~- U:~J
l
___ i:?_JJ O l
O
!cellula
del campo recettivo, che non ha quindi zone inibitorie. La
risposta cessa se cambia l'orientamento dello stimolo (ultimo
l
.
~--------------------------~
semplice

tracciato in basso). Figura 17.11 -Collegamenti genicolocorticali ed intracorticali


che giustificano le proprietà dei neuroni semplici e complessi
di contrasto di orientamento definito. Il loro campo recet- della corteccia visiva. Il campo recettivo di un neurone sempli-
ce può derivare dalla convergenza delle proiezioni di più neu-
tivo è più grande di quello delle cellule semplici, ma non
roni genicolati dello stesso ti po (per esempio, "centro-an") con
è suddiviso in porzioni specializzate eccitatorie e inibito- campi recettivi allineati. Con questo dispos itivo, il massimo
ne. Se lo stimolo è ben orientato, esso è efficace in qual- effetto stimolante è ottenuto quando una linea di luce cade sui
siasi posizione del campo vada a cadere (figura 17. 10). centri allineati dei campi. La convergenza su un unico neu ro-
Questi neuroni astraggono dalla precisa posizione del ne di diverse cellule sem plici con identico asse di orientamen-
margine e tengono conto soltanto del suo orientamento. to e con campi recettivi adiacenti potrebbe essere sufficiente
Per una parte dei neuroni complessi dello strato rv, gli a conferirgli le proprietà delle cellule complesse.
stimoli di maggiore efficacia sono quelli in movimento. I
neuroni complessi sono ospitati nelle stesse colonne in Aree visive di ordine superiore
cui hanno sede i neuroni semplici e ne condividono l'asse
di orientamento. (aree V2, V3, V4 e VS e inferote.mporale)
Le proprietà dei neuroni sensibili ali' orientamento si pos-
sono far risalire a principi organizzativi elementari. Il La cmteccia che circonda l'area 17 (aree di Brodmann 18
campo recettivo allungato delle cellule semplici può deri- e 19), estendendosi sia sulla superficie mesiale che sulla
vare dal convergere, su un unico neurone cotticale, delle superficie esterna dell'emisfero, è caratterizzata da zone
afferenze provenienti da più neuroni genicolati dello stes- dotate di diversa specializzazione funzionale, che deriva
so tipo e con campi recettivi allineati (figura 17.10). Nel dal tipo di proiezioni che ciascuna di esse riceve dall'area
caso di neuroni "centro-an", un segmento luminoso che visiva primaria. Nelle aree peristriate, si riscontra l' esi-
colpisca i centri allineati di tutti i campi produce il massi- stenza di rappresentazioni retinotopiche plurime, ciascuna
mo dell'eccitazione; se cambia l'orientamento della linea formata da neuroni specializzati nel reagire a stimoli visi-
luminosa, diminuisce il numero dei centri eccitati e si vi di diversa natura.
aggiunge l'inibizione dovuta alla stimolazione della peri- I risultati che verranno qui di seguito illustrati si riferiscono
feria di alcuni dei campi. Le proprietà delle cellule com- principalmente alla cot1eccia peristriata della scimmia.
plesse possono derivare dalla convergenza, su ciascuna di Poiché molte caratteristiche della visione sono comuni
esse, dei segnali di numerose cellule semplici con lo stes- ali 'uomo e alla scimrnia, le possibili conelazioni tra le pro-
so orientamento e con i campi recettivi contigui (figura prietà neuronali e gli aspetti percettivi si possono estendere
17. 11 ). Data questa disposizione, uno stimolo di orienta- anche all'uomo. Le differenze note, legate soprattutto alla
mento adatto riesce a eccitare il neurone complesso in diversa estensione e mmfologia delle aree cmticali petistria-
qualsiasi punto del campo cada. te nelle due specie, verranno di volta in volta sottolineate.

!98
Capitolo 17 - Vie ottiche centrali

Inserto l -Visione telecamera. In realtà, nella cotteccia visivo di riempire i vuoti percettivi
·dei contorni virtuali cerebrale le relazioni tra l'attività neu- dovuti agli scotomi. Questa proprietà
ronale e le caratteristiche fisiche dello ci rende inconsapevoli p01tatori dello
stimolo spesso si attenuano, fino a scotoma fisiologico e maschera an-
Se si osservano lettere dell'alfabeto svanire. Per esempio, molte delle cel- che la presenza di piccoli scotomi
oppure disegni dal tratto interrotto e lule dell'area visiva secondaria ricono- dovuti a lesioni delle vie o della cor-
incompleto, l'occhio è capace di tiem- scono sia le linee reali sia le linee vir- teccia visiva. Si tratta di una sorta di
pire le pruti mancanti e di interpretarE tuali dei contami illusmi. Il neurone prepotenza della scena visiva centra-
senza fatica. Si considelino, per esem- cmticale reagisce vivacemente quando le, che annulla i dettagli abbastanza
pio, il "tliangolo di Kanisza" (figura l una linea d'ombra viene mossa sullo piccoli e situati in posizione eccentri-
A) e tma S rovesciata (figw-a l B). Il sfondo illuminato e attraversa il cam- ca dspetto al punto di fissazione.
contorno delle due forme è segnato po recettivo delineato dali 'ellisse (fi-
soltanto in pochi punti, i vertici del gura l C). La scatica neurale è rappre-
triangolo e il confine di sfasatma tm le sentata dalla successione di punti ® "
due grate olizzontali, che sono tuttavia (ognuno indica un potenziale d'azio- \7
sufficienti a far nascere la percezione ne) del tmcciato a lato. Ogni liga suc-
del pelimetro completo del ttiangolo cessiva è stata ottenuta muovendo " v ~
©ti~
(tanto che il suo interno sembra di un avanti e indietro la bruTetta stimolante.
bianco più luminoso che lo sfondo) e Se la linea d'ombra viene divisa in
lo svolgersi sinuoso della S. due, in modo da colpire soltanto le
I.:abilità del sistema visivo nellicono- zone poste ai lati del cm1po recettivo
scere le fom1e anche da pochi e sparsi (che è tenuto al buio), i suoi movin1en- @
dettagli costituisce tmo dei fondamenti ti continuano a stimolare il nemone,
su cui, all'inizio del XX secolo, è nata che si comporta come se "vedesse"
la psicologia della Gestalt (psicologia anche il tratto mancante del segmento
della forma). Secondo questa dotttina, (figura l D). La cellula reagisce anche
Figura 1 - Neurone della corteccia visi-
la percezione dei contorni soggettivi quando il suo campo recettivo è attra- va che reagisce ai margini virtuali, come
del tliangolo di Kanisza è dovuta alla versato dalla linea virtuale che sepru-a quelli del triangolo di Kanisza (A) o il pro-
capacità cognitiva di ricostruirli "a due grate sfasate (figura l E). filo a S rovesciata nel disegno in B. Il neu-
posteriori", ricavandoli dal confronto I margini virtuali non vengono dun- rone ha il campo recettivo definito dall'el-
con un modello astratto di triangolo que liconosciuti mediante il confron- lisse in C e risponde al movimento, in
depositato nella memoria: riconosciuti to con un modello geomettico astt·at- entrambe le direzioni, della linea scura.
i 3 vettici, la memoria traccia le parti to ma gmzie all'elaborazione imme- La scarica del neurone è illustrata a de-
del contomo che mancano. diata ed automatica dei segnali visivi. stra: ogni riga rappresenta la risposta a
un doppio transito dello stimolo, avanti e
La necessità di fru· intervenire la me- Successivamente, la memoria attri-
indietro, sul campo recettivo; ciascun
moria nasce dal postulato che i nemo- buirà all'immagine percepita dai neu-
punto corrisponde a un potenziale d'azio-
ni del sistema visivo reagiscano alla roni il nome acquisito per apprendi- ne. Lo stesso neurone risponde anche
distribuzione di luci e ombre della mento. se la linea viene interrotta nella parte
scena in modo da riprodurne fedel- All'abilità di vedere i contami vittua- centrale (D) oppure se è sostituita da un
mente le forme, similmente ad una li si assimila la capacità del sistema margine virtuale (E).

La corteccia del!' area V2, immediatamente adiacente ni di V2 reagiscono come le cellule complesse di V l ,
alla V l, è organizzata in strisce verticali e regolarmente ma unicamente se il margine di contrasto ha una lun-
alternate, distinguibili in tre tipi (spesse, sottili e palli- ghezza definita (neuroni ipercomplessi).
de) per la diversa concentrazione di citocromossidasi Ali' area V3 giungono proiezioni dallo strato IVB di V l e
nei loro neuroni. Ogni striscia riceve connessioni da una dalle sttisce scure di V2; i suoi neuroni sono insensibili ai
delle suddivisioni della corteccia V l: le strisce spesse colori e al movimento, ma reattivi all'orientamento dei mar-
dallo strato IVB, le strisce sottili dai blob e le strisce gini immobili. Sia in V2 che in V3 i campi recettivi sono
pallide dai neu roni situati tra i blob . In conformità a più ampi che in V l e i neuroni sono sempre binoculari.
queste c01messioni, i neuroni delle strisce scure e delle l:area V4 riceve collegamenti dai blob dell'area di rap-
strisce pallide sono sensibili all'orientamento, mentre i presentazione fovea le di V l, nonché dalle strisce sottili e
neuroni delle strisce sottili rispondono ai colori. Nel! 'a- dalle strisce pallide di V2, ovvero dalla componente P del
rea V2 sono dunque rappresentate tutte le submodalità sistema visivo. I campi recettivi dei suoi neuroni sono più
della visione riconosciute in V l , ma le risposte dei neu- g randi che nelle aree precedenti e la rappresentazione
roni sono più elaborate. Per esempio, alcuni tra i neuro- retinotopica più grossolana. Sono abbondanti i collega-

199
. l
Sistemi sensoriali

menti transcallosi con il lato opposto e i collegamenti gono da molti punti diversi e appartenenti a entrambe le
. interni .all'area. Larea contiene una maggioranza di cellu- emiretine. I neuroni dei blob di V l segnalano soltanto
le che discriminano i colori, ma anche elementi sensibili eventi locali e la loro tisposta mantiene l'ambiguità della
sia all'orientamento che ai colori (in Vl e V2 i neuroni scarica dei coni (rimane indetenninato se la vatiazione sia
sono sempre specializzati in una soltanto delle risposte). relativa al colore o al livello di illuminazione). I diffusi
Le proprietà dei neuroni dell'area 4 possono spiegare per- collegamenti locali, e con la corteccia omologa contro late-
ché il colore percepito rimanga costante anche quando rale, garantiscono invece ai neuroni dell'area V4 la possi-
cambia l'illuminazione. Dato che la sensibilità spettrale di bilità di operare i confronti tra punti diversi delle retine e
ciascun tipo di coni è piuttosto ampia, l'attività nervosa di distinguere i colori dalle variazioni di intensità della
che proviene da un detenninato punto della retina, illumi- luce, analogamente a quanto accade per la percezione.
nato da luce colorata, si può modificare della stessa entità Larea V5 riceve proiezioni dalla componente M del siste-
sia se quel punto viene stimolato da un altro colore sia se ma visivo (in particolare dallo strato IVB di V l e dalle
cambia l'intensità del!' illuminazione generale: quando strisce scure di V2). Come tutte le cellule di questa com-
cambia il colore, la variazione riguarda soltanto i recettori ponente, i neuroni di VS sono insensibili al colore; danno
e i neuroni situati in quel punto, mentre, se muta il livello tisposte rapide, ma transitotie, ai margini e ai ptmti lumi-
di illuminazione, si modificano anche i segnali provenien- nosi in movimento, in relazione alla direzione del movi-
ti dal resto della retina (e si mantiene invariato il rapporto mento e alla sua velocità, e sono indifferenti agli stimoli
di attivazione tra i diversi distretti). Il cervello può dunque statici. Anche i neuroni di quest'area, come quelli dell'a-
distinguere tra le due evenienze a condizione che non si rea V4, sembrano tener conto di informazioni provenienti
limiti a giudicare separatamente i segnali generati in cia- da aree vaste della retina. Nelle aree VI e V2, i neuroni
scun punto, ma confronti le infonnazioni che gli perven- della componente M reagiscono soltanto ai margini che
durante il movimento mantengono l'orientamento p refe-
® renziale e si spostano in direzione ad esso perpendicolare.
Nel caso in cui un margine sia molto esteso (come è la
gran parte dei contorni contenuti nella scena visiva), e
venga osservato attraverso la piccola "finestra" del campo
recettivo di un neurone (figura 17.11 ), qualsiasi movimen-

@ campo
to di traslazione, salvo quelli che hanno la stessa direzione
dell'asse di orientamento, avrà una componente che si
svolge in direzione perpendicolare all'asse (A, B, C). Quan-

(!:U l
recettivo
do è colpito da un margine molto allungato, il neurone di
V l o V2 non è quindi in grado di distinguere la vera dire-
zione della traslazione. Per esempio, lo spostamento oriz-
zontale verso destra del quadrato disegnato nella figura
direzione del 17.12 attiva, in conispondenza dei margini, neuroni di V l
©-- movimento
con asse direzionale diverso, ciascuno reattivo alla com-
ponente del moto perpendicolare ai margini. Nessuno di
essi coglie perciò la direzione in cui si muove il quadrato.
Una parte dei neuroni di VS reagisce invece in modo
selettivo alla direzione globale del movimento (F), perché
integra le risposte di più neuroni di rango infetiore dotati
di diverso asse di otientamento.
Nella corteccia inferotemporale, cui proiettano sia l'a-
Figura 17.12- Un neurone sensibile al movimento e con cam-
rea V4 che la VS, si possono registrare risposte a stimoli
po recettivo (cerchio) di piccole dimensioni viene stimolato dalle visivi molto caratterizzati. I neuroni di quest'area hanno
traslazioni di un segmento luminoso (linea continua) in direzione campi recettivi grandi, fino a ricoprire tutto il campo
perpendicolare all'asse di orientamento (C). Ma un'identica tra- visivo, e alcuni di essi rispondono alla presentazione di
slazione può essere prodotta anche da spostamenti che awen- figure complesse, quali le immagini di facce umane o di
gono in altre direzioni, indicate dalle frecce in A e B. Poiché non scimmia oppure di mani. Per la mano è importante la
''vede" gli estremi del segmento, il neurone non riesce a cogliere separazione delle dita (se gli spazi interdigitali sono tiem-
la vera direzione dello spostamento, ma soltanto una sua com- piti, il profilo esterno della mano non è più riconosciuto)
ponente. Per identificare la direzione del movimento globale di
mentre è indifferente l'orientamento della mano. Delle
una figura di grandi dimensioni, come il quadrato in D, occorre
integrare le risposte di diversi neuroni di V1, ciascuno con asse
cellule che reagiscono ai volti, alcune preferiscono la
di orientamento differente. Ciò è quanto accade, probabilmente, prospettiva frontale, altre il profilo, altre ancora rispondo-
grazie alla convergenza delle risposte stesse su un singolo neu- no in modo preferenziale a certe espressioni mimiche
rone di V5 (E). piuttosto che ad altre.

200
Capitolo 17 -Vie ottiche centrali

In conclusione, le informazioni visive vengono elaborate disparità orizzontale


dalla co1teccia su canali indipendenti e paralleli. Il canale
alimentato dagli elementi magnocellulati (M) della retina
e del genicolato provvede all'analisi del movimento (stra- x
to IVB di VI -> strisce spesse di V2 - > VS) e all'ap-
prezzamento della disparità oculare, da cui deriva la per- y
cezione della profondità. Il canale alimentato dalla com-
ponente P provvede invece all'analisi dettagliata dei col01i
(blob di V l ->strisce sottili di V2 -> V4) e dei contor-
ni (interblob di VI -> sttisce pallide di V2 -> V4).
occhio occhio
sinistro destro
CONVERGENZA BINOCULARE \
\

Nella corteccia visiva avviene la convergenza fra le infor-


mazioni provenienti dai due occhi che garantisce la fbsio-
ne delle immagini proiettate sulle due retine. Nella cor- A'
teccia Vl, soltanto gli interneuroni stellati spinosi dello A campi recettivi ~
di neuroni binoculari
strato IVC, che costituiscono "l'ingresso" alla corteccia t con
campi corrispondenti; AA
t
visiva, sono strettamente monoculari, come i neuroni reti-
nici e del genicolato, mentre la maggior parte degli altri L_ campi di disparità convergente; AA'
neuroni risponde alla stimolazione di entrambe le retine.
La risposta è simmetrica soltanto in una frazione dei neu- Figura 17.13- Gran parte dei neuroni corticali ha campi recetti-
vi binoculari e dà la massima risposta quando lo stimolo è pre-
roni, mentre nella maggioranza dei casi un occhio "domi-
sentato a entrambi gli occhi. Per alcuni neuroni, la sovrapposi-
na" l'altro (figura 17.16). zione dei campi awiene quando l'oggetto è posto su un piano (il
I neuroni binoculari posseggono due campi recettivi, l 'uno piano x per l'oggetto AA), per altri neuroni quando l'oggetto è
situato nel campo visivo di un occhio e l'altro nel campo posto su un piano diverso (per esempio, il piano y per l'oggetto
visivo dell'occhio controlaterale, e danno la massima ri- AA1). Ciò dipende dal fatto che sui neuroni corticali del primo
sposta quando i due campi sono stimolati simultaneamen- gruppo convergono afferenze dai punti delle due retine A e A,
te. Se ciascun campo recettivo viene delimitato singolar- mentre i neuroni del secondo gruppo ricevono convergenza dai
mente muovendo uno stimolo luminoso su uno schermo, punti A e A1• Questi ultimi neuroni possono però venir attivati
la posizione coincide soltanto per una parte dei neuroni. anche da due stimoli separati posti sul piano x.
Per gli altri neuroni i due campi sono separati. Anche in
questo caso, htttavia, si può attenerne la sovrapposizione mane di vita, indipendentemente dal fatto che si com-
avvicinando oppure allontanando lo schermo fino al punto piano esperienze visive. Il correlato cerebrale della per-
di incrocio delle linee di sguardo dei due occhi (figura cezione non è dunque la "tabula rasa" di san Tommaso
17 .13). Un singolo stimolo produce quindi la simultanea e né la "carta bianca" d i Locke, ma una complessa orga-
massima attivazione di alcuni neuroni binoculari quan- nizzazione cellulare geneticamente programmata. Tut-
do è posto a determinate distanze e di altri neuroni quan- tavia, alcune proprietà neuronali descritte nei paragrafi
do è un poco più avanti oppure più arretrato. Un neurone precedenti e le capacità sensoriali ad esse correlate sono
con campi recettivi nei punti A e A delle due retine dà la modellate dall 'esperienza visiva durante un periodo cri-
massima risposta a una mira posta alla distanza x; mentre tico dello sviluppo neonatale.
un neurone con campi retinici in A e A' risponde a una
mira situata su un piano più prossimo, in y, oppure a due Ontogenesi della sensibilità
mire separate, A e A', poste sul piano x (figura 17.13).
Una popolazione di neuroni binoculari, ciascuno dei quali all'orientamento dei margini
sia caratterizzato da un diverso grado di disparità tra i
campi recettivi, è quindi in grado di fornire una valutazio- La sensibilità dei neuroni corticali all'orientamento dei
ne della distanza degli oggetti e contribuire alla percezio- margini di contrasto e, assieme ad essa, la capacità psicolo-
ne della terza dimensione. gica a discernere l'orientamento stesso, matura durante i
primi mesi di vita extrauterina. Se si alleva un animale, fin
da neonato, all'interno di un cilindro sulle cui pareti sono
MATURAZIONE NEONATALE dipinte strisce bianche e nere (verticali oppure orizzontali) e
DEL SISTEMA NERVOSO lo si munisce di un collare ampio che gli impedisca di vede-
re il proprio corpo, esso cresce in tm ambiente visivo impo-
Nella corteccia visiva, l'organizzazione delle connessio- verito, nel quale l'unico stimolo è rappresentato dal disegno
ni cellulari si ath1a durante la vita fetale e le prime setti- delle pareti. Quando, dopo qualche mese, lo si lascia libero,

20 1
_ l ......
T

Sistemi sensoriali

.(.,,,.=
retina
gatto allevato destra
gatto i n ambiente
normale a righ e

+
verticali

53 ~
Il e 111

IVA
asse di orientamento
dei neuroni dell'area V1 lVB

IVC
Figura 17.14 - Effetti dell'ambiente visivo sulle proprietà dei neu- V eVI
roni della corteccia visiva. In un animale allevato per i primi mesi
di vita all'interno di un cilindro dipinto a righe bianche e nere, i
neuroni dell'area V1 hanno tutti asse di orientamento diretto nel strisce
senso delle strisce del cilindro, mentre non si incontrano neuroni di dominanza
oculare
sensibili a stimoli orientati perpendicolarmente ad esse.
vista normale
l'animale non riesce a percepire i margini orientati in
modo diverso dalle strisce del cilindro in cui è stato alle-
vato. Se gli si presenta una bacchettina orientata come le
strisce, la vede e la evita; se è perpendicolare non la vede
e ci si scontra. Nella corteccia visiva primaria di questi
animali sono presenti soltanto neuroni semplici e com-
plessi sensibili alla direzione delle strisce, mentre manca-
no i neuroni con asse di orientamento diverso (figura
17.1 4).
Da questi risultati si deve dedurre che l'esperienza per-
in grigio: aree colle gate
con la retina destra
t
cettiva è indispensabile perché si stabiliscano i collega-
menti neuronali necessari a costruire i campi recettivi
orientati dei neuroni dell'area 17. Ciò conferma l'osser-
vazione compiuta all'inizio del secolo dall'oftalmologo
francese P. Moreau, il quale dopo avere asportato una
cataratta bilaterale congenita a un bambino di 8 anni, si
rese conto, con grande delusione, che il ragazzo aveva
riacquistato la vista, ma era incapace di utilizzarla: non
occhio destro coperto
riconosceva gli oggetti che distingueva perfettamente al
tatto, né riusciva a imparare a farlo. Figura 17.1 5- La corteccia visiva può essere schematicamen-
te divisa in strisce di dominanza oculare, formate da neuroni
prevalentemente reattivi alla stimolazione di un occhio oppure
Ontogenesi della convergenza binoculare all'altro, regolarmente alternate tra loro. All'interno di ogni stri-
scia si distinguono colonne di orientamento, ciascuna formata
Anche la convergenza delle afferenze binoculari si sta- da neuroni con il medesimo asse di orientamento. Sotto, imma-
bilisce dopo la nascita. Una scimmia neonata che venga gine istologica delle strisce di dominanza oculare, messe in evi-
allevata con le palpebre di un occhio suturate perde la denza mediante trasporto transneuronale di molecole marcate
capacità di vedere distintamente con l'occhio oscurato dalla retina alla corteccia, in condizioni normali e dopo copertu-
quando dopo alcuni mesi le suture vengono rimosse. ra prolungata di un occhio in periodo neonatale.
Nella retina e nel genicolato, i neuroni rispondono rego-
lm·mente alla stimolazione di quell 'occhio, ma nella cor- nascita, le afferenze genicolocorticali provenienti dai due
teccia visiva la maggior pat1e dei neuroni non reagisce. occhi sono distribuite nello strato IVC, in zone alternate,
La povertà delle connessioni provenienti dall'occhio ma ampiamente sovrapposte; col passare delle settimane,
oscurato è messa in evidenza dall'assottigliarsi delle le zone di sovrapposizione si restringono progressiva-
colonne di dominanza oculare pertinenti a quell'occhio e mente fino alla netta separazione dei due contingenti in
dall'ingrandirsi delle colonne pertinenti all 'occhio nor- colonne, ove uno soltanto degli occhi è dominante. Le
male (figura 17. 15). La segregazione in colonne di domi- colonne con la stessa dominanza oculare sono allineate
nanza oculare avviene nelle prime settimane di vita sotto
lo stimolo e la guida dell'esperienza sensoriale. Alla
a formare strisce solide che si alternano regolarmente
con le strisce dominate dall'occhio controlaterale (figura
l
l
202
_j__
Capitolo 17- Vie ottiche centrali

200 200 200

160 160 160


~ ~
~
.2 .2 .2
Qi Qi
Qi (.) (.)
(.)
120 "O 120 120
"O
"O neuroni
o
.... e
Cl>
e
Cl>
D monoculari
Cl>
E E E
:l :l
:l
t: 80 c: BO t: 80
neuroni
tz22l binoculari

40 40 40
neuroni
D con dominanza
di un occhio
o o
1234567 123456 7 1234567
dominanza oculare dominanza oculare dominanza oculare

Figura 17.16- Distribuzione della dominanza oculare nell'animale normale, nell'animale con visione monocu lare e nell'animale
con deviazione di un globo oculare (strabismo). L'altezza delle colonne 1 e 7 indica il numero di neuroni strettamente monocula-
ri; la co lonna 4 si riferisce ai neuroni binoculari e le altre colonne (2, 3 e 5, 6) ai neuroni con gradi intermedi di dominanza di un
occhio sull'altro. Di norma la maggioranza dei neuroni è binoculare, con gradi diversi di dominanza: la mancata stimolazione di
un occhio nel periodo neonatale rende la quasi totalità dei neuroni sensibili soltanto all'occhio sano. Lo strabismo divide i neuro-
ni in due grandi popolazioni monoculari e un ridotto gruppo di cellule binoculari.

17 .15). Al loro interno, le strisce di dominanza oculare PSICOFISICA DELLA VISIONE


sono suddivise nelle colonne specifiche per l'asse di
orientamento (sopra).
Il calendario dello sviluppo delle connessioni genicolo- Discriminazione spaziale.
corticali spiega perché i difetti di rifrazione presenti alla Acuità visiva
nascita possono interferire con la maturazione dei colle-
gamenti binoculari. I bambini che nascono ipermetropi, Si definisce acuità visiva la capacità di disc1iminare i det-
imparano spontaneamente a mettere a fuoco oggetti lon- tagli degli oggetti. Se si prendono due sorgenti luminose
tani accomodando; ma poiché l'accomodazione è ac- puntiformi, e si presentano al soggetto di volta in volta
compagnata dalla convergenza degli occhi, così facendo sempre più ravvicinate, si può valutare l' angolo formato
essi dirigono lo sguardo su un punto vicino. Ne consegue dai raggi che convergono dai due punti verso l'occhio e
che gli oggetti lontani diventano nitidi grazie all'accomo- misurare il valore che esso assume appena prima che i due
dazione, ma si sdoppiano a causa della convergenza, che punti si fondano in un' unica immagine. Normalmente tale
fa cadere la loro immagine su punti non conispondenti angolo è di circa l min primo di arco (0° l').
delle retine. Se questo atteggiamento diventa abitudina- Se a è la distanza minima tra i punti perché siano discri-
rio, le immagini di una delle due retine vengono progres- minati alla distanza d dall'occhio, l'angolo, o., è dato
sivamente attenuate fino a sparire, provocando la cecità dalla relazione
di un occhio (ambliopia). Le alterazioni corticali che in- a
tervengono in questo caso sono verosimilmente simili a o.= arcsen [17. 1]
quelle che si verificano in conseguenza di alterazioni del- d
la convergenza (strabismo) dovute a disfunzioni dei mu-
scoli estrinseci dell'occhio. Quando lo strabismo di origi- L'acuità si esprime come reciproco di o..
ne muscolare è stato riprodotto nell'animale, ha portato La minima distanza tra due punti perché questi vengano
alla completa scomparsa dei neuroni binoculari nella cor- percepiti come separati varia naturalmente con la di-
teccia visiva (figura 17. 16). Si può supporre che, in am- stanza da!l'occhio e corrisponde a una separazione di
bedue i casi appena considerati, il venir meno della circa 2 ~tm sulla retina. Quest'ordine di grandezza coni-
simultanea attivazione dei punti corrispondenti della re- sponde a quello prevedibile teoricamente in base alle
tina rimuova lo s timolo sensoriale indispensabile a dimensioni dei coni foveali, il cui diametro misura circa
garantire la convergenza delle terminazioni genicolo- l ,5 ~tm. Per apprezzare due sorgenti luminose come di-
corticali provenienti dai due occhi, cioè il collegamento stinte occorre infatti che siano colpiti due diversi recettori
che conferisce sensibilità binoculare ai neuroni della cor- separati da almeno un recettore non illuminato: due recet-
teccia visiva . tori contigui produrrebbero la stessa risposta sia quando

.J-~-
203
Sistemi sensoriali

macula tralis. In quest'ultima, è possibile discriminare due


fovea
punti con relativa facilità ad un'intensità luminosa di-
scretamente bassa. Se ci si sposta ·dal·centro deHa .fovea
alla periferia della macula, l'acuità visiva decresce rapi-
damente e al di fuori della macula stessa si riduce a me-
no della metà (figura 17.17).
Se l'acuità visiva viene misurata a diversi diametri pu-
pillari, si nota che essa è tanto minore quanto più ristret-
ta è la pupilla. Un effetto analogo si osserva qua ndo
viene diminuita l'illuminazione ambientale .
Nella pratica medica si esamina l'acuità visiva valutando
la capacità del soggetto di riconoscere lettere dell'alfabe-
to, numeri o figure geometriche di diverse dimensioni,
"'>
·;:;; rappresentati su opportune tavole ( ottòtipi) situate alla
·;;
·,lS distanza di 6 m. Al soggetto si chiede di riconoscere la let-
·:; tera (o il simbolo) della grandezza corrispondente ali 'a-
o
"' cuità visiva media della popolazione. Se egli non riesce,
gli si chiede di leggere i simboli della riga superiore, più
grandi, e così via fino a che il riconoscimento non diviene
sicuro. L'acuità visiva si esprime come il rapporto tra le
dimensioni del simbolo della riga iniziale e quelle del
simbolo della prima riga che viene letta con sicurezza, e
viene misurata in decimi. Un soggetto con acuità visiva
pari alla media della popolazione presenterà un valore di
lO/ l O. Un soggetto che riesce a distinguere soltanto sim-
boli di grandezza doppia, rispetto al non11ale, avrà un'a-
cuità di 1/2 = 5/10. Chi possiede un'acuità visiva superio-
o 10° 20° 30°
distanza angolare dalla fovea
re alla media darà un risultato > 10/10.

Figura 17.17- Caduta dell'acuità visiva in relazione alla di-


stanza angolare dal centro della fovea. Le diverse curve si ri-
Discriminazione temporale.
feriscono a livelli decrescenti di illuminazione ambientale. Fusione delle immagini
Cii'
;::;,
u o· Se si fa ruotare un disco diviso in spicchi alternati bian-
:§, 50 ~ chi e neri si nota che, quando la velocità di rotazione è
Q)
c bassa, si riescono a distinguere le d iverse strisce, ma
o 40
'iii quando aumenta la sensazione diventa di g rigio unifor-
.2 me. Nel cinema e nella televisione, la sensazione di mo-
'ii 30
, / ,. / 20" vimento continuo è data da una serie di immagini stati-
~"'
·.::;
20
./ ; .. . .o.··· .... -A-· ·· ···• ...... 6 ..

che presentate in rapida successione. La percezione del


o
10 movimento discende quindi dalla capacità dell'occhio di
"'c
N
Q) fondere i1mnagini proposte in serie temporale. Per valuta-
::J
O" o re la fusione delle inunagini, l'esperimento più semplice
~
Q) -4 -3 -2 -1 o 2 3 4
illuminazione retinica (log l)
consiste nel presentare al soggetto due sorgenti luminose
che si accendono e si spengono a breve distanza di tem-
po. Se il tempo che intercorre tra lo spegnimento della
Figura 17.18 - Frequenza critica di fusione in rapporto all'in-
prima luce e l'accensione della seconda è lungo, vengono
tensità dell'illuminazione retinica. Le diverse curve sono state
ottenute proiettando lo stimolo a diverse distanze angolari dal
percepite due immagini luminose statiche. Se l'intervallo
centro della fovea. di tempo tra le due luci diminuisce, a un certo valore cri-
tico si ha la sensazione di vedere la luce che si muove da
un punto all'altro. Il reciproco di tale tempuscolo è chia-
sono colpiti da due stimoli separati che quando un solo sti- mato frequenza critica di fusione; il suo valore è propor-
molo, che cada sul confine tra i due, li colpisce entrambi. zionale al logaritmo dell'intensità luminosa e varia in
Il grado d'i llum inazione e la zona retinica esplorata so- rapporto a quale parte della retina viene stimolata (figura
no fattori che influenzano l'acuità visiva. Essa è massi- 17.18). Nella fovea, ove v i sono soltanto coni, la frequen-
ma al centro della macula, nella regione della fovea cen- za critica di fì.1sione raggiunge i valori massimi. Cinque

l
204

l
Capitolo 17- Vie ottiche centrali

Inserto 2 - Specializzazione gio rese equilummose alle corrispon- segnali cromatici rispetto alle altre
delle diverse aree visive denti zone colorate, induce un'attiva- parti della corteccia vis1va.
zione della sola area ptunana. Poiché
nell'uomo la differenza tra la prima e la seconda Percezione del movimento - La pre-
immagine non riguarda né la forma sentazione di uno schema composto
La struttura macroscopica delle aree né la lurninanza, ma soltanto il colo- da quadrati bianchi e neri irr-egolar-
v1Slve dell'uomo è diversa da quella re, si può concludere che l' area del mente distnbuiti produce aumenti di
della scitnmia, cui SI è fatto riferimen- giro fusiforme nceve ed elabora sol- flusso diVersi a seconda che lo sche-
to nelle sez10ni che descrivono le atti- tanto gli aspettt cromattct della scena ma sra immobile oppure m movi-
vttà neuronah. Thttavia, si possono visiva A confenna dt ctò, la !estone mento. Nel primo caso sr attiva sol-
n conoscere anche nell'uomo divisiom localizzata della sola area V4, nel tanto la corteccia del polo occrpttale
funzionali simili a quelle osservate giro fus1forme, produce la perdita (area V J) mentre se lo schema è sot-
nel primate. Molte di queste acquisi- della visione a colori nell'ernicampo toposto a una successione d1 brevi
zioru derivano dall' impiego delle tec- visivo controlaterale (emiacromato- movimenti in tutte le direzioni, si
niche di misura del flusso cerebrale in psia) senza alterare le altre modalità att1va anche un'area al conftne tra 1
vtvo. Si può nlevare l'attivazione del- vistve. I pazienti affetti da questo lobi occrpitale e parietale, che com-
la corteccta cerebrale umana misuran- d1sturbo possono d1strnguere ancora sponde all'area VS della sctmmia. La
do le vanaz10ni del flusso sanguigno le dtverse lunghezze d' onda dello les10ne locahzzata d1 quest'area in-
che la accompagnano per mezzo della ' pettro, ma sotto fo rma dt d1verse duce la perdita selettrva della perce-
tomografia a emissione dt positroni sfumature di grigio. Manca loro la zione visiva del movimento (acmeto-
(PET, vedere capitolo 30). capac1tà di confrontare i segnali dalle psia), mentre è conservata la pen.~e­
diverse regioni retintche, che permet- zione delle forme e dei colon nonché
Percezione dei colori - La presenta- te di distinguere le variazwni di la percezione del mov1mento nel-
ziOne dt uno schema composto da mtens1tà da quelle cromatiche (area l'ambtto della sfera acustica e tatt1le.
quadrati e rettangoli colorati, come V4). Un disturbo spec1fico che può Una paziente che soffhva d1 questo
un quadro dt Mondrian, attiva un risparmiare la vts10ne a col01i, men- dtsturbo nfenva di non esl:lere p1ù m
incremento del flusso sia nell'area tre compromette o abolisce la per- grado di versare il the nella tazza
Vl sia nell'area V4, che nell'uomo è cezione della forma, è l'avvelena- perché non avvertiva più il flusso che
localizzata sulla faccia mesiale del mento da ossido d1 carbomo. Que- zampillava dalla teiera - il hqmdo
cervello, nel gtro fusiforme. La ri- sta specificità indicherebbe una mi- era come congelato - né l'aumentare
produzione dello stesso quadro in nore suscettibilità al CO delle strut- del livello nella tazza, che di entava
bianco e nero, con le tonalità dt gn- ture corticali deputate a elaborare i tmprovvrsamente p1ena.

gradi a lato della fovea, la curva è simile alla precedente assegna al sottosistema M, composto da neuroni non
per intensità luminose elevate, ma alle intensità più ricettivi per il colore, è effettivamente indifferente al con-
basse presenta una seconda elevazione, dovuta al coin- tenuto cromatico delle immagini e dipende soltanto dal-
volgimento dei bastoncelli. In posizioni ancora più late- le differenze di luminosità: se si crea su uno schenno tele-
rali (15°), le due componenti diventano ancor più netta- visivo un disegno a strisce rosse e verdi in movimento, la
mente distinte. Le diversità sono dovute a diverse pro- percezione del movimento cessa quando la luminosità
prietà sia dei recettori che delle vie di trasmissione che delle strisce viene resa identica (pur restando i colori
da essi originano. Lo sfarfallio delle immagini che tal- diversi). Anche il senso di profondità dipende da un setto-
volta si verifica al cinema è dovuto al fatto che la fre- re del sistema visivo insensibile al colore. La disparità
quenza con cui le immagini si seguono non raggiunge il binoculare è considerata l'elemento portante della visione
valore critico di fusione. stereoscopica, ma è pur vero che il senso di profondità si
conserva anche quando si guarda con occhio solo. In que-
Relazioni tra proprietà sto caso, la stereopsia deriva dalle diverse dimensioni
degli oggetti, dal loro movimento relativo (quando la testa
dei neuroni corticali visivi si muove, gli oggetti più vicini si spostano di più di quelli
e caratteristiche della percezione lontani) e, come si insegna nelle scuole di disegno, dal-
l'ombreggiatura, cioè dalle differenze di luminosità.
Si possono riscontrare numerose corrispondenze tra le Variando opportunamente la luminosità oppure i colori
proprietà dei neuroni della corteccia visiva e le caratte- dei diversi elementi di una scena visiva, si può dimostrare
ristiche della percezione visiva. Per esempio, la perce- che la percezione della profondità scompare quando le
zione del movimento, che l'indagine a livello cellulare supetfici della scena visiva sono rese equiluminose, anche

205
Sistemi se nsoriali

colore: gli aspetti formali del dipinto vengono recepiti


mentre i colori si fondono. Ad un'osservazione ravvici-
nata, le dimensioni dei singoli punti colorati superano la
soglia del! 'acuità v is iva del sotto sistema cromatico e
diventano singolarmente percepibili: il quadro si trasfor-
nucleo III ma in un disordinato a mmasso di macchie di colore. La
scarsa acuità visiva del sottosistema cromatico pennettç
anche le approssimazioni coloristiche che caratterizzano
gli acquerelli, dipinti con colori pallidi e di luminosità si-
mile a quella dello sfondo. Per queste loro caratteristiche,
le macchie di colore degli acquerelli s timolano debolmen-
te i sistemi per il contrasto e per il movimento e vengono
. o.· percepite soltanto attraverso il sistema cromatico che le
localizza nello spazio in modo mal definito: i colori pos-
sono perciò debordare impunemente dalle linee del dise-
gno, senza creare disturbo.

ALTRE VIE OTTICHE


Di rilevanza fisiologica sono le fibre collaterali, che dal
chiasma o dai tratti ottici si dirigono verso il mesencefa-
lo (corpi quadri gemini superiori e nuclei del p re tetto) e
ali 'ipotalamo (nucleo sop rachiasmatico) (figura 17.19).
nucleo III Sono anche state descritte proiezioni dal genicolato a
zone corticali diverse dali' area V l.
nucleo
rosso
Via retino-collicolo-pulvinar-corticale
Agli strati superficiali dei collicoli superiori giungono
proiezioni dirette dalle retine dei due lati che realizzano
una proiezione dell'em icampo visivo controlaterale. La
proiezione foveale, che occupa la maggiore estensione,
è situata rostralmente e la perife ria caudalmente. I neu-
roni sono particolarmente sensibili al movimento, sia
Figura 17.19- Schema delle connessioni retiniche con il col-
licolo superiore e il pretetto. OTN = nucleo del tratto ottico.
come tale che in direzione specifica, si adattano rapida-
mente e non discriminano i colori. Il campo recettivo è
più ampio di quello delle cellule gangliari. A lcune delle
loro proprietà, che si discostano da quelle delle cellule
gangliari, derivano probabilmente dalle p roiezioni che
su di essi giungono dalla corteccia visiva. Dagli strati
superficiali del collicolo partono proiezioni per il pulvi-
se i colori sono diversi. Cimpressione dell' ombra, infatti, nar del talamo, che a sua volta è connesso con le aree
viene percepita solo quando v i è contrasto di luminanza, visive extrastriate. Non è noto qu ale sia il ruolo di que-
indifferentemente dal co lore. Per questo motivo i pittori sta via retinocorticale alternativa. Dato che non vi sono
ottengono le ombreggiature con qualsiasi colore, l'impor- connessioni tra gli strati superficiali e quelli più p rofon-
tante è separare zone di diversa luminanza. La scarsa di del collicolo, specializzati nel mediare le risposte
acuità v isiva del sistema deputato alla percezione del visuomotorie, questa proiezione non dovrebbe parteci-
colore viene ampiamente sfrutta ta nelle arti figurative. I pare ai riflessi visuoculari o visuoposturali.
pittori impressionisti, specie quelli che utilizzano la tecni-
ca del puntillage, come Pissarro o Monet, raggiungono i
loro effetti dimensionando le pennellate in modo tale che, Via retino-ipotalamica
quando il quadro è osservato a distanza, siano allo stesso
tempo abbastanza grandi da venir discriminate dal sottosi- Le collaterali d irette ali 'ipotalamo trasportano informa-
stema attento alle forme, ma troppo piccole per essere zioni sulla luminosità ambientale ali' oscillatore circa-
identif icate singolarmente dal sottosistema sensibile al diano del nucleo soprachiasmatico (capitolo 39).

206
1 Capitolo 17 -Vie ottiche centrali

l Inserto 3 -Visione cieca !;intensità soglia, alla quale la coinci-


denza tra stimolo e risposta diventa
Il fatto che la "visione cieca" manteu-
ga la capacità cromatica della visione

l Nei soggetti colpiti da ictus della cor-


teccia striata, st può spesso dimostrare
sigruficativa, è crrca quattro urutà lo-
gantrruche più alta nell'area dello sco-
toma che nella porzione nmmale del
normale suggerisce che le facoltà su-
perstiti dipendano da protezioni geni-
colate verso aree corticali diverse dal-
che l'etmcampo cieco è ancora capa- campo: la differenza si mantiene iden- l' area 17, piuttosto che dalla proiezio-
ce di vedere, 1a pure m modo mcon- tica anche quando cambia ti colore ne retinomesencefalica. 1 cui neuroni
scio. Stimolando con un punto lurru- dello stimolo oppure si passa dalla sono privi di sensibilità cromatica. Il
noso l'area dello scotoma, i pazienti condtzione scotopica (attivazione dei permanere della perceztone del movi-
riferiscono di non vederlo. Tuttavia, se soli bastoncelli) a quella fotopica (at- mento nell'area dello scotoma potreb-
durante tma serie di shmolazioni vere tivazione dei coni). Allo stesso modo. be dipendere dal fatto che la lesione
e fmte, alternate in modo casuale, si si può mettere in evtdenza che i pa- riguarda le aree V2 e V3, senza com-
chiede loro di mdovinare in quali pro- zienti riescono a distinguere uno sti- volgere le componenti sensibili al
ve lo stimolo VIene applicato e in qua- molo fermo da uno che si muove op- movimento dell'area V I e le loro
h no, "indovmano" quasi sempre pure lampeggia proiezioru all'area V5.

Via retino-pretettale
e riflesso pupillare muscolo
stintere
dell'iride
La proiezione al pretetto è ritenuta la via di trasmissione o
del riflesso optocinetico, attraverso il nucleo del tratto ~
ottico (capitolo 25), e del riflesso pupillare alla luce (fi- ...c:
Q)

Q)
gura 17 .20). Il riflesso pupillare consiste nella modifica- Vl
Q)

zione del diametro pupillare in risposta alle variazioni di E

illuminazione della retina. La via afferente è costituita


dalle connessioni inh·aretiniche e dagli assoni di cellule
gangliari che scaricano tonicamente a frequenza propor-
/
zionale allivello dell'illuminazione (cellule luxotoniche). /

Tali assoni abbandonano il nervo ottico per raggiungere il ganglio simpatico


cervicale superiore
nucleo olivare del pretetto (la regione posta anteriormen-
te ai tubercoli quadrigemini superiori, al confine tra tala- tronco simpatico _ -
mo e mesencefalo). I neuroni del pretetto, a loro volta, cervicale
proiettano, direttamente o attraverso il nucleo della com-
missura posteriore, al nucleo oculomotore accessorio di
Edinger-Westphal. La via efferente del riflesso è costitui- neuronl
ta dalle fibre pregangliari del parasimpatico, originate dai pregangliari
motoneuroni viscerali del nucleo oculomotore accesso- primi segmenti toracicl
del midollo spinale
rio, che si associano al terzo nervo cranico per raggiunge-
re il ganglio ciliare. Di qui, attraverso i nervi ciliari brevi
Figura 17.20- Schema delle vie nervose del riflesso pupillare.
(costituiti dalle fibre postgangliari) i comandi motori per-
vengono al muscolo costrittore della pupilla, la cui con-
trazione determina il restringimento pupillare (miosi). In
virtù di queste connessioni, l'illuminazione della retina
provoca la riduzione del diametro pupillare e una diminu- motoneuroni ortosimpatici del midollo cervicale che, at-
zione della quantità di luce che colpisce il tappeto retini- traverso il ganglio cervicale superiore della catena simpa-
co. La via afferente descritta proietta anche al nucleo di tica, innervano il muscolo dilatatore dell'iride. !;interru-
Edinger-Westphal controlaterale: pertanto, dopo l'illumi- zione unilaterale di questa via provoca il restringirnento
nazione di un solo occhio, si ha un riflesso diretto che ri- della pupilla dello stesso lato, che appare più piccola di
guarda l'occhio illuminato e un riflesso crociato, "con- quella controlaterale (anisocmia).
sensuale", che induce la costrizione della pupilla dell'oc- La perdita del riflesso pupillare è segno di un'interruzio-
chio controlaterale. ne delle vie nervose sopra descritte; la sua attenuazione,
Simultaneamente alla stimolazione del nucleo di Edin- fino alla scomparsa, è indice della riduzione dell'eccita-
ger-Westphal, i segnali luminosi inducono, attraverso bilità dei neuroni che lo trasmettono e costituisce uno de-
proiezioni discendenti dal pretetto, anche l'inibizione dei gli indici della gravità del coma.

207
Gusto
18 Carlo Adolfo Porro

Meccanismi e vie gustative Vie afferenti e circuiti centrali


Strutntra dell'apparato recettoriale
Trasduzione Psicofisiologia della sensibilità gustativa
· degli stimoli gustativi Def1c1t gustativi

La sensibilità gustativa fornisce informazioni su alcune rif iutare un cibo dal quale in passato siano stati intossi-
caratteristiche chimiche delle sostanze che vengono a cati. In base alle informazioni gustative e olfattive, si ha
contatto con le mucose dell'orofaringe. I recettori gu- la capacità di operare una scelta tra diversi cibi e prefe-
stativi (cellule gustative primarie) interagiscono con le rire quello che fo rnisce l'apporto nutritivo più consono
molecole disciolte nella saliva e trasducono lo stimolo alle esigenze dell'organismo.
chimico in segnali nervosi. Il sapore è una caratteristica
dipendente dalla composizione della sostanza. Si ritiene
che le diverse centinaia di sapori percepibili derivi no MECCANISMI E VIE GUSTATIVE
dalla combinazione di alcune qualità primarie: dolce,
salato, amaro e acido. I sapori primari differiscono per Struttura dell'apparato recettoriale
la natura chimica dei composti in grado di evocarli e per
i meccanismi di captazione e di trasduzione. Contem- I recettori gustativi sono cellule epiteliali specializzate,
poraneamente alla stimolazione gustativa, molecole vo- organizzate in strutture dette bottoni gustativi (figura
latili liberate dalla sostanza possono legarsi ai recettori 18.1). 1 bottoni gustativi dei mammiferi contengono
della mucosa olfattiva. La sensazione globale che ne alcune decine di recettori, oltre ad e lementi cellulari im-
deriva è chiamata aroma. maturi (cellule basali). La porzione apicale, dotata di
L' importanza della se nsibilità g ustativa è co llegata microvilli, delle cellule gustative primarie entra in con-
soprattutto alla nutrizione e all 'assunzione di liquidi. Il tatto con la saliva che bagna la s uperficie ep itelia le
sapore di un cibo o di una bevanda è infatti fondamenta- mediante un canalicolo (poro gustativo) . Tramite la por-
le nel determinarne la commestibilità e l'appetibilità; il zione basale, i recettori stabiliscono contatti sinaptici di
r ifiuto di un cibo a causa del suo sapore sgradevole è tipo chimico con le terminazioni di fi bre afferenti pri-
importante per la sopravvivenza di molte specie anima- marie. Ogni fibra innerva numerosi bottoni anche in
li. Schematicamente, si possono associare ai 4 sapori zone del! 'epitelio lingua le molto distanti tra loro e, nel-
fondamentali funzioni diverse: assicurare le riserve ener- lo stesso bottone, diversi recettori. Allo stesso tempo,
getiche (dolce), mantenere l'equilibrio elettrolitico (sala- ogni recettore gustativo è innervato da più fibre afferen-
to), monitorare il pH (acido, amaro), evitare sostanze tos- ti. Morfologicamente, si possono distinguere diversi tipi
siche (amaro). Di norma, le sostanze dolci provocano una di recettori gustativi, cui corrispondono verosimilmente
sensazione piacevole e l'innesco di riflessi di salivazio- differenze di tipo fu nzio nale, ancora non chia rite. Le
ne, di deglutizione e di preparazione del tubo digerente cellule basali costituiscono una popolazione di ce llule
alla digestione e all'assorbimento . Invece, il sapore staminali che garantiscono il ricambio de i recettori gu-
amaro può indurre il rif iuto del cibo o della bevanda, e stativi (il ciclo vitale delle cellule g ustative mature è di
se molto intenso stimola il riflesso del vomito: questo è circa l Ogiorni nei mammiferi).
presumibilmente in relazione al fatto che la maggior I bottoni gustativi sono largamente diffusi nell'epite lio
parte delle sostanze tossiche presenti in natura ha sapo- della li ngua, particolarmente nella sua porzione dorsale,
re amaro. ma sono presenti anche nella mucosa del palato, de lla
Il grado di piacevo lezza di un sapore è tuttavia soggetti- fari nge, dell'epiglottide e del terzo superiore dell'esofa-
vo e può essere influenzato dall'esperienza e dalle ne- go. Nella lingua, sono per lo più localizzati nelle papil-
cessità nutrizionali. Sia l 'animale che l' uomo tendono a le, strutture specializzate di cui si distinguono divers i

208
l
Capitolo 18 - Gusto

papille vallate

®
v
amaro
Figura 18.1 - Struttura tipica di un bottone gustativo di mammife-
ro. Sono presenti diversi tipi di cellule recettoriali (RI-RIII), cellule
basali e fibre afferenti primarie che stabiliscono contatti sinaptici
acido
con la porzione basale dei recettori e sono rivestite da cellule di
Schwann. Le sostanze sapide, disciolte nella saliva e nello strato
di muco che ricopre il poro gustativo, interagiscono con canali
salato
situati nella porzione apicale della membrana recettoriale.

dolce
tipi: nel! 'uomo, solo le papille vallate, fogliate e fun-
giformi hanno bottoni gustativi. Ognuna delle papille Figura 18.2- A) Tipi di papille linguali. Le papille fungiformi, fo-
vallate e fogliate contiene migliaia di bottoni. Le papille gliate e vallate contengono bottoni gustativi. B) Distribuzione
vallate sono concentrate nella parte posteriore del dorso schematica delle aree linguali di maggior sensibilità al dolce, al
della lingua, a livello della "V" linguale. Le papille fo- salato, all'acido e all'amaro. Ognuna delle aree indicate è in realtà
sensibile a tutte e quattro le qualità gustative. La porzione centrale
gliate sono maggiormente presenti sui lati della lingua.
del dorso della lingua è praticamente priva di bottoni gustativi.
Le papille fungiformi si trovano numerose sulla punta
della lingua e contengono pochi bottoni gustativi: da l a I microvilli dei recettori gustativi sono la sede della tra-
12 perpapilla (figura 18.2 A). sduzione degli stimoli. Nel poro gustativo, le sostanze
disciolte nella saliva entrano in contatto con la porzione
Trasduzione degli stimoli gustativi apicale della membrana delle cellule gustative. È da
notare che alcune sostanze a basso peso molecolare
La superficie recettoriale non risponde in modo omoge- sono in grado di indurre stimolazione gustativa anche
neo ai sapori primari (figura 18.2 B). La punta della lin- dopo iniezione nel torrente circolatorio, probabilmente
gua è prevalentemente sensibile a sostanze dolci e a per diffusione fino alla superficie apicale dei recettori.
sostanze salate, i lati della lingua a sostanze acide e la La trasduzione avviene con modalità diverse a seconda
parte posteriore a sostanze amare. Questa compartimen- della natura chimica della sostanza (inserto l ). Nella
i tazione non è netta; infatti, ogni zona della lingua è sen- maggior parte dei casi, ne consegue la depolarizzazione
l sibile a tutte le qualità gustative, ma con diversa inten-
sità della risposta.
della membrana (potenziale generatore) e l'innesco di
potenziali d'azione nella cellula gustativa primaria (fi-
l
i 209
l:=--
Sistemi sensoriali

Vie afferenti e circuiti centrali


Le f ibre afferenti che convogliano le informazioni
gustative alle strutture centrali appartengono a tre paia
di nervi cranici (VII, IX e X) e possono avere nmzioni
almeno in parte diverse a seconda della loro provenien-
za. Ogni fibra risponde in genere a 2, 3 o tutte e 4 k.
_j2omv qualità gustative, anche se con intens ità diversa.
15 La porzione anteriore della lingua è innervata da un
ramo (corda del timpano) del nervo facciale (Vll). Un
Figura 18.3- Risposte elettrofisiologiche di recettori gustativi
altro ramo sensoriale del faccia le, il grande petroso
di un vertebrato inferiore (Necturus maculosus) a sali di Ca++-,
superficiale, innerva i bottoni gustativi della mucosa del
che costituiscono stimoli gustativi efficaci e diffusi in natura
(generalmente dal sapore salato/amaro). La registrazione palato. I corpi cellulari di questi nemoni si trovano nel
intracellulare del potenziale di membrana mostra la comparsa ganglio genicolato. I neuroni gustativi del nervo faccia-
di singoli potenziali d'azione in seguito ad una breve esposi- le rispondono in modo particolare a sostanze nutritive, e
zione (traccia inferiore) a CaCI 2 o BaCI2 , applicati a livello del le informazioni da essi trasmesse possono contribuire
poro gustativo. ad innescare l'ingestione del cibo. La porzione posterio-
re della lingua, gli arch i palatoglossi e parte de ll 'orofa-
gura 18.3). Si presume che la genesi del potenziale d'a- ringe sono innervati dal ramo linguale del nervo glosso-
zione sia necessaria non tanto per la propagazione del fari ngeo (IX), i cui neuroni si trovano nel ganglio petro-
segnale tra la porzione apicale e quella basale della mem- so. l neuroni gustativi del IX nervo cranico sono molto
brana del recettore quanto per depolarizzare la membra- sensibili a sostanze tossiche e possono mediare riflessi
na fino alla soglia di attivazione dei canali voltaggio- avversivi. !;estremità posteriore della lingua, l'epiglotti-
dipendenti per il Ca++, la cui apertura è necessaria per de, la laringe e la porzione superiore dell'esofago sono
innescare l 'esocitosi del neurotrasmettitore. Un 'inte- Ìilllervate dalla branca laringea superiore del nervo vago
ressante ipotesi a questo proposito è che diversi profili (X), i cui neuroni si trovano nel ganglio nodoso: essi sono
di frequenza e durata dei treni di potenziali d'azione sensibili agli acidi e all'acqua e costituiscono verosimil-
operino già a livello recettoriale la codifica della qua- mente la branca afferente del riflesso della deglutizione e
lità, oltreché d eli 'intensità, dello stimolo. di altri riflessi che proteggono le vie aeree dali 'aspirazio-
Nella porzione basale del recetto re gustativo, l'aumento ne di cibo o di liquidi. Occorre inoltre ricordare che fibre
della concentrazione di Ca++ indotto dall 'apertura di trigeminali (V) innervano la maggior parte dei bottoni
canali voltaggio-dipendenti o dalla mobilizzazione di gustativi, oltre all'epitelio non specializzato dell 'orofarin-
riserve intracellulari provoca il rilascio di mediatori chi- ge. Anche se la loro nmzione è in g ran parte sconosciuta,
mici e la conseguente trasmissione del segnale alle f ibre queste fibre contribuiscono veros imilmente ali 'apprezza-
afferenti gustative primarie. Varie sostanze (acetilcolina, mento della temperatura e della consistenza del cibo.
noradrenalina, serotonina e colecistochinina) sono impli- I rami centripeti delle fibre gustative primarie terminano
cate, in diverse specie animali, nella trasmissione de l- a livello del bulbo nella parte rostrale del nucleo del tratto
l, informazione dai recettori gustativi, ma il loro ruolo nm- solitario (figura 18.4), dove ha sede il secondo neurone
zionale non è stato identificato con certezza. della via gustativa (questa porzione del nucleo del tratto
!;attività dei recettori gustativi può essere modulata ad solitario viene anche chiamata nucleo gustativo). La
opera di circuiti locali e da fattori endocrini. Nei bottoni maggior patie delle fibre gustative a partenza dal nucleo
gustativi sono state messe in luce giunzioni comunicanti del tratto solitario raggiunge la porzione parvicellulare
(gap junctions) e sinapsi chimiche tra i diversi tipi cel- del nucleo ventrale posteromediale (VPMpc), attraverso
lulari. Anche se la loro funzione non è interamente nota, il tratto tegmentale centrale. Il nucleo ventrale è il relais
è ipotizzabile che esse, consentendo un flusso laterale di talamico delle sensibilità facciale e orale. Dal VPMpc le
informazioni, contribuiscano ali' elaborazione del se- informazioni gustative sono trasmesse all' insula anterio-
gnale gustativo. Va ricordato che i canali delle giunzioni re, alla parte interna dell'opercolo frontale e ad un'area di
comunicanti sono permeabili a ioni e a piccole moleco- corteccia granulare s ituata nella porzione inferiore del
le, tra le quali secondi messaggeri (come l' AMPc ), la giro precentrale, sulla convessità laterale degli emisferi
cui concentrazione intracellulare è innalzata da alcuni (figura 18.4); quest'ultima regione costituisce parte del-
stimoli g ustativi. l'area 3b, ed è contigua caudalmente con la rappresenta-
Recenti ricerche suggeriscono che le cellule gustative zione della regione orale e periorale. Si ritiene che queste
siano soggette anche all 'azione di alcuni ormoni; questi aree costituiscano la corteccia gustativa primaria; tutta-
effetti sono verosimilmente implicati nella regolazione via, i neuroni che rispondono a stimoli gustativi sono
dell 'assunzione di cibo e di sali in base alle specifiche relativamente pochi (2- 11 per cento dell'intera popolazio-
esigenze nutrizionali. ne, in diversi studi), e frammisti ad altri attivati, per

2 10
Capitolo 18 -Gusto

Inserto l - Meccanismi I.:inibtzione del flusso passivo di toni zione per aminoacidi come la prolina
della trasduzione K+ attraverso questi canali determina la e l' argmina è stato identificato nel
depolanzzazione della membrana. pesce gatto; esso coinvolge un canale
nei recettori gustativi Nel criceto è stata dimostrata anche cationico aspecifico, attivato diretta-
l'entrata diretta di ioni W nella cellula mente dall'aminoacido. Gapertnra di
Recenti studi hanno messo in luce attraverso 1 canali arruloride-sensibili tale canale determina una depolariz-
diversi meccanismi di trasduzwne per Il N a+. Nel mtto mvece 1 protoru at- zaziOne di membrana.
degli st1molt gustattvl nei vertebratl. tiverebbero canah catioruci aspecifici.
Anche sostanze appa11enenti ad una Amaro. Due diversi meccarusmi sono
determinata classe (per esempio, dal Dolce. Diversamente da quanto av- stati identificati anche per la trasdu-
sapore dolce) possono attivare mec- VIene per le sostanze dal gusto salato ZLOne di sostanze dal gusto am aro. Il
canismi distinti (figura l) come l'en- e actdo, la trasduzione di stlffioli dolci primo, dimostrato nel ratto, compmia
tl-ata diretta nella cellula di ioni libe- comporta l'intetazione delle sostanze l'attivazione della fosfolipasi C (PLC),
rati dalla sostanza, 1! blocco di canali chimiche con uno o più recettori spe- in seguito al legame della sostanza
passivi per 11 K+, l'attivazione di un ctftci di membrana. A ciò può seguire con un recettore di membrana. Ciò m-
canale ioruco, o la sintesi di secondi l'apertura diretta d1 tm canale 1oruco, duce la sintesi di diacilgltcerolo (DAG)
messaggen. Le ncerche in questo o l' mtervento di secondi messaggeri. e mo 1tolo 1,4,5-trifosfato (lP3), che
campo sono state condotte prevalen- Il prototipo eh stimolo dolce utilizzato provoca il rilascio di ca++ dat depositi
temente in vertebrati infenori (pesci e sperunentalmente è tl saccarosio. È intracellulari. Si ritiene che cJò deter-
anfibi) e nei roditori e, nel caso dt stato dimostrato m numerose specie mini un incr emento del r ilasciO di
alcuni st1moli, differenti meccanisrru di mammifero che il saccarosio st le- new·omediatori dalla porzione basale
di trasduz10ne sono stati d1mostrati in ga ad un recettore spec1fico (proteina del recettore gustativo. In alctme spe-
diVerse specie. Pertanto, ove 1 dat1 transmembrana); CIÒ porta all'attiva- cte di anfibio alcuru composti dal gu-
non siano suffragatl da studi psicofi- Zione, mediata dalmeccaru mo di am- sto amaro, come il chinino e il CaCl2,
SICI, non è coJTetta l' estrapolaziOne
plificazione a cascata della proteina G,
di adenilicociclas1 (AC), cui fa seguito provocano la chiusura di canah K~
diretta all'uomo. situati sulla membrana apicale della
l'aun1ento della concentraziOne intra-
Salato. La trasduz10ne delle sostan- cellulare di .Nv!Pc. L:AMPc determi- cellula. Recentemente, nel ratto, è
ze dal gusto salato, m particolare na, direttamente o attraverso l'inter- stato messo in luce che sostanze ama-
dei sali di sodio, è legata all'entrata vento di una chinasi AMPc-dipenden- re provocano l'attivaziOne, mediata
di ioni Na+ nella cellula attraverso te, la chiusura di canali per il K+ in- da una proteina G specifica (Ggt.lst),
canali passiVI s1tuati sulla superfi- sensibili al voltaggiO, con conseguen- della fosfodiesterasi (PDE), con con-
cie apicale det recetton gustativi (e te depolarizzazione della memb1-ana. seguente dmumtztone della concen-
d1 molte altre cellule epiteliaLI, co- I recettori di membrana per gli stimo- traziOne dt AMPc. I recetton d1 mem-
me quelle de1 tubuh renah e dell'e- li dolci sono stati 1ecentememe iden- brana per gli stimoli amari ne1 mam-
pitelio mtestmale), che determma la tificati e denommatl T l R. Il recettore rruferi sono stati recentemente clonati
depolarizzaziOne della membrana. per il saccarosio è costLtuito dall'as- ed Identificati. Si tratta di una farni-
Questi canali sono bloccati seletti- sociazione di due proteme TlR che giJa di circa 30-40 proteine denomma-
vamente dali' amtlori.de, un farmaco formano un dimero denommato T 1- te T2R. l recettori T2R sono hltti ac-
ad attività dmretica R2!r1R3. Un meccarusmo di trasdu- coppiati a proteine G.
Capplicazione di anulonde sulla super-
ficie della lmgua nell'uomo riduce m-
fatti m maruera specifica l'mtensttà del-
la perceztone del gusto salato.

Actdo. Il sapore acido dipende in


pnmo luogo dalla concentrazione i-
drogernonica (gli aruoni sembrano a-
vere Importanza minore). In alcune
specie di anfibio, gh toni H+ bloccano
drrettamente 1 canali permeabili al K+,
aperti al potenziale di riposo, 1 quali
sono concentrati nella porzione apica- nta~clo
del neuro'3amettltore
le della membrana della cellula gusta-
afforena gustative
tiva, mentre mancano nel resto (98
per cento) della membrana cellulare Figura 1 - Schema de1 meccamsm1 implicali nella trasduzione degli st1moli gustatiVI

211
Sistemi sensoriali

l'attività delle ghiandole salivari (riflesso di salivazione),


e al complesso parabrachiale pontino, alcune porzioni del
quale rispondono a stimoli gustativi (figura·18.4). Il com-
plesso parabrachiale invia fibre al nucleo centrale dell'a-
migdala, al nucleo interstiziale della stria terminale e
ali' ipotalamo, oltre che alla sostanza reticolare del tronco
dell'encefalo. I circuiti a pattenza dal complesso parabra-
chiale pontino sono probabilmente implicati nelle tispo-
ste riflesse a stimoli gustativi, quali la sudorazione, la va-
insula socostrizione e il riflesso di retrazione al gusto amaro.
Inoltre, le connessioni con l'ipotalamo potrebbero essere
coinvolte nel convogliamento dell'informazione gustativa
ai centli della fame, della sazietà e della sete.
el
talamo parabrachiali Le informazioni gustative influenzano il tono affettivo e
ventroposteromediale l'attività dei complessi meccanismi comportamentali,
endocrini e vegetativi implicati nel controllo della com-
posizione chimica del "mezzo interno". Oltre alle sopra-
citate proiezioni dal complesso parabrachiale, le cmmes-
sioni dell'insula e della corteccia orbitofrontale con altre
Figura 18.4- Vie gustative centrali. Le fibre gustative che de- stmtture facenti parte del sistema limbico, come la por-
corrono nei nervi facciale (VII), glossofaringeo (IX) e vago (X) zione anteriore della corteccia cingolata e l'amigdala, so-
terminano nella porzione gustativa del nucleo del tratto solita- no verosimilmente impmtanti a questo riguardo.
rio. Da qui partono due vie, una diretta alla porzione parvicel-
lulare del nucleo ventroposteromediale del talamo e l'altra ai
nuclei parabrachiali. l neuroni talamici proiettano alla porzione Rappresentazione centrale degli stimoli gustativi -
anteriore e dorsale dell'insula, alla porzione interna dell'oper- Come per l'altro senso chimico, l 'olfatto, è ancora in-
colo frontale e all'area adiacente di corteccia granulare situata certa la modalità con cui l'informazione gustativa viene
sulla convessità laterale degli emisferi (area 3b). Dal nucleo rappresentata nelle varie stazioni centrali.
parabrachiale partono fibre dirette alla formazione reticolare, Recenti osservazioni sull'esistenza di popolazioni di neu-
all'ipotalamo e all'amigdala (non mostrate in figura). roni che rispondono prevalentemente a detenninati stimoli
gustativi, e sul mantenimento di un cetto grado di suddivi-
esempio, dai movimenti o dalla stimolazione tattile della sione topografica attraverso il nucleo del tratto solitario, il
lingua. La maggior parte delle cellule gustative dell'insu- complesso parabrachiale pontino (figura 18.6), la porzio-
la e dell'opercolo frontale lisponde a più di una qualità ne parvicellulare del nucleo ventrale posteromediale, fino
gustativa. Neuroni sensibili a stimoli gustativi sono pre- all'area 3b, suggeriscono che la codifica e la rappresenta-
senti nei primati anche nella porzione lateroposteriore zione centrale della qualità gustativa avvengano, almeno
della corteccia orbitofrontale (aree 12 e 13 di Brodmann), parzialmente, tramite l'attivazione di linee specifiche di
che riceve proiezioni dall'insula anteriore. I neuroni orbi- trasmissione. Secondo un'altra teoria, avvalorata dal fatto
tofrontali hanno caratteristiche diverse e più complesse: che la maggioranza dei neuroni centrali è sensibile, anche
sono in genere attivati da una sola qualità gustativa, ma se in misura diversa l'una dall'altra, a più sostanze dal
possono rispondere anche a stimoli correlati in altre mo- gusto diverso, l'identificazione della qualità gustativa
dalità sensoriali (per esempio, il sapore dolce e l'odore di sarebbe basata sull'analisi del profilo globale di attivazio-
frutta) . Inoltre, nei neuroni sensibili a sostanze nutritive, ne di una vasta popolazione di neuroni. È probabile che
come il glucosio, la tisposta viene inibita in maniera spe- entrambe le teorie siano valide: il riconoscimento di speci-
cifica quando la scinunia ne è sazia (figura 18.5). Queste fici sapori deriverebbe dalla comparazione tra il grado di
caratteristiche suggeriscono un coinvolgimento di que- attivazione di determinate linee e il "pattern" globale di
st'area nell'integrazione delle informazioni sensoriali e attività del sistema. La codifica dell ' intensità dello stimo-
nella regolazione del comportamento alimentare. lo è plausibilmente legata alla frequenza dei potenziali
Nei primati, le vie gustative sono ipsilaterali fino a li- d'azione dei neuroni gustativi.
vello talamico. A livello cotticale, la stimolazione gusta-
tiva determina potenziali evocati bilateralmente, anche se Stimoli gustativi e regolazione dell'assunzione d i cibo e
le risposte ipsilaterali sono più intense ed hanno latenza dei processi d igestivi - La stimolazione gustativa della
minore. N eli 'uomo, sono stati descritti deficit gustativi di mucosa orofaringea è in grado di attivare diversi meccani-
un lato in seguito a lesioni corticali sia ipsi- che controla- smi coinvolti, oltre che nella determinazione della qualità e
terali. dell'intensità dello stimolo e nell'innesco di riflessi soma-
Dal nucleo del tratto solitario partono anche fibre dirette tici (deglutizione o espulsione del bolo) o viscerali (saliva-
ai nuclei salivatori inferiore e superiore, che regolano zione, aumento della secrezione gastrica), nella genesi

212
Capitolo 18 - Gusto

corteccia gustativa primaria corteccia gustativa secondaria


20 (opercolo frontale) 10 (corteccia orbitofrontale)
CII CII
.~ .g
:0

~
CII
(,)
~~~~
(,)
~~~~
glucosio
·-"'
'O Q. ·-"'Q.
'O
CII E 10 Cile 5
~~
N,_
c:-
41 41
::J ::J
!T !T
41
~ .;:

o o
p re 50 100 150 200 pre 50 100 150 200 pre 50 100 150 200
volume ingerito (mi) volume Ingerito (mi) volume ingerito (mi)

Figura 18.5- Profilo temporale della risposta di singoli neuroni della corteccia gustativa primaria (opercolo frontale) e seconda-
ria (corteccia orbitofrontale) della scimmia, in relazione all'assunzione di una quantità crescente di soluzione glucosata al 20 per
cento. Nel grafico a destra è illustrata la risposta comportamentale dell'animale, su una scala arbitraria variante da +2 (assun-
zione avida) a ·2 (rifiuto). L'attività del neurone opercolare rimane immodificata, mentre l'attività del neurone orbitofrontale
decresce man mano che la scimmia mostra sazietà. Pre = risposte iniziali.

della sensazione di piacere che accompagna il pasto e, in riduzione reversibile della sensibilità gustativa al salato
parte, dei segnali che ne determinano l'inizio e la fine. e lo stesso fenomeno è riscontrabile anche in ratti surre-
Il sapore influenza in modo determinante il grado di accet- nectomizzati e nei pazienti con deficienze surrenaliche,
tazione di una sostanza, che è direttamente proporzionale nei quali favorirebbe la ben nota preferenza compensa-
alla piacevolezza della sensazione gustativa. Per esempio, toria per i cibi ricchi di sali, indotta probabilmente da
le sostanze dolci, fonte di energia per l'organismo, danno un'azione centrale dell'angiotensina IL Al contrario, la
di solito una sensazione piacevole, mentre il gusto amaro, stimolazione intensa e ripetuta con NaCl aumenta la
tipico della maggior parte dei veleni organici, provoca una sensibilità della porzione anteriore della lingua a stimoli
sensazione sgradevole e il rifiuto della sostanza; se lo sti- salati, effetto che può essere mediato dall'ormone anti-
molo è molto intenso, può innescare il riflesso del vomito. diuretico (ADH) (capitolo 71). I.:aldosterone esercita a
Il grado di piacevolezza e l'assunzione di un cibo sono sua volta un effetto complesso, aumentando i canali
infl\lenzati dalle necessità nutrizionali del momento: lo amiloride-sensibili situati nella porzione apicale dei re-
stesso cibo può essere avvertito come molto gradevole e cettori gustativi (inserto 1), ma diminuendo globalmen-
desiderabile ali' inizio del pasto e sgradevole quando vie-
ne raggiunta la sazietà. Ricerche condotte sulle scirrunie neuroni stimolati da
hanno messo in luce che alcuni neuroni dell'ipotalamo e
NaCl
della corteccia orbitofrontale diminuiscono progressiva-
mente la loro attività durante il pasto (figura 18.5). Esiste 0,2~
. ··~·"· ·.
quindi un adattamento centrale di alcuni circuiti gustativi ~·o o '·\

in relazione al grado di sazietà e verosimilmente indotto


da fattori gastrointestinali ed ematici che si modificano ·~~
nel corso del pasto. Recenti studi condotti su soggetti uma-
ni dimostrano che l'assunzione di cibo può essere modi-
ficata anche dalla semplice applicazione di stimoli gusta-
tivi sulla mucosa orale. Per esempio, la stimolazione con
glucosio o maltosio riduce significativamente il consumo
di cereali.
Sperimentalmente, è possibile notare che gli animali
mantenuti ad una dieta priva di uno specifico nutriente
hanno la capacità di scegliere il cibo più ricco di tale com-
ponente. Questo fenomeno, noto fin dal 1940, è chia-
mato fame specifica. Un altro fenomeno che conferma Figura 18.6- Distribuzione topografica nella regione parabra-
chiale del ratto delle popolazioni di neuroni attivate in seguito
l' importanza della sensibilità gustativa nell'assunzione
a stimolazione con sostanze di sapore sgradevole (acido o
di determinate sostanze è la fame per il sale (NaCl). La amaro: HCI e chinino) piuttosto che con sostanze edibili, di
maggior parte dei mammiferi necessita di un apporto sapore dolce o salato (saccarina, NaCI). Le cellule eccitate da
costante di sale tramite la dieta e, di norma, l'assunzio- ciascuno stimolo risaltano rispetto alle altre perché contengo-
ne di sale è in eccesso rispetto alle esigenze dell'organi- no la proteina codificata da c-fos, un protoncogene che viene
smo. La deprivazione di Na+ determina, nel ratto, una attivato in risposta alla stimolazione prolungata.

2 13
Sistemi sensoriali

te la sensibilità al Na+. Pertanto, gli ormoni coinvolti gustativa. Come per le soglie olfattive, è necessario distin-
nella regolazione del!' equilibrio idrico-salino (capitolo guere tra soglia protopatica e soglia epicritica. La concen-
81) svolgono anche una funzione di modulazione del- trazione sufficiente a stimolare i recettori gustativi e ad
l 'introito alimentare di Na+. indurre una sensazione gustativa (soglia protopatica) è
Le informazioni gustative sono biologicamente impor- inferiore alla concentrazione alla quale il sapore viene rico-
tanti anche per il controllo dei processi digestivi. Infatti, nosciuto con sicurezza (soglia epicritica). È interessante
la secrezione di molte ghiandole (salivari, pancreatiche, ricordare che il sapore di una sostanza può essere in rela-
gastriche, eccetera) viene attivata e modulata in via ri- zione alla concentrazione. Per esempio, il sale da cucina a
flessa attraverso le connessioni tra centri gustativi (nu- bassa concentrazione viene percepito come dolce, ad alta
cleo del tratto solitario, pars medialis del nucleo para- concentrazione come amarognolo. La soglia gustativa è
brachiale, porzione parvicellulare del talamo ventropo- nonnalmente più bassa per il sapore amaro, in accordo con
steromediale) e nuclei implicati nel controllo delle effe- la fun zione di monitoraggio della presenza di sostanze
renze vegetative (soprattutto vagali). È importante nota- potenzialmente tossiche. Inoltre, le soglie gustative presen-
re che g li stimoli gustativi influenzano sia la quantità che tano differenze legate al sesso. Le donne mostrano una
la composizione del secreto. Per esempio, stimoli acidi maggiore sensibilità rispetto agli uomini per g li stimoli
fatmo aumentare la componente acquosa (e di HCo 3-) dolci e salati, e una sensibilità minore per gli stimoli acidi.
delle ghiandole salivari e delle ghiandole di von Ebner; La sensibilità gustativa, così come quella olfattiva, è carat-
stimoli amari incrementano la secrezione enzimatica terizzata da un rapido adattamento (cioè, una rapida dimi-
delle ghiandole gastriche; la presenza di grassi nel cavo nuzione dell'intensità del sapore·percepito), che è già com-
orale stimola la secrezione delle lipasi salivari, gastriche pleto dopo un minuto dall'applicazione della molecola sti-
e pancreatiche. Infine, stimoli dolci sembrano influen- molante. L'adattamento ad uno dei sapori fondamentali
zare la secrezione di ormoni ed enzimi coinvolti nel non ha effetti significativi sulle risposte neurali e percettive
metabolismo dei glucidi. agli altri sapori primari: ciò confenna la presenza di mec-
canismi indipendenti di codifica ed elaborazione delle
diverse qualità gustative.
PSICOFISIOLOGIA
DELLA SENSffiiLITÀ GUSTATIVA
Deficit gustativi
Il senso del gusto consente di riconoscere, come diversi,
parecchie centinaia di sapori. Come ricordato in prece- Deficit generalizzati della funzione gustativa sono rela-
denza, si ritiene che tutti i sapori percepibili risultino tivamente rari. Il senso del gusto sembra più resistente
dalla combinazione di quattro qualità gustative primarie di quello dell'olfatto agli effetti dell'età, di malattie de-
(dolce, amaro, salato e acido); secondo alcuni autori, il generative del sistema nervoso e di traumi cranici. Ciò
sapore del glutammato monosodico, sostanza largamen- può essere legato a diversi fattori, sia periferici (le infor-
te impiegata come additivo alimentare, denominato uma- mazioni gustative sono trasmesse da diversi nervi crani-
mi (termine giapponese che significa "delizioso"), co- ci, e in caso di lesione unilaterale le strutture del lato
stituisce una quinta qualità gustativa a sé stante. sano sono sufficienti a prevenire l'insorgenza di deficit)
La maggior parte degli stimoli gustativi è costituita da che centrali. I più importanti fattori clinici in grado di
molecole idrofile, non volatili, efficaci ad alte concen- indurre alterazioni generalizzate della funzione gustativa
trazioni nei mammiferi (da mM a M), che includono sono le condizioni che compromettono il turnover dei
sali, acidi, zuccheri, aminoacidi e proteine. Le grosse recettori gustativi, quali infiammazioni (stomatiti) e le-
molecole lipidiche sono scisse dalla lipasi salivare in sioni del cavo orale da agenti virati, da farmaci, o da ra-
molecole più piccole, capaci di stimolare i recettori gu- diazioni ionizzanti. Deficit gustativi sono anche caratte-
stativi (i grassi sono importanti per la sapidità del cibo). ristici del diabete.
Sia il sapore dolce che il sapore amaro sono evocati da Si definisce ipogeusia la condizione nella quale la soglia di
una classe eterogenea di sostanze, la maggior parte del- percezione del gusto si innalza rispetto ai valori nmmali.
le quali di natura organica, i cui prototipi sono rappre- Per ageusia s'intende la perdita totale de lla sensibilità
. sentati dal saccarosio (dolce) e dal chinino (amaro). Il gustativa. Il tem1ine disgeusia indica una sensibilità gusta-
sapore salato è provocato da sali ionizzati, come il clon.t- tiva alterata (non corrispondente allo stimolo), o la com-
ro di sodio. Il sapore acido è in relazione al pH della so- parsa di sensazione gustativa in assenza di stimoli. Fe-
luzione: tanto minore è questo tanto più intensa è la sen- nomeni disgeusici possono manifestarsi in casi di neopla-
sazione. sie dell'apparato digerente (in alcuni casi di tumori gastrici
Per soglia gustativa di una sostanza s'intende la concentra- i pazienti rifiutano la came perché questa risulta di sapore
zione minima in soluzione che determina una sensazione sgradevole o amaro).

214
Olfatto
19
Carlo Adolfo Porro

Meccanismi e vie olfattive V1e centrah


Mucosa olfattiva
Trasduzwne Psicofisiologia
e cod1ftca degh stunolt Plashc1tà e altera110m del senso dell'olfatto

La sensibilità olfattiva consente di ricevere informazioni MECCANISMI E VIE OLFATTIVE


dali' ambiente circostante attraverso la captazione di
molecole volatili, denominate odoranti o sostanze odo-
rose, presenti in esso. Mucosa olfattiva
L'importanza dell'olfatto nell'uomo è inferiore rispetto
ad altre specie, nelle quali il riconoscimento degli odori La mucosa olfattiva è un piccolo tratto di tessuto specia-
è fondamentale ai fini della sopravvivenza: si pensi alla lizzato che ricopre, nell'uomo, un'area di circa 5 cm2 per
ricerca di cibo, al riconoscimento della presenza di pre- lato, situato nella parte superiore delle cavità nasali (fi-
datori, agli stimoli per l'accoppiamento sessuale. gura 19.1 ). L'epitelio olfattivo è costituito da tre tipi
Nonostante ciò, il sistema olfattivo dell'uomo è estre- principali di cellule: neuroni olfattivi primari, cellule di
mamente raffinato: permette infatti, attraverso meccani- sostegno e cellule basali (figura 19 .2). Sulla superficie
smi in parte ancora non ben definiti, di riconoscere mi- epiteliale sboccano i dotti di piccole ghiandole (ghiando-
gliaia di odori diversi e, nel caso di alcune sostanze le di Bowman) che provvedono a mantenere il rivesti-
odorose, è sensibile a concentrazioni nell'aria ambiente mento di muco.
estremamente basse, de l!' ordine di parti per trilione o I neuroni o lfattivi primari (recettori olfattivi) sono cellu-
LQ·I~.IQ·I 2 M. Gli odori possono essere classificati in le bipolari specializzate, sede dei fenomeni di trasduzio-
una scala di gradevolezza, peraltro assolutamente sog- ne e codifica degli stimoli olfattivi. Dal soma neurona-
gettiva.
La prerogativa dei diversi odori di suscitare sensazioni
piacevoli o spiacevoli implica che la sensibilità olfattiva
può influenzare la reazione affettiva dell ' individuo nei
confronti del!' ambiente, persona od oggetto portatore di
uno specifico odore. Ciò assume particolare rilievo nel
determinare l'appetibilità di un cibo o di una bevanda,
mettendo così in luce il coinvolgimento del! ' olfatto nel- mucosa olfattiva
la regolazione dell'assunzione di cibo. turbinati
È da notare anche come certi odori rimangano a lungo
collegati al ricordo di eventi graditi o sgraditi, e come
un determinato odore possa far riemergere le stesse
emozioni della prima volta che lo si è percepito. La
"memoria degli odori" ha anche effetti a lungo termine
sul!' attività riflessa: un tipico esempio è la nausea asso-
ciata ali 'odore di un cibo che in passato ha provocato
vomito.
La rilevanza della memoria olfattiva ha un riscontro
anatomofunzionale nelle strette connessioni tra circuiti Figura 19.1 - Sezione schematica del cranio, illustrante la
olfattivi e circuiti mnestici. localizzazione della mucosa e del bulbo olfattivo.

215
Sistemi sensoriali

le, inserito nello spessore dell'epitelio, parte un breve


® ramo centrifugo che, sulla superficie esterna de lla mu-
muco acquoso muco v iscoso
cosa, si dilata in una struttura dendritica detta bottone
canali olfattivo. Il bottone o lfattivo è rivestito di lunghe ciglia,
}
sensibili 6- 15 per ogni cellula, immobili ed immerse nel muco.
agli odoranti Le ciglia sono la sede in cui avviene la trasduzione dello
stimolo chimico in segnale eletttico. Dal corpo del neuro-
ne olfattivo otigina un assone centripeto, amielinico. Gli
proprietà
passive assoni olfattivi si riuniscono in numerosi fascetti (fila ol-
di membrana fattoria) costituiti ognuno da alcune decine di fib re, che
nell'insieme costituiscono i nervi olfattivi (primo paio di
nervi cranici). I fascetti olfattivi attraversano la lamina eli-
brasa dell'etmoide e giungono al bulbo olfattivo ipsilate-
rale (figura 19 .l). Questa disposizione anatomica spiega
come fratture della base cranica, con interessamento del-
l'etmoide, possano determinare deficit della sensibilità
olfattiva (anosmia).
Le cellule basali rappresentano una popolazione di ele-
proprietà attive menti nervosi immaturi di riserva. I neuroni olfattivi
di membrana primari, infatti, vatmo incontro ad un r icamb io costante,
(canali
voltaggio· con emivita di 30-50 giorni, e vengono ri mpiazzati da
dipendenti) cellule basali, che nel frattempo hanno terminato il loro
nervo processo di differenziamento e maturazione. Questo è
olfattivo l ' unico esempio certo di rinnovamento cellulare nel-
l 'ambito del sistema nervoso (figura 19.2 B ).
bulbo olfattlvo Nel corso di una inspirazione attraverso il naso, vari fatto-
ti, come la turbolenza del flusso d'atia, la confonnazione
delle cavità nasali, interazioni fisico-chimiche contribui-
@ scono, verosimilmente, a fa r sì che diverse sostanze odo-
rose siano convogl iate preferenzialmente in determinate
regioni della mucosa olfattiva piuttosto che in altre. Una
o cet1a quota di odoranti viene assorbita dallo strato mucosa
& che riveste l'epitelio olfattivo ed entra in contatto con le
\) ciglia olfattive. Non è ancora stato c hiarito se ciò avvenga
4 per semplice diffusione o per mezzo di traspm1atori. Re-
centi ricerche hanno messo in luce la presenza nello strato
m ucosa dell'epitelio nasale di una proteina solubile in
grado di legarsi alla maggior pat1e degli odoranti (Odo-
ra nt Binding Protein, OBP); essa appartiene, come la pro-
teina legante il retinolo, ad una famiglia di proteine in
grado di fungere da traspot1atori di piccole molecole lipo-
file. La OBP è sintetizzata e secreta in grande quantità
dalla ghiandola nasale laterale (ghiandola di Steno, la più
grossa delle 20 ghiandole nasali) e costituisce l' l p er
cento delle proteine nasali solubili. Se la OBP è sottoposta
CB CM CB Cl CO CO CD
ad alte concentrazioni di odorante, modifica la sua confor-
mazione con conseguente diminuzi one dell a capacità
Figura 19.2 - A) Struttura della mucosa olfattiva. Le cellule legante. Questa proteina può consentire o facilitare l' inte-
olfattive primarie (CO) sono caratterizzate da dendriti apicali razione delle sostanze odorose con la membrana de lle
da cui originano lunghe ciglia immobili, rivestite da uno strato ciglia olfattive o, secondo un'altra ipotesi, svolgere unica-
di muco. l loro assoni centripeti costituiscono il nervo olfattivo
mente una funzione d i protezione dell'epitelio da concen-
e terminano nel bulbo olfattivo. Nell'epitelio olfattivo sono pre-
senti anche cellule di sostegno (CS) ed elementi immaturi di
trazioni troppo elevate, diminuendo il numero d i molecole
riserva (CB). B) Ciclo di maturazione delle cellule olfattive pri· odoranti libere di agire a tale livello.
marie. CB= cellula basale; CM =cellula basale in mitosi; Cl =
cellula olfattiva immatura; CO = cellula olfattiva matura; CD =
cellula olfattiva in degenerazione, al termine del ciclo vitale.

216
Capitolo 19- Olfatto

l' Trasduzione e codifica


degli stimoli
® isoamilacetato canfora

l
1

l Il riconoscimento dell'odorante e la trasduzione dello ~ Ji.--­


!
'
stimolo olfattivo avvengono di norma nelle ciglia dei
neuroni olfattivi primari. Bisogna però r icordare che
alla genesi di alcuni tipi di sensazioni olfattive, in parti-
colare connesse al riconoscimento delle proprietà irri-
_uum__ _jjj~
tanti di sostanze odorose, concorre l 'attivazione di ter-
minazioni libere di fibre trigeminali presenti nell'epite-
lio nasale, sensibili a sostanze chimiche come l'alcool,
lo xilene, l'ammoniaca, o sostanze pungenti presenti
_lliLw1lL JjJJllJL_J .. mv

nelle spezie. Queste fibre trigeminali chemosensibili, 500 ms


presenti anche a livello della bocca, hanno varie pro-
prietà in comune con i nocicettori e costituiscono vero- ®
similmente tm sistema di rilevamento di sostanze poten-
zialmente dannose.
Recenti studi suggeriscono che la trasduzione olfattiva
comporti il legame de il' odorante con un recetto re di
membrana (proteina transmembrana), cui segue l'attiva-
zione di uno o più secondi messaggeri intracellulari, e la
successiva apertura di canali ionici permeabili a Na+,
K+ e ca++ (inserto 1). L'osservazione che gli isomeri
levo- o destrogiri di una sostanza possono avere odori
diversi (per esempio, D-carvone ha odore di menta, L-
carvone di cumino) favorisce l'ipotesi che esistano pro-
limonene

.(/j]·.·.
a mil acetato

.... . ... ..
. :. ~. ··. .. .
teine di membrana che fungono da recettori specifici.
..
Sono stati infatti identificati numerosi geni espressi nel- butanolo eptanale
l' epitelio o l fattivo, che codificano centinaia di recettori
di membrana (circa 1.000 nel ratto e alcune centinaia Figura 19.3 - A) Tracciati di registrazioni elettrofisiologiche intra-
nell'uomo), in grado di interagire con proteine G. cellulari, mostranti le variazioni di potenziale generate nei neuro-
ni olfattivi primari dall'esposizione a sostanze odoranti. La fre-
L'interazione tra odorante e ciglia olfattive determina,
quenza dei potenziali d'azione aumenta incrementando la con-
con una lunga latenza di centinaia di millisecondi, la centrazione di odorante (dall'alto in basso). B) Profili spaziali di
depolarizzazione della membrana del neurone olfattivo attivazione, ottenuti con metodica elettrolfattogratica, della muco-
primario fino a circa-30mV Questo potenziale generato- sa olfattiva di salamandra in seguito all'esposizione a diversi
re, graduato secondo l'intensità dello stimolo, si trasmette odoranti. Ogni odorante determina modificazioni di attività in
in modo elettrotonico fino alla zona di emergenza dell'as- diverse regioni della mucosa, più marcata in determinati punti.
sone, dove vengono generati i potenziali d'azione. La fre-
quenza di scarica è in relazione alla concentrazione dell'o- versa, a diversi odoranti, anche se questi hanno caratte-
dorante (figura 19.3 A). L'esposizione prolungata ad alte ristiche chimiche molto differenti e generano sensazioni
concentrazioni di un'opportuna sostanza odorosa induce olfattive dissimili; ciò suggerisce che singole proteine
inizialmente un picco di attività, che decade rapidamente recettoriali di membrana possano riconoscere più so-
verso un livello più basso; ciò conttibuisce verosimilmen- stanze odorose. Questa ipotesi è suffragata dall'osserva-
te alla rapida diminuzione dell'intensità della sensazio- zione che il numero dei geni per i recettori olfattivi di
ne (adattamento). membrana, pur elevato, è notevolmente inferiore al nu-
A livello dell'epitelio olfattivo manca una precisa rap- mero di odori che possono essere discriminati (che è sti-
presentazione topografica (punto-a-punto) delle risposte mato intorno a 5.000).
a singoli odori (figura 19.3 B). Si possono riconoscere
nei mammiferi alcune macrozo ne, orientate in senso Vie centrali
longitudinale, in cui sono espresse diverse sottofamiglie
di geni per i recettori di membrana. Ne !l 'ambito di ogni
zona, tuttavia, i neuroni che esprimono lo stesso gene Bulbi o/fattivi
sono spazialmente separati, formando una struttura "a
mosaico". Ogni neurone olfattivo primario esprime solo I bulbi olfattivi sono due strutture paleocorticali simme-
un gene, ma è di norma sensibile, pur se con affinità di- triche, situate sulla superficie orbitale del lobo frontale

217
Sistemi sensoriali

o
Inserto l ~ o ®
Meccanismi ·molecolari ·· o · odo~ante
ca++ ~·OBPo
nella trasduzione olfattiva o o

~q__,)' <1
Come avviene per la fototrasduzione o P} ca++ "-~
a livello retinico, la h·asduzione olfat-
tiva è, almeno per la maggior parte
~ f~~p3 \~~~~
( , ' PLC \ AMP/ _Q Na+
degli odoranti, mediata da attivazione
~G PDE( ~
di secondi messaggeri intracellulari;
ciò consente una notevole amplifica-
~ecettore AMP canal:? @
zione del segnale nelle ciglia delle
cellule olfattive primarie. r
(/ ciglio olfattivo \\
~ odorante

recetto re
N a+
Ca++

[a maggior patte degli odoranti indu- R


Figura 1 - Le molecole di odorante (in-
ce un aumento di AMPc (figura 1),
dicate come pallini grigi), dopo l'interazio- :.........• ~-­
molto più spiccato per gli odori piace-
ne con la Odorant Binding Protein (OBP, L-Arg - - - -[Ca++]
voli, per esempio floreali o erbacei,
~cellula
che per quelli spiacevoli (puh·ido). In
colture in vitro di cellule olfattive, il
pallini nen), si legano ai recettori di mem-
brana presenti alla superficie delle ciglia
delle cellule olfattive primarie, determi- •···············
l <±)
~:0~
NOS di origine
............ .........
picco di produzione avviene l 0-15 s nando l'attivazione, mediata da proteine
:; GTP~s
dopo l'esposizione all' odorante, e la
risposta svanisce dopo 20-30 s. Le
G (tra cui la G011), dell'adenilicociclasi
(AC) e della fosfolipasi C (PLC), cui se- -----
ciglia olfattive hanno la più alta con- gue l'incremento dei livelli intracellulari di
Il messaggeri quali AMPc e IP3 . Na+
cenh·azione di adenilicociclasi (AC) Ca++
fra tutti i tessuti di mammifero. Il le-
game deli' odorante con il recetto re
attiva AC, tramite l'intervento del Fi gura 2 - L'attivazione intensa ·dei ---{}]---~------~
meccanismo di amplificazione a ca-
recettori di membrana situati sulle ciglia .. /
scata della proteina G, con conse-
di una cellula olfattiva primaria (A) può
determinare modificazioni dell'attività di ~@ [Ca++]
guente aumento di AMPc. Infatti, cellule contigue attraverso la liberazione (±) / ./ cellula
nella membrana delle ciglia olfattive di mediatori diffusibili come il monossi- /p,/ bersaglio
GTPG
sono presenti diverse proteine appar- do di azoto (NO), in grado di attivare la
tenenti alla famiglia delle proteine G; guanilicociclasi (B).
recentemente è stata scopetta una pro-
teina G specifica, presente solo in
questa sede, battezzata proteina Golf membrana delle ciglia, direttamente o attraverso la membrana cellulare e in-
L' AMPc determina, direttamente o attraverso l'attivazione dell'adenilico- nescare GC in ciglia di cellule limitro-
attraverso l' intervento di una chinasi ciclasi. fe, non direttamente attivate dall'odo-
AMPc-dipendente, l'apertma di cana- In seguito ad esposizione ad alte con- rante. Questa catena di eventi è sog-
li ionici, sensibili anche al GMPc e centrazioni di odorante, l'atm1ento del getta ad una regolazione interna costi-
permeabili sia al Na+, che al K+ e al ca++ intracellulare mediato da AMPc tuita dalla breve emivita dell'ossido di
ca++. o IP3 può determinare un'ulteriore azoto (3-5 s), e dal potere inibente del
Altre classi di odoranti potrebbero at- amplificazione della risposta attivan- Ca++ sulla guanilicociclasi. Elevate
tivare la fosfolipasi C di membrana do la ossido nitricosintetasi (NOS), concentrazioni di GMPc hatmo inol-
(figura 1), inducendo un rapido in- che pmta alla sintesi di ossido di azo- tre effetti bifasici, con iniziale poten-
cre!nento (l s) della sintesi di inosi- to (NO) (figura 2). L'ossido di azoto ziamento e successiva diminuzione
tolo l ,4,5-trifosfato (lP 3) , con suc- attiva la guanilicociclasi (GC), con della risposta delle ciglia olfattive.
cessivo aumento della concentrazio- sintesi di GMPc e ulteriore apeLtura di Questo meccanismo può essere in1pli-
ne di ca++ intracellulare. Ciò può canali ionici AMPc e GMPc-sensibili. cato nel! 'adattamento della risposta
determinare la depolarizzazione della Inoltre, NO è in grado di diffondere psicofisica a stimoli olfattivi intensi.

l
218

L
Capitolo 19- Olfatto

cellula olfattiva

mucosa
olfattiva

lamina
cribrosa

strato
glomerulare

strato
plessiforme
esterno

strato delle o
cellule mitrali [ \
>
E
~
cellula mitrale/ o
o
cellula a pennacchio .c
"3
.c

strato
dei granuli
' cellula granulare

Figura 19.4 - Schema delle connessioni tra epitelio olfattivo e bulbo, e dei circuiti intrabulbari di elaborazione dell'informazione
olfattiva. Gli assoni delle cellule olfattive primarie penetrano nel bulbo ipsilaterale ed entrano. nella costituzione dei cosiddetti "glo-
meruli" olfattivi. Le cellule mitrali e quelle a pennacchio, unificate nello schema, proiettano ai centri superiori attraverso i tratti olfatti-
vi. Le cellule periglomerulari e dei granuli sono interneuroni inibitori, che connettono orizzontalmente le cellule di proiezione.

degli emisferi cerebrali, che poggiano sulla lamina cri- che sono eccitati dalle cellule mitrali o a pennacchio, e a
brosa dell'etmoide. Essi sono caratterizzati da una strut- loro volta le inibiscono (figura 19.4; inserto 2).
tura laminare e dalla presenza di diversi tipi cellulari, I bulbi costituiscono il primo centro di integrazione delle
disposti a formare circuiti locali di elaborazione del- vie olfattive. Le connessioni afferenti mostrano un note-
l'informazione olfattiva, tra cui i cosiddetti glomeruli vole grado di convergenza (dell'ordine di 3.000: l) su sin-
olfattivi, che ticevono le terminazioni del nervo olfattivo. goli glomeruli, cui proiettano cellule olfattive primarie
Nei glomeruli, gli assoni olfattivi primari formano sina- situate nelle stesse macrozone dell'epitelio olfattivo. Re-
psi eccitatorie sui dendriti di tre tipi di cellule bulbari: le centemente, nei roditori, è stato dimostrato che la mag-
cellule mitrali, le cellule a pennacchio e le cellule peri- gioranza degli assoni di neuroni primari, che presentano
glomerulari. Le cellule mitrali e quelle a pennacchio un determinato recettore di membrana, convergono su
proiettano ai centri superiori attraverso i tratti olfattivi. Le uno o pochi glomeruli e che l'esposizione ad una singola
cellule petiglomerulari e le cellule dei granuli, situate in sostanza odorosa determina l'attivazione di gruppi relati-
uno strato più profondo, sono intemeuroni GABAergici, vamente ristretti di glomeruli. Pertanto, esiste una rap-

219
Sistemi sensoriali

Inserto 2 - Feromoni. biscono, attraverso sinapsi che utiliz- zione a feedback, o ricorrente, che at-
Modificazioni .a lungo zano il GABA, acido y-aminobutirri- tenua la .trasmissione del segnale ol-
termine dei circuiti olfattivi co (figura l). Funzionalmente, il cir- fattivo maritale verso l'ipotalamo, ren-
cuito mitrale-granuli-mitrale attenua .dendolo incapace d i evocare il Iiflesso
I feromoni sono sostanze odorose quindi, mediante feedback inibit01io, abortivo. Tutto ciò dguarda solo il grup-
in grado di evocare riflessi olfattivi, la trasmissione dell' infonnazione sen- po di cellule stimolate dalla nùscela di
che hanno grande importanza nella sotiale ai centti superioti. La sinapsi feromoni del maschio convivente, men-
regolazione del comportamento e inibitoria granuli-mitrale può a sua tre la trasmissione attraverso le rima-
dell'attività dei sistemi neuroendo- volta essere inibita dalla noradrenali- nenti mihali del bulbo resta immodifi-
crini in numerose specie. na, liberata da fibre provenienti dal cata. I ferom01ù di altri maschi sono
I.;importanza dei feromoni nella re- locus creruleus. quindi ancora in grado di attivare il
gelazione della funzione riprodutti- Immediatamente dopo l' accoppia- riflesso. Questa forma di "memoria"
va è particolarme nte evidente nel mento, i neuroni de l locus camdeus olfattiva a livello del bulbo e le modifi-
topo. :Curina del topo maschio è dc- si attivano, e per le 5-6 ore succes- cazioni sinaptiche c he la sottendono
chissima di feromoni. Questi induco- sive liberano noradrenalina nel bul- svaniscono entro 30-40 giorni dalla
no la comparsa dell' estro nella fem- bo olfattivo accessorio. Nello stesso fecondazione, quando ormai la gravi-
mina mediante un circuito riflesso lasso di tempo, i feromoni maritali danza ha avuto il suo naturale compi-
che, attraverso il bulbo olfattivo ac- eccitano f01temente le cellule mitrali, mento.
cessorio e l'amigdala, raggiunge l'i- ad essi specificamente sensibili, e i
potalamo, dove sono prodotti i neu- granuli associati. :Cattivazione dei
ronnoni che stimolano la secrezione granuli è tuttavia scarsa di conseguen-
di gonadotropine ipofisatie. Il rifles- ze, dato che le loro sinapsi inibitorie
so è così potente da riuscire ad indur- verso le mitrali sono depresse dalla
re l'estro anche durante la gravidan- noradrenalina. Ne consegue che, per il
za, con conseguente ab01io. Tuttavia, venir meno dell'inibizione a feed-
se maschio e femrnina rimangono uni- back, le mitrali in questione rispondo-
ti per almeno sei ore dopo l'accop- no molto più intensamente che ptim a
N
A··......· p
....
...........

fibra
piamento, l'attività del circuito rifles- dell'accoppiamento. dal focus cceruleus
so nella femmina viene modificata A questo punto intervengono le modi-
in m odo tale che i feromoni del part - ficazioni plastiche cruciali per l'inibi-
ner perdono la loro efficacia, consen- zione del riflesso: l'intensa eccitazio- Figura 1 - Schema delle connessioni si-
tendo la conclusione senza problemi ne delle nùtrali provoca infatti un au- naptiche reciproche tra cel lule mitrali
della gravidanza. La modulazione del mento duraturo dell'efficienza della (eccitatorie, +) e cellule dei granuli (inibi-
circuito avviene prevalentemente a trasmiss ione sinaptica nelle sinapsi torie, -) a livello del bulbo olfattivo princi-
livello del bulbo olfattivo accessorio, mitrali-granuli, fenomeno conosciuto pale ed accessorio. Il glutammato (Giu)
che ha una stmttura simile a quella come Long-Term Potentiation (LTP) rilasciato dalle prime apre canali cationi-
del bulbo olfattivo ptincìpale (figura (capitolo 6). Dopo 5-6 ore dall'accop- ci, con conseguente ingresso di Na+ e
depolarizzazione della cellula dei granuli;
19.4). In patticolare, le cellule dei gra- piamento, la liberazione di noradrena-
questa a sua volta inibisce la cellula mi-
nuli sono interneuroni connessi alle lina ha termme. Da questo momento, trale liberando GABA. Quest'ultima azio-
cellule di protezione, le cellule rnih·a- il potenziamento prolungato dell'ecci- ne è modulata dalla presenza di noradre-
li, in modo rectproco: vengono ec- tazione mitrali-granuli è qumdi in nalina, liberata da fibre provenienti dal lo·
citati dalle mitrali e a loro volta leini- grado di determinare un'intensa inibì- cus cceruleus.

presentazione topografica dello stimo lo a live llo dei Circuiti o/fattivi


bulbi olfa ttivi. Tuttavia, poiché ogni recettore riconosce
verosimilme nte d iverse sostanze odorose, ed ogni Dal bulbo olfattivo si diparte il tratto olfattivo, costituito
sostanza odorosa attiva diversi tipi di recettori, vi può dalle fibre delle cellule mitrali e a pennacchio. Com-
essere una parziale sovrapposizione, a livello bulbare, preso nel tratto olfattivo si trova il nucleo olfattivo ante-
tra le zone di attivazione indotte da diversi stimoli. La riore, nel quale alcune fibre fanno sinapsi e da cui origi-
discriminazione degli odori sembra quind i legata al! ' a- nano proiezioni dirette al bulbo controlaterale. Il tratto
nalisi della distribuzione spaziale, e probabilmente del olfattivo si divide nella stria olfattiva mediate, che ter-
profilo temporale dell'attività in diverse popolazioni di
neuroni, a livello del bulbo e delle altre strutture olfatti-
m ina nei nuclei del setto, e nella stria olfattiva laterale,
che proietta ad altre region i corticali: il tubercolo olfat-
l
ve centrali (teoria del pattern). tivo, la corteccia piriforme, la corteccia entorinale e l'a-
l
220

L
Capitolo 19- Olfatto

lppocampo (via corteccia entorinale)


neocorteccla

bulbo talamo (nucleo mediale dorsale)


recettori ipotalamo
olfattlvi olfattlvo corteccia plriforme
gangli della base

altre aree corticali


locus cceruleus (noradrenerglco)
nuclei del rafe (serotonergicl)

Figura 19.5- Schema del sistema olfattivo in cui è evidente il ruolo centrale della corteccia piriforme.

migdala, in particolare il complesso nucleare cortico- B) Circuito limbico - La corteccia entorinale riceve infor-
mediale. La corteccia piriforme è la principale stazione mazioni non solo dalla corteccia piriforme, ma anche da
paleocorticale coinvolta nei mecca!fismi sensoriali olfat- molte aree neocorticali appartenenti ad altri sistemi senso-
tivi (corteccia olfattiva primaria). E connessa bidirezio- riali, ed invia fibre alla formazione dell 'ippocampo e
nalmente con le altre strutture sopra elencate, e riceve all'amigdala. Questo circuito, verosimilmente, è impor-
afferenze da sistemi noradrenergici a proiezione diffusa tante per i processi di associazione di vari stimoli senso-
(locus cceruleus), serotonergici (nuclei del rafe) e coli- riali, per l'apprendimento e la memoria olfattiva.
nergici (nucleo basale del proencefalo). Manda efferen-
ze ad altre aree corticali (corteccia entorinale, orbitale e C) Circuito cortico-talamico-neocorticale - Dalla cor-
frontale) e sottocorticali quali il nucleo media!e dorsale teccia piriforme e dal tubercolo olfattivo partono fibre
del talamo, l'ipotalamo, lo striato ventrale (figura 19.5). dirette al nucleo dorsomediale del talamo, che proietta a
La complessità delle funzioni del sistema olfattivo è ri- sua volta alla corteccia orbitofrontale. Si ritiene che que-
flessa dalla molteplicità dei centri implicati nell'elabo- sto circuito sia coinvolto nella percezione cosciente degli
razione delle informazioni olfattive. Si possono distin- odori. Infatti, studi di mappatura funzionale del cervello
guere diversi circuiti, alcuni dei quali, filogeneticamen- umano (vedere capitolo 30) dimostrano il coinvolgimento
te più antichi, sono coinvolti nei riflessi olfattivi ed altri, della corteccia piriforme ed orbitofrontale e dell'amigdala
più recenti, nella percezione degli odori. durante la percezione olfattiva. È da notare che l'attività
A) Circuiti riflessi - Esistono vari meccanismi riflessi dell'amigdala e della corteccia orbitofrontale è modulata
innescati da stimoli olfattivi quali la salivazione, la peri- dalla reazione affettiva allo stimolo, risultando più intensa
stals i del tubo digerente o la fuga di fronte ad odori se questo risulta sgradevole.
sgradevoli, quest'ultimo più sviluppato negli animali. I
circuiti neurali di tali riflessi comprendono le proiezioni
dai nuclei del setto e dall'amigdala all'ipotalamo e ad PSICOFISIOLOGIA
altre strutture del sistema limbico, nonché le proiezioni
che dall'amigdala giungono all'abenula e da qui, attra- La caratteristica principale della sensibilità olfattiva nel-
verso la sostanza reticolare mesencefalica, ai nuclei sa- l 'uomo è la capacità di discriminare la qualità e l' inten-
livatori (salivazione) e al nucleo dorsale del vago (peri- sità degli odori. Come già ricordato, il sistema olfattivo
stalsi). In diverse specie, le informazioni olfattive hanno possiede un'elevata capacità di discriminazione tra mi-
inoltre grande importanza per la regolazione dell 'assun- gliaia di odori diversi e una bassa soglia di eccitabilità
zione di cibo e dell'attività di sistemi neuroendocrini. (per esempio, la presenza di etilmercaptano è già rico-
Questi processi sono mediati da circuiti amigdaloipota- noscibile ad una concentrazione di O, l parti per trilione,
lamici. In alcuni mammiferi, una via molto importante cioè 10-12 M). È da notare che numerosi odori sono in
per l'elaborazione di informazioni olfattive parte dal- realtà il frutto della combinazione di diverse sostanze
l'organo vomero-nasale, che nell'uomo manca o è allo odoranti. La concentrazione nell 'aria ambiente alla qua-
stato rudimentale. Esso contiene neuroni olfattivi pri- le una sostanza odorosa è avvertita (soglia protopatica)
mari, che esprimono recettori di membrana diversi da è, di norma, di alcuni ordini di grandezza inferiore alla
quelli delle cellule della mucosa olfattiva e che proietta- concentrazione che consente di riconoscerla e di distin-
no al bulbo olfattivo accessorio. Questa via è coinvolta guerla con certezza (soglia epicritica). La differenza tra
nel riconoscimento dei feromoni e nella mediazione dei l 'uomo e un animale appartenente ad una specie macro-
riflessi da essi innescati (inserto 2). smatica, come un cane o un gatto, riguarda sia il numero di

221
Sistemi sensoriali

140.-----------------------------------. dente dai centri superiori sembra invece la principale


120
causa dell'adattamento più tardivo, che può essere tutta-
acido isovalerico via anche in relazione a modificaz ioni dell'attività di
~ 100 secondi messaggeri a livello delle ciglia delle cellule
Cl
Cl
~ 80
olfattive (insetto l).
=c
e
Q)
6o
Plasticità e alterazioni
§ 40
c del senso dell'olfatto
Numerose osservazioni sperimentali e cliniche dimostra-
2 4 6 8 1o 12 14 16 18 20 22 24 no una notevole plasticità del sistema olfattivo. Per esem-
gradi di diluizione pio, circa metà della popolazione adulta normale è inca-
pace, in condizioni basali, di avvertire l 'odore del! 'andro-
Figura 19.6 - Distribuzione della soglia percettiva per l'acido stenone, una sostanza presente nel sudore, che ha gene-
isovalerico in un campione di 443 soggetti adulti. Sull'asse
ralmente una qualità sgradevole. Tuttavia, soggetti ano-
delle ascisse sono riportati i gradi successivi di diluizione del-
smici per l'androstenone acquisiscono la capacità di rico-
l'odorante: O corrisponde ad una soluzione satura, pari a
51.200 parti per milione; ad ogni grado la soluzione veniva noscerlo dopo essere stati esposti ripetutamente ad esso.
diluita 1:1. Si noti la presenza di alcuni soggetti sensibili solo Una possibile spiegazione è l'esistenza di una classe di
a concentrazioni estremamente elevate (portatori di anosmia recettori latenti, la cui attività o le cui connessioni centra-
specifica per l'acido isovalerico). li vengono potenziate dall'esposizione alla sostanza odo-
rante. Altri esempi della plasticità dei circuiti olfattivi
odmi percepibili sia la soglia olfattiva, che nell'animale è sono stati descritti negli animali (inserto 2).
inferiore. Esistono d'altro canto, anche in soggetti normali, Esistono alcune condizioni patologiche in cui si percepi-
ampie differenze interindividuali, dell'ordine di 1.000 scono odmi in assenza di stimolazione olfattiva (allucina-
volte, nelle soglie percettive degli odori (figura 19.6). Gli zioni o/fattive). La percezione di odori ripugnanti (caco-
anziani hanno generalmente soglie più elevate e una dimi- smia) può costituire, per esempio, l'aura di un attacco epi-
nuita capacità di discriminare e ricordare gli odmi. lettico: in questo caso, il focus epilettogeno è situato gene-
Si conoscono oggi diverse decine di anosmie specifiche, ralmente a livello della cmteccia piriforme ed entorinale,
cioè innalzamenti patologici della soglia di percezione per nella porzione mediale del polo temporale.
singoli odori. Si ritiene che questi deficit det~ivino dalla Deficit generalizzati della funzione olfattiva (anosmia)
mancanza di specifici recettori di membrana. E da notare possono essere conseguenze di ostruzioni meccaniche
che le anosmie specifiche sono ticonoscibili solo a bassa delle vie aeree, lesioni chimiche della mucosa olfattiva,
concentrazione di odorante; ad alte concentrazioni, altri traumi o tumori che interessino la base dell'encefalo, con
recettori con minor affinità sono verosimilmente attivati, conseguente lesione bilaterale de i nervi e/o dei bulbi
consentendo la percezione dello stimolo (figura 19.6). olfattivi.
Le sensazioni olfattive prodotte da molte sostanze odo- I circuiti olfattivi centrali, dalla corteccia pitiforme in poi,
rose mostrano un rapido adattamento: l'intensità della possono essere compromessi da patologie a carico del
sensazione si riduce alla metà dopo appena un secondo e lobo temporale e della corteccia orbitofrontale e nella
si esaurisce completamente in circa un minuto. Altri o- malattia di Korsakoff, caratterizzata da lesioni del nucleo
dori, particolarmente quelli sgradevoli e ripugnanti, pos- mediale dorsale del talamo. Se non vi è concomitante
sono tuttavia persistere a lungo. I:adattamento olfattivo lesione della mucosa, dei nervi o dei bulbi olfattivi, i pa-
ha origini sia a livello dei recettori che dei circuiti olfat- zienti affetti da lesioni centrali mostrano deficit della di-
tivi. Meccanismi recettoriali sono alla base dell'adatta- sctiminazione e della memoria degli odori, ma la soglia
mento immediato e, con ogni probabilità, dell'adatta- protopatica è generalmente mantenuta. Deficit più blandi
mento incrociato, fenomeno per cui l'esposizione ad alte della funzione olfattiva (iposmie) possono essere associati
concentrazioni di una sostanza odorante può diminuire ad altre forme patologiche, come il morbo di Parkinson, la
anche la percezione di altri odori. Una inibizione discen- fibrosi cistica e l'insufficienza surrenalica.

l
l

l
222
_L
Letture consigliate

LETTURE CONSIGLIATE

Capitolo 8 WILSON VJ, MELVILLE JONES G: Mammalian vestibular


physiology. Plenum Press, NewYork, 1979.
SrEVENS SS: Psychophysics. Jolm Wiley, New York, 1975.
Capitoli 15, 16, 17
Capitoli 9, 10, 11
DOWLING JE: The retina: an approachable part of the
DARJAN-SMITH I: The sense of touch: pe1formance and brain. Belknap Press, Cambridge, Massachusetts, 1987.
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223
Controllo motorio

posturali e degli sfinteri). Questa concezione del movi- costituite dall'attivazione coordinata di catene muscola-
mento riflesso mantiene ancora tutta la sua validità. ri, come la deglutizione o il riflesso di grattamento. Que-
All'inizio di questo secolo, lo studio dei riflessi pose le ste attività possono manifestarsi spontaneamente, per ini-
basi della moderna neurofisiologia motoria. Charles Scott ziativa volontaria, o possono essere avviate da uno stimolo
Sherrington considerò i riflessi come le unità funzionali esterno, ma, a differenza dei riflessi, s i protraggono anche
del sistema nervoso, di cui il neurone è l'unità anatomica a lungo dopo che lo stimolo è cessato.
elementare, e li utilizzò come strumenti per scoprire i Tra le funzioni automatiche e i riflessi si verificano vari
principi dell'organizzazione nervosa. Osservò che la tra- gradi di interazione quali, per esempio, la modulazione
smissione dei riflessi spinali si modifica quando mutano dei riflessi spinali durante i movimenti del passo (capi-
le influenze discendenti dal cervello, descrisse come i tolo 23). Come i riflessi, anche le attività automatiche
diversi riflessi spinali interagiscono tra loro e, per spiegare possono essere controllate dalla volontà.
le modalità di integrazione tra i ti flessi, postulò l 'esistenza La definizione di movimento volontario implica l'as-
della sinapsi (capitoli 6 e 7). l: influenza del pensiero di sunto filosofico che esso abbia avvio da un'autonoma
Sherrington ha ispirato la ricerca neurofisiologica per iniziativa dell'individuo. Su questo punto non vi è mai
molti decenni e ha condotto alla descrizione di una varietà stata concordia e molti pensatori hanno ritenuto, e riten-
di azioni riflesse connesse con il controllo della pastura gono, che ogni azione sia, in realtà, la risposta a uno sti-
corporea, della posizione della testa e degli occhi, della molo sensoriale, a un istinto o all'emergere di un ricor-
respirazione e delle funzioni cardiocircolatorie. do, escludendo con ciò la libera iniziativa del soggetto.
Ci si riferirà qui ai movimenti volontari come a quei
movimenti che hanno origine dall'interno della psiche
ORGANIZZAZIONE GERARCHICA individuale, e verrà trascurato il dilemma, che non può
DEL CONTROLLO MOTORIO essere risolto con g li strumenti della scienza, se alta
loro origine via sia una libera scelta piuttosto che un de-
I.:analisi del movimento ha portato a riconoscere, sulla terministico legame con gli istinti o i ricordi. Regolar-
linea tracciata dai precursori dei secoli passati, che i mec- mente associati ai movimenti volontari si verificano gli
canismi nervosi che controllano il movimento sono orga- aggiustamenti posturali, inconsci, che anticipano e con-
nizzati secondo livelli gerarchicamente sovrapposti, in trastano le variazioni dell'assetto corporeo indotte dal
modo tale che gli atti mot01i pertinenti a ciascun livello movimento di una parte limitata dell'organismo (ca-
possano, a seconda delle circostanze, svolgersi in modo pitolo 24). Si possono infine distinguere i movimenti
autonomo o essere utilizzati dai livelli superiori della volontari automatizzati, cioè tutte quelle attività che ri-
gerarchia, come tali, oppure insetiti entro schemi di movi- chiedono un alto grado di coordinazione (per esempio,
mento più vasti. sctivere, suonare uno strumento musicale, guidare l'auto-
I.:irritabilità, cioè la capacità del muscolo di contrarsi mobile, andare in bicicletta, eccetera). Queste azioni ven-
spontaneamente oppure per stimolazione diretta, si ma- gono apprese con l'esercizio ripetuto e sono poi eseguite
nifesta nell'ambito dei visceri, per esempio nel cuore e in modo automatico, ma restano sempre sottoposte al con-
nella muscolatura delle pareti vasali e del tubo digeren- trollo cosciente, dato che possono venir avviate, continua-
te. Anche quest 'attività autonoma, tuttavia, può essere mente corrette oppure interrotte dalla volontà.
modulata dal sistema nervoso (si consideri, per esem- Vi è una grossolana corrispondenza tra i diversi livelli
pio, come l'innervazione influenza l'attività del miocar- di controllo motorio e l'organizzazione anatomica del
dio). Per contro, la muscolatura scheletrica, che sostiene sistema nervoso. Le attività riflesse e automatiche sono
il comportamento animale, pur essendo di per, sé "irrita- mediate principalmente dal nevrasse (midollo spinale e
bile", è completamente asservita all'innervazione. tronco encefalico), mentre i movimenti volontari e auto-
L'organizzazione gerarchica del controllo motorio può matizzati sono elaborati nel telencefalo (corteccia cere-
essere così configurata: il primo livello è costituito dai brale e nuclei della base). Il cervelletto sovrintende alla
movimenti riflessi, che consistono nella risposta breve e coordinazione di tutti i movimenti complessi, di origine
stereotipata a stimoli esterni. Salvo rare eccezioni, i sin- sia automatica che volontaria.
goli riflessi non sono entità autonome, trasmesse ciascu- Infine, deve essere nuovamente sottolineato che, di regola,
na attraverso una via nervosa "privata", ma interagisco- le strutture di ciascun livello gerarchico utilizzano per
no tra loro in modo ordinato, a volte potenziandosi reci- produrre il movimento anche i centri nervosi dei livelli
procamente, altre volte inibendosi. Numerosi esempi gerarchici inferi01i. Per esempio, fin dai primi esperimenti
delle interazioni tra riflessi verranno descritti nei capito- di stimolazione elettrica della corteccia motoria si era
li dedicati al controllo della pastura e della locomozio- notato che questi stimoli potevano produrre flessioni degli
ne. Al secondo livello si possono situare i movimenti arti identiche al riflesso flessorio. Successivamente, l'ana-
automatici, che includono sia i movimenti con anda- lisi dei circuiti neuronali del midollo spinale ha chiarito
mento ciclico e ripetitivo, come la respirazione, i movi- che l 'apparato di interneuroni e motoneuroni spinali,
menti deambulatori e la masticazione, sia altre azioni, che sovrintende alla flessione di tm mto, può essere attivato

228
'1
Organizzazione del movimento
l
l sia dalla stimolazione cutanea sia dalla stimolazione della
corteccia, in quanto le afferenze perifetiche e le vie discen-
segnali afferenti, generati dal movimento stesso oppure da
perturbazioni esterne. In questo modo, i comandi motori
denti convergono sugli stessi interneuroni spinali. In questo possono venire continuamente adeguati alle variazioni di
modo, mettendo tmo stesso meccanismo spinale al servizio assetto dei segmenti corporei in movimento (controllo
di due livelli di controllo, riflesso e corticospinale, si realiz- riflesso del movimento).
za un'economia delle strutture nervose impegnate. Anders
Lundberg ha poi dimostrato che il medesimo principio Nei capitoli di questa sezione verranno dapprima desctitte
organizzativo ha una valenza generale e governa estesa- le proprietà del "motore", il muscolo (capitoli 20 e 21),
mente la convergenza tra le vie che mediano i tiflessi spina- poi le attività riflesse del midollo spinale (capitolo 23) e
li e le principali vie discendenti dall'encefalo. Grazie a tale del tronco encefalico, dando particolare enfasi a come
dispositivo, si concretizzano due importanti modalità del esse partecipino all'attuazione delle due importanti fun-
controllo mototio. In primo luogo la trasmissione dei tifles- zioni dell'apparato motore: la generazione dei movimenti
si viene sottoposta al controllo dei centri sopraspinali, che locomotori (capitolo 23) e il conh·ollo posturale (capitolo
possono scegliere, nelle diverse circostanze, quali riflessi 24). A parte (capitolo 25) verrà trattato il controllo dei
privilegiare e quali attenuare o inibire (controllo centrale movimenti oculari; verratmo illustrate le azioni discenden-
della trasmissione riflessa). In secondo luogo, la convergen- ti dalla corteccia cerebrale (capitolo 26) e le funzioni di
za comporta che la trasmissione dei comandi discendenti coordinazione mototia svolte dai nuclei della base (capito-
che producono il movimento possa venir influenzata dai lo 28) e dal cervelletto (capitolo 29).

229
Controllo motorio

da filamenti sottili (detti anche filamenti di actina). I fila- Filamento spesso


Filamento sottile
menti di actina penetrano anche ali' interno delle bande A ,/"'
.negli spazi fra i filamenti di miosina: è la cosiddetta
interdigitazione dei filamenti.
"'---Tropomiosina
Struttura del filamento spesso
Il filamento di miosina è costituito dalla combinazione
ordinata di circa 300 molecole di miosina, di 6 molecole
di titina (per emisarcomero) e di altre proteine che si
legano a intervalli regolari alla miosina, come la protei-
na C, la proteina M e la miomesina (proteine leganti la ""-...
Coda della miosina
miosina o MBP).
La molecola di miosina (PM 480.000 D) è formata da 6 Sarcomero
catene polipeptidiche, 2 catene pesanti, ciascuna con un Actina + tropomiosina
PM di 200.000 D, e 4 catene leggere, con un PM di Nebulina 1
circa 20.000 D ciascuna. Le due catene pesanti sono av-
volte a spirale l'una intorno all'altra a formare una dop-
pia elica. L'estremità N-terminale di ciascuna catena
pesante è ripiegata a formare una struttura proteica glo-
bulare, chiamata testa della miosina. La parte filamen-
tosa formata dalla doppia elica della molecola di miosi-
na termina quindi con due teste globulari distinte, poste
l'una accanto all'altra. Le 4 catene leggere si legano alle
catene pesanti in corrispondenza della testa della miosi-
na, 2 per ogni testa. La porzione allungata filamentosa
della molecola è chiamata coda. Le code delle molecole
sono addossate le une sulle altre, a formare il corpo del 120
filamento spesso, mentre ai lati del corpo sporgono le
teste delle molecole e un breve tratto di coda, che si
estende lateralmente a collegare la testa con il corpo del
filamento (figure 20.1 e 20.2). Le porzioni sporgenti
costituiscono i ponti trasversali (o cross bridges), in
relaz ione alla potenzialità della miosina di interagire Figura 20.2 - Organizzazione del sarcomero: la parte centrale
con l'actina e formare " ponti" fra filamenti spessi e sot- della figura mostra uno schema del sarcomero co n i due
tili. La lunghezza totale di ogni filamento di miosina è insiemi di filamenti interdigitati, le linee M e le linee Z che col-
uniforme, quasi esattamente 1,6 ~-tm. La disposizione legano trasversalmente rispettivamente i filamenti spessi e
quelli sottili. Dettagli del rappo rto fra teste di miosina e fila-
delle molecole di miosina nel filamento spesso è ordi-
mento sottile sono mostrati nella parte superiore della figura,
nata, in modo che ogni successiva serie di ponti trasver- mentre la parte inferiore mostra la distribuzione ordinata delle
sali risulti ruotata attorno ali 'asse longitudinale del fila- molecole della miosina entro il filamento spesso da cui emer-
mento di 120° rispetto alla serie precedente. Questo gono con intervalli di 14,3 nm e una sfasatura di 120°.
assicura che i ponti trasversali si estendano in tutte le
direzioni intorno al filamento (figura 20.2).
Una caratteristica della testa della miosina essenziale per
la contrazione è la sua capacità di funzionare come un
enzima che catalizza l' idrolisi dell'ATP (ATPasi). Questa
proprietà permette alla testa di scindere ATP e di utilizza-
re l'energia ricavata dal legame fosfato ad alta energia per filamento spesso, legandosi con la miosina e altre protei-
generare forza e spostamento (lavoro). ne, e raggiungono la linea M, nel centro del filamento
Le molecole di titina, che fanno parte del filamento spes- spesso e della banda scura, dove interagiscono con le titi-
so e si legano alle molecole di miosina, si estendono per ne dell'emisarcomero opposto. In questo modo, le mole-
l'intera lunghezza del mezzo sarcomero (figura 20.2). Le cole di titina formano un sistema di filamenti, che si
molecole di titina hanno struttura filamentosa: esse parto- estende per tutta la lunghezza della f ibra muscolare. Le
no dalla linea Z, dove interagiscono con la actinina, pas- caratte1istiche meccaniche della titina sono fra i principa-
sano per la banda chiara, dove hanno alcuni punti di con- li determinanti della debole elasticità della fibra muscola-
tatto con i filamenti di actina, entrano nella struttura del re a nposo.

232
Capitolo 20- Muscolo scheletrico e contrazione muscolare

Struttura del filamento sottile me alla nebulina, al dominio N-tenninale della titina e ad
una serie di altre proteine come tensina, proteina Z e
Il filamen.to sottile è composto da 2 catene di actina po- telethonina, sono i componenti strutturali-della linea Z.
limerizzate (o F-actina), da nebulina, da tropomiosina e La linea o disco o stria Z rappresenta non solo una struttu-
da complessi troponinici (figure 20.1 e 20.2). ra di stabilizzazione dell'apparato miofibrillare, ma anche
L'ossatura del fi lamento è rappresentata dalle lunghe di raccordo fra l'apparato miofibtillare e il sarcolemma:
catene di F-actina appaiate. Le 2 catene sono avvolte ad filamenti di actina collegano la linea Z con la distrofina
elica, allo stesso modo della molecola di miosina, ma posta in posizione subsarcolemrnale e attaccata saldamen-
con una rivoluzione completa ogni 70 nm. Ogni catena te al sarcolemma, mediante le sue interazioni con una gli-
della doppia elica di F-actina è composta da 200 mole- coproteina del sarcolemma stesso, il distroglicano.
cole di G-actina polimerizzate, ciascuna con un PM di
42.000 D. Per ogni giro completo, ciascun filamento Organelli intracellulari
dell'elica presenta 13 di queste molecole. Ogni moleco-
la di G-actina contiene una molecola di ADP e presenta Le miofibtille occupano circa 80-90 per cento del volume
siti di legame per la miosina. Sulle 2 catene di F-actina di una fibra muscolare scheletrica. Il restante volume rac-
della doppia elica, lungo tutto il filamento di actina, i coglie tutti gli organelli necessari per le funzioni cellulari:
siti di legame con la miosina sono scaglionati ad un in- il reticolo sarcoplasmatico nelle sue componenti longitu-
tervallo di circa 2,7 nm l'uno dall'altro. Ogni filamento dinale e trasversale, i mitocondri e i nuclei, accompagnati
di actina è lungo circa l ~un. Le basi dei filamenti di dall'apparato di Golgi e dal reticolo ergastoplasmico.
actina sono fermamente inserite nei dischi Z, mentre le I rnitocondti del muscolo hanno fom1a allungata e si tro-
altre estremità si estendono in entrambe le direzioni nei vano concentrati in posizione subsarcolemmale o negli
sarcomeri adiacenti, penetrando negli spazi compresi tra spazi fra le miofibrille. I mitocondti negli spazi intermio-
i filamenti di miosina (interdigitazione dei filamenti). fibrillari sono distribuiti in modo regolare lungo la fibra,
Il filamento di actina contiene anche un'altra proteina, mentre quelli subsarcolemmali si concentrano vicino ai
la tropomiosina. Ogni molecola di tropomiosina ha un nuclei, alla giunzione neuromuscolare e vicino ai capillari.
PM di 30.000 D ed una lunghezza di circa 35 nm. Queste I mitocondri subsarcolemmali hatmo di solito morfologia
molecole sono collocate lungo l'elica di P-actina e de- allungata longitudinalmente, che può però modificarsi in
bolmente unite ai filamenti di P-actina. Nello stato di relazione all'attività muscolare. I mitocondri intermiofi-
riposo, le molecole di tropomiosina coprono i siti legan- brillari sono disposti sia trasversalmente, specialmente a
ti miosina delle molecole di actina, in modo da impedi- livello delle linee Z, sia longitudinalmente, paralleli ai sar-
re l'interazione tra actina e miosina, che determina la cometi. La funzione dei mitocondri nel muscolo è, come
contrazione. Ogni molecola di tropomiosina copre circa negli altri tessuti, quella di ospitare i processi ossidativi
7 di questi siti attivi. per la produzione di ATP.
Attaccata ad una estremità di ciascuna molecola di tro- Il reticolo sarcoplasmatico rappresenta la specializza-
pomiosina, si trova il complesso delle 3 troponine, ognu- zione del reticolo endoplasmico liscio ed è costituito da
na con uno specifico ruolo nel controllo della contrazio- tubuli disposti in stretta vicinanza ai sarcomeri, ramifi-
ne muscolare. Una delle subunità (troponina I) contri- cati, allungati longitudinalmente e terminanti con espan-
buisce ali' inibizione dei siti di legame del!' actina per la sioni (cisterne terminali) in prossimità dei tubuli T, già
miosina, un'altra (troponina T) interagisce con la tropo- descritti più sopra (figura 20.3). La vicinanza fra tubuli
miosina e ne regola la posizione, mentre la terza subu- e cisterne terminali del reticolo sarcoplasmatico crea le
nità (troponina C) è dotata di siti leganti per gli ioni cal- strutture specializzate chiamate diadi e triadi essenziali,
cio. Il complesso delle troponine controlla la posizione per l'accoppiamento eccitamento-contrazione (vedere
della tropomiosina r ispetto al! 'actina e la forte affinità oltre). Due tubuli T per sarcomero incrociano le miofi-
della troponina C per gli ioni calcio innesca il processo brille: da entrambi i lati di ciascuna linea Z si viene a
della contrazione (vedere oltre). trovare un tubulo T e si possono formare triadi. Il reticolo
sarcoplasmatico viene così a essere suddiviso in 2 parti
Linea o stria Z per ciascun sarcomero.
Sulle membrane del reticolo sarcoplasmatico sono pre-
I filamenti sottili di 2 sarcometi adiacenti si inseriscono senti, fra le altre, 2 proteine essenziali per la funzione
su un fitto reticolo proteico, disposto trasversalmente contrattile: una pompa del calcio (indicata come SER-
rispetto al!' asse maggiore della mio fibrilla e indicato CA), capace di sequestrare calcio all'interno del retico-
come linea Z. La linea Z è costituita, appunto, da 2 serie lo sarcoplasmatico, e un canale per il rilascio del calcio
di filamenti sottili ancorati gli uni agli altri; ogni filamen- (indicato come RyR o canale-recettore per la rianodina),
to sottile, in questo modo, è connesso a 4 filamenti sottili la cui apertura provoca rilascio di calcio dal reticolo
appartenenti al sarcomero adiacente. Le cmmessioni sono verso il citoplasma e le miofibrille. Sulla membrana dei
formate ptincipalmente da a-actinina. ea.-actinina, insie- tubuli T sono presenti canali ionici voltaggio-dipenden-

23 3
Controllo motorio

®
l) sistema delle proteine associate alla distrofina (DAP),
costituito da a-distroglicano e [3-distroglicano; que-
1
l

sti ultimi legano dal lato intracellulare la .distrofina, l


a sua volta raccordata da filamenti di actina alle miofi- l
8 brille, e dal lato extracellulare la laminina; numero- l
:;::;

-o-
m
E
"'
m
se altre proteine come i sarcoglicani partecipano alla
formazione del complesso;
2) sistema delle integ1ine, costituito da a -integrina e ~-in­
l
o c.
o
. ·. - .~~
tegrina, a loro volta legate a filamenti di actina dal lato
~ ~m
QJ intracellulare e laminina dal lato extracellulare.
E
o
o
~ Mutazioni di proteine componenti questi 2 complessi
"' sono fra le cause di distrofie muscolari e miopatie con-
00 genite.
- o.g
o-
·- m I nuclei delle fibre muscolari sono disposti in posizione
QiE
~"'
m
subsarcolemmale, associati al reticolo di Golgi e al reti-
c.
o colo ergastoplasmico. Si ritiene che ciascun nucleo sia
~ responsabile della sintesi proteica di un tratto di fibra
m

® RIPOSO POTENZIALE D'AZIONE


"' muscolare: in altri termini, che la fibra muscolare sia
Tubulo T compartimentalizzata. In aggiunta ai nuclei propri, ogni
+ + + + T +
Sarcolemma DHPR 01-tPR fibra muscolare è accompagnata da una popolazione di
nuclei posti fuori della membrana plasmatica e al di

Memb;;;;;;;--\ID~ sotto della lamina basale. Questi nuclei appartengono

Reticolo -\J u-
sarcoplasmatico
alle cellule satelliti della fibra muscolare: si tratta di
mioblasti quiescenti, pronti a proliferare, a differenziar-
si e a fondersi tra loro per generare nuove fibre musco-
Figura 20.3 - Organizzazione dei tubuli T e del reticolo sarcopla- lari, durante i processi rigenerativi, oppure con la fibra
smatico nella fibra muscolare scheletrica e interazione DHPR- adiacente, durante i processi dell' ipertrofia muscolare.
RyR. A) l tubuli T sono disposti su entrambi i lati della linea Z, al
confine fra banda chiara e banda scura, mentre il reticolo longi-
tudinale si estende fra i tubuli a T con cui forma le triadi: sche- MECCANISMO
ma, sul lato sinistro, e dettaglio di immagine al microscopio elet- DELLA CONTRAZIONE
tronico, sul lato destro. B) Nelle triadi i recettori canale per le dii-
dropiridine {DHPR) e i recettori canale per la rianodina (RyR) si MUSCOLARE
trovano sulle membrane (sarcolemma) del tubulo T e rispettiva-
mente delle cisterne terminali (SR), affacciati gli uni di fronte agli La contrazione muscolare trova la sua diretta base mole-
altri. Lo svilupparsi del potenziale d'azione sulla membrana del colare nell'interazione actina miosina. L'accorciamento
tubulo T causa il cambiamento di conformazione del DHPR, che macroscopico di un muscolo (ordine di grandezza milli-
provoca l'apertura del RyR e la fuoriuscita di calcio.
metri-centimetri) è la sommatoria di decine di migliaia
di scorrimenti dei fi lamenti sottili verso il centro dei
sarcomeri (ordine di grandezza decine-centinaia di nm); a
ti, che garantiscono la possibilità di generare un regola- sua volta, lo sviluppo di forza da parte di un muscolo
re potenziale d'azione, e un canale del calcio voltaggio- (ordine di grandezza decine-centinaia di N) è la somma-
dipendente (indicato come DHPR o recettore per le dii- toria di miliardi di m icroscopici eventi di sviluppo di
dropiridine) importante per la trasmissione del segnale forza da parte delle molecole di miosina (ordine di gran-
di rilascio del calcio verso il reticolo sarcoplasmatico dezza pN).
(figura 20.3). N eli' inte razione acto-miosina, la miosina svolge il ruo-
La membrana che avvolge la fibra muscolare svolge, lo di motore molecolare: idrolizza il legame fosfo rico
oltre alle funzioni legate agli scambi metabolici e ali' ec- dell'ATP e converte l'energia del legame in lavoro, pro-
citabilità, anche funzioni di trasmissione della forza pulsione del filamento di actina contro un dato carico .
dalle miofibrille verso i tendini e verso le fibre adiacen- L'efficienza della conversione è stimata nelle condizioni
ti, in questo caso con l' intermediazione della matrice ottimali attorno al 50 per cento.
extracellulare. La trasmissione della fo rza è basata su L' interazione acto-miosinica associata all'idrolisi del-
complessi di proteine, che connettono le miofibrille e il l' ATP si svolge in modo ciclico. Le tappe principali del
citoscheletro perimiofibrillare con la matrice extracellu- ciclo sono rappresentate graficamente nella figura 20.4
lare. I principali complessi di proteine che svolgono (indicate con i numeri l, 2, 3, 4 in senso orario) e pos-
questa funzione di raccordo meccanico sono: sono essere descritte come segue.

234
Capitolo 20 - Muscolo scheletrico e contrazione muscolare

l) Non appena il filamento di actina viene reso dispo- arresto del ciclo
nibile, in seguito al legame degli ioni calcio con la nel muscolo rilasciato
per azione dei meccanismi
troponina C e al conseguente spostamento del fila- di regolazione
mento di tropomiosina, le teste delle miosine si lega- ponte
no elettrostaticamente con i siti specifici sulle mole- trasversale
cole di actina. Le teste della miosina portano nel sito :V-IdiscoZ
catalitico ADP e fosfato inorganico (Pi). Si forma
così un complesso A -M · ADP · Pi. A + M • ADP • Pl
2) .Cattacco ad un sito legante actinico provoca profon- alta affinità
per l'actina
de modificazioni nella testa della miosina: "o~~"à
- il Pi viene rapidamente espulso dal sito catalitico; "}·

- il legame actina-miosina si consolida, spostando ~
ulteriormente la tropomiosina e formando legami di A- M • ATP A - M • ADP • P1
tipo idrofobico; {bassa affinità per l'actina)
- la testa della miosina cambia forma, si flette verso
il filamento e trascina con sé il filamento di actina;
la flessione della testa viene chiamata "colpo di for-
za", corrispondente ai termini inglesi power stroke e
working stroke;
- segue poi il rilascio dell' ADP dal sito catalitico e il
rimanente insieme actina-miosina, senza ATP né
arresto del ciclo In assenza
prodotti di idrolisi, viene chiamato "complesso di di ATP (rigar martis)
rigar" (indicato come A -M nella figura).
Figura 20.4- Idrolisi deii'ATP da parte della miosina e ciclo
3) Una nuova molecola di ATP entra nel sito catalitico,
dell'interazione o del ponte trasversale (cross bridge). Si rico-
forma ndo un complesso A - M · ATP molto instabile. noscono 4 fasi del ciclo (in senso orario): 1) associazione del
4) La presenza de!l' ATP causa la rapida dissociazione complesso miosina + prodotti (ADP e Pi) con il filame nto di
dell'actina dalla miosina e questa dissociazione vie- actina, dopo che il sito di legame è stato scoperto dal legame
ne seguita dall'idrolisi a ADP e Pi, mentre la testa del calcio con la troponina C; 2) allontanamento dei prodotti di
riassume la sua posizione perpendicolare rispetto idrolisi e cambiamento di configurazione della testa miosinica,
all'asse del filamento di miosina: in questa condizio- indicato come power stroke, o colpo di forza; 3) ingresso di
ne, la testa è pronta a legarsi ad una molecola actina nuovo ATP nel sito catalitico della miosina; 4) dissociazione
posta più avanti verso la linea Z lungo il filamento fra miosina e actina, cui fanno seguito l'idrolisi deii'ATP e il ri-
torno alla configurazione precedente al power stroke. Ciascun
sottile; in questa nuova posizione, si ripeterà la se-
ciclo si associa a uno spostamento relativo dei filamenti di ci r-
quenza di operazioni sopra descritte e, in particolare, ca 1O nm e uno sviluppo di forza di 3-5 pN.
un nuovo colpo di forza, trascinando ulteriormente il
filamento di actina. In questo modo, rip etendo il grave carenza energetica. La conseguenza della pre-
colpo di forza, le teste delle molecole di miosina senza dei complessi di rigor è che i filamenti spessi
avanzano lungo il filamento di actina e lo spingono e sottili sono legati fra loro e non è possibile alcuna
verso il centro del sarcomero. variazione di lunghezza del muscolo.

La figura 20.4 mostra anche le 2 condizioni in cui il Regolazione della contrazione


ciclo può interrompersi.
Il modello di contrazione sopra descritto implica che la
l) In assenza di calcio legato alla troponina C, ovvero miosina sia sempre pronta a svolgere la sua funzione di
per basse concentrazioni del calcio libero nel citosol, motore molecolare, ma che possa effettivamente agire
condizione tipica del muscolo a riposo, il ciclo si sul filamento sottile soltanto quando questo è stato reso
arresta con miosina dissociata dali' actina e provvista disponibile dali ' azione dello ione calcio sulla troponina
di ADP e Pi (prodotti di idrolisi) nel sito catalitico. C. In altre parole, il potente meccanismo di conversione
In questa situazione, i filamenti spessi e sottili sono di energia chimica in energia meccanica e calore sihmto
liberi da ogni legame e possono scorrere senza in- nei sarcomeri è tenuto sotto rigoroso controllo mediante
contrare resistenza, senza generare tensione (vedere un'accurata regolazione della concentrazione citosolica
più avanti: generazione della tensione di riposo). di ioni calcio. Quando la concentrazione di ioni calcio è
2) In assenza di ATP, il ciclo si arresta, con miosina e submicromolare (per esempio, lO nM), non c'è possibi-
actina attaccate insieme al termine del power stroke lità di sviluppare forza o idrolizzare ATP, mentre quan-
a formare i complessi di rigar. Questa condizione è do la concentrazione sale a valori micromolari o anche
tipica del rigor mortis o, comunque, di situazioni di submillimolari (per esempio, 100 ~LM) il motore miosi-

235
Controllo motorio

100 mento della concentrazione di calcio, con il meccanismo


desctitto qui di seguito.

Accoppiamento
eccitamento-contrazione
La fibra muscolare scheletrica è così larga che il poten-
ziale d'azione che si propaga lungo la sua superficie
non causa flussi di corrente in profondità. Per poter in-
nescare la contrazione simultaneamente in tutta la fibra
muscolare, è necessario che gli eventi elettrici collegati
al potenziale d'azione penetrino in profondità entro la
1o·1 ~a+~mM
fibra. Ciò si realizza mediante la propagazione del po-
Figura 20.5- Relazione fra la concentrazione di calcio citoso- tenziale d'azione lungo i tubuli trasversi, o tubuli T. Si
lico e lo sviluppo di forza (oppure l'attività ATPasica della mio- tratta di introflessioni della membrana cellulare, di pic-
sina). Attività ATPasica e forza sono direttamente proporzio· colo diametro (l 00 nm), che penetrano nello spessore
nali e sono entrambe espresse in percentuale del massimo della fibra muscolare e, decorrendo trasversalmente alle
valore che esse raggiungono (quando la concentrazione di miofibrille, la attraversano da una faccia ali 'altra. Quan-
calcio libero raggiunge circa O, 1 mM).
do un potenziale d'azione si propaga sulla superficie
nico è pienamente attivato a produrre energia meccanica della membrana cellulare, esso penetra anche nella pro-
e a consumare ATP. La figura 20.5 mostra la relazione fondità della fibra lungo i tubuli T. Nel loro decorso tra-
fra concentrazioni di calcio e attività del motore miofi- sversale, i tubuli T vengono a contatto con il reticolo
brillare in termini meccanici (forza) o chimici (consumo sarcoplasmatico, organizzato in tubuli disposti lungo le
di ATP). Il legame di calcio con troponina C e la rimo- miofibrille (figura 20.3 A). Nei punti di contatto fra tubuli
zione dell'inibizione svolta da tropomiosina e troponina T e reticolo sarcoplasmatico, è presente un'organizzazio-
I sull' interazione actina-miosina sono la base molecola- ne specifica delle due membrane tubulati, cui si dà nome
re della relazione fra forza o attività ATPasica e concen- di diade, se coinvolge un htbulo T e una cisterna (parte
trazione del calcio. espansa) del reticolo sarcoplasmatico, o ttiade, se coinvol-
La concentrazione citosolica del calcio è strettamente ge un htbulo T e due cisteme sihtate da lati opposti. Gli
controllata. Potenti meccanismi di trasporto provvedono elementi fondamentali di questa organizzazione sono i
ad accumulare il calcio nel reticolo sarcoplasmatico e canali del calcio voltaggio-dipe ndenti, o DHPR (Di-
nei mitocondri e ad esportarlo attraverso il sarcolemma Hydro-Pyridine-Receptor), sulla membrana del tubulo T e
fuori dalla fibra muscolare. I.:aumento della concentra- i canali del calcio sulla membrana del reticolo sarcopla-
zione dello ione calcio nel citosol avviene soltanto quan- smatico, o RyR (Ryanodine Receptor). I 2 gtuppi di cana-
do sulla membrana della fibra si sviluppa un potenziale li si dispongono in modo ordinato, gli uni contrapposti
d'azione , con il meccanismo che viene descritto nel agli altti. All'arrivo del potenziale d'azione nella membra-
paragrafo successivo (Accoppiamento eccitamento-con- na del tubulo T, la depolarizzazione si accompagna ad un
trazione). Il potenziale d' azione nella fibra muscolare cambiamento di conformazione dei DHPR, con effetti
può essere facilmente indotto dali' applicazione di una minimi sulla conduttanza ionica (quindi, poco calcio entra
corrente elettrica o anche di un intenso e rapido stimolo nel sarcoplasma), ma con significativi effetti sterici che si
meccanico. Tuttavia, la stimolazione fisiologica della fi- propagano, probabilmente per contatto diretto, agli adia-
bra muscolare è quella nervosa, che avviene attraverso centi RyR, causandone l'inunediata apertura (figura 20.3
la giunzione neuromuscolare. Come si vedrà nel capito- B). Il calcio può così fhmiuscire dalle cisterne del reticolo
lo 21, l'anivo del potenziale d'azione sul terminale si- sarcoplasmatico, ove è contenuto a concentrazioni di 1-2
naptico del nervo motore determina abbondante rilascio mM, e invadere il citoplasma della fibra, causando au-
di acetilcolina, sufficiente a causare un ampio potenzia- menti di concentrazione fino ad alcune decine di micro-
le postsinaptico eccitatorio (chiamato potenziale di p lac- moli/litro. Il canale RyR si chiude poi in relazione alla sua
ca o EPP), mediato dall'apertura di canali recettore-di- cinetica intrinseca e anche a seguito dell'aumento della
pendenti. Questo potenziale postsinaptico eccitatorio concentrazione del calcio sul lato citosolico.
t'unge da im1esco per il potenziale d'azione, che poi si pro- Gli ioni calcio rilasciati dal reticolo sarcoplasmatico
paga lungo la fibra muscolare con velocità di alcuni meni diffondono verso le miofibrille adiacenti, dove si legano
al secondo e, attraverso i meccanismi di accoppiamento alla troponina C, e questo legame, a sua volta, causa l'al-
eccitamento-contrazione, induce l'attivazione dei sarcome- lontanamento della troponina I e della tropomiosina dai
ti. Ne tisulta così una strettissima relazione fi·a potenziale siti actinici leganti la miosina e consente l' interazione
d'azione nel nervo motore (e dunque nel motoneurone) e acto-miosinica, cioè la contrazione muscolare. La contra-
contrazione muscolare. Al potenziale d'azione segue l'au- zione continua finché rimane alta la concentrazione del

236
Capitolo 20 - Muscolo scheletrico e contrazione muscolare

calcio nel citoplasma, cioè qualche decina di millise- potenziale d'azione muscolare
®
condi. La sua breve durata si spiega in quanto l'aumento
l. della concentrazione del calcio che la provoca ha anche
l'effetto di attivare una pompa posta sulla membrana del
reticolo sarcoplasmatico (chiamata SERCA, Sarcoplasmic j2omv
Endoplasmic Reticulum Calcium-dependent ATPase), che 50 ms
rimuove gli ioni calcio dal citoplasma e li accumula nuo-
vamente all'interno del reticolo.
Il calcio funge quindi da messaggero intracellulare, che
innesca la contrazione ogni qua lvolta si sviluppa u n
potenziale d'azione sulla membrana. Il segnale portato
dagli ioni calcio, tuttavia, non è diretto solo all'innesco
della contrazione, ma anche all 'attivazione della pompa concentrazione intracellulare del calcio
del calcio SERCA, all'attivazione di enzimi del metabo-
lismo attraverso il legame con la calmodulina e, proba-
bilmente, anche al controllo della trascrizione genica
nei nuclei della f ibra muscolare.
®
lsomv
Sommazione dei transienti di calcio 111111 500 ms

Una caratteristica fondamentale della segnalazione in-


tracellulare basata sul calcio è la possibilità di somma-
zione. Nella fibra muscolare, come nelle altre cellule ecci-
tabili, i potenziali d'azione non possono sommarsi fra @
loro, per la presenza dei fenomeni di refrattatietà, basati
®
sull'inattivazione dei canali ionici voltaggio-dipendenti. I
transienti di calcio, cioè i transitori aumenti della concen-
trazione citosolica del calcio, oltre ad avere durata ben su-
periore ai potenziali d'azione, possono invece sommarsi
fra loro, come si vede nella figura 20.6, quando la fre-
quenza di attivazione viene aumentata.
La contrazione che segue a un singolo potenziale d'a-
zione ha una sua estensione temporale ben definita e
diversa nei vari tipi di f ibre muscolari (vedere oltre): la
Figura 20.6 -A-E) Relazioni tra il potenziale d'azione musco-
tensione sale in relazione all'aumento del calcio citoso-
lare e le variazioni della concentrazione intracellulare del cal-
lico e alla progressiva formazione di legami acto-miosi- cio. L'attivazi one ripetuta provoca un accumulo del calci o,
nici, raggiunge un picco e poi declina, seguendo la ridu- tanto maggiore quanto più alta è la frequenza di attivazione.
zione del calcio citosolico, con un ritardo dovuto al lento e
progressivo rompersi dei legami acto-miosinici. Una ri- picco e discende nel giro di alcune decine di millisecondi. Il
sposta contrattile di questo tipo viene indicata con il nome tracciato superiore confronta le risposte dovute a una serie
di scossa singola o twitch. Esempi di scosse in successio- di potenziali d'azione che si succedono con d iverse fre-
ne, chiaramente separate una dall'altra, sono mostrate nel- quenze: mentre a 9 Hz le scosse si susseguono completa-
le figure 20.6 Be 20.7 A. mente separate le une dalle altre, a frequenze più alte (da 30
Se, prima che l'aumento del calcio citosolico indotto dal a 60 Hz) la sommazione dei segnali di calcio porta alla par-
potenziale d'azione si sia spento, un secondo potenziale ziale fusione per smrunazione delle risposte contrattili (teta-
d'azione si sviluppa sulla membrana, il nuovo aumento no incompleto o parzialmente fuso) a 30-35-40 Hz e alla
del calcio si sonun a a quello precedente (figura 20.6 C), fusione completa (tetano completo) a 60Hz. Si può notare
provocando il sommarsi dell' attività contrattile e dello come la sommazione consenta di:
sviluppo di tensione (figura 20. 7). Il ripetersi d i poten-
ziali d 'azione con frequenze ancora più elevate causa som- - trasformare un'attivazione intermittente in una eroga-
mazioni ancora più accentuate dei segnali di calcio: esem- z ione di forza continua, sia pure oscillante;
pi sono visibili in figma 20.6 D ed E. - sviluppare forze più elevate quando cresce la frequen-
La figura 20.7 A mostra le conseguenze dei processi di za di stimolazione, cioè quando è maggiore la som-
sonunazione nello sviluppo della tensione. Il tracciato infe- mazione; questo è il principio della relazione frequenza-
l riore mostra una scossa singola conseguente a un unico iso- forza che sarà ripresa più avanti in questo capitolo e

l
lato potenziale d'azione: la tensione sale, raggiunge un nel capitolo 21.

237
Controllo motorio

o 200 400 600 800 1.000 ms

scossa
singola

o 20 40 60
o 1o 20 30 40 50 60 70 80 90 1oo ms
frequenza (Hz)

Figura 20.7- Sommazione temporale della forza sviluppata durante la contrazione isometrica a diverse frequenze. A) Mec·
canogrammi di una scossa singola (tracciato inferiore) e di scosse singole, tetani con fusione incompleta e tetano completamen-
te fuso (tracciato superiore): si può notare come la forza sviluppata nelle risposte contrattili aumenti con l'aumentare della fre-
quenza da 9 a 60 Hz. B) Relazione frequenza-forza, ottenuta dalle registrazioni mostrate in A , mettendo in relazione la forza
sviluppata (ordinata) con la frequenza di stimolazione (ascissa).

Sostegno metabolico della contrazione rio per la glicolisi, per la captazione di glucosio e forse
anche per la trasctizione genica.
Il consumo di ATP nel muscolo scheletrico presenta va- 3) Glicolisi anaerobia: è un meccanismo rapido e relativa-
riazioni estremamente grandi fra stato di riposo (muscolo mente efficiente di produzione di ATP. A pattire da una
ri lasciato) e stato di contrazione. La concentrazione intra- molecola di glucosio (captata dalla fibra muscolare tra-
cellulare di ATP è circa 5 mM e viene mantenuta costante mite i suoi meccanismi di traspotio membranali od ot-
anche durante la contrazione: questa concentrazione assi- tenuta dalle scorte intracellulari di glicogeno), si posso-
cura condizioni ottimali per il funzionamento del mecca- no ottenere 2 molecole di ATP. Se la glicolisi non è
nismo della contrazione e dei flussi ionici che la accom- seguita dalla decarbossilazione del pimvato e dai pro-
pagnano. Al fine di mantenere costante la concentrazione cessi catabolici mitocondriali, la produzione di ATP si
di ATP, il muscolo scheletrico provvede alla sua produ- associa alla produzione di piruvato/lattato, con conse-
zione con meccanismi metabolici simili a quelli presenti guente acidificazione dell'ambiente intracellulare.
in altri tipi di cellule. 4) Fosforilazione ossidativa: è un meccanismo di grande ef-
ficienza, che consente di produrre un totale di 36 mole-
l) Fosforilazione diretta del!' ADP partendo da creatinfo- cole di ATP per molecola di glucosio, ovvero di produrre
sfato (CP). La reazione ADP + CP ~C+ ATP è cata- ATP dagli acidi grassi dopo la loro demolizione ad ace-
lizzata dall'enzima creatinchinasi. I livelli citoplasmati- tato tramite la ~-ossidazione. e ATP è prodotto a livello
ci di CP sono alti: circa 20-25 mM. Il CP viene sintetiz- dei mitocondti in relazione alla disponibilità di ossigeno.
zato a partire da ATP in prossimità dei mitocondri e La produzione di ATP per fosfmi lazione ossidativa pro-
viene impiegato per rigenerare ATP nell'apparato mio- duce come sottoprodotti solo acqua e anidtide carbonica.
fibtillare o in prossimità delle membrane dove si situano
le pompe ioni che, cioè là dove l' ATP viene utilizzato. Le 4 modalità di produzione dell' ATP hanno importanti
2) Fosforilazione diretta dell'AD P, impiegando una secon- differenze:
da molecola di ATP. La reazione ADP + ADP ~ ATP +
AMP è catalizzata dall'enzima adenilatochinasi o mio- - la produzione per fosforilazione diretta è la modalità
chinasi. Questa reazione contribuisce alla produzione più rapida, ma può coprire solo un fabbisogno limitato;
di ATP in modo quantitativamente modesto, ma ha l'ef- - la glicolisi anaerobia ha elevata potenza, cioè può pro-
fetto di produrre una cetta quantità di AMP che svolge, durre molto ATP in poco tempo, ma si accompagna al-
grazie alle chinasi AMP-dipendenti, un ruolo regolato- la produzione di lattato;

238
Capitolo 20- Muscolo scheletrico e contrazione muscolare

- la fosforilazione ossidativa ha grande capacità, cioè azione inibitoria (inibizione da prodotti) sulla reazione
può fornire quantità elevate di ATP su tempi anche (ATP - ADP + Pi) catalizzata dalla miosina e respon-
molto lunghi di attività contrattile, ma richiede la di- sabile della produzione di forza.
sponibilità di ossigeno.
PROPRIETÀ MECCANICHE
L:aumento dell'apporto di ossigeno al muscolo in contra-
zione richiede a sua volta l'attivazione dell'apparato respi- Le proprietà meccaniche di un muscolo possono essere
ratorio e dell'apparato cardiocircolatorio durante l'eserci- studiate sul muscolo in situ, nel corpo umano o in quel-
zio: questa attivazione si completa con un ritardo di alcu- lo di un animale, o sul muscolo isolato dall'organismo e
ne decine di secondi dall'inizio dell'esercizio e presenta mantenuto sopravvivente in vitro. La differenza è signi-
alcuni limiti, come verrà discusso nel capitolo 84. ficativa, poiché quando il comportamento meccanico
Per una descrizione approfondita del metabolismo ener- del muscolo viene studiato in situ, 2 importanti fattori si
getico del muscolo si rinvia al capitolo 83. aggiungono alle intrinseche proprietà del muscolo:

Fatica muscolare - proprietà dei tendini, attraverso cui il muscolo agisce


sui capi ossei;
Le modificazioni dell'ambiente intracellulare o di quel- - organizzazione delle leve ossee, sulle quali il muscolo
lo immediatamente circostante alla fibra muscolare che esercita la sua forza.
hanno luogo a seguito dell'attività contrattile sono re-
sponsabili di una perdita di capacità contrattile, cui si dà Un importante determinante delle proprietà meccaniche
il nome di fatica muscolare. La fatica muscolare va te- del muscolo è l'organizzazione delle fibre all' interno
nuta distinta dalla fatica in senso generale che si svilup- del muscolo stesso: una fondamentale distinzione sepa-
pa (e si avverte soggettivamente) durante un esercizio ra muscoli pennati da muscoli a fibre parallele (vedere
fisico. La fatica muscolare rappresenta, dunque, soltanto capitolo 22).
una componente della fatica soggettiva, appunto la ridu- Lo studio in vitro può essere condotto su piccoli musco-
zione della capacità contrattile dei muscoli. Limitandosi li isolati, oppure anche su singole fibre muscolari: la
alla fatica muscolare si distinguono 2 situazioni ben iden- singola fibra viene ottenuta attraverso un processo di
tificate a livello sperimentale. dissezione, che elimina tutte le componenti connettivali,
con l'eccezione di un piccolo frammento di tendine su
l) Una prima componente s'instaura rapidamente, quan- cui la fibra si inserisce. Questa situazione è particolar-
do una fibra muscolare o un muscolo viene mantenu- mente idonea per mettere in luce le caratteristiche mec-
to attivo in modo continuativo: la fatica si manifesta caniche proprie del materiale contrattile, separatamente
con il progressivo ridursi della forza di contrazione dai suoi annessi connettivali, tendini in primo luogo, e
con il prolungarsi di una singola attivazione massi- inoltre elimina l'influenza della disposizione geometri-
male a frequenze tali da indurre tetano. Osservazioni ca delle fibre entro il muscolo.
sperimentali indicano che in queste condizioni le
membrane dei tubuli T entro la fibra si depolarizzano Proprietà meccaniche
stabilmente, per l'accumulo nel lume tubulare di ioni del muscolo a riposo
potassio usciti durante i ripetuti potenziali d'azione.
La parte centrale della fibra muscolare non viene Le caratteristiche meccaniche del tessuto muscolare
quindi più attivata e la forza sviluppata diminuisce. cambiano profondamente al passaggio fra lo stato di
2) Una seconda componente si manifesta invece come riposo o di rilasciamento, quando non ci sono potenziali
un progressivo ridursi della forza di contrazione con d'azione sulla membrana e il calcio intracellulare è a
il ripetersi di contrazioni anche submassimali su tem- bassa concentrazione, e lo stato di contrazione, quando
pi sufficientemente lunghi. Questa componente della uno o più potenziali d'azione percorre la membrana e la
fatica richiede attività ripetuta su tempi molto più concentrazione del calcio intracellulare si innalza, così
lunghi di quella componente rapida sopra ricordata e da rendere possibile l'interazione acto-miosinica.
un fattore molto importante nel determinare come e A riposo, in stato di rilasciamento, il muscolo si presen-
quanto si riduce la forza di contrazione è il cosiddetto ta come un tessuto molle con caratteristiche di viscosità
duty i-caio, ossia il rapporto fra la durata di ogni contra- e di bassa elasticità. Come ogni corpo elastico, il mu-
zione e l'intervallo fra una contrazione e la successiva. scolo rilasciato e con il tendine disinserito ha una sua
La spiegazione di questa componente della fatica viene lunghezza di riposo, a cui si sistema spontaneamente
fornita dal progressivo alterarsi dell'ambiente intracel- quando nessuna forza sia su di esso applicata. Quando il
lulare per accumulo di metaboliti acidi, che non riesco- muscolo è in situ, con i tendini inseriti sui capi ossei, si

l
no a essere catabolizzati completamente dai mitocon- trova a lunghezze variabili in relazione alla posizione
dri, e per accumulo di fosfato inorganico, che svolge dell'articolazione, ma generalmente superiore alla !un-

l_ 239
Controllo motorio

quali la tensione passiva cresce rapidamente non vengono


mai raggiunte dal muscolo in situ, dato che eccedono quelle
concesse dall'escursione articolare.
35 imp/s
10 imp/s Inoltre, come conseguenza dell'atteggiamento viscoela-
C'i stico del muscolo a riposo, la curva ottenuta alltmgando il
:::.<O scossa
singola muscolo è diversa da quella ottenuta accorciando il mu-
~
.E 1 scolo. Infatti, a ciascuna lunghezza la tensione passiva è
maggiore quando il muscolo viene allungato rispetto a
/
/ quando il muscolo viene accorciato.
o .-·-·-·" passiva Assumendo che i sarcomeri abbiano tutti la stessa lun-
lo ghezza e che gli allungamenti del muscolo in toto si di-
allungamento (cm) stribuiscano in modo uniforme tra tutti i sarcomeri, le va-
angolo riazioni di lunghezza del muscolo possono essere espres-
articolare 150• 120° go• so· Jo• se sotto forma di proporzionali vatiazioni della lunghezza

Q gM"oooom;o
Il sartorie
dei sarcomeri. Su questi presupposti, è stato stimato che
nei muscoli umani i sarcomeri siano lunghi circa 2,0 ~tm
alla lunghezza di riposo e 2,4-2,5 !Affi alla lunghezza
@ totale © fisiologica od ottimale. La tensione passiva si impenna in
---..
modo deciso quando i sarcomeri superano i 3,0-3,5 ~tm .
forza .... passiva
Le basi molecolari del comportamento viscoelastico del
attiva ...- pa_ssiva
.- att1va muscolo tilasciato si possono identificare, in primo luogo,
nella titina che, percorrendo interamente ciascun mezzo
allungamento lo allungamento
sarcomero, collega linee Z e linee M e, a livello delle linee
Figura 20.8 - Curve tensione-lunghezza del muscolo soleo di M, si connette con la titina dell'emisarcomero opposto.
gatto (A) . Le diverse curve sono state ottenute a muscolo rila- Nella titina un ruolo particolarmente importante nello svi-
sciato (tensione passiva) e durante la contrazione, prodotta luppo di tensione elastica è svolto dalla regione corrispon-
dalla scossa singola oppure da stimolazione tetanica a 1O e a dente alla banda chiara (I), contenente il dominio PVEK
35 impulsi al secondo. Nei muscoli pennati (B), la componente (così chiamato per gli aminoacidi che lo compongono:
passiva della tensione è più rilevante che nei muscoli a fibre prolina, valina, glutammato e lisina), dotato di spiccate
parallele (C). Il profilo della tensione totale risulta pertanto caratteristiche elastiche. Contributi minori alla tensione
diverso, nei due tipi di muscolo, alle lunghezze superiori alla
passiva sono forniti anche dal citoscheletro pelimiofibrilla-
lunghezza ottimale Uc;J.
re, dal sarcolemma e dalla matrice extracellulare.

ghezza di riposo: fra queste lunghezze viene indicata Proprietà meccaniche


come lunghezza ottimale o fisiologica quella a cui la
sua prestazione contrattile raggiunge il massimo (vedere
del muscolo in contrazione.
oltre). Il taglio o la rottura di un tendine è quindi segui- Diversi tipi di contrazione
to da accorciamento passivo nel muscolo rilasciato. Ap-
plicando idonee tensioni, il muscolo può essere allunga- La contrazione, che a livello molecolare corrisponde al-
to: se la tensione applicata (che si può chiamare tensio- l'interazione acto-miosinica, si manifesta attraverso va-
ne passiva o di riposo) viene riportata in un diagrarruna rie combinazioni di sviluppo di forza e di propulsione
cattesiano contro la lunghezza, si costruisce la curva ten- del filamento sottile, ovvero di accorciamento. In entram-
sione-lunghezza del muscolo a riposo. Esempi di curve bi i casi si verifica un profondo cambiamento delle carat-
tensione passiva-lunghezza sono riportati nella figura tetistiche fisiche del muscolo: nel primo caso, il muscolo
20.8. Esse hanno un andamento esponenziale, cioè il sviluppa forza e aumenta la sua rigidità; nel secondo caso,
muscolo è molto distensibile (la curva è quasi piatta) a si accorcia e, rimanendo a volume costante, aumenta il
lunghezze di poco superiori alla lunghezza di riposo, suo diametro in relazione inversa all'accorciamento. In
inclusa la lunghezza ottimale. Nell'intorno di quest' ulti- ogni caso, i fenomeni meccanochimici sono quantitati-
ma, la tensione passiva rappresenta una frazione trascura- vamente correlati a quelli metabolici: quanti più legami
bile della tensione che può essere sviluppata durante la actina-miosina si formano, tanto più ATP s i consuma e
contrazione. A lunghezze maggiori, il muscolo diventa via tanto più intense sono le reazioni metaboliche richieste
via più rigido e meno distensibile e la tensione passiva per resintetizzarlo.
cresce considerevolmente, fino a uguagliare la tensione La manifestazione esterna della risposta contrattile dei
sviluppata in contrazione. Ulteriori allungamenti pmtano sarcomeri è fortemente condizionata dalla situazione
alla rottura delle fibre muscolari. Va ad ogni modo tenuto meccanica in cui viene a compiersi. Si potranno così d i-
presente che, in condizioni fisiologiche, le lunghezze alle stinguere:

240
Capitolo 20- Muscolo scheletrico e contrazione muscolare

- contrazione isometrica, in cui gli estremi del muscolo o mento del suo punto di applicazione, la potenza corri-
della fibra muscolare sono tenuti fermi e nessun accor- sponde al prodotto della forza per la velocità con cui viene
ciamento è consentito (figura 20.9 A); viene sviluppata spostato il punto di applicazione della forza. In p articola-
forza, ma non viene spostato il punto di applicazione re, in una contrazione concentrica la potenza risulta dal
della forza, quindi non viene eseguito lavoro esterno; prodotto della velocità di accorciamento per il carico spo-
- contrazione concentrica, in cui al muscolo viene con- stato. In una contrazione eccentrica la potenza, in questo
sentito di accorciarsi contro un determinato carico che caso applicata dall'esterno sul muscolo, è il prodotto della
viene spostato; il muscolo compie così lavoro esterno, forza con cui il muscolo resiste alla deformazione per la
pari all'accorciamento moltiplicato il carico spostato; se velocità di allungamento. La potenza ha dunque due
il carico è mantenuto costante durante la contrazione, si detenninanti ben distinti: la velocità con cui un muscolo si
parla di contrazione isotonica (figura 20.9 B); se la accorcia in una contrazione concentrica (o viene allungato
velocità di accorciamento è mantenuta costante, si parla in una contrazione eccentrica) e la forza che il muscolo
di contrazione isocinetica; sviluppa in quel preciso momento. La relazione fra i 2
- contrazione eccentrica, in cui il muscolo viene allunga- parametri, forza sviluppata e velocità di accorciamento o
to mentre si compie il processo contrattile; il muscolo di allungamento, è indicata come relazione forza-velocità.
resiste all'allungamento e subisce un lavoro pari al pro- Di seguito vengono desciitte successivamente le modalità
dotto dell'allungamento subìto per la forza sviluppata dello sviluppo della forza in condizioni isometriche, e-
durante l'allungamento. spresse dalla relazione forza-lunghezza, e le relazioni tra
la forza sviluppata e la velocità di accorciamento, quando
Mentre i 3 tipi fondamentali di contrazione sono ben indi- la contrazione produce movimento.
viduabili in un muscolo isolato o in una fibra isolata che
si contrae in vitro, la situazione è diversa per il muscolo in Relazione forza-lunghezza - Se si confrontano contra-
vivo. Infatti, una contrazione veramente isometrica non si zioni isometriche eseguite a diverse lunghezze del mu-
realizza mai in un muscolo in situ, poiché anche quando i scolo, si può facilmente osservare come la forza svilup-
capi ossei vengano mantenuti stazionari, un significativo pata al picco della contrazione sia fortemente dipenden-
accorciamento interno si compie a spese di un allunga- te dalla lunghezza. La figura 20.8 fornisce alcuni esem-
mento dei tendini e per la vatiazione dell'angolo di penna- pi: in A sono riportate le forze sviluppate in contrazioni
zione. D'altro canto, le contrazioni concentriche, che sono isometriche da un muscolo soleo di gatto a diverse ltm-
responsabili dei movimenti attivi del corpo, o di patii del ghezze e con diverse frequenze di stimolazione. I.:ascissa
corpo una rispetto all'altra, non sono mai isotoniche, a è riferita non soltanto alla lunghezza del muscolo, ma an-
causa della rotazione articolare, neanche quando si solleva che all'angolo dell'articolazione piede-gamba: 150° è una
un peso. Le contrazioni concentriche di tipo isocinetico condizione con piede esteso plantarmente, nella quale il
possono realizzarsi soltanto in condizioni artificiali, attra- soleo (che è un estensore del piede) è molto accorciato,
verso l'impiego di opportuni ergometri (principalmente menn·e 30° è una condizione con piede flesso dorsalmente
utilizzati a scopo riabilitativo), che sono elettronicamente e quindi soleo molto allungato. Si può vedere come sia la
controllati per mantenere costante la velocità del movi- forza al picco della scossa singola, sia la forza sviluppata
mento. Infine, contrazioni eccentriche hanno luogo rego- in un tetano non fuso (l O impulsi/s) sia, infine, la forza
larmente quando sono utili per frenare la contrazione con- sviluppata in un tetano completamente fuso (35 impulsils)
centrica dell'antagonista, oppure l'azione di una forza mutano fortemente al. variare della lunghezza. La forza
esterna, p er esempio l'azione della forza di gravità nel sviluppata in contrazioni tetaniche raggiunge il massimo
deporre un peso e durante i saliscendi del corpo nel passo a lunghezze vicine alla lunghezza fisiologica del muscolo
e, soprattutto, nella corsa. (10), mentre la forza sviluppata nella scossa singola rag-
giunge i massimi vaioli a lunghezze decisamente superio-
Determinanti della prestazione ri. Alle lunghezze supetiori a !0, il contributo della tensio-
contrattile ne passiva diventa via via più Iilevante (linea tratteggiata
in A). I grafici B e C mosn·ano come il conttibuto della
A seconda della modalità in cui la contrazione muscolare si tensione passiva sia molto più marcato nel caso di un mu-
estrinseca, la sua efficacia meccanica può venire misurata, scolo pennato, come il gastrocnemio, che nel caso di un
adottando parametri diversi. Nel caso della contrazione iso- muscolo a fibre parallele, come il sartorio. In entrambi i
metlica, l'effetto meccanico è lo sviluppo di forza, secondo casi i massimi valori si raggiungono alla lunghezza 10, ma
le modalità temporali descritte in precedenza (scossa singo- a lunghezze maggiori nei muscoli a fibre parallele si
la oppure tetano). Quando la contrazione produce movi- osserva una diminuzione di forza, che conferisce una for-
mento, la forza rimane costante e il parametTO che meglio ma a campana alla relazione forza-lunghezza.
descrive la sua efficacia meccanica è la potenza, cioè la La relazione fra lunghezza del muscolo ed escursione
quantità di lavoro compiuto nell'unità di tempo. articolare non è la medesima in tutte le articolazioni. In

l
Se il lavoro è dato dal prodotto della forza per lo sposta- alcune articolazioni, come la caviglia (figura 20.8 A), o

241
Controllo motorio

® a.umenlo fona Jung~ua


l
dela fOfZa e CO$Utn\e durante è COStanle durante
isorr.etnca l-il 13St i ~atonica :d fase •-ometrica
Tempo dt conuaz;e,ne
Ttesdunore\----:ol__::_::.:J.:==~~~~;:;;;;;;;;;-=~Ì
di forza .:...... ; : - - Scossa isometrica
.•..·········•·· ! ······ ·······.....•. Ailascianiento
...... ·····~isomatrlc~

.. ··· · · ·· ··· ·. . . .!
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·············································'- ___ __,
· ,., , .,IU9lamt li --~!l.trazlono Rflasciamento
1
d1lun;heu.a

'. 20 2'.1 ilO 5(, eo 7J 8U t•O 1'" .J o 10 20 lJ 40 5o Ll -~ -- -~ 11)\)


Tempo(ms) Tempo {ms~

Figura 20.9 - Sistemi di registrazione della contrazione muscolare in vitro e meccanogrammi della contrazione isometrica (A) e
isotonica (B). Il muscolo isolato dai capi ossei viene montato con i 2 estremi fissati, rispettivamente, a un trasduttore di forza (in
alto) e a un dispositivo meccanico che consente la regolazione della lunghezza o del carico applicato (in basso). Nel meccano-
gramma isometrico (A), si possono identificare le fasi della contrazione isometrica e il tempo di contrazione o tempo al picco,
cioè l'intervallo di tempo fra lo stimolo e il raggiungimento della massima forza. Nel meccanogramma isotonico (B), si possono
individuare il livello costante di forza sviluppato durante le fasi di accorciamento e di ri lasciamento isotonici.

il gomito, la condizione ottimale per lo sviluppo di for- zione tensione-lunghezza viene compensato o mascherato
za si situa a circa metà dell'escursione articolare. In al- dall'organizzazione geometrica dell'atticolazione.
tri casi, come per gli estensori e i flessori dell 'anca, la La curva forza-lunghezza del muscolo in contrazione de-
lunghezza ottimale è situata all'estremo dell'escursione riva direttamente dalle proprietà del sarcomero. Studi spe-
articolare. Queste diverse situazioni sono il risultato del rimentali su singole fibre muscolari in vitro harmo dimo-
combinarsi di 2 fattori: strato che la forza sviluppata in contrazioni isometriche
massimali (cioè ottenute con frequenze di stimolazione
- relazione tensione-lunghezza del muscolo, con la sua tali da produrre tm tetano fuso tramite una completa som-
tipica forma a campana, ben evidente quando il mu- mazione) è strettamente dipendente dalla lunghezza del
scolo è isolato in vitro; sarcomero, in particolare dall'estensione della zona di
- organizzazione anatomica del muscolo e dei capi os- sovrapposizione dei filamenti spessi e sottili. La figu ra
sei su cui agisce. 20. 1O mostra un diagramma, che mette in relazione la lun-
ghezza del sarcomero con la forza sviluppata da una sin-
Per valutare questo secondo fattore (che sarà poi ripreso gola f ibra in contrazioni isometriche, espressa come per-
nel capitolo 22), si prenda come esempio l'azione del centuale del suo valore più alto, ottenuto alla lunghezza
bicipite brachiale sull'articolazione del gomito, finaliz- ottimale. Si riconosce la forma a campana: le forze più
zata alla flessione dell'avambraccio con eventuale solle- elevate sono generate fra 2,0 e 2,25 ~Lm, mentre sia a
vamento di un carico applicato sulla mano. Ci sono due lunghezze inferiori sia a lunghezze superiori si osserva
aspetti importanti: una diminuzione della forza fino a zero a 1,27 ~Lm, da
un lato, e a 3,65 ~Lm , dali' altro. La figura 20.1 O offre la
- la forza efficace a livello della mano risulta demoltipli- spiegazione del fenomeno, mostrando il diverso grado di
cata, in base al rapporto fra la distanza fra fì.llcro e punto sovrapposizione fra filamenti spessi e f ilamenti sottili
di inserzione e distanza fra fulcro e mano (circa 1/7); alle diverse lunghezze del sarcomero. L'ampiezza de lla
- la forza efficace viene data dal prodotto della forza zona di sovrapposizione determina il numero di mole-
sviluppata dal muscolo per il seno dell'angolo forma- cole di miosina e di actina che si trovano affrontate e,
to dal muscolo con il capo osseo su cui si inserisce. quindi, il numero di ponti trasversal i che è possibile
ottenere. La sovrapposizione ottimale è raggiunta a lun-
Nell'atticolazione del gomito, a braccio esteso il muscolo ghezze comprese fra 2,0 e 2,2 ~tm, a lunghezze superio-
è molto allungato, ma questo angolo è molto basso e, ri si determina una riduzione della zona di sovrapposi-
quindi, la forza efficace viene ridotta notevolmente rispet- zione (che si annulla a 3,65 ~un), mentre a lunghezze
to a una condizione con il braccio flesso sull'avambraccio inferiori filamenti sottili dei due lat i si sovrappongono
a 90°, in cui il muscolo è più corto, ma il seno dell'angolo al centro del sarcomero o entrano in contatto con i ponti
raggiunge il suo valore più alto. Così l'effetto della rela- di miosina s ituati sul! 'altra metà del filamento spesso,

242

.
Capitolo 20 - Muscolo scheletrico e contrazione muscolare

d c b a zionalità inversa fra velocità di accorciamento e forza svi-


l l l l
100 luppata. La curva intercetta gli assi in 2 punti, v0 e F0.
xeu BO
Il punto v0 corrisponde alla massima velocità di accorcia-
E 60
2, mento, che è raggiunta quando il catico è zero. In questa
~
~ condizione, la reazione acto-miosinica idealmente non
eu 40
N l sviluppa forza, dato che non deve vincere alcuna resisten-
E 20
o
: 3,65 za esterna, ma provoca soltanto lo scorrimento dei fila-
1,0 3,0 3,5 4,0 ~~m menti del sarcomero. È quindi una condizione teorica,
lunghezza del sarcomero
avvicinabile in vitro, ma mai raggiunta da un muscolo nel-
a ..------3,65 ~-tm - - - - - + l'organismo, dove ogni movimento incontra resistenze e
sposta capi articolari.
==ll===,<===::>c==rl=
~ Il punto F 0 corrisponde alla massima forza sviluppabile in
condizioni di assoluta isometria, cioè senza alcun movi-
mento. Anche questa è una condizione ideale, ben defini-
bile in vitro, ma mai raggiunta in situ, dove la contrazione
c -1,65~lm--.. isometrica si associa comunque a deformazione dei tendi-
~ ~ ni o cambiamenti dell'angolo di pennazione.

La relazione forza-velocità nell'ambito fra F 0 e v 0 può


essere interpolata da molte fu nzioni matematiche: fra
queste, quella che meglio descrive i dati sperimentali e
Figura 20.10- Curva tensione-lunghezza del sarcomero. La si presta alla loro interpretazione teorica è l' iperbole ad
variazione della forza di contrazione al variare della lunghez-
assi traslati, proposta dal Hill nel suo lavoro pubblicato
za del sarcomero dipende dal grado di sovrapposizione dei
filamenti grossi e sottili, ovvero dal numero di legami actina-
nell938. Indicando con v la velocità di accorciamento e
miosina che hanno agio di formarsi a ciascuna lunghezza. con F la forza sviluppata, si può scrivere

(v+ b) · (F +a) = b · (F0 + a) =a · (v0 +b) [20.1]


che agiscono nel verso opposto. Quando, infine, il sarco-
mero si accorcia completamente e la sua lunghezza di- dove a, b, F 0 e v 0 sono costanti. F 0 e v 0 sono, come
venta uguale a quella dei filamenti spessi (l ,6 J..Lm), i fila- definito sopra, gli intercetti, rispettivamente, sull'asse
menti sottili vallilo ad appoggiarsi sulle strie Z che sepa- delle forze e sull'asse delle velocità (figura 20.1 1), mentre
rano un sarcomero dall'altro. La forza è quindi intera- a e b sono gli asintoti, rispettivamente, sul!' asse delle
mente assorbita dalla struttura del sarcomero. forze e delle velocità. È facile ricavare che le 4 costanti
sono legate fra loro dalla relazione
Relazione forza-velocità - La conoscenza di questa rela-
zione è in prima approssimazione intuitiva: è esperienza b!v0 = a!F0 [20.2]
comune che la velocità di qualsiasi movimento, per esem-
pio il sollevamento di un oggetto, è tanto maggiore quanto Questo rapporto determina la curvah1ra della relazione:
minore è il suo peso, che si oppone al movin1ento. Nelle la curvatura è tanto più accentuata quanto più piccolo è
contrazioni concentriche esiste quindi una relazione inver- il valore di a/F0.
sa fra forza sviluppata e velocità di accorciamento. La
relazione è stata studiata per la prima volta in modo rigo- La relazione forza-velocità permette di calcolare la po-
roso negli anni Trenta dal fisiologo inglese AV Hill e tenza (w), cioè il lavoro (w) prodotto per unità di tempo.
descritta in una serie di lavori, che ancor oggi sono la base Il lavoro è uguale al prodotto della forza (F) per lo spo-
della fisiologia muscolare. Un tipico esempio di relazione stamento (d)
forza-velocità per un muscolo isolato e mantenuto funzio-
nante in vitro è riportato nella figura 20.11 . Il diagramma w=F·d [20.3]
è composto da 2 parti: nel quadrante di destra, la forza (in
ordinata) è messa in relazione con la velocità di accorcia- e, quindi, la potenza risulta
mento, mentre, nel quadrante di sinistra, la forza è messa
in relazione con la velocità di allungamento. La curva col- w= w/t = F · d/t = F · v [20.4]
lega punti sperimentali ottenuti misurando la forza mentre
il muscolo, posto inizialmente alla lunghezza ottimale 10, Ne segue che è possibile calcolare la potenza sviluppata
si accorcia o viene allungato a velocità scelte dallo speri- da un muscolo che si accorcia, semplicemente moltipli-
mentatore. La porzione di curva contenuta nel primo qua- cando la forza per la velocità in ogni punto della rela-
drante ha andamento iperbolico ed esprime così la propor- zione forza-velocità: come suggerito dalla figura 20.11,

243
Controllo motorio

luppata in condizioni isometriche, avrà un valore diver-


so, corrispondente alla nuova lunghezza, mentre il va lo-
forza (N) re di v 0 (la velocità di accorciamento a carico nullo)
12 3
rimarrà invariato, indipendente dalla lunghezza iniziale.
La curvatura della relazione forza-velocità cambierà nel
1,0
l "b' \ senso di un progressivo appiattimento o riduzione della
~ l \
~ curvatura (aumento del rapporto a!F0) con il crescere
.S a l
r
\
\
2 .s della lunghezza.
-~
s
:.0
•a \ +W
·l:
s
+
Un'applicazione pratica connessa con il vantaggio of-
o
IJ)
c\\ <ti
Cl
o
.... ferto dall'esecuzione d i contrazioni a v0P1 è l'uso del
IJ)
Q)
<ti cambio in bicicletta. Modificando il diametro de lle co-
<ti 4 F
<ti
N
N
c: c:
Q)
rone dentate concentriche alla ruota posteriore, che le
2
o l oc. trasmettono il movimento dei pedali, si varia il braccio
c. r
l della leva sulla quale agiscono, "a pistone", i muscoli
1 a vo delle gambe: quanto più grande è il diametro, tanto mi-
o nore è la forza necessaria per far compiere alla ruota un
-20 o 40
velocità (mm/s) determinato angolo di rotazione, e viceversa. Si consi-
deri, per esempio, un ciclista che affronta una salita con
Figura 20.11 -Diagramma forza (N) velocità (mm/s) di un mu- un rapporto molto "duro" (corona di piccolo diametro),
scolo sartorie di rana alla lunghezza ottimale (10). l valori posi- da percorso pianeggiante. In questo caso, ai muscoli è
tivi di ascissa indicano velocità di accorciamento, quelli nega- richiesto di sviluppare forze elevate e ciò comporta che
tivi indicano velocità di allungamento del muscolo contratto. la velocità di accorciamento diminuisce reciprocamente,
Le ordinate di destra e di sinistra indicano la potenza svilup-
nella proporzione prevista dalla curva forza-velocità. La
pata durante l'accorciamento (+w) o assorbita durante l'allun-
gamento (-w) dal muscolo. Si noti che le due scale della potenza (forza per velocità) che ne risulta sarà inferiore
potenza (assorbita o sviluppata) differiscono di 4 volte. Le ali' ottima le e collocata presso il punto "a" sulla curva
aree dei 3 rettangoli a, b, c indicano la potenza erogata da riportata nella figura 20.1 1. Il rendimento della pedalata
corrispondenti coppie di valori forza-velocità. migliorerà se, modificando il rapporto, si raggiunge una
condizione in cui la forza sviluppata da ogni pedalata è
minore e la velocità più elevata, così da avvicinarsi al
punto "b". Istruttivo è anche il caso inverso, un ciclista
che pedala in pianura con un rapporto da salita: in que-
la potenza risulta graficamente rappresentata dall'area sto caso, la forza risulta troppo bassa e la velocità trop-
d i un rettangolo, avente per base la velocità e per altez- po alta e la potenza, di conseguenza, è inferiore all'atti-
za la forza. La potenza così calcolata in ciascun punto male (punto "b" sul diagramma). Il ciclista dovrà agire
della curva può essere correlata con la velocità, ottenen- sul cambio per aumentare la forza e ridurre la velocità,
do la curva tratteggiata riportata nel quadrante di destra così da avvicinarsi alla condizione ottimale (equazione
della figu ra 20.11, che mostra un chiaro andamento [20.5]). Per la maggior parte dei soggetti, una frequenza
parabolico. La potenza è nulla in condizioni completa- di 60-80 rotazioni per minuto corrisponde alla velocità
mente isometriche (F = F 0, v = O) e in condizioni di di accorciamento ottimale per i muscoli delle gambe.
accorciamento a carico zero (F = O, v = v0) e presenta Cuso del cambio permette, appunto, di avvicinarsi a ta-
un valore massimo quando la forza e la velocità sono le frequenza di rotazione, anche quando cambia la pen-
circa un terzo della massima forza isometrica e della denza della strada, e si modifica di conseguenza il lavo-
massima velocità di accorciamento a carico zero. In tali ro richiesto per sollevare il peso del corpo.
condizioni, la potenza risulta uguale a circa il l O per
cento del prodotto F 0 · v0 Nel quadrante di sinistra della figura 20.11 è riportata la
relazione forza-velocità determinata in un muscolo sotto-
[20.5) posto ad allungamento, cioè in contrazione eccentrica. È
da notare che, per convenzione, la velocità in allungamen-
Il valore di velocità a cui viene raggiunta la massima to prende il segno negativo e, quindi, anche la potenza che
potenza è chiamato velocità ottimale o vopt e rappresenta il muscolo assorbe avrà segno negativo. Durante l 'allun-
la condizione nella quale le contrazioni concentriche gamento vengono sviluppate forze superiori a quella iso-
offrono il massimo rendimento meccanico. metrica: esse aumentano in proporzione alla velocità, f ino
Se la lunghezza iniziale del muscolo è diversa da ! 0 , la a un limite di circa l ,5 F0 , ma non crescono ulteriormente
forma della curva forza-velocità rimane sostanzialmente per velocità ancora più alte. La curva forza-velocità diven-
invariata. Tuttavia, il punto F0, che esprime la forza svi- ta così ali' incirca parallela ali' ascissa, a indicare che ulte-

244
Capitolo 20 - Muscolo scheletrico e contrazione muscolare

riori incrementi di velocità non sono accompagnati da dell'apparato contrattile, è simile in tutti i tipi di fibre
aumenti di forza. In questa situazione, una volta raggiunta muscolali scheletriche e di muscoli.
la forza massima possibile (1 ,5 F0), il muscolo cede, cioè Esiste, tuttavia, un'importante differenza fra la singola
si allunga senza opporre ulteriore resistenza. Il cedimento fibra e il muscolo in toto. La singola fibra, quando viene
è dovuto al fatto che la forza applicata riesce a staccare le stimolata, dà una risposta del tipo tutto o nulla: se lo stimo-
teste della miosina dall'actina e interrompe lo svolgersi lo è sotto soglia, non c'è 1isposta; se lo stimolo supera la
dei cicli meccanochimici della contrazione. In vivo, tale soglia, httta la fibra è attivata e genera forza in relazione
evento viene entro cetti limiti evitato dall'intervento del alla sua dimensione. Il muscolo intero invece non segue la
riflesso da stiramento (vedere capitoli 23 e 24). Anche regola del tutto o nulla: in un muscolo costihtito da mi-
nelle contrazioni eccentriche il prodotto forza per velocità gliaia di fibre, sia la stimolazione fisiologica attraverso i
permette di calcolare la potenza. Nel tratto di curva in nervi sia quella sperimentale mediante una idonea corrente
ascesa, la potenza assorbita aumenta in proporzione alla elettrica applicata direttamente al muscolo generalmente
velocità di allungamento, come si vede nella figura 20.11 non coinvolgono tutte le fibre. Aumentando progressiva-
e, a parità di velocità, è superiore a quella sviluppata in mente l'intensità della stimolazione, è possibile aumentare
contrazioni concentriche. via via la popolazione di fibre che rispondono e, infine,
Forza isometrica (Fr). massima velocità di accorciamento a ottenere un'attivazione completa o massimale del muscolo.
carico zero (vr) e massima potenza MmcLJ sono dunque i Il reclutamento di popolazioni più o meno grandi di fibre
parametri fondamentali che nella relazione forza-velocità all'interno di tm muscolo rappresenta quindi un meccani-
definiscono la prestazione contrattile di una fibra muscola- smo fisiologico di regolazione della forza sviluppata al
re o di un muscolo. pari delle valiazioni di frequenza o di lunghezza.
La potenza è naturalmente correlata, anche se non in
maniera proporzionale, con la spesa energetica per unità Relazione frequenza-forza - Come discusso in prece-
di tempo, nonché con il consumo di substrati e di ossi- denza, le variazioni della frequenza di stimolazione con-
geno richiesto dal muscolo. Il rapporto fra potenza e dizionano fortemente le carattetistiche della risposta con-
spesa energetica è il rendimento, o efficienza, della pre- trattile mediante il meccanismo della sommazione dei
stazione muscolare. Esso varia ampiamente in rapporto transienti di calcio. A basse frequenze (per esempio, 9
alle condizioni in cui avviene la contrazione muscolare, Hz nella figura 20.7), la singola risposta contrattile a
come sarà descritto nel capitolo 83. uno stimolo (scossa semplice) si esaurisce comp leta-
mente prima dell 'arrivo della nuova contrazione. Afre-
Forza per unità di sezione, reclutamento e relazione quenze di stimolazione più alte, le stimolazioni si suc-
forza-intensità dello stimolo - La forza isometrica svi- cedono a intervalli di tempo più ridotti, in modo da cau-
luppata da una fibra muscolare durante un tetano fuso alla sare una sommazione delle risposte contrattili: il grado
lunghezza ottimale è tanto maggiore quanto più grande è di fusione e l'ampiezza di queste risposte (tetani incom-
il diametro della fibra muscolare stessa. I singoli ponti tra- pleti) crescono progressivamente con la frequenza, f ino
sversali su ciascun fi lamento spesso, i filamenti spessi a raggiungere un massimo per una frequenza capace di
al!' interno di un emisarcomero e le mio fibrille ali' interno produrre una fusione completa (60Hz nell'esempio
di una fibra muscolare sono tutti situati in parallelo gli uni riportato nella figura 20.7). La base cellulare dei pro-
agli altri e le forze sviluppate da ciascuno si sommano. Si cessi di sommazione della forza è nella sommazione dei
può calcolare che, su una sezione trasversale di l mm2 di transienti di calcio generati da ciascuno stimolo. La re-
fibra muscolare, siano presenti 0,5 · 109 filamenti spessi, lazione fra forza di contrazione e frequenza di stimola-
che ciascun emifilamento porti 300 teste di miosina (cioè zione è chiamata curva frequenza-forza: un esempio è
150 molecole) e che circa metà di queste siano attaccate: ripo1tato in figura 20.7 B. Sia le scosse semplici che i
con una forza sviluppata da ciascuna testa di 3 pN, si avrà tetani completamente fusi sono condizioni non fisiolo-
una tensione totale di 250 mN/ rrun2, che corrisponde ai giche, mentre sotto l'azione del sistema nervoso le f ibre
valmi effettivamente misurabili in queste condizioni etti- muscolari e i muscol i sperimentano frequenze nell'am-
mali. È quindi importante sottolineare che unità contrattili bito dei tetani incompleti: è proprio in questo ambito
poste in parallelo producono forze che si sommano fra che l'effetto modulante della frequenza sulla forza è più
loro, sia all'interno della singola fibra muscolare sia all'in- netto. Come si vedrà più avanti, la curva forza-frequen-
temo di un muscolo composto di molte fibre. Diventa così za rappresenta una delle importanti differenze fra fibre
utile esprimere la forza muscolare riferendola all'area della muscolari lente e fibre muscolari rapide: le fibre mu-
sezione trasversale della fibra o del muscolo. Quando la scolari lente manifestano la sommazione e raggiungono
forza è riferita (nmmalizzata) rispetto all'area della sezione la completa fusione a frequenze di stimolazione più
trasversale, viene più correttamente indicata come tensione. basse di quelle richieste dalle fibre muscolari rapide. Di
Si può verificare che la tensione tetanica (forza per unità di conseguenza, la curva frequenze-forza delle f ibre lente
area di sezione trasversale), sviluppata in contrazioni iso- sarà collocata a sinistra (cioè verso frequenze minori)
metriche a lunghezza ottimale e con massima attivazione rispetto alla curva delle fibre rapide.

245
Co ntrollo motorio

Determinanti della velocità loro fibre o muscoli diversi, la velocità viene di solito
di accorciamento espressa in termini relativi, ossia come " lunghezza del
muscolo/s" o "lunghezza della fibra/s": in questo modo, si
I paragrafi precedenti hanno delineato un quadro dei elimina l'effetto del sommarsi delle velocità di sarcomeri
meccanismi regolatori della forza sviluppata in condi- posti in setie. Nel muscolo in situ è impotiante anche la
zioni isometriche, caratteristica del punto F0 nella rela- disposizione delle fib re: se le fibre sono parallele, la velo-
zione forza-velocità. Sinteticamente, i dati fondamentali cità del muscolo è uguale a quella delle sue fibre, mentre,
di questo quadro sono: se il muscolo è pennato, la velocità di accorciamento del
muscolo è data dal prodotto della velocità di accorciamen-
- in condizioni ottimali di lunghezza, frequenza e inten- to delle fibre per il seno dell'angolo di pennazione (vedere
sità di stimolazione, F0 è relativamente costante in ogni capitolo 22).
fib ra muscolare e muscolo e presenta valori intorno a
250-300 mN/mm2; Elasticità del muscolo in contrazione
- nel muscolo in toto, F 0 può essere regolata in modo
continuo e con grande finezza mediante variazioni Nel muscolo scheletrico sono presenti, d isposte in serie
della frequenza di stimolazione e de li ' intensità di sti- rispetto ai generatori di forza, strutture che hanno carat-
molazione (reclutamento) e della lunghezza del mu- teristiche elastiche e quindi possono essere deformate in
scolo. modo all 'incirca proporzionale alla forza generata nella
interazione acto-miosinica. Queste strutture che nel loro
La velocità massima di accorciamento (vr) della relazione complesso vengono a costituire l'elasticità del muscolo
forza-velocità) è, invece, un parametro molto variabile fra in serie sono:
fibra e fibra e tra muscolo e muscolo. Come si vedrà più
avanti, la trasduzione chimico-meccanica, cioè il processo -tendini;
che nel ciclo del ponte trasversale trasforma l'energia chi- -linee Z;
mica del legame fosforico d eli ' ATP in energia meccanica, - filamenti spessi;
si svolge con velocità diversa da fibra a fibra e da musco- - filamenti sottili;
lo a muscolo. Ci sono fibre rapide e f ibre lente, diverse - stessi ponti trasversali, cioè la parte della molecola della
appunto per la velocità con cui compiono il processo di miosina che connette la testa legata al filamento sottile
trasduzione chimico-meccanica. La molecola di m iosina con il filamento spesso.
delle fibre rapide ha maggiore attività ATPasica (idrolizza
più molecole di ATP per unità di tempo) rispetto alle f ibre Gli elementi elastici rivestono un'impmianza non trascu-
lente. A questa diversa attività ATPasica corrisponde, a rabi le nell'esercizio muscolare. Durante molte attività,
livello meccanico, una più elevata velocità di traslazione essi assorbono e restituiscono in continuazione energia e-
dei filamenti sottili e, quindi, una maggiore velocità di lastica, contribuendo a tidurre la spesa energetica (vedere
accorciamento. La potenza massima erogata (}v111, ) è una capitolo 86). In un muscolo isolato, le carattetistiche delle
frazione (circa il 10 per cento) del prodotto F 0 · v 0 ed componenti elastiche possono essere analizzate in 2 modi.
essendo F 0 relativamente costante, saranno le differenze
in v 0 a generare differenze nella massima potenza. Le l) Sottoponendo il muscolo mantenuto in contrazione
fibre rapide hanno velocità di accorciamento a ca1ico zero isometrica a variazioni rapide di lunghezza (figura
e, quindi, potenza massima, 5-7 volte più alta rispetto alle 20.12 B). La forza subisce un' improvvisa variazione
fibre lente. La differenza in v0 , come in attività ATPasica, (caduta in caso di riduzione di lunghezza, aumento in
fra fibra e fibra dipende dalle isofmme della miosina che caso di allungamento), seguita da un graduale ritorno
ciascuna fibra esprime. Le differenze fra muscolo e mu- verso un valore stabile. Questo nuovo valore stabile è
scolo saranno conseguenza della distribuzione dei diversi quello previsto dalla re lazione forza- lunghezza de l
tipi di fibra ali' intemo di ciascun muscolo. muscolo in esame. La variazione di forza che si regi-
Come nella misura della fo rza, anche nella misura della stra immediatamente, durante la variazione di lunghez-
velocità è impmiante tener conto dell'architettura del sar- za, è invece espressione dell'elasticità non smorzata
comero, della fibra e del muscolo. I.;azione della miosina del muscolo. Il differenziarsi delle due componenti,
si manifesta come propulsione del filamento sottile verso quella contrattile e quella elastica, si basa sui tempi: la
il centro del sarcomero e, a questo livello, la velocità si risposta della componente elastica è estremamente ra-
può misurare in mm/s per emisarcomero. In ciascun sar- pida, mentre la componente contrattile raggiunge nuo-
comero, la velocità di accorciamento sarà quindi doppia d i vi livelli di forza in tempi più lunghi.
quella dal motore miosinico di ciascun emisarcomero. 2) Un metodo altemativo è quello di imporre a un musco-
Una fibra è composta da migliaia di sarcomeri in serie lo durante la contrazione isometrica una trans izione
uno all'altro e le velocità di accorciamento dei singoli sar- improvvisa alla conh·azione isotonica (figura 20.12 A).
comeri si sommano le une alle altre. Per confrontare tra In questo caso, registrando la valiazione di lunghezza,

246
Capitolo 20 - Muscolo scheletr ico e contrazione muscolare

si può distinguere una fase iniziale, in cui la lunghezza


® 10 cambia in modo estremamente rapido, seguita da una
fase in cui la lunghezza si modifica a velocità costante.
contrazione
lsometrica Questa seconda fase è espressione dell'attività contrat-
tile, mentre la prima fase è espressione dell'elasticità.

Rappresentando su un diagramma cartesiano le varia-


contrazione
isotonica zioni di forza e di lunghezza durante le fasi iniziali rapi-
de, è possibile valutare l 'elasticità del muscolo in con-
trazione: esempi sono riportati nella f i gura 20.13. È im-
o portante sottolineare come l 'area sott esa dalla curva
forza-allungamento della componente elastica corri-
Ss sponda a lavoro (w = F · L1L) e, quindi, consenta di cal-
colare la quantità di energia che le componenti elastiche
del muscolo possono immagazzinare.
27
contrazione
isotonica

contrazione
lsometrica
26

~-- o,os s 600

lo
®

0,65 10 Oì 400
Q.
e.
Q)
c:
o
"iii
c:
~ 200
0,6 F0

~ 0,5 s - - - - - > o 2 4 6
allungamento (% di 10)

Figura 20.12 - Risposte muscolari a rapide variazioni di lun- Figura 20.13 - Curve tensione-lunghezza degli elementi ela-
ghezza o di carico, indicate come transienti isotonico, indotto stici in serie di un gastrocnemio e di un sartorio di rana. La
da una rapida variazione del carico (A), e isometrico, indotto tensione è espressa in rapporto alla superficie di sezione del
da una rapida variazione di lunghezza (B). In A, il muscolo, muscolo (1 kPa = 1.000 N/m2). L'ascissa indica l'allungamen-
che si sta contraendo in modo isometrico (figura 20.9), viene to in percentuale di 10.
improvvisamente lasciato libero di accorciarsi contro un carico
predeterminato. L'accorciamento si compie in una prima fase
estremamente rapida (si noti che la scala dei tempi nella parte
inferiore è espansa) dipendente dalle proprietà elastiche del
muscolo, seguita da una seconda fase più lenta, espressione
della relazione fra forza (o carico) e velocità. In B, un'improv-
visa variazione di lunghezza viene applicata durante la con-
trazione isometrica. Nella conseguente variazione di forza si
osserva una fase iniziale rapida, dovuta all'elasticità muscola-
re, seguita da una fase più lenta, dovuta alla ripresa del pro-
cesso contrattile.

247
Controllo motorio

SPECIALIZZAZIONE ®

fl __]l~~llil~l ilil lUllilwtm•"'"'"'"::=.


DELLE -FIBRE MUSCOLARI:
FIBRE RAPIDE E FIBRE LENTE,
FIBRE AFFATICABILI E FIBRE 200 ms 20 s

RESISTENTI ALLA FATICA

Come è già stato ripetutamente accennato nel corso di


questo capitolo, le fibre muscolari dell'uomo e dei matn-
@ ~'~-- IOOl m~ltlli~lll~~liD~~;~~~
f\.~ Jllll~ l l lll~m!WitWI~ioo,l
miferi non sono tutte uguali: esse si differenziano per
numerosi caratteri sia morfologici, sia biochimico-meta-
bolici, sia meccanici. Dal punto di vista f isiologico, le
maggiori differenze riguardano la rapidità della conh·azio- ©
ne, la velocità della conversione chimico-meccanica (e
quindi la potenza generata) e la resistenza alla fatica. Fra Figura 20.15 - Differenze funzionali fra muscoli composti da
fibre di tipo diverso. La parte di sinistra mostra lo sviluppo di
le molte classificazioni in uso, si fa riferimento qui e nel
tensione durante una scossa singola in 3 tipi di muscoli:
seguente capitolo 21 a quella che identifica 3 popolazioni estensore lungo delle dita (EDL) (A ), composto prevalente-
o tipi di fibre muscolari, combinando gli aspetti fisiologi- mente da fibre FF, diaframma (B), composto prevalentemente
ci sopraelencati: da fibre FA, e soleo (C), composto prevalentemente da fibre
S; si può facilmente notare il diverso andamento temporale
- fibre lente e resistenti alla fatica (Slow o S); della scossa. La parte di destra mostra l'insorgenza della fati-
- fibre rapide e affaticabili (Fast Fatiguable o FF); ca in conseguenza del ripetersi di brevi contrazioni di tipo
- fibre rapide e resistenti a lla fatica (Fast Fatigue Re- tetanico negli stessi diversi muscoli di topo: EDL, soleo e dia-
sistant o FR). framma . La fatica viene indotta attraverso stimolazioni ripetu-
te, in cui le fibre vengono stimolate con tetani a 80 Hz con
durata 500 ms, ripetuti una volta ogni 2 s (duty ratio = 0,4): il
Le differenze fra i 3 tipi di fibre sono mostrate nelle fi- muscolo EDL, composto di fibre FF, perde la sua capacità di
gure 20. 14 e 20.15 e nella tabella 20.1 e riguardano i se- sviluppare forza molto più rapidamente del muscolo soleo,
guenti aspetti. composto in gran parte da fibre di tipo S, mentre il diaframma,
composto da fibre di tipo FA, ha resistenza intermedia.

Figura 20.14 - Differenze tra tipi di fibre muscolari nella trasduzione chimico-meccanica. In A , sono mostrati due esempi di
misura dell'attività ATPasica durante contrazioni isometriche di singole fibre muscolari umane, rispettivamente lente S e veloci
FF. La forza è riferita all'area della sezione trasversale della fibra muscolare (KN/m2 ), mentre il consumo di ATP è misurato con
un metodo ottico dalla riduzione dell'assorbanza: si può notare come la velocità di caduta della concentrazione di ATP sia più
pronunciata nella fibra di tipo FF che in quella di tipo S. In B, so no mostrate le curve forza-velocità (linee tratteggiate) e forza-
potenza (linee continue) di 3 tipi di fibre muscolari umane: lenta o S, rapida ossidativa FF e rapida glicolitica FA. Si può notare
come le velocità e le potenze sviluppate crescano nell'ordine S < FA < FF.

® @
200 200
:> Tipo S Tipo FF
E 150 150
z
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-1oo 100
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N
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lL so so Tipo FF o
,...J ~ / et
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10 20 30 40 so
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o 10
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0 ,100 0 ,100
0 .5
"'c
N

"§"' 0.095 0 ,095


U>
U>
~
0,1 nmol ATP 10,1 nmol ATP 0,0 .o
o 10 20 30 40 50 60

0 ,090 0 ,090 Forza (kN/nt)


o 10 20 30 40 so o 10 20
Tempo (s) Tempo (s)

248
Capitolo 20 - Muscolo scheletrico e contrazione muscolare

Tabella 20.1 • Caratteristiche istologiche, biochimiche e funzionali dei tre diversi tipi di fibre muscolari.

.diametro delle f ibre muscolari s FR FF


piccolo medio grande

capillari per fibra muscolare 4-6 4-5 3-4


mioglobina ++++ ++++ +
glicogeno + ++++ ++++
trigliceridi ++++ + ++
fosforilasi + ++++ ++++
LDH + ++ ++++
a-GPDH + ++++ ++++
NADH-deidrogenasi ++++ +++ +
SDH ++++ +++ +
adenilatochinasi ++ +++ ++++
creatinchinasi ++ +++ ++++

LDH = lattatodeidrogenasi;
a-GPDH = a-glicerofosfatodeidrogenasi;
SDH =succinatodeidrogenasi.

l ) Trasduzione chimico-meccanica. La trasformazione - una miosina extraoculare espressa limitatamente alle


dell'energia chimica del legame fosforico dell'ATP fibre dei muscoli estrinseci dell'occhio;
in energia meccanica nel ciclo di interazione actina- - una miosina 2M espressa nella muscolatura mastica-
miosina si svolge con velocità maggiore nelle fibre tona;
rapide rispetto alle fibre lente. La miosina delle fibre - due miosine espresse dalle fibre muscolari durante lo
rapide ha quindi maggiore attività ATPasica (cioè sviluppo e la rigenerazione, chiamate rispettivamente
ogni molecola di miosina idrolizza più molecole di embrionale e neonatale.
ATP per unità di tempo) rispetto alla miosina delle Come regola generale, in ogni fibra muscolare viene
fibre lente. Esempi dell'attività ATPasica misurata espressa una sola isoforma della miosina, che determi-
durante contrazioni isometriche di singole fibre mu- na le caratteristiche della conversione chimico-mecca-
scolari umane, rispettivamente lente S e veloci FF, nica nei ponti trasversali. Non sono tuttavia infrequenti
sono mostrate nella figura 20.14 A. Alla maggiore fibre che esprimono due o anche tre isofmme di miosi-
attività ATPasica delle fibre rapide, corrisponde una na: vengono chiamate fibre miste o ibride.
maggior potenza, cioè più energia meccanica viene 2) Singola scossa isometrica, che presenta evidenti dif-
generata nell 'unità di tempo. Come visto in prece- ferenze fra i 3 tipi di fibra per quanto riguarda i suoi
denti paragrafi, discutendo la curva forza-velocità, la due principali parametri, il tempo di contrazione e la
maggior potenza si estrinseca nella maggiore velo- forza al picco (figura 20.9 A). II tempo di contrazio-
cità di accorciamento e maggiore forza sviluppata ne, ossia il tempo necessario affinché si sviluppi il
nelle fibre rapide rispetto a quelle lente. Nella figura massimo di forza, varia fra l O e l 00 ms nei muscoli
20.14 B sono mostrate le curve forza-velocità (a si- dei mammiferi. Nel gatto, il tempo di contrazione è
nistra) e forza-potenza (a destra) di 3 tipi di fibre pari a l O ms nei muscoli oculari, 20-30 ms nelle
muscolari umane. La base molecolare di questa dif- fibre muscolari rapide FF, 40 ms nelle fibre FR e
ferenza fra tipi di fibre è fornita dall 'esistenza di l 00 ms nelle fibre lente. Nell'uomo, si può registra-
varianti della miosina, di solito indicate come isofor- re la forza di singole unità motrici (gruppi di fibre
me della miosina. Nel genoma dei mammiferi, 9 di- muscolari innervate da un singolo motoneurone - ve-
versi geni codificano per 9 varianti delle catene pe- dere capitolo 21 ), mediante un trasduttore di forza
santi della miosina propria del muscolo striato : ad ago inserito nel tendine e i tempi di contrazione
- una miosina lenta, o ~/slow, espressa dalle fibre lente, risultano simili a quelli del gatto. Esempi di scosse
o S, e dalla muscolatura miocardica ventricolare; isometriche in 3 diversi muscoli di topo sono riporta-
- tre diverse isofom1e espresse nelle fibre di tipo rapi- ti nella figura 20.15 A: si tratta dei muscoli estensore
do, chiamate 2A (tipica delle fibre FR), 2B e 2X lungo delle dita (EDL), composto prevalentemente
(tipiche delle fibre FF); da fibre FF, diaframma, composto prevalentemente
- una miosina a. espressa dal miocardio atriale e da da fibre FR, e soleo, composto prevalentemente da
alcune fibre della muscolatura masticatoria; f ibre S; si può facilmente notare il diverso andamen-

249
Controllo motorio

to temporale della scossa. La diversa rapidità della ri- modalità di rigenerazione de li ' ATP mediante processi
sposta contrattile è, in primo luogo, una diretta e- glicolitici od ossidativi. La tabella 20.1 mostra come
spressione della diversa cinetica di rilascio e ricattura le fibre lente o S siano dotate di bassa attività glico-
del calcio da parte del reticolo sarcoplasmatico - il litica (bassa attività di glicerofosfatodeidrogenasi,
transiente di calcio si esaurisce più rapidamente nelle fosforilasi e lattato deidrogenasi) e di alta attività os-
fibre muscolari rap ide che in quelle lente - e, in sidativa mitocondriale (alta attività della NADH-dei-
secondo luogo, della diversa rapidità con cui la miosi- drogenasi e della succinatodeidrogenasi); le fibre FF
na si lega all'actina, formando ponti trasversali e ge- hanno caratteristiche opposte, cioè alta attività glico-
nerando forza. Una conseguenza importante di questa Etica e bassa attività ossidativa mitocondriale; le fibre
differenza è che i processi di sonunazione haiUlo luo- FR hatmo elevate attività enzimatiche di entrambi i ti-
go a frequenze di stimolazione più basse per le fibre pi. Si può anche notare che il piccolo diametro, la ricca
muscolari lente che per quelle rapide: la completa vascolarizzazione capillare e l' abbondante presenza di
fusione si ottiene a frequenze diverse (nell'uomo da mioglobina (fibre rosse) favoriscono il constano di os-
20 a 50 Hz) nei diversi tipi di fibre. Le basi molecola- sigeno nelle fibre S e FR rispetto a quelle FF, che ap-
ri della differenza nella cinetica di ri lascio e ricattura paiono molto grandi, povere di m ioglobina (fibre palli-
del calcio sono fornite dalla maggior estensione del de) e circondate da un minor numero di capillari. Le
reticolo sarcoplasmatico nelle fibre rapide e dalla pre- fibre FF risultano, quindi, rapidamente affaticabili,
senza di varianti con diversa attività (isoforme) della poiché fanno fronte all'elevato consumo di ATP con
pompa del calcio reticolare (SERCA). un'intensa attività glicolitica: ciò potta ad accumulare
3) Resistenza alla fatica. La figura 20.15 mostra le conse- fosfato inorganico e lattato nel citoplasma, inibendo
guenze del ripetersi di brevi contrazioni di tipo tetani- l'attività dei ponti trasversali. Le f ibre S, e in parte an-
co in 3 diversi tipi di muscoli di topo: EDL, soleo e che le FR, sono in grado di consumare meno ATP e di
diafranuna. È un protocollo di induzione della fatica rigenerarlo totalmente mediante processi di fosforila-
mediante stimolazioni ripetute, in cui le fibre vengono zione ossidativa: il minor accumulo di fosfato e la mi-
stimolate con tetani a 40 Hz con durata 500 ms, ripetu- nor acidificazione intracellulare eviteranno la perdita
ti una volta ogni 2 s (duty ratio = 0,4): il muscolo di capacità di sviluppare forza.
EDL, composto di fibre FF, perde la sua capacità di Nei piccoli mammifeLi (topo, gatto, coniglio) esistono
sviluppare forza molto più rapidamente del muscolo muscoli omogenei, cioè composti di fibre di un unico
soleo, composto in gran patte da fibre di tipo S, men- tipo: per esempio, il soleo, muscolo a funzione postu-
tre il diaframma, composto da fibre di tipo FR, ha rale, è completamente costituito da fibre lente, mentre
resistenza intermedia. Come detto sopra, la fa tica l'estensore lungo delle dita del piede (EDL) è quasi
indotta da stimolazioni ripetute è dovuta alla modifi- completamente rapido. I muscoli umani sono tutti "mi-
cazione progressiva dell'ambiente citoplasmatico sti", cioè contengono fibre di tutti e tre i tipi, seppure
della fibra in relazione al consumo e alla rigenerazio- in proporzione variabile. Spetta al controllo nervoso atti-
ne di ATP. I determinanti della diversa resistenza alla vare selettivamente fibre rapide o lente, resistenti alla
fatica sono, da un lato, il consumo di ATP molto mag- fatica o affaticabili in relazione al compito motorio, cioè
giore nelle fibre rapide che nelle lente e, da !l 'altra, le alla forza tichiesta e alla durata della contrazione.

250
Controllo nervoso
della contrazione muscolare
21 Fausto Baldissera

Trasmissione neuromuscolare Umtà motrtce, interfaccta d1 nasformaztone det comandi


Potenztale dt placca !EPP) nervosi m forza meccamca
Llbetaztone dt acetllcolma da parte della termmaztone presmaphca Correlaz10m tra propnetà neuronah e p topuetà muscolan
Effettt dell'acet!lcohna ~ulla rnembtana postsmapttca nelle unità motnct
Natura 1omca delle correnti generanh EPP Stgnificato funztonale della senstbthtà dmamtca
ModeUo elettnco della placca motnce det motoneurom

Unità motrici e unità mu~colari Modulazione nervosa della forza mu~colare


Caratte1t~ttche delle umtà muscolan Reclutamento e modulaziOne dt frequenza

La trasformazione dei segnali nervosi in eventi mecca- ne data da Loewi che il liquido di perfusione di un
nici si svolge in 3 momenti successivi: cuore isolato di rana, raccolto durante la stimolazione
vagale, fosse capace di trasferire a un altro cuore non
l) trasmissione del potenziale d'azione dall'assone del stimolato l'effetto rallentante del vago. Dopo pochi
motoneurone alla cellula muscolare attraverso un mec- anni, si scoprì che il mediatore liberato dal vago, l'ace-
canismo sinaptico; tilcolina (Ach), è anche liberato da altre terminazioni
2) propagazione del potenziale d'azione lungo tutta l'e- nervose, per esempio dalle terminazioni delle fibre pre-
stensione della fibrocellula muscolare; sinaptiche nei gangli simpatici e dalle placche motrici
3) attivazione, da parte del potenziale d'azione, dei mec- dei muscoli scheletrici.
canismi contrattili del muscolo. Si appurò tuttavia che gli effetti dell'acetilcolina sul cuore
e sui muscoli scheletrici si diversificano perché vengono
Nei paragrafi successivi verranno descritte, dopo la tra- riprodotti, oppure inibiti, da differenti molecole: la sinapsi
smissione neuromuscolare, le caratteristiche dell'accop- colinergica neuromuscolare viene attivata anche dalla
piamento tra motoneuroni e fibre muscolari e le moda- nicotina (oltre che da numerosi altri composti anunonici
lità secondo cui le informazioni contenute nella scarica quaternari, come carbacolo, succinilcolina e decametonio)
dei motoneuroni vengono trasferite al mondo esterno e inibita dal curaro, mentre la sinapsi vagocardiaca è
attraverso la contrazione dei muscoli. insensibile all'effetto della nicotina e del curaro, ma viene
stimolata dalla muscarina e inibita dall'atropina. Le giun-
zioni colinergiche vengono da allora tradizionalmente
TRASMISSIONE suddivise in nicotiniche e muscariniche (capitolo 36).
NEUROMUSCOLARE La scopet1a dell'azione dell'Ach sul muscolo schelettico
avviò i primi tentativi di coLTelare tra loro i fenomeni chimi-
La giunzione neuromuscolare, o placca motrice, è la ci e i fenomeni elettrici della trasmissione nemomuscolare.
sinapsi tra la terminazione periferica del neurite dei Le registrazioni, prima extra- poi intracellulari, dalle fibre
motoneuroni e la membrana della fibra muscolare stria- muscolari stJ.iate hanno permesso di stabilire che la trasmis-
ta (figura 21.1 ). Essa è stata, con la giunzione tra le sione neuromuscolare avviene in modo analogo alla n·asrnis-
fibre vagali e la muscolatura atriale, la prima sinapsi sione nelle sinapsi eccitatone tra nemoni (capitoli 6 e 7).
chimica di cui si sia riconosciuto il mediatore.
Data l' elevata velocità della trasmissione neuromusco-
lare e la brevissima durata dei segnali nervosi, pareva Potenziale di placca (EPP)
poco plausibile agli studiosi dell 'inizio del secolo che la
trasmissione neuromuscolare potesse avvenire per via Al seguito di ogni impulso nervoso che raggiunge la
chimica. Nel 1921, fece quindi scalpore la dimostrazio- placca motrice, si sviluppa nella fibra muscolare un

251
Controllo motorio

cellula di Schwann

membrana
presinaptica

spazio sinaptico
con molecole di colinesterasi
i adese alla matrice
collagene

recettorl per l'acetilcolina


della membrana postslnaptica

Figura 21.1 - Struttura della giunzione neuromuscolare. a ingrandimenti crescenti.

potenziale d'azione che si trasmette lungo t11tta la fibra, paralizza la muscolatura. Il curaro 1iduce l'ampiezza del
attivandone la contrazione. Il potenziale d'azione musco la- prepotenziale in proporzione alla dose, fino a renderla
re diffe1isce dal potenziale d'azione nervoso soltanto per la infe riore al livello soglia. A questo punto, il potenziale
durata, leggennente supeliore. In prossimità della placca, il d'azione nervoso non si traduce più in un potenziale d'a-
potenziale a punta è preceduto da un prepotenziale che zione muscolare e la f ibra muscola re rimane parali zzata
manca nelle 1imanenti zone della f ibra muscolare (figura ed elettricamente silente su tutta la sua lunghezza, salvo
21.2). Il prepotenziale inizia 0,5 ms dopo l'anivo dell'im- che nella regione della p lacca. Qui, per un'estensione di
pulso nervoso nella tem1i.nazione presinaptica e si sviluppa l 00-500 j..tl11, si registra il prepotenziale non più coperto
dal potenz iale di riposo fi no al potenziale soglia. dallo spike. Il potenziale di placca, EPP (End P/ate Po-
L'ampiezza del prepotenziale può essere mod ificata me- tential, figura 2 1.2), è del tutto simile al! 'EPSP registrato
diante vari accorgimenti. Il più noto tra questi è la sonuni- nei neuroni centrali (capitoli 6 e 7), salvo la maggior
nistrazione di curaro, u n alcaloide di oligine vegetale che ampiezza e durata.

252
Capitolo 21- Controllo nervoso della contrazione muscolare

o 1 2 3 mm ;:..,

nervo~
~fibra m~scolaX ®J\r
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5 4mm
fiJra !ermlnazione
o muscolare dell 'assone motore
o 5 10 15 20 ms
mìcropipetta per ionoforesi di Ach
Figura 21.2 - Eventi della trasmissione neuromuscolare regi-
strati a diverse distanze dalla placca motrice (schema in alto). Figura 21.3 - L'applicazione locale di acetilcolina (Ach) pro-
(A) Nella regione della placca (distanza O) lo sviluppo del duce una depolarizzazione della membrana muscolare quan-
potenziale d'azione è preceduto dal potenziale postsinaptico do è fatta in prossimità alle placche motrici (a, b e d), mentre
(prepotenziale), che non si registra alle distanze 1 e 2. La som- è senza efficacia sulle altre porzioni della membrana (c).
ministrazione di curaro a dosi crescenti (B) riduce l'ampiezza
del prepotenziale fino a renderla sottoliminare. Scomparso il 4) l'applicazione iontoforetica di microdosi di Ach sulla
potenziale d'azione si registra solamente il potenziale di placca
superficie della membrana muscolare induce la genesi di
(EPP). L'ampiezza deii'EPP si riduce rapidamente via via che
ci si allontana nella regione della sinapsi (C). correnti depolarizzanti con le stesse caratteristiche delle
correnti che provocano I'EPP; l'effetto è dimostrabile
soltanto nella regione della placca motrice, mentre non si
Liberazione di acetilcolina da parte rileva sul resto della superficie della cellula muscolare,
della terminazione presinaptica ove mancano i recettori per l'acetilcolina (figura 21.3).

eEPP è dovuto all'acetilcolina, che viene liberata dalla ter- eacetilcolina viene sintetizzata nel citoplasma del ter-
minazione assonica quando quest'ultima è invasa da un minale presinaptico, per opera dell'enzima acetiltransfe-
potenziale d'azione, e alle modificazioni di permeabilità rasi, a partire da colil)a e acetil-coA, e immagazzinata
indotte dall'Ach medesima sulla membrana muscolare. Gli nelle vescicole sinaptiche. Il potenziale d'azione presi-
elementi principali su cui si fonda questa conclusione sono: naptico produce la fusione delle vescicole alla membra-
na cellulare e la loro apertura all'esterno, liberando così
l) in seguito ali' attivazione ripetuta dell'assone motore, l' Ach nello spazio sinaptico.
l'Ach viene liberata nel liquido di perfì.Jsione della placca I.:accoppiamento tra il segnale elettrico e l' esocitosi del
in quantità proporzionale al numero di impulsi nervosi; mediatore è garantito dagli ioni Ca++. La rimozione del
2) la trasmissione neuromuscolare è bloccata nelle condi- ca++ dal liquido extracellulare riduce l'ampiezza degli
zioni in cui è depressa la liberazione di Ach (per esem- EPP (figura 21.4) fino a renderli subliminari, bloccando
pio, in seguito alla diminuzione del Ca extracellulare) o quindi la trasmissione neuromuscolare. La trasmissione si
in presenza di sostanze che competono con l' Ach nel- può ripristinare iniettando elettroforeticamente piccole
l'agganciarsi ai recettori della membrana postsinaptica quantità di ioni calcio in prossimità della placca qualche
(come i curari); millisecondo prima dell'arrivo del potenziale d'azione. Se
3) la trasmissione è potenziata (l'EPP è prolungato e può invece il calcio è somministrato immediatamente dopo il
produrre più potenziali d'azione consecutivi) dalle potenziale d'azione, la sua efficacia è nulla. eazione del
sostanze che facilitano la liberazione di Ach o che, ca++ si sviluppa dunque soltanto in concomitanza con la
come l'eserina, inibiscono la colinesterasi (l'enzima depolarizzazione e consiste nell'ingresso dello ione biva-
che demolisce l' Ach presente nello spazio sinaptico); lente nel terminale presinaptico attraverso specifici canali
'

L_ 253
Controllo motorio

@ EPP spontanei " in miniatura"

---"----
~----------------
---"'-----
[Mg++] extracellulare
~--..,.,....r---.~
6

>
5 --------ì~~~-------
.§.

------~,-~--------
Q. 4
Q.
~
Qi
'O 3

~
·c. 2
~"----~1-----------·
.,
E

o 0,2 0,4 0,6


[Ca++] extracellulare {mM)
0,8
--------~r~·
""' ------~-
Figura 21.4 - Potenziali di placca (EPP) "in miniatura" di ampiezza unitaria compaiono spontaneamente in condizioni di riposo
(A). Quando la concentrazione di calcio extracellulare è molto bassa, la stimolazione (freccia verticale in 8 ) evoca EPPs la cui
ampiezza è un multiplo di quella degli EEP spontanei (frecce oblique). In alcune prove (seconda e sesta dall'alto) lo stimolo è
senza effetto. Questo comportamento giustifica la teoria quantica della liberazione di acetilcolina. L'ampiezza degli EPP risente
fortemente del valore della concentrazione extracellulare del calcio e, in modo inverso, del magnesio (C).

voltaggio-dipendenti, che si aprono brevemente durante lo Effetti d eU' acetilcolina


spike. Il conseguente aumento della concentrazione intra-
cellulare del calcio induce la fusione delle vescicole si-
sulla membrana postsinaptica
naptiche più prossime alla membrana cellulare con la
membrana stessa e l'esocitosi del trasmettitore. La registrazione intracellulare nella regione della placca
Il calcio viene poi rapidamente rimosso dal citoplasma, motrice in condizioni di r iposo rivela la comparsa di
sia per l'immediato legame con numerose proteine pla- minuscoli EPP spontanei, di ampiezza < l mV, i quali
smatiche sia, infine, per estrusione da parte delle pompe insorgono con ritmo casuale alla frequenza media di più
di membrana. Altri fattori possono influire sulla quan- EPP al secondo (figura 2 1.4). Questi eventi, che sono
tità di mediatore liberato. L'aumento della concentrazio- stati definiti potenziali di placca "in miniatura", deriva-
ne extracellulare di Mg++ riduce l'ampiezza degli EPP no dalla liberazione spontanea di "pacchetti" plurimole-
perché il magnesio, pur non riuscendo a permeare il ca- colari di acetilcolina da parte del terminale presinaptico.
nale del calcio, compete con il ca++ all'ingresso del ca- I potenziali in mi niatura sono depressi o eliminati dal
nale stesso e gli impedisce di entrare nella fibra nervo- curaro e potenziati dall'eserina, come accade agli EPP
sa. Anche particolari molecole organiche, come la tossi- evocati dall'impulso nervoso. La loro frequenza aumen-
na botulinica, interrompono la trasmissione neuromu- ta quando si depolarizza in modo stabile la terminazio-
scolare perché bloccano l'esocitosi di Ach. ne presinaptica, essendo l'incremento di circa dieci
Una volta liberata nello spazio subsinaptico, l'Ach è rapida- volte ogni 15 m V di depolarizzazione. Tutto ciò confer-
mente ridotta, per idrolisi, a colina e acetato da parte dell'a- ma l'esistenza di un diretto accoppiamento tra gli eventi
cetilcolinesterasi (AchE), che è presente in alta concentra- elettrici presinaptici, l ' ingresso di calcio nella terminazio-
zione nel vallo sinaptico, legata ai filamenti del collagene. ne presinaptica e la liberazione di mediatore , similmen-

254

..
!
Capitolo 21 - Controllo nervoso della contrazione muscolare

Inserto l - Recettore-canale ® legame con 2 molecole di Ach


canale chiuso canale aperto
per l'acetilcolina
'i 'i Ach O Na+
Il recettore per l'acetilcolina è una
proteina di membrana la cui confor-
mazione cambia, per effetto del lega-
me con il substrato, in modo da for-
mare tm canale ionico. È stato isolato
dalle altre proteine della membrana
sfu1ttando la grande affinità che verso
di esso posseggono alcune tossine del
veleno dei serpenti, come l'a-bunga-
rotossina, le quali sono dotate di tm'a-
zione curarosirnile molto intensa, e si
dissociano dal recettore con grande @
lentezza (più di 24 ore). Il recettore
è una proteina di peso molecolare
228.000, formata da 5 catene polipep-
t!diche, di cui due identiche (2 a, B.y,
5). Le 5 subtmità sono inserite veLti-
calmente nella membrana e riumte,
come i petali di una corolla, a circon-
dare un poro (figura 1).
Quando la concentrazione extracellu- F igura 1 - Ricostruzione tridimensionale del recettore per l'acetilcolina della plac-
lare dell' Ach amnenta, la conduttan- ca motrice (A) , che all'analisi cristallografica si presenta come in B.
za della membrana della placca cre-
sce in maniera esponenziale La molecola del recettore è la princi- i recett01i per l'Ach tornano a segre-
pale componente proteica della mem- garsi nella membrana giunzionale.
g =[Ach]ll brana postsinaptica della placca mo- Nella rniastenia grave, caratterizzata
trice, ave raggiunge una concentra- da debolezza ed esauribilità muscola-
dove 11 ha un valore tra 1,5 e 3. zione d i 20.000 per ~Lm2 , mentre è re, la trasmissione neuromuscolare è
Ciò indica che per aprire il canale non assente nel resto della supemcie della compromessa, fino a essere bloccata,
è sufficiente il legame con una singo- fibra muscolare. a causa della scomparsa, nelle plac-
la molecola di Ach (alttimenti la con- Tuttavia, in seguito a denervazione, il che neuromuscolru.i, dei recettori per
duttanza crescerebbe linearmente con recettore viene espresso su t11tta l'e- l'acetilcolina. La perdita dei recettori,
la concentrazione del mediatore), ma stensione della cellula e tutta la mem- che possono ridursi al 20 per cento
che ne servono almeno 2. I 2 punti di brana muscolare diviene reattiva al- del numero normalmente presente, è
aggancio sono sitt1ati ciasctmo su una l'Ach. dovuta all'azione di autoanticorpi cir-
snbunità a . nella porzione che sporge Successivamente, se gli as ani motori colanti, specifici per la proteina recet-
nello spazio extracellulare. rigenerano e reinnervano il muscolo, totiale.

te a quanto accade nella trasmissione sinaptica centrale. sponde a circa duemila molecole di Ach, probabilmente il
In ambiente povero di ca++ e ricco di Mg++, gli EPP evo- contenuto di una vescicola presinaptica. In condizioni
cati dalla stimolazione nervosa sono subliminati e di am- fisiologiche, il numero di "quanti" emessi all'arrivo di un
piezza variabile. Registrandone un cetto numero consecu- impulso nervoso oscilla tra 150-200: ciò garantisce un ef-
tivamente, si rileva che le loro dimensioni variano in mo- fetto molto superiore a quello necessmio a superare la so-
do discontinuo; a gradini discreti di ampiezza corrisponde glia e rende sicuro l'accoppiamento neuromuscolare. eef-
un potenziale in miniatura (figura 21.4). Questo compor- ficienza della trasmissione neuromuscolare dipende dal
tamento suggerisce che gli EPP generati dall'impulso ner- gran numero di ramificazioni in cui si divide ogni tetm i-
voso dipendano dall'emissione di un multiplo finito di nazione nervosa, che danno sviluppo a 2-300 zone "atti-
unità elementari (''quanti") di acetilcolil1a, ognuno forma- ve", nonché dall 'entità delle variazioni di conduttanza
to dal "pacchetto" di molecole responsabile di un poten- indotte dall'acetilcolina sulla membrana postsinaptica (ve-
ziale in rniniatttra. Si è stimato che ogni "quanto" corri- dere oltre).

255
Controllo motorio l
@
l
corrente di un singolo canale

potenziale ..................... .

~o
di membrana

c:
....
+70 mV
!
® "'
~
stimolo o
livello del potenziale ~
<
.s 250 bloccato +50 mV
Q)
>

"'c:
.c"'E
Q)
E
•OmV ·.,."~-
.,._ ...... '> ..,... ,
' · - r~c
_ll
:0 ' -250
~
!!!
o(,) -500
·SOmV~:(:vc: o
E
!
~
o

-70mV ~··]:~····:r·:r:;
o 2 4 6 8
ms
i
©
esterno
100 ms
1
membrana
postsinaptica Cm

conduttanze voltaggio-dipendenti conduttanze del canale


del potenziale d'azione controllato da Ach
Figura 21.5 - Correnti di placca registrate durante voltage clamp ai valori di potenziale indicati in mV accanto a ogni tracciato
(A). La corrente cambia segno quando il voltaggio è portato a valori positivi. Il patch-c/amp ha permesso di registrare le correnti
di un singolo canale ionico sensibile all'acetilcolina (B). Anche la corrente del singolo canale ha un potenziale di inversione intor-
no a zero. La membrana postsinaptica della placca motrice può essere assimilata al circuito schematlzzato in C.

Natura ionica PCl rimane inalterata. I canali ionici attivati dali' Ach hanno
delle correnti generanti EPP dimensioni relativamente grandi e danno transito, pur se in
misura infe1iore rispetto a Na+ e a K+, anche ai cationi biva-
Applicando la tecnica del voltage clamp (capitolo 3) alla lenti ca++ e Mg++ e a molti piccoli cationi organici, come il
fibra muscolare, si è verificato che 0,5-1 ms dopo l'arrivo di tetrametilammonio e l'istidina; i canali sono invece imper-
un impulso nervoso nel terminale presinaptico si sviluppa meabili agli anioni. La conduttanza massima del singolo
nella regione della placca una corrente di breve durata (figu- canale di placca è 2-3 volte supeliore alla conduttanza mas-
ra 21.5), la quale ha tm potenziale di equiliblio intorno a -1 O sima del canale per il sodio del potenziale d'azione.
m V (EEPP• figura 21.2 A). Per voltaggi più negativi la cor- L'applicazione del p atch-clamp ha permesso di registra-
rente è diretta verso l'interno (ed è perciò depolarizzante); re la corrente del singolo canale attivato dali' Ach.
per voltaggi più positivi la corrente è diretta verso l'esterno Anche in questo caso, come per i canali voltaggio-dipen-
(è perciò iperpolarizzante). Il riscontro di un potenziale di denti del potenziale d ' azione, il canale può trovarsi in uno
equilibrio compreso tra ENa e EK sugge1isce che entrambi dei due stati: aperto o chiuso. L'apertura avviene quando
gli ioni siano interessati e l'uso di ioni marcati ha conferma- si legano al recettore almeno due molecole di Ach e per-
to quest'interpretazione, indicando che per effetto dell'ace- dura per alcuni millisecondi.
tilcolina aumentano in proporzioni all'incirca uguali (ma Mentre l'apertura del canale dipende dal legame con
con un lieve predominio della prima) sia PNa sia PK, mentre l' Ach, la sua chiusura avviene con un meccanismo intrin-

256

..
'
Capitolo 21- Controllo nervoso della contrazione muscolare

seco al canale stesso, non per il venir meno del trasmetti- scaricare le capacità di membrana. Quando l'EPP rag-
tore. La rapida apertura è immediatamente successiva al giunge la soglia, si aprono le conduttanze voltaggio-dipen-
legame con il mediatore, mentre la dinamica di chiusura denti per N a e K, raffigurate nella parte sinistra dello sche-
è più lenta e il canale si mantiene aperto per una durata ma, e si sviluppa il potenziale d'azione.
che varia tra l e 10 ms, anche se l'acetilcolina rimasta
libera nello spazio sinaptico è stata demolita dalla coline-
sterasi entro poche centinaia di microsecondi. Le due
UNITÀ MOTRICI
molecole di Ach che hanno stimolato il recettore si di- E UNITÀ MUSCOLARI
staccano soltanto dopo che il canale si è chiuso e vengo-
no a loro volta rapidamente demolite dalla colinesterasi, Ogni muscolo è governato da un cetto numero di motoneu-
prima di potersi legare nuovamente a un altro canale. roni, ognuno dei quali ha sotto il proprio controllo un
Quando molti canali si aprono contemporaneamente, la numero variabile di fibre muscolari. Il motoneurone, insie-
corrente totale risente delle diverse durate di apertura di me alle fibre muscolari da esso innervate, costituisce l' unità
ciascuno di essi. Sommando tra loro molte risposte sin- motrice. Sherrington misurò il numero di assoni mot01i nel
gole, come è stato fatto per i canali del potenziale d'a- nervo e il numero di fibre muscolari in tma sezione trasver-
zione (capitolo 4), si ottiene una risposta del tutto simile sa del muscolo ed espresse col rapporto fibre/assoni la
all'EPP in "miniatura", con un picco nel primo millise- grandezza media dell'unità motrice nei diversi muscoli.
condo e una progressiva caduta nei successivi 4-5 ms. Nell \tomo, il rapporto di innervazione è grande nei grossi
muscoli degli arti (600-1.700 fibre muscolrui per assone nel
Modello elettrico della placca motrice b.icipite brachiale e nel gastrocnemio), minore nei piccoli
muscoli della mano (100-300 nei muscoli lombricali e inte-
Analogamente alle altre membrane eccitabili, la membrana rossei) e minimo nei muscoli extraoculrui (13-20).
muscolare nella regione della placca può essere descritta in Oggi è possibile individuare le fibre muscolari che com-
tennini elettrici, accoppiando le conduttanze del canale per pongono un 'unità motrice, identificarne la distribuzione
i cationi (sodio e potassio) controllato dall'acetilcolina al topografica nel contesto del muscolo e valutarne le dimen-
circuito che rappresenta la membrana generatrice del poten- sioni, con il metodo della deplezione del glicogeno.
ziale d'azione (figura 21.5). I.:azione del trasmettitore equi- Tramite un microelettrodo, si sottopone a stimolazione
vale alla chiusura dell'interruttore che collega i due lati continua un motoneurone del midollo spinale, inducendo
della membrana attraverso il recettore-canale per l' Ach. la contrazione delle fibre muscolari di sua pertinenza. La
La breve corrente sinaptica promossa dal mediatore dif- contrazione prolungata induce il consumo delle scorte di
fonde al circuito RC della membrana muscolare, indu- glicogeno nelle fibre stimolate, mentre il resto del muscolo
cendo la comparsa dell'EPP, le cui caratteristiche tempo- timane inalterato. Colorando il tessuto muscolare con un
rali (salita al picco in 1-2 ms e caduta esponenziale che metodo istochimico che rivela il glicogeno si scoprono, in
dura 15-20 ms) riflettono i tempi necessari a caricare e a negativo, le fibre del! 'unità motrice stimolata. Il gruppo di
fibre muscolrui innervate da un singolo motoneurone pren-
unità di tipo FF del gastrocnemio medlale
de il nome di unità muscolare. Il territorio di distJ.ibuzione
di un'unità motrice FF del gastrocnemio è illustrato nella
_ /·;)·);,
CQ B3fibre
figura 21.6. La segregazione è abbastanza netta e tutte le
fibre sono confinate in un preciso settore del muscolo. Le
- _/ .•·
..
fibre non sono però stipate in modo compatto, ma miscela-
te con quelle di·altre unità mob.ici.
Il numero delle fibre che compongono un'unità motrice
può variare da poche unità a qualche centinaio e, a seconda
dei muscoli, prevalgono le unità di dimensioni più grandi
oppure quelle di dimensioni ridotte. All'aumentare del
numero di fibre muscolati, aumenta la forza del! 'unità.

Caratteristiche delle unità muscolari


Nel 1874, L. Ranvier osservò che tra i muscoli schelettici
alcuni hanno un colore rossastro e si contraggono più len-
tamente, mentre altti sono più pallidi e si contraggono con
maggiore velocità. Tali differenze riflettono la presenza di
totale: circa 750 fibre
due tipi di fibre muscolari, "rosse" e "bianche", dotate di
Figura 21.6 - Territorio di distribuzione di un'unità motrice di caratteristiche funzionali differenti. Pochi muscoli sono
tipo FF del gastrocnemio mediale di gatto. composti da uno soltanto dei due tipi di fibre; nella mag-

257
Conti·ollo motorio

gioranza dei casi, la composizione è mista e il colore del tipo S tipo FF tipo FR
muscolo dipende dalla prevalenza dell'uno o dell'altro scossa singola 50 g [ 10 g
tipo. La disomogeneità delle fibre muscolari scompare 2g[~ ~~
quando si considerano le unità muscolari: ognuna di esse, u 20ms
U 50ms U 20ms
infatti, è costituita da fibre dello stesso tipo.
Le unità muscolari si differenziano tra loro per numerosi tetano 40Hz

,,[fl_ [~"'[n_
caratteri, sia morfologici, sia biochimico-metabolici, sia
meccanici. Dal punto di vista fisiologico, essi si distin-
50g
guono in base alle differenze nei parametri della contra-
zione isometrica e alla diversa resistenza alla fatica. '--' 200 ms ......... 50 ms '------' 250 ms

Figura 21 .7 - Scosse singole isometriche (sopra) e tensione


l) La scossa singola isometrica dell'unità muscolare (figu- tetanica (sotto) di unità motrici dei tre tip i: S, FF e FR. La ten-
ra 21.7) rappresenta l'unità funzionale della contrazione sione tetanica è stata misurata ripetendo la stimolazione (40
muscolare ed è caratterizzata da due parametti: Hz per 300 ms) ogni secondo: la tens ione rimane immutata
a) il tempo di contrazione, ossia il tempo necessario perché dopo 5' nell'unità S; cade del 15 per cento dopo 30" e del 70
si sviluppi il massimo della forza, varia tra l Oe l 00 ms per cento dopo 1' nell'unità FF, mentre si mantiene alta anche
nei muscoli dei mammiferi; dopo 5' nell'unità FR.
b) la forza al picco della scossa che nelle diverse unità
motrici può andare da meno di l g fino 100-200 g (in anaerobia). Anche per dimensioni e per forza si colloca-
generale, la forza è inversamente proporzionale al no vicino alle unità S .
tempo di contrazione). La maggior patte dei muscoli è formata da unità mottici
dei 3 tipi, in proporzione diversa da caso a caso. Tra i
2) La massima forza tetanica, che nelle diverse unità muscoli della gamba del gatto, il soleo è costituito da sole
muscolari può andare tra 3 a 20 volte la forza della unità S; nel gastrocnemio mediale, le unità sono FF per il
scossa singola, viene raggiunta a frequenze diverse 50 per cento, FR per il 25 per cento e S per il rimanente
(da 20 a 50 Hz) nei vari tipi di unità. 25 per cento; nel flessore lungo delle dita, le FF sono il 32
per cento, le FR il 56 per cento e le S l'Il per cento. Ne
3) Le unità muscolati sono anche distinguibili, per la diver- consegue che un comando nervoso diretto a un cetto mu-
sa affaticabilità, in due grandi categmie: le unità motrici scolo può avere effetti diversi, a seconda che attivi un tipo
resistenti e le unità motrici affaticabili. Poche unità si di fibre oppure un altro. Il conh·ollo differenziato di un
collocano in posizione intermedia. tipo di unità motrici rispetto ad altre permette quindi di
utilizzare lo stesso muscolo per comp iti differenti, in rap-
Le correlazioni esistenti tra l'affaticabilità, la velocità e potto alla forza richiesta e alla durata della contrazione.
la forza di contrazione conducono a classificare le unità
muscolari in tre tipi: le unità S (S/ow), FF (Fast Fatigu- Unità motrice, interfaccia
ing) e FR (Fast Resistant).
Per i criteri di distinzione in base all'affaticabilità, vede- di trasformazione dei comandi nervosi
re capitolo 20 a pagina 248. in forza meccanica
Le unità lente (S) hanno tempi di contrazione tra 40 e
l 00 ms e sono tutte resistenti alla fatica. Il loro metabo- Le unità motrici trasformano i comandi motori conver-
lismo è orientato verso la glicolisi ossidativa. Le dimen- genti sui motoneuroni in tensione muscolare e operano
sioni delle fibre e il loro numero sono in generale mino- quindi da interfaccia tra il sistema nervoso centrale e
ri che nelle unità F e ciò giustifica la loro minor forza. l'ambiente. I motoneuroni codificano l'intensità e la ve-
Anche la miosina delle fibre S è diversa da que lle delle locità di variazione delle correnti sinaptiche nella frequen-
fibre F. za degli in1pulsi nervosi (capitolo 7). A sua volta, lascari-
Le unità veloci (FF) hanno tempi di contrazione tra l O e ca ritmica dei motoneuroni attiva una successione di sin-
40 ms e sono rapidamente affaticabili. Il loro metaboli- gole scosse muscolari e ne incrementa la fusione, innal-
smo è orientato verso la glicolisi anaerobia. Le unità FF zando la tensione media quanto più la frequenza è elevata.
sono composte da un gran numero di fibre di grandi L'intensità delle correnti sinaptiche viene così convertita
dimensioni e sviluppano più forza che le unità S. in livelli proporzionali di tensione muscolare.
Le unità FR rappresentano una frazione minore delle Nell'unità motrice della figura 21.8, il neurone risponde
unità a rapida contrazione e si avvicinano, per le altre al!' iniezione di una corrente di 22 nA con una freque n-
caratteristiche funzionali e metaboliche, alle unità S. za di circa dieci impulsi al secondo, che induce una
Benché dotate di contrazione veloce, le unità FR sono serie di scosse muscolari non ancora fuse. Quando si
infatti resistenti alla fatica e sono ricche di mioglobina e sale a 26 e poi a 34 nA, la frequenza di scarica aumenta
di enzimi ossidativi (ma anche d i enzimi della glicolisi e altrettanto fa la tensione media, grazie alla fusio ne

258
Capitolo 21 - Controllo nervoso della contrazione muscolare

® una certa intensità, la frequenza cresce ancora, ma la


•• •
li)
~a.
200 l intervallo forza non aumenta ulteriormente, perché si è superata la
·- E
'- ·- • fusione tetanica completa.
CII~
UQ1 150 • In seguito alla dup lice trasformazione (da corrente a
lllc:
·-o
"t),_
• frequenza di impulsi nel motoneurone e da frequenza di
CII~
N al 100
c: c: impulsi a tensione nel muscolo), l'intensità della cor-
QIO
~-
rrO
• stato stazionario rente sinaptica viene dunque trasformata in un livello
~E 50 proporzionale di tensione muscolare.
-a; • 6 o 6 "' "
" ~
@
10 20 30 40 50 60nA Correlazioni tra proprietà neuronali
o o a e proprietà muscolari nelle unità motrici
§ 16 0 0

~
CII
12
o
()
Ogni unità motrice, caratterizzata in rapporto alla forza,
Ul
~
8 alla velocità di contrazione e alla resistenza alla fatica, è
E dotata di un motoneurone calibrato su misura.
CII
t! 4 Una prima correlazione tra motoneuroni e unità musco-
E lari riguarda le dimensioni. Le unità motrici composte
1O 20 30 40 50 60 n A da un gran numero di fibre muscolari e dotate per que-
Intensità della corrente sto motivo di maggior fo rza sono innervate dai moto-
stimolante il motoneurone neuroni di maggiori dimensioni . Questa correlazione
© trova fondamento nella necessità di provvedere, da parte
potenziale di membrana del soma neuronale, al sostegno metabolico di un gran
u J J _j_ del mot oneurone
numero di ramificazioni terminali dell'assone, ciascuna
.---------'2'-"2'-'-n""'A corrente stimolante connessa con una f ibra muscolare attraverso una giun-
zione neuromuscolare. Dal soma neuronale si diparte un
- - - - - - - forza muscolare
flusso di materiale proteico ed enzimatico, che percorre
U..UJL l'assone sino alle sue terminazioni e che garantisce alle
26nA parti più periferiche del neurone i rifornimenti necessa-
ri, sia per il ricambio strutturale sia per il sostegno della
funzione sinaptica. Il diametro dell'assone è proporzio-
nale al flusso che lo percorre, dunque tanto maggiore
[l J J J j j j l J quanto più grande è il soma neuronale. Le differenze di
34 nA diametro implicano anche che la velocità di conduzione
dell'assone sia più alta nelle unità motrici più grandi,
innervate da grossi motoneuroni, e più bassa nelle unità
il JJ l l ll l J l l l l l l piccole, innervate da motoneuroni piccoli.
J /,. ._
. ._ __ Oltre alle correlazioni morfologiche, tra ogni motoneu-
rone e la sua unità mt\scolare esistono anche precise cor-
:../ 50 nA relazioni funzionali. Infatti, la correlazione di proporzio-
nalità tra ingresso e uscita è mantenuta in tutte le unità
Figura 21.8 - Risposte dell'unità motrice alle correnti stimo-
lanti il motoneurone. Le correnti rettangolari di intensità cre- motrici, malgrado l'ampia variabilità delle loro prestazio-
scente (C) evocano una scarica ripetitiva di frequenza sempre ni. Ciò è possibile in virtù del calibrato accoppiamento
più elevata, la quale induce la contrazione sempre più forte tra le due proprietà che controllano rispettivamente la fre-
dell'unità muscolare connessa a quel motoneurone. Sia la fre- quenza di scarica del motoneurone e la fusione delle
quenza di scarica del motoneurone (A) sia la forza sviluppata scosse muscolari.
dal muscolo (B) aumentano linearmente al crescere della cor- Confrontando la scossa singola isometrica di un'unità
rente stimolante, nell'ambito tra 20 e 35 nA.
motrice di tipo rapido e di un'unità di tipo lento con l'i-
delle scosse. Passando da 34 a 50 nA, l'aumento della perpolarizzazione postuma al potenziale d'azione dei mo-
frequenza continua, ma con un minimo incremento del- toneuroni corrispondenti (figura 21.9 A) si può notare
la forza. I due grafici della stessa figura riassumono que- che, in ciascuna unità mottice, la durata dell'iperpolariz-
ste relazioni. Si può notare come la frequenza di scarica zazione postuma è p ressoché uguale alla durata della
aumenti linearmente al crescere della corrente e come si- scossa muscolare: circa 60 ms nell'unità rapida (FF) e
multaneamente anche la tensione muscolare cresce in circa 200 ms nell'unità lenta (S). Questa corrispondenza
maniera lineare nel tratto ripido della curva a S. Superata comporta un impotiante accoppiamento funzionale.

259
Controllo motorio

Quando ciascuno dei due motoneuroni viene stimolato ® unità FF


dalla reobase, la sua scarica ha una frequenza pari al
scossa
reciproco ··d elia durata dell' iperpolarizzazione postuma singola
(ogni potenziale d' azione cade nel momento in cui si è Iso metrica
esaurita la refrattarietà relativa generata dal potenziale
precedente), ovvero pari a 1160 ms = 17 imp/s per il
motoneurone dell'unità rapida e 11200 ms = 5 imp/s per
il motoneurone dell' unità lenta. A tali frequenze, in cia- 50 ms
scuna unità, ogni contrazione muscolare viene a cadere AHP
giusto alla f ine della contrazione precedente. La frequen-
za minima della scarica neuronale (prodotta dalla reoba-
se) coincide dunque con la freque nza da cui prende inizio
la fusione tetanica delle scosse muscolari e ogni ulteriore ~ motoneurone
incremento della corrente, aumentando la frequenza di dell'unità S
scarica, fa procedere la fusione delle singole scosse e
incrementa la tensione media sviluppata (figura 21.9 B). ®
100
Ogni motoneurone è dunque calibrato in modo che la sua
scarica risulti adeguata alle caratteristiche delle fibre mu-
>< unità S
scolari che innerva. Si può apprezzare l'importanza di un <U
E 80
corretto accoppiamento, ipotizzando di incrociare le con- ~
~
nessioni tra motoneurone e muscolo nelle due unità appe- <U unità FF
(,)

na considerate. Se, per esempio, il motoneurone FF fosse ·c:<U


60
collegato ali ' unità muscolare S , già la sua attivazione ]l
Q)
liminare (18 imp/s) produrrebbe la forza tetanica massima c:
o
deli 'un ità muscolare, e non vi sarebbe modo di esprimere 'j;j
40
~
livelli di forza inferiori. Per contro, la connessione del 'E
o
motoneurone S con l'unità muscolare FF richiederebbe, (,)

~
data la breve durata della scossa singola, di stimolare il Qj 20
neurone molto al di sopra della soglia, prima di raggiun- "'~
<U
gere la frequenza che dà inizio alla fusione.
E
In conclusione, in ogni unità motrice la scarica ritmica
liminare del motoneurone coincide con la frequenza, o 20 40 60 80 100
che dà inizio alla fusione delle scosse muscolari, e ogni frequenza di scarica del motoneurone (imp/s)
ulteriore aumento di attivazione neuronale produce un
incremento lineare della forza, fino a raggiungere la fu- Figura 21.9 - A) La durata della iperpolarizzazione postuma
sione tetanica completa. (AHP) di ogni motoneurone è uguale alla durata della scossa
singola dell'unità muscolare ad esso associata. Grazie a ciò, la
fusione delle scosse e il conseguente incremento della forza
Significato funzionale della sensibilità muscolare prendono inizio alla frequenza della scarica liminare
dinamica dei motoneuroni del neurone. B) Relazione tra la forza di contrazione e la fre-
quenza di scarica nelle due unità motrici S e FF. La forza dell'u-
nità S viene modulata, dal minimo al massimo, dalle frequenze
I.: esame dei rapporti tra la scarica dei motoneuroni e l'an- comprese tra 1O e 20 Hz, mentre la modulazione della forza
damento della tensione muscolare permette di chiarire dell'unità FF richiede frequenze comprese tra 20 e 100 Hz.
anche il significato funzionale e l'impmianza fisiologica
della sensibilità dinamica dei motoneuroni. ne del motoneurone con una con·ente a gradino. In risposta
La frequenza di scarica dei motoneuroni è proporzionale al treno a fi·equenza costante (figura 21.1 OB), la tensione
sia ali' intensità della corrente stimolante sia alla velocità sale lentamente al livello finale, per successiva e regolare
di variazione della stessa (capitolo 7). Questa doppia sen- sonunazione delle singole scosse. In risposta alla scarica
sibilità si esptime nella scarica ritmica e regolare generata neuronale (figura 21.1 OA), che è in tutto identica alla pre-
a stato stazionario (sensibilità statica) e nell'alta frequenza cedente, salvo che per la brevità dell'intervallo che separa i
della scarica iniziale, che è in rapporto con il fronte di due primi potenziali d'azione, lo sviluppo della tensione è
salita della corrente (sensibilità dinamica). molto più rapido e la forza finale è raggiunta in una frazio-
Il significato funzionale deli ' alta frequenza iniziale si può ne del tempo impiegato nella prova precedente. Grazie
apprezzare confrontando, in una stessa unità motrice, lo all 'alta frequenza iniziale, espressione della sensibilità
sviluppo della forza suscitata con un treno di impulsi a fre- dinamica del neurone, il profilo temporale della tensione si
quenza costante rispetto all'attivazione tramite stimolazio- avvicina a quello della corrente stimolante: si può quindi

260
Capitolo 21- Controllo nervoso della conh·azione muscolare

® I intervallo ®
J stato stazionario
potenziale
di membrana ]llJllJlJ l 1 1 l l 1_1 L
del motoneurone

forza muscolare

corrente stimola'::J
continua treno di stimoli

corrente stimolante
©
forza muscolare

• t • i • • • •

o 70 140 210 280 350 o 70 140 210 280 350 ms

Figura 21.10- A) Risposta di un'unità motrice a una corrente rettangolare iniettata nel motoneurone e, per confronto, 8 ) rispo-
sta a un treno di impulsi, di frequenza uguale allo stato stazionario in A. L'alta frequenza del primo intervallo della scarica moto-
neuronale incrementa nettamente la velocità di sviluppo della tensione (per facil itare il confronto, il tracciato di A è sovrapposto
a 8 in tratteggio). Variando la velocità di salita della corrente stimolante, cambia proporzionalmente la frequenza iniziale della
scarica neuronale e la velocità di sviluppo della tensione muscolare (C).

concludere che la risposta dinamica dei motoneuroni prov- frequenza della sinusoide modulante si eleva al di sopra di
vede a compensare in anticipo la lentezza con cui il musco- 0,5-1 Hz, le oscillazioni della forza muscolare diventano
lo sviluppa tensione durante la sti..molazione ripetitiva. sempre più piccole e la curva di guadagno ne li 'unità
Se si modifica la velocità con cui cresce la corrente che motrice (vatiazione della risposta/variazione dello stimo-
stimola il motoneurone, varia proporzionalmente anche lo) mostra una precipitosa caduta (figura 21.1 1, cerchi
la frequenza della scarica iniziale e con essa la dinamica vuoti). I.: ambito di frequenze in cui la trasfonnazione ope-
di sviluppo della tensione da parte del muscolo (figura rata dal muscolo si attenua coincide con l'ambito in cui la
21.1 O C): in questo modo, lo sviluppo della forza mu- trasformazione operata dal neurone è amplificata. Grazie
scolare riproduce con fedeltà il profilo temporale delle a questa sovrapposizione, le proprietà dinamiche dei
azioni sinaptiche che influenzano i motoneuroni anche motoneuroni prevengono la caduta della risposta muscola-
durante le rapide fasi transienti. re e quando il muscolo è "guidato" dai motoneuroni la sua
La sensibilità dinamica dei motoneuroni è stata valutata capacità di muoversi ritmicamente si estende sino a 8-1 O
anche con il metodo della stimolazione sinusoidale. In Hz (figura 21.11, cerchi pieni).
risposta a correnti di questa forma, la frequenza di sca-
rica dei motoneuroni è modulata in maniera sinusoidale
e l'ampiezza della risposta (variazione picco a picco del- MODULAZIONE NERVOSA
la frequenza di scarica) aumenta progressivamente quan- DELLA FORZA MUSCOLARE
do la frequenza della sinusoide stimolante cresce al di
sopra di l Hz (figura l O, capitolo 7), segnalando l'in-
cremento della velocità dello stimolo.
Reclutamento e modulazione
Se si stin1ola il muscolo isolato con treni di impulsi, la cui di frequenza
fi:equenza è modulata sinusoidalmente, in modo da tisul-
tare proporzionale all'ampiezza del segnale modulante La forza espressa in vivo da un musco lo (o da g ruppi di
(ma non alla velocità), si scopre che il comportamento del muscoli) può venire modulata entro ambiti molto vasti
muscolo è speculare a quello dei motoneuroni. Quando la (si pensi alla differenza tra la forza impiegata dal brac-

261
Controllo motorio

unità motrice attivata versione della forza pulsante delle s i ngole unità in una
dalla stlmolazlone sìnusoìdale dì:
forza (o in un movimento) continui. Se per regolare la
motoneurone (frequenza
dì scarica proporzionale forza si potesse soltanto modulare la frequenza di scari-
~ all'intensità e alla velocità ca dei motoneuroni, si otterrebbero contrazioni fluide e
o"'<.> /dello stimolo)
continue solo alle frequenze più alte, che danno fusione
"'
:l
completa. Disponendo di più unità e lementari, si ottiene
E
"'o
Cii
lo sviluppo di una tensione continua anche quando cia-
c. scuna unità è attivata a basse frequenze . È sufficiente
"'
·;::: che le loro contrazioni siano desincronizzate perché la
..!!! generatore di impulsi loro somma dia luogo a una forza continua, cancellando
a;
"O (frequenza di scarica
o proporzionale l' andamento pulsatile dei singoli contributi.
c:
Cl all'intensità dello stimolo) La contrazione muscolare viene dunque governata dal
"'
"O
sistema nervoso in due modi: attraverso il reclutamento
"'
:l
Cl ·o,1 delle uni tà motrici e per mezzo della modulazione della
10 frequenza di attivazione delle singole unità.
frequenza dello stimolo slnusoldale (Hz) Il reclutamento delle unità motrici è operato in modo
Figura 21 .11 - Curve di guadagno di un'unità motrice attivata da
automatico, al crescere de li 'intensità degli influssi sinapti-
un motoneurone (cerchi piem) e da un generatore d'impulsi privo ci eccitatori che raggiungono i motoneuroni, in virtù delle
di sensibilità dinamica (cerchi vuolt), entrambi stimolati da corren- proprietà intrinseche dei neuroni motori. I motoneuroni
ti sinusoidali. L'ampiezza della risposta muscolare si dimezza hanno infatti soglia tanto più bassa quanto più piccole
(linea orizzontale) intorno a 9 Hz, quando l'unità motrice è guida- sono le loro dimensioni. Ciò dipende principalmente dal
ta dal motoneurone, e intorno a 3 Hz, quando è guidata dal ge· fatto che, data la minore estensione della membrana, essi
neratore d'impulsi insensibile alla velocità dello stimolo. necessitano di una minore quantità di cariche perché il
potenziale raggiunga la soglia. I motoneuroni più piccoli
cio quando sposta una valigia rispetto a quando muove innervano le unità motrici più deboli e sono sempre i
la mano durante la scrittura). La possibilità di frazionare primi a venire reclutati. Con l'aumentare dell'intensità del
la forza del muscolo deriva sia dalla suddivisione in nu- comando motmio, che è distribuito a tutti i motoneuroni
merose unità motrici, che sono reclutabili in numero va- del muscolo, vengono reclutati i motoneuroni progressiva-
riabile in rapporto all'impegno richiesto, sia dalla possi- mente più grandi, che innervano le unità motrici più forti.
bilità di modulare la forza di ciascuna unità variando la La modulazione della forza si ottiene così per sonunazio-
frequenza di scarica dei motoneuroni. ne spaziale delle diverse unità motrici. Va anche tenuto
La presenza di numerose unità motrici permette non presente che, quando cresce l'intensità del comando
soltanto il frazionamento de lla forza, ma anche la con- motorio, ciascun motoneurone aumenta la frequenza di

Inserto 2
EMG integrato
Elettromiogramma integrato

r.; elettromwgranm1a (EM G) mtegra-


to è un'utile rappresentaz10ne dell'at-
tività elettnca del muscolo che si ot-
tiene sottoponendolo a due successi-
VI trattamenti, ossia la rettlficazione,
EMG diretto
che consiste nd cambiare d1 segno a
tutte le porz10m del tracciato che i Figura 1 - Il profilo dell'elettrom1ogramma Integrato nproduce da v 1c1no 11 profilo
pongono mfen ormente n spetto alla della tens1one muscolare.
linea di base, e nella successtva inte- quando le corrent1 smaptiche, Circo- non sorprende che Il t1acciato dello
grazione, che si ottiene facendo pa - lando attraverso il circuito RC della EMG mtegrato approsstmi da vicmo
sare l'attività elettronuogt.afica retti- membrana, generano 1 potellZlah post- l'andamento della forza muscolare
ficata attraverso un circuito RC. smaptici (capitolo 7) che si sonunano (figura 1). La cornspondenza è nu-
Quest' ultimo trattamento trasforma temporalrnente. Se s1 tiene presente gliore qudnto più la costante d1 tempo
i rapidi ptcchi dell'EMG m ondula- che anche la forza delle singole scosse del cncmto RC st avv1cma alla co-
zioni ptù lente e ntardate, analoga- muscolan Sl somma temporalmente stante d1tempo con cm decade la ten-
mente a quanto accade nei neurom durante il processo di fbsione tetaruca, siOne della singola scossa muscolare.

262
Capitolo 21 - Controllo nervoso della contrazione muscolare

contrazione volontaria scopre che l'ordine di attivazione rimane identico. Come


del muscolo estensore delle dita della mano
già detto, la sequenza preferenziale di reclutamento di-
~
24 pende principalmente dalla distribuzione ordinata della
.!!!. soglia delle diverse unità motrici .
.,c.
o E 20 Dopo il reclutamento, la frequenza di scarica di ogni unità
-~~
o o
cn·t:; 16 cresce in proporzione all'incremento della forza. Tuttavia,
:00 a un certo punto, la frequenza di scarica dei motoneuroni
., E
~ -~ 12 reclutati per primi cessa di crescere.
Q)·-
:~c I.:arresto è probabilmente dovuto all'inibizione ricorrente
c- ::l
.__
Q> Q) 9 da parte delle cellule di Renshaw eccitate dai motoneuroni
-Qj
"C reclutati più avanti (capitolo 22). In questo modo, lascari-
4
1 10 100 1.000 ca dei motoneuroni delle unità lente è mantenuta al di
forza volontaria (g) sotto dei valori che danno fusione tetanica completa. Ciò
evita un'inutile sovrastimolazione delle unità muscolari
Figura 21 .12- Ciascuna curva segnala l'incremento della fre-
quenza di scarica di un'unità motrice del muscolo estensore
più deboli, che produrrebbe soltanto aumenti trascurabili
delle dita della mano, durante la contrazione volontaria. Si della forza di quelle unità, già vicina al suo massimo, e in
noti come le diverse unità vengano reclutate a livelli sempre ogni caso del tutto irrilevanti rispetto alla forza totale del
più elevati della forza e come, in ogni caso, la frequenza di muscolo.
scarica incrementi dopo il reclutamento.
r.: esame della figura 21.12 permette anche di rilevare il
scarica. Ciò incrementa la fusione delle singole contrazio- contributo relativo dato dalle singole unità motrici alla
!Ù e la forza erogata dall'unità motrice. forza totale. Le unità reclutate per prime sono le più de-
In vivo, i due meccanismi sono sempre attivati simulta- boli e ogni aumento di frequenza, oppure ogni nuovo re-
neamente: tutte le volte che la forza muscolare aumenta, clutamento, corrisponde a incrementi della fo rza di po-
crescono sia la frequenza di scarica dei motoneuroni sia il chi grammi. Per le altre unità, invece, all 'aumento della
numero di unità motrici reclutate. Durante una contrazio- frequenza oppure al reclutamento di un nuova unità corri-
ne volontaria di forza crescente del muscolo estensore spondono aumenti di decine o centinaia di grammi. Que-
delle dita (figura 21.12), il reclutamento della prima unità sto comportamento ricorda quello descritto dalla legge di
motrice corrisponde allo sviluppo di una forza che non Weber-Feclmer per la sensazione: come l'aumento unita-
supera l ,5 g. Ali' aumentare della forza, aumenta la fre- tic di sensazione (soglia differenziale) cresce all' itmalzar-
quenza dell'unità già attiva e vengono reclutate nuove si de ll' intensità dello stimolo, così il contributo unitmio
unità: la seconda entra in gioco a 2,7 g, la terza a 4,5 e allo sviluppo della forza muscolare aumenta in maniera
così in progressione. Se si ripete più volte l'esperienza, si proporzionale allivello già raggiunto.
l
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263
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Biomeccanica dell'ap_parato

22 muscoloscheletrico
Luigi Tesio

Proprietà meccaniche dei tessuti connettivi Esercizio muscolare: effetti sul muscolo e sul movimento
Tessuto connettivo scarsamente differenziato Esercizio muscolare di potenziamento e di resistenza
Legamenti e tendini Soglia allenante dell'esercizio
·capsula articolare e membrana sinoviale
Cartilagine Intensità e specificità della risposta agli esercizi
di potenza e resistenza
Biomeccanica dell'osso
Ipertrofia e variazioni metaboliche
Meccanica articolare
Fattori nervosi nel potenziamento muscolare
Biomeccanica del muscolo
Funzioni legamentose del muscolo
Effetti della ridotta mobilità sui tessuti connettivo,
Architettura del muscolo e prestazioni meccaniche
Significato funzionale dell'orientamento delle fibre osseo e muscolare
all'interno del muscolo Cause di ridotta mobilità
Risposta del tessuto osseo all'immobilità
Accorciamento muscolare e rotazione articolare Risposte del tessuto connettivo all'immobilità
Sviluppo di forza nei movimenti volontari:
fattori nervosi e fattori meccanici extramuscolari Risposte del muscolo all'immobilità
Forza e sforzo Alterazioni delle proprietà contrattili: fatton muscolan
Sforzi mass1mali e forza massimale e fatton nervos1
Catene fissative Plasticità del muscolo nell'Immobilizzazione
Aggiustamenti posturali: movunentt mvolontari al servizio in allungamento e m accorciamento
dei mov1ment1 volontari

Il movimento corporeo è un fattore fondamentale nel un motore adeguato: da semplice proteina fra le tante
determinare i rapp011i tra individuo e ambiente. Un batte- annegate nella matrice cellulare, la materia contrattile si
rio, privo di capacità motorie proprie, deve aspettare dal- organizza in organi (i muscoli) con morfologia varia e
l'ambiente il necessario suppm1o energetico e subìrne tutti complessa. Il modello-base di proteina contrattile, l 'acto-
i capricci climatici o predatori. Ciò limita molto la proba- miosina, non cambia radicalmente nel corso della evolu-
bilità di sopravvivenza e di riproduzione individuale, an- zione. Essa rimane in tutti muscoli un motore capace sol-
che se la sua specie può sopravvivere grazie alla numero- tanto di accorciarsi e per il quale deve inevitabilmente
sità degli individui. Già negli organismi unicellulari più essere prevista un'architettura minima, con una leva rigida
evoluti (come i protozoi) compaiono proteine contrattili (l'm1icolazione) e l' accoppiamento con un altro muscolo
che haru10 lo scopo di dotare il singolo individuo di capa- in funzione di antagonista.
cità motmia: alimentazione, fì.tga, riproduzione divengono L'immensa varietà d i movimenti necessari alle diverse
più facili. Con il crescere del livello evolutivo le cellule forme viventi viene assicurata da soluzioni morfologiche
dell'individuo aumentano di numero e si differenziano. in cui è facile riconoscere ordini crescenti di complessità:
Questo impone la necessità di destinare alcuni tessuti a forma e dimensione delle cellule che contengono il motore
coru1etterne altli fra loro. Sorge anche la necessità di un (le cellule muscolari); tipo di supporto vascolare-metaboli-
telaio rig ido, lo scheletro e le soluzioni evolutive saranno co alla loro attività; arrangiamento spaziale delle cellule
le più svariate: materiali chitinosi, cartilaginei ed ossei; nel muscolo; forma, dimensione ed arrangiamento spaziale
esoscheletri, endoscheletri; m1i in vario numero; m1icola- dei muscoli; forma, dimensione e arrangiamento spaziale
zioni con vari gradi di libertà. Occorre infine provvedere a delle leve scheletriche su cui i muscoli si inseriscono.

264
l
Capitolo 22 - Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

Collegamento meccanico, sostegno meccanico e contrazio- Tessuto connettivo


ne-accorciamento possono essere dunque pensati come
aspetti diversi di un'unica funzione, quella di sostenere il
scarsamente differenziato
movimento di strutture morfologicamente complesse.
Il movimento può avvenire anche all'interno dell'organi- I tessuti connettivi presenti nell'adulto costituiscono un
smo, nel qual caso possono non servire strutture schele- insieme apparentemente eterogeneo di tessuti, ossia i
triche. È il caso dei numerosi arrangiamenti "ad anello" cmmettivi propriamente detti (lassi e compatti) e i con-
(come negli sfinteri, nel cuore, nella muscolatura parieta- nettivi_ specializzati (cartilagine, osso, muscolo), acco-
le dei visceri), dove il muscolo deve muovere solo se stesso munati dalla comune derivazione dal mesenchima e dal
e il riallungamento è garantito da forze di origine extra- tessuto mucoso dell'embrione.
muscolare (forze elastiche, pressioni fluido-dinamiche). I tessuti connettivali scarsamente differenziati sono carat-
Nel corso de li' evoluzione i grandi salti nelle soluzioni terizzati dali' elevato polimorfismo delle cellule e dalla
costruttive dell'apparato di sostegno e di moto sono molto presenza negli spazi intercellulari della sostanza fonda-
più rari della nascita di nuove specie. Le nuove specie dif- mentale o matrice. I tessuti com1ettivali adulti contengo-
feriscono da quelle da cui provengono più per arrangia- no diversi tipi di cellule. I fibrociti sono cellule f isse del
menti architettonici di ordine elevato che per differenze connettivo lasso e compatto che hanno esaurito la loro
sostanziali negli elementi costruttivi. Soluzioni molto funzione di produzione della sostanza fondamentale ma
generali come la fibra muscolare, il midollo spinale, lo che possono essere riportate allo stato elaborativo o di
scheletro osseo, la colonna vertebrale, i quattro arti e le lo- fibr?blasti_ dalle lesioni tissutali che necessitino della pro-
ro articolazioni, restano invariate dagli anfibi ali 'ttomo, e duzwne dr nuova sostanza fondamentale. Gli istiociti o
sono condivise da specie adattate ai più diversi ambienti. macrofagi, dotati di mobilità, sono specializzati nell'in-
Questo capitolo ha lo scopo di proporre una visione il globare e digerire batteri, detriti cellulari e sostanze iner-
più possibile integrata dei legami tra morfologia e fun- ti. I mastociti o cellule granulose basofile pariecipano ai
zione nell'apparato motore, quale premessa per una mi- processi itrummitari di reazione lgE-mediata, mediante il
gliore comprensione dell'una e dell'altra. rilascio di eparina ed istamina. Infi ne, nel tessuto coilllet-
tivo lasso sono presenti cellule adipose.
La sostanza fondamentale è composta da una parte detta
PROPRIETÀ MECCANICHE sostanza amorfa o matrice, che possiede le proprietà fisi-
DEI TESSUTI CONNETTIVI che di tma soluzione colloidale altamente viscosa ed è com-
posta da glicoproteine e glicosaminoglicani, e da una parie
fibti~lare, collagene ed elastica (vedere anche capitolo 54).
Tessuto connettivo può sembrare un ossimoro, uno di que-
gli strani termini che apparentemente si contraddicono. La Le frbre collagene sono presenti in tutti i tessuti connettivali
connessione amorfa fra tessuti può essere essa stessa con- e sono composte da rnicrofibrille polipeptidiche (3 catene
siderato un tessuto? A maggior ragione può apparire con- polipeptidiche avvolte su se stesse in forma di tripla elica).
traddittorio il termine di tessuto com1ettivo differenziato. Esse tendono a tiunirsi in fasci, molto flessibili ma assai
Il tessuto com1ettivo, in realtà, non è un non-tessuto, ma poco estensibili, con carico di rottura alla trazione di circa
caso mai è un insieme di tessuti differenziati in funzione 5 kg per mrn 2 di sezione. Alcuni tipi di fibre collagene
di compiti diversi. Dal punto di vista morfologico sono hanno scarsa tendenza a riunirsi in fasci e si dispongono a
"connettivi" tutti i tessuti in cui le cellule non sono a diret- f?rmare sottili reti nelle impalcature degli organi ghiandola-
to contatto fra loro (come negli epiteli o nel tessuto nervo- n e attorno ai vasi sanguigni (fibre reticolari). Le fibre ela-
so) ma distanziate da materiale acellulare. Più difficile è stiche hanno alto contenuto di elastina e sono presenti
identificare una funzione comune, se non quella meccani- soprattutto nel cormettivo lasso ed abbondanti nei tessuti
ca di sostegno alla differenziazione morfologica dell'orga- elastici (legamenti gialli delle articolazioni interver1ebrali
nismo, che conferisce ad esso la consistenza fisica e ne com1ettivo delle pareti atieriose e del tessuto polmonare). '
pennette il movimento. Come si vedrà più avanti, a secon- La diversa distribuzione di ciascuna di queste compo-
da dei casi "com1ettere" può significare "incollare", "lu- nenti porta alla costituzione di strutture anatomiche che
brificare", "bloccare", "ammortizzare", "sostenere" e infi- si differenziano per diverse proprietà meccaniche come
ne - nel caso di estrema differenziazione costituito dal la capsula fibrosa e la membrana sinoviale delle artico-
muscolo - "muovere". Ovviamente i tessuti connettivi lazioni, i legamenti, le fasce e i tendini.
svolgono anche molte altre funzioni chimico-metaboliche
(si pensi alla funzione emopietica e di deposito minerale Legamenti e tendini
dell'osso e alle svariate cellule che lavorano nei com1ettivi
lassi). Se ci si limita a considerare le funzioni motorie e si I legamenti e i tendini sono composti da connettivo com-
accetta questa visione unitaria dei connettivi apparirà più patto. I legamenti talvolta sono semplici ispessimenti
facile seguire la trattazione. della capsula articolare, ma possono esserne del tutto
indipendenti per assumere funzioni di collegamento fra

265
l
Controllo motol"io

ossa distinte. I tendini connettono la materia contrattile a meritare il nome di legamenti, i quali presentano una
alle ossa e possono avere le forme più varie: da quella di alta resistenza alla trazione e scarsiss ima deformabilità.
un cavo a sezione app rossimativamente cilindrica sino a La membrana sinoviale è distinta in uno strato di tessuto
quella di espansioni piatte e molto estese (aponevrosi). connettivale compatto e in u no strato di tessuto comlet-
Legamenti e tendini sono composti prevalentemente da tivale lasso a prevalenza cellulare istiocitaria, deputato
collagene di tipo I, organizzato in fibre ad andamento pa- alla produzione del liquido sinoviale.
rallelo. In condizioni di riposo le fibre e le fibrille colla-
gene del legamento presentano un aspetto ondulato, vi-
sualizzabile al microscopio elettronico a scansione. Quan- Cartilagine
do vengano applicate tensioni tali da produrre un allunga-
mento pari a circa il 2 per cento dell'intera lunghezza del Il tessuto cartilagineo è un tessuto connett ivale che ha
legamento, le fibre collagene assumono un aspetto rettili- funzione di sostegno e protezione di superfici ossee sot-
neo, per riprende re il normale aspetto ondulato allorché toposte a compressione o sfregamento (frizione). Il suo
la tensione cessa. spessore può variare fra 0,2 e 6 mm. La cartilagine pre-
Se lo stiramento supera il 4 per cento della lunghezza senta notevole consistenza (lo scheletro degli squali è
totale del legamento, il tessuto cessa di mostrare un com- interamente cartilagineo) ed un ottimo grado di flessibi-
portamento elastico ed assume un compattamento viscoso lità, così che può sopportare sforzi elevati sia in com-
(stress rela.xation: il tessuto "si sfianca" e non ritorna alla pressione che in flessione, pur tollerando discrete defor-
sua forma geometrica originale dopo che la tensione è mazioni .
cessata). Si verifica lo scorrimento fra le fibrille collagene La cru.tilagine presenta un modulo di elasticità di circa l kg/
(che però mantengono la loro integrità strutturale) per rot- mm2. I valori di massima resistenza (carico di ro thtra)
htra dei legami deboli intennolecolari e la deformazione sono di 0,2 kg/mm2 per la trazione, l ,6 kg/ mm2 per la
delle fibrille stesse, con denahtrazione delle triple eliche compressione e 0,24 kg/mm 2 per l a torsione (quindi,
di cui sono composte le molecole collagene. circa 10-100 volte inferiori a quell i registrati nell'osso,
L e lesioni definite clinicamente "stiramenti" e "distor- a seconda del verso di sollecitazione meccanica). Per
sioni" comprendono solitamente questo tipo d i altera- avere un 'idea del significato pratico di queste grandez-
zione legamentosa e/o capsulare. Il tessuto può ripren- ze, s i consideri che la superficie di contatto dell'artico-
dere le sue proprietà elastiche se viene lasciato a riposo lazione interfalangea di un dito può avere un 'area nel-
per un tempo appropriato (settimane o anche mesi). l'o rdine di l cm 2: questo significa che occorre una for-
Diversamente, esso resterà definitivamente più estensi- za di compressione di circa 160 kg per produrre una
bile e meno elastico, pregiudicando la stabilità articola- frattura della cartilagine articolare.
re. Il tessuto legamentoso può allungarsi fino al 20 per Le f ibre collagene della matrice della cattilagine risulta-
cento de lla sua lunghezza di riposo prima di arrivare no disposte in modo fo rtemente obliquo e assumono l'a-
alla definitiva rottura. spetto di archi in serie che si intersecano fra loro, contri-
Elasticità ed estensibilità dei tendini sono determinate buendo così alla solidità strutturale nei confronti delle
a nche dalla loro complessa architethtra interna, c he può forze di compressione e di taglio.
comprendere diverse forme di "intreccio" fra fibre e fra La cartilagine non contiene né vasi né ne rvi. Il nutrimen-
fasci di dive rso livello gerarchico. La giunzione mio- to è assicurato dallo scambio c he avviene fra sostanza
tendinea costituita da numerosi "processi digitiformi" fondamentale e liquido sinoviale ed è favorito dall 'azione
delle cellule muscolari, che offrono una estesa superfi- di spremitura ed aspirazione generate dai mov imenti
c ie di contatto ai fasci connettivali tendinei. Parimenti articolari che provocano conti nue compressioni/decom-
specializzata è la giunzione osteotendinea, nella quale le pressioni.
fibre collagene tendinee si àncorano all'osso attraverso Una differenziazione particolare del tessuto cartilagineo
interposti strati di cartilagine con progressiva mineraliz- si realizza nel nucleo polposo dei dischi intervertebrali.
zazione. Il tendine è anche sede dei recettori muscolo- La funzione dei dischi è quella di distribuire ed ammor-
tendinei del Golgi, sensibili alla tensione cui il tendine è tizzare i carichi assiali vertebrali. Il nucleo è costitu ito
sottoposto. da un tessuto di consistenza gelatinosa la cui matrice è
formata da mucopolisaccaridi ed è circondato da un
Capsula articolare e membrana sinoviale solido anello fib roso.
Esso sopporta normalmente pressioni comprese fra O, l
La capsula f ibrosa che avvolge l'articolazione ed il suo M Pa (posizione sdraiata prona) e 2,3 MPa (tenere solle-
rivestimento inte rno, la membrana s inoviale, costitui- vati 20 kg con le gambe estese e il tronco flesso). Si
scono un involucro a manicotto che fornisce stabilità e ricordi che l MPa ( l 0 6 Pa) co rrisponde a circa l O atm.
nutrizione ali' articolazione stessa. Queste pressioni elevate sp remon o verso l 'esterno parte
La capsula f ibrosa è costituita da connettivo compatto, del contenuto idrico dei dischi durante le ore d iurne, men-
con locali ispessimenti nastriformi che possono a rrivare tre nel corso del riposo notturno i nuclei si reidratano

266
Capitolo 22- Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

lentamente. Nel giovane la statura corporea al risveglio BIOMECCANICA DELL'OSSO


è superiore a quella serale di qualche centimetro. Dopo
·l'infanzia il nucleo ·perde qualsiasi supporto vascolare e Il tessuto osseo viene classificato in osso compatto, più
nervoso e diventa la più grande struttura avascolare del denso e resistente, che costihtisce la diafisi delle ossa lun-
corpo. Con l'invecchiamento esso tende a deidratarsi e si ghe e la superficie delle epifisi, e in osso spugnoso, for-
riduce lentamente a tessuto fibroso . Analoga sorte, con mato da trabecole ossee e presente soprattutto nelle epifisi
degenerazione e indebolimento strutturale, subisce l'annu- delle ossa lunghe e nelle ossa piatte. L'osso spugnoso
lus fibroso. Ciò spiega perché la cosiddetta ernia del disco assolve alla funzione di impalcatura della cavità midollare
intervertebrale, ossia la fuoriuscita di materiale nucleare ma concorre anche alla resistenza meccanica totale del
attraverso l'annulus, si manifesti prevalentemente in età segmento scheletrico: infatti le sue trabecole, che si intrec-
adulta, quando l'annulus comincia a dare segni di cedi- ciano a delimitare le cellette in cui è accolto il midollo
mento mentre il nucleo è ancora sufficientemente volumi- osseo, sono organizzate in fasci disposti con andamento
noso, e sia più rara in età senile, quando onnai il nucleo è concorde alle linee di forza cui l'osso è sottoposto.
atrofico e sclerotico. I due tipi di tessuto osseo, compatto e trabecolare, con-
Il nucleo è nutrito soprathttto per filtrazione attraverso feriscono alla struthtra dell'osso un'alta resistenza mec-
le cartilagini dei piatti articolari e beneficia quindi dei canica: il carico di rothtra del!' osso infatti è di circa 150
movimenti del rachide, mentre soffre in caso di immo- N/nun2 (l Newton = 0,098 kg) sia in compressione che
bilità forzata (per esempio, per ingessatura terapeutica in trazione e il modulo di elasticità è di circa 20.000
del rachide) . N/mm2 (modulo di Young, la forza richiesta per raddop-
piare la lunghezza di un corpo di sezione unitaria).
Queste proprietà rendono i segmenti scheletrici adatti a
sopportare intense sollecitazioni meccaniche: l ' ordine
di grandezza delle forze necessarie a produrre fratture,
in un adulto sano, è di migliaia di N .
Un esempio molto esplicito delle strette correlazioni tra
forma e funzione nel tessuto osseo viene fornito dalla
morfologia del tratto prossimale del femore (figura 22.1).
Dal punto di vista meccanico la giunzione del collo
femorale con la diafisi può venir descritta come una
"trave a sbalzo", ossia una trave con un'estremità blocca-
ta e un carico applicato all'altra estremità. In queste con-
dizioni la trave tende a subire una flessione, con la super-
ficie superiore che diviene convessa, mentre quella infe-
riore tende a divenire concava. Nella patte convessa si ven-
gono a creare tensioni in trazione mentre in quella conca' a
si creano forze di compressione.
Il sostegno a questa soluzione architettonica è fornito
dalla trabecolatura ossea, che si dispone in tre fasci princi-
pali con diverso orientamento (figura 22.1 ): il fascio
arcuato, che resiste alle forze (di taglio) che agiscono tan-
genzialmente sulla testa femorale; il fascio trocanterico,
che resiste alla sollecitazione della forza tensile dei mu-
scoli che vi prendono inserzione; e, infine, il fascio vetti-
@ p p cale, che resiste alle forze compressive che si scaricano
p sulla testa e sul collo del femore.
La forza peso applicata alla trave a sbalzo può essere
scomposta, secondo la regola del parallelogramma, in due
componenti vettmiali, l'una diretta lungo l 'asse della trave
(componente compressiva) e l'altra tangenziale al punto
di applicazione del peso (componente " di taglio"), che
esercita, sul punto in cui la trave è bloccata, un momento
flettente tanto maggiore quanto più lungo è il braccio di
normale coxa vara coxa valga leva, ossia la distanza fra la linea di forza del peso appli-
Figura 22.1 - A) Schema della disposizione dei sistemi trabeco- cato e il punto di blocco. L'entità relativa delle due com-
lari nel collo femorale. B) Variazioni del braccio di leva (l) della ponenti dipende dall'angolo di inclinazione della trave:
forza peso (P), nel normale, nella coxa vara e nella coxa valga. quanto più esso è acuto, tanto maggiore diventa la compo-

267
Controllo motorio

nente compressiva rispetto alla componente di taglio. ®


Passando al caso del femore, in un uomo adulto del peso g/cm2 contenuto minerale al.terzo distale del radio
di 78,4 kg (800 N), sottraendo al totale la percentuale do- in 563 donne sane
0,9
vuta agli arti inferiori (31 per cento) e dividendo il risul-
tato per due, si può calcolare in 276 N la forza peso che 0,8
grava su ciascuna testa femorale in statica bipodalica.
. ···.·..·.·
:
Tenendo conto che il collo femorale è inclinato di circa 0,7
125° rispetto alla diafisi e assumendo per semplicità che
la diafisi sia ve1iicale, risultano una componente in com- 0,6
pressione di 158 N (ovvero 276 · cos 125°) e una compo-
nente di taglio di 226 N (ovvero 276 · sen 125°). 0,5
Nell'appoggio monopodalico la forza che comprime la
0,4 .·.
testa femorale è molto superiore (> 1.800 N), poiché al
peso si somma la forza dei muscoli abduttori, che si con-
0,3
traggono durante ogni passo per prevenire la caduta del
bacino verso il lato in sospensione (vedere oltre). o 10 20 30 40 50 60 70 BO 90 età (anni)
I.:entità delle forze giustifica la nonnale inclinazione del
®
collo femorale rispetto alla diafisi ( 125°) come il miglior g/cm2 contenuto minerale al terzo distale del radio
compromesso fra due opposte esigenze meccaniche: da in 495 uomini sani
1,0
un lato, l'ottusità dell'angolo permette di ridurre la com-
ponente di taglio della forza peso che grava sul femore; 0,9
dall'altro lato, l'ottusità è comunque limitata per consen-
0,8
tire al gran trocantere di rimanere abbastanza distante
dall'ala iliaca. I muscoli pelvitrocante1ici trovano quindi 0,7
un buon braccio di leva nella loro faticosa azione di pre-
0,6
venire la caduta controlaterale del bacino durante appog-
gio monopodalico. 0,5
La forza di taglio tende a flettere il collo femorale tispetto
0,4
alla diafisi, ma nell'osso maturo la giunzione cervicodiafi-
saria reagisce tigidamente. Durante il periodo della cresci- 0,3
ta, quando l'intera testa femorale è ancora prevalentemente 0,2
cartilaginea ed include i nuclei di ossificazione, la forza
o 10 20 30 40 50 60 70 80 90 età (anni)
flettente può invece produrre effetti lesivi. Se la morfologia
del collo femorale si orienta 'verso una minore ottusità Figura 22.2 - Evoluzione della densità minerale ossea nel
(inclinazione diminuita, coxa vara; figura 22. 1 B) ne risul- corso della vita umana nel sesso femminile (A) e nel sesso
ta molto aumentata la forza di taglio. Questa spinge i maschile (B). In entrambi i sessi la densità minerale dell'osso
nuclei di ossificazione della testa a scivolare verso il basso aumenta durante la fase di crescita e maturazione scheletrica e
rispetto al collo femorale (epifisiolisi), pregiudicando gra- decresce dopo il 40° anno di età, più rapidamente nella donna
vemente la fonna e la funzione dell'anca in età adulta. che nell'uomo. La densità è espressa come massa ossea per
Se l'inclinazione del collo aumenta (coxa valga), la forza unità di superiicie, per uno spessore standard di 0,5 cm.
in compressione può erodere il tetto dell'acetabolo e pro-
durre una dislocazione craniale del femore (lussazione
d'anca), specialmente se il tetto acetabolare è congenita- matrice, genera deboli correnti elettriche lungo la supeifi-
mente sfuggente e copre in misura insufficiente la testa cie del segmento scheletrico con potenziale positivo dal
femorale (displasia d'anca). lato convesso, che forniscono un'importante stimolo alla
I.:intensità del carico cui l'osso è sottoposto cambia in attivazione della componente cellulare osteoblastica e
continuazione durante la vita. r.: osso deve dimostrare pro- quindi alla neoproduzione di tessuto osseo. Alcune forme
prietà plastiche, basate soprattutto sulla sua capacità di di terapia utilizzano le onde elettromagnetiche per favorire
mantenere un'adeguata mineralizzazione. Questa capacità l'osteogenesi in calli di frattura torpidi, proprio perché
diminuisce, ma non scompare mai del tutto, nel corso del- inducono potenziali eletttici analoghi a quelli indotti dal
l'invecchiamento (figura 22.2). Lo stimolo c he più di ogni catico intermittente e così stimolano gli osteoblasti.
altro contribuisce al mantenimento della massa ossea nel Quando lo stress meccanico cui è sottoposto il tessuto
corso della vita è sicuramente la forza peso, che esercita osseo non segue più le normali linee di forza proposte
un 'azione trofica attraverso un vero e proprio "effetto pie- dallo stimolo fisiologico (soprattutto, quello gravitario)
zoelettrico": la compressione intermittente della corticale ha luogo la formazione di nuovo tessuto che risponde alle
ossea, e conseguentemente dei cristalli di calcio della sua esigenze create dal nuovo stimolo. Si parla allora di "rimo-

268
Capitolo 22- Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

·~
rotolamento

·6Qif&J traslazlone

Figura 22.3 - A) immagine radiografica di ginocchio umano. Le strutture meniscali, cartilaginee, appaiono traspare nti. B)
Rappresentazione dei movimenti di rotazione e traslazione dei condili femorali sulla tibia durante la flessione del ginocchio.

dellamento" del tessuto osseo. Un esempio caratteristico alla quarta potenza del diametro e compensa, sia pure
di rimodellamento è l'apposizione di tessuto osseo sui parzialmente, la perdita di massa ossea per mezzo di una
capi di frattura, per ottenere la stabilizzazione meccanica modificazione geometrica.
del segmento scheletrico. I trattamenti ortodontici, che
possono modificare significativamente la morfologia
mascellare anche in età adulta, sfruttano anch'essi la Meccanica articolare
capacità deli' osso di modificare macro- e microstruttura
in funzione delle forze cui l'osso stesso è sottoposto. Gli elementi connettivali di cui si è trattato concorrono
Rimodellamenti dell'osso avvengono anche con il pro- tutti nel loro insieme al buon funzionamento della mecca-
gredire dell'età. I.: osso spugnoso ha una struttura "a nido nica articolare. Essi infatti garantiscono il corretto affron-
d'ape", cui concorrono elementi orizzontali e verticali, tamento di capi ossei che non sempre sono totalmente
che consente di ottenere notevole resistenza con una mas- congruenti; pennettono il movimento sui vari piani; agi-
sa relativamente modesta. Oggi si sa che l'invecchiamen- scono da vincoli nel confronti delle forze che tendono ad
to comporta una tendenza alla perdita degli elementi oriz- allontanare i capi articolari in misura eccessiva ed evitano
zontali, i quali sono decisivi nel conferire resistenza al quindi le lussazioni, cioè la perdita completa dei rapporti
carico compressivo. Il principio è ben noto nella scienza articolari; infine, con la loro elasticità, integrano l'azione
delle costruzioni e si applica alle sedie, così come a ponti e degli effettori del movimento.
grattacieli. La resistenza di una struttura alla compressio- Il contributo delle singole componenti connettivali può
ne (un gruppo di trabecole ossee verticali così come il venire analizzato in modo esemplare nell'a1ticolazione del
pilastro di un edificio) è inversamente proporzionale al ginocchio. I.:articolazione si fo rma per affrontamento
quadrato della sua lunghezza. Per esempio, l' aggh.mta di delle epifisi distale del femore e prossimale della tibia,
3 "tiranti" orizzontali fa diminuire la lunghezza effettiva superfici ossee solo in parte congruenti: infatti i condili
di un elemento verticale di 4 volte (si generano di fatto 4 femorali, grossolanamente cilindrici, sono soltanto appog-
elementi "connessi" orizzontalmente, a pmtire da un solo giati sui piatti tibiali. La possibilità di scorrimento di una
elemento) e la resistenza alla compressione aumenta di superficie sull'altra è favorita dall'esistenza della caltila-
16 volte. Nel caso dell'osso corticale, l'invecchiamento gine d'incrostazione, mentre la parziale congruenza delle
comporta diminuzione di massa preferenzialmente dal superfici è aumentata dai menischi, speciali strutture car-
lato interno, sottoendostale. I.:osso risponde con un au- tilaginee di forma semilunare, che si interpongono fra le
mento di massa, ma molto inferiore, dal lato esterno, sot- due superfici a1ticolari formando due anelli che offrono
toperiostale. Ne segue, dunque, un assottigliamento della una sede di alloggiamento per i condili femorali (figura
corticale ma anche un modesto aumento del diametro. 22.3 A). La tenuta strutturale dei menischi è assicurata
Quest'ultima alterazione geometrica è funzionalmente dalle doti di elasticità e resistenza del tessuto cartilagineo
molto efficace in quanto - in un elemento cilindrico - la di cui sono formati, che funge quindi anche da ammmtiz-
resistenza alla flessione cresce in misura proporzionale zatore per le sollecitazioni in compressione.

269
Controllo motorio

Nel corso del movimento di flessoestensione i condili


femorali non soltanto "rotolano" sulla superficie della
tibia, ma compiono anche un movimento di traslazione,
ovvero scorrono verso l'avanti o l'indietro sul piano ti-
biale, incrementando gli angoli di flessione o di esten-
sione della gamba sulla coscia.
I menischi scivolano anch'essi, accompagnando in parte
il movimento dei condili femorali (figura 22.3 B). Oc-
corre prevenire, tuttavia, un'eccessiva traslazione femoro-
tibiale. Lo scopo è raggiunto per il tramite di due stmtture
legamentose intrarticolari, i legamenti crociati anteriore e ® @ @
posteriore, che fungono da !imitatori meccanici della tra- Figura 22.4 - Diverse forme e diversi tipi di muscolo, per
slazione tibiale (rispettivamente, anteriore e posteriore) e numero di capi e per orientamento delle fibre, parallelo in A e
prevengono la lussazione mticolare. Due robuste strutture D, pennato in B e C.
extrarticolari, i legamenti collaterali interno ed esterno,
prendono inserzione sul femore e sulla tibia e limitano i
movimenti rotatori del ginocchio, permettendo flessoe-
stensioni con limitati movimenti rotatori. ciamento tendineo", che sono fonte di equivoco . Essi
indicano, in realtà, l'accorciamento anatomico del mu-
scolo in toto, e non del tendine. Può essere utile ricordare
BIOMECCANICA DEL MUSCOLO anche che la terminologia anglosassone definisce la re-
trazione muscolare con il termine contracture. Questa
parola non corrisponde affatto all'italiano "contrattura",
Funzioni legamentose del muscolo che definisce invece una contrazione attiva dolorosa (tra-
ducibile con il termine inglese paìnful spasm).
Nel muscolo sono presenti una parte carnosa (le fibre
muscolari) e una patte di colore pallido fonnata da tessuto
connettivale che forma l'impalcatura di sostegno e l'invo-
Architettura del muscolo
lucro. Le singole fibre muscolari sono avvolte da connetti- e prestazioni meccaniche
vo lasso (endomisio) e si riuniscono in fascicoli avvolti da
ulteriore tessuto connettivale (epimisio) per fonnare fasci I muscoli shiati hanno le fonne più svatiate (figura 22.4).
di sempre maggiori dimensioni, distanziati da sepimenti In generale ciascuna fibra muscolare si inserisce, ai pro-
connettivali che si continuano nel connettivo lasso che pri estremi, su una espansione tendinea e il motore mu-
avvolge il muscolo nella sua interezza (perimisio); il peti- scolare agisce avvicinando gli estremi cui si inserisce.
misio è a sua volta circondato da una lamina di connettivo Nel caso di muscoli sfinterici (sfinteri anale ed uretrale
denso, la fascia, la quale si continua poi verso i segmenti e orbicolare orale e dell'iride), la contrazione ha invece
ossei con strutture di connettivo compatto, i tendini. Il tes- lo scopo di chiudere orifizi.
suto connettivo muscolare fornisce anche sostegno e gui- Il numero, la sezione, la lunghezza e l'orientamento del-
da agli elementi vascolonervosi. La sezione del tendine le fibre hanno importanti ricadute funzionali. La forza
aumenta al crescere della forza muscolare. del muscolo è proporzionale all'area della sua sezione
È importante comprendere che la resistenza passiva of- traversa e corrisponde a circa 2-3 kg/cm2. Di conse-
ferta dal muscolo allo stiramento (vedere la curva for- guenza, muscoli con sezione maggiore tendono ad esse-
za-lunghezza del muscolo, capitolo 20) deriva dal con- re più forti. La massima velocità di accorciamento è
nettivo posto in parallelo alla materia contrattile (endo-, invece proporzionale alla lunghezza delle fib re: essa è
epi- perimisio e fasce) e non dal tendine né dalla mate- stimabile in circa 1,5 volte la lunghezza di riposo per
ria contrattile stessa, che ha consistenza gelatinosa. Una ogni secondo, quando il muscolo si accorcia in assenza
volta che il suo tendine sia stato disinserito, un muscolo di alcuna resistenza. Per esempio, un muscolo il cui
può essere stirato passivamente fino quasi a raddoppiare ventre muscolare sia lungo l O cm potrà raggiungere
la propria lunghezza di riposo, prima di lacerarsi. I vin- velocità massime intorno a 15 cm al secondo.
coli articolari non permettono però che i muscoli nor- La potenza massima (lavoro nell'unità di tempo) di cui
malmente inseriti subiscano allungamenti> 30 per cen- il muscolo è capace sarà determinata sia dalla forza, sia
to della lunghezza di riposo. dalla velocità di cui è capace il muscolo (vedere il dia-
Nei casi in cui il muscolo offre una esagerata resistenza gramma forza-velocità, capitolo 20): di conseguenza,
allo stiramento (per esempio, dopo prolungata immobi- quanto più grandi sono la sezione e/o la lunghezza,
lizzaz ione in accorciamento) il linguaggio clinico cor- tanto maggiore sarà la potenza. La figura 22.5 richiama
rente usa termini come "retrazioni tendinee" o "accor- un principio tanto semplice quanto importante. Se si

270
Capitolo 22- Biomeccanica dell'apparato muscoloschcletrico

la forza della catena, e cioè del muscolo in toto, sarà


® pari alla forza di un solo sarcomero, mentre l'accorcia-
mento massimo sarà pari a lla somma degli accorcia-
menti di ciascun sarcomero. I.:accorciamento massimo
nell'unità di tempo (cioè la velocità massima di accor-
ciamento) sarà quindi alta nella disposizione in serie,
bassa nella disposizione in parallelo.

Significato funzionale dell'orientamento


delle fibre all'interno del muscolo
®
F = Fs,= Fs,= Fs,
Anche l'orientamento delle fibre all'interno del muscolo
influisce in modo notevole sulla funzione. Una soluzione
per aumentare la forza del muscolo è, per quanto si è detto
sopra, quella di aumentarne la sezione trasversa. Durante
l'allenamento ciò avviene per incremento della sezione di
ciascuna fibra, che si arricchisce di fibrille (sarcomeri in
parallelo) senza che vi sia aumento del numero delle
fibre. Tuttavia, la natura ha fornito anche una soluzione
Figura 22.5 - Conseguenze meccaniche dell'orientamento in
architettonica al problema, che consiste nel dare al musco-
parallelo (A) oppure in serie (B) dei sarcomeri o delle fibre
muscolari. Si immagini una fibra muscolare composta da tre lo tma forma "pennata" (muscoli B e C in figura 22.4),
sarcomeri (S 1 , S2 e S3 ) di pari forza. Nell'arrangiamento in ovvero un orientamento delle fibre obliquo rispetto alle
parallelo (A), la forza totale (F) è pari alla somma della forza tenninazioni tendinee. La petmatura introduce tre modifi-
di ciascun elemento mentre l'accorciamento (~L) è pari all'ac- che principali delle prestazioni muscolari.
corciamento del singolo elemento. Nell'arrangiamento in serie
(B) avviene l'opposto: la forza è pari alla forza di un singolo l) Maggiore forza isometrica - Rispetto a un muscolo
elemento, mentre l'accorciamento è pari alla somma degli lineare di pari volume, un muscolo pennato può stipare
accorciamenti. Per la velocità di accorciamento vale natural- all'interno del proprio perimisio un maggior numero di
mente quanto detto a proposito dell'accorciamento.
fibre muscolari, ciascuna però dì lunghezza minore.
Rispetto ai muscoli fusiformi, nei muscoli pennati la
pongono tutti i sarcomeri in parallelo, la forza massima forza non è proporzionale alla "sezione anatomica" (la
del muscolo sarà pari alla somma delle forze di ciascun sezione perpendicolare all' orientamento dei tendini)
sarcomero. Per contro, l'accorciamento massimo del- ma è proporzionale alla "sezione fisiologica", cioè alla
l'intero muscolo sarà pari all'accorciamento di un sar- sezione perpendicolare all'orientamento delle f ibre
comero. Se, al contrario, si pongono i sarcomeri in serie (figura 22.6), la quale è molto più grande della prece-

® rilasciato contratto
® rilasciato contratto

l
1/2

l L l
làL= 1/2
t
l
muscolo lineare muscolo pennato
àL = 1/2 cosa

Figura 22.6 - Conseguenze meccaniche dell'arrangiamento lineare (A) e pennato (B) delle fibre all'interno di un muscolo. Nel
caso di un muscolo fusiforme, se le fibre dimezzano la propria lunghezza (da l a 1/2) , anche la lunghezza del muscolo in toto (L)
si dimezza. In un muscolo pennato con angolo di pennatura (a) di 60°, quando fibre si accorciano del 50 per cento il muscolo si
accorcia soltanto del 25 per cento: infatti, ~L (accorciamento) =~l cosa.

l 271
Controllo motorio

a+b+C
..................... ...
dente. A parità di sezione anatomica, un muscolo pen-
nato erogherà quindi una forza isometrica superiore a "'o
·;:
l
quella di un muscolo fi.tsiforme. Cii

l
E
2) Escursione muscolare più limitata e di minore velocità - o :
.!!!
Come si è già detto, le fibre muscolari più cotte sono
capaci di accorciamenti minori e di minor velocità,
"'1::!
.E ,'
: l
rispetto alle fibre più lunghe. Ciò spiega la minore
escursione e la minore velocità di tm muscolo pennato a l
rispetto ad un muscolo fi.tsiforme di pari sezione anato-
mica. Anche la presenza dell'angolo di pennatura con- angolo articolare
tribuisce a ridurre accorciamento e velocità. Infatti,
proprio a causa del loro orientamento obliquo le fibre
di un muscolo permato trasferiscono al tendine soltanto
parte del proprio accorciamento (figura 22.6).
Figura 22.7 - Schema del diagramma forza-lunghezza (in
ordinata e in ascissa, rispettivamente) di un gruppo muscolare
composto da tre capi. Per ciascun capo il picco del diagram·
ma corrisponde a una diversa posizione articolare e quindi a
'l
una diversa lunghezza del muscolo nel suo complesso. La
3) Maggiori variazioni di forza al variare della lunghezza-
forza totale (linea tratteggiata) si mantiene su livelli massimi
A causa della direzione obliqua delle fibre, un dato ac- per una parte molto ampia dell'escursione articolare.
corciamento del muscolo in toto comporta maggiori
variazioni percentuali di lunghezza delle singole fibre
in un muscolo pennato che in muscolo fi.tsato. Come
schematizzato nella figura 22.6, i rapporti tra l'accor-
del muscolo in toto assume così una forma più "piatta",
ciamento del muscolo in toto e l'accorciamento delle
che consente al muscolo stesso prestazioni più uniformi su
singole fibre sono fi.mzione dell'angolo di pennatura
un àmbito ampio di escursione atticolare (figura 22.7).
secondo la relazione
Si noti che l'angolo di pennatura non è una caratteristica
statica del muscolo: infatti esso vada con la tensione e con
f1L = (/ 1 - lz) · cos a [22.1] lo stato trofico del muscolo. Si immagini di far contrarre
un muscolo pennato dopo averne fissate le estremità ten-
dove a indica l'angolo di pennatura (l'inclinazione dinee. La contrazione sarà solo apparentemente isometri-
delle fibre rispetto alla direzione del tendine), 11 ed 12 ca, poiché le fibre muscolari potranno accorciarsi riducen-
la lunghezza delle fibre prima e dopo l'accorciamen- do la propria inclinazione. Per esempio, un muscolo con
to, e f1L è l'accorciamento del muscolo in toto. sezione longitudinale romboidale contraendosi tenderà ad
A sinistra, la figura illustra come le fibre di un muscolo assumere una sezione simile a un rettangolo, facendo di-
fusifmme subiscano tm accorciamento del 50 per cento minuire la lunghezza delle proptie fibre. Nell'uomo è sta-
quando il muscolo in toto si accorcia in quella stessa to dimostrato che contrazioni del gastrocnemio, che ap-
misura. A destra, invece, si mostra come in un muscolo paiono isomettiche se si considera la distanza fra opposte
pennato, con angolo di petmatura pali a 60°, quando le inserzioni ossee, possono compmtare accorciamenti delle
fibre si accorciano del 50 per cento il muscolo in toto si fibre muscolari pari anche al 30 per cento della lunghezza
accorcia soltanto del25 per cento (cos 60° = 0,5). di riposo. Questo riduce la forza massima di cui queste
fibre sarebbero capaci, in base al loro diagramma forza-
I..:accoppiamento di un muscolo pennato con un muscolo lunghezza isometrico, e attenua quindi il vantaggio costi-
fusifonne oppure con un muscolo con diverso angolo di tuito dal loro mientamento pennato.
pennatura, ottenuto facendoli convergere su un tendine I..:angolo di pennatura diminuisce quando il muscolo va
comune, è lo stratagemma usato dalla natura per mantene- incontro ad ipotrofia, mentre aumenta quando il muscolo
re elevate prestazioni contrattili lungo tutta l'escursione va incontro ad ipettrofia. Si immagini un muscolo petma-
articolare. Nel caso del quadricipite femorale, l'estensore to che riduca il suo spessore perché ha subito un'impor-
del ginocchio i cui quattro ventri convergono nel tendine tante ipotrofia per immobilizzazione, denutrizione o per
rotuleo, il diverso angolo di petmatura di ciascun ventre altre condizioni patologiche. A parità di lunghezza com-
(vasti mediale e laterale e intermedio, cui si associa il retto plessiva del muscolo, la riduzione di sezione comporterà
che è fusifonne) determina per ognuno di essi una diversa anche un minore angolo di pennatura. Questo meccani-
curva forza-lunghezza, ciascuna dislocata su segmenti smo ha un significato almeno in parte compensatorio.
diversi e adiacenti dell'escursione totale del ginocchio
(circa 150° complessivi da estensione a massima flessio-
Infatti un orientamento meno inclinato delle fibre consen-
te ai sarcometi residui di trasferire alle estremità tendinee
ll
ne). La rotazione articolare entro un dato segmento fa una componente più ampia della propria forza contrattile.
quindi scorrere ciascun muscolo su un tratto diverso della
propria curva forza-lunghezza. La curva forza-lunghezza
Viceversa, un aumento di trofismo comporterà anche un
aumento dell'angolo di petmatura.
l
l
272
_L
Capitolo 22- Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

® @

componente
rotatoria (cr)

a - centro di rotazione componente logitudlnale (cl) c b

Figura 22.8 -A) Si supponga che a sia il centro di rotazione di un'articolazione cui concorre l'osso rappresentato dal segmento
ab. F rappresenta la forza erogata da un muscolo che prenda inserzione nel punto c, formando l'angolo a . La lunghezza ac rap-
presenta il braccio di leva su cui agisce F. La forza si scompone in due componenti: una rotatoria (cr), efficace a produrre il
movimento dell'articolazione (forza muscolare efficace) e una longitudinale (cl) che comprime il segmento ab senza concorrere
al suo movimento. L'intensità di cr è data dal prodotto F · se n a. Il movimento, quindi, non è dato da F, ma dal momento di forza
efficace, determinato dal prodotto cr · ac. A parità di forza un muscolo sarà tanto più efficace nel produrre un movimento artico-
lare , quanto più a sì avvicina a 90°. Nella flessione del gomito il bicipite brachiale è estremamente svantaggiato all'inizio del
movimento (B), quando la componente rotatorìa della forza è ridotta al minimo. In compenso il muscolo è avvantaggiato dalla
sua lunghezza che corrisponde al picco del diagramma tensione-l unghezza. Quando il gomito è flesso a 90° (C), l'angolo d'in-
serzione è particolarmente favorevole e compensa il calo di forza dovuto all'accorciamento del muscolo.

ACCORCIAMENTO MUSCOLARE eccezione - e non se ne tratterà in questa sede - soltanto il


cuore, i muscoli pellicciai e i muscoli sfinterici, che non
E ROTAZIONE ARTICOLARE hanno inserzioni ossee, e i muscoli extraoculari che ne
hanno ad un solo estremo. La morfologia del muscolo, dei
La presenza di tessuti "di connessione" e di tessuti rigidi di tendini, delle leve articolari, la loro posizione reciproca e
sostegno e di contenzione fornisce all'organismo l'orga- rispetto all'ambiente estemo, l'intensità e il sincronismo
nizzazione stmtturale necessaria per poter muovere i suoi dell 'attivazione dei diversi muscoli, la posizione comples-
diversi segmenti. Il ruolo di motore, vero e proprio trasfor- siva del corpo rispetto all'ambiente, tutti conni buiscono a
matore di energia chimico-metabolica in lavoro meccani- determinare forza ed escursione dei movimenti at1icolari.
co, è affidato ad un pat1icolare tessuto connettivo, il mu- Quando ci si riferisce a misure di forza e di lavoro muscola-
scolo, che è posto sotto il conn·ollo del sistema nervoso. ri ottenute in laboratorio si citano prevalentemente risul-
Questo motore è capace soltanto di accorciarsi e, nel caso tati ottenuti su un muscolo isolato che si accorcia e che
dei muscoli sn·iati, la sua forza viene applicata a segmenti produce lavoro attraverso spostamento lineare. Quando si
ossei organizzati in un sistema di leve articolari. Fanno tratta di forza muscolare esercitata in vivo si intende inve-
273
Controllo motorio

ce un momento di forza (dato dal prodotto vettoriale della del bicipite brachiale, i muscoli ischiotibiali i muscoli
l
forza per il braccio di leva) rispetto ai fulcri articolari. I flessori delle dita e molti altri. In questi casi, se l'escur-
muscoli, infatti, agiscono attraverso inserzione su leve sione di tutte le articolazioni coinvolte va nella direzione
ossee e producono rotazioni articolari. Il lavoro prodotto di produrre il massimo allungamento o il massimo accor-
dal loro accorciamento lineare si trasforma dunque in un ciamento del muscolo, questi possono coincidere con
lavoro rotatorio le cui caratteristiche dipendono dali 'an- estremi assai svantaggiosi del diagramma forza-lunghez-
golo dell'inserzione tendinea e dalla distanza del punto di za, così che l'angolo di inserzione gioca un ruolo deter-
inserzione dal fì.ilcro (il centro di rotazione articolare). In minante. Per esempio, la forza del bicipite brachiale si
termini cinesiologici si definisce forza efficace, o rotato- riduce notevolmente quando il muscolo è portato alla sua
ria, la componente della forza muscolare perpendicolare lunghezza minima dalla massima flessione simultanea
al braccio di leva. Il prodotto della forza efficace per il dell'a1ticolazione del gomito e della scapolomerale (brac-
braccio di leva costituisce il momento articolare. La rota- cio sollevato in verticale e gomito completamente flesso).
zione articolare, dunque, è propriamente generata da un Il discreto braccio di leva residuo a livello del! 'inserzione
momento di forza e non dalla forza isolatamente conside- radiale, hittavia, consente comunque che al gomito si e-
rata (figura 22.8). serciti un momento di forza apprezzabile.
In generale le leve ossee sono leve svantaggiose perché il La conoscenza delle interazioni fra le propiietà meccaniche
braccio della resistenza è maggiore del braccio della del muscolo e delle mticolazioni è molto utile per diagno-
potenza. Esse quindi demoltiplicano la forza muscolare e sticare il meccmùsmo di insorgenza di deficit di forza o di
moltiplicano lo spostamento dell'estremità del segmento ampiezza, o anche di dolori, nel corso dei movimenti. Cin-
osseo. Si consideri la flessione del gomito (figura 22.8). serto I fornisce qualche esempio di considerazioni f isiopa-
Il braccio della potenza si estende dal centro di rotazione tologiche basate su valutazioni cinesiologiche.
del gomito fino all'inserzione del bicipite brachiale, men-
tre il braccio della resistenza si estende fino al baricentro
dell'avambraccio (se la mano non sorregge pesi), cioè per SVILUPPO DI FORZA
una distanza molte volte superiore. Dati questi rapporti NEI MOVIMENTI VOLONTARI:
pochi centimetri di accorciamento del bicipite brachiale
riescono a spostare la mano per decimetri. Per conYerso,
FATTORI NERVOSI
sull'inserzione bicipitale si esercita una forza molte volte E FATTORI MECCANICI
supetiore al peso dell'avambraccio. EXTRAMUSCOLARI
L'angolo di inserzione muscolare, e di conseguenza la
forza efficace del bicipite, cambiano nel corso del movi-
Il sistema nervoso controlla il movimento di una mac-
mento. Di regola i muscoli sono disposti in modo che
china osteoarticolare complessa attraverso il reclutamen-
l'angolo di inserzione sia più vantaggioso a circa metà to dei motori muscolari. La progettazione del movimento
dell'escursione articolare. Di conseguenza, anche se il deve tenere conto delle regole meccaniche imposte dalla
muscolo si contrae con la massima forza di cui è capace struthira, dai motori e dal contesto dei rapporti corpo-
per tutta l'escursione del movimento, vi è soltanto una ambiente. Movimenti inconsci devono accompagnare, e
posizione angolare (a metà circa dell'escursione) in cui il talora precedere, i movimenti volontari.
momento articolare è massimo. Per il resto dell'escursio-
ne, il momento a1ticolare non potrà che essere inferiore.
Il massimo peso sollevabile dall'avambraccio sarà quindi Forza e sforzo
determinato dal momento minimo che può essere prodot-
to dal bicipite durante la flessione del gomito. Natural- La contrazione del muscolo va distinta dal movimento
mente il momento dipende, oltre che dall'angolo di in- che essa genera in vivo. Pur se il muscolo resta il moto-
serzione tendinea, anche dal diagramma forza-lunghezza re del movimento le caratteristiche meccaniche del mo-
del muscolo. Nei movimenti più comuni il diagramma vimento stesso dipendono anche da fattori nervosi e dalla
forza-lunghezza ha un ruolo prevalente, rispetto all'ango- meccanica osteoarticolare. Il motore, infatti, è controllato
lo d'inserzione articolare, nel determinare il massimo dal sistema nervoso e trasmette la sua potenza al sistema
momento di forza. Tuttavia il ruolo relativo dei due fattori osteoarticolare, che rappresenta la macchina per la qua-
(lunghezza del muscolo e suo angolo di inserzione) è le il motore è stato concepito.
molto variabile. Di solito nell'uomo il massimo allunga- N eli 'affrontare la fisiologia deli' esercizio muscolare
mento muscolare, limitato da vincoli articolari, coincide occorre quindi premettere alcune utili precisazioni ter-
con il punto ottimale del diagramma forza-lunghezza, minologiche.
mentre il massimo accorciamento muscolare coincide
con un punto ancora lontano dal minimo. - Movimenti e muscoli: secondo un noto aforisma del
Vi è la notevole e non rara situazione, tuttavia, costituita dai grande neurologo inglese Hughlings Jackson (1835-
muscoli poliarticolari, quali per esempio il capo lungo 1911) il cervello conosce i movimenti e non i muscoli.
274 l
L
Capitolo 22- Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

Inserto l - Organizzazione gittale sollevando tl braccio dalla po- distinguerla dal "ntomo dalla fles-
delle azioni muscolari siziOne anatomica (0°) fino alla verti- swne'', cioè dal movimento che va
cale (180°). Il gran pettorale, che è il dalla completa flessiOne - l 80° fino
nel produrre il movimento
pnncipale motore del movimento di alla posizione anatomica). I principali
adduzione del braccto, può esercitare muscoli "sinergisti" del deltoide, in-
Muscoli all'interno dei muscoli:
una potente azione flessotia, quando fatti, escono di scena proprio per il
differenziazioni funzionali
di capi e fasci muscolari il bracc10 è onentato in avanti e anco- meccarusmo di inversiOne di aztone.
ta obltquo verso il basso, poiché in Al di sopra dei 120° il gran pettqrale
questo ambito la sua linea di azione non può ptù mtervenire poiché divie-
Le masse muscolan che condivida-
passa al di sotto dell'asse trasversale ne estensore e nell'estensione poste-
no almeno un'inserzione tendinea
scapolomerale lungo il quale si snoda riore il gran dorsale diventa flessore,
vengono spesso denominate anato-
il movimento di flessione. dato che in questa posizione dell'arto
micamente come un solo muscolo,
Ma al di sopra di un certo angolo di esso si viene a trovare anteriormente
ma funzionalmente si tratta spesso
flesswne (indicativamente 120°) la all'omero. Pertanto, se il calo di forza
di muscoh con aziom diverse.
La cosa è evidente per i gruppi mu-
sua lmea dt azwne si trasfetisce al di è molto più grave in questi due ambitt
sopra dello stesso asse e la contrazio- dell' escmsione scapolomerale rispetto
scolan con molti ventri o "capi", tl
ne tira allora l'omero verso il basso, agll altn ambitt, stcuramente è com-
cui nome gtà tradisce la natura multi-
m dtrezwne estensona. In caso di volto tl deltoide.
funziOnale: bt-ctpite, tn-ciptte, qua-
mdebohmento del muscolo gran pet-
dn-cipik. Per esempto, nel contesto
torale ct st deve attendere un indebo- Importanza del braccio di leva:
del trictptte sur ale tl soleo può sol-
ltmento Sia della flesswne sta del soluzioni ossee per accrescerlo
tanto flettere plantarmente il piede
n tomo verso estenstone dello stesso
mentre 1 gastrocnemi possono an-
braccto. Questo meccarusmo cinesio- La morfologia det capi arttcolan ha
che flettere la gamba sulla coscta
logtco è detto "inverswne dt azione" . un ruolo funzionale importante per-
grazte alla loro mserzione prossimale
sul femore. Anche muscoli costituiti ché determma la lunghezza del brac-
da un smgolo ventre ma con estese Esempio cio di leva e, qumdi, il momento di
inserzioni tendinee possono essere di diagnosi differenziale: forza muscolare. Per e empio, il col-
costituiti, dal punto di vista funziona- quale muscolo è debole? lo femorale è presente, fra tutti i ver-
le, da ve1i e propri sottogruppi mu- tebrati. soltanto nella specie umana.
scolali ctascuno con azione diversa a Un deficit del deltoide (per esempio, Si è già detto di come la sua presen-
seconda dell'orientamento delle fi- per lesione traumatica parziale o tota- za sia utile a fornire Ul1 apprezzabile
bre. Il deltoide, per esempio, è costi- le del suo nervo motore, il nervo a- braccio d1 leva al gluteo med10, il
tuito da almeno 7 muscoh dtversi scellare) può comportare un deficit di principale abduttore dell'anca (figura
(figura l A). La sua azione prmcipa- forza nel m ovtmento del bracciO m 22.1). Quando un solo arto inferiore
le è quella dt abdurre il braccio ri- vane dtreztom, a seconda delle fibre è appoggtato al suolo (durante la
spetto al cmgolo scapolare ma alcuni nervose darmeggtate. Tuttavia, anche stazwne eretta, il cammmo o la cor-
fasci muscolari posti anteriormente moltt altn muscoh con mserzione sul- sa) il muscolo non agtsce abducen-
hanno un' azione mista abduttoria- l'omero potrebbero essere causa del- do l'atto infenore, che resta vrncola-
flessona, mentre altli hanno un'azto- lo stesso defictt, oppure - tpertrofiz- to al suolo, bensì mantenendo verti-
ne m1sta abduttoria-estensoria. Ad- zando i - viCanare il deltoide, ren- cale tl bacrno e l' mtero tronco. che
dnittura, il fascio rndicato come D7 dendo meno evtdente il danno e quin- altnmentt si mclinerebbero verso il
nella ftgura svolge un'azione addut- di ptù diffictle la diagnosi. Per esem- lato in sospensione. Nei ertebratJ,
toria, poiché la sua linea di azione pio, nel compenso potrmmo interve- inclusi quelli capact dt cammino bi-
passa al di sotto dell'asse anteropo- nire il gran pettorale nella flessione, il pede e molto evoluti come i pn mati
sten ore di rota1.ione scapolomerale. sovraspinato nell'abduzione, il g ran antropomorfi, il collo femorale man-
dorsale uell' estensione, il gran petto- ca del tutto o è appena accennato e
Inversione dell'azione muscolare rate nell'adduziOne. Vi sono almeno il cammmo è perciò caratterizzato
in funzione del rappor to con l'asse due posiZioni articolati, tuttavia, oltre da successive "cadute" laterali del
articolare le quali il deltotde resta l'unico mu- bacmo, che fanno assumere l'anda-
scolo con un onentamento idoneo a tura "ansérina", o "da papera". Così
I..:azione di un muscolo può cambiare produrre 11 movtmento : d solleva- accade anche nell' uomo quando il
a seconda della sua posizione tispetto mento (fless10ne) del braccio oltre i braccto dt leva s1 nduce (coxa val-
al fulcro articolare. St prenda l'esem- 120° e la sua estensione po terior- ga, figu ra 22. 1). Compare il segno
pto della fless1one del brnccto, un mo- mente al tronco (quest'ulttma viene di Trendelenburg (figura l B) spesso
VImento che SI svolge sul piano sa- anche defwta ''estensiOne vera", per accompagnato da un'mclmazione com-

l 275
.t ...
Controllo moto r io

pensatoria del tronco verso il lato in


· appoggio (segno-di Duchenne).
Come il collo femorale, così anche la
muscolare. A parità di forza, il qua-
dricipite potrà quindi estendere ii·gi-
nocchio con tm momento quasi dop-
Alternanza fra muscoli sinergisti:
a ciascuno·il ·suo momento l
rottlia rappresenta una soluzione ana- pio rispetto a quello che avrebbe se la Muscoli che pure collaborano ad tma t
tomica per aumentare (di quasi il l 00 rotula non ci fosse. Il pur l'imponente stessa azione possono avere angoli
per cento!) il braccio di leva (figura l complesso quadricipitale riesce sol- di inserzione e diagrammi forza-
C). Per quanto modesto (intomo a 2 tanto così a sviluppare i notevoli mo- lunghezza diversi, così che la posi- l
cm) lo spessore della rott1la è suffi- menti estensori richiesti dalla nmzio- zione articolare cui corrisponde il mo-
ciente a raddoppiare il braccio di leva ne del ginocchio. mento massimo differisce per ciascu-
no di essi. Una regola molto gene-

Figura l
®
rale nella economia del movimento è
quella di utilizzare ciascun muscolo
quando la situazione meccanica è la
'
l
\
più vantaggiosa possibile. Nel corso
del movimento, dunque, muscoli con l
F
una stessa azione si alternano tra
loro, a seconda del vantaggio mec- l
canico.
Un esempio importante per le sue
ricadute fisiopatologiche è costittli-
to dali' alternanza fra sovraspmoso
l
e deltoide nell 'abduzione deli' ome-
ro (figura l D) . Entrambi i muscoh
hanno una predominante azione ab-
duttoria sull'omero. Tuttavia, a cau-
sa delle sue inserzioni, il deltoide
non riesce a svolgere azione abdutto-
na quando il braccio è aderente al
segno tJ·onco. In questa posiz10ne esso po-
diDuchenne tt·ebbe soltanto fare "slittare" l'ome-
ro verso l'alto. Il sovraspmoso inter-
segno viene dunque per primo, abducendo
di Trendelenburg
lievemente l'omero (20°), così da
fornire al deltoide un onentamento
vantaggioso per la successiva azione
di abduz10ne. Una lesione del sovra-
spinoso determina quindi un deficit
di forza molto supèriore per i primi
20° dell'abduzione che per la restan-
te escursiOne di movunento. Questa
caratte1isttca de l deficit può costitui-
re un elemento diagnostico utile, da-
to che una sofferenza acuta o croni-
ca del muscolo sovraspinoso è piut-
tosto frequente.

Il cerve llo, in realtà, può benissimo att ivare singoli molto complesso a livello dell' esecuzione muscolare.
muscoli e addi rittura singoli motoneuroni spinali. Pur Per esempio nella flessione del gomito possono interve-
tt1ttavia resta vero che l'uomo è consapevole non dell'at- nire decine di muscoli in sequenze molto complesse: non
tività dei si ngoli muscoli bensì dei movimenti di seg- soltanto tt1tti i muscoli che "scavalcano" l'articolazione
menti corporei e delle forze che sono ad essi applicate. (bicipite brachiale, brachioradiale, flessori del carpo e
Anche nei movimenti articolari più semplici intervengo- delle dita, eccetera), ma anche muscoli lontani, come il
no più muscoli a diverso titolo e con diversa intensità. Il trapezio che stabilizza la scapola, impedendone lo spo-
movimento di un'at1icolazione può quindi apparire sem- stamento per azione del capo lungo del muscolo bicipi-
plice a livello della progettazione conscia ma può essere te, che su di essa si inserisce.

276
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Capitolo 22- Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

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Figura 22.9 - Valutazione della massimalità dello sforzo attraverso il metodo della "scossa sovrapposta". Il soggetto esegue
un'estensione isometrica del ginocchio, la cui forza è misurata in ordinata. A riposo (r), ogni secondo uno stimolo elettrico (frec-
ce in ascissa) determina la contrazione di una quota rilevante delle fibre del muscolo quadricipite (frecce oblique). Al soggetto
viene poi richiesto di eseguire una contrazione sottomassimale (8, 50 per cento MCV) oppure massimale (MCV = massima
contrazione volontaria). Durante il periodo di contrazione (c) lo stimolo elettrico trova fibre ancora eccitabili in A ma non in B.
L'aumento di forza indotto dallo stimolo in A, durante contrazione al 50 per cento, è pari a circa il 50 per cento di quello indotto
in condizioni di rilasciamento. Si può dedurre che circa il 50 per cento delle fibre eccitate in A (e quindi, presumibilmente, dell'in-
tero muscolo) è ora "occupato" nella contrazione volontaria.

- Sforzo e forza: si definisce "sforzo" l'intensità del co- compmterebbe danni come per esempio lesioni muscolari
mando mentale e cioè la volontà di produrre la forza e atticolari oppure cadute. Vi sono poi molte condizioni
per compiere un certo movimento articolare. Sforzo e patologiche del sistema nervoso e dei muscoli nelle quali è
forza, dunque, non coincidono. alterata la capacità di produrre sforzo mentale in relazione
- valore massimo e valore massimale di sforzo e forza: ad uno o più movimenti, oppure condizioni in cui è com-
si definiscono "massimali" lo sforzo massimo e la forza promessa la conduzione dei comandi nervosi fino alla
massima possibili in un certo contesto, anche se non giunzione neuromuscolare, ovvero la capacità del muscolo
rappresentano massimi assoluti. Per esempio, se un'arti- di contrarsi validamente. La malattia può quindi alterare il
colazione è infianunata e dolente, lo sforzo consapevole rappmto fra sforzo e forza. È necessario, infine, saper di-
di muovere quell'articolazione potrà essere massimale, stinguere tra la forza direttamente espressa dal muscolo e la
e cioè il massimo che si riesce a produrre in quella cir- forza esercitata sull'ambiente esterno attraverso le leve
costanza, ma esso sarà certamente inferiore allo sforzo - ossee sulle quali il muscolo prende inserzione.
anch'esso percepito come massimale- possibile quando
l'articolazione è sana. Analogamente, se un muscolo si
accorcia durante contrazione tetanica, si potrà parlare di
Sforzi massimali e forza massimale
forza massimale (cioè la massima possibile) durante
Il concetto di "massima forza muscolare" appare ele-
tutta la contrazione ma la forza sarà massima in assoluto mentare, tanto che raramente si sente il bisogno di defi-
soltanto quando il muscolo transita per il punto ottirnale nirlo. In realtà esso nasconde significati molteplici che
del proprio diagramma tensione-lunghezza. è bene distinguere l'uno dali' altro.
È molto frequente che si compiano sforzi massimali. Tut-
Durante un movimento in vivo sono possibili tutte le com- tavia è molto raro che il sistema nervoso sia capace di
binazioni fra sforzo e forza, rnassimalità e sottomassima- indurre la contrazione tetanica massima di tutte le fibre
lità. Vi sono casi in cui sia lo sforzo sia la forza sono massi- del principale muscolo agonista di un movimento: la
mali ma soltanto se ci si riferisce al movimento, non ai sin- forza cioè resta submassimale anche se lo sforzo è massi-
goli muscoli coinvolti. Per esempio, i muscoli che svolgono male. È possibile valutare l'entità del fenomeno misuran-
un molo stabilizzatore o che sono molto più voluminosi di do i diversi effetti che l'elettrostimolazione produce sul
altri, sono di solito attivati in misura sottomassimale. In muscolo rilasciato e durante la contrazione. Se si stimola
altri casi lo sforzo consapevole è massimale ma, grazie a un muscolo (nella figura 22.9 il quadricipite fe morale),
meccanismi nervosi inconsci, il comando non viene ese- mantenuto in condizioni isomettiche e a rilasciamento, in
guito integralmente perché una contrazione massimale modo da provocare una scossa singola che recluti il 20-
277
Controllo motorio

30 per cento delle sue fibre (A) e poi si ripete la stimo- Aggiustamenti posturali:
lazione durante un~ contrazione sottomassimale (B), si
nota che l'ampiezza della risposta muscolare allo stimo-
movimenti involontari
lo elettrico diminuisce in proporzione all'intensità della al servizio dei movimenti volontari
contrazione volontaria. Ciò avviene per causa dell'oc-
clusione tra l' attivazione volontaria e l'attivazione elet- Un gesto viene pensato come spostamento di segmenti
trica delle fibre muscolari. Infatti, quando il muscolo è corporei (ed eventualmente di oggetti a questi connessi)
attivato sottomassimalmente la ripetizione dello stimolo e non certo come complicata sequenza di reclutamento
elettrico trova già in stato di contrazione una parte delle di moltissimi muscoli.
fibre che lo stimolo stesso aveva attivato a riposo e può
Il sistema nervoso provvede all'insaputa del soggetto a tra-
quindi reclutare soltanto quelle rimanenti, producendo dune in "linguaggio-macchina", cioè nei comandi necessari
un aumento di tensione più ridotto. Se lo sforzo è mas- ali 'appropriato reclutamento di tutti i muscoli necessari,
simale e quindi tutte le fibre muscolari sono già attive quella che è una pura intenzione. Per quanto possa sembrare
lo stimolo non riesce più a produrre alcun aumento di strano la gran parte dei muscoli necessari a compiere un
tensione. Misurando la riduzione della forza della scos- movimento può non avere alcuna azione diretta sul segmen-
sa muscolare indotta da elettrostimolazione si può quin- to corporeo che si muove. Si consideri un semplice gesto
di valutare quale frazione di muscolo sia stata già impe- quotidiano: sollevare una borsa abducendo l'omero tispetto
gnata dalla contrazione volontaria, ovvero il livello della alla scapola. Il principale agotùsta del cosiddetto movimen-
contrazione rispetto al massimo livello possibile. to "focale" (l'abduzione dell'omero) è il muscolo deltoide.
Ma nel gesto è inclusa l'attivazione inconscia di altti mu-
CATENE FISSATIVE scoli, che accompagna o addirittura precede il movimento
"focale" e che viene definita, nel suo insieme, "aggiusta-
Pressoché tutti i movimenti richiedono la contrazione di mento posturale" (figura 22.1 0).
molti gruppi muscolari. Si possono distinguere due ruo- Nella situazione più frequente, il soggetto inconsciamente
li principali in cui i muscoli possono partecipare ai di- vuole che, mentre muove l'arto supetiore, il corpo- inclusa
versi movimenti: quello di agonista e quello di fissatore la scapola - resti al suo posto. Infatti, se la scapola fosse
posturale. Per agonisti si intendono i muscoli che hanno mobile, l'azione degli abduttori potrebbe farla ntotare verso
inserzione sul segmento osseo che si muove e che, accor- l'omero invece che sollevare l'omero stesso. Per evitare
ciandosi, contribuiscono al lavoro meccanico necessario questa evetùenza i fasci superiori del muscolo trapezio ven-
per ottenere il movimento stesso. Gli stessi muscoli ven- gono inconsciamente contratti simultaneamente al deltoide
gono definiti agonisti, come appare ovvio, anche nel caso stabilizzando la scapola. Il movimento, dunque, viene sì
che il movimento sia contrastato, cioè quando si contrag- immaginato come "abduzione del braccio" ma l'esecuzione
gono in condizioni isometriche o addirittura durante comprende anche un'azione "posturale" o "fissativa"
allungamento (lavoro negativo). inconscia consistente nella stabilizzazione posturale della
Per pastura si intende qui l'insieme delle posizioni reci- scapola tispetto al torace. Se la scapola non viene stabiliz-
proche dei segmenti corporei e del baricentro corporeo zata a sufficienza, il deltoide si accorcia eccessivamente e
rispetto all'ambiente. I muscoli posturali sono quelli produce una forza inferiore a quella desiderata. Un eventua-
che consentono l'attività degli agonisti stabilizzando i le indebolimento del trapezio comporterà dunque un inde-
segmenti corporei rispetto al baricentro corporeo oppu- bolin1ento dell'abduzione del braccio che potrà essere attri-
re stabilizzando il baricentro rispetto ali 'ambiente. buita erroneamente a un indebolimento del deltoide.
La differenza fra attività agonista e attività fissativa è Se la borsa è pesante oppure se il gesto è molto brusco
fo ndamentale per comprendere come avvenga l'esecu- il deltoide deve sviluppare una forza maggiore e la ne-
zione dei movimenti in vivo. Non bisogna dimenticare cessità di stabilizzazione si estende ben oltre la scapola.
che la contrazione di un muscolo tende ad avvicinare lnfatti, la forza richiesta al trapezio per stabilizzare la
l 'uno al! 'altro i due segmenti ossei ai quali si inserisce. scapola potrebbe essere tale da fargli inclinare il collo
Di conseguenza non esiste alcun motivo per ritenere a verso la scapola stessa; l'accorciamento - evitato al del-
priori che soltanto uno dei due estremi debba muoversi, toide - affliggerebbe questa volta il trapezio stesso. Per
a meno che non intervengano altri muscoli che fissino stabilizzare il collo ed evitare la flessione della colonna
uno dei due estremi rispetto al baricentro corporeo op- cervicale verrà allora reclutato anche il trapezio contro-
pure a un punto di fissazione esterno, lasciando l'altro laterale. Al crescere ulteriore della forza occorrerà poi
segmento libero di muoversi. Data la grande segmenta- stabilizzare la scapola controlaterale, reclutando il del-
zione de li 'apparato scheletrico, per stabilizzare un certo toide e il gran dorsale del lato opposto e così via. Quan-
segmento corporeo si potranno formare vere e proprie do si arresta la catena? Nei diversi casi, ciò avviene nel
catene fissative che coinvolgono muscoli anche molto momento in cui la reazione raggiunge l'intensità neces-
remoti dali 'agonista principale. saria per ottenere il movimento voluto senza alterare
l'assetto corporeo complessivo. Se il soggetto è in stati-
278 l
l,
Capitolo 22- Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

za. Resteranno esenti dal reclutamento soltanto i diretti


1 scapole antagonisti del deltoide (pettorale e gran dorsale omola-
2 colonna cervicale terali).
Nella vita di tutti i giorni un gesto può essere immagina-
3 torace
to sempre nello stesso modo (per esempio, sollevare una
4 bacino
valigia) anche se in pratica può avvenire su molti piani
5 femore (sollevare di lato, un poco verso l'avanti, eccetera), cam-
biarne molti nel corso della sua stessa esecuzione e svol-
gersi in diversi contesti ambientali (terreno con o senza
attrito, rigido o cedevole, terraferma o acqua, eccetera).
È facile capire quale intensa e continua attività di previ-
sione delle necessità f issative debba compiere il sistema
nervoso centrale per controllare un movimento anche
estremamente semplice come quello qui considerato!
Infine è importante ricordare che se uno degli anelli mu-
scolari delle catene di fissazione è debole, allora si inde-
bolisce la catena (il gesto) nel suo complesso. In pratica
si potratu1o verificare due diversi casi. Nel primo caso il
sistema corporeo non riesce a mantenere l'allineamento
corretto (per esempio, il capo si inclinerà verso l'omero),
e quindi non soltanto il gesto sarà debole (il trapezio si
Figura 22.10- Rappresentazione schematica della catena di accorcia, la scapola si sposta, il deltoide si accorcia) ma
fissazione che accompagna un movimento volontario. Il movi- apparirà anche scomposto. Nel secondo caso il sistema
mento "sollevare lateralmente una valigia" coinvolge nel ruolo nervoso - nell'impossibilità di garantire una sufficiente
di agonista principale il muscolo deltoide. Il deltoide, tuttavia, reazione posturale - permetterà al deltoide di produrre
farebbe ruotare la scapola, a meno che quest'ultima non ven- soltanto una forza sottomassimale, a dispetto della sensa-
ga a sua volta fissata al rachide cervicale dal trapezio, e così zione di "massimo sforzo" avvertita dal soggetto. Il gesto
via. A seconda del peso della valigia, la catena può interrom- sarà debole ma apparirà composto.
persi a vari livelli. Se il piede controlaterale è vincolato al suolo
dall'attrito, tale vincolo diviene il punto di arresto. Se i piedi ap-
Vinsegnamento di un gesto a scopo sportivo o riabilita-
poggiano sul ghiaccio, l'intera massa corporea viene reclutata livo presuppone quindi uno studio molto attento sia del-
nel tentativo di fornire una sufficiente reazione inerziale. La ca- l'origine anatomica, sia del meccanismo di insorgenza,
tena si continua nel lato di partenza, per arrestarsi soltanto pri- di eventuali riduzioni di forza e di eventuali alterazioni
ma dei diretti antagonisti del deltoide (pettorale, gran dorsale). dell'assetto corporeo.
In generale si può immaginare una semplice regola che gover-
na la formazione della catena: il reclutamento ad "apertura di
ventaglio" (nel piano in cui avviene il movimento) di muscoli ESERCIZIO MUSCOLARE:
tanto più numerosi e remoti dai muscoli agonisti, quanto mag-
giori sono le forze di reazione necessarie.
EFFETTI SUL MUSCOLO
E SUL MOVIMENTO
ca su un terreno rigido che oppone attrito la catena fis- Il sistema morfologico costituito da connettivi, lega-
sativa potrebbe arrestarsi con i muscoli peronieri con- menti e tendini, ossa e muscoli è in continuo equilibrio
trolaterali, che pronano-abducono il piede, il quale resta con le mutevoli richieste funzionali. La sua capacità di
però ancorato al terreno grazie alla reazione di attrito. E risposta alla immobilità ed al movimento è dunque parte
se il terreno fosse scivoloso come una lastra di ghiac- integrante delle sue funzioni.
cio? V intero sistema corporeo, arto superiore escluso, Per esercizio si intende qualsiasi movimento atto a
pattinerebbe in direzione contraria alla borsa, senza pe- migliorare una funzione oppure ad alleviare un sintomo.
rò scomporsi al suo interno. Nel caso in cui il gesto con- Dunque non si può parlare di effetti dell'esercizio mu-
sistesse nel tentativo si sollevare una pietra mentre il scolare (o della sua mancanza) senza fare riferimento
soggetto galleggia verticalmente nell'acqua il corpo ini- alla sua finalità ed alla sua intensità. Quest'ultima si
zierebbe a ruota re tutto insieme in verso opposto ali' o- esprime in termini di frazione della massima forza mu-
mero, che resterebbe ancorato (il termine è calzante) scolare esercitata durante singoli movimenti. In questo
alla pietra. Per offrire la massima reazione possibile (in capitolo si discuterà l'insieme delle tecniche di eserci-
questo caso, resistenza inerziale) la catena fissativa de- zio che mirano ad accrescere la potenza, oppure la resi-
ve coinvolgere quanta più massa corporea è possibile e stenza alla fatica, dei movimenti segmentari. Non si de-
quindi "farà il giro" del corpo sul piano frontale (come un scrivera!U1o quindi le tecniche che utilizzano l'esercizio
ventaglio che si apre) per tornare quasi al punto di parten- muscolare per ottenere effetti extramuscolari quali il
279
Controllo motorio

calo ponderate, il mtglioramento della funzionalità car-


diaca, l'apprendimento di particolari gesti sportivi.
ma forza-lunghezza, o più propriamente, del diagranuna
momento di forza-angolo articolare. Attualmente, è possi-
t
bile rendere massima la forza per quasi tutta l'escursione
del movimento utilizzando speciali macchine detti "ergo-
i
Esercizio muscolare

l
metri con leve isocinetiche". Il soggetto deve far ruotare
di potenziamento e di resistenza una leva (per esempio, estendendo il ginocchio) erogando
per tutta l'escursione il massimo sforzo nel mentre lo stru-
Per essere definito esercizio un movimento deve essere mento adatta la proptia resistenza alla forza di cui il sog- l

allenante, deve cioè condurre a un miglioramento delle getto è via via capace, in modo da mantenere costante la l
prestazioni. Non si diventa né più fotti né più resistenti velocità di rotazione (da qui il tennine "isocinetico").
alla tatica per il semplice fatto di muoversi ogni giorno. Rimane comunque vero che la resistenza incontrata è
stata "massima" soltanto per il muscolo più debole fra i
\
Nemmeno un atleta potrà migliorare le sue prestazioni se
non esegue movimenti che risultino per lui allenanti. Co- molti che - come spesso avviene - sono stati coinvolti co-
n'le si vedrà, per essere allenante un esercizio deve itmanzi me agonisti. Questo è uno dei motivi che rendono neces-
tutto superare una soglia minima di forza o di durata. sario - nel corso di progranuni di allenamento sportivo o
Occorre fare una prima netta distinzione fra due grandi riabilitativo -prescrivere movimenti diversi.
aree dell'esercizio muscolare: il potenziamento e la re- Per programmare l'allenamento in vivo di singoli mu-
sistenza alla fatica. Si noti che in questo campo esiste scoli si stima il carico massimo di movimenti nei quali
un rischio di equivoco rispetto alla lingua inglese, nella sia predominante il ruolo del muscolo in esame. Per e-
quale si definisce resistance exercise l'eserciz io di po- sempio, il CM del soleo dovrebbe essere determinato in
tenziamento mentre quello di resistenza alla fatica è detto movimenti di flessione piantare a ginocchio flesso. In
endurance exercise. Nel linguaggio corrente si parla questa posizione, infatti, i gastrocnemi (muscoli biartico-
anche, con eccessiva semplificazione, di esercizi "anae- lari) sono notevolmente accorciati e contribuiscono meno
robici" ed "aerobici". In sostanza i primi esercizi mirano alla forza complessiva nel movimento.
ad aumentare la forza massima del muscolo durante con- Una volta definito il carico massimo per un certo mu-
trazioni intense ma di breve durata mentre i secondi mira- scolo in un certo movimento diviene possibile definire
no a rendere il muscolo capace di tollerare attività di l'intensità dei diversi programmi di allenamento in ter-
lunga durata (sostenute principalmente da metabolismo mini di percentuale del carico stesso (%CM).
ossidativo) ma con forze inferiori.
Per caratterizzare l'esercizio è fondamentale definire la
forza che esso richiede, in relazione alla massima forza di Soglia allenante dell'esercizio
cui il muscolo è capace e ricordare come quest'ultima
dipenda da molti elementi di contesto (lunghezza musco- Il muscolo migliora le sue prestazioni se viene sottopo-
lare, stabilità articolare, eccetera). sto a una quantità di lavoro che stia almeno ai limiti
Nel predisporre un programma di allenamento è dunque superiori di quella abituale e, ancor di più, se viene sot-
necessario determinare preliminarmente sia il contesto toposto ad attività massimale o quasi massimale. Se così
meccanico sia la forza massima che il soggetto dovrà e non fosse, si diventerebbe più forti e più resistenti alla
potrà esprimere in quel contesto. Essa dovrebbe essere fatica per il semplice fatto che ci si muove ogni giorno.
determinata misurando il momento articolare prodotto Il miglioramento, inoltre, non è aspecifico: il muscolo
mediante stimolazione tetanica sovramassimale. Ma poi- risponde molto, ma soltanto al tipo di esercizio cui viene
ché questa stimolazione può essere tutt'altro che piacevole sottoposto. In generale esso diviene più forte se sottopo-
per il soggetto, quando ci si riferisce a contrazioni iso- sto ad esercizi di potenziamento e più resistente alla fati-
metriche si utilizza spesso la massima forza volontaria ca se sottoposto ad esercizi di resistenza. Uno spartiac-
(MVC, Maximal Voluntcuy Contraction) come ragionevo- que approssimativo fra le due categorie di esercizio è
le approssimazione alla forza muscolare massima. costituito dall'intensità pari al 60 per cento del carico
Va però tenuto presente che i movimenti usati per gli massimo: se i movimenti richiesti superano questa soglia
allenamenti (per esempio, il sollevamento ripetuto di un l'esercizio induce soprattutto i fenomeni del potenzia-
bilanciere con gli arti superiori) comportano solo rara- mento, mentre se rimangono al di sotto essi migliorano
mente contrazioni isometriche, coinvolgono simultanea- prevalentemente la resistenza alla fatica. Gli esercizi con
mente molti muscoli e sono ripetitivi. Per questi motivi i intensità intorno alla soglia (ovvero comprese fra 40 e 70
diversi movimenti vengono definiti in base al carico mas- per cento del carico massimo) possono indurre effetti di
simo (CM) che essi riescono a vincere (nel caso appe- entrambi i tipi. Al di sotto del 40 per cento CM il potere
na citato il peso del bilanciere). allenante de li 'esercizio si riduce rapidamente fino quasi
In realtà se il soggetto riesce a concludere il sollevamento, a scomparire, quale che sia il numero di ripetizioni ese-
il peso è stato "massimo" soltanto quando i muscoli agoni- guite (si rientra nell'attività definibile abituale e quindi
sti sono transitati per il punto più sfavorevole del diagram- non allenante). Inoltre, il potere allenante di un esercizio i
280

L
Capitolo 22- Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

l varia in rappot1o a fattori individuali. Per esempio, i sog-


getti sedentari sono più suscettibili di rapidi migliora-
menti rispetto agli atleti. L'età avanzata, lo scadente stato
nutrizionale e la scarsa motivazione, per converso, ral-
lentano i miglioramenti funzionali.
percentuali di forza e non a fo rze assolute spiega perché
l'esercizio, per sua natura, debba essere "progressivo",
ossia debba prevedere graduali aumenti dei livelli di sfor-
zo imposti al soggetto. Infatti, una volta che si sia ottenuto
un aumento di forza lo stesso peso fin lì utilizzato per
Tutto ciò premesso, resta vero che l'effettivo migliora- l'allenamento non sarà più allenante: se ptima, per esem-
mento delle prestazioni dipende non soltanto dall'inten- pio, esso raggiungeva il 70 per cento di CM ora potreb-
sità del singolo esercizio ma anche dalla quantità com- be rappresentare soltanto il40 per cento.
plessiva di lavoro che viene imposta al muscolo. L'ef- Se l'allenamento prevede carichi < 50 per cento di CM
fetto finale è quindi funzione sia del carico imposto in ma con molte ripetizioni e per periodi prolungati, si può
una singola ripetizione, sia del numero complessivo di produrre un aumento molto selettivo della resistenza
ripetizioni eseguite nel corso del programma. alla fatica, senza incrementi di fo rza massima.
È raro che l'obbiettivo di un allenamento sia l'aumento
di forza in un movimento costituito da una sola ripeti-
zione (come, per esempio, il sollevamento di un bilan-
INTENSITÀ E SPECIFICITÀ
ciere o il lancio del disco). Gran parte degli allenamenti DELLA RISPOSTA AGLI ESERCIZI
mirano al miglioramento di prestazioni in cui sono coin- DI POTENZA E RESISTENZA
volte contrazioni ripetute. In questo caso "l 'unità di mi-
sura" dell'esercizio diviene una serie di ripetizioni, non
il singolo movimento. Ipertrofia e variazioni metaboliche
Quale è il regime di lavoro complessivo che rende alle-
nante un regime di esercizio? Ovvero, quante volte un Gli esercizi di potenziamento, oltre che migliorare le
esercizio allenante può essere ripetuto? Occorre tenere prestazioni muscolari, fanno aumentare la sezione
conto sia del carico imposto a ciascuna ripetizione sia muscolare poiché aumentano il numero di sarcomeri in
del numero complessivo di ripetizioni. In sostanza, oc- parallelo. Tuttavia, in generale l'aumento della forza è
corre compiere il "massimo numero di ripetizioni possi- più grande (fino a quattro volte di più) rispetto all'in-
bile", tenuto conto del carico imposto a ciascuna ripeti- cremento della sezione muscolare (figura 22.11 ). L'atti-
zione. Questo valore può essere stimato a priori utiliz- vazione eletttica dei singoli muscoli coinvolti (facilmente
zando un'equazione, del tutto empirica ma notevolmen- rilevabile attraverso elettrodi epicutanei) può aumentare,
te predittiva, che lega il numero massimo di ripetizioni ma anch'essa in misura molto inferiore rispetto alla forza.
eseguibili in serie (nR) alla percentuale del CM (%CM). Con l' ipertrofia indotta dali' esercizio di potenziamento
Essa è stata proposta per ripetizioni di movimenti in cui aumenta anche l'angolo di pennatura e quindi la sezione
si attua una escursione articolare, come i comuni solle- fisiologica del muscolo rispetto alla sezione anatomica
vamenti di bilancieri, ma è applicabile anche a movi- (vedere pagina 270). Inoltre l'ipertrofia è selettiva per le
menti isometrici. Cequazione è fibre di secondo tipo (rapide, forti e affaticabili, vedere
capitolo 21) rispetto alle fibre di primo tipo (lente, più
nR = (l 03 - %CM)/4, 18 [22.2) deboli e resistenti alla fatica). A parità di sezione anato-
mica, quindi, il muscolo modifica la sua composizione
Per esempio, se il peso scelto per la singola ripetizione istologica. Questi fattori, tuttavia; non bastano ancora a
(allenamento alla fatica) è pari al 30 per cento del peso spiegare la notevole discrepanza fra aumento di forza ed
sollevabile, ci si deve attendere che si possano compiere aumento di sezione.
consecutivamente (l 03 - 30)/4, 18 = 17 ripetizioni. Que- Tutto ciò indica che l'irrobustimento del muscolo ha ori-
sto è il numero "allenante" di ripetizioni da compiere in gine soltanto in parte nel muscolo stesso e dipende in
ciascuna serie. Se il peso è pari a 80 per cento RM, l'at- gran parte da fattori nervosi.
tesa è che si riescano a compiere (1 03 - 80)/4, 18 = 5 ri- Nell'esercizio di potenziamento l'aumento della sezione
petizioni. Il termine "massimo numero di ripetizioni" va si associa ad un aumento inferiore o addirittura nullo del
inteso nel senso che si possono sì compiere ulteriori ri- numero dei mitocondri e dei capillari. Aumenta invece la
petizioni ma soltanto con una velocità o con un'escur- densità di enzimi glicolitici. Questa risposta è coerente
sione inferiori a quelle prescelte come bersaglio dell'e- con la necessità di contrazioni potenti e rapide ma di
sercizio. breve durata, che si basano elettivamente su metaboli-
Quante serie occorre eseguire? Circa 6-1 Oserie alla set- smo anaerobico. Le maggiori forze in gioco comporta-
timana eseguite con il numero di ripetizioni previste da no anche un aumento di densità minerale ossea, un au-
quest'equazione hanno già un effetto allenante, preva- mento di spessore della cartilagine ialina ed un aumen-
lentemente sulla forza massima, se si rimane sopra il 60 to di sezione dei tendini.
I cambiamenti metabolici sono differenti, com'è lecito

l
per cento di CM, oppure sulla resistenza alla fatica, se
si rimane al di sotto. Il fatto stesso che ci si riferisca a attendersi, nel caso di esercizi di resistenza alla fatica. In
281
Controllo motorio

cQ)
130
- il fenomeno va di pari passo con la maggiore rapidità
di incremento dell'attività EMG di superficie, che indi-
Cii
"'"' carico ca un più rapido reclutamento delle fibre muscolari;
..c massimo - l'aumento di forza in un certo movimento è massimo
.2 120
~ quando il gesto viene eseguito alla stessa velocità adotta-
ta in allenamento, mentre quando viene eseguito a velo-
o cità differenti l'aumento di fo rza risulta meno accentuato·
:a;c. 11 o nel caso di allenamento isometrico, l'aumento di forza è
·~ massimo per la posizione mantenu ta in allenamento;
Q)
c: -l'aumento di forza è massimo per il movimento allena-
o
"j;j to; movimenti diversi in cui pure siano coinvolti gli
"'~
·;::;
o 2 4 6 stessi muscoli avranno aumenti di forza inferiori;
tempo (mesi) - alla fine del programma di allenamento la sezione mu-
scolare ritorna lentamente ai livelli basali, mentre la
Figura 22.11 - Effetto di un programma intensivo di allena-
forza rimane superiore nel movimento allenato, ma
mento (90 estensioni del ginocchio alla settimana, con un
carico pari a 80 per cento del massimo sollevabile, per 6
non in altri movimenti in cui siano coinvolti gli stessi
mesi). In ascissa è indicato il tempo trascorso dall'inizio del muscoli;
programma. In ordinata sono riportati gli aumenti percentuali - esercizi unilaterali conducono ad aumento di forza nello
del carico massimo (massimo peso sollevabile), dell'area stesso movimento anche dal lato non allenato (cosid-
della sezione trasversa del muscolo quadricipite e dell'am- detta cross-education), senza aumenti di sezione mu-
piezza del segnale elettromiografico del vasto mediale (EMG). scolare;
La forza muscolare aumenta, percentualmente, molto più - esercizi puramente mentali, nei quali esercizio e sforzo
della sezione del muscolo, mentre l'attivazione nervosa, rile- sono soltanto umnaginati, conducono comunque ad au-
vata dal segnale elettromiografico, si modifica in lieve misura.
menti di forza significativi senza aumento di sezione mu-
scolare;
-all'inizio di un programma di allenamento la forza au-
questo caso aumentano molto sia il letto capillare sia la menta molto più rapidamente della sezione muscolare.
densità di mitocondri, sia la densità di enzimi ossidativi.
Nonostante l'aspetto talvolta ipettrofico, quindi, i muscoli Tutti questi fenomeni sono il risultato di apprendimento,
degli atleti di resistenza (ciclisti, corridori e sciatori fondi- non di ipertrofia. Qualora il soggetto non sia già capace
sti) non sono capaci di erogare forze proporzionali alla pur di contr·azioni massimali, il sistema nervoso impara a
notevole sezione muscolare. Buona parte dell'awnento di reclutare più fibre muscolari e più rapidamente. Nel caso
sezione muscolare è dovuto all'aumento del letto vascola- di più muscoli co involti in parallelo oppure di muscoli
re. Questo corrisponde all'esigenza principale del musco- con più capi, il sistema nervoso recluta in misura più
lo, che diviene quella di resistere a sforzi di bassa intensità completa i ventri che si trovano in condizioni meccaniche
ma di lunga durata per i quali è necessario un continuo più vantaggiose, così che l'aumento di forza è massimo
app01to di ossigeno attraverso il flusso ematico. per la posizione di allenamento. Infine, il sistema nervo-
so produce meccanismi più efficaci di coordinamento
Fattori nervosi intermuscolare, imparando preferenzialmente gli schemi
nel potenziamento muscolare utilizzati nel corso del programma di allenamento. Si è
già detto di come la forza in un movimento dip enda sì
Si è visto come l'allenamento di potenza faccia aumenta- dalla forza dei muscoli agonisti, ma anche dalla forza e
re la forza molto più della sezione trasversa del muscolo. dal sincronismo di molti altri muscoli, reclutati con ruolo
inoltre, molti altri effetti che accompagnano il potenzia- fissativo-posh1rale. Tanto più il movimento è complesso,
mento muscolare si spiegano solamente con l'intervento tanto più l'aumento di forza dovrà comprendere un mi-
di fattori nervosi e non intrinsecamente muscolari. Essi glioramento di queste capacità coordinative . Questo spie-
sono: ga la selettività degli effetti. Per esempio, si considerino
l'allenamento al sollevamento del corpo con un bilancie-
- l'incremento di ampiezza dell'EMG, se pur ridotto, re sulle spalle a partire dalla posizione accucciata (eserci-
suggerisce che venga reclutato un maggior numero di zio di squat) e il salto in alto da fermi (figura 22.12). Il
unità motrici; quadricipite femorale è comunque il principale agonista.
- il divario tra incremento della sezione e aumento della Eppure è ben noto che i miglioramenti ottenuti dali ' alle-
forza è tanto maggiore quanto più complesso è il mo- namento in ciascuna delle due prestazioni sono trasferibi-
vimento; li solo parzialmente all'altra.
- all'aumento di forza si associa anche l'aumento nella I fattori nervosi sono tanto più efficaci sul potenziamen-
velocità con cui viene raggiunta la forza massima; to muscolare rispetto ali' ipertrofia, quanto p iù bassi so-

282
Capitolo 22- Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

® no i livelli di partenza. Si dà frequentemente il caso di


pazienti costretti a una prolungata riduzione di mobilità,
oppure affetti da malattie nervose che alterano la capacità di
coordinamento intermuscolare, i quali non possono sotto-
stare a intensi regimi di esercizio di potenziamento. Questi
soggetti traggono comtmque beneficio dall'allenamento
con intensità lontane da quelle massimali, poiché anche
esercizio "esplosivo" queste intensità stimolano l'apprendimento di meccanismi
coordinativi. I progressi ottenuti in questo modo sono suffi-
pos~t------:- cienti a produrre pur modesti aumenti di forza comunque
molto utili ai pazienti nei gesti della vita quotidiana.
ca
.g
Q)
E
o EFFETTI
.!a
ca DELLA RIDOTTA MOBILITÀ
t:!
.!:! SUI TESSUTI CONNETTIVO,
OSSEO E MUSCOLARE

tempo (1 s) Cause di ridotta mobilità


L'immobilizzazione di un'articolazione conduce al suo
@ "irrigidimento" legamentoso, a demineralizzazione ossea
e ad atrofia muscolare. È noto, per altro, che varie forme
di esercizio possono contrastare l'insorgere di queste
alterazioni o condurre al loro recupero.
Di solito la ipomobilità è causata da una condizione pato-
sollevamento di carico pesante
logica sistemica o locale, dal coma alla frattura ingessata.
Tuttavia esiste anche una condizione fisiologica assimila-
bile alla ridotta mobilità e costituita dalla permanenza
dell'uomo in subgravità nei voli spaziali. L'ipomobilità
.g può essere totale o parziale, anche in rappmio alle cause
Q)
E
o
che l 'hanno prodotta, ed i suoi effetti possono dunque
.!a diversificarsi da caso a caso .
ca
t:! Dopo immobilizzazione in gesso per la cura di fratture o di
.!:! gravi lesioni legamentose (di solito per periodi di 20-60
giorni) i muscoli dei segmenti immobilizzati appaiono net-
tamente ipotrofici. L'articolazione duole anche per minimi
spostamenti sia attivi sia passivi e spesso resiste tenacemen-
tempo {1 s)
te, tanto che a volte può dare l'impressione che i capi ossei
siano saldati fi-a loro (pseudoanchilosi). Radiograficamente
si può evidenziare una demineralizzazione dell'osso.
Figura 22.12 - Effetti specifici di due diverse forme di allena-
L'immobilità da denervazione (paralisi) può generare alte-
mento (resistance training). In entrambe le figure il movimento
allenato inizia nella posizione accovacciata (squat). In A è rap-
razioni muscolari simili a quelle da ingessatura. Tuttavia
presentato un movimento "esplosivo" (il salto verso l'alto), men- sono diverse le alterazioni osteoatticolari poiché la dener-
tre in 8 è rappresentato il sollevamento di un bilanciere (movi- vazione non impedisce la mobilità articolare passiva del
mento più lento, ma con un carico molto maggiore). Nei grafici segmento paralizzato. Occorre poi distinguere fra paralisi
sottostanti è rappresentato lo sviluppo della forza prodotta dal da lesione dei nervi periferici e paralisi da lesione del siste-
quadricipite femorale, il principale muscolo estensore coinvolto ma nervoso centrale. Infatti la lesione dei motoneuroni spi-
in entrambi i movimenti. La pendenza delle curve rappresenta la nali (a livello di soma o di neurite nelle radici spinali, nei
velocità di sviluppo della tensione muscolare. La due curve di plessi e nei nervi) può compmtare una completa scompar-
ciascun grafico sono state ottenute prima (curva inferiore, pre) e
sa delle contrazioni muscolari, sia volontarie che riflesse,
dopo (curva superiore, post) l'allenamento. Si noti, in A, come
l'allenamento "esplosivo" abbia prodotto sia un aumento della
cui segue una grave atrofia aggravata anche dall'intenu-
forza massima, sia un aumento della velocità con cui la forza si zione del flusso di fattori trofici dal nervo al muscolo. Nel
sviluppa, mentre l'allenamento "lento" (B) ha prodotto soltanto caso di lesioni del sistema nervoso centrale, motoneuroni
un aumento, peraltro più cospicuo, della forza massima. spinali esclusi, rimane invece possibile almeno un'attività

283
l
Controllo motorio

riflessa, a volte così intensa da generare contrazioni massi- crosslink


@
ve e persistenti (spasticità). Anche l'osso è diversamente
sollecitato nelle diverse condizioni. Anche dopo ingessaht-
ra un femore o una tibia possono restare sottoposti comun-
que a un carico assiale 1ilevante durante il cammino, men-
tre nelle paralisi che rendano impossibile la stazione eretta
e il cammino viene meno il carico del peso corporeo. In fibre collagene
caso di allettamento prolungato, infine, l'attività degli a11i tessuti rilassati
superiori può restare molto più prossima ai livelli nonnali,
rispetto a quanto avviene per gli at1i inferimi, mentre a11i
superiori ed inferiori possono soffrire allo stesso modo
quando l'inunobilità sia dovuta ad ingessahtra.
Oltre che dall'osservazione clinica le conoscenze degli
effetti d eli' ipomobilità sono state ricavate dallo studio
di diversi modelli sperimentali neli' animale e, ove pos-
sibile, neli 'uomo.
I principali modelli consistono nell'inunobilizzazione, clù- tessuti stirati
rurgica o con ingessahtra, di una o più a11icolazioni, nell'al-
Figura 22.13- Diagramma schematico della struttura "a ma-
lettamento prolungato, nella "sospensione" di un arto men- glia di tessuto" delle fibre collagene. In A è rappresentato il tes-
tre il resto del corpo viene inunobilizzato ma lasciato sotto suto normale e a destra è rappresentato il tessuto con cros-
carico, e nella paralisi indotta da denervazione periferica s/inks laterali. In 8 i tessuti sono rilassati; in basso i tessuti sono
(sezione di nervi motori) o centrale (sezione spinale). posti in tensione. La presenza dei cross/ink comporta una
messa in tensione a lunghezza inferiore al normale.
Risposta del tessuto osseo all'immobilità
Risposte del tessuto connettivo
Il modello di inm1obilizzazione più shtdiato ne li ' uomo è all'immobilità
costituito dali 'allettamento prolungato in volontari sani.
Per esempio, in un gruppo di soggetti che sono stati tenu- Il modello di immobilizzazione forse più studiato nel-
ti a letto per 17 settimane si è osservata un'importante l 'animale è costituito dal blocco articolare del ginoc-
demineralizzazione in tutti i segmenti ossei che sono e- chio. Quando il mezzo di fissazione viene rimosso e si va-
sposti fisiologicamente alla forza peso (arti inferiori e luta la forza con cui l'm1icolazione resiste al movimento
colonna vertebrale) mentre gli arti superiori erano esenti passivo di flessoestensione, si nota un notevole irrigidi-
da alterazioni. Il recupero è stato molto più lento della mento delle struthtre legamentose dell'articolazione. Que-
perdita e non e ra ancora completo dopo 6 mesi dalla sto però si esaurisce rapidamente dopo i primi movimenti
ripresa della normale attività. Shtdi biochimici dimostra- e bastano 2-3 cicli di flessoestensione per ripristrinare la
no che il metabolismo della matrice ossea non è alterato normale mobilità.
dali 'immobilità mentre è ridotta la sua mineralizzazione Quali sono le basi molecolari del fenomeno? Sembre-
ed è aumentata la sua demineralizzazione. rebbe intuitivo che l' irrigidimento conseguente all'im-
Quanto più elevate sono le forze che l'osso deve soppm1are mobilizzazione dipenda da un aumento delle f ibre col-
in condizioni fisiologiche tanto più esso è sensibile all'allet- lagene, come suggerito dal termini "fibrosi cotmettivale"
tamento. Per esempio, l'allettamento induce alterazioni usato comunemente per spiegare l'aumentata resistenza
relativamente modeste sull'ala iliaca, un osso che fisiologi- articolare che si instaura precocemente dopo immob iliz-
camente non deve soppm1are pesi. Per contro il volume tra- zazione. In realtà, durante l'immobilizzazione la sintesi
becolare e il volume complessivo di tessuto osseo negli at1i di fibre collagene si r iduce ed è accertato che è l'eserci-
infelimi si tiducono intomo al 70 per cento dei valori nor- zio, piuttosto che l' inunobilità, a indurre la sintesi di col-
mali. I.;inm1obilità comporta anche alterazioni metaboliche lagene. Inoltre un aumento di fibre collagene non do-
generali fra le quali rientrano una riduzione dell'assorbi- vrebbe permettere la notevole riduzione di rigidità che si
mento intestinale di calcio ed un'ipercalciuria. ottiene già dopo un solo ciclo di mobilizzazione.
Molti studi dimostrano che l'esercizio fisico compiuto In seguito ali 'immobilizzazione il tessuto connettivale
nel periodo di allettamento può prevenire gran parte degli perde acqua e glicosaminglicani (acido ialuronico in par-
effetti dannosi di quest'ultimo anche sull' osso. I proto- ticolare) e si è appurato che vi è proporzionalità fra l'en-
colli proposti sono i più vari e comprendono sia esercizi tità dell'irrigidimento e la perdita di glicosaminglicani.
di resistenza (per esempio , pedalare a letto su appositi eeffetto si spiega nel modo seguente. In condizioni fisio-
cicloergometri) sia esercizi di forza massimale o sub- logiche le fibre collagene sono disposte a rete e la resi-
massimale (sollevamento di bilancieri, esercizi contro stenza allo stiramento iniziale è debole perché le maglie
resistenze elastiche), per 30-90 min al giorno. della rete si lasciano restringere (figura 22. 13) finché le

284
l Capitolo 22 - Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

fibre che le costituiscono non si allineano con le linee di muscolari in misura uniforme. Nel! 'uomo l 'allettamento
forza applicate. Soltanto a questo punto la resistenza cre- comporta una ipotrof ia rapida e massiva dei gastrocne-
sce perché le fibre collagene si oppongono direttamente mi e dei vasti femorali (muscoli estensori antigravitari,
allo stiramento. Ora, la perdita di acqua e di acido ialuro- ricchi in fibre rapide), mentre risparmia relativamente i
nico conseguente all'immobilizzazione rende più frequenti muscoli della loggia anteriore della gamba e posteriore
o più resistenti i ponti fra maglie adiacenti (cosiddetti della coscia (muscoli flessori) ed i muscoli paraspinali
crosslink) e dunque meno estensibili le maglie stesse. (httti ricchi in fibre lente). Va sottolineato, htttavia, che
Questi crosslink, tuttavia, sono relativamente fragili e la negli studi disponibili l'allettamento sperimentale non
loro rottura dopo il ptirno ciclo di movimento rende ùn- ha superato i 6 mesi. Non si conoscono, quindi, gli ef-
mediatamente meno rigida l'articolazione. fetti di immobilizzazioni più prolungate.
Cesperienza clinica dimostra che una vera e propria fibrosi
(e quindi, un aumento di numero e un accorciamento delle Alterazioni delle proprietà contrattili:
fibre collagene) si può instaurare dopo immobilizzazioni fattori muscolari e fattori nervosi
molto prolungate (indicativamente, non meno di due setti-
mane) o nel caso in cui coesistano condizioru patologiche A seguito di immobilità la forza cala maggiormente !ad-
(per esempio, lacerazioru legamentose, emorragie tissutali). dove maggiore è il calo di sezione. Trenta giorni di allet-
In tutti i casi la mobilizzazione precoce delle articolazioru è tamento inducono un calo della forza massima di circa il
l'uruca procedura preventiva realmente efficace conh·o una 20 per cento negli estensori, contro soltanto il 6 per cento
evoluzione dell'immobilità in tigidità atticolare. nei flessori del ginocchio. Già 30 giorni dopo la ripresa
di una normale mobilità la forza può tornare al di sopra
RISPOSTE DEL ~USCOLO del 90 per cento dei valori basali.
ALIJIMMOBILITA Il calo di forza, htttavia, è più che proporzionale rispetto
al calo di sezione delle fibre muscolari. Infatti diminui-
Alterazioni morfologiche e istochimiche - Alterazioni sce anche la forza per unità di sezione di muscolo atti-
biochimiche sono documentabili nel muscolo già poche vo. Dunque esistono anche fattori extramuscolari che
ore dopo l'immobilizzazione (aumento transitorio delle determinano il calo di forza.
creatinfosfochinasi del plasma, fino a circa lO volte i li-
velli basali). Con il prolungarsi dell'immobilizzazione Plasticità del muscolo
l'aumentato catabolismo muscolare è rilevabile attraver- neli 'immobilizzazione
so la misura dell'azoto urinario, la cui escrezione può in allungamento e in accorciamento
aumentare anche del 40 per cento durante allettamento.
Il muscolo va incontro ad ipotrofia ma in modo e in r!Ùsu- Tra i diversi modelli sperimentali di immobilizzazione è
ra molto variabili da muscolo a muscolo. Nell'uomo l'im- importante distinguere le situazioni nelle quali le atticola-
mobilizzazione del ginocchio in flessione a cù·ca 60° (au- zioru conservano comunque una mobilità passiva da quel-
torizzando il cammino sull'arto inferiore controlaterale le in cui l'articolazione viene bloccata. In queste ultime
con l'ausilio di due bastoni antibrachiali) induce, dopo condizioni il muscolo dà prova di notevoli capacità di
quattro settimane, un calo del 7 per cento nella sezione adattamento della materia contrattile, consistenti nella
muscolare a metà coscia, soltanto dal lato immobilizzato. modifica del numero di sarcomeri in serie contenuti nelle
Il calo raggiunge il 14 per cento dopo altre 2 settimane. fibre muscolari. Se l' articolazione viene bloccata in posi-
Poichè nel muscolo inunobilizzato si ha un accumulo di zione tale da mantenere il muscolo in accorciamento esso
grasso interstiziale, il calo di sezione delle fibre muscolari diviene anatomicamente più corto perché si riduce il
è supetiore al calo della sezione anatomica complessiva. numero di sarcomeri in setie; il contrario, cioè un aumen-
Si noti che il calo di sezione avviene a cadeo soprattutto to dei sarcomeri in serie, avviene se il muscolo viene
dei vasti mentre i muscoli ischiocrurali e il retto femorale immobilizzato in allungamento. In nessuno dei due casi si
non sono colpiti. Questi muscoli sono biatticolati e possono modifica la lunghezza del tendine (figura 22.14).
mantenersi in attività grazie alla loro azione (di estensori e Anche gli elementi elastici in parallelo si adeguano. Il
di flessore, rispettivamente) sull'articolazione coxo-femora- muscolo mantenuto in accorciamento diviene più resi-
le. Ipotrofia si osserva anche nel braccio in seguito ad in- stente allo stiramento passivo. Il muscolo allungato si
gessahtra al gomito e sospensione al collo: dopo 9 giorru la lascia estendere ulteriormente senza per questo divenire
riduzione di sezione muscolare è pari al4 per cento. "flaccido" alle lunghezze inferiori.
Risultati simili a quelli ottenuti con ingessatura si ottengo- Dal punto di vista funzionale questi cambiamenti sono
no con modelli spetimentali di immobilità per allettamen- utili perché tendono a mantenere la lunghezza di cia-
to, anche se in questo caso gli arti inferiori risultano più scun sarcomero vicina alla propria lunghezza ottimale
compromessi per il verur meno del catico offerto dal peso (vedere la curva tensione-lunghezza del muscolo, capi-
corporeo. tolo 20) così da permettergli di erogare il massimo della
L'atrofia da allettamento non colpisce le diverse fibre forza alla nuova lunghezza imposta. D iversamente, i

285
Controllo motorio

® immobilizzazione in massimo accorciamento sarcomeri sarebbero troppo corti (o troppo lunghi) e la


forza erogata sarebbe inferiore a quella massima.
6
Nel caso dell'accorciamento la riduzione del numero
dei sarcomeri in serie fa sì che la curva tensione-lun-
4 ghezza del muscolo acco rciato raggiunga il suo massi-
:§ mo a una lunghezza muscolare inferiore e sia comples-
m
.g 2 sivamente molto più "stretta" della curva prodotta da un
d;
E muscolo non modif icato. L' inunob ilizzazione comporta
o stimolazione tetanica
.!!! anche una riduzione del numero di sarcomeri in paralle-
m
~
lo (ipotrofia con conseguente perdita di forza del nm-
.2 4 scolo), ma i sarcomeri residui possono per lo meno man-
tenere la propria forza originale, p oiché conservano la
a rilasciamento propria lunghezza ottimale alla nuova lunghezza di ri-
2 poso del muscolo, prodotta dalla forzata immobilità.
Se nell'età adulta l'immobilizzazione in allungamento
provoca un allungamento muscolare per aumento dei sar-
80 90 100 comeri in serie, quando essa si verifica durante l'accre-
lunghezza (% della massima) scimento è accompagnata da m odificazioni differenti :
aumentano sia il numero dei sarcomeri in serie sia la lun-
immobilizzazione in massimo allungamento
® ghezza del tendine. È stata avanzata l'ipotesi che il conco-
mitante allungamento osseo rappresenti il segnale biologi-
6 co che orienta il rimodellamento muscolare verso l'allun-
:§ gamento tendineo invece che verso l'apposizione di sarco-
m 4 meri in serie. Da un punto di vista strettamente meccani-
·~ co l'allungamento dell'osso diafisario richiede al muscolo
d;
E
o 2 soltanto di "inserirsi più lontano", senza chiedergli di pro-
.!!! durre una maggiore escursione articolare e quindi di af-
m
~ stimolazione tetani ca frontare una maggiore variazione di lunghezza. È come se
.2
una stessa carrucola (l'articolazione) venisse posta a mag-
a rilasciamento
giore distanza da uno stesso motore (la materia contratti-
le). In queste condizioni la risposta meccanica più utile
sarebbe proprio quella di allungare la cinghia di trasmis-
sione della forza (il tendine) senza modificare il motore (il
80 90 100
ventre muscolare).
lunghezza (% della massima) Per contrasto si pensi ora allo stiramento prodotto nel
soleo da una flessione dorsale dell' articolazione tibiotarsi-
Figura 22.14 - Modificazioni della curva tensione-lunghezza del ca (invece che dall'allungamento della tibia). In questo
muscolo soleo di topo adulto, dopo immobilizzazione in massi- caso l'allungamento può essere interpretato come la ri-
mo accorciamento (A) e in massimo allungamento (B). In ogni chiesta di produrre una maggiore escursione articolare
grafico sono descritte sia la curva del muscolo trattato sia, per
complessiva, e quindi di affrontare una maggiore variazio-
confronto, la curva del muscolo normale dell'arto controlaterale.
ne di lunghezza non appena l'articolazione sarà liberata.
In A il muscolo trattato (cerchi vuott) produce la massima tensio-
ne passiva e la massima forza tetanica a una lunghezza molto In questo caso la tisposta meccanica più utile non è quella
ridotta, alla quale il muscolo normale (cerchi piem) è incapace di di allungare il tendine ma quella di modificare il motore
erogare alcuna tensione. La curva del muscolo accorciato è aumentando il numero di sarcomeri in serie, in modo da
molto "più stretta" del normale, dato che le escursioni muscolari ripartire il maggiore accorciamento complessivo su un
si ripartiscono su un limitato numero di sarcomeri, ciascuno dei numero maggiore di sarcomeri, ciascuno dei quali conti-
quali esce quindi rapidamente dalla "zona ottimale" del diagram- nuerà a accorciarsi intorno a valori ottimali del diagram-
ma. Nei tracciati in B si nota che l'allungamento comporta addi- ma forza-lunghezza. Per il momento non è dato sapere
rittura un aumento della forza tetanica isometrica erogata dal
come faccia il muscolo a distinguere fra due stimoli (l'ac-
muscolo a tutte le lunghezze. L'entità dell'effetto appare mode-
sta, ma va tenuto conto della concomitante ipotrofia da non uso,
crescimento osseo e l'inunobilizzazione articolare in al-
la quale viene quindi compensata ad abundantiam dalle modifi- lungamento) che generano entrambi stiramento passivo,
cazioni indotte dall'allungamento. La massima forza viene ero- né come esso riesca a crescere selettivamente nella sua
gata ad una lunghezza superiore a quella alla quale la si registra componente contrattile piuttosto che nella sua componen-
nel muscolo controlaterale. te tendinea.

l
286
l
Capitolo 22- Biomeccanica dell'apparato muscoloscheletrico

Inserto 2 - Accorciamento 4) accrescimento fisiologico (quindi, mità dell'osso in accorciamento, sia


e allungamento muscolare sia dell'osso, sia del muscolo). post-traumatiche sia postinfettive.
La letteratura clinica disponibile in
in medicina Le prime tre procedure sono tutte pra- materia conferma i risultati ottenuti
ticate a scopo terapeutico. Le prime su modelli sperimentali per quanto
In medicina si osservano almeno 4 due mirano ad aumentare la mobilità attiene lo stiramento passivo (allun-
diverse modalità di modifica della articolare, compromessa dall'accor- gamento del ventre), l'allungamen-
lunghezza muscolare: ciamento muscolat:e che può seguire to tendineo (diminuzione di forza "a
la prolungata immobilizzazione e va- fondo corsa") e l'accrescimento (al-
l) stiramento mediante mobiltzzazio- rie patologie nervose e muscolari, e hmgamento e aumento di sezione di
ne passiva dell'intera articolazione; derivare da alterazioni anatomiche ventre e tendine). Per ora restano con-
2) allungamento chi.tugico di un ten- nello sviluppo. traddittori i dati riguardanti le mo-
dine; V allungamento di una diafisi ossea, difiche conseguenti ad allungamento
3) allungamento chirurgico di una dia- invece, viene praticato per la cone- diafisario in soggetti sia adulti, sia in
fisi ossea; zione di gravi nanismi o di defor- età evolutiva.

287
Attività n1otorie
23 ·del midollo spinale
Fausto Baldissera

Midollo spinale isolato Locomoztone nel preparato spmale cromco


LocomoziOne mdotta dall'atttvazwne dt vie discendenti
Rifl essi spinali AttiVItà det neurom spmah durante la locomoztone
Riflesso da st1ramento Modulaz1one de1 n flessi spmah da patte
Imb1z.tone rectproca dei centn locomoton
Riflesso fle:.souo Coatttvazwne dei centn locomotoll spmah e de1 centu
Riflesso del coltello a serramamco resptratono e cardJOctrcolatono
Riflesso piantare
Inibiztone ricorrente Locomozione nell'uomo
Imbiztone presinaptJca Sviluppo ontogenettco dei movnnent1
locomoton del! 'uomo
Automatismi locomotori spinali R..tcomparsa deglt schemt del canunmo neonata!e
Moynnentt locomotori del quadrupede nell' età adulta

Il midollo spinale è la porzione del nevrasse, di forma


cilindrica e allungata, contenuta all' interno del canale
vertebrale (figura 23.1). Esso è suddiviso in segmenti,
ciascuno corrispondente alla zona servita da una coppia
di radici spinali anteriori e posteriori. Il numero dei seg-
menti corrisponde perciò a quello delle vertebre. La posi-
C4@) ~ { segmenti
cervicali
zione reciproca non è però rispettata e nell'adulto i seg-
menti lombosacrali del midollo si collocano a livello del-
le ultime vertebre toraciche. Nello speco vertebrale dei
C7-C8 /
segmenti lombosacrali non è perciò contenuto midollo, (nA\ segmenti
~ toracicl
ma soltanto i prolungamenti delle radici anteriori e poste-
riori che formano la cauda equina. Per questo motivo, il
T12 ~
prelievo di liquido cefalorachidiano a scopo diagnostico
~-;;;menti
(rachicentesi, puntura lombare) viene di solito eseguito
inserendo un ago nel sacco durale a livello della II verte-
bra lombare.
LS @) ·.~menti-o
lomb ari rigonfiamento
lombare
10

· sacrali
Dal punto di vista strutturale il midollo è costituito da so-
stanza grigia che, in sezione trasversa, ha forma di farfal-
la con le ali aperte ed è circondata da sostanza bianca. Le
proporzioni tra materia bianca e grigia sono differenti ai
84 @/ nervi
lombari-
diversi livelli. In particolare, nelle due regioni dei rigon-
fiamenti lombosacrale e cervicale, la sostanza grigia si
allarga per ospitare i neuroni motori e sensoriali che
provvedono all'innervazione degli arti. La sostanza bian-
ca è composta in gran parte da fibre di connessione a- l
scendente (vie di senso) o discendente (vie motorie) oltre
che da fibre di collegamento tra segmenti spinali diversi
(vie propriospinali).
Figura 23.1 - Schema anatomico del midollo spinale e dei
suoi rapporti con la colonna vertebrale.
ll
288

L
Capitolo 23 -Attività motorie del midollo spinale

MIDOLLO SPINALE ISOLATO (riflessi) oppure di comandi motori nati all'interno del
midollo (automatismi). Possono inoltre comparire riflessi
Le funzioni intrinseche del midollo spinale possono esse- somatici e viscerali, che mancano n eli 'individuo intatto,
re identificate se con una sezione trasversa si separa il come il riflesso di Babinski o il riflesso di massa.
midollo dal resto del sistema nervoso. Va peraltro ricor- Se queste sono le caratteristiche generali dei disturbi prodotti
dato che alcune funzioni spinali scompaiono dopo la dis- dalla sezione del midollo, il tipo, l'estensione e l'entità dei
sezione, anche se gli elementi neuronali che le sostengo- sintomi variano in rapp01to al livello della sezione stessa.
no rimangono indenni. Questo fenomeno, la "diaschisi",
è dovuto alla depressione funzionale dei centri spinali, Motilità volontaria e respirazione - Una sezione che
per il venir meno del sostegno eccitatorio normalmente interessi il h·atto cervicale provoca paralisi dei quattro arti
ad essi fornito dai centri superiori. (tetraplegia) e del tronco. Se l'interruzione cade al di
La sezione spinale è stata messa in atto sugli animali da sotto del rigonfiamento cervicale, gli atti superimi conser-
laboratorio per scoprire le funzioni intrinseche del midol- vano la motilità e la paralisi riguarda il tronco e gli arti
lo isolato. Essa costituisce anche l'infausto esito di molti inferimi. Abbassandosi il livello della lesione, sono tispar-
incidenti stradali e una dettagliata descrizione delle sue miati i muscoli del torace e poi dell'addome. l: isolamento
conseguenze oltrepassa, pertanto, il puro interesse neuro- del rigonfiamento lombare provoca paralisi dei muscoli
fisiologico. del cingolo pelvico e degli atti inferiori (paraplegia). Le
A qualsiasi livello avvenga, l' interruzione del midollo lesioni spinali possono dunque compromettere la motilità
provoca alcune alterazioni comuni, in parte definitive e in respiratoria, che viene controllata da centri automatici,
parte reversibili. situati nel tronco encefalico, attraverso proiezioni discen-
denti ai motoneuroni del nervo frenico nei segmenti spi-
Le alterazioni definitive riguardano sia il movimento sia nali C3 e C5, ai motoneuroni dei muscoli intercostali nei
la sensibilità. Esse comprendono: segmenti toracici e ai centti motori dei muscoli addomina-
li nei segmenti lombari. Il diaframma è il principale mu-
l) la paralisi (incapacità di compiere movimento volon-
scolo inspiratorio, i muscoli addominali sono i principali
tatio) di tutta la muscolatura innervata dai segmenti
muscoli espiratori, antagonisti del diaframma; i muscoli
sottostanti la sezione spinale;
intercostali svolgono entrambe le attività. Una sezione
2) la perdita di quals iasi azione automatica o riflessa i
spinale a livello del segmento T6 esclude dal controllo re-
cui centri siano situati al di sopra del taglio, per
spiratorio rutti i muscoli addominali e disturba solo la
esempio le attività respiratorie oppure i riflessi vesti-
componente espiratmia della respirazione. Ciò non ha con-
boiari, importanti per mantenere la postura;
seguenze sulla respirazione tranquilla, quando l'espirazio-
3) l'anestesia cutanea e viscerale delle zone innervate
ne avviene passivamente per ritorno elastico del sistema
dai segmenti al di sotto della lesione.
toracopolmonare, ma abolisce la tosse e l'espirazione atti-
Le alterazioni reversibili riguardano il tono muscolare va che accompagna lo sforzo fisico, atti che richiedono
ed i riflessi spinali. Nei primi momenti dopo la lesione l'intervento dei muscoli addominali. Con il progressivo
(la durata di questo periodo varia a seconda della specie innalzamento della sezione, si esclude dal controllo respi-
animale), l'attività muscolare è completamente abolita: ratorio un contingente crescente di muscoli intercostali.
i muscoli sono flaccidi e possono essere stirati senza Lesioni al di sopra del III segmento cervicale interrompo-
opporre resistenza. Accompagna l'atonia una condizio- no anche l'innervazione dei motoneuroni frenici e rendo-
ne di areflessia, ossia l'impossibilità di evocare i rifles- no la paralisi respiratmia totale.
si, sia somatici sia viscerali, trasmessi dai segmenti spi-
nali rimasti isolati. La condizione di atonia e areflessia Controllo cardiocircolatorio - La componente mtosim-
viene definita "shock spinale"; non è dovuta al trauma patica del controllo cardiocircolatorio si estrinseca attra-
subìto dal midollo, dato che si presenta anche se l'inter- verso la mediazione del midollo spinale. l centri cardiocir-
ruzione del midollo è soltanto funzionale, ottenuta con colatori del tronco encefalico proiettano sui motoneuroni
gli anestetici locali, e non si ripete, una volta risoltasi, vegetativi del midollo toracico, i quali si mettono in con-
se il midollo viene sezionato a un livello più basso. tatto con le cellule dei gangli della catena toracolombare.
La caduta generale dell'eccitablità midollare deriva dall'im- Di qui, le influenze ottosimpatiche vengono distribuite al
provviso venir meno del controllo sopraspinale e regredisce cuore e alla muscolah1ra della parete dei vasi. Il controllo
entro qualche minuto nella rana, nel gatto in qualche ora e del calibro vasale ha diverse impmtanti funzioni: regola la
nell'uomo in un periodo di alcuni giorni o settimane. In pressione atteriosa e il flusso locale del sangue verso i sin-
seguito, l'atonia si riduce e ricompare un certo tono musco- goli organi ed è utilizzato nella tetmoregolazione.
lare, che può diventare estremo, caricah1rale (spasticità). Poiché le emergenze sin1patiche escono dal midollo (per
Anche l'areflessia scompare e i muscoli innervati dai seg- raggiungere la catena toracolombare) soltanto a partire dal
menti al di sotto della sezione, benché paralizzati, si posso- primo segmento toracico, una sezione spinale che cada al
no contrarre sotto l'azione di stimoli di origine periferica di sopra di tale livello, ossia nei segmenti cervicali, produ-

289
Controllo motorio

ce una perdita completa del controllo ortosimpatico dei trollano il distretto splancnico sono sihmti intorno al VI
vasi e del cuore. Durante il periodo di shock, il tono vaso- neuromero dorsale: se la sezione è più craniale, va perduta
motore basale è perduto e la pressione arteriosa cade intor- la capacità di moderare i riflessi ortosimpatici e l ' incre-
no a 60 nunHg. Superato lo shock, la pressione recupera i mento riflesso delle resistenze vascolari dei distretti sotto-
valori nom1ali, sia per l'intervento del controllo renale sia lesionali può determinare rialzi pressori letali.
per il ripristinarsi di un'attività ortosimpatica di origine Quando la lesione distrugge i segmenti spinali sacrali,
spinale, ma rimane inimediabilmente perduta la regolazio- oppure la cauda equina, il danno è più grave che in caso
ne attraverso il riflesso barocettivo. Anche l'utilizzo della di sezioni più rostrali, perché la perdita dei riflessi sud-
vasoregolazione ai fini termoregolatoti è abolito. Il flusso detti è definitiva.
sanguigno verso i singoli organi è governato solamente dai
t
meccanismi di controllo locali. Le sezioni che cadono nel
midollo toracico 1isparmiano le parti del sistema circolato-
rio im1ervate dai segmenti situati al di sopra della lesione e
Sensibilità - La perdita della sensibilità nelle zone i!mer-
vate dai segmenti sottostanti alla lesione è totale quando la
sezione è completa. Se la lesione è parziale, si hanno
l
la gravità degli effetti sul circolo si riduce. dish1rbi sensitivi lilnitati e differenziati. In patticolare, l'e- t
Riflessi della minzione, della defecazione e riflessi genita-
li -Anche la minzione e la defecazione (capitolo 36) sono
misezione del midollo produce una caratteristica dissocia-
zione dell'anestesia (sindrome di Brown-Sequard). Una
sezione della metà destra del midollo interrompe, da quel
il
compromesse dalla sezione del midollo. Lo svuotamento lato, sia il sistema dellemnisco mediale (funicoli posterio- !
dell'ampolla rettale e della vescica mù1aria avvengono nor- ri), che trasp01ta afferenze omolaterali, sia il sistema spi- l
mallnente per via 1iflessa, ma sotto controllo volontmio. La
volontà può inibire i 1iflessi di apertura degli sfinteri, in
modo da trattenere lo svuotamento fino al momento più
opportuno, e può contribuire allo svuotamento stesso au-
notalamico (funicoli ventrolaterali), che trasporta afferen-
ze provenienti dal lato opposto. Di conseguenza, la parte
destra del corpo, al di sotto della lesione, resta priva della
sensibilità tattile discriminativa, muscolare e articolare,
l
mentando la pressione intraddominale attraverso la contra- ma è ancora in grado di sentire il caldo, il freddo, il dolo-
zione dei muscoli addominali e del diafi·a1mna. Dopo sezio- re. Per contro, nella patte sinistra del corpo scompaiono le
ne del midollo, la componente volontaria è abolita. Nel sensibilità termica e dolorifica, mentre la sensibilità tattile
pe1iodo di shock spinale, entrambi i riflessi sono tempora- discriminante è conservata.
neamente perduti. Ciò impone tma stretta sorveglianza del
paziente spinalizzato, in quanto l'assenza del riflesso della
mil1Zione provoca il riempimento della vescica, che deve RIFLESSI SPINALI
venil·e svuotata per catete1ismo o per puntura transcutanea.
Durante lo shock spinale, l'urina può uscire dalla vescica I riflessi spinali costituiscono il primo livello dell'orga-
soltanto per un meccanismo di "troppo pieno", quando la nizzazione motoria. Alcuni di essi hanno finalità espli-
pressione endovescicale cresce al punto di forzare l'aper- cita, come il riflesso di flessione, che allontana un arto
tura uretrale (pseudoincontinenza). In questa condizione, da uno stimolo nocivo; altri svolgono funzioni non im-
il ristagno urinario dilata non soltanto la vescica ma anche mediatamente evidenti, come il riflesso da stiramento,
l'uretere e la pelvi renale (idronefrosi) e favorisce lo svi- che compensa le "defaillances" meccaniche del musco-
luppo batterico e le infezioni diffuse del tratto urinario. lo e gli conferisce proprietà elastiche.
Queste complicazioni possono risultare fatali e vanno Negli mmi recenti, si è appurato che i neuroni intercalati
dunque prevenute. Quando la fase di shock si esaurisce, il nelle vie riflesse (interneuroni) sono gli stessi che tra-
riflesso della minzione si riptistina e la vescica si svuota smettono i comandi motori provenienti dal cervello. In
in modo automatico nel momento in cui il suo contenuto questo modo, i comandi stessi possono venire amplifica-
supera un determinato volume. Per evitare che ciò avven- ti, oppure attenuati, dai segnali afferenti prima di rag-
ga estemporaneamente, si può provocare preventivamente giungere i motoneuroni. Lo scopo di molte azioni riflesse
lo svuotamento vescicale attraverso stimoli cutanei della sembra dunque essere quello di integrars i con i comandi
regione del perineo e della faccia interna delle cosce. motori di origine cerebrale, modulandone la trasmissione.
Anche i riflessi genitali, come l'erezione e l'eiaculazione
indotte dalla stimolazione cutanea, ricompaiono all'esau- Riflesso da stiramento
rirsi dello shock, sia pure con soglia più elevata. La capa-
cità riproduttiva può quindi essere conservata. Le fibre afferenti provenienti dalle terminazioni prima-
Una reazione riflessa patticolannente temibile è la cosid- rie dei fusi neuromuscolari, una volta raggiunto il mi-
detta disrijlessia autonomica. I più vari stimoli nocicettivi dollo spinale (figura 23 .2), entrano in contatto con i mo-
(flogosi vescicale, sovradistensione rettale da stipsi, pia- toneuroni del muscolo da cui provengono e dei muscoli
ghe da decubito) provocano un'intensa risposta ortosim- ad esso sinergici (che cioè agiscono nello stesso senso
patica sottolesionale, con vasocostrizione splancnica e sulla stessa articolazione). Attraverso questa via mono-
cutanea. In particolare, i neuroni ortosimpatici che con- sinaptica, gli impulsi che segnalano l'allungamento mu-
i
290 l
1,
Capitolo 23 - Attività motorie del midollo spinale

fibra afferente la
radice posteriore

terminazloni su lnterneuroni
del nucleo intermedio

·-20..---~~- terminazionl su lnterneuroni


della lamina VII

Figura 23.2 - Decorso intraspinale di una libra afferente la. Dopo l'ingresso nel midollo, la fibra si divide in un ramo ascendente
e un ramo discendente, che percorrono i cordoni posteriori (fascicoli gracile e cuneato). Lungo il tragitto, da entrambi i rami si
staccano collaterali che raggiungono le lamine VII e IX nel corno anteriore, ove si pongono a contatto con motoneuroni ed inter-
neuroni, oppure terminano nel nucleo intermedio del midollo.

scolare evocano potenziali eccitatori postsinaptici nei diverse componenti della via riflessa può infatti variare,
motoneuroni (capitolo 7) e li eccitano facendo contrar- da muscolo a muscolo, in relazione al controllo sopraspi-
re, per via riflessa, il muscolo che è stato allungato (ri- nale. Nel preparato spinale, per esempio, l'innervazione
flesso monosinaptico da stiramento, riflesso miotatico, motoria dei fusi neuromuscolari, mediata dai motoneuro-
figura 23.3). ni y, è depressa in tutta la muscolatura e l'eccitabilità dei
Ciascun muscolo è servito dal circuito monosinaptico. fusi in risposta allo stiramento di qualsiasi muscolo è
Ciò nonostante, il riflesso non viene evocato con la stessa m inima. Nel preparato decerebrato, invece, i motoneuro-
facilità da tutti i gruppi muscolari. I:eccitabilità delle ni y dei muscoli estensori sono attivati dalle vie vestibolo-

® @
stlramento muscolare

impulsi nelle afferenti la


1111 111 Il l l l
~ ~~b.J. ~
EPSP nei motoneuronl

(E)
D_ ~
sommazione spaziale
e temporale degli EPSP
nei motoneuroni

Il i l l l l scarica dei motoneuroni

muscolo
estensore muscolo flessore 1 ~contrazione muscolare
o 0,1 0,2 s

Figura 23.3 -A) Diagramma del circuito del riflesso monosinaptico e dell'inibizione reciproca, entrambi alimentati dalle afferen-
ze l a provenienti dai fusi neuromuscolari. In B è indicata la sequenza degli eventi, suscitati dallo stiramento muscolare, che
l inducono la contrazione rifl essa del muscolo stirato, attraverso la trasmissione monosinaptica tra afferenti la e motoneuroni.

_L_ 291
Controllo motorio

riflesso da stiramento ® muscolo denervato e stimolato


3,5 a frequenza costante

~ 35- l
3,0 ~ 2 •mp s 10 i l
Cì .•...->e----~ •----~---~ mp s
~ o"''-' ,.- . ..... --- >~_ ......-·-· 5 impls
~ 2,5 _,... x' x.......K..... ,.)t' .... x
C1l "'
::s
o
~ 2,0
E
C1l
,.,· _, ...>e
,·'
_... x·'·
x'·
t:!
~~::·· ··...··...
::s x'
E .E ... • ,X' / ·muscolo
~ 1,5 muscolo denervato •. x / rilascia•o
o .....-*.......x--·
6 ---------
.E 8 mm '/................................ :.::::::-.::.:.::.:..~ allungamento (cm)
1,0 l
/ @
/
allungamento
0,5 /
/ 1.600 riflesso da stiramento
nel preparato decerebrato
o Cì
"i1.200
o 2 4 5s
C1l
o'-'
800
Figura 23.4 - Riflesso da stiramento descritto da Sherrington "'

ll
::s
nel preparato decerebrato. L'allungamento del muscolo quadrici- E
<U muscolo
pite (linea punteggiata) è accompagnato da un cospicuo incre- t:! 400 denervato
mento della forza muscolare (linea continua) . La risposta è .E e rilasciato
dovuta ìn gran parte a una contrazione riflessa, dato che si ridu- o ~~=~~~~_J
ce notevolmente (linea tratteggiata) dopo sezione delle radici
o 2 4 6 8 10 12 14 16
a llungamento (m m)
posteriori, che interrompe il ramo afferente dell'arco riflesso.
Figura 23.5 - A) Curve tensione-lunghezza del muscolo de-
nervato, in condizion i di rilasciamento e durante stimolazione
l
e reticolospinali e la risposta fusale e il riflesso da stira- elettrica a diverse frequenze. B) Curva tensione-l unghezza
mento in quei muscoli diventano molto vivaci. Per descri- del tricipite surale, normalmente innervato, nel preparato de-
vere le caratteristiche del riflesso miotatico è dunque cerebrato (cerchietti piem). La curva descrive il riflesso da sti-
conveniente rifarsi a quest'ultima condizione. ramento. Si noti il comportamento isteretico. Con i cerchietti
Il riflesso da stiramento è stato osservato per la prima vuoti è indicata la curva che si ottiene dopo denervazione.
volta da Charles Scott Sherrington nel gatto decerebrato:
durante lo stiramento di un muscolo, la tensione aumenta za pressoché lit1eare (figura 23.5 B). Grazie a ciò, il compor-
in modo proporzionale all'allungamento, per poi cedere tamento del muscolo diventa sitnile a quello di un corpo ela-
lievemente una volta che la lunghezza finale è raggiunta stico petfetto (una molla) su tutto l'ambito dell'allungamen-
e mantenuta (figura 23.4). Che la risposta sia riflessa ed to; queste proptietà sono utili ai fini del contt·ollo posturale.
evocata da afferenze indotte dall'allungamento muscolare L'intervento del riflesso miotatico nel controllare le pro-
è dimostrato dal fatto che essa viene abolita dalla sezione prietà meccaniche del muscolo è ancora più importante
delle radici posteriori del midollo spinale. Tralasciando in occasione di allungamenti (o accorciamenti) rapidi e,
per il momento di considerare la fase transiente, si può di nuovo, la natura e l'entità dell'intervento operato del
constatare che il livello finale della forza sviluppata è pro- riflesso possono essere messe in evidenza paragonando
porzionale alla lunghezza raggiunta (figura 23.5 B). Si le risposte all'allungamento di un muscolo innervato dal
noti che la curva della risposta riflessa è descritta negli circuito riflesso con le risposte di un muscolo isolato.
stessi termini usati per il diagramma forza-lunghezza del Quando il muscolo isolato viene posto it1 contrazione tetmù-
muscolo isolato (figura 23.5 A). Nel muscolo isolato la ca e successivamente allungato, la forza cresce f it1o a rag-
forza muscolare può variare sia in relazione alla lunghezza giungere un nuovo valore sulla curva tensione-lunghezza.
del muscolo sia in relazione al suo grado di attivazione. La Tuttavia, se l 'allungamento è veloce, durante la fase tran-
stimolazione confelisce al muscolo proprietà elastiche (la siente la tensione va incontro a una setie di rapide valiazioru,
forza aumenta con l'allungamento), ma queste sono in·ego- che si stabilizzano soltanto dopo 1-2 s dal tennine del tt·an-
larmente distribuite lungo l'ambito delle lunghezze che il siente. Un muscolo contratto 1isponde a stiramenti rapidi di
muscolo può assumere: se la frequenza di stimolazione è ampiezza crescente come illustrato nella figura 23.6 A.
bassa, rimangono scopette le lunghezze minmi (figma 23.5 Ali' inizio de!l'allungamento, la tensione cresce rapidamen-
A, 5 imp/s); se la frequenza è alta, l'elasticità si sviluppa te, it1 nùsura tanto p iù elevata quanto maggiore è l'allunga-
inunediatamente, ma la forza non cresce più oltre, anche se lo mento. Questa pritna fase dello stiramento "nùsura" l'elasti-
stiramento continua (figma 23.5 A, 35 imp/s). cità del tendine e l'elasticità dei ponti di miosina del sarco-
Litmervazione riflessa, modulando il grado di attivazione it1 mero. In seguito, quando l'entità dell'allungamento supera
fì.mzione dell'alltmgamento, confetisce alla 1isposta muscola- un valore conispondente al 4 per cento circa della ltmghezza
re tm andamento contitmo e rende la relazione forza-ltmghez- totale del muscolo, la tensione cade velocemente, anche se

292 i
L
Capitolo 23 - Attività motorie del midollo spinale

® muscolo isolato e contratto per stimo lazio ne ®


a frequenza costante

1s M

0,20

_/ allungamento

Figura 23.6 - Efficacia del riflesso da stiramento nell'impedire il cedimento del materiale contrattile durante l'allungamento. A) Se un
muscolo, mantenuto in contrazione tetanica mediante stimolazione elettrica del suo nervo, viene sottoposto a stiramenti di varie entità, da
0,2 a 3,4 mm, durante l'allungamento cede. Dopo il breve incremento iniziale, la sua forza cade al di sotto del valore di partenza in due fasi
successive, la prima mentre è ancora in corso l'allungamento e la seconda appena raggiunta la lunghezza finale. Il cedimento è tanto più
accentuato quanto maggiore è l'allungamento. Successivamente, la forza cresce e dopo circa un secondo acquisisce il valore corrispon-
dente alla lunghezza raggiunta. B) Quando la stessa esperienza è ripetuta sul muscolo normalmente innervato del preparato decerebrato,
la forza aumenta in modo continuo durante l'allungamento, senza più mostrare cedimenti. Al di sotto di ogni riflesso è disegnata la curva
ottenuta, per identici allungamenti, nel muscolo in contrazione tetanica, in modo da evidenziare il contributo del riflesso.

l'allungamento muscolare è ancora in corso. Durante questo lo contratto è del tutto inefficiente a conh·astare gli stira-
periodo, la resistenza del muscolo diventa negativa (la forza menti veloci, come quelli che intervengono al momento
infatti diminuisce al crescere dell'alltmgamento). Raggitmta dell'atterraggio dopo un salto o un balzo di corsa.
la lunghezza finale, la forza del muscolo mostra un ulteriore Alla "defaillance" del materiale contrattile pone rimedio il
calo che la pmta a valori inferiori a quelli di partenza; poi riflesso da stiramento. Se l'esperimento appena descritto
recupera e in un secondo circa raggiunge i valori dello stato viene ripetuto su un muscolo normalmente innervato, e
stazionario, superiori allivello iniziale. messo in contrazione per un meccanismo fisiologico (per
La risposta all'allungamento rapido del muscolo in con- esempio, attraverso il riflesso estensmio crociato), l'allun-
trazione tetanica è dunque altamente non lineare: dopo gamento è seguito da tm incremento della forza muscolare,
una breve crescita iniziale, la forza muscolare cede e sol- che si prolunga per tutta la durata dello stiramento.
tanto dopo 1-2 s dalla fine dello stiramento recupera il Sovrapponendo le risposte del muscolo ùmervato dal rifles-
valore pertinente alla lunghezza raggiunta. so da stiramento alle risposte del muscolo in contrazione
La caduta della forza muscolare durante lo stiramento può tetanica, si pone in risalto l'entità del contributo riflesso
essere spiegata dalla rottura dei ponti actina-miosina, causa- (figura 23.6 B). Rinforzando l'eccitazione muscolare, il
ta dal prevalere della forza stirante su quella sviluppata dal riflesso non soltanto previene i cedimenti del materiale con-
sarcomero in contrazione e dallo scivolamento a ritroso dei trattile, ma garantisce anche lo sviluppo di consistenti forze
filamenti di actina e miosina. A stiramento concluso, il riag- muscolari in risposta ali' allungamento. In condizioni dina-
gancio dei ponti di rniosina (la contrazione non è stata inter- miche, il riflesso rniotatico assume perciò il significato di
rotta) ripristina la forza del sarcomero alla nuova ltmghezza. meccanismo di compensazione anticipata della caduta di
Dato che cede alle sollecitazioni rapide e si allunga senza tensione, che interverrebbe qualora lo stato di attivazione

l oppone resistenza, salvo la piccola quota iniziale, il museo- del muscolo restasse invariato.

293
Controllo motorio

Inserto l - Riflesso T
e riflesso H
Il circuito monosinaptico del tiflesso
da stiramento può essere utilizzato
come una "sonda" per saggiare l'ec-
citabilità dei motoneuroni spinali. La -==::::::;:'f;t percussione del tendine
rapida percussione del tendine del di Achille
muscolo quadricipite, appena sotto la : l. riflesso achilleo o 10 20 30 40 50 60 ms
rotula, oppure del tendine del bicipi-
te della sura (tendine di Achille), Figura 1 - Il riflesso da stiramento suscitabile con la percussione manuale del tendine
di Achille (a sinistra) può essere anche evocato mediante un martello elettromagneti-
appena sopra il calcagno (cioè dove i
co. Ciò permette di valutare con precisione la latenza della risposta elettromiografica
tendini passano a ponte tra due capi
(riflesso T). Le afferenti Ia dai fusi neuromuscolari del tricipite della sura possono
ossei), induce un breve, ma rapido, anche venir stimolate elettricamente nel nervo tibiale posteriore, evocando il riflesso H.
stiramento dei musco li rispettivi e
la scarica sincrona della gran parte
delle tenninazioni afferenti la. ® regist razione:
musco lo gastrocnemio
Raggiunto il midollo, gli impulsi af- scoptitore). Ali' elettronuogranm1a, il
ferenti eccitano i motoneuroni e in-
ducono una breve contrazione tifles-
riflesso H si presenta come tma tispo-
sta bi- o polifasica, che compare a una
stimolo: nervo
tibiale posteriore riflesso H
1 \ - - - - - - - - . . . J . r 44 v
l
sa dei muscoli medesimi. In clinica, i
riflessi rotuleo e achilleo (ma rispo-
latenza di circa 30 ms dallo stimolo e
che aumenta in ampiezza al crescere
~ 50
·~-!\ 60
l
·---~4:M~ l
ste del tutto analoghe si possono evo- dell 'intensità dello stimolo stesso (fi-
care da praticamente tutti i muscoli) gura 2). - \Jf\-
-v _- - \ } ~ BO
vengono indotti mediante la percus- Quando l'intensità raggiunge la so-
sione manuale dei tendini con un glia delle fibre motorie contenute nel ~95 l
martelletto ed è compito del medi- nervo muscolare, compare nell'elet-
co apprezzare l 'intensità e la "viva- ----------125
tromiogramma una tisposta più pre-
cità" della risposta. Se i tendini ven- coce (risposta M). Ulteriori aumenti
gono percossi con un martelletto co- dell'intensità incrementano la rispo- o 10 20 30 40 50ms
mandato da un elettromagnete, e la sta M e, parallelamente, fanno di-
risposta riflessa (liflesso T, dall'in-
®
m inuire la risposta H. Questa ridu- 1.200
glese tap, "percussione") viene re- zione del riflesso H dipende dalla ...-- v
gistrata ali' elettromiogramma, è pos- stimolazione diretta degli assoni mo- /"onda M
sibile misurare con precisione il tori, che suscita due potenziali d'a- <Il
~ 800 riflesso H?
tempo di trasmissione del riflesso e zione, l'uno diretto verso il muscolo a.
correlare l'ampiezza della risposta e responsabile della risposta M e l'al-
(/)
·;::: 2'9\ /

fx
con quella dello stimolo (figura 1). tt·o che 1isale antidromicamente l' as- .!!!
Qi
I.:entità delle risposte tendinee dipen- sone. Il potenziale d'azione antidro- " 400

·a.~
de sia dall'eccitabilità dei recettori mico raggiunge il soma cellulare un
(modulata dall'innervazione y) s ia tempuscolo prima dell'arrivo del-
dali' eccitabilità delle tenni nazioni l' eccitazione afferente e pone il mo-
E
<Il
o l \o
presinaptiche e dei motoneuroni. toneurone in condizione di refratta- 30 60 90 120 150
Le fibre afferenti la possono venire rietà. La risposta riflessa dei moto- intensità dello stimolo elettrico (V)

attivate in modo selettivo anche stimo- neuroni il cui assone è stato eccitato Figu ra 2 - Risposte elettromiografiche
lando elettlicamente i nervi muscolmi. viene pertanto occlusa e il riflesso evocate nel muscolo soleo dalla stimola-
Poiché hanno diametro superiore a H si riduce. Quando tutti gli assoni zione, a intensità progressivamente cre-
quello di tutte le altre fibre afferenti, motori vengono attivati direttamen- scenti, del nervo tibiale posteriore (A ).
esse vengono attivate da stimoli che te (risposta M massima), la risposta
riflessa è completamente abolita. In
All'intensità più bassa vengono stimolate
soltanto le fibre afferenti la, che evocano
'i
l
sono ancora sottolimina1i per le altre .!
il riflesso H. Al crescere dell'intensità,
fibre del nervo. Nell'uomo, la stimola- ogni caso, la risposta H non dipen- aumenta l'ampiezza del riflesso fino a i
zione del nervo tibiale posteriore nel de, come il riflesso tendineo, dal- che si raggiunge la soglia degli assoni
cavo popliteo evoca tm riflesso rnono- l'eccitabilità recettoriale e costitui- motori e compare l'onda M. L'ampiezza
sinaptico nel muscolo tricipite della sce pertanto un indice più attendibi- delle risposte H e M, in funzione dell'in- l
sura (liflesso H, da Hoffinmm, il suo le de !l'eccitabilità centrale. tensità dello stimolo, è indicata in B.
l
L
294
Capitolo 23 -Attività motorie del midollo spinale

La maggiore ampiezza raggiunta dalla tensione muscolare nibizione reciproca rimane quello di abolire la contrazione
durante la fase transiente del! ' allungamento rispetto al nei muscoli antagonisti, in modo da impedire una loro
livello finale trova spiegazione nell'intervento successivo azione frenante sul movimento stesso. Nei casi in cui sia
delle risposte dinamiche dei due elementi che costituisco- necessaria la co-contrazione di agonisti e antagonisti, come
no il riflesso: i recettori anulospirali e i motoneuroni. Le per irrigidire un arto a pilastro, gli intemeuroni la vengono
tenninazioni primarie dei fusi sono molto sensibili all'ac- inibiti e l'inibizione reciproca viene soppressa.
celerazione e iniziano a scaricare ad alta frequenza non Sugli interneuroni la convergono numerose vie motorie
appena lo stiramento ha inizio. I;alta frequenza produce la e, per questa larga convergenza, essi costituiscono una
somrnazione temporale degli EPSP nei motoneuroni e la sorta di via finale comune per l'inibizione reciproca,
veloce crescita dell'eccitazione fa scaricare i motoneuroni così come i motoneuroni sono la via finale comune per
a frequenza proporzionale alla velocità. Ciò induce la l'eccitazione. La definizione di "interneuroni la" non
rapida somrnazione delle scosse muscolari e un pronto rende quindi ragione delle funzioni generali che essi
innalzarsi della forza. svolgono, m a viene tuttavia conservata perché l'eccita-
zione monosinaptica da parte delle afferenze la è la
caratteristica più saliente che rende possibile il ricono-
Inibizione reciproca scimento degli interneuroni stessi.
Le terminazioni intraspinali delle afferenti la dai fusi
neuromuscolari raggiungono ed eccitano, oltre ai rnoto- Riflesso flessorio
neuroni, anche interneuroni situati nelle corna anteriori
del midollo spinale, che proiettano l'assone verso i moto- Il riflesso flessorio è l'attività motoria dominante nel
neuroni degli antagonisti al muscolo da cui le afferenze preparato spinale. Come tutti i rifless i è identificato, ol-
provengono (interneuroni la inibitori). Attraverso questi tre che dal tipo di movimento prodotto, anche dalla na-
intemeuroni viene mediata l'inibizione reciproca: lo sti- tura dello stimolo, dal campo recettivo, dalle vie di con-
ramento muscolare induce la contrazione del muscolo duzione, dai centri spinali che lo trasmettono e dalle vie
allungato e inibisce gli antagonisti, evitando in questo efferenti. Esso consiste nella flessione simultanea delle
modo che la loro contrazione si opponga alla forza svi- tre articolazioni maggiori dell' arto (per l ' arto inferiore,
luppata dal rifesso da stiramento. triplice flessione di anca, ginocchio e caviglia) ed è evo-
Il principio dell'innervazione reciproca si applica non sol- cato nell'animale integro (e, con maggior difficoltà, nel
tanto al riflesso miotatico, ma a tutte le azioni nervose che preparato decerebrato) da stimoli di natura dolorifica
hanno come fine il movimento, e gli intemeuroni appena applicati all'arto stesso. Nell'animale o nell'uomo spi-
descritti mediano la gran parte di questi effetti. Anche le nalizzato la risposta segue invece anche a innocui sti-
afferenze che evocano il riflesso flessmio, i centri locomo- moli tattili. Ciò indica che i centri del riflesso flessorio
toti spinali, e, tra le vie discendenti, i sistemi vestibolospi- sono alimentati sia dai recettori tattili sia dai nocicettori,
nale, cmticospinale e rubrospinale inviano proiezimù ecci- ma che, di norma, vengono eccitati sopraliminarmente
tatone parallele ai motoneuroni e agli intemeuroni la inibì- soltanto dalle afferenze provenienti da questi ultimi; dopo
tori dei motoneurotù antagonisti (figura 23.7). Come nel spinalizzazione, invece, anche le afferenze tattili tiescono
caso del riflesso miotatico, il significato funzionale dell'i- ad attivarli. Il diverso comportamento del riflesso nei vari
preparati è dovuto alla modulazione di un'azione inibito-
ria, esercitata sugli interneuroni che trasmettono il rifles-
vie discendenti so flessorio da parte della sostanza reticolare bulboponti-
corticospinale na, attraverso vie che scendono nei cordoni dorsolaterali
vestibolospinale rubrospinale del midollo. Nel preparato decerebrato, la via reticolospi-
vie proprlosplnall nale inibitoria è molto attiva e il riflesso flessorio debole
o assente; nel preparato spinale la via inibitoria è interrot-
tatti l
centri spinali ta e la risposta è evocata anche agli stimoli tattili; inoltre,
~ cutanee a soglia elevata locomotori
si allarga anche il campo motorio. Nella paraplegia da
:U articolari o interruzione del midollo, oltre alla triplice flessione del-
:; muscolari gruppi Il e m
C1)
·:;: l' arto, si manifestano anche riflessi di tipo vegetativo,
come sudorazione, piloerezione, arrossamento della cu-
la te e minzione (riflesso di massa).
motoneuroni Il complesso di interneuroni che trasmettono il riflesso
flessori
flessorio può dunque venir attivato da fibre afferenti di
molte origini diverse: cutanee, tattili e nocicettive, arti-
Figura 23.7 - Schema della convergenza sugli interneuroni colari e muscolari dei gruppi II, III e IV Questo insieme
che mediano l'inibizione reciproca (interneuroni la inibitori). di afferenti viene per questo riunito sotto l 'unico appel-

295
Controllo motorio

lativo di FRA (Flexor Rejlex Afferents). Sulle stesse linee avviene nella fase finale della chiusura d i un coltello a
di interneuroni convergono anche numerose vie discen- serramanico. La re pentina inibizione del r iflesso da sti-
denti: oltre alle già citate vie inibitorie reticolospinali, ramento, provocata dal progredire de llo stiramento stes-
anche i tratti corticospinale e rubrospinale si cmmettono so (inibizione autogena) era stata imputata ali 'eccitazio-
con gli ultimi interneuroni della via del riflesso flessorio. ne degli organi muscolotendinei del Golgi, le cui fibre
In questo modo, può realizzarsi una doppia modalità di afferenti sono connesse ai motoneuroni estensori attra-
controllo motorio: da un lato, la regolazione della tra- verso interneuroni inibitori. Si ritiene ora più probabik
smissione riflessa da parte dei centri superiori; dall 'altro, che l'inibizione autogena sia dovuta alle afferenze del
la modulazione dei comandi discendenti da parte delle riflesso flessorio (muscolari, articolari o cutanee), dato
afferenze periferiche. che essa si rende manifesta soltanto nei preparati in cui
Il riflesso flessorio viene trasmesso tramite vie polineuro- siano debol i o assenti le influenze reticolosp inali che
nali. Se si attiva elettricamente un nervo cutaneo, dalle inibiscono le v ie di trasmissione del r iflesso flessorio .
radici antetiori del midollo si registra una risposta riflessa Le afferenze dagli o rga ni muscolotendinei del Golgi
con latenza centrale di 6-7 ms, più del doppio della laten- segnalano la forza sviluppata dalla contrazione musco-
za del Iiflesso monosinaptico, a indicare che la trasmissio- lare. Il collegamento inibitorio con i motoneuroni omo-
ne avviene attraverso numerosi intemeuroni. L'intervento nimi può quindi permettere di deprimere la scarica mo-
di molti neuroni internuciali spiega anche l'estesa distri- toneuronale in modo proporzionale alla forza sviluppata
buzione del riflesso, che non impegna soltanto un musco- dal muscolo, realizzando u n meccanismo di feedback
lo, ma tutti i muscoli flessmi di un at1o. Un'altra caratteri- negativo che tende a mantenere costante la forza della
stica dei centri del riflesso flessoiio è che si mantengono contrazione muscolare. Gli interneuroni che t rasmetto-
in attività ben oltre la durata dello stimolo. no l'inibizione lb autogena sono raggiunti sia da vie
Il campo motore del Ii flesso flessmio è molto esteso e inte- discendenti sia da vie riflesse: attraverso queste influe n-
ressa p raticamente tutti i muscoli flessori di un arto. ze, che facilitano oppure inibiscono g li interneuroni, è
L'entità relativa del! 'attivazione dei diversi gruppi è però p ossibile modulare l'efficacia del feedback, in modo da
diversa a seconda del punto dove è stato applicato lo stimo- metterlo in azione nelle circostanze in cui la forza deve
lo, per esempio: se la stimolazione è fatta sulla cute del rimanere stabile ed escluderlo quando la fo rza deve
piede, si contraggono vivacemente i muscoli che flettono poter aumentare liberamente. Va peraltro ricordato che
la caviglia e il ginocchio, mentre si attivano meno quelli l'inibizione Ib non riguarda soltanto i motoneuroni
che flettono la coscia. Il Iisultato è una forte flessione della omonimi, ma si allarga ai motoneuroni di mo lti altri
gamba sulla coscia e di una flessione minore della coscia muscoli, anche non sinergici.
sul tronco. Se si stimola la radice dell'arto, si osserva una
più intensa risposta nei flessori dell'anca e una minor rea- Riflesso piantare
zione nei flessori de lla caviglia. L'eccitazione riguarda
dunque in misura magg iore i muscoli delle at1icolazioni Se si striscia, facendo pressione, una punta smussa sulla
più prossime al punto stimolato (segno locale). parte laterale della p ia nta del piede di un individu o nor-
Durante il riflesso, assieme alla flessione dell'arto sti- male san o, si evoca un movimento riflesso di flessione
molato, in molte occasioni si assiste anche all'estensio-
ne dell'arto controlaterale (riflesso estensoria crociato).
riflesso piantare
Infine, l'attivazione dei motoneuroni flessori ipsila terali
ed estensori controlaterali è accompagnata dall'inibizio-
ne reciproca dei motoneuroni antagonisti (estensori ipsi-
laterali e flessori controlaterali). Anche nel contesto del
riflesso flessorio vengono utilizzati gli stessi interneuro-
ni che mediano l'inibizione reciproca del riflesso da sti-
ramento (interneuroni la, figura 23 .7).

riflesso di Babinski
Riflesso del coltello a serramanico
Quando si tenta d i flettere un'articolazione del prepara-
to decerebrato, per esempio il g inocchio, s i incontra una
crescente resistenza, dovuta allo svilupparsi del riflesso
miotatico nel quadricipite. Talora, però, la forza opposta
dal quadricipite cede di co lpo, quando il movimento
o ltrepassa la metà circa dell ' escursione articolare, e la
flessione si conclude senza incontrare resistenza, come Figura 23.8- Riflesso piantare e riflesso di Babinski.

296
Capitolo 23 -Attività motorie del midollo spinale

piantare delle dita (riflesso piantare). Dopo lesione della ma via 1iflessa e la sua attivazione induce il 1iflesso pian-
via corticospinale (a qualsiasi livello, e dunque anche tare normale. La seconda via riflessa conduce invece ai
dopo spinalizzazione), questa reazione si capovolge e la motoneuroni che comandano la flessione dorsale delle
stimolazione piantare è seguita dalla flessione dorsale dita e i suoi interneuroni sono inibiti dal tratto corticospi-
delle dita e dalla loro divaricazione (figura 23.8). La nale. Quando la via corticospinale viene interrotta, viene
nuova risposta è detta riflesso di Babinski, dal nome del meno la facilitazione del tiflesso di flessione e, contem-
neuro logo che lo ha descritto. I recettori che vengono poraneamente, cessa anche il controllo inibitorio sulla via
stimolati da questa manovra dispongono dunque di due diretta agli estensori. Di conseguenza, le afferenze cuta-
vie alternative di accesso ai motoneuroni. La prima via nee sono ora instradate a suscitare il movimento del Ba-
è costituita da una catena di interneuroni che raggiungo- binski.
no i motoneuroni flessori delle dita e sono facilitati dal-
le influenze corticospinali. Quando la via corticospinale
è intatta, le influenze discendenti faci litano questa pri- Inibizione ricorrente
I.:assone di ogni motoneurone, prima di abbandonare il
® midollo spinale attraverso le radici anteriori, emette un
-+ collaterale che rientra nel corno anteriore e si connette
input eccltatorio _ con piccoli interneuroni inibitori, le cellule di Renshaw,
ai motoneuroni che proiettano ai motoneuroni omonimi o sinergici,
nonché agli interneuroni la che inibiscono i motoneuro-
ni antagonisti. Attraverso questo circuito, l'attività dei
famiglia di n motoneuroni di un certo muscolo viene trasformata in
motoneuroni
inibizione e rinviata ai motoneuroni stessi. I.:entità del-
l' effetto ricorrente cresce dunque in proporzione alla
scarica motoria.
scarica di n A proposito del significato funzionale del circuito ricor-
motoneuroni
.. forza sviluppata rente, è stato prospettato che, attraverso il controllo delle
cellule di Renshaw, i centri che organizzano il movimento
_... sinapsi lnibitoria
possano variare la relazione ingresso-uscita (guadagno)
---< sinapsi eccitatoria dei motoneuroni. Quando i comandi discendenti dai cen-
tri superiori modificano (per esempio aumentano) il
livello di attivazione dei motoneuroni, si può immagina-
@ re che le conseguenti variazioni della forza muscolare
siano diverse, a seconda che le cellule di Renshaw siano
cellule di Rens haw inibite (e l' inibizione ricorrente sia scarsa o nulla), oppu-
inibite "' re che siano facilitate e sviluppino una cospicua inibizio-
ne ricorrente; lo stesso comando motorio produrrebbe
così un effetto meccanico più intenso nel ptimo caso (F 1)
e minore nel secondo (F2, figura 23.9).
Come i diversi diametri degli ingranaggi del cambio tra-
sformano un certo regime di rotazione del motore in
cellule di Renshaw diversi regimi di rotaz ione delle ruote, così i diversi
facilitate
livelli di guadagno dello stadio di uscita (motoneuroni
più cellule di Renshaw) permetterebbero di trasformare
uno stesso comando motore in risposte muscolari di di-
versa intensità. In q uesto modo, un certo programma
input eccitatorio ai motoneuroni motorio, per esempio quello che permette di disegnare
un quadrato, può essere impiegato anche se si cambiano
Figura 23.9 - Relazioni ingresso-uscita nello "stadio di uscita" le dimensioni del disegno e perciò l'ampiezza dei movi-
del sistema nervoso, costituito dall'insieme motoneuroni-cellu- menti necessari ad eseguirlo.
le di Renshaw. Modulando l'eccitabilità delle cellule di Ren-
shaw, attraverso proiezioni eccitatorie e inibitorie (schema in
A), si facilita oppure si attenua l'inibizione ricorrente. In questo Inibizione presinaptica
modo (B), uno stesso comando eccitatorio che raggiunge i
motoneuroni può produrre un'uscita motoria più o meno inten-
sa (F 1 oppure F2), a seconda che le cell ule di Renshaw siano Le terminazioni intraspinali delle fibre afferenti prima-
inibite oppure facilitate. rie possono essere sede di inibizione presinaptica.

297
Controllo motorio

Tale forma di inibizione è stata rivelata dall'osservazio- depolarizzazione della terminazione la


evocata da altre afferenze la
ne che l'EPSP monosinaptico la nei motoneuroni pote-
va venir depresso dall'attivazione di altre afferenti la, assone terminazione 2 mvi+ f"........
provenienti da altri muscoli, che di per sé non esercita-
di interneurone afferente la ___;:;-------.. y-:;- ..../ 4 .....
vano alcuna azione diretta sui motoneuroni in esame f ~~ .nu~P.ro
degli stimoli
i i i i i i i i i i

(figura 23.10). La depressione doveva pertanto derivare 1 o ms afferenti


da una diminuita efficienza nella trasmissione dell'ecci-
tazione monosinaptica. Si è poi appurato che l'effetto è ~
dovuto alla diminuita liberazione di neurotrasmettitore ~ EPSP monosinaptico
la in un motoneurone
da parte delle tenninazioni presinaptiche delle fibre af- del gastrocnemio
ferenti (vedere pagina 83 ).
Nel midollo, l'inibizione presinaptica si verifica quando )\.__ 5mv] l
le terminazioni afferenti vengono depolarizzate da sina-
psi asso-assoniche, provenienti da interneuroni spinali
(figura 23.10), che possono essere attivati sia da stimoli
periferici sia da influenze discendenti. Sono sottoposte a
- /
~
~
....... ms
lll l l lllll
~
depressione presinaptica
ll
l
da parte delle afferenze la '
inibizione presinaptica sia le afferenti muscolari (la e
lb) sia le afferenti cutanee e articolari. Le fibre la rice-
dal bicipite posteriore

Figura 23.10- Inibizione presinaptica. Le terminazioni de:Ie


l
vono inibizione presinaptica dalle stesse afferenti la e fibre afferenti la a contatto con i motoneuroni sono innervate
dalle afferenti lb, mentre l'inibizione presinaptica delle dall'assone di interneuroni, a loro volta attivabili da vie affe-
f ibre lb e delle fibre cutanee ha un campo recettivo renti o discendenti. Attraverso tali connessioni la terminazione
molto più vasto, che però non include le fibre la. Il la può venire depolarizzata (tracciati in alto a destra). La de-
ruolo funzionale dell'inibizione presinaptica non è an- polarizzazione del terminale presinaptico riduce la quantità di
cora perfettamente chiarito. In condizioni fisiologiche, neuromediatore liberato dalla sinapsi Ia-motoneuroni e depri-
le fibre la provenienti dai muscoli del l 'arto inferiore me il potenziale postsinaptico eccitatorio (EPSP) nei moto-
neuroni, come illustrato nei tracciati inferiori.
vengono sottoposte a inibizione presinaptica durante gli
episodi di movimenti oculari del sonno REM (Rapid
Eye Movement) e, ciclicamente, durante la locomozio-
ne. Nel! ' uomo, diversi indizi suggeriscono che lo stesso
Movimenti locomotori
meccanismo venga messo in atto durante il movimento del quadrupede
volontario. In ogni caso, l'inibizione presinaptica delle
fibre la ha come conseguenza una depressione nella tra- Poiché molte nozioni sui meccanismi spinali che gene-
smissione del riflesso da stiramento e può dunque veni- rano il passo riguardano l'attività locomotoria degli arti
re utilizzata quando si voglia liberare un muscolo dal- posteriori del quadrupede (gatto), è necessario premet-
l' utilizzo posturale, permettendo che venga allungato tere alcune informazioni sulla meccanica di quei movi-
senza opporre resistenza. menti (figura 23.11). Come nella locomozione bipede.
il passo è diviso in due fasi, la fase di appoggio e la fase
di trasferimento. Mentre un arto fornisce il sostegno e
AUTOMATISMI LOCOMOTORI l 'avanzamento, l'arto contro laterale viene trasferito me-
SPINALI diante una flessione sincrona delle tre artico lazioni,
seguita dalla loro simultanea estensione, fino al contatto
Nel passato, numerosi ricercatori avevano osservato che dell'avampiede col terreno. Diversamente dall ' uomo,
il preparato spinale acuto può sporadicamente compiere che utilizza per l'appoggio tutta la superficie del piede
brevi serie di movimenti alternati degli arti posteriori, (vedere oltre), la maggior parte dei quadrupedi si sostiene
del tutto simili a quelli locomotori. Quest'attività si sui metatarsi o direttamente sulle dita. Dopo il contatto,
esaurisce però rapidamente, sostituita da li 'atonia e dal- la caviglia si flette lievemente sotto il peso del corpo, poi
l'areflessia. Per la sua estrema !abilità, e per l'impossi- ripre nde a estendersi e accentua il movimento poco
bilità di riprodurlo nel preparato spinale cronico, questo prima del distacco. Durante la fase di appoggio, il gi-
comportamento non attirò l' attenzione che meritava e nocchio mantiene un'angolatura pressoché costante,
venne trascurata l'indicazione che ne scaturiva, ossia intorno ai 160°, mentre l'anca viene progressivamente
che il midollo isolato è in grado di generare i movimenti estesa e provvede a trasportare in avanti il bacino e l'ar-
del passo. Il midollo continuò a venire rappresentato, to controlaterale. Nel compiere questo movimento, l'an-
nella trattazione neurofisiologica, come la sede dei ri- golo formato dal femore con la colonna vertebrale varia
flessi e si dovette attendere a lungo prima che venisse tra i 60° e i 90°. !;attività dei muscoli riflette lo schema
r iconosciuta ai circuiti spinali la capacità di generare i motorio suddetto ed è organizzata in episodi di attiva-
complessi automatismi locomotori. zione alternata dei flessori e degli estensori.

298
Capitolo 23 - Attività motol'ie del midollo spinale

appoggio appoggio fisso . Se si sostiene la coda, in modo che il


l bacino non cada di lato, all'avvio del lapis roulanl le
zampe posteriori prendono a camminare in modo del
tutto normale. Aumentando la velocità del lapis roulant,
il coordinamento dei passi si modifica come nell 'ani-
male intatto: diminuisce la durata della fase di appog-
gio, mentre rimane invariata, o quasi, la fase di trasferi-
mento. Alle velocità più alte, i movimenti alterni degli
arti posteriori sono sostituiti dai movimenti appaiati,
tipici del galoppo. Nel cammino spontaneo, lo stesso
animale spinale cronico utilizza normalmente gli arti
anteriori e si trascina dietro gli arti posteriori, che ven-
trasferimento
gono stimolati come se fossero sottoposti allo scorri-
anca 1so· mento del lapis roulant, producendo sequenze di passi
ben coordinati tra loro ma non correlati con i passi delle
[ so·
zampe anteriori.
160° Se si confronta l'attività muscolare degli arti durante il
[ passo in un animale spinale e in uno intatto, non si
110° riscontrano sostanziali differenze. Tutto ciò d imostra
no• che il midollo spinale, da solo, è in grado di generare
[ 110° sequenze di attivazione locomotoria degli arti ben coor-
dinate ed efficaci.
tibia le
anteriore Locomozione indotta
dall'attivazione di vie discendenti
l centri locomotori del midollo, che nel preparato spina-
le sono attivati dallo scorrere del pavimento, nell'ani-
male intatto vengono avviati dai segnali sensoriali, dagli
istinti oppure dal!' iniziativa individuale.
L'organizzazione spinale libera i centri nervosi superiori
dalla necessità di organizzare il movimento nei dettagli
e lascia ad essi soltanto il compito di avviare, dirigere
ed arrestare la progressione.
La capacità dei centri spinali di trasformare un coman-
do discendente continuo nello schema di attività ritmi-
s che e coordinate della locomozione si mette in evidenza
Figura 23.11 -Movimenti angolari delle tre articolazioni ed nella cosiddetta locomozione mesencefalica. Il prepara-
elet1romiogramma integrato di sei muscoli dell'arto posteriore to decerebrato non cammina spontaneamente, ma può
del gatto, durante il movimento del passo. La fase di appoggio essere indotto a compiere i movimenti del passo, stimo-
è segnata dalle barrette orizzontali. Nello schema in alto è illu- lando due ristrette regioni del mesencefalo e del dience-
strata la cinematica dei tre segmenti dell'arto.
falo con treni regolari di impulsi elettrici (figura 23. 12).

Locomozione
nel preparato spinale cronico diencefalo cervelletto

~
regione t!,-1:,.
Nel 1973, Sten Grillner scoprì che se si isolano i seg- locomotoria ~
mesencefalica
menti lombari del midollo spinale del mammifero subi-
to dopo la nascita, prima che si sia conclusa la mieliniz- mesencefalo
regione
locomotori a ponte
zazione delle vie discendenti e che si stabilisca il con-
subtalamic/
trollo de li 'encefalo sul midollo, il midollo isolato con-
serva la capacità di produrre i movimenti del cammino. chiasma
ottico
Ciò può essere messo in evidenza quando l'animale è
cresciuto, ponendolo con gli arti posteriori su un lapis Figura 23.12- Localizzazione delle regioni dell'ipotalamo e del
roulant, mentre le zampe anteriori sono fe rme su un mesencefalo la cui stimolazione induce movimenti locomotori.

299
Controllo motorio

Variando l'intensità e la frequenza degli stimoli, si può dorsale trasmette informazioni provenienti dai fusi neu-
modulare la velocità della locomozione. Oltre che dal romuscolari e dagli organi tendinei d i Golgi. I neuroni
mesencefalo, i centri locomotori spinali possono venire del tratto sp inocerebellare ventrale sono raggiunti, oltre
attivati anche eccitando per via farmacologica le vie di- che da fibre afferenti, anche da collaterali degli inter-
scendenti monoaminergiche, che originano nel tronco neuroni che proiettano sui motoneuroni e da vie motorie
encefalico e si distribuiscono nella sostanza grigia del discendenti come i fasci vestibolo- reticolo- e rubrospi-
midollo spinale. Se immediatamente dopo la sezione nale. I neuroni di entrambi i tratti spinocerebellari so,, 0
del midollo spinale si somministra L-DOPA (levo-dii- ritmicamente attivi durante la locomozione, ma i neuro-
drossifenilalanina) oppure 5-HTP (5-idrossitriptofano), ni del tratto dorsale cessano di scaricare dopo la sezione
rispettivamente precursori delle monoamine dopamina e delle radici posteriori (che li separa dai recettori perife-
serotonina, l 'abbondanza di precursori forza le termina- rici), mentre i neuroni del tratto ventrale rimangono atti-
zioni monoaminergiche nel midollo a produrre e a libe- vi anche dopo la deafferentazione. Ciò indica che il trat-
rare i due mediatori. Dopo questo trattamento, l'eccita- to spinocerebellare ventrale comunica al cervelletto in-
bilità dei centri locomotori spinali si innalza e i movi- formazioni che non riguardano la situazione della peri-
menti locomotori possono venir indotti dal movimento feria muscolare, bensì lo stato di eccitabilità degli inter-
del tapis roulant anche nel preparato spinale acuto. neuroni spinali attivati dai centri locomotori, quimli
L'attività dei centri locomotori nei preparati spinale e l'efficienza con cui gli interneuroni trasmettono i co-
mesencefalico persiste anche dopo la sezione delle radici
spinali posteriori: ciò esclude che il ritmo dei passi sia
generato dalle afferenze suscitate dal movimento stesso
mandi centrali durante l' esecuzione di un movi mento.
In questo modo, durante gli atti motori, il cervelletto è
costantemente informato dalle due vie spinocerebellari, l
(in via ipotetica, l'estensione di un arto potrebbe attivare
afferenze che inducono, attraverso le vie del riflesso fles-
sorio, la flessione dell'arto del lato opposto e determinare
in questo modo l'alternanza dei passi).
sia sulle condizioni (forza, lunghezza) dei muscoli che
si stanno muovendo sia sull'eccitabilità dei meccanismi
spinali che trasmettono i comandi motori, e può inter ve-
nire per regolare l 'uno e l'altro dei due aspetti.
ll
l
Tutti questi risultati dimostrano che: t

Modulazione dei riflessi spinali


l
l) i movimenti ritmici della locomozione sono generati
dal midollo; da parte dei centri locomotori
2) la locomozione è di solito avviata da influenze di-
scendenti dali 'encefalo; Se si pone una bacchettina orizzontale davanti alla zampa
3) i centri locomotori spinali si attivano in modo auto- posteriore di un gatto che cammina, in modo che vi
nomo soltanto se il midollo viene isolato prima che inciampi durante la fase di trasferimento, si osserva che
si stabilisca l'innervazione definitiva da parte delle l ' urto è seguito dali' immediata flessione de li 'arto che
vie sopraspinali. porta il piede a scavalcare l 'ostacolo (figura 23.13).
La risposta è presente anche nell'animale spinalizzato
Attività dei neuroni spinali
durante la locomozione
L'opportunità di attivare i centri spinali della locomo-
zione nel preparato spinale acuto e nel preparato decere-
brato, che sono privi di sensibilità cosciente, ha offerto
il modo di studiare i meccanismi neuronali del passo,
anche con tecniche intracellulari.
Oltre ai motoneuroni, molti altri neuroni spinali scaricano
in sincronia con l'una o l'altra delle fasi del passo. Gli
interneuroni la (che mediano l'inibizione reciproca du-
rante il riflesso da stiramento) sono attivati dal generatore contatto~~
del passo, al fine di inibire i motoneuroni antagonisti a EMG -.....-tj·Jill'l,__----10 +50 ms
quelli reclutati in quel momento. Le cicliche pause del- semitendlnoso
l'attività muscolare non sono dunque dovute soltanto al
Figura 23.13- Riflesso da inciampo nel gatto spinale. Il con-
venir meno dell'eccitazione, ma anche a un'inibizione tatto dell'arto posteriore contro un ostacolo, se avviene duran-
mediata dagli stessi interneuroni che provvedono all'ini- te la fase di trasferimento, evoca la contrazione riflessa dei
bizione reciproca dei riflessi. muscoli flessori e lo scavalcamento dell'ostacolo. Il riflesso
Anche i neuroni delle vie ascendenti sono eccitati ritmi- riguarda invece i muscoli estensori se il contatto si verifica
camente durante la marcia. Il tratto s pinocerebellare durante la fase di appoggio.

300
Capitolo 23 -Attività motorie del midollo spinale

Figura 23.14 - Reazione di piazzamento nel gatto spinale.

in età neonatale, che carrunina con gli arti posteriori su si estrinseca sempre come un tipico riflesso flessorio
un tapis roulant: si tratta dunque di un riflesso spinale. che, in quanto tale, non è finalizzato a favorire la loco-
Se l 'urto contro la bacchettina avviene durante la fase di mozione. Infatti, quando il riflesso flessorio si verifica
appoggio, il riflesso si trasforma da una flessione in un durante la fase di appoggio, la flessione dell'arto di
rinforzo de li 'attività estensoria, che prepara a superare sostegno provoca la caduta della pelvi.
l'ostacolo con il passo successivo.
A seconda del momento in cui sono generate, le infor- Coattivazione dei centri
mazioni tattili che nascono dali 'incontro della zampa
con l'ostacolo vengono dunque canalizzate su due di- locomotori spinali e dei centri
versi circuiti spinali: durante la fase di trasferimento, respiratorio e cardiocircolatorio
sono inviate a eccitare i muscoli flessori e a inibire gli
estensori; durante l'appoggio, sono condotte a eccitare i All ' inizio di un esercizio fisico, la respirazione aumenta
motoneuroni estensori. La scelta della via da seguire secondo due dinamiche distinte: dopo un brusco incre-
spetta al centro locomotore, che apre alternativamente mento inunediato, che accompagna l'inizio de !l 'eserci-
la trasmissione verso i flessori oppure verso gli estenso- zio, la ventilazione cresce esponenzialmente fino a rag-
ri, facilitando e inibendo ciclicamente, e in modo reci- giungere un livello finale proporzionale alla potenza
proco, gli interneuroni delle due vie. sviluppata (capitolo 79). Poiché l'aumento iniziale pre-
Il "riflesso da inciampo", che origina dai recettori cmmes- cede qualsiasi modificazione dei parametri ematochimi-
si ai peli (si estrinseca anche se lo stimolo è un soffio d'a- ci che influenzano il respiro (Po2, Pco2 e pH), si deve
ria) e scompare se la cute viene anestetizzata, rivela la sua presumere che esso abbia origine nervosa. In un primo
finalità in modo trasparente quando viene evocato durante tempo si era sospettato che fosse generato dalle afferen-
la locomozione. La risposta era però già nota come " rea- ze cinestesiche conseguenti al movimento, successiva-
zione di piazzamento": se a un gatto sostenuto tra le mani mente si è dimostrata la sua origine centrale. Nel prepa-
si fa sfiorare il bordo di un tavolo con il dorso di un piede, rato decerebrato e curarizzato, la stimolazione del cen-
esso solleva prontamente la zampa collocandola sul piano tro locomotore ipotalamico induce l'attivazione dei cen-
del tavolo (figura 23.14). In un primo tempo, si era ritenu- tri locomotori spinali ·senza produrre movimenti, a cau-
to che si trattasse di un riflesso corticale, dato che la rispo- sa del blocco neuromuscolare indotto dal curaro (loco-
sta scompare dopo asportazione della corteccia motoria. mozione fittizia, cioè espressa soltanto dali 'attività neu-
Ma il fatto che la reazione è ancora presente negli animali rale). Assieme all'eccitazione dei centri locomotori, la
spinali cronici, come tale o nella forma del riflesso da stimolazione ipotalamica induce anche l'incremento della
inciampo, dimostra che l'area motoria non trasmette il scarica inspiratoria del nervo frenico e un'attivazione car-
riflesso, piuttosto esercita una facilitazione tonica delle diocircolatoria e respiratoria (aumento della gittata car-
vie spinali che trasmettono il riflesso medesimo. Dopo la diaca e della pressione arteriosa), pur in assenza di atti-
lesione corticale, la facilitazione cessa e il riflesso scom- vità muscolare. Variando l' intensità e la frequenza della
pare anche se le sue vie spinali sono intatte; qualcosa di stimolazione ipotalamica, le tre risposte si modificano
analogo accade per il riflesso piantare: dopo lesione del parallelamente e nello stesso senso.
sistema pirarnidale, il riflesso svanisce ed è sostituito dal L'attivazione encefalica della locomozione può dunque
riflesso di Babinski. La reazione di piazzamento può esse- avviare simultaneamente anche il sostegno cardiocirco-
re evocata anche nel! 'uomo in età neonatale. latorio e respiratorio al lavoro muscolare. Le eventuali
Se durante la locomozione si applica all'arto posteriore alterazioni ematochimiche conseguenti al lavoro musco-
uno stimolo che attiva i nocicettori, la risposta riflessa lare, in particolare la diminuzione del pH, sono respon-
non viene modulata in rapporto alla fase del passo, ma sabili della risposta ventilatoria secondaria (capitolo 79).

301
Controllo motorio

LOCOMOZIONE NELIJUOMO del quadricipite, mentre la caviglia s i flette per azione del
tibiale anteriore. Quando l'arto ha superato la vetiicale e
il corpo comincia a cadere in avanti, il ginocchio si flette
Nel quadrupede, l'equilibrio posturale è .garantito ~~l~
lievemente sotto il suo peso (4) e il centro di gravità si
1'appoggio sul terreno di almeno tre art L La stab!ltta
abbassa; i muscoli posteriori della gamba, in patiicolare
viene mantenuta anche nella marcia muovendo a turno
il tricipite surale, entrano in contrazione e producono l'e-
un arto su quattro nella sequenza, adottata da tutti i qua-
stensione della caviglia (5) e delle articolazioni metatar-
drupedi: posteriore sinistro, anteriore sinistro, posteri~re
sofalangee, fornendo una spinta verso l'alto e in avanti.
destro e anteriore destro. Il ciclo può iniziare da qualsia-
Nel frattempo, il lato corporeo non caricato dal peso
si punto, ma la sequenza rimane invariata.
viene portato in avanti dalla rotazione del bacino che
Nella marcia bipede umana, il sollevamento dal suolo e
favorisce l'avanzamento dell'arto in trasferimento.
lo spostamento in avanti di un arto implicano che il
La fase di trasferimento inizia con la contrazione dei
sostegno corporeo sia garantito ~a.ll 'm;to contt:ola~et~ale. muscoli posteriori della coscia, che flettono il ginocchio
Rispetto al quadrupede, la superf1~1e d appogg1~ s1 ndu- sollevando il piede dal suolo (6). L'innalzamento del cen-
ce drasticamente, mentre aumenta m modo considerevole
tro di gravità della gamba così ottenuto agevola la flessio-
lo sforzo richiesto alla muscolatma dell'arto che provve-
ne dell'anca, operata principalmente dall' ileopsoas (7).
de al sostegno. Petianto, mentre i quadrupedi appoggiano
Simultaneamente, la caviglia si flette per azione del tibia-
sul terreno soltanto le punte delle dita, i bipedi plantigra-
le anteriore e recupera l'estensione che aveva spinto il
di appoggiano sia la pianta del piede sia le dit~ per ~tta corpo in avanti alla fine dell'appoggio (8). Quando, gra-
la loro lunghezza, divaricandole per aumentare 1l penme-
zie ai movimenti descritti, l'arto in trasferimento è passa-
tro di appoggio.
to al di sotto del tronco (9), la caviglia e il ginocchio ven-
Per dare inizio alla locomozione bipede è necessario stac-
gono estesi per preparare il prossimo contatto con il
care un mio dal terreÌ10, per esempio il sinistro, sollevan-
suolo (l). Poco prima del contatto, la caviglia viene nuo-
do la pelvi sullo stesso lato e flettendo lievemente l'arto
vamente flessa, in modo da sollevare la punta del piede e
stesso. Tutto il peso corporeo si sposta sull'arto di destra,
predisporre al contatto di tallone.
che si innalza sulla punta del piede. Poi il tronco si inclina
Quando aumenta la velocità di progressione, la durata de~
anteriormente e il centro di gravità "cade" in avanti ruo-
ciclo del passo si riduce, soprattutto a spese della fase dt
tando intorno alla caviglia destra, con il movimento di un
estensione (figura 23.16). Quando il passo dura circa un
pendolo invertito. Simultaneamente, .l'arto sinistro viene
secondo, 650 ms sono spesi per l'estensione e 250 ms
proiettato in avanti ed esteso, tocca 1l terreno, arresta la
caduta e fomisce l'appoggio per il passo successivo.
Ogni passo si può dunque suddividere in una fase di
appoggio e in una fase di trasferimento. _Durante la fase o marcia
di appoggio, l'arto provvede a sostenere 1~ corpo~ a pro-
curarne la progressione. Durante la fase dt trasfenmento,
600 • corsa

l 'arto è sollevato dal suolo e proiettato in avanti per for-


nire sostegno e spinta in una posizione più avanzata. Uì
La fase di appoggio è composta di d.ue parti. ( fi~ura so 500
(/)
23 .15) . Alla fine della fase di trasferunento, il p1ede (/)
C'Cl
proiettato in avanti tocca il suolo prima con il t~ll~ne (l) c.
Gi 400
e poi, attraverso una breve e~tenswn~ della. c~~tgl ~a, con 'O
·;;;
tutta la pianta (2). Ottenuto l appoggio, ha tmz1o l.este~­ ~
sione dell'anca (contrazione dei glutei), che trasfensce m ~
300
Gi
avanti il bacino e lo porta al di sopra del piede (3); il 'O

ginocchio è mantenuto in estensione dalla contrazione .l9


~
:::1
'O

fase di flessione

500 600 700 800 900 1.000

durata del passo (ms)

Figura 23.16- Variazioni di durata delle fasi di flessione e di


Figura 23.15- Analisi cinematica del passo nell'uomo. estensione, in rapporto alla durata totale del passo nell'uomo.

302
Capitolo 23 -Attività motorie del midollo spinale

per la flessione. Se la durat~ del passo scende a 500 ~s, Durante la fase di trasferimento, il piede è so llevato
si dimezza la fase di estensiOne (350 ms), ma la flessiO- molto in alto, davanti al corpo; poi, quando le tre artico-
ne si riduce· soltanto di un quarto ( 180 rns ). Per progre- lazioni vengono estese, il piede si appoggia con la ·p unta
dire più speditamente si deve dunque erogare più forza oppure con la pianta. Poiché manca, come nel cammino
sul terreno, ma in un lasso di tempo più breve; quando dei plantigradi, la spinta estensoria da parte del piede di
aumenta la velocità, aumenta quindi l'impulso (forza x sostegno, alla f ine del trasferimento, il piede traslato ter-
tempo) espresso ad ogni passo. mina in posizione solo di poco più avanzata rispetto a
quella di pattenza.
Sviluppo ontogenetico Il passo neonatale normalmente scompare dopo 4-8 setti-
mane dalla nasc ita. Dopo questo periodo, il bambino
dei movimenti locomotori dell'uomo sostenuto in stazione eretta risponde appoggiando fotte-
mente gli arti contro il teneno, oppure sollevandoli e per-
La dinamica locornotoria dell'uomo si modifica note- dendo il contatto, senza acceru1are a movimenti locomoto-
volmente durante i primi anni di vita, passando da uno ri. In alcuni casi, però, si è riusciti a mantenere vivace
schema motorio simile a quello del quadrupede (o del l'automatismo locomotorio neonatale anche in questa
bipede plantigrado) allo schema della locomozione fase, mediante l'esercizio quotidiano.
umana adulta descritto più sopra. Tra i 6 e i 9 mesi, il neonato comincia a camminare auto-
Passo del neonato. Si può mettere in evidenza l'attività nomamente se ha il sostegno di un adulto, oppure appog-
Jocomotoria del neonato umano se lo si sostiene con i giandosi agli oggetti circostanti. Riesce a sostenere il peso
piedi appoggiati sul terreno e lo si sospinge in avanti del corpo su un solo arto alla volta e impara ad avviare il
(figura 23.17). A quest'età, il passo è caratterizzato da un passo da solo, senza bisogno di spinte esterne. Durante il
movimento alternato degli arti, a scatti e irregolare, ~he trasferimento, la coscia non è più sollevata a dismisura e il
per ciascun arto consiste semplicemente nella flessione piede rimane più basso. All'età di un anno, il bambino
sincrona di tutte e tre le sue atticolazioni, cui segue una impara a mantenersi in equilibrio e muove i primi passi
sincrona estensione. La successione dei movimenti atti- indipendenti. I movimenti non sono molto diversi da quel-
colati è dunque uguale a quella descritta per l'atto poste- li dei periodi precedenti: il piede viene ancora appoggiato
riore del quadrupede. Il tronco è inclinato in avanti e le con la pianta e manca una netta spinta propulsiva in avanti
articolazioni dell'anca e del ginocchio sono mantenute in alla fine della fase di appoggio.
flessione anche durante la fase di appoggio. Anche l'am- Trasformazione verso il passo del! 'adulto. Durante il
bito di escursione dell'anca, che non si estende mai oltre secondo e il terzo aru1o di vita, il cammino si trasforma,
la verticale, ricorda dunque il cammino quadrupede. prima rapidamente e poi più lentamente, sino a raggiun-
gere l'assetto adulto. La lunghezza del passo e la durata
dell'appoggio su un singolo arto aumentano quasi linear-
mente fino a 3 anni di età. La dinamica del passo subi-
sce tre modifiche principali (figura 23.18).
La prima riguarda la fase f inale del trasferimento. Nel
bambino piccolo il movimento che porta al contatto con
il suolo inizia quando l'anca è al massimo della flessione
e consiste in un'estensione dell'anca (rotazione all'indie-
tro), mentre anche la càviglia viene estesa; di conseguen-
za, la punta del piede si abbassa e il contatto avviene con
la punta stessa o con la pianta. Nell'adulto, invece, il con-
tatto è raggiunto con un movimento abbinato di rotazione
in avanti dell'anca (flessione), estensione del ginocchio e
dorsiflessione della caviglia, che solleva la punta del
piede in modo da presentare al suolo il tallone. Il contatto
di tallone è completamente acquisito dopo i due anni di
età. Questa trasformazione del movimento del piede è ac-
compagnata da un ritardo progressivo del momento di
contrazione degli estensori della caviglia. Finché perma-
ne l'appoggio di punta o piantare, il tricipite surale entra
in contrazione prima del contatto, come avviene nei qua-
drupedi e nei plantigradi. Ciò è utile a contrastare la dor-
siflessione della caviglia sotto il peso del corpo. Con
l'acquisizione del "colpo di tallone", tale funzione non è
Figura 23.17- Cammino automatico del neonato. più necessaria e l'attivazione del tricipite surale ha inizio

303
Controllo motorio

più tardi, verso la metà della fase di appoggio, per prov- passo del neonato
vedere alla spinta propulsiva. angolo articolare
Il secondo cambiamento, nel passaggio·dal canunino neo- anca~ ~
l l
)-...r'\. ,
[ 1ao•
'-' :v. so•
natale a quello adulto, riguarda l'ambito dei movimenti
dell'anca. Nelle fasi iniziali, il movimento locomotorio ginocchio 'V\ {"--;_: h ([ 4
110•

deli' anca avviene tra due posizioni di flessione. 'V ;v: V 1o•
cavi glia~
l l [ 1so•
Nell'appoggio la flessione è minore (circa 170° rispetto 1
alla colotma vettebrale) e diventa massima durante il tra- appoggio - _ 1
_ _ so•
sferimento (90°). Entro i due anni, l'ambito del movimen-
to articolare si sposta ali 'indietro: da una patte si riduce passo dell'adulto
l'ampia flessione durante la fase di trasferimento, dall'al-
tra durante l'appoggio l'anca si estende oltre la vett icale. anca
l l l l l l

La terza modifica che accompagna l'acquisizione dei • •


l
l
l l
..........
l
l
l
~
l

gmocch1o ~~
movimenti locomotori adulti è la comparsa di rotazioni 1 1
l
l
l
l
l
l
l
l
del tronco che assistono l'avanzamento dell'a~to in tra- l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l l l l l l
sferimento. Il cingolo pelvico viene ruotato di circa 5° 'A. ;r-. i A ~
caviglia .,-... ì
intorno all'asse vetticale del tronco, in modo da fa r avan- --· ~: '-r "-!/: ~
~~=- appoggio -
1
--
1
-'--
'

zare il lato dell 'a~to in trasferimento, e viene simultanea-


mente abbassato dallo stesso lato, mentre l'arto scende Figura 23.1 8 - Cinematica del passo nel neonato e nell'adul-
verso il contatto. Lo stabilirsi della rotazione del bacino to. Durante la fase di trasferimento (tra le righe verticali tratteg-
nel passo è accompagnato dalla comparsa dei movimenti giate), il passo del neonato è caratterizzato dalla simultanea
pendolari delle braccia: per evitare che la rotazione del flessoestensione delle tre articolazioni, mentre nell'adulto ginoc-
chio e caviglia si muovono in opposizione di fase. Nel neonato
bacino e la proiezione in avanti della gamba provochino
la flessione dell'anca è molto accentuata, mentre nell'adulto
anche un movimento di rotazione del torso, ad essi si l'anca si muove in un ambito intorno ai 180°.
abbina la proiezione all'indietro del braccio dello stesso
lato, in modo da stabilizzare le spalle e la testa. tano caratteristiche alterazioni della marcia, che riproduce
gli schemi del neonato. Il tronco è inclinato in avanti e i
movimenti del passo, molto diminuiti di ampiezza, sono
Ricomparsa degli schemi di nuovo costituiti da flessioni ed estensioni sincrone delle
del cammino neonatale nell'età adulta tre articolazioni. La punta del piede non viene sollevata
prima del contatto, che avviene con la pianta invece che
La trasformazione dei movimenti locomotori neonatali con il tallone; mancano sia l'estensione posteriore dell'an-
nel passo dell'adulto si accompagna alla progressiva mie- ca sia la spinta estensmia in avanti con la punta del piede.
linizzazione delle f ibre discendenti al midollo spinale dai La fase di trasferimento ha durata molto minore che nel-
centri sovrassiali. Le prime a maturare sono le connessio- l'uomo normale.
ni vestibolospinali e tettospinali, che permettono l 'inseri- Il morbo di Parkinson può trovare giovamento dalla som-
mento dei controlli posturali vestibolare e visivo sui mec- ministrazione di L-DOPA, che "forza" i neuroni nigro-
canismi spinali (capitolo 24). Una volta acquisito l'equi- striatali superstiti a sintetizzare e a liberare dopamina
librio, lo schema locomotorio ha modo di evolvere verso nello striato. Dopo il trattamento, i sintomi motmi si atte-
la modalità adulta, in parallelo con la maturazione del- nuano o scompaiono e anche l'andahtra dprende lo sche-
l' innervazione cmticospinale. ma normale dell'adulto. Gli aspetti più caratteristici che
La confenna che l'acquisizione dello schema locomotolio distinguono il passo dell'uomo adulto da quello del neo-
dell'uomo adulto dipende dall'instaurarsi del controllo nato possono quindi attenuarsi e poi ricompatire, in rap-
sopraspinale, si trova nelle modificazioni del passo che si porto ali' attività delle proiezioni discendenti dali' encefalo
verificano quando il controllo sopraspinale si modifica. Il al midollo spinale.
morbo di Parkinson è un'alterazione del controllo moto- ·Dopo lesioni cerebrali che producono emiplegia, il cam-
rio, che deriva dalla distruzione dei neuroni dopaminergici mino con l'arto leso può essere parzialmente recuperato.
della sostanza nera (capitolo 28). Oltre al tremore e alla Scompaiono tuttavia caratteristiche del cammino adulto,
rigidità muscolare diffusa, i pazienti parkinsoniani presen- come l'estensione dell'anca e il contatto con il tallone.

304


Controllo posturale
Fausto Baldissera

24
Postura Interaz10ne tra nfle~s• veshbolan e utlesst toniCI
Stattca simmetrici del collo
o~cilla zwni corpuree nella stazione e!'etta Riflessi posturali ongmat1 da t canalt semic1rcolan

Meccanismi nervosi preposti al controllo postunle Componente vi~iva del controllo posturale
Componente spinale del controllo posturalc Osc1llazwm del corpo a occlu aperti e a occlu chtuSI
Riflesso da sttramento ReaziOni visuoposturah
ModulaziOne deluflesso da stiramento
Reazioni di raddrizzamento
DtstnbuztOne del tono posturale Preparato decerebrato
Rtflesso da stuamento nel controllo dmamtcu della po~tura
Interazloni tra i d iversi meccanismi del controllo posturale
Rtflesst toniCI del collu
Altri nflesst spmah con stgruficato posturale
Aggiu~tamenti posturali associati ai movimenti

Componente vestibolare del controllo posturale B1lancmmento degh spostamentt del centro di grav1ta
R.Jflesst wsttbolan ong~natt dali macule del sacculo e dell'utncolo CreazJOne d t catene d1 fissazione
lntemzwne tra reaz1om ~est1bolan e nfless1 toniCI P10duzwne dt sbtlanctamenti
aslmmetncl del collo Aggmstamentt posturah anttctpaton m smgolt arti

POSTURA contributo della forza muscolare. A muscolatura rila-


sciata, come nel sonno, durante l'anestesia generale e
Per postura si intende una posizione o assetto del corpo che nel cadavere, il corpo sta eretto soltanto se viene soste-
si mantenga per un tempo prolungato. Le due posture prin- nuto dall'esterno. Per contrastare la tendenza del corpo
cipali sono la stazione eretta e le sue varianti (per esempio, a cadere sotto il suo stesso peso, occorre che la forza di
la posizione seduta) e la stazione orizzontale (decubito). gravità sia bilanciata in ogni articolazione esposta alla
Nella stazione eretta, il controllo posturale deve provve- sua azione, dalla contrazione di gruppi muscolari detti
dere a: antigravitari per la funzione che svolgono.
I muscoli antigravitari coincidono per lo più con i muscoli
l ) distribuire le forze muscolari, in modo da controbi-
estensori, definiti in base al criterio anatomico, ma con
lanciare la forza di gravità e impedire che arti e tron-
alcune eccezioni. Nell'atto inferiore, sono estensori anato-
co si flettano e cadano a terra. Questa necessità va
mici e fisiologici (antigravitari) i glutei e il quadricipite,
soddisfatta sia quando il corpo è immobile sia duran-
che estendono rispettivamente l'anca e il ginocchio; men-
te il movimento;
tre i muscoli postetiori della gamba, come il h·icipite sura-
2) correggere ogni spostamento del centro di gravità, in
le (soleo e gastrocnemio) e il flessore lungo delle dita,
modo da ticondurlo all'interno del poligono d'appoggio;
sono estensori fisiologici perché svolgono azione anti-
3) recuperare la stazione eretta, dopo che sia stata per-
gravitaria, ma dal punto di vista anatomico ve ngono
duta;
considerati fles sori plantari (rispettivamente de l piede
4) fornire un punto fisso rispetto al quale articolare il
e delle dita). Nell'arto superiore dell'uomo, i flessori
movin1ento di singoli segmenti del corpo; ciò si ottiene
anatomici del polso e del gomito sono ad avambraccio
fissando tra loro e ancorandoli a un punto stabile, di
prono antigravitari, in quanto sostengono il peso del-
solito il terreno, i segmenti corporei non impegnati nel
l'arto e dei carichi ad esso connessi, oppure il peso del
movimento.
corpo durante l' arrampicata. Quando si usano le brac-
Statica cia come appoggio del tronco, diventano antigravitari i
muscoli estensori del gomito e flessori de l po lso. Va
La struttura dello scheletro non consente, malgrado i anche aggiunto che nella muscolatura degli arti infe-
singoli segmenti siano trattenuti dai tessuti periarticolari riori, la distinzione funzionale dei muscoli in flessori
e dal rivestimento cutaneo, una stazione eretta senza il ed estensori, a seconda della funzione antigravitaria, si

305
Controllo motorio

sovrappone alla suddivisione della muscolah1ra eccitata


(i flessori) e inibita (gli estensori) durante il riflesso
componente
flessorio. tangenziale
Il mantenimento statico della postura richiede la contra-
zione continua, "tonica", dei muscoli antigravitari. Nelle
posh1re più comuni (eretta o seduta), il lavoro muscolare
antigravitario è ridotto al minimo, grazie all'allineamento
verticale dei segmenti ossei, in modo che la gran parte
del peso del corpo sia direttamente scmicata sul terreno componente
attraverso lo scheletro. In queste condizioni, il compito radiale
poshu·ale si riduce a quello di mantenere in asse i diversi
segmenti scheletrici, impedendo la rotazione delle artico-
lazioni. Il lavoro muscolare richiesto è minimo, soltanto
quello necessario a contrastare la componente della forza
di gravità tangenziale alla rotazione dei segmenti ossei,
mentre la componente radiale della forza (diretta verso il Figura 24.1 - La caduta in avanti della tib ia, sotto l'azione
centro di rotazione), di gran lunga più grande, è sostenuta della componente tangenziale della forza di gravità, è contra-
dall'osso (figura 24.1). stata dalla contrazione dei muscoli posteriori della gamba.
Ciò rende economico il mantenimento della posh1ra eretta,
oscillazioni corporee occhi aperti
come ci si può rendere conto confrontando Io sforzo mu- @ \
scolare necessario per stare eretti in piedi con lo sforzo
richiesto per mantenere.atteggiamenti con il tronco piegato
[W
o con gli arti semiflessi. Va però sottolineato che l'adozio- occhi chiusi
ne di questa strategia tichiede un accuratissimo controllo e
la correzione di ogni spostamento o deviazione dall'assetto
ottimale: infatti, tanto più ci si sposta dal petfetto allinea-
mento delle ossa, tanto maggiore diventa la componente © movimenti del centro di gravità (g)
tangenziale del peso e altrettanto cresce lo sforzo muscola- 15.----------.----------~

re necessario p1ima per resisterle e poi per tipristinare la


posizione di equilibrio. Lo sforzo posh1rale rimane dunque E'
minin1o soltanto se le deviazioni dall'assetto ottimale sono E
.s;-
insignificanti; e perché esse rimangano tali occorre che !ii.S!
vengano immediatamente corrette. Si può facilmente veri- ~! O j-------;Jlod'lflt"'--+ - - - - l
... Il)
ficare che ciò è quanto accade nella realtà. 11)0
O a.

Oscillazioni corporee ~i ~;v


nella stazione eretta 15~----~----------~
15 o 15
spostamento laterolaterale (m m)
Durante la stazione eretta, il corpo non è immobile, ma
sottoposto a continue piccole oscillazioni, sia in direzio- Figura 24.2 - L'allineamento dei segmenti corporei (A) è man-
ne anteroposteriore sia in direzione laterolaterale. Tali tenuto dinamicamente dai meccanismi nervosi di controllo
posturale. Il corpo oscilla, sia in senso anteroposteriore che in
movimenti si possono cogliere a occhio nudo, ma pos-
senso laterale. In 8 è illustrato l'andamento temporale delle
sono essere meglio evidenziati registrando strumental- oscillazioni in direzione laterale, mentre in C sono indicati gli
mente la posizione della testa, dove le escursioni sono spostamenti del centro di gravità (g) sul piano orizzontale. Si
più ampie, oppure registrando gli spostamenti del centro noti che le oscillazioni diventano più ampie a occhi chiusi.
di gravità del corpo per mezzo di una piattaforma stabi-
lome trica. Questo strumento rileva le forze applicate strati nella figura 24.2 B. Questi movimenti oscillatori
dalla pianta dei piedi sul terreno e permette di ricavare testimoniano che la stazione eretta immobile non è un
la posizione istantanea del centro di gravità dalla distri- atteggiamento statico, ma risulta dal mantenimento dina-
buzione topografica delle forze stesse. Nella posizione mico de !l'equilibrio posh1rale, ottenuto per mezzo del-
"sull'attenti", il centro di gravità continua a muoversi in l'immediata e precisa correzione di ogni spostamento del
tutte le d irez ioni, oscillando intorno a una pos izione centro di gravità.
media (figura 24.2 C). Se si registrano nel tempo, e si Se un accurato controllo posh1rale è impmiante in condi-
tifetiscono a un solo piano di oscillazione, questi movimen- zioni statiche, lo diventa ancor più in condizioni dinami-
ti sono desctitti da tracciati stabilografici come quelli illu- che, quando altre forze si aggiungono alla forza di gravità

306
Capitolo 24 - Controllo posturale

e pongono lo scheletro in movimento. Nel cammino, per esaurisce, la contrazione riflessa riporta automaticamente la
esempio, per mantenere la stazione eretta si devono attua- tibia nella posizione di pattenza, senza superarla, dato che
re tma serie,di aggiustamenti in direzione laterolaterale (la tma volta raggiunta la verticale il muscolo riacquista la lun-
cui esecuzione non è prevista dai centri locomotori spina- ghezza iniziale e anche il riflesso viene meno. Il riflesso
li, che provvedono essenzialmente a produrre la spinta mantiene tutta la sua importanza, anche quando i muscoli
alternata degli arti) e il sistema nervoso deve dunque sono già contratti, in quanto previene il cedimento del mate-
attivare meccanismi che ricollochino il centro di gravità riale contrattile durante lo stiramento rapido (capitolo 23).
all'interno della base d'appoggio, anche quando questa si eefficacia del dispositivo riflesso dipende dalla misura in
modifica continuamente durante la locomozione. cui esso è in grado di incrementare l'elasticità dei muscoli:
quanto più efficiente è il riflesso, tanto più stabile è l'arti-
colazione. Va tenuto presente, d'altro canto, che quando si
MECCANISMI NERVOSI PREPOSTI compie tm movin1ento volontario è conveniente tidune al
AL CONTROLLO POSTURALE minimo la resistenza alla rotazione articolare. Per soddisfa-
re queste opposte esigenze, la risposta riflessa deve poter
Il mantenimento della pastura si articola in tre livelli di essere modulata dal sistema nervoso, in modo da adeguar-
controllo automatico fondati sul rilievo e la correzione la di volta in volta alle necessità del momento, ovvero
delle deviazioni dall'assetto voluto. All'intervento di que- amplificata quando il muscolo è utilizzato ai fini posturali
sti sistemi di controllo, si aggiungono gli aggiustamenti e annullata quando il muscolo subisce un alltmgamento ad
precompensatori, che precedono e accompagnano il mo- opera della contrazione dei suoi antagonisti. Questa neces-
vimento volontario. Le tre componenti del controllo auto- sità, a sua volta, richiede l'esistenza di meccanismi nervosi
matico della pastura sono rispettivamente il controllo spi- che controllino il guadagno del riflesso da stiramento, in
nale, il controllo vestibolare e il controllo visivo. modo da accentuarlo nei muscoli con compiti posturali e
deprimerlo dove si cerca la mobilità atticolare.
COMPONENTE SPINALE
DEL CONTROLLO POSTURALE Modulazione del riflesso da stiramento
Diversi riflessi spinali contribuiscono al controllo pastura- La modulazione del riflesso da stiramento può avvenire
le: tra questi, i plincipali sono il riflesso da stiramento, i in tre punti. Innanzitutto a livello dei motoneuroni a., da
riflessi tonici del collo, il riflesso estensoria crociato, la parte di influenze sinaptiche eccitatorie che facilitino la
reazione positiva di sostegno e la reazione di piazzamento. risposta riflessa, oppure inibitorie che la deprimano. In
questo modo, tuttavia, facilitazione e inibizione non r i-
Riflesso da stiramento guardano soltanto il riflesso, ma anche qualsiasi altro co-
mando motorio che interessi quei neuroni. Per contro,
Il riflesso da stiramento provvede a trasformare il mu- l'eccitabilità del circuito riflesso può venir modificata
scolo da plastico a elastico, quando il muscolo stesso in modo selettivo agendo su altri due punti, ossia sui fu-
viene allungato (capitolo 23 ). si neuromuscolari oppure sulle terminazioni presinapti-
eelasticità dei muscoli conferisce tm primo grado di stabi- che delle fibre la. Variando, per mezzo dell' innervazio-
lità alle articolazioni. ~i immagini il caso dell'atticolazione ne y, lo stato di contrazione delle porzioni polari delle
della caviglia. Quando la tibia è vetticale, il peso del corpo fi bre intrafusali si gradua la sensibilità dei recettori anu-
viene scaricato completamente sulle ossa del piede, senza lospirali all'allungamento (capitoli 10 e 23); modulando
richiedere alcuno sforzo dei muscoli articolari (il tibiale la polarizzazione delle terminazioni presinaptiche (pagi-
anteriore anterionnente e il tricipite surale postetiormente). ne 83 e 298) si modifica l'efficienza della trasmissione
Poiché la supetficie d'appoggio della tibia sul tarso non è sinaptica tra le fibre la e i motoneuroni .
piana e ha tm'area molto ristretta, l'equilibrio è instabile, e
basta che una piccola forza esterna dia inizio a una breve Distribuzione del tono posturale.
rotazione della tibia, per esempio in avanti, perché, se i
muscoli sono rilasciati, il centro di gravità esca dall'area di Preparato decerebrato
appoggio. Quando ciò si verifica, alla forza esterna si
aggitmge la componente della gravità tangenziale alla rota- La sezione a tutto spessore de l tronco encefalico, a
zione, che accentua sempre più la caduta della tibia in avan- livello dei corpi quadrigemini (decerebrazione), è com-
ti. Il riflesso da stiramento (la rotazione della tibia alltmga il patibile con la sopravvivenz a, dato che lascia indenni i
tricipite surale ed evoca la sua contrazione riflessa) costitui- centri respiratori e cardiocircolatori. È perduta la termo-
sce un ptimo rimedio a questa condizione di instabilità, in regolazione, i cui centri sono situati nell'ipotalamo, e
quanto si oppone alla forza estema e, se tiesce ad eguagliar- cessa ogni forma di motilità spontanea. In questa condi-
la, arresta la rotazione. Inoltre, quando la forza esterna si zione, il preparato può sopravvivere parecchie settima-

307
Controllo motorio

ne, se adeguatamente nutrito e termoregolato. Per quan-


to riguarda l 'apparato muscoloscheletrico, la sezione
mesencefalica è immediatamente ·seguita dalla compar-
sa di un'estensione tonica del collo, del dorso e degli
arti (figura 24.3 ). Tale atteggiamento estensori o può
essere ulteriormente accentuato, per rinforzo della con-
trazione dei muscoli estensori, asportando anche il cer-
velletto (preparato decerebrato e decerebellato ).
La decerebrazione rivela l'esistenza di centri troncoen-
cefalici, che inducono una distribuzione preferenziale
del tono muscolare che privilegia i muscoli a funzione
antigravitaria (estensori fisiologici). È presumibile che
Figura 24.3- Pastura in iperestensione del preparato decere-
la sezione del nevrasse "liberi'~ tali centri da un control- brato.
lo inibitorio che, nell'animale intatto, è esercitato da
strutture poste rostralmente al taglio, nel diencefalo e surplus di eccitazione direttamente sui motoneuroni a.
nel proencefalo, e che l'azione de i centri troncoencefa- Il cervelletto inibisce i nuclei vestibolari tramite la fibre
lici sul midollo spinale abbia così modo di manifestarsi delle cellule di Purkinje (si tratta dell'unica proiezione
pienamente e in modo continuo. Dato che l'ipertonia della corteccia cerebellare che esce dal cervelletto).
estensoria scompare se la sezione è effettuata poco più Quando il cervelletto viene rim osso, l'inibizione viene
caudalmente, appena inferiormente al punto d'ingresso meno e i nuclei vestibolari diventano più attivi. Questo
del nervo vestibolare, i centri stessi si devono localizza- ulteriore contributo vestibolare si manifesta prevalente-
re nel ponte. Essi sono costituiti da due sistemi neuro- mente attraverso le proiezioni vestibolospinali, dire tte a
nali, che proiettano in via discendente al midollo spina- eccitare i motoneuroni a estensori e a inibire i flessori.
le: i nuclei vestibolari e alcuni gruppi di neuroni della r; incremento del tono estensoria che ne deriva, dovuto
sostanza reticolare pontina. alla stimolazione diretta dei motoneuroni a, è dunque
Va peraltro sotto lineato che l'ipertono estensoria da indipendente dall'innervazione afferente e rimane inva-
decerebrazione, ossia la forza muscolare che l'animale riato anche dopo il taglio delle radici posteriori. Il con-
decerebrato sviluppa quando si tenta di flettergli un arto tributo vestibolare può, peraltro, venir modulato sia nel-
iperesteso, pur se originato da un'alterazione del con- l' intensità, sia nella distribuzione ai diversi gruppi mu-
trollo discendente, è in realtà sostenuto da meccanismi scolari, dalle variazioni delle afferenze provenienti dai
riflessi spinali. Infatti, se si sezionano le radici posterio- recettori del vestibolo (vedere oltre).
ri di alcuni segmenti del midollo spinale, nei muscoli Per mantenere la stazione eretta non è necessario svilup-
rimasti deafferentati l 'ipertonia scompare. pare un tono estensoria così intenso come quello del pre-
l centri troncoencefalici attivati dalla decerebrazione ope- parato decerebrato. La decerebrazione, accompagnata o
rano dunque una modulazione selettiva dell'efficienza del meno dalla decerebellazione, rivela tuttavia l'esistenza di
riflesso da stiramento, in modo da privilegiare la muscola- meccanismi che privilegiano l'eccitazione della musco-
tura estensoria. Ciò conferisce una grande stabilità pastura- latura antigravitaria. Tali meccanismi includono proie-
le al preparato decerebrato, il quale è in grado di mantene- zioni reticolospinali e vestibolospinali, che sono dirette
re la stazione eretta, se viene appoggiato con le quattro sia sui motoneuroni a che sui motoneuroni y.
zampe su una supetficie piana. L'iperflessia del decerebra-
to, che esprime la massima efficienza del riflesso da stira-
mento, è ottenuta principalmente attraverso l'incremento
Riflesso da stiramento
dell'eccitabilità recettmiale. Le strutture tt·oncoencefaliche, nel controllo dinamico della postura
responsabili dell'ipertono del decerebrato, eccitano in
maniera sostenuta i motoneuroni y, provocando la contra- La pmtecipazione deltiflesso da stiramento alla regolazio-
zione tonica (''crampo fusale") delle porzioni polari dei ne dinamica della poshtra è dimostrato dai disturbi posht-
fitsi neuromuscolari e, di conseguenza, lo stiramento della rali che seguono al blocco delle afferenze la dai fusi neuro-
porzione recettmiale delle fibre intrafitsali. Pertanto, i fitsi muscolari. {;inattivazione reversibile delle fibre afferenti
scaricano anche alle lunghezze alle quali normalmente fì.tsali dai muscoli della gamba può essere ottenuta appli-
sono silenti e, così facendo, producono la contrazione cando, appena sopra al ginocchio, un manicotto di gonuna
riflessa del muscolo e l'estensione degli atti. Nel caso in gonfiato a una pressione di poco superiore alla pressione
cui si cerchi di flettere un atto, la scmica dei fitsi e iltifles- arteriosa. Entro 15-20 minuti, l' ischemia così prodotta
so aumentano, perché l'attivazione y ha aumentato il gua- induce un blocco della conduzione nelle fibre di maggior
dagno della trasduzione recettoriale (capitolo IO). diametro dei nervi della gamba (fibre la) senza interessare
La decerebellazione incrementa ulteriormente il tono gli assoni motori, che hatmo diametro inferiore. I muscoli
estensoria del preparato decerebrato, aggiungendo un possono dunque contrarsi, ma sono deafferentati. Si elimi-

308

A
Capitolo 24- Controllo posturale

controllo incontro ad ampie oscillazioni, che vengono corrette sol-


gastrocnemio tanto quando raggiungano un'ampiezza tale da venir se-
gnalate dall'apparato vestibolare. Ogni correzione è però
tibia le anteriore sproporzionata, tispetto al movimento che l'ha richiesta, e
produce una "caduta" dalla patte opposta: il muscolo anta-
:.....___ _ __
posizione della _testa
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 10° I gonista deve contrarsi per reagire alla caduta, ma anche la
sua reazione è fuori misura e produce una caduta nell'altro
senso, e così via; l'equilibrio è mantenuto solo grazie a una
I sequenza di vivaci spinte e controspinte.

I
5cm
In conclusione, il riflesso da stiramento pattecipa al man-
-----......._
angolo della__ _;____________
caviglia 20° tenimento della postura in due modi:

l ) garantisce una contrazione automatica dei muscoli e-


1s
stensori, sotto l'effetto del carico gravitario; tale con-
tributo è messo in atto attraverso la distribuzione pri-

- ..
ischemia della gamba
vilegiata delle influenze tonogene sovraspinali (vie

·- .. .
gastrocnemio
.. ... vestibolo- e reticolospinali) ai motoneuroni y esten-
son;
2) provvede a limitare l'ampiezza delle escursioni acci-
tibiale anteriore dentali dagli angoli articolari, opponendo una pronta
contrazione riflessa ad ogni variazione imposta dal-
l 'estemo, e a riplistinare la posizione articolare, quando
p osizione della testa la forza perturbante viene meno.

Riflessi tonici del collo


centro di gravità
I movimenti della testa rispetto al tronco stimolano i
recettori muscoloarticolari del collo ed evocano riflessi
che modificano la distribuzione del tono muscolare nei
angolo della caviglia 4 arti. Il contributo di tali riflessi al controllo posturale
diventa esplicito, quando si ponga la loro azione in rap-
porto con quella dei riflessi vestibolari (vedere oltre).
Dato che gli spostamenti del capo sono anche segnalati
1s
dai recettori delle macule, l'azione dei propriocettmi cer-
Figura 24.4 - Le oscillazioni posturali del centro di gravità, vicali può essere messa in evidenza soltanto dopo avere
della testa e dell'angolo articolare della caviglia, che si regi- eliminato le afferenze vestibolari di entrambi i lati. In
strano durante la stazione eretta a occhi chiusi (controllo) , si queste condizioni, un preparato decerebrato al quale
amplificano nettamente dopo il blocco ischemico delle afferen-
venga retroflessa passivamente la testa reagisce aumen-
ti muscolari di maggior diametro (fibre la) dei nervi della gam-
ba (ischemia della gamba). Le oscillazioni indotte dall'ische-
tando il tono dei muscoli estensmi degli atti anteriori e
mia evocano la comparsa di contrazioni alternate del gastroc- diminuendo il tono estensorie negli atti posteriori (figura
nemio e del tibiale anteriore, dovute all'intervento dei riflessi 24.5). Se la testa viene flessa verso il petto, avviene il fe-
vesti boiari. nomeno opposto. Tali risposte, che distribuiscono il tono
muscolare degli arti in rapporto alla posizione flessoe-
na così, in modo selettivo, il riflesso da stiramento nei stensoria del collo, sono detti riflessi tonici simmetrici del
muscoli che governano la posizione della caviglia, il prin- collo. Essi derivano dalla stimolazione di recettori, proba-
cipale perno per gli aggiustamenti posturali. Durante la bilmente i fusi neuromuscolari dei piccoli muscoli para-
stazione eretta fisiologica a occhi bendati, il centro di gra- vertebrali, che vengono attivati dal movimento delle ver-
vità subisce piccoli e lenti spostamenti, la testa è fern1a e tebre cervicali.
stabile e si hanno soltanto piccole variazioni dell'angolo Se, invece dei movimenti di flessoestensione, si operano
della caviglia, con scarsa attività dei muscoli estensori e rotazioni della testa sull'asse longitudinale del collo, le
flessori (figura 24.4, controllo). Dopo l ' ischemia, tutti i risposte si distribuiscono in maniera asimmetrica. Se si
movimenti suddetti aumentano di ampiezza ed insorgono devia il mento dell'animale verso destra, gli arti di de-
robuste contrazioni alternate dei muscoli che muovono la stra si estendono e quelli di sinistra si flettono, mentre,
caviglia. Ciò dimostra che, al venir meno delle afferenze se il mento viene portato verso sinistra, accade il con-
fusali (e quindi del riflesso da stiramento), il sistema va trario (riflessi asimmetrici del collo).

309
.,.,
Controllo motorio

animale decerebrato
e privato dei labirinti COMPONENTE VESTIBOLARE
DEL CONTROLLO POSTURALE

Riflessi vestibolari origina ti


dalle macule del sacculo e dell'utriculo
Le forze che agiscono sullo scheletro e tendono a modi-
ficarne l'assetto posturale stimolan o anche l'appa rato
maculare, a causa del peso e dell'inerzia degli otoliti. In
collo piegato
rapporto alla stimolazione maculare, si possono distingue-
verso il basso re due categorie di forze:

l) forze che hanno la stessa direzione d ella forza di gra-


vità e che pertanto agiscono rinforzando o attenuan-
do la stimolazione naturale delle macule, senza mo-
dificarne la direzione;
2) forze che agiscono in d irezioni diverse risp etto alla
gravità e che, sommandosi ad essa, produco no forze
risultanti dirette diversamente dalla verticale.

I due tipi di forze hmmo effetti differenti sulla pastura e


richiedono reazioni dive rsificate. Per esempio, a seguito di
variazioni della forza verticale, è necessario modificare
l'influenza vestibolospinale omogeneamente su h1tti i mu-
scoli antigravitati, mentre nel caso che la risultante della
Figura 24.5 - Riflessi tonici simmetrici del collo evocati, nel sonuna delle forze sia diretta obliquamente è necessario
preparato decerebrato e privato delle afferenze vestibolari, dal- rinforzare la reazione poshtrale soltanto nella direzione
l'estensione dorsale e dalla flessione ventrale del collo. adatta a contrastarla.

Reazioni vestibolari alle variazioni delle forze verti-


Altri riflessi spinali cali - Durante la caduta libera, lo stimolo gravitario del-
con significato posturale le macule si annulla (capi tolo 14). L'improvviso ven ir
meno della stimolazione recettoriale induce un imme-
Concorrono al controllo posturale anche altri riflessi diato rinforzo dell 'attività degli estensori. N eli' e speri-
spinali, quali: mento illustrato nella figura 24.6, una scimmia è seduta

l) il riflesso estensoria crociato - rinforza la contrazio-


elettromiogramma del solco
ne dei muscoli estensori di un arto, in modo da soste-
nere il raddoppio del carico, che si verifica quando
l'arto controlaterale si flette in risposta a uno stimolo
nocicettivo; J1 mV
2) la reazione positiva di sostegno - consiste in un rinfor-
zo del tono estensoria di un arto, in risposta alla pres-
sione esercitata sul cuscinetto piantare; essa è dovuta
©l . hu ~~~ve ripet~~- J1,5 mV
in parte alle afferenze cutanee e in parte alle afferenze
provenienti dai muscoli interossei, che vengono stirati j accelerazione """ J1 9
dalla divaricazione delle dita; grazie a questa reazio-
ne, l'appoggio del piede sul terreno, provvede all'au-
O 100 200 300 400 500 ms
tomatico rinforzo della contrazione antigravitaria;
3) la reazione di piazzamento - al contatto del dorso del
Figura 24.6- Dopo qualche decina di millisecondi dall'inizio della
piede o della gamba contro un ostacolo, l 'arto si flette caduta libera (A), compare un riflesso bifasico nei muscoli esten-
e poi si estende in avanti per cercare l'appoggio al di sori della gamba (B). La seconda componente della risposta si
sopra d eli' ostacolo oppure per scavalcarlo; il riflesso è attenua con la ripetizione delle prove (C), mentre la componente
attivo anche durante la marcia (capitolo 23 ). precoce, di probabile origine vestibolare, permane immutata.

310
Capitolo 24 - Controllo posturale

su un seggiolino che può scorrere lungo il binario verti- forza di contatto (per esempio, alla pattenza di un ascen-
cale e viene lasciata cadere all'improvviso, mentre si regi- sore in salita), l'effetto riflesso è reciproco e consiste
stra l 'EMG del muscolo so leo. Il tracciato inferiore mo- nell'attivazione dei muscoli flessori.
stra l'andamento dell'accelerazione che aumenta di col- Riassumendo, quando l' azione della gravità cambia di
po ali 'inizio della caduta, poi resta costante e decresce intensità senza cambiare di direzione, gli effetti vestibo-
infine al momento del contatto col terreno. Pochi milli- lospinali aumentano o diminuiscono il tono muscolare
secondi dopo l'inizio della caduta, compare sul muscolo preesistente, senza alterarne la distribuzione topografi-
soleo una sostenuta attività elettromiografica, che pre- ca. Quando cambia la direzione di applicazione della
para la muscolah1ra estensoria, in modo che sia già con- forza, si hanno invece risposte asimmetriche.
tratta quando avverrà l'urto con il terreno: l'elasticità mu-
scolare è maggiore quando i muscoli sono già contratti Reazioni vestibolari ai cambiamenti di direzione della
e l'effetto ammortizzante è quindi superiore (capitolo gravità e alle forze inclinate - I.:inclinazione della testa
23). Nelle condizioni opposte, cioè quando aumenta la di una certa entità produce lo stesso effetto fisico sulle
macule, sia quando la testa cambia di posizione solidal-
mente al tronco sia quando la testa si muove rispetto al
tronco irrunobile. Gli aggiustamenti posh1rali evocati nei
vertebre cervicali due casi sono però molto diversi. Un'inclinazione verso
2 destra di h1tto il corpo, compresa la testa, induce un tin-
forzo notevole dell'attività estensoria degli arti di quel lato
per mantenere l'equilibrio, mentre l'inclinazione della
stessa entità della testa sul tronco non è seguita dalla stes-
sa reazione. Ciò che differenzia una condizione dall'altra
è la posizione della testa rispetto al tronco e quindi, per
rotazione rotazione quel che riguarda il controllo posturale, i segnali che pro-
in senso orario in senso orario
della testa del collo vengono dai propriocettoti del collo. Si può quindi presu-
(collo fermo) (testa ferma) mere che la diversità delle reazioni posh1rali evocate nei
due casi sia da attribuire al loro intervento.
Per rendere manifesti i riflessi vestibolari prodotti dai
+4 cambiamenti di direzione della forza di gravità, si può
e (ii inclinare tutto il corpo dell'animale senza alterare la
"'"'
!:l~~ posizione del collo. In questo caso, però, si modifica
"'-E
-g,·a. E anche l'effetto della gravità sugli altri tessuti, per esem-
c ·u- o
.:!E pio nei punti in cui il corpo si appoggia, e non si può
"ii
"O
quindi escludere che le reazioni posh1rali derivino dalla
stimolazione dei recettori somatoestesici situati in quel-
-4 le sedi. Per confinare lo stimolo alle macule vestibolari
., ~ +30
c:<U
o <n
· -Cl)

S;
o-
~Q;
o i (J)
(1)
occorrerebbe dunque ruotare la testa senza muovere il
collo. Ciò si ottiene disarticolando le prime articolazio-
ni intervertebrali: in questo modo, la testa può essere
-30
"O ;;;,
(J) ruotata mentre il terzo segmento cervicale (e il resto del
o
collo) sono mantenuti fissi; oppure si può ruotare la

·': ~~------n~--- i
Q
Cl)~
Q)
:l. terza vertebra cervicale (e il resto del collo) mantenen-
<=o o
0-
'NO do fissa la testa. Si possono così evocare separatamente
_su
o- 2
i riflessi vestibolari e i riflessi cervicali. In alternativa, si
~~
possono eliminare i riflessi del collo sezionando le radi-
-30 ci posteriori dei segmenti cervicali.
I riflessi originati dal collo e dal vestibolo, in risposta
o 10 20
alla rotazione, hanno segno opposto. La rotazione in
tempo (s)
senso orario della testa - a collo fermo - produce l'ini-
Figura 24.7- La rotazione in senso orario della testa, a verte- bizione dei muscoli estensori dal lato destro, verso cui è
bre cervicali bloccate (1 ), induce un riflesso vestibolare che
diretto il mento, e la contrazione degli estensori dal lato
provoca flessione degli arti a destra ed estensione a sinistra.
La rotazione in senso orario delle vertebre del collo, a testa
opposto (figura 24.7). Se invece si mota in senso orario
fissa (2), provoca un riflesso del collo asimmetrico, con flessio- il collo, con la testa mantenuta fissa, si attivano riflessi
ne a sinistra ed estensione a destra. Tracciati inferiori: la rota- opposti: entrano in contrazione gli estensori di destra e
zione della testa (1) provoca l'allungamento del tricipite di de- sono inibiti gli estensori di sinistra. Nello stesso modo
stra, che è annullato dalla successiva rotazione del collo (2). si sono sh1diati i riflessi maculari simmetrici: la flessio-

3 11
Controllo motodo

ne del capo in avanti produce estensione degli arti ante-


riori e flessione degli arti posteriori, mentre l'estensione ® @
della testa all'indietro produce l'effetto reciproco. An-
cora una volta lo schema dei riflessi maculari è opposto a
quello dei riflessi evocati dai movimenti del collo.

Interazione tra reazioni vestibolari


e riflessi tonici asimmetrici del collo riflesso
maculare
riflesso
del collo

Figura 24.8 - L'inclinazione del capo è identica in A e in B.


Per rotazioni di pari ampiezza, gli effetti vestibolare e Nel primo caso, però, la testa è in asse con il tronco e non
cervicale sono praticamente equivalenti e si annullano a sono stimolati i recettori cervicali: si estrinseca perciò soltanto
vicenda. Nella figura 24.7 è illustrato come i due rifles- un riflesso vestibolare, adeguato a rinforzare la pastura sul
si interagiscono. Ad una rotazione oraria di 20° della piano inclinato. Nel secondo caso, che si riferisce al neonato,
testa (a collo fermo), il tricipite dell'arto anteriore de- l'inclinazione è dovuta alla rotazione della testa sul tronco.
stro si allunga, per effetto di un riflesso maculare inibì- Poiché a quest'età i riflessi vestibolari non sono ancora com-
torio. Se subito dopo anche il collo viene ruotato in sen- parsi, si manifesta il riflesso asimmetrico del collo.
so orario dello stesso angolo, il tricipite risponde con
una contrazione che lo riporta alla lunghezza originaria Interazione tra riflessi vestibolari
(figura 24.7). Il riflesso tonico asinunetrico del collo ha e riflessi tonici simmetrici del collo
quindi l 'effetto di a1mullare l 'azione originata dal vesti-
bolo. Se i due effetti fossero stati evocati contemporanea- L'interazione tra riflessi maculari e riflessi cervicali
mente, come normalmente avviene durante una rotazione avviene anche quando le rotazioni della testa si svolgo-
volontaria della testa, si sarebbero ammllati l 'un l 'altro, no sul piano sagittale (figura 24.9). Le azioni riflesse
lasciando immodificato il tono muscolare. sono simmetriche e distribuite in modo reciproco agli
La contrapposizione tra i riflessi del collo e i riflessi ve- arti anteriori e posteriori.
stibolari è dunque f inalizzata a liberare i movimenti della Nella colonna centrale della figura 24.9 (B, E, H) sono
testa rispetto al tronco dai vincoli dei riflessi vestibolari. illustrati i riflessi del collo. L'elemento comune nei 3 sche-
Si inm1agini un uomo che appoggia i quattro arti su ~m mi è la posizione orizzontale della testa: le afferenze
piano inclinato di 20°, con il lato sinistro in alto (figma maculari, che segnalano la posizione della testa nello spa-
24.8 A). La testa rimane in asse con il tronco, ha perciò zio inerziale, sono dunque identiche nei tre casi. Le tre
uguale inclinazione (mento ruotato di 20° a sinistra) e le situazioni si differenziano invece per la posizione della
macule registrano l 'angolo formato con la verticale. Le testa rispetto al tronco: in B la testa è piegata all'indietro,
risposte vestibolari consistono in un rinforzo estensorie in E è in asse, in H è flessa ventralmente. Ne segue che le
negli arti di destra e in una flessione a sinistra, in modo influenze vestibolari rimangono identiche nelle tre condi-
da riportare verso la verticale l'asse corporeo. zio ni e che il tono degli arti assume la distribuzione
Ma la testa può assumere la stessa posizione quando indotta dai riflessi tonici simmetrici del collo:
l 'uomo, appoggiato su un piano orizzontale, la ruota
volontariamente dello stesso angolo. Se il segnale vesti- l ) a collo dorsiflesso (B), un'estensione degli arti ante-
belare evocasse ancora il rinforzo estensoria degli arti riori ed una flessione di quelli posteriori;
di destra, il corpo verrebbe spinto a cadere verso sini- 2) a collo in asse (E) una distribuzione egualmente ripmtita;
stra. Ciò è evitato perché l 'inclinazione della testa è ora 3) a collo flesso in avanti (H), flessione degli arti ante-
accompagnata dalla rotazione del collo, quindi da un ri- riori ed estensione di quelli posteriori.
flesso cervicale che annulla i riflessi labirintici. La testa
può così ruotare rispetto al tronco senza scatenare i ri- La 1iga orizzontale centrale mostra invece i riflessi vestibola-
flessi vestibolari verso gli arti. Il riflesso cervicale asim- ri. Gli scherni D-F raffigurano 3 situazioni in cui il collo è
metrico, attivato nell'esempio appena descritto, s i può duitto e il tronco e la testa sono in asse, mentre di volta Ìl1
mettere in evidenza nell'uomo durante il periodo neona- volta si modifica la posizione della testa tispetto alla gravità.
tale, prima che giungano a maturazione i riflessi vesti- In questo caso, dal collo pmtono sempre le stesse infmma-
boiari (figura 24.8 B). zioni, mentre cambiano le afferenze vestibolmi e i tiflessi da
I movimenti della testa provocano dunque effetti vesti- queste evocati, in rapp01to alle valie posizioni del capo:
boiari oppure effetti misti che si elidono a vicenda
(vestibolari e del collo), a seconda che la testa venga l) in D la testa è sollevata verso l'alto e la distribuzione
mossa rispetto allo spazio esterno insieme al tronco op- del tono produce una flessione degli arti anteriori e
pure da sola, ruotando sul collo. un'estensione di quelli posteriori;

312


Capitolo 24 - Controllo posturale

A) opposizione testa sollevata testa normale testa abbassata C) rinforzo


tra riflessi labirintici tra riflessllabirintici
e cervic~li (B + D) e cervicali (B + F)
c

·~ ~
A

o
U)
U)
Cl>
;:
·~
rl ~

~\? ~
o
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.Q

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oo

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Cll
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E ~ ~' riflessi

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o labirlntici
c:

~4 ~
(D, E, F)
.Q
oo

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G / H l

0t ~
o
U)
U)
Cll
~
'E
~
.Q
Il'
~R~ rf!
oo

G) rinforzo
tra riflessi labirintici
e cervicali (D + H)
fii:J l) opposizione
t ra riflessi labirintici
e cervicali (F + H)
riflessi cervicali (B, E, H)
Figura 24.9 - Schema delle possibili interazioni tra i riflessi tonici simmetrici del collo e i riflessi maculari, evocati dall'inclinazio-
ne della testa e/o del tronco nel piano sagittale.

2) in E la testa è orizzontale e il tono è distribuito in steriori, mentre quelli anteriori si flettono. Questa sihla-
modo omogeneo; zione si avvicina alla pastura eretta nell'uomo (G),
3) in F la testa è inclinata verso il basso e si rileva un caratterizzata da un'estensione totale degli arti inferiori
aumento del tono negli arti anteriori e una diminu- e dal mantenimento della testa sollevata, ma con una
zione in quelli posteriori. leggera flessione del collo. Nelle ultime due vignette
(A, I) i riflessi del collo e quelli del vestibolo invece si
Si possono ora considerare gli schemi sih1ati sugli an- annullano a vicenda. In A il collo è retroflesso e la testa
goli. Inclinare la testa in avanti produce reazioni vesti- è sollevata verso l'alto: le due posizioni produrrebbero
boiari identiche a quelle che nascono dal piegare il collo l'una l'estensione degli arti anteriori, l'altra la loro fles-
all' indietro. Quando i due eventi sono coincidenti (figu- sione. I due effetti si antagonizzano, annullandosi, e l'a-
ra 24.9 C) i due riflessi si rinforzano a vicenda: la mag- nimale rimane con gli arti nella posizione iniziale. In
gior estensione degli arti anteriori e la maggior flessio- questo modo, la testa acquista la libertà di movimento,
ne posteriore sono adatte ad affrontare una discesa più rispetto al tronco. In I si verifica la situazione reciproca.
ripida. Anche nella situazione opposta (collo flesso in In conclusione, le macule del vestibolo contribuiscono
avanti e testa sollevata in alto) i riflessi vesti bo lari e cer- al controllo posturale dando origine a una serie di rifles-
vicali si rinforzano: aumenta l'estensione degli arti po- si, che nel quadrupede si distribuiscono in modo sim-

313
Controllo motorio

metrico ai 4 arti, quando la direzione della risultante stimolazione del nervo


del canale orizzontale destro
delle forze che agiscono sullo scheletro rimane vertica-
le; quando essa si orienta diversamente, il tono musco-
lare muta in modo asimmetrico e tale da ripristinare la
pastura e mantenere l'equilibrio anche nelle nuove con-
dizioni. L'intervento dei riflessi del collo fa sì che la
relazione tra tono posturale e posizione della testa, ri-
spetto alla gravità, non sia rigida e permette che la testa
possa muoversi rispetto al tronco senza che si manifesti-
no i riflessi vestibolari.

Riflessi posturali Figura 24.1 O - La stimolazione elettrica del nervo del canale
semicircolare orizzontale di destra, che simula l'eccitazione re-
originati dai canali semicircolari cettoriale indotta da una rotazione passiva del capo verso de-
stra, evoca la contrazione dei muscoli che ruotano la testa ver-
Le afferenze dai canali semicircolari sono transitorie, so sinistra.
legate alle accelerazioni angolari del capo, e non svol-
gono perciò effetti tonici sul tono posturale. Le loro A occhi apet1i, le oscillazioni laterali del capo non supe-
azioni fasiche sul midollo spinale (tronco ed arti) non rano qualche millimetro; quando si chiudono gli occhi, le
sono state ancora ben individuate. Sono invece cono- oscillazioni aumentano in ampiezza e in frequenza (figu-
sciute le influenze che le afferenze ampollari esercitano ra 24.2). Se ne deduce che il controllo posturale è affida-
su due gruppi muscolari particolari, cioè sui muscoli to anche alla vista e che, fra tutti i s istemi di controllo,
che muovono gli occhi (capitolo 25) e sui muscoli che quello visivo è il più fine: infatti, quando viene disinseri-
muovono la testa. La rotazione passiva del capo, indotta to e il controllo dell'equilibrio è affidato agli altri sistemi,
da forze esterne (per esempio, un urto o un' accelerazio- come il vestibolo e l'apparato somatoestesico, l'ampiezza
ne del tronco, che faccia ruotare indietro la testa per delle oscillazioni posturali aumenta.
inerzia), produce l'attivazione dei canali semicircolari I segnali visivi necessari a impedire le oscillazioni e a
ed evoca riflessi compensatori, diretti ai muscoli del mantenere l'equilibrio sono gli spostamenti laterali del-
collo, tali da opporsi all'azione della forza esterna. Questi le immagini retiniche dell 'ambiente immobile, conse-
riflessi vestibolocervicali si possono mettere in evidenza guenti alle oscillazioni posturali del capo in direzione
stimolando elettricamente i nervi ampollari (figura laterolaterale, oppure le variazioni di grandezza delle
24.1 0). Lo stimolo del nervo dal canale semicircolare itmnagini stesse conseguenti alle oscillazioni anteropo-
orizzontale di destra, che simula l'effetto di una rotazione steriori. La correzione visiva consiste nel rilievo della
imposta alla testa da sinistra verso destra, produce una modificazione subìta dall'inunagine e nell'emissione di
rotazione riflessa della testa da destra verso sinistra. La un comando motore che muove l'organismo, in modo da
stimolazione del canale semicircolare posteriore destro riportare l'immagine nella posizione di partenza. Perché
produce una deviazione obliqua della testa in avanti e il riflesso visuoposturale si esplichi, occorre evidente-
verso sinistra, e così via. Quando la testa viene mossa mente che lo spostamento del!' immagine retinica superi
volontariamente, la trasmissione di questi riflessi viene un valore soglia, al di sotto del quale non si evoca alcuna
inibita, in modo tale che essi non interferiscano con il risposta motoria. Poiché, per semplici ragioni geometri-
movimento volontario. che, quanto più lontani sono gli oggetti che for m ano
l'immagine visiva, tanto minore è la tras lazione retinica
dell'immagine in occasione dei movimenti del capo (fi-
COMPONENTE VISIVA gura 24.11 A), si può prevedere che la stabilità posturale
DEL CONTROLLO POSTURALE diminuisca quando aumenta la distanza tra l'occhio e
quegli oggetti del campo visivo che forniscono un riferi-
mento stazionario. Le misure effettuate indicano che è
Oscillazioni del corpo sufficiente che l'oggetto immobile più prossimo sia
a occhi aperti e a occhi chiusi posto a 5 m di distanza perché lo stabilogramma diventi
praticamente uguale a quello che si ottiene ad occhi
Un'altra importante componente del controllo posturale chiusi (figura 24.11 C). Per gli spostamenti de !l' imma-
prende origine dalle afferenze visive. Un individuo in sta- gine retinica in direzione laterale, la soglia per evocare
zione eretta e con gli occhi aperti compie piccole oscilla- una reazione visuomotoria è di circa 201 di grado. Se gli
zioni a bassa frequenza, che possono venire registrate da oggetti stazionari sono posti a meno di 5 m di distanza,
una piattaforma stabilometrica, oppure rilevando i movi- questa soglia viene superata (e le oscillazioni pronta-
menti laterolaterali o anteroposteriori della testa. mente corrette), in seguito a movimenti laterali della

314

l
Capitolo 24 - Controllo posturale

® © occhi occhi aperti,


lenti correttive - 3,5 D
riferimento
visivo ·._ Eso
E
e so
chiusi

l .
~I i~ ~ •, ~. \ A ~ A,; ,[-._~.:~ ~ ~{-.,. ,_._
~ ~:'M~f~~4j;v\/"1}"'Vv·.~
b
Cl
o - - oscillazioni laterali
ii 40 \ · · · · · · · oscillazioni anteroposteriori


01

Cii 30
.Q
Cii
"C 20
riferimento 01

visivo
·c.~ 10 ~I
,....
~ o
~0--~5--1~0~~15--~20--~2~5 7~
occhi chius i
(~~ distanza del riferimento visivo (m)
occhio

spostamento ____:- ...-, traslazione dell'Immagine retinica


della testa
200m

" 10 s

Figura 24.12 - La perdita di acuità visiva, dovuta alla rimozio-


ne delle lenti correttive di una miopia di 3,5 diottrie, provoca
l'aumento delle oscillazioni posturali.

f::l
Cii
o
Figura 24.11 - Il controllo visuoposturale si fonda sui movi- -~~ 500 oscillazioni
menti di traslazione retinica delle immagini, provocati dalle
oscillazioni laterali della testa. La traslazione è tanto minore
g ~ 400
-~~
=ijg
I antere-
posteriori
quanto più lontano è il riferimento visivo (A). Con un riferimen-
to visivo stabile (il profilo di una porta) a distanza di due metri
ma>
o .~
300
200
I laterali
Q) =
(82 e 84) il tracciato stabilometrico è appiattito, mentre ampie = a>
G>-c
oscillazioni compaiono sia a occhi chiusi (81 ) sia quando il "C o
01 <>" L-----.--.---.----.----,.J....:::o~c_.chi chiusi
riferimento visivo più prossimo è a 200 m (83, soggetto sul ::!~
Q) 1,0 0,6 0,3 0,1 O,Q3 0,01
terrazzo di un grattacielo). L'ampiezza delle oscillazioni postu- ·c. acuità visiva
rali aumenta progressivamente al crescere della distanza del E
01
riferimento visivo (C) tra O e 5 m; quando la distanza è mag-
giore, le oscillazioni hanno la stessa ampiezza che a occhi Figura 24.13 - Incremento dell'instabilità posturale, dovuto
chiusi. In queste prove lo sguardo è limitato da un paraocchi alla diminuzione dell'acuità visiva.
di forma conica, che impedisce di vedere il te rreno e che,
muovendosi con la testa, non fornisce un riferimento visivo
stabile. Reazioni visuoposturali
testa < 2 cm. Se gli oggetti sono più distanti di 5 m, una Quando l'immagine di un oggetto si sposta sulla retina,
traslazione dell'immagine di almeno 201 è raggiunta sol- in seguito a un movimento della testa, la muscolatura
tanto se la testa si sposta di più di 2 cm. Quando le riceve dei comandi per opporsi al movimento e ristabilire
oscillazioni raggiungono quest'ampiezza, entrano in la postura. Se è vero che gli spostamenti laterali delle
gioco le componenti vestibolare e cinestesica del con- immagini visive, che derivano dai movimenti della testa
trollo posturale: si riproduce, cioè, la stessa condizione nello spazio, inducono effetti compensatori sui muscoli,
di quando gli occhi sono chiusi. allora lo stesso effetto dovrebbe prodursi anche quando la
Analoghi effetti destabilizzanti si ottengono quando di- testa e la retina sono ferme e si muove il campo visivo.
minuisce l'acuità visiva, sia a causa di difetti di rifrazio- Nella figura 24.1 4 è illustrata un' esperienza che dimo-
ne (figura 24.12) sia, in laboratorio, indossando occhiali stra come ciò realmente si verifichi. Davanti al soggetto
con lenti smerigliate, che provocano l'opacamento e lo è posto uno schermo emisferico rotante, ricoperto da un
sfuocamento delle inunagini (figura 24.13). disegno amorfo. Se lo schermo viene fatto ruotare intor-

3 15
Controllo motorio

no al punto di fissazione, per esempio in senso orario, il


soggetto percepisce che il corpo si inclina nel senso op-
posizione
iniziale
l
T
posto, in questo caso verso sinistra.
Simultaneamente, il riflesso visuoposturale rinforza la
spinta estensoria della gamba sinistra, come per reagire
alla caduta illusoria in quella direzione, e il corpo viene
inclinazione l
Q*
illusoria •·. spinto a inclinarsi verso destra.
L'illusione di movimento corporeo e le risposte visuo-
posturali ad essa associate derivano dallo stesso tipo di
);;J
reazione
visuoposturale r stimoli visivi. Dal punto di vista sensoriale, il movimen-
to di un'immagine sulla retina può dar luogo sia alla
percezione del movimento dell'oggetto esterno sia alla
rotazione sensazione di movimento del corpo. La nascita dell' una
del campo visivo oppure deli 'altra sensazione dipende da numerosi fattori
oraria
40°/s (figura 24.15). Se il movimento riguarda soltanto una
antioraria reazione piccola porzione del campo visivo, mentre il resto è
posturale
1~ fermo (un auto che corre su una strada oppure, in labo-
sinistra~/" ~ ratorio, la rotazione di uno soltanto dei cerchi neri sullo
20 Nm schermo dell'esperimento), allora il movimento è riferi-
1-----1
destra 10 s
to all'esterno. Quando si muove tutto il campo visivo,
allora nasce l'impressione di movimento soggettivo. Se
Figura 24.14- La rotazione dello schermo induce la sensa-
però si restringe la visione al solo settore centrale, la
zione di inclinarsi in senso opposto e una reazione posturale
compensatoria del movimento illusorio, che spinge il corpo
zona foveale, il movimento è riferito all'esterno, anche
nella direzione in cui si muove il campo visivo. quando tutto il quadro visivo si muove assieme. Per
avere percezione di movimento corporeo occorre dun-
area retinica numero di mire que che sia interessata la periferia retinica in modo dif-
stimolata visive in movimento
percezione di: fuso. Inoltre, la velocità dello spostamento dell'immagi-
ne non deve superare 90°-120°/s, altrimenti il movimen-
to è riferito ancora una volta all'ambiente.
Un'illusione di rotazione del corpo può nascere anche
movimento
dalle informazioni somatosensoriali. Se un soggetto se-
dell'ambiente duto al buio, all'interno di un cilindro rotante, esplora,
seguendolo con il braccio, il movimento di rotazione del-
la parete (figura 24.16), riceve l'impressione che il corpo
ruoti in senso opposto e in lui compaiono una reazione
posturale che si oppone al movimento illusorio e un ni-
stagmo, detto artrocinetico, che batte (scossa rapida) in
movimento
combinato senso contrario alla rotazione del cilindro.

REAZIONI DI RADDRIZZAMENTO
Il ristabilirsi della stazione eretta, dopo che sia stata
temporaneamente abbandonata, deriva di solito dall'ini-
movimento ziativa volontaria. Tuttavia, l'atto si compie con l'aiuto
dello di una serie di reazioni riflesse che si possono mettere
osservatore in evidenza nel preparato mesencefalico alto, dove prov-
vedono, da sole, a condurre a termine il raddrizzamen-
to. Lasciato a sé, questo preparato che conserva intatto
il mesencefalo (nel decerebrato di Sherrington la sezio-
ne intercollicolare ne separa la porzione anteriore) rie-
Figura 24.15- Quando avvengono traslazioni delle immagini
sce a sollevarsi e ad assumere la stazione eretta. Il rad-
sulla retina, il movimento viene riferito all'ambiente se è stimo-
lata la zona centrale del campo visivo oppure se il movimento drizzamento ha inizio dalla testa ed è guidato dai recet-
riguarda un solo dettaglio di piccole dimensioni, mentre viene tori delle macule, che segnalano l'inclinazione del capo
riferito all'osservatore se si muove tutto il campo visivo o rispetto alla verticale: viene infatti abolito dalla distru-
anche soltanto le porzioni periferiche di esso. zione dei labirinti. Una volta che la testa ha raggiunto la

316
Capitolo 24 - Controllo posturale

INTERAZIONI
TRA I DIVERSI MECCANISMI
DEL CONTROLLO POSTURALE
I tre sistemi sensoriali che provvedono al controllo della
postura si diversificano perché due di essi, il sistema
somatoestesico e il sistema visivo, forniscono informa-
zioni sulla posizione relativa del soggetto rispetto al-
l'ambiente circostante, mentre il terzo, il sistema vesti-
bolare, segnala la posizione assoluta rispetto allo spazio
inerziale. Ciò fa sì che si possano alterare artificialmen-
te, a fini sperimentali, i feedback sensoriali alimentati
dai primi sistemi, visivo e somatoestesico, mentre non
si può intervenire sul sistema vestibolare.
Nel caso di un soggetto che si mantiene in stazione eret-
ta, il feedback somatoestesico può venire neutralizzato,
gradi/s ~ stimolo: rotazione facendo appoggiare il soggetto stesso su una piattafor-
passiva dei braccio ma mobile, la quale viene governata da un sistema di
sensori e di motori in modo che, a ogni oscillazione cor-
10
0
1 destra! - porea, spontanea o provocata, essa risponde inclinando-
si immediatamente nella stessa direzione e nella stessa
misura: in questa maniera, l'inclinazione del corpo ri-
spetto al piano di appoggio (in particolare l 'angolo della
rotazione illusoria
caviglia) è mantenuta costante e, di conseguenza, non
o -+----.;;c
sinistra nascono dal sistema somatosensoriale segnali capaci di
10
indurre reazioni posturali.
Per annullare il feedback della vista, il soggetto viene
gradi/s circondato da pareti mobili, che vengono fatte oscillare
nistagmo artrocinetico in sincronia con i suoi movimenti, in modo da stabiliz-
o zare il campo visivo. Utilizzando questi accorgimenti, si
sinistra
20 è analizzato il contributo relativo dei 3 sistemi durante
40 le reazioni posturali, che seguono a un breve e improv-
3s
viso spostamento orizzontale della base di appoggio.
Figura 24.16 - Se all'interno di un cilindro rotante, a occhi In condizioni naturali, la traslazione all'indietro della
chiusi, si appoggia la mano alla parete, lasciando trascinare il piattaforma produce lo spostamento in avanti del centro
braccio nel movimento, nascono l'illusione di rotazione del
di gravità che ruota, per inerzia, sull' articolazione tibio-
corpo in senso opposto e un nistagmo artrocinetico.
tarsica (figura 24. 17 B), riducendone l 'angolo anteriore.
La flessione della caviglia è seguita da una rapida rea-
posizione eretta, mentre il tronco è ancora inclinato, lo zione posturale, che si manifesta con la contrazione del
stiramento del collo provoca il raddtizzamento e il solle- tricipite surale dopo circa l 00 ms e dei muscoli poste-
vamento del cingolo scapolare e questo, a sua volta, indu- riori della coscia dopo altri 30-40 ms.
ce il raddrizzamento e il sollevamento del cingolo pelvi- Se si ripete l'esperimento, dopo avere eliminato il feed-
co. Nel primate mesencefalico sono presenti i riflessi di back visivo con l'espediente appena descritto, la reazio-
raddrizzamento, ma la postura eretta non viene raggiunta ne posturale si indebolisce senza cambiare di latenza.
e mantenuta. Se invece si annulla il feedback somatoestesico (figura
Nell'animale integro, le reazioni di raddrizzamento pos- 24.17 C), la risposta posturale rimane ampia, ma la sua
sono prendere l'avvio, oltre che dai segnali vestibolari latenza raddoppia e questo quadro non si modifica se
anche dai segnali visivi oppure somatoestesici (dai punti viene abolito anche il feedback visivo.
di contatto con il suolo), ed è in genere sufficiente l'in- Da questo comportamento si possono trarre le seguenti
tegrità di uno soltanto dei tre sistemi per" garantirne lo conclusioni:
svolgimento. La sequenza dei movimenti di raddrizza-
mento sopra descritta può essere osservata nell'animale l) le reazioni posturali più immediate al movimento della
intatto, f ilmando un gatto che sia stato lasciato cadere a piattafom1a vengono attivate dalle afferenze somatoe-
schiena in giù: in pochi istanti la catena di rotazioni si stesiche (mancano infatti quando il feedback somato-
svolge e l'animale atterra sulle quattro zampe estese. sensmi ale è annullato);

31 7
Controllo motorio

® @ movimento all'indietro © movimento all'indietro automatismo, possono adattarsi ai cambiamenti delle


della piattaforma più oscillazione
compensativa condizioni ambientali. Per esempio, la reazione del ga-
della piattaforma strocnemio allo stiramento prodotto dalla flessione de lla
caviglia può essere evocata, oltre che dalla traslazione
orizzontale della piattaforma, anche dalla sua rotazione
all'indietro, movimento che fa flettere la caviglia senza
spostare il centro di gravità. In questo caso, la contra-
zione riflessa del tricipite surale non ha più un effetto
compensatorio, dato che il corpo non sta cadendo in
a a si riduce: a rimane avanti, anzi favorisce la caduta ali' indietro. La caduta è
stira mento costante
del gastrocnemio prevenuta dalla pronta contrazione dell'antagonista (ti-
--~~ ~~~ biale anteriore). Essendo diventata antifunzionale, la ri-
sposta del tricipite allo stiramento si adatta rapidamente
riflesso da stiramento reazione vestibolare e bastano poche ripetizioni per determ inarne la comple-

~
ta scomparsa.
EMG l (\_
~~
:~
gastrocnemio (

ischlocrurali [---' ~
AGGIUSTAMENTI POSTURALI
l
l~
ASSOCIATI AI MOVIMENTI
tibiale anteriore ~
~
l
quadricipite ____________..,
1 Quando si cambia la posizione di una parte del corpo
+ 100 ms + 100 ms rispetto alle altre, assieme al movimento primario si met-
tono in atto aggiustamenti posturali anticipatori (APA,
Figura 24.17- Risposte riflesse nei muscoli della gamba evoca-
vedere anche pagina 278), del h1tto inconsci, che sono fi-
te dalla brusca dislocazione all'indietro della piattaforma d'appog-
gio. A) Posizione iniziale. In B il movimento provoca una riduzio-
nalizzati a controbilanciare gli spostamenti del centro di
ne dell'angolo anteriore della caviglia, a, e un riflesso da stira- gravità creati dal movimento primario, a predisporre ca-
mento nel gastrocnemio. In C l'angolo a è mantenuto costante tene di fissazione oppure a produrre sbilanciamenti che
dall'oscillazione compensatoria imposta alla piattaforma; manca- rendono possibile il movimento focale.
no perciò il riflesso da stiramento e la risposta posturale, dovuta
alla stimolazione vestibolare, che si manifesta con maggior ritardo. Bilanciamento degli spostamenti
del centro di gravità
2) queste reazioni vengono facilitate dalle afferenze visi-
ve. Le reazioni visuoposturali possono dunque manife- Si consideri l'adattamento dell'assetto corporeo di un
starsi anche sotto forma di facilitazione dei meccani- uomo in stazione eretta quando compie l'atto di solle-
smi spinali che trasmettono i riflessi posturali (per vare un piede (figura 24.18 ). Per mantenere il centro d i
esempio, il riflesso da stiramento); grav ità entro il perimetro della base, che è ridotta al
3) l'intervento del controllo vestibolare si verifica soltanto piede destro, il tronco si incurva verso il lato di appog-
quando gli altii due meccanismi sono stati ammllati e gio e il centro di gravità si sposta verso destra. La linea
si manifesta con una latenza superiore a quella delle verticale tracciata al di sopra delle due sagome mette in
reazioni spinali. evidenza lo spostamento descritto. Se s i registra l'atti-
vazione muscolare che accompagna questo movimento
I..:esistenza di un'interazione visuovestibolare è rivelata compensatorio, si osserva che i muscoli posturali del
dal comportamento dei bambini al d i sotto dei 6-7 anni tronco si contraggono qualche dec ina di millisecondi
e dei pazienti con dam10 vestibolare parziale. Nella si- prima dei muscoli che flettono la gamba, in modo che la
tuazione sperimentale sopra descritta, questi soggetti deviazione compensatoria del bacino e della colonna
riescono a mantenere l'equilibrio dopo essere stati privati preceda immediatamente il sollevamento del! 'arto. Si
del feedback somatosensoriale, ma cadono se anche il tratta, evidentemente, di un'attivazione motoria non in-
campo visivo viene stabilizzato. A occhi chiusi, per con- tenzionale né riflessa, ma automaticamente associata, in
tro, essi riescono a rimanere in piedi. Ciò indica che l'as- anticipo, al movimento volontario.
senza completa delle afferenze visive lascia liberi i rifles- Aggiustamenti simili si verificano anche quando le varia-
si vestibolari che, benché deboli, sono però sufficienti a zioni dell'appoggio non sono così vistose, oppure se il
controllare la pastura; mentre le afferenze visive falsate, perimetro di appoggio non cambia, ma muta invece la
che segnalano un ambiente stabile, prevalgono sulle distribuzione dei pesi nella parte superiore del corpo, per '
risposte vestibolari e ne bloccano la trasmissione, espo-
nendo il soggetto alla caduta.
esempio: quando si flettono i due avambracci, il corpo si
sposta leggermente indietro e poi in avanti (figura 24.20
l
Va infine aggiunto che le risposte posturali, pure nel loro C). Un secondo esempio è illustrato nella figura 24. 19,
l
318
__L
Capitolo 24- Controllo posturale

che mostra come il sollevamento volontario delle braccia


in diverse direzioni sia preceduto dall'attivazione dei
muscoli estensori e flessori del tronco. Quando le braccia
vengono sollevate in avanti per contrazione dei deltoidi,
lo sporgere della massa della braccia provocherebbe uno
spostamento in avanti del centro di gravità. Ciò viene
impedito (A) dalla contrazione anticipata (la linea verti-
cale indica il momento di attivazione dei deltoidi) degli
estensori della colonna (erector spinae), che spostano
posteriormente il peso del tronco. In C, le braccia vengo-
no sollevate all'indietro e l'attivazione posturale anticipa-
loria riguarda adesso i muscoli addominali, che flettono
un poco il tronco in avanti per bilanciare la massa delle
braccia sporgenti all'indietro. In B, infine, le braccia ven-
gono sollevate verso i lati. Dato che il movimento si svol-
ge sul piano frontale ed è simmetrico, la posizione del
centro di gravità non ne risente e i muscoli flessoestensori
del tronco, di conseguenza, non intervengono. In pratica,
tutti i movimenti volontari, nella misura in cui alterano la
Figura 24.18 -Il sollevamento della gamba sinistra, che spo-
distribuzione dei pesi dei segmenti corporei (e quindi spo-
sta a destra il centro di gravità, è accompagnato dall'inclina- stano la proiezione sul terreno del centro di gravità), op-
zione compensatoria del bacino e del tronco. La compensa- pure in quanto richiedono una reazione all'inerzia dei seg-
zione posturale ha inizio qualche decina di millisecondi prima menti che vengono accelerati, sono preceduti e accompa-
che inizi il sollevamento dell'arto. gnati da un aggiustamento posturale. L'aggiustamento
non è stereotipato, ma si distribuisce in modo da assistere
il movimento nelle diverse condizioni in cui di volta in
volta si compie.

Figura 24.19 - Il sollevamento delle braccia nelle 3 direzioni inizio dell'attività


indicate nello schema (in avanti, lateralmente e all'indietro) è ® nel deltoide erector spinae
associato ad aggiustamenti posturali anticipatori a carico dei
muscoli flessoestensori del tronco, diretti a controbilanciare lo
spostamento delle masse degli arti superiori. Le frecce verticali
nei tracciati di destra segnalano l'inizio della contrazione dei
deltoidi, responsabili del movimento delle braccia. Quando le
braccia sono sollevate in avanti {90°), si contrae in anticipo
l'erector spinae (A); quando vengono sollevate all'indietro
{-90°) si contraggono gli addominali (C), mentre il sollevamento o 0,2 . 0,4 0,6 s
laterale (0°) non provoca attività anticipatorie nei flessoesten- @
sori del tronco (8 ).

® o·

o 0,2 0,4 0,6 s


©

-so·

sollevamento© o 0,2 0,4 0,6 s


delle braccia

31 9
Controllo motodo

Creazione di catene di fissazione ® ©


tra:~:ione con appoggio
Quando il movimento primario produrrebbe ampi sposta- sulle spalle angolo
menti del centro di gravità tali da farlo uscire dal pe- --..!.---d=-=e~lla caviglia
rimetro di base, il controbilanciamento operato mediante ~G gastrocnemio
spostamenti opposti di altre patti del corpo può non es-
sere sufficiente per mantenere l'equilibrio. Per impedire
che il centro di g ravità esca dalla base di appoggio, oc- _j ~ ,L bicipite
corre allora ancorarsi a una massa inamovibile (di solito ' brachiale
ms
il terreno) attraverso una catena di fissazione (vedere an- ® l
che capitolo 22). !.;esperimento della figura 24.20, A e B, trazione senza
dimostra lo svilupparsi di una catena di fissazione. Se si appoggio . angolo l
~
; dellacavig lia
richiede a un soggetto di afferrare una maniglia fissata : EMG
alla parete e, alla p resentazione di un segnale sonoro, di ' gastrocnemio l
tirare verso di sé la maniglia (contraendo il bicipite bra-
chiale), si può verificare che, per evitare di venire attirato
,.
''
lschrocrurali
l
''
contro la parete, il soggetto attiva i muscoli posteriore
della gamba (gastrocnemio e ischiocrurali) qualche deci-
''
l

i i
;
l l l l l
bicipite
brachiale l
na di millisecondi prima di contrarre il bicipite. !.;at-
tivazione del gastrocnemio mantiene la gamba estesa
ms

Figura 24.20- Nel movimento di trazione sulla maniglia (B),


l
rispetto al piede, evitando che l'azione del braccio faccia la contrazione del bicipite brachiale è preceduta dall'attivazio-
flettere in avanti la caviglia; fissata così la gamba, la con- ne dei muscoli della gamba, che preparano una resistenza al
trazione degli ischiocrurali impedisce che il bacino si movimento del corpo in avanti. Se la resistenza è fornita d-:
pieghi in avanti rispetto all'arto inferiore. Assieme, i due un punto d'appoggio sulla spalla (A), la preattivazione dei
muscoli della gamba scompare. In C spostamenti degli arti e
muscoli si oppongono quindi alla forza della contrazione
del tronco durante un movimento di flessione volontaria di en-
del braccio e impediscono che il corpo venga attirato ver- trambi gli avambracci.
so la parete. Questo tipo di preparazione posturale av-
viene secondo una sequenza stereotipata, che vede atti-
vati per primi i muscoli più prossimi al punto di fis- terale, che è in fase di oscillazione, si contraggono invece
sazione (che nel caso qui considerato è il terreno) e poi - sempre in anticipo alla trazione sulla maniglia - il tibia-
tutti gli altri progressivamente. I muscoli che compiono le anteriore e il retto femorale.
il movimento volontario principale sono gli ultimi a con-
trarsi, quando la catena di fissazione è completamente Produzione di sbilanciamenti
predisposta.
La lunghezza della catena fissativa può però variare da Quando si sale sulla punta dei piedi oppure si compie un
un'occasione all'altra, in rapporto a dove si colloca il salto in alto da fermi, la spinta vetticale sul terreno, neces-
punto di fissazione. Se il punto di fissazione si sposta dal saria a sollevare il corpo, viene esercitata dai muscoli e-
terreno a un supporto cui appoggiare il torace e le spalle stensori della gamba, in particolare dal tricipite surale,
(figura 24.20 A), l'attivazione preparatoria del gastrocne- che agisce aumentando l'angolo anteriore della caviglia.
mio scompare. Il gastrocnemio si contrae dunque soltan- È semplice arguire che quest'azione può sortire effetti
to quando si deve garantire un punto di fissazione al ter- diversi in rapporto a quale delle due inserzioni muscolari
reno, mentre rimane a riposo quando il soggetto trova un del tricipite sia fissa e quale mobile. Se il piede è solleva-
altro punto d'appoggio. to da terra e il corpo è appoggiato sull'altro piede oppure
In conclusione, il punto di fissazione può essere fornito seduto, la contrazione del tricipite surale muove la punta
da qualsiasi segmento corporeo e la contrazione prepa- del piede verso il basso. Se invece il piede è appoggiato a
ratoria avviene secondo una sequenza ordinata, che ini- terra, la contrazione del tricite non riesce ad abbassarne
zia dal punto d'appoggio irradiandosi poi verso la parte la punta ma allarga l'angolo atticolare tirando all'indietro
che si muove. la tibia. Come mai, allora, nel salto in alto la forza del
Si è osservato, infine, che la catena fissativa si instaura tricipite solleva il corpo, invece di farlo cadere all'indi-
con le stesse modalità anche quando la trazione sulla etro? La risposta è data dai tracc iati della figura 24.21 dai
maniglia si mette in atto durante la locomozione, sovrap- quali si desume che il salto in alto non inizia con la con-
ponendosi alle attività ritmiche del passo. Quando il trazione del tricipite ma con un aggiustamento posturale
soggetto compie la trazione sulla maniglia durante la fase anticipatorio, che consiste nella contrazione del tibiale
di appoggio del cammino su un tapis roulant, la con- anteriore che riduce l 'angolo anteriore della caviglia,
trazione fissativa di gastrocnemio e ischiocrurali si attua facendo cadere in avanti il centro di gravità. La con-
in anticipo rispetto al bicipite. Nella gamba controla- trazione del gastrocnemio interviene soltanto a metà circa

320
l
.1....
l
Capitolo 24- Controllo posturale

®
EMG soleo

~l
l
l 2
contrazione
del tibiale
anteriore
E
E

o
-2
j accelerazione in avanti caduta
in avanti
del centro
di gravità

4
20 la contrazione
del triciplde
% accelerazione verticale surale rende
E 10 la tibia
verticale
e la solleva
in alto
o

200 ms

Figura 24.21 - Nello spiccare un salto in alto da fermi, l'azione ha inizio con una contrazione del muscolo tibiale anteriore (elettro-
miogramma nella seconda traccia in A ) cui segue, dopo circa 200 ms, la contrazione del tricipite surale (A , prima traccia). Dalla
posizione di partenza, a tibia verticale (schema 1 in B), per azione del tibiale anteriore la tibia si inclina in avanti (B, schema 2). Ciò
induce una caduta in avanti del corpo (B, schema 3) e del centro di gravità (A, terza traccia) che si porta al di sotto del cuscinetto
piantare, sollevando il tallone. È intanto entrato in azione il tricipite (linea tratteggiata verticale in A), la cui contrazione ruota
all'indietro la tibia inclinata in avanti, la verticalizza e la solleva (B, schema 4). Grazie a ciò, il centro di gravità viene ora accelerato
all'indietro (A, quarta traccia) e verso l'alto (A, quinta traccia). l cerchi pieni indicano le corrispondenze temporali tra i tracciati in A e
gli schemi in B .

della caduta, quando il centro di pressione si è spostato si sorregge un libro o un vassoio sul palmo della mano de-
sotto al cuscinetto piantare e il tallone ha iniziato a solle- stra e poi lo si solleva con la mano sinistra, il braccio
varsi. A questo punto la tibia è inclinata in avanti e la destro rimane immobile. Se invece il libro è sollevato da
contrazione del tricipite, allargando l 'angolo anteriore un estraneo, non importa se di sorpresa o no, la mano
della caviglia, la verticalizza e la solleva facendo perno destra lo segue brevemente verso l'alto. L'involontaria
sul cuscinetto piantare. Ciò continua f ino a che il piede flessione del gomito è dovuta al fatto che la contrazione
non perde contatto con il terreno e ha inizio il salto vero e del bicipite, che f ino a quel momento aveva sostenuto
proprio. In questo caso l'aggiustamento posturale antici- isometricamente il peso del libro, cessa soltanto al venir
patorio consiste dunque nel predisporre uno sbilancia- meno del carico (figura 24.22 B), e provoca perciò il sol-
mento corporeo che inclina la tibia in avanti prima e levamento dell'avambraccio. Invece, quando l'atto è com-
durante la contrazione del tricipite. piuto dal soggetto medesimo, il bicipite destro si rilascia
in perfetta sincronia (e in proporzione) con il recluta-
Aggiustamenti posturali anticipatori mento della forza nel braccio sinistro che viene a sorreg-
in singoli arti gere il peso (figura 24.22 A). In questo modo, la diminu-
zione del carico viene accompagnata istante per istante,
Gli aggiustamenti precompensatori possono riguardare senza che il soggetto se ne renda conto, dalla riduzione del-
anche la posizione di un singolo arto. Se, per esempio, la forza che lo sostiene, e il braccio resta fenno.

321
Controllo moto.-io

® carico sollevato dal soggetto con Il braccio sinistro @ carico sollevato da un estraneo

peso del carico


sostenuto
con la mano destra
peso del carico_ ___.

1k:J 1 kg

posizione
angolare del gomito
o J
posizione
angolare
EMG del gomito
bicipite destro

bicipite destro
tricipite destro

triei pi te destro
,.._....._"'-~
bicipite sinistro

-200 o 200 400 ms -200 o 200 400 ms

Figura 24.22- Dinamica della riduzione della forza del bicipite brachiale, quando un carico sostenuto dalla mano viene rimosso
dallo stesso soggetto (A) e da un estraneo (8). Nel primo caso la mano liberata dal carico rimane immobile, nel secondo si sol-
leva, seguendo il carico, come indicato dal tracciato che riporta la posizione del gomito. Ciò dipende dal fatto che in A l'attività
del bicipite destro inizia a ridursi (freccia) in sincronia con l'attivazione del bicipite sinistro, prima che il carico sia sollevato; men-
tre in 8 il bicipite destro si disattiva (freccia) soltanto dopo che il carico è stato sollevato.

322
l Inserto l -Incoerenza Anche le vertigini da vuoto hanno
un' origine simile. Nascono infatti in
Capitolo 24 - Controllo posturale

l'asportazione chirurgica del cristal-


lino per cataratta, le oscillazioni sta-
tra le informazioni afferenti
quelle occasiom m cui il vestibolo bilografiche diventano uguali a occlù
fornite dai sistemi di controllo
egnala che la testa st muove, mentre aperti e a occhi chiust; spesso i forti
posturale. Vertigine gli occhi non percepiscono il suo difetti di rifrazione che richiedono
m ovtmento. l 'utilizzo alternato dJ lenti con diver-
Normalmente, le diverse componenti Ciò si verifica, per esempio, quando so poter~ diOttrico sono accompa-
sens01iali del controllo posturale col- vengono meno gli aggiustamenti vi- gnati da disturbi posturali e vertigine,
laborano e interagiscono in modo cor- suoposturah, per una delle cause e- m occasione dei cambi di lenti
retto, perché inviano informazioni lencate più sopra (gli oggetti del Anche 1 movimenti di tutta la scena
coerentt tra loro. Talvolta, però, acca- campo visivo sono posti a più di 5 me- visiva, mentre la testa è fenna, con-
de che le mformaz10ni che vengono tri di distanza, l'acuità visiva è dimi- ducono agli stessi distmbt. Ess1 pos-
dall'occhio, o dal vestibolo, o dai re- nuita). ln questo caso, le oscillazioni sono avvenire, oltre che in laborato-
cetton somestesic1 siano in disaccor- corporee aumentano di ampiezza rio (figura 1), anche in condizioni na-
do: m questi casi il controllo pastura- fino a essere 1ilevate dal vestibolo, turali, per esempio quando si guarda-
le perde efficienza~ si ha perdita del- che le corregge, mentre la vista non no le nuvole muoversi in cielo oppu-
l'equilibno accompagnata da vertigi- le percep1sce. Per questo motivo, una re quando, seduti in un treno fermo m
ne (sensazione d1 spiacevole distor- persona affacciata sul vuoto e privata stazione, si vede muoversi il convo-
SIOne dell' orientamento gravitazio- dt punti di riferimento vicin1, prova glio del binano accanto.
nale stanco oppure di movimento ap- una sensazione di mstab1lità, che
parente dell'ambiente o del corpo) e deriva dai movtmenti oscillaton con-
da malessere (nausea). seguenti al venir meno del controllo
Gh esempi di discrasia tt-a le diverse vtsuoposturale . L'entità dei disturbi o
fonti di inf01mazione che prutecipa- soggettivi accusati da soggetti affac-
no al controllo della postura sono ciati al bordo dt un edificio varia in ew;;
numerosi. La cmetosi ("mal d' auto, rapporto alla posizione (figura 1). Il
mal di mare") interviene quando un 60 per cento delle persone, quando
mdividuo all' mtemo dt un veicolo sono dtstese, m modo da vedere a
sente col vestibolo le accelerazioni breve distanza il bordo dell 'edificio,
cu1 il veicolo è sottoposto, mentt-e la non soffre le vert1gini. Passando alle
vista gli segnala che l'ambiente (l' in- altre postzioru, st nota tm progressivo
temo del veicolo) è immobile. n di- aggravarsi dei sintomi di vertigine,
shtrbo dunmmsce quando si attenua mano a mano che la testa si allontana
la discordanza vestibolo-oculare, per dal piano d'appoggio. A produrre i
esempio fornendo al soggetto un d - sintomi non è la paura del precipizio,
ferimento esterno stabile (la stt-ada se ma la distanza del ptù prossimo rife-
è su un'automobtle, l' onzzonte se è rimento visivo: i sintomi, infatti, non
su una nave), m modo che 1 movi- aumentano ali' aumentare dell' altez-
menti percepiti dalla vista siano coe- za e sono di pan entità, sia quando lo Figura 1 - Ent1tà de1 d1sturb1 soggettiVI
renti con quelli percepiti dal vestibo- sguardo è diretto in basso sia quando (instabilità, vertigine, nausea) provocati
lo, oppure se si aboliscono i segnalt è diretto verso l'alto. dallo sporgersi sull'orlo del tetto di un
vtstvi: ad occhi cluust, mfatti, l'entità Disturbi analoghi si avvertono quan- grattacielo, tn rapporto all'atteggiamen-
del d1sturbo è minore. do dimmuisce l'acuità visiva. Dopo to posturale.

323
Controllo motorio

Inserto 2
Sviluppo ontogenetico
del controllo posturale
Al momento della nascita, i sistemi di
controllo che garantiscono la pastura
antigravitaria non sono ancora fimzio-
nanti e l'attitudine posturale riproduce
2
quella del feto, caratterizzata dalla
simmetrica flessione degli atti e del
tronco (figura l A). I..: ipettono flesso-
rio neonatale viene mantenuto in tutte
le posizioni (prona, supina, verticale o
in· sospensione ventrale) e ostacola collo e il tronco in estensione, con
l'estensione passiva degli arti o delle l'anca flessa ma le gambe estese, in
dita che, quando vengono abbandona- modo da garantire una larga base di
te, riprendono immediatamente l'as- appoggio. Nei mesi seguenti, lo sche-
setto iniziale. I..:attività motoria spon- ma simmehico, tutto flessotio o tutto
tanea è prevalentemente limitata al estensoria, si spezza: il bambino può
distretto cefalico (suzione, pianto, motare su se stesso, passando da pro-
movimenti oculari, movimenti di rota- no a supino o viceversa, con movi-
zione laterale della testa), mentre da- menti di rotazione successiva del ca-
gli arti e dal tronco si possono evocare po, delle spalle, del tronco e della
quasi unicamente attività riflesse, co- pelvi; poi comincia a strisciare e a
me il riflesso di prensione (le dita camminare sui quattro arti e, infine,
della mano si stringono intorno al di- intorno ai l 0-12 mesi, raggiunge la Figura 1 -A) Atteggiamento posturale in
to dell'adulto) o il riflesso di Moro stazione eretta e inizia il cammino flessione del neonato. B) Riflesso di Mo-
(quando il neonato in posizione si.lpi- bipede. Nel frattempo maturano ro, estensione e adduzione delle braccia,
na viene rapidamente abbassato, allar- anche le reazioni di equilibrio: intorno indotto da un movimento di caduta all'in-
dietro.
ga le braccia e le dita, figura l B). ai 6mesi il bambino reagisce all'incli-
La testa non viene sollevata e manca- nazione del piano d'appoggio e non rotola più di lato; più tardi compaiono
no completamente le reazioni di equi- le modificazioni compensatorie del
librio: se è posto su un piano inclinato tono muscolare degli arti e del n·onco,
il neonato rotola passivamente verso il che mantengono la posizione seduta e
basso. La rotazione passiva della testa infine la posizione eretta. Assieme ad
induce spesso la comparsa dei riflessi esse si manifestano i riflessi paraca-
tonici asimmetrici del collo. dute, ossia l' iperestensione protettiva
Le reazioni posturali mah1rano pro- delle braccia nella direzione verso la
gressivamente nei mesi successivi al quale il corpo sta cadendo, dapprima
terzo. Intorno al tetzo mese compaio- in avanti (6 mesi), poi di lato (8 mesi)
no le reazioni labirintiche di raddrizza- e infine all'indietro (9 mesi).
mento della testa: in posizione prona,
il bimbo tenta di sollevare il capo dal
cuscino (figura 2 A); tirandolo per le
braccia a sedere (dalla posizione supi-
na) la testa non ciondola più all'indie-
tro, ma segue il movimento del tronco
e si mantiene vetticale una volta che il
tronco è eretto (figma 2 B).
Il raddrizzamento della testa segna
l'avvio della trasfonnazione del tono Figura 2 - Acquisizione del controllo po-
posturale generale da flessorio a sturale della testa. Estensione spontanea
estensoria e intorno ai 5-6 mesi il in posizione prona (A ) e controllo della
bambino conquista la posizione sedu- posizione eretta del capo durante il solle-
ta, ossia la capacità di mantenere il vamento del tronco per le braccia (B). Figura 3- Reazione paracadute laterale.

324
Controllo dei movimenti oculari
25 Fausto Baldissera

Muscol11tur a t>~trinseca Movimenti di in~eguimento


deU'occhio
Tipt e fmabtà de1 movimenti oculan Interazioni tra i diversi riflessi oculomotori
Interaz10m del riflesso vestibolo-oculare con tlnflesso optocmenco
Rifles\i yestibolo-ocnlari Interazioru tra nflesso vestibolo-oculare e usposta di mscglllmento
R.!flesst dai canal! serrucucola11 Modificaziom stabih
R.!fl e~~~ dalle mdcule
Movimenti saccadici
Riflesso optocinetico Strutture nervose generanti le! saccad!

MUSCOLATURA ESTRINSECA volgerlo verso sinistra dovranno contrarsi il retto latera-


le dell'occhio sinistro e il retto mediale dell'occhio de-
DELUOCCHIO stro. Va inoltre tenuto presente che nessun muscolo agi-
sce producendo una pura rotazione su un solo piano e
Nell'uomo, i movimenti del globo oculare sono essenzial- che l'azione di un determinato muscolo dipende anche
mente di tipo rotatorio e sono garantiti da 6 muscoli (figu- dalla posizione in cui l' occhio si trova per il precedente
ra 25 .l) che si estendono da un anello fibroso, che circon- intervento degli altri muscoli. Per esempio, i tendini dei
da il fondo dell'orbita (5 muscoli), oppure dal pavimento muscoli retto superiore e obliquo superiore si inserisco-
anteromediale deli' orbita (muscolo obliquo inferiore), alla no alla sclera secondo direzioni tra loro approssimativa-
sclera, inserendosi in vicinanza dell'equatore del globo mente perpendicolari. Il retto superiore agisce come un
(assumendo che i poli siano, da un lato, la cornea e, dal- puro elevatore soltanto quando l'asse ottico è deviato di
l'altro, la fovea). I muscoli retti superiore e inferiore, tra 25°-30° lateralmente; in questa posizione, l'obliquo
loro antagonisti, provvedono ai movimenti di rotazione sul produce una torsione pura del globo sul piano trasversa-
piano sagittale, ossia all'elevazione e all'abbassamento le. Ma se l'asse ottico devia di 50° medialmente, l'obli-
dell'asse visivo. La coppia dei muscoli retti dell'occhio quo superiore diventa un rotatore verso il basso, mentre
mediale e laterale, anch'essi tra loro antagonisti, provvede il retto superiore produce torsione verso l'interno.
ai movimenti di adduzione e di abduzione del globo ocu- I muscoli oculari sono innervati dai nervi cranici III, IV
lare, ossia di deviazione laterale dello sguardo. Il tendine e VI. I muscoli retti superiore, inferiore e mediate, e il
del muscolo obliquo superiore (o trocleare) e il muscolo muscolo obliquo inferiore sono raggiunti dai motoneu-
obliquo inferiore si portano dal davanti e medialmente roni, situati nel mesencefalo, del nervo oculomotore
verso la faccia laterale del globo oculare, inserendosi comune; il muscolo obliquo superiore è innervato dai
appena dietro all'equatore, l'uno sulla calotta superiore e motoneuroni del nervo trocleare, anch'essi localizzati
l'altro sulla calotta inferiore del globo oculare. Il muscolo nel mesencefalo, e il muscolo retto laterale dai moto-
h·ocleare produce torsione del globo verso l'interno (ossia neuroni del nervo abducente, situati nel ponte, in prossi-
rotazione intorno all'asse visivo in senso orario a sinistra e mità del pavimento del IV ventricolo.
in senso antiorario a destra), mentre l'obliquo inferiore
provoca torsione verso l'esterno.
Durante i movimenti coniugati, che costituiscono la Tipi e finalità dei mòvimenti oculari
gran parte del repertorio motorio degli occhi, l'accop-
piamento dei muscoli dei due lati deve avvenire in I movimenti oculari sono finalizzati a raggiungere l 'uno
modo che lo sguardo di entrambi gli occhi devi nella oppure l' altro dei seguenti obbiettivi:
stessa direzione: quindi, per abbassare lo sguardo devo-
no essere attivati entrambi i retti inferiori, mentre per l) mantenere stabile il campo visivo;

325
Controll o motorio

troclea

Cl!
(O
oCl
obliquo superiore c
<U
Cl!
c
o
.N
'(ii
o
o.

F
S!
(J
tE
asse
visivo d
rT
è
c
nervo ottico
c
11
v
retto inferiore
s
r
!.
obliquo Inferiore
l
l
c
r
Figura 25.1 - Muscoli estrinseci dell'occhio e movimenti del globo oculare.

2) puntare lo sguardo verso l'oggetto che si vuole osser- RIFLESSI VESTIBOLO-OCULARI


vare, in modo che la sua immagine cada sulla fovea.

Due movimenti di natura riflessa provvedono a stabiliz- Riflessi dai canali semicircolari
zare il campo visivo: sono evocati l'uno dalla stimola-
zione dei recettori vestibolari (riflesso vestibolo-ocula- Quando si è attratti da un oggetto che compare alla peri-
re), l'altro dal movimento delle immagini sulla retina feria del campo visivo, lo sguardo si sposta inunediata-
(riflesso optocinetico). Entrambi i riflessi cooperano nel mente per portare la mira al centro del campo. Lo scopo
mantenere stabile il punto di f issazione durante i movi- può essere raggiunto in due modi. Se l'oggetto non è lon-
menti del capo. tano dal centro, possono muoversi soltanto gli occhi, con
I movimenti volontari provvedono a portare la fovea sul un rapido scatto (figura 25.2 A). Se l'oggetto è periferico,
bersaglio visivo che attira l'attenzione: i movimenti di e si ritiene di doverlo osservare a lungo, al movimento
inseguimento (che più propriamente sono da considerare degli occhi segue un movimento della testa che si volta
movimenti riflessi modulati dalla volontà) fanno seguire verso la nuova mira visiva. Candamento dei movimenti
dalla fovea le mire in movimento lento; i veloci movi- consecutivi degli occhi e della testa è illustrato nella figu-
menti saccadici trasferiscono lo sguardo sulla mira con ra 25.2 B e sullo stesso grafico è ripmt ata anche la posi-
la massima velocità. In tutti i casi fin qui considerati, i zione angolare della linea de llo sguardo. Durante la pri-
movimenti sono coniugati, cioè riguardano i due occhi in ma fase, rapida, del movimento oculare, lo spostamento
paralle lo. Nei movimenti di convergenza-divergenza, che della linea di sguardo coincide con lo spostamento degli
servono a mantenere l'inunagine su punti corrispondenti occhi. Poi inizia la rotazione della testa, ma lo sguardo ri-
delle due retine (capitolo 17) quando la mi ra si avvicina mane fisso sulla nuova mira perché gli occhi deviano
o si allontana, i globi oculari ruotano sul piano orizzon- contemporaneamente in senso contrario e in pari misura:
tale in direzione opposta l'uno rispetto ali 'altro. il movimento contrapposto della testa e degli occhi ha

326
Capitolo 25 - Controllo dei movimenti oculari

In condizioni fisiologiche, il riflesso vestibolo-oculare


può essere messo in evidenza sottoponendo la testa a rota-
zioni sinusoidali. C iò si ottiene, per esempio, ponendo il
soggetto su una sedia che mota, per un angolo di 20°-40°,
...ca
Q)
a velocità modulata sinusoidalmente. La stimolazione
o sinusoidale mette in evidenza le proprietà dinamiche di un
~ 40° direzione dello sguardo direzione dello sguardo
sistema (capito li l O e 13 ) ; le variazioni della frequenza
: 30°
g 20° ~ movimento della sinusoide equivalgono infatti a variazioni della velo-
~ dellatesta
';:l w cità dello stimolo. Si considetino i mov imenti della testa e
·~ o· ~imento degli occhi durante le oscillazioni sinusoidali a due diver-
a. saccadico 1oOriiS' \ se freque nze effettuate in ambiente buio per evitare i
riflesso vestibolo-oculare
riflessi optocinetici (figura 25.3). Alla frequenza più bassa
Figura 25.2 - Un movimento saccadico degli occhi devia lo (0,5 Hz), l'oscillazione regolare della testa è accompagna-
sguardo verso una mira visiva posta a sinistra dell'osservatore
ta da una serie di scosse di nistagmo. Il riflesso vestibolo-
(A). Se la deviazione oculare è seguita dalla rotazione della
testa, che si rivolge verso la mira (B), la direzione dello sguar-
oculare è rappresentato dai movimenti lenti che frammez-
do rimane stabile, perché gli occhi compiono nel frattempo un zano le rapide scosse saccadiche. Se si in1Tllagina di elimi-
movimento di rotazione inversa. Questo secondo movimento nare le scosse rapide e di congitmgere tra loro gli estremi
è un riflesso vestibolo-oculare, originato dalle afferenze dai del tracciato così inte rrotto, si ricostmisce un movimento
canali semicircolari generate dalla rotazione del capo. sinusoidale che è speculare a quello della testa. La stretta
correlazione tra i due movimenti si può meglio vetificare
come risultato la stabilità del punto di f issazione. Il movi- osservando i tracciati delle loro velocità (figura 25.3). Sul
m ento rapido degli occhi nella prima fase è di origine tracciato che tiproduce la velocità dei movimenti oculati, i
volontatia e viene detto saccade (vedere oltre). Il succes- movimenti riflessi, più lenti e di velocità variabile, risalta-
sivo movimento lento di compensazione è invece un no infatti rispetto alle saccade, la cui elevata velocità si
riflesso vestibolo-oculare, che nasce dai canali semicirco- esprime nelle rapide punte che interrompono brevemente
lari in risposta alla rotazione del capo. Questo riflesso è la sinusoide. Il confronto mette in luce come la velocità
indotto dalla scarica dei recettori dei canali semicircolari, dei movime nti lenti degli occhi sia in petfetta opposizione
la cui frequenza è proporzionale alla velocità di rotazione di fase rispetto alla velocità di rotazione della testa.
della testa (capitolo 14), ed è trasmesso ai muscoli ocula- Alla frequenza più alta (1,0 Hz), l'escursione angolare
ri attraverso un circuito trineuronale. della testa e degli occhi è minore e il riflesso vestib olare
Se lo stimolo vestibolare è di lunga durata, come avvie- può estrinsecarsi da solo, senza essere più interrotto dal-
ne quando un soggetto è seduto su una p oltrona ruotan - le saccade di recupero.
te, oppure quando le cupole sono attivate dallo stimo lo
calorico (capitolo 14), g li occhi ruotano in direzione
contraria alla rotazione della testa. Poi un movimento
rap ido, che ha la stessa natura della saccade volontaria
precedentemente descritta, li riporta automaticamente 0,5 Hz
1,0 Hz
all'indietro. Dopo la saccade, lo sguardo si fissa su una occhi ~• . J'-4\ rJ·
nuova mira e il riflesso vestibolare riprende a compensare nistag~~ . ·~ Vsa~~de ~
la rotazione della testa finché interviene un ' altra sacca- posizione riflesso vestibolo-oculare
angolare
de, e così via. La sequenza può ripetersi numerose volte,
testa
fintanto che dura l'attivazione vestibolare, e dà luogo al
cosiddetto nistagmo, costituito da una serie di movimenti
alternati dei quali la componente lenta è dovuta al riflesso
vestibolo-oculare e quella rapida è dovuta al ritorno auto-
matico nella posizione centrale. Per tradizione, in clinica
si assume come direzione del nistagmo quella del movi-
mento veloce.
Il nistagmo è noto soprattutto come sintomo patogno- Figura 25.3 - Correlazione tra la rotazione sinusoidale della
monico delle lesioni de l vestibolo. La sua comparsa è testa, sul piano orizzontale, e i movimenti riflessi degli occhi.
L'oscillazione della testa alla frequenza di 1 Hz provoca un
spesso dovuta al fatto che, quando il sistema vestibolare
movimento degli occhi della stessa ampiezza e opposto di fase.
di un lato è stato leso e cessa di trasmettere informazio-
Alla frequenza di 0,5 Hz il movimento degli occhi è segmentato
ni, ciò viene interpretato come la presenza di uno stimo- da una serie di rapide interruzioni (saccade) e assume l'aspetto
lo continuo proveniente dal lato opposto (si ricordi che del nistagmo. Nei tracciati inferiori, che rappresentano la velo·
nel sistema vestibolare il segnale significativo è dato cità di rotazione , si differenziano nettamente la componente
dalla differenza tra le afferenze dei due lati). riflessa del nistagmo (sinusoidale) dalle saccadi (punte).

327
Conh·ollo motorio

Inserto l - Circuiti so opposto alla rotazione del capo. I recettmi del canale di sinistra sono
del riflesso vestibolo-oculare Dai nuclei vestibolari partono, se- inibiti dalla rotazione: Poiché il cana-
condo gli schemt dell' innervazione le di sinistra provoca effetti antagoni-
La figura schemati:lza il circuito tri- reciproca, anche proiezioni inibitorie sti rispetto a quelli indotti dal canale
neuronale (linee continue) che tra- per i motoneuroni d eU' abducente di destra, la sua inibizione favorisce
smette il riflesso vestibolo-oculare destro e del retto laterale sinistro. l'azione rotatoria sopra descritta.
evocato da una rotazione orizzontale
della testa da sinistra a destra. I re-
cettori del canale otizzontale di de-
stra vengono eccitati e la loro scatica
è trasmessa dal nervo vestibolare (l
neurone) ai nuclei vestibolari dello
stesso lato. Le cellule dei nuclei ve-
stibolari (II neurone) proiettano al
nucleo abducente di Slillstra e pren-
dono contatto con 1 motoneurom del
muscolo retto laterale (III neurone).
Interneuroni del nucleo abducente,
taggiunti dagli stess1 segnali, proiet-
tano, dopo un secondo mcrodo, al
nucleo dell' oculomotore comune de-
stro ed eccitano i motoneuroni del
muscolo retto med1ale di destra. I.:ec-
citazwne vestibolare st traduce così
nella contrazwne sunultanea dei due
retti e nel movlffiento coniugato degli
occlu da destra a Slillstra, cwè m sen-

Il rapporto tra ampiezza della risposta (la velocità di


rotazione degli occhi) e ampiezza dello stimolo (la velo-
® riflesso vestibolo-oculare
1,25 :E
o
o
.."'
~
01

1,00 o
éità di rotazione della testa) rappresenta il "guadagno" o B
del sistema. Perché la compensazione sia perfetta, occor- 0,80
c
Cl>
c:
Cl>
E E 01
re che la velocità degli occhi sia uguale e contraria alla 01
u;
0,63 u; o
velocità della testa, ossia che il guadagno sia unitario. o c.
c.
Nell'ambito delle frequenze di oscillazione rotatoria tra 0,50 "' "'
0,5 e 4Hz, che corrispondono alle velocità delle rotazio- Il
0,40 o
ni fisiologiche del capo, sia volontarie sia indotte dall'at- c:
Ol
tività locomotoria, il guadagno del riflesso è appena infe- 0,01 0,02 0 ,05 0,1 0,2 0,5 1 2 3 4 6 01
"O
frequenza delle oscillazioni (Hz) 01
riore all'unità e l'opposizione di fase è perfetta (figura :::1
Ol
25.4). Alle velocità inferiori a 0,5 Hz, la risposta vestibo- ® ©

<>--o\
movimenti
lare e, di conseguenza, la reazione oculare da essa indotta riflesso optocinetlco di inseguimento

~
diventano proporzionali all'accelerazione della testa 1,20
(capitolo 14) e il guadagno diminuisce. :E
o "' 1,0 con le saccade
L'efficacia del riflesso vestibolo-oculare si può apprez-
o "'
~ .c
... ~ 0,8
1,00 ~
..
- -~ ~ - - ----
zare facilmente se, dopo avere posto un foglio stampato 'i:i '"'
.Q ·13 0,6
0,80
davanti agli occhi, si ruota la testa orizzontalmente o ~ .Q 0,60 senza
verticalmente alla frequenza di l ciclo al secondo. In ~ 0,4 ~ 0,40 saccade
questa condizione, la lettura è ancora possibile. Se inve-
ce si tiene ferma la testa e si fa oscillare il foglio davanti ~ 0,2 ·~ 0,20
c:
Ol
agli occhi con la stessa frequenza, le difficoltà di lettura 0,0 0 ,00'-------~--
aumentano notevolmente. La diffe renza dipende dal "'
"O 0,04 o, 1 3 0,1 0,2 0,4 1,0 2,0

fatto che, quando la testa si muove, il riflesso vestibolo-


"'
:::1
Ol frequenza delle oscillazioni del bersaglio (Hz)

oculare riesce a compensarne la rotazione; se invece è la Figura 25.4 - Curve di guadagno del riflesso vestibolo-ocula-
mira a muoversi, gli occhi non riescono a seguirla con la re (A), del riflesso optocinetico (B) e dei movimenti oculari di
stessa rapidità. inseguimento (C).

328
Capitolo 25- Controllo dei movimenti oculari

Riflessi dalle macule nucleo situato a destra e in direzione opposta per il nucleo
controlaterale), e che producono traslazioni dell'immagi-
ne retinica in direzione temporonasale sulla retina contro-
l cambiamenti di posiziqne della testa rispetto alla vettica-
laterale e in direzione nasotemporale sulla retina ipsilate-
le, segnalati dalle afferenze maculali, inducono una con-
rale. La pattecipazione del nucleo del tratto ottico al ri-
trorotazione coniugata degli occhi, tesa a compensare l'in-
flesso optocinetico è anche testimoniata dalla completa
clinazione della testa in modo da mantenere allineata la
abolizione deltiflesso dopo lesioni bilaterali del pretetto.
vetticale visiva con la forza di gravità. La risposta segue
Le proiezioni in uscita dal nucleo del tratto ottico rag-
inclinazioni in tutte le direzioni ma, in generale, la sua
giungono il nucleo vestibolare mediale e il cervelletto,
entità è del tutto insufficiente a mantenere il normale
dove presumibilmente avviene l'integrazione con il ri-
orientamento degli occhi. Nell'uomo, un'inclinazione di
flesso vestibolo-oculare (vedere oltre).
45° è compensata da una controrotazione di soli 5°.

RIFLESSO OPTOCINETICO MOVIMENTI DI INSEGUIMENTO


Oltre alla rotazione della testa, anche la rotazione del Mentre il riflesso optocinetico viene attivato da movi-
campo visivo induce movimenti oculari che tendono a menti della scena visiva in toto, i movimenti di insegui-
mantenere lo sguardo sul punto di fissazione. mento servono a mantenere nel punto di fissazione fo-
Normalmente il movimento della scena visiva sulla reti- veale i piccoli oggetti che si muovono in un campo visi-
na è dovuto alla rotazione della testa; in questo caso, la vo altrimenti immobile. Se viene chiesto a un soggetto di
risposta optocinetica si sovrappone a quella vestibolo- seguire con lo sguardo un punto luminoso che oscilla
oculare. È però possibile costruire scene visive mobili, sinusoidalmente su uno schermo televisivo, f inché la
per esempio mediante proiezione cinematografica, e ve- velocità rimane bassa gli occhi si ancorano alla m ira e la
rificare le reazioni dell'apparato oculomotore ai loro movi- seguono con un movimento oscillatorio regolare e conti-
menti, come si è fatto per le reazioni visuoposturali. nuo. Se la velocità cresce oltre i 40°-60°/s, lo sguardo
In risposta alla rotazione del campo visivo, gli occhi si perde il contatto; allora lo spazio perduto viene recupe-
muovono nella stessa direzione, cercando di mantenere rato da piccole saccadi che accelerano l'occhio e ricattu-
nella fovea la scena che sfugge. Come accade per il rifles- rano la mira. Il movimento oculare, da sinusoidale, si
so vestibolo-oculare, se lo spostamento del campo visivo trasforma in un nistagmo invertito: la fase rapida batte
supera l'ampiezza massima di rotazione dell'occhio, il nella stessa direzione della fase lenta (figura 25.5).
movimento oculare si arresta a fondo corsa e gli occhi Se si valuta l'efficienza di questo tipo di movimento, te-
ritornano rapidamente nella posizione di pattenza con un nendo conto soltanto dell'ampiezza della componente
movimento saccadico, poi riprendono a inseguire il campo sinusoidale (come si è fatto per il nistagmo vero e pro-
visivo e così via: iltiflesso si trasforma in nistagmo optoci- prio), si ottiene una curva di guadagno simile a quello
netico. del riflesso optocinetico, caratterizzata da un ripida ca-
Durante le rotazioni della testa, il tiflesso optocinetico as- duta quando la frequenza supera i 0,4 Hz (figura 25.4 C).
siste il riflesso vestibolo-oculare nel mantenere lo sguardo Se invece si includono nel computo anche i movimenti sac-
ancorato alla mira. I due 1iflessi operano in due ambiti di- cadici e si misura l'ampiezza totale del movimento, allora il
versi, ma parzialmente sovrapposti, di velocità del movi- guadagno tirnane elevato f mo a 1-1 ,2 Hz. Se si prescinde
mento, come rivela il confronto tra le lispettive curve di dall'intervento del sistema dei movimenti saccadici, che
guadagno. Se il campo visivo viene fatto ruotare con liallinea lo sguardo sulla mira, il movimento di inseguimen-
andamento sinusoidale, il guadagno del liflesso optocine- to è quindi del tutto simile al riflesso optocinetico.
tico è molto prossimo ali 'unità alle basse frequenze, fino Il guadagno dei movimenti di inseguimento è sotto il
a circa 0,4 Hz (ovvero fino a velocità di circa 40°/s), poi controllo della volontà. Nell'espetienza appena descritta,
crolla rapidamente (figura 25.4 B). il soggetto si impegna a seguire le oscillazioni della m ira
Il riflesso optocinetico è mediato da circuiti più com- sullo schermo e i m ovimenti oculali sono regolari e della
plessi, rispetto a quelli del riflesso vestibolo-oculare, e giusta ampiezza. Se invece gli si raccomanda di mantene-
non completamente noti. Intercalato in questo circuito è re lo sguardo fisso su un punto, mentre la mira continua a
il nucleo del tratto ottico, che appartiene al complesso muoversi, compare un nistagmo di piccola ampiezza: gli
dei nuclei del pretetto nel mesencefalo. Ad esso giungo- occhi seguono brevemente il bersaglio, ma sono subito
no afferenze visive, sia direttamente dalla retina sia riportati al punto di fissazione da una saccade.
attraverso proiezioni dalle componenti M della cortec- Questo comportamento indica che i movimenti di inse-
cia visiva sensibili al movimento. I neuroni del nucleo guimento sono una vatiante del riflesso optocinetico, che
del tratto ottico reagiscono a movimenti globali del campo si mette in atto quando si muove soltanto una mira fovea-
visivo (come quelli che inducono il riflesso optocinetico), le. Il prevalere della risposta optocinetica (evocata dal
diretti verso il lato del nucleo (da sinistra a destra per il movimento di tutto il campo visivo), oppure da l movi-

329
ContJ·ollo motorio

movimento d'inseguimento
INTERAZIONI TRA I DIVERSI
occhi RIFLESSI OCULOMOTORI
posizione
Quando le rotazio ni del capo avvengono in ambiente
bersaglio illuminato, i divers i riflessi oculomotori hanno modo di
estrinsecarsi simultaneamente. A seconda dei casi, le
interazioni possono portare al potenziamento reciproco
saccade 1 •6 Hz oppure all'attenuazione di una risposta rispetto all'altra.
i
occhi
l
posizione Interazioni del riflesso vestibolo-oculare
bersaglio con il riflesso optocinetico
Figura 25.5 - Durante i movimenti oculari d'inseguimento, la
posizione degli occhi segue fedelmente gli spostamenti sinu-
soidali della mira visiva a 0,2 Hz ma non a i ,6 Hz. Alla fre-
Alle basse frequenze di rotazione (0, 1-0,5 Hz), alle quali
il riflesso optocinetico ha la massima efficienza, il rifles-
so vestibolo-oculare ha invece un basso guadagno (figura
l
quenza più alta, il movimento sinusoidale è interrotto da sac-
cadi (nistagmo invertito), che tendono a riallineare lo sguardo
con la mira perduta.
25.4). Si può dunque ritenere che, se durante una rotazio-
ne del capo a bassa velocità il mov imento degli occhi
indotto dal vestibolo non riesce a compensare il movi-
l
mento di inseguimento (evocato da una mira foveale),
dipende dal controllo volontario, che amplifica uno dei
mento della testa, ne risulta u no scivolamento de lle
immagini sulla retina che induce il riflesso optocinetico,
l
l
il quale completa la compensazione.
due meccanismi mentre attenua l 'altro. Quando si inten- Quando la frequenza del movimento supera la soglia dei
de seguire una mira che si muove rispetto allo sfondo 0,5 Hz, il riflesso optocinetico si attenua rapidamente e
fisso, il guadagno del movimento di inseguimento diven- lo sostituisce il riflesso vestibolare, che a quelle ve locità
ta unitario e gli occhi seguono fedelmente l'immagine raggiunge il massimo dell'efficienza. I due riflessi, dunque,
retinica della mira. In questa situazione, tuttavia, il movi- cooperano e sono complementmi, subentrando l'uno all'al-
mento oculare produce una traslazione in senso opposto tro in rapporto alla velocità di rotazione della testa.
dello sfondo, la quale dovrebbe suscitare una reazione Durante i movimenti attivi della testa, il guadagno del
optocinetica contraria; il conflitto è risolto attenuando riflesso vestibolare aumenta, come se l'iniziativa volon-
simultaneamente il guadagno del riflesso optocinetico. taria amplificasse la trasmissione della risposta vestibo-
Invece, quando l'intenzione diventa quella di mantenere lo-oculare.
lo sguardo fermo, il guadagno del movimento di insegui-
mento si abbassa: il riflesso foveale si riduce e viene cor-
retto dalle saccadi. Interazioni tra riflesso vestibolo-oculare
Il movimento di inseguimento permette dunque che l'im- e risposta di inseguimento
magine di un oggetto prescelto rimanga sulla fovea attra-
verso due meccanismi: il controllo volontario, che poten- Può anche accadere che i riflessi vestibolo-oculare e
zia il feedback visuoculomotorio, e l'interiezione di rapi- optocinetico diventino antagonisti. Se durante la rota -
de saccadi positive, che ovvia ai ritardi del feedback. zione al buio si richiede al soggetto di guardare una pic-
cola mira luminosa che si muove assieme al soggetto, il
riflesso vestibolare viene soppresso con un meccanismo
analogo a quello che risolve il conflitto mira-sfondo. Du-
rante la rotazione, il riflesso vestibolare tende a muovere
gli occhi e a produrre perciò una traslazione del! 'immagi-
ne retinica della mira; si attiva allora il feedback optoci-
netico foveale, il cui guadagno è amplificato dall'inten-
zione di guardare la mira. I.; effetto compensatorio è com-
pleto alle velocità più basse, quando la risposta optocine-
tica è abbastanza potente da riuscire a tamponare comple-
tamente il riflesso vestibolare, ma con il progressivo au-
mento della frequenza d i oscillazione, la reazione optoci-
netica si attenua progressivamente e riemerge la risposta
vestibolare: a 2 Hz la sua soppressione è completamente
annullata.
I meccanismi neurali che sovrintendono ai rifl essi opto-

330
Capitolo 25- Controllo dei movimenti oculari

cinetici (foveale o generale) interagiscono con i riflessi - - ----- -,.------


vestibolari, anche se i segnali retinici sono assenti e le
posizione posizione
mire visive sono soltanto immaginate. Se un individuo del bersaglio degli occhi
che mota sinusoidalmente al buio immagina di fissare un
oggetto fermo nell'ambiente, il riflesso vestibolo-oculare
diventa più ampio, come se venisse rinforzato dal rifles-
so optocinetico. Se invece egli immagina di guardare velocità
del movimento
una mira che si muove assieme alla testa, il riflesso ve- oculare
stibolare viene soppresso, come nel caso in cui la mira
viene realmente osservata. La sola intenzione di fissare
un oggetto è dunque sufficiente ad attivare le compo-
nenti del sistema optocinetico, che inibiscono il riflesso neurone
del colllcolo
vestibolare. superiore

Modificazioni stabili
Il riflesso vestibolo-oculare può modificarsi anche in 200 ms
modo stabile. Se si indossano occhiali prismatici che Figura 25.6 - Attività di un neurone del collicolo superiore che
invertono la scena visiva, ponendo a destra ciò che è comanda i movimenti saccadici. Un improvviso movimento la-
situato a sinistra, quando la testa gira verso un lato la terale del bersaglio visivo (linea tratteggiata) induce, dopo 70-
scena visiva si sposta nella stessa direzione e il riflesso 80 ms, una breve scarica del neurone, seguita da una pausa e da
vestibolare, invece di compensare, allontana lo sguardo una seconda scarica più intensa e prolungata, che precede imme-
dalla mira. Interviene allora il riflesso optocinetico che, diatamente e accompagna la deviazione degli occhi.
in qualche giorno attenua il riflesso vestibolo-oculare
fi no a farlo scomparire; la compensazione si attua Durante la comune esplorazione visiva dell'ambiente, le
mediante l'intervento del cervelletto. saccadi si susseguono a una frequenza di 2-3 al secon-
do, vale a dire circa diecimila all'ora.
MOVIMENTI SACCADICI
Strutture nervose generanti le saccadi
I movimenti saccadici sono veloci movimenti coniugati
degli occhi, la cui finalità è quella di portare il bersaglio I neuroni che generano i movimenti saccadici sono situati
visivo nel campo della fovea, che si svolgono secondo negli strati intermedi e profondi dei collicoli superiori.
canoni stereotipati. Vengono messi in atto sia per inizia- Queste stmtture sono raggiunte da afferenze visive, acu-
tiva volontaria, sia in risposta a stimo li sensoriali di stiche e somatoestesiche, evocate da stimoli in movimen-
diversa natura (visivi, acustici , somatosensoriali) che to, e i campi recettivi dei loro neuroni sono organizzati a
attirino l'attenzione verso un preciso punto dello spazio, rappresentare ordinatamente lo spazio extracorporeo: su
sia, infine, in modo automatico, come durante la fase alcuni neuroni, per esempio, convergono afferenze acusti-
rapida del nistagmo. Mentre la direzione e l'ampiezza che e visive che provengono dallo stesso punto dello spa-
dei movimenti saccadici sono controllate dalla volontà, zio. Le afferenze visive·non sono dirette né mediate dagli
non è possibile controllarne la velocità, che viene rego- strati superficiali del collicolo stesso (capitolo 17), ma
lata automaticamente in base ali' eccentricità della mira provengono probabilmente dalla corteccia visiva.
da raggiungere. La velocità cresce infatti in proporzione Molti dei neuroni dello strato intermedio si attivano in
all'ampiezza del movimento, in modo tale che la durata occasione dei movimenti saccadici. Circa 80 ms dopo il
del movimento rimane pressoché costante. Per ottenere movimento della mira che suscita la saccade, tali neuroni
movimenti di ampiezza crescente, non vie ne dunque emettono una breve scarica; successivamente, dopo una
prolungata l 'attivazione neuromuscolare, ma viene au- breve pausa, la scarica riprende ad alta frequenza, prece-
mentata la forza, attraverso il reclutamento di un mag- dendo di poco e accompagnando l'esecuzione del movi-
gior numero di motoneuroni. Prima di raggiungere la mento (figura 25.6). Negli strati profondi del collicolo
mira, l'occhio viene frenato da una breve contrazione sono ospitati neuroni che non scaricano in relazione allo
dei muscoli antagonisti e poi mantenuto nella nuova stimolo visivo, ma si attivano soltanto durante la saccade
posizione da una contrazione tonica. e, proiettando alle strutture oculomotmie, comandano il
Nell'uomo, l'ampiezza dei movimenti saccadici può va- movimento. Ogni neurone è associato a una sola direzione
riare da un minimo di 3° a un massimo di 90°. e a una sola ampiezza del movimento saccadico.

331
Sistema corticospinale
26 Vincenzo Perciavalle

Controllo motorio volontario Organazzazione delle proiezioni


corticali discendenti
Sistemi corticali di controllo motorio Effettt indotti da lesioni dei sistemi discendenti
·corteccia motoria Esperimenti elettrofisiologici

CONTROLLO MOTORIO di entrambi i lobi parietali. Questa attivazione (che si


compone di un potenziale di preparazione e di un poten-
VOLONTARIO ziale premotorio) inizia a decrescere prima che il movi-
mento abbia inizio e il suo esaurimento è contempora-
Un movimento volontario è un'azione che viene realizza- neo alla comparsa di un'attivazione elettrica della cor-
ta con l'intenzione di raggiungere un fine. Per esempio, teccia cerebrale motrice, cioè della circonvoluzione pre-
allacciarsi le scarpe, deglutire, spostare lo sguardo, pro- centrale (area 4) del lobo frontale controlaterale al dito
nunciare una frase, apporre la propria firma sono tutti che si vuole muovere. L'attivazione de li 'area motrice
movimenti eseguiti con lo scopo di ottenere un preciso (detta potenziale motorio ), che raggiunge il suo massi-
risultato, coscientemente voluto dal soggetto che li com- mo dopo che ha avuto inizio il movimento, rappresente-
pie. Questi comportamenti rappresentano, in definitiva, il rebbe l'ultima fase dell'assemblaggio corticale del co-
modo in cui l'uomo interagisce volontariamente con l'am- mando nervoso che, attraverso i sistemi discendenti che
biente che lo circonda. collegano la corteccia cerebrale con il midollo spinale,
Un movimento volontario si può considerare come il raggiungerebbe i motoneuroni generando il movimento.
prodotto di una serie di attività nervose, che molto sche- Deecke e Kornhuber hanno osservato, infine, che il mo·
maticamente si possono immaginare come composte da vimento del dito genera l'attivazione elettrica della cor-
2 fasi successive. Il cervello deve inizialmente decidere teccia cerebrale della circonvoluzione postcentrale con-
qual è l'obbiettivo da raggiungere e deve poi identificare trolaterale, cioè dell'area somestesica primaria (aree 3,
qual è il movimento migliore per raggiungere tale ob- l , 2), attivazione che venne chiamata potenziale evocato
biettivo. Si potrebbe definire la prima fase come il mo- propriocettivo, in quanto rappresenterebbe l'immagine
mento strategico dell'atto motorio (identificazione del- sensoriale del movimento.
l'obbiettivo da raggiungere) e la seconda fase come il Negli anni seguenti, risultati simili a quelli di Deecke e
momento tattico (definizione del modo per raggiungere Kornhuber furono ottenuti studiando la distribuzione
l'obbiettivo). In altre parole, se si decide di spostare un del flusso cerebrale, oppure il consumo regionale di os-
oggetto (una sedia) da un punto ad un altro, si potrebbe sigeno, nelle varie aree corticali prima e durante un mo-
ottenere lo stesso risultato in diversi modi (spostando la vimento volontario.
sedia con le mani, con i piedi, con la schiena, eccetera), Sulla base di quanto detto, è stato proposto che la fase
cioè ad uno stesso obbiettivo da raggiungere possono cor- strategica, cioè la definizione degli obbiettivi da rag-
rispondere scelte tattiche differenti. giungere, sia di pertinenza delle aree associative del lo-
Sulla base di una serie di dati, sia sperimentali che clini- bo parietale della corteccia cerebrale, mentre la fase tat-
ci, risulta chiaro che questi 2 momenti sono sostenuti da tica coinvolga la corteccia cerebrale motrice. A suppor-
parti diverse dell 'encefalo. Un famoso esperimento con- to di quest' idea, si osserva che un danno del lobo parie-
dotto alla fine degli anni Sessanta dai ricercatori tede- tale produce difficoltà a capire quali operazioni compie-
schi L Deecke e HH Kornhuber (figura 26.1) ha mo- re per eseguire un atto motorio (aprassia ideomotoria),
strato come circa 0,8 s prima che un uomo muova vo- mentre un danno de li 'area motrice rende impossibile
lontariamente un dito della mano, compare un'ampia e eseguire un movimento, che però è ben chiaro in mente
complessa attivazione elettrica della corteccia cerebrale (paralisi).

332
Capitolo 26 - Sistema corticospinale

programmazione esecuzione
potenziale

l
premotorio /> gangli -......
( della ~
base
?
idea ~ area . . area movimento
assoc1at1va motoria >
A \neocerebeiiJ "'--._ ~(
potenziale
di preparazione
: ~ paleocerebellum

'---- -- .. ---------- .... ' - - - - - - ' - - somestesia


200 ms Figura 26.2 -Schema proposto da Allen e Tsukahara per spie-
elettromlogramma gare il coinvolgimento delle diverse strutture centrali nella pro-
potenziali grammazione e nell'esecuzione di un movimento volontario.

preparatorio
e premotorio
ria, conoscere sia i parametri relativi al bersaglio da rag-
giungere (posizione, forma, eccetera) sia i parametri
relativi al segmento del corpo (geometria, stato mecca-
19 nico) che si vuole utilizzare per raggiungerlo. I due au-
18
tori avevano postulato che il lobo parietale non eserci-
39 tasse direttamente un controllo importante sulla cOL·tec-
17 cia motrice, ma che tale controllo venisse realizzato per
il tramite del cervelletto (in particolare il neocervelletto)
e dei gangli della base. Compito di queste 2 strutture
sarebbe quello di identificare il programma di movi-
mento più "idoneo" per assicurare il raggiungimento del-
l'obbiettivo prefissato, programma che, a livello della
Figura 26.1 - Rappresentazione schematica dei potenziali cor- corteccia motrice e di strutture motorie sottocorticali, si
ticali che si accompagnano nell'uomo al movimento volontario tradurrebbe in un preciso ordine motorio (quali muscoli,
di un dito della mano (in alto) e della loro localizzazione cortica- in quale successione, per quanto tempo, con quale forza,
le (in basso). Circa 0,8 s prima che inizi l'attività elettromiografi- eccetera) destinato ad attivare i centri motori troncoence-
ca (EMG) dei muscoli che fanno muovere il dito, compare una falici e/o spinali.
ampia e composita attivazione elettrica della corteccia cerebra-
Avrebbe così inizio il movimento vero e proprio che, se
le di entrambi i lobi parietali (aree 5 e 7), composta da un
potenziale di preparazione e da un potenziale premotorio, che
non è un movimento esplosivo (come sferrare un pu-
inizia a decrescere prima che il movimento abbia inizio. Il suo gno), è possibile controllare mentre viene eseguito; per
esaurimento è contemporaneo alla comparsa di un'attivazione fare ciò, occorre utilizzare l'immagine sensoriale del
elettrica della corteccia cerebrale motrice (area 4), detta poten- movimento, come viene ricostruita dai recettori senso-
ziale motorio, controlaterale al dito che si sta per muovere, che dali cutanei, muscolari, articolari, eccetera. Secondo
raggiunge il suo massimo durante il movimento. Infine, dopo Allen e Tsukahara, questo controllo si realizzerebbe sia
che il movimento ha avuto inizio, si osserva l'attivazione elettri- a livello spinale, sia a livello del paleocervelletto, sia a li-
ca della corteccia cerebrale della circonvoluzione postcentrale vello della corteccia cerebrale motrice, sulla base del con-
controlaterale, cioè dell'area somestesica primaria (aree 3, 1,
fronto tra movimento programmato (intenzione) e movi-
2), chiamata potenziale evocato propriocettivo.
mento realmente eseguito (azione).
Un ultimo aspetto che occorre tenere presente quando si
GI Allen e N Tsukahara nel 1974 hanno avanzato un'i- analizza un atto motorio volontario è che ogni movi-
potesi sulle modalità con cui viene generato un movi- mento, poiché si traduce in uno spostamento più o me-
mento volontario (figura 26.2). Essi proposero che fos- no ampio di segmenti corporei, causa una modificazio-
se il lobo parietale ad "avviare" l'atto motorio; la scelta ne della posizione del baricentro rispetto al poligono di
di questo lobo corticale appare coerente, non solo con i appoggio, alterando l'equilibrio. I problemi generati dal
dati citati in precedenza, ma anche con l'osservazione movimento sul mantenimento dell'equilibrio appaiono
che questa regione corticale riceve ed integra fra loro evidenti quando si osserva un bambino che impara a
informazioni visive, uditive, vestibolari e somatosenso- camminare: all'inizio, ogni spostamento produce una
riali, quindi appare in grado di ricostruire e di rappre- alterazione significativa della condizione di equilibrio,
sentare le relazioni reciproche tra il corpo e l'ambiente al punto che spesso egli cade a terra. In queste condizio-
che lo circonda. È infatti evidente come sia fondamen- ni, l'alterazione dell'equilibrio viene avvertita dal siste-
tale, per la corretta elaborazione di una strategia moto- ma vestibolare, che mette in moto tutta una serie di

333
Controllo motorio

risposte automatiche. È evidente che, in queste condi-


zioni, i riflessi di origine vestibolare, non sono in grado
di prevenire l'alteràzione del! 'equilibrio, ma possono
solo correggerla. Con il progredire dell'apprendimento,
si osserva che le alterazioni dell'equilibrio sono sempre
meno vistose; il bambino ha, quindi, imparato a preve-
nire questa alterazione, modificando opportunamente il
tono posturale, così da opporsi in maniera efficace allo
spostamento del baricentro. Se, per esempio, si invita un
adulto ad alzare le mani davanti a sé (questo movimento
sposta il baricentro in avanti), si osserva che, qualche
decina di millisecondi prima che il movimento abbia
luogo si ha l'attivazione di muscoli che spostano poste-
riormente il tronco e il capo (così da spostare il baricen-
tro posteriormente); è proprio questa anticipata corre-
zione della posizione del baricentro (cioè della postura)
che garantisce il mantenimento dell'equilibrio. Di con-
seguenza, ogni atto motorio viene avviato congiunta-
mente agli opportuni adattamenti posturali, in modo da
minimizzare l'alterazione del!' equilibrio prodotta dal
movimento; questa precisa coordinazione tra postura e
movimento è stata definita integrazione posturocinetica.
È interessante sottolineare che, mentre si è consapevoli
di avere ordinato il movimento, non ci si rende conto di
avere avviato anche l 'aggiustamento posturale. Quali
siano e come operino le strutture nervose responsabili
dell'integrazione posturocinetica verrà analizzato suc- Figura 26.3 -Struttura microscopica della corteccia cerebrale
cessivamente. umana (neocortex), come appare dopo co lorazione con il me-
todo di Golgi (a sinistra), con il metodo di Nissl (a/ centro) e
con un metodo per evidenziare la mielina (a destra).
SISTEMI CORTICALI l, strato molecolare;
Il, strato granulare esterno
DI CONTROLLO MOTORIO (o strato delle piccole cellule piramidali);
111, strato piramidale esterno
Nel XVII secolo, il medico e fisiologo inglese Thomas (o strato delle medie cellule piramidal i);
Willis (1621-1675) identificò nella corteccia cerebrale IV, strato granulare interno;
la sede delle funzioni superiori, quali la coscienza, le V, strato piramidale interno
sensazioni e i movimenti volontari. (o strato delle grandi cellule piramidali);
La corteccia cerebrale filogeneticamente più arcaica è VI, strato delle cellule fusiformi.
quella dell'ippocampo e prende il nome di archicortex o
archipallio; filogeneticamente meno arcaica è la cmtec-
cia piriforme, che prende il nome di paleocortex o I neuroni piramidali (presenti in II, III e V strato) rap-
paleopallio. Tuttavia, nell'uomo la gran parte della cor- presentano la cellula di proiezione della corteccia cere-
teccia cerebrale è del tipo filogeneticamente più recen- brale, mentre gli altri sono interneuroni, cioè cellule il
te, la neocortex o neopallio (figura 26.3). Quest'ultima cui assone rimane confinato nello spessore della cortec-
risulta formata da 6 strati di cellule che, dal! 'esterno cia e che vengono attivati dalle fibre afferenti, associati-
verso l' interno, sono: ve e transcallosali.
È stato osservato come i 6 strati non siano rappresentati
l) strato molecolare; sempre nello stesso modo nelle diverse parti della cmiec-
2) strato granulare esterno (o strato delle piccole cellule cia di un emisfero; per esempio, il lV strato (lo strato gra-
piramidali); nulare interno) è quasi assente nelle aree motrici ( cmieccia
3) strato piramidale esterno (o strato delle medie cellule agranulare) e, invece, assai rappresentato nelle aree senso-
piramidali); riali (corteccia granulare). Sulla base della ineguale distti-
4) strato granulare interno; buzione dei vari stt·ati, sono state realizzate mappe citoar-
5) strato piramidale interno (o strato delle grandi cellule chitettoniche, la più conosciuta delle quali è quella di
piramidali); Korbinian Brodmatm (1909), che identificò una cinquanti-
6) strato delle cellule fusiformi. na di aree cmiicali differenti, indicate con numeri arabi.

334
Capitolo 26 - Sistema corticospinale

® dita dei piedi @


l
-~=~~ corteccia
area motrice supplementare motrice
anca-
spalla.
gomito __
polsO-_

\
apertura mastlcazione
della bocca

Figura 26.4 - A) Effetti motori ottenuti stimolando elettricamente la corteccia cerebrale dell'emisfero sinistro di uno scimpanzé.
B) Localizzazione dell'area motrice primaria e delle aree premotorie nell'uomo.

Corteccia motoria la stimolazione magnetica transcranica. I campi magne-


tici, intensi ma di brevissima d urata, generati da una
Stranamente, fino alla metà del secolo scorso, la corteccia spira posta in prossimità della volta c ranica, inducono
cerebrale veniva universalmente ritenuta non eccitabile, nella corteccia motoria correnti elettriche di intensità
utilizzando stimoli artificiali . Ma nel 1870, due studenti sufficiente a stimolare i neuroni corticospinali e a pro-
tedeschi, Gustav Fritsch e Eduard Hitzig, osservarono che durre brevi contrazioni muscolari.
la stimolazione elettrica della corteccia cerebrale di un Le più importanti affe renze all'area motrice primar ia
cane produce movimenti nella metà opposta del corpo. Fu provengono dalle porzioni ventrolaterali del talamo, che
successivamente osservato che la zona in g rado di evocare ricevono fibre di origine cerebellare.
il movimento con la corrente di minore intensità era la cir- G li esperimenti di stimolazione hanno, inoltre, consentito
convoluzione precentrale del lobo fro ntale, corrispondente di identifica re subito al davanti dell 'area motrice (nell'a-
all'area 4 di Brodmann, che, per questo motivo, venne rea 6 di Brodmann) altre due aree corticali in grado di
chiamata area motrice primaria (figura 26.4). evocare movimento, chiamate aree premotorie. La prima,
Nell'uomo, r isultati simili furono ottenuti n egli anni detta area motrice supplementare o secondaria, si trova
Trenta dal neurochirurgo canadese Wilder Penfield, che nella parte superiore del lobo frontale e si continua nella
stimolò la corteccia p rerolandica esposta durante inter- zona mesiale, mentre la seconda, detta corteccia premo-
venti di ne urochirurgia e descrisse una vera mappa mo- toria, si trova nella parte inferiore del lobo frontale (figu-
toria di quest'area, l' homunculus motorio (figura 26.5). ra 26.4). La stimolazione dell'area motrice supplementa-
Penfield osservò in primo luogo che la stimolazione di re produce movimenti che coinvolgono gmppi muscolari
una ristretta zona di quest'area evoca di solito il movi- di e ntrambi i lati del corpo, mentre la stim olazione della
mento di una singola articolazione e che lo spostamen to cotteccia premotoria produce movimenti che coinvolgo-
dell ' elettrodo di stimolazione in un p u nto adiacente no più gruppi muscolari, principalmente assiali e nucali.
della corteccia produce il movimento in una parte del Le più importanti afferenze alle aree premotorie proven-
corpo contigua alla precedente (somatotopia motoria). gono dalle porzioni ventrolaterali del talamo che ricevo-
Egli rilevò, inoltre, che ne li 'area motrice primaria le no f ibre dai gangli della base.
varie p arti del corpo sono rappresentate capovo lte (la Nell' area 8 del lobo frontale, inoltre, è stata identificata
zo na che controlla i m uscoli della faccia s i trova in una zona (piede della seconda circonvoluzione frontale
basso, mentre quella che controlla i muscoli del piede si ascendente) che controlla i movimenti oculari (campo
trova in alto) e c he la superficie corticale non è propor- oculare frontale); la su a stimolazione, infatti, produce
zionale alla grandezza de l segmento controllato, ma alla deviazione coniugata degli occhi verso il lato opposto.
su a capacità motoria (la superfic ie dalla quale si otten- È noto da tempo che anche la stimolazione elettrica di
gono movimenti della mano è molto più ampia di quella alcune strutture troncoencefaliche (quali il nucleo rosso,
da cui si ottengono movimen ti del tronco). Oggi, il trat- il collicolo superiore, il com plesso nucleare vestibolare
to corticospinale può venir attivato nell'uomo mediante e la parte centrale della formazione reticolare pontobul-

335
Controllo motorio

corteccia motoria

diencefalo

mesencefalo

decussazione

Figura 26.5 - Decorso del tratto corticospinale e homuncu/us motorio.

bare) produce effetti motori. È stato, inoltre, osservato che


sia la corteccia cerebrale che i centri motmi troncoencefa-
lici danno origine a fasci di fibre discendenti che si porta-
no al midollo spinale (figura 26.6). È ormai accettato che
questi sistemi discendenti, sia a livello troncoencefalico
che a livello spinale, non sono coinvolti solo nel controllo
dei meccanismi efferenti (cioè motori), ma anche nella
regolazione delle afferenze sensoriali. Risulta, quindi, evi- corticospl
anteriore
dente che è improprio considerare questi sistemi discen-
denti come esclusivamente "motori".
reticolo- vestibolo-
spinale spinale
· nucleo
Organizzazione 1 pontina
FR 1 vestibola~e corteccia
laterale
delle proiezioni corticali discendenti 1 bulbare
l
Il principale sistema di connessione discendente è costi- l
tuito da un grosso fascio di fibre (circa un milione) che l
costituisce le piramidi bulbari e che, per tale motivo, l
prende il nome di fascio o tratto piramidale. La maggior l
parte delle fibre di questo fascio (probabilmente tutte)
origina da neuroni piramidali del V strato della cottec-
cia cerebrale, ma solo una piccola frazione prende origi-
ne dai neuroni piramidali giganti di Betz che, nell 'uo-
:~ :~
principalmente principalmente
t
solo
mo, sono poco più di 30.000. estensori estensori cervicali
La gran parte di queste fibre raggiunge direttamente il Figura 26.6 - Sezione schematica del midollo spinale, in cui
midollo spinale, costituendo il fascio corticospinale; alcune sono rappresentati i principali sistemi discendenti (in alto). Orga-
fibre discendenti, invece, lasciano il tratto piramidale ptima nizzazione delle fibre discendenti dei principali sistemi motori
di raggiungere il midollo spinale per portarsi su stmtture (in basso). FR =formazione reticolare.

336
Capitolo 26- Sistema corticospinale

situate nel tronco encefalico: questa componente prende il A livello spinale, la gran patte delle fibre del tratto pira-
nome di fascio corticobulbare. In definitiva, il termine di midale prende rapporto con interneuroni sia del corno
fascio piramidale può essere usato in senso estensivo, men- anteriore che di quello posteriore; solo nei mammiferi più
tre quello di corticospinale e corticobulbare deve essere evoluti si osserva che una piccola frazione di queste f ibre
usato per indicarne le singole componenti. Nell'uomo, circa prende rapporto diretto con i motoneuroni (figura 26.7).
il 30 per cento delle fibre che costituiscono il tratto pirami- Come già detto, il fascio pi.ramidale rappresenta solo uno
dale prende origine dall'area 4, un altro 30 per cento circa dei sistemi di connessione tra encefalo e midollo spinale.
dali' area 6, e il restante 40 per cento dallo bo parietale. Esistono, infatti, altri sistemi discendenti e nuclei interca-
lati che collettivamente sono stati indicati dal neurologo
inglese Samuel Wi.lson nel 1914 con il termine di sistema

opo~
®
extrapi.ramidale. Che cosa realmente costituisca il sistema
extrapi.ramidale è ancora oggetto di discussione, in quanto
questo termine dovrebbe includere tutto ciò che non è
pi.ramidale. Molti autori ascrivono al sistema extrapi.rami-
dale tutte le vie discendenti che non siano il tratto pirami-
dale (quali le vie rubrospinale, reticolospinale, vestibolo-
spinale, tettospinale, interstiziospinale, rafespinale e ceru-
leospinale), come anche alcune formazioni encefaliche,
quali i gangli della base, che, pur non proiettando al mi-
dollo spinale, appaiono coinvolte nel controllo motorio;
assai controversa è l'inclusione nel sistema extrapiramida-
le del cervelletto. In ogni caso, non esiste una chiara defi-
nizione anatomica del sistema extrapi.ramidale.

Effetti indotti da lesioni


dei sistemi discendenti
Per molto tempo, il fascio piramidale ed il sistema extra-
pi.ramidale sono stati considerati come elementi distinti e
separati (e spesso antitetici) del sistema di controllo moto-
rio. In clinica vengono ancora oggi utilizzati termini come
"sindrome pi.ramidale", per indicare una patologia che si
titiene dovuta ad una lesione pura del fascio pi.ramidale, e
"malattia extrapi.ramidale", per indicare la conseguenza di
un danno a carico del sistema extrapi.ramidale. I dati ana-
tomopatologici hanno chiarito che la prima è dovuta a.d
una lesione di strutture (quale la capsula interna o il
peduncolo cerebrale) dove non si trovano solo le fibre del
fascio pi.ramidale, mentre "malattia extrapi.rarnidale" è un
termine aspecifico che indica quadri morbosi conseguenti
a lesioni che colpiscono strutture encefaliche assai diverse
tra loro e che dovrebbero essere indicati con maggior pre-
cisione. A complicare ulteriormente le cose, a volte si usa
il termine di "malattia del motoneurone superiore" per
indicare una sintomatologia che si ritiene dovuta ad una
lesione "pura" del fascio piramidale. In realtà, tutti i siste-
mi discendenti, e tutte le strutture che li modulano, lavora-
no in maniera coordinata nell'ambito del controllo del
movimento, per cui la contrapposizione tra pirarnidale ed
extrapiramidale è del tutto artificiosa, sia dal punto di
vista anatomico che funzionale.
l:ablazione unilaterale dell'area 4 (come anche una lesio-
ne della capsula interna o del peduncolo cerebrale) pro-
voca, nell'uomo, la "sindrome piramidale": si osserva
paralisi nella metà opposta del corpo (emiplegia), accen-

337
Controllo motorio

normale dopo piramidotomia

Figura 26.8 - Effetti della sezione bilaterale delle piramidi bul- penetrazioni
bari nella scimmia. L'unico deficit visibile consiste nell'incapa- dell'elettrodo
colonne
cità di utilizzare in modo indipendente le singole dita della
mano: la scimmia estrae il chicco d'uva con un movimento la microstimolazione
produce:
simultaneo delle quattro dita invece che con l'indice. D estensione
O flessione
tuazione dei riflessi miotatici, attenuazione di quelli cuta- e addu:l:ione
nei e comparsa del segno di Babinski (a seguito di stimo- • abduzione
del pollice
lazione con una punta smussa della pianta del piede si
osserva come l'alluce si fletta dorsalmente e non ventral- Figura 26.9 - Lungo le penetrazioni indicate dalle linee verti-
mente); la paralisi, inizialmente flaccida, diviene in se- cali, la microstimolazione induceva movimenti diversi del polli-
ce controlaterale, come indicato dai simboli. Le zone che da-
vuito ipertonica (con ipertonia flessoria nell'arto superio- vano lo stesso movimento erano confinate in colonne perpen-
~e ed estensoria di quello inferiore). Va notato che il ri- dicolari alla superficie corticale. l neuroni presenti in quelle zo-
flesso di Babinski è una risposta normale nel neonato e ne rispondevano alla stimolazione tattile della cute del pollice,
viene sostituito dal riflesso piantare dopo l'anno di età. con campi recettivi indicati nelle figurine.
Questo mutamento riflette lo stabilirsi delle connessioni
tra le fibre corticospinali e i neuroni de li 'apparato seg- movimento sono raggruppati in colonne del diametro di
mentario del midollo spinale. Nella scinunia (figura 26.7) circa mezzo mi llimetro, disposte perpendicolarmente
e nell' uomo, le tenninazioni delle fibre lunghe discendenti alla superficie corticale, come avviene per i neuroni,
invadono infatti la sostanza grigia delle corna antetiori sol- con proprietà omogenee nelle cortecce sensoriali soma-
tanto nei mesi successivi alla nascita. to estesica e visiva. Le proiezioni discendenti da ogni
L'ablazione unilaterale dell'area 6 non provoca, nell'uo- colonna raggiungono, direttamente o tramite interneuro-
mo, paralisi ma solo ipotonia nella metà opposta del ni, i motoneuroni di un singolo muscolo o di pochi mu-
corpo, mentre l'ablazione unilaterale dell'area 8 produ- scoli sinergici. Vi sono però anche neuroni corticospina-
ce solo una deviazione coniugata degli occhi verso il li a proiezione più diffusa, che si dirigono verso gruppi
lato leso. È da sottolineare, infine, che l' interruzione motoneuronali differenti, localizzati in segmenti spinali
unilaterale del tratto piramidale nel primate (una lesione anche lontani l 'uno dali 'altro.
pura è, nell'uomo, assai rara) non provoca né paralisi né Un importante contributo alla conoscenza delle funzioni
ipertonia, ma solo una modesta riduzione del tono mu- del sistema piramidale si ebbe negli muli Sessanta, quando
scolare, con qualche difficoltà nell ' uso delle singole di- si riuscì a registrare l'attività di singole cellule piramidali
ta della mano controlaterale (figura 26.8); l'unico sinto- della corteccia motrice primaria di una scimmia, sveglia e
mo in comune con la "sindrome piramidale" è la com- libera di muoversi, che era stata condizionata ad eseguire
parsa del segno di Babinski. un movimento del braccio al verificarsi di una certa
situazione (figura 26.1 0). Si osservò che le cellule incre-
Esperimenti elettrofisiologici mentavano la scarica spontanea qualche centinaio di mil-
lisecondi prima che iniziasse il movimento e che tale
La microstimolazione della corteccia motoria ha per- incremento era correlato alla forza che i muscoli avrebbe-
messo di risolvere in più fini dettagli le mappe somato- ro sviluppato.
topiche. Utilizzando microelettrodi intracorticali e mini- Pe1fezionando questa tecnica, si è poi osservato che ogni
me intensità di corrente (~LA), che attivano piccoli grup- neurone piramidale della zona di cotteccia motlice che con-
pi di neuroni confinati in un raggio di l 00-200 ).un, si trolla l'mto supetiore scarica alla massima frequenza quan-
provoca la contrazione di singoli musco li o di pochi do l'arto viene mosso in una pmticolare direzione, detta
muscoli sinergici, che si manifesta in movimenti sem- direzione prefetita, e gradualmente a frequenze infetiori via
plici di un'articolazione (figura 26.9). Con questa tecni- via che l'mto si muove in direzimù diverse da quella prefe-
ca si è assodato che i neuroni che producono un certo rita. Apparentemente, nella cmteccia motrice, il movimento

338
..'
Capitolo 26- Sistema corticospinale

flessione
©
.! microelettrodo di registrazione nell'area
del polso della corteccia motrice di destra
_____..:!
\ flessione senza carico

EMG flessore

estensore
neurone
~····
11111 Il
:

------~~~~·~~~~~-~·w•~••·•~•~w~•
l Ili
corticospinale attivo
con Il muscolo
flessore

flessione contro carico


estensori o

flessore
estensore l
:"""'~••• • • .....,.. .
------~~--------------
neurone 111111~\ I l l l l Ili l l l l I l Il l.
l'attività aumenta
con l'aumentare
del carico
@
flessione favorita
da carico flessorio

flessore
'
------IIAAW-+ -l---- +1-+1-+1--- scarica estensore ,lf,,w/fll,lfr'WI/M'M'II•.._.:- - - - - - - • • - . ......
...,..
U di un neurone
del tratto neurone '
l

piramidale
nessuna attività: Il movimento di flessione
il neurone del tratto piramidale comincia a scaricare prima del movimento viene effettuato per rilasciamento dell'estensore

Figura 26.1 O -Attività di singoli neuroni del tratto piramidale durante un movimento volontario. A) L'apparato consente all'ani-
male di eseguire alternativamente movimenti di flessione e di estensione del polso contro carichi differenti, mentre viene deriva-
ta l'attività di singoli neuroni dell'area 4. B) Un neurone corticospinale aumenta la sua attività subito prima di un attivo movimen-
to di flessione del polso. C) L'attivazione del neurone si rinforza se un carico contrasta un movimento, mentre scompare se il
carico assiste il movimento, permettendo che avvenga passivamente. Pertanto, la scarica neuronale sembra codificare la forza
che si deve produrre, piuttosto che il movimento da compiere.

lungo una direzione viene codificato dalla risultante delle I.:attività dei neuroni piramidali che controllano monosi-
attività di tutti i new·oni per quella particolare direzione. napticamente i motoneuroni di un certo muscolo non è
È importante sottolineare che l'attività di questi neuroni sempre proporzionale ali' entità del!' attivazione muscolare.
non riflette solo l'attività motoria che si intende compie- Si è infatti tilevato che quando tma scimmia appositamente
re, ma anche le afferenze sensoriali, sia proprio- che este- addestrata esegue con le dita un movimento di precisione,
rocettive, provenienti dal segmento controllato. In parti- che pur comp01ta modesto sviluppo di forza e modesta atti-
colare, si è verificato che i neuroni corticali ospitati nelle vazione muscolare, alcuni neuroni corticospinali mostrano
colonne che comandano determinati movimenti ricevono un significativo incremento di scarica; la scarica dei mede-
afferenze cutanee dalla cute che ricopre i muscoli o i seg- simi neuron.i aumenta, invece, molto poco quando l'anima-
menti ossei che si muovono (figura 26.8). Grazie a queste le esegue con le dita un movimento di potenza, che richiede
connessioni, l'attività spontanea che la cellula presenta un notevole incremento dell'attività degli stessi muscoli.
ptirna del movimento tiflette la situazione pedferica pree- Questa osservazione suggedsce che ogni singolo neurone
sistente al movimento stesso; inoltre, poiché la cellula c01ticospinale non partecipi in modo generico a tutti i tipi di
viene informata in tempo reale delle conseguenze del movimento in cui possono essere coinvolti i muscoli verso
movimento, l'ordine di movimento può essere immediata- cui proietta, ma sia specializzato nella realizzazione di alcu-
mente modificato in feedback. ni specifici pattems mototi e non di altri.

339
Controllo motorio

I.:analisi del flusso di sangue nella cmteccia motrice du- te laterale della cmteccia premotmia partecipi ai processi
rante diversi tipi di attività è stata utlilizzata per identifi- attenzionali e, per quanto riguarda il movimento, a elabo-
care, nel! 'uomo, quali zone corticali siano coinvolte nel rare le informazioni visive e uditive che vengono utiliz-
comportamento motorio. Quando un soggetto preme le zate per controllare la direzione del movimento. Si è
dita contro una molla, si osserva un aumento del flusso inoltre osservato, su scinunie che avevano imparato a ri-
nella zona della mano dell'area 4 controlaterale. Se il mo- spondere con un movimento a un dato stimolo sensoriale,
vimento delle dita diventa più complesso (per esempio, che gli animali continuano a farlo anche dopo una lesion-?
una sequenza musicale su una tastiera), l'aumento del bilaterale di questa porzione della corteccia frontale, men-
flusso coinvolge anche l'area motmia supplementare e la tre non riescono più ad apprendere nuove associazioni sti-
parte mediale della cotteccia premotoria (che, a sua volta, molo-risposta. Ciò dimostra che l'integrità funzionale di
controlla l'area motoria supplementare). Se, infine, il questa regione è indispensabile per imparare i movimenti
soggetto si limita a inm1aginare il movimento complesso da compiere in risposta ad un particolare stimolo sensoriale.
eseguito in precedenza, l'aumento del flusso si osserva Sintetizzando, si può affennare che:
solo nella pmte mediale della cmteccia premotoria. È sta-
to, inoltre, osservato che la patte mediate della cotteccia l) l 'attività dei neuroni della corteccia motrice primaria
premotoria è particolarmente attiva durante l'apprendi- sia correlata a specifici parametri di particolari movi-
mento di sequenze motori e complesse, mentre l 'area menti;
motoria supplementare diventa attiva solo durante l'ese- 2) i neuroni dell'area motoria supplementare si correlano
cuzione di sequenze motorie già apprese. È stato, infine, all'organizzazione di sequenze ordinate di movimenti;
proposto che l'attività di queste aree possa essere collega- 3) i neuroni della parte mediate della corteccia premoto-
ta all'apprendimento e alla realizzazione degli adattamenti ria sono attivati nelle fasi di apprendimento della se-
posturali che ogni movimento richiede (integrazione po- quenza motoria;
sturocinetica), di cui si parlerà più estesamente a proposi- 4) i neuroni della parte laterale della corteccia premoto-
to dei gangli della base. ria partecipano all'apprendimento di associazioni tra
Numerose evidenze sperimentali suggeriscono che la par- eventi sensoriali e movimenti da compiere.

l
l
340 l
l
Organizzazione corticale
del movimento
Luciano Fadiga
27
Movimenti evocati dalla stimolazione elettrica Preparazione del movimento
della corteccia cerebrale Aree premotone ragg1unte da afferenze VISI\ e
Trasformazioni v1suomotorie ne1cl!cuih panetofrontah

Mentre già nel secolo scorso l' interesse dei neurofisiolo- essendo il cervello la sede delle percezioni e delle emo-
gi si era indirizzato allo studio dei fenomeni percettivi, zioni (e quindi dell'anima), non fosse possibile (né lecito)
raggiungendo livelli di eccellenza (ancora oggi le leggi mutarne dall'esterno gli intimi equilibri.
psicofisiche di Weber-Fechner, gli studi sulla percezione La scoperta che aprì la strada allo studio del sistema
del colore di Goethe, le intuizioni in campo fisiologico motorio in senso moderno fu la dimostrazione, fornita in
dei fisici von Helmoltz e Mach sono argomento di studio Germania da Fritsch e Hitzig, che· alcune regioni della
nei trattati di fisiologia), lo studio della funzione motoria corteccia cerebrale del cane erano elettricamente eccita-
del SNC è rimasto relativamente trascurato. Questo certo bili (figura 27 .l A). In altri termini, la loro stimolazione
non per mancanza di interesse (l 'uomo esiste non solo elettrica dava luogo a movimenti degli arti controlaterali
perché pensa - cogito ergo sum - ma, e soprattutto, per- all'emisfero stimolato. S imili risultati furo no ottenuti
ché agisce), quanto piuttosto per carenza di tecniche a- dopo breve tempo anche in Francia da Ferrier il quale,
datte e, come si dirà successivamente, probabilmente oltre allo studio de li' eccitabilità corticale nella scimmia
anche per influenze oscurantistiche pseudoetiche. Men- (figura 27.1 B), dimostrò che l'ablazione della corteccia
tre lo studio delle sensazioni utilizzava lo stesso soggetto motoria nell'animale da esperimento era in grado di in-
dell'esperimento, come stmmento di misura dello stimo- durre una sindrome permanente perfettamente sovrap-
lo applicato (vedi meglio adesso o prima? percepisci due ponibile alla sindrome emiplegica tipica dei cerebrolesi
stimoli o uno solo? eccetera), l'investigazione dei mecca- umani. Rimane famosa la frase di Charcot (neuropsichia-
nismi cerebrali che portano all'azione richiedeva neces- tra francese maestro di Sigmund Freud) "c'est un mala-
sariamente lo studio della correlazione tra attività nervo- de!", esclamata con entusiasmo alla vista della scimmia
sa e movimento e quindi la necessità di "guardare ali 'in- emiplegica di Ferrier.
terno" della rete neuronale. Successivamente, grazie ai lavori sistematici di microsti-
molazione di Woolsey nei primati inferiori e di Penfield
nell'uomo (la stimolazione elettrica della corteccia è un
MOVIMENTI EVOCATI procedimento indolore e Penfield la utilizzò su soggetti
DALLASTIMO~ONEELETTillCA umani sottoposti ad interventi neurochirurgici), si dimo-
strò non solo che la stimolazione corticale dava luogo a
DELLA CORTECCIA CEREBRALE movimenti, ma anche i movimenti di regioni corporee
vicine erano evocabili dalla stimolazione di regioni conti-
Fino alla seconda metà del secolo scorso vi era la diffusa gue ma distinte della corteccia cerebrale (concetto di
convinzione che il cervello non fosse elettricamente ecci- somatotopia corticale, capitolo 26).
tabile. Diverse sono le ragioni che spingevano la comunità Con l'affinamento delle tecniche anatomiche e fisiolo-
scientifica a pensare ciò. In parte si trattava di limiti tecni- giche divenne sempre più chiaro che la corteccia moto-
ci, in parte di considerazioni etico-religiose che, nonostan- ria non poteva essere considerata funzionalmente omo-
te la diffusione del pensiero positivistico e sebbene già dai genea. Era stato dimostrato infatti da più autori da un
tempi di Galvani (fine del 1700) si sapesse dell'esistenza lato che anteriormente all'area motoria tradizionalmente
della cosiddetta "elettricità animale", ancora influenzava- considerata e individuata anatomicamente da Brodmann
no ampiamente il mondo scientifico. Fra tutte, l'idea che, con il nome di area 4, esisteva una regione meno eccita-

l 341
Controllo motorio

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3
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Figura 27.1 -A) Disegno originale di Fritsch e Hitzig, che


rappresenta le porzioni di corteccia del cane eccitabili elettri-
camente (frecce). B) Mappa della corteccia della scimmia re-
datta da Ferrier, che indica le regioni eccitabili; 1 = solco cen-
trale; 2 = solco arcuato. La corteccia motoria primaria si trova
in 3, giro precentrale. Ogni diversa etichetta apposta da
Ferrier sulla corteccia sta ad indicare il coinvolgimento di un
diverso effettore periferico (per esempio, braccio, gamba, boc- Figura 27.2 - Mappe citoarchitettoniche della corteccia di
ca, eccetera) in seguito a stimolazione elettrica. scimmia (macaco). A) Mappa di Brodmann (1904). B) Ma ppa
di Matelli e collaboratori (1985). Si noti come in B, rispetto alla
prima mappa di Brodmann, l'estensione sulla convessità del-
bile (corrispondente all'area 6; figura 27.3 A), ma la cui la corteccia motoria primaria (area 4 in A; F1 in B) sia più ri·
stimolazione elettrica era in grado di indurre movimenti dotta a vantaggio della corteccia premotoria antistante. B) F4 e
più complessi ed organizzati di quelli evocabili dall'area 4. F5 = corteccia premotoria ventrale. In F4 sono rappresentati il
Inoltre, già negli anni Cinquanta, era stata dimostrata da tronco e il braccio, in F5 la mano; F2 = corteccia premotoria
Woolsey l'esistenza di un'ulteriore regione motoria, elet- dorsale; F3 = corteccia motoria supplementare, con antistante
tricamente eccitabile ed organizzata somatotopicamente, la corteccia presupplementare (F6); a= solco arcuato; c= sol·
disposta sulla superficie mediate del lobo frontale (re- co centrale.
gione motoria supplementare, figura 27.2). scissura di Rolando
Grazie agli studi di cui si diceva nel paragrafo precedente
e alle conoscenze acquisite più recentemente, mediante
studi anatomici della distribuzione sui vari tipi di neuroni
nelle diverse patii di cmieccia cerebrale (figura 27.3), è
possibile enunciare alcuni aspetti fondamentali che carat-
terizzano le aree motorie corticali. Nonostante tali risul-
tati si riferiscano alla scinm1ia, anche nell'uomo, grazie
alle moderne tecniche di immagine funzionale (PET e
risonanza magnetica funzionale), emergono sempre mag-
giori evidenze di una notevole congruenza (almeno nel-
le linee generali) tra la nostra specie e gli altri primati.

l) La corteccia frontale si differenzia in maniera inequi-


vocabile dalle altre cortecce per l'assenza dello strato
dei granuli. Figura 27.3 - Visione laterale del cervello di scimmia, che
2) È possibile suddividere la cotieccia frontale in nume- evidenzia le aree che formano i diversi circuiti parietofrontali,
rose aree citoarchitettonicamente distinte. Tali aree fron- deputati alle trasformazioni visuomotorie necessarie all'esecu-
tali si differenziano ulteriormente le une dalle altre per zione di movimenti da parte dei diversi effettori (vedere testo).

342
l
Capitolo 27 - Organizzazione corticale del movimento

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lmp/s

-··-·-.;: ·.. ~
":: l .
"
..... '''t

Istruzione
.. .
GO Istruzione GO
20
go

(vai a destra) (val a sinistra)

Figura 27.4- Neurone set dell'area premotoria dorsale. La parte inferiore della figura illustra il compito che esegue l'animale appo-
sitamente condizionato (vedere testo). La parte superiore mostra le risposte di un neurone a 3 diverse condizioni sperimentali. Gli
istogrammi di scarica sono allineati rispetto al momento dell'istruzione set (piccola freccia nera sotto i tracciati dell'attività neurona-
le}. A) "vai a destra"; B) "vai a sinistra"; C) "vai a sinistra", seguito (freccia nera lunga) da un cambio di istruzione (''vai a destra"). La
freccia bianca indica il momento dell'inizio del movimento. La durata del periodo set varia da prova a prova in maniera casuale, per
impedire che l'animale esegua automaticamente il compito motorio senza rispettare il segnale di inizio (GO).

le connessioni che contraggono tra loro e con regioni dali di Betz (dal nome del neuroanatomico russo c he le
del lobo patietale e prefrontali. Le aree motmie cmti- scoprì all'inizio del secolo).
cali appartengono a 4 regioni fondamentali (figura
27.4: regioni e connessioni principali): Le considerazioni esposte finora riguardano l'esistenza di
- una regione caudale, in gran parte sovrapponibile una rappresentazione motoria nella cmteccia del lobo fron-
all'area 4, che si insinua all' interno del labbro an- tale e ha~mo, alla base, la dimostrazione che i neuroni moto-
teriore del solco centrale; ri cmticali sono connessi attraverso fasci discendenti con i
- un gruppo di aree mediali, che caudalmente inclu- motoneuroni spinali. In altti termini, esse descrivono da un
de la regione motoria supplementare di Woolsey; punto di vista anatomofisiologico la proiezione verso il
- un gruppo di aree premotorie dorsali (area 6 dor- midollo spinale dei neuroni presenti in corteccia, ma poco
sale); dicono a proposito dei meccatùsm.i che precedono e prepa-
- un gruppo di aree premotorie ventrali (area 6 ven- rano l'esecuzione motoria. Infatti, nonostante sia abbastan-
trale). za intuitivo che la contrazione muscolare che provoca l'atto
3) Il grado di eccitabilità delle aree motorie (tanto più motorio debba essere preceduta da una serie di operazioni
un 'area è eccitabile, tanto minore è la quantità di cor- nervose di preparazione, lo studio di queste operazioni pre-
rente elettrica in grado di evocare un movimento) può paratmie (o di programmazione motmia) è stato da sempre
chiaramente essere correlato con la presenza dei neuro- un terreno difficile, anche perché la preparazione di ogni
ni piramidali nel V strato della cmteccia e raggiunge il azione è strettamente collegata all'esistenza di fattori moti-
suo massimo in corrispondenza di quelle porzioni di vazionali e al risultato di elaborazioni complesse delle con-
cmteccia ove sono localizzate le cellule gigantopirami- tinget1Ze esterne percepite grazie al sensmio.

343
Controllo motorio

PREPARAZIONE DEL MOVIMENTO ne dei movimenti dell'atto superiore. Ciò che caratterizza
l'attività dei neuroni dell'area 6 ventrale è la maniera in
cui i movimenti sono codificati. I movimenti di un deter-
Lo studio dei meccanismi cerebrali connessi alla "pro-
minato segmento corporeo possono infatti essere classifi-
grammazione" del movimento ha visto negli ultimi
cati sia considerando i muscoli utilizzati (coordinate itt-
trent'anni un grande sviluppo, grazie a 2 importanti con-
trinseche, per esempio, flessione o estensione) sia consi-
tributi tecnici:
derando il vettore gravità (coordinate estrinseche o asso111-
l ) l 'evoluzione di tecniche di indagine neurofisiologica, te, per esempio, movimenti verso l'alto o verso il basso).
come la registrazione mediante microelettrodi del- Mentre gran patte dei neuroni de li' area 4 (cmteccia mot o-
l'attività nervosa di singoli neuroni e la microstimo- ria primaria) codificano il movimento di un mticolazione
lazione intracorticale; in coordinate intrinseche, i neuroni dell'area 6 ventrale
2) l' introduzione di esperimenti di registrazione elettrofi- codificano il movimento in coordinate estrinseche. La fi-
siologica in animali svegli, liberi di muoversi e condi- gura 27.5 mostra l'attività di uno di questi neuroni, che
zionati (allenati) a svolgere un particolare compito scarica durante l'esecuzione di movimenti del polso ver~· J
motorio. Il capitolo 26 descrive i primi esperimenti di l'alto e verso destra, qualunque sia l 'atteggiamento della
questo tipo volti a studiare i neuroni della corteccia mano (prono, supino oppure intennedio) e, dunque indi.
motoria primaria (l 'area 4 di Brodmatm) nella scinm1ia pendente dai muscoli attivati per ottenere quella direzione
allenata ad eseguire movimenti alternati di flessoesten- di movimento. Codificano in coordinate estrinseche anche
sione del polso (figura 26.10). Al giorno d'oggi è pos- neuroni che si attivano non durante l'esecuzione ma du-
sibile utilizzare animali addestrati a svolgere compiti rante la preparazione del movimento.
anche complessi di generazione di varie risposte moto- Anche diversi altri neuroni cortic ali s i attivano primu
rie in relazione a stimoli di varia natura. del!' esecuzione del mov imento. Tra questi, appaiono
particolarmente interessanti alcuni neuroni localizzati it.
La prima dimostrazione che nel SNC dei primati esisteva- corrispondenza del! 'area motori a supplementare. In que-
no neuroni che si attivavano prima dell'inizio del movi- st'area vi è una completa rappresentazione somatotopi-
mento in maniera estremamente specifica, in relazione a ca dei movimenti del corpo (figura 27.2) e, secondo al-
determinati compiti motori, risale agli ultimi anni Set- cuni autori, diversi neuroni sarebbero importanti nella
tanta. Wise e collaboratori addestrarono una scimmia a coordinazione di movimenti bilaterali (anche bimanua-
compiere con la mano movimenti di raggiungimento di li). Alcune evidenze sperimentali suggeriscono, inoltre,
alcuni tasti posti a semicerchio attorno alla posizione di che la corteccia motoria supplementare possa essere an-
pattenza, mentre registravano l'attività di neuroni dell'a- che coinvolta nel generare le modificazioni posturali che
rea 6 dorsale. Si noti che in questa regione sono rappre- necessariamente anticipano i movimenti degli arti. Que-
sentati prevalentemente movimenti del braccio e che la ste modificazioni posturali sono essenziali nel mantenere
microstimolazione elettrica evoca risposte motorie più in equilibrio il corpo, in seguito allo spostamento del bari-
complesse e a maggior latenza di quelle tipiche dell'omo- centro che consegue, per esempio, ad una proiezione in
loga rappresentazione somatotopica dell'area 4. avanti del braccio (capitolo 24). È noto da tempo che se si
I.: idea innovativa di questi autmi fu quella di far precedere registra l 'attività elettrica muscolare mediante elettromio-
l'esecuzione motoria da una fase di istruzione (prepara- grafia dei muscoli del tronco prima e durante l'esecuzione
zione), durante la quale un tasto fra quelli disposti a semi- di movimenti degli atti, si nota con chiarezza come l'atti-
cerchio veniva brevemente illuminato da una spia colora- vazione di questi muscoli anticipi nettamente quella dei
ta. La scinm1ia riceveva così l' indicazione di quale tasto muscoli interessati dal movimento volontario. Un analogo
avrebbe dovuto raggiungere e premere. Essa era stata però comportamento anticipatmio appare nei neuroni della cor-
condizionata ad attendere, prima di iniziare il movimento, teccia motoria supplementare corrispondenti alla rappre-
l'accensione di una seconda luce, posta in corrispondenza sentazione dei movimenti del tronco .
della posizione di partenza. I risultati di questi studi furo- Più anteriormen te all 'area supplementare moto ria di
no sorprendenti: un discreto numero di neuroni dell'area 6 Woolsey, sempre sulla superficie mediale dell'emisfero
dorsale, che erano attivi durante il movimento di raggiun- (area presupplementare), sono stati recentemente descrit-
gimento dei tasti (molti erano selettivi per una cetta dire- ti neuroni che si attivano, in maniera abbastanza specifi-
zione), si eccitavano già durante la fase di attesa (figura ca, sia prima dell'inizio di movimenti del braccio sia (e
27.5), ben prima che il movimento avesse inizio. Questi qui sta I' interesse) durante l'esecuzione di sequenze
neuroni preparatori (o premotori, in quanto la loro attiva- ordinate di movimenti di un manipolatore (per esempio,
zione precedeva il movimento) sovente si attivavano anche spingere-ruotare-tirare, oppure ruotare-tirare-spingere)
se la scinm1ia veniva ulteriormente addestrata a trattenersi guidate dalle istruzioni visive forn ite dall'accensione di
dali' esecuzione del movimento. particolari sequenze di lampadine colorate. Durante que-
Più recentemente si è osservato che anche nell'area 6 ven- ste performance, i singoli neuroni dell 'area presupple-
trale ci sono neuroni che si attivano durante la preparazio- mentare si attivano in maniera specifica prima e durante
l
344
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Capitolo 27- Organizzazione cot·ticale del movimento

MANO

PRONA
SUPINA

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-·- ~:
' ·;.;:.·~·-
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COORDINATE COORDINATE


ESTRINSECHE INTRINSECHE

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l'alto l. estensione
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dev. radiale ·~r· ·.: .1
flessione T. .....
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destra l dev. ulnare
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l"""' 'l estensione dev. radiale
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Il basso
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l l estensione l. l

verso
sinistra
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dev. radiale
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flessione
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f. "·l l l l
dev. ulnare

l l l l l l l l l

100 rns/div

Figura 27.5- La parte superiore della figura mostra le posizioni di partenza della mano. L'animale era allenato ad eseguire movimen-
ti di flessione, estensione, deviazione radiale e deviazione ulnare del polso in risposta a specifiche istruzioni. A seconda della posizio-

\ ne di partenza tali azioni si traducevano in movimenti diversamente orientati in termini di coordinate estrinseche. Nella figura è
mostrato un neurone che si attiva durante l'esecuzione di movimenti orientati verso l'alto e verso destra, indipendentemente dal grup-
po muscolare utilizzato (per esempio, flessori oppure estensori). l raster mostrano, in righe successive, l'attività del neurone durante

\ 5 movimenti successivi (ogni trattino rappresenta un potenziale d'azione). La linea continua che attraversa i raster identifica l'inizio
del movimento.

l così, ci si troverebbe a vivere in "ritardo" rispetto agli


una di queste sequenze motorie (per esempio, spingere-
\ tirare-ruotare) e non si attivano durante le altre.
Questi neuroni sembrano fornire il substrato biologico
eventi che accadono e molto spesso si sarebbe impreparati
a rispondere adeguatamente, in quanto ciascuna azione
l alla generazione di movimenti complessi (si noti che la
maggior parte delle azioni compiute sono in realtà forma-
dovrebbe necessariamente essere il risultato di una serie
di operazioni temporalmente "in cascata".
te da una sequenza di molti movimenti semplici) e la loro Molteplici prove sperimentali inducono invece a consi-
attività potrebbe spiegare l'origine dei fenomeni premo- derare il sistema nervoso come un processare capace di
tori registrati nell' uomo, come il potenziale premotorio di elaborare stimoli e risposte mediante l'attivazione "in
Deecke e Kornhuber, descritto nel capitolo 26. parallelo" delle diverse regioni cerebrali, che quindi non
Proprio perché la maggior parte delle azioni sono in realtà possono più essere differenziate sulla base della preco-
costituite da sequenze di movimenti semplici, anche la cità di scarica, ma piuttosto per le maggiori o minori
programmazione motoria è stata tradizionalmente consi- capacità di integrazione sensoriale e motoria.
derata come un processo sequenziale, organizzato gerar- Si noti che un sistema organizzato in parallelo possiede
chicamente, nel quale le diverse regioni corticali e sotto- un'enorme ridondanza intrinseca di attività e di poten-
corticali vengono via via coinvolte nell' ideazione, nell'or- zialità: ciò, da un lato, lo rende sovradimensionato e
ganizzazione e nell'esecuzione di un atto motorio. In ef- quindi non ottimizzato da un punto di vista energetico
fetti, per molto tempo si è cercato di attribuire alle diverse ma, dall'altro, nel caso in cui sopravvengano eventi lesi-
aree corticali un posto in questa gerarchia, considerando vi o patologici, lo rende capace di recupero funzionale
la maggiore o la minore precocità della scarica neuronale mediante l'intervento vicariante esercitato dalle regioni
premotoria come indice di "importanza" nel processo di rimaste indenni. Esperimenti classici di lesione in scim-
programmazione (in altre parole, tanto prima si attiva un mie appena nate (ablazione completa di tutte le aree
neurone rispetto all'inizio di un movimento, tanto più ele- motorie e premotorie) hanno evidenziato come sia pos-
vato gerarchicamente dovrà essere il suo molo). sibile in quegli animali un notevole grado di sviluppo
Questa impostazione assimila il funzionamento del cer- neuromotorio, grazie all'utilizzo di proprietà "motorie"
vello a quello di un elaboratore elettronico, ma è proba- delle aree somatosensoriali postrolandiche risparmiate
bilmente troppo semplificata e non rispetta molti dei più (si ricordi che buona parte del fascio corticospinale ori-
moderni risultati sperimentali: se il cervello funzionasse gina anche dalle aree sensoriali).

345
Controllo motodo

La modalità di elaborazione in parallelo sembra essere


frequentemente rappresentata nel SNC. Questo processo
interessa al tempo stesso tanto le aree motorie, quanto
quelle sensoriali, secondo una logica di integrazione
sensorialmotoria. Classici esempi a sostegno di questa
tesi sono:
l) le regioni polimodali presenti nel lobo parietale, ove
sono localizzati neuroni che si attivano sia in seguito
a stimolazione tattile o propriocettiva, sia in seguito a
stimolazione visiva (presenza di stimoli nello spazio
attorno all'animale);
2) le risposte a stimoli tattili, che è possibile registra re
addirittura nella corteccia motoria primaria, e a sti-
·moli tattili e visivi spesso presenti nelle cortecce pre-
motorie; Figura 27.6- La via del dove (dorsale) e la via del cosa (ven-
3) la presenza di zone eccitabili (la cui stimolazione trale).
elettrica intracorticale evoca movimenti periferici) in
siva attraverso stadi sempre più complessi di elaborazio-
regioni classicamente considerate come puramente
ne, i due autori individuarono un primo percorso anato-
sensoriali.
mofunziona le diretto dall'area vis iva al lobo temporale
Appare evidente come lo studio dell'organizzazione e e, più precisamente alla sua porzione inferiore (fascio
della "programmazione" dei movimenti non possa pre- ventrale), ed un secondo che conduceva alla parte poste-
scindere da un'analisi dell'informazione sensoriale. Par- riore del lobo parietale (fascio dorsale).
ticolare rilievo assume quella visiva, il senso telecettivo Sulla base di risultati di esperimenti neurofisiologici e
per eccellenza, indicando con tale tennine la percezione di lesione, alla via ventrale veniva assegnata la funzione
di qualcosa "a distanza" e che per essere acquisito deve d'identificare le qualità degli oggetti e alla via dorsale,
essere raggiunto fisicamente. diretta al lobo parietale posteriore, e ra invece assegnata
La gran parte delle azioni motorie è fortemente adattata l 'analisi delle relazioni spaziali esistenti tra gli oggetti
al contesto visivo, sia nel caso in cui venga organizzata stessi. In fmma più semplificata, si denominarono la pri-
un'azione di "risposta" ad uno stimolo, sia quando il ma la via del COSA e la seconda la via del DOVE (figura
movimento che si esegue deve essere preciso e fraziona- 27.6).
to (in questo caso la visione serve come controllo re- Anche le osservazioni cliniche danno valore a questo
troattivo dell'esecuzione). Questo spiega perché in mol- schema. Per esempio, lesioni a carico del lobo tempora-
te aree premotorie (in particolare nella porzione ventra- le (in particolare, la disconnessione tra le a ree occipitali
le d eli 'area 6) siano presenti anche risposte visive. Il e temporali che segue alla lesione dei lobuli linguale e
successivo paragrafo cercherà di chiarire questi aspetti. fusiforme) limitano tra l'altro la capacità di riconoscere
gli oggetti (agnosia degli oggetti), le immagini (agnosia
delle immagini), le facce (prosopagnosia), mentre le
Aree premotorie raggiunte lesioni del lobo parietale sono in grado di indurre gravi
da afferenze visive alterazioni della percezione spaziale.
Esistono comunque molteplici punti di contatto e di co-
Nel 1982 Ungerleider e Mishkin proposero una nuova municazione tra le due vie e all'interno del lobo parieta-
interpretazione di come nel cervello avvenga l'elabora- le è possibile ritrovare sia aree cui giungono informa-
zione delle informazioni visive. Contrariamente alla zioni spaziali sia aree particolarmente implicate nel pro-
concezione classica, che proponeva un modello di a nali- cesso di analisi delle caratteristiche intrinseche degli og-
si sequenziale dei percetti visivi, essi suggerirono che, getti (dimensione, forma, orientamento, eccetera). Si pre-
g ià a partire dalla corteccia visiva primaria (V l), era sume, quindi, che la corteccia parietale non solo contri-
possibile individuare due possibili percorsi di elabora- buisca alla localizzazione spaziale degli oggetti ma, più
zione che al tempo stesso (e quindi non sequenzialmen- in generale, fornisca alla corteccia frontale tutte le infor-
te) erano in grado di analizzare aspetti differenti dello mazioni visive necessarie ad eseguire correttamente i
stesso stimolo e che quindi l'identificazione di uno sti- movimenti (ovvero, sia le coordinate spaziali sia le carat-
molo visivo e la sua localizzazione nello spazio fossero teristiche formali dei diversi oggetti). In tal modo, il fa-
il risultato di elaborazioni separate, che contemporanea- scio dorsale può essere considerato una sorta di via del
mente si svolgevano all'interno di aree differenti. "COME".
Mediante un'analisi delle vie e delle connessioni che a COSA e DOVE/COME sono due aspetti essenziali di
partire dall'area 17 (VI) conducono l'informazione vi- cui deve essere a conoscenza il sistema nervoso per

346
Capitolo 27- Organizzazione corticale del movimento

potere organizzare un movimento finalizzato verso un della scimmia secondo Brodmann. I neuroni dell'area
determinato oggetto. Si consideti questo esempio "Siamo LIP e quelli dei FEF si attivano prima e durante l'esecu-
seduti sotto un albero ed improvvisamente avvertiamo, zione di movimenti saccadici e posseggono campi recet-
tramite la petiferia del campo visivo, un oggetto che cade. tivi visivi, attivabili dalla presentazione di stimoli lumi-
La nostra attenzione viene richiamata verso una detenni- nosi. Si noti che la risposta visiva si ottiene anche indi-
nata zona dello spazio verso cui volgeremo la testa. Non pendentemente dalla successiva esecuzione del movi-
appena l' irrunagine dell'oggetto (per esempio, una mela) mento oculare. Pertanto, considerati nel loro insieme,
verrà a cadere sulla fovea, ne percepiremo le caratteristi- questi campi recettivi visivi costituiscono una vera e
che e ne definiremo accuratamente la sua posizione nel- propria mappa bidimensionale dello spazio visivo in cui
lo spazio. Se siamo spinti a prendere possesso dell'og- operano i movimenti saccadici.
getto (ci piacciono molto le mele, abbiamo molta fame), È stato suggerito che l'esistenza di neuroni visuomotori
inizieremo quel processo di raggiungimento e prensione nel circuito deputato all'esecuzione dei movimenti oculari
che ci consentirà di avvicinare la mano alla mela e di possa essere alla base del meccanismo di orientamento
afferrarla". dell'attenzione. Nonostante sia noto da più di un secolo (il
L'azione di afferramento appena descritta richiede, per fenomeno era stato desctitto da von Helmoltz) che cono-
potere essere effettuata, due infor~azioni distinte: la pri- scere la posizione spaziale in cui comparirà uno stimolo
ma è di carattere spaziale (DOV'E), al fine di organiz- ne facilita la percezione, non era noto quale sistema neu-
zare movimenti prima di orientamento, poi di raggiungi- ronale fosse responsabile di un simile effetto. Recente-
mento, diretti verso l'oggetto; la seconda è inerente alle mente è stato dimostrato che orientare l'attenzione equiva-
carattetistiche intrinseche all'oggetto (non solo COSA, in le a preparare (senza eseguire) un movimento oculare
termini di significato, ma COME interagire con quell'og- verso la posizione attesa. In tal modo si attiva "al contra-
getto, dal punto di vista motorio) ed è necessaria per tic" (dai FEF al parietale) il circuito che serve ad eseguire
potere scegliere l 'effettore da utilizzare (la mano, la un movimento saccadico, inducendo una facilitazione
bocca, il piede, eccetera) e le modalità del suo utilizzo (è nelle aree patieto-occipitali responsabili della percezione
un oggetto piccolo o grande?, fragile o resistente?, scivo- dello stimolo che appatirà.
loso o ruvido?). Il secondo circuito è deputato all'esecuzione dei movi-
Come vengono utilizzate queste differenti informazioni menti mirati a raggiungere def initi punti dello spazio
dalla corteccia motoria? Grazie ad una convergenza di con il braccio e con la bocca ed è costituito da un'area
sforzi sperimentali, è stato in gran parte ricostruito il parietale situata sul fondo del solco intraparietale (area
percorso anatomofunzionale seguito dalle informazioni VIP), dali 'area 7b del lobulo parietale inferiore e dalla
visive lungo la via dorsale del DOVE/COME. Il punto regione di rappresentazione dei movimenti della fac-
nevralgico appare essere rappresentato da una serie di cia/bocca, del tronco e del braccio localizzata nell'area
circuiti parietofrontali che raggiungono la parte ventrale 6 venh·ale. In httte queste regioni corticali è stata dimo-
dell'area 6. I circuiti meglio studiati sono 3, tutti carat- strata l'esistenza di cellule bimodali visuotattili, che si
terizzati dalla presenza di attività correlate sia al movi- attivano sia alla stimolazione tattile di una determinata
mento che alla vista (figura 27.4). regione di cute (campo recettivo tattile), sia quando un
Il primo circuito è deputato alla programmazione di mo- oggetto tridimensionale in movimento entra all'interno
vimenti oculari ed è costituito da un'area parietale loca- di una ben definita regione di spazio che circonda il
lizzata nel labbro laterale del solco intraparietale (area campo recettivo tattile (figura 27 .7) . I campi recettivi
LIP) e da quella regione frontale, denominata classica- visivi di questi neuroni sono tridimensionali e limitati in
mente "campo oculare frontale" dagli autori anglosasso- profondità all'estensione dello spazio peripersonale. La
ni (Frontal Eye Field, FEF), corrispondente all'area 8 loro posizione nello spazio è ancorata a quella del cam-
Figura 27.7- Esempio di campo recettivo tattile (regione ombreggiata) e visivo (regione tridimensionale che origina dal campo
tatti/e) di 4 diversi neuroni della porzione caudale della corteccia premotoria ventrale (area di rappresentazione di braccio-tron-
co-faccia). Queste caratteristiche sono quasi del tutto assimilabili a quelle dei neuroni parietali dell'area VI P.

~ 2 ~
347
Controllo motorio

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1
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osservazione
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atterramento
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f
osservazione
imp/sec

Figura 27.8- Risposte di un neurone della corteccia premotoria ventrale di scimmia (rappresentazione della mano) durante un
1 sec

compito di atterramento di oggetti diversi (illustrati a sinistra). A) Osservazione ed atterramento: si noti come il neurone si attiva
quasi esclusivamente durante l'osservazione (primo picco defl'istogramma) e l'atterramento dell'anello (seconda parte della
risposta). B) Anche durante la semplice osservazione degli oggetti (la scimmia sa fin dall'inizio della prova che non le sarà
richiesto il successivo atterramento dell'oggetto), la risposta del neurone mantiene le stesse caratteristiche di specificità.

po tattile cui sono sovrapposti ed è indipendente dalla mato da 2 regioni: la prima si trova nella parte anteriore
direzione dello sguardo. L'esistenza di neuroni che codi- del solco intraparietale (area AIP), la seconda compren-
ficano una rappresentazione dello spazio riferita al cor- de la rappresentazione dei movimenti della mano della
po sembra essere il risultato della trasformazione delle corteccia premotoria ventrale. I neuroni di questi circui-
coordinate retiniche di un oggetto (le quali si modifica- ti si attivano durante i movimenti f inalizzati alla pren-
no quando gli occhi si muovono) in un sistema di coor- sione di oggetti e/o di cibo, indipendentemente dall a
dinate che, in quanto servono a raggiungere l'oggetto localizzazione spaziale del! ' oggetto. Inoltre, molte cel-
con un segmento corporeo (per esempio, la mano), sono lule si attivano in maniera specifica durante alcuni tip i
riferite al corpo stesso. di prensione (per esempio, la prensione di oggetti picco-
L'ancoraggio del campo recettivo visivo al segmento cor- li mediante l'opposizione a pinza di indice e pollice e
poreo è talmente intenso che, nel caso in cui una scimmia non durante la prensione con tutta la mano di oggetti di
osservi il proprio braccio muoversi su uno schermo televi- maggiore dimensione, o viceversa) . S i è anche notato che
sivo, i campi recettivi visivi peripersonali dei neuroni pre- i neuroni dell'area AIP si attivano quando la scimmia
motori si trasfetiscono addirittura attomo al braccio mo- osserva oggetti afferrabili, anche se non ne è richiesta la
strato sullo schermo e si modificano in dimensione se il prensione. Simili risposte visive sono state registrate an-
braccio filmato viene mostrato ingrandito o timpicciolito. che nella corteccia premotoria ventrale (figura 27.8) e so-
Si è anche osservato che neuroni del lobo parietale della no spesso specifiche per la dimensione del!' oggetto e per
scimmia, che rispondono alla presenza del proprio braccio il suo orientamento. Frequentemente, l'attivazione moto-
in una determinata posizione spaziale, vengono attivati in ria e la risposta visiva sono congruenti. Per esempio, un
maniera specifica dalla visione del braccio e non dal sen- neurone che si attiva nel caso in cui sia richiesta la pren-
so di posizione. Se infatti si dissocia la visione dalla pro- sione di precisione tra pollice e indice, ma non durante la
priocezione, tenendo il braccio reale nascosto alla vista e prensione con l'intera mano, diviene anche attivo in ma-
ponendo all'interno del campo recettivo del neurone un niera specifica quando l'animale osserva oggetti di picco-
braccio finto ma realistico, alcuni neuroni si attivano co- le dimensioni (compatibili con il movimento codificato da
me se nel suo campo recettivo fosse presente il braccio quel neurone). Si tenga presente che l'attivazione motmia
reale dell'animale. persiste anche nel caso in cui l'animale esegua i mo -
Il terzo circuito è deputato all 'organizzazione di movi- vimenti di afferramento al buio, quindi unicame nte su ba-
menti di prensione di oggetti con la mano. Esso è for- se mnemonica e senza controllo visivo.

348
Capitolo 27 - Organizzazione corticale del movimento

Trasformazioni visuomotorie midollari che portano al movimento di opposizione di


queste dita. Al contrario le parole "afferra con tutta la
nei circuiti parietofrontali mano", genereranno uno schema di attivazione motoria
coinvolgente tutte le dita al tempo stesso.
Secondo l'interpretazione più comune, nei circuiti de- In questa maniera si liberano i centri superiori dal com-
putati alla generazione di movimenti oculari, oppure al plicato problema di gestire in modo accurato e preciso
raggiungimento e alla prensione manuale, i percetti visi- gli organi effettori, ossia di selezionare i gruppi musco-
vi verrebbero automaticamente associati ai movimenti. lari coinvolti e di ordinare nel tempo la loro attivazione
Un'ulteriore conferma a quest'idea viene dal fatto che il nelle diverse fasi del movimento.
tipo di messaggio visivo che percorre ognuno di questi Per meglio chiarire questo concetto, giovi questo sempli-
circuiti è il più congruente con le possibilità motorie del- ce esempio: il movimento di prensione è una tra le azioni
l'effettore (occhio, braccio, mano), in essi rappresentato. più comuni della vita di ogni giorno e l'idea che intro-
Per esempio, per quanto riguarda il circuito per l'afferra- spettivamente si ha di tale azione è quella delle dita che si
mento, le caratteristiche visive di un oggetto (i neuroni di chiudono a serrare l'oggetto fra loro. In realtà, se si ana-
AIP-6 ventrale rispondono selettivamente alla presenta- lizza finemente la cinematica del movimento di prensio-
zione di oggetti afferrabili) produrrebbero l'attivazione ne durante un'azione naturale, si osserva come la chiusu-
automatica di quella particolare configurazione dinamica ra delle dita sull'oggetto sia sempre preceduta da una fase
della mano che meglio si adatta alla prensione di quel di apertura delle dita stesse, che avviene in maniera rigi-
dato oggetto. Si verrebbe così a disporre di una specie di damente stereotipata e correlata alle dimensioni dell'og-
"vocabolario" di trasformazioni visuomotorie, ognuna getto stesso. Questa fase di apertura inizia contempora-
delle quali è rappresentata dall'attivazione di una deter- neamente al movimento del braccio che avvicina la mano
minata popolazione neuronale sensibile alla vista di un ali' oggetto e ne condiziona la velocità di esecuzione. Ora,
determinato oggetto e che, dal punto di vista motorio, mentre la chiusura e il contatto delle dita con l'oggetto ci
codifica il movimento di afferramento che meglio si adat- sono introspettivamente noti (probabilmente perché rap-
ta a quell'oggetto. presentano il f ine dell'azione), tutto ciò che li precede
Occorre però sottolineare che in tutti i circuiti finora de- avviene in maniera inconsapevole e, nonostante la sua
scritti un gran numero di neuroni viene attivato tanto du- complessità, viene programmato a "circuito aperto", senza
rante l'esecuzione motmia (anche in assenza di visione), possibilità di controllo da parte del soggetto.
quanto durante la sola stimolazione visiva (presentazione I.;esistenza di neuroni visuomotori nel lobo frontale, una
di oggetti afferrabili). Questa, che potrebbe a prima vista regione classicamente motoria, porta a sottolineare il
apparire come un'ambiguità del messaggio nervoso, in ruolo che l'informazione visiva riveste ai fini della pro-
realtà suggerisce un' interpretazione diversa: la scarica del grammazione e dell'esecuzione di un movimento. Non
neurone è di natura né strettamente visiva né strettamente solo: essa suggerisce che percezione e movimento non
motoria, ma rappresenta "l'idea del movimento" o, in altre siano due entità assolutamente distinte nel cervello, ma
parole, la rappresentazione interna di un atto motorio po- che spesso possano integrarsi reciprocamente. D'altra
tenziale. Nel momento in cui si osserva un oggetto, nasco- parte la stessa categorizzazione semantica di un oggetto
no automaticamente l'idea di come debba essere preso e spesso non può prescindere dalla consapevolezza dell'uso
l'attività neurale ad essa correlata. Nel caso in cui l'azione che se ne fa (e quindi di come occorre agire su di esso).
di afferramento proceda, l'attività neurale si protrae ed Un'ulteriore conferma di questo punto di vista viene dalla
accompagna (comanda?) l'esecuzione del movimento. recente dimostrazione che alcuni neuroni dell'area 6 ven-
Un sistema siffatto ha il grande vantaggio di trasformare trale della scimmia (appartenenti alla stessa popolazio-
un problema enmm emente complesso, come quello del- ne che partecipa alla pianificazione di movimenti di af-
l'afferramento di un oggetto (si pensi a quante migliaia di ferramento con la mano) vengono anche attivati quando
oggetti ci si possono presentare), in un processo a 2 stadi: l'animale osserva simili movimenti manuali eseguiti da
il primo stadio è costituito dall'accesso ad una serie di altri individui (figura 27.9). Molto spesso, per evocare
comandi generali riguardanti azioni finalizzate (per esem- una risposta, il gesto osservato deve essere molto simile
pio: prendere, gettare, strappare, ma anche prendere con a quello che, se eseguito, porta ali' attivazione di un dato
precisione, afferrare per portare alla bocca, eccetera). neurone. Nel caso di questi neuroni, non è più la visione
Questi comandi non sono altro che le "parole del vocabo- di un oggetto afferrabile a generare la scarica neuronale,
lario motorio" precedentemente definite. Il secondo sta- quanto piuttosto la visione di un gesto, simile a quello codi-
dio si preoccupa dell 'aspetto puramente esecutivo, grazie f icato dal punto di vista motmio da un dato neurone. La
alle connessioni che la corteccia premotoria contrae con la funzione di queste cellule potrebbe essere collegata a pro-
corteccia motoria ptimaria e con il midollo spinale. Per cessi di apprendimento, mediante l'osservazione di gesti
esempio, la parola "prendere-con-precisione" attiverà con altrui, di particolari schemi motmi. Inoltre, un simile mec-
maggiore definizione la rappresentazione corticale (in area canismo potrebbe rivestire particolare importanza nel ca-
4) delle dita pollice e indice e i sinerg ismi corticali e so di animali sociali, come i primati, nel generare risposte

349
Controllo motorio

2
1s

Figura 27.9 - Esempio di neurone mirror della corteccia premotoria ventrale di scimmia (rappresentazione della mano), registrato
durante la semplice osservazione di gesti di afferramento compiuti dallo sperimentatore (A, parte sinistra) e durante l'afferramento ui
cibo eseguito dall'animale stesso (A, parte destra). In B , lo sperimentatore afferra l'oggetto con una pinza: la risposta visiva è assente.

otti mali nelle s ituazioni di competizione, contribuendo campo s i trova all'inizio de l suo percorso. Certo, da un
ali 'interpretazione dei gesti eseguiti dagli altri individui. punto di vista strettamente didattico, si riti ene d i no rm,1
preferibile fornire allo studente una serie di poche no-
Nel presente capitolo si è cercato di fornire alcuni dati zioni accertate e chiare. Talvolta però, e questo capitolo
sperimentali, ma soprattutto spunti di riflessione sul ne è un esempio, può assumere valore didattico anche il
problema della prog rammazione del movimento. An- tentativo di fa r percepire l'ampiezza di un proble ma
cora oggi, infatti, la ricerca neurofisiologica in questo scientifico finora non del tutto risolto.

350
Gangli della base
28
Vincenzo Perciavalle

Organizzazione strutturale

Effetti indotti da lesioni dei gangli della bas~:

Funzioni dei gangli della ba~e

ORGANITZZAZIONESTRUTTURALE citoarchitettonica assai simile; le cellule sono piuttosto


piccole e non si presentano ammassate, ma separate da
I gangli della base sono ammassi di cellule nervose situa- fasci di sostanza bianca, motivo per cui i due nuclei
ti in profondità negli emisferi cerebrali, lateralmente al vengono collettivamente chiamati corpo striato.
talamo (figura 28 .1). Essi comprendono il nucleo cauda- I neuroni dello striato vengono abitualmente distinti in
to, il putamen e il globo pallido, che costituiscono i gan- interneuroni (che utilizzano vari neurotrasmettitori, tra
g li della base in senso strettamente anatomico, più il cui l'acetilcolina) e neuroni di proiezione che sono qua-
corpo subtalamico e la substantia nigra che ne fanno si esclusivamente GABAergici (cioè inibitori). La diso-
parte fi.mzionahnente. I gangli della base subiscono nella mogenea distribuzione nello striato dell'enzima coline-
filogenesi un enorme incremento di volume; il volume sterasi (la cui presenza caratterizza le cellule colinergi-
complessivo del nucleo caudato, del putamen e del globo che) ha permesso di identificare nello striato due distin-
pallido è nel macaco rhesus di 980 mm3, nello scimpanzé ti compartimenti (figura 28 .2): la colinesterasi manca
di 2.775 mm3 e nell'uomo di 14.912 mm3. infatti in alcune aree dello striato di forma rotondeggiante,
Il nucleo caudato ed il putamen derivano dallo stesso chiamate striosomi, che rappresentano non più del 20 per
abbozzo telencefalico e presentano un'organizzazione cento della stmttura, mentre nella rimanente parte dello
striato, definita matrice, la colinesterasi è presente in
abbondanza.
Il globo pallido è di derivazione diencefalica e presenta una
organizzazione citoarchitettonica assai diversa dal corpo
striato: grandi neuroni GABAergici che non appaiono
separati da fasci di fibre. Il globo pallido appare costitui-
to da due parti, delle quali una è più grande e laterale
nucleo (segmento esterno) e l'altra più piccola e mediale (seg-
.la-- - - -- -l+ caudato mento interno). I neuroni del segmento esterno si colle-
p uta me n gano quasi esclusivamente con le cellule del corpo subta-
rt"--+-+-""""+ globus pallidus lamico che, a loro volta, si connettono con il segmento
segmento esterno interno del globo pallido; quest'ultimo contiene i neuroni
lh--JLr--,.-6(:- segmento interno
nucleo
di proiezione, cioè quelli il cui assone raggiunge stm tture
subtalamico esterne ai gangli della base.
substantla
nigra
Il co1po subtalamico (o corpo del Luys), anch'esso di
origine diencefalica, si trova più ventralmente rispetto ai
lobo temporale
tre nuclei precedenti ed è formato da cellule glutamater-
giche (cioè eccitatorie).
Figura 28.1 - Sezione coronale dell'encefalo che mostra le La substantia nigra, infine, è situata nel mesencefalo e
strutture che costituiscono i gangli della base in rapporto con risulta costituita da due diverse componenti: una, più
le formazioni nervose adiacenti. dorsale, costituita da piccoli neuroni che producono dopa-

35 1
Controllo motorio

Figura 28.2 - Immagini immunoistochimiche dello striato di


una scimmia rhesus (sinistra) e di un uomo adulto (destra). Gli
striosomi appaiono sotto forma di strutture rotondeggianti (frec-
substantia nigra
ce) immerse nella matrice.
Figura 28.3 - Rappresentazione schematica dei circuiti moto-
mina (pars compacta); l'altra, più ventrale, che ha orga- ri cortico-strio-pallido-talamo-corticale. Si noti che, mentre le
nizzazione assai simile a quella del globo pallido , afferenze al corpo striato provengono dalle aree sia motorie
essendo formata da grandi neuroni GABAergici (pars che somatosensoriali della corteccia cerebrale, le proiezioni
reticulata), si ritiene funzionalmente collegata al seg- verso la corteccia stessa raggiungono selettivamente le aree
mento interno del globo· pallido. premotorie del lobo frontale (area 6) ed in particolare l'area
motrice supplementare.
Le connessioni dei gangli della base presentano un'orga-
nizzazione assai complessa e solo in parte chiarita. La
maggior parte delle afferenze a questi nuclei proviene, in del talamo raggiunti dalle proiezioni provenienti dai
modo diffi.1so, da aree della cotieccia cerebrale; le fibre gangli della base (nuclei talamici ventrolaterali) proiet-
afferenti, che sono glutamatergiche (cioè eccitatorie) rag- tano principalmente alle aree premotorie della corteccia
giungono quasi esclusivamente i neuroni de,l corpo stria- cerebrale, le proiezioni pallidotalamiche consentirebbe-
to, cioè del nucleo caudato e del putamen. E stato osser- ro ai gangli della base di attivare specificamente queste
vato come le aree cotiicali associative e quelle sensitivo- aree della corteccia cerebrale (circuito cortico-strio-pal-
motorie proiettano prevalentemente ai neuroni della ma- lido-talamo-corticale). Si è visto, in particolare, che la
trice striatale, mentre il lobo limbico proietta quasi esclusi- via striopallidale diretta ha azione eccitatmia sui neuroni
vamente alle cellule degli striosomi. cotiicali per quanto concerne l'avvio dei movimenti, men-
I neuroni di proiezione contenuti nella matrice del corpo tre è inibitoria sul tono muscolare; al contrario, la via
striato controllano i neuroni del segmento interno del striopallidale indiretta ha invece azione inibitoria sul-
globo pallido; questo controllo si realizza sia direttamente l'avvio dei movimenti, mentre è facilitatoria sul tono mu-
via striopallidale diretta che indirettamente attraverso il scolare.
circuito: segmento esterno del globo pall ido - corpo subta- Le proiezioni del globo pallido e della pars reticulata
lamico del Luys - segmento interno del globo pallido via della substantia nigra verso il tronco dell'encefalo, ed in
striopallidale indiretta (figura 28.3). È opportuno sottoli- particolare verso il mesencefalo, consentono invece ai
neare che la proiezione diretta dallo striato al globo pallido gangli della base di controllare struthtre come la forma-
è inibitoria, mentre quella indiretta è facilitatoria. Inoltre, zione reticolare, il collicolo superiore ed il nucleo pe-
la matrice dello striato proietta fibre inibitorie anche alla duncolopontino, che a loro volta influenzano il midollo
pars reticulata della substantia nigra. spinale, costituendo il circuito cortico-strio-pallido-me-
I neuroni GABAergici del segmento interno del globo sencefalo-spinale.
pallido e della pars reticulata della substantia nigra rappre- I neuroni di proiezione dello s triato contenuti negli
sentano la principale "via d'uscita" dai gangli della base; striosomi proiettano a una specifica popolazione neuro-
queste cellule infatti emettono assoni che raggiungono sia nale del segmento interno del globo pallido che, a sua
il talamo che strutture troncoencefaliche. Poiché i nuclei volta, proietta ai neuroni dopaminergici della pars com-

352
l
,6
Capitolo 28- Gangli della base

pacta della substantia nigra; questi neuroni non proiettano


verso il talamo o il tronco dell'encefalo, ma verso il corpo
striato stesso (proiezione nigrostriatale). Poiché gli strio-
somi sono controllati dalla corteccia del lobo limbico, sa-
rebbe principalmente compito di quest'area corticale la
modulazione dell'attività del sistema nigrostriatale. È
stato osservato che, nella matrice dello striato, la dopami-
na eccita i neuroni di origine della via striopallidale diret-
ta, mentre inibisce quelli dai quali si origina la via strio-
pallidale indiretta. Questa azione della dopamina sui neu-
roni di proiezione dello striato sembrerebbe in qualche
modo essere in antagonismo con quella indotta dall'acetil-
colina prodotta dagli intemeuroni.

EFFETTI INDOTTI DA LESIONI


DEI GANGLI DELLA BASE
Occorre in primo luogo sottolineare che, n eli' animale
da esperimento, la distruzione "pura" delle stmtture che Figura 28.4 - Movimenti involontari a carico della muscolatu-
costituiscono i gangli della base è assai difficile da otte- ra linguale, buccale e della faccia in una paziente affetta da
nere, in quanto queste strutture sono circondate ed attra- corea di Huntington.
versate da numerose fibre nervose che, inevitabilmente,
sono coinvolte dalla lesione. Ciò premesso, è stato os- tentacoli di piovra). Un caso in cui movimenti atetoidi
servato che la distruzione bilaterale del globo pallido pro- compaiono assai frequentemente è la paralisi cerebrale
duce, nell'animale, una ridotta attività motoria (acinesia) infantile, dovuta ad una emorragia o ad un trauma al mo-
con caratteristico atteggiamento flessorio degli atii. Una mento del parto.
ridotta attività motoria compare anche a seguito di lesioni Ciò che hanno in comune i movimenti involontari che si
bilaterali del nucleo caudato e del putamen. La distruzio- osservano nella corea e nell'atetesi (che spesso sono com-
ne unilaterale del nucleo caudato produce, invece, un binate) è che si accentuano se il soggetto è emozionato,
caratteristico torcicollo con il mento che ruota verso il mentre si attutiscono fino a scomparire nel sonno.
lato leso. Si titiene che l'ipotonia e l' ipercinesia che si osservano sia
Nell' uomo, le patologie che colpiscono il corpo striato, ne lla corea che nell'atetesi siano la conseguenza di
cioè il nucleo caudato ed il putamen, producono 2 qua- aumentata attività della via striopallidale diretta.
dri clinici, la corea e l'atetesi, che hanno in comune una Un danno a carico del corpo subtalamico, fenomeno di
certa riduzione del tono muscolare (ipotonia) e la com- solito unilaterale, produce una caratteristica rotazione
parsa di movimenti involontari (ipercinesia). del corpo con comparsa, anche in questo caso, di vio-
La corea è una sindrome che può essere congenita (co- lenti movimenti involontari nella metà opposta del cor-
rea major o di Huntington) oppure acquisita. La forma po (emiballismo).
congenita (figura 28.4), che si trasmette come carattere Si ritiene attualmente. che l'ipotonia e l'ipercinesia, che
dominante (il gene è localizzato nel braccio corto del cro- si osservano nella corea, nell'ate tosi e nell' emiballismo
mosoma 4), è progressivamente ingravescente: si manife- siano dovute ad una ridotta attività della via striopalli-
sta prevalentemente in età adulta con ampi movimenti dale indiretta e, di conseguenza, ad un decremento del
degli arti oppure della lingua o di altri gruppi muscolari tono inibitorio esercitato dai neuroni GABAergici del
del corpo che assumono l'aspetto di una danza. Col pas- segmento interno del globo pallido e della pars reticula-
sare del tempo il soggetto evolve verso un decadimento ta della substantia nigra sulle aree motorie corticali.
di tutte le funzioni intellettive fino alla demenza. La for- Una malattia del tutto particolare che colpisce i gangli
ma acquisita della corea (detta anche ballo di San Vito) è della base è rappresentata dal morbo di Parkinson (figu-
assai spesso benigna. Il caso più frequente è quello in cui ra 28.5). Il soggetto in età adulta comincia a presentare
la corea compare nel corso di una malattia reumatica un aumento del tono muscolare ( ipertonia), che gli
(corea minor o di Sydenham); i tipici movimenti coreici rende difficile l'esecuzione dei normali movimenti vo-
persistono per qualche settimana e poi scompaiono sen- lontari (ipocinesia), associato ad un caratteristico tremo-
za lasciare, di solito, postumi invalidanti . Nell'atetesi, re delle mani e/o della testa. Il tremore ha una frequenza
invece, il paziente presenta movimenti più lenti e di mi- tra i 4 ed i 6 Hz, compare solo a riposo, si accentua nel-
nor ampiezza che colpiscono, di solito bilateralmente, le le emozioni e scompare durante il sonno (tremore stati-
estremità degli arti e in particolare le dita (movimenti a co). È importante sottolineare che il tremore parkinso-

353
Controllo motorio

® neurone talamico compacta della substantia nigra è stata prodotta da una


l
neurotossina, la lmetil-4fenil-1,2,3,6 tetraidropiridina 0
l ,> r. o IO ' o L h 1f ,., MPTP. La terapia del morbo di Parkinson si basa sulla \
somministrazione della forma levogira della diossifeni-
EMG lalanina (L~DOPA), precursore della dopamina, in quan-
bicipite
to quest'ultima non è utilizzabile poiché non supera la
barriera ematoencefalica. Si è purtroppo osservato che,
dopo un iniziale beneficio, la somministrazione proh·atta
tremore della mano per 5-l O anni di L-DOPA produce frequentemente una
@
grave sindrome caratterizzata da discinesie, stati allucina-
tori e confusionali e progressivo deterioramento intelletti-
vo (L-DOPA-Long-Term-Syndrome).
La figura 28.6 illustra possibili modalità di alterato fun-
zionamento delle vie sttiopallidali diretta e indiretta nell(.
patogenesi della malattia di Parkinson e della corea.

Figura 28.6 - Rappresentazione schematica delle modalità di


alterato funzionamento delle vie striopallidali diretta e indiretta
nella patogenesi della malattia di Parkinson e della corea. Le
connessioni eccitatorie sono rappresentate da frecce grigie,
quelle inibitorie da frecce nere. Nello schema in alto si osserva
come, in un soggetto normale, l'attività della via diretta e di quel-
la indiretta si equivalgano e come l'afferenza dopaminergica
movimenti atetosici proveniente dalla substanzia nigra eserciti, nello striato, un effet-
to eccitatorio sui neuroni di origine della via diretta (che controlla
la porzione interna del globo pallido) e un effetto inibitorio sui
neuroni di origine della via indiretta, che controlla il pallido inter-
no attraverso la porzione esterna del pallido e il corpo subtalami-
atteggiamento posturale co del Luys. Nello schema al in basso a sinistra si può rilevare
del parkinsoniano come, nel morbo di Parkinson, la riduzione della proiezione do-
Figura 28.5 -A) Neurone talamico che scarica con brevi raffi- paminergica proveniente dalla substanzia nigra (linea tratteggia-
che simultaneamente alla comparsa dell'attivazione elettro- ta) riduca l'attività della via diretta ( ~) e incrementi quella indiret-
miografica nel muscolo e del tremore nella mano. B) Caratte- ta (t). Nello schema in basso a destra, infine, si può rilevare
ristica pastura in flessione del parkinsoniano. C) Movimenti e come, nella corea, la riduzione di attività dei neuroni di origine
pasture atetosiche della mano. della via indiretta (linea tratteggiata) riduca a cascata l'attività dei
neuroni del pallido esterno, del corpo del Luys e del pallido inter-
niano si manifesta a riposo, per distinguerlo da quello di no a questi collegati; ne consegue un aumento di attività della
origine cerebellare che compare soltanto durante i mo- via diretta (t) e una riduzione di quella indiretta w.
vimenti. Col passare del tempo, si aggiungono altera-
zioni della memoria, depressione del tono dell'umore e soggetto normale
disordini del sistema nervoso autonomo (turbe della
minzione, della termoregolazione, impotenza, eccetera),
l
.---------------~
corteccia cerebrale

mentre si indeboliscono le funzioni intellettive. La le-


sione caratteristica, in questi malati, è rappresentata dal- t

1
la perdita di neuroni nella pars compacta della substan-
tia nigra, associata a danni anche a carico delle altre
strutture che costituiscono i gangli della base. Poiché
questa parte della substantia nigra utilizza come neuro- l movimento
trasmettitore la dopamina, si pensa che la malattia sia
dovuta alla mancanza di questo neurotrasmettitore e,
quindi, al prevalere nello striato del!' attività colinergica. parkinson corea
Di conseguenza, si ritiene che l'ipertonia e l'ipocinesia
che si osservano nel morbo di Parkinson siano dovute al
un 'aumentata attività della via striopallidale indiretta
con incremento, quindi , del! 'attività dei neuroni
GABAergici del segmento interno de l globo pallido e
della pars reticulata della substantia nigra. È stato osser-
vato che, in taluni casi, la morte delle cellule della pars

354


Capitolo 28- Gangli della base

FUNZIONI volti nell'apprendimento motorio. A supporto di questa


DEI GANGLI DELLA BASE possibilità si collocherebbe la recente osservazione che
anche nello striato, a seguito di stimolazione ripetitiva
I.: insieme dei sintomi conseguenti a lesioni di queste strut- delle fibre eccitatorie corticostriatali, si osserva il feno-
ture porta a concludere che i gangli della base sono coin- meno della Long-Term Depression.
volti non solo in funzioni motorie, ma anche nei processi Per quanto concerne le funzioni non motorie dei gangli
cognitivi ed emozionali. della base, un ruolo importante viene ricoperto dalle
Per quanto concerne i compiti più strettamente motori, proiezioni che la parte anteriore del lobo frontale e il lobo
l'ipotesi di Allen e Tsukahara coinvolgeva i gangli della limbico inviano ai gangli della base. Si possono schemati-
base nella realizzazione del prograrruna di movimento, camente identificare 3 circuiti cortico-strio-pallido-
anche se i due autori non definivano in alcun modo il talamo-corticali paralleli e relativamente indipendenti.
ruolo svolto da queste strutture.
Ancora oggi, circa il ruolo svolto dai gangli della base l) La porzione dorsolaterale della corteccia prefrontale
nel controllo motorio le posizioni sono assai diversifica- invia fibre alla testa del nucleo caudato che, attraverso
te. Negli anni Sessanta, era stato proposto che i gangli il globo pallido e la pars reticolata della substantia
della base partecipassero alla realizzazione dei movi- nigra, proietta ai nuclei ventrale anteriore e dorsale lat-
menti lenti, mentre il cervelletto si occuperebbe di quel- erale del talamo. Da qui, si origina una proiezione che
li veloci. Successivamente, essendo stata dimostt·ata l'in- si riporta alla porzione dorso laterale della corteccia pre-
fondatezza di tale idea è stato proposto, sulla base di dati frontale, chiudendo un circuito che sembra coinvolto in
elettrofisiologici raccolti nel primate durante l'esecuzione alcune importanti capacità cognitive, le cosiddette fun-
di movimenti volontari, che i gangli della base possano zioni esecutive, cioè la capacità di pianificare azioni e
partecipare al controllo dell'accuratezza dei movimenti risolvere problemi. Un danno di questa regione corti-
attraverso un circuito cortico-strio-pallido-talamo-cortica- cale si associa a difficoltà nella risoluzione di problemi
le. Il circuito prende origine dalla corteccia prefrontale, i anche semplici.
cui neuroni inviano fibre al putamen il quale, attraverso il 2) La corteccia orbitofrontale, cioè la porzione laterale
globo pallido e la pars reticolata della substantia nigra, a della corteccia prefrontale, proietta alla parte ventrale
sua volta proietta al nucleo ventrale anteriore del talamo. del nucleo caudato che, attraverso il globo pallido e la
Da qui si migina una proiezione che si porta alla corteccia pars reticolata della substantia nigra, invia le sue effe-
motoria primaria. Secondo alcuni autori, questo circuito rente al talamo. Da qui, si origina una proiezione che si
avrebbe il compito di rinforzare, attraverso la via striopal- ripotta alla cmieccia orbitofrontale, creando un circuito
lidale diretta, le componenti corticali coinvolte nel movi- che sembra coinvolto nella capacità di socializzare e
mento prograrrunato e di inibire, attraverso la via striopal- obbedire a regole comportamentali. Un danno di questa
lidale indiretta, le componenti corticali non coinvolte nel regione corticale sembra provocare fenomeni di di-
pattem prograrrunato. Secondo altri autori, invece, questo sinibizione, associati a comportamenti ossessivo-com-
circuito motorio potrebbe essere coinvolto nel coordinare, pulsivi.
ath·averso la via striopallidale indiretta, il movimento pro- 3) La corteccia del giro cingolato anteriore controlla la
granunato (controllato dalla via striopallidale diretta) con patte ventrale del corpo shiato che, attraverso il globo
la pastura, avviando gli opportuni adattamenti posturali pallido e la pars reticolata della substantia nigra, è col-
che ogni movimento richiede prima che il movimento legata al nucleo mediale dorsale del talamo. Da qui, si
abbia inizio, (vedere capitoli 22 e 24), così da prevenire le origina una proiezione che si riporta al giro cingolato
inevitabili alterazioni dell'equilibrio (integrazione postu- anteriore, creando un circuito che sembra coinvolto nel-
rocinetica). la motivazione al comportamento e nell'apprendimento
Poiché l'integrazione posturocinetica appare essere una associativo. Un danno di questa regione corticale si as-
capacità appresa, anche i gangli della base sarebbero coin- socia a mancanza di iniziativa e mutismo.

355
r
Cervelletto
29 Vincen zo Percictvalle

Organizzazione strutturale Effetti indotti da lesioni del cervelletto

Circuiti neuronali della corteccia cerebellare Funzioni del cervelletto

ORGANITZZAZIONESTRUTTURALE rettili e gli anfibi, nei quali le capacità motorie risultano


eminentemente co llegate al controllo de lla postura e
Il cervelletto è, con gli emisferi cerebrali e il tronco del- della deambulazione, il mido llo spinale ed il tronco del-
l'encefalo, una delle 3 divisioni ptincipali dell' encefalo. l'encefalo sono ben sviluppati, mentre il cervelletto è
Esso si trova posteriormente agli emisferi cerebrali ed è piuttosto rudimentale e privo de lle ca ratteristiche lamel-
separato da questi da una struthtra membranosa, il tento- le o folia. Questo cervelletto piuttosto arcaico corrispon-
rio del cervelletto. Il cervelletto si trova al di sopra del de approssimativamente alla parte mediale del cervellet-
tronco dell'encefalo ed è connesso alle 3 stmtture che lo to dei vertebrati superiori nei quali, invece, accanto al
fonnano (iÌ mesencefalo, il ponte e il bulbo) mediante 3 controllo della poshtra e della deambulazione compare
fasci di fibre nervose, dette peduncoli cerebellati. anche il controllo della muscolahtra distale degli arti e,
Nei vertebrati filogeneticamente meno evoluti, come i in quelli più evoluti, anche la capacità di controllare il
Figura 29.1 - Veduta schematica delle suddivisioni della superficie cerebellare. Il cervelletto è stato disteso su un piano per
mostrare i differenti lobi e lobuli.

talamo ventrolaterale
corteccia motoria
nucleo rosso </>-----:?""- - ---,
midollo spinale
e tronco encefalic<
o J---n_u_
c l_e i_v_e_st_ib...o
ola<rl-
i ---....,

corteccia laterale

nuclei centrali: oCT


F =fastigio o
lP = interposito 'O
D= dentato ocn

cellule di Purkinje o·~


@

· fissura
orizzontale

nuclei pontini

0
eccitazione C> corteccia motoria e associativa

inibizione atferenze somati che, acustiche, visive


o
nuclei vestibolari vestibolo

356
Capitolo 29 - Cervelletto

paraflocculo

fissura posteriore laterale


lobulo flocculo nodulare nodulo lobo paramediano
m vestibulocerebellum ~ spinocerebellum o pontocerebellum

~tibulocerebellum ~plnocerebellum

Figura 29.2 - A) Organizzazione schematica del cervelletto dei mammiferi. Nella metà di sinistra sono indicate le 3 principali
divisioni: l'archicervelletto, cioè il lobo flocculonodulare (in nero); il paleocervelletto, cioè la parte vermiana del lobo anteriore, la
piramide, l'uvula ed il paraflocculo (tratteggiato verticale); il neocervelletto (in bianco). Nella metà di destra vengono indicate le
aree principali di terminazione delle fibre vestibolocerebellari (cerchi neo), delle fibre spinocerebellari (tratti incrociati) e delle
fibre pontocerebellari (punt1). B) Schemi che illustrano come le 3 divisioni funzionali del cervelletto proiettino, a loro volta, verso
le aree del sistema nervoso, dalle quali esse ricevono le loro afferenze principali.

movimento delle dita e, di conseguenza, la capacità di realizza eminentemente mediante il controllo che questa
afferrare e di manipolare gli oggetti . In queste specie, porzione del cervelletto, attraverso il talamo, esercita
alle aumentate capacità motorie si associa un aumento sulla corteccia motrice. Le porzioni intermedie del cer-
della corteccia cerebrale e della parte laterale del cer- velletto, sia a livello della corteccia cerebellare che dei
velletto, cioè degli emisferi cerebellari. nuclei globoso ed emboliforme, appaiono coinvolte nel
Nel cervelletto dei mammiferi sembra riscontrarsi una controllo sia della muscolatura prossimale che di quella
distribuzione somatotopica in senso mediolaterale già distale attraverso il sistema rubrospinale.
presente nel como anteriore del midollo spinale, dove le Anatomicamente il cervelletto risulta costituito da 3 parti:
cellule che innervano i muscoli del tronco sono localiz- il lobo anteriore, quello posteriore ed il lobo flocculonodu-
zate nelle porzioni più mediali del corno, mentre le cel- lare (figura 29.1) . I confini tra questi diversi lobi sono rap-
lule che controllano i muscoli degli arti sono situate presentati dalla fissura primaria, che separa il lobo anterio-
nelle porzioni più laterali. Nel cervelletto, infatti, le strut- re da quello poste1iore, e dalla fissura postnodulare, che
ture mediali, quali il verme e il sottostante nucleo fasti- separa il lobo posteriore dal lobo flocculonodulare. I 3 lobi
giale (ed in parte i nuclei globoso ed emboliforme), so- sono stati divisi, a loro volta, in numerosi lobuli, ciascuno
no correlate ad attività della muscolatura del tronco e dei quali è stato designato con un proprio nome (lingula,
della radice degli arti. Questo controllo si realizza per le culmen, declive, eccetera), anche se più recentemente si è
proiezioni che questa parte del cervelletto invia ai nu- proposto di indicarli con numeri (da uno a dieci).
clei vestibolari e alla formazione reticolare troncoence- Da un punto di vista filogenetico, è possibile distinguere
falica, che a loro volta proiettano al midollo spinale. Le una pa1te più arcaica del cervelletto (archicervelletto), una
p orzioni più laterali del cervelletto, invece, quali gli porzione filogeneticamente meno antica (paleocervelletto)
emisferi cerebellari con il sottostante nucleo dentato (ed ed una porzione filogeneticamente più recente (neocervel-
in parte i nuclei globoso ed emboliforme), controllano letto). Come si licava dalla figura 29.2, l'archicervelletto
principalmente la muscolatura distale degli arti. Ciò si corrisponde al lobo flocculonodulare, il paleocervelletto ai

357
Controllo motorio

lobuli che formano il lobo anteriore (lingula, centralis e CIRCUITI NEURONALI


culmen) e ad alcuni lobuli di quello poste1iore (piramide,
uvula e paraflocci.tlo), mentre il neocervelletto corrisponde
DELLA ·CORTECCIA.CEREBELLAP..E
agli emisfeti cerebellari e ai restanti lobuli del lobo poste- La corteccia cerebellare è una struttura relativamente
liore (simplex, folium e tuber). uniforme che presenta, senza apparenti differenze topogra-
Il cervelletto può essere anche definito anatomicamente fiche, un'organizzazione a 3 strati: lo strato molecolare, lo
sulla base delle sue connessioni afferenti ed efferenti. Il strato delle cellule di Purkinje e lo strato granulare.
lobo flocculonodulare, che è sede di arrivo di numerose Lo strato molecolare, che è il più esterno dei tre, contie-
afferenze provenienti dai nuclei vestibolari (proiezione ne 2 tipi di interneuroni, i dendriti delle cellule di Pur-
vestibolocerebellare) e ai quali proietta a sua volta, viene kinje e delle cellule di Golgi, le fibre parallele e nume-
anche indicato come vestibolocerebellum. Il verme cere- rose fibre collaterali. Lo strato delle cellule d i Purkiqje
bellare, che è raggiunto da numerose afferenze di origine contiene esclusivamente i corpi cellulari di questi e nor-
spinale (vie spinocerebellari) e che a sua volta proietta al mi neuroni. Lo strato dei granuli, il più profondo, con-
midollo spinale sia direttamente che attraverso strutture tiene le cellule chiamate granuli, cellule di Golgi e nu-
troncoencefaliche a proiezione discendente, viene anche merose fibre (figura 29 .3 ).
indicato come spinocerebellum. Gli emisferi cerebellari I.:elemento più caratte1istico della corteccia cerebellare è
sono influenzati principalmente dalla corteccia cerebrale, la cellula di Purkinje, il cui corpo cellulare si trova nel
attraverso i nuclei basilari del ponte (via cortico-ponto- secondo strato corticale, ma il cui spettacolare albero den-
cerebellare); a loro volta, essi influenzano la co rteccia, dritico si estende allo strato molecolare, dove incontra le
attraverso i nuclei ventrolaterali del talamo (via cerebel- fibre parallele. La cellula di Purkinje è l'unico neurone
Jo-talamo-corticale). Tali emisferi costihtiscono il ponto- corticale il cui assone lascia la cotieccia per raggiungere
cerebellum. le cellule nervose dei nuclei cerebellmi profondi; httte le
Di conseguenza, il lobo flocculo nodulare corrisponde altre cellule della cmieccia, di fatto, s i limitano a moduL-
all'archicervelletto e al vestibolocervelletto, il verme rap- re, direttamente o indirettamente, l'attività della cellula di
presenta la porzione principale del paleocervelletto o spi- Purkinje (figura 29.4). Una peculiarità della corteccia ce-
nocervelletto, mentre gli emisfe1i rappresentano la porzio- rebellare è che la cellula dei granuli è l'unica cellula di
ne principale del neocervelletto o pontocervelletto. nahtra eccitatoria (il neurotrasmettitore è l'acido glutam-
È importante ricordare che le connessioni tra cervelletto e mico), mentre httte le altre l1a1mo azione inibitoda ed uti-
corteccia cerebrale sono crociate, mentre quelle tra cer- lizzano come neurotrasmettitore l'acido y-aminobutirrico
velletto e midollo spinale non lo sono. (GABA). I 2 interneuroni dello strato molecolare (la cel-

Figura 29.3- Rappresentazione schematica di parte di un folium della corteccia cerebellare. Si noti, rispetto al piano del folium, la dispo-
sizione trasversale dei dendriti della cellula di Purkinje e degli assoni della cellula a canestro e quella longitudinale delle fibre parallele.

fibre parallele
cellula stellata

cellula dei canestri

canestri
cellula di Pu rkinje

granuli

358
Capitolo 29- Cervelletto

lula a canestro e la cellula stellata) esercitano la loro azio- cellula dei canestri
ne inibitoria sulle cellule di Purkinje, mentre la cellula di
Golgi inibisce le stesse cellule dei granuli.
Alla corteccia cerebellare arrivano 2 diversi tipi di fibre
afferenti: le fibre rampicanti e le fibre muscoidi. Le fibre
..
fibre parallele

rampicanti originano da un unico nucleo del tronco del-


l'encefalo: l 'oliva inferiore. Le fibre muscoidi, invece,
sono le terminazioni di tutte le altre afferenze al cervelletto
(afferenze spinali, vestibolari, pontine, eccetera). Le fibre
rampicanti prendono il loro nome dal fatto che si arrampi-
cano sui dendriti delle cellule di Purkinje, eccitandole,
mentre le fibre muscoidi stabiliscono un caratteristico rap-
pOiio sinaptico eccitatorio con le cellule dei granuli, detto
glomemlo. Le cellule dei granuli emettono un assone che
dallo strato più intemo, quello dei granuli, sale verso quel- di Purkinje
lo più estemo, lo strato molecolare, dove si biforca for-
mando due fibre che si dirigono per qualche millimetro in
direzione opposta e che prendono il nome di fibre paralle-
le. Queste fibre sono in rapporto sinaptico con i dendriti
delle cellule di Purkinje, delle cellule di Golgi, della cellula
a canestro e della cellula stellata, eccitandoli. Una cellula
di Purkinje viene innervata da una sola fibra rampicante e
da decine di migliaia di fibre parallele. fibre muscoidi
Un ulteriore aspetto che rende straordinaria l'architethl- nuclei
centrali fibre rampicanti
ra della corteccia cerebellare è l'aspetto numerico. Si
calcola che nell'uomo ci siano almeno dieci milioni di
cellule di Purkinje e che per ogni cellula di Purkinje ci
siano quasi 2.000 cellule dei granuli. Ciò rende la cellu-
Figura 29.4 - Schema delle principali connessioni nella cor-
la dei granuli la cellula nervosa probabilmente più rap- teccia cerebellare. Le cellule e le terminazio ni in nero sono ini-
presentata nel sistema nervoso centrale. Da un punto di bitorie, mentre quelle in bianco sono eccitatorie.
vista elettrofisiologico, la cellula di Purkinje presenta
una particolarità. Quando viene eccitata dalle fibre mu- Il prodotto del!' attività della corteccia del cervelletto, quin-
scoidi (attraverso le cellule dei granuli e le fibre paral- di, non è destinato a lasciare il cervelletto stesso, ma a
lele), si registrano piccoli potenziali postsinaptici ecci- modulare l'attività dei neuron.i dei nuclei cerebellari che
tatori che solo mediante notevoli fenomeni di somma- rappresentano le vere cellule di proiezione del cervelletto.
zione spaziale e/o temporale sono in grado di generare Gli assoni dei nemoni dei nuclei cerebellari lasciano il cer-
nella cellula un potenziale d'azione simile a quello della velletto, attraverso il peduncolo cerebellare inferiore, rag-
gran parte dei neuroni, cioè prodotto dali' entrata mas- giungendo neuroni bulbari e anche spinali, come anche
siccia di sodio (potenziale d'azione "semplice"). Quan- attraverso il peduncolo cerebellare supetiore, influenzando
do, invece, la cellula di Purkinje viene eccitata dal l'uni- stmtture mesencefaliche e diencefaliche.
ca fibra rampicante che la innerva, si osserva un poten-
ziale d'azione più complesso, dovuto all'entrata nella
cellula di ioni calcio (potenziale d'azione "complesso"). EFFETTI INDOTTI
La presenza di due diversi tipi di potenziale d'azione, in DA LESIONI DEL CERVELLETTO
risposta ai due differenti tipi di afferenze, ha sempre
affascinato i neurofisiologi, che hanno sempre tentato di Le fì.mzioni del cervelletto sono state inizialmente studiate
attribuire a queste diverse modalità di eccitazione un osservando gli effetti provocati dalla sua asportazione par-
preciso significato fì.mzionale. In particolare, David Marr ziale o totale. Il primo scienziato che asportò il cervelletto
ha tentato di correlare queste due diverse forme di po- convinto di provocare danni motori fu Luigi Rotando,
tenziale d'azione all'apprendimento motorio, come ver- anatomico e fisiologo piemontese ( 1773-1 831 ), che tolse
rà più in avanti riferito in dettaglio. il cervelletto ad un agnello e osservò come l'animale gia-
I..:assone delle cellule di Purkinje si potia nella stragrande cesse irrunobile e morisse dopo poche ore. Rolando se-
maggioranza dei casi alle cellule che costituiscono i nuclei guiva un'ipotesi assai originale: poiché Luigi Galvani
del cervelletto, inibendole; solo l'assone di alcune cellule (1737-1798) aveva dimostrato che la contrazione mu-
di Purkinje della cOiieccia del verme fì.10riesce dal cervel- scolare è indotta da fenomeni di natura elettrica (l'elet-
letto per raggiungere i neuroni dei nuclei vestibolari. tricità animale) e poiché Alessandro Volta (l 745-182 7)

359
Controllo motorio

@ normale
pronosupinazione della mano
·sinistra

1s
---- ...
- ---~-:e
@ flessoestenslone dell'indice lesione cerebellare
'"'T-..•:::·:·::····· · ·"··· · ····-
·· ...
..
......... ............ ~

.r.:~:. .

Figura 29.5 - Atassia conseguente a lesioni cerebellari nel- Fig ura 29.6 - Tremore intenzionale e dismetria, conseguenti
l'uomo. l tracciati mostrano movimenti di pronazione e supina- a danno cerebellare, durante successivi movimenti di punta-
zione della mano (A) e di flessoestensione dell'indice (B) dal mento di due mire visive.
lato affetto dal deficit cerebellare e, per confronto, dal lato in-
denne. È evidente la difficoltà di esecuzione dal lato leso (in A,
adiadococinesia).

aveva dimostrato che una corrente elettrica si può pro- triade di sintomi: astenia, atonia ed astasia. L'astenia
durre con una pila (formata da elementi discoidi monta- consiste in una minore forza delle contrazioni muscolari
ti in serie), egli si era convinto che il cervelletto, per la fasiche, l'atonia si esprime come minore resistenza ai
sua caratteristica struttura lamellare fosse la pila che movimenti passivi, mentre l'astasia si manifesta come
generava l'elettricità animale necessaria ai muscoli del tremore del capo nel corso dei movimenti dell'animale.
nostro corpo. Nell'animale senza cervelletto, l'assenza In realtà, Luciani non descrisse un quarto sintomo che,
di movimenti era da lui interpretata come dimostrazione invece, è quello più specificamente cerebellare: la di-
della sua teoria. smetria, cioè una errata quantificazione dei movimenti
In realtà, il fisiologo francese Marie Jean Pierre Fluorens che risultano quindi sbagliati per eccesso o per difetto.
( 1794- 1867) osservò che l'intervento chirurgico ( ese- In ogni caso, egli si convinse che il cervelletto non crea
guito senza curarsi dell' asepsi) aveva talmente defedato il movimento, ma lo regola.
l'animale che questo non si sarebbe comunque mosso, L'ablazione se lettiva del lobo anteriore provoca, nell'a-
quale che fosse l'orgàno asportato. Occorreva, quindi, nimale da esperimento, un aumento del tono dei musco-
per conoscere le funzioni del cervelletto, asportarlo in li estensori con opistotono, mentre l'ablazione selettiva
un animale che sopravvivesse all'intervento. del lobo flocculonodulare causa disturbi dell'equilibrio,
Il primo ricercatore che riuscì ad asportare il cervelletto della locomozione e nistagmo.
e a fa r sopravvivere l'animale (un gatto) fu Luigi Lucia- Particolarmente importanti sono state le ricerche del
ni ( 1840-1919); nella fase postoperatoria egli distinse 3 neurologo inglese Gordon Holmes (1887-1965) che stu-
periodi, che chiamò dinamico, di deficienza e di com- diò un elevato numero di soldati inglesi che nel corso
pensazione. Durante il periodo dinamico, che dura circa della prima guerra mondiale avevano riportato danni a
una settimana, l'animale presenta rigidità estensoria de- livello cerebellare. Holmes riassunse i danni nell'uomo
gli arti e dei muscoli nucali (opistotono ). Segue il pe- in 3 deficit principali: una diminuzione del tono musco-
riodo di deficienza, della durata di almeno un mese, du- lare, ipotonia; una anormale capacità di esecuzione dei
rante il quale l'animale presenta una marcata riduzione movimenti volontari, atassia e, infine, la comparsa di
de l tono muscolare che gli rende difficile l'esecuzione un tremore durante l'esecuzione dei movimenti, tremore
dei movimenti. Al termine del periodo di deficienza si dinamico o intenzionale (figure 29 .5 e 29.6). L'atassia si
entra nella fase di compensazione, che dura tutta la vita, caratterizza per la difficoltà a mantenere la stazione e-
con l'animale che presenta esclusivamente deficit di retta (astasia), la difficoltà a camminare lungo una linea
tipo motorio. Luciani osservò che, nella fase di com- retta, l'impossibilità a eseguire con velocità movimenti
pensazione, l'animale era in grado di eseguire quasi tut- in direzione opposta, quali quelli di pronosupinazione
ti i movimenti del suo repertorio abituale, anche se in della mano (adiadococinesia), l'incapacità a toccarsi con
modo alterato. In particolare, l'anima,le presentava una precisione la punta del naso con l'indice di una mano

360
Capitolo 29 -Cervelletto

ria. Tuttavia, il miglioramento delle tecniche di indagine


ha consentito di rilevare come in soggetti con danno cere-
bellare sia focale che atrofico generalizzato sia presente
un chiaro deficit di apprendimento procedurale, che si
manifesta come difficoltà nel riconoscere sequenze spa-
ziali presentate in modalità visiva; se però vengono loro
esplicitamente indicate le caratteristiche della sequenza, si
osserva significativa liduzione del deficit di apprendin1en-
triciplte to. È stato concluso che in questi soggetti il danno cere-
.J bellare abbia prodotto una difficoltà nel riconoscere l'or-
20 ms dine sequenziale presente nelle immagini visive.

normale lesione cerebellare


FUNZIONI DEL CERVELLETTO
Figura 29.7- Attività elettromiografica del bicipite e del tricipi- Sulla base di quanto detto in precedenza, si può tentare di
te del braccio in occasione di una flessione rapida del gomito. definire le funzioni del cervelletto, sottolineando come le
L'inibizione tricipitale, che nell'uomo normale anticipa sempre più recenti osservazioni sulle conseguenze del danno ce-
l'attivazione del bicipite, in caso di deficit cerebellare inizia sol- rebellare dimostrino che esse sono principalmente ma
tanto quando l'antagonista inizia a contrarsi. non esclusivamente motorie.
(dismetria), l'impossibilità a parlare con fluidità (parola Per quanto concerne il ruolo del cervelletto nell'attività
scandita) e la notevole difficoltà nella scrittura. Un sin- motoria, è già stato detto che un movimento volontario è
tomo caratteristico è rappresentato dal "segno del rim- un'azione che viene realizzata per il raggiungimento di un
balzo": se si tenta di estendere l'articolazione del gomi- fine e che si può considerare composto da una fase in cui
to invitando il soggetto ad opporsi attivamente e, im- occone decidere quale è l'obbiettivo da raggiungere (fase
provvisamente, si lascia andare l'avambraccio, il sog- strategica), seguita da una seconda fase in cui occorre
getto con danno cerebellare sbatte la mano contro la identificare qual è il movimento migliore per raggiungere
propria faccia, mentre i soggetti normali arrestano im- l'obbiettivo (fase tattica). Secondo la citata ipotesi di Allen
mediatamente il movimento. e Tsukahara, le fasi strategiche, cioè la definizione degli
Questi sintomi sono dovuti all'incapacità di distribuire obbiettivi da raggiungere, sono di pertinenza della cortec-
accuratamente nel tempo l'attivazione e l'inibizione dei cia associativa del lobo parietale, mentre le fasi tattiche si
diversi muscoli che concorrono a produrre un certo movi- realizzano a livello della corteccia motrice, attra erso il
mento. Il deficit si può mettere in evidenza anche nei coinvolgimento del neocervelletto (e dei gangli della base).
movimenti più semplici, come una flessione rapida del Gli esperimenti di Luciani avevano suggelito l'idea che il
gomito. Se si chiede a un individuo notmale di spingere cervelletto fosse coinvolto in funzioni di tipo motorio,
moderatamente l'avambraccio in estensione contro un idea che aveva indotto Sherrington a parlare del cervellet-
ostacolo fisso, per poi flettere rapidamente il gomito, to come del ganglio principale del sistema propriocettivo.
immancabilmente l ' inibizione de Il ' estensore (tricipite) Negli anni Cinquanta e Sessanta, numerosi studiosi, tra
precede di 20-40 ms la contrazione del flessore (bicipite). cui il Premio Nobel sir John Carew Eccles, hanno parago-
Dopo lesione cerebellare, invece, l 'inibizione del tricipite nato il ruolo del cervelletto a quello di un computer, che
inizia soltanto quando si contrae l'antagonista e non è continuamente confronta ciò che la corteccia cerebrale ha
completa (figura 29.7). Nei movimenti ciclici (pronosupi- intenzione di fare con ciò che sta accadendo alla petiferia,
nazioni o flessoestensioni) gli errori di sincronismo tra le in modo da correggere l'ordine di movimento e modifica-
diverse azioni muscolari si ripetono a ogni ciclo. Ciò ridu- re il movimento mentre lo si esegue. Questo tipo di fim-
cè il ritmo di esecuzione (figura 29.5 A) e compromette zione spiega in maniera eccellente il fenomeno del rim-
l'accuratezza del movimento. Nell'esempio illustrato nella balzo, cioè l ' incapacità di fronteggiare un improvviso
figura 29.5 B, l'indice della mano destra, invece di muo- modificarsi della situazione periferica in assenza di un
versi in modo fluido e sinuoso come l'indice sinistro, non corretto fitnzionamento del cervelletto.
rallenta verso la fine delle escursioni e si arresta di colpo, Nel 1969, David Marr ha ipotizzato che il cervelletto possa
~er il blocco articolare, nelle due posizioni estreme. essere coinvolto nell'apprendimento motorio. Il problema
E importante sottolineare che nell'uomo, a seguito di dell'apprendimento dei movimenti risulta ancora oggi uno
datmo cerebellare, si osservano anche vertigini, nausea, dei misteri più affascinanti della neurof isiologia.
vomito e disturbi dei movimenti oculari. Da un punto di vista operativo, l'apprendimento di un
I metodi tradizionali di indagine non avevano messo in movimento sembra avvenire utilizzando una procedura che
luce, dopo danno cerebellare, né alterazioni di intelligen- si può definire "per tentativi ed errori". In altre parole,
za, memmia, attenzione e personalità, né turbe delle dif- quando si esegue un movimento per la prima volta (per
ferenti funzioni sensoriali, ma solo deficit di natura moto- esempio, si vuole eseguire la battuta nel tennis), il sistema

361
Controllo motor io
r

nervoso organizza un movimento che, almeno teorica- L'ipotesi prevede che l'ordine di m ovimento nelle sue
mente, è il migliore di quelli possibili . Il tentativo, di diverse fasi giunga alle cellule di Purk.inje sotto forma di
solito, non ha immediato successo, per cui il soggetto una sequenza di attivazioni trasmesse dalle fi bre rampi-
eseguirà il movimento una seconda volta. Se in questo canti, mentre le fibre muscoidi (che attraverso le fibre
secondo tentativo vuole avere maggiori probabilità di parallele provocano piccoli potenziali postsinaptici eccita-
successo, egli deve tenere conto del tentativo preceden- tori) trasportano le informazioni afferenti che riflettono
te, cioè deve avere memorizzato: l'esito di ciascuna sequenza del movimento. La ripetizio-
ne del movimento modificherebbe p rogressivamente l'ef-
l) il movimento comandato; ficienza di quelle sinapsi f ibre parallele-Purkinje che sono
2) il contesto in cui il movimento è avvenuto; attive quando viene contemporaneamente attivata la f ibra
3) l'esito del movimento stesso. rampicante (che genera il potenziale d'azione "comples-
so"). Dopo un elevato numero di ripetizioni, all'arrivo alla
La seconda volta, partendo da queste informazioni, il cellula di Purkinje (attraverso la fibra rampicante) della
sistema nervoso è in grado di organizzare un movimento prima attivazione della sequenza che costituisce l'ordine
parzialmente modificato che ha qualche probabilità in di movimento, la cellula di Purk.inje genererebbe un mes-
più di successo. È evidente che, moltiplicando il numero saggio in uscita che, da un lato, porterebbe alla realizza-
di tentativi, aumenta anche la quantità di informazioni a zione della prima fase della sequenza motoria e, dall'altro,
disposizione per realizzare un movimento "efficiente". provocherebbe nella stessa cellula di Purkinje (attraverso
Il coinvolgimento del cervelletto ne Il' apprendimento un circuito a feedback che coinvolge le fibre parallele)
motorio è stato invocato nel tentativo di spiegare un fe- potenziali postsinaptici eccitatori sufficientemente ampi
nomeno ben noto ai neurologi, cioè che gli errori mo- per far scattare nella cellula il potenziale d'azione "sem-
tori conunessi da soggetti con danno cerebellare riman- plice"; questa eccitazione della cellula di Purk.inje farebbe
gono immodificati negli anni: non è possibile per questi partire la seconda fase della sequenza motoria, e così via.
soggetti migliorare le proprie capacità motorie e, anche In definitiva, ad apprendimento avvenuto, sarebbe suffi-
dopo decine di anni, sono ancora incapaci di toccarsi ciente che al cervelletto giunga la p1i.ma fase della sequen-
con l'indice della mano la punta del naso. za del movimento che si intende compiere, per far sì che
Risulta evidente come un modello di apprendimento "per la corteccia cerebellare faccia partire in successione tutte
tentativi ed errori" presuppone la possibilità di conservare le componenti successive del programma motmio.
in memoria tma enorme massa di dati relativi a tutti i tenta- Occorre precisare che l 'idea che l' apprendimento sia le-
tivi effettuati, ai contesti in cui sono avvenuti ed ai risultati gato all'attività delle fibre rampicanti non è ancora uni-
ottenuti. Una tale massa di dati riclùede una stmttura che versalmente accettata: molti autori ritengono che le fi-
funzioni da banca dati con una capienza notevolissima. bre rampicanti servano per regolare l'attività delle cellu-
Poiché i granuli della corteccia cerebellare sono le cel- le di Purkinje quando si verificano perturbazioni inatte-
lule più numerose del sistema nervoso, è sembrato ra- se, piuttosto che per l'apprendimento motorio.
gionevole ipotizzare che esse forniscano il substrato cel- Esistono alcune evidenze sperimentali a supporto della
lulare di questa banca dati. Di conseguenza, si può ipo- teoria che il cervelletto sia coinvolto nei fenomeni di ap-
tizzare che quando la corteccia cerebrale vuole eseguire prendimento. Per esempio, si sono osservate graduali mo-
un movimento, passi questa sua decisione al cervelletto, dificazioni dell'attività, sia a potenziali d'azione "sempli-
che confronta il contesto in cui la decisione è stata presa ci" che "complessi", delle cellule di Purkinje nella scinunia
con situazioni analoghe conservate in memoria e sele- che impara a compensare un improvviso aumento della
ziona il programma di movimento più idoneo a raggiun- resistenza durante un movimento di flessione del polso. Si
gere l'obbiettivo prefissato. Nella sostanza, la decisione è anche accertata l'esistenza di Long-Term Depression,
di compiere il movimento rimarrebbe compito della cor- cioè una progressiva diminuzione dell'efficienza delle
teccia cerebrale, mentre la scelta del programma migliore sinapsi eccitatorie tra fibre parallele e cellule di Purk.i1*
per pe1mettere alla decisione di realizzarsi in maniera atti- indotta dalla stimolazione ripetitiva delle fibre parallele.
male sarebbe compito del cervelletto. Questa riduzione di efficienza coinvolge i recettori meta-
Marr aveva ipotizzato che, alla base dell'apprendimento botropi per il glutammato ed è legata ad un aumento intra-
motorio, vi fosse una modificazione dell'efficienza delle cellulare di ioni ca++.
sinapsi tra le fibre parallele e la cellula di Purkinje (sina- Una convincente prova sperimentale del ruolo svolto dal
psi che provocano il potenziale d'azione "semplice"), cervelletto nell'apprendimento viene dagli studi sulla sop-
indotta dalla concomitante attività della fibra rampicante pressione del riflesso vestibolo-oculare. Sia nell'uomo che
(la cui sinapsi evoca nella cellula di Purkinje il potenziale neli 'animale, il riflesso vestibolo-oculare viene soppresso
d' azione "complesso"). Occorre ricordare che le f ibre in maniera stabile quando si pmtano per qualche giorno
rampicanti originano esclusivamente dali' oliva inferiore occhiali a prismi rovesciati. In queste condizioni, i movi-
bulbare e, pe1tanto, questo nucleo avrebbe (secondo Marr) menti della testa provocano spostamenti del campo visivo
un molo chiave nei fenomeni di apprendimento motorio. nella stessa direzione, invece che in direzione opposta, e il

362
Capitolo 29 - Cervelletto

riflesso vestibolo-oculare diventa perciò inappropriato a complesso il compito. Ciò ha fatto proporre che il neo-
mantenere la fissazione. Entro pochi giorni, però, la situa- cervelletto sia coinvolto anche nei processi cognitivi. In
zione migliora, perché il riflesso vestibolo-oculare viene particolare, si è ipotizzato che il cervelletto possa essere la
quasi completamente abolito. Le modificazioni neurali che sede per elaborare procedure, veri e propri algmitmi, da
sostengono questo adattamento coinvolgono direttamente il utilizzare sia per la messa a punto di una sequenza moto-
lobulo flocculonodulare del cervelletto. Infatti, se questo ria, sia per la risoluzione di un problema. In questo modo,
lobulo viene asportato, la compensazione non si instaura; il neocervelletto parteciperebbe, insieme alla componente
oppure, quando fosse già i.n atto, viene meno. dei gangli della base che coinvolge la testa del nucleo
Del tutto recentemente, studiando con la risonanza mag- caudato, al controllo della porzione dorsolaterale della
netica nucleare (vedere capitolo 30) il nucleo dentato del corteccia prefrontale che, come detto i.n precedenza (capi-
cervelletto di uomini adulti che eseguivano compiti di tipo tolo 28), sembra coinvolta in alcune importanti capacità
cognitivo, quali la soluzione di un puzzle, si è rilevato che cognitive, le cosiddette funzioni esecutive, cioè la capacità
la regione nucleare attivata è tanto più estesa quanto più è di pianificare azioni e risolvere problemi.

363
Controllo motorio

LETTURE CONSIGLIATE KENDALL FLORENCE P, KENDALL McCREARY E: Muscles:


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Capitolo 20
Capitolo 23
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l
l_
l --
'

366
Funzioni nervose superiori

Funzioni nervose superiori


Visualizzazione dell'attività cerebrale nell'uomo
Apprendimento e memoria.
Motivazioni ed emozioni
Coscienza, vigilanza, attenzione
Linguaggio e asimmetrie funzionali
fra emisferi cerebrali
• J
Recupero funzionale nel sistema nervoso
Funzioni nervose superiori
Giovanni Berlucchi

Una delle conquiste più sofferte e più esaltanti della un movimento specifico o immagina di farlo, pensa,
neurofisiologia contemporanea è quella di essersi con- ricorda, calcola, fantastica, giudica, decide, vuole, sof-
vinta che non solo il s istema nervoso è la sede della fre, gioisce, ha un'allucinazione, eccetera.
mente, con tutte le sue componenti consce ed inconsce, Tutte le conoscenze finora ottenute, con metodi più o
ma anche che è possibile identificare le facoltà cogniti- meno moderni, concordano a indicare che se non esiste
ve, conative ed affettive della psicologia classica con un "organo" nervoso con individualità anatomofisiolo-
funzioni nervose specifiche. gica per ciascuna delle facoltà psichiche, esistono tutta-
A questa convinzione la neurofisiologia è arrivata gra- via organizzazioni di neuroni, specializzate nell'esegui-
zie ai risultati convergenti di metodologie molto diver- re operazioni caratteristiche di funzioni mentali distinte.
se: dali' antico, ma ancora attuale, filone delle ricerche Operazioni relativamente semplici, atte a rappresentare
sugli effetti neuropsicologici delle lesioni cerebrali, alle frammenti della realtà presente o passata, oppure parti
analisi elettrofisiologiche delle correlazioni fra attività delle azioni effettive o possibili sull'ambiente, si osser-
di singoli neuroni e comportamento ; dall'esame degli vano anche in singoli neuroni: si pensi ai neuroni di aree
effetti psichici della stimolazione elettrica o chimica del corticali visive che estraggono dalle afferenze visive
tessuto nervoso, allo studio dei meccanismi d'azione dei complessive soltanto le componenti adatte a rispondere
farmaci psicotropi; dalla simulazione su computer di selettivamente a un determinato oggetto, e quindi a rico-
operazioni mentali e nervose, alle modernissime visua- noscerlo e anche a ric~rdarlo; oppure ai neuroni di aree
lizzazioni non invasive delle attività regionali del siste- premotorie capaci di rappresentare le azioni necessarie a
ma nervoso dell'uomo. raggitmgere uno scopo in termini di combinazioni appro-
Queste tecniche di visualizzazione encefalica sfruttano priate di motoneuroni.
la nozione classica della regolazione locale del flusso In genere però le funzioni mentali richiedono operazio-
sanguigno da parte dell'attività dei neuroni: il metaboli- ni molto più complesse di quelle che possono essere
smo aumenta in funzione dell'emissione di potenziali effettuate a livello del singolo neurone; queste operazio-
d'azione e i cataboliti producono vasodilatazione locale. ni complesse sono devolute a sistemi organizzati di neu-
Gli aumenti regionali di flusso sanguigno sono rilevati roni nei quali le attività differenziate dei singoli compo-
all 'esterno del cranio e messi in rapporto con le struttu- nenti si combinano e si fondono in un'attività globale
re anatomiche dell'encefalo, misurando l'emissione di con proprietà emergenti. I:organizzazione di questi si-
positroni da parte di radioisotopi immessi in circolo (to- stemi prevede la presenza sia di stadi organizzati in se-
mografia ad emissione di positroni), oppure registrando quenze o gerarchie, sia di moduli relativamente autono-
le variazioni dell'ossigenazione del sangue, valutate dal mi ed intercambiabili. Stadi e moduli sono uniti fra di
rapporto ossiemoglobina/deossiemoglobina (risonanza loro da connessioni multiple, parallele e reciproche e co-
magnetica funzionale). municano anche con la periferia sia di senso che di moto.
Si può così letteralmente "vedere" che cosa succede nel Non solo i vati stadi e moduli di un sistema, ma anche i
sistema nervoso di un individuo mentre percepisce, fa neuroni che costituiscono uno stadio o modulo sono spes-

l 369
.. l. -
Funzioni nervose superiori

so ubicati in regioni diverse, anche distanti, del sistema


nervoso: ciò giustifica il termine di "sistemi distribuiti".
L'unitarietà. funzionale di ciascun sistema distribuito è
assicurata dalla specificità e dalla selettività delle connes-
sioni brevi e lunghe fra i suoi stadi e moduli e fra i neuro-
ni che li costituiscono.
La distribuzione in più regioni del sistema nervoso,
l'organizzazione parzialmente modulare e una certa ri-
dondanza strutturale e funzionale spiegano perché l'o-
perazione complessiva di un sistema distribuito possa
non essere abolita completamente da una lesione di una
sua parte, e anche come il sistema possa riorganizzarsi,
consentendo recuperi funzionali più o meno completi.
Esistono tuttavia punti o nodi di un sistema distribuito
in cui si concentrano una o più operazioni indispensabi-
li al funzionamento di tutto il sistema. Ciò spiega per-
ché lesioni circoscritte del sistema nervoso possano cau-
sare disturbi neuropsicologici cospicui, caratteristici e
purtroppo non raramente permanenti. Questi effetti ser-
vono a stabil ire utili correlazioni fra un determinato
disturbo o deficit e una determinata lesione nervosa, ma
non certo a localizzare nella sola area lesa la funzione
persa o alterata.
Per esempio, anche se è dimostrato che una lesione di
una regione inferomediale del lobo occipitale causa la
perdita selettiva della percezione dei colori (acromato-
psia acquisita), non è lecito concludere che il senso cro-
matico è localizzato in quella regione: per vedere i colo-
ri c'è bisogno, oltre che della retina, di varie altre regio-
ni corticali, la cui lesione produce difetti visivi non li-
mitati alla sola visione dei colori.

INFLUENZE GENETICHE
E AMBIENTALI SULLO SVILUPPO
La selettività e la specificità di connessioni che cm·atte- Figura 1 - La morfologia del corpo calloso, esaminata in vivo
rizzano i sistemi distribuiti sono requisiti fondamentali con la risonanza magnetica in 5 copp ie di gemelli identici,
per il funzionamento normale del sistema nervoso nel varia molto da coppia a coppia; è simile, ma non identica,
suo insieme. I substrati nervosi fondamentali per le fun- entro ciascuna coppia.
zioni mentali cominciano a forma rsi prima della nasci-
ta, come dimostra il fatto che il neonato umano ha mol- nessioni che uniscono i neuroni fra di loro e con gli organi
te più competenze cognitive ed emotive d i quanto s i di senso e di moto. Anche prima della nascita sono attivi
pensasse in passato. Gli studi moderni attestano infatti fattori epigenetici, variabili da individuo a individuo, che
che il neonato umano normale viene al mondo già pre- fmmo sì che ciascun sistema nervoso contenga combina-
parato a percepire oggetti ed eventi nell'ambiente circo- zioni uniche ed irripetibili di cotmessioni interneuroniche,
stante, ad eseguire prestazioni motorie aventi caratteri- proprie di quel solo sistema nervoso.
stiche di intenzionalità e ad intrattenere rapporti emotivi Questa unicità fenotipica del sistema nervoso, riscontra-
e motivazionali con persone e oggetti inanimati. bile anche macroscopicamente in gemelli monozigotici
Il piano generale dell'anatomia del sistema nervoso è lo con genomi presumibilmente identici (figura l), rappre-
stesso per tutti gli individui di una stessa specie ed è deter- senta un elemento fondamentale dell'identità personale.
minato, nelle sue grandi linee, dai geni. Il modello archi- Le influenze epigenetiche prenatali s i esercitano per
tettonico del sistema nervoso umano probabilmente si è opera di ormoni, fattori neurotrofici, molecole di ricono-
mantenuto inalterato dalla comparsa d eli' homo sapiens scimento e adesione intercellulare, eccetera, negli am-
sapiens molte decine di migliaia di armi fa. Tuttavia i geni bienti microchimici in cui si sviluppano e si connettono i
non possono specificare da soli i fini dettagli delle con- neuroni.

370
Funzioni nervose superiori

Dalla nascita all'età adulta la massa del cervello umano un cervello predisposto a parlare e a comprendere lin-
cresce di circa 4 volte, non per un aumento del numero dei guaggi umani; quale o quali di questi linguaggi ogni sin-
neuroni, ma per un enonne sviluppo del neuropilo, che è la golo individuo imparerà ad utilizzare dipende dall'am-
rete filamentosa interposta fra i corpi cellulari dei neuroni, biente linguistico in cui l' individuo cresce e dagli effetti
costituita dai prolungamenti dendritici ed assonali dei neu- di istn1zione e/o selezione che questo ambiente esercita
roni stessi. È in questa rete che già prima della nascita si sui suoi sistemi neuronali per il linguaggio.
formano e si specificano i contatti sinaptici necessari ad In pratica, i contributi relativi del genotipo e dell'am-
organizzare i sistemi funzionali di neuroni. Alla fine della biea.te al fenotipo nervoso-mentale non sono scindibili.
quarta settimana postconcezionale, nella corteccia visiva Lo studio di numerose coppie di gemelli mono- e dizigo-
dell'embrione umano vi sono circa cento milioni di sinapsi ti allevati insieme o separatamente ha petmesso di stabi-
per millimetro cubico; questo munero aumenta del doppio lire che !'ereditabilità di un indice grossolano globale di
alla nascita e di circa sei volte a 7 mesi di vita, età in cui funzionamento neuropsicologico come il quoziente d'in-
viene raggiunto il valore massimo. Successivamente il nu- telligenza è pari a circa il 70 per cento. Se questo dato
mero di sinapsi comincia a diminuire, per eliminazione di suggerisce indubbiamente un'influenza profonda e per-
connessioni inutili o inappropriate, stabilizzandosi intorno vasiva dei fattori genetici sulla mente e sul comporta-
ai l O anni di età su un valore di quattro volte superiore ri- mento, esso non significa affatto che le influenze del-
spetto alla nascita: si calcola che su ogni neurone della cor- l'ambiente siano responsabili solo del rimanente 30 per
teccia visiva vi siano circa 2.500 sinapsi alla nascita, circa cento, e tanto meno che esse non siano importanti. Vi è
16.000 a 6 mesi e circa 10.000 nell'età adulta. infatti un'elevata covarianza fra genetica e ambiente,
Questi imponenti fenomeni di modellamento del neuro- spiegabile almeno in parte con l' ipotesi che fin dalla
pilo sono fortemente influenzati non solo dalle caratteri- nascita ogni individuo tende a condizionare, e successi-
stiche chimiche dei microambienti interni, ma anche dai vamente anche a scegliere, il proprio ambiente, in accor-
contatti con il mondo esterno che si attuano tramite gli do con la propria costituzione genetica.
organi di senso. L'azione epigenetica postnatale dell'e- È certamente sostenibile l'ipotesi che esistano diversi
sperienza si esercita sulla trama neuronica già ampia- tipi fondamentali di intelligenza, distribuiti differenziai-
mente organizzata dagli agenti genetici ed epigenetici mente fra individui diversi, che si realizzano per l 'incon-
dello sviluppo prenatale. tro fortunato, ma probabilmente anche ricercato attiva-
L'esperienza ha sicuramente un ruolo fondamentale nel mente, fra le potenzialità native del sistema nervoso e
plasmare e nell 'innovare l'organizzazione del sistema l'ambiente adeguato ad attuarle. Come dimostrano studi
nervoso, ma è importante anche perché mantiene aspetti recenti, e come d'altra parte si intuiva in base al fatto
del!' organizzazione nervosa che lo sviluppo prenatale che anche un centenario può ancora imparare, l' organiz-
ha già preparato per servire funzioni e comportamenti zazione del sistema nervoso è modificabile su larga sca-
tipici della specie umana. la dali 'ambiente anche dopo il raggiungi mento de li 'età
Recentemente sono state elaborate teorie secondo le quali adulta e dopo l'apparente stabilizzazione del neuropilo.
l'esperienza non istruisce il sistema nervoso, ma selezio- A seguito di espetienze specifiche, alcune sinapsi possono
na, tramite la stabilizzazione e l'eliminazione selettiva di essere eliminate ed altre fonnate anche nell'adulto.
sinapsi, quei circuiti nervosi che sono i più appropriati La struttura dell 'albero dendritico di cellule piramidali
all'interazione fra l'individuo ed il suo ambiente. La sele- della corteccia temporale si presenta significativamente
zione avverrebbe, secondo un processo paragonabile a diversa in individui adulti a seconda dell'età e del grado
quello postulato da Datwin per la selezione delle specie, di istruzione scolastica. Affermare che esiste un collega-
fra i sistemi funzionali di neuroni che si sono formati per mento preciso fra queste variazioni individuali dell'ana-
opera dei meccanismi genetici ed epigenetici prenatali: tomia funzionale del cervello e le capacità mentali per-
solo quelli adatti alle interazioni utili con l'ambiente per- sonali sarebbe del tutto prematuro, ma non vi è dubbio
sistono. Sembra più probabile che tanto l'istruzione, o che la variabilità interindividuale e anche la variabilità
costituzione di sistemi neuronali ex novo, quanto la sele- temporale intraindividuale deli' architettura del sistema
zione, o scelta delle varianti più adatte fra le molte preesi- nervoso sono almeno altrettanto cospicue delle differen-
stenti, contribuiscano a p lasmare il sistema nervoso, e ze psicologiche fra gli individui e delle modificazioni
quindi la mente, di ciascun individuo. L'uomo nasce con della psicologia del singolo nel corso della vita.

371
Visualizzazione
dell'attività cerebrale nell'uomo
30 Carlo Adolfo Porro

Relazioni tra a ttività elettrica ed attività metabolica Cenni ~ui principi fisici di SPET. PET e fMRI
dei neuroni e nu~~o ematico regionale
Rappre~entazione mentale di immagini visive o motorie

Il numero dei neuroni del sistema nervoso dell ' uomo è possono essere ricavate mappe funzionali, che identifi-
stimato ad oltre l 00 miliardi e ogni neurone stabilisce cano le regioni coinvolte in un determinato compito per-
connessioni sinaptiche con centinaia o migliaia di alhi. È cettivo, motorio o cognitivo (figura 30.1 C). II principale
presumibile che ogni singolo evento percettivo, motorio o vantaggio di tali tecniche consiste nella possibilità di ot-
cognitivo coinvolga un numero elevatissimo di cellule ner- tenere informazioni dettagliate sul grado di attività fun-
vose. Per approfondire le conoscenze sull'organizzazione zionale di popolazioni neuronali n on solo corticali ma
funzionale cerebrale, è quindi utile disporre di tecniche anche sottocorticali, con una risoluzione spaziale supe-
che permettano di indagare simultaneamente il grado di riore a quella ottenibile mediante la registrazione EEG
attività di vaste popolazioni di neuroni, sia corticali, sia convenzionale. Per questo motivo, la loro applicazione a
sottocorticali. Sia sul piano sperimentale che clinico, scopi di ricerca e clinici è in rapida espansione.
hanno grande impmtanza le tecniche elettroencefalografi-
che (EEG), basate sulla rilevazione (mediante elettrodi RELAZIONI TRA ATTIVITÀ
applicati sullo scalpo) dei campi eleth·ici generati dall'atti-
vità cotticale (capitolo 32). Più recentemente, sono state
ELETTRICA ED ATTIVITÀ
introdotte tecniche di magnetoencefalografia (MEG), che METABOLICA DEI NEURONI
registrano i campi elettromagnetici e pennettono una più E FLUSSO EMATICO REGIONALE
accurata localizzazione della sorgente di attività.
I progressi tecnici veti ficatisi negli ultimi due-tre decenni Le cellule nervose utilizzano come substrato per la pro-
hanno ulteriormente espanso le possibilità d'indagine duzione di fosfati altamente energetici quasi esclusiva-
della struttura e dell 'attività cerebrale. In particolare, mente il glucosio, che può essere metabolizzato in via
diverse tecniche di tomografia (termine che deriva dal aerobia o anaerobia. Un'elevata percentuale dell'ATP uti-
greco "tagliare") computerizzata, quali la tomografia as- lizzato dai neuroni è speso per mantenere i gradienti ioni-
·siale computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM) ci transmembrana. Non essendo disponibili a livello cere-
permettono di ottenere immagini che forniscono informa- brale riserve apprezzabili di glucosio e di ossigeno, que-
zioni strutturali relative a diversi piani cerebrali (f ig ura ste sostanze devono essere continuamente apportate dal
30.1 A e B). Le tecniche di mappa tura funzionale per circolo ematico. Ciò implica che, misurando la quantità
immagini, come la tomografia ad emissione di singoli di glucosio (o di ossigeno) assunta da popolazioni di neu-
fotoni (indicata con una sigla - SPET - derivata dalle ini- roni in un dato intervallo di teml?o, è possibile stimare il
ziali inglesi, Single Photon Emission Tomography), la loro g rado di attività funzionale. E stato, infatti, dimostra-
tomografia ad emissione di positroni (Positron Emission to che il consumo metabolico regionale d i glucosio
Tomography o PET) e la risonanza magnetica funzio nale (CMRG) varia in relazione all'entità dell'attività elettrica
(jìmctional Magnetic Resonance Imaging o fMRl) forni- delle cellule nervose, in patticolare all'attività delle pom-
scono invece immagini che rappresentano l'entità del flus- pe sodio-potassio necessaria per compensare i flussi ioni-
so ematico o dell'attività metabolica cerebrale, cioè di ci dei potenziali d' azione e dei potenziali sinaptici eccita-
parametri che in condizioni fisiologiche sono correlati tori o inibitori (capitoli 3 e 7). Per quantificare il CMRG,
con l'attività delle cellule nervose. Da queste inunagini viene generalmente determinata la distribuzione intrace- l

372
l

Capitolo 30- Visuali7.Zazione dell'attività cet·ebrale nell'uomo

® ® ©

Figura 30.1 - Immagini tomografiche strutturali di un cervello normale ottenute con tecniche di RM, da un piano sagittale para-
mediano (A) o da un piano assiale a livello talamico (B), ognuno dello spessore di 1,3 mm. Si noti il contrasto tra strutture bian-
che e grigie. TC e RM forniscono immagini "digitali": esse sono cioè spazialmente costituite da una griglia bidimensionale (ret-
tangolare o quadrata) in cui ad ogni nodo (o pixel) viene associato un valore definito di livello di grigio (per esempio, da O a
255), che codifica la densità (o, nel caso della RM, anche altre caratteristiche) di un piccola porzione di tessuto cerebrale. C)
Mappa statistica delle aree corticali dell'emisfero sinistro attivate durante l'esecuzione di un compito di riconoscimento di stimoli
visivi complessi (oggetti), riportata sulla superficie corticale ricostruita con tecniche computerizzate. La mappa funzionale è stata
ottenuta confrontando i segnali fMRI acquisiti da diversi piani cerebrali durante il compito, rispetto a quelli ottenuti durante la
presentazione di uno stimolo di controllo (un campo di colore uniforme). Si noti l'attivazione di regioni occipitali e frontali, queste
ultime implicate nella denominazione degli oggetti.

rebrale di un analogo del glucosio, il 2-deossiglucosio, le traccianti per l'attività metabolica (per esempio, il glu-
marcato con un isotopo radioattivo. La sostanza viene cosio) o il flusso cerebrale (come l'acqua o la C02), che
iniettata in quantità traccianti nel torrente circolatorio e si vengono a loro volta inalate (C02) o iniettate nel torrente
accumula nelle cellule nervose in quantità proporzionale circolatorio (H2 0). Un altro importante campo di applica-
al glucosio assunto durante il periodo sperimentale (vede- zione della PET è quello neurochinùco e neurofannacolo-
re inserto l). Con questa tecnica è stato dimostrato che la gico: un esempio è l'indagine dei livelli e della distribu-
sostanza grigia ha consumi metabolici più elevati della zione spaziale di siti di legame (recettori) per determinati
sostanza bianca, anche in condizioni basali (in media, neurotrasmettitori. Nel caso della SPET, l'isotopo può
circa 35 rispetto a 18 ~LmoVlOO glmin nell'uomo). Ciò è essere inalato come tale (Xenon) o usato per marcare trac-
in relazione alla maggior densità di zone elettricamente cianti del flusso ematico.
attive e, in particolare, di sinapsi. Il CMRG e il consumo In ambedue le tecniche, la distribuzione del tracciante
regionale di ossigeno (CMR0 2) possono essere studiati nelle diverse regioni cerebrali viene rilevata per capta-
nell'uomo per mezzo della PET. zione dei fotoni (emessi dal decadimento degli isotopi)
L'importanza de ll 'entità del flusso ematico cerebrale da parte di una serie di fotocellule poste intorno al capo
(FEC) per il normale funzionamento del SNC è testi- (figura 30.2) ed è poi trasformata in immagini attraver-
moniata dalla presenza di meccanismi estremamente fini so l'elaborazione computerizzata di tali segnali. Le tec-
di regolazione che continuamente adattano il FEC alle niche PET consentono un'identificazione più accurata
necessità metaboliche delle popolazioni di neuroni di una delle zone di captazione dell' isotopo rispetto alla SPET;
determinata regione cerebrale, e dalla relazione lineare inoltre, la presenza di isotopi positrone-emittenti di atomi
tra entità del flusso ed attività metabolica neuronale. come C, O e N consente di marcare molecole in1portanti
Pertanto, la valutazione del flusso ematico, che può esse- dal punto di vista metabolico. Per questi motivi, la PET
re effettuata mediante SPET, PET o fMRl, è un altro indi- fornisce informazi01ù più dettagliate sulla funzione cere-
ce importante della funzione cerebrale. brale. Uno svantaggio è legato alla breve emivita degli
isotopi positrone-emittenti d i interesse biologico, che
CENNI SUI PRINCIPI FISICI varia da circa 2 min per ISo a 110 min per 18F. Ciò impli-
DI SPET, PET E fMRI ca la necessità della presenza, accanto ali 'attrezzatura
PET vera e propria, di un ciclotrone (per creare l'isotopo)
SPET e PET permettono di creare, con tecniche compute- e di un laborat01io radiochimico per incorporare l'isotopo
rizzate, immagini che rappresentano la disttibuzione spa- nella molecola tracciante immediatamente prima di ef-
ziale a!l 'intemo di un piano cerebrale di sorgenti radioatti- fethlare l' indagine.
ve costih1ite rispettivamente da isotopi y-emittenti (come Diverso è il principio fisico alla base della fMRI. Come
13 Ir, 99mTc, 133Xe) o positrone-emittenti ( 11 C, 13N, ISo, per la RM strutturale, le immagini sono create sfruttan-
18F). Nel caso della PET, gli isotopi sono legati a moleco- do le proprietà di alcuni nuclei (come H+), dotati di

373
Funzioni nervose superiori

momento di spin, di emettere energia quando vengono


posti in un campo magnetico ad elevata intensità e stimo-
lati a freque nza opportuna (figura 30.3). La visualizza-
zione della funzione cerebrale mediante fMRI è basata
sulla rilevazione delle modificazioni nell'intensità del
segnale proveniente dai protoni dell'acqua nei tessuti,
quali risultano dalle variazioni metaboliche e/o emodina-
miche associate all'attività di popolazioni neuronali. È l
l
l
stato dimostrato che, quando l'attività aumenta, gli incre-
menti locali del consumo di ossigeno (dell'ordine del 5-
25 per cento) e del volume ematico (5-30 per cento) sono
percentualmente molto minori degli incrementi di flusso
l
l

ematico (che possono raggiungere il 60-70 per cento). Di


conseguenza, si riscontra nelle zone attivate un'apparen-
temente paradossale diminuzione della frazione di estra-
zione dell'ossigeno e della concentrazione di deossiemo-
globina (Hbr, figura 30.3). Al contrario dell'ossiemoglo-
l
bina, Hbr è paramagnetica (induce cioè una modificazio-
ne locale del campo magnetico) e può pertanto essere l
considerata come un agente di contrasto endogeno. Una
diminuzione nella concentrazione di Hbr ha come effetto
ii
un aumento della costante di rilassamento T 2 del tessuto
-
\

\
sede di formazione
del positrone in prossimità dei vasi sanguigni. Le conseguenti variazio-
ni del segnale RM, rilevate con opportune tecniche, dan-
no origine al cosiddetto contrasto BOLD (Blood Oxy-
l
i

' 0·9 mm
genation Level Dependent). Altre sequenze fMRI, sensi-
\
bili a variazioni della costante di rilassamento T 1, rifletto-
no direttamente le modificazioni del flusso ematico di-
fotone fotone
?:E- -------~ strettuale.
sede di annichilazione La fMRI non richiede traccianti radioattivi e permette
del positrone quindi indagini ripetute sullo stesso individuo. Inoltre,
(punto visuallzzato)
essa è caratterizzata da una migliore risoluzione spazia-
le e temporale rispetto alla PET (in serto 2) ed è perciò
Figura 30.2 - Principi fisici della PET. Il decadimento radioattivo di
meglio adatta ad analizzare le dinamiche spaziotempo-
isotopi come 11C, 13N, 150, 18F, inseriti in molecole traccianti di
interesse fisiologico, dà origine a positroni che viaggiano nel tessu- rali de li ' attivazione cerebrale.
to cerebrale per una distanza variabile a seconda dell'isotopo emi!· Altre possibilità di applicazione della RM, sono date
tenie (in media alcuni mm), prima di incontrare un elettrone. dalla spettroscopia ad alta risoluzione, che permette di
Nell'incontro, le due particelle si annichilano ed originano due fotoni indagare in vivo le concentrazioni regionali di metaboliti
di energia pari a 511 KeV che viaggiano lungo la stessa retta, ma a cerebrali {per esempio, acido lattico), e dalle tecniche di
180° l'uno rispetto all'altro. Per rilevare indirettamente la formazio- diffusion imaging, che permettono di stimare l'entità del
ne dei positroni, vengono collocati intorno al capo del soggetto moto browniano delle molecole dell'acqua nel tessuto
anelli sovrapposti di scintillatori. Coppie opposte (a 180°) di sensori
cerebrale in condizioni normali e patologiche (per esem-
vengono collegati in modo da registrare la coincidenza nell'arrivo di
pio, in casi di ischemia cerebrale o di malattie demieli-
due fotoni, derivati dall'annichilazione di un singolo positrone. Il
numero di eventi rilevati nel corso dell'indagine viene cumulato e le nizzanti).
informazioni da tutti i sensori vengono analizzate da algoritmi com-
puterizzati, che permettono di stimare la distribuzione spaziale
degli eventi radioattivi, e quindi della concentrazione di isotopo, nei
piani cerebrali considerati. Vengono quindi create immagini bidi·
mensionali rappresentative, a seconda del tracciante utilizzato, dei
valori integrati di flusso ematico o di attività metabolica cerebrale
durante l'esperimento (la durata di questo può variare da 30-60 s
per la determinazione del flusso con H2 15Q fino a 90 min per il cal·
colo del consumo di glucosio con 1BF-2-deossiglucosio).
Nel caso della SPET, l'identificazione della sorgente di radiazioni è
meno accurata, in quanto gli isotopi y-emittenti emettono singoli
fotoni in tutte le direzioni che sono rilevati da serie di scintillatori
che vengono fatti ruotare intorno al capo.

374
Capitolo 30- Visualizzazione dell'attività cerebrale nell'uomo

Inserto l -Tecniche te con esso come substrato per i tra- si esclusivamente costituita da 2-DG-
di valutazione del consumo sportatori di membrana e per l' azio- 6P, se viene lasciato passare un las-
ne dell'esocinasi. Il 2-deossigluco- so di tempo di almeno 25-30 mm
metabolico cerebrale sio-6-fosfato (2-DG-6P), a differen- dopo l'iniezione del bolo) può esse-
regionale di glucosio za del G-6P, non può procedere ulte- re quantificata con tecniche autora-
riormente nella catena metabolica ed diografiche nell' animale da esperi-
Il glucosio (G), substrato energetico è pertanto intrappolato a!l' interno mento (marcando il 2-DG con t4c,
primario per le cellule nervose, pas- della cellula. Per stimare i valori locali 3H o 18F), oppure attraverso la PET
sa la ban-iera ematoencefalica ad o- di consumo metabolico di glucosio, nell'uomo (usando come isotopo il
pera di un trasportatore specifico e, un bolo contenente quantità traccianti 18F). I valori medi di consumo me-
una volta fosfori lato dali 'esocinasi, di 2-DG (intorno a 0,3 mglkg) è iniet- tabolico di glucosio (espressi, per e-
viene ulteriormente metabolizzato tato nel circolo periìèrico. La quantità sempio, in ~-tmol i/ 100 g di tessu-
sia in via aerobia che anaerobia dan- di 2-DG-6P accumulata in un dato to/min) relativi al volume cerebrale
do quindi origine ad acido lattico volume di tessuto dopo l' iniezione è campionato possono quindi essere
oppure a C02 e H2 0 . L'entità del- proporzionale alla quantità di gluco- calcolati, essendo noto il profilo tem-
l'assunzione di G da parte di popo- sio che è entrato nel tessuto e che è porale delle concentrazioni plasma-
lazioni di neuroni può essere deter- stato fosforilato nell'intervallo di tem- tiche di G e 2-DG e le costanti cine-
minata con il metodo del 2-deossl- po considerato. Se il 2-DG è marca- tiche delle reazioni interessate, che
glucosio (2-DG). Questa sostanza è to con un isotopo radioattivo, la sua sono state determinate sperimental-
un analogo del glucosio, che compe- concentrazione totale nel tessuto (qua- mente.

® ® ©
T2 1unghi
momento

campo
magnetico
componente
longitudinale
(Mz)
di dipolo
magnetico

~ 0,5
- ---
''ft o
o 25
T 2 corti

50
tempo (ms)
75 100

© condizione basale attivazione

arterio_l:.:.e_;-...._ _capillari
_ venute

l
e= Hb02 » flusso ematico < [Hbr]
O=Hbr >>volume ematico > segna le BOLO

Figura 30.3 - Principi fisici della fMRI. l nuclei di idrogeno del tessuto sono dotati di momento magnetico intrinseco, che in un campo
magnetico statico di elevata intensità è soggetto a precessione (A) ad una frequenza caratteristica, detta di Larmor (circa 63 MHz in un
campo magnetico a 1,5 T). L'asse di p recessione, e quindi il verso del vettore magnetizzazione complessivo, si allinea con la direzione
principale del campo magnetico, con una leggera predominanza statistica della condizione parallela rispetto a quella antiparallela. Il vet-
tore di magnetizzazione può essere scomposto in 2 componenti (B), longitudinale (Mz) e trasversale (Mt). Allo stato di equilibrio nel
campo statico, la componente trasversale Mt è nulla. L'applicazione di un breve impulso elettromagnetico alla frequenza di Larmor
perturba momentaneamente lo stato energetico dei nuclei e modifica il modulo e la direzione del vettore magnetizzazione complessi-
vo, aumentando Mt e diminuendo Mz (8). Il ritorno alla situazione di equilibrio (rilassamento) comporta una crescita esponenziale di
Mz con costante di tempo T 1 (dell'ordine dei secondi nel tessuto cerebrale), mentre Mt decade esponenzialmente con costante di
tempo T 2 (dell'ordine di decine di ms nel tessuto cerebrale). Il valore di Mt ad un determinato istante durante il processo di rilassamento
è quindi maggiore in tessuti caratterizzati da T2 lunghi rispetto a T2 brevi (C). Il processo di rilassamento può essere registrato come un
segnale a radiofrequenza, le cui caratteristiche sono in relazione alla densità dei nuclei interessati, al tempo di rilassamento T 1 (legata
all'interazione dei nuclei eccitati con l'ambiente molecolare circostante) e al tempo di rilassamento T2 (legata all'interazione tra i nuclei
eccitati stessi). In corrispondenza spaziale e temporale con l'attivazione neuronale si verificano nel tessuto cerebrale incrementi locali di
flusso ematico e, in minor misura, di volume ematico e dell'estrazione di 0 2 (D). Ne segue una diminuzione della concentrazione locale
di deossiemoglobina (che è dotata di proprietà paramagnetiche) e quindi un transitorio aumento locale di T2 che porta all'incremento del
segnale che proviene da quella zona cerebrale (effetto BOLD).

375
Funzioni nervose superiori

® solco centrale ®
l
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tempo (min)

• D D
movimento immaginazione motori a immaginazione visiva

Figura 30.4 - A) Schema illustrante le zone attivate durante una semplice sequenza di movimenti delle dita, comprendenti la
corteccia perirolandica e l'area supplementare motoria. Le stesse aree sono attive durante l'immaginazione mentale del movi-
mento. B) Media del segnale fMRI ottenuto da popolazioni di neuroni a livello della corteccia motoria primaria dell'emisfero sini-
stro, nel corso di un esperimento in cui venivano alternati compiti di immaginazione visiva (in questo caso, compito di controllo),
immaginazione motoria ed effettiva esecuzione di un movimento sequenziale di opposizione pollice-dita della mano destra. Si
noti la diversa ampiezza dell'attivazione nel caso dell'immaginazione e dell'effettiva esecuzione del movimento.

RAPPRESENTAZIONE
MENTALE DI IMMAGINI VISIVE
esempio, lanciare una palla o spostare una leva) senza
muovere effettivamente l'arto. In questo caso, vengono
attivati i sistemi motori corticali? Se sì, quali aree sono
ll
OMOTORIE interessate?
Gli studi finora effettuati con tecniche EEG, MEG, PET
Le tecniche di visualizzazione dell'attività cerebrale sono e fMRl consentono di affermare che l'immaginazione
state, nel corso degli ultimi due decenni, estesamente visiva o motoria coinvolge in larga misura le stesse
applicate allo studio d ell'organizzazione funzionale dei regioni attive durante l'osservazione di una scena reale
sistemi sensoriali, motmi e cognitivi nell'uomo, fornendo o l'effettiva esecuzione del mov imento, rispettivamente.
importanti informazioni sui substrati neurali dell'attività Per quanto concerne l'immaginazione motoria, è inte-
psichica. ressante notare che i sistemi coinvolti sembrano d ifferi-
Un campo di applicazione che ha destato molto interes- re in parte, a seconda del tipo di movimento immagina-
se è lo studio dei correlati neurali della rappresentazio- to. Per esempio, la rappresentazione mentale di movi-
ne mentale di immagini visive o motorie. L'abilità di menti sotto controllo visivo (come seguire una mira su
produrre e modificare rappresentazioni mentali è c hia- uno schermo) determina l 'attivazione prevalentemente
ramente fondamentale per gli aspetti più complessi del- di circuiti parietali e laterali prefrontali.
l'attività psichica, quali l'anticipazione di eventi, il ra- L'immaginazione di semplici sequenze autoscandite d i
gionamento astratto e la creatività. Per qua nto riguarda movimenti delle dita coinvolge le aree premotorie (laterale
la sfera visiva, è esperienza comune che, anche in as- e supplementare motoria) e la cmteccia motoria primaria.
senza di uno stimolo reale (ad occhi chiusi), è possibile Tuttavia, l'intensità dell'attivazione di quest'ultima area è
immaginare di vedere determinati oggetti o scene, an- notevolmente inferiore (circa un terzo) a quella registrata
che se vi è ampia variabilità individuale nella capacità durante l'effettiva esecuzione della stessa sequenza moto-
di rappresentare vividamente l'immagine. La rappresen- tia (figura 30.4). Questi risultati possono essere interpre-
tazione mentale di uno spazio visivo conserva alcune tati assumendo che la rappresentazione mentale detennini
proprietà analoghe alla percezione dello spazio reale: il reclutamento di una quota dei neuroni coinvolti nella
per esempio, il tempo necessario per spostarsi tra due programmazione del movimento (capitolo 26) e nella me-
punti di uno spazio immaginato è in relazione diretta moria procedurale (capitolo 31 ); ciò a sua volta può spie-
alla distanza tra di essi. Che cosa avviene a livello cere- gare come il puro esercizio mentale detennini in molti casi
brale durante l'immaginazione visiva? In particolare, un miglioramento della performance motoria. Analoga-
sono coinvolti gli stessi sistemi corticali responsabili del- mente, studi recenti suggeriscono che sia l'area cmticale
la percezione di una scena visiva reale? Analogamente, è sttiata sia aree extrastti ate siano coinvolte nell 'inunagina-
possibile immaginare di effettuare un atto motorio (per zione visiva.

376
Capitolo 30 - Visualizzazione dell'attività cerebrale nell'uomo

Inserto 2 -Tecniche di studio essere defmita come la distanza mini- to è legata all'intervallo mimmo tra
dell'attività cerebrale: ma alla quale due eventi che SI verifi- due scansiom successive.
caratteristiche a confronto cano in popolazioni nervose d1verse Nell'ambito di ogni tecnica, le nsolu-
possono essere riconosciuti come di- zioni spaziale e temporale possono
Tra i criteri di valutazione e di scelta di stinti. Essa è una caratteristica molto vadare entt·o limiti anche molto ampi
una tecmca di mappatura dell'attivttà llllportante, sia dal punto di vtsta fi- (figura 1), m relazione alla conftgma-
cerebrale neli 'uomo sono llllpmtanti, siologtco, per poter analizzare in det- zione hardware e software dell'attrez-
oltre il costo, la possibilità di fornire taglio l'organizzaziOne anatomofun- zatura, al hpo di isotopo utihzzato
informaziom quantitative su diversi zionale del SNC, sia diagnostico, per (PET) o al hpo di sequenza utilizzata
aspetti funziOnali (variaziOni del flusso poter nconoscere e localizzare even- per la generaztone det gradtenh d1
o del volume ematico, CMRG, attività tuali alteraziom funzionali legate a campo magnetico (flvfRI).
sinaptica, eccetera), tl grado d'invasi- processi patologtct (come rumori o fo- Idealmente, una tecnica di mappatura
vità, la capacità di risoluzione spaziale colai epilettogeni) anche di piccole di- cerebrale funzionale nell' uomo do-
e la capacità di risoluziOne temporale. mensioni. Analogamente, la capacità vrebbe essere non invasiva e consenti-
Dati quantitativ1 sull'entità del flusso o dt risoluzione temporale può essere re dt analizzare l'attività di vaste popo-
del metabolismo cerebrale distrettuale defllllta come l' mtervallo minimo di lazioru dt neuroni, con una risoltlZtone
possono essere ottenuti mediante PET. tempo necessario per poter identifica- temporale dell'ordine dei rns e una n-
Le tecniche fMRl attualmente più uti- re, come distinti, due eventi neurali soluziOne spaziale dell'ordme de1 !Jlll·
hzzate sono semiquantltative: esse che st susseguono. Tecmche come Non esiste, ovviamente, alcuna singo-
c10è non fonuscono valori assoluti, per SPET, PET e fMRl fonuscono valon la tecmca che raggitmga quesh cnten.
esempio, di flusso ematico, ma l'entità mtegt·att, relativt all'mtervallo di tem- Tuttavia, tecniche diverse possono
delle variazioru di flusso rispetto ad po necessario per la creazione delle date mformazioni complementari sul-
una situazwne dt controllo. immagini; l'effettiva nsoluzione tem- la dt tribtlZtOne spaz10temporale delle
TUttavia, sono m fase di sviluppo tec- poiale può ruttavta essere dtversa, per modtficazwni di attività di spectfiche
m che fMRI quantitat1ve. Nel caso esempw, nel caso della PET, in quan- regioni cerebrali.
della fMRI, i lnniti di risoluzione spa-
ziale e temporale dipendono essenzial- o
mente dalle caratteristiche della rispo- cervello PET
-1
sta emodinarmca evocata dall'attiva-
zione neuronale, che ha urt'estens1one
spaz1ale dell'ordine dei millimetri e
~ mappa -2
Q)
c -3
una latenza compresa tra 0,5 e 3 s. o
u; colonna
.Cinvasiv1tà può essere definita in ba e c -4

r
Q)
strato
alla probabilttà che l'indagine possa E
'O neurone -5
causare alteraziom di stmtture nervo- Cl
..5! dendrite _6
se o di altri componenti dell'orgaru- P"oh-clamp
smo. Le tecniche basate stilla sommi- slnapsl -7
nistrazlOne di isotopi radwattivi, come
PET e SPET, banno un certo grado d1 -8
invasività. che dipende dal potere spe- -3 -2 -1 o 2 3 4 5
ms s mi n h g
cifico e dalla quantità di sostanza
non invaslvo lnvaslvo log tempo (s)
radioattiva iniettata Per questo moti-
vo, vengono usate basse dosi di isoto-
po e viene evitata, ove possibile, la Figura 1 - Rappresentazione schemattca rappresentante, in scala logantm1ca, de-
ripetizione dell'indagine negli stessi gli ambiti spaziale e temporale di applicaztone d1 diverse tecniche per lo studto
soggetti. Le tecniche ftvlRl vengono della funztone cerebrale, nell'uomo o nell'ammala da espenmento. Per ogn1 tecni-
considerate minimamente o non inva- ca, 1ltm1t1 mfenon dell'area che la rappresenta con tspondono alla masstma nsolu-
SlVe, in quanto non nchiedono la som- Zione temporale (asse delle asctsse) o spaztale (asse delle ordmate) ottentbile 81
ministrazlone dt sostanze esogene, e not1 l'eccellente nsoluztone d1 tecntche d1 regtstraztone elettrohstologtca, come 11
patch-c/amp, uttlizzabth spenmentalmente m vttro e 1n v1vo. Esse sono tuttavia
non si sono mru dimostrati effetti dan-
mvasive (nchtedono l'tnselimento di elettrodi) e danno generalmente tnformaztom
nosi di brev1 esposiZioni a campi ma- relattve a smgoli elementi nervosi Per confronto, le tecntche apphcabth all'uomo
gnetici stahci ad elevata intensità, co- hanno risoluzione spaztale e temporale nettamente peggion, ma informano sull'at-
me quelli delle attrezzature RM di uso ttvaztone ftsiologica di grandi popolaztont neuronali. EEG = tecmche elettroencefa-
clinico (fmo a 1,5-2 T). =
lografiche; MEG tecntche magnetoencefalograftche; fMRI nsonanza magneti-=
La capacità di risoluzwne spaziale può ca funztonale per 1mmagm1; PET = tomograha ad emtsstone d1 posttrom

377
Apprendimento e memoria.
31 Motivazioni ed einozioni
Giovanni Berlucchi

Condizionamento pavloviano e condizionamento operativo Potenziamento a lungo termine

Apprendimento e memoda nell'uomo Depressione a lungo termine

Meccanismi cellulari e molecolari Patologia della memoria


dell'apprendimento e della memoria
Plastlc1tà smaptica Motivazioni e rinforzi
Mod1ficaz10m molecolari de1 meccamsmi
d1 trasmissiOne ~maptlca Emozioni

{;apprendimento può essere definito come l'insieme dei miare energia. È possibile far ricompari re una risposta
processi grazie ai quali l'organismo animale modifica il soppressa dall'abitudine variando l 'intensità o la fre-
suo comportamento, oppure acquisisce modalità com- quenza della stimolazione ripetitiva, oppure associando
portamentali del tutto nuove, in conseguenza delle sue questa stimolazione ad un altro stimolo nuovo. È questo
interazioni con l'ambiente e dell'esperienza in genere. il fenomeno della clisabitudine, che può essere conside-
Vari agenti che possono m odificare il comportamento rato un caso particolare di sensibìlizzazione, termine
vanno distinti concettualmente dall'apprendimento: fra usato genericamente per denotare i temporanei aumenti
questi, la maturazione, l'invecchiamento, la fatica, l'a- globali di reattività a qualsiasi tipo di stimolo, causati
dattamento sensoriale, le modulazioni emozionali, moti- dalla presentazione di uno stimolo fortemente distur-
vazionali ed attenzionali delle azioni e delle reazioni e bante. È noto che un suono molto intenso e inaspettato
anche alcuni processi patologici del sistema nervoso. La p roduce in genere una reaz ione di sobbalzo; per un
memoria è l'insieme dei processi che consentono d i ti- breve periodo successivo alla presentazione di questo
te nere nel tempo ed utilizzare, al momento opportuno, stimolo, una reazione analoga può manifestarsi anche in
conoscenze e capacità acquisite con l'apprendimento e risposta a lievi stimoli tattili od uditivi, che normalmen-
la pratica. Alcune for me elementari di apprendimento e te producono risposte meno intense del sobbalzo.
memoria si osservano in tutti gli animali multicellulari,
se non addirittura nei protisti. Queste forme di appren- CONDIZIONAlVIENTO PAVLOVIANO
dimento includono l'abitudine, la disabitudine, la sensi-
bilizzazione e il cond izionamento. E CONDIZIONAMENTO
{;abitudine, o assuefazione comportamentale, consiste OPERATIVO
nella diminuzione g raduale, fino alla scomparsa, della
risposta a uno stimolo ripetitivo non doloroso che si di- {;apprendimento per condizionamento è detto associati-
mostri inutile ai fini de ll 'organizzazione del comporta- vo perché è caratterizzato da modificazioni comporta-
mento. Per esempio, la reazione di orientamento della mentali indotte dall'accoppiamento ripetuto di stimoli
testa e degli occhi verso la sorgente di un suono, che è diversi (condizionamento classico o del primo tipo) o dal-
presente nell'uomo e in altri mammiferi fin dalla nasci- l'associazione sistematica di detem1inate azioni o reazioni
ta, tende a scomparire se il suono si ripete continuamen- con conseguenze piacevoli o spiacevoli (condizionamento
te in manie ra regolare e con le stesse caratteristiche operativo o del secondo tipo).
senza segnalare eventi di rilievo. Sostanzialmente, g ra- Il condizionamento classico è legato al nome di Pavlov
z ie all 'abitudine, l'organismo perviene ad ignorare gli e ai suoi studi sull'apparato d igerente. Un esempio tipi-
stimoli ripetitivi che no n siano dannosi né trasmettano co è il condizionamento salivare alimentare: a un cane
informazioni utili a prevedere il futuro e la soppressione abituato a rimanere quieto in un apparecchio di conten-
di risposte a stimoli di questo genere consente di rispar- zione si presentano 2 stimoli in successione: il suono di

378
Capitolo 31 -Apprendimento e memoria. Motivazioni ed emozioni

® condizionamento di l tipo to. Se lo stimolo condizionante segue lo stimolo incondi-


zionato, il condizionamento (retrogrado) non avviene. Il
fase iniziale del condizionamento condizionamento ·classico obbedisce alla cosiddetta legge
stimolo riflesso
della contiguità: se due processi, A e B, avvengono ripe-
condizionante - produce ~ di orientamento tutamente insieme, A acquista la capacità di produrre B e
B acquista la capacità di produrre A. Se B segue costan-
stimolo _...._ riflesso temente A, A acquista la capacità di produrre B, ma B
incondizionato - produce ---,- incondizionato
salivazione non acquista la capacità di produrre A.
Il condizionamento operativo è illustrato dal seguente
a condizionamento avvenuto esempio: un ratto affamato viene posto in una cassetta
provvista di una leva che l'animale può premere casual-
stimolo mente nei suoi movimenti di esplorazione dello spazio
condizionato produce riflesso
~ condizionato in cui è confinato. r.:azionamento della leva fa cadere
,...-------,,------, lsalivazione l nella cassetta una piccola quantità di cibo, che il ratto
stimolo riflesso naturalmente mangia (rinforzo). Con il passar del tempo
incondizionato produce ~ incondizionato
si osserva che il comportamento dell'animale si modifi-
ca in funzione del rinforzo: i movimenti che non servo-
@ condizionamento di Il tipo no ad ottenere il cibo vengono via via eliminati, mentre
la frequenza con cui il ratto preme la leva aumenta in
fase iniziale del condizionamento proporzione. A condizionamento avvenuto, il ratto affa-
mato si dirige verso la leva e la preme ripetutamente in
stimolo
condizionato modo apparentemente deliberato, ponendo fine a questa
attività solo quando è sazio. Il condizionamento operati-
produce vo obbedisce alla cosiddetta legge del! 'effetto, secondo
~ la quale tra le molte risposte possibili in una determina-
ta situazione l'organismo tende a ripetere quelle che nella
rinforzo
stessa situazione sono accompagnate, o seguite da vicino,
da uno stato di soddisfazione e ad evitare quelle che nella
a condizionamento avvenuto
stessa situazione sono accompagnate, o seguite da vicino,
stimolo
condizionato
-
t
produce ~ a~i~ità
cond1z1onata
da uno stato di sofferenza o di disagio.
I 2 procedimenti di condizionamento, sintetizzati nella
figura 31.1, mostrano i seguenti punti in comune. En-
produce
m~UeM ~
trambi consentono di generare nuove azioni e reazioni
sia mediate dal sistema cerebrospinale e dai muscoli
L_j l l striati che mediate dal sistema nervoso autonomo e
'------'
rinforzo

Figura 31.1 -A, B) Schema dei 2 procedimenti di condiziona-


mento.
dagli effettori ghiandolari e viscerali. Tuttavia, essi sono
anche in grado, almeno potenzialmente, di generare co-
noscenze, in quanto la percezione cosciente delle se-
quenze degli stimoli (~el condizionamento classico) e
un campanello e l'introduzione di carne in polvere nella dei rapporti fra azioni e rinforzi (nel condizionamento
cavità orale. Questo secondo stimolo provoca innata- operativo) consente di predire il loro svolgimento futu-
mente una secrezione salivare, che può essere misurata ro. Entrambi i tipi di condizionamento mostrano il feno-
raccogliendo la saliva che esce dal dotto di Stenone. Se i meno della generalizzazione: un cane condizionato a
2 stimoli vengono ripetuti parecchie volte, sempre nella salivare al suono di un dato campanello continua a sali-
stessa sequenza, il suono del campanello acquista la pro- vare in risposta a un suono un po' diverso e un ratto con-
prietà di produrre la salìvazione dì per se stesso, cioè dizionato a premere una data leva in una data cassetta in
prima o in assenza della somministrazione di carne. Nella genere non incontra difficoltà a comportarsi nello stesso
tenninologìa pavloviana l'introduzione di carne in bocca modo in un'altra cassetta con un'altra leva.
è lo stimolo incondizionato che provoca il riflesso incon- D'altro canto, entrambi i tipi di condizionamento posso-
dizionato di salivazione, il suono del campanello è lo sti- no essere utilizzati per insegnare ad un animale a discri-
molo condizionante che, per effetto della sua associazio- minare due stimoli. Un cane che nella stessa sessione
ne ripetuta con lo stimolo incondizionato (rinforzo), sperimentale oda a volte un tono di 900 Hz sempre se-
diviene Io stimolo condizionato, che produce il riflesso guito dalla somministrazione di cibo e a volte un tono di
condizionato di salivazione. Perché il condizionamento si 1.000 Hz mai seguito dalla somministrazione di cibo, si
stabilisca, è necessario che lo stimolo condizionante pre- condiziona a salivare in risposta al primo tono e non al
ceda o almeno si sovrapponga allo stimolo incondiziona- secondo. Analogamente, se di 2 leve un po' diverse per

379
,__..,
Funzioni ner vose superiori

forma una fornisce cibo e l'altra no, il ratto impara apre- mente organizzata. I fatti e le notizie che rientrano nella
mere la prima leva e ad ignorare la seconda. Il fatto che il gamma delle evenienze logicamente possibili e previste
rinforzo sia associalo con uno stimolo ma non con raltro vengono appresi senza bisogno di ripetizioni.
sopprime la generalizzazione e consente la discriminazio- L'apprendimento e la memoria dell'uomo sono serviti
ne degli stimoli. da molteplici sistemi di neuroni, almeno in parte indi-
In entrambi i tipi di condizionamento si può stabilire un pendenti, che hanno in comune la capacità di acquisire
condizionamento di ordine superiore: nel caso del con- ed elaborare informazioni, di immagazzinare queste in-
dizionamento classico, un terzo stimolo (per esempio formazioni e di renderle utilizzabili ripetutamente nel
visivo), che venga costantemente associato allo stimolo corso del tempo. La distinzione classica fra memoria a
condizionato (campanello), diventa esso stesso stimolo breve termine (o primaria) e memoria a lungo termine
condizionato; nel condizionamento operativo, uno sti- (o secondaria) implica che l'informazione da ricordare
molo costantemente associato al rinforzo primario assu- passi inizialmente attraverso uno stadio labile, d i capa-
me esso stesso il carattere di agente rinforzante (rinfor- cità limitata e di corta durata, per entrare successiva-
zo secondario). Infine, in entrambi i tipi di condiziona- mente in uno stadio più stabile, capace e durah1ro. Un
mento si stabiliscono memorie, come si può desumere modo operativo attualmente usato per distinguere due
dallo studio della cosiddetta estinzione. L'attività condi- stadi di memoria è quello di saggiare in soggetti umani
zionata si estingue, cioè scompare gradualmente, se o animali il ricordo di liste di oggetti o simboli. I primi
viene a mancare il rinforzo: se al suono del campanello e gli ultimi componenti delle liste sono in genere ricor-
non segue più la somministrazione di carne, oppure se dati meglio di quelli intermedi sia dall'uomo che dagl i
l'azionamento della leva non dà più cibo, il cane e il animali. Si ritiene che il ricordo dei primi elementi della
ratto degli esempi citati smettono rispettivamente di lista si avvalga in modo predominante dell'attività di un
salivare e di premere la leva. Ma gli effetti del condizio- sistema al servizio della memoria a lungo termine e che
namento, sotto forma di memorie specifiche, non ven- il ricordo degli ultimi elementi della lista rifletta diretta-
gono annullati dall'estinzione, come dimostrano i feno- mente l' attività del sistema per la memoria a breve ter-
meni del recupero spontaneo e del risparmio. Il primo mine. Sta di fatto che il vantaggio per il ricordo degli
fenomeno consiste nella ricomparsa spontanea di tm'at- ultimi elementi della lista rispetto a quelli intermedi si
tività condizionata, dopo che questa si sia estinta perché dissipa rapidamente nel giro di circa l O s nel piccione,
l'animale non è stato esposto allo stimolo condizionato 30 s nel macaco e 100 s nell'uomo. Per converso, il van-
per qualche tempo. Periodi di riposo più prolungati o ses- taggio del ricordo per i primi elementi della lista è dimi-
sioni protratte di estinzione possono pottare alla scompar- nuito o annullato da un aumento del numero di elementi
sa apparentemente definitiva degli effetti del condizio- nella lista (che produce fenomeni di interferenza re-
namento. Tuttavia, se si riutilizza il procedimento origi- troattiva), da lesioni nervose che causano le sindromi
nale di condizionamento, l'attività condizionata ricom- amnesiche organiche e dal! 'intossicazione etilica acuta.
pare in un tempo più breve di quello richiesto dal condi- La figura 31.2 presenta uno schema generale in cui si pro-
zionamento iniziale: il cervello dimostra così di "ricor- spetta l'esistenza di 3 stadi di memoria: memoria sensotia-
dare" almeno in parte quell'esperienza specifica. È que- le, memolia a breve termine e memmia a lungo termine.
sto il fenomeno del risparmio.
Memoria sensor iale - La memoria sensoriale appartie-
ne in realtà ai processi percettivi : dopo la loro cessazio-
APPRENDIMENTO E MEMORIA ne, gli stimoli visivi lasciano una traccia di sé di tipo
NELIJUOMO fotografico, che dura circa l s (memotia iconica); ugual-
mente breve è la fedele traccia lasciata dagli stimoli udi-
Non vi è dubbio che fin dalla nascita l' uomo, come h1tti tivi (memoria ecoica); probabilmente, esistono registri
gli altri animali, può imparare per abitudine, sensibiliz- simili di memoria sensoriale per altre modalità (tattile,
zazione e condizionamento. Tuttavia, gli animali con olfattiva, eccetera). La memoria iconica e la memoria
sistema nervoso complesso, primo fra h1tti l 'uomo, svi- ecoica servono a rendere continue le percezioni d i im-
luppano capacità di apprendimento e memoria che si magini e di suoni che arrivano ai recettori in tempi di-
differenziano dalle suddette forme semplici di modifi- versi, per esempio nella fusione dei singoli fotogrammi
cazione comportamentale perché in genere non richie- di un film in movimenti ininterrotti o dei singoli fonemi
dono la ripetizione degli stimoli. Le forme complesse di in una parola.
apprendimento e memoria dipendono dalla capacità del-
l'uomo e di altri animali con cervello molto sviluppato Mem oria a b reve term ine - Dalla memoria sensoriale
(per esempio, i primati non umani) di generare conti- le informazioni passano alla memoria a breve termine,
nuamente previsioni, aspettative e piani di azione che nella quale si può distinguere una memoria immediata e
organizzano l'acquisizione di nuove informazioni e la una memoria di lavoro. La memoria immediata si sag-
loro integrazione in una struttura cognitiva già forte- gia in genere con la prova della ripetizione istantanea di

380
Capitolo 31 - Apprendimento e memoria. Motivazioni ed emozioni

via diretta

memoria
a breve termine:
memoria memoria memoria
sensoriale immediata a lungo
memoria termine
di lavoro recupero

comportamento

informazioni dimenticate
perché non trasferite
alla memoria a lungo termine

Figura 31 .2 - Schema a 3 stadi della memoria umana. Il possibile passaggio diretto di informazioni della memoria sensoriale a
quella a lungo termine, saltando la memoria a breve termine, è suggerito dal fatto che alcuni rari pazienti con lesioni cerebrali
falliscono nelle prove di memoria immediata, ma a lungo termine dimostrano di aver conservato le informazioni.

serie di numeri: il soggetto normale riesce a ripeterne 7 della ripetizione interna, di un numero telefonico appe-
± 2. La memoria di lavoro può essere identificata con la na letto e non più disponibile alla vista.
coscienza momentanea. Essa viene generalmente divisa
in una componente fonologica (uditivoverbale) e in una Memoria a lungo termine - Il vero magazzino dei ricor-
componente non verbale (visivospaziale), coordinate da di duraturi è la memoria a lungo termine, che può conte-
un meccanismo di controllo. L'uso strategico di queste nere vastissime quantità di informazioni per tempi lun-
componenti può essere descritto facendo riferimento al ghissimi. Come si è visto, le informazioni presenti nella
modo con cui una persona lontana dalla propria abita- memoria di lavoro fanno parte dell'esperienza cosciente
zione cerca di ricordare il numero di finestre dell'abita- del momento; quelle presenti nella memoria a lungo ter-
zione stessa. La strategia normale è quella di generare mine devono essere trasportate nella memoria di lavoro
un'irrunagine visiva della casa e di contare le finestre, per affiorare alla coscienza.
irrunaginando di guardare la casa dall'esterno o di muo-
versi da una stanza all'altra entro la casa stessa. La com- Memoria esplicita e memoria implicita - Uno dei più
ponente visuospaziale serve a generare e a utilizzare l'im- significativi progressi ottenuti recentemente nello stu-
magine, la componente fonologica serve a contare tacita- dio della memoria è il frazionamento della memoria a
mente le finestre e il meccanismo di controllo serve a lungo termine in più componenti, differenziabili sia sul
decidere la strategia e ad attuarla. Nella memoria di lavo- piano concettuale che riguardo ai meccanismi nervosi
ro avviene anche la ricodificazione di informazioni non che le sostengono. Una distinzione fondamenta le è
verbali in tracce di memoria verbali più durature, perché quella fra memoria esplicita e memoria implicita. Le
il loro decadimento può essere ritardato dal "ripasso" conoscenze depositate nella memoria esplicita riguar-
mediato dal linguaggio tacito o esplicito. Esempio tipi- dano persone, fatti ed eventi, sono direttamente accessi-
co di questi processi è il mantenimento nella memoria bili alla coscienza e sono passibili di una completa de-
di lavoro, per mezzo della ricodificazione verbale e scrizione verbale da parte del soggetto. Per questa enun-

38 1
l
Funzioni nervose superiori

ciabilità dei loro contenuti, le memotie esplicite sono anche scimento di una parola come "pompiere" appena dopo
dette dichiarative o proposizionali. Il patrimonio di me- aver visto una parola associata come "fuoco" e la ten-
morie esplicite di ciascuna persona può essere ulterior- denza a scegliere un termine di cui si è avuta esperienza
mente suddiviso in memoria semantica (che riguarda la recente per completare una serie di lettere allo scopo di
conoscenza del mondo in generale, di dati di fatto, di formare una parola. Per eseguire il compito di comple-
vari codici come il lessico, leggi e regole di comporta- tare il trigranuna ALB in una parola, un soggetto che ha
mento, segnali stradali, eccetera), da una parte, e memo- appena letto un testo sugli alberi dimostra un'elevata
ria episodica (che consiste dei ricordi coscienti di episo- probabilità di scegliere la risposta ALBERO, mentre un
di di cui si è avuta esperienza personale diretta), dali 'al- soggetto che ha appena Ietto un testo che parla di alber-
tra. Ricordare che 8 x 8 fa 64, che Helsinki è la capitale ghi ha un'elevata probabilità di scegliere la risposta AL-
della Finlandia e che i gravi non sostenuti cadono, è BERGO. Gli effetti di priming prescindono dalla consa-
memoria semantica; ricordare che tempo faceva domeni- pevolezza del soggetto. Nell'esempio delle parole " fuo-
ca scorsa, quali titoli comparivano nella prima pagina co" e "pompiere", il riconoscimento della parola pom-
del quotidiano che si è letto ieri e che cosa si è mangiato piere è facilitato anche se l'esposizione alla parola fuoco è
a pranzo, è memoria episodica. I contenuti della memo- così breve che il soggetto non la percepisce coscientemen-
ria semantica sono in un certo senso indipendenti dal te; la tendenza a prefetire un termine che compaia in un
tempo e dallo spazio, mentre quelli della memoria episo- testo appena letto per completare un frammento di parola
dica sono associati a specifici contesti di luogo e di tem- si verifica anche se il soggetto non ricorda esplicitamente
po e sovente hanno carattere strettamente personale. In il contenuto del testo.
quest'ultimo caso si parla anche di memoria autobiogra- Un'altra forma di memoria è la memoria prospettica. n
fica, per il senso insopprimibile del soggetto di aver par- termine memoria è convenzionalmente associato alla
tecipato in prima persona, come attore od osservatore, conoscenza del passato, ma la mente dell'uomo possie-
agli eventi o ai fatti ricordati. La memoria autobiografica de anche, in un certo senso, una memoria del futuro.
è una componente essenziale de ll'autocoscienza. Pro- Infatti, una parte non piccola dei processi mentali del-
babilmente, la capacità di registrare o di rievocare me- l 'uomo è rivolta a prevedere i possibili avvenimenti
morie episodiche s i sviluppa dopo i 3 aruù di età, poiché prossimi e a progettare le proprie azioni di conseguenza.
di nonna né l'adulto né il bambino riescono a ricordare In attesa della loro attuazione o della verifica della loro
episodi precedenti a quell'età (amnesia infantile fisiolo- corrispondenza con la realtà, queste progettazioni e pre-
gica). Le memorie episodiche sono ovviamente il risul- visioni possono essere immagazzinate in una memoria,
tato di una singola esperienza, ma anche alcune memorie detta appunto prospettica, che nella vita di h1tti i giorni
semantiche non richiedono esperienze ripetute, come è ovviamente necessaria per rispettare gli impegni e per
dimostra la possibilità di bambini o di adulti di imparare realizzare i propri progranuni d'azione.
istantaneamente il significato di una parola precedente-
mente sconosciuta.
Le memorie implicite sono potenzialità di azione non MECCANISMI CELLULARI
necessariamente presenti alla coscienza, che si esprimo- E MOLECOLARI
no solamente in comportamenti specifici. Si tratta di DELL'APPRENDIMENTO
abilità motorie o percettive acquisite in modo general-
mente automatico tramite pratiche perseverative. Una E DELLA MEMORIA
persona che ha imparato a nuotare, ad andare in bici-
cletta, a riconoscere dettagli di una scena visiva com- I meccanismi fondamentali dell'eccitabilità sono comuni
plessa (come una radiografia o un preparato microsco- a cellule molto diverse (neuroni, fibre dei muscoli schele-
pico), anche se non esercita queste capacità per lungo trici, fibre del miocardio, fibre muscolari lisce) e a fun-
tempo, può dimostrare di continuare a possederle, for- zioni altrettanto diverse (attività nervose, contrazione
nendone una prova pratica. Poiché il possesso di memo- muscolare, automatismo cardiaco). Non è illogico sup-
rie implicite è dimostrato solo dalla capacità di eseguire porre che anche le molteplici forme d i apprendimento e
determinate prestazioni pratiche, queste memorie sono di memoria descritte sopra, pur nella loro evidente diver-
denominate anche procedurali. Fra esse vengono usual- sità, possano fonda rs i su un meccanismo elementare
mente incluse le capacità di risposta apprese tramite comune. Questo meccanismo può essere rappresentato da
procedimenti formali di condizionamento, sia classico variazioni dell'efficacia della trasmissione sinaptica in
che operativo, e una forma d i memoria percettiva chia- punti appropriati dei substrati nervosi che sostengono i
mata priming in inglese. Il priming si esprime in una compotiamenti modificati dall'apprendimento.
fac ilitazione della percezione di uno stimolo in conse- Già alla fine del secolo XIX, lo psichiatra Eugenio Tanzi
guenza di una esposizione precedente a quello stesso posh1lava che la traccia p iù o meno permanente lasciata
stimolo o ad uno stimolo simile o collegato. Esempi di dall'esperienza nel tessuto nervoso consistesse in una
questa facilitazione sono l'aumentata velocità di ricono- modificazione selettiva di alcune delle moltissime articola-

382 l

l
Capitolo 31 - Apprendimento e memoria. Motivazioni ed emozioni

zioni fra i neuroni, oggi chiamate sinapsi, nel senso di un modificazioni molecolari dei canali ionici della mem-
awicinamento atto a favorire la trasmissione degli eccita- brana dei terminali stessi.
menti ·da un neurone all 'altro. Le neuroscienze moderne
ha1mo sviluppato questa ipotesi, dimostrando che almeno Abitudine - In accordo a un principio generale del fun-
alcune fanne di apprendimento e memoria sono associate zionamento dei neuroni, la liberazione di trasmettitore
a modificazioni sistematiche della trasmissione sinaptica da parte di un terminale sinaptico dipende dali' ingresso
in punti cmciali di sistemi neuronali. Al complesso di que- di ioni calcio nel terminale attraverso canali di membra-
ste modificazioni, alle quali conseguono di necessità cam- na specifici, che si aprono in risposta al potenziale d'a-
biamenti nel funzionamento complessivo dei sistemi neu- zione. Le stimolazioni tattili ripetute causano l' abitudi-
ronali stessi, si dà il nome di plasticità sinaptica. ne del riflesso di retrazione della branchia, riducendo
appunto la permeabilità al calcio nel terminale presi-
naptico durante il potenziale d' azione e, pertanto, anche
Plasticità sinaptica la li berazione di trasmettitore e l'eccitazione sinaptica
dei neuroni di moto (figura 3 1.3).
La plasticità sinaptica è stata studiata soprattutto in sem-
plici animali invertebrati, come il mollusco marino Sensibilizzazione - Nella sensibilizzazione, lo stimolo
Aplysia, i cui circuiti nervosi sono analizzabili in detta- sensibilizzante induce il ripristino della risposta, previa-
glio in quanto costituiti da pochi neuroni. Naturalmente, mente attenuata per abitudine, grazie all'aumento della
in questi animali è possibile esaminare solo forme molto liberazione di trasmettitore da parte del neurone di senso.
semplici di apprendimento (peraltro riscontrabili, come Tale aumento è causato dall'azione di alcuni intemeuroni,
s'è detto, anche nei vertebrati), come abitudine, sensibi- attivati dallo stimolo sensibilizzante, i quali, tramite una
lizzazione e qualche rudimentale risposta condizionata. sinapsi chinlica assoassonica, riducono la conduttanza dei
Nel!' Aplysia l 'abitudine, la sensibilizzazione e il condi- canali per il potassio della membrana presinaptica. Il tra-
zionamento si manifestano chiaramente negli schemi di smettitore della sinapsi assoassonica (probab ilmente la
retrazione della branchia respiratoria, suscitata sia dal serotonina o un neuropeptide) reagisce con recettori meta-
toccamento di un organo emuntorio, il sifone, sia da botropi del terminale presinaptico e, attivando l' enzima
forti stimolazioni meccaniche o elettriche della testa o adenilciclasi e aumentando l' AMP ciclico citoplasmatico,
della coda. La ripetizione della stimolazione tattile del induce la mobilitazione di una chinasi proteica capace di
sifone porta all'attenuazione del riflesso di retrazione ridurre la conduttanza dei canali per il potassio. In conse-
della branchia (abitudine), mentre un forte stimolo elettri- guenza di ciò, dinlinuisce la corrente di potassio del poten-
co della testa o della coda potenzia il riflesso suscitato dal ziale d'azione, la durata del potenziale si prolunga (figura
toccamento del sifone (sensibilizzazione, disabitudine). 3 1.4) e l'ingresso di calcio nel tem1inale aumenta.
Una fo rn1a di condizionamento classico può essere otte-
nuta usando il toccamento del sifone, come stimolo condi- Condizionamento -Il prolungarsi del potenziale d'azio-
zionante, e la stimolazione intensa della testa o della coda, ne nel terminale presinaptico del neurone di senso è l'e-
come stimolo incondizionato. I.:accoppiamento ripetuto vento elettrofisiologico cruciale anche nel caso del condi-
dello stimolo incondizionato con lo stimolo condizionante zionamento. In questo caso, l'aumento di concentrazione
potenzia specificamente la risposta di retrazione branchia- del!' AMP ciclico dipenderebbe dalla convergenza degli
le a quest'ultimo stimolo, mentre non v'è potenziamento effetti dello stimolo condizionante e dello stimolo incon-
della risposta di retrazione branchiale alla stimolazione dizionato su un'adenilciclasi attivata dalla proteina rego-
tattile ripetitiva di un altro organo di senso, se questa sti- latoria calmodulina, legata al calcio. Quest'ultima sostan-
molazione non è sistematicamente appaiata alla stimola- za agirebbe da 1ivelatore molecolare della relazione tem-
zione intensa della testa o della coda. porale fra attività dei neuroni di senso attivati dallo sti-
molo tattile (condizionante) e la successiva forte risposta
Modificazioni molecolari dei meccanismi dei motonem-oni allo stimolo nocivo (incondizionato). I.:at-
tivazione della calmodulina e la conseguente facilitazione
di trasmissione sinaptica presinaptica nella via afferente si osservano soltanto quan-
do lo stimolo nocivo segue sistematicamente lo stimolo
Tutte le manifestazioni rudimentali di apprendimento tattile, ma non quando mancano rapporti sistematici tem-
osservate n e li' Aplysia sono state ricondotte a precise porali fra i 2 stimoli, oppure quando la sequenza tempo-
modulazioni della trasmissione sinaptica chimica fra i rale fra di essi è inve1iita (figura 31.5). Questa osserva-
neuroni di senso e i neuroni motori impegnati nelle rispo- zione elettrofisiologica rispecchia la già menzionata im-
ste in esame. Ciascuno di questi fenomeni comportamen- possibilità, sul piano comportamentale, di indurre un
tali deriva in definitiva da variazioni graduate della libe- condizionamento retrogrado.
razione di trasmettitore sinaptico da parte dei terminali Le modificazioni di reattività descdtte sopra hanno dura-
presinaptici dei neuroni di senso, causate a loro volta da ta relativamente breve. Per esempio, la sensibilizzazione

383
Funzioni nervose superiori

®
dimostrazione sperimentale della sensibilizzazione

··"ffB' ®.-·--- . ....


.
branchia

...
.. . .
.:.. ([!f!9... ..~
-3 retrazlone
~ ~ ~ ~

® dopo
abitudine
retrazione
dopo
sensibilizzazione

@
analisi elettrofisiologica
sensibllizzato
··... da SHT
@ risposta riflessa neuroni \ ..~ cAMP
di senso
branchia getto d'acqua
neuroni ~

(-~--\i! (~)il
di moto ----. ·
abitudine sensibilizzazione
registrazione intraceilulare l
~~
prima e dopo sensibizzazione

©
1. i n assenza 2. risposta Iniziale 3. risposta modelli concettuali
di stimoli di retrazione abituata

© analisi elettrofisiologica

ca++
normale sensibilizzato normale sensibilizzato
registrazione
prima e dopo abitudine
Figura 31.4 - Sensibilizzazione-disabitudine del riflesso di re-
@ modelli concettuali trazione della branchia neii'Aplysia. A) Esperimento di regi-
abitudine a breve termine abitudine a lungo termine strazione e fenomeno comportamentale . B) Correlati elettrofi-
siologici della disabitudine. C) Meccanismi molecolari e strut-

~~ turali prospettati per spiegare la sensibilizzazione-disabitudine

~~
a breve e a lungo termine a livello della sinapsi fra neurone di
senso e neurone di moto e fra neurone serotoninergico (SHT)
Ca•• Ca•• e terminale del neurone di senso.
normale dopo abitudine normale dopo abitudine
con i fenomeni della memoria dei vertebrati, di sensibi-
Figura 31 .3 - Abitudine del riflesso di retrazione della branchia lizzazione a breve e a lungo termine. Entrambi i tipi di
neii'Aplysia. A) Disegno che mostra l'animale con le strutture ana- sensibilizzazione dipendono da un aumento della tra-
tomiche impegnate nel riflesso, prima (a sinistra) e dopo la stimo- smissione sinaptica fra neuroni di senso e neuroni di
lazione del sifone con un getto d'acqua. B) Schema dell'abitudine moto. Tuttavia, l'aumento della liberazione di trasmettito-
sul piano comportamentale. C) l correlati elettrofisiologici dell'abi- re sinaptico per chiusura dei canali del potassio nel ter-
tudine. La risposta sinaptica (EPSP) del neurone di moto è ridotta minale presinaptico non è la sola modificazione che si
dall'abitudine a causa della riduzione della durata del potenziale associa alla sensibilizzazione a lungo termine. In conco-
d'azione del neurone di senso. D) l meccanismi molecolari e strut-
mitanza con questa, si osservano, infatti, anche la for-
turali prospettati per spiegare l'abitudine a breve e a lungo termi-
ne, a livello della sinapsi fra neurone di senso e neurone di moto.
mazione di contatti sinaptici addizionali fra neuroni di
senso e neuroni di moto, nonché un aumento del nume-
dura qualche minuto e non richiede la sintesi proteica; ro delle zone attive, cioè dei siti obbligati di liberazione
se, tuttavia, si somministra per ore una serie di stimoli del trasmettitore sinaptico, nei terminali dei neuroni di
sensibilizzanti, la risposta in esame rimane sensibilizza- senso (figura 31.4 C). A differenza dei fenomeni a bre-
ta per giorni o settimane, a patto che la sintesi proteica ve termine, che in definitiva si basano su modificazioni
non sia bloccata. Si può pertanto parlare, per analogia configurazionali di proteine già presenti nella membrana

384
Capitolo 31 - Apprendimento e memoria. Motivazioni ed emozioni

® Potenziamento a lungo termine


Nei mammiferi, un fenomeno di plasticità sinaptica, si-
neuronl convergenza
sensitlvi mile a quelli studiati negli invertebrati, è il potenziamento
G-0---<l{
afferenza
omotoneuroni <ID a lungo termine (Long-Term Potentiation, LTP) scopetto
inizialmente nella formazione ippocampale del coniglio:
della coda (SI) branchie
la risposta dei granuli della fascia dentata a singoli stimo-
li elettrici applicati alle fibre perforanti provenienti dalla
cute
corteccia entorinale aumenta considerevolmente in con-
@ neuroni sensitivi seguenza di stimolazioni tetaniche delle fibre perforanti
Smin stesse (figura 31.6 A). Questo aumento della risposta
mantello (se+) _J.!L_ _ _ _ ___JJJ__ _ sinaptica dura ore e anche giorni, a differenza del classi-
sifone (Se- ) co potenziamento a breve termine (di pochi minuti) os-
coda (SI) servabile in molte altre sinapsi dopo stimolazione tetani-
ca delle fibre presinaptiche. Successivamente, il poten-
© ac~ppiato (se+n ziamento a lungo termine è stato riscontrato anche nei
motoneurone __J ....___ _j ~ neuroni piramidali del settore CA3 dell'ippocampo, che

oe"ro""'"''"'o ~
pre
L"
post
non accoppiato (Se-)
V
120 mV
m
ricevono le fibre muscoidi dei granuli della fascia denta-
ta, e nei neuroni piramidali del settore CA l dell' ippo-
campo, che ricevono le collaterali di Schaffer degli assoni
dei neuron i piramidali del settore CA3. Come avviene
per il sistema fibre petforanti-granuli, una breve stimola-
motoneurone ___f'--_ ~

neurone sensitlvo L
pre
~
post
5

_j 20mV
mV
zione tetanica delle fibre muscoidi o delle collaterali di
Schaffer aumenta per ore o giorni la risposta dei rispettivi
bersagli sinaptici. In fettine di ippocampo di ratto o topo
mantenute in vitro, è possibile registrare l'attività di neu-
50 ms
roni piramidali del settore CA1 in risposta alla stimola-
Figura 31.5- Condizionamento classico neii'Aplysia. A) Sche- zione, separata o congiunta, di gmppi diversi di collatera-
ma delle strutture e dei neuroni interessati dal condiziona- li di Schaffer afferenti ad uno stesso neurone . Questi
mento. Lo stimolo del mantello inizialmente è così poco intenso esperimenti hanno rivelato le seguenti caratteristiche del
da non provocare la retrazione della branchia, mà se è sistema- potenziamento a lungo termine.
ticamente accoppiato a un forte stimolo della coda (stimolo in- Cooperatività: per ottenere il potenziamento è necessa-
condizionato), diviene efficace per tale scopo. Uno stimolo del rio che la stimolazione tetanica attivi intensamente un
sifone di intensità subliminare per l'evocazione del riflesso rima- numero elevato di fibre afferenti.
ne inefficace durante il condizionamento, poiché non è accop- Associatività: si può ottenere il potenziamento della ri-
piato sistematicamente allo stimolo incondizionato. B)
sposta ad una stimolazione afferente poco efficace, quan-
Sequenza temporale dello stimolo condizionante (mantello),
dello stimolo incondizionato (coda) e dello stimolo non accop-
do questa stimolazione venga accoppiata sistematicamen-
piato (sifone). C) Correlati elettrofisiologici del condizionamento. te ad una stimolazione afferente molto efficace.
La risposta elettrofisiologica dei neuroni di senso non cambia; Specificità: la stimolazione ripetuta di un gmppo di fi-
la risposta elettrofisiologica dei neuroni motori allo stimolo con- bre afferenti, che produca potenziamento della risposta
dizionato aumenta per effetto del condizionamento, mentre a quelle stesse fibre, non produce il potenziamento della
quella allo stimolo non accoppiato rimane invariata. risposta dello stesso neurone alla stimolazione di fibre
afferenti diverse.
e nel citoplasma· degli elementi presinaptici, le suddette La membrana dei neuroni piramidali del settore CA l
alterazioni prettamente stmtturali indotte dalla sensibiliz- dell'ippocampo contiene 3 tipi di recettori per il glutam-
zazione a lungo termine comportano indubbiamente la mato, il trasmettitore usato delle collaterali di Schaffer:
sintesi di nuove proteine e pertanto richiedono un inter- recettori AMPA, associati a canali permeabili a sodio e
vento attivo del genoma. Cintervento dei geni potrebbe potassio, che generano tipici potenziali postsinaptici ec-
avvenire in 2 fasi, una precoce e l'altra tardiva, e il rimo- citatori (EPSP); recettori NMDA, associati a canali ca-
dellamento sinaptico comporta l'internalizzazione di una tionici (con elevata preferenza per gli ioni calcio), che si
proteina della superficie esterna della membrana cellula- aprono solo se sono soddisfatte 2 condizioni: il glutam-
re (apCAM, destinata a legarsi con la proteina intracellu- mato si deve legare al recettore e, simultaneamente, la
lare clatrina), con conseguente aumento delle potenzialità membrana del neurone deve essere depolarizzata; in-
di formazione di nuovi siti sinaptici. A sua volta, l'abitu- fatti, la depolarizzazione rimuove dal canale ioni ma-
dine a lungo termine si associa ad una riduzione dei siti gnesio che bloccano il flusso degli ioni calcio; recettori
di interazione sinaptica (figura 31.3 D). metabotropi, attraverso i quali il glutammato attiva una

385
Fu nzioni nervose superiori

1
® l
via perforante ftbra muscoide ·collaterale di Schatfer
l
neurone
della fascia
dentata
tosfolipasi
proteasi
Ca/Cm chinasi
l
neurone neurone transgiutaminasi
dello stato dello stato CA 1 sinteasi
CA3 eccetera
!
l

l
1
©
ca++

sinapsi soggetta
ca••
l
attivazione
--+ dei processi
indotti
dal ca++
l
a potenziamento
a lungo termine
fase iniziale
non strutturale
l
l
l

l
modificazlonl strutturali di sinapsi
oppure per potenziamento a lungo termine

Figura 31.6- Potenziamento a lungo termine nella formazione ippocampale. A) Substrati anatomici nei quali è stato osservato
il potenziamento a lungo termine e loro interconnessioni. B) Recettori per il glutammato nella membrana postsinaptica e reazio-
ni intracellulari innescate dal legame fra il glutammato e i recettori NMDA. C) Modificazioni strutturali della sinapsi nel potenzia-
mento a lungo termine. L'efficacia sinaptica aumenta per modificazioni sia dell'elemento presinaptico che di quello postsinapti-
co. Si può avere un ampliamento semplice della zona di interazione sinaptica oppure la creazione di nuove sinapsi.

fosfolipasi C che agisce sul reticolo endoplasmatico, fa- ingresso intracellulare di ioni calcio, che attivano diversi
vorendo la liberazione di ioni calcio (figura 31.6 B). Le tipi di chinasi intracellulari: una proteinchinasi C, una
proprietà dei diversi tipi di recettori glutammatergici calcio/calmodulinchinasi e \.ma tirosinchinasi. All'azio-
sono descritte in dettaglio nel capitolo 6. ne di queste chinasi possono essere attribuiti vari effetti,
I recettori NMDA svolgono un ruolo fondamentale nel- quali l 'aumento della sensibilità dei recettori NMDA
l'indurre il potenziamento a lungo termine, il cui signi- per il glutammato e l'attivazione di geni ad azione rapi-
ficato funzio nale può essere individuato nel rafforza- da, che inducono modificazioni strutturali (aumenti di
mento di quei collegamenti nei quali gli elementi presi- volume e ingrandimenti delle aree di specializzazione
naptici e postsinaptici tendono ad essere attivi simulta- della membrana postsinaptica) a livello delle spine den-
neamente. Grazie alle proprietà di questi recettori, una dritiche sulle quali sono ubicati i recettori NMDA (figu-
ripehtta simultaneità d' azione porta infatti all 'aumento ra 31.6 C) .
dell'efficacia con cui gli elementi presinaptici attivano Modificazioni strutturali analoghe si vetificano anche nei
quelli postsinapici (principio di Hebb). Quando la depo- tenn inali presinaptici conispondenti alle spine dendritiche
larizzazione prodotta dal glutammato è modesta, essa modificate. Le modificazioni presinaptiche, che comba-
non porta ali ' apertura dei canali per il calcio associati ai ciano petfettamente con quelle postsinaptiche, potrebbero
recett01i NMDA, a causa della persistenza del blocco dei essere indotte, per trascinamento, dall'azione di molecole
canali stessi da parte del magnesio. Quando la depolariz- di adesione cellulare presenti nella fessura si.naptica (figu-
zaz ione postsinaptica aumenta, per esempio durante una ra 31.6 C). Inoltre, modificazioni presinaptiche precoci
stimolazione tetanica, i canali si aprono e consentono un possono essere indotte da messaggeri retrogradi, come

386


Capitolo 31 - Apprendimento e memoria. Motivazioni cd emozioni

l'ossido nih·ico (NO), l'ossido di carbonio (CO) e l'acido NMDA, ad esso così strettamente collegati, non si riscon-
arachidonico, che diffondono rapidamente dai neuroni trano solo nell'ippocampo, ma anche in altre parti del
postsinaptici ai ·tenninali afferenti corrispondenti. nevrasse, in patticolare nella neocorteccia, dove potreb-
I recettori NMDA costituiscono dunque la base indispen- bero essere al servizio di forme di apprendimento diverse
sabile per l'insorgenza del potenziamento: infatti, il feno- da quelle servite dall'ippocampo. I possibili rapp01ti fra
meno non si verifica dopo blocco selettivo di quei recet- potenziamento a lungo termine nell 'amigdala e il condi-
tori. D'altra parte si può indurre il potenziamento a lungo zionamento di avversione sono discussi a pagina 394.
termine iniettando ioni calcio direttamente nel neurone
postsinaptico, oppure depolmizzandolo con correnti tran-
smembranarie che rimuovono gli ioni magnesio dai cana- DEPRESSIONE A LUNGO TERMINE
li associati con i recettori NMDA. In realtà, la concentra-
zione di ioni calcio può aumentare nei neuroni postsinap- La depressione a lungo termine è l'inverso del potenzia-
tici anche per azione del glutammato sui recettori AMPA mento a lungo termine: l'efficacia della trasmissione si
e sui recettori metabotropici, che causano, tramite la riduce in corrispondenza di particolari sinapsi e resta
fosfolipasi C, la liberazione di calcio da patte del reticolo ridotta per ore e giorni. Il fenomeno è riscontrabile in
endoplasmatico. Tuttavia, tutti gli effetti dipendenti dal- varie regioni dell'encefalo, come ippocampo, neocottec-
l'attivazione dei recetto1i non-NMDA non bastano di per cia, corteccia cerebellare e altre ancora.
sé a produrre il potenziamento a lungo termine. Sorprendentemente, nell'ippocampo anche la depressio-
In sintesi, rilevando una coincidenza temporale fra attività ne a lungo tennine può dipendere dall'attivazione di re-
presinaptica e depolarizzazione postsinaptica, i recettori cettori NMDA, ma si ritiene che essa sia generata da una
NMDA innescano processi che aumentano l'efficacia entrata intracellulare di ioni calcio inferiore a quella ri-
della trasmissione sinaptica in modo dmaturo e selettivo. chiesta per generare il potenziamento a lungo termine.
A loro volta, queste alterazioni sinaptiche selettive sono in
grado di modificare l'attività complessiva dei circuiti ner-
vosi di cui fanno parte e quindi i comportamenti che
dipendono da questi circuiti. Figura 31.7 - Basi molecolari della depressione a lungo ter-
mine nel neurone di Purkinje del cervelletto. Quando il glu-
Espressioni comportamentali del potenziamento a tammato si lega a recettori AMPA (CA), si verificano ingresso
lungo termine - Esistono collegamenti specifici fra di ioni sodio e uscita di ioni potassio. La conseguente depola-
potenziamento a lungo termine e manifestazioni compor- rizzazione apre i canali per gli ioni calcio (CCA), con conse-
guente entrata intracellulare di questi ioni. Il glutammato si
tamentali dell'apprendimento e della memoria? Il ratto
lega anche a recettori metabotropi (Rm), con conseguente
normale immerso nel! 'acqua impara a trovare, usando produzione citoplasmatica di inositoltrifosfato (IP3) e di diacil-
punti di riferimento visivospaziali, una piattaforma som- glicerolo (DAG) tramite una proteina G e una fosfolipasi C
mersa invisibile sulla quale può appoggiarsi per non (PLC). L'IP3 causa la liberazione di ioni calcio da parte di
dover nuotare. Sia la lesione bilaterale del!' ippocampo depositi intracellulari (deposito Ca++), come il reticolo endo-
che l'iniezione intraventricolare di acido aminofosfono- plasmatico agendo su un recettore specifico (R3 ). Questo
valerico, tm bloccante selettivo dei recettori NMDA e del effetto è indotto dagli stessi ioni calcio tramite un altro recetto-
potenziamento a lungo tetmine, impediscono questo ap- re (R2 ). Sia i calcio ioni che il DAG attivano una fosfochinasi
prendimento spaziale, senza interferire con le capacità (PKC), che fosforila i recettori AMPA e li rende meno sensibili
al glutammato. Questo effetto è potenziato dall'ossido nitrico
sensorimotorie e con altri tipi di apprendimento non spa-
(NO) , liberato da cellule diverse dal neurone di Purkinje, ma
ziale. Effetti simili di abolizione dello stesso tipo di contigue ad esso, che entra per diffusione nel neurone stesso
apprendimento spaziale e del potenziamento a lungo ter- ed esercita il suo effetto tramite una fosfatasi G (PKG).
mine nell'ippocampo sono stati osservati in topi con
mutazioni sperimentali, consistenti nella mancanza del glutammato
gene per un'unità della calcio/calmodulinachinasi o del
gene per la tirosinachinasi. Inoltre, bloccanti dei recettori
NMDA, che interferiscono con l'apprendimento spaziale,
non interferiscono con la memoria spaziale: i ratti che
hanno imparato il compito prima del trattamento non
mostrano deficit significativi dopo di esso. Ciò suggeri-
sce che il potenziamento a lungo termine può intervenire
nella formazione delle memorie, ma non nella loro riten-
zione. Peraltro, la natura precisa dei rapporti fra potenzia-
mento a lungo termine e manifestazioni comportamentali
deposito
dell'apprendimento è ancora incerta. Va inoltre sottoli-
neato che il potenziamento a lungo termine e i recettori

387
Funzioni nervose superiori

Poiché l'apprendimento e la memm;a potrebbero dipen- non anestetizzati che eseguono compiti mnesici metto-
dere non solo da aumenti, ma anche da diminuzioni pro- . no in evidenza precise.correlazioni fra le attività di sin-
lungate dell'efficacia della trasmissione sinaptica in punti goli neuroni in varie regioni cerebrali e aspetti specifici
specifici di sistemi neuronali, è interessante esaminare i . della formazione e dell'utilizzo di memorie.
possibili rappo11i fra depressione a lungo termine e capa- 4) Le nuove tecniche che permettono di esaminare diret-
cità di apprendere e ricordare. La depressione a lungo ter- tamente, e in modo non invasivo, l'attività del sistema
mine è stata studiata soprattutto nella corteccia cerebella- nervoso nel suo insieme in soggetti umani normali
re, dove essa si manifesta come riduzione prolungata del- rivelano attivazioni corticali e sottocorticali localizzate
la risposta delle cellule di Purkinje alla stimolazione delle in coincidenza con processi nmes ici.
fibre parallele, quando questa stimolazione venga asso-
ciata ripetutamente a quella delle fibre rampicanti che Le sindromi amnesiche "pure" della neurologia classica
convergono sulle stesse cellule di Purkinje. La depressio- sono provocate da processi patologici che colpiscono tma o
ne a lungo termine della trasmissione sinaptica fra fibre più delle seguenti sedi da uno o entrambi i lati:
parallele e cellule di Purkinje non può essere attribuita a
fenomeni dipendenti dai recettori NMDA, poiché questi • parte mediale del lobo temporale, dove sono situate la for-
recettO!; non sono presenti nella membrana delle cellule mazione ippocampale (como d'Ammone, fascia dentata,
di Purkinje; probabilmente essa è mediata da recettori complesso subicolare, giro ippocampale) e le regioni corti-
metabotropici per il glutammato (figura 31. 7). Recen- cali entodnali e peririnali;
temente, è stato descritto che topi con una mutazione • regioni ipotalamiche e talamiche del diencefalo;
genica che interferisce con l'espressione della depressio- • circonvoluzione del cingolo;
ne a lungo termine nella corteccia cerebellare (ma non • sistemi di connessione fi:a le regioni sopraddette (fimbria e
con quella del potenziamento a lungo termine nell'ippo- fornice; fascio mammillotalarnico; fascio del cingolo);
campo) mostrano una ridotta capacità di acquisire dspo- • porzione orbitofrontale della cmteccia prefrontale (figura
ste condizionate di ammiccamento ad uno stimolo sono- 31.8 A).
ro, anche se le loro risposte palpebrali allo stimolo incon-
dizionato (una lieve scossa elettrica nella regione orbita- I.:eziologia può variare dal trauma cranico all'encefalite
le) sono normali. Oltre a suggerire un possibile rappm1o erpetica, dagli accidenti vascolari emorragici e trombotici
fra depressione a lungo tetmine ed apprendimento, que- all'anossia (per esempio, avvelenamento da ossido di carbo-
sto risultato è in accordo con altre indicazioni di una par- nio), dall'intossicazione etilica cronica (sindrome di Kor-
tecipazione di rilievo del cervelletto ai processi di condi- sakofl) alla terapia psichiatrica elettroconvulsiva e all'aspor-
zionamento di risposte motorie. tazione chimrgica del lobo temporale per la terapia di tummi
o epilessia. Le alterazioni mnesiche consistono soprattutto
PATOLOGIA DELLA MEMORIA nell'incapacità di memorizzare informazioni dcevute esclu-
sivamente dopo l'evento causale della patologia (amnesia
I:idea che il sistema nervoso dell'uomo e di altt; animali anterograda), ma possono essere cancellati anche ricordi
con caratteristiche compm1amentali complesse contenga !?recedenti all'evento stesso (amnesia retrograda).
sistemi di neuroni specializzati al servizio delle funzioni E merito della psicologa Brenda Milner aver cominciato ad
della memoria è basata sui seguenti dati di fatto. individuare, a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta, ciò
che è scomparso, ma soprattutto ciò che resta della memo-
l) Esiste una patologia organica specifica ("pura") della ria di casi con sindrome anmesica pura. Il caso clinico più
memoria: lesioni cerebrali localizzate possono produrre famoso da lei studiato è quello del paziente H.M. che nel
disturbi arnnesici in pazienti che mantengono intatte le 1953, all'età di 27 anni, fu sottoposto ad aspm1azione chi-
funzioni percettive, emotive, attentive ed intellettive. rurgica bilaterale del lobo temporale (che includeva il giro
I:associazione di disturbi della memm;a con deficit di prepiriforme, l'amigdala, il giro paraippocampale e i due
alh·e capacità mentali e con decadimento intellettivo in terzi antedod dell'ippocampo) per una fonna grave di epi-
genere è indicativa di lesioni diffuse del sistema nervoso. lessia traumatica resistente ai farmaci. I:operazione ebbe
2) Lesioni cerebrali in sedi diverse producono sintomi un effetto terapeutico benefico, ma purtroppo causò una
amnesici diversi, a conferma dell'ipotesi che alle varie gravissima anmesia che perdura tuttora. Nonostante la pre-
componenti psicologiche della memoda corrispondano servazione di un linguaggio normale, di un'intelligenza
substrati nervosi differenziati. I:analisi dei precisi rap- superiore alla media e di una discreta memoda di fatti ed
porti fra lesioni e sintomi, che in passato richiedeva eventi antedori di qualche anno ali' operazione, il paziente
l'indispensabile ausilio del reperto autoptico, ha fatto in tutti questi anni si è rivelato costantemente incapace di
enormi progressi, grazie alla possibilità odierna di dia- memorizzare nuove informazioni. Questa incapacità gli
gnosticare in vivo la sede e l'estensione di lesioni cere- impedisce di riconoscere i nomi e le facce di persone con
brali in pazienti anmesici. le quali ha rappmti giornalieri, di imparare il significato di
3) Le registrazioni elettrofisiologiche indolori in animali parole entrate nel linguaggio comune dopo la sua opera-

388
l
;..,
Capitolo 31 - Apprendimento e memoria. Motivazioni ed emozioni

@ ® corteccia
premotorla

corteccia
frontale

amigdala

corteccia rinale
(riconoscimento) neocorteccla
corteccia lppocam po neocorteccia
orbifrontale (spazio)
amigdala
. ")
(emOZIOni

t talamo

_1
gangli della base
ventrale
talamo
media le

l sistemi ascendenti
colinergico serotonlnerglco
noradrenerglco
f--
sostanza nera

Figura 31.8 - Basi nervose presuntive della memoria esplicita (A) e di alcune forme di memoria implicita (soprattutto abilità
motorie) (B).

zione (per esempio, rock'n'roll) e di ricordare per più di pazienti amnesici esibiscono normali effetti di apprendi-
qualche minuto notizie (come la morte di un parente), che mento percettivo, di priming verbale e di apprendimento
immediatamente provocano in lui adeguate reazioni emo- per condizionamento. La normalità della loro memoria
zionali. Tuttavia, la sua memoria a breve tennine e la sua procedurale, attestata dalla bontà delle loro prestazioni nel-
memoria di lavoro sono integre, come si può desumere le prove comportamentali, contrasta fortemente con la gra-
dalla sua normale capacità di r ipetere immediatamente ve alterazione della loro memoria dichiarativa, rivelata,
serie di numeri detti dallo sperimentatore e di mantenere oltre che dai deficit descritti sopra, dalla loro totale incapa-
anche a lungo dati in memoria grazie alla verbalizzazione cità di ricordare esplicitamente di essere stati sottoposti in
implicita (a patto ovviamente che questa non venga distur- precedenza alle prove di memoria procedurale.
bata da stimoli interferenti). In breve, il paziente si com- La dissociazione fra memorie esplicite, servite da stmtture
porta come se fosse incapace di aggiungere dati alla me- diencefaliche e temporali, e memorie implicite, servite da
moria a hmgo termine; la sua memoria può essere parago- altre strutture cerebrali, è stata confermata da espetimenti
nata a una lavagna sulla quale è ancora possibile leggere su macachi, utilizzando fondamentalmente 2 tipi di ap-
qualche vecchia scritta sbiadita, ma tutto ciò che si scrive prendimento: uno, inteso a stabilire memorie implicite, si
ex novo viene inesorabilmente cancellato. In tm certo sen- basa su procedin1enti tipici di condizionamento (quindi su
so, egli sa chi era, ma non sa chi è. sistematiche associazioni fra stimoli, risposte e rinforzi);
La scope1ta più importante degli studi sulla patologia della l'altro, inteso a stabilire memorie esplicite, richiede all'a-
memoria umana è che questi gravi difetti di memoria del nimale di ricordare eventi singoli, come l 'unica presenta-
paziente HM, e di altri pazienti con sindromi amnesiche zione di un dato oggetto o di una data combinazione di
più o meno pure, sono limitati alla memoria esplicita o oggetti. Il macaco, pur privo di linguaggio, comunica il suo
dichiarativa. La memoria implicita o procedurale di questi ricordo di un'esperienza singola per mezzo di un comporta-
pazienti è praticamente intatta: essi apprendono compiti mento appropriato a dimostrare il ticonoscimento di quel-
motori, come disegnare sotto il controllo della visione l'esperienza, distinguendola, per esempio, da un'esperien-
invertita o eseguire movimenti bimanuali asimmetrici, al- za del tutto nuova o collegandola al contesto in cui è avve-
trettanto bene dei soggetti normali, e normale è anche la nuta. È stato così possibile dimostrare che anche nel
loro ritenzione nel tempo delle capacità acquisite. Inoltre, i macaco i 2 tipi di memoria sono alterati selettivamente ed

389
Funzioni nervose superiot·i

indipendentemente da lesioni encefaliche diverse e che,


come nell'uomo, la memoria esplicita è alterata da lesioni
del diencefalo e del telencefalo mediale.
Altri esperimenti sugli animali hanno permesso di deter-
minare l'esistenza di correlazioni sistematiche fra l'atti-
vità d i singoli neuroni in varie regioni corticali e sottocor-
ticali e vari processi mnesici; correlazioni corrispondenti stimolo
condizionato
sono state ricercate nell'uomo normale mediante i metodi uditivo
non invasivi per lo studio dell'attività cerebrale durante
compiti cognitivi con diverse componenti di memoria. Il
quadro generale di questi risultati consente di proporre
risposta di ammiccamento
uno schema, che individua in determinate struthtre ence- incondizionata e condizionata
faliche i substrati nervosi dedicati specificamente ai diver-
Figura 31.9 - Schema riguardante i rapporti fra il cervelletto e il
si tipi di apprendimento e memoria. Beninteso, questo condizionamento classico della risposta di ammiccamento. Lo sti-
schema non localizza un particolare tipo di memoria in un molo incondizionato (soffio d'aria sulla cornea) provoca la risposta
punto specifico del sistema nervoso, ma stabilisce che una incondizionata di chiusura palpebrale tramite le afferenze sensitive
data struthtra partecipa in modo sostanziale alla formazio- (trigemino), la formazione reticolare e i motoneuroni per i muscoli
ne o all'utilizzo di determinate memorie. palpebrali. L'informazione viene inviata anche al cervelletto (cor1ec-
Dato per scontato che la patte mediale del lobo temporale cia e nucleo interposito) tramite l'oliva bulbare e le fibre rampicanti.
e il diencefalo sono essenziali per la memoria esplicita Lo stimolo condizionato (tono) arriva alle stesse regioni del cervel-
(dichiarativa), è stata accertata l'impmtanza primaria della letto tramite le vie uditive, i nuclei pontini e le fibre muscoidi.
L'accoppiamento ripetuto fra i due stimoli fa sì che il suono acqui-
cotteccia rinale ( entorinale, peririnale, paraippocampale)
per questo tipo di memoria (figura 31.8 A). La corteccia
sti la capacità di produrre la risposta di ammiccamento, influendo
(probabilmente grazie a processi di depressione a lungo termine
i
rinale è strettamente collegata all'ippocampo, ma le lesio- nella corteccia cerebellare) sull'emissione della risposta, tramite il
l
i
ni limitate all'ippocampo, che lasciano intatta la cotteccia nucleo rosso. Le frecce indicano le connessioni facilitatorie, le "T"
tinale, non alterano significativamente la memotia esplici- invertite od orizzontali indicano le connessioni inibitorie. \
ta né nel macaco né nell'uomo. La funzione dell'ippo-
campo nella memoria è ancora oscura: potrebbe servire
attività neuronale
l
soprathttto alla memoria spaziale. È anche possibile che
nella corteccia tinale esistano substrati distinti per la me-
moda semantica e la memoria episodica. [J• ~- ~·· ~·
•••••••• • • • • • • • l
l
i
i

- D[] <
:. []
,
. -
.
Disturbi della memoria implicita - Fra le vatie forme di stimoli
memorie implicite, il condizionamento di avversione è
strettamente legato ali ' amigdala, così come ali' amigdala
sono legati con ogni probabilità i correlati emotivi (soprat-
tutto spiacevoli) delle memorie esplicite; i gangli della
base pattecipano all'acquisizione di abilità motorie e per-
cettive e nel condizionamento operativo (figura 31.8 B); il
D[!] A
~ +

tempo
+ +
~l

cervelletto è essenziale per il condizionamento classico di Figura 31 .1O- Possibili effetti di priming nella corteccia inferotem-
porale del macaco. Il macaco vede brevemente uno stimolo confi-
semplici risposte motorie (figura 31.9). Gli effetti di pri-
gurato e, dopo qualche secondo, lo stesso stimolo assieme ad un
ming sono probabilmente legati a modificazioni locali altro diverso. Il suo compito è quello di muovere gli occhi verso lo
nelle aree cmticali (figura 31.10); analogamente, l'abitu- stimolo visto in precedenza. Nella corteccia inferotemporale vi
dine e la sensibilizzazione dipendono da semplici altera- sono cellule che rispondono preferenzialmente all'uno o all'altro
zioni di vie riflesse, data la dimostrazione di questi feno- dei 2 stimoli visivi. Se si registra dai neuroni che rispondono allo
meni in reazioni comportamentali elementari mediate dal stimolo presentato per primo, si vede che questi neuroni, ed essi
midollo spinale isolato di mammiferi. soli, rimangono attivi anche nell'intervallo fra la presentazione del
primo stimolo e quella dei 2 stimoli accoppiati. Quest'ultima pre·
Disturbi della memoria di lavoro - Un ruolo del tutto sentazione attiva inizialmente sia i neuroni che rispondono allo sti-
molo vecchio che quelli che rispondono allo stimolo nuovo, ma
particolare nella memmia può essere assegnato alla cor-
dopo pochi millescondi solo l'attività dei primi neuroni persiste e
teccia prefrontale, che è quella parte della corteccia del
guida la risposta. Nella parte superiore della figura, ogni cerchio
lobo frontale che giace anteriormente alle aree premoto- corrisponde a un neurone e la sua grandezza indica l'entità dell'at-
r ia e motoria e che può essere divisa in una regione tività neuronale. L'intera popolazione neuronale è suddivisa in 3
mediale orbitofrontale, che fa patte delle strutture per la gruppi: un gruppo che risponde allo stimolo ''faccia", un gruppo
memoria dichiarativa, e una regione laterale, che include che risponde allo stimolo "barca a vela" e un gruppo che non
anche l'area di Broca (area 44 di Brodmann). Due aree risponde a nessuno dei due stimoli.

390
Capitolo 31 -Apprendimento e memoria. Motivazioni ed emozioni

® @ visione spaziale


visivo corteccia
stimolo intervallo risposta degli oggetti inferotemporale
macaco

l.JL.,.JL.l
uomo
Figura 31.11 -Memoria di lavoro spaziale e attività di singoli neuroni prefrontali. A) Il macaco riceve un breve stimolo in una parte
periferica del campo visivo. Dopo lo spegnimento dello stimolo, il macaco deve mantenere gli occhi fermi sul punto di fissazione per
qualche secondo e poi muovere gli occhi verso la posizione "ricordata" dello stimolo. La striscia in alto illustra le 3 fasi sperimentali
(comparsa dello stimolo, intervallo senza stimolo, risposta) e la striscia in basso illustra il comportamento oculomotorio del macaco.
La striscia intermedia illustra l'attività di un neurone della corteccia prefrontale durante le 3 fasi dell'esperimento. l neuroni il cui
campo recettivo coincide con la posizione dello stimolo, come quello illustrato nella figura, mantengono un'attività elevata anche nel-
l'intervallo senza stimolo. B) Aree della corteccia prefrontale del cervello del macaco e dell'uomo importanti per la memoria di lavoro.

della regione laterale (8 e 46) si qualificano come possi- netto contrasto con il loro stile di vita premorboso, questi
bile substrato primario della componente visuospaziale pazienti diventano incapaci di mantenere un posto di
della memmia di lavoro (pagina 381 ). Infatti, le lesioni di lavoro, si comportano irresponsabilmente nel confronto
queste aree disturbano la prestazione nelle reazioni ritar- dei familiari e si avventurano continuamente in disastrose
date, che richiedono ad un animale di ricordare la posi- iniziative economiche e sentimentali. Sembra che essi
zione di uno stimolo visivo qualche tempo dopo che lo abbiano perso l 'abilità di collegare la valutazione appro-
stimolo è sparito. È stato dimostrato che i neuroni dell'a- priata degli eventi del presente con una scelta efficace di
rea 8 e de il' area 46 hanno caratteristiche appropriate decisioni per l'azione futura. Si è detto che i pazienti am-
all'esecuzione di questi compiti, in quanto la loro attività nesici con lesioni temporali sanno chi erano ma non ch.i
segnala la posizione dello stimolo visivo, anche dopo la sono; non avendo un senso del futmo, si può dire che i
sua cessazione, e può pertanto guidare una risposta moto- pazienti con lesioni prefrontali smmo chi erano e chi so-
ria basata sul ricordo della posizione dello stimolo (figu- no, ma non sanno chi saranno.
ra 31.11). La stessa tecnica ha dimostrato che altre aree
della regione prefrontale dorsolaterale del macaco posso-
no mediare il ricordo a breve termine di facce ed oggetti MOTIVAZIONI E RINFORZI
da parte della memoria di lavoro.
Nell'uomo l'area di Broca (area 44 di sinistra) potrebbe Il termine motivazione fa riferimento al complesso degli
rappresentare almeno in parte la componente verbale- stati interni dell'organismo che ne determinano il corso
articolatmia della memoria di lavoro. I pazienti con lesio- d'azione e la reattività globale e selettiva agli stimoli e-
ni prefrontali dorsolaterali mostrano spesso anche distur- sterni. I comportamenti specifici di nutrizione, di rego-
bi della memotia per le sequenze temporali, forse perché lazione termica e di difesa dell'integrità del corpo sono
sono abnormemente sensibili alle interferenze da parte di indispensabili per la sopravvivenza del!' individuo, così
informazioni irrilevanti. La parte ventromediale del lobo come la sopravvivenza della specie dipende da compor-
frontale sembra avere notevole importanza per la memo- tamenti che servono all'accoppiamento, alla riproduzio-
ria prospettica. I pazienti che haru10 subìto una lesione in ne e all'allevamento della prole. La fame, la sete, la pul-
questa sede (per esempio, a causa di un trauma o dell'a- sione sessuale sono stati di bisogno, generati da condi-
sportazione chirurgica di un tumore) conservano intatte zioni interne dell' organismo, che motivano comporta-
le capacità percettive, mnesiche e intellettive di base, ma m enti atti a soddisfare specificamente i bisogni corri-
mostrano una profonda alterazione della personalità. In spondenti. Ogni stato motivazionale ha un effetto atti-

39 1
Funzioni nervose superiori

vante generale, perché spinge l'organismo a non rima- che proietta dalla parte compatta della sostanza nera allo
nere inattivo; individua scopi specifici e incentivi per striato dorsale. Il nucleo accumbens fa parte (con il tuber-
dirigere il comportamento (per esempio, la fame spinge colo olfattivo) dello stliato ventrale, che ticeve proiezioni
verso il cibo e la sete verso i liquidi); organizza le azio- dall'amigdala e da a ree cortical i limbiche, prefrontali e
ni e le reazioni comportamentali, che meglio servono al temporali; esso proietta, tramite il pallido ventrale e la
conseguimento dello scopo nelle condizioni ambientali parte reticolata della sostanza nera, a nuclei talamici (nu-
del momento. I comportamenti motivati possono essere cleo mediodorsale, nuclei della linea mediana, parte me-
innescati da deviazioni di variabili fisiologiche dai valo- diate del nucleo ventrale laterale), che a loro volta pro-
ri normali, ma più spesso hanno carattere anticipatorio: iettano alla corteccia prefrontale e cingolata e all'ippo-
per esempio, la privazione d'acqua fa insorgere la sete campo. Questi circuiti fra corteccia, st1iato e pallido ven-
ancora prima di alterare l' equilibrio idrico. trale, talamo e corteccia hanno carattetistiche anatomofun-
Nell'uomo, di regola, la soddisfazione di un bisogno e zionali tali da consentire l'analisi di stimoli di senso, la for-
talvolta, anche la previsione di soddisfarlo si associano mazione e l'utilizzazione di memmie e l'organizzazione di
ad uno stato soggettivo di piacere. Negli animali le situa- sequenze comportamentali complesse.
zioni che consentono di soddisfare un bisogno assumono Cattività del nucleo accnmbens è modulata ptincipalmente
il carattere di eventi che rinforzano i comportamenti utili dalle afferenze dopaminergiche. La lesione di queste affe-
a raggiungere quelle stesse situazioni. Gli eventi rinfor- renze attenua o elimina il compmtamento di autostimola-
zanti positivi aumentano la frequenza dei comportamenti zione e la sensibilità agli eventi rinforzanti naturali; lo stes-
che consentono l'incontro dell'organismo con quegli stes- so effetto si ottiene con l'iniezione diretta di antagonisti
si eventi, a spese di altre forme di comportamento ineffi- della dopamina nel nucleo accumbens. Durante l'autosti-
caci o controproducenti per tale scopo. Gli eventi rinfor- molazione si osserva un aumento considerevole della con-
zanti negativi sono legati a situazioni pericolose o doloro- centrazione di dopamina nel nucleo accumbens e varie
se che aumentano la frequenza dei comportamenti che sostanze che producono fannacologicamente questo effet-
servono ad evitarle. È lecito immaginare che anche gli to potenziano l 'autostimolazione. Queste sostanze includo-
animali con sistema nervoso sufficientemente complesso no la simpamina (amfetamina), che favorisce la liberazione
provino piacere, nelle situazioni che fungono da rinforzo di h·asmettitore da parte dei tetminali dopaminergici, e la
positivo, e sollievo dopo essere sfuggiti a situazioni che cocaina, che inibisce il riassorbimento di dopamina da
fungono da rinforzo negativo. Lo studio delle basi neu- parte degli stessi tenninali. Anche etanolo, nicotina, eroina
rofisiologiche del piacere e del rinforzo ha fatto un note- e benzodiazepine aumentano con vari meccanismi la con-
vole progresso con la scoperta che è possibile sostituire i centrazione di dopamina nel nucleo accumbens. Per esem-
rinforzi naturali (cibo per la fame, bevande per la sete, pio, l'etanolo stimola l'area tegmentale ventrale, mentre
compagnia appropriata per la pulsione sessuale, eccete- l'eroina agisce sia in quest'ultima sede che nel nucleo ac-
ra) con la stimolazione elettrica di strutture mesencefali- cumbens stesso. È verosimile che anche le sostanze op-
che e del sistema limbico. Un animale messo in grado di pioidi endogene (~-endmfina, encefaline, dinorfine) eser-
premere un pulsante per inviare impulsi ad elettrodi citino almeno in pmte i loro effetti fisiologici e compmta-
impiantati in queste zone dell'encefalo impara ad auto- mentali (peralti·o ancora assai oscmi), tramite modulazioni
stimolarsi con costanza e regolarità. L'effetto della sti- del sistema dopaminergico mesolimbico.
molazione intracranica rinforza il comportamento di au- Così come imparano ad autostimolarsi con la corrente
tostimolazione e presumibilmente è piacevole per l'ani- elettrica, gli animali imparano ad autosomministrarsi per
male. Questa ipotesi è confermata dai resoconti soggetti- via sistemica o intracerebrale (tramite cannule impiantate
vi di sensazioni di benessere e godimento, talvolta con appositamente) le sostanze che aumentano l'azione della
contenuto erotico, da parte di pazienti psichiatrici o neu- dopamina sul nucleo accumbens. Poiché molte di queste
rochimrgici sottoposti a stimolazioni intracraniche simili sostanze sono notmiamente oggetto di abuso anche nel-
per ragioni terapeutiche. l 'uomo, la modulazione dopaminergica del nucleo ac-
cumbens può essere collegata in via ipotetica al fenome-
Nucleo accumbens - Studi recenti hanno rivelato che no della tossicodipendenza umana. G li esperimenti sugli
l'autostimolazione dipende primariamente dall'attivazio- animali suggeriscono che la stimolazione artificiale del
ne del sistema di fibre dopaminergiche che unisce l'area sistema mesolimbico possa interagire in vari modi con le
tegmentale ventrale del mesencefalo (nucleo paranigrale) motivazioni biologiche fondamentali. Per esempio, è sta-
al nucleo accumbens, attraversando l 'area ipotalamica la- to osservato che animali affamati possono autostimolarsi
terale nel fascio mediate del telencefalo. Si tratta di parte più intensamente di animali sazi e possono addirittura pre-
del cosiddetto sistema dopaminergico mesolimbico, che ferire l 'autostimolazione al rinforzo naturale del cibo.
proietta allo striato ventrale e a stmtture limbiche corticali Inoltre, la castrazione può sopprimere l'autostimolazione
(corteccia prefrontale, cingolata ed entorinale) e sottocor- nel ratto maschio adulto e la sonuninistrazione di testoste-
ticali (setto, amigdala), ed è distinto anatmilicamente e rone può ristabilirla. Un'ipotesi plausibile è che l'attiva-
funzionalmente dal sistema dopaminergico mesostriatale zione dopaminergica artificiale del nucleo accumbens,

392
Capitolo 31 -Apprendimento e memoria. Motivazioni ed emozioni

causata da sostanze stupefacenti o da stimolazioni elettti- corteccia


® AM
che, generi stati motivazionali intensi e allo stesso tempo
attivi i substrati nervosi che sono normalmente attivati
dagli eventi rinforzanti naturali. Si vedficherebbe così una suono-- ---+ GM
i
coesistenza illl1aturale, invece di una successione, fra un
desidetio o una sensazione di bisogno, da una parte, e la
sensazione di soddisfacimento di quel desiderio o biso-
gno, dall'altra. L'attivazione dei substrati nervosi del
tinforzo prodmTebbe anche forti effetti di condizionamen-
IL SGP
to secondario sul comportamento di tossicodipendenza.
Stimoli che in precedenza siano stati sistematicamente AM
®
associati all' effetto rinforzante della droga (per esempio, suono~

un determinato contesto ambientale usato per la sua ~ risposta


assunzione) diventano essi stessi agenti dnforzanti secon- LTP? - ~ condizionata
dari, che possono scatenare una tendenza irresistibile a ~ . dipaura
drogarsi. Questi perversi effetti di condizionamento di scossa · L--------l
secondo ordine possono spiegare, almeno parzialmente, le
Figura 31.13- Amigdala e condizionamento di paura o awer-
ricadute di individui che erano riusciti a disintossicarsi.
sione. A) Uno stimolo sonoro viene trasmesso al nucleo laterale
(L) dell'amigdala sia a livello sottocorticale, tramite proiezioni
EMOZIONI provenienti dal genicolato mediale (GM; nucleo talamico della
via dell'udito), che a livello corticale, tramite proiezioni dalla cor-
Dal punto di vista fisiologico, è conveniente considerare teccia uditiva (CA). Entro l'amigdala l'informazione viene tra-
le emozioni come effetti di rinforzi positivi e negativi. smessa dal nucleo laterale al nucleo centrale (C), sia diretta-
mente che indirettamente tramite il nucleo basolaterale (BL). Il
Nel diagramma della figura 31.12 le emozioni principa-
nucleo centrale è l'origine delle proiezioni in uscita dall'amigdala
li sono rappresentate lungo 2 assi ortogonali. L'asse ver- all'ipotalamo laterale (IL), che controlla le risposte vegetative, e
ticale è definito dalla presentazione di rinforzi positivi alla sostanza grigia periacqueduttale (SG P) , che controlla le
(R+ in alto) e negativi (R- in basso). L'asse orizzontale è risposte motorie del condizionamento di paura. Un suono neutro
definito dalla omissione o dalla cessazione di un rinforzo non è sufficiente ad attivare queste vie di uscita dall'amigdala.
positivo (R+ oR+ ! a sinistra) e dall'omissione o dalla ces- B) L'accoppiamento del suono con una scossa elettrica genera
sazione di un rinforzo negativo (R- oR-! a destra). Lungo probabilmente un potenziamento a lungo termine della risposta
ogni semiasse l'intensità dell'emozione cresce con la dei neuroni del nucleo laterale dell'amigdala al suono. Di conse-
guenza, vengono attivate, tramite il nucleo centrale, le risposte
distanza dal centro.
condizionate vegetative e motorie di paura. Queste risposte con-
Si è visto che i rinforzi positivi e le emozioni piacevoli,
dizionate persistono anche dopo l'asportazione della corteccia
presumibilmente ad essi associate, dipendono dal sistema acustica e pertanto le connessioni sottocorticali dal genicolato
mesolimbico e dal nucleo accumbens. Molti dati antichi e mediale all'amigdala sono sufficienti ad assicurarle. Le connes-
recenti indicano che un centro di importanza primmia per sioni fra corteccia uditiva e amigdala sono probabilmente impor-
le emozioni presurnibilmente associate con i Iinforzi nega- tanti per gli aspetti consci della paura.

Figura 31.12 - Diagramma dei rapporti fra emozioni e rinforzi.

estasi
l
euforia
l
. . . piacere
R+ oR+! ~···--~~-~r~~... ~~~....f~~~~~~~~-~:...... 1·······-··············~~!~~~~~--········~ R- o A·!
- cordoglio tristezza benessere -
apprensione
l
paura
l
terrore

tA·

393
Funzioni nervose superiori

tivi è l'amigdala. L'amigdala è un complesso di nuclei media quelle di carattere vegetativo e la sostanza grigia
li
situato fra striato e corteccia piriforme, fo rnito di molte- periacqueduttale media quelle di carattere motorio. Nel
plici connessioni con strutture corticali e sottocorticali ratto il condizioname nto di avversion e è soppresso dalla
l
(figura 3 1. 13). L'esistenza di relazioni fra strutture del lesione sia del complesso basolaterale che del nucleo cen-
telencefalo basale ed emozioni negative fu sospettata trale d eli' amigdala; con questo risultato concordano os- l
fin da quando Kliiver e Bucy descrissero una sindrom e servazioni su pazienti umani affetti da una rara patologia
complessa causata da un'asportazione bilaterale d ella
parte inferiore e mediale del lobo temporale. La lesione,
genetica che determina le degenerazione bilaterale dell'a-
migdala, lasciando apparentemente integra la formazione ll
che includeva l'amigdala e l'ippocampo, causava sinto- ippocampale. Nell'uomo il condizionamento di avversio-
mi disparati, che andavano dall'agnosia visiva alla ten-
denza ad esplorare qualsiasi oggetto con la bocca, ipe-
ne si può studiare accuratamente, misurando le diminuzio-
ni di resistenza elettrica della cute determinate dagli au-
l
rattività motoria e sessu ale, iperfagia e u na tendenza alla
placidità anche negli animali che prima dell'intervento
menti anche minimi di sudorazione che accompagnano gli
stati di ansietà e tensione emozionale (tisposta psicogalva- l
p ossedevano un carattere aggressivo. In un paziente sot- nica). Gli stimoli sgradevoli producono incondizionata- l
toposto ad una simile asportazione bilaterale del lobo mente una tisposta psicogalvanica; stimoli neutri, inizial-
temporale per la terapia d eli ' epilessia, Terzian e Dalle mente incapaci di produrre la risposta psicogalvanica,
Ore descrissero una sintomatologia dominata da una per- acquistano questa capacità se sono associati sistematica-
dita completa di reazioni emozionali, sorprendente in un mente con uno stimolo sgradevole (condizionamento clas-
paziente che prima deli' operazione era soggetto ad acces- sico). In una paziente con degenerazione bilaterale dell'a-
si d 'ira ed usava aggredire f isicamente medici ed infer- migdala, la risposta psicogalvanica incondizionata allo sti-
mieri. Dopo l'operazione il paziente era amimico, del molo sgradevole (un suono molto intenso) era normale,
tutto indifferente verso persone familiari o sconosciute e ma non era possibile trasferirla per condizionamento a sti-
del tutto areattivo in situazioni che in precedenza lo face- moli uditivi e visivi neutri associati ripehttamente con lo
vano infuriare. Egli era anche affetto da gravi anmesia e stimolo sgradevole. Invece, in pazie nti di controllo con
agnosia visiva. Di questi sintomi, l'agnosia visiva oggi lesioni acquisite della formazione ippocampale ma con
può essere attribuita con certezza ali' asportazione di aree integtità dell'amigdala, il condizionamento avveniva co-
neocorticali con funzione visiva del lobo temporale infe- me nei soggetti notmali. Mentre la paziente con degenera-
riore, il disturbo di memoria può essere atttibuito all'a- zione dell'amigdala, pur incapace di acquisire la risposta
sportazione della c01teccia rinale e del giro ippocampale condizionata, era perfettamente conscia e memore del
e le modificazioni emozionali possono essere attribuite procedimento di condizionamento e della successione
ali ' asportazione del!' amigdala. degli stimoli, i pazienti con lesioni ippocampali che acqui-
sivano e mantenevano nel tempo la risposta condizionata
Amigdala- È stato dimostrato che l 'integrità dell'amig- non erano in grado di formare memmie durevoli dell'e-
dala è indispensabile per il cosiddetto condizionamento sperienza cosciente delle sessioni di condizionamento.
d i avversione o paura. Un ratto che riceve uno stimolo Questa doppia dissociazione è un buon esempio della dif-
visivo o uditivo, seguito sistematicamente da uno stimo- ferenza fra memoria implicita e memoria esplicita e fra i
lo doloroso, dopo poche stimolazioni, mostra una tipica loro substrati nervosi. Lo stretto rapporto fra amigdala e
reazione di paura allo stimolo che precede e segnala lo tensione emozionale nell' uomo è suggerito da u n altro
stimolo doloroso. Il comportamento indotto dallo stimo- sintomo, riscontrato in pazienti con degenerazione bilate-
lo visivo o uditivo è lo stesso c he si osserva in tutte le rale d eli' amigdala: l 'incapacità di riconoscere espressioni
sih1azioni percepite come pericolose: l 'attività motoria facciali della paura, ma non di altre emozioni.
in corso si blocca, la frequenza cardiaca e respiratoria e la Gli espetimenti elettrofisiologici negli animali dimostrano
pressione sanguigna si innalzano, stimoli di per sé inof- che la risposta dei neuroni di un nucleo del complesso
fensivi, come uno stimolo tattile, evocano violente reazio- basolaterale ad uno stimolo uditivo viene potenziata a
ni di sobbalzo (sensibilizzazione). L'amigdala contiene 2 lungo te rmine se lo stimolo uditivo è associato ripehlta-
s istemi necessari al condizionamento di avversione: il mente con uno stimolo sgradevole (figura 31.13). Il bloc-
complesso basolaterale, che ticevendo proiezioni da vatie co chim ico dei recettoti NMDA nel complesso basolatera-
regioni corticali e sottocorticali è in grado di associare le abolisce il potenziamento a lungo termine e anche,
informazioni provenienti dai vari organi di senso, e il almeno parzialmente, l'acquisizione di risposte condizio-
nucleo centrale, che ticevendo le proiezioni del complesso nate di avversione, ma non la ritenzione di tisposte appre-
baso laterale e proiettando a sua volta ali ' ipotalamo late- se prima della lesione. Questi dati, pur suggestivi, sono
rale e alla sostanza grigia periacqueduttale è in grado di ancora troppo preliminari per dimostrare che il ruolo del-
emettere i comand i per la gen erazione de lle risposte l'amigdala nel condizionamento di avversione è basato sul
legate alla paura. Di queste risposte, l ' ipotalam o laterale potenziamento a lungo termine.

394
Coscienza, vigilanza,
attenzione
Giovanni Berlucchi
32
Elettroencefalogramma Sonno
Ongme cellulme dell'attiVItà elettroencefalografica Stadi del sonno
Modificaz10111 dell 'elettroencefalogramma m rapporto Orgamzzazione del sonno notturno
alla vigilanza Ontogeoesi dd sonno
Rapporti tra elettroencefalogramma e att1v1tà dJ smgoh neurom Sonno e attività onUica
Influenze e;>..tracortlcah sull' attiVItà elettroencefalogiaflca Meccamsm1 oemonah del c1clo sonno-veglia
Importanza de Il' adenosma
Sistemi attivanti Carattenst1che pecuhan del sonno REM
Sigmtkato fiswlog1co del sonno
D1stu1bi del sonno

Coscienza e attenzione sono concetti psicologici difficili aumentare specificamente la reattività ad una sorgente di
da definire. Ai fini delle neuroscienze la loro caratterizza- stimoli particolarmente utili alla guida del compmtamen-
zione può essere circoscritta al piano oggettivo comporta- to, diminuendo o annullando allo stesso tempo la reattività
mentale. Da questo punto di vista, la coscienza è la consa- ad altri stimoli che potrebbero interferire con azioni e rea-
pevolezza del mondo esterno e dei propri stati interni, zioni più appropriate alla situazione. Sia l'attenzione
espressa verbalmente o per mezzo di compmtamenti non intensiva che quella selettiva possono manifestarsi in una
verbali che prescindono da semplici schemi stimolo-rispo- forma attiva, nella quale il controllo dell'attenzione è pri-
sta. Nella coscienza si combinano simultaneamente perce- mariamente volontario, e in una forma passiva, nella quale
zioni, memorie, emozioni, intenzioni e preparazione all'a- il controllo de li' attenzione è attuato automaticamente
zione: essere coscienti significa fondere in un'esperienza dagli stimoli. Vattenzione pertanto è una funzione tutt'al-
tmica e nei comportamenti ad essa associati il ricordo del tro che unitaria ed omogenea, alla quale partecipano mol-
passato, la cognizione del presente e la prospettiva del teplici componenti di tutto il nevrasse, fra le quali si pos-
futuro. La capacità di un individuo di descrivere a parole sono includere i sistemi attivanti del tronco dell'encefalo,
le proprie esperienze è utile ma non indisp ensabile ad dell'ipotalamo e del telencefalo basale e la corteccia della
attribuirgli la coscienza. Nonostante l'assenza del linguag- circonvoluzione del cingolo (figura 32. 1); porzioni della
gio, animali con sistema nervoso complesso (soprattutto i cmteccia prefrontale e un sistema composto dalla cmtec-
primati non umani e i mammiferi acquatici), i bambini in cia parietale posteriore, dal pulvinar e dal corpo quadrige-
età preverbale e i pazienti afasici mostrano attività com- mino anteriore, implicato nell'attenzione selettiva visivo-
portamentali che meritano di essere classificate come co- spaziale. È possibile inoltre che i meccanismi de !l 'atten-
scienti. La coscienza va distinta dalla vigilanza, termine zione selettiva per la percezione di oggetti specifici abbia-
usato nell'esame neurologico per denotare la capacità di no sede nelle aree cmticali deputate ali' analisi degli og-
reagire in maniera integrata agli stimoli ambientali. Essere getti medesimi.
desti è una condizione necessaria per la vigilanza, ma non Coscienza, vigilanza e attenzione dipendono dall ' inte-
per la coscienza: un individuo addormentato che sogna grazione di due fu nzioni nervose complementari: l'ela-
intensamente non è vigile, ma è perfettamente cosciente bm·azione delle informazioni e l'attivazione.
del contenuto del sogno. D'altra parte attività comporta- L'elaborazione delle informazioni serve ad interpretare
m entali integrate, che attestano la presenza di vigilanza, e ad organizzare stimoli amb ientali, idee, immagini e
possono svolgersi completamente al di fuori della co- memorie, al fine di generare azioni e reazioni adeguate
scienza. al conseguimento di scopi. Essa richiede l'attività di siste-
Vattenzione può essere distinta in attenzione intensiva e mi di neuroni connessi in modo specifico e selettivo fra di
attenzione selettiva. Vattenzione intensiva è la funzione loro, oltre che con la periferia di senso e con la periferia
che modula la vigilanza, aumentando la reattività indistin- motoria. Le vie delle varie modalità di senso, le vie del
tamente a tutti gli stimoli presenti, in atto o in potenza, controllo motorio e le cmmessioni fra le aree corticali so-
agli organi dei sensi. V attenzione selettiva serve invece ad no esempi di sistemi deputati al trasferimento di precise

395
Funzioni nervose superiori
l
informazioni specifiche. I.:attivazione serve invece a de- \
l
terminare nei sistemi che e laborano l'informazione il
livello di eccitabilità appropriato alla loro fì.mzione. Que- l
sta regolazione avviene per _opera di sistemi di neuroni i
quali, grazie alle loro connessioni diffuse e in genere non
selettive, sono in grado di agire simultaneamente e spesso
l
indiscriminatamente su molte regioni del nevrasse. Senza
un adeguato sostegno da parte dell'attivazione, i sistemi
per l' elaborazione delle informazioni, anche se integri,
non sono in grado di fì.mzionare; d'altra patte, l'attivazio-
l
l

ne di per sé non è in grado di generare comportamenti


adattativi se i sistemi per l'elaborazione delle informazio-
ni sono lesi.
I.:elaborazione delle informazioni dipende dall'attività
integrata degli emisferi cerebrali e soprattutto delle loro Figura 32.1 - Nella parte anteriore della circonvoluzione del
aree corticali. La fì.1nzione di attivazione è svolta da siste- cingolo del macaco si trovano aree importanti per l'attenzione
mi a proiezione diffhsa, ubicati nel tronco dell'encefalo e necessaria all'esecuzione di discriminazione di oggetti (AAA),
per la percezione del dolore (NCA), per l'espressione di emo-
nell 'ipotalamo. Per mezzo dei loro effetti generalizzati
zioni tramite vocalizzazioni (VOA) e per le risposte emozionali
su li' organizzazione cerebrale, questi sistemi determinano
(VMA). Regioni corrispondenti del cervello umano si attivano
attivamente l'alternarsi di stati differenziati di coscienza e durante compiti di associazione di parole o dì riconoscimenti
di vigilanza e il ciclo sonno-veglia. I.: importanza dei siste- di categorie semantiche.
mi a proiezione diffusa del tronco dell'encefalo per queste
fì.mzioni è dimostrata dal fatto che lesioni localizzate a
questi sistemi causano il coma anche se la struttura del ELETTROENCEFALOGRAMMA
telencefalo è integra. Nel coma si ha perdita di coscienza
e di vigilanza e il ciclo sonno-veglia è abolito; il compor- La possibilità di registra re con elettrodi p osti sul cuoio
tamento e l'elettroencefalogramma del paziente possono capelluto l'attività eletttica del cervello è nota dal secolo
esibire somiglianze superficiali con il sonno, ma un'anali- XIX, ma solo nel 1929 lo psichiatra tedesco Hans Berger
si più approfondita dimostra che la lesione ha soppresso diede inizio allo studio scientifico del!' elettroencefalo-
non solo l'organizzazione nervosa necessaria alla veglia, gramma (EEG). I.:EEG consiste di oscillazioni di p oten-
ma anche quella necessruia al sonno. Se il tronco dell'en- ziale elettrico registrabili con elettrodi metallici applicati
cefalo è intatto, le lesioni parziali della corteccia, per al cuoio capelluto con pasta condutttice, mentre con l'e-
esempio, la rimozione dell'intera cotteccia di un emisfero, lettrocorticogramma i potenziali vengono registrati con
non producono il coma. Si ha coma solo nel caso di lesio- elettrodi posti in contatto diretto con la supetficie cottica-
ni cotticali molto estese e bilaterali. le, dopo apertura del cranio e delle meningi. La persisten-
La rimozione di aree specifiche della corteccia può causa- za delle onde EEG nel sonno e in altri stati di inattività
re una netta dissociazione fra vigilanza e coscienza nel- compotiamentale attesta la tendenza del sistema nervoso
l'ambito di una singola modalità di senso. Per esempio, ad essere continuamente attivo. I.:.assenza completa di at-
dopo l'asportazione chirurgica di una parte della corteccia tività EEG (elettroencefalogramma piatto) che si rileva in
visiva ptimaria di un lato, il paziente presenta uno scoto- alcuni stati di coma è un segrio di gravissima sofferenza del
ma nell'emicampo visivo del lato opposto; egli non ha sistema nervoso, quasi sempre irreversibile. Un EEG piatto
coscienza degli stimoli presentati in quella regione del può servire, unitamente ad altri segni clinici, come criterio
campo visivo e nega di vederli, ma può eseguire alcune per accettare la cosiddetta motte cerebrale, che la medicina
riposte integrate agli stessi stimoli, per esempio muoven- contemporanea equipara alla morte dell'individuo.
do appropriatamente gli occhi o una mano verso di essi. l parametti fondamentali dell'EEG (come a nche dell'elet-
Questa capacità di guidare il compotiamento sulla base di trocorticogranuna) sono la frequenza e l'ampiezza delle
stimoli visivi che non si possono percepire coscientemen- oscillazioni di potenziale od onde EEG. Nell'EEG norma-
te è dovuta a connessioni fra nuclei talamici posterioti (fra le dell'uomo si distinguono usualmente 4 bande di fre-
cui il pulvinar) e aree visive secondatie e terziarie. Essa è quenza: la banda delta (da 0,5 a 4Hz); la banda teta (da 4
stata chiamata argutamente "visione cieca". La visione a 8Hz); la banda alfa (da 8 a 13Hz); la banda beta (da 13
cieca è uno dei molti casi in cui la reattività organizzata a 25 e più Hz). Le onde delle varie bande hanno andamen-
agli stimoli ambientali non necessita della coscienza. to approssimativamente sinusoidale e la loro ampiezza da
picco a picco può variare da 0,5 a 100 ~lV Nell'EEG nor-
male si riscontra una relazione inversa fra ampiezza e fre-
quenza, per cui le onde delta sono le più ampie e le onde
beta le meno ampie (figura 32.2 A) .

396
l
+
Capitolo 32- Coscienza, vigilanza, attenzione

® Origine cellulare
onde beta - veglia >
d eli' attività elettroencefalografica
~~~ LO
1
onde alfa - veglia rilassata s
Le onde EEG sono differenze di potenziale fra punti
~~ diversi del volume extracellulare, generate dalle correnti
ioniche associate ai potenziali postsinaptici eccitatori o
lo"'' •""onlrn""o"R""'E""M"""'I...IIIWY...-.~rNv-IM"'r'"'­
boia •
inibitori dei neuroni piramidali della corteccia. Al con-
trario dei neuroni non piramidali, che hanno orienta-
menti spaziali molto variabili, i neuroni piramidali sono
onde teta -sonno leggero tutti orientati con il loro asse longitudinale in senso per-
~~ pendicolare alla superficie del cervello. Gli estremi dei
loro dendriti apicali sono situati nello strato più superfi-
fusi del sonno ciale della corteccia, mentre i loro corpi cellulari con la
zona di emergenza dell'assone risiedono molto più pro-
fondamente nella corteccia, preferenzialmente nel terzo
onde delta- sonno profondo NREM e nel quinto strato. Quando è soggetto ad influenze si-
naptiche, ogni neurone piramidale si comporta come un
minuscolo dipolo, i cui poli negativo e positivo si trova-
no in corrispondenza, rispettivamente, del punto in cui
la corrente sinaptica entra nel neurone e del punto in cui
illuminazione
la corrente esce dal neurone. All'esterno di un terminale
@ buio luce buio di dendrite apicale depolarizzato per azione sinaptica, si
~~~=~a~i~~~ crea una zona di potenziale negativo (punto di ingresso
della corrente depolarizzante), mentre all' esterno del so-
chiusi aperti chiusi >----:rs'
ma il potenziale diventa positivo; in questa sede la cor-
~VtJINNlt~~ (~~G) rente fluisce verso l'esterno. Una corrente con la stessa
occhi aperti direzione e quindi un dipolo con la stessa distribuzione di
@ EEG sincronizzato EEG desincronizzato cariche si realizzano quando il soma è sede di un poten-
I l i Il! l •l l . •·
ziale postsinaptico inibitorio (iperpolarizzante); una cor-
rente con direzione opposta e un dipolo con positività
0,2 s
apicale e negatività profonda si hanno per effetto di un
potenziale postsinapico inibit01io localizzato nel termina-
soma
le del dendrite apicale, o di un potenziale postsinaptico
dendrite
eccitatorio localizzato nel soma o nella base del dendrite
apicale (figura 32.3).
La stratificazione dei neuroni pirarnidali e l'orgaruzzazio-
ne parallela, a palizzata, dei loro dendriti apicali fanno sì
che gli effetti minuscoli dei singoli dipoli, ciascuno corri-
spondente ad un singolo neurone, possano sommarsi fra
Figura 32.2 - Attività EEG tipiche e loro basi neuronali. A) Le di loro senza annullarsi, generando dipoli macroscopici e
principali onde EEG. Le onde beta della veglia e del sonno
differenze di potenziale sufficientemente grandi da essere
REM sono praticamente indistinguibili. La freccia fra il traccia-
to della veglia attiva e quello della veglia rilassata e la freccia
registrabili a distanza. Le onde EEG sono medie tempora-
fra il tracciato del sonno profondo NREM e quello del sonno li e spaziali degli effetti combinati di migliaia di microdi-
REM corrispondono alle sequenze naturali fra questi stati. B) poli contigui, cioè di migliaia di neuroni piramidali appar-
Reazione d'arresto nell'EEG di un premio Nobel per la fisiolo- tenenti ad una stessa regione corticale. Quanto maggiore è
gia (Edgar Douglas Adrian) prodotta dall'apertura degli occhi il numero di microdipoli (= neuroni piramidali) contigui
(tracciato inferiore) e nell'attività elettrica del ganglio cefalico con attività sinaptica sincrona e coerente, tanto maggiore
di un coleottero in risposta all'illuminazione. In entrambi i casi è la differenza di potenziale registrata fra un elettrodo in
si registra un passaggio dalla sincronizzazione alla desincro- vicinanza della zona attiva e un elettrodo distante dal tes-
nizzazione delle attività elettriche dei neuroni. C) Potenziali
suto nervoso, posto, per esempio, su una mastoide o sul
d'azione di un singolo neurone corticale in rapporto all'EEG
sincronizzato (sonno NREM) e all'EEG desincronizzato (sia
lobo di un orecchio (elettrodo indifferente o a potenziale 0).
veglia che sonno REM ). D) Potenziali d'azione registrati Questa registrazione si definisce urupolare. Nelle registra-
simultaneamente nel soma e nel dendrite di un neurone pira- zioni bipolari entrambi gli elettrodi sono su zone attive e
midale (schema a destra) a seguito di una depolarizzazione le differenze di potenziale che si registrano fra di essi di-
liminare del soma. pendono dalle differenze di sincronia e di coerenza fra le

397
Funzioni nervose superiori r
\
@
g l
!

l
l
\
l

assone proveniente assone proveniente


dal talamo dalla corteccia
controlaterale

Figura 32.3- Neuroni piramidali della corteccia e genesi delle onde EEG. A) Un potenziale postsinaptico eccitatorio (depolariz-
zante) indotto da un'afferenza sinaptica nel terminale del dendrite apicale genera una corrente lungo il neurone piramidale. La
sorgente di questa corrente è a livello del soma e il recettacolo della corrente è a livello del terminale. B) Dipoli generati in neu-
roni piramidali da potenziali postsinaptici eccitatori indotti da afferenze assosomatiche (a sinistra) o assodendritiche dirette al
terminale del dendrite apicale. Nel primo caso sulla superficie corrispondente del cuoio capelluto si registra una positività rispet-
to a un punto lontano, nel secondo una negatività. Onde di polarità opposta sono generate da afferenze sinaptiche inibitorie.

attività dei macrodipoli nelle due sedi. L'orientamento quenti (onde teta, delta, alfa e fusi dell' addormentamento,
vmiabile mtùtidù·ezionale dei neuroni non piramidali della cioè onde di frequenza alfa raccolte in gruppi di l 0-20,
corteccia (come anche delle cellule gliali) fa sì che i dipoli entro i quali l'ampiezza delle onde cresce gradualmente
legati alle attività elettriche di queste cellule tendano ad per poi decrescere in modo ugualmente graduale, realiz-
annullarsi reciprocamente anziché smmnarsi. Pertanto, le zando sul tracciato una figura fusata). L:EEG desincroniz-
cellule non pirarnidali della corteccia non contribuiscono zato si registra nello stato di veglia attiva e anche, come si
alla genesi delle onde EEG. vedrà più avanti, in uno stadio del smmo (stadio REM);
l'EEG sincronizzato si registra negli altri stadi del sonno e
Modificazioni anche in stati non fisiologici o francamente patologici, nei
quali la vigilanza e la coscienza sono alterate (anestesia
d eli' elettroencefalogramma generale, coma, eccetera). In accordo alla teoria dei dipoli
in rapporto alla vigilanza sopra esposta, la sincronizzazione EEG è espressione di
una tendenza alla sincronia e alla coerenza fra le attività
L'importanza primaria dell'EEG per la fisiologia sta nel sinaptiche di neuroni piramidali adiacenti, mentre la
fatto che a stati diversi di organizzazione generale del desincronizzazione EEG riflette una tendenza dei neuroni
sistema nervoso corrispondono tracciati EEG diversi. Già a dissociare nel tempo le loro attività. Quando le attività
Berger aveva osservato che l'EEG di un soggetto a riposo sincrone di gruppi di neuroni piramidali tendono ad alter-
con gli occhi chiusi è carattetizzato da onde alfa partico- narsi con periodi di riposo elettrico, le onde EEG sono
lannente cospicue sulle regioni occipitali. L'apertura degli ampie per la coesistenza di molti potenziali sinaptici
occhi, come qualsiasi altro stimolo di senso, produce un simultanei e rade per la presenza di intervalli privi di atti-
passaggio da un EEG a onde alfa a un EEG a onde beta: è vità eccitatorie. Al contrario, quando sugli stessi neuroni
la reazione d 'arresto (dellitJno alfa) di Berger (figura 32.2 si hanno influenze sinaptiche continue ma asincrone, le
B). Nella terminologia tradizionale si distingue l'EEG onde EEG sono frequenti e poco ampie perché non vi
desincronizzato, caratterizzato da onde beta, dall'EEG sin- sono periodi di silenzio elettrico, ma neanche sonunazioni
cronizzato, cat-atterizzato dalle onde più ampie e meno fre- dei potenziali sinaptici di numerosi neuroni piramidali.

398
l
l.
Capitolo 32- Coscienza, vigilanza, attenzione

Rapporti tra elettroencefalogramma tramite il tipico meccanismo autorigenerativo. Pettanto il


potenziale d'azione, che nasce nel segmento iniziale del-
e attività di singoli neuroni l'assone, non si limita a propagarsi lungo l'assone stesso e
alla membrana del soma, ma invade anche l'albero den-
Il rapporto fra le onde EEG e i potenziali d'azione dei neu- dritico. Di conseguenza, nei neuroni piramidali si osserva
roni cotticali è stato studiato con registrazioni microelet- un potenziale d'azione che va dal soma verso la sostanza
trodiche combinate con registrazioni EEG. Si è così dimo- bianca lungo l'assone, e simultaneamente un potenziale
strato che i neuroni cmticali, sia piramidali che non pira- d'azione che va in senso opposto, dal soma verso la super-
rrùdali, tendono ad emettere potenziali d'azione in httti gli ficie cmticale lungo il dendrite apicale (figura 32.2 D). Si
stati fisiologici, anche in assenza di stimoli esterni. La creano così in uno stesso neurone piramidale due dipoli
distribuzione spaziale e temporale di questi potenziali d'a- opposti che, tendendo ad annullarsi a vicenda, non in-
zione varia in relazione all'EEG. Quando l'EEG è desin- fluenzano significativamente la genesi delle onde EEG.
cronizzato nella veglia e nel sonno REM, i neuroni cmtica-
li presentano una scarica continua e regolare di potenziali
d'azione separati da intervalli di durata pressoché fissa, e Influenze extracorticali
non c'è evidente tendenza ad una sincronia globale delle suli' attività elettroencefalografica
scariche dei singoli neuroni. Al contrario, nei vari stadi del
smmo fisiologico con EEG sincronizzato l'emissione dei La genesi delle onde EEG è basata primariamente sulle
potenziali d'azione diventa irregolare poiché scariche di afferenze sinaptiche dai neuroni dei nuclei talamici speci-
potenziali d'azione a frequenza elevata, con tendenza alla fici ed aspecifici ai neuroni piramidali della corteccia. I
sincronia globale fra i singoli neuroni, si alternano a perio- neuroni talamocorticali, il cui trasmettitore sinaptico è il
di prolungati di inattività (figura 32.2 C). In sintesi, l'emis- glutammato, hatmo azione depolarizzante sia sui neuroni
sione di potenziali d'azione da patte dei neuroni piramidali cmticali che sui neuroni del nucleo reticolare del talamo.
della corteccia riflette gli effetti sui neuroni stessi delle Questo nucleo non proietta alla cmteccia, ma solo ai nu-
influenze sinaptiche che generano le onde EEG. clei del talamo, dove esercita un'azione iperpolarizzante
Per molto tempo si è ritenuto che il mantenimento della vigi- mediata dall'acido y-aminobutinico (GABA). Sia i neuro-
lanza e della coscienza richiedesse tma desincronizzazione ni talamocorticali che quelli del nucleo reticolare del tala-
fra le attività dei singoli neuroni, mentre la sincronizzazione mo ricevono proiezioni depolarizzanti glutammatergiche
sarebbe tipica degli stati di riposo e di tidotta reattività gene- da neuroni del VI strato della corteccia (figura 32.4 A).
rale del sistema nervoso. Questo modo di pensare oggi va in Infine, i nuclei talamici, incluso il nucleo reticolare, tice-
parte corretto, nel senso che anche nella desincronizzazione vono proiezioni dai sistemi attivanti del tronco dell'ence-
EEG vi è, in contrasto apparentemente paradossale con il falo, dall'ipotalamo e dal telencefalo basale.
tennine, una forte tendenza alla sincronizzazione di attività Quando l'EEG presenta le onde alfa della veglia rilassa-
con frequenza 20-40 Hz di neuron.i in regioni vicine. È pos- ta, i neuroni talamocorticali sono relativamente depola-
sibile che la sincronizzazione EEG rifletta tma sincronizza- rizzati (potenziale di membrana a circa -58 mV); in
zione globale indiscrim.inata dei neuroni indipendentemente assenza di stimoli sensoriali o di movimenti, essi emet-
dalla loro fi.mzione, mentre nella desincronizzazione EEG le tono con continuità e regolarità potenziali d'azione a
attività sincrone sarebbero limitate selettivamente a nelU'oni una frequenza di 8-12 Hz. Anche i neuroni del nucleo
collegati fra di loro in raggruppamenti fi.tnzionali, deputati a reticolare del talamo presentano un'attività regolare e
compiti specifici differenziati. continua, caratterizzata in genere da una frequenza mag-
Poiché i potenziali d'azione hanno un'ampiezza molto giore di quella dei neuroni talamocorticali. L'attività dei
maggiore dei potenziali sinaptici, è lecito chiedersi qua- neuroni talamocorticali si trasmette alla corteccia ed è
le sia la partecipazione dei potenziali d'azione dei neu- la causa primaria della genesi delle onde alfa (figura 32.4
roni piramidali alla genesi delle onde EEG. L'idea che B). Durante la veglia, i neuroni talamocorticali sono de-
questi potenziali abbiano scarsa o nulla importanza per polarizzati tonicamente dalle proiezioni corticotalami-
la genesi dell'EEG è suggerita dall'osservazione che che e da quelle dei sistemi attivanti troncoencefalici al
mentre la mancanza di afferenze sinaptiche ai neuroni talamo stesso, nonché, indirettamente, dall'azione che
piramidali e limina l'attività EEG, in presenza di tali questi sistemi esercitano sul nucleo reticolare del talamo.
afferenze l'attività EEG persiste indipendentemente dal Durante l'addormentamento, l'azione dei sistemi attivanti
fatto che i neuroni piramidali producano o meno poten- del tronco dell'encefalo si riduce e i neuroni del nucleo
ziali d'azione. La probabile spiegazione di questa osser- reticolare del talamo, sottratti almeno parzialmente alla
vazione è offerta dalla recente scoperta che i dendriti loro influenza, cambiano la loro attività da tonica in cicli-
dei neuroni piramidali sono sede non solo di potenziali ca. Essi tendono infatti ad emettere spontaneamente po-
graduati di bassa ampiezza che si propagano elettrotoni- tenziali d'azione al calcio con frequenza 7-14 Hz, rag-
camente, ma anche di veri e propri potenziali d'azione gruppati in cicli della durata di 1-3 s, che si ripetono
che si propagano, sia pure con decremento di ampiezza, ogni 3-1 O s. I.: attività ciclica viene prodotta in maniera

399
Funzioni ner vose superiori

® ®

-65 ··

© © Hz 80-
EEG sincronizzato EEG desincronizzato

EEG desincronizzato
20-

WJJilll~ 50 ms

Figura 32.4 - Attività dei nuclei talamici in rapporto all'EEG sincronizzato e all'EEG desincronizzato. A) Schema dei rapporti fra
corteccia, nucleo reticolare del talamo e altri nuclei talamici. l neuroni corticotalamici e talamocorticali, il cui soma è rappresentato
con un cerchio bianco e il cui terminale è rappresentato con un triangolo aperto, sono glutammatergici e hanno azione depolariz-
zante. l neuroni del nucleo reticolare del talamo, il cui soma e il cui terminale sono rappresentati rispettivamente come un cerchio e
un triangolo pieno, sono GABAergici e producono iperpolarizzazioni, seguite da salve di potenziali d'azione, sostenute da una cor-
rente di Ca++. Il nucleo reticolare del talamo non proietta alla corteccia. B) Rappresentazione dei due modi di attività dei neuroni
talamici. Il modo di attività a salve (a sinistra e a destra) si verifica in assenza di azioni attivanti del tronco dell'encefalo. Si alternano
periodicamente depolarizzazioni dovute a un'entrata intracellulare di ioni calcio (che producono potenziali d'azione ad alta frequen-
za) ed iperpolarizzazioni prolungate dovute all'attivazione di una corrente rettificante di ioni potassio. Il modo di attività tonico (al
centro), con scarica regolare di potenziali d'azione, è awiato da una depolarizzazione determinata dall'azione dei sistemi attivanti.
C) Quando l'EEG è sincronizzato sia i neuroni del nucleo reticolare del talamo (RT) che i neuroni talamocorticali (TC) presentano
un'attività a salve. Per entrambe le popolazioni di neu roni la scarica di potenziali d'azione diventa tonica durante la desincronizza-
zione EEG, sia nella veglia che nel sonno REM. D) Frequenza di scarica di potenziali d'azione (in Hz in ordinata) di un neurone del
nucleo genicolato laterale, stimolato con una luce che varia sinusoidalmente fra 1,3 e 5 lux a O, 1 cicli per secondo. Quando l'EEG è
desincronizzato (modo di attività tonico), la scarica del neurone trasmette fedelmente la variazione della luce; quando l'EEG è sin-
cronizzato, l'attività del neurone (modo di attività a salve) è praticamente indipendente dallo stimolo luminoso.

sincrona da molti neuroni uniti fra di loro da connessioni con conseguenti depolarizzazione e produzione di brevi
assodendritiche ed anche dendrodendritiche e si trasmet- serie ad alta frequenza di tipici potenziali d'azione, dette
te a neuroni talamocorticali, ancora più numerosi, che "salve", seguite da lunghi periodi di intensa iperpolariz-
vengono iperpolarizzati a circa -65 mV. La peculiarità di zazione senza potenziali d'azione. La frequenza delle
questa iperpolarizzazione è che essa promuove un in- salve corrisponde a quella dell'attività dei neuroni del
gresso transitorio di calcio nei neuroni talamocorticali, nucleo reticolare del talamo (figura 32.4 C); a livello

400
Capitolo 32- Coscienza, vigilanza, attenzione

corticale le salve dei neuroni talamocorticali producono i reticolare funzionante, indune iltisveglio fisiologico, poiché
fusi dell'addormentamento. Un'iperpolarizzazione anco- questo dipende dall'attivazione della formazione reticolare
ra più accentuata dei neuroni talamocorticali, causata da da patte di collaterali delle vie di senso. Peraltro, lo stato di
un'ulteriore riduzione dell'azione attivante dei sistemi coma causato da lesioni reticolari non è necessariamente
troncoencefalici, aumenta la frequenza dei potenziali d'a- persistente, poiché a lunga distanza dalla lesione l'ipotalamo
zione in ciascuna salve e prolw1ga gli intervalli fra le stesse, può bastare a sostenere stati rudimentali di vigilanza e a
la cui frequenza scende a 0,5-4 Hz. A livello corticale, generare un ciclo sonno-veglia parziale. La distruzione com-
quest'attività talamocorticale genera le onde delta. pleta dei substrati dell'attivazione richiede che anche l' ipota-
Un brusco ritorno all'attività dei sistemi attivanti del tron- lamo sia leso tmitamente alla fmmazione reticolare.
co dell 'encefalo indotto, per esempio, da uno stimolo di Otiginariamente si pensava che vi fosse solo tm unico siste-
senso, depolarizza i neuroni talamocorticali direttamente e ma attivante, coincidente con la fmmazione reticolare tron-
allo stesso tempo li sottrae ad un'influenza iperpolarizzan- coencefalica; che la vigilanza fosse sostenuta dall'attività di
te, abolendo l'attività ciclica dei neuroni del nucleo retico- questo sistema ed infine che il sonno e alu·e fonne di assen-
lare del talamo. La risultante trasfmmazione dell'attività a za di vigilanza fossero la conseguenza del venir meno del-
salve dei neuroni talamocorticali in attività tonica e regola- l'attività reticolare. Questa concezione oggi non è più accet-
re a 15-30 Hz genera le onde beta a livello corticale, rea- tata, poiché si sa che esistono molteplici sistemi attivanti dif-
zione di risveglio, sostanzialmente coincidente con la rea- ferenziati e che il sonno, non meno che la veglia, è generato
zione d'arresto (figma 32.2 B). La capacità dei neuroni da processi attivi in patte dipendenti dai suddetti sistemi.
talamocorticali di trasmettere fedelmente infmmazioni di Vi sono sei sistemi identificati anatomicamente e chimica-
senso alla corteccia è m assima quando la loro attività è mente, che proiettano in modo diffuso dal tronco dell'ence-
tonica e regolare, sia dmante la veglia attiva (onde EEG falo o dall'ipotalamo al talamo e alla corteccia: questi siste-
beta) che durante la veglia rilassata (onde EEG alfa) . mi sono fmmati da relativamente pochi neuroni, il cui nu-
Invece, l'attività a salve dei neuroni talamocorticali non mero tende anche a diminuire fisiologicamente con l'età.
consente una buona trasmissione di messaggi sensoriali Carattetistica comune a tutti questi sistemi è la ricchissima
alla corteccia (figma 32.4 D). Se i neuroni talamici sono ramificazione dei loro assoni, che consente loro di influen-
fondamentali per la genesi delle onde EEG, il ruolo dei zare l'attività di porzioni molto estese del nevrasse.
neuroni corticali non è solo passivo. Essi possono infatti
modulare l'attività dei neuroni talamocorticali e del nucleo l ) Sistema noradrenergico principale - Origina dai pochi
reticolare del talamo sia direttamente, tramite le proiezioni neuroni (circa 40.000), che costiutiscono il locus cceru-
ai neuroni talamici stessi, che indirettamente, agendo sui leus e subcceruleus del ponte. Essi ricevono proiezioni
sistemi attivanti del tronco dell'encefalo. Infatti la reazione dalla neocorteccia (in particolare, da aree prefrontali) e da
di risveglio può essere provocata, oltre che dalla stinlola- strutture limbiche, da nuclei della fmm azione reticolare e
zione elettrica dei sistemi attivanti troncoencefalici, anche dal midollo spinale; a loro volta proiettano ai nuclei tala-
da quella della cmteccia stessa. Inoltre, le afferenze sinap- mici specifici ed inhinseci e a gran parte della neocmtec-
tiche eccitatorie ed inbitorie delle proiezioni cmticocorti- cia, nei cui strati superiori ed inferiori i loro assoni tenni-
cali ai neuroni piramidali partecipano alla modulazione nano con estese arborizzazioni. Essi proiettano inoltre al
locale e alla propagazione intracmticale delle onde EEG, cervelletto, a nuclei motori e reticolmi del tronco dell'en-
specialmente delle onde alfa. cefalo e al 1nidollo spinale. Alni neuroni noradrenergici,
ubicati nell'area tegmentale laterale, proiettano prevalen-
tementB all'ipotalan1o, all'amigdala, al setto e al tetto del
SISTEMI ATTIVANTI mesencefalo.
2) Sistema colinergico - Include una componente pontina
Lo studio sperimentale dei sistemi attivanti del tronco del- (nucleo peduncolopontino, nucleo laterale dorsale del
l'encefalo è iniziato con la scoperta nel 1949 da parte di tegmento) e una più massiccia componente telencefali-
Moruzzi e Magoun che la stimolazione della fmmazione ca basale di circa 435. 000 neuroni localizzati nello
reticolare del tronco dell'encefalo è il mezzo sperimentale striato ventrale (banda diagonale di Broca e, soprathlt-
più efficace per produrre tma reazione di risveglio elettroen- to, nucleo basale di Meynert, componente della sostan-
cefalografica in animali sottoposti ad anestesia generale leg- za i1mominata) e nel setto. Le 2 componenti colinergi-
gera. Per converso, in accordo con i dati della patologia che, la pontina e la telencefalica basale, sono connesse
tunana, la distruzione sperimentale delle proiezioni ascen- reciprocamente e pertanto possono essere considerate
denti della fmmazione reticolare produce il coma anche un singolo sistema. Le proiezioni colinergiche dal pon-
quando si lasciano intatte le vie di senso specifiche, che pme te sono dirette a tutti i nuclei talamici incluso il nucleo
decoLTono nel u·onco dell'encefalo. In queste condizioni, le reticolare del talamo. Il nucleo telencefalico basale pro-
informazioni trasmesse al cervello dalle vie di senso non ietta diffi.tsamente alla neocmteccia; albi neuroni coli-
possono venire elaborate poiché manca l'attivazione; né, nergici del telencefalo basale, appartenenti al setto e
d'alu·a patte, esse possono, in assenza di una fonnazione alla banda diagonale, proiettano a tutti i nuclei talamici,

401
Funzioni nervose superiori

all'ippocampo, all'amigdala e al mesencefalo, in parti- stessi. È probabile che l'attività del sistema glutamma-
colare ai neuroni noradrenergici. tergico si svolga in parallelo a quella del sistema coli-
·3) Sistema dopaminergico- Consiste in circa un milione di nergico.
neuroni, la maggioranza dei quali sono ripartiti in due
sottosistemi: il sottosistema mesostriatale, che proietta I 6 sistemi precedentemente desc1itti sono legittimamente
dalla parte compatta della sostanza nera mesencefalica definiti attivanti, poiché la stimolazione naturale o speli-
allo striato dorsale (caudato e putamen); il sottosistema mentale di ciascuno di essi produce attivazione EEG, men-
mesolimbico-mesocorticale, che proietta dall'area teg- tt·e una diminuzione o una scomparsa dell'attività che av-
mentale ventrale all'amigdala, al setto, al bulbo olfatti- venga contemporaneamente in tutti i sistemi attivanti dà
va, al nucleo accumbens e alla corteccia prefrontale. luogo alla sincronizzazione EEG. Quando uno o più siste-
Altri neuroni dopaminergici, meno numerosi, si trovano mi sono attivi, la loro azione sulle proiezioni talamocmti-
nell'ipotalamo (neuroni endocrini che secernono dopa- cali e cmticotalamiche favorisce la trasmissione di infor-
mina nel circolo portale ipotalamo-ipofisario per l'inibi- mazioni strutturate sia endogene che dal mondo esterno
zione della secrezione di prolattina da parte dell' adenoi- alla corteccia, nonché l' appropriata elaborazione di tali
pofisi), nella retina (cellule amacrine che formano con- infmmazioni da pmte della corteccia stessa. L'azione diret-
nessioni lunghe nello strato plessiforme interno), nei ta dell'acetilcolina e della noradrenalina sui neuroni cotti-
circuiti locali del bulbo olfattivo e dei corpi quadrigemi- cali aumenta il rapporto segnale/mmore nella risposta di
ni e in un gruppo di neuroni situati attorno al IV ventri- questi neuroni ai loro stimoli specifici. eacetilcolina agi-
colo, che proiettano all'ipotalamo. rebbe tramite recettmi muscminici, potenziando il segnale
4) Sistema serotoninergico - Composto da circa 460.000 e lasciando inalterato il rumore di fondo, mentre la nora-
neuroni, origina dai nuclei del rafe nel mesencefalo, nel drenalina agirebbe riducendo ilmmore di fondo e lascian-
ponte e nel bulbo. Le porzioni rostrali (nuclei dorsali e do inalterato il segnale. Gli effetti del blocco selettivo del
mediani del rafe) proiettano allo striato dorsale e ventra- funzionamento di ciascuno di quattro dei sei sistemi atti-
le, all'ippocampo, al setto, al talamo e alla neocorteccia, vanti è stato studiato in ratti, che eseguivano un compito di
soprattutto fì:ontale. Terminazioni serotoninergiche si tro- disctiminazione della posizione di uno stimolo luminoso.
vano in tutte le aree corticali, specialmente nel quarto [;eliminazione delle proiezioni ascendenti dal focus cceru-
strato. I neuroni serotoninergici caudali nel ponte e nel leus tramite l' iniezione della neurotossina 6-idrossitripta-
bulbo proiettano al cervelletto e al midollo spinale. I nu- mina nel fascio telencefalico dorsale produce deficit solo
clei del. rafe sono interconnessi e ricevono proiezioni da se durante la prestazione vengono presentati stimoli di-
varie stnttture troncoencefaliche, che includono il focus straenti. La riduzione al 70 per cento dell' innervazione
cceruleus e la sostanza nera, dall'abenula, dall' ipotalamo, colinergica della corteccia tramite l' iniezione di aminoaci-
dali 'ippocampo e dalla corteccia prefì:ontale. di eccitotossici nel nucleo basale di Meyne1t riduce l'accu-
5) Sistema istaminergico - Non è prop1iamente un sistema ratezza della prestazione senza causare deficit di senso, di
troncoencefalico, in quanto i suoi neuroni sono concen- moto o motivazionali: è alterata la capacità di percepire e,
trati nel nucleo tuberomammillare dell' ipotalamo. Le sue forse, anche di ricordare la posizione dello stimolo. La
proiezioni sono molto dense nell'ipotalamo e nello striato lesione dei sistemi dopaminergici mesolimbico e meso-
ventrale; moderatamente dense nel talamo, nella cmtec- shiatale non riduce l'accuratezza della risposta, ma rende
cia, nello striato dorsale e nell'amigdala; poco dense nel- la prestazione lenta e svogliata, come se il premio per l'e-
l'ippocampo, nel cervelletto, nella formazione reticolare e secuzione del compito (cibo in anim ali affamati) avesse
nel midollo spinale. n nucleo tuberomammillare riceve perso in patte la sua funzione di incentivazione. Infine, una
proiezioni dagli altri sistemi monoaminergici, dalla cor- riduzione generale della serotonina ottenuta con l'infusio-
teccia prefrontale, dal setto e dali' area preottica de!l' ipo- ne intraventricolare di 5, 7-diidrossitt·iptamina, non altera
talamo. di per sé l'accuratezza della capacità discrim inativa ma
6) È probabile che gli effetti della stimolazione elettrica causa un aumento del numero di risposte premature ed im-
della fo rmazione reticolare siano dovuti in gran parte pulsive, irrilevanti per l'esecuzione del compito. Secondo
all'attivazione di proiezioni ascendenti dalla formazio- una sintesi semplicistica, ma efficace di questi risultati, il
ne reticolare stessa, molto più numerose di quelle dei sistema noradrenergico facilita l' attenzione selettiva, ridu-
sistemi monoaminergici e colinergici, che usano come cendo l'effetto disturbante di stimoli distraenti; il sistema
trasmettitore sinaptico il glutammato, e formano un si- colinergico aumenta l'accuratezza del riconoscimento de-
stema attivante glutammatergico. Questo sistema si di- gli stimoli 1ilevanti per un comportamento ottimale; il si-
stingue dagli altti sistemi attivanti anche per la sua ori- stema dopaminergico mesostriatale aumenta la velocità
gine molto più diffusa nel tegmento troncoencefalico. delle risposte motorie e il sistema mesolimbico aumenta la
Esperimenti fisiologici dimostrano che le sue proiezio- sensibilità all'azione degli eventi gratificanti; infine, il
ni si distribuiscono ai nuclei talamici, dove influenzano sistema serotoninergico tiene a freno la tendenza a lispon-
profondamente l'attività dei neuroni che proiettano alla dere in modo impulsivo ed erratico. Accanto a queste fi.m-
cmteccia, e quindi anche l'attività dei neuroni cmticali zioni presumibilmente specializzate e diverse per i singoli

402


Capitolo 32- Coscienza, vigilanza, attenzione

sistemi attivanti, vanno considerate le fi.mzimù che dipendo- troencefalografiche dallo stadio l iniziale (in cui l'EEG è
no da variazimù combinate dell'attività di più sistemi atti- simile a quello della veglia, ma presenta i cosiddetti fi.tsi
vanti come, per esempio, la regolazione del ciclo sonno- del soru1o o dell'addormentamento) (figura ·32.2 ·A) ·agli
veglia. stadi 2 e 3, ciascuno dei quali dura poclù minuti, e infine
allo stadio 4, caratterizzato dalle grandi onde delta e da una
SONNO durata maggiore degli stadi precedenti. In parallelo alle
modificazioni EEG, si osserva che il respiro diventa quasi
Tutti gli animali, protisti inclusi, esibiscono ritmi circadia- esclusivamente diaframmatico e profondo, ma ditninuisce
ni caratterizzati da fasi di locomozione e altre attività di frequenza, così come dinùnuiscono la fi.·equenza cardia-
motorie, che si alternano con fasi di ridotta mobilità o im- ca e la pressione arteriosa. I movimenti somatici sono in
mobilità assoluta. Alcune specie animali sono attive alla genere assenti o avvengono sporadicamente sotto fmma di
luce e inattive al buio; altre presentano un comportamento cambiamenti della posizione corporea. Le palpebre sono
inverso. Negli animali omeotenni (uccelli e marruniferi), chiuse, i bulbi oculati sono in genere motati verso l'alto, la
al ciclo attività-riposo si sovrappone parzialmente il ciclo pupilla è tistretta (miosi iptùca), i rati movimenti oculari
sonno-veglia. Nello stato di veglia, che coincide con la sono singoli, molto lenti, talvolta non coniugati. La soglia
fase di mobilità e patte della fase di quiescenza, l'animale per il risveglio aumenta gradualmente dallo stadio l allo
reagisce agli stimoli ambientali in maniera integrata e stadio 4, in cui raggiunge il suo massimo . .Alla fine del
adattativa. Il resto della fase di quiescenza è occupato dal primo. stadio 4 d~Bél .t:l~-~~.~l,!,ra c4:_cJL)_Q.ITi!n::ii _t~ tm
soru1o, durante il quale l'organizzazione fi.mzionale del si- ritorno graduale, attraverso gli stadi Le_3., .allo-stadio l.
stema nervoso è tale da tidurre drasticamente le interazio- QtÌesio sYàèlio-di'ffetisc·e-ctallo staéi1oTitùziale per moltepli-
ni dell'organismo con il mondo esterno. ci caratteristiche, ma soprattutto per la presenza di movi-
Contratiamente alle antiche credenze, il sistema nervoso menti oculari rapidi (Rapid Eye Movement, da cui stadio l
centrale è altrettanto attivo durante il sonno che durante la -REM) e una soglia per il risveglio altrettanto altìi' se non
veglia e il sonno non è semplicemente la cessazione della più elevata di quella dello stadio 4. Il fatto che la reattività
veglia, ma un complesso di stati fisiologici determinati at- agli stimoli estenù sia così ridotta nonostante l'attività elet-
tivamente da organizzazioni funzionali specifiche dell'en- troencefalografica sia assai sitnile, se non additittura iden-
cefalo. Per indurre e mantenere il sonno, il sistema nervo- tica a quella della veglia, giustifica la denominazione del
so riduce drasticamente i movimenti tranùte la disfacilita- sonno REM come sonno paradossale.
zione o l 'inibizione attiva di gran patte dei motoneuroni; I movimenti oculari rapidi consistono in raggruppamenti di
attenua le afferenze sensoriali per mezzo di meccanismi saccadi coniugate dirette in varie direzioni, separati da
periferici, come la chiusura degli occhi e l'assunzione di petiodi di immobilità degli occhi. Gran parte della musco-
posture che minimizzano la propriocezione; limita cen- latura somatica è totalmente rilassata, ma le salve di movi-
tralmente la trasmissione di informazioni dagli organi di menti oculari sono accompagnate di regola da contrazioni
senso alla cotteccia e ad altre strutture integrative. Carat- fasiche dei muscoli dell'orecchio medio (stapedio e tenso-
teristica fondamentale dell'organizzazione del sistema re del timpano), molto più raramente da brevi cloni localiz-
nervoso propria del sonno è la sua pronta reversibilità, zati ai muscoli della faccia e degli arti. La frequenza respi-
spontanea o inducibile con stimoli di senso sufficiente- ratoria e cardiaca e la pressione atteriosa diminuiscono
mente intensi, nell'organizzazione nervosa che genera e ultetiormente rispetto agli stadi precedenti, ma le salve di
mantiene la veglia. Questa reversibilità distingue il sonno movimenti ocula1i sono spesso accompagnate da bruschi
da altti stati di areattività fisiologici (per esempio, iberna- aumenti di breve durata dell'attività respiratmia, dell'atti-
zione), farmacologici (per esempio, anestesia generale) e vità cardiaca (che non raramente diventa aritmica) e delle
patologici (per esempio, coma ed epilessia). resistenze circolatotie pelifetiche, aLUnenti ai quali conse-
guono innalzamenti repentitù della pressione arteriosa. La
Stadi del sonno miosi ipnica diventa massima durante gli stadi REM, ma
in conispondenza delle salve di movimenti oculari le pu-
Durante una notte di smmo, nell'uomo adulto normale si pille si dilatano fasicamente, tanto più marcatamente quan-
distinguono vari stadi funzionali che si susseguono e si to più intensa è la motilità degli occhi.
alternano in maniera ordinata. I.:identificazione di questi La diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione
stadi avviene in base all'attività elettroencefalografica, ai arteriosa e la costrizione pupillare nello stadio REM sono
movimenti somatici ed oculati, alle vatiazioni delle funzio- attribuibili all'accentuazione di uno stato tonico di inibi-
ni vegetative e della soglia per il risveglio e ai resoconti zione del sistema mtosi.mpatico e di attivazione del sistema
che il soggetto fornisce sui propri processi mentali, quando parasitnpatico che si instaura con l'addormentamento. Gli
viene risvegliato in ciascuno degli stadi di sonno. aumenti fasici della frequenza cardiaca, della pressione
Come illustra la figura 32.5 A, all'inizio del sonno si regi- arteriosa e del diametro pupillare sono sausati da una in-
strano una riduzione progressiva della frequenza e un versione temporanea di questo stato (con attivazione del-
aumento corrispondente dell'ampiezza delle onde elet- l'mtosimpatico e inibizione del parasimpatico), in coinci-

403
Funzioni nervose superiori

®
........,........,..--..·~'---~-~----- ----- stadio 1

~------- stadio 2
., o l ,j l
, I l
••••• l,, /. , stadio 3
~VWV"Vf"'lf'rl'· ·
stadio 4
lU l .. AllAJ.t H;HA. IlA li. L ------
f{'{"''I~V'f'IY'V~V~yV·~v'f't'y· ·
3 4 5
tempo (h)
© 24 1

1~16
T ore di sonno pro die
14 13 12 11 10,5 10 T 7,75 7 6 5,75

14
l l (Jnno lJJronizzato 2 4

o
12

10
50
40 30
l
25
l l veglia percentuale
del sonno o
anziani
c c veglia

il'
c 20
o
<n
g REM
'O ....8 <n
Qj 2
1
22
~ 'C 3
o 6 18,9
1ii 4
15
13,8 ~ ~~--r--r-~~--~~
4 2 5 6 7
sonno sincronizzato ore di sonno
2

Q L-----------~------------~----------~----~--~
1-15 3-5 6-23 2-3 3-5 5-910-13 14-18 19-30 33-45 50-70 70-85
giorni mesi mesi anni anni anni anni anni anni anni anni anni
~ ~--~---J

bambini fanciulli adolescenti adulti vecchiaia


e ragazzi
Figura 32.5 - Stadi del sonno e variazioni dell'organizzazione del sonno in rapporto all'età. A) Sequenza degli stadi di sonno nottur-
no in un adulto giovane con tracciati EEG corrispondenti ai vari stadi. Le righe spesse in corrispondenza degli stadi 1, nel diagramma
a destra, indicano gli stadi REM. B) Stadi del sonno nel bambino, nell'adulto giovane e nell'anziano; si noti che, con l'aumentare del-
l'età, aumenta il numero dei brevi risvegli e c'è tendenza alla diminuzione degli stadi 3 e 4. C) Variazioni nelle 24 ore delle ore di son-
no totale e delle percentuali del sonno sincronizzato (NREM) e del sonno desincronizzato (REM) in funzione dell'età.

denza con i movimenti oculali rapidi. All'attivazione toni- dente e dallo stadio 4 nella sequenza discendente; lo stadio 4
ca de l parasimpatico possono essere ricondotte anche le e lo stadio l REM evolvono, rispettivamente, dallo stadio 3 e
erezioni del pene e le tumescenze del clitoride, che si veri- dallo stadio 2. Di norma, gli stadi 3 e 4 tendono ~ s~-<;>~_p~rire
ficano frequentemente durante lo stadio REM. nella seconda metà dell'intèr<fperiòqo_d(sèìriii.:O; in patticola-
re, h stadio 4 è litrutato alla prima metà del sonno. Per con-
Organizzazione del sonno notturno tro, lo stadio l REM compare più frequentemente nella se-
conda che non nella prima metà del periodo di sonno. Inol-
Il primo stadio l REM dura pochi minuti e ad esso succede tre, la hmghezza degli stadi l RE~ tardivi ~.J:!}~ggjgp~_di
una nuova sequenza di stadi 2, 3 e 4. Alla fine del secondo quejla degli stadi fREM precoci. Infme, l'intero petiodo di
stadio 4 della notte, in genere più breve del plimo, si vetifi- sonno nottumo dell'uomo adulto risulta costituito di 4-5
ca un passaggio inverso progressivo agli stadi 3, 2 e l cicli, ciascuno dei quali include uno stadio complessivo
REM. Nella seconda metà della notte si può avere all'inizio NREM (Non-REM) e uno stadio REM. Nei primi cicli pre-
uno stadio 3, ma di regola non si osservano stadi 4; pertan- vale per durata lo stadio NREM, in quelli successivi lo stadio
to, in questa parte del sonno predominano gli stadi 2 e l REM, ma la durata totale del ciclo tende a mantenere un
REM, e la durata media di quest'ultimo stadio aumenta valore costante pari a 90-100 min (figura 32.5 A, B).
rispetto alla prima metà della notte. Il quadro sopra desctitto dell'organizzazione del sonno nel-
In sintesi, la cosiddetta "architettura di tma notte di sotmo" l' individuo medio adulto ha validità generale per quanto
presenta le seguenti regolarità. Ogni stadio di sonno evolve riguarda la successione dei vati stadi e la durata dei cicli
dallo stadio che lo precede nella sequenza ascendente o NREM-REM. Vi è tuttavia una forte variabilità individuale,
discendente. Lo stadio 2 evolve dallo stadio l o l REM nella per quanto riguarda la durata totale del sonno notturno: il
sequenza ascendente e dallo stadio 3 nella sequenza discen- valore di 8 ore di sonno rappresenta la media di una ganuna
dente; lo stadio 3 evolve dallo stadio 2 nella sequenza ascen- normale molto ampia, fra i cui valori estremi esiste una dif-

404


Capitolo 32- Coscienza, vigilanza, attenzione

ferenza di 6 ore e più. Vi sono individui che dormono non propri movimenti immaginari, e ricchezza delle reazioni
più di 4-5 ore per notte, senza che la loro salute ne risenta emotive, da un lato e, dall'altro, intensità della motilità
minimamente, e altri che hanno bisogno di donnire 9 e più oculare ·appena precedente il risveglio. È stata inoltre
ore per notte. Il "fabbisogno di sonno" nell'adulto è un trovata una correlazione significativa fra lunghezza del
parametro personale. sogno, misurata in base al numero di parole necessarie a
descriverlo, e intervallo temporale fra l'inizio dello sta-
Ontogenesi del sonno dio REM e il risveglio.
Resoconti di sogni sono stati ottenuti solo nel 5- l O per
Il ciclo sonno-veglia si modifica nettamente in funzione cento dei risvegli durante lo stadio NREM, per la mag-
dell'età. Studi ecografici sul comportamento intrauterino gior parte nei minuti immediatamente successivi ad uno
del feto hanno consentito di rilevare l'esistenza di un ciclo stadio REM precedente. Nel 50 per cento dei risvegli
sonno-veglia prenatale con una netta prevalenza dello sta- nello stadio NREM il soggetto descrive processi mentali
dio REM, che persiste anche dopo la nascita. Il neonato i quali, mancando completamente di contenuti percettivi
umano dmme in media 16 ore al giorno, metà delle quali ed emotivi, non hanno il carattere del sogno, ma si pre-
sono appannaggio del sonno REM. Con l'aumentare del- sentano piuttosto come ideazioni logiche e continuative,
l'età, la durata del sonno totale si riduce e la percentuale collegate in genere alle esperienze dello stato di veglia
di sonno occupata dallo stadio REM scende dal 50 per precedente. Queste osservazioni indicano che il sonno
cento nel neonato al 20 per cento nell'adolescente (figura altera, ma non abolisce gli stati di coscienza; che il so-
32.5 C). Il sonno del bambino è anche polifasico, nel gno coincide temporalmente con lo stadio REM e si in-
senso che la dmata totale del sonno nelle 24 ore si distri- tensifica in coincidenza con i movimenti oculari rapidi;
buisce in molteplici episodi relativamente brevi di addor- che il ricordo del sogno decade rapidamente in pochi
mentamento, che si alternano ad episodi ugualmente brevi minuti, se il sogno non è immediatamente seguito da un
e numerosi di risveglio; la dmata del ciclo NREM-REM è risveglio che petmette di registrarlo in memoria. Ciò spie-
di soli 45 min, contro i 90-100 dell'adulto. Il passaggio ad ga perché alcune persone dicono di non sognare mai.

l un andamento monofasico, con la tipica alternanza fra una


singola fase di sonno notturno e una singola fase di veglia
diurna, e il raddoppio della dmata del ciclo NREM-REM Meccanismi neuronali
avvengono gradualmente tra i 5 e i l O anni di età. Con del ciclo sonno-veglia
l'invecchiamento, si osservano una riduzione della durata
totale del sonno e del numero di stadi 4 e l REM e un Riguardo ai meccanismi nervosi del sonno, si è già visto

l
.,
aumento del numero dei brevi risvegli notturni, che posso-
no avvenire normalmente in qualsiasi stadio del sonno,
anche in soggetti non anziani (figura 32.5 B).
che la comparsa dei fusi EEG dell'addormentamento può
essere attribuita ad una riduzione dell'attività di tutti i
sistemi attivanti del tronco dell'encefalo. La causa di que-
sto evento è probabilmente un'inibizione dei sistemi atti-
Sonno e attività onirica vanti da parte di varie popolazioni di neuroni, che possie-
derebbero un orologio biologico ed entrerebbero in azione
Il monitoraggio continuo dei parametri EEG e compor- periodicamente, in modo spontaneo o in risposta a segnali
tamentali consente di risvegliare un soggetto in qualsia- chimici endogeni. Questi segnali potrebbero includere
si stadio di sonno. Chi viene risvegliato durante lo sta- ormoni secreti in maniera ciclica (ormone somatotropo,
dio REM descrive esperienze soggettive che rispondono ormoni glucocorticoidi, melatonina), oppme peptidi mu-
alla definizione di sogno. Queste esperienze includono ramilici (componenti della membrana batterica), i quali,
vividi fenomeni percettivi endogeni in varie modalità sen- liberati periodicamente in circolo dalla flora intestinale,
soriali, soprattutto in quella visiva; sensazioni di sposta- agirebbero sul sistema nervoso tramite l'interleuchina l e
menti propri attivi anche lungo grandi distanze, pur in le prostaglandine. I peptidi murarnilici potrebbero anche
assenza oggettiva di qualsiasi attività motoria; combina- essere una delle cause della sonnolenza nelle infezioni
zioni dei fenomeni percettivi in scene strutturate e in batteriche febbrili.
trame complesse caratterizzate da bizzarria, illogicità e ir- Più recentemente si è data molta imp01tanza nella genesi
realtà, che però il soggetto al momento vive come intensa- del sonno all'adenosina, come si vedrà più avanti.
mente veridiche; reazioni emozionali vivaci ed in genere Le popolazioni di neuroni che possono svolgere un ruolo
appropriate al contenuto del sogno. causale nella genesi del sonno e dei suoi stadi vengono
Resoconti di sogni sono stati ottenuti nel 90-95 per cento identificate con metodi elettrofisiologici e di genetica
dei casi, se il risveglio durante lo stadio REM avveniva in molecolare. [;aumento significativo della frequenza dei
presenza di movimenti oculari, e nel 70 per cento dei casi, potenziali d'azione di un neurone appena prima e durante
se il risveglio avveniva negli intervalli fra i movimenti uno stadio di sonno è un indice probabile della parteci-
oculari; inoltre, si è riscontrata una correlazione signifi- pazione attiva di quel neurone all'induzione e al manteni-
cativa fra vividezza delle percezioni, inclusa quella dei mento di quello stadio di sonno. Il possibile nesso causale

405
l
Funzioni nervose superiori

fra l 'attività di determinate popolazioni neuronali e uno trazione extracellulare di adenosina in varie regioni del-
stadio specifico del sollllo (o uno stato di veglia) si può l'encefalo è significativamente minore nel sonno che nella
desumere anche quando si verifica in quelle popolazioni veglia, ed aumenta in proporzione al prolungarsi della
in quelle condizioni l'espressione di geni a rapida in- veglia stessa. Si ritiene che l'adenosina possa indurre l'ad-
duzione, i cosiddetti geni inunediati precoci. Per esempio, dormentamento con due azioni parallele:
l'induzione rapida del trascritto e della proteina del gene
c-fos attesta un'attivazione neuronale che chiama in causa l) inibendo direttamente l'attività di neuroni importanti
l'espressione genica e la sintesi proteica. La veglia spon- per il mantenimento della veglia come, per esempio, i
tanea o provocata induce rapidamente l'espressione del neuroni acetilcolinergici del telencefalo basale;
gene c-fos in quelle regioni encefaliche massimamente 2) facilitando indirettamente l'attività dei neuroni ipnoge-
attive, dal punto di vista elettrofisiologico, proprio durante ni dell'area preottica dell'ipotalamo, tramite rimozione
la veglia, mentre il smmo deprime nelle stesse regioni sia di un'inibizione tonica esercitata da centri risveglianti.
l'espressione genica che l'attività elettrica. Al contrario, il
gene c-fos è indotto durante il sollllo NREM in un gmppo I.:iniezione di adenosina esogena in appropriati siti del-
di neuroni nella porzione ventrolaterale dell'area preotti- l'encefalo di animal i liberi di muoversi induce un addor-
ca dell'ipotalamo. I.:attività elettrica di questi neuroni è mentamento di tipo fisiologico; inoltre, sostanze neurosti-
diminuita o abolita dal tisveglio e dal SOllllO REM, proba- molanti come la caffeina e la teofillina bloccano i recettori
bilmente per azione inibitri.ce diretta da patte dei sistemi A l: ciò spiega, almeno in parte, la loro ben nota azione
é!Sçe_l}çi~nt.i arnioergici .e..colinergicL.deL tronco encefalico. contro la sonnolenza e a favo re della vigilanza. In breve,
La stimolazione elettri.ca di questi neuroni in animali non l'adenosina potrebbe essere identificata come un vero fat-
anestetizzati provoca un addormentamento fisiologico, e la tore del sonno che si accumula nel nevrasse durante la
loro distruzione con sostanze neurotossiche causa insonnia. veglia in funzione dell'attività metabolica dei neuroni, ed
Oltre ai suddetti neuron i dell'area preottica deli 'ipota- agisce inibendo i neuroni risveglianti e disinibendo quelli
lamo, sono stati identificati altri neuroni con funzione ip- ipnogeni. Vi è anche la possibilità che l'adenosina costitu-
nogena nella patte caudale del tronco dell'encefalo (nu- isca una specie di via finale comune per l'azione sonno-
cleo del tratto solitario, area postrema), la cui inattivazio- gena di varie sostanze biogene, come le citochine (che
ne o separazione dalla parte rostrale del tronco dell'ence- aumentano in circolo in infezioni febbri.li) e la prostaglan-
falo causa insonnia prolungata. Anche in queste regioni la dina endogena PGD2. Lazione ipnogena dell'adenosina è
stimolazione eletttica in animali liberi di muoversi deter- contrastata dalle amine endogene con effetti risveglianti
mina sonnolenza o sonno fisiologico. (adrenalina, noradrenalina, dopamina, serotonina, istami-
I.: induzione e il mantenimento del sonno REM dipendono na), e anche da vari peptidi neurogeni. Questi includono le
pressoché esclusivamente da stmtture troncoencefaliche, m·essine l e 2, recentemente scoperte, che sono prodotte
fra cui il nucleo reticularis pontis oralis e altre regioni da neuroni dell'ipotalamo laterale e agiscono primaria-
reticolati del tegmento pontino (gigantocellulare, magno- mente sul comportamento alimentare aumentando l'as-
cellulare e parvocellulare). Il telencefalo e il diencefalo sunzione di alimenti. Esse hanno anche un potente effetto
non sono necessari per la genesi del sonno REM, poiché di mantenimento della veglia, almeno in pmte dovuto ad
animali decerebrati presentano episodi ciclici di sonno un sinergismo con l'attività del sistema istaminergico del
REM, identificati in base ai movimenti oculari e alla scom- nucleo tuberomanunillare de Il' ipotalamo.
parsa momentanea della rigidità da decerebrazione.

Importanza dell'adenosina Caratteristiche peculiari


del sonno REM
I.:adenosina è un nucleoside ubiquitario nei liquidi intra-
ed extracellulari che deriva direttamente dall'idrolisi enzi- Il sonno REM è caratterizzato da una setie di manifesta-
matica dell'adenosinmonofosfato. Nel tessuto nervoso i zioni che lo differenziano nettamente dagli altri stadi.
neuroni e le cellule gliali trasportano attivamente l 'ade- Durante il sonno desincronizzato si verifica una dissocia-
nosina attraverso la membrana cellulare nei due sensi, in zione fra l'attività dei sistemi attivanti aminergici, che
modo tale che la concentrazione extracellulare di adenosi- diventano inattivi, e quella del sistema colinergico, che è
na riflette direttamente l'attività metabolica del tessuto altrettanto attivo durante la veglia e il sonno REM. Alcune
nervoso. I.:adenosina extracellulare modula in senso sia cause dell'attivazione del sistema colinergico troncoen-
inibitmio che eccitatorio l'attività dei neuroni legandosi a cefalico durante il sonno REM sono il veni r meno di
recettoti di membrana di vario tipo. I.:inibizione è prodot- una inibizione da parte dei sistemi aminergici (il focus
ta dall'azione dell'adenosina sui recettori di tipo Al, mol- cceruleus, i nuclei del rafe e i nuclei paranigrali sono i-
to diffusi nel sistema nervoso centrale e particolannente nattivi durante lo stadio REM) e l'autostimolazione del
abbondanti nella membrana di neuroni presumibilmente sistema colinergico stesso, tramite autocettmi che legano
appartenenti a sistemi con azione ri.svegliante. La concen- l'acetilcolina (l'iniezione di acetilcolina, o di suoi agonisti

406
Capitolo 32- Coscienza, vigilanza, attenzione

nel ponte del gatto causa l'insorgenza di sonno REM buio, menh·e quella dei glucocmticoidi è controllata da un
entro un minuto). L'inattività dei sistemi aminergici di- orologio circadiano intemo (capitolo 39) ed è tendenzial-
sinibisce ·neuroni del tegmento laterale pontino e me- mente depressa dal sormo. Malgrado queste molteplici
sencefalico, che tendono a produrre scariche cicliche di relazioni fra sonno e attività endocrine, sembra improba-
potenziali d'azione ad alta frequenza. Queste scariche bile che il significato fisiologico del sonno sia quello di
sono trasmesse al talamo, e in particolar modo al nucleo controllare le secrezioni ormonali; viceversa, è probabile
genicolato laterale, che le trasmette ulteriormente alla che siano le secrezioni ormonali a influenzare, e forse an-
corteccia visiva. Questa sequenza di attivazione ponto- che a determinare, il sonno. Il fatto che il sonno, come
genicolo-occipitale è registrabile con macroelettrodi cor- successione di vari stati organizzati del sistema nervoso,
ticali e sottocorticali, in forma di grandi onde di poten- e in particolare il sonno REM si osservino solo in animali
ziale dette onde PGO; è presumibile che questa attivazio- omeotermi (uccelli e marnn1iferi) con sistemi nervosi più
ne endogena di stazioni visive come il genicolato laterale complessi degli animali pecilotermi ha suggerito due
e la corteccia occipitale generi le immagini visive dei classi di ipotesi. Una classe di ipotesi collega il sonno al-
sogni. Correlati alle onde PGO sono anche i movimenti la conservazione energetica tramite la riduzione delle
rapidi oculari tipici del sonno REM. Questi movimenti attività termoproduttrici: le oscillazioni circadiane della
sono causati da neuroni della fom1azione reticolare e dei temperatura corporea sono associate al ciclo sonno-veglia
nuclei vestibolari, che controllano i motoneuroni dei (la diminuzione della temperatura corporea spesso pre-
muscoli estrinseci degli occhi e che vengono attivati in cede e accompagna l'addormentamento), e la capacità
parallelo ai neuroni pontini da cui pattono le onde PGO. di termoregolare è ridotta rispetto alla veglia durante
Infine, durante tutto lo stadio REM i motoneuroni spinali tutto il sonno, ma è particolarmente compromessa nello
sono sottoposti ad una inibizione tonica da parte di strut- stadio REM, tanto che la miglior difesa dell'organismo
ture reticolati pontobulbari. Questa inibizione impedisce contro i carichi termici in questo stadio è il risveglio.
attivamente i movimenti somatici, che verrebbero altri- L'ipotesi della conservazione energetica durante il sonno
menti indotti dali ' intensa attività di centri motori cmticali sarebbe anche sostenuta dall'azione ipnogena del!' adeno-
e sottocmticali durante lo stadio REM, e che si osservano sina, una molecola strettamente legata al metabolismo e
effettivamente se le connessioni dal tegmento pontino al alla segnalazione intracellulari per il suo rapporto con
midollo spinale sono distrutte. Le sensazioni di movi- ATP, ADP e AMP. Per un'altra classe di ipotesi, che colle-
menti durante i sogni riflettono presumibilmente effetti ga il sormo ai processi cognitivi, l'attività del sistema ner-
centrali dei comandi motori, che non possono esprimersi voso durante il sonno, in particolare durante il sonno
alla petifetia per l'inibizione dei motoneuroni spinali. REM, potrebbe consolidare memorie registrate durante la
veglia, oppure eliminare dalla memoria informazioni inu-
tili e interferenti. Il fatto che i bambini molto piccoli dor-
Significato fisiologico del sonno mano a lungo e abbiano una percentuale sproporzionata
di sonno REM suggerisce che il sonno sia necessario per
Il significato fisiologico del sonno è ancora in gran par- la maturazione e la crescita del sistema nervoso. Tutte
te oscuro. Certamente il sonno non serve al riposo glo- queste ipotesi sono difficili, se non impossibili, da veri-
bale del sistema nervoso, dato che la maggior parte dei ficare sperimentalmente. La privazione prolungata di
neuroni sono attivi anche durante il sonno. Durante il smmo è molto pericolosa per l'organismo. Il ratto depri-
ciclo sonno-veglia c'è una spiccata modulazione delle vato a lungo di sonno va incontro ad alterazioni della ter-
attività endocrine: il caso più tipico è quello dell'anno- moregolazione e a disti.1rb i del metabolismo intermedio.
ne somatotropo adenoipofisario, che viene secreto solo Il peso corporeo diminuisce, malgrado si registri un au-
nello stadio 4 (sonno profondo NREM), soprattutto al mentato apporto calorico alimentare, la temperatura di-
suo inizio, e che inibirebbe l' insorgenza del sonno REM venta molto instabile e il sistema ortosimpatico noradre-
ad alte concentrazioni ( inizio stadio 4), favo rendo la nergico diventa esageratamente attivo in risposta alle al-
stessa a basse concentrazioni (fine stadio 4). Anche la terazioni dell'omeostasi. Se la privazione viene interrotta
secrezione di prolattina avviene nel sonno , soprattutto dopo qualche giorno, l'animale dorme prolungatamente
nelle prime ore del mattino, mentre la massima secre- (con sovrabbondanza di stadi 4 e REM) e le funzioni
zione dell' ormone tireotropo avviene alla sera ed è ri- omeostatiche ritornano alla norma. Una privazione di
dotta durante il sonno. Ali ' inizio della pubertà la secre- sonno di 4 settimane porta l'animale alla mmte per l'esau-
zione degli ormoni gonadotropi è favo rita dal sonno e rirsi della risposta ortosimpatica e la definitiva scomparsa
inibita dalla veglia. La secrezione ciclica della melato- de li' omeostasi. I sistemi aminergici del tronco encefalico
nina e dei glucocorticoidi è influenzata primariamente sono iperattivi durante la privazione di sonno: poiché nel
dall ' alternanza fra giorno e notte e solo secondariamen- sonno normale essi riducono la loro attività, specialmente
te dal ciclo sonno-veglia. Per entrambi gli ormoni la se- nello stadio REM, è stata fatta l' ipotesi che normalmente
crezione aumenta nella notte, ma quella della melatoni- il sonno serva specificamente al riposo di questi sistemi e
na è controllata direttamente dall'alternanza fra luce e alla resintesi dei loro trasmettitori.

407
Funzioni nenosc superiori

Disturbi del sonno muscolare in posizione eretta che provoca la caduta a terra
.senza .perdita della coscienza. Le vivide allucinazioni irna-
I disturbi clinici del sonno che richiedono interventi tera- gogiche (dell'addonnentamento) o ipnopompiche (del ri-
peutici sono molteplici e assai diffusi. Qui se ne descri- sveglio) possono essere uditive, visive o somatiche; hanno
vono solamente due perché le conoscenze sui loro meccatù- le caratteristiche di inunagini oniriche ma sono integrate
smi patogenetici hanno interesse per l'analisi delle basi ner- nella percezione dell'ambiente circostante e sono accom-
vose del sotmo fisiologico. pagnate da paura ed ansia. Anche la paralisi del sonno può
Il sonnambulismo consiste in episodi di deambulazione compatire al momento dell'addmmentamento o deltisve-
automatica involontaria ad occhi aperti durante il sotmo. glio: il paziente vive con terrore una perdita totale del con-
Questi episodi durano pochi minuti, si presentano soprat- trollo della muscolatura che per un minuto ed oltre im-
tutto in bambini, e solitamente regrediscono alla pubettà. pedisce i movimenti, la fonazione e perfino il respiro.
Il som1ambulismo ha una base genetica poiché la sua inci- Infine, il som1o notturno del paziente narcolettico è fram-
denza è significativamente maggiore nei figli di genitori mentato da numerosi tisvegli. Lo studio di pazienti narco-
che hanno soffetto dello stesso disturbo e la concordanza lettici in laboratorio ha dimostrato che la loro anomalia
della sintomatologia è elevata nei gemelli monozigotici. fondamentale è una tendenza ali ' intrusione di episodi di
Interessante per la fisiologia è il fatto che gli episodi di sonno REM nello stato di veglia, che si manifesta sia con
sonnambulismo avvengono tipicamente durante il sonno la spiccata sonnolenza, sia con l'inibizione del tono mu-
profondo NREM, da l a 3 ore dopo l'addormentamento, scolare che sta alla base della cataplessia. Nel sonno not-
quando normalmente ci si attende la comparsa del primo turno, il primo periodo di sonno REM compare pochi mi-
petiodo di sonno REM. Ciò fa sospettare una disfunzione nuti a fronte della nom1ale latenza di un'ora o più dali' ad-
dei meccanismi che generano il sonno REM e un'atti- dormentamento. Studi su animali che presentano sintomi
vazione di automatismi motori non contrastata dalla ini- narcolettici hanno dimostrato una mancanza del neuropep-
bizione dei motoneuroni tipica del sonno REM stesso. Ne- tide ipotalamico oressina, che come si è visto ha un'azione
gli adulti il sonnambulismo può essere pericoloso per sé e su sistemi risveglianti. Normalmente l'oressina potrebbe
per gli altri a causa dell 'autoesposizione incontrollata a far sì che la diminuzione progressiva dell'attività dei siste-
situazioni pericolose e del manifestarsi di comportamenti mi risveglianti troncoencefalici dalla veglia al sonno non
aggressivi automatici. REM e da questo al sonno REM avvenga in maniera gr..-
La narcolessia è un disturbo primario del sonno caratteriz- duale. Per mancanza di oressina la cessazione dell'attività
zato da 2 sintomi sistematici, l'eccessiva sonnolenza diur- dei sistemi risveglianti avverrebbe di colpo, facendo pre-
na e la cataplessia e 3 sintomi non sistematici, le alluci- cipitare l'attività cerebrale dalla veglia direttamente al
nazioni ipnagogiche e ipnopompiche, la paralisi ipnica, e sonno REM. Pare che l'ablazione spetimentale del gene
la elevata frequenza di risvegli notturni. La sonnolenza per l' 01·essina nel topo determini effettivamente la com-
diurna interferisce con la vigilanza e con la memoria, e parsa di sintomi narcolettici. La narcolessia dell'uomo ha
può costtingere il paziente ad interrompere la sua attività probabilmente una base genetica, ma l'espressione fenu-
per un sonnellino di vati minuti o anche un'ora. La catap- tipica della sintomatologia sembra richiedere concause am-
lessia è una soppressione repentina e reversibile del tono bientali, come per esempio un trauma cranico.

408
l
Linguaggio e asimmetrie funzionali
fra emisferi cerebrali
Giovanni Berlucchi
33
Linguaggio Differenze e interazioni fra gli emisferi cerebrali
Latt:rahzzazwne della funztonc: lmgutshca Trasfc:lllnento mteremtsfenco
Alee cothcali deputate all' elaboraziOne dellmguaggw Effettt della callosotomta nell'uomo

LINGUAGGIO rochi.n.u·gici, per i quali era necessmio scoprire preoperato-


tiamente l'emisfero dominante per il linguaggio, mediante
!;uomo si differenzia da tutti gli alni animali perché possie- soppressione temporanea delle attività di un emisfero cere-
de un ricchissimo codice simbolico di comunicazione che brale per mezzo dell'iiùezione intracarotidea di tm barbituri-
gli consente di descrivere dettagliatamente sia il mondo co ad azione breve. In base alla perdita temporanea della
esterno che i propti stati mentali. eemergenza del linguag- capacità di parlare, è risultato che il linguaggio è lateralizza-
gio negli antenati dell'uomo moderno viene usualmente to nell'emisfero sinistro nel 95 per cento e nell'emisfero
ricondotta a 2 caratteristiche del sistema nervoso. La prima destro nel 5 per cento dei desttimani, mentre nei mancllù
caratteristica è la dimensione del cervello in rapporto alla l'emisfero dominante per il linguaggio è il sinisn·o nel 70 per
massa corporea. Il cervello de li 'uomo non è il più grande in cento dei casi e il destro nel 15 per cento dei casi; nel rima-
assoluto, poiché il cervello di alcuni animali, come l'elefan- nente 15 per cento dei casi, il linguaggio è rappresentato
te e la balena, è molto più grosso di quello umano. Tuttavia, bilateralmente. Queste percentuali sono in discreto accordo
è plausibile che tm animale di grande corporatura richieda con i dati sui disturbi del linguaggio causati da lesioni emi-
più tessuto nervoso di un animale più piccolo, perché il suo sfetiche unilaterali. Le afasie sono alterazioni acquisite delle
cervello deve controllare un numero maggiore di fibre capacità di parlare, scrivere o leggere, causate da lesioni
muscolari e ricevere informazioni da un numero maggiore cerebrali specifiche e non attlibuibili a disturbi di senso o di
di recettori di senso. Se si normalizza la massa del cervello moto. Nell'afasia motoria di Broca la comprensione dellm-
tispetto a quella del corpo, il cervello dell'uomo risulta più guaggio scritto o parlato è generalmente buona, ma vi è
grande di quello di tutti gli altri animali; in particolare, è n·e notevole difficoltà ad esprimersi a parole o per iscritto.
volte più grande di quello che ci si aspetterebbe di n·ovare !;espressione, linùtata alle comunicazioni indispensabili, è
in un ipotetico primate non tm1ano di peso pari a quello del- di tipo telegrafico: verbi generalmente usati solo all'infllùto,
l'uomo. !;altra caratteristica peculiare del cervello umano è nomi al singolare, l'iinpiego di articoli, avverbi, preposizioni
l'asimmetria funzionale fra gli emisfeti cerebrali che per- ed aggettivi tidotto al minimo. La capacità di tipetere parole
mette di segregare in emisferi diversi sistemi di neuroni o frasi è pmticamente nulla, nonostante la memoria imme-
destinati a servire funzioni differenziate: il linguaggio, nel- diata non sia alterata. Nell'afasia sensoriale di Wernicke il
l'emisfero sinistro; varie capacità cognitive non verbali, nel- paziente non comprende il linguaggio parlato e sctitto e non
l' emisfero destro. tiesce a combinare in messaggi coerenti i suoni che pure
tende a produne a profhsione. Oln·e alla difficoltà ad affer-
Lateralizzazione della funzione linguistica rare il significato generale dei messaggi verbali, esiste anche
una parziale incapacità a distinguere i semplici fonemi. Il
La lateralizzazione del linguaggio varia in funzione della difetto di espressione include sia la distorsione del piano
dominanza manuale. Nella specie umana la dominanza fonemico delle parole sia la scelta di parole inapproptiate al
manuale destr-a è pari a circa il 90 per cento fin da epoche messaggio che si vuole esptimere. Anche in questa forma di
preistoriche (le deviazioni da questo valore in varie epoche e afasia la capacità di ripetizione è gravemente alterata. Altre
in vruie popolazioni sono spiegabili con imposizioni cultura- forme di afasia (di conduzione, transcorticale, anomica)
li dell'uso della mano destra). Una statistica sui rapporti fra sono carattetizzate da diversi tipi di dissociazione fra capa-
dominanza manuale e lato di rappresentazione del linguag- cità di parlare spontaneamente, capacità di 1ipetere parole
gio è stata ottenuta in tm'ampia popolazione di pazienti neu- udite e capacità di denominazione.

409
Funzioni nervose superiori

® @
corteccia motorla

!'
!
i
l
l
l
li
area l
diWernicke

\
Figura 33.1 -Regioni corticali importanti per il linguaggio. A) Schema classico della lettura ad alta voce. B) Regioni corticali la
cui stimolazione o lesione influenza il linguaggio (vedere testo). Le lesioni delle 2 aree più scure causano afasie croniche (area l
anteriore: Braca; area posteriore: Wernicke); le lesioni delle 2 aree più chiare causano afasie transitorie; le lesioni al di fuori di
queste aree, in genere, non causano afasia.
l
Aree corticali deputate singoli neuroni. Gli effetti si possono dividere in bilaterali
l
e lateralizzati, a seconda che vengano ottenuti stimolando
all'elaborazione del linguaggio sia l'emisfero destro che quello sinistro, oppure solo l'emi-
sfero sinistro. Essi sono abbastanza costanti nel singolo
La descrizione che segue si riferisce ai soggetti con emi- individuo, dato che la stimolazione di uno stesso punto
sfero sinistro dominante per il linguaggio. Secondo l'in- tende a produrre sempre lo stesso effetto, ma vatiano note-
terpretazione c01messionistica classica, la comprensione volmente da soggetto a soggetto. Nella grande vatiabilità
del linguaggio parlato dipenderebbe dalla trasmissione individuale, un aspetto relativamente costante è la maggio-
delle infonnazioni uditive dalle aree corticali 41 e 42 di re estensione nei maschi rispetto alle femmine della regio-
Brodmaru1 (aree dell' udito), nel lobo temporale di entram- ne complessiva la cui stimolazione altera la parola. Gli
bi i lati, al giro angolare di sinistra (area 39) e all'area di effetti bilaterali si ottengono stimolando la rappresentazio-
Wernicke (area 22 del lobo temporale sinistro); la com- ne motoria e sensitiva della faccia nelle circonvoluzioni
prensione del linguaggio scritto dipenderebbe dalla tra- frontale e parietale ascendenti o l'area mot01ia supplemen-
smissione di inf01mazioni visive dalle aree 17, 18 e 19 di tare; durante la stimolazione, il paziente non pronuncia
entrambi i lati, al giro angolare e all'area di Wemicke; la parole, ma emette vocalizzazioni più o meno prolungate.
capacità di parlare dipenderebbe dalla trasmissione di Gli effetti lateralizzati consistono in varie alterazioni del
comandi dall'area di Wernicke all'area di Broca (area 44), linguaggio parlato, che compaiono durante la stimolazio-
tramite il fascicolo arcuato, e dall'area di Broca ai neuroni ne: questa può zittire completamente il paziente, oppure
dell'area mototia primaria che controllano i motoneuroni rendere il suo eloquio esitante, dist01to, inat1icolato, oppu-
per i muscoli fonatori (figura 33.1 A). Nella corteccia mul- re alterare la sequenza dei numeri durante la conta a voce
timodale del giro angolare avverrebbe la trasformazione alta, oppure ancora impedire il reperimento delle parole
tacita delle parole scritte in suoni corrispondenti. Queste che designano oggetti comuni. La stimolazione di aree del-
concezioni vanno modificate in base ai dati delle ricerche l'emisfero sinistro (figura 33.1 B) può produrre l'inibizio-
più recenti. La sti.molazione elettrica di detem1inate aree ne completa dell'emissione verbale; tutti gli altri effetti
cot1icali, durante operazioni neurochirurgiche in pazienti negativi possono manifestarsi soltanto per stimolazione
svegli sottoposti ad anestesia locale, può disturbare netta- dell'area di Broca o dell'area di Wemicke. La soppressione
mente la capacità di parlare. I disturbi si possono attribuire della parola, la difficoltà di denominazione, il rallentamen-
al fatto che lo stimolo attiva simultaneamente un gran to e la perseverazione verbale possono essere ottenuti
numero di neuroni corticali, mentre il funzionamento nor- anche con la stimolazione elettrica del pulvinar e del nu-
male richiede uno sfasamento nel tempo delle attività dei cleo ventrolaterale del talamo di sinistra. Il fatto che gli

410
Capitolo 33 - Linguaggio e asimmetrie funzionali fra emisferi cerebrali

visita passiva di parole ascolto passivo di parole

ripetizione di parole generazione di verbi

®
..
stimolo visivo (parola o non-parola pronunciabile)

analisi dello stimolo nella regione specializzata del lobo occipitale inferomediale a sinistra

/ elaboraz;;e non automatica (corteccia frontale sinistra,


elaborazione automatica (corteccia insulare a sinistra) parte anteriore della circonvoluzione del cingolo, parte posteriore
~ della ;rteccia temporale sinistra, emicervelletto destro)

.
sistemi per il linguaggio parlato

risposta orale

corteccia insulare
regione per l'analisi
delle parole o non-parole
pronunciabili

Figura 33.2 -Attivazioni di aree corticali diverse sulla faccia laterale dell'emisfero sinistro in differenti compiti linguistici nei sog-
getti normali. A) Attivazioni nella lettura e nell'ascolto passivi, nella ripetizione e nella generazione di verbi (vedere testo). B) Vie
per il linguaggio automatico e non automatico. C) Regione dell'insula, attiva nel linguaggio automatico.

effetti della stirnolazione dell'area di Broca e di quella di Wemicke può dishtrbare la memoria a breve termine ver-
Wemicke siano assai simili non concorda pienamente con bale. È molto probabile che l'area di Broca non abbia solo
l' idea classica di un centro per l'espressione verbale nella funzioni verbali e che la cosiddetta afas ia di Broca sia
prima area e un cenh·o per la comprensione verbale nella dovuta a lesioni che colpiscono anche struthtre vicine all'a-
seconda. Inoltre, la stimolazione dell'area di Broca può rea di Broca (per esempio, i gangli della base o l'insu-
anche disturbare l'esecuzione di movimenti (soprattutto, la). La stimolazione elettrica dell'insula è difficile o im-
ma non solo, facciali) indipendenti dal linguaggio, nonché possibile da eseguirsi durante le operazioni neurochirur-
la discriminazione dei fonemi. A sua volta la stimolazione giche, per la posizione profonda di questa porzione del-
di aree temporoparietali posteriori contigue ali ' area di la corteccia (figura 33.2 C). Utilizzando le tecniche che vi-

41 l
Funzioni nervose superiori

sualizzano l'attività regionale del cervello durante l'ese- cali possono essere diversi. Esempi molto studiati ri-
cuzione di compiti verbali (figura 33.2 A), si è osservato guardano le dissociazioni fra esseri animati e oggetti ina-
che l'area di Wernicke viene attivata dall'ascolto di paro- nimati, tra sostantivi e verbi. Alcuni pazienti colpiti da
le, ma non di semplici toni, vocali o altri suoni non ver- lesioni cerebrali possono incontrare difficoltà a denomi-
bali. I:area di Wernicke si attiva anche quando il soggetto nare figure di animali e di uomini, ma non di arnesi di
ode una " non-parola" pronunciabile, per esempio "bita" uso comune, e viceversa; altri pazienti possono incontrare
o "imo", e ciò suggerisce che essa contenga neuroni ca- difficoltà a reperire verbi atti a denominare azioni, ma
paci di rispondere selettivamente a suoni potenzialmente non a usare sostantivi atti a denominare cose, e viceversa.
appartenenti al linguaggio. La visione di parole lette taci- I dati sulla possibile differenziazione dei substrati nervosi
tamente o anche ad alta voce non attiva l' area di Wer- delle diverse componenti categoriali del lessico sono
nicke, smentendo il concetto classico che la lettura impli- ancora molto preliminari e incompleti. La figura 33.3 pre-
chi sempre una ricodificazione fonologica (cioè, una pro- senta uno schema proposto recentemente, che suddivide
nunzia interna tacita) dei simboli grafici corrispondenti il lobo temporale inferiore in 3 regioni con funzioni di
alle parole. I:attivazione di un'area temporale posteriore reperimento lessicale parzialmente diverse, ciascuna
(non coincidente peraltro con l'area di Wernicke) si mani- dele quali viene impiegata preferenzialmente nella deno-
festa quando la ricodificazione fonologica diventa obbli- minazione di tre categorie semantiche diverse: persone,
gatoria, perché il soggetto deve decidere se due parole animali e attrezzi.
presentate insieme alla vista timino fra di loro, oppure no.
Un'area che distingue stimoli visivi potenzialmente ap-
partenenti al linguaggio si trova sulla faccia mediale del DIFFERENZE E INTERAZIONI
lobo occipitale sinistro: quest'area si attiva se il soggetto FRA GLI EMISFERI CEREBRALI
vede parole e non-parole pronunciabili, ma non quando
vede non-parole non pronunciabili come "crzlt". Poiché il La lesione di un emisfero cerebrale nei mammiferi non
riconoscimento visivo di parole e non-parole pronunciabi- umani causa disturbi di senso e di moto controlaterali,
li da una parte, e non-parole non pronunciabili dall'altra è ma non la perdita di funzioni cognitive specifiche. Ciò
ovviamente un'abilità appresa con la lett11ra, l'area occipi- si spiega con la simmetria funzionale degli emisferi, la
tale mediate, specializzata in questa abilità, rappresenta bilateralità della rappresentazione delle funzioni cogni-
necessariamente un'entità funzionale generata da una pra- tive e la capacità di un solo emisfero, non importa se
tica specifica. Può sorprendere il fatto che né l 'area di destro o sinistro, di assicurarne uno svolgimento pressoc-
Wernicke né l'area di Broca vengano attivate quando il ché normale. Il cervello dell'uomo differisce da quello
soggetto pronuncia ad alta voce parole udite o lette. Le degli altri mammifeti per la sua spiccata asimmetlia fun-
strutture attive in questo compito sono l'area motoria pri- zionale, nota fin dal secolo scorso, che è accompagnata
maria e l'area motoria supplementare di entrambi i lati, le da modeste asimmetrie anatomiche (figura 33.4). Nel-
porzioni mediane del cervelletto e l' insula di sinistra. l'uomo, le lesioni di un emisfero possono produrre co-
I.:area di Broca e un'area temporale posteriore contigua spicui deficit cognitivi, diversi per natura ed entità da
all'area di Wernicke si attivano, unitamente alla metà de- quelli causati da lesioni delle regioni corrispondenti del-
stra del cervelletto e alla pat1e anteriore della circonvolu-
zione de l cingolo, quando il soggetto deve generare e
pronunciare un verbo appropriato ad un sostantivo udito specializzazione prevalente
o letto (per esempio, il verbo " tagliare" in risposta alla per denominare
parola "coltello"). Se, tuttavia, il compito viene reso faci-
le dalla conoscenza dei sostantivi e dalla preparazione
anticipata delle risposte, le aree attivate sono le stesse
che si attivano nella ripetizione automatica. Lo schema
della figura 33 .2 B, distingue le due diverse vie dell'ela-
bm·azione automatica e non automatica delle parole. Nel-
l'elaborazione non automatica la zona attivata nel lobo
frontale sinistro è molto estesa: quasi certamente essa
include, oltre ali 'area di Broca, i substrati frontali della
memoria di lavoro che sono ovviamente impegnati nel
compito. Vattivazione della parte destra del cervelletto
è probabilmente collegata all 'attivazione frontale, e l'at-
tivazione del giro del cingolo riflette probabilmente un
processo attenzionale. Studi recenti hanno anche rivela- Figura 33.3- Regioni della parte inferiore del lobo temporale,
to che i substrati nervosi per la denominazione di stimoli con ruoli parzialmente differenziati nella denominazione di
appartenenti a diverse categorie semantiche o grammati- persone, animali e arnesi.

412
Capitolo 33- Linguaggio e asimmetrie funzionali fra emisferi cerebrali

l'altro emisfero. Si è già visto come, nella stragrande anteriore


maggioranza dei casi, lesioni circoscritte dell'emisfero
cerebrale sinistro disturbino la capacità di parlare o di
scrivere nonché di comprendere il linguaggio parlato o
scritto. Per converso, il riconoscimento di stimoli non
verbali complessi e l'orientamento nello spazio sono al-
terati da lesioni specifiche dell'emisfero destro, ma non emisfero sinistro emisfero destro
dell'emisfero sinistro. Esperimenti su soggetti normali
confermano che i 2 emisferi cerebrali sono dotati effet-
tivamente di specializzazioni fi.mzionali differenziate. Co-
me avviene l' integrazione di queste specializzazioni nel
cervello intatto?
posteriore
Trasferimento interemisferico
La principale via anatomica di comunicazione fra i 2
emisferi è il corpo calloso, che connette nei due sens i le
aree corticali dei 2 lati per mezzo di molte centinaia di
milioni di fibre. Altre vie di comunicazione interemisfe-
rica sono rappresentate da connessioni corticali e sotto- emisfero sinistro emisfero destro
corticali (commessura anteriore, commessura ippocam-
pale, eccetera) molto meno sviluppate e fi.mzionalmente Figura 33.4 - Differenze anatomiche fra gli emisferi cerebrali
meno importanti del corpo calloso. Il contributo funzio- dell'uomo. La parte superiore della figura illustra le asimmetrie
nale del corpo calloso alle interazioni fra gli emisferi è dimensionali a favore della parte anteriore dell'emisfero destro
e della parte posteriore dell'emisfero sinistro, come effetti di
stato scoperto in esperimenti su gatti e macachi, usando
una torsione antioraria sugli emisferi. La parte bassa della
il seguente paradigma: una risposta viene condizionata figura mostra la maggiore lunghezza e l'andamento più rettili-
con la stimolazione di una via di senso, che proietta neo della scissura di Silvio di sinistra rispetto a quella di de-
esclusivamente ad un emisfero cerebrale; si esamina poi stra. Nella maggior parte dei destrimani la corteccia del pla-
la ritenzione della risposta, applicando la stessa stimola- num temporale nel labbro inferiore della scissura di Silvio ha
zione alla via di senso corrispondente che va ali' altro un'estensione maggiore di quella della corrispondente regione
emisfero. Se vi è stato trasferimento interemisferico del- nell'emisfero destro.
l'apprendimento, e la risposta segue anche alla stimola-
zione del secondo emisfero, l'importanza del corpo cal-
loso viene esaminata eseguendo lo stesso esperimento in
animali con sezioni callosali parziali o totali. proiettati solo all'emisfero controlaterale. Discrimina-
In animali come il gatto e il macaco, che hanno vie otti- zioni tattili apprese usando una zampa sono fac ilmente
che parzialmente incrociate, le afferenze visive possono trasferite ali 'altra zampa solo se il corpo calloso è intatto.
essere limitate ad un solo emisfero, sezionando il chia-
sma ottico lungo la linea mediana e occludendo un oc- Effetti della callosotomia nell'uomo
chio. In queste condizioni gli stimoli visivi presentati
all'occhio aperio sono proiettati al solo emisfero ipsila- l risultati degli esperimenti sugli animali indicano che il
terale lungo le vie ottiche non crociate. Un animale con corpo calloso è indispensabile per unificare le esperien-
chiasma sezionato, che abbia imparato discriminazioni ze dei 2 emisferi cerebrali. Questa ipotesi è stata am-
visive usando un solo occhio, non ha difficoltà ad ese- piamente confe rmata dallo studio di pazienti con sezio-
guire le stesse discriminazioni se quest'occhio viene co- ne del corpo calloso. Il corpo calloso è una delle vie prin-
perto e l'altro scoperto: gli stimoli visivi sono immedia- cipali per la propagazione degli accessi epilettici e la
tamente riconosciuti anche con l'occhio e con l'emisfero sua sezione viene impiegata a scopo terapeutico in alcu-
che non sono m ai stati esposti a stimolazione. Ma se oltre ne forme gravi di epilessia refrattarie ai farmaci. Dopo
al chiasma ottico si seziona il corpo calloso (e, nel maca- il recupero dall'operazione si è constatato che nei pa-
co, anche la commessura anteriore), il trasferimento inte- zienti callosotomizzati le informazioni di senso limitate,
remisferico manca completamente: quando si riapre l'oc- con opportuni metodi sperimentali, ad un singolo emi-
chio non usato per l'addestramento, l'animale non rico- sfero danno origine ad un'esperienza cognitiva inacces-
nosce gli stimoli e deve essere riaddestrato (figura 33.5). sibile alla coscienza dell'altro emisfero. L'organizza-
Risultati simili si ottengono nella modalità somatosensiti- z ione delle vie di senso è tale che l'emisfero sinistro
va, che ben si presta all'esperimento, poiché gli stimoli vede la metà destra del campo visivo e l' emisfero destro
tattili applicati alle estremità distali di ciascun arto sono vede la m età sinistra; gli oggetti palpati con la mano

413
Funzioni nervose superiori

® trasferimento interoculare presente morie; solo alcune vaghe componenti connotative ed


emotive dei processi cognitivi possono essere scam biate
~@] ~@] fra gli emisferi a livello sottocorticale, tramite vie che
non sono state lese dall'operazione . Complessivamente,
il quadro dei risultati giustifica l'ipotesi che ciascuno
dei 2 emisferi separati dalla sezione del corpo calloso
possieda una sua mente propria. Ciascuna delle 2 menti
non è partecipe ed è quindi ignara degli eventi coscienti
che si svolgono nell'altro emisfero; m a ciascuna di esse
può controllare, con un'assistenza di semplice supporto
da parte dell'altra, il comportamento di tutto il corpo. In
accordo con i dati della neurologia classica, la differen-
za più cospicua fra g li e misferi separati è c he l'emisfero
sinistro mantiene un' inalterata capacità di riferire ver-
normale dopo sezione del chiasma balmente i suoi processi mentali, mentre l'emisfero de-
stro è praticamente incapace di esprimersi a parole o per
® trasferimento lnteroculare assente
iscritto. C iò nonostante, l'emisfero destro possiede un
grado abbastanz a elevato di capacità di comprende re le
parole pronunciate dall' esaminatore e di esegu ire com-
piti su istruzione verbale. L'esistenza di questa capacità
è dimostrata, per esempio, dal fatto che, con la ma no
sinistra, i pazienti afferrano o indicano correttamente in
un gruppo di oggetti disparati quello corrispondente a
un nome proiettato esclusivamente all'emisfero destro.
Con appropriate domande si può poi accertare che que-
sto compito è stato eseguito effettivamente dall'emisfero
destro e non da quello sinistro, poiché quest' ultimo emi-
sfero si rivela del tutto inconsapevole dei compiti asse-
gnati all 'emisfero destro, nonché della loro esecuzione
sezione del corpo calloso (figura 33.6). Dopo la loro disconnessione, e ntrambi gli
Figura 33.5 - Il trasferimento interemisferico di discriminazio· emisferi riescono ad eseguire bene molti tipi di prove,
ni visive nel gatto. A) Limitazione delle aHerenze visive da cia- anc he se con diversa velocità ed a ccuratezza. Anal isi
scun occhio all'emisfero ipsilaterale. Una discriminazione più approfondite indicano, tuttavia, che in gene re i 2
appresa usando un solo occhio (per esempio, + contro o) vie- emisferi arrivano alla soluzione esatta utilizzando diver-
ne normalmente trasferita all'altro occhio. B) La sezione del se strateg ie elaborative e diversi modi di pensare . In
corpo calloso, o anche solo della sua parte posteriore (che con- breve: i processi menta li dell 'emisf ero sinistro tendono
tiene le connessioni interemisferiche delle aree corticali visive), ad essere più analitici e sequenziali, quelli del destro più
abolisce il trasferimento interemisferico di discriminazioni visive
spaziali e sintetici. L'emisfero s inistro eccelle, come ci
nel gatto con chiasma sezionato.
si può attendere, in h1tte le . funzioni cognitive legate al
linguagg io, inclusa la matematica. Invece, l 'emisfe ro
destra sono percepiti principalmente nell'emisfero sini- destro si dimostra superiore in prove di natura spaziale e
stro, che controlla anche la motricità della stessa mano; configurativa, la cu i esecuzione n o n richiede capacità
viceversa, la coordinazione motoria e la p ercezione tat- linguistiche e matematiche ed è faci litata da una s ingo la
tile della mano sinistra sono mediate predominantemen- figura o immagine mentale più che da tante parole. E-
te dall ' emisfero destro; inf ine, gli stimoli odorosi limi- sempi di queste prove sono il riconoscimento delle fac-
tati alla narice destra o sinistra sono analizzati nell'emi- ce e l'interpretazione delle espressioni facc iali, l'inseri-
sfero dello stesso lato. Nel cervello normale tutte queste mento appropriato di u n frammento di un disegno nel
esperienze e prestazioni sono unificate fra gli emisferi resto del disegno, la valutazione delle dimensioni di una
g razie alle comunicazioni interemisferiche mediate princi- circonfere nza da quelle di un suo arco, la discriminazio-
palmente dal corpo calloso. Ma quando il corpo calloso è ne e la memorizzazione di forme prive di senso, l'ese-
tagliato, le comunicazioni interemisferiche sono pratica- cuzione mentale di trasformazioni spaziali, la distinzio-
mente interrotte, e le informazioni di senso inviate ad un ne di note musicali, la categorizzazione di solidi in base
solo emisfero e le esperienze mentali generate in quell'e- alla forma e alle dime nsioni, l'abilità di ricostruire per-
misfero non possono più essere messe a conoscenza del- cettivamente un insieme dalle sue componenti separate
l ' altro emisfero. Ciascun emisfero può aver consapevo- e la comprensione inh1itiva dei principi della geometria.
lezza delle sue sole sensazioni, percezioni, idee e me- In base a questi ed altri risultati s imili s i è abbandonata

414
Capitolo 33 - Linguaggio e asimmet.-ie funzionali fra emisferi cerebrali

® ®

carbone carta emlcampo


linguaggio mano sinistra visivo
calcolo relazioni spaziali

Figura 33.6 - Riassunto delle prestazioni dei pazienti con sezione del corpo calloso. A) Apparato generale per la presentazione
tachistoscopica di stimoli visivi nel campo destro o nel campo sinistro. Il compito del soggetto può essere quello di denominare
lo stimolo o di identificare al tatto l'oggetto corrispondente con una mano o un piede. B) Gli stimoli presentati nel campo visivo
destro sono proiettati al solo emisfero sinistro e viceversa. L'esposizione tachistoscopica degli stimoli è così breve ($; 200 ms)
da far sì che il soggetto non abbia il tempo di muovere gli occhi verso lo stimolo e fissarlo. C) La scelta al tatto di oggetti corri-
spondenti allo stimolo visivo è possibile solo quando il soggetto usa la mano ipsilaterale allo stimolo (parte destra della figura),
poiché in questo caso l'associazione visivotattile avviene nello stesso emisfero. Il soggetto fallisce quando lo stimolo visivo e lo
stimolo tattile sono proiettati ad emisferi diversi (parte sinistra della figura). D) Lettere singole sono identificate sia verbalmente
che al tatto (con la mano destra) quando sono presentate all'emisfero sinistro, e solo al tatto (con la mano sinistra) quando sono
presentate all'emisfero destro. E) Una parola composta è presentata sullo schermo in modo tale che ciascuna delle due parole
componenti sia proiettata all'emisfero controlaterale. Il soggetto normale percepisce l'intera parola composta, ma i pazienti con
sezione del corpo calloso denominano solo la parola presentata al campo destro, anche se l'identificazione non verbale dimo-
stra che l'emisfero destro ha percepito l'altra parola. F) Funzioni mentali rappresentate nell'emisfero di sinistra e in quello di
destra.

la nozione classica della dominanza assoluta dell'emi- di suoi parenti e conoscenti, di animali di casa e di og-
sfero sinistro, per abbracciare una concezione che de- getti di proprietà, di ambienti familiari e anche di figure
scrive i 2 emisferi come membri di una società basata politiche, storiche, relìgiose e di personaggi della televi-
sulla divisione del lavoro, ugualmente evoluti dal punto sione e del cinema. I..:intensità e le qualìtà generali di
di vista mentale e cognitivo, ma in possesso di specia- queste reazioni sono tali da giustificare la conclusione
lizzazioni funzionali diverse e complementari. È stato che l'emisfero destro, malgrado i suoi deficit linguistici,
inoltre dimostrato che dopo la disconnessione interemi- mantenga un Io cosciente ben sviluppato e vigile, dotato
sferica, l'emisfero destro, anche se muto, sa riconoscere di una personalità e di un'autoconsapevolezza sociale,
ed identificare prontamente, con adeguate reazioni emoti- in stretto accordo con il carattere preoperatorio del pa-
ve e valutazioni sociali, fotografie del paziente stesso, ziente, nonché con quello dell'emisfero sinistro.

415
Recupero funzionale

34 ·n·e l sistema nervoso


Giovanni B erlucchi

Vtcananza, norgamaazwne e sostituzione funz iOnale


Meccamsmt cellulari del recupero funztunale
Plasttctta delle mappe cot1tcalt
Arto fantasma

Anche se le lesioni del sistema nervoso causano spesso esclusa dalle sue potenzialità. Per esempio: in animali o
perdite funzionali permanenti, è possibile che in vari uomini ciechi dalla nascita, aree corticali che nei vedenti
casi si manifestino nel tempo segni di compenso, recu- svolgono funzioni visive diventano reattive a stimoli uditi-
pero parziale o talvolta anche totale delle funzioni lese. vi o tattili. Queste alterazioni del normale piano di orga-
I meccanismi generali del recupero funzionale possono nizzazione della corteccia presumibilmente si stabiliscono
essere diversi. Se la lesione non è sufficientemente este- molto precocemente, ma modificazioni delle mappe corti-
sa da distruggere completamente il substrato della fun- cali di moto e di senso possono essere indotte dall'espe-
zione lesa, la funzione può continuare ad essere servita rienza anche in organismi adulti.
adeguatamente dalle porzioni ancora integre del siste- Infine, la sostituzione funzionale avviene quando le fi na-
ma. Per esempio, il recupero di funzioni del linguaggio lità della fi.1nzione persa vengono ugualmente soddisfatte,
perse a seguito di ictus cerebrale nell'adulto è inversa- anche se in modo diverso, con l'uso dei meccanismi pro-
mente proporzionale a ll'estensione della lesione e alla pti di altri sistemi integti, talvolta potenziati nel loro fun-
gravità della sintomatologia iniziale; il recupero avviene zionamento. Si distinguono una sostituzione sensoriale
per opera di quelle parti dei normali substrati del lin- (per esempio, uso raffinato del tatto per la lettura con me-
guaggio, ubicati neli 'emisfero sinistro della stragrande todo Braille, nei ciechi), una sostituzione motoria (per
maggioranza degli individui, che siano state risparmiate esempio, afferramento di piccoli oggetti con la presa a
dalla lesione. pugno, in coloro che hmmo perso il controllo dei movimen-
ti frazionati delle singole dita) e una sostituzione comporta-
mentale (per esempio, l'uso di movimenti compensatori
Vicarianza, riorganizzazione degli occhi e della testa, per rendere ottimale l'esplorazione
e sostituzione funzionale dello spazio in casi di difetti del campo visivo).

Un altro meccanismo di recupero consiste nella vica- Meccanismi cellulari


rianza funzionale: la funzione di un sistema gravemente
danneggiato o distrutto viene assunta da un sistema ille- del recupero funzionale
so che, pur essendo normalmente deputato ad altri com-
piti funzionali, possiede una capacità latente di servire Si possono identificare o ipotizzare vari meccanismi cel-
la funzione lesa. Un esempio tipico di vicarianza fun- lulari per i processi di recupero funzionale. Un primo
zionale è l'assunzione da parte dell'emisfero destro de l meccanismo di carattere aspecifico è collegato con le
controllo delle funzioni del linguaggio in bambini che alterazioni acute del funzionamento di neuroni i quali,
abbiano subìto lesioni dei normali centri del linguaggio pur non essendo stati colpiti direttamente dali 'agente lesi-
nell'emisfero sinistro entro i primi 5-6 anni di vita. Do- vo, soffrono a causa di effetti locali (edema, alterazioni
po questa età, apparentemente l'emisfero destro perde la del flusso sanguigno, sostanze neurotossiche liberate dai
capacità latente di servire il linguaggio. neuroni stessi, proliferazione e crescita di elementi g lia-
La riorganizzazione funzionale comp01ta invece una mo- li) o di effetti a distanza. Gli effetti in regioni lontane
dificazione radicale di un sistema che consenta al sistema dalla zona lesa (effetti di diaschisi) si spiegano con l 'in-
stesso di arrivare a svolgere una funzione normalmente terruzione da parte della lesione di connessioni che nor-

416
Capitolo 34- Recupero funzionale nel sistema nervoso

malmente trasmettono a queste regioni influenze facili- ne è a sua volta indotta dai prodotti di degenerazione
tanti o comunque regolatrici dell'attività nervosa e va- susseguenti alle lesioni del tessuto nervoso. È assa i im-
scolare locale. Alcune manifestazioni di recupero fun- probabile, anche se non impossibile, che ai meccanismi
zionale si possono attribuire con certezza alla naturale del recupero funzionale possano partecipare processi di
tendenza ad attenuarsi nel tempo delle suddette altera- produzione di nuovi neuroni.
zioni locali e a distanza. Per esempio, subito dopo ope- Alcuni sistemi a proiezione diffusa, i cui neuroni utiliz-
razioni chirurgiche in varie zone dell'encefalo un indice zano tutti lo stesso trasmettitore sinaptico, sembrano a-
globale di funzionamento nervoso, il quoziente di intel- vere la fu nzione di apportare il trasmettitore alle cellule
ligenza, tende sempre a diminuire, indipendentemente bersaglio senza alcuna specificità di connessioni sinap-
dalla sede della lesione chirurgica. Tuttavia, entro un tiche. Ciò spiega perché nel caso di degenerazioni selet-
paio di settimane si assiste ad un ritorno di questo para- tive di alcuni di questi sistemi abbiano avuto successo
metro ai valori preoperatori, e il processo di normaliz- terapie basate sulla sostih1zione del trasmettitore man-
zazione è facilitato dalla somministrazione di sostanze, cante. Il caso più noto è quello della sindrome di Par-
come il cortisone, che agiscono contro l'edema. kinson (caratterizzata da acinesia, tremore posturale e ri-
I meccanismi specifici di recupero funzionale possono gidità), causata dalla degenerazione delle cellule dopami -
quasi sempre essere ricondotti ad aumenti del!' efficacia nergiche della pars compacta della sostanza nera mesen-
della trasmissione sinaptica che adattano allo scopo il cefalica che proiettano allo striato dorsale (caudato e
funzionamento dei sistemi impegnati nel recupero. Sul putamen). Alcuni dei sintomi possono attenuarsi o sparire
versante presinaptico si osservano fenomeni di gemma- a seguito della somministrazione di L-DOPA (levo-dii-
zione (sprouting) dei terminali assonici integri, probabil- drossifenilalanina), un precursore della dopamina che
m ente stimolati da fattori nervosi di crescita. I nuovi ter- attraversa la barriera ematoencefalica e viene trasformata
minali prodotti per gemmazione vanno ad occupare le in dopamina nel cervello. In animali con sintomi motori
sedi lasciate libere dai terminali degenerati in seguito da lesione della sostanza nera, il trapianto di cellule
alla lesione, potenziando così l'azione sinaptica degli as- dopaminergiche nello striato denervato allevia i deficit,
soni a cui appartengono. Sul versante postsinaptico si nel caso che le cellule impiantate riescano a stabilire si-
possono osservare fenomeni molecolari o cellulari. I fe- napsi con le cellule striatali.
nomeni molecolari consistono in aumenti nella membra-
na postsinaptica del numero dei recettori per i trasmetti-
tori delle afferenze presinaptiche superstiti, con conse- Plasticità delle mappe corticali
guente incremento della reattività del neurone postsinap-
tico alle afferenze medes ime. Queste modificazioni dei Le registrazioni elettrofisiologiche negli animali e nel-
recettori postsinaptici spiegano anche il fenomeno clas- l'uomo hanno dimostrato che la periferia di senso e di
sico della supersensitività da denervazione, che consiste moto è rappresentata topograficamente in aree corticali
in una risposta supernormale di neuroni parzialmente con funzioni specifiche. La divisione della corteccia in
denervati alla stimolazione delle affe renze sinaptiche mappe che rappresentano in modo selettivo e topograf i-
rimanenti. I fenomeni postsinaptici subcellulari si espri- co la retina, la coclea, la periferia somatosensitiva, ecce-
mono nella ricostruzione dell'albero dendritico e nella tera è solo parzialmente determinata dalla genetica, nel
produzione di nuove spine dendritiche, che servono da senso che esistono stadi dell'organogenesi cerebrale in
strutture recettrici postsinaptiche. Grazie a questi feno- cui la stessa area corticale riceve afferenze da più moda-
meni, la superficie di membrana deputata alla ricezione lità sensoriali. Dopo la nascita, l'esperienza sensoriale
postsinaptica si espande considerevolmente. normale elimina le connessioni inappropriate, ma in ca-
La conoscenza dei fattori che stimolano i meccanismi di si di alterazioni sensoriali le mappe corticali si organiz-
rimodellamento sinaptico, a seguito di lesioni del siste- zano in modo diverso. La figura 34.1 mostra come la
ma nervoso centrale, è ancora molto parziale. Il fattore privazione visiva precoce nel gatto faccia sì che aree
nervoso di crescita per le cellule del sistema ne rvoso normalmente deputate alla funzione visiva si pongano al
periferico derivate dalla cresta neurale (NGF) è presente servizio dell'udito e del tatto. Recentemente, è stato di-
anche nel sistema nervoso centrale e la sua azione può mostrato che, in accordo con questi dati sugli animali,
intervenire nella sopravvivenza di neuroni colinergici e la lett1.1ra tattile con il metodo Braille attiva nei ciechi
glutammatergici assotomizzati, nello sprouting e nella dalla nascita aree de lla corteccia occipitale che hanno
ricrescita dei loro assoni. È verosimile che un'azione solo funzione visiva nei soggetti vedenti. Ma le mappe
simile sia esercitata da un altro fatto re di crescita, sco- corticali possono essere modificate anche nel cervello
perto inizialmente nei f ibroblasti e poi negli astrociti, e maturo. Se si denerva o si amputa una parte del corpo
da altri fattori neurotrofici. A seguito di lesioni, le di- (per esempio, un dito) in un animale adulto, la rappre-
mensioni e forse anche il numero degli astrociti aumen- sentazione corticale di quella parte tende ad essere inva-
tano, presumibilmente per stimolazione da parte di cito- sa da rappresentazioni di parti vicine (altre dita o altre
chine liberate da cellule di microglia, la cui proliferazio- parti della mano). Poiché il feno meno si manifesta nel

417
Funzioni nervose superiori

® @
adulto normale
neonata le

sistema uditivo sistema visivo sistema uditivo sistema visivo

© deprivato della vista risoluzione uditiva spaziale

l
l
l

l
sistema uditivo sistema visivo normale deprivato della vista

Figura 34.1 - Organizzazione delle aree corticali visive e uditive nel gatto normale e con deprivazione visiva . Nel gatto neonato
normale (A), entrambe le aree corticali ricevono afferenze sottocorticali non solo dalla propria, ma anche dall'altra modalità di
senso. Nel gatto adulto normale (B), le aree di convergenza delle proiezioni delle due modalità si restringono progressivamente
fino a stabilire un'area puramente visiva e un'area puramente uditiva. La qualità delle prestazioni comportamentali nell'ambito di l
ciascuna modalità è ritenuta proporzionale all'estensione dell'area corticale corrispondente. C) Nel gatto con deprivazione visiva
binoculare, le proiezioni uditive si espandono a scapito di quelle visive che sì restringono; D) di conseguenza, l'area corticale al
l
servizio dell'udito è più estesa di quella del gatto normale e la capacità del gatto senza vista di localizzare una sorgente sonora
nello spazio è superiore a quella del gatto normale.

gi ro di minuti, l'apparente invasione si spiega con un Arto fantasma


aumento dell'efficacia sinaptica di connessioni che preesi-
stono alla lesione, ma che in condizioni nom1ali sono atte- l dati sopra menzionati non solo gettano una nuova luce
nuate o soppresse dalle afferenze principali, provenienti sulle possibili basi nervose dell'apprendimento, ma pos-
dalla parte somatica che verrà poi sconnessa. Eventuali sono anche aiutare a comprendere i meccanismi dei fe-
fenomeni di formazione di nuove connessioni nervose, nomeni de !l'arto fantasma. Questo fenomeno consiste in
che non possono essere esclusi ma non sono ancora stati sensazioni, spesso dolorose, che provengono da un arto
documentati, potrebbero contribuire all'evoluzione a lun- amputato, e quindi inesistente, che possono essere spie-
go termine e alla stabilizzazione del fenomeno. Se la parie gate con il persistere dell'attività dei neuroni cerebrali
amputata è molto estesa, o i nervi afferenti sezionati pro- che ricevevano afferenze dalla parte amputata. Esso con-
vengono da un ampio territorio, l'invasione della porzione siste inoltre nel riferimento all'arto fantasma di stimoli
deafferentata della mappa cotiicale somatosensitiva è par- tattili applicati a parti integre del corpo. Quando in sog-
ziale e alcuni suoi punti, pur contenendo neuroni sponta- getti che hanno perso una mano o un dito si tocca una
neamente attivi, rimangono permanentemente disconnessi zona specifica della guancia dal lato dell'amputazione,
dalla petiferia. Si sono inoltre riscontrate espansioni delle oltre alla sensazione veridica localizzata alla guancia, si
rappresentazioni corticali di patii della supetficie cutanea provoca anche una sensazione simultanea riferita alla
utilizzati sistematicamente in compiti di discriminazioni parte amputata. In soggetti con amputazione di un arto
tattili. Per esempio, dopo prolungate esperienze di discri- inferiore, le sensazioni riferi te sono prodotte da stimoli
minazioni tattili eseguite con uno stesso dito, la rappre- nelle regioni perineali e genitali. Questi risultati possono
sentazione corticale di questo dito risulta aumentata ri- essere spiegati con l'influenza sulla zona corticale, deaffe-
spetto alla condizione di base precedente a tali esperienze. rentata per l'amputazione, di collaterali di proiezioni

418

l
Capitolo 34- Recupero funzionale nel sistema nervoso

e punta dell'indice @ sensazione netta


O tutto l'indice O senzasione meno netta
O base dell'indice $ sensazione sfumata

Figura 34.2 -Campi di riferimento per l'evocazione di sensazioni in parti del corpo amputate: dita e arto superiore, arto inferio-
re, mammella.

dirette alle aree contigue, normalmente innervate, o di ca di connessioni che preesistevano alla lesione, ma che in
connessioni corticocorticali provenienti da quelle aree. condizioni normali erano inibite da afferenze dominanti
Infatti, le parti del corpo da cui si ottengono sensazioni provenienti dalla parte somatica successivamente amputa-
riferite all'arto fantasma sono generalmente quelle rappre- ta. Eventuali fenomeni di neofom1azione di connessioni
sentate in aree corticali contigue a quella deafferentata per meccanismi di sprouting, che non possono essere
(figura 34.2). La rapidità con la quale i fenomeni insorgo- esclusi ma non sono ancora stati documentati, potrebbero
no dopo l 'amputazione fa pensare che a breve termine contribuire all'evoluzione a lungo termine e alla stabiliz-
essi siano spiegabili con un aumento dell'efficacia sinapti- zazione dei fenomeni.

419
Letture consigliate

LETTURE CONSIGLIATE

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420


l
Controllo nervoso
delle funzioni viscerali

Ritmogenesi respiratoria
· Sistema nervoso vegetativo
Muscolo liscio
Ipotalamo
Ritmi circadiani
Ambiente extracellulare del cervello
Barriere ematoliquorale ed ematoencefalica
Ritmogenesi respiratoria
35 .L uciano Zocchi

Centri nervo~i generatori Influenze modul anti l'attività respiratoria


del ritmo respiratorio Influenze ne1 vose soprapontme
SuddtVISIOne det centn resptratori Affe1 enn vagali resptraton.:
Gruppi resptratou bulboponttm Affetenze da1 muscoli respu-:~ton
Afferenze da alh1 muscob
Ritmogenesi del respiro Aifetenze dal ttatto dtgetente
Affetenze catdwvascolan
Organizza7ione dell'attività re~p iratoria
Schemt d1 atttvallonc:: Alterazioni del respiro coll~gate alla funzione
de1 muscoli resptratou dell'apparato digerente

La funzione principale della ventilazione è eliminare la glutizione, masticazione, vomito, defecazione; minzio-
C0 2 prodotta dali' organismo e assumere 0 2 dali' aria ne; parto), e la loro attiv ità ai fini ventilatori deve essere
ambiente. L'entità di questi scambi, quindi il contenuto dei coordinata con queste interferenze.
2 gas nel sangue arterioso, vmia infatti con l'entità della In primo luogo, l' attività del generatore risente di influen-
ventilazione alveolare. Un generatore automatico dell'ecci- ze, a partenza da chemocettori periferici e centrali, che
tazione, a localizzazione bulbopontina, è in grado di pro- lo informano dei valori assunti in ogni istante dai para-
durre automaticamente l'attivazione ritmica dei muscoli metri controllati (le concentrazioni di 0 2, C0 2 e H+ nel
respiratoti per tutta la vita. L'attività spontanea del genera- sangue arterioso). Altre influenze giungono al generato-
tore centrale può venire modulata dall'intervento di diversi re centrale dai centri nervosi superiori, che possono uti-
componenti di un complesso sistema di controllo dell'atti- lizzare l'apparato respiratorio per fini non ventilatmi, per
vità respiratoria che pennette di adeguare la ventilazione esempio per la fonazione, e dalla petifetia. Le afferenze
alveolare alle diverse esigenze, in modo da mantenere perifetiche di natura proptiocettiva, a p artenza dagli stessi
costante la concentrazione idrogenionica (quindi il p H) nei muscoli respiratori, riguardano lo stato delle strutture
liquidi extracellulari attraverso il controllo del contenuto di effettrici; altre, di varia natura, provengono dalle v ie aeree
C02 del sangue arterioso. La ventilazione reagisce pertan- e dai polmoni.
to prontamente alle vatiazioni della Pco2. A questa regola- La scarica ritmica che raggiunge i motoneuroni dei mu-
zione principale si aggiungono tisposte dirette alle varia- scoli respiratori è il risultato dell'integrazione di tutte
zioni di pH di origine metabolica e alle variazioni della queste influenze, è quindi regolata in ogni momento
Po2 , sebbene ampie variazioni di quest'ultimo parametro sulla base delle esigenze funzionali e dello stato del si-
vengano tollerate senza che ne seguano consistenti tisposte stema. Il comando eccitatorio discendente è ulterior-
ventilatorie dato che la cessione di 0 2 ai tessuti può avere mente modificato a livello dei motoneuroni spinali sulla
luogo in modo compatibile con le esigenze funzionali an- base di afferenze periferiche di natura essenzialmente
che quando la Po2 at1etiosa è notevolmente ridotta. propriocettiva. Il comando moto rio erogato dai moto-
La ventilazione è il risultato dell'attività di diversi grup- neuroni è quindi distribuito in modo differenziato tra i
pi muscolari. Il succedersi delle fasi di insufflazione e vari muscoli ed adattato alle diverse circostanze. In que-
desufflazione polmonari è dovuto all ' attività di muscoli sto modo, il sistema di controllo della ventilazione assi-
costituenti la pompa ventilatoria, ed è accompagnato cura in ogni circostanza una ventilazione alveolare ade-
dali 'attivazione dei muscoli delle vie aeree, che stabiliz- guata al mantenimento dell'omeostasi dei gas respirato-
zano queste vie e, modifica ndone il calibro, aggiustano ri nel sangue e dell'equilibr io acido-base. Durante lo
la resistenza al flusso d'aria. I muscoli respiratori inter- stato di veglia, u n controllo volontario può subentrare al
vengono anche in funzioni diverse dalla ventilazione controllo automatico, modificando la ventilazione indi-
(pastura e movime nti; fonazione; tosse e starnuto; de- pendentemente dalle esigenze omeostatiche.

422
Capitolo 35- Ritrnogenesi respiratoria

sezione vaghi intatti vaghi sezionati


~Cl~
~ L soprapontina

centro pneumotassico

ponte

n
bulbo

bulbospinaie

midollo spinale

Figura 35.1 - Localizzazione delle strutture coinvolte nel controllo centrale della ventilazione secondo il modello tradizionale. A
sinistra: visione dorsale del tronco encefalico, dopo rimozione del cervelletto. Cl =collicolo inferiore; PC = peduncolo cerebella-
re medio; IX, X, Xl e Xli = radici dei nervi cranici glossofaringeo, vago, accessorio e ipoglosso. A destra: effetti ventilatori di
sezioni del nevrasse praticate a vari livelli (indicati dalle linee orizzontali), prima e dopo vagotomia cervicale bilaterale.

CENTRI NERVOSI GENERATORI sperimentalmente con una sezione mediopontina, causa


una riduzione della frequenza e un aumento dell'am-
DEL RITMO RESPIRATORIO piezza respiratoria; quando questa lesione è associata a
vagotomia, il prolungamento insp iratorio è estremamen-
È noto da diversi secoli che le strutture centrali responsabi-
te marcato, sino a produrre un ' apnea inspiratoria inter-
li della generazione de !l 'attività ventilatoria automatica,
rotta da brevi espirazioni (apneusi).
comunemente definite col tennine di centri respiratori, so-
D'altro canto, la rimozione completa del ponte, ottenuta
no contenute nel cervello, più precisamente nel ponte e nel
sperimentalmente con una sezione tra ponte e bulbo, non
bulbo. La tecnica delle lesioni setiali (separare o distrugge-
abolisce la ventilazione, ma ne provoca una estrema irre-
re quote sempre maggiori di tessuto nervoso fino a che una
golarità: il respiro è ansimante (gasping), con frequenza
certa funzione non tisulta intaccata, in modo da localizzare
e ampiezza estremamente irregolari e variabili. Di nuo-
le strutture indispensabili per svolgerla) ha portato a identi-
vo, quando questa lesione è associata a vagotomia, la
ficare nel bulbo-ponte la sede dei centri respiratmi e a tico-
frequenza di questi atti respiratori irregolari si riduce.
noscere all'interno di queste zone alcune sottospecializza-
zioni. Infatti, la ventilazione cessa se viene praticata una
sezione del neurasse a livello della giunzione bulbospinale, Suddivisione dei centri respiratori
ma rimane normale se la sezione è praticata al margine
rostrale del ponte (figura 35.1). Il proencefalo, il diencefa- Sulla base di questi risultati era stato elaborato il seguen-
lo e la parte rostrale del tronco encefalico non sono dw1que te modello di funzionamento del sistema di controllo bul-
necessati per lo svolgersi della funzione respiratoria basa- bopontino. Il bulbo contiene una struttura denominata
le. Il midollo spinale isolato, d'altronde, è del tutto insuffi- "centro respiratorio" consistente di 2 parti simmetriche,
ciente a mantenere la respirazione. in- ed espiratoria, connesse ciascuna con i motoneuroni
Altre osservazioni sperimentali hanno messo in luce che dei corrispondenti muscoli. Ciascuna delle 2 parti è capa-
l 'attività spontanea dei centri respiratori si modifica in ce di autoeccita mento periodico (ed è, o può essere, sog-
modo sostanziale quando si eliminano le afferenze vagali. getta ad influenze eccitatorie discendenti) e, quando è
La vagotomia cervicale bilaterale determina il prolun- attiva, inibisce l'altra. Questa inibizione reciproca per-
gamento dell'inspirazione, con riduzione della frequen- mette l 'alternarsi ciclico d i in- ed espirazione attraverso
za ed aumento de ll'ampiezza respiratoria, sia nell 'ani- le proiezioni di ciascuna parte ai motoneuroni, rispettiva-
male con encefalo intatto, sia in associazione con la se- mente in- ed espiratori.
zione al limite superiore del ponte (figura 35.1). Anche Il modello prevedeva che l'attività ritmica fosse resa re-
la rimozione della parte più rostrale del ponte, ottenuta golare dalle influenze discendenti da centri ponti ni e

423
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

gruppo respiratorio
ponti no
nucleo Ki:illiker-Fuse

'
,- ... ,
l
l
.
l
-
nucleo parabrachiale
_-'
.
l
l

: .-nucleo ambiguo

O-....... complesso complesso Bi:itzinger


B~!~i_!l_g_:_r ,-----
complesso pre-Bi:itzinger

gruppo respiratorio
nucleo ~-- gruppo respiratorio ventrale
dorsale
tratto solitario (nucleo parambiguo)

~~
)-t:' --:,._
-l . ., :
-~:- ~
/
gruppo respiratorio dorsale
+ nucleo tratto solitario

l
/ nxnX / \_,/ ,,
: nucleo spinale
/nucleo ambiguo

~'-gruppo
gruppo respiratorio ventrale
(nucleo retroambiguo)
respiratorio ventrale
(parte rostrale)
- -
,, ........... ......,, ... ...........

tratto piramidale l -1 mm

Figura 35.2- A destra: Rappresentazione schematica del tronco cerebrale (visione dorsale, dopo rimozione del cervelletto) raf-
figurante i principali raggruppamenti di neuroni coinvolti nel controllo centrale della ventilazione. Le diverse colorazioni intendo-
no soltanto facilitare la distinzione delle diverse aree. A sinistra: sezioni trasverse effettuate ai livelli indicati dalle linee orizzontali
n Xli, nucleo dell'ipoglosso.
l
delle afferenze vagali. Oltre al generatore primario del
ritmo respiratorio, sihiato nel bulbo, si erano ipotizzate
due strutture pontine. La prima situata nella parte caudale
roni pontini, ma è stato abbandonato il concetto di "cen-
tri" inspiratorio ed espiratorio. Infatti, non vi sono aree
contenenti esclusivamente neuroni attivi ne !l 'una o nel-
l
del ponte e denominata "centro apneustico", promuove
l' inspirazione stimolando il centro inspiratorio e inibisce
l'altra fase del ciclo respiratorio costihtenti gruppi sim-
metrici di cellule a funzione antagonista (inspiratoria od l
l 'espirazione. L'azione di questo centro si amplifica
quando il centro stesso viene isolato sia dai centri supe-
espiratoria) che si inibiscono reciprocamente. Piuttosto,
esistono diverse popolazioni di neuroni, distribuiti in
i!
riori che dalle afferenze vagali, e ciò provoca l'apneusi. diverse zone del bulbo e del ponte e collegati tra loro in
La seconda struttura, situata nella parte rostrale del ponte
e denominata "centro pneumotassico", viene eccitata rit-
una complessa rete, nei quali l'influenza eccitatoria to-
nica, generata nella formazione reticolare (attività ecci-
l
i

micamente dal centro inspiratorio e inibisce il centro ap- tatoria centrale), risveglia l'attività ritmica correlata con
neustico. Le afferenze vagali che segnalano l'espansione l'una o l'altra fase del ciclo respiratorio, in virtù delle
polmonare si inseriscono in questo schema, in quanto ini- ordinate connessioni eccitatorie e inibitorie tra gli ele-
biscono il centro apneustico e il centro inspiratorio bulba- menti della rete.
re interrompendo l'inspirazione (quindi aumentando la
frequenza e riducendo l'ampiezza ventilatoria). Neuroni bulbari - I neuroni costihtenti la rete bulbare
sono raggruppati principalmente in due estese formazio-
Gruppi respiratori bulbopontini ni, ciascuna rappresentata bilateralmente: il gruppo re-
spiratorio ventrale (GRV) in parte contenuto nel nucleo
Con la possibilità di spingere l'analisi a livello cellulare, ambiguo ed il gruppo respiratorio dorsale (GRD) conte-
negli anni più recenti si è ottenuto un quadro anatomo- nuto nel nucleo del tratto solitario (figura 35.2). Entrambi
funzionale più complesso di quello descritto nel model- i gruppi contengono sia neuroni inspiratori (I) che neuro-
lo precedente. I circuiti neuronali generatori del ritmo ni espiratori (E). Sulla base della proiezione del loro as-
ventilatorio sono localizzati nel bulbo e connessi con neu- sone, queste cellule sono poi suddivise in neuroni pro-

424
Capitolo 35- Ritmogenesi respiratoria

priobu/bari, interneuroni il cui assone rimane all'interno inspirazione espirazione


del bulbo, e bulbospinali che, dopo incrocio in prossimità E1 E2
dell'obex, proiettano ai motoneuroni spinali dei muscoli l-precoci
della pompa respiratoria. Gli interneuroni propriobulbari
vengono classificati in sottogmppi a seconda del modo in l-rampa
cui la loro frequenza di scarica si modifica nel corso
della fase respiratoria in cui sono attivi: neuroni a scarica l-tardivi
crescente (a rampa), decrescente , o costante (figura
1-post
35.3). La scarica dei neuroni bulbospinali ha sempre
andamento crescente a rampa.
E-rampa

Neuroni pontini - Neuroni ad attività correlata con la pre-l


respirazione sono presenti, frammisti a cellule con atti-
vità tonica, nella parte rostrale del ponte (nucleo para- frenico
brachiale media/e e nucleo di Kolliker-Fuse, figura ricorrente
35.2), e costituiscono, nel loro insieme, il gruppo respi-
ratorio pontino, corrispondente alla superata defini- addominale
zione di centro pneumotassico. Tali neuroni sono con-
nessi con neuroni respiratori bulbari, e la loro scarica Figura 35.3 - Rappresentazione schematica delle modalità di
presenta un picco di frequenza in corrispondenza dei scarica delle principali popolazioni di neuroni respiratori bulba-
ri (registrazioni extracellulari della scarica neuronale, 6 trac-
momenti di transizione da una fase all'altra del ciclo
ciati superiori) e di 3 nervi efferenti (elettroneurogrammi inte-
respiratorio. Non sembrano tuttavia indispensabili alla grati, 3 tracciati inferiori) in relazione alle 3 fasi del ciclo respi-
ritmogenesi; il loro ruolo sarebbe piuttosto quello di sta- ratorio. La denominazione di ciascuno dei sei tipi neuronali è
bilizzare il profilo respiratorio e di rallentarne il ritmo. indicata all'inizio di ogni tracciato.
Un gmppo di neuroni situato nella patte caudale del ponte,
il nucleo magnocellulare, ha attività inibitoria sul meccani- Per le attività neuronali che presiedono al ciclo respiratorio
smo di intem12ione dell'inspirazione: il permanere di que- è stata supposta una determinata sequenza (figura 35.3).
sta attività in assenza di quella del gruppo respiratorio pon-
tino potrebbe spiegare l'apneusi conseguente alla sezione l) Fase inspiratoria. I;inspirazione è sostenuta dall'ecci-
mediopontina (figura 35.1). Pertanto questo nucleo potreb- tazione sinaptica progressivamente crescente, a rampa,
be corrispondere al vecchio centro apneustico. di alcune cellule inspiratorie bulbari da patte dell'atti-
vità eccitatoria centrale. Le prime ad essere eccitate
sono 2 popolazioni di intemeuroni del gruppo respira-
RITMOGENESI DEL RESPIRO torio ventrale: i neuroni I-precoci, ad attività decre-
scente, e i neuroni della rampa (l-rampa, figure 35.3 e
La ritmogenesi del respiro dipende probabilmente da iute- 35.4), ad attività crescente che termina bruscamente
razioni tra cellule costituenti una rete neuronale. Secondo alla fine dell'inspirazione. I primi inibiscono i neuroni
un'ipotesi alternativa, la ritmogenesi dipenderebbe invece espiratori e gli interneuroni " dell'intenuttore" dell'in-
dall'attività di un pacemaker, costituito da un piccolo grup- spirazione (vedere la fase successiva), mentre i secondi
po di neuroni, recentemente individuato nella parte più proiettano l'eccitazione sui neuroni bulbospinali inspi-
rostrale del GRV (complesso pre-Botzinger), che presenta ratori i quali, a loro volta, la trasmettono ai motoneu-
attività ritmica spontanea in fase con l'inizio e con la fine roni spinali. I;attività nei neuroni bulbospinali e nei
de li 'inspirazione, persistente anche dopo l 'isolamento nervi efferenti (frenico, intercostali) si presenta ancora
completo di questi neuroni. Questa attività spontanea, in forma di rampa (figura 35.3). La velocità di salita
però, non è mai stata osservata nell'adulto, ma soltanto in della rampa (quindi la velocità con cui aumenta il vo-
preparati isolati di encefalo di ratto neonato. I;ipotesi della lume polmonare) è aumentata da tutte le afferenze che
rete neuronale, più accreditata, prevede che l'influenza stimolano la ventilazione, in particolare da quelle dei
tonica dell'attività eccitatoria centrale, rinforzata da affe- chemocettori (capitolo 79).
renze dai chemocettmi, investa i neuroni respiratori bulba- 2) Spegnimento de/l'inspirazione. I;attività eccitatoria
ri. La simultanea attivazione di diverse popolazioni neuro- centrale attiva anche 2 altri gruppi di interneuroni
nali e le connessioni esistenti tra di esse detenninano una bulbari entramb i inibitori contenuti prevalentemente
sequenza ripetitiva di eventi, basata su eccitazioni ed uùbi- nel GRD, i neuroni I-tardivi e i post-I (figure 35.3 e
zioni reciproche, che può venir influenzata anche da affe- 35.4) i quali, nel loro insieme, costituiscono "l'inter-
renze provenienti dai chemocettori, dai recettori polmonari ruttore" che chiude l 'inspirazione. I; attività dei neu-
di stiramento, dai propriocettori muscolari e, forse, da roni I-precoci, che occupa la prima parte dell'inspira-
alcuni neuroni del gmppo respiratorio pontino. zione, è diretta ad inibire entrambi i gruppi di neuroni

425
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

ENG frenico vagotomia


integrato
controllo l
potenziale l
ll
di membrana
neurone l-rampa

potenziale
di membrana
neurone post-I l
Figura 35.4- Registrazioni delle variazioni ritmiche del poten-
ziale di membrana di 2 neuroni bulbari respiratori, ciascuna
ll
l
accompagnata dalla registrazione simultanea dell'elettroneu- !
rogramma integrato del nervo frenico. In alto: neurone l-rampa.
Il tracciato intracellulare mostra un'eccitazione progressiva-
mente crescente durante la fase di salita dell'attività frenica
(inspirazione), seguita da una brusca iperpolarizzazione al
termine di questa fase, perdurante per tutta l'espirazione. In
basso: neurone post-I. In questo neurone la depolarizzazione
insorge subito dopo il picco dell'attività frenica, induce la sca-
Te Tb Ta
durata dell'inspirazione
Tcentr

Figura 35.5- Relazione tra volume polmonare e durata dell'in-


l
l
l
rica ripetitiva del neurone e poi decresce progressivamente
durante l'espirazione, seguita da una inibizione perdurante spirazione riscontrabile nell'animale intatto (curva tratteggiata, !
per tutta l'inspirazione. controllo) e dopo vagotomia (linea verticale tratteggiata). Linee
continue: spirogrammi di tre inspirazioni effettuate a livelli cre-
l
scenti di intensità del comando centrale. l valori a, b e c rappre-
"interruttore". I neuroni I-tardivi iniziano perciò a
sentano i diversi volumi-soglia per lo spegnimento dell'inspira-
scaricare solo quando l'inibizione precoce declina, e zione e Ta, Tb, Te le corrispondenti durate delle inspirazioni.
la loro scarica inibisce sia gli interneuroni I-rampa All'aumentare dell'intensità dello stimolo ventilatorio, il volume
che i neuroni bulbospinali inspiratori e provoca lo inspirato aumenta più rapidamente e il volume-soglia viene rag-
spegnimento reversibile del! 'inspirazione. Successi- giunto più presto, riducendo la durata della fase inspiratoria: la
vamente, iniziano a scaricare anche i neuroni post-I, a relazione volume-durata è iperbolica. Le linee tratteggiate che
soglia più alta, i quali inibiscono non soltanto gli I- prolungano gli inspirogrammi si riferiscono ad inspirazioni effet-
rampa, ma anche gli l-precoci e, forse, l'attività ecci- tuate agli stessi tre livelli di intensità del comando centrale dopo
tatoria centrale, rendendo in questo modo irreversibile vagotomia: all'aumentare dell'intensità dello stimolo, il vol ume
inspirato aumenta secondo la normale dinamica, ma l'inspira-
lo spegnimento. La connessione reciproca tra i neuroni
zione non si arresta a causa dell'assenza di feedback dai recet-
I-precoci e post-I potrebbe rappresentare l'elemento tori polmonari e la durata dell'inspirazione rimane costante, al
centrale dell'oscillatore che determina la genesi del valore (Tcentr) determinato dai centri bulbari.
ritmo respiratorio. Infatti, l'attività risvegliata nei due
tipi di neurone da influenze eccitatmie estrinseche ri- la soglia de li 'interruttore, rendendolo più resistente alle
sulta sfasata nel tempo, a causa delle diverse proprietà influenze i..nibi..torie vagati. Lo spegnimento inspi..ratorio
di membrana e dell'inibizione postsinaptica reciproca è perciò ritardato e avviene·a volumi più alti. In virtù del
tì·a i 2 neuroni e in questo modo determina la sequenza 1iflesso, le inspi..razioni veloci vengono accorciate, ma si
ciclica e alternata delle attività respiratorie. arrestano a volumi più elevati che le inspirazioni lente.
Al meccanismo di spegnimento dell'inspirazione pmte- Per i due effetti combinati, la relazione tra volume cor-
cipano le afferenze dai recettmi di stiramento polmonare rente e durata dell'ispirazione assume un andamento
a lento adattamento, tr·aspmtate dal nervo vago al nucleo iperbolico (figura 35.5). In assenza delle afferenze pol-
del tratto solitmio, del quale il GRD fa parte. Tali affe- monari, come dopo vagotomia, la durata dell'inspirazio-
renze, che aumentano progressivamente con l'aumentare ne dipende soltanto dal ritmo del generatore centrale e
del volume polmonare, eccitano i neuroni I-tardivi e, diventa costante, indipendentemente dalla velocità del-
grazie anche al concomitante venir meno dell'inibizione l'espansione polmonare.
I, provocano lo spegnimento dell'inspi..razione al raggiun- La depressione dei neuroni I-tardivi e post-I produce
gimento di un dete1minato volume polmonare. il prolungamento dell'inspirazione. La sezione me-
Il volume polmonare soglia per lo spegnimento dell'in- diopontina associata a vagotomia potrebbe provocare
spi..razione non è costante, ma cresce all'aumentare della apneusi proprio attraverso questo meccanismo, cioè
ventilazione, perché gli stimoli che provocano un au- disinibendo il nucleo magnocellulare del ponte cau-
mento della velocità di salita della rampa (ipercapnia, dale e facendo così aumentare l'azione depressoria
ipossia, acidosi e stimoli propriocettivi) innalzano anche che quest'ultimo esercita sui neuroni di spegnimento.

426
Capitolo 35- Ritmogenesi respiratoria

3) Fase postinspiratoria, fase l deli 'espirazione. Quando


E1 E2
l'attività dei neuroni post-I fa cessare la scarica dei
motoneuroni inspiratori inizia lo svuotamento del pol-
mone. Dato che i neuroni post-I inibiscono anche i
neuroni espiratori (propriobulbari e bulbospinali), la
fase iniziale dell'espirazione è sempre passiva, anzi ENG
frenico
rallentata da una breve ripresa dell'attività inspiratoria
del nervo frenico, denominata attività inspiratoria post-
inspiratoria (figura 35.3), non più dovuta agli interneu-
roni I-rampa, ma a una diversa popolazione di inter-
neuroni che viene eccitata dalle cellule post-I. Al ral- ENG
lentamento dell 'espirazione contribuisce anche l'atti- tiroaritenoideo
vazione dei muscoli costrittori delle vie aeree supetiori
(figura 35.6).
4) Fase 2 dell'espirazione. Tenninata l'attività dei neuroni
post-I, i neuroni propriobulbari espiratori, non più inibi-
ti, eccitano i neuroni bulbospinali espiratori, mentre ini-
biscono i neuroni inspiratori. In condizioni basali, l'atti- ENG
vità espi.ratmia non è sufficiente ad eccitare i motoneu- addominale
roni e a reclutare i muscoli espiratmi, e anche la fase 2
dell'espirazione avviene passivamente. La soglia di atti-
vazione dei motoneurmù espiratoti viene raggiunta solo
quando l 'attività espiratoria viene incrementata dali 'a-
zio ne di afferenze dai chemo- o propriocettori (per
esempio, quelle provenienti dagli arti durante esercizio
ENG
muscolare). lpoglosso
È stata recentemente segnalata, nell'encefalo isolato del
ratto neonato, la presenza nel gmppo respiratorio ventra- 55
le di una popolazione di neuroni, i pre-1 (figura 35.3), Figura 35.6 - Elettroneurogramma dell'attività efferente in 4
che scaricherebbero appena prima dell'inizio dell'attività nervi diretti a muscoli respiratori, in relazione con le 3 fasi del
motoria inspiratmia: questi elementi potrebbero avere un ciclo respiratorio. Nel nervo frenico l'attività è associata all'in-
spirazione, con profilo a rampa crescente, simile a quello dei
molo nello spegnimento dell'espirazione, quindi, nel-
neuroni bulbari /-rampa. Nel nervo del muscolo tiroaritenoi-
l'avvio dell'inspirazione. Il ptincipale neurotrasmettitore deo, costrittore della glottide, l'attività ha luogo nella fase 1
eccitatorio impiegato dai neuroni di questa rete è il gluta- dell'espirazione ed ha profilo decrescente; nei nervi dei mu-
mato, che agisce sia su recettori AMPA che NMDA scoli addominali l'attività è associata alla fase 2 dell'espirazio-
(questi ultimi pdncipal.mente coinvolti nel meccatùsmo ne, con profilo a rampa crescente, simile a quello dei neuroni
di spegnimento dell'inspirazione). euùbizione sinaptica bulbari E-rampa (l'attività in questi nervi si osserva solo ad e-
è invece mediata prevalentemente da glicina e GABA. levati livelli ventilatori). Nel nervo ipog/osso (diretto al genio-
glosso, dilatatore della faringe) l'attività è associata all'inspira-
zione, ma comincia prima che nel frenico e inizia a decrescere
ORGANIZZAZLONE precocemente, con profilo a cupola.
DELL'ATTIVITA RESPIRATORIA
rica del motoneurone e la contrazione muscolare, op-
Motoneuroni dei muscoli r espiratori - Gli assoni dei pure rimanere sottoliminare: tra i muscoli inspiratori, al-
neuroni respiratori bulbospinali decussano e, attraverso cuni vengono sempre eccitati durante la ventilazione a
i fascicoli ventrolaterali del midollo spinale, raggiungo- riposo, altri raggiungono la soglia solo ad elevati livelli
no (tabella 35.!) i motoneuroni spinali innervanti la di ventilazione. I motoneuroni innervanti i muscoli espi-
pompa respiratoria. Analoghe proiezioni sono dirette ai ratori non vengono invece eccitati durante la ventilazio-
motoneuroni dei nervi cranici VII, IX, X, XI e XII, che ne a riposo, e raggiungono la soglia solo quando la ven-
innervano muscoli delle vie aeree superiori e che, oltre tilazione diventa elevata.
ad essere coinvolti in altre funzioni quali la fonazione, La risposta dei motoneuroni dipende sia dall'intensità
la deglutizione e la masticazione, presentano attività rit- relativa del comando centrale sui diversi gruppi moto-
mica in fase con il ciclo respiratorio. neuronali sia, all'interno di ciascun gruppo, dalle loro
Le influenze dei centri bulbari inducono nei motoneuro- proprietà elettrofisiologiche intrinseche: a patità di inten-
ni in- ed espiratori, durante la fase di attivazione rispet- sità del comando eccitatorio, le unità più piccole vengono
tiva, una progressiva depolarizzazione a rampa. La de- attivate prima di quelle più grandi (capitolo 2 1). Inoltre,
polarizzazione può superare la soglia, e produr re la sca- durante la normale inspirazione a riposo viene reclutata

427
!
Controllo nervoso delle funzioni viscerali
i
Tabella 35.1- Motoneuroni respiratori. l
n ucleo·motore nervo muscolo innervato azione meccanica
l
segmenti spinali
C3-C5 nervo frenico
pompa respiratoria

diaframma inspirazione (espansione to race)


l
l
l
C1-C8 nervo frenico scaleni, trapezio inspirazione (sollevamento delle coste cranialt)
sternocleidomastoideo

T1-T12 nervi intercostali intercostali esterni inspirazione (sollevamento e rotazione esterna


delle coste)
intercostali interni espirazione (abbassamento e rotazione interna
delle coste)
T 6-L3 nervi addominali obliqui, trasverso espirazione (spinta craniale del diaframma)
e retto dell'addome

vie aeree
nucleo facciale nervo facciale (VII) muscolo dell'ala del naso dilatazione della narice

nucleo ambiguo, nervo vago (X) , palatofaringeo, palatoglosso abbassamento del palato molle
nucleo retrofacciale nervo glossofaringeo (IX) dilatatori faringei dilatazione della faringe

costrittori faringei costrizione "a fascia" della p arete posteriore


elevatore del velo palatino elevazione del palato contro il retrofaringe
(chiusura via nasale)

nucleo motore nervo trigemino tensore del velo palatino abbassamento del palato molle
del trigemino (chiusura via orale)

nucleo dell'ipoglosso nervo ipoglosso genioglosso, muscoli spinta in avanti della lingua, ampliamento
io idei e stabilizzazione della faringe, sollevamento
della laringe

nucleo ambiguo nervo laringeo inferiore cricoartenoideo posteriore dilatazione della glottide
(ricorrente) tireoaritenoideo costrizione della glottide
cricoartenoideo laterale
e trasversale
interaritenoideo
nucleo ambiguo nervo laringeo superiore cricotiroideo abduzione co rde vocali

solo una patte dei motoneuroni di ciascun muscolo respi- verso la metà dell'inspirazjone). Inoltre, in posizione
ratorio e il numero di unità attivate aumenta gradualmente eretta i muscoli respiratori (tranne il diaframma) presen-
al crescere della ventilazione. tano comunemente un'attività tonica con significato po-
sturale (antigravitario).
Schemi di attivazione Nel corso di una inspirazione normale a riposo, sono
sempre attivati i muscoli inspiratori primari: diaframma
dei muscoli respiratori (che è il principale muscolo inspiratorio ), intercostali
parasternali e scateni e, tra i muscoli delle alte vie aeree, i
I.:attività elettromiografica dei muscoli della pompa re- muscoli dilatatori dei vari segmenti (ala del naso, genio-
spiratoria ha andamento a rampa, vale a dire in aumento glosso, dilatatori della faringe e della laringe). La sequen-
fino al termine dell'inspirazione (o dell'espirazione) per za di attivazione è stereotipata: iniziano i muscoli inspira-
poi cessare bruscamente. La forma a rampa, che è parti- tori delle vie aeree, poi, con un ritardo di 50- l 00 ms, il
colarmente evidente nel!' elettromiogramma integrato, diaframma, quindi i muscoli della gabbia toracica in se-
riflette sia l'aumento del numero di motoneuroni recltt- quenza craniocaudale. Nell'espirazione nonnale a riposo
tati, che il progressivo aumento della frequenza di scari- i muscoli espiratori toracici e addominali non mostrano
ca di ciascun motoneurone. I muscoli delle vie aeree, invece attività. Attività fasica espiratoria (figure 35.3 e
invece, hanno generalmente un'attività elettromiografi- 35.6), che nel suo insieme rallenta lo svuotamento pol-
ca ad andamento costante o a cupola (inizia a ridursi monare, si osserva invece nei costrittori della laringe e

428
l
,;,l
Capitolo 35- Ritmogencsi respiratoria

della faringe e, solo nella fase iniziale dell'espirazione nucleo


(fase E 1), nel diaframma (attività postinspiratoria). del tratto solitario
Quando aumenta la ventilazione (per esempio, durante
esercizio muscolare), oppure il carico meccanico sui mu- nucleo
motore dorsale
scoli (per esempio, quando aumenta la resistenza al flusso
aereo), si osserva un aumento generale de !l'attività dei nucleo ambiguo
muscoli inspiratori. I muscoli delle vie aeree anticipano [nervo auricolare
ulteriormente la loro attivazione rispetto al diaframma.
nervo faringeo
Vaumentata attività del muscolo dell'ala del naso, per
esempio, riduce fino al 30 per cento la resistenza al flusso
attraverso il naso. A livelli di ventilazione elevati, la contra-
nervo laringeo superiore
zione litmica dei muscoli orofacciali diviene particolar-
mente evidente, e provoca l'apertura della bocca in fase

--r-
rami
con ogni inspirazione; la contrazione dei muscoli elevatori aortici
del palato devia il flusso attraverso la bocca; la contrazione
dei dilatatori della laringe, oltre a farsi più intensa durante
l' inspirazione, si protrae nel!' espirazione, mantenendo n:vo lari n geo ricorrente
bassa la resistenza al flusso anche in questa fase. Per quan-
to riguarda i muscoli della pompa respiratoria, si osserva il
generale aumento dell'attività di tutti i muscoli inspiratori /
/.--
- ....
'
\
primali; inoltre vengono reclutati i muscoli accessori: per ~
primi gli intercostali esterni e gli sternocleidomastoidei
l
1
:
~
~/
> rami
cardiaci
\

e polmonari 1
1
poi, se il carico ventilatorio è molto elevato, anche altri 1
muscoli del tronco. Cattività dei muscoli inspiratori della l :; l
::
gabbia toracica aumenta proporzionalmente più di quanto
aumenti l'attività del diaframma. Quando la ventilazione è tronco 1!\\ tronco TORACE

molto elevata (> 40 1/min), e quando aumenta la resistenza dors:e ~~-\~ ~e:ra~e
espiratoria, entrano in attività, limitatamente alla fase E 2
dell'espirazione, anche i muscoli espiratori (figura 35.6), /
/ •' ''\l
in modo da assicurare un efficace svuotamento polmonare l/ l
anche in queste condizioni.
Figura 35.7 - Rappresentazione schematica del nervo vago
sopradiaframmatico e dei suoi rami. l rami faringei e il ramo
esterno del laringeo superiore contengono prevalentemente fi-
INFLUENZE MODULANTI bre motorie, dirette ai muscoli delle vie aeree superiori. Gli altri
UATTIVITÀ RESPIRATORIA rami contengono prevalentemente fibre sensoriali, provenienti
dalle vie aeree superiori (nervi laringeo superiore e laringeo ri-
corrente), dai glomi dell'arco aortico (rami aortici) e dalle vie ae-
Influenze nervose soprapontine ree intrapolmonari (rami polmonari). La maggior parte delle fi-
bre afferenti termina nel nucleo del tratto solitario.
Strutture localizzate nella sostanza reticolare del mesence-
solitario, dove termina la maggior parte di queste afferen-
falo esercitano tm'influenza eccitatoria continua sui neuroni
ze. Più dell'85 per cento delle fibre afferenti vagali sono
respiratori bulbari, molto importante per la produzione
amieliniche a bassa velocità di conduzione (fibre C).
della normale attività respiratoria. Queste influenze costitui-
scono l'attività eccita/oria centrale, che è parte delle azioni
Afferenze dalle vie aeree superiori - Tutti i segmenti
eccitatolie generali di migine reticolare, connesse con lo
delle vie aeree superiori (capitolo 59) sono riccamente
stato di veglia. La stimolazione della reticolare mesencefa-
innervati da recettori di diverse modalità sensoriali, la
lica provoca aumento della frequenza respiratoria, della
cui stimolazione induce risposte riflesse a carico soprat-
velocità di salita e dell'ampiezza dell'attività respiratoria.
tutto dei muscoli delle vie aeree stesse, ma anche dei
muscoli della pompa resp iratoria, dei muscoli lisci dei
Afferenze vagali respiratorie bronchi e del!' apparato cardiocircolatorio.

Diverse afferenze, provenienti dalle vie aeree e dai polmo- Afferenze polmonari -Le afferenze polmonari provengo-
ni e traspmiate nel nervo vago, sono in grado di modifica- no da recettori di 3 tipi, contenuti nella parete dei bron-
re forma, ampiezza e durata dell'attività automatica dei chioli e nell'interstizio polmonare, le cui fibre afferenti
centri respiratori. V integrazione di queste afferenze con raggiungono il tronco principale del vago attraverso rami
l'attività dei neuroni bulbati avviene nel nucleo del tratto polmonad (figura 35.7).

429
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

® sono responsabili del riflesso di Hering-Breuer, osser-


volume vabile nel!' animale e nel! 'uomo anestetizzati e durante
polmonare il sonno (ma non nell'uomo svegl io): se al termine di
occlusione un'inspirazione le vie aeree vengono occluse, in modo
che il volume polmonare rimanga elevato e si protrag-
ga la scarica dei recettori, l'attività inspiratoria è inibita
ENG frenico (figura 35.8). Il riflesso scompare dopo vagotomia o
integrato
blocco dei recettori con anestetici. Quando l'aumento
di volume polmonare è ritardato (per esempio, da una
inibizione dell'inspirazione elevata resistenza ali 'inspirazione) la scarica dei recet-
tori è ridotta: questo pem1ette di prolungare l'inspira-
zione, evitando l'eccessiva riduzione del volume cor-
@
scarica controllo rente; l'allungamento dell'inspirazione riduce però la
. dei recettori frequenza (e, in genere, la ventilazione). La risposta di
polmonari
di stiramento Hering-Breuer è diminuita dall' ipercapnia ed aumenta-
ta dali ' ipocapnia.
La scarica dei recettori polmonari da stiramento ha
effetto inibitorio anche sui motoneuroni dilatatori delle
controllo vie aeree, come il genioglosso e il cricotiroideo poste-
riore. A riposo, quest'inibizione si estrinseca nella
attività seconda metà dell'inspirazione e mantiene costante (o
efferente
frenica addirittura riduce) la contrazione dei muscoli dilatatori,
impedendo che essa cresca a rampa come il comando
centrale. Se l'espansione del polmone è ostacolata, per \

1s
esempio da una stenosi delle prime vie aeree, l'inibizio-
ne viene meno e la contrazione dei muscoli dilatatori l
Figura 35.8 - A) Riflesso di Hering-Breuer. Primo tracciato: spi-
continua a crescere f ino a che il flusso aereo, e l'espan-
sione polmonare, non raggiungono i valori normali.
l
rogramma; secondo tracciato: attività integrata del nervo freni-
co. Un'occlusione delle vie aeree eseguita a fine inspirazione
(barra orizzontale), mantiene espansi i polmoni e inibisce l'atti·
I meccanocettori polmonari hanno anche un effetto
facilitante sull'attività dei muscoli espiratori, provo-
cano broncodilatazione e tachicardia.
l
l

vità inspiratoria. B) Attività elettrica integrata registrata da una


fibra vagale afferente da recettori polmonari di stiramento a 2) Recettori polmonari polimodali a rapido adattamento. l
lento adattamento (sopra) e nel nervo frenico (sotto) durante Questi recettori sono localizzati superficialmente nella
un'inspirazione normale (controllo) e durante uno sforzo inspira- mucosa bronchiale e vengono attivati da stimoli di di-
torio a vie aeree occluse. In assenza di espansione polmonare, versa natura: grandi e rapidi aumenti o riduzioni del
i rècettori non scaricano (tracciato superiore, occluso), quindi volume polmonare, edema polmonare, stimoli chimici
l'attività efferente inspiratoria è prolungata (tracciato inferiore). (per questo vengono anche chiamati recettori di irrita-
zione). La stimolazione chimica può essere dovuta a
l) Recettori polmonari di stiramento a lento adattamen- gas penetrati dall'ambiente esterno (gas irritanti o ane-
to. Hanno un ruolo molto importante nella regolazio- a
stetici, fumo), ma anche mediatori chimici (istamina,
ne della ventilazione, essendo implicati nel meccani- serotonina, bradi chinina, prostaglandine) liberati local-
smo di spegnimento dell'inspirazione. Si trovano tra le mente in seguito a processi infiammatori. La loro sca-
fibre muscolari lisce della parete delle vie aeree intra- rica è irregolare e transitoria, e cessa rapidamente an-
toraciche, e vengono attivati quando queste vengono che se lo stimolo permane. Le fibre afferenti hatmo
distese, come avviene durante l'aumento del volume diametro e velocità di conduzione inferiori a quelle dei
polmonare. Per questo motivo, essi vengono a volte recettori ad adattamento lento.
denominati "recettori di volume polmonare". Le fibre La scarica di alcuni di questi recettori aumenta quan-
afferenti sono le più grandi tra le afferenti vagati (dia- do il volume polmonare risulta eccessivamente ridot-
metro 5-l O ~un) e hanno un'elevata velocità di condu- to (per esempio, per occlusione prolungata, o respira-
zione (30-50 m/s). Alcuni di questi recettori sono attivi zione prolungata a basso volume corrente), e provoca
anche a bassi volumi polmonari e quando il polmone una facilitazione riflessa dei muscoli inspiratori e dei
aumenta di volume, la loro scarica aumenta di frequen- dilatatori della laringe. Questa facilitazione causa il
za. Poiché queste afferenze eccitano i neuroni bulbari sospiro (figura 35.9), un atto inspiratorio aumentato in
responsabili dello spegnimento del! 'inspirazione, la cui, ad una normale inspirazione segue, prima che
loro azione consiste neli' accorciare l' inspirazione nel avvenga l'espirazione, una seconda fase inspiratoria. Il
momento in cui viene raggiunto un dato volume. Essi sospiro viene periodicamente eseguito senza l'inter-

430

+
l
Capitolo 35 - Ritmogenesi respiratoria

vento della volontà, ed è molto importante per im- attività sospiro


EMG integrata respiro normale
pedire la progressiva chiusura delle vie aeree più pe- t
riferiche, in quanto tiespande le unità polmonari even-
tualmente collassate. L'attivazione di questi recettori
(oltre che di quelli delle vie aeree superiori) è anche un
~~
genioglosso
potente stimolo per la produzione della tosse (capitolo
59); inoltre, essa provoca broncocostrizione e secrezio-
ne mucosa, e forse pat1ecipa alla genesi della dispnea
(inset1o l ).
3) Terminazioni vaga/i amieliniche (recettori J) . Sono diaframma
tenninazioni di fibre amieliniche a bassa velocità di
conduzione (fibre C polmonari), si trovano nell'inter- cricoaritenoideo
stizio polmonare, in prossimità dei capillari alveolari, posteriore
per cui sono denominate "recettori J" (juxtacapillari).
Esse vengono stimolate dalla riduzione del volume muscolo
polmonare, dalla broncocostrizione, dalla presenza di dell'ala del naso
edema interstiziale e da vari stimoli chimici. La loro
attivazione determina il rilascio locale di sostanze (ta- Figura 35.9 - Attività elettromiografica del diaframma e di al-
chichinine) che provocano broncocostrizione e in- cuni muscoli delle vie aeree superiori registrate durante alcuni
fiammazione (vasodilatazione, danno epiteliale, secre- atti respiratori normali e (sovraimposta al quarto atto) durante
zione mucosa) e che stimolano i recettori polimodali, un sospiro. La sovraimposizione dei tracciati rende evidente il
la cui scatica provoca tosse. L'attività di questi recettori meccanismo di attuazione del sospiro: alla normale attività in-
provoca una varietà di risposte, alcune locali, quali spiratoria segue, prima che avvenga l'espirazione, una secon-
da fase inspiratoria.
broncocostrizione e irritazione, altre a distanza, quali
costrizione laringea e modificazioni dell'attività respi-
ratoria. Queste consistono in un'apnea, seguita da re-
spirazione rapida (per accorciamento combinato di in- l'attività; in queste situazioni, il conttibuto all' inspirazio-
ed espirazione) e superficiale, con aumento della velo- ne dei muscoli extradiafranunatici diventa più consistente
cità di salita dell'attività di tutti i muscoli respiratori. e supera quello del diaframma.
Durante l'apnea si può osservare contrazione tonica
dei muscoli inspiratori. Muscoli della gabbia toracica- Le afferenze dagli orga-
ni tendinei di Golgi dei muscoli intercostali più craniali
Afferenze dai muscoli respiratori hanno effetti analoghi a quelli descritti per il diaframma,
determinando l'inibizione segmentaria dei motoneuroni
Diaframma - Circa il 25 per cento delle fibre del nervo omonimi e l'inibizione dei neuroni respiratoti bulbari. Le
frenico è afferente. Nel diaframma i fusi neuromuscolati afferenze dagli organi tendinei degli intercostali più cau-
sono scarsi, i pochi presenti sono nella sua parte vet1ebra- dali causano una eccitazione dei motoneuroni frenici
le, e le afferenze propriocettive provengono essenzialmen- (riflesso facilitatorio intercostale-frenico).
te dalle fibre Ib degli organi tendinei di Golgi, eccitati ad I muscoli intercostali (in particolare, i parasternali) con-
ogni contrazione dallo stiramento del tendine centrale. Le tengono un gran numero difusi neuromusco/ari, e sono
proiezioni spinali delle fibre lb provocano l' inibizione dotati di innervazione y. Le afferenze daifusi neuromu-
dflessa dei motoneuroni frenici omo- e controlaterali. Le sco/ari, trasportate da fibre la, provocano la facilitazio-
proiezioni sopraspinali ai neuroni dei centri respiratori ne monosinaptica degli a-motoneuroni innervanti i mu-
bulbari provocano anche l'inibizione del comando effe- scoli intercostali dello stesso segmento e dei segmenti
rente. Il diaframma contiene anche numerose terminazioni adiacenti (riflesso da stiramento, capitolo 23), ogni volta
nervose libere di fibre amieliniche localizzate nell'inter- che il muscolo venga allungato passivamente, che du-
stizio, in prossimità dei vasi muscolari, le quali fungono rante l' attività respiratoria, sia durante l'attività posturale.
da recettori polimodali, sensibili a stimoli dolorifici e a Inoltre, durante ogni atto inspiratorio, la contrazione dei
variazioni locali di temperatura, concentrazione del latta- muscoli intercostali, a diffe renza di quella del diaframma,
to, pH, Po2 . Questi recettori, denominati anche metabocet- è rinforzata per la presenza del circuito y. L'accoppia-
tori, sono probabilmente coinvolti nella regolazione ri- mento a-y incrementa la scarica fusale, quindi l'eccita-
flessa dell'attivazione del diaframma quando la ventila- zione riflessa dei motoneuroni, anche ogni volta che l' ac-
zione diventa elevata. Queste afferenze, trasportate da corciamento muscolare è impedito o rallentato (per esem-
f ibre di tipo III e IV, avrebbero un molo nella protezione pio, da un'aumentata resistenza o dall'occlusione delle
del diaframma dali' esaurimento funzionale: segnalando vie aeree). Questo meccanismo spiega perché i muscoli
l'approssimarsi di fatica del diaframma, ne ridurrebbero inspiratori extradiafranunatici incrementino la loro atti-

431
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

Inserto l - Sensazioni quali siano responsabili della dispnea. il confronto con l'estguità dell'atto re-
respiratorie e dispnea Particolare importanza nella genesi spiratorio che ne risulta, è importante
della dispnea viene attlibuita all'atti- nella percezione della difficoltà respi-
La respiraz.tone non viene normalmen- vità dei fust neuromuscolari dei mu- ratoria conseguente ad tm aumentato
te avvertita, ma alcune sensaz10ru lega- scoh respiraton: quando l'accorcia- canco meccanico. Potrebbero essere
te all'attivttà resprratona possono es- mento del muscolo durante la contra- Importanti anche recetton articolan
sere perceptte (per esempio, durante ZIOne è madeguato alla forza svilup- che avvertirebbero della inadeguatez-
l'iperventJ.lazione viene avvertita l'au- pata, St avrebbe una discrepanza tra le za degli spostamenti della parete tora-
mentata attlvttà muscolare, ma la sen- afferenze dat fust neuromuscolan, cica, o della distorsiOne nsultante da
sazione non è d! per sé sgradevole). La mformanti sulla lunghezza raggnmta, impedtmenh al suo regolare movi-
dispnea è invece una sensazJone sgra- e le afferenze dagh orgarn tendme1, mento. I rt:cettori "dt rrntazione" de1
devole dì dtfficoltà respiratoria, la mformanti sulle variaztoni dt tensiO- polmom e delle vie aeree contnbUI-
''mancanza dt respiro" che s1 marufesta ne. La discordanza tra 1 segnah dt for- scono alla sensazione specifica di dif-
quando lo sforzo compmto per venti- za e di lunghezza darebbe origme alla ficoltà respimtoria.
lare è eccesstvo, o 1 muscoli i.rtspnaton sensaziOne dt ostacolo alla respuazio- A proposito di questi recettoli, le cm
sono deboh, o la loro aztone è Impe- ne, attraverso prOiezioni de1 2 recetto- a:fferenze decorrono nel vago, va detto
dita da un aumento del canco mecca- n alla corteccia somatosensonale. che il blocco bilaterale del vago può
nico. Mentre è ev1dente che le sensa- Quando l' attivttà respiratoria volonta- ridurre la dispnea dr pazienti con pa-
zioni respiratorie dipendono da proie- ria sta richiesta da lm forte ostacolo tologie resprratorie. Non sembra, in-
zwni alla cmteccta sensttJ.va delle a:ffe- alla nmmale ventilazione, può msor- vece, che l'elevata att1v1tà dei chemo-
renze dt alcuru t1p1 dt recetton stimola- gere dispnea. la cogruz10ne d1 un m- cetton possa essere percepita o contn-
h durante la respuaztone, non è chiaro ten:;o comando motorio volontano, e buire alla genesi della dispnea.

vità di più del diafranuna (sprovvisto di fusi) quando la la scarica dei fusi neuromuscolari, responsabile della
ventilazione o il carico siano aumentati. facilitazione monosinaptica autogena di questi muscoli;
3) il riflesso facilitatorio intercostale-frenico aumenta le
Muscoli addominali - Anche questi muscoli contengo- influenze eccitatone sui motoneuroni frenici;
no organi tendinei di Golgi e fusi neuromuscolari, le cui 4) la facilitazione autogena dei muscoli addominali (anche
afferenze causano rispettivamente l'inibizione e la facilita- essi stirati) provoca la loro attivazione tonica, che spinge
zione dei motoneuroni omonimi dello stesso segmento verso l'alto il diaframma, rnigliorandone la prestazione
spinale o di segmenti adiacenti. Proiezioni sopraspinali inspiratoria.
inibiscono i neuroni espiratori bulbati, determinando l'ac-
corciamento dell'espirazione. Afferenze da altri muscoli
Una circostanza ìn cui si assiste ali 'intervento combinato
delle afferenze propriocettive da tutti i muscoli respiratori è La ventilazione viene modificata anche da afferenze pro-
il passaggio dalla posizione supina a quella eretta. In questa venienti da muscoli scheletrici non respiratori che sono
situazione, per effetto della gravità, i muscoli addominali e attivate durante la loro contrazione. Le afferenze, tJ.aspor-
della gabbia toracica vengono allungati, mentre il diafram- tate da fibre sottili di tipo III e IY, agiscono a livello spina-
ma viene trascinato caudalmente dal peso del contenuto ad- le e sui centri respiratori bulbari, inducendo un aumento
dominale, essenzialmente liquido, quindi le sue fibre si della ventilazione per aumento combinato del volume cor-
accorciano. A causa della relazione tensione-lunghezza del rente e della frequenza respiratoria. e aumento della venti-
sarcomero (capitolo 20), nel caso in cui il gmdo di attiva- lazione si associa ad un aumento della frequenza cardiaca
zione frenica rimanesse costante, la capacità di produrre e della pressione arteriosa media. Afferenze eccitatorie
forza si ridurrebbe, e con essa l'ampiezza respiratmia e la sulla ventilazione vengono attivate anche in seguito alla
ventilazione. Le afferenze dai muscoli respiratoti impedi- mobilizzazione passiva degli arti. Entrambi i tipi d i affe-
scono che questo si vetifichi. Infatti: renza hatmo un molo importante nella risposta ventilato-
tia ali ' eserciz io muscolare.
l) l'accorciamento (passivo) delle fibre del diaframma pro-
voca l'immediato aumento dell'attività dei motoneuroni Afferenze dal tratto digerente
frenici, forse per cessazione della scarica degli organi
tendinei di Golgi conseguente alla 1idotta tensione (que- Afferenze, provenienti da recettori po limodali situati
sto fenomeno si osserva anche in soggetti sottoposti a nella parete del tratto gastroenterico e nel peritoneo, e tra-
trapianto di cuore e polmone, quindi non è dovuto ad sportate dal nervo vago e dai nervi splancnici, hanno
afferenze vagati polmonari); effetti inibitori sulla ventilazione, particolarmente sull 'at-
2) lo stiramento dei muscoli della gabbia tomcica provoca tività diaframmatica. Tipiche risposte riflesse a partenza

432


Capitolo 35 - Ritmogenesi respiratoria

da recett01i viscerali sono l'arresto dell'inspirazione, con- vomito


seguente alla stimolazione meccanica della cistifellea (per fase
esempio, durante interventi chirurgici), oppure se l'orga- pneumogramma espulsiva
no è infiammato, e l'inibizione della parte vertebrale del
diaframma conseguente alla distensione dell'esofago. In
EMG
quest'ultima circostanza, l'inibizione determina il rila-
esofago
sciamento delle fibre diaframmatiche vertebrali, che par-
tecipano alla funzione di sfintere gastroesofageo, e per-
mette il passaggio del materiale ingerito.

Afferenze cardiovascolari
eipotensione provoca un aumento dell'attività efferente
nel nervo frenico e un prolungamento dell'inspirazione, retto
con aumento del volume corrente. Invece, l'aumento della dell'addome
pressione arteriosa riduce l'attività del diaframma e la fre- 5s
quenza respiratoria. Questi effetti sono legati direttamente Figura 35.1O - Attività muscolari durante il vomito. Dall'alto:
alla scarica dei barocettori, che influenza anche i centri pneumogramma (movimenti respiratori del torace) ed elettro-
respiratoti. miogrammi di muscolatura liscia esofagea, fibre vertebrali del
diaframma, fibre costali del diaframma e retto dell'addome.
ALTERAZIONI DEL RESPIRO Durante la normale respirazione (primi 4 cicli a sinistra) la mu-
scolatura esofagea è rilasciata, le due parti del diaframma pre-
COLLEGATEALLAFUNZIONE sentano attività inspiratoria sincrona e di entità simile, il retto
DELUAPPARATO DIGERENTE dell'addome presenta una moderata attivazione espiratoria.
Durante il vomito (periodo compreso tra le linee verticali) i movi-
menti respiratori sono assenti e il diaframma vertebrale si rila-
Alcune attività, come la masticazione e la deglutizione, scia, permettendo il passaggio in esofago del contenuto ga-
riguardano segmenti comuni alle vie digerenti e alle vie strico, mentre il diaframma costale ed il retto dell'addome si
aeree e coinvolgono muscoli respiratori. Esse devono contraggono simultaneamente e vigorosamente, aumentando
quindi essere coordinate con la funzione ventilatoria. la pressione addominale; al termine di questo periodo, anche
Sia la masticazione che la deglutizione hanno una compo- la muscolatura esofagea si contrae, per far progredire in dire-
nente volontaria ed una automatica, regolata da "centri" zione orale il materiale uscito dallo stomaco.
bulbali la cui attività, ritmica e ripetitiva, interagisce con
quella dei centri respiratori. Durante la masticazione, la La respiraz ione si modifica profondamente anche in occa-
frequenza respiratoria aumenta, e i muscoli masticatori sione del vomito (f igura 35.1 0). Dopo una profonda inspi-
vengono attivati nei momenti di transizione tra una fase e razione, i neuroni dei centri respiratori bulbari vengono
l'altra del ciclo respirat01io. Durante la deglutizione l'atti- inibiti. La glottide viene poi costretta ed il palato molle
vità respiratoria si arresta, solitamente a fine inspirazione. sollevato. Durante la fase espulsiva, si vetifica una disso-
La progressione del materiale alimentare è dovuta alla ciazione neli' attività delle due parti del diafranuna. Men-
contrazione della muscolatura faringea e linguale che, nel tre la parte costale si contrae insieme ai muscoli addomi-
momento in cui è impegnata nella funzione alimentare, nali, contribuendo al marcato aumento della pressione
cessa ogni attività respiratoria. Durante la deglutizione endoaddominale, la parte vertebrale si tilascia, permetten-
vengono attivati diversi muscoli latingei, in misura anche do il passaggio del contenuto gastrico in esofago. Il rila-
maggiore che durante la ventilazione. e ingresso di mate- sciamento è provocato in via riflessa dalla iniziale disten-
riale alimentare nell'albero respiratorio viene impedito sione esofagea: la stessa dissociazione è infatti provocata
grazie al rilasciamento del cricoaritenoideo posteriore (di- dal riempimento di un palloncino nell'esofago inferiore.
latatore) ed all'aumento dell'attività nel tiroaritenoideo e Anche la muscolatura dello stomaco si contrae, mentre
del cricoaritenoideo laterale (costrittmi) che chiudono la avviene il rilasciamento della parte vertebrale del diafram-
glottide, mentre i muscoli iodei si contraggono per innal- ma, il contenuto gastrico viene quindi proiettato in esofa-
zarla; l'epiglottide viene abbassata dalla progressione del go e, successivamente all'apertura dello sfintere cricofa-
bolo e dal sollevamento della laringe. ringeo, nel cavo orale.

433
Sistema nervoso vegetativo
36
Giovanni Zamboni

Caratteristiche generali Neuroni efferenti vegetativi


Meùtatott smapttct Efte renze vegetati ve ~unp attche
FrequenZd dt s a11ca det neurom efferenti Effetenze vegetaltve parastmpattche
Camttensttche morfofunztonah det neurom efferentt wgetattvt
Neuroni atterenti vegetativi Stnapst v·egetattve perifenche
Afferenze spmah Medtaton smaptict de lle e fferenze vegetattve
Afferenze det net vt ct.tntct R<!cettolt d t membrana nelle v te efferenti e negh otgam effcttou
Affetenze ente nche (recetton vegetattvt penfenct)
.<Vferen1e centmlt AutOLegolaztone dell'efftcacta della ltasmtsstone smapttca
Meùtaton smapttct
delle afferenze vegetahve Midollare del surrene

Centri vegetativi Par adigmi del controllo nervoso vegetatho: organi pelvici
Centn vegetahvt Regolazwne vegetattva della mobthtà uterina
spmah e troncoencefaltct MtnzJone
Centri vegetaltvt dtencefahct e telencefalJct Funzwru gemtah
Medtaton smapttct det centrt \ egetatlvt lnt<!grazwm tra att1v1tà vegetattve e compOLtamento

Il sistema nervoso vegetativo è quella parte del sistema un sistema prevalentemente efferente, deputato al con-
nervoso che sovraintende alla funzione degli organi inter- trollo della motilità viscerale, tanto che in alcuni testi lo
ni. Rispondendo contemporaneamente alle esigenze gene- si definisce ancora come sistema motore viscerale.
rali dell'organismo e alle esigenze locali dei vari tessuti, Si è preferito qui adottare la denominazione di sistema
esso fo rnisce quadri di attività estremamente differenziati nervoso vegetativo in quanto tale definizione sottolinea
nei diversi settori dell'organismo; comprenderne le fun- il concetto di regolazione nervosa dell'attività biologica
zioni tichiede dunque una buona conoscenza sia dell'atti- dei diversi organi a fini omeostatici. 8omeostasi, ossia
vità di organi o apparati, che dell'attività nervosa. il mantenimento della costanza della composizione del-
Il sistema nervoso vegetativo prende anche il nome di l'ambiente interno (sezione 12), è un concetto cardine
sistema nervoso autonomo. 8attributo di vegetativo, il della fisiologia degli organismi complessi, che può venir
più antico dei due, deriva dalla visione, originata ne lla meglio precisato come tendenza alla stabilità, piuttosto
prima metà del secolo diciannovesimo, che l'attività vi- che come assoluta costanza. Infatti, i valori delle variabi-
scerale degli organismi animali costituisse un caso par- li costitutive dell'ambiente interno non rimangono im-
ticolare di un' attività basale fondamentale, soprattutto mobili e f issi, ma fluttuano all'interno di limiti ben defi-
di tipo metabolico, presente anche negli organismi ve- niti, entro i quali vengono mantenute da specifici mecca-
getali. La denominazione di sistema nervoso autonomo nismi di regolazione.
si è affermata nella prima metà del XX secolo; essa e- Il sistema nervoso vegetativo è uno degli attori principa-
splicita il concetto che le strutture nervose che regolano li di questa regolazione e si avvale, per questo fine,
l'attività viscerale appaiono indipendenti dal controllo anche dell'intervento di meccanismi endocrini, sia pro-
volontario. ducendo esso stesso ormoni, come avviene nel caso del-
Fino a pochi decenni or sono, la funzione nervosa era la midollare del surrene e dell 'ipofisi posteriore (capi-
studiata soprattutto sul versante della periferia efferente, tolo 38), sia influenzando l'attività endocrina, come av-
poiché le limitate tecniche sperimentali consentivano viene nel caso del controllo ipotalamico della secrezio-
soltanto di rilevare le risposte motorie e le relazioni tra i ne della ipofisi anteriore (capitolo 71 ).
nervi e gli effettori. Ciò spiega perché il sistema nervoso Qui di seguito vengono illustrati alcuni principi generali
vegetativo sia stato considerato per molto tempo come di organizzazione del sistema vegetativo.

434


Capitolo 36 - Sistema nervoso vegetativo

ghiandola
lacrima le

polmone

colon distale
retto

---~
organi
genitali

Figura 36.1 - Rappresentazione schematica dell'organizzazione e della distribuzione delle vie efferenti delle sezioni parasimpa-
tica (sinistra) e simpatica (destra) del sistema nervoso vegetativo . Le fibre efferenti pregangliari sono indicate con linee conti-
nue, mentre quelle postgangliari da linee tratteggiate.

CARATTERISTICHE GENERALI tip i cellulari; inoltre, a complicare ulteriormente il qua-


dro, la sezione enterica si trova sotto l'infl uenza de lle
Dal punto di vista anatomofunzionale, il sistema nervo- sezioni simpatica e parasimpatica.
so vegetativo si suddivide in 3 sezioni distinte: sezione Le modalità di innervazione vegetativa di ciascun orga-
ortosimpatica o, più brevemente, simpatica; sezione pa- no e apparato sono descritte nei capitoli relativi alla re-
rasimpatica (figura 36. 1); sezione enterica (capitolo 65). gelazione degli organi stessi oppure alla regolazione del-
Le sezioni simpatica e parasimpatica sono costituite da l'omeostasi corporea (sezione 12). In generale, il siste-
cellule il cui soma è situato sia entro il sistema nervoso ma nervoso vegetativo è caratterizzato da un'organizza-
centrale sia in gangli periferici. La sezione enterica, zione circuitale di tipo riflesso, ovvero da neuroni affe-
invece, si colloca ali' interno de lla parete del tubo dige- renti, da aggregati centrali di neuroni, che raccolgono
rente, quindi interamente al di fuori del sistema nervoso l ' informazione afferente e la trasformano in una configu-
centrale, ed è costituita da una straordinaria varietà di razione di attività che, per il tramite di neuroni efferenti,

43 5

·---
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

Tabella 36.1- Effetti dell'attività nervosa vegetativa sui diversi organi o apparati.

organi o apparati stimolazione simpatica stimolazione parasimpatica ·effetto dominante

cuore
frequenza aumento diminuzione parasimpatico
forza di contrazione aumento diminuzione parasimpatico

vasi sanguigni
arterie sistemiche vasocostrizione assente simpatico
arterie (muscolo scheletrico) vasodilatazione assente simpatico
vene vasocostrizione assente simpatico

occhio
iride (muscolo radiale) contrazione assente simpatico
iride (muscolo circolare) assente contrazione parasimpatico
muscolo ciliare rilasciamento contrazione parasimpatico

secrezione nasale aumento diminuzione parasimpatico

secrezione salivare aumento aumento parasimpatico

bronchi dilatazione costrizione parasimpatico

milza
capsula e trabeco/e contrazione assente simpatico

tubo digerente
pareti rilasciamento contrazione parasimpatico
sfinteri contrazione rilasciamento simpatico
secrezioni assente aumento parasimpatico

secrezione endocrina pancreatica


insulina diminuzione assente simpatico

tessuto adiposo lipolisi assente simpatico

fegato glicogenolisi assente simpatico

rene
secreziòne di renina aumento assente simpatico

uretere contrazione rilasciamento simpatico

vescica urinaria
muscolo detrusore rilasciamento contrazione parasimpatico
muscolatura dello sfintere contrazione rilasciamento misto

organi sessuali maschili


pene eiaculazione erezione misto
dotti deferenti contrazione assente simpatico

organi sessuali femminili


vagina ed esterni secrezione vaginale intumescenza clitoridea misto
utero contrazione variabile simpatico

muscoli piloerettori contrazione assente simpatico

secrezione ghiandole sudoripare aumento assente simpatico

raggiunge gli effettori periferici, i quali sono principal- Le sezioni simpatica e parasimpatica distribuiscono le
mente i muscoli viscerali (lisci o striato cardiaco) e le cel- loro fibre efferenti a tutto il sistema dei visceri (tabella
lule ghiandolari. I.:innervazione vegetativa periferica del- 36.1); questa innervazione segue 3 regole generali.
l'organismo è così sviluppata e pervasiva, che è pratica-
mente impossibile trovare elementi cellulari che non ri- l) I.:innervazione è fornita da fibre di entrambe le se-
siedano nelle vicinanze di terminazioni nervose vegetati- zioni (eccezioni rilevanti sono costituite dalla mag-
ve; in stretta correlazione a questo dato sta l'osservazione gioranza dei vasi sistemici e dai muscoli piloerettori,
che molte cellule dei tessuti periferici esprimono sulle lo- che ricevono la sola innervazione simpatica).
ro membrane i recettori specifici per i mediatori contenu- 2) l:effetto suscitato dall'attività di una delle sezioni
ti nelle terminazioni nervose vegetative. (per esempio, contrazione del muscolo liscio) si accom-

436
Capitolo 36 - Sistema nervoso vegetativo

pagna a un effetto opposto suscitato dall'attività del- ti superiori si collocano nelle vicinanze del ritmo spon-
l'altra sezione (per esempio, rilasciamento del mu- taneo deli 'attività respiratoria (0,25-0,5 Hz) o cardiaca
scolo liscio). (1-3Hz); l'ambito di scarica appare più ampio (2-6Hz)
3) L'effetto di ciascuna sezione varia a seconda del di- per i neuroni vegetativi centrali. I neu roni vegetativi
stretto di innervazione; per esempio, l'attività simpa- sono però in grado di generare, soprattutto durante l'at-
tica provoca contrazione della muscolatura liscia ute- tività riflessa, improvvisi e rapidi incrementi della fre-
rina, ma dilatazione di quella liscia bronchiale; simil- quenza di scarica che vanno ben oltre i limiti ora deli-
mente, l'attività parasimpatica provoca contrazione neati; in generale, le cellule della sezione simpatica ten-
del muscolo detrusore della vescica, ma rilasciamen- dono ad avere frequenze di scarica inferiori a quelle che
to della muscolatura degli ureteri. si osservano nella sezione parasimpatica. L'attività ner-
vosa vegetativa non è comunque distribuita uniforme-
mente nei vari distretti: per esempio, essa è prevalente-
Mediatori sinaptici mente tonica per le cellule che innervano il sistema car-
diovascolare (capitoli 77 e 78) e prevalentemente fasica
Per quanto concerne le sostanze che agiscono come me- per quelle che innervano l'apparato urogenitale.
diatori della trasmissione nervosa, anche nel sistema ner-
voso vegetativo i fenotipi cellulari sono estremamente
diversificati. I mediatori della trasmissione nervosa ven- NEURONIAFFERENTIVEGETATnn
gono generalmente classificati in due g randi categmie. La
prima è costituita da sostanze a basso peso molecolare, La gran parte delle cellule afferenti primarie del sistema
derivate direttamente dal metabolismo intermedio e sinte- nervoso vegetativo hanno il loro soma collocato al di
tizzate nel tenninale nervoso; ad essa appartengono sia i fuori del sistema nervoso centrale: nei gangli spinali
mediatori classici, ossia le sostanze scopette e studiate per (a.!Jerenze spinali) e nei gangli di alcuni nervi cranici
prime, in generale amine o aminoacidi, sia i mediatori (VII: ganglio genicolato; IX: ganglio petroso; X: gan-
non convenzionali, individuati più di recente, quali adeno- glio giugulare e ganglio nodoso; afferenze dei nervi cra-
sina, ATP e monossido di azoto (formato a partire dall'ar- nici), rispettivamente per le sezioni simpatica e para-
ginina, capitolo 6). La seconda categoria di mediatori è simpatica; e nelle pareti del tratto gastrointestinale per
costituita dai peptidi. Essi hanno peso molecolare supetio- la sezione enterica (aflerenze enteriche). Tuttavia, esi-
re a quello dei mediatori classici e non convenzionali e stono anche neuroni afferenti vegetativi il cui soma è
sono sintetizzati nel corpo cellulare, per l'intervento diret- collocato nel sistema nervoso centrale (afferenze centra-
to dei meccanismi dell'espressione genica, nella forma di li). Essi si concentrano in 3 piccole zone, che fanno par-
pre- proproteine che maturano alla forma attiva del me- te del complesso degli organi circumventricolari (figura
diatore durante il traspotto al terminale nervoso (capitolo 36.2 e capitolo 41), ovvero nell'organo subfornicale,
70). Tra questi mediatmi possono anche essere compresi i nel!' organo vasco/oso della lamina terminale (collocati
fattori trofici nervosi, come per esempio lo NGF (Nerve intorno al III ventri colo) e neli' area postrema (collocata
Growth Factor). Tuttavia, analogamente ad altre cellule nella porzione caudale del IV ventricolo).
nervose, anche i neuroni del sistema nervoso vegetativo
moltiplicano la diversità fenotipica della mediazione Afferenze spinali
sinaptica, facendo coesistere nei terminali mediatori chi-
mici diversi: i casi più noti sono rappresentati dalla coesi- Le cellule afferenti spinali non sono in gran numero;
stenza di mediatori classici e peptidici. La presenza di per esempio, soltanto il lO per cento delle fibre afferenti
mediatmi peptidici nelle vie efferenti simpatiche e para- delle radici dorsali toracolombari sono di origine visce-
simpatiche e nei neuroni enterici, che si pensava contenes- rale; di queste, il 90 per cento è costituito da f ibre amie-
sero soltanto mediatori classici come l'acetilcolina e la liniche che appartengono al g ruppo C (capitolo 9).
noradrenalina è stata riconosciuta in base alla constatazio- Il s istema afferente viscerale ha 2 componenti: la pri-
ne che il blocco farmacologico dei recettori adrenergici e ma, che merita più propriamente la definizione di "ve-
colinergici non aboliva completamente le risposte tissutali getativa" perché rileva le modificazioni del!' ambiente
suscitate dalla stimolazione nervosa; questo tipo di tra- interno, non raggiunge il livello cosciente, ma viene uti-
smissione nervosa fu inizialmente chiamata non colinergi- lizzata per generare risposte compensatorie appropriate
ca-non adrenergica (NANC, capitolo 65). (riflessi vegetativi); la seconda componente è costituita
dalle fibre dei nocicettori che innervano i visceri e, oltre
Frequenza di scarica dei neuroni efferenti a produrre risposte riflesse, dà origine alla sensazione
del dolore.
L'attività basale dei neuroni periferici del sistema nervo- Questa suddivisione funzionale ha anche una corrispon-
so vegetativo è caratterizzata da frequenze di scarica di denza anatomica, dato che la maggior parte delle fibre
potenziali di azione molto basse (0, 1-0,2 Hz), i cui limi- afferenti viscerali, coinvolte neli ' attività di regolazione,

437
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

Afferenze dei nervi cranici


Tra le fibre afferenti dei nervi cranici, che hanno il soma
nei gangli dei nervi stessi, particolare importanza per il
controllo omeostatico rivestono quelle provenienti dai che-
mocettori dei glomi carotidei ed aortici (capitolo 78) e dai
barocettmi del seno carotideo e dell'arco dell'am1a (capito-
lo 76), che decorrono nei nervi vago e glossofatingeo. Nel
vago decorrono inoltre afferenze provenienti dall'apparato
respiratorio, che concorrono alla regolazione del respiro
(capitolo 35). Nel nervo tJigemino sono presenti afferenti
viscerali provenienti dai vasi e dalle ghiandole della testa.

Afferenze enteriche
Le fibre afferenti enteriche non raggiungono, di norma, il
sistema nervoso centt·ale, ad eccezione di quelle provenien-
ti dalla pat1e distale del colon, che partecipano al controllo
Figura 36.2 - Schema di una sezione sagittale di encefalo della defecazione (capitolo 68). Alcune di esse sono conte-
umano che mostra la posizione degli organi circumventricolari e nute interamente entro le pareti intestinali, mentre altre
dei principali centri vegetativi. Le aree in grigio più scuro descri- percorrono i nervi mesenterici e ipogastrici e vanno a ter-
vono l'estensione del sistema di neuroni che presentano le ca- minare nei gangli simpatici prevertebrali.
ratteristiche istochimiche dei neuroni dei centri vegetativi; le
È dunque evidente come l'attività nervosa riflessa che si
aree corticali cerebrali più strettamente connesse a questo si-
origina dalla loro stimolazione possa essere integrata sia
stema sono indicate in grigio più chiaro {il girus cinguli e il giro
paraippocampale, GPH). OSF = organo subfornicale; OVLT = a livello esclusivamente locale (riflessi brevi) sia a un
organo vascoloso della lamina terminale; AP = area postrema; livello più lontano (riflessi lunghi) .
NMDV = nucleo motore dorsale del vago; NTS = nucleo del
tratto solitario; NR = nucleo del rate; NPB = nucleo parabra-
chiale; LC = locus cceruleus; NLST = nucleo del letto della stria
Afferenze centrali
=
terminale; A= amigdala; Hy "' ipotalamo; H ippocampo.
I neuroni del!' organo subfornicale, de li' organo vasco lo-
so della lamina terminale e dell'area postrema sono sen-
decorre in tronchi nervosi di tipo parasimpatico (per sibili alle variazioni de lla composizione dell'ambiente
esempio, 1'80 per cento delle fibre de i tronchi nervosi interno (liquido cerebrospinale, plasma). Essi sono veri
vagali sono afferenti), mentre la maggior pat1e delle fibre neuroni sensit ivi (chemocettivi), che inviano i loro neu-
nocicettive decorre nei nervi simpatici. Le afferenti pri- riti ai principali centri vegetativi, i quali sono collocati
marie nocicettive si cotmettono con neuroni di proiezione proprio intorno al sistema ventricolare cerebrale:·
ascendente, localizzati nelle corna posterimi della sostan-
za grigia spinale (lamine I-V) di più segmenti midollari
(in genere 4 o 5), i quali inviano il nemite ai centti supetio- Mediatori sinaptici
ri, decorrendo nel cordone laterale del midollo spinale delle afferenze vegetative
e, precisamente, nel lemnisco spinale (o tratto spinota-
lamico). Praticamente tutte le afferenze nocicettive vi- I mediatoti delle fibre afferenti vegetative non sono ancora
scerali convergono su neuroni spinali che ricevono an- del tutto noti. Le fibre afferenti vegetative contengono
che afferenze somatiche. Questo tipo di organizzazione almeno 3 tipi di peptidi (capitolo 6): la sostanza P (SP), il
permette di interpretare due caratteristiche della sensa- peptide vasoattivo intestinale (Vasoactive Intestina! Peptide,
zione del dolore viscerale: VIP) e il peptide correlato al gene della calcitonina (Cal-
citonin Gene-Related Peptide, CGRP). Questi peptidi non
- la prima è il carattere diffuso del dolore viscerale, che sono solo presenti nelle terminazioni cenhali, ma anche in
può essere spiegato sia dalla scarsità numerica de i quelle periferiche tissutali; come avviene nel caso delle
neuroni afferenti, che ha come conseguenza inevitabi- fibre afferenti amieliniche del gruppo C, la liberazione peri-
le una grande estensione dei territori di innervazione fetica del mediatore (sostanza P, capitolo 12) ha effetti di
periferica di ciascun neurone, sia dalla grande esten- modulazione dell'attività tissutale locale, che possono esse-
sione segmentale delle proiezioni spinali; re considerati alla stregua di veri e propri interventi di
- la seconda caratteristica è il cosiddetto riferimento regolazione paragonabili a quelli svolti dalle vie efferenti
somatico del dolore viscerale (capitolo 12). vegetative.
l
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438

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Capitolo 36- Sistema nervoso vegetativo

CENTRI VEGETATIVI Nel tronco encefalico, il principale luogo di arrivo delle


afferenze viscerali è un nucleo bilaterale, collocato nella
I.:elaborazione delle afferenze viscerali implica, analoga- porzione mediolaterale del bulbo, in corrispondenza
mente a quello che avviene per le afferenze somatiche, della zona caudale del pavimento del IV ventricolo e
due livelli di attività nervosa centrale: una suscitatrice di che prende il nome di nucleo del tratto solitario; tutta-
effetti locali, l'altra esplicante effetti più generali. via, alcune afferenze vegetative arrivano direttamente al
Un secondo criterio per distinguere le attività centrali riguar- nucleo motore viscerale (dorsale) del vago. Il nucleo del
da il tipo di risposte che ne tisultano. In alcuni casi la rispo- tratto solitario riceve afferenze da tutti i visceri e dall'a-
sta vegetativa ha i caratteti dell'evento sporadico scatenato rea postrema e costituisce il principale centro vegetativo
da uno stimolo: per esempio, la tninzione e l'eiaculazione. del nevrasse. La distribuzione delle afferenze al suo
In numerose altre evenienze, le efferenze vegetative manten- interno è organizzata in modo che alcuni neuroni del
gono continuamente un cetto livello di attività che viene nucleo ricevono terminali secondo un criterio topografi-
. modtùato, in più o in meno, dalle vatiazioni dei segnali affe- co d'organo (viscerotopia), mentre altri vedono conver-
renti, in modo da costituire un sistema a retroazione negativa gere f ibre provenienti da distretti diversi e per queste
fmalizzato al controllo omeostatico di tm parametro fisiolo- afferenze viene a mancare la distribuzione viscerotopi-
gico. Esempi di questo tipo di attività sono fomiti dai cenni ca. Le cellule che ricevono le afferenze viscerotopiche
che regolano la pressione arteriosa a mezzo del riflesso proiettano ai nuclei motori vegetativi, sia troncoencefa-
barocettivo (capitolo 77) e dal sistema ipotalamico di tetmo- lici che spinali e sono, dunque, deputate a trasmettere le
regolazione (capitolo 80). Frequentemente le risposte vege- risposte r iflesse suscitate dalla stimolazione afferente.
tative si accompagnano a risposte di tipo somatico, organiz- Le cellule che ricevono le afferenze convergenti proiet-
zate in configurazioni comp01tamentali elaborate. tano invece agli altri centri vegetativi encefalici.
Questi diversi tipi di risposta implicano attività integrative Al nucleo del tratto solitario si aggiungono altre due
la cui complessità (ossia il munero di fattoti coinvolti nel zone di arrivo di afferenze vegetative, che sono organiz-
condizionare la risposta finale) è in genere minore nei zate in aggregati cellulari, ben delimitati (nucleo del fo-
centri vegetativi più caudali del midollo spinale e del cus cceruleus, nucleo parabrachiale, parte caudale dei nu-
t:J.·onco encefalico che nei centri più rostrali che si trovano clei del rafe), oppure a carattere più sparso (neuroni reti-
a livello diencefalico e telencefalico. Va infine armotato colospinali del bulbo). Tuttavia, per quanto riguarda que-
che, quasi sempre, esiste un'organizzazione gerarchica ste strutture, alla precisione della descrizione anatomica
diretta in senso craniocaudale, nel senso che l'attività dei non corrispondono dati sufficientemente chiari concer-
centri dei livelli più caudali dipende dal controllo dei cen- nenti la loro funzione.
tri situati più cranialmente. In molti casi l'attività dei cen-
tri vegetativi è indipendente dal controllo volontario (per Centri vegetativi
esempio, il suddetto riflesso barocettivo ); in altri (per
esempio, la minzione) può svolgersi soltanto se il control-
diencefalici e telencefalici
lo volontario viene temporaneamente sospeso. Una rap-
presentazione schematica della posizione dei principali I centri vegetativi diencefalici e telencefalici sono costi-
centri vegetativi è illustrata nella figura 36.2. tuiti dali' estesa zona grigia diencefalica dell' ipotalamo
(capitolo 3 1) e da due nuclei telencefalici, il nucleo del
letto della stria terminale e il nucleo centrale del/ 'amig-
Centri vegetativi dala (capitolo 26).
spinali e troncoencefalici
l centri integrativi vegetativi come l'ipotalamo e l'amig-
Il fatto che la maggior parte delle afferenze viscerali dala partecipano alla genesi di quei comportamenti
che veicolano informazioni relative alle perturbazioni complessi che sono abitualmente classificati come com-
omeostatiche siano condotte da nervi di tipo parasimpa- por.tamenti istintivi. Pertanto, in situazioni particolari,
tico si correla con la localizzazione dei centri riflessi in esst governano non solo l'attività viscerale, ma anche
due posizioni principali: nel tratto lombosacrale del mi- quella somatica. Per i centri vegetativi, integrazione si-
dollo spinale e nel tronco encefalico. Nel tratto lombo- gnifica, dunque, non solo il confronto di diverse infor-
sacrale terminano le fibre afferenti che provengono, mazioni afferenti viscerali e l'elaborazione di un insie-
attraverso i nervi pelvici e ipogastrici, dagli organi pel- me di risposte appropriate, m a anche l 'utilizzazione del
vici: organi genitali, vescica e parte più distale degli comportamento come elemento di regolazione dell'atti-
ureteri e dell'intestino. Tuttavia, l'attività riflessa con- vità viscerale, ovvero come elemento di regolazione del-
cernente gli o rgani pelvici non viene suscitata soltanto a l' omeostasi.
livello lombosacrale, ma coinvolge anche centri supe- I.:ipotalamo e il nucleo centrale dell'amigdala non sono
riori, ai quali le afferenze sono trasmesse da neuroni soltanto in connessione con il nucleo del tratto solitario
spinali ascendenti fino al tronco deli' encefalo. ma anche reciprocamente tra loro e con aree telencefali~

439
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

che come l'ippocampo, il girus cinguli, il giro paraippo- tivo, può venir considerata come il risultato della com-
campale e con la corteccia cerebrale (figura 36.2); ciò parsa di un'attività nervosa capace di coordinare proces-
può spiegare come l'attività vegetativa sia strettamente s~ biol.ogici già operanti negli animali poichilotermi, al
correlata alla sfera emotiva e cognitiva dell'individuo fme dt ottenere un controllo vegetativo più raffinato ed
(capitolo 31 ). A questi livelli di integrazione più elevata efficiente.
si accennerà più avanti. Qui verranno considerate le prin-
cipali correlazioni esistenti tra attività somatica e attività
viscerale.
Mediatori sinaptici dei centri vegetativi
Queste relazioni possono essere esemplificate dalla va-
sodilatazione muscolare, che si ottiene quando si stimo- Le co~oscenze attuali su questo argomento sono larga-
lano le fibre afferenti somatiche di gruppo II e III (capi- mente mcomplete. Per quanto concerne il fenotipo chimi-
to lo 9) e dagli aggiustamenti cardiorespiratori dell'eser- co, i neuroni dei centti vegetativi esprimono praticamente
cizio muscolare (capitolo 79) che, avviati prima dell'i- httti i mediatori chimici athtalmente noti, ma particolar-
nizio dell'attività fisica, accompagnano poi la sua ese- men~e numerosi risul.tano i_ terminali contenenti peptidi.
cuzione. In queste situazioni, l'attività viscerale si manife- Le v1e che collegano 1 centn vegetativi con i motoneuroni
sta in concomitanza con quella somatica e a quest'ultima simpati~i. e para~impatici d~ l nevrasse sono polisinapti-
fornisce, per così dire, il sostegno necessario alla sua più che e uttltzzano mterneurom collocati nelle vicinanze dei
efficiente estrinsecazione; nel primo caso, entrambe le nuclei motori vegetativi. Per quanto concerne i mediatori
tisposte, sia somatica che vegetativa, sono sostenute in via sinap~ici. utilizzati, que~te f i?re di .colUlessione contengo-
riflessa, mentre la risposta anticipatoria illustrata nel se- no pnnc1palmente med1aton class1ci, come le amine bio-
condo esempio mostra di essere fondata sull 'intervento di gene serotonina e noradrenalina (tabella 36.II) e mediato-
un'attività integrativa più complessa. t:i peptidici, come le sostanza P e gli oppioidi.
Un ulteriore esempio d'integrazione tra attività viscerale e E stato di recente proposto che i centri vegetativi faccia-
somatica, che illustra in modo elementare l'importanza no parte di un sistema neuronale più ampio, che inizia
del controllo ipotalamico su alcuni aspetti del comporta- nel tronco dell'encefalo, attraversa le stmthtre diencefali-
mento, è fornito dalla termoregolazione (il mantenimento che ipotalamiche e si estende ad aree telencefaliche come
della temperahtra corporea negli organismi omeotermi, l'amigdala e l'ippocampo (figura 36.2). Questo sistema
capitolo 80). Due risposte termoregolatorie opposte, come si dispone intorno al sistema ventricolare cerebrale, con
il brivido e la polipnea termica, hanno in comune il fatto cui è in intimo contatto attraverso gli organi circumven-
che i centri regolatori ipotalamici (vegetativi) assumono il tricolari, ed è costihtito da neuroni con neuriti sottili e
controllo dell'attività della muscolahtra scheletrica (soma- amielinici, ricchi in varicosità nelle loro arborizzazioni
tica). Il caso della termoregolazione illustra anche bene terminali, come avviene per i terminali nervosi veaetativi
come i centri integrativi vegetativi possano sollecitare, periferici (figura 36.3). Dal punto di vista chimic~, que-
sia nell'uomo che negli animali, comportamenti di note- ste cellule contengono una straordinaria varietà di media-
vole complessità. Nel caso specifico, infatti, si va dal- tori, ma nettamente prevalenti sono i peptidi. Questi neu-
l'assunzione di posturc che minimizzano (al freddo) o roni esprimono un gran numero di recettori di membrana
massimizzano (al caldo) l'estensione della superficie cor-
porea esposta all'ambiente, all'adozione di indumenti,
Tabella 36.11 - Sintesi e inattivazione dei principali mediatori
alla costruzione di rifì.tgi e tane che garantiscono tempe- classici del sistema nervoso vegetativo.
rahtre diverse e più stabili 1ispetto all'esterno e, infine, a
veri atteggiamenti sociali come, per esempio, lo stretto sintesi 1 colina+acetiiCoa = acetilcolina
contatto fisico con i propri simili per riscaldarsi più effi- 2 ti rosi na=.didrossifenilalanina (DOPA) =>
cacemente. = dopamma = noradrenalina = adrenalina
La tennoregolazione, fornisce anche un esempio delle =
3 triptofano => 5-idrossitriptofano se rotonina
potenzialità fì.mzionali insite in un meccanismo d'inte- (5-idrossitriptamina)
grazione superiore dell'attività vegetativa. Infatti, la ter- inattivazione 1 ?egra~azione enzimatica (acetilcolinesterasi),
moregolazione non ha organi o apparati specifici che la 11 term1nale nervoso recupera la colina
servono (l'unica eccezione potrebbe essere costituita dal 2 recupero del trasmettitore nel terminale
nervoso; successiva degradazione enzimatica
tessuto adiposo bruno, che è presente nei mammiferi, intracellulare:
ma non negli uccelli), bensì utilizza il controllo dell'at- • nei mitocondri (monoaminossidasi [MAO]);
tività cardiovascolare, respiratoria, degli annessi cutanei • nel Citoplasma (catecoi·O-metiltransferasi
[COMT])
(ghiandole sudoripare e peli), del muscolo scheletrico e
3 recupero del trasmettitore nel terminale
degli organi endocrini per regolare sia la produzione che nervo~o; succ_essiva degradazione enzimatica
la dispersione del calore prodotto dal metabolismo cor- ne1 m1tocondn (monoaminossidasi)
poreo. Da questo punto di vista, l'omeotermia, evolutasi
in concomitanza con l 'aumento del metabolismo ossida- (Ulteriori dettagli di questi processi sono contenuti nel capitolo 6).

440
Capitolo 36 - Sistema nervoso vegetativo

effettori

Figura 36.4 - Organizzazione delle emergenze ortosimpati-


che dal midollo spinale. Gli assoni dei motoneuroni vegetativi
raggiungono i gangli paravertebrali, il ganglio celiaco, oppure
Figura 36.3 - A) Schema raffigurante le lunghezze relative la midollare del surrene.
dei neuriti dei neuroni pregangliari e postgangliari delle sezio-
ni simpatica e parasimpatica del sistema nervoso vegetativo.
Si notino le varicosità sulle arborizzazioni terminali dei neuroni colloca sia nel nevrasse, sia nei gangli periferici che nella
postgangliari. B) Rappresentazione schematica di due diverse parete del tubo digerente (figure 36.1 e 36.4). Tuttavia,
disposizioni (b 1 , diffusa; b2 , localizzata) delle varicosità nelle
mentre i neuroni efferenti somatici (motoneuroni spinali
arborizzazioni dei neuriti di cellule appartenenti al sistema ner·
voso centrale. C) Liberazione del mediatore da parte di una va- o troncoencefalici) raggiungono direttamente gli organi
ricosità (~). raffrontata con la liberazione da parte di una sina- bersaglio (i muscoli scheletrici), le efferenze simpatiche e
psi classica (c1 ) e da una sinapsi nella quale coesistono un parasimpatiche lo fanno attraverso vie bineurali, formate
mediatore classico e un mediatore peptidico (c3 ). dalla connessione in serie dei motoneuroni spinali o tron-
coencefalici con cellule dei gangli periferici. Il primo
neurone efferente viene chiamato neurone pregangliare,
metabotropi e sono ricchi di recettori per gli ormoni ste- mentre il secondo neurone efferente è denominato neuro-
roidi gonadici (recettori nucleari, capitolo 65), attraverso ne postgangliare.
i quali si possono indurre modificazioni dell'espressione Anche la sezione enterica del sistema nervoso vegetati-
genica. va (capitolo 65) è organizzata in gangli e p lessi ospitati
All'insieme si aggiungono anche i neuroni dei sistemi nella compagine del tubo gastroenterico; i motoneuroni
ascendenti troncoencefalici, che contengono serotonina, enterici corrispondono ai neuroni postgangliari simpatici
dopamina e noradrenalina, le cui estese proiezioni a- e parasimpatici, pur se non ricevono direttamente fibre
scendenti raggiungono praticamente tutte le strutture efferenti pregangliari. Le efferenze pregangliari che rag-
cerebrali, compresa la corteccia (capitolo 31 ). giungono il sistema nervoso enterico sono prevalente-
mente di tipo parasimpatico e si distribuiscono soprattut-
to al plesso mioenterico. A causa di ciò, in passato si ri-
NEURONIEFFERENTIVEGETATnn teneva che i gangli di questo plesso costituissero l'equi-
valente del!' innervazione parasimpatica intramurale ri-
Il soma dei neuroni efferenti vegetativi si colloca nel scontrata in altri organi. In realtà, le fibre pregangliari
nevrasse oppure nei gangli periferici o nella parete del parasimpatiche anunontano a poche migliaia, mentre il
tubo digerente. Le efferenze delle sezioni simpatica e numero dei neuroni enterici si colloca nell'ambito di al-
parasimpatica del sistema nervoso vegetativo veicolano cuni milioni; è dunque evidente, e ciò va a suffragio del-
agli effettori periferici (muscoli viscerali e ghiandole) i la grande autonomia del sistema nervoso enterico, come
comandi motori vegetativi, originati dai centri riflessi e moltissimi neuroni enterici non ricevano alcuna innerva-
integrativi. Il soma dei neuroni efferenti vegetativi si zione vegetativa efferente.

441
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

Efferenze vegetative simpatiche Efferenze vegetative


·parasimpatiche
Nella sezione mtosimpatica, o toracolombare, i motoneuro-
ni cenh·ali sono situati nel corno laterale dei segmenti tora- I neuroni pregangliari parasimpatici si raggruppano in
cici e primi lombari del midollo spinale. Il loro assone due porzioni del nevrasse: nel tronco dell'encefalo, ove
(fibra pregangliare) esce dalle radici anteriori dei segmenti si localizzano a formare i nuclei motori viscerali dei ner-
compresi tra T l e L3 e, giunta a livello dei nervi spinali, si vi cranici III, VII, IX, X; nella sostanza grigia anterolate-
separa dagli assoni motori somatici per formare i rami rale dei segmenti spinali sacrali.
comunicanti bianchi (figura 36.4), uno per ogni segmento, l gangli della sezione parasimpatica sono posti in vici-
che si connettono con i gangli della catena toracolombare nanza degli organi (come avviene nel caso della porzio-
(gangli paravettebrali), ai lati della colonna vettebrale. ne craniale con i gangli ciliare, pterigopalatino, otico e
I gangli paravettebrali sono 22-23 per lato, perché alcuni sottomandibolare), oppure nella compagine degli organi
di essi tendono a fondersi durante lo sviluppo. Questo stessi, organizzati in strutture plessiformi intra murali. I
processo è più accentuato a livello cervicale, ove di nor- neuroni pregangliari vagali, localizzati nel nucleo moto-
ma si riscontrano 3 soli gangli (il primo ganglio cervicale re dorsale del vago e, in misura minore, nel nuc leo am-
origina dalla fusione di 4 gangli); i gangli toracici sono biguo, sono la principale via di innervazione parasimpa-
Il (il ganglio cervicale inferiore si fonde spesso con il tica dei visceri toracici ed addominali. I neuriti delle cel-
primo ganglio toracico a formare il ganglio stellato), i lule pregangliari del parasimpatico sacrale raggiungono
lombari 4 e i sacrali 4-5 (gli ultimi 2 gangli sacrali si fon- gli organi della pelvi attraverso i rami anteriori dei nervi
dono a formare un ganglio unico, impari). Le fibre pre- spinali sacrali (2-4), che poi abbandonano per formare i
gangliari possono terminare nel ganglio, entrando in con- nervi pelvici.
tatto con i neuroni che vi risiedono, oppure attraversarlo
per raggiungere gangli diversi; per esempio:
Caratteristiche morfofunzionali
l) i gangli paravertebrali cervicali e sacrali, che corri- dei neuroni efferenti vegetativi
spondono a segmenti midollari privi di neuroni pre-
gangliari, ricevono fibre pregangliari uscite dai rami L'organizzazione topografica delle due sezioni efferenti
comunicanti bianchi toracici e che hanno attraversato del sistema vegetativo implica che nella sezione simpati-
i gangli sottostanti o soprastanti; ca le fibre pregangliari siano più brevi delle fibre post-
2) fibre pregangliari, originate dai segmenti toracici gangliari, mentre la sezione parasimpatica è organizzata
medio-inferiori e lombari, attraversano i gangli para- in modo esattamente speculare, ovvero con fibre pregan-
vertebrali per raggiungere un gruppo di gangli, posti gliari più lunghe di quelle postgangliari (figura 36.3). In
sul lato ventrale del tratto toracolombare della colon- entrambe le sezioni sia le fibre pregangliari che quelle
na vertebrale (gangli prevertebrali: celiaci, in numero postgangliari sono sottili, ma le prime sono mieliniche,
di 2, mesenterico superiore e mesenterico inferiore); mentre le seconde sono amieliniche; inoltre, poiché le fi-
3) fibre pregangliari originate dai segmenti toracici at- bre pregangliari sono in numero molto minore dei neuro-
traversano sia i gangli paravertebrali c he il ganglio ni gangliari, la caratteristica precipua dell'innervazione
celiaco, per portarsi alla midollare del surrene. dei gangli è quella di essere divergente.
Le fibre efferenti simpatiche e parasimpatiche dirette ai
Gli assoni delle cellule gangliari (fibre postgangliari) si uni- visceri si aggregano, in pròssimità degli organi innerva-
scono a fonnare i rami comunicanti gtigi (uno per ciascun ti, in 3 grandi plessi: cardiaco, posto nell'intorno del
ganglio toracolombare), che si fondono con i nervi spinali, cuore; celiaco, situato intorno all'omonima arteria; ipo-
oppure emergono direttamente dai gangli in rami nervosi di gastrico, collocato di fronte alla biforcazione del! 'aorta
vada dimensione. La maggior patte delle fibre che seguono addominale. Questi danno origine a un certo numero di
i nervi spinali si distribuisce agli effettori vegetativi periferi- plessi secondari, variamente denominati. Va notato che i
ci localizzati nella cute e nell'apparato osteomuscolare, plessi sono formati da fibre vegetative afferenti, effe-
mentre quelle che emergono dai gangli si distribuiscono in renti pregangliari e postgangliari, frammiste a gangli
prevalenza al sistema viscerale. Un caso tipico è rappresen- che contengono somi di neuroni postgangliari, sia sim-
tato dalle fibre che fuotiescono dai gangli cervicali supetio- patici che parasimpatici.
ti: queste forn1ano i nervi carotidei intenù che poi si sfioc- Sul piano funzionale, i neuroni vegetativi postgangliari
cano a fon11are i corrispondenti plessi carotidei, che seguo- si distinguono dai motoneuroni somatici in base all'in-
no i vasi ali 'intemo della cavità cranica. fluenza che il neurotrasmettitore liberato dal motoneuro-
l neuroni postgangliati del ganglio celiaco e dei gangli del ne esercì ta sul!' effettore: nel caso dei motoneuroni so-
plesso prevettebrale, che ticopre l'amta addominale e i suoi ma tic i, l'influenza è sempre di tipo eccitatorio, mentre
rami, formano nervi destinati alla muscolatura liscia dei
vasi, dei visceri addominali e delle glùandole intestinali.
nel caso dei neuroni postgangliari simpatici e parasimpa-
tici e dei motoneuroni enterici l 'influenza esercitata su-
l
l

442
l
Capitolo 36- Sistema nervoso vegetativo

gli effettori può essere sia di tipo eccitatorio che di tipo Mediatori sinaptici
inibitorio. Le ramificazioni dei neuriti dei neuroni post-
gangliari simpatici e parasimpatici e dei motoneuroni
delle efferenze vegetative
enterici sono infatti caratterizzate dalla presenza di nu-
merosissime espansioni, dette varicosità, che si susse- I neuroni della sezione enterica si dividono in numerose
guono in genere a intervalli regolari fino alla porzione popolazioni caratterizzate dalla presenza di mediatori
terminale dell'assone (figura 36.3). Il numero comples- diversi. I neuroni peptidergici sono in numero molto più
sivo di varicosità per assone può raggiungere le diverse elevato di quelli contenenti mediatori classici; un'ultetio-
migliaia e ognuna di esse funge da vero e proprio termi- re caratteristica è rappresenta dalla coesistenza di più di
nale sinaptico contenente vescicole che, per morfologia, un mediatore in uno stesso neurone: diversi mediatori
dimensione e composizione delle membrane, sono del classici oppure mediatori peptidici con mediatori classici.
tutto simili a quelle che si trovano nelle sinapsi centrali e Il mediatore classico delle vie efferenti pregangliari, sim-
periferiche somatiche e, come queste ultime, liberano il patiche e parasimpatiche, è l'acetilcolina. Nei gangli esi-
·contenuto vescicolare per esocitosi, quando sono invase stono però anche molti terminali che contengono altri
da un potenziale di azione. Le varicosità costituiscono mediatori, come l'acido glutamico, y-aminobutinico (GA-
un 'ulteriore amplificazione periferica della divergenza BA) e peptidi, come la sostanza P e gli oppioidi.
già precedentemente notata a livello delle terminazioni Per quanto concerne i mediatori delle fibre postgangliari,
pregangliari: appare quindi chiaro come un tratto salien- le fibre parasimpatiche contengono acetilcolina, mentre
te de!l'organizzazione delle vie efferenti vegetative sia quelle simpatiche contengono noradrenalina. Tuttavia,
quello della estrema diffusione dei comandi motori. esistono fibre simpatiche postgangliari, dirette alle ghian-
Al di là degli aspetti comuni a entrambe le sezioni, l'in- dole sudoripare, che liberano acetilcolina. Non si deve
nervazione periferica simpatica è diversa da quella para- poi dimenticare che l'azione simpatica è sostenuta anche
simpatica per almeno 2 caratteristiche: dall'adrenalina, che è prevalentemente liberata dalla mi-
dollare del surrene. Anche nelle fibre postgangliari i
l) i neuroni pregangliari simpatici sono disposti secon- mediatori classici coesistono con mediatori peptidici; i
do un criterio topografico di innervazione periferica casi nettamente più frequenti concernono l'acetilcolina
molto meno preciso dei loro corrispondenti parasim- e il VIP, da un lato, e la noradrenalina e lo NPY (Neuro
patici; Peptide Y), dall'altro. Inoltre, in molti neuroni postgan-
2) il rapporto tra fibre postgangliati e fibre pregangliari è gliari simpatici la noradrenalina coesiste con un altro
molto più alto per il simpatico che per il parasimpatico. mediatore non peptidico come l' ATP. La tabella 36.Il
riassume schematicamente i passi di sintesi e inattiva-
zione dei principali mediatori classici del sistema ner-
Sinapsi vegetative periferiche voso vegetativo.

Le sinapsi periferiche del sistema vegetativo si costihli- Recettori di membrana


scono:
nelle vie efferenti e negli organi effettori
l) tra fibre pregangliari e neuroni postgangliari (nei gan- (recettori vegetativi periferici)
gli simpatici, parasimpatici ed enterici);
2) tra fibre pregangliari e cellule endocrine, nella mi- I recettori vegetativi periferici individuati e studiati per
dollare del surrene; primi furono quelli per i neurotrasmettitori classici ace-
3) tra fibre postgangliari ed effettori, in tutti gli organi e tilcolina e noradrenalina (recettori colinergici e adre-
apparati; nergici) (tabella 36.III), che vennero successivamente
4) tra diverse cellule nervose, nel sistema nervoso entetico. suddivisi in sottotipi, in base alla possibilità di attivare
o di bloccare alcuni di essi, utilizzando sostanze chimi-
Tali sinapsi sono caratterizzate dal fatto di essere prive di che diverse.
quegli elementi ultrastrutturali, tipici delle sinapsi centra- Per quanto concerne l'acetilcolina, si osservò che sostan-
li e della giunzione neuromuscolare, che indicano la spe- ze come la nicotina, isolata dal tabacco, e la muscarina,
cializzazione membranaria. Per esempio, nella membrana isolata dal fungo ammanita muscaria, mimavano l'azio-
postinaptica i recettori per i mediatori sinaptici non ten- ne del! ' acetilcolina sui gangli vegetativi (nicotina), op-
dono a formare aggregati (cluster), come avviene invece pure sui gangli e sugli effettori periferici (muscarina) . I
nelle sinapsi centrali e nella giunzione neuromuscolare. recettori di membrana per l'acetilcolina sensibili rispetti-
Per quanto concerne gli assoni postgangliari, si deve vamente all'una o all'altra delle due sostanze furono per-
aggiungere che lo spazio sinaptico tra varicosità e cellule ciò chiamati recettori nicotinici e recettori muscarinici. Il
effettrici è assai variabile e, nella maggior parte di casi, recettore nicotinico per l 'acetilcolina si trova anche nelle
risulta molto più ampio di quello delle altre sinapsi. giunzioni neuromuscolari (capitolo 21).

443
Controllo nervoso delle funzioni visccrali

Per quanto concerne i mediatori simpatici (noradrenali- a 5), due tipi di recettori adrenergici alfa (a 1 e a 2) e tre
na, per le fibre postgangliari, e adrenalina, per la midol- tipi di recettori beta (B 1, B2 e B3).
lare del surrene), si scoprì che gli effetti tissutali della L'esistenza di questi differenti tipi di recettori e la loro
stimolazione simpatica erano mimati, in ordine decre- distribuzione nei vari tessuti spiegano la diversità delle
scente di potenza, da adrenalina, noradrenalina e isopro- risposte tissutali allo stesso tipo di stimolazione, simpa-
terenolo (un derivato sintetico dell'adrenalina), in alcuni tica o parasimpatica. Infatti, come accade nel caso delle
tessuti, e neli' ordine isoproterenolo, adrenalina e nora- sinapsi centrali (capitolo 6), vale anche per quelle vege-
drenalina, in altri. La conclusione ovvia che si trasse da tative il principio che gli effetti di uno stesso mediatore
questi risultati fu che le risposte differenti fossero dovu- cambino in funzione del tipo di recettore di membrana
te alla presenza di due tipi diversi di recettori, che si pro- con cui esso si lega.
pose di denominare, rispettivamente, a e B. La tabella 36.III mostra la distribuzione periferica dei
Seguendo questi criteri, fu saggiata una straordinaria recettori colinergici e adrenergici. In particolare, va sotto-
varietà di sostanze chimiche, estratte da fonti naturali o lineato che i recettori colinergici nicotinici sono localiz-
sintetizzate in laboratorio, e ciò permise di caratterizzare zati, con l'eccezione della placca motrice, soltanto nei
i diversi tipi di recettori di membrana e di chiarire i diver- gangli, ove essi prevalgono nettamente su quelli muscari-
si processi della mediazione sinaptica, a partire dalla libe- nici. Recettori muscarinici si trovano anche nei termina-
razione del mediatore fino alla sua inattivazione (capitolo li sinaptici colinergici.
6). Questi risultati sono stati perfezionati dal potere riso- Per quanto concerne i recettori adrenergici, va notato
lutivo offerto dalle tecniche moderne, che consentono di che gli a 2 sono prevalentemente recettori presinaptici.
misurare sia gli effetti cellulari o subcellulari della me- Anche i terminali vegetativi periferici contengono me-
diazione sinaptica, sia di conoscere la struttura e la se- diatori peptidici e spesso diversi mediatori coesistono
quenza aminoacidica delle numerose proteine coinvolte nello stesso terminale.
in questi processi. Nella periferia efferente del sistema nervoso vegetativo
Grazie a questi progressi, attualmente si conoscono tre i recettori per i mediatori classici hanno in comune con i
tipi di recettore nicotinico per l'acetilcolina, distinti in recettori per i peptidi la caratteristica di essere di tipo
base alla localizzazione (giunzione neuromuscolare, gan- metabotropo (ad eccezione dei recettori nicotinici, che
gli vegetativi e sistema nervoso centrale), cinque tipi di sono ionotropi) e la loro attività è dunque legata al siste-
recettori muscarinici (denominati con M e numerati da l ma di trasduzione cellulare dei secondi messaggeri (ca-
pitolo 6) (tabella 36.III). Inoltre, i recettori metabotropi
per i mediatori classici e la quasi totalità di quelli per i
Tabella 36.111 - Localizzazione ed effetti cellulari principali dei
peptidi appat1engono alla superfamiglia dei recettori a 7
recettori periferici del sistema nervoso vegetativo.
domini transmembranari, che sono correlati al sistema
recetto re localizzazione effetto cellulare delle proteine G. L'unico recettore a essere legato al si-
stema delle proteine G senza agire da metabotropo (esso
colinergici infatti induce l'apertura di un canale per il potassio
nicotinico neuroni postgangliari apertura canali Na+ e K+ attraverso il legame diretto della proteina G con la pro-
M, neuroni postgangliari aumento IP3 e DAG teina canale, senza bisogno di passare per la sintesi di
M2 cuore apertura canali K+ un secondo messaggero) è il recetto re cardiaco M2 per
diminuzione cAMP l'acetilcolina. Sempre per il tramite di una proteina G, il
M3 ghiandole recetto re M2 trasmette anche un'azione inibitoria della
muscolo liscio aumento l P3 e DAG
sintesi di cAMP.
adrenergici I sistemi di trasduzione cellulare legati ai recettori meta-
a, muscolo liscio
botropi (capitoli 6 e 70) producono effetti prolungati nel
(vasi, sfinteri, piloerettore);
ghiandole aumento IP3 e DAG tempo. I secondi messaggeri avviano, infatti, una serie
terminali sinaptici di risposte cellulari, che vanno dalla modificazione del-
a2
simpatici diminuzione cAMP lo stato di apertura di alcuni canali all'espressione geni-
(3, cuore, rene aumento cAMP ca, i cui effetti permangono dopo la cessazione dello sti-
muscolo liscio molo. Il risultato di questi processi è quello di m odifi-
132
(vasale del muscolo care l 'attività cellulare, di modo che il cambiamento
scheletrico, bronchiale) aumento cAMP diviene una traccia funzionale dell'attività passata e ciò
133 tessuto adiposo aumento cAMP in misura correlata ali 'intensità ed alla durata della sti-
molazione che lo ha indotto. Se ci si limita a esaminare
IP 3 = inositolo 1,4,5-trifosfato; DAG = diacilglicerolo; le risposte bioelettriche (figura 36.5), si può osservare
cAMP =adenosinmonofosfato ciclico. che le risposte mediate dai recettori metabotropi si pro-
(l secondi messaggeri sono trattati nei capitoli 6 e 70; nel capitolo 70 lungano per estensioni temporali (minuti od ore) molto
sono discussi anche gli effetti indotti da altri recettori). più ampie che non le risposte mediate dai recettori iono-

444


Capitolo 36- Sistema nervoso vegetativo

Inserto l Un effetto tàrmacologico ben cono- antispastici intestinali. Gli effetti


Interventi farmacologici sciuto è quello della nicotina a livello indesiderati che essi producono
sulla trasmissione sinaptica delle sinapsi pregangliari. Una siga- dipendono sia dalla perturbazione
retta di vecchio stampo (che non sia del meccanismo funzionale che
nel sistema nervoso vegetativo cioè a basso tenore d1 mcotina) ne mfluenzano (per esempio, riten-
contiene 20-30 mg, cioè tma quantità ZlOne urinaria per mibizione del
n sistema nervoso vegetativo utilizza, che rappresenta un terzo della dose muscolo detrusore), che dall'alte-
per controllare i suo1 effettori, una letale per l' uomo; fortunatamente, razione indotta sull'equilibrio
gran vanetà di mediatori sinaptici, sia con il fumo ne vengono assorbiti sol- vegetativo, che si sposta verso un
classici (acetilcolina e noradrenalina) tanto 1-2 mg. La stimolazione gan- mcremento relativo dell'attività
che di natura peptid1ca. Molti tratta- gliare suscitata dalla nicotina porta ad simpatica (producendo, per esem-
menti terapeutici utiltzzano farmaci aumento dell'attività sia simpatica, pio, costipazione intestinale);
che mterferiscono, attenuandoli oppu- che parasimpatica, con effetti imme- 2) bloccanti dei recettori a- e ~-a­
re talvolta amplificandoli, con gli ef- diati sul cuore (simpatici) e sull'appa- drenergici. I bloccanti dei recetto-
fetti postsinaptici della trasmissione rato digerente (parasimpattci). Gli ri a -adrenergict si utilizzano so-
sinaptica delle vie vegetative efferenti. effetti nocivi della nicotina sono quelli prattutto come vasodilatatori, men-
Questo intervento farmacologico è so- a lungo termine, come per esempio tre i bloccanti dei recettori ~-adre­
prattutto indirizzato alla trasmiss10ne l' aumento dell'effetto lipolitico sim- nergici sono usati soprattutto co-
colinergica e noradrenergica ed è com- patico, che porta alla liberazione di me antipertensivi, antiaritmici e
plicato dal fatto che le varie isoforme acidi grassi e all'aumento conseguen- coadiuvanti nell 'angina pectoris.
dei recettori di membrana per l'acetil- te della formazione epatica d! com- La loro az10ne principale si svolge
colina e la noradrenalina sono molto plessi di proteine a bassa densità (VL sul cuore, di cui riducono l'attività
diffuse nei tessuti e hanno sensibilità DL, Tté1y Low Density Lipoprotein) contrattile, l' eccitaziOne e il consu-
differenziate nei riguardi dei farmaci che sono ricchi di colesterolo, realiz- mo di ossigeno. Per questo motivo,
mimetici del mediatore stesso; spesso, zando tm profilo lipidico plasmatico gli sforzi dei farmacologi sono in-
inoltre, 1 recettori vegetativt sono pte- che favorisce l'aterosclerosi; ancora, dirizzati a creare molecole ad azio-
senti anche su un gran numero di tipi l'aumento dell'attività simpatica e ne sempre più selettiva sui recetton
cellulan diversi, che non sono abitual- dell'adrenalina circolante aumenta la ~ 1 cardiaci. Gli effetti collaterali
mente considerati effettori primari reattività piastrinica, favorendo un degli a -bloccanti sono l'ipotensio-
dell'attività vegetatlva (come il mu· incremento dell'aggregazione di que- ne ortostat1ca e la tachicardia rifles-
scolo liscio o le cellule ghiandolari). sti elementi cellulari che fa salire il sa che ne consegue. I ~-bloccanti
Per esempio, recetton per i med1aton ri chio d! trombosi (capitolo 42). possono indurre effetti diversi: pre-
peptidic1 e adrenergiCI si trovano su l più frequenti interventi farmacolo- cipitare una cn si cardiaca in pa-
cellule cucolanti, come leucociti, ma- gici sulle sinapsi postganghari concer- zienti con bradicardie sinusali op-
crofagi, piastrine e linfociti e su cellu- nono il blocco dei recetton per i me- pure produrre blocchi parziali della
le residenti come fibroblasti, cellule diatmi vegetativi classici. In particola- conduzione (capitolo 45); possono
epiteliali ciliate dell'apparato respira- re, sono ampiamente usati in chnica: aumentare la resistenza delle vie
torio, adtpociti e cellule epatiche . aeree (i muscoli lisci bronchiali e-
Queste caratteristiche spiegano per- l) bloccanti dei recetton colinergici sprimono recetton B2) e anche au-
ché il trattamento farmacologico dei muscarinici, che vengono utilizzati mentare l'azione ipoglicemizzante
disturbi autonomici sia difficile e spes- come rrudnatici, contro l'mconti- dell'insulina per la nduzione della
so provochi effetti collaterali indesi- nenza urinaria, come riduttori della gltcogenohst epatica sostenuta dal
derati. secrezione acida gastrica e come simpatico.

tropi (frazioni di secondo, secondi). La lentezza di que- Autoregolazione dell'efficacia


sti processi è coerente con la liberazione diffusa dei
mediatori dalle varicosità dei terminali, che avviene pur della trasmissione sinaptica
l sempre a una certa distanza dagli effettori: poiché i pro-
l cessi di diffusione nel liquido extracellulare sono lenti, Questo processo, che è stato particolarmente ben studia-
risposte cellulari che si protraggono consentono che, to per le sinapsi adrenergiche, utilizza due meccanismi
mentre esse stesse sono ancora in atto, il mediatore dif- che tendono a contenere la liberazione di mediatore op-
fonda in un volume di liquido extracellulare più ampio e pure a ridurne gli effetti postsinaptici.
recluti un numero maggiore di effettori. Il primo meccanismo è legato alla doppia presenza di

445
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

acetilcolina peptidi ciomediata e liberano direttamente in circolo, come


.. potenziale avviene per gli ormoni, sia adrenalina (80 per cento) che
.,c: o d' azione noradrenalina (20 per cento) (tabella 36.II).
.,.... L'innervazione efferente è prevalentemente costituita da
.o . EPSP EPSP lent o
E IPSP lento e tardivo fibre pregangliari simpatiche, ma anche da neuroni post-

~~
Q)
E gangliari simpatici degli ultimi gangli paravertebrali e
:0 da neuroni pregangliari del nucleo motore dorsale del
Q)
iii nicotinico vago. Tuttavia, la liberazione di adrenalina e noradrena-
·~Q) ·100 M2 (tipo di recettore)
lina da parte della midollare del surrene è principalmen-
oc. - mlllisecondl- -secondi -- - - minuti - te controllata dai neuroni simpatici pregangliari, che
tempo attivano recettori nicotinici e muscarinici espressi dalle
Figura 36.5 - Rappresentazione schematica dell'andamento cellule midollari. In questo modo, agli effetti indotti
temporale degli eventi bioelettrici postsinaptici determinati dal- dall'innervazione ortosimpatica dei diversi organi, si
l'acetilcolina, quando agisce su un recettore ionotropo nicoti- possono aggitmgere gli effetti indotti per via sistemica
nico (N), su un recettore metabotropo muscarinico (M 1) e su dall'adrenalina surrena\e. In condizioni di stress, come
un recettore muscarinico che utilizza la proteina G per aprire in caso di sforzi fisici intensi oppure di esposizione a tem-
un canale K+ (M2 ). Per confronto, è anche schematica la ri- perature ambientali molto basse, la secrezione midollare
sposta molto prolungata determinata da peptidi che agiscono
surrenale si sovrappone all'attivazione ortosimpatica ge-
su recettori metabotropi.
nerale, rinforzandola sia pure in grado limitato. In altre
recettori specifici per un certo mediatore, localizzati sia occasioni le risposte ortosimpatica e surrenale sono indi-
sulla membrana postsinaptica che sulla membrana dello pendenti. Per esempio, durante il riflesso dei barocettori
stesso terminale nervoso che lo ha liberato; attraverso si attiva soltanto il sistema ortosimpatico, mentre l 'ipogli-
questi ultimi, definiti anche autorecettori, si attua la cemia attiva soltanto la midollare del surrene (l 'ipoglice-
regolazione autocrina della liberazione del mediatore. mia costituisce lo stimolo fisiologico più potente alla
L'effetto si ottiene attraverso un feedback negativo: per secrezione della rnidollare del surrene).
esempio, la stimolazione degli autorecettori a 2 riduce la
concentrazione di cAMP all'interno del terminale ner- PARADIGMI DEL CONTROLLO
voso (tabella 36.III), rallentando il distacco delle vesci- NERVOSO VEGETATIVO:
cole dal citoscheletro del pool di deposito e la loro mi-
grazione verso le zone di esocitosi (capitolo 6). ORGANI PELVICI
Il secondo meccanismo si mette in moto quando la libera-
zione del mediatore diviene più intensa del normale per L'innervazione fondamentale degli organi pelvici è forni-
un aumento prolungato dell'attività nervosa; esso si basa ta da tre coppie di tronchi nervosi misti (che contengono
sia sulla riduzione dei legami tra recettore e proteina G, cioè, sia fibre afferenti che f ibre efferenti): nervi ipoga-
ottenuta per il tramite di una modificazione covalente strici, che contengono fibre simpatiche (provenienti dai
(fosforilazione) della conformazione della proteina recet- gangli para- e prevertebrali); nervi pelvici, che contengo-
toriale, sia sulla riduzione del numero di recettoti presenti no fibre parasimpatiche; nervi pudendi, che contengono
sulla membrana, ottenuta mediante endocitosi delle pro- fibre somatiche, la cui componente efferente si distribui-
teine recettoriali stesse; quest'ultimo processo appare sce agli sfinteri striati, mentre le afferenti veicolano sen-
essere indipendente dalla fosforilazione della proteina sazioni tattili, tetmiche e doÌorifiche dagli sfinteri striati e
recettoriale, ma può condurre sia alla sua degradazione dai tratti a valle di questi, come l'uretra, il pene, il clitmi-
enzimatica sia a una riduzione della sua sintesi. Il primo de, la vagina e la zona petianale. L'interazione tra attività
meccanismo è rapido e reversibile, il secondo è assai più somatica e vegetativa è estremamente importante per la
lento e, nel caso del! 'inattivazione enzimatica o della tidu- funzione degli organi pelvici, in quanto i processi di svuo-
zione dell'attività sintetica, diviene irreversibile. tamento cui essi vanno incontro 1ichiedono che l'attiva-
zione della muscolatura viscerale sia strettamente coordi-
nata con le azioni della muscolatura striata del piano peri-
MIDOLLARE DEL SURRENE neale. Questo tipo di integrazione è pa1ticolarmente rile-
vante nella minzione, nell'attività sessuale maschile e nel-
La midollare del surrene origina da cellule della cresta la defecazione (capitolo 68).
neurale che migrano verso gli abbozzi renali, ove ven- A livello pelvico, l'innervazione vegetativa è altrettanto
gono circondate dalle cellule mesodermiche che costi- diffusa e pervasiva che negli altri sistemi viscerali: per
tuiranno lo strato corticale della ghiandola. Per la loro esempio, risultano innervate da fibre nervose simpatiche
origine embriologica, le cellule midollari sono quindi e parasimpatiche anche le gonadi (soprattutto quelle fem-
considerate cellule postgangliari simpatiche che hanno minili), anche se le influenze vegetative sull'attività go-
particolarmente sviluppato i processi dell'esocitosi ca!- nadica sono nettamente sovrastate da quelle endocrine.

l
446
l
l

Capitolo 36- Sistema nervoso vegetativo

attività urogenitali vengano alterate in un g ran numero di


Regolazione vegetativa disturbi neurologici. Va infine menzionato che la com-
della mobilità uterina plessa regolazione riflessa del sistema urogenitale. viene
normalmente influenzata sia dal controllo volontano (de-
Un caso importante d'interazione tra attività endocrina gli sfinteri sttiati), che dall' attività mentale e dal sistema
e vegetativa riguarda il controllo della motilità uterina endocrino (attività sessuale).
da parte degli ormoni sessuali: gli.estrogeni ~umentano,
infatti, la contrattilità del miometno, mentre tl progeste-
Minzione
rone la diminuisce. Questa modulazione si manifesta par- I.:attività contrattile che sta alla base del processo della
ticolarmente durante la gravidanza, ma non appare de- minzione fa capo a due strutture muscolari lisce e a una
terminante per il parto, per il cui avvio e compim.ento in- striata: si tratta del muscolo detmsore (la tonaca muscola-
tervengono soprattutto l' ossitocina mater~a (capttolo 3~) re della parete vescicale) e dello sfintere interno e, rispet-
e mediato ri locali come le prostaglandme, secrete sta tivamente, dello sfintere uretrale striato (figura 36.6).
dalle cellule muscolari uterine s ia dalla placenta. Ciascuno dei due muscoli lisci è innervato da e ntrambe le
La oravidanza è caratterizzata da un progressivo incre- sezioni del sistema vegetativo. Il simpatico raggiunge la
me~o del tasso ematico del progesterone e degli estroge- vescica attraverso i nervi pelv ici e il plesso ipogastrico
ni, con il primo mantenuto a livello più elevato dei secon- (motoneuroni pregangliari nei primi segmenti lombari e
di. In prossimità del parto il rapporto progestero.ne/estro: neuroni postgangliari nei gangli paravertebrali lombosa-
geni si inve rte per un aumento del t.asso ematico degl.t crali e nel ganglio mesenterico infetiore) ed esercita un'a-
estroge ni (in molte specie, ma n on m quella umana, e zione rilasciante sul detrusore, sia inibendolo direttamente
concomitante una riduzione del progesterone). (intervento dubbio nell'uomo), che inibendo i neuroni
Per quanto conceme l'inner~azion~ vegetativa ~ella mus~o­ postgangliati parasimpatici. Il par~simpatico (moto~euro­
lattn·a uterina l'attivazione sunpattca provoca sta contrazto- ni pregangliari nei segmenti sacralt S2-S4 e neurom pos~­
ne, mediata dai recettori a 1, che ri~asci~mento, pet: il trat?i- gangliari nei gangli del plesso pelvico e della parete vesct-
te dei recettori ~ 2 , mentre l 'atttvaz10ne parastmpattca cale) esercita sul detrusore un'azione eccitatoria, antago-
aumenta la contrattilità. Durante la gravidanza, quando l'e- nista rispetto a quella dell'ortosimpatico. ~o sfin~et:e e:
levato rapporto progesterone/estrogeni in~uce un aum~nto sterno (striato) è innervato da motoneurom somattct det
del numero dei recettmi ~ 2 , l'effetto dommante d~ll'atttv~­ segmenti sacrali S2-S4 attraverso i nervi pu~endi. . . .
zione simpatica diviene quello rilasciante, mentre m prossi- La parete vescicale contiene meccanocetton senstbth ~llo
mità del parto, l'inversione del prede tto rapporto mduce sti.ramento che, essendo disposti in serie rispetto alle ftbre
una rapida tiduzione del numero dei :ecettori ~2 e un al~·et­ muscolati della parete vescicale, vengono attivati sia quan-
tanto rapido aumento del numero det recetto n a 1• Grazte a do la parete viene stirata dall'acctunulo di urina si~ quando
ciò la contrazione utetina, avviata dali' ossitocina e dalle la muscolatura parietale si contrae. Meccanocetton, tenDo-
pr;staglandine, può venir tinforzata e prolung~ta sia dell'a- cettori e nocicettmi sono presenti nello sfintere striato e nel-
drenalina liberata dalla m idollare surrenale, sta della nora- l' m·etra. Le fibre afferenti, di tipo A'6 e C, raggiungono
drenalina liberata dalle terrninazioni simpatiche. attraverso i nervi pelvici i segmenti sacrali del midollo
Oltre agli effetti regolatori sulla innervazione mto- e. p~~a~ (figura 36.6). Qui si atticolano con l'apparato se~entale e
simpatica, gli ormoni sessuali controllano l.a senstbthta si connettono con vie spinali ascendenti, che raggnmgono,
del miometrio anche modificando altti aspett1 dell'espres- con il lemnisco spinale, la parte rosh·ale del ponte, dove è
sione genica dei miociti: per esempio, gli estrogeni. indt~­ sitt1ato un secondo centro riflesso della minzione, e il telen-
cono un aumento del numero di giunzioni comumcanh, cefalo dove si realizza la percezione della "vescica piena".
stimolando la sintesi delle proteine che le costittliscono La minzione consiste nello svuotamento periodico della
(cormessioni, capitolo 37), accompagnato da un aumento vescica che, attraverso gli ureteri, viene riempita dal
dei recettori per l'ossitocina e dal potenziamento dell'atti- flusso continuo dell'urina prodotta dal rene.
vità degli enzimi sintetici delle prosta~landine . ~azione I centri sacrali e pontini integrano i riflessi di riempi-
del progesterone è opposta a quella. deg~1 estrogent. , mento e svuotamento vescicale come segue.
La regolazione tiflessa è della massuna un~ort.anza nell ap-
parato urogenitale, in pat~icolare yer l~ mlllZt.one e per la Durante la fase di riempimento, in presenza di bassa at-
funzione sessuale maschtle. Va mfattt sottolmeato come tività afferente dai recettori vescica li, l'integrazione av-
l'apparato urogenitale non possegga alcun.grado di autm~o­ viene prevalentemente a livello spinale e induce:
mia rispetto al controllo nervoso vegetatt~o (a~ contrano~
per esempio, dell'appat:ato digerent~ e, m mtsura .as~at l) contrazione degli sfinteri interno ed esterno; .
minore, del sistema cardiOvascolare), m modo che rrunzto- 2) riduzione dell'attività del muscolo detrusore, ~ovuta s1.a
ne e attività sessuale maschile dipendono strettamente dal- ali' aumento dell 'attività simpatica (che ne m duce li
l'integlità dei circuiti e dei centri del sistema nervo~o vege- tilasciamento con i meccanismi illustrati sopra) che al
tativo. Tale dipendenza dal controllo centrale fa s1 che le diminuire delle efferenze pregangliari parasimpatiche.

447
Controllo nenoso delle fu nzioni viscerali

muscolo detrusore

fibre afferenti

nervo splancnico

sfintere
vescicale esterno
interno
(liscio) / (striato)
nervo pudendo

Figura 36.6 - Rappresentazione schematica delle vie riflesse (a bassa e ad alta soglia) attivate dai recettori di stiramento della
parete vescicale. Attraverso la via a bassa soglia, il riempimento iniziale della vescica attiva i motoneuroni del simpatico, i quali,
liberando noradrenalina, fanno contrarre il muscolo sfintere interno, dotato di recettori a-adrenergici, mentre fanno rilasciare il
detrusore, provvisto di recettori ~-adrenergici. Vengono anche attivati i motoneuroni somatici, che innervano lo sfintere vescicale
striato. Quando i segnali afferenti diventano intensi, entrano in attività le vie riflesse a soglia elevata, i cui interneuroni inibiscono
i motoneuroni simpatici e somatici, facendo decontrarre i due sfinteri, e simultaneamente stimolano la contrazione del detrusore.
Ne segue lo svuotamento vescicale. Gli interneuroni delle vie a soglia elevata possono venire inibiti da vie discendenti, in modo
da trattenere l'emissione di urina anche in presenza di intensa attività afferente.

Lo svuotamento avviene in presenza di elevata attività 3) aumento dell'attività parasimpatica, che induce contra-
afferente ed è controllato dall'integrazione spinale e tron- zione del detmsore, e rilascimento dello sfintere interno. l
coencefalica. Esso interviene per: l
Se si osserva la dinamica del riempimento vescicale tra 2 l
l ) inibizione dei motoneuroni dello sfintere esterno; successive minzioni, si può notare come la pressione endo-
2) inibizione dell'attività simpatica; vescicale salga molto lentamente (figura 36.7). "l
La lentezza dell'incremento dipende sia dalla fom1a della
prima infanzia svuotamento
___. riflesso vescica, sia dalla progressiva riduzione di attività del
muscolo detrusore, controllata dai fattori nervosi prima ri-
60]
pressione
endovescicale riempimento cordati. Infatti, essendo la vescica approssimativamente
(mmHg) ~ sfetica, la pressione endovescicale (P) è correlata alla ten-
o sione (F) della parete e al raggio (R), secondo la legge di
EMG muscolo Laplace (P = 2TIR). Il rilasciamento del muscolo deh·usore
sfintere striato ] - - - - · · -- - - - - - - - - -
riduce la quota attiva della tensione parietale e consente
o 100 200 300 che il raggio aumenti in proporzione all'incremento della
tensione passiva indotto dall'accumulo di urina. In questo
® 60
età adulta : ,
modo la pressione endovescicale rimane abbastanza bassa

l}----···~
svuotamento 1 :
pressione volontario : da permettere che il deflusso minario dall 'uretere prosegua
endovescicale . . 1

(mmHg) ne_.m:_::p::.:l~m:.::e.:..:n.:..:to:__----; : indipendentemente dal grado di riempimento, evitando


o ~ - : : l'accumulo di mina nelle alte vie urinarie.
EMGmuscolo
sfintere striato ---~~-f---• ~~~ Figura 36.7- Andamento della pressione vescicale e dell'attivi-
tà elettrica dello sfintere uretrale (striato) in funzione del riempi-
o 100 200 300

l
mento vescicale: A) nell'età infantile; B) nell'età adulta; C) in un
paziente paraplegico per lesione del midollo spinale. Le linee
© 60 paraplegia tratteggiate verticali indicano la cessazione della contrazione
pressione dello sfintere striato uretrale. Si noti la differenza tra lo svuota-
endovescicale riempimento mento riflesso dell'età infantile e lo svuotamento (ancora rifles-

- ..
(mmHg) l
dissinergia so) del paziente paraplegico. In quest'ultimo, la contrazione del
o vescica-sfintere muscolo detrusore non è accompagnata dal rilasciamento dello

t~~~~~~t-•--
EMG muscolo
sfintere striato sfintere uretrale, che anzi aumenta la sua contrazione. A volumi
di riempimento vescicale elevati ciò dà origine alla dissinergia
o 100 200 300 detrusore-sfintere.

448
Capitolo 36- Sistema nervoso vegetativo

Con il riempimento aumenta la scarica dei meccanocettmi shock (capitolo 23) durante la quale la vescica è paraliz-
vescicali e, quando il volume raggiunge 200-250 mi, queste zata, il riflesso della minzione si ristabilisce (pur se la
afferenze diventano sufficienti a innescare il1iflesso di svuo- sua soglia è più elevata e lo svuota01ento è incompleto),
tamento vescicale: viene attivata la contrazione del muscolo ma è completamente sottratto al controllo volontario. Nel-
detrusore e la tensione patietale aumenta in misura tale da l 'uomo la lesione spinale ha conseguenze diverse sulla
incrementare notevolmente la pressione. Ovviamente lo vescica a seconda del livello interessato: l'organo diviene
svuotamento si attua soltanto se la contrazione del detrusore spastico, quando la lesione è situata al di sopra di T 12, e
è preceduta dali' inibizione del tono dello sfintere estem o, flaccido, quando la lesione interessa i segmenti lombosa-
che nmmalmente avviene per un atto volontatio, ma che può crali. La vescica spastica è in grado di svuotarsi in via
anche essere suscitata in via tiflessa (figura 36.7). Iiflessa, ma questo avviene a volumi minoii (figura 36.7);
L'apertura degli sfinteri consente lo svuotamento della tuttavia, il rischio più grave che corrono questi pazienti è
vescica. Ciò ha un duplice effetto: se, da un lato, la ridu- quello di perdere il coordinamento tra l ' attività contratti-
zione del diame tro vescicale produrrebbe, per la legge di le del muscolo detrusore e quella dello sfintere esterno
· Laplace, un aumento della pressione endovescicale (qua- (dissinergia vescica-sfintere; figura 36. 7).
lora la tensione della parete timanesse costante), dall'altro
lato, l'accorciamento delle fibre del detrusore riduce la Funzioni genitali
sua forza contrattile (secondo la curva tensione-lunghezza
Gli organi genitali maschili e feiru11inili sono innervati
del muscolo liscio, capitolo 37) e dunque la tensione della
da nervi parasimpatici (pelvici), simpatici (ipogastrici) e
parete. In pratica, i due opposti effetti si compensano, di
somatici (pudendi); tuttavia, nei nervi pelvici e pudendi
modo che la pressione rimane per un certo tratto stabile
decorrono anche alcune fibre efferenti simpatiche desti-
durante lo svuotamento (figura 36.7) e consente un de-
nate ai genitali. Le afferenze provenienti da pene, clito-
flusso urinario tendenzialmente costante. Infù1e, la caduta
ride e vagina decorrono soprattutto nei nervi pudendi;
di pressione alla fine dello svuotamento è dovuta alla ri-
duzione de li 'attività contrattile del detrusore, per effetto solo le afferenze provenienti dalle porzioni cervicali e dal
corpo dell'utero prendono la via dei nervi pelvici e ipo-
della diminuzione dei segnali afferenti.
gastrici. L'attività nervosa efferente diretta agl i organi
sessuali si rivolge principalmente al muscolo liscio delle
Controllo sopraspinale della minzione - La reattività
pareti e dei vasi e alle cellule ghiandolari.
del riflesso di minzione aumenta nel preparato decerebra-
La regolazione riflessa della funzione sessuale maschile
to, nel quale lo svuotamento tiflesso ha inizio già a mo-
(figura 36.8), si può suddividere in 4 componenti:
desti volumi di riempimento vescicale. Ciò indica che la
sezione mesencefalica libera dali 'inibizione, esercitata da
l) e rezione del pene;
centri più rostrali, alcune strutture situate nella parte ro-
2) secrezione di muco dalle ghiandole bulbouretrali;
strale del ponte, le quali sono raggiunte dalle afferenze
3) emissione di fluido dalle vescicole seminali, dotto de-
meccanocettive dalla vescica e vengono attivate quando
ferente, prestata;
l'attività afferente raggiunge un livello critico. L'improv-
4) eiaculazione.
viso aumento dell'attività dei neuroni pontini produce fa-
cilitazione delle vie efferenti parasimpatiche sacrali, che
provocano la contrazione del detrusore e, parallelamente,
Influenze discendenti
inibizione delle vie efferenti somatiche, dirette allo sfin-
tere esterno.
Va infme ricordato che i cenni riflessi spinali sono sottopo- segmenti
vesclcole seminali toraco-
sti al controllo discendente dal telencefalo, diretto oppure r;.;:~::;:;;;i'( lombari
pro stata
mediato dai centti rostropontini. Attraverso tali influenze, la vescica
minzione può essere avviata per iniziativa volontati a oppu- uretra
dotto deferente
re inibita, impedendone l'inizio o arrestandola se è già ù1
atto (figura 36.7). In effetti, lesioni corticali che interessano
le parti mediale e mesiale del giro frontale superiore produ-
cono nell'uomo un'iper-reflessia vescicale, analoga a quella
che si verifica nel decerebrato. Il paziente non avvetie più
lo stato di pienezza vescicale e l'inmlinenza della minzione
ed è incapace di contrane lo sfmtere estemo per anestare la
minzione, una volta iniziata. Alterazioni della millzione si
verificano tuttavia al seguito di molte lesioni cerebrali e ciò
rende difficile l'identificazione di precise strutture cotiicali muscoli
ischia- e bulbocavernoso
specializzate nel controllo della funzione vescicale.
Dopo la sezione spinale toracica, al termine della fase di Figura 36.8- lnnervazione degli organi genitali maschili.

449
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

Erezione -L'erezione del pene è un atto primariamente contrae anche lo sfintere interno della vescica, impeden-
involontario, determinato da 2 differenti meccanismi, do che il seme defluisca in vescica. La fase successiva,
uno riflesso e l'altro psichico. L'erezione riflessa è su- l'eiaculazione, consiste in un serie di contrazioni ritmiche
scitata dalla stimolazione cutanea delle regioni genitali,
in particolare del glande, ed è determinata dall'aumento
dell'attività parasimpatica (nenroni postgangliari situati
nei gangli pelvici, che liberano acetilcolina e VIP) che
dei muscoli ischiocavernsoso e bulbocavernoso, che pro-
iettano il seme accumulatosi nell 'm·etra interna verso l'u-
retra esterna. Alle contrazioni dei muscoli ischio- e bul-
bocavernoso si accompagnano contrazioni ritmiche dei
l
induce una dilatazione dei rami arteriosi (arterie elicine)
afferenti alle lacune sanguigne (caverne) dei corpi ca-
vernosi del pene e del corpo spongioso dell 'uretra; le
muscoli del tronco e della cintura pelvica.
I.:attivazione riflessa degli organi genitali femminili pro-
voca vasodilatazione dei corpi cavemosi del clitoride, che
l
lacune drenano direttamente in un sistema venulare ef-
ferente e costituiscono, pertanto, un esteso sistema di
anastomosi arterovenose. I.:afflusso di sangue ingrandi-
si inturgidiscono come quelli del pene, delle piccole lab-
bra, che aumentano di spessore e protmdono verso l'ester-
no, e della parete del terzo esterno della vagina, che forma
ll
sce. dapprima la dimensione di questi organi e poi, rag- un canale vaginale prolungato in avanti dalle piccole lab-
giunto il riempimento, fa aumentare la pressione inter- bra inturgidite. La secrezione delle g hiandole mucose
na, perché essi sono circondati da una spessa tunica fi- situate nella porzione cervicale dell'utero lubrifica la su-
brosa inestensibile, la tonaca albuginea, e rende duro-ela- perficie della vagina. Anche l'utero aumenta di volume
stica la consistenza del pene. l: ingorgo ematico viene pro- per congestione vasale. Sia le pareti vaginali sia l'utero
mosso e mantenuto dall'ostacolo che l'aumento di pres- presentano contrazioni ritmiche, corrispondenti ai movi-
sione tissutale esercita sul drenaggio dalle vene profonde menti che accompagnano l'eiaculazione nell 'uomo.
del pene. I.:erezione ha termine quando g li sfinteri del
versante atterioso delle lacune sanguigne si chiudono di Integrazioni tra attività vegetative
nuovo. Un p1imo livello di integrazione tra attività vegeta- e comportamento
tiva e somatica è dimostrato dal fatto che, contemporanea-
mente all'afflusso sanguigno, si ha la contrazione dei Le azioni comportamentali più strettamente correlate
muscoli (striati) bulbocavernoso e ischiocavernoso, che ali' attività vegetativa sono quelle di attacco (affettivo e
mantengono l'organo eretto. predatorio) e di fuga, durante le quali si manifestano
l: erezione psicogena è determinata dalla percezione udi- intense attivazioni della sezione simpatica. Un'attivazione
tiva, visiva, o lfattiva e dall'attività mentale ed è prevalen-
della sezione parasimpatica, d'intensità paragonabile, si
temente mediata dall'integrazione ipotalamica. I neuroni estrinseca invece nella reazione di immobilizzazione ("fa-
ipotalamici inviano fibre discendenti, che raggiungono re il mo1to") che molti animali presentano quando si con-
sia il tronco dell'encefalo che il midollo spinale sacrale; frontano con una minaccia sconosciuta. Gli effetti di que-
tra queste, sembrano particolarmente importanti quelle ste attivazioni generalizzate del sistema nervoso vegetati-
contenenti ossitocina, provenienti dal nucleo paraventri- va, che si possono facilmente derivare dall'esame della
colare: ciò conferma come un mediatore peptidico possa tabella 36.1, dimostrano come la protezione de ll'organi-
esplicare azioni endocrine oppure paracrine, in funzione smo da situazioni potenzialmente pericolose sia fondata
del tipo di relazioni sinaptiche che contrae il neurone che su risposte vegetative coordinate e finalizzate, ma prive di
lo esprime. capacità regolativa e che non possono essere sostenute per
periodi di tempo prolungati.
Secrezioni mucose e fluide - La secrezione bulboure- Come si è anticipato trattando dei centri integrativi, talora
trale, che ha soprattutto la funzione di lubrificare la su- anche il comportamento può essere inteso come strumen-
perficie del pene, è indotta dal parasimpatico, mentre le to di regolazione dell'omeostasi; di solito ciò si verifica
emissioni prostatiche e seminati dipendono dall'attività nelle occasioni in cui l'organismo s i trova a dover reagire
simpatica; quest'ultima provoca anche la contrazione a una modificazione ambientale e sono correlate a rispo-
della muscolatnra dei dotti deferenti e la chiusura dello ste selettive del sistema nervoso vegetativo.
sfintere vescicale interno. Per esempio, una carenza idrica dovuta a permanenza
protratta in ambiente caldo e secco o a un aumento del-
Eiaculazione - I.:emissione di liquido seminate e di l'ingestione di soluti, induce un aumento della osmola-
secreti delle vescichette seminali e della prostata nei dotti rità dei liquidi extracellulari e una serie a rticolata di
genitali e la successiva espulsione all'esterno attraverso . risposte (capitolo 81 ):
1\u·etra (eiaculazione) avvengono per un 1iflesso sostenu-
to dalla stimolazione dei meccanocettori del pene. I.:at- l) acqua si muove dal compartimento intracellulare a
tivazione riflessa del simpatico toracolombare induce la quello extracellulare;
contrazione dell'epididimo, del dotto deferente, delle ve- 2) aumenta la secrezione di ormone antidiuretico (ADH);
scichette seminali e della prostata, riversando lo spenna a 3) si riduce l'escrezione renale di acqua;
raccogliersi nell'uretra interna. Contemporaneamente, si 4) compare sensazione di sete.

450
,,.
Capitolo 36 - Sistema nervoso vegetativo

Mentre le risposte umora li e l'assunzione di liquido av- stanno alla base della plasticità sinaptica (capitoli 12 e
vengono con modalità che sono tipiche della specie, la 31 ): per esempio, in situazioni di aumentata osmolarità
sensazione di sete, che costituisce il meccanismo regola- dei liquidi extracellulari aumenta il livello di secondi
tivo più imp011ante, si esprime a livello cosciente e rap- messaggeri cellulari nelle cellule ipotalamiche, sia ner-
presenta una spinta ad agire (motivazione), che può esse- vose che gliali, e ciò porta all'aumento dei processi d i
re modulata da esperienze positive e negative (rinforzi), trascrizione deli' ADH e alla retrazione dei prolunga-
ovvero modificata da situazioni connotate emotivamen- menti citoplasmatici astrocitari che, nei nuclei sopraotti-
te, oppure dall'apprendimento. Anche il comportamento co, paraventricolare e nell'ipofisi posteriore, circondano
regolativo suscitato dalla sensazione è controllato dai ri- rispettivamente i somi e i terminali dei neuroni magno-
sultati conseguiti, perché esso cessa assieme alla sete e cellulari che sintetizzano l'ormone antidiuretico.
all'attivazione vegetativa, quando la variabile controllata I cambiamenti plastici dei circuiti centrali possono spie-
( osmolarità) è stata riportata alla norma. gare come ogni aspetto regolativo dell'omeostas i, com-
Molto spesso la concatenazione di eventi può essere preso il comportamento, possa essere precisamente mo-
meno lineare di quella sopra schematizzata. Per esem- dulato sia nel numero e nell ' estensione degli interventi
pio, può accadere che non sia possibile soddisfare im- messi in gioco (dominio spaziale del! 'attività vegeta-
mediatamente la sete perché non è disponibile la sorgente tiva), sia nella loro velocità e durata (dominio temporale
idrica, oppure che si sia costretti a interrompere l'assun- de/l 'attività vegetativa). Gli effetti di una stimolazione
zione di acqua per un evento improvviso e s i debba possono infatti influenzare quell i dovuti a una stimola-
rimandare la soddisfazio ne del bisogno ad altro momen- zione successiva, in quanto i primi suscitato modifica-
to. Il differimento può rappresentare un problema per zioni circuitali persistenti.
l'organismo, perché la sua durata non sempre è prevedi- Come si è visto nei paragrafi precedenti, alcun i elemen-
bile. L'evoluzione ha favorito meccanismi che riducono ti strutturali della plasticità sinaptica, come i recettori
gli effetti del differimento. Tra questi, si possono elenca- metabotropi, sono presenti sia nei gangli che negli effet-
re i seguenti: tori periferici. La loro attivazione dipende, nel dominio
spazia le, dalla divergenza dei contatti gangliari e dal
l ) l'apprendimento, che può rendere più efficiente la stra- volume di diffusione periferica del mediatore, mentre
tegia di rinvenimento delle fonti di approvvigionamento; nel dominio del tempo dipende, nei gangli, dalla velo-
2) l'anticipazione del bisogno, che può portare a consu- cità di reazione di circuiti molto più semplici di quelli
mare cibo soltanto dopo che si è localizzata la fonte centrali e, più perifericamente, dalla durata delle rispo-
idrica; oppure a !imitarne il consumo, in modo da non ste indotte negli effettori. Nel caso, appena d iscusso,
turbare la concentrazione dei liquidi extracellulari; de ll ' iperosmolarità del compartimento extracellulare,
oppure a regolare il ritmo attività-riposo in funzione l'incremento de !l' attività simpatica induce un aumento
dei cicli di variazione delle condizioni ambientali; prolungato del loro numero e dell'attività delle Na+-K+
3) il potenziamento dell'azione dei meccanismi di resi- ATPasi del tubu lo distale, mentre l' incremento di secre-
stenza alla disidratazione; per esempio, l'iperosmola- zione dell' ADH aumenta la sintes i di acquaporine (ca-
rità extracellulare cronica ha poco effetto sui neuroni pitolo 54) nelle cellule dei dotti collettori.
centrali poiché essi producono osmoliti organici (ami- La durata degli effetti vegetativi periferici è importante
noacidi soprattutto), che innalzano l'osmolarità intra- anche quando questi sono di tipo bioelettrico. Per esem-
cellulare e impediscono il richiamo dell'acqua al d i pio, nella sezione enterica, che è dotata di larga autono-
fuori delle cellule; mia dalle sezioni s impatica e parasimpatica, la lunga
4) la creazione di gerarchie di regolazione; per esempio, durata dei potenz iali postsinaptici suscitati nel sistema di
l'aumento dell'osmolarità dei liquidi corporei riduce interneuroni dali 'attività afferente locale riduce la proba-
drasticamente, allo scopo di risparmiare ulteriormen- bilità che altri stimoli successivi perturbino lo svolgersi
te liquido, la sudorazione nell'uomo e la polipnea ter- delle operazioni innescate precedentemente. In un certo
mica nell'animale (capitolo 80); senso, la genesi di potenziali postinaptici di lunga durata
5) l'adozione di comportamenti che riducono le perdite crea zone di attività interessate dalla secrezione o da l
idtiche (per esempio, diminuire l'assunzione di cibo e movimento, la cui ampia estensione è ottenuta grazie al-
l 'attività fisica e rifugiarsi in ambiente umidi e freschi). la lunga durata dei potenziali postsinaptici, che permette
il reclutamento di nuovi elementi cellulari prima che si
Queste risposte possono essere suscitate e mantenute dal esaurisca l 'attività in quelli reclutati per primi.
perdurare della stimolazione specifica (nell'esempio, o- L'impmtanza degli aspetti temporali nella regolazione ve-
smocettiva) e, per questo, basterebbe ipotizzare che i getativa è ben rappresentata dal caso del sonno. Il sonno
recettori coinvolti fossero a lento adattamento. Tuttavia, (capitolo 31) è un comportamento complesso di cui non si
l'articolazione delle risposte e l'organizzazione struttu- tiesce ancora a ben comprendere la funzione. Il sonno è
rale fine dei centri vegetativi fanno supporre che agisca- caratterizzato da vatiazioni de li 'attività nervosa vegetativa,
no a questo livello gli stessi meccanismi molecolari ·che che sono particolarmente cospicue nella fase di sonno

451
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

REM, durante la quale si assiste alla sospensione dell'atti- Una situazione inversa a quella precedente sul piano com-
vità integrativa ipotalamica. Per questo motivo, nel corso portamentale, ma che presenta gli stess i problemi sul pia-
degli episodi REM si vetificano ampie fluttuazioni dell' at- no della regolazione temporale, si ha nella fase di recupe-
tività cardiovascolare che, una volta sottratta al controllo ro di sonno REM dopo deprivazione. La privazione di
ipotalarnico, rimane sotto il solo controllo riflesso esercitato sonno comporta infatti un recupero, che è particolarmen-
dai centri troncoencefalici (capitolo 77). Tra le conseguenze te importante per lo stadio 4 e per il sonno REM; ma
dell'alterazione dell'attività ipotalamica la più eclatante è la recuperare sonno REM significa estendere il periodo in
sospensione della termoregolazione (capitolo 80). cui manca il suppmto centrale alle regolazioni omeostati-
Il ripetersi ciclico del sonno REM pone in particolare risal- che. Pertanto, il recupero deve avvenire regolando la du-
to l'aspetto temporale delle regolazioni vegetative. Dato che rata e la distribuzione degli episodi, in modo da non al-
durante gli episodi REM la regolazione vegetativa è com- lungare eccessivamente le fasi in cui viene meno l'omeo-
promessa, è necessatio che la loro durata e il ritmo con cui stasi vegetativa. Tuttavia, l'ordine delle priorità nella
si ripetono non pongano a rischio l'omeostasi dell'organi- regolazione vegetativa sembra invertirsi rispetto a quanto
smo: In ossequio a questa necessità, il sonno REM si tiduce accade sotto stress termico. Se in quell'occasione preval-
sia in durata che in frequenza quando la temperatura am- gono le esigenze tennoregolatorie, durante il recupero il l
bientale è bassa, per evitare una diminuzione pericolosa tempo dedicato al sonno REM viene aumentato, anche a l

della temperatura corporea (capitolo 80). n mantenimento costo di prolungare i petiodi di perturbazione delle rego- i
dell'omeostasi tichiede che i sistemi integrativi vegetativi
operino una scelta priOLitaria tra le necessità dell' omeostasi
Iazioni omeostatiche. Ciò suggerisce che la fase di sonno
REM rappresenti un evento importante per l'organismo, l
temuca e le necessità legate all'organizzazione interna del che può prevalere sulla termoregolazione quando le con-
sonno. In condizioni ambientali sfavorevoli che richiedono
un incremento dell'impegno omeostatico dell'orgruùsmo, la
dizioni termiche ambientali non sono particolarmente
avverse. Questa considerazione può essere ulteriormente
l
scelta ptivilegia l'omeostasi tennica e fa aumentare la dura-
ta del periodo in cui l'attività termoregolatoria è pienamen-
te operante tiducendo i periodi di sonno REM, nei quali
rafforzata dal riscontro che il sonno REM costituisce un
tratto distintivo in tutti gli omeotermi, che i meccanismi
della selezione evolutiva hanno lasciato immodificato a
ll
l'attività integrativa ipotalamica viene sospesa. tutti i livelli filogenetici.
l

452
'.

Muscolo liscio
37
Carlo Reggiani

Aspetti morfologici Controllo del calcio citosolico


e regola1ione della contrazione
Tipi di muscolo liscio
Fattori regolatori della contrazione
Meccanismo della contrazione e del rilasciamento del muscolo liscio

Attività elettrica del muscolo liscio

ASPETTI MORFOLOGICI
filamento intermedio
Le cellule muscolari lisce sono generalmente collocate
nella parete di organi cavi. Nei vasi, nelle vie urinarie e
nell'apparato gastroenterico si dispongono una accanto
all'altra nello spessore della parete, a formare uno o più
strati muscolari.
Le cellule muscolari lisce hanno morfologia piuttosto va-
riabile, ma riconducibile generalmente a una forma allun-
gata a fuso o a pesce. Sono piccole rispetto alle fibre mu-
scolari striate, avendo un diametro da 2 a l O ~un e lun-
ghezza da 40 a 500 ~m. Sono mononucleate poiché, a dif- filamento sottile
corpo denso
ferenza di quanto accade per le f ibre muscolari striate,
non avviene un processo di fusione dei mioblasti durante
mlocellula rilasciata mlocellula contratta
lo sviluppo. Il nucleo è situato in posizione centrale ed è
circondato da mitocondri, reticolo ergastoplasmico e reti-
colo golgiano. La membrana cellulare presenta modeste
introflessioni, chiamate caveole, in prossimità delle quali
sono presenti vescicole del reticolo endoplasmico liscio,
chiamate cisterne subsarcolemmali. Si ritiene che l'in- a b c a b c
sieme caveole-cisterne subsarcolenunali sia l'equivalente
dell'insieme tubuli T-componente longitudinale del retico-
lo sarcoplasmatico del muscolo striato e sia quindi impli- Figura 37.1 -Organizzazione dei filamenti nella cellula mu-
cato nel controllo del calcio citoplasmatico e nell'accop- scolare liscia e cambiamenti di forma conseguenti alla con-
piamento eccitamento-contrazione. trazione. Nella parte superiore, si possono riconoscere il reti-
colo a maglie oblique, formato da filamenti intermedi inseriti
II citoplasma delle cellule muscolari lisce contiene nu-
sui corpi densi, e la disposizione longitudinale dei filamenti
merosissime strutture filamentose, ben visibili al micro- sottili, inseriti sui corpi densi, e dei filamenti spessi posti in re-
scopio elettronico; la mancanza della rigorosa organiz- lazione con quelli sottili. Nella parte inferiore, lo stesso sche-
zazione presente nelle fibre muscolari sh·iate fa sì che non ma di cellula muscolare liscia è presentato in stato rilasciato e
si generino stmtture visibili in microscopia luce. Si distin- in stato contratto: si noti l'avvicinamento fra i corpi densi indot-
guono 3 tipi di filamenti (figura 37.1). to dallo scorrimento dei filamenti.

453
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

l) Filamenti intermedi (spessore IO nm), che formano un


muscolo liscio multiunitarlo
reticolo che presenta punti di intersezione, chiamati
corpi densi. l filamenti intermedi che formano le ma-
glie di questo reticolo sono costituiti da desmina e han-
capillare
no andamento obliquo rispetto all'asse maggiore della
cellula muscolare liscia.
2) Filamenti sottili (spessore 7 nm), costituiti da actina e varicosltà - ca++ +---
paragonabili ai filamenti sottili del muscolo striato. sinaptiche t
Sono fissati sui corpi densi, che sono ricchi in a-actini- contrazione
na e quindi sono paragonabili alle linee Z del muscolo
striato e hanno direzione longitudinale, cioè parallela
all'asse maggiore della cellula. Le proteine presenti nei
filamenti sottili sono, oltre all'actina, tropomiosina,
caldesmone e calponina. Rispetto al filamento sottile
muscolo liscio unitario
del muscolo striato, mancano troponine e nebulina.
3) Filamenti spessi (spessore 15 nm), f01mati da miosina
e quindi paragonabili ai filamenti spessi del muscolo liberazione
striato. Non sono, htttavia, dotati di titina né delle varie e diffusione
myosin binding protein presenti nel muscolo striato. I
neuromediatore
::::===::::~ aaooaao===::::
l
filamenti spessi si dispongono parallelamente ai fila- giunzioni
menti sottili in stretta relazione con questi ultimi. Men- strette
tre nel muscolo stliato la disposizione dei filamenti è l
altamente simmetrica, con simmetlia triangolare per i
::::===::Joaaaoaa===::::
filamenti spessi ed esagonale per quelli sottili, ben visi- attività
pacemaker ormoni
bile nelle sezioni trasverse in microscopia elettronica,
nel muscolo liscio i filamenti spessi appaiono raccolti a
gruppetti di 3 o 4 e sono circondati da numerosi ( l 0-
20) filamenti sottili. Figura 37.2- Schema unitario/multiunitario con gap juction.

TIPI DI MUSCOLO LISCIO


Gli elementi strutturali forniti nei paragrafo precedente Figura 37.3- A, B) Calcio, fosfo rilazione, tensione.
sono comuni a tutte le cellule muscolari lisce. Le cellule
muscolari lisce e i muscoli che esse formano non sono,
tuttavia, tutti uguali tra loro. Si possono individuare due
® ,.,
principali c1iteri di distinzione. ,,
Il

/\ fosforilazione
l

l) Si distinguono muscoli lisci unitari e muscoli lisci multi- : \ , .....


'
l r
: \
··············...
unitati (figura 37.2). Nei muscoli lisci unitari, le cellule i / . . \,, ····..... forza
sono collegate fra loro mediante gap junction, creando : ......,_, ________=:::_ ········
,..,__""""'"'"-- -------
una sihtazione che ricorda quella del muscolo cardiaco,
mentre, nei muscoli lisci multiunitari, le cellule musco-
lari lisce sono completamente separate le une dalle stimolazione
altre, come avviene nella muscolatura scheletrica.
l) Si distinguono muscoli lisci tonici e muscoli lisci fasi ci
(figure 37.3 e 37.4). I primi hanno attività contrattile @
forza
permanente, o comunque di lunga durata, e la rego- ...· ········· ·· ···"' ' ''''''''''''''''''''''''''' ''''''''''''' ' ' '''''"'' ' ''''''' ''''''''''''''''' ' " "
lazione consiste nell'incrementare o ridurre il livello di ................
tensione sviluppato. Questi muscoli presentano oscil-
lazioni del potenziale di membrana, ma non presentano fosforilazione
un evidente potenziale d'azione. I secondi, invece, han- '~-- ------------ -------- - - ----------------- -- ~
no un'attività contrattile fasica, con risposte contrattili
che hanno un inizio e una conclusione ben definite, a
somiglianza della scossa singola del muscolo striato, e
la risposta contrattile è di solito preceduta o accompag-
stimolazlone
nata dal potenziale d'azione.

-
454
Capitolo 37 - Muscolo liscio

® @
o o --------------------
v v

-50

F F
t sostanza r
o
tempo tempo

©
o
v v

-50

F F

o o~----------------------~
tempo tempo

Figura 37.4 - Potenziale di membrana (V, espresso in millivolt) e generazione di forza (F) in diversi tipi di muscolo liscio. A) Mu-
scolo liscio tonico, con depolarizzazioni graduate che si associano a parallele variazioni della forza di contrazione. Non ci sono
potenziali d'azione e l'apertura di canali ionici recettori-dipendenti determina le parallele risposte meccaniche ed elettriche. B)
Muscolo liscio tonico, con risposte contrattili non accompagnate da variazioni del potenziale di membrana: l'accoppiamento
chimico-meccanico innesca la contrazione, con rilascio di calcio unicamente da depositi intracellulari. C) Muscolo liscio fasico,
con potenziali d'azione ma senza ritmi elettrici di base (BER). l potenziali d'azione possono produrre una scossa (a sinistra)
ovvero una contrazione ampia, dovuta a sommazione, quando si succedano a frequenza elevata (a destra). D) Muscolo liscio
fasico, con potenziali d'azione e BER. Si può notare come i potenziali d'azione siano sincronizzati dalla presenza del BER, si
localizzino cioè sull'apice delle onde, e come la frequenza del BER determini la frequenza delle contrazioni.

Nei paragrafi seguenti verrà descritto il meccanismo della di traslazione dei filamenti di actina (velocità di accorcia-
contrazione e la sua regolazione. Mentre il meccanismo mento). Come la miosina del muscolo striato, anche la
della contrazione è comune a tutti i tipi di muscolo liscio, miosina del muscolo liscio è un esamero, composto da
i meccanismi di regolazione e di controllo del calcio ci- due peptidi di peso molecolare 200 kD (le catene pesanti),
tosolico variano profondamente da un tipo all'altro. due peptidi di peso molecolare 25 kD (le catene leggere
alcaline) e due peptidi di peso molecolare 15 kD (le ca-
tene leggere regolatorie o fosforilabili, poiché possiedono
MECCANISMO un sito idoneo alla fosforilazione).
DELLA CONTRAZIONE La miosina idrolizza l' ATP e interagisce con l'actina in un
processo ciclico che segue le stesse tappe descritte nel
La contrazione muscolare consiste nella generazione di capitolo 20 per la contrazione del muscolo striato.
energia meccanica, partendo da energia chimica. Il motore
molecolare della contrazione muscolare nel muscolo lis- l) In condizioni di rilasciamento, le teste della miosina
cio, come in quello stJ.iato, è la miosina, che libera energia contengono nel sito catalitico ADP e fosfato inorganico
chimica dali' ATP e produce lavoro attraverso lo sposta- (Pi). L'innesco della contrazione da parte del calcio
mento dei filamenti di actina. disinibisce il filamento di actina e consente alle teste
Come discusso nel capitolo 20, esistono numerosi tipi o delle miosine di legarsi elettrostaticamente con i siti
isoforme della miosina. Quelle presenti nelle cellule del specifici sulle molecole di actina.
muscolo liscio appartengono alla stessa classe di quelle 2) L'attacco della testa miosinica all'actina causa profonde
del muscolo scheletrico (classe Il), anche se la loro se- modificazioni nella testa della miosina:
quenza aminoacidica e alcune loro caratteristiche funzion-
ali sono diverse. In particolare, le isoforme della rniosina - il P i viene rapidamente espulso dal sito catalitico;
presenti ne lle cellule muscolari lisce mostrano, rispetto - il legame actina-miosina si consolida, formando lega-
alle isoforme presenti nella muscolatura striata, valori mi di tipo idrofobico;
molto bassi nell'attività idrolitica dell' ATP e nella velocità - la testa della miosina cambia forma, si flette verso il

455
Controllo nc1·voso delle funzioni viscerali

proprio filamento e trascina con sé il filamento di actina rende difficile o impossibile la formazione di una
actina; la flessione della testa viene chiamata "colpo nuova interazione, la defosf01ilazione di complessi acto-
di forza" dali' inglese power stroke o working stroke; miosinici esistenti ha l'effetto di rallentare il ciclo di inter-
- segue poi il rilascio de li ' ADP dal sito catalitico e l 'in- azione. Vengono così a formarsi complessi actomiosinici
sieme actina-miosina, senza ATP né prodotti di idro- bloccati, di lunga durata, spesso chiamati con termine
lisi, viene chiamato "complesso di rigor". inglese latch cross bridge, cioè ponti trasversali a chiavi-
stello. Questi ponti h·asversali consentono uno sviluppo di
3) I.;ingresso di una nuova molecola di ATP nel sito ca- forza in condizioni isometriche a spesa di energia minima,
talitico provoca l'inunediato distacco della testa di mio- visto che l'interazione ciclica actina-miosina e l'idrolisi
sina dal filamento di actina. dell'ATP sono sospese, mentre non si verifica accorcia-
4) I.;ATP viene rapidamente idrolizzato a ADP e Pi e la mento né, dunque, esecuzione di lavoro esterno.
testa riassume la sua posizione perpendicolare rispetto
all'asse del filamento di miosina: in questa condizione, CONTROLLO DEL CALCIO
la testa è pronta a legarsi ad una molecola actina posta
più avanti lungo il filamento sottile; in questa nuova CITOSOLICO E REGOLAZIONE
posizione si ripeterà la sequenza di operazioni sopra DELLA CONTRAZIONE
descritte e, in particolare, un nuovo colpo di forza,
trascinando ultetionnente il filamento di actina. Come si è visto, la regolazione della contrazione e del ri-
lasciamento del muscolo liscio è basata essenzialmente
Mentre le tappe fondamentali del ciclo del ponte trasver- sulla concentrazione citosolica del calcio, come nel mus-
sale sono le medesime nel muscolo liscio e in quello stria- colo striato. Ma, mentre nel muscolo sttiato (capitolo 20)
to, la regolazione della contrazione è completamente di- la contrazione è avviata secondo una precisa e rigida se-
versa. Infatti, nel muscolo striato la contrazione si innesca quenza, caratterizzata dalla tt·asrnissione neuromuscolare
allorché il calcio, legandosi alla troponina C, causa lo e dalla conduzione del potenziale d'azione sul sarcolem-
spostamento della tropomiosina e la disponibilità dei siti ma e nei tubuli T, cui seguono il transiente aumento della
actinici; nel muscolo liscio, invece, è richiesta una doppia concentrazione citosolica del calcio, il suo legame con la
azione del calcio, che deve agire sia sul filamento sottile troponina C e l' innesco della contt·azione, la contrazione
che su quello spesso. del muscolo liscio può essere innescata secondo modalità
La regolazione sul filamento sottile utilizza proteine rego- più complicate. Infatti, anche in condizioni fisiologiche
latorie (caldesmone e calponina) che, sotto l'azione del l' aumento del calcio citosolico non è necessariamente le-
calcio, mettono allo scoperto i siti actinici e li rendono gato alla depolarizzazione della membrana cellulare; inol-
disponibili al legame con la miosina. La regolazione nel tre, esso agisce attraverso due meccanismi paralleli, la
filamento spesso è basata sulla fosforilazione della miosi- scopertura dei siti di legame dell' actina e l'attivazione
na. La miosina acquisisce capacità ai interagire con l'acti- della chinasi delle catene leggere.
na, quando le catene leggere regolatorie vengono fosfori- Nella cellula muscolare liscia, il transiente di calcio che
late, e ciò avviene per azione di una specifica chinasi delle innesca la contrazione può originare sia da un cospicuo
catene leggere che, a sua volta, è regolata dalla calmoduli- ingresso dello ione dali' esterno, passando attraverso ca-
na e quindi dal calcio. In altre parole, l'aumento del calcio nali nel sarcolemma, sia dalla sua fuoriuscita dalle ci-
citosolico nel muscolo liscio innesca la contrazione attra- sterne del reticolo sarcoplasmatico. Inoltre, i flussi di cal-
verso due processi paralleli. Da un lato il legame con le cio attraverso il sarcolemma possono essere mediati da
proteine del filamento sottile (caldesmone e calponina), canali del calcio voltaggio-dipendenti, canali del calcio
che rendono i filamenti sottili disponibili e, dall'altro, il controllati da recettori e anche da canali del calcio attivati
legame con la calmodulina che, una volta legato il calcio, dallo stiramento della membrana.
attiva la chinasi, la quale fosforila le catene leggere rego- Il flusso di calcio attraverso il sarcolemma ha inevitabil-
latorie della miosina e rende così la miosina pronta a in- mente un effetto depolarizzante e la depolarizzazione può
teragire con l'actina. avere le caratteristiche del potenzia le d'azione, quando
Anche la terminazione della contrazione avviene per opera sono presenti e attivi canali voltaggio-dipendenti in grado
di due processi distinti e simultanei, ossia l'abbassamento di innescare un processo rigenerativo di depolarizzazione
della concenh·azione citosolica di calcio, che rende il fila- della membrana, oppure può avere le caratteristiche di
mento sottile indisponibile all'interazione con la miosina e onda prolungata di depolarizzazione, nel caso in cui vi
spegne l'attività calmodulina-dipendente della chinasi delle siano soltanto canali del calcio recettore-dipendenti o sti-
catene leggere e, parallelamente, l'azione di una specifica ramento-dipendenti.
fosfatasi, che rimuove i gruppi fosforici dalle catene leggere Il rilascio di calcio dalle cisterne subsarcolemmali, che
della miosina e le rende indisponibili a nuovo attacco al- sono l'equivalente del reticolo sarcoplasmatico, avviene
l' actina e ali' esecuzione del ciclo del ponte trasversale. attraverso i due tipi di canale per il calcio presenti nella
Se la defosforilazione della miosina non attaccata alla membrana delle cisterne:

456


Capitolo 37- Muscolo liscio

l) canali recettori della rianodina, o RyR, che vengono at- neuroh·asmettitore, che si lega a un recettore a serpentina
tivati dall'aumento di calcio nel citosol e quindi rap- sulla faccia esterna della membrana cellulare. Il legame al
presentano un meccanismo di amplificazione del tran- recetto re attiva, via una proteina G, la fosfolipasi C, cui
siente di calcio indotto dai flussi trans-sarcolemmali; segue il rilascio di calcio mediato da IP3 , e prendono av-
2) canali recettori dell'inositolo 3-fosfato, o IP3 R, che vio i processi della contrazione.
vengono attivati dal IP3 prodotto ad opera della fosfoli- La presenza di queste due alternative fa sì che nel musco-
pasi C. lo liscio la contrazione possa svilupparsi sia in relazione a
un potenziale d'azione, come nel muscolo striato, sia in
Questo enzima agisce a livello di membrana, è attivato relazione a una oscillazione lenta del potenziale di mem-
mediante proteine G da recettori di membrana a serpenti- brana, oppure, infine, anche senza depolarizzazione (fi-
na e idrolizza il fosfatidil inositolbifosfato (PIP 2) liberan- gura 37.4).
done l'IP 3. Sia ace tilcolina (recettori muscarinici) che no-
radrenalina (recettori a 1) agiscono attraverso questa via FATTORI REGOLATORI
(vedere più avanti).
Il transiente di calcio viene tenninato sia dal trasporto di
DELLA CONTRAZIONE
calcio fuori dalla cellula, ad opera di pompe del calcio E DEL RILASCIAMENTO
sarcolemmali e dello scambiatore sodio/calcio, sia dal re- DEL MUSCOLO LISCIO
cupero di calcio da parte del reticolo sarcoplasmatico, ad
opera di pompe del calcio reticolati. La muscolatura liscia è sottoposta sia a controllo diretto
La fosforilazione della miosina viene controllata dall' e- da parte di fibre postgangliari del sistema nervoso au-
quilibrio fra chinasi e fosfatasi, come sopra detto. I..:au- tonomo sia al controllo esercitato da numerose molecole
mento della concentrazione citosolica di calcio rappresen- ad azione onnonale-endocrina, oppure paracrina.
ta il più importante meccanismo che, tramite il legame La giunzione neuromuscolare del muscolo liscio è simile
calcio-calmodulina, attiva la chinasi e sposta l'equilibtio a alla placca motrice del muscolo scheletrico, per la presen-
favore della fosforilazione. Esistono, tuttavia, altri mecca- za di una membrana presinaptica attraverso cui vengono
nismi regolatori, che agiscono sia sulla chinasi che sulla rilasciati i neurotrasmettitori, di uno spazio sinaptico e dì
fosfatasi: per esempio, le chinasi di tipo A, dipendenti da una membrana postsinaptica dotata di recettori, ma ne dif-
AMPciclico, spostano l'equilibrio a favore della fosfatasi ferisce per dimensioni e struttura. Le terrninazioni vegeta-
e, quindi, della defosforilazione, inducendo la fine della tìve in prossimità delle fibrocellule lisce mostrano tigon-
contrazione. Ins ieme con l'attivazione del sequestro di fiamenti o varicosità, che fungono da terminazioni pre-
calcio nel reticolo sarcoplasmatico, questo meccanismo sinaptiche ripiene di vescicole contenenti il neurotrasmet-
contribuisce al rilasciamento del muscolo liscio indotto titore. Lo spazio sinaptico è di ampiezza variabile da 6 a
dal legame dell'adrenalina sul recettore [3. La fosfatasi 120 nm e la specificità della risposta muscolare dipende
delle catene leggere viene attivata anche dalle Rho-chi- non solo dal neurotrasmettitore, ma anche dalle caratteri-
nasi, ma viene inibita dalla chinasi C, cioè dalle chinasi stiche dei recettori postsinaptici a cui si lega. Verranno di
attivate a seguito di attivazione della fosfolipasi C. seguito presi in esame i principali mediatori di origine
Utilizzando questi diversi meccanismi, si possono confi- nervosa, endocrina o paracrina che agiscono sulla musco-
gurare due principali modalità di controllo della con- latura liscia, i recettori di membrana ad essi sensibili e il
trazione/rilasciamento nel muscolo liscio. loro meccanismo d 'azione.
La prima modalità è quella dell'accoppiamento elet-
tromeccanico, che si verifica quando avviene la depolariz- Noradrenalina e adrenalina - I recettori adrenergici
zazione del sarcolemma, dovuta all'attività dei canali vol- della muscolatura liscia si dividono in 2 gruppi: a eccita-
taggio-dipendenti o all'arrivo di un messaggero chimico tori, con 2 sottotìpi a 1 e a 2, e f3 inibitori, con 2 sottotipì
sul sarcolemma, che attiva i canali recettori-dipendenti (la f31 e f32·
depolarizzazione è di durata breve, nel primo caso, e di I recettori a si trovano nella muscolatura liscia dei vasi, nel
lunga durata, nel secondo caso). La depolarizzazione in- muscolo dilatatore della pupilla e negli sfinterì del tubo
duce l'ingresso di calcio attraverso il sarcolemma e quindi gastroentetico. I recettori a 1 sono tipic i del muscolo liscio
l'aumento del calcio citosolico, con possibile amplifica- vascolare e il loro legame con la noradrenalina porta
zione dell'effetto attraverso l'attivazione del recetto re all 'attivazione della fosfolipasi C, con conseguente azione
canale RyR, attraverso cui sì ha liberazione di calcio da dell'IP 3 sul reticolo endoplasmìco, rilascio di calcio e
parte del reticolo sarcoplasmatico (cisterne subsarcolem- contrazione. I recettori a 2 agiscono, invece, inibendo via
mali). Il calcio, a sua volta, determina la contrazione attra- proteina G inibitoria l'adenilciclasi, in modo da ridurre il
verso i meccanismi sopra descritti e viene poi esportato al livello cìtosolico di cAMP e quindi inibire le chinasi A,
di fuori del citosol. dipendenti da cAMP. Come discusso in precedenza, le
La seconda modalità è quella dell'accoppiamento chimi- chinasi A svolgono un'azione regolatoria almeno a 2 livel-
co-meccanico, che ha iniz io con l'arrivo di un ormone o li: da un lato, abbassano la concentrazione cìtosolica del

457
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

calcio, attivando meccanismi di sequestro nel reticolo en- Estrogeni -Agiscono sulla muscolatura liscia dell'utero,
doplasmico e, dall'altro, attivano le fosfatasi delle catene inducendo aumento di eccitabilità, probabilmente basato
leggere della miosina, spostando l' equiliblio fra chinasi e sulla depolarizzazione della membrana e sull'aumento
fosfatasi verso livelli di bassa fosfmilazione. Quindi, una della sensibilità all'ossitocina. Le azioni degli estrogeni
inibizione delle chinasi A avrà l'effetto di attivare risposte sono considerate trascrizionali. I recettori per g li estrogeni
contrattili. (ERa e ERI3) sono infatti intracellulati e, una volta stimo-
I recettori ~ 1 e 13 2 agiscono entrambi mediante una G pro- lati, svolgono azione di fattori di trascrizione. Le proteine
teina che stimola la adenilciclasi: si determina così au- trascritte sono considerate responsabili dell'effetto bio-
mento dell'cAMP, con conseguente attivazione delle chi- logico degli estrogeni. Il progesterone svolge sulla musco-
nasi A, le quali svolgono nel muscolo liscio un effetto latura utetina un'azione opposta a quella degli estrogeni,
inibente la contrazione e favorente il rilasciamento. Re- riducendo l'eccitabilità, aumentando il potenziale di mem-
cettmi ~ 2 sono presenti nelle cellule muscolari lisce delle brana e riducendo i recettori per la ossitocina.
arteriole, nel distretto muscolare scheleb.ico ed epatico e,
quando attivati, preferenzialmente dall'adrenalina, indu- Trombossano e prostaciclina - Sono due derivati del-
cono rilasciamento e vasodilatazione. l'acido arachidonico lungo la via della ciclossigenasi, che
svolgono effetti opposti sulla muscolatura liscia vascolare:
Acetilcolina - I muscoli lisci dell'occhio, dei bronchi e il trombossano ha azione vasocostritttice, mediata dalla
d eli' apparato gastroenterico sono forniti di recettmi per la fosfolipasi C, mentre la prostaciclina ha azione vasodilata-
acetilcolina di tipo muscaritùco. Si tratta di recettori a ser- trice mediata dall'adenilciclasi e conseguente aumento del-
pentina accoppiati a proteine G. Nel muscolo liscio ne l'cAMP.
sono state dimostrate due isoforme: M3 e M4. La prima è
accoppiata a proteine G inibitorie, che agiscono sull 'ade- Endotelina - Peptide di origine endoteliale, possiede
nilciclasi e causano riduzione dell'attività delle chinasi di potente azione vasocosttittrice. Trova nelle cellule museo-
tipo A; la seconda è invece collegata da proteine G stimo- lati lisce arteriolati un recettore (ET-A) che agisce tramite
latorie alla fosfolipasi C e induce liberazione di calcio proteina G, attivando la fosfolipasi C.
intracellulare via IP3 .
Ossido nitrico - Viene sin tetizzato dalla cellula endo-
Angiotensina ll - È in grado di indurre intensa e protratta teliale a partire dali' arginina in una reazione catalizzata
contrazione del muscolo liscio arteriolare, mediante a- da NOS-3, che è l'isofonna specifica della NO-sintetasi.
zione su recettori ATI che provocano attivazione della Nelle cellule endoteliali, la NOS-3 viene attivata da au-
fosfolipasi C. menti del calcio intracellulare, causati dalla acetilcolina.
Dalle cellule endoteliali, l 'NO diffonde e raggh.mge la cel-
Gastrina e colecistochinina/pancreozimina - Sono pep- lula muscolare liscia adiacente, dove attiva la guanilci-
tidi ormonali del tubo gastroenterico, che hanno effetto clasi, determinando aumento di cGMP, che a sua volta
stimolante la contrazione della muscolatura liscia ga- induce rilasciamento della cellula muscolare liscia median-
stroenterica. I loro recettori sono accoppiati via proteine G te chinasi dipendenti da cGMP. La desensibilizzazione
a fosfolipasi C. Altri peptidi ormonali del tubo gastroen- delle proteine miofibrillari al calcio e la riduzione della
tetico, come secretina e V/P (peptide vasoattivo intesti- concent:J.·azione intracellulare di calcio sono i due mecca-
nale) hanno invece effetto rilasciante sulla muscolatura nismi alla base del rilasciamento indotto da cGMP.
liscia gastroenterica: entrambi agiscono legandosi ai loro
specifici recettori, che sono accoppiati via proteine G sti- ATTIVITÀ ELETTRICA
molatmie con la adenilciclasi. ~azione di rilasciamento è DEL MUSCOLO LISCIO
quindi mediata dail'cAMP.
11 sarcolemma delle cellule muscolati lisce presenta una
Ossitocina - È in grado di indurre intense contrazioni ampia gamma di meccanismi di trasporto ionico, dalle
della muscolatura liscia uterina, una volta che questa sia pompe agli scambiatori e ai canali, che contlibuiscono a
sensibilizzata dall'azione degli estrogeni. Il legame del- determinare la differenza di potenziale transmembrana e
l'ossitocina con il suo specifico recettore a serpentina por- le sue variazioni in relazione agli stimoli e all'innesco del-
ta all'attivazione della fosfolipasi C e, quindi, al rilascio di le risposte contrattili.
calcio via IP3 , ma anche alla apertura di canali per il cal- La pompa Na!K sostiene come in tutte le cellule, i gradien-
cio a controllo di ligando nella membrana cellulare. ti elettrochimici del sodio e del potassio, essenziali per la
genesi del potenziale di membrana. A riposo, la mem-
Vasopressina - La sua azione vasocostrittrice è mediata dai brana del muscolo liscio è meno polarizzata di quella del
recettori V lA, presenti nella museolatura liscia vascola re, muscolo striato e spesso anche instabile. I val01i si situano
che agiscono tramite attivazione della fosfolipasi C e trami- intorno a -50/-60 mV, quindi circa 30 mV meno negativi
te l'apertura di canali del calcio nella membrana cellulare. tispetto a quelli del muscolo striato. Si ritiene che la minor

458
Capitolo 37 - Muscolo liscio

® @

forza
40 mV

potenziale
di membrana

stlmolazione
simpatica
stimolazione simpatica 1s

Fig ura 37.5- Potenziali postsinaptici eccitatori (EPSP, A) generati nella muscolatura del dotto deferente dalla stimolazione di
fibre simpatiche postgangliari (trattini verticalt). La contrazione si sviluppa quando la sommazione degli EPSP è sufficiente a
raggiungere la soglia e a indurre un potenziale d'azione. La stimolazione del simpatico evoca potenziali postsinaptici inibitori
(IPSP, B) nei muscoli della tenia coli, interrompendo l'attività spontanea.

negatività sia conseguenza di una più alta permeabilità I canali attivati dallo stiramento conferiscono alle cellule
allo ione sodio rispetto a quella presente in altri tessuti ec- muscolari lisce la capacità di contrarsi in risposta allo sti-
citabili. ramento o alla deformazione meccanica della membrana.
La pompa del calcio è un importante meccanismo di ri- La conseguenza della loro apertura è un ingresso di ioni
mozione del calcio dal citoplasma, particolarmente im- positivi, che portano a una depolarizzazione graduata del-
portante in quelle cellule muscolari lisce in cui .sono pre- la membrana cellulare.
senti flussi d'ingresso di calcio attraverso diversi tipi di Alcuni muscoli lisci unitari (quindi dotati di gap junction,
canali (vedere oltre). All'azione di rimozione del calcio che stabiliscono una f01ie connessione funzionale fra le
citoplasmatico, svolta dalla pompa del calcio, collabora lo cellule adiacenti, consentendo il passaggio di correnti io-
scambiatore Na!Ca. Questo scambiatore è elettrogenico, niche) mostrano ritmiche oscillazioni del potenziale di
poiché scambia 3 ioni sodio con l ione calcio (quindi, il membrana, cui si da il nome di ritmo elettrico di base (REB
trasp01io di sodio si associa al trasporto di catiche positi- o BER). Si ritiene che queste oscillazioni abbiano origine
ve) e può funzionare sia nel senso di far uscire calcio con- da variazioni di attività della pompa Na/K: la membrana
tro l'ingresso di sodio, sia di esportare sodio contro 1'in- si iperpolarizza, quando la pompa funziona più rapida-
gresso di calcio. Entrambi gli ioni hanno un gradiente di mente, e si depolarizza, quando la pompa rallenta (capito-
concentrazione rivolto stabilmente nella stessa direzione lo 2). Le oscillazioni insorte in una cellula o in gruppo di
(concentrazione citosolica minore di quella extracellu- cellule (che svolgono funzione di pacemaker) si pro-
lare); il gradiente elettrico transmembrana può invece varia- pagano poi alle cellule adiacenti. Le osci llazioni lente
re, riducedosi quando la membrana si depolarizza. La de- avvicinano periodicamente il potenziale di membrana alla
polarizzazione facilita quindi l'esportazione di sodio e di soglia dei canali voltaggio-dipendenti per il calcio e, quin-
cariche positive e l'ingresso di calcio, mentre, quando la di, svolgono un'azione di facilitazione. Infatti, se alla
membrana è fortemente polarizzata, lo scambiatore esporta oscillazione del BER si sovrappongono depolarizzazioni
calcio e fa penetrare sodio e ca1iche positive. dovute all'ape1iura di canali controllati da recettoti o atti-
Nelle cellule muscolari lisce, che non hanno canali voltag- vati dallo stiramento, si avrà l'insorgenza di potenziali
gio-dipendenti per il sodio, i canali voltaggio-dipendenti d'azione sulla parte alta o cresta dell'onda lenta. I.:effetto
del calcio sostengono il potenziale d 'azione. f inale sarà quindi non solo la facilitazione, ma anche la
I canali del calcio recettore-dipendenti rappresentano una sincronizzazione dei potenziali d'azione in tutte le fibra-
popolazione di canali, che si apre a seguito del legame di cellule del muscolo unitario e, di conseguenza, delle loro
un neurotrasmettitore o di un mediatore di tipo endocli- contrazioni. Le contraziòni dei muscoli unitari si manife-
no/paracrino a un recettore. Dato che si tratta di recettori stano perciò con la stessa frequenza dei BER, anche se
m etabotropi, l'apertura del canale è sempre mediata da questi ultinù sono fenomeni sottoliminari (figura 37.4).
eventi intracellulari più o meno complessi. I.:apertura di I potenziali d 'azione delle cellule muscolari lisce possono
questi canali provoca depolarizzazioni graduate, che pos- avere diverse morfologie: potenziali a punta o potenziali
sono eventualmente innescare potenziali d'azione e si con plateau. I potenziali con plateau si registrano nella
configurano quindi come potenziali, postsinaptici eccita-. muscolatura uterina o in quella dell'metere e hanno una
tori (EPSP). Viceversa, l' inibizione o la lidotta attivazione certa somiglianza con quelli del m iocardio, anche se la
di questi canali può configurare iperpolarizzazioni gradua- loro durata è nettamente superiore. Sono accompagnati da
te, che si configurano come potenziali postsinaptici ini- · intense e prolungate risposte contrattili (figura 37.4 C). I
bitori (IPSP) (figura 37.5). potenziali a punta sono generati nella muscolatura intesti-

459

.....
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

naie o nella parete dei vasi e durano l 0-50 ms. Ciascun 80


potenziale può evocare una contrazione e una serie di
g
potenziali ravvicinati può indurre una sommazione delle
contrazioni, che ha qualche analogia con i tetani parzial-
mente o completamente fusi della muscolatura striata 60
contrazione
(figura 37.4 D).
Cattività elettrica della muscolatura liscia multiunitaria §
Ql
presenta analogie e differenze rispetto sia al muscolo stria- c:
to che al muscolo liscio viscerale. Il potenziale di mem- ·~ 40
c:
brana è stabile, i recettori sono distribuiti dovunque sulla ~
membrana, ma il loro legame con il neurotrasmettitore
rilasciamento
riesce a indurre la contrazione, anche senza depolariz-
zazione della membrana. 20

Meccanica ed energetica della contrazione del muscolo


liscio - La contrazione del muscolo liscio si può mani-
festare, come nel caso del muscolo scheletrico, sia come
sviluppo di forza che come accorciamento. La capacità di o 20 30 40
sviluppare forza del muscolo liscio durante contrazioni lunghezza (mm)
massimali, valutata in riferimento all'area della sezione, è
analoga a quella del muscolo scheletrico, cioè 200-300 Figura 37.6 - Curva tensione-lunghezza del muscolo liscio
mN/mm2. La capacità di accorciarsi è invece molto mag- (utero di coniglio). Sono descritte la curva a rilasciamento
giore: una cellula muscolare liscia può ridurre la sua lun- (curva inferiore) e la curva durante contrazione (curva supe-
ghezza a meno della metà (accorciamento di oltre il 50 riore). A tratteggio è indicata la differenza tra le due curve pre-
per cento), a spese di un aumento di diametro, che causa cedenti, che esprime la tensione attiva.
un cambiamento dalla usuale forma allungata a una fonna
rotondeggiante (figura 37.1). La velocità di accorciamen-
to è invece molto bassa, in relazione alle caratteristiche In analogia con quanto descritto per il muscolo scheletrico
delle isoforme della miosina presenti nel muscolo liscio. (capitolo 20), anche nel muscolo liscio è possibile costru-
La durata della contrazione va da alcuni decimi di secon- ire una curva forza-velocità con andamento iperbolico . La
do a parecchi secondi: si tratta, quindi, di risposte molto velocità con cui il muscolo può accorciarsi diminuisce
più lente di quelle tipiche del muscolo striato. Ciò può all'aumentare della forza sviluppata e si possono indivi-
essere messo in relazione sia alla più lenta cinetica di ri- duare anche per il muscolo liscio due condizioni estreme:
lascio e allontanamento dello ione calcio, sia alla più lenta la massima forza sviluppata in condizioni isometriche
cinetica di interazione actina-miosina, sia alla peculiare (Fo), e la massima velocità di accorciamento, che si rag-
fonnazione di latch bridge, cioè di interazioni stabili fra giunge a carico zero, in assenza cioè di ogni sviluppo di
actina e miosina come discusso sopra. forza (Vo). Sia Fo che Vo sono regolati dalle concentra-
Il diagramma tensione-lunghezza del muscolo liscio (figura zioni del calcio liberato nel citosol dal reticolo o penetrato
37.6) mostra come la tensione passiva aumenti pochissimo via apertura di canali dali' ambiente extracellulare. Per la
a seguito dell'iniziale allungamento del tessuto e incremen- regolazione di Fo, sono importanti sia l 'azione svolta dal
ti rapidamente a lunghezze maggimi, probabilmente per la calcio sul filamento sottile sia quella svolta tramite cal-
tr·azione esercitata su componenti connettivali disposti at- modulina-chinasi delle catene leggere della miosina: en-
torno e in mezzo alle fibrocellule muscolari Iiscie. trambi i meccanismi detetminano il numero di interazioni
La tensione attiva varia con la lunghezza secondo una curva actina-miosina che si formano e, quindi, la forza totale
a campana, che può ricordare quella desctitta per il muscolo sviluppata. Il valore della massima velocità di accorcia-
scheletrico (capitolo 20): malgrado l'assenza di un'organiz- mento, Vo, è soggetto anch'esso a regolazione: è la chinasi
zazione sarcometica e di una disposizione ordinata dei fila- che determinando il grado di fosf01ilazione della miosina,
menti spessi e sottili, esiste tma lunghezza ottimale a cui viene può accelerare il ciclo di interazione actina miosina e,
sviluppata la forza più alta, mentre forze minori sono svi- quindi, influenzare la velocità con cui i filamenti spessi e
luppate sia a lunghezze inferioti che a lunghezze superiori. sottili scorrono gli uni rispetto agli altri.

460
'l lpotalamo
'l
38
Luciano Fadiga

Termoregolazione Regolazione dell'inge~tione di cibo

Regolazione endocrina del bilancio idrosalino, Azioni comportamentali


dell'eiezione del latte e della contrattilità uterina
Azioni neul'ovegetative
Ulteriori funzioni endocrine
dell'ipotalamo Conclusioni

Con il termine ipotalamo (sottostante al talamo) si iden- teccia cerebrale in un animale (come un cane o un gatto)
tifica una regione del diencefalo costituita da un aggre- consente comunque una vita pressocché "normale", la
gato di nuclei neuronali, annegati in una matrice di lesione completa dell'ipotalamo è incompatibile con la
fibre , posta nella parte più ventrale del!' encefalo, appe- vita. Dopo aspotiazione della neocorteccia, l'animale può
na sopra al chiasma ottico e al peduncolo ipofisario. I ancora deambulare e nutrirsi, possiede una discreta capa-
nuclei ipotalamici (figure 38.1 e 38.2) sono situati bila- cità visiva (grazie al collicolo superiore), mantiene entro
teralmente e sono disposti simmetricamente attorno alla ambiti fisiologici le principali variabili vegetative (respi-
cavità liquorale del III ventricolo: si può infatti immagi- ro, pressione cardiaca, eccetera) e addirittura sembra ma-
nare che l'ipotalamo formi le pareti laterali e posteriore nifestare emozioni (quella che prende il nome di "falsa
di una tasca a fondo cieco (III ventricolo) che si restrin- rabbia" è un tipico esempio). Al contrario, dopo lesione
ge ad apice, concludendosi proprio al di sopra del pe- ipotalamica, si verificano imponenti alterazioni vegetati-
duncolo ipofisario. I nuclei ipotalamici possono essere ve del controllo cardiocircolatorio, assenza di termorego-
suddivisi in 4 gruppi principali. lazione, squilibri ormonali e alterazioni della vigilanza,
con conseguente morte dell'animale.
l) !pota/amo periventricolare: è costituito dalla porzione Da un punto di vista grossolanamente finalistico, l' ipota-
sottile di tessuto che delimita la cavità del III ventricolo, lamo ha la funzione di potiare alla soddisfazione di biso-
costituita da cellule diffuse e rarefatte, senza chiare gni primari. Tali bisogni (che vengono comunemente defi-
aggregazioni nucleari; il più definito è il nucleo arcuato. niti "istinti") sono essenzialmente di 2 tipi: il manteni-
2) Nuclei ipotalamici anteriori (descritti in senso dorso- mento della costanza fisico-chimica del mezzo interno
ventrale): nucleo paraventricolare, nucleo ipotalami- (omeostasi) e la generazione di tisposte ormonali e com-
co anteriore e area preottica, nucleo sopraottico e nu- portamentali complesse, finalizzate alla soddisfazione di
cleo soprachiasmatico . istinti utili non solo al singolo individuo, ma addirittura
3) Nuclei ipotalamici laterali: area ipotalamica laterale, alla specie (per esempio, riproduzione sessuale, sentimen-
nucleo ventromediale e nucleo dorsomediale. ti di affezione per la prole e reazioni di difesa-offesa). In
4) Nuclei ipotalamici posteriori: area ipotalamica poste- tutti i casi, il sistema di funzionamento è simile.
riore e corpi mammillari.
BISOGNO --) RISPOSTA --) SODDISFACIMENTO
Da un punto di vista evolutivo, l'ipotalamo è una forma- (istinto) (comportamento (senso di gratificazione)
zione cerebrale antica, molto simile nelle varie specie istintivo stereotipato)
animali. La sua struttura è praticamente identica nel ratto
come nella scimmia, nel cane come nell'uomo. Le uniche Le com1essioni che l'ipotalamo contrae con il sistema
differenze sono costituite dal maggiore o minore sviluppo limbico danno giustificazione della sua capacità di gene-
dei diversi nuclei. Questo fatto suggerisce l' idea che le rare il senso interiore di piacere, connesso al soddisfaci-
funzioni ipotalamiche siano essenziali per tutte le specie. mento degli istinti. Questa proprietà è stata dimostrata
In effetti, mentre l'asportazione di gran patie della cor- negli anni Cinquanta mediante esperimenti di stimola-

461
Contro llo nervoso delle funzioni viscerali

area ipotalamica laterale 111 ventricolo

nucleo
ipotalamico
anteriore

fornice

nucleo
sopra ottico ipofisl nucleo arcuato eminenza mediana
chiasma ottico

Fi gura 38.1 - Presentazione schematica dei principali nuclei Figura 38.2 - Sezione coronale dell'ipotalamo passante per
ipotalamici proiettati su una sezione parasagiltale di diencefa- la linea tratteggiata di figura 38.1.
lo. La linea punteggiata indica il piano dell'ipotetica sezione
presentata nella figura successiva.

zione di regioni cerebrali appartenenti al sistema limbi- re; in questa sede, invece, si prende in esame il funziona-
co-ipotalamico nel ratto: animali in cui veniva impianta- mento del centro regolatore ipotalamico.
to in permanenza un microelettrodo stimolante in corri- I nuclei ipotalamici coinvolti nella tennoregolazione sono
spondenza della regione del setto, dopo aver imparato a localizzati nell'ipotalamo ante riore (nucleo ipotalamico
premere con la zampa un interruttore collegato allo sti- anteriore, area preottica) e nell' ipotalamo posteriore (nu-
molatore, passavano gran parte della giornata ad autosti- cleo ipotalamico posteriore). La stimolazione elett1ica di
molarsi (migliaia di pressioni al giorno), dimostrando di queste due regioni dà luogo ad effetti opposti (tabella 38.1):
preferire questa attività a tutte le normali occupazioni. la stimolazione dell'ipotalamo anteliore genera risposte
Da un punto di vista fisiologico, l'ipotalamo può essere ormonali, vegetative, comportamentali volte a disperdere
considerato come un centro di integrazione di segnali il calore (termolisi); la stimolazione elettrica dell'ipotala-
umorali, somatici, limbici e telencefalici. Il risultato del mo posteliore genera risposte che tendono alla conserva-
lavo ro di integrazione che s i svolge ali 'interno dello zione e alla produzione di calore (termogenesi).
stesso si traduce in 3 principali modalità d'azione: en- I.:azione teLmoregolat.oria ipotalamica avviene grazie alla
docrina, neurovegetativa e comportamentale. presenza (p1incipalmente nel nucleo ipotalamico anteriore
Molto spesso tali azioni sono variamente associate tra e nell'area preottica) di neuroni sensibili alle variazioni
loro, generando compmtamenti complessi e f inalizzati al della temperatura locale. Inoltre, a questi stessi nuclei e
soddisfacimento del bisogno. Un classico esempio è dato all'area ipotalamica poste1iore giungono afferenze da ter-
dalla termoregolazione: l'esposizione di un animale al mocettolÌ cutanei e da neuroni tennosensibili, presenti in
freddo genera al tempo stesso l'aumento di secrezione di altre regioni del sistema nervoso centrale (prevalentemen-
ormoni tiroidei con funzione termogenetica endocrina, te nel midollo spinale).
brivido muscolare, orripilazione, vasocostrizione periferi- I.:ipotalamo funziona in maniera molto sim ile ad un clas-
ca (azioni neurovegetative) e comportamenti complessi sico termostato: qualsiasi variazione in eccesso o in difet-
finalizzati (per esempio, ricerca di un luogo caldo, iber- to rispetto ad un determinato valore prefissato di tempe-
nazione, eccetera). ratura (nell'uomo circa 37 °C) induce una varietà di ri-
sposte tese a riportare la temperatura corporea a coinci-
TERMOREGOLAZIONE dere con il valore normale. Esistono quindi due possibili
direzioni di azione per l'ipotalamo: se la temperatura cor-
La termoregolazione è un processo omeostatico tipico porea div iene maggiore di quella prefissata , occorre
degli animali a sangue caldo (omeotermi), che serve a disperdere calore, termolisi; se la temperatura corporea
mantenere costante la temperatura corporea. Questa pos- diviene minore di quella normale, occorre generare e
sibilità pennette agli omeotermi un metabolismo basale mantenere il calore, termogen.esi.
più elevato e una minore dipendenza dall'ambiente ester-
no. In realtà, anche gli animali a sangue freddo (poichilo- Tabella 38.1- Azioni termoregolatorie svolte dall'ipotalamo.
termi) posseggono alcuni rudimentali comportamenti ter- termogenesi termolisi
moregolatori: si tratta, però, di azioni grossolane e ben
lontane dal raffinato sistema di controllo posseduto dai brivido sudorazione
mammiferi e dagli uccelli. Nel capitolo 80, dedicato alla orripilazione polipnea
tennoregolazione, si trova un'estesa descrizione dei mec- increzione di ormoni tiroidei vasodilatazione cutanea
e catecolamine
canismi che consentono di generare o di disperdere calo-

462 l

l
Capitolo 38- Ipotalamo

Esiste una terza possibilità all'origine dell'azione termore- cilico sta nella sua capacità di inibire la sintesi di prosta-
golatoria ipotalamica: il valore prefissato del termostato glandine: durante un'infezione, i leucociti e i macrofagi
può essere cambiato. Una tipica situazione in cui questo aumentano la produzione di una particolare proteina deno-
avviene è lo stato febbtile: durante la febbre, l'innalzamen- minata "pirogeno endogeno", che è in grado di attraversare
to della temperatura corporea rimane comunque tma rispo- la barriera ematoencefalica e di promuovere la sintesi di
sta termoregolata. I.:utùca variabiie che viene modificata è prostaglandine; l'acido acetilsalicilico inibisce elettiva-
il valore " normale" di temperatura cui l'organismo deve mente la sintesi di queste ultime, abbassando così la febbre
tendere (set-point). Così, se il termostato viene fissato a indotta da somministrazione di pirogeno endogeno, ma
3 8 °C ad opera di fattori infiammatori che agiscono sulle non quella provocata direttamente dalle prostaglandine.
cellule di set-point, il risultato è l'induzione di vasocostJ.i-
zione e la generazione di risposte tennogenetiche (brivido,
orripilazione) che proseguono, fino al raggiungimento REGOLAZIONE ENDOCRINA
della nuova temperatura: la febbre sale. Quando cessa l'a- DEL BILANCIO IDROSALINO,
zione piretica delle tossine o si somministrano farmaci DELUEIEZIONE DEL LATTE
antipiretici (il più comune e potente è l'acido acetilsalicili-
co), il set-point viene riportato in basso: iniziano così le E DELLA CONTRATTILITÀ
risposte termolitiche (sudorazione, vasodilatazione) e la UTERINA
febbre scende. Si ricorda che l'azione dell' acido acetilsali-
Nel nucleo sopraottico e nel nucleo paraventricolare del-
nucleo paraventrlcolare l'ipotalamo sono presenti neuroni di grandi dimensioni
commessura anteriore (magnocellulati), che mandano i loro assoni attraverso il

""• peduncolo ipofisario a raggiungere l'ipofisi posteriore


(figura 38.3). Questa porzione dell'ipofisi, detta anche
neuroipofisi, è riccamente vascola rizzata e l'osservazione
in microscopia elettronica dei capillari qui diffusamente
distribuiti evidenzia una caratteristica peculiare di questa
regione: gli assoni dei neuroni magnocellulari giungono a
contatto con la parete capillare, a formare un apparato
secretore che consente loro di immettere direttamente in
nucleo sopraottico circolo i neurormoni prodotti. Il prodotto di sintesi dei
neuroipoflsi
neuroni magnocellulari è rappresentato da 2 neuropepti-
adenolpofisi di, vasopressina e ossitocina (figura 38.4). Entrambi que-
sti peptidi vengono ottenuti a partire da precursori di mag-
Figura 38.3 - Percorso degli assoni neurosecretori originanti
dai nuclei sopraottico e paraventricolare. La porzione termina- giori dimensioni (neurofisine), che hanno lo scopo di au-
le di secrezione raggiunge la neuroipofisi passando per il pe- mentarne la stabilità e di facilitarne l'immagazzinamento.
duncolo ipofisario: qui le terminazioni giungono a contatto con Le neurofisine sono, al pari dei trasmettitori sinaptici,
i capillari ipofisari. contenute in vescicole all'interno delle cellule nervose
(figura 38.5), in prossimità delle tenninazioni assoniche:
al momento del!' increzione, esse subiscono l'azione di
nucleo enzimi proteolitici che staccano i nemopeptidi attivi, vaso-
3:.~~~---- paraventricolare pressina e ossitocina. Le vescicole, al momento del rila-
scio ormonale in corrispondenza dei capillari della neuroi-
pofisi, si fondono con il neurolemma, liberando il loro
nucleo contenuto all'esterno della cellula nervosa.
sopraottlco
Azioni endocrine della vasopressina - La vasopressina
(detta anche annone antidiuretico, ADH), una volta libe-
rata nel circolo generale a livello della neuroipofisi, rag-
giunge i tubuli renali, ove si lega a particolari recettori,
provocando un aumento della permeabilità tubulare e di
conseguenza il riassorbimento di acqua. Tale azione si tra-
duce in un aumento del volume circolante e in una ridu-
Figura 38.4 - Neuroni magnocellulari dei nuclei paraventrico-
z ione della diuresi. Inoltre, la vasopressina agisce diretta-
lare e sopraottico. l neuroni rappresentati in nero producono mente sul muscolo liscio delle arteriole, provocando una
ossitocina, quelli in bianco vasopressina. Si noti come entram- intensa vasocostrizione. Le 2 azioni sono sinergiche nel-
bi i tipi neuronali siano presenti all'interno dei due nuclei. l' indurre un aumento della pressione arteriosa: la prima

463
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

mediante aumento del volume circolante; la seconda pro- reticolo sarcoplasmatico (sintesi protelca)
vocando un aumento delle resistenze periferiche. +
. organo d el Golgi (formazione delle vescicole)
I.:importanza dell'azione antidiuretica della vasopressina
diviene particolarmente evidente nel caso di lesione del-
l'ipotalamo. La distruzione dei neuroni magnocellulari
(sito di produzione) o della neuroipofisi (sito di increzio-
ne) provocano una grave condizione di poliuria (aumento
della diuresi) e polidipsia (aumento della sete e della con-
seguente ingestione di liquidi) con ingestione ed escre-
zione di l 0-15 l di acqua al giomo. Tale condizione patolo-
gica, che può avere cause diverse, prende il nome di "diabe-
te insipido", allo scopo di differenziarla dalla polimia, mol-
to più modesta, tipica del diabete mellito e causata dall'a-
zione diuretica osmotica del glucosio presente nei tubuli
renali (anticamente, la diagnosi di diabete veniva fatta potenziale trasporto
d'azione assonale
"assaggiando" le urine del malato, per vetificare la presen-
za di glucosio).

Meccanismi alla base deU'increzione di vasopressina -


In condizioni basali, i neuroni magnocellulari contenenti
vasopressina si attivano spontaneamente e in maniera fasi-
ca, generando serie di potenziali d'azione molto vicini tra
loro alternate a petiodi di relativo silenzio elettrico. I.:idea
prevalente è che questa caratteristica attività dipende da
proprietà intrinseche della membrana cellulare, più che dal-
l'input sinaptico afferente, e che la stessa sia responsabile
del mantenimento di una concentrazione basale di vaso- capillare sanguigno della neurolpofisl
pressina già in condizioni normali e in assenza di stimola-
zioni che ne modifichino il rilascio. La presenza di una
concentrazione plasmatica basale di vasopressina consente Figura 38.5 - Rappresentazione schematica dei processi di
una regolazione bidirezionale: in aumento o in riduzione. sintesi, trasporto e liberazione degli ormoni prodotti dai neuro-
Tutte le condizioni che inducono aumento dell'osmolmità ni magnocellulari dei nuclei sopraottico e paraventricolare. L'ar-
rivo dei potenziali d'azione in corrispondenza della terminazio-
plasmatica oppme riduzione della pressione attetiosa o del
ne di secrezione provoca l'apertura di canali specifici per il
volume circolante aumentano l'increzione di vasopressina. calcio. Questo ione induce la fusione delle vescicole conte-
Nel ptimo caso {vatiazione della osmolmità plasmatica), la nenti neurormoni con il neurolemma e la conseguente esoci-
vatiazione d'increzione di vasopressina è da rifetire al molo tosi del contenuto vescicolare.
di osmocettore svolto sia dagli stessi neuroni magnocellula-
ri, sia da recettori situati in corrispondenza delle porzioni di ganismo debba aumentare il volume circolante, le strade
encefalo sprowiste di baniera ematoencefalica, che vengo- praticabili sono due, la riduzione dell'escrezione di mina e
no nel loro complesso considerate parti dell'organo circum- l'aumento dell'inh·oduzione di acqua. D'altra patte, come si
ventricolare. Negli altri due casi (caduta della pressione atte- diceva nel paragrafo introduttivo, è tipico dell'ipotalamo
tiosa o del volume del sangue) si tratta di afferenze all'ipota- agire su più fì:onti, integrare azioni endoctine e compmta-
lamo provenienti dai barocettori aortici e carotidei e dai mentali allo scopo di raggiungere l'effetto necessario.
recettoti di distensione situati nelle pareti degli atti cardiaci. Meno owia è la maniera in cui viene regolata l'assunzio-
La vasopressina non viene tilasciata solo in conseguenza ne di acqua "in giusta quantità". È, in effetti, sorprendente
della ridotta stimolazione pressoria a livello dei barocett01i come il volume di acqua ingerita in caso di aumento di
e dell'azione osmotica svolta dal plasma sugli osmocettori: osmolarità plasmatica sia molto vicino a quello che serve
si 1itiene, infatti, che il livello di catecolamine circolanti e a rip011are la tonicità del plasma in condizioni nonnali. In
quello di angiotensina II siano in grado di aumentare in altri termini, la sete passa dopo avere bevuto il giusto
modo significativo l'increzione di questo neuropeptide. quantitativo e molto prima che l 'acqua introdotta abbia
modificato l'osmolarità plasmatica. Si pensa che afferen-
Regolazione della sete - È osservazione clinica comune che ze all'ipotalamo provenienti da tensotermocettori orali,
gli stimoli in grado di indmre il rilascio di vasopressina sono gastrici ed esofagei consentano di "misurare" l'acqua
al tempo stesso in grado di indurre modificazioni compotta- ingerita, in modo da far nascere il senso di sazietà che
mentali, volte ad aumentare l'ingestione di acqua. Si h·atta, interrompe l'assunzione di liquido, quando la sua quantità
per certi versi, di un meccanismo owio: nel caso in cui l'or- corrisponde alle effettive necessità.

464
Capitolo 38 - lpotalamo

Stimoli efficaci per l'increzione e azioni periferiche


d ell'ossitocina - I neuroni magnocellulari produttori di
ossitocina vengono stimolati a rilasciare in circolo il lo-
ro secreto da 2 meccanismi p rincip ali: la suzione del
increzio
capezzolo e la distensione delle pareti dell'utero.
ossitoci
In seguito alla suzione esercitata dal neonato sul capezzolo
materno (ma si è osservata anche l'influenza di stimoli più
complessi e d i carattere affettivo, come quelli derivanti
dalla semplice osservazione della prole neonata), tramite le
afferenze sensitive che raggiungono il midollo spinale e
successivamente l'ipotalamo, i neuroni magnocellulari ossi- utero
tocina-produttOJi vengono eccitati, e la loro scarica induce,
a livello della neuroipofisi, un aumento dell'increzione in
circolo di ossitocina; il neuropeptide va successivamente a Figura 38.7- Diagramma schematico rappresentante il riflesso
legarsi ad appositi recettori posti sulle cellule mioepiteliali di contrazione uterina. NSO = nucleo sopraottico; NPV = nucleo
della ghiandola mammaria (il numero di questi recett01i paraventricolare.
cresce notevolmente nella fase fmale della gravidanza), sti-
molandone la contrazione. Il conseguente aumento della grado di indurre un'accelerazione del parto e nei reparti di
pressione intraduttale provoca la fuoriuscita di latte. Questo ostetricia viene correntemente usata allo scopo.
meccanismo integrato di regolazione dell'eiezione prende il
nome di riflesso neuroendocrino di eiezione (figura 38.6).
Il secondo stimolo in grado di indurre lilascio di ossitocina
ULTERIORI FUNZIONI ENDOCRINE
è costituito dalla distensione utetina. Si tratta anche in que- DELUIPOTALAMO
sto caso di un riflesso neuroendoctino (figura 38.7), la cui
branca afferente è costituita da segnali provenienti da appo- Le azioni endocrine dell'ipotalamo non si esauriscono con
siti tensocettori situati nella parete dell 'utero. In seguito la produzione e l'increzione della vasopressina e dell'ossi-
all'anivo all'ipotalamo di questi segnali (indotti inizialmen- tocina. Infatti, la gran parte degli ormoni circolanti è sotto
te dall' incunearsi della parte di presentazione fetale all'in- il controllo dei neuroni ipotalamici, grazie all'esistenza d i
temo del canale uterino), l'ossitocina viene liberata in cir- un particolare sistema vascolare, denominato asse pmtale
colo, raggiunge le cellule del rniometrio e stimola l'aumen- ipotalamo-ipofisario, il quale collega l'ipotalamo all'ipo-
to in frequenza ed intensità delle contrazioni uterine, facili- fisi antetiore. La sirnilitudine tra questo sistema portale e
tando l'espulsione del neonato. Si tratta di un riflesso auto- quello epatico (da cui prende il nome) è dovuta all'esi-
rigenerantesi, a feedback positivo: la contrazione uterina stenza di 2 reti capillari in serie congiunte da vasi di mag-
induce un ultetiore inctmeamento del feto, che a sua volta gior calibro: la prima rete capillare, ipotalamica, situata in
induce la distensione del canale del patto, con conseguente corrispondenza dell 'eminenza mediana (ipotalamo ventra-
aumento dell'ossitocina circolante e così via. Molto spesso, le) è infatti unita alla seconda rete capillare ipofisar ia
in caso di travaglio difficile, l' infusione di ossitocina è in situata in corrispondenza dell' ipofisi anteriore (adenoipo-
fisi) da vasi sinusali, che decotTono nel peduncolo ipofi-
sario. I neuroni neurosecretori ipotalamici situati nei di-
versi nuclei (tabella 38.IJ) raggiungono con le loro telTlli-
nazioni l'eminenza mediana e liberano in circolo, in corri-
spondenza della prima rete capillare, peptidi agenti come
fattori di controllo sull' increzione ipofisatia.
Per una descti zione dettagliata dell'azione e dei meccani-
smi di regolazione dei diversi sistemi ormonali si rimanda
neuroipoflsi ai capitoli specifici (sezione 11 ). Qui è irnp01tante sottoli-
neare che la capacità di controllo che l'ipotalamo è in
grado di esercitare sul sistema endocrino (in questi ultimi
lattazione a nni sta emergendo la possibilità che anche il s istema
irnmunitatio possa essere in qualche misura influenzato dal
mammella sistema nervoso) è parte essenziale del suo ruolo integrati-
suzlone
L---------------l del capezzolo
vo. Un esempio fra tutti è quello della tennoregolazione:
nel caso in cui occotTa generare calore, oltre alle risposte
Figura 38.6- Diagramma schematico rappresentante il riflesso termogenetiche classiche (vasocostrizione, btivido) l'ipota-
di eiezione del latte. NSO = nucleo sopraottico; NPV = nucleo lamo aumenta l'increzione d i fattore stimolante la produ-
paraventricolare. zione di TSH (TRH), che a sua volta induce aumento del-

465
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

Tabella 38.1/ - Ormoni ipotalamici ipofisotropi. adinamia e acinesia (difficoltà ad iniziare atti motori) e
· -regione ipotalamica
quindi giustifica la scarsa propensione dell'animale a nu-
fattore ipotalamico trirsi, non perché perde il senso della fame, ma in senso
di produzione
più generale perde l'iniziativa.
ormone inducente il rilascio di TSH nucleo periventricolare Esistono comunque dati sperimentali e di patologia cluùca
(TRH) (come l'obesità indotta da lesione ipotalamica) che sugge-
Iiscono che l' ipotalamo laterale e il nucleo ventromediale
ormone inducente il rilascio nucleo arcuato possano pm1ecipare a un più complesso sistema di regola-
di ormone della crescita (GHRH)
zione dell'ingestione di cibo. Il primo dato deriva dalla
registrazione, nel ratto, di neuroni di queste due regioni
ormone inibente il rilascio nucleo periventricolare
di ormone della crescita
ipotalamiche durante perfusione locale con soluzioni con-
(somatostatina) tenenti diverse concentrazioni di glucosio. Circa un quarto
dei neuroni dell'ipotalamo laterale e del nucleo ventrome-
ormone inducente il rilascio nucleo periventricolare diale è sensibile alla concentrazione di glucosio (si com-
di corticotropina (CRH) portano come glucorecettori), ma in maniera diametral-
mente opposta: mentre le cellule del nucleo ventromediale
ormone inducente il rilascio area preottica aumentano la loro frequenza di scarica in ma1ùera diretta-
di gonadotropina (GnRH) e nucleo arcuato mente proporzionale alla concentrazione del glucosio,
quelle dell' ipotalamo laterale sono da q uesto inibite. Il
fattori inibenti e favorenti nucleo arcuato
secondo risultato in favore della capacità dell'ipotalamo di
il rilascio di prolattina (PIF e PRF)
regolare l'assunzione di cibo origina dalla registrazione
dell'attività di cellule dell'ipotalamo laterale di scimnùa.
In questa regione esistono neuroni che si attivano sia quan-
l'attività tiroidea. Gli ormoni tiroidei, grazie alla loro capa- do l'animale osserva del cibo (e più il cibo è "desiderabi-
cità di accelerare processi metabolici esoergonici, sono tra le", maggiore è il livello di attività) sia quando lo assaggia.
i più potenti fattori te1mogenetici a durata medio-lunga. Si tratta di neuroni "polimodali" (attivati da più di una
Analogamente, ciclo ovarico, attività sessuale, crescita modalità sensoriale), la cui risposta appare estremamente
corporea, lattazione e tutte le altre funzioni controllate specifica: la presentazione di oggetti non cornn1estibili non
dali' ipofisi anteriore sono sotto la vigilanza ipotalamica. è in grado di indurre attivazione e le risposte al cibo ap-
I fattori ipotalamici di regolazione del ri lascio ormonale paiono u1fluenzate dal livello di fame dell'animale e dall'a-
sono prodotti quasi esclusivamente da cellule situate nel- bitudine ad un dete1minato alimento (sazietà specifica).
l'ipotalamo pe1iventricolare e nel nucleo arcuato, che ri-
cevono connessioni dai neuroni di altri nuclei ipotalamici
e di diverse regioni corticali. Tra gli altri, è importante AZIONI COMPORTAMENTALI
ricordare il nucleo soprachiasmatico che, grazie alle sue
co1messioni dirette con la retina (fibre retinoipotalami- I primi studi sulla capacità dell'ipotalamo di modificare o
che), è influenzato dal ciclo luce-buio e regola l'increzio- indune compm1amenti complessi lisalgono agli anni Qua-
ne circadiana dei vari ormoni ipofisari. ranta e Cinquanta. Da un lato studi classici di stunolazio-
ne e lesione circoscritta in preparati acuti (Ranson e col-
laboratori), dall'altro esperimenti di stimolazione elettri-
REGOLAZIONE ca in animali liberi di muoversi (Hess). Mentre il contri-
DELIJINGESTIONE DI CIBO buto di Ranson consiste nel!' aver posto le basi per la
comprensione dei meccanismi tennoregolatori e neuroen-
Nonostante la visione classica proponga l'esistenza all'in- docrini, il lavoro di stimolazione di Hess, per il quale lo
terno dell' ipotalamo di due centri ben distinti deputati alla scienziato svizzero ricevette il premio Nobel, ha permes-
regolazione dell'i.ngestione di cibo, oggi sorgono parecchi so di comprendere come l'ipotalamo sia in grado di in-
dubbi su tale dualismo funzionale. Infatti, lesioni circo- durre compmtamenti complessi ed integrati, tra i quali la
scritte di nuclei ipotalamici che avevano consentito di in- reazione di difesa-offesa, compm1amenti sessuali finaliz-
dividuare nell'ipotalamo laterale il centro della fame e nel zati all'accoppiamento, torpore e sonno. La reazione più
nucleo ventromediale quello della sazietà, distruggevano impressionante, in seguito a stimolazione ipotalamica po-
al tempo stesso corpi cellulari e fibre di passaggio prove- steriore, è quella di difesa-offesa. I..:animale stimolato as-
nienti da regioni diverse dell'encefalo e quindi consentiva- sume la postura tipica dell'attacco, emette suoni di mi-
no solo un'indicazione grossolana e molto semplificata. naccia, presenta midriasi pupillare e ipersalivazione, au-
Per esempio, in vicinanza dell'ipotalamo laterale passano mento della frequenza cardiaca, della pressione at1eriosa,
fibre del fascio dopaminergico nigrosttiatale la cui lesione della frequenza respiratoria e della vasodilatazione peri-
induce sintomi "pseudoparkinsoniani", con conseguenti ferica; esso si scaglia contro qualunque cosa animata o

466
Capitolo 38- lpotalamo

@ (alterazioni della frequenza cardiaca e respiratmia, sospen-


sione della tetmoregolazione, modificazioni del diametro
I pupillare, eccetera), si svolgono sotto il controllo ipotalarni-
co. Si ricorda, in ultimo, come l'ipotalamo svolga un molo
fondamentale nella modulazione dei compottamenti ses-
Figura 38.8 - Registrazione della pressione arteriosa nel gatto suali. n dimorfismo dell'area preottica negli individui di
sottoposto a stimolazione elettrica delle porzioni posterolaterale sesso differente indica un coinvolgimento di questa regione
(A) ed anteriore (B) dell'ipotalamo. La durata delle stimolazioni nella regolazione otmonale e compmtamentale dei processi
è indicata dai segmenti orizzontali. Base dei tempi: 1O s; barra di accoppiamento e riproduzione.
di calibrazione verticale: 100 mmHg.

inanimata si trovi nelle sue vicinanze. In altri termini, l'a-


AZIONI NEUROVEGETATIVE
nimale manifesta un comportamento complesso perfetta-
Da quasi un secolo è noto che la stimolazione eletttica del-
mente integrato e indistinguibile da quello naturale.
l'ipotalamo è in grado di indurre imponenti modificazioni
I.: interesse nei confronti della reazione di difesa-offesa na-
neurovegetative. Hess, sulla base delle osservazioni esegui-
sce dal fatto che la stimolazione ipotalarnica nell'animale
te durante la stimolazione eletttica dell'ipotalamo in gatti
integro è in grado non solo di generare "una recita", quale
liberi di muoversi, identificava nell'ipotalamo anteriore il
la falsa rabbia dell'animale decorticata, ma è anche capa-
"centro parasimpatico" e in quello posteriore il "centro or-
ce, grazie alla ricchezza delle sue connessioni con il siste-
tosimpatico". Quegli studi sono oggi in gran parte confer-
ma limbico (ippocampo e amigdala), di contribuire alla
mati: l'osservazione che lesioni del diencefalo portano
nascita della motivazione, "il sentimento".
spesso ad ulcere dello stomaco (Rokitansky, 1842) è oggi
Il coinvolgimento dell'ipotalamo nel controllo del ciclo
avvalorata dal controllo ipotalarnico della secrezione clori-
sonno-veglia era stato proposto, all'inizio del Novecento, da
drica gastrica; la relazione tra ulcera e stress ne è un ulterio-
Mauthner e von Economo. In patticolare, quest'ultimo ave-
re esempio. La stimolazione di diversi siti ipotalarnici è in
va osservato come in numerosi pazienti affetti da encefalite
grado di modificare il diametro pupillare, di indurre tachi-
secondruia ad influenza a decorso infausto (la grande pan-
pnea, tachicardia o bradicardia, aritmie cardiache, vatiazio-
dernia di "spagnola") si verificasse tmo stato di sonnolenza
ni imponenti della pressione arteriosa (figura 38.8), con co-
e precoma che si associava a lesioni del diencefalo. Il lavo-
stanti di tempo incompatibili con un'origine umorale-mmo-
ro di Hess ha confetmato queste osservazioni aneddottiche,
nale di tali fenomeni. Inoltre, la sezione delle efferenze
dimostrando come la stimolazione ipotalamica fosse in
orto- parasirnpatiche è in grado di abolire questi effetti.
grado di indune sonno "comportamentale". In altre pru·ole,
l'animale stimolato esibiva in sequenza e in modo coordi-
nato tutti i comportamenti tipici che precedono e caratteriz- CONCLUSIONI
zano un addonnentamento nom1ale: ricerca di un angolo
ove accovacciarsi, sbadigli, assopimento e sonno profondo. I.: ipotalamo è una struttura filogeneticamente antica, che
Non si deve però pensare che l'ipotalamo sia il "centro del possiede la capacità di integrare messaggi tra i più disparati
sonno": innanzitutto, perché effetti simili a quelli indotti per generare risposte complesse, neurovegetative e compor-
dalla stimolazione ipotalarnica sono ottenibili stimolando tamentali. Inoltre, esso contribuisce a fornire all'animale un
anche altre regioni troncoencefaliche e diencefaliche (per imponente stimolo ad agire: la motivazione. I.:ipotalamo
esempio, i nuclei talarnici della linea mediana); in secondo mantiene un controllo integrato sui sistemi ormonali più
luogo perché le alterazioni del ciclo di sonno indotte dalla importanti e sull'attività para- e ortosirnpatica del sistema
lesione sperimentale di regioni diencefaliche sono transito- nervoso vegetativo, possedendo cosi le chiavi dei p1incipali
rie. Dopo un periodo di tempo variabile tra alcuni giorni e cenni di conn·ollo vegetativo troncoencefalici.
alcune settimane, intervengono fattori di compensazione N eli' idea di un'evoluzione filogenetica che, passando dal
(sulla cui natura poco si conosce), i quali riportano l'organi- midollo spinale alla corteccia, vede crescere i gradi di li-
smo in condiziorù di nmmale alternanza smmo-veglia. Co- beltà del sistema nervoso (nell'interneurone midollare si
munque, grazie alla sua capacità di generare risposte "inte- trova il primo esempio di integrazione nel tronco dell'ence-
grate", dal punto di vista comportamentale e vegetativo- falo, la nascita della modulazione sovraspinale dell'eccita-
tm1orale l'ipotalamo è una regione sicuramente coinvolta bilità riflessa; nella neocorteccia si trova, infine, il controllo
nei processi del sonno e della veglia. Diversi recenti studi di integrato nel senso più completo del tetn1Ìl1e), l'ipotalamo
registrazione neuronale e di lesione localizzata hanno co- rappresenta uno stadio intermedio ma essenziale, il primo
munque dimostrato come nell'ipotalamo siano presenti ag- esempio di " generatore di comportamenti" completi dal
gregati cellulari, la cui attività è fortemente con·elata all'al- punto di vista motorio, onnonale e vegetativo. Si tratta, co-
ternanza dei diversi stati di vigilanza. Inoltre, la circadiarù- munque, ancora di risposte stereotipate ed istintive, ben lon-
cità del ritmo sonno-veglia e le variazioni neurovegetative tane da ciò che la neocorteccia consente all'organismo evo-
tipiche del ciclo di sonno, ed in particolare della fase REM luto: la nascita della volontà e del libero m·bin·io.

467
Ritmi circadiani
39 Fausto Baldissera

Oscillazioni periodiche di parametri fisiologici Nuclei soprachiasmatici


Influenza dell'orologio mterno sulla ~tlma soggl!ttlva del tempo
Smcromzzaz10ne dei ntmi cucadmnt con Ii g10mo astJ.onOiruco

OSCILLAZIONI PERIODICHE si modificano e i massimi e i minimi vengono raggiunti


DI PARAMETRI FISIOLOGICI più precocemente (rispetto al ciclo del sonno) che in
condizioni naturali (figura 39.2). In rari casi, il periodo
Molte fu nzioni e parametri fisiologici fluttuano ritmica- circadiano è di poco inferiore alle 24 ore.
mente. Il periodo delle oscillazioni ha durata diversa da Quando il ritmo luce-buio viene imposto dall'esterno, i
caso a caso: per esempio, il ciclo mestruale ha una durata soggetti si adeguano facilmente al suo allungamento (fi-
media di 28 giomi, mentre le pulsazioni nella secrezione no al5-10 per cento), mentre non si adattano ad accorcia-
delle gonadotropine si susseguono ogni poche ore (capi- menti della stessa entità.
tolo 72). Per molte altre fi.1nzioni, il periodo coincide inve-
ce con la durata del giomo astronomico: ciò vale per l'al- o
® ®
.~
o
temarsi del sonno e della veglia, per le oscillazioni della o

1\
i::OJ 'ii)
temperatura corporea, per la secrezione di molti ormoni 4,5 soglia ~'2 35
del dolore dentale

1t ~~
Qi
dell'ipofisi e delle ghiandole da essa controllate, nonché o
per diversi parametti psicologici, come la stima del tempo, oE~ 4,0
la velocità di esecuzione di semplici atti motori, la sensibi- =et ~ ·~ 20
~.s :::o
lità dolorifica (figura 39. 1). Queste oscillazioni non sono ~ 3,5 _OJ 'O 15 ··,·.•
originate dal susseguirsi del giorno e della notte, dato che 'O ~~
'O=
10'•••••. / ' •,
·~
continuano regolam1ente anche se si vive in isolamento e ·c;; 3,0 L--......1....-'--- ' - - ~~ o '---'--'---'--
ptivati di ogni riferimento al tempo astronomico. In queste ~ o 6 12 18 24 ~ o 6 12 18 24
.S ora del giorno 'O ora del giorno
condizioni, tuttavia, il loro periodo si allunga di 30-60 min,
come se un orologio interno che pulsa con un ritmo di
24,5-25 ore (titmo circadiano, dal latino circa diem ) si © @
sostituisse al marcatempo della rotazione terrestre. sonno
Le proprietà dell '"orologio intemo" si studiano registrando
lo svolgersi dei ritmi circadiani in volontati mantenuti per
lunghi periodi in ambienti isolati e al riparo da ogni infor-
mazione che permetta di risalire allo svolgersi del tempo
astronomico, come le variazioni naturali dell' illuminazione
e della temperatura, i titmi dei pasti, le notizie sugli eventi
estemi e così via. I.:altemanza dei periodi luce buio può es-
sere abolita, oppure imposta al ritmo deciso dallo speri-
mentatore, oppure lasciata alla scelta delle "cavie". 24 12 24 12 24 24 12
ora del giorno ora del giorno
Se durante la segregazione i soggetti sono liberi di rego-
lare la durata dei periodi di veglia e di sonno, si riscon-
Figura 39.1 -Variazioni diarie di parametri fisiologici, quali la
tra che nella maggioranza dei casi il periodo spontaneo soglia per il dolore dentale agli stimoli freddi (A), la durata del-
del ciclo sonno-veglia si allunga da qualche decina di mi- l'effetto analgesico di un anestetico locale (B), la concentra-
nuti a più di un' ora. Anche il ritmo delle oscillazioni ter- zione plasmatica dell'ormone della crescita, GH (C), e del cor-
miche rallenta nella stessa misura, ma i rapporti di fase tisolo (D).
l
468
l
Capitolo 39 - Ritmi circadiani

Inserto l - Rappresentazione segnalano tl sonno (in scuro) si alli- do il penodo che separa gli eventt è
grafica dei ritmi circadiani neano in verttcale. La separazione diverso da 24 ore, per esempio è
verticale dei segmenti introduce pe- più lungo di un'ora. In questo caso,
Per rappresentare l'andamento di rò una dtscontmuità tra i giorni, alla la barra che segnala tl sonno si spo-
un fenomeno che oscilla con ritmo quale s1 può rimedtare nproducen- sta verso destra dt un· ora al giorno
diario st usano diagranuni periodici do ctascun segmento, oltre che al di e la successione det tracciati prende
come quelli tllustrati nella figura. sotto, anche a lato del precedente. Il un andamento obliquo, come nella
St tmmagini dt avere registrato su raddoppio del graftco è utile quan- figura.
un nastro l' evento in esame (per e- diagrammi periodici
nastro
sempio, il sonno notturno) per mol- singolo doppio
A
tt gwrni successivi e poi di tagliare A A
24 B
il nastro in segmenti, ciascuno cor-
rispondente a 24 ore. Se gli episodi
B
48 B c
c 72- c D
di sonno si susseguono ogni 24 ore, D D E
ponendo t segmentt l 'uno sotto al- 96
E E
l'altro, anche i ttatti di nastro che 120

o-
2
4 -
..~~
1111 l
].....
Ulf 111111
111
periodo 25,2 h no in rapporto al ciclo termico, si scopre l' esistenza di
un residuo legame tra i due cicli: il sonno, infatti, risulta
essere tanto più lungo quanto più precocemente, rispetto
al minimo del ciclo tennico, si cade addormentati. Quan-
6
11

.,_ ........
n do il sonno ha inizio in prossimità del minimo termico,
8 - ..... dura soltanto 4-5 ore, mentre se inizia prima del massimo
della temperatura, si prolunga per 15-16 ore (figura 39.3 .
10 - Ili l
B). La diversa durata del sonno dipende quindi dal fatto
·c: 12 - '"' •
111~.
che il risveglio avviene sempre durante le prime ore della
o
·c;, 14 -
Ilil i
Il fase di salita della temperatura.
l ...

16 - l l
,n, "
.....
Questa connessione obbligatoria del risveglio con la fase
di salita della temperatura spiega perché, quando si passa
-
..........
18 Ili
una notte insonne, il sonno diurno successivo dura solo
20 - l
qualche ora (figura 39.4) e non riesce a recuperare la per-
22 - you dita subìta dal sonno notturno. Questa è la causa fisiolo-
24 -
...
·~ l l gica che rende gravoso il lavoro notturno ripetuto spo-
26
12 24 12
- 1-
24
l

12
radicamente. Nel lavoro notturno continuo e protratto, il
ritmo sonno-veglia si adegua a nuovi rapporti di fase con
il ciclo termico e il sonno riacquista la durata normale.
ore del giorno
Figura 39.2 - In un uomo mantenuto in isolamento da ogni
riferimento temporale, il ciclo sonno-veglia si allunga da 24 a Influenza d eli' orologio interno
25,2 ore. Su un diagramma periodico di 24 ore, il susseguirsi sulla stima soggettiva del tempo
dei cicli assume un andamento obliquo per l'accumularsi di
circa un'ora di ritardo al giorno. l periodi di veglia sono indicati In condizioni di isolamento protratto, quando il ritmo
dalla linea continua, i periodi di sonno dal tratteggio. Anche il sonno-veglia si fa irregolare e la durata delle giornate
ciclo termico si allunga nella stessa misura, come indicato dal
parallelo ritardo dei massimi e dei minimi della temperatura diventa estremamente variabile, i soggetti sottoposti al-
corporea (punte di freccia dirette in alto e in basso). l'esperimento non percepiscono che la durata delle gior-
nate si è alterata. L'imprecisione della stima temporale è
stata misurata affidando ai soggetti, durante il periodo di
Se l'isolamento è protratto per parecchie settimane, il isolamento, il compito di premere un pulsante ogni volta
metronomo che scandisce il ritmo del sonno diventa irre- che, a loro parere, fosse trascorsa un 'ora. È risultato che
golare, alternando cicli sonno-veglia di 15-16 ore con tutti tendono a suddividere il periodo quotidiano di ve-
a ltri lunghi fino a 40 ore (figura 39.3), mentre le oscil- glia, indipendentemente dalla sua durata, in un numero
lazioni termiche mantengono il loro ritmo regolare. I sempre uguale di "ore soggettive", da Il a 13. I.:ora sog-
rapporti tra il più robusto ciclo della temperatura e il più gettiva si approssima ai 60 min soltanto nei casi in cui la
labile ciclo sonno-veglia non sono tuttavia completa- veglia quotidiana non superi le 12 ore, altrimenti si allunga

l mente perduti e se si valuta la durata dei periodi di son- in proporzione alla durata del giomo "spontaneo", e rag-

469

--*L
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

giunge perfino le 3-4 ore astronomiche quando la veglia ® @


Q)
si protrae per 40-50 ore. Quando il giorno soggettivo
·~
coincide con quello solare e la veglia dura circa 16 ore, o 16
c
il valore medio dell'ora stimata si aggira dunque intorno 20
a 100 min. ·
5
Cl)
12

La stima delle brevi durate (misurate facendo premere 40 ~ 8


un pulsante da 5 s a 2 min) non risente invece delle va- ~ 4
o 60 E
riazioni del periodo sonno-veglia e le prestazioni di ogni c
Q)
::l
'C momento di inizio
del sonno
soggetto, pur essendo spesso imprecise, si mantengono .,E 80
costanti. o.!!.! 100

·c: 120
Sincronizzazione dei ritmi circadiani ·c,
o
con il giorno astronomico 140

160
J.:orologio interno è portato a scandire un ritmo sponta-
neo superiore alle 24 ore, sincrono alla rotazione terre- 180
stre. Numerosi indizi suggeriscono che a trasformare i
ritmi circadiani in ritmi diari siano le variazioni quoti- Figura 39.3 - A) Durante l'isolamento prolungato senza riferi-
diane della luce. menti temporali , il ciclo sonno-veglia assume un periodo di
Sia nella scimmia che nell'uomo, dopo lesioni complete circa 26 ore (dal giorno 20 in poi; i segmenti orizzontali indicano
delle prime vie ottiche (che interrompono le vie retinoi- la durata del sonno). Periodicamente, la collocazione e la durata
potalamiche, capitolo 17), l'alternarsi del ciclo sonno- degli episodi di sonno si fanno irregolari (giorni tra 80 e 90 e
veglia assume un ritmo circadiano. J.:uomo può tuttavia tra 150 e 180). l legami del ciclo sonno-veglia con l'orologio
venir costretto a seguire il ritmo di 24 ore dai legami interno non sono tuttavia perduti. La durata degli episodi di
sonno varia infatti regolarmente in rapporto al ciclo circadiano
sociali, ma questi non sono potenti quanto le influenze
della temperatura: il sonno è tanto più breve quanto più il suo
visive. e non riescono a vicariarne l'azione. Riaffiora per- inizio è prossimo al minimo termico (B). Ciò segnala che il risve-
ciò spontaneamente la tendenza a seguire il ritmo circa- glio awiene sempre durante la fase di risalita della temperatura.
diano: il sonno nottl.Hìlo si accorcia e compaiono episodi
di sonno diurno che cadono nelle ore previste dall' oro- 10 •+
logio interno (figura 39.5). J.:effetto dell'illuminazione 9 ·+
sul ritmo diario può essere dimostrato anche in maniera +
&
diretta, sia nell'animale che nell'uomo. 8 -f

Il criceto è un roditore che diventa attivo durante le ore di +
buio e riposa durante il giorno. Quando vive in gabbia, 7
~
ama correre all'interno di un cilindro rotante e basta regi- ~
o 6 •
strare i movimenti della "giostra" per avere testimonianza c
c
del succedersi dei periodi di riposo e di attività. Se l'ani- oCl) 5 + •
• •
male viene mantenuto in condizioni di buio costante, il Cii • • •
ciclo attività-tiposo assume un ritmo circadiano, sul quale .,
'C
4
• •
'§ •
si può sperimentare l'effetto dell'esposizione alla luce. In ::l
3 •
'C
queste condizioni, una breve illuminazione di forte inten- •
sità, somministrata verso la fine del periodo di attività, 2
mduce l'anticipo di l-2 ore di tutti i cicli successivi, senza
modificare la durata del ciclo. Il risultato opposto, cioè un ••
ritardo dei prossimi cicli, si ottiene illuminando l'inizio 0 ~---r---.---.---.---.---.--~---,
del periodo di attività. J.:effetto anticipante è più marcato 20 22 24 2 4 6 8 10 12
di quello ritardante e si estende alla maggior parte del ora di inizio del sonno
petiodo attivo, fatte salve le prime 3-4 ore (figura 39.6).
Se l'esposizione alla luce avviene durante il periodo di Figu ra 39.4 - Nei lavoratori dei turni di notte, la durata del
riposo (che, in condizioni naturali, comcide con il giorno) sonno diminuisce quanto più tardivo è il momento dell'addor-
non si sortisce invece alcun effetto. mentamento. Le crocette indicano la durata del sonno nelle
notti non lavorative.
I: azione appena descritta spiega gli sfasamenti che i ritmi
circadiani subiscono quando ci si sposta di molti fusi ore e le fasi di veglia e di sonno si spostano, anticipando
orari, per esempio in un viaggio transoceanico. In queste o ritardando, fino a soddisfare le nuove esigenze. Sono
occasioni, l'orologio intemo continua a battere cicli di 24 stati ancora i criceti a fornire il substrato sperimentale per

470
Capitolo 39- Ritmi circadiani

ore del giorno @ ®


00 24 48 o 12 24 o • 24
12

'i:
.QCl 20 20
24 ~
30 30

riposo attività

40
anticipo

56 24
ritardo

ora dell'illuminazione

Figura 39.5 - Diagramma periodico del ciclo sonno-veglia Figura 39.6 - Il criceto è un animale notturno, che è attivo al
(periodi di sonno in scuro) di una persona cieca, lasciata segui- buio e riposa durante il giorno. All'inizio dell'esperimento qui
re il ritmo di 24,8 ore del suo "orologio interno" (giorni 12-36), raffigurato, il roditore segue con precisione il ritmo di un gior-
oppure sottoposta ai segnali della vita sociale, organizzati con no artificiale di 24 ore (12 ore di buio e 12 ore di luce, primi 15
l'usuale ritmo diario (dal giorno 36 in avanti). In questa seconda giorni in A). l periodi di attività notturna sono indicati dalle li-
fase, i periodi di veglia sono interrotti da episodi di sonno che si nee spesse. Quando viene posto al buio completo (A, dal gior-
distribuiscono secondo il ritmo dell'orologio interno (linee trat- no 16 in avanti), il criceto passa a un ritmo circadiano di 23,7
teggiate). ore. Un flash di luce, breve ma intenso, provoca un anticipo dei
cicli successivi se interessa le ultime ore del periodo di attività
(giorno 11 in 8 , quadratino); mentre provoca un ritardo se
mettere in evidenza la dinamica dell'adattamento di fase. cade all'inizio del periodo stesso (giorno 20 in 8 , quadratino).
Una volta assuefatti gli animali a vivere una giornata di 14 L'illuminazione non ha invece effetto se avviene durante il
ore di luce e l O di oscurità, l'alternanza luce-buio può periodo di riposo (giorno 29 in 8 ). In C è indicata l'entità dello
essere d'un sol colpo anticipata di 8 ore, provocando l'il- sfasamento, in rapporto al momento dell'illuminazione (la bar-
luminazione delle ore "anticipanti" del periodo attivo. Nei retta spessa indica il periodo di attività).
giorni successivi il risveglio diventa progressivamente più
precoce, sino a riportare al buio, in circa una settimana, della luce, ma la stimolazione luminosa deve essere in-
tutto il periodo di attività. A questo punto l'effetto antici- tensa, pari a quella del sole all'alba, e prolungata. Nel-
pante della luce si esaurisce e il ritmo si stabilizza nella l 'uomo, animale diurno, la sperimentazione è stata più
nuova fase. complessa e non ha potuto riguardare il ciclo sonno-ve-
L:azione della luce spiega perché il ciclo luce-buio di 24 glia, dati gli effetti diretti della luce sul sonno. Si sono adde-
ore trascina con sé il ritmo circadiano di 25 ore. Se l'o- strati i volontati a donnire di giorno, dalle 12 alle 20, e si
rologio interno spinge il criceto a prolungare il ciclo di sono poi misurate le oscillazioni circadiane di 3 parame-
un'ora ogni giorno, si espone alla luce l'ultima fase del tri fisiologici : la temperatura, la secrezione di cortisolo e
periodo di attività, inducendo l'anticipo del ciclo successi- l'escrezione urinaria. I soggetti erano mantenuti in am-
vo; se però l'anticipo è troppo, risulta illuminato l'inizio biente isolato, al buio dalle 12 alle 20 e alla luce artificia-
del periodo e ciò provoca un ritardo. Data l'opposta foto- le per il resto del tempo. In queste condizioni, le oscilla-
sensibilità ai suoi due estremi, il periodo di attività è dun- zioni ritmiche dei 3 parametri procedono regolarmente,
que costretto a "centrarsi" sul petiodo di buio, in modo da con il massimo nel tardo pometiggio e il minimo tra le 5
ricevere stimoli luminosi ritardanti (all'inizio) e anticipan- e le 6 del mattino. Ma se per almeno 3 giorni di seguito i
ti (alla fine) della stessa potenza: in questo modo il ritmo soggetti vengono esposti per 5 ore alla luce intensa (7 - 12
attività-riposo è obbligato a sincronizzarsi con il ritmo mila lux), i 3 ritmi vegetativi (temperatura, secrezione
luce-oscurità. surrenale ed escrezione urinaria) concordemente cambia-
Anche i ritmi circadiani dell'uomo subiscono l'influenza no fase: se l'illuminazione cade prima del minimo tenni-

471
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

co (le 5-6 del mattino), l'orologio interno anticipa; se lo Q)


iii
segue, l'orologio ritarda. I..:efficacia diminuisce con il pro- c:
o
gressivo allontanamento dello stimolo, nelle due direzioni, :; condizioni di buio continuo
Q)
c:
dal minimo termico. -~
Il minimo termico coincide dunque con l'inversione del- ~
l'effetto della luce sulla fase del ritmo circadiano. Agendo ~ 21 09 21 09 21 09 21 09 21 09 21
su tmo oppure sull'altro dei due "versanti", ptima e dopo ora del giorno
il minimo tetmico, la luce fa spostare il momento del mi-
nimo "attirandolo" all'interno del periodo illuminato. Co-
sì facendo, però, finisce per influire anche sul versante attività riposo
opposto, attivando l'effetto contrario. Il minimo termico
viene dunque mantenuto in prossimità (generalmente anti-
cipandolo) del momento di inizio dell'illuminazione.
Il periodo di attività, che nell'uomo è diurno e inizia subi-
to dopo il minimo tetmico, è dunque trascinato a seguire il
ritmo luce-buio.
Numerose sostanze chimiche hmmo l'effetto di sfasare i
ritmi circadiani. Si tratta di neurotrasmettitori, di ormoni
(pineali e sessuali), di inibitori della sintesi proteica e di
Figura 39.7 - Oscillazioni periodiche dell'attività neuronale
alcuni farmaci, tra cui le benzodiazepine, i sonniferi di nel nucleo soprachiasmatico di un ratto mantenuto in isola-
uso più comune. Nel criceto, mantenuto in condizione di mento al buio. Le autoradiografie in basso mostrano come la
illuminazione costante, una singola dose di benzodiazepi- captazione del desossiglucosio, indice del livello metabolico,
ne provoca tm itmnediato spostamento di fase del titmo sia intensa nei nuclei soprachiasmatici durante i periodi di
circadiano, senza alterame la durata. Il ciclo anticipa quan- veglia attiva e manchi del tutto durante i periodi di riposo.
do la benzodiazepina viene sotmninistrata nelle ore prece-
denti il risveglio, mentre ritarda quando lo si somministra
dopo la f ine del periodo di attività. I: effetto del farmaco si tito i potenziali d'azione. Non è tuttavia chiarito se e in
può smmnare a quello della luce: durante l'adattamento al che misura l 'attività elettrica produca i suoi effetti attra-
"cambio di fuso", descritto in precedenza, una dose di verso meccanismi sinaptici oppure per neurosecrezione
benzodiazepine in concomitanza con la perturbazione ora- diffusa, come sembrerebbe indicare il fatto che l'ilmesto
ria dimezza il tempo necessario al recupero del sincroni- di ipotalamo fetale tipristina i ritmi pur senza che si rista-
smo con il ciclo giorno-notte. biliscano collegamenti assonici tra i neuroni trapiantati e il
cervello ospite.
NUCLEI SOPRACHIASMATICI I nuclei soprachiasmatici ricevono due proiezioni visive
che giustificano l'effetto della luce sull'oscillatore cir-
Numerosi indizi suggetiscono che, nei roditmi, l'oscilla- cadiano, l'una diretta (il tratto retii1oipotalamico, fmmato
tore che guida i ritmi circadiani abbia sede nei nucle i di fibre amieliniche che abbandonano dorsalmente il chia-
soprachiasmatici dell'ipotalamo. I..:attività elettrica di quei sma nell'ipotalamo) e l'altra mediata dal corpo genicolato
neuroni va incontro a oscillazioni periodiche, sia in vivo, laterale. Tali afferenze derivano probabilmente dai coni,
che quando il tessuto ipotalamico è asportato e fatto so- dato che l'effetto della luce sull'orologio interno ha una
pravvivere in vitro. Anche il metabolismo neuronale pre- soglia più elevata rispetto a quella dei bastoncelli e si
senta le stesse oscillazioni, che si possono mettere in evi- manifesta anche se la luce è rossa, e non stimola perciò i
denza misurando l'assunzione di glucosio marcato (figura bastoncelli. I neuroni del nucleo soprachiasmatico rispon-
39.7). Se i nuclei soprachiasmatici vengono distrutti, i dono agli stimoli luminosi quando la loro intensità coinci-
ritmi sono aboliti, ma un impianto di tessuto ipotalamico de con la luce solare dell' alba, ma la risposta si satura se
fetale nel terzo ventricolo riesce a ristabilirli. I ritmi scom- l' illuminazione cresce ulteriormente. Lo stimolo, inoltre,
paiono anche quando, con una pompa da microinfusione, deve essere prolungato per più di un secondo. I nuclei
si petfondono i nuclei con sostanze che bloccano le genesi soprachiasmatici sono anche raggiunti da fibre provenien-
dei potenziali d'azione, come la tetrodotossina. Non appe- ti da altri nuclei ipotalamici e del tronco encefalico, come
na la microinfusione è interrotta, il ritmo riemerge e assu- il griseum peri.acquedottale e i nuclei del rafe. I neuroni
me la fase che avrebbe avuto se l'interruzione non fosse soprachiasmatici sono, anche nell'uomo, una delle poche
avvenuta. Ciò indica che la trasmissione assonica (blocca- aree cerebrali ricche di recettori per la melatonina, l'or-
ta dalla tetrodotossina) è indispensabile per mantenere i mone prodotto dalla ghiandola pineale. Da questa sensibi-
collegamenti del nucleo soprachiasmatico con gli organi lità potrebbe dipendere l'efficacia che la melatonina con-
bersaglio, ma non partecipa alla funzione pacemaker, che divide con la luce e le benzodiazepine nel modificare la
prosegue invisibile anche quando la tetrodotossina ha abo- fase dei ritmi circadiani.

472
Capitolo 39 Ritmi circadiani

Inserto 2 - Ontogenesi
dei ritmi circadiani
Nell'uomo, l'oscillatore circadiano 4
entra in attività soltanto alcune setti-
mane dopo la nascita. Se il neonato è
lasciato libero da costnz1oru sugli ora- s 8
'i)
ri dei pasti e delle altre attività quoti- (/)

diane, alterna il sonno e la veglia "'c:


.!!! 12
senza alcuna regolarità. Soltanto dopo o
c.
l 0-15 settimane comincia ad emerge- o
'C
re la tendenza all a penodicità, che ~ 16
infme si sincronizza con il ciclo gior- "'
E
no-notte. Nel grafico a fianco, ogni li- E
nea orizzontale rappresenta un perio- 3l 20
do di sonno e ogni punto il momento
di un pasto. Le linee più spesse tmi- 24
scono i punti m cm ha inizio la fase di
sonno più lunga, che a partire dalla 24 12 24 12 24 12 24
quindicesuna settunana coincide con ora del giorno
il riposo notturno.

473
Ambiente extracellulare
40 del cervello
Fausto Baldissent

Scoperta della barnera emato~:~ncefaltca


FunZlOlll delle bamere ematohquorale ed ematoencefahca

Le caratteristiche fisicochimiche dell'ambiente extracellu- circa 750 ml/24 h, mentre il flusso in uscita dai capillari
lare sono mantenute costanti grazie ai continui scambi di cerebrali è di pochi ml/24 h.
acqua e soluti che avvengono tra i fluidi extracellulari e il Non vi sono invece differenze, rispetto al letto capillare
sangue, attraverso i capillari sanguigni e linfatici. Nel si- sistemìco, a riguardo del transito dei gas, che diffondono
stema nervoso centrale tali scambi si svolgono secondo liberamente attraverso la barriera.
modalità diverse da quelle vigenti per gli alh·i organi. Una Liquido interstiziale e liquor sono in comunicazione tra
prima diffe renza riguarda la distribuzione del liquido ex- loro e hanno composizione pressoché identica e simile a
travascolare. Mentre nel resto dell'organismo il comparto quella del liquido interstiziale degli altri tessuti corporei.
extravascolare è costituito essenzialmente dallo spazio
interstiziale, nel cervello il comparto extravascolare si Scoperta della barriera
estende ai ventricoli cerebrali e allo spazio che circonda il
cervello separando lo dall'involucro fibroso della dura
ematoencefalica
madre. Tali cavità, tra loro comtmicanti, sono riempite da
Nel 1885, mentre sperimentava le proprietà di varie sostan-
150-200 ml di liquido cefalorachidiano (o, più brevemen-
ze da utilizzare come coloranti istologici intravitali, Pau!
te, liquor) di aspetto incolore, di composizione ionica
Ehrlich rilevò che un colorante acido (la ceruleina) iniettato
molto simile a quella del liquido interstiziale e pratica-
in vena si fissava a tutti i tessuti meno che al cervello. Ne
mente privo di proteine e dì cellule.
concluse che il colorante non aveva affinità per il tessuto
Una seconda differenza riguarda le modalità del transito
nervoso. Nel 1913, il suo allievo Edwin Goldmarm ripeté la
dell'acqua e dei saluti attraverso le pareti capillari. Nel
medesima osservazione con il blu-trypan ma, estendendo
circolo generale, il liquido esce dall'estremità arteriosa dei
la sperimentazione, scoprì che quando lo si iniettava nei
capillari per filtrazione meccanica e viene recuperato sia
ventricoli cerebrali, il colorante impregnava fortemente il
per riassorbimento osmotico all'estremità venosa, che per
tessuto nervoso e non diffondeva al di fuori del cervello.
via linfatica; nel circolo cerebrale, invece, l'uscita del li-
La distribuzione del colorante non dipendeva dunque da
quido dai capillari, sia verso l'interstizio, che verso le ca-
speciali affinità per i diversi tessuti, ma da un ostacolo alla
vità ventricolati, avviene per pompaggio attivo di ioni e
diffusione dal sangue al cervello e viceversa. La barriera
trascinamento osmotico di acqua. Si tratta quindi di un
alla diffusione scope11a da Ehrlich e Goldmann riguarda
flusso transcellulare, che subisce vincoli di permeabilità
sia la superficie di scambio tra il sangue e il liquido cefa-
molto più stretti rispetto a quelli vigenti nei capillari del
lorachidiano (barriera ematoliquorale) che la superficie
circolo generale. Non è noto se all'estremità venosa dei
di scambio tra il sangue e il tessuto cerebrale (barriera
capillari cerebrali si verifichi un ritorno di fluidi come nei
ematoencefalica).
capillari sisternici. Poiché il cervello manca di vasi linfati-
cì, è probabile che tutto il recupero di liquido avvenga
attraverso la v ia comune del riassorbimento liquorale. Lo Funzioni delle barriere
scambio tra liquido interstiziale e liquor avviene libera- ematoliquorale ed ematoencefalica
mente sia attraverso la parete ependimale dei ventrìcoli,
che attraverso il rivestimento piale della superficie ester- Le due barriere interposte tra il sangue e il tessuto ner-
na. La produzione di liquor è di circa 0,50 ml/min, ossia voso hanno struttura istologica diversa, ma sono e n-

474
Capitolo 40 - Ambiente extracellulare del cervello

trambe fondate sul trasporto transcellulare di soluti e di 3) trattenere nel tessuto nervoso neurotrasmettitori e neu-
acqua e cooperano nel: rmmoni, impedendo che raggiungano organi periferici
ad essi sensibili.
l) garantire una rigida omeostasi della composizione elet-
trolitica e della concentrazione dei nutrienti nel liquido Altre barriere con proprietà simili si riscontrano nell'oc-
che bagna i neuroni; chio (sia nei vasi retinici, che nei vasi dei corpi ciliari
2) proteggere i neuroni da sostanze neuroattive o tossi- deputati alla formazione del!' umor acqueo), nel!' orec-
che, endogene ed esogene, contenute nel sangue; chio interno, nella placenta e nel testicolo.

475
B.arriere ematoliquorale
41 ed ematoencefalica
Fausto Baldissera

Barriera ematoliquorale Barriera ematoencefalica e liquido interstiziale


e liquido cefalorachidiano del tessuto nervoso
Meccamsmt dt secrez10ne del llquor Selettivttà toruca
CtrcolazJOne del hqnor Permeabthtà alle molecole orgamche
Funzwnt del hqUJdo cefalmachttltano A~s.::nza o abohzwne della bameta

BARRIERA EMATOLIQUORALE pendima che riveste le pareti ventricolari, avvolge com-


pletamente l'arborizzazione vascolare. I..:ependima (figura
E LIQUIDO CEFALORACHIDIANO 41.2) è separato dall'endotelio capillare da un ristretto
spazio perivascolare. Le cellule ependimali sono connesse
Nel cervello vi sono due superfici di scambio tra il san-
tra loro da giunzioni strette (zonulce occludentes). Il tJ.·ansi-
gue e il comparto extravascolare (figura 41.1 ): la prima
to tra il sangue e il liquor contenuto nella cavità ventrico-
separa il sangue dei capillari cerebrali dall ' interstizio
lare si svolge perciò in 2 momenti:
nervoso; la seconda separa il sangue dei capillari dei
p lessi corioidei dalliquor dei ventricoli laterali. Figura 41.2- Nei plessi corioidei, i capillari sono di tipo fene-
Il liquido cefalorachidiano viene prodotto, in quantità di strato e la barriera ematoliquorale è costituita dall'ependima,
circa 750 mi al giorno, dai plessi corioidei dei ventricoli le cui cellule sono un ite da giunzioni serrate. Nei capillari
laterali. I plessi sono efflorescenze molto ramificate di cerebrali, la barriera ematoencefalica è invece costituita dal-
capillari sanguigni, che si presentano come masse pulsanti l'endotelio a cellule serrate.
di aspetto vellutato disposte sul pavimento dei ventJ.icoli. I
BARRIERA EMATOENCEFALICA
capillari sono dotati di endotelio fenestrato, del tutto suni-
le a quello dei capillari degli altri tessuti, ma sono circon- SPAZIO
INTERSTIZIALE
dati da un epitelio monostratificato che, continuando l'e- '-------'

Figura 41.1 - Schema degli scambi tra sangue e ambiente


endotelio \"'( /•Y
neuroni .:..------>
e glia
extravascolare del cervello. P e F sono la pressione e il flusso
giornaliero di liquido cefalorachidiano. La superficie della bar-
riera ematoencefalica è circa 5.000 volte più estesa di quella
della barriera ematoliquorale, ma il flusso di liquor è molto mag-
giore del flusso transcapillare verso l'interstizio cerebrale.

capillari cerebrali
BARRIERA EMATOLIQUORALE


BARRIERA EMATOENCEFALICA

spazio lnterstlzlale
capillari
del plessl corloldel
SENO
BARRIERA P = 1-10 mmHg VE NOSO
EMATOLIQUORALE F =- 800 mi . -~-~ SAGITTALE

spazio liquorale (150-200 mi)


ARTERIE (cavità ventricolari viIli
e spazio subaracnoldeo) aracnoidei

476
Capitolo 41- Barriere ematoliquorale ed cmatoencefalica

l) per diffusione meccanica dal sangue all'interstizio peri- Pur se la gran parte del liquor deriva dai plessi corioi-
capillare attraverso le fenestrature de !l 'endotelio, che dei, tuttavia la loro asportazione non ne abolisce la for-
trattengono soltanto le proteine di più elevate dimensio- mazione. In questa situazione, la principale fonte del
ni, come avviene in tutti i capillari sistemici; liquido cefalorachidiano che riempie gli spazi extracere-
2) per traspmto transcellulare dei soluti, seguito da trasci- brali sembra essere l 'interstizio del tessuto nervoso at-
namento osmotico dell'acqua, attraverso l'ependima. traverso la superficie piale (sulla superficie esterna) ed
ependimale (nei ventrico li). Il liquido interstiziale si
La struttura a giunzioni strette dell'epitelio ependimale, forma per secrezione dai capillari cerebrali attraverso la
che manca di fenestrature, costituisce il substrato morfo- barriera ematoencefalica.
logico alla barriera ematoliquorale.
Circolazione delliquor
Meccanismi di secrezione delliquor
All'interno dei ventricoli cerebrali, la pressione m ecca-
Nella membrana delle cellule ependimali esposta verso nica, derivante dal pompaggio attivo del liquor, raggiun-
la cavità ventricolare è attiva la pompa ATPasica Na/K, ge i l O mmHg. Questa pressione costituisce la forza
che trasporta contro gradiente ioni Na+ verso l'esterno propulsiva della circolazione liquorale. Dai ventricoli
della cellula e K+ verso l 'intemo (figura 41.3). La pompa laterali, dove viene secreto, il liquido cefalorachidiano
manca invece nella membrana affacciata all'interstizio passa nel III ventricolo attraverso i forami di Monro e d i
pericapillare. Ne segue che il sodio espulso dalla pompa qui prosegue lungo l 'acquedotto di Silvio f ino al IV
dal lato ventricolare viene rimpiazzato da un flusso di ventricolo (figura 41.4). Illiquor poi fuotiesce dal IV ven-
sodio che entra nella cellula dal lato opposto, richiama- tricolo attraverso i forami di M agendie e Luschka per
to dal gradiente elettrochimico (la concentrazione di so- distribuirsi nello spazio subaracnoidale e circondare hlt-
dio intracellulare è molto bassa e il potenziale negati- to il cervello e il midollo spinale. Il riassorbimento avvie-
vo). In questo modo, si stabilisce un flusso di sodio dal ne attraverso le granulazioni (villi) aracnoidee del Pac-
capillare al liquor. Il potassio scambiato dalla pompa
Na/K non si accumula nella cellula ma, data l'elevata
LIQUOR
penneabilità della membrana, esce dalla cellula da en-
trambi i lati.
Il flusso di sodio verso il liquor è accompagnato dal movi-
mento di anioni nello stesso senso. Il cloro diffonde dal san-
gue ali ' interno delle cellule ependimali contro gradiente
elettrochimico per trascinamento assieme al sodio (traspor-
to congiunto Na-Cl); la concentrazione intracellulare del EPENDIMA
cloro (24 mEq) è infatti maggiore di quella prevista dall'e-
quilibrio con il potenziale di membrana (-60 mV). Dalla
cellula, l'arnone poi diffonde passivamente verso illiquor. Il
bicarbonato viene trasferito dal plasma al liquor attraverso
tm meccanismo più complesso. Nelle cellule ependimali è Na~ct-
presente l'arudrasi carbonica, che facilita l'idratazione della SANGUE
C0 2 in acido carbonico, che poi si dissocia in idrogenioni e SPAZIO INTERSTIZIALE
bicarbonato. Gli idrogenioni vengono scambiati con il
sodio in ingresso dal lato vascolare e versati nel sangue. Il glucosio aminoacidi
bicarbonato abbandona la cellula dal lato ventricolare. Gli
idrogenioni espulsi nel sangue si legano al bicarbonato pla-
smatico, formando acido carbonico, il quale si disidrata a
C02 che rientra nelle cellule ependimali. Il continuo rici- ENDOTELIO
claggio degli H+ permette così di trasferire ione bicarbona- CAPILLARE

to dal plasma alliquor e di espellere idrogeno.


Meccanismi analoghi a quelli appena descritti si ritrovano
nel tubulo renale e nella parete della cistifellea, ove prov-
vedono al riassorbimento di liquido dal lume h1bulare e,
rispettivamente, alla concentrazione della bile. L'attività
SANGUE
relativa dei diversi sistemi di trasporto è h1ttavia diversa
da sede a sede. Oltre alla secrezione del liquor, l'ependi- Figura 41 .3- Principali meccanismi di trasporto e di scambio
ma dei plessi corioidei opera anche il trasporto in senso di ioni e molecole nella barriera ematoliquorale (sopra) e nella
opposto di monosaccaridi e aminoacidi. barriera ematoencefalica (sotto).

477
-J41b..
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

chioni nel seno venoso sagittale. I villi aracnoidei sono al seno sagittale
vegetazioni dell'aracnoide all'interno del seno venoso.
La loro parete è formata da cellule unite da giunzioni
strette. Il transito delliquor dallo spazio subaracnoideo al
sangue venoso avviene con modalità ancora da chiatire.
Perché possa procedere occorre che la pressione endoli- Ili
quorale sia positiva, almeno 5 mmHg, in modo da dilata- ventricolo
re i villi. Superato questo valore, la velocità del transito
---rr----...+-.::;;-__
aumenta con la pressione. Se la pressione si abbassa,
oppure il gradiente si inverte per aumento della pressione
venosa, il villo si affloscia e un meccanismo a valvola
impedisce il flusso in senso contrario. La parete dei villi forarne
non sembra possedere alcuna selettività, dato che la attra- di Luschka
versano senza difficoltà anche le proteine di alto peso
molecolare e perfino i globuli rossi. In questo modo, il canale - -->rt- 1
ependimale
sangue emorragico può essere rimosso dall'ambiente
liquorale. Un meccanismo che permette il transito di par-
ticelle di grandi dimensioni, e del quale si sono riscontra-
te immagini al microscopico elettronico, è la pinocitosi
con successiva esocitosi da parte delle cellule parietali
dei villi. Questa elevata penneabilità, unitamente alla Figura 41.4- Schema della circolazione del liquor.
possibilità di scambio tra l' interstizio del cervello e il
liquor, permette al circolo liquorale di t'ungere da canale dea pari al peso delliquor spostato.
per la rimozione di macromolecole e cellule dallo spazio
interstiziale, sostituendosi ai vasi linfatici che mancano Infatti
nel tessuto nervoso. peso del cervello in situ =
Altre vie di minore importanza per il riassorbimento del =peso reale - peso delliquor spostato =
liquor sono i vasi linfatici che accompagnano i grossi
vasi sanguigni del cervello e i nervi cranici e spinali al = volume cerebrale · (peso specifico del cervello
loro ingresso nelle membrane meningee. - peso specifico delliqu01~

= 1.500 mi· (1,035- 1,000 glml) =50 g


Funzioni del liquido cefalorachidiano
Un peso così ridotto può essere sostenuto senza sforzo
Il liquido cefalorach idiano, assieme al liquido intersti- dalle strutture nervose che legano il cervello alle pareti
z iale fi ltrato dalla barriera ematoencefalica, provvede a (vasi, nervi, meningi) e viene sostenuto senza danno dalle
fornire al cervello un ambiente di composizione chimi- porzioni più declivi dell'organo medesimo. In occasione
ca controllata. Sempre ass ieme ali ' interstizio cerebrale di traumi, la forza esterna che agisce sul cranio produce
il liquor fornisce il canale per il deflusso linfatico dal accelerazioni di poco diverse.del liquor e del cervello, di
tessuto nervoso. Sua funzione esclusiva è invece quella modo che il moto relativo dell'uno rispetto all'altro sia
di dare protezione meccanica al cervello. minimo e il cervello possa essere trattenuto dai mezzi di
Il tessuto nervoso è assai fragile e viene facilmente lacera- sostegno.
to da piccole forze scindenti, tanto che, quando viene Infine, la presenza del liquor fa sì che le forze applicate su
estratto dal cranio, il cervello si defotma sotto il suo stes- un punto all'estemo del sacco liquorale (per esempio, da
so peso. È infatti privo del supporto reticolato di connetti- parte di un frammento osseo che si dislochi verso l'intemo)
vo che, dividendoli in lobi e lobuli, dà solidità e consisten- vengano distribuite e "diluite" su tutta la superficie cere-
za agli altri organi parenchimatosi. Se, in vivo, non fosse brale invece che agire soltanto sul punto di applicazione.
immerso nel liquor il cervello peserebbe sulle sue parti Il rivestimento liquorale non protegge la massa cerebra-
più declivi, deformandole a ogni cambiamento di posizio- le dagl i effetti delle rotazioni (se non nella misura in cui
ne; inoltre, in occasione di movimenti della testa, la sua riduce il peso cerebrale). Durante un movimento di rota-
inerzia Lo spingerebbe a schiacciarsi contro la parete ossea zione del capo, l'inerzia del cervello tenderebbe a man-
po_steriore (rispetto al moto) all'inizio del movimento e tenerlo fermo mentre le pareti ossee ruotano scivolando
contro la parete anteriore ali ' arresto. Le conseguenze sul cuscinetto di liquor. A porre rimedio a questa situa-
sarebbero disastrose in occasione di traumi violenti. zione provvedono le meningi della falce cerebrale e del
I.:immersione nel liquor riduce il peso dell'encefalo di tentorio del cervelletto, che durante i movimenti rotatori
circa 30 volte, dato che esso riceve una spinta archime- del cranio (sia laterali che di flessoestensione) tras met-

478
Capitolo 41- Barriere ematoliquorale ed ematoencefalica

Inserto l - Disturbi la pressione liquorale fino a che non non vt sono ostacoli al flusso hquo-
della circolazione ·liquorale supera i 90 ml circa; se l'accresci- rale mtraventticolare (idrocefalo co-
m ento è lento, Il volume può essere mumcante) e le cavità ventricolari
La cavità craruca ed endorachidea è anche più alto) oppure da iper ecre- appaiono tutte dilatate. Infine , nel
occupata per l' 80 per cento dal tes- z ione o da ridotto nassorbimento. papilloma dei plessi corioidei, si può
suto nervoso, per ti lO per cento dal Nell' idrocefalo ostruttivo - il più avere ipersecrezione di liquido ce-
liquor e per il rimanente l O per cen- frequente - si ha dilatazione delle falorachidiano. Vaccesso alla cavità
to dal sangue, prmctpalmente conte- cavità ventricolan a monte del pun- hquorale si ottiene dt solito mtrodu-
nuto nei sem venost e nelle vene to dt occlusione e atrofia del tessu- cendo un ago nello spazio tra la III e
ptali. È dunque possibile che ridotte to nervoso. Per la legge di Laplace. la IV vertebra lombare f mo a fatare
quantità dt liquor possano accumu- l' aumento di pressione ha più effet- Il sacco durale (puntura lombare).
larsi, distendenuo il sacco piale, a to s ulle cavità più grandi, come i I.:accesso così caudale è scelto per
spese del volume delle vene epidu- ventricoli laterah, che su quelle di evitare di darmeggiare il midollo spi-
rali. Se il bilanciO tra formazione e minore diametro, come il III ventti - nale, che nell' uomo adulto non si
riassorbtmento del hquor diventa colo o l'acquedotto di Stlvio. Se l'i- estende al di sotto della II vertebra
postttvo, il hquor si accumula (idro- drocefalo si venftca prima della sal- lombare. La puntura lombare per-
cefalo) e la pressiOne aumenta fino datura delle ossa della volta craruca, mette di misurare la pressione del
a raggnmgere il valore necessario a aumentano anche le dimensioni del liquor e di scoprirne alterazioni nella
ristabilire l'eguaglianza tra ingresso cranio. Vidrocefalo può denvare dal- composaione (contenuto m proteine
e usctta. Vaccumulo e l'ipertensio- la riduzione del riassorbtmento li- e glucosiO) o presenza di sangue, cel-
ne del liquor possono riguardare quorale , riduzione che può essere lule dell'infiammazione, batteri o
soltanto la parte endoventricolare causata da un aumento della pressio- cellule neoplastiche; costituisce quin-
del circuito hquorale oppure tutto ti ne venosa mtracramca, dall'intasa- dt un importante ausilio diagnostico
suo ambtto. Il fenomeno può deriva- mento della superftcre dr transito det nelle affeziOni del cervello e delle
re da ostacolo meccanico al flusso vtlll da parte dt globuh ros 1 (dopo mening1. La puntura lombare può
dovuto a malformazioni del tubo un ' emorragia subaracnoidea) o dt e sere inoltre utilizzata per introdurre
neurale, da esiti fibrosi postinftam- proteme (se la concentraziOne > 500 mezzo di contrasto nello spazio suba-
matori, da masse neoformate (una mg/ l 00 mi, in caso d t mfezioni o racn01deo prima di esruni radiografi-
massa in e pansione acuta può quin- tumori), oppure dalla sclerosi de i ci e tom ografici, oppure farmaci anti-
di venir accolta senza variazione del- Vllli postmeningitica. In questi casi, batterici o antimitotici.

tono le forze rotatorie a una larga superficie di tessuto era ipotizzato che il tappeto gliale fosse la struttura che
nervoso e trascinano il cervello nella rotazione senza pro- funge da barriera, ma si è poi riscontrato che le grosse
vocare traumi. molecole arrivano a infiltrarsi tra le propaggini gliali e si
arrestano soltanto davanti alle giunzioni strette dell'endo-
telio. La presenza delle cellule gliali sembra però fonda-
BARRIERA EMATOENCEFALICA mentale per il formarsi della barriera. Se l'endotelio dei
E LIQUIDO INTERSTIZIALE capillari cerebrali viene isolato e fatto crescere in cultu-
ra, esso si dispone a fonnare reti capillari, la cui pennea-
DEL TESSUTO NERVOSO bilità assume i caratteri della barriera soltanto se nella cul-
tura sono presenti anche gliociti, altrimenti la permeabi-
Il liquido interstiziale del tessuto nervoso proviene dal lità rimane quella dei capillari sistemici.
sangue capillare. l capillari del cervello e del midollo spi- Benché la superficie di scambio dei capillari cerebrali
na le sono diversi dai capillari degli altri organi per una sia 5.000 volte più ampia di quella dei capillari dei ples-
caratteristica dell'endotelio. Mentre negli altri capillari le si corioidei, il flusso di liquido in uscita è notevolmente
cellule endoteliali sono separate da fenestrature (che per- inferiore al fl usso del liquor. Il transito attraverso l' en-
mettono il transito di tutti i saluti di dimensione inferiore dotelio avviene con le stesse modalità descritte per il
alle proteine plasmatiche), nei capillari cerebrali le cellule passaggio attraverso l' ependima. Per la diffusa distribu-
endoteliali sono connesse da giunzioni strette. La funzio- zio ne del circolo capillare a tutto il tessuto nervoso,
ne di barriera, che nei plessi corioidei è svolta dall'ependi- nella barriera ematoencefalica acquistano importanza,
ma, nei capillari è assunta direttamente dall'endotelio. oltre ai meccanismi di flusso massivo di ioni e acqua,
La superficie esterna dell' endotelio, al di là della m em- anche i sistemi che provvedono al trasporto di molecole
brana basale, è completamente tappezzata dalle espansio- di elevato valore metabolico e di sostanze esogene, co-
ni terminali dei dendriti di astrociti gliali (figura 41.5). Si me i farmaci, che possono raggiungere i neuroni.

479
- tdii
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

terminazione
.astrocita

[K+]e:: 4 m M

Figura 41 .6- Il sincizio gliale diluisce, trasportandolo verso i


capillari, il potassio extracellulare che si accumula in seguito
all'attività neuronale. La membrana delle cellule gliali è molto
permeabile al potassio e il suo potenziale, Vm, è identico al
nucleo potenziale di equilibrio per il potassio, EK. L'accumulo di po-
tassio extracellulare (a sinistra) incrementa la corrente di K+ in
ingresso e depolarizza i gliociti. Attraverso le giunzioni inter-
cellulari, la corrente di potassio si propaga ai gliociti più di-
stanti, dai quali K+ fuoriesce e può essere trasferito nel san-
gue dalla Na+-K+ ATPasi dell'endotelio (a destra). La compo-
nente extracellulare della corrente depolarizzante è trasporta-
ta dal sodio.
Figura 41 .5 - Dispositivo della barriera ematoencefalica. Le
cellule endoteliali sono unite da giunzioni serrate e gli scambi
transcapillari possono avvenire soltanto attraverso il citopla-
sma dell'endotelio. All'esterno della membrana basale, la su-
perficie del capillare è ricoperta dai processi terminali degli
astrociti. li rivestimento gliale non possiede le proprietà di filtro
della barriera, ma sembra essere indispensabile per indurre la
formazione delle giunzioni serrate tra le cellule endoteliali.

funzionano come "elettrodi al potassio" che trasferiscono


Selettività ionica il potassio verso i capillari. La membrana degli astrociti è
molto più permeabile al potassio che a qualsiasi altra spe-
Il transito di ioni e acqua attraverso l'endotelio capillare cie ionica: il potenziale di membrana è infatti identico a
è regolato da meccanismi analoghi a quelli descritti per quello di equilibrio elettrochimico per il potassio, secondo
l'ependima dei plessi corioidei (figura 41.3). Sodio e cal- l'equazione di Nemst (capitolo 2). Quando, a causa del-
cio sono secreti attivamente verso l'interstizio, mentre l'attività neuronale, il potassio extracellulare aumenta in
potassio e idrogeno vengono espulsi verso il sangue. I prossimità di un'arbmizzazione gliale, il gliocita si depo-
meccanismi di trasporto sono regolati in modo da mante- larizza localmente. La depolarizzazione si propaga sotto
nere la costanza delle concentrazioni ioniche nell'intersti- forma di corrente che diffonde alle altre propaggini della
zio cerebrale anche quando esse variano nel plasma. I..: am- cellula ed esce all'esterno trasportata ancora dal potassio,
biente in cui sono immersi i neuroni è così sottoposto a cui la membrana è molto permeabile, in corrispondenza
due controlli omeostatici: il primo, generale, è operato dal delle terminazioni a tidosso dei capillari (figura 41.6). Il
rene e mantiene la costanza delle concentrazioni degli circuito si chiude all'esterno del gliocita con una corrente
elettroliti nel sangue; il secondo, locale, è operato dalla trasportata da sodio e cloro. Il risultato netto è che il
barriera ematoencefalica e tampona le pur lievi oscillazio- potassio viene rimosso dal punto in cui si è accumulato e
ni delle concentrazioni plasmatiche. In particolare, vengo- trasferito a distanza, in prossimità dei capillari, dove può
no strettamente controllate le concentrazioni del potassio, venir pompato verso il sangue.
che è mantenuta a 2,5-3 mEq (rispetto a 4 mEq nel pla- La costanza della concentrazione idrogenionica nel li-
sma), dell'idrogeno (47 nM pari a pH 7,32), del calcio (2- quor e nell'interstizio cerebrale è garantita soltanto in
3 mEq) e del magnesio (2-3 mEq). relazione all'idrogeno proveniente dagli acidi fissi. La
La necessità di mantenere costante la concentrazione ex- co2 può invece diffondere liberamente attraverso l'en-
tracellulare del potassio è giustificata dal fatto che valia- dotelio, idratarsi ad acido carbonico e liberare idroge-
zioni anche piccole provocherebbero alterazioni del poten- nioni. La barriera ematoencefalica protegge perciò i re-
ziale di membrana e perciò anche dell'eccitabilità dei neu- cettori centrali del respiro dalla stimolazione da parte
roni. La pronta timozione del potassio che esce dai neuro- degli acidi fissi e li rende selettivamente sensibili alle
ni durante l'attività è delegata alle cellule gliali, le quali variazioni della co2 (capitolo 79).

480
Capitolo 41- Barriere ematoliquorale ed cmatoencefalica

Permeabilità alle molecole organiche Tutto ciò fa supporre che le sostanze liposolubili attraver-
sino liberamente la barriera per gradiente di concentra-
La penneabilità della barriera ematoencefalica ed emato- zione, sciogliendosi nei lipidi delle membrane delle cellu-
liquorale per una certa sostanza si può determinare in le endoteliali, e che invece il D-glucosio, gli acidi mono-
vivo iniettando nel circolo carotideo la sostanza stessa as- carbossilici e gli aminoacidi petmeanti siano trasferiti da
spe~ifici sistemi di trasporto transcellulare. Il trasporto
sieme a un composto di riferimento, che si ponga a uno
dei due estremi della scala di permeabilità, ossia che avvtene per legame competitivo con molecole carrier del-
penetri liberamente nel cervello oppure che non penetri la membrana, ciascuna specifica per una classe di compo-
affatto. Misurando nel sangue venoso refluo dal cervello sti, e. con un flusso indipendente dalla concentrazione pla-
di quanto diminuisce la concentrazione della sostanza in smattca della sostanza ma soggetto a saturazione.
esame rispetto alla concentrazione della sostanza di rife- I vincoli imposti dalla barriera fanno sì che le variazioni
rimento, si ottiene l'estrazione relativa di quella sostanza della concentrazione plasmatica di questi componenti
da parte del cervello. Saggiando con questo metodo di- essenziali non si riflettano immediatamente in variazio-
verse classi di molecole, si è riscontrato che la liposolubi- ni analoghe nell'interstizio cerebrale. I.:apporto di tali
lità è la caratteristica fisica che maggiormente influenza sostanze ai neuroni risulta perciò finemente regolato.
la capacità di attraversare la barriera. Se si valuta la lipo- Ciò è importante non soltanto per il glucosio, l'unico
solubilità di una sostanza in funzione del rapporto di ri- composto utilizzato dal metabolismo energetico del cer-
partizione tra olio e acqua, si riscontra una netta caduta vello, ma anche per gli aminoacidi che sono utilizzati
dell'estrazione cerebrale quando il rapp01to scende al di dai neuroni come neurotrasmettitori (acido glutanunico,
sotto di O, l (figura 41. 7). Attraversano rapidamente la acido y-aminobutirrico, glicina) oppure fungono da pre-
baniera sostanze liposolubili come la nicotina, la caffei- cursori dei trasmettitori stessi (fenilalanina -+ L-DOPA
-+ dopamina -+ noradrenalina; triptofano -+ 5-idrossi-
na, l'alcool, l'eroina, il cloramfenicolo, le benzodiazepi-
ne. Sostanze idrosolubili come la dopamina, la glicina, triptofano -+ serotonina). La barriera protegge così i neu-
l'adrenalina, il potassio, la penicillina ed il L-glucosio roni dalle rapide variazioni di concentrazione di tali so-
permeano la barriera da 10 a 100 volte di meno. Vi sono stanze, che avvengono per esempio, in concomitanza con
tuttavia sostanze idrosolubili, come il D-glucosio e vari la digestione e l'assorbimento intestinale oppure in segui-
aminoacidi, che fanno eccezione e si trasferiscono con to a secrezione ormonale.
una certa facilità dal sangue all'interstizio. Il sistema che trasporta il glucosio è costituito da proteine
di membrana, situate ad entrambi i lati delle cellule endo-
teliali che trasferiscono l'esoso dal sangue al citoplasma
nicotina benzodiazepine
~dal citoplasma ali 'interstizio. Il traspotto è specifico per
alcool • • tl D-glucosio, la forma biologicamente attiva, mentre non
caffeina • cloramfenicolo
lega l'isomero L, che non viene metabolizzato (nelle cel-
o fenilalanina
lule muscolari i due isomeri penetrano, invece, con ugua-
le facilità). Il sistema è insensibile ali 'insulina mentre
o D-glucosio
risente delle variazioni croniche della concentra~ione del
.
(Q
>
(Q

~
o L-DOPA • codeina glucosio nel plasma. Se la glicemia si mantiene a lungo
elevata (come nel diabete) oppure ridotta (nell'insulino-
~a), i~ trasporto transbarriera viene rallentato oppure,
~ 0,1
o nspetttvamente, accelerato. Ciò spiega perché i malati di
'N
insulinoma riescono a tollerare livelli ipoglicemici che
~fil
Q) nel nonnale provocano gravi disturbi nervosi. Per contro,
dopamina • quando l'iperglicemia cronica del diabete non trattato
raggiunge i 300 mg/dl, il trasporto di glucosio rallenta.
• glicina
• noradrenallna Ciò rende i pazienti ipersensibili alle prime somministra-
L-glucosio
• zioni di insulina che rip01tano la glicemia ai valori nor-
•penicillina potassio mali e possono causare una bmsca caduta nell'apporto
o 01 •
energetico al cervello che provoca una crisi ipoglicemica
' 0,0001 0,001 0,01 0,1 10 100
coefficente di ripartizione olio-acqua (perdita di coscienza, convulsioni).
Il trasp01to degli aminoacidi si avvale di molecole car-
Figura 41.7- Estrazione relativa di varie sostanze dal san-
rier con caratteristiche analoghe a quelle che trasferisco-
gue che irrora il cervello in rapporto alla loro solubilità nell'ac-
qua e nei lipidi. La barriera ematoencefalica è permeabile ai
no il glucosio. Si sono identificati tre sistemi, l'uno per i
composti liposolubili (coefficente di ripartizione > 1) e imper- grandi aminoacidi neutri, l'altro per gli aminoacidi acidi
meabile ai composti idrosolubili (coefficente < 1). Fanno ecce- e il terzo per gli aminoacidi basici. I grandi aminoacidi
zione le sostanze che vengono specificamente trasportate neutri sono richiesti per l'anabolismo proteico dei neuro-
l' dall'endotelio (cerchietti vuot1). ni e per la sintesi dei neurotrasmettitori mono- e polipep-
l
_,l __
481
Controllo nervoso delle funzioni viscerali

tidici (capitolo 6). I piccoli aminoacidi neutri non vengo- organo


subcommissurale
no traspmtati dal ~angue al tessuto cerebrale. Il loro ap-
pmto non è infatti essenziale, dato che possono essere sin-
tetizzati nei neuroni. Uno di essi, la glicina, viene però tra-
sferito in senso contrario; il suo carrier è infatti presente
soltanto sulla membrana estema dell'endotelio. La glicina
è un neurotrasmettitore inibitorio, il suo trasporto "contro-
corrente" impedisce quindi che la molecola si accumuli
nell'interstizio e influenzi i neuroni. Anche il glutammato, organo
diffuso neurotrasmettitore eccitatorio, viene trasportato vas colare
della lamina
dali' interstizio verso il sangue. terminale
Sono trasportati attraverso la barriera anche gli acidi
monocarbossilici, come l'acido lattico, pimvico, acetoace-
tico, f3-idrossibutirrico. Gli ultimi due derivano dal meta-
bolismo lipidico e possono venir utilizzati come substrati neuroipofisi
metabolici del cervello durante il digiuno prolungato,
quando aumenta sia la loro concenh·azione nel plasma che eminenza mediana
la velocità di trasporto attraverso la barriera.

Assenza o abolizione della barriera


Figura 41.8- Localizzazione delle zone cerebrali (organi cir-
La barriera ematoencefalica manca in alcune definite cumventricolari) ove manca la barriera ematoencefalica.
regioni del cervello, ciascuna delle dimensioni di circa
l mm3 e caratterizzate dalla presenza di dense reti di ca- sio e può essere sfruttato per permettere l'accesso al-
pillari permeabili. Tali struth1re (figura 41.8) sono dispo- l 'interstizio cerebrale di farmaci incapaci di attraversare
ste negli sh·ati superficiali della parete dei ventricoli cere- la barriera. Anche i fattori che causano infiammazione
brali e vengono denominate collettivamente organi cir- (istamina, bradichinina, derivati dell'acido arachidoni-
cumventricolari. I loro capillari hanno un rivestimento co) hanno azione permeabilizzante.
endoteliale più sottile, con pochi mitocondri e molte Le proprietà di barriera vanno anche perdute tutte le
vescicole citoplasmatiche e fenestrazioni. Hanno sede nel- volte che viene meno l'accoppiamento dei capillari con
l'eminenza mediana dell'ipotalamo e nella neuroipofisi, la glia. Questo evento si verifica, per esempio, nel caso
nelle pareti del terzo ventri colo (organi subcommissurale di tumori gliali (gliomi) a cellule indifferenziate. I capil-
e subfomicale, organo vascolare della lamina terminale) e lari del tessuto neoplastico mancano d i barriera e in oc-
del quatto ventricolo (area postrema). Attraverso queste casione di un esame radiografico il tumore può perciò
"finestre", i soluti del sangue possono enh·are nel tessuto essere raggiunto, diversamente dal resto del cervello, dal
nervoso e le sostanze prodotte nel cervello (neurormoni) mezzo di contrasto. Ciò permette non soltanto la localiz-
possono venir immesse nel torrente circolatorio. zazione del h1more, ma anche una valutazione del grado
La barriera può venire temporaneamente aperta su tutta di differenziazione cellulare.
la sua estensione in seguito ad aumenti dell'iperosmoti- Anche l'anossia produce permeabilizzazione, ma soltanto
cità del plasma, che provoca il raggrinzimento delle cel- se è protratta. Dopo episodi di ischemia cerebrale la zona
lule endoteliali e allenta le giunzioni strette, aprendo fe- infartuata diventa permeabile al mezzo di contrasto e può
nestrature nell'endotelio. Quest'effetto si può ottenere essere evidenziata radiologicamente solo dopo qualche
iniettando endovena una soluzione concentrata di gluco- g10rno.

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Letture consigliate

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