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Lo Psicografo
Finita la conversazione sui problemi d’interscambio con gli abitanti della sfera carnale,
l’Istruttore Alessandro, che svolge elevate mansioni nel nostro piano, mi rivolse la
parola, gentilmente:
‒ Comprendo il tuo desiderio. Se desideri, al momento opportuno, potrai
accompagnarmi al nostro nucleo.
‒ Sì ‒ risposi, felice ‒, la questione sulla medianità è affascinante.
L’interlocutore sorrise con benevolenza e concordò:
‒ In realtà lo è per chi esamina gli ascendenti morali.
Più tardi, abbiamo preso appuntamento per la mia visita notturna, così, rimasi ad
aspettare gli insegnamenti pratici, pieno di vivo interesse.
Arrivato il momento, mi sono avvalso della prestigiosa influenza di Alessandro per
entrare nello spazioso e vecchio salone, dove egli svolge incarichi direzionali.
Tra le decine di sedie, disposte per file, solamente diciotto erano occupate da
autentiche persone terrestri. Le altre appartenevano alla massa invisibile agli occhi
comuni del piano fisico. Era una grande assemblea di anime sofferenti. Un pubblico
esteso e bisognoso.
Osservai che fili luminosi dividevano gli assistenti della regione spirituale in differenti
gruppi. Ognuno esibiva caratteristiche proprie. Intorno alle zone di accesso, si trovavano
dei guardiani e ho potuto comprendere, dal vociferare esterno, che anche lì l’ingresso
dei disincarnati subiva un considerevole controllo. Le entità bisognose, ammesse
all’interno, erano discrete e restavano in silenzio.
Entrai con cautela, senza destare l’attenzione dell’assemblea, che ascoltava emozionata
la parola generosa e edificante dell’operoso istruttore della casa.
Un gran numero di cooperatori vegliava attento. E, mentre il devoto mentore parlava
con il cuore, i diciotto compagni incarnati si trattenevano in rigorosa concentrazione col
pensiero innalzato a obiettivi elevati e puri. Era bello sentire la loro singolare
vibrazione. Ognuno emetteva raggi luminosi, molto diversi nell’intensità e nel colore.
Quei raggi si univano, a una distanza approssimata di sessanta centimetri dai corpi fisici
e stabilivano una corrente di forze, abbastanza differente dalle energie della nostra
sfera. Quella corrente non si limitava al circolo movimentato in cui si trovava. A un
certo punto, emanavano elementi vitali, come se si trattasse di una fonte miracolosa
proveniente dai cuori e dalle menti umane che lì si riunivano. Le energie degli incarnati
si fondevano ai fluidi vigorosi dei lavoratori del nostro piano di azione, riuniti in gran
numero, formavano una preziosa riserva benefica per gli infelici che si trovavano ancora
eccessivamente legati alle sensazioni fisiche.
Tali forze mentali non sono illusorie, come potrebbe sembrare alla comprensione
terrestre, poco istruita sulle infinite riserve di possibilità che esistono oltre la materia
più grossolana.
Mi sono fermato a riflettere sui nuovi valori del mio apprendistato, quando il mio amico,
finita la dissertazione consolatrice, sollecitò la mia presenza nei servizi medianici.
Dimostrandosi interessato nell’utilizzare bene il tempo, fu molto riservato nei saluti.
‒ Non possiamo perdere un minuto ‒ informò.
Ed indicando un ridotto gruppo vicino, di sei entità, chiarì:
‒ Gli amici autorizzati aspettano lì.
‒ Per la comunicazione? ‒ chiesi.
L’istruttore fece un segno affermativo e disse:
‒ Non tutti, però, riescono nell’intento nello stesso momento. Alcuni sono obbligati ad
aspettare settimane, mesi, anni...
‒ Non credevo che il compito fosse tanto difficile ‒ aggiunsi attonito.
‒ Vedrai subito ‒ disse gentilmente Alessandro.
E dirigendosi verso un giovane che si manteneva in profonda concentrazione, circondato
dagli ausiliari del nostro piano, spiegò, attento:
‒ Abbiamo sei probabili comunicanti, ma, nella presente riunione, solo uno è in
condizioni di servire come medium. Pertanto, già da ora, siamo obbligati a considerare
che il gruppo di apprendisti e operai terrestri riceverà solamente quello che sarà
d’interesse collettivo. Non c’è possibilità per qualunque altro servizio straordinario.
‒ Pensavo che il medium fosse soprattutto una macchina.
‒ Anche la macchina si consuma ‒ osservò l’istruttore ‒ e siamo davanti ad un
macchinario troppo delicato.
Osservando la mia espressione di stupore, Alessandro continuò:
‒ Innanzitutto, dobbiamo riconoscere che nei servizi medianici hanno preponderanza i
fattori morali. In questo momento, il medium, per essere fedele al mandato superiore,
deve possedere chiarezza e serenità, come lo specchio cristallino di un lago. Altrimenti,
le onde d’inquietudine perturberebbero la proiezione della nostra spiritualità sulla
materialità terrestre, come le acque agitate non riflettono le sublimi immagini del cielo
e della Natura.
Indicando il medium, l’istruttore proseguì con voce ferma:
‒ Questo fratello non è un semplice apparecchio. È uno Spirito che deve essere libero
tanto quanto il nostro e che per prestarsi all’interscambio desiderato, deve rinunciare a
sé stesso, con abnegazione ed umiltà, fattori primordiali per ottenere l’accesso allo
scambio con le regioni più elevate. Deve tacere perché gli altri parlino; dare sé stesso,
affinché altri ricevano. Insomma, deve servire da ponte, dove si trovino interessi diversi.
Senza questa comprensione cosciente dello spirito di servizio, non potrebbe servire ai
buoni propositi. Naturalmente, egli è responsabile per il mantenimento delle risorse
interne come la tolleranza, l’umiltà, la disponibilità fraterna, la pazienza e l’amore
cristiano; tuttavia, dobbiamo cooperare nel senso di conservargli gli stimoli di natura
esterna, perché se il compagno non ha pane, né relativa pace, se li manca assistenza per
le necessità più semplici, non potremo esigergli la collaborazione, che deriva dal
sacrificio. Pertanto, le nostre responsabilità sono coniugate nei minimi dettagli per il
compito da compiere.
Mi è balenata l’idea che il medium dovrebbe attendere, soddisfatto, la ricompensa
divina, Alessandro però, ponderò:
‒ Consideriamo amico mio, che ci troviamo davanti a un lavoro ancora incompleto. La
questione del salario verrà dopo.
A quel punto della conversazione, m’invitò ad avvicinarmi al medium e appoggiando la
mano destra sulla fronte del medium, esclamò:
‒ Osserva. Siamo di fronte ad uno psicografo comune. Prima del lavoro al quale si
sottomette in questo momento, i nostri ausiliari hanno già preparato le sue possibilità
affinché non gli si alteri la salute fisica. La trasmissione del messaggio non sarà
semplicemente “prendere la mano”. Ci sono dei processi intricati e complessi...
Di fronte alla mia profonda curiosità scientifica, l’istruttore mi offrì l’aiuto magnetico
della sua vigorosa personalità e cominciai a osservare, nel corpo dell’intermediario, un
grande laboratorio di forze vibranti. Il mio potere di ricezione visiva superava quello dei
raggi X, con caratteristiche molto più perfezionate. Le ghiandole del giovane si
trasformarono in nuclei luminosi, come se fossero perfetti laboratori elettrici. In
particolare, mi trattenni nella contemplazione del cervello. I conduttori midollari4
formavano un grande stoppino, sostenendo la luce mentale, come una fiamma generosa
di una candela di enormi proporzioni. I centri metabolici mi riempivano di sorpresa. Il
cervello mostrava delle folgorazioni nei suoi disegni capricciosi. I lobi cerebrali
ricordavano le correnti dinamiche. Le cellule corticali e le fibre nervose, con le loro
tenui ramificazioni, costituivano delicati elementi di conduzione delle energie recondite
e imponderabili. In quel concerto, sotto una luce mentale indefinibile, l’epifisi5
emetteva raggi azzurrini e intensi.
‒ Riesci a osservare bene? ‒ chiese l’istruttore, interrompendo il mio stupore. ‒
Trasmettere messaggi da una sfera a un’altra, nel servizio dell’edificazione umana ‒
continuò ‒, richiede sforzo, buona volontà, cooperazione e proposito fermo. È naturale
che l’allenamento e la collaborazione spontanea del medium facilitino il lavoro; ma, in
ogni modo, il servizio non è automatico. Richiede molta comprensione, opportunità e
coscienza.
Ero stupefatto.
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4 Parenchima conduttore: Negli organismi animali rappresenta un tessuto che compone
la massa principale, attiva e funzionale di un agglomerato cellulare, parte di organo o
organo in toto. È spesso strutturalmente associato a uno o più tessuti con funzione
nutritiva e di sostegno, denominati stroma.
5 Epifisi o Ghiandola pineale. L'epifisi è una piccola ghiandola endocrina situata al
centro della scatola cranica. H un diametro di circa 8 mm ed un peso di 0,1 gr. Nota
anche come ghiandola pineale (per via della forma che ricalca a grandi linee quella di
una pigna), è preposta alla secrezione e alla sintesi dell’ormone chiamato melatonina,
ormone chiave nella regolazione del ciclo sonno-veglia.
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L’epifisi
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Sviluppo medianico
I servizi speciali, non offrivano occasione per escursioni ampie e
frequenti, in compagnia di Alessandro; tuttavia approfittavo di tutto
il tempo libero nei lavori comuni. C’era sempre qualcosa da
imparare. Costituiva enorme soddisfazione seguire l’attivo
missionario nei lavori di comunicazione.
‒ Oggi a notte, ‒ mi disse l’affezionato amico ‒, osserverai alcune
dimostrazioni di sviluppo medianico.
Aspettai le istruzioni con interesse. Nel momento indicato, mi
aggregai al gruppo. Prima dell’ingresso dei compagni incarnati, era
già molto grande il movimento. C’erano molti lavoratori e tanti
servizi di natura spirituale. Ammiravo le caratteristiche dei soccorsi
magnetici dispensati alle entità sofferenti, quando Alessandro disse:
‒ Per ora, i nostri sforzi sono più fruttuosi nel circolo dei
disincarnati infelici. Le attività benefiche della casa, si concentrano
in modo particolare su di loro, perché gli incarnati, perfino quelli
che si sono già interessati alla pratica spiritista, molto raramente si
dispongono, con sincerità, al beneficio reale dei valori legittimi
della nostra cooperazione.
E dopo una lunga pausa, proseguì:
‒ La transizione, tra l’animalità grossolana e la spiritualità
superiore, è molto lenta e difficile. In questo senso, tra gli uomini,
c’è sempre, un oceano di parole e poche gocce di azione.
In quell’istante, i primi amici del piano carnale, fecero la loro
comparsa nella sala.
‒ Vedremo se oggi avremo più fortuna ‒, esclamava un signore dai
grossi baffi.
‒ Non sono costante in queste esperienze ‒ commentò un giovane ‒,
perché vivo scoraggiato... Da qualche tempo prendo la matita in
mano, senza risultato alcuno.
‒ È una pena! ‒, rispondeva un altro signore ‒; realmente, la
difficoltà scoraggia.
‒ Sembrerebbe che non meritiamo nessuno stimolo, da parte dei
benefattori invisibili! ‒, aggiungeva una signora di età ‒; è da molti
mesi che cerco, invano, di svilupparmi. In alcuni momenti, sento
vibrazioni spirituali intense dentro di me, ma non vado oltre alle
manifestazioni iniziali.
La conversazione continuò interessante e pittoresca. Trascorsi alcuni
minuti, con la presenza di altri piccoli gruppi di sperimentatori che,
solleciti, continuavano ad arrivare, si diede inizio la sessione di
sviluppo.
Il direttore fece una toccante preghiera, nella quale fu
accompagnato da tutti i presenti. Diciotto persone erano in attesa.
‒ Alcuni ‒ spiegò Alessandro ‒ pretendono la psicografia11, altri
tentano la medianicità d’incorporazione.12 Disgraziatamente però,
quasi tutti confondono poteri psichici con le funzioni fisiche.
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11 La psicografia anche detta psicoscrittura è l’intermediazione
dello spirito che si comunica attraverso il medium per la scrittura.
Questa può essere automatica o meccanica, semi-meccanica e
intuitiva. Automatica o meccanica: le funzioni motorie del medium
sono totalmente prese dallo spirito comunicante; semi-meccanica:
la funzione motoria del medium è presa dallo spirito ma esso è
cosciente di quello che sta scrivendo. Infine, l’intuitiva, che sarebbe
il medium cosciente di quello che scrive con le sue libere funzioni
motorie, intuisce tutto quello che lo spirito comunicante trasmette.
4
Vampirismo
La sessione di sviluppo medianico, come dedussi dalla conversazione
tra gli amici incarnati, era stata per loro molto povera di risultati.
Ma non era successo lo stesso nel nostro piano, dove si poteva
vedere una enorme soddisfazione su tutti i volti, ad iniziare da
Alessandro, che appariva esultante.
I lavori erano durati più di due ore e in effetti, anche se mi
mantenevo un po’ riservato, ponderando minuziosamente gli
insegnamenti ottenuti in quella notte, osservai in ogni dettaglio
l’intenso sforzo realizzato dai lavoratori della nostra sfera. Molti di
essi, in gran numero, non solo assistevano i compagni terrestri, ma
servivano anche lunghe file di entità sofferenti del nostro piano.
Alessandro, il devoto istruttore, si muoveva in mille modi e toccando
la questione che più mi impressionava, tra la moltitudine di nobili
servizi che si svolgevano, avvicinandosi a me, affermò soddisfatto:
‒ Grazie a Dio, abbiamo avuto una notte felice. Abbiamo lavorato
molto contro il vampirismo.
Oh! Il vampirismo era la tesi che mi preoccupava. Avevo visto i più
strani bacilli di natura psichica, completamente sconosciuti alla
microbiologia più avanzata. Non avevano la forma sferica delle
Coccacee18, né l’aspetto da bastoncino di alcuni batteri.
Nonostante questo, formavano anche loro colonie dense e terribili.
Avevo riconosciuto il loro attacco agli elementi vitali del corpo
fisico, agendo con maggiore potenziale distruttivo sulle cellule più
delicate. Che significava quel mondo nuovo? Che agenti sarebbero
quelli, contraddistinti da indefinibile e pernicioso potere? Sarebbero
tutti gli uomini soggetti alla sua influenza?
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18 Coccacee: famiglia di batteri, con cellule rotondeggianti dette
cocchi.
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Non mi contenni. Esposi all’istruttore, con onestà, i miei dubbi e le
mie paure.
Alessandro sorrise e disse:
‒ Molto bene! Molto bene! Sei venuto a osservare i lavori di
medianità e stai cercando il tuo posto come medico. È naturale. Se
fossi specializzato in un’altra professione, avresti identificato altri
aspetti della materia in analisi.
E per incoraggiarmi fraternamente, aggiunse:
‒ Tu dimostri buona preparazione nella medicina spirituale, che
desideri studiare.
Dopo una lunga pausa proseguì spiegando:
‒ Senza riferirci ai pipistrelli ematofagi, il vampiro, tra gli uomini, è
il fantasma dei morti che esce dal sepolcro a tarda notte, per
alimentarsi dal sangue dei vivi. Non so chi sia l’autore di simile
definizione, ma, in fondo, non è sbagliata. Bisogna solo considerare
che, tra noi, il vampiro sia presente in ogni entità oziosa che si
avvale, indebitamente, delle possibilità altrui e trattandosi di
vampiri che visitano gli incarnati, è necessario riconoscere che essi
servono i loro sinistri propositi a qualunque ora, purché trovino
opportunità nella struttura carnale degli uomini.
Alessandro fece una breve pausa nella conversazione, dando a
intendere che stava esponendo solo l’introduzione a più seri
chiarimenti e continuò:
‒ Tu non ignori che, nel circolo delle infermità terrestri, ogni specie
di microbi ha il suo ambiente preferito. Lo pneumococco si stabilisce
abitualmente nei polmoni; il bacillo di Eberth si localizza negli
intestini dove produce la febbre tifoidea; il bacillo di Klebs–Lofferl si
situa nelle mucose dove provoca la difterite. In condizioni speciali
dell’organismo, proliferano i bacilli di Hansen19 o di Koch20. Tu
credi che simili formazioni microscopiche si limitino alla carne
transitoria? Non sai che il macrocosmo è strapieno di sorprese nelle
più svariate forme? Nel campo infinitesimale, le rivelazioni
ubbidiscono allo stesso sorprendente ordine. André, amico mio, le
malattie psichiche sono molto più deplorevoli. La patogenesi
dell’anima è divisa in quadri dolorosi. La collera, l’intemperanza, le
deviazioni sessuali, i vizi nelle loro varie sfumature, formano
creazioni inferiori che colpiscono profondamente la vita intima.
Spesso il corpo malato denota una mente malaticcia.
L’organizzazione fisiologica, così come ci insegnano gli studi
terrestri, non va oltre il vaso di argilla, dentro lo stampo
preesistente del corpo spirituale. Quello stampo, colpito nella sua
struttura dalle stoccate delle vibrazioni inferiori, le rifletterà
immediatamente nel vaso.
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19 Gerhard H. A. Hansen, medico norvegese, nome con cui è
comunemente noto il Mycobacterium leprae, agente patogeno della
lebbra.
20 Robert Koch, nel 1882 riesce ad individuarlo e a coltivare il
micobatterio tubercolare.
21 Rudolf Ludwig Karl Virchow: patologo, scienziato, antropologo e
politico tedesco, considerato il medico più importante del XIX
secolo. Pioniere dei moderni concetti della patologia cellulare e
della patogenesi delle malattie, ha sottolineato che le malattie non
sorgono da organi o tessuti in generale, ma nelle cellule.
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Compresi dove l’istruttore voleva arrivare. Intanto, le sue
considerazioni concernenti le nuove espressioni microbiche, davano
stimolo a certe indagini. Come affrontare il problema della prognosi
iniziale? Avrei io potuto classificare la malattia psichica nello stesso
quadro sintomatologico conosciuto fino ad ora per le malattie
organiche in generale? Potrebbero questi disturbi dell’anima essere
contagiosi? Potrebbe essere così anche nella sfera dove i fenomeni
patologici della carne ormai non sarebbero dovuti più esistere?
Affermava Virchow21 che “il corpo umano è un paese cellulare,
dove ogni cellula è un cittadino, essendo la malattia una lotta tra
questi provocata dall’invasione di elementi esterni.” In realtà, la
creatura umana deve lottare, fin dalla culla, contro diverse
flagellazioni climatiche, tra veleni e batteri di varie origini. Come
spiegare, allora, il nuovo quadro che si confrontava con le mie
scarse conoscenze? Non ho potuto trattenere la curiosità.
Avvalendomi dall’ammirabile esperienza di Alessandro, domandai:
‒ Ascolta amico mio. Come possono verificarsi i processi morbosi di
natura psichica? L’infermità non deriva dall’assedio di forze esterne?
Nel nostro caso come spiegare la questione? È la perversione della
personalità spirituale che produce le creazioni vampiresche, o sono
queste, quelle che assoggettano l’anima, imponendole certe
malattie? In quest’ultima ipotesi, potremmo considerare la
possibilità di contagio?
L’istruttore mi ascoltò con attenzione e chiarì:
‒ Prima la semina, poi il raccolto; tanto i semi di grano che quelli di
qualsiasi gramigna, quando trovano terra propizia, producono a
modo loro, lo stesso modello di propagazione. La risposta della
Natura allo sforzo dell’agricoltore è semplicemente la legge. Tu stai
osservando il settore delle larve con comprensibile stupore. Non
avere alcun dubbio. Nei malanni dell’anima, come nelle infermità
del corpo fisico, prima del disturbo, esiste l’ambiente. Le azioni
producono gli effetti, i sentimenti generano le creazioni, i pensieri
danno origine a forme e conseguenze d’infinite espressioni. E in
virtù del fatto che ogni Spirito rappresenta un universo a sé, ognuno
di noi è responsabile per l’emissione di forze che mettiamo in
circolazione nelle correnti della vita. La collera, la disperazione,
l’odio e il vizio, offrono spazio a pericolosi germi psichici nella sfera
dell’anima. E, così come accade nel campo delle malattie del corpo,
il contagio è qui un fatto consumato dal momento in cui
l’imprudenza o la necessità di lotta stabiliscono un ambiente
propizio tra i compagni di uno stesso livello. Naturalmente, nel
terreno della materia densa, questa legge funziona con violenza,
mentre tra di noi, si sviluppa con i cambiamenti naturali. Inoltre,
non può essere altrimenti, poiché come sai molte persone coltivano
la vocazione per l’abisso. Ogni vizio peculiare della personalità,
produce le forme oscure che gli sono conseguenti e queste, come le
piante inferiori che strisciano per terra, per noncuranza di chi ne è
responsabile, si dilagano sulle regioni prossime dove non predomina
lo spirito di vigilanza e difesa.
Manifestando estrema prudenza nell’esame dei fatti e prevenendo
qualunque mio pregiudizio meno degno nell’ambito degli
apprezzamenti sull’Opera Divina, aggiunse:
‒ So che la tua perplessità è enorme; ma, non puoi dimenticare la
nostra condizione di vecchi recidivi nell’abuso della legge. Dal primo
giorno di ragione della mente umana, l’idea di Dio creò i principi
religiosi, suggerendoci le regole del buon vivere. Tuttavia, man
mano che si raffinano le conoscenze intellettuali, sembra che
l’uomo abbia sempre meno rispetto per i doni sacri. I genitori
terreni, con rare eccezioni, sono le prime sentinelle viziate che
agiscono a danno dei figli. Comunemente, a vent’anni, in virtù
dell’inerzia dei custodi del focolare domestico, la donna è una
bambola e l’uomo un manichino di futilità malaticce, molto più
interessati nell’adornarsi e distinguersi, che alla spiegazione dei
professori; quando raggiungono l’apice della montagna con il
matrimonio sono, molte volte, persone eccessivamente ignoranti o
troppo deviate. È doveroso anche riconoscere che noi stessi, in tutto
il corso delle esperienze terrestri, nella maggioranza delle volte,
siamo stati campioni nell’inasprimento e nella perversità contro le
nostre forze vitali. Tra gli abusi del sesso e dell’alimentazione, già
dagli anni più teneri, non abbiamo fatto altro che sviluppare
tendenze inferiori, coltivando abitudini malsane. Sarebbero,
dunque, da ammirare tanti disturbi del corpo e tante degenerazioni
psichiche? Il Piano Superiore non nega mai le risorse ai bisognosi di
ogni tipo e avvalendosi delle piccole opportunità, soccorre i fratelli
incarnati nella rigenerazione dei loro patrimoni, sia cooperando con
la Natura che ispirandoli alla scoperta di nuovi medicinali che
guariscono. Da parte nostra, spogliandoci dei fluidi grossolani
attraverso la morte fisica, man mano che ci eleviamo nella
comprensione e nell’esperienza, ci trasformiamo in ausiliari diretti
delle creature. Ma, nonostante ciò, il groviglio dell’ignoranza è
ancora molto denso. E il vampirismo mantiene considerevole presa
sugli incauti, perché se il Padre è sommamente misericordioso, è
anche infinitamente giusto. Nessuno potrà confondere i suoi disegni,
la morte del corpo fisico, trova quasi sempre l’anima terribilmente
aggredita da parassiti. La promiscuità tra incarnati e disincarnati
indifferenti alla Legge Divina, è molto diffusa sulla superficie
terrestre. Assolutamente privi di preparazione e avendo vissuto
molto più di sensazioni animalesche che di sentimenti e pensieri
puri, le creature umane, dopo la sepoltura, proseguono in moltissimi
casi, legati agli ambienti familiari che gli alimentavano il campo
emozionale. Una dolorosa ignoranza gli imprigiona i cuori colmi di
prerogative, incarcerati nel magnetismo terrestre, ingannando sé
stessi e rafforzando le passate illusioni. Gli infelici che sono caduti
in tale condizione di parassitismo servono da alimento abituale alle
larve che tu hai osservato.
‒ Dio mio! ‒ esclamai, attonito. Alessandro, cortesemente, chiarì:
‒ Simili larve, sono portatrici di notevole magnetismo animale.
E osservando forse che molte e torturanti domande si scontravano
nel mio cervello, l’istruttore considerò:
‒ Naturalmente la fauna microbica in analisi, non sarà servita su
vassoi; per esserne aggredito basta che il disincarnato si aggrappi ai
compagni ancora incarnati, nell’ignoranza, come l’erba dannosa che
si aggrappa ai rami dell’albero, per succhiargli la sostanza vitale.
Non riuscivo a dissimulare la sorpresa che mi dominava.
‒ Perché tanto stupore? ‒ domandò il diligente istruttore ‒, che cosa
facevamo noi quando ci trovavamo nella sfera carnale? Non erano
abbondanti sulle nostre tavole carni e viscere di bovini e di uccelli?
Con la scusa di cercare risorse proteiche, sterminavamo
innumerevoli quantità di polli e montoni, vitelli e capretti.
Mangiavamo i tessuti muscolari, succhiavamo le ossa. Non contenti
di ammazzare i poveri esseri, che ci chiedevano supporto per il loro
progresso e valori educativi per migliorare l’Opera del Padre,
aumentavamo la raffinatezza dello sfruttamento millenario e a molti
di essi infliggevamo determinati disturbi, affinché servissero al
nostro palato con la massima efficienza. Mettevamo il maiale
comune in regime d’ingrasso e il povero animale, molte volte a
costo di complicazioni, doveva creare riserve di lardo, fino a
prostrarti totalmente a causa del peso del grasso malato e
abbondante. Mettevamo le oche in determinate condizioni per farle
ingrassare, affinché il fegato s’ipertrofizzasse, col fine di ottenere
sostanziosi paté destinati alle squisitezze che diventarono famose,
noncuranti degli errori commessi, con la pretesa, di arricchire le
qualità culinarie. Affinché le nostre pentole emanassero gradevoli
profumi, eravamo indifferenti alle scene commoventi delle vacche
madri dirette al mattatoio. Esageravamo, nella responsabilità della
Scienza, con la necessità di proteine e grassi diversi, ma
dimenticavamo che la nostra intelligenza, tanto fertile per la
scoperta di comodità e benessere, avrebbe potuto trovato risorse,
nuovi elementi e nuovi mezzi per soddisfare il fabbisogno proteico
dell’organismo, senza dover ricorrere all’industria della morte.
Dimenticavamo che l’aumento del consumo dei latticini per
l’arricchimento dell’alimentazione era un compito lodevole, perché
sarebbero venuti tempi per l’Umanità terrestre, in cui la stalla
sarebbe stata sacra come la casa.
‒ Tuttavia, amico mio ‒, considerai ‒, l’idea che molte persone
vivono sulla Terra alla mercé di vampiri invisibili, è francamente
spiacevole e inquietante. E dov’è la protezione delle alte sfere? E la
tutela delle entità angeliche e l’amorosa difesa dei nostri superiori?
‒ Caro André ‒, disse Alessandro con benevolenza ‒ dobbiamo
affermare la verità benché vada contro noi stessi. In tutti i settori
della Creazione, Dio, nostro Padre, delegò agli esseri superiori e
inferiori il lavoro di evoluzione attraverso la collaborazione e
l’amore, l’amministrazione e l’obbedienza. Oseremmo per caso
dichiarare che siamo stati buoni verso gli esseri a noi inferiori? Non
gli abbiamo rovinato la vita, personificandoci come diaboliche figure
nei loro cammini? Indubbiamente non desideriamo creare un
principio di falsa protezione agli esseri irrazionali, obbligati, come
noi, a cooperare con la migliore parte delle loro forze e possibilità
nel miglioramento e nell’armonia della vita, né suggeriamo la
pericolosa conservazione degli elementi notoriamente dannosi. Ma
dobbiamo chiarire che nel capitolo dell’indifferenza per la sorte
degli animali, alla quale partecipiamo nel quadro delle attività
umane, nessuno di noi potrebbe, in coscienza, scagliare la prima
pietra. Gli esseri inferiori e bisognosi che si trovano nel Pianeta, non
ci guardano come superiori generosi e intelligenti bensì come dei
carnefici crudeli. Confidano nella tempesta furiosa che perturba le
forze della Natura, ma fuggono, disperati, davanti all’avvicinamento
dell’uomo di qualunque condizione; con l’eccezione degli animali
domestici che, per fidarsi delle nostre parole e dei nostri
comportamenti, accettano il coltello nel mattatoio, spesso con
lacrime di afflizione, incapaci di discernere col raziocinio ancora
embrionale, dove comincia la nostra perversità e dove finisce la
nostra comprensione. Se non proteggiamo né educhiamo quelli che il
Padre ci affidò, come fragili germogli di razionalità ingabbiati nei
pesanti calici dell’istinto; se approfittiamo largamente della loro
incapacità di difesa e di conservazione, come esigere la difesa di
superiori benevoli e saggi, le cui più semplici istruzioni sono per noi
difficili da sopportare, per la nostra deplorevole condizione di
trasgressori della legge del mutuo soccorso? In qualità di medico,
non puoi ignorare che l’embriologo, contemplando il feto umano nei
suoi primi giorni, lontano dal veicolo naturale (senza una forma ben
definita), non potrà affermare, con certezza, se ha davanti ai suoi
occhi il germe di un uomo o di un cavallo. Il medico forense, trova
difficoltà nel determinare se la macchia di sangue trovata proviene
da un uomo, da un cane o da una scimmia. L’animale possiede
ugualmente il suo sistema endocrino, le sue riserve di ormoni, i suoi
peculiari processi di riproduzione in ogni specie e, per questo
motivo, è stato un aiutante prezioso e fedele della Scienza nella
scoperta delle più efficienti metodologie di cure delle malattie
umane, collaborando attivamente nella difesa della Civiltà (come
cavie). Tuttavia...
L’istruttore s’interruppe e, considerando la gravità del tema,
domandai con emozione:
‒ Come risolvere problemi tanto dolorosi?
‒ I problemi sono nostri ‒ chiarì il generoso amico, tranquillamente
‒, non è compito nostro condannare nessuno. Abbandonando le fasi
del nostro primitivismo, dobbiamo svegliare la nostra coscienza per
la responsabilità collettiva. La missione del superiore è proteggere
l’inferiore e educarlo. I nostri abusi verso la Natura sono
profondamente radicati in tutti i paesi, da molti secoli. Non
possiamo rinnovare i sistemi economici dei popoli, da un momento
all’altro, né sostituire le abitudini radicate e viziose
dell’alimentazione impropria, in maniera improvvisa. Essi riflettono,
ugualmente, il nostro errore molti millenario. Ma, nella qualità di
figli indebitati verso Dio e verso la Natura, dobbiamo proseguire nel
lavoro educativo, svegliando i compagni incarnati più esperti e più
illuminati, a beneficio della nuova era in quella in cui gli uomini
coltiveranno il suolo della Terra per amore e si serviranno degli
animali con spirito di rispetto, educazione e comprensione.
Dopo un breve intervallo, l’istruttore osservò:
‒ Simile realizzazione, è d’importanza essenziale nella vita umana,
perché, senza amore verso i nostri inferiori, non potremo sperare
nella protezione dei superiori; senza rispetto per gli altri, non
dobbiamo aspettarci il rispetto altrui. Se siamo stati vampiri
insaziabili degli esseri fragili che ci circondano, tra le forme terrene,
abusando del nostro potere razionale davanti alla debolezza della
loro intelligenza, non c’è dubbio che, per forza dell’animalità che la
maggioranza delle creature umane ancora conserva, possano cadere
apertamente in situazioni di malattia, a causa del vampirismo delle
entità che gli sono affini nella sfera invisibile.
I chiarimenti di Alessandro, dati senza presunzione e senza critica,
penetravano profondamente in me. Qualcosa di nuovo si svegliava
nel mio essere. Era lo spirito di venerazione verso tutte le cose e il
riconoscimento effettivo del Paterno Potere del Signore
dell’Universo. Il delicato istruttore interruppe il mio trasporto
d’intima adorazione al Padre, continuando:
‒ Come puoi osservare il legittimo sviluppo medianico, è un
problema di ascensione spirituale da parte dei candidati alle
percezioni sublimi. Nel frattempo, André, non importa che i nostri
amici ansiosi di raggiungere gli alti valori psichici siano venuti fino a
qui senza la dovuta preparazione. Benché siano principianti nel
tema, guadagnarono moltissimo, perché furono soccorsi contro il
vampirismo velenoso e distruttivo. Ti sei sorpreso con le larve che
annichilivano le loro energie spirituali; ora vedrai le entità
opportuniste che rimangono fuori dalla sala, aspettando il loro
ritorno.
‒ Là fuori? ‒ domandai preoccupato.
‒ Sì ‒ rispose Alessandro ‒, in realtà, se i nostri fratelli riuscissero a
utilizzare rigorosamente su sé stessi la disciplina, guadagnerebbero
molto in forza contro l’influenza degli infelici che li seguono; ma,
purtroppo, sono molto rari quelli che si mantengono con la
necessaria determinazione nel terreno dell’applicazione viva della
luce che ricevono. La maggioranza, finito il nostro circolo
magnetico, organizzato nel corso di ogni riunione, dimentica le
benedizioni ricevute e torna, nuovamente, verso le stesse condizioni
deplorevoli in cui si trovava ore prima, soggiogati da vampiri,
insistenti e crudeli.
‒ Oh! Che lezioni! ‒ esclamai.
Notando che i nostri amici incarnati si preparavano ad uscire,
l’istruttore mi invitò:
‒ Vieni con me alla via pubblica e osserva con i tuoi occhi.
“L’essere umano è in qualsiasi situazione,
quello che aspira,
l’irradiazione di quello che sente,
gli interessi che coltiva.”
Sotto l’influenza
La Preghiera
Soccorso Spirituale
– Hai bisogno di rientrare presto ai servizi? – chiese Alessandro, quando siamo tornati
sulla via pubblica.
– Posso disporre di più tempo – risposi. Il mio interesse nella continuità delle istruzioni
era enorme. Alessandro aveva vastissima esperienza medica. Le mie conoscenze in
questo campo, rispetto alle sue, erano poca cosa.
– Ho ancora oggi un’assemblea per dare chiarimenti a dei fratelli incarnati – proseguì
l’orientatore – e se potrai venire, saremo felici.
– Come no?! Sto imparando e non voglio perdere l’opportunità.
Siamo usciti.
Le entità perturbate restavano vicino alla porta, dando l’idea di qualcuno che aspetta di
trovare un buco per entrare.
Poiché Alessandro proseguiva nella educativa dissertazione, lo seguivamo passo passo,
come quando eravamo sulla Crosta Terrestre.
Erano i primi minuti del mattino. I transeunti disincarnati erano numerosissimi. La
maggior parte, di natura inferiore, indossava abiti scuri, ma qui e là ci trovavamo di
fronte a dei gruppi luminosi che passavano celeri, per servizi la cui importanza
potevamo intuire.
– C’è sempre un gran da fare con urgenza, nell’aiuto necessario ai nostri fratelli sulla
Crosta – commentò l’istruttore, affabilmente e con dolcezza – e, in molti casi, è più
efficiente il nostro soccorso di notte, quando i raggi solari diretti non disintegrano certe
risorse della nostra cooperazione ...
Non aveva ancora finito, quando d’improvviso ci si avvicinò una simpatica signora
anziana.
– Giustina, sorella mia, il Signore ti benedica! – Salutò gentilmente l’orientatore.
L’entità amica, che mostrava molta inquietudine nello sguardo, rispose con affettuoso
rispetto e si spiegò:
– Alessandro, ho bisogno urgente del vostro aiuto perciò sono venuta a incontrarti. Mi
devi scusare.
E, prima che l’istruttore verbalmente potesse sondare la sua afflizione l’interlocutrice
proseguì:
– Mio figlio Antonio è in condizioni molto gravi ...
Ora era Alessandro che la interrompeva:
– Immagino cosa succede. Quando l’ho visitato il mese scorso ho notato disturbi
circolatori.
– Si, Si – continuò la madre afflitta. – Antonio anche se ha un buon cuore, vive nel circolo
dei pensieri sregolati. Oggi ha portato a letto tante preoccupazioni senza senso, tante
angosce inutili, che le sue creazioni mentali, si sono trasformate in vere e proprie
torture. Invano ho cercato di aiutarlo con le mie umili risorse; però è così grande il suo
squilibrio interiore, che qualsiasi mia collaborazione è risultata inutile, rimanendo il suo
cervello sotto la minaccia di un ictus mortale.
E avvertendo la gravità del momento, disse tristemente:
– Oh Alessandro, so bene che dobbiamo subordinare i nostri desideri ai disegni di Dio.
Tuttavia mio figlio ha ancora bisogno di altri giorni sulla Terra. Credo che, entro due
mesi, riuscirò a tirare fuori da lui, indirettamente, la soluzione di tutti i problemi che
affliggono la pace della sua famiglia. La tua autorità può aiutarci! Il tuo cuore edificato
in Cristo è in condizioni di farci un tale bene! …
Riconoscendo l’urgenza dell’argomentazione, l’orientatore esclamò:
– In marcia! Non abbiamo un secondo da perdere!
Da lì a pochi minuti entrammo nella confortevole residenza. L’anziana afflitta ci
condusse in una stanza spaziosa, dove il figlio, capofamiglia, riposava sotto lenzuola
bianchissime, dandomi l’impressione di un moribondo.
Antonio sembrava avere quasi 70 anni e mostrava tutti i segni della
arteriosclerosi 30 avanzata.
La scena era ancora profondamente educativa per me, che ero entrato in questo
prezioso circolo di nuovi casi.
Identificava perfettamente lo stato preagonico, in tutte le sue espressioni fisico–
spirituali. L’anima confusa, incosciente, si muoveva con difficoltà, quasi totalmente
esteriorizzata vicino al corpo immobile, che respirava con difficoltà.
Mentre Alessandro si inclinava paternamente su di lui, osservai che ci trovavamo davanti
ad una pericolosa trombosi, localizzata in una delle arterie che irrigano la corteccia
motoria del cervello. L’apoplessia non si sarebbe fatta attendere. Alcuni istanti in più e
la vittima si sarebbe disincarnata.
Alessandro, che concentrava tutte le sue attenzioni sul paziente, gli toccò il cervello
perispirituale e disse con serena autorità:
____________________________________________________________________________
________________________________________________
30 L'arteriosclerosi è un complesso di alterazioni anatomiche a carattere degenerativo
che riguarda soprattutto le grosse arterie (aterosclerosi). Predilige le arterie
coronariche, cerebrali, degli arti, determinando una riduzione di calibro vasale e un
aumento di rigidità dei vasi arteriosi. La lesione è soprattutto un restringimento e un
indurimento. Vi è quasi sempre un rapporto tra lo sviluppo della malattia e l'aumento
del tasso di lipidi ematici (in particolare il colesterolo) e una relazione con la pressione
arteriosa, vita sedentaria e l’età avanzata.
____________________________________________________________________________
_________________________________________________
– Antonio, resta vigile! Il nostro intervento ha bisogno della tua cooperazione!
Il moribondo, slegato parzialmente dal corpo, aprì i suoi occhi perispirituali, sembrando
dare vaghi segni di coscienza e l’istruttore proseguì:
– Tu sei vittima di un conflitto ingiustificabile dei tuoi stessi pensieri. Le tue eccessive
preoccupazioni crearono elementi di disorganizzazione cerebrale. Intensifica il desiderio
di riappropriarti delle cellule fisiche, mentre ci prepariamo per aiutarti. Questo
momento è decisivo per le tue necessità.
L’interpellato non rispose ma osservai che, nell’intimo delle forze della coscienza,
Antonio comprendeva l’avvertimento, collocandosi in buona disposizione a collaborare a
favore di sé stesso.
Di seguito, l’orientatore iniziò complicate operazioni magnetiche sul corpo inanimato,
dando nuova energia alla spina dorsale. Dopo alcuni istanti, mise la mano destra sul
fegato e più tardi, la trattenne sul cervello fisico all’altezza della zona motoria, mi
chiamò e mi disse:
– André, resta in preghiera collaborando con noi. Convocherò alcuni fratelli in servizio,
questa notte, per aiutarci.
E affermò, dopo aver meditato alcuni secondi:
– Il gruppo del fratello Francesco non può essere lontano.
Detto questo, Alessandro assunse un atteggiamento di profonda concentrazione di
pensiero.
Non passò più di un minuto e una piccola spedizione di otto entità, quattro compagni e
quattro sorelle, attraversò l’ambiente domestico, in religioso silenzio.
Ci salutammo tutti rapidamente e l’istruttore si rivolse con molta attenzione all’entità
che sembrava essere il capo.
– Francesco, abbiamo bisogno dei fluidi di alcuni dei nostri amici incarnati, il cui veicolo
materiale si trovi ora in riposo equilibrato.
Mentre il fratello appena arrivato osservava con attenzione l’agonizzante, Alessandro
aggiungeva:
– Come puoi vedere, ci troviamo di fronte a un caso gravissimo, è necessaria molta cura
nella scelta dei donatori dei fluidi.
Il dirigente dei soccorritori, rifletté alcuni minuti e disse:
– Abbiamo un compagno che potrà servirci in proposito. Si tratta di Alfonso. Mentre lo
cerco, il nostro gruppo soccorrerà con la sua azione curativa, emettendo forze di
collaborazione magnetica attraverso la preghiera.
Francesco si assentò immediatamente.
In quell’istante l’anziana signora si avvicinò all’istruttore e disse rispettosamente:
– Se c’è bisogno di fluidi di fratelli incarnati, forse potremmo utilizzare l’aiuto delle mie
nipoti che riposano nelle stanze vicine?
– No – rispose Alessandro con delicatezza–, non potrebbero servire alle attuali esigenze.
Abbiamo bisogno di qualcuno sufficientemente equilibrato nel campo mentale.
L’inquieta madre si allontanò, asciugandosi le lacrime. Rispondendo a un segno
affettuoso dell’orientatore, mi avvicinai, osservando il malato più da vicino, anche se mi
mantenni in intimo atteggiamento di preghiera.
– Antonio è vedovo da vent’anni – spiegò Alessandro –, ed è alla vigilia di tornare da noi,
al piano spirituale. Ma, il nostro amico deve rimanere per alcuni giorni in più sulla sfera
della superficie terrestre per poter lasciare debitamente risolti alcuni seri problemi. Il
Signore ci concederà la soddisfazione di collaborare nella rinascita provvisoria delle sue
forze.
Sarà perché ero già lì a osservare il gruppo di entità che pregavano in silenzio, o perché
pretendessi beneficiarmi con nuovi insegnamenti, l’istruttore chiarì:
– Abbiamo qui il gruppo del Fratello Francesco. Si tratta di una delle innumerevoli
squadre di servizio che si presta alla cooperazione. Molti compagni si dedicano a lavori
di questa natura, soprattutto di notte, quando le nostre attività di aiuto possono essere
più intense.
Infinite quantità di domande incombevano nel mio cervello, col fine di risolvere i dubbi
del momento, tuttavia, comprendendo la gravità di quei minuti e di fronte al compito a
cui eravamo stati chiamati, decisi di tacere.
Non trascorse molto tempo e Francesco tornò seguito da qualcuno.
Si trattava del compagno incarnato a cui Alessandro si era riferito.
Non ci fu tempo per i saluti. L’orientatore, prendendolo a destra, lo condusse
immediatamente alla testa del moribondo dicendogli con affettuosa autorità:
– Alfonso, non abbiamo un secondo da perdere. Colloca entrambe le mani sulla fronte
del malato e mantieniti in preghiera.
L’interpellato non batté ciglio. Mi dava l’impressione di un veterano in questi servizi di
assistenza, sembrava non preoccuparsi di tutti noi, concentrandosi solamente sul dovere
da compiere.
Fu allora che vidi Alessandro agire come un vero magnetizzatore. Ricordando i miei
antichi lavori medici nei casi estremi di trasfusione di sangue, vedevo perfettamente lo
sforzo di trasferire i vigorosi fluidi di Alfonso all’organismo di Antonio, già moribondo.
In qualità di alunno, aumentando le mie capacità di analisi di fronte alla preziosa
lezione, osservai che i lineamenti del malato si trasformavano gradualmente man mano
che l’istruttore muoveva le sue mani sul cervello di Antonio, che rivelava crescenti segni
di miglioramento. Verificavo, con grande stupore, che la sua forma perispirituale si
andava riunendo lentamente alla forma fisica, integrandosi, armoniosamente l’una con
l’altra, come se fossero di nuovo in un processo di riordinamento, cellula per cellula.
Dopo un quarto d’ora, secondo il mio calcolo di tempo, era finito il laborioso intervento
magnetico. Alessandro chiamò l’anziana e le disse:
– Giustina il coagulo è appena stato riassorbito e con le nostre risorse siamo riusciti a
intervenire sull’arteria; ma Antonio avrà al massimo cinque mesi in più di permanenza
sulla Terra. Se hai perorato quest’ausilio per aiutarlo a risolvere affari urgenti, non
perdere le opportunità, perché il sollievo di questo istante non durerà più di cento
cinquanta giorni. E non dimenticare di avvertirlo, attraverso i mezzi intuitivi a nostra
disposizione, sull’attenzione che dovrà mantenere su sé stesso a proposito delle
preoccupazioni eccessive, soprattutto di notte, quando succedono i fenomeni disastrosi
più gravi nella circolazione, a causa della mancanza di vigilanza di molte persone che si
avvalgono delle ore sacre del riposo fisico per la creazione di fantasmi crudeli nel campo
vivo del pensiero. Se il nostro amico si dimentica e non si auto aiuta, forse può
disincarnarsi prima dei cinque mesi. È indispensabile la maggior cautela possibile.
La madre ringraziò commossa con lacrime di gioia.
Alessandro raccomandò al “soccorritore” incarnato di ritirare le mani dalla fronte
dell’ammalato e vidi, allora, l’inaspettato. Il malato grave, reintegrato nelle funzioni
corporee, con tutta l’armonia possibile, aprì gli occhi fisici, come se fosse
profondamente ubriaco e iniziò a gridare con voce tonante:
– Aiuto! Aiuto…! Aiutatemi, per l’amor di Dio! Muoio! Muoio…!
Accorsero alcune giovani, spaventate e nervose, in vesti bianche, intuì che le figlie
affettuose e sensibili, erano venute in soccorso al padre ansioso.
– Papà! Papà! – esclamavano piangendo – cosa succede?
– Sto morendo! – Gridò il malato, in tono acuto – chiamate il medico ... Affrettatevi!
– Ma, che cosa senti papà? – domandò una di esse, in pianto convulsivo.
– Mi sento morire, ho la testa frastornata, incapace di ragionare…
Grande era il trambusto degli incarnati che passavano attraverso di noi con indescrivibile
chiasso, inciampando gli uni negli altri, senza la minima traccia di coscienza sulla nostra
presenza lì.
Alessandro chiese al fratello Francesco di fornire le istruzioni ad Alfonso per tornare a
casa e quindi si preparò a ritirarsi e mi disse sorridendo di fronte allo stupore che
l’atteggiamento allarmante delle ragazze mi causava:
– Generalmente, quando i nostri amici incarnati gridano e piangono chiedendo soccorso,
il nostro servizio di assistenza è già terminato. Partiamo.
Il malato, semilucido, continuava inquieto, mentre il telefono suonava e ciò portò
all’immediata visita del medico.
L’anziana signora si congedò da noi, in modo commovente, rimanendo accanto al
malato, vegliando devota e umile.
Per strada, chiesi all’istruttore che mi mettesse in contatto più intimo col Fratello
Francesco che ci accompagnava sollecito.
Alessandro, affabile come sempre, assecondò i miei desideri.
– La nostra piccola spedizione – spiegò il capo del gruppo, dopo aver scambiato con me
parole molto gentili – è una delle innumerevoli squadre di soccorso che lavorano nei
circoli della Crosta Terrestre. Siamo migliaia di servitori in queste condizioni, legati a
diverse regioni spirituali più elevate.
– Il suo nucleo – chiesi – viene dalla nostra colonia?
– Sì. E le nostre attività sono in stretta relazione con i compiti di diversi istruttori di
Nosso Lar.
– E ci sono compiti specifici per ogni gruppo come il suo?
– È così. Il nostro, per esempio – affermò Francesco con gentilezza –, è destinato al
sostegno di malati gravi e agonizzanti. In generale, le condizioni di lotta per i malati
sono più difficili di notte. I raggi solari, nelle ore diurne, distruggono gran parte delle
creazioni mentali inferiori dei malati che si trovano in gravi condizioni; non succede la
stessa cosa di notte, quando il magnetismo lunare favorisce le creazioni, di qualunque
specie, buone o brutte che siano. Per questo, il nostro sforzo deve essere vigilare. Quasi
nessuno nel circolo dei nostri fratelli incarnati conosce la vastità dei nostri compiti di
soccorso. Essi permangono in un campo di vibrazioni molto differenti dalle nostre e non
possono captare o riconoscere il nostro aiuto. Ma questo non importa. Altri benefattori,
molto più elevati di quelli di cui possiamo avere conoscenza diretta, vegliano su di noi e
ci ispirano devotamente nel campo dei doveri comuni, senza che noi possiamo percepire
la loro forma di espressione nei lavori relativi ai disegni divini.
E forse perché io sorridevo, ammirando il suo ideale di rinuncia serena e santificante,
l’interlocutore sorrise aggiungendo:
– Sì, amico mio, reclamare comprensione e risultati dalle creature e dalle situazioni
ancora incapaci di darcele, è un’azione più crudele della richiesta di ricompense
immediate.
Era una verità molto convincente. Fratello Francesco era dentro la logica più elevata.
Quelli che soccorrono qualcuno, interessati nel riconoscimento o nella ricompensa, di
solito chiudono gli occhi di fronte all’aiuto divino e invisibile che ricevono dall’Alto.
Esigono che gli altri li identifichino nella posizione di benefattori, ma non si ricordano
mai che amici saggi e abnegati, offrono loro la migliore cooperazione dai piani superiori,
senza reclamar loro la benché minima nota di gratitudine personale.
– Sono molti i fratelli affini tra di loro – continuò il mio interlocutore, interrompendo le
mie intime riflessioni – che si riuniscono, dopo la morte del corpo, nei compiti di
protezione fraterna, quando già hanno raggiunto i primi gradi della scala di
purificazione. Da quello che mi è possibile dedurre, simili lavori sono tra i più efficienti
e degni a beneficio degli uomini.
Raramente i compagni incarnati, quando sono in ottime condizioni di salute fisica,
possono comprendere le sofferenze degli infermi in situazioni disperate o dei moribondi
che sono pronti a partire. Tuttavia, noi altri, nell’ambito delle forti realtà, sappiamo
che molte volte quando si è in tali circostanze, è possibile fare conquiste di natura
spirituale assai sublimi e in pochi giorni, avendo magari trascorso molti anni di attività
inutile. Nel letto di morte, le creature sono più umane e più docili. Si direbbe che il
dolore intransigente debilita gli istinti più bassi, attenua le fiamme più vive delle
passioni inferiori, umanizza l’anima, aprendogli benedetti interstizi intorno, dai quali
penetra l’infinita luce divina. Il dolore continua a sgretolare le pesanti muraglie
dell’indifferenza, dell’egoismo indurito e dell’eccessivo amor proprio. Allora è possibile
il grande intendimento. Lezioni ammirabili danno beneficio all’essere umano, benché
pallidamente, percepisca la grandezza dell’eredità divina. Gli si accentua l’eroismo e gli
s’incidono nel cuore, per sempre, messaggi vivi di amore e saggezza. E nella densa notte
dell’agonia comincia a brillare l’aurora della vita eterna. Ai suoi indistinti bagliori, i
nostri principi sono facilmente accettati, la sensibilità dimostra caratteristiche sublimi e
la luce immortale lancia fonti d’infinito potere nella parte più recondita dello spirito.
L’interlocutore fece una lunga pausa e concluse:
– In questo modo riusciamo a compiere un servizio efficace di assistenza, portando nuovi
valori nel campo della fraternità e del bene legittimo. Non ti è mai capitato di osservare
la pazienza inaspettata dei malati gravi, la calma di alcuni malati terminali e la suprema
accettazione della maggior parte dei moribondi? Spesso simili risultati, incomprensibili
per gli incarnati che li circondano, sono il prodotto degli sforzi dei nostri gruppi
itineranti di soccorso.
Francesco aveva esposto sublimi verità. Infatti, la serenità dei pazienti in condizioni
disperate e l’inspiegabile rassegnazione dei moribondi, assolutamente indipendenti dalla
fede religiosa, non potevano avere un’altra origine. La Bontà divina è infinita e, ovunque
e sempre, ci sono manifestazioni generose della Provvidenza Paterna di Dio, confortando
i tristi, calmando i disperati, soccorrendo gli ignoranti e benedicendo gli infelici.
8
– Mentre ci troviamo incarnati sulla Terra, non abbiamo sufficiente coscienza dei servizi
realizzati durante il sonno fisico; tuttavia, questi lavori sono di inesprimibile e immenso
valore. Se tutti gli uomini apprezzassero seriamente il valore della preparazione
spirituale davanti a un simile compito, con sicurezza raggiungerebbero le conquiste più
brillanti nei domini psichici, benché ancora legati agli involucri inferiori.
Sfortunatamente, la maggioranza si avvale inconsciamente del riposo notturno per uscire
a caccia di emozioni frivole o poco dignitose. Diminuiscono le loro difese e certi impulsi,
largamente soffocati durante la veglia si espandono in tutte direzioni per mancanza di
educazione spirituale veramente sentita e vissuta.
Interessato a chiarimenti concreti, domandai:
– Ma questo succede con allievi dei corsi avanzati dello Spiritualismo? Potrebbero essere
vittime di quegli inganni gli alunni di un istruttore del livello di Alessandro?
– Ovviamente. – commentò fraternamente Sertorio – Riguardo a una possibilità del
genere non avere alcun dubbio. Quanti elogiano la Verità, senza aderirvi intimamente?
Quanti ripetono formule di speranza e di pace, disperandosi e tormentandosi, nel fondo
dei loro cuori? Ci sono sempre molte “chiamate” in tutti i settori della costruzione e del
perfezionamento nel mondo. Ma gli “eletti” sono sempre pochi!
Completando il pensiero, come per esimerlo da qualunque falsa nozione di personalismo
nell’opera divina, Sertorio aggiunse:
– Dobbiamo rivedere le nostre definizioni sugli “eletti”. I compagni così classificati non
sono particolarmente favoriti dalla grazia divina che è sempre la stessa fonte di
benedizioni per tutti. Sappiamo che la “selezione”, in qualunque lavoro costruttivo, non
esclude la “qualità”; e se l’uomo non offre qualità superiore per il servizio divino, in
nessun caso deve aspettarsi di essere scelto. Si deduce, quindi, che Dio chiama tutti i
suoi figli alla cooperazione nella sua augusta opera; ma solamente i dotati di devozione
persistono, laboriosi e fedeli, costruendo qualità eterne che fanno loro degni dei grandi
compiti. Riconoscendo che le qualità sono frutto delle nostre azioni, mai potremo
dimenticare che la selezione divina comincerà dallo sforzo di ognuno.
La tesi del compagno era molto interessante e educativa, ma eravamo arrivati ad un
piccolo edificio, davanti al quale Sertorio si fermò e disse:
– È la residenza di Vieira. Vediamo quello che succede.
L’accompagnai in silenzio.
In pochi istanti ci trovammo dentro a una confortevole stanza, nella quale dormiva un
uomo di una certa età, facendo un singolare rumore. Gli si vedeva, perfettamente, il
corpo perispirituale unito alla forma fisica, benché parzialmente slegati tra loro. Al suo
fianco, c’era una singolare entità, con vesti completamente nere. Notai che il
compagno, addormentato, permaneva sotto sensazioni di dolorosa paura. Grida acute
uscivano dalla sua gola. Si assillava angosciosamente mentre l’entità oscura faceva gesti
che io non riuscivo a comprendere.
Sertorio mi si avvicinò, dicendo:
– Vieira sta soffrendo un incubo crudele.
Ed indicando la strana entità, continuò:
– Credo che egli abbia attratto fino a qui questa entità che l’atterrisce.
In effetti, con molta delicatezza, il mio interlocutore cominciò a dialogare con l’entità
vestita a lutto:
– Per caso l’amico è parente del compagno che dorme?
– No, no. Siamo vecchi conoscenti.
E con molta impazienza, rimarcò:
– Questa notte, Vieira mi ha chiamato con suoi reiterati ricordi e mi ha accusato di
mancanze che non commisi, conversando con leggerezza in famiglia. Ciò, com’è
naturale, mi ha disgustato. Non è sufficiente quello che ho sofferto dopo la morte? Avrò
bisogno inoltre, di sentire false testimonianze di amici che mi denigrino? Non mi
aspettavo da lui un simile atteggiamento, in virtù delle relazioni affettive che ci
univano, includendo le nostre famiglie. Vieira fu sempre persona di fiducia. A causa di
questa sorpresa, ho deciso di aspettarlo nei momenti del sonno, col fine di dargli i
chiarimenti necessari.
Lo strano visitante fece una pausa, sorrise ironico e continuò:
– Tuttavia, dal momento in cui ho cominciato a spiegargli la situazione del passato,
informandolo sui veri motivi delle mie iniziative e decisioni nella vita carnale, affinché
non continuasse a calunniare il mio nome, benché senza l’intenzione, Vieira ha assunto
quel viso di trepidazione che state vedendo. E sembra che non desideri ascoltare le mie
verità…
Interessato a quelle nuove lezioni, mi avvicinai all’amico il cui corpo riposava in
posizione orizzontale e sentii il suo sudore freddo, col quale stava inzuppando le bianche
lenzuola. Non poteva comprendere chiaramente l’aiuto che gli stavamo dando, perché ci
guardava stranito e con ansia, intensificando ancora più le grida e i gemiti che uscivano
dalla sua bocca.
Sentendo la silenziosa disapprovazione di Sertorio, l’abitante delle zone inferiori gli
rivolse la parola in modo speciale:
– Il signore crede che dobbiamo ascoltare impassibili le accuse che ci sono rivolte con
leggerezza? Non sarà passibile di censura e di punizione l’amico infedele che si avvale
delle imposizioni della morte per calunniare e deprimere? Se Vieira si è sentito in diritto
di accusarmi, ignorando certi dettagli dei problemi della mia vita privata, non è giusto
che ora ascolti i miei chiarimenti fino alla fine? Per caso non sa che i morti continuano a
vivere? Ignorerà, per caso, che il ricordo di ogni compagno deve essere sacro? Suvvia! Se
io stesso l’ho sentito, nella mia nuova condizione di disincarnato, sostenendo lunghe
dissertazioni con riferimento al rispetto che dobbiamo gli uni agli altri… Non considera,
dunque, che abbia motivi giusti per esigere una legittima comprensione?
L’interpellato abbozzò un gesto di compiacenza e commentò:
– Può darsi che lei abbia ragione, mio caro. Tuttavia, credo che debba perdonare
l’amico! Come esigere dagli altri una condotta rigorosamente corretta se ancora non
siamo esseri irreprensibili? Mantenga la calma, siamo caritatevoli gli uni verso gli altri!
E mentre l’entità meditava sulle parole sentite, Sertorio mi disse in tono discreto:
– Vieira non potrà partecipare questa notte ai lavori.
Non potei reprimere la brutta impressione che la scena mi causava e perché forse avevo
uno sguardo supplicante, difendendo la causa del povero fratello che si stava quasi
disincarnando per la paura, l’assistente di Alessandro disse:
– Ritirare violentemente la visita della presenza che lui stesso propiziò, non è compito
compatibile con le mie possibilità di questo momento. Ma possiamo soccorrerlo
svegliandolo.
E, senza aspettare, scosse il dormiente, energicamente, gridando il suo nome con forza.
Vieira si svegliò confuso, disorientato, molto affaticato e lo sentii esclamare,
pallidissimo:
– Grazie a Dio che mi sono svegliato! Che orribile incubo! È possibile che io abbia lottato
col fantasma del vecchio Barbosa? No! Non posso crederlo…!
Non ci vide e neppure identificò la presenza dell’entità in nero che rimase lì fino a non
so quando. Ritirandoci, notavo ancora le sue domande intime, interrogandosi su quello
che aveva mangiato cenando, cercando di giustificare il terribile spavento con pretesti
di origine fisiologica. Lontano dall’ascoltare la sua coscienza, rispetto alla maldicenza e
alla leggerezza, cercava di giustificare la lezione accusando il suo stomaco, cercando di
evadere dalla realtà.
Sertorio non mi offrì l’opportunità per approfondire le mie riflessioni. Richiamandomi al
compimento del dovere immediato, disse:
– Andiamo da Marcondes. Non possiamo perdere tempo.
In pochi minuti, entravamo in un altro appartamento privato. Il quadro, qui, era più
triste e deplorevole.
In realtà, Marcondes era lì, parzialmente slegato dal corpo fisico, che riposava con
gradevole apparenza, sotto magnifiche coperte. Non vi erano segni di paura, come
succedeva col primo amico visitato: rivelava la posizione di rilassamento caratteristico
dei consumatori di oppio. Al suo fianco si osservavano tre entità femminili con
espressione burlona in atteggiamento poco edificante.
Vedendoci, subito il padrone dell’appartamento si sorprese moltissimo, soprattutto alla
vista di Sertorio che era un antico conoscente e si alzò, imbarazzato, cercando, con
difficoltà, alcune spiegazioni.
– Amico mio – cominciò a dire dirigendosi all’aiutante di Alessandro –, so già che vieni a
cercarmi… non so come spiegare quello che succede…
Non poté continuare e si prese la testa tra le mani, come se volesse nascondersi da sé
stesso.
A questo punto della triste scena, verificai, senza dar luogo a dubbi, che le entità
visitatrici erano tra quelle che avevo conosciuto nelle regioni delle ombre, quelle della
peggiore specie.
Irritate forse a causa del rinsavimento del compagno che si rivelava triste e umiliato,
proruppero in una grande gazzarra, avvicinandosi molto a noi, senza il più minimo
rispetto.
– È impossibile che ci strappino a Marcondes! – disse una di esse, enfaticamente. – In fin
dei conti, non venni certo da molto lontano per perdere così il mio tempo!
– Egli stesso ci chiamò affinché venissimo questa notte – esclamò la seconda,
audacemente – e non si allontanerà in alcun modo.
Sertorio ascoltò con serenità, evidenziando la sua intima compassione.
La terza entità, che sembrava possedere istinti inferiori ancora più sviluppati, ci si
avvicinò con terribile espressione di sarcasmo e, facendomi capire che quella non era la
prima volta che Sertorio occupava quel luogo con gli stessi fini e nelle stesse
circostanze, disse:
– Voi non smettete di essere degli intrusi. Marcondes è debole e si è lasciato
impressionare dalla vostra presenza. Ma noi faremo in modo che reagisca. Non riuscirete
a strapparci il nostro prediletto.
E ridendo sguaiatamente, con ironia aggiungeva:
– Abbiamo anche un corso di piacere. Marcondes non se ne andrà.
Contrariamente ai miei impulsi, Sertorio non mostrava prestare loro la benché minima
attenzione. Le parole e le espressioni di quelle entità mi irritavano. Al mio fianco, il
collaboratore di Alessandro si manteneva straordinariamente tranquillo. La vittima
rimaneva umile e triste. Perché simili insulti? Stavo per rispondere qualcosa, chiedere di
chiarire il caso in termini precisi, quando Sertorio mi fermò:
– Contieniti André! Un minuto di conversazione con le tentazioni provocatrici del piano
inferiore possono indurci a perdere un secolo.
Immediatamente, con invidiabile tranquillità, si rivolse all’interessato, domandandogli,
senza spirito di censura:
– Marcondes, come ti giustificherò oggi, amico mio?
L’interpellato rispose, tra lacrime ed umiliazione:
– Oh, Sertorio! Come è difficile mantenere il cuore sulla retta via! Perdonami… non so
come sia potuto accadere tutto questo… Non me lo so spiegare!
Ma Sertorio sembrava essere poco disposto a coltivare lamenti e mostrandosi molto
interessato ad approfittare del tempo, l’interruppe:
– Sì, Marcondes. Ognuno sceglie le compagnie che preferisce. Nel futuro, tu
comprenderai che siamo tuoi amici leali e che ti auguriamo tutto il bene possibile.
Le donne ci lanciarono una nuova serie di frasi ridicolizzandoci. Marcondes cominciò di
nuovo a lamentarsi, ma il messaggero di Alessandro, senza titubanza alcuna, mi prese
per mano e tornammo sulla strada.
– Ritorniamo immediatamente – disse con decisione.
– E che cosa facciamo? – indagai – non lo sveglierai?
– No. Non possiamo agire qui allo stesso modo*. Marcondes deve rimanere in tale
situazione, affinché la mattina, il ricordo spiacevole sia più duraturo, fortificando la sua
ripugnanza per il male.
– Che cosa faremo, allora? – domandai sorpreso.
– Diremo al nostro orientatore quello che succede, – concluse Sertorio con calma – è
quanto ci spetta portare a termine.
E sintetizzando estese considerazioni che poteva spendere sul tema, sottolineò:
– Adesso, André, ci chiama un dovere più elevato, nell’ambito della nostra giornata
verso Dio. Tuttavia, quando finiranno le lezioni di questa notte, tornerò per vedere
quello che è possibile fare a beneficio dei nostri poveri amici. Per adesso, non dobbiamo
perdere tempo. Gli insegnamenti di Alessandro non sono diretti solamente alla
preparazione dei nostri fratelli, ancora uniti ai loro involucri carnali sulla superficie
della Terra; sono ugualmente preziosi per noi che necessitiamo arricchire le nostre
possibilità, per potere, poi, soccorrere con successo i compagni incarnati.
– Sì, sono d’accordo – risposi – nonostante, la situazione di Vieira e di Marcondes mi
colpisse profondamente.
Ma, Sertorio togliendomi la parola, concluse, sicuro di sé:
– Conserva il tuo buon sentimento che è sacro; ma non ti sprecare nel sentimentalismo
malaticcio. Stai tranquillo, l’assistenza non mancherà loro nel momento opportuno.
Tuttavia, non ti dimenticare che, se loro stessi incatenarono i loro cuori in simili
prigioni, è naturale che acquisiscano alcune esperienze vantaggiose a costo del loro
proprio disagio.
–––––––––
9
Medianità e Fenomeno
Era considerevole il numero di amici incarnati, provvisoriamente liberati del corpo fisico
attraverso il sonno, che si riunivano nel vasto salone. In prima fila, vicino al tavolo del
direttorio, dove Alessandro ne assunse la guida, si stabilirono gli allievi diretti e abituali
del generoso e saggio istruttore. Gli altri si distribuivano in gruppi in secondo piano.
Calcolai la partecipazione di compagni in questa condizione approssimativamente in
poco più di cento persone, ad eccezione dei disincarnati che erano presenti in maggiore
quantità. Oltre al gruppo del fratello Francesco che aveva portato i suoi protetti, altre
associazioni della stessa natura erano venuti con loro pupilli interessati alle nuove
istruzioni.
Tuttavia, osservai una peculiarità: solamente gli apprendisti allievi di Alessandro
potevano esporre i loro dubbi, petizioni e le indagini, non in senso verbale, bensì
attraverso richieste trasmesse a lui in anticipo, prima di incominciare la dissertazione.
Rispondendo alla mia curiosità, Sertorio, che si manteneva al mio fianco, spiegò,
attento:
– Esistono molte scuole di questo genere, per gli incarnati che sono disposti ad
approfittare dei momenti del sonno fisico. È naturale che ai discepoli abituali, di questo
o quel settore, corrisponda loro il diritto di interrogare. Come vediamo non c’è nessuna
preferenza particolare. Si tratta di una questione di ordine nei servizi, anche perché gli
apprendisti che partecipano sporadicamente hanno altri diritti, tra i nuclei ai quali
appartengono.
Soddisfatto dal chiarimento, domandai:
– Che tema è quello di questa notte? Esiste un programma prestabilito?
– C’è sempre un piano organizzato per il lavoro – rispose. – Comunque, i temi sono
improvvisati da Alessandro dopo aver ricevuto le domande e le richieste dei
frequentatori abituali. L’orientatore esamina attentamente le questioni sollevate dalla
maggioranza e fornisce istruzioni per soddisfare anche i temi esposti dal resto dei
partecipanti.
– E potresti dirmi il tema principale richiesto dalla maggioranza degli apprendisti di
questa notte?
– Credo che si riferisca alla medianità e al fenomeno in generale.
Di seguito, il compagno, con particolare gentilezza, m’invitò a integrare,
nell’assemblea, la squadra degli ausiliari dell’istruttore preposto, che si avviò alla
tribuna, iniziando i servizi educativi.
Più che in altre occasioni, risaltava la sua figura venerabile e imponente. Irradiando la
luce che gli era peculiare, Alessandro presiedeva la riunione dei lavoratori e studenti,
non in virtù del magnetismo degli oratori appassionati, bensì per la sua semplice bontà e
per la sua superiorità priva di affettazione.
Con tutta l’attenzione centrata su di lui cominciò la conferenza facendo una preghiera
al Signore, chiedendogli il dono di potere comprendere l’assemblea e di essere compreso
da loro. Per me tale preghiera era una novità commovente, interamente spirituale e
senza il benché minimo senso di personalismo. Ma, quanto più cercava di
spersonalizzarsi, confermandosi semplice strumento della Volontà Divina, più risaltava
l’orientatore ai miei occhi, come vero esponente di saggezza, umiltà, prudenza, fedeltà,
fiducia e luce.
Finita la commovente preghiera, cominciò a parlare, dirigendosi ai presenti con parole
ferme e dirette:
– “Fratelli, proseguendo con i nostri lavori, commenteremo oggi, le vostre richieste di
orientazione medianica, in considerazione delle difficoltà che vi si presentano nella lotta
di ogni giorno e che classificate come impedimenti di natura psichico–fisiologica.
“Desiderate benefici generosi nei domini della rivelazione superiore, sognate conquiste
gloriose e realizzazioni sublimi; tuttavia, bisogna correggere i vostri atteggiamenti
mentali davanti alla vita umana. Come intentare costruzioni senza basi legittime,
raggiungere gli obiettivi senza rispettare i principi? Non si riduce la fede a un semplice
ammasso di brillanti promesse e l’insieme delle ansie angosciose che vi possiedono i
cuori, in alcun modo, potrebbe significare la realizzazione spirituale propriamente
detta.
“L’edificazione del regno interiore con la luce divina reclama lavoro persistente e
sereno. Non sarà solamente con le parole che solleverete i templi della fede viva. Come
accade con qualunque servizio di natura terrestre, per quanto semplice sia, è
imprescindibile la selezione del materiale, sforzi nell’acquisizione, piani in precedenza
stabiliti, necessaria applicazione, sperimentazione della solidità, dimostrazioni di
equilibrio, fermezza nelle linee, armonia di insieme e accuratezza nella rifinitura.
Alessandro fece una leggera pausa, guardò attentamente l’assemblea, come se
desiderasse trasmettere onde vigorose di magnetismo creativo e proseguì:
– “Sono qui riuniti molti fratelli che pretendono di sviluppare le percezioni medianiche;
tuttavia, aspettano semplici manifestazioni fenomeniche, supponendo erroneamente che
le forze spirituali rimangono circoscritte a un semplice meccanismo di forze cieche e
fatali, senza nessuno sforzo in termini di preparazione, disciplina e concretezza.
Richiedono la chiaroveggenza, la chiaroudienza, il servizio completo di interscambio coi
piani più elevati; ma avranno imparato a vedere, a sentire e, soprattutto, a servire,
nella sfera del lavoro quotidiano?
“Avranno dominato tutti gli impulsi inferiori, per potersi collocare nella rotta verso le
regioni superiori? Potrà il feto camminare e parlare nel piano fisico?
“Dobbiamo conferire al bambino di cinque anni diritti che corrispondono a un adulto di
mezzo secolo? Se le leggi umane, ancora transitorie e imperfette, tracciano linee di
controllo per gli incapaci, sarebbero le leggi divine, immutabili ed eterne, alla mercé
dei disordinati desideri della creatura umana? Oh, amici miei, senza dubbio ci sono molti
generi e processi medianici in funzione nel mondo delle forme in cui vivete!
“Pertanto, urge valutare il lavoro prima del riposo, accettare il dovere senza pretese,
sviluppare i compiti apparentemente più semplici, prima di inquietarvi per le grandi
opere e collocare i propositi del Signore sopra di tutte le preoccupazioni individuali!
Urge fuggire dall’appropriazione indebita nel commercio con le forze invisibili, fuggire
all’incantesimo temporale e all’ossessione sottile e perversa! Collettivamente, non
siamo due razze antagoniste o due grandi eserciti, rigorosamente separati dalle linee
della vita e della morte, bensì, la grande e infinita comunità dei vivi, solamente diversi
gli uni dagli altri dai vincoli della vibrazione, ma spesso uniti nello stesso compito di
redenzione finale! Non crediate che la morte del corpo santifichi l’essere che lo abitò!
Se il raggio di sole non s’inquina al contatto col fango, anche il malato ribelle è lo stesso
malato anche se cambia residenza. Il corpo fisico rappresenta, solamente, un vaso,
usato per qualche tempo e il vaso rotto non significa la redenzione o l’elevazione del suo
possessore temporaneo. Ricorriamo a simile esempio, per dirvi che l’abitante della sfera
attualmente invisibile ai vostri occhi, non è sempre un fratello superiore a voi nei circoli
evolutivi. La disincarnazione non significa santificazione. I compagni che vi precedono
nel piano spirituale, non si trovano in un livello di apprendistato molto diverso. Gli
elettroni e i fotoni che costituiscono la vostra veste fisica integrano ugualmente i nostri
veicoli di manifestazione, benché con altre caratteristiche vibratorie. Pertanto, è
necessario che siate attenti alle vostre possibilità interiori, per le meraviglie della vostra
divinità potenziale.
“Nei vostri inquieti desideri di interscambio con l’Invisibile, naturalmente anelate
all’avvicinamento della società celeste. Aspettate la rivelazione della verità divina,
come elementi inappellabili di tranquille certezze; tuttavia, per questo è indispensabile
organizzare e sviluppare i vostri valori celesti, come creature celestiali che veramente
siete. Tutto un esercito di lavoratori del Cristo, funziona in ogni nucleo delle vostre
attività relative alla spiritualizzazione, convocandovi al sentimento illuminato, alla virtù
attiva, al livello superiore della vita intima; ma, ancora è molto forte la vostra tendenza
a materializzare tutte le espressioni dello spirito, dimenticando di spiritualizzare la
materia. Sollecitate la luce, perseverando quasi sempre nelle tenebre; reclamate
felicità, seminando sofferenze; chiedete amore, incentivando la divisione; cercate la
fede, dubitando addirittura di voi stessi.
“La possibilità di commerciare emozioni con le sfere invisibili che vi circondano, non
rappresenta, in alcuno modo, la realizzazione spirituale imprescindibile per
l’edificazione divina di ognuno di noi, perché il problema della gloria medianica non
consiste in essere strumento di determinate Intelligenze, bensì di essere strumento
fedele della Divinità. Affinché l’anima incarnata compia questa conquista, è
indispensabile che sviluppi i suoi propri principi divini. La ghianda è la quercia in
potenziale. La manciata di minuscoli semi, è il campo di grano di domani. L’embrione
insignificante sarà, in pochi giorni, il poderoso uccello che solca gli spazi infiniti.”
Alessandro era sempre di più entusiasta e bello. Dall’alto, discendevano sulla sua fronte
iridati fili di brillante luce.
– La Medianità – proseguì commuovendo i nostri cuori – è un “mezzo di comunicazione” e
proprio Gesù afferma: “«Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo;
entrerà e uscirà e troverà pascolo»32.
Con quale incomprensibile coraggio immaginate la realizzazione sublime, senza
perfezionarvi allo Spirito di Verità che è il proprio Signore? Ascoltate fratelli miei…! Se vi
disponete al servizio divino, non c’è un’altra strada se non Lui, che detiene l’infinita
luce della verità e la fonte inesauribile della vita!
32 (Giovanni. 10,9) “Voi siete Dei e farete cose più grandi di me” (Giovanni. 14-17)
Non esiste un’altra porta per la medianità celeste, per l’accesso all’equilibrio divino al
quale anelate nel recondito santuario del cuore! Solamente attraverso Gesù, vivendo le
sue lezioni sublimi, raggiungerete la sacra libertà di entrare nei domini della Spiritualità
e da essi uscire conquistando il pane eterno che vi sazierà per sempre la fame. Senza il
Cristo, la medianità è un semplice “mezzo di comunicazione” e nient’altro; una mera
possibilità di informazione, come tante altre, della quale potranno avvalersi anche gli
interessati a fare del male, moltiplicando il numero di prede infelici. Ricordatevi,
dunque, che la Legge Divina, non avvallò mai la prigionia né approvò mai la schiavitù!
Dimenticaste la divina parola che pronunciò Gesù: “Voi siete Dei”?33
Enunciando quest’ultima frase, l’orientatore assunse un atteggiamento molto diverso. Mi
sembrò che in pieno torace gli si fosse accesa una luce sublime, lievemente tinta di
azzurro; luce che inviava a tutti, raggi d’inesprimibile allegria. I suoi capelli
assomigliavano ora a fili di sole con riflessi di zaffiro. Lo sguardo era più sublime e
profondo. E molti di noi, incarnati e disincarnati, piangevamo di gratitudine e di giubilo,
toccati da inspiegabile emozione.
Dopo un breve intervallo, l’amoroso e saggio istruttore, continuò:
– Oh, amici miei! La permanenza nella condizione dell’animalità vi perturba! Siete la
corona spirituale della faccia della Terra, ragion per cui foste premiati dal Signore
dell’Universo. La fiaccola splendente del raziocinio illumina il santuario delle vostre
coscienze, il sublime vi invita all’ “Al di Là “, i fratelli maggiori vi invitano alla
comunione con il Padre; nonostante ciò, vi impegnate a intrattenervi volontariamente
nella fauna dell’irrazionalità primitiva. Nel campo vibratorio della mente umana, si
sente ancora il veleno delle vipere ingrate, l’istinto dei lupi affamati, la furbizia delle
volpi, l’impulso sanguinario delle tigri voraci, la vanità e l’orgoglio dei leoni. Non
crediate, semplicemente, che simili attributi siano caratteristici del corpo mortale. Sono
qualità che lo Spirito conserva in sé, dimenticando i patrimoni divini. Ebbene, la morte
fisica sorprende le creature umane nell’atteggiamento che hanno coltivato. Si
modificano i livelli di vibrazione, ma l’essenza spirituale è sempre la stessa. Da lì
proviene l’aggrovigliamento di manifestazioni inferiori nelle sfere medianiche delle
vostre attività. In molte occasioni, invece di coltivare le qualità positive di realizzazione
con Gesù, rimanete nel fomento degl’interessi meschini della concorrenza umana ai
centri passeggeri di pure sensazioni. Presi da grandi equivoci nei circoli dello sviluppo
medianico, credete che sia possibile vincere il dominio pesante delle vibrazioni
grossolane, indurite dai vizi di molti secoli, con la sola forza del movimento meccanico
delle cellule materiali. Senza preparazione alcuna, cercate di attraversare le frontiere
vibratorie, invocando le potenze invisibili di qualunque natura per l’addestramento di
forze psichiche, così come l’uomo leggero che pretendesse orientatori, a casaccio, nella
folla, dimenticando che non tutti i passanti della via pubblica sono nelle condizioni di
poter beneficare, orientare ed insegnare. Se le macchine più semplici della Terra
richiedono un corso preparatorio dall’operaio, affinché il settore della produzione non
perda in qualità e quantità, come sperate che la sublime medianità si riduca a servizi
automatici, a semplici manifestazioni di meccanismo fisiologico, esente da educazione e
responsabilità? Sempre sarà possibile aprire vie di comunicazione tra voi e i piani che vi
sono invisibili, ma non dimenticate che le affinità sono leggi fatali di riunione e
d’integrazione nei regni infiniti dello Spirito! Senza i valori della preparazione,
incontrerete, immancabilmente, la compagnia di quelli che fuggono dai processi
educativi del Signore; e senza le benedizioni della responsabilità, troverete,
logicamente, gli irresponsabili.
33 “Voi siete Dei e farete cose più grandi di me” (Giov. 14-17)
Obietterete che il fenomeno è indispensabile nel campo sperimentale delle conquiste
scientifiche, che l’inusuale deve essere invocato per favorire nuove convinzioni;
tuttavia, siamo i primi a riconoscere che le vostre strade sulla Terra si stendono tra
fenomeni meravigliosi. Avete già risolto, per caso, il mistero dell’integrazione
dell’idrogeno e dell’ossigeno nella goccia d’acqua? Avete spiegato tutto il segreto della
respirazione dei vegetali? Per quali leggi della Natura la cicuta che ammazza, cresce
vicino al grano che alimenta? Che cosa potete dire della asticella spinosa: che dalla
Terra offre il fiore, come grazioso calice di profumo celeste? Avete risolto tutti i
problemi biologici delle forme fisiche che popolano il Pianeta, nelle diverse specie? Qual
è la vostra definizione del raggio di sole? Avete visto qualche volta l’asse immaginario
che sostenta l’equilibrio del Mondo? Se simili fenomeni di carattere permanente sulla
Terra non svegliano le anime assopite, fornendo loro la legittima concezione
dell’esistenza di Dio, come sperate di distruggere la ribellione millenaria degli uomini,
esigendo prematuri spettacoli di manifestazioni della Spiritualità Superiore?
No, amici miei! Urge abbandonare i settori del rumore esteriore e iniziare lo sviluppo
interiore delle facoltà divine! La passione per il fenomeno può essere tanto viziosa e
distruttrice per l’anima, come lo è quella dell’alcool ubriacando e annichilendo i centri
della vita fisica. Nella maggioranza delle circostanze, il vostro gioco di ipotesi non
smette di essere una danza macabra dei raziocini, fuggendo alle realtà universali e
posticipando, indefinitamente, l’edificazione reale dello spirito! Concordiamo con voi
che la sperimentazione è necessaria; che l’indagine intellettuale è il punto di partenza
delle grandi imprese evolutive; che la curiosità rispettosa è la madre della scienza
realizzatrice; che ogni processo di conoscenza esige campo di osservazione e lavoro, così
come è indispensabile il materiale didattico nelle scuole più semplici. Tuttavia, urge
riconoscere che gli elementi di apprendistato non devono essere convertiti dall’alunno in
mere espressioni di gioco o di divertimento. Oltre a questo, benché gli alunni
s’istruiscano con le lezioni, è doveroso osservare che l’informazione non è tutto, in
quanto il chiarimento educativo è solo una parte dell’apprendistato. Che cosa dire dei
discepoli che studiano sempre, senza mai apprendere sul terreno delle vere
realizzazioni? Che cosa dire dei compagni che sono portatori di parole illuminanti per gli
altri e che non illuminano mai se stessi? Catalogare valori non significa viverli. Insegnare
il cammino ai viaggiatori non significa avere conoscenza diretta e personale della strada.
Esistono eccellenti statistici che non hanno mai visitato le fonti originali delle loro
risorse informative ed eminenti geografi che raramente escono dalla loro casa.
Ricorriamo a questi esempi per farvi capire che, se è possibile mantenere atteggiamenti
di quest’ordine, nel campo limitato della breve esistenza sulla Terra, non si può fare la
stessa cosa nel regno infinito della vita spirituale nei cui circoli vivete già da adesso,
nonostante la vostra condizione di creature legate ai veicoli inferiori.
La medianità non è una condizione transitoria della carne, bensì espressione dello
Spirito immortale. Naturalmente, l’interscambio perfezionato tra i due piani richiede
sane condizioni di possibilità fisiche del vaso sacro che il Signore vi affidò per la
santificazione; ma il corpo è uno strumento elevato nelle mani dell’artista, il quale deve
essere divino. Se aspirate allo sviluppo superiore, abbandonate i piani inferiori. Se
pretendete l’interscambio con i saggi, dovete crescere in conoscenza, valorizzare le
esperienze e intensificare le luci del raziocinio! Se aspettate la compagnia sublime dei
santi, santificatevi nella lotta di ogni giorno, perché le entità angeliche non restano
ferme nei giubili celesti e anche loro lavorano per la perfezione del mondo, aspettando
che diveniate angeli! Se desiderate la presenza dei buoni, siate buoni anche voi. Senza
affabilità, dolcezza, comprensione fraterna e senza comportamenti edificanti, non
potrete capire gli Spiriti affabili, amici, elevati e costruttivi. Altrimenti, sarebbe come
incontrare Platone ad insegnare filosofia avanzata a una tribù di selvaggi e primitivi e
Francesco di Assisi, a lavorare con dei ladri, non sarà ammissibile l’integrazione degli
Spiriti illustri e santificati con le anime rigorosamente aggrappate alle manifestazioni
più basse e grossolane dell’esistenza carnale. Nelle vostre attività spirituali ricordatevi
che non vi trovate di fronte una dottrina intransigente di uomini di passaggio sul
Pianeta! Sieti in un movimento divino e mondiale di liberazione delle coscienze, in una
rivelazione sublime della vita eterna e di valori immortali per tutte le creature umane di
buona volontà! Accogliendo questa convinzione, non trattenetevi nell’atteggiamento
presuntuoso di coloro che suppongono di avere incontrato nella medianità solo un sesto
senso esclusivo! Il valore medianico non è un dono per privilegiati, è una qualità comune
a tutti gli uomini che cercano la buona volontà sincera nel terreno dell’elevazione. Per
ora, è innegabile che abbiamo bisogno delle grandi incombenze stimolanti, ai quali
determinati compagni incarnati sono convocati per dare grandi testimonianze in questo
settore del chiarimento collettivo, nella diffusione della fede positiva e edificante; ma il
futuro ci rivelerà che il servizio di questa natura appartiene a tutte le creature, perché
tutti noi siamo Spiriti immortali. Non abbiate nessun dubbio! Non permettiate che il
modello vibratorio delle forze fisiche spenga in voi la luce gloriosa della divina certezza
di questo momento, perché tutti noi, amati amici, ci troviamo davanti alla nostra
Spiritualità senza fine, rinnovando energie viziata continuamente da secoli, in cammino
verso trasformazioni che mai potreste immaginare, nei circoli del vostro presente
evolutivo! Eleviamoci, dunque, nello spirito del Signore, che da oggi ci ha invitato al
banchetto della luce! Alziamoci per il futuro, non nel senso di disprezzare la Terra,
bensì col proposito di perfezionare le nostre qualità individuali per essere veramente
utili alle realizzazioni che dovranno arrivare! Amiamoci gli uni con gli altri intensamente
facendo veri i precetti evangelici e edificandoci ogni giorno di più erigendoci per la
redenzione finale.
Terminando la bella dissertazione della notte, dopo una lunga pausa, Alessandro,
facendo un sentito appello, concluse:
– “Uniamoci tutti nel compromesso sacro della legittima cooperazione con Gesù!
“Se il braccio umano modifica la struttura geologica della terra, facendo nuove strade,
costruendo città magnifiche e dando uno schema differente al corso delle acque sulla
Terra, intensifichiamo il nostro sforzo spirituale, rinnovando le disposizioni millenarie
del pensiero primitivo del mondo, costruendo solide rotte per la legittima fraternità,
concretizzando le opere di elevazione dei sentimenti e del raziocinio delle creature,
formando basi cristiane che santifichino il corso delle relazioni tra gli uomini!
“Non provocate lo sviluppo prematuro delle vostre facoltà psichiche! Vedere senza
comprendere o sentire senza discernere può causare grandi disastri del cuore. Cercate al
di sopra di tutto, il progresso nella virtù e affinate i sentimenti. Rafforzate il vostro
equilibrio e il Signore vi aprirà la porta delle nuove conoscenze!
“Se il desiderio di trasformare il prossimo tormenta le vostre anime, ricordatevi che ci
sono mille modi di aiutare senza imposizioni e che solamente dopo che il frutto è
maturato, arriva la fornitura di semi con cui sopperire alle necessità di altri nuclei
interessati nella semina!
“Liberatevi dall’eccessiva loquacità senza opere! Non vi parlo, qui, tanto solo delle
opere del bene, esteriorizzate nel piano fisico, bensì, in modo particolare, delle
costruzioni silenziose, della rinuncia, del lavoro di ogni giorno nella comprensione di
Gesù Cristo, della pazienza, della speranza, del perdono, che irrompono le porte dentro
l’anima, nel grande paese delle nostre esperienze intime!
“In tutti i lavori terrestri, trasformatevi nella Volontà di Nostro Padre! E nei vostri
servizi di fede, non cercate di far scendere fino a voi gli Spiriti Superiori, imparate,
piuttosto, a salire fino a loro, coscienti che le strade di interscambio sono le stesse per
tutti e che conta di più elevare il cuore per ricevere l’infinito bene, che esigere il
sacrificio dei benefattori…!
“Non rompete mai il filo di luce che vi unisce, individualmente, allo Spirito Divino! Non
permettete che l’egoismo e la vanità, gli appetiti inferiori e le tirannie dell’“io”,
offuschino la vostra facoltà di riflettere la Luce Divina. Ricordate che nella nostra
capacità di servire e nelle nostre posizioni di lavoro, stiamo a Dio come le pietre
preziose della Terra stanno al Sole creatore – quanto più nobile è la purezza della pietra,
più ci sono possibilità di riflettere lo splendore solare!
“Collocate le espressioni fenomeniche dei vostri lavori in secondo piano, ricordando
sempre che lo Spirito è tutto!”
In quell’istante, Alessandro tacque, mantenendosi in muta attesa. Ammirato, commosso,
notai che il generoso istruttore si trasfigurava, lì, davanti ai nostri occhi. Per la prima
volta dopo il mio ritorno al nuovo piano, mi era dato osservare tale singolare
avvenimento. Le sue vesti si trasformavano in una specie di neve radiosa, la sua fronte
emetteva intensa luce e dalle sue mani distese si staccavano raggi brillanti che, cadendo
su tutti noi, sembrava che ci infondessero uno strano incantesimo. Profonda emozione
mi dominò intimamente e quasi tutti noi, senza potere definire la causa di quelle divine
vibrazioni, piangevamo di allegria contenendo il giubilo inaspettato che ci opprimeva il
petto.
Dopo alcuni momenti di estasi sublime, vidi che Sertorio capiva la mia perplessità.
È vero, che in diverse occasioni io avevo presenziato alla preghiera di entità elevate,
preghiera che si faceva accompagnare sempre dai più belli fenomeni di luce, ma non
avevo mai osservato, fino ad allora, simile trasfigurazione!
Toccandomi soavemente il braccio, il compagno affermò:
– Tutte le potenze della Natura superiore si riuniscono intorno ad Alessandro in questo
momento, trasformandolo in intermediario di sublimi doni per noi. È per questo motivo
che egli irradia e risplende con tanta intensità.
Compresi la bellezza della scena e la sublimità della lezione.
Trascorsi alcuni secondi, il grande orientatore, ritornando al suo aspetto abituale,
elevava una preghiera di riconoscenza al Signore e chiudeva, allegramente, la divina
riunione.
10
Materializzazione
In virtù del mio interesse per lo studio dei fenomeni di materializzazione, non esitai di
sollecitare l’importante aiuto di Alessandro, che si è messo gentilmente a disposizione.
– Il nostro gruppo – ci informò, attento – non realizza lavori di questo genere, ma non
avremo difficoltà a ricorrere ad altri amici. Abbiamo compagni affezionati che
cooperano nei nuclei di attività di questa natura.
Osservando la mia profonda curiosità scientifica, l’orientatore proseguì:
– Si tratta di un servizio di elevata responsabilità, perché, oltre ad esigere tutte le
facoltà dell’apparato medianico, bisogna mettere in gioco tutti gli elementi di
collaborazione dei compagni incarnati presenti nelle riunioni destinate a questo fine. Se
ci fosse perfetta comprensione generale, rispetto ai doni della vita e si potesse contare
sui valori morali spontanei e legittimamente consolidati nello spirito collettivo, queste
manifestazioni sarebbero le più naturali possibili, senza alcun danno per il medium o gli
assistenti. Ma succede che sono molto rari i compagni incarnati disposti a osservare le
condizioni spirituali che simili lavori esigono. Per questo, davanti all’incertezza di
un’efficiente collaborazione, le sessioni di materializzazione si compiono con grandi
rischi per l’organizzazione medianica e hanno bisogno di un gran numero di cooperatori
del nostro piano.
– Comprendo – intervenni, avvalendomi di una piccola pausa del generoso istruttore. –
Molte volte, quando siamo ancora avvolti nella carne, non sappiamo come condurre una
ricerca intellettuale…!
– Certo! – esclamò il mio interlocutore, benevolente – se l’indagine scientifica fosse
accompagnata dai giusti valori del sentimento, del carattere, della coscienza, sarebbero
altre le realizzazioni, in relazione alla luce di spiritualità accesa per il cammino, ma
spesso siamo assediati da richieste colme di pretese, allora, i fallimenti sono inevitabili.
L’orientatore amico continuò la serie di chiarimenti morali, belli e edificanti. Attesi,
ansioso, l’istante di osservare questi prodigiosi servizi dei lavoratori spirituali, che si
realizzano con grande sorpresa per gli studiosi della Terra.
Alessandro, delicato come sempre, mi ossequiò con tutte le provvidenze necessarie.
Amici affettuosi si sarebbero incaricati di rispondere alla mia sana curiosità e sono stato
informato di tutte le misure prese per l’evento.
Nella notte indicata, Alessandro, che mi offriva la soddisfazione di accompagnarmi da
vicino, mi condusse a un focolare domestico, dove avrebbe avuto luogo un’assemblea
diversa.
La riunione sarebbe iniziata alle ore ventuno, ma, con cinquanta minuti di anticipo,
eravamo entrambi nel salone intimo, accogliente e confortevole, dove un gran numero
di servitori del nostro piano, andavano e venivano.
I lavori erano controllati dal Fratello Calimerio, entità superiore di condizione gerarchica
superiore ad Alessandro che, ricevuto affettuosamente da lui, si espresse così, dopo che
fui presentato:
– Sono qui col proposito di servire all’apprendistato di questo compagno. André
desiderava conoscere i servizi di materializzazione e mi sono preso la libertà di
presentartelo; quindi, non ci troviamo qui come semplici osservatori. Se fosse possibile
lavoreremo anche noi.
– Alessandro – replicò gentilmente Calimerio, evidenziando estrema delicatezza nei modi
di fare –, il compito è di tutti noi. Offri al nostro nuovo amico tutte le esperienze di cui
possiamo disporre e scusami se non posso aiutarvi personalmente. La supervisione dei
lavori di questa notte è a mio carico. Ma sentitevi a vostro agio.
E, fissando in me il suo lucido sguardo, affermò:
– Osservare per attuare è un servizio divino.
Entrammo, rispettosi, all’interno dell’abitazione.
Meravigliato, notai l’enorme differenza nell’ambiente. Non c’era lì, come in altre
riunioni alle quali avevo partecipato, la grande comunità di sofferenti alle porte. La
residenza privata, dove si sarebbero compiuti i lavori, era protetta da un esteso cordone
di lavoratori del nostro piano, per un raggio di venti metri di circonferenza.
Percependo il mio stupore, Alessandro spiegò:
– Qui è indispensabile la massima cura affinché i principi mentali di origine inferiore non
colpiscano la salute fisica dei collaboratori incarnati, né la purezza del materiale
necessario per i processi fenomenici. In considerazione di ciò, è imprescindibile isolare il
nucleo delle nostre attività, difendendolo dall’accesso di entità poco degne, attraverso
frontiere vibratorie.
Osservando l’estensione delle cure messe in pratica, domandai:
– Se è necessario tanto zelo, in quello che si riferisce al nostro campo di servizio, non si
applicheranno le stesse protezioni ai compagni incarnati, facenti funzione di assistenti?
Alessandro sorrise, comprendendo la sottigliezza della mia domanda e rispose:
– Tutto il pericolo di questi lavori sta nell’assenza di preparazione dei nostri amici della
superficie terrena, i quali, nella maggioranza delle volte, adducendo motivazioni
scientifiche, eludono preziosi principi di elevazione morale. Quando da parte loro manca
la dovuta attenzione, il fallimento può assumere terribili caratteristiche, perché i
fratelli che stabiliscono le frontiere vibratorie, all’esterno dell’area, non possono
ostacolare l’entrata delle entità inferiori assolutamente integrate con le loro vittime
terrene. Ci sono ossessi che si sentono così bene in compagnia dei persecutori, che
imitano le madri terrestri abbrancate ai figli piccoli, attraversando aree consacrate a
certi servizi, tuttavia non compatiamo lo spirito infantile. Quando compagni imprudenti
entrano nel lavoro in tali condizioni, le minacce sono davvero inquietanti.
– Allora, qui – considerai – non devono entrare le vittime del vampirismo…
– Di rigore, non dovrebbero entrare – disse l’orientatore, sorridendo –, anche perché ci
sono altri centri dove possono essere soccorsi; ma, a volte, la carità fraterna consiglia la
tolleranza, anche in un ambiente come questo.
E, dopo una leggera pausa, affermò:
– Per questo, le riunioni per il servizio di materializzazione si fanno raramente;
l’omogeneità, qui, deve essere molto più intensa. La maggioranza delle nostre attività si
consacra allo sforzo della carità cristiana. Ma in questo ambiente, il lavoro si limita a
certe dimostrazioni della saggezza spirituale. Tuttavia, gli uomini, in senso generale,
non sanno, per il momento, comprendere l’essenza divina di tali dimostrazioni e,
sovente, si avvicinano ad esse con il ragionamento razionale al di sopra del sentimento.
Nella inquietudine della investigazione, perdono, molte volte, i valori della
cooperazione e i risultati sono negativi. Ma nel giorno in cui riusciranno a illuminare il
cuore, riceveranno allegrie uguali a quelle discese sui discepoli di Gesù, quando, come
nella narrazione dei Vangeli, in un’umile casa di Gerusalemme, a porte chiuse, in
sublime comunione di amore e fede, ricevettero la visita del Maestro, perfettamente
materializzato dalla resurrezione.
Approfittando del silenzio di Alessandro per alcuni secondi, intensificai le mie
osservazioni.
Sorpreso, notai lo sforzo di venti entità di nobile gerarchia, che rinnovavano l’aria
dell’ambiente. Nei loro gesti ritmici, si assomigliavano ad antichi sacerdoti che
eseguivano operazioni magnetiche di santificazione interna dell’area.
Notando il mio spirito d’investigazione, Alessandro chiarì:
– Non si tratta di ierofanti34 gesticolanti nei loro modi abituali. Abbiamo lì illustri
cooperatori del servizio che preparano l’ambiente; ionizzando l’atmosfera, combinando
risorse per effetti elettrici e magnetici. Nei lavori di questo tenore sono richiesti
processi accelerati di materializzazione e smaterializzazione di energia. Le entità
manifestanti, nel campo visivo dei nostri amici incarnati, sono spesso entità
eminentemente vincolate alla Terra e ai suoi piani di sensazioni, ma gli organizzatori
legittimi del compito in corso, sono dei veri e competenti orientatori dei piani spirituali,
con supreme conoscenze e responsabilità.
Non trascorse molto tempo quando comparvero alcuni lavoratori della nostra sfera,
portando piccole apparecchiature che mi sembravano strumenti di ridotte dimensioni,
ma con gran potenziale elettrico, in virtù dei raggi che emettevano in tutte le direzioni.
La mia curiosità non aveva limiti.
– Questi amici – spiegò il mio generoso istruttore – sono incaricati della condensazione
dell’ossigeno in tutta la casa. L’ambiente per la materializzazione di un’entità del piano
invisibile agli occhi degli uomini, richiede un elevato tenore di ozono, inoltre, è
indispensabile una simile operazione, affinché tutte le larve e le espressioni
microscopiche di attività inferiori siano sterminate. L’ozonizzazione dell’ambiente
interno è necessaria come attività battericida.
35 Ectoplasma (dal greco antico ἐκτός (ektòs, fuori) e πλάσμα (plasma, lett. ciò che ha
forma) è un termine adottato per la prima volta da Ernst Haeckel nel 1873, per indicare
lo strato esterno e più denso del citoplasma cellulare.
Il primo ad usare questo termine nel campo della parapsicologia e dello spiritismo fu il
premio Nobel Charles Richet (1850-1935). Il termine ectoplasma indica una sostanza di
natura sconosciuta, che uscirebbe dal corpo di alcuni medium in stato di trance e che
spesso si materializzerebbe in figure visibili. Esso rappresenterebbe pertanto la forma
corporea fluida nella quale talvolta si materializzano gli spiriti o le entità spirituali. La
sostanza di cui è composto l'ectoplasma viene generalmente descritta come viscida,
morbida o solida, fluida o vaporosa, fredda ma asciutta al tatto. Spesso sarebbe di
colore biancastro, a volte con sfumature verdastre e fosforescente. Avrebbe inoltre un
odore peculiare, da alcuni associato all'ozono.
– Siamo a tua disposizione – affermò Alessandro, con soddisfazione –, prenderemmo
posto tra i tuoi assistenti.
Alencar lo ringraziò con un espressivo gesto di allegria.
Tra i collaboratori figurava un’entità molto cara al mio orientatore. Si trattava di
Veronica che era stata un’abnegata infermiera sulla Terra e che mi ha fatto sentire a
mio agio, conversando gentilmente con me.
– Fratello Alessandro – disse lei, dopo pochi secondi di conversazione affettuosa –,
iniziamo l’aiuto magnetico. È necessario stimolare i processi digestivi affinché
l’apparato medianico funzioni senza ostacoli.
Non ebbi opportunità di fare interpellanze verbali. Ma Alessandro mi diresse uno sguardo
espressivo, invitandomi a osservare.
Lui, Veronica e tre assistenti diretti di Alencar, collocarono le mani a forma di corona,
sulla fronte della giovane e vidi che le loro energie riunite, formavano un vigoroso flusso
magnetico che fu proiettato sullo stomaco e il fegato della medium i cui organi
accusarono immediatamente un nuovo ritmo di vibrazioni. Le forze emesse si
concentrarono, gradualmente, sul plesso solare, estendendosi per tutto il sistema
nervoso vegetativo36 e con stupore, osservai che si accelerava il processo chimico della
digestione. Le ghiandole dello stomaco cominciarono a secernere pepsina* e acido
cloridrico* in maggiore quantità, trasformando rapidamente il bolo alimentare*37.
Stupito, riconobbi l’elevata produzione di enzimi digestivi e vidi che il pancreas lavorava
attivamente, lanciando grandi porzioni di tripsina* nella parte iniziale degli intestini che
sembravano un gran ricettacolo di bacilli acidificatori. Avvalendomi di
quell’opportunità, analizzai il fegato, che sembrava soffrire speciale influenza, notando
la sua condizione di organo intermediario, non solo con funzioni definite nella
produzione della bile, ma anche svolgendo un importante ruolo nei fenomeni nutritivi,
relazionato con la vita dei globuli del sangue. Le cellule epatiche lavoravano
velocemente, immagazzinando risorse nutritive lungo le vene inter lobulari che
assomigliavano a piccoli canali di luce.
In pochi minuti, lo stomaco era interamente libero.
– Ora – esclamò Veronica, servizievole – prepariamo il sistema nervoso per stimolare
l’uscita della forza.
Notai la differenziazione dei flussi magnetici, davanti alla nuova operazione messa in
atto. Gli assistenti si erano separati in qualche modo e, mentre Alessandro proiettava
l’energia che gli era peculiare sulla regione del cervello, Veronica e i compagni
lanciavano soprattutto le loro proprie risorse su tutto il sistema nervoso centrale,
incaricandosi ognuno di una determinata zona dei nervi cervicali, dorsali, lombari e
sacrale.
Le forze proiettate sull’organizzazione medianica eseguivano una pulizia efficiente ed
energica, per quanto osservavo, attonito, i residui oscuri gli erano strappati dai centri
vitali.
36 Il sistema nervoso vegetativo regola le funzioni viscerali invia fasci nervosi a trachea,
bronchi, esofago, stomaco, intestino.
37 *l’acido cloridrico serve a trasformare il pepsinogeno in pepsina, che serve a digerire
le proteine. * bolo alimentare: cibo che viene deglutito. * tripsina: Enzima fondamentale
nella digestione delle proteine.
Sotto il flusso luminoso della mano destra di Alessandro, il cervello della giovane
raggiungeva una lucentezza singolare, come se fosse uno specchio cristallino. Tutte le
ghiandole più importanti risplendevano, come nuclei vigorosi eccitati da sublimi
elementi. Sotto la pioggia di raggi spirituali che la avvolgevano, la medium lasciava
percepire il lavoro divino di cui era oggetto, tutte le sue cellule organiche sembravano
restaurare l’equilibrio elettrico.
Finito il compito, Alessandro si avvicinò e davanti alla mia chiara curiosità, osservò:
– L’apparato medianico è stato sottoposto a operazioni magnetiche destinate a
soccorrere l’organismo nei processi di nutrizione, circolazione, metabolismo ed azioni
protoplasmatiche, affinché il suo equilibrio fisiologico fosse mantenuto al di sopra di
qualunque sorpresa spiacevole.
Proseguendo l’esame dei lavori in corso, osservai che Veronica ora alzava la sua mano
destra sulla testa della giovane, fermandola nel centro della sensibilità.
– Nostra sorella Veronica – spiegò il mio amabile orientatore – sta applicando Passi
magnetici come attività di introduzione al necessario sdoppiamento.
Ma, in quel momento, qualcosa di strano accade nel circolo delle nostre attività
spirituali.
Si verificò un grande shock di vibrazioni nella stanza. Due servitori si avvicinarono ad
Alencar, ed uno di loro, spaventato, gli spiegò:
– Il signor P…, si sta avvicinando in condizioni indesiderabili…
– Che cosa è successo? – indagò il controllore, sicuro di sé.
– Ha bevuto alcolici in abbondanza e dobbiamo procedere al suo isolamento.
Il controllore abbozzò un gesto di contrarietà e mormorò, incamminandosi alla porta
d’ingresso:
– Questo è molto grave! Neutralizziamo la sua influenza, senza perdere tempo.
Alessandro m’invitò a osservare il caso più da vicino. Vedendo lo stupore che mi aveva
assalito, chiarì:
– In questi fenomeni, André, i fattori morali costituiscono elemento decisivo
nell’organizzazione. Non ci troviamo davanti a meccanismi di minore sforzo, bensì
davanti a sacre manifestazioni della vita, nelle quali non si può prescindere dagli
elementi superiori e dalla sintonia vibratoria.
In quell’istante, il signor P…, entrava nella stanza.
Di bell’aspetto, mostrando ottime disposizioni, non sembrava minacciare l’equilibrio
complessivo, anche se rivelava esteriormente qualche segno di ubriachezza.
Assecondando le disposizioni di Alencar, diversi operai dei servizi lo circondarono
rapidamente, come infermieri che si occupavano di un malato grave.
Incapace di dissimulare le mie sensazioni, chiesi:
– Che succede? Quell’uomo sembra calmo e normale.
– Sì, – chiarì Alessandro, benevolmente –, sembrare non è tutto. La respirazione di
questo signore, in tale stato, emette veleni. In un altro nucleo, potrebbe essere trattato
caritatevolmente, ma qui serviamo in una funzione specializzata della sala, i principi
etilici che espelle dal naso, dalla bocca, dai pori, sono eminentemente dannosi al nostro
lavoro. Come vediamo, c’è necessità di una preparazione morale adeguata, per
qualunque caso. Il vizio, in qualunque senso, innanzitutto, deprime il viziato, ma
perturba ugualmente gli altri.
Ricordai gli effetti dell’alcool nell’organismo umano, bastò che il ricordo affiorasse nella
mia mente, perché l’orientatore mi chiarisse immediatamente:
– Adesso puoi comprendere che le quantità minime di alcool, intensificano il processo
digestivo e favoriscono la diuresi, ma l’eccesso è un tossico distruttore.
Le emanazioni dell’alcool di canna da zucchero ingerito dal nostro fratello in grande
quantità, sono molto nocive per i delicati elementi della formazione plastica che
saranno ora infusi al nostro sforzo, costituisce un serio pericolo per le forze
esteriorizzate dall’apparato medianico.
In realtà, a poco a poco si sentiva, benché vagamente, l’odore caratteristico della
fermentazione alcolica.
Osservai che il signore P… fu circondato dalle entità operanti e neutralizzato nella sua
influenza, alla maniera di detrito annullato da laboriose api, in piena attività
nell’alveare.
I servizi proseguivano normalmente.
Tra voti per il successo, formulati per i compagni incarnati abbastanza fiduciosi, la
medium fu condotta a un piccolo studio improvvisato, facendo, di seguito, una
preghiera. Tuttavia, si vedeva, che, come succedeva in altre riunioni, gli amici terrestri
emettevano richieste silenziose, entrando in vibrazioni mentali in attivo conflitto che,
invece di aiutare, pregiudicavano il lavoro della notte che richiedeva la più elevata
percentuale di armonia. Alla debole e soave luce rossa che aveva sostituito la forte
lampada comune, si notavano le emissioni luminose del pensiero degli amici incarnati.
Francamente, non c’era nella piccola comunità lo spirito di intendimento divino del
servizio in corso. Nessuno ponderava la grandezza del fatto che l’Umanità terrena era
assetata di rivelazioni celesti. Si vedeva che la riunione era profondamente dominata
dall’”io”. Mentre alcuni esteriorizzavano richieste, altri chiedevano alle creature
disincarnate che comparissero ai fenomeni di materializzazione. Tuttavia, cercai di
contenere le mie impressioni sgradevoli, perché tutti i lavoratori di grande elevazione
che si trovavano nella sala, si comportavano con calma, trattando i compagni carnali con
immenso affetto, come saggi davanti a degli amati bambini del cuore.
Vari servitori spirituali cominciarono a combinare le radiazioni magnetiche dei compagni
terreni, al fine di ottenere materiale di cooperazione, mentre Calimerio, proiettando il
suo sublime potenziale di energie sulla medium, operava lo sdoppiamento che durò
alcuni minuti. Veronica e altre amiche, sostenevano la giovane che si trovava già
parzialmente separata dal suo corpo fisico, ma confusa e inquieta, di fianco al corpo, già
immerso in profonda trance.
Subito notai che sotto l’azione del nobile orientatore del servizio, si esteriorizzava la
forza nervosa, a modo di un flusso abbondante di foschia spessa e lattiginosa.
Notando la perturbazione vibratoria dell’ambiente e visto l’atteggiamento poco consono
dei compagni incarnati, Calimerio disse al controllore medianico:
– Alencar, è necessario estinguere il conflitto di vibrazioni. I nostri amici ignorano ancora
come aiutarci armonicamente attraverso le loro emissioni mentali. È più ragionevole
che, per adesso, si astengano dalla concentrazione. Dica loro che cantino o facciano
musica d’altro tipo. Cerca di distrarre la loro inadeguata attenzione.
Ma Alencar che si trovava sotto forti preoccupazioni, davanti ai molteplici obblighi che
avrebbe dovuto svolgere in quel momento, chiese la collaborazione di Alessandro che si
mise immediatamente a sua disposizione.
– André – disse il mio orientatore in tono grave –, improvvisiamo una gola
ectoplasmatica. Non possiamo perdere tempo.
Vedendo la mia inesperienza, aggiunse:
– Non ti deve inquietare. È sufficiente che mi aiuti nella mentalizzazione minuziosa di
tutti i dettagli anatomici dell’apparato vocale.
Ero stordito, ma l’orientatore considerò:
– La forza nervosa del medium è materia plastica e profondamente sensibile alle nostre
creazioni mentali.
Immediatamente, Alessandro prese una piccola quantità di quegli effluvi lattiginosi che
si esteriorizzavano particolarmente attraverso la bocca, il naso e le orecchie
dell’apparato medianico e, come se avesse nelle sue mani una piccola quantità di gesso
fluidico, cominciò a manipolarlo, con assoluto dominio di sé stesso, dandomi
l’impressione di trovarsi completamente distante dall’ambiente, pensando alla
creazione del momento. In pochi secondi, vidi formarsi, sotto il mio sguardo attonito, un
delicato apparato di fonazione. All’interno dello scheletro cartilaginoso, scolpito alla
perfezione nella materia ectoplasmatica, si organizzavano i tenui fili delle corde vocali,
elastiche e complete nella fenditura glottica38 e di seguito, Alessandro sperimentava
l’emissione di alcuni suoni, muovendo le cartilagini aritenoidi.39
Si era formato, con l’influsso mentale e sotto l’azione tecnica del mio orientatore, una
gola perfetta.
38 Lo spazio allungato in cui le corde vocali sono collocate si chiama glottide o rima
glottica. La misura della lunghezza della glottide e dunque delle corde vocali
39 La cartilagine aritenoidi o cartilagini aritenoidee sono strutture cartilaginee facenti
parte delle cartilagini principali della laringe
11
Intercessione
Una notte, finita la dissertazione che Alessandro consacrava ai compagni terreni, il mio
orientatore fu cercato da due signore che furono condotte in condizioni molto speciali a
quel corso avanzato di chiarimenti, giacché erano creature, temporaneamente slegate
dal corpo per il tramite del sonno, ancora vincolate ai veicoli carnali e che cercavano
l’istruttore.
La più anziana, evidentemente di Spirito più elevato, date le manifestazioni di luce di
cui era circondata, sembrava essere molto conosciuta e stimata da Alessandro che la
ricevette con evidenti dimostrazioni di affetto. Ma l’altra, avvolta in un circolo oscuro,
aveva l’aspetto angosciato e piangeva.
– Oh, amico mio! – esclamò la simpatica entità, dopo i primi saluti, rivolgendosi al
benevolente orientatore – porto mia cugina Esther che perse il marito in dolorose
circostanze.
E mentre la signora indicata si asciugava gli occhi, in silenzio, molto rattristata, l’altra
continuò:
– Alessandro, conosco l’elevazione e l’urgenza dei tuoi servizi; tuttavia, cerco il tuo
aiuto per i nostri dispiaceri terrestri! Se fosse assurda la nostra richiesta scusaci con il
tuo cuore chiaroveggente e buono! Siamo donne umane! Perdonaci, dunque, se bussiamo
alla tua porta di benefattore, per occuparci di tristi questioni …!
– Etelvina, amica mia – disse l’istruttore con tenerezza –, da tutte le parti, il dolore
sincero è degno di sostegno. Se ci sono sofferenze quando siamo incarnati, anche qui,
dove ci troviamo, persistono, senza le spoglie grossolane e ovunque dobbiamo essere
pronti alla cooperazione legittima. Pertanto, dimmi quello che desideri e sentitevi a
vostro agio!
Entrambe le signore si mostrarono sollevate e cominciarono a parlare con calma.
Etelvina, soddisfatta, presentò allora la compagna che iniziò a raccontare la sua
dolorosa storia. Si era sposata dodici anni prima, col secondo fidanzato che il destino le
aveva riservato, chiarendo che il primo che aveva amato molto, si era suicidato in
circostanze misteriose. Al principio, si era preoccupata molto per il comportamento di
Noè, il primo fidanzato, bene amato del suo cuore. Ma la devozione di Raul, il marito
che il Cielo le aveva inviato, riuscì a dissipare le amarezze del passato, edificando il
rapporto coniugale con amorosa comprensione. Avevano tre figli che la Provvidenza
Divina aveva concesso loro e vivevano in completa armonia. Raul, benché di carattere
malinconico, era abnegato e fedele. Quante volte lei aveva cercato, invano, di alleviare
le sue recondite sofferenze, ma il compagno non gliele mostrava mai pienamente! Anche
così, l’esistenza trascorreva fortunata e in uno stato di calma, in un santuario di mutua
comprensione. Nonostante avessero vissuto sempre per l’adempimento dei sacri obblighi
domestici, apparvero nemici nascosti e sottrassero loro la felicità. Raul era stato
inspiegabilmente assassinato. Amici anonimi avevano raccolto il cadavere per strada,
portando a casa quella terribile sorpresa. Aveva il cuore attraversato da un colpo di
rivoltella che, benché fosse stato rinvenuto vicino al corpo esangue, non gli
apparteneva. Che mistero avvolgeva quel terribile crimine? I poliziotti e la gente erano
convinti che si trattasse di un suicidio, così, tutte le inchieste della giustizia criminale
furono interrotte; nel frattempo, con la sua intuizione femminile, credeva in un
omicidio. Quali motivi avevano potuto condurre un uomo probo e lavoratore al suicidio
senza alcun motivo? Perché si sarebbe suicidato Raul, quando tutto era loro favorevole
rispetto al futuro? Innegabilmente, le sue risorse finanziarie non erano estese, ma
sapevano equilibrare con decenza le loro spese con le loro entrate. No. No. Il compagno,
secondo la sua opinione, doveva avere lasciato la Terra a causa di un tenebroso crimine.
Tuttavia, nella sua generosità femminile, Esther, annegata nelle lacrime, non desiderava
incolpare nessuno, non desiderava vendicarsi, ma certo calmare il suo cuore sconfortato.
Sarebbe possibile, per mezzo di Alessandro, sognare il compagno, nel senso di ottenere
sue notizie dirette e fargli sentire l’affettuoso interesse della famiglia? Avendo i figli
piccoli e due zii anziani che dipendevano dalle sue attenzioni, l’angosciata vedova si
trovava in pessime condizioni finanziarie ed in una vedovanza inaspettata. Tuttavia,
aggiungeva piangendo, era disposta a lavorare e a dedicarsi ai suoi figli, ricominciando
da capo, ma, prima di questo, desiderava confortare il suo cuore, anelava sapere quello
che era successo e conoscere la situazione del marito, per potersi rassegnare.
Alla fine della sua lunga e sentita esposizione, annegata nel pianto, rivolgendosi al mio
orientatore, concludeva:
– Per pietà, generoso amico! Non puoi dirmi niente? Che cosa sarà stato di Raul? Chi
l’avrà assassinato? E perché?
La sofferente vedova sembrava allucinata per il dolore e s’immergeva nelle più disparate
indagini. Alessandro, lontano dall’infastidirsi per le sue continue domande, assunse un
atteggiamento paterno e affettuosamente prese le mani dell’interlocutrice e rispose:
– Calma e coraggio, amica mia! In questo momento, non è facile fare ciò che mi chiedi.
È necessario investigare con attenzione, per poter risolvere il problema col dovuto
criterio. Ritorna, quindi, alla tua casa e riposa la tua mente oppressa … Esistono
sofferenze che non possono curarsi con i ragionamenti del mondo. È indispensabile
conoscere il rifugio della preghiera, affidandole al Padre Supremo. Rifugiati nella fede
sincera, fidati della Provvidenza e vedremo quello che è possibile fare nell’ambito
dell’informazione e del soccorso fraterno. Esamineremo il tema con attenzione!
Entrambe le signore fecero ancora alcuni commenti dolorosi a proposito
dell’avvenimento, salutando, più tardi, con parole di gratitudine e di affetto.
Da solo con me e sentendo forse la mia necessità di preparazione e di conoscenza,
l’orientatore mi spiegò:
– I nostri amici incarnati molte volte credono che siamo indovini e, per il semplice fatto
che siamo fuori dalla carne, sono convinti che oramai siamo signori di sublimi doni
divinatori, dimenticando che lo sforzo proprio, col lavoro legittimo, è una legge di tutti i
piani evolutivi.
Ma sorridendo paternamente, aggiunse:
– Comunque, è doveroso considerare che noi, quando ci trovavamo sulla Terra, in
circostanze simili, non procedevamo diversamente.
Il giorno dopo, considerando che io potevo disporre di più tempo, Alessandro mi invitò
ad accompagnarlo fino alla residenza di Esther. Avrebbe preso la casa dell’interessata
come punto di partenza per portare a termine le verifiche che desiderava compiere.
– Come? – ponderai – non sarebbe più pratico invocare direttamente il marito
disincarnato, mediante i nostri poteri mentali? In quel modo, Raul potrebbe essere
ascoltato senza difficoltà, valutando in seguito quello che si potrebbe fare a beneficio
della vedova.
L’istruttore, senza scartare la mia idea, disse:
– Senza dubbio, quello è il metodo più facile e in molti casi dobbiamo mettere in gioco
simili risorse; ma, André, il servizio di intercessione, per essere completo, esige
qualcosa da noi stessi. Concedendo a nostra sorella Esther un po’ del nostro tempo e
delle nostre possibilità, saremo creditori di più giuste conoscenze, rispetto alla
situazione generale, arricchendo, simultaneamente, i nostri valori di cooperazione. Chi
fa del bene è il primo beneficiato; chi accende una luce, è quello che si illumina per
primo.
Come chi non desidera prolungare la conversazione, Alessandro rimase in silenzio e ci
mettemmo per strada, comprendendo, una volta di più che, come sulla Terra, il servizio
di collaborazione fraterno nel piano degli Spiriti necessita sforzo, tolleranza e diligenza.
La casa della povera vedova si trovava in una strada modesta e benché relativamente
confortevole, sembrava essere abitata da molte entità di condizione inferiore, che
osservai senza difficoltà, per il movimento di entrate e uscite, nonostante noi non
fossimo ancora entrati nell’ambiente domestico. Entrammo senza che i disincarnati
infelici percepissero la nostra presenza in virtù del basso livello vibratorio che
caratterizzava le loro percezioni. Però il quadro era doloroso da vedere. La famiglia
costituita dalla vedova, tre figli e una coppia di anziani, si trovava seduta al tavolo,
davanti ad un pranzo molto semplice. Un fatto, fino allora inedito per me, richiamò la
mia attenzione; sei entità avvolte in circoli oscuri, li accompagnavano nel pranzo, come
se stessero prendendo alimenti per nutrirsi.
– Oh, mio Dio! – esclamai, stordito, dirigendomi all’istruttore – sarà possibile?
Disincarnati al tavolo?
Alessandro, replicò, tranquillamente:
– Amico mio, le conseguenze del vizio mentale, ignoranza e sofferenza nelle case senza
equilibrio religioso, sono molto grandi. Dove non esiste organizzazione spirituale, non ci
sono difese per la pace dello spirito. Questo è chiaro per tutti quelli che seguono il
pensiero retto.
Dopo una breve pausa, guardando commosso l’ambiente interno, proseguì:
– Quelli che si disincarnano in condizioni di eccessivo attaccamento a quelli che
lasciarono sulla Terra, trovando in essi le stesse catene, si mantengono quasi sempre
legati alla casa, alle situazioni domestiche e ai fluidi vitali della famiglia. Si alimentano
con la parentela e dormono nelle stesse stanze nelle quali persero i loro corpi fisici.
– Ma riescono ad alimentarsi veramente, utilizzando le stesse ghiottonerie di un altro
tempo? – chiesi, con stupore, vedendo la soddisfazione con cui le entità lì congregate,
assorbivano gustosamente le emanazioni dei piatti fumanti.
Alessandro sorrise e considerò:
– Tanto stupore, solamente vedendoli prendere alimenti per il naso? E noi? Per caso
ignori che l’uomo incarnato riceve più del settanta percento dell’alimentazione comune
attraverso i principi atmosferici, captati attraverso le vie respiratore? Neppure tu puoi
ignorare che le sostanze cotte sul fuoco, soffrono profonda disintegrazione. Bene, i
nostri fratelli, viziati nelle sensazioni fisiologiche, trovano negli elementi disintegrati lo
stesso sapore che sperimentavano quando si trovavano in possesso del corpo carnale.
– Tuttavia – riflettei –, sembra spiacevole mangiare obbligati a condividere la inevitabile
compagnia di sconosciuti e principalmente sconosciuti della specie di quelli che stiamo
vedendo.
– Ma non puoi dimenticare, – espose l’orientatore – che non si tratta di gente
sconosciuta. Stiamo vedendo diversi parenti, che gli stessi incarnati mantengono con le
loro pesanti vibrazioni di attaccamento morboso.
Alessandro pensò un momento e continuò:
– Ciononostante, ammettiamo la tua ipotesi. Anche se il tavolo fosse circondato da
entità estranee ai legami consanguinei, rimane la certezza che le anime si riuniscono
ubbidendo alle tendenze che sono loro caratteristiche e dal fatto che ogni Spirito ha la
compagnia che preferisce.
Desideroso di somministrare basi solide al mio apprendistato, disse:
– Il tavolo familiare è sempre un ricettacolo di influenze di natura invisibile. Avvalendosi
di esse, se l’uomo medita nel bene, i lavoratori spirituali nelle vicinanze del pensatore,
gli si uniranno per partecipare nel campo benedetto dei buoni pensieri; conservando la
famiglia in un piano superiore e rendendo culto a elevate esperienze di vita, permette
agli orientatori dell’illuminazione spirituale di avvicinarsi per seminare nel terreno delle
conversazioni costruttive i semi di nuove idee che si muoveranno in questi momenti, con
la bellezza sublime della spontaneità. Tuttavia, per le stesse disposizioni della legge di
affinità, la maldicenza attrarrà calunniatori invisibili e l’ironia cercherà, senza dubbi,
entità burlone e sarcastiche che ispireranno aneddoti poco degni, lasciando vasto
margine alla leggerezza e alla perturbazione.
Indicando il gruppo che si trovava al tavolo, Alessandro aggiunse:
– Qui, i tristi ostinati attraggono i parenti disincarnati di analoga condizione. È il
vampirismo reciproco. Ascolta quello che dicono.
Acuii il mio udito e in effetti comprovai che la conversazione era delle più deplorevoli:
– Mai avrei pensato che avrei sofferto tanto in questo mondo! – esclamava la zia di
Esther, lamentandosi amaramente –. Augusto e io abbiamo lavorato tanto nella nostra
gioventù…! Ora, arrivati alla vecchiaia, senza risorse per affrontare la vita, ci vediamo
obbligati a sovraccaricare una povera nipote vedova! Oh che doloroso destino…!
Mentre le lacrime correvano sulle sue guance di cera, l’anziano le faceva coro:
– È vero! Dopo una vita laboriosa e difficile, tanto amara ricompensa! Non mi sarei mai
aspettato una vecchiaia tanto oscura!...
Le entità vestite con delle tuniche scure, ascoltando simili dichiarazioni, si
commuovevano abbracciandosi con fervore agli anziani.
La vedova, benché triste, aggiunse con rassegnazione:
– In effetti, le nostre prove sono state crudeli; tuttavia, dobbiamo fidarci della Bontà di
Dio.
Alessandro fissò in lei tutta la sua attenzione e notai che nell’anima della vedova fioriva
una disposizione singolare. Con gli occhi brillanti, come se percepisse, da molto lontano,
la nostra influenza spirituale, si ricordò in forma vaga, del sogno della notte, dicendo:
– Grazie alla Provvidenza, oggi mi sono svegliata molto più serena. Sognai che la cugina
Etelvina mi condusse alla presenza di un messaggero celeste che benedisse il mio cuore,
alleviando i miei pesanti dolori di questi ultimi giorni. Oh, come mi sentirei felice se mi
fosse possibile ricostruire quel sogno di luce!
– Raccontaci mamma! – esclamò sua figlia di circa sette anni che, fino a quel momento,
era rimasta in silenzio.
La signora, di buon grado, commentò:
– Figlia mia, non è possibile descrivere sensazioni così forti. Non ricordo tutto con
precisione, ma rammento che l’emissario di Gesù mi ascoltò con pazienza e subito mi
rivolse parole confortanti e di amore. Lungi dal rimproverarmi, mi accolse benevolmente
e rivelando divina tolleranza ascoltò i miei lamenti fino alla fine come un medico
abnegato. Per questo motivo mi sono alzata oggi con un altro animo. Siamo fiduciosi,
perché Dio ci aiuterà. Una volta che mi sarò ripresa completamente, guadagnerò il
nostro pane col lavoro onesto. Dobbiamo avere speranza e fede.
Ascoltando le affermazioni incoraggianti di Esther, i bambini incrociarono i loro sguardi
sorridendo, mentre gli anziani si compiacevano nell’amarezza che era loro propria.
Desiderai diventare visibile ai compagni disincarnati privi di luce che si muovevano nella
stanza, per parlare con loro e sondare le loro esperienze, ma Alessandro mi dissuase:
– Sarebbe una perdita di tempo – disse. – Se tu desideri aiutarli, vieni qui in un’altra
occasione, perché l’indurimento mentale di molti anni, non si disfa con chiarimenti
verbali di un giorno. Per il momento, il nostro obiettivo è diverso. Dobbiamo ottenere
informazioni su Raul. Inoltre, se approfittassimo del momento per ascoltare i nostri
fratelli disincarnati che sono presenti, verificheremmo molto presto che essi potrebbero
solamente presentarci dolorosi lamenti, senza costruttivo profitto.
Manifestando scarso interesse per la conversazione degli incarnati e considerando
l’obiettivo essenziale del momento, disse:
– Cerchiamo alcuni dei nostri fratelli visitatori. Abbiamo bisogno di ragguagli iniziali per
organizzare subito il nostro lavoro di intercessione.
Poiché Alessandro si era diretto verso altre stanze, anch’io lasciai la modesta sala da
pranzo, nonostante il mio desiderio di continuare a osservare. L’istruttore sembrava non
avere molto tempo da perdere. Dopo pochi minuti fummo raggiunti da un’entità di umile
aspetto, ma molto dignitoso, al quale Alessandro si rivolse gentilmente:
– Amico: è lei un visitatore in funzione attiva?
– Sì, per servirla – rispose con molta gentilezza l’interpellato.
L’orientatore gli espose con franchezza e in poche parole quello che desideravamo.
Allora il fratello visitatore, molto ragionevolmente, ci spiegò: aveva conosciuto molto da
vicino Raul; l’aveva soccorso molte volte, prestandogli continua assistenza spirituale ma
non aveva potuto, né lui né altri amici, evitare il suicidio freddamente deliberato.
– Suicidio? – interrogò Alessandro, cercando di informarsi in modo completo –. La vedova
crede che sia stato assassinato.
– Egli lo seppe dissimulare con molta cura – ponderò il nuovo amico –. Aveva meditato da
molto tempo l’infelice atto e l’ultimo giorno acquistò la rivoltella che utilizzò con il fine
desiderato. Mirò alla regione del cuore e, cautamente, per evitare le impronte digitali,
gettò l’arma a poca distanzia e in quel modo riuscì a burlare la fiducia dei suoi familiari,
facendo loro supporre che era stato un doloroso crimine.
– Riusciste a vederlo negli ultimi minuti della tragedia? – chiese Alessandro in tono
paterno.
– Sì – chiarì l’interlocutore –, alcuni amici ed io cercammo di soccorrerlo, ma, in
considerazione delle condizioni della sua morte fisica in forma volontaria, fermamente
deliberata, non ci fu possibile ritirarlo della pozzanga di sangue in cui si era immerso,
trattenuto da vibrazioni pesanti ed angosciose. Rimanemmo in servizio con il fine di
confortarlo, quando si avvicinò una “banda” di una decina di spiriti che maltrattarono
quell’essere infelice portandolo con loro, protetti dall’armonia delle loro forze perverse.
Come puoi comprendere, non ci fu possibile strapparlo dalle mani dei briganti
dell’ombra che se lo portano in giro…
L’istruttore sembrava soddisfatto con le delucidazioni e, quando vidi che si dispose a
finire la conversazione, osai domandare:
– Ma… e la causa del suicidio? Non sarebbe interessante ascoltare il visitatore?
– No. – spiegò Alessandro, tranquillamente – Lo domanderemo al diretto interessato.
Salutammo. Ma una precisa domanda tormentava la mia testa. Rivolgendomi al generoso
orientatore, gli domandai:
– Una “banda”? Che cosa significa?
Alessandro che sembrava ora più preoccupato, chiarì:
– La “banda” cui si riferisce l’informatore, è una moltitudine di entità delinquenti,
affezionate alla pratica del male. Benché abbiano un’influenza limitata, in virtù delle
numerose difese che circondano i nuclei dei nostri fratelli incarnati e le nostre sfere di
azione, compiono molte perturbazioni, concentrando gli impulsi delle loro forze
collettive.
Osservando che il mio stupore era molto grande, l’istruttore aggiunse:
– Non ti sorprenda amico mio. La morte fisica non è un bagno miracoloso che converte
da un momento all’altro brutti in buoni e gli ignoranti in saggi. Esistono disincarnati che
si attaccano agli ambienti domestici allo stesso modo dell’edera alle pareti. Altri,
tuttavia, in gran numero, si ribellano nei circoli dell’ignoranza che è loro propria e
costituiscono le chiamate legioni delle tenebre che affrontarono lo stesso Gesù, con la
mediazione di diversi ossessi. Si organizzano diabolicamente, formano cooperative
criminali e poveri quelli che diventano loro compagni! Che cadono durante il cammino
evolutivo per negligenza delle opportunità divine, schiavi sofferenti di questi terribili ma
transitori poteri delle ombre, in una prigione che può caratterizzarsi per molto tempo.
– Ma il visitatore regionale, come guardiano di questi posti – domandai con stupore–, non
avrebbe potuto difendere l’infelice suicida?
– Se egli fosse stato vittima di assassinio, sì – rispose l’istruttore –, perché, nella
condizione reale di vittima, l’uomo emette determinate correnti di forza magnetica,
suscettibili di metterlo in contatto con i missionari del soccorso; ma, nel suicidio
previamente deliberato, senza l’intromissione di nemici occulti, come nel caso che
stiamo osservando, lo squilibrio dell’anima è inesprimibile e porta all’assoluta incapacità
di sintonia mentale con gli elementi superiori.
– Ma – domandai attonito – le sentinelle spirituali non avrebbero potuto soccorrerlo
indipendentemente?
Alessandro abbozzò un gesto di tolleranza fraterna ed aggiunse:
– Essendo la libertà interiore facoltà di tutti i figli del Creato, non sarebbe possibile
organizzare precipitosi servizi di soccorso per tutti quelli che cadono nei precipizi della
sofferenza per loro propria volontà, con piena coscienza dei propri comportamenti. In
tali casi, il dolore funziona come misura di aiuto nelle indispensabili rettifiche. Ma… e i
cattivi che sembrano felici nella loro malvagità? domanderai, naturalmente. Quelli sono
i sofferenti perversi e induriti di tutti i tempi che, nonostante riconoscano la decadenza
spirituale di sé stessi, creano una pericolosa crosta di insensibilità intorno al cuore.
Disperati e delusi, coprendo velenosa rivolta, si buttano nell’onda torva del crimine, fino
a che un nuovo raggio di luce non germoglierà nel cielo delle loro coscienze.
Il tema offriva opportunità per preziosi chiarimenti ma Alessandro abbozzò un gesto
come quello di chi non può sprecare molto tempo con le parole e, dopo un breve
intervallo, aggiunse:
– André, resta con il cuore in preghiera, aiutandomi per alcuni secondi. Ora che ho
informazioni positive sul visitatore, devo mobilitare le mie possibilità di visione, con il
fine di orientarmi sul luogo dove si trova l’infelice fratello.
Tuttavia, pur restando in preghiera, osservai che l’orientatore entrava in profondo
silenzio. Dopo pochi minuti, Alessandro prese la parola ed esclamò come chi stesse
ritornando da una sorprendente escursione:
– Possiamo proseguire. Il povero fratello, semi–incosciente, è legato a un gruppo
pericoloso di vampiri, in un luogo vicino.
L’istruttore si mise in cammino. Lo seguii passo passo in silenzio, nonostante la mia
intensa curiosità.
Poco tempo dopo, distanziandoci dai nuclei suburbani, ci trovammo nelle vicinanze di un
gran mattatoio.
La mia sorpresa non aveva limiti, perché osservai l’atteggiamento di vigilanza assunta
dal mio orientatore che attraversò fermamente la grande porta di entrata. A causa delle
vibrazioni dell’ambiente, riconobbi che il luogo era tra i più sgradevoli che fino ad
allora, nella mia nuova fase di miglioramento spirituale, avessi conosciuto. Seguendo
molto da vicino Alessandro, vedevo numerosi gruppi di entità evidentemente inferiori
che si disponevano qui e là. Davanti al locale in cui si macellavano i bovini, potei
percepire un quadro terrificante. Un gran numero di disincarnati, in pietose condizioni,
si lanciavano sui rivoli di sangue vivo, come se cercassero di bere il liquido con sete
divoratrice…
Alessandro percepì lo stupore doloroso che si impossessò di me e con serenità, mi chiarì:
– Stai osservando André? Questi infelici fratelli che non possono vederci, data la
deplorevole condizione di inferiorità e di abbrutimento in cui si trovano, stanno
succhiando le forze del plasma sanguigno degli animali. Sono affamati che suscitano
pietà.
Poche volte, in tutta la mia vita, avevo sperimentato una ripugnanza tanto grande. Le
scene più tristi delle zone inferiori che fino ad allora avevo potuto osservare, non mi
avevano colpito con tanta amarezza.
Disincarnati che cercano alimento di quel tipo? Un mattatoio pieno di entità perverse?
Che cosa significava tutto questo? Ricordai i miei pochi studi di Storia risalendo all’epoca
in cui le generazioni primitive offrivano ai loro supposti dei il sangue dei tori e dei
capretti. Starebbe lì, in quel quadro orripilante, la rappresentazione antica dei sacrifici
sugli altari di pietra? Lasciai che le prime impressioni incendiassero il mio cervello al
punto di sentire, come in un altro tempo, che le mie idee vagavano in un mulinello.
Alessandro, sollecito come sempre, si avvicinò più affettuosamente a me, spiegandomi:
– Perché tanta sensazione di paura, amico mio? Esci da te stesso, rompi il guscio
dell’interpretazione personale e vieni al grande campo della comprensione. Non
abbiamo visitato entrambi, nella sfera della Terra, i più diversi mattatoi? Ricordo che
nella mia antica casa terrestre, c’era sempre una grande allegria familiare quando si
uccideva un maiale. L’abbondanza di carne e di grasso significava provvista per la cucina
e soddisfazione per lo
stomaco. Con lo stesso diritto, i disincarnati, così inferiori oggi come lo fummo noi ieri,
si avvicinano agli animali morti il cui sangue fumante offre loro vigorosi elementi vitali.
Senza alcun dubbio il quadro che offrono è deplorevole; ma non ci compete condannarli.
Ogni cosa, ogni essere, ogni anima, rimane nel processo evolutivo che gli è proprio. E se
passammo già per le stazioni inferiori, comprendendo com’è difficile il miglioramento
nel piano dell’elevazione, dobbiamo conservare sempre la disposizione legittima di
ausilio, mobilitando, per il servizio al prossimo, le migliori possibilità che sono alla
nostra portata.
L’avvertimento era molto utile. Le parole dell’istruttore penetrarono profondamente
nella mia anima, rettificando il mio atteggiamento mentale. Affrontai con serenità il
quadro che si trovava alla mia vista e, notando che mi ero equilibrato, Alessandro mi
mostrò un’entità che si trovava in condizioni deplorevoli, simile a un automa che vagava
intorno agli altri. Dopo avere guardato i suoi occhi quasi senza espressione, notai che il
suo abbigliamento rimaneva insanguinato.
– È il suicida che cerchiamo – esclamò l’istruttore, chiaramente.
– Che cosa? – domandai perplesso – Perché i vampiri hanno bisogno di lui?
– Tali infelici – chiarì Alessandro –, abusano dei disincarnati recenti nei primi giorni
successivi alla morte fisica, quando si trovano senza difesa alcuna, come questo povero
Raul, sottraendo loro le forze vitali, dopo avere approfittato del loro corpo carnale…
Ero attonito, ricordando le antiche informazioni religiose sulle tentazioni diaboliche, ma
l’orientatore, fermo nella sua missione sacra di aiuto, considerò:
– Non ti impressionare in senso negativo, André. Ogni uomo, incarnato o disincarnato che
esca dal sentiero retto del bene, può arrivare ad essere un poderoso genio del male. Non
abbiamo tempo da perdere. Agiamo soccorrendo lo sventurato.
Seguendo il caritatevole mentore, mi avvicinai anch’io all’infelice. Alessandro alzò la
destra sulla fronte di Raul e lo avvolse in un vigoroso influsso magnetico. In pochi
secondi, Raul si vedeva circondato di luce e fu immediatamente visto dagli esseri
dell’ombra, osservando che la maggioranza si allontanava lanciando grida di orrore.
Vedendo il chiarore che avvolgeva la vittima, erano lividi, atterriti. Uno dei carnefici
con più coraggio, replicò a voce alta:
– Lasciamo quest’uomo alla sua sorte! Gli “spiriti poderosi” sono interessati a lui!
Allontanatelo!
Mentre il carnefice, di fronte all’avvicinamento benedetto di quella luce che discendeva
dall’Alto, si ritiravano rapidamente, come se temessero qualcosa che io non potevo
ancora comprendere, a mia volta mi perdevo in dolorose domande intime. La scena era
tipica delle vecchie leggende di demoni che abbandonavano le anime prigioniere dei loro
propositi infernali. Le parole “spiriti poderosi” erano state pronunciate con palese
ironia. Per il chiarore che aveva avvolto il suicida, essi sapevano che eravamo presenti e
benché fuggissero timorosi, si allontanavano colpendoci con parole ironiche.
Poco dopo, quel grande mattatoio si trovava deserto dai vampiri voraci. Alessandro,
dando per finita l’operazione magnetica, prese la mano dell’amico sofferente che
sembrava
stordito per l’influenza maligna e, conducendolo all’esterno, verso il campo, mi disse
benevolmente:
– Non conservare nel tuo cuore le parole ironiche che abbiamo sentito. Quei fratelli
sventurati meritano la nostra maggiore compassione. Andiamo a quello che ci interessa.
Mi raccomandò di proteggere il nuovo amico che sembrava non avere coscienza della
nostra collaborazione e, dopo alcuni minuti di marcia ci fermammo sotto un albero
frondoso, mettendo il fratello debole e barcollante sulla fresca erba.
Impressionato davanti al suo sguardo inespressivo, sollecitai chiarimenti all’orientatore
la cui parola amica non si fece aspettare:
– Il poveretto ha perso temporaneamente la memoria. Il suo stato, dopo avere sofferto
una lunga suzione delle sue energie vitali, è di deplorevole incoscienza.
Vista la mia perplessità, Alessandro aggiunse:
– Che cosa desideri? Speravi di trovare qui processi più semplici? Il magnetismo del male
è altrettanto pieno di potere, soprattutto per quelli che cadono volontariamente sotto i
suoi tentacoli.
Subito, si inclinò paternamente sullo sventurato suicida ed indagò:
– Come ti senti, fratello Raul?
– Io… io…– mormorò l’infelice, come se si trovasse sommerso in profondo sonno – non so…
no so niente…
– Ti ricordi di tua moglie?
– No…– rispose il suicida in modo vago.
L’istruttore si alzò e mi disse:
– La sua incoscienza è totale. Dobbiamo svegliarlo.
Di seguito, stabilì che io rimanessi lì, di guardia, mentre egli cercava le risorse
necessarie.
– Non possiamo svegliarlo noi stessi? – interrogai, sorpreso.
L’orientatore sorrise e considerò:
– Bene si deduce che tu non sei un veterano dei servizi di “intercessione”. Non ti
dimentichi che lo sveglieremo non solo affinché recuperi la sua propria coscienza, ma
anche per il dolore? Romperemo la crosta di magnetismo inferiore che lo avvolge e Raul
ritornerà alla consapevolezza della sua situazione; pertanto, sentirà il martirio del petto
perforato dal proiettile e griderà di angoscia osservando la sopravvivenza dolorosa
creata da lui stesso. Davanti a tali casi, le prime impressioni sono francamente terribili e
passano alcune ore prima del sollievo sicuro. E siccome altri doveri ci attendono, sarà
conveniente consegnarlo alle cure di altri amici.
Le osservazioni mi erano penetrate profondamente.
Trascorsi venti minuti, approssimativamente, Alessandro ritornò insieme a due fratelli
che si disposero ad accompagnare l’infelice e, in poco tempo, ci trovammo in una casa
spirituale di primo soccorso, situata sulla sfera terrestre. Si vedeva che l’organizzazione
rispondeva a lavori di emergenza, perché il materiale di assistenza era francamente
rudimentale.
Indovinando il mio pensiero, Alessandro spiegò:
– Nel circolo di vibrazioni antagonistiche degli abitanti della Terra, non si può localizzare
un’istituzione completa di soccorso. Il lavoro di aiuto, così, soffre una deficienza
incontestabile.
Ma questa casa è un ospedale volante che conta sull’abnegazione di molti compagni.
Sistemato Raul su un bianco letto, il devoto istruttore cominciò ad applicargli del Passe
magnetico sulla regione cerebrale. Non passò molto tempo e l’infelice lanciò un grido
stentoreo e vibrante dilacerando il mio cuore.
– Muoio! Muoio…! – gridava Raul, con massima afflizione, tentando, ora, di scalare le
pareti – Aiutatemi, per carità!
E comprimendo il petto con le mani, esclamava in tono commovente:
– Il mio cuore si è spezzato! Aiutatemi…! non voglio morire…!
Infermieri solleciti lo sostenevano con attenzione, ma il paziente sembrava in preda
all’orrore.
Con gli occhi esorbitati in una maschera di indefinibile sofferenza, continuava gridando
con voce stentorea, come se si fosse svegliato da un angoscioso incubo.
– Esther! Esther…! – chiamò l’infelice, ricordandosi dell’affezionata moglie – vieni in mio
aiuto per amore di Dio! Soccorrimi! I miei figli! I miei figli…!
Alessandro si avvicinò a lui paternamente e disse:
– Raul, abbi pazienza e fede nel Potere Divino! Cerca di affrontare con coraggio la
difficile situazione che tu stesso hai creato e non invocare il nome dell’affezionata
compagna, non richiamare i figli amati che lasciasti nel tuo antico paesaggio del mondo,
perché la porta materiale della tua casa si chiuse coi tuoi occhi. Se tu avessi coltivato
l’amore cristiano, apprezzando le opportunità che il Signore ti confidò, sarebbe facile,
in un momento come questo, ritornare al focolare affettuoso per rivedere gli esseri cari,
benché essi non riuscirebbero ad identificare la tua presenza. Ma…, amico mio, ora è
molto tardi…, è necessario aspettare un’altra opportunità di lavoro e di purificazione
perché il tuo tempo, con il nome terrestre di Raul, è finito.
Immenso orrore si dipinse sul suo viso, mentre chiedeva:
– Sarò morto, forse? Non sento il cuore trafitto dal dolore? Non ho i vestiti insanguinati?
Sarà questo morire? È assurdo…!
Molto sereno, il buon istruttore, gli disse:
– Non impugnasti l’arma contro il tuo petto? Non localizzasti il cuore per mettere fine
alla vita? Oh, amico mio! Gli uomini possono ingannarsi gli uni con gli altri, ma nessuno
potrà illudere la Giustizia Divina!
Rivelando estrema vergogna sentendosi scoperto, il suicida proruppe in singhiozzi
mormorando:
– Ah! Come sono sventurato! Mille volte infelice…!
Alessandro, compassionevole, non tornò a parlargli di quella circostanza. Dopo averlo
raccomandato affettuosamente alle cure dei fratelli responsabili dei servizi di
assistenza, mi si rivolse per spiegarmi:
– Andiamo, André. Il nostro nuovo amico è in una crisi il cui termine non sarà prima di
settanta ore, approssimativamente. Torneremo più tardi a vederlo.
Di ritorno ai miei lavori, attesi, ansioso, l’istante per riprendere le osservazioni
educative. Mi impressionava la complessità del servizio di “intercessione”. Le semplici
preghiere di una moglie nostalgica e affezionata avevano provocato numerose attività
per il mio orientatore e preziosi insegnamenti per me. Come agirebbe Alessandro nella
fase finale? Che rivelazioni ci avrebbe fatto Raul, a noi compagni interessati del suo
benessere? Sarebbe riuscita la sposa a consolarsi nel suo stato di vedovanza?
Pieno di domande, attesi il momento opportuno. Dopo quattro giorni, l’istruttore mi
chiese di tornare al tema, il che mi fece gioire per la possibilità di proseguire imparando
per la mia evoluzione.
Trovammo Raul pieno di dolori, benché più calmo, così da avere una conversazione
chiarificatrice.
Si lamentava per la ferita aperta, del cuore fuori controllo, delle acute sofferenze, del
suo grande abbattimento. Sapeva già che non si trovava nel circolo carnale, benché
simile verità gli costasse angoscioso pianto.
– Tranquillizzati – gli disse il mio orientatore con inesprimibile bontà –, la tua situazione
è difficile, ma avrebbe potuto essere peggiore. Ci sono suicidi che rimangono aggrappati
alle spoglie mortali, per un tempo indeterminato, assistendo all’attacco dei voraci
vermi.
– Povero me! – sospirò il miserabile –, perché, oltre che un suicida, sono anche un
criminale.
E dimostrando infinita fiducia in noi, Raul ci raccontò la sua triste storia, cercando di
giustificare il suo atto estremo.
In gioventù, venne dall’interno alla grande città, rispondendo all’invito di Noè, il suo
amico d’infanzia. Compagno devoto e sincero, una volta, gli presentò la sua cara
fidanzata, con la quale Noè sperava di costruire nel futuro, un fortunato nido domestico.
Ahi! Da quel giorno in cui per la prima volta Raul vide Esther, mai più poté dimenticarla.
Quella giovane personificava quello cui lui aspirava come il suo più alto ideale per
realizzare un matrimonio felice. In sua presenza, si sentiva il più felice degli uomini. Il
suo sguardo gli alimentava il cuore; le sue idee costituivano la continuità dei suoi
pensieri. Come avrebbe potuto farle sentire il suo immenso affetto? Noè, il buon
compagno del passato, era l’ostacolo che doveva rimuovere. Esther sarebbe incapace di
tradire l’impegno che aveva assunto con lui. Noè dimostrava essere infinitamente buono
e rispettabile per provocare una rottura. Fu allora che nacque nella sua mente la
tenebrosa idea di un crimine. Avrebbe eliminato il rivale.
Non avrebbe ceduto a nessuno la sua felicità. L’amico doveva morire. Ma come portare a
termine il piano senza incorrere in complicazioni con la giustizia? Accecato dalla violenta
passione, si mise a studiare minuziosamente la realizzazione dei suoi propositi criminali,
trovando una forma sottile per eliminare il compagno affezionato e fedele. Passò così a
usare un conosciuto e terribile veleno in piccole dosi, aumentandolo lentamente fino ad
abituare il suo organismo con quantità che sarebbero state fulminanti per gl’altri.
Raggiunto il livello di resistenza necessario, invitò il compagno a un pranzo e gli fece
bere l’odioso veleno in un vino gradevole che egli stesso bevete senza pericolo alcuno.
Ma, Noè, morì dopo poche ore, sembrando un suicida per la opinione generale. Raul
conservò per sempre il terribile segreto e, dopo avere corteggiato gentilmente la
fidanzata in lacrime, riuscì ad imporle la sua simpatia fino a culminare con il
matrimonio. Raggiunse la realizzazione di quello che più desiderava: Esther gli
apparteneva come moglie. Arrivarono i figli ad addolcire la vita, ma… la sua coscienza
era ferita senza remissione alcuna. Nelle intime scene della casa, vedeva Noè attraverso
la sua tela mentale, che gli rimproverava la condotta. I baci della moglie e le carezze
dei figli non riuscivano ad allontanare quella visione implacabile.
Invece di diminuire, i suoi rimorsi aumentavano sempre. Sul lavoro, mentre leggeva, a
tavola, nella stanza da letto coniugale, la vittima rimaneva a contemplarlo in silenzio. A
un certo punto del destino, decise di consegnarsi alla giustizia del mondo, confessando il
suo orripilante crimine, ma non si sentiva in diritto di turbare il cuore della sua
compagna, né di riempire di fango il futuro dei suoi figli. La società lo rispettava,
apprezzando il suo focolare domestico. Distinti colleghi di lavoro apprezzavano la sua
compagnia. Come dichiarare la verità in tali condizioni? Nonostante amasse teneramente
la moglie e i suoi figli, si trovava sfinito, alla fine di una prolungata resistenza spirituale.
Era preoccupato per la perturbazione mentale, il manicomio, la prigione,
l’annientamento, la confessione del crimine che, ogni giorno, si faceva più imminente.
A quel punto, l’idea del suicidio prese corpo nel suo cervello tormentato. Non poté
resistere più a lungo. Avrebbe nascosto l’ultimo atto del suo dramma silenzioso, così
come aveva occultato la sua prima tragedia. Comprò una rivoltella e attese. Un certo
giorno, dopo il lavoro giornaliero, si trattenne durante il tragitto di ritorno a casa e
puntò l’arma contro il suo cuore, agendo con cautela per evitare le impronte digitali.
Raggiunto il bersaglio, in un supremo sforzo si liberò del revolver omicida e prestò
attenzione solo all’intraducibile sofferenza del torace frantumato… Con gran difficoltà,
come se i suoi occhi fossero annebbiati, sentì che alcune persone tentavano di
soccorrerlo e subito una vera moltitudine di creature che non riusciva vedere, lo
toglievano da quel posto di dolore… Da allora, una debilitazione generale l’aveva preso
per intero.
Si sentiva preda di un sonno pesante e angoscioso, pieno di crudeli incubi. E alla fine
recuperò la coscienza di sé stesso, lì, in quella modesta stanza, dopo che Alessandro
ebbe restaurato le sue prostrate energie…
Terminando l’estesa e amara confessione, Raul aveva il petto oppresso e pesanti lacrime
lavavano il suo viso.
Molto commosso, non sapevo che cosa esprimere. Quell’occulto dramma, era capace di
impressionare cuori di pietra. Alessandro, dimostrando la grandezza delle sue elevate
esperienze, manteneva rispettabile serenità e disse:
– Nei più grandi abissi, Raul, c’è sempre un posto per albergare la speranza. Non lasciarti
dominare dall’idea d’impossibilità. Pensa al rinnovamento della tua opportunità; medita
nella grandezza di Dio. Trasforma il tuo rimorso in proposito di rigenerazione.
E dopo una leggera pausa, mentre l’infelice si scioglieva in pianto, il mentore proseguì:
– In realtà, i tuoi mali attuali non possono sparire miracolosamente. Tutti raccoglieremo
ciò che abbiamo seminato. Ma anche noi che oggi stiamo imparando alcune cose, siamo
già passati, innumerabili volte per la lezione di ricominciare. Abbi calma e coraggio.
Di seguito, Alessandro, iniziò a comunicargli la causa del nostro interesse, spiegandogli
che il lavoro di aiuto fraterno era iniziato grazie alle preghiere della moglie affettuosa e
desolata. Gli diede notizie di lei, dei figli e degli anziani zii; gli parlò delle nostalgie di
Esther e della sua ansia di vederlo, benché fosse stato anche per un breve minuto
mediante l’opportunità del sonno fisico.
Ascoltando le ultime informazioni, il suicida sembrò rincuorarsi vivamente e osservò:
– Ahi! Non sono degno! La mia miseria accentuerebbe i suoi dolori…!
Ma, l’orientatore, accarezzando paternamente la sua fronte, promise di intervenire e
risolvere il problema.
Ci ritirammo nuovamente e percependo la mia profonda sorpresa, Alessandro ponderò:
– Nel piccolo dramma che stiamo osservando, amico mio, tu puoi calcolare l’estensione e
la complessità dei nostri compiti nei servizi di “intercessione”. I nostri compagni
incarnati ci chiedono, a volte, determinati lavori, ignorando quanto distanti si trovano
dalla conoscenza delle vere situazioni. Per la società umana, Raul è una vittima di sicari
occulti, quando in realtà non è altro che vittima di sé stesso. Per la compagna è il
marito ideale, mentre fu un criminale e un suicida.
Compresi le difficoltà morali in cui ci trovavamo per poter rispondere alla petizione che
ci conduceva a simile servizio. Le parole dell’istruttore non evidenziavano un’altra cosa.
Comprendendolo, osai domandare:
– Credi che sorella Esther sia sufficientemente preparata per accettare la realtà delle
nostre conclusioni?
Alessandro mosse la sua testa facendo cenno di no e considerò:
– Sono degni della verità piena solamente quelli che già si trovano completamente
liberati delle passioni. Esther è profondamente buona, ma ancora non ha raggiunto il suo
auto controllo. Non possiede le emozioni, piuttosto, ne è posseduta da loro. In
considerazione di ciò, in nessun modo dobbiamo metterla a completa conoscenza del
tema. È preparata per la consolazione, non per la verità.
Le affermazioni dell’istruttore in un certo senso mi sconvolgevano. Come omettere i
particolari della tragedia? Non sarebbe mancare alla verità? Per quale motivo consolare
la nostalgica moglie; occultandole il vero senso degli avvenimenti?
Ma, Alessandro, comprendendo le mie indagini, disse:
– Con che diritto perturberemmo il cuore di una povera vedova sulla Terra, col pretesto
di dire verità? Per quale motivo sporcare la tranquilla speranza di tre adorabili bambini,
forse avvelenando il loro destino, solamente per potere esibirci come campioni della
verità? Ci sarà più allegria nel mostrare l’ombra di un crimine che nello scoprire la fonte
del conforto? André, amico mio, la vita esige molto discernimento! Ogni parola ha la sua
occasione e ogni rivelazione la sua opportunità! Non possiamo tollerare un servizio di
soccorso umiliando chi supplica. La preghiera di Esther non deve essere portatrice di
scoraggiamento. Per questo non tutti ricevono, quando vogliono, l’autorizzazione
dall’Alto per il servizio di assistenza.
Presi nota dell’osservazione.
Quel giorno, Alessandro ed io ci dirigemmo alle autorità dell’Ausilio, chiedendo la
collaborazione di una delle sorelle che lavoravano nei Gruppi di Soccorso, col fine di
ottenere una cooperazione più efficiente per il cuore di Esther.
Fu distaccata Romualda, sorella dedita e buona, che discese sulla Terra insieme a noi,
ricevendo con molta attenzione le raccomandazioni del prestigioso amico. Alessandro
non diede molte istruzioni. Romualda avrebbe dovuto preparare spiritualmente la
vedova per poter visitare, nella notte successiva, il marito disincarnato e, di seguito,
rimanere a fianco a lei due settimane collaborando alla rinascita delle sue energie
psichiche e cooperando affinché si riorganizzasse la sua vita economica, mediante un
lavoro onesto e dignitoso.
Era da vedere l’affetto che il delicato istruttore aveva dedicato a tutte le provvidenze in
corso.
Quasi nel momento designato per l’incontro dei coniugi, arrivammo all’ospedale volante
di soccorso spirituale, dove l’istruttore curò personalmente tutte le misure. Raccomandò
a Raul il buon animo, insistendo affinché non pronunciasse la minima espressione di
lamento e che si astenesse da qualunque gesto che potesse manifestare impazienza o
afflizione. Subito fece bendare la ferita aperta e sanguinante, molto visibile nella
regione lacerata dell’organismo perispirituale, affinché la moglie non ricevesse nessuna
impressione di sofferenza. Lo stesso Raul, stupito per la lezione di buone maniere,
rispondeva, soddisfatto e rianimato a tutte le istruzioni. In pochi minuti, Romualda entrò
in compagnia di Esther, il cui sguardo lasciava intravedere angoscia e attesa.
Alessandro la prese per il braccio e le mostrò il compagno steso nel bianco letto.
– Raul! Raul! – gridò la desolata vedova, provvisoriamente liberata del corpo carnale,
lacerandomi il cuore con il suo doloroso tono di voce.
La sua commozione era estrema. Volle proseguire, ma non poté. Le si piegarono le
ginocchia e si trovò genuflessa, vicino al letto del marito, singhiozzando. Osservai che gli
occhi di lui erano pieni di lacrime che con sforzo non lasciava cadere. Alessandro lo
guardava con fermezza, facendogli capire la necessità di affrontare con coraggio
quell’angosciosa testimonianza. Come un bambino interessato a conoscere le
raccomandazioni paterne, il suicida accompagnava i minimi gesti del nostro generoso
orientatore.
E facendogli Alessandro un leggero segno, Raul prese la destra della compagna,
annegata in lacrime e le disse:
– Non piangere più Esther! Abbi fiducia in Dio! Veglia sui nostri figli e aiutami con la tua
fede! Sto bene… non c’è motivo perché ci lamentiamo tanto! Cara, la morte non è la
fine. Accetta la volontà del Padre come io sto cercando di accettarla… la nostra
separazione è temporanea… non ti dimenticherò mai! Sento anche io nostalgia della tua
compagnia, della tua dedizione, ma l’Altissimo c’insegnerà a trasformare queste
nostalgie in speranze!
Le parole del suicida, come la dolce inflessione della sua voce, mi sorprendevano.
Raul dimostrava un potenziale di delicatezza e di finezza psicologica che fino ad allora
non aveva rivelato a miei occhi. Fu allora che, aguzzando la mia percezione visuale,
notai che fili tenui di luce, legavano la fronte di Alessandro al suo cervello e potei
comprendere che l’istruttore gli somministrava un vigoroso influsso magnetico,
proteggendolo in quella difficile situazione.
Ascoltando le sue consolatrici espressioni, la vedova sembrò rincuorarsi e piangendo,
esclamò:
– Oh, Raul, io so che ora siamo separati dagli abissi della sepoltura...! So che devo
aspettare la decisione suprema per potermi unire a te per sempre… Ascoltami!
Soccorrimi sulla Terra, nella vedovanza inaspettata e dolorosa! Alzati e vieni alla nostra
casa, per dare speranza al mio spirito abbattuto! Difendici sempre contro i cattivi… non
mi lasciare sola con i nostri figli che tanto hanno bisogno di te… chiedi a Dio questa
grazia e vieni ad aiutarci fino alla fine…!
Benché continuasse a essere sdraiato sul letto, l’interpellato le accarezzò
affettuosamente i capelli e rispose:
– Abbi fede e coraggio! Ricordati, Ester, che esistono sofferenze maggiori che le nostre
ed accettale. Vado a ristabilirmi e lavorerò ancora per noi… Così come attendi il mio
aiuto, aspetterò la tua fiducia. Il Signore non ci affida problemi dei quali non siamo
degni!
Ritorna alla nostra casa e rallegrati! Non avere paura delle difficoltà; mai ci mancherà la
benedizione del pane! Cerca l’allegria del lavoro onesto e semina il bene attraverso
tutte le opportunità che il mondo ti offre! La pratica del bene dà salute al corpo e
allegria allo spirito! E Dio che è buono e giusto, benedirà i nostri figli, affinché essi siano
felici al tuo fianco… Non tardare più! Ritorna fiduciosa! Conserva la certezza che io sono
vivo e che la morte del corpo è solo una trasformazione necessaria …!
Comprendendo che l’opportunità della riunione stava per esaurirsi, l’ansiosa moglie
mostrò estrema curiosità ed afflizione, guardando il compagno attraverso le lacrime gli
domandò:
– Raul, prima che me ne vada, dimmi francamente… che cosa ti successe? Chi ti tolse la
vita?
Notai che quell’interpellato mostrò nel suo sguardo terribile angoscia, davanti a
quell’inaspettata domanda. Voleva, forse, confessare la verità, fare luce intorno alle sue
esperienze concluse, ma il soccorso magnetico di Alessandro, non si fece attendere. Un
fascio d’intensa luminosità uscì dalla mano dell’orientatore che a quel punto della
conversazione, la manteneva sulla fronte del suicida, in forma protettrice. La sua
espressione fisionomica si trasformò, ristabilendo la sua serenità e il suo coraggio. Di
nuovo calmo, Raul disse alla compagna:
– Esther, i processi della Giustizia Divina non sempre possiamo percepirli … Conserva con
te la certezza che impariamo tutti i giorni e da tutti i fatti; impara a cercare, prima di
tutto…. la volontà di Dio…
La povera vedova desiderava prolungare la conversazione; si indovinava attraverso i suoi
afflitti occhi l’intenso proposito di continuare a bere le sublimi consolazioni del
momento, ma Alessandro le prese il braccio e le raccomandò la necessità di salutare. La
moglie, in lacrime, obbedì. Concentrando tutta la sua capacità affettiva nelle parole,
disse addio al suicida e gli baciò le mani con infinito affetto. Già distante
dall’organizzazione ospedaliera di emergenza, l’istruttore la affidò alle attenzioni di
Romualda e ritornò in mia compagnia.
Non riuscivo a nascondere la mia enorme ammirazione, davanti a simile servizio di
assistenza.
Alessandro percepì il mio stato d’animo e mi disse in modo commovente:
– Come vedi, il lavoro di soccorso esige molto sforzo e devozione fraterna. Non possiamo
dimenticare che Raul ed Esther sono due malati spirituali che, in questa condizione,
richiedono molta comprensione da parte nostra. Fortunatamente, la vedova ritorna
piena di nuovo coraggio e il nostro amico, sentendo l’estensione delle cure di cui è
oggetto e vedendo da solo quanto può ausiliare la compagna incarnata, si affretterà nel
creare nuove espressioni di stimolo e di energia nel suo cuore.
Impressionato alla vista della lacerazione che c’era nel suo organismo perispirituale,
indagai:
– E la zona ferita? Fino a quando Raul proverà simili sofferenze?
– Forse per molti anni – rispose l’istruttore in tono grave –. Ma ciò non gli impedirà di
lavorare intensamente nel campo della coscienza, sforzandosi per ottenere il
riavvicinamento mediante la benedetta opportunità rigenerante.
Altri problemi affioravano alla mia mente. Ma l’istruttore doveva assentarsi per
rispondere a difficili incombenze, nelle quali io non potevo accompagnarlo.
Gli chiesi permesso per seguire da vicino il lavoro di assistenza portato avanti da
Romualda, ricevendo la sua generosa approvazione. Desideravo sapere fino a che punto
si era consolata l’afflitta vedova e osservare il profitto di quel rincontro che significava
elevata concessione.
Il giorno dopo ritornavo alla modesta casa, proprio nei momenti del pranzo familiare.
Romualda camminava attiva. L’ambiente interno aveva un nuovo aspetto. Le entità
oscure non erano sparite totalmente, ma il loro numero era considerevolmente ridotto.
Tutelando la sua protetta, la sorella ausiliatrice mi ricevette con gentilezza.
Mi informò che la vedova si era svegliata in migliori condizioni e che lei, Romualda,
aveva fatto tutto il possibile per mantenerle il pieno ricordo del sogno. Com’era
naturale, la poveretta non poteva ricordarsi di tutti i dettagli; nonostante avesse fissato
i ricordi essenziali, suscettibili di risvegliare in lei la divina speranza e di rinvigorire il
suo coraggio. Mi raccomandò che verificassi io stesso l’effetto della meravigliosa
provvidenza.
Infatti, l’aspetto della vedova aveva acquisito una nuova espressione. Con gli occhi
limpidi e brillanti, narrava agli zii e ai figli il sublime sogno della notte. Tutti
ascoltavano con grande interesse, specialmente i bambini che sembravano partecipare
al suo giubilo interiore. Esther finì la narrazione, emozionata. Osservai allora che
l’anziana zia abbozzava un gesto d’incredulità, domandandole:
– E tu credi di avere visitato Raul nell’altro mondo?
Come no! – rispose la vedova, senza battere ciglio – ho ancora l’impressione delle sue
mani sulle mie e so che Dio mi ha concesso tale grazia affinché io recuperi le mie forze
per il lavoro. Oggi mi sono svegliata profondamente rianimata e felice! Affronterò il
cammino con nuove speranze! Mi sforzerò e vincerò.
– Oh, mamma, come ci consolano le tue parole! – mormorò uno dei piccoli, dagli occhi
molto vivaci – come desidererei essere stato con te per sentire papà in quel sogno
meraviglioso…!
In quell’istante l’anziano, che mangiava in silenzio, disse, in qualità di eccellente
rappresentante dell’incredulità umana:
– È interessante notare che Raul, pur avendo consolato tanto il suo cuore di donna,
niente abbia chiarito sul crimine che lo portò alla tomba.
Esther che sentì l’ironia dell’osservazione, influenzata dalla benefattrice che si
manteneva al suo fianco, rispose rapidamente:
– Molte volte, caro zio, non sappiamo essere grati per le benedizioni divine. Ricordo
questa verità, avendo sentito un simile ragionamento. Mi vergogno quando ricordo di
avere fatto questa domanda al povero Raul, abbattuto e pallido sul letto. Mi basta la
felicità di averlo visto e sentito in un mondo che io non posso comprendere per adesso.
Ho la certezza di averlo visitato in qualche luogo. Che cosa c’interessa scoprire i
criminali, quando non possiamo farlo ritornare nel loro corpo fisico? Con la nostra
preoccupazione di punire i colpevoli, senza rendere conto delle nostre colpe, arriveremo
fino all’assurdo di desiderare di essere più giusti di Dio?
Lo zio tacque, pensoso e osservai che i bambini sentivano immensa allegria per la
risposta materna!
Il cuore di Esther aveva penetrato la zona brillante e sublime della fede viva, assorbendo
pace, allegria e speranza, incamminandosi verso una nuova vita. Salutando, mi
congratulai con Romualda per il suo nobile lavoro. La generosa servitrice m’informò del
suo progetto di servizio. Sarebbe rimasta strettamente al fianco dalla vedova,
infondendole coraggio e animo nella prossima settimana; contava sulla possibilità di
cooperare nel senso di procurarle un lavoro ben remunerato. Rimasi ammirato sentendo
il programma, specialmente riguardo all’aiuto materiale. Romualda spiegò con molta
calma:
– Quando i compagni terrestri sono meritevoli, possiamo collaborare a loro beneficio,
con tutte le risorse a nostra disposizione, purché la nostra cooperazione non interrompa
la libertà della loro coscienza.
La pregai, allora, che accettasse la mia cooperazione il giorno fissato per i servizi finali.
Romualda accettò con piacere e, trascorsa una settimana, fui avvisato da lei, poiché
finivano i lavori di assistenza. Ritornai alla casa della vedova in compagnia della degna
servitrice spirituale che mi raccomandò:
– Per favore assisti la nostra amica mentre vado a cercare la persona indicata per
aiutarla. Ho già svolto tutti i provvedimenti necessari alla situazione e non c’è tempo da
perdere.
Rimasi lì con profonda curiosità e trascorse tre ore, approssimativamente, qualcuno
bussò alla porta. Seguita da Romualda, una distinta signora andava incontro a Esther,
offrendole lavoro onesto nel suo laboratorio di cucito. La vedova pianse di emozione e di
allegria e, mentre accordavano determinate disposizioni per quel servizio, in un
confortante quadro di giubilo generale, la sorella ausiliatrice mi disse contenta:
– Ora, fratello André, possiamo ritornare tranquillamente. Il servizio che ci fu affidato è
stato terminato, grazie al Signore.
MISSIONARI DELLA LUCE – Francisco Cândido Xavier /André Luiz