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Latvia sinodale sviluppatasi nea Chiesa degli Stati Uniti d’America ‘al Ottocento (34 Concit provincial e plenar: 1/4 circa dl tuta Tativt sinodale parveolare dela Chiesa latina nel XIX Seco) rappresenta un esperanza Daradigmatica che pud forire, nella stuazone attuale dela Chiesa, aleuni util ‘tanto dal punto cl vista «quantitatwo- (ogni contronto on i fdeconni # contesio Stturcle polio demosraco amorcanofoce comprontora al voscov Siatuntensi che un regime fortemente collegiale avrebbe avviato un processo di incuturazione della Chiesa cattolca; cos come nel nostio secolo I impatto della Chiesa latina con i rogimi democratic! ha proabimente contribulto ad innestare ‘principio democratico rela strutura dele Conference Episcopal, non senza. ‘rgare qualche scompenso dotrinale. La produzione normativa conciiare deal USA, nella sua paradigmatic storica@ istuzonale, 6 punto a ferimento per capire la natura stossa della sinodalté a ivello delle Cheese paricolar. \Vescovt amoreani soppero riproduira in chiave moderna la sinacalta dei primi ‘secol dalla Chiesa, viendo la sinodalita come elomento inrinseco del tr minstero pastorae, Alva carattotstica ¢ la pragmaticta lla legstasions Concilare norG-americana,orientata alla creazione di stutture ecclesiali non ‘ancora definite; ma nonostante questa impronta pragratica, Tesperienza ‘Shhodale staturitonse si @ presentata come una chia tostimonianza di esercizio ‘al «munus doen, ogg! tanta discusso a proposito dela Conference i Sona quest alcun! det motvi che rendane attuale © oppartuna la ipropesizione di quesio studo al divatito eanonistca,storico teslogico, in Partcoiar modo alla vigiia dal/ormal Imminente Sinodo dei Vescov! europe. Eugenio Carecco, Presidente de’Associazione Internazionale pe lo studio det Di cagenio, a nsegnato quan materi a Unherat lFebuge da 688 al 1886, atuonte vescov di Lugano, Fra le sue per se "Theologie des Kirchenrochis, Methogologiscr Til, 1960), ate che Greene ai arb pubblcl in vise sctericho. cugenio Corecco FORMAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA EGLI STATI UNITI D’AMERICA TTRAVERSO L’ATTIVITA 0998109 o1uehng, il Mulino SIWOONIS VLIALLLY.1 OSHAAVHLLY WOMAN. LLINN LLW.LS ISSN VOMOLLVO WS3IHO VT1SC SNOIZVNHOS V1 Amici, colleghi, estimatori offrono a EUGENIO CORECCO a ristampa di questo volume in occasione del suo sessantesimo compleanno RELIGIONE E SOCIETA EUGENIO CORECCO Studi, testi, ricerche di diritto e storia raccolti da Francesco Margiotta Broglio a LA FORMAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA 7 NEGLI STATI UNITI D’AMERICA Eugenio Corecco ATTRAVERSO L'ATTIVITA SINODALE LA FORMAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA NEGLI STATI UNITI D’AMERICA ATTRAVERSO L’ATTIVITA SINODALE Seminario di storia delle istituzioni religiose € relazioni fra Stato e Chiesa - dell’Universit’ di Firenze | SOCIETA EDITRICE IL MULINO ISBN. 88-15-02663.0 Copyright © 1991 by Societa editrice il Mulino, Bologra. B vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezz> presala tocopia, and ad uso interno o ddattice, ert Awvertenza, di Francesco Margiotta Broglio Introduzione alla seconda edizione Presentazione della prima edizione Fonti e letteratura Introduzione ARE STATUNT "ATTIVITA SINODAL PARTE PRIMA: L'ESPERIENZA CON‘ NEL QUADRO GENERALE DEI DELLA CHIESA LATINA Capitolo primo Sguardo generale sull’attvita sinodale-provinciale della Chiesa 51. Note sullorigine dei Concili 1. Orientamenti storiogeafici TH, Preistoria dei Concili i, Inizio dellattvies conciliare IV. Caratteristiche dei primi Coneili V. Conclusione 52 Legislazione e attiviti conciliare da Nicea (325) al CIE 11918) I La legislazione sulla convocazione dei Concili 1, Applicgzione dalla legislazione del Concilio di NiceaT 2. Attenuazione della norma di diritto comune in Oriente e in Occidente 5. La legislazione come indice della coscienza sinodale n 19 31 33 9 II, Valutazione della frequenza dei Concili provin ciali prima e dopo il Concilio di Trento 1, Prima del Concilio di Trento A) Rilievi B) Ragioni della decadenza 2. Dopo ill Concilio di Trento ‘A) Spuardo generale B) Analisi della Tebella conciliare a) Risultai globali }) Il pesiodo immediatamente susseguente al Concilio di Trento (1563-1612) ©) Dal 1613 alla Rivoluzione liberale del 1848 4) Dal 1849 alla promulgazione del CIC @) Dal 1919 al Vaticano IT Capitolo secondo Lattivita sinodale negli Stati Uniti d’America 53 Le dimensioni del fenomeno $4 Lorigine storica T. La coscienza sinodale di John England ¢ della Gecarchia americana TL Liinflasso del cima democratico nazionale 1. Influsso dicetto 2. Influsso indirerto IIL [ limiti dell’influsso democratico 1, T1Sinodo diocesano del 1791 2. 1 Coneili provincial e plenati ‘A) Partecipazione dei laici B) Il cerimoniale conciliare ©) Metodi di discussione 3. Conclusione PARTE SECONDA: LA LEGISLAZIONE CONCILIARE DEGLI STATI UNITI NELLE SUE GRANDI LINEE Capitolo primo Primi clementi della legislazione $5. Lepremessestoriche $6 TSinodo diocesano del 1791 e aggencio alla tradi- $7 Il complemento apportato dal «meeting» del 1810 6 103 108 103, 104 110 no 47 7 122 123 123 124 127 Ww 129 130 138 138 12 Ms 146 148 148 149 153, 135 168 168 16 169 Capitolo secondo Lo sviluppo della legislazione e delle strutture ec clesiastiche attraverso Pattivita dei Coneili provin- ciali trail 1829 e il 1849 $8 Le premesse storiche 59 Tiprimo experiment concliae L IIT Conelio proviniale (1829) la questione dei laict, I IIT Conciio provinciale (1833) e la procedura per la nomine det Vescovi 5.10 L'epoca doro dei Concili proviniali (1837-1849) Papell dl 11 Conc provincile (1857 alla resistenza contro le persecdzion! TL La politi pid aggresiva del IV Conclio pro- vinciale (1840) IIL L'ottimismo del V Concilio provinciale (1843) TV. Latacita sfida del VI Conclio provinciale (1846) V. La grande metamorfosi della Chicsa americana e 1 Vil Coneilio provinciale (1849) Capitolo terzo Sintesi dottrinale-disciplinare dei Concili plenari (1852-1866. 1884) 511 Premesse storiche 512 1 Concilio plenario (1852) ¢ la promulgazione su scala nazionale della legislazione precedente 5.13 Tl primo tentativo di codificazione del II Concilio plenario (1866) 5.14 La sintesi del III Concilio plenario (1884) PARTE TERZA: L’AMMINISTRAZIONE DEI BENI ECCLESIA- STICI NELLA LEGISLAZIONE CONCILIARE Capitolo primo Liorigine storica del problema $15 La seperazione tra Chiesa e Stato $16 La «Trustees Corporation» di origine protestante 5.17 La fabbriceria di origine cattolica 518 TeTrusteesse il «ius patronatuss p. 173 13 5 76 78 182 184 185 187 188 190 193 193 199 201 207 $19 I disordini provocati dal sistema dei continua ad essere redatta prewo il Seminario nel quadco delle atvita di ricerca e editorali dela Sezione che pub- bilice anche una serie di «Quaderni interventin (Cedamm) © una Serie di «Reprint» (stampati in proprio) discussa presso la Facolta ¢i Teologia, Rimasta a lungo inedita, la tesi venne pubblicata, in limitata tiratura, nella serie «Pubblicazioni del Pontificio Seminario Lombardo in Roma, Ricerche di scienze teologicher, nel 1970, dalla ceditsice Morcelliana di Brescia. Al Rettore del Seminario Lombardo ¢ alla Morcclliana, che hanno conzentito, con amicizia ¢ liberalita, questa ristampa, va la nostra partico, Jare gratitudine, Al di la dell"importanza dell’esperienza sinodale statu nitense nel suo cinquantennis centrale (1829-1884) — che, in un certo senso ed entro cert limiti, consent alla catto. licita. di mantenere vive quelle prospettive aperte dal Concilio romano del 1725 ¢ sviluppate dalla «primavera sinodale» degli anni 70 ¢ 80 del Settecento, esorcizzando i fantasmi del Sinodo ricciano di Pistoia che ancora tur. bavano i padri del Vaticano P - ¢ del suo rilievo qual tativo anche in una fase ad! sinodalita globale e perma. rnente, mai registrata prima di oggi» (Corecco), quale quella che sta vivendo la Chiesa dopo il Vaticano I, la ristampa di questa originale ricerca vaole essere un contributo ef- fettivo sia al dibattito sull’esercizio collegiale del «munus docendin, sia alle molte question’ che pone, a livello di ® Siveda limportante relazione di D. Menoz2i Prospestive siwodali sol Settecento, in corso di stampa negli Atti del Convegno internazi: nale per il secondo centenario del Sinodo di Pistoia, Pistoia Roma, 1991. Osserva, peraltro, E. Coreczo, nella Inzreduzione a questo vo: lume, che i concili di Baltimore . 31-40 14 nea», ha gia sollevato interrogativi sulla natu- ra di un istituto la cui incidenza sulla vita istituzionale della Chiesa appare sempre pit profonda’, Non a caso, del re- sto, la Santa Sede ha costituito nel 1971 il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa — che riunisce i rappre sentanti degli episcopati della Comunita Europea allo scopo di favorite unita e cooperazione tra gli episcopati ¢ degli episcopati con la Sede Apostolica, sui problemi pastorali concementi la Comunita Proprio la direzione verso la quale si & motea la ricer ca di Eugenio Corecco ~ che egli, con eccessiva modestia, ha voluto definire « tentativo di valutazione storico-giu- idica di un fatto ecclesiale> ~ pud costituire elemento fondante per un’Assemblea sinodale «straordinarian, con- vocata anche in funzione dello «scambio di doni» tra le Chiese dell'occidente e dell’oriente europeo. Se, come egli serive introducendo il suo lavoro, la «riscoperta dell’es: stenza € del valore della Chiesa particolare» & stata una delle pia importanti ¢ pit ricche conquiste del Vaticano I, cid @ avvenuto perché il Concilio «ha saputo ripescare con volonta precisa, anche se in modo succinto, la tradi uione orientale centrata sulla Chiesa particolare e sul Pesperienza religiosa da essa generata», pur non riuscendo ad «esaurire dottrinalmente il principio della collegialita» €, quindi, dimostrando di essere rimasto ancorato «alla concezione teologica latina». Significativo, infatti, che, pur rivalorizeando gli istituti conciliati minori, il Concilio abbia evitato adi parlare di essi come collegi episcopali», anche se «é fuori dubbio che anche queste forme sinodali parti- colari hanno un carattere collegiale, sia in senso formale che in senso materiale» (Corecco). I prossimo Sinodo dei vescovi europe se sprit cogliere fino in fondo il senso dell’iniziativa di Giovanni Paolo I, > Cf, per tut, il fondamentale volume di G. Feliciani, Le com: ferenze epscopali, Bologna, 1974 ¢ le opere pid recenti indicate dallo ‘testo autore, Le bast del diritto cenonico (dopo il codice del 1983), stampa con aggiormamenti, Bologna, 1990, pp. 168-169. porra dimostrare, come @ avvenuto nell’esperienza conci- Tiare del «continente» Stati Uniti, che elemento sinodale «proprio perché appartiene all’essenza della costituzione della Chiesa, riesce ad emergere con violenza anche quan- do gli istivuti giuridici attraverso i quali deve manifestars hanno subito Pusura del tempo e non sono pid adeguati al loro compito». La chance dell’ Assenblea ~ che potra di fatto trasfor: na sorta di «Concilio plenario» della Grande Europa’ ~ sara, quindi, nel dialogo e nel confront tra le due grandi tradizioni ~ ecclesiologiche ¢ culturali — che Giovanni Paolo TI non ha cessato di evocare, spesso con solennita, definendole | due «polmoni» della ‘cristianita. Valorizzando la tradizione orientale, fondata sulla chiesa particolare e sull’esperienza religiosa e collegiale autonoma, ¢ riflettendo sulla originale prassi conciliare degli Stati Uniti d’America, I’Assemblea episcopale del VEuropa porra rinvigorize Ia componente sinodale della costituzione ecclesiastics, traendo tutte le conseguenze dalla concezione «conciliares di comunita locali che non sono pid semplici circoscrizioni amministrative dell’universalita roma Tvescovi europei pocranno anche offre all'integrazione politica ed economica del continente que! «supplemento danima» e quell’ossatura «culturale» ~ di cui tutte le cri- stianita, insieme alla tradizione intellettuale laica e razio nalista, sono una componente storica — senza le quali, pur nella doverosa separazione dei rispettivi «ordini», le mura cost della «piccola» come della «grande» Europa rischia- no di essere costruite sulla sabia FRANCESCO MARGIOTTA BROGLIO Firenze, settembre 1991 * Sul sinodo dei vescovi si veda Ia basilare ricerca di G.P. Mila no, I Sixodo dei vescovi, Milano, 1985, Vopera di AA.VV., I! Sixodo dei vescovi, Cia del Vaticano, 1985 e Fimportante ricerca di. Arieta, El sinodo de los obispos, Pamplona, 1987 16 Tucento Corecco LA FORMAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA NEGLI STATI UNITI D'AMERICA. ATTRAVERSO L’ATTIVITA SINODALE INTRODUZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE sinodale svilupp: Stati Uniti d’Ame: to paradigmatico temporanea, Non fosse che per la sua ampiezza e intensita questo omeno sinodale non dovrebbe sfuggire all’artenzione del ta, dello storico € del teologo Ridare, tuttavia, alle stampe qui di dottorato all Istituto di Dirin 2 di Monaco di Baviera nel 1962, alla vigilia del Concilio Vaticano TI, non avrebbe grande senso, se da questa ana lisi storica fatta alla vigilia dell’assise ecumenica, ¢ percid in «tempore non suspectu», non emergessero per la situa- zione attuale della Chiesa alcune indicazioni, di cui trebbe forse essere utile tenere conto. In realta, cid che la storia, la teologia ¢ la canonistica lla vicenda della Chiesa latina con. lavoro, come tesi 0 dell’ Universi della Chiesa, che in essa emerge come in uno specchio, non & certo solo Vinvito ad intensificare Pattivita sinodale, poiché sarebbe ampiamente superiluo. i6 che @ avvenuto nella Chiesa statunitense, con 34 Concili provinciali e plenari celebrati nel bre mezzo secolo (dal 1829 al 1884), che rappresenta 1/4 cir ca di tutta l’atrivit sinodale minore svoltasi nella Chiesa latina durante il XIX secolo, ha senza dubbio perso, oggi, la sua forza di impatto innovativo. Dalla fine del Concilio Vaticano II & avvenuta, infatti, una tale accelerazione della attivita sinodale, a tutti i li » velli della Chiesa, da quella universale, con i Sinodi dei Vescovi generali ¢ speciali, a quella particolare, con le in numerevoli riunioni delle 110 Conferenze Episcopali_ na zionali ormai ererte, senza contare quelle sovranazionali (di cui merita ricordare le grandi assemblee generali dell’ep scopato latino-americano di Rio de Janeiro, Medellin Puebla) da rendere ogni confronto puramente quantitati vo con il passato ¢ con la Chiesa statunitense, orm: levante. La Chiesa cattolica contemporanea é entrata in una fas di sinodalita globale © permanente, mai registrata dalla storia, prima di oggi . 1 fenomeno sinodale statunitense @ rimasto tuttavia molto interessante e per molti versi paradigmatico sotto il profilo qualitativo, tanto da permeiterci «post factum» di capire meglio la natura stessa dellesperienza sinodale, che la Chiesa sta vivendo in questi decenni, in una prospett- va di sviluppo irreversibile. Sono almeno tre gli elementi di confronto che emer: gono dallo studio del fenomeno sinodale americano del secolo scorso. Il, 1 primo & quello dell’innegabile influsso esercita to dal contesto culturale-politico democratico americano sulla nascita ¢ sullo sviluppo dellesperienza sinodale della Chiesa statunitense. E fuori dubbio che dopo due secoli di paralisi sinoda le, registrata nella Chiesa latina tra la met del XVII secolo c ja meta del XIX, entusiasmo del popolo americano per Pesperienza democratica della sua Nazione, decantata dal Tocqueville come «la pit democratica della terra», ha fortemente sollecitato i Vescovi statunitensi, della prima e seconda generazione, ad adottare come forma di governo, particolarmente consentanea all’ambiente culturale, quella collettiva ¢ solidale dei Concili provinciali e plenari. T Vescovi hanno capito che, solo adottando un regime fortemente collegiale, sarebbe stato possibile avviare un processo di inculturazione della Chiesa cattolica, compo- sta quasi esclusivamente da gruppi di emigranti molto 20 ceterogenei, nel contesto nazionale, che, oltre a vivere il mito della democrazia, era anche profondamente segnata sul piano religioso dallo spirito partecipativo-democratico delle sette protestanti. Questa prassi collegiale si @ tradotta, per riflesso, in una profonda esperienza comunitaria di tutti i cattolici americani, di cui Fespressione pit monumentale ed eloquente & costituita dalla costruzione dell’enorme si stema scolastico. Tuttavia, cid che sorprende @ il fatto che, malgrado la forte ispirazione democratica presente e spesso serpeggiante anche nelle fila della Chiesa cauolica stessa, soprattuto in seno al laicato e in certi strati del clero, V'attivita sinodale non si & mai scostata dalla forma ecclesiale classica, es- senzialmente episcopale e gerarchica. Anche l'impatto della Chiesa latina con i regimi de mocratici, stabilizzatisi in Europa solo dopo Ia seconda guerra mondiale, non & rimasto senza influsso sulla con- cezione della sinodalita € questo proprio a proposito del: Viistituto che in questo secolo ha avuto progressivamente il sopravvento su tutte le altre forme sinodali, vale a dire le Conferenze Episcopali Liinflusso non avvenuto solo ne! favorire una cosciente ripresa teologica della collegialita episcopale, con la con: seguente intensificazione generale dellattivita sinodale in tutta la Chiesa cattolica, ma anche sul modo di concepire Ia sinodalita stessa a livello delle Chiese particolari Le Conferenze Episcopali, con la loro struttura demo: cratica, infatti, rappresentano un «novum» assoluto nella storia della Chiesa. In esse il presidente, contrariamente al Metropolita nel Concilio provinciale, non assume pit la figura del «protos», vale a dire dal capo gerarchico, ma & semplicemente un «primus inter pares». ‘A questa assimilazione dell’impostazione democratica, avenuta nella Chiesa universale attraverso la mediazione delle Chiese occidentali, che "hanno introdotta anche nelle Chiese particolari degli altri continenti, privi, o quasi, di tradizione democratica, non @ sfuggito neppure Vistituto del Concilio provinciale. In esso, infarti, il Metropolita non gode pitt della funzione gerarchica che aveva avuto in 2 passato, fino al CIC del 1917, € ne & prova, per esempio, il fatto che ora i Vescovi suffraganei possono esigere dal Merropolita la convocazione del Concilio provinciale (cfr. can. 284 CIC 1917 € can. 440 CIC 1983), con tutte le conseguenze che ne derivano. Liinnesto del principio democratico nella struttura delle Conferenze Episcopali, che, per la loro forte ricorrenza ¢ incidenza pratica sulla vita quotidiana delle Chiese parti- colari sono diventate il cuore stesso della esperienza sino- dale contemporanea, @ senza dubbio uno degli clementi che hanno sollevato non pochi interrogativi di ordine dottrinale sulla natura dell'istiruco stesso, debilitandolo nella sua plausibilita, rispetto alla scommessa che su di esso aveva fatto il Vaticano Il e a dispetto dell’aumento conti- nuo della sua attivita e cella estensione di fatto delle sue competenze. Noa @ certamente un cato che una parte della dott nna, tenendo conto del Ictente € forse crescente conflitto di attribuzioni emergente tra i singoli Vescovi e le Confe- renze Episcopali in quanto tali, continui a negate, a torto, Videntita di natura tra la sinodalita del Collegio Universa le dei Vescovi e quella delle Conferenze Episcopali. Anzi, questa stessa dortrina possula addiritrura, e forse non senza buone ragioni, un ritorno al regime pre-conciliare, in cui le decisioni delle Conferenze Episcopali, salvo due insi gnificanti eccezioni (can. 1507 par. 1 ¢ 1909 par. 1 CIC 1917), diventavano vincolanti per i singoli Vescovi solo se assunte all'unanimita E significative che questi problemi non si siano mai posti_a proposito dei Cencili minor. Anche esperienza paradigmatica dei Concili provinciali ¢ plenari della Chie: sa negli USA ne da chiara e confortante testimonianza, benché sia stata fatta al cuore stesso dell’esperienza de mocratica moderna: quella di origine non corporativistica medievale, ma illuministica ¢ liberale. IIL, Un secondo elemento di confronto offerto dalla sinodalita vissuta dalla Chiesa negli USA concerne il pun: to genetico stesso della sinodalita in quanto tal. 22 Nellecclesiologia del tempo il problema dottrinale del rapporto tra Chiesa universale e Chiesa particolare era evidentemente risolto in favore della preminenza della prima sulla seconds. Tuttavia i Vescovi statunitensi, per formazione personale ¢ circostanze ambientali poco incl ni alla speculazione dottrinale, non hanno esitato a cost tuirsi in Chiesa particolare, rivendicendo in molti settori isciplinari un’autonomia decisionale, che la Congregazione Gi Propaganda Fide ha spesso faticato a contenere. La vera motivazione dell’entusiasmo sinodale di quel la generazione di Vescovi non @, infatti, riducibile allin- flucnza dell’ambiente democratico nazionale, né ud ale fattori di natura storica che pure esistevano. Essa dev'es sere individuata nella profonda e originaria coscienza si nodale dei Vescovi stessi. L’opzione sinodale, quale scelta ecclesiale fondamentale fatta dall’cpiscopato statunitense & nata, in realta, nel cuore stesso della coscienza che i Ve- scovi avevano della loro responsabilita di pastori per l'uniea della Chiesa nel loro Paese. Il protagonista di questa esperienta & stato il Vescovo di Charlestown, John England, il quale per convincere, oltre che Propaganda Fide, i suoi stessi confratelli pia reticenti nei confronti del regime conciliare, ha continua: mente fatto appello all'esperienza della Chiesa primitiva, con la quale la nuova Chiesa americana presentava indub: bie analogie. In effetti, 1a sola spiegazione adeguata del- Vesperienza conciliare americana @ il fatto che 1 Vescovi hanno saputo riprodurre in chiave moderna il fenomeno della genesi conciliare dei primi secoli della Chiesa, che & nato essenzialmente come fenomeno di generazione spon- tanea. 1 Vescovi americani hanno vissuto Ia sinodalita come clemento intrinseco del loro ministero personale, non come fatto indotto da una dottrina sul rapporto tra Chiesa par- ticolare ed universale, ¢ tanto meno sul fatto che la Chiesa universale, si costituisce, secondo LG 23,1, dalle Chiese particolari («ex quibus»). Contrariamente a quanto & avvenuto nell’esperienza sinodale statunitense, oggi, una certa parte della dottrina 2 deriva, per contro, la sinodalita dalla «Communio Eccle- siarum». II Vescovo @ implicato in una esperienza sinoda Ie in forza del fatto che esiste una pluralita di Chiese par ticolari, nelle quali e dalle quali si costituisce la Chiesa uuniversale, Questa posizione dimentica che le «Communio Eccle- siarum» @ una derivazione, sia pure necessaria, del fatto che solo la persona singola del Vescovo pud rappresenta- re Cristo sacramentalmente come Capo della Chiesa. T si- nodi in quanto tal, per contro, non sono in grado di farlo, poiché i Sacramenti, contrariamente alla Parola, non pos: sono essere celebrati da un collegio ma solo dalle persone fisiche. L’attivita sinodale @ percid una dimensione derivata dal ministero del vescovo, cui 2 inerente una dimensione non solo personale ma anche sinodale Al Vescovo incombe il compito di garantire la comu nione con gli altri Vescovi, per la salvezza stessa della sua Chiesa partico II Collegio dei Vescovi esiste solo in forza del fatto che csistono i singoli Vescovi. Partecipando all'unico sacra mento dell’Ordine, al quale partecipano anche tutti gli altri Vescovi, il Vescovo rappresenta in sé tutti gli altri, poiché gia da solo rappresenta Cristo € quindi anche il Collegio Episcopale. La pluralita dei Vescovi, e percid la pluralita di tutte le Chiese particolari, nulla aggiungono ai contenuti sacramen- tali del ministero del singolo Vescovo, investito della pi nezza sacramentale e quindi della salvezza. La «Communio Ecelesiarum» conferisce solo una forza formale pid vinco- lante al contenuto della Parola, predicato dal Vescovo. Far derivare la dimensione sinodale dalla «Communi Ecclesiarum, quasi che la Chiesa universale fosse un’en tita ipostatizzabile, ha come conseguenza logica di negare il carattere sinodale sia del Sinodo dei Vescovi che dei Coneili provinciali, poiché né Puno né Valtro sono espres- sioni esaurienti ed adeguate della «Communio Ecclesia- La nota della sinodalita o collegialita, secondo questo modo di pensare, dovrebbe di conseguenza essere ricono 24 sciuta solo al Concilio Ecumenico, mentre le altre forme diventerebbero semplici derivazioni della sinodalita della Chiesa universale. Allorigine di questa logica sta 'opzio- ne secondo cui i sacramenti derivano dalla Chiesa. Se invece ci si attiene al principio secondo cui la Chiesa deriva dai sacramenti ¢ dalla Parola («Ecclesia a Sacra: mentis»), ne consegue che la sinodalita delle Conferenze Episcopali non & una derivazione di quella del Collegio dei Vescovi, ma una espressione necessaria della dimen: sione sinodale intrinseca al sacramento dell’Ordine stesso € percid al ministero personale ricevuto dal singolo Ve scovo. Quella delle Conferenze Episcopali @ una sinodali- 18 originaria e propria, sia pure con afferenza non uni- versale ma solo particolare. Se si prescinde dalla diversita steutturale interna, ri spettivamente democratica 0 gerarchica, le Conferenze dei Vescovi non sono ecclesiologicamente di natura diversa rispetto ai Concili minori provinciali o plenari. E proprio in forza di questo fatto che l’esperienza coneiliare statuni: tense, nella sua paradigmaticita storica, rimane punto di riferimento dottrinale per capire la natura stessa della si nodalita a livello delle Chiese particolari Nel fenomeno dell’esperienza sinodale dei Vescovi statunitensi si esprime, non da ultimo, grazie anche alla sua pragmaticita, lesperienza e la coscienza che la Chiesa ha di se stessa E un fatto invece che la dottrina teologica degli ultimi decenni, non essendo ancora riuscita a sviluppare fino in fondo le potenzialita dischiuse dal Vaticano I, sia sulla collegialita episcopale, che sul rapporto tra Chiesa univer- sale e particolare, si é esposta all’infltrazione di elementi ideologici che hanno offuscato la comprensione stessa della tradizione ecclesiale, oltre che della prassi attuale della sinodalita nella Chiesa cattolica. IV. Il terzo elemento di confronto proposto dal. a sinodale statunitense tocca il problema del Pautorita magisteriale delle Conferenze Episcopali, diven- tato ormai acuto nella dottrina pitt recente 25 La caratteristica principale della legislazione concilia- re americana @ quella della pragmaticita. Esaminati nel quadro generale della attivits sinodale minore, provinciale ¢ plenaria, svoltasi nel periodo posteriore al Concilio di Trento fino al Vaticano II, i Concili statunitensi appar tengono senza dubbio al terzo modello. Tl primo & quello dei Concili minori, preoccupati in primo luogo di applicare localmente ¢ in medo capillare le norme di diritto comune promulgate dal Concilio di Trento. A questo modello appartengono i Concili provin- ciali celebrati un po’ ovungue in Europa nei cinquant’an- ni successivi al Tridentino, di cui i Concili provinciali di S. Carlo Borromeo furono il punto indiscusso di riferi- mento. In questa categoria devono essere annoverati anche i Concili provinciali e regionali celebrati in Italia nella pri ma meta del nostro sccolo, il cui scopo fondamentale fu quello di far applicare il CIC del 1917 e di sostenere la politica ecclesiale condotta dalla Santa Sede dopo i Patti Lateranensi. Il secondo modello @ quello dei Concili che hanno svolto un ruolo importante nella preparazione del Conci- lio Vaticano I assumendo carattere fondamentalmente dottrinale. Di questa natura sono soprattutto i Concili provinciali celebrati in Francia dopo il 1848, che si sono occupati in prevalenza dei problemi dottrinsli del trava- gliato cattolicesimo di quell’epoca, superando cosi 'ambito specifico delle loro Chiese particolari per sconfinare nel- Vorizzonte universale. Non c’t stato problema ecclesiologico (rapporto papa vescovi), 0 dogmatico (razionalismo, fideismo, laicismo), toccato dal Sillabo o dal Vaticano T, che non sia stato an- ticipato da questi Concili provinciali, con soluzioni dotiri nali spesso riconfermate al pit alto livello magisteriae. Il terzo modello @ stato quello dei Concili minori, la cui legislazione era orientata, come negli Stati Uniti, alla creazione di strutture ecclesiali non ancora esistenti. A questo modello appartengono anche le numerose Assem- ble sinodali, oppure i Concili minori veri ¢ propri, cel 26 brati nel secolo scorso nelle Chiese di missione 0 comun- gue in quelle rimaste sottoposte, anche dopo la costitu- zione di una gerarchia ordinaria, alla giurisdizione di Pro- paganda Fide, come, per esempio, quelli della Chiesa ca nadese. La legislazione dei Concili amesicani ha crcato dal nulla tutti gli istituti propri della Chiesa statunitense del secolo scorso, molti dei quali sono rimasti in vigore anche dopo la codificazione del 1917, Se si prescinde dalla crisi dell’ Americanismo, affiorata comungue in modo violento solo dopo la fine dell’espe- tienza sinodale praticamente conclusasi nel 1884 con il TIL Concilio plenario di Baltimore, la Chiesa cattolica staruni- tense ha saputo realizzare una rete istituzionale propria, pur rimanendo sostanzialmente dentro Valveo del diritto comune, senza cadere nel particolarismo ecclesiologico. E innegabile che i Padri conciliari statunitensi, pia che sviluppare principi dotrrinal, lasciati per lo pitt impli hanno promulgato norme disciplinari precise, dando ai loro decreti un «ductus» estremamente sobrio e preciso, Alcuni esempi tratti dai grandi settori della legislaxio- ne conciliare americana, che ha trovato nel TH Concili plenario di Baltimore del 1884 la sua grande sintesi, sono molto cloquenti. Anziché esporre una dottrina sullo spinosissimo pro blema dei rapporti tra clero e laici, i Concili hanno ema- nato norme concrete sulla partecipazione dei laici all'am- ministrazione dei beni ecclesiastici; invece di prendere una posizione dottrinale sulla questione della segregazione razziale, emersa nel If Concilio plenatio di Baltimore del 1866, hanno optato in modo aproblematico per la segre- gazione, in vista di poter raggiungere pit facilmente i negri emancipati; invece di sviluppare una discussione di prin- cipio sulle scuole cattoliche, hanno imposto ad ogni par rocchia di avere la propria scuola Tuttavia deve essere registrato anche il fatto che, no nostante questa impronta pragmatica, i Padri conciliari statunitensi hanno sviluppato un vero'e proprio magiste- 10, sia prowedendo alla pubblicazione di un catechismo a7 nazionale, sia attenendosi con grande fedelta al principio di pubblicare una Lettera Pastorale comune alla fine di ogni Concilio. In ta senso, una forte spinta é stata determinata dal problema teologico centrale di dare una chiara risposta ai problemi dottrinali sollevati dall’Unitarismo, che con il suo deismo irenico ed antitrinitario, propagandato dall’Uni- versita ci Harward, aveva coinvolto molti ambienti intel- lettuali protestanti,’ provocando una convergenza di emi- nenti personalita verso la Chiesa cattolica americana, at- tratte dalla ricaduta che il movimento di Oxford aveva avuto anche negli USA. La svolta dottrinale dell’esperienza sinodale @ avvenu- ta con il II ed il II Concilio plenario di Baltimore (1866 ¢ 1884), Con essi i Vescovi si sono impegnati per esprimere i principi fondamentali della fede cattolica Per compicre quest’opera dottrinale i Padri conciliari americani si ispirarono alle fonti della cultura teologica europea, citando non solo i documenti pontifici, ma an. che i Concili di S. Carlo Borromeo ¢ quelli celebrati in Europa dopo il 1848. Anche queste sinergie dottrinali dimostrano che, contrariamente a quanto avviene oggi nella dottrina, per le Conferenze Episcopali, Mesercizio della Funzione magisteriale & stato assunto nell’esperienza sino dale americana e precedente come un fatto scontato, da non richiedere una giustificazione dal profilo teologico. Se oagi, da parte della dottrina, si mette in dubbio che le Conferenze Episcopali — la cui configurazione teologi ca, a difierenza di quella giuridica, non & diversa da quella dei Concili provinciali — possano esercitare il «munus , cid si spiega per due ragioni principal imo Inogo perché l’enorme frequenza delle Con ferenze Episcopali, e non da ultimo la rigorosa applica zione del principio democratico della maggioranza, ha come riflesso quello di esautorare facilmenre i singoli Ve scovi della loro personale responsabilita magisteriale. In secondo luogo, perché esiste tuttora una grande in certezza sulla natura della potesta episcopale. In effetti, se si dovesse partire dall’assunto che la «sacra potestas» una 28 ¢ indivisibile e che opera nella sua unicita e rotalita, sia nel «munus gubernandi», che nel «munus docendi», sarebbe impossibile attribuire alle Conferenze Episcopali compe tenze solo legislative, negando loro quelle magisteriali ‘Questi «munera», infatti, sono lespressione, sia pure formalmente diversa, dell’unico potere che nella Chiesa deriva dalla Parola ¢ dal Sacramento. Il potere derivante dalla Parola @ materialmente identico 2 quello derivante dal Sacramento che si manifesta nel «munus sanctifican: di». Da esso si distingue solo formalmente. La sola dif ferenza sta nel fatto che lespressione formale della «sacra potestas» secondo la modalita comunicativa del segno sacramentale non pud essere esercitata sinodalmente, per ragioni che in questa sede siamo costretti a dare come acquisite. ‘Non esistono percid clementi teologici per negare esercizio collegiale del «munus docendi» a livello degli tituti sinodali minori, anche se il carattere tendenzial te definitivo delle pronunce dottrinali, a differenza di quello pitt facilmente riformabile delle decisioni legisla ve ed amministrative, parrebbe postulare che, sulla dot trina, i Vescovi possano essere vincolati da decisioni si- nodali solo in forza della unanimita del voto. Comungue si voglia risolvere dal profilo pratico que- sto problema, delPautonomia magisteriale dei singoli Ve- scovi, di fronte a pronunce di natura dottrinale, sempre pitt frequenti, delle Conferenze Episcopali, resta il fatto che la tradizione dei Concili provinciali ¢ plenari del pas sato non lascia alcun dubbio sull’esercizio del «munus docendi» anche in seno alle Conferenze Episcopali, che di fatto hanno soppiantato con Ia loro intensa attivita la fun zione esercitata un tempo dai Concili minori Leesperienza sinodale della Chiesa statunitense nel se- colo scorso, nella sua multiforme paradigmaticita 2, pur nella sua prevalente pragmativita, una chiara testimonian za di questa inconfutabile tradizione ecclesiale. Forse vale la pena riproporla, con intendimenti non prevalentemente storici, all’attenzione degli studiosi, teo- ogi e canonisti contemporanei 29 Per aver preso, con il suo consueto fine intuito, Vin ziativa di questa riedizione, che tanto mi orora, desidero esprimere all’amico Francesco Margiotta Broglio la pit sincera riconoscenza. Eucenio Corscco Lugano, settembre 1991 50, INTAZIONE DELLA PRIMA EDIZIONE Questo lavoro @ stato accettato nel semestre invernale 1962-63 come tesi di laurea in diritto canonico dalla Fa colta Teologica dell’Universita di Monaco di Baviera. Iniziato con Vintento di dare un piccolo contributo storico-giuridico alla problematica delle dimensioni sino- dali della Chiesa discussa alla vigilia del Vaticano II, il lavoro @ stato superato in certa misura dal Concilio stes so. Tuttavia la necessiti di una verifica storia riemersa con urgenza nella stagione post-conciliare (alla quale & tocca- to il compito di tradurre Videa sinodale a tutti i liveli delle strutture sia della Chiesa universale che di quella partico- lare e di risolvere il problema di un adeguato inserimento cl laicato nelle stesse), ha ridato attualita ad ogni valuta ione dell’esperienza storica della Chiesa, e proprio per i problemi toccati da questo lavoro, dell’esperienza sinoda le della Chiesa negli Stati Uniti d’America Questo fatto non fa che riconfermare la validita del Videa iniziale suggerita dal Prof. Klaus Morsdorf, Diretto re dell’Istituto di Diritto Canonico dell'Universita di Mo. aco, il quale mi ha costantemente assistito con il suo preziosissimo aiuto e al quale devo esprimere tutta la mia riconoscenza, non da ultimo anche perché mi ha incorag. giato a proseguire la mia formazione scientifica negli anni 1967-69 come assistente dell Istituto di Diritto di Monaco, offrendomene nel contempo la possibilita. La mia riconoscenza va anche ai Professori Dott. Au domar Scheuermann e Dott. Karl Weinzierl, ordinari del Jo stesso Istituto, i quali pure hanno contribuito in modo determinante alla mia formazione canonistica. Un grazie particolarmente sentito lo devo esprimere a Mons. Luigi Belloli, Rettore del Pontificio Seminario Lombardo dei SS. Ambrogio e Carlo in Roma per aver accettato di pubblicare questo lavoro a spese del Semina- rio Lombardo. Un ultimo ricordo riconoscente va agli studenti del gruppo di comuniene di Friburgo, in particolare a Anto: nietta, Giulia, Leyda Gigi, Mauro ¢ Dot Angelo Scola, che hanno reso possibile con il loro aiuto una rapida correzione delle bozze. Euaento Corecco Friburgo, 29 maggio 1970 32 FONTI E LETTERATURA 1. Fonti Act Decazra Concilii Plenari Baltimorensis Tertii A. D. MDCCCLXXXIV, Baltimorae 1886 (cit. ACTA). Covex Tunis Canonter (cit. CIC). Conicis Tuas Canontct Fores, cura Emin, Petti Card. Ga spatti editi I-VIII IX (Card. 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