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TEOLOGIA FONDAMENTALE- LEZIONE 4

MANCA LA REGISTRAZIONE DELLA PRIMA ORA


II PARTE

 ALCUNE DOMANDE su fede e ragione/ripresa 5 vie di Tommaso… (fino a 3’30’’)


 Pausa e ripresa a 10’30’’
 GUARDIAMO IL TESTO.
 “Se l’uomo creato da Dio ne dipende ontologicamente e epistemologicamente, egli non può non
prestare a Dio l’ossequio dell’intelligenza e della volontà, la fede è però frutto della grazia, non
deducibile dalla sola ragione. Dall’altro lato la fede non è mai atto cieco ma è supportata da segni
esterni e aiuti interiori dello Spirito. La fede rimane un atto libero che si esercita verso qualcosa che
la ragione può stimare credibile. La novità è la “rivelazione”, che viene trattata in una chiave
“teoretico istruttiva”, figlia della cultura razionalista e illuminista: la fede si rivolge non a qualcuno
in cui credere ma a qualcosa, le verità di fede, espressione concettuale dottrinale della Rivelazione
di Dio, conoscendo la quale si è salvati. Mediante questa impostazione che fa leva sulla
rationabilitas fidei (ragionevolezza della fede), proposta del teologo Franzelin (teologo del CVI), si
cerca di elaborare un modello che permetta di sfuggire al tradizionalismo fideistico (qlcs che non
può essere capito) e al razionalismo (cioè qlcs che esclude la fede) [bisogna eliminare sia
razionalismo sia fideismo], questa ricerca approda al rilancio della via neotomista che permetta di
tenere in gioco la fede come sovrannaturale, libera e ragionevole.”
 Quindi conoscere vuol dire usare la testa. ‘teoretico istruttiva’ qlcs che va ragionato, capito.
 Se la fede si riporta a delle verità da credere e ha un’impostazione teoretico istruttiva vuol dire che
la ragione, in qualche modo, può capire qlcs.
 Concilio Vaticano I: cosa ci dice a proposito della Rivelazione? Nel Vaticano I quando si parla di
Rivelazione si intende un contenuto da conoscere… qlcsa che va approfondito, ragionato, capito. La
Rivelazione viene quindi trattata in chiave teoretico-istruttiva, una dimensione figlia della cultura
razionalista/illuminista. Rationabilitas fidei (ragionevolezza della fede) se la fede si riporta a delle
verità da credere e ad 1 impostazione teoretico-istruttiva, vuol dire che la ragione in qlche modo
può capire qsa. Tradizionalismo fideistico  fa riferimento a qsa che nn può essere capito; il
razionalismo è invece qsa che esclude la fede. IN SINTESI, BISOGNA ELIMINARE SIA IL FIDEISMO
CHE IL RAZIONALISMO. Rilancio della via neotomista si fa riferimento quindi ai ragionamenti
pertinenti che premettono alla fede
 Cosa è importante ricordare del Vaticano I: che ha un’impostazione teoretico-istruttiva e che la
fede è intesa come sovrannaturale, libera e ragionevole. SOVRANNATURALE  ci dice che Dio
non è la ragione(“sovrannaturale”, contro l’illuminismo, il panteismo..); LIBERA  uno è libero di
non credere(“libera” contro l’idea che sia obbligatoria: nn è mai una fede cieca, ma una fede che
mette in gioco una relazione libera); RAGIONEVOLE può essere dialogata con la
ragione(“ragionevole”, contro il razionalismo e il fideismo).
 La rivelazione è ritenuta necessaria perché l’uomo possa partecipare ai beni divini e non solo
giungere all’affermazione che esiste Dio (con Tommaso e le sue vie si arriva a dire “quindi esiste
Dio”). La rivelazione non è stata data da Dio all’uomo solo per arrivare fino a lì, ma per rivelare
(questo lo dice la Dei Filius) che l’uomo è chiamato alla beatitudine, alla comunione con Dio. Noi
grazie alla Rivelazione scopriamo che Dio è Padre e noi siamo figli. Questo non lo dice la filosofia,
nn lo dicono le 5 vie di Tommaso…quindi vuol dire che c’è qlcsa che o ci dice Dio che si rivela o non
lo sapremo mai…per questo la ragione nn basta; essa può arrivare a dirci che c’è Dio, ma da sola
non saprà mai chi è Dio. (questo è il tema della rivelazione che si ha nel capitolo 2 della Dei
Filius).
 I capitoli 3 e 4 della Dei Filius trattano della fede e di fede e ragione, articolando ulteriormente
questi punti. (Continuiamo con la dispensa): Nel terzo capitolo e nel quarto (fede e fede – ragione)
rimane forte la divisione tra apologetica (cristianesimo comprensibile dal punto di vista della
ragione) e dogmatica (cristianesimo comprensibile dal punto di vista della fede).  cioè la
dogmatica è tutto un ragionamento interno alla fede; la dimensione della teologia fondamentale e
della ragionevolezza è un cristianesimo che si relaziona alla filosofia, che argomenta.
 Domanda: Come fa 1 nn credente a partecipare ai beni divini? Questo è 1 mistero di Dio. Tutti quelli
che non sono cristiani, che esperienza fanno di Dio e come sarà per loro il paradiso? Abbiamo una
risposta nei vangeli: Mt 25: la carità è la cosa più importante nelle vie di Dio. Altre domande fino a
23’40’’
 L’assunzione della ragionevolezza della fede fa leva sui preambula fidei che possono essere aiuto
alla ragione (demonstratio religiosa) e aiutare a cogliere i fatti del cristianesimo (demonstratio
cristiana)  cioè i preambula fidei ,le 5 vie di Tommaso, sono dei ragionamenti che arrivano a dire
che Dio esiste (e si fermano qui sul tema “Dio”), ma sono ragionamenti che puoi fare con un
credente o con un non credente; in questo senso sono aperti a tanti interlocutori.
 Questi ragionamenti poi possono essere fatti anche sul “fatto del cristianesimo”, cioè l’esistenza di
Gesù di Nazareth. Tu puoi esercitare la tua ragione per indagare, approfondire, mostrare,
dimostrare, raccontare. Questi sono elementi che permettono di far vedere che c’è uno spazio di
ragionamento dentro il cristianesimo: non è “irrazionale” e basta.
 Abbiamo un paragrafetto dove ci sono delle considerazioni della teologia sulle acquisizioni del CVI.
 Il CVI non lo stiamo leggendo in toto. C’è qsta posizione del tema della rivelazione, c’è l’esigenza di
dire che la fede è libera, sovrannaturale, ragionevole e c’è l’idea di dire che c’è un modo di porsi del
cristiano che non è né fideista né razionalista.
 Una breve considerazione sul vaticano I (e sulle sue acquisizioni). Il commento è riportato da La
costituzione Dei Filius (contributo di Pottmeyer preso dal testo Convergenze per il terzo millennio a
cura di Fisichella, in un convegno di teologia fondamentale del 1995).
 Il teologo tedesco esprime valutazioni circa l’impostazione non solo scolastica e antimodernista
della DF. A questo concilio presero parte vescovi che avrebbero voluto vedere confermati i principi
del Sillabo
 chi legge il CVI lo collega a posizione in scontro con la cultura moderna, anti modernista.
 (Nota: il Sillabo è 1 documento della Chiesa cattolica del 1865 che condannava le posizioni liberali:
la Chiesa allora nn era d’accordo con la democrazia, con la libertà di pensiero, sul fatto che ci
fossero dei diritti personali, era una posizione autoritaria. La Chiesa cominciava a scontrarsi con i
principi della modernità) ma ci furono anche padri conciliari che posero il problema di una relazione
positiva tra ragione – fede e libertà – fede. Se da un lato la teologia era in balia di due correnti:
razionalismo e tradizionalismo – secondo le quali la fede che avrebbe dovuto giustificarsi agli occhi
della ragione o per contro diventare una imperscrutabile esperienza interiore, il Vaticano I tracciò la
via della ragionevolezza della fede, appellandosi al principio stesso dell’Illuminismo che veniva da
una ricerca di autonomia della ragione in chiave teonoma
 Cosa vuol dire una ragione autonoma in chiave teonoma? Nomos= legge, regola. La ragione
autonoma è una ragione che fa norma a se stessa (auto-nomos), non riceve indicazioni da nessun
altro; la teonomia è una norma che viene da Dio.
 Il Vaticano I cerca di mostrare una ragione che è chiamata a esercitare i suoi principi razionali (la
non contraddizione, la consequenzialità, la causa-effetto etc.)
 ma al contempo è una ragione aperta a Dio. Uno può dire che la ragione ha delle sue
caratteristiche, e che noi possiamo agire secondo ragione; ma può concludere che una ragione che
non ha nessun altro riferimento, oppure può concludere che è una ragione aperta a Dio.
 Qsta è una ragione aperta a Dio, che si apre anche al primato di Dio (che sono i preambula fidei).
Per cui tu conduci un ragionamento, secondo i principi aristotelici (Aristotele non era un cristiano):
primato dell’atto, causa prima, non rinvio all’infinito nella ricerca delle cause, principi razionali, li
conduci e arrivi a dire: esiste Dio. Quindi fa leva sulla ragione, sia non esclude Dio.
 Il problema sta nel far fronte a una cultura che è contro Dio, che lo esclude: qsta cultura,
esercitando la ragione, ritiene che nn ci sia nient’altro. La posizione cattolica dunque tiene insieme
la ragione e l’apertura a Dio: il Vaticano I percorre qsta strada.
 Si chiede: La dignità della ragione e della libertà possono essere poste non in antitesi con la fede? La
radice teo-noma della modernità aiuta a tracciare questa via.  la modernità non nasce “atea”
(Cartesio, Kant, Hegel non erano atei…l’ateismo lo vediamo in Comte, Marx, Nietsche ed altri…).
Nella cultura razionalista della modernità quindi in realtà c’è una dimensione che nn esclude Dio.
 Se si perde la radice teonoma si scade in una autonomia atea, naturalista, materialista che si
appella all’oscurantismo della fede per giustificarsi. (cioè dice: la fede è per bambini e non
aggiunge nulla; bisogna far leva sulla sola ragione…ma qsto pensiero nn appartiene alla modernità).
La Chiesa alleata con una visione restauratrice e autoritaria della realtà ha alimentato il suo
contrario : la posizione liberale antidogmatica e atea.  cioè la Chiesa nel cuore della modernità
poteva aver dentro di sé diverse “anime”: c’erano i più tradizionalisti che dicevano che la ragione
non c’entrasse niente, e quelli più dialoganti che sostenevano che la ragione potesse essere un
aiuto. Prendendo posizioni estreme si alimentano le posizioni contrarie: la forte posizione anti-
liberali e contro la ragione dei tradizionalisti ha alimentato nel dibattito post-conciliare del Vaticano
I le posizioni moderniste estreme.
Per Pottmeyer la novità conciliare della DF è la ragionevolezza della fede (rationalibilitas fidei)
idonea a un uomo che si scopre soggetto credente e insieme responsabile a livello morale e
teoretico, con una responsabilità fondata sul piano della consapevolezza razionale, libertà e
razionalità sono parti della qualità morale dell’atto di fede e dunque insopprimibili.  nel nostro
essere credenti noi siamo ragionevoli e la nostra libertà è affidata di un modo saputo, consapevole.
 Questa linea va a compiersi nella successiva affermazione della Dei Verbum riguardo il dialogo
amicale tra Dio e uomo, un dialogo che non chiede all’uomo di rinunciare a se stesso.  la Dei
verbum sottolinea molto di più e più profondamente qsta relazione tra Dio e l’uomo.
 La concezione teonoma non sfocia né nella rivendicazione solo autonoma dell’uomo, né nella sola
affermazione del primato irrazionale di Dio. L’attualità della DF sta allora nella affermazione della
dimensione della fede cristiana data dal Logos che si presta all’interrogazione della ragion teoretica
e pratica.
 Purtroppo il contesto di forte scontro polemico tra la Chiesa e la cultura corrente antidogmatica e
positivista non ha permesso di far emergere con più forza questa ragione amica della fede. Al
tempo della DF i due piani non vengono raccordati tanto che rimane una sorta di contrapposizione
tra segni di ragione che escludono la fede e poi segni di fede che rimangono in- evidenti (cioè nn
comprensibili). Ciò che va discusso a fondo è la relazione fede e ragione - per superare il modello
del duplex ordo cognitionis: fede e ragioni separate continuano a generare un cristianesimo per la
ragione distinto da un cristianesimo per la fede.  Duplex ordo cognitionis in questo modello ci
sono 2 ordini diversi (fede e ragione) che rischiano di diventare separati. Ricordiamo che Tommaso
nn ha mai separato la fede dalla ragione: pur distinguendole l’una dall’altra, le ha messe in Dialogo
(sarà Ockam a separarle). Se questi due ordini (la via razionale per arrivare a Dio e la via della fede
per capire Dio) vengono separati, è un problema, perché continuano a generare 1 “cristianesimo
della ragione” distinto da 1 “cristianesimo della fede”.
 Domanda (da 37’30’’ a 41’50’’)
 Dal Vaticano I alle linee anti-moderniste. (p.12) Il passaggio tra i due concili (il Vaticano II si aprì
l’11 ottobre 1962- CVI 1869) è accaduto nell’arco di quasi cento anni, durante i quali è cambiato il
mondo, soprattutto quello europeo: sono accadute due guerre mondiali, è finito l’eurocentrismo, ci
si è avviati a una evidente globalizzazione dell’economia, della politica e della vita della gente. In
questo avvento dell’età contemporanea la Chiesa ha dovuto elaborare il suo rapporto con il mondo
e con la modernità intesa come evoluzione tecnologica e scientifica, nuove forme di materialismo,
enfasi sulla centralità del soggetto e scoperta di nuove dimensioni dell’io, sconosciute o trascurate
dalla cultura precedente (l’inconscio freudiano, la dimensione corporea e affettiva, le nuove
neuroscienze). A fronte di un sapere tendenzialmente materialista, nichilista che ha marginalizzato
le aperture alla trascendenza anche in modo aggressivo, la posizione del magistero è stata
difensiva. Qs mondo ha sconfessato la chiesa, che si difende.
Alla pretesa di sottoporre l’oggetto della teologia (Scritture, Dio, trascendenza..) ai canoni del
sapere scientifico positivista (questione della sacralità e veridicità della Scrittura, metodo storico
critico, questione dell’esperienza rispetto a un approccio metafisico deduttivo) il magistero ha
risposto con posizioni dette “antimoderniste” (Pio X Pascendi, 1907). Quali sono alcuni capitoli di
qsto scontro tra la cultura moderna e l’antimodernismo?  Ecco i punti chiave
dell’antimodernismo:
- La difesa dei dogmi (il dogma nn si può sottoporre interamente a una dimostrazione scientifica).
- Il rifiuto del metodo storico critico (a quel tempo l’utilizzo di un metodo scientifico per analizzare la
Scrittura voleva dire perdere il valore di sacralità della Scrittura).
- La negazione del primato o dell’importanza dell’esperienza (La Chiesa dice no al primato del
soggetto e dell’esperienza perché il soggetto non è Dio e pretende di dire le cose in modo troppo
autonomo)
- la questione dell’interpretazione delle Scritture (le letture vanno prese alla lettera “perché dettate
dallo Spirito Santo” come dice il Concilio di Trento; non vanno interpretate. Il rischio è trattare le
scritture come tt gli altri libri. Poi si inizia un lento lavoro di riflessione sulle scritture a partire da
due scritti: uno del 1893,Divine afflante Spiritu, e uno del 1943, Providentissimus Deus, che sono
proprio per iniziare da dentro la Chiesa a capire come leggere la Scrittura. Il punto d’arrivo di qsta
ricerca è il Concilio Vaticano II.)
- l’attacco al modernismo sociale e politico (le linee democratiche)  Una posizione modernista
avrebbe voluto 1 cristianesimo molto più dentro le dinamiche politiche e sociali. La Chiesa mette un
“alt” di fronte al socialismo, al marxismo, alle idee liberali… (Nota che un cristiano credente
cattolico, dal 1861 al 1929, era invitato dalla Chiesa a non andare a votare alle politiche, è il non
expedit).
 La Pascendi (1907) è l’enciclica di Pio X che pone qsta riflessione antimodernista.
L’antimodernismo va dal 1893 circa al 1907 , con degli “strascichi” successivi, fino ad arrivare al
Vaticano II (un esempio: se uno doveva insegnare teologia doveva fare il “giuramento
antimodernista”, giurando fedeltà alla Chiesa e nn insegnando autori considerati pericolosi per
la riflessione teologica, come Freud, Nietsche, Marx etc.)
 L’Humani generis (1950) è una posizione magisteriale importante che è ancora antimodernista.

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