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.ERODOTO - LA BATTAGLIA: f ‘DI TSALAMINA “A CURA ” ‘DI AGOSTINO MASARACCHTA La, presente edizione commentata delle Storie di Exo- doto @ affidata allé cure di un orientalista ungherese, jadtos-Harmatta, ¢ di due grecisti italiani, Agostino Masaracchia e Giuseppe Nenci, {0 vt rs IL liBiO, ottavo, che’ qui presentiamo tradotto e co: meéntaté‘da Agostino: Masaracchia,’é il pid. drammatico. delle StorieLoffensiva persiana contro la Grecia semi- bra destinata al successo. I persiani occupano Atene abbandonata e déserta: vi é rimasto soltanto un pic: colo gruppo di ateniesi, che barricano Ja cit. con tavole e travi. Quando i persiani ascendono sull’acro- poli, i greci si rifugiano nel santuario, dove vengono * massacrati. Ma lepisodio di Delfi, dove prodigi celesti allontanano le truppe di Serse, testimonia che agli dei sta a cuore Ja sdxte della Grecia, Poco dopo, nelle acque di Salamin’, ha Juogo la battaglia navale deci- siva, davanti aglifocchi di Serse, assiso in trono sulle pendici di un monte. La lotta greca, guidata da Temi- stocle, sconfigge ¢ mette in fuga la grandé flotta per- siana; ¢ una parte|dell’esercito di Serse torna in pattia, | torturata dalla fame e dalle epidemic. Mai come in questo libro Exodoto fa conoscere le ric- chezze molteplici} della sua arte. La linea dei fatti, tracciata con, mano robusta ¢ sicura da un grandissimo interprete della storia, é a volte nascosta tra Ja moltitu- dine dei particolari e degli aneddoti, che ci restitui- scono Ja viva e:colorita realti quotidiana: accanto fi protagonisti, Temistocle, Serse, Mardonio, conoscia- mo Ia folla dei chmbattenti minoti, ¢ il grande coro anonimo dei persiani ¢ dei greci: tutto ci viene pre- sentato come opera esclusivamente umana — frutto del coraggio e del timore, dell’avvedutezza ¢ della scon: sideratezza, della|tenacia e dell’indolenza — ed & al tempo stesso opera degli dei, che tessono Ja loro rete al di sopra dei disegni degli uomini. Questo racconto continua ad appassionarci, come se le vicende accadute in quei lontanissitni anni accadessero oggi. Pit di tutto ci appassiona seguice i meandri della mente di Erodoto: freschissima come la mente di un primitivo; e insieme. cémplessa, intricata, sfaccettata, misteriosa, tanto che il suo ultimo. giudizio sui fatti sembra spesso sfuggire alla nostca‘Comprensione. ‘ S82. 01 HE ERODOTO LE STORIE Piano dell'opera Volume I INTRODUZIONE GENERALE di David Asheri LIBROT acura di David Asheri traduzione di Virginio Antelami Volume II LIBRO II acura di Alan B. Lloyd traduzione di Augusto Fraschetti Volume IIT LIBRO III acura di David Asheri traduzione di Augusto Fraschetti Volume IV LIBRO IV a cura di Janos Harmatta traduzione di Augusto Fraschetti Volume V INTRODUZIONE Ai LIBRI V-IX di Giuseppe Nenci LIBRO V acura di Giuseppe Nenci Volume VI LIBRO VI acura di Giuseppe Nenci Volume VIT LIBRO VII acura di Mario Lombardo traduzione di Giuseppe Nenei Volume VIII LIBRO VOI acura di Agostino Masaracchia Volume IX LIBRO 1X a cura di Agostino Masaracchia ERODOTO LA BATTAGLIA DI SALAMINA Libro VII delle Storie a cura di Agostino Masaracchia FONDAZIONE LORENZO VALLA ARNOLDO MONDADORI EDITORE INTRODUZIONE x. Lesame della struttura del racconto erodoteo ¢ Vindi- viduazione dei suoi caratteri non possono che prendere le mosse dal confronto con Ia poesia omerica, Suggeriscono questa direzione ben nati, recisi giudizi antichi, da quello del Sublime (13,3), che dice che Erodoto «fa omericissimo » (dunamararos eyévero), a quello di Dionisio di Alicarnasso (ad Poopeinm 3,11, TI p. 236 Usener-Radermacher), secondo il quale egli «volle rendere varia Popera imitando Omero » (morntiny 2Bovd40n movjjou chy ypaphy ‘Onjpov Cyreorie yevouevos). L’analisi dell’influenza omerica sul piano del lessico porta in realti a risultati poco vistosi, Gli esempi che si possono pro- porre dagli ultimi due libri sono scarsi, A VIII 14,1, la letizia dei persiani al sopravvenire del giorno, dopo la tempesta not- turna, 2 formulata con linguaggio epico. A VIII 62,1, Temi- stocle invita perentoriamente Euribiade ad ascoltarlo con una frase di stampo epico. A IX 48,3 ricorre il participio wrdéaaev- veg: si tratta di una sapida erediti della émimdayouy di Aga- mennone nel IV libro dell'I/ade (vv. 340 ¢ 371). A IX 11,1, Passenso di Serse alla pretesa della moglic & espresso con il verbo (xaraveser) che in J/. 1 524 esprime Passenso di Zeus alle richieste di Teti. Il solenne atto del re acquista nella so- miglianza una sfumatura tragicomica. Non molti altri esempi possono desumersi dal commento né molto pit numerosi ri- sultano gli omerismi sul piano sintattico o stilistico. Di fronte all’episodicitd e alla rariti delle eredita lingui- stiche, emerge invece una massiccia influenza dell’epas sul pia- *Cfr, anche Marcellino, Vite Thucydidis 35 © 37- x AGOSTINO MASARAGCHIA no del contenuto ¢ dei sopoi narrativit, Il fenomeno & parti+ colarmente evidente negli ultimi due libri delle Svorie, che sono un lungo racconto di guerra. La nartazione del modo in cui Temistocle riesce a ottenere Padesione degli alleati al suo disegno di combattere nelle acque di Salamina, con lo strano personaggio di Mnesifilo (VIII 57), & caratterizzata da tratti omerici: essa @ modellata sullo schema dell’« intervento psichico », in Omero esercitato soprattutto da dei. La descri- zione della battaglia di Salamina (cfr. VIII 84 sgg.) risponde ai moduli della narrativa cpica. H personaggio di Temistocle presenta tratti esemplati su quelli del Nestore omerico (VII 09,2). Nel racconto della battaglia di Platea, i motivi omerici sono ampiamente diffusi negli episodi precedenti lo scontro, Lavventura dei mille focesi (IX 17 5g.) non @ che una Budneipa epica. Epico & tutto episodio di Masistio: il suo doppio nome (IX 20), Ia sua armatura descritta nei particolari (IX 22,2), Ia battaglia intorno al suo cadavere (IX 23), il tra- sporto del corpo lungo le linee greche (IX 25,1). Il motivo epico del duello risolutore della guerra ricorre nel discorso dei tegeati (IX 26,3-5) ¢ nella sfida di Mardonio agli spartani (TX 48,4). La battaglia vera e propria, costruita con informa- zioni ¢ osservazioni dirette, anche se non sempre chiare ¢ concordi, ha un colorito meno epico di quella di Salamina. Ma, come quella di Salamina, essa si conclude con la segna- Jazione di coloro che pid si sono distinti, nello spirito delle aristle epiche (IX 71). Uno dei nodi fondamentali della nar- razione & quello della minaccia, espressa da Temistocle (VIII 62,2), di abbandonare gli alleati ¢ di lasciarli soli (cfr. anche il discorso pronunciato dagli ambasciatori ateniesi a Sparta, prima della battaglia di Platea, a IX 11,1-2). Tale ricorso alla minaccia @ chiaramente modellato sulla vicenda che costi- tuisce la chiave di volta dell'I/iade, l'abbandono degli alleati da parte di Achille, 2, Il debito di Erodoto verso In tragedia & certo molto meno consistente. Esso non investe le strutture generali del facconto: non convince il tentativo recente di trovare un’in- 1 Besi dana ragione di quell’« obiettivita » epica di cui ha patlato S. Mnzzsrino, U pentiero storito classeo J, Bai 1966, p. 288 8g, INTRODUZIONE, xt flucnza tragica nelPalternarsi di clementi statici ¢ cinetici!. 11 dato concreto dal quale si deve partire, studiando gli ultimi due libri delle Storie, & ln circostanza che Ercdoto scriveva della battaglia di Salamina conoscendo i Persiani di Eschilo ¢ che tuttavia non ha subito Vinflusso del pocta tragico®. I tapporti con Ja tengedia sembrano ridussi a isolate suggestioni. La scena in cui Mardonio contrappone i suoi contingenti ai singoli contingenti greci (IX 31 sg.) ricorda Ja nota scena dei Sette a Tebe (575 sgg.), dove Etcocle schiera i guerrieri tebani contro gli invasori, Non manca per altro nella figura di Mar- donio una suggestione del Capaneo eschileo (IX 41,4; cft. Sept. 427 sgg.), che si mescola perd curiosamente con quella dell’Ettore omerico (cfr, Z/. XII 243). La strage delle bestie del convoglio greco, operata dai persiani (TX 39,2), richiama alla memoria un famoso motivo dell’ Aface. La scena in cui il fratello di Sersc, Masiste, trova la moglie deturpata da Amestri (X 113,1) ricorda noti momenti dell’ Autigone di Sofocle ¢ della Medea di Euripide. 3- I apporti con V’epos ¢ con la tragedia esauriscono in pratica il tema dei debiti ¢ dell’apprendistato letterario di Ero- doto, per quanto riguarda gli ultimi due libri. Della presenza di influssi della poesia lirica, rari ¢ limitati 2 qualche acqui- sizione lessicale, da ragione il commento. Lo stesso discorso deve farsi per quanto riguarda Ia logografia ionica, chiara- mente fuori dall’orizzonte dello storico quando scrive delle guerre persiane. Non molto pud dirsi circa Ia presenza di influssi della retorica contemporanca o addirittura di una « so- fistica ionica ». 11 materiale raccolto in proposito® non per- mette di trarre conclusioni atte ad alterare il quadro gid de- lineato della cultura erodotea, scbbene sia doveroso convenire con Jacoby! che « anche prescindendo dalle possibilita di una retotica ionica ¢ di un movimento ionico non solo simile a quello “sofistico”, ma prepatatorio di esso, sarebbe piena- "J. L, Myres, Herodotus, Father of History, Oxford 1953, P- 79 88+ Gea Mtsstracchia, Lo Bia Stine in Erodoto, « Helikon » 1X-X. 1969-70, 72 3 i Sole, Pritt, M, Wandt, De Herodottlectione can sepetaran comparata, Leigaig 1905. LT Jacoby, RE Suppl. Ht, 1985, col. sot. x AGOSTINO MASARACCHIA mente incomprensibile, data Ia natura di Brodoto, che gli avessc totalmente respinto le sollecitazioni, che dovettero rag- giungerlo nell’Atene degli anni quaranta ¢ a Turi nt, Linfluenza dell'epos agisce in realti a un livello pitt pro- fondo di quanto suggerito dalla pura ¢ semplice constatazione degli apporti espressivi ¢ delle somiglinnze di contenuto, L'in, timo strutturarsi della materia nella vasta tela delPopera si manifesta infatti caratterizzato dalla tendenza alla costruzione di situazioni narrative topiche, che diventano Spesso vere ¢ Propric duplicazioni, secondo una tecnica narrativa di alta stilizzazione letteraria, L’escmplificazione fornita in tal senso dai libri VITI ¢ 1X @ assai rica, Il racconto degli ultimi due libri ha i suoi momenti cul- minanti in alcuni grandi fatti d’arme: Artemisio, Salamina, Platea, Micale, Il legame che unisce questi avvenimenti, nel- Tanith del processo storico, si esprime attraverso singolari coincidenze ¢ somiglianze, B Temistocle che, sia prima del- TArtemisio sia prima di Salamina, impedisce Ja ritirata della flotta greca e rende inevitabili le battaglie. In ambedue i casi appare come antagonista dello stratege ateniese il corinzio Adimanto, il quale all’Artemisio & tacitato con lh piccola somma di tre talenti d’argento (VIII 5), ed & presentato quindi come un mediocre personaggio suscettibile di essere facilmen- te corrotto; mentre nel secondo caso (VII 61) & semplice- mente Vaccanito portavoce della miope e timida disposizione dei peloponnesii e della loro riluttanza a combattere, L’ac- guazzone che sorprende Ia flotta persiana ad Afete (VIIT 12) S1 pone accanto alla tempesta che Pha colpita sulle coste della Magnesia (VII 188,2-3). Il secondo giorno di combattimento all’Artemisio (VIII 14,2) si riduce a un’azione vittoriosa con- dotta contro non meglio precisate navi cilisse. I tesoconto & rapido ¢ seco. Salta agli occhi Ia somiglianza con il secondo giorno di combattimento alle Termopili (VII 212). Si tratta, in ambedue i casi, di sbiaditi doppioni degli eventi del primo Giorno, con una certa suggestione di auti-elimex. Due volte Atene & sgomberata dat suoi abitanti di fronte al?incalzare dei barbari, ¢ in ambedue i casi essi si rifugiano a Salamina (VIII 2 Cf, inoltce A. Dihle, Herodet und die Sopbistite Pi meee @Philologus » CVI r962, INYRODUZIONB xu 41 ¢ 51; IX 3). Mentre Ja prima evacuazione @ raccontata det- tagliatamente e non é totale, nel secondo caso i fatti sono riferiti brevemente: la maggior parte degli ateniesi si mette in salvo a Salamina e Mardonio conquista una citti deserta. Vien fatto di commentate che Pepisodio tragico si ripete sotto forma di farsa, Cid che fa Mardonio é Ia copia sbiadita di cid che aveva fatto Serse, E curioso ora osservare che la prima evacuazione di Atene & preceduta da un’evacuazione molto simile, quella di Delfi (VIII 36,2). Uno dei temi caratteristici degli ultimi libri & il diverso atteggiamento tenuto dagli ateniesi e dagli spartani di fronte al'invasione persiana, Mentre i primi appaiono decisi nel cer- care una soluzione decisiva alla guerra, i secondi si mostrano esitanti e riluttanti a impegni seri fuori del Peloponneso, Questa linea di prudente disimpegno ha Ia sua pid concreta ¢ vistosa espressione nel motivo del timore degli spartani o in generale dei peloponnesii; motivo che corre come un pe- dale insistente in tutto il racconto su Salamina. A VIII 49, nell'assemblea degli strateghi greci, i pit propendono a cer. care la soluzione della guerra dinanzi al Peloponneso, cosh da poter contare, in caso di sconfitta, sulla possibilita di una ritirata verso le rispettive citi, Quando arriva la notizia che Serse ha espugnato Vactopoli ateniese, essi sono presi dal panico ¢ corrono alle navi per partire, mentre quelli che re- stano decidono di combattere dinanzi all’Istmo (VIII 56). Dopo che Temistocle ha rovesciato questa decisione in un succes- sivo consiglio, il timore dei peloponnesii continua a covare durante Ia notte precedente Ia battaglia, con le stesse moti- vazioni gia date (VIII 70,2); finché divampa in una drammatica tiapertura dei termini della questione e in un’aperta insubor- dinazione al navarco Euribiade. Soltanto con Vinganno, cio’ con il messaggio inviato a Serse a mezzo di Sicinno, che Provoca la rapida avanzata della flotta barbara ¢ il blocco di Salamina, Temistocle riesce a rendere incvitabile Ia battaglia. Neppute quando Aristide porta la notizia che i greci sono ormai accerchiati, la discussione si placa: i peloponnesii non vogliono credere 2 un evento che li costringe a deporre In loro riluttanza a battersi (VIH 8:). Quando la notizia del- Vavanzata persiana viene confermata dalla nave dei disertori tenii, essi dcbbono decidersi alla battaglia (VIII 83). La loro disposizione d’animo non é perd cambiata, Dinanzi alla flotta xv AGOSTINO MASARACCIITA nemica che avanza, i pid dei greci volgono le prue; la bat- taglia ha inizio con la coraggiosa iniziativa dell’ateniese Aminia di Pallene, che attacca una nave nemica e tmscina gli altri (VII 84,1). Hl tema della paura ritorna ancora nella descrizione della battaglia: & riferita la tradizione secondo la quale il co- tinzio Adimanto si era dato alla fuga ¢ aveva desistito solo per Vintervento del misterioso celete divino (VIII 94). Dopo Salumina, quando Ia flotta greca si trova ad Andro, i dissenso tra ateniesi ¢ spartani si tipropone con le stesse premesse: Eutibiade propone una linea di prudente attesa ¢ provoca il tibaltamento delle posizioni di Temistocle (VIII 108 sg.). Le cose non cambiano V’anao successivo, alla tipresa delle ope- razioni militarl, La lotta greca, partita da Egina, aon si spinge oltre Delo: l'inesperienza dei luoghi e la convinzione di dover affrontare imponcnti forze nemiche Ia trattiene, Si tratta di Paura, come viene detto esplicitamente, la stessa che blocca i barbari a Samo (VIE 132). La responsabilita di questa linea & sempre dei peloponnesii, La sosta a Delo é lo sviluppo con- seguente della prudenza suggerita da Euribiade: il comando della flotta & affidato ancora a uno spartano, Leotichida (VIII 151). Il dissenso di fondo tra ateniesi ¢ spartani domina an- che Je vicende terrestri. Ricompaiono in esse le grandi con- tese verbali, la delusione ateniese per lo scarso impegno degli spartani, il timore di questi. Due volte gli ateniesi debbono fare appello al dovere degli spartani di intervenire decisa- mente in loro aiuto. La prima occasione @ offerta dalla mis- sione di Alessandro il Macedone, che posta ad Atene le pro- poste conciliative di Scrse ¢ di Mardonio. La Presenza degli ambasciatori spartani di luogo a una grande scena a tre. Gli spartani, nel loro discorso, non sanno far altro che ricordare Je responsabilit’ preminenti di Atene e Promettere i] man- tenimento delle donne-e degli ateniesi non atti alla guerra; ¢ danno chiaramente per scontato un nuovo sgombero del- PAttica (VII 142). Gli ateniesi chiedono invece Vinvio di un esercito, per sbarrare al nemico Ia via dell’Attica. La que- stione testa irrisolta: gli spartani non. tispondono (VIIE 144). Viene riaperta a Sparta dagli ambasciatori ateniesi, nel mo- mento in cui Mardonio sta occupando l’Attica ed @ in atto lo sgombero di Atene (IX 6-7). B chisro il riprodursi della situazione che ha preceduto Salamina (cfr. VIII 40): gli ate- niesi sono delusi perché gli spartani non hanno invjato i INTRODUZIONE, xv loro esercito in Beozia. Qui come Ii, si cita a spiegazione della loro indolenza il muro costruito sull’Istmo a difesa del Peloponneso, che da loro ta tranquillita di sentitsi al riparo dn un’invasione, IL tema del muro ricorre in ambedue i libri € finisce per assurgere a simbolo dell’egoistico defilarsi di Sparta di fronte alle sue responsabiliti, A VIII 71,2 & detto che Viniziativa di costruirlo era stata Presa alla notizia del massacro delle Termopili, che forze ingenti erano state im- pegnate nella sua costeuzione ¢ che esso veniva quindi por- tato a compimento. Perd solo anno successive appare com- pletato (IX 7 B 138,2). Si tratta chiaramente di un motivo tra- dizionale, diventato topos senza disporsi in modo organico nello svolgersi dei fatti, intimamente connesso al tema della miope riluttanza di Sparta a impegnarsi nella guerra patriot. lica. 11 nuovo appello ateniese non modifica Ia visione politi- Co-strategica di Sparta. E solo in seguito alPintervento del tegeate Chileo che viene inviato un forte esercito oltre PIstmo (IX 9 sg;). Tl complesso di motivi centrati sul? attepgiamento i Sparta ricorre anche nella narrazione della battaglia di Pla- tea c oltre, consegnato a episodi che non riescono ad amalga- matsi con il forte impegno spartano nella battaglia ¢ Pogget- tivo riconoscimento del loro valore (cfr. IX 71). Accanto a questo complesso di temi ¢ motivi ticorrenti, c’é una selva di motivi minori, che creano un intrico di le- gami attraverso Jn narrazione. Prima delle due battaglie de- cisive si verificano nottetempo episodi gravidi di conseguen- ve; alla visita di Mnesifilo a Temistocle (VIII $7) corrisponde la visita di Alessandro alle linee ateniesi (FX 44). La funzione assolta da Artemisia presso Serse (VIII 68) é simile a quella di Demarato (cfr. VIE 234 sgg.). Artabazo & verso Mardonio la copia sbiadita dei consiglicri di Serse (cfr. IX 41 sp.). Disor- dinato @ lo schieramento barbaro a Salamina (VIII 86), di- sordinato il loro attacco a Platea (IX 59,2). Il secondo messag- gio di Temistocle a Serse (VIII 110) & chiaramente costruito sul primo (VIII 75), Due volte Mardonio tenta di piegare con mezzi politici la resistenza ateniese (VIII 136; IX 4). Colpisce a somiglianza tra il discorso con cui i megaresi chiedono aiuto a Pausania (IX 21,2) e quello degli ambasciatori ateniesi agli spartani (TX 11), Due volte assistiamo allo sfrenarsi del lutto persiano, a VIE 99,2 alla notizia della sconfitts di Sa- lamina, a TX 24 per In morte di Masistio, Come Serse porta xVI AGOSTINO MASARACCHTA i suod a visitare il campo di battaglia delle Termopili, per sinfrancarli ¢ confortarli (VIII 24), cosi il cadavere di Masi- stio & portato in giro tra le file greche (IX 25,1). La linea di azione consigliata da Artabazo a Mardonio (IX 41) ricalca, ed Erodoto esplicitamente lo conferma, quella gid avanzata dai beoti (IX 2). La battaglia di Micale si configura come un dop- pione di quella di Platea: si svolge nel pomeriggio dello stes- so giorno, anch’essa vicino a un Anuirptov, con Ie stesse fasi IX ror sgg,). L’esemplificazione raccolta non csaurisce l'argomento. D’al- tronde, si tratta di fenomeni che richiedono di essere definiti ¢ interpretati singolarmente, come si cerca di fare nel com- mento. Cid che & concepito nel quadro della tradizionc ante- rlore ad Erodoto non pud essere messo sullo stesso piano di cid che @ il risultato della rielaborazionc erodotea dei dati. Vaio deve essere altresi Papprezzamento della validitd storica dei dati cos} disposti. Qui importa rilevare le dimensioni del fenomeno e identificare in esso una chiave preziosa per de- ciftare Pimpianto dell’opera. 4. La tecnica narrativa del motivo duplicato & una spia dello sforzo costante di cercare ¢ indicare l’uniti profonda della vicenda storica. L’emblematica tipicita delle situazioni, dignificata dalle suggestioni epiche, & il mezzo letterario pit vistoso con cui Erodoto comunica i suoi messaggi di storico. Le caratteristiche generali dello stile confermano questa di- sposizione seria, impegnata, pensosa. Segnata nel suo ritmo da particelle e da pronomi dimostrativi, vocazionalmente pa- ratattica, non priva di disuguaglianze, tice di parentesit, la prosa eredotea ha il suo modello, secondo [a testimonianza di Aristotele (Riet. II 9, p. 14092 24), nellantica prosa lo- gogtafica, Nello stesso senso parla Dionisio di Alicarnasso (de Thucydide 25, 1 p. 360,2 sg. Usener-Radermacher). Si tratta di un modello che deve immaginarsi sempre pid lontano, a misura che Ja materia si allontana dagli interessi e dai conte- nuti del passato. Resta perd Panalogia dell’orientamento di 1Cée, J. Schmitt, De parenthesis asw Hippocratice, Heredoteo, Thueydidee, Xenopbenteo, Diss. Greifswald 1913, p. 48 sgg- INTRODUZIONE, xVIE base, che é didattico, informativo, scientifico, Erodoto stesso hha presentato la sua opera come indagine (loropin), non come narrazione!. DelPindagine essa ha appunto Jo sforzo di col- Iegare gli argomenti e i blocchi narrativi, in cui 2 evidente il fine chiarificatore ¢ didattico, le insistenze ripetitive ¢ di- mostrative, la frequenza degli intecventi in prima persona, che si verificano sia per precisare particolari minor, sia per esprimere giudizi netti su persone o fatti, sia per mettere in tilievo momenti particolarmente importanti. AlPinterno del ritmo narrativo di base, ampia @ la varieta dei mezzi stilistici ed espressivi utilizeati per individuare e rilevare dal loro contesto singoli episodi. L’uso di una tecnica epicizzante per saccontare, o anche solo per introdurre, un episodio pud essere un mezzo per creare una gerarchia nar- rativa: si mette in tal modo il lettore sullavviso che quanto si dice & particolarmente degno di attenzione (cfr. VIII 65 ¢ IX 41,1). Affiorano talora i sapori ¢ le malizie del racconto popolare, come Papparente abbondanza di particolari unita alloscuritt degli clementi pit importanti. Una tecnica sa- piente conduce il racconto da premesse vaghe a gustose scenette dialogiche (cfr. IX 94). Una serie di cpisodi staccati, come quelli che precedono Ja battaglia di Platea, ingenerano una scaltra suspense (cfr. IX 33). Lampeggiano, rati ¢ control- Jati, momenti di ironia (p. es. VIII 25; 1075 1113 IX 115 84). La storia della moglie di Masiste (IX 108 sgg,) conferma Ia sovrana capacita di utilizzare questa vasta tasticra per un am- pio racconto, denso di significato storico. Ne emerge l'im- pressione di uno stile che, nella polictomia delle sue appa- renti disarticolazioni®, nella sua incondita freschezza arcaica, nasconde una salda volonta di unificare le esperienze ¢ di ren- dere insieme giustizia alla loro diversita, In questo quadro va visto l’annoso problema degli excursis. Jacoby ha tentato di interpretarli in chiave compositoria’, ¢ non é mancato chi ha tentato di trovare criteri oggettivamente 1 Chr, W. Aly, Volkemrtben, Sage rord Novelle bei Herodot und seixen Zeitgemassen, Gottingen 19698, p. 33. * Clr, H. Frinkel, Wege sud Formen fedbgriechisben Denkens, Miinchen 1968, p. 65 seg. 3B, Jacoby, RE Suppl. If, 1913, col. 379 sgs- XVIIT AGOSTINO MASARACCHTA sicuti per determinarne Pambitot, Si delinea oggi Ia giusta tendenza a ricercatne il legame organico col complesso del- Popera®, L’organicita della storiografia erodotea & indiscuti- bile, Inquadrare cocrentemente in essa i cosiddetti exeursus & compito doveroso, anche se non sempre facile, dell’interprete. g. Gli ultimi tre libri delle Svorie, con il racconto della spedizione di Serse contro la Grecia ¢ del conclusivo spo- starsi del teatro di operazioni in Asia, rappresentano Ia pid matura espressione del genio storiografico di Erodoto. La loro serrata uniti, la relative mancanza di sbavature narra- tive, il dominio di una solida c stabile visione storica sugge- tiscono diffidenza verso i tentativi, pit volte effettuati, di la- cerarne Ia struttura in omaggio a ingegnose ipotesi di Eut- stebrugsgescbiebte e pariano in favore della loro seriorit’ rispetto al resto®, In coerenza con Pindicazione del proemio, che af- ferma come primo oggetto d’interesse dell’autore sé yevdueve 2 dvpdmav, « cid che é avvenuto per opera di uomini », emer- gono grandi figure di protagonist, nelle cui parole azioni lo storico trova Ia chiave di volta della complessa vicends. Jn campo barbaro, spicca ovviamente su tutti Serset. In una serie di grandi scene nel libro VII, Erodoto mostra con quale intrecciatsi di interessi ¢ di aspirazioni & stata decisa Timpresa, muovendo dalla contrastata selita al tcono del nuovo re (VII 3). Attraverso i dissensi che si manifestano dinanzi a lui (VI 9 sgg.) ¢ In misteriosa vicenda di apparizioni divine in sogno (VII 12-9), egli indica fa problematicitA del disegno di conquista, ma anche la sua ineluttabile isctizione nellordine della necessiti storica, non senza pervenire, nell’ultimo di- battito del re con Artabano (VII 45 sgg-), 2 una meditate riflessione, intrisa di malinconia, sul senso dell’iniziativa uma- na ¢ sui suoi invalicabili limiti, I colloqui di Serse con De- marato (VII 101 sgg., 209.234 sgg.) servono a illustrare la so- 1 Chey pees H. Erbse, Tradition tid Fora: in Werke Heredots, « Gymnasium » LXVII! 1961, p. 239 see, 2fr. Ia monografia di J. Cobet, Heradots Exxkurse und die Frage der Einbeit seiner Werkes, Wiesbaden 197%. 3Cfe, ultimam. S. Cagnazzi, Tavola dei 28 Logot di Erodoto, « Hermes » CIIL 19754 Pe gor. 4 Chr. A. Masaracchia, Sundi erodotei, Roma 3976, p. 47 S80 INTRODUZIONE. XIX stanziale estrancita dei due mondi che si affrontano nella guer- a: nelle parole delfesule spartano si chiatiscono i valori poli- tici ¢ urnani della civikth greca. Nel libro VII Serse figura non solo come il protagonista barbaro della grande vicenda, ma come il punto di conver- genza delle aspirazioni, delle tensioni ¢ dei contrasti che con- dizionano lo svolgersi degli eventi. Nella costruzione del per- sonaggio, agisce la concezione omerica della personaliti umana vista come un campo aperto alle suggestioni e alle influenze esterne, Serse appare come un uomo condizionato dall’eredita storica, facile a sogpiacere alle pressioni esterne, influenzato dalla necesita del suo ruolo, La sua incertezza ¢ la sua fra- giliti morale sono un dato ambiguo, che ora sembra una notazione di earattere, ora solo Ia necessaria premessa al di- spiegarsi delle opinioni contrastanti davanti a fui. Nel corso del libro VII, Ia sua caratterizzazione si fa pid netta. Il suo rifiuto di ascoltare le preoccupate considerazioni di Artemisia, che vede i rischi della imminente battaglia (VIII 68-9), si col- loca vicino al suo riftuto di accettare Paudace steategia sug- gerita da Demarato (VII 235): entrambi illustrano le medi- tazioni di Erodoto sugli errori decisivi da lui commessi nella condotta della guerra, ¢ ne definiscono il limitato orizzonte mentale ¢ Ja sostanziale debolezza. 11 lungo racconto della sua passione per la moglie def fratello Masiste e delle sue funcste conseguenze, Pultima grande pericope narrativa delle Storie (IX 108-13), conclude mirabilmente 1a sua vicenda, In esso culmina la rappresentazione della fragilitt morale del te, evi- dente nella volubiliti con cui cambia Poggetto del suo amore, nella facilitd con cui s’infiamma d’ira quando il fratello rifiuta In sua insensata pretesa. Ricorrono alla mente la faciliti con cui mutano i suoi orientamenti sulla spedizione, ¢ fo scoppio dita che accoglie i consigli di Artabano. A prova del suo cicco egoismo tirannico, emergono insieme Vassoluta man- canza di scrupoli con cui tenta di sedurre la moglie del fra- tello, la tranquilla sicurezza con cui trascorre da un piacere alaltro come colui al quale tutto & dovuto, Ia prepotenza con Ja quale intende piegare il fratello, la pronta ferocia con cui consuma la vendetta. I] suo strapotere & perd allusivamente indicato come 1a ragione della sua roving. Qui Serse & vera- mente individuo. Malgrado cid, anzi proprio in ragione di cid, il gindizio storico si fa pit netto © preciso. xx AGOSTINO MASARACCHIA Ai margini del nucleo centrale, esistono cpisodi minori, che nel loro colorito significato illustrano e atricchiscono le componenti dellinteresse suscitato da Serse. Il re vi compare come il simbolo, caro all’aneddotica popolare, della repalita assoluta ¢ dei miti ad essa legati: la smisurata potenza, la giustizia ¢ Ia generositt, la crudeltA dispotica, Ovviamente, tali motivi non sono isolabili, ma si intrecciano ¢ si confon- dono in modo vario. Accanto a Serse, Mardonio, che pure assurge al ruolo di Protagonista nell’ultima parte del libro VIII ¢ in buona parte del IX, rimane una figura minore ¢ sbiadit. Quanto pid nettamente & caratterizzato, tanto meno @ rilevato. Egli é il rappresentante di una delle linee politiche che si contendono Ja vittoria nelle preferenze di Serse. Pervicace, ambiziosa vo- lonti di conctudere vittoriosamente In guerra con i greci, testarda sorditi ai consigli di pid accorto comportamento, rigide prese di posizione sono accostate a inizintive di sa. piente diplomazia volte a dividere i greci, e concorrono a formare una figura priva di complessi risvolti, ma talora ca- tica di suggestioni letterarie non sempre coerenti, Nel campo greco si stagliano sopra la selva dei Personaggi minori Temistocle, il vincitore di Salamina, ¢ Pausania, il Vincitore di Platea, Del primo non pud dedursi un’immagine coerente. Senza comporsi in un disegno unitario, emergono i tratti del comandante intelligent, audace, ispirato da vivo sentimento patriottico, ¢ quelli del’egoista avido, privo di scrupoli, capace delle azioni pik sconcertanti per ottenere il proprio utile, Bisogna fare i conti con il vario orientamento delle fonti cui Brodoto attinse, alle quali probabilmente risale Vostilita politica contro il eapo del partito democratico, non bene amalgamata con Porgoglio patriottico che porta ad esal- tare il vincitore di Salamina. Si ha qui una significativa spia del carattere aperto e polimorfo dellopera, in cui le salde linee della problematica storica non riescono ad assimilare € ad omogeneizzare la ricca selva degli spunti ¢ dei contributi eterogenci, Lo stesso discorso vale per Pausania. Bgli é al centro degli episodi che, prima della battaglia di Platea, illu- strano Vatteggiamento vile ed elusivo degli spartani; subito dopo Ia battaglia, diventa il comandante senza macchia, ge- neroso, fiero, ligio al costume ¢ alle legpi spattane. La spie- AINTRODUZIONE xr gazione delPincongruenza va cercata sul terreno della Quel Senforschung, 6. La vicenda della lotta tra grecl ¢ persiani non @ con- clusa con Ja fine del’opera. Lo Spostarsi del teatro di Ope- tazioni in Asia, con la battaglia di Micale ¢ la Presa di Sesto, ¢ Pinizio di una nuova fase, che si sviluppera, oltre il limite cronologico delle Storie, nell'eta di Cimone e nel primo pe- todo dell’eti di Pericle. Si tratta, quindi, di un tema di in- teresse immediato per lo Storico, tunto pith che esso & intrec- ciato con quello dei rapporti tra gli stati Breci, soprattutto Sparta ¢ Atene, Da una Parte abbiamo Ia grandiosa petipezia, nel corso della quale, attraverso Salamina e Platea, Ia guerra si trasferisce in Asia, DalValtra, si disegna con nettezza ja ctisi del paséaggio delegemonia da Sparia 2 Atene. Lo ste, rico racconta tale crisi, nella sua unga storia di polemiche, Incomprensioni, ostilita, con Panimo di chi Ne conosce lo sbocco nelle lacerazioni sanguinose del proprio tempo, Le fonti di cui egli si serve sono per lo pit ateniesi, ma cid non gli impedisce di mantenere un equilibiato e disincantato punto di vista, capace di riconoscere i meriti e le responsabilita degli uni ¢ degli altri, Brodoto ha chiara Punitd del petiodo storico che va da Dario ai suoi tempi. In tale Periodo i mali abbattatisi lotte intestine tra greci (VI 98,2). Non mancano Pesplicita con- danna di tali lotte e il vagheggiamento dell'armonix nazionale (cft. VIM 5,1; TX 2,2). Da tale angolo visuale, la posizione di Erodoto appare irriducibile alla formula che lo vuole so- " prattutto filoateniese, Degli spartani sono indicati con ampieza virts pregi. Toro devozione alla « signoria della legge» (VII 104,3) & la salda cornice del quadro e trova la sua esaltazione soprat- tutto alle Termopili (VII 201 sgg.). Essi godono famu di essere i pit valorosi dei greci (IX 48,1), sono di abitudini cem- plici ¢ frugali (TX 82). Ma la fara di valore pud avere scons certanti smentite (IX 21; 46; 49,13 106,2) o grave limitasione in una rozza testardaggine (cft. Pepisodio di Amonfareto a 1X 53 sgg,). La loro permanente tendenza ad evitare, per quan- to possibile, impegni fuori del Peloponneso, é il risultato di una miope limitatezza di visione: combattono 2 Salamina per- xt AGOSTINO MASARACCHIA ché trascinati ¢ costretti da Temistocle, a Platea dopo che un alleato, Chileo, li ha convinti della necesita di impegnarsi nella Grecia centrale (IX 9,2 sg.) © quando sono i persiani ad assumere Piniziativa dell’attacco (IX 61 sg.). Dopo Micale, pun- tano a una rapida ritirata dall’Asia e non vogliono impegnarsi nella difesa degli ioni (IX 106). Sono csitanti e lenti nel pren- dere le decisioni (IX 6-10), irtesoluti di fronte a un contrat- tempo imprevisto (IX 53), eccessivamente attaccati alle loro tradizioni religiose (IX 7). I dati che compongono il giudizio su Atene sembrano in appatenza meno contraddittori. In realta, se pure pid sfumato € meno esplicito, & chiaré il riserbo dello storico e il suo sforzo di presentare le cose in modo equilibrato, Quando, durante Pambasceria 2 Gelone, gli ateniesi si rifiutano di per- mettere che il comando della flotta siracusana sia assunto dal tiranno, questi risponde alludendo alle funeste conseguenze che avra per la Grecia la pretesn egemonica di Atene (Vil 162). A VIII 3,2, grazie a un pretesto, pli ateniesi privano gli spartani del comando supremo, 8 convinzione di Erodoto che la lunga vicenda di guerra, che egli racconta, ha avuto inizio con Paiuto inviato da Atene agli ioni al tempo della loro insurrezione (V 97,3). Non dobbiamo dimenticare che il giudizio di Erodoto sul regime politico ateniese ¢ ben lungi dall’essere incondi- vionatamente elogiativo. Basta ricordare le allarmate parole di Ippia a Socle, in cui appare evidente il legame tra demo- crazia ¢ imperialismo (V 93,1), ¢ la difficolta di desumere dal- le Storie un giudizio favorevole su Pericle, il campione del- la democrazia ateniesc', Del resto, a parte l’elogio della toy- ‘yeoty 2 V 78, non si trovano nelle Storie le tracce concrete di una particolare simpatia di Erodoto per il regime democra- tico, Dal grande dibattito che si svolge tra i nobili persiani sulla migliore forma di governo (III 80-2) non pud desumer- si che un atteggiamento distaccato e critico verso la demo- crazia. In questo quadro dalle linee incerte, si collocano apprez- zamenti ¢ ticonoscimenti palmari, Esplicitamente & indicato il peso del contributo ateniese alla guerra (VII 161,35 VII 144; 1 Che HE. Steasburger, Heradot und cas perikleitile Athen, «Historia » IV 1935, p- 1 SRE. INTRODUZIONE =—XXIIT 1X 28,1), L’esaltazione delle glorie antiche di Atene trova am- pio spazio nel dibattito con i tegeati (IX 27), Temistocle ha il merito della scelta della strategia che porter’ alla vittoria di Salamina (VIII 58 sgg.). La narrazione dei precedenti della battaglia di Platea @ fatta in modo da mettere in evidenza il valore degli ateniesi ¢ ia loro lealti alla causa greca (IX 21-23 273 46; 67; 70). Il merito della vittoria di Micale & chiara- mente ateniése (IX 102). Déaltra parte, Ia storia delle loro prese di posizione verso Vobbligo morale delia lotta senze quarticre contro i barbari si presenta in modo da gettare ombre ambigue e sconcertanti sulla loro coerenza. Basta parngonare le loro dichiarazioni ad Alessandro (VIII 143) ¢ agli spartani (VIII 144), che sem- brano confermate dalla violenta reazione alla proposta di Li- cide di accettare le offerte delinviato di Mardonio (IX 5), con Ie velate minacce espresse dai loro ambasciatori agli spar- tani poco oltre (IX 11,1-2), per avvertire Ja vistosa entita del cedimento verificatosi rispetto alle enfatiche premesse. In que- sto quadro articolato acquista particolare sapore il fatto che Exodoto, nell’indicare color che hanno avuto maggior glo- tia a Salamina, metta al primo posto gli cgineti ¢ al secondo gli atenicsi (VIIT 93,1); che nella narrazione delle fasi prepa- ratoric della battaglia di Platea non manchino nel comporta- mento ateniese tratti di ambiguiti, tanto pik evidenti data In generale ispirazione filoatenicse delle informazioni utiliz- zate da Erodoto (IX 543 56,23 59,1); che sia apertamente rico- nosciuto il fatto che 2 Platea i pit valorosi furono gli spar- tani (IX 71). Né pwd sfuggire il tono delle parole con cui narrato Pinizio dell’egemonia atenicse (IX 106,3 sg.). Alla luce di tutto cid, si comprende perché Erodoto, nelPillustcare Pim- portanza del contributo ateniese alla salvezza della Grecia, si esprima con Penfasi ¢ l'ampiezza di chi sa di dire cose che incontreranno Ia resistenza di molti (VIL 139). Bgli avverte chiaramente la vastiti e la fondatezza dell'ostiliti contro gli ateniesi, Se sente il doverc di illustrare polemicamente il ri- lievo del loro contributo alla causa comune, & perché sa di parlare a un pubblico non favorevolmente orientato, ma an- che perché istintivo 2 il suo bisogno di giustificare un giu- dizio che pud sembrare strano e incocrente con la tendenza generale delP opera, XXIV AGOSTINO MASARACCHIA 7, La discussione delle fonti di Erodoto & impegno arduo. La difficolth del tema nasce dall’impossibilita di ricavare dal testo indicazioni coerenti ¢ sicure sui suoi debiti esterni. Oggi non si crede pit alla massiccia preseiza di fonti letterarie in versi. Specinlmente per gli avvenimenti degli ultimi libri, bi- sogna pensare invece a una indagine serrata condotta presso testimoni nelle citta protagoniste dei fatti e sui luoghi stessi. Purtroppo Erodoto non indica sistematicamente le sue fonti, anzi spesso Pindicazione di una fonte partticolare & solo Ia premessa di una dichiarazione di dissenso. La loro indivi- duazione & quindi destinata spesso a restare un’ipotesi. Ma pit difficile, e pik rischioso, & l’individuare volta per volta il punto in cui cessa it contributo della fonte e inizia il per- sonale contributo di Erodoto, che pud consistere nel conta- minare una fonte con Paltra o nel far intervenise il suo auto- nomo criterio di giudizio, In questa situazione é implicita In possibilita che si giunga a negate di fatto ogni valore storico al¥opera ¢ a trovare nel rapporto di Erodoto con le fonti, che si assumono da lui inventate, un semplice gioco letteratio!, Ma opera & penetrata, se pure in modo vario, da un serio ¢ alacre pensiero storico. La corretta ipotesi dalla quale si deve partire é che Erodoto ha interpretato le fonti per ottenere risposte alle domande che gli si ponevano, ¢ ha uti- lizzato le risposte nella grandiosa, originale elaborazione della sua opera, Senza restare passivamente al rimorchio di cid che gli cra detto ¢ senza ridursi mai a crudito informatore. Questo € tanto pid vero negli ultimi due libri, quanto pit In materia si presentava, per Ia sua oggettiva struttura, ¢ per Ja disposi- zione stessa dello storico, meno adatta a schemi natrativi in- trecciati ¢ involuti, 8 Il mondo di Brodoto si muove in una dimensione re- ligiosa. Sia i personaggi della vicenda storica che Pautore si tiferiscono costantemente alla’ sfera divina. Siamo perd lon- tani dall’epos ¢ dal suo naturale mescolarsi di uomini © dei, Le diviniti. sono lontane, la loro azione non sempre decifra- bile, Je manifestazioni miracolose spesso respinte ai margini della credibiliti, 'D, Febling, Die Quellenangaben bet Herodes, Deslin-New York 197%. INTRODUZIONE XXV Le attestazioni di intcryenti divini nelle vicende umane non sono molto frequenti, né riducibili a una formula unica. A VIII 13, come commento conclusivo alla disastrosa tem- pesta che colpisce le navi persiane mandate a circamnavigare VEubea, si dice che il dio mise in opera ogni accorgimento per uguagliare le forze persiane a quelle greche. Questa di- vinita, che interviene quasi a garantie che Ja imminente bat- taglia si svolga regolarmente come una competizione spor- tiva, non pud porsi sullo stesso piano di quegli dei c croi che, secondo le enfatiche dichiarazioni di Temistocle (VIII 109,3), sono gli artefici della vittoria di Salamina. Qui, in un di- scorso svolto 2 livello delle convinzioni maturate ad Atene nel corso della guerra patriottica, abbiamo una divinita che interviene direttamente a salvare un equilibrio politico ¢ a infliggere una punizione a chi ha peccato di Gp. Simile 2 questo @ Pintervento di Posidone che, con Pondata di marea, provoca la distruzione delle forze di Artabazo che si accin- gono ad attaceare Potidea, Il dio ha voluto punire atti mpi compiuti dai persiani contro il suo tempio ¢ contro Ia sua statua (VIII 129,3). Analogamente In divinita (Demetra), che a Platea non permette a nessuno dei persiani di entrare nel suo recinto, intende in tal modo reagire — secondo Erodoto - alPincendio del suo tempio di Eleusi (IX 65,2). Altrove il se- gno della presenza divina & meno legato agli schemi antropo- morfici, pit idoneo a isctiversi in una teologia spoglia di ve- sti mitiche. A IX 100,2z, a prova della partecipazione divina ad alcune vicende, si cita il fatto che ai combattenti di Micale arriva Ia notizia della vittoria di Platea, conseguita nello stes- so giorno: unico segno miracoloso & il caduceo apparso sul- la spiaggia. Si tratta di dati che non permettono una cocrente defini zione della teologia di Erodoto. Della sincerita o autenticita dei suoi sentimenti religiosi, ¢ perd irrefutabile testimonianza la citazione di oracoli, ricorrente anche negli ultimi due libri. AVIII 20, p. ¢s., siricorda loracolo di Bacide che consigliava agli cubci di evacuare Ie loro greggi al sopravvenire dei bar- bari ¢ si attribuisce la loro rovina al non averne seguito la pre- scrizione; a VIII 77, Poracolo di Bacide, che preannunzia la vittoria di Salamina, di occasione a una convinta e vibrata professione di fede nella veridicita di simili predizioni, in cui XKVI AGOSTINO MASARACCHIA si coglic ’eco di fervide polemiche, sintomo di un mondo ormai inquicto nella fede tradizionale, ¢ Pappassionata ade- sione ad essa dello storico. . B curioso che in questi ¢ in analoghi casi non insorge in Erodoto il sospetto di una elaborazione post eventum ¢ di un uso delia prassi oracolare a fini di propaganda o polemica politica, A questa disposizione d’animo cosl aperta a una fede candida ¢ persino ingenua si accompagna invece una notevole oscil- lazione di fronte ai prodigi ¢ ai miracoli. A VIII 37, la nar- razione dei prodigi verificatisi 2 Delfi durante Pinvasione per- siana @ caratterizzata da una raffinata ricerca della sorpresa, perseguita adottando Pottica degli invasori. Gli effetti cost ottemati lasciano poco spazio ai sentimenti religiosi. Del resto, ultima appendice del racconto, Vintervento degli croi cpi- corii Filaco ¢ Autonoo (VIII 38 sg.), relegata in fondo ¢ in- trodotta dalla citazione dei testimoni persiani, non solo non assolve alla funzione di culmine dell’atmosfera numinosa della vicenda, ma col suo timbro freddo ¢ impersonale finisce per suggellarne il tono sostanzialmente mondano. I] racconto del- Pabbandono dell’acropoli di Atene da parte del serpente sacro (VII 41) condotto col tono di chi vuol prendere le distanze da tradizioni inclini al miracoloso. I] modo ton cui & raccontata Papparizione del celete fantasma a Salamina (VII 94) mostra che abbiamo qui una conereta presa di posizione dello storico verso le tradizioni ateniesi di Salamina. Invece nella narrazione del prodigio di Eleusi (VIII 65) Ja citazione della fonte & fatta in modo da accrescere Ia credibilita di un fatto al quale si attribuisce grande significato, 9. La coesistenza di fede rcligiosa ¢ di umori razionalistici @ caratteristica del mondo in cui Erodoto vive. La varicti delle sue prese di posizione, Pimpossibilith di ridurle a una formula non possono essere spiegate interamente con V’af- fermazione che la mentaliti arcaica @ naturalmente polimorfa nelle sue manifestazioni: sono piuttosto il segno dell’assenza : ita dottrinarie, e della sua permeabilits agli umori vari del suo tempo ¢ delle sue fonti. Tuttavia sono 1 Cle, A. Masaracchia, La battaplituy p. 68 $20. INTRODUZIONE =—-XXVIT chiari gli clementi caratterizzanti. Forte 2, in primo luogo, In presenza della mentalith religiosa arcaica, che ha il suo punto di riferimento essenziale nella contrapposizione della forza e della potenza del dio alla fragilits ¢ alimpotenza del- Tuomo. Il messaggio ticavabile dal banchetto di Attagino (IX. 15,4-16) ¢ dalla strana vicenda di Evenio (IX 93 sg.) ¢di ras- segnazione di fronte a fatti che celano disegni imperscrutabili per Puomo., Oltre questo livello basilare, affiora ogni tanto quello della interpretazione etico-religiosa della storia ¢ della vita. Gli dei, interpretati secondo i moduli di una coerente teologia, vegliano sopra un ordine morale che obbliga 'uomo. Chi lo viola, cade in peccato ¢ deve essere punito. Tale at- teggiamento, perd, compare in Erodoto solo episodicamente, senza artivare mai ad essere, come lo @ in Eschilo, mezzo d'interpretazione di tutta la vicenda storica. Lo abbiamo tro- yato occasionalmente nelle parole con cui Temistocle com- menta In vittoria di Salamina (VIII 109,3) © nella spicgazione dell'in di Posidone a Potidea (VIIL 129,3). Nella guerra di Serse, esso si esprime nella concezione per cui Ia sconfitta persiana é Ia punizione di un peccato di tracotanza, commesso Gal ce con Paver voluto mettere in ceppi il marc ¢ far uscire i persiani dai confini ad essi assegnati dalla divinita. Ma questa 2 la concezione di Eschilo, che in Erodoto @ presente solo in forma incidentale ed episodica. Su queste sadici, vitale ed essenziale una, posticcia Paltra, si erge il pensieco storico di Erodoto. La mentalith atcaica, con il suo rifiuto di uno schema teolagico da imporre ai fatti della storia, paradossalmente é ln premessa feconda di questa disposizione curiosa ¢ attenta a intendere la logica degli eventi, j loro nessi, il ritmo delle mutazioni, la partecipazione dei protagonist! umani alla vieends. Mentre Vinterpretazione cti- co-teologica inclina a vedere nelle vicende umane lo schema provvidenziale imposto dalla divinit’ per realizzate i suoi fini di giustizia, la visione arcaica, ¢ol suo acuta senso dello iato che corre tra uomini e dei, permette che Pesperienza umana si apra allo sguacdo indagatore dello storico ¢ gli sveli il suo autonomo ritmo. Gli dei non sono certo assenti, o estranei al processo: nella logica con cui esso si svolge, & avvertibile In toro influenza, Ma Puomo non pud pretendere di ridurre i modi e i fini della presenza divina alle sue misure, non pud varcare conoscitivamente Ia distanza che lo separa dal dio. XXVIII AGOSTINO MASARACCHIA Rimane perd, come suo compito esaltante, quello di descri- vere la storia degli uomini, consapevole dellz legge di mu- tazione che Ia domina e della conseguente fragilit’ delle sue costruzioni, Erodoto & desideroso di sotttarre alloblio tutto cid che scompare, ¢ di dipanare le fila che per misterioso intrico conducono dal pit lontano passato al presente. La vicenda della storia del suo tempo é vista dallo storico divisa in due grandi momenti successivi: la guerra tra greci barbari, ¢ In guerra tra Atene ¢ Sparta, che ha trascinato con sé tutto il mondo greco, Le premesse della seconda sono contenute nella prima, cosi come le premesse della prima si titrovano in tutta la storia precedente dellimpero persiano, EB una grandiosa catena di sciagure che lo storico racconta (eft. VI 98); ¢ al livello di questa visione tragica le navi mandate da Atene in aiuto a Mileto assumono fo stesso si- gnificato fatale delle navi greche che andarono a Troia (V 98; cfr. JZ V 62 sg.), perché da esse cominciarono am- bedue le vicende dolorose che impegnano lo storico, Dentro questo quadro generale i protagonisti umani conducono il loro gioco personale, perseguendo i fini voluti dalla loro avi- dita, dalla loro ambizione, dalla loro passione, con Ia prepo- tenza o con Ia doppiezza, con linganno o con Vintrigo; ma il risultato finale & sempre alPinterno dell’inesorabile logica ge- nerale. B qui che bisogna cercare di spiegate gli atteggiamenti caratteristici di Erodoto, il tono lento e maestoso della sua prosa ¢ il sotteso atteggiamento di riserbo verso la materia narrata, Nella grandiosita della visione generale, i particolari assumono dimensioni limitate, la loro veemenza vitale & come smorzata ¢ isrigidita talora in un patticolare emblematico, tisucchiata sostanzialmente nella vastiti del contesto. La par tecipazione ad essi del narratore & come frenata ¢ resa guar- dinga dalla consapevolezza della loro fugacita ¢ limitatezza. to. Il giudizio su Erodoto come storico ha subito negli ultimi tempi vistosi sbandamenti, ma anche acute € Penetranti formulazioni. Il paragone con Tucidide, a suo svantaggio nella conclusione della vasta monografia di Jacoby!, ha trovato 1B, Jacoby, RE Suppl. Il, r913, col. 484 sg. INTRODUZIONE =—XXIX un’eco rimpiccolita ¢ deformata nei recenti Herodot-Studien del Drexler, dove equivoche premesse portano a una distorta conclusione: «H1 greco colonial, che ha vagato in Oriente ¢ in Occidente, il senzapatria non ebbe un destino né parte al destino » ¢ non fu mat uno storicot. I] punto estremo della condanna @ rappresentato dalla monografia di D. Fehling, dove ad Erodoto é sostanzialmente negato Pimpegno etico dello storico: « L’attivith di Erodoto @ esercizio letterario; egli non ha violato individualmente un codice di comporta- mento riconosciuto, ma ha seguito le norme in vigore di un genere, Non ¢’ bisogno... di cercarne a lungo i paralleli, Essi si trovano dappertutto nella pseudostoria fiorente in tutti i secoli, ¢ in vari rami letterari affini »?, Queste perentoric csclusioni sono anche meno convincenti del tentativo d’inquadrare la figura dello storico in ambiti ftlo- sofici ¢ speculativi®. Pid ampio respiro ¢ pit ricche implica- zioni offre invece l’analisi di H, R. Immerwahr, che sulle orme delle generose argomentazioni di Pohlenz e degli audaci sche- mi di Myres, cerca nelle Storie un /ogos unitatio ¢ una unitaria ispirazione storica ¢ speculativa, pur senza indicare il punto dincontro e di sintesi tra le due esigenze ¢ senza avvertire Purgenza data alla ricerca storica dalla vita contemporanea*. Indicazioni significative sulla pluralitt e complessiti dei legami di Erodoto con il mondo contemporaneo si trovano in S. Mawzarino’. Il desiderio di renderne ragione ispira anche Ia svelta monografia di C.W. Fornara, che cerca nella lettera, ¢ nei silenzi, delle Storie gli umori ¢ le soliecitazioni della storia contemporanea®, tentando di indicare una possibile via di ma- turazione ¢ di sviluppo dello storico, in modo originale ri- spetto a quella tradizionale, quale ha riproposto, sulle orme della critica erodotea classic, K. von Fritz?. Il commento che qui é stato dato degli ultimi due libri delle Storie si basa sul presupposto, ¢ sul secolare riconosci- mento, che Erodoto & un grande storico, geniale ¢ originale 1H. Dresler, HerodotsStudien, Hildesheim-New York 1972, p. 189. 4D. Febling, Die Quellenangabetinn p. 9 58. Chr. S, Benardete, Heradotean Inquiries, Den Haag 1969. “H.R Immerwahe, Forn and Thought in Heredoras, Cleveland 1966. #8, Mazzarino, I! pentlerou., p. 25 £8. “C, W. Pornara, Heradotus, An Interpretative Esray, Oxford 197%. 7K. von Prite, Die griechinbe Geicbiebtescbreibwg I, Berlin 1967, p. 104 sgg. MAX AGOSTINO MASARACCHTA nel metodo, nella setiet profonda che lo caratterizza, nell’a- pertura ai problemi del suo tempo e nello sforzo di cercare ad essi non effimere risposte, nella vastitt inquicta e moder- na dei suoi interessi umani. x1. Sono le Storie arrivate al limite cronologico voluto da Erodoto? Rispondere a questo quesito comporta esaminare gli ultimi due capitoli, ma anche rimeditare il piano di In- ‘voro exodoteo, quale risulta dalla struttura dell’opera ¢ dalle dichiarazioni programmatiche del proemio. Il capitolo 121 del libro IX cita brevemente la partenza dei conquistatori di Sesto per la Grecia, con le prede di guerra ¢ le armature dei ponti da dedicare agli dei, Una breve, secca conclusione in- forma che « quelPanno non accadde pit nulla di questo (sos- sev)». Qualcuno ha visto in essa Ja dichiarazione dell’autore di essere alla fine della sua trattazione: la formula succitata sigaificherebbe «con ques’anno finisce la guerra persiana », Ma gia il Lipsius? aveva mostrato come essa altro non é@ che il primo membro di una formula che indica il passaggio a urvaltea azione (cfr. VI 42; 1X 41 ine.) e come in particolare xobsev non pud che riferirsi a quanto subito prima @ stato raccontato, cioé Passedio ¢ Ja presa di Sesto*, Abbiamo dun- que una formula di passaggio alla quale non segue Pattesa continuazione. In questa autentica interruzione si inserisce il capitolo 122, con un excursus che prende Ie mosse dall’Artaucte la cui morte @ stata narrata nel capitolo 120. Il suo senso letterale é chiaro. Un antenato di Artaucte, Artembare, consiglid una volta i persiani e Ciro di abbandonare In loro terra, scarsa e dura, € di procurarsene una migliore, come si addice a dominatori, quali essi ormai erano, dopo aver assoggettato i medi. Ciro osservd che, seguendo quel consiglio, i persiani avecbbero perduto presto a loro condizione di dominatori, perché le terre molli producono uomini molli. I persiani preferirono ANY, Schmid-O, Stiblin, Geschichte der griechiscben Literatur 1 2, Munchen 1934, 9. 596+ 2 J. H. Lipsius, Der Selivsr des Herodotiscben Werks, « Leipziger Studien » XX 1902, P. 195 S88. ” - a Che, M. Pohlenz, Heradet, der erste Gescbiebturhreiber dee Abendlander, Leiptig, 1937, pe 164. INYRODUZIONE = XXXI seguire il consiglio di Ciro. Questo episodio si iscrive, come ben ha mostrato il Bischoff, in una tematica tipicamente ero- dotea. Al rapporto tra poverta ¢ potere politico si allude in- fatti in luoghi cruciali delle Storie (cft. I 71; VII 102,1; VOU 26,3; IX 82). Meno chiaro, ¢ aperto a ipotesi varie, & invece il messaggio che con esso Erodoto invia al lettore. Ha voluto indicare che la Persia, proprio perché ha seguito Pindicazione del grande Ciro, ancora potente ¢ signora dell’Asin?? O ha voluto alludere al destino di Atene, 2 quando «In terra, che essa arava, cra diventata troppo grassa »9? O piuttosto non é il lettore invitato implicitamente a desumere dal complesso delle Storie Pindicazione che i persiani delle generazioni suc- cessive non si attennero pid a quel consiglio? In ogni caso, strutturalmente il capitolo appare collegato con quanto pre- cede, come il racconto su Arione (1 23 sg.) si collega con il Jogos di Creso; esso si colloca, secondo una ben nota tecnica crodotea, nella pausa che segue una determinata sezione nar- rativat, Bisogna quindi fermarsi sul capitolo 121 per capire se le Storie sono terminate. Ed é evidente che la presa di Sesto non pud essere in nessun caso Ia fine di un ciclo storico. Se Ero- doto avesse voluto raccontare gli avvenimenti dopo il 479 - argomenta Meyer® — avrebbe dovuto portare in primo piano anche gli avvenimenti interni della Grecia e oscurare lo splen- dore di Atene. Ma egli ha in realti avuto sempre desta Patten- zione per Ja storia interna delle citta greche, nella misura in cui essa importava per i rapporti tra loro ¢ per il problema del- Legemonia. La crisi delPalleanza greca ¢ la successiva presa di Sesto sono Ie prime fasi di una vicenda nuova, quella della nascita dell’impero ateniesc ¢ dell’esplodere del contrasto tra le due maggiori citti. Se le Storie erodotee andassero ridotte nei limiti della visione di Meyer, esse avrebbero la loro logica conclusione subito dopo Micale. Se Erodoto é andato oltre, vuol dire che rientrava nel suo piano parlare della nascita dell'impero ateniese ¢ spingersi quindi almeno fino alla presa 1A. Bischoff, Der Warner bei Heredot, Borna-Leipzig. 1932, p. 78 see. 2M, Pohlenz, Heradotin, p. 163. BW, Aly, Votkemireltiiny po 195. 1 Re immerwahe, Form aud Thougitin P. 1450 . Moyer, «Herodots Geschichtswerk », in Porsebungen gar alten Gerchiebte U1, Halle 1899, p. 217. XXXIL AGOSTINO MASARACCHITA di Bisantio alla fondazione della lega navale!. Un decisivo sostegno a questa argomentazione viene da Tucidide, il quale, nel rnecontare in qual modo gli ateniesi formarono Ia loro po- tenza (I 89 sgg;), prende appunto le mosse dalla ritirata di Leo- tichida in Grecia e dall’assedio di Sesto ad opera degli ateniesi ¢ dei loro alleati e prosegue con Ia ricostruzione della citta ¢ delle mura (1 89 sgg.), con Pattacco a Bisantio della prima- vera successiva (I 94), con Ia vinuncia degli spartani a una politica pancilenica, nella scia dei sospetti ¢ delle accuse con- Po Pausania (I 95 sg), ¢ con Vimposizione della tassa agli alleati (1 96), che é l’atto formale di nascita della lega di Delo. ‘Tucidide considera tali avvenimenti come momenti di un unico processo ed @ stato notato che, nel parlare della pre~ sa di Sesto, ha percotso le orme di Erodoto®, Egli ha voluto integrate la natrazione erodotea proptio perché ha sentito che cessava bruscamente nel bel mezzo di questa sua ulti- ma parte, Gli argomenti di cui sopra non hanno bisogno di essere sostenuti con quelli ricavati dalle prove, che si é ereduto di teovare nell’opera, di una mancanza dell’ultima mano, quali Ta inadempiuta promessa di trattare delle cause della morte del traditore faite (VII 213,3) © il famoso cinvio agli’Acatpro. déyor (I 184), nonché dalle tracce che, pi o meno vistose, stnrebbero a denunziare a mancanza del labor linae. Brodoto pud ben sivendicare il dititto, riconosciuto a Omero, di « dor- micchiare » ogni tanto. Quando si & detto che le Storie trattano delle guerre persiane con lo sguardo attento alla storia politica e civile dei due mondi che si affrontano, con Ja consapevo- lezza che la guerra col barbaro fa maturare una crisi profonda nel mondo greco, da cui esplode infine l’aperto contrasto tra ‘Atene e Sparta; quando si ¢ detto che Erodoto é consapevole ‘jella sostanziale unita della lunga vicenda storica che partendo da lontano arriva ai suoi tempi, che di essa egli ha indagato il senso ¢ la logica coerente oltre lo spettacolo vario delle mutazioni ¢ delle erisi, si @ riconoscluto il carattere universale delPopera ¢ In logica che Ja porta a spingersi pitt avanti pos: 1Gfr. U, Wikmowitz, Aristoteles und Athen 1, Berlin 1893, p- 26- 4M. Pohlenz, Herodot., po 164 nota 3- 15, Cagaaz!, Tartlann p. 412 8B TNTRODUZIONR «= -XXXIIT sibile verso i suoi tempi. Le incertezze, o ambiguita, del proe- tnio tiflettono Ia sua qualita di sigillo sovrapposto posticcia~ mente a un’opera per principio aperta. Argomento delle Storie sono le imprese grandi ¢ meravigliose compiute sia da greci the da barbari, alle quali si aggiungono, quasi a indicare con maggiore precisione quello che in definitiva @ risultato il tema prevalente, le guerre combattute ¢ Ja loro causa, Si deve os- servare infine che non raramente Erodoto accenna, nel corso. della trattazione, ad avvenimenti che escono dai limiti cro- nologici delle Storie. In tali casi per si tratta sempre di epi- sodi o citcostanze minori, introdotte al fine di completare quanto sta dicendo o di correggere determinate reazioni, mo- strando come nel tempo tutto pud modificarsi o aver fine: mai egli allude a fatti di grande silevanza storica. B conce- pibile, ad esempio, che egli non abbia ricordato di sfuggita la fine di Temistocle o di Pausania, se non perché aveva in mente di parlarne al momento opportuno? Dobbiamo quindi pensare che fa una causa meccanica a imporse alle Storie la vonelusione che presentano. Pit di questo non é lecito inferire, Né molto si pud apprendere, data Ja documentazione, dallo studio della prassi arcaica in fatto di epiloghi'. 1 cfe. B. A. van Groningen, La compasition littiraire arcaigue gregue, Amsterdam 1960, p. 79 SBB- NOTA AL TESTO Il testo erodoteo qui presentato @ sostanzialmente quello della terza edizione oxoniense di Hude. La divisione dei principali manoscritti ‘ in duc famiglic, quella fiorentina (a) ¢ quella romana (b), 12 loro comune origine in un archctipo, la conseguente necessiti dell’eclet- tismo nella costituzione del testo sono dati conosciuti ¢ basila Il principale problema delleditore di Erodoto & quello di depu- rario dalle storpiature provocate non solo da tendenze inconsce dei copisti, ma anche dall/applicazione di ettate teorie linguistiche. B cvidente che la tradizione @ stata influenzata da una parte dalla tendenza ad atticizzare il testo, dall’altra, ¢ in forme certo massicce, } da quella a renderlo scolasticamente cocrente con un dialetto jonico ticostruito a tavolino nei gabinetti dei grammatici, dando luogo a quei veri ¢ propri mostri che sono gli iperionismi, Un aspetto di questa scconda tendenza pud essere il colorito « ome- rico », che spesso & presentato dalla lingua crodotea, Non sappiamo neppure quale fosse Ia lingua in cui Erodoto scrisse. Le testimo- nianze della tarda antichitd parlano di uno ionico misto ¢ compo- sito ¢ di una fortissima influenza omerica, ma non ¢ sicuro che tali giudizi possano essere validi per il testo originario ¢ non piuttosto per il testo volgato gid deformato', In queste condizioni, & difficile pensare di poter ottenere sensibili progressi oltre quelli gia rappre- sentati dall’edizione oxoniense. L’esplorazione sistematica del dia- letto ionico fatta dal Bechtel non pud costituire Ia base di vaste ¢ sicure correzioni ¢ in tal senso le suggestioni indicate dallo stesso Hude (p. XII della prefazione) mancano di fondamento reale. Cost, ad esempio, se il testo tradito a fronte di Svoydte da regolarmente ofvozn, non si pud essere sicuri che si tratti di un intervento sie stematicamente omerizzante, come deduce il Bechtel dalla compa- 1 Cfr. PheB. Legrand, Héradote, Tutredretion, Paris 1932, p- 295 85+ NOTA AL TESTO = -XXXV mazione con i testi ionici, che presentano solo avopm'; pud solo dirsi che & difficile che Brodoto abbia usato regolarmente otvopa accanto al costante dvopate*. Nella compilazione dell’apparato, nel legittimo desiderio di esemplificarlo ¢ sfrondarlo, mi sono attenuto al critetio di fornire tutto cid che potesse essere utile a fini esegetici o di costituzlone del testo. Ho pertanto climinato quasi tutte le lezioni che sono do- vute chiaramente ad errori meccanici 0 a grossolani fraintendimenti, ¢ anche, per i motivi git esposti, quelle che sappresentano solo varianti fonetiche 0 morfologiche. Ho invece abbondato nell’indi- cate gli interventi degli editori e in genere degli studiosi modemni, ‘ottenendo in tal modo di sfrondare ii commento di lunghe discus- sioni e anche di indicare interpretazioni diverse da quella de me presentata, Per ogni intervento, ¢ indicato solo i] nome di colui che risulta essere stato il primo a proporlo. ‘La traduzione si propone di agevolare In lettura del testo © la sua interpretazione. B inevitabile che si rifictta in essa la faticosa via compromissoria di chi vuole rispettare il testo dell’autore, nei suoi valori espressivi ¢ nel suo ritmo segreto, ¢ d’altea parte non pud e non deve ledere l’indole della lingua italiana, +p, Bechtel, Die grieebieeben Diclekte 1, Beslin 1924, Pe 1. 1G. Pasquall, Storia della tradigine e critita del tere, Firenze 19524, P- $15 68 XL BIBLIOGRAFIA Brodoto, «Memotie dell’Accademia dei Lincei » Ser. 85, 7, 7, 1956. Schinid W.-Stablin O., Gesebichte der grieebiscben Literatur 1 2, Minchen 1934 (= Schmid-Stahlin). Schulz E.; Die Reden in Heradat, Diss. Greifswald 1900. Sclincourt A. de, The World of Herodotus, London 1962. Sinclair T. A.y .A History of Greek Political Thonght, London 195%. Snell Br., Dit Entdecking des Gtistes, Hamburg, 1953*. Solmsen L., The Speeches in Herodotus! Account of Salamis, « Trans- actions of the American Philological Association » LXX 1939, Ps 44 SBE. Solmeen L., Speeches in Herodotus’ Account of the Battle of Plataea, «Classical Philology » XXXIX 1944, p. 241 see. Spath Th., Das Moti der dappelien Deleuchtnng bei Herodot, Wien 1968. Stahlenbrecher W., Die Motivation des Handelns bei Hferodot, Diss. Hamburg 1953. Steinger G., Episcbe Elemente im Redenstil des Herodot, Diss. Kiel 1957+ Strasburger H., Herodot snd das perikleisehe Athen, « Historia » 1V 1955, P- 1 s@g- (= Strasburger). Waters K. H., Herodotus on Tyrants and Despots, « Historia Einzel- schriften » XV 1971 (= Waters). Wolff E., Das Weib des Masister, « Hermes » XCI 1964, p. 51 588- Wist K., Politisches Denken bei Herodot, Diss. Minchen 1905. Appendice bibliografica Hatt S., Herodotus and Greeke History, London 1982. Hunter V., Past and Provess in Herodotus and Thueydides, Princeton NJ. 1982. Masatacchia A., Brodoto, in « Dizionario degli scrittori greci ¢ !a- tini», IT, p. 861 sgg., Milano 1987. Musti D., iatrod. a La storiografia greca, p. 7 5@6- Roma-Bari 1979. Shimron B., Politics and Belief in Herodotus, Stuttgart 1989. Weber H. A., Herodois Verstandnis der Historie, Untersuchungen zur ‘Methodologie und Argnnentationsweise Elerodots, Bora 1976. SOMMARIO DEL LIBRO VIII Gli ultimi due libri delle Storie raccontano le vicende della guerra tra greci € persiani, dai combattimenti all’Artemisio alla presa di Sesto da parte di Xantippo. La natrazione delle operazioni navali riprende allinizio del libro VII il filo interrotto nel capitolo 196 del libro VII per dare juogo alla vicenda delle Termopili ¢ di Leonida. 1 combattimenti alPAstemisio sono tre ¢ Ia conclusione & senza vinti e vincitori (cap. 16), La ritirata dei geeci verso sud @ motivata dalla notizia Gel disastro delle Termopili (cap. 21). La sezione & organizzata con una chiarezza che mette in evidenza i nodi narrativi ¢ i motivi Serutturali, La rassegna delle forze greche, che ne forma Vinizio (cap. 3), da lnogo a un exnrsut sul problema dell’egemonia, capitolo Gel vasto, fondamentale tema dei rapporti tra ateniesi ¢ spartani: il comando della flotta & affidato allo spartano Euribiade; in passato gli ateniest avevano avanzato le loro pretese su di esso, ma avevano Govuto rinfoderarle per Popposizione degli altri alleati; solo in tuna situazione politico-militare radicalmente mutata essi potranno soddisfare In loro ambizione (capp. 2-3). Le iniziative di Temistocle preludono, nella luce ambigua in cui sono presentate, alla complessa Pfaccettatura che il personaggio presentera nella vicenda di Sala- mina. Il suo intervento per impedire la ritimata dei greci & spiegato con Pazione corrattrice esercitata su di lui dagli eubei (capp. 4-5)- ‘M momento della ritirata, egli consiglia spregiudicatamente di im- padronitsi delle greggi spinte dagli cubei sulla costa in tardivo Fdempimento di un oracolo (cap. 19), ¢ fa incidere sulle socce dell Eubea un messaggio che incita ioni ¢ cari alla ribellione (cap. 92), T combattimenti navali sono tre, come quelli delle Termopili, @d Erodoto nota Ia coincidenza cronologica tra le due setic di av- venimenti (cap. 15). Nei capp. 24-95 si taccontano le vicende che culminano nella battaglia di Salamina, Serse tenta di galvanizzarc i suoi invitan- Goll a visitare il campo delle ‘Termopili, che egli ha fatto preparare °’ een ee XLT SOMMARIO DEL LIBRO VITT in modo che Ie perdite greche appaiano di gran lunga superiori alle sue, ma i visitatori si accorgono dell’inganno (capp. 24-5). La notizia portata da sbandati arcadi che i greci sembrano disin~ teressarsi della guerra, presi come sono dalle loto feste ¢ dai loro agoni, in cui si gareggia per una corona, non per denaro, provoca una stupita ¢ allarmata esclamazione del persiano Tritantaicme, che ribadisce il senso della minaccia che incombe sui persiani (cap. 26). La marcia dell’esercito persiano verso Atene ha i suoi momenti nodali nella trattazione dei rapporti tra tessali ¢ focesi (capp. 27-32) e nella nacrazione delPattacco condotto da un contingente persiano contro il santuario di Delfi (capp. 35-9). Il primo si ricollega al tema dei rapporti infdi e ostili tea popoli greci; il secondo suona difesa della Teale dei delfii alla causa greca, Le vicende di Sala- mina sono intenzionalmente presentate con lo scopo di esaltare Jn qualitd e Ia quantith dell’impegno ateniese ¢ di mostrare attra- verso quali vie tortuose di viltd e di inganni fu ottenuta in grande vittoria navale, La flotta geeca si raccoglic a Salamina su suggeti- mento ateniese: i peloponnesii hanno mancato al loro impegno di sbarrare Ja strada al barbaro in Beozia ed ora occorre proteggere Pevacuazione degli ateniesi nell’isola (cap. 40). Atene & stata sgom- berata perché cosl vogliona - secondo Pinterpretazione pitt accredi- tata - alcuni oracoli ¢ perché il serpente sacro custode dell’acro- poli ha abbandonato In sua sede (cap. 41). Il grosso delle forze greche propende per abbandonare Salamina ¢ schicrarsi [ungo il Peloponneso (cap. 49). Ritorna il motiva, git emerso durante le vicende dell’Artemisio, della tendenza dei peloponnesii, ¢ special- mente degli spartani, a riftutare, per miopia e per viltk, ogni im- pegno serio fuori dell'Istmo, Arriva la notizia che Serse ha occupato Atene, dopo aver sopraffatto i cittadini che sono rimasti a difendere Vacropoli (capp. 50-5). Il panico prende l'assemblea: il grosso di essa non attende neppuse Ia conclusione formale della discussione con Ia relativa decisione (cap. 56). Emerge allora Ia figura di Temi- stocle, Dopo fo strano collaquio notturno con Pateniese Mncsifilo, egli ottiene da Euribiade Ia convocazione di un‘altea assemblea, nella quale, con un discorso abilissimo, inframezzato dall'interru- zione ostile del corinzio Adimanto, riesce a conquistare Buribiade alle sue tesi (cap. 57-63). All’assemblea greca corrisponde il const- glio convoeato da Serse: solo Artemisia sconsiglia la battaglia (app. 67-9). Durante la notte, la paura piomba ancora sul campo greco ¢ di nuovo Temistocle assume Viniziativa vincente: con il messaggio notturno inviato a Serse a mezzo di Sicinno, proveca Pavanzata della flotta persiana, che chiude i greci negli stretti ¢ rende inevitabile Ia battaglia, tanto pit che Aristide, artivato di fresco da Egina, attesta che Je vie della ritieata sono chiuse, ¢ una nave di disertori tenii conferma In notizia (cap. 70-82). La narra- SOMMARIO DEL LIBRO VT XLII zione della battaglia si risolve praticamente in una serie di azioni ividuali, in cui si mescolano prove di coraggio, prodigi, momenti di esaltazione croica, beffardi scherzi del caso, animate polemiche, abbandoni di vilta (capp. 83-95). Tra i momenti essenziali della sezione si annoverano la rassegaa delle forze greche (capp. 43-5)3 il mitacolo delPimprovvisa rinascita dell’olivo sacro (cap. $5) ¢ il prodigio di Bleusi (cap. 63), che hanno ambedue lo scopo di indicare Vineluttabilith della vittoria atenicse; In claborata discus- sione dell’oracolo di Bacide su Salamina (cap. 77). La sassegna dei popoli che abitano il Peloponneso ha invece il carattere di una vera ¢ propria digressione (cap. 73). Dal capitolo 96 al capitolo 129 si raccontano gli avvenimenti che seguono Ja battaglia di Salamina fino alla sosta invernale delle operazioni. I greci si preparano a un’altra battaglia, ma Serse medita ormai la fuga. Nasconde il suo disegno dictro iniziative che sembrano di guerra, ma Mardonio intuisce il suo pensiero ¢ gli consiglia di lasciarlo in Grecia con I’esercito 2 ritentare le sorti della guerra; in tal senso si esprime anche Artemisia, Serse pettanto invia i suoi figli con la regina alicarnassia a Efeso (cap. 96-103). La flotta persiana si ritica (cap. 107). I greci la inseguono fino ad Andro. Scoppia successivamente il dissidio strategico di fondo: Temistocle propone di proseguire fino all’Ellesponto, onde rom- pere i ponti, che crede essere in funzione, ¢ tagliare In ritirata ai persiani; Buribiade, invece, & per una strategia attendista, che faci- liti Ja ritirata del nemico dall’Europa (cap. 108). Di fronte alPevi- dente impossibilith di far prevalere la sua linca, con sconcertante disinvoltura Temistocle cambia parerc ¢ consiglia agli atenicsi di fermarsi, per riprendere Pavanzata nella primavera suecessiva. Con un messaggio informa Scrsc di aver trattenuto i greci per rendergli un setvigio (capp. 109-10). Segue Passedio di Andro da parte dei greci, per iniziativa sempre di Temistocle, che non é rivscito a corrompere gli andrii, Delle trattative, ¢ data una sapida sintesi, colorita da un corposo linguaggio da apologo. Si precisa che si trata di una delle tante azioni intimidatorie che Temistocle ha condotto verso gli alleati: afforano inquictanti i sintomi della fatuta politica imperialistica di Atcne (capp. 111-2). Mardonio intanto sceglic le forze con cui tentera anno successivo la fortuna della guerra in Grecia (cap. 113). L'ambasceria inviata dagli spartani a Serse, a chiedere soddisfazione della morte di Leonida, riceve dal fe una risposta il cul significato soverchia Ia lettera ¢ allude ai tragici eventi futuri: sarh Mardonio a dare la soddisfazione richiesta (cap. 114). La narrazione del ritorno di Serse in Asia di luogo a una esemplace discussione delle varie versioni correnti intorno ad esso (capp. 115-20). Seguono il ritorno dei greci a Salamina, Pofferta delle primizic agli dei che hanno propiziato Ia vittoria, il dibattito nen < oF? XIV SOMMAIIO DEL LIBRO VIIT sui relativi meriti con la sua singolare conelusione, gli onori tri- ESTO B TRADUZIONE 1 butati a Temistocle a Sparta (capp. 121-4). La sezione si chiude col racconto delle operazioni militart condotte da Artabazo, dopo aver accampagnato il re in Asia, durante la marcia di ritorno verso il ! campo di Mardonio (capp. 126-9), Raramente Ia natrazione si inter- { rompe per dar luogo a notazioni secondaric. Il fatto che i resti delle navi affondate a Salamina siano portati dal mare sul pro- montorio Coliade di occasione a constatace il realizearsi di oracoli (cap. 96). Il messnggio inviato da Serse in Persia, con In notizia della sconfitta, permette di spiegare il sistema con cui i persiani i trasmettono le notizic ¢ di notare il loro compottamento nella gioia e nel dolore (capp. 989). Un exeursus 2 dedicato alla singolare vi- conda di Ermotimo, custode dei figli di Serse (capp. 104-6). Tl racconto della campagna del 479 si apre con Ic notizie sui movimenti delle due flotte. Quella barbara si spinge 2 Samo, dove resta in attesa di notizie su Mardonio (cap. 130). Quella greca mg- i glunge Egina, dove ambasciatori ioni csortano a un'azione decisa , per liberare In Ionia. 1 greci perd non si spingono oltre Delo (cap. 132). Prima dt iniziace Favanzata dalla essalia, dove ha svernato, verso il sud, Mardonio invin Mis di Europo a interpellare gli ora~ coli (capp. 133-5) &, subito dopo (cap. 136), tenta di provocare Ia Gefezione di Atene dall'alleanza greca, servendosi di Alessandro i] Macedone, Un extursus spiegn come Perdicea, antenato di Ales- sandro, divenne re di Macedonia (capp. 137-9). La missione di Alessandro di luogo a un grandissimo dibattimento: sono pre- senti c prendono In parola anche gli inviati di Sparta. Al mace- done gli atcniest tispondono con fierezza che non verranno meno al loro impegno di lotta contro il barbaro, agli spartani rivolgono pressanti richieste di aiuto (cap. 140-4). % 132 IETOPION @ “Tdot spipxootas. 3. of wav o8B8 mpocedénovso robe “Ene %5 Donag Bebaeodas é shy "Twviny 6% dxayehoen age chy Euvriiv quddcew, ora0ueiuever bet aptas ob tncBlaFay pebyovras éx Earautvos dan? 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Gf NGS relay 30. tBane 1. vivonevev: ‘yevouevoy d P $. “Hynothee: "Hote ; spew Stein: Naeliiow RSV Neptao ABDD Xeslhov 708 ‘Homie Ce aloo ie wo Vale) ler: Mohudéxzeos L | 705 Tauréviog: om. C | Ebpugavrog; Buy ne0g <7o0 Eéou> Valckenner 10, ‘rod “Mpawdtocs or rn, sae tert Paulmice: sav 80604 DPSV om. R22. npdwwis nebror D LB STORIE Vint, 170-132 133 bellasse, con trecento navi, comprese quelle ioniche, 3, D’al- tra parte, non prevedevano che i greci avrebbero mosso verso Ja Ionia: pensavano che si sarebbero accontentati di proteggere il loro paese, ¢ fo desumevano dal fatto che non Ii avevano inseguiti quando fuggivano da Salamina, ma si erano ritirati soddisfatti. Per mare si consideravano vinti, ma erano sicuri che Mardonio avrebbe prevalso nettamente con [esercito di terra. 4. Stando dunque a Samo, meditavano se fosse loro possibile infliggere qualche danno al nemico, ¢ nello stesso tempo tenevano le orecchic tese alle notizic sulle sorti di Mar- donio. x31, 1. Il sopraggiungere della primavera e Mardonio, che era in Tessalia, ridestarono i greci, L’esercito non si era an- cora radunato, quando Ia flotta giunse ad Egina, con cento- dieci navi. 2, Era comandante ¢ ammitaglio Leotichida, figlo di Menareo, figlio di Agesilao, figlio di Ippocratida, figlio di Leotichida, figlio di Anaxilao, figlio di Archidamo, figlio di Anaxandrida, figlio di Teopompo, figlio di Nicandzo, figlio di Catilao, figlio di Eunomo, figlio di Polidecte, figlio di Pritani, figlio di Eurifonte, figlio di Procle, figlio di Aristo- demo, figlio di Aristomaco, figlio di Cleodeo, figlio di ilo, figlio di Eracle, della seconda famiglia real, 3. Tutti c storo, tranne i primi sette elencati dopo Leotichida, erano st: re di Sparta, Comandava gli ateniesi Xantippo, figlio di Aci- frone. 132, 1. Quando Je navi furono tutte a Bgina, giunsero alPaccampamento dei greci ambasciatori degli ioni, i quali, recatisi poco prima a Sparta, avevano pregato gli spartani di liberate la Ionia. 2. Tra di essi c’era Erodoto figlio di Ba-

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