DALLA PAURA AL TIMORE DI DIO
Bruna Costacurta
Per la Bibbia, Puomo & strutturalmente soggetto di paura. La
paura rappresenta un’esperienza essenziale per |’uomo!, ed &
forse per questo che la Scrittura ne parla diffusamente, descri-
vendola in tutte le sue sfumature e manifestazioni: dall’ansia
al terrore, dal timore al panico, dall’agitazione interiote. fino
alle sue somatizzazioni e conseguenze.
Qualche breve dato per indicare ?importanza di questo te-
ma nella Scrittura: |’ Antico Testamento usa 40 radici ebraiche
diverse per indicare il temere in quanto tale, pid di 100 termini
ed espressioni per le sue manifestazioni somatiche’, alcune de-
cine di radici per le reazioni pid tipiche?, Ne consegue che la
presenza di questa emozione é rilevabile in pit di 1000 testi
1 La grande ritevanza di questa emozione nella storia politica dell’ Europa & stata
oggetto di studio da parte di J. Delumeau, La Peur en Occident (XIV-XVUP siécles),
Parigi 1978; Le péché et te peur. La cuelpabilisation en Oceident (XUI-XVIF siécles),
Parigi 1983. Sul tema della paura sono stati orgahizzati, nel 1983, i] Congresso della
Societ& canadese di Teologia a Montréal (cfr. A. Mettayer - J. M. Dusfort edd], Le
pear. Gendies, structures contemporaines, aversir [Hévitage et Projet 30], Québec 1985),
ea Romaill Simposio Internazionale di Filosofia della Politica (cfr. D. Pasini, La pau-
ra.€ Ja cittd, 3 voll., Roma 1983-1987). In campo psicologico, segnaliamo il contributo
di A, Oliverio Ferraris (Psicologia della pdura, Torino 1980; Origini e conseguenze del-
fansia sociale, Roma 1981; L’assedio della panra, Roma 1983) ¢, nella saggistica, R.
Balbi (Madre Paura, Quei¥ istinto antichissimo che domina la vita ¢ percorre Ja storia, Mi-
lano 1984).
2 Per manifestazioni somatiche intendiamo le reazioni corporee tipiche deil’essere
impautito, come if rabbrividire, l’impallidire, il remore di mani e gambe, l’accelera-
wione del battito cardiaco, ec.
3 Si pensi alle reazioni ben note di fronte ad un oggetto pauroso quali, ad esem-
pio, Purlare, il piangere, il darsi alla fuga e cos} via.
54veterotestamentari. Solo per le radici pid importanti abbiamo
circa 1200 occorrenze*.
Tale grande presenza e ricchezza terminologica testimonia la
rilevanza antropologica dell’esperienza della paura nell’ Antico Te-
stamento, Questa rappresenta altresi una reale via di spiritualita’,
in quanto tocca direttamente il rapporto con Dia e consente al-
Vindividuo il suo giusto situarsi all’interno di questo rapporto.
Cominciamo a stabilire cos’é la paura. Una definizione sinte-
tica potrebbe essere: la paura é un’emozione reattiva che insor-
ge quando il soggetto si sente in presenza di una minaccia ¢ ri-
tiene di non disporre di apparati difensivi adeguati®. Essa é un
fatto naturale, che in larga parte risponde a meccanismi innati
e che produce risposte adattive di allarme e di salvaguardia
dell’esistenza’. E percid una reazione necessaria per il vivente.
Gito la psicologa studiosa del fenomeno: «Sotto un profilo
evolutivo-biologico Ja paura ha una funzione positiva indispen-
sabile alla sopravvivenza... E fuor di dubbio che senza l’emo-
zione della paura nessuna specie animale sarebbe sopravvissu-
ta; si tratta di una reazione inerente alla nostra natura che con-
sente all’individuo di sfuggire provvisoriamente alla morte»*.
Precisando, possiamo dire che nell’ uomo la paura nasce dalla
percezione di un’alterita ritenuta per lo pid supetiore e sempre
pericolosa; nella Scrittura, essa si manifesta in tutti gli ambiti
delle relazioni umane: nei confronti degli altri vomini?, nei
confronti di cid che altera la corporeith™ e infine nel rapporto
con il mistero, in particolare con Dio!!.
4 Le statistiche precise, l’analisi lessicografica ¢ contestuale, la sistematizzazione
dei dati, possono essere trovate nel nostro studio Le vite minacciata, Il tema della paura
‘nella Bibbia ebraica (Analecta Biblica 119), Roma 1988. Ad esso ci rifacciamo per que-
sta comunicazione.
3 Riconosciamo cos) all’affettivit’ un ruolo importante nella vita spirituale.
6 Gir. Grande Dizionario Enciclopedico, XIV, UTET, 1974’, p. 270.
7 B chiaro perd che, oltre alle paure inmate, esistono anche paure apprese, indot-
te: cfr, A. Oliverio Ferraris, Psicologia della pastra, Torino 1980, pp. 10-11.
8 A, Oliverio Ferraris, Psicologia della partra, pp. 17-18. Cfr. anche P. Mannoni,
La peur, Parigi £982, pp. 48-66.
5 Si pensi alle varie relazioni di conflitrualita interpersonale ¢ in patticolare alla
situezione della guerra cosi frequentemente presente nel testo biblico (eft. ad esempia
Es 14; Gde 7; 1$am 17; Ger 4; 2Cr 20).
19 La malattia e anche il parto sono, nell’Antico Testamento, situazioni tipiche nelle
quali si manifesta la poura (cfr. in particolare Is 38; 13,7-8; Ger 4,30.
44 T1 mondo dell'arcano (oltretomba, espetienze oniriche, ecc.) ¢ i fenomeni della
natura sono pure percepiti come misteriosi ¢ minacciosi e quindi generatori di paura
(cir. ad esempio 1Sam 28 e Gio 1).
55Vediamo ora che cosa Ja paura tivela dell’uomo nel suo tap-
porto alla vita e al divino.
Innanzi tutto, la sua creaturalita e costitutiva fragilita. L’e-
mozione della paura, infatti, riguarda il vivente in quanto mor-
tale, Cid che provoca il timore é la percezione di una minaccia
che riguarda Ia vita del soggetto. Vita a tutti i suoi livelli: sani-
ta fisica, integrita psichica e spirituale, permanenza di petsone
¢ istituzioni che garantiscono l’equilibrio affettivo ¢ fisico, fe-
licita di relazioni, ecc. Cid che viene toccato él’esistere. Si tratta
di un’esperienza del proprio limite che pone sulle frontiere del-
la morte. E questa la minaccia. La vera paura & di perdersi, e
it perdersi definitivo & quello della morte: come viene definita
nel libro di Giobbe, essa & «il re dei terroti» (Gb 18,14).
Ora, questa esperienza radicale di esposizione della propria
vita al pericolo non é solo.occasionale, aneddotica. La minaccia
mortale & sempre presente perché sempre possibile: Ia vita nel-
la carne, in quanto tale, vuol dire vita peribile, possibilita di
morire. I] vivente & percid strutturalmente sottoposto alla pau-
ra perché é strutturalmente sotto minaccia. L’uomo che teme
confessa di essere mortale. .
Il temere diventa cosi ogo di verita per Puomo. In esso si
rivela la precariet’ della vita nella carne e finisce ogni illusione
di onnipotenza e immortalita, Attraverso Ja paura l’uomo, con-
frontato con lalteritt, apprende il proprio limite. Per questo
nella Bibbia non si dice mai di Dio che abbia paura!?. Egli &
Punico che, portatore di una vita eterna e incorruttibile, pud
nella verit’ non temere € prendersi gioco della minaccia’. Per
Puomo invece, non temere & segno di stoltezza, come viene pik
volte affermato nel libro dei Proverbi™*.
Questo rifiuto e orrore della morte espresso dalla reazione
di paura @ anch’esso elemento importante per la comprensione
dell’uomo, perché lo rivela come ereatura fatta per la vita. Ma
non c’é vita possibile se non in rapporto a Colui che ne é Pori-
gine e la dona. Cosi, la paura, che dice la morte e insieme il
bisogno di vita, rivela il costitutivo bisogno dell’uomo di essere
salvato da un Aliro, e diventa appello a una Trascendenza capa-
12 Se non come sua affermazione ironica nella sfida agli idoli (cfr, Is 41, 23), op-
pure per indicare cid che non vorrebbe che accadesse (cf. Dt 32,27).
13 Gfr, Sal 2,4; «Chi siede nei ride, il Signere si prende gioco di loro».
14 Cfr. in particolare Pro 22,3: «L’astuto vede i pericolo ¢ si nasconde, gli stolti
proseguono e dovranna pagarne lo scotton. Si veda anche 7,22-23; 14,16; 27,12; 28,14.
56ce di distruggere la minaccia, appello a quel Dio che é l’unico
che possa vincere la morte.
Eppure, secondo la Bibbia, proprio Dio é causa di inconteni-
bile paura per l’uomo, che si sente confrontato con una ttascen-
denza talmente potente e incomprensibile da diventare una mi-
naccia.
Gli esempi sono numerosi. Si pensi, ad esempio, all’esperienza,
tante volte ripetuta nella Scrittura, di Dio che si contrappone
alla fragilit2 dell’uomo e sembra diventare un suo nemico (Is
63,10; Ger 30,14; Lam 2,4-5; ece.), addirittura feroce come up.
leone o un orso o una pantera (cfr. Lam 3,10; Gb 10,16). E
il Dio temibile nella sua incomprensibilita che spaventa Giob-
be, il Dio guerriero che stermina i nemici!’, il Dio potente che
giudica e punisce!’,
Ma nella Bibbia Dio fa paura non solo quando si contrappo-
ne esplicitamente all’uomo e sembra volerlo aggredire. E il di-
vino in quanto tale che incute timore, semplicemente per il suo
apparire, per il suo stesso essere, perché é portatore di un tale
mistero da lasciare l’uomo sgomento di fronte a una grandezza
per lui insostenibile. Particolarmente significativo é il grido an-
gosciato di Isaia davanti alla visione def Dio tre volte santo:
«Qhimé, sono perduto, perché sono uomo dalle labbra impu-
re» (Is 6,4); molto nota & anche la tematica dell’impossibilita
di vedere Dio senza morire. E come se, nel rapporto con Dic
e la sua santita, l’uomo prendesse ancot pit coscienza della pro-
pria piccolezza e impurita fino a percepire come pericoloso I’av-
vicinarsi a quella trascendenza, come qualcosa in cui si corre
il rischio di rimanere uccisi,
C’é un testo emblematico a tale proposito, determinante per
Yesperienza religiosa di Istaele, un testo «fondatore» per Israele
e il suo cammino spirituale. Si tratta della teofania al Sinai, nar-
15 Tl tema della guerra santa é particolarmente importante. Cir., tra i molti studi
ad esso dedicati, H. Fredriksson, Jabwe als Krieger, Lund 1945; G. von Rad, Der Heili-
ge Krieg ins alten Israel, Zuxigo 1951; P. D. Miller, The Divine Warrior in Barly Israel
(HarwSM 5), Cambridge, Mass., 1973; P, C, Craigie, The Problem of War in the Old
Testament, Grand Rapids, Mich., 1978; M, Lind, Yabweb is ¢ Warrior, The Theology
of Warfare in Ancient Israel, Scottdale-Kitchener 1980.
36 Segnaliamo il tépos del giorno del Signore: cfr., tra gli altri, G. von Rad, The
Origin of the Concept of the Day of Yabweb in Journal of Semitic Studies, 4 (1959) 97-108;
M. Weiss, The Origit of the Day of the Lord - Reconsidered in Hebrew Union Colfege
Annual, 37 (1968) 29-71.
57rata nei capitoli 19 ¢ 20 del libro dell’Esodo!’. Percorriamone
brevemente il testo.
Siamo nel deserto, ¢ il popolo, nel giorno stabilito da Dio,
‘assiste alla manifestazione divina che deve poi culminare nel-
Valleanza. Dio si fa presente sul monte accompagneto da terri-
bili fenomeni naturali che spaventano il popolo e fanno trema-
re il mondo citcostante (fuoco, fumo, terremoto; temporale, eru-
zione vulcanica), Dio parla con Most e dona la Legge, che &
la via per vivere secondo la vita divina. Seguono ancora mani-
festazioni di paura da parte del popolo che chiede la mediazio-
ne di Mosé, Questi risponde esortando Israele a non avere pau-
rae invece a temere il Signore e, mentre il popolo si tiene lonta-
no, avanza di nuovo verso Dio.
La paura é dunque determinata nel popolo dalla grandiosita
e temibilica dei fenomeni che accompagnano la presenza di un
Dio ancor pid temibile. Dio non & assimilabile al mondo, non
é riducibile a una presenza tra le altre, ma @ Alteritd inconteni-
bile dal cosmo, che ne rimane sconvolto. La sua presenza asso-
lutamente trascendente rappresenta percid un pericolo per ’uomo
mortale che fa parte del mondo. Per questo Israele ha paura,
e percid si tiene lontano dalla montagna, pone distanza tra sé
e la minaccia. E come una specie di fuga, che perd non vuole
interrompere i contatti: il popolo, pur se da lontano, rimane,
e chiede a Mosé di fare da mediatore: «Parla tu a noi e noi ascol-
teremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo» (Es 20,19).
Ta risposta, Mosé rivela il vero senso di cid che sta avvenen-
do: Dio non vuole essere una minaccia; egli & portatore di vo-
lonta di vita, non di morte. Il Dio che spaventa il popolo @ in
realta il Dio che viene per salvarlo, e anche i fenomeni terribili
cui Israele ha assistito servono ad aiutarlo a trovare il cammino
della fede e della vita.
Percid il popolo deve superare il proprio terrore e aprirsi al
timore che libera dal peccato'. La paura, che ha permesso il
17 Su questo testo segnaliamo in pasticolare gli studi di W. Beyerlin, Herkunfe und
Geschichte der éltesten Sinaitraditionen, Tubinga 1961; B, Zenget, Die Sinaitheophanie,
Untersuchungen zum jabwistischen und elobistischen Gescbichtswwerk (FoxBib 3), Wiirzburg
1971; #¢., Inaelam Sinai, Analysen und lnterpretationen zu Exodus 17-34, Altenberge 1982.
18 Tl «timore di Dio» (nelle sue varie connotazioni di tispetto riverente, cbbedien-
za, fedeltd, ec.) & stato opgetto di numerosi studi. Segnaliamo in particolare le mono-
grafie di $. Plath, Farcdt Gottes. Der Begriff yt’ im Alten Testament (AzTh ID), 2, Stoc-
carda 1963; J. Becker, Goltesfurch? im Alten Testament (AnBib 25), Roma 1965; L.
Derousseaux, Le Crainte de Diew dans PAncien Testament, Royauté, Alliance, Sagesse
dans les royaumes d'Tsraél et de Juda (Lectio Divina 63), Parigi 1970.
58riconoscimento dell’assoluta trascendenza del Signore, deve ora
lasciare il posto al timore che, pur continuando a riconoscere
quella misteriosa alterita e diversita, l’accoglie perd come por-
tatrice di salvezza. Il passaggio 2 reso possibile dalla parola di
fede di Mosé che apre a una nuova visione del reale. Perché
2 la parola di un uomo che parla a nome di Dio stesso, che tor-
na vivo dopo averlo incontrato, e non ha paura, ma vive radi-
cato nella fede. E attraverso questa tmediazione che Dio si fa
presente invitando a non temere e liberando cosi il popolo dal
suo terrore. Cosi, per la fede, si pud andare oltre l'apparenza
peticolosa della teofania e scoprire il dono di una nuova vita
liberata dal peccato: «Non temete: Dio ¢ venuto per mettetvi
alla prova e perché il suo timore vi sia sempre presente ¢ non
pecchiate» (Es 20,20).
La paura rappresenta dunque un passaggio obbligato per giun-
gere al vero timore di Dio, almeno nella misura in cui essa &
riconoscimento della trascendenza. Altrimenti, dice la Scrittu-
ra, Dio & come un idolo: sono gli idoli gli unici a non dover es-
sere mai temuti, perché non rappresentano un luogo di alterita,
né é in loro potere fare nulla, Come é scritto in Geremia: «Non
abbiatene paura, perché non possono fare alcun male, come non
possono fare alcun bene» (Ger 10,5).
La paura dunque riconosce Dio nella sua «potenza», ma il su-
peramento della paura che diventa timore riconosce Dio nella
sua «potenza che salva». Paura e timote sono interdipendenti:
¢’& sempre qualcosa del timore nel terrore davanti a Dio: timore
numinoso, riverente, che riconosce un mistero, E c’é sempre qual-
cosa della paura che accompagna il timore: lo sgomento, seppur
fiducioso, di trovarsi davanti a una diversita incomprensibile,
a.una misteriosa potenza che sovrasta. Ma 2 potenza di salvez-
za, che libera dafla minaccia; @ trascendenza assoluta, che pro-
prio per questo pud vincere la morte ¢ liberare cosi 'uomo dalla
paura. Percid nella Scrittura il Dio che spaventa é l’unico che
possa efficacemente invitare I’uomo a non temere”.
Ebbene, il cammino spirituale di Israele ¢ di ogni ctedente
19 Suilesortazione a «nom temeres, ricorrente nell’Antico Testamento, cfr. i xe-
centi studi di E. W. Conrad, The «Fear not» oracies in Second Isaiah in Vetus Testamen-
tum, 34 (1984) 129-152; id., Fear Not Warrior. A Study of 'al tira’ Pericopes in the He-
brew Scriptures (BrJudSt 75), Chico 1985; 8. Bretén, Vecacién y misidn: formulario pro-
fético (AnBib 111), Roma 1987, 142-152.
59chiede questo continuo passaggio dalla paura al timore, dalla
visibilita che spaventa alla fede nell’invisibile che salva, dalla
paura della morte alla gioia di una vita libera dalla minaccia e
gia sperimentata nell’anticipazione della fede. La vita sotto la
minaccia mortale si approssima cosi alla salvezza in un liberan-
te cammino di abbandono e fiducia che coincide con l’accoglienza
di Dio come ultima parola che vince la morte.
Ma tutto questo é nel Signore Gest che diventa definitivo.
In lui la totale trascendenza si coniuga all’inmanenza, ¢ il Dio
soverchiante si fa visibile nell’ insondabile mistero di chi muore
per sconfiggere la morte. La paura e la morte, attraversate dal
Cristo, sono diventate obbedienza fiduciosa e vita risorta. Co-
me Mosé che tornava al popolo dalla montagna invasa dal fuo-
co, Gesii é tornato dai morti e, vivo, invita a non temere. La
minaccia é sconfitta e la vita eterna & promessa gid realizzata
nel dono di una vita «timorata» di Dio.
Cosi, il credente che si lascia condurre dal Signore sperimen-
ta gia nel suo esistere che la minaccia é vana e nulla pid pud
incutergli terrore. Come dice il Salmista, nessuno pud fargli del
male (Sal 56,4-5; 118,6-7), neppure Ja tenebra che assomiglia
alla morte (Sal 23,4), neppure-la guerra (Sal 27,3), neppure i
nemici (Sal 3,7). Liberato dalla paura, egli si apre all’ultima cer-
tezza di una presenza che salva: .
Il Signore 2 mia luce e mia salvezza,
di chi avrd paura?
Il Signore @ difesa della mia vita,
di chi avrd timore? (Sal 27,1).
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