Sei sulla pagina 1di 3

"Perché tieni quelle cuffie?

"
"Queste? Per il rumore."
...
Alla stazione del treno, seduta su una panchina di plastica graffiata e piena di
adesivi con loghi sgargianti usurati, una ragazza con delle cuffie alle orecchie
teneva il ritmo battendo il piede sulla banchina. Del fumo dalla sua bocca indica
la temperatura quasi invernale, e il fatto che si sia scordata la sciarpa a casa
indica quanto poco le importi di ammalarsi.
Con le mani nelle tasche del suo cardigan più grande di lei, sembra avere lo
sguardo nel vuoto. Come se fosse persa nei suoi pensieri.

Ad un certo punto, una figura appare davanti a lei. Più che apparire, si muove nel
suo campo visivo senza che lei se ne accorgesse date le orecchie coperte.

<E adesso che vuole?>


Una persona con diversi piercing alle orecchie e una sigaretta nella bocca prende
un accendino da terra e lo usa per farsi un tiro.
"Oooooi, è il mio quello!"
Senza rendersene conto, la giovane con le cuffie ha urlato ben più di quanto
pensasse. Quella persona sembra quasi saltare sul posto dalla paura.
Sembra stia parlando, ma non la sente bene. Perciò, con molta poca voglia di farlo,
la ragazza si toglie le cuffie.
"Scusa, non pensavo fosse tuo. Cioè, lo sapevo ma pensavo fosse d-"
"...mi daresti l'accendino? Per favore?"

Quella persona assume una espressione quasi buffa, un po' stupita.


"Hai parlato senza sentirti eh?"
"Dai, su! Dammi!"
Se lo riprende con un colpo di mano abbastanza brusco.
Sbuffando e girandosi verso i binari, l'alta figura si stiracchia mentre tiene la
sigaretta in alto, tra le dita. Un po' di cenere cade sui suoi lunghi e lisci
capelli corvini.
"Certo che non vi insegnano pure le buone maniere, a voialtri..."
"E' per i rompiscatole come te che metto le cuffie."
Si gira mostrando curiosità.
La ragazza si mostra di profilo mentre guarda l'orizzonte. Evita un contatto.
La indica e fa un po' la bulletta con una ragazzina.
"Ah sì? Allora hai tirato il sasso e nascosto la mano, altroché urlare d'istinto!"
"Vuoi litigare? Siamo di prima mattina, lasciami in pace."
Offre un pegno di pace, girando la sigaretta dalla parte del filtro.
"Vuoi un tiro?"
"Non mi piace il cancro ai polmoni, e che schifo."
"E sono io la rompiscatole..."
C'è del silenzio. O perlomeno, quanto silenzio è possibile in una prima mattina in
città.
"...Come mai non ti compri dei tappi per le orecchie?"
"...perché mi piace la musica. E odio la gente."
"Aaaah, maledetta gioventù. Sesso, drrroga e rock 'n roooll."
La persona con molto tempo tra le mani si siede di fianco alla ragazza, che aveva
appositamente lasciato un posto libero alla sua destra per rifugiarsi in caso
qualcuno si volesse sedere di fianco a lei.
"Altroché, nemmeno il rock 'n roll tra poco..."
"Perché, che ti senti?"
"Saranno cazzi miei? Che vuoi?"
La cicca è al suo limite, e viene lanciata ad effetto verso i binari vuoti. Un
sorriso sardonico caratterizza quel viso, come se volesse star lì solo per dare
fastidio a lei.
"No, sul serio. Che vuoi?"
La ragazza si alza, sospettosa della sconosciuta.
"No, niente. Solo fare due chiacchiere."
Il suo sguardo raccontava molto senza dire niente.
Riusciva a vederci solo buio, come l'oceano di notte.
"Con me? Che ho le cuffie apposta?"
La ragazza se le toglie, mettendosele al collo. Si possono vedere meglio le sue
ciocche corte e colorate. Ha un taglio impreciso, come se li avesse tagliati da
sola con le forbici e uno specchietto ma non abbastanza male da sembrare una
scappata di casa.
"Beh...che gusto c'è a parlare con un impiegato, una donna in carriera? Le persone
più interessanti sono quelle che si chiudono di più. Mica la gente in servizio pure
fuori dal lavoro. Vuol dire che...sai, di solito le cose più preziose si tengono
sotto chiave."
"Quindi mi vuoi rimorchiare? Ho 17 anni."
"No, dai! Che schifo poi! Già ho la fedina penale sporca per altri motivi..."
"Hai la fedina penale sporca? Parlo con una latitante?"
"Nonono! Volevo dire, li ho fatti i miei mesi!"
"Mesi?"
"Ok, lasciamo perdere i miei peccati, consorella. Volevo dire...sono le persone che
sono sensibili al rumore della città che secondo me sono le più interessanti."
La ragazza si sofferma su un tatuaggio sotto la sua maglietta che spunta sul suo
collo lungo.
"Sì...cioé, che intendi?"
"Oh! Quindi finalmente mi ascolti eh?"
Quel sorriso la infastidisce.
"Arriva al punto!"

Ad un certo punto, quel sorriso diventa più una smorfia.


"Il punto è che la sensibilità al rumore ti rende speciale. In questo mondo di
ferro e fumo e parole e megafoni e notifiche...essere sensibili è una bella cosa."
La ragazza si ferma a pensare, tenendo strette le proprie mani nel tessuto dentro
le tasche.
"E perché? Tutti mi dicono che sono stramba. E che non piaccio a nessuno se sono
così silenziosa e tenebrosa. O forse piaccio agli strani e non troverò mai un
lavoro perché sono frigida."
"Frigida? Uuuf, quello è un commento forbito. Con chi parli, con le mummie?"
"Fanculo, mi hai capito no?"
Annuisce, come un vecchio maestro. Addirittura sembra grattarsi i suoi lunghi
capelli come se fossero una barba di un mago.
"Oh, sì che ti capisco. Ma sinceramente, è quello il bello. Non ti piace, essere
stramba?"
"No."
"E perché lo sei?"
"In che senso?"
"Non odi tutti?"

Si fissa la punta delle scarpe.


"...sì. Ma solo perché odiano me."
"Allora non sei strana?"
"...non me ne frega niente. Se sono strana o meno. Sono solo me..."
"La trappola della maschera..."
"Mi prendi per il culo?"
"No, è vero! Che ti piaccia o meno, stai gironzolando per il palco e fai ciò che la
sceneggiatura ti dice di fare."
"...ma non partecipo. Più che un personaggio, sono tipo l'albero di sfondo."
"Anche l'albero è una parte."

La ragazza si spazientisce.
"Scusa, non stiamo andando da nessuna parte."
"Colpa mia. Non so fare bene i discorsi..."
"Parole strane da qualcuno che va a rompere le scatole agli sconosciuti che non
vogliono essere disturbati."
"Se ti disturbo, mettiti le cuffie no? Almeno non mi senti ciarlare."
La trafigge con lo sguardo. Sembra cercare qualcosa da questa conversazione.
"...volevo capire perché una come me sarebbe speciale."
"Da me, la stramboide che perde tempo in stazione?"
"...non mi importa. Voglio capire."

Un risolino nervoso le scappa di bocca.


"Wow, sono diventata una figura di riferimento adesso? Le aspettative mi rompono la
schiena sotto il loro peso..."
"Per favore."
"...beh. Come posso metterla...sai cosa sentire. Con orecchie così. Molta gente
finisce chissà dove...perché solo chi si è voluto approfittare si è avvicinato
abbastanza da farsi sentire. Chi ti sussurra non vuole farsi sentire dagli altri. E
tu devi fidarti di chi ti parla cuore a cuore. Non chi si nasconde dietro a grandi
promesse. Devi fidarti di chi non si fida di nessuno."
"Come te, quindi?"
"Puoi pure non credere ad una parola di quel che dico...per dirti, anche il mio
cane non mi ascolta. Quel bastardo piscia ancora dentro casa!"
Le viene da ridere. Non pensava ci avrebbe infilato una battuta.
"Come si chiama?"
"Cane, è bellissimo. Però che pasticci!"
"Come Cane, non gli hai dato un nome?"
"Cane è un nome no?"
"Non mi sorprende che hai la fedina penale sporca. Ti hanno beccata con qualcosa in
corpo?"
Le due si mettono a ridere.
Alcune altre persone in banchina le guardano come se fossero matte, e forse un po'
lo sono.
"Il treno per ____ nel binario 4 è in arrivo tra: 2 minuti. Allontanarsi dalla
linea gialla."

"Quindi?"
"Quindi, cosa?"
"Devo saper ascoltare, secondo te?"
Il treno sfolgora dall'orizzonte.
"Per me, già lo sai fare."
"Non te la tirare troppo, che si rompe."

Il treno passa.
"Tu non lo prendi?", dice la ragazza.
"No. Aspetto il prossimo. Troppa gente."
"...capito."
Con un sorriso e un saluto, guarda la ragazza che se ne va dentro. Poi si alza e le
fa dei gesti. Due indici puntati alle orecchie e poi al cuore.
E in labiale dice qualcosa.
La ragazza sorride. Le porte si chiudono.
Si rimette le cuffie come gesto istintivo...ma poi le lascia sul collo.

Potrebbero piacerti anche