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"
"Queste? Per il rumore."
...
Alla stazione del treno, seduta su una panchina di plastica graffiata e piena di
adesivi con loghi sgargianti usurati, una ragazza con delle cuffie alle orecchie
teneva il ritmo battendo il piede sulla banchina. Del fumo dalla sua bocca indica
la temperatura quasi invernale, e il fatto che si sia scordata la sciarpa a casa
indica quanto poco le importi di ammalarsi.
Con le mani nelle tasche del suo cardigan più grande di lei, sembra avere lo
sguardo nel vuoto. Come se fosse persa nei suoi pensieri.
Ad un certo punto, una figura appare davanti a lei. Più che apparire, si muove nel
suo campo visivo senza che lei se ne accorgesse date le orecchie coperte.
La ragazza si spazientisce.
"Scusa, non stiamo andando da nessuna parte."
"Colpa mia. Non so fare bene i discorsi..."
"Parole strane da qualcuno che va a rompere le scatole agli sconosciuti che non
vogliono essere disturbati."
"Se ti disturbo, mettiti le cuffie no? Almeno non mi senti ciarlare."
La trafigge con lo sguardo. Sembra cercare qualcosa da questa conversazione.
"...volevo capire perché una come me sarebbe speciale."
"Da me, la stramboide che perde tempo in stazione?"
"...non mi importa. Voglio capire."
"Quindi?"
"Quindi, cosa?"
"Devo saper ascoltare, secondo te?"
Il treno sfolgora dall'orizzonte.
"Per me, già lo sai fare."
"Non te la tirare troppo, che si rompe."
Il treno passa.
"Tu non lo prendi?", dice la ragazza.
"No. Aspetto il prossimo. Troppa gente."
"...capito."
Con un sorriso e un saluto, guarda la ragazza che se ne va dentro. Poi si alza e le
fa dei gesti. Due indici puntati alle orecchie e poi al cuore.
E in labiale dice qualcosa.
La ragazza sorride. Le porte si chiudono.
Si rimette le cuffie come gesto istintivo...ma poi le lascia sul collo.