ZIO EBIL E KENGI PARTIRONO DAL VILLAGGIO ALL’ALBA PER RECARSI A
UR. ANDAVANO A RIPRENDERE LA ZAPPA, PORTATA QUALCHE GIORNO PRIMA A UNO DEI FABBRI DELLA CITTÀ PER FAR FONDERE E RICOSTRUIRE LA LAMA. UNA ZAPPA CON LA LAMA IN METALLO RAPPRESENTAVA UN TESORO PER UNA FAMIGLIA DI CONTADINI COME QUELLA DI KENGI: DOVEVA ESSERE CONSERVATA IN BUONE CONDIZIONI PERCHÉ VENIVA TRAMANDATA DI PADRE IN FIGLIO. LA PRIMA TAPPA FU IL MAGAZZINO DEL VILLAGGIO, DOVE ZIO EBIL RITIRÒ LA MERCE CHIESTA COME COMPENSO DAL FABBRO: UN SACCO DI ORZO, CINQUE FASCI DI CANNE E DUE STUOIE INTRECCIATE. LO ZIO E KENGI SI CARICARONO LA MERCE SULLE SPALLE E PRESERO LA STRADA CHE SEGUIVA IL CORSO DELL’EUFRATE. CAMMINARONO TUTTA LA MATTINA. DOPO QUATTRO ORE DI MARCIA, APPARVERO IN LONTANANZA LE MURA DELLA CITTÀ E I PIANI PIÙ ALTI DELLA ZIQQURAT. EBIL E KENGI ARRIVARONO SUL PONTE CHE ATTRAVERSAVA IL FIUME E SI UNIRONO A CONTADINI E CARRETTIERI CHE ASPETTAVANO DI ENTRARE. QUANDO FU IL LORO TURNO, RAGGIUNSERO IL PORTONE D’INGRESSO. I SOLDATI DI GUARDIA LANCIARONO UN’OCCHIATA AL CARICO CHE PORTAVANO SULLA SCHIENA E LI LASCIARONO PASSARE. IN CITTÀ, COME SEMPRE, C’ERA UNA GRANDE CONFUSIONE. LE STRADE IN TERRA BATTUTA ERANO PERCORSE DA UN CONTINUO VIAVAI DI UOMINI, DONNE E ANIMALI. I BAMBINI GIOCAVANO E CORREVANO OVUNQUE. MENDICANTI, CANTASTORIE, VENDITORI DI VASI, ARTGIANI CHE OFFRIVANO SANDALI DI CUOIO O CIOTOLE DIPINTE... TUTTI URLAVANO PER ATTIRARE L’ATTENZIONE DEI POSSIBILI CLIENTI. QUA E LÀ DEGLI OPERAI INTONACAVANO UNA PARETE, RIPARAVANO UN MURO O COSTRUIVANO UNA CASA CON MATTONI DI ARGILLA E PAGLIA. SEGUENDO LA FOLLA CHE SI MUOVEVA TRA BANCARELLE E CARRETTI, ZIO EBIL E KENGI RAGGIUNSERO FINALMENTE IL QUARTIERE DEI FABBRI. STAVANO PER RIAVERE IL LORO PICCOLO TESORO, CON UNA LAMA TUTTA NUOVA. (PAOLO LANZOTTI, LE PAROLE MAGICHE DI KENGI IL PENSIEROSO, PIEMME JUNIOR)