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Santa Matilde di Hackeborn

SANTO DEL GIORNO 19_11_2017

La mistica ha raggiunto vette altissime con Matilde di Hackeborn (ca 1240-1298), una
delle grandi sante cresciute al monastero di Helfta nel XIII secolo e la cui vita spirituale è
tracciata in quello scrigno di tesori che è Il libro della Grazia speciale, nato dalle
confidenze fatte per obbedienza a due consorelle, che annotarono le sue rivelazioni.
Quando Matilde seppe degli appunti presi dalle monache, una delle quali era l’allieva
santa Gertrude la Grande, rimase turbata in ragione della sua profonda umiltà, ma fu
Gesù stesso a rassicurarla dicendole che quello scritto si sarebbe diffuso a maggior
gloria di Dio e a beneficio del prossimo. A quel punto la santa si decise a rivedere con
cura il manoscritto, nel quale le sue visioni, l’unione sponsale con Cristo, i dialoghi con la
Beata Vergine sono descritti in modo da far cogliere l’intimità che aveva con il sacro.

In monastero vi entrò a sette anni per la felicità provata dopo una visita con la
madre e nonostante l’iniziale contrarietà dei genitori. Divenuta monaca verso i 17 anni,
si formò sotto la guida della sorella Gertrude (da non confondere con Gertrude la
Grande), che nel frattempo era stata eletta badessa. Fin dai primi passi in monastero
Dio la ricolmò di doni soprannaturali, che si univano a ricorrenti prove e sofferenze
anche fisiche, offerte con gioia da Matilde per la salvezza delle anime. Chiamata
“l’Usignolo di Dio” per il canto soave e autrice di diverse orazioni, sviluppò presto un tale
amore per la Sacra Scrittura che per il suo modo di leggerla “in tutti suscitava la
devozione” e in particolare prediligeva il Vangelo, che Gesù le aveva raccomandato:
“Considera quanto sia immenso il mio amore: se vorrai conoscerlo bene, in nessun
luogo lo troverai espresso più chiaramente che nel Vangelo”.

Il libro della Grazia speciale ha influito sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù,
preparando il terreno - assieme all’Araldo del divino Amore di santa Gertrude - per
l’affermazione definitiva del culto, avvenuta in seguito alle rivelazioni a santa Margherita
Alacoque nel XVII secolo.

Nelle sue pagine un posto centrale è occupato dai sacramenti della Confessione
e Comunione quali mezzi di santificazione, dalla beatitudine del Paradiso in cui vide
immersi i suoi contemporanei Tommaso d’Aquino e Alberto Magno (“quando furono
arrivati davanti al trono di Dio, tutte le parole dei loro scritti apparvero sulle loro vesti in
lettere d’oro”), dalla pietà verso le anime del Purgatorio per le quali offriva continui
sacrifici, dalle visioni delle anime dell’Inferno (“all’uscire dal loro corpo, sono invase dalle
tenebre”) e dai colloqui con la Madonna, che chiamava Immacolata perché Maria le
aveva già rivelato il dogma proclamato dalla Chiesa sei secoli dopo. A Lei domandò un
giorno quale fosse stata la prima virtù praticata nell’infanzia: “L’umiltà, l’obbedienza e
l’amore”, rispose la Vergine.
A santa Matilde è legata anche la promessa delle tre Ave Maria in onore di
ciascuna delle tre Persone della Trinità e dei doni particolari di potenza, sapienza e
amore che Dio Padre, Figlio e Spirito Santo hanno fatto alla Madonna, la quale le
promise di assisterla con la sua presenza nell’ora della morte chiedendole in cambio di
recitarle ogni giorno secondo le suddette intenzioni. La promessa delle tre Ave Maria,
che vale per tutte le anime che le recitano con devozione, è stata propagata nei secoli da
diversi santi e pontefici.

Per saperne di più:

Il libro della Grazia speciale (Liber specialis Gratiae, nella versione in latino), di santa
Matilde di Hackeborn

Catechesi di Benedetto XVI su santa Matilde di Hackeborn (Udienza generale del 29


settembre 2010)

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