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Testo Poliziesco

Brutta copia
Stavo risolvendo dei problemi matematici quando mi squillò il telefono,
risposi e una donna agitata, lacrimante e con il respiro difficoltoso mi disse
che voleva denunciare la scomparsa di sua figlia.
Mentre correvo a prendere un taccuino per scrivere alcune informazioni
riguardo la figlia, cercavo di tranquillizzare la madre ansiosa.
Le dissi: «Signora, stia calma… Vedrà che la troveremo. Adesso, però, le
chiedo di descrivermi sua figlia, d’accordo?».
Lei mi rispose: «Allora… Mia figlia si chiama Corinne, ha trent’anni, ha i
capelli biondi con un taglio a caschetto. I suoi occhi sono grandi e di un
color grigio chiaro, è alta un metro e sessantacinque e ha la pelle
abbronzata… Altro?»
Io le dissi che bastava così e le chiesi di darmi il suo indirizzo così avrei
potuto raggiungerla per discutere meglio. Lei, subito, mi ringraziò con
immensa gratitudine e non esitò a darmelo.
«Arriverò tra un quarto d’ora». Le affermai.
«L’aspetto… Grazie!». Così terminammo la chiamata.
Preparai la mia borsa con dentro taccuino, penna, lente d’ingrandimento,
farina per rilevare qualsiasi impronta digitale e macchina fotografica.
«Rue du Général Bertrand». Era questo l’indirizzo.
Una volta arrivato sul posto, mi ritrovai davanti ad un appartamento parigino,
stile elegante e grazioso. Suonai al campanello e una signora abbastanza
alta con capelli bianchi e grigi apparve alla mia vista aprendo la porta di
casa.
«Si accomodi Detective…». Mi disse cercando di capire il mio nome.
«Maël, signora. Maël!». La precisai.
«Bene, Detective Maël. Mia figlia Corinne è scomparsa tre giorni fa. Le prime
ventiquattro ore pensai che fosse andata dal suo attuale marito André, ma
iniziai a preoccuparmi perché quando cercavo di chiamarla al suo telefono
cellulare, rispondeva sempre la segreteria telefonica… Non era da lei non
rispondere a sua madre». Mi testimoniò piangendo.
Io, intanto che prendevo nota, le chiesi: «Allora ha mai provato a chiamare
suo marito?».
«Sì, ma mi rispose che lui quel week-end era partito per un viaggio lavorativo
all’estero e che quindi Corinne, che ne era a conoscenza, non era mai
andata da lui. Da quelle parole il mio cuore cominciò ad agitarsi come non
mai, la mia faccia impallidì e la mia mente veniva soffocata da una miriade di
pensieri negativi. Immagini, detective, non trovo più mia figlia!! Anche André
cominciò a preoccuparsi e mi promise di rientrare dal suo viaggio con il
primo volo aereo disponibile per aiutarmi con le ricerche di Corinne».
Proseguì lei.
Io le domandai: «Per caso Corinne ha delle persone con cui non va
d’accordo o che in passato le avevano fatto del male?».
La signora, piangendo, ribadì: «Sì, purtroppo sì. La sua vecchia relazione era
con un uomo crudele e malvagio. La picchiava, la insultava e la umiliava;
mentre lui se la spassava girovagando per i bar della città, bevendo
parecchio. Corinne non ce la fece più a sopportarlo e ad un certo punto
arrivò al capolinea, lasciandolo. Lui rimase molto irato per questo. Secondo
me è lui la causa della scomparsa di mia figlia!»
Io, allora, proseguii chiedendole: «Altre persone oltre a…»
«César Aymon». Puntualizzò lei.
«Sì, comunque, oltre a lui ci sono altre persone?». Continuai io.
«Che io sappia, no. Provi a chiedere ad André! Forse lui ne sa qualcosa». Mi
disse lei.
Io la sollecitai a dirmi cosa Corinne, lei e suo marito stavano facendo il
giorno della scomparsa.
Questa mi rispose che Corinne era con lei a preparare dei dolcetti a casa sua
e che suo marito era a lavoro. Mi confermò che l’ora della scomparsa poteva
essere intorno alle 19:30 e che ad un certo punto, mentre stavano
cucinando, una signora che alloggiava nello stesso suo palazzo bussò alla
porta dell’abitazione dicendo che fuori nel cortile un certo André che
chiedeva con urgenza di Corinne.
Allora sua figlia, pensando fosse il marito, uscì fuori correndo, ma non risalì
più.
Le dissi che magari era scappata, ma la signora mi contraddette all’istante,
dicendo che era impossibile che Corinne scappasse da lei e mi ripeté che
comunque non si preoccupò il primo giorno della scomparsa perché pensò
che André l’accompagnò da qualche parte.
In quel momento le confermai: «Le indagini sono aperte!».
Lei, devastata dalla mia frase, pianse a non finire.
Passarono alcuni giorni e interrogai suo marito André. Registrai la
conversazione e la riascoltai più volte cercando piano piano di ricostruire il
puzzle della dinamica dei fatti accaduti la sera del… 17 Novembre!
Nella conversazione, André mi disse che la sua ex moglie Zoé, odiava
Corinne perché era ossessionata dall’idea che lei era stata la causa del loro
divorzio. Mi confermò in tono impacciato e triste, che Zoé era ed è capace di
tutto pur di riavere indietro qualcosa, in questo caso lo stesso André. Mi
ribadì che secondo lui la causa della scomparsa di Corinne era proprio Zoé.
Mi ritrovavo davanti tre possibili colpevoli della sparizione di Corinne:
- César Aymon, il movente poteva essere la gelosia.
- André, il movente poteva essere l’eredità.
- Zoé, il movente poteva essere la gelosia.
Decisi, però, di escludere dalla lista dei sospettati André perché mi disse che
era lui a mantenere Corinne. Questa informazione me la confermò la madre
di Corinne.
Conseguentemente volevo interrogare l’ex fidanzato di Corinne, ma scoprii
che era partito per il Belgio una settimana prima dell’omicidio e che quindi
non era a conoscenza della scomparsa della trentenne.
L’unica persona rimasta era Zoé. Prima di interrogarla, però, mandai tutte le
pattuglie della polizia alla ricerca di Corinne.
Passarono due lunghe ed angoscianti settimane, quando mi squillò
nuovamente il telefono, risposi e mi immobilizzai nel sentire che i poliziotti
trovarono Corinne morta dentro un pozzo in campagna. Lei presentava lividi
su tutto il corpo, era stata accoltellata sedici volte e poi. bruciata; per questo
presentava molte scottature in tutto il corpo.
Chiesi alla polizia scientifica come avevano fatto a capire che il cadavere era
proprio Corinne, loro mi risposero che avevano prelevato del DNA sotto le
unghie della ragazza e scoprirono che corrispondeva con il DNA della
giovane donna scomparsa.
Li ringraziai e subito dopo chiamai la madre e il marito di Corinne, dicendo
loro: «Signori, odio dirvelo, ma la cosiddetta caccia al rapinatore si è
trasformata nella caccia all’assassino…».
I familiari di Corinne si misero a urlare dalla disperazione, percepivo la loro
angoscia anche attraverso la chiamata. Comunque, determinati e con le
lacrime agli occhi, mi dissero: «Fate giustizia per Corinne!».
Io li assicurai di sì e riagganciai la chiamata.
Mentre mi dirigevo a casa di Zoé per interrogarla sull’accaduto, una ragazza
goffa e sbadata mi fermò chiedendomi se io ero il Detective Maël. Le risposi
di sì e lei sprizzante di felicità, ma anche di malinconia mi disse: «Buongiorno
Detective… Vede, io la fermo per dirle che sono o meglio che ero, la migliore
amica di Zoé, Angelique. La mia ex migliore amica mi aveva confessato che
voleva uccidere la nuova moglie di André, il suo ex marito. Io le promisi che
non l’avrei detto a nessuno, ma era inevitabile che se l’avesse fatto davvero
non avrei potuto tacere con il Detective che si sta occupando del caso!!»
La ringraziai e subito dopo chiamai la polizia, dicendo loro di arrivare sul
posto con un mandato di perquisizione della casa di Zoé Aliénor (possibile
assassina di Corinne Athenaïs). Loro arrivarono sul posto e, una volta entrati
all’interno della casa di Zoé trovarono un coltello macchiato di sangue, una
tanica di benzina ormai vuota e i vestiti di Corinne. L’arrestarono.
A quanto pare, Zoé, accecata dalla gelosia, ingannando Corinne
spacciandosi per André, la rapì e la mise nel baule della sua macchina.
Dopodiché percorse un viaggio lungo, fece una sosta in un vicolo
abbandonato e accoltellò Corinne per sedici volte. La trentenne era ancora
viva, la voglia di vivere e di sfuggire a Zoé era prevalsa alle sedici coltellate.
A quel punto Zoé decise di buttarla a terra su un campo abbandonato e le
versò addosso della benzina; poi accese l’accendino sul liquido
infiammabile. Di seguito, ancora agonizzante, la buttò dentro un pozzo
profondo e la lasciò morire lì.
La ragazza era forte come non mai, poteva vivere la sua vita con infiniti
sorrisi, ma purtroppo le è stata tolta questa possibilità.
Al giorno d’oggi, rattristisco ogni volta che guardo la foto di quella giovane
donna.
Comunque, giustizia fu fatta e Zoé fu condannata alla pena di morte.
Questo è stato il più brutto mistero ed omicidio a cui io abbia mai lavorato.
Arrivederci. Dal Detective Maël.

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