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Letteratura inglese Modulo B.

Lezione 1 08/11

Due episodi dell’Ulisse. Attenzione a quello che è stato il rapporto tra Yeats e Joyce e su quello che
ha detto sul revival irlandese e concetti del passato. Joyce era più giovane di Yeats e si caratterizza
come una sorta di prosecutore di Yeats e aveva ambizione di essere lui ad influenzare il collega
scrittore. Abbiamo 24h di lezione.

Calypso è l’episodio in cui appare per la prima volta il protagonista. Cyclops il protagonista va ad
un pub frecuentato da dei nazionalisti e c’è il giudizio che si da del nazionalismo, eccessivo amore
per l’irlandese e la tradizione dell’Irlanda. Questi due episodi sono di una edizione speciale di
Gabler del 1986.

Joyce ha iniziato nel 1907 la poesia Chamber Music. Del 1916 è stato il pubblicato il primo
romanzo di “A portrait of the artist a Young Man”.

Stephen Hero era stato scritto prima della sua pubblicazione e si dice che sia stato riscritto nel
Portrait.

Ulysses è un testo che ha avuto una storia compositiva particolare. Ci ha lavorato da quando ha
finito Dubliners, come se fosse un ulteriore racconto da aggiungere a Dubliners. Dopo Joyce andò
a Roma e invece di un racconto si è sviluppato in un romanzo. Ci sono volute 10 anni. La
pubblicazione è avvenuta nel 1922 e Joyce non ci ha messo così tanto perché è complessa ma
perché tornava in quello che scriveva e modificava quello che aveva scritto. Cyclope è ricco di liste
di elementi e mentre lavorava in questo episodio, Joyce espandeva il suo monster novel. Ad un
certo punto per porre fine questo processo lui decise che il 2 febbraio del 1922 lui avrebbe
smesso. Sicché non è considerato finito dall’autore ma concluso perché c’era una data arbitraria
messo dall’autore. Instabilità del testo di Ulysses non finisce con la pubblicazione, perché continua
a biforcarsi. Quale è il testo giusto? Ci si pone il problema quanti errori sono stati commessi nel
processo di stampa. Nessuno si avventura a ricomporre parti del testo sulla pagina. Il problema
fondamentale che ha dato spunto all’edizione di Gebler è fino a che punto è l’errore per joyce. Può
essere una svista per il tipografo, ma quelle parole scritte in maniera errata potevano essere errori
che voleva apposta. In alcune edizioni dell’ulisses si trova un episodio curioso: è rientrato da Parigi
per la morte della madre. È triste il contenuto di questo telegramma. Andando a consultare i
manoscritti di Joyce pare che la vera versione è “nother dying come home father”. Il telegram del
padre può contenere un errore. L’importanza della tragica perdita smarrisca nell’errore: da
mother a nother, la morte della madre è di qualcun altro.

Gabler nel 1984 ha rivisitato tutti i materiali compositivi dell’Ulysses, manoscritti di Joyce per
rintracciare tutto ciò che può sembrare un errore non lo è, ma voluto da Joyce. Gabler specifica
che sono corretti più di 5000 errori che sono la maggior parte spelling e punteggiatura, ma in altri
punti ci sono pezzi di testo. Noi abbiamo l’edizione Gabler perché questo testo è un risultato di
tutta la storia. L’edizione Gabler indica il numero dell’episodio indicato in basso e seguito dal
numero della riga.
Yeats e Joyce. Elementi di continuità e discontinuità. Conoscenze generali sulle tecniche e
tendenze joyciane. Joyce come autore del mondo. Per Yeats si parla come autore irlandese e la
cultura irlandese. Di Joyce è si irlandese ma non solo. Eco lo definisce come un autore anglo-
italiano. lui parlava benissimo l’italiano e anche i dialetti italiani. L’italiano era la lingua degli affetti
e quello che si parlava in famiglia. Piano storico culturale sociale di questi due episodi con
attenzione ai modi in cui viene presentata la contemporaneità irlandese.

Prima volta che Joyce e Yeats si sono incontrati. Joyce era un giovane autore sulla ventina e Yeats
era più grande. La prima volta è testimoniata da più fonti. Dal fratello di Joyce e da Yeats. Yeats
dice che quello che ricordava era stato trasformata in fiaba dalla memoria, quindi non è sicuro. Il
fratello di Joyce racconta che J. Era nei pressi della biblioteca di Dublino e gli ha detto a Yeats che
gli dispiace sia troppo vecchio per essere influenzato da lui. Yeats dice nella slide. Entrambe le
versioni coincidono che Joyce fermò Yeats. Yeats chiede al giovane artista di andare in una
smoking room per parlare e Joyce mostra a Yeats delle piccole descrizioni. Questa eccentric
harmony of little prose descriptions and meditations, ovvero le epiphanie che sono state
pubblicate postume nel 1956. Joyce mostra a Yeats questi bozzetti che Yeats trovava ancora
immaturi. L’incontro prosegue e inizia a sporgli il disappunto su tutta la produzione di Yeats.
Perché la politica e il folclore e l’attenzione alla storia. È troppo interessato al passato, alla politica,
la sua ideologia è troppo ristretta e limitata a queste cose irlandesi. Prima di muoversi fisicamente
dall’Irlanda, Joyce è un autore che riesce ad abbracciare una pluralità di idee al di fuori dall’Irlanda.
Tutto questo compromette la tua arte. Questo è il primo incontro tra Yeats e Joyce.

Quando era all’università Joyce scrisse un saggio dedicato alla situazione del teatro irlandese e
parla della libertà dell’artista. Joyce sentiva che il teatro di Yeats non fosse libero e sciolto dai
legami folclorici e culturali irlandesi. Dentro l’università un gruppo di studenti protestano che il
teatro mette in scena solo autori locali, tutto era legato all’Irlanda e dunque gli studenti
dell’Università di Dublino, tra cui anche Joyce, scrivono una lettera di protesta soprattutto per la
prima azione della countess cathleen. L’artista deve essere libero e deve fare quello che crede con
la propria arte e non seguire le tendenze e accontentare il lettore. Joyce andava contro il lettore
irlandese contemporaneo. Joyce è provocatore contro i compatrioti. A lui piaceva il teatro tedesco
e gli sembrava ingiusto che non fosse diffuso in Irlanda. Questo senso di libertà è una idea che
ritornerà con la libertà e la ribellione dell’autore. “non servian” non servirò, locuzione latina
attribuita a lucifero per esprimere il suo rifiuto di servire Dio. Nell’opera di Joyce ritorna due volte
questa locuzione collegato al personaggio di Steven che pronuncia queste parole per dire che non
si piegherà a quello che la società di aspetta da lui e quello che gli viene chiesto dalla chiesa
cattolica. L’artista nascente non vuole servire e dunque di cosa non vuole essere schiavo: elementi
culturali e serie di elementi che contestava e non voleva accettare e non voleva servire.

Alcuni concetti del revival che infastidiscono Joyce:

la deformazione storica, la rilettura del passato sia importante sempre. Guardare il passato in
qualche modo in un modo non innocente, selettivo che trasformi una storia in qualche elemento
diverso. Questo modo selettivo e astuto di rileggere il passato. Il revival consisteva in questo,
recuperare il passato ma selezionando, eliminando, migliorando. Facendo una serie di mediazione
che sarebbe emerso solo quello che si voleva che emergesse nel meglio. Questo è quello che
succede. Abbiamo un fenomeno nel revival irlandese che racchiude in sé il revival gaelico,
interesse per la lingua gaelica, il revival celtico è culturale, che include gli aspetti prettamente
letterari. Si crea una letteratura che dia vita ad una specifica identità irlandese. Da un punto di
vista etnico erano visti diversi anche dagli inglesi. Il revival è un recupero delle radici linguistico,
culturale e letterario che viene attraverso una lettura specifica e selettiva del passato. In cyclops
prende gioco di queste revival. Fa vedere cosa succederebbe se si recuperasse tutto del passato
irlandese. Mettere in risalto il passato e la tradizione. Prospettiva che implica a ricercare questa
natura dell’essere irlandese che indica essere sulla difensiva su cosa vuol dire essere irlandese.
Bisogna chiudere le influenze esterne ed essere in difensiva rispetto all’esterno e al passare del
tempo al futuro, alla modernità e quello che muove in avanti rispetto al centro di interesse che è la
vera natura dell’Irlanda che si trova nel passato e che è la irishness. Poco desiderabili sono il
contatto con lo scambio culturale. Un atto di chiusura è così come lo considera Joyce il revival.
Joyce condanna il revival e ne subisce un po’ l’influenza. Se l’episodio del ciclope è dedicato a
mettere in ridicolo il revival e in lui ci sono delle influenze ma le critica. Lui ha apertura verso il
mondo e vede le cose da un punto di vista diverso.

Durante il revival e quali sono le linee da seguire:

un recupero del passato che permetta di superare certe problematiche relative alla religione, se si
prende in considerazione dell’Irlanda precristiana non ci si preoccupa del contrasto tra cristiani e
protestanti. Centro di unità dell’Irlanda che avviene su più discipline e anche storia, letteratura.
Standish James recupera “History of Ireland” il momento dei grandi eroi, dei cantori, si va in era
precristiana. Il cristianesimo sembra di aver compromesso l’unità dell’Irlanda. È come se avesse
fatto più danno. Scuola irlandese dove ragazzi imparavano la lingua, istruzione che va ad
aumentare la rilevanza del revival.

Cosa pensa Joyce dell’essere irlandese. Lui nel 1904 lui scrive una opera satirica che si chiama “The
Holy Office”, sorta di parodia della opera di Yeats, dove il parlante dell’opera dice non è parte della
compagnia di “mumming”. Joyce da subito non si schiera tra i revivals. Più entriamo nello specifico
e la sua posizione si affina. La vera natura della irishness e come noi possiamo capire come è.
L’esempio è quello tratto da Portrait. Verso la fine di questa opera c’è una sorta di diario con delle
date ed eventi e c’è un incontro datato 3 aprile. Steven il protagonista registra sul diario datato un
incontro con un compagno studioso. 3 aprile. Lo stile è reportlike. Davin è un ragazzo che ha un
maglione nero e un bastone hurley sorta di hokey irlandese. Davin è partecipante attivo del revival
ed era uno sport della associazione atletica gaelica dedicata agli sport nazionali. È uno sport, ma
praticare hurley voleva dire all’epoca di sposare il nazionalismo e anche il bastone rimanda alla
violenza. Il giovane Davin era considerato un giovane feniano. Le chicchiere degli studenti lo
descrivevano come un giovane feniano, gruppo di nazionalisti radicali che si diceva che speravano
che il popolo irlandese raggiungesse l’indipendenza con il diritto di usare le armi. Attengiamento di
un servo leale verso la religione cattolica, tutti i sentimenti che venissero dall’Inghilterra lui è
ottuso e riesce a comprendere solo quello che è nazionalismo, patria e relativo all’Irlanda. Quando
Steven incontra Davin, gli chiede se sta per partire e si domanda perché stia per partire. La risposta
di Steven gli dice che la collina di Tara, sede dei supremi sovrani dell’antica Irlanda, luogo tipico
delle sedi storiche del revival e della tradizione irlandese. Lui ci arriva a Tara attraverso Holyhead
in galles da dove sbarcano gli irlandesi. Steven dice che se si vogliono capire le radici irlandesi, la
via migliore per capire come essere gallese è andare via a Tara. Per esprimere il suo essere
irlandese allontanandosi da questa centralità mono referenziale del revival, dall’esterno è meglio
capire cosa è l’Irlanda. Joyce sente il richiamo delle altre culture fuori dall’Irlanda. Joyce non fa
altro che parlare dell’Irlanda, in tutto il periodo in cui non vive in Irlanda. Lui rivede i posti, le idee
e tutto dell’Irlanda. Questo è l’atteggiamento di Joyce per capire la nostra cultura, dobbiamo
ridefinire la nostra provenienza abbracciando altre culture, lingue ed aprirsi al mondo. Il primo
passo e la tappa che andiamo ad esplorare. Mostrarsi aperto con l’Irlanda che non lascia spazio
all’esperienza esterna.

Lezione 9/11

Non c’è un conflitto totale tra Yeats e Joyce. Yeats non ha un nazionalismo chiuso e bigotto, anche
lui era aperto ad altre culture come quelle elleniche, conosceva Dante. Yeats ha una
interculturalità e intertestualità ricca. Lui vede come questi elementi coinvolgono l’irishness.
Joyce, steven Dedalous il protagonista di Portrait, viene dall’epica e testo omerico. Ci sono
riferimenti che non sono tutti irish. L’identità irlandese per joyce è messa in un contesto europeo,
si va oltre al conflitto tra Irlanda e Inghilterra. Se si adotta la prospettiva più radicale del revival
diventa ha solo una visione monocolare e ha una sola prospettiva e non riesce a comprendere
bene la differenza tra sé e le altre cose. Basato completamente sul passato, sulle tradizioni. Joyce
si ribella alla tendenza monologica di guardarsi indietro perché l’Irlanda possa parlare solo di
stessa. La vera complessità di essere irlandese secondo joyce è riconoscere il peso dell’idea che lo
straniero ha verso la cultura irlandese.

Steven Dedalous fa una lista delle caratteristiche che lo rappresentano. Manca il regno unito.
Quello che manca tra l’Irlanda e l’Europa è il riconoscere che l’Irlanda è una colonia e qualsiasi
riferimento alla bretagna. Steven come Joyce si sentiva cittadino europeo, cosmopolita prima di
andarsene dall’Irlanda. Joyce ha questa identità multiculturale.

Esperienze che hanno segnato la vita di Joyce:


Nel 2/02/1882 nasce a Dublino. Coincidenze di Steven con Joyce. Lui ha studiato ad un college
esclusivo. Nel 1891 vediamo un anno cruciale perché suo padre comincia ad avere gravi difficoltà
economiche e lo scrive a Joyce ad un’altra scuola. Morte anche di Parnell, politico irlandese che
aveva guidato il popolo irlandese dal 1891. Parnell sperava nell’autogoverno dell’Irlanda. Joyce era
rimasto male per la sua morte e gli dedica una poesia. La famiglia di Joyce sosteneva la homerule.
Nel 1893 inizia ad opporsi all’opera di Yeats in cui attacca il provincialismo dell’opera letteraria.
Una apertura maggiore dell’Irlanda alle opere che vengono da tutta l’Europa. Dopo la laurea, nel
1903 parte per Parigi dove va a studiare medicina. Lui perde interesse e proprio come Steven
Dedalous, anche Joyce è stato richiamato a casa da un telegramma dal padre con l’annuncio della
imminente morte della madre nel 1904. Il 1904 è un anno chiave per Joyce e la sua vita. Lui
incontra la donna della sua vita Nora Joyce con cui lascia Dublino per andare in Europa. I figli
giorgio e lucia. Arrivano in Italia dove spera di trovare posto per insegnare inglese a Trieste. Trieste
è importante perché fa parte della sua identità. Gli anni in cui abita a Trieste faceva l’insegnante di
inglese alla scuola Berlitz di Trieste. Inizia a scrivere nelle opere più importanti: portrait, dubliners,
le sue poesie ed è ancora a Trieste quando inizia a pensare di comporre Ulysses. Incontra nel
frattempo Pound il quale pubblica le sue opere nella rivista “The Egoist”. Diventa amico di Italo
Svevo. Nel 1915 per la guerra si trasferisce in Svizzera e iniziano per lui i problemi di vista che lo
rendeva in difficoltà per lavorare. Joyce inzieme ad Ezra Pound. La stesura di Ulysses quando si
trova a Zurigo è a un buon punto. Joyce torna spesso a Trieste e anche torna a Parigi. Ulysses viene
censurato e la pubblicazione avviene il 2 febbraio 1922. Nel 1923 inizia a lavorare nella sua ultima
opera “Finnegans Wake” il quale viene conosciuto come “Work in progress”, l’uscita avviene nel
1939. Si sposa con Nora nel 1931 a Londra. Giorgio e Lucia dovevano rimanere così in italiano,
soprattutto il suo rapporto con l’Italia e l’italiano era molto stretto. Stretto rapporto con la cultura
italiana e la città di Trieste. Apprezzava il buon vivere italiano. Molto coinvolto in tutti gli aspetti
dell’italianità. Joyce aveva sempre scritto per il piacere di scrivere, mai per il pensiero di vendere.
La sua unica fonte di guadagno era stata la bernitz school. Lui cambiava l’appartamento perché
non aveva tanti soldi, difficoltà di pagare le spese ed è sempre vissuto al confine quasi con la
povertà. Le sue opere non venivano scritte in mente con l’idea del guadagno. Era un autore con
esperienza personale che si snoda su tre città chiave per Joyce: Parigi, Zurigo e Trieste. A Dublino
a malapena ci torna per una intesa commerciale che si rivelò di essere un fiasco. Voleva finanziare
uno dei primi cinema di Dublino. Sottovaluta che nessuno ci vada al cinema e nella realtà e nella
sua vita di Dublino non ne vuole sapere. Nelle sue opere invece questa città non se ne va mai. Le
sue opere hanno uno stile con interesse costante per le lingue, pluralità delle culture correlato con
il suo esilio da Dublino.

L’istinto di Joyce per la multiculturalità e il cosmopolita nasce da quando lui era giovane. Non si
sono materializzate dopo che lui partì da Dublino, ma già da quando era giovane era fascinato per
le lingue straniere, studia il francese, l’italiano. Scelta originale al collage, erano solo in due. La
cultura italiana, il padre era cantante d’opera e lui entra a contatto con questa cultura da giovane.
Sboccia un amore per Dante quando gli parlano a scuola della Divina Commedia. Anche Joyce
amava cantare e qualcosa di italiano lo aveva percepito dalla musica, poi letteratura. Poi studia il
danese e il norvegese perché interessato dalle opere pubblicate in quell’epoca. Comincia ad
acquisire conoscenza delle lingue europee, parlava bene il tedesco e anche abbastanza bene lo
spagnolo e qualcosa di russo. Non smette mai di interessarsi alle lingue, quelle che conosce meglio
sono l’italiano, tedesco e il francese. In ogni parte della sua vita, continua ad espandersi. Tutta la
produzione di Joyce è multilingue. Le incursioni nelle lingue che hanno caratterizzato nella sua vita
sono comuni nei romanzi. Presenza di 40 lingue diverse nel Finneggians Wake, è un testo che si
distacca da ogni tradizione. Lui usa molte lingue in maniera variabile a seconda dell’opera. Ulysses,
nel brano Eumaeus, Steven e un altro personaggio si incrociano un gruppo di italiani che si
lamentano per questioni economiche, lui sente questi sguarci in italiano e dice “ah che bella la
lingua italiana”, mentre Steven sa un po’ di italiano e gli dice cosa dicono.

Eyegonblack: poteva essere un occhio nero o venire dal tedesco “augenblick”. Joyce nel Finnegan
Weak gioca con doppi sensi con più lingue. La natura della lingua è una questione fondamentale
per Joyce, la sua esperienza plurilingue in Europa non fa altro che rinforzare quello che sentiva che
le lingue sono qualcosa di arbitrario, segni simili possono voler dire cose diverse. Per Joyce il
linguaggio è un problema centrale per sempre. Nel primo romanzo, A protrait, steven riflette se
quando cambia il nome di Dio, la sostanza rimane la stessa, o se quando cambia il nome, cambia
anche la sostanza. La risposta è che non cambia niente, perché la sostanza è la stessa ma l’identità
può essere diversa a seconda della cultura. Joyce conosceva bene l’italiano, ma lui conosceva bene
tutte le varietà dialettali, quelle italiane e irlandesi. Grande spirito di democrazia di Joyce si vede
come ama tantissimo le varianti che non considera nessuna inferiore o meno importante rispetto a
quelle standard. Uno degli episodi di Ulysses, in cyclope, è costituito da una varietà di inglese non
standard, ma parlato a Dublino. Abbiamo due voci narranti: un anonimo narratore che ci racconta
cosa succede in un pub, lui è un uomo abbastanza volgare, tipico frequentatore di pub irlandesi e il
suo inglese è piuttosto popolare e rimanda ad una idea di bassa estrazione. Le congiunzioni
spariscono. That che è necessario per la frase che scompare volutamente nel testo di Ulysses.
Omaggio alle radici antiche dell’Irlanda nel parlare, perché si invertono il soggetto e il verbo: le
varietà basate sull’Irlanda operano questo spostamento, viene prima il verbo e poi il soggetto.
Altre caratteristiche: hoho è una risatina, modo molto diretto e parlato, popolare. Anche il bloody
che rimandano ad una cultura bassa e colorito di esprimersi, tipico dei frequentatori da pub
dell’epoca.
Joyce è un amante del dialetto di Trieste. Lettere che scriveva per l’amico Svevo. Gennaio del
1921. Capacità di Joyce di giocare con le varietà linguistiche. Lui manipola letteralmente le parole,
se ne inventa delle nuove parole sia per l’inglese e per l’italiano. documenti che si trovano a
Zurigo, il cui direttore è uno studioso che raccoglie una donazione di manoscritti e sono delle foto
scattate delle opere di Joyce. Tradizione della famiglia di Joyce, Giorgio è appassionato di canto e si
dedica a questo. Questa è una lettera al figlio. Collabora alla traduzione italiana di varie opere
come quelle di Yeats. Per Joyce avere a che fare con l’italiano diventa la cosa più naturale del
mondo. Quando arriva a Trieste, lui amava Dante, l’opera e canzone italiana. Il suo conoscente
Dario de’ Tuoni spiegano e raccontano degli aneddoti divertenti su come usa un italiano arcaico.
Tu dici, etc: italiano arcaico per Joyce. Comincia a gestire bene l’italiano standard e il dialetto. Le
lettere che lui invia alla famiglia e figli sono in italiano perché è così come parla con lui. Joyce si
lamenta della sua vista malconcia perché un corpo estraneo gli è entrato nell’occhio e scrive
“straniero”. Giorgio si sposa con Helen che non sa l’italiano e quando vede le lettere in italiano del
padre del marito si offende per il fatto che il padre si rivolga in italiano nelle scritte. Parola babbo.
Joyce amava esser chiamato babbo alla toscana e dantesca e per il nipote babbo’s babbo.
Immagine di incontro linguistico tra inglese e italiano. è veloce le code switching. La lettera
scortese è in italiano, perché un po’ voleva dire delle cose solo a Giorgio. Si sposta da italiano a
inglese all’interno della lettera. Avrebbe potuto averne scelta una, ma ne sceglie entrambe.
Aspetto più interessante delle lettere di Joyce molto spesso è in italiano, che per lui era la lingua
dell’affetto. La figlia Lucia ha avuto problemi di salute mentale e ha dovuto vedere tanti dottori. Le
lettere di Joyce sono piene di riferimenti alla figlia e la sua salute mentale. La parte più significativa
della lettera è quella in italiano, il soggetto sembra percepire che gli argomenti trattati nella
seconda lingua siano importanti. La lettera è privata e possiamo capire i modi di pensare di uno
scrittore.

Il rapporto tra Steven e Joyce. Interpretare i personaggi alla luce dell’esperienza biografica.
Dobbiamo cercare di capire che si tratta di una finzione, una rappresentazione e che Joyce è molto
ironico nei confronti di Steven. Steven è oggetto da parte della voce narrante ironica. Un rapporto
complesso come con tutti gli altri personaggi.

Helen non parlava in italiano e quando joyce scrive al figlio in italiano, lei non capisce e si sente
offesa, per questo ci sta che abbia iniziato le code switching. Steven quando incontra il gruppo di
italiani era insieme a Leopold Bloom.

Lezione 10/11/2021

Il bilinguismo è proprio una modalità di pensiero per Joyce. Code-switching tra italiano e inglese.
Joyce poteva usare colloquialismi, modi di dire italiani. Dalle lettere si vede come il multilinguismo
sia non solo uno stratagemma, ma un modo di sentire e di pensare. In tutte le comunicazioni e
anche formali usa parole in italiano. la modalità di pensiero di Joyce non è limitata al
multilinguismo ma anche al gioco linguistico. Pluralità di lingue e il giocare con lingue, parole e
significati. Lo fa nell’Ulysses ma anche nella corrispondenza personale. Una delle cose che Joyce
amava nell’italiano era la possibilità di accumulare suffissi perché permette esagerazioni ludiche,
fenomeno dell’alterazione linguistica. Suffissi per modificare quella parola senza cambiare il
significato stesso. Quello che si modifica con l’alterato non è la categoria ma la valutazione. Joyce
gioca con i suffissi valutativi. Libricciattoluccio è la raccolta di poesie poems penny each, perché
sono poche poesie e le considera meno importanti rispetto alle altre raccolte. Il libro massiccio è
Finnegans wake che è un libro e un po’ considerato aggressivo. Il libro piccolo anche se vuole
diminuire il valore della raccolta sembra che anche esso cresca e occupi un sacco di spazio.
Bartoluzzi nella sua testa si traduce come pezzettini di Barto. L’italiano di joyce è dinamico.
Giocare con le lingue, con l’italiano e l’inglese per lui è un modo di trasformare qualsiasi lingua in
un idioma straniero perché vede in maniera diversa le parole anche banali.
Il multilinguismo fa parte della sua modalità espressiva, avere una prospettiva diversa per le
parole. In prospettiva dell’episodio Cyclope, come considera la sua esperienza per l’Europa e per il
mondo in un modo senza mai trascurare lo stereotipo, la convenzione, ciò che si dice delle
popolazioni, delle altre nazionalità. Di queste modalità convenzionali se ne appropria, non le
ignora e le fa sua e le decostruisce mettendole in ridicolo dall’interno. Gioca su queste cose. Joyce
non solo ha vissuto in altre città d’Europa, ma ha viaggiato spesso. Nelle lettere che manda dai
paesi che visita offre informazioni ironiche e satiriche sulle sue esperienze in quei paesi. Quello che
sembra essere il filo conduttore è il giocare con la lingua e con le questioni culturali. Rivisita il
cliché stereotipate degli abitanti dell’Europa. Giorgio gli dice che non aveva un ricordo piacevole
del periodo trascorso in Europa con il padre e Joyce irritato gli risponde (nelle slide). Si prende
gioco di Giorgio e degli stereotipi e sembra che il figlio ragioni su schemi limitati. Joyce riesce di
appropriarsi di alcuni stereotipi e se ne prende gioco di queste immagini. Mette in parodia alcune
risposte alle lettere del figlio. Nel 1936 è in Danimarca e scrive una sorta di favoletta in inglese per
il nipote Steven.

La giustificazione che non gli poteva inviare un gatto da Copenaghen è perché nei viaggi
precedenti Joyce aveva fatto avere dei regali e souvenir a forma di gatto e ha trasformato la
vicenda in una sorta di favoletta per il nipote. Passa a un cliché sulla Danimarca. A quell’epoca era
nota per non essere controllata. Doppio intento: nello scherzare con questi stereotipi mira ad
affascinare il bambino ed attrarre la sua attenzione in modo che la sua immaginazione si avvicini a
diverse realtà culturali. Giocare con gli stereotipi per Joyce vuol dire demolirne la funzione. Joyce
nel mettere tutti i cliché al centro della attenzione, invece di schivarli, ne enfatizza l’aspetto
deformante, che certe idee possono appartenere ad un mondo fittizio. Ne dimostra l’irrealtà e
l’improbabilità. È un discorso che porta avanti non solo nella sua opera ma anche una ideologia
specifica che caratterizza la sua vita. L’ironia di Joyce non è esente da allusioni politiche. In questa
banale affermazione di Joyce, qui gioca sullo stereotipo. Affermazione di Joyce che gioca sullo
stereotipo: i mangiatori di patate sono gli irlandesi. La situazione sembra ribaltata. Tutti sono
diventati mangiatori di patate ovvero anche i britannici. In a portrait colloca l’Irlanda in Europa. Sia
nella sua opera che vita privata, Joyce si occupa degli stereotipi convenzionali e dimostra di voler
spezzare questi stereotipi. Lui crea anche della distanza tra sé e il suo obbiettivo. Il poter prendere
in giro tutto, di qualsiasi nazionalità, abbiamo l’immagine di un uomo e un artista che appartiene a
tutte le nazioni e a nessuna allo stesso tempo. È costantemente vicino e lontano a tutti i paesi
dell’Europa perché è vissuto. È una figura cosmopolita ed europea.

Tappe principali della figura di Joyce.

Ulysses e due episodi su cui focalizziamo l’attenzione. Percorso di crescita di Joyce che porta la sua
sperimentazione ad un livello più alto. Si legge meglio Dubliners, ed è la base dell’arte joyciana. C’è
il dettaglio naturalistico ed elementi simbolici che diventeranno sempre più importanti. Ci sono
argomenti che ritornano nell’opera di Joyce. Le storie sono organizzate in modo da accompagnare
il dottore attraverso fasi diverse attraverso l’adolescenza e la maturità. La vera protagonista è la
città di Dublino che rimane al centro dell’opera di Joyce. Tecniche narrative nelle sue opere.
Queste caratterizzano il modernismo inglese e sono tra di loro legate. Discorso indiretto libero,
modalità specifica joyciana in quello che viene definito come il principio dello zio charles.

Dubliners, Maria passa una giornata con i due uomini affidati per le sue cure e in questo contesto
lei vede l’infrangersi delle idee che aveva su sé stessa, tra cui una peacemaker. Come avviene la
narrazione. Il racconto si apre in media res e non si capisce di cosa si sta parlando. Barmbracks
sono dei pani tipici irlandesi. La presentazione è generale di un personaggio femminile. Ci colpisce
nel primo e secondo paragrafo il modo con cui Maria ci viene descritta. L’inizio è neutrale, il
narratore in terza persona che ci fa sfondo sulla vicenda e poi abbiamo un modo diverso di
narrare. La pulita è pulita, la cuoca dice che ci si può specchiare. Ordine estremo, che sta attento al
minimo dettaglio con un linguaggio che sembra traspirare l’orgoglio. Questa è la voce di Maria che
emerge all’interno del testo. È lei che iniziamo a sentire. Certe parole e modi in cui si
esprimerebbe gli ritroviamo nel testo. La sensazione che Maria che pur essendo matura si esprime
ad un livello infantile di grande semplicità, vocabolario limitato. Ripetizione e sembra una fiaba.
Come gli adulti parlano ai bambini child-oriented language. Maria sembra che abbia questo
atteggiamento al parlare. Modo di esprimere e descrivere Maria che evoca il suo modo di parlare,
le scelte linguistiche che farebbe lei. Differenza tra un narratore che si esprime in maniera più ricca
e poi Maria. Questo è il discorso indiretto libero. Nel 1800 l’indiretto libero è molto comune e
Joyce ne fa un uso ampio, come anche Virginia Wolf. Il narratore non lascia mai le rendine al
personaggio, il modo di parlare e le espressioni sono del personaggio. La tecnica è il discorso
indiretto libero. Al livello di tecnica narrativa è semplice.

A Portrait of the Artists as a Young Man. Questo romanzo è apparentemente semplice. Cesare
Pavese, traduttore di Joyce, scrisse ad un suo amico “Odio Joyce con tutte le mie forze”. Se
Dubliners è stato amatissimo come nuova forma di short stories, Portrait ha una posizione da
limbo perché non è del tutto sperimentale, ha dei lati tradizionali ma ci sono delle tecniche
sperimentali poi usate nelle produzioni successive. Giovane uomo che vorrà diventare artista e lo
seguiamo sin dalla infanzia fino a poi alla maturità. Linguisticamente, tecnicamente e
stilisticamente è interessante l’incipit, le prime parole del romanzo. Quello che sembra essere un
romanzo canonica, si apre in maniera sorprendente. Il linguaggio del libro si evolve con il
linguaggio del protagonista. Quando il protagonista è un bambino il linguaggio è da bambino. Le
prime pagine hanno un linguaggio child-oriented. Se si va avanti c’è un modo di esprimersi in
modo più articolato. Ricco di esprimersi. Nell’incipit c’è un pezzettino della favola, il padre
raccontava al figlio. Il linguaggio è quello delle fiabe per bambini, con ripetizioni, allitterazioni, etc.
La storia si interrompe e continuiamo ad assumere le scelte stilistiche di Joyce: suo padre lo
guardava attraverso il vetro, monocolo. Un bambino non avrebbe usato il termine “monocolo” ed
ecco che vediamo lo stile e il lessico di Portrait che si adattano al piccolo Steven. Il glass poteva
essere anche il bicchiere, visto che gli irlandesi sono noti per bere molto, ma probabilmente è un
monocolo. Non ha la barba ma la faccia pelosa. Cambia costantemente per svilupparsi al suo
protagonista. Vediamo un inizio molto semplice e una prosa più ricco e articolato fino a quando
non diventa un po’ formale e letterario. Steven è un giovane che ha grandi ambizioni ed è
presuntuoso ed è evocativo, con espressioni poetiche. Non manca l’ironia.

In Dubliners abbiamo il discorso indiretto libero, spariscono tutti i verbi dichiarativi, si fondono
insieme i modi di parlare del narratore e personaggio. In a portrait c’è anche il discorso indiretto
libero, ma c’è anche la tecnica dello zio Charles, che porta all’estremo la tecnica dell’indiretto
libero. Tende a parlare con le voci dei personaggi che abitano questo romanzo. Si rivela una
tecnica precisa che lo hanno chiamato uncle Charles principle. Le voci del narratore anche quando
non stiamo parlando di quel personaggio le troviamo modificate, alterate. Il modo di parlare del
personaggio è come un magnete che attira il modo di parlare del narratore. Lo zio Charles che
appartiene ad un’altra epoca, ha i modi di un tempo, ancora veste il cappello a cilindro, postazione
vittoriana. Old-fashioned man, modi antiquati, ogni mattina va nella casupola dell’edificio
principale. Si pettina, si mette il cappello a cilindro per andare al gabinetto esterno. Usa repair,
questo termine usato per descrivere lo zio, “riparare al bagno” è poco usato all’epoca di Joyce,
veniva usato nella Dublino di qualche decennio prima, tipico della Dublino del 1800, tipico dello zio
charles. Nel linguaggio del romanzo è una scelta che ci colpisce come estranea e consueta e
antiquata e dunque chi è qui che influenza il narratore sul modo di parlare del narratore. Quasi
come se il narratore influisce dal modo di parlare dello zio charles. Quello che viene narrato può
influenzare il modo con cui il narratore si esprime. Capacità di chi è narrato, ciò che viene narrato.
Trasformare la modalità di espressione, di quando si parla di un narratore di terza persona. Non
c’è un discorso diretto vero e proprio però in qualche modo il linguaggio tipico dello zio charles
riesce ad emergere lo stesso. Noi ci aspettiamo quando si parla di un personaggio, cosa pensa di sé
stesso. In questo caso la differenza è che qui non si sta parlando di cosa pensa zio Charles ma è
come se nella narrazione ci sia una parola strana. Nell’indiretto libero siamo capaci di vedere quali
sono le frasi che ci sembrano essere del narratore e personaggio. Nel principio dello zio le due
cose si intersecano, non c’è una distinzione tra narratore e personaggio. Discorso del narratore
con parole del personaggio. Diventa difficile stabilire dove sta il punto dove c’è questa
intersezione. In definitiva la frase appartiene al narratore, ma repair è dello zio. Comincia ad
esserci una sorta di dialogo costante in cui le due funzioni continuano a mescolarsi ed entrare in
contatto. In Ulysses questo diventa estremo. Il problema del principio dello zio Charles è più
inatteso del discorso libero e può guardare una parola, una frase nella narrazione. È una forma di
discorso indiretto libero, più sregolato e con più fantasia che vede arrivare queste contaminazioni
del discorso con più personaggi. Il discorso si parte dall’indiretto libero, il quale diventa più
orientato verso il personaggio. Suo modo di pensare che si fa sempre più pervasivo.

In Ulysses viene introdotto il monologo interiore e lì i pensieri dei personaggi vengono presentati
sulla pagina. Ci sono degli elementi che ci aiuta a capire chi è che parla. C’è un incontro totale tra il
narratore e il personaggio. Il narratore parla e poi il personaggio interviene. Il narratore come
compagno dei personaggi.

Noi ci aspettiamo di incontrare il discorso indiretto quando ci sono delle descrizioni di un


personaggio. Maria entra in una stanza e faceva freddo, mamma mia che freddo faceva. Il discorso
che dice cosa Maria pensa è discorso indiretto libero, si capisce dal contenuto e dal modo in cui
viene espresso si capisce che sono le parole di Maria e non del narratore. Si possono trovare
interferenze del personaggio mentre parla il narratore. Il soggetto del discorso influenza il
discorso. In Ulysses, pure gli oggetti inanimati influenzano il discorso. Trasformano le modalità di
espressione del narratore che esprimono le assonanze mentre narra.

Ulysses.

Famoso per la sua oscurità, è conosciuto per essere complesso. Non è solo un romanzo tecnico
come viene spesso presentato. Sembra che sia della ginnastica linguistica di alto livello, non è solo
una questione tecnica, ma un romanzo umano e vitale con profondità di contenuti e poetico anche
nel suo contenuto. Joyce gioca con un parallelo costante tra la Dublino del XX secolo e l’odissea di
Omero. 18 episodi, perché sono diversi e dunque non capitoli. Si svolge tutto in un giorno. 16
giugno del 1904, bloom’s day. Abbiamo alcuni protagonisti principali: l’Ulysses è Leopold Bloom,
uno dei tre grandi protagonisti del romanzo, insieme a Steven Dedalous e alla moglie Molly Bloom.
Dedalous è brillante, pieno di contradizioni, che desidera diventare scrittore ed è ossessionato dal
pensiero dell’Irlanda e della chiesa romana, odia la dominazione inglese dell’Irlanda ma è contro
anche del nazionalismo irlandese. Leopold Bloom è di 38 anni sposato con Molly, padre di Milly di
15 anni. Leopold è un ibrido di nazionalità e di origini di tutti i tipi. Non è stato cresciuto con la
tradizione ebraica. Ha radici ebraiche. Si ferma nelle chiese perché è più fresco ma Bloom un po’
come Joyce ha in sé varie identità e non è niente nello specifico. L’identità religiosa di Bloom è
come se fosse scritta nel suo sangue, tutta Dublino sembra di fargli ricordare che la sua origine non
è tipico dublinese. Nel romanzo lui è un alieno, outsider, qualcuno che non osserva nessun
precetto religioso ma è associato alla religione ebraica del padre. Bloom è l’outsider per
eccellenza. Quel giorno la moglie lo tradisce verso le 4 del pomeriggio e lui ne è consapevole. Il suo
umore cambia verso l’avvicinarsi di quell’ora. Lui è suscettibile dopo che avviene il tradimento.
Perdita del figlio con Molly che muore dopo qualche giorno dalla nascita. Molly è cantante, nota
per la sensualità, per noi è la protagonista che da voce al famosissimo monologo finale. Molly
quasi non parla fino all’ultimo episodio dell’Ullysses e i suoi pensieri si accavallano, pensa al suo
passato, al momento in cui Bloom gli ha chiesto di sposarla, alla giornata in cui ha tradito il marito
con un agente che si occupa di cantanti e si chiama Boylan. Tutti gli eventi si intrecciano all’interno
di Ulysses. Leopold ha perso Rudy e gli sembra di essere in cerca di una figura di figlio da far da
figura paterna. Steven è in cerca di una figura paterna, i due si intrecciano lungo il corso del
romanzo e il suo incontro e stabilire questa sorta di rapporto padre e figlio non è proprio
armonico. Bloom è un tipo semplice, pensa al mangiare, lontano dal sentire raffinato da Steven.

Come funziona nello specifico il monologo interiore di Joyce in Ulysses.

Episodio 4, Calypso. Inizio di questo episodio in cui ci viene presentato Bloom. I primi tre episodi
sono tutti dedicati a Steven. Nell’odissea vera e propria che inizia con calypso ci viene introdotto il
nostro Ulysse, il nostro Bloom. Non è la descrizione che ci aspetteremmo dell’Ulisse del 1900. Al
livello di stile ci fa notare quanto Joyce ci invita ad interagire con il testo, siamo quasi costretti a
masticare le consonanti come se mangiassimo quello che mangia Bloom. Abbiamo una visione
molto parodica, ironica della tradizione e dell’idea di eroismo. Ci viene presentato un eroe che è
sensuale e carnivoro. Leopold Bloom è uno dei monologanti dell’Ulysses. Che personaggi diversi
monologano in modo diverso. Personaggi diversi parlano in maniera diversa, ma nell’Ulysses ci
sono monologhi interiori diversi per ciascun personaggio. Il padre di Bloom è ebreo e già nel 1922
ci sono dei problemi. Il padre è ungherese che si è trasferito in Irlanda, ha una identità molteplice,
ungherese, irlandese ed ebreo. Il cognome del padre era birag che arrivato in Irlanda lo ha
sostituito con Bloom.

Lezione 15 novembre ’21

Leopold Bloom all’inizio dell’episodio Calypso che ci costringe a masticare le consonanti di una
serie di parole che indicano i cibi che ama mangiare. Partecipazione che si estende a più livelli è
come se Joyce ci chiedesse di interagire con il testo. L’interazione è il fatto che parliamo, leggiamo,
produciamo il gesto e il pensiero del personaggio. Ci ritroviamo a cibarci delle stesse cose che ama
Bloom. Fare uso della immaginazione. Noi interagiamo al livello quasi fisico, dobbiamo colmare
molti vuoti delle informazioni che ci vengono date. Pensiero concentrato nel dare una occhiata
nelle tecniche adottate da Joyce. Masticare insieme a Bloom altri ricordi. Nel nostro discorso
siamo ad affrontare quello che più ci interessa nel monologo interiore. Discorso indiretto libero,
principio dello zio Charles. Differenza di questi modi di esprimere il pensiero del personaggio. Il
discorso diretto Maria entrò nella stanza e disse: “Mamma mia che freddo che fa”. Il discorso
indiretto è Maria entrò nella stanza e disse mamma che faceva freddo e si perde l’espressività di
Maria. Il discorso indiretto libero è una sorta di via di mezzo tra discorso indiretto e diretto. È
libero perché mancano i verbi dichiarativi, le virgolette. Maria entrò nella stanza mamma mia che
freddo che faceva. Abbiamo ancora il verbo al passato come nelle parole del narratore, ma
abbiamo la rappresentazione del parlato di Maria e manca il verbo dichiarativo, non c’è disse.
Dunque, è una introduzione libera del parlato di Maria che riproduce le modalità espressive del
suo personaggio. L’indiretto libero è lo stesso in Jane Austin. Esso è legato a qualcosa che i
personaggi dicono e pensano. Con il principio dello zio Charles bastava che il discorso del
narratore vertesse su uno dei personaggi e le parole che utilizzerebbero si introducono nel
discorso come una calamita che quando meno ce lo aspettiamo, attira a sé espressioni e modi di
dire che userebbe questo personaggio.

Monologo interiore, innovazione joyciana del modernismo, che nasce in Ulysses. Per arrivare al
punto e tornare l’altissimo esempio di Maria: “Mamma mia che freddo che fa” è il monologo
interiore con differenza con l’indiretto libero il tempo verbale “che freddo che fa e non che
faceva”. Uso del presente, accesso imminente al personaggio. Segnali di alcun tipo, chiara
indicazione che c’è tra il personaggio e il narratore. Il tempo verbale ci potrebbe aiutare chi è che
sta parlando. Il monologo interiore spesso manca di elementi, verbi o parti del discorso. Il
monologo interiore è un passaggio ulteriore rispetto al discorso indiretto libero o al principio di zio
Charles. Porta che si apre sui pensieri del personaggio che si esprimono come vengono pensati in
quel momento. Questa porta si può aprire in qualsiasi punto di questa frase. Per vedere che cosa
succede all’interno del monologo interiore si prende in considerazioni alcuni brani che già si
conoscono.

“Lestrigoni” le due idee si incrociano, pensa al mangiare perché pensa al cibo e la sensualità del
cibo gli fa pensare al primo incontro carnale con la moglie e il primo momento in cui si sono uniti
per la prima volta. Lestrigoni erano i giganti che si sono divorati i compagni di Ulisse. Abbiamo
l’eroe Ulisse, Bloom che ha fame e cerca un posto dove mangiare il pranzo. Esce disgustato dal
primo posto perché divorano ferocemente il cibo. Vengono rappresentate che mangiano in
maniera disgustosa, si cibano in maniera quasi animalesco. Rimane disgustato da questi Lestrigono
e riflette su cosa vorrebbe mangiare. Si trova con Russel che è vegetariano si chiede se vorrebbe
mangiare delle verdure poi va ad un pub dove chiede un panino al formaggio e un bicchiere di
vino. I pensieri di Bloom ruotano tutti all’idea del cibo. Mentre si ciba Bloom cattura con l’occhio
l’immagine di due mosche attaccate una all’altra e stimola a lui l’idea della sensualità e i suoi
pensieri sviano dall’elemento puramente alimentare e stabiliscono il rapporto del mangiare e il
sesso, l’erotismo e il bacio con Molly.

Molto spesso i pensieri e le parole di Bloom che riflettono sul suo passato si alternano con le
parole del narratore che ci introduce questi pensieri. Bloom vede queste mosche che si stanno
accoppiando e partono una serie di pensieri riguardo al cibo e al sesso. Riconoscere chi è che
stiamo ascoltando. Quelli in rosso sono i verbi al passato di solito ma non sempre, segnale che il
discorso appartiene al narratore. Il personaggio potrebbe anche pensare al passato. I pronomi
personali his significa che stiamo leggendo l’enunciazione del narratore che parla di Bloom in terza
persona. Quello in giallo è appartiene al narratore. Pigiare nel tino grappoli di Borgogna. Mancano
gli indicatori significativi, non abbiamo indicazione temporale, non abbiamo dei pronomi personali
che ci guidano e probabilmente sono già partiti i pensieri di Bloom ma non ne abbiamo una
certezza perché il narratore e il personaggio si accavalcano. Avvolte non si capisce se sta parlando
il narratore o il personaggio. Subito dopo la situazione migliora perché c’è it is e verbo al presente
e quindi rispetto al passato di prima ora c’è il presente c’è stato un passaggio dal narratore al
personaggio e stiamo leggendo i pensieri di Bloom. Il me ci aiuta ad attribuire i pensieri a Bloom. Si
instaura una sorta di dialogo tra il narratore e personaggio. Ci sono frammenti dei pensieri di
Bloom. Si instaura un dialogo in gran parte dell’Ulisse tra narratore e personaggio anche con
Stephen. Con Molly invece leggiamo un grande monologo interiore che è tutto l’episodio finale di
Penelope e abbiamo Molly che parla da sola. Bloom e Stephen entrano in un dialogo con il
narratore. Forse è Bloom ma non se siamo del tutto certi, a Joyce piace giocare su questo costante
scambio. C’è l’ambiguità di chi sta parlando, pensando o dicendo le cose. È difficile da stabilire e
attribuire a qualcuno la parte in grigio. Si potrebbe attribuire a Bloom visto che tutto ciò attorno è
il monologo interiore di Bloom.
È un brano lungo di monologo di Bloom che ricorda luoghi e immagini e vediamo come è un
succedersi di fotografie, frasi brevi che danno immagini. Verde e si parla della colorazione. Serie di
pensieri che si succedono. All’interno di questo contesto, Bloom ricorda che in quell’incontro che
la sua giacca era sotto la giacca di Molly. Abbiamo un verbo al passato che ci aiuta a distinguere il
narratore, ma qui è Bloom che ricorda. È come se lui rivivesse la scena e riascoltasse la voce di lei.
Yum incontro erotico dei due e del cibo nel ricordo. Invece che Yum, nel monologo di Molly è
pieno di yes. Abbiamo Bloom carnivoro, quasi cannibale che pensa di divorare Molly e questa
ecstasy si associa al cibo.

Monologo interiore. Il brano è difficile da capire e leggere. La grammatica e la sintassi dell’inglese


non sono rispettati. Ma qui è una tecnica narrativa che mira a riprodurre come funziona il pensiero
umano e riprodurre come pensa Bloom. Non è detto che tutti i personaggi pensino nella stessa
maniera. Rappresentazione del pensiero di Bloom. Il monologo interiore di Bloom gioca su come
pensare per frasi complete. Raramente sembra ritenere Joyce il nostro modo di pensare non
associ al linguaggio, non rispetta necessariamente tutte le regole del discorso. Spesso troviamo nel
suo monologo interiore, catene di sostantivi, come se fossero fotografie, i verbi tendono a
scomparire. Si tende a produrre la serie di immagini che vede nella testa, flusso di percezioni
visive. Scompaiono nel discorso di Bloom le congiunzioni. Tutto rimasto all’osso. I disegni sono
accostati per giusta sovrapposizione, una accanto all’altro con punti come se fossero piccoli
frammenti. L’incompiutezza sta a significare che nella nostra mente si articola in maniera più
veloce rispetto a quando costituiamo un discorso con le parole. Suoni sulla pagina per ricreare
l’associazione di idee e immagini. Le catene di sostantivi che sono una serie di idee sovrapposte.
Parole o brevi espressioni unite in successione una dopo l’altra con due punti come se fossero una
catena. I sostantivi rimandano in maniera più concreta l’immagine. Nell’episodio silence, tutta la
prima parte ci sono parole messe una accanto all’altra senza senso: riprodurre quello che succede
una orchestra quando prova prima di suonare, comincia a scaldare gli istrumenti. Momento in cui
Joyce sperimenta come la lingua e il linguaggio può riprodurre la musica. Usa allitterazioni,
onomatopee per unire musica e pagina scritta.

Rappresentare degli eventi in simultanea, si dovrà dire uno prima e poi l’altro. In silence riesce a
percepire la simultaneità degli episodi simultanei. Il tap sempre più intenso, tratta di un uomo non
vedente che si avvicina al bar e man mano che l’uomo si avvicina lo sentiamo avvicinarsi nel testo.
Monologo e Stream of consciousness non è la stessa cosa. Joyce lo fa con il monologo interiore e
Virginia Woolf con altri strumenti. Il tacere di Molly da il suo potere. Lei dopo tanto silenzio
sembra di non smettere di pensare. In apparenza sembra di avere meno spazio di Bloom e Steven,
ma leggere il monologo di Molly vuol dire avere una chiave di lettura di tutto quello che ha
pensato Bloom durante la giornata e i suoi yes conclude il testo. È un si alla vita e tutto. Molly ha
poco spazio, ma è costantemente presente nei pensieri di Bloom. Il suo spazio è più ampio di
quello di cui si può pensare.

In “Lestrigoni”: si intrufolano le idee di altre persone, canzoni, testi musicali, filastrocche, brani da
libri, contatti le sue idee vengono masticate da più persone. Pensiero e ricordo che viene
rimasticato da Molly nel monologo finale. In Penelope, ultimo episodio, abbiamo Bloom che torna
a casa ed è accanto alla moglie, la quale si avvicina al sonno. Rendono l’idea di lei che si sta
abbandonando al sonno e vediamo il suo flusso di pensieri. Noi pensiamo e condividiamo pensieri
di altre persone. Ci fa vedere che ognuno di noi ha pensieri diversi. La rappresentazione di pensieri
di Molly è diversa rispetto a quelli di Bloom. Come funziona il monologo finale, è una lunga serie di
frasi prive di punteggiatura, onda continua. Differenza da quello spezzettino del monologo di
Bloom. Il ritmo di pensieri di Bloom è uno staccato visto che è molto frammentato con forti pause.
Quello di Molly è un legato, dove le note si succedono quasi senza interruzione. Il monologo di
Molly è come se fosse una sorta di fiume come se non fosse per gli yes. Molly usa anche un tipo di
lessico adatto al suo personaggio. I monologhi cambiano a seconda delle diverse capacità. Bloom è
un monologo interiore che mostrano una persona acculturata e non ferma come Steven. Abbiamo
un lessico limitato, ci sono degli errori di grammatica. Quando è che l’errore è voluto, avvolte ci
sono dei piccoli sbagli, ci sta che pensi senza errori. Si deve tornare sul testo per capire quando
finisce e inizia un altro pensiero. And e yes crea una sorta di flusso di associazioni. Molly è privo di
punteggiatura tanto che è come un fiume in piena.

Continuo affluire di parole, tutti e due pensano al bacio e questo momento di intimità. Invece di
pensare al dato sensoriale, lei non si sofferma qui ma fa il calcolo di quanto tempo è passato, lei
non aveva più fiato. I fiori per lei sono il simbolo della femminilità. Emergono delle critiche su
Bloom. Sembra che lui abbia fatto poco di buono. Molly si sta addormentando. Aumentano gli Yes
più vicini sono. Modo di pensare che è diverso da quello di Bloom. È un testo che va letto a voce
alta, perché yes marca il ritmo, non solo per dare fiato, ma un ritmo significativo che ci da tanti
significativi. Lo yes è sensuale e avvolgente, come il Yum di Bloom. Questi yes si intensificano
quando è più vicina al sonno, sono come delle onde che si fanno più intense, sono il ritmo del
pensiero di Molly che segue quello che lei prova mentre si sta addormentando. Bisogna pensare il
lato musicale del testo. Nella parte del monologo di Molly non c’è nessuna interazione del
narratore. Lei pensa non solo al marito ma anche ex, relazioni del passato. Bloom è l’Ulysse e
Penelope è la moglie infedele. C’è un piccolo elemento di variazione. Ripensa al tradimento. Molly
pensa ai dettagli del rapporto e non abbiamo le parole di Molly. Nel monologo di Molly sembra
procedere per cumulazione. Ridotto all’essenziale quello di Bloom. È all’opposto anche
sintatticamente rispetto a quello di Bloom.

Il fatto che il narratore che scompare, è la conferma che Molly ha un ruolo importante, perché è
l’unica alla quale viene lasciato il completo controllo dell’episodio. Joyce non pensava in termini di
pensiero femminile o maschile. Ma in penelope è influenzato dal modo di scrivere di Nora prive di
punteggiatura, meno istruita di James. Pare che il monologo di Molly sia ispirato dal modo in cui si
esprimeva la futura moglie. Fonte di ispirazione. Per principio di femminilità, Joyce si è ispirato alla
sua moglie. Parti della vita di Joyce si riflettono nelle sue opere. Ci sono pezzi della sua esperienza
e vita in tutto quello che rappresenta. È tutto molto legato all’esperienza personale di Joyce.

Distinzione tra monologo interiore e stream of consciousness. Si tende a non distinguerli, ma in


realtà è basilare. Il monologo interiore è una tecnica di rappresentazione dei pensieri di un
personaggio. È una questione formale il fatto che il personaggio abbia la responsabilità
dell’espressione. Maria entra nella stanza, questa modalità è una tecnica. Il flusso di coscienza è
che cosa sta dicendo, è difficile stabilire dove stanno i confini di quanti pensieri del personaggio.
L’opera che adotta parla dei pensieri del personaggio con libera associazione mentale. Possono
essere tutti nel discorso indiretto, etc. il flusso di coscienza è come un argomento. Il monologo è
un modo in cui possono rappresentare questo flusso di coscienza.

Breve confronto tra Virginia Wool e Joyce perché viene spesso detto che Wolf fa la stessa cosa di
Joyce, ma usano tecniche diverse.

Serie di pensieri espressi con il discorso indiretto o con il diretto libero. Discorsi in diretto libero.
Succedersi di pensieri di Clarissa e questi pensieri vengono realizzati attraverso discorso libero e
discorso indiretto tradizionalmente.
Non sottolineate sono le parole del narratore. Bloom va nella strada e incontra l’uomo che
sospetta con cui lo ha tradito la moglie. Si rifugia in un museo per evitarlo. Serie di elementi e non
ci dice che è Boylan, ma si capisce da ciò che pensa. Boylan aveva il sole degli occhi e spera di non
esser stato visto. Abbiamo pensieri di Bloom così come gli sta pensando che ci arrivano
direttamente. Il narratore ci accompagna nel mare di pensieri di Bloom. Il narratore da la prima
descrizione, poi ci sono i pensieri di Bloom, prima spiegazione da parte del narratore e viene
organizzato in un ritmo chiuso.

Il monologo è una tenica narrativa, il modo di rappresentare il flusso di pensieri del personaggio.
Non esiste un unico modo di monologo visto che ha caratteristiche sempre vere di metterci
davanti al pensiero, ma diversi personaggi si esprimono in maniere diverse. Le caratteristiche in
comune, il pensiero umano non rispetta il sentiero sintattico. Regolarità dell’inglese, quando
pensiamo pensiamo fuori dalle regole. Stream of consciousness che viene a che vedere con cosa.
Mettere in luce con pensieri in catena. Joyce rappresenta lo stream of consciousness attraverso la
tecnica di monologo interiore e discorso indiretto libero in altre opere.

Lo stram of consciousness: di cosa parlo? Fiume di pensieri.


Monologo interiore: forma, tecnica che uso per dirli.

Lezione 16/11/2021

Tecniche joyciana e monologo interiore. Produzione nel suo complesso. il principio dello zio
Charles è una forma di indiretto libero più radicale. Il monologo interiore: tecnica narrativa che ha
a che fare con come formalmente noi rappresentiamo le cose. Questa tecnica presuppone che i
pensieri del personaggio vengano detti con il verbo al presente o con i pronomi di prima persona.
Possono esserci variazioni. Bloom pur usando il pronome in prima persona a volte usa anche il
tempo verbale al passato perché pensa al passato. Modo di rappresentare. Il flusso di pensieri è
cosa si rappresenta e può essere rappresentato in modalità diverse. Il monologo interiore è una
questione formale e ha delle sue caratteristiche specifiche, non esiste un solo monologo interiore
in Ulysses, il modo di pensare cambia a seconda del personaggio. In tutti i casi rimane sempre vera
la regola che il loro pensieri sono sempre impresa diretta, in tempo presente e la prima persona
dei pronomi. Un’altra caratteristica che accomuna i monologhi interiori è non rispettare le regole
grammaticali e sintattiche. Bloom pensa in modo sgrammaticato perché il suo pensiero è veloce e
associa in maniera veloce le cose, mancano verbi, solo sostantivi, mancano pezzi ed è
frammentario. Molly si avvicina al sonno, i suoi pensieri si espandono e si allungano e sono prive di
punteggiatura. Momenti, personaggi e stili diversi del monologo interiore. Nei primi episodi e
capitoli si possono trovare anche dei brani di monologo interiore.

Tecniche che Joyce ha adottato nei suoi scritti.

Finnegan’s Wake è quello più complicato, parlare di un approccio alla scrittura più che una tecnica
specifica. Esso è definito come un antiromanzo, non ha un inizio e non ha una fine. È un testo
circolare che si collega la prima frase all’ultima frase. Non inizia e non finisce. Tipo di processo di
pensiero, concetto che sembra aver spinto Joyce nell’elaborare quest’opera dal punto di vista
sperimentale. C’è una sperimentazione molto radicale. È così estrema che si riflette anche
nell’opinione dei contemporanei. Leggerlo o non leggerlo. Se lo sono chiesti anche i colleghi,
scrittori e critici di Joyce. Nel 1926 Joyce stava già lavorando su Finnegan Wake e mandava a
Pound alcune pagine non compiute per avere la sua opinione e gli invia un insieme di pagine.
Risposta di Pound sulla slide. “ci riproverò di nuovo a leggerlo e apprezzarlo ora però non ci
capisco niente. Wells lo chiama il farfugliare di un pazzo. È un testo monotono nel suo non
significare niente. Ci sono colleghi di Joyce, studiosi di altro livello che hanno provato e lasciato
questo libro. Uno di questi grandi studiosi è lo psichiatra Lachan a pag. 15. Difficoltà oggettive
nell’avvicinarsi a Finnegan Wake. Vita spesa per cercare di scrivere una guida alla lettura. Se
qualcosa non ci risulta chiaro non siamo gli unici.

L’origine del titolo è una filastrocca irlandese che parla della veglia di Finnegan. Finnegan perde la
vita e si fa una veglia in suo onore, girano bevande finché qualcuno non rovescia del whisky sul
corpo di Finnegan il quale lo risveglia dal sonno mortale. Morte e rinascita. La fine e l’inizio:
concetti dominante in Finnegan wake. Quello che è una fine è anche un inizio. Fininizio: fine e
inizio. Se mettiamo un ultimo tratto di frasi insieme formano un pensiero completo. La circolarità
della scrittura rispecchia la circolarità della vita. Ciclicità della storia. La filosofia alla base è quella
di Vico. Joyce fa riferimenti all’eterno ritorno e in questo testo tornano anche le opere già
pubblicate da Joyce. Tutto nasce, tutto ritorna e niente sembra finire. Idea di mettere in
discussione i punti di riferimento del pensiero umano. Tutto è circolare.

Questo testo è un insieme di idee, parole e si fa fatica a chiamarlo romanzo.


Ci sono tante lingue, neologismi, ha molte caratteristiche interessanti. Neologismo: Finnegans
Wake non è scritto in una maniera consueta ma tutte le parole che costituiscono questo testo
hanno altri significati. Ogni termine è una cornucopia di altri termini, una parola contiene altre
parole. Multilingue. Una parola può contenere altre in lingue diverse. Si tratta di un testo scritto
palesemente di madrelingua inglese. C’è questa prospettiva sul testo che poi si apre ad altra
ramificazione. Joyce aveva tradotto parte di Finnegan Wake e in realtà non traduce niente, ma
riscrive questo testo assumendo un’altra prospettiva. Lo ripensa da un altro punto di vista come se
fosse una madrelingua italiano. è intraducibile. Queste parole si moltiplicano, acquisiscono nuovi
significati. Il testo è molto instabile.

Citazione in viola: da queste esclamazioni che si trovano nel testo di Finnegan sono dei termini che
si assomigliano alla parola zenzero in altre lingue, olandese, italiano, inglese, etc. in ciascuna
parola c’è una sorta di principio associativo che crea similitudini tra le immagini, ogni tanto gioca
con parole che suonano simile, o si scrivono similarmente. Ogni parola è cardine per muoversi tra
diversi significati.
In rosso “Beckburn” contiene beck, burn, bruck. È un termine che abbraccia in sé diversi modi per
dire ruscello. L’implicazione all’interno di ciascuna parola non c’è un significato di partenza.
Finnegan’s wake è quello che cogliete voi, quello che capite voi. Non c’è un punto di riferimento
stabile. L’aspetto più interessante delle lingue è che ci sono prospettive diverse. C’è senso di
relatività culturale linguistica. River run. Scorrere dell’acqua, di un fiume. Scorrere del tempo non è
fondamentale. Ci sono delle idee, dei temi. Uno dei punti fondamentali dell’acqua, viene messo in
rilievo, le identità sono instabili e si trasformano in persone diverse. Anali è impegnata a lavare dei
panni in un fiume insieme a donne e tutte si trasformano in alberi e rocce. I personaggi non sono
stabili, ma il fluire dell’acqua è rilevante, perché è il fluire del tempo e anche del discorso. È il fluire
del testo di Finnegan’s wake che suona fluido all’orecchio e scorre come un corso d’acqua
nonostante la difficoltà nel testo.

“hayair” i capelli se sono scritti in questo modo potrebbe esserci dentro la metafora “capelli biondi
del colore del fieno”, c’è la parola erede, aria. Questa singola parola contiene diversi significati.
Anche termine sanscrito per dire cavallo.

Blu: “hayre in honds tuck up”. Honds viene in mente onde di capelli. Hond in olandese un cane,
hayre simile alla parola lepre. Queste parole traversano la mente mentre leggiamo il testo. Quello
che leggiamo da ogni parola non dipende quello che c’è scritto ma quello che noi vogliamo capire.
Riferimenti a tutte le lingue e culture. Una parte che insiste molto sull’Africa, parti dedicate al
Giappone, Cina. Cinese non vero, ma imitativo e parodico si trova in Ulysses.

Per Joyce era importante non la lettura ma l’ascolto del testo. Uno deve rimanere affascinato da
questo fiume di parole. È un testo scritto in compagnia, lettori che ne usufruiscono in maniera
condivisa.

Parte e brano dedicato a una delle protagoniste di questo testo. Joyce ha letto questo brano. Joyce
gioca con il suono delle parole. Lettura che mette in rilievo la sonorità delle parole, come se il testo
fosse musica.

Pezzettino di questo episodio che abbiamo sentito dalla voce di Joyce. Cosa si trova e come
funziona il testo di Finnegan’s Wake. Analibia sta facendo il bucato nel fiume che sente un mal di
schiena. All’improvviso la schiena si trasforma in bach. Il compositore di mezzo, ma in tedesco vuol
dire ruscello. Corsi d’acqua sono dei rimandi continui nell’opera e inoltre Analibia sta lavando i
panni in un ruscello. Quando si ha mal di schiena dove si vuole andare Aches-les-Pains “dolore e
sofferenze”. C’è un fiume nella Bavaria “Ache” e rimanda qualcosa in francese che può essere Aix-
les Bains posto termale. Gioca e trasforma qualcosa che è contemporaneamente inglese, francese
e tedesco. Pong, rimanda al fiume Pongo in Sudan, ricompaiono sempre i fiumi. PingPong è un
rumore, non solo è una onomatopeia ma rimanda anche a Belle for Sexaloitez che rimanda a
donna bella e bell la campana. Sexaloitez ci rimanda a sex a lot, scopo chiaro. Sexaloutez rimanda
anche a una festività che si festeggia in svizzera dove Joyce è vissuto e consiste nel suono delle
campane alle 6 di sera. Il Pong può essere anche Pond stagno. Questa festività svizzera è diventata
le belle for sexaloit. Anche nella chiesa romana cattolica ci sono delle campane con richiami alla
preghiera e anche questo è alle 6 di sera. Riferimento all’immacolata concezione insieme alle belle
for sexaloitez. Da un lato è frustante perché non si sta capendo ma da un altro si apprezzano i
giochi di parole. Testo che fa sorridere. Finnegan’s wake ci sono dei momenti in cui il lettore
comprende e la difficoltà non è assoluta. In altri momenti esso si intensifica. Joyce ha voluto
questa differenza di difficoltà. Momenti in cui sorridiamo, altri momenti in cui ci viene richiesta
maggiore concentrazione. Ogni lettore ci vede altre parole. Quando qualcuno vede significati
diversi non ha torto, ma ci sta che abbia ragione.

Parole messe in crisi, polverizzate, pluralizzate con la lessicalità di altro e presenza di altre lingue.
L’inglese va in frammenti e sembra che l’inglese subisca una invasione. L’unitarietà dell’inglese è
diverso vs diversità. Trasgressione dei confini di ogni parola che è apertura e ospitalità. Desiderio
di accogliere, aprire confini. Inglese lingua del colonizzatore. Lingua inglese è quella del padrone.
La mette in crisi, la fa esplodere, la spezza. Joyce ha scritto che Finnegan’s Wake è un inglese
aperto agli europei. Concezione inclusiva, liberatoria in cui la dissoluzione dell’inglese implica ad
accogliere altre lingue, modi di pensiero. Questo testo come funziona, quali sono i meccanismi.

Testo che non si finisce mai di studiare e che ci si imbarca nell’avventura di leggerlo. Si ritorna e si
continua a trovare gli elementi. La sperimentazione è più radicale. Steven che dice “questo uomo
che parla una lingua che non mi appartiene”. Steven ritiene che non sia la sua lingua anche se
parla in inglese. Anche nel caso di Joyce è difficile ritenere quale è la lingua che gli appartiene.
Joyce ha sempre parlato e scritto ai suoi figli in italiano, lingua degli affetti. Joyce può aver pensato
a Finnegan’s Wake ad una idea contraria di una lingua unitaria, ma una pluralità. L’unitarietà
messa in crisi da Joyce. Qualche cosa di soggettivo in quello che fa nelle sue opere. Qualsiasi
autore che sente e che fa nella sua vita. L’operazione è collettiva, politica. Spezza la lingua che è
per lui scomoda.

Tipicità dell’opera Joyciana. Idee che ritornano, continuo rinascere. Masticare delle idee. Bloom
pensa che non si sa mai di chi si masticano i pensieri. I nostri pensieri si possono intrufolare nella
mente degli altri. Ciascun pensiero, un’idea, un elemento può avere diversi aspetti. Connessioni tra
pensieri e monologhi dei personaggi dell’Ulisse. Bloom e Molly rievocano il loro bacio, ma lo
ricordano in modo diverso e lo stesso pensiero e ricordo ha due vite diverse, ritorna in due frasi
diversi. Si creano delle connessioni tra i monologhi interiori dei personaggi basati su idee,
espressioni. Torna insistentemente in modi diversi.

Frase biblica tratta in Esodo, ci pensano sia Steven che Bloom. Il cibo era abbastanza ossessivo.
Turko the terrible: ritorna nei pensieri di Stephen e Bloom. Nello stesso giorno e più o meno nella
stessa ora. La terza espressione ha a che vedere con una pubblicità che Bloom trova in un negozio,
questo lo troviamo in 5 episodi diversi. Sweets of sin, ripetuto 17 volte, ritorna nei pensieri dei
personaggi diversi. In quello di Bloom, che è un uomo carnale, che ama mangiare e pensare.
L’ultimo ossessiona la mente di Stephen e ha a che vedere con il rimorso e pentimento.
Espressioni che ritornano costantemente nei pensieri e anche quello di più personaggi. Cosa che
Joyce usa anche come principio della sua opera. Non è solo limitato all’Ulysse di per sé. Spunti che
attraverso tutta la sua produzione. Micro livello nell’Ulysse di una procedura che poi si trova in un
macro-livello in Ulysses. Turko the terrible: veniva messa in scena verso la fine del 1800. Bloom
quello anziano e Stephen pensano entrambi a questa opera teatrale per motivi diversi. A Joyce
piace giocare su due prospettive diverse su una stessa cosa. Stephen e Bloom si incontrano nei
pensieri ancora prima della vita e nella realtà. Si incrociano continuamente e si incontrano
soltanto verso gli ultimi episodi del romanzo, nel 14esimo capitolo su 18. Stanno insieme negli
ultimi 4 capitoli. Prima di incontrarsi fisicamente si incontrano nei pensieri. I primi tre capitoli e
episodi dell’Ulysses sono dedicati a Steven, il nostro Telemaco e giovane protagonista. Dalle 8 alle
11 del mattino i primi 3 episodi, si reca sulla spiaggia dove riflette il senso di tutte le cose. Ci viene
presentato Steven. Nel quarto episodio ci viene presentato Bloom e si apre anche alle 8 del
mattino. Telemaco il primo episodio dell’episodio avviene in contemporanea con Calipso.
Mattinata di Steven e Bloom. Steven pensa a questa pantomima.

Stephen sta pensando alla madre che non c’è più, alle piccole cose che gli facevano piacere e la
rendevano piacere. Ricorda che questa pantomima le aveva fatto ridere. Bloom ricorda anche lui
questa pantomima ma in un contesto diverso. Immagina dei luoghi esotici e orientali. Bloom pensa
un trucco per non invecchiare mai e non far scorrere la giornata. I pensieri pseudo-scientifici di
Bloom sono molto sfaccettati. Immagini della sua mente. Bloom non pensa alla pantomima ma alla
immagine della rappresentazione, alla figura del turko. I due personaggi pensano alla stessa cosa
nello stesso momento del giorno ma in modi diversi. Verso la fine dell’episodio 4, intorno alle 10
del mattino, Bloom sente delle campane e riconosce questo suono, anche Stephen sente le stesse
campane e le ascolta, percepisce in maniera diversa.

Una parte di testo, che ritorna in più modi. Poesia di Joyce che si chiama “Tutto è sciolto”.
Citazione dalla sonnambola di Vincenzo Bellini. L’opera è basata su un’equivoca. Protagonista è
una sonnambula che viene sospettata di tradimento. “All is lost” è quello che dice il protagonista
maschile del sonnambulo che ha dubbi sul suo tradimento. Tutto è sciolto nel senso tutto è finito.
Joyce usa questa area di Bellini per parlare di qualcosa che non si può avere. Tutto è sciolto arriva
anche nei pensieri di Bloom. Nell’episodio delle sirene, si trova in un bar, le parole all is lost gli
entrano nella mente e continuano a tornare e tornano all’amata Molly la quale mentre lui è al bar,
lo sta tradendo. La citazione musica diventa personale per Bloom, scatena la crisi per il suo
matrimonio. Bloom si immedesima nell’aria di Bellini. Joyce stesso aveva usato queste parole per
parlare della sua vita. Aveva usato l’aria di Bellini per interpretare la sua esperienza personale. C’è
un quaderno dove descrive i sogni di Nora, scriveva delle possibili interpretazioni. Roberto
Prezioso era un amico di Joyce a Trieste e aveva preso l’abitudine di trovare Nora e si fermava a
cena e lui non era tanto contento. Motivo dell’adulterio e del tradimento.

Tuttut’s cess to him!: tutto è sciolto aveva a che fare con il tradimento, timore e angoscia e
quando si scopra e si sospetta un tradimento tutto cessa.

Lezione 17/11/2021

Messo in rilievo aspetti e questioni al suo modo di pensare e scrivere ed essere si concluderanno
nell’analisi di Ulisse che non sarà approfondita ma sarà fatta una introduzione all’Ulysse. Aspetti
relativi a Joyce che si troveranno all’interno del romanzo. L’attitudine multiculturale di Joyce è
fondamentale nell’Ulysses. Questa cosa sarà radicalizzata in Finnegan’s Wake. Attenzione al suono
e suoni. Nel primo episodio, la emissione di suoni o le onomatopee come il gatto di Bloom non è
mai tradizionale, c’è sempre una attenzione del dettaglio e peculiarità della sonorità. Tutta una
serie di questioni incluso l’aspetto politico dell’atteggiamento di Joyce verso il revival irlandese,
Yeats e il nazionalismo irlandese, si rincontreranno in Ulysses. Piano piano si inizia a conoscere il
romanzo, il testo ed esplorarlo.

Schema Gilbert, lui è il primo che l’ha pubblicato. Gorman è quello che l’ha ricevuto e l’ha
trasmesso a Gilbert. Per aiutare i primi lettori, anche prima della pubblicazione di Ulysses, Joyce
aveva fatto circolare tra amici, colleghi e scrittori degli schemi che ad un certo punto della
produzione di Ulysses, Joyce aveva ritenuto utili per dare ordine e forma alla sua opera. In questi
schemi si evidenziavano gli episodi per nome e le loro caratteristiche. Oggi ne abbiamo due. Lo
schema Linati, Carlo Linati aveva ricevuto lo schema nel 1920, ovvero prima della pubblicazione di
Ulysses. Schema Gilbert o Gorman, pubblicato dallo studioso Gilbert nel 1930. Rispetto allo
schema Linati è più sintetico e completo. Per ogni episodio di Ulysses, c’è un titolo, una scena
ovvero il contesto in cui avviene l’azione, un’ora del giorno, un organo del corpo umano che viene
associato all’episodio, un colore che non è sempre presente ed un simbolo. Ci sono spesso l’arte e
la tecnica. La tecnica dice l’aspirazione di Joyce nello scrivere quell’episodio. Telemaco che è
l’apertura di Ulysses e tratta del giovane Stephen Dedalous è ambientato nella torre perché lui e il
suo amico abito alla torre martello a San Decop vicino a Dublino, sono le 8 del mattino, Telemaco
non ci sono organi, la carnalità è di Bloom e il simbolo a seconda dell’episodio e la tecnica è
narrativa giovane. C’è un giovane protagonista e la narrativa è giovane. Lo stile e la tecnica di
narrazione si adatta al protagonista e l’argomento di cui si parla. Lo stesso procedimento avviene
per ogni altro episodio. In Calypso, la narrativa è matura e invece di presentare Stephen, Calypso ci
presenta il più maturo Bloom che attira il lettore verso una narrativa più matura. Il tema può
essere utile per orientarvi, Cyclope per leggere insieme. C’è l’ora del giorno. I primi tre episodi
hanno luogo dalle 8-11. Con Calypso si ricomincia dalle 8 del mattino. Quindi quello che vive
Stephen negli episodi da Telemaco a Proteo ha luogo contemporaneamente a quello che succede
in casa Bloom in Calypso alle 8 di mattina. Scansione cronologica di ciò che succede nelle altre ore
del giorno. Lunga giornata che si conclude alle 2 del mattino. Per l’orario di penelope c’è un orario
infinito, la riflessione finale di Molly che quasi si situa fuori dal tempo.

Gli organi, Calypso si apre con Bloom che vuole comprare un rognone, rene in versione culinaria il
rognone. Lotus Eaters invece l’organo è i genitali. Quello che si parla di organo non è quello a cui ci
si riferisce per la parte del corpo, cuore, polmoni, esofago, muscoli nel ciclope dove si parla di
nazionalisti, personaggi che usano la propria forza per far valere le proprie idee. Persone che
hanno un’indole, tendenza violenta. Penelope, la carne, per la carnalità che c’è al centro. Pare che
Joyce avesse lavorato a questi schemi in uno stadio avanzato della composizione di Ulysses, non è
partito da questi schemi, ma gli ha riempiti a mano a mano, idea cresciuta insieme al romanzo.

L’idea dell’associare ciascun episodio dell’Ulysses con la questione degli organi, colori sia stata
qualcosa nel maturare nel tempo. Le varie parti del corpo associati hanno fatto aprire la strada a
vari studiosi a prendere in esame l’Ulysses come se fosse un corpo umano, ciascuna sua parte sia
in funzione come se fosse un corpo umano, funzione del tutto e allo stesso tempo attaccate alle
altre. Situazione dell’Ulysses come libro fisico in qualità di corpo è tornato molto spesso, secolo
dalla pubblicazione di Ulysses, idea è ritornata nella critica come interpretazione della fisicità e
materialità del libro Ulysses come se fosse un corpo umano. Questo schema mette in rilievo il
parallelo omerico, il parallelismo è con l’odissea e già abbiamo capito sin dal titolo l’Ulysses dove
nessun personaggio porta il suo nome, ci possiamo aspettare un racconto con il mito. Il rapporto
con il mito quanto è profondo? Ancora oggi ci riferiamo agli episodi dell’Ulysses con i nomi
omerici, Telemaco, Cyclope, etc., anche se acquistiamo la copia dell’Ulysses i titoli non sono essi.
Joyce inserì questi titoli omerici al tempo della pubblicazione seriale in rivista, quindi Telemaco,
etc., al tempo della primissima pubblicazione in rivista interrotta per denunce di oscenità. Il testo
era diverso da quello che poi è comparso in volume. Quando Joyce pubblicò Ulysses in volume
decise di eliminare i titoli degli episodi e decise di sostituirli con numeri. Questo significa che gli
studiosi, i lettori, usano i titoli per praticità, Joyce eliminando questi titoli voleva diminuire
l’impatto del parallelo omerico sul lettore. È importante il riferimento all’odissea. Dobbiamo anche
ricordarci che Joyce ha tolto importanza a questo parallelismo, non è l’unica chiave di lettura
importante del testo. Il parallelismo tra l’odissea e Ulysses c’è ed è evidente e voluto. Tuttavia, non
dobbiamo cadere nel tranello che sia l’unico aspetto importante o chiave di lettura del testo. Ci
sono anche altri aspetti.

L’odissea narra il lungo viaggio di Ulisse per tornare verso Itaca dopo l’espugnazione della città di
Troia. La Telemachia sono quattro libri, il figlio di Odisseo ovvero Ulisse con la madre Penelope e i
Proci, sappiamo che attendono che Penelope faccia una scelta. Atena invita Telemaco ad andare
alla ricerca del padre. Avventure iniziali di Telemaco nella Telemachia. In Ulysses troviamo i tre
primi episodi dedicati a Steven. Non c’è corrispondenza numerica tra l’odissea e Ulysses. Non c’è
corrispondenza agli ordini degli eventi narrati nell’odissea. L’apertura è simile, abbiamo una sorta
di flashback di tutta la storia. Odissea omerica, fare una guardata alla trama. Nello schema a parte
Calypso non viene rispettato l’ordine degli eventi proposti dal viaggio di Ulisse. Non c’è una
corrispondenza esatta riguardo alle avventure vissute da Ulisse. L’episodio 10 “Wondering rocks”
rocce erranti: non è narrato nell’odissea omerica e nell’odissea nel dodicesimo libro Ulisse deve
decidere se attraversare tra i mostri o le rocce erranti. Ulisse scegli i mostri e Joyce anche se non è
narrato nell’opera lui ne parla nel suo libro.

Ulisses contiene un episodio che non viene raccontato nell’odisseo di Omero. Il romanzo si
discosta dal suo antecedente omerico. Bloom è un uomo dedito al piacere del palato e alla
sensualità. È un Ulisse poco convenzionale. Bloom non uccide i corteggiatori della moglie Molly, la
quale lo tradisce quel giorno con l’impresario con cui lavora Boylan. Abbiamo Bloom che subisce
questo tradimento in silenzio e in più una Penelope che si discosta da quella omerica. Nell’odissea
si caratterizza dalla fedeltà. La assoluta fedeltà di Penelope con l’assoluta infedeltà di Molly.
Telemaco non è il vero figlio di Bloom e di Ulisse. Stephen ha un vero padre e non hanno un buon
rapporto, l’incontro con Bloom sembra avverare il desiderio di trovare un padre spirituale e Bloom
ha perso suo figlio dopo poco la sua nascita. Essi sono diversi, uno filosofo, artista. Bloom è alla
mano, pratico. I due vengono definiti poles apart. Uno è il contrario dell’altro. Anche il rapporto
padre-figlio sembra non funzionare. Eroe che non è eroe, padre e figlio che non lo sono, moglie
infedele. Sensi in termini parodico, divertenti. Il significato del testo non si esaurisce nel confronto
con l’Odissea. Ci sono riferimenti alla Divina Commedia, Shakespeare, Bibbia. Vari punti di
riferimento intertestuali oltre che all’odissea. Gli studiosi con il tempo tendono a spostare il
parallelismo con l’odissea e invitare i lettori ad ampliare la prospettiva per non limitare a prendere
in considerazione questo aspetto.

Incipit di Ulysses.

Pluralità di lingue e stili che ama Joyce. Varietà delle lingue e stili che ama Joyce, di essere un
cittadino globale e di Europa, appartenente al mondo e non solo all’Irlanda. Questo emerge anche
nelle primissime righe di apertura di Ulysses. Ci dovremo domandare perché questo incipit è
strambo. Kinch che Mulligan chiama è Stephen Dedalous. Siamo nella torre martello dove Stephen
abita temporaneamente con l’amico Buck Mulligan. Ad aprire l’Ulysses è proprio l’amico di
Stephen. Inizia la mattinata i due amici alla torre martello. Kinch è il soprannome che Mulligan da a
Stephen. Secondo gli studiosi di Joyce, questo soprannome è dovuto all’imitazione del suono del
coltello che taglia o riferimento che Stephen è molto magro. Mulligan inizia la mattinata con una
parodia della messa, Ulysses si apre con una finta messa, imita un sacerdote vicino all’altare,
intona il salmo 42 “salirò all’altare di Dio” e porta la ciotola per radersi come se fosse un calice per
la messa e benedice quello che gli circonda. Abbiamo una parodia ad aprire un testo che contiene
molta parodia. Le prime due parole di Ulysses sono già strane “stately, plump”. In termini di
registro, statuario e grassottello. Statuario da un senso di maestoso, grandezza, rispettabile.
Grassottello, i due registri sembrano non stare insieme. Le due parole sembrano venire da due
modi diverse di vedere le cose, il primo è un registro alto, mentre l’altro più basso. Mette due
termini che indicano elementi diversi.

Sin dalle prime parole di Ulysses ci sono riferimenti ad altri testi. Plump ci fa pensare a
Shakespeare, prima parte di Enrico IV di Shakespeare “vanished plump jack and vanish all the
world” Fulstop chiede nel momento in cui stanno giocando con il principe Enrico a scambiarsi i
ruoli, il principe Enrico fa finta di essere suo padre e Fulstop fa finta di essere il principe, in questo
gioco di identità, lui si autodefinisce il pingue jack. Qui invece abbiamo plump Buck. Questo
personaggio ha molto in comune con quello di Shakespeare perché è un po’ buffone, giullare
anche nel vestire, ci sono delle corrispondenze. Abbiamo una corrispondenza non solo lessicale,
ma anche più ampia tra Buck Mulligan e il personaggio shakespeariano. Abbiamo visto solo due
parole nell’Ulysse e abbiamo trovato molto da commentare.

Questo testo è strano nel senso che l’ordine delle parole e la sintassi in inglese si parte dal
soggetto e poi si mettono avverbi e aggettivi in altre posizioni. Tutte le frasi sembrano avere una
posizione di avverbi e aggettivi poco convenzionale. Gli avverbi precedono tutti i soggetti. L’ordine
della frase è poco familiare, ci da un senso di stranezza, mancanza di familiarità. Come se fosse
uno straniero che scrive in inglese. Scritto da qualcuno la cui prima lingua non è l’inglese. Joyce ha
desiderato distruggere il centro culturale e linguistico dell’inglese. Buck Muligan benedice tutto tre
volte o manda tre benedizioni? Questa cosa non si capisce molto bene. Joyce trattata l’inglese
come la sua lingua o come mai acquisita del tutto. Lui dimostra che non siamo mai a casa.
Neanche nella nostra madrelingua possiamo sentirci a nostro agio. È qualcosa di prestato quasi
come se fosse in prestito. Distruzione della lingua inglese che abbiamo visto esplodere e portare al
nostro successo.

De familiarizzare la lingua, renderla strana. Stephen sulla spiaggia che osserva una gitana. Ci sono
tanti verbi che vogliono dire la stessa cosa. Sta trascinando qualcosa di pensate, ci sono tanti verbi
perché è un testo multilingue. La gitana si muove e vive in tanti luoghi e rappresenta anche questo
multilinguismo. Questi verbi sono anglicizzati ma vengono da diverse parti di Europal: inglese,
tedesco, francese, italiano. è un processo quasi di tradizione che rende instabile la lingua. Il testo si
muove tra diverse lingue e culture come fa la gitana. Tutte le lingue sono lingue straniere, sono
qualcosa di artificiale, stabilito arbitrariamente. Qualcosa di familiare. Lo stile, il modo e le
tecniche funzionano come il linguaggio.

Così come il multilinguismo Joyce ci fa capire che c’è un multilinguismo, l’alternarsi dell’uso di stile
ci fa dubitare del concetto stesso di stile. Lo stile si sposta proprio come la lingua inglese, come la
gitana. Se si alternano stili diversi, ci si chiede che cosa è lo stile per Joyce. Serie di stili, Joyce non
inventa qualcosa di nuovo. L’innovazione è che lui prende tanti modi di narrare che noi
conosciamo molto bene e gli associa in maniera nuove, gli usa per parlare di cose che di solito non
sono associati al modo di narrare. Se io dicessi che Joyce non inventa niente, l’episodio di Itaca è il
penultimo modellato sul catechismo, libro a domanda e risposte. Le domande diventavano sempre
più complesse e articolate e i giovani dovevano imparare quelle risposte. Una voce che si faceva
domanda e risposta e i ragazzi dovevano imparare i concetti del catechismo. Tutti avevano
affrontati il catechismo e dunque è uno stile familiare, lo prende e lo usa in maniera non familiare.
Una delle tante domande e risposte che costituiscono Itaca, la pressione inibitoria del colletto e
del panciotto vestiario superfluo dell’abbigliamento maschile e dell’uomo maturo e hanno elastici.
Nel diciottesimo episodio è già notte, non più giovanissimo Bloom è solito alle alterazioni di massa
per espansione, sente tirare gli abiti. Stile catechistico adattato a qualcosa che non ha a che vedere
con la religione. L’arte definisce Joyce è la scienza e religione, due cose che non vanno a braccetto.
È precisa la voce narrante nello specificare il linguaggio scientifico, taglia e numero di bottoni come
se fosse un trattato tecnico.

Joyce ha creato un falso senso di unitarietà del libro. I suoi episodi sono diversi. Non viene messa
in risalto l’unitarietà. Non troviamo mai lo stesso tipo di narrazione. Da un episodio all’altro ci
adattiamo ad un certo tipo di sperimentazione e ci dobbiamo riadattare. Tipo di narrazione di
come si racconta è il problema principale, perché il testo cambia sempre. Chi scrive sta cambiando
idea di continuo. È un testo discontinuo, disomogeneo. Episodio dopo episodio mette diverse
maschere stilistiche, imita stili diversi in ogni episodio: catechismo, musica, riviste del tardo ‘800
per signore, linguaggio dei revivalists. C’è ogni volta un elemento che si prende come maschera
stilistica. Ogni episodio imita qualcosa di diverso. Ci aspettiamo di trovare un po’ di coerenza e
invece tutte le aspettative sono deluse. Joyce è questo per cui si distingue compresi dai suoi
contemporanei. Incominciamo a leggere i suoi testi, la prima cosa è il suo stile personale. Un modo
di narrare di usare il linguaggio. Joyce a questo punto quale è lo stile di Joyce? Se ogni volta imita
qualcosa, qualcuno. Quale è il suo stile? Joyce ha tante voci e non ha uno stile. Il suo stile è la
pluralità di voci, la maschera stilistica che si presenta ad ogni episodio. È la maschera il tratto
stilistico di Joyce. La caratteristica principale di Ulysses è quello di non avere uno stile, voce unica.
Avere tanti stili e tante tecniche diverse che si succedono. Stile con i titoli come se si trattassero di
un giornale. Questo ci disorienta. Nelle sirene abbiamo l’imitazione del discorso musicale, la lingua
che si piega ad imitare la musica, oggetto del testo. Lo stile è quello delle riviste, del trucco,
episodio 13 “Nausica”. Paragrafo dopo paragrafo c’è uno stile diverso è come se ci fosse un
percorso diverso. L’episodio Nausica è centrato intorno ad una giovane che si intrattiene con delle
amiche sulla spiaggia e Bloom la osserva da lontano. Ci sono rumori che Bloom si sia dato piacere
sulla spiaggia.

Se fosse tutto difficile allo stello livello, il lettore sarebbe costretto ad abbandonare dopo poche
righe. In Ulysses c’è una norma, una base di leggibilità di quasi normalità che pervade i primi tre
episodi dedicati a Stephen. L’unica sperimentazione è di Omeo, pastore che ospita Ulisse, c’è
questa prosa stanca, idea della vecchiaia, sono l’1 di notte e la prosa è vecchia e stanca ma
comprensibile. Non si può parlare di collage perché c’è anche della normalità e anche qualcosa che
può essere abbastanza neutro e che ci rende possibile di affrontare l’episodio del romanzo.

Joyce quando imita non lo fa mai al 100%, prende qualcosa e lo interpreta. Quando prende degli
elementi da Shakespeare o da Dante, gli prende e gli elabora. Episodio 15, Circene sembra un
sogno onirico, ma c’è un sogno e la trama va avanti ed è tutto reale. Bloom si smarrisce, porte
dell’inferno e il viandante dantesco Bloom si ritrova ad essere il peccatore infernale dantesco. Sia
viaggiatore che peccatore. Ci sono episodi che sono estremamente sperimentali dove ci sono delle
difficoltà oggettive per capire e seguire bene quello che stiamo leggendo. I primi episodi di Ulisses
sono abbastanza tradizionali, comprensibili senza sforzi da parte dell’autore. Stili che aveva già
usato in precedenza. Ritroveremo il Joyce di Dubliners e di Portrait.
Primi episodi di Ulisse: riflettere la peculiarità dei modi di esprimersi. La telemachia è dedicata a da
Dedalous che vuole diventare un grande scrittore. In Portait Dedalous anche lì vuole diventare uno
scrittore. Riflette il linguaggio aulico, poetico di Stephen. La telemachi riflette il modo di esprimersi
di Stephen. Il modo di esprimersi dei personaggi si riflette nello stile usato. Abbiamo sia nei primi 3
episodi e primi 3 parti di Bloom, voce narrativa in terza persona che crea una specie di normalità
narrativa. L’inizio è abbastanza standard. I capitoli dedicati a Bloom c’è la narrazione in terza
persona, il monologo interiore che si intensifica, il discorso indiretto libero. Stephen linguaggio
quasi poetico, Bloom è lontano dalle belle artistiche di Stephen. Quello di Bloom è molto più
semplice, colloquiale, poco formale, ci sono ripetizioni, più diretto. Lo stile riflette la persona, in
questo caso il meno acculturato di Bloom. Questi due stili, modalità di Bloom sono lo stile di base
del libro, norma del romanzo che ritorna da qualche parte. Da serenità, ci da un intervallo di stile.
Prosa più normale che ci permette di dare il fiato.
Iniziamo a leggere dalla parte più semplice di Ulysses, più normale, stile di base.

Questo stile di base:

Capitolo 4. È la prima presentazione di Bloom. Le cose che piacciono a Bloom sembra che non
mastichiamo le consonanti e sembra che mastichiamo i cibi insieme a Bloom. Ci avviciniamo al
personaggio. Si stabilisce un contrasto evidente con i capitoli precedenti. Stephen è il filosofo,
artista con linguaggio aulico. Abbiamo un Ulisse che ben poco corrisponde all’idea che abbiamo
noi dell’eroe del mito omerico, Bloom non ci sembra eroico. Invece di trovarlo a giro per il mondo,
è a prepararsi la colazione nella sua cucina, azione che non è usuale per un uomo della sua epoca.
Abbiamo una presentazione che ci porta a sorridere del nostro eroe. Iniziamo a notare qualcosa di
strano, ma anche di dettagli. Ulisse è qualcosa di consistente, ci da tante informazioni che ci fanno
sorridere. Elencare tutti i dettagli, bisogno di soffermarsi su tutti questi elementi. Si entra talmente
nel dettaglio che è anche eccessivo. Accompagniamo il protagonista dove la letteratura ci lascia la
porta chiusa. Si tratta di farsi gioco del realismo letterario, il realismo lascia fuori delle cose come
per esempio il momento va in bagno, satirico da parte di Joyce, ci sono delle parti in cui Joyce ci da
troppo. Ci confonde con tutti questi dettagli extra, ci sono delle parti in cui queste cose non ce le
dice, ci sentiamo smarriti.

Abbiamo l’episodio 4 di Calypso, ninfa che attira a sé Ulisse. Da questo episodio ci possiamo
aspettare che abbia in comune: Penelope è Molly, Calipso è Molly. Esiste un foglio con delle note
dove ha scritto Calipso= Molly. La stessa Molly è entrambe, principio di seduzione. Calipso è quella
che attira il desiderio, si trova qui il desiderio di cibo, sensuale, fisico, di aprire la sua giornata con
un bel rognone con il retrogusto che apprezza così tanto.

Manoscritti di Joyce per Ulysses, analisi dell’apparato pre-compositivo. Appunti cancellati con
colori diversi perché gli ha dato destinazioni diverse. I bordi del foglio sono sempre pieni di note,
lui aggiungeva spesso materiale. Questi manoscritti sono pittoreschi quanto la lettura dell’Ulisse.

Lezione 22/11

Già dall’inizio di questo episodio Joyce sembra volerci fornire dettagli sui personaggi e ambiente
circostante, nella prosecuzione di Calypso troviamo il testo seguente. Calypso è lo stile di base
dell’Ulysses, laddove la prosa non dimostra degli svolazzi di creatività o di ispirazione, ma molto
ispirata. Vediamo introdotto Bloom, i brani di monologo interiore e anche il modo in cui pensa e si
esprimerebbe Bloom.

Abbiamo avuto una descrizione di quello che mangiava Bloom e ora passiamo alla mattinata, alle 8
di mattina stava facendo la colazione.

Il suo appetito gli fa pensare ad un rognone. Usi alimentari diversi di altri periodi e luoghi.
Carnalità di Bloom, Calypso si collega al momento in cui la ninfa seduce Ulysse. Seduzione e
desiderio sono al centro sia in questo episodio che nella Odissea. Desideri di cibo e poi più in
avanti anche di altro. Softly è uno degli avverbi più usati associati con il protagonista che si muove
soffice. Bloom è anche poco eroico da altri punti di vista, non temerario, accomodante, calmo,
mite. Sembra caratterizzare Bloom come poco mascolino, i nazionalisti e i suoi stereotipi,
immagine dell’uomo violenta, muscolare, aggressiva, combattiva, Bloom non è quel tipo, ma è uno
che la mattina si trova in cucina cosa che di solito non si immagina un uomo nel 1902 che si trovi lì.
Sta preparando la colazione, impegnato in una attività femminile. Revival dell’Irlanda, eroe
aggressivo, questo Ulysse è del tutto antipodi all’immagine di Bloom, pacifista, attento alle
necessità degli altri. Her misteriosa è la moglie. Lui sta preparando la colazione per sua moglie,
cosa poco maschile.

Troviamo Bloom a fare la colazione e il primo monologo interiore di Bloom. Troviamo i pensieri di
Bloom che si intrecciano con la voce del narratore. I suoi pensieri, contare le fette di pane, sorta di
legame con la voce del narratore. Didn’t like verbo al passato, è il narratore che ci parla di Molly.
Prima ci sono i pensieri di Bloom che conta le fette di pane e pensa right. Quando ci sono i verbi al
passato e in terza persona è il narratore che ci spiega che si allontana, mette il te sul fuoco e
abbiamo la registrazione di quello che sta pensando Bloom, mancano tanti verbi, elementi.
Immediatezza del pensiero e buttiamo via tutto ciò che non è essenziale per il significato. Modo in
cui Joyce rappresenta i pensieri del protagonista. Il narratore è esterno perché usa he/she, dunque
in terza persona, focalizzazione perché adotta la prospettiva e la voce dei personaggi. Punto di
vista del personaggio, si intrecciano in maniera costante. La voce è quella del narratore perché
abbiamo il narratore. Peckish ci sta anche questo sia monologo interiore perché vuol dire essere
affamati. Siamo bombardati di informazione anche di cose banali. Ci viene detto tutto anche come
viene sistemato il bollitore, scena similare anche nell’episodio di Itaca do Bloom e Stephen stanno
facendo il te, tutti i dettagli non sono essenziali, perché sappiamo come fare il te. È curioso che
fare il tè sia specificamente anatomizzato. In Calipso si insiste in tutti i passaggi della mattina di
Bloom, esso voglia dare un’aurea di domesticità. Lo vediamo nelle piccole azioni della mattina e
abbiamo la sensazione che abbia piacere e soddisfazione in fare la colazione a Molly, femminilità
di Bloom emerge. Nei primi ‘900 in un’Irlanda del revival, non era l’uomo che faceva la colazione.
Mente di Bloom, alcuni meccanismi che gli sono familiari, tutto menzionato come se già
sapessimo, her, come se fosse già noto, non ci viene presentato il nome di Molly, inizia in medias
res, in mezzo allo svolgimento della narrazione.

Nella mattinata di Bloom entra un’altra figura femminile, la gatta per reclamare qualcosa da
mangiare. Dettagli di Joyce per descrivere la gatta. Un gatto joyciano ha un verso onomatopeico
più realistico possibile. Il gatto non fa solo un verso o un suono, soprattutto nella richiesta di cibo,
si stanno mettendo alla prova i modi nuovi e diversi di riprodurre i suoni più banali. Un gatto
joyciano non dice miao, ma si deve riprodurre il suono nella maniera più realistica possibile.
Sbadiglio nell’episodio 9, tutto l’Ulisse è dominato dalla riproduzione del suono. Sapere molte
lingue, non trattava mai il linguaggio come qualcosa di familiare, legame univoco tra le lingue e le
parole, il linguaggio è artificiale. Joyce con questo strano miagolio sottolinea che le convenzioni
non sono mai sufficienti per descrivere la realtà. In questo brano ci sono altri aspetti. Bloom è
gentile e gentile e si vede come lo fa con il gatto e con la moglie. Bloom è gentile nel modo più
vero della parola, attento alle esigenze degli altri, consapevole di quello che gli altri hanno
bisogno. Bloom è un personaggio curioso ed è propenso all’atteggiamento pseudoscientifico, non
è molto istruito, ma la sua curiosità su come funziona il mondo e le cose è molto ampia.

Bloom si appoggia sul sapere popolare, stupidi sono gli animali. Esempio di associazione di idee,
intelligenti gli animali e la gatta, si passa da una lei ad un’altra. È chiaro che è la gatta a capire cosa
è quello che vuole. Ci percepiamo una associazione di pensiero che questa she è anche la moglie.
Associazione tra Molly e la gatta. Atteggiamento di Bloom di mettersi sempre nei panni degli altri,
prospettiva degli altri, il sapersi mettere nei panni altrui, nei panni del gatto. Mi può saltare e
riflette su queste cose, curioso del pensiero degli altri e del gatto. Bloom farà della riflessione sui
gatti, sulla lingua ruvida come mai ha i baffi, si da delle risposte pseudoscientifiche sbagliate. Il
monologo di Bloom sembra essere un dialogo interno, si fa delle domande, si risponde. Domande
e risposte, sembra che sia un dialogo con sé stesso, noi siamo a porci delle domande, risposte, il
nostro pensiero implica farsi delle domande ed un dialogo con sé stessi, Bloom sembra instaurare
un dialogo con sé stesso. Il nostro pensiero non è mai quello uno solo, ma si intreccia anche con
quello di altri. Il protagonista di Finnegan’s Wake HCE, qui giungono tutti, anche nell’Ulysses, Joyce
fa sì che nella sua umanità, noi ci poniamo in tutti, fanno si che ci possiamo avvicinare, c’è una
differenza tra Stephen e il suo monologo meno coinvolgente perché Stephen. Uno come Bloom
potrebbe essere irritato, in Bloom c’è semplicità e ordinarietà per far capire che questo eroe della
quotidianità siamo noi. Bloom sviluppa un certo apetito e si accorge che manca da mangiare per la
gatta, decide di andare dal macellaio che si chiama con un nome di origine ebraica come Bloom,
vuole andare a comprare un rognone per fare colazione. Bloom il rognone se lo vuole mangiare e
sappiamo che è ebreo ungherese e non è praticante. Ad un certo punto vediamo che entra in una
chiesa, funerale cattolico, influenza delle sue radici religiose-culturale ma sembra che non sia
legato a nessuna religione né usanza. È così carino e premuroso visto che chiede alla moglie se
vuole qualcosa prima di andare a comprare. Sentiamo per la prima volta Molly. Molly la sua
origine è Gibilterra. Anche Molly come Bloom è personaggio di confine. Questa prima non parola
di Molly. Nell’ultimo episodio ci sono gli yes, qui la prima cosa che dice in teoria è un no, e siccome
è incapace di dirlo dice mm. Questo rifiuto non è un proprio un no, ma una sorta di espressione.
Non è una sorta di indifferenza, visto che lei è ancora mezza addormentata, all’inizio e la fine
dell’opera. Dimensione multiculturale, cosmopolita di Joyce, questo mm in tutte le versioni
dell’Ulysse delle lingue con alfabeto latino viene lasciato così Mn.

La prima impressione di Molly è uditiva e c’è un sospiro caldo, pesante e soffice. Viene descritto
per sinestesia e dunque si sta pensando ad altri piani sensoriali. Tutto questo contribuisce a farci
immaginare Molly tra le coperte, è ancora nel calduccio del letto, in più Molly è la creatura
sensuale per eccellenza. Il rumore che fanno le molle del letto, che fa anche la carrozza
dell’amante di Molly, per tutto il giorno Bloom associa questo pensiero di letto di Molly e Boylan
nel letto di Molly. Gibilterra è coloniale perché è del regno unito e tra l’Europa e l’Africa. Molly
dall’identità ibrida; è usato come il luogo esotico per eccellenza, usi costumi poco conosciuti che si
trova in una zona limite, vicino e lontano allo stesso tempo ed è anche il luogo dove abbia tenuto
Calypso prigioniero Ulysse.

Bloom non è ricco, Francobolli, suocero che si era arricchito comprando francobolli prestigiosi e
già che pensa ai francobolli pensa che sono immagini con il retro-appiccicoso. Pensa al suocero e al
giro che compra e vende francobolli. “ha” scritta dentro il cappello di Bloom, una scritta all’interno
del cappello. Plasto è marca del cappello e la scrittura è così consumata che la t è stata consumata
e quindi c’è scritto “ha”. Ci accorgiamo che all’inizio abbiamo troppe informazioni, sappiamo come
Bloom mette la teiera e qui troviamo elementi che dobbiamo ingegnarci per pensarci, troviamo
che sta sfruttando la parte interna del cappello per tenere sicura una striscia bianca. In alcune
parti ci viene detto troppo e in altre troppo poco. Il nostro eroe esce senza chiave di casa. Lista di
cose che ci lasciano perplessi. C’è una scritta di carta nel cappello di Bloom. Questa striscia è un
foglietto che Bloom si assicura di avere con sé perché c’è scritto uno pseudonimo di lui, che usa
per inviare corrispondenza ad una Marta, dattilografa con cui ha uno scambio di lettere con
argomenti platonici. Questo si scopre più avanti. La patata è una specie di talismano, porta fortuna
che porta sempre con sé. Collegata alla tradizione ebraica, collegata alla celebrazione dei funerali.
Questo della patata rimane uno dei misteri mai risolti. Bloom esce senza la chiave, la lascia negli
altri pantaloni, attenzione che Bloom ha per la moglie, per prendere i pantaloni avrebbe fatto
rumore e l’avrebbe svegliata. Bloom chiude la porta piano piano per non dare fastidio.

Il letto di Molly e Leopold ha le molli lenti e fa un tintinnare di molle. Lo stesso jingle è il suono con
la stessa parola che fa la carrozza di Boylan, l’amante di Molly.

Bloom esce, è una giornata calda, siamo a giugno ed è preoccupato perché si mette un abito nero
perché deve assistere ad un funerale di un riconoscente. Riflessione pseudoscientifiche, si
abbandona delle sensuali fantasie dell’oriente e lo vediamo intraprendere la mini-odissea con
l’acquisto dell’odissea con l’anticipazione della mini-spedizione, andare dal macellaio sarà una
anticipazione di quello che succederà dopo. Bloom non è un dublinese, ma un outsider, iniziamo a
conoscere la sua diversità. Troviamo più evidente che Bloom è fuori posto e diverso, si connette
con gli altri dublinesi, soprattutto nazionalisti dublinesi.

Lezione 23/11/2021

Bloom e le sue caratteristiche personali, soft, attenzione nei confronti degli altri, altruismo, modo
come tratta le persone e il gatto. Abbiamo iniziato a scoprire il margine di eroe e non eroe che
esce dai confini e convenzioni di mascolinità dell’epoca. La cura degli altri, capacità di ascoltare
tutti e persino il gatto. Lasciato Bloom mentre si sta avviando a comprare il rognone, mistero
nell’interno della narrazione, guida di come si prepara il te, come mai porta una patata, non si sa
perché la porta con sé. Bloom alle prese con la vita domestica in cucina, pensa alla moglie, prende
il suo cappello con la h senza la t, si avvia fuori senza le chiavi. Pensa mentre cammina che deve
andare al funerale del suo conoscente e che pensa a varie cose mentre si avvia per andare a
comprarsi il suo rognone che tanto ha desiderato che riuscirà a comprarlo, ma lo brucia e rischia di
rovinare la sua conquista del rognone. Abbiamo questa piccola odissea prima della odissea vera e
propria. Quando Bloom uscirà per essere fuori fino a notte fonda. La sua piccola avventura è
andare dal macellaio. Ora vediamo Bloom fuori in città a Dublino, in questa città supera vari negozi
e la città gli appartiene solo in parte, lui è un outsider. Riga. 118 Bloom che sta superando il pub di
O’Rourke. I pub sono i punti dove si situa la socialità di Dublino. Questo pub è vicino a casa sua e
passa da lì per andare a comprare il rognone. Bloom pensa di soffermarsi e trattenere una
conversazione con O’Rourke del pub, scambiare due battute. Bloom che pensa e dice di fermarsi e
scambiare due chiacchiere forse sul funerale. Bloom sta facendo le prove di cosa vorrebbe dire
nella sua mente, piano di come affrontare la conversazione. Non è spontanea per avere a che fare
con gli altri dublinesi. Uno degli argomenti di conversazione sarà il funerale di un dublinese che
entrambi conoscono. La conversazione non va come Bloom aveva sperato e progettato, O’Rouke
non sembra emozionato di volergli parlare non gli apre la porta per avere un minimo di
conversazione. Il primo è gentile nel saluto e l’altro è indifferente se non secco. Fanno un
commento sul tempo, si avverte un po’ di disagio, ha buttato la conversazione su qualcosa di
comune, sul tempo. Non è la prima volta che vediamo Bloom in un pub o anche lontano dai pub
visto che non riesce a inserirsi. Bloom quando è a casa e quando è fuori dalle mura domestiche.

Chi è Bloom quando è a casa e fuori delle mura domestiche. Quello fuori dalle mura si sente a
disagio ed è diverso dal gruppo e non riesce ad avere degli scambi con cui si trova. Si trova dal
macellaio e vede che viene servita la domestica dei vicini, c’è un unico ultimo rognone ed è
preoccupata che la domestica voglia acquistare il rognone. Lui nega la femminilità di lei. Bloom
ammira la domestica dei vicini, il tema è quello del desiderio e attrazione, ha conquistato il
rognone. Fra lui e il macellaio c’è una sorta di strano scambio di sguardi. Quando il macellaio
saluta Bloom sembra che si vogliano dire qualcosa, sguardo che si scambiano sembra che quello
del macellaio ha riconosciuto qualcosa in Bloom, mentre Bloom dal suo monologo interiore pensa
meglio un’altra volta, di cosa ancora non si sa. Entrambi sono di origine ebraiche, forse si volevano
dire alle comuni origine ebraiche, ma non è per forza quello. Bloom voleva dire qualcosa sul fatto
che compra del cibo non adatto per gli ebrei. Il testo dell’Ulysses ci invita ad interagire e
immaginare la motivazione e il contesto. Il testo dell’Ulysses ci invita ad interagire con lui quasi
fisicamente come masticando le consonanti o sbadigliando con lo sbadiglio quasi realistico. Bloom
non sappiamo perché si trattiene e non parla con il macellaio. Per Bloom sembra ragionare sempre
un po’ prima di parlare con le persone. Legge anche un volantino di Agendath Netaim. Leggere
questo volantino stimola al nostro Bloom una serie di fantasie orientali. Osserva il bestiame
indistinto dal calore argenteo, partono le fantasie. Avendo letto di questa agenzia si sente con la
mente in un’altra realtà esotica e si immagina di essere circondato. Dal cedro Bloom passa al
famoso Citron cognome del vicino di casa, profumo che sente nella sua tasca. Associazione di idee
al suo passato a quello che è successo nel suo passato. Bloom fa una associazione di pensieri da un
volantino che trova dal macellaio che ha a che fare con le origini ebraiche, ebreo errante, sorta di
leggenda, terra promessa del popolo ebraico, si perde in fantasie esotiche con i suoi pensieri,
danza di frutti della terra. Sogno di fertilità associato al passato di felicità di Bloom con la sua
moglie Molly. A questa idea di fertilità e frutti poi si associa l’aridità.

Nostro Bloom dimentica queste idee sul suo passato, la sua relazione con Molly non sta andando
tanto bene e lo facciamo tornare a casa dove trova la posta, due lettere e un biglietto. Bloom trova
una lettera indirizzata a Molly, secondo le convenzioni sociali la lettera deve essere indirizzata al
secondo nome e cognome del marito, persona di prima importanza della famiglia. Si paralizza al
fatto che c’è il nome di Molly e non il suo, questa mano ferma, caligrafia che fa fermare il petto di
Bloom è di Boylan, l’amante di Molly. Boylan lo ha fatto apposta a spezzare la convenzione come
gesto provocatorio a sottolineare la non appartenenza a lei. Il nostro Bloom incontra la lettera
scritta da Boylan che suggerisce che Bloom non abbia nessun potere su di lei. Si sente poi
chiamare da Molly con il suo nickname, Poldy! Molly è sempre associata alla calorosità. Menziona
per ultimo la lettera.

Abbiamo la dinamica del rapporto tra Bloom e Molly, lei la nasconde subito sotto il cuscino
quando la riconosce, Bloom rimane un marito affettuoso e pieno di cure. Molly evita di
pronunciare il yes che pervade il suo monologo interiore. L’altra lettera che riceve è da Milly che
lavora in uno studio fotografico, producendo la dinamica, Calypso ci fa vedere che legge la lettera
in due tempi diversi. La legge velocemente all’inizio e poi la legge con attenzione. Anche Milly
conosce Boylan e lo conosce. Durante la giornata lo incontrerà e la jingly carrozza nella città, si
nasconderà nel museo. Nel ciclope, l’avventore del pub parla di Boylan e dunque questa
ossessione si crea perché non riesce a sfuggire da lui.

Molly tiene nascosta la lettera e la legge. Riprende i pensieri quando ha visto per la prima volta la
lettera, hand ferma. La scelta di programma sembra fare un riassunto della vita di entrambi.
Riferimento del matrimonio, anni di rapporto tra Molly e Bloom. La scelta del programma musicale
sembra strategica. Il nostro Bloom si sta distraendo, si stanno ricostruendo i meccanismi dei
pensieri della mente umana. Molly ha detto che sono di Boylan, ha detto le canzoni che canterà e
Bloom continua ad essere servizievole. L’inglese è sgrammaticato che ci fa vedere che parla in
maniera poco corretta. Molly raccoglie i suoi vestiti fino a quando raggiunge l’oggetto che voleva,
ovvero il libro. Voglio e non vorrei è dal don Giovanni di Mozart. I pensieri di Bloom lo stanno
cercando di distrare e continuano a farlo distrarre. Chissà se lo pronuncia bene, la pronuncia di
voglio sarà una costante nelle pagine dell’Ulysses. Il gl italiano molto spesso viene pronunciato
male. Si domanda se la pronuncia sia giusta. L’attenzione di Bloom va tutta sulla pronuncia. Il libro
caduto con sopra un frego arancione. Sorso di te dalla tazza. Il modo di dire inglese è quello come
viene detto in inglese. Abbiamo un colloquio e non colloquio tra Molly e Bloom. C’è il livello del
mondo fitizzio, quello che non si dicono tra di loro, il non detto del testo che può lasciare
perplesso il lettore. Il mondo fitizzio, i due coniugi non si dicono molte cose, lasciano intendere,
spostano l’attenzione. Bloom fa finta di non aver capito di chi sia la lettera, Molly in maniera
frettolosa gli dice che è di Boylan. Bloom sa perfettamente di cosa si tratta. C’è una serie di
informazioni che loro non si scambiano. Di non detto nell’episodio prima di quello che leggiamo
insieme, Bloom mostra di conoscere i dettagli dell’incontro dei due. Sa a che ore avviene il
tradimento, è consapevole che alle quattro del pomeriggio è previsto l’incontro con Boylan.

Lei non dice a che ore Boylan intende passare, non tutto ciò che si sono detti quella mattina sia
stato riportato a noi. Bloom chiede met him what? Era lei che manca Metempsicosi e questo
manca, non sentiamo la pronuncia di Molly, lei indica la parola. C’è una serie di cose che non ci
vengono dette. Ancora più interessante e articolato di quanto ci aspettavamo. Molly dice che
Boylan andrà a portare il programma e lei chiede di recuperare un libro, mentre lui cerca un libro,
gli vengono in mente le canzoni che canterà in compagnia con Boylan. Bloom pensa sempre al
tradimento di Molly, ma si distrae sempre come meccanismo di difesa per spostare la mente da
quello che gli preoccupa. Il libro che contiene il termine metampsicosi, anche questo libro “Ruby”
scritto da un autore Paul Cok, gli viene in mente a Bloom quando Boylan bussa la porta fa cok
parara cok, la parola che lei non capisce è la trasmigrazione delle anime, principe su cui si fonda il
testo dell’Ulysses, il nuovo Ulisse e Penelope sono loro. Molly ancora non ha assunto la funzione di
Penelope alla fine del libro, mentre qui è Calypso. Vediamo Bloom leggere la posta, lettera della
figlia, interagire con la moglie, distrarsi dalle cose che gli infastidisce, rischia di bruciare il rognone.
Alla fine dell’episodio Calypso lo accompagniamo in bagno. Parte della mattinata di Bloom include
anche questo. Ci troviamo a seguire Bloom nella conclusione della sua mattinata a casa, la fine
della sua digestione. Joyce che amava aggiungere elementi di ironia e collegamenti sembra di non
mettere a caso l’ironia. Pare che Joyce avesse composto dei possibili articoli da mandare a questa
rivista che sta leggendo Bloom. Il gioco è che Joyce aveva pensato di pubblicare su questa rivista
tanto specifico con un giudizio implicito di questa rivista, Joyce si sta prendendo un po’ gioco di
quando era giovane. Nella parte successiva del testo, alla fine di Calypso, cercando di carta non
può non approfittare della rivista. Nella luce luminosa controllò pantaloni neri, ginocchia. A che
ora è il funerale? Troviamo nella mente di Bloom il suono delle campane. Bloom sta contando i
battiti, le campane che battono l’ora. La conclusione richiama il senso di benevolenza, empatia di
Bloom che ha per altre persone. La rivista si chiama Titbits.

Abbiamo una scena che ha avuto un ruolo importante. Bloom lo seguiremo in momenti ancora più
intimi. L’oscenità all’epoca. Adesso ci fa un po’ sorridere, ma questa è la prima volta che succede.
Alle campane che sente Bloom: i tre episodi di Stephen dalle 8-11. Stephen e Bloom sentono
entrambi il suono delle campane in episodi diversi. Sembra che i due sentano qualcosa di
completamente diverso. In Calypso abbiamo Bloom che sente un suono, produzione
onomatopeica come il miagolio o il prr. Non ci vede, né legge qualcosa di più profondo. Invece
Stephen, il più filosofico sente le campane e pensa a una parte del rito cattolico romano, preghiera
per chi sta per andarsene. Il nostro Stephen pensa a qualcosa legato alla religione cattolica, da un
significato e un senso a queste campane. Bloom più spensierato, semplice, quello che sente è
heigho. Le loro differenze sono riassunte nell’episodio Itaca. Lo stesso momento per entrambi i
personaggi viene percepito in maniera diversa.

Volantino lo legge di agenzia e fattoria e le immagini che vengono proposte per questa fattoria si
fa pensieri su luoghi esotici lontani, anche il nome orientale del macellaio rimandano alle origini
ebraiche di Bloom.

Livello fittizio del testo, dei personaggi che non si dicono le cose ed evitano di dire quello che
andrebbe detto e il mondo reale, noi lettori non troviamo delle informazioni che sembra Bloom
poi sembra conoscere. Nessuno ha detto a Bloom che alle 4 Molly andrà a trovare Boylan, ma lui
poi alle 4 lo sa. Non sentiamo pronunciare la parola greca a Molly. Livello dell’interazione tra Molly
e Bloom e livello di interazione di noi con il testo. Desiderio di Bloom che vorrebbe parlare ma poi
non parla, gioco di ciò che desiderano e poi non lo fanno.

“Indecente, scatologico, ermetico”. Joyce sta giocando nella scena finale con i lettori del suo
tempo che vengono provocati, spingendo la mimesi all’eccesso. Non è l’unico punto in cui lo fa,
anche il gatto quando fa miao è un eccesso mimetico. Deve esserci una perfetta imitazione del
suono. Anche il miao è diverso tra i due che appaiono nel testo perché deve essere diverso. Questi
modi di avvicinarsi al reale hanno entrambi delle contraddizioni o dei problemi, quando imitiamo i
suoni spezziamo le regole del linguaggio. Siamo al punto aderente del suono, si spezzano i limiti
del linguaggio, la stessa cosa accade quando racconta la realtà quotidiana in maniera diretta, noi
spezziamo le convenzioni del romanzo, le regole del realismo del romanzo. Quando imitiamo un
suono onomatopeico, il suono è reale e non rispetta le regole del linguaggio. Nel momento in cui
seguiamo Bloom in un momento intimo di Bloom spezziamo il romanzo realista, le cui regole
vengono infrante. Noi parliamo di realismo nel romanzo, quando in realtà il realismo non è altro
che illusione con regole che possono cambiare da regola a regola. Per il 1700 nel romanzo realista
quelle descrizioni davano una sensazione di realtà. Per noi oggi quello che ci da più una sensazione
di realtà è il processo psicologico, più abbiamo dettagli dei personaggi più sembra realista. Il
realismo lascia fuori delle cose. Se volessimo scrivere qualcosa aderente al vero, dovremmo
raccontare minuto per minuto quello che fanno i personaggi. Nel corso della narrazione quando
vogliamo dare l’impressione del realismo, si fa una selezione accurata di quello che si vuole
raccontare. Joyce dice che quello che noi chiamiamo realismo è studio, manipolazione, selezione.
Il romanzo realista è frutto di convenzione. Lui trasgredisce le convenzioni, perché finisce di
raccontare quello che non si racconta. Abbiamo visto la vita quotidiana del nostro protagonista,
preparare il te, parlare con la moglie, le cose più banali e Joyce ha voluto prendere in giro lo
strumento che ha usato fino ad ora. Quello che lui sta facendo è una operazione del tutto
convenzionale.

Ci stiamo avvicinando alla Seconda Guerra Mondiale, tutto viene messo in discussione.

Lezione 24/11

Tutti i riferimenti che Joyce fa su Ulisses non sono invenzione ma frutto di cose che c’erano nella
Dublino dell’epoca. Il cappello di Bloom è una marca che davvero si vendeva, la rivista è una vera
che circolava. Foto con indirizzo della famiglia Bloom, punto dove c’è il lampione. Episodio facile
dell’Ulisses. Protagonista di Bloom nella cucina, da da mangiare al gatto, va dal macellaio. La
moglie rimane al letto, per strada saluta il proprietario del bar da cui passa dopo, riesce a
comprare il rognone dal macellaio, ammira la domestica dei vicini e torna a casa, trova due lettere,
una scritta da Boylan impresario che lavora con Molly. Torna in cucina, prepara il suo rognone,
legge la lettera di sua figlia, da la colazione a Molly, conversazioni sulle canzoni che canterà, del
libro che ha letto che contiene una parola che non capisce. Molly sente un odore a bruciato.
Mentre mangia, legge con calma la lettera della figlia e poi si dirige verso l’outhouse visto che il
bagno era fuori della casa e va in quella circostanza con la copia della rivista Tit bits, sente le
campane che segnano le 8:45 e così inizia la sua giornata. Questa è la trama e anche a livello di
stile, Calypso presente una base narrativa, narrazione in terza persona con incursioni nel discorso
del personaggio. I temi nominanti sono quelli del piacere, desiderio del cibo e anche dei momenti
in cui c’è la sensualità di Molly o della domestica dei vicini. Questa piccola Odissea in miniatura
anticipa Bloom che esce e vive tutta la sua giornata a Dublino tra varie avventure. Quello che attira
l’attenzione è come viene rappresentato il pensiero di Bloom e come le sue riflessioni si
intrecciano con le informazioni date dal narratore in terza persona come se si scambiassero
continuamente. Sappiamo alcune cose sulla famiglia, Molly ha progettato un incontro con Boylan,
il matrimonio di Molly e Leopold non è dei più felici. Nonostante gli appetiti poco ortodossi lui è di
origine ebraica e riflette su di essa quando trova il volantino dal macellaio. Bloom è un uomo
inaspettatamente poco eroico, non affronta la moglie pur consapevole che quel giorno si
incontrerà quel giorno, è gentile e premuroso. Evita di confrontare le cose, vede la lettera
indirizzata a Molly ma non menziona la cosa. L’ultima cosa mette in rilievo l’empatia che ha per
Bloom visto che dice “poor digman”. Uomo poco consono con rispetto alla figura di Ulisse.
Tendiamo a focalizzare l’attenzione sul modo di esprimere il pensiero piuttosto al luogo di Calypso.
Dimentichiamo che ci sono altri elementi importanti. Non c’è solo Bloom, Molly, il passato e il
presente. C’è anche un contesto storico preciso. In Ulysses un po’ per la importanza che il
processo del pensiero rivesto, il parallelo omerico ci distrae, il testo è ancorato alla situazione
storica e sociale dei primi ‘900. È vero che nel testo dell’Ulysses la storia è l’incubo dalla quale
bisogna svegliarci. Non ci sono dei riferimenti aperti ed evidenti, non ci sono cose palese, tuttavia
è pieno di riferimenti storico-sociali e al revival. Punti di Calypso dove emergono riferimenti alla
storia.

Righe 63-64: vecchio Tweedy è il padre di Molly. Bloom stava pensando a suo suocero e al suo
passato militare. Sta pensando al passato militare del suocero e l’assedio di Plevna era uno scontro
armato tra le forze della Russia con quelle della Romania contro l’impero ottomano durante il
conflitto verso la 1877-1878, guerra con origine dalla rivolta degli slavi cristiani nell’impero
ottomano. L’evento viene ricordato attraverso la menzione del suocero. La gran Bretagna aveva
minacciato di intervenire nel conflitto per prevenire l’espansione della Russia zarista. C’era stato
un interessamento da parte della UK, periodo di conflitto e dinamiche di potere che stavano
muovendosi e spostandosi. Riferimento alla storia emerge e passa inosservato quando pensa a suo
suocero. Righe: 114-117: guerra russo-giapponese. Bloom sta ricordando il padre di Stephen,
uomo da pub, spiritosone, cattura la simpatia, Simon Dedalous era bravo a fare il verso a
O’Rourke. Tema di mangiare a colazione che ritorna quando si parla di questioni storiche. Mentre
c’è questa imitazione si fa riferimento che nel febbraio del 1904 era iniziata la guerra russo-
giapponese finita dopo un anno. Menzione tra le righe che passa quasi inosservata. Mentre Bloom
è dal macellaio ci sono dei volantini legati alle sue origini, oltre a quella, Bloom solleva nel gruppo
dei volantini vari fogli-> righe 154-155: trova una fattoria modello. Le frasi sono brevi perché è
Bloom con gli occhi scorre le informazioni. Moses Montefiore, morto pochi anni prima di quando
ambientato Ulysses è un filantropo inglese di origini italiane e si era dedicato alla difesa delle
comunità ebraiche in Europa, alleviare la persecuzione delle minoranze, fatto viaggi per studiare le
condizioni delle comunità ebraica all’estero. Muore una decina di anni prima di quando è
ambientato il romanzo. Righe 100-103: Bloom che lavora come piazzista di annuncia per un
quotidiano di Dublino, l’immagine è quella del Freeman journal che viene richiamata qui. Freeman
journal è un quotidiano di Dublino per la quale Bloom lavora nella fiction, il giornale nonostante
fosse conservatore era a favore della homerule. L’immagine della homerule che sorge e dunque
diventa più feroce è legato al logo del sole che emerge dietro la banca d’Irlanda. Arthur Griffith era
un noto nazionalista impegnato per la indipendenza irlandese, in questi anni stava organizzando il
movimento politico che troviamo dopo in Cyclope. Ci sono vari riferimenti a conflitti, guerre,
situazione conflittuale dell’Irlanda che chiede l’indipendenza che pensa di ottenerla anche con il
ricorso alla violenza. L’appetito e il desiderio non ha caso sono i temi dell’episodio. Antisemitismo,
imperialismo, conflittualità hanno tutti qualcosa in comune, una sorta di impulso animalesco.
Desideri e appetiti. Voler dominare, il conflitto, la guerra, hanno tutti una linea comune. Idee che
diventano centrali e chiavi.

EPISODIO CYCLOPS

In calypso abbiamo visto Bloom nel suo contesto familiare e adesso lo troviamo immerso nella vita
sociale, cambiano tante cose. L’attenzione non è più su di lui come personaggio, suoi processi
mentali. In questo momento non ci interessa Bloom come uomo, ma cosa rappresenta Bloom dal
punto di vista sociale e culturale a Dublino. Diventa rappresentante di una situazione, dimensione
di alterità, non è un dublinese puro. Che ruolo ha Bloom nella Dublino nazionalista che si
rispecchiava nel revival irlandese. Cyclops è il dodicesimo capitolo, Bloom non è al centro della
narrazione, ma è uno dei personaggi di questo episodio che è corale e sentiamo tante voci perché
cambia il modo di raccontare. Addio alla norma facile che ha Calypso. Il riferimento va a Polifemo,
Ulisse affronta il gigante Polifemo. Ulisse e gli altri arrivano in Sicilia dove incontrano un mostro da
un solo occhio che gli rende prigionieri e divora sei membri dell’equipaggio di Ulisse e questo
ultimo riesce a sconfiggerlo facendolo ubriacare e accecandolo con un palo appuntito e fugge con
quello che resta dei suoi uomini. Aveva mentito a Polifemo dicendogli di chiamarsi nessuno e
Polifemo accecato dice “nessuno mi ha accecato” e scaglia una pietra contro odisseo ma non
riesce a fermare la sua fuga. Joyce si prende gioco delle sue fonti e trasforma questa disavventura.
La scena avviene nel pub, nello schema l’organo è il muscolo, l’arte è la politica, il simbolo è il
feniano, gruppo rivoluzionario piuttosto radicale, politica, muscoli e nazionalisti. Ciclope, quando si
parla di nazionalismo: ha un solo occhio centrale e ha una visione monoculare e non ha
prospettiva. Il nazionalismo non ha prospettiva, tutto viene osservato da un unico punto di vista.
Joyce ama ripetere per più volte gli stessi eventi o riprendere le stesse cose anche solo il suono
delle campane e come esse vengono ascoltate da diversi personaggi, per avere due prospettive
diverse. Per Joyce la prospettiva è fondamentale ed è chiaro che il suo modo non è basato su un
unico punto di vista, ma su più punti di vista. Stephen, in a portrait dice che se vogliamo capire
l’Irlanda dobbiamo andare all’estero perché un solo punto di vista non aiuta a capire le cose. Nel
testo di Ulysses si fa riferimento alla parola paralax modo per misurare la posizione delle stelle
dalla terra e i punti della posizione sono almeno due. Questo si associa alla visione binoculare, con
due punti. Il nostro Polifemo e il nazionalista di punti di osservazione è solo uno. Un solo modo di
vedere le cose, di ragionare sulle cose. Il nazionalismo non riesce a capire che ci sono più maniere
diverse di considerare le cose. Ciclope è un nazionalista che passa le giornate al pub.

Uno di questi è il nostro ciclope, che si chiama Cittadino che sembra un monumento, è li che beve
e straparla. Bloom si trova ad entrare nella grotta di Polifemo quasi per sbaglio perché deve
incontrare un compagno di lavoro perché devono dare una mano alla vedova di quello del
funerale. Martin Cunningham è il suo collega. Deve ascoltare lì tutti i discorsi muscolari,
nazionalisti dei frequentatori del pub. Questi nazionalisti di cui il pub sembra essere una sorta di
covo, si mettono a parlare delle malattie del bestiame che si sviluppavano all’epoca,
dell’immigrazione. Tutte questioni dell’Irlanda. La pena di morte, scommesse sulla box e salta fuori
Boylan che spunta da tutte le parti. Questi bevono continuamente e non mantengono la
moderazione. Entra Bloom, il nostro soft, arrendevole, amante dell’internazionalismo, ha una
moglie mista, ha origini diverse, si ritrova in questo ambiente e il conflitto è inevitabile. Il nostro
Bloom dolce, soft lo andiamo a cogliere in un momento delicato, visto che sono le 5pm, sta
pensando a quello che è successo e sta succedendo e lo troviamo pronto all’azione rispetto al
solito.

Il cambiamento totale nella modalità di narrazione. Abbandoniamo la sorta di norma narrativa che
abbiamo trovato nel capitolo precedente, ovvero narrazione in terza persona + monologo
interiore del personaggio. Cambia tutto come se fosse un altro romanzo. Tutto l’episodio ci viene
raccontato da un narratore anonimo che è uno degli avventori del pub. Questo narratore anonimo
è un tipico frequentatore di pub irlandese, è volgare, lower class e parla un inglese ricco di
flessioni locali con forme dialettali, parolacce etc., poco colto ed educato, ha sempre qualcosa da
ridire e non gli piace Bloom. L’episodio è raccontato in prima persona da questo narratore
anonimo che ci narra quello che succede all’interno del pub, abbiamo anche un’altra voce che
interrompe la narrazione del narratore e si lancia con interpolazioni parodiche di testi, partono
delle parodie di altri tipi di testi che trovano una scusante, qualcosa che viene detto, si ricollegano
ad una parola e partono delle parodie di epica irlandese, giornali, etc, che interrompono il
racconto e sono delle pause parodiche per farci sorridere che si prendono gioco di modi di
raccontare. La loro caratteristiche principali sono contenere delle lunghissime liste e vedremo il
perché. Queste pause procedono per accumulazione con la fine comica. Riga 64 alla 78: nella
prima parte fino a riga 68 abbiamo il narratore che ci racconta che passa con un amico dal mercato
per andare al pub Kiernan, sta andando dal Cittadino. Mentre dice questa cosa banale, parte
quest’altra voce che dal nulla interrompe il narratore e si mette a dire e fanatizzare sull’Irlanda e si
mette a rivisitare il mondo del narratore con occhi diversi. È come se ci fosse un piano della realtà,
Bloom che va al pub con il Cittadino e poi c’è un piano immaginario, di parodia, che intrufola e
interrompe la narrazione principale e crea delle pause che parlano di altro. Questo inglese è
vernacolare quasi del nostro narratore in prima persona. Il narratore e Joe il suo amico stanno
camminando e il narratore si lamenta che Joe parla troppo. I personaggi si stanno avvicinando al
pub. Cambia la modalità di narrazione, il registro, tono non serio dell’interpolazione. Mentre il
narratore ci offre una versione breve della passeggiata, da questa scaturisce una parodia con una
lista in cui l’aria di Dublino viene rivisitata attraverso la lente deformante dell’epica. In questa
rosea manifestazione, la zona di Dublino si fa un luogo dove tutte le glorie passate sono risuscitate
e la Dublino del presente viene rivisitata con occhi del passato, con la leggenda, con l’epica,
parodia di quello che facevano molti revivalisti, recuperare l’immagine dell’Irlanda degli eroi.
Viene recuperata giustapposta alla realtà e nella contrapposizione si mette in rilievo una
riflessione, una idea che dobbiamo fare. “we” è in prima persona il narratore. È come se fossero
due livelli di narrazione diversi. Il primo, narrazione realistica, pub, scontri. La storia viene
interrotta più volte da delle pause che sono di parodia, testi parodici che rivisitano le cose che il
narratore dice o fa. Qua passa per il mercato di Dublino che viene descritto come un palazzo
luccicante dove sono risuscitate le grandi glorie del passato irlandese. Si interrompe la narrazione
del narratore in prima persona in maniera ripetuta, non una volta sola. Sono delle pause
all’interno del racconto e si pare questa porta verso un’altra dimensione parodica, le parodie sono
quelle delle saghe celtiche, canzoni per bambini. Possiamo prendere tutte queste pause, leggere
solo quello che dice il narratore e capire la trama di Cyclops. Il problema è che non si può buttare
via mezzo testo. Interpolazione essendo lunga fa si che si stimoli la riflessione del lettore. Abbiamo
un frequentatore da pub, che va a discutere di nazionalismo con il Cittadino, all’improvviso arriva
un’altra voce che descrive la Dublino quotidiana che il narratore vive e lo descrive come se fosse
un paradiso e si percepisce l’assurdità del contrasto e l’operazione di recupero della tradizione.

Concentrarsi sulla parte reale che racconta il narratore. Perché queste liste, nella letteratura
irlandese della tradizione, quella che diceva nel revival irlandese, erano le lunghissime liste del
revival, liste degli eroi, delle battaglie, delle armi. Quando i revivalisti recuperano questi testi
operano delle cesure. Cercano di adattarle al gusto del lettore contemporaneo, nessuno si
metterebbe a leggere pezzi di testi della tradizione con delle lunghe liste, quelle parti erano
considerato poco leggibili. Questo lo faceva Lady Gregory e anche altri scrittori del revival,
modificare il testo originale al gusto più contemporaneo. Secondo Joyce, o si recupera tutto o
sennò non ha senso. Non si recupera a scelta, selezionando quello che fa comodo selezionare.
Storicamente c’era una selezione, recuperare quello che faceva comodo. Nell’ambito letterario,
questa selettività arbitraria non gli sembra giusta. Queste liste stanno prendendo gioco quello che
gli altri buttavano via e Joyce invece accoglie. Queste sono liste brevi e ne vedremo insieme. Joyce
comincia a fare giochetti, nomi inventati, giochi di parole, reinventa parole e nomi di persone. In
questo caso abbiamo il narratore che racconta sul piano realistico, quotidiano, dopo parte
l’interpolazione dove c’è una sorta di rilettura di quello che dice il narratore ma con una ottica
leggendaria. Liste di pesci, alberi, corsi d’acqua. Altri ornamenti dell’universo arboreo di cui la
regione è fornita. Joyce non solo recupera una versione del mito, ma la sta recuperando una
versione fatta di un autore di quel momento. Imitazione di chi imita la tradizione celtica,
comicamente sembra che questa versione stia per scadere. Descrizione da folletto turistico.
Sembra una specie di pubblicità per l’Irlanda invece di un testo tradizionale. Joyce imita quelli che
imitano la tradizione. Ritornano la maggior parte delle parole e delle idee in Ulysses, Bloom
compra una saponetta al limone e quando l’annusa gli ricorda il nome del vicino con il cognome
Citron. Se togliamo queste pause dell’episodio Cyclops ci rimarrebbe questo misterioso narratore
che va al pub, Bloom lo vediamo poco, rispetto a Calypso rimane sullo sfondo. Vediamo tutti i
personaggi insieme, c’è la focalizzazione sul temperamento del nazionalista. Qualcosa di
pungente, sarcastico e nel pub troviamo il Cittadino con la C maiuscola. Il nostro narratore il
Cittadino lo conosce bene ed esso non ci viene descritto dal nostro narratore perché per lui non è
una novità, ma si per il lettore. A descrivercelo è quest’altra voce intrusa che ogni tanto fa le
pause, l’interpolazione parodica.
Riga 151, il narratore che descrive il pub e poi ci vinee descritto il Cittadino. Il cuore di questa
creatura mitica batte così forte che fa tremare tutto ciò che lo circonda. Misto tra epica, tono
fiabesco, sembra quasi un orco. Tutto in prospettiva comica la descrizione del Cittadino che prende
spunto da varie modalità letterarie, spunto dall’immagine della forza fisica che era così celebrata
dal nazionalismo. L’essere molto prestanti era celebrato dal nazionalismo. Immagini esagerate
degli eroi e tradizione irlandese. Prende spunto da queste versioni eccessive di forza e grandiosità.
Prende spunto anche dall’odissea, Omero, Polifemo e dalla spelonca di cui parla il libro nono
dell’Odissea. Il Cittadino vive in un pub, si nutre delle relazioni sociale, grandezza smisurata, una
montagna, creatura enorme, grandiosa, fortissima che richiama immagini favolistiche, eroi della
tradizione, cyclope dell’odissea omerica. Il cittadino è anche modellato su un’altra possibile
influenza come immagine parodica del fondatore dell’associazione atletica gaelica Michael Cusack,
ci sono elementi che fanno pensare che Michael possa essere uno dei punti di riferimenti del
Cittadino. Michael veniva spesso chiamato the citizen, al livello del nazionalismo faceva di lui il
cittadino per eccellenza. Doti muscolari degli uomini. Abbiamo un cittadino, personaggio
all’interno del pub che è un incrocio, ibrido di culture. Troviamo un mostro che è un po’ un
incrocio dell’epica omerica, tradizione irlandese, politica contemporanea, Michael, un po’ di
favola. Non tanto fisicamente, ma a livello figurativo, quello del ciclope è come quello del cittadino
ad un solo occhio, dunque avere solo una prospettiva, capire e comprendere solo un punto di
vista, è arrogante, crudele, poco intelligente. Questa parodica statura dantesca sta a significare il
suo ego spropositato, essendo una creatura gigantesca sta a significare il suo ego spropositato ed
essendo una creatura monoculare è un fanatico in preda a una spropositata passione
nazionalistica che gli impedisce di vedere qualsiasi altro lato della questione. Noi affrontiamo un
episodio costituito da due voci, narratore che racconta il piano reale, Bloom che viene distrattato
tutto il tempo fino a quando non cerca di reagire e acceca il Polifemo ed esce vittorioso. Mentre ci
viene raccontata questa storia con uno sfondo sociale e politico perché si tratta del nazionalismo
che non accetta l’intruso Bloom che secondo loro non è un vero irlandese e uomo, ci sono queste
pause che vanno a sottolineare quanto sia ridicolo e assurdo avere questo tipo di visione
monoculare. Inizieremo dal piano realistico, vedere eventi che riguardano Bloom, rapporto con il
Cittadino e poi vedremo qualcuna delle interpolazioni parodiche, di cosa prende gioco.

Una volta capito il contesto dell’alternanza tra voci andremo a vedere il contesto sociale e politico,
Bloom con le sue molteplici identità e anche la sua moglie, si interfacciano con una realtà
nazionalista, cieca che desirerebbe vedere la purezza e come Joyce affronta questo problema che
si sta affacciando della discriminazione e ci da un quadro ironico-satirico di quello che stava
succedendo nella Dublino di quell’epoca.

Lezione 29/11

Cyclope e stiamo analizzando un episodio dell’Ulysses che ha due voci: narratore in prima persona
che è anche un personaggio interno alla storia, frequentatore del pub dublinese di cui non ci viene
detto il nome, la seconda voce è esterna e parodica che interrompe il racconto del narratore in
prima persona per inserire le interpolazioni di carattere pseudo-comico imitativo di altri stili e
modi di narrare. È come se ci fossero due dimensioni diverse, quello di qui e ora, narratore che
vive il presente, con il proprio modo di parlare, caratteristiche dialettali che racconta gli eventi e
poi c’è il mondo alternativo, mitico-leggendario, in cui quello che succede in quel pub viene letto in
chiave leggendaria, quasi fiabesca come se venisse da una dimensione temporale diversa. Sembra
che il mondo della Dublino del 1904 fosse capace di proiettare un’ombra in una dimensione
diversa. La tecnica che Joyce usa nello schema Gilbert, la tecnica è il gigantismo. Gigantismo è
collegato alle interpolazioni, la scorsa settimana abbiamo visto alcuni esempi dal testo di Cyclops e
abbiamo notato come alcune interpolazioni procedano per accumulazione. Le pause raccontano,
espandono quello che dice il narratore in prima persona ma aggiungendo info. Lo fanno attraverso
un linguaggio iperbolico, l’esagerazione, gigantismo. Ci fanno vedere queste gigantesche come sia
inconciliabile la Dublino con il mondo leggendario, mitico di un altro tempo. Questo è un
meccanismo narrativo che usa per mettere in crisi l’idea del revival. Non c’è più contatto con la
Dublino del suo tempo, tutto è andato lontano. Per quanto riguarda l’assenza dei nomi, voce
esterna anonima “citizen” che non ha nome, ma è il cittadino. Questi personaggi senza nome.
Nell’odissea di Omero, quando Polifeno chiede il nome a Ulisse lui risponde “nessuno”. Da un lato
c’è una sorta di continuità con l’odissea. Qui abbiamo vari nessuno che ci raccontano la storia o ne
fanno parte. Bloom il suo nome viene menzionato poche volte, quindi anche lui dive un nessuno
all’interno dell’episodio. Nelle liste, in queste esagerate espansioni della storia, molto spesso ci
sono invenzioni di nomi, onomastiche, partecipanti a qualsiasi sorta di evento sociale, politico. Le
lunghe liste di nomi e cognomi inventati come Joyce ci interesseranno tra un po’.

Dublino della 1904, Bloom arriva al pub e si trova davanti al gruppo di nazionalisti e cosa succede
quando trova il noto cittadino. Bloom si trova contrapposto a personaggi bigotti. Il personaggio ci è
introdotto come se fosse un mostro leggendario e un eroe della tradizione gaelica. Bloom cerca di
contrapporsi a questa figura di uomo e quasi rimane vittima di questa sorta di violenza. Sono
xenofobi, nazionalisti di mentalità ristretta. Lui è diverso dai nazionalisti irlandesi. Il contrasto è
inevitabile. Il nostro Bloom arriva al pub e decide di non partecipare ai giri di bevute. Non beve e
non offre da bere e si accende un sigaro che sembra il palo che usa Ulisse per uccidere il gigante
Polifemo. Il gigante è irritato da Bloom e dal fatto che sembra di avere un sapere superiore
rispetto a quello del pub. Bloom offre qualcuna delle sue spiegazioni pseudo-scientifiche, quindi il
narratore subito attacca. Anche dopo con rabbia, pensa che Bloom ha usato il nome fenomeno.
Narratore che parla così di Bloom come delle persone che lo circondano. Il narratore preferisce
tenere le offese per Bloom tra noi lettori, mentre sono più esplicite le offese del cittadino che sono
riferiti alla sua mancanza di virilità.

Tradotto dal nostro narratore con delle espressioni che hanno riferimento di mancanza di peluria
sul petto fa pensare alla mancanza di virilità. Bloom non sia uomo o abbastanza uomo e la sua
assenza viene come sostituto l’amante di Molly che prende il suo posto. Bloom è una figura di
maschilità che si contrappone al virile. L’uomo doveva essere dell’area rurale, fisicamente attivo,
associazioni atletiche pseudo-militaristiche. L’amico di Steven in a portrait con il bastone del gioco
irlandese. La mascolinità è aggressiva e violenta e questa è accompagnata all’interesse dell’attività
militare e sport violento. Questa immagine di mascolinità ha a che vedere con i colonizzatori
inglesi e anche con il revival. Gli stereotipi britannici rappresentavano gli irlandesi colonizzati e
femminili perché deboli e non maschili, per tanto a modo di azione la rivincita irlandese trasmette
immagini di forza assoluta. Figure dominanti nell’immaginario della mascolinità di virali eroici di
forza ed eroe. Bloom in Calypso tende a non conformarsi a questo ideale di mascolinità perché è
democratico, pieno di cure, caratteristiche che secondo gli stereotipi dell’epoca non sono di uomo.
Parola “eye” al singolare, riferimento all’unico occhio di Polifemo, l.214. Episodio in cui Bloom è
meno prudente. Poco tempo prima che entra nel bar, si è consumato il tradimento di Molly. Sono
le 5 e Bloom è nervoso, meno disposto ad accettare gli insulti da questi nazionalisti da bar. Ha le
ragioni perché l’ostilità dei frequentatori del pub mostrano verso Bloom e le sue origini ebraiche
sono grandi e il narratore dice che il cittadino ha un cagnaccio nervoso ed osserva il cane e Bloom.
Il vecchio cane che lo sta ad annusare, secondo il narratore che le sue origini di Bloom gli
appartengono che viene notato dall’olfatto del cane. Il cittadino al bar brinda per quelli che si sono
sacrificati per la patria, questioni politiche che riguardano l’Irlanda. Bloom dice che è d’accordo
per le leggi del controllo del consumo di alcol. Si avverte nelle parole dell’autore che Bloom non
vuole offrire da bere perché è tirchio, l’essere di non larghi da manica è uno degli stereotipi degli
ebrei. Parlano dei problemi dei bestiami e di una malattia che noce gli animali. Bloom parla della
sua esperienza e il narratore lo chiama come un so tutto io, un saputello. Mentre gli altri parlano di
sport violenti, box, Bloom sottolinea come il gioco del tennis faccia bene al corpo e allo spirito e
questo non lo rende popolare nel gruppo dei nazionalisti. Quando parlano di sport, esce il nome di
Boylan. Questa faccenda continui ad apparire nella sua testa, sia perché gli altri glielo ricordano o
ci pensa lui, si vede in un lapsus nella riga 760. In questo lapsus si parla del defunto e si sbaglia e
menziona gli ammiratori della moglie invece di “advisers”. Riferimento a schilok, l’usurista nel
mercante di Venezia. Qui nessuno è un avaro, non ci sono schilok, Bloom sta cercando di aiutare la
vedova con l’eredità. Ma i ciclopi nazionalisti lo considerano che visto che ha le origini ebraiche se
ne vuole approfittare.

Bloom oppone note di tolleranza e accoglienza. Alla rig.1237: riferimento alla parabola di Gesù
recitato nel vangelo di Matteo. La trave nell’occhio ci fa pensare ad Ulisse e Polifemo. Si crea un
gioco strano con riferimento all’Odissea. Bloom ebreo comincia ad identificarsi con Gesù. Si
accosta alla figura chiave della cristianità. Nuovo messia viene chiamato così e il nuovo apostolo
per i gentili che è San Paolo. Senza volerlo sono i nazionalisti stessi che destituiscono
involontariamente a Bloom la cristianità che sembrava essere la sua pecca. Mentre Bloom usa
parole di tolleranza e amore, i cittadini del pub sono così ottusi che sembrano parlare con sé stessi,
finiscono nel loro discorso e poco lucida smania d’attacco finiscono per cristianizzarlo.

Il cittadino ha questo cagnaccio ringhioso che sta accanto a lui e il cane mangia da un barattolo per
biscotti e il narratore ad un certo punto ritiene quando il cane annusa Bloom, percepisce qualcosa
che è legato all’origine ebraica. Lo annusa non perché è nuova al pub, ma perché percepisce la sua
origine diversa. Joyce ha studiato per questo episodio Cyclope. Letteratura antisemita, voleva
mettere in evidenza e decostruire. I testi di Otto weininger che aveva scritto il saggio “sesso e
carattere” che diceva che le donne e gli ebrei fossero comuni, uguali. Tanto le donne e chi non è
cristiano era inferiore all’uomo cristiano. Otto non aveva inventato nulla di nuovo e aveva scritto
degli stereotipi che c’erano già a quel tempo. Lui si è documentato su questo saggio. Tutto ciò che
vediamo nel cyclope, di Bloom femminile e del cane erano tutte idee che circolavano all’epoca.

Tendenza pericolosa dei cittadini al pub, pericolo per Bloom e per la società. Il cittadino non sa
discutere e controbattere, non è bravo nella dialettica. Non è capace di avviare una discussione. Il
cittadino è incapace di usare le armi dell’argomentazione. O il cittadino cerca di offendere Bloom
dandogli del messia oppure come tutti i violenti mette a tacere Bloom senza provare ad ascoltarlo.
Bloom dice che ora si spiega nel caso non lo avessero capito. Il cittadino grida uno slogan con “noi
stessi” partito politico nazionalista e repubblicano. Nel corso di una discussione, diciamo uno
slogan e non prova ad ascoltarlo. Aspetto dei radicalismi con incapacità di ascoltare e vedere le
ragioni dell’altro. Hanno la colpa di aver spopolato l’Irlanda. Che gli inglesi usino la violenza è
messo in evidenza dall’altra voce esterna. Riproduce il credo apostolico ma trasformato in atto di
fede nella brutalità e nella violenza. Le intersezioni parodiche, in modalità creativa prendono in
gioco le cose che credono, dei nazionalisti. La voce non prende parte di nessuno. Il cittadino
continua con le sue invettive contro gli inglesi, tutto quello che non è irlandese, non solo con gli
inglesi, ma anche francesi, tedeschi. La retorica dell’intolleranza non cambia in nessuna epoca.
Alcune cose le abbiamo già sentite e si sentono ancora. Bloom fa finta di non aver sentito e vuole
evitare un contrasto diretto, Bloom sa che è un nazionalista brutale. Scarsamente intelligente con
cui è fruttuoso. Più beve, più il cittadino diventa aggressivo con Bloom. Le domande del cittadino
nel confronto di Bloom si fanno più aggressive. Bloom non è uno straniero come lo vedono loro.
Bloom prova a difendersi con serietà. In questo brano Bloom comincia a rispondere al cittadino,
protesta in maniera pacifista e ha in mente la questione ebraica. Non avere una idea chiara di
nazione. John gli chiede se lui sa cosa vuol dire una nazione. Bloom acquista coraggio, sta
cominciando ad entrare nella storia delle persecuzioni contro la civiltà ebraica. Il narratore pensa
che Bloom sta cercando di cavarsi d’impiccio ma sta ampliando la sua prospettiva. Lui ha un
concetto ampio e accogliente di nazione. Confusione di Bloom con tolleranza e apertura mentale.
Bloom ripete per due volte Irlanda sono nato qui. Due volte l’enfasi cade. Più Bloom risponde e più
gli altri cercano di rosicarlo, ridono di lui e gli fanno domande più scomode. Bloom reagisce in
maniera sempre più deciso, sta entrando nello specifico e nella storia delle sue radici. Si sta
riferendo alla storia della comunità ebraica. Si sono presi quello che ci perteneva per diritto.
Appartenenti alla cultura. Quasi per reazione sente di dire noi “us”. In questo stesso momento
dice che il nostro Bloom si è riscaldato e sono riusciti ad infiammare il nostro Bloom. Gli viene
suggerito che non sia abbastanza uomo o forte. Parlo di ingiustizia dice Bloom, perché non vi
opponete dice Bloom.

La vita è il suo esatto contrario, l’amore, il contrario dell’odio. Bloom inserisce l’idea che si debba
rispondere sempre con una risposta d’amore che suscita il dileggio delle persone circostanti.
Suggerendo una sorta di infantilismo come se avesse detto qualcosa di naif, tutti gli altri ridono.
1493: interpolazione parodica infantile, a mo’ di scherno, suggerisce l’infantilismo dell’idea
dell’amore. Facendo una disgressione ci sono nomi inventati, allusivi nel testo. Qua troviamo una
apertura che ci ricorda a una frase di eco dantesca. La gente 14 A come se fosse una squadra della
polizia, Mary Kelly è un nome popolare irlandese. MacDowell ragazza che compare in Nausica
nell’episodio di Ulisses che fa parte nell’universo dell’immaginario di Ulisses. M.B. può essere
Molly Bloom. I giochi di parole Li Chi han e Cha Pu Chow provengono da un libro di confusio.
Jumbo è un elefante, la elefantessa rimasta al circo fosse triste per la mancanza di Jumbo. Mr e
Mrs Verschoyle famiglia olandese che immigra in irlanda dopo aver avuto persecuzioni religiosi.
Misteri mai risolti è chi sia questo signore è macintosh nome o abito che porta addosso. Serie
giocose di nomi in parte inventate e altre reale. Mettere insieme parole e giocare con esse.

Il nostro Bloom precipita ulteriormente perché gli si sparge una voce nel pub, Bloom abbia vinto
dei soldi sui cavalli e in realtà lui non ha mai vinto. È tutto basato su un equivoco. Suggerimento
indiretto di Bloom di puntare sul cavallo “throw away” e pensavano che lui avesse scommesso su
di esso. Tutti pensano che lui ha vinto dei soldi, si trova ad un pub e non vuole offrire da bere. I
suoi soldi non gli vuole condividere con qualcuno. È preso da una tempesta di attacchi. Il cittadino
è sempre più aggressivo e lui risponde con risposte serene. Interviene anche Martin Cannigan.
Siamo nella scena clue, i cittadini stanno litigando, Bloom risponde per cercare di ragionare e
Martin cerca di farlo uscire dal negozio e lo fa scappare con una carrozza. In queste ultime scene
che sono il climax ascendente troviamo un esempio di eroicomico che governa un po’ tutto Ulisse,
ma qui si vede bene. Si erge paladino della fede, ma bestemmia due volte. Si intensifica e trova il
suo culmine. Bloom ha detto che il tuo dio e Gesù è ebreo e quindi ti crocifiggo. Il cittadino si tuffa
nel pub per far ricorso all’arma che è una scatola di biscotti vuota, di cui si stava cibando il suo
cane. La fuga di Ulisse da Polifemo, egli gli tira una pietra. Questo istrumento è meno letale, ma lo
scaglia contro Bloom. 1853 è il narratore che lo racconta. Il cittadino gli lancia questa scatola e
sortisce l’effetto di spaventare il cavallo della carrozza. Non poteva mancare un commento dalla
voce parodica. La nostra interpolazione rig. 1910:

ultima interpolazione parodica. Abbiamo Bloom messia, dall’altro abbiamo Ulisse. Si prende in
prestito la figura di Elia che compare nel vecchio e nuovo testamento e appartiene quanto alla
fede ebraica e cristiana, ascende con un carro illuminato, Elia abbandona la vita terrena e Bloom
ascende al cielo con un carro luminoso allontanandosi dalla terra dei cittadini. Bloom messia,
Gesù, Ulisse ed elia. Abba! Addonai vuol dire padre: unione di più lingue e culture a sottolineare la
sconfitta del nazionalismo (lingua siriana e greca).

Lezione 30/11/2021

Quello che si diceva ieri è che siamo entrati nell’ambito dell’altro mondo. Elia che compare
nell’antico testamento. Apoteosi di Bloom che vince sul cittadino è associato all’apoteosi del
profeta biblico. Abba in padre in siriano e anche in greco. Adonai vuol dire padre. Mescolanza di
lingue a sottolineare la sconfitta del nazionalista e il ciclope. Esplosione finale in cui Bloom ha
mandato di gloria e si allontana circondato di luce, però le ultimissime righe dell’episodio
sembrano sgonfiare le esagerazioni. Creare un climax discendente, cambiamento nel tono e nel
registro, si abbandona la modalità biblica e si ritorna come se si dicesse basta. Finite le
esagerazioni, parodie, si ritorna su un piano più pragmatico, realistico e prosaico. Bloom si muove
veloce come uno scoccio di frusta. Uno spostamento di registro non vuol dire che cambi la voce
narrante, questa è la presenza parodica che ogni tanto si manifesta, è sempre quella, ma questa
voce parodica non ha un solo registro, tono o modo di parlare. Si mette anche a fare il verso ad un
certo punto. Imita il linguaggio biblico, l’epica, le saghe celtiche, le pubblicità sui giornali e le
riviste. Presenza di una voce che non ha una sola voce, un modo di narrare e una declinazione, ma
solo uno spettro di varie modalità di esprimersi. Cambiamenti all’interno delle interpolazioni non
vuol dire che sia qualcun altro. Ci siamo concentrati sulla parte più realistica e credibile.

Tutta la parte del reale viene raccontato dal narratore in prima persona in cui ci sono giudizi su
Bloom per quanto riguarda cosa lui rappresenta per l’irlandese nazionalista del tempo. Questi
nazionalisti sono emersi in due modi diversi, parole del narratore anonimo che è pettegolo,
volgare e velenoso. “Cod’s eye” occhio da tonto, gli sta dando della persona poco sveglia e si
mette in evidenzia l’occhio di Polifemo. L’io narrante che ci dice delle cose su di lui e poi abbiamo
dei giudizi su Bloom che emergono dalle parole del Cittadino che inizia ad attaccare Bloom in
maniera sempre più aggressivo perché lo considera come uno straniero, una malattia, lui è
qualcuno che è venuto a recare danno. Sulla sua discendenza ebraica si mette in discussione la sua
non cristianità, l’Irlanda aveva problemi con la cristianità. Bloom il cui padre portava un cognome
straniero, non veniva considerato un non vero irlandese. Non è cristiano, né irlandese ed è
femminile. La vita matrimoniale con Molly e quella come sua mancanza di forza, virilità, non gli
piacciono gli sport violenti, non ha il machismo muscolare come il cittadino e il ciclope. Otto
Weininger è una delle fonti usato come una sorta di riassunto di tutto ciò che si diceva all’epoca
sull’Ebreo. Accuse di femminilità nei confronti di Bloom con gli stereotipi in “sesso e carattere”.
Donne ed ebrei erano percepiti moralmente e spiritualmente inferiori rispetto all’uomo cristiano e
anche persuasione. La maggior parte delle popolazioni ebraiche, Bloom “idea dello stato”,
interessato all’idea materialistica della scienza. È molto interessato all’aspetto scientifico per le
cose, lui lavora per la testata locale. Immagine di Bloom che è tratta, trova riferimento in tutta una
sorta di stereotipi che Joyce cerca di mettere in crisi.

La non cristianità e discendenza ebraica di Bloom. La colpa di Bloom consiste nel non essere
cristiano ma involontariamente finisce di attribuirgli lo stato di redentore e messia, gli fa dire a
Bloom alcune parabole di Gesù. Bloom è collegato ad una serie ampia di figure è un
rappresentante dell’ebraismo, cristiano e il messia, è anche il profeta elia e al contempo anche
Ulisse, vince su Polifemo, sfugge facendosi lanciare dietro la scatola di biscotti come
reinterpretazione del sasso lanciato da Polifemo. Fuma il sigaro come il bastone e la trave
nell’occhio in memoria al vangelo e anche all’immagine dell’Odissea.

Parte più comprensibile dell’episodio e quelle a renderle poco comprensibile sono le


interpolazioni. L’episodio è dominato dall’eccesso e dalla esagerazione attraverso queste
interpolazioni. Il narratore anonimo ci racconta queste vicende reali e sono quasi tutte
esagerazioni dell’etica, saghe celtiche, della tradizione irlandese.

Quale è la funzione di queste due voci che ha a che vedere con l’idea del revival e del suo
significato. Il narratore in prima persona ci racconta l’aggressione verbale e fisica di Bloom da
parte del cittadino, ci dice dell’Irlanda nazionalista davvero, volgare, xenofoba, poco sembra
esserci di nuovo. La voce parodica che trasforma il mercato in una sorta di paradiso terrestre e
tutto diventa una visione leggendaria e quasi fiabesca, ma quella non è l’Irlanda come è, ma come
il revival vuole che sia. L’Irlanda come è davvero e quella che vorrebbe il revival, volerci far credere
il revival che sia così. Il Cyclope ci dice che non ci sono eroi, ma personaggi come il Cittadino.
Immagine dell’Irlanda offerta dal revival ma non tutte perché sono legate alla tradizione e alla
lettura celtica. Modi di narrare più recenti rispetto alla letteratura del revival. Esagerano tutto fino
al limite. Così facendo mette in crisi la letteratura del passato, la mette in crisi. Una Irlanda che non
c’è più, vediamo la voce della propaganda politica e anche quello viene preso in giro e poco
credibile, dobbiamo diffidare di tutto, tutto è arbitrario.

1266: imitazione di un reportage giornalistico di un matrimonio. Il cittadino sa solo parlare


dell’Irlanda e quindi parla della deforestazione e poi c’è un matrimonio celebrato tra alberi al
quale partecipano altri alberi. Con imitazione del linguaggio reportage giornalistico, Joyce mette
una lista di alberi. È come uno scioglilingua. Questa lista è una esagerazione, accumulazione di
elementi. Ci sono in questo caso non mancano allusione a Spencer, Chaucer, Joyce non si limita
mai senza arricchirle di una interazione testuale. Una tendenza all’elenco, alla lista,
all’accumulazione. Le interpolazioni sono costituite da una serie di nomi di piante, alberi, pesci,
etc. perché strutturare queste interpolazioni parodiche come lunghe liste, perché ha a che fare
con le caratteristiche originali della letteratura antica irlandese, i lunghi cataloghi erano tipiche
della letteratura antica irlandese, ma i traduttori del XIX secolo si mettono a tradurle le liste
sembrano un po’ noiose, strane e quindi le tagliano. Le liste del cilcope possono essere
interpretate come un recupero vero, un testo antico, critica i processi di adattamento che sono
stati usati dai revivalisti. Con molte delle sue interpolazioni parodiche Joyce ci dice che il revival ha
piegato il passato storico, lo ha modificato e riletto che rispondesse ad una immagine dell’Irlanda
che a loro piacesse e volesse essere. Stessa immagine che è lontana e diversa della Dublino del
1904. Trasformale lo stile della tradizione irlandese era una delle cose che avevano cambiato.
Abbiamo una serie di interpolazioni che hanno una serie comica, uno stacco alla tensione nei
momenti in cui Bloom viene aggredito per essere straniero all’interno del pub. Anche
l’esagerazione e accumulazione hanno un effetto comico.

Lista di tutte le interpolazioni con le righe di inizio. Nella maggior parte delle volte le interpolazioni
narrano l’epica, saga celtica, epico-religioso, forme che ritornano più spesso. L’altra forma sono i
resoconti giornalistici del matrimonio e anche altri. Il linguaggio giornalistico, tradizione celtica,
radici irlandesi, etc. il tipo di letteratura che interessava al revival che appartengono al revival
sport e anche le esecuzioni capitali. Tutto sembra ruotare intorno al nazionalismo, al revival e al
cittadino. Prende il gioco il modo di parlare di nazionalismo, esprimersi in maniera politico-sociale.
Varie interpolazioni, ci sono anche degli intrusi o persino dove c’è un punto interrogativo perché
non c’è una tendenza identificabile. Quello che tutte le interpolazioni fanno è mettere in ridicolo la
storia reale che avviene nel pub, quello che dicono i personaggi, parlano della deforestazione e
parta il matrimonio con gli alberi, Bloom parla di amore e poi parte la interpolazione prendendo in
giro ciò che dicono. Tutto ciò che avviene nell’episodio può dar spunto ad una interpolazione
parodica. Quello che viene messo in ridicolo è il patriottismo. Le interpolazioni mettono in ridicolo
quello che dicono e fanno i personaggi, centrate sulla tradizione celtica e le radici irlandese, quello
che sta caro al revival. Queste lunghe liste hanno a che vedere con la tradizione irlandese, celtica
per cui recuperano elenchi di cose e persone. Non solo ma molto spesso le interpolazioni quasi ad
agire alla prospettiva mancolista si aprono a più lingue. Esecuzione capitale e la voce intrusa e
parodica arriva e usa lo stile di un giornale per raccontarci il resoconto di una esecuzione capitale,
di tutti i presenti.

556: commendatore baci baci riproduce il modo di fare degli italiani di quando ci salutiamo.
Petitepatant modo carino per rivolgersi alle persone. Grandjoker il granbufone. Fazzoletto da
taskin. In tedesco ci sono tanti riferimenti ai genitali in bagno e perduti nelle valli. Abbiamo la
contessa che ha un nome con un gioco tra l’ungherese e inglese. Riferimento alla parola mucca in
ungherese. Il conte che vende caramelle. Riferimento con l’arabo, turco-albanese. In spagnolo
gioca con l’accumulazione che caratterizzano l’ambito ispanico. Uno statista cinese con Olaf che se
si legge con l’accento irlandese vuol dire “hanno messo su il bricco di rame”, polacco pan vuol dire
signore e riferimenti ad un pianista polacco. Abbiamo tutto il potenziale di Finnegan’s wake in
azione. Gioco sul russo e laghetto per le papere in inglese. Signor direttore con un cognome
svizzero-tedesco. La maniera germanica per elencare le quantifica delle cose, troviamo una parte
dell’inno germanico, la pace, la guerra, professore ordinario, incaricato, il sanatorio, il sospensorio.
A concludere questo comico catalogo presenti all’occasione sociale, quello che viene chiamata è la
sigla di timbri qui riuniti che lancia un amo al lettore italiano che dovrebbe essere nell’originale, gli
amici dell’°Irlanda, ma in realtà strizza l’occhio. L’accumulazione e la esagerazione ma anche
queste procedure che adotta Joyce per nome, gli scompone, ricompone mettendo insieme più
lingue, procedimento che ha una lunga tradizione e non è Joyce che lo inventa, fa una modalità di
racconto ed è un modo di far divertire scomponendo, componendo con una tradizione lontana.
Queste sono le testimonianze di Joyce che ama il ridere popolare carnevalesco che lui sta
trasformando in gioco intellettuale qualcosa che non è alto, ma qualcosa di molto popolare. Riesce
a fare alta letteratura con cose di bassa letteratura, il gioco è qualcosa di ribaltamento. Vengono in
mente tutte le modalità che già Vladimir Propp. Ci sono queste modalità di eroicomico di riuscire a
sbilanciare le convenzioni. Joyce parte da queste idee e gioca e costruisce qualcosa che sono i
romanzi più grandi in assoluto. Parole che sono nascoste nei nomi presenti nell’interpolazione, si
sta prendendo in giro di noi lettori e della letteratura giocando in maniera bassa e popolare, non
sta facendo delle operazioni ardite. Queste sono le interpolazioni, occasione di prendere fiato in
cui è sottoposto ai vari attacchi.

Le interpolazioni riprendono e rileggono aspetti della storia di Dublino, nel pub della Dublino reale
che la riprendono e la rileggono. Joyce focalizza su un discorso ampio, sembra che si mettano in
luce questioni temporali, espressioni corali della letteratura irlandese che vengono messe in
ridicolo, quella epico-leggendario e giornalistico. Due stili e forme di espressione usate per
raccontare storie, epica e giornalismo che si usa per raccontare nel passato e nel presente viene
messo in ridicolo. L’interesse delle interpolazioni è legato al passato e al presente dell’Irlanda.
Tutto il modo di scrivere che suona come esaltazione della patria, sia nella letteratura antiche che
nel giornalismo di quei tempi. Sia nel linguaggio giornalistico che quello del revival. Joyce usa il
linguaggio per mostrarci che qualcosa o qualcuno ha una immagine distorta di sé. Usare la voce
stessa del personaggio per mettere a luce caratteristiche di essi, si svela una immagine dell’Irlanda
che parla di sé in altri termini ma sono fantasie. L’Irlanda restituisce di sé stessa una immagine
molto più positiva rispetto a quello che davvero è. L’Irlanda contemporanea è violenta verso gli
altri, è segnata da antisemitismo e divisione, razzismo. Mentre Joyce esprime scetticismo per tutti i
modi che usa per esprimere sé stessa, dal punto di vista letterario lo stile rivela la sua artificialità.
Gli stili del passato sembrano dei cliché, logore, si avverte la artificialità che sono finte. Joyce sta
facendo terra bruciata, i modi che ha per raccontare possono essere usati solo come parodia,
perché non sono più credibili per la loro logorità. Tendenza alla maschera, imitazione, Joyce del
plagio sfacciato, imita volutamente e invece di cercare totale originalità di stile ed espressione,
l’imitazione dello stile e del linguaggio ne fa un’arma. L’episodio del Cyclope è quello più politico e
irlandese, anche se siamo sempre a Dublino, ma nascostamente Joyce sta davvero rileggendo
l’Irlanda e il suo modo di parlare sé stessa, rileggendo le forme con cui l’Irlanda si racconta ed è
raccontata.

Eliot ha teorizzato il metodo mitico sull’Ulisse. Eliot ha parlato di metodo mitico in una ricezione su
Ulisse. Eliot parla di metodo mitico in relazione con questo romanzo e descrive questo tipo di
metodo per Joyce e per l’Ulysses, il quale riporta una realtà epica, mitica ad un presente che
invece poco ha di leggendario o eroico attraverso un procedimento di transizione delle anime che
Molly non riusciva a capire “metompsicosi”. Rapporto tra passato e presente. L’incapacità di
recuperare e trovare quel passato visto che l’Ulisse omerico ha poco a che vedere con Bloom e
quello che succede a Dublino. C’è sempre in Ulisses un discorso sul passato culturale e il presente
e l’incapacità di recuperare.

La sigla F.O.T.E.L: friends of esmeral isle, sarebbero i membri di questo gruppo che va ad assistere
l’esecuzione capitale. L’isola di smeraldo è l’Irlanda. Tutta la interpolazione ha un doppio binario di
lettura attraverso canali, lingue diverse. L’interpolazione ha almeno due intrecci di modalità di
lettura e interpretazione. È una critica accesa e comica contro il revival, prende tutto e tutti del
revival con le implicazioni politiche. Un personaggio è O ‘Gregory. Tra i revivalisti più noti è anche
Lady Gregory che aveva menzionato con Yeats il teatro, motivo di rabbia di Joyce per Yeats.
L’attività del teatro e di Lady Gregory era dedicata alla rivisitazione della tradizione irlandese.
Anche Yeats subisce l’influenza di O ‘Gregory dedica parte della sua opera all’eroe irlandese. Il
discorso che porta avanti a Joyce va per allusioni ma Cyclops è abbastanza specifico in prendere di
mira la storia dell’Irlanda e l’opera dei revivalists e il recupero del passato. Nella nostra lezione si
mostrerà come Joyce maltratta O’Gregory e Lady Gregory.

Lezione 01/12

Le interpolazioni sono la parte dell’episodio del Ciclope che allude in maniera consistente alle
questioni politiche e sociali dell’epoca di Joyce e allude alla faccenda del revival irlandese. Joyce ci
da una immagine impietosa dei nazionalisti irlandesi e sta criticando nel momento in cui ci
racconta ciò anche le modalità che l’Irlanda ha acquisito e ha di raccontarsi sul piano letterario e
giornalistico, in qualsiasi modo con cui la nazione parla di sé stessa. Attacco specifico contro il
revival e i suoi autori. Le interpolazioni contengono lunghe liste di oggetti, piante è un modo per
andare a recuperare una tradizione e mettere in evidenza che non è un vero processo di recupero
quello che fa il revival, ma un processo di selezione. L’Irlanda cerca di farsi bella agli occhi esterni.
Quello che ci viene presentato nella letteratura del revival è una immagine poco realistica che non
corrispondere a quella vita della Dublino di quegli anni, che viene rappresentata da Joyce. Sono
bigotti, xenofobi. La storia di Irlanda di O’Grady che analizza l’Irlanda del passato, rinascita
letteraria irlandese. Lui nel rileggere la storia dell’Irlanda, fa in modo da assumere una prospettiva
che la renda sempre più mitica e leggendaria proposta dalla letteratura dei bardi. Questo
approccio viene accolto da vari autori chiave del revival, tra cui lady Gregory e Yeats. Per i seguaci
di O’Grady ci sono degli elementi chiavi per quanto riguarda l’immagine del revival in Cyclops. Per i
seguaci di O’Grady la storia va nel processo di recupero e di rivelazione di una tradizione antica
andata perduta e questo processo di rivelazione avviene secondo modalità specifiche che qui
O’Grady ci spiega nella sua introduzione di early modern literature of Ireland. La storia è una fuga
dal fatto dispotico, la storia dell’Irlanda non è altro che l’anticipazione del suo futuro. È importante
perché emancipazione che verrà. Uso ripetuto del termine gigantic, giants. Parola molto usata da
O’Grady e lo stile del ciclope è il gigantismo, quindi c’è un collegamento. La storia dell’Irlanda è
una anticipazione del suo futuro e della gloria che verrà. Per i revivalisti la storia è concentrata sul
passato storico irlandese come riflesso del presente e promessa per il domani. È la promessa di
quello che sarà, la grandezza dell’Irlanda che farà grandi cosi. Il problema è che tra quella
tradizione eroica dei giganti ed eroi, non c’è un salto da poco, il collegamento non è così tanto
diretto. Tutta la storia dell’Irlanda che vede questioni relative al cristianesimo. Qui si fa riferimento
ad una Irlanda preistorica e precristiana. A questo proposito, O’Grady pensava che il cristianesimo
avesse rovinato la cultura irlandese antica. In qualche modo i revivalisti vanno a scavare nel
passato irlandese per ritrovare quella unità che poi si è perduta per la strada. O’Gregory conferma
che il presente dell’Irlanda è connesso al periodo premedievale dell’epoca antecedente a Chaucer,
saltiamo la parte dell’Irlanda essenziale per la sua formazione e la cultura dell’Irlanda. Questo per
quanto riguarda l’Irlanda come anticipazione del suo futuro e della gloria che verrà. Viene messo
in relazione diretta il passato precristiano dell’Irlanda con il presente.

La storia è una fuga dal fatto “dispotico” e non rifugiarsi nella mitologia, nella leggenda. La
maggior parte dei revivalisti non tracci un confine tra storia, mito, leggenda, folclore. Per i
revivalisti questi sono tutti concetti legati per non dire per alcuni indistinti tra di loro. Secondo
Lady Gregory bisognava appoggiarsi sul mito che si fa storia che si fa mito, bisognava parlare del
mito che si fa storia e della storia che diventa mito e quindi si parla di tutti e due insieme senza
una distinzione chiara. Verso la tradizione orale del passato. Farne una sorta di mitizzazione,
trasformarla in leggenda. È una storia che procede per forme eroiche, quando si va a cercare un
incontro tra la storia e la leggenda, il folclore, incontriamo una serie di esagerazioni e grandezze
insperate.

Fare imitazione, trasformarli in leggenda, immaginazione e creatività. Storia che procede per
forme eroiche. Quando si cerca un incontro tra storia e leggenda troviamo grandezze esasperate.
Lady Gregory preferisce le storie del mitico cacciatore e guerriero Finn perché sono piene di
esagerazioni. Per questo testo Joyce provava una avversione, perché non condivideva molti di
questi ideali del revival. Per il revival la storia doveva essere trattata secondo il gigantismo, modo
di narrare irlandese. Il revival cerca di reinventare non solo antiche leggende ma antichi modi di
raccontare, si cerca di replicare quello che facevano i barbi. Non solo raccontare le loro storie, ma
replicare il modo di esprimersi. L’idea era quella di raccontare il passato con la voce del passato,
Joyce pensa che questa procedura non sia realizzata, la voce del passato la si usa solo in caso sia
adatta al lettore odierno, quando riesce ad armonizzarsi con l’occhio moderno del lettore, le liste
vengono eliminate. Lo stile e le parole quando vengono eliminate, la prima delle interpolazioni
possono cadere nel ridicolo. Finzione e artificiosità evidente e palese. L’imitatore è un imitatore.
Nelle poesie satiriche di Joyce contro il revival diceva che non è un mamers, attori. Lui contraddice
il produrre qualcosa che non esiste più. Joyce aveva una passione divorante per i fatti, era
impensabile dire che qualcosa era dispotico. Non apprezzava il populismo, andare verso i gusti del
lettore. In Ulysses cercare di recuperare veramente il revival. Ai principi idealistici di O’Gregory,
Joyce pone una estetica realistica dettagliata di non essere necessaria come Bloom che prepara il
the. La parodia del ciclope è rivolta agli stili del revival e anche quelli letterari. Nello schema
gilbert, il gigantismo che non ci sembra solo alla grandezza di Polifemo omerico, ma assume anche
un altro significato. O’Gregory usava anche l’aggettivo ciclopico e ancora più forti si fa il
riferimento al gigantismo di O’Gregory. Collegamento tra Cyclops, quello che contiene e il revival.
In alcuni punti il progetto di Joyce non era tanto gentile. Garryowen figura leggendaria della
tradizione irlandese, si sta parlando del cane e il sistema metrico del canino originale. A recitare i
versi dell’antica tradizione è il cane del cittadino. Il poeta che va a riprendere i testi del revival è un
cane. Ci viene detto che lo schema metrico del cane “englyn” metro per la poesia, il poeta
revivalist è un cane arrabbiato, in suggestione e represso. Non ci sono delle allusioni specifiche ad
un poeta, autore, scrittore, si parla in generale del revival e per questo c’è parodia, l’episodio
sembra essere un ripiego di tutti gli strumenti dei revivalisti. Si prende gioco di un intero modo di
pensare, piuttosto di un autore o opera in particolare. Joyce prende spunto dagli ideali del revival
e prende gioco di tutti. Non c’è una persona in particolare, ma una modalità di raccontare.

Scelte selettive che venivano operate da quanti pubblicavano i testi irlandesi. Il revival non ci
teneva a ripresentare in modo fedele le testimonianze del passato. Lo vediamo anche dalle liste.
Joyce non crede che si possa fare un recupero selettivo del passato. Se si deve recuperare, esso
deve essere vero e totale. Prova invece che il revivalist recuperano in maniera selettiva. L’intera
narrazione è disordinata, confuso, caotica, improvabile, resa strana da incursioni del mondo
soprannaturale, leggi dello spazio e tempo. Opinione di uno di quelli che andava a recuperare la
letteratura, la wildness andava circoscritta per essere presentata al pubblico. Dovevano essere un
po’ ripulite, ovvero riorganizzata la trama, messe in una forma armoniosa, più facilmente leggibili,
la linea di confine per renderlo meno wild e improvabile. Dove sta una linea oltre la quale non
devo andare. Nessuno dei revivalists si limita a intervenire, per rendere più facilmente leggibile il
testo. Si mette le mani nel testo con un fine politico, questi testi rappresentano quello che l’Irlanda
è e sarà, immagine eroica, valorosa dell’Irlanda. Si passa a censurare varie parti delle storie
originali, le liste non sono amate. Ci sono anche elementi comici nella letteratura antica, quello che
nel Novecento sarebbe mostruoso, frivolo, poco eroico. Questi elementi di comicità, lussuriosi
venivano buttati via, quello moralmente discutibile. Poco limpido oppure tutti i momenti più
comici, grotteschi. Cose eliminate.

“warp spasm” O’Gregory la lancia la trasforma in una lancia normale. Quando kuhalain è preso
dall’ira ha una trasformazione fisica. È un testo già in traduzione in lingua inglese. Gira il corpo,
grandezza ed enormità di lui, il primo spasmo deformante lo rese in qualcosa mostruosa. Ogni
organo e parte del corpo scosse, si girarono. I revivalisti quando lo leggono non sono tanto
soddisfatti visto che è comico e grottesco, immagine del grande eroe dell’Irlanda con una
trasformazione non tanto gradevole. Lady Gregory questo “warp-spasm” fa finto di non vederlo,
ma scrive come se si trasformasse in luce che emana dalla fronte dell’eroe, immagine anche
cristianizzata, non compare più tutta questa trasformazione orribile. Gregory elimina tracce di
situazioni sessuali, gli danno saggezza, moderazione, pazienza che non si trovano nel testo
originale. I revivalisti offrono una versione pulita da squallori, etc. Joyce sceglie la parte della
tradizione e storia che non era stata voluta dal revival. in tutto l’Ulysses, Joyce ci offre l’antieroico,
osceno, etc. Quello che non volevano recuperare i revivalisti. Tutte queste cose vennero
recuperate, nell’episodio Cyclops abbiamo tutte quelle qualità della tradizione antica che i
revivalisti cercarono di eliminare, Joyce recupera tutto ciò che era stato omesso e lo rende
visibilismo. Joyce usa il gigantismo che non è lo stesso dei revivalisti, tutto selezionato e pulito da
qualcosa di negativo. Joyce usa il gigantismo medievale, gigantesco cattolico. Vicino a quello
grottesco di Dante nell’inferno della DC. Usando un gigantesco non depurato, Joyce finisce per
andare più vicino all’antico tradizione irlandese rispetto ai revivalisti di quell’epoca. Joyce è
amante della wildness narrativa, ovvero la caoticità, eterogeneità di lingue e culture, grottesco,
comicità, sono tutte scelte che opera nell’Ulysses.

Righ. 846-9: brano bambinesco, uno che fa versi di una gallina. Tipo di non-sense, voluto modo di
essere frivoli, essere sciocchi e senza senso e andare a raccontare l’insignificante e non il
grandioso. È una provocazione che Joyce porta avanti, anche le liste in Cyclops compare Kuhalain
che viene messo insieme a sir. Thomas. Nelle liste tutti si incontrano con tutti, tutto ha un fine
grottesco, parodico. Joyce gioca sulla dissonanza e non sulla assonanza. In cyclops c’è questo
narratore in prima persona anonima, perché è l’antitesti dell’irlandese ideale proposte, è pieno di
vizi, raschioso, democratico, è la realtà, l’irlandese medio che vive nella storia, imperfetto, pieno di
vizzi, ma vero. Joyce ci dice di prendere le cose vere.

A differenza del leggendario Kuhulain, Ulysse è famoso per la sua capacità intellettuale, ed è da
questo che prende spunto Bloom, il quale mette in rilievo di usare l’intelletto. Ulysses ridefinisce il
concetto di eroe, abbiamo un eroe che crede nei legami familiari, tolleranza, giustizia per tutti, è
pacifista. L’eroismo di Bloom rende possibile migliorare la qualità di vita di chi lo circonda, ha un
impatto positivo sulla moglie, la figlia. Lui fa il bene degli altri, questo concetto come figura che usa
l’intelletto per essere eroico, nasce come nuova vita, la famosa metempsicosi. Ulisse è un eroe per
l’effetto positivo che riesce ad avere sulle persone. È un Ulisse che da importanza ai valori della
casa, la famiglia, mette da parte la forza a vantaggio di altri fattori positivi. La piccolezza è la
grandezza umana, le azioni di Bloom in un giorno solo, sono una minuzia ma nello stesso tempo è
infinitamente importante che lui compia quelle azioni perché fa bene alle persone che lo
circondano.

Nell’8 episodio si dice che “non avevamo dubbi che Bloom fosse una persona tranquilla, ci si possa
sentire al sicuro e che sia affidabile”. Si sa che Bloom è pronto per mettersi in gioco per aiutare il
suo prossimo, Bloom ha i suoi aspetti. È sempre educato con tutti, non lascia indietro qualcuno.
Ridefinizione da due punti di vista, eroe solitamente è caratterizzato da qualche tipo di forza. Joyce
fa riferimento all’eroismo che si pensava con il revival, proiettato in tutti gli irlandesi che secondo
loro dovevano essere eroi del passato ed ecco perché aveva l’atteggiamento di forza fisica,
atletismo, modalità paramilitari, di comportamento. Il fatto che Bloom sia femminile è un modo
nuovo di vedere l’eroe, perché a questo punto l’eroismo è del gesto e se la gentilezza, la bontà
sono la nuova forma di eroismo, stiamo parlando di valori importanti in quei anni, perché nella
società c’erano forme di intolleranze.

L’episodio si concentra sull’Irlanda e modo di parlare dell’Irlanda, le forme di giornalismo e modo


di raccontare dell’Irlanda viene preso in giro nelle interpolazioni parodiche. i giornali danno una
immagine della situazione e del contesto storico-sociale e Joyce prende in gioco di tutti i modi con
cui parla di sé stessa.

Joyce ama l’iperrealismo, è importante emergersi nel dettaglio. Conclusione di Calypso con
dettagli che non servono ma che ce li offre.

Ragionamento che Joyce fa sul concetto di romanzo realista, si chiede cosa è il realismo. Esso è
una scelta di cose da rappresentare, in modo da rendere credibile la narrazione. Elementi che
contribuiscono a dare una sensazione di verosimiglianza. Joyce ci fa avere presente che c’è sempre
la operazione di controllo sul materiale e avvolte gli sfugge. L’altro filone è la selezione che ha a
che vedere con i revivalisti che creavano una immagine dell’Irlanda positiva, Lady Gregory non
voleva che si leggesse la trasformazione di cuhulican, per Joyce dobbiamo essere aderenti a quello
che abbiamo e quindi questa estetica sta nel fatto che dobbiamo accettare che l’irlandese tipo del
‘900 è un Bloom o il narratore del nostro pub, persone comuni con caratteristiche vere,
accettazione di quello che è. L’estetica realistica di Joyce e l’attenzione al dettaglio ha a che fare
con tutto questo.

Modalità d’esame:

il modulo A e B, possono essere fatti in qualsiasi ordine. Ricordare che quando ci iscrivere
all’appello, nel commento segnalare modulo A, B o tutti e due. Far capire quale esame sostenere.
Anche se abbiamo già sostenuto uno dei due, ripetete sempre quale modulo si vuole sostenere. Di
solito c’è la scadenza di un anno, ma su questo si può essere flessibili. L’appello d’aprile è
riservato, chi è già fuoricorso, etc.

Una domanda su calypso, cyclops. Domande generali. Parte generale su Joyce sulle tecniche
narrative, discorso del monologo libero, produzione di Joyce, come mai è cosmopolita, culturale.
Possiamo usare la dispensa dei testi primari.

Di cosa parla feirans? Episodio in cui… avere idea del romanzo, minima idea di cosa è il romanzo in
generale. Ricordarsi un po’ di trama e struttura. Sapere leggere l’Ulisse e cosa dice. Avere presente
che cosa significano i brani.

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