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Cicerone, Orazio & Friends

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PRES. 1: buona sera gentili spettatori. Benvenuti a una nuova puntata de I gladiattori. Questa sera parleremo di amicizia, e non solo, con lillustre Marco Tullio Ciceroneerone accompagnato dalla moglie Terenzia. Ringrazio entrambi di essere qui. (C&T: buona sera) Vi presento anche gli altri ospiti di questa sera: Ariosto Benvenuto- (Ari: Buona sera), i poeti Virgilio Grazie di essere qui (V: buona sera), Lucrezio (L: Buona sera), e Orazio (O: buona sera). PRES. 2: Io direi di partire subito e di mettere subito un po di carne al fuoco, parlando del suo trattato intitolato Laelius de amicitia. Mi rivolgo a lei Cicerone, naturalmente. Come mai ha deciso di intitolare questopera a Lelio, e cosa ha rappresentato per lei nella sua vita? A quanto ci risulta il De amicitia fu pubblicato esattamente dopo la morte di Cesare. Possiamo dire che lei ha seguito alla lettera il Carpe diem di Orazio? Astuta mossa politica o pura casualit? Cicerone: Speravo mi facesse questa domanda . Dunque, come credo che voi sappiate, mentre scrivevo il De amicitia, ho scritto un altro trattato intitolato Cato Maior de Senectute, una piccola opera sulla vecchiaia. Dato che per le mie opere mi sono sempre basato su persone realmente esistite e su fatti concreti, e non sullastratto, ho preso due personaggi illustri della politica romana del mio tempo per rappresentare meglio lamicizia e la vecchiaia, rispettivamente con Lelio e Catone. PRES. 2: Ma quindi lei e questo Lelio vi siete conosciuti di persona? Cicerone: No, voi dovete sapere che durante la mia infanzia ho frequentato la scuola di Scevola, uno dei piu grandi della nostra citt per intelligenza e senso di giustizia. Scevola ci raccontava spesso delle esperienze di vita o delle storie, e alcune di esse riguardavano Lelio. Per questo motivo lho preso come spunto per il mio trattato. PRES. 1: Vedo che lei si sa difendere molto bene. PRES. 2: Invece cosa si pu dire riguardo a Catone? Cicerone: Catone al mio tempo era definito come saggio, per una serie di virt quali: il buon senso di provvedimenti, il coraggio delle azioni e soprattutto

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lacutezza delle risposte) di cui aveva dato prova pi volte in Senato o al foro. Possiamo dire quindi che era luomo pi anziano e pi ricco di esperienza dei miei tempi. PRES. 1: Dopo queste brevi schermaglie, direi che possiamo a entrare nel vivo di un avvenimento molto delicato, quale fu la morte di Scipione. PRES. 2: Parlando in termini pi generici, come si dovrebbe reagire alla morte di un amico? Cicerone: Ovviamente molto difficile negare che alla perdita di un caro amico non si mossi dalla tristezza e dalla nostalgia, anche se possibile fingere di non esserlo con le altre persone. Inoltre, per consolarsi non si ha bisogno di medicine o di mezzi, ma giusto e opportuno consolarsi da soli. Soprattutto con quel conforto mi consolo, perch non commetto quellerrore che molti commettono soffrendo per gli amici. Sono riuscito a consolarmi pensando che a Scipione, non sia accaduto niente d male. Ma se qualcuno deve soffrire, quel qualcuno sono io. Solo chi ama se stesso soffre per i propri incomodi e non per lamico. PRES. 1: Mi sembra una tesi pi che discutibile, poi dopo chiaramente faremo replicare a chi se la sente, vedo Virgilio/Orazio/Tibullo, che si sta dimenando parecchio. Prima, per, mi premeva prima chiarire un importante punto della sua opera. Ad un certo punto lei scrive nulla di male accaduto a Scipione, ma a me accaduto, se qualcosa accaduto: ecco soffrire graviter per i propri lutti tipico di una persona che ama se stesso e non lamico? CICERONE: No, ma qui chi parla non sono io ma unillustre politico, e per lui le responsabilit pubbliche vengono prima della sofferenza personale per lamico defunto. PRES. 2: Vediamo se dal pubblico qualcuno vuole intervenire, ecco vediamo lei. Martina: La maggior parte delle parole che usa riguardano la politica; infatti basta vedere la definizione che lei propone di fides. Ma allora lamicizia solo uno strumento di convenienza per raggiungere i propri scopi e raggirare la gente ? PRES. 1: C forse qualcun altro che vorrebbe chiedere a Cicerone qualcosa. Gismondo: Il potere, che come lei stesso sostiene cambia le persone, pu far cessare lamicizia fra gli uomini? Cicerone: Assolutamente! Il comando, il potere, la ricchezza, mutano le persone. Ne cambiano la personalit! Coloro che prima sono di carattere

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comprensivo e trattabile divengono arroganti e superbi. Questo comporta automaticamente che essi vengano disprezzati dalle vecchie amicizie e portati verso nuove. PRES. 2: C lillustre poeta Orazio che vuole intervenire. Orazio: vero, lamicizia con i potenti non facile, ma io devo ringraziare il mio amico Mecenate perch grazie a lui ho potuto ritornare a scrivere poesia ed ad avere una vita adagiata. molto importante scegliere le amicizie, soprattutto se questi amici sono potenti. Io purtroppo allinizio ero amico di Bruto e Cassio, i cesaricidi, e come sappiamo tutti,essi mi hanno portato quasi alla rovina e alla morte. Se solo non avessi gettato lo scudo nella battaglia di Filippi, adesso non sarei qui Poi per grazie alla mia scrittura e alle mie poesie ho trovato Mecenate, amico carissimo e protettore che posso anche definire tranquillamente met dell anima mia. Lui era un potente dellepoca, e io un semplice poeta. Ho dovuto pagare il mio pedaggio scrivendo il Carmen Saeculare in onore di Augusto. Questi versi non sono certo i migliori versi che io abbia scritto, perch sono stato costretto a farli e non sono stato lasciato libero di scrivere ci che volevo, per cosa ci devo fare? In qualche modo bisogna pur vivere, e se si ha un amico potente e caro come Mecenate, si vive senza dubbio meglio. PRES. 1: Virgilio a lei la parola. Vuole aggiungere qualcosa? Virgilio: Innanzitutto buonasera a tutti, volevo ringraziare lospite per la domanda interessante, che ha posto e cosa di cui sono certo sollever molte questioni poich il tema davvero spinoso, come ben saprete largomento mi riguarda in prima persona. Io nella mia carriera di poeta ho potuto fruire di importanti amicizie, troppo importanti rispetto a me forse. Spesso nella mia vita per tentare di vivere tranquillamente, per seguire i miei ideali di epicureo ho dovuto accettare compromessi, degli accordi in pari, molte volte sono stato obbligato a scrivere di ci che non mi interessava. Nel caso delle Georgiche, ad esempio, ho dovuto obbedire agli haud mollia iussa, agli ordini pressanti di Mecenate. Tutto questo per lho fatto per poter continuare a scrivere di ci che mi interessava. Certo, ho dovuto dare qualce contentino a chi sponsorizzava, ma per rispondere alla domanda- non ho mai cambiato realmente le mie convinzioni. Se non avessi accettato questi compromessi, la mia coerenza morale sarebbe stata del tutto contaminata. Invece no, non sono cambiato. In questo labirinto ricco di insidie che era la nostra Roma antica, solo tramite lamicizia dei potenti si poteva trovare la via per non perdersi. Se dovessi tornare indietro, rifarei tutto, solo tramite ci che ho fatto sono diventato quello che sono. Per concludere mi volevo rivolgere ai perbenisti, coloro che sicuramente faranno finta di stupire a mi attaccheranno per ci che sto dicendo. Vi voglio rivolgere

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questa domanda: quanti compromessi accetterete o avete gi accettato per diventare ci che siete? Rispondetemi onestamente prima di attaccarmi. PRES. 2: Provocatorio Ma sentiamo anche il poeta elegiaco Tibullo. Tibullo: Anche o vissuto in un periodo storico allinterno del quale i diritti delluomo e degli scrittori erano tuttaltro che tutelati, un periodo buio per la repubblica e per il semplice cittadino. Per sopravvivere allinterno di questo dedalo romano, un grande amico mi ha prestato le spalle. Spalle larghe e affidabili, come largo e affidabile era il suo potere: MESSALLA CORVINO. Essere ammesso nella cohors amicorum di questo grande uomo per me non solo ha voluto dire ricevere numerosi privilegi, ma ha significato anche sacrifici, perch questo lamicizia: dare ma anche ricevere. Ho scritto per lui, e lui mi ha protetto; certo di mezzo cerano degli interessi, ma la nostra amicizia stata unamicizia in piena regola. Perch amicizia e potere non potrebbero coesistere? Forse per una questione di interessi? Il proprio interesse la cosa a cui luomo tende di pi: lautoconservazione non altro che la tendenza a garantire i propri interessi Quindi, quale cosa pi onorevole in amicizia se non uno scambio di interessi per ottenere il comune scopo dellautoconservazione in armonia?! La natura stessa modello di questa idea. Cicerone stesso lo dice chiaramente a un certo punto della sua opera: nulla pi dellamicizia pi naturae aptum. Sono del tutto daccordo. Il coccodrillo del Nilo ad esempio, arriva a tenere le fauci spalancate, per permettere al piviere egiziano di far pulizia degli avanzi e dei parassiti sui denti. Per luccello questa relazione non solo una fonte di cibo sicura, ma anche uno scudo contro i predatori che mai si azzarderebbero ad avvicinarsi al coccodrillo per attaccarlo. Anche in questo caso ci troviamo in una situazione in cui un debole stringe un rapporto di amicizia con un potente, eppure ne beneficiano entrambi. Abusa forse il potente del suo potere? Non lo fa. Per me con Messalla Corvino stato proprio cos, anche perch io, come il piviere, mi sono sempre accontentato di una parva seges, dello stretto necessario, come spiego nella mia prima elegia. Cicerone dice che il potere cambia le persone. Ma non forse il principio fondamentale delluniverso: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria?! Insomma noi siamo il frutto di quello che ci stato fatto, il potere non che uno dei mille fattori che ci possono cambiare! PRES. 1: Molto chiaro. Lucrezio, anche lei era una persona molto spirituale Lucrezio: Premetto che io posso vantare un solo grande amico, Memmio. Costui aveva la dote eccelsa di essere una persona colta e ragionevole, qualit che lo distingueva di gran lunga dagli altri. Memmio ed il sottoscritto condividevamo molte idee importanti in ambito filosofico. Noi infatti ci accostiamo alla natura attraverso la ratio, resistendo cos alle distorsioni

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subdole causate dalla religio, da quella cieca superstizione che attanaglia irreversibilmente lanimo delluomo. Ma credetemi io e Memmio non siamo amici solo per il fatto di condividere la filosofia epicurea. Sono quindi assolutamente daccordo quando Cicerone quando dice che lamicizia nasce da una summa consensio di volont, di passioni e di opinioni. Lo dico senza rancore per il fatto che io, come tutti i miei amici epicurei, siamo sempre stati criticati da Cicerone. Per, debbo dargli ragione. Lamico il vir bonus che sapiens in quanto usa la ratio per sconfiggere la religio. Come lei, Cicerone ritengo che lamicizia sia irriducibile alle qualit esteriori delle persone. Neppure ha importanza il numero di amici che una persona ha. PRES. 2: Dalla regia ci informano che abbiamo in linea una telefonata di un ospite importante e inatteso, lillustre poeta Ludovico Ariosto Ariosto (tel): Beh, riguardo allamicizia con i potenti, esimi signori, avrei da aggiungere alcune mie considerazioni. Nel 1510 io in persona mi dovetti recare a Roma per ottenere la revoca della scomunica inflitta da papa Giulio II al mio amico il cardinale Ippolito dEste: in cambio, venni minacciato di essere gettato ai pesci. Questo tanto per dire quanto siano vantaggiose le amicizie con i potenti. Personalmente, non posso che dare ragione a Cicerone: il potere rovina le persone. Per mia sventura, a differenza di Mecenate e Messalla Corvino, il Cardinal da Este era un uomo gretto, avaro e insensibile alla cultura e alla poesia. Mi affibbi sempre incombenze faticose, mal retribuite e ingrate. Per otto anni dovetti fare la spola a cavallo (immaginatevi che goduria) tra Urbino, Venezia, Firenze, Bologna, Modena, Mantova e Roma. Nonostante tutto ci, dedicai lo stesso al cardinale il mio capolavoro, lOrlando Furioso, al Cardinale Ippolito, senza ricevere in cambio la bench minima gratitudine. Ma alla fine lo mandai a stendere, quando mi chiese di seguirlo in Ungheria, lontano dalla mia Alessandra. A dire la verit, non mi and neppure granch con il di lui fratello, il duca Alfonso, nonostante da giovani avessimo vissuto insieme una romanzesca fuga attraverso gli Appennini, per sottrarci alle ire del papa. Quando passai al suo servizio, non solo non mi aument lo stipendio, ma mi costrinse ad accettare il commissariato della Garfagnana, una terra selvatica e infestata dai banditi. Quindi, la domanda posta dal signore del pubblico ha una semplice risposta: il potere rovina qualunque legame di amicizia. Lo dimostra il fatto che i miei potenti amici approfittarono prima del mio buon cuore e in seguito delle mie difficolt economiche.0 PRES. 1: Tiriamo le somme. Cicerone, come si pu fare per evitare che le amicizie muiano o si trasformino in graves inimicitias? Cicerone: Non posso dare una risposta esauriente. Posso solo dire che le inimicizie, se tollerabili, devono essere sopportate; la sola cautela e precauzione

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possibile non iniziare a voler bene troppo presto n volerne a chi non ne degno. Ora le svelo un segreto: Cum iudicaris, diligere oportet, non, cum dilexeris, iudicare. Tradotto, si deve voler bene dopo aver giudicato, non giudicare dopo aver voluto bene. PRES. 2: Questa penso sia una delle frasi pi interessanti e famose della sua opera. Ma ci dica, quando secondo lei bisognerebbe evitare di fare amicizia? Cicerone: Quando si pretende una ricompensa per l'amicizia donata. PRES. 1: Vedo una mano alzata tra il pubblico. Prego. Griffo: Mi scusi Cicerone, ma per quale motivo parlando di amicizia utilizza questi due termini, utilitas e usus, apparentemente simili ma concettualmente differenti? Ma soprattutto che significato attribuisce ad usus, il quale, secondo noi, utilizzato nel contesto di un discorso sullamicizia d lidea dello sfruttamento? Cicerone: Cerchiamo di non fraintendere! Nellamicizia vi una componente di ammirazione luno per laltro, ma anche una reciproca spinta a migliorarsi. Lo stesso Lelio ammette di trovare anche vantaggi pratici dallamicizia con Scipione, proprio per questo motivo. Comunque, non intendevo affatto utilizzare il termine usus nel senso di sfruttamento. Non posso biasimarvi per il vostro dubbio, in effetti non molto chiaro. Ho usato forse quei due termini un po impropriamente. PRES. 2: Cerchiamo adesso di pensare positivo. Cosa rende lamicizia desiderabile? Ciceorne: Lamicizia racchiude in s molte qualit: la ricchezza per goderne, la potenza per essere riverito, gli onori per ricevere lodi, i piaceri per dilettarsi, la buona salute per stare lontano dal dolore e per disporre delle forze del corpo. Lamicizia laffetto in cui trovi soddisfazione nel reciproco sentimento di un amico, con il quale poter parlare come con te stesso. Lamicizia di cui parlo, sia ben chiaro, non certamente lamicizia ordinaria e mediocre, la quale procura anche essa piaceri e qualche utilit. Io parlo di quella vera e perfetta, che fu di quei pochi che ancora oggi vengono ricordati. Essa rende pi limpida la buona sorte e pi sopportabile la cattiva. PRES. 1: Qualcuno vuole intervenire dal pubblico? Clarissa: Lei quindi ritiene che questo genere di amicizia sia un sentimento che possa durare in eterno? Cicerone: Non ne sono certo, ma ho la fondata speranza che Lelio e Scipione, che hanno condiviso le cure pubbliche e private, che hanno avuto in comune la

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casa e la vita militare, e, cosa che tutta lessenza dellamicizia, avevano il massimo accordo delle volont, delle propensioni, delle opinioni, abbiano avuto un legame immortale. PRES. 2: Quanto importante lamicizia negli affari umani? Cicerone: necessario anteporre lamicizia a tutte le cose umane: nulla infatti cos conforme alla natura, cos adatto e ai momenti felici e ai momenti avversi. PRES. 2: Qual la sua idea sullorigine dellamicizia? Ritiene che essa sia pi forte della parentela di sangue? Cicerone: A me pare che noi siamo venuti al mondo con una serie di vincoli, che sono inversamente proporzionali alla lontananza. Mi spiego meglio: vi una specie d vincolo fra tutti, pi stretto per altro quanto pi uno viene a trovarcisi vicino. Quindi i concittadini sono pi cari che i forestieri, i parenti che gli estranei. Con essi infatti la natura medesima genera lamicizia; ma non abbastanza salda. Poich lamicizia in questo superiore alla parentela, perch alla parentela si pu togliere laffetto, la benevolentia, allamicizia invece assolutamente no: tolto laffetto, lamicizia non c pi; la parentela invece rimane. PRES. 1: Idea molto particolare, che un po ci spiazza Chiediamo alla moglie Terenzia. Com stare nel backstage di un personaggio famoso come Cicerone. Cosa ci pu dire? Terenzia: Guardi, Cicerone ed io ci siamo sposati molto giovani: lui aveva 29 anni e io qualcheduno in meno. stato un bel matrimonio durato 30 anni dal 77 al 46 a. C. Quello stato l'anno lui mi ha lasciato e ancora oggi a distanza di tempo non ho capito i motivi di questa separazione. Lui dice che stato perch l'ho trascurato quando lui era in esilio. Poco dopo ha sposato un'altra giovinetta Publilia. Non sono mai riuscita a farmene una ragione. Da questo matrimonio abbiamo avuto una figlia Tullia che per lui era la sua unica ragione di vita: diceva di amarla pi di s stesso. Conservo ancora una sua lettera bellissima scritta da Brindisi poco prima del divorzio. Gliene leggo un passaggio: Cerca, come puoi, di star sana e, credi che io mi turbo pi per la tua infelicit che per la mia. Terenzia mia, fedelissima e ottima moglie, e mia carissima figliola, e tu, speranza mia superstite. Capisce, mi definisce fidissima atque optima uxor. Non so come poi abbia potuto prendere la decisione del divorzio. S, vero, eravamo molto diversi: io ero pi materialista di lui, ma questa Publilia non lo era certo di meno. In questopera il mio ex-marito afferma che laffetto tra parenti diverso rispetto a quello tra gli amici. Non so quanto lo pensasse realmente. Fatto sta che dopo la perdita di

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nostra figlia ci siamo allontanati sempre pi. La benevolentia tra di noi forse non era poi cos forte e solida PRES. 2: Testimonianza toccante, grazie. Cicerone, cosa rende cos speciale lamicizia? Cicerone: Lamicizia, tiene in s uniti moltissimi beni: dovunque tu vada, la trovi; da nessun luogo esclusa, non mai intempestiva, non mai molesta; sicch non dellacqua, non dei fuoco ci serviamo, come si dice in pi occasioni che dellamicizia. E io ora non parlo dellamicizia volgare o della mediocre, la quale tuttavia pure piace e giova, ma della vera e perfetta, quale fu quella di coloro che son pochi e famosi. Poich lamicizia fa pi splendida la buona fortuna e pi lieve lavversa, condividendola e facendola cos anche propria. PRES. 2: Ad un certo punto lei tira in ballo niente meno che limmortalit dellanima Cicerone: Io ho sempre pensato come Lelio che gli uomini siano entit divine e che ad esse sia dischiuso il ritorno al cielo, tanto pi rapido quanto pi si stati buoni e giusti. Quando Scipione apparve in sogno a Lelio, gli disse che le anime sono immortali, e se cos, cio che lanima di uno quanto pi buono dopo la morte tanto pi facilmente vola via come dallinvolucro e dalle catene del corpo. Perci, come Lelio anche io temo che dolersi per la morte di un amico si addica pi ad un invidioso che ad un vero amico. PRES. 1: Chiediamo se i nostri ospiti vogliono intervenire: Orazio? Orazio: Exegi monumentum aere perennius Credo che li conosciate questi versi: sono presi da una delle mie pi belle poesie. La poesia immortale, pi delle piramidi e del bronzo, solo con essa una gran parte di me sfuggir alla morte, e io rimarr immortale nella memoria di tutti per leternit. Grazie a ci la mia anima non morir mai perch vivr per sempre nelle mie poesie. Lucrezio: Su questo, invece, io sono in completo disaccordo con Cicerone. Siccome concepisco la natura delle cose costituita di semina, di atomi, non condivido affatto questa concezione delleternit dellanima. Animus, anima e corpo sono indissolubilmente uniti fra di loro: quando finisce la vita fisica, animus e anima cessano anch'essi di esistere, perch partecipano col loro corpo alla perpetua clinamen di associazione e di disgregazione degli atomi. Ergo la amicizia esiste finch esistiamo noi: leternit solo una dimensione immaginativa della nostra mente. PRES. 2: Cicerone, pensa che lamicizia possa o debba essere soggetta a rigide regole?

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Cicerone: No. Decisamente no. Lamicizia una questione molto pi complessa e poliedrica, non soggetta a regole dettate dallalto. PRES. 2: Per, ad un certo punto della sua opera sostiene che solo tra i buoni ci pu essere amicizia Pi categorico di cos Cicerone: Senta, io qui non voglio fare il teorico, come fanno i filosofi greci, tanto per intenderci. Queste sono le cose che sento. Parlo di questioni vive e non astratte. io parlo di benevolenza. Nellamicizia bisogna volersi bene, altrimenti essa non pu sussistere. PRES. 1: Daccordo, ma ci dica, che caratteristiche deve avere un vir bonus secondo lei? Cicerone: Buono chi vive in modo leale, integro e che sia equo e generoso. Non deve avere nessuna sfrenatezza di passioni e temerariet. Deve avere un gran fermezza di carattere come lebbero pochi alla Roma dei miei tempi. PRES. 1: Vorrei adesso porle questa interessante questione. Lei dice che in amicizia dovere condividere i pericoli dellamico. Quindi chi non lo fa condannabile? Cicerone: Se lei avesse letto attentamente il mio dialogo, avrebbe notato che ho citato Empedocle. Comunque la risposta s, essendo un dovere. PRES. 2: Siamo cos giunti al termine anche di questa puntata dei Gladiattori. Cicerone, si congedi dal nostro pubblico dandoci, per chiudere, unultima definizione di amicizia. Cicerone: Lamicizia non niente altro se non un perfetto accordo nelle cose divine e umane, unito con un sentimento di benevolenza e di affetto. Vi ringrazio per lo spazio e lattenzione che mi avete concesso.

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