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FITNESS
Ricomposizione corporea al femminile:
allenamento e alimentazione
Soluzioni mirate per le donne
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dedicato a Silvia
INDICE
Introduzione 7
Differenze donna/uomo 9
Biotipi femminili 14
Ritenzione idrica 15
Cellulite 19
Massa grassa 21
Sistemi energetici 33
Chilocalorie 41
Bilancio energetico 43
Categorie degli alimenti 47
Macronutrienti 51
Micronutrienti 57
Integratori 59
Massa magra 63
Fisiologia del muscolo 67
Meccanismi dell’ipertrofia 71
Tensione meccanica 73
Stress metabolico 74
Danno muscolare 75
Variabili dell’allenamento 77
Volume 79
Frequenza 81
Carico 83
Tipo di esercizi 85
Progressione 87
TUT 88
Riposo tra i set 90
Tecniche di allenamento 91
Periodizzazione 99
Principali gruppi muscolari 107
Alimentazione 125
Diario alimentare 127
Perché si mangia troppo 130
Piano alimentare 132
Piano alimentare in pratica 137
Esempi di diete 138
Allenamento 155
Attività aerobica 197
Protocolli di allenamento 201
Fase di adattamento 202
Fase di forza 212
Fase di ipertrofia 226
Allenamento per la pausa pranzo 263
Lockdown 265
Misurazioni e indici 267
Motivazione 282
Ricomposizione corporea 287
Appendice - Frullati proteici 305
Bibliografia 323
Introduzione
La struttura fisica e biochimica della donna presenta certamente delle
differenze con quella dell’uomo. Differenze di cui bisogna tener conto nel
creare piani di allenamento e piani alimentari, ma non sono differenze così
marcate da dover rivedere la teoria e la pratica di un metodo scientifico
che mira alla ricomposizione corporea. Il processo che porta alla riduzione
di massa grassa e all’aumento della massa magra è lo stesso nei due sessi.
Se si vuole dimagrire, cioè consumare il grasso accumulato, abbiamo solo
due strade: introdurre meno calorie con la dieta, cioè mangiare meno di
quanto si è abituati a fare oppure consumare più calorie con l’attività
fisica, a parità di calorie introdotte. Se si abbinano i due elementi, dieta e
attività fisica, il processo è più rapido e porta ad una migliore
composizione corporea. E al mantenimento nel tempo dei risultati ottenuti.
Lo stesso vale nel caso si voglia migliorare la propria massa muscolare: si
deve abbinare il giusto introito calorico e il corretto allenamento.
La contraddizione, in tema di fitness, della società opulenta attuale,
caratterizzata dalla grande disponibilità di cibo e dall’aumento del tempo
libero, risiede nel fatto di proporre come esempio di corpo desiderabile
quello asciutto e muscoloso di modelle e modelli, mentre dall’altro fa di
tutto per tenere le persone ferme davanti ad uno schermo, piccolo o grande
che sia.
Il punto è che ci si muove poco: basta camminare per mezz’ora al giorno
per migliorare il proprio stato di forma.
Un fisico migliore, più tonico, con meno grasso è alla portata di tutti. Sono
poche le “regole” da conoscere: la teoria è semplice. Il problema è metterla
in pratica. Con gli esercizi proposti nel libro e il piano di allenamento
descritto, che serve da base alla creazione di un proprio piano, si cerca di
arrivare all’obiettivo per cui il “fitness” entri in maniera stabile nella
propria vita, diventi una abitudine. Conoscere come effettivamente
funziona il corpo umano serve a non farsi abbagliare dagli specchi
luminosi dell’industria del fitness e degli integratori e dell’industria
alimentare. Non esistono diete miracolose, non esistono pillole dimagranti.
Esiste la volontà che permette di raggiungere gli obiettivi stabiliti,
attraverso un percorso costruito nel tempo.
Nel libro evidenziamo le differenze tra donna e uomo, vedremo la teoria
fondamentale per l’aumento della massa magra e quindi la teoria
dell’allenamento e le sue variabili, vedremo anche la teoria alimentare, i
sistemi energetici del corpo umano, il ruolo dei vari macronutrienti. E
applicheremo la teoria sia all’allenamento che all’alimentazione,
utilizzando il ruolo di alcune misurazioni e di alcuni indici fondamentali
per capire il punto di partenza e la direzione del percorso. Concluderemo
con un esempio di ricomposizione corporea sia per il dimagrimento che
per l’aumento della massa muscolare.
In questo libro trovate tutto ciò che vi serve per comprendere come
costruire un piano di allenamenti e un piano alimentare oppure potete
scrivermi a info@fitnessedintorni.it per partecipare ai miei programmi
personalizzati di ricomposizione corporea.
Differenze Donna/Uomo
Differenze donna/uomo
In questo capitolo descriviamo le principali differenze tra donna e uomo,
con lo scopo di determinare se le stesse sono tali da determinare
significative modifiche nell’approccio alimentare e di allenamento.
Partiamo dalla quantità di grasso corporeo medio. In generale una donna
ha una percentuale maggiore di grasso corporeo rispetto ad un uomo. La
quantità di grasso essenziale, quello cioè fondamentale per vivere, è per la
donna mediamente del 10-13% del peso corporeo, mentre per l’uomo è del
2-5% del peso corporeo. Di seguito una tabella riassuntiva:
Capire a quale biotipo si appartiene può essere utile per stabile un percorso
di allenamento che privilegie le aree carenti e che porti a migliorare il
proprio aspetto generale. Purtroppo non si dimagrisce in modo selettivo,
quindi se il grasso si accumula su fianchi e glutei è inutile concentrasi
soprattutto su quell’area. È meglio adottare una strategia che porti ad un
aumento del metabolismo capace di smuovere il grasso, sempre abbinata
alla giusta dieta.
Ritenzione idrica
Con "ritenzione idrica" indichiamo la tendenza a trattenere liquidi
nell'organismo. Generalmente è un accumulo di liquidi negli spazi tra
cellula e cellula o meglio interstiziali. Il ristagno di liquidi si trova di solito
nelle zone predisposte all'accumulo di grasso (addome, cosce, glutei,
ginocchia e caviglie). Il risultato è un anomalo rigonfiamento portato da
una circolazione venosa e linfatica non funzionante a dovere. Spesso si ha
la tendenza ad attribuire alla ritenzione idrica il proprio stato di sovrappeso
ma, se escludiamo il caso di patologie renali o cardiocircolatorie o livelli
anomali di estrogeni o colesterolo, è vero invece il contrario: il
sovrappeso, il grasso in eccesso contribuisce alla ritenzione idrica e alle
sue manifestazioni fisiche.
Le cause sono come al solito un portato delle cattive abitudini alimentari e
da uno stile di vita troppo sedentario. Non esistono pillole magiche o
segreti per avere il fisico dei propri sogni: bisogna muoversi di più.
Se la ritenzione idrica è data dal ristagno di liquidi tra cellula e cellula, per
capire meglio si deve comprendere come vengono gestiti i liquidi nel
corpo umano. In questo ambito rivestono un ruolo chiave le quantità di
sodio (sale) e di potassio.
Ben oltre metà del peso corporeo è composto da acqua. L’acqua
nell’organismo è concentrata in determinati spazi, detti compartimenti. I
compartimenti principali in cui si trovano i liquidi sono:
All’interno delle cellule
Nello spazio intorno alle cellule
Carboidrati e energia
I carboidrati o glicidi o zuccheri costituiscono la prima forma di energia
che tutte le cellule utilizzano sia in condizioni normali, sia durante
l’esercizio fisico. I carboidrati presenti negli alimenti hanno diversa
costituzione, alcuni sono più semplici, altri hanno struttura più complessa.
Questi ultimi vengono trasformati attraverso la digestione in composti più
semplici, sino ad ottenere il glucosio. Il glucosio è presente negli alimenti
di origine vegetale oppure viene prodotto nell’intestino ottenendolo dai
carboidrati complessi come i disaccaridi (il lattosio presente nel latte, per
esempio), gli oligosaccaridi o dai polisaccaridi, come gli amidi. Una volta
prodotto, il glucosio viene trasportato per mezzo del sangue, a tutti i tessuti
che lo utilizzano, oppure viene accumulato, sotto forma di glicogeno, nel
fegato e nei muscoli. Se la produzione di glucosio supera la capacità di
utilizzo e di accumulo, le sue molecole vengono trasformate in acidi grassi
e immagazzinate nel tessuto adiposo. Questo processo avviene sia
direttamente nel fegato che nei tessuti, principalmente nel tessuto adiposo.
Il glucosio è inoltre la fonte energetica principale per il cervello e per i
globuli rossi. Una quantità minima di glucosio è sempre prodotta a partire
dalle proteine nei casi di assoluta mancanza di altra fonte. In ogni caso, la
capacità di accumulo del glucosio è limitata, e un esercizio che si protrae
nel tempo porta ad esaurire rapidamente le sue scorte. In questo caso, il
glucosio deve venire prodotto utilizzando processi chimici mediati
dall’ossigeno.
L’assunzione di carboidrati dà il via alle reazioni biochimiche che servono
a rendere disponibile il glucosio. Queste reazioni sono guidate da una serie
di ormoni. Uno dei più importanti è l’insulina. Questo ormone proteico,
una volta prodotto, ha una vita media di 7-15 minuti nel sangue e la sua
secrezione è regolata dai livelli di glicemia, e dalla concentrazione del
glucagone. Il glucagone è un ormone prodotto dal pancreas e il suo ruolo è
opposto a quello dell’insulina: l’insulina ha un’attività ipoglicemizzante,
cioè abbassa la glicemia, gli zuccheri, nel sangue; mentre il glucagone ha
un’attività iperglicemizzante, e cioè aumenta la produzione di glucosio.
L’insulina inibisce il processo di lipolisi (utilizzo degli acidi grassi al fine
di produrre energia), aumentando il processo di stoccaggio dei grassi. In
un soggetto in salute, quando i livelli di glucosio nel sangue scendono
sotto la soglia di circa 80mg/100ml, il pancreas secerne glucagone, che
porta alla produzione di glucosio attraverso l’utilizzo delle scorte di
glicogeno, stoccato nel fegato e nei muscoli. Quando invece i livelli di
glucosio sono alti, si riduce il livello di glucagone e viene attivata la
glicolisi. L’insulina stimola l’utilizzazione del glucosio da parte di tutti i
tessuti che da esso dipendono. L’utilizzazione del glucosio fa sì che non si
verifichino situazioni di iperglicemia. Nel contempo viene stimolata la
sintesi degli acidi grassi e il loro stoccaggio nel tessuto adiposo attraverso i
trigliceridi. Aumenta inoltre, grazie allo stimolo dell’insulina, la sintesi
proteica in tutti i tessuti, contrastando la proteolisi, cioè l’utilizzo degli
aminoacidi a scopo energetico; combinata con l’azione di altri ormoni
favorisce quindi il processo di crescita muscolare.
In generale possiamo dire che l’insulina può favorire un aumento della
massa grassa in presenza prevalente di carboidrati, mentre può favorire il
processo di aumento della massa magra in presenza prevalente di proteine.
In genere possiamo dire che l’assunzione dei carboidrati è meglio che sia
accompagnata da altri macronutrienti, come le fibre o i grassi, che
riducono eccessivi rialzi dell’insulina, ritardando, con la loro presenza, la
velocità di assorbimento degli zuccheri. Da questo viene il consiglio, che
si sente spesso, di utilizzare pane e pasta integrali, più ricche di fibre.
La durata e l’intensità dell’azione muscolare determina la fonte di energia
utilizzata dai muscoli. A riposo, la fonte principalmente utilizzata è data
dagli acidi grassi del tessuto adiposo. Durante un’attività moderata, il
muscolo può utilizzare acidi grassi, glucosio e corpi chetonici prodotti dal
fegato. L’azione muscolare ha un importante ruolo nel regolare l’utilizzo
del glucosio apportato dai carboidrati introdotti con l’alimentazione. Infatti
i muscoli ne utilizzano circa l’80% di quello disponibile. Quindi un’attività
muscolare costante, anche se moderata, porta ad un aumento della
sensibilità all’insulina, garantendo un migliore assorbimento del glucosio
da parte delle cellule. E nel tempo porta ad una riduzione della massa
grassa e un aumento di quella magra.
Proteine e energia
Anche le proteine possono costituire una fonte energetica, mediante la loro
disgregazione. Questo avviene però in condizioni eccezionali, quando non
si introducono con la dieta livelli adeguate di carboidrati o grassi e il fisico
è sottoposto a sforzo fisico prolungato. Per questo, è in ogni caso
necessario, in caso di attività fisica, garantire un adeguato apporto di
proteine, tanto più se si ricercano incrementi del volume muscolare. È
inutile, in ogni caso, esagerare con l’assunzione di proteine in polvere o in
altra forma. Pur volendo costruire massa muscolare, una dieta corretta, che
utilizzi più alimenti contenenti proteine, soddisfa i bisogni di crescita del
muscolo. Molti riferimenti alimentari che circolano nel mondo delle
palestre derivano da atleti che utilizzano anabolizzanti, i quali stimolano in
maniera innaturale la crescita muscolare e che abbisognano di quantità
spropositate di proteine per favorire tale processo. L’apporto di proteine
per un soggetto adulto è di circa 0,8-1,9 g/Kg di peso; può salire sino a
1,5-2 g/kg di peso nelle fasi di intenso esercizio per la costruzione di
massa muscolare.
Grassi e energia
I grassi a parità di peso hanno un potere calorico molto più elevato rispetto
ai carboidrati e alle proteine. Essi forniscono 9kcal/g, mentre carboidrati e
proteine circa 4kcal/g. Inoltre per essere stoccati non hanno bisogno di
acqua e permettono di essere accumulati in volume minore. Questa loro
proprietà permette un ammasso consistente di grasso nei soggetti obesi.
Tutte le cellule hanno una piccola scorta di grasso, costruita a partire dai
grassi alimentari o ricavata dagli zuccheri in eccesso. Ma la fonte
principale di grasso ai fini energetici è costituita dal tessuto adiposo, che
ha come funzione proprio quella di accumulare grasso, come visto nel
capitolo ad esso dedicato. Ed è dal tessuto adiposo che l’organismo attinge
l’energia in periodi di digiuno, o in particolari condizioni, come durante
l’esercizio fisico. L’utilizzo dei grassi a scopi energetici cambia, dallo
stato di riposo in cui contribuisce al 15% al fabbisogno energetico, alle
condizioni di sforzo marcato e soprattutto prolungato nel tempo. In questo
caso, il consumo dei grassi può arrivare alla metà del fabbisogno
energetico. Possiamo affermare che quanto più dura l’esercizio e più
intenso lo sforzo, maggiormente vengono reclutati i grassi come fonte
energetica. Il parametro usato per valutare il tipo di fonte energetica
utilizzata è il Quoziente Respiratorio (Q.R.), esso è si ricava dalla
seguente equazione: Q.R.= CO2 emessa / O2 inspirato. Tanto più questo
parametro si avvicina a 1, maggiore è l’utilizzo degli zuccheri; invece un
valore vicino a 0,7 indica un utilizzo quasi esclusivo dei grassi per la
produzione di energia. Il QR a riposo è in media di 0,8, dunque si
consumano maggiormente i grassi, circa il 68% e il 32% carboidrati. Tanto
più una persona si allena, tanto più questo rapporto si avvicina a 0,7; un
sedentario tende invece verso il rapporto di 1. Questo evidenzia il fatto che
il soggetto sedentario tenderà a non utilizzare le scorte di grasso come
fonte energetica, e dunque ad accumularne sempre più (relativamente a
quante kcal vengono introdotte con la dieta). L’aumento dell’utilizzo dei
grassi come fonte energetica dipende essenzialmente dal fatto che i
carboidrati, cioè gli zuccheri, possono venire stoccati solo in quantità
limitata negli organi, sotto forma di glucosio, e si esauriscono rapidamente
durante uno sforzo muscolare prolungato nel tempo.
Chilocalorie
In termodinamica, la caloria (o piccola caloria, simbolo cal) è un'unità di
misura dell'energia.
È stata originariamente definita come l'energia necessaria per innalzare di
1 °C (precisamente, da 14,5°C a 15,5°C) la temperatura di 1 g di acqua
distillata alla pressione atmosferica.
Nel linguaggio comune, con la parola "calorie" si intendono in genere le
kilocalorie: dicendo che in un etto di pane ci sono 250 calorie si vuole per
esempio dire 250 kilocalorie (ovvero 250.000 calorie propriamente dette).
In biologia e in nutrizione la kilocaloria (simbolo kcal), o grande caloria
(simbolo Cal), è l'energia necessaria per innalzare di 1 °C la temperatura di
un kg di acqua distillata a pressione di 1 atm, e corrisponde quindi a 1.000
piccole calorie. È usata per indicare l'apporto energetico medio di una certa
quantità specificata di alimento (ad esempio un grammo, 100 grammi o
una porzione). Sebbene il valore energetico di un alimento e il consumo di
energia nell'attività fisica vengano ancora indicati in Cal (o kcal), il
Sistema internazionale di unità di misura adotta il joule (J) e il suo
multiplo kilojoule (kJ, pari a 1.000 J).
La determinazione dell'apporto calorico fu fatta inizialmente per lo
zucchero più semplice, cioè il glucosio, l'alimento di più facile
assimilazione. Tenendo conto che 1 g di carboidrati sviluppa 3,8 kcal, 1 g
di proteine 4 kcal e 1 g di lipidi 9,3 kcal (e 1 g di alcol 7 kcal) di ogni
alimento si può determinare l'apporto energetico medio sulla base dei suoi
componenti. Sulla confezione di quasi tutti gli alimenti è indicato l'apporto
calorico medio, tipicamente espresso in kcal/100 g
La cosa più importante nell’utilizzo del calcolo delle chilocalorie, riguarda
il fatto che esse rappresentano un metro di misura che ci permette di
definire il punto di partenza in cui siamo, prima di iniziare un processo di
dimagrimento o di ricomposizione corporea.
Conoscendo le kcal che dobbiamo introdurre con una data dieta, possiamo,
utilizzando le etichette degli alimenti, creare un piano alimentare,
svincolandoci dalle mode alimentari del momento. Le etichette
nutrizionali, riportano il contenuto in grammi dei macroelementi,
permettendoci di sapere cosa stiamo effettivamente mangiando. Di seguito
un esempio, riferito ad una confezione di latte:
Bilancio energetico
La vita in generale si basa sul consumo di energia per svolgere qualsiasi
attività. L’energia spesa deve essere ricostituita. Questo vale a partire dal
livello microscopico, quello della cellula.
Nel caso si voglia aumentare la massa muscolare, per generare più cellule
muscolari è necessario che il corpo disponga degli elementi e della energia
sufficiente a questo scopo, e che questa energia in eccesso venga impiegata
per la costruzione muscolare e non accantonata come riserva energetica.
Per questo innanzitutto serve uno stimolo affinché la crescita muscolare
possa avvenire. Questa spinta alla crescita è prodotta da un allenamento
sensato e rivolto all’ipertrofia, in questo caso.
È la presenza in definitiva di un bilancio energetico positivo tra apporto e
consumo che favorisce la crescita muscolare a seguito dell’esercizio. Anzi,
serve il giusto apporto energetico.
È questo un altro dei fattori che rendono il bodybuilding un’“arte
scientifica”.
A livello molecolare la restrizione calorica protratta per un certo tempo,
variabile da individuo ad individuo, dà il via ad una serie di processi di
sintesi che hanno come risultato finale una diminuzione della sintesi
proteica e, dopo una certa soglia, sulla base delle necessità omeostatiche
del corpo umano, si può arrivare a processi di catabolismo (distruzione di
risorse) che limitano l’aumento delle fibre muscolare, sia in numero che in
dimensione.
Viceversa, una maggiore disponibilità energetica e quindi di nutrienti
permette e stimola il processo anabolico di crescita.
Certo, è necessario un esercizio costante e un surplus calorico che sia in
linea con un aumento dello sforzo allenante, per non aumentare in misura
considerevole lo strato adiposo rispetto alla massa magra.
In questo senso riveste un ruolo importante conoscere il proprio bilancio
energetico, partendo dal sapere quante chilocalorie si consumano in un
giorno o in una settimana.
A questo scopo, nel corso degli anni, sono stati proposti diversi metodi di
calcolo del consumo energetico, con relative formule matematiche. Queste
formule si basano su alcuni parametri: il peso, l’altezza, l’età, il livello di
attività. Lo scopo è giungere alla definizione della quantità di calorie da
consumare necessarie per mantenere lo stesso livello di attività, senza
ingrassare o dimagrire.
Tale consumo energetico può essere espresso attraverso il TDEE (Total
Daily Energy Expenditure), come vedremo meglio nel capitolo dedicato
agli indici. Esso rappresenta il numero totale di calorie bruciate in un dato
giorno, ed è la somma di quattro fattori:
Metabolismo basale
Effetto termico del cibo
Termogenesi dell’attività non causata dall’allenamento
Effetto termico dell’allenamento
Il metabolismo basale può essere ricavato dalla seguente formula:
Donna BMR = 655 + (9,6 X peso in Kg) + (1,8 x altezza in cm) – (4,7 x
età in anni)
Uomo BMR = 66 + (13,7 X peso in Kg) + (5 x altezza in cm) – (6,8 x età
in anni)
Si applicano in seguito dei moltiplicatori alle calorie del metabolismo
basale per approssimare le altre voci che compongono il TDEE. Tali
moltiplicatori sulla basano sul livello di attività fisica giornaliera svolta da
un individuo.
L’utilità pratica di calcolare questo parametro, non sta tanto nella sua
esattezza scientifica, ma piuttosto nel fatto che permette di definire un
punto di partenza su cui basare la strategia per raggiungere gli obiettivi,
che siano di dimagrimento oppure di aumento di massa muscolare.
Allora sì, scientificamente, potremo manipolare le componenti
dell’alimentazione e dell’esercizio fisico per aumentare o diminuire
l’apporto calorico e/o il consumo energetico, per ottenere i risultati
previsti.
Categorie degli alimenti
L’organismo umano, dal punto di vista biologico, è un sistema che
scambia con l’ambiente in cui vive delle sostanze che provengono per la
maggior parte dagli alimenti. Come tutti gli esseri viventi la specie umana
ha bisogno di mangiare per vivere, in uno scambio incessante di energia e
materia. Per mantenere un corpo in vita deve esserci un equilibrio tra
dispendio energetico e approvvigionamento. Per mezzo degli alimenti si
ottengono tutti i composti chimici di cui il corpo ha bisogno. Questi
composti chimici sono i nutrienti, molecole introdotte nell’organismo
attraverso gli alimenti e che subiscono vari processi biochimici per essere
poi utilizzati dai vari processi fisiologici. Le scienze dell’alimentazione
hanno identificato 45 elementi definiti come essenziali, senza i quali cioè,
la vita non sarebbe possibile. Grazie alla bromatologia, la scienza che
studia la composizione chimica degli alimenti, conosciamo da cosa sono
composti i vari alimenti e questo ha permesso da un lato di suddividerli in
alcune categorie, aventi caratteristiche simili, e dall’altro di capire la loro
composizione chimica. Nessun alimento ha riunito in sé tutti gli elementi
di cui abbiamo bisogno per vivere, non esiste un alimento completo. Per
questo è fondamentale conoscere la loro composizione per creare un piano
dietetico ottimale, in vista del raggiungimento di uno stato fisico migliore.
I profili nutrizionali dei vari alimenti permettono di suddividerli in 7
categorie. Un’alimentazione che utilizzi componenti di tutte le 7 categorie,
garantisce l’assunzione degli elementi indispensabili ad una corretta
alimentazione. Quanto meno in termini chimici perché si deve sempre
considerare anche la quantità introdotta rispetto alle necessità
dell’organismo.
categoria 1 : carni, pesci e derivati dalla pesca, uova
Questa categoria unisce alimenti che provengono dal mondo animale.
Costituisce una fonte di aminoacidi, di minerali (potassio, fosforo,
magnesio), di microelementi (zinco, rame, iodio, selenio) e di alcune
vitamine (B1,B2,B3,B6,B12). Possono contenere anche sodio e grassi. Per
quanto riguarda le proteine, si deve ricordare che non tutti gli alimenti di
questa categoria forniscono gli stessi aminoacidi essenziali e nelle stesse
quantità. Si utilizza in questo ambito il “valore biologico”, distinguendo le
proteine in base alla quantità di aminoacidi essenziali che le compongono.
Le proteine che derivano dai mammiferi hanno un valore biologico
maggiore di quelle derivate dal pollame, dalle uova e dai pesci.
categoria 2 : latte e derivati
In questa categoria possiamo trovare proteine di alto valore biologico ed è
fondamentale per l’apporto di calcio, fosforo e di vitamine B2, A, D ed E.
Sono presenti anche altri elementi in misura però trascurabile per la
copertura dei fabbisogni di una persona adulta.
categoria 3 : cereali
I cereali rappresentano una fonte energetica importante, in particolare per
l’amido (che è un tipo di zucchero) che contengono, per la fibra e per
alcuni minerali come ferro, cromo, zinco, rame.
categoria 4 : legumi
Rappresentano una fonte di proteine, anche se non di elevato valore
biologico, perché mancano di aminoacidi essenziali come la metionina.
Sono inoltre una fonte di amido, di fibra, di minerali come il ferro,
potassio, magnesio e di alcune vitamine.
categoria 5 : lipidi o grassi
Possono essere sia allo stato solido che liquido, come gli olii. Sono una
fonte energetica e inoltre facilitano il trasporto di alcune vitamine (le
liposolubili) e di acidi grassi essenziali (omega 3 e 6).
categoria 6 : verdura
Categoria ricca di acqua, minerali, zuccheri, vitamine, soprattutto la
vitamina C e A e apportano un grande contenuto di fibra.
categoria 7 : frutta
Categoria con gli stessi elementi della verdura ma con una maggiore
quantità di zuccheri, specialmente il fruttosio.
Proteine
Carboidrati
Lipidi
Tra i microminerali
Zinco, principali fonti sono carne, pesce, uova e latte e derivati e cereali
Rame, si trova in molluschi, crostacei e frutta secca
Ferro, negli alimenti di origine animale
Iodio, soprattutto nei pesci di mare e nei crostacei ma anche nelle uova,
nel latte e nella carne
Selenio, contenuto negli alimenti di origine marina, frutta secca e oleosa,
uova, anche in frutta e verdura
Cromo, si trova soprattutto nei cereali , tuorlo d’uovo, alcune carni, alcuni
vegetali
Fluoro, si trova legato alle proteine o sotto forma di floruro nell’acqua.
Ruolo dell’acqua
L’acqua è un nutriente fondamentale per il nostro organismo. Il corpo
umano è composto principalmente da questo elemento che rappresenta
circa il 60% del peso di una persona. Si trova sia all’interno che
all’esterno delle cellule. Esiste un continuo ricambio di acqua che deve
essere introdotta con l’alimentazione. Tutti gli alimenti, soprattutto frutta e
verdura, contengono acqua, tranne l’olio e lo zucchero raffinato. Esiste
dunque un bilancio idrico che richiede, in casi di normalità, di consumare
almeno 1,5 litri di acqua ogni giorno. Il consiglio è quello di bere 0,5 – 1
litro di acqua ogni 10 kg di massa magra. Il consumo di acqua riveste un
ruolo ancora più importante per la donna perché permette un maggior
ricambio e scambio di liquidi intra e extra cellulari, permettendo di
compensare eventuali sovradosaggi di sodio (sale) e migliorare il problema
della ritenzione idrica, come abbiamo visto nel capitolo ad essa dedicato.
Integratori
Una corretta alimentazione garantisce la giusta quantità di macro e
microelementi necessari all’organismo.
Solo nei casi di carenza di un dato elemento è consigliabile una
integrazione, oppure in soggetti con patologie, oppure in situazioni in cui
si spinge l’organismo oltre un normale equilibrio.
Uno di questi casi potrebbe riguardare coloro che si impegnano per
aumentare la massa muscolare, soprattutto per quanto riguarda l’introito
proteico. Tutti i tipi di integratori in commercio, a meno che non siano
della famiglia degli steroidi anabolizzanti, non portano benefici sensibili,
alla ricomposizione corporea. Non fanno dimagrire, non aumentano i
muscoli. Per dimagrire serve necessariamente una dieta ipocalorica, tale
cioè da portare ad un introito calorico inferiore al consumo energetico,
oppure un aumento del consumo energetico.
Gli integratori sono delle merci, come già notato, e come tali devono
essere in qualche modo venduti, spesso utilizzando, a loro supporto, dati
incompleti o non sufficientemente validati dalle ricerche scientifiche.
Inoltre è comune alla gran parte di noi, il pensare che esista una pillola
magica, capace di risolvere semplicemente e velocemente i problemi.
Purtroppo non è così.
Creatina
La creatina è un aminoacido che può essere sintetizzato dal fegato (1
g/die), ed è utilizzato nei muscoli per rigenerare ATP durante i primi
secondi della contrazione muscolare. Per questo si ritiene che possa
migliorare l'efficienza durante la prestazione anaerobica con sforzi intensi.
L'organismo umano è in grado di immagazzinarne al massimo 0,3 g per
ogni kg di peso corporeo. Già questo dato basterebbe per farci capire quali
siano i limiti di una sua supplementazione. In ogni caso non esistono studi
che in maniera univoca stabiliscano il ruolo preciso della sua assunzione.
Come sempre l’effetto varia da persona a persona.
Carnitina
La carnitina è un aminoacido non proteico a catena corta che consente ai
mitocondri di utilizzare gli acidi grassi per la produzione di ATP. In altre
parole la carinitina è un trasportatore di acidi grassi a lunga catena nella
matrice mitocondriale, sede nella quale gli acidi grassi vengono convertiti
in energia tramite il processo di Beta-Ossidazione. Quindi può sembrare
che essa faciliti l'utilizzo del grasso corporeo e porti a dimagrimento, ma
anche in questo caso non esistono studi che scientificamente ne determino
l'efficacia.
Proteine in polvere
Ecco l’integratore più utilizzato dai frequentatori di palestre. Possono
essere di origine animale o vegetale.
Permette di aumentare l’assunzione proteica in maniera più rapida e di
raggiungere i livelli proteici elevati richiesti da una dieta per l’aumento di
massa muscolare. Bisogna notare che senza uno sforzo adeguato e che
porti, nel tempo, ad un aumento delle richieste proteiche del corpo, una
assunzione elevata porta solo ad un aumento della quantità di proteine da
eliminare, per via renale o intestinale.
Multivitaminico
Anche in questo caso una assunzione più elevata degli effettivi bisogni
porta solo ad un aumento delle scorie da eliminare da parte dei reni.
Integratore indicato in caso di carenze vitaminiche, portate da certe diete,
come quella vegetariana.
Omega 3
Gli omega-3 (o PUFA n-3) sono una categoria di acidi grassi essenziali
(come gli omega-6).
Sono noti soprattutto per la loro presenza nelle membrane cellulari e per il
mantenimento della integrità di tali membrane. Sono presenti in pesci e
noci. Utilizzati per le loro proprietà antinfiammatorie, contribuiscono al
normale funzionamento del cuore e al mantenimento di livelli normali di
colesterolo nel sangue. Vengono proposti anche per la depressione, i
trigliceridi alti, la demenza senile, ma non esistono prove scientifiche a
questo riguardo.
Come già rilevato, quello degli integratori è un settore economico che ha
necessità di espandere continuamente il proprio mercato e dove la
concorrenza è elevata, non sorprende che spesso vengano messi in risalto
proprietà particolari di questo o quell’elemento. A meno di gravi carenze o
patologie, con una corretta e bilanciata alimentazione, è possibile fornire al
corpo tutti gli elementi di cui ha bisogno per mantenersi sano e anche per
aumentare la massa muscolare.
Massa magra
Nel capitolo ad essa dedicato abbiamo trattato della massa grassa e del suo
metabolismo. Approfondiamo nei prossimi capitoli invece la massa magra,
costituita principalmente dal tessuto muscolare. È importante abbinare al
giusto introito calorico un esercizio fisico che potenzi i muscoli,
specialmente se si vuole rimodellare il proprio corpo. Anche in questo
caso, come per la dieta, non si deve avere fretta: i risultati arriveranno. Il
fattore importante è la pianificazione corretta del protocollo di
allenamento, adeguato all’obiettivo che si vuole raggiungere, come si
vedrà quando tratteremo delle variabili dell’allenamento e si studieranno le
schede che propongo.
Omeostasi. Questa è la caratteristica principale del corpo umano, essa è la
tendenza a mantenere una condizione costante, con lo scopo di garantire la
sopravvivenza dell’essere umano. Nel cercare l’omeostasi il corpo tende a
risparmiare quanta più energia possibile nello svolgere qualsiasi tipo di
attività corporea.
In effetti qualsiasi cambiamento del mondo esterno che influenzi in
qualche modo il corpo, mette in azione meccanismi che cercano, e in
condizioni di normalità, garantiscono, il ritorno allo stadio iniziale. Così,
quando introduciamo molecole sotto forma di alimenti il corpo inizia una
serie di trasformazioni, di movimenti e di processi biochimici che hanno lo
scopo di far tornare il sistema-corpo in una situazione di equilibrio.
Equilibrio del resto fondamentale per permettere la vita: si pensi al livello
di pH del sangue. Esso viene costantemente mantenuto al livello ottimale
attraverso reazioni e controreazioni sulla base di ciò che mangiamo.
Prendiamo per esempio la gestione dei carboidrati, che rappresentano la
fonte energetica principale, sotto forma di zuccheri semplici, del nostro
organismo: un livello eccessivo di zuccheri nel sangue fa partire tutta una
serie di reazioni biochimiche con il rilascio di insulina che permette di
stabilizzare il livello di glucosio nel sangue.
Quindi, se si vuole aumentare la massa muscolare e quindi modificare uno
stato precedente, si deve imporre al corpo di uscire dall’omeostasi, si deve
rompere l’equilibrio e raggiungere un nuovo livello in cui il corpo si trova
ad avere e a gestire una maggiore quantità di massa muscolare o massa
magra.
Questo nuovo livello viene raggiunto attraverso l’esercizio fisico. Per
massimizzare i nostri sforzi l’esercizio fisico non deve essere svolto in
maniera casuale, ma deve essere organizzato in modo da portare verso lo
scopo che ci siamo prefissati.
Vedremo nel resto del libro quali sono le variabili che entrano in campo e
che sono da sfruttare per massimizzare l’esercizio volto all’ipertrofia, fino
ad arrivare alla proposta di un piano di allenamento che ci permetta di
raggiungere il nostro obiettivo.
Certo, senza la pratica costante e senza rilevare in maniera puntuale quanto
facciamo durante il singolo allenamento, più lontano resterà l’obiettivo. O
meglio non avremo dati di confronto che ci permettano di valutare se si sta
andando nella direzione giusta. In nessun campo come quello
dell’allenamento la teoria deve essere messa in pratica e verificata nella
realtà.
Per uscire dall’omeostasi il corpo deve essere soggetto quindi ad uno stress
che produca una risposta di adattamento allo stress stesso.
Il sistema neuromuscolare deve essere sottoposto ad uno stress che
sovraccarichi la capacità iniziale del singolo muscolo o del distretto
muscolare. La risposta a questo stress genera una serie di adattamenti
neurali e muscolari. I miglioramenti neurali cioè l’efficienza
nell’esecuzione dei movimenti, si manifestano nel tempo ripetendo gli
stessi gesti. La ripetizione porta ad una esecuzione sempre più fluida e
questa porta, sotto adeguati stimoli di carico, ad aumenti ipertrofici
muscolari. In pratica la crescita muscolare si produce aumentando
dimensione e numero delle proteine contrattili, actina e miosina, presenti
nel muscolo stesso. Queste proteine sono responsabili del movimento
muscolare. Formano dei filamenti che durante la contrazione muscolare
scorrono gli uni sugli altri e, sovrapponendosi, determinano
l’accorciamento delle miofibrille e, di conseguenza, della fibra muscolare.
Dunque alla base della contrazione muscolare vi è lo scorrimento dei
filamenti di actina su quelli di miosina. L’aumento della massa muscolare
deve essere mantenuta nel tempo perché il corpo tende a risparmiare
quanta più energia possibile e a eliminare componenti che non vengono
utilizzati, come i muscoli, che se non utilizzati consumano inutilmente
risorse.
Fisiologia del muscolo
Tutti bene o male abbiamo l’idea che se stimolati in maniera continuativa i
muscoli crescono di volume, ma pochi hanno l’idea precisa di cosa
succede all’interno del muscolo quando questo si contrae.
Se contraiamo un muscolo, notiamo una parte “carnosa”, detta ventre
muscolare, che è attaccata da entrambe le estremità ai tendini, i quali
tengono il muscolo ancorato allo scheletro.
Se tagliamo quella parte carnosa muscolare proprio nel mezzo possiamo
notare una serie numerosa di strutture simili ad accordi che compongono
l'interno del ventre muscolare. Questi sono i fasci muscolari. I fasci sono
costituiti da miociti, cioè cellule muscolari, che sono lunghi, sottili e
corrono per tutta la lunghezza del ventre muscolare. All'interno di questi
miociti ci sono le miofibrille che corrono per tutta la lunghezza dei miociti.
Le miofibrille sono semplicemente un insieme di proteine che permettono
di generare la forza necessaria a spostare il carico mentre ci alleniamo.
Ciò che a noi interessa maggiormente è la classificazione dei tipi di fibre
muscolari esistenti. Le fibre muscolari sono di due tipi: fibre di tipo I e
fibre di tipo II.
Le fibre di tipo I, dette anche a contrazione lenta, sono resistenti alla fatica
e perciò adatte ad attività che richiedono maggiore resistenza muscolare.
Per raggiungere la tensione massima di queste fibre serve tempo e quindi
non sono adatte a sviluppare una forza massimale.
Per questo scopo intervengono le fibre di tipo II, dette anche a contrazione
rapida, perché capaci di attivarsi in un tempo minore (stiamo sempre
parlando di millisecondi) e sono appunto reclutate nel caso sia necessaria
una forza esplosiva e, al contrario delle fibre di tipo I, hanno minore
resistenza. Al microscopio appaiono bianche mentre le fibre di tipo I
assumono un colore rosso, data la presenza di capillari. Questa struttura
garantisce a queste fibre una maggior quantità di ossigeno, il che spiega la
loro maggior durata relativa.
La suddivisione dei tipi di fibre è variabile da muscolo a muscolo e da
individuo ad individuo.
Conoscere la composizione del tipo di fibre in un muscolo per un dato
individuo è utile per poter definire in maniera più precisa le modalità con
cui allenarsi, cioè se prediligere un allenamento più prolungato (con
maggiori set e ripetizioni) o di durata più breve (con però carichi più
elevati).
Certo, non si deve dimenticare che un muscolo è composto da un mix dei
due tipi di fibre. Si deve capire quale è il tipo di fibra prevalente. Si deve,
attraverso opportune rilevazioni, capire se un muscolo sopporta un lavoro
lungo e più leggero oppure più breve e intenso.
L’aumento della massa muscolare è sostanzialmente un adattamento a
degli stimoli esterni imposti dall’allenamento contro resistenze
all’apparato scheletrico-muscolare.
Questo adattamento porta al miglioramento delle risposte nervose e
all’aumento del reclutamento delle fibre muscolari. Il corpo umano è una
macchina costruita per risparmiare energia, come si è detto, quindi
inizialmente vengono reclutate sono alcune fibre contrattili. Con il
prolungamento dell’esercizio vengono attivate altre fibre e viene
migliorata la coordinazione tra i vari fasci muscolari. Tutto questo avviene
nel corso del tempo. L’aumento delle fibre muscolari o l’aumento della
loro dimensione avviene grazie ad un bilancio proteico positivo. Il
bilancio proteico è dato dalla differenza tra quante proteine vengono
distrutte e quante vengono sintetizzate attraverso l’apporto alimentare. Per
questo è opportuno introdurre una quantità maggiore di proteine nella dieta
se si intende aumentare la massa muscolare.
L’introduzione di una maggiore quantità di proteine deve essere
accompagnata dall’aumento dell’attività, altrimenti le calorie introdotte in
eccesso, a parità di consumo, verranno in parte dirottate verso le riserve
energetiche costituite dalle cellule adipose, i trigliceridi. Anche in questo
caso è fondamentale coordinare la giusta alimentazione con una gestione
corretta e soggettiva del carico allenante.
Il suddetto bilancio proteico è condizionato in una certa misura dal sistema
neuroendocrino, cioè dalla produzione di determinati ormoni che possono
influenzare la sintesi proteica (cioè l’aumento della costruzione di
proteine) a seguito degli stimoli allenanti.
Tra questi ormoni segnaliamo l’IGF1, un ormone simile all’insulina,
prodotto dalla contrazione muscolare. Un altro ormone che incide sulla
sintesi proteica è il famoso ormone della crescita (GH) che influisce sul
funzionamento, potenziandolo, dell’ IGF1, così come del Testosterone.
Quest’ultimo è un ormone che agisce direttamente sull’aumento della
massa muscolare, come dimostrano numerosi studi. Anche l’insulina è un
ormone che gioca un ruolo importante nell’aumento della massa
muscolare, anche se per lo più è dato dal suo ruolo di portare una riduzione
del catabolismo proteico, cioè della distruzione di proteine.
In sintesi, è stato dimostrato che l’esercizio fisico è in grado di aumentare
il rilascio di ormoni anabolici e quindi della crescita muscolare. Rimando a
studi specialistici chi voglia approfondire questo interessante argomento.
A noi interessa sapere che un giusto allenamento e una giusta
alimentazione,in termini di calorie introdotte e di tipo di macro-nutrienti,
spinge il corpo ad adattarsi aumentando la massa muscolare e a ridurre la
componente grassa nel corpo.
Meccanismi dell’ipertrofia
Il tessuto muscolare è composto prevalentemente da acqua, circa il 70%, e
di proteine, che ne compongono circa il 25%. Sono proprio queste ultime,
come detto nel capitolo precedente, a permettere la contrazione dei
muscoli.
Non dobbiamo pensare al nostro corpo come una entità statica a livello
biochimico: è proprio il contrario.
In ogni istante il corpo disgrega molecole e le ricompone, a livello
cellulare e lo stesso vale per le proteine.
È la costante distruzione e la ricostruzione delle proteine, grazie ai
meccanismi che vedremo in questo capitolo, a permettere lo sviluppo e la
quantità dello sviluppo muscolare; esso dipende cioè dall’equilibrio tra
distruzione e ricostruzione proteica.
Se il bilancio è positivo si avrà costruzione di nuova massa muscolare
(anabolismo), in caso contrario si avrà impoverimento della stessa
(catabolismo).
Il processo di crescita muscolare e di anabolismo proteico non avviene
però nella fase di allenamento, momento in cui invece è maggiore il
consumo proteico muscolare, bensì durante il riposo.
Dopo il periodo di allenamento (o di attivazione muscolare) sembra che la
sintesi proteica (creazione di nuove proteine) possa rimanere attiva per 48
ore o più.
È necessario tenere sempre presente che quando si parla di allenamento o
di altri aspetti che riguardano la fisiologia umana, la genetica ha un ruolo
non secondario nel determinare la risposta biochimica del singolo
individuo.
Affinché si attivi il procedimento anabolico o catabolico proteico devono
esserci degli impulsi intracellulari con attivazione o soppressione di
determinate sostanze ed enzimi che interagiscono all’interno o tra le
cellule.
Concretamente, a livello visibile, i meccanismi principali relativi alla
crescita muscolare in seguito ad attività fisica sono i seguenti: tensione
meccanica del muscolo, stress metabolico e danno muscolare. Li vedremo
più in dettaglio nei paragrafi seguenti.
Tensione meccanica
Lo sforzo sostenuto dai muscoli durante l’allenamento con sovraccarichi è
considerato il fattore principale del loro sviluppo. Lo stress subito dal
sistema muscolare genera il fenomeno della meccanotrasduzione, esso
costituisce il sistema mediante il quale movimenti meccanici sono
convertiti in attività chimica. I movimenti meccanici attivano a loro volta i
processi anabolici.
Fino ad una certa soglia maggiore è il carico, maggiore è la risposta
adattiva del corpo. Tale soglia varia anche in ragione del tempo in cui i
muscoli sono sotto tensione, per cui si deve sempre valutare sia l’aspetto di
carico adeguato, che la durata del sollevamento del carico, cercando di
trovare il giusto mix tra i due fattori.
Anche in questo caso non si deve ragionare a senso unico: quando si ha a
che fare con la fisiologia umana tutti i fattori interagiscono tra di loro.
Oltre una data soglia individuale entrano in campo altri meccanismi che
possono generare un aumento della forza, ma non maggior crescita
muscolare.
Dunque, non solo il carico sollevato è importante nella strategia allenante
per l’ipertrofia, ma anche altri fattori, i quali devono essere presi in
considerazione per modellare la pianificazione dell’allenamento affinché
sia il più produttivo possibile.
Stress metabolico
Lo stress metabolico è un meccanismo che si verifica in seguito
all’allenamento. Questo produce un aumento della quantità di acqua
all’interno del muscolo allenato, che porta a sua volta all’attivazione di una
serie di reazioni chimiche che stimolano la sintesi proteica e la riduzione
della disgregazione delle proteine. L’esercizio fisico porta ad un aumento
di metaboliti all’interno del muscolo, come per esempio di lattato e di
fosfati inorganici. Alcuni studi evidenziano che questo meccanismo si
genera maggiormente a seguito di glicolisi anaerobica. La glicolisi
anaerobica avviene in seguito ad attività che durano da 15 a 120 secondi:
avviene, per esempio, quando si eseguono set e ripetizioni che arrivano a
cedimento muscolare e che quindi hanno una durata sufficiente all’avvio
del processo sopra descritto. Per poter svolgere un esercizio di una certa
durata si devono sollevare pesi che non raggiungono il massimale. È la
tecnica utilizzata nel bodybuilding, in cui ci si allena non con carichi
massimali ma con carichi in grado appunto di far durare le serie per 10-12
ripetizioni.
Alcuni studi evidenziano che in questo modo vengono attivate tutte le fibre
muscolari proprio grazie stress metabolico subito dal muscolo che si
contrae.
Lo stress metabolico induce ipertrofia attraverso la produzione di miochine
anaboliche, sostanza simili agli ormoni oltre che con l’aumento della
quantità di acqua intracellulare e con l’aumento di ormoni anabolici come
il GH
Danno muscolare
Il danno muscolare deriva da microlacerazioni del muscolo in seguito ad
esercizio intenso, causate dalla rottura delle proteine contrattili e del
sarcolemma, la membrana connettiva che avvolge le fibre muscolari.
Queste lacerazioni attivano il meccanismo di riparazione che dà il via al
processo che permette al corpo di adattarsi ad uno sforzo superiore rispetto
a quanto era abituato.
Non sempre la crescita muscolare è segnalata dal dolore post allenamento,
perché col passare del tempo, il corpo si adatta agli sforzi e produce
maggior resistenza al dolore muscolare. Si è ipotizzato che tale danno
muscolare possa essere una delle causa dell’ipertrofia, a seguito della
comparsa di processi infiammatori che portano alla riparazione cellulare,
attraverso l’accumulo di proteine muscolari. Il corpo reagirebbe ad una
situazione di stress producendo più di quanto serva ad una mera
riparazione del danno subito, preparando così la strada alla crescita
muscolare. Per massimizzare la crescita muscolare è necessaria una
metodologia di allenamento che sappia lavorare con tutti questi fattori
ipertrofici e che sappia gestire in maniera corretta le loro variabili. Da tutto
questo risulta che non basta basare il proprio protocollo di allenamento
sull’aumento dei carichi, ma si devono utilizzare anche altre possibili
variabili, come l’aumento della tensione meccanica, incrementando il
numero di ripetizioni oppure l’aumento dello stimolo metabolico
attraverso la riduzione del recupero tra i vari set.
Variabili
dell’allenamento
Volume
Il parametro volume rappresenta la quantità di lavoro totale svolta in una
sessione di allenamento, o in un determinato periodo di tempo. È definito
come la somma delle ripetizioni eseguite durante la sessione di
allenamento, o meglio, come la somma delle ripetizioni effettuate con un
determinato carico: numero di set moltiplicato per il numero delle
ripetizioni a sua volta moltiplicato per i chilogrammi sollevati.
Chiaramente, maggiore è il volume, più pesante è una sessione di
allenamento a parità di durata complessiva.
Per esempio 3 set di 10 ripetizioni con 50 Kg sono pari a 1.500Kg di
volume. Sommando il volume svolto per ogni esercizio in una data
sessione, si avrà il volume totale della sessione stessa.Gli studi confermano
che un maggior volume produce un maggior stress metabolico e una
maggiore risposta ipertrofica.
Modificando quindi uno dei parametri che compongono il volume, se ne
modifica la quantità. Ma se è vero che, ipotizzando di sollevare 10 Kg, si
ha lo stesso volume con 10 set da 10 ripetizioni o con 5 set da 20
ripetizioni, diversa è la risposta, per esempio, a livello di fatica muscolare.
In effetti, eseguendo un maggior numero di set, maggiore è la possibilità di
recupero del muscolo (a parità di tempo di riposo tra un set e l’altro) e più
tempo ha a disposizione il metabolismo per ricostruire l’energia consumata
nel movimento muscolare effettuato. Quindi oltre al carico si deve
considerare anche la durata dei tempi di recupero.Il carico è l’altra
variabile che costituisce il volume, ed è una variabile direttamente
connessa all’ipertrofia, e lo dimostrano praticamente tutti gli studi, che a
carico maggiore corrisponde sviluppo maggiore, almeno entro certi
limiti.
Per creare i nostri piani di allenamento abbiamo già a disposizione queste
variabili: il numero di set, la durata del riposo tra un set e l’altro, il numero
delle ripetizioni e il carico.
Esiste una correlazione fisica inversa tra carico sollevato e numero delle
ripetizioni: a carico maggiore corrisponde minore numero di ripetizioni. È
una equazione banale ed evidente a tutti.
Il carico con cui possiamo eseguire solo una ripetizione, utilizzando un
movimento articolare corretto, viene indicato con 1RM. Rappresenta il
limite massimo, la capacità di carico massima di un dato soggetto. Al di
sotto di questo limite e, quindi, con carichi minori possiamo eseguire più
di una ripetizione, per un dato esercizio.
In generale le evidenze scientifiche e pratiche affermano che per allenare
la forza si debbano usare carichi del 80-90-100% del 1RM, per allenare
l’ipertrofia carichi dal 65% al 80% del 1RM.
Frequenza
Il parametro della frequenza indica quante volte vengono svolte le sedute
di allenamento. A questo scopo, di solito si prende, per comodità, come
riferimento la settimana. Si può anche parlare di frequenza di allenamento
per un singolo gruppo muscolare, quando si valuta quante volte un
particolare gruppo muscolare è stato allenato.
Il microciclo rappresenta il periodo entro cui vengono allenati tutti i
gruppi muscolari. In ogni caso, si prende anche in questo caso a
riferimento la durata di una settimana. In questo lasso di tempo possiamo
definire i giorni di allenamento e i giorni di riposo tra una sessione e
l’altra.
È stato evidenziato da alcune ricerche che frequenze maggiori di
allenamento portano, a parità di tutte le altre condizioni, a miglioramenti
della massa muscolare. Si discute spesso di quale sia la frequenza
migliore, su quale sia, in definitiva, il tempo di recupero necessario tra una
seduta e l’altra di allenamento per massimizzare l’ipertrofia. Negli ultimi
anni sono state prodotte alcune ricerche su questo argomento, ma non
esiste ancora un evidenza scientifica precisa sulla durata ottimale del
recupero tra un allenamento e l’altro: alcune ricerche giungono alla
conclusione della necessità di far trascorrere almeno 48 ore tra una seduta
e l’altra, altre affermano invece, sarebbe meglio aspettare almeno 72 ore.
Solitamente le schede, più o meno precompilate, prevedono 3 allenamenti
settimanali inframezzati da uno o più giorni di riposo. Questo soprattutto
nel caso di allenamenti full-body: con questa cadenza si allenano tutti i
muscoli del corpo almeno tre giorni la settimana. Oppure si fa ricorso, per
gli atleti più avanzati, alle split-routine in cui non si allenano tutti i gruppi
muscolari in una unica seduta ma si separano i muscoli da allenare. Per
esempio, si dividono i muscoli della zona alta e i muscoli della zona bassa
del corpo. È possibile in questo modo aumentare il numero delle sedute di
allenamento e ciò permette, inoltre, una maggiore varietà di esercizi, a
parità di tempo, rispetto ad una routine che utilizza il metodo full body.
Alcuni autori in ogni caso evidenziano come la capacità di recupero
dipenda molto dalla genetica di un individuo. Anche in questo caso sono
necessari diversi tentativi e un approccio scientifico per ottimizzare gli
sforzi in termini di aumento della massa magra. Non incide solo la
frequenza con cui ci si allena ma come ci si allena. Bisogna sapere, per
esempio, determinare quali sono i muscoli che hanno bisogno di più lavoro
perché si stancano meno velocemente, perché composti maggiormente da
fibre a contrazione lenta.
Carico (Intensità)
Il carico è una delle principali variabili che generano ipertrofia muscolare.
Con essa intendiamo, in prima battuta, il peso in chilogrammi sollevato
durante le ripetizioni. Essa è una variabile dipendente dal livello di
allenamento del soggetto e dalla sua forza. Per poter essere utilizzata nella
preparazione dei vari protocolli di allenamento deve essere intesa in senso
relativo, cioè come una percentuale del carico massimo sollevato in un
dato esercizio, come una percentuale dell’1RM. Questa percentuale
relativa all’1RM fornisce indirettamente una misura dell’intensità dello
sforzo sostenuto durante l’allenamento. La ripetizione con il carico
massimo si indica con “1RM”. Nel corso del tempo sono state formulate
alcune ipotesi per ottenere il valore della ripetizione massima, senza
doverla stabilire direttamente facendo test sui massimali. Sono state a
questo scopo compilate tabelle che mettono in relazione il numero di
ripetizioni eseguite con un dato carico. Attraverso queste tabelle è
possibile stabilire il carico massimo di un soggetto in via teorica. Se, per
esempio, con 50Kg si eseguono al massimo 10 ripetizioni, sulla base della
tabella che ho inserito qui sotto, questo corrisponde al 75% dell’1RM. Il
carico massimo di un soggetto in quel particolare esercizio dovrebbe
essere dunque di 67 Kg. Al di là delle formule usate, che potranno magari
cambiare nel corso del tempo a seguito di nuove ricerche o studi, la
tabella è comoda, ai nostri fini, per poter creare delle schede di
allenamento personalizzate. In questo modo, con il variare della capacità di
carico sollevato, saremo in grado di stabilire se i nostri sforzi stanno
andando verso gli obiettivi prefissati.
Tipo di esercizi
Variare gli esercizi è fondamentale per lo sviluppo muscolare. Questo
permette di allenare parti differenti del muscolo e questo vale soprattutto
per quei muscoli che hanno differenti punti di inserzione sullo scheletro.
Se prendiamo ad esempio il deltoide oppure il trapezio o ancora il
pettorale, questi muscoli permettono movimenti su diversi piani,
utilizzando maggiormente determinate loro aree. Nel caso del pettorale,
con la panca piana, si solleciteranno maggiormente le aree centrali del
muscolo, mentre con la panca inclinata saranno sollecitate maggiormente
le aree superiori del pettorale. In generale, in un esercizio viene colpita
un’area del muscolo in maniera differente in base al piano di lavoro su cui
si svolge il movimento.
Una delle distinzioni principali nel tipo di esercizi riguarda la distinzione
tra esercizi multiarticolari e monoarticolari.
I primi coinvolgono, durante la loro esecuzione, più distretti muscolari e il
loro movimento riguarda più articolazioni contemporaneamente, mentre i
secondi coinvolgono una sola articolazione e in genere un solo muscolo.
Gli esercizi multiarticolari, come lo squat, sono di norma più impegnativi a
livello sistemico e potranno essere utilizzati maggiormente in quelle fasi in
cui è richiesta una maggiore attivazione metabolica, dato il più elevato
dispendio energetico.
Progressione
Impostare una progressione nelle variabili di allenamento è fondamentale
per cercare di massimizzare i risultati ipertrofici dell’allenamento stesso,
tenendo presente, però, che si deve garantire sempre il giusto volume e un
carico adeguato durante la sessione di allenamento.
Esempi di progressione
Una progressione si concretizza nella modifica di una delle variabili
principali dell’allenamento, come l’aumento del numero delle serie,
oppure delle ripetizioni, oppure ancora del carico utilizzato tra un
microciclo e l’altro, o tra un mesociclo e l’altro.
Per esempio, se nel primo microciclo abbiamo eseguito 3 serie x 12
ripetizioni, utilizzando come peso massimo 15Kg; nel microciclo
successivo si possono aumentare le serie, mantenendo costanti gli altri
parametri, quindi eseguiremo 5 serie x 12 ripetizioni con 15 Kg. Oppure
potremo aumentare i Kg sollevati tenendo fermo il numero di serie e di
ripetizioni, per esempio faremo 3 serie x 12 ripetizioni con 17Kg. Per
verificare se si riesce a mantenere la progressione negli allenamenti è
fondamentale tenere un diario di allenamento in cui annotare esercizi,
carico, serie, ripetizioni, tempi di recupero e note sulla percezione dello
sforzo. Si potrà così verificare nel concreto se i nostri allenamenti stanno
andando nella direzione voluta. Potete utilizzare a questo scopo anche un
software online come www.pt-manager.com
ALLENAMENTO A CIRCUITO
L’allenamento a circuito prevede l’esecuzione di un certo numero di
esercizi, completando una serie per ogni esercizio, e passando all’esercizio
successivo senza riposo tra una serie e l’altra. Alla fine degli esercizi
stabiliti si effettua il riposo. Al termine del quale si riprende con il primo
esercizio previsto dal piano di allenamento. Annullando il riposo tra un
esercizio e l’altro si aumenta il lavoro cardio-vascolare, si aumenta lo
stress metabolico e la fase aerobica. Per queste ragioni può essere
utilizzato nei programmi volti al dimagrimento.
Si può utilizzare tra gli altri nei seguenti modi:
• Organizzando l’intera sessione di allenamento in un unico circuito da
ripetere un numero stabilito di volte.
• Impostando la sessione di allenamento con 2 o più mini-circuiti magari
suddivisi per aree muscolari.
PIRAMIDALI
L’allenamento con il metodo dei piramidali prevede un aumento del peso
sollevato ad ogni serie. Il maggior carico e la fatica che man mano si
accumula nel muscolo che si sta allenando, porta ad una diminuzione del
numero delle ripetizioni.
Ad esempio:
1° serie: 12 ripetizioni (50% 1RM)
2° serie: 10 ripetizioni (si aumentano i Kg)
3° serie: 8 ripetizioni (si aumentano i Kg)
4° serie: 6 ripetizioni (si aumentano i Kg)
5° serie: 4 ripetizioni (si aumentano i Kg)
A volte si prosegue con altre serie riducendo il carico e aumentando le
ripetizioni
6° serie: 10 ripetizioni (si dimuniscono i Kg)
7° serie: 12 ripetizioni (si dimuniscono i Kg)
I PIRAMIDALI DISCENDENTI
In questo caso si parte con un peso elevato, con cui si eseguono poche
ripetizione, e ad ogni ripetizione si toglie del peso e si aumentano le
ripetizioni.
Per esempio:
1° serie: 85% 1RM X 5 ripetizioni (o al cedimento muscolare)
2° serie: 80% 1RM X 6 ripetizioni (o al cedimento muscolare)
3° serie: 75% 1RM X 7 ripetizioni (o al cedimento muscolare)
4° serie: 70% 1RM X 9 ripetizioni (o al cedimento muscolare)
RIPETIZIONI 1 e 1/4
Con questa tecnica si esegue una ripetizione. Al termine della fase di
sollevamento si esegue una seconda ripetizione ma non per tutto l’arco del
movimento, come al solito, ma per un arco parziale (solitamente un quarto
del movimento), ripetendo la procedura per il numero di ripetizioni
previste. Si tratta quindi di fermarsi nella posizione finale del movimento e
tornare indietro di ¼ del movimento ed eseguire la ripetizione
parziale.
RIPETIZIONI FORZATE
Si tratta di un metodo che prevede l’aiuto di un compagno di allenamento,
il quale dopo che si è raggiunto il cedimento muscolare, permetta di
completare un certo numero di altre ripetizioni, aiutando a sollevare il
peso.
SERIE A 21 (7+7+7)
Questa tecnica prevede di eseguire 21 ripetizioni consecutive per ogni
serie, suddividendole in tre movimenti diversi: 7 ripetizioni sollevando il
carico sino a metà movimento, 7 ripetizioni ad arco di movimento
completo e 7 ripetizioni dalla posizione intermedia a quella finale di
massima contrazione. Ci possono essere diverse varianti, sulla base del
momento in cui si esegue il movimento completo, il quale può esser
eseguito all’inizio, all’interno o alla fine della serie.
SERIE BULLDOZER (Ripetizioni globali)
Questo metodo consiste nel completare un numero di ripetizioni
prestabilito, solitamente da 30 a 50, fermandosi ogni volta che si arriva al
cedimento muscolare, per poi riprendere la serie sino a raggiungere il
numero stabilito di ripetizioni. Chiaramente più la serie si protrae più deve
aumentare il riposo tra una mini serie e l’altra.
SERIE INTERROTTE
Questo metodo prevede di eseguire 5 ripetizioni con un peso pari all’80%
1RM per poi riposarsi 20 secondi, effettuare altre 5 ripetizioni con lo
stesso peso, riposarsi altri 20 secondi ed eseguire altre ripetizioni sino al
cedimento. Dopo una pausa di 3 minuti effettuare una nuova serie.
SUPER SLOW
Questo metodo prevede di eseguire le ripetizioni nel modo più lento e
controllato possibile, sia per la fase eccentrica che per quella concentrica,
per esempio 10 secondi per la fase concentrica, e 5 secondi per quella
eccentrica.
STRIPPING
Con questa tecnica si eseguono un certo numero di ripetizioni con un
carico elevato e si diminuisce man mano il peso, effettuando ad ogni
cambio di carico il massimo numero di ripetizioni possibili. Ad Esempio si
parte con 80% 1RM per 5-6 ripetizioni, si scarica il peso (del 10,15%) e si
raggiunge l’esaurimento muscolare. Si scarica ancora e si eseguono altre
ripetizioni fino all’esaurimento muscolare.
SUPERSERIE (superset)
Si tratta di eseguire due esercizi in successione effettuando una serie di
uno e una serie dell’altro, riposandosi solo al termine delle due serie.
Queste le principali varianti:
Superset di muscoli antagonisti. In questa variante i due esercizi da
eseguire in superset si riferiscono a due gruppi muscolari antagonisti, ad
esempio: Pettorali–Dorsali oppure Bicipiti–Tricipiti oppure Quadricipiti–
Femorali.
Superset per uno stesso gruppo muscolare. I due esercizi da eseguire in
superset si riferiscono allo stesso gruppo muscolare.
Solitamente, la superserie è composta da un esercizio multi-articolare di
base ed uno secondario, che di solito è un esercizio di isolamento. Un
classico esempio per i pettorali: Spinte panca piana bilanciere + Spinte
panca inclinata manubri. Oppure per i dorsali: Trazioni alla lat-machine +
Pulley.
TRISET
Tecnica simile alle superserie, ma gli esercizi da eseguire sono tre, di
solito di uno stesso gruppo muscolare. Permette un grande esaurimento
muscolare. Questa tecnica si utilizza in genere su gruppi muscolari di
grandi dimensioni, che possono sostenere questi tipi di lavoro, come i
pettorali, i dorsali, i quadricipiti.
Periodizzazione
Periodizzare significa pianificare un programma di allenamento in modo
da gestire correttamente le variabili che lo compongono. Avendo come
scopo quello di garantire una risposta ottimale da parte del corpo
relativamente all’obiettivo che si vuole raggiungere, che sia l’aumento di
massa muscolare o di forza.
Sulla base della teoria dell’adattamento generale, si suppone che il corpo
sottoposto allo stress dell’esercizio, reagisca aumentando la sintesi
proteica e gli altri meccanismi metabolici che portano alla sovra-
compensazione delle proteine che costituiscono i muscoli, dando in questo
modo avvio al processo di aumento e rafforzamento delle capacità dei
muscoli stessi.
Ma con il tempo, il muscolo, se sottoposto sempre allo stesso stimolo,
rallenta o ferma la crescita per via appunto della capacità di adattamento
del corpo. Da qui la necessità di variare gli stimoli allenanti alterando le
variabili dell’allenamento per garantire la risposta compensatoria
desiderata.
Periodizzare significa inoltre inserire la singola seduta di allenamento
all’interno di un ciclo di sessioni.
Solitamente si parla di macrociclo, mesociclo, microciclo.
Il microciclo può essere considerato la singola settimana di sessioni, il
mesociclo raggruppa una serie di microcicli. Un insieme di mesocicli
costituisce il macrociclo.
L’arte del bodybuilding e della ricomposizione corporea consiste
essenzialmente nel pianificare (ed eseguire!) micro, meso e macro ciclo
affinché sia funzionale alla acquisizione di massa muscolare, senza
dimenticare ovviamente il ruolo della corretta alimentazione.
È chiaro che la soluzione ottimale consista nel trovare il piano di
allenamento tagliato su misura per ciascuna individualità. Una
pianificazione corretta permetterà di evitare che il corpo si abitui allo
stress allenante, perché in grado di apportare modifiche nelle variabili
principali dell’allenamento, come detto poco fa: intensità, volume,
intervalli di riposo, frequenza, selezione degli esercizi, sforzo richiesto.
Si possono identificare tre tipi di periodizzazione: periodizzazione lineare
tradizionale, periodizzazione non lineare o ondulata, periodizzazione
inversa.
Nella periodizzazione tradizionale esiste un rapporto inverso tra volume ed
intensità. Questo porta ad alternare mesocicli con alti volumi e bassa
intensità a mesocicli con bassi volumi ed alta intensità (carico). Si passa
quindi da un periodo di alti volumi ad uno di bassi volumi aumentando
l’intensità. Questo può portare ad un aumento dello stress metabolico e
portare in alcuni casi (ma questo vale in definitiva per l’atleta di alto
livello) alla soglia del sovrallenamento.
Per ovviare ai problemi di stress metabolico indotto dalla periodizzazione
tradizionale e per mantenere uno stato ipertrofico maggiore (il volume,
come sappiamo, è uno dei fattori dell’ipertrofia), sono state proposte
diverse modifiche all’approccio tradizionale.
Alcuni di questi approcci propongono di variare volume e intensità
all’interno di uno stesso mesociclo, alternando settimane ad alto volume
con settimane ad alta intensità.
La periodizzazione inversa porta ad inserire un periodo di ipertrofia,
aumentando il volume e riducendo il carico, al termine di un macrociclo.
Allo stato attuale, comunque, non esiste una evidenza scientifica su quale
sia l’approccio migliore per l’ipertrofia. Del resto la risposta ipertrofica
dipende, in ultima istanza, dalla risposta individuale all’insieme di fattori
che governano l’ipertrofia stessa: non sarà mai possibile riprodurre le
stesse condizioni sul singolo individuo che segue una volta l’approccio di
periodizzazione tradizionale e un’altra volta l’approccio di periodizzazione
ad onde.
Fase di ipertrofia
Serie: 3/4
Ripetizioni: 6/12
Carico: al 60%-80% 1RM
Fase di forza
Serie: 4/5
Ripetizioni: 3/5
Carico: al 85%-100% 1RM
giorno B
Squat o leg press
Leg curl
Calf
Crunch
Piccolo pettorale
Il muscolo piccolo pettorale origina sulla terza, quarta e quinta costa e si
inserisce a livello della scapola, sul processo coroideo. È quindi un
muscolo che permette i movimenti della cassa toracica e della scapola. È
situato subito sotto il muscolo grande pettorale, che lo ricopre. Esso
permette la depressione, rotazione caudale e tilt anteriore della scapola.
Interviene come muscolo secondario nell’inspirazione .
Esercizi per allenare e sviluppare il petto:
la panca piana con bilanciere o con manubri, le croci con manubri, i
piegamenti sulle braccia, la panca inclinata.
Muscoli addominali
Il gruppo muscolare dell’area addominale è composto da una serie di
muscoli diversi, che lavorano in sinergia, e che sono sovrapposti tra di
loro: il muscolo retto dell’addome, il più famoso e il più superficiale, che
con un’origine dalle cartilagini costali e dal processo xifoideo dello sterno
e con un inserzione a livello della cresta pubica del bacino, ha un
andamento verticale con le sue fibre. Non è possibile reclutare solo la parte
alta o solo quella bassa attraverso opportuni esercizi oppure movimenti.
Durante una flessione del tronco, eseguendo ad esempio un Crunch
classico o inverso, il retto dell’addome, si attiva sempre nella sua totalità;
il muscolo traverso dell’addome, il più profondo, che con le sue origini
a livello della fascia toracolombare, del legamento inguinale, della cresta
iliaca e delle cartilagini costali e con la sua inserzione a livello della linea
semilunare e dell’aponeurosi addominale. Il trasverso ha le fibre con
andamento trasversale;
il muscolo obliquo esterno, più superficiale, con le sue origini a livello
dell’intervallo costale 5-12 e con le sue inserzioni a livello della cresta
iliaca e dell’aponeurosi addominale, l’obliquo esterno ha un andamento
verticale con le sue fibre più esterne, che sono inserite sulla cresta iliaca, e
andamento obliquo con le fibre aventi inserzione sull’aponeurosi
portandosi dall’alto in basso e da dietro in avanti; questo muscolo permette
di retrovertere il bacino, esso flette e inclina lateralmente il tronco, ruota il
tronco.
il muscolo obliquo interno, più profondo, con le sue origini dalla cresta
iliaca e dalla fascia toracolombare e le sue inserzioni a livello
dell’aponeurosi addominale e delle ultime tre coste, l’obliquo interno ha
un andamento opposto al muscolo obliquo esterno, dal basso in alto e da
avanti a dietro.
Questo muscolo comprime i visceri, flette e ruota il tronco, inclina il
tronco.
Più in generale la prima funzione dell’insieme dei muscoli addominali è la
compressione dei visceri, i quali, senza un adeguato contenimento dato da
alcuna struttura ossea, necessitano di questo apparato muscolare specifico
per essere sostenuti adeguatamente.
Il retto dell’addome è un muscolo che flette la colonna e retroverte (rivolge
all’indietro) il bacino ed è protagonista in tutti gli esercizi proposti
generalmente in palestra, Crunch su tutti, ma anche Crunch incrociati (che
erroneamente vengono indicati come esercizi con focus sui muscoli
obliqui), Crunch inversi, Plank, AB Wheel e Sit-up.
Muscoli delle spalle
Il muscolo principale della spalla da allenare è il deltoide che si è soliti
suddividere in anteriore, laterale e posteriore. Esso muove il complesso
articolare della spalla. Il deltoide ricopre e protegge le articolazioni
principali di questo distretto anatomico.
Per chi vuole essere più preciso, per ogni alimento si annotano anche i
valori nutrizionali in proteine, carboidrati e grassi.
Giorno Ora Cibo Q.tà gr. Kcal. Proteine Carboidrati Grassi Note
gr. gr. gr.
26/09 7:30 Latte 250 105 8,5 12,5 2,5 Molto
appentito
E si procede allo stesso modo con tutti gli alimenti ingeriti.
Perché si mangia troppo
Quello alimentare è un settore economico che, come ogni altro in questo
modo di produzione, deve continuamente espandere il proprio mercato per
poter garantire un profitto medio adeguato a mantenere gli investimenti
realizzati nel settore stesso. Per questo si è continuamente bombardati da
pubblicità di cibo, da programmi televisivi sul cibo, che trasformano il
cibo stesso in spettacolo, in qualcosa, in definitiva, che usa l’alimentazione
per qualcosa di diverso dal suo scopo principale, che dovrebbe essere
quello di introdurre nell’organismo fonti di energia ed elementi per
costruire e mantenere in efficienza le strutture dei tessuti. Il ricorso
frequente a spuntini e snack e l’abuso di cibi appetitosi e ricchi di grassi,
spesso prescindendo dagli stimoli della fame e della sazietà, esprime la
ricerca di gratificazione e di appagamento, indotto dalla pubblicità o da
motivazioni più psicologiche che di necessità fisica. Le persone obese
sono più appagate dai cibi ricchi di grassi e con un’alta densità calorica e,
quindi, sono portate a consumare alimenti di questo tipo, a parità di
apporto calorico totale. A questo va aggiunto che i pasti ricchi di cibi
grassi producono un senso di sazietà meno intenso e prolungato di quello
prodotto da cibi ricchi di proteine e di carboidrati complessi, anche se la
quantità di calorie è la stessa. Ciò fa sì che lo spuntino gustoso e molto
calorico venga consumato anche in assenza di uno stimolo della fame.
Inoltre, è evidente che per poter vendere un qualche prodotto, questo deve
essere reso quanto più appetibile possibile. In effetti, gli alimenti ad alta
densità energetica sono, nella maggior parte dei casi, anche i più palatabili.
La palatabilità, a sua volta, innesca nell’organismo meccanismi di piacere
e appagamento, che creano un circolo vizioso che spinge le persone ad
assumerne sempre di più.
Consigli per non mangiare troppo
Il primo consiglio è quello di non saltare i pasti principali per evitare di
mangiare in continuazione fuori pasto.
Tutte le volte che si sente lo stimolo della fame, fuori dall’orario stabilito
per il pasto, bisogna trovare il modo di dedicarsi ad una attività che
distragga per il tempo necessario affinché quello stimolo passi: basta
resistere solo 3 - 5 minuti. Oppure possiamo bere acqua.
Evitare di fare la spesa quando si è troppo affamati, e concentrarsi, una
volta al supermercato, solo su ciò che abbiamo indicato nella lista della
spesa, senza farsi distrarre da ciò che offre il supermercato.
Non acquistare cibo che non rientri nella dieta o che vogliamo eliminare
dalle nostre abitudini alimentari: meno alimenti si hanno a disposizione
durante eventuali attacchi di fame, più facile mantenersi sulla strada della
dieta che si deve seguire.
Tenere comunque una buona scorta di frutta e verdura a disposizione, in
modo da sostituire cibi spazzatura o snack o aperitivi. Sostituire gli alcolici
con acqua, anche frizzante.
Piano alimentare
In questo capitolo verranno evidenziate alcune procedure per la
costruzione di un piano alimentare che possa garantire il corretto apporto
di macronutrienti e che sia indirizzato al raggiungimento degli obiettivi,
sia in termini di dimagrimento, sia di aumento della massa muscolare.
In tutti i casi, è fondamentale determinare un punto di partenza.
Il punto di partenza è dato dal calcolo per proprio TDEE, cioè il valore in
chilocalorie del proprio fabbisogno energetico. Questo livello di
chilocalorie rappresenta il perno su cui si basa tutta la strategia alimentare.
Sappiamo infatti, che esso definisce la quantità di energia necessaria a
garantire uno stato di equilibrio, che deriva dal consumo energetico dato
dalla propria costituzione fisica e dal proprio livello di attività.
Una volta ottenuto il TDEE, sappiamo che, se si vuole ridurre la massa
grassa, dobbiamo introdurre un quantitativo di chilocalorie inferiore a quel
livello; se, invece, si vuole aumentare la massa muscolare, si deve
aumentare il quantitativo di chilocalorie in modo da superare il TDEE,
attraverso un piano adeguato e che coinvolga, obbligatoriamente, un
esercizio fisico adeguato. Decidere di aumentare l’introito calorico senza
un piano di allenamento corrispondente, porta, nel tempo, solo ad
aumentare il livello della massa grassa. Si deve sempre ricordare che il
dimagrimento non è mai localizzato solo in una data area del corpo, come
ad esempio l’addome, i fianchi, le braccia, ma avviene in modo
complessivo. Quali aree del corpo vengano per prime coinvolte nel
processo di dimagrimento dipende dalla propria costituzione genetica e
varia da individuo ad individuo. Abbiamo visto come per le donne
mediamente il grasso si depositi in preferenza su fianchi e cosce.
L’esercizio nel processo di dimagrimento serve ad aumentare il consumo
calorico e ad aumentare la massa magra, costituita dai muscoli,
permettendo in definitiva un miglior metabolismo complessivo.
Il TDEE è il consumo teorico ideale e l’introito calorico ideale.
Bisogna, a questo punto, conoscere il consumo calorico effettivo
settimanale e, da questo, ricavare in seguito una media giornaliera.
Attraverso il diario alimentare, tenuto per una o due settimane, otteniamo
appunto la quantità di calorie che abbiamo consumato in un dato periodo.
È fondamentale a questo scopo, come già ricordato, registrare tutti gli
alimenti consumati, con le relative quantità in grammi e le relative calorie.
Meglio ancora se si registrano anche la quantità suddivisa per
macronutrienti, carboidrati, proteine e grassi, per avere un’idea più precisa
del nostro consumo. Una volta ottenuti i due valori relativi al consumo
energetico, il primo passo da compiere è raggiungere il livello calorico
definito dal TDEE. Abbiamo tre scenari possibili dati dallo scostamento
dell’introito effettivo rispetto al TDEE: lo scostamento può essere in
eccesso, in difetto oppure in pareggio.
Sulla base della differenza dobbiamo pensare ad un “piano alimentare” che
ci permetta di raggiungere, nella sua prima fase, il valore dato dal TDEE,
attraverso alcune strategie che saranno illustrate nel capitolo dedicato alla
ricomposizione corporea.
Il piano alimentare ha lo scopo di definire, per un dato periodo di tempo, le
opportune quantità di macronutrienti che permettano di raggiungere le
chilocalorie giornaliere definite attraverso le strategie per raggiungere il
TDEE. Se, per esempio, sappiamo che dobbiamo raggiungere le 1.600
kcal/giorno e partiamo da un consumo di 1.200 kcal/giorno, si deve
definire in quante settimane si pensa di raggiungere le 1.600 kcal del
TDEE. Se decidiamo per un approccio graduale, si può decidere di
aumentare di 100 kcal ogni settimana. Quindi si inizierà impostando un
piano alimentare che ci fornisca 1.300 kcal/giorno la prima settimana,
1.400 kcal/giorno la seconda settimana e 1.500 kcal/giorno la terza
settimana, sino ad arrivare al TDEE di 1.600 kcal/giorno, del nostro
esempio, la quarta settimana. Si procederà poi ad un periodo di
mantenimento di qualche settimana del livello raggiunto. Se invece siamo
in una situazione iniziale di un consumo calorico eccessivo rispetto al
TDEE, si procederà diminuendo, settimanalmente, le calorie introdotte. In
questo caso, per esempio, se partiamo con 2.000 kca/giorno, e si decide di
diminuire di 100 kcal a settimana il consumo, avremo: 1.900 kcal/giorno al
prima settimana, 1.800 kcal/giorno la seconda, 1.700 kcal/giorno la terza,
fino a raggiungere il TDEE la quarta settimana.
Possiamo anche ragionare in termini di consumo calorico settimanale. In
questo modo, conoscendo quale dovrà essere l’introito settimanale,
possiamo variare l’introito giornaliero, sapendo che, se un giorno
ingeriamo più calorie, il giorno, o i giorni seguenti, ne potremo mangiare
meno. Ipotizzando un piano alimentare, da 1.600 kcalorie, deduciamo che
in una settimana dovremo mangiare alimenti che forniscano 11.200 kcal
(1.600 x 7 giorni). Per raggiungere tale quota possiamo anche impostare
una dieta che ci permetta di avere uno o due giorni con un introito calorico
superiore alle 1.600 kcal di media: domenica, per esempio, mangiamo per
2.000 kcal., compensate dal martedì e giovedì a 1.400 kcal, per recuperare
le 400 kcal in più della domenica. Gli effetti di un dato regime alimentare
si vedono nel tempo, monitorando, attraverso gli indici e le misure base,
che indichiamo nel capitolo a loro dedicato, potremo seguire il nostro
percorso e modificarlo nel caso di risultati non adeguati a quanto previsto.
Il piano alimentare dovrà prevedere di tenere ferme le calorie introdotte
attraverso le proteine e i grassi. Per esempio, considerando un apporto di
1,5 grammi di proteine per kg di peso e di 0,8 grammi di grassi per kg di
peso, con un peso di 60 kg, otteniamo i seguenti valori: 60 kg x 1,5 g. = 90
grammi di proteine, che corrispondono a (90 g. x 4 kcal/g) 360 kcal, e 60
kg x 0,8 g. = 48 grammi di grassi che corrispondono a (48 g. x 9 kcal/g)
432 kcal.
In questo caso sommando proteine e grassi otteniamo 792 kcal, il resto
sarà ottenuto dai carboidrati e, cioè, facendo riferimento al TDEE del
nostro esempio, 1.600 – 792 = 808 kcal, che corrispondono a (808 / 4
kcal/g) 202 grammi di carboidrati al giorno. In questo esempio si hanno le
seguenti percentuali tra i macronutrienti:
carboidrati 50%
proteine 23%
grassi 27%
Tenendo fermi i livelli di proteine e grassi risulta evidente che le
modifiche, in aumento o diminuzione, a seconda dei casi, siano a carico
del livello di carboidrati. Aumentandoli in caso di deficit iniziale rispetto
al TDEE o diminuendoli in caso di un surplus calorico rispetto al TDEE.
Piano alimentare in pratica
Vediamo in pratica come calcolare la quantità di macroelementi e le
relative kcal, per impostare un piano alimentare. Per questo prendiamo ad
esempio una giornata tipo in cui la nostra dieta ipercalorica che prevede di
consumare circa 1.600 kcal.
Di questa dieta trovate il dettaglio nel prossimo capitolo.
Per ogni alimento scelto, si dovrà ricavare la quantità di kcal. Queste di
solito sono definite per la quantità di 100 g. o 100 ml di un dato alimento.
Su questa base, si calcoleranno le kcal relative alla quantità che si vuole
utilizzare. In appendice trovate un elenco di alcuni alimenti di uso comune
e i relativi valori nutrizionali. Esistono molte app che vi facilitano nella
ricerca delle quantità dei macronutrienti e relative kcal per ciascun
alimento.
Partiamo dalla colazione. La dieta prevede il consumo di 250 ml di latte
parzialmente scremato e 70 grammi di biscotti. 100 ml di latte
parzialmente scremato contiene in media 4,8 grammi di carboidrati, 3,3
grammi di proteine e 0,9 grammi di grassi, per un totale di circa 40 kcal.
Nel nostro caso dobbiamo moltiplicare per 2,5 questi valori perché ne
mangiamo 250ml. Quindi avremo 12 grammi di carboidrati, 8,25 grammi
di proteine e 2,25 grammi di grassi, per complessive 100 kcal. Eseguiamo
la stessa procedura per l’altro alimento previsto, i biscotti secchi. In questo
caso, la dieta prevede il consumo di 70 grammi. Dovremo quindi
moltiplicare i valori nutrizionali dei 100 grammi di riferimento per 0,7 (70
grammi / 100 grammi). Per comodità ho riportato i dati nella tabella che
segue. Si deve ripetere la stessa operazione per tutti gli alimenti che
compongono la dieta.
Modificate le quantità da consumare fino a raggiungere le calorie previste
dal piano.
Colazione
Alimento Kcal Kcal Carboidrati Carboidrati Proteine Proteine Grassi Grassi
per dell’esempio per 100 dell’esempio per 100 dell’esempio per 100 dell’esempio
100 ml/gr ml/gr ml/gr
ml/gr
Lunedì
Colazione 200 gr di latte
parzialmente scremato,
30 gr di fette biscottate
integrali,
30 gr di marmellata
light
Spuntino 150 gr di frutta fresca
Pranzo verdura a piacere,
100 gr di mozzarella,
30 gr di gallette di riso,
15 gr di olio d'oliva
Spuntino 100 gr di frutta fresca
Cena verdura a piacere,
100 gr di fesa di
tacchino ai ferri,
15 gr di gallette
Dieta da 1.400 kcal.
Martedì
Colazione 200 gr di latte
parzialmente scremato,
30 gr di fette biscottate
integrali,
30 gr di marmellata
light
Mercoledì
Colazione 200 gr di latte
parzialmente scremato,
30 gr di fette biscottate
integrali,
30 gr di marmellata
light
Spuntino 150 gr di frutta fresca
Pranzo insalata a piacere,
pomodori a piacere,
100 gr di feta,
15 gr di olio extra
vergine d'oliva,
30 gr di pane integrale
Giovedì
Colazione 200 gr di latte
parzialmente scremato,
30 gr di fette biscottate
integrali,
30 gr di marmellata
light
Spuntino 150 gr di frutta fresca
Pranzo verdura a piacere,
60 gr di semolino,
100 gr di tonno al
naturale, 30 gr di pane
integrale,
15 gr di olio d'oliva
Venerdì
Colazione 200 gr di latte
parzialmente scremato,
30 gr di fette biscottate
integrali,
30 gr di marmellata
light
Spuntino 150 gr di frutta fresca
Pranzo 120 gr di ceci in
scatola scolati,
verdure a piacere,
20 gr di olio extra
vergine d'oliva,
30 gr di pane integrale
Sabato
Colazione 200 gr di latte
parzialmente scremato,
30 gr di fette biscottate
integrali,
30 gr di marmellata
light
Spuntino 150 gr di frutta fresca
Pranzo 150 gr di petto di pollo
al forno,
verdure a piacere,
15 gr di gallette,
10 gr di olio extra
vergine d'oliva
Macchinari
Lat machine o Cable front pull down
Esecuzione: Impugnare la barra con una presa prona più larga circa 15 cm
di quella delle spalle; Abbassare la barra sino ad arrivare alla parte
superiore del petto, spremere il muscolo dorsale; tornare lentamente alla
posizione di partenza.
Pulley basso o Cable seated row
Esecuzione: Seduti alla macchina, impugnare la maniglia con una presa
prona; tirate la maniglia verso il petto tenendo la schiena dritta; tornate alla
posizione di partenza.
SPALLE
Peso libero
Military press o lento avanti
Esecuzione: Seduti su una panca impugnate un bilanciere con una presa
prona e con un’apertura leggermente superiore a quella delle spalle.
Abbassate la barra sino ad arrivare al petto nell’area delle clavicole;
tornate lentamente alla posizione di partenza.
Distensioni con manubri o Seated dumbbell shoulder press
Esecuzione: Seduti su una panca si afferrano in pronazione due manubri ai
lati della testa; si alzano sino all’estensione quasi completa avvicinandoli
leggermente; si torna lentamente alla posizione di partenza.
Alzate laterali con manubri o Dumbbell lateral raise
Esecuzione: Stando in piedi impugnare due manubri tenendoli ai lati del
corpo. Si alzano le braccia lateralmente e lentamente sino a raggiungere
l’altezza delle spalle; si torna lentamente alla posizione di partenza.
TRICIPITI
Peso libero
French press con manubri o Dumbbell lying triceps extension
Esecuzione: Stesi sulla schiena su una panca con i piedi appoggiati a terra,
si afferrano i manubri con le mani posizione neutra con i gomiti estesi
frontalmente davanti agli occhi; portare lentamente piegando i gomiti i
manubri verso i lati della testa; tornare lentamente alla posizione di
partenza.
Distensioni alle parallele o Bar dips
Macchinari
Push down
Esecuzione: In piedi davanti al cavo alto, si afferra la barra in pronazione
ad una distanza simile o inferiore a quella delle spalle; si abbassa la sbarra
senza spostare i gomiti che sono chiusi e vicini al tronco; tornare alla
posizione di partenza.
GAMBE
Peso libero
Squat con manubri
Esecuzione: In piedi con le gambe leggermente divaricate si afferrano i
manubri, tenendoli in presa neutra lungo i fianchi; si scende piegando le
ginocchia sino a quando le cosce sono parallele a terra, senza alzare i
talloni; tornare alla posizione di partenza.
Affondi o Lunge
Esecuzione: In piedi con due manubri in mano in posizione neutra, si
avanza facendo un passo lungo avvicinando il ginocchio a terra; tornare
alla posizione di partenza.
Spinte dell’anca o Hip Thrust
Macchinari
Leg press
Esecuzione: Seduti alla macchina con la schiena ben appoggiata si
posizionano i piedi sulla piattaforma con un'apertura leggermente
superiore a quella delle anche; si scende sino ad avvicinare le cosce al
tronco senza alzare il bacino; tornare alla posizione di partenza.
Leg extension
Esecuzione: Seduti sulla panca con la parte superiore delle caviglie sotto i
fermi; alzare il peso di circa 90° fino ad estendere le gambe; tornare
lentamente alla posizione di partenza.
Leg curl
Esecuzione: Sdraiati sulla panca della macchina posizionare i talloni sotto
i fermi della macchina e sollevare il peso; tornare alla posizione di
partenza.
ADDOMINALI
Crunch
Esecuzione: Distesi sulla schiena con le gambe appoggiate ad una panca,
si alzano le spalle con una contrazione degli addominali con un
movimento breve e controllato, la zona lombare resta sempre appoggiata a
terra; tornare alla posizione di partenza.
Sit up su panca
Esecuzione: Seduti su una panca inclinata di circa 45° con le gambe ferme
sotto gli appoggi, si solleva il tronco con la contrazione degli addominali;
tornare alla posizione di partenza.
Crunch inverso o Lying leg vertical raise
Esecuzione: Distesi sulla schiena con le mani ai lati del corpo sotto i
glutei, si solleva il bacino e si portano le gambe in alto con movimenti
verticali, alzando la zona lombare ad ogni ripetizione; tornare alla
posizione di partenza.
Nota generale
Nel mio metodo, il tempo a disposizione per gli allenamenti riveste una
componente fondamentale. Per questo propongo di eseguire uno o al
massimo due esercizi per ogni gruppo muscolare. Con il tempo ci si
“specializza” negli esercizi scelti, aumentando man mano i carichi
sollevati.
Certo, se un gruppo muscolare compie diverse funzioni articolari si
devono alternare esercizi per ciascun movimento.
Se prendiamo, per esempio i muscoli delle spalle, si eseguirà una serie di
military press e una di alzate laterali, oppure di alzate posteriori.
In linea generale, prediligo un solo esercizio per gruppo muscolare, in
virtù della considerazione che, comunque, tutti i settori del muscolo
vengono coinvolti in ogni movimento effettuato.
Certamente, nel corso dei mesocicli si apporteranno variazioni nella
tipologia di esercizio per garantire la necessaria variabilità anche sotto
questo aspetto, senza però la smania di dover cambiare per forza il tipo di
esercizio.
In ogni caso, il tipo di esercizio è la variabile che meno incide sulla massa
muscolare, se si è in grado di garantire il dovuto aumento delle variabili
principali dell’allenamento. Che sono, come abbiamo visto, il carico, il
volume dell’allenamento (serie e ripetizioni) e la durata del riposo tra le
serie.
Il mio consiglio, nella creazione delle vostre routine di allenamento, è
quello di allenarvi il maggior numero di volte possibile durante la
settimana, garantendo la multifrequenza.
Allenando lo stesso distretto muscolare più volte la settimana, con sedute
di 30/40 minuti. In alcuni momenti, in caso di muscoli carenti, si potranno
concentrare le forze su quei distretti muscolari, eseguendo due o più
esercizi nelle seduti ad essi dedicate.
Le proposte di allenamento che trovate nei prossimi capitoli sono in parte
tratte dal mio libro “Allenamento per un Anno”. Si adattano a donne e
uomini. Quello che può cambiare è la quantità di peso sollevato, anche se
molte donne sono più forti di tanti uomini. Comunque sono costruite in
modo da adattarsi a carichi relativi alle capacità di ogni persona.
Per chi inizia ad allenarsi e magari vuol perdere peso, ciò che conta è
muoversi, attivare il metabolismo che a sua volta permette di migliorare la
sensibilità all’insulina e un maggiore e migliore consumo delle calorie
introdotte.
I gruppi muscolari sono gli stessi per uomini e donne e devono tutti essere
allenati. Certo, magari si privilegeranno alcuni distretti muscolari più
carenti rispetto ad altri, ogni persona è diversa dall’altra, ma non si deve
credere che l’allenamento per la donna debba consistere soprattutto in
allenamento per cosce e glutei.
Martedì Riposo
Mercoledì Full Body Panca piana [3 serie @ 3-5 RM]
Military press [3 serie @ 3-5 RM ]
Rematore al pulley [3 serie @ 3-5 RM]
Curl manubri [3 serie @ 3-5 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 3-5 RM ]
Leg curl [3 serie @ 3-5 RM]
Squat [3 serie @ 3-5 RM ]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Giovedì Riposo
Venerdì Full Body Panca piana [3 serie @ 3-5 RM]
Military press [3 serie @ 3-5 RM ]
Rematore al pulley [3 serie @ 3-5 RM]
Curl manubri [3 serie @ 3-5 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 3-5 RM ]
Leg curl [3 serie @ 3-5 RM]
Squat [3 serie @ 3-5 RM ]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase di forza. Sezione 1. Settimana 3
Sforzo percepito pari a 8, incrementate il peso dopo ogni set, l’ultimo fino all’incapacità muscolare
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Full Body Panca piana [3 serie @ 1-3 RM]
Military press [3 serie @ 1-3 RM ]
Rematore al pulley [3 serie @ 1-3 RM]
Curl manubri [3 serie @ 1-3 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 1-3 RM ]
Leg curl [3 serie @ 1-3 RM]
Squat [3 serie @ 1-3 RM ]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Martedì Riposo
Mercoledì Full Body Panca piana [3 serie @ 1-3 RM]
Military press [3 serie @ 1-3 RM ]
Rematore al pulley [3 serie @ 1-3 RM]
Curl manubri [3 serie @ 1-3 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 1-3 RM ]
Leg curl [3 serie @ 1-3 RM]
Squat [3 serie @ 1-3 RM ]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Giovedì Riposo
Venerdì Full Body Panca piana [3 serie @ 1-3 RM]
Military press [3 serie @ 1-3 RM ]
Rematore al pulley [3 serie @ 1-3 RM]
Curl manubri [3 serie @ 1-3 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 1-3 RM ]
Leg curl [3 serie @ 1-3 RM]
Squat [3 serie @ 1-3 RM ]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase di forza. Sezione 1. Settimana 4
Sforzo percepito pari a 7, incrementate il peso dopo ogni set, l’ultimo fino all’incapacità muscolare
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Full Body Panca piana [3 serie @ 10-12 RM]
Military press [3 serie @ 10-12 RM ]
Rematore al pulley [3 serie @ 10-12 RM]
Curl manubri [3 serie @ 10-12 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 10-12 RM ]
Leg curl [3 serie @ 10-12 RM]
Squat [3 serie @ 10-12 RM ]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Martedì Riposo
Mercoledì Full Body Panca piana [3 serie @ 10-12 RM]
Military press [3 serie @ 10-12 RM ]
Rematore al pulley [3 serie @ 10-12 RM]
Curl manubri [3 serie @ 10-12 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 10-12 RM ]
Leg curl [3 serie @ 10-12 RM]
Squat [3 serie @ 10-12 RM ]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Giovedì Riposo
Venerdì Full Body Panca piana [3 serie @ 10-12 RM]
Military press [3 serie @ 10-12 RM ]
Rematore al pulley [3 serie @ 10-12 RM]
Curl manubri [3 serie @ 10-12 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 10-12 RM ]
Leg curl [3 serie @ 10-12 RM]
Squat [3 serie @ 10-12 RM ]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase di forza. Sezione 2. Settimana 5
Sforzo percepito pari a 7, incrementate il peso dopo ogni set, l’ultimo fino
all’incapacità muscolare
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Parte alta Panca piana [3 serie @ 6-8 RM]
Military press [3 serie @ 6-8 RM ]
Aperture con manubri [3 serie @ 6-8 RM ]
Lat machine [3 serie @ 6-8 RM]
Curl manubri [3 serie @ 6-8 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 6-8 RM
]
Martedì Parte bassa Leg curl [3 serie @ 6-8 RM]
Squat [3 serie @ 6-8 RM ]
Calf raise [3 serie @ 6-8 RM]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Mercoledì Riposo
Giovedì Parte alta Panca piana [3 serie @ 6-8 RM]
Military press [3 serie @ 6-8 RM ]
Alzate laterali con manubri [3 serie @ 6-8
RM ]
Lat machine [3 serie @ 6-8 RM]
Curl manubri [3 serie @ 6-8 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 6-8 RM
]
Venerdì Parte bassa Leg curl [3 serie @ 6-8 RM]
Squat [3 serie @ 6-8 RM ]
Calf raise [3 serie @ 6-8 RM]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase di forza. Sezione 2. Settimana 6
Sforzo percepito pari a 8 incrementate il peso dopo ogni set, l’ultimo fino
all’incapacità muscolare
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Parte alta Panca piana [3 serie @ 3-5 RM]
Military press [3 serie @ 3-5 RM ]
Aperture con manubri [3 serie @ 3-5
RM]
Lat machine [3 serie @ 3-5 RM]
Curl manubri [3 serie @ 3-5 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 3-
5 RM]
Martedì Parte bassa Leg curl [3 serie @ 3-5 RM]
Squat [3 serie @ 3-5 RM ]
Calf raise [3 serie @ 3-5 RM]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Mercoledì Riposo
Giovedì Parte alta Panca piana [3 serie @ 3-5 RM]
Military press [3 serie @ 3-5 RM ]
Alzate laterali con manubri [3 serie
@3-5 RM]
Lat machine [3 serie @ 3-5 RM]
Curl manubri [3 serie @ 3-5 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 3-
5 RM ]
Venerdì Parte bassa Leg curl [3 serie @ 3-5 RM]
Squat [3 serie @ 3-5 RM ]
Calf raise [3 serie @ 3-5 RM]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase di forza. Sezione 2. Settimana 7
Sforzo percepito pari a 9, incrementate il peso dopo ogni set, l’ultimo fino
all’incapacità muscolare
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Parte alta Panca piana [3 serie @ 2-3 RM]
Military press [3 serie @ 2-3 RM ]
Aperture con manubri [3 serie @ 2-3
RM ]
Lat machine [3 serie @ 2-3 RM]
Curl manubri [3 serie @ 2-3 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 2-
3 RM ]
Martedì Parte bassa Leg curl [3 serie @ 2-3 RM]
Squat [3 serie @ 2-3 RM ]
Calf raise [3 serie @ 2-3 RM]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Mercoledì Riposo
Giovedì Parte alta Panca piana [3 serie @ 2-3 RM]
Military press [3 serie @ 2-3 RM ]
Alzate laterali con manubri [3 serie
@2-3 RM]
Lat machine [3 serie @ 2-3 RM]
Curl manubri [3 serie @ 2-3 RM]
Spinte in basso al cavo [3 serie @ 2-
3 RM ]
Venerdì Parte bassa Leg curl [3 serie @ 2-3 RM]
Squat [3 serie @ 2-3 RM ]
Calf raise [3 serie @ 2-3 RM]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase di forza. Sezione 2. Settimana 8
Sforzo percepito pari a 7, incrementate il peso dopo ogni set, l’ultimo fino all’incapacità muscolare
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Parte alta Panca piana [3 serie @ 10-12 RM]
Military press [3 serie @ 10-12 RM
]
Aperture con manubri [3 serie @
10-12RM ]
Lat machine [3 serie @ 10-12 RM]
Curl manubri [3 serie @ 10-12 RM]
Spinte in basso cavo [3 serie @ 10-
12 RM ]
Martedì Parte bassa Leg curl [3 serie @ 10-12 RM]
Squat [3 serie @ 10-12 RM ]
Calf raise [3 serie @ 10-12 RM]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Mercoledì Riposo
Giovedì Parte alta Panca piana [3 serie @ 10-12 RM]
Military press [3 serie @ 10-12 RM
]
Aperture con manubri [3 serie @
10-12 RM ]
Lat machine [3 serie @ 10-12 RM]
Curl manubri [3 serie @ 10-12 RM]
Spinte in basso cavo [3 serie @ 10-
12 RM ]
Venerdì Parte bassa Leg curl [3 serie @ 10-12 RM]
Squat [3 serie @ 10-12 RM ]
Calf raise [3 serie @ 10-12 RM]
Crunch [3 serie @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase di recupero (4 settimane)
Martedì Riposo
Mercoledì Full Body Panca piana [3 sets @ 3-5 RM]
Military press [3 sets @ 3-5 RM ]
Pulley basso [3 sets @ 3-5 RM]
Curl manubri [3 sets @ 3-5 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 3-5 RM ]
Leg curl [3 sets @ 3-5 RM]
Squat [3 sets @ 3-5 RM ]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Giovedì Riposo
Venerdì Full Body Panca piana [3 sets @ 3-5 RM]
Military press [3 sets @ 3-5 RM ]
Pulley basso [3 sets @ 3-5 RM]
Curl manubri [3 sets @ 3-5 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 3-5 RM ]
Leg curl [3 sets @ 3-5 RM]
Squat [3 sets @ 3-5 RM ]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase per la forza #2. Sezione 1. Settimana 3
Sforzo percepito livello 8, aumentare i carchi ad ogni set.
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Full Body Panca piana [3 sets @ 1-3 RM]
Military press [3 sets @ 1-3 RM ]
Pulley basso [3 sets @ 1-3 RM]
Curl manubri [3 sets @ 1-3 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 1-3 RM ]
Leg curl [3 sets @ 1-3 RM]
Squat [3 sets @ 1-3 RM ]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Martedì Riposo
Mercoledì Full Body Panca piana [3 sets @ 1-3 RM]
Military press [3 sets @ 1-3 RM ]
Pulley basso [3 sets @ 1-3 RM]
Curl manubri [3 sets @ 1-3 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 1-3 RM ]
Leg curl [3 sets @ 1-3 RM]
Squat [3 sets @ 1-3 RM ]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Giovedì Riposo
Venerdì Full Body Panca piana [3 sets @ 1-3 RM]
Military press [3 sets @ 1-3 RM ]
Pulley basso [3 sets @ 1-3 RM]
Curl manubri [3 sets @ 1-3 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 1-3 RM ]
Leg curl [3 sets @ 1-3 RM]
Squat [3 sets @ 1-3 RM ]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase per la forza #2. Sezione 1. Settimana 4
Sforzo percepito livello 7.
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Full Body Panca piana [3 sets @ 10-12 RM]
Military press [3 sets @ 10-12 RM ]
Pulley basso [3 sets @ 10-12 RM]
Curl manubri [3 sets @ 10-12 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 10-12 RM ]
Leg curl [3 sets @ 10-12 RM]
Squat [3 sets @ 10-12 RM ]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Martedì Riposo
Mercoledì Full Body Panca piana [3 sets @ 10-12 RM]
Military press [3 sets @ 10-12 RM ]
Pulley basso [3 sets @ 10-12 RM]
Curl manubri [3 sets @ 10-12 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 10-12 RM ]
Leg curl [3 sets @ 10-12 RM]
Squat [3 sets @ 10-12 RM ]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Giovedì Riposo
Venerdì Full Body Panca piana [3 sets @ 10-12 RM]
Military press [3 sets @ 10-12 RM ]
Pulley basso [3 sets @ 10-12 RM]
Curl manubri [3 sets @ 10-12 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 10-12 RM ]
Leg curl [3 sets @ 10-12 RM]
Squat [3 sets @ 10-12 RM ]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase per la forza #2. Sezione 2. Settimana 5
Sforzo percepito livello 8, aumentare i carchi ad ogni set.
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Upper Panca piana [3 sets @ 6-8 RM]
Body Military press [3 sets @ 6-8 RM
]
Aperture con manubri [3 sets @
6-8 RM ]
Lat machine [3 sets @ 6-8 RM]
Curl manubri [3 sets @ 6-8 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 6-8
RM ]
Martedì Lower Leg curl [3 sets @ 6-8 RM]
Body Squat [3 sets @ 6-8 RM ]
Calf raise [3 sets @ 6-8 RM]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Mercoledì Riposo
Giovedì Upper Panca piana [3 sets @ 6-8 RM]
Body Military press [3 sets @ 6-8 RM
]
Alzate laterali [3 sets @ 6-8 RM
]
Lat machine [3 sets @ 6-8 RM]
Curl manubri [3 sets @ 6-8 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 6-8
RM ]
Venerdì Lower Leg curl [3 sets @ 6-8 RM]
Body Squat [3 sets @ 6-8 RM ]
Calf raise [3 sets @ 6-8 RM]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase per la forza #2. Sezione 2. Settimana 6
Sforzo percepito livello 8, aumentare i carchi ad ogni set.
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Upper Panca piana [3 sets @ 3-5 RM]
Body Military press [3 sets @ 3-5 RM ]
Aperture con manubri [3 sets @ 3-5
RM]
Lat machine [3 sets @ 3-5 RM]
Curl manubri [3 sets @ 3-5 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 3-5 RM]
Martedì Lower Leg curl [3 sets @ 3-5 RM]
Body Squat [3 sets @ 3-5 RM ]
Calf raise [3 sets @ 3-5 RM]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Mercoledì Riposo
Giovedì Upper Panca piana [3 sets @ 3-5 RM]
Body Military press [3 sets @ 3-5 RM ]
Alzate laterali [3 sets @3-5 RM]
Lat machine [3 sets @ 3-5 RM]
Curl manubri [3 sets @ 3-5 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 3-5 RM ]
Venerdì Lower Leg curl [3 sets @ 3-5 RM]
Body Squat [3 sets @ 3-5 RM ]
Calf raise [3 sets @ 3-5 RM]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase per la forza #2. Sezione 2. Settimana 7
Sforzo percepito livello 9, aumentare i carchi ad ogni set.
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Upper Panca piana [3 sets @ 2-3 RM]
Body Military press [3 sets @ 2-3 RM ]
Aperture con manubri [3 sets @ 2-3
RM ]
Lat machine [3 sets @ 2-3 RM]
Curl manubri [3 sets @ 2-3 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 2-3 RM ]
Martedì Lower Leg curl [3 sets @ 2-3 RM]
Body Squat [3 sets @ 2-3 RM ]
Calf raise [3 sets @ 2-3 RM]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Mercoledì Riposo
Giovedì Upper Panca piana [3 sets @ 2-3 RM]
Body Military press [3 sets @ 2-3 RM ]
Alzate laterali [3 sets @2-3 RM]
Lat machine [3 sets @ 2-3 RM]
Curl manubri [3 sets @ 2-3 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 2-3 RM ]
Venerdì Lower Leg curl [3 sets @ 2-3 RM]
Body Squat [3 sets @ 2-3 RM ]
Calf raise [3 sets @ 2-3 RM]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase per la forza #2. Sezione 2. Settimana 8
Sforzo percepito livello 7, aumentare i carchi ad ogni set.
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Upper Panca piana [3 sets @ 10-12 RM]
Body Military press [3 sets @ 10-12 RM ]
Aperture con manubri [3 sets @ 10-
12RM ]
Lat machine [3 sets @ 10-12 RM]
Curl manubri [3 sets @ 10-12 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 10-12 RM
]
Martedì Lower Leg curl [3 sets @ 10-12 RM]
Body Squat [3 sets @ 10-12 RM ]
Calf raise [3 sets @ 10-12 RM]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Mercoledì Riposo
Giovedì Upper Panca piana [3 sets @ 10-12 RM]
Body Military press [3 sets @ 10-12 RM ]
Aperture con manubri [3 sets @ 10-12
RM ]
Lat machine [3 sets @ 10-12 RM]
Curl manubri [3 sets @ 10-12 RM]
Pushdown ai cavi [3 sets @ 10-12 RM
]
Venerdì Lower Leg curl [3 sets @ 10-12 RM]
Body Squat [3 sets @ 10-12 RM ]
Calf raise [3 sets @ 10-12 RM]
Crunch [3 sets @ 15-20RM]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Fase di ipertrofia #2
Se si ha come obiettivo annuale l’aumento di massa muscolare, si può
procedere con una nuova fase di ipertrofia. In questa nuova fase è possibile
modificare alcuni esercizi eseguiti, seguendo sempre la progressione
proposta. Dovete inoltre valutare il vostro stato di forma: se ritenete, per
esempio, che i muscoli delle gambe non sono come si vorrebbero è bene
aumentare gli esercizi per le gambe, oppure volete far crescete
maggiormente i muscoli delle braccia, eseguite più esercizi per quel
gruppo muscolare. A questo punto del programma dovreste essere più forti
della prima fase, quindi utilizzate un peso maggiore in ogni esercizio.
Proposta 1 / Giorno 1
Spinte dell’anca o Hip 5 minuti
Thrust
Step up o salita del 15 minuti
gradino
Squat con manubri 50 ripetizioni
Proposta 2 / Giorno 2
Spinte dell’anca o Hip 25 ripetizioni
Thrust
Step up o salita del 5 minuti
gradino
Squat con manubri 20 ripetizioni
Spinte dell’anca o Hip 25 ripetizioni
Thrust
Squat con manubri 20 ripetizioni
Proposta 3 / Giorno 3
Spinte dell’anca o Hip 5 minuti
Thrust
Affondi in camminata 15 minuti
Squat con manubri 50 ripetizioni
Allenamento per la pausa pranzo
Di solito le donne devono gestire molte responsabilità tra famiglia e lavoro
e il tempo per l’allenamento è lasciato tra le ultime cose da fare.
In queste schede vi propongo un allenamento da svolgere durante la pausa
pranzo tutti giorni lavorativi.
E’ un allenamento breve, circa 35-40 minuti ma seguendo i principi della
progressione dei carichi come ho indicato nelle schede delle varie fasi che
avete letto nelle pagine precedenti e tenendo i recuperi sotto al minuto di
tempo può dare grandi risultati.
Nella settimana di esempio che vi propongo si alleneranno il petto e le
spalle 2 volte a settimana, le gambe 5 volte e la schiena 4 volte.
Modificate la quantità di esercizi di ogni distretto muscolare sulla base
delle vostre necessità: potete decidere per esempio di allenare
maggiormente il petto o le spalle e meno la schiena e le gambe.
La schede è da usare per almeno tre mesi senza farsi prendere dalla fretta
per vedere i risultati, serve tempo, come in tutti gli aspetti che riguardano i
cambiamenti nel fisico di una persona.
Esempio piano settimanale di allenamento in pausa pranzo
GIORNO MUSCOLI ESERCIZI
Lunedì Petto, Panca piana manubri[4 sets @ 12RM]
Schiena, Pulley basso [4 sets @ 12RM]
Gambe, Leg extension [4 sets @ 12RM]
Addominali Crunch [2 sets @ 30 reps]
Martedì Spalle, Military press [4 sets @ 12RM ]
Gambe, Alzate laterali [4 sets @ 12RM ]
Schiena, Lat Machine [4 sets @ 12RM ]
Addominali Leg curl [4 sets @ 12RM]
Crunch [4 sets @ 30 reps]
Mercoledì Braccia, Curl manubri [4 sets @ 12RM]
Gambe, Pushdown ai cavi [4 sets @ 12RM]
Addominali Leg Press [4 sets @ 20 RM]
Crunch [4 sets @ 15-20RM]
Giovedì Petto, Panca piana manubri[4 sets @ 12RM]
Schiena, Pulley basso [4 sets @ 12RM]
Gambe, Leg extension [4 sets @ 12RM]
Addominali Crunch [2 sets @ 30 reps]
Venerdì Spalle, Military press [4 sets @ 12RM ]
Gambe, Alzate laterali [4 sets @ 12RM ]
Schiena, Lat Machine [4 sets @ 12RM ]
Addominali Leg curl [4 sets @ 12RM]
Crunch [4 sets @ 30 reps]
Sabato Riposo Attività aerobica
Domenica Riposo
Lockdown
In questo libro si presuppone che le palestre siano aperte e si propongono
esercizi con alcuni macchinari tipici delle palestre.
In periodi di lockdown possiamo sostituire gran parte degli esercizi con
alcune attrezzature che possiamo utilizzare, o già avere, a casa: un set base
comprende una panca piana che sia anche reclinabile, un o più set di
manubri, una barra per trazioni.
Tutti oggetti facilmente acquistabili nuovi o usati. La cosa maggiormente
importante è dotarsi di carichi sufficienti a stimolare la crescita muscolare.
E’ possibile sostituire la mancanza di peso adeguato con l’aumento del
numero di ripetizioni. Questo garantisce miglioramenti soprattutto per chi
non è alla ricerca di aumentare la forza.
Per incrementare la forza si devono sollevare pesi in grado di spingere il
muscolo ad adeguare la sua capacità e la sua struttura al peso sollevato.
Vale sempre la regola che un pò di movimento è meglio di nessun
movimento.
Più complesso il lavoro da fare fuori dalla palestra relativo alle gambe in
cui dobbiamo sostituire le macchine come pressa, leg extension e leg curl
con squat e affondi, aumentando il numero di ripetizioni e usando anche
qui i manubri.
Se proprio non riusciamo a procurarci nessun attrezzo possiamo eseguire
esercizi a corpo libero come push up, crunch, squat, affondi e tutte le loro
infinite varianti che ci permettono quanto meno di tenerci in forma.
In questo caso vi consiglio di attenervi ad un piano che preveda
l’esecuzione di 50 push up o piegamenti al giorno, 50 squat a corpo libero
e 50 crunch e incrementare il numero sino ad arrivare alle 100 ripetizioni,
suddivise in serie di 20, 25: con mezz’ora al giorno vi sentirete come delle
tigri! Se non siete abbastanza allenate, ponetevi l’obiettivo di arrivare a
quel livello dopo uno o due mesi, partendo dal punto in cui siete e
incrementando di 10 ripetizioni ogni giorno o ogni settimana, in base al
vostro stato di forma iniziale. Il segreto risiede nella volontà di eseguire
una, due, tre ripetizioni in più ogni volta che ci si allena: i muscoli si
tonificano facendoli lavorare, sono fatti per quello, e nel frattempo
aumenta il metabolismo e il consumo energetico, come visto nei capitoli
relativi alla teoria.
MISURAZIONI
E
INDICI
Valutazione funzionale
Con la valutazione funzionale viene monitorato l’andamento delle
prestazioni di un soggetto. Può tornare utile per valutare se il programma
sta procedendo nella direzione desiderata, soprattutto quando si vuole
aumentare la forza o la massa muscolare.
Per quanto riguarda il bodybuilding e per impostare le schede di
allenamento, sono importanti alcuni test che permettono di conoscere il
massimale in un dato esercizio. Come abbiamo visto nel capitolo 4, le
tabelle di allenamento tengono conto delle percentuali di carico rispetto al
carico massimo in un dato esercizio. Inoltre eseguire i test massimali alla
fine di ogni mesociclo può testimoniare l’aumento o la diminuzione della
forza di un atleta e consente di variare, su questa base, le variabili
dell’allenamento o dell’alimentazione.
Test 1RM
Si eseguono 5 ripetizioni, incrementando ad ogni alzata il peso. Si ricava
quale peso massimo è stato possibile sollevare dal soggetto.
Formula di Brzycki
Con questa formula si può ottenere il massimale del soggetto in modo
indiretto, attraverso il numero di ripetizioni effettuate con un dato carico.
1 RM teorico = carico sollevato / [1.0278 – (0.0278 x ripetizioni eseguite)]
Questa è solo una delle molte formule proposte dalla letteratura scientifica
per il calcolo del massimale. Dal nostro punto di vista può essere utile
come indice della capacità fisica di una persona.
Frequenza cardiaca
Questo parametro può essere utile per monitorare lo stato di affaticamento
e per impostare alcuni programmi di allenamento.
Partendo dal calcolo approssimativo della frequenza cardiaca massima
data da: 220 – età, possiamo ricavare delle percentuali di frequenza
cardiaca ottimale sulla base dell’obiettivo che si ha:
Per un allenamento cardiocircolatorio il 70-80% della FC Max
Per il dimagrimento il 60-70% della FC Max
Per un’attività moderata il 50-60% della FC Max
Peso corporeo
È una delle misure più semplici da rilevare, ma è soggetta a molte
variabili. È preferibile rilevarla la mattina appena alzati. È utile calcolare
una media dei dati settimanali perché le variazioni del peso sono
influenzate da molti fattori: per esempio, quanto si è mangiato il giorno
prima o quanti liquidi si sono persi, sudando. Non si può, inoltre, stabilire
a priori se l’aumento o la diminuzione di peso sia da imputare ad acquisto
o perdita di massa magra o grassa. È comunque un indicatore di facile
utilizzo.
Altezza
Si spiega da sé, utile per la costruzione di alcuni indici.
Temperatura
Presa 10 minuti dopo essersi alzati, va rilevata 3 o 4 volte per poi
calcolarne la media.
È utile specialmente in una fase di restrizione calorica per verificare se il
metabolismo è attivo oppure inizia a stallare.
Se notiamo una diminuzione della temperatura, e il peso non cala, significa
che è meglio interrompere la dieta finché la temperatura riprende a salire.
Battito cardiaco
Da misurare tutte le mattine, prima di alzarsi dal letto e dopo 15 minuti,
facendo poi una media tra i due dati.
Questo dato ci permette di capire se il corpo si sta avvicinando ad una fase
di affaticamento temporaneo (overreaching) e ci permette di capire quando
inserire una settimana di scarico, cioè con allenamenti più leggeri. Quando
il battito aumenta rispetto alle rilevazioni iniziali di 15-20 battiti è il
segnale che è arrivato il momento dello scarico.
Plicometria 7 pliche
Con il plicometro abbiamo una misura anche se approssimativa del grasso
sottocutaneo e può servire per monitorare l’andamento degli sforzi verso il
dimagrimento. Queste le “prese” solite:
Addome
Iliaca
Fianco
Tricipite
Sottoscapolare
Gamba
Possono essere usate per ricavare degli indici anche se la loro rilevazione è
soggetta all’imprecisione dovuta alle prese effettuate dal rilevatore. Per
questo si consiglia di solito di utilizzare una media di tre rilevazioni per
ogni punto.
Glicemia a digiuno
Questo parametro, da misurare la mattina a digiuno, permette di capire se
l’organismo dà il via ad una forma di resistenza all’insulina. In questo caso
i nutrienti non vengono più captati correttamente a livello muscolare.
Questa misura può essere utile soprattutto in una fase di massa, per capire
quando è il momento di sospendere la dieta ipercalorica e diminuire le
calorie, per consentire di migliorare la recettività cellulare e limitare la
quantità di nutrienti che finiscono nelle cellule del grasso, gli adipociti. I
valori dovrebbero essere tra i 60 e i 100 mg/dl.
Indici
Con alcune delle misure acquisite, attraverso delle formule matematiche, si
possono ricavare alcuni indici che permettono di capire lo stato di forma e
monitorare, di conseguenza, l’andamento del percorso intrapreso.
TDEE
TDEE è l’acronimo di Total Daily Energy Expenditure.
È il numero totale di calorie bruciate in un dato giorno ed è la somma di
quattro fattori chiave:
Metabolismo basale
Effetto termico del cibo
Termogenesi dell’attività non causata dall’allenamento
Effetto termico dell’allenamento
Quando si sommano tutti questi numeri, si ottiene una stima del numero di
calorie necessarie quotidianamente per mantenere il peso corrente, a parità
di attività fisica.
I ricercatori hanno sviluppato una serie di modelli per il calcolo del BMR.
Uno dei più usati e più semplici da calcolare è l’equazione di Harris-
Benedict, che tiene conto dell’età, dell’altezza e del peso.
Donne BMR = 655 + (9,6 X peso in Kg) + (1,8 x altezza in cm) – (4,7 x
età in anni)
Uomo BMR = 66 + (13,7 X peso in Kg) + (5 x altezza in cm) – (6,8 x età
in anni)
Sulla base di questi valori il soggetto in esame per mantenersi in vita senza
muoversi ha bisogno di consumare 1.365 calorie.
Gli altri componenti del calcolo del TDEE possono essere stimati
attraverso una serie di parametri, individuati dagli studiosi nel corso del
tempo. Tra questi, il più usato è costituito da una serie di “moltiplicatori di
attività”, detti moltiplicatori di Katch-McArdle.
LBW (Lean Body Weight) peso corporeo magro, utile per ottenere la
percentuale di grasso corporeo. Per calcolare il LBW abbiamo bisogno del
peso e della misura in centimetri della circonferenza addominale. Con
questo indice possiamo avere una stima della quantità di grasso corporeo.
Sottraendo questo valore dal peso totale, è possibile calcolare la
percentuale di grasso corporeo attraverso una semplice proporzione. È
utile per monitorare l’andamento del processo di dimagrimento.
Per questo indice sono state proposte diverse formule, qui mostro quella di
Wilmore e Behnke
LBW= 44.636 + 1.0817(wt) - 0.7396(c)
dove wt sta per Body weight (in Kg.) e c sta per Circonferenza addominale
in centimetri. Come si diceva prima, ottenuto il peso della massa magra
basta sottrarla al peso totale per avere una stima della massa grassa e da
questa ottenere la percentuale della massa grassa relativamente al peso
totale, cioè
BF = Peso – LBW tutte misure in Kg. dove BF la massa grassa in Kg. La
percentuale di grasso corrisponde a 100 * BF / Peso
Peso ideale
Il risultato di queste formule matematiche rappresenta il peso teorico
ideale del soggetto secondo l'autore che l’ha proposta. Di seguito ne
presentiamo solo alcune.
Formula di Lorenz
Questa formula per il calcolo del peso ideale non tiene conto né dell'età né
della struttura scheletrica, ma è molto utilizzata. Inoltre, mal si applica nei
soggetti longilinei e brachitipici.
Peso ideale Uomini = altezza in cm - 100 - (altezza in cm - 150)/4
Peso ideale Donne = altezza in cm - 100 - (altezza in cm - 150)/2
Formula di Broca
Questa formula per il calcolo del peso ideale è la più semplice ma tiene
conto solo dell'altezza; i limiti maggiori risiedono nella non
corrispondenza del peso ideale per le stature medio alte.
Peso ideale Maschi = altezza in cm - 100
Peso ideale Femmine = altezza in cm - 104
Formula di Wan der Vael
Questa formula considera solo l'altezza:
Peso ideale Uomini = (altezza in cm - 150) x 0,75 + 50
Peso ideale Donne = (altezza in cm - 150) x 0,6 + 50
Formula di Berthean
Peso ideale = 0,8 x (altezza in cm - 100) + età/2
Formula di Perrault
Questa formula tiene conto dell'età e dell'altezza
Peso ideale = Altezza in cm - 100 + età/10 x 0,9
Concentrazione massima
Quando ci si allena si dovrebbe porre ma la massima concentrazione sul
movimento che si sta facendo, sentire quale muscolo si sta contraendo,
verificare se la postura è corretta, insomma dovete cercare di essere
concentrati su voi stesse.
Sperimentazione continua
Avete creato il vostro piano o utilizzato uno di quelli forniti nel libro e lo
seguite fedelmente, con costanza e disciplina. Può succedere che in una
sessione di allenamento vi sentite più stanche oppure annoiate dalla solita
routine? È il momento di sperimentare qualcosa di nuovo, provate un
esercizio che non fate da tempo o che non avete mai eseguito, cambiate il
carico, aumentate o diminuite le ripetizioni.
Questo può aiutare a riprendere nei giorni successivi con maggior vigore il
solito schema.
Perché è importante completare la scheda di allenamento per il periodo
prefissato senza continuamente cambiare esercizi: bisogna costruire la
forza di volontà nel mantenersi fisse sulla rotta stabilita.
Spingere al massimo
Possiamo abbinarlo alla concentrazione: più si è concentrate più si può
spingere al massimo: portare a termine una sessione di lavoro che sia
veramente allenante non vuol dire ogni volta il dover rompere le fibre
muscolari, ma dare il massimo per come vi sentite quel giorno: se vi
sentite stanche perché avete dormito poco o mangiato male, date il
massimo possibile in quelle condizioni, ma mai mollare, mai rinunciare
all’allenamento previsto.
RICOMPOSIZIONE CORPOREA
Ricomposizione corporea
La ricomposizione corporea ha come scopo, in termini pratici, la riduzione
della percentuale di massa grassa e l’aumento della percentuale di massa
magra, cioè, in definitiva, dei muscoli.
Da qui deriva la necessità di abbinare una adeguata alimentazione a un
corretto allenamento.
Per quanto riguarda l’allenamento è fondamentale garantire una
progressione nei parametri che lo costituiscono, parametri che abbiamo
descritto nel capitolo dedicato alle variabili dell’allenamento.
La progressione deve essere in funzione però della fase del protocollo in
cui ci troviamo: se siamo in una fase di riduzione di massa grassa, quindi
in un periodo di deficit calorico, è inutile cercare di impostare un
allenamento per la forza, cioè con alti carichi.
È necessario invece impostare un allenamento che stimoli il consumo
calorico e sia quindi impostato ad aumentare l’efficienza metabolica, con
carichi più bassi, più alte ripetizioni e recuperi più brevi tra una serie e
l’altra.
Per quanto riguarda invece il lato alimentare o meglio energetico, nella
fase iniziale del protocollo è fondamentale calcolare quante chilocalorie si
introducono. A questo fine è utile tenere, per una o due settimane, un
diario alimentare su cosa e quanto si mangia. Sulla base di questi dati si
calcola il TDEE.
La fase iniziale di tutti i protocolli prevede che si raggiunga e si
stabilizzi per un certo periodo di tempo tale livello calorico.
Per organizzare un piano alimentare si impostano solitamente alcune
quantità di macronutrienti da tenere fisse, in special modo per quanto
riguarda la quantità di proteine e di grassi.
Queste quantità sono rapportate alla massa magra (es: 3 g. di proteine per
Kg di massa magra; 0,8 grammi di grassi per Kg di massa magra) e si
agisce sulla quantità di carboidrati che sono, lo ricordiamo, la fonte
energetica privilegiata del corpo umano.
Il principio fondamentale della ricomposizione corporea è dato dalla
considerazione che, privando o riducendo fortemente l’apporto di
carboidrati, nel tempo vengono ridotte le scorte di glucosio presenti nel
fegato e nei muscoli e queste dovranno essere sostituite come fonte
energetica dal catabolismo delle cellule grasse.
Questo processo genera una serie di reazioni biochimiche che rendono da
un lato, il corpo più ricettivo all’apporto di zuccheri durante le cosiddette
“ricariche” di carboidrati, e dall’altro permettono di utilizzare
maggiormente le riserve di grasso.
Non sto qui a dilungarmi sul fatto che ognuno di noi ha, per costituzione,
un certa percentuale di grasso “fisiologica” data dalla sua genetica e quindi
può darsi che per un soggetto sia più facile smuovere i depositi adiposi
rispetto ad un altro soggetto.
Con la costanza, l’impegno e la giusta impostazione, chiunque può
portare il proprio corpo (e la propria mente) al cambiamento, al di là del
punto di partenza.
Per impostare scientificamente una procedura di ricomposizione corporea
è fondamentale avere a disposizione quanti più dati possibili.
Alcuni di questi dati è utile che siano rilevati a cadenza giornaliera, come
la temperatura, il battito cardiaco e il peso, mentre altri, come le
circonferenze, a cadenza settimanale.
È fondamentale inoltre prendere nota di ciò che si mangia durante il giorno
per poter stimare l’apporto calorico settimanale, tenendo come si diceva,
un diario alimentare.
Sulla base di questi dati possiamo calcolare alcuni degli indici visti nel
capitolo precedente che ci serviranno per meglio monitorare l’andamento
del protocollo.
Bisogna sempre tenere presente che le modifiche nell’organismo non sono
repentine ma avvengono nel corso di periodi più o meno lunghi: diciamo
che per vedere gli effetti del lavoro svolto si devono aspettare dai 20 ai 30
giorni.
In pratica non ha molto senso digiunare un giorno e poi abbuffarsi il
giorno dopo; quello che conta è la media settimanale delle calorie
introdotte. È chiaro che parlare di calorie fine a sé stesse non ha senso. Il
conteggio delle calorie ha senso se poi possiamo rapportarle ad un livello
“soglia” che ci permetta di stabilire se sia necessario aumentare o
diminuire la quantità di calorie da introdurre, per ottenere aumento o
perdita di peso.
Per questo nel corso del tempo è stato introdotto il calcolo del TDEE che
definisce la quantità totale di energia, sotto forma di calorie, consumate
dall’organismo per mantenere un dato livello di attività (cioè di consumo
energetico), includendo in essa l’energia necessaria a mantenere in vita
l’organismo stesso, come già visto.
È chiaro quindi che tale livello energetico “base” o “minimo” dipende
soprattutto da quanta energia si consuma mediamente durante una
giornata: chi compie lavori pesanti avrà, a parità di condizioni fisiche
(altezza, età, sesso), un livello di TDEE più alto di chi lavora davanti ad un
computer.
Inoltre anche i livelli di stress influenzano questi parametri.
Per il momento comunque, la componente di riferimento riguarda il
maggiore o minore sforzo fisico.
La base di partenza di tutti i ragionamenti riguardanti una ricomposizione
corporea è costituita dal presupposto di resettare l’organismo, portando il
consumo medio giornaliero al livello del giusto TDEE.
Una volta raggiunto e stabilizzato tale livello calorico si può iniziare ad
agire sulle variabili alimentari.
Potremo decidere per un deficit calorico, nel caso si voglia dimagrire,
oppure per un surplus calorico nel caso si voglia aumentare la massa
magra. In questo secondo caso la sfida non è tanto quella di aumentare il
peso ma di privilegiare appunto la componente muscolare rispetto alla
componente grassa dell’aumento del peso stesso. Ed è proprio qui che la
scienza deve fondersi con l’esperienza, perché la risposta di un organismo
alla modifica di certe variabili non è uguale alla risposta di quella di un
altro organismo, entrando in gioco, nel nostro caso, i famosi fattori
genetici sui quali ben poco possiamo fare.
Attenzione però a non esagerare con questa idea.
Se anche geneticamente la composizione dei nostri muscoli (in fibre a
contrazione lenta e a contrazione veloce) è diversa da soggetto a soggetto e
la percentuale di grasso genetica è diversa da individuo ad individuo,
questo non vuol dire che con il giusto impegno e un percorso adeguato a
questo scopo, chiunque possa migliorare il proprio stato fisico.
Sicuramente questo è possibile, soprattutto per chi parte da zero, da
situazioni di sovrappeso o di poca o nulla consuetudine con l’allenamento.
Questo percorso se è costantemente monitorato, attraverso la rilevazione di
alcune misure con cadenza almeno settimanale, permette di poter
intervenire tempestivamente, modificando le variabili che abbiamo a
disposizione.
Possiamo, a grandi linee, suddividere una ricomposizione corporea sulla
base della durata della stessa.
Avremo una ricomposizione di breve termine (qualche mese) oppure una
di lungo termine (uno o più anni).
La ricomposizione di breve termine può essere adatta a chi è poco o per
nulla allenato e magari deve perdere massa grassa: in pochi mesi può
cambiare radicalmente aspetto; mentre la ricomposizione a lungo termine
implica un impegno maggiore e una volontà che già deve essere allenata.
Ciò non toglie che possa essere utilizzata anche da chi inizia ora il suo
percorso verso la costruzione di un nuovo fisico.
All’interno di questi due protocolli è possibile individuare alcune fasi
fondamentali.
Le fasi differiscono, tra i due protocolli, soprattutto per la durata per cui i
relativi parametri devono essere protratti.
In tutti i casi è fondamentale avere sempre sotto controllo le principali
misure: temperatura, peso, circonferenze, introito calorico.
Basterà tenere un diario delle misure, degli alimenti e degli allenamenti.
Sia per la ricomposizione di breve durata sia per quella di lunga durata si
inizia con il rilevare il consumo giornaliero di chilocalorie. Si stabilisce
il TDEE.
Si determina in seguito la media tra i due valori in modo da stabilire un
valore di chilocalorie di partenza, da cui impostare le quantità di
macronutrienti giornalieri e settimanali.
Vediamo più in dettaglio le due procedure.
Ricomposizione corporea di breve periodo.
La durata di questa procedura dipende dal punto di partenza, cioè da
quante calorie dobbiamo assumere o perdere per raggiungere il reset
metabolico indicato dal raggiungimento del TDEE.
Dipende, cioè, da quale è il valore della media calcolata, come detto più
sopra, rispetto alle calorie introdotte nel periodo delle rilevazioni presenti
nel diario alimentare.
La dieta per tutta la durata del protocollo prevede un alto consumo di
proteine, fino a 3g/Kg di massa magra e di tenere i grassi tra gli 0,5 e gli
0,8/g per Kg di massa magra.
Il resto delle calorie di cui abbiamo bisogno saranno ottenute dai
carboidrati.
Occorre dunque calcolare la massa magra.
Per questo usiamo la formula di Wilmore e Behnke:
LBW= 44.636 + 1.0817(wt) - 0.7396(c)
dove wt rappresenta il peso corporeo in Kg e c rappresenta la circonferenza
addominale in cm.
Un soggetto che pesa 70 Kg e ha una circonferenza di 78 cm avrà una
massa magra di circa 63 Kg.
Questo sarà il parametro iniziale su cui calcolare le quantità di proteine e
grassi da consumare.
Se il soggetto ha un TDEE di 2.200 Kcal e un consumo attuale di 1.900
Kcal, il valore da raggiungere con la dieta per la fase di reset metabolico
sarà 2.200Kcal + 1.900Kcal / 2 = 2.050 Kcal.
Mantenendo l’ipotesi vista sopra di 3g/Kg di massa magra di proteine
giornaliere avremo: 3 * 63 (che sono i Kg massa magra) = 189 g proteine
che corrispondono a circa 756 Kcal (sappiamo che un grammo di proteine
vale circa 4Kcal). Mentre per i grassi avremo, ipotizzando di avere 0,6 g /
Kg massa magra, arrotondando, 38 g di grassi, che equivalgono a 351
Kcal. Per raggiungere il livello richiesto di 2.050 Kcal dobbiamo
consumare 943 Kcal in carboidrati che corrispondono a circa 236 g.
Questi sono i valori da cui partire.
Una volta stabilizzato e consolidato questo valore, si può iniziare la fase di
taglio calorico, diminuendo l’apporto di carboidrati sulla base del taglio
deciso.
A questo punto si decidono le settimane necessarie per raggiungere quel
valore.
Quando si arriva alle calorie stabilite si mantengono i valori per qualche
settimana, di solito 2 o 3, prima di iniziare la fase di ricomposizione
corporea vera e propria.
Questa consiste in una fase di taglio calorico abbinato ad un allenamento
che porti a rompere l’omeostasi del corpo e lo induca a consumare
maggiormente le scorte adipose. Questo avviene perché, in sostanza, si
assumono meno calorie provenienti dai carboidrati.
È fondamentale tenere sempre il consumo proteico alto.
Si tratta adesso di decidere come effettuare il taglio calorico.
Esistono diverse strade: tutte hanno come obiettivo quello di introdurre un
deficit calorico settimanale.
Durante la settimana possiamo operare diverse scelte: possiamo decidere
per un taglio drastico delle calorie per i primi 3-4 giorni, diminuendo le
calorie a -50/-70% di quanto indicato dal TDEE, per poi superare il livello
calorico del TDEE per un giorno e tenere il livello calorico al TDEE per i
rimanenti due giorni, vedi grafico 1 con un TDEE di 1600.
Preparazione
Frulla tutti gli ingredienti nel frullatore fino a ottenere una bevanda
omogenea. Bevilo subito, senza filtrarlo.
Frullato di avocado, mirtilli e latte di mandorle
ingredienti
½ avocado maturo
½ tazza di mirtilli rossi (100 g)
1 tazza di latte di mandorle (250 ml)
1 cucchiaino di semi di chia
Preparazione
Estrai la polpa dell'avocado. Mettilo a pezzi nel frullatore, insieme ai
mirtilli, al latte di mandorle e ai semi di chia.
Frulla fino a ottenere una bevanda cremosa.
Da consumare subito.
Frullato di soia, banana e burro di arachidi
ingredienti
½ tazza di tofu morbido (100 g)
1 tazza di latte di soia (250 ml)
1 banana fredda
1/2 cucchiaio di burro di arachidi (5 g)
Preparazione
Frulla tutti gli ingredienti per pochi secondi. Quando avrete ottenuto una
bevanda omogenea, bevetela subito.
Yogurt e frullato di frutta
ingredienti
½ tazza di latte scremato (125 ml)
½ tazza di fragole (100 g)
1 tazza di yogurt naturale (250 ml)
½ tazza di succo d'arancia (125 ml)
2 cucchiai di proteine del siero di latte in polvere
1 cucchiaio di miele
Preparazione
Frulla tutti gli ingredienti a tutta velocità fino a ottenere una bevanda senza
grumi.
Frullato di avena e banana
ingredienti
4 cucchiai di farina d'avena (60 g)
1 banana matura
½ tazza di latte scremato (125 ml)
1 cucchiaio di proteine in polvere (15 g)
1 cucchiaio di miele (15 g)
Preparazione
Frullate la farina d'avena con la banana tagliata a pezzi e mezza tazza di
latte scremato. Quando il composto sarà omogeneo, aggiungere le proteine
in polvere e il miele. Frullate ancora e bevetelo appena è pronto.
Vaniglia al burro di arachidi
ingredienti
1 cucchiaio di burro di arachidi (preferibilmente naturale al 100%);
1 tazza di latte di soia o parzialmente scremato;
1 misurino di proteine della vaniglia;
2 cucchiai di fiocchi o farina d'avena
Preparazione
Frulla fino a ottenere una bevanda cremosa. Da consumare subito.
Tropicale
ingredienti
100 g di mango;
100 g di banana;
100 gr di ananas;
1 vasetto di yogurt greco a zero grassi
latte quanto basta
Ingredienti:
1 tazza di latte di mandorle;
1 misurino di proteine nel cioccolato povero;
2 cucchiai di cacao amaro in polvere;
alcune gocce di tic o stevia.
Ingredienti:
1 tazza di caffè;
1 tazza di yogurt greco a zero grassi;
1 banana;
1 spolverata di cannella;
latte parzialmente scremato quanto basta
Ingredienti:
Ingredienti:
Preparazione:
Mettete insieme tutti gli ingredienti e frullateli.
Frullato proteico al burro di arachidi e semi di canapa
Ingredienti:
Preparazione:
Mettete insieme tutti gli ingredienti e frullateli.
Frullato di proteine di fagioli
Ingredienti:
1 bicchiere di latte di mandorle 200 ml (1 g di proteine)
90 g di fagioli neri (6,6 g. Di proteine)
2 cucchiai di semi di canapa (9,4 g di proteine)
1 banana = 150 g (1,8 g di proteine)
1 cucchiaio = 10 g di cacao in polvere;
Preparazione:
Mettete insieme tutti gli ingredienti e frullateli.
Frullato proteico banana, fragola e tofu
Ingredienti:
Preparazione:
Mettete insieme tutti gli ingredienti e frullateli.
Frullato proteico con mandorle, banana e cacao
ingredienti
Preparazione:
Mettete insieme tutti gli ingredienti e frullateli.
Frullato proteico di kiwi e quinoa
Ingredienti:
1 kiwi (1 g di proteine)
qualche foglia di menta
1/2 limone spremuto
2 cucchiaini di fiocchi di quinoa 20 g (2 g di proteine)
1 fetta di zenzero
Preparazione:
Mettete insieme tutti gli ingredienti e frullateli.
Frullato proteico di cavolo e banana
ingredienti
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©2021 Andrea Raimondi
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