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Oreste un piccolo grande uomo

Personaggi:
SENTINELLA: Alessandro Di Maria
CLITEMESTRA: Irene Ilardo
ARALDO Ivan Maniscalco
AGAMMENNONE: Simone Chinnici
CASSANDRA: Preetivi Coopen
CORO DEI VECCHI ARGIVI
CORIFEO: Emmanuele Messina
Corrado Giocondo
Samuele Mascellino
Emanuele Gambino
Alessandro Di Maria
Giulia Cannioto
I scena: una torre e sopra una sentinella
Musica
SENTINELLA: Daniele Romano: Agli dei chiedo di liberarmi da queste sofferenze che
da un anno mi tormentano. Ora sorveglio per vedere il segnale della fiaccola, il lampo di
fuoco che da Troia porti la notizia che la guerra è finita e che la città è stata conquistata.
Così vuole il cuore maschio di una donna. Ora giunga felice la liberazione da queste
fatiche e il fuoco risplenda nelle tenebre, portando buone notizie. Finalmente! Salve a te,
bagliore che fai risplendere nella notte luce diurna e istituisci molte danze in Argo per
ringraziare di questo fortunato evento. Evviva! Evviva! Alla donna di Agamennone voglio
dare questo felice annuncio! Si alzi dal letto e innalzi un grido di gioia perché Ilio è stata
conquistata, come annunciato dal fuoco.
CORO DEI VECCHI ARGIVI
CORIFEO: Emmanuele Messina: Questo è il decimo anno da quando il re Menelao,
avversario di Priamo, e suo fratello Agamennone partirono da questa terra su mille navi
per la spedizione degli Argivi.
CORO: Corrado Giocondo: Zeus mandò i due figli di Atreo contro Paride, figlio di Priamo
e rapitore di Elena e intorno alla donna adultera scatenò una dopo l’altra battaglie.
CORO: Alessandro Di Maria: Tutto è come è, adesso. Ma tutto si compirà per come è
stato stabilito. Nessuno potrà placare quest’ira. E noi, incapaci di saldare il nostro conto,
attendiamo da anziani, come bambini.
CORO: Samuele Mascellino: E tu Clitemestra regina cosa cerchi? Cosa accade di
nuovo? Cosa ti spinge a fare così tanti sacrifici?
CORIFEO: Emmanuele Messina: Eccoci qui, o Clitemestra, a venerare la tua potenza:
è cosa giusta onorare la sposa del re quando il trono è vuoto dello sposo.
CORO: Emanuele Gambino: Sarei felice di sapere se tu celebri sacrifici perché hai
ricevuto una buona notizia o speri in un lieto annuncio, senza sapere ancora niente di
nuovo.
CLITEMNESTRA: Irene Ilardo: Sorga questa aurora dalla madre notte messaggera di
gioia, come dice il proverbio. Gli argivi hanno espugnato la città di Priamo.
CORO: Alessandro Di Maria: Come dici?
CLITEMNESTRA: Irene Ilardo: Troia è in mano degli Achei.
CORO: Corrado Giocondo: Che gioia! Ne sei certa? Hai prove sicure?
CLITEMESTRA: Irene Ilardo: Fu Efesto a mandare dall’Ida il primo segnale. E una
fiamma accendeva altra fiamma, di là fino qui, come in una corsa di messaggi di fuoco.
Oggi di Troia sono signori gli Achei. Grido discorde si leva dalla città: se versi aceto e olio
nello stesso vaso, non si legano insieme, ma restano separati. Puoi sentire le urla sia dei
vinti che dei vincitori, quelle dei figli prostrati sui corpi dei progenitori. Presto sapremo se
queste fiaccole dicono il vero, o se, come un sogno, la luce delle fiaccole, a noi giunta ha
ingannato le nostre menti.

ARALDO: Ivan Maniscalco: O terra di Argo, giungo a te nella luce di questo anno, il
decimo. Salve, luce del sole e Zeus, signore di questa terra e Apollo. Argo, accogli con
occhi raggianti il re e tributategli grande onore dopo tanto tempo. Agamennone è giunto!
festeggiatelo come si conviene perché ha vinto Troia. E così la stirpe di Priamo ha pagato
a prezzo doppio i propri errori. il patimento è passato.
CLITEMNESTRA: Irene Ilardo: Da tempo ho innalzato il mio grido di gioia, quando
giunse di notte il primo messaggero di fuoco che annunciava la conquista e la distruzione
di Ilio. Ora saprò tutto dal re in persona. Mi affretterò ad accogliere il mio venerabile
sposo nel migliore dei modi. Quale visione più gradita per una donna di quando apre le
porte al suo uomo che un dio gli ha restituito salvo da una spedizione di guerra? Riferisci
questo allo sposo: che torni al più presto alla città che lo ama, alla sua casa dove troverà
la sposa fedele come l’aveva lasciata.
CORO: Giulia Cannioto: Questa donna ha pronunciato un discorso conveniente.
II Scena
CORO: Alessandro Di Maria: Del re Menelao, della sua sposa che fuggì con Paride che
notizie porti?
ARALDO: Ivan Maniscalco: Sparirono dalla spedizione degli Achei Menelao e la sua
nave.
CORO: Emanuele Gambino: C’è un antico detto tra i mortali: che la felicità di un uomo
giunta al culmine non muore senza figli: da sorte propizia per la stirpe fiorisce un male
insaziabile.
CORO: Alessandro Di Maria: Io dico che solo la colpa produce altre colpe e che le case
in cui governa giustizia hanno destino di bella discendenza
CORO: Giulia Cannioto: Violenza antica genera violenza tra i malvagi. Quando giunge il
giorno destinato del nuovo parto, una nera rovina si abbatte sulle case specchio di chi lo
ha generato.
CORO: Emanuele Gambino: Giustizia risplende nelle misere case dove si onora il
giusto. Dalle sedi dorate dove le mani sono sporche di sangue distoglie lo sguardo e
fugge per andare dove c’è purezza.
Arriva Agamennone
CORIFEO: Emmanuele Messina: O re, distruttore di Troia come devo salutarti e come
devo dirti la mia venerazione senza lodarti troppo o troppo poco?
CORO: Samuele Mascellino: Molti tra i mortali preferiscono le apparenze e tutti sono
pronti a piangere chi è colpito da sventura ma il morso del dolore non raggiunge le loro
viscere.
CORO: Alessandro Di Maria: E si rallegrano con chi è felice sforzando ad un riso di
letizia un volto che non ride. Ma chi è saggio sa cogliere la verità.

CORO: Giulia Cannioto: E tu quando armasti per Elena la spedizione di guerra


sacrificasti a morte uomini valorosi per riportare qui un’impudica che da qui, lei stessa,
aveva voluto partire.
Coro: Corrado Giocondo: Ora io sono devoto a chi compì felicemente questa impresa e
presto tu saprai chi tra i cittadini con giustizia e chi senza giustizia rimase a guardia di
questa città.
AGAMMENNONE: Simone Chinnici: Gioia immensa sfuggire alla sventura e che l’invidia
resti lontana.
CLITEMESTRA: Irene Ilardo: Ti prego, anima mia.
non posare sulla nuda terra, il tuo piede. Schiave? Non vi ordinai di stendere tappeti sul
suo cammino? Appaia, presto, un passaggio dal fondo scarlatto.
AGAMMENNONE: Simone Chinnici: Argo e gli dèi di questa terra per primi saluto.
Giustizia lo esige. Gli dei favorirono il mio ritorno e aiutarono la vendetta che giustamente
feci pagare alla rocca di Priamo. Della città non resta che una colonna di fumo e di tutto
ciò dobbiamo agli dei gratitudine per questa vittoria: castigammo il rapimento: per una
donna il mostro argivo trasformò in cenere la città.
Da un cavallo uscì una squadra coperta di scudi e con un balzo fu sopra le torri: era un
leone affamato che solo quando ebbe leccato anche il sangue della famiglia del re fu
sazio. Ho protratto il mio inno agli dei. Pochi uomini hanno nel sangue il dono di onorare
l'amico toccato dalla fortuna, senza invidiarlo.
Ora entro nella reggia, nelle stanze, presso il fuoco. Voglio subito tendere la destra agli
dei che mi hanno sospinto laggiù, e poi scortato al ritorno.
Il trionfo, che mi fu compagno, si pianti fermo al mio fianco.
Musica
Agamennone fa l'atto di scendere dal cocchio. Prima che ponga piede a terra, si fa avanti
Clitennestra, con un corteo di schiave. Nelle loro mani scintillano drappi scarlatti.
CLITENNESTRA: Irene Ilardo: Cittadini venerabili di Argo a voi svelo la passione
d'amore per questo mio sposo. Non avrò pudori.
Dirò subito: per una donna sedere nelle stanze sola, lontana dal marito, è grande
sconforto sentire sempre notizie di disgrazia. Ecco, si presenta un messo e porta cattive
notizie, poi un secondo che reca notizie peggiori del primo. E sono grida di disgrazia, alte
nelle stanze. Per questo non è qui presente il figlio: lui testimone della mia fedeltà e della
tua, Oreste dico. Non ti stupire per ciò: lo cresce un ospite amico Strofio di Focide.
Fu lui a predirmi un duplice male: il pericolo tuo, laggiù sotto Ilio, e un
fragore sfrenato di popolo, pronto a rovesciare il consiglio reale.
In questo mio chiarire, sta' certo, non c'è inganno. Ho consumato gli occhi nelle
lunghissime veglie, nell'attesa dolente di te. Tu sei come la terra che appare ai naviganti
insperata, sei come la luce di cielo che splende dopo la tempesta, come acqua di fonte
che disseta il viandante.
AGAMMENNONE: Simone Chinnici: Clitemestra, moglie mia, onorami
come un uomo non come un dio! Senza stoffe colorate ha eco la
gloria. Non diventare superbi è il dono più grande degli dei.
CLITENNESTRA: Irene Ilardo: Non esiste felicità non invidiata e chi è
felice può lasciarsi vincere, quindi cedi di buongrado a questo mio desiderio.
AGAMMENNONE: Simone Chinnici: Mi piego al tuo volere, non mi colpisca l’invidia e
ora tu, moglie mia, accogli
benevolmente questa straniera, Cassandra, figlia del re Priamo, venuta al
mio seguito come dono dell’ esercito.
CLITENNESTRA: Irene Ilardo: Entra anche tu, su, scendi dal carro, non
fare la superba. Non ho tempo da perdere davanti alla porta.
Cassandra non si muove
CASSANDRA: Preetivi Coopen: Apollo! o Apollo! Di nuovo mi hai
distrutta! Dove mi hai condotta? Ah Ah
CORO: Alessandro Di Maria: Perché gridi?
CASSANDRA: Preetivi Coopen: Sono giunta ad una casa odiata dagli dei,
che vide stragi di consanguinei, a un suolo impregnato di sangue!
CORO: Samuele Mascellino: Conosciamo il tuo dono profetico. Ma qui
noi non cerchiamo profeti.
CASSANDRA: Preetivi Coopen: Ah! Ah! Che cosa prepara costei? Quale
nuovo dolore prepara alla casa? Sciagurata!
CORO: Giulia Cannioto: Cosa dice? Non capisco.
CASSANDRA: Preetivi Coopen: Orrore! Orrore! Questo farai? A tuo
marito mentre fa il bagno... oh non posso dire la fine. Vedo, vedo ...colpi
su colpi, uno dopo l’altro.
CORO: Samuele Mascellino : sul mio cuore precipita un flutto di sangue.
CASSANDRA: Preetivi Coopen: Ah! Ah! in guardia! in guardia! Allontana
il toro dalla giovenca. Lo ha avvolto nel peplo, lo colpisce, cade nella vasca
colma d’acqua. Un bagno che uccide a tradimento!
CORO: Samuele Mascellino: E’ invasata dal dio!
CASSANDRA: Preetivi Coopen: Ahimè! infelice che sorte mi aspetta!
Perché mi hai condotta qui a morire?
CASSANDRA: Preetivi Coopen: Apollo sei la causa di tutto. Io, ti rifiutai.
per questo nessuno da allora mi crede. Ma ora di nuovo sventura, sventura. Di nuovo un
travaglio mi scuote.( Impazzita, delirante): non vedete? sangue... sangue .
CORO: Corrado Giocondo: O infelice, compiango te e la tua fine che tu
stessa professi.
CASSANDRA: Preetivi Coopen: Una sola parola. Non voglio cantare su
me un canto di morte. Prego che gli uccisori del re e della sua schiava
paghino la pena e vendichino questo delitto.
CORO: Alessandro Di Maria: Oh la sorte degli uomini! E’ come il sogno
di un’ombra la loro felicità. Se viene sventura quel sogno svanisce
CORO: Giulia Cannioto: Della buona fortuna nessuno dei mortali è sazio.
Ad Agamennone gli dei consentirono di
, ritorna a casa sua.
CORIFEO: Emmanuele Messina: Ma se adesso pagherà il sangue versato
dagli avi e, con la sua morte, salderà ai morti il conto di altre morti chi mai
tra i mortali, udendo queste vicende, potrà vantarsi di essere libero da un
destino di sventura?
CORO: Alessandro Di Maria: Dalle grida del re sembra che l’evento sia
compiuto
CORO: Samuele Mascellino: Questo è l’inizio della tirannide Meglio la
morte che questa tirannia.
CLITENNESTRA: Irene Ilardo: Ora dirò il contrario di quanto ho detto
prima e non me ne vergogno. Da tempo preparavo questo momento. Ora
venne la mia vittoria, sono qui, proprio dove ho colpito. Per evitare che mio
marito mi sfuggisse ho agito in modo che non avesse scampo. L’ho avvolto
in una rete senza uscita, come una rete da pesci, un mantello di morte! Un colpo, due,
due gemiti, un grido! Le sue membra cedono e col terzo colpo
cade, esala la sua vita e un fiotto impetuoso di sangue mi colpisce con le
gocce nere. E io ne gioisco. Questi sono i fatti o vecchi argivi e io me ne
vanto.
CORO: Alessandro Di Maria: Ci stupisce la tracotanza della tua lingua
mentre ti vanti così.
CLITENNESTRA: Irene Ilardo: Io parlo con un cuore che non trema a
persone che sanno. Ho ucciso mio marito per punirlo e voi, quando costui
sacrificò sua figlia, frutto amatissimo delle mie doglie, per incantare i venti
e partire alla volta di Troia cosa avete fatto contro questo uomo assassino?
E ora mi bandite? Avreste dovuto bandire lui da questa terra!
CORO: Emanuele Gambino: Hai animo superbo e dici parole arroganti.
CLITENNESTRA: Irene Ilardo: Ho scannato questo uomo per Dike
vendicatrice di mia figlia, per Ate e per le Erinni e io non ho paura finché al
mio focolare ci sarà Egisto. E con mio marito ho ucciso anche la sua
prigioniera di guerra, Cassandra, la profetessa che gli fu compagna di letto.
CORO: Alessandro Di Maria: Perché non viene rapida la morte senza
dolore a portarmi sonno eterno, ora che è stato sconfitto colui che molto
soffrì per una donna e che è stata ucciso da una donna. Ahimè Elena, pazza,
tu facesti perire sotto le mura di Troia molte innumerevoli vite.
CLITENNESTRA: Irene Ilardo: Non augurati la morte e non volgere su
Elena la tua ira.
CORO: Giulia Cannioto: Potente contro questa dimora e carico di furia è
il demone che tu vai celebrando. Per i mortali cosa trova compimento senza
Zeus? Io piangerò il mio re.
CLITENNESTRA: Irene Ilardo: Io, la sposa di Agamennone, ho saldato il
conto, io sono il demone vendicatore di Atreo che imbandì il banchetto
crudele e io ho immolato un uomo maturo in cambio dei fanciulli. Non spetta
a te occupartene. Io l’ho ucciso e sarà la figlia Ifigenia ad andare incontro
al padre a braccia aperte.
EGISTO: Riccardo di Maria: O luce benigna del giorno che porta giustizia!
Vedo a terra quest’uomo. Atreo, re di questa città e padre di costui cacciò
dal palazzo mio padre, suo fratello Tieste. Dopo tempo, mio padre, tornò
supplice al focolare e suo fratello, Atreo, fingendo di celebrare con gioia il
suo ritorno imbandì a mio padre le carni dei suoi figli. Tieste, ignaro, ne
mangiò e questo fu un pasto di morte per tutta la stirpe. Quando poi si
accorse del crimine maledetto, scoppiò a piangere, barcollò, vomitò la strage e invocò un
destino di morte per tutta la razza. Ecco perché vedi
Agamennone caduto. Io ordii questa trama di morte. Atreo risparmiò me e
col misero padre, mi cacciò in esilio mentre ero ancora in fasce. Cresciuto
di nuovo qui mi ricondusse la Giustizia e io annodai la trama del delitto.
CORO: Egisto, io disprezzo a tua tracotanza.
EGISTO: Riccardo di Maria: Non parlare così, vecchio come sei, devi
imparare a startene buono e a rigar dritto. Ora il governo è nelle mie mani
e a chi non obbedisce imporrò gioghi pesanti.

CORIFEO: Emmanuele Messina: Ricorda che da qualche parte vive


Oreste
ritornerà qui con buona sorte e trionferà su tutti e due.
CLITENNESTRA: Irene Ilardo: Basta! Voi vecchi tornate a casa.
Noi abbiamo fatto quello che era necessario fare.
CORIFEO: Emmanuele Messina: Non saremmo argivi se ci inchinassimo
a un malvagio. Ma se il demone guida Oreste lui ritornerà .

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