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Geografia

“Il doppio volto del Giappone


tra antichità e modernità”

Il Giappone è costituito da oltre 6000 isole, quattro le più grandi.


È normale, dunque, che sia cresciuta una società chiusa su se stessa, gelosa dei
propri valori.
I giapponesi hanno vissuto sempre in maniera traumatica gli stimoli al cambiamento
che gli arrivavano dagli occidentali, con i quali entravano in contatto.
Per questo ed altri motivi il Giappone conserva quasi intatte le sue antiche tradizioni.
Il Giappone inoltre ha un ottimo sistema per la tutela e la promozione del proprio
patrimonio nazionale, infatti ben sedici siti sono stati iscritti nella Lista del
Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Queste sono solo alcune tra le tantissime facce del Giappone antico:
- Gli indumenti tradizionali: i kimono, indossati principalmente per cerimonie ed eventi speciali. La
veste, solitamente in seta, fissata da un'ampia cintura annodata sul retro, chiamata obi, è decorata da
eleganti motivi geometrici o floreali che racchiudono numerosi simboli e sottili messaggi sociali,
comprensibili solo da chi conosce la cultura giapponese.
- Le Geishe: sono intrattenitrici professioniste, dotate di spiccata intelligenza, educazione, cultura e
talento, che vengono pagate per ravvivare e agevolare le occasioni sociali. L’esercizio di questa che è
una vera professione richiede in realtà anni di severa preparazione per poter esser educate
all’apprendimento di numerose nobili arti giapponesi, tra le quali assumono particolare importanza il
canto, le danze tradizionali, i complessi rituali della cerimonia del tè e lo shamisen, uno strumento
musicale a tre corde.

- Il Cha no yu "acqua calda per il tè”, un rito sociale e spirituale tra i più noti della tradizione zen,
conosciuto anche in Occidente come Cerimonia del tè. Il protagonista è il matcha, tè verde
polverizzato, che viene mescolato all'acqua calda con l'apposito frullino di bambù e la bevanda che ne
risulta non è un'infusione, bensì una sospensione: questo significa che la polvere di tè viene consumata
insieme all'acqua. La cerimonia del tè avviene seguendo una determinata procedura piena di simbolismo
che solo il teishu, "chi prepara il tè", conosce alla perfezione.
- Riti e tradizioni dello shintoismo e del buddhismo: i giapponesi sono molto religiosi. Molti giapponesi
aderiscono allo shintoismo, l’antica religione che adorava come divinità i fenomeni della natura e gli
spiriti dei morti e al tempo stesso sono seguaci del buddhismo.
- Il buraku: esistono ancora i tipici villaggi nipponici formati da abitazioni addossate le une alle altre e
raccolte vicino a un tempio scintoista in cui vivono le persone dedite all’agricoltura.
- Le arti marziali: vengono ancora insegnate nelle scuole e durante le feste popolari vengono simulate le
battaglie dei samurai, i guerrieri dell’antica età imperiale.

Per i giapponesi di oggi i rapporti sociali e familiari sono ancora impregnati della
tradizione e ogni momento della vita è legato a un modo di affrontarlo con un certo
cerimoniale. Ci sono particolari formule orali di saluto e particolari gesti, come gli
inchini, nel rivolgersi agli altri con estrema deferenza e in modo appropriato per
ciascun ruolo, che servono per ribadire il rispetto che l’individuo porta nei confronti
delle gerarchie sociali.
In giapponese “omote” indica il viso di una persona ma anche la maschera, la facciata
sociale, l’aspetto pubblico che può essere mostrato.
“Ura” invece è la parte nascosta delle cose e degli uomini, ciò che c’è dietro, la parte
in ombra.
Il formalismo giapponese si esprime anche nel vestire: per esempio, nei luoghi di
lavoro gli uomini vestono rigorosamente in giacca e cravatta, anche in piena estate.
La società giapponese è basata sul senso del dovere (giri), al quale si sacrificano le
emozioni umane al fine di far trionfare l’armonia della collettività.
Ancora oggi, in ogni giapponese, la figura di riferimento è quella del samurai, pronto a
sacrificare il suo amore, per obbedire al proprio Shogun.
La maggior parte dei giapponesi evita il confronto diretto e ha problemi nell’esprimere
le proprie idee e i propri sentimenti, perché ciò che conta è il bene della collettività,
cioè della famiglia, dell’impresa per cui si lavora, della patria.
Tali caratteristiche sono assolutamente positive e invidiabili in ambiti come quello
politico, nel quale la dedizione, l’umiltà e l’onesta che le persone dimostrano sono
uniche, tuttavia, esse rendono il popolo giapponese sostanzialmente frustato, incapace
di quegli slanci vitali per i quali gli italiani sono famosi, invidiati e criticati in tutto il
mondo.

Anche pensando al Giappone moderno vengono in mente molte immagini:


Tokyo dal lusso di Ginza – zona dei negozi d’alta moda – e Shibuya – centro nevralgico della città con
l’incrocio più famoso al mondo, ai divertimenti di Akihabara – il quartiere dei manga e dell’elettronica –
e Roppongi – sede dei più vivaci locali notturni.
Oggi Tokyo e le altre grandi città del Giappone sono piene di giovani, che vestono e si esprimono in
modo sempre più vicino a ciò che fanno gli occidentali.
Nelle grandi città, soprattutto a Shibuya, non mancano le estremizzazioni e le trasgressioni come le vie
a luci rosse, gli uomini d’affari che ciondolano completamente ubriachi, o come il fenomeno delle kogyar
le cd. ragazze cattive, che si vestono in modo trasgressivo e ostentano un capriccioso infantilismo, che
si truccano pesantemente e che si esprimono attraverso atteggiamenti estremi.
Il Giappone moderno è un paese sicuro. Tokyo è considerata una delle metropoli più
organizzate al mondo, dove la microcriminalità è inesistente, tanto che le donne
possono camminare sole, in piena notte, senza alcun timore.
A Tokyo, pochissimi chiudono le porte di casa con serrature e le polizze furto hanno
costi irrisori e non è solo merito di un importante sistema di prevenzione e
repressione, ma anche della particolare impostazione culturale e sociale.
Inoltre, a differenza di altri paesi industrializzati, non ci sono sacche di povertà,
degrado sociale ed emarginazione tali da compromettere la sicurezza della società.

Le infrastrutture del Giappone sono pressoché senza pari.


In Giappone, nel 1964, fu inventato il primo treno ad alta velocità al mondo (detto
"proiettile") mentre il nuovo servizio ferroviario con tecnologia Maglev (treno a
levitazione magnetica) dovrebbe entrare in funzione nel 2027.
Inoltre, il paese del Sol Levante è sempre stato all'avanguardia nell'innovazione della
tecnologia robotica. Nel 2003, presso l’università di Osaka è stato presentato DER
01, il primo robot con sembianze veramente umane, mentre nell’estate del 2015 è
stato inaugurato a Nagasaki un hotel con personale composto quasi interamente da
robot.
Il Giappone moderno è infatti un Giappone che investe nella ricerca scientifica che a
sua volta porta allo sviluppo delle imprese.
Le imprese giapponesi investono moltissimo per la formazione dei lavoratori.
L’idea di fondo è che la scuola non possa preparare adeguatamente al lavoro essendo
troppo teorica. Piuttosto che far perdere tempo agli studenti per acquisire
competenze che non useranno mai realmente, si preferisce fornire una preparazione
generale. La specializzazione può avvenire soltanto in azienda tramite il lavoro ed il
Governo favorisce le grandi aziende con notevoli investimenti nella ricerca. Dal
Giappone sono arrivati infatti alcuni tra i progetti più innovativi come gli studi sulle
nanomacchine, il vetro superliquido, le neuroscienze, la quantistica, i superconduttori.

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