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Lopera al nero secondo Ermete Trismegisto.

di Akira e Purusha Questo il fine felice di coloro che hanno preso possesso della conoscenza: diventare Dio (C. Hermeticum, I, 26) In verit vi dico: voi siete dei (Gv 10, 34)

Quando, nel 1614, lerudito Casaubon sment quegli studiosi come Ficino, che identificavano lautore del Corpus Hermeticum in un leggendario sacerdote e teurgo egizio (Ermete Trismegisto), i diciassette trattati dellopera furono rapidamente abbandonati dalla cultura ufficiale, per essere adottati con entusiasmo da alchimisti, Rosacroce ed in seguito Massoni. Il Corpus risale in effetti al II-III secolo d. C., ma questa circostanza lungi dal diminuirne il valore agli occhi di quegli iniziati che ancor oggi si dichiarano figli di Ermete la riprova di come la gnosi ermetica si svilupp in osmosi con le correnti gnosticistiche, cabalistiche, neoplatoniche e protocristiane che fiorirono nellEgitto ellenizzato di quellepoca. Non deve stupire, data leterogeneit stessa delle fonti, se la Via Ermetica si sia via via colorata di elementi teurgici1, alchemici, magici etc., fino a confondersi nel grande mare delloccultismo a cavallo tra il XIX ed il XX secolo. Ai fini di questa Tavola, peraltro, ci occuperemo specificamente del pi breve dei trattati del Corpus (il VII), il quale prefigura quella che gli alchimisti medievali avrebbero poi definito lopera al nero: fase di melanconia, di vaga ma angosciosa presa di coscienza del proprio stato miserevole, di putrefazione del vecchio uomo. VII Il male pi grande tra gli uomini lignoranza su Dio Dove correte, o uomini, ubriachi per aver tracannato puro il vino dellignoranza, s che nemmeno potete sopportarlo, e gi lo state vomitando? Tornate sobri, smettetela! Alzate lo sguardo con gli occhi del cuore e, se non tutti voi potete, lo facciano almeno quelli che possono. Giacch il male dellignoranza sommerge tutta la terra e rovina lanima imprigionata nel corpo, senza lasciarla approdare al porto della salvezza. Il trattato, apparentemente scevro di speculazioni dottrinarie, si apre con una chiamata alle armi per quegli Uomini di Desiderio che hanno le qualificazioni
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Sulla teurgia si veda in particolare lAsclepio, un dialogo giunto a noi in lingua latina e solo nel 1949 ritrovato in lingua copta, allinterno dei famosi codici di Nag Hammadi.

iniziatiche per abbandonare lignoranza; si tratta naturalmente di unignoranza metafisica (avidya o lete), della momentanea amnesia di un essere (lAdam Kadmon) che fu creato ad immagine del Padre2. Il riferimento agli occhi del cuore non unimmagine poetica, in quanto ci indica con chiarezza come lantidoto allignoranza non sia certo lerudizione: loggetto della conoscenza cui alludiamo non infatti il semplice contenuto dellesperienza sensibile, bens la visione delle cose in Dio e la consapevolezza delle Verit fondamentali sulluomo, luniverso e la Divinit stessa. Chiaramente, un simile stato di coscienza non nella disponibilit della volont umana, ma il GADU ne fa dono a chi davvero sa cercarla ed accoglierla. A questo scopo, il compito spettante agli uomini con le necessarie qualificazioni (coloro che possono) di lavorare indefessamente per mantenersi puri di fronte alle insidie ed alle tentazioni del mondo3, e non trascurare mai di operare per il Bene, giacch la natura di Dio una sola cosa: il Bene4. Platone parla in proposito di vita orfica. questo il senso dellimprigionamento simbolico del candidato nel gabinetto di riflessione, ove questi sottoposto ad una sorta di purgazione preventiva, prima di poter essere ammesso ai Misteri Massonici. Ovunque si giri, il candidato non vede che simboli di rovina e di morte, proprio come nel mondo profano tutto ignoranza metafisica e stordimento sensuale. Solo ad Est, la visione di un gallo sopra linsegna VIGILANZA E PERSEVERANZA sembra annunciare unalba salvifica per coloro che si saranno rivelati vigili e perseveranti nellOpera. Non lasciatevi dunque trascinare dalla forte corrente ma, sfruttando il riflusso, voi che potete approdare al porto della salvezza, gettatevi lancora, cercate una guida che vi conduca alle porte della conoscenza, dove si trova la luce splendente, pura da ogni tenebra, dove nessuno ubriaco ma tutti restano sobri, levando lo sguardo con il cuore a colui che vuole essere contemplato. Egli infatti non udibile, dicibile o visibile con gli occhi, ma con lintelletto e con il cuore; prima di tutto bisogna che tu laceri da parte a parte la tunica che porti, la veste dellignoranza, il sostegno del male, il vincolo della perdizione, il recinto di tenebra, la morte vivente, il cadavere sensibile, la tomba che ti porti dietro, il ladro che abita in casa tua, colui che ti odia per le cose che ama e ti invidia per le cose che odia. La corrente astrale, la vibrazione energetica da cui derivano tutti i fenomeni del nostro mondo di illusioni ed apparenze, un ostacolo formidabile per chi vorrebbe stabilirsi fermamente nel S: il gioco cosmico, con la sua alternanza di bianco e nero,
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Come insegna sia il primo libro di Mos (Genesi) che il primo trattato del Corpus (il Poimandres). 3 Siate puri come le colombe ed astuti come serpenti (Mt 14, 10). 4 Corpus Hermeticum, II, 16.

bene e male etc., una distrazione incredibilmente potente per qualunque iniziato. Il desiderio di assaggiare il frutto della dualit la causa della nostra caduta nel vortice dei sensi, dove perfino la luce splendente non pu essere pura di ogni tenebra. Colui che vuole essere contemplato, tuttavia, non visibile con gli occhi di carne, ragion per cui la luce sensibile non ci di aiuto e dobbiamo affidarci allintuizione (quindi al nous, che va oltre la mente raziocinante) ed al nostro naturale senso di amore per Colui che la vita stessa, e che non potr non corrisponderci. La strada per la contemplazione pu essere intrapresa solo da chi si esercita a considerare il proprio io come un accessorio del S, esattamente come una tunica riveste il corpo ma non va confuso con questo. Il concetto rafforzato da alcune metafore di grandissima potenza visiva, che si richiamano allantico assioma Orfico secondo cui il corpo (soma) la tomba dellanima (sema). Sottolineiamo per il bisogno di una guida, che nellIniziazione rappresentata dal Fratello che preleva il recipiendiario e lo conduce in Loggia, dove dopo varie prove e giuramenti il neofita idealmente lacera la tunica e vede la Luce, finalmente ammesso in un luogo dove nessuno ubriaco e tutti restano sobri. Peraltro, la conoscenza cui tendiamo non si impara nelle scuole, dacch non vi uomo che possa trasmetterla a parole: giocoforza allora concludere che sulla Terra vi siano solo istruttori, e che il Maestro non vada cercato allesterno Questo il nemico che hai indossato come una tunica, che ti strozza e ti tira a s; ma tu, avendo alzato lo sguardo e contemplato la bellezza della verit e il bene che in essa risiede, non provi odio per il male del nemico e comprendi le macchinazioni ordite contro di te. Egli rende insensibili quegli organi di senso che non appaiono e che non sono ritenuti tali, ingombri di tanta materia e colmi di abominevole volutt, affinch tu non oda le cose che devi udire e non veda le cose che devi vedere. Il Bello, il Vero, il Buono, che noi in quanto Uomini dovremmo conoscere per diritto di nascita attraverso alcune facolt che vanno al di l delle percezioni sensoriali, invece precluso alla nostra vista ed al nostro udito da una forza contraria, cieca e assassina, che viene da noi stessi ma non autenticamente parte della nostra essenza. Da questa consapevolezza inizia lOpera al nero dellIniziato, una fase di lavoro caratterizzata dalla nostalgia (in senso gnosticistico) per ci che si perduto e dalla contrizione per ci che si diventati. La stella che ci guida verso il Nuovo Uomo la Fede dellIniziato nel raggiungimento del suo obiettivo, non importa quanto tempo possa occorrere o quante traversie sia

necessario superare: siamo autorizzati a sperare che, con la VIGILANZA e la PERSEVERANZA, giungeremo infine alla contemplazione. Ma per arrivare, necessario partire, e poi camminare di buona lena. La Tradizione insegna che gli Adepti ed i Santi sono assorbiti nellOnniscienza in Dio, e pertanto sanno che allodio non si risponde con lodio: al male del nemico reagiscono con la compassione (non provi odio per il male del nemico), alle macchinazioni degli insidiosi con la comprensione (comprendi le macchinazioni ordite contro di te ). Che il nostro umile ma tenace sforzo sia quello di arrivare fin l!

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