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Prologo
È il cantone dei peggiori ladri, farabutti e covo d'ogni vizio: prostituzione, ricettazione, spaccio di droga,
mercato nero... Come rigare dritto? Rimanere fuori da tutto ciò? Fare orecchie da mercante all'abisso tornato
prepotentemente nel quotidiano, invocatemi in continuazione? Quante possibilità ha un uomo di sbagliare e
redimersi? Sono esse infinite? No. Trascorsi lunghi mesi in un dormitorio, possedevo solo, a pegno di una
buona condotta, un posto letto tra altri derelitti umani. Conobbi così le virtù e gli orrori d'ogni etnia, di
nazionalità dei compagni di sventura. Trascorsi i miei inutili giorni conversando e ridendo con figlie di vita,
piangendo con i peggiori ubriaconi, con i poveri più poveri, ascoltando le mille voci della sofferenza,
incarnandomi nei più diseredati.
Scelsi la strada, per rispetto al vento e al firmamento, il non lavoro per rispetto al sole e ai fiori, il tradimento
per rispetto alla luna e alle maree. Ero come una fanciulla inebriata che faceva continuamente a pugni in ogni
stamberga. Una prima pazzia stette nell'idea che mi feci di quel tal redentore. Nei miei primi venticinque
anni di vita ho vissuto centinaia di incarnazioni, migliaia di profezie, milioni di visioni. Incarnato santi,
marinai, mercenari, assassini, visionari. Cosa ne è dunque rimasto? Nulla.
Ho odiato l'essere umano in ogni sua più stupida manifestazione: ma forse, i poveri, li ho aborriti un poco
meno. Ragazzina asiatica, mio grande amore. Violinista in erba, sotto una neve leggera, immagine
dell'angelo. Mendicante sorridente, vestita di stracci e luce, la sua visione fu grazia sconvolgente, sbocciare
d'amore cavalleresco, prima spinta verso tutto ciò che riguardasse il lontano oriente. Il suo bene, che si esaurì
tutto in un sorriso, mi riscaldò nelle notti gelide di solitudine e follia lungo le strade dei sobborghi
sanguinosi. Protetto dalla sua povertà, intrapresi lo studio della lotta, sorretto da un'aurea che mi sostenne
durante allenamenti duri negli scantinati di città, tra sudore e avversari pericolosi, tanto inesperti quanto
incattiviti dalla vita. Mai più la rividi ne seppi il suo nome. Dove giungono i poveri?
Amate giovani, le parole che furono scritte, e quelle che mai potranno essere scritte. Tutto risiede nell'Amore
e nell'Odio della giovinezza, che sono sacri; sacri perché inumani.
La gradinata
Ricerco la Strada dello Smarrimento. Ho ripreso i sentieri, i vicoli stretti. Ho abbandonato le strade maestre.
Io, integro, non mi integrerò mai nel Sistema Solare, perché vidi, da sempre, centri deserti e deserti affollati.
Talvolta entriamo in strade, luoghi che apparentemente conosciamo appieno, ma nei quali non riusciamo più
a trovare una via d'uscita. Amo migrare in culture con differenti dialetti a me nuovi. Non comprendendo
nulla, tutto diviene pura musica.
Fêtes des Foux! Oggi il popolo si spoglia da ogni costume. Per pochi giorni soltanto ridiventa sincero in un
anno solare, rappresentando il reale in una buffoneria. Ma esistono serie buffonerie e buffonerie serie. Di
indubbio interesse mi sono sempre stati il grottesco, l'assurdo, il bizzarro, il paradosso. Possedetti in puerile
età le verità nelle tasche, ma tutte quante le dissipai in templi di crimine ed estasi divine. Ora, nel mezzo del
cammino, tante cicatrici e nessuna certezza.
Nella nebbia bluastra i monelli la cercano. O essa cerca loro. Gioco infantile, a nascondino con la morte. Oh
il generoso becchino che passa ai bimbi un fresco teschio, affinché essi possano giocarci a palla! Il puzzo dei
ricchi è insopportabile. I mendicanti, come i bouquets, profumano troppo. Sono commiserevole verso i
neonati (per ciò che li attenderà), e provo ovvio schifo per i vegliardi. Qui nei sobborghi ogni faida ha il suo
marchio distintivo: come esse, la poesia mi ha marchiato corpo e anima per tutta la vita.
Il cielo è vaioloso. Scorgo i libri sacri nei trita carne. Lauto cibo per le masse. L'essere umano è un Dio
indiziario. Dal crimine alla procreazione, ne dissemina per tutto il tragitto della storia. Non essendo neppure
io alieno, non me ne esimerò. Ma non voglio approdare in nessun luogo: non conoscendo meta, viaggerò con
l'intelletto.
(Coro:)
(ad libitum)
Le danze terminano. Accendo centinaia di sigarette gitane nella fumosa città vecchia e mi appisolerò nella
Cattedrale.
La Cattedrale
Nella pura luce semplice, io profetico fanciullo, fui colto da vertigine improvvisa. Raggi arcani, straccioni
assopiti all'ombra del Cristo. Rosoni in pace con il fluire del tutto. Strutture architettoniche nell'aurea
lucentezza fumosa d'incenso.
Angeli caduti. Omosessuali redenti e giovani assassini sorridono all'ultraterrena melodia di candore e
abominio. L'elaborazione delle piante paradisiache, mi condusse a scompenso. Là dove le stigmate vengono
esaltate, si annunciano sfide e lotte per allontanare il male della dipendenza. Oh rimembro quando
addormentandomi su di un verde prato, il fluire del veleno era dolce e soave; mille trombe angeliche
annunciavano l'orgasmo col divino. A soli diciassette anni ero il più grande e bel alcolizzato che le galassie
in movimento ebbero mai a rimirare. Bianca neve diabolica ammanta la romanica cattedrale, arpeggi d'uno
strumento antico ne accompagna il discendere dolcissimo, entro il sacro varco dell'angusta porticina. Sigilli
testimoniano dolore e trapasso, l'assenza di droga nel vermiglio fluido, rende sparuti e impotenti.
O giovani follie, bianchi giorni di furti e gesti insensati! Come sarà dura scontarli! Infetto sangue
preziosissimo porpora l'acqua santa rinchiusa in una preziosa acquasantiera.
Ora ho fame d'aria, sete d'arsura. L'Eden narrato mi si mostrò, per essere da me vissuto, amato, goduto. Ma
in qualche modo poi sottratto e non più svelato. Laddove la creazione non giunse a compimento, là voglio
smarrirmi.
“Sotto le pleiadi del cielo il bimbo sorseggerà lo stesso veleno, sidro d'eterno stupore, dalla bottiglia del
padre...” Così parlò la veggente.
Credetti. Ma non posso più davvero farlo. Le Spezie possono svelare, in pochi istanti, l'abbaglio e la
fandonia dell'intera esistenza. Ne amore o odio muovono il mondo, ma i princìpi attivi, da sempre. Dove la
vita offre immancabilmente la certezza della morte, la droga, forse non contempla neppure quella. Ma rende
silenziosi. Perché le verità non hanno assonanze con le certezze. Tutto è veleno e tutti siamo dipendenti, o
peggio ancora assuefatti: di colori, parole, forme, emozioni, più raramente del nulla. Ma non do giudizi: ho
varcato galassie, e consapevole che il Pianeta Terra è il più ostile dell'Universo, si è reso necessario fin dagli
albori l'uso di sostanze stupefacenti per sopportarne l'abominio. In ciò però non include niente di giusto,
sbagliato o magico: è semplicemente un gesto come un altro, come sciacquare i panni al fiume.
Ballata
Prendevo per buone le mie allucinazioni. Drogavo le puttane affinché anch'esse potessero godere della stessa
lucentezza paradisiaca ch'io contemplavo tra bagliori divini. Ne ebbi, una volta, una degustativa:
appoggiando le labbra sull'inflorescenza dischiusasi d'una meretrice fanciulla, assaporai il gusto della
Madonna. Possedetti la consorte del divino.
Esiste forse un' utopia suprema: legalizzare ogni tabù e non abusarne mai. Perché nella troppa sicurezza sta
l'overdose, non al culmine della disperazione. Davvero tutto esiste a questo mondo, ma niente èverità.
Possiamo solo cangiare noi stessi. Lo farò per Giunone! Proferirò parole lucide da drogato e follie da sobrio!
Non sarò più un banale commiserevole! E mi guarderò bene da tutto ciò che è considerato sacro: spezie o
libri che siano.
Il lume all'interno della cella avvampava. Al di fuori dell'angusta feritoia solo oscurità. Spensi la fiammella.
All'esterno la lucentezza delle tenebre era illuminante.
Tutto mi si è palesato così simbolicamente insensato... La libertà non è libera. La vita uccide. O magnifica
inutilità della Storia! Altri cristi giungeranno per essere rimessi in carcere e condannati. Martirio sublime! Il
paradiso sarà sempre stracolmo, sovraffollato, come la prigione. Perché per divenire santi, bisogna essere
stati prima criminali. E viceversa (più raro). Ma sia clausura che incarcerazione possono essere davvero
liberatorie. Tutti siamo confinati in un corpo o in qualche luogo. La “libertà condizionata”, invece, è comune.
Solo però i carcerati talvolta evadono. I liberi cittadini amano “evadere” con ciò che li porterà
inevitabilmente nel gabbio.
In gattabuia unendo le disperate invocazioni dei reclusi: “O Dio!”; una mattina il terzo occhio decifrò il
verbo “ODIO!”. Fu tremendamente illuminante, eversivo. Dunque volgo...volete amare ed essere amati,
uccidere ma non venire uccisi... Non palesate ciò che potreste vedere, ma ciò che vi viene raccontato...cos’è
veramente la stupidità....ed il giudizio che si respira ovunque... l'unica causa persa. Diffiderò d'ora in poi in
coloro che indottrinano il “fate”: perché essi non l'hanno mai praticato fino in fondo. Sono un rifiuto, ed in
quanto tale verrò smaltito per il bene della società. Beati i diversi, perché conosceranno anzitempo la
salvezza?
Toglierò con la stessa facilità con la quale ho donato. È dottrina. Potrò decidere se darmi alla macchia o
ricercare i latitanti, se divenire gendarme o criminale, giudicare o essere giudicato. L'unico pretesto è sempre
l'Odio! Eterno carnevale!
La mia forza è stata il mio punto debole. Le variegate specie di animali tra loro si distinguono. Ora qui in
cella, ad un palmo di naso gli uni dagli altri non ci riconosciamo. Non esistendo un universale mi riesce assai
difficile concepire un universo. E non essendoci una sola chiave adatta ad aprire tutte le porte, ho praticato lo
scasso per un'uscita di sicurezza attendibile. Sarò sempre contro: ovunque, per sempre, comunque. I giudici e
gli assassini mi danno la nausea...contemplo la Filosofia degli Ultimi. Sarò artefice di reali, pratici traumi,
perché solo questi comprendete. Ringrazierò solo i cattivi maestri per essere divenuto caritatevole e
misericordioso. Non farò mai parte di nessuna parata di qualsiasi natura.
Ballata
Non domani sarò ghigliottinato. Lodate in ginocchio, come alla gogna sacra, il mio torso tatuato; venerate le
mie stigmate pagane... Sono un eterno guerriero non patriottico, e da buon lottatore non incedo ne indietro ne
avanti. Mi sposto di lato...e non posso fintare troppo: l'avversario, spesso stupido, non le capirebbe. Userò
molti diretti: perché colpo semplice, mai perfetto, veloce, non visto, talvolta mette fuori causa. Agogno
vivere molte vite, e per sempre essere un attuale fuori legge e ritornare all'infinito in carcere. Subirò
innumerevoli metamorfosi: mi imbruttirò ogni giorno deturpandomi, ridiventerò irriconoscibile sfoggiando
all'indomani un'accecante inquietante bellezza. Ma ciò che conterà sarà il fatto che ai miei occhi sarò unico.
Ora amo, nello trascorrere delle lunghe ore che sono millenni, contemplare l'oblio, e con esso trovar pace.
Cielo dell’Odio
Senza spargimento di sangue non si da perdono. Dio esiste seriamente. Perché sono io. E siete tutti voi.
Ballata
Attimi grandiosi, sublime manifestazione del Dio: il padre che uccide i propri cuccioli, le madri che si
sbarazzano delle creature più deboli. Il divino si esprime col caos e la distruzione. Essere Dio in terra: sarò
carnefice! La mia progenie sarà concepibile solo in quanto strangolatrice del proprio padre. Dovremo
praticare il cannibalismo quotidianamente: pasciarci uno con l’altro...non sarà forse questa caotica bellezza?!
Ho fatto tutto questo: l'estremo congiungimento con mia madre fu quello di sniffare, iniettarmi, ingerire e
fumare le sue ceneri.
Ciò che a ragione ci differenzia dalle bestie consiste nel saper e poter odiare. Gli animali hanno principi
alieni.
Ballata
La guerra è ovunque, eterna. Amiamo le svariate modalità di distruzione: deportazione, carestia pianificata,
malattia, esecuzione, stupro di massa pianificato. Gravitiamo per interesse nell'attendismo, e nell'indifferenza
saremo fasulli ancora una volta. Perché, parlandone, diverremo ciò che siamo: indifferenti ciarlatani.
Sparate! Sparate! Contro le madri, Dio, la patria! Sparate! Sparate! Sparate! Mendicanti fasulli, non-credenti
fasulli, fasulli pazzi, fasulli benefattori! Solo l'odio è integro.
Contempliamo la maestosità degli oceani, ma non nutriamo interesse alcuno per la singola goccia. Io
intercedo con l'individuo singolo, con i soli più soli. I genocidi sono buffi, inutili: l'orrore risiede nella morte
per intrappolamento di ciò che è unico.
Le mutazioni genetiche saranno inevitabili, necessarie, per comprendere che tutto è di passaggio. Non
sussiste altro che esaltazione chimica. Forse tutto è riconducibile a due sole particelle, ora immobili, ora
furiose.
La mia “Beatrice” sorride, e a ciò mi aggrappo: ma il frutto del nostro amore carnale sarà una creatura
mutante. Non potevo avere certezze.
Un paralitico si accoppia sessualmente ad una modella atleta. Ella gli sottrae il seme... Nei paraplegici v'é il
progresso, il futuro, l'evoluzione, perché si uniranno anzitempo alle macchine. Superandoci. E da lì in avanti
fino ad una salvifica perdita d'identità sessuale.
La chimica è regina, vedova nera, totale fottitrice. Il contraccettivo è il capolavoro dell'umanità, perché
blocca sul nascere la follia di quest'ultima. Le femmine secerneranno sperma e diventeranno indipendenti; il
sesso maschile sarà assoggettato alla sodomia, solo a questo presterà servizio. Una nuova era sarà segnata
dall'autofecondazione. La masturbazione tornerà, invero, prepotentemente di moda. Da sempre prolificando
abbiamo mietuto più vittime che delle stesse armi. Le malattie veneree ci suggeriscono che siamo in tutto e
per tutto batteri, virus, totali parassiti.
Perché tutto è contagio! Sempre moderni saranno la castrazione e la sterilizzazione. In un ermafrodito si cela
un'entità grandiosa spinta al futuro, un perfetto alieno.
La cronaca è parabola, menzognera voce degli arcangeli del signore: lui rientra in casa propria con un'arpia
amante; trova la consorte a letto con due angeli. Amore che eccede se stesso! Siamo frutto dell'infinito
amore! Non abbiamo mai una misura! Eccolo il primo ordinato disordine: abbiamo affibbiato un sesso ad
ogni cosa!
Io, figlio illegittimo di biondo demonio e vermiglia santa, l'intera mia esistenza è stata coronata dal
perseguimento dell'incesto perfetto. Fin dall'infanzia subentrò nella mia mente d'una purezza infallibile, il
progetto di congiungimento carnale con mia sorella. Ma questo, per ora, non mi è ancora riuscito. Sono però
saltato, come un equilibrista circense,dall'amore per una donna di razza ariana, ad una fanciulla negroide, ad
un vecchio monsignore. Ho accettato tutto, ho amato le diversità. A che ne so può esistere anche lo stupro
consenziente: molte mie amanti lo ricercarono, lo pretesero. Se abbiamo davvero fame, dobbiamo nutrirci
d'ogni cosa, in qualsiasi forma o aspetto essa si presenti, e non accettare solo ciò che apparentemente ci
alletta.
Ballata
Nella dissacrazione c'é una pura forma d'arte, di poesia. Si dovrebbe compiere allo stesso modo, con la
medesima genialità, il più magnifico dei capolavori come la più aberrante opera, congiungimento di estreme
vicende, sintassi di esperienza artistica totalizzante. Evviva la controcultura, i messaggi giunti per pochi
eletti, ciò che è “globale” è aberrante, è il lato oscuro e corrotto del porno. Ciò che è per pochi è salvifico,
l'incorruttibilità del messaggio sta nel gergo, nei dialetti, nella ricerca di una verità in percorsiangusti,
tortuosi. Lode quindi al “porno per pochi”, alle sottoproduzioni, alla “follia di nicchia”!
Voi siete stati sempre degli aborti travagliati. Io mi paleso, veramente gobbo, deforme, ma vivo
Bellezza!
Sii tu salvifica, giammai ideale e immensamente multiforme! Con purezza diabolica ti mostri! Di diabolica
purezza ti nutri!
Dai tunnel ho scorto l'uscita; negli immensi spazi non ne ho veduta alcuna...e ho vissuto esperienze estreme!
Contemplato i limiti del genio! Una rara febbre mi ha colpito: la Distorsione delle Cromie. Vedo il bianco
laddove tutti asseriscono di vedere il blu, il viola dove sussiste il nero, e così per ogni colore, dove l'intera
umanità è concorde in una tonalità differente!
Ogni cromia è la sfumatura d'una follia. Ognuno di noi ha una visione unica del mondo. Ma possiamo solo
contemplare, non capire. Arte: estrema farabutta della storia. È tutto un “falso d'autore”. Da sempre. “Essa è
cosa viva!” Amate esclamare. Ma intanto la vivisezionate, la sottoponete ad autopsia. L'arte deve essere
assolutamente intellegibile, incomprensibile. L'abominevole è nel volerla spiegare, cercar di insegnarla. Sola
la tecnica e i germi sono trasmissibili. Non l'arte.
In ogni parola “sacrificherò” me stesso affinché la mia opera incompleta, non possa mai divenire oggetto di
studio. Passerò ad un “non pretendo essere capito”, ad un “non voglio essere compreso”. Mediocri! Chiedete
sempre e comunque rendez-vous con l'ovvio, con la routine e con il comprensibile. Giudicate un buon artista
se comprendete e condividete la sua opera. Vedete, sentite e toccate solo ciò che vi aggrada. Io asserisco
invero che il “buon artista” è spesso diametralmente opposto “all'artista buono”!
Assolutamente di indubbio interesse sono le filastrocche e le tiritere. Musicali e sensate laddove non v'é
senso alcuno. Amo il raro, perché semplice.
Ballata
Rifugio delle anime beate: pazzia! Illuminazione salvifica! Credetti il lei, con ogni mezzo e con tutto me
stesso la corteggiai. Essa ci rende sicuramente liberi, i folli sono ciechi che vedono oltre. Ma talvolta, ora,
non desidero salvarmi. Intagliando il legno perpetuo la mia permanenza col pratico.
Lobotizzazione! Perfetta cura! Però in società, la mia infermità mentale è stata riconosciuta, accertata. Sono
salvo. L'artista deve rinnegare talvolta la propria opera, come il padre (sperimentatore) fa verso il proprio
figlio illegittimo. È l'estasi dell'attimo creativo ciò che importa. Perlopiù penso che dovrebbe essere il
maestro ad avere il diritto, e perché no, il dovere, di rinnegare l'allievo. Da che mondo è mondo è sempre
avvenuto il contrario. Il messaggio delle puttane: essere a tutto e a tutti aperti!
Egli, ha detta loro, aveva uno sguardo penetrante. Gli fu diagnosticata al contempo una seria miopia.
La moda rimarrà sempre di moda in quanto nessuno mai ci ha davvero capito nulla, e con principi di inutilità
dei quali non possiamo fare a meno.
Ho fottuto realmente alcune principesse: ma solo per il piacere di fottere una bandiera, una nazione, ma sopra
ogni cosa il loro ideale di bellezza.
Stavo contemplando il pratico; dissi: “Sono solo un povero peccatore”. Il Papa rispose: “Siamo tutti dei
poveri peccatori.” “Ho un'obiezione- dissi - “vi sono peccatori poveri, e peccatori benestanti.”
Gli “ultimi” non saranno mai i “primi” e viceversa. Ma la differenza consisterà nel fatto che i punti di forza
di ognuno diverranno i propri punti deboli. La vostra rivoluzione è una doppia ghigliottina. Gesù di Nazareth
è stato l'unico rivoluzionario mai esistito, perché ha proposto e praticato il perdono. Il perdono è perfetta
rivoluzione; la sola, l'unica, perché per lo più inattuabile. L'unico anti-Cristo esistente è nel “buon senso
comune”. Egli fin all'infanzia rifuggì tutto ciò. Cristo, anche tu non sei stato risparmiato dall'avere un padre!
Beati i figli delle giovani troie di padre ignoto! Nell'umiliazione che subiamo, misuriamo la nostra forza.
L'uomo ha sempre voluto cambiare il mondo senza cambiare, lavorare su se stesso.
Millenni di storia umana: tutto un ridicolo malinteso. Il Potere è Anarchia. Rimarrò sempre in guerra, perché
l'assedio è totale, perpetuo. Amo talvolta riconoscermi nel vulcano, ché dietro ad un'apparente inattività nel
tempo, eruttando cancella la civiltà che lo tormenta.
La disinformazione è saggezza. Il passato è passato, il presente è totale illusione, e il futuro non esiste.Siamo
sempre in ritardo su tutto, già da prima d'essere nati. Eterni ritardatari. Diamo per scontato ciò che è
meraviglia: cibo, acqua e ossigeno. Il semplice ed i semplici da sempre non sono stati annoverati, mai capiti.
Proviamo ad affrancarci allo stesso tempo da maledizione, santità e normalità, ed avremo una risposta.
Ci ammazziamo, ci disintegriamo l'uno con l'altro quando basterebbe un semplice schiaffo a dimostrare tutto
il nostro disprezzo. Farlo con un guanto, poi, è sublime.
Non amo impormi. È tutto in ciò che mi opprime: un votare o essere votati, eleggere o essere eletti, un vano
protagonismo. Non voglio essere trasmesso. Non voglio palesarmi. Mi diverte contrabbandare il mio
pensiero. Preferisco, dunque, essere “ricercato”, in eterno. Gesù disse “Lasciate che i bimbi vengano a
me”.Non andò lui da loro.
Da vittime a carnefici: i bambini soldato. Vi è forse qualcosa al mondo di più tremendo e sublime allo stesso
tempo? La tirannia di un adolescente imperatore è interessante. Merita rispetto. L'anziano potere e la
ribellione giovane sono talmente scontati... Dovremmo comunque in ogni caso e in tutte le forme, fottere
l'uniforme, i ruoli. Posso simpatizzare in chi non crede. Ma non posso davvero credere in loro. Non nutro
sospetti, ma non mi fiderò mai di niente e nessuno, nemmeno delle mie calzature tarlate.
Ballata
Assassini seriali e santi sono stati i precursori dei nuovi millenni. Essi sono di indubbio fascino in quanto
hanno “ecceduto”. Chi eccede se stesso entra nel delirante, e spesso, quindi, mai capito. Bisogna però essere
incompresi, non malintesi. Io simpatizzo per chi non procede ed eccede nell'ovvio. Ah il mostro della
normalità! Non mi interessano i finti virtuosi e i falsi depravati. Il limite, contemplando i rispettivi abissi di
santi e assassini seriali, è che tutti e due credendo in qualcosa, propongono un modello ed una fede. Rivaluto
quindi il grigio (che in passato non volevo o non potevo contemplare): esso ha infinite sfumature.
Non fraintendetemi però: non c'é nulla da capire.
Ballata
La Scalinata
Nella pura luce semplice, io, profetico fanciullo, alla ricerca di vietata conoscenza.
Celestiale splendore, tutto è perduto, tutto quanto è ritrovato. Le trombe divine intonano l'imminente giudizio
con terribile deflagrazione. Oh Morte che seduci i tuoi figli, abbi di noi misericordia. Grazia spirituale? Urla
di fanciulli nel borgo richiamano ad un'effimera esistenza. Il divino organo all'interno stona una nota.
Ricerca infinita per i giovani rinchiusi nella dannazione del significato.
Giorno d'esultanza. Ma rifuggir forse l'immane giudizio?
Varco, al contrario, l'uscio della mia Cattedrale. Ne possiedo una visione al limite dell'ignoto, una
sottilissima verità, cangiante come l'alessandrite: sortendone non ne uscirò... mai.
Epilogo
Non ho più gravità: ci vorrà allenamento e costanza nel non rimanere ancorati a qualcosa. Andrò leggero con
piedi di piombo.
Il mio limite è stato quello di non averne affatto. Me lo si potrà attribuire, forse, a ragione. Ed io finalmente
mi sollazzerò. Non ho voluto sfatare i luoghi comuni, troppo banale, perché ne avrei creati degli altri.
Non potendo affermare nulla (sopra ogni cosa la propria innocenza), non verrò mai smentito, se non col nulla
stesso. E attenzione, non è una volontà, una comodità (viaggio sempre in terza classe), il non affermare o
credere in niente. Prenderò coscienza nell'alieno, in qualunque forma esso si manifesti. Non crederò in lui,
ma lo contemplerò, lo promuoverò. Non potrò mai essere d'aiuto, non ho ricette universalmente valide ad
palato: ognuno di noi è, e sarà, il suo unico Dio, nella creazione di se e nella propria massima distruzione.
Non dovrete ricercare le mie reliquie di mortale: verranno sepolte in una qualsiasi fossa comune...ma se
davvero vorreste un giorno rimemebrarmi, ascoltate allora la dannazione sublime della musica classica in
decadenti ricoveri, quando scroscerà acida pioggia in un vento tagliente.
Ma qui mi fermo: rischierei di terminare un'opera, quando non può e non deve mai essere conclusa,
odivenire trasparentemente torbida.
Mi domando: prima che il gelo mi avvolga, cosa riuscirò ancora in me stesso a destabilizzare?
Odierò l'essere umano in ogni sua più stupida manifestazione: ma forse, i poveri, un poco meno.
Oh mendicante sorridente, ragazzina orientale, violinista in erba...ancor mi sovvieni!
Il gioco termina. Mi accendo centinaia di sigarette gitane nella fumosa città vecchia e mi appisolerò ancora
in altre Cattedrali.