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LETTERATURA LATINA

1. TESTI, TRADUZIONI E ROMA

VITRUVIO, “DE ARCHITECTURA” praef. 2, 1-4


. è un’opera dedicata alla formazione dell’architetto —> è un manuale di tipo professionale
(tecnico)

. insieme di 10 libri dedicati ad Augusto

. di cui 7 trattano di “Res edificandi”/ “Res edificatoria” (la materia che riguarda la costruzione)

. gli ultimi 3 libri trattano dell’idraulica, delle macchine di ingegneria bellica e degli orologi

. il periodo di composizione è da collocarsi tra il 27 e il 23 a.C. (primo periodo Augusteo)

. si pensa che nel 24 a.C. venga recitato/letto in pubblico —> “Recitationes” (eventi x presentare
le innovazioni letterarie) evento per il quale si pensa che abbia anche scritto le prefazioni (nelle
prefazioni Vitruvio affronta questioni …!…) ?

ITALIANO
Dinocrate, architetto orgoglioso delle proprie idee e della propria ingegnosità, quando Alessandro
prese il potere, partì dalla Macedonia alla volta dell’esercito, desideroso dei favori regi. Egli dalla
patria portava lettere di presentazione di congiunti e amici per gli alti ufficiali e i dignitari, per avere
più facile accesso al re, ed essendo stato accolto da costoro con cortesia, chiese di essere
introdotto il più presto possibile da Alessandro. Pur avendoglielo promesso, tuttavia indugiavano
aspettando un momento propizio. Pertanto Dinocrate, ritenendosi raggirato da costoro, cercò in
se stesso l’aiuto. Poiché era assai alto, di aspetto gradevole, assai notevole per beltà e dignità del
portamento, fidando in questi doni di natura, lasciò i vestiti nell’alloggio, si unse completamente il
corpo di olio, si coronò il capo con una fronda di pioppo, coprì con un vello leonino l’omero
sinistro, e impugnando con la destra una clava si diresse verso il tribunale dove il re amministrava
la giustizia. Avendo la visione singolare attratto gli sguardi della gente, Alessandro lo notò.
Rimirandone la beltà comandò che gli fosse fatto largo per avvicinarsi, e gli chiese chi fosse. E
quegli disse: “Dinocrate, architetto macedone, e porto a te idee e progetti degni della tua fama. E
infatti ho dato al monte Athos la forma di una statua virile, sulla cui mano sinistra ho disegnato
mura cittadine dal circuito molto ampio e sulla destra una patera che raccogliesse l’acqua di tutti i
fiumi che si trovano in quel monte, così da essere riversata lì in mare”. Alessandro, essendo
allettato dal tipo di progetto, subito chiese se intorno vi fossero campi che potessero nutrire tale
cittadinanza con produzioni di granaglie. Avendo assodato che ciò non era possibile se non con
trasporti per mare, disse: “Dinocrate, apprezzo l’originale disegno del progetto e me ne rallegro,
ma ritengo che il parere di chi deducesse una colonia in quel luogo verrebbe biasimato. Poiché
come un neonato senza il latte della nutrice non può nutrirsi né essere portato ai momenti
successivi della vita che cresce, così una città senza campi e l’arrivo dei loro frutti entro le mura
non può crescere né potrebbe, senza abbondanza di cibo, avere gran numero di abitanti né senza
mezzi mantenere il popolo. Pertanto, pur ritenendo apprezzabile il progetto, così credo sia da
respingere la scelta del luogo; voglio inoltre che tu sia con me, poiché mi avvarrò del tuo
operato”. Da questo momento Dinocrate non si separò dal re e lo seguì in Egitto. Colà
Alessandro, come notò un porto naturalmente protetto, un emporio non comune, campi di grano
per l’intero Egitto, i grandi vantaggi del gigantesco fiume Nilo, gli comandò di costruire una città
col suo nome, Alessandria. Così Dinocrate, avvalendosi dell’aspetto e del portamento dignitoso
del proprio corpo, pervenne a tale fama. A me invece o imperatore la natura non assegnò un
corpo alto, l’età ha deformato il viso, le malattie hanno indebolito le forze. Pertanto, poiché sono
privo di queste risorse, otterrò i tuoi favori, come spero, grazie agli aiuti del mio sapere e degli
scritti.

LATINO
Dinocrates architectus cogitationibus et sollertia fretus, cum Alexander rerum potiretur, profectus
est e Macedonia ad exercitum regiae cupidus commendationis. is e patria a propinquis et amicis
tulit ad primos ordines et purpuratos litteras, ut aditus haberet faciliores, ab eisque exceptus
humane petît, uti quamprimum ad Alexandrumperduceretur. cum polliciti essent, tardiores fuerunt
idoneum tempus expectantes. itaque Dinocrates ab his se existimans ludi ab se petît praesidium.
fuerat enim amplissima statura, facie grata, forma dignitateque summa. his igitur naturae
muneribus confisus vestimenta posuit in hospitio et oleo corpus perunxit caputque coronavit
populea fronde, laevum umerum pelle leonina texit, dextraque clavam tenens incessit contra
tribunal regis ius dicentis. novitas populum cum avertisset, conspexit eumAlexander. admirans ei
iussit locum dari, ut accederet, interrogavitque, quis esset. at ille: 'Dinocrates', inquit, 'architectus
Macedo, qui ad te cogitationes et formas adfero dignas tuae claritati. namque Athon montem
formavi in statuae virilis figuram, cuius manu laeva designavi civitatis amplissimae moenia,
dextera pateram, quae exciperet omnium fluminum, quae sunt in eo monte, aquam,ut inde in
mare profunderetur'. delectatus Alexander ratione formae statim quaesiit, si essent agri circa, qui
possent frumentaria ratione eam civitatem tueri. cum invenisset non posse nisi transmarinis
subvectionibus: “Dinocrates', inquit, 'attendo egregiam formae compositionem et ea delector, sed
animadverto, si qui deduxerit eo loci coloniam, fore ut iudicium eius vituperetur. ut enim natus
infans sine nutricis lacte non potest ali neque ad vitae crescentis gradus perduci, sic civitas sine
agris et eorumfructibus in moenibus affluentibus non potest crescere nec sine abundantia cibi
frequentiam habere populumque sine copia tueri. itaque quemadmodum formationem puto
probandam, sic iudico locum inprobandum; teque volo esse mecum, quod tua opera sum
usurus”. ex eo Dinocrates ab rege non discessit et in Aegyptum est eum persecutus. ibi
Alexander cum animadvertisset portum naturaliter tutum, emporium egregium, campos circa
totam Aegyptum frumentarios, inmanis fluminis Nili magnas utilitates, iussit eum suo nomine
civitatem Alexandriam constituere. Ita Dinocrates a facie dignitateque corporis commendatus ad
eam nobilitatem pervenit. mihi autem, imperator, staturam non tribuit natura, faciem deformavit
aetas, valetudo detraxit vires. itaque quoniam ab his praesidiis sum desertus, per auxilia scientiae
scriptaque, ut spero, perveniam ad commendationem.

ANALISI
- Dinocrate (architetto di Alessandro Magno) viene citato in diverse fonti ma con nomi diversi:
come “Keirocrate” —> a lui si attribuisce un ruolo nella costruzione di Alessandria d’Egitto e del
Mausoleo di Efestione (amico dell’imperatore)

- Dinocrate si presenta ad Alessandro vestito come Ercole —> un principe universale erculeo ha
bisogno di un grande architetto erculeo —> si presenta come lo specchio di Alessandro: si
presenta come architetto-plasmatore delle idee del principe

- monte Athos (oggi sacro al cristianesimo ortodosso) è un promontorio che si sviluppa dal mare
in Grecia—> che viene plasmato a forma di eroe/sovrano “sulla cui mano sinistra ho disegnato
mura cittadine dal circuito molto ampio e sulla destra una patera che raccogliesse l’acqua di tutti i
fiumi che si trovano in quel monte” —> Alessandro boccia il progetto perchè difficile da rifornire
con il grano

- può essere letto come un progetto culturale/politico o come un aneddoto

- Alessandro ringrazia Dinocrate per avergli presentato il pprogetto (riconosce il genio


dell’architetto) ma rifiuta il progetto perchè non rispecchia le esigenze di una città —> si dimostra
un sovrano attento e maturo —> salva l’idea (e infatti si farà costruire Alessandria) ma boccia il
progetto perchè privo di luoghi per l’agricoltura

- Dinocrate-Alessandro = Vitruvio-Augusto —> Dinocrate è l’architetto di Alessandro come


Vitruvio è l’architetto di Augusto —> differenza tra ideali e tradizione greci e romani: Dinocrate si
propone ad Alessandro come “eroe” e rappresentazione stessa del principe/del Semidio (propria
della tradizione ellenistica); mentre Vitruvio si presenta ad Augusto come l’incarnazione degli ideali
romani (l’uomo tardo repubblicano saggio e manuale)

IL MERCATO ROMANO
. Come nel mondo greco il mercato romano si sviluppa sull’agorà, e cioè con il centro cittadino,
che all'inizio  non si distingue dal Forum. Il Foro romano infatti, nel periodo repubblicano, appare
costituito in gran parte da tabernae, e cioè botteghe per la vendita delle merci.

. Quando Roma aveva un solo Forum, questa piazza serviva per le adunanze publiche, per i
giudizi e per il mercato. Successivamente vi si aggiunse la Curia cinta di portici e di tabernae,
templi e basiliche per i processi.

—> Varrone, nel suo "De Lingua Latina" lib IV, fa derivare la parola Forum dal verbo ferre (portare),
come luogo dove portavano le loro controversie e le merci da vendere. Festo conferma che per
Forum si intendesse il luogo dei giudizi, dei pubblici discorsi e dei mercati o fiere posti lungo le vie
consolari, come il Forum Flamini ed il Forum Julii.

—> Isidoro, nel suo lavoro "Origine" lib XVIII c XV deduce la etimologia di Forum dal parlare in
quanto luogo dove si agitavano le liti. Vitruvio, vissuto ai tempi di Augusto, nota che i Greci
facevano i Fori di forma quadrata cinti da portici amplissimi e doppi con architravi di pietra o di
marmo e con passaggi sopra i soffitti.

. Nelle città d'Italia invece c'era l'uso di dare combattimenti gladiatorii nel Foro per cui i porticati
dovevano consentire la vista sulla piazza mediante intercolumni più larghi,  ponendo sotto i portici
le taberne argentarie (agenzie di cambio) e nel piano superiore dei palchi che potevano sia come
loggioni che per la riscossione delle tasse.

. Il Foro Romano in epoca arcaica dunque veniva utilizzato per i giochi atletici o gladiatorii e a fini
commerciali. Tuttavia con lo sviluppo della società dell'antica Roma, il foro divenne un centro
politico ed economico. La Curia, sede del Senato e il tempio di Saturno, sede dell'Erario pubblico,
curavano questi aspetti. Con la crescita di Roma crebbe anche il Foro Romano, come uffici e
centro politico prima dell’Urbe e poi dell’Impero, i nuovi edifici monumentali si sostituirono alle
tabernae che si dislocarono in vari luoghi della città, sempre chiamati Fori, destinati a mercati
specializzati.

. In tutte le città antiche ne fu centro il Foro, cioè la piazza "publica" che era il centro di tutti gli
affari pubblici e privati. Roma da uno che ne ebbe all'inizio, ai tempi dello storico Sesto Aurelio
Vittore, del IV secolo d.c., se ne contavano diciassette. La forma poi, doveva essere, per Vitruvio,
rettangolare con proporzione fra lunghezza e larghezza di 3 a 2. Pertanto i Fori di Roma ed italici
erano piazze rettangolari cinte di portici con taberne ed edifici publici come la Curia, l'Erario, le
basiliche, i templi e il carcere. Ma oltre a ciò contenevano i mercati.

. Questi mercati si distinsero a seconda delle merci che vendevano: Forum Vinarium, Forum
Piscarium, Forum Olitorium, Forum Cuppedinis, Forum  Suarium, Forum Bovarium.Forum:

Fori Venalia
i fora venalia erano più piccoli di quelli civili, specializzati però per tipologia di prodotto, e vennero
edificati lungo il Tevere, nei pressi di Porto Tibernius, con il forum Suarium ai piedi del Quirinale
verso il Campo Marzio. Si può immaginare la grande estensione e ricchezza di questi mercati se
per ogni tipo di prodotto si costruiva un mercato apposito

Significava che quel prodotto si vendeva lavorato in vari modi e con vari sottoprodotti esibiti sulle
diverse bancarelle, di modo che si potesse variare nell’acquisto di un medesimo genere. Per
esempio il pane poteva essere di vari tipi, e pure dolce o salato, a galletta o a biscotti. Così la
carne di maiale poteva essere venduta cruda o cotta, o insaccata, o in varie parti, dallo zampone
alla braciola e cos’ via.

In nome di questa incredibile varietà di offerta dei vari cibi si erano edificati diversi Fori:

. il “Forum Boarium” per il bestiame


. il “forum Cuppedinis” per le specialità gastronomiche
. il “Forum Holitorium” (mercato del cavolo) per gli ortaggi
. il “Forum Suarium” per la carne di Maiale
. il “forum Piscarium” per il Pesce
. il “Forum pistorium” per il Pane
. il “Forum Vinarium” per il vino
Il Macellum
. Il Macellum, da cui derivano oggi i termini "macello" (luogo dove si uccidono gli animali) e
"macellaio" (venditore di carni), non aveva lo stesso significato presso i romani, che tale termine
avevano coniato. Il macellum romano era infatti un mercato dove si vendeva di tutto, comprese le
carni. I mercati erano in genere detti Forum.

. Varrone (de Lingua Latina lib IV) informa che nel Macellum non si tenevano nè giudizi nè
adunanze e in questo differiva dal Forum. La sua etimologia deriverebbe, come narra Festo, da un
tal Macello che aveva commesso a Roma diversi latrocini per cui venne condannato nell'anno 573
dai censori Emilio e Fulvio i quali gli requisirono la casa adibendola alla vendita delle vivande. Tale
notizia è confermata tradizione da Donato e da Varrone.

Macellum Liviae
O Macellum Livianum o Liviani. Un grande mercato fatto costruire da Augusto che lo fece
intitolare alla moglie Livia, per altri invece dedicato a sua madre da Tiberio nel 7 a.c. è riportato
nella mappa severiana, conserva alcune rovine fuori della porta Esquilina, un'area aperta, di m 80
x 25, costruita in mattoni e opus reticulatum, parallela alle mura Serviane, che in parte
coincidevano col suo perimetro. La piazza era circondata da un porticato sotto cui si aprivano le
botteghe con merci di diversi tipi. Venne in seguito restaurato dagli imperatori Valentiniano,
Valente e Graziano, come indica un'epigrafe. Sembra che la parte sud dell'area sia stata invasa
dalle abitazioni private dall'inizio del II sec. d.c. Posta sull'Esquilino nella regione V, fu denominata
anche Macellum Magnum, ma per altri, e probabilmente con più esattezza, il Macellum Magnum
era quello di Nerone.

I mestieri Femminili nella città antica


Notaria graeca stenografa (notarius)

Libraria scriba, bibliotecaria, segretaria (librarius)

ornatrix parrucchiera, truccatrice (ornator)

tonsaria barbiera (tonsor)

Aurivestrix ricamatrice in oro (vestitor: costumista, sarto)

vestiaria sarta sarcinatrix rammendatrice Gemmaria artigiana di gioielleria (gemmarius)


Margaritaria artigiana di gioielli in perle (margaritarius)

sericaria tessitrice di tessuti in seta(sericarius)

clavaria fabbricatrice di chiodi sutrix calzolaia (sutor)

unguentaria profumiera (unguentarius)

purpuraria tessitrice di tessuti in porpora (purpurarius)

turaria commerciante di incensi (turarius)

lintearia tessitrice di tessuti in lino (lintearius)

furnaria fornarina (furnarius; pistor)

negotiatrix mercante (negotiator)

vilica amministratrice di fattoria (vilicus fattore)

officinatrix imprenditrice, capo di azienda (officinator)

plumbaria operaia che lavora il piombo (plumbarius)

piscatrix pescivendola (piscator pescatore e pescivendolo)

mellaria venditrice di miele mellarius (venditore di miele; apiarius apicultore)

conditaria venditrice di rosticceria caupona taverniera, ostessa (caupo)

lena tenutaria di bordello, mezzana (leno)

archimima prima attrice (di mimi) (archimimus)

mima attrice di mimi (mimus)

cantrix cantante, danzatrice, attrice di pantomimi (cantor)

saltatrix danzatrice, attrice di pantomimi (saltator)

citharoeda suonatrice di cetra (citharoedus)

tibicina, choraula flautista (tibicen)

VITRUVIO, DE ARCHITECTURA 5 PRAEF. 5- 1-2 PASSIM


Pertanto, o Cesare, nel terzo e nel quarto volume ho esposto le teorie dei sacri templi, in questo
libro spiegherò le disposizioni delle aree pubbliche (Itaque, Caesar, tertio et quarto volumine
aedium sacrarum rationes exposui, hoc libro publicorum locorum expediam dispositiones). E in
primo luogo dirò come sia opportuno che il foro sia costituito, perché in esso sono dirette tramite i
magistrati le amministrazioni degli affari sia pubblici che privati (primumque forum uti oporteat
constitui, dicam, quod in eo et publicarum et privatarum rerum rationes per magistratus
gubernantur). I Greci costituiscono i fori in un’area quadrata con portici molto ampi e doppi, li
adornano con fitte colonne e architravi lapidei o marmorei e sopra creano ambulacri su travature.
Invece nelle città di Italia non si deve fare con lo stesso criterio, per il motivo che fu tramandata
dagli antenati la consuetudine di dare nel foro spettacoli gladiatori (Italiae vero urbibus non eadem
est ratione faciendum, ideo quod a maioribus consuetudo tradita est gladiatoria munera in foro
dari). Pertanto attorno alle strutture per gli spettacoli si distribuiscano intercolumni più ampi e si
collochino attorno nei portici i negozi dei banchieri e sui tavolati superiori loggiati, che saranno
disposti opportunamente sia per l’uso sia per le pubbliche imposte (igitur circum spectacula
spatiosiora intercolumnia distribuantur circaque in porticibus argentariae tabernae maenianaque
superioribus coaxationibus conlocentur, quae et ad usum et ad vectigalia publica recte erunt
disposita). Invece conviene che le dimensioni siano fatte in rapporto alla quantità delle persone,
affinché non vi sia uno spazio piccolo per l’uso né sembri che il foro sia vasto per mancanza di
popolo (Magnitudines autem ad copiam hominum oportet fieri, ne parvum spatium sit ad usum
aut ne propter inopiam populi vastum forum videatur). La larghezza sia realizzata in modo che,
essendo stata la lunghezza divisa in tre parti, sono prescritte due parti di queste. In tal modo la
sua configurazione sarà rettangolare e la disposizione utile alla funzione degli spettacoli (latitudo
autem ita finiatur, uti, longitudo in tres partes cum divisa fuerit, ex his duae partes ei dentur; ita
enim erit oblonga eius formatio et ad spectaculorum rationem utilis dispositio). Bisogna costituire
le colonne superiori di un quarto più piccole delle inferiori […] perché è opportuno imitare la
natura degli esseri che nascono, come nei casi degli alberi affusolati, l’abete, il cipresso, il pino, i
quali sono tutti più grossi nel tratto più prossimo alle radici, quindi con lo svilupparsi si
protendono verso l’alto crescendo […] Pertanto, se la natura degli esseri che così richiede,
giustamente è stato stabilito che le membrature in alto siano fatte più piccole di quelle in basso,
sia per altezza che per spessore.

E’ opportuno che le sedi delle basiliche siano costituite congiunte ai fori, nelle parti più calde,
affinché durante l’inverno i negoziatori possano recarvisi senza l’incomodo del maltempo
(Basilicarum loca adiuncta foris quam calidissimis partibus oportet constitui, ut per hiemem sine
molestia tempestatium se conferre in eas negotiatores possint) e le loro larghezze siano costituite
non minori di un terzo, non superiori alla metà della lunghezza, a meno che la natura del luogo
non faccia impedimento e costringa a mutare altrimenti il rapporto delle proporzioni (symmetriae).
[…] l’erario, il carcere e la curia debbono essere congiunti al foro, ma in modo che le loro
dimensioni e le loro proporzioni siano in corrispondenza con il foro (Aerarium, carcer, curia foro
sunt coniungenda, sed ita uti magnitudo symmetriae eorum foro respondeant). Certo soprattutto
la curia deve essere fatta in primo luogo in modo confacente alla dignità del municipio, ovvero
della cittadinanza (maxime quidem curia in primis est facienda ad dignitatem municipii sive
civitatis) […] Inoltre i muri all’interno debbono essere cinti attorno con cornici intermedie di opera
di intarsio (opus intestinum), o stucco (opus albarium) a metà dell’altezza. E se queste non ci
saranno colà la voce degli oratori, elevandosi verso l’alto, non potrà essere compresa dagli
ascoltatori. Quando però i muri saranno cinti internamente da cornici la voce che sale dal basso,
trattenuta prima che si disperda sollevata nell’aria, sarà colta dalle orecchie.

ANALISI
. Vitruvio dedica il libro alla “dispositionem”—> il libro mostra come Vitruvio dia un grande valore
all’intreccio delle funzioni che avvenivano nella città

. Vitruvio si rifà ad una tradizione più antica, classica : ad Ippodamo di Mileto, urbanista e
architetto del V secolo a.C.: Ippodamo è colui che teorizza un modello ideale di città e pensa ad
una divisine in zone (zona religiosa, zona privata, zona civile..)ricorrendo alla teoria dei 3 (che
viene a sua volta presa dalla filosofia pitagorica)

—> le città devono essere funzionali e le aree pubbliche hanno una base e na teoria numerica

. il libro V è ripartito in più sezioni e descrive come la piazza (il foro) ha una posizione gerarchica
preminente ed è proprio da questa costruzione che si collocano poi tutte le altre: (è dalla piazza
che poi andavano disponendosi tutti gli altri edifici)

- portici, basiliche, erario, curia, tetatri, bagni, ginnasi —> costruzioni intramoenia (dentro le mura)

- porti —> costruzioni extra moenia (fuori le mura)

. Tutta la prima parte del brano è impostata sulla differenza tra i fori romani e i fori greci: il tipo di
foro greco aveva molte colonne con un intercolumnio molto più ristretto, mentre nei fori delle città
italiane le colonne non potevano essere cosi vicine, perché nei fori si svolgevano gli spettacoli
gladiatori —> non vi erano ancora luoghi adibiti agli spettacoli e quindi essi si svolgevano nel foro
(il primo anfiteatro stabile è quello di Statilio Tauro che era situato nel Campo Marzio, altri
anfiteatri non permanenti però erano già stati adibiti alla stessa funzione)

. dopodichè vi è un’analisi sulle basiliche (luogo migliore per la loro costruzione, dimensioni …)

—> La basilica è una grande sala adibita a sede di tribunale dove si amministra la giustizia, anche
per transazioni commerciali, è un luogo di ritrovo. Esse iniziano ad essere costruite a partire dal II
secolo a.C.

. il brano termina con altre istruzioni su abbellimenti e dimensioni di alcuni edifici e delle mura
cittadine

IL TEATRO
VITRUVIO DE ARCHITECTURA 5.6 PASSIM

(L’esposizione del teatro)


Dopo che sarà stato costituito il foro, allora si deve scegliere per gli spettacoli di giochi nei giorni
festivi degli dei immortali la sede più salubre possibile per il teatro, come è stato scritto nel primo
libro riguardo alle condizioni di salubrità nelle fondazioni di città murate. Perché durante i giochi
coloro che siedono a lungo con le mogli e i figli sono trattenuti dai divertimenti e i corpi immobili a
causa del piacere espongono le vene, nelle quali penetrano i miasmi di arie, che se proverranno
da regioni palustri o altre aree malsane, insinueranno nei corpi esalazioni nocive. Pertanto se si
sceglierà la sede per il teatro con grande attenzione si eviteranno le malattie. E si deve anche
evitare che non abbia esposizioni verso mezzogiorno. Poiché quando il sole riempie la cavità di
tale area, l’aria rinserrata dentro il circuito dell’impianto, non avendo la possibilità di circolare
rigirandosi si riscalda e infuocandosi brucia, cuoce e fiacca gli umori dei corpi. Pertanto per questi
motivi si debbono soprattutto evitare le zone malsane e scegliere le salubri.

[segue parte sui fundamenta]

. fundamenta in montibus: sostruzioni tipiche del teatro greco, posa le basi sui monti e declivi
naturali

. fundamenta in plano: sostruzioni in pianura tipiche del teatro romano, eredità dei teatri provvisori

(Problemi di acustica)
Ci si deve anche preoccupare con diligenza che il luogo non sia sordo, ma che in esso la voce
possa propagarsi il più chiaramente possibile. Ciò però potrà aver luogo se il luogo sarà scelto
ove esso non sia impedito dal rimbombo. D’altra parte la voce, come il respiro, fluisce nell’aria ed
è in atto quando diviene sensibile all’udito. Essa si muove con infinite circonferenze di cerchi,
come quando, gettata una pietra nell’acqua stagnante, si formano innumerevoli cerchi ondosi che
si ingrandiscono, partendo dal centro il più ampiamente possibile e propagandosi… a meno che
qualche ostacolo non permetta ai contorni di tali onde di arrivare alla fine … Pertanto gli antichi
architetti perseguendo le impronte della natura con indagini sull’elevazione della voce realizzarono
le gradinate dei teatri e cercarono di ottenere tramite la teoria dei matematici e la teoria musicale
che qualunque voce si trovasse sulla scena, pervenisse più chiara e soave alle orecchie degli
spettatori.

[segue parte di teoria acustica o harmonia “armonica”]

—> Vitruvio si rifà ad Aristosseno di Taranto che scrisse molti trattati sull’armonia e sull’acustica
basati su regole matematiche.

Così in base a queste indagini mediante principi matematici siano fatti vasi bronzei in rapporto alle
dimensioni del teatro (vasa aenea = echeia “risuonatori”) … Quindi, costituite delle celle tra i posti
a sedere del teatro, siano collocati là con criterio musicale in modo che non tocchino alcun muro,
abbiano all’intorno un vano vuoto e dello spazio in alto …

[segue parte sugli echeia]

(la forma ideale del teatro)


La figura del teatro in sé deve essere fatta in modo che, quanto grande dovrà essere il perimetro
della parte più bassa, posto il centro nel mezzo, si tracci in giro la circonferenza del cerchio e in
essa si iscrivano quattro triangoli equilateri, a distanze uguali tocchino la circonferenza del
cerchio; con essi anche gli astrologi fanno calcoli sui dodici segni celesti sulla base dell’accordo
musicale degli astri. Sul lato del triangolo che sarà il più vicino alla scena, sulla linea che taglia la
curva del cerchio, qui sia fissata la frontescena e si conduca la linea parallela a tale posizione
passante per il centro, che divida il pulpito dal proscenio e l’ambito dell’orchestra. In tal modo
sarà fatto un pulpito più ampio di quello dei Greci, perché tutti gli attori danno le loro azioni sulla
scena. Nell’orchestra invece ci sono le sedi riservate ai seggi dei senatori e l’altezza del pulpito
non sia maggiore di cinque piedi, affinché coloro che siederanno nell’orchestra possano guardare
i gesti di tutti gli attori.

[segue descrizione geometrica delle parti della cavea]

Tuttavia i rapporti proporzionali (symmetriae) non possono essere validi in tutti i teatri per tutte le
esigenze, ma è opportuno che l’architetto comprenda con quali proporzioni è necessario
conformarsi al rapporto proporzionale e con quali sia adattato alla natura del luogo o alle
dimensioni dell’opera … Analogamente, nel caso di scarsità di materiali, cioè di marmo, legname
e altre materie, nel caso vengano meno nella costruzione, sarà opportuno diminuire o aggiungere
un po’, purché ciò non sia fatto in modi eccessivi e smodati ma con buon senso. Ciò però si
verificherà se l’architetto avrà esperienza pratica, e inoltre se non sarà privo di ingegno vivace e di
prontezza (si architectus erit usu peritus, praeterea ingenio mobili et sollertia).

—> illustra la genesi della configurazione geometrica del teatro classico, così come Vitruvio la
presenta; sembra che la costruzione del teatro sia ricalcato su un problema geometrico che aveva
tormentato gli antichi: poligonizzazione del cerchio e razionalizzazione del cerchio : si tratta di un
problema astratto a cui i greci si sono dedicati molto e al quale hanno trovato alcune soluzioni in
cui cercavano di misurare e razionalizzare il cerchio attraverso dei poligoni, nel quale sono iscritti
dei triangoli equilateri

Vitruvio riprende in particolare le costruzioni dello zodiaco ed esamina alcuni calcoli di astrologi di
geometria e trigonometria che appunto riprendono la forma dei triangoli iscritti nella circonferenza:
nobilitazione dell’architettura teatrale che diventa mimesis dell’ordine cosmico

[segue parte sulle macchine sceniche]

. importante per capire quali erano le macchine che venivano messe in scena per far calare gli dei
(deus ex machina: divinità che comparivano sulla scena per dare una risoluzione ad una trama
irrisolvibile)

(i tipi di scaenae)

Vi sono poi tre tipi di scene, uno che è denominato tragico, un secondo comico, un terzo
satiresco. E gli ornamenti di questi sono tra loro dissimili e di diverso criterio, poiché le scene
tragiche sono formate con colonne, frontoni, statue e altre apparati regali, invece le comiche
recano l’immagine di edifici privati, loggiati e avancorpi con finestre, disposti a imitazione degli
edifici comuni, le satiresche invece sono ornate con alberi, spelonche, monti e altri apparati
agresti composti in forma di pergolato.

—> Questi 3 scenari nascono legati al mondo del teatro ma hanno tale successo e vengono
apprezzati a tal punto da essere adottati anche nelle domus (quindi un impiego di tipo privato)

Vocaboli
risonantia: rimbombo

vox: voce

spiritus: respiro

circulorum rotundationes: circonferenza di cerchi

et in latitudine et in altitudine: sia in larghezza che in altezza

cum offensio nulla undam interpellavit: quando nessun ostacolo interrompe l’onda

vestigia: le impronte

musica ratio: teoria musicale

CICERONE, BRUTUS 18.72-73


LATINO
atque hic Livius primus fabulam C. Claudio Caeci filio et M. Tuditano consulibus docuit anno ipso
ante quam natus est Ennius, post Romam conditam autem quarto decumo et quingentesimo, ut
hic [Atticus] ait, quem nos sequimur. Est enim inter scriptores de numero annorum controversia.

ITALIANO

E questo livio (Livio Andronico) per primo sotto il consolato di Claudio figlio di ceco e Marco
Tuditano allestì una fabula (opera teatrale) proprio nell’anno prima di quando nacque Ennio, dopo
la fondazione di Roma 514 anni, come dice Attico che noi seguiamo. Fra gli scrittori c’è
controversia sugli anni.

ANALISI
. Livio per primo portò in scena un’opera greca tradotta in latino

. è una testimonianza di come nacque la letteratura latina: essa nacque come letteratura di
traduzione della letteratura greca

. Cicerone mette in evidenza che, un anno dopo la prima rappresentazione di una fabula teatrlae,
nasce Ennio ( considerato il padre della letteratura latina che fu il primo a scrivere un poema
epico)

Forme teatrali autoctone


Qual era questo terreno fecondo a Roma su cui si innesta la letteratura teatrale di importazione?

si conoscono per certo due tipi di esperienze di teatro già preesistenti a quei tempi:

. Fabula Atellana: Atella era una polis fiorente greca in Campania, vicino ad Aversa. Atella è la
patria di questa commedia, la quale doveva essere una sorta di “commedia dell’Arte” con molte
maschere e tipi fissi. C’erano “buccus” (mangione), “pappus” (vecchio), “maccus” (schiavo)—>
non erano basate su trame fisse ma bensì sull’improvvisazione

In età repubblicana si stabilizza e si comincia a scrivere ad imitazione dell’esperienza teatrale


greca.

. Fescennini: si diceva veniva da “fascium” (malocchio) mentre probabilmente deriva da


“fescennia” (città del Lazio). Versi/cori alternati in funzione sull’oscenità verbale e corporea (il
ricorso all’oscenità e alla sessualità era un modo per esorcizzare il malocchio soprattutto nei
periodi di raccolta vendemmia) —> funzione Apotropaica

Teatro regolare alla greca (dal 240 a.C.)


Commedie:
. Palliata (fabula) < pallium (il mantelluccio che portavano i greci); era quella commedia che era
una traduzione di una commedia greca di età precedente

. Togata (fabula) < toga commedia che prende il nome dal vestito romano, l’ambientazione è
romana così come di personaggi e si rifà riferimento alle istituzioni romane. Poteva avere la stessa
trama della palliata ma è più romanizzata dal punto di vista formale ed esteriore. È un genere
minore che ha come matrice la Palliata

Tragedie:
. Cothurnata (fabula) < cothurnus (il sandalo alto - zeppe, trampoli- che indossavano gli attori che
servivano a dare maggiore importanza/presenza all’attore) è la tragedia greca (scritta in latino) ma
che si rifà alle grandi tragedie greche (Edipo, Agamennone…). Il modello preferito dai romani è
Euripide.

. Praetexta (fabula) < toga praetexta (toga orlata dei senatori) è la tragedia di ambientazione
romana che serve per celebrare alcuni condottieri nelle loro opere.

Autori che scrivono epica, tragedia e commedia:


Livio Andronico, Ennio, Nevio (III-II sec. a.C.)

I grandi commediografi:

Plauto (III-II sec. a.C.), Terenzio ( II secolo a.C.), Cecilio Stazio ( II-I sec. a.C.)

Tragedia:

Pacuvio (II sec. a.C.), Accio ( II-I sec. a.C.)

I tempi dei Teatri


Quando i romani andavano a Teatro?

Quando il teatro regolare alla greca entra nella cultura romana, in seguito ad Andronico, i vari ludi
che ospitavano spettacoli di vario tipo cominciano ad ospitare anche spettacoli teatrali.

Quali sono i principali ludi del calendario romano?

. Ludi Romani: sono i più antichi e venivano celebrati nel Circo Massimo a metà settembre

. Ludi Plebei: celebrati nel circo flaminio a metà novembre (in seguito ad un’acquisizione di una
posizione sociale migliore da parte della plebe)

. Ludi Apollinare: celebrati nel Circo Massimo a luglio in onore di Apollo

. Ludi Megalenses: in onore della grande Madre (dea Cibele). Si svolgevano dal 4 al 10 aprile nel
Palatino, di fronte al tempio della dea Mater

. Ludi Florales: celebrati a fine aprile-inizio maggio in cui si esibivano prostitute e spogliarelliste
ed erano solitamente parodie dei giochi più impegnativi

. Ludi Gladiatori: avvenivano principalmente durante i funerali dei patrizi

Il teatro è una pratica sociale, non solo culturale nel mondo antico, che coinvolge tutta la
comunità. All’inizio ha anche una dimensione religiosa che va progressivamente a perdersi ma
non completamente.

Anche gli spettacoli dei gladiatori, in origine, dovevano essere dei giochi funerari

Gli spazi architettonici del teatro romano conoscono una storia curiosa: le più antiche strutture
dedicate ai ludi sono i circhi, quando entrano i ludi scenici alla greca dal III secolo a.C., nel circo
vengono ospitate queste fabule e vengono costruite delle strutture lignee più adatte e che
copiano la struttura greca del teatro.

non vengono costruiti teatri stabili fino al 55 a.C. per via dell’opposizione senatoria

LIBRI 34-35-36-37 di PLINIO IL VECCHIO


Gli ultimi 3 libri dell’enciclopedia di Plinio il Vecchio sono dedicati alle arti e alla natura che crea i
prodotti necessari alla produzione di opere artistiche:

. 34 Metalli: bronzo e piombo; ma infatti soprattutto una discussione delle statue (scultura in
bronzo)

. 35: usi delle terre; ma cominciando per i pigmenti, una discussione dei pittori, benchè la fine del
Libro torni allo zolfo

. 36: la pietra: uno dei migliori libri. La prima metà tratta della scultura; poi un po’ di architettura
affascinante (obelischi, Piramidi, Labirinto di Creta) e infine ddiversi materiali da costruzione
(gesso, sabbia e pietra) poi il vetro. FInisce con una peana al fuoco e una storia totalmente
bizzarra nell’ultimissimo paragrafo

. 37: le pietre: il cristallo di roccia, l’abra, le gemme; le pietre dure. Alla fine del libro, Plinio dà il
suo elenco dei “migliori di categoria”; il miglior dei paesi è l’Italia

PLIN. nat.hist. 36.114

Durante l’edilizia M. Emilio Scauro realizzò l’opera più splendida tra quante sono state attuate da
mano umana, e non solo tra gli edifici effimeri, ma anche tra quelli con destinazione perpetua. Si
tratta del suo teatro: aveva una scena con tre piani e 360 colonne – in una città che non aveva
sopportato sei colonne di marmo dell’Imetto senza farne una colpa ad un cittadino del massimo
spicco. Il piano inferiore della scena era di marmo, quello mezzano di vetro (un tipo di lusso che
restò senza seguito anche dopo), il superiore di legno dorato; le colonne del primo piano, come si
è detto, erano alte 38 piedi; le statue di bronzo tra le colonne erano, come si è ricordato, 3000,
mentre la gradinata era capace di 80000 persone – oggi che la città si è moltiplicata, e la
popolazione è tanto cresciuta, è ampiamente sufficiente il teatro di Pompeo con i suoi 40000 posti
a sedere.

—> Tratta del teatro provvisorio costruito durante l’edilizia di Marco Emilio Scauro (una
cinquantina d’anni prima del teatro di Pompeo)

PLIN. NH 36.5-7
Durante l'edilità di Marco Scauro si assistette, nel silenzio delle leggi, al trasporto a Roma di

360 colonne per la scena di un teatro provvisorio destinato a durare appena un mese. "Cosa

c'è di strano? Si è fatta una concessione per delle festività pubbliche"[...] (nella mentalità romana
la magnificenza architettonica era ammessa purchè andasse a illustrare lo Stato e no il privato)
Ammettiamo che sia cosi, che abbiano fatto una concessione per le festività pubbliche. Non sono
però stati zitti anche quando le più alte di queste colonne - di ben trentotto piedi e di marmo
luculliano [marmo nero di Melo, importato a Roma per la prima volta da Lucio Lucullo, che diede
ad esso il nome di marmor luculleus] - vennero collocate nell'atrio della casa di Scauro? E questa
è un'operazione che non si può realizzare di nascosto, e senza che la gente se ne rendesse conto
(il sovrintendente alle fognature volle che gli fossero indennizzati i danni eventualmente causati
durante il trasporto delle colonne fino al Palatino). Non sarebbe stato meglio prendere
provvedimenti contro un esempio cosi negativo per i costumi? Hanno taciuto di fronte al fatto che
molti tanto smisurate siano state introdotte in una casa privata, passando di fronte a statue di dei
che erano ancora di argilla!

Né si può pensare che Scauro si sia infiltrato come apprendista del vizio in una città ancora

primitiva e impreparata di fronte a questo male, perché già il famoso oratore Lucio Crasso era

stato il primo a possedere sullo stesso Palatino delle colonne di marmo straniero (ma

venivano dall'Imetto, erano non più di sei, e non superavano i dodici piedi di altezza) e

perciò Marco Bruto, durante un battibecco, lo aveva appellato la "Venere del Palatino". Senza

dubbio invece si lasciò correre su queste cose perché i costumi erano oramai conculcati e

perché, vedendo inadempiute le interdizioni cui si era dato corso, si fini per preferire

l'assenza di una normativa alla sua violazione.

Anni più tardi Pompeo presenta la costruzione del teatro come una ricostruzione della scalinata
del tempio (rinsalda quel legame antico tra culto e teatro ma lo lega in maniera astuta ad
un’operazione in onore di una divinità -Venere- in un terreno privato che dedica poi al popolo

TEATRO DI POMPEO
Il Teatro di Pompeo, oggi non più esistente, è stato il primo teatro di Roma costruito in muratura,
accanto al luogo dove Pompeo era nato e che lui, ormai famoso e ricco, voleva nobilitare

. Il tempio si ergeva nella zona del Campo Marzio, edificato a spese del console Pompeo,
probabilmente su terreno di sua proprietà, come regalo ai romani, tra il 61, anno del suo terzo
trionfo e il 55 a.C. anno del suo secondo consolato.

—> Pompeo era il vincitore degli schiavi ribelli di Spartaco, dei pirati del Mediterraneo, dei Sirani,
armeni e Palestinesi, era l’uomo che ha portato le legioni romane fino al mar Caspio ed ha
triplicato le entrate dello stato

Per Roma fu un’innovazione storica perchè la legge vietava la costruzione di teatri in muratura —>
come narrano Livio e Tacito, la costruzione di teatri stabili nell’Urbe era vietata e nel 154 a.C. il
Senato aveva fatto abbattere un teatro in muratura “ in quanto inutile e dannoso per i costumi
della città”. Gli spettacoli si eseguivano su palcoscenici di legno, smontati dopo le
rappresentazioni e in piedi, perchè sono proibiti anche i sedili. Si disse che si doveva mantenere il
carattere religioso del teatro tradizionale greco; infatti i teatri provvisori in legno venivano eretti
vicino a luoghi di culto. In realtà gli spettacoli teatrali erano osceni e pieni di satira contro i politici,
e il pubblico romano era abituato a manifestarsi con grida, tamburi, battere di piedi e fischi. I teatri
potevano scatenare sommosse, cose che i senatori temevano quasi quanto una guerra.

. Costruì pertanto su un podio rialzato un tempio esastilo dedicato a Venere vincitrice, con una
gradinata d'accesso ad esedra davanti al tempio, praticamente una classica cavea semicircolare,
a ridosso di una scena monumentale lunga ben 90 m, sistema utilizzato successivamente dai
romani per la costruzione di altri teatri in muratura. Le scale di accesso al tempio, edificate a
forma di cavea, erano dunque diventate le gradinate del teatro, che diventava pertanto sacro. Su
quei gradini la gente sedette mirando gli spettacoli e voltando le spalle al tempio

L’edificio teatrale era rivolto verso est ed esternamente aveva splendidi rivestimenti in pietra
gabina, materiale vulcanico di colore scuro, alternata al travertino, materiale calcareo di colore
chiaro, creando un piacevole contrasto di toni. Davanti all'entrata del treatro erano le due
gigantesche statue dei Dioscuri con i cavalli, i semidei che aiutarono i Romani nella battaglia del
lago Regillo combattendo per loro, come è ricordato nelle epigrafi dei basamenti

La cavea del diametro di 150 m, era costituita da una doppia serie di muri radiali collegati tra loro
da strutture curvilinee

le gradinate erano di eccezionale ampiezza e potevano ospitare fino a 30.000 persone,

La scena era articolata nella parte anteriore da 3 esedre colonnate, delle quali la centrale era
rettangolare mentre le due laterali semicircolari.

Dietro il palcoscenico c'era un immenso portico con colonne di granito di m.180 x 135, con
quattordici enormi statue personificate delle nazioni da lui sottomesse, (una parte delle statue poi,
era probabilmente legata alla figura di Venere (al ciclo mitologico della divinità)

—> Plinio a proposito delle statue parla di Coponio, che probabilmente fu l’artista delle 14 statue)

Poi una zona aperta con fontane, giardini, ninfei e due boschetti di platani. Il quadriportico, dove
ci si poteva riparare in caso di pioggia, terminava con la Curia di Pompeo per le periodiche
riunioni del Senato, dominata da una sua grande statua, che tiene un globo nella mano destra.
Qui Cesare fu pugnalato, ai piedi della statua monumentale di Pompeo

Il teatro venne restaurato da Augusto nel 32 a.C.

insieme a quello di Marcello e al teatro di Balbo i teatri funzionarono per molto tempo (“triateatra”)

Fonti letterarie del teatro:


1. Cicerone, presente alla festa dell'inaugurazione, la descrive ad un suo amico anche se con toni
critici e un po' snob. La festa indetta da Pompeo durò cinque giorni. Nel teatro si rappresentarono
commedie campane e tragedie greche, a cui parteciparono 600 muli, militi di fanteria e cavalleria
con l'impiego di ben 3000 recipienti per di vino offerto al pubblico.

2. Ovidio ricorda lente passeggiate al riparo dalla calura estiva “sotto l’ombra di Pompeo”,
alludendo ai boschi di platani e al porticato, che consiglia a uomini e donne desiderosi di incontri.

3. Marziale racconta di un certo Selio che per evitare la magra cena di casa propria va
disperatamente alla ricerca di qualcuno che lo inviti. Entra nelle terme, assiste ai culti egizi,
attraversa i recinti dove la gente va a votare e si avventura sotto i portici di Pompeo.

Tacito riferisce che dopo più di un secolo dalla costruzione Nerone invita al teatro di Pompeo
illustri ospiti barbari per strabiliarli con la grandiosità del monumento.

Gli autori cristiani condannano il tempio come luogo di perdizione e Tertulliano lo definisce “reggia
di tutti gli scandali”.

—> sull’inaugurazione del teatro di Pompeo è pervenuta una testimonianza di cicerone il


quale racconta in una lettera a Mario, lo snobbismo con cui era stata organizzata e
celebrata l’inaugurazione del teatro

CICERONE, ad familiares 7.1.1 (a M. Mario)


Se è stato qualche malessere fisico o un momento di salute non buona a impedirti di assistere agli
spettacoli, lo ascrivo piuttosto alla fortuna che alla tua assennatezza; ma se invece non hai
creduto degne di attenzione tutte queste meraviglie che piacciono tanto agli altri e nonostante ti
sentissi benissimo non sei voluto venire di proposito, ebbene me ne rallegro per due motivi:
primo, perché malesseri fisici non ne hai; secondo, perché la tua salute psichica è perfetta se hai
trascurato quello che senza alcun fondamento piace tanto agli altri. Sempreché questa occasione
di riposo ti abbia portato dei frutti: è certo che eri nelle migliori condizioni per poterne godere,
giacché sei rimasto pressoché solo in questa tua delizia di paese. Non ho dubbi che tu, da quella
tua stanza da letto in cui ti sei allargato la vista dalla parte di Stabia con qualche opportuna
apertura — durante quei giorni hai passato intere mattinate a oziare in contemplazione di quello
scenario; mentre intanto quelli che ti ci avevano abbandonato stavano guardando mezzi
addormentati le rappresentazioni di mimi sulla pubblica ribalta. E le altre ore del giorno te le
passavi in santa pace, divertendoti a modo tuo e a tuo piacimento; mentre intanto noi eravamo
costretti a sopportare il programma gentilmente allestito da Spurio Mecio. Se ti interessa, ti dirò
che gli spettacoli erano molto fastosi, ma non di tuo gusto: è una conclusione a cui arrivo da me.
Innanzi tutto, in segno di rispetto per la grande occasione, erano tornati sulla scena certi
personaggi che io credevo che dalla scena si fossero ritirati in segno di rispetto per il pubblico! Il
tuo attore prediletto, il nostro caro Esopo, si è comportato in modo da far invocare il suo
pensionamento all'intera platea. Al momento di giurare, gli è mancata la voce proprio nel punto
del "... se coscientemente cadessi in errore". Che raccontarti del resto? Sai degli altri spettacoli;
lo crederesti? Non hanno avuto neppure quel tanto di attrattiva che conservano anche le messe in
scena più insignificanti. La vista di tanta pompa esteriore ammazzava il divertimento. Di tutta
questa pompa non dubito che tu abbia tranquillissimamente fatto a meno. In che senso possono
piacere a degli spettatori seicento muli nella “Clitennestra”? O tremila recipienti per il vino nel
“Cavallo di Troia”? O tante uniformi diverse di fanteria e di cavalleria in qualchecombattimento da
carosello? Tutto questo ha incantato la gente, ma te non ti avrebbe divertito per niente [Quid tibi
ego alia narrem? nosti enim reliquos ludos; qui ne id quidem leporis habuerunt quod solent
mediocres ludi. Apparatus enim spectatio tollebat omnem hilaritatem; quo quidem apparatu non
dubito quin animo aequissimo carueris. […] quae popularem admirationem habuerunt,
delectationem tibi nullam attulissent]. Se durante questo periodo ti sei dedicato ad ascoltare il tuo
Protogene (purché beninteso ti abbia offerto qualcosa di meglio della lettura dei miei discorsi!) il
tuo divertimento è stato di non poco superiore a quello di chiunque di noi. Non credo infatti che tu
senta la mancanza di teatro greco o di farse alla campana; tanto più che di farse alla campana
puoi goderne finanche nel consiglio municipale della tua città e il teatro greco non ti piace, al
punto che neppure per andare alla tua villa hai voglia di percorrere la "via dei Greci". E posso
credere che senta la mancanza delle gare di atletica chi disprezza quelle dei gladiatori?
Nell'organizzare i quali giochi Pompeo stesso ammette di aver sprecato sonni e denaro. Da
registrare ancora due cacce al giorno per cinque giorni; magnifiche, chi dice di no? Ma per un
uomo di cultura raffinata che gusto può esserci se un debole essere umano viene azzannato da
una belva ferocissima o se una belva stupenda viene trafitta da uno spiedo? Ad ogni modo, se
queste sono cose da vedere, le hai viste più di una volta. E anch'io che vi ho assistito non ho visto
niente di nuovo. L'ultimo giorno era dedicato agli elefanti: grande stupefazione delle masse
popolari, divertimento nessuno. Anzi, ne è scaturita una certa compassione e come la sensazione
che tra quelle bestie e il genere umano ci sia una sorta di amicizia naturale [reliquae sunt
venationes binaeper dies quinque, magnificae, nemo negat; sed quae potest homini esse polito
delectatio cum aut homo imbecillus a valentissima bestia laniatur aut praeclara bestia venabulo
transverberatur? quae tamen, si videnda sunt, saepe vidisti, neque nos qui haec spectamus
quicquam novi vidimus. Extremus elephantorum dies fuit. In quo admiratio magna vulgi atque
turbae, delectatio nulla exstitit; quin etiam misericordia quaedam consecuta est atque opinio eius
modi, esse quandam illi beluae cum genere humano societatem].

ANALISI
. Cicerone invidia Mario rimasto in villa

. l’inaugurazione del teatro viene presentata come esagerata, e snob

. l’arte diventa mezzo di propaganda culturale ma anche politica

. il teatro sia come genere letterario, sia come edificio diventa veicolo di novità prorompenti per la
società e la cultura romana: dal teatro passano soluzioni architettoniche, generi letterari, idee,
nuovi gusti e programmi figurativi

. Cicerone ci offre un assaggio dell’impatto che i ludi hanno avuto, ci fornisce delle indicazioni sul
gusto della classe aristocratica e soprattutto la divergenza tra la classe aristocratica e il popolo

ORAZIO EP. 2.1.182 ss


Questo poi spaventa il poeta nella sua fiducia / e lo induce alla fuga: / una maggioranza per
numero / ma non per dignità o merito, [numero plures, virtute et honore minores] / pronta,
ignorante e stupida [indocti stolidique], allo scontro fisico (ci si azzuffava) / in caso di attrito coi
cavalieri, / chiede, nel bel mezzo del dramma, gli orsi o il pugilato; / la passione del popolino [his
plebecula gaudet] / Anche se fra i cavalieri il senso dell’arte / è ormai passato dall’udito/
all’ambiguo e labile piacere degli occhi [verum equitis quoque iam migravit ab aure voluptas /
omnis ad incertos oculos et gaudia vana].

/ Il sipario attende aperto per quattro ore o più / che passino torme di cavalieri, / schiere di fanti, /
poi che per sorte siano trascinati re / con le mani avvinte alla schiena / e sfilino veloci / bighe,
carrozze, carri, navi / e in trionfo l’avorio saccheggiato, / tutto il bottino di Corinto. (si riproduce
sulla scena ciò che accadeva nei trionfi) / Democrito (antico filosofo) avrebbe da ridere se fosse in
terra / a vedere come l’incrocio inconsueto / di pantera e cammello [= camelopardalis, la giraffa,
era creduta incrocio di cammello e pantera] un elefante bianco / attirino gli sguardi della folla; / e
osserverebbe più attentamente la gente / che la scena, perché lo spettacolo che offre / è senza
dubbio più interessante, / e penserebbe che gli autori / raccontano la favola dell’asino sordo. / C’è
mai voce che possa vincere il frastuono / che sale dai nostri teatri? / Sembra l’urlo dei boschi del
Gargano, / o del mare Tirreno, / tanto è lo strepito con cui si assiste agli spettacoli, / alla loro
scenografia, / allo sfarzo esotico dei costumi, / di cui l’attore è paludato quando appare in scena:
[tanto cum strepitu ludi spectantur et artes / divitiae peregrinae, quibus oblitus actor / cum stetit in
scaena]: scrosciano gli applausi. / ‘Ha cominciato?’ ‘Non ancora’. / ‘E che cosa si applaude?’ /
Ma la lana, che con la tintura di Taranto / ti rammenta il colore delle viole’. → Basta che l’attore
arrivi con il suo vestito tinto per suscitare applausi.

ANALISI
Orazio fa la storia del teatro, riprende dei concetti dalla poetica di Aristotele, mostra come sia
corrotto il teatro e come a lui non suscita interesse

TEATRO DI SESSA AURUNCA


Il Teatro romano di Sessa Aurunca, portato alla luce e restaurato soprattutto tra il 1999 ed il 2003,
è uno degli edifici pubblici di età romana più imponenti scoperti sinora in Campania. Edificato
sotto l’impero di Augusto, nel I sec. d.c., fu ristrutturato ed ampliato nel II secolo d.c., sotto
Antonino Pio.  

Venne edificato sul versante occidentale di una collina che guarda verso il mare, con il golfo di
Gaeta all'orizzonte, è stato totalmente restaurato ed è ancora molto ben conservato.

Costruito nel II secolo a.c., fu poi fatto ampliare e migliorare da Matidia minore, cognata
dell'imperatore Adriano, quattro secoli dopo

A Sessa città operò la ricostruzione del teatro, La scena dava una stupenda suggestione, con tre
ordini sovrapposti, per un’altezza di circa 25 metri, con 28 colonne per ogni ordine, intervallate da
30, 40 statue di divinità o personaggi della famiglia imperiale. Matidia nel quale si fece raffigurate
al centro della scena in veste di Aura, circondata dagli altri membri della famiglia imperiale.

Il teatro conserva murature fino a m 20,00 di altezza, con una cavea di m 110 di diametro, scavata
nella collina e superiormente impostata su gallerie, con tre ordini di gradinate in calcare per cui
potevano ospitare da 7000 a 10000 spettatori. 

Imponenti sono anche i resti della struttura che sosteneva il velarium, usato per proteggere gli
spettatori dal sole o dalla pioggia leggera, e del grande edificio scenico, lungo m 40,00 ed alto in
origine m 24,00, dotato di tre ordini sovrapposti di 84 colonne.

La scena era un vero capolavoro dove gli artisti e gli scalpellini romani usarono molte qualità di
marmi per realizzare le decorazioni architettoniche, costituite da fregi, architravi e capitelli. 

Le colonne furono realizzate con cinque diverse qualità di marmi colorati, provenienti dalle isole
greche, dalla Numidia e dall’Egitto, mentre gli architravi ed i capitelli vennero scolpiti in marmo
bianco proveniente da Carrara e da Atene. 

Alle spalle della scena sorgeva la porticus pone scaenam, per la sosta degli spettatori negli
intervalli degli spettacoli. Ai lati di essa sorgevano due aule a pianta basilicale di cui quella a Sud
affrescata e dotata di ninfeo, quella a Nord con crpyta e collegata alla viabilità extraurbana,
presso la cui entrata è un sacello con l’affresco del Genius loci. Addossata ad essa fu costruita
nel III secolo d.c. una latrina con pavimento tessellato e pareti a rivestimenti marmorei.

Un numero incredibile di reperti come iscrizioni dedicatorie e commemorative, e moltissimi


frammenti delle sculture che decoravano il teatro, pertinenti alla galleria in cui erano celebrati i
membri della casa imperiale, quali ad esempio gli imperatori Traiano ed Adriano, e le rispettive
mogli Plotina e Sabina; le statue colossali di Livia e Agrippina maggiore. Dal sacello in summa
cavea provengono inoltre le sculture di Matidia maggiore, Sabina, Plotina e di Matidia minore.

Lessico del Teatro:


Cavea —> parte incavata dedicata agli spettatori

Frons Scaenae —> è l’alzata della scena

Porticus —> zona di passaggio e di uscita

Cunei —> settori che dividevano la cavea in modo verticale

Gradus —> gradinate, scale di accesso ai posti a sedere. Il singolo posto a sedere non era fisso e
si chiamava Locus

Ordines —> settori in orizzontale divisi dalle Praecintiones, ovvero dei corridoi semicircolare che
dividevano la cavea in senso orizzontale. Le praecintiones dividevano la Cavea in “Ima Cavea”,
“Media Cavea” e “Summa Cavea”

Sub sellia —> posti a sedere nell’orchestra

tribunal —> palchi laterali

Aditus —> porte di ingresso

Versura —> entrate di scena

Proscaenium /Pulpito —> zona antistante alla Frons Scaena, posto dove si esibivano gli attori

Valva Regia —> apertura, porta

Hospitalia —> porte dalle quali entravano gli ospiti

Siparium —> pannello mobile che serviva a separare alcuni ambienti della scena

Auleum —> Tenda arrotolata che veniva tirata su ai lati mediante utilizzo di carrucole

Velaria: tende in tessuto che coprivano dal caldo o da una leggera pioggia

Dalle battute delle commedie Plautine, quando un personaggio interpellava il pubblico si può
dedurre la disposizione del pubblico:

- In alto vi erano le donne, il popolino, la plebe più umile e gli schiavi (Anche se molti autori
sostengono che le donne erano ammesse anche negli altri settori della Cavea)
- in mezzo vi era il popolo (classe abbiente), in particolare la classe dei cavalieri
- in Basso i posti erano riservati ai senatori e alle alte magistrature
- nell’orchestra venivano messi sedili d’onore dei magistrati più importanti, in particolare i pretori
che organizzavano insieme agli edili tutta la parte dei giochi

LE IDI DI MARZO
SVETONIO, VITA DI CESARE, 81-82 PASSIM
I congiurati contro di lui furono più di sessanta, con a capo Gaio Cassio, e Marco e Decimo Bruto.
Essi furono dapprima incerti se dovessero nel Campo Marzio – quando Cesare avrebbe invitato le
tribù a votare nel corso dei comizi – dividersi i compiti, cioè alcuni farlo cadere giù dalla
passerella, e altri attenderlo in basso e trucidarlo; oppure assalirlo nella via Sacra o all’ingresso
del teatro; ma, dopo l’editto di convocazione del senato per il 15 marzo nella Curia di Pompeo,
non ebbero esitazioni nel preferire quella data e quel luogo. Eppure a Cesare la sua futura
uccisione fu annunciata da prodigi che non lasciavano dubbi ... La notte prima dell’assassinio, sia
Cesare stesso sognò ora di andar volando sopra le nubi, ora di stringere la destra a Giove; sia sua
moglie Calpurnia vide in sogno crollare il frontone della casa e il marito venir trafitto in grembo a
lei; e non solo, da sé si spalancarono da soli i battenti della porta della camera da letto. Per questi
presagi, e anche perché stava poco bene, rimase a lungo incerto se dovesse stare a casa e
rimandare le questioni che aveva posto all’ordine del giorno in senato; alla fine, per le esortazioni
di Decimo Bruto a non rendere vana l’attesa dei tanti senatori che già da un pezzo lo stavano
aspettando, uscì verso l’ora quinta: un tale gli si fece incontro a porgergli uno scritto che rivelava
la congiura, ma egli lo pose in mezzo a tutti gli altri documenti che teneva nella sinistra, come se
volesse leggerlo più tardi. Poi, dopo aver sacrificato molte vittime senza riuscire a trovare presagi
favorevoli, fece il suo ingresso nella Curia con sprezzo di ogni timore religioso, facendosi pure
beffe di Spurinna e accusandolo di essere un ciarlatano, perché eccolo il 15 marzo, senza alcun
male per lui: benché Spurinna gli dicesse che era arrivato, sì, il 15, ma non ancora passato.
Mentre si metteva a sedere, i congiurati gli si posero attorno come per rendergli omaggio, e subito
Cimbro Tillio, che si era assunto il ruolo di dare il via all’azione, gli si fece più vicino come per
pregarlo di qualcosa e, poiché Cesare faceva cenno di no e con il gesto inviava ad altro momento,
gli afferrò la toga da ambo le spalle; poi, mentre Cesare grida “Ma questa è violenza bella e
buona!”, uno dei due Casca lo ferisce da dietro, poco sotto la gola. Cesare afferrò il braccio di
Casca e lo trapassò con lo stilo e tentò di balzar su, ma ne fu impedito da un’altra ferita; e come
si accorse che da ogni parte lo assalivano brandendo i pugnali, si avvolse il capo nella toga e
contemporaneamente con la sinistra ne fece scendere giù la piega fino ai piedi, per cadere giù
decorosamente con la parte inferiore del corpo anch’essa velata. E in tale posizione fu trafitto da
ventitré pugnalate: un solo gemito emise, al primo colpo, senza pronunciar parola. Ma, secondo
quanto avrebbero tramandato certuni, avrebbe detto a Marco Bruto che gli si avventava contro
“Anche tu, figlio?”. Senza vita, mentre tutti fuggivano disordinatamente, giacque disteso a terra
per un po’ di tempo, finché tre schiavi lo riportarono a casa su una lettiga: un braccio ne
penzolava giù. E fra tanti colpi vibratigli, a giudizio del medico Antistio, non se ne trovò nessuno
mortale, eccetto il secondo, ricevuto nel petto.

SGUARDO LETTERARIO SULLA CITTÀ DI ROMA


LIVIO 5.55
Archiviata la proposta di legge (di andare a Veio), si cominciò caoticamente la ricostruzione della
città. Le tegole furono offerte dallo Stato e fu concesso il diritto di prendere pietre o materiale
dove gli fosse più comodo (sorta di anarchia), dietro la garanzia che gli edifici fossero portati a
termine nel giro di un anno (quello che importa è la fretta). La fretta impedì di tracciare vie diritte,
perché ognuno, senza badare se era possessore o meno di quel terreno, costruiva nello spazio
libero. Questo è anche il motivo per cui le vecchie fogne, che prima passavano sotto il suolo delle
pubbliche vie, ora passavano anche sotto le case private (tentativo di giustificare questo caos
topografico). E la conformazione della città è simile più a quella di una città ingombrata che
disposta razionalmente.

LIVIO, 40.5
Ed ecco che qualcuno ne scherniva i costumi, qualcun altro le istituzioni e poi via via le imprese,
perfino l’immagine di Roma non ancora adorna di edifici pubblici né privati, altri prendevano di
mira i singoli cittadini più influenti. → Roma non è degna di essere capitale per la mancanza di
edifici monumentali.

CICERONE, DE LEGE AGRARIA

Roma posta sui monti e negli avvallamenti, quasi sollevata e sospesa sui piani alti delle sue case,
con vie piccole e vicoli strettissimi, la irrideranno e la disprezzeranno a confronto con la loro
Capua, che si sviluppa in una splendida pianura ed è disposta secondo un ottimo piano.

LA CITTÀ LABIRINTO
Ma la forma di una città ha sempre un senso, anche se la forma è un vero e proprio disordine….
L’Urbe è una città a parte, e il suo disordine apparente corrisponde a uno dei tratti caratteristici
della mentalità romana che procede per giustapposizione. Roma comprende diverse città, quella
degli dei [Campidoglio], quella del potere [Palatino vs Aventino], quella del commercio [Foro]. Si
indovina che l’urbanizzazione romana è organizzata seguendo diversi elementi, più complessi di
un semplice piano regolatore due dimensioni, che possano collegare i differenti centri dell’Urbe.
Lo spazio viene organizzato come la vita. L’Urbe è costituita da luoghi contrapposti che
regolarmente cerimonie e percorsi rituali riconciliano. Se l’opposizione tra l’Aventino e il Palatino
esprime il dualismo politico, il Circo situato tra questi due colli riunisce tutte le classi sociali nella
grande fusione dei ludi, quando i duelli del Foro sono sospesi... l’urbanistica di Roma si basa su
un equilibrio fra gli spazi che la costituiscono e la delimitano. Così ogni progetto di rinnovamento
urbanistico deve armonizzarsi con questa organizzazione simbolica dello spazio, mantenerla
intatta o riprodurla. Quando questo non succede, è una rivoluzione culturale e politica (la Roma
augustea). La città è un labirinto di quartieri indipendenti l’uno dall’altro. Ogni quartiere di Roma
sembra, a chi non vi è nato, un labirinto in cui è impossibile trovare qualcuno. Anche quelli che
conosco il quartiere vi si perdono facilmente.

TERENZIO, ADELPHI 568 ss.


D. Ma io fratello è in casa? S. No, non c’è. D. Sto pensando dove potrei trovarlo. S. Io so dov’è
ma oggi non te lo voglio rivelare. D. Cosa dici mai? S. Così è. D. Vuoi che ti spacchi la testa? S. Il
nome di quell’uomo non so, però so dove sta. D. Dimmi questo luogo, dunque. S. Sai quel portico
vicino al mercato, giù di qua? D. E come no? S. Va’ oltre, attraversata la piazza, e prendi per la
salita. Quando sarai arrivato, c’è una strada che scende verso il basso. Buttati giù di lì. Dopo c’è
una edicola, da questo lato. Lì vicino c’è una stradina stretta. D. Ma quale? S. Quella dove c’è
anche un grande fico. D. Ho capito. S. Continua di lì. D. Ma è un vicolo cieco! S. Giusto, perdio!
Mah, sono anche io un uomo. Mi sono sbagliato. Ritorna indietro al portico. Di lì avrai senz’atro
meno strada da fare, e c’è meno da girare. Hai presente la casa di quel ricco, Cratino? D. Sì.
Quando l’hai oltrepassata, va’ diritto per la piazza a sinistra; e quando arrivi al tempio di Diana,
prendi a destra. Prima di giungere alla porta, proprio vicino alla cisterna, c’è un mulino, e di fronte
un’officina. E’ lì. D. E che ci fa lì? S. Si è fatto fare dei lettini per stare all’aperto, con i piedi di
quercia. D. Sì, per farsi delle bevute! Forza, andiamo a cercarlo. S. Va’ va’ oggi ti farò fare una
bella passeggiata, te la meriti, vecchia mummia.

—> dialogo tra Siro e Dameta (depistaggio). Città convenzionalmente greca ma in realtà si tratta
di Roma

CATULLO, 55. 1 - 13
Ti prego, sempre che non ti spiaccia, / di indicarmi dov’è il tuo nascondiglio (tenebrae). / Ti ho
cercato nel campo Piccolo (In Campo minore), / nel circo (in Circo), in ogni cortiletto (in omnibus
sacellis), / nel Tempio consacrato a Giove Altissimo (in templo Summi Iovis sacrato), / e infine,
amico mio, nella passeggiata del Grande (in Magni ambulatione) / ho bloccato qualunque
ragazzina / che avesse un viso raccomandabile. / E così ti esigevo, a viso aperto: / “Datemi il mio
Camerio, ragazzacce!”. / Una si scopre il seno e dice: / “E’ qui, sta nascosto tra le mie tettine
rosa”, / Tu mi diventi una fatica d’Ercole [… ].

—> Catullo immette nuovi temi (amore, amicizie) e soluzioni metriche. Questo carme è scherzoso
e giocoso in cui Catullo si mette ad inseguire l’amante Camerio, il quale si nasconde dall’amato e
viene nascosto con la complicità di una donna. E’ impensabile una poesia di Catullo fuori da
Roma, è protagonista come la donna amata o l’amante

—> Roma è come una donna La seconda sezione dal carme 61 a 68 sono i carmina docta (pieni
di dottrina) componimenti più lunghi e impegnativi.

Questo carme appartiene alla prima sezione, Catullo si mette a inseguire a mo di gioco il suo
amato Camelio, amico e/o amante e Camelio si nasconde al suo innamorato e quindi lui lo
rincorre —> tema del labirinto presente con funzione diversa: modo attraverso cui Roma entra a
far parte del gioco amorosa, entra come scenario indispensabile per il gioco amoroso —> la città
mondana, elegante, piena d’occasione d’incontro diventa la protagonista

come la donna amata nel gioco erotico, amoroso (diventerà protagonista anche nella poesia
elegiaca di Properzio e Ovidio). Roma è quasi una guida ai luoghi amorosi di Roma antica vista
dal punto di vista dell’amante. Ci sono alcuni monumenti nominati, il carme è una corsa frenetica
e il metro usato rende bene la corsa di Catullo. Campo Marziale (Piccolo) —> colle Celio, scende
al Circo Massimo poi passa a sud ovest del Palatino probabilmente prosegue per il Foro Boario,
poi per il Velabro e arriva attraverso il Vicus Tuscus fino al Foro. Probabilmente arriva fino alle
botteghe, banchi dei librai. Arriva fino al Portico di Pompeo (inaugurato nel 55 a.C., poesia scritta
a ridosso dell’apertura, è una grande novità, fu una rivoluzione urbanistica e sociale per la città di
Roma, diventa luogo per gli incontri galanti e per gli incontri di prostituzione) —> questo carme, la
poesia di Catullo rappresenta il nuovo, la novità. La porticus di Pompeo e altri portici aggiunti in
età augustea diventano luoghi per incontri erotici, amorosi nella poesia elegiaca (sia in Properzio
che in Ovidio, nell’Ars Retorica) due luoghi per gli incontri amorosi: teatro e portico di Pompeo.

CASE SUL PALATINO: VISIBILITÀ, OSTENTAZIONE, LOTTA POLITICA


VELLEIO PATERCOLO 2.14.3
LATINO
Cum aedificaret domum in Palatio, in eo loco ubi est quae quondam Ciceronis, mox Censorini fuit,
nunc Statilii Sisennae est, promitteretque ei architectus ita se eam aedificaturum ut libera a
conspectu immunisque ab omnibus arbitris esset neque quisquam in eam despicere posset 'tu
uero, inquit, si quid in te artis est, ita compone domum meam ut, quidquid agam, ab omnibus
perspici possit.’

ITALIANO
Mentre faceva costruire la sua casa sul Palatino, in quel luogo dove è la casa che fu un tempo di
Cicerone, poi di Censorino ed ora di Statilio Sisenna, poiché l’architetto gli prometteva che gliela
avrebbe costruita in modo tale da essere libera dalla vista (altrui) e completamente nascosta da
tutti i testimoni e che in essa nessuno avrebbe potuto gettare lo sguardo, rispose: “Al contrario: se
in te c’è un po’ di arte, costruisci così la mia casa, in modo che, qualsiasi cosa io faccia, possa
essere attraversata dallo sguardo di tutti”.

CICERONE PRO PLANCIO 66


LATINO
Nam postea quam sensi populi Romani aures hebetiores, oculos autem esse acres atque acutos,
destiti quid de me audituri essent homines cogitare; feci ut postea cotidie praesentem me
viderent, habitavi in oculis, pressi forum; neminem a congressu meo neque ianitor meus neque
somnus absterruit. Ecquid ego dicam de occupatis meis temporibus, cui fuerit ne otium quidem
umquam otiosum?

ITALIANO
E infatti, dopo aver compreso che le orecchie del popolo Romano sono un po’ troppo ottuse, ma
gli occhi invece acuti e penetranti, ho smesso di preoccuparmi di che cosa la gente avrebbe
potuto ascoltare su me: ho fatto in modo che, dal quel momento in poi, mi avessero sempre
davanti agli occhi, ho deciso di abitare davanti agli sguardi di tutti, ho abitato proprio sopra il foro
e né il mio portinaio né il sonno hanno mai tenuto distante alcuno impedendogli di incontrarmi. E
che dovrei dire allora dei miei momenti di attività pubblica, dal momento che il mio tempo libero
non fu mai davvero libero?

ANALISI
Il Palatino comincia ad avere la sua fortuna abitativa verso l’ultimaetà repubblicana. Le case del
Palatino ci vengono presentate attraverso le fonti in due temi:

. il Palatino come teatro di ostentazione sociale, ruolo cruciale nel gioco politico, al centro del
potere

. il Palatino come teatro delle Luxuria (sinonimo di Luxos, “lusso”, “esagerazione nel lusso”,
“eccesso”, “lussureggiante”)

Il testo di Valleio Patercolo parla di un console vissuto alcuni anni prima dell’autore: Livio Druso
(console nel 91 a.C.) ripercorrendo la storia della casa (la casa sul Palatino diventa uno strumento
di affermazione politica, non è più uno status Symbol da godere privatamente, ma diventa
pubblica) —> pubblico e privato tendono a confondersi

CICERONE DE OFFICIS (sui doveri) 1.138-139


E, poiché vogliamo passare in rassegna questi argomenti in modo completo e lo vogliamo con
forza, bisogna anche dire come è giusto che sia la dimora di un uomo onorato e in vista, il cui
scopo è l’utilità, a cui deve essere adattata la progettazione, e tuttavia deve essere usata molta
cura per i vantaggi e la considerazione sociale che offre. A Cn. Ottavio, che fu eletto console per
primo nella sua famiglia, sappiamo che fu motivo di onore il fatto che abbia edificato sul Palatino
una casa bellissima e dignitosa che, essendo visitata dal popolo, si riteneva che avesse spinto il
suo padrone, che era un uomo nuovo, verso il consolato. Tale casa fu demolita da Scauro, che ne
aggiunse il terreno alla propria. Così quello portò per primo il consolato a casa sua, mentre questi,
figlio di un uomo molto in vista e illustre, riportò nella sua casa non solo una sconfitta moltiplicata
ma anche il disonore e la sciagura. La dignità sociale deve essere ornata dalla dimora e non deve
essere ricercata in essa e inoltre il padrone deve rendere moralmente onorevole la casa e non
viceversa, e come nelle altre cose bisogna tenere conto non solo di sé ma anche degli altri, così
nella dimora di un uomo illustre, nella quale bisogna accogliere e ammettere un gran numero di
uomini, bisogna tener conto dello spazio. In caso contrario, una casa ampia porta disonore al suo
padrone se non è frequentata e soprattutto se in altre circostanze, sotto un altro padrone, era
solitamente frequentata. È sgradevole quando dai passanti viene detto “O dimora antica, ahimè
da quale differente padrone sei abitata!”. Cosa che può essere detta, ai nostri tempi, per molte
situazioni.

ANALISI
. opera filosofica che Cicerone dedica al figlio e che riguarda i doveri morali —> il testo è
profondamente legato al pensiero stoicistico che fu introdotto a Roma da Panezio

. Si tratta di un’opera di filosofia morale sul bene, sull’hosteum, sull’utile, sul doveroso e prende in
esame i ruoli che gli individui hanno nei confronti della società, della natura universale e degli Dei.

. si tratta essenzialmente dell’esposizione dell’etichetta del signore romano del tempo ( come
vestirsi, comportarsi, parlare, abitare, gestire i propri beni…)

VITRUVIO 6.5.1-3
Quando tali impianti saranno stati disposti in tal modo secondo gli orientamenti del cielo, allora
anche si deve fare attenzione con quali metodi negli edifici privati si debbono costruire le sedi
riservate ai padri di famiglia e come invece quelle che si condividono con gli estranei. E infatti in
quelle che sono riservate, in esse non tutti hanno la facoltà di introdursi se non invitati, come è il
caso delle camere, delle sale da pranzo, dei bagni e degli altri ambienti che hanno le stesse
modalità d’uso. Invece sono comuni quegli ambienti nei quali si può venire anche se non invitati
per proprio diritto di popolo, cioè i vestiboli, i cortili, i peristili e quelli che possono avere il
medesimo utilizzo. Pertanto i detentori d’una fortuna media non necessitano di magnifici vestiboli,
tablini e atri, in quanto rendono i propri doveri agli altri per sollecitare favori, e tali doveri sono
richiesti da altri. Invece quelli che si occupano dei prodotti dei campi, nei loro vestiboli si debbono
fare analogamente stalle e negozi, nelle case cantine, magazzini, depositi e altri ambienti che
possono prestarsi alla conservazione dei prodotti piuttosto che alla convenienza dell’eleganza

[continua] Così pure per i prestatori di denaro e per i pubblicani debbono essere fatti ambienti più
adeguati, raffinati e protetti dalle insidie, per gli avvocati e per i retori invece ambienti più eleganti
e spaziosi per ricevere adunanze, per i notabili che, ricoprendo onori e magistrature, debbono
porsi al servizio della cittadinanza, elevati vestiboli regali, atri e peristili assai ampi, boschetti e
passeggiate alquanto confortevoli realizzati per la convenienza della loro maestà, inoltre devono
avere biblioteche, pinacoteche e basiliche apprestate in modo non dissimile dalla magnificenza
delle opere pubbliche, in quanto nelle loro abitazioni molto spesso si effettuano sia deliberazioni
pubbliche sia giudizi e arbitraggi privati. Pertanto, se con questi principi gli edifici saranno stati
disposti in accordo con i diversi tipi di persone, così come è stato scritto nel primo libro sulla
convenienza, non ci sarà alcunché da biasimare. Poiché avranno per ogni riguardo disposizioni
adeguate e irreprensibili.

ANALISI
A partire dal Libro VI, Vitruvio inizia una vera e propria teorizzazione dell’edificazione della domus
nobiliare: nel fare questo riprende alcuni stilemi utilizzati nel libro V per descrivere le Domus

CICERONE PRO DOMO SUA 104.1


La contesa per la casa tra Clodio e Cicerone. Sintesi della questione: nel 58 a.C. il tribuno della
plebe Clodio riesce a far condannare all’esilio Cicerone per aver messo a morte dei cittadini
romani senza la provocatio ad populum (si riferisce alla condanna a morte dei complici di Catilina
quando Cicerone era console, qualche anno prima). Confisca della casa di Cicerone, acquisto
tramite prestanome, parziale annessione alle proprietà della sua famiglia, demolizione di una
sezione e costruzione di grande porticato con tempio della Libertas. Cicerone torna nel settembre
del 57 e subito pronuncia la Pro domo davanti ai pontefici (materia di diritto religioso). Vittoria di
Cicerone e sontuosi lavori di ristrutturazione finanziati dal senato per risarcimento. Hanc vero in
Palatio atque in pulcherrimo urbis loco porticum esse patiemini, furoris tribunici, sceleris
consularis, crudelitatis coniuratorum, calamitatis rei publicae, doloris mei defixum indicium ad
memoriam omnium gentium sempiternam? quam porticum, pro amore quem habetis in rem
publicam et semper habuistis, non modo sententiis sed, si opus esset, manibus vestris disturbare
cuperetis, nisi quem forte illius castissimi sacerdotis superstitiosa dedicatio deterret. E
sopporterete che sul Palatino, sul luogo più bello della città, ci sia questo portico, segno indelebile
del furore di un tribuno, della crudeltà dei congiurati, della disgrazia dello Stato, del mio dolore,
per la memoria eterna di tutti i popoli? Ma questo portico, per l’amore che avete e sempre avete
avuto nei confronti dello Stato, voi stessi bramereste farlo a pezzi, non solo a colpi di sentenze
ma, se fosse necessario, con le vostre stesse mani, a meno che qualcuno per caso non sia
trattenuto dalla superstiziosa dedica di un tribuno certamente castissimo!

ANALISI
—> Cicerone si batte anche da un punto di vista simbolico, perché l’abbattimento della casa era
una infamia che nel passato repubblicano era toccata a chi era stato sospettato di aver aspirato a
diventare un rex (Manlio Capitolino, nel IV sec. a.C. e prima ancora Valerio Publicola, il primo
console di Roma con Bruto nel 509 a.C.: due modelli a cui sicuramente Clodio si richiamava)

—> La casa catalizza forti tensioni a livello non sono di inimici privati, ma anche di nemici pubblici
(hostes) caricandosi di significati politici e segnando l’inizio di quel fenomeno di osmosi tra dimora
privata e palazzo pubblico che si compirà solo in età imperiale.

2. GRAMMATICA
IL PARTICIPIO
il participio ha la doppia natura di verbo e di nome/aggettivo

Morfologia del modo participio, 3 tempi (presente, passato, futuro)

(A): sempre valore


attivo

il participio può
avere valore aggettivale, sostantivale o verbale

il presente segue la 3° declinazione

il passato e il futuro seguono le uscite di 2 e 1 declinazione

N. B. verbi deponenti (es: Sequor, sequeris, sequtus sum, sequi)

Part. Presente: contemporaneità dell’azione espressa dal participio rispetto all’azione della
reggente

Part. Passato: anteriorità dell’azione espressa dal participio rispetto all’azione della reggente

Part. Futuro: posteriorità dell’azione espressa dal participio rispetto all’azione della reggente

. Audivi te saepe ita dicentem:

Ho ascoltato/sentito te che dicevi spesso così

. Piscem vidi in lacu captum:

Ho visto un pesce catturato nel lago

. Tu moriturum fratrem vidisti:

Tu hai visto un fratello che sarebbe morto

1. Uso nominale/aggettivale del participio


. Epistulae tuae ostendunt te fortem virum et acriter contra sortem pugnantem:

Le tue lettere ti delineano come uomo forte e combattente in modo fiero contro la sorte

. Hoc est enim proprium oratoris, oratio gravis et ornata:

questo è infatti proprio dell’oratore, un’orazione autorevole ed elegante

. Omnes docti virtutem summum bonum dixerunt:

tutti i dotti/saggi dissero che la virtù era il sommo bene

. Ave imperator, morituri te salutant:

ave imperatore, quelli che moriranno ti salutano

. Consul nullum pugnae moram facturus est (perifrastica attiva: participio futuro+forme del verbo
sum):

Il console non metterà alcun impedimento alla battaglia

2. Uso verbale del participio (: participio congiunto)


. Aut sedens aut ambulans disputabam:

io discutevo o mentre ero seduto o mentre ero in piedi

. Perseus, timens lucem solis, prope angulum obsurum templi delituit:

Perseo, temendo la luce del sole, si nascose vicino ad un angolo oscuro del tempio

. M. Tullius, sive praesentiam Catilinae metuens sive ira commotus, orationem habuit luculentam:

Il console M. Tullio, sia temendo la presenza di Catilina, sia smosso dall’ira, tenne un’efficace
orazione

. Marcellum, cupientem auxilio venire obsessis, Volturnus amnis, inflatus aquis, longe tenebat:

Il fiume Volturno, gonfiatosi d’acqua, teneva lontano Marcello che desiderava venire in aiuto agli
assediati

. Caesar, fortier hortatus milites, signum pugnae dedit:

Cesare, esortando i militari/soldati fortemente, diede il segno della battaglia

. Quaerenti Lucilio de Libro, nomen quidem scriptoris Seneca statim dicit, sed argumentum
dicturus est in sequenti epistula:

A Lucilio che chiedeva del libro, Seneca rispose subito il nome dello scrittore, ma avrebbe detto
dell’argomento nella seguente lettera

. Legati a consule missi sunt ad regem pacem petituri:

Gli ambasciatori furono mandati dal console a chiedere la pace al re

. Pueri Spartiatae non ingemescunt verberum dolore laniati:

I ragazzi/fanciulli di Sparta pur dilaniati dal doloee non gemono/non si lamentano con parole

Quando il participio (presente o passato) è al nominativo e si riferisce al verbo reggente può


essere tradotto con un gerundio (presente o passato).

Negli altri casi bisogna tradurre il participio con una subordinata (relativa, causale, finale,
concessiva … a seconda del contesto)

L’ABLATIVO ASSOLUTO (“ablativo sciolto”)


Il participio presente e il participio passato sono alla base di una costruzione molto comune in
latino, chiamata “ablativo assoluto” o “sciolto” (perchè non contiene elementi grammaticali
riferibili a elementi della frase in cui è inserito)

—> ab-solvo: sciolto da vincoli grammaticali. Forma compendiaria e semplice con cui in latino di
introduce una subordinata

—> Ablativo assoluto; una forma di proposizione subordinata (temporale, causale, concessiva o
ipotetica)

—> Soggetto [nome o pronome in ablativo] + verbo [participio in ablativo]

. Urbe capta Galli Capitolium obsidebant:

presa la città, i Galli assediavano il Campidoglio

. Apud Augustam Taurinorum hieme impediente exercitus constiterat:

poichè l’inverno ostacolava l’esercito, si erano fermati a Torino

. Me Cn. Pompeius multis obsistentibus semper defendit:

Cn. Pompeo sempre mi ha difeso anche se molti si opponevano

. Hac oratione ad Diviciaco habita, omnes a Cesare auxilium petere coeperunt:

tenuta questa orazione da Diviciaco tutti cominciarono a chiedere aiuto a Cesare

. Cupidine vires faciente, Scylla insilit undis petitque Cnosiacas rates:

Scilla, con la forza del desiderio amoroso salta dentro le onde e si dirige verso le navi cretesi

—> Scilla (figlia di Niso si innamorò del nemico della sua patria: Minosse)

—> petitque: puntare a

—> Rates: zattera, parola poetica per indicare la nave

. Varus naves onerarias vacuas a defendoribus et penteras duas nullo repugnante cepit

IL GERUNDIVO
Il gerundivo è un aggettivo verbale con significato passivo (anche nei verbi deponenti) . Esprime
un’azione connessa con il senso di “dovere”

Morfologia del Gerundivo

N.B. sequendus, a, um (“colui che va seguito”), Hortandus (“colui che va esortato”)

Perifrstica passiva: gerundivo+forme del verbo sum

1. costruzione personale del gerundivo (ovvero vi è un soggetto)

. Ab omnibus hic civis laudandus est:

questo cittadino deve essere lodato da tutti (bisogna lodare questo cittadino)

. Diligentia praecipue colenda erit nobis:

soprattutto la diligenza sarà da coltivare (onorare, tenere in considerazione) (noi dobbiamo


coltivare, praticare soprattutto la diligenza)

—> Colo, colis, colui, coltum, colere: coltivare, onorare, venerare

. Nunc ego, iudices, quaero quid mihi faciendum sit:

Ora io, o Giudici, che cosa io debba fare

- Il gerundivo può essere utilizzato in modo personale o impersonale

Forma personale: il gerundivo di un verbo transitivo è concordato con un sostantivo in forma di


soggetto;

Forma impersonale: il gerundivo di un verbo intransitivo o di un verbo transitivo usato in senso


assoluto è espresso al neutro (trad. “Bisogna che” “si deve” + verbo)

Se presente, il complemento di agente è espresso con il dativo

2. gli ultimi 3 esempi sono verbi intransitivi (uso impersonale- non vi è un soggetto ma ci si
riferisce a un’azione che si deve svolgere)
. Ad Brutum tibi sibendum est: da parte tua si deve scrivere a Bruto

. Hostibus currendum fuit velociter:

(da parte dei nemici fu da correre velocemente), i nemici dovettero correre velocemente

. Pugnandum acriter est :

è da combattere aspramente (bisogna, si deve, combattere aspramente)

3. Altri usi del gerundivo

. Athenis ultimus rex fuit Codrus, vir non spernendus: ad Atene l’ultimo re fu Codrus, uomo non da
disprezzare (che non fu da disprezzare, non disprezzabile)

. Res strenuas gerere officium est hominis fortis ac laudandi

IL GERUNDIO
“declinazione dell’infinito”

In latino, come in italiano, l’infinito del verbo può essere sostantivato, cioè svolgere le funzioni di
un sostantivo, Il gerundivo latino non è altro che il verbo all’infinito declinato come un sostantivo

. L’arte del cacciare (l’arte della caccia) è molto antica

. Amando si è felici (grazie all’amare si è felici)

Morfologia del gerundio


Amare, amandi, amando, (ad) amandum, amando

Monere, monendi, monendo, (ad) monendum, monendo

DIcere, dicendi, dicendo, (ad) dicendum, dicendo

Audire, audiendi, audiendo, (ad) audiendum, audiendo

. Tullus Hostilius artem bellandi condidit :

Tullo Ostilio (quarto re di roma) fondò/ inaugurò l’arte del guerreggiare (l’arte bellica)

—> Condidit: passato remoto del verbo Condo, condis, condidi, conditum, condere (fondare,
inaugurare) —> originariamente “Condo” significava scavare, infatti prima di fondare una città
veniva scavata una piccola fossa e venivano sotterrati amuleti e piccole statuette-divinità

—> gerundio Bellandi

. Hannibal ad bellandum Poenos concitaverat

Annibale aveva incitato/mosso/spinto i Cartaginesi (punici) a guerreggiare (a fare la guerra)

—> Concitaverat : piuccheperfetto. Concito, concitas, concitavi, concitatum, concitare: spingere,


incitare verso

. Bellando Germani animos exercent

Guerreggiando i germani (barbari) esercitano/addestrano gli animi

—> indicativo presente: Exerceo, exerces, exercui, exercitum, exercere: esercitare, dalla radice di
questo verbo deriva la parola “Esercito”

. Ovidius poeta artem amandi composuit

il poeta Ovidio compose l’arte di amare (arte amatoria)

—>Compono, is, posui, positum, ere: comporre

L’INFINITO

L’infinito può essere utilizzato come sostantivo e come verbo (per la “declinazione” dell’infinito Vd.
scheda linguistica 2 Gerundio)

Morfologia

L’infinito in latino ha 3 tempi: presente, passato, futuro e due diatesi (attivo e passivo)

(A): Attivo

(B): Passivo

N.B. Verbi deponenti (solo 3 forme, tutte attive)

- Presente: Hortari (“esortare”), Tueri (“guardare”), Sequi (“seguire”), Largiri (“donare”)

- Passato: Hortatum, am, um (-os, -as, -a) esse (“aver esortato”), Tuitum, am, um (-os, -as, -a)
esse (“aver guardato”), Secutum, am, um (-os, -as, -a) esse (“aver seguito”), Largitum, am, um (-
os, -as, -a) esse (“aver donato”)

- Futuro: hortaturum, am, um (-os, -as, -a) esse, tuiturum, am, um (-os, -as, -a) esse, secuturum,
am, um (-os, -as, -a) esse, largiturum, am, um (-os, -as, -a) esse

Uso nominale dell’infinito


. Mutare sentetiam turpe est

cambiare giudizio/sentenza è vergognoso/brutto

. didici amare

—> verbo discere: imparare

ho imparato ad amare

. Iam tempus dormiendi est

Ormai/già è tempo di dormire

. Nemo Nos in fugiendo adiuvare poterit

nessuno potrà aiutare noi nel fuggire / con la fuga

. haud longum tempus nobis reliquum est ad vivendum

Non ci è rimasto molto tempo da vivere

. Magna pars sanitatis est hortatores insaniae reliquisse

la maggior parte della buona salute è aver lasciato gli istigatori della follia (pazzia - rabbia)

. Mihi res, non me rebus subiungere volo

voglio sottomettere le cose a me, non me alle cose

Uso verbale dell’Infinito (frasi infinitive)


. dico te matrem optimam esse

. Iustrum est cives patriae auxilio succurrere

. Puto matrem filiis amandam esse

“Sistema di combinazione” dei tempi nelle frasi infinitive

. Necesse erat omnes cives arcem contra hostem armis defendere

Era necessario che tutti i cittadini difendessero con le armi la rocca contro i nemici

. rerum scriptores tradunt Cleopatram sua manu mortem sibi paravisse

gli storici tramandano che Cleopatra avesse dato di propria mano a se stessa la morte

. Constat Lesbiam a Catullo poeta dilectam esse

Si sa che Lesbia fu amata dal poeta Catullo

. Questor urbanus senatui populoque ostendit argenti largitiones nimias damno aerario fuisse

il questore urbano dimostrò al senato e al popolo che le eccessive elargizioni di argento furono di
danno per l’erario

. Numquam Marcellum in forum popoli Romani venturum esse duxisti

tu hai affermato che mai Marcello nel foro del popolo romano sarebbe venuto

. Ubi inluxit, consul ad contionem exercitu vocari iussit

non appena fu chiaro, il console ordinò che l’esercito fosse chiamato allo scontro

. ille responderunt Cesari legatos mittendos esse ad Pompeium

Loro risposero a Cesare che alcuni ambasciatori dovessero essere mandati a Pompeo

. Scribis te ad me venturum esse

Tu mi scrivi che verrai da me

. Dux cognovit Helvetios castra movisse

il comandante venne a conoscenza che gli Elvezi avevano spostato l’accampamento

. Ariovistus respondit se non sine magna spe bellum gerere

Ariovisto rispose che lui non combatteva senza speranza

. Barbari legatos ad Cesarem miserunt et polliciti sunt se eius imperata facturos esse

i Barbari mandarono gli ambasciatori a Cesare e promisero che loro avrebbero eseguito i suoi
ordini

. Cesari animadvertit exercitum suum undique ab hostibus circumdari

Cesare comprese che il suo esercito è stato circondato dai nemici ovunque

LA CONSECUTIO TEMPORUM
Viene così denominato l’Ingranaggio che determina il rapporto reciproco dei tempi verbali tra la
proposizione reggente e la proposizione subordinata. In altre parole, la consecutio è applicata in
tutti i casi in cui il parlante intende sottolineare il rapporto di tempo tra la reggente e la
subordinata.

La consecutio viene applicata in quasi tutte le subordinate al congiuntivo (Ad eccezione delle
proposizioni consecutive), in particolare nelle proprosizioni finali, nelle proposizioni temporali-
causali espresse dal Cum+ congiuntivo, nelle proposizioni interrogative indirette

N.B. una forma di consecutio temporum, più semplice, regola anche i tempi del modo infinito
nelle proposizioni infinitive (soggettive e oggettive) in relazione al rapporto temporale che esse
hanno con la proposizione reggente

Per comprender la Consecutio temporum è opportuno partire dalle proposizioni interrogative


indirette e dalla costruzione in italiano, che conserva una traccia di questo “ingranaggio”

Proposizioni subordinati all’elemento che le introduce


Finali: Ut

Temporali-causali al congiuntivo: Cum

Interrogative indirette: Num

Interrogative indirette: Quis, quid

3. LESSICO ED ETIMOLOGIA
A
Actor, Actoris: Sostantivo maschile III declinazione (S: Actor, Actoris, Actori, Actora, Actore,
Actor)

. dal Verbo Ago, Agis, Egis, Actum, Agere (III declinazione) = Attore, colui che agisce sulla scena

. Attore, padre di Menezio, nonno di Patroclo

Actrix, Actricis: sostantivo femminile III declinazione (S: Actrix, Actricis, actrici, actricem, actrice,
actrix; P: Actrices, Actricium, Actricibus, Actrices, Actricibus, Actrices)

. Attrice

Aditus, Aditus: Sostantivo maschile IV declinazione (S: Aditus, Aditus, Aditui, Aditum, Aditu,
Aditus; P: Aditus, Adituum, Aditibus, Aditus, Aditibus, Aditus)

. Avvicinamento, approccio —> Ad+ Eo, Ad+Itus

. Accesso, ingresso, entrata, occasione, udienza, primo passo

Aedes, Aedis: sostantivo femminile III declinazione (S: Aedes, Aedis, Aedi, Aedem, Aede, Aedes;
P: Aedes, Aedium, Aedibus, Aedes, Aedibus, Aedes)

. Tempio, camera, nicchia, cappella

. piccola abitazione, stanzetta

Aetas, Aetatis: Sostantivo femminile III declinazione (S: Aetas, Aetatis, aetati, Aetatem, Aetate,
Aetas; P: Aetates, Aetatum, Aetatibus, Aetates, Aetatibus, Aetates)

. L’età —> (vetustas, vetustatis: vecchiaia)

. vita, tempo, durata, anni, periodo della vita

Ago, Agis, Egis, Actum, Agere: verbo transitivo III coniugazione

. Agire, fare

. Condurre, guidare, muovere, avvicinare, cacciare, inseguire, incalzare, perseguitare, vivere,


esistere, operare, esercitare, compiere, trattare, discutere, proporre, parlare, sollecitare…

Alo, Alis, Alui, Altum, Alere: Verbo transitivo III coniugazione

. Nutrire, mantenere —> da cui in italiano deriva la parola “alimento”

. sostenere, allevare, far crescere, favorire, rafforzare

Amnis, Amnis: Sostantivo maschile III declinazione (S: Amnis, Amnis, Amni, Amnem, Amne,
amnis; P: Amnes, Amnium, Amnibus, amnes, Amnibus, Amnes)

. Fiume, corso d’acqua grosso e rapido —> Amniene è un affluente del Tevere a Roma

. flusso, corrente (poetico: acqua)

Angiportum, Angiporti: sostantivo neutro II declinazione (S: Angiportum, angiporti, Angiporto,


Angiportum, Angiporto, Angiportum; P: Angiporta, Angipotorum, Angiportis, Angiporta, Angiportis,
Angiporta)

. vicolo, viuzza
Aperio, Aperis,Aperui, Apertum, Aperire: Verbo transitivo IV coniugazione

. Aprire

. scoprire, denudare rivelare, chiarire, palesare, manifestare, svelare, mettere in luce, facilitare,
agevolare

Architectus, Architecti: Sostantivo maschile II declinazione (S: Architectus, Architecti, Architecto,


Architectum, Architecto, Architecte; P: Architecti, Architectorum, architectis, Architectos,
Architectis, Architecti)

. dal greco: Archis=capo, Tectos= carpenteria (capo cantiere)

. Architetto

. inventore, ideatore, promotore, fondatore

Aes, Aeris: sostantivo neutro III declinazione (S: Aes, Aeris, Aeri, Aes, Aere, Aes; P: Aera, Aerum,
Aeribus, Aera, Aeribus, Aera)

. Bronzo, denaro, rame, monetaglia

. paga, soldo, stipendio militare

Argentum, Argenti: sostantivo neutro II declinazione (S: Argentum, Argenti, Argento, Argentum,
Argento, Argentum; P: Argenta, Argentorum, Argentis, Argenta, Arentis, Argenta)

. Argento

. argenteria, denaro (dal 268 viene introdotta la moneta di argento)

Atrium, Atrii: sostantivo neutro II declinazione (S: Atrium, Atrii, Atrio, Atrium, Atrio, Atrium; P:
Atria, Atriorum, Atriis, Atria, Atriis, Atria)

. Atrio: luogo della casa, portico dei templi

. dimora, palazzo

Aulaeum, Aulaei: sostantivo neutro II declinazione (S: Aulaeum, Aulaei, Aulaeo, Aulaeum, Aulaeo,
Aulaeum; P: Aulaea, Aulaeorum, Aulaeis, Aulaea, Aulaeis, Aulaea)

. Sipario del teatro, drappo

. cortina, coperta, tenda

Auxilium, Auxilii: Sostantivo neutro II declinazione (S: Auxilium, Auxilii, Auxilio, Auxilium, Auxilio,
Auxilium; P: Auxilia, Auxiliorum, Auxiliis, Auxilia, Auxiliis, Auxilia)

. Aiuto, Ausilio

. soccorso, protezione, assistenza, rinforzi di truppe, rimedio, antidoto, scorta, protezione

B
Basilica, Basilicae: sostantivo femminile I declinazione (S: Basilica, Basilicae, Basilicae,
Basilicam, Basilica, Basilica; P: Basilicae, Basilicarum, Basilicis, Basilicas, Basilicis, Basilicae)

. Deriva dal greco: Basileus= Re —> basilica: luogo del re

. Basilica, chiesa, cattedrale

Bos, Bovis: Sostantivo maschile e femminile III declinazione (S: Bos, Bovis, Bovi, Bovem, Bove,
Bos; P: Boves, Bonum, Bobus, Boves, Bobus, Boves)

. bue, toro, vacca

. specie di pesce

C
Cano, Canis, Cecini, Cantum, Canere: Verbo transitivo e intransitivo III coniugazione

. Cantare, Celebrare (cantare un’ode)

. lodare, annunciare, suonare, predire

Cantor, Catoris: Sostantivo maschile III declinazione (S: Cantor, Cantoris, Cantori, CAntorem,
Cantore, Cantor; P: Cantores, Catorum, Cantoribus, Cantores, Cantoribus, Cantores)

. colui che intona (deriva dal verbo CANTO non da CANO)

. cantore, musico, corista, attore, imitatore

Capio, Capis, Cepi, Captum, Capere: Verbo transitivo III coniugazione

. Prendere, impossessarsi —> da cui in italiano deriva la parola “cattivo”

. raggiungere, ottenere, appropriarsi, impossessarsi, capire, concepire

Carmen, Carminis: Sostantivo neutro III declinazione (S: carmen, Carminis, Carmini, Carmen,
Carmine, carmen; P: Carmina, Carminum, Carminibus, Carmina, Carminibus, Carmina)

. poesia lunga celebrativa (canto di grande elogio)

. canto, suono, canzone, poema, versi poetici, oracolo, incantesimo, formula magica, , preghiera,
iscrizione poetica, votiva o sepolcrale

Caro, Carnis: sostantivo femminile III declinazione (S: Caro, Carnis, Carni, Carnem, carne, Caro;
P: Carnes, Carnium, Carnibus, Carnes, Carnibus, Carnes)

. carne

. carogna, carne contrapposta allo spirito (polpa di frutta, parte carnosa degli alberi)

Caupo, Cauponis: sostantivo maschile III declinazione (S: Caupo, Cauponis, Cauponi, Caupones,
Caupone, Caupo; P: Caupones, Cauponum Cauponibus, Caupones, Cauponibus, Caupones)

. oste, taverniere —> da Cuppa, coppa

Caupona, Cauponae: sostantivo femminile I declinazione (S: Caupona, Cauponae, Caupone,


Cauponam, Caupona, Caupona; P: Cauponae, Cauponarum, Cauponis, Cauponas, Cauponis,
Cauponae)

. osteria, taverna, bettola, ostessa

Cavea, Caveae: sostantivo femminile I declinazione (S: Cavea, Caveae, Caveae, Caveam, Cavea,
Cavea; P: Caveae, Cavearum, Caveis, Caveas, Caveis, Caveae)

. cavità, concavitò, recinto, gabbia, alveare, cavea del teatro, l’emiciclo digradante ove sedevano
gli spettatori —> spettatori, teatro

Cedo, Cedis, Cessi, Cessum, Cedere: verbo transitivo e intransitivo III coniugazione

. abbandonare, cedere —> “Cessum”: cesso, dove cade e va …

. adattarsi, avanzare, camminare, avere successo, cedere

Cena, Cenae: sostantivo femminile I declinazione (S: Cena, Cenae, Cenae, Cenam, Cena, Cena;
P: Cenae, Cenarum, Cenis, Cenas, Cenis, Cenae)

. cena, pietanza, portata


Cenaculum, Cenaculi: sostantivo neutro II declinazione (S: Cenaculum, Cenaculi, Cenaculo,
Cenaculum, Cenaculo, Cenaculum; P: Cenacula, cenaculorum, cenaculis, cenacula, cenaculis,
Cenacula)

. stanza da pranzo nella parte superiore della casa, piano superiore

Chorus, Chori: Sostantivo maschile II declinazione (S: chorus, chori, Choro, Chorum, Choro,
Chore; P: Chori, Chororum, choris, choros, choris, chori)

. da Korè: fanciulla: danzatrice, musicista che danza, canta

. danza circolare, coro, gruppo di persone che danzano e cantano, folla, schiera, (astronomia:
costellazione, gruppo di stelle; moto circolare delle stelle)

Circinatio, Circinationis: sostantivo femminile III declinazione (S: Circinatio, Circinationis,


Circinationi, Circinationem, Circinatione, Circinatio; P: Circinationes, Circinationum,
Circinationibus, Circinationes, Circinationibus, Circinationes)

. circoferenza, cerchio
Civis, Civis: sostantivo maschile e femminile III declinazione (S: Civis, Civis, Civi, Civem, Cive,
Civis; P: Cives, Civium, CIvibus, Cives, Civibus, cives)

. cittadino, cittadina

. concittadino, concittadina, suddito

Civitas, Civitatis: sostantivo femminile III declinazione (S: Civitas, Civitatis, Civitati, Civitatem,
Civitate, Civitas; P: Civitates, Civitatum, Civitatibus, Civitates, Civitatibus, Civitates)

. città abitata dalla popolazione (Arx: vittà fortificata; Arx+Civitas=Urbs: molto grande)

. condizione di cittadino, diritto di cittadinanz, stato, nazione, Roma

Clamor, Clamoris: sostantivo maschile III declinazione (S: Clamor, Clamoris, Clamori, Clamorem,
Clamore, Clamor; P: CLamores, Clamorum, Clamorum, Clamoribus, Clamores, Clamoribus,
Clamores)

. clamore, chiasso, rumore —> dal greco Kaleo, Kalò: gridare, dare voce, chiamare, convocare

. grido di saluto, di acclamazione o plauso, urlo, fragore, frastuono

Clarus, Clara, Clarum: Aggettivo I classe *

. chiaro, illustre, splendente, brillante, luminoso

. limpido, distinto, sereno, acuto, evidente, celebre, illustre, famoso, insigne

Classis, Classis: sostantivo femminile III declinazione (S: Classis, classis, Classi, Classem,
Classe, Classis; P: Classes, Classium, Classibus, CLasses, Classibus, Classes)

. flotta, armata, ordine, rango, esercito

Cogitatio, Cogitationis: sostantivo femminile III declinazione (S: COgitatio, cogitationis,


Cogitationi, Cogitationem, Cogitatione, Cogitatio; P: Cogitationes, Cogitationum, Cogitationibus,
Cogitationes, Cogitationibus, cogitationes)

. pensiero, riflessione —> dal verbo Cogito: pensare

. immaginazione, idea, fantasia, progetto, disegno, piano, intenzione, attesa, speranza

. forza e acume dell’ingegno, destrezza nell’agire, uno bravo, agile che prende le decisioni giuste
in modo velocemente, capacità di essere pieno di risorse

Colo, Colis, Colui, Coltum, Colere: verbo transitivo III coniugazione

. coltivare, lavorare, curare

. condire, insaporire, rendere più gustoso, rendere più gradevole o accettabile

Comitium, Comitii: sostantivo neutro II declinazione (S: Comitium, comitii, comitio, comitium,
comitio, comitium; P: Comitia, comitiorum, comitiis, comitia, comitiis, comitia)

. comizio, luogo nel foro dove si tenevano i comizi, le elezioni e si adunava il popolo

. assemblea del popolo, foro, sede del tribunale

Commendatio, Commendationis: sostantivo femminile III declinazione (S: Commendatio,


commendationis, commendationi, commendationem, commendatione, commendatio; P:
Commendationes, Commendationum, Commendationibus, COmmendationes,
Commendationibus, Commendationes)

. raccomandare, raccomandazione, protettore (Cum+ Mando)

. lode pregio, stima, qualità

Compositio, Compositionis: sostantivo femminile III declinazione (S: Compositio, Compositionis,


Compositioni, Compositionem, Compositione, Compositio; P: Compositiones, Compositionum,
Compositionibus, Compositiones, Compositionibus, Compositiones)

. Atto di riunire insieme oggetti o persone; Cum+ Pono: mettere insieme

. miscuglio di unguenti o di medicinali, composizione di un testo, insieme di suoni, struttura,


organismo, disposizione dei vocaboli

Condio, Condis, Condii, Conditum, Condire: verbo transitivo IV coniugazione

. Insaporire, condire, rendere più gustoso —> (Cum+do: dare insieme)

Conspicio, conspicis, conspexi, conspetum, conspicere: verbo transitivo III coniugazione (S:

. Osservare (Cons+picio), guardare, scorgere

. contemplare, mirare, scorgere, esaminare

Constituo, Constituis, Constitui, Consitutum, Constituere: verbo transitivo III coniugazione

. Costituire (Cum+ Sto: mettere insieme —> Costituzione è l’insieme degli articoli)

. ordinare, porre, disporre, fissare, definire, prescrivere, nominare, eleggere, ordinare, dare un
assetto stabile

Convivium, Convivii: sostantivo neutro II declinazione (S: Convivium, Convivii, Convivio,


Convivium, Convivio, Convivium; P: Convivia, Conviviorum, Conviviis, Convivia, Conviviis,
Convivia)

. banchetto, convivio, pasto in comune, commensali

Copia, Copiae: sostantivo femminile I declinazione (S: Copia, Copiae, Copiae, COpiam, Copia,
Copia; P: Copiae, Copiarum, Copiis, Copias, Copiis, Copiae)

. esercito, soldati

. eloquenza, abbondanza di parole, opportunità, possibilità, abbondanza, gran numero, gran


quantità, disponibilità di mezzi

Cothurnus, Cothurni: Sostantivo maschile II declinazione (S: Coturhnus, Cothurni, Cothurno,


Cothurnum, Cothurno, Cothurne; P: Cothurni, Cothurnorum, Cothurnis, Cothurnos, Cothurnis,
Cothurni)

. Cotruno: calzare greco alto indossato dagli attori greci

. orgoglio

Cresco, Crescis, Crevi, Cretum, Crescere: verbo intransitivo III coniugazione

. Crescere, nascere, svilupparsi

. aumentare, ingrandirsi, ingrossarsi

Cultura, Culturae: sostantivo femminile I declinazione (S: Cultura, Culturae, Culturae, Culturam,
Cultura, Cultura; P: Culturae, Culturarum, Culturis, Culturas, Culturis, Culturae)

. Cultura (—> deriva dal verbo Coltivare)

. educazione, cura, rispetto, culto, venerazione, osservanza per pratiche religiose

Cuneus, Cunei: Sostantivo maschile II declinazione (S: Cuneus, Cunei, Cuneo, Cuneum, Cuneo,
Cunee; P: Cunei, Cuneorum, Cuneis, Cuneos, Cuneis, Cunei)

. Cuneo (—> Cum+eo: colui che entra) forma triangolare

. Teatro: settore nelle gradinate dei teatri

Cupidus, Cupida, Cupidum: aggettivo I classe*

. desideroso, bramoso, cupido, avido

. interessato, avido di denaro o di potere, voglioso, smanioso

Curiosus: Aggettivo I classe*

. accurato, diligente, preciso, curioso, desideroso di sapere

D
Desero, deseris, Deserui, Desertum, Deserere: Verbo transitivo III coniugazione

. abbandonare, separarsi (—>De+sum)

. lasciare, trascurare, tralasciare, omettere

Despicio, Despicis, Despexi, Despectum, Despicere: verbo transitivo e intransitivo III


coniugazione

. guardare dall’alto in basso, disprezzare

. disdegnare, trascurare

Dexter, Dextera, Dexterum: Aggettivo I classe*

. destro, che è destro

. che sta a destra, favorevole, propizio

Dico, Dicis, Dixi, Dictum, Dicere: verbo transitivo e intransitivo III coniugazione

. parlare, dire

. esporre, trattare, affermare, sostenere, esprimere

Dignitas, Dignitas: Sostantivo femminile III declinazione (S: Dignitas, Dignitatis, Dignitati,
Dignitatem, Dignitate, Dignitas; P: dignitates, Dignitatum, Dignitatibus, Dignitates, Dignitatibus,
Dignitates)

. Da Dignus: Dignità (—> confronto con Decet: è decente, è degno)

. autorità, prestigio, stima, credito, valore, capacità, grado, posizione, imponenza, grandiosità

Discedo, Discedis, DIscessi, Discessum, Discedere: Verbo intransitivo III coniugazione

. andarsene da un’altra parte (—> Dis+cedo)

. separarsi, dividersi, aprirsi, andare in direzioni differenti, allontanarsi, dileguarsi, morire

Disco, Discis, Didici, Discere: verbo transitivo III coniugazione (S:

. imparare —> da cui in italiano deriva la parola docente

. apprendere, studiare, istruirsi, sapere

Divitiae, Divitiarum: sostantivo femminile plurale I declinazione (S: Divitiae, Divitiarum, Divitiis,
Divitias, Divitiis, Divitiae)

. ricchezze, abbondanza di beni materiali

Doco, Doces, Docui, Doctum, Docere: Verbo Transitivo II coniugazione

. dotto, insegnare

. ammaestrare, istruire, dire

Dux, Ducis: Sostantivo maschile e femminile III declinazione (S: Dux, Ducis, Duci, Ducem, Duce,
Dux; P: Duces, Ducum, Ducibus, Duces, Ducibus, Duces)

. comandante (dal verbo Duco: condurre)

. guida, chi conduce, capo, condottiero

E
Edo, Edis, Edi, Esum, Edere: verbo transitivo anomalo

. mangiare —> da cui in italiano deriva la parola Edibile

. divorare, consumare

Emporium, Emporii: Sostantivo neutro II declinazione (S: Emporium, emporii, Emporio,


Emporium, Emporio, Emporium; P:Emporia, Emporiorum, Emporiis, Emporia, Empoiis, Emporia)

. mercato, piazza commerciale

. scalo, deposito, centro mercantile

Excipio, Excipis, Excepi, exceptum, Excipere: Verbo transitivo III coniugazione

. Estrarre (Ex+capio)

. cavare, tirare fuori

F
Fabula, fabulae: sostantivo femminile I declinazione (S: Fabula, Fabulae, Fabulae, Fabulam,
Fabula, Fabula; P: Fabulae Fabularum, Fabulis, Fabulas, Fabulis, Fabulae)

. Storia (dal verbo For, Faris, Fatus sum, Fari: raccontare)

. favola, leggenda, mito, soggetto teatrale, tragedia, commedia

Facies, Faciei: sostantivo femminile V declinazione (S: Facies, Faciei, Faciei, Faciem, Facie,
Facies; P: Facies, Facierum, Faciebus, Facies, Faciebus, Facies)

. Aspetto esteriore

. sembianza, apparenza, immagine, figura, conformazione, bellezza, fisionomia

Facilis, Facile: Aggettivo II classe*

. cosa semplice, facile

. comodo, agevole, agile, lieve, tollerabile, propenso, incline, accondiscendente, benevolo

Flatus, Flatus: sostantivo maschile IV declinazione (S: Flatus, Flatus, Flatui, Flatum, Flatu, Flatus;
P: Flatus, Flatuum, Flatibus, Flatus, Flatibus, Flatus)

. soffio del vento, lo spirare del vento

. anima, esalazione

Flos, Floris: sostantivo maschile III declinazione (S: Flos, Floris, Flori, Florem, Flore, Flos; P:
Flores, Florum, Floribus, Flores, Floribus, Flores)

. fiore, fioritura,

. in senso figurato: apogeo, il momento migliore, periodo massimo di sviluppo


Flumen, Fluminis: Sostantivo neutro III declinazione (S: Flumen, Fluminis, Flumini, Flumen,
Flumine, Flumen; P: Flumina, Fluminum, Flumininibus, Flumina, Fluminibus, Flumina)

. fiume, corso d’acqua corrente

. (Linguaggio militare: assalto in massa)

For, Faris, Fatus sum, Fari: Vero transitivo e intransitivo deponente I coniugazione

. Raccontare

. narrare, parlare, dire, cantare in versi

Forma, Formae: sostantivo femminile I declinazione (S: Forma, Formae, Formae, Formam,
Forma, Forma; P: Formae, Formarum, Formis, Formas, Formis, Formae)

. Bellezza, Aspetto, figura, immagine

. forma esteriore, ritratto, statua

. (Filosofia: idea, archetipo; Logica: specie; Retorica: Schema retorico; Grammatica: forma
riflessiva, paradigma; diritto: legge, sentenza; Diritto: norma, regola, procedura, rito, territorio,
giurisdizione)

Forum, Fori: sostantivo neutro II declinazione (S: Forum, Fori, Foro, Forum, Foro, Forum; P: Fora,
Fororum, Foris, Fora, Foris, Fora)

. Piazza (—> for: dove si chiacchiera, si racconta)

. mercato, vita pubblica

Frequentia, Frequentiae: sostantivo femminile I declinazione (S: Frequentia, Frequentiae,


Frequentiae, Frequentiam, Frequentia, frequentia; P: Frequentiae, frequentiarum, Frequentiis,
frequentias, Frequentiis, frequentiae)

. concorso, abbondanza, frequenza, moltitudine, abbondanza

Frons Scaenae: fronte scena

G
Garum, Gari: sostantivo neutro II declinazione (S: Garum, Gari, Garo, Garum, Garo, Garum; P:
Gara, Garorum, Garis, Gara, Garis, Gara)

. garo: salsa preparata con pesce marinato

Gero, Geris, Gessi, Gestum, Gerere: Verbo transitivo III coniugazione

. Gestire, condurre, portare

. trattare, esercitare, sostenere, governare, sostenere una parte

Gradus, Gradus: sostantivo maschile IV declinazione (S: Gradus, Gradus, Gradui, Gradum,
Gradu, Gradus; P: Gradus, Graduum, Gradibus, Gradus, Gradibus, Gradus)

. gradino, passo, andatura, scalino

. posto, posizione, rango

Gratus, Grata, Gratum: Aggettivo I classe*

. essere, grato, riconoscente

. amato, caro, ben accetto

H
Hiems, Hiemis: sostantivo femminile III declinazione (S: Hiems, Hiemis, Hiemi, Hiemen, Hieme,
Hiems; P: Hiemes, Hiemum, Hiemibus, Hiemes, Hiemibus, Hiemes)

. Inverno

. tempesta, burrasca, stagione piovosa, cattivo tempo freddo, gelo

Holus, Holeris: sostantivo neutro III declinazione (S: Holus, Holeris, Holeri, Holus, Holere, Holus;
P: Holera, Holerum, Holeribus, Holera, Holeribus, Holera)

. verdura, legumi, ortaggio

Hordeum, Hordei: sostantivo neutro II declinazione (S: Hordeum, Hordei, Hordeo, Hordeum,
Hordeo, Hordeum; P: hordea, Hordeorum, Hordeis, Hordea, Hordeis, Hordea)

. orzo

Horreum, horrei: sostantivo neutro II declinazione (S: Horreum, Horrei, Horreo, Horreum, Horreo,
Horreum; P: Horrea, Horreorum, Horreis, Horrea, Horreis, Horrea)

. granaio, magazzino, deposito

. ripostiglio, cantina, dispensa, cella delle api, biblioteca, formicaio

Hospitalia, Hospitalium: sostantivo neutro plurale III declinazione (P: Hospitalia, Hospitalium,
Hospitalibus, Hospitalia, Hospitalibus, Hospitalia)

. camere per gli ospiti

Hostis, Hostis: sostantivo maschile e femminile III declinazione (S: Hostis, Hostis, Hosti, Hostem,
Hoste, Hostis; P: Hostes, Hostium, Hostibus, Hostes, Hostibus, Hostes)

. nemico, avversario, rivale, straniero

Humane: Avverbio*, parte del discorso non declinabile

. umanamente (deriva dal contatto con la terra)

. secondo la natura umana, serenamente, tranquillamente, pacatamente, cortesemente,


gentilmente

I
Ientaculum, ientaculi: sostantivo neutro II declinazione (S: Ientaculum, Ientaculi, Ientaculo,
Ientaculum, Ientaculo, Ienatculum; P: Ientacula, Ientaculorum, Ientaculis, Ientacula, Ientaculis,
Ientacula)

. prima colazione, spuntino

. dolcetti per la colazione

Imperator, Imperatoris: sostantivo maschile III declinazione (S: Imperator, Imperatoris,


Imperatori, Imperatorem, Imperatore, Imperator; P: Imperatores, Imperatorum, Imperatoribus,
Imperatores, Imperatoribus, Imperatores)

. imperatore

. comandante, condottiero, signore, epiteto di Giove

Improbo, Improbas, Improbavi, Improbatum, Improbare: verbo transitivo I coniugazione

. riprovare, condannare, disapprovare, respingere

. rigettare, smentire, rifiutare

Imus, ima, imum: aggettivo I classe *

. infimo, il più basso, il più profondo, ultimo, estremo, umile

Infans, Infantis: aggettivo II classe*

. bambino che ancora non parla (sia maschi che femmine)

. infante, neonato, bimbo, che lascia senza parole, giovane

Inimicus, inimica, inimicum: aggettivo I classe*

. nemico, Avversario, ostile, sfavorevole, dannoso, odiato

Inmanis, inmane: aggettivo II classe*

. grande, straordinario, gigante

. immenso, immane, enorme, inumano, spaventoso, orribile, mostruoso, stupefacente, di cui si ha


timore

Insula, Insulae: sostantivo femminile I declinazione (S: Insula, Insulae, Insulae, Insulam, Insula,
Insula; P: Insulae, Insularum, Insulis, Insolas, Insulis, Insulae)

. isola, isolato, tempio, quartiere, casamento

Intueor, Intueris, Intuitus sum, Intueri: verbo transitivo e intransitivo deponente II coniugazione

. guardare attentamente, esaminare

. fissare, osservare, ammirare, indagare

Iter, Itineris: sostantivo neutro III declinazione (S: Iter, Itineris, Itineri, Iter, itinere, Iter; P: Itinera,
Itinerum, Itineribus, Itinera, Itineribus, Itinera)

. cammino, viaggio, marcia, tragitto, itinerario, passaggio, transito, strada, via

Iubeo, Iubes, Iussi, Iussum, Iubere: verbo transitivo II coniugazione

. comandare, ordinare

Iudicium, Iudicii: sostantivo neutro II declinazione (S: Iudicium, iudicii, iudicio, iudicium, iudicio,
Iudicium; P: iudicia, Iudiciorum, iudiciis, Iudicia, Iudiciis, Iudicia)

. azione giudiziaria, sentenza, giudizio

. processo, verdetto, decisione

Ius, Iuris: sostantivo neutro III declinazione (S: Ius, Iuris, Iuri, Ius, Iure, Ius; P: Iura, Iurium, Iuribus,
Iura, Iuribus Iura)

. diritto, legge

. giustizia, legalità

L
Lac, Lactis: sostantivo neutro III declinazione (S: Lac, lactis lacti, lac, lacte, lac; P: lacta, Lactium,
lactibus, Lacta, Lactibus, lacta)

. latte

Laevus, Laeva, Laevum: aggettivo I classe*

. sinistro, che sta a sinistra

. sciocco, sciagurato, maldestro, incapace

Lecticulus, lecticuli: sostantivo maschile II declinazione (S: Lecticulus, Lecticuli, Lecticulo,


Lecticulum, Lecticulo, Lecticule; P: Lecticuli, Lecticulorum, Lecticulis, Lecticulos, Lecticulis,
Lecticuli)

. Lettino, sofà, divano

Legatus, Legati: sostantivo maschile II declinazione (S: legatus, legati, legato, legatum, legato,
legate; P: Legati, legatorum, legatis, legatos, legatis, legati)

. ambasciatore

. inviato, incaricato, delegato, legato

Lego, Legis, Legi, Lectum, legere: verbo transitivo III coniugazione

. cogliere, raccogliere, nominare, eleggere

. rimuovere, scegliere, nominare

Lena, Lenae: sostantivo femminile I declinazione (S: Lena, Lenae, Lenae, Lenam, Lena, Lena; P:
Lenae, Lenarum, Lenis, Lenas, Lenis, Lenae)

. adescatrice, prostituta, seduttrice

Leno, Lenonis: sostantivo maschile III declinazione (S: Leno, Lenonis, Lenoni, Lenonem, Lenone,
Leno; P: Lenones, Lenonum, Lenonibus, Lenones, Lenonibus, Lenones)

. lenone, pappone, intermediario

Lex, Legis: sostantivo femminile III declinazione (S: Lex, Legis, Legi, Legem, Lege, Lex; P: leges,
Legum, Legibus, Leges, Legibus, Leges)

. legge

.regola norma

Locus, Loci: sostantivo maschile II declinazione (S: Locus, Loci, Loco, Locum, Loco, Loce;P:
Loca, Locorum, Locis, Locos, Locis, Loci)

. luogo, località, paese, posizione

Loquor, Loqueris, Locutus sum, Loqui: verbo transitivo e intransitivo deponente III coniugazione

. Parlare —> da cui in italiano deriva la parola Loquacità

. discorrere, conversare, raccontare —> mentre dicere e orare si addicono al tono sostenuto
dell’oratore

Ludo, Ludis, Lusi, Lusum, Ludere: verbo transitivo e intransitivo III coniugazione

. giocare, scherzare, divertirsi —> da cui in italiano deriva la parola ludoteca, ludopatia

Ludus, Ludi: sostantivo maschile II declinazione (S: Ludus, ludi, ludo, ludum, ludo, lude; P: Ludi,
Ludorum, Ludis, Ludos, Ludis, Ludi)

. gioco, svago, scherzo

M
Macellus, Macelli: sostantivo maschile II declinazione (S: Macellus, Macelli, Macello, Macellum,
Macello, Macelle; P: Macelli, Macellorum, Macellis, Macellos, Macellis, Macelli)

. mercato della carne e di generi alimentari


Mare, Maris: Sostantivo neutro III declinazione (S: Mare, Maris, Mari, Mare, Mari, Mare; P: Maria,
Marium, Maribus, Maria, Maribus, Maria)

. Mare, acqua di mare

Mima, Mimae: sostantivo femminile I declinazione (S: Mima, Mimae, Mimae, Mimam, Mima,
Mima; P: Mimae, Mimarum, Mimis, Mimas, Mimis, Mimae)

. attrice, ballerina

. commediante

Mimus, Mimi: sostantivo maschile II declinazione (S: Mimus, mimi, Mimo, mimum, mimo, Mime;
P: mimi, Mimorum, Mimis, Mimos, Mimis, Mimi)

. mimo, attore

. farsa, rappresentazione mimica, commedia

Moenia, Moenium: sostantivo neutro plurale III declinazione (P: Moenia, moeniium, Moeniibus,
Moeniia, Moeniibus, Moeniia)

. obbligo, dovere, carica

Mullus, Mulli: sostantivo maschile II declinazione (S: Mullus, mulli, Mullo, Mullum, Mullo, Mulle; P:
Mulli, Mullorum, Mullis, Mullos, Mullis, Mulli)

. triglia, pesce

Munus, Muneri: sostantvo neutro III declinazione (S: Munus, Muneris, Muneri, Munus, Munere,
Munus; P: Munera, Munerum, Muneribus, Munera, Muneribus, Munera)

. funzione, carica, dovere, obbligo

N
Nascor, Nasceris, Natus sum, Nasci: verbo intransitivo deponente III coniugazione

. nascere

. avere origine

Natura, Naturae: sostantivo femminile I declinazione (S: Natura, Naturae, Naturae, Naturam,
Natura, Natura; P: Naturae, Naturarum, Naturis, Naturas, Natiris, Naturae)

. Natura

. forma, aspetto, indole, carattere, tipo , essenza, sostanza, creatura

Navis, Navis: sostantivo femminile III declinazione (S: Navis, Navis, Navi, Navem, Nave, Navis; P:
Naves, Navium, Navibus, Naves, Navibus, Naves)

. Nave

Negotiator, Negotiatoris: sostantivo maschile III declinazione (S:Negotiator, Negotiatoris,


Negotiatori, Negotiatorem, Negotiatore, Negotiator; P: Negotiatores, Negotiatorum,
Negotiatoribus, Negotiatores, Negotiatoribus, Negotiatores)

. commerciante (colui che nega l’ozio)

. mercante, affarista

Negotiatrix, negotiatricis: sostantivo femminile III declinazione (S: Negotiatrix, Negotiatricis,


Negotiatrici, Negotiatricem, Negotiatrice, Negotriatrix; P: Negotiatrices, Negotiatricum,
Negotiatricibus, Negotiatrices, Negotiatricibus, Negotiatrices)

. commerciante, mediatrice

Nobilitas, Nobilitatis: sostantivo femminile III declinazione (S: Nobilitas, Nobilitatis, Nobilitati,
Nobilitatem, Nobilitate, Nobilitas; P: nobilitates, nobilitatum, nobilitatibus, Nobilitates,
Nobilitatibus, Nobilitates)

. nobiltà, nobile

. rinomanza, celebrità, nascita illustre, condizione elevata, aristocrazia

Novendiale, novendialis: sostantivo neutro III declinazione (S: Novendiale, novendialis,


novendiali, novendiale, novendiali, novendiale; P: Novendialia, Novendialium, Novendialibus,
Novendialia, Novendialibus, Novendialia)

. novendiale, rito espiatorio che durava 9 giorni

Novitas, Novitatis: Sostantivo femminile III declinazione (S: Novitas, Novitatis, Novitati,
Novitatem, Novitate, Novitas; P: Novitates, Novitatum, Novitatibus, Novitates, Novitatibus,
Novitates)

. novità

. singolarità, stranezza, stravaganza

Nundinae, Nundinarum: Sostantivo femminile I declinazione (S: Nundina, Nundinae, Nundinae,


Nundinam, Nundina, Nuninda; P: Nundinae, Nundinarum, Nundinis, Nundinas, Nundinis,
Nundinae)

. giorni di mercato, che si tenevano ogni 9 giorni

Nutrix, Nutricis: sostantivo femminile III declinazione (S: Nutrix, Nutricis, Nutrici, Nutricem,
Nutrice, Nutrix; P: Nutrices, Nutricum, Nutricibus, Nutrices, Nutricibus, Nutrices)

. Nutrice dal verbo Nutro

. balia, alimentatrice, colei che nutre e alleva

O
Officium, Officii: sostantivo neutro II declinazione (S: Officium, Officii, Officio, Officium, Officio,
Officium; P: Officia, Officiorum, Officiis, Officia, Officis, Officia)

. dovere, obbligo, senso del dovere

. servizio, compito, carica, funzione

Olea, Oleae: sostantivo femminile I declinazione (S: Olea, Oleae, Oleae, Oleam, Olea, Olea; P:
Oleae, Olearum, Oleis, Oleas, Oleis, Oleae)

. oliva, olivo

Oleum, Olei: sostantivo neutro II declinazione (S: Oleum, Olei, Oleo, Oleum, Oleo, Oleum; P: Olea,
Oleorum, Oleis, Olea, Oleis, Olea)

. olio, olio di oliva

. in senso figurato: palestra perchè gli atleti si ungevano con l’olio


Orchestra, Orchestrae: sostantivo femminile I declinazione (S: Orchestra, Orchestrae,
Orchestrae, orchestram, Orchestra, Orchestra; P: Orchestrae, Orchestrarum, Orchestris,
Orchestras, Orchestris, Orchestrae)

. orchestra, nel teatro greco, area adibita alle danze del coro, in quello romano, parte riservata ai
senatori

. dal verbo Orcheomai: ballare, danzare

P
Pallium, Pallii: sostantivo neutro II declinazione (S: Pallium, Pallii, Pallio, Pallium, Pallio, Pallium;
P: Pallia, Palliorum, Palliis, Pallia,Palliis, Pallia)

. pallio, mantello greco portato anche a Roma

. vesti dei filosofi greci, tunica, tendaggio

Pecunia, Pecuniae: (S: Pecunia, Pecuniae, Pecuniae, Pecuniam, Pecunia, Pecunia; P: PEcuniae,
Pecuniarum, Pecuniis, Pecunias, Pecuniis, Pecuniae)

. soldi, moneta da “Pecus”: gregge, bestiame

. denaro, somma di denaro, ricchezza

Persona, Personae: sostantivo femminile I declinazione (S: Persona, Personae, Personae,


Personam, Persona, Persona; P: Personae, Personarum, Personis, Personas, Personis, Personae)

. maschera, personaggio, figura

. individuo, ruolo

Peto, Petis, Petivi, Petitum, Petere: verbo transitivo III coniugazione

. chiedere per avere, domandare per cercare di avere

. dirigersi, recarsi, ricercare, bramare, aspirare

Pinso, Pinsas, Pinsatum, Pinsare: verbo transitivo I coniugazione

. pestare, pigiare

. triturare, macinare, polverizzare pestando

Piscator, Piscatoris: sostantivo maschile III declinazione (S: Piscator, Piscatoris, Piscatori,
Piscatorem, Piscatore, Piscator; P: Piscatores, Piscatorum, Piscatoribus, Piscatores, Piscatoribus,
Piscatores)

. pescatore, pescivendolo

—> se è maiuscolo è riferito a Gesù (pescatore di Uomini)

Piscatrix, Piscatricis: sostantivo femminile III declinazione (S: Piscatrix, Piscatricis, Piscatrici,
Piscatricem, Piscatrice, Piscatrix; P: Piscatrices, Piscatricum, Piscatricibus, Piscatrices,
Piscatricibus, Piscatrices)

. Pescatrice, pescivendola

Piscis, Piscis: sostantivo maschile III declinazione (S: Piscis, Piscis, Pisci, Piscem, Pisce, Piscis;
P: Pisces, Piscium, Piscibus, Pisces, Piscibus, Pisces)

. pesce

Pistor, Pistoris: sostantivo maschile III declinazione (S: Pistor, Pistoris, Pistori, Pistorem, Pistore,
Pistor; P: Pistores, Pistorum, Pistoribus, Pistores, Pistoribus, Pistores)

. pestatore, mugnaio dal verbo Pinso: pestare

. fornaio, panettiere

Pistrilla, Pistrillae: sostantivo femminile I declinazione (S: Pistrilla, Pistrillae, Pistrillae, Pistrillam,
Pistrilla, Pistrilla; P: Pistrillae, Pistrillarum, Pistrillis, Pistrillas, Pistrillis, Pistrillae)

. piccolo mulino, piccola panetteria

Pistrinum, pistrini: sostantivo neutro II declinazione (S: Pistrinum, Pistrini, Pistrino, Pistrinum,
Pistrino, Pistrinum; P: Pistrina, Pistrinorum, Pistrinis, Pistrina, Pistrinis, Pistrina)

. mulino, macina, panetteria, forno

Plausus, Plausus: sostantivo maschile IV declinazione (S: Plausus, Plausus, Plausui, Plausum,
Plausu, Plausus; P: Plausus, Plausuum, Plausibus, Plausus, Plausibus, Plausus)

. rumore, schiocco, battere dal verbo Plaudo: applaudire

Pons, Pontis: sostantivo maschile III declinazione (S: Pons, Pontis, Ponti, Pontem, Ponte, Pons;
P: Pontes, Pontium, Pontinus, Pontes, Pontibus, Pontes)

. ponte, passerella, dal verbo Pono: porre

Porticus, Porticus: sostantivo maschile e femminile IV declinazione (S: Porticus, Porticus,


Porticui, Porticum, Porticu, Porticus; P: Porticus, Porticuum, Porticibus, Porticus, Porticibus,
Porticus)

. portico, galleria, colonnato, per metonimia: filosofia stoica

Portus, Portus: sostantivo maschile IV declinazione (S: Portus, Portus, Portui, Portum, Portu,
Portus; P: Portus, Portuum, Portubus, Portus, Portubus, Portus)

. porto, magazzino, deposito

Potior, Potiris, Potitus sum, potiri: verbo transitivo e intransitivo deponente IV coniugazione

. impadronirsi, conquistare, ottenere, possedere, dominare, catturare, acciuffare, prendere

Praecinctio, Praecinctionis: sostantivo femminile III declinazione (S: Praecinctio, Praecinctionis,


Praecincti, Praecinctionem, Praecintione, Praecincio; P: Praecinctiones, Praecinctionum,
Praecintionibus, Praecinctiones, Praecintionibus, Praecinctiones)

. nei teatri e negli anfiteatri, corridoio circolare che separava un ordine di posti dall’altro

. cintura, cinghia

Praesidium, Praesidii: sostantivo neutro II declinazione (S: Praesdium, Praesidii, Praesidio,


Praesidium, Praesidio, Praesidium; P: Praesidia, Praesidiorum, Praesidiis, Praesidia, Praesidiis,
Praesidia)

. aiuto, scorta, corpo di guardia

Probo, Probas, Probavi, Probatum, Probare: verbo transitivo I coniugazione

. provare, esaminare, collaudare, approvare

Procella, Procellae: sostantivo femminile I declinazione (S: Procella, Procellae, Procellae,


Procellam, procella, Procella; P: Procellae, Procellarum, Procellis, Procellas, Procellis, Procellae)

. tempesta, uragano, calamità naturale principalmente marina

Proficiscor, Proficisceris, Profectus sum, Proficisci: verbo intransitivo deponente III


coniugazione

. allontanarsi, mettersi in cammino, andar via, partire

Proscaenium, Proscaenii: sostantivo neutro II declinazione (S: Proscaenium, Proscaenii,


Proscaenio, Proscaenium, Proscaenio, Proscaenium; P: Proscaenia, Proscaeniorum, Proscaeniis,
Proscaenia, Proscaeniis, Proscaenia)

. proscenio, palcoscenico, scena


Provocatio, provocationis: sostantivo femminile III declinazione (S: Provocatio, provocationis,
provocationi, Provocationem, Provocatione, Provocatio; P: Provocationes, Provocationum,
Provocationibus, Provocationes, Provocationibus, Provocationes)

. provocazione, sfida

. incitamento, incoraggiamento
Pulpitum, Pulpiti: sostantivo neutro II declinazione (S: Pulpitum, Pulpiti, Pulpito, Pulpitum,
Pulpito, Pulpitum; P: pulpita, Pulpitorum, Pulpitis, Pulpita, Pulpitis, Pulpita)

. pulpito, palco, tribuna, scena, palcoscenico

Proscaenium, Proscaenii: sostantivo neutro II declinazione (S: Proscaenium, Proscaenii,


Proscaenio, Proscaenium, Proscaenio, Proscaenium; P: Proscaenia, Proscaeniorum, Proscaeniis,
Proscaenia, Proscaeniis, Proscaenia)

. Pro- Skene: proscenio , palcoscenico

Q
Quaero, Quaeris, Quaesivi, Quaesitum, Quaerere: verbo transitivo III coniugazione

. domare, cercare di avere, ottenere,

R
Rates, Ratis: sostantivo femminile III declinazione (S: Ratis, Ratis, rati, Ratem, Rate, Ratis; P:
Rates, Ratium, Ratibus, Rates, Ratibus, Rates) 

. zattera, barca

Ratio, Rationis: sostantivo femminile III declinazione (S: Ratio, Rationis, Rationi, Rationem,
Ratione, Ratio; P: Rationes, Rationum, Rationibus, Rationes, Rationibus, Rationes)

. ragionamento, misura, compito, calcolo

. proporzione

Res, Rei: sostantivo femminile V declinazione (S: Res, Rei, Rei, Rem, Re, Res; P: Res, Rerum,
Rebus, Res, Rebus, Res)

. Cosa

. fatto, faccenda, realtà, argomento

Rex Regis: sostantivo maschile III declinazione (S: Rex, Regis, Regi, Regem, Rege, Rex; P:
Reges, Regum, Regibus, Reges, Regibus, Reges)

. re, sovrano, monarca

. despota, tiranno, signore, capo, guida

Rostrum, Rostri: sostantivo neutro II declinazione (S: Rostrum, Rostri, Rostro, Rostrum, Rostro,
Rostrum; P: Rostra, Rostrorum, Rostris, Rostra, Rostris, Rostra)

. Rostro, sperone di Ferro

S
Scaena, Scaenae: Sostantivo femminile I declinazione (S: Scaena, Scaenae, Scaenae, Scaenam,
Scaena, Scaena; P: Scaenae, Scaenarum, Scaenis, Scaenas, Scaenis, Scaenae)

. Scena, dal greco skenè: lenzuolo

Saepio, Saepis, Saepsi, Saeptum, Saepire: verbo transitivo IV coniugazione

. chiudere, sbarrare, difendere, proteggere

Saepta, Saeptorum: sostantivo neutro II declinazione (S: Saeptum, Saepti, Saepto, Saeptum,
Saepto, Saeptum; P: Saepta, Saeptorum, Saeptis, Saepta, Saeptis, Saepta)

. luogo chiuso, recinto, struttura mobile non fissa

Salio, Salis, Salui, Saltum, Saire: verbo transitivo e intransitivo IV coniugazione

. saltare, balzare

. fratelli sacerdoti Salii (Sacerdoti di Marte)

Saltator, Saltatoris: sostantivo maschile III declinazione (S: Saltator, Saltatoris, Saltatori,
Saltatorem, Saltatore, Saltator; P: Saltatores, Saltatorum, Saltatoribus, Saltatores, Saltatoribus,
Saltatores)

. danzatore, ballerino, mimo

Saltatrix, Saltatricis: sostantivo femminile III declinazione (S: Saltatrix, Saltatricis, Saltatrici,
Saltatricem, Saltatrice, Saltatrix; P: Saltatrices, Saltatricum, Saltatricibus, Saltatrices,
Saltatricibus, Saltatrices)

. danzatrice, ballerina, mima

Salutatio, Salutationis: sostantivo femminile III declinazione (S: salutatio, salutationis, salutationi,
salutationem, salutatione, salutatio; P: Salutationes, salutationum, salutationibus, salutationes,
salutationibus, salutationes)

. saluto, l’atto di salutare

Scientia, Scientiae: sostantivo femminile I declinazione (S: Scientia, Scientiae, Scientiae,


Scientiam, Scientia, Scientia; P: Scientiae, Scientiarum, Scientiis, Scientias, Scientiis, Scientiae)

. scienza, conoscenza, erudizione, sapienza dal verbo Scio: sapere

Scribo, Scribis, Scipsi, Sciptum, Scibere: verbo transitivo III coniugazione

. scrivere, disegnare, delineare

Sella, Sellae: sostantivo femminile I declinazione (S: Sella, Sellae, Sellae, Sellam, Sella, Sella; P:
Sellae, Sellarum, Sellis, Sellas, Sellis, Sellae)

. sedia, seggiola, sella da cavallo, trono, sedile del gabinetto

Semen, Seminis: sostantivo neutro III declinazione (S: semen, seminis, Semini, Semen, Semine,
Semen; P: semina, Seminum, Seminibus, Semina, Seminibus, Semina)

. seme

Semita, Semitae: sostantivo femminile I declinazione (S: Semita, Semitae, Semitae, Semitam,
Semita, Semita; P: Semitae, Semitarum, Semitis, Semitas, Semitis, Semitae)

. sentiero, scorciatoia, viottolo

Sequor, Sequeris, Secutus sum, Sequi: verbo transitivo e intransitivo deponente III
coniugazione

. inseguire, perseguitare

Siparium, Siparii: sostantivo neutro II declinazione (S: Siparium, Siparii, Sipario, Siparium,
Sipario, Siparium; P: Siparia, Sipariorum, Sipariis, Siparia, Sipariis, Siparia)

. sipario che si trovava sul fondo del palcoscenico

Sollertia, Sollertiae: sostantivo femminile I declinazione (S: Sollertia, Sollertiae, Sollertiae,


Sollertiam, Sollertia, Sollertia; P: Sollertiae, Sollertiarum, Sollertiis, Sollertias, Sollertiis, Sollertiae)

. abilità, astuzia

Spectator, Spectatoris: sostantivo maschile III declinazione (S: Spectator, Spectatoris, Specatori,
Spectatorem, Spectatore, Spectator; P: Spectatores, Spectatorum, Spectatoribus, Spectatores,
Spectatoribus, Spectatores)

. spettatore, osservatore, contemplatore, colui che specta: che guarda

Spelunca, Speluncae: sostantivo femminile I declinazione (S: Spelunca, Speluncae, Speluncae,


Speluncam, Spelunca, Spelunca)

. grotta

Spondeo, Spondes, Spopondi, Sponsum, Spondere: verbo transitivo e intransitivo II


coniugazione

. promettere, impegnarsi con la propria parola, dare garanzia, presagire, assicurare, giurare,
presagire

Sponsor, Sponsoris: sostantivo maschile III declinazione (S: Sponsor, Sponsoris, Sponsori,
Sponsorem, Sponsore, Sponsor; P: Sponsores, Sponsorum, Sponsoribus, Sponsores,
Sponsoribus, Sponsores)

. garante, chi fa una promessa

Subsellium, Subsellii: sostantivo neutro II declinazione (S: Subsellium, Subsellii, Subsellio,


Subsellium, Subsellio, Subsellium; P: Subsellia, Subselliorum, Subselliiss, Subsellia, Subselliis,
Subsellia)

. sedia, sedile, panca

Summus, a , um: aggettivo I classe *

. altissimo, il più elevato, massimo, supremo

. perfetto, eccellente, il migliore

Sus, Suis: sostantivo maschile e femminile III declinazione (S: Sus, Suis, SUi, Suiem. Sue, Sus; P:
Suesm Suium, Suibus, Sues, Suibus, Sues)

. maiale, porco, scrofa —> da cui in italiano deriva la parola Suino

Sutor, Sutoris: sostantivo maschile III declinazione (S: Sutor, Sutoris, Sutori, Sutorem, Sutore,
Sutor; P: Sutores, Sutorum, Sutoribus, Sutores, Sutoribus, Sutores)

. calzolaio, dal verbo Suo: cucire

Syllabus, Syllabi: sostantivo maschile II declinazione (S: Syllabus, Syllabi, Syllabo, Syllabum,
Syllabo, Syllabe; P: Syllabi, Syllaborum, Syllabis, Syllabos, Syllabis, Syllabi)

. sommario, dal greco Sin Labano: preso e messo insieme

. registro

T
Taberna, Tabernae: sostantivo femminile I declinazione (S: Taberna, tabernae, Tabernae,
Tabernam, Taberna, Taberna; P: Tabernae, Tabernarum, Tabernis, Tabernas, Tabernis, Tabernae)

. osteria, tugurio, locanda, albergo

Tablinum, Tablini: sostantivo neutro II declinazione (S: Tablinum, Tablini, Tablino, Tablinum,
Tablino, Tablinum; P: Tablina, Tablinorum, Tablinis, Tablina, Tablinis, Tablina)

. tablino, parte della casa romana adibita a sala da pranzo

Tempestas, Tempestatis: sostantivo femminile III declinazione (S: Tempestas, Tempestatis,


Tempestati, Tempestatem, Tepestate, Tempestas; P: Tempestates, Tempestatum, Tempestatibus,
Tempestates, Tempestatibus, Tempestates)

. epoca, periodo, momento, temporale

Thermopolium, Thermopolii: sostantivo neutro II declinazione (S: Therompolium, Thermpopolii,


Thermopolio, Thermopolium, Thermopolio, Thermopolium; P: Thermmopolia, Thermopoliorum,
Thermopoliis, Themopolia, Thermopoliis, Thermopolia)

. bettola dove si vendevano bevande, taverna

Theatrum, Theatri: sostantivo neutro II declinazione (S: Theatrum, Theatri, Theatro, Theatrum,
Theatro, Theatrum; P: Theatra, Theatrorum, Theatris, Theatra, Theatris, Theatra)

. teatro, edificio per rappresentazioni di spettacoli drammatici e mimici

Toga praetexta: sostantivo femminile I declinazione (S: Praetexta, Praetextae, Praetextae,


Praetextam, Praetexta, Praetexta; P: Praetextae, Praetextarum, Praetextis, Praetextas, Praetextis,
Praetextae)

. toga orlata di porpora messa dai magistrati, dai sacerdoti e dai fanciulli nobili fino all’età virile

Toga, Togae: sostantivo femminile I declinazione (S: Toga, Togae, Togae, Togam, Toga, Toga; P:
Togae, Togarum, Togis, Togas, Togis, Togae)

. toga: simbolo di romanità, di appartenenza o cittadinanza romana, tipo di veste, coperta, tetto

Tonsor, Tonsoris: sostantivo maschile III declinazione (S: Tonsor, Tonsoris, Tonsori, Tonsorem,
Tonsore, Tonsor; P: Tonsores, Tonsorum, Tonsoribus, Tonsores, Tonsoribus, Tonsores)

. tosatore, barbiere, posatore

Tribunal, Tribunalis: sostantivo neutro III declinazione (S: tribunal, Tribunalis, Tribunali, Tribunal,
Tribunali, Tribunal; P: Tribunalia, Tribunalium, Tribunalibus, Tribunalia, Tribunalibus, Tribunalia)

. tribunale, da Tribunus

. palco, seggio

Triclinium, Triclinii: sostantivo neutro II declinazione (S: triclinium, Triclinii, Triclinio, Triclinium,
Triclinio, Triclinium; P: triclinia, tricliniorum, tricliniis, Trriclinia, Tricliniis, Triclinia)

. triclinio, sala da pranzo

Tueor, Tueris, tuitus sum, Tueri: verbo transitivo deponente II coniugazione

. osservare, vigilare, custodire, proteggere, esaminare, ispezionare

U
Uro, uris, ussi, ustum, Urere: verbo transitivo III coniugazione

. bruciare, ardere, incendiare

Utor, Uteris, Usus sum, Uti: verbo transitivo e intransitivo deponente III coniugazione

. usare, adoperare

V
Valetudo, valetudinis: sostantivo femminile III declinazione (S: aletudo, Valetudinis, Valetudini,
Valetudinem, Valetudine, Valetudo; P: Valetudines, Valetudinum, Valetunibus, Valetudines,
Valetunibus, Valetudines)

. buona salute, stato di salute, condizione di chi è sano

Valva, Valvae: sostantivo femminile I declinazione (S: Valva, Valvae, Valvae, Valvam, Valva, Valva;
P: Valvae, Valvarum, Valvis, Valvas, Valvis, Valvae)

. battente di una porta, porta a due battenti


Vendo, vendis, Vendidi, Venditum, Vendere: verbo transitivo III coniugazione

. vendere, mettere in vendita, da Venum+do: dare vendita

Veneo, Venis, venii, Um, venire: verbo intransitivo anomalo

. essere venduto, essere messo in vendita

Venum: sostantico neutro II declinazione (Accusativo: venum, dativo Veno)

. traffico, la vendita, commercio

Vicus, vici: sostantivo maschile II declinazione (S: Vicus, Vici, Vico, Vicum, Vico, Vice; P: Vici
Vicorum, Vicis, Vicos, Vicis, Vico)

. quartiere di una città, strada, via

Video, Vides, Vidi, Vinsum, Videre: verbo transitivo II coniugazione

. vedere, scorgere, guardare

Vincio, Vincis, Vinxi, Vinctum, Vincire: verbo transitivo IV coniugazione

. avvincere, legare, stringere, cingere

Vinco, Vincis, Vici, Victum, Vincere: verbo transitivo III coniugazione

. vincere, sconfiggere

Vir, Viri: sostantivo maschile II declinazione (S:Vir, Viri, Viro, Virum, Viro, Vir; P: Viri, Virorum, Viris,
Viros, Viris, Viri)

. uomo, maschio

Virilis, Virile: aggettivo II classe*

. virile, maschile, da uomo, forte, coraggioso

Vis, Roboris: sostantivo femminile III declinazione

. forza, potenza, vigore, energia

4. CORREZIONE ESERCIZI

ESERCIZI
1. Puer dormiens gallum canentem non audivit: il bambino dormendo (poichè dormiva) non udì il
gallo cantare

—> verbo Canentem (Cano, is, cecini, cantum, ere: cantare)

—> ha una radice molto antica: deriva da can*- carmen (carmen, carminis, carmini, carmen,
carmen, carmine- Carmine, carminum, carminibus, carmina, carmina, : ricetta del medico,
profezia)

2. Marcus oculos aperiens servum apud lectum stantem videt:

Marco aprendo gli occhi vede lo schiavo (il servo) che sta in piedi diritto presso il suo letto

3. Repente primores argentum aurumque omne ex publico aerario et privatis patrimoniis collatum
in ignem coniecerunt

Subito (repentinamente) i primi (nobili) gettarono nel fuoco tutto l’argento e l’oro portato, raccolto
insieme dall’erario pubblico

—> Coniecerunt: deriva da “con+ Fero” (Fero, fers, tuli, latum, ferre : portare, trasportare)

4. Phiilippus classem devictam cepit:

Filippo sconfisse la flotta dei nemici e la catturò

—> Cepit (Capio, capis, cepi, captum, ere: prendere) verbo della terza da non confondere con la
quarta.

Da Captum deriva Captivus, a, um: significa prigioniero; in italiano ha dato esito “cattivo” —> nel
latino medievale il “captivus diaboli” è il prigioniero del diavolo, il posseduto.

—> (Vinco, vincis, vici, victum, vincere: vincere)

5. Massinissa Sophonisbam uxorem Syphacis captam statim adamavit:

Massinissa si innamorò (amò subito) subito di Sofonisba moglie di Siface sua prigioniera
(racconto di Sallustio)

6. Naves provectas in altum hostes usserunt: i nemici incendiarono le navi che erano state
trasportate (salpate) al largo

—> Usserunt (Uro uris, ussi, ustum, urere: bruciare, dare fuoco)

—> Provectas deriva da “Pro+ veho”: trasportare, mi muovo, viaggio (Proveho, is, provexi,
provectum, ere, provectus, a, um)

7. Sole oriente navis eorum e portu egreditur multis hominibus spectantibus: al sorgere del sole la
nave esce dal porto davanti a molti spettatori (mentre gli uomini guardavano)

—> Oriente (Orior, oriris, ortus sum, oriri: sorgere, alzarsi)

—> deriva da specio: spectaculum (specto, as, avi, atum, are: ammirare, contemplare)

8. Mortuo Cesare Antonius ad populum Romam apud rostra locutus est:

Antonio essendo morto ?

—> (Loquor, eris, locutus sum, loqui: parlare verbo deponente - forma attiva ma significato
passivo)

—> Rostra: speroni delle prue delle navi

9. Aemilia, sic locuta, proficiscitur: cosi detto, Aemilia (avendo così parlato) parte

—> (Loquor, eris, locutus sum, loqui: parlare, raccontare)

10. Cane vincto, hospes intrat legato il cane l’ospito entra (può entrare)

—> Vinco, is, vici, victum, ere: vincere ≠ Vincio, is, vinxi, vinctum, ire: legare; in italiano ha dato
esito “vincolo”

11. Marco in cubicolo ducto atque incluso, Davus pecuniam subducens fugit: condotto Marco in
una stanza e chiuso dentro Davo, rubando (sottraendo) il denaro, fugge

—> Ducto (Duco, Ducis, Duxi, ductum, ducere: condurre)

12. Lingua latina vobis discenda est!

è da imparare

—> disco,discis, didici, discere : imparare

13. Omne consilium fugendi me delectat

ogni proposta di fuggire mi piace

—>fugendi: Fugio, fugis, fugi, fugitum, fugere

14.”Ego quidem cupidus sum volandi”, inquit Icarus “sed alae instruendae sunt ad volandum”

“sono desideroso/bramoso di volare”dice Icaro “ma per volare (al fine di volare) bisogna costruire
delle ali per volare

—> Inquit (= dicit) viene usato soprattutto quando ci sono i discorsi diretti

15. Certe pater tam inhumanus severe puniendus est

certamente un/il padre tanto disumano è da punire severamente

—> puniendus: Punio, punis, punii, punitum, punire: punire

16. Cupidus sum patriae videndae

—> patriae videndae (sono 2 genitivi :gerundivo)

—> cupidus sum patriam (complemento oggetto) videndi (gerundio) sono bramoso di vedere la
patria

sono desideroso/bramoso di vedere la patria (letteralmente sarebbe: della patria che deve essere
vista/da vedere)

17. Nunc est bibendum!

Ora è da bere (bisogna bere)

18. Quod dominus imperavit, (id) servo faciendum est:

è da fare ciò/questo al servo che il padrone ha comandato

la cosa/ciò che il padrone ha comandato questo (id) è da fare per il servo (questo il servo deve
fare)

CORREZIONE SPECIMEN
Esercizio 1
For, faris, fatus sum, fari —> loquor

Iubeo, es, iussi, iussum, iubere—> impero

Intueor, intueris, intuitus sum, intueri —> Video

Amnis, amnis —> flumen

Alo, alis, alui, altum, alere —> Educo

Munus, muneris —> Donum

Rostra —> tribuna

peto, is, petivi, petitum, petere—> quaero

imperator, imperatoris—> dux

pistor, pistoris —> furnarius

Esercizio 2
Legatus —> incaricato dal comandante di portare ambascerie in campo nemico

ratio —> proporzione numerica, misura

Valetudo —> stato di salute

Sollertia —> perspicacia, capacità di agire con destrezza

Ludi —> spettacoli

Ius —> codice giuridico

basilica —> edificio adibito a sede tribunale

Sponsor —> colui che che fa da garante in una transazione commerciale

curia —> edificio adibito a sede del senato

nundinae —> giorni di mercato pubblico

Esercizio 3
Dum Ulixes domum revertitur ad Lotophagos ivit. Isti homines boni erant qui loton edebant; loti
flore duo socii Ulixis reditum obliti sunt, ergo ille eos vinxit et vi ad naves reduxit. Deinde Ulixes ad
Cyclopem advenit. Cyclopes erat monstrum qui unum oculum media fronte habebat et carnem
hominum edebat. Polyphemus inevit Ulixem et eius socios in sua spelunca; ergo eos reclusit et
homines edere incepit. Vir ut se et socios servaret Cyclopem inebriavit, eius oculum ussit, deinde
dolo cum eis fugit

Esercizio 4
Ulixes ad Aeolum, ventorum regem venit et is liberaliter eum accepit, donans saccos, qui ventos
continebant ut prosperam navigationem permitterent. Ulixis socii autem saccos aperunt, quod
putabant ibi divitias contineri; procella igitur orta est quae Ulixem rursus ad Aeoli insulam detulit

regem accepit

A) Lex est recta ratio imperans honesta prohibens contraria

1. Imperans, prohibens sono due participi concordati con RATIO

2. Honesta, contraria sono aggettivi sostantivati —> VERO

B) Magna pars hominum navigatura de tempestate non cogitat

3. il soggetto di cogitat è —> (MAGNA) PARS

4. Navigatura si può tradurre —> IN PROCINTO DI NAVIGARE

C) Ludus alit ingenium et studio defatigatum reficit

5. Il complemento oggetto di reficit è ludus —> FALSO

6. Studio è complemento —> CAUSA EFFICIENTE

D) Bello gerendo MArcum catonem Caesar praefecit

7. Cesare mise al comando Marco Catone —> A CONDURRE LA BATTAGLIA

8. Gerendo è gerundio —> FALSO (è un gerundivo)

E) Speculatoribus praemissis Hannibal trans Hiberum copias traiecit

9. Il complemento oggetto di traiecit è —> COPIAS

10. L’ablativo assoluto si può tradurre —> MANDATE AVANTI LE SPIE

F) Mori naturae finis est, non poena

11. il soggetto di est è mori —> VERO

12. Naturae è in caso genitivo —> VERO

G) De futuris rebus semper difficile est dicere

13. De futuris rebus è complemento —> ARGOMENTO

14. Il soggetto di difficile est è —> DICERE

H) in hac coniuratione sceleris poenam praetermittere perniciosum puto

15. Poenam è il complemento oggetto di Puto —> FALSO

16. Sceleris è complemento —> SPECIFICAZIONE

CORREZIONE SPECIMEN 2
Esercizio 1
Vicus - Via

Pistor - furnarius

Perspicio - Intueor

Scala - Gradus

Aedes - Domus

peto - Quaero

Sacellum - Aedicula

Signum - Statua

Cura - sollecitudo

Dux - Imperator

Esercizio 2
Triclinium - Sala da pranzo

tribunal - spazio recintato

Sutor - calzolaio

Vicus - quartiere

Saepta - Piazzetta

Pantomimus - danzatore

Aditus - ingresso

Cavea - Palco

Platea - settore per il pubblico

Recitatio - lettura ad alta voce

Esercizio 3
intruso: Intueor

intruso: Lego

intruso: cothurnata

intruso: taberna

intruso: imperator

esercizio 4
1) Pompeius flumen transire cupiebat, ut equitatum effugeret caesaris

2) Haud longum tempus hominibus vivendum est

3) Caesar in amni pontem struendum curat

4) Dux omne id tempus in exercendis copiis consumpsit

5) Imperator cognovit hostes castra movisse

Parte B
1) il soggetto di Debetur: Origo

2) Virgo Vestalis è il soggetto sia di Peperisset sia di Nuncupavit: V

3) Compressa concorda con Vi: V

4) Cum…peperisset può tradursi come: avendo partorito due gemelli

5) la subordinata (cum…peperisset) è in rapporto di contemporaneità rispetto alla reggente: F

6) Ipsam e stirpem sono complementi oggetti di vindicant: V

7) eius si riferisce alla città di Roma: F

8) dii è in caso: nominativo plurale

9) Vincta è un participio congiunto a Vestalis

10) il soggetto di Datur è rex: F

11) Iubet: rintracciare il soggetto di questo verbo: Rex

12) mitti è: infinito presente passivo

13) Iubet introduce una proposizione subordinata di tipo: oggettiva

14) il fiume Tevere: straripato dalle rive, si allarga in calme paludi

15) Functi è un participio in caso: nominativo

16) ne… raperentur esprime una subordinata di tipo: Finale

CATULLO 55.1-13

catullo si mette ad inseguire in modo giocoso l’amato Camerio (Camerio si nasconde al suo
innamorato —> il tema del labirinto ritorna con una funzione diversa: modo in cui ROma
attraverso città entra a far parte del tema amoroso

il breve componimento sembra diventare una sorta di guida ai posti amorosi della ROma antica

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