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“Sento di aver perso tutto, la fede nelle persone, la voglia di andare avanti, l’amore verso gli altri,

tutto. Ciò che mi resta in mano sono delle corde di uno strumento e dei pezzi di un dipinto stracciato
di cui non ricordo più le forme”

La mia vita inizia ad Imperium, da mio padre ex militare e da mia madre di origini straniere. La mia
vita familiare non era delle più interessanti, finché non nacque mia sorella 3 anni dopo di me. Una
piccola guastafeste che ho imparato ad amare ed a volere bene, soprattutto dopo che, quattro anni
dopo la sua nascita, mia madre muore per una malattia gravissima di cui ancora ignoro tutti i dettagli,
ricordare fa male. Le lacrime scendevano a dirotto e quella fu la mia prima perdita della mia vita.
Pregai gli dei per la sua salvezza, ma niente, non arrivò nulla…

Per questo penso ne abbiano risentito anche la mia vita all’accademia,rendendomi schivo e diffidente
delle persone dopo che più volte si sono presi gioco di me. Non ci si può fidare delle persone,
trovano sempre un modo per ridere di te. Decisi di seguire l’accademia navale sotto consiglio di mio
padre, dicendomi che sembrava una carriera promettente, quindi io gli credetti. Non era ciò che mi
aspettavo, la vita in mare era infernale e stressante, troppo staccata dalla terraferma, pericolosa e
potenzialmente mortale per mille motivi.

A 16 anni decisi di abbandonare gli studi e di questo mio padre ne fu molto scontento e la prese
male, dicendomi continuamente che sarò un fallimento da grande, davvero supportivo… Per darmi
da fare finì per aiutarlo nel suo lavoro che tiene in piedi la casa, cioè il tuttofare. Dove si rompe
qualcosa lui accorre a riparare e viene pagato per ciò, conveniente ed ironico, fare soldi sulle
disgrazie di altri.

Ovviamente non potevo restare in casa senza far niente e mi trovai un lavoro come cameriere in una
taverna vicino casa, portando birre avanti ed indietro ad avventurieri ed ubriaconi, che schifo. Pensai
che forse era questo ciò che mio padre intendeva, che la mia vita sarebbe stata il fondo del barile,
finché un giorno semplicemente mi svegliai e capì che dovevo solo fottermene del mio passato e
continuare. Continuo a piangermi addosso per cose su cui non avevo alcun potere prima ed ormai fa
parte del passato, devo guardare avanti e trovare qualcosa che dia una svolta alla mia vita. E forse
quel giorno è arrivato.

Durante il lavoro in taverna: Ero al turno serale dove i migliori ubriaconi e casinisti facevano casino
a tutto spiano, tra questi c’era un nano munito di Ukulele che, nel caos, finisce per svenire sbronzo
marcio. Noto che aveva lasciato lo strumento incustodito e che i suoi compagni erano troppo distratti
a fare bordello, quindi passando mi scivolò la mano e l’ukulele finisce nel mio guardaroba sul retro
del locale. Il giorno dopo il nano venne a chiedere se avevamo visto qualcosa ma noi giurammo di
non saperne nulla, così se ne andò senza fare troppe domande.

Col tempo mi appassionai alla musica ed iniziai a suonare anche per il locale, non ero così male, alla
gente piaceva, quando erano abbastanza ubriachi da non notare le mie note mancate. Addirittura mi
pagavano, così decisi di seguire un accademia bardica, anche grazie ai risparmi accumulati col
lavoro in taverna. La gente lì era anche più simpatica del previsto, capii lì che forse non c'è solo
marcio nel mondo. Imparai anche molti strumenti di diverso tipo, come il violino ed il piano, ma anche
i bonghi per musiche tribali
Infine finiti gli studi ho deciso di rimanere sempre alla taverna, ma suono per rallegrare gli animi di
quegli ubriaconi simpatici, quando mi pagavano. Di certo non faccio mica spettacolo gratis ;)

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