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𝑵𝒐𝒎𝒆: Danilo

𝑬𝒕𝒂̀: 31
𝑬𝒔𝒑𝒆𝒓𝒊𝒆𝒏𝒛𝒆 𝑹𝑷: 15 anni di onorato servizio, sia al tavolo che online.
𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒉𝒂𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒐𝒔𝒄𝒊𝒖𝒕𝒐 𝒊𝒍 𝒔𝒆𝒓𝒗𝒆𝒓: Tramite amici
𝑵𝒐𝒎𝒆 𝑺𝒕𝒆𝒂𝒎: Avadakedavra
𝑺𝒕𝒆𝒂𝒎 𝑼𝑹𝑳:https://steamcommunity.com/id/SparoACaso/home

𝑷𝒂𝒓𝒕𝒆 𝑰𝑪

𝑵𝒐𝒎𝒆: Connor

𝑪𝒐𝒈𝒏𝒐𝒎𝒆: Sunders
𝑬𝒕𝒂̀: 14
𝑪𝒂𝒓𝒂𝒕𝒕𝒆𝒓𝒆: Connor è un ragazzo cresciuto con davvero poco amore, è una persona molto
logica e cinica e fa davvero molta fatica a relazionarsi con i mezzosangue o con i
nati babbani, a causa di una forte educazione razzista. Gli è stato insegnato a
vedere il sangue come una vera e propria razza, gli è stato insegnato a diffidare e
a non riporre alcuna fiducia in chi non è puro come lui. Gli è stato inoltre
vietato di farsi trovare in atteggiamenti amichevoli nei confronti di famiglie
"meno fortunate" o dal sangue sporco, per preservare il buon nome della famiglia
Sunders. Connor tuttavia, per quanto plagiato, non segue questi precetti alla
lettera e tenta sempre di tenere le orecchie aperte per opinioni diverse, anche
provenienti da chi non è di sangue nobile. In generale, Connor non disegna la
compagnia, essendo fin troppo abituato alla solitudine, anche se a volte può
risultare freddo e distaccato ( nei limiti di un ragazzino!)

𝑩𝒂𝒄𝒌𝒈𝒓𝒐𝒖𝒏𝒅
Pioggia d'estate. Carezzava il tetto della mia casa a Godric's Hollow, mentre la
mia famiglia tutta era raccolta attorno al grande letto dove mia madre, Penelope,
urlava e si dimenava come un maiale diretto al macello; C'era zia Dorothea, la
sorella di mia madre, accompagnata da suo marito Corvus, due imprenditori di
articoli per maghi e streghe, C'era Jack, il fratello di mio padre, e Eleanor, sua
moglie, entrambi Auror del ministero, Gibbs, il mio elfo domestico, e George, mio
nonno, un Hit Wizard pensionato; tutti li riuniti ad osservare mia madre, che dava
luce alla più grande magia di tutte: la vita. Sì, è così che entro a far parte di
questa storia, sotto gli occhi di quasi tutta la mia famiglia. Probabilmente vi
starete chiedendo perché non ho nominato mio padre, forse pensate che egli sia
morto o peggio. Mio padre, Severus, era qualche porta più avanti, troppo impegnato,
con il naso troppo in profondità nelle sue pozioni per preoccuparsi della nascita
di suo figlio. Fu' di mio nonno George l'arduo compito di assegnarmi un nome. La
famiglia Sunders aveva e ha ancora le sue regole, una famiglia purosangue come
quella dei Weasley o quella dei Malfoy, con tradizioni da portare avanti e un buon
nome da mantenere. Mio nonno scelse Connor, Connor Sunders (detto in tutta
franchezza, poteva andarmi peggio, il vecchio George avrebbe potuto rifilarmi un
nome antico come quello di zio Corvus, ma quel vecchio era davvero troppo furbo per
condannarmi a una sorte così mesta)
La mia infanzia è composta da ricordi piuttosto confusi, mia madre lavorava al
ministero nel corpo Obliviatori e mio padre era per la maggior parte del tempo
rinchiuso nel suo stanzino a mescere chissà quale intruglio, i miei genitori non si
amavano, probabilmente non si sono mai amati, questo lo ricordo bene, come quei
rari e sporadici momenti in cui il mio vecchio Pà era di buon umore e condivideva
con me frammenti del suo lavoro, parlava, non capivo, certo, ma mi faceva stare
bene, quegli intrugli colorati all'interno delle ampolle erano affascinanti.
Passavo gran parte del mio tempo con il mio elfo domestico Gibbs, un tipo
estremamente remissivo e con un odio immotivato per i babbani e i mezzosangue,
trattava i miei genitori come divinità e me come un piccolo principe, non
disprezzavo quell'elfo ma non posso dire di avergli mai voluto bene, le nostre
interazioni erano al limite del lavorativo.
I miei parenti non si sono mai interessati alla mia crescita, se non nelle
sporadiche feste organizzate in mio onore dove mi venivano donati articoli attui al
plagio. Miniature del ministero, finte spille auror, piccole riproduzioni di
mezzibusti di streghe e maghi famosi. Anche le mie relazioni sociali erano
estremamente lavorative: potevo giocare solo con i figli di ministeriali,
purosangue, e visto che di sangue puro nel mondo magico non era rimasto molto, mi
toccava anche accontentarmi delle stesse stupide facce. Ricordo di aver avuto paura
dei lunghi corridoi di casa mia, in alcune stanze non mi era concesso entrare e la
poca luce delle lanterne che adornavano l'abitazioni mi trasmettevano un senso di
solitudine, ancora oggi quando calco il pavimento di quella casa mi sento
estremamente perso e scosso, ho sempre avuto una paura immotivata del buio, di
quello che non riesco a vedere. E così che è successo la prima volta. Gibbs aveva
lasciato una finestra aperta e io mi ero svegliato nel bel mezzo della notte perché
dovevo fare pipì, ero molto piccolo e ricordo di aver fatto il tragitto dalla mia
camera al bagno di fretta e furia, mentre il vento alla fine del corridoio guaiva
fra le fessure della casa, tanto forte da smorzare le candele che mi illuminavano
la via, mi ritrovai da solo, al buio e provai panico, solitudine e disperazione, la
stessa che provo adesso quando mi ritrovo in un posto totalmente buio. Qualcosa è
scattato dentro di me e la mia prima magia involontaria fu quella di riaccendere
una singola candela, che mi avrebbe riportato al sicuro nel mio lettino.
E poi, qualche giorno prima del mio decimo compleanno successe il fattaccio: non
dimenticherò mai il corpo straziato di mio padre, riverso a terra, mezzo uomo e
mezzo bestia, pesantemente deformato da una delle sue pozioni, mentre blaterava una
litania sconnessa di cui ancora oggi non conosco il significato, ma che non
scorderò mai "Amato Animo Animato Animagus" furono le sue ultime parole, prima che
il suo cuore implose, segnandone la fine. Da quel giorno l'argomento fu' proibito
all'interno di casa mia, e sebbene mio padre fosse quasi un estraneo per me, ne
sentivo la mancanza. Mia madre invece sembrò prendere la questione con filosofia,
ereditando tutti i suoi possedimenti, non l'ho vista piangere al funerale. Solo
dopo la dipartita di mio padre zio Jack iniziò a presentarsi frequentemente a casa
mia, non rimaneva molto, ma mi portava sempre qualche dono, api frizzole, gelatine,
credo volesse farmi da padre, ma non era proprio il suo genere di attività. Zio
Jack era socialmente goffo, molto più bravo a sbattere i criminali ad Azkaban che a
intavolare una conversazione, per questo gran parte dei suoi discorsi andavano a
finire a mirabolanti racconti su come aveva catturato il mago oscuro di turno.
E finalmente, poco prima dei miei undici anni, un gufo grigio fece capolino alla
mia finestra, portava con se una lettera di invito sigillata con ceralacca rossa,
una lista di materiali da procurarsi, e i saluti del preside di Hogwarts. Me lo
aspettavo, ero preparato a quel giorno ormai da molto tempo, per non parlare delle
pressioni della mia famiglia, che non attendevano altro, come se non avessero nulla
di meglio da fare. Quella fu la prima volta che vidi mia madre sorridere, non
scherzo! Ed eccomi qui, sul treno per il castello, con la voglia di scoprire il
significato delle ultime parole di mio padre, con la voglia di riuscire dove lui ha
fallito.

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