Sei sulla pagina 1di 2

L’uomo viene descritto da Sciascia come 

una specie di commesso viaggiatore con la sua parlantina ma nello


stesso tempo con un volto serio e onesto. La promessa fatta agli uomini è quella di imbarcarli di notte e
sbarcarli successivamente sulla spiaggia del New Jersey (chiamato Nugiorsi dagli emigranti) a due passi da New
Jork (Nuovaiorche).
L'uomo promette agli emigranti che potranno scrivere ai parenti in America, che così li potranno aspettare
alla stazione di Trenton dopo dodici giorni dalla partenza: “L’importante era solo sbarcare in America, come e
quando non aveva importanza”.
Dopo aver attraversato il grande “mare oscuro” gli emigranti approderanno agli “stori” (store= negozio) e alle
“farme” (farm= fattoria) americani e si ricongiungeranno così ai loro parenti.

Il viaggio costa 250.000 lire, metà delle quali devono essere consegnate alla partenza e metà all’arrivo. Gli
emigranti conservano gelosamente i soldi tra la pelle e la camicia. Per racimolarli hanno venduto le cose più
care: la casa, il mulo, l’asino, le provviste dell’annata, il cassettone da biancheria (canterano), le coltri.
Altri hanno invece fatto ricorso agli usurai, con la segreta intenzione di non restituirli, prendendosi così una
vendetta personale dopo anni di soprusi.

Sono le undici quando uno di loro accende una lampadina tascabile, dando il segnale della partenza. Gli
emigranti si trovano davanti il signor Melfa, l’impresario della loro avventura, che, prima di partire, impone
gli emigranti di consegnare tutta la somma di denaro stabilita.
Gli emigranti giurano e salgono sulla barca. Dice Sciascia: “e di colpo ciascuno dei partenti diventò una informe
massa, un confuso grappolo di bagagli”.

Tutti si riuniscono in modo compatto insieme ai loro bagagli, “con il rischio che un uomo o un fagotto
traboccasse fuori”.
Il signor Melfa non dà importanza a nulla di tutto questo: per lui la differenza tra un uomo e un fagotto sta nei
soldi che posseduti solo dal primo.

Dopo undici difficili notti il viaggio termina: il signor Melfa chiamò in coperta i passeggeri, presentando loro i
paesi della ricca America che con le loro luci brillano come gioielli nella notte serena e dolce: una mezza luna
brilla tra un trasparente insieme di nuvole, una brezza che allarga i polmoni.
Un passeggero mostra dei dubbi e chiede se quella sia veramente l’America e non un altro paese.
Il signor Melfa lo guarda con compassione e continua a parlare chiedendo a tutti se dalle loro parti abbiano
mai visto un orizzonte come quello, se non sentano un'aria diversa, se non vedano come questi paesi
risplendano; tutti convengono e guardano con compassione e risentimento il povero compagno.

Dopo aver liquidato il conto, ciascuno di loro prende le proprie cose in pochi minuti e scende dalla barca
ridendo e canticchiando; quando la barca si muove, uno di loro si mette a cantare a gola aperta, ma il signor
Melfa lo fa tacere per non correre rischi.

Restano dunque seduti sulla sabbia, indecisi, senza saper che cosa fare, chiedendosi quanto sia lontana
Trenton e quanto ci voglia per raggiungerla. In lontananza sentono in modo irreale un canto che sembra di un
carrettiere siciliano. Subito pensano che il mondo è ovunque lo stesso: dappertutto l’uomo manifesta con il
canto la stessa malinconia, la stessa pena.
Due degli sbarcati decidono di andare alla scoperta del “Nuovo Mondo”. Iniziano a camminare in direzione
della luce che il cielo emana, e trovano subito la strada.
Vedono che è asfaltata, ben tenuta, diversa dalle loro, anche se in verità se l’aspettavano più ampia e più
dritta.
Nella strada passano automobili simili alle loro, seicento e millecento; pensano immediatamente che in
America vengano tenute per capriccio e che si comprano ai ragazzi come in Sicilia si fa con le biciclette.
Finalmente vedono delle indicazioni a lato strada: il cartello riporta la dicitura Santa Croce Camerina –
Scoglitti.
Tutti e due si rendono conto che il nome non suona affatto nuovo. Fermano allora una Cinquecento e
chiedono indicazioni per Trenton, ma poco dopo si rendono conto che l’automobilista è un loro compatriota.
Parlando fra loro capiscono di essere ancora in Sicilia.

Il racconto si chiude con tristezza: Si buttarono come schiantati sull’orlo della cunetta: chè non c’era nessuna
fretta di portare agli altri la notizia che erano sbarcati in Sicilia.
IL LUNGO VIAGGIO, ANALISI 
 
I protagonisti del racconto sono degli emigranti anonimi. La scelta non è casuale, perché Sciascia vuole
rappresentare con loro l'intero popolo siciliano, fatto di contadini umili e poveri, raggirati nei loro sogni di
speranza e miglioramento della propria vita.
L'America è la concretizzazione di quei sogni, che da uomini ingenui e non istruiti, vedono come una magnifica
terra delle opportunità, senza avere però gli strumenti per difendersi dai furbi e dai disonesti nella propria
patria.
Gli emigranti lasciano dietro di sé una terra che Sciascia definisce come «l’arida plaga del feudo», per
raggiungere la terra dei sogni, spazio di abbondanza e luce. Il potere delle immagini create dai racconti
sull’America dei parenti all’estero e degli emigrati di ritorno o in visita fa procedere il racconto in una direzione
inattesa.

Durante il viaggio, gli emigranti intravedono la terra paradisiaca che sognano: dall’imbarcazione le luci delle
città costiere degli Stati Uniti brillano nella notte raddolcita dalla brezza.

ma una volta arrivati, l’ambiente gli appare simile a quello di casa. Nonostante ciò, il potere
dell’immaginazione e la necessità di mantenere viva la speranza sono talmente forti che persino le cose a
loro familiari s’ingrandiscono o scompaiono, proprio perché vengono guardate attraverso il filtro
defamiliarizzante che si adatta alla loro idea mitica dell’America.
Persino quando leggono sui cartelli stradali i nomi di Santa Croce Camerina, persino quando scambiano due
parole in italiano con un abitante del luogo e persino quando quest’uomo legittimamente li manda al diavolo
in risposta alla loro richiesta di informazioni su come raggiungere Trenton, gli emigranti negano la realtà dei
fatti.

Solo attraverso i ricordi, uno di loro si rende conto che Santa Croce Camerina è un paesino della costa siciliana
dove suo padre tanti anni prima aveva trovato lavoro durante una brutta annata nelle campagne.

Sciascia, attraverso questa alternanza di spazi reali e immaginari, denuncia apertamente il traffico umano
illegale che si approfitta dell’ingenuità dei contadini ignoranti, piagati, oltre che dalla disperazione, soprattutto
da un fortissimo senso di rivalsa contro l’ingiustizia del mondo, che finisce per offuscare la reale valutazione
della realtà.

Potrebbero piacerti anche