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Kafka

Molte delle sue opere non furono pubblicate mentre lui era in vita, quindi non si
riesce a fare una precisa periodizzazione delle sue opere.
Nasce a Praga a cui è molto legato, dove appartiene a una minoranza etnica di
tedeschi di origine ebraica. Il critico italiano Baioni, parla di Kafka facendo
riferimento al “triplice ghetto”, cioè
 Ghetto ebraico, minoranza religiosa
 Ghetto tedesco
 Ghetto borghese
Un altro studioso Klaus Wagner, scrive di come Kafka fosse emarginato però viveva
una condizione privilegiata all’internodi questa discriminazione, perché all’interno di
questo triplice ghetto egli si distingue dagli altri perché conosce la lingua ceca.
Biografia
Ha un rapporto conflittuale con il padre: da un lato lo vede come un modello,
dall’altro come un tiranno.
Simpatizza per il socialismo e per i più deboli. Laureato in legge, lavora nelle
assicurazioni: da un lato coltiva la sua passione per la letteratura e dall’altro fa il
tipico lavoro borghese.
Dal 1910 inizia a scrivere dei diari, dai quali emerge il suo complicato mondo
interiore.
È avverso al matrimonio per due motivi:
1. La vita matrimoniale lo avrebbe privato della possibilità di coltivare la propria
arte, perché riusciva ad essere produttivo soltanto in estrema solitudine
2. Riteneva che il matrimonio potesse essere un passo verso la somiglianza col
padre
Le prime opere sono caratterizzate da questo sentimento nei confronti del padre.

 Das Urteil (=Il verdetto)


È un racconto. Emerge il rapporto conflittuale col padre sottoforma di colpa. Il
protagonista è un giovane commerciante che si innamora, si fidanza, ed è come se
osasse penetrare il regno degli adulti. Per questo, il padre reagisce male alla notizia e
lo costringe implicitamente al suicidio.
 Amerika (1914)
“Der Verschollene” (=Il disperso) era il titolo originario di “Amerika”. È il suo
primo esperimento come romanzo, che non porta a termine, infatti viene
considerato un frammento.
Racconta le peripezie di un ragazzo virtuoso, ma ingenuo di nome Karl Hoffmann,
che viene sedotto dalla cameriera, la quale resta incinta e viene mandato in America
dai genitori. Questo dovrebbe procurare una crescita, ma Karl non si evolve in
America, non matura, rimane legato all’infanzia, continua a sottrarsi all’amore fisico
con l’altro sesso.
Non si sa come finisce, ciò che sappiamo è che Hoffmann e Joseph K., il protagonista
de “Il Processo”, muoiono entrambi per punizione, solo che Hoffmann è senza colpa,
invece Joseph è colpevole e morirà di una morte più trucida.
 Der Prozess (=Il Processo) 1914
Romanzo di 10 capitoli. Max Brod lo modifica e lo pubblica nel 1925.
TRAMA: È la storia surreale di un impiegato di banca di nome Joseph K., che viene
accusato, arrestato e processato per motivi misteriosi. Il tribunale che lo processa è
misterioso. Egli non sa perché viene processato, e non sa nemmeno qual è la sua
condanna.
STILE: A differenza de “La Metamorfosi”, in cui come dicevamo prima, la
sensazione del lettore è abbastanza tranquilla, perché l’autore trasmette una
sensazione piuttosto distaccata.
Qui c’è lo stesso distacco però l’effetto di angoscia, di smarrimento, di immortalità è
di gran lunga superiore nel lettore, cioè la lettura de “Il Processo” è indubbiamente
una lettura diciamo così, faticosa non per lo stile, ma perché non ci si dà una
spiegazione, cioè non si riesce a venirne a capo, ci si immedesima in qualche modo
nel protagonista che non riesce a venire a capo della sua situazione.
La sensazione diffusa è un po’ onirica. Lingua scarna e disadorna. Uno stile molto
privo di ornamenti, anche la terminologia giuridica che ricorre molto spesso
contribuisce comunque a rendere uno stile piuttosto freddo, ancora più che ne “La
metamorfosi”, questo stile concreto e oggettivo, contrasta in maniera lampante con
l’assurdità invece delle cose che vengono raccontate, cioè quanto più realistica è la
descrizione, tanto più assurdo risulta invece l’effetto.
C’è sempre questo dislivello tra la freddezza e il distacco e l’oggettività dello stile e
lo sgomento invece che produce nel protagonista e nel lettore. Un altro aspetto che
riguarda questo sbilanciamento è dato dai personaggi, che non sono descritti in
maniera concreta ma restano sempre un po’ astratti: il nome K. Soltanto l’iniziale, ci
fa capire come resti tutto un po’ sul vago a differenza al contrario invece le situazioni
che i personaggi vivono sono descritte con grande concretezza.
Anche nel caso de “Il Processo” si parla di metafora concretizzata, cioè di quella
radicalizzazione dei fatti di cui abbiamo parlato prima.
Gregor parassita perché dipende dalla famiglia che a sua volta gli nega nel caso
dell’autore, la libertà artistica, si trasforma di fatto in un parassita.
In questo caso Joseph, che si sente accusato, si trasforma nell’accusato per
eccellenza. Il meccanismo è lo stesso cioè estremizzazione, enfatizzazione di una
condizione che in quanto tale precipita e diventa realtà. Anche questo ha un po’ a che
fare con quello di cui abbiamo parlato dell’Espressionismo, c’è la trasfigurazione
della realtà attraverso la nostra percezione. Allora se io mi percepisco parassita, mi
trasfiguro e mi trasformo in parassita, percepisco il mio senso di colpa, sono
colpevole, mi trasformo in colpevole.
Per questo Kafka, può essere considerato espressionista. I fatti non vengono mai
presentati però la descrizione di Kafka non viene mai presentata, però da un punto di
vista del protagonista come succede ne “La Metamorfosi. Nel caso de “Il processo”
vengono descritti in maniera più oggettiva e più distaccata, cioè il ruolo del narratore
onnisciente e più solido rispetto a quello de “La Metamorfosi”. L’effetto nel lettore è
ancora più di disorientamento perché non sappiamo se invece forse magari Joseph
una qualche colpa ce l’ha, non abbiamo mai la certezza fino in fondo che quello che
ci stanno raccontando effettivamente corrisponde al vero, anche perché tante delle
cose che vengono raccontate, difficilmente possono accadere nella realtà.
INTERPRETAZIONI SULLA COLPA: Fondamentalmente la critica tende a
interpretare la colpa di Joseph in termini quasi sempre esistenzialistici,
psicoanalitici, e autobiografici. La successione di queste tappe giudiziarie così
confuse e poco spiegate e sottolineate da questo linguaggio giuridico, fa pensare
secondo la critica a un’allegoria della malattia e poi della morte per tappe, con un
linguaggio non medico ma giuridico.
Quindi, ci sono riferimenti autobiografici, un’interpretazione allegorica e
metaforica della malattia e della morte e una tesi quasi spiritualistica sostenuta da
Brod a sfondo religioso, secondo cui il dramma di Joseph è il dramma dell’uomo che
si autoesclude dall’ordine divino, cioè il peccato originale.
Qualcuno ha avanzato tesi di tipo etnico-razziale perché il fatto che Kafka fosse
ebreo va considerato. Nel senso di colpa continuo, indefinito e inspiegato dei suoi
personaggi, alcuni critici hanno visto il destino della persecuzione del popolo ebraico.
Tesi poco attendibile.
Dal punto di vista sociologico un altro tipo di lettura potrebbe essere quello relativo
all’incapacità di Kafka di rientrare in società tramite il matrimonio, colpa che Kafka
pensava di avere, ovvero l’incapacità di sposarsi e fare una famiglia era avvertita da
Kafka come una colpa. Inconciliabilità tra la sua natura e la società. La solitudine è
intesa come punizione per l’esclusione dalla vita sociale. Secondo alcuni critici la sua
colpa è il non aver colpa.
Quella più attendibile e più diffusa è l’interpretazione esistenzialistica secondo cui
la colpa di Kafka starebbe nella sua incapacità di capire ciò che gli sta succedendo.
Joseph non capisce cioè cosa gli sta succedendo, e non capisce a fondo la sua
condizione di vita. Fondendo l’interpretazione esistenzialistica con quella
spiritualistica si giunge all’idea di un uomo che nascendo porta con sé quel peccato
originale che in chiave laica viene considerato dolore, difficoltà a stare sulla Terra,
malessere, questa funziona perché lui compie 30 anni nel giorno in cui viene arrestato
e non è un caso. Cioè lui entra nel mondo degli adulti, e visto che lui fa fatica a
entrare nel mondo degli adulti, il fatto che lui compie 30 anni, potrebbe significare
un’esasperazione di questa sua difficoltà.
Il tema del giudizio in Kafka è molto frequente, anche nella parabola della legge
pubblicata nel 1945 “Vor dem Gesetz” (=Davanti alla legge), inserita dentro il
romanzo, episodio raccontato dal prete a Joseph. Questa storia racconta di un uomo di
campagna che si presenta davanti alla porta della legge e chiede di poter essere
ammesso, l’uomo viene però fermato dal guardiano che gli dice di aspettare fino a
quando non sarà il suo turno. L’uomo non riesce ad accedere alla legge e questo
anticipa a Joseph la sua fine. Secondo Baioni, la colpa dell’uomo di campagna, e per
transitività anche di Joseph, sta nel fatto di non capire che la legge in realtà non
esiste. È l’esperienza della legge che noi conosciamo. La legge in sé non è tangibile,
è stata formulata, esiste, viene rispettata da tutti, ma è un’astrazione. La legge diventa
legge concreta quando ci comportiamo secondo la legge o infrangendo la legge,
quindi il vero significato della legge, a cui l’uomo di campagna aspira di conoscere,
in realtà non esiste perché sta nella nostra condotta. Secondo Baioni, non ci può
essere una vera conoscenza esperienziale della legge, ma soltanto una conoscenza
della condotta, dell’esperienza della legge. Cioè non una conoscenza diretta. L’uomo
quindi dovrebbe rinunciare a conoscere qualcosa che non può conoscere, e
bisognerebbe soltanto accettare di vivere secondo i dettami della legge senza sforzarsi
di accedervi.
 Un’altra opera che ha a che fare con la punizione è In der Strafkolonie
(=Nella colonia penale),
Racconto pubblicato nel 1919 e scritto nel 1914. Racconta del funzionamento di una
macchina di tortura. Ci sono dei personaggi che anche qui vengono denominati
sempre con ruoli generici senza nomi propri. La vicenda si svolge in questa colonia
penale, in cui viene utilizzata una macchina di tortura, chiamata in italiano “erpice”,
per giustiziare dei colpevoli. Gli aghi della macchina incidevano sul corpo del
condannato delle parole che rappresentavano il comandamento che il condannato
aveva trasgredito. Secondo la critica, l’erpice fa riferimento alla macchina da
scrivere, mentre la punizione fa riferimento alla condizione di solitudine dello
scrittore verso il mondo esterno. Queste esecuzioni si svolgevano in pubblico come
un rito di catarsi collettiva.
 Das Schloss (=Il Castello), incompleto
Scritto intorno al 1921-22 e pubblicato postumo nel 1926. Il protagonista è un
agrimensore, cioè misuratore di terra. Viene chiamato al castello di un villaggio per
essere assunto però per una serie di circostanze inspiegabili scopre che in realtà non
lo avevano chiamato. Si incaponisce e insiste a tutti i costi per essere accettato e non
se ne vuole andare, fino a quando non assiste a un deperimento delle sue energie
fisiche e psichiche. Muore, ma anziché morire solo come Joseph, muore al cospetto
di tutta l’umanità che non lo aveva accettato. Sarebbe dovuto morire confortato da
una lettera che gli giunge, in cui finalmente gli viene riconosciuto il permesso di
vivere al castello, di lavorare nel villaggio, anche se non gli viene attribuita la
cittadinanza nel luogo, ma c’è un piccolo segno di apertura.
Evoluzioni all’interno delle opere
I protagonisti di Kafka non sono quasi mai personaggi che si danno per vinti, ma
continuano sempre a lottare con i propri mezzi e capacità, ma sono sempre votati al
fallimento e alla morte del protagonista. Questo suscita nel lettore una sensazione di
disagio di fronte all’assenza di un barlume di speranza.
Dobbiamo attenzionare l’evoluzione dei protagonisti.
 Il protagonista di “Amerika” ha un nome e un cognome, Karl Rossmann
 Il protagonista de “Il Processo” ha nome proprio ma il cognome è solo
un’iniziale, Joseph K.
 Il protagonista de “Il Castello” ha soltanto una lettera, K.
C’è una progressiva astrazione, cioè una progressiva perdita del rapporto con la
realtà, cioè si passa da una rappresentazione più realistica a una più astratta.
Quest’evoluzione non si esaurisce solo con il nome, ma anche le vicende dei tre
personaggi ci mostrano che possiamo individuare una certa evoluzione del rapporto
tra il singolo e la realtà circostante; Karl Rossmann vive la realtà come una scoperta
con gli occhi di un adolescente vivace e giovane; Joseph K. Vive la realtà come un
incubo; l’agrimensore K. Vive la realtà come rassegnazione.
Nei 3 romanzi c’è anche un’evoluzione delle coordinate spazio temporali: in
“Amerika” c’è una trama di avvenimenti di tipo consequenziale, ne “Il Processo” e ne
“Il Castello” le connotazioni spazio temporali diventano più precarie.
Anche lo stile narrativo si evolve: in “Amerika” c’è una narrazione in terza persona
con alternanza di discorso diretto e indiretto, negli altri due romanzi c’è un
cambiamento e l’autore si disorienta. Uno dei testi in cui lo stile di Kafka assume i
tratti tipici della sua scrittura è quello de “Il messaggio dell’imperatore” di Kaiser
Botschaft.
Anche nella parabola della legge non c’è un insegnamento, a dimostrare che
appunto non esiste una legge e che tutte le verità sono possibili perché non ne
esiste una sola.
Nella critica letteraria si è affermata la nascita del termine “kafkaesque” (=kafkiano),
che fa riferimento a questo mondo irrazionale, illogico, paradossale e grottesco. Ci
sono quindi molti riferimenti alla corrente espressionista, primo fra tutti il tema del
conflitto generazionale, nonostante ciò, il suo stile è molto più vicino al realismo: egli
racconta delle cose assurde in termini realistici, semplici e comuni.
 La metamorfosi
Il fatto di svegliarsi trasformato si potrebbe considerare un evento inaudito, invece si
considera un Erzelung perché la metamorfosi è già avvenuta da prima anche se il
racconto si intitola così. La trasformazione è già avvenuta infatti si trasformano le
vite dei suoi familiari e il loro ruolo. La trasformazione è subita dai familiari.
Alienazione e straniamento
Adeguamento dei familiari alla nuova situazione -> i familiari devono mettersi a
lavorare. Questa è la prima trasformazione.
La sorella si prende cura di lui. Ma Gregor inizia ad assumere tendenze da insetto.
Gregor si sente in colpa mentre sente una discussione dei suoi genitori e apprende che
stavano mettendo i soldi di lato ->dimostra immaturità come i bambini.
Viene privato della sua identità quando gli levano gli oggetti dalla stanza-> annullano
le tracce del vecchio Gregor.
L’alienazione è sempre crescente via via che i genitori si adeguano alla nuova
situazione.
Culmine del processo di alienazione ->catastrofe. I genitori hanno iniziato a lavorare,
la signora delle pulizie è l’unica che non teme
Stile: frasi brevi, lingua quotidiana. Non è un linguaggio che vuole sconvolgere.
Linguaggio comune per descrivere un fatto sconvolgente. Contrasto voluto ->
alimenta l’effetto sorpresa
Lo stile si avvicina più al Realismo che all’Espressionismo.
Interpretazioni della critica:
1. Biografia: l’isolamento di Gregor esprime l’isolamento dell’autore (rifiuto a
sposarsi ecc) e desiderio di una via d’uscita
2. Psicanalitica: la storia di Gregor è una rimozione del disagio dell’autore,
mettendo su carta la scissione tra pensare umano e forma animalesca. Forma
esistenziale scissa in due: uomo e insetto
3. Economico-sociologica: piccolo lavoratore sottomesso che viene meno al suo
dovere, come forma di ribellione, contro le dinamiche dell’utile e del
capitalismo
4. Sociologica: Kafka era un outsider-> attraverso l’ideazione di questo insetto ha
voluto rappresentare la sua alienazione dalla società
5. Etica: Gregor viene punito per la sua esistenza manchevole (come ne “Il
Processo”
6.
 Vor dem Gesetz (Davanti alla legge)
Questa parabola, raccontata a Joseph K. Da quel prete nel Duomo, è in qualche
modo profetica, rivelatrice perché in qualche modo apprende che in realtà tutti i
tentativi sono invani, perché l’uomo che si pone davanti alla legge aspetta, ma può
anche arrivare ad aspettare all’infinito e quindi passa la sua intera esistenza nel
tentativo estremo e prosciugante di raggiungere la verità.
Ognuno può interpretare questa parabola come vuole, ma qual è il torto di
quest’uomo di campagna? Egli muore lì, quindi è come se fosse una punizione.
L’uomo non fa nessun tentativo di corromperlo…sì cerca di convincerlo però poi
non ottiene mai delle risposte e le domande giuste gli arrivano in fin di vita.
Sicuramente una colpa sarebbe quella di non essere abbastanza tenace da voler
imporre la propria volontà. Un’altra colpa potrebbe essere quella di non aver
desistito: ha totalmente sacrificato la propria vita per una cosa che alla fine non
ottiene. E forse anche se Joseph K. Avesse rinunciato a cercare di capire qual è il
processo contro di lui, magari sarebbe riuscito a condurre un’esistenza un po’ più
normale.
Il romanzo, che a differenza di molte opere incompiute presenta anche il capitolo
conclusivo, segue le surreali e sinistre vicende di un impiegato di banca, di
nome Josef K., viene accusato da un misterioso tribunale di essersi macchiato di una
colpa non meglio determinata. Josek K. si trova così nella condizione assurda di
doversi difendere da un’accusa indistinta ma ineluttabile, che acquista molti
significati simbolico-religiosi, dal conflitto con il padre (che è il tema centrale della
nota Lettera al padre) fino al rapporto difficile con il mondo ebraico.

K. viene quindi incaricato da suo ufficio di far visitare la città ad un cliente italiano,
che però non si presenta all’appuntamento stabilito presso la cattedrale di Praga. K.
entra quindi nella chiesa, dove trova solo un sacerdote che sembra intento a
preparare le funzioni. Josef vorrebbe allontanarsi, ma il prete lo richiama a gran voce
e incomincia a rimproverarlo per la sua condotta con le donne. Il sacerdote, che è in
realtà il cappellano del tribunale, è perfettamente al corrente della situazione di K. e
gliela illustra per mezzo di una parabola, ispirata al racconto kafkiano Davanti alla
legge 2 e il cui significato sembra alludere alla condanna di Josef. Prima che Josef
venga congedato dal sacerdote senza ulteriori spiegazioni, i due discutono del
significato della novella, che fa parte dei testi legislativi consultati e interpretati da
secoli dai giudici della Corte.

Il tema principale dell’opera, come indica il titolo stesso, è quindi quello


della Giustizia, intesa sia come insieme di leggi e norme che regolano la vita degli
uomini che, in senso metafisico, come ordine superiore che governa il mondo e le
cose. Per Kafka (che evidentemente trasfigura se stesso nel protagonista, come
avviene anche per il personaggio di K. nel Il castello) la tragedia dell’uomo
moderno è che questo ordine - la Legge, come nel racconto Davanti alla legge citato
da Josef e dal sacerdote - è ignoto ed inconoscibile: K., nonostante goda di un
evidente vantaggio intellettuale sui giudici e sui meschini funzionari della corte, non
può fare nulla per sostenere le proprie ragioni, né verrà mai a capo dei veri capi
d’accusa che pendono sopra la sua testa. Mentre il “processo” avanza implacabile, K.
si trova anzi coinvolto in situazioni paradossali e farsesche 3: dalla prima udienza in
tribunale fino al rapporto inconcludente con l’avvocato Huld, dalla visita a Titorelli
fino alla scena nella cattedrale con il sacerdote. Josef, che inizialmente denuncia
l’insensatezza della burocrazia e della giurisprudenza, tuttavia a poco a poco matura
un inconscio senso di colpa (si pensi alla scena in cui nel suo stesso ufficio vede
violentemente puniti i suoi persecutori) che alla fine gli fa accettare la condanna a
morte come un fatto naturale e necessario. L’angoscia e la consapevolezza di “essere
perseguiti e puniti per una colpa non commessa, ignorata, che il tribunale non ci
rivelerà mai” 4 sono quindi i tratti essenziali del rapporto di Josef K. con la realtà. E
questa “colpa” è solo un caso della più generale e universale colpa connaturata
all’esistenza umana, che si lega profondamente al rapporto conflittuale di Kafka con
il mondo ebraico (di cui fa parte ma di cui avverte la fine imminente) e con il proprio
retroterra familiare. Corrispondente al senso di colpa è l’angoscia ossessiva di Josef:
l’assenza di logica e l’alienazione dell’uomo dalla realtà svuotano progressivamente
di senso e significato ogni gesto dl protagonista, il cui ultimo pensiero è per
la “vergogna” che rimarrà di lui dopo l’esecuzione capitale.

K. viene quindi incaricato da suo ufficio di far visitare la città ad un cliente italiano,
che però non si presenta all’appuntamento stabilito presso la cattedrale di Praga. K.
entra quindi nella chiesa, dove trova solo un sacerdote che sembra intento a
preparare le funzioni. Josef vorrebbe allontanarsi, ma il prete lo richiama a gran voce
e incomincia a rimproverarlo per la sua condotta con le donne. Il sacerdote, che è in
realtà il cappellano del tribunale, è perfettamente al corrente della situazione di K. e
gliela illustra per mezzo di una parabola, ispirata al racconto kafkiano Davanti alla
legge 2 e il cui significato sembra alludere alla condanna di Josef. Prima che Josef
venga congedato dal sacerdote senza ulteriori spiegazioni, i due discutono del
significato della novella, che fa parte dei testi legislativi consultati e interpretati da
secoli dai giudici della Corte.

2
 Davanti alla legge (in tedesco, Vor dem Gesetz) è un racconto di Franz Kafka
pubblicato nel 1915. In esso, un semplice contadino desidera entrare nel palazzo
della Legge, ma un guardiano gli spiega che dovrà attendere per un tempo
indeterminato di fronte ad un portone. Nonostante le domande insistenti del
protagonista, che prova anche a corrompere senza successo il guardiano, il portone
non viene mai aperto, e il contadino trascorre anni interi in un’inutile attesa. In
punto di morte, il protagonista chiede perché nessun altro uomo abbia mai tentato
l’accesso alla Legge: il guardiano - in accordo con la logica dell’assurdo delle
narrazioni kafkiane - rivela che quella porta misteriosa poteva essere dischiusa solo
per il contadino, ma che ora verrà serrata per sempre.
3
 L’assurdità della vicenda, dietro cui si può leggere la visione del mondo di Kafka e
la sua vicinanza a certi aspetti dell’Esistenzialismo, si traduce nella descrizione
degli spazi del romanzo: prevalgono infatti i luoghi chiusi e asfittici, come il tribunale
, in cui K. si perde più volte e da cui può uscire solo con l’aiuto di altri personaggi.

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