1810-1816: sette anni di studio matto e disperatissimo. Leopardi legge molto,
comincia a comporre opere di vario genere (traduzioni dal greco e dal latino, saggi, opere teatrali…). 1816: passaggio dall’erudizione al bello. Leopardi comincia a elaborare un pensiero originale. Pessimismo storico (1816-1818): la Natura è buona, l’uomo primitivo è felice, quando sviluppa la Ragione l’uomo complica la propria vita e diventa infelice. La Ragione è il motivo dell’infelicità dell’uomo. Leopardi si posiziona contro il Romanticismo, e polemizza coi Romantici perché secondo lui bisogna leggere i Greci e i Latini. Infatti i Greci e i Latini, poiché sono antichi, sono più vicini allo stato di Natura. 1819: Leopardi tenta la fuga ma viene scoperto. Comincia a sviluppare pensieri suicidi, perché sperimenta il passaggio dal bello al vero. Il vero è che l’uomo è infelice. La felicità non si può raggiungere, e la Natura incomincia a rivelare aspetti negativi. Il pessimismo va cambiando. La Ragione ha la funzione di eliminare le illusioni di felicità. 1819-1822: prima grande stagione poetica. Scrive le Canzoni e gli Idilli. Gli Idilli sono 6 componimenti nei quali Leopardi prende spunto da situazioni reali per sviluppare il suo pensiero. La Natura è bella ma esclude l’uomo, lo ha creato con dei limiti. L’uomo desidera il piacere infinito ma non lo può raggiungere, perciò è infelice. Può soltanto illudersi di raggiungere il piacere infinito come fa Leopardi nell’Infinito. Ma anche l’infinito fa paura, ma fa sentir bene il poeta (e l’uomo in generale). Solo che si tratta sempre e solo di illusioni, e la Ragione ricorda all’uomo che sono solo illusioni, e che la realtà è fatta di infelicità. Il poeta vive di illusioni e canta l’infinito-indefinito attraverso immagini vaghe, indefinite e sognanti. 1822-23: Leopardi lascia la poesia, riflette sulla religione e incomincia a considerare molto negativa la Natura. 1824: Operette morali. Componimenti in prosa nei quali espone il suo pensiero. Pessimismo cosmico (1823-30): la Natura è matrigna, crea l’uomo, gli animali, le piante, i pianeti e tutti gli elementi naturali, e poi li distrugge, li fa soffrire. La Natura è indifferente alla sofferenza dei suoi figli. La Ragione quindi è positiva per l’uomo perché gli fa capire l’inganno della Natura, che è bella ma crudele. Le illusioni vengono distrutte e quello che resta è l’infelicità dell’uomo e di tutti gli elementi naturali (animali, piante…). Dialogo della Natura e di un Islandese: la Natura confessa all’Islandese di essere indifferente nei confronti della sofferenza dei suoi figli. 1828: ritorno alla poesia. Leopardi si trova a Pisa e gli torna l’ispirazione poetica “con quel mio cuore di una volta” (non è proprio così, perché adesso sa che la Natura è maligna). 1828-1830: canti pisano-recanatesi. Sono delle canzoni che esprimono il pessimismo cosmico: A Silvia, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, Il passero solitario, Le Ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio. 1830-32: a Firenze Leopardi conosce un esule napoletano, Antonio Ranieri, che sarà suo amico fino alla fine. Scrive il Ciclo di Aspasia (5 canzoni) dedicato a una nobildonna di cui si innamora. Scrive anche due canzoni sepolcrali. Il suo pessimismo aumenta e comincia a diventare un po’ diverso. 1833-37: Leopardi è a Napoli e scrive i suoi ultimi componimenti, tra cui la lunghissima canzone La ginestra, o il fiore del deserto, nella quale trova espressione perfetta il suo Pessimismo eroico o titanico (1831-37): la Natura è maligna, l’uomo è infelice ma può trovare un senso alla sua vita in due modi, cioè comportandosi da eroe e resistendo agli attacchi della natura (come la ginestra che cresce alle pendici del Vesuvio e malgrado le eruzioni, la distruzione e la morte causata dal vulcano cresce sempre), e unendosi in fratellanza con gli altri uomini in una solidarietà contro la Natura.