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« ALIENAZIONE » IN HEGEL

USI E SIGNIFICATI DI ENTAUSSERUNG,


ENTFREMDUNG, VERAUSSERUNG
LESSICO INTELLETTUALE EUROPEO
VII

CENTRO DI STUDIO DEL C.N.R.


MARCELLA D'ABBIERO

c<ALIENAZIONE» IN HEGEL
USI E SIGNIFICATI DI ENTAUSSERUNG,
ENTFREMDUNG. VERAUSSERUNG

Dialectical_Books

Edizioni dell'Ateneo Roma


1970, © Copyright by Edizioni dell'Ateneo Roma

Secondo le norme del Lessico Intellettuale Europeo questo volume è


stato sottoposto all'approvazione di M. Rossi e G. Sasso
INDICE

p.

7 Premessa
9 Introduzione
37 I. Entausserung ed entaussern nella Realphilosophie

85 Il. Entausserung ed Entfremdung nella Fenomeno-


logia dello Spirito

165 III. Entausserung e Entfremdung dalla Propedeutica


alle V orlesungen
205 Indici
209 Occorrenze dei termini nei testi hegeliani
215 Indice dei nomi propri
PREMESSA

Questa ricerca, che ha per oggetto lo studio, nel linguaggio


hegeliano, degli usi e dei significati di Entiiusserung, Entfremdung,
Veriiusserung (e delle rispettive forme verbali), prende spunto es-
senzialmente dal rilievo assunto dal concetto di « alienazione »
nella letteratura hegeliana e nel dibattito culturale degli ultimi
anni. Tale concetto, soprattutto in rapporto al suo uso in Marx
(che lo designa appunto sia con Entiiusserung che con Entfrem-
dung) ha avuto una larga diffusione nella cultura contemporanea,
nel campo filosofico come in campi affini, fino a designare una
serie di nozioni anche assai diverse da quella originaria di Marx.
Il dibattito intorno al concetto di « alienazione » - special-
mente nell'ambito della filosofia marxista contemporanea - ha
d'altronde ben presto condotto, al di là di Marx, ai testi di Hegel.
È lo stesso Marx, infatti, che nei Manoscritti economico-filosofici
dichiara di aver assunto da Hegel il concetto di « alienazione »,
proponendosi per altro, com'è noto, di liberarlo dalle scorie idea-
listiche in cui si trovava avvolto nei testi di quel filosofo. Si è
assistito così quasi ad una « scoperta » di questo concetto nei
testi hegeliani, in effetti assai distrattamente considerato nella
letteratura dell'Ottocento e del primo NovecentO. Hegel non ha
mai tuttavia teorizzato - per quanto ciò possa a prima vista sor-
prendere - il concetto di « alienazione», come ha fatto in se-
guito Marx, e, proprio perciò, lo studio di questo problema nei
8 Premessa

suoi testi, si è assai spesso presentato piuttosto come ricerca di un


concetto precostituito di « alienazione » (per esempio assumendo
l'alienazione come fatto senz'altro negativo) che non come ricerca
delle molteplici forme in cui questa idea appare nella filosofia hege-
liana. A tal fine, una ricerca terminologica su Entausserung ed
Entfremdung, mi è parsa particolarmente utile, se non altro per
sgombrare il campo dalle molte inesattezze e dai molti luoghi
comuni che circolano sull'origine ed il significato di questi termini.
Dato il carattere terminologico del lavoro, non vi si trove-
ranno affrontati se non quei testi che, comprendendo esplicita-
mente i termini in questione, consentono di coglierne in concreto
le molteplici variazioni significative. Questi limiti, ai quali, tal-
volta a malincuore, ho dovuto attenermi, costituiscono tuttavia, se
non m'inganno, la ragione della specifica utilità di un lavoro come
questo.
Vorrei infine porgere il mio ringraziamento a quanti si sono in-
teressati alla elaborazione di questo studio: al prof. Tullio Gre-
gory, che, come direttore del Centro del Lessico Intellet-
tuale Europeo, ha sempre seguito l'andamento della ricerca;
al prof. Mario Rossi, che ha letto il dattiloscritto dandomi oppor-
tuni suggerimenti; al prof. Gennaro Sasso, che ha seguito atten-
tamente la ricerca fin nei particolari, essendomi assai spesso di
validissimo aiuto; al prof. Guido Calogero cui devo - oltre ad
una serie di insostituibili consigli - l'idea stessa del lavoro.
Il libro è dedicato ai miei genitori.

MARCELLA D' ABBIERO

Roma 22 giugno 1970


INTRODUZIONE

La problematica filosofica dell' « alienazione » ha la sua ori-


gine, come è ben noto, nei testi di Marx. In essi, soprattutto nei
Manoscritti economico-filosofici e nell'Ideologia tedesca, viene de-
signata con Entausserung e con Entfremdung (che sono, appunto,
i corrispondenti semantici tedeschi di alienazione), la situazione di
« espropriazione », di « perdita di sé », in cui si trova l'operaio,
privato dal capitalista del prodotto del suo lavoro, nel quale egli,
lavorando, si era oggettivato. Ecco, a titolo d'esempio, una fra
le più celebri definizioni marxiane dell' « alienazione »:
Die Arbeit produziert nicht nur Waren; sie produziert sich selbst
und den Arbeiter als eine Ware, und zwar in dem Verhaltnis, in
welchem sie iiberhaupt Waren produziert. Dies Faktum driickt weiter
.nichts aus als: Der Gegenstand, den die Arbeit produziert, ihr Pro-
dukt, tritt ihr als ein fremdes W esen, als eine von dem Produzenten
unabhangige Macht gegeniiber. Das Produkt der Arbeit ist die Arbeit,
die sich in einem Gegenstand fixiert, sachlich gemacht hat, es ist die
V ergegenstandlichung der Arbeit. Die Verwirklichung der Arbeit ist
ihre Vergegenstandlichung. Diese Verwirklichung der Arbeit erscheint
in dem nationalOkonomischen Zustand als Entwirklichung des Arbei-
ters, die Vergegenstandlichung als V erlust und Knechtschaf t des
Gegenstandes, die Aneignung als Entfremdung, als Entausserung 1.

1 K. MARX, Okonomisch-philosophische Manuskripte (1844), Werke,


Berlin 1968, Ergiinzungsband, I, pp. 511-512. «Il lavoro non produce
soltanto merci; esso produce se stesso e il lavoratore come una merce, pre-
cisamente nella proporzione in cui esso produce merci in genere. Questo
10 Introduzione

È altresì noto che Marx afferma esplioitamente di aver tro-


vato la genesi di tale concetto nel pensiero di Hegel. Nella critica
della filosofia hegeliana contenuta nel III manoscritto, che si
riferisce soprattutto alla Fenomenologia, egli parla infatti di un
concetto hegeliano di « alienazione » il quale è, in vesti teolo-
gizzanti e mistificate, quel medesimo concetto di « oggettivazione
estraniante » che è alla base della sua idea della « Entausserung-
-Entfremdung ». Marx si riferisce soprattutto ad un passo del
capitolo « Il sapere assoluto », nel quale Hegel, come si vedrà
in seguito, parla di una « Entausserung » dell'autocoscienza attra-
verso cui essa si « pone » nell'oggettività, estraniandovisi e supe-
rando poi tale estraneazione mercé il ritorno nel puro pensiero.
Tale alienazione, intesa come l'oggettivazione-estraneazione del-
l'astratta autocoscienza, la quale ritrova se stessa solo superando
l'oggettività ut sic, appare a Marx un concetto teologico, pura-
mente « speculativo ». Il merito di Hegel consiste tuttavia, per
Marx, nel fatto di aver comunque individuata e tenuta ferma,
nella Fenomenologia, l'idea dell'« alienazione» umana:
Die « Phanomenologie » ist daher die verborgne, sich selbst noch
unklare und mystizierende Kritik; aber insofern sie die Entfremdung
des Menschen -wenn auch der Mensch nur in der Gestalt des
Geistes erscheint- festhalt, liegen in ihr alle Elemente der Kritik
verborgen und oft schon in einer weit den Hegelschen Standpunkt
iiberragenden Weise vorbereitet und ausgearbeitet (p. 573) 2 •

fatto non esprime nient'altro che questo: che l'oggetto, prodotto del la-
voro, prodotto suo, sorge di fronte al lavoro come un ente estraneo, come
una potenza indipendente dal producente. Il prodotto del lavoro è il lavoro
che si è fissato in un oggetto, che si è fatto oggettivo: è l'oggettivazione
del lavoro. La realizzazione del lavoro è la sua oggettivazione. Questa realiz-
zazione del lavoro appare, nella condizione descritta dall'economia politica,
come privazione dell'operaio, e l'oggettivazione appare come perdita e schia-
vitù dell'oggetto, e l'appropriazione come alienazione, come espropriazione»
(trad. it. di G. Della Volpe, Roma 1963, pp. 194-195).
2 « La Fenomenologia è quindi la critica nascosta, ancora non chiara a
se stessa e mistificatrice; ma in quanto tiene ferma l'alienazione umana
La critica di Marx a Hegel 11

Questo riferimento di Marx alla Fenomenologia è interessante


da un duplice punto di vista. Da un lato, infatti, Marx (se a
ragione o a torto non interessa qui stabilire) ritiene di ritrovare
in Hegel la genesi dell'idea di « alienazione »; da un altro, ri-
chiama la nostra attenzione sul termine Entausserung che appare,
appunto, nella pagina della Fenomenologia considerata da Marx.
Vedremo in seguito l'importanza di questa indicazione termino-
logica, che risulterà dall'esame di alcune interpretazioni che sono
state date del concetto hegeliano di « alienazione ».
Il concetto di « alienazione », che nelle pagine di Marx è de-
signato ora con Entausserung, ora con Entfremdung, è poi larga-
mente penetrato, come è ben noto, nella cultura contemporanea,
soprattutto in seguito alla pubblicazione, avvenuta nel 1932, dei
Manoscritti economico-filosofici: si è diffuso cosl, oltre i confini
del marxismo, non solo in altre correnti filosofiche, ma anche in
altre discipline, nella sociologia, nella psicologia, nella lettera-
tura ecc.
Com'era naturale, in questa diffusione l'originaria nozione
marxiana non è rimasta intatta, ma si è modificata, in funzione
delle varie filosofie e discipline in cui è stata utilizzata: si può
constatare cosl che, con il comune nome di alienazione (e dei
suoi corrispondenti semantici nelle altre lingue), sono designate
oggi, non senza una certa equivocità, nozioni spesso assai diverse,
pur se in qualche modo sempre connesse con quella marxiana 3 •
Ad esempio, e sempre restando nel campo della filosofia, assai

- anche se l'uomo appaia soltanto nella figura dello spirito - si trovano


in essa nascosti tutti gli elementi della critica, e spesso preparati e elabo-
rati in una guisa che sorpassa di molto il punto di v,ista hegeliano » (trad.
cit., p. 263 ). Per la critica alla filosofia hegeliana, cfr. Okon.-phil. Manuskr.,
cit., pp. 568-588.
3 Cfr. M. FRANKLIN, On Hegel's Theory of Alienation and its Histo-
rical Force, « Tulane Studies in Philosophy », IX ( = Studies in Hegel),
1960, pp. 50-100; V. RrnsER, Il concetto di alienazione in sociologia, «Qua-
derni di Sociologia», XIV, 1965, pp. 131-170; L. GALLINO, Presupposti
12 Introduzione

differente da quella marxiana è la nozione designata dal termine


alienazione nell'esistenzialismo. Negli scritti di Marx, alienazione
sta per una situazione oggettiva, propria della società capitali-
stica, dipendente dalle strutture economiche e quindi storicamente
eliminabile; nell'esistenzialismo sta per una situazione non sto-
rica, ma esistenziale, e quindi ineliminabile, non dipendente da
fattori socio-economici, bensì piuttosto dalla natura finita del-
l'uomo, perennemente estraniantesi nell'« altro da sé» 4 •
Vediamo così una tipica definizione dell'alienazione data da
Sartre:
L'uomo che contempla la sua opera, che si riconosce interamente
in essa, che, nello stesso tempo, non vi si riconosce affatto, che può
dire, sia « non ho voluto questo », sia « capisco che ho fatto proprio
questo e che non potevo fare nient'altro», l'uomo che dalla propria
libera praxis è ricondotto al suo essere pre-fabbricato e che si riconosce
in tutt'e due, costui avverte, in un movimento dialettico immediato,
la necessità come destino in esteriorità della libertà. Diremo che si
tratta di un'alienazione? Certamente sì, poiché egli ritorna a sé come
Altro 5 •

Subito dopo, è lo stesso Sartre che distingue questo concetto


di « alienazione » da quello marxistico, che, a suo giudizio, com-

delle ricerche sociologiche sull'alienazione, «Tempi moderni», VI, 1963,


pp. 1-12; P. CHIODI, Il concetto di «alienazione» nell'esistenzialismo, «Rivi-
sta di Filosofia», LIV, 1963, pp. 419-455 ( = Sartre e il marxismo, Milano
1965, pp. 183-210); L. FEUER, What is Alienation? The Career of a
Concept, «New Politics », I, 1962, pp. 116-134 (trad. it. Che cos'è l'alie-
nazione? Storia di un concetto, in Sociologia alla prova, Roma 1966,
pp. 73-103 ); Z. PESIC-GOLUBOVIC, W hat is the Meaning of Alienation?
« Praxis », II, 1966, pp. 353-359; G. PRETI, Alienazione, «Il filo rosso»,
I, 1963, p. 23; J. HYPPOLITE, Saggi su Marx e He!!,el, trad. it. di S. Regaz-
zola, Milano 1963; N. BADALONI, La parola «alienazione», «Rinascita»,
XIX, 1962, n. 7, p. 32.
4 Cfr., per il concetto di alienazione nell'esistenzialismo, il già citato
saggio del Chiodi.
s ] .P. SARTRE, Critica della ragione dialettica, trad. it. di P. Caruso,
Interpretazioni recenti del!'« alienazione» 13

cide con l'idea di « sfruttamento ». Ma anche nell'ambito del


marxismo non mancano divergenze e polemiche intorno al con-
cetto di « alienazione ». Caratteristica in questo senso è la posi-
zione di Adam Schaff, il quale, pur accettando, in contrasto con
gli esistenzialisti, l'eliminabilità storica dell'alienazione, ritiene
tuttavia che essa, come fenomeno ben più complesso della « espro-
priazione » o dello sfruttamento dell'operaio nella società capita-
listi ca, sia presente anche nei sistemi socialisti:

Il termine « alienazione » è sinonimo di quello sviluppo sociale


incontrollato per cui la circolazione delle merci, la corsa agli arma-
menti, il nazionalismo e l'odio di razza, l'intolleranza religiosa ed altri
fenomeni analoghi si sottraggono alla volontà e all'azione coordinatrice
delle persone umane, soggiogano l'individuo, ne minacciano l'esistenza
e ne limitano la libertà. Lottare contro lalienazione significa pertanto
lottare contro lo sviluppo incontrollato, per uno sviluppo pianificato
dell'uomo [ ... ] . Ma ponendoci un problema più vasto, quello dell'at-
teggiamento del marxismo nei confronti della persona umana, dob-·
biamo riproporci (alla luce di esperienze ignote a Marx) il seguente
quesito: È proprio vero che la proprietà privata sta alla base di ogni
sorta di alienazione? Di conseguenza, è vero che con la fine del capì-
tali~mo finisce, automaticamente, ogni sorta di alienazione? È vew
che nel socialismo l'alienazione è impossibile? 6 •

Non si può non richiamare, inoltre, a proposito di divergenze


nell'ambito <lel marxismo sul problema dell'alienazione, la ben
nota posizione di Gy0rgy Lukàcs. Nella Prefazione all'edizione

Milano 1963, vol. I, p. 348. Cfr., per queste posizioni di Sartre, CHIODI,
Sartre e il marxismo, cit. Un altro autore che interpreta l' « alienazione »,
in polemica con il marxismo, come un concetto « ineliminabile », proprio
della natura finita dell'uomo, è Hyppolite. Cfr. soprattutto Saggi su Marx
e Hegel, cit., passim.
6 A. ScHAFF, Il marxismo e la persona umana, trad. it. di L. Tuili, Mi-
lano 1966, p. 114. Cfr. però in generale tutto il cap. II, L'individuo e i suoi
prodotti. Una posizione in qualche modo simile in PRETI, Alienazione, cit.
Cfr. anche, per un'ulteriore interpretazione, C. NAPOLEONI, Sul concetto di
alienazione, «Futuribili», III, 1969, pp. 22-36.
14 Introduzione

italiana di Storia e coscienza di classe 7 , egli ha sottolineato il


mutamento intervenuto nella sua concezione di un problema, giu-
stamente considerato come fondamentale per la critica rivoluzio-
naria del capitalismo. Il concetto di alienazione, teorizzato e svolto
nei saggi del 1923, era infatti assai più simile a quello di Hegel
che a quello di Marx, che costituiva, per altro, la spinta tenden-
ziale del suo pensiero. Nel concetto di « alienazione » presente in
Storia e coscienza di classe, infatti, l'oggettivazione e l'estranea-
zione venivano poste sullo stesso piano, non avendo egli allora
ancora scoperto il valore positivo di quest'ultima, « modo insu-
perabile di estrinsecazione nella vita sociale degli uomini ». Per
quanto l'alienazione si presentasse, anche in quel libro, come una
categoria sociale, la mancata distinzione tra alienazione (negativa)
ed oggettivazione (positiva) conduceva necessariamente alla tipica
posizione della Fenomenologia hegeliana, in cui il superamento
dell'estraneazione è superamento dell'oggettività ut sic, e quindi
ritorno alla pura coscienza; così come d'altra parte, per il mede-
simo motivo, tale concetto di alienazione poteva alla lontana
essere interpretato in senso « esistenziale », favorendo atteggia-
menti come quello di Heidegger, per il quale « era del tutto
ovvio sublimare la critica sociale in una critica puramente filo-
sofica, fare dell'estraneazione per sua essenza sociale un'eterna
'condition humaine' » 8 • Soltanto la lettura dei Manoscritti di
Marx fa comprendere a Lukàcs la radicale differenza fra questo
suo concetto di alienazione e quello veramente, autenticamente
marxiano:
Ricordo ancora oggi l'impressione sconvolgente che fecero su di
me le parole di Marx sull'oggettività come proprietà materiale pri-
maria di tutte le cose e di tutte le relazioni. Ad essa si ricollegava,
come si è già esposto, la comprensione del fatto che l'oggettivazione

7 G. LuKÀCS, Storia e coscienza di classe, trad. it. di G. Piana,


Milano 1967.
s Ivi, p. XXV.
Interpretazioni recenti del!'« alienazione» 15

è un modo naturale - positivo o negativo - di dominio umano del


mondo, mentre l'estraneazione è un tipo particolare di oggettivazione
che si realizza in determinate circostanze sociali 9•

In altri campi il termine assume poi significati ulteriormente


diversi. Ecco un esempio tratto dalla sociologia: per Lewis
Feuer sono almeno sei i modi in cui si parla, nelle ricerche
sociologiche, dell'alienazione:
The great problems of contemporary society have all been described
as arising from differcnt modes of alienation. We can distinguish six
different principal modes in which, from the sociological standpoint,
alienation is said to characterize the experience of modem people.
These modes of alienation are: (1) the alienation of class society;
(2) the alienation of competitive society; (3) the alienation of industrial
society; ( 4) the alienation of mass society; (5) the alienation of race;
(6) the alienation of the generations 10 •

Si potrebbero portare esempi a volontà, tratti dal linguaggio


scientifico come da quello giornalistico. Ma è sufficiente per ora
aver dato un'idea della varietà con cui il termine alienazione si
presenta nel mondo contemporaneo.
Se tale è, a grandi linee, il quadro della problematica con-
nessa all'uso della parola alienazione, la domanda che sorge è per-
ché si sia ritenuto importante studiare l'uso delle parole Entaus-
serung, Entfremdung (corrispondenti tedeschi di alienazione) nel
linguaggio di Hegel. La risposta a questa domanda è da ritrovarsi,
a mio parere, nella constatazione della duplice situazione che è
venuta a formarsi intorno a questo problema: l'una, nell'ambito
dell'uso moderno del termine alienazione, l'altra, nell'ambito della
storiografia hegeliana. Nel primo caso, la situazione è quella
descritta nelle pagine precedenti: la varietà e molteplicità di usi
(e la correlativa scarsa consapevolezza di tale molteplicità) in cui

9 lvi, p. XL.
10 FEUER, What is alienation?, cit., p. 126.
16 Introduzione

questa parola si presenta nel mondo contemporaneo. L'impor-


tanza e la ricchezza dei significati assunti da questo termine hanno
stimolato, infatti, l'interesse per una ricostruzione della sua storia,
degli usi e significati che ha avuto in pensatori precedenti, dei
problemi che al suo tema semantico si sono collegati in passato.
Ed in questa storia, un rilievo particolare ha senz'altro Hegel, la
cui importanza per uno studio dei temi legati all'uso di Entaus-
serung, Entfremdung è stata sottolineata, come si è visto prima,
già dallo stesso Marx.
Il secondo caso riguarda invece, come si diceva, la posizione
che ha assunto il problema dell' « alienazione » nella storiografia
hegeliana. È da premettere a tale proposito, che solo di recente
gli interpreti hanno prestato attenzione a questo problema. Assen-
te nelle opere dell' '800 e dei primi decenni del '900 - nello
Hegel-Lexicon mancano per esempio le voci Entausserung, Ent-
fremdung 11 - tale interesse è sorto, di riflesso, dalla diffusione
del concetto di « alienazione » nelle filosofie contemporanee. Più
in particolare, questa sensibilità al problema dell' « alienazione »
come tema specifico della filosofia di Hegel, si collega, da un
lato, alla scoperta dei suoi scritti giovanili e alle ripetute ricerche
di un volto « tragico » ed « esistenziale » del suo pensiero, da
un altro, al rinnovato interesse per il rapporto del suo sistema
con quello di Marx.
Se noi esaminiamo ora alcune delle interpretazioni che sono
state date del concetto hegeliano di « alienazione », ci troviamo
di fronte ad una situazione abbastanza complessa e non sempre
metodologicamente chiara. Consideriamone alcune fra le più im-
portanti.
Particolarmente significativa è, come ben noto, quella di
Gyi:irgy Lukàcs, il quale nella sua ricerca di « germi marxisti » 12

11 H. GLOCKNER, Hegel-Lexicon, I. Bd. A-Form, Stuttgart 1935.


12 L'espressione è di N. BoBBIO, Rassegna di studi hegeliani, «Bel-
fagor », V, 1950, p. 208 ( = Da Hobbes a Marx, Napoli 1965, p. 207).
Interpretazioni del!'« alienazione » in Hegel 17

in Hegel ha molto insistito sulla presenza nella filosofia hegeliana


di un problema dell'alienazione. Nel libro sul giovane Hegel 13 ,
scritto in un periodo in cui (com'egli stesso ebbe a ricordare
nel 196 7 14 ), il larvato hegelismo di Storia e coscienza di classe
era stato da tempo superato, e le connessioni tra economia e
dialettica già gli erano apparse come un tema di importanza fon-
damentale, Lukàcs ritrova in Hegel un concetto di « alienazione »
che, nella sua prima formulazione (risalente press'a poco agli anni
1804-1806), presenta forti analogie con quello marxiano, sebbene
si vada poi modificando in senso idealistico-teologizzante. Per
Lukàcs, infatti, quell'alienazione che si identifica con l'oggettività
ut sic estraniante, non è il concetto originario di alienazione di
Hegel, bensì la « mistificazione », in termini idealistici, avvenu-
ta soltanto al tempo della Fenomenologia, di un precedente
concetto, presente soprattutto nelle lezioni jenensi, che Hegel
avrebbe invece teorizzato attraverso gli studi e le meditazioni
sui problemi economici della società del suo tempo. Il con-
cetto di alienazione nascerebbe in Hegel, secondo Lukàcs, da
un ripensamento del problema giovanile della « positività », inte-
sa, a misura che Hegel si avvicina alla comprensione della socie-
tà borghese, sempre meno come l'oggettività morta e spenta del-
la vita sociale, e sempre più, invece, come oggettività in dialettica
interazione con il soggetto. L'essenza della società borghese, se-
condo Lukàcs, consiste in ciò, che in essa l'uomo, con la sua pro-
duttività, dà luogo a « formazioni sociali oggettive », le quali, a
loro volta, acquistando vita autonoma, si riversano sul soggetto
stesso che le ha create, estraniandolo; ed è proprio questa essenza
che Hegel ha voluto comprendere ed esprimere nella sua teo-
rizzazione del concetto di « alienazione ». « Alienazione » è quin-
di per Hegel, nelle lezioni di Jena, il movimento attraverso cui

13 G. LuKÀCS, Il giovane Hegel, trad. it. di R. Solmi, Torino 1960.


14 Cfr. Storia e coscienza di classe, cit. pp. XXXIX e XLI.

2
18 Introduzione

l'uomo, nei suoi rapporti economici, estrinseca se stesso, si obiet-


tivizza, e nello stesso tempo si estranea:
« alienazione » [Entausserung] è una specie particolare di attività
umana, da cui sorgono specifiche formazioni sociali, oggetti della
attività umana nella società, e da cui ottengono la loro oggettività
specifica 15 •

Soltanto in un secondo momento, per motivi che hanno le


loro radici nel « destino » stesso deila società borghese, molto più
che nel solo pensiero di Hegel, questi avrebbe generalizzato quel
concetto, identificandolo non più con l'oggettività propria della
società borghese, bensì con l'oggettività in quanto tale, fornendo
così l'arma alla critica di Marx.
Altre interpretazioni hanno poi messo in luce nuovi aspetti
del problema; così Mario Rossi, che nei suoi due volumi dedicati
al rapporto tra Marx e la dialettica hegeliana 16 ha trattato con
grande ampiezza il problema dell'alienazione in Hegel, abbrac-
ciando la speculazione hegeliana in tutto il suo svolgimento, da-
gli anni di Stoccarda alle grandi opere berlinesi. Il Rossi crede
anch'egli di intravvedere, in Hegel, due concetti di alienazione
susseguentisi nel tempo, dei quali, il primo molto più concreto
del secondo già idealisticamente « mistificato »; ma come ve-
dremo subito, la sua prospettiva è totalmente diversa da quella
di Lukàcs; diversi innanzi tutto i periodi-chiave, che per Lukàcs
sono gli anni jenensi delle lezioni e della Fenomenologia, e
per Rossi invece Berna e Francoforte, e diversa, soprattutto,

15 LuKÀCS, Il giovane Hegel, cit., p. 442. Per l'interpretazione del con-


cetto di «alienazione», cfr. pp. 423-538, 646-785.
16 M. RossI, Marx e la dialettica hegeliana, vol. I, Hegel e lo Stato,
Roma 1960. Cfr., per il concetto di alienazione, pp. 124-128, 141-145,
191-202, 263 sgg., 298-301, 312-314, 604-609, 648 sgg., 854-855. Cfr.
anche L. COLLETTI, Introd. a LENIN, Quaderni Filosofici, Milano 1958,
pp. XXII-XXIII ( = Hegel e il marxismo, Bari 1969, pp. 19-20); G. BE-
DESCHI, Alienazione e feticismo in Marx, Bari 1968, in particolare il cap. I.
Interpretazioni dell'« alienazione» in Hegel 19

l'analisi del problema dell'alienazione. Il primo concetto di


alienazione, infatti, situato nel periodo bernese, viene visto dal
Rossi come coincidente con quello di eteronomia politica, mo-
rale e religiosa, che Hegel, sotto l'influsso dell'Illuminismo
e di Kant contrappone alla libertà ed autonomia dell'individuo.
Dal periodo di Francoforte in poi, invece, il Rossi vede l'alie-
nazione non più come l'eteronomia alla quale si oppone la li-
bertà intesa come un dover essere da realizzare, bensl - con-
formemente al mutato soggetto della storia, che è ormai, e sarà
fino alla fine, non più l'individuo ma l'Intero, - come quel
movimento di auto-opposizione ed auto-estraneazione dell'Intero,
del quale Hegel ha bisogno per conciliare la nuova idea della
totalità con l'esigenza della determinatezza e dell'articolazione.
Da Francoforte in poi quindi, secondo Rossi, l' « alienazione »
diviene un momento strutturale della dialettica, che si svolge
con un ritmo di « immediatezza-Entausserung-Aufhebung » di
cui non più l'individuo, ma l'Intero, das Ganze, è l'unico sog-
getto:
alla fine del periodo jenense, e in seguito, l'alienazione è invece
l'uscita fuori di sé dell'Intero, che è insieme la sua determinazione,
la sua particolarizzazione; e la Aufhebung è la riconquista di sé, l'au-
tomediazione raggiunta, l'autoarticolazione organica dell'Intero stesso.
È il risultato del processo necessario di ciò che è 17 •

Anche altri motivi del pensiero hegeliano sono stati del re-
sto ricollegati alla problematica dell'alienazione. In antitesi al-
l'individuazione lukacsiana di un concetto economico dell' alie-
nazione, Norberto Bobbio sostiene ad esempio che l'alienazio-
ne è in Hegel concetto spiccatamente teologico, che designa,
col senso religioso della « caduta », la estraneazione della con-
dizione umana, dalla quale, alla fine dei tempi, ci si deve af-
francare e redimere. Tutta la storia, vista come storia dell'alie-

17 Rossi, op. cit., p. 186.


20 Introduzione

nazione, tenderebbe così in Hegel ad un senso finale ed avrebbe


un'intonazione tipicamente escatologica; e da questa intonazione
non va esente - secondo Bobbio - neppure Marx, quando,
hegelianamente, teorizza e pronostica una « emancipazione » dal
lavoro alienato che ha un significato, ancora molto teologiz-
zante, di riconciliazione finale, concludente il senso della storia.
[Nei Manoscritti] Marx accoglie quella che certamente egli con-
sidera la grande scoperta di Hegel, vale a dire il principio che la
storia umana si muove secondo un certo ritmo [ ... ]. Questo ritmo che
si risolve in due movimenti fondamentali, nella estraniazione del-
l'uomo da se stesso, e nella appropriazione dell'uomo a sé stesso, è
proprio lo schema caratteristico di una storia teologica: è inutile
soffermarsi sulla evidente analogia fra il ritmo di caduta e redenzione
e quello di alienazione e riappropriazione 18 •

Anche secondo Hyppolite l'<{ alienazione », come è concepi-


ta da Hegel, è ben diversa da quella teorizzata da Marx; per
Hegel, infatti, l'« alienazione», intesa nel senso negativo di per-
dita di sé, è un problema onnipresente, esistenziale, perché
coincide con lo stesso oggettivarsi dell'uomo; per Marx, invece,
e qui risiede la sua inferiorità rispetto a Hegel, l'oggettivazione
è un fatto positivo che può diventare « estraniante » soltanto
sotto certe condizioni, di carattere esclusivamente storico-econo-
mico:
Vorremmo solo insiskre sulla portata del concetto di alienazione
che, venendo nella filosofia hegeliana dopo quelli di positività e d1
destino, è veramente al centro di quella filosofia. Questo concetto non ci
pare riducibile immediatamente al solo concetto di alienazione del-
l'uomo nel capitale, come lo intende Marx. Questo è solo un caso
particolare di un problema più universale, che è quello dell'autoco-
scienza umana che, incapace di pensarsi come un « cogito » separato,
si trova solamente nel mondo che edifica, negli altri io che riconosce
e che, a volte, misconosce. Ma questo modo di ritrovarsi nell'altro,

18 BOBBIO, op. cit., p. 209.


Interpretazioni dell'« alienazione» in Hegel 21

questa oggettivazione, è sempre più o meno un'alienazione, una per-


dita di sé e nello stesso tempo un ritrovarsi. Così oggettivazione e
alienazione sono inseparabili e la loro unità non può essere altro che
l'espressione di una tensione dialettica che si vede nel movimento
stesso della storia 19 •

Per il Chiodi l '« alienazione » e m Hegel quel movimento


(peraltro solo apparente) con cui lo Spirito, « soggettività unica
ed assoluta », diviene « altro da sé », superando poi perenne-
mente tale relazione in un ritorno a sé 20 • Altri interpreti che
si sono occupati in particolare dello Hegel giovane (per esem-
pio Peperzak, Asveld, Lacorte, Massolo) hanno identificato la
nozione hegeliana di « alienazione » con quella di « positività »21 .
Altri studiosi, infine, limitandosi all'indicazione data dallo stes-
so Marx, concepisco.po l' « alienazione » hegeliana come la « og-
gettivazione » dell'autocoscienza, quale si presenta nelle ultime
pagine dell'ultimo capitolo della Fenomenologia dello Spirito 22 •
Anche a fermarci solo a questi esempi, emerge immediata-
mente, innanzi tutto, la notevole discordanza, fra gli interpreti,
circa la precisazione del concetto hegeliano di « alienazione ».
Ma, lasciando da parte per ora tale diversità di indicazioni, è
opportuno considerare in che modo, nei casi specifici, gli autori
abbiano proceduto nella loro ricerca. Si può così constatare che,

19 HYPPOLITE, op. cit., p. 103.


20 CHIODI, op. cit., p. 201 sgg.
21 A.T.B. PEPERZAK, Le jeune Hegel et la vzszon morale du monde,
La Haye 1960, pp. 52-57, 97-100 e passim; P. AsvELD, La pensée religieuse
du jeune Hegel, Paris-Louvain 1953; A. NEGRI, Stato e diritto nel gio-
vane Hegel, Padova 1958, p. 127 sgg.; C. LACORTE, Il primo Hegel, Fi-
renze 1959, dr. Indice analitico, s.v. alienazione; A. MASSOLO, Prime
ricerche di Hegel, Urbino 1959 ( = La storia della filosofia come pro-
blema, Firenze 1967, pp. 53--119), ecc.
22 Cfr. p. es. M. DAL PRA, La dialettica in Marx, Bari 1965, p. 177
sgg.; N. AnBAGNANO, Dizionario di Filosofia, Torino 1961, s.v.; H. PoPITZ,
Der entfremdete Mensch, Base! 1953; FRANKLIN, op. cit., ecc.
22 1 ntroduzione

in un modo o nell'altro, gli interpreti hanno identificato l'« alie-


nazione » con alcuni fra i più noti ed importanti « temi » del-
la filosofia hegeliana. L' « alienazione », come si è visto, è stata
identificata in primo luogo con l'idea della « positività » (con
quell'idea cioè del prodursi del « morto » e dell'esteriore nella
vita spirituale dei popoli, che Hegel svolge, con differenti teo-
rizzazioni, negli scritti di Berna e di Francoforte). In secondo
luogo, è stata identificata con l'oggettivazione dell'autocoscien-
za, in base all'indicazione di Marx. Infine, e questo è il caso
più frequente, l'idea di « alienazione» è stata senz'altro iden-
tificata con l'idea della « opposizione » dialettica. Così le di-
verse interpretazioni del concetto si presentano, di fatto, co-
me diverse interpretazioni della genesi e della struttura della
dialettica. Ad esempio, le polemiche di Bobbio o di Rossi con
Lukàcs, pur concernenti l' « alienazione », discutono, in realtà,
il problema della struttura più o meno « teologizzante » della
dialettica hegeliana, o la possibilità di una sua interpretazione
in chiave « pre-marxista ». Lo stesso può dirsi della polemica
di Hyppolite contro Lukàcs. Di fatto, quando Hyppolite riven-
dica a Hegel il « merito » di aver identificato alienazione ed
oggettivazione, essendo l'alienazione presente esistenzialmente in
ogni rapporto con l'alterità e non solo in una fase storica del-
l'esistenza, egli non indaga tanto l'idea hegdiana di alienazione,
quanto piuttosto la possibilità di una interpretazione « esisten-
zialistica » della diaìettica. E parimenti il Chiodi, parlando del
concetto di « alienazione » in Hegel, discute della possibilità
di trovare, o meno, nella sua filosofia, una prospettiva del
« finito », ecc.
Non è certo un caso che tali autori abbiano identificato la
idea di « alienazione» con l'uno o l'altro tema della filosofia
hegeliana, dando luogo ad un quadro così discordante di inter-
pretazioni. La spiegazione di ciò può individuarsi, a mio parere,
nella complessità e difficoltà del problema, oltre che nella discu-
I termini Er;tausserung, Entfremdung 23

tibile impostazione metodologica dei vari interpreti. Soffermia-


moci su questo. Una grossa difficoltà è da ritrovarsi intanto
nel fatto che non esiste in Hegel una specifica teoria dell' « alie-
nazione » quale si ritrova per esempio in Marx, o in Feuer-
bach, o in Sartre. Né, d'altronde, il concetto di « alienazione»
si presenta, nella cultura contemporanea, con caratteri sufficien-
temente definiti, ma, anzi, come si è visto, si configura diver-
samente nelle varie concezioni. Lo studio di questo problema
in Hegel presenta pertanto indubbie difficoltà metodologiche.
Alcuni degli interpreti citati dichiarano invero di aver assunto
come « base » della loro ricerca i termini Entausserung, Ent-
fremdung, e di considerare, anzi, tali parole come i « termini
tecnici » esprimenti in Hegel l'idea di « alienazione ». Questo
richiamo ai termini è compiuto ad esempio da Lukàcs, il quale,
dopo aver mostrato, più in generale, come il concetto di « alie-
nazione » sorga in Hegel da un ripensamento di quello di « po-
sitività », nota:
Questa differenza, come sempre nei veri pensatori, non è pura-
mente terminologica. La differenza terminologica fra « positività » e
« alienazione» (Entausserung) nasconde uno sviluppo filosofico
molto profondo di questo concetto [ ... ] . Questo cambiamento della
terminologia hegeliana, della filosofia hegeliana, si compie poco per
volta a Jena. L'espressione « alienazione» (Entausserung) af-
fiora continuamente, quella di « positività » sparisce sempre di più,
ma per anni i due termini vengono adoperati parallelamente e simul-
taneamente. Solo nelle lezioni del 1805-806 i nuovi concetti sono
chiaramente elaborati 23 •

Il riferimento al termine Entausserung è qui, come si vede,


esplicito; appare chiaro, quindi, che il Lukàcs fonda la sua in-
terpretazione anche su un rilievo terminologico. Hyppolite cita
come fondamentali per la determinazione del concetto di « alie-
nazione» alcuni passi della Fenomenologia in cui il termine

23 LuKÀCS, Il giovane Hegel, cit., p. 442.


24 I ntroduzionc

Entiiusserung compare in riferimento alla nozione di « apertu-


ra» dell'io verso l'alterità, e parla di Entiiusserung ed Entfrem-
dung come di termini in Hegel analoghi, esprimenti entrambi
la nozione di « alienazione » 24 . Mario Rossi ritiene senz'altro
che l'idea dell'« alienazione» come «uscita fuori di sé» del-
l'Intero sia in Hegel espressa dai termini Entiiusserung, Entfrem-
dung 25 . Il Chiodi premette aìle sue considerazioni sull' « aliena-
zione » in Hegel una precisazione terminologica, volta a mo-
strare come tale problema si incentri sulla identità o meno delle
nozioni di Entiiusserung ed Entfremdung 26 , e così via.
Ma in realtà, se si guarda al risultato delle singole indagini,
non è difficile scorgere che non è sulla base di quei termm1
che è stata individuata l'idea di « alienazione »: Entfremdung
ed Entiiusserung sono stati infatti tenuti presenti solo sporadi-
camente da questi interpreti, mentre, per il resto, essi si sono
rivolti allo studio di altri problemi, partendo da un concetto
predeterminato di « alienazione ». E da ciò nasce evidentemen-
te una ambiguità: assumendo come punto di partenza quei ter-
mini, infatti, essi mostrano di voler ricercare il concetto di « alie-
nazione » attraverso ciò che Hegel ha espresso mercé precisi te-
mi semantici; conducendo di fatto l'analisi in altro modo, que-
sti studiosi si servono invece di un concetto precostituito di
« alienazione », che, variamente identificato con l'opposizione,
con la positività, ecc., appare sempre comunque derivato, piut-
tosto che dal pensiero di Hegel, da un'interpretazione preformata.
L'indagine non è più volta, pertanto, alla scoperta di quel che
Hegel intendeva per Entiiusserung e per Entfremdung, ma piut-
tosto alla ricerca di altri problemi, aprioristicamente identificati
con quello dell '« alienazione ».

24 HYPPOLITE, op. cit., p. 104 sgg.; e anche, Genèse et structure


de la Phénomenologie de l'esprit de Hegel, Paris 1946, vol. II, p. 372.
25 Rossr, op. cit., p. 124 sgg.
26 Cmoor, op. cit., pp. 183-184.
I termini Entauss·erung, Entfremdung 25

Parlando all'inizio dell'ambiguità creatasi nella letteratura


hegeliana intorno a questo problema, ci si riferiva appunto a
questo. L'identificazione dell' « alienazione » con la nozione di
opposizione dialettica, che, ad esempio, abbiamo visto nel Lu-
kàcs, nel Rossi, nel Chiodi, proviene evidentemente da una
certa idea che l'interprete ha del concetto di « alienazione» (in-
tesa, in sostanza, come un fatto negativo), che precede la con-
creta indagine sui testi hegeliani, condizionandola dall'esterno.
Il che non vuol dire, com'è ovvio, che i problemi trattati da
questi interpreti, le loro stesse prospettive esegetiche della fi-
losofia hegeliana, non siano interessanti e variamente stimo-
lanti. Tuttavia, si ha l'impressione che la loro esegesi non valga a
restituire i modi molteplici e complessi in cui, nel pensiero di
Hegel, si sono configurate le nozioni della « Entfremdung » e
della « Entausserung ».
Per fare un esempio: dopo Marx (e nello stesso Marx), le
nozioni di « Entausserung » e di « Entfremdung » sono state
considerate perfettamente equivalenti (e di qui, tra l'altro, l'uni-
ca traduzione italiana generalmente adottata: alienazione). In
Hegel, invece, le due nozioni si presentano come diverse, per
cui non sarebbe possibile parlare unitariamente di una « Ent-
ausserung-Entfremdung », come invece fanno molti interpreti.
Non solo, ma oltre a questa differenza fra le due nozioni, l'idea
della « Entausserung » si configura in Hegel in modo tale che
affiorano in essa anche aspetti positivi: Entausserung significa
infatti non « estraneazione », ma « rinunzia » e tale rinunzia
permette, in certe condizioni, l'attuarsi di una situazione migliore;
si pensi ad esempio, alle situazioni in cui oggetto della ri-
nunzia sia qualcosa che non lede la personalità, o a quelle in
cui la rinunzia implichi un'attuazione della realtà spirituale. Co-
sì è positiva la « Entausserung » del singolo che rinunzia alla
sua '~ Besonderheit » facendosi (come specifica la Realphilo-
26 I ntroduztone

sophie 27 ) « allgemeiner Wille », o la « Entausserung » di chi,


lasciando andar via da sé la opposizione, si riconosce (come
specifica la Fenomenologia 28 ) nell'altro a sé uguale. Ma questi
aspetti si colgono appunto con difficoltà quando si affronti la
ricerca con un concetto prefissato - per esempio quando si
assume I'« alienazione » come fatto senz'altro negativo, o quan-
do la si identifica con l'opposizione dialettica - e si rischia
pertanto di perdere di vista la genesi propriamente hegeliana
dell'idea di « alienazione ».
Per tutti questi motivi abbiamo ritenuto indispensabile, per
comprendere nel suo giusto senso il concetto hegeliano di
« alienazione », un'indagine che partisse da un esame pre-
ciso della sua terminologia (ricerche in questo senso sono state
compiute soltanto parzialmente 29 ). Un lavoro di questo tipo è
necessariamente limitato; ha però il vantaggio di fornire, come
base per ogni ulteriore indagine, una serie di dati filologica-
mente precisi e di superare alcune ambiguità venutesi a creare
intorno al problema nella letteratura hegeliana.
Entfremdung ed Entausserung (e il suo sinonimo, poco fre-
quente, Verausserung) hanno d'altra parte in Hegel un uso tutt'al-
tro che « tecnico », ma offrono anzi un'estrema varietà di si-
gnificati (anche se si possono individuare alcune nozioni pre-
valenti) ed una frequenza assai discontinua ed irregolare. Così
per esempio, mentre sono molto usati nella Fenomenologia e
nella Realphilosophie, Io sono assai meno sia nelle ultime ope-
re di Hegel, sia nelle ]ugendschriften, senza che di ciò si possa

27 Jenaer Realphilosophie, ed. Hoffmeister, Hamburg 19672, vol. II,


Die Vorlesungen van 1805-1806, p. 245.
28 Phanomenologie des Geistes, ed. Hoffmeister, Hamburg 19526, p. 470.
29 J. GAUVIN, Entfremdung et Entausserung dans la Phénomenologie
de l'esprit de Hegel, « Archives de Philosophie », XXV, 1962, pp. 555-571;
A. MASSOLO, Entfremdung, Entausserung nella Fenomenologia dello Spi-
rito, «Aut-Aut», XVI, 1966, pp. 7-22 ( = La storia della filosofia come
problema, cit., pp. 202-215).
I termini Entaussel'Ung, Entfocmdung 27

fornire un sicuro motivo di spiegazione. Né si può cogliere, nel


loro uso, una « evoluzione » semantica, ma soltanto una coesi-
stenza di molteplici significati. Che quindi anche la nostra ricerca,
in forza della sua esigenza primaria di una comprensione del lin-
guaggio hegeliano nei suoi diversi contesti, dovesse assumere un
andamento irregolare, se non rapsodico, è cosa che s'intenderà
facilmente: come pure s'intenderà che alcuni problemi fondamen-
tali della filosofia hegeliana siano stati soltanto sfiorati.

Anticipando brevemente i risultati della ricerca, è soprat-


tutto da mettere in rilievo, come si accennava precedentemente,
che Enti:iusserung, (Veri:iusserung) ed Entfremdung, e special-
mente i primi due, non sono da Hegel adoperati in senso univoco,
per esprimere una ben definita e precisa nozione. Essi appaiono
piuttosto inseriti in una molteplicità di contesti, nella maggior
parte dei casi filosoficamente interessanti, che si presentano assai
vari, sia per le problematiche molto diverse in essi implicate, sia
per i diversi tipi di realtà cui i vocaboli vengono in essi riferiti.
È da notare inoltre, come già si è in parte detto, che i termini
in questione non possono senz'altro essere accomunati nel lin-
guaggio hegeliano: Entfremdung ed entfremden hanno infatti
sempre il significato negativo di « scissione», « estraneità»;
Entiiusserung, enti:iussern, e l'assai più raro Veriiusserung, il signi-
ficato di « rinunzia », che può acquistare senso positivo o nega-
tivo. Ma soprattutto assai vari appaiono, come si accennava, i
contesti in cui i vocaboli vengono inseriti. In particolare Enti:iuss-
erung designa una notevole varietà di nozioni. Per citarne alcune
fra le più frequenti, esso designa: trasferimento di proprietà
(spesso sostituito in questo particolare uso da Veriiusserung) 30 ,
trasferimento di beni inalienabili della persona (chiamati da

30 Cfr. p. es. Realphilosophie, voi. II, pp. 217-218; Philosophische


Propadeutik, ed. Glockner, Stuttgart 1927, pp. 96-98; Grundlinien der
Philosophie des Rechts, ed. Hoffmeister, Hamburg 19625, p. 72 sgg., ecc.
28 Introduzione

Hegel unveràusserlich, appunto in base al principio che non deb-


bono essere mai trasferiti), da cui deriva una situazione di « schia-
vitù » (Entàusserung ha in questo caso un significato del tutto
negativo) 31 , abbandono, da parte dell'individuo, della particola-
rità del suo volere o della sua chiusa interiorità, in una « aper-
tura » verso il mondo ed una adesione all'universale, anche nel-
l'ambito del rapporto individuo-stato (in questo caso in senso
positivo) 32 , « esteriorizzarsi » dello spirito nella natura o nella
coscienza sensibile 33 , ecc. Entfremdung, invece, viene riferito a
situazioni nelle quali è presente scissione, estraneità: all'estraneità
tra individuo e « sostanza » caratteristica del mondo post-elle-
nico 34 , all'allontanamento da Dio prodotto dal male e dal peccato
(in questo caso in un'accezione tipicamente religiosa) 35 , ecc.
Sebbene designi in genere situazioni tipiche del secondo mo-
mento della dialettica, esso non appare tuttavia (come del resto
neanche Entàusserung) né in quelle pagine della Logica, né in
quelle della Enciclopedia, in cui si danno le principali teorizza-
zioni della dialettica hegeliana.
È da dire altresì che, proprio per la loro scarsa tecnicità,
i vocaboli sono usati assai spesso sporadicamente, quasi ca-
sualmente. Assai spesso, ma ncn sempre: vi sono infatti alcu-
ne pagine in cui essi vengono adoperati da Hegel con maggiore
continuità, in riferimento ad una medesima nozione, ed in cui
si può riscontrare pertanto un inizio di tecnicizzazione nel loro
uso. Queste pagine sono ovviamente le più interessanti per la
nostra ricerca. Esse sono il capitolo « wirklicher Geist » della

31 Cfr. p. es. Philosophische Propi:ideutik, p. 62; Grundl. Philos.


Rechts, pp. 72-73.
32 Cfr. p. es. Phi:inom. des Geistes, p. 360 sgg.; Realphilos., voi. II,
pp. 242-243.
33 Cfr. p. es. Phi:inom. des Geistes, p. 563.
34 I vi, p. 346 sgg.
35 Cfr. p. es. Vorlesungen iiber die Philosophie der Religion, ed.
Glockner, Stuttgart 1928, voi. II, pp. 147, 304, 305, ecc.
I termzm Entaus~emng, Entfremdung 29

Realphilosophie (II), tutta la seconda parte della Fenomenolo-


gia, i capitoli della Propedeutica filosofica e della Filosofia del
diritto dedicati alla « Entausserung des Eigentums » (aliena-
zione della proprietà).
Nel « wirklicher Geist » della Realphilosophie (del 1805-
1806) Entiiusserung viene usato per esprimere, reinterpretata
in senso filosofico, una situazione assai simile a quella espressa
dal vocabolo alienatio ( aliénation, ecc.) nel linguaggio tecnico-
giuridico, sia nel senso della alienatio di una cosa nello scambio
e nel contratto, sia nel senso, proprio del contrattualismo, della
alienatio delle prerogative individuali allo stato. È reinterpre-
tata, in quanto nella « Entausserung » della cosa, del diritto
particolare o della Besonderheit, Hegel fa consistere la univer-
salizzazione dell'io, il suo ingresso nel mondo dell'universale,
la 'sua adesione allo spirito oggettivo. La « Entausserung » as-
solve quindi, in queste pagine, un compito ben preciso: vi sono
vari tipi di « Entausserung » a seconda dei vari stadi di realizza-
zione dell'universale nell'individuo. La medesima nozione, ma
solo nell'uso strettamente giuridico (e non politico) di cessione
della cosa nello scambio è presente nella Propedeutica e nella
Filosofia del diritto, in cui vi sono appunto alcuni paragrafi
dedicati alla teorizzazione della « Entausserung des Eigentums ».
A questo proposito Hegel parla poi anche di ciò che non si può
mai cedere (i beni fondamentali, ossia inalienabili della persona)
che vengono chiamati unveriiusserlich.
Resta ora da vedere la Fenomenologia. In tutti i capitoli
della seconda parte, compreso quello conclusivo « il Sapere As-
soluto », i due termini, ma specialmente Entiiusserung, appaiono
frequentemente, in riferimento ad alcune ben definite nozioni.
Per Entfremdung, il capitolo fondamentale è ovviamente « Der
sich entfremdete Geist », nel quale il termine designa appunto la
« estraneità » caratteristica di questo momento dello sviluppo
dello spirito. Sebbene Entfremdung, non presenti in genere molte
30 Introduzione

oscillazioni di significato, è tuttavia soprattutto in questo capitolo


della Fenomenologia che viene da Hegel usato esplicitamente, e
con continuità, in riferimento ad un'unica nozione. Altresl nel me-
desimo capitolo occupa un posto centrale la nozione designata da
Entausserung, che si configura, anche in questo caso con note-
vole continuità, come quel movimento di « rinunzia a sé » mer-
cé il quale l'autocoscienza si pone nella sostanza, per impadro-
nirsene. Nel capitolo « Der seiner selbst gewisse Geist » la « Ent-
ausserung » è la rinunzia a sé con cui "anima bella" e "spirito
agente" si perdonano e si riconoscono l'una nell'altro. Nel ca-
pitolo « Die Religion », la « Entausserung » è il movimento
con cui autocoscienza e sostanza, nel caso particolare sotto la
figura di uomo e Dio, rinunziano a sé andandosi reciprocamen-
te incontro. Nel capitolo « Das absolute Wissen », infine, ol-
tre alla nozione individuata da Marx, in cui Entausserung de-
signa il porsi dell'autocoscienza nell'oggetto, la « Entausserung »
è la caduta dello spirito « fuori di sé » nel tempo e nello spa-
zio, nella storia e nella natura. E inoltre vi sono, fra queste di-
verse nozioni della Fenomenologia nessi, per certi versi ana-
loghi a quelli che si possono ritrovare tra la Fenomenologia e
la Realphilosophie.
È infine notevole che in altre opere di Hegel, anche im-
portanti come la Logica, o le lezioni sulla storia, sulla religio-
ne, ecc., i termini compaiano soltanto sporadicamente, e non
c'è, di conseguenza, possibilità di condurre un discorso conti-
nuato su di essi. Nel corso del lavoro noi abbiamo regi-
strato tutti gli usi dei due termini che appaiono nell'opera he-
~eliana, pur soffermandoci, ovviamente, assai di più sulle pa-
gine nelle quali Hegel sembra condurre un esplicito discorso
sulla « Entausserung » e sulla « Entfremdung ». Ciò spiega an-
che la struttura del presente lavoro: i due terzi sono dedicati
alla Realphilosophie ed alla Fenomenologia, e l'altro terzo a
I termini Entausserung, Entfr>emdung 31

tutte le altre opere di Hegel (o meglio, molte altre, perché non


in tutte le opere hegeliane compaiono i due termini).
Non sarebbe facile rispondere alla domanda sul perché in
quelle pagine e non in altre Hegel abbia dato maggior risalto
alla « Entausserung » ed alla « Entfremdung ». Poiché una ri-
sposta veramente convincente non appare possibile, si può solo
tentare qualche ipotesi. Il frequente uso di Entausserung nella
Realphilosophie, nella Propedeutica e nella Filosofia del diritto
si può spiegare in parte in base a quanto detto prima, al fatto,
cioè, che la nozione designata dalla parola in queste opere, è
assai simile, sia pure attraverso una reinterpretazione, a quella
designata da alienatio nel linguaggio tecnico-giuridico e nel con-
trattualismo. Non è strano quindi che trovi un particolare ri-
lievo in opere, o parti di opere, dedicate ad argomenti giuri-
dico-politici. Ma anche in questo caso spiegazioni rigorose paio-
no impossibili. Entausserung non compare infatti, ad esempio,
nelle sezioni della Filosofia del diritto che trattano della uni-
versalizzazione del singolo nella costituzione del potere statale.
Per la Fenomenologia il discorso è più complesso, ed anche
qui si possono soltanto avanzare alcune ipotesi. Una di que-
ste potrebbe partire dalla constatazione che Entausserung, co-
me si è detto prima, designa con particolare frequenza, nel
linguaggio hegeliano, il movimento con cui la « soggettività »
(nelle varie forme che può assumere) « rinunzia » a sé, apren-
dosi alla realtà fuori di lei. Si può pensare allora che, proprio
perché riguarda il rapporto soggetto-oggetto, autocoscienza-so-
stanza, questo termine ha assunto un particolare rilievo in una
opera come la Fenomenologia dello spirito, dedicata appunto,
come è ben noto, alla descrizione dei modi in cui autocoscienza
e sostanza si vanno unificando.
Concludendo, occorre accennare ad un altro problema: quel-
lo delle tradizioni precedenti cui Hegel attinge. Ma anche qui,
data la scarsa tecnicità di questi termini, non è possibile che qualche
32 Introduzione

accenno. Chiara è, ad esempio, come si è visto, la presenza della


tradizione giuridica in molti usi di Entausserung nel senso di
« trasferimento » della proprietà nello scambio, nel contratto, ecc.,
cui Hegel ascrive tuttavia anche un più ampio significato, iden-
tificando la « cessione » di una « cosa » nello scambio con la
stessa « estrinsecazione » della volontà alle altre volontà. Evi-
dente è altresì l'aggancio di alcuni usi di Entausserung e di
Verausserung con la tradizione giusnaturalistico-contrattualistica:
la denominazione, per esempio, di unverausserlich data ai beni
essenziali, inalienabili della persona 36 , il doppio uso di Ent-
ausserung, positivo e negativo, a seconda che l'oggetto « cedu-
to » sia di natura « alienabile » o « inalienabile ». Il largo uso,
poi, di Entausserung in riferimento alla rinunzia, da parte del
singolo, alla particolarità del suo volere che permette, nell'am-
bito politico, la formazione dell' « allgemeiner Wille », presen-
ta forti analogie (ovviamente, dal punto di vista terminolo-
gico) soprattutto con l'uso di aliénation fatto da Rousseau nel
Contrat Socia!; così per esempio in questo passo delle Vor-
lesungen del 1805-06, che qui poniamo a raffronto con un te-
sto di Rousseau:
Er hat sich zuerst aus dem Ces clauses bien entendues se
Willen der Einzelnen zu konsti- réduisent toutes à une seule, sa-
tuieren als allgemeiner, so dass voir l'aliénation totale de chaque
jener das Prinzip und Element associé avec ses droits à toute
scheint, aber umgekehrt ist er la communauté: Car premiere-
ment, chacun se donnant tout
das Erste und das W esen; und entier, la condition est égale pour
die Einzelnen haben sich durch tous, et la condition étant égale
Negation ihrer, [durch] Entaus- pour tous, nul n'a intéret de la
serung und Bildung zum Allge- rendre onéreuse aux autres. De

36 Troviamo questa denominazione, inoltre, anche in Schiller. Cfr. p. es.


Tell, 2,2: « ... greift er/hinauf getrosteten Muthes in den Himmel/und
holt herunter seine ew' gen Rechte,/die droben hangen unverausserlich/und
unzerbrechlich wie die Sterne selbst ».
I termin: Entausserung, Entfoemdung 33

memen zu machen. Er ist friiher plus, l'aliénation se faisant sans


als sie, er ist absolut da fiir sie; réserve, l'union est aussi parfaite
sie sind gar nicht unmittelbar qu'elle ne peut l'ètre et nul asso-
derselbe. cié n'a plus rien à réclamer 37 •

L'uso di Entfremdung in riferimento alla « rottura » con


Dio prodotta dal male e dal peccato, si riallaccia invece alla
tradizione religiosa, e ne troviamo esempi non soltanto nei primi

37 Realphilos., vol. II, p. 245; ( « [la volontà] si deve dapprima co-


stituire a partire dalla volontà dei singoli come universale, così che quella
appare il principio e l'elemento costitutivo, ma viceversa è essa il 'pri-
mum' e l'essenza; ed i s·ingoli devono farsi l'universale attraverso la loro
negazione, attraverso la rinunzia e la formazione. Esso è prima di loro,
esso è già presente, senz'altro, per loro; tuttavia loro immediatamente non
coincidono con esso» trad. mia); J.J. RoussEAU, Contrat Socia{, Oeuvres
Complètes, Paris .1964, vol. III, pp. 360-361. Alienatio, alieno si trovano
usati in Gro~io in riferimento alla « cessione » da parte dei singoli del loro
diritto a governarsi. Cfr. p. es. De jure belli ac pacis, 1, III, 12, 8: « Pr~
prie tamen cum populus alienatur, non ipsi homines alienantur, sed jus
perpetuum eos regendi, qua populus fìunt. Sic cum uni liberorum patroni
libertus assignatur, non hominis liberi fìt alienatio, sed jus quod in ho-
minem competit transcribitur ». Interessante, anzi, a questo proposito
la critica che, nel Contrat Socia{ Rousseau muove a Grozio, imperniata
sull'accusa di un uso equivoco del verbo aliéner: « Si un particulier, dit
Grotius, peut aliéner sa liberté et se rendre esclave d'un maitre, pourquoi
tout un peuple ne pourroit-il-pas aliéner la sienne et se rendre sujet d'un
roi? Il y a là bien des mots équivoques qui auroient besoin d'explication,
mais tenons-nous en à celui d'aliéner. Aliéner c'est donner ou vendre.
Or un homme qui se fait esclave d'un autre ne se donne pas, il se vend,
tout au moins pour sa subsistance; mais un peuple pourquoi se vend-il?
Bien loin qu'un roi fournisse à ses sujets leur subsistance il ne tire la
sienne que d'eux, et selon Rabelais un roi ne vit pas de peu. Les sujets
donnent clone leur personne à condition qu'on prendra aussi leur bien?
Je ne vois pas ce qu'il leur reste à conserver » (p. 355). Rousseau rim-
provera quindi a Grozio di confondere un senso positivo di aliéner, in cui
il verbo significa «vendere» (cedere, cioè, in cambio di qualcosa) ed un
senso negativo, in cui aliéner vuol dire invece « cedere gratuitamente »,
senza ottenere nulla in cambio. Soltanto una simile confusione di signifi-
cati permette a Grozio di istituire un'analogia fra l'alienazione del serve

3
34 introduzione

scrittori cristiani, soprattutto Agostino 38 , ma anche in pensatori


assai più vicini a Hegel, per esempio Oetinger 39 • Dell'uso di
Entiiusserung nel senso di « esteriorizzazione » dello spirito nella
« natura », o in generale nell' « altro da sé », troviamo esempi in
Fichte, che adopera il termine per designare il dividersi del non-io
dall'io:
Die aufgezeigte unabhangige Tatigkeit geht aus vom Setzen; aber
das Nicht-Setzen ist es, worauf es eigentlich ankommt: wir konnen
demnach dieselbe insofern ein Entaussern nennen. Es wird ein
bestimmtes Quantum der absoluten Totalitat von der als vermindert
gesetzten Tiitigkeit ausgeschlossen; als nicht in derselben, sondern als
ausser ihr befindlich betrachtet 40 •

In Schiller appare usato il termine veraussern per designare


il positivo estrinsecarsi dell'interiorità nel « mondo »:
Er soll Alles zur \Velt machen, was bloss Form ist, und alle
seine Anlagen zur Erscheinung bringen; [ ... ] er soll Alles in sich

al padrone e quella del suddito al sovrano: è chiaro infatti che mentre la


prima è una cessione della libertà in cambio della sussistenza, la seconda
è un dono gratuito di essa. Rousseau usa quindi in due sensi diversi
aliénation, aliéner in riferimento alla rinunzia a sé della persona: in un
caso i due vocaboli designano una rinunzia a sé non negativa (come nella
situazione del servo) o addirittura positiva (nel caso della cessione Jella
volontà individuale alla universale); nell'altro, una rinunzia a sé assolut'l-
mente negativa. Un uso analogo del termine Entausserung c'è, come ve-
dremo, in Hegel.
38 Cfr. in generale Thesaurus linguae latinae, s.v. Cfr. inoltre AGOSTINO,
De civitate dei, 6, 12: «Nulla quippe maior et peior est mors, quam ubi
non moritur mors. Sed quod animae natura, per id quod immortalis creata
est, sine qualicumque vita esse non potest, summa mors eius est alienatio
a vita Dei in aeternitate supplicii »; «Plus namque possidetur a diabolo,
qui non solum est alienatus a Deo, verum etiam gratis odit servientes
Deo » (ivi, 20, 7).
39 Cfr. LACORTE, op. cit., p. 152.
40 J.G. FrcHTE, Grundlage der gesamten Wissenschaftlehre, ed. F.
Medicus, Leipzig 1911, p. 86. «La indicata attività indipendente parte dal
I termini Entausserung, Entfoemdung 35

vertilgern, was bloss Welt ist, und ùbereinstimmung in alle seine


Veranderungen bringen; mit andern Worten: er soll alles Innere
veraussern und alles Aeussere formen 41 •

È da tener presente tuttavia, che dato l'uso così irregolare e di-


scontinuo dei termini e la loro così scarsa « tecnicità » in Hegel, la
ricerca delle tradizioni precedenti offre difficoltà particolari. An-
che perché, nonostante fossero usate in contesti filosoficamente in-
teressanti, queste parole al tempo di Hegel, e nello stesso Hegel,
non erano « sentite » come filosoficamente rilevanti (non com-
paiono, per esempio, nei lessici del tempo): la « Entausserung » e
la « Entfremdung » non erano insomma nozioni « tecnicizzate »,
come lo sono diventate dopo Marx. Si è visto, del resto, come
esse non compaiano nemmeno nello Hegel-Lexicon del Glockner
(1935), e come la loro «scoperta» nella filosofia hegeliana sia
frutto di una problematica precipuamente contemporanea.

porre; ma è il non-porre ciò da cui propriamente dipende: potremmo per-


tanto chiamarla un "esteriorizzare''. Una determinata parte della totalità
assoluta viene esclusa dall'attività posta come diminuita; riguardata come
trovantesi non in lei, ma fuori di lei » ( trad. mia). Cfr. ancora: « Man
lasse den charakteristischen Unterschied dieses Entiiusserns von dem soeben
aufgestellten Dbertragen nicht unbemerkt [ ... ]. Der aufgezeigten Tatigkeit
des Entausserns muss ein Leit:!en entgegengesetzt sein; und so ist es aller-
dings, namlich ein Teil der absoluten Totalitat wird entaussert; wird gesetzt,
als nicht gesetzt » (ivi).
41 Schiller's Briefe iiber aesthetische Erziehung, ed. Jung, Leipzig 1875,
p. 208. « Deve far diventare mondo, ciò che è solo forma, e recare a
manifestazione tutte le sue disposizioni [ ... ] deve cancellare in sé tutto ciò
che è semplicemente mondo, e portare accordo in tutte le sue mutazioni;
in altre parole: deve estrinsecare tutto ciò che è in terno e dare forma a
tutto ciò che è esterno » ( trad. mia).
I

Entausserung ed entaussern
nella Real philoso phie

I. Nell'iniziare l'esame dei vocaboli che formano l'oggetto


del presente studio, i primi scritti da analizzare, seguendo l'ordine
cronologico, sono quelli compresi nelle Jugendschrif ten. È da
premettere subito, che, nonostante la ben nota importanza di
questi scritti per l'indagine sulla genesi dei principali motivi
della futura speculazione hegeliana, essi non offrono tuttavia
testimonianze molto numerose dell'uso delle parole in questione.
Vi sono presenti, infatti, non più di un paio di usi di Entausse-
rung, Entfremdung, Verausserung.
Un uso del sostantivo Verausserung, cui s'accompagna l'agget-
tivo unverausserlich, si trova anzitutto in un passo del saggio
Die Positivitat der christlichen Religion, del periodo di Berna:
Auf den Besitz und Handhabung desselben griindet sich die ganze
gesetzgebende und richterliche Gewalt der Kirche, und ist es dem
Rechte der Vernunft eines jeden Menschen entgegen, dass er einem
solchen fremden Kodex unterworfen sei, so ist die ganze Gewalt
der Kirche unrechtmassig; und auf das Recht, sich selbst sein Gesetz
zu geben, sich allein fiir die Handhabung desselben Rechenschaft
schuldig zu sein, kann kein Mensch Verzicht tun, denn mit dieser
Verausserung horte er auf, Mensch zu sein 1.

Hegel rivendica all'individuo, contro la pretesa della Chiesa

I Hegels theologische ]ugendschriften, ed. H. Nohl, Tiibingen 1907,


p. 212. « Sul possesso e sull'uso del medesimo si fonda tutto il potere legi-
slativo e giudiziario della chiesa, e poiché il fatto che un uomo sia sotto-
38 Entausserung, entaus~ern nella Realphilosophie

di preordinare all'uomo ciò che deve credere e sapere, il diritto


{Recht) di darsi da sé la propria legge, e soltanto di fronte ad
essa essere responsabile: a tale diritto nessun uomo può rinun-
ciare, se non cessando di essere un « uomo ». Il termine Veraus-
serung designa appunto tale atto di rinuncia. Qualche riga più
in basso, il diritto alla propria autonomia viene da Hegel chia-
mato unverausserlich:
... wobei doch immer das unveriiusserliche Menschenrecht behaup-
tet wurde, aus seinem Busen sich Gesetze zu geben {p. 213) 2•

Verausserung significa dunque nel passo « rinunzia ad un di-


ritto », ed unverausserlich « ciò a cui non si può rinunziare »; i
vocaboli son dunque usati in senso giuridico. L'aggettivo unver-
ausserlich, riferito a Menschenrecht, rivela poi, più in partico-
lare, una possibile connessione linguistica con la tradizione giu-
snaturalistica (si ricordino, per esempio, gli usi di aliénation in
Rousseau), che si presenterà d'altronde ancora molte volte, nel
linguaggio hegeliano, in riferimento ai termini che stiamo esami-
nando. Notiamo inoltre che il vocabolo Verausserung ha un senso
negativo (la rinunzia conduce infatti ad una situazione di schia-
vitù) che gli proviene, però, soltanto dall'oggetto della« rinunzia»,
qualificato come unveriiusserlich. Come vedremo, infatti, Hegel
adopera il termine Veriiusserung (al pari di Entiiusserunp,) anche
in senso positivo.

messo ad un tale codice estraneo va contro al diritto della sua ragione,


tutto il potere della chiesa è illegittimo; al diritto di darsi la legge da sé,
di essere responsabile della sua applicazione soltanto di fronte a se stesso,
nessun uomo può fare rinunzia, perché con questa rinunzia (Veri:iusserung)
egli cesserebbe di essere uomo » ( trad. mia. Anche in seguito, quando non
c'è alcuna indicazione, la traduzione è mia).
2 I vi. « Ove tuttavia è sempre stato affermato il diritto inalienabile di
darsi leggi traendole dal proprio seno ».
Usi precedenti alla Realphilosophic 39

Troviamo poi un uso di entaussern in un passo di Der Geist


des Christentums und sein Schicksal del periodo di Frar.coforte:
Denn sie hatten alle Harmonie der Wesen, aLle Liebe, Geist und
Leben einem fremden Objekte anvertraut, aller Genien, in denen die
Menschen vereinigt sind, sich entaussert und die Natur in fremde
Hande gelegt; was sie zusammenhielt, waren Ketten, Gesetze vom
Machtigern gegeben (p. 290) 3.

Hegel sta trattando della rem1ss10ne dei peccati attraverso


l'amore, preclusa al popolo ebraico, la cui vita è lacerata dalle
più profonde scissioni. Gli Ebrei non sono in grado di compren-
dere come il peccato possa essere conciliato nell'amore, perché non
conoscono vera unione e armonia, ma soltanto obbedienza esteriore
e paura verso leggi date. L'espressione « aller Genien ... sich ent-
aussert » è usata insieme ad altre locuzioni caratteristiche ( « in
fremde Bande gelegt » « einem fremden Objekte anvertraut »)
che designano parimenti la « separazione », la « scissione » che
dilacera la vita del popolo ebraico. L'espressione verbale sich
entaussern, tuttavia, non esprime di per sé l'idea della « scissio-
ne»: essa significa infatti « mandar via da sé», « privarsi di»,
e la nozione di « separazione » è presente piuttosto per il fatto
che oggetto della privazione è ciò che produce una unione ( « in
denen die Menschen vereinigt sind » ). Da questo punto di vista
entaussern hà un significato simile a quello di Verausserung nel
passo precedente, in cui l'idea fondamentale è quella della « ri-
nunzia », che, per avere a suo oggetto qualcosa di essenziale, acqui-
sta il carattere di una perdita dolorosa. Non si coglie tuttavia in
questo uso di entaussern una specifica coloritura giuridica. In

3 lvi. «Poiché essi avevano affidato ogni armonia dell'essere, ogni


amore, ogni spirito, ogni vita ad un oggetto estraneo, avevano rinunziato
a tutte le qualità in cui gli uomini sono uniti, ed avevano posto la natura
in mani straniere; ciò che li teneva congiunti erano catene, leggi date dal-
l'onnipotente».
40 Entaus:>erung, entaussern nella Realphilosophie

un senso più affine a quello del linguaggio giuridico troviamo in-


vece usato Entausserung nel frammento Liebe:
Geschenke sind Entausserungen einer Sache, die schlechterdings
den Charakter eines Objektes nicht verlieren kann (p. 381, n. [f.]) 4 .

In Der Geist des Christentums und sein Schicksal compaiono


anche Entfremdung ed entfremden:
Er vereinigte die misstrauisch gewordenen, einander entfremdeten
Menschen, die sich nun zerstreuen wollten (p. 245) 5 .
Dass auch Jesus den Zusammenhang zwischen Siinde und Verge-
bung der Siinde, zwischen Entfremdung von Gott und Versohnung
mit ihm, nicht ausser der Natur fand (p. 289) 6 .

Il significato di entfremden e di Entfremdung è sostanzial-


mente identico nei due passi; in entrambi, i vocaboli desi-
gnano l' « estraneità » dovuta al rompersi di un'unione. In un caso
entfremden indica uno stato di inimicizia, di reciproca diffidenza
fra gli uomini, e si contrappone a vereinigen; nell'altro Entfrem-
dung van Gott indica il peccato e si contrappone a V ersohnung.
Questa nozione di « estraneità » propria di Entfremdung acqui-
sta nel secondo passo un significato del tutto particolare ed assai
pregnante, dato che si identifica con la stessa opposizione dia-
lettica; la remissione dei peccati ha infatti in queste pagine il
significato della ricostituzione dell'unità della vita (Leben) scissa
dal peccato. Gli stessi motivi che costituiscono il contesto del

4 Ivi. « I doni sono trasferimenti di una cosa, che non può in nessun
caso perdere il carattere di un oggetto ».
5 I vi. « Egli riunificò gli uomini divenuti diffidenti, estraniati l'un
l'altro, che ora si volevano disperdere ».
6 I vi. « Che anche Gesù non trovò la connessione fra i peccati e la
remissione dei peccati, fra estraneazione da Dio e riconciliazione con lui
fuori della natura».
Ust precedenti alla Rea1phHo~ophie 41

passo (colpa, pena, perdono, etc.), sono i temi tipici delle prime
meditazioni dialettiche di Hegel.
Altri usi non si riscontrano nelle Jugendschriften. Già da que-
sti passi abbiamo comunque un'idea della varietà in cui si presen-
tano in Hegel questi vocaboli. È emersa innanzi tutto una diffe-
renza di significato; per Enti:iusserung, V eri:iusserung, enti:iussern,
si è riscontrato infatti il significato di « rinunzia » (in senso anche
specificamente giuridico), mentre per Entfremdung, entfremden
il senso di « separazione », « scissione », qualificato senz'altro ne-
gativamente e connesso, nel contesto, con l'idea della opposi-
zione dialettica. La scarsità e sporadicità delle testimonianze non
permettono per ora un discorso più ampio 7 •

7 Si trova usato il verbo veriiussern in un excerptum (contemporaneo


alla composizione di Das Leben ]esu, cfr. TH. HAERING, Hegel, sein Wollen
und sein Werk, Leipzig-Berlin 1929-38, vol. I, p. 214) dal « Theologisches
Journal » del 1793: « Auch das Béise im Menschen ist veriiussert worden
an den Satanas und an Adam, der nach Ortels Ausdruck einen allgemeinen
Bankrutt der Menschheit gemacht hat » (Nohl, p. 362). Anche qui Ver-
iiusserung vuol dire «cessione», «trasferimento». Lo Haering dà un parti-
colare rilievo alla presenza del vocabolo Veriiusserung nell'estratto, notando:
« An dem niichstfolgenden Excerpt (Absatz 2 des Blattes) ist interessant,
dass Hegel sich hier die Stelle notiert, wonach die Vorstellung des Satanas
und Adams als Vaters der Erbsunde, eine "Veriiusserung des Béises im
Menschen an diesen" darstelle, ein doppeldeutiger Ausdruck, den wir spii-
ter, im Gegensatz zur "Verinnerlichung" d.h. zur Aufnahme in die leben-
dige Einheit des geistigen Lebens (und auch dort mit der Nebenbeteutung
des Hergebens eines eigensten Besitzes), fast ebenso oft und beherrschend
wiederfinden werden, wie den schon mehrfach genannten Gedanken der
Zerrissenheit des lebendigen Zusammenhanges » (p. 214). Giustamente Hae-
ring nota che veriiussern designa qui un atto di rinunzia in cui ci si spoglia
di qualcosa di proprio, ma bisogna osservare che il significato negativo per-
viene al vocabolo dal contesto (dal fatto cioè che tale « cessione » implica
una rottura nell'unità della vita divina). Tant'è vero che lo stesso verbo
veriiussern (e Veriiusserung, come anche Entiiusserung) ha spesso in Hegel
anche senso positivo. Bisogna inoltre notare che la contrapposizione Veriius-
serung-Verinnerlichung, e quella di Entiiusserung-Erinnerung non è affatto
molto frequente, dal punto di vista terminologico, nel linguaggio hegeliano.
42 Entaussemng, entaussern nella Realphilosophie

II. Un gruppo di passi 8 in cui compaiono Entiiusserung ed


entiiussern (ma non Entfremdung e Veriiusserung) che insieme
a quelli della Fenomenologia, sono fra i più significativi dell'uso
di queste parole in Hegel, si trova nella seconda parte delle lezioni
jenensi del 1805-1806 (Realphilosophie, II) 9 , dedicata alla « Phi-
losophie des Geistes » 10 , in particolare dalla trattazione del « wir-
klicher Geist » fino alla fine.
Cominciamo con l'esaminare innanzi tutto i passi contenenti
Entiiusserung, entiiussern nel capitolo sul « wirklicher Geist » 11 •
Questo capitolo che segue al primo, antropologico e psicologico,
sul « subjektiver Geist » 12 , corrisponde solo in parte a quella
che nel sistema definitivo è la esposiziom dello « spirito ogget-
tivo ». La trattazione dello stato, infatti, non vi è contenuta, ma
è dislocata in un capitolo a sé 13 , il quale prende in esame, nei
suoi ultimi paragrafi, anche i gradi dello « spirito assoluto » 14 •
La trattazione del « wirklicher Geist » corrisponde piuttosto, nelle

B Tra le Jugendschriften e la Realphilosophie, II, si incontra soltanto


un uso di entaussern in Wissenschaftliche Behandlungsarten des Naturrechts
(Schriften zur Politik und Rechtsphilosophie, ed. Lasson, Leipzig 1913) che
non presenta peraltro particolare interesse. Il verbo ricorre in un passo
in cui Hegel svolge la critica alla libertà formale, ed indica il « disfarsi»,
da parte del soggetto, della sua determinatezza: « Indem - A ein Ausseres
gegen die Bestimmtheit + A des Subjekts [ist], so ist es durch dies Ver-
haltnis in fremder Gewalt; aber dadurch, dass es sein + A als eine Be-
stimmtheit ebenso negativ setzen, aufheben und entaussern kann, bleibt es
bei der Mi:iglichkeit und bei der Wirklichkeit fremder Gewalt schlechthin
frei » (p. 369).
9 Jenaer Realphilosophie, vol. II, Vorlesungen van 1805-1806, cit.,
abbreviato d'ora in poi Realph., voi. II.
10 L'opera si divide infatti in Naturphilosophie, pp. 1-176, Geistes-
philosophie, pp. 177-273.
11 Wirklicher Geist, pp. 213-242.

12 Subjektiver Geist, pp. 179-212.

13 Konstitution, pp. 242-273.


14 Kunst, Religion und Wissenschaft, pp. 263-273.
Lavoro, scambio e contratto 43

linee generali, solo a quelle che, nella Filosofia del Diritto, sono
le sezioni sul «Diritto astratto» e sulla « Società civile » 15 •
Il primo passo, c~ntenente i vocaboli da noi ricercati, si trova
nel primo paragrafo del capitolo, intitolato « Anerkanntsein » 16 :
Quelle, Ursprung des Eigentums ist hier diese der Arbeit, meines
Tuns selbst -unmittelbares Selbst und Anerkanntsein, Grund. Ich
bin die Ursache, ebenso weil ich gewollt habe- [der] Zweck im
Tausche [ist die] Ursache; Grund [ist] das Allgemeine. Ich habe
gewollt im Tausche, mein Ding als Wert gesetzt, d. h. innerliche
Bewegung, innerliches Tun, wie Arbeit das in das Sein versenkte
[ist]; [es ist beide Male] dieselbe Entausserung.
a) Ich mache mich unmittelbar zum Dinge, [zur] Form, die Sein
ist, in der Arbeit.
f3) Dieses mein[es] Daseins entaussere ich mich ebenso, mache
es zu einem mir fremden und erhalte mich darin. Ebendarin schaue
ich mein Anerkanntsein an, Sein als Wissendes; dort mein unmittel-
bares Ich, hier mein Fiirmichsein, meine Person.
Ich schaue hier also mein Anerkanntsein als Dasein an, und mein
Wille ist dies Gelten (p. 217) 17 •

Nel passo, che si riferisce all'origine della proprietà attraverso


due momenti del lavoro e dello scambio, ricorre sia il vocabolo
Entausserung, sia il verbo sich entaussern. Iniziamo col chiarire
innanzi tutto, per spiegare il significato dei due termini, come s1

15 Per i principali problemi concernenti la Realphilosophie, dr. J.


HoFFMEISTER, Goethe und der deutsche Idealismus. Eine Einfiihrung zu
Hegels Realphilosophie, Leipzig 1932; F. RoSENZWEIG, Hegel und der Staat,
Aalen 19622 ; Rossr, Marx e la dialettica hegeliana, cit., p. 305 sgg.;
LuKÀcs, Il giovane Hegel, cit., p. 423 sgg.; M. BussE, Hegels Phéi110-
111enologie des Geistes und der Staat, Berlin 1931, pp. 102-112.
16 Anerkanntsein, pp. 213-217.
17 « Fonte, origine della proprietà è qui quella medesima del lavoro,
del mio stesso agire - immediato sé e riconoscimento, fondamento. Io sono
la causa originaria, per ciò che ho voluto - il fine nello scambio è la causa
originaria; fondamento è il tutto. Io ho voluto nello scambio, ho posto la
,mia cosa come valore, ossia, movimento interiore, azione interiore, come
il lavoro è l'agire affondato nell'essere; [entrambe le volte] la medesima
44 Entaus,serung, entaussern nella Realphilosophic

configurano, nel corso del paragrafo (di cui il passo rappresenta


la conclusione), i due momenti del lavoro e dello scambio.
Vediamo intanto quel che concerne il «lavoro» 18 • Lo spirito
è qui ad uno stadio di esistenza ancora « naturale », ed è quindi
« eine Menge von Bediirfnissen »; per la soddisfazione di questi
bisogni, chiarisce Hegel, sono necessarie le cose (Dinge), ma non
così come si trovano immediatamente, bensì elaborate, formate,
rese, appunto, fruibili. Questa trasformazione delle cose, in cui
la loro « possibilità » interna ( « allgemeine innre Mi:iglichkeit »)
viene posta come esterna, come forma ( « als aussre, als Form » ),
è appunto ciò in cui consiste il lavoro, quello che nel passo citato
è indicato sotto a. 19 • «Dies Verarbeiten - prosegue poi Hegel -
ist selbst ein Vielfaches; es ist das Sich-zum-Dinge-machen dcs
Bewusstseins » (p. 214) 20 • Il medesimo verbo « sich-zum-Dinge
machen » è usato poi, come si è visto, in prima persona nel passo
che stiamo esaminando. Hegel non si ferma su questo rapporto
io-cosa nel lavoro e passa ad esaminare, subito dopo, il modo in
cui il lavoro, per la « scomposizione » dei bisogni - dettata dalla
loro molteplicità - si viene dividendo ed astraendo, fino a di-
ventare non più elaborazione delle cose per la soddisfazione della

estrinsecazione. a.) Nel lavoro io mi faccio immediatamente cosa, forma che


è essere. f3l Di questo esserci mi spoglio parimenti, ne faccio qualcosa a
me estraneo, ed in questo mi mantengo. Proprio in questo io intuisco il
mio esser-riconosciuto, essere in quanto sapere; lì il mio io immediato, qui
il mio esser-per-me, la mia persona. Io qui intuisco il mio esser-riconosciuto
come esserci e la mia volontà è questo valere ».
l8 Sul problema del lavoro in Hegel, cfr. soprattutto K. Low1r11,
Da Hegel a Nietzsche, trad. it. di G. Colli, Torino 1959, p. 425 sgg.;
LuKÀCS, Il giovane Hegel, cit., p. 472 sgg. e passim.
19 « Das Dasein, der Umfang der naturlichen Bedurfnisse ist im Ele-

mente des Seins uberhaupt eine Menge von Bedurfnissen; die Dinge, die
zu ihrer Befriedigung dienen, werden verarbeitet, ihre allgemeine innre
Moglichkeit als aussre, als Form gesetzt » (p. 214).
20 «Questo rielaborare è esso stesso un che di complesso; è un farsi
cosa della coscienza ».
Lavoro, scambio e contratto 45

totalità dei propri bisogm, ma elaborazione di una sola cosa in


vista di un solo bisogno 21 • Su quel rapporto torna soltanto alla
fine del paragrafo, per dire, ancora, che l' « Arbeit » è quel « Tun »
che è « in das Sein versenkte ».
Vediamo ora che cosa sia e che caratteristiche abbia il mo-
mento dello scambio (Tausch ). Questo momento viene, in linea
logica, immediatamente dopo quello del lavoro. Si accennava già
prima come Hegel, parlando del lavoro, ne mostrasse la progres-
siva astrazione e divisione; quanto più il bisogno viene « scom-
posto » ed analizzato, tanto più astratta diviene l'attività elabo-
ratrice (ed alla fine anzi, nota Hegel, essa può venire facilmente
sostituita da una « abstrakte aussere Tatigkeit », e cioè dalla mac-
china) 22 • È necessario allora un « movimento » che riporti que-
ste astratte elaborazioni alla « concrezione » ( Konkretion) del
bisogno; e questo movimento è precisamente lo scambio. « Die
Ri.ickkehr zur Konkretion, dem Besitz ist der Tausch » (p. 215) 23 •
Nello scambio la cosa astratta ( « das abstrakte Ding ») ritor-
na dunque all'io; e questo ritorno, nota Hegel, ha una sua
p·-ecisa qualificazione. La cosa che giunge all'io, e che si riporta
in tal modo alla concretezza del bisogno che essa è stata in ori-
gine destinata a soddisfare, vi giunge come cosa « di un altro ».
Ognuno produce qualcosa, e la cosa scambiata proviene quindi
necessariamente da un'altra persona: « Das abstrakte Ding stellt
im Tausche dar, was es ist, namlich diese Veranderung zu sein,
von der Dingheit in Ich zuri.ickzugehen, und zwar so, dass seine
Dingheit darin bestand, der Besitz eines Andern zu sein »
(pp. 215-216) 24 • Lo scambio allora, prima ancora di essere per-

21 Cfr. p. 214.
22 Cfr. p. 215.
23 « Il ritorno alla concrezione, al possesso, è lo scambio ».
24 « La cosa astratta mostra nello scambio, ciò che essa è, cioè di essere
questa trasformazione, di andare indietro dalla cosalità all'io, e propriamente
così, che la sua cosalità consisteva in questo, nell'essere il possesso di
un altro».
46 Entausserung, entaussiern nella Realphilosophie

muta materiale di oggetti, è incontro di volontà: « Jedes gibt


selbst seinen Besitz, hebt sein Dasein auf, und so dass es darin
anerkannt ist, dcr Andre es mit Einwilligung des Ersten erhalt »
(p. 216) 25 . Così il possesso (Besitz) si tramuta in proprietà (Ei-
gentum ), e il volere, in quanto è riconosciuto, diviene « wirk-
lich » e « daseiend ».
Riportiamo ora queste considerazioni al passo preso in esame.
Qui Hegel riassume come si origina la proprietà, che è, appunto,
il « possesso » riconosciuto da un'altra volontà. La fonte mate-
riale di essa è il lavoro, la fabbricazione della « cosa ». Ciò che
dà origine al movimento, però, è la volontà: perché inizi il pro-
cesso che porta allo scambio ed all' « Anerkanntsein », e quindi
alla proprietà, è necessario, infatti, innanzi tutto, che la volontà
si « ponga » nella cosa, dandole un valore. Vi sono dunque due
azioni che fanno da «presupposto » all'origine della proprietà:
la prima - il lavoro - è un agire « affondato nell'essere» ( «das
in das Sein versenkte Tun » ); la seconda - la valutazione - è
un agire spirituale (« innerliches Tun » ). Il termine Entausserung,
nella prima parte del passo, si riferisce precisamente a queste due
forme di agire (Tun). Hegel dice che è, entrambe le volte, la me-
desima (dieselbe) Entausserung: si tratta, infatti, in entrambi i
casi, di un « agire » rispetto alla cosa, di un « porsi » nella cosa,
sebbene nell'un caso l'azione sia materiale (è infatti un sich-zum-
Dinge-machen) 26 , nell'altro spirituale (è un trasferimento della
volontà). Entausserung significa dunque « esteriorizzazione » del-

25 « Ognuno cede spontaneamente il suo possesso, toglie il suo esserci,


cosl che esso è in ciò riconosciuto; l'altro riceve [la cosa] col consenso
del primo».
26 Cfr. p. 197 sgg. Il « sich-zum-Dinge-machen » viene poi tolto con
l'introduzione della macchina, nella quale la « passività » della « cosa »
diviene attività. Sulla positiva mediazione fra io e cosa nel lavoro, cfr.
anche la Fenomenologia: « das arbeitende Bewusstsein kommt also hiedurch
zur Anschauung des selbstandigen Seins als seiner selbst » (Phanomeno-
logie des Geistes, p. 149).
Lavoro, scambio e contratto 47

l'io e designa un movimento con cui l'io esce fuori di sé e si pone


nella « cosa ».
C'è poi il verbo entaussern nella seconda parte del passo. Qui
Hegel tratta del momento vero e proprio in cui sorge la proprie-
tà, e cioè lo scambio. Lo scambio, come si è visto, avviene quan-
do l'io « cede » ad un altro la cosa, fatta nel lavoro, e « valutata »
dalla volontà; sich enlàussern si riferisce appunto a questo atto
con cui viene « ceduta » la cosa, e, con essa, la volontà che vi è
stata posta. Anche qui dunque il termine si riferisce ad un movi-
mento dell'io verso l'esterno; ma, come Hegel ha in precedenza
chiarito (e come viene riassunto nel passo), nello scambio, la volontà
che, posta nella cosa, è « data via », è nello stesso tempo mantenuta
( « erhalte mich darin » ). Nello scambio, infatti, non si tratta più
di un rapporto fra l'io e la « cosa », ma dell'io - tramite la
cosa - con un'altra volontà; lo scambio è infatti reciprocità: nel
momento stesso che io decido di cedere la mia cosa ad un altro,
anche l'altro decide di cedere a me la sua. In questo caso, quindi,
la volontà, andando verso l'esterno, non si perde nella durezza
del Ding, ma, piuttosto, "si manifesta" ad un'altra volontà. Il
« sich-ent~iussern » nello scambio è dunque sì un privarsi di qual-
che cosa di proprio (dieses meines Daseins, l'« esserci», cioè, nella
cosa valutata), ma questa privazione, proprio perché è il manife-
starsi della propria volontà ad un'altra volontà (la quale, accet-
tando lo scambio, evidentemente la « riconosce » ), non è un
estraniarsi, ma piuttosto un « estrinsecarsi » nel mondo spirituale.
Questo uso di entaussern ha quindi, rispetto a quello di Entauss-
erung nelle righe precedenti, un senso positivo. Notiamo tuttavia,
che, a parte la sfumatura negativa o positiva, in entrambi gli usi
i termini si riferiscono ad un movimento dell'io verso l'esterno.
In questo senso di « estrinsecazione positiva » Entausserung
ed entàussern sono usati ancora nelle righe seguenti, nelle quali
Hegel si sofferma più in particolare sullo scambio, che rendendo
l'io « Person », segna l'inizio della vera e propria sfera del diritto.
48 Entaus:>erung, entaussern nella Realphilosophie

Qui Hegel insiste ancora sul guadagno che l'io ottiene nella
« Entausserung » della propria cosa, che consiste appunto nel
raggiungimento, attraverso essa, dell'Anerkanntsein:
Ich habe etwas geleistet, ich habe mich dessen entiiussert; diese
Negation ist positiv; Entausserung ist ein Erwerben. Meine Meinung
des Werts galt dem Andern und mein Wollen seiner Sache (p. 218) 27 •

Anche qui la « Entausserung » come cessione della cosa, è


nello stesso tempo la manifestazione di una volontà all'altra, e
quindi il reciproco riconoscimento.
Hegel analizza poi il contratto 28 ( « ideeller Tausch ») che con-
siste in un accordo mediante il quale i due contraenti, senza ancora
scambiarsi materialmente le cose, dichiarano soltanto la volontà
reciproca di cedersele; anche a proposito del contratto Hegel usa
Entiiusserung ed entaussern:
Dieses Wissen ist im Vertrag ausgesprochen. Er ist dasselbe, was
Tausch, aber ideeller Tausch: a) Ich gebe nichts hin, ich entaussere
nichts, leiste nicht[s] als mein Wort, [die] Sprache, ich wolle mich
entaussern, b) der Andre ebenso. Dies mein Ent=iussern ist ebenso
sein Wille; er ist damit zufrieden, dass ich ihm dies iiberlasse. e) Es
ist auch sein Entaussern, es ist gemeinsamer Wille; meine Entaus-
serung ist vermittelt durch die seinige. Nur darum will ich mich
entaussern, weil auch er seinerseits sich entaussern will, und weil
seine Negation meine Position wird (p. 218) 29 •

27 « lo ho apprestato qualcosa, mi sono privato di essa; questa nega-


zione è positiva; la cessione è un conservare. La mia opinione circa il
valore ha avuto validità per l'altro, e così il mio volere la sua cosa ».
28 Vertrag, pp. 217-221.
29 «Questo "sapere" viene proclamato nel contratto. Il contratto è
il medesimo che lo scambio, ma è uno scambio ideale: a) io non dò nulla,
non mi privo di nulla, non appresto nulla, se non la mia parola, l'espres-
sione del fatto che io mi voglio privare; b) l'altro altrettanto. Questo mio
privarmi è anche la sua volontà; egli è soddisfatto che io gli cedo questo.
e) Questo è anche il suo privarsi, è una volontà comune; la mia cessione
avviene attraverso la sua. lo mi voglio privare soltanto perché anch'egli
Violazione del contratto 49

Il senso in cui sono adoperati nel passo i vocaboli è uguale


a quello constatato a proposito dello scambio: la « Entiiusserung »
della cosa è il mezzo attraverso cui si stabilisce tra i due contraen-
ti un « gemeinsamer Wille » che va al di là di ciascuno di essi.
È da notare inoltre, riguardo all'uso di Entiiusserung ed
entiiussern a proposito di scambio e contratto, che Hegel adopera
in tal caso questi vocaboli nella loro accezione giuridica e cioè
nello stesso senso in cui i termini latini alienatio, alienare, ed i
loro corrispondenti semantici nelle varie lingue, vengono larga-
mente usati nel linguaggio del diritto per designare la vendita, o
la cessione, in quanto « trasferimento ad altri » di qualcosa di
proprio. Ma bisogna nello stesso tempo notare che Hegel, se anche
usa i vocaboli in questo senso tecnico-giuridico, aggiunge ad essi
una risonanza filosofica, con l'ascrivere a tale « Entausserung »
della cosa il più vasto significato dell'entrare dell'io nell'alterità,
dell'estrinsecarsi della volontà nel mondo delle altre volontà, con
l'attuazione dell' Anerkanntsein.

III. Proseguendo l'analisi di questo capitolo della Philosophie


des Geistes è da esaminare ora, nel paragrafo seguente 30 , un
passo nel quale ricorrono sia il sostantivo Entiiusserung che il
verbo entiiussern.
In seiner Leistung gegen mich ist nicht sein Willen verletzt wor-
den, sondern er hat seinen Willen gehabt und sich nur eines be-
stimmten Daseins entaussert. Sein Zwang aber ist eine Entausserung
meines Willens (pp. 222-223) 31 •

a sua volta si vuole privare, e perché la sua "negazione" diviene la mia


"posizione"».
30 Verbrechen und Stra/e, pp. 221-225.
31 « Nella sua prestazione verso di me la sua volontà non è stata col-
pita, ma egli ha tenuto fermo il suo volere e si è spogliato soltanto di un
alcunché di determinato. La sua costrizione è però una abdicazione al
mio volere».

4
50 Entausserung, entaussern nella Realphilosophie

L'argomento trattato in queste pagine è ancora il contratto;


in particolare, viene esaminato il caso della sua violazione da parte
di uno dei due contraenti. La violazione del contratto significa
il venir meno del « gemeinsamer Wille », realizzatosi nell'accordo,
e l'affiorare della volontà « singola» di uno dei due contraenti:
conseguenza implicita nel fatto di essere, quel « gemeinsamer
Wille », non ancora realtà effettuale ma soltanto risultato della
« buona volontà » del singolo, nell'essere esso cioè ancora un
« Sollen » 32 •
Nel passo in questione, il momento considerato è quello in
cui il diritto « reagisce » alla violazione del contratto, costringendo
il violatore a mantenere la sua parola, a fare la prestazione dovuta,
ed a ripristinare, dunque, il « gemeinsamer Wille » 33 • Tale co-
strizione (Zwang) non avviene « aus moralischen Gri.inden », e
cioè per il fatto che si « deve » (soli) mantenere fede alla parola
prestata, ma perché il « gemeinsamer Wille » è « dem Begriffe
nach » e non può quindi, in quanto tale, non affermarsi ( « Ich
werde gezwungen, Person zu sein ») 34 • Nel passo, come si vede,
vengono contrapposte due situazioni, quella del contraente in re-
gola e quella del violatore. In entrambe avviene una « Entausse-

32 Cfr. pp. 218-219.


33 La ~ volontà comune » non può però essere restaurata, o, meglio,
effettualmente costituita, se non con un altro passaggio, dato che, come
vedremo in seguito, la « costrizione » porta ad un'offesa della Person, che
deve essere poi a sua volta cancellata con il delitto e con la pena.
34 «Sono costretto ad essere persona». Riportiamo per intero il passo:
« Mein W art muss gelten, nicht aus moralischen Griinden, dass ich mir
innerlich gleich bleiben, meine Gesinnung, Dberzeugung und so fort nicht
andern solle, sondern ich kann dies andern; aber mein Wille ist nur als
anerkannter da. Ich widerspreche nicht nur mir, sondern dem, dass mein
Wille anerkannt ist. Man kann sich nicht auf mein Wort verlassen, d.h.
mein Wille ist bloss mein, blosse Meinung. Die Person, das reine Fiirsichsein
wrrd also nicht als einzelner vom gemeinsamen sich abtrennender Wille
respektiert, sondern nur als gemeinsamer. Ich werde gezwungen, Person
zu sein » (pp. 219-220).
Violazione del contratto 51

rung ». Il vocabolo infatti è usato due volte: nel primo caso (in
cui appare nella forma verbale) viene riferito alla « cessione »
compiuta dal contraente in regola. Questi, nel compiere la sua
prestazione, si è privato soltanto di qualcosa di particolare ( « nur
eines bestimmten Daseins entaussert » ), senza che in nulla fosse
colpita o offesa la sua volontà ( « er hat seinen Willen gehabt » ):
egli vuole, infatti, apprestare la cosa, secondo quanto stabilito
nel contratto, e se ne priva, dunque, del tutto spontaneamente.
Nel secondo caso, viceversa, ossia in quello del violatore, la pre-
stazione avviene forzatamente, per una costrizione. La cosa viene
strappata con la forza; non si tratta quindi in questo caso soltanto
di un « venir meno » di una cosa particolare, ma del « venir me-
no » della stessa propria decisione (« Entausserung des Willens » ),
alla quale si è costretti ad abdicare. A tale forzata abdicazione si
riferisce in questo caso il vocabolo Entiiusserung. Essa è resa pos-
sibile, secondo quanto chiarisce Hegel, dal fatto che la volontà
è stata « posta » in alcunché di esteriore, che può in quanto tale
cadere nell'altrui potere. Strappando all'altro la cosa che gli è
dovuta, e che questi non gli vuol dare, il contraente colpisce, in
altri termini, dell'altro non solo il « Besitz » ma anche il « Wil-
len » 35 •
Troviamo dunque qui un doppio uso del vocabolo Entiiusse·
rung, riferito da Hegel a due situazioni diverse; in un caso esso
designa una rinuncia ad un oggetto particolare, spontanea e libera,
nell'altro, una forzata abdicazione alla propria decisione. Anche
nel passo precedentemente esaminato (lavoro e scambio), Ent-
iiusserung ed entiiussern designavano due situazioni in parte di-
verse; qui però la diversità viene accentuata in rapporto alle due
situazioni in certo modo antitetiche: l'una, quella del contraente
in regola, è del tutto positiva (non solo infatti la rinuncia è spon-
tanea, ma pone in atto, anche, la realtà dell'« Anerkanntsein »);

35 Cfr. pp. 220-221.


52 Entausserung, entaussern nella Realphilosophie

l'altra, quella del violatore, completamente negativa: il violatore,


infatti, costretto a venir meno alla sua decisione, viene colpito in
qualcosa di essenziale ed oltraggiato nel suo onore 36 • In entrambi
i casi si tratta tuttavia di una privazione, di un « venir meno » di
qualcosa.
Ma c'è poi un'ulteriore considerazione. Il fatto che la « Ent-
ausserung » negativa sia quella che, implicando un venir meno alla
propria decisione, lede, in certo senso, la « Person » nel suo ca-
rattere essenziale, mentre quella positiva riguarda un particolare
« quid », lasciando intatta la volontà, potrebbe far pensare che
Hegel ponga qui la persona nell'ambito dell '« inalienabile », e che
sottintenda quindi, alla base di questo uso positivo o negativo
del vocabolo, una distinzione fra l' « alienabile » e 1' « inalienabi-
le ». In opere posteriori, in effetti, a proposito del medesimo argo-
mento, si trova una tale distinzione, tra « unverausserliche Gi.iter »,
che sono quelli che appartengono all'essenza universale della
personalità (fra cui la « allgemeine Willensfreiheit ») la cui « Ent-
ausserung » o « Verausserung » (possibile di fatto quando essi non
hanno ancora effettuale realtà) rappresenta una situazione nega-
tiva, e « beni » che invece, in quanto non toccano tale essenza
universale ( « ausserliche Dinge » ), possono essere « entaussert »
senza danno o perdita alcuna 37 • Ora è certamente vero che una
tale partizione non viene esplicitamente teorizzata nelle lezioni
del 1805-1806; ma la si può ritrovare tuttavia in certo modo
nella distinzione che Hegel fa, a più riprese, fra i beni su cui
si può fare contratto ed i beni su cui non lo si può fare, fra i
quali viene posta la « Person »:
Vertrag geht Liber Eigentum, Dasein, nicht Person; denn es ist
diese Vermittlung, die sich im Dinge, im Dasein anschaut (wie in dem
Familiengut, nicht Kind - Werkzeug im Willen, noch nicht ... ).
Im V ertrag hat mein W art die Bedeutung der Sache, aber [ als]

36 « Ich finde meine Ehre gekrankt » (p. 222).


37 Cfr. cap. III, p. 182 sgg.
Beni alienabili ed inalienabili 53

Vertrag iiber Person ware es mein Wort, mein unm[ittelbares] r[eines]


Sein selbst, das ich einsetzte. Es gibt hier nichts Bindendes, d.h. das
bestimmte Dasein ist personlicher Dienst (p. 221) 38 •

Ober was kann ich im Allgemeinen kontrahieren? Ober meine


Person, iiber mein einzelnes unbestimmtes Dienen - (Sitte tritt hier
ein, an sich unbestimmbar, die Einzelheit) - nicht iiber das Ganze
meiner Person - lebenslang unabanderlich - und nicht [ iiber] Fa-
milie und Kinder (p. 218) 39 •

« Das Ganze der Person » ( « Ehre und Leben » specifica Hegel


in un altro passo) 40 , è quindi inalienabile, ed il contratto viene
anzi meno al suo « concetto », se ciò che è « dato via » è la per-
sona anziché la cosa. Ma invece, la situazione prospettata nel
passo che stiamo esaminando, è precisamente quella in cui l'at-
tuazione del contratto non riguarda soltanto la « cosa », ma con la
« cosa » anche la persona. La situazione è quella in cui la « Per-
son », in quanto « Anerkanntsein » è bensì presente, ma come
una realtà non ancora effettuale: nel rompere il contratto, tenen-
dosi ferma alla sua volontà soltanto singola, essa va dunque contro
se stessa. Il violatore è quindi in una situazione di contraddi-
zione, è « Person » in quanto ha accettato il contratto, non lo è
più, in quanto poi lo ha rotto. Questo fa sì che quando il diritto

3s « Il contratto verte sulla proprietà, sull'esserci, non sulla persona;


poiché è questa mediazione, che si vede nella cosa, nell'esserci (come nel
patrimonio familiare, non nel bambino - strumento nel volere, ancora non ... ).
Nel contratto la mia parola ha il significato della cosa, ma [come] con-
tratto sulla persona sarebbe la mia parola, il mio immediato puro essere
stesso, che io porrei dentro. Qui non c'è nulla di vincolante, cioè l'esserci
determinato è servizio personale ».
39 « Su che cosa posso in generale fare contratto? Sulla mia persona,
sul mio singolo, indeterminato servire - (il costume appare qui, in sé
indeterminabile, la particolarità) - non sulla totalità della mia persona -
lungo tutta la vita immodificabile - e nemmeno [su] famiglia e figli».
40 « Dber meine Ehre und mein Leben findet kein Vertrag statt »
(p. 221).
54 Entiiusserung, cntaussern nella Realphilosoph1e

interviene, costringendo il violatore a tener fede alla parola data,


per ristabilire l'effettualità della « Person », è anche contro una
« Person » che dirige la sua costrizione, e provoca quindi una
offesa:
Gegen den Zwang stelle ich also mein Fiirmichsein her, nicht wie
in der Bewegung des Anerkennens mein iiberhaupt verletztes Ich,
sondern mein verletztes anerkanntes Ich. Ich will ihm zeigen,
dass er mich doch nicht soll zwingen ki::innen, d.h. dass mein
an die bestimmte Leistung gebundenes Ich und der Zwang,
den ich darin erlitten, eine Verletzung meines reinen Ich war.
Ich finde meine Ehre gekrankt, nur meinen Willen nach der Seite
dieses bestimmten Daseins aufgehoben, aber dadurch meinen ge-
dachten reinen Willen. Ich trete als Person gegen die Person eines
Andern auf, ich hebe sein Sein als Allgemeines auf, die Sicherheit
seiner Person. Ich zeige ihm, dass er in diesem Dasein, [in dieser]
Bestimmtheit mich als Allgemeines verletzt [hat], also ungleich sich
betrug, da es nur um die bestimmte Sache zu tun war (p. 222) 41 •

Questo passo precede immediatamente quello che stiamo esa-


minando in cui è contenuta la contrapposizione tra « Entausserung
des Daseins » ed « Entausserung des Willens ». Questa offesa
della « Person » conduce poi al delitto e alla pena, e con ciò, alla
vera restaurazione dell'« allgemeiner Wille ».(È proprio nell'offesa,
dice però Hegel, che si rivela il « concetto » che la volontà uni-

41 « Contro la costrizione io restauro il mio esser-per-me, non come


nel movimento del riconoscere il mio io oltraggiato in generale, bensl il
mio riconosciuto io oltraggiato. Io gli voglio mostrare che egli non deve
potermi costringere, cioè, che il mio io legato alla determinata prestazione,
e la costrizione che io ho sopportato lì, era una offesa del mio io puro. Io
trovo oltraggiato il mio onore, tolto il mio volere solo dal lato di questo
esserci determinato, ma attraverso ciò il mio puro pensato volere. Io mi
presento come persona contro la persona di un altro, io tolgo il suo essere
come universale, la sicurezza della sua persona. Io gli mostro che egli
in questo esserci, [in questa] determinatezza, mi ha offeso come univer-
sale, dunque si comportò inegualmente, poiché si aveva a che fare soltanto
con una cosa determinata ».
Stato e Chiesa 55

versale assorbe in sé quella singola). L'attuazione del contratto


investe dunque in questo caso non soltanto la cosa, ma, al di là
della cosa, tocca la stessa « Person », la quale, affinché il con-
tratto sia attuato, deve venir meno alla decisione della sua volontà.
Se la « Entausserung des Willens » è dunque una situazione nega-
tiva, lo è proprio perché equivale ad una offesa di quella « Per-
son » che Hegel ha posto qui fra le cose che non possono essere
date via nel contratto, quelle stesse, quindi, che in opere posteriori
chiamerà esplicitamente unverausserlich.
Una contrapposizione fra « Entausserung des Willens » ed
« Entausserung des Daseins », si presenta poi anche in un altro
passo (che si trova nell'ultima parte dell'opera ma che è oppor-
tuno esaminare ora) a proposito del rapporto fra Stato e Chiesa:
Der Staat aber, der sich der Kirche unterwirft, ist entweder dem
Fanatismus preisgegeben und verloren, oder aber [es] ware das
Pfaffenregiment eingefiihrt, welches nicht die Entausserung des Tuns
und Daseins und bestimmten Gedankens, sondern des Willens als
eines solchen, und zwar im Dasein als solchem fordert, und zwar
nicht gegen das Allgemeine, [das] Anerkanntsein, sondern gegen einen
cinzelnen Willen als solchen (p. 271) 42 •

Hegel ha esaminato, nelle pagine precedenti il passo, i rap-


porti fra Stato e Chiesa in generale. Entrambi rappresentano lo spi-
rito, ma in modi diversi, il primo nel mondo della W irklichkeit,
il secondo nel puro pensiero, e proprio perciò essi trovano

42 « Ma lo stato il quale si sottomette alla Chiesa, o si abbandona nel


fanatismo e si perde, o viene ad essere un regime clericale, che esige la
rinuncia non dell'agire, del pensiero determinato, dell'esistenza, ma dcl
volere in quanto tale; e ciò lo esige nell'esserci in quanto tale, e non pro-
priamente nei riguardi dell'universale, dell'esser-riconosciuti, ma verso una
volontà singola come tale». Così Hegel specifica la differenza tra Fana-
tismus e Pfaffenregiment: il fanatismo consiste nel volere introdurre la
realtà celeste in quanto tale sulla terra (dr. nota seguente), il «regime cle-
ricale », all'inverso, conduce la religione sul piano del Dasein e della
V?irklichkeit.
56 Entaussemng, entaussers nella Realphilosophie

la loro conciliazione. Nel passo Hegel considera invece il caso


di uno Stato che si sottomette alla Chiesa: questo rappresenta una
intrusione nel Dasein di ciò che appartiene al puro pensiero. Ne
consegue allora o il fanatismo (« Der Fanatismus der Kirche ist,
das Ewige, das Himmelreich als solches auf Erden einfiihren zu
wollen, d.h. der Wirklichkeit des Staates entgegen, Feuer im
Wasser erhalten », p. 270) 43 , ovvero, il regime clericale. Quest'ul-
timo, nota Hegel, non esige la giusta rinuncia di ciò che appartiene
al Dasein - che va appunto « abbandonato » per raggiungere la
sfera della pura interiorità propria della religione - ma pretende
l'abbandono del « volere » in quanto tale, ed in quella sfera del
Dasein che appartiene, viceversa, allo stato. Il termine Entauss-
erung designa tale atto di abbandono, ed anche qui, come nel paS'so
esaminato precedentemente, esso si configura negativo o positivo a
seconda dell'oggetto che viene « abbandonato ». Negativa è infatti
in questo caso soltanto ìa « Entausserung des Willens », mentre
non lo è la « Entausserung » del « Dasein », del « Tun » del
« bestimmtes Gedanken ». Nelle ultime due righe poi, nelle quali
alquanto oscuramente Hegel contrappone all'universale dell'Aner-
kanntsein la singolarità del volere a cui viene abbandonato
il « Willen » nel regime clericale, si potrebbe congetturare un pre-
ciso riferimento al passo relativo alla rottura del contratto che si
è ora visto, quasi a giustificare, rispetto a quella che esige il
« Pfaffenregiment », una « Entausserung » della volontà che ha
almeno come finalità il ristabilirsi dell'Anerkanntsein.
A parte questa sottintesa distinzione fra beni alienabili ed
inalienabili, che, come si è detto, ritorna, sempre in collegamento
al termine Entausserung, anche in opere posteriori (e che richia-
ma, naturalmente, l'uso giusnaturalistico di alienatio ), è da sotto-
lineare, ancora, l'accezione in senso lato « giuridica » con cui,

43 « Il fanatismo della Chiesa è, voler introdurre sulla terra l'eterno,


il regno celeste in quanto tale, cioè contro la realtà dello stato, conservare
il fuoco nell'acqua ».
« Das gewalthabende Gesetz » 57

specialmente nel passo relativo alla rottura del contratto, viene


usato Entausserung, per designare « la cessione » ad altri di una
propria cosa.

IV.Tre usi del vocabolo si trovano poi nel paragrafo d,


( « Das gewalthabende Gesetz ») 44 e presentano significati in parte

nuovi rispetto a quelli già visti. Il primo si trova in una nota a


margine:
Der Einzelne hat sich s[eine]s gemeinten Rechts entaussert;
Gebot, ist Gesetz, das Gewalt hat (p. 235) 45 •

Nel manoscritto questa nota è posta a margine di un passo


nel quale Hegel ha spiegato la differenza tra il momento già esa-
minato del contratto, e quello, di cui ora si sta occupando, della
« richterliche Gewalt », del potere giudiziario. Il contratto, come
si è visto, poteva essere rotto, perché la volontà « comune », l'ac-
cordo che in esso si esprimeva, era frutto di volontà ancora « sin-
gole»; il « gemeinsamer Wille » era nel contratto, come si è
visto, ancora soltanto un Sollen. Nella « richterliche Gewalt »,
viceversa, la volontà « comune » è una realtà effettiva. In mar-
gine a queste considerazioni, appunto, Hegel puntualizza che la
legge universale diviene effettiva ( « Gebot, ist Gesetz, das Ge-
walt hat ») quando il singolo vi si conforma, rinunziando ai suoi
diritti particolari. Il verbo entaussern è usato qui per designare
questo atto di rinunzia che è per l'individuo del tutto vantaggioso;
dopo di esso, infatti, l'effettualità della legge universale non è
più avvertita come una costrizione (Zwang) che offende l'onore
(Hegel richiama esplicitamente il passo relativo alla rottura del
contratto che abbiamo esaminato in precedenza), ma come qual-

Das gewalthabende Gesetz, pp. 225-242.


44
Il singolo si è spogliato del suo presunto diritto; comando è legge
45 «
che ha potere ».
58 Entiiusscrung, cntaussern nella Realphilosoph1c

cosa di perfettamente conforme alla propria volontà, divenuta essa


stessa volontà di conformarsi all'universale: « Durch diesen Zwang
ist meine Ehre nicht mehr verletzt (Bildung), denn der Zwang
enthalt nicht meine Unterwerfung, das Verschwinden meines
Selbsts gegen ein andres Selbst, sondern meiner gegen mich selbst,
meiner als Besondern gegen mich selbst als Allgemeinen und zwar
diesen nicht als Macht, sondern als Macht des Gesetzes, das ich
anerkenne » (p. 235) 46 •
Nel medesimo senso Entiiusserung è usato negli altri due passi;
la« Entausserung »del proprio diritto particolare e soggettivo (sol-
tanto « opinato » dice Hegel) rende l'individuo « persona » ef-
fettiva, soggetto universale di diritti:
Der Einzelne ist rechtliche Person und d[ie] richterl[iche] Ge-
walt [ist die] Bewegung der Entausserung seines Rechts, seines ge-
dachten W esens in Beziehung auf sein Dasein, [so] gilt er als seinen
Willen in seinem Dasein habend, und sein ruhiger besonderer Wille
wird respektiert (p. 239) 47 •
Wer sein Recht aufgegeben [hat], hat eben als abstrakt Allge-
meiner sich entaussert, d.h. a) positiv: er gilt als Lebendiges und
reiner Wille gegen Gewalt und wird geschiitzt; b) er hat sich als
Lebendiges und Wille in die Gewalt des Staats gegeben. Durch die
Entausserung des Rechts bin ich reine Person, bin aber nur als solche
als Gesetz. Mein gemeintes Dasein ist das Gesetz, d.h. ich hange ganz
davon ab (p. 238) 48.

46 « Attraverso questa costnz10ne il mio onore non è più oltraggiato


(cultura), perché la costrizione non contiene la mia sottomissione, il dile-
guare del mio sé contro un altro sé, bensì di me contro me stesso, di me
come particolare contro me come universale, e propriamente questo non
come forza, ma come forza della legge, che io riconosco ».
47 « Il singolo è persona giuridica ed il potere giudiziario è il movi-
mento della cessione del suo diritto, della sua essenza pensata in rela-
zione al suo esserci, così che egli vale come avente il suo volere nel suo
esserci e la sua tranquilla volontà particolare viene rispettata ».
48 « Chi ha rinunziato al suo diritto, se ne è privato come astratta-
mente universale, cioè: a) positivamente: egli vale in quanto essere vivente
« Das gewalthabende Gesetz » 59

Entausserung è dunque qui usato chiaramente (come del re-


sto anche nei precedenti passi relativi allo scambio, al contratto
etc.) in una accezione giuridica ( « trasferimento di diritti » ). Si
possono fare però anche ulteriori considerazioni: in questi passi
Hegel usa Entausserung, entaussern, per designare non un qual-
siasi trasferimento di diritti, ma, in particolare, il trasferimento
dei diritti dall'individuo singolo al potere (Gewalt) univer-
sale. Tale trasferimento, inoltre, è visto da Hegel come tale che
ha il duplice scopo di rendere effettivo il potere statale ( « er hat
sich als Lebendiges und Wille in die Gewalt des Staats gege-
ben » ), e di garantire, all'individuo, la sicurezza e la protezione
( « er gilt als Lebendiges und reiner Wille gegen Gewalt und wird
geschiitzt » ). L'accezione giuridica si precisa quindi in rapporto
con la tradizione giusnaturalistica-contrattualistica, in cui aliena-
tio, aliénation etc. sono usati per esprimere proprio quel trasferi-
mento dei diritti dal singolo alla comunità che, mentre rende pos-
sibile il formarsi dello stato, garantisce contemporaneamente vita
e sicurezza al cittadino. Questo « stadio » del potere statale, ma-
nifestantesi come « gewalthabendes Gesetz » 49 , corrisponde in
effetti per Hegel allo stato di tipo giusnaturalistica: uno stato,
cioè, in funzione dell'individuo, fatto per proteggere i suoi diritti,
in cui la rinunzia a certe prerogative è compiuta dal singolo per
averne meglio garantite altre. La « Entausserung » del diritto
particolare rende infatti qui l'individuo, come si è visto, « Per-
son », e la « Person », per Hegel, è l'individuo-atomo astratta-
mente universale ( « hat eben als abstrakt Allgemeiner sich ent-
aussert » ), che si conforma ad una certa legislazione, rinunziando

e in quanto pura volontà di fronte al potere e viene protetto; b) ha riso-


luto se stesso nel potere dello stato come essere vivente e come volontà.
Attraverso la rinunzia al diritto io sono pura persona, ma ora sono tale in
quanto legge. Il mio esserci opinato è la legge, ossia ne dipendo com-
pletamente ».
49 Cfr. Grundl. Philos. Rechts, § 258 Anm., pp. 208-211.
60 Entausserung, entaussern nella Realphilosoph1e

alla sua immediata particolarità, per essere rispettato e garantito


in quanto individuo.

V. L'aggancio che si può riscontrare, in questi casi ora esa-


minati, dei vocaboli Entausserung, entiiussern, con l'uso giusna-
turalistico-contrattualistico di alienatio, si rivela tanto più im-
portante in quanto, nel capitolo III ( « Konstitution ») che ora
prendiamo in esame, Hegel muove una critica esplicita al con-
trattualismo, che si impernia appunto sul problema della « Ent-
ausserung » della particolarità in favore dell'universale. Entiiuss-
erung ed entiiussern sono usati ancora, come vedremo nelle prime
pagine del capitolo terzo, per designare l'atto di rinuncia alla par-
ticolarità, ma emergono notevoli differenze rispetto agli usi del
capitolo precedente.
« Das gewalthabende Gesetz » è, come si è detto, quello «sta-
dio » in cui l'universale, benchè riceva una sua realtà effettiva
nelle varie istituzioni so, rimane tuttavia qualcosa di esteriore ri-
spetto agli individui. Questi ultimi infatti, in quanto « Perso-
nen », sono atom1stlcamente ritratti m se medesimi, ed attraver-
so la « Entausserung » dei loro diritti all'universale, non dànno
ad esso che un'adesione formale. Nel capitolo « Konstitution »
Hegel mostra il superamento del « gewalthabendes Gesetz » nello
stato-organismo: « So ist dieser Geist die absolute Macht iiberall,
welche in sich selbst lebt und sich nun die Anschauung seiner
Selbst als dieses geben [muss], oder sich selbst zum Zwecke
macht » ( p. 242) 51 •
Hegel si pone innanzi tutto il problema del rapporto che si
instaura nello stato-organismo fra universale ed individuo. Tale
rapporto nel gewalthabendes Gesetz è, come si è visto, incom-

so Cfr. in particolare pp. 238-239 .


.Il« Così questo spirito è l'assoluta forza ovunque presente, che vive
in se stessa e che ora [deve] darsi l'intuizione di se stessa in quanto tale,
ovvero che fa di se medesima lo scopo».
Volontà singola e volontà universale 61

pleto, in quanto l'universale è ancora esterno agli individui che


lo tengono in vita per motivi soltanto particolari. Viceversa è pro-
prio l'universale, tiene a precisare Hegel, che è primo per natura
(« Arist[oteles]: Das Ganze ist der Natur [nach] eher als die
Teile ») (p. 245) 52 , e l'individuo non può quindi arrestarsi ad
una esteriore adesione ad esso, conservando poi nel suo interno
la particolarità, ma deve riconoscerlo come la sua stessa essenza,
abbandonando ogni residuo di « Besonderheit ». Dal punto di vi
sta della « Konstitution » il rapporto tra gli individui e l'univer-
sale è quindi concepito in modo tale che:
Sie wissen den allgemeinen Willen a.) als ihren besondren, und
so, dass er ihr entausserter besonderer ist und ebenso als ihr gegen-
st1indliches Wesen, ihre reine Macht, die an sich ihr Wesen ist wie
in ibrem Wissen (p. 242) 53.

Si possono fare diverse considerazioni sull'uso di entaussern


in questo passo. Il termine designa, in modo assai simile ai passi
visti nel capitolo precedente, il conformarsi all'universale; ma
tale nozione si configura ora diversamente. Innanzi tutto, oggetto
dell' '< entaussern » non è più « das Recht », ma « der besondere
\'Ville »; in secondo luogo, risultato dell' « entaussern » non è
l'effettualità della « Person », ma il riconoscimento, la presa di
coscienza (in ihrem Wissen), dell'« allgemeiner Wille » come es-
senza oggettiva (an sich) dell'individuo. Con entaussern Hegel si
riferi~-...:: dunque ad un atto di rinunzia inteso non come trasferi-
mento di alcuni diritti, ma come una trasformazione della volontà,
che conduce gli individui a prendere coscienza della realtà an
sich già esistente dell'universale.

52 «Aristotele: il tutto è per natura prima delle parti».


53 « Essi sanno la volontà universale a.) come la loro particolare, e così
che quella è la loro tolta volontà particolare e parimenti come la loro essenza
oggettiva, la loro pura potenza, che è la loro essenza sia in sé che nella loro
consapevolezza ».
62 Entausserung, entaussern nella Realphilosophie

La « Entausserung » del « gemeintes Rechts », che portava


ad una adesione soltanto formale all'universale, vista alla luce
dell'intero processo, si mostra allora come un primo gradino di
questa profonda trasformazione dell'individuo, il cui risultato è la
piena compenetrazione di « besonderer » e « allgemeiner Wille »:
la scoperta da parte dell'individuo della sua vera essenza, e con-
temporaneamente il farsi concreto dell'universale.
An der Bewegung der Gewalten ist dreierlei zu unterscheiden:
a) diese selbst als geworden durch die Entausserung, b) als Wissen
der Einzelnen und e) [als] allgemeines Wissen (p. 242) 54 .
Entausserung seines besonderen Selbst[s] - er setzt das Selbst auf
die Seite des Allgemeinen. Das Allgemeine ist das Buch, toter Buchstabe;
sein Leben, Willen ist das Selbst der lndividuen. Sie sind seine Ge-
walt; sie helfen ihm alle; es kann auf den aussern Beistand Aller
zahlen (p. 243) 55,

In margine, Hegel chiama infatti Bildung questa « Ent-


ausserung » della particolarità, concepita più come una vera e
propria educazione della persona, che deve portare alla luce quan-
to vi è già contenuto, che non come una semplice rinunzia com-
piuta ai fini di un vantaggio soltanto individuale:
Dies [ist] die Bildung iiberhaupt: Entiiusserung seines unmittel-
baren Selbsts ( p. 24 3) 56.

54 « A proposito del movimento delle istituzioni è da fare questa tri-


partizione: a) esse stesse in quanto divenute attraverso la rinunzia; b) come
sapere dei singoli; c) come sapere universale».
55 « Rinunzia al proprio sé particolare - egli pone il sé dal lato del-
l'universale. L'universale è il libro, lettera morta; la sua vita e volontà è
il sé degli individui. Essi sono la sua effettualità; essi lo aiutano tutti;
esso può contare sull'appoggio esterno di tutti».
56 « Questo è la formazione in generale: rinunzia al proprio sé im-
mediato ». Il concetto di « Bildung » è di grande rilievo nella filosofia di
Hegel. Per una storia completa di esso, dr. W. MooG, Der Bildungsbegriff
Hegels, in Verhandlungen des dritten Hegelkongresses, Tiibingen 1934,
pp. 166-186. Il Moog mostra come dalle opere giovanili a quelle della ma-
turità il concetto di « Bildung », fondamentale per comprendere le idee
Volontà singola e volontà universale 63

Hegel mostra dunque di intendere in questo modo la nozione


dell' « Entausserung » della particolarità all'universale. In quanto
permette all'individuo di prendere coscienza della sua vera essen-
za, e di portare, nello stesso tempo, ad effettuale esistenza l'uni-
versale, essa è concepita come un processo del tutto positivo. E'
da sottolineare ancora il fatto che tale « Entausserung », che si
rivela del tutto positiva nel risultato ottenuto, è positiva nel suo
stesso attuarsi. Hegel insiste infatti qui sull'assenza di ogni carat-
tere di costrizione, di violenza, o anche soltanto di sacrificio nel
compiersi del processo di universalizzazione del singolo. L' « Ent-
ausserung » è descritta infatti come un processo posto in essere
spontaneamente dall'individuo, il quale si « universalizza » mosso
dal suo stesso interesse, in quanto comprende di non poter pre-
scindere, nelle sue azioni, dalla « potenza » dell'Universale, che
lo avvolge da ogni parte. La « necessità » con cui l'universale
- primo per natura - deve venire alla luce, non è dunque
« blind », ma « durchs Wissen vermittelt », è « voluta » dallo
stesso individuo:
Das Werden der Gcwalten ist die Entausserung, aber nicht der
Notwendigkeit; sondern die Gewalt des Allgemeinen wird als Wesen
gewusst. Um dieses \X'issen[s] willen entiiussert sich jeder seiner
selbst, nicht als gegen einen Herrn, sondern gegen sie in der Form
seines reinen Wissens, d.h. seiner als eines Entausserten oder seiner

pedagogiche di Hegel, sia un concetto essenzialmente dialettico; in tal


modo Hegel contrappone un processo educativo basato sulla tensione, sulla
opposizione, da un lato alla « Bildung » illuministica, che tende alla per-
fettibilità dell'uomo, alla sua felicità, dall'altro a quella umanistica, troppo
« armonica» (pp. 168-170). Il concetto di « Bildung », nota ancora il Moog,
si presenta in generale in Hegel in un senso « vasto », in cui si identifica
con il processo dialettico (Hegel parla anche infatti di un « sich-bilden »
dello spirito), ed in un senso più strettamente pedagogico, in cui indica
il processo di trasformazione della volontà individuale in volontà univer-
sale. Anche nella Fenomenologia, come vedremo, nel capitolo « Der sich
entfremdete Geist », il concetto di « Bildung » viene da Hegel collegato
con la nozione della « Entausserung » della volontà particolare.
64 Entausserung, entaussern nella Realphilosophie

als eines Allgemeinen. Die allgemeine Form ist dies Werden des
Einzelnen zum Allgemeinen und Werden des Allgemcinen; - aber
es ist nicht eine blinde Notwendigkeit, sondern [ eine] durchs Wissen
vermittelte, oder jeder ist sich selbst Zweck dabei, d.h. dcr Zweck ist
schon das Bewegende. Es ist unmittelbar jeder Einzelne sich die
Ursache; sein Interesse treibt ihn, aber ebenso ist das Allgemeine
ihm das Gi.iltige, die Mitte, welche ihn zusammenschliesst mit seinem
Besondern und seiner Wirklichkeit (pp. 242-243) 57 .

Con la precisazione del modo in cui avviene la « Entausse-


rung », Hegel ne ribadisce dunque il carattere positivo. Una « Ent-
ausserung » di questo tipo, mediata, cioè, dall'interesse indivi-
duale, è tipica per Hegel dello stato moderno (del quale infatti
s1 sta qui parlando), ossia di quello stato in cui il rapporto fra

57 « Il divenire delle istituzioni è la rinunzia, ma non il divenire della


necessità; il potere dell'universale è invece saputo come l'essenza. Per que-
sto sapere ognuno rinunz,ia a se stesso, ma non come nei riguardi di un
tiranno, bensì [si dà] ad esso nella forma del suo puro sapere, ossia di
sé in quanto già privatosi, o di sé in quanto un universale. La forma uni-
versale è questo trasformarsi del singolo in universale e il divenire dell'uni-
versale; ma non è una necessità cieca, bensì è mediata dal sapere, ovvero
ognuno ha in questo caso se stesso come scopo, ossia il fine è già ciò che
muove. Immediatamente, ogni singolo ha in se stesso la causa; è il suo
interesse che lo spinge, ma, nello stesso tempo, è l'universale ciò che per
lui ha valore, il "mezzo" il quale tutto lo circonda includendolo con la
sua particolarità e con la sua effettualità ». Sottolineamo, nelle prime ri-
ghe del passo, la oscurità del genitivo « der Notwendigkeit ». Non è in-
fatti immediatamente chiaro da quale sostantivo questo genitivo dipenda.
Sia per il senso generale, sia per la disposizione, ho creduto opportuno
farlo dipendere da « Das Werden », traducendo «il divenire della neces-
sità»; « necessità», come appare chiaramente nelle righe seguenti, è usato
qui nel senso di « necessità cieca », contrapposto, cioè, alla consapevolezza.
« Das Werden ... nicht der Notwendigkeit » è probabilmente un'espressione
molto pregnante per indicare un processo che si attua al di fuori della
consapevolezza. Cfr. anche Grundl. Philos. Rechts, § 187, p. 167: « Die
Individuen sind als Biirger dieses Staates Privatpersonen, welche ihr eige-
nes Interesse zu ihrem Zwecke haben. Da dieser durch das Allgemeine
vermittelt ist, das ihnen somit als Mittel erscheint, so kann er von ihnen
Volontà singola e volontà universale 65

individuo e universale è « mediato » dalla società civile, nella quale


hanno libero corso gli interessi individuali 58 • Nella storia, come
fra breve vedremo, il processo di universalizzazione del singolo
si attua anche in altre forme, ed anche attraverso la costrizione;
così avviene per esempio nella tirannide.
Dopo aver mostrato, quindi, in che cosa consista la « Ent-

erreicht werden, insofern sie selbst ihr Wissen, Wollen und Tun auf allge-
meine Weise bestimmen, und sich zu einem Gliede der Kette dieses Zusam-
menhanges machen. Das Interesse der Idee hierin, das nicht im Bewusstsein
dieser Mitg1ieder der burgerlichen Gesellschaft als solcher liegt, ist der
Prozess, die Einzelnheit und Naturlichkeit derselben durch die Naturnotwen-
digkeit ebenso als durch die Willkur der Bediirfnisse, zur formellen Freiheit
und formellen Allgemeinheit des Wissens und Wollens zu erheben, die
Subjektivitat in ihrer Besonderheit zu bilden ». Cfr. ancora: « Dass ich mein
positives Selbst in dem gemeinsamen Wille habe, ist das Anerkanntsein als
Intelligenz, als von mir Gewusstes, dass er durch mich gesetzt ist, - dass ich
negativ darin habe als meine Macht, als das Allgemeine, das das Negative
meiner ist, durch Anschaucn seiner Notwendigkeit oder durch die Entiius-
serung. Das Allgemeine seinerseits stellt sich so dar; das letztere, meine
Notwendigkeit zu sein, das erstere, sich selbst aufzuopfern und mich zu
dem Meinen kommen zu lassen; hierin erhalte ich das Bewusstsein
als meiner selbst » (Realph., voi. Il, p. 243).
ss Nello stato moderno, infatti, nel quale è presente l'infinita sogget-
tività della autocoscienza, non è più possibile per Hegel una unione im-
mediata fra individuo ed universale qual'era presente nel mondo greco. Il
System der Sittlichkeit e l'Articolo sul diritto naturale (1802-1803) sono le
ultime opere in cui Hegel pone come modello di stato ideale la polis gre-
ca. Da quegli anni in poi, la costituzione politica greca, la forma democra-
tica in essa vigente, benchè considerata sempre come una organizzazione
in se stessa perfetta e felice, non appare più ad Hegel attuabile nei tempi
moderni. Contemporanea all'abbandono dell'ideale greco, è l'adesione alla
istituzione della monarchia costituzionale, più adeguata che non la demo-
crazia, ad un rapporto « mediato » tra individuo e universale, in cui la
soggettività deve avere, pur nella partecipazione allo stato-organismo, una
sua precisa sfera di autonomia e libertà. Nelle Vorlesungen del 1805-1806
c'è in effetti la prima esplicita teorizzazione, da parte di Hegel, della mo-
narchia costituzionale. Per questa evoluzione del pensiero politico hege-
liano, cfr. E. Buww, Die Entwicklung der Hegelschen Sozialphilosophie,
66 Entausserung, entaussern nella Realphilosophi.e

ausserung » dell'individuo all'universale, Hegel muove una pre-


cisa critica al contrattualismo, ed al modo in cui in tale dottrina
vengono concepiti i rapporti fra il singolo e la comunità. Tali
critiche, come già prima si accennava, sono imperniate precisa-
mente sul rilievo, da parte di Hegel, della mancata considera-
zione, per ciò che riguarda il problema singolo-comunità, del-
la natura dell'« Entausserung », che è presa di coscienza, edu-
cazione e non fondazione ex novo della volontà universale. Dal
modo in cui viene condotto il discorso, traspare chiaramente l'in-
tento, da parte di Hegel, di presentare qui la « Entausserung »
come una reinterpretazione, un inveramento, dell' « alienatio » dei
con tra ttualis ti.
La polemica anticontrattualista emerge chiaramente già da
questa frase:
[ der allgemeine Wille] hat sich zuerst aus dem W illen der Ein-
zelnen zu konstituieren als allgemeiner, so dass jener das Prinzip und
Element scheint, aber umgekehrt ist er das Erste und das W esen;
und die Einzelnen haben sich durch Negation ihrer, [durch] Ent-
ausserung und Bildung zum Allgemeinen zu machen. Er ist friiher als
sie, er ist absolut da fiir sie; sie sind gar nicht unmittelbar der-
selbe (p. 245) 59 •

La « Entausserung », significativamente chiamata « Bildung»,


è presentata da Hegel qui di nuovo come il tramite per il quale

Leipzig 1920; RosENZWEIG, Hegel und der Staat, cit.; ]. HYPPOLITE, In-
troduction à la Philosophie de l'histoire de Hegel, Paris 1948; E. VER-
MEIL, La pensée politique de Hegel, « Revue de Metaphysique e de Mo-
rale», XXXVIII, 1931, pp. 441-510; Rossr, Marx e la dialettica hegeliana,
cit., p. 305 sgg.
59 « [La volontà] si deve dapprima costituire a partire dalla volontà dei
singoli come universale, così che quella appare il principio e l'elemento co-
stitutivo, ma viceversa è essa il « primum » e l'essenza; ed i singoli devono
farsi l'universale attraverso la loro negazione, attraverso la rinunzia e la
formazione. Esso è prima di loro, esso è già presente, senz'altro, per loro;
tuttavia loro immediatamente non coincidono con esso ».
Volontà singola e volontà universale 67

la volontà individuale si fa universale, con la specificazione, però,


che si tratta non di un « konstituieren » ex novo, ma di un portare
alla luce, all'effettualità, quel che è « in sé » già presente.
Che questa specificazione sia operata da Hegel in senso anti-
contrattualistico, appare senza possibilità di dubbio dalle righe
immediatamente seguenti:

Man stellt das Konstituieren des allgemeinen Willens so vor,


dass alle Biirger zusammentreten, sich beratschlagen, ihre Stimmen
geben und so die Mehrhcit den allgemeinen Willen mache (p. 245) 60 •

A questo Hegel aggiunge:

Auf diese Weise ist eben das gesetzt, was gesagt wurde, dass der
Einzelne [sich] durch Negation, durch Sich-Aufgeben dazu machen
miisse ( p. 245) 61.

Con questa precisazione, Hegel vuol fare intendere che nella


teoria dell'origine contrattuale dello stato, è in certo senso già
contenuta in nuce l'idea dell' « Entausserung » della personalità.
In quanto, però, il rapporto fra volontà singola e volontà univer-
sale è concepito nel contrattualismo in modo tale da dare la pre-
minenza alla prima, e da considerare la seconda come un suo sem-
plice prodotto o derivato, tale idea dell' « Entausserung », impli-
cita, non trova il suo giusto sviluppo, e viene anzi completamente
distorta. Se si ammette infatti che la formazione della volontà
universale avviene mediante un contratto, la volontà dell'indi-
viduo rimane singola, come prima: quel che c'è stato, infatti, è

60 « Ci si rappresenta il costituirsi del volere universale cosi, che tutti


i cittadini si riuniscono, si consultano, danno i loro voti, si che la mag-
gioranza produce il volere universale».
61 « In tal modo è posto propriamente ciò, che fu detto, che il singolo
si debba fare ciò, attraverso la negazione, attraverso il dar-via-sé ».
68 E01ausserung, entaussiern nella Realphilosophie

nuìl'altro che una « maggioranza », una somma di volontà sin-


gole, ma non la rinunzia (Entausserung) alla stessa singolarità:
Hier treten sie als wirkliche Einzelne auf, deren jeder seinen posi-
tiven Willen im allgemeinen Wissen will; aber ihre positive Einzel-
heit, weil sie noch keine entausserte ist oder die Negativitat nicht
an ihr selbst hat, ist sie eine Zufalligkeit fiir das Allgemeine und
dies ein wirkliches Anderes als sie (p. 245) 62 •

Ma il rapporto fra universale e individuo, ribadisce ancora


Hegel, è viceversa il contrario; anche se gli individui non ne han-
no ancora consapevolezza, l'universale esiste infatti prima di loro:
Dies Ansich ist ein Anderes als ihr wirklicher und sie haben ihren
noch nicht entaussert, anerkennen den allgemeinen nicht, sondern
es gilt nur ihre Einzelheit in ihm. Aber er ist Ansich; er ist da
(p. 246) 63 •

A proposito della volontà generale di Rousseau, Hegel assu-


me del resto esplicitamente, nella Filosofia del Diritto, una posi-
zione analoga a questa, riconoscendo in essa una giusta intuizione,
non pensata tuttavia fino in fondo 64 •
Risulta chiara, quindi, la posizione che Hegel assume nei ri-
guardi della teoria contrattualistica della formazione della volon-
tà generale; egli la considera, appunto, una teoria giusta nell'intui-
zione dell'allgemeiner Wille che le è alla base, ma falsa in ciò, che
essa postula, anziché l'abbandono completo della singolarità del

62 « Qui essi sono presenti come individui effettivamente singoli, ed


ognuno di essi vuole [conservata] la sua positiva volontà nel sapere l'uni-
versalità; ma la loro positiva singolarità, poiché non c'è stata una rea:e
rinunzia ad essa, ovvero poiché non c'è ancora la negatività in lei, è in una
relazione caduca con l'universale, e questo è !'effettivamente altro da loro».
63 « Questo in-sé è altro dalla loro effettiva volontà, ed essi non hanno
ancora fatto rinunzia ad essa, non riconoscono la volontà universale, bensì
vale soltanto la loro singolarità in lei. Ma essa è in-sè; essa è qui».
64 Cfr. Grundl. Phil. Rechts. § 158 Anm., p. 209.
\! olontà singola e volontà universale 69

volere, un semplice trasferimento di prerogative dal singolo alla


comunità. Osserviamo, inoltre, che la « Entausserung des be-
sonderen Wille » viene chiaramente presentata, nel capitolo
terzo, come un superamento, un perfezionamento della « Entausse-
rung des Rechts » (di cui si parlava nel capitolo secondo), nella
quale veniva presumibilmente rappresentata la « alienatio » dei
diritti dal singolo alla comunità teorizzata dai contrattualisti. La
relazione tra quest'ultima e la « Entausserung » hegeliana non è
dunque casuale, ma è presumibile che Hegel abbia voluto presen-
tare, come si diceva, la sua teoria della rinunzia della particola-
rità all'universale proprio come una reinterpretazione e un inve-
ramento di quella dei contrattualisti 65 •

65 Sono in questo senso da rivedere alcune precisazioni che il Chiodi


fa sul significato dei termini Enti:iusserung, Entfremdung in Hegel. Si legga
questa pagina che il Chiodi dedica all'argomento: « Si accetti o meno la
teoria dell'origine illuministica della nozione di alienazione in Hegel, non
è possibile negare che nel termine hegeliano di Enti:iusserung (e più ancora
in quello di \! eri:iusserung, che ha tanto posto nella Filosofia del Diritto)
risuoni la nozione contrattualistica dell'alienazione come cessione, totale
o parziale, del proprio. Ora, è molto importante tener presente come a
questa nozione contrattualistica di Enti:iusserung-\1 eri:iusserung-alienatio-ces-
sione non sia necessariamente connesso quel significato di alienazione-
Ent/remdung-perdita di sè in altro, che noi oggi usiamo conferire al ter-
mine italiano 'alienazione', e più ancora a quello francese di aliénation.
Pertanto, assumere Enti:iusserung e Entfremdung come così vicini alla si-
nonimia da convogliarne i significati nel termine italiano di 'alienazione'
equivale a dare tacitamente per valida la impostazione hegeliana dcl pro-
blema dell'alienazione, mettendo anticipatamente fuori gioco la imposta-
zione illuministica, riposante sulla contrapposizione di 'cessione' (Entiiusse-
rung) ed 'estraneazione' (Entfremdung). Più innanzi vedremo in qual
modo Marx si porti al di là della posizione hegcliana. [ ... ] Per i con-
trattualisti, l'uscir fuori di sé nel senso di cedere qualcosa di proprio
ad altri, è così poco una perdita, uno sminuimento di sé, da poter si-
gnificare in certi casi un arricchimento di sé, un 'affare' vantaggio-
so. Solo in certi casi, a certe condizioni, la cessione può assumere il
carattere di alienazione; ma anche in questi casi, la cessione non esclude
la possibilità della riappropriazione; e, soprattutto, quest'ultima non è mai
70 Entausserung, cntaussern nella Realphilosophie

È da notare però il senso molto prn ampio e filosoficamente


rilevante che Entèiusserung assume in questi passi hegeliani ri-

intesa nel senso di uno stato di non-cessione da reintegrare, ma piuttosto


in quello di una rinnovata e diversa (a condizioni diverse) cessione. [ ... ].
L'interpretazione della cessione come alienante in ogni caso, riposa sull'as-
sunto che la natura alienatoria della cessione sia determinabile a prescin-
.dere dall'altro termine della relazione contrattuale, che sia cioè determina-
bile a partire dalla semplice uscita fuori di sè del cedente e dalla rottura
che questa implica della sua originaria integrità. In altre parole, cessione
e alienazione coincidono solo sul presupposto della coincidenza di oggetti-
vazione e alienazione. Ora, è noto che il caposaldo della dottrina marxiana
dell'alienazione, quale è venuta configurandosi nei Manoscritti economico-
Jilosofici del 1844, è costituito dal rifiuto di questa coincidenza [ ... ]. Dal
punto di vista terminologico è importante tener presente come la quasi
interscambiabilità di Entiiusserung e Entfremdung che si riscontra in Marx
non meno che in Hegel, non abbia nel primo le medesime implicazioni che
nel secondo. In Hegel l'identificazione delle nozioni di Entiiusserung (ces-
sione) e Entfremdung (alienazione), che i contrattualisti avevano tenuto ben
separate, è significativa nella misura in cui, identificandosi cessione e dissog-
gettivazione, la identità di Entiiusserung ed Entfremdung importa un'iden-
tità di oggettivazione e alienazione » (Sartre e il marxismo, cit., pp. 182-184 ).
È emerso invece chiaramente, dall'esame di questi passi, che in Hegel
la nozione di « Entausserung » come « cessione del proprio » non si iden-
tifica affatto con quella negativa di Entfremdung- perdita di sé, ma è
anzi spesso intesa come estrinsecazione positiva, e quindi come arricchi-
mento, non diversamente (ma soltanto per questo aspetto) dalla nozione
contrattualistica di alienatio. Non appare esatto quindi quello che dice
il Chiodi. È comunque bene precisare che queste osservazioni del Chiodi
sono qui criticate da un punto di vista terminologico; altro sarebbe infatti
,.discutere il problema della oggettivazione in Hegel e in Marx. Tuttavia
c'è qualcosa di più in questo passo che un semplice errore nella interpre-
tazione del significato del termine Entiiusserung. È ben visibile infatti, in
queste precisazioni del Chiodi, una ambiguità nella considerazione del ter-
mine Entiiusserung {ed Entfremdung) in rapporto all'idea di « alienazio-
ne ». L'impostazione che egli dà qui al problema dell'alienazione, infatti,
- la derivazione illuministica etc. - si basa su una analogia da lui ri-
scontrata tra la nozione espressa da alienatio nel contrattualismo e que)la
espressa da Entiiusserung in Hegel. Ritengo tuttavia che se il Chiodi avesse
verificato fino in fondo tale analogia, si sarebbe facilmente accorto che la
\folontà singola e volontà universale 71

spetto, per esempio, all'uso roussoiano di aliénation 66 • La nozio-


ne di Entiiusserung quale è presente in queste pagine, si inserisce
infatti, al di là del rapporto politico individuo-stato, nello stesse
problema del rapporto fra individuo e universale, significando il
momento in cui il singolo, rinunziando a sè, fa di sè parte vivente
dell'intero. Nelle pagine seguenti Hegel fa ancora alcune consi-
derazioni sulla « Entausserung », soffermandosi sui vari modi in
cui essa si compie nelle diverse epoche storiche, e prendendo in
esame, in particolare, la tirannide, che è all'origine di quasi tutti
gli stati, ed il mondo greco. Importanti soprattutto le considera-
zioni sulla tirannide, dalìc quali emerge una sfumatura leggermen-
te diversa da quanto visto finora nel significato di Entiiusserung.
La tirannide sì trova per Hegel all'origine di quasi tutti gli
stati; ciò dipende dal fatto che l'universale, come è stato chiarito
diffusamente, è primo per natura e preesiste an sich agli indivi-
dui, anche quando questi non ne hanno coscienza. La tirannide,
infatti, altro non è che la forza di « grosse Menschen » che sanno
incarnare in sé la potenza dell'universale e domare gli individui
asociali e ribelli, obbligandoli a rinunziare alla loro singolarità:
Durch die Tyrannei ist die unmittelbare Entausserung des wirk-
lichen einzelnen Willens erfolgt - diese Bildung zum Gehorsam
(p. 247) 67 •

Nella tirannide l' « Entiiusserung » della particolarità non av-


viene consapevolmente, come nello stato moderno, ma inconsa-

« Entausserung » hegeliana non s'identifica se non in certi casi con la


«perdita di sé» e con l'« estraneazione», come dimostra appunto l'analisi
terminologica. Mentre se egli avesse voluto, prescindendo dai termini
Entiiusserung ed Entfremdung, soffermarsi sul problema della « oggetdva-
zione » in Hegel e in Marx, non si comprende più perché avrebbe assunto
come punto di partenza e di paragone l'idea contrattualistica della alienatio.
66 Cfr. Introduzione, pp. 32-33.
67 « Attraverso la tirannia si consegue la immediata rinunzia al singolo
effettivo volere - questa educazione all'obbedienza ».
72 Entausserung, entaussern nella Realphilosophie

pevolmente, per una costrizione; il processo in sè positivo della


« Entausserung » contiene dunque anche un momento negativo,
in cui l'individuo subisce una violenza. All'idea della « rinunzia »
alla particolarità si collega qui anche quella della « perdita»; la
universalizzazione implica in questo caso una estraneazione. La
nozione espressa dal vocabolo Entausserung appare quindi in parte
diversa da quella riscontrata nei passi esaminati dianzi. Questo
momento negativo scompare poi quando, attraverso la scuola
della dura obbedienza, gli individui si sono liberati della loro
singolarità e riconoscono l'universale come la loro vera realtà,
rendendo ormai superfluo il tiranno (per questo, nota Hegel, quel-
lo che non sa ritirarsi al momento giusto, viene inevitabilmente
rovesciato) 68 , al cui posto subentra la « Herrschaft des Gesetzes »
e « der gewusste allgemeine \1{Tille » (p. 247) 69 •
Qui troviamo anche un uso diverso del vocabolo Entausserung.
Accanto alla « Entausserung » della particolarità, per cui l'indi-
viduo raggiunge l'universale, Hegel parla infatti, a proposito del-
la trasformazione della tirannide in « Herrschaft des Gesetzes »
anche di una « Entausserung des Allgemeinen »:
Das Allgemeine hat so unmittelbar negative und positive Be-
deutung zugleich, jene durch die Tyrannei, diese in der Erhaltung
des Einzelnen oder [durch] die Entausserung des Allgemeinen
(p. 248) 70.

Questa « Entausserung » rappresenta il momento in cui l'uni-

68 Cfr. p. 248.
69 « Durch diese Bildung zum Gehorsam, das Allgemeine vielmehr als
die wirklichen Willen zu wissen, ist die Tyrannei i.iberfli.issig geworden und
die Herrschaft des Gesetzes eingetreten. Die Gewalt, die der Tyrann ausi.ibt,
ist die Gewalt des Gesetzes an sich; durch den Gehorsam ist es nicht mehr
fremde Gewalt, sondern der gewusste allgemeine Wille ».
70 « L'universale ha cosi nello stesso tempo immediatamente significato
positivo e negativo, quello, attraverso la tirannia, questo, nella conserva-
zione del singolo o attraverso l'abbandonarsi dell'universale "·
Volontà singola e volontà universale 73

versale, dalle mani estranee del tiranno, passa e si cala in ogni


individuo 71 • Entausserung designa dunque, in questo caso, l'ab.
bandonarsi dell'universale al singolo, una nozione « inversa » in
un certo senso a quella della universalizzazione. Hegel accenna
quindi al mondo greco, nel quale la « Entausserung » della singo-
larità ha carattere del tutto positivo, benché immediato:
Dies ist die schi:ine gliickliche Freiheit der Griechen, die so sehr
beneidet worden [ist] und wird. Das Volk ist zugleich aufgeli::ist in
Biirger, und es ist zugleich das eine Individuum, die Regierung. fa
steht nur in Wechselwirkung mit sich. Derselbe Wille ist der Ein-
zelne und derselbe das Allgemeine. Die Entausserung der Einzelheit
des Willens ist unmittelbare Erhaltung desselben ( pp. 249-250) 72 •

Al momento della « Entausserung », nel quale l'individuo si


conforma all'universale, corrisponde immediatamente un aderire
dell'universale all'individuo: l'unione è quindi completa e perfetta
benché ancora immediata e « naturale » (non conquistata, come
quella dello stato moderno), e destinata quindi necessariamente a
scindersi e finire.
Dice infatti Hegel:
Aber es ist eine hi:ihere Abstraktion notwendig, ein gri:isserer Ge-
gensatz und Bildung, ein tieferer Geist. Es ist das Reich der Sittlich-
keit: jeder ist Sitte, unmittelbar eins mit dem Allgemeinen. Es findet
kein Protestieren hier statt; jeder weiss sich unmittelbar als All-
gemeines, d.h. er tut auf seine Besonderheit Verzicht, ohne sie als
solche, als dieses Selbst, als das Wesen zu wissen. Die hi:ihere Ent-
zweiung ist also, dass jeder vollkommen in sich zuriickgeht, sein

71 Un movimento, questo, che non è evidentemente presente laddove


la « Entausserung » avviene già nella consapevolezza piena della propria
natura universale, spontaneamente e senza costrizione.
72 « Questa è la bella felice libertà dei Greci, che tanto è stata e sarà
invidiata. Il popolo è risolto nel cittadino ed è parimenti un individuo,
il governo. È in una azione reciproca (Wechselwirkung) soltanto con se
stesso. Una medesima volontà è il singolo e l'Universale. La rinunzia alla
particolarità del volere è sua immediata conservazione».
74 Entausscrung, cntausscrn nella Realphilosophic

Selbst als solches als das Wesen weiss, zu diesem Eigensinne kommt,
vom daseienden Allgemeinen abgetrennt, doch absolut zu sein, in
seinem Wissen sein Absolutes unmittelbar zu besitzen (p. 250) 73 •

Questo tornare in sé dell'individuo non è l'opporsi di esso al-


l'universale, nel senso prima visto a proposito del rapporto po-
litico einzelner-allgemeiner Wille. Qui Hegel ha in mente la gran-
de conquista dell'età moderna, l'abbandono dell'immediatezza del
mondo greco ( vom daseienden Allgemeinen abgetrennt) e la sco-
perta della infinita soggettività dell'autocoscienza 74 • In una an-
notazione a margine dell'espressione « in sich zuri.ickgeht », ri-
torna ancora il termine Entiiusserung:
Das Base, die in sich gegangne und ebendadurch vollkommen ent-
ausserte [Einzelheit] - [ das Selbst,] das sein Dasein preisgegeben [ hat],
eine andre Welt als die seinige weiss. In der Wirklichkeit kommt
nur diese Entausserung selbst i.iberhaupt zum Vorschein (p. 250) 75 •

73 « Ma è necessaria una più alta astrazione, una più grande opposi-


zione ed educazione, un più profondo spirito. È il regno dell'eticità: cia-
scuno è costume, immediatamente uno con l'universale. Qui non ha luogo
alcun protestare; ognuno sa se stesso immediatamente come universale,
cioè rinunzia alla sua particolarità, senza saperla in quanto tale, in quanto
~é, come l'essenza. La più alta separazione è dunque, che ognuno ritorna
completamente in sé, sa il suo sé in quanto tale come l'essenza, perviene
a questa pervicacia, di essere separato dall'universale esistente, di essere as-
soluto, di possedere nel suo sapere immediatamente il suo assoluto ».
74 I problemi che, nella Realphilosophie, scaturiscono da questo pas-
saggio, primo fra tutti quello della diversa posizione, rispetto alle opere
sistematiche, della Moralitiit, che in questa opera, come nella Fenomeno-
logia, sembrerebbe essere superiore alla Sittlichkeit, sono stati trattati con
diverse conclusioni, da RosENZWEIG, op. cit. e da BussE, op. cit.
7s « Il male [la singolarità] andata in sé e proprio per ciò completa-

mente abbandonata - [il Sé], che ha abbandonato il suo esserci sa come il


suo un altro mondo. Nel mondo effettuale viene all'apparenza soltanto
questo abbandono di sé ». Cfr. per questo uso di entiiussern anche quanto
vien detto più avanti a proposito di un altro passo (p. 80 sgg.).
Lo spirito «altro da sé» 75

Il verbo entiiussern si riferisce qui di nuovo ad un togliersi


della particolarità: tuttavia tale « rinunzia » alla singolarità è, di-
versamente da quella che portava all'allgemeiner Wille, un «in-
sich-gehen », un abbandono del Dasein in cui l'io scopre la sua
interiorità, la sua soggettività. Ciò che viene tolto, è la partico-
larità dell'esistenza dell'io che non ha ancora raggiunto la consa-
pevolezza della propria interiorità. Il termine, quindi, designa in
tale passo di nuovo la nozione di un « abbandono » positivo, seb-
bene si inserisca in un ambito di problemi diverso da quello del-
le pagine finora studiate 76 •

VI. Esaminiamo ora gli altri usi di Entiiusserung, entiiussern


presenti in quest'opera hegeliana. Vediamo innanzi tutto un passo
nel quale entiiussern indica in senso negativo il divenire « altro
da sé » dello spirito:
Das Recht war der unmittelbare Begriff des Geistes, die Gewalt,
die Notwendigkeit seiner Bewegung, das Entaussern, Anderswerden.
[Die] Ri.ickkehr in sich selbst [geschieht] in der Begnadigung
(p.244) 77 •

76 Segnaliamo ancora due usi di entiiussern ed Entiiusserung esprimenti


la nozione dell'abbandono della singolarità nei confronti dello stato. Nel
primo (p. 252) Hegel contrappone alla individualità del sovrano - che è
immediatamente e naturalmente ciò che deve essere ( « Di·es allein ist dazu
geboren » - quella del suddito, che « gilt nur als entiiussertes, gebildetes,
als das, zu was es sich gemacht hat ». Nel secondo (p. 261 ), Hegel si rife-
risce al « Soldatenstand », la cui « Aufopferung » verso lo stato si identifica
con la stessa sua morte che, grazie all'arma da fuoco, viene ricevuta ed im-
partita nel modo più astratto ed impersonale: « Diese Entausserung muss
eben diese abstrakte Form haben, individualitatslos sein, der Tod kalt emp-
fangen und gegeben werden, nicht durch die statarische Schlacht wo der
Einzelne den Gegner in das Aug fasst und im unmittelbaren Hasse denselben
totet, sondern der Tod leer gegeben und empfangen wird - unpersonlich,
aus dem Pulverdampf ».
n « Il diritto era concetto immediato dello spirito, il potere, la neces-
sità del suo movimento, il lasciarsi andar via, il divenir-altro. Il ritorno in
sé avviene nel perdono ».
76 Entausserung, entaussern nella Realphilosophi•e

Qui (siamo agli inizi del capitolo III « Konstitution ») Hegel


riassume il modo in cui si è presentato lo « spirito » nei vari
momenti del « wirklicher Geist ». Nel « diritto » il concetto
dello « spirito » è presente, ma in modo ancora immediato; a
questa universalità immediata che è l'effettualità del diritto, sta
di contro « das Bose », il ritrarsi in sé della volontà che « als rei-
ner Wille sich vom Allgemeinen abtrennt »; il « perdono » (Be-
gnadigung) rappresenta la riconciliazione di universale e partico-
lare ed il pieno attuarsi dello spirito. Il perdono è infatti il rico-
noscimento dell'uguaglianza fra i due termini scis·si, l'universalità
lesa e la volontà ritratta in sé, ed attua il passaggio dal « gewalt-
habendes Gesetz » al grado seguente della « Konstitution », allo
stato-organismo, in cui universale e particolare sono completa-
mente compenetrati. Entaussern si riferisce, come si vede, al se-
condo momento, quello della scissione, e significa propriamente il
« lasciarsi andar via » dello « spirito ». Ci troviamo di fronte ad
un uso della parola alquanto diverso da quello finora prevalente-
mente riscontrato; notiamo innanzi tutto che esso non è accom-
pagnato da nessun genitivo (anche se, probabilmente, è da sot-
tintendere « sich selbst »). Inoltre, a differenza dei passi prece-
dentemente esaminati, nei quali il vocabolo designava un movi-
mento positivo, che costituiva un'unità, una sintesi, l' « entaus-
sern » rappresenta qui lo scindersi in due di una unità. L' « uscir
fuori di sé » dello « spirito » che si sviluppa dalla sua immedia-
tezza, non è infatti concepito come un tranquillo « esprimersi »
ed « estrinsecarsi », ma è un movimento che implica una rottura,
una spaccatura interna, per cui lo spirito diventa estraneo a se
stesso (nel momento ulteriore « ritorna » infatti in sé). Il voca-
bolo ha inoltre qui un'accezione « logica », ed anche in ciò è
da rilevare una differenza rispetto ai passi precedenti in cui Ent-
ausserung ed entaussern si presentavano piuttosto in una acce-
zione giuridica o politica. Un uso simile di entaussern si ritrova
ancora nelle ultime righe di questo testo:
Arte, religione e filosofia 77

Die Philosophie entaussert sich ihrer selbst, kommt bei ihrem An-
fange, dem unmittelbaren Bewusstsein an, das eben das Entzweite
ist (p. 273) 78 •

Notiamo l'uso riflessivo del verbo: il « privarsi », il « lasciar


andar via » ha come oggetto, in questo caso, se stessi ( sich selbst).
Anche qui, come nel passo precedente, questo lasciar andar via
se stessi ha un carattere negativo, estraniante: la filosofia, diven-
tando coscienza immediata, perde infatti se stessa per ritornare
al punto più basso del processo. Ed anche qui, come nel passo
precedente, notiamo il contesto logico in cui Hegel inserisce
la parola. Anche nel senso riflessivo di « lasciar andare se stessi »,
« uscir fuori di sé », comunque, il significato positivo o negativo
dipende dal contesto; in questa stessa opera hegeliana troviamo
infatti anche un uso non negativo di « sich selbst entaussern », in
un passo nel quale Hegel descrive la « Gesinnung » dei funzio-
nari e dei dotti:
Aber es ist ein fremd erscheinender Gegenstand, ein Tun, welches
den Gedanken als solchen behandelt, sich selbst als Intelligenz ent-
aussert, nicht als absolutes, wirkliches Selbst (p. 260) 79 •

VU. Restano ora da esaminare, per concludere, alcuni usi


di Entausserung, entaussern, che si inseriscono nella ultima parte
del capitolo "Konstitution '', in cui Hegel tratta dei tre momenti
di arte, religione e filosofia 80 •
Abbiamo già esaminato il passo relativo al "sich selbst entaus-
sern" della filosofia, e così anche quello relativo al rapporto fra
Stato e Chiesa. Altri usi si trovano nelle pagine dedicate alla

78 « La filosofia lascia andare via sé da sé, va al suo inizio, la co-


scienza immediata, che è ciò che è diviso in due ».
79 « Ma è un oggetto estraneo, un agire che ha a che fare soltanto
col pensiero in quanto tale, che estrinseca se stesso come intelligenza e
non come sé assoluto ed effettuale ».
00 Kunst, Religion und Wissenschaft, pp. 263-273.
78 Entaus&erung, entaussern nella Realphilosophie

religione. Esaminiamo innanzi tutto due passi relativi alla incar-


nazione; in uno entiiussern ha il significato di « privarsi di »:
Die absolute Religion ist dies Wissen, dass Gott die Tiefe des
seiner selbst gewissen Geistes ist. Dadurch ist er das Selbst Aller.
'Es ist das W esen, das reine Denken; aber dieser Abstraktion entiius-
sert, ist er wirkliches Selbst. Er ist ein Mensch, der gememes riium-
liches und zeitliches Dasein hat ( p. 266) 81 •

L'idea dell'incarnazione, come si vede, è espressa nel passo da


tutta la locuzione « dieser Abstraktion entaussert » piuttosto che
non dal verbo entiiussern, il quale non presenta dunque un uso
di particolare rilievo. Nell'altro passo, nonostante il contesto reli-
gioso, Entdusserung viene usato, di nuovo, per designare il se-
condo momento della dialettica:
Entausserung, Bildung, [des] abstrakten Wesens [ist] eben, dass
das Gottliche sich aufopfert, jenes abstrakte Wesen. Es ist nicht
dieser Mensch, der stirbt, sondern das Gottliche; ebcn dadurch wir<l
es Mensch ( p. 268) s2.

Il fatto che il « divino » si sacrifichi, si finitizzi, facendosi


uomo, rappresenta dunque una « Entausserung », una « Bildung »
dell'essenza astratta. Entiiusserung non designa quindi propria-
mente l'incarnazione, quanto piuttosto il movimento dialettico che
in essa subisce l'essenza astratta, il suo positivo « svilupparsi »
(l'idea dello « sviluppo » è accentuata qui dal vocabolo Bildung
posto accanto ad Entiiusserung), che è nello stesso tempo, in quan-

Sl « La religione assoluta è questo sapere che Dio è la profondità


dello spirito certo di sé. Per questo è il "Sé" di tutti. Esso è l'essenza,
il puro pensare; ma privatosi di questa astrazione è un "Sé" effettuale.
È un uomo che ha comune esistenza spaziale e temporale».
82 « L'estrinsecazione, lo sviluppo dell'essenza astratta consiste nel fat-
to che il divino si sacrifica, quell'essenza astratta. Non è questo partico-
lare uomo che muore, bensì il divino; proprio per questo esso si fa
uomo».
Arte, religione e filosofia 79

to il divino si degrada facendosi uomo, il suo estraniarsi. È questo


un uso assai tipico del vocabolo, che ritroveremo ancora molte
volte nel linguaggio hegeliano. Proprio in quanto designa il se-
condo momento della dialettica, il dirompersi dell' « astratto »,
esso ha, accanto alla fondamentale coloritura negativa (il dirom-
persi dell'astratto è, appunto, un « dirompersi », una scissione)
un aspetto positivo, collegato all'idea che quella lacerazione è
nello stesso tempo lo « sviluppo » dello spirito. È comunque un
uso del vocabolo che, sia in quanto designa una situazione di
« estraneazione », sia in quanto appartiene al linguaggio « logico »,
si differenzia notevolmente (insieme agli altri due usi affini già esa-
minati) da quella serie di usi, che abbiamo trovato nella maggior
parte dei passi di questa opera, in cui Entausserung ed entaussern
hanno significato positivo e sembrano appartenere piuttosto al lin-
guaggio giuridico e politico.
Negli altri passi, Entiiusserung ed entiiussern si riferiscono
ad altri aspetti del fenomeno religioso. Una « Entausserung » de-
gli interessi terreni, del « mondo esistente » è per esempio indi-
viduata da Hegel come una caratteristica essenziale della religione
(almeno nella sua manifestazione più elevata, che è il Cristia-
nesimo):
In der Religion erhebt jeder sich zu dieser Anschauung seiner als
allgemeinen Selbst[s]. Seine Natur, sein Stand, versinkt wie ein Traum-
bild, wie eine ferne, am Saum des Horizontes als Duftwolkchen er-
scheinende Insel. Er ist dem Fiirsten gleich. Er ist das Wissen seiner
als des Geistes; er gilt Gott soviel als jeder Andere. Es ist die Ent-
ausserung seiner ganzen Sphare, seiner ganzen daseienden Welt -
nicht jene Entausserung, welche nur Form, Bildung, und deren Inhalt
wieder das sinnliche Dasein ist, sondern allgemeine [Entausserung]
der ganzen Wirklichkeit; diese Entausserung gibt sie sich selbst als
Vollkommnes wieder (p. 267) 83 •

83 « Nella religione ognuno innalza sé a questa intulZ!one di sé come


universale sé. La sua natura, il suo ceto sprofondano come un'immagine
di sogno, come un'isola che lontana appare sul filo dell'orizzonte come
80 Entausserung, entiiussern nella Realphilosophire

In questo passo vengono messi a confronto, come si vede,


« spirito oggettivo » (che culmina nello stato-organismo: « der
Geist als daseiender ist seine Organisation und [sein] Werden
durch die Stande » p. 267) 84 e « spirito assoluto », che ha invece
la sua articolazione in Kunst, Religion e W issenschaft (anch'esso
però trattato all'interno del capitolo « Konstitution »). Nella reli-
gione c'è una completa rinunzia ( Entausserung) a quella che è
la sfera d'interessi e d'azione all'interno dello « spirito oggettivo »,
a tutto il mondo della « Wirklichkeit »; tale rinuncia innalza
l'uomo fino all'intuizione di sé come universale, come « spirito
assoluto », liberandolo da quella limitatezza che gli proveniva dal
fondare la sua « essenza » soltanto nello stato. Al di là dunque
della compenetrazione con lo « spirito oggettivo », che l'individuo
ha raggiunto mediante la « Entausserung » della sua particolarità,
c'è una più perfetta compenetrazione da conquistare, quella con
lo « spirito assoluto », che si raggiunge attraverso la « Entausse-
rung » non più della immediata particolarità, ma della intera sfera
della « Wirklichkeit ». La « Entausserung » rappresenta pertanto,
sebbene trasposta su un piano più alto, di nuovo un atto di rinun-
zia che innalza ed unisce l'individuo allo spirito, all'intero, all'uni-
versale. Lo stesso Hegel mette in luce le affinità, e, si potrebbe
dire, il parallelismo fra la « Entausserung » della volontà partico-
lare con cui l'individuo scopre nello « spirito oggettivo » la sua
vera essenza, e la « Entausserung der Wirklichkeit », con cui, ad
un livello più alto, ha l'intuizione di sé come « spirito assoluto », e
sottolinea il carattere « perfetto » della seconda « Entausserung »

una nuvola. Egli è uguale al principe. È il sapere di sé come spirito;


egli come ogni altro vale quanto un dio. È l'abbandono di tutta quanta
intera la sua sfera, di tutto intero il proprio mondo esistente - non
quell'abbandono che è soltanto forma, cultura ed il cui contenuto è ancora
all'interno dell'esistenza sensibile, bensì abbandono universale di tutta in-
tera la realtà; questo abbandono si dà come qualcosa di compiuto ».
84 « Lo spirito in quanto esistente è la sua organizzazione ed il suo
divenire attraverso gli stati ».
Arte, religione e filosofia 81

rispetto alla prima che si svolge tutta all'interno del Dasein. In


tal modo Hegel mette in luce anche l'aspetto positivo di questa
« Entausserung der Wirklichkeit ».
In quanto, però, in questo stadio della religione 85 lo spirito
assoluto è concepito in forma rappresentativa ed è una realtà an-
cora in qualche modo « jenseits », sì che la rinunzia al mondo
esistente non è immediatamente compensata da una altrettanto
effettuale « Gegenwart », questa « Entausserung » accanto al lato
positivo, ne presenta anche uno negativo, derivante, appunto,
dalla mancanza di un possesso completo della realtà in cui ci si è
« posti » (quale si aveva invece, ad un livello più basso, all'in-
terno dello stato). « Schmerz, der Religion, [ das] reine Gefuhl
der Entiiusserung » ( p. 269) 86 dice infatti Hegel qualche pagina
dopo, e pone poi ancora in margine la parola Schmerz accanto ad
un passo nel quale ha parlato della impenetrabilità concettuale di
Dio: « Alles hat die Form der Vorstellung, des Jenseits, [ist]
ohne Begriff, ohne Notwendigkeit, Geschehen, Zufall. Zwar [ist]
das Wort ewiger Ratschluss und Willen Gottes, aber nur gesagt,
nicht eingesehen, nicht Begriff, nicht Selbst » ( p. 270) 87 •
In questo senso negativo, la « Entausserung der Wirklichkeit »,
quale si presenta in questo stadio della religione, viene quindi ad
assumere il significato di una trasposizione al di là del presente
del proprio mondo, di una fuga nella trascendenza; Entiiusserung
esprime così per questo aspetto quella che in seguito, con Feuer-
bach, diverrà la tipica nozione dell'alienazione religiosa.

85 Soltanto nello stadio superiore del culto, infatti, attraverso una


completa rinunzia alla sfera del Dasein, l'individuo riesce ad unirsi al W e-
sen, sebbene in forma non ancora concettuale (cfr. p. 269).
86 « Dolore, della religione, il puro sentimento della rinunzia ».

87 «Tutto ha la forma della rappresentazione, dell'aldilà, è senza


concetto, senza necessità, accadere, caso. Propriamente la parola è eterno
mistero e volere di Dio, ma solo detto, non compreso, non concetto,
non sé».

6
82 Entausserung, entaussern nella Realphilosophie

VIII. Abbiamo dunque riscontrato in quest-opera per Ent-


iiusserung, entiiussern, i seguenti usi: nei passi relativi allo scam-
bio e al contratto, un uso giuridico, nel quale i termini, accompa-
gnati dal genitivo del « quid » di cui ci si priva, esprimono la ces-
sione, da parte dell'io, di una cosa ad altri. Si era notato come
Hegel inserisse, in tale uso giuridico, un assai più profondo signi-
ficato filosofico, configurandosi, la « Entausserung » della cosa,
come il manifestarsi della volontà alle altre volontà (Anerkannt-
sein ). A proposito della violazione del contratto, poi, Hegel parla
anche di una « Entausserung des Willens », nel senso negativo
della abdicazione ad una decisione della propria volontà, con una
probabile allusione, come si è visto, ad una distinzione fra beni
alienabili ed inalienabili.
Nei passi del paragrafo « Das gewalthabende Gesetz » Ent-
iiusserung ed entiiussern, sempre usati in senso giuridico, desi-
gnano la rinunzia dcl singolo al suo diritto particolare e soggetti-
vo, con la quale si costituisce la richterliche Gewalt. In un senso
in parte affine, nel capitolo « Konstitution », Entausserung ed
entaussern indicano invece l'atto di rinuncia del singolo non più
al « gemeintes Rech1' », ma alla sua stessa particolarità, con cui
esso prende consapevolezza della sua natura universale e si fa
parte vivente dello spirito an sich già esistente. In questo caso
Entausserung assume il significato più ampio di « educazione »
( Bildung), e designa qualcosa di più che un semplice trasferi-
mento di diritti, ossia una vera e propria trasformazione della vo-
lontà. Rimane comune tuttavia, in questi ultimi due usi, l'idea deì-
la « Entausserung » come universalizzazione della singolarità. In
entrambi gli usi si può altresì rilevare una evidente relazione con
l'uso contrattualistica di alienatio: stretta nel primo caso, nel quale
la « Entausserung » ha a suo oggetto un diritto ed avviene ad uno
stadio dell'evoluzione del wirklicher Geist corrispondente, per
Hegel, allo stato giusnaturalistico-contrattualistico; più mediata
nel secondo, nel quale la « Entausserung » della particolarità, co-
Conclusione 83

me trasformazione completa dell'individuo in universale, è pre-


sentata piuttosto come una reinterpretazione della idea contrat-
tualistica della « alienatio », che ne integra l'astrattezza.
In questi usi che abbiamo ora rapidamente ricordato, si pos-
sono riscontrare delle analogie: innanzi tutto essi presentano tutti
un significato positivo; si può notare inoltre che, a parte le dif-
ferenze rilevabili nei singoli passi, viene espressa dal termine una
idea comune di base: quella di un'estrinsecazione dell'io nel mon-
do, che nello scambio si configura come Anerkanntsein di una vo-
lontà dalle altre volontà, nel « gewalthabendes Gesetz », come
abbandono di un diritto soggettivo nel riconoscimento di una isti-
tuzione universale, nella « Konstitution », come abbandono della
singolarità nella scoperta della realtà dello « spirito ». Tale idea
è presente anche nel passo relativo al lavoro, nel quale Entausse-
rung designa parimenti un esprimersi dell'io, benché limitato al
rapporto con una cosa, e si configuri pertanto piuttosto come
estraneazione. Ed è presente anche nei due passi in cui la
« Entausserung » è la rinunzia alla sfera del Dasein nel raggiun·
gimento della soggettività universale. L'idea di una positiva
« estrinsecazione » dell'io nell'universale ci pare dunque la no-
zione prevalente espressa dai termini Entausserung, entaussern in
quest'opera; prevalentemente giuridico-politico il tipo di contesto
in cui, con tale significato positivo, le parole sono inserite.
Più scarsi, ma altrettanto importanti, gli usi « logici » 88 di
Entausserung ed entaussern, nei quali il termine appare in rife-

88 Non è necessario sottolineare, dato il carattere della filosofia hege-


liana, il senso molto specifico in cui si separa qui "logico" da "giuridico-
politico ". Segnaliamo infine ancora un uso di Entausserung in riferi-
mento all'abbandono della particolarità nei riguardi dello stato: "Diese
reine lntelligenz ist aber ebenso das Entgegengesetzte, das Allgemeine, und
zwar das sich aufopfert und dadurch zum Wirklichen wird und allge-
meine Wirklichkeit, das Volk ist, die hergestellt('. Natur, das versohnte
Wesen, an dem Jeder sich durch eigne Entausserung und Aufopferung
sein Fiirsichsein nimmt » (p. 272).
84 Entausserung, entaussern nella Realphilosophie

rimento al secondo momento della dialettica. In questo caso il


significato della parola è negativo, nonostante vi sia tipicamente
congiunta l'idea positiva dello « sviluppo ». È chiaro comunque
che, sia per il significato, sia per il tipo di situazioni designate,
i due usi, quello giuridico-politico, e quello logico si diversificano
notevolmente.
II

Entausserung e Entfremdung
nella Feno11zenologia dello Spirito

I. Già nella Realphilosophie si è trovato un uso piuttosto


largo del sostantivo Entiiusserung e della forma verbale entiiussern,
tale che ha permesso di tracciare un quadro abbastanza artico-
lato del loro uso nel linguaggio hegeliano. Un materiale assai più
vasto ci perviene dall'esame della Fenomenologia dello Spirito. In
essa, che è senz'altro l'opera più importante per la storia di queste
parole, riscontriamo la frequente presenza, oltre che di Entiiuss-
erung, anche di Entfremdung.
Iniziamo senz'altro l'esame del capitolo « Der sich entfrem-
dete Geist » 1• Il capitolo si inserisce, nella seconda parte della
Fenomenologia, fra la sezione sullo « spirito vero » e quella
sullo « spirito certo di sé » 2 ed ha come riscontro storico i prin-
cipali avvenimenti della civiltà europea, dall'Impero Romano alla
Rivoluzione Francese. Vediamo innanzi tutto di chiarire il senso
della espressione der sich entfremdete Geist contenuta nel titolo.
A tal fine, è opportuno rifarsi al passo finale del capitolo pre-
cedente ( « Der wahre Geist » ), nel quale Hegel descrive il pas-
saggio dal mondo greco al successivo momento storico, ed in cui
ricorre parimenti il verbo entfremden.
So ist die Seite beschaffen, in welcher das Selbstbewusstsein als
absolutes Wesen wirklich ist. Das aus dieser Wirklichkeit aber in

1 Phiinomenologie des Geistes, pp. 347-422 (abbre·;iato da ora in


poi: Phiin.).
2 Cfr., per il problema di questa successione, n. 22.
86 Entausserung, Entfremuung nella Fenomenologia dello Spirito

sich zuriickgetriebene Bewusstsein denkt diese seine Unwesenheit;


wir sahen fri.iher die stoische Selbstandigkeit des reinen Denkens
durch den Skeptizismus hindurchgehen und in dem ungli.icklichen
Bewusstsein ihre Wahrheit finden, - die Wahrhcit, welche Be-
wandtnis es mit seinem An- und Fi.irsichsein hat. Wenn dies Wissen
damals nur als die einseitige Ansicht des Bewusstseins als eines
solchen erschien, so ist hier ihre wirkliche Wahrheit eingetreten. Sie
besteht darin, dass dies allgemeine Gelten des Selbstbewusstseins die
ihm entfremdete Realitat ist. Dies Gelten ist die allgemeine Wirk-
lichkeit des Selbsts, aber sie ist unmittelbar ebenso die Verkehrung;
sie ist der Verlust seines Wesens. - Die in der sittlichen Welt nicht
vorhandne Wirklichkeit des Selbst ist durch ihr Zuri.ickgehen in
die Person gewonnen worden; was in jener einig war, tritt nun ent-
wickelt, aber sich entfremdet auf (p. 346) 3 •

Hegel sta trattando del Rechtszustand, di quella particolare


situazione storica (senza dubbio l'Impero Romano) che, sorta dalla
dissoluzione dell'eticità naturale, si presenta come una comunità
puramente esteriore di « persone », le quali non trovano più nella
concretezza della sostanza la loro consistenza, ma soltanto in se
stesse, nella loro personalità, e che sono unite fra loro dal vincolo

3 « Così è costituito il lato nel quale l'autocoscienza è eff cttuale co-


me assoluta essenza. Ma la coscienza ricacciata in se stessa lungi da questa
effettualità, pensa questa sua inessenzialità; noi già vedemmo l'indipenden-
za stoica del puro pensare passare attraverso lo scetticismo e trovare la
propria verità nella coscienza infelice - quella verità che consiste nel
chiarire il significato del suo esser-in-sé e per-sé. Se allora questo sapere
appariva soltanto come l'unico aspetto della coscienza come tale, ora di
siffatto aspetto è subentrata l'effettuale verità. Essa consiste in ciò, che
questa effettuale validità dell'autocoscienza è l'effettualità a lei estraniata.
Questa validità è l'effettualità universale del Sé; ma tale effettualità è
anche immediatamente l'inversione; essa è la perdita dell'essenza del sé. -
'L'effettualità del Sé, la quale non è presente nel mondo etico, è stata con-
seguita per il suo ritornare nella persona; ciò che in quel mondo era
unione, compare ora sviluppato ma estraniato da sé (trad. it. di E. De
Negri, Firenze 1960, vol. II, p. 41 ). Segnaliamo qui una svista, pro-
babilmente tipografica, nella traduzione: « dies allgcmeine Gelten » non
è infatti « questa effettuale validità », bensì « questa universale validità ».
Lo spirito estraniato 87

universale, ma del tutto astratto e formale, del « riconoscimento


giuridico » 4 • In tale situazione, l'individualità, che nell' « eticità
naturale » non è ancora affiorata in quanto tale, - coincidendo
immediatamente con l'universale - ha esistenza effettuale. Hegel
dice infatti che si è «sviluppata» (entwickelt). Questa esistenza
del Sé, tuttavia, proprio perché la « persona » la fonda soltanto
nel chiuso del suo io, rifiutando la sostanza e contrapponendovisi,
non ha una consistenza reale, ma, come la libertà dello Stoici-
smo 5, è puramente pensata e formale. Di fronte a questo indi-
viduo infatti, che trova soltanto in se stesso la sua « essenza »,
la sostanza, che egli rifiuta, ma in cui è tuttavia immerso, acquista
il carattere di una disordinata potenza dominata dal caso e dall'ar-
bitrio: se dunque, formalmente, nel suo pensiero, l'individuo
afferma il suo valore assoluto, non ha però alcuna « presa » sul
contenuto e sulla realtà, che in quanto puramente accidentale, gli
sfugge. Egli si trova quindi ad essere schiavo di una realtà che lo
domina e quel suo valore « assoluto » si rivela piuttosto come
assoluta nullità:

Gegen diese leere Allgemeinheit hat die Substanz die Form dcr
Erfiillung und des Inhalts, und dieser ist nun vollig freigelassen und
ungeordnet; denn der Geist ist nicht mehr vorhanden, der ihn unter-
jochte und in seiner Einheit zusammenhielt. [ ... ] Er geh0rt also einer
eignen Macht an, die ein anderes als das formale Allgemeine, dic
der Zufall und die Willkiir ist. - Das Bewusstsein des Rechts erfahrt
darum in seinem wirklichen Gelten selbst vielmehr den Verlust seiner

'4 « Die allgemeine Einheit, in welche die lebendige unmittelbare Ein-


heit der Individualitat und der Substanz zuriickgeht, ist das geistlose Ge-
meinwesen, das aufgehi:irt hat, die selbst bewusstlose Substanz der Indi-
viduen zu sein, und worin sie jetzt nach ihrem einzelnen Fi.irsichsein als
Selbstwesen und Substanzen gelten. Das Allgemeine in die Atome der
absolut vielen Individuen zersplittert, dieser gestorbene Geist ist eine
Gleichheit, worin Alle als fede, als Personen gelten » (Phiin., pp. 342-343).
5 Cfr. p. 343.
88 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

Realitat und seine vollkommne Unwesentlichkeit, und ein Individuum


als eine Person bezeichnen ist der Ausdruck der Verachtung (p. 344) 6 •

L'esistenza si trova dunque ad essere completamente separata


dal « pensare » dell'individuo, il cui lato reale sfugge al lato che
risiede nel « puro pensiero »; rispetto ad esso è entfremdet. Si
comprende quindi che Hegel, dicendo che la « Realitat » è ent-
fremdet rispetto all'« allgemeines Gelten des Selbstbewusstseins »,
designa con quel termine una situazione negativa, una scrss10ne
interna all'individuo, in cui questi, anziché essere tutto presente
a sé, è come diviso in due parti irrelative.
Esaminiamo ora le prime pagine del capitolo, nelle quali Hegel
dà un sommario riassunto di tutte le vicende dello « spirito
estraniato », e in cui ricorrono sia Entausserung che Entfremdung.
Nel passo iniziale troviamo ancora la contrapposizione fra mondo
etico e mondo estraniato:
Die s1ttliche Substanz erhielt den Gegensatz in ihr einfaches Be-
wusstsein eingeschlossen, und dieses in unmittelbarer Einheit mit
seinem Wesen. Das Wesen hat darum die einfache Bestimmtheit des
Seins fiir das Bewusstsein, das unmittelbar darauf gerichtet und dessen
Sitte es ist; weder gilt das Bewusstsein sich als dieses ausschliessende
Selbst, noch hat die Substanz die Bedeutung eines aus ihm aus-
geschlossenen Daseins, mit dem es sich nur durch die Entfremdung

6 « Contro questa vuota universalità la sostanza ha la forma del com-


pimento e del contenuto, e questo è ora lasciato completamente in una
disordinata libertà; ché a soggiogarlo e a tenerlo insieme nella sua unità
non è più presente lo spirito- [ ... ]. Il contenuto effettuale appartiene dun-
que ad una potenza propria che è altro dal formalmt:nte u:1iversale, e che è
il caso e l'arbitrio. Perciò la coscienza del diritto nella stessa sua ,effettuale
validità prova piuttosto la perdita della propria realtà e la propria comple-
ta inessenzialità: e designare un individuo come persona è espressione di
disprezzo» (trad. cit., voi. II, pp. 38-39). La sostanza, lasciata libera, viene
così raccolta nelle mani di un individuo, che diviene il « signore del mon-
po », rimanendo però anch'egli, come i suoi sudditi, una persona « singo-
la », che non abbraccia in sé la universalità della sostanza: « Dieser Herr
der Welt ist sich auf diese W eise die absolute zugleich alles Dasein in
Lo spirito estraniato 89

seiner selbst eins zu setzen und sie zugleich hervorzubringen batte


(p. 347) 7 .

La sostanza, che nel mondo etico era in unità immediata con


la coscienza (era per essa « costume » ), è ora qualcosa eh~ è esclu-
so dal « Sé », il quale, ritratto a sua volta in se stesso, si presenta
esso stesso come « sé esclusivo ». Perché coscienza e sostanza pos-
sano di nuovo riunificarsi (viene chiarito poi nella seconda parte
del passo), è necessaria una « Entfremdung » della coscienza, la
quale ha anche il compito di « attuare » e « produrre » ( hervor-
bringen) la sostanza. In che cosa consista precisamente il movi-
mento della « Entfremdung » viene chiarito, come ora vedremo,
nelle righe immediatamente seguenti. È da notare intanto, che,
a differenza del passo precedente, nel quale l'espressione entfre-
mdet-sein si riferiva ad una statica opposizione fra individuo e
sostanza, qui la « Entfremdung » appare un movimento col quale
quella opposizione viene superata. Nelle righe seguenti, Hegel
ribadisce innanzi tutto il carattere di « estraneità » che ha la
sostanza per l'individuo ritratto in sé ( « il mondo ha qui la de-
terminazione di essere un alcunché di esteriore, il negativo della
autocoscienza ») e mostra, nello stesso tempo, come questo rap-

sich befassende Person, fiir deren Bewusstsein kein hoherer Geist existiert.
Er ist Person, aber die einsame Person, welche Allen gegeniibertritt; diese
Alle machen die geltende Allgemeinheit der Person aus; denn das Einzelne
als solches ist wahr nur als allgemeine Vielheit der Einzelheit; von dieser
abgetrennt ist das einsame Selbst in der Tat das unwirkliche kraftlose
Selbst » (p. 345).
7 « La sostanza etica teneva l'opposizione inclusa nella sua coscienza
semplice, costituendo, quest'ultima, una unità immediata con la sua essen-
za. L'essenza ha pertanto la determinatezza semplice del!' essere per la co-
scienza, che è immediatamente diretta ad esso e di cui essa è il costume.
Né la coscienza vale a se stessa come questo Sé esclusivo, né la sostanza
ha il significato di un esserci da esso escluso, col quale esso abbia da
farsi uno soltanto mediante l'estraneazione di se stesso, in pari tempo pro-
ducendola» (trad. cit., voi. II, p. 42).
90 Entausserung, Entfremdun 15 nella Fenomenologia dello Spirito

porto di estraneità venga messo in movimento: « in sé », infatti,


questo mondo è essenza spirituale, è « compenetrazione » fra in-
dividuo e sostanza; tale « in sé » deve quindi venire alla luce. Il
compito di attuare questo in sé, di ridare alla sostanza il suo ca-
rattere di « essenza spirituale » ora perduto, spetta appunto alla
autocoscienza: « tale esserci di questo mondo è l'opera dell'auto-
coscienza »; ma, aggiunge subito dopo Hegel: « è anche una
effettualità data immediatamente e a lei estranea». Si chiarisce
così la caratteristica peculiare del movimento che Hegel ha chia-
mato Entfremdung: da un lato l'autocoscienza produce la so-
stanza, vivificandola; da un altro la sostanza si presenta di fronte
all'autocoscienza con i caratteri di una dura effettualità impene-
trabile; l'autocoscienza trova quindi la sua estraneazione in quel
che essa stessa produce.
Nel passo seguente, in cui compare Entiiusserung, Hegel dà
ulteriori chiarimenti circa questo movimento:
Aber derjenige Geist, dessen Selbst das absolut diskrete ist, hat
seinen Inhalt sich als eine ebenso harte Wirklichkeit gegeniiber, und
die Welt hat hier die Bestimmung, ein Ausserliches, das Negative des
Selbstbewusstseins zu sein. Aber diese Welt ist geistiges \Xl' esen, sie
ist an sich die Durchdringung des Seins und der Individualitat; dies
ihr Dasein ist das W erk des Selbstbewusstseins, aber ebenso eine un-
mittelbar vorhandne, ihm fremde Wirklichkeit, welche eigentiim-
liches Sein hat, und worin es sich nicht erkennt. Sic ist das ausserliche
Wesen und der freie Inhalt des Rechts; aber diese ausserliche Wirk-
lichkeit, welche der Herr der Welt des Rechts in sich befasst, ist
nicht nur dieses zufallig fiir das Selbst vorhandne elementarische
Wesen, sondern sie ist seine, aber nicht positive Arbeit, - vielmehr
seine negative. Sie erhalt ihr Dasein durch die eigne Entausserung
und Entwesung des Selbstbewusstseins, welche ihm in der Ver-
wiistung, die in der Welt des Rechts herrscht, die ausserlichc Gewalt
der losgebundnen Elemente anzutun scheint ( p. 347) 8 •

8 « Ma quello spirito il cui Sé è lo assolutame:ite discreto ha il suo


contenuto di contro a sé, come un'effettualità altrettanto dura; e il mondo
ha qui la determinazione di essere un alcunché di esteriore, il negativo
Lo spirito estraniato 91

L'opera dell'autocoscienza, con cui essa « produce » la sostan-


za, non riconoscendola però come « suo » prodotto (essa stessa,
anzi, è investita dall'infuriare degli scatenati elementi) viene de-
terminata come una « rinunzia », una « Entwesung », una « ne-
gative Arbeit ». L' « opera » dell'autocoscienza è dunque essenzial-
mente una « rinunzia a sé » con cui essa si pone nella sostanza.
Tale « rinunzia» viene nel passo denominata Entausserung. Si
viene quindi chiaramente a porre una equivalenza fra Entausserung
ed Entfremdung, che designano il medesimo movimento.
Ciò appare palesemente anche nel passo che segue subito
dopo:
Dies Tun und Werden aber, wodurch die Substanz wirklich wird,
ist die Entfremdung der Personlichkeit, denn das unmittelbar d.h.
ohne Entfremdung an und flir sich geltende Selbst ist ohne Substanz
und das Spiel jener tobenden Elemente; seine Substanz ist also seine
Entausserung selbst, und die Entausserung ist die Substanz, oder die
zu einer Welt sich ordnenden und sich dadurch erhaltenden geistigen
Machte (p. 348) 9.

dell'autocoscienza. Ma questo mondo è essenza spirituale, è in sé la com-


penetrazione dell'essere e dell'individualità; tale esserci di questo mondo
è l'opera dell'autocoscienza; ma è anche una effettualità data immediata-
mente e a lei estranea; effettualità la quale ha un essere peculiare e dove
l'autocoscienza non si riconosce. Tale effettualità è l'essenza esteriore e il
libero contenuto del diritto; ma questa effettualità esteriore cui il signore
del mondo del diritto entro di sé comprende, non è soltanto questa essen-
za e1ementare accidentalmente data per il Sé, ma è anche il suo non più
positivo, bensì negativo lavoro. Essa riceve il proprio esserci mediante la
propria alienazione, e rinuncia all'essenza dell'autocoscienza, rinuncia che
nella devastazione dominante nel mondo del diritto sembra inferire all'auto-
coscienza stessa l'esteriore violenza degli scatenati elementi » (!rad. cit.,
voi. II, pp. 42-43 ).
9 « Ma tale operare e divenire, mediante i quali la sostanza diviene
effettuale, sono l'estraneazione della personalità, poiché il Sé che è imme-
diatamente, cioè senza estraneazione, e che vale in sé e per sé, è senza
sostanza, ed è il gioco di quegli elementi in subbuglio; la sua sostanza è
dunque la sua stessa alienazione, e l'alienazione è la sostanza o è le potenze
92 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

Qui, come si vede, Hegel chiama indifferentemente Entauss-


erung ed Entfremdung il processo attraverso il quale la sostanza
diviene wirklich e si tramuta in ordinato insieme di « potenze
spirituali ». Dal passo emerge inoltre un altro importante motivo:
il processo di « Entfremdung-Entausserung » non ha soltanto l'uf-
ficio di conferire l' « esserci » alla sostanza, ma dà, anche, al « Sé »
quella consistenza che, come abbiamo visto, mancava assoluta-
mente alla « Person » del « Rechtszustand ». Il Sé che « vale in
sé e per sé», nota infatti Hegel (l'« allgemeines Gelten » della
« Person » ), che ha come corrispettivo la sostanza abbandonata a
se stessa, è esso stesso il « gioco » di quei tumultuosi elementi.
Il processo di « Entausserung-Entfremdung » ha dunque un du-
plice risultato: quanto più il Sé, rinunciando alla sua essenza,
« produce » la sostanza, tanto più esso « guadagna » consistenza.
Si noti ancora qui il doppio uso di Entfremdung: l'individuo che
è « das Spiel jener tobenden Elemente » è chiamato « ohne Ent-
fremdung », laddove prima, come si è visto, era « entfremdet »
precisamente l'individuo in balia della caotica sostanza.
Abbiamo . così trovato, finora, entfremden ed Entfremdung
riferiti a due situazioni diverse: in un caso alla statica opposizione
fra autocoscienza e sostanza, nell'altro, al movimento con cui
l'autocoscienza, rinunziando a sé, vivifica e spiritualizza la sostan-
za, nella quale parimenti si estranea. Due situazioni diverse, seb-
bene entrambe contenenti estraneazione. Entausserung, invece,
è stato finora usato sempre in riferimento alla medesima situa-
zione. Come mostreremo in seguito, questa notazione non è senza
importanza: vedremo infatti che, sebbene in molti passi i due
termini appaiano con significato analogo, è possibile tuttavia di-
stinguere in qualche modo in queste pagine il loro uso.
Vediamo intanto come essi vengono adoperati nel seguito di
questo rapido sommario del capitolo. Dopo aver tracciato breve-

spirituali che stanno ordinandosi in un mondo e che mediante ciò si man-


tengono» (trad. cit., voi. II, p. 43 ).
Lo spirito estraniato 93

mente il movimento dell'autocoscienza e della sostanza, Hegel in-


troduce una nuova « figura » dello spirito estraniato, e cioè la
« fede », scissione tra « coscienza effettuale » e « coscienza pura »:
Die Substanz ist auf diese Weise Geist, selbstbewusste Einheit
des Selbsts und des Wesens; aber beides hat auch die Bedeutung der
Entfremdung fiireinander. Er ist Bewusstsein einer fiir sich freien
gegenstandlichen Wirklichkeit; diesem Bewusstsein aber steht jene
Einheit des Selbsts und des Wesens gegeni.iber, dem wirklichen das
reine Bewusstsein. Einerseits geht das wirkliche Selbstbewusstsein
durch seine Entausserung in die wirkliche \\7elt i.iber und diese in
jenes zuri.ick; anderseits aber ist eben diese Wirklichkeit, sowohl die
Person wie die Gegenstandlichkeit, aufgehoben; sie sind rein allge-
meine. Diese ihre Entfremdung ist das reine Bewusstsein oder das
Wesen. Die Gegenwart hat unmittelbar den Gegensatz an ihrem Jen-
seits, das ihr Denken und Gedachtsein, so wie dies am Diesseits,
das seine ihm entfremdete Wirklichkeit ist (p. 348) 10 •

Come verrà detto tra breve, dalla « coscienza pura » si ongrna


il mondo della fede. Circa il significato dei termini, notiamo che
Entfremdung ed entfremden sono riferiti in questo passo alla op-
posizione fra « coscienza pura » e <~ coscienza effettuale », tra la
« Gegenwart » ed il « Gedachtsein », alla scissione fra Jenseits
e Diesseits: Entausserung, invece, di nuovo, al movimento con
cui l'autocoscienza effettuale passa nel mondo effettuale. Di nuo-

IO « In questo modo la sostanza è spirito, autocosciente unità del Sé


e dell'essenza; ma ambedue hanno anche reciprocamente il significato del-
l'estraneazione. Lo spirito è coscienza di un'effettualità oggettiva per sé
libera; a questa coscienza sta peraltro di contro quella unità del Sé e
dell'essenza; alla coscienza effettuale sta di contro la coscienza pura. Da
una parte con la sua alienazione l'autocoscienza effettuale passa nel mondo
effettuale, e questo in quella; ma d'altra parte appunto questa effettua-
lità, sia la persona che l'oggettività, è tolta; esse sono puramente univer-
sali. Questa loro estraneazione è la coscienza pura o l'essenza. La presenza
ha l'opposizione immediatamente nel proprio al di là, che è il suo pensare
ed esser-pensata, come !'al di là ha l'opposizione nell'al di qua, che è
la sua effettualità a lui estraniata» (trad. cit., vol. II, p. 43 ).
94 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

vo, subito dopo, riassumendo il carattere generale di questa fi-


gura dello spirito, che risiede nella « estraneazione » reciproca di
tutti i suoi momenti, Hegel usa soltanto il termine entfremden:
Hier aber bedeutet das Gegenwartige nur gegenstandliche W irk-
lichkeit, die ihr Bewusstsein jenseits hat; jedes einzelne Moment als
W esen empfangt dies und damit die Wirklichkeit von einem andern,
und insofern es wirklich ist, ist sein Wesen ein andres als seine Wirk-
lichkeit. Nichts hat einen in ihm selbst gegri.indeten und inwohnenden
Geist, sondern ist ausser sich in einem fremden, - das Gleichgewicht
des Ganzen nicht die bei sich selbst bleibende Einheit und ihre in
sich zuri.ickgekehrte Beruhigung, sondern beruht auf der Entfremdung
des Entgegengesetzten. Das Ganze ist daher wie jedes einzelne Moment
eine sich entfremdete Realitat (pp. 348-349) 11 •

Qualche riga dopo, invece, ricompare ancora Entausserung m


riferimento al movimento dell'autocoscienza:
Wie nun die sittliche Welt aus der Trennung des gottlichen und
menschlichen Gesetzes und ihrer Gestalten, und ihr Bewusstsein
aus der Trennung in das Wissen und in die Bewusstlosigkeit zuri.ick
in sein Schichal, iin das Selbst .als die negative Macht dieses Gegen-
satzes geht, so werden auch diese beiden Reiche des sich entfremdeten
Geistes in das Selbst zuri.ickkehren; aber wenn jenes das erste unmit-
telbar geltende Selbst, die einzelne Person, war, so wird dies zweite,
das aus seiner Entausserung in sich zuri.ickkehrt, das allgemeine Selbst,
das den Begriff erfassende Bewusstsein sein, uhd diese geistigen
Welten, deren alle Momente eine fixierte Wirklichkeit und ungeistiges

11 «Ma qui ciò che è presenziale ha valore di effettualità soltanto


oggettiva che ha la propria coscienza al di là; ogni singolo momento,
come essenza, accoglie questa - e, insieme, l'effettualità, da un altro; e,
in quanto esso momento è effettualità, la sua essenza è un altro dalla
sua effettualità. Nulla ha uno spirito fondato e insito in se stesso; ma è
fuori di sé in uno spirito estraneo; l'equilibrio dell'intiero non è l'unità
che permane presso di sé, né è l'acquietamento di questa ritornato in se
stesso; anzi riposa sull'estraneazione dell'opposto. L'intiero quindi, non
diversamente da ogni singolo momento, è una realtà estraniata a sé» (!rad.
cit., voi. II, p. 44 ).
Lo spirito estraniato 95

Bestehen von sich behaupten, werden sich m der remen Einsicht


auflosen (p. 349) 12 •

Da questo passo, che pone per altri aspetti complessi proble-


mi interpretativi, emerge anche un'altra caratteristica del movi-
mento dell'autocoscienza: esso serve a rendere universale l'atomi-
stico sé della « Person » del « Rechtszustand ». In questo signifi-
cato di « universalizzazione », insito qui in Entausserung, ritrovere-
mo alcune analogie con l'uso prevalente del termine nella Realphi-
losophie 13 •
È possibile dunque, già in questi testi, avvertire una distin-
zione semantica fra Entausserung ed Entfremdung: Entfremdung
designa l'estraneazione, la scissione in generale, e viene adoperato
a proposito delle situazioni nelle quali essa è presente; Entausse-
rung, invece, appare usato soltanto in riferimento ad un partico-
lare momento: al processo, cioè, con cui l'autocoscienza si pone
nella sostanza, estraniandovisi, ma nello stesso tempo vivificandola
e acquistando per sé consistenza. Poiché comunque questo movi-

12 « Ora, come il mondo etico dalla separazione della legge umana


e della divina nonché delle loro figure; come la coscienza di quel mondo
etico dalla divisione in sapere ed inconsapevolezza torna indietro nel pro-
prio destino, cioè nel Sé in quanto forza negativa di questa opposizione,
cosi anche entrambi questi regni dello spirito estraniato da sé ritorne-
ranno nel Sé; ma se quello era il primo Sé valido immediatamente, la
persona singola, questo secondo che dalla sua alienazione ritorna in sé,
sarà il Sé universale, la coscienza attingente il concetto; e questi mondi
spirituali, tutti i momenti dei quali attingono sé come un'effettualità fis-
sata e un sussistere a-spirituale, si risolveranno nella pura intellezione»
(trad. cit., vol. II, p. 44).
13 Bisogna notare, però, che Hegel parla qui della universalizzazione
come di un ritorno nel puro Sé: si parla infatti nel passo di un ritorno
in sé «dalla» (aus) Entiiusserung. Ciò pone, come vedremo anche in se-
guito (cfr. n. 19), una differenza con la Realphilosophie, in cui I'allgemei-
ner Wille, prodotto dalla Entiiusserung della particolarità, si presentava in-
vece come unione di individuo e stato nella Sittlichkeit. Cfr. comunque,
per questi complessi problemi, n. 19.
96 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

mento determina una estraneazione, essendo la sostanza una pu-


ra effettualità in cui l'autocoscienza, pur producendola, non si rico-
nosce, esso viene designato anche dal più generico Entfremdung.
Tale distinzione verrà confermata nel corso del capitolo, ed emer-
geranno anzi, come tra breve vedremo, altri interessanti elementi
a proposito del termine Entausserung 14 •
Prima di iniziare la trattazione del primo dei due lati in cui
si scinde lo spirito estraniato (quello della effettualità), Hegel
accenna di nuovo alla scissione di fondo che lo lacera, la sctss10ne
tra coscienza pura e coscienza effettuale:
Dic Welt dieses Geistes zerfallt in die gedoppelte; die erste ist
die Welt der Wirklichkeit oder seiner Entfremdung selbst; die andre
aber die, welche er, i.iber die erste sich erhebend, im Ather des
reinen Bewusstseins sich erbaut. Diese, jener Entfremdung entgegen-
gesetzt, ist eben darum nicht frei davon, sondern vielmehr nur die

14 Anche altri interpreti mostrano di distinguere, in queste pagine


della Fenomenologia, tra il significato di Entfremdung e quello di Ent-
ausserung. Hyppolite accenna a tale distinzione in una nota: « Le terme
d'extranéation (Entfremdung) <lit plus que celui d'aliénation (Entausserung);
il implique non seulement que le soi nature! renonce à Soi, s'aliène, mais
encore se fait étranger à soi-meme » (Genèse et structure ... , cit., vol. II,
p. 372). Hyppolite richiama anche, come assai vicino a questo della Feno-
menologia, il testo della Realphilosophie nel quale Entausserung ha il senso
di « universalizzazione » del singolo, e richiama anche, come antecedenti di
questo uso hegeliano di Entausserung, « penseurs politiques comme Hobbes,
Locke, Rousseau, qui, sous des formes diverses et opposées, ont envisagé
le problème de l'aliénation du Soi nature!» (ivi, pp. 375-376). Hyppolite
mette in luce, anche, come tale universalizzazione si attui, nel mondo della
Bildung, attraverso estraneazione, tensione, opposizione. Con maggiore de-
cisione pone la distinzione tra Entfremdung ed Entausserung il Gauvin.
Il Gauvin, in un breve articolo dedicato all'esame dei termini Entfremdung
ed Entausserung nella Fenomenologia dello Spirito (Entfremdung et Ent-
ausserung dans la Phénomenologie de l'esprit de Hegel, cit.) si rammarica
« que M. Hyppolite traduise Entausserung par "aliénation" [ ... ] parce que
ce mot français, a l'idée de "sortie extériorizante ", ajoute celle de la perte
de I'" egalité avec soi" dans cette sortie, ce qui nous parait etre le propre
de l'Entfremdung » (op. cit. p. 565). Il Gauvin dà infatti ad Entausserung
Lo spirito estraniato 97

andre Form der Entfremdung, welche eben darin besteht, in zweierlei


Welten das Bewusstsein zu haben, und beide umfasst. Es ist also
nicht das Selbstbewusstsein des absoluten Wesens, wie es an und
fiir sich ist, nicht die Religion, welche hier betrachtet wird, sondern
der Glaube, insofern er die Flucht aus der wirklichen Welt und also
nicht an und fiir sich ist ( p. 350) 15 •

Il mondo della « coscienza pura », e cioè la fede ( Glaube, ben


diversa da Religion) è dunque per Hegel « die andre Form der
Entfremdung », in quanto vive anche essa nella scissione fra auto-
coscienza e sostanza, manifestantesi in questo caso come una se-
parazione fra mondo al di qua e mondo al di là.
E di nuovo qui, a conferma di quanto si diceva, è usato
Entfremdung, ma non Entausserung, proprio perché è presente la

il senso di « uscita fuori di sé esteriorizzante », ma non estraniante, e


ad Entfremdung il senso senz'altro negativo di « scissione». Per quel che
riguarda il capitolo sulla Bildung, il Gauvin nota come I'" Entausserung ",
positiva, si realizzi « sous mode d'Entfremdung ». Il Gauvin non collega,
tuttavia, il senso che assume qui Entausserung a quello riscontrato nella
Realphilosophie, di universalizzazione del singolo, e quindi all'uso giusna-
turalistico-contrattualistico del termine. Egli ritiene invece - ricollegan-
dosi piuttosto al capitolo « Il sapere assoluto » - che Entausserung, nella
Fenomenologia, designi quel movimento, - proprio dell'autocoscienza, in
cui questa esce fuori di sé rapportandosi all'oggetto, ed eguagliandolo a
sé (dr. p. 153 sgg.).
15 « Il mondo di questo spirito si dirompe in un mondo duplice; il
primo è il mondo dell'effettualità o il mondo dell'estraneazione dello spiri-
to; il secondo è quello cui esso, elevandosi sopra il primo, si costruisce
nell'etere della pura coscienza. Questo mondo, opposto a quell'estranea-
zione, appunto perciò non ne è libero, ma è anzi piuttosto l'altra forma
dell'estraneazione, forma che consiste appunto nell'avere la coscienza in due
mondi di diversa specie, e che entrambi li abbraccia. Quella che qui viene
considerata non è dunque l'autocoscienza della essenza assoluta, com'è in sé
e per sé, non la religione, ma la fede, in quanto questa è la fuga dal
mondo effettuale e non è dunque in sé e per sé» (!rad. cit., voi. II,
pp. 45-46).
98 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

« estraneazione », la « scissione », ma non il movimento di ri-


nunzia a sé con cui l'autocoscienza vivifica la sostanza.
Iniziamo ora l'analisi del paragrafo I, a, nel quale viene trattato
il regno effettuale (Die Bildung und ihr Reich der Wirklichkeit).
Viene di nuovo descritto, all'inizio del paragrafo, il movi-
mento dell'autocoscienza che si pone nella sostanza, e vi troviamo
sia entaussern che entfremden:
Der Geist dieser Welt ist das von einem Selbstbewusstsein
durchdrungne geistige W esen, das sich als dieses fiir sich seiende
unmittelbar gegenwartig, und das W esen als eine WirklichkeJt sich
gegeniiber weiss. Aber das Dasein dieser Welt, sowie die Wirklichkeit
des Selbstbewusstseins beruht auf der Bewegung, dass dieses seiner
Perséinlichkeit sich entaussert, hiedurch seine Welt hervorbringt und
sich gegen sie als eine fremde so verhalt, dass es sich ihren
nunmehr zu bemachtigen hat. Aber die Entsagung seines Fi.irsichseins
ist selbst die Erzeugung der Wirklichkeit, und durch sie bemachtigt
es sich also unmittelbar derselben. - Oder das Selbstbewusstsein ist
nur Etwas, es hat nur Realitdt, insofern es sich selbst entfremdet;
hiedurch setzt es sich als allgemeines, und diese seine Allgemeinheit
ist sein Gelten und Wirklichkeit. Diese Gleichheit mit Allen ist
daher nicht jene Gleichheit des Rechts, nicht jenes unmittelbare
Anerkanntsein und Gelten des Selbstbewusstseins, darum weil es
ist; sondern dass es gelte, ist durch die entfremdende Vermittlung,
sich dem Allgemeinen gemass gemacht zu haben (pp. 350-351) 16 •

Vengono riassunti nel passo tutti i motivi tipici del movimento


di « Entausserung-Entfremdung »: esso consiste in una « rinun-

16 «Lo spirito di questo mondo è l'essenza spirituale permeata da


un'autocoscienza che si sa immediatamente presente come questa autoco-
scienza per se essente e che sa l'essenza come un'effettualità di contro a sé.
Ma l'esserci di questo mondo, nonché l'effettualità dell'autocoscienza, dipen-
dono dal movimento per cui l'autocoscienza si aliena della sua personalità,
onde produce il suo mondo comportandosi di fronte a questo come se
fosse un mondo estraneo, cosicché ha ormai da impadronirsi di lui. Ma
la rinuncia al suo esser-per-sé è essa stessa la produzione dell'effettualità,
e, in grazia di questa rinuncia, l'autocoscienza si impadronisce dunque
Lo spirito estraniato 99

zia » a sé dell'autocoscienza, con cui questa produce e vivifica la


sostanza, la quale le si erge però di fronte con il duro carattere del-
la «estraneità»; da tale movimento, inoltre, l'autocoscienza ac-
quista la sua consistenza - perduta nella vuota universalità della
« Person » dello stato di diritto - e anzi, più specificamente, la
sua vera universalità, che non è più « quell'immediato esser-rico-
nosciuto e valere dell'autocoscienza non peraltro se non perché
essa è», ma è l'« universalità divenuta», e perciò effettuale 17 •
Già si è accennato all'analogia che questo motivo della « uni-
versalizzazione » scopre con la nozione prevalente di Entausserung
nella Realphilosophie; essa viene poi accentuata nel passo se-
guente, in cui questo movimento di « rinunzia » viene chiamato,
come nella Realphilosophie, Bildung:
Wodurch also das Individuum hier Gelten und Wirklichkeit hat,
ist die Bildung. Seine wahre ursprungliche Natur und Substanz ist
der Geist der Entfremdung des naturlichen Seins. Diese Entausserung
ist daher ebenso Zweck als Dasein desselben; sie ist zugleich das
Mittel oder der Obergang sowohl der gedachten Substanz in die
Wirklichkeit, als umgekehrt der bestimmten Individualitat in die
W esentlichkeit ( p. 351) 18.

immediatamente dell'effettualità stessa. - Ovvero l'autocoscienza è soltanto


qualcosa, ha realtà, solo in quanto estranea se stessa; con ciò essa si
pone come Universale, e questa sua universalità è la sua validità e la
sua effettualità. Questa eguaglianza con tutti non è perciò quell'eguaglianza
del diritto; non quell'immediato esser-riconosciuto e valere dell'autocoscien-
za non per altro se non perché essa è; anzi vale in virtù dell'estraniante
mediazione dell'essersi resa conforme all'universale» (!rad. cit., voi. Il,
pp. 46-47).
17 Cfr. ancora: « jene vermeintliche Individualitat ist eb~n nur das
gemeinte Dasein, welches in dieser Welt, worin nur das Sichselbstent-
aussernde und darum nur das Allgemeine Wirklichkeit erhalt, kein Bleiben
hat » (p. 352).
18 « Ciò mediante cui l'individuo ha qui validità ed effettualità è la
cultura. La vera originaria natura e sostanza dell'individuo è lo spirito del-
l'estraneazione dell'essere naturale. Questa alienazione è perciò egualmente
fine ed esserci dell'individuo; essa è in pari tempo il mezzo o il passaggio
100 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

Anche nella Realphilosophie, come abbiamo visto, la « Bil-


dung » era la « rinunzia » al sé immediato e naturale, con cui l'io
acquisiva la sua vera essenza 19 • L'angolo visuale è naturalmente di-
verso: nella Realphilosophie si trattava specificamente del rapporto
fra singolo ed universale nella formazione dell' « allgemeiner
Wille », nell'ambito del potere politico; qui, in modo più comples-
so, del rapporto fra autocoscienza e sostanza che è alla base di tutto
il movimento fenomenologico. Molto più complesse sono anche,
quindi, le implicazioni del movimento con cui, nella Fenomeno-
logia, l'autocoscienza « si pone » nella sostanza. È anche vero,
tuttavia, che questo movimento-base della Fenomenologia, l'auto-
coscienza che fa sua la sostanza, acquista nelle singole figure
diverse fisionomie. Qui, evidentemente, nello sviluppo della « co-
scienza effettuale », il movimento dell'autocoscienza si configura
come « Bildung », cioè come universalizzazione del proprio sé
naturale ed immediato, ed in questo ambito si pone appunto l'ana-
logia con la « Entausserung » della Realphilosophie. Tale analogia
emerge tuttavia ancor più nelle pagine seguenti, nelle quali il
rapporto fra autocoscienza e sostanza appare specificamente sotto
la « figura » della formazione del potere statale. Vediamo dunque
come si sviluppa ancora il mondo dello spirito estraniato 20 •

sia della sostanza pensata nell'effettualità, sia, viceversa, dell'individualità


determinata nell'essenzialità» (trad. cit., voi. II, p. 47).
19 Cfr. cap. I, p. 62 sgg. - Cfr. ancora, sulla « Entausserung-Bildung »:
« Was hier als die Gewalt des Individuums erschcint, unter welche die
Substanz komme und hiemit aufgehoben werde, ist dasselbe, was die
Verwirklichung der letztern ist. Denn die Macht des Individuums besteht
darin, dass es sich ihr gemass macht, d.h., dass es sich seines Selbsts ent-
aussert, also sich als die gegenstandliche seiende Substanz setzt. Seine Bild-
ung und seine eigne Wirklichkeit ist daher die Verwirklichung der Substanz
selbst » (pp. 352-353 ).
20 Il capitolo « Der sich entfremdete Geist » si articola nel se-
guente modo: Introduzione, pp. 347-350; I - Die Welt des sich entfremd-
eten Geistes. a) Die Bildung und ihr Reich der Wirklichkeit, pp. 350-376;
b) Der Glaube und die reine Einsicht, pp. 376-383; II - Die Aufkli:irung.
Lo spirito estraniato 101

Tale sviluppo è, come si è già detto, quello attraverso il quale


l'autocoscienza si « impadronisce » della sostanza, universalizzan-
dosi. Esso consiste quindi nella lotta dei due momenti dell'uni-

Introd. pp. 383-385. a) Der Kampf der Aufklarung mit dem Aberglauben,
pp. 385-407; b) Die Wahrheit der Aufklarung, pp. 407-413; III - Die
•absolute Freiheit und der Schrecken, pp. 414-422. Lo sviluppo della figu-
ra dello « Spirito estraniato », e, in generale, tutto lo sviluppo del capi-
tolo «Lo spirito», presenta non pochi problemi. Tali problemi, sui quali
c'è un'ampia polemica tra gli interpreti, riguardano soprattutto il capovolgi-
mento che sembra presentare la Fenomenologia rispetto alle altre opere, dei
rapporti tra moralità (Moralitat) ed eticità {Sittlichkeit). Il capitolo «Lo spiri-
to » inizia, come si è visto, con la descrizione dello spirito « vero », unione
immediata di autocoscienza e sostanza, che corrisponde storicamente al mon-
do greco; lo spirito estraniato, che segue a quello vero, presenta la scissione
dei due termini di autocoscienza e sostanza e corrisponde al periodo dall'Im-
pero Romano alla Rivoluzione Francese. Lo « Spirito certo di sé » rappre-
senta la conciliazione tra i due termini scissi. Tale conciliazione, però, anzi-
ché essere rappresentata, come ci si aspetterebbe, dalla Sittlichkeit, avviene
nella moralità, nella ragion pratica kantiana: non è quindi una sintesi in cui
entrambi i momenti siano conservati, ma una riduzione di un termine al-
l'altro. Sostanza ed autocoscienza si unificano, infatti, attraverso un pro-
cesso di « interiorizzazione » della sostanza, che annulla ogni opposizione
con l'autocoscienza, trasformandosi in un momento interno ad essa. Alla
fine del processo, quindi, sussiste soltanto l'autocoscienza, che, in quanto
si è impadronita della sostanza, è divenuta universale, - perdendo l'aspet-
to « atomistico » che ha nello stato di diritto - divenendo però, nello
stesso tempo, un'autocoscienza soltanto pura, assolutamente libera, che
non ha più alcuna realtà di contro a sé, e, come tale, incapace di deter-
minarsi. Tale autocoscienza universale, pura, assolutamente libera - iden-
tificata da Hegel con lo « spirito » della Rivoluzione Francese - tenta
invano di agire, di realizzarsi nel mondo effettuale; la sua opera, in tale
mondo, rimane soltanto distruttiva, negativa, perché, rifiutando, come con-
traria alla sua assoluta libertà, ogni determinazione e limitazione, non ha
più presa sull'effettualità. La « libertà assoluta » trova quindi la sua giu-
sta dimora « in un'altra regione dello Spirito autocosciente, ove essa, in
questa effettualità, ha valore di Vero» (Fenom., trad. cit., vol. Il, p. 135),
e cioè nello « spirito morale ». Tutto il processo termina dunque nella
« visione morale del mondo », in cui è presente sì l'universalità dell'auto-
coscienza, ma manca il momento dell'in sé, della sostanza, dell'effettualità.
102 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologi·a dello Spirito

versale (l'« in-sé») e dell'individuale (il «per-sé»), che nella loro


rigida opposizione si fissano da un lato nei due pensieri esclu-
dentisi del « buono » e del « cattivo », e da un altro, in quanto
« diese einfachen Gedanken des Guten und Schlechten sind ebenso
unmittelbar sich entfremdet » (p. 354) 21 , nei due momenti og-
gettivi, anch'essi opposti l'uno all'altro, di « stato» (Staatsmacht)
e « ricchezza » ( Reichtum ). Dal vario disporsi dell' « in-sé » e del
« per-sé », che si identificano di volta in volta con lo stato e con
la ricchezza, col buono e con il cattivo, si formano varie figure.
Hegel si sofferma in particolare sulla « coscienza nobile » ( edel-

Questo sviluppo della Fenomenologia esce quindi, come si vede, dagli


schemi consueti: sembra in effetti che Hegel abbia rinunziato alla Sittlich-
keit - confinandola nell'immediatezza dell'ethos greco - ponendovi, al
di sopra, la moralità, in quanto pura autocoscienza dello Spirito. Su questo
punto, comunque, gli interpreti non sono concordi, e mentre alcuni (Ro-
senzweig) vedono nella Fenomenologia un vero capovolgimento d! posiziom
per quel che riguarda i rapporti moralità-eticità, altri (Bmsc, Hyppolite)
tendono invece a mostrare che il capovolgimento è soltanto appa.rente, ed
è dovuto al fatto che, preoccupandosi Hegel, nella Fenomenologia, di de-
scrivere non tanto i momenti in sé e per sé (come avviene nelle opere
sistematiche) quanto lo sviluppo del «saper di sé» delio Spirito, la tra-
sformazione della sosranza in soggetto, segue il processo di unifkazione
tra sostanza ed autocoscienza, soltanto a parte subiecti, trascurandolo a
parte obiecti. Il problema è comunque molto complesso ~ richiederebbe
un'analisi specifica, attraverso un confronto tra la Realphi!osophie e la
Fenomenologia. Oltre al volume del RoSENZWEIG (Hegel und der Staat,
cit.), vedi per questa polemica, anche HYPPOLITE, Genèse et structure ... ,
cit., voi. II, pp. 311-322, e Rossr, Marx e la Dialettica Hegeliana, cit.,
p. 367 sgg. Per l'atteggiamento di Hegel di fronte alla Rivoluzione fran-
cese, cfr. J. RrTTER, Hegel und die franzosische Revolution, Koln-Opladen
1957.
21 Stato e ricchezza sono chiamati anche « sich selbst entfremdetc
Bestimmungen » (p. 356). Cfr. ancora: « Wie sich nun zuerst die Gleich-
giiltigkeit der beiden Seiten der Entfremdung - der einen, des Ansich
des reinen Bewusstseins, namlich der bestimmten Gedanken von Gut und
Schlecht - der andern ihres Daseins als Staatsmacht und Reichtum, zur
Beziehung beider, zum Urteil erhob » (p. 359).
Lo spinto estraniato 103

mutiges Bewusstsein) che si adegua, sia nello stato che nella ric-
chezza, all'universale, e sulla « coscienza bassa » (niedriges Bewus-
stsein) che, non volendo conformarsi all'universale, è sempre
pronta alla ribellione. Dopo aver delineato in astratto il vario di-
sporsi dell' « in-sé » e del « per-sé » fino al formarsi di queste
due figure 22 , Hegel descrive poi i vari mo men ti del processo di
riunificazione fra autocoscienza e sostanza. Essi sono essenzial-
mente due: dapprima, la formazione del potere statale, che rap-
presenta il momento della « rinunzia » alla individualità, con cui
la « sostanza » (dissoltasi nel « Rechtszustand ») si ricostituisce,
ma al di fuori, per così dire, degli individui; in un secondo mo-
mento, la ricchezza, che rappresenta il « calarsi » della sostanza
nell'autocoscienza, la quale, universalizzatasi a sua volta nella di-
sciplina del potere statale, è adesso in grado di accoglierla in sé.
Ora, è da notare che il vocabolo Enti:iusserung, accompagnato
sempre da Entfremdung, compare soltanto lungo la prima parte
del processo (formazione del potere statale), ove designa la « ri-
nunzia » degli individui alla loro particolarità in favore dello stato.
Nel momento, viceversa, in cui la « rinunzia » è compiuta, ed ini-
zia il processo del « ritorno » dell'universale nell'individuo (ric-
chezza), il termine non viene più usato. Entfremdung (entfrem-
den) invece - oltre ai passi in cui s'accompagna ad Enti:iusser-
ung - appare largamente fino al termine dell'intero capitolo, in
riferimento a molte altre situazioni, anche dopo che il processo
di universalizzazione è compiuto.
Questa constatazione conduce a<l una duplice considerazione.
Da un lato si mostra nuovamente la differenza semantica tra
Enti:iusserung ed Entfremdung: il primo ha evidentemente un uso
più circoscritto del secondo, dato che viene adoperato solo, o
quasi esclusivamente solo, in riferimento al movimento di « ri-
nunzia a sé » della autocoscienza; il secondo ha invece uso più lar-

22 Phan., pp. 353-360.


104 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

go, designando in genere la « estraneazione », non soltanto quella


che si produce nel porsi dell'autocoscienza nella sostanza, ma an-
che quella che caratterizza altre situazioni del « mondo estrania-
to », per es. la fede, e via dicendo. Da un altro lato, si mostra una
analogia fra il movimento chiamato qui Entiiusserung, Entfrem-
dung e quello che nella Realphilosophie, a proposito della forma-
zione dell' « allgemeiner Wille », parimenti veniva chiamato Ent-
iiusserung: il termine è usato infatti, in particolare, nei passi ri-
guardanti la formazione del potere statale, attraverso la rinunzia
alla particolarità da parte dei « sudditi », e proprio per designare
tale rinunzia. È vero che nella Realphilosophie tale « rinunzia »
aveva un carattere quasi sempre positivo, non estraniante; ma è
anche vero, però, che qui - come ora vedremo - la formazione
del potere statale si compie nella persona di « un » monarca che
assomma in sé tutta la sostanza; si compie, quindi, nella figura
di un tiranno (storicamente Hegel si riferisce a Richelieu e a Lui-
gi XIV). Si ricorderà che, anche nella Realphilosophie, la Ent-
iiusserung verso il tiranno - proprio perché l'universale si andava
a chiudere nelle mani di un singolo - era « estraniante ». E vi
sono anche, come vedremo, riscontri testuali fra le due opere, a
questo proposito. Non si può negare, quindi, in queste pagine rela-
tive al potere statale, un'eco della Entiiusserung della Realphilo-
sophie, e anche, in un certo senso, della alienatio contrat-
tualistica, con tutte le modifiche e le reinterpretazioni che questa
subisce, ovviamente, nella filosofia hegeliana.
Vediamo ora più in particolare i passi.
Prima di descrivere i vari stadi dello sviluppo, Hegel riba-
disce innanzi tutto come tutti i momenti di esso siano fra loro
in un rapporto di opposizione, e per designare tale opposizione il
termine usato, si noti, è di nuovo soltanto Entfremdung:
Durch das Selbst als die Seele wird die Substanz also so in ihren
Momenten ausgebildet, dass das Entgegengesetzte das Andre begeistet,
jedes durch seine Entfremdung dem Andern Bestehen gibt und es
Lo spirito estraniato 105

ebenso von ihm erhalt. Zugleich hat jedes Moment seine Bestimmtheit
als ein uniiberwindliches Gelten, und eine feste Wirklichkeit gegen
das Andre. Das Denken fixiert diesen Unterschied auf die allgemeinste
Weise durch die absolute Entgegensetzung von Gut und Schlecht,
die, sich fliehend, auf keine Weise dasselbe werden konnen. Aber
dieses feste Sein hat zu seiner Seele den unmittelbaren Dbergang in
das Entgegengesetzte; das Dasein ist vielmehr die Verkehrung jeder
Bestimmtheit in ihre entgegengesetzte, und nur diese Entfremdung
ist das Wesen und Erhaltung des Ganzen. Diese verwirklichende
Bewegung und Begeistung der Momente ist nun zu betrachten; die
Entfremdung wird sich selbst entfremden, und das Ganze durch sie
in seinen Begriff sich zuriicknehmen ( p. 3 5 3) 23 •

Analizziamo ora il complesso sviluppo della formazione del


potere statale: nel descrivere il modo in cui esso si afferma contro
la volontà dei singoli ed il modo in cui questi si vanno spogliando
della loro particolarità, Hegel tiene presente la storia (soprattutto
francese), e in particolare le vicende della lotta all'individualismo e
al frammentarismo opponentisi alla autorità statale. Egli si rifà
essenzialmente a due avvenimenti: la lotta fra il potere statale
e i feudatari, nel Medio Evo, e la formazione, ad opera di Riche-
lieu, del primo stato accentrato e assoluto. Il primo momento - la
lotta del potere statale contro i feudatari - è caratterizzata dal-

23 « Mediante il Sé, come anima, la sostanza vien dunque così pla-


smata nei suoi momenti, che l'opposto vivifica l'altro; ciascun opposto
mediante la sua estraneazione dà sussistenza all'altro, e similmente da lui
la riceve. In pari tempo ciascun momento ha la sua determinatezza come
una insuperabile validità ed ha una salda effettualità di contro all'altro. Il
pensare fissa questa differenza nel modo più universale mediante l'asso-
luta contrapposizione di buono e cattivo che, rifuggendo l'uno dall'altro,
in nessun modo possono divenire una medesima cosa. Ma questo saldo
essere ha a sua anima l'immediato passaggio nell'opposto; l'esserci è piut-
tosto l'inversione di ogni determinatezza nell'opposta e solo questa estra-
neazione è l'essenza e il fulcro dell'intiero. Tale movimento di attuazione
e tale avvivamento dei momenti sono ora da considerare; l'estraneazione
si estranierà a sua volta, e, in grazia di essa, l'intiero riconseguirà se stesso
nel proprio concetto» (!rad. cit., vol. II, p. 49).
106 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

l' « eroismo del servigio ». I singoli rinunziano ai loro fini partico-


lari e si adeguano al potere vigente, per servirlo e portargli ob-
bedienza: «Es ist der Heroismus des Dienstes, - die Tugend,
welche das einzelne Sein dem allgemeinen aufopfert, und dies
dadurch ins Dasein bringt, - die Person, welche dem Besitze und
Genusse von selbst entsagt und fiir die vorhandene Macht han-
delt und wirklich ist » (p. 360) 24 •
L'individuo, rinunziando ai suoi fini particolari, va universa-
lizzandosi, e d'altro lato il potere statale, attraverso l'obbedienza
che riceve, diventa effettuale ed acquista esistenza determinata:
Durch diese Bewegung wird das Allgemeine mit dem Dasein
iiberhaupt zusammengeschlossen, wie das daseiende Bewusstsein durch
diese Entausserung sich zur Wesentlichkeit bildet (p. 360) 25 .

Attraverso questo movimento di « Ent;iusserung » - che


Hegel designa, e abbiamo visto perché, anche con Entfremdung 26
- si è così compiuto un primo passo nel processo di compenetra-
zione tra autocoscienza e sostanza, che è tuttavia ancora parziale.
Infatti, come Hegel ora chiarisce, l'individuo ha sì rinunziato ai
suoi fini particolari, ma soltanto per guadagnarsi l'onore e la stima
presso gli altri, e quindi conserva ancora, « seinem Sprechen
vom allgemeinen Besten gegeniiber sich sein besondres Bestes »

24 « È l'eroismo del servigio - la virtù che sacrifica all'universale il


singolo essere, che port:i con ciò l'universale all'esserci, - è la persona
che rinuncia al possesso e al godimento di sé e che agisce ed è effettuale
per il potere vigente» (!rad. cit., voi. II, p. 58).
25 « Per questo movimento l'universale si conchiude con l'esserci in
generale, così come la coscienza esistente con questa alienazione si va for-
mando ad essenzialità» (!rad. cit., voi. II, p. 58).
26 Cfr. ancora: « Wessen dieses im Dienste sich entfremdet, ist sein
in das Dasein versenkte[s] Bewusstsein; das sich entfremdete Sein ist aber
das Ansich; es bekommt also durch diese Bildung Achtung vor sich selbst
und bei den Andern » (p. 360).
Lo spirito estraniato 107

(p. 361) n ed oppone ancora al potere statale la sua individua-


lità. L'autorità statale riceve quindi obbedienza e rispetto, ma non
ancora il potere assoluto: è soltanto una voce tra le voci, un
primus inter pares:
Diese ist aber durch diese Entfremdung noch nicht ein sich als
Staatsmacht wissendes Selbstbewusstsein; es ist nur ihr Gesetz, oder
ihr Ansich, das gilt; sie hat noch keinen besonderen Willen; denn
noch hat das dienende Selbstbewusstsein nicht sein reines Selbst
entaussert, und die Staatsmacht damit begeistet, sondern erst mit
seinem Sein; ihr nur sein Dasein aufgeopfert, nicht sein Ansichsein
(pp. 360-361) 28 .

La « Entausserung-Entfremdung » del vassallo, ancora parzia-


le e sospetta, sarebbe completa e totale soltanto quando il sacri-
ficio giungesse fino alla morte; con la morte del suddito, però, il
potere statale, che acquista vita soltanto nella volontà dei singoli,
non verrebbe animato e non si perverrebbe dunque ad una mag-
giore compenetrazione tra autocoscienza e sostanza:
Jene Entausserung des Daseins, indem sie sich, im Tode namlich,
vollendet, selbst eine seiende, nicht eine ins Bewusstsein zuriickkeh-
rende ist (pp. 361-362) 29•

27 « Di fronte al suo parlare di bene universale, si riserva il bene suo


particolare» (!rad. cit., voi. II, p. 59).
28 «Ma il potere statale con quell'estraneazione non è ancora un'au-
tocoscienza sapentesi come potere statale: ciò che conta è solo la legge o
lo in-sé del potere statale; esso non ha ancora nessuna volontà speciale,
perché l'autocoscienza che serve non ha ancora alienato il suo puro sé e
non ha ancora con tale rinuncia, bensì solo col proprio essere, vivificato
il potere statale; gli ha sacrificato, cioè, soltanto il suo esserci, ma non il suo
essere-in-sé» (trad. cit., voi. II, p. 58). Hegel aggiunge: «Es ist der stolze
Vasali, der fiir die Staatsmacht tiitig ist, insofern sie nicht eigner Wille,
sondern wesentlicher ist, und der sich nur in dieser Ehre gilt, nur in dem
wesentlichen Vorstellen der allgemeinen Meinung, nicht in dem dankbaren
der Individualitiit, denn dieser hat er nicht zu ihrem Fursichsein ver-
holfen » (p. 361).
29 « Quell'alienazione dell'esistenza, dacché si compie nella morte, è
l 08 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

Perché il potere statale sia portato alla sua vera esistenza, e


si affermi come volontà assoluta, è necessaria quindi una « Ent-
iiusserung » del singolo, completa sì come nella morte, ma che si
svolga tuttavia alla luce della coscienza: l'individuo deve cioè
sacrificare completamente se stesso, con una rinunzia a sé totale
come nella morte, ma rimanendo in vita e conservando la consape-
volezza e la volontà, che sole possono animare il potere statale:
Die wahre Aufopferung des Fiirsichseins ist daher allein clic,
worin es sich so vollkommen als im Tode hingibt, aber in dieser
Entausserung, sich ebensosehr erhalt; es wird dadurch als das wirklich,
was es an sich ist, als die identische Einheit seiner selbst und seiner
als des Entgegengesetzten. Dadurch, dass der abgeschiedne innre Geist,
das Selbst als solches, hervortritt und sich entfremdet, wird zugleich
die Staatsmacht zu eignem Selbst erhoben; so wie ohne diese Entfrem-
dung die Handlungen der Ehre, des edeln Bewusstseins und die
Ratschlage seiner Einsicht das Zweideutige bleiben wiirden, das noch
jenen abgeschiednen Hinterhalt der besondern Absicht und des Eigen-
willens hatte (p. 362) 3o.

Questa « Entiiusserung-Entfremdung » completa - e non più


parziale e sospetta come quella del feudatario - che conduce
lo stato alla assolutezza, si attua attraverso il linguaggio dell'adu-
lazione. L' « eroismo dell'adulazione » 31 ( « Heroismus der Schmei-

essa stessa una alienazione nell'elemento dell'essere e non una alienazione


ritornante nella coscienza» (!rad. cit., voi. II, p. 60).
30 « Il vero sacrificio dell'esser-per-sé è quindi solo quello in cui l'es-
ser-per-sé si dona così completamente come nella morte, tuttavia mante-
nendo sé in siffatta alienazione; l'esser-per-sé diviene con ciò effettuale
come ciò che esso è in sé, come l'unità identica di se stesso e di sé come
opposto. Perciò che lo spirito interiore separato, il Sé come tale, esce
fuori e si estranea, il potere statale viene in pari tempo elevato a Sé pro-
prio, così come senza quell'estraneazione gli atti dell'onore, quelli della
coscienza nobile e i consigli del suo discernimento resterebbero l'equivoco
che nasconderebbe ancora quel separato tranello dell'intenzione particolarL
e della pervicacia» (trad. cit., voi. II, p. 60).
31 « Diese Entfremdung aber geschieht allein in der Sprache, wek1-ie
hier in ihrer eigentiimlichen Bedeutung auftritt » (p. 362).
Lo spirito estraniato 109

chelei ») è quindi ciò che caratterizza il secondo momento della


formazione dello stato, nel descrivere il quale Hegel ha presente,
come si è detto, l'opera di Richelieu, che porta la monarchia al
potere assoluto attraverso l'abbattimento di ogni potenza feudale
e la trasformazione dei nobili, da detentori di cariche statali, in
semplici cortigiani, privi di ogni reale potere e prostituiti al re.
Per chiarire in che modo l'io può cedere completamente se
stesso allo stato, attraverso un particolare modo di parlare, Hegel
si sofferma, con un breve excursus, sull'essenza del linguaggio in
generale, ed usa a questo proposito ancora il vocabolo Entausse-
rung. Analizziamo pertanto questo passo.
Il linguaggio è una forma di espressione in cui l'io esce fuori
di sé in modo assolutamente spirituale: si « oggettiva », ma
senza « calarsi » ( i:ersenken) nella W irklichkeit 32 :
Die Sprache aber enthalt es in seiner Reinheit, sie allein spricht
Ich aus, es selbst. Dies sein Dasein ist als Dasein eine Gegenstandlich-
keit, welche seine wahre Natur an ihr hat. Ich ist dieses lch -aber
ebenso allgemeines; sein Erscheinen ist ebenso unmittelbar die Entaus-
serung und das Verschwinden dieses Ichs, und dadurch sein Bleiben
in seiner Allgemeinheit. lch, das sich ausspricht, ist vernommen; es
ist eine Ansteckung, worin es unmittelbar in die Einheit mit denen,
fiir welche es da ist, iibergegangen und allgemeines Selbstbewusstsein
ist.- [ ..... ] Dies Verschwinden ist also selbst unmittelbar sein Blei-
ben; es ist sein eignes Wissen von sich, und sein Wissen von sich
als einem, das in anderes Selbst iibergegangen, das vernommen worden
und allgemeines ist (p. 362) 33 •

La nozione che Enti:iusserung esprime in questo passo a pro-


posito del linguaggio, è ancora la « universalizzazione » dell'io,

32 « In jeder andern Ausserung ist es in eine Wirklichkeit versenkt,


und in cincr Gestalt, aus welcher es sich zuriickziehen kann; es ist aus
seiner Handlung wie aus seinem physiognomischen Ausdrucke in sich reflek-
tiert und Iasst solches unvollstandiges Dasein, worin immer ebensosehr zu
vie! als zu wenig ist, entseelt liegen » (p. 362 ).
33 «Ma il linguaggio lo contiene nella sua purezza: soltanto esso enun-
110 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

benché sia più fortemente accentuata, qui, l'idea dell' « esprimer-


si », dell' « uscir fuori », del « venire all'esterno » di ciò che è im-
plicito all'interno. Notiamo inoltre come Hegel, insistendo sul ca-
rattere « spirituale » dell'estrinsecazione che avviene nel linguag-
gio, attraverso cui l'individuo « esce fuori di sé », permanendo
però sempre nella sua natura, ne metta in luce il carattere non estra-
niante. Il linguaggio, quindi, rappresenta un esempio di « Ent-
ausserung » positiva, in cui l'io esce fuori di sé, si rende universale,
si apre agli altri, rimanendo uguale a sé.
Se dunque nel linguaggio l'io si estrinseca, manifestando se
stesso ad altri, nel linguaggio dell'adulazione l'io non soltanto pa-
lesa la presenza della sua individualità, ma comunica anche, a
colui che adula, che la sua individualità è al suo completo servi-
zio, alla sua dipendenza; attraverso il linguaggio dell'adulazione, il
suddito trasferisce dunque completamente se stesso nel sovrano,
e gli testimonia la sua completa dedizione, il suo totale assoggetta-
mento. Con l'« eroismo dell'adulazione» ogni residuo di indivi-
dualità scompare, e lo stato giunge finalmente all'assolutezza 34 :
Die Sprache ihres Preises ist auf diese Weise der Geist, der in
der Staatsmacht selbst die beiden Extreme zusammenschliesst; sie
reflektiert die abstrakte Macht in sich und gibt ihr das Moment
des andern Extrems, das wollende und entscheidende Fursichsein,

eia l'Io, l'Io stesso. Questo esserci dell'Io è, come esserci, una oggettività
che ha in lei la sua vera natura. L'Io è questo Io, - ma parimente Io uni-
versale. Il suo apparire è altrettanto immediatamente I'alienazione e il di-
leguare di questo Io, ed è, quindi, il suo restare nella sua universalità. L'Io
che si esprime viene avvertito; è un contagio, ov'esso è passato immedia-
tamente nell'unità con coloro per i quali esiste; ed è autocoscienza uni-
versale. [ ... ] Questo dileguare è dunque esso stesso immediatamente il suo
restare; è il suo proprio sapere di sé; è il suo sapere di sé come di un Sé
che è passato in un altro Sé, che è stato avvertito ed è universale » (trad.
cit., vol. II, p. 61).
34 « Das ede!miitige Bewusstsein, weil es das Extrem des Selbsts ist,
erscheint als dasjenige, von dem die Sprache ausgeht, durch welche sich die
Seiten des Verhaltnisses zu beseelten Ganzen gestalten. - Der Heroismus
Lo spirito estraniato 111

und hiedurch selbstbewusste Existenz; oder dadurch kommt dies


einzelne wirkliche Selbstbewusstsein dazu, sich als die Macht gewiss
zu wissen. Sie ist der Punkt des Selbsts, in den durch die Entausserung
der innern Gewissheit die vielen Punkte zusammengeflossen sind
(p. 365) 35 .

Il potere statale diviene così una volontà assoluta - il mo-


narca - una persona singola, che ha potere assoluto di decisione:
gli individui hanno completamente entaussert a lui la loro par-
ticolarità.
Si è visto così come in tutti questi passi relativi alla forma-
zione del potere statale - dall' « eroismo del servigio » all' « eroi-
smo dell'adulazione» - ricorra costantemente il termine Ent-
ausserung, che designa l'atto di «rinunzia» (configurantesi in
vari modi) alla « particolarità » in favore della « Staatsmacht ».
Che poi all'uso di Entausserung si affianchi quello di Entfrem-
dung si spiega - come si è detto - col fatto che il processo

des stummen Dienstes wird zum Heroismus der Schmeichelei. Diese spre-
chende Reflexion des Dienstes macht die geistige sich zersetzende Mitte
aus und reflektiert nicht nur ihr eigenes Extrem in sich selbst, sondern
auch das Extrem der allgemeinen Gewalt in dieses selbst zuriick, und
macht sie, die erst an sich ist, zum Fiirsichsein und zur Einzelheit des
Selbstbewusstseins. Es wird hiedurch der Geist dieser Macht, ein unum-
schrankter Monarch zu sein; - unumschrankt, die Sprache der Schmeichelei
erhebt die Macht in ihre gelauterte Allgemeinheit; - das Moment als
Erzeugnis der Sprache, des zum Geiste gelauterten Daseins, ist eine gerei-
nigte Sichselbstgleichheit; - Monarch, sie erhebt ebenso die Einzelheit auf
ihre Spitze; dasjenige, dessen das edelmiitige Bewusstsein sich nach dieser
Seite der einfachen geistigen Einheit entaussert, ist das reine Ansich seines
Denkens, sein lch selbst » (p. 365).
35 « Il linguaggio della loro lode è in tal guisa lo spirito, il quale
nello stesso potere statale conchiude i due estremi: esso riflette in sé la
astratta potenza e le conferisce il momento dell'altro estremo: l'esser-per-sé
che vuole e decide, e, quindi, esistenza autocosciente; ovvero, per tal via
questa singola autocoscienza effettuale arriva a sapersi certa come il potere.
Questo è il punto del Sé nel quale, mediante l'alienazione della certezza
interiore, i molti punti sono confluiti » (!rad. cit., voi. II, pp. 64-65).
112 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

della « universalizzazione », in quanto si compie all'interno del


mondo estraniato, si presenta anch'esso in forma « estraniata »
(come risulta anche dal suo compiersi nella tirannide, che rap-
presenta per Hegel un modo per così dire « violento » di affer-
marsi dell'Universale) e la universalizzazione si attua tramite una
estraneazione. Ma, appunto, non in ogni situazione estraniata, bensì
soltanto in quella ove la estraneazione si produce all'interno
della universalizzazione, Hegel usa, accanto ad Entfremdung, an-
che Entausserung.
Con la formazione di questo stato assoluto, - che si pre-
senta, come si vede, con tutti i caratteri della tirannide 36 - la
« Bildung » degli individui è compiuta: essi si sono completamen-
te spogliati della loro particolarità. E si nota che non appena, costi-
tuitasi la tirannide mercè l'adulazione, termina il processo con cui
l'individuo si adegua all'universale, ed inizia, al contrario, il
« calarsi » dell'universale nell'individuo, il termine Entausserung
cade, e non compare quasi più per tutto il resto del capitolo
che stiamo esaminando. Unica eccezione è un passo in cui
esso designa l' « abbandonarsi » dell'universale all'individuo, ed
altri due in cui il contesto è però religioso, e che si pongono per-
tanto al di fuori dello svolgimento concettuale che Hegel sta ora
seguendo 37 .
Con la tirannide, come si diceva prima, il processo di compe-

36 Hegel insiste infatti, come si è visto, sul fatto che l'universale è


nelle mani di «un» singolo. ìl tiranno è Luigi XIV, ma il grosser Mensch
di fatto è Richelieu. Cfr. anche un passo di Die V erfassung Deutschlands,
in cui Hegel loda il coraggio dei fondatori degli stati di sopportare l'odio
( « den Hass tragen zu wollen ») « den Richelieu und andere grosse Mens-
chen auf sich luden, welche die Besonderheiten und Eigentiimlichkeiten
der Menschen zertriimmerten » (Schrif ten zur Politik und Rechtsphilosophie,
cit., pp. 135-136). Cfr. anche Lukacs, Il giovane Hegel, cit., p. 434.
37 Per il primo passo, cfr. p. 115. Ecco gli altri due: « Ware das Wesen
unverriickt in der Form der ersten einfachen Substanz, so bliebe es ihm
fremde. Aber die Entausserur.g dieser Substanz und dann ihr Geist hat
Lo spirito estraniato 113

netrazione fra autocoscienza e sostanza non si è tuttavia ancora


realizzato: la sostanza, infatti, è tutta raccolta nelle mani di un
« singolo » ( « l'etat c'est moi » di Luigi XIV) ed appare pertanto
agli individui, che pure le hanno dato vita con la « rinunzia » alla
loro particolarità, come qualcosa di estraneo. Inizia dunque a
questo punto il processo inverso: la sostanza, dalle mani del mo-
narca, deve « ritornare » nell'autocoscienza, la quale, spogliatasi
attraverso la « Bildung » del suo atomistico carattere di « Per-
son », non la rifiuta più, ma la accoglie in sé. Questo ritorno del-
la sostanza nell'autocoscienza avviene attraverso vari gradi, ma
soprattutto attraverso la trasformazione di essa da potere sta-

das Moment der Wirklichkeit an ihm und macht sich hiedurch des glau-
benden Selbstbewusstseins teilhaftig, oder das glaubende Bewusstsein
gehort der realen Welt an » (p. 3~H). « Die Gemeinde gelangt zwar dazu,
denn sie ist das allgemeine Selbstbewusstsein; aber dem einzelnen Selbst-
bewusstsein bleibt notwendig das Reich des reinen Denkens ein Jenseits
seiner Wirklichkeit, oder indem dieses durch die Entiiusserung des ewigen
Wesens in die Wirklichkeit getreten, ist sie eine unbegriffene sinnliche
Wirklichkeit » (p. 381 ). In entrambi i passi Entausserung viene riferito
al movimento con cui la sostanza si « abbandona» facendosi autocoscienza,
nell'incarnazione: un uso di Entausserung, positivo e negativo insieme, che
troveremo ancora, in seguito, nel capitolo sulla « Religion » (Cfr. p. 130, 143
sgg.). Trasposta sul piano religioso, è la medesima nozione che Hegel esprimi"
con Entausserung a proposito della ricchezza. In queste pagine sulla fede
appaiono anche entfremden ed Entfremdung in riferimento al movimento
dialettico dei « momenti » della Trinità: « Die Gliederung der letztern
macht daher auch die Organisation der erstern aus, nur dass die Teile in
dieser in ihrer Begeistung sich nicht entfremden, sondern an und fiir sich
seiende Wesen, in sich zuriickgekehrte und bei sich selbst bleibende Geister
sind. - Die Bewegung ihres Obergehens ist daher nur fiir uns eine Ent-
fremdung der Bestimmtheit, in der sie in ihrem Unterschiede sind, und nur
fiir uns eine notwendige Reihe; fiir den Glauben aber ist ihr Unterschied
eine ruhige Verschiedenheit und ihre Bewegung ein Geschehen » (p. 380).
Entfremdet, nella stessa pagina, viene riferito anche alla sostanza « incar-
nata»: « Daher ist das Dritte die Riickkehr dieses entfremdeten Selbsts
und der erniedrigten Substanz in ihre erste Einfachheit; erst auf diese
Weise ist sie als Geist vorgestellt » (p. 380).

8
114 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

tale a ricchezza. La ricchezza è infatti per Hegel l'essenza « dessen


Geist es ist, aufgehoben und preisgegeben zu sein » 38 , l'essenza
che è « per » l'individuo, per la sua gioia, per il suo godimento.
In essa quindi l'universale è « soggiogato » dall'individuo, divie-
ne suo possesso. Questo passaggio viene descritto da Hegel nel-
l'ultima parte del paragrafo, e vi ritroviamo espressioni simili a
quelle usate nella Realphilosophie a proposito del passaggio dal-
la tirannide alla « Herrschaft des Gesetzes ». Nonostante le dif-
ferenze 39 , si tratta infatti, in entrambi i casi, del medesimo pro-
cesso attraverso il quale l'individuo, « in-sé » universalizzato con
la « Entausserung » della particolarità attuata nella tirannide, si
«impadronisce » effettualmente dell'universale; ed in entrambe
le opere Hegel fa avvenire questo passaggio tramite l'adulazione.
Vediamo come avviene il passaggio da stato a ricchezza nella
Fenomenologia: il monarca, giunto al potere assoluto «per» I.i
adulazione dei cortigiani, ha bisogno di loro per mantenere la
sua assolutezza, e li compensa della loro rinunzia col denaro. La
chiave di volta dell'edificio diviene così la ricchezza (anche se il
potere rimane formalmente al sovrano) che serve a tenere legati al
re quei cortigiani senza la cui adulazione egli non potrebbe ave-
re il potere assoluto: è l'adulazione, quindi, che, pur avendo rap-
presentato l'estrema « rinunzia » alla particolarità, permette agli
individui di « soggiogare » l'universale 40 •

38 « Il cui spirito sta nell'esser sacrificato e abbandonato » (trad. cit.,


voi. II, p. 65).
39 Nella Realphilosophie, infatti, il «ritorno» dell'universale all'auto-
coscienza, dopo la tirannide, conduce ad una compenetrazione perfetta tra
individuo e sostanza (« der gewusste allgemeine Wille » {cfr. pp. 71-72), in
cui entrambi gli elementi sono presenti; nella Fenomenologia, invece, tale
« ritorno » implica una dissoluzione della sostanza come « essere-in-sé»,
una sua « interiorizzazione » nell'autocoscienza. L'unificazione avviene in-
fatti nella «pura intellezione». (Cfr. per questo n. 22).
40 « Indem aber dieser eigne Geist der Staatsmacht darin besteht,
seine Wirklichkeit und Nahrung an dem Opfer des Tuns und des Denkens
Lo spirito estraniato 115

Analogamente nella Realphilosophie, a proposito del passag-


gio dalla tirannide al « gewusster allgemeiner Wille », Hegel nota
a margine: « [sie sind es J selbst - sie machen es sich zu eigen,
Schmeichelei erwirbt das, dem sie schmeicheln. Wegwerfung ist
Bemachtigung dessen, wogegen man sich wegwirft » 41 • Questa
analogia col testo della Realphilosophie, conferma ulteriormente
il nesso fra l'uso di Entausserung in queste pagine e quello ivi
trovato a proposito della formazione dell' « allgemeiner Wille ».
È poi da notare che, come nella Realphilosophie, il «ritorno»
dell'universale all'individuo viene designato qui con entaussern;
la ricchezza è chiamata da Hegel « eine entaussernde Allgemein-
heit », ed il tramutarsi in essa del potere statale « die Entausse-
rung der Macht » 42 • È questo, come si vede, un uso differente
del termine, che non si riferisce al movimento dell'autocoscienza
ma anzi, al contrario, al « lasciarsi andar via » dell'Universale. Ed
è insieme agli altri due usi, che non riguardano tuttavia situa-
zioni proprie del « sich entfremdeter Geist », l'unica eccezione
all'uso « prevalente » di Entausserung in questo capitolo 43 •
Entfremdung ricorre invece ancora con frequenza, designando
situazioni di « estraneazione » tipiche di questo mondo, che per-
mangono anche quando il processo di « universalizzazione » è
compiuto. Questo mostra appunto, come si diceva, che Hegel

des edelmiitigen Bewusstseins zu haben, ist sie die sich entfremdete Selb-
sti:indigkeit; das edelmiitige Bewusstsein, das Extrem des Fursichseins erhalt
das Extrem der wirklichen Allgemeinheit fiir die Allgemeinheit des Den-
kens, der es sich entausserte, zuriick; die Macht des Staats ist auf es
iibergegangen » (pp. 365-366).
41 Realphilosophie, voi. II, pp. 247-248 « essi sono quello stesso -
essi cercmo di impadronirsene, l'adulazione ottiene ciò che essi adulano.
Il disprezzo è l'impossessarsi di ciò che si disprezza».
42 Cfr., per la Realph., cap. I, pp. 72-73; Phi:in., p. 366. «Una universalità
che aliena se stessa », « l'alienazione della potenza » (!rad. cit., voi. II, p. 65).
43 Cfr. n. 36.
116 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

adopera in queste pagine i vocaboli Entausserung ed Entfremdung


m modo diverso.
Entfremden ricorre per esempio a proposito della ricchezza
per designare quella situazione di « scissione », di « estraneazio-
ne » che in essa - che pure è un passaggio necessario nel pro-
cesso di riunificazione fra sostanza ed autocoscienza - ancora
permane. Quando si presenta sotto forma di ricchezza, la sostan-
za, cui l'individuo si è completamente abbandonato, è sì « l'uni-
versale soggiogato » ( « das zwar unterworfne Allgemeine » ), ma
tale però che « durch dies erste Aufheben noch nicht absolut in
das Selbst zuriickgegangen ist » 44 • C'è quindi ancora una estra-
neità fra autocoscienza e sostanza, accentuata dal carattere asso-
lutamente caotico ed incontrollabile con cui la ricchezza si muove
e si elargisce, che rende per l'autocoscienza incontrollabile e quin-
di estraneo il suo stesso « essere per sé » che è stato appunto in
essa riposto:
Das edelmiitige Bewusstsein bezieht sich also hier nicht auf den
Gegenstand als Wesen iiberhaupt, sondern es ist das Fursichsein
selbst, das ihm ein Fremdes ist; es findet sein Selbst als solches
entfremdet vor, als eine gegenstandliche feste Wirklichkeit, die es
von einem andern festen Fiirsichsein zu empfangen hat. Sein Gegen-
stand ist das Fiirsichsein, also das Seinige; aber dadurch, dass es
Gegenstand ist, ist es zugleich unmittelbar eine fremde Wirklichkeit,
welche eigenes Fiirsichsein, eigner Wille ist, d.h. es sieht sein Selbst
in der Gewalt eines fremden Willens, von dem es abhangt, ob er
ihm dasselbe ablassen will (pp. 367-368) 45 •

44 « Mediante questo primo togliere, non è ancora in modo assoluto


ritornato nel Sé » (!rad. cit., voi. II, p. 66 ).
45 « Qui la coscienza nobile non si rapporta dunque all'oggetto come
essenza in generale; anzi è lo stesso esser-per-sé, che a lei è un estraneo;
essa trova estraniato il suo Sé come tale, come una salda effettualità og-
gettiva, cui ha da ricevere da un altro saldo esser-per-sé. Suo oggetto è
l'esser-per-sé, e, precisamente, il suo esser-per-sé proprio, volontà propria;
vale a dire essa vede il suo Sé in potere dì una volontà estranea da cui
dipende il concederglielo» (!rad. cit., voi. II, p. 67).
Lu spmro estraniato 117

Hegel fa anzi subito dopo un paragone col « Rechtszustand »,


nel quale l'individuo era parimenti « entfremdet », in balìa di una
sostanza caotica ed accidentale, ma in cui la « personalità », al-
meno formalmente, era tenuta ferma 46 • Nella ricchezza, invece,
« sieht es die Gewissheit seiner als solche das Wesenloseste,
die reine Personlichkeit absolute Unpersonlichkeit zu sein »
(p. 368) 47 •

Nelle pagine seguenti Entfremdung ed entfremden ricorrono


ancora varie volte, sempre per designare situazioni di scissione
tipiche di questo mondo. Innanzi tutto i vocaboli ritornano a pro-
posito della fede, di cui Hegel parla ancora dopo l'accenno fatto
all'inizio del capitolo, e designano, come già abbiamo visto pre-
cedentemente, lo stato di separazione fra il mondo al di qua e
il mondo al di là 48 • Entfremden ricorre poi ancora a proposito della
situazione di « Zerrissenheit » che segue alla ricchezza, che rappre-
senta l'estremo dissolversi della sostanza. La sostanza, infatti, che
ha cominciato nella ricchezza a dissolversi, si va disgregando sem-
pre più, fino a perdere ogni realtà « in sé » e diventare definitivo
possesso dell'autocoscienza. Finché il processo non è condotto a
termine, tuttavia, il mondo della « Bildung » si trova in uno stato
di confusione, in cui ogni valore stabile si dissolve, « alles, was
Kontinuitat und Allgemeinheit hat, was Gesetz, gut und recht

46 Cfr. p. 368.
47 «Ma qui il Sé vede la certezza, come tale, di sé esser la cosa meno
essenziale, vede la pura personalità essere assoluta impersonalità» (trad.
cit., vol. II, p. 68 ).
48 « Hier aber ist die Religion teils aus der Substanz hervorgegangen,
und ist reines Bewusstsein derselben; teils ist dies teine Bewusstsein seinem
wirklichen, das W esen seinem Dasein entfremdet. Sie ist also zwar nicht
mehr die substanzlose Bewegung des Bewusstseins, aber hat noch die
Bestimmtheit des Gegensatzes gegen die Wirklichkeit als diese iiberhaupt,
und gegen die des Selbstbewusstseins insbesondere; sie ist daher wesentlich
nur ein Glauben. Dies reine Bewusstsein des absoluten Wesens ist ein
entfremdetes » (pp. 377-378).
118 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

heisst, auseinander und zu Grunde gegangen [ist] » (p. 368) 49 •


In un tale mondo « sconnesso », in una tale società che va in ro-
vina, che si esprime nella « Sprache der Zerrissenheit » (Hegel
ha in mente qui, com'è noto, il Neveu de Rameau di Diderot),
l'autocoscienza sa tutto come a sé estraneo (« weiss es Alles
sich selbst entfremdet » (p. 375) 50 • Così ancora, la razionalità del
« reiner Einsicht » nella sua opposizione alla fede è « sich ent-
fremdet » 51 , e « sich entfremdet » è il concetto dell' « Aufkla-
rung » quando, combattuta e vinta la fede, rimane ancora scisso
m se stesso nella opposizione di « autocoscienza pura » ed « es-

49 «Tutto che ha continuità e universalità, ciò che si chiama legge,


bene, diritto, è parimente sconnesso e andato a fondo» (!rad. cit., vol. Il,
p. 68).
so Cfr. anche p. 371.
51 « Zunachst namlich scheint dies reine Bewusstsein nur die W elt der
Wirklichkeit sich gegeniiber zu haben; aber indem es die Flucht aus dieser,
und dadurch die Bestimmtheit des Gegensatzes ist, so hat es diese an ihm
selbst; das reine Bewusstsein ist daher wesentlich an ihm selbst sich ent-
fremdet, und der Glaube macht nur eine Seite desselben aus. Die andre
Seite ist uns zugleich schon entstanden » (p. 378). « Aber iiberhaupt unter
der Bestimmtheit der Entfremdung liegend, treten diese beiden Momente
als ein gedoppeltes Bewusstsein auseinander. Jenes ist die reine Einsicht
als der sich im Selbstbewusstsein zusammenfassende geistige Prozess, wel-
cher das Bewusstsein des Positiven, die Form der Gegenstandlichkeit oder
des Vorstellens sich gegeniiber hat und sich dagegen richtet; ihr eigner
Gegenstand aber ist nur das reine Ich » (p. 379). «In diesen Widerspruch
verwickelt sie sich dadurch, dass sie sich in Streit ein!asst, und etwas An-
deres zu bekampfen meint. - Sie meint dies nur, denn ihr Wesen als
die absolute Negativitat ist dieses, das Anderssein an ihr selbst zu haben.
Der absolute Begriff ist die Kategorie; er ist dies, dass das Wissen und
der Gegenstand des Wissens dasselbe ist. Was hiemit die reine Einsicht
als ihr Andres, was sie als Irrtum oder Liige ausspricht, kann nichts andres
sein als sie selbst; sie kann nur das verdammen, was sie ist. Was nicht
verniinftig ist, hat keine W ahrheit, oder was nicht begriffen ist, ist nicht;
indem also die Vernunft von einem Andern spricht, als sie ist, spricht sie
in der Tat nur von sich selbst; sie tritt darin nicht aus sich heraus. - Die-
ser Kampf mit dem Entgegengesetzten vereinigt darum die Bedeutung in
Lo spirito estraniato 119

senza assoluta » 52 • Situazioni di « Entfremdung » sono presenti


insomma, come ben si vede, fino al termine del capitolo 53 •
Riassumendo quindi quanto è emerso dall'esame di questo ca-
pitolo possiamo tener fermi i seguenti dati. Innanzi tutto una
differenza semantica fra Entausserung ed Entfremdung: si è vi-
sto infatti come, mentre Entfremdung designa tutte le situazioni
di « estraneazione » che si producono all'interno di questa figura
dello spirito, Entausserung è più specificamente adoperato solo
in riferimento ad un movimento dell'autocoscienza: quello con
cui essa rinunzia a sé, ponendosi nella sostanza, vivificandola, ed
estraniandovisi nello stesso tempo. Per Entausserung, inoltre, si
è riscontrata anche un'analogia con l'uso prevalente nella Real-
philosophie (nella quale non compariva mai Entfremdung). Non
soltanto, infatti, Hegel dà al movimento della « Entausserung »

sich, ihre Verwirklichung zu sein. Diese besteht namlich eben in der Be-
wegung, die Momente zu entwickeln, und sie in sich zuriickzunehmen; ein
Teil dieser Bewegung ist die Unterscheidung, in welcher [sich] dit: begrei-
fende Einsicht sich selbst als Gegenstand gegeniiberstellt; so lange sie in
diesem Moment verweilt, ist sie sich entfremdet » (p. 389).
52 « Der sich selbst entfremdete Begriff - denn er steht hier noch
auf der Stufe dieser Entfremdung - aber erkennt nicht dies gleiche W esen
beider Seiten, der Bewegung des Selbstbewusstseins und seines absoluten
Wesens, - nicht das gleiche Wesen derselben, welches in der Tat ihre
Substanz und Bestehen ist. lndem er diese Einheit nicht erkennt, so gilt
ihm das Wesen nur in der Form des gegenstandlichen Jenseits, das unter-
scheidende Bewusstsein aber, das auf diese Weise das Ansich ausser ihm
hat, als ein endliches Bewusstsein » (p. 408). Cfr. anche p. 397: «Sie hat
diesen positiven Inhalt in ihrem Ausrotten des lrrtums schon ausgesprochen,
denn jene Entfremdung ihrer selbst ist ebensosehr ihre positive Realitat ».
53 Così anche il GAUVIN, op. cit., p. 568: « Hegel spécifie bien qu'avec
la "pure intellection" l'Entfremdung ne sera pas terminée; l'Entausserung
le sera pourtan t dans la mesure meme où le Soi sera sorti de sa naturali té
et devenu ce qu'il est "en-soi '', c'est-à-dire universe!. Toujours est-il que
!es termes Entausserung, sich entaussern ne reparaitront plus dans toute la
parti e de "L'esprit devenu étranger à soi-meme" qui trai te de l'Aufkla-
rung ».
120 Entausserung, Entfremdung ndla Fenomenologia dello Spirito

dell'autocoscienza anche un significato universalizzante, tramite la


rinunzia alla particolarità, ma pone, tale rinunzia, come il movi-
mento fondamentale per la formazione del potere statale. Non
diversamente da quanto avveniva nella Realphilosophie, Entauss-
erung si inserisce quindi, in questo capitolo della Fenomenologia,
in un contesto politico.

II. Nel capitolo seguente a quello ora esaminato, « Der seiner


selbst gewisse Geist » 54 , troviamo ancora alcune testimonianze
dell'uso di Entausserung (Entfremdung, al contrario, non vi ap-
pare mai). Come ora vedremo tramite l'esame dei passi, l'uso di
Entausserung in questo capitolo si connette, pur con alcune sfu-
mature diverse, a quello che si è riscontrato finora come il signifi-
cato «prevalente »: riguarda infatti anche qui il movimento con
cui l'autocoscienza rinunzia a sé. Manca, in questo capitolo, ogni
contesto storico o politico: anche da un punto di vista struttura-
le, siamo infatti, in questo punto della Fenomenologia, al di fuori
della parte storiografica, e già in prossimità del sapere assoluto.
Nelle ultime pagine del capitolo, dopo la lunga requisitoria con-
tro la morale kantiana, si svolge anzi, attraverso lo scontro e
l'incontro delle due figure dell'anima bella e dello spirito agente,
uno dei punti nodali del processo fenomenologico, e cioè la sin-
tesi tra il finito e l'infinito, che, come verrà chiarito meglio nel
capitolo «Il Sapere Assoluto» (Das absolute Wissen), nel quale
queste pagine vengono esplicitamente riprese, rappresenta il com-
piersi del lato formale del sapere assoluto (il contenuto è invece
fornito dalla religione, trattata nel capitolo seguente) 55 • L'uso di
Entausserung, entaussern, ha dunque in queste pagine un ca-
rattere più peculiarmente logico che non nei testi precedente-
mente esaminati. Tuttavia, anche in questo uso « logico », non è

54 Phan. pp. 423-472.


55 Das absolute Wissen, p. 553 sgg.
Lo spirito certo di sé 121

riferito al secondo momento della dialettica, come si è visto, ad


esempio, in alcuni passi della Realphilosophie 56 ; molto accentuata-
mente, anzi, nei passi finali, proprio attraverso il significato di
« lasciar andar via da sé » la particolarità, il termine esprime un
movimento di riunificazione opposto a quello che porta dall'unità
astratta alla scissione.
Ma vediamo ora i singoli passi.
Dopo aver descritto lo spirito nel momento in cui è solo so-
stanza ( « der wahre Geist » ), e, nel mondo estraniato, lo spirito
scisso nella separazione fra coscienza e sostanza, Hegel considera
nel capitolo su « der seiner selbst gewisse Geist » lo spirito in
quanto soggetto, giunto ormai al grado della completa auto-
coscienza 57 •
« Der seiner selbst gewisse Geist » si identifica, nel suo primo
apparire, con la ragion pratica kantiana. In questa, come Hegel
ha chiarito al termine del capitolo precedente, trapassa il risultato
del mondo della « Bildung »: la libertà assoluta, che l'auto-
coscienza ha conquistato impadronendosi della sostanza estranea.
Dopo aver tentato, infatti, senza successo, di attuarsi con la Ri-
voluzione Francese nel mondo sociale e politico, la libertà asso-
luta « geht [ ... ] aus ihrer sich selbst zerstorenden Wirklichkeit in
ein anderes Land des selbstbewussten Geistes iiber » e diviene
un « moralischer Geist », la infinita soggettività kantiana 58 • La
ragion pratica si presenta però avvolta e lacerata internamente
da contraddizioni - prima fra tutte quella tra la purezza del
dovere e la determinatezza dell'azione - per le quali finisce per
distruggersi in se medesima 59 • Al suo posto subentra la figura del
« Gewissen »,che rappresenta l'uomo d'azione che« sa »quale con-
tenuto dare, di volta in volta, al puro imperativo, nel quale ven-

56 Cfr. cap. I, pp. 75-77, 78-79.


57 Per i problemi derivanti da questa successione, cfr. n. 19.
5s Cfr. n. 422.
59 Cfr. pp. 423-444.
122 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

gono conciliate pertanto le antinomie della « moralische Weltan-


schauung» 60 • Tale conciliazione non è però definitiva, ed i due
lati, della purezza del dovere e della determinatezza dell'azione,
di nuovo si separano e vengono in contrasto. Dal « Gewissen »
si originano così due diverse figure, delle quali l'una - l'anima
bella - rappresenta la purezza del dovere che non può non aste-
nersi in quanto tale dall'agire, mentre l'altra - lo spirito agen-
te - rappresenta la singolarità dell'azione, che non può in quanto
tale non venir meno alla pura universalità dell'imperativo. Infine
queste due figure, poste l'una di fronte all'altra, nella più netta
opposizione, trovano la loro mediazione. I passi in cui ricorre Ent-
ausserung si trovano in quest'ultima parte del capitolo, nella
descrizione dell'anima bella e dello spirito agente e della loro
« riunificazione ».
Di Entausserung Hegcl parla innanzi tutto a proposito dcl-
i' anima bella 61 :
Alles Leben und alle geistige Wesenheit ist in dies Selbst zuriick-
gegangen und hat seine Verschiedenheit von dem Ich selbst verloren
[ ... ]. Diese Riickkehr hat nicht die Bedeutung, dass es an und
fiir sich darin ist; denn das Wesen ist ihm kein Ansich, sondern es
selbst; ebensowenig hat es Dasein, denn das Gegenstandliche kommt
nicht dazu, ein Negatives des wirklichen Selbsts zu sein, so wie dieses
nicht zur Wirklichkeit [kommt]. Es fehlt ihm die Kraft der Entaus-
serung, die Kraft, sich zum Dinge zu machen und das Sein zu ertragen.
Es lebt in der Angst, die Herrlichkeit seines Innern durch Handlung
und Dasein zu beflecken; und um die Reinheit seines Herzens zu
bewahren, flieht es die Beriihrung der Wirklichkeit und beharrt in
der eigensinnigen Kraftlosigkeit, seinem zur letzten Abstraktion zu-
gespitzen Selbst zu entsagen und sich Substantialitat zu geben oder
sein Denken in Sein zu verwandeln und sich dem absoluten Unter-
schiede anzuvertrauen. Der hohle Gegenstand, den es sich erzeugt,

Cfr. pp. 445-460.


60
Per i riferimenti storici dell'« anima bella», cfr. HYPPOLITE, Ge-
61
nèse et structure .. , cit., voi. II, p. 495 sgg.; E. DE NEGRI, Interpretazione
di Hegel, Firenze 1943, p. 410, n. 1.
Lo spirito certo di sé 123

erfiillt es daher nun mit dem Bewusstsein der Leerheit; sein Tun
ist das Sehnen, das in dem Werden seiner selbst zum wesenlosen
Gegenstande sich nur verliert, und iiber diesen Verlust hinaus und
zuriick zu sich fallend, sich nur als verlornes findet; -in dieser
durchsichtigen Reinheit seiner Momente eine ungliickliche sogenannte
schone Seele, verglimmt sie in sich, und schwindet als ein gestaltloser
Dunst, der sich in Luft auflost (pp. 462-463) 62 .

Entausserung vuol dire in questo passo « estrinsecazione »,


espressione dell'io nell'oggettività, nell'essere. Hegel si riferisce
in particolare all'azione, « estrinsecazione » in cui l'io agisce sulla
oggettività, trasformandosi e calandosi in essa. (Si noti l'espres-
sione sich-zum-Dinge-machen, che abbiamo già incontrata nella
Realphilosophie 63 unita ad Entausserung a proposito del rapporto
io-cosa nel lavoro). L' « anima bella » infatti, alla quale manca « die
Kraft der Entausserung », è presentata da Hegel come una figura
contemplativa, che rifiuta il contatto con la realtà intrinseco ad

62 « Ogni vita e ogni essenza spirituale è ritornata in questo Sé, ed


ha perduta la sua diversità dall'Io stesso. [ ... ] Tale ritorno non ha quindi
il significato che in quest'atto la coscienza sia in sé e per sé; perché ad
essa l'essenza non è un in-sé, ma è essa stessa; altrettanto poco la coscien-
za è provvista di essere determinato, perché l'oggettivo non arriva ad essere
un negativo del Sé effettuale, così come il Sé non arriva all'effettualità. Gli
manca la forza dell'alienazione, la forza di farsi cosa e di sopportare l'es-
sere. La coscienza vive nell'ansia di macchiare con l'azione e con l'esserci
la gloria del suo interno; e, per conservare la purezza del suo cuore, fugge
il contatto dell'effettualità e s'impunta nella pervicace impotenza di ri-
nunziare al proprio Sé affinato fino all'ultima astrazione e di darsi sostan-
zialità, ovvero di mutare il suo pensiero in essere e di affidarsi alla diffe-
renza assoluta. Quel vuoto oggetto ch'essa si produce la riempie ora dun-
que della consapevolezza della vuotaggine; il suo operare è l'anelare che
non fa se non perdersi nel suo farsi oggetto privo di essenza, e che rica-
dendo, oltre questa perdita, in se stesso, si trova soltanto come perduto;
- in questa lucida purezza dei suoi momenti, una infelice anima bella,
come la si suol chiamare, arde consumandosi in se stessa e dilegua qual
vana caligine che si dissolve nell'aria» (trad. cit., voi. II, pp. 183-184).
63 Cfr. cap. I, p. 44.
124 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

ogni agire, ed identifica l'attuazione del dovere con la sua sola


enunciazione.
La « Entausserung » si presenta dunque come un movimento
con cui l'autocoscienza, uscendo dalla sua pura interiorità, si pone
nella sostanza e nell'effettualità. La mancanza di « Entausserung »
è, infatti, una fuga dall'effettualità, una identificazione di « ogni
essenzialità » e di « ogni esserci » col proprio Io. La « Entausse-
rung » è anche ciò che permette all'autocoscienza di ottenere con-
sistenza, salvandosi dalla vacuità della pura interiorità, anzi, dal
suo stesso dissolversi nel nulla (« dilegua qual vana caligine che
si dissolve nell'aria » dice, con espressione energicamente pole-
mica, Hegel). Ma è in pari tempo, per l'anima bella, una estranea-
zione. Anche qui Hegel non ha mezzi termini ed accentua più
che mai la « durezza » di questa oggettivazione: la « Entaus-
serung » significa infatti « farsi cosa », « sopportare l'essere »,
« affidarsi alla differenza assoluta ».
Ci troviamo così di nuovo, nell'uso del termine Entausserung,
di fronte ad un rapporto fra autocoscienza e sostanzialità e, di
nuovo, di fronte ad un movimento con cui l'autocoscienza, « ri-
nunziando a sé », si dà alla sostanza. Evidenti sono infatti le ana-
logie con l'uso del termine nel capitolo precedente: designato
da Entausserung è infatti anche qui, come già si era riscontrato
nelle pagine introduttive di « der sich entfremdete Geist », un
movimento con cui l'autocoscienza si « pone » nella sostanza estra-
niandovisi, e, nello stesso tempo, trovandovi la sua consistenza
(come accadeva alla « Person » del « Rechtszustand », anch'essa
vuota perché priva di sostanza).
E vediamo ora gli altri passi contenenti il termine, che si tro-
vano nella parte finale del capitolo. In essi Entausserung designa
la « rinunzia» a sé con cui l'anima bella e la figura a lei contrap-
posta dello spirito agente si vanno incontro, riconoscendosi l'una
nell'altra, ed instaurando tra loro l'unità. Il termine esprime chia-
ramente in questi passi la nozione dell'abbandono della partico-
Lo spirito certo di sé 125

larità. Hegel non insiste, tuttavia, tanto sul motivo della universa-
lizzazione (nel senso della Bildung), quanto piuttosto su quello del
riconoscimento, della comunità spirituale che si ottiene con l'altro
mediante la « Entausserung » di sé: il termine esprime così, come
ora vedremo, accanto all'idea dell'abbandono della particolarità,
anche l'idea dello sciogliersi di una rigida opposizione, di una
« rinunzia » attraverso la quale ciò che è separato si riunisce.
Esprime pertanto un movimento nel quale non c'è estraneazione
ma che è anzi, in un certo senso, antitetico a quello della « Ent-
fremdung ».
Se, dunque, l'anima bella perde l'aggancio con l'effettualità
smarrendosi nella sola contemplazione della sua purezza, lo « spi-
rito agente », a lei opposto, si getta invece completamente nella
determinatezza dell'azione, trascurando sempre più la ricerca della
universalità del contenuto. Le sue azioni divengono così, sempre
più, puramente egoistiche, e la sua prontezza nell'agire si risolve
nell'assoluta trascuranza del dovere morale 64 • Queste due figure
si pongono ora l'una davanti all'altra, e si mettono a confronto.
L'anima bella, in quanto incarna l'universale puro, diviene la «co-
scienza giudicante »; lo spirito agente, caduto nell'egoismo, la
« coscienza peccatrice », il male. Nel momento in cui avviene il
giudizio, le due figure sono nella più netta opposizione; ognuna
appare chiusa in se stessa e rifiuta ogni comunità spirituale con
l'altra. Poi esse si « perdonano » e nel « perdono » si instaura
tra loro l'unione. Perché il perdono avvenga è necessario che
ognuna delle due figure veda nell'altra non qualcosa di estraneo,
ma l'immagine di se stessa: che ognuna riconosca nell'altra se
stessa. Quando tale uguaglianza è intuita, esse abbandonano la
rigidezza del loro io, e trovano se stesse nell'unità di sé con l'altro.
Questo abbandono della « rigidezza », che ha nello stesso tempo
il significato dello « sciogliersi » di un'opposizione e di una rinun-

64 Cfr. p. 463 sgg.


126 Entausserung, 1Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

zia dell'io, mediante il suo aprirsi all'alterità, alla sua particola-


rità per sé stante, è ciò che viene precisamente in questi passi
chiamato Entausserung.
La « coscienza peccatrice », che per prima si abbandona, in-
tuisce se stessa nella « coscienza giudicante », vedendo che que-
sta, nel suo giudicare, si appella ad una « sua » legge, e cade an-
ch'essa quindi nella determinatezza 65 • Intuita questa uguaglianza,
essa si confessa, abbandonandosi all'anima bella:
Jenes Bose setzt diese Entausserung seiner oder sich als Moment,
hervorgelockt in das bekennende Dasein durch die Anschauung seiner
selbst im Andern (p. 470) 66.

La « Entausserung seiner » rappresenta in questo senso una


rinunzia a sè altamente positiva, il mezzo con cui la « coscienza
peccatrice » attua il riconoscimento con l'altra. Spiega infatti He-
gel: « Sein Gestandnis ist nicht eine Erniedrigung, Demiitigung,
Wegwerfung im Verhaltnisse gegen das Andre; denn dieses Aus-
sprechen ist nicht einseitige, wodurch es seine Ungleichheit
mit ihm setzte, sondern allein um der Anschauung der Gleichheit
des andern willen mit ihm spricht es sich, es spricht ihre Gleichheit
von seiner Seite in seinem Gestandnisse aus » (p. 468) 67 •
La « Entausserung » non è dunque in questo caso un porsi in
un'oggettività estranea, non è una « rinunzia a sé » estraniante;
è anzi il porsi in un'oggettività che è la stessa realtà in atto dello

6s Cfr. pp. 465-466, 468.


66 « Quel male pone tale alienazione di sé o pone sé come momento,
attirato, mediante l'intuizione di se stesso entro l'altro, nell'esserci facente
confessione di sé» (!rad. cit., vol. II, p. 193).
67 « La sua confessione non è un'umiliazione, un avvilimento, una de-
gradazione rispetto all'altra, perché tale esprimere non è un'espressione uni-
laterale nella quale la coscienza agente ponga la sua disuguaglianza con
l'altra; anzi essa esprime se stessa solo in forza dell'intuizione dell'egui:.
glianza di quella con sé; nella sua confessione essa esprime da parte sua
l'eguaglianza loro» (trad. cit., vol. II, p. 191 ).
Lo spirito certo di sé 127

spirito, l'incontrarsi con un « altro » che è intuito uguale a sé.


Hegel torna quindi all'anima bella, mostrando come essa, nella
sua impotenza di fronte alla « Entausserung » (p. 463 ), sia anche
incapace di ritrovarsi nell'altra figura e di perdonare: «Allein
aufdas Eingestandnis des Bosen: Ich bin's, erfolgt nicht diese
Erwiderung des gleichen Gestandnisses. So war es mit jenem
Urteilen nicht gemeint; im Gegenteil! Es sfosst diese Gemein-
schaft von sich und ist das harte Herz, das fi.ir sich ist und die
Kontinuitiit mit dem andern verwirft » (p. 469) 68 • E prosegue poi:
Insofern nun der seiner selbst gewissc Geist, als schone Seele,
nicht die Kraft der Entausserung des an sich haltenden Wissens ihrer
selbst besitzt, kann sic nicht zur Gleichheit mit dem zuriickgestos-
senen Bewusstsein und also nicht zur angeschauten Einheit ihrer
selbst im Andern, nicht zum Dasein gelangen; die Gleichheit kommt
daher nur negativ, als ein geistloses Sein, zustande. Die wirklichkeits-
lose schonc Seele, in dem Widerspruche ihres reinen Selbsts, und
der Notwendigkeit desselben, sich zum Sein zu entaussern und in
Wirklichkeit umzuschlagen [ ... ] ist [ ... ] zur Verriicktheit zurriittet,
und zerfliesst in sehnsiichtiger Schwindsucht (p. 470) 69 •

Hegel riprende, come si vede, a proposito dell'anima bella,

68 « Solo, alla confessione del cattivo: io lo sono, non segue la replica


di una confessione dello stesso genere. Quel giudicare non la intendeva
così; tutt'altro! Esso respinge da sé una tale comunanza ed è il cuore duro
che è per sé e rigetta la continuità con l'altro» (trad. cit., vol. Il, p. 191).
69 « Ora, in quanto lo spirito certo di se stesso, come anima bella,
non possiede la forza di alienare quel sapere di lei stessa il quale si man-
tiene in sé, essa non può giungere all'eguaglianza con la coscienza che è
stata ripudiata e quindi nemmeno all'intuita unità di lei stessa nell'altro,
non può giungere all'esserci; l'eguaglianza si avvera quindi soltanto nega-
tivamente, come un essere privo di spirito. L'anima bella priva di effet-
tualità, nella contraddizione dcl suo puro Sé e della necessità che questo
ha di alienarsi ad Essere e di mutarsi in effettualità; [ ... ] è sconvolta fino
alla pazzia e si consuma in tisiche nostalgie. Tale coscienza abbandona in
effetto il duro persistere del suo esser-per-sé, ma produce soltanto l'unità
non spirituale dell'essere» (trad. cit., voi. Il, pp. 192-193).
128 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

l'espressione usata a p. 462, « die Kraft der Entausserung ». Quel-


la stessa mancanza, quindi, di « Kraft der Entausserung », che im-
pedisce all'anima bella di uscire dal suo atteggiamento contem-
plativo e puramente interiore e di agire, le impedisce di ricono-
scersi nell'altro, abbandonando la sua chiusa singolarità, e di in-
staurare con esso una comunità spirituale. Nonostante la mede-
sima espressione, la situazione della « Entausserung » è diversa
dall'altro passo relativo all'anima bella. Qui non si tratta più del
rapporto fra l'autocoscienza e il duro essere, bensì del rapporto
fra l'autocoscienza che si « mantiene entro sé » e la realtà
dello spirito, in sé già apparsa nella confessione dello spirito
agente, e che può realizzarsi soltanto nel momento in cui anche
la coscienza giudicante abbandona la sua durezza. Qui l'anima bel-
la è coscienza giudicante, ed il suo rapporto è quindi con un altro
essere spirituale, abbandonandosi al quale essa non trova la sua
estraneazione, ma, anzi, la sua stessa immagine. Nella parte finale
del passo, inoltre, ancora a proposito dell'incapacità dell'anima
bella di aprirsi all'altro e di perdonare, Hegel parla di nuovo di
« sich zum Sein zu entaussern » riprendendo più specificamente il
motivo dell'estrinsecazione, del venire all'esterno di ciò che è
interno. C'è dunque nell'uso del termine di nuovo un intreccio di
motivi: la mancanza di « Entausserung » è vista come incapacità di
estrinsecarsi, incapacità di instaurare una comunità spirituale con
l'altro, incapacità di abbandonare la propria singolarità e la pro-
pria rigida separazione.
Il termine ricorre poi ancora nel passo finale del capitolo,
in cui Hegel si sofferma sull'avvenuta « riconciliazione » fra ani-
ma bella e spirito agente (riconciliazione che rappresenta il primo
apparire, nella Fenomenologia, dello spirito assoluto), e designa,
ancora più accentuatamente, il « togliersi » della separazione dei
due momenti, con cui si attua iì superamento della opposizione:
Jedes [Ich] fur sich eben durch den Widerspruch seiner reinen
Allgemeinheit, welche zugleich sciner Gleichheit mit dem andern noch
Lo spirito certo di sé 129

widerstrebt und sich davon absondert, hebt an ihm selbst sich auf.
Durch diese Entausserung kehrt dies in seinem Dasein entzweite
Wissen in die Einheit des Selbsts zuriick; es ist das wirkliche Ich, das
allgemeine sich selbst Wissen in seinem absoluten Gegenteile, in dem
insichseienden Wissen, das um der Reinheit seines abgesonderten
Insichseins willen selbst das vollkommen Allgemeine ist. Das ver-
sohnende fa, worin beide Ich von ihrem entgegengesetzten Dasein
ablassen, ist das Dasein des zur Zweiheit ausgedehnten Ichs, das
darin sich gleich bleibt und in seiner vollkommnen Entausserung und
Gegenteile die Gewissheit seiner selbst hat (p. 472) 70 •

Entausserung designa qui specificamente il movimento attra-


verso cui (durch diese Entausserung) la scissione si toglie, ed
esprime quindi in questo senso, come già prima si accennava, una
nozione perfettamente antitetica a quella espressa generalmente da
Entfremdung.
Entausserung, come si vede, compare ancora poi nelle ultime
righe del passo. Qui ha però un significato diverso. Quando
Hegel dice che lo spirito è ciò che è eguale a sé nella sua Entaus-
serung, dà evidentemente al termine il senso di « opposizione ».
Non si tratta più della rigidezza di un termine separato, che si
abbandona riunificandosi con l'altro; qui la « Entausserung » è, al
contrario, la rottura dell'unità: la caratteristica dello spirito nella
'>ua attualità è infatti proprio quella di « sapersi » nella sua oppo-

70 « Ciascun lo per sé, proprio mediante la contraddizione della sua


universalità pura e in pari tempo ancora contrastante alla di lui uguaglian-
za con l'altro ed allontanantesene, si toglie in lui stesso. Con tale aliena-
zione questo sapere scisso nel proprio esserci ritorna nell'unità del Sé; è
l'Io effettuale, l'universale saper sé stesso nel suo assoluto contrario, nel
sapere entro sé essente, l'Io effettuale che in virtù della purezza del suo
disceverato esser-entro-sé è esso stesso il perfetto Universale. Il sì della
conciliazione, in cui i due lo dimettono il loro opposto esserci, è l'esserci
dell'Io esteso fino alla dualità, lo che quivi resta eguale a sé e che nella
sua completa alienazione e nel suo completo contrario ha la certezza di se
stesso» (trad. cit., voi. II, pp. 195-196).

9
J.30 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologi·a dello Spirito

s1z10ne. È questo comunque l'unico esempio, nel capitolo, in cui


Entiiusserung appare con questo significato.
Riassumendo pertanto ciò che è emerso dall'esame di questo
capitolo, i dati rilevanti sono due: da un lato, la continuità
con gli usi precedenti di Entiiusserung (anche qui infatti il
termine si riferisce ad un movimento con cui l'autocoscienza ri-
nunzia a sé e si «apre.~ all'esterno); da un altro, gli usi posi-
tivi di esso, che appaiono nell'ultima parte del capitolo. Abbiamo
visto infatti che, a proposito del perdono, il movimento di « Ent-
iiusserung » non è un estraniarsi, ma un ritrovarsi, essendo l'altro
verso cui l'io deve rinunziare a sé, uguale a se stesso. Chi si con-
fessa, infatti, lo fa proprio in quanto intuisce, nell'altro, se stesso:
in tal modo Entiiusserung viene a designare, oltre all'estrinseca-
zione dell'autocoscienza, anche il movimento con cui la dura op-
posizione si scioglie, ricostituendo l'unità.

III. Usi di Entiiusserung e di Entfremdung si trovano anche


nel capitolo « Die Religion » 71 • Gli usi di Entiiusserung, assai
più frequenti di quelli dell'altro termine, si possono ordinare so-
stanzialmente intorno a due nozioni principali: il movimento di
rinunzia a sé, con cui l'autocoscienza si « cala » nella sostanza,
vivificandola; ed il movimento inverso, di rinunzia a sé della so-
stanza che la conduce a farsi autocoscienza. Presentandosi, in tale
capitolo, il rapporto tra autocoscienza e sostanza essenzialmente
come un rapporto fra uomo e Dio, la prima delle due nozioni si
configura come un atto di abbandono dell'uomo alla divinità, la
seconda come una « Menschwerdung » di Dio, che raggiunge la
sua forma perfetta nell'incarnazione cristiana.
La prima nozione di Entiiusserung, quella relativa al movimen-
to dell'autocoscienza, non è certamente nuova: è infatti, inserita
in contesto religioso, la medesima che abbiamo trovato, nei capi-

71 « Die Religion » pp. 473-548.


La religione 131

toli precedenti, a proposito della « Person » del « Rechtszustand » e


dell'anima bella 72 • Hegel istituisce anzi in questo capitolo, come
vedremo, un preciso parallelismo tra la « Entausserung » del-
l'uomo verso la divinità, e quella « Entausserung » della « Per-
son » nella sostanza di cui ha parlato in ~< Der sich entfremdete
Geist ». La seconda nozione, invece, quella relativa al movimento
della sostanza, si è presentata assai meno frequentemente nei testi
hegeliani finora esaminati. Si ricordi, tuttavia, nella Realphiloso-
phie, la « Entausserung » dell'Universale che « ritorna » nella sin-
golarità, o, in « Der sich entfremdete Geist », la ricchezza, che es-
sendo anch'essa un movimento dell'universale verso l'individuo,
veniva detta « entaussernde Allgemeinheit » 73 •
Come vedremo nell'esame dei passi, il movimento di « Entaus-
serung » dell'autocoscienza si configura poi diversamente nelle
varie religioni: man mano che si procede, fenomenologicamente,
dalle più povere alle più sviluppate, - culminanti, come è ben
noto, nella religione cristiana - il rapporto tra l'autocoscienza
e la sostanza si fa sempre più stretto, fino a che, nella reli-
gione cristiana, è lo stesso Dio che assume la forma dell'auto-
coscienza. La « Entausserung » dell'autocoscienza è quindi, in
questo senso, man mano che le religioni si elevano, sempre meno
estraniante; il Dio in cui essa si pone assomiglia sempre più a
lei stessa, pur non potendo mai con lei perfettamente coincidere.
La prima religione analizzata è quella naturale 74 • La for-
ma più povera di essa è quella che identifica il Dio con la
luce: la luce rappresenta infatti la pura « sostanzialità priva di
forma», la « pura, aurorale essenza luminosa che tutto contiene
e riempie». A proposito del Lichtwesen troviamo i primi due usi
di Enti:iusserung. Nel primo passo Hegel descrive il rapporto tra
l'io e la sostanza che si produce in questo stadio della religione:

72 Cfr. p. 90 sgg., 122 sgg.


73 Cfr. Realph., vol. II, p. 248; Phiin. p. 366.
74 Nati.ir!iche Religion, pp. 481-489.
132 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologi,a dello Spirito

Es ist das reihe Ich, das in seiner Entliusserung, in sich als


allgemeinem Gegenstande die Gewissheit seiner selbst hat, oder
dieser Gegenstand ist fiir es die Durchdringung alles Denkens und
aller Wirklichkeit (p. 483) 75.

Entausserung designa l'esser fuori di sé dell'io che trova la


certezza di sé nella compatta e primordiale sostanza del Lichtwe-
sen. Il rapportarsi dell'autocoscienza alla sostanza è qui completa
estraneazione, perdita di sé, proprio perché il Lichtwesen è la di-
vinità più lontana dall'autocoscienza. Nel secondo passo viene de-
scritto invece il movimento della sostanza, designato anch'esso da
Entausserun g:
Sie ist vermoge dieser Bestimmung das reine, alles enthaltende
und erfiillende Lichtwesen des Aufgangs, das sich in seiner formlosen
Substantialitat erhalt. Sein Anderssein ist das ebenso einfache Nega-
tive, die Finsternis; die Bewegungen seiner eignen Entausserung,
seine Schopfungen in dem widerstandlosen Elemente seines Anders-
seins sind Lichtgiisse (p. 484) 76 •

Come l'autocoscienza trova nel Lichtwesen la completa per-


dita di sé, così la sostanza, nella figura del Dio-luce, tenta invano,
con il suo movimento, di darsi delle differenze. Entausserung ha
qui il senso di « emanazione ».
Uno stadio superiore viene raggiunto nella religione artisti-
ca 77 ; troviamo qui alcuni usi di Entausserung a proposito del-

75 « È il puro Io che nella sua alienazione ha in sé come universale


oggetto la certezza di se stesso; ossia questo oggetto è per l'Io la compe-
netrazione di tutto il pensiero e di tutta l'effettualità» (trad. cit., voi. II,
p. 209).
76 « In grazia di questa determinazione tale figura è la pura, aurorale
essenza luminosa che tutto contiene e riempie, e che si conserva nella sua
sostanzialità priva di forma. Il suo esser-altro è il negativo altrettanto sem-
plice, la tenebra; i movimenti della sua propria alienazione, le sue crea-
zioni nel docile elemento del suo esser-altro sono piogge di luce» (!rad.
cit., voi. II, p. 209).
77 Kunstreligion, pp. 490-520.
La religione 133

l'opera d'arte astratta e del culto. Nell'opera d'arte astratta ia


raffigurazione del Dio avviene nella statua; questa è certamente
più vicina all'autocoscienza di quanto non fosse il Lichtwesen, ma
è ancora una figura priva di vita; in essa, quindi, l'artista non tro-
va ancora l'immagine di sé:
Es steht ihr [der Gestalt] daher das Moment der Unruhe, ihr
-dem Wesen das Selbstbewusstsein gegeniiber, das als die Geburts-
statte derselben fiir sich nichts iibrig behielt, als die reine Tatigkeit
zu sein. Was der Substanz angehort, gab der Kiinstler ganz seinem
Werke mit, sich selbst aber als einer bestimmten Individualitat in
seinem Werke keine Wfrklichkeit: cr konnte ihm die Vollendung
nur dadurch erteilen, dass er seiner Besonderheit sich entausserte, und
zur Abstraktion des reinen Tuns sich entkorperte und steigerte
(pp. 494-495) 78 •

Anche qui « sich entaussern » della particolarità significa un


movimento con cui l'autocoscienza, raffigurata in questo caso dal-
l'artista, si « pone » nella sostanza, vivificandola, ma trovando in
essa la sua estraneazione.
Nel culto, invece, avviene una prima riunificazione fra l'uomo
e il Dio, sebbene, in conformità allo spirito greco, in cui ha sede
la religione artistica, in modo ancora immediato. Dapprima, nel
culto « astratto », è l'autocoscienza che raggiunge la divinità:
Der abstrakte Kultus erhebt daher das Selbst dazu, dieses reine
gottliche Element zu sein. Die Seele vollbringt diese Lauterung mit
Bewusstsein; doch ist sie noch nicht das Selbst, das in seine Tiefen
hinabgestiegen, sich als das Bose weiss, sondern es ist ein seiendes,

78 « Le si contrappone quindi il momento dell'inquietudine; di con-


tro a lei, l'essenza, sta l'autocoscienza che come suo punto d'origine nul-
l'altro tiene per sé che d'essere l'attività pura. Ciò che appartiene alla so-
stanza, l'artista lo <lava tutto all'opera sua; ma nell'opera sua egli non dava
effettualità alcuna a se stesso come individualità determinata; egli poteva
partecipare all'opera la completezza soltanto alienandosi della propria par-
ticolarità e astraendo dal corpo per elevarsi ad astrazione del puro ope-
rare» (trad. cit., voi. II, p. 222).
134 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

eine Seele, welche ihre .Ausserlichkeit mit Waschen reinigt, sie mit
weissen Kleidern antut, und ihre Innerlichkeit den vorgestellten
Weg der Arbeiten, Strafen und Belohnungen, den Weg der die Beson-
derheit entaussernden Bildung iiberhaupt durchfiihrt, durch welchen
sie in die Wohnungen und in die Gemeinschaft der Seligkeit gelangt
(p. 499) 79 •

Attraverso la via della « cultura », con cui l'individuo si spo-


glia della sua particolarità (e notiamo, ancora una volta, l'equipa-
razione della Enti:iusserung der Besonderheit con la Bildung), avvie-
ne una prima unificazione tra uomo e Dio; anche qui enti:iussern
designa il movimento con cui l'autocoscienza si adegua alla so-
stanza. Tuttavia, questo culto è ancora « un'attuazione misteriosa,
cioè soltanto rappresentata, ineffettuale »; è necessario, per una
vera unificazione, che anche la divinità si riveli e si avvicini al-
l'uomo. Questo avviene nel sacrificio, in cui « l'animale che
viene sacrificato è il segno di un Dio, i frutti che vengono con-
sumati sono gli stessi Cerete e Bacco viventi ». Nella vera attua-
zione del culto, allora, l'uomo sacrifica al Dio, lavora per il suo
onore, intuendo in ciò la sua presenza benevola:
Es wird dadurch teils die Gegenstandlichkeit der Bildsaule auf-
gehoben, denn durch diese Weihung seiner Geschenke und Arbeiten
macht der Arbeitende den Gott sich geneigt, und schaut sein Selbst
ihm angehCirig an; teils auch ist dies Tun nicht das einzelne Arbeiten
des Kiinstlers, sondern diese Besonderheit ist in der Allgemeinheit
aufgelOst. Es ist aber nicht nur die Ehre des Gottes, die zustande
kommt, und der Segen seiner Geneigtheit fliesst nicht nur in der
Vorstellung auf den Arbeiter, sondern die Arbeit hat auch die umge-

79 « II culto astratto innalza perciò il Sè ad essere questo puro ele-


mento divino. L'anima compie tale purificazione con consapevolezza; tut-
tavia non è ancora il Sé che, disceso nelle sue profondità, si sa come il male,
anzi è un essente, un'anima che purifica la sua esteriorità con lavacri, la
avvolge in bianche vesti; e conduce la sua interiorità per la via rappre-
sentata dei lavori, delle pene e delle ricompense, per la via della cultura, che
si aliena della particolarità, via per la quale essa riesce alle sedi e alla
comunione della beatitudine» (trad. cit., voi. Il, pp. 227-228).
La religione 135

kehrte Bedeutung gegen die erste der Entausserung und der fremden
Ehre. Die Wohnungen und Hallen des Gottes sind fiir den Gebrauch
des Menschen, die Schatze, die in jenen aufbewahrt sind, im Notfalle
die seinigen; die Ehre, die jener in seinem Schmucke geniesst, ist
die Ehre des kunstreichen und grossmiitigen Volkes (p. 501) 80 •

La negativa « Entiiusserung » dell'autocoscienza, che si estra-


niava nella lontana essenza del Dio-statua, viene così tolta. Nella
« Kunst-Religion » troviamo espressa anche la nozione della
« Entausserung » come movimento del Dio-sostanza che si fa au-
tocoscienza. Hegel si sofferma sulla rappresentazione del Dio nel-
la figura viva del « bel ginnasta » e nota, paragonando tale raffi-
gurazione a quella che avviene nel « lebloses Selbst » della sta-
tua: « Ein sokher Kultus ist das Fest, das der Mensch zu seiner
eignen Ehre sich gibt, jedoch in einen solchen noch nicht die
Bedeutung des absoluten Wesens legt; denn das Wesen ist ihm
erst offenbar, noch nicht der Geist; nicht als solches, das wesen-
tlich menschliche Gestalt annimmt. Aber dieser Kultus legt den
Grund zu dieser Offenbarung und legt ihre Momente einzeln
auseinander » (p. 505) 81 • Alcune righe dopo, questo apparire
del Dio in un corpo umano vivo viene chiamato « Entausserung

80 «Con ciò da una parte vien tolta l'oggettività della statua, perché
consacrandogli queste offerte e queste opere il lavoratore si rende benevolo
il dio e intuisce il suo Sé a lui consono; e d'altra parte anche questo ope-
rare non è il lavorare singolo dell'artista, anzi questa particolarità è risolta
nella universalità. Non è peraltro il solo onore del dio ad avere luogo, e
la benedizione della sua benevolenza non si diffonde solo nella rap-
presentazione sul lavoratore; anzi il lavoro ha anche un significato inverso
rispetto al primo, a quello dell'alienazione e dell'onore estraneo. Le dimore
e gli atrii del dio sono per l'uso dell'uomo; i tesori che vi si conservano
sono in caso di bisogno i suoi, l'onore di cui quegli gode nel suo orna-
mento è l'onore del popolo artista e magnanimo» (trad. cit., voi. II, p. 230).
81 « Un simile culto è la festa che l'uomo dà a sé in proprio onore,
senza tuttavia porvi il significato dell'essenza assoluta, poiché solo l'essenza
gli è manifesta, non ancora lo spirito; non gli è manifesta come essenza
tale che assume essenzialmente figura umana. Ma questo culto pone il
136 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

zur volligen Korperlichkeit » ( « alienazione a piena corporeità ») 82 •


Tale « Entausserung » è intesa quindi da Hegel come un avvici-
narsi del Dio all'uomo, come una forma primordiale di ciò che
avverrà poi in modo perfetto nel Cristianesimo con l'incarnazione.
Entausserung appare poi largamente nelle pagine dedicate alla
religione cristiana (religione « disvelata » o « assoluta») 83 • Hegel
mostra, innanzi tutto, come essa nasca dalla religione artistica.
La « religione assoluta » sorge infatti storicamente dopo che, nel-
la crisi del mondo greco, tutta la « sostanza », dissolta ormai e
non più vivificata, è ritornata completamente nell'individuo, che
non riconosce più alcuna realtà fuori di sé ed identifica col « Sé »
tutta la « essenza ». (« In das letztere geht alles gottliche Wesen
zuriick, oder es ist die vollkommne Entausserung der Substanz »
p. 523 84 ; qui il termine è usato nel senso negativo di « perdi-
ta » ). Questo individuo che non riconosce altra realtà al di fuori
di sé, è la « coscienza felice » o « comica » (« gliickliches », « ko-
misches Bewusstsein » ), che, al morire del mondo greco, esprime
appunto nella commedia « dass in ihm, was die Form von Wesen-
heit gegen es annimmt, in seinem Denken, Dasein und Tun sich
vielmehr auflost und preisgegeben ist, es ist die Riickkehr alles
Allgemeinen in die Gewissheit seiner selbst » (p. 520) 85 • La « co-
scienza comica », è infatti, sub specie religionis, la persona del

fondamento per tale rivelazione e ne discevera uno per uno i momenti »


(trad. cit., voi. II, p. 234).
82 « In dieser Entausserung zur volligen Korperlichkeit hat der Geist
die besondern Eindriicke und Anklange der Natur abgelegt, die er als
der wirkliche Geist des Volks in sich schloss » (p. 506).
33 Die offenbare Religion, pp. 521-548.
84 « In quest'ultima ritorna tutta l'essenza divina, ossia essa è la com·
pleta alienazione della sostanza» (trad. cit., voi. II, p. 255).
85 « Che in lei quello che di contro a lei assume la forma dell'essen-
zialità, si risolve piuttosto nel suo pensare, nel suo esserci e nel suo fare,
e viene abbandonato; è il ritorno di tutto ciò che è universale nella cer-
tezza di se stesso» (trad. cit., voi. II, p. 252).
La religione 137

« Rechtszustand », che rifiuta tanto una organizzazione politico-


sociale di cui si senta parte integrante, quanto una divinità fuori
di lei. Ma è proprio qui che avviene il rivolgimento da cui sorge
la religione assoluta. Nel rifiuto della « sostanza », infatti, la co-
scienza comica si accorge ben presto di essere essa stessa una
nullità, di non avere nessuna consistenza 86 • Dopo un attimo di
felicità e di benessere, conseguiti in questa totale « umanizzazione
degli dei » ( « diese vollkommene Furcht- und Wesenlosigkeit
alles Fremden, und ein Wohlsein und Sich-wohlsein-lassen des
Bewusstseins ist, wie sich ausser dieser Komodie keins mehr
findet », p. 520) 87 , essa si tramuta quindi da coscienza «felice»
in coscienza « infelice ». Ma la coscienza infelice « sa » che la
« validità » della persona giuridica, in cui è ritornata tutta la
sostanza, è una completa perdita ed una nullità; e proprio per
questo, « rinunzia » a questo suo essere per se stante:
Dieses weiss, welche Bewandtnis es mit dcm wirklichen Gelten
der abstrakten Person und ebenso mit dem Gelten derselben in dem
reinen Gedanken hat. Es weiss ein solches Gelten vielmehr als den
vollkommnen Verlust; es selbst ist dieser seiner bewusste Verlust
und die Entausserung seines Wissens von sich (p. 523) 88 •

Riappare qui il termine Entausserung. Esso designa la « rinun-


zia a sé » con cui la « Person » dello stato di diritto, o coscienza
comica, tramutatasi ormai in coscienza infelice, « rifiuta » il suo

86 Cfr. pp. 522-523.


87 « Questa completa assenza di paura per cose estranee che per essa
non hanno alcuna consistenza essenziale, ed è un benessere e un sentirsi
bene della coscienza, come più non se ne trova al di fuori di questa com-
media » (trad. cit., voi. II, p. 252).
88 « Questa sa che cosa significhi la validità effettuale della persona
astratta, ed anche la validità di essa nel pensiero puro. Sa, per meglio dire,
una tale validità come la completa perdita; essa stessa è questa perdita
conscia di sé ed è l'alienazione del suo saper di sé » (trad. cit., voi. II,
p. 255).
138 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

rifiuto della sostanza. Ed è proprio da questa « Entausserung » che


si ricostituisce la sostanza divina, e sorge, parimenti, la religio-
ne assoluta:
Indem dieses sich mit Bewusstsein aufgibt, so wird es in seiner
Entausserung erhalten und bleibt das Subjekt der Substanz, aber als
sich ebenso entaussertes hat es zugleich das Bewusstsein derselben;
oder indem es durch seine Aufopferung die Substanz als Subjekt
hervorbringt, bleìbt dieses sein eignes Selbst. Es wird hiedurch er-
reicht, dass, wenn in den beiden Satzen, -in dem der ersten Sub-
stantialitat das Subjekt nur verschwindet, - und in dem zweiten
die Substanz nur Pradikat ist, und beide Seiten also in jedem mit der
entgegengesetzten Ungleichheit des Wertes vorhandcn sind, - dass
die Vereinigung und Durchdringung beider Naturen hervorgeht, in
der beide mit gleichem \XTerte ebenso wesentlich, als auch nur Mo-
mente sind; hiedurch ist also der Geist ebenso Bewusstsein seiner als
seiner gegenstandlichen Substanz, wie einfaches, in sich bleibendes
Selbstbewusstsein (p. 522) 89 •

La « Entausserung » è dunque quel movimento in cui, rinun-


ziando a sé, l'autocoscienza « produce» la sostanza, vivificandola,
rendendola soggetto, e riguadagnando la consistenza perduta. È
quindi la medesima nozione del capitolo « Der sich entfremdete
Geist »; e l'analogia è ancor più accentuata dal fatto che il movi-

89 « Mentre questa abbandona consapevolmente se medesima, nella


sua alienazione viene conservata, e rimane il soggetto della sostanza; ma,
come autocoscienza altrettanto alienata, essa ha in pari tempo la coscienza
della sostanza stessa; ovvero, mentre col suo sacrificio produce la sostanza
come soggetto, questo rimane il suo proprio Sé. Con ciò si giunge a questo:
che, - se nelle due proposizioni, in quella della prima sostanzialità il
soggetto non fa altro che dileguare; e nella seconda la sostanza è soltanto
predicato, e ambedue i lati si trovano quindi in ciascuna con opposta ine-
guaglianza di valore, - ha luogo l'unificazione e la compenetrazione delle
due nature nella quale tutte e due, con eguale valore, mentre sono essen-
ziali, sono anche soltanto momenti; e con ciò lo spirito è dunque tanto
coscienza di sé come della propria sostanza oggettiva, quanto anche auto-
coscienza semplice che permane in sé» (trad. cit., val. II, p. 254 ).
La religione 139

mento della «Entausserung» con cui la coscienza infelice dà luogo


alla religione assoluta, è esplicitamente equiparato - soltanto sub
specie religionis - a quello con cui la « Person » del « Rechtszu-
stand » dava luogo al mondo « effettuale » della Bildung. È da no-
tare però anche una differenza; Hegel avverte espressamente che
questo movimento non conduce di nuovo ad una perdita della sog-
gettività (come nel primo stadio della religione), ma, senz'altro,
alla « soggettivizzazione » della sostanza: « questa inversione si
attua per e mediante l'autocoscienza stessa ». Siamo infatti ormai
al punto culminante del processo fenomenologico religioso, quello
in cui, in forma rappresentativa, si attua la sostanza-soggetto. Pur
trattandosi del movimento con cui l'autocoscienza si pone nella
sostanza, questa (naturalmente sempre col limite insito nella re-
ligione) non è dunque qualcosa di «estraneo» (come accadeva
nella figura dello « spirito a sé estraniato » ), ma è immediatamente
riconosciuta dall'autocoscienza come il suo Sé. Nel momento in
cui avviene la « Entausserung », avviene anche la conservazione
del Sé. L'autocoscienza, quindi, nello stesso momento in cui rinun-
zia a sé, si conserva. Dopo di che Hegel passa ad analizzare il
contenuto della religione assoluta:
Er hat die zwei Seiten an ihm, die oben als die beiden umge-
kehrten Satze vorgestellt sind; die eine ist diese, dass die Substanz
sich ihrer selbst entaussert und zum Selbstbewusstsein wird, die
andre umgekehrt, dass das Selbstbewusstsein sich seiner entaussert
und zur Dingheit oder zum allgemeinen Selbst macht. Beide Seiten
sind sich auf diese Weise entgegengekommen, und hiedurch [ist] ihre
wahre Vereinigung entstanden. Die Entausserung der Substanz, ihr
Werden zum Selbstbewusstsein driickt den Obergang ins Entgegen-
gesetzte, den bewusstlosen Obergang der Notwendigkeit oder dies aus,
dass sie an sich Selbstbewusstsein ist. Umgekehrt die Entausserung
des Selbstbewusstseins dies, dass es an sich das allgemeine Wesen
ist, oder -weil das Selbst das reine Fiirsichsein ist, das in seinern
Gegenteile bei sich bleibt,- dies, dass fiir es es ist, dass die Substanz
Selbstbewusstsein, und ebendadurch Geist ist (p. 525) 90 •

90 « Esso ha in lui i due lati che sopra abbiamo presentati come le due
140 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

Nel concetto della religione assoluta, sono dunque presenti i


due movimenti visti nelle religioni precedenti; da un lato la
« Entausserung » dell'autocoscienza che si fa sostanza, da un altro
la « Entausserung » della sostanza che si fa autocoscienza. Come si
vede, Hegel insiste ancora sul carattere consapevole della « Entaus-
serung » dell'autocoscienza, che si fa sostanza « sapendo » nello
stesso tempo che ciò in cui si pone è « in sé » uguale a lei. Il pas-
saggio inverso avviene invece senza la luce dell'autocoscienza,
sebbene sia anch'esso necessario per l'unificazione dei due lati:
Insofern das Selbstbewusstsein einseitig nur seine eigne Entaus-
serung erfasst, wenn ihm schon sein Gegenstand also ebensowohl
Sein als Selbst ist und es alles Dasein als geistiges Wesen weiss, so
ist dadurch dennoch noch nicht fiir es der wahre Geist geworden,
insofern namlich das Sein iiberhaupt oder die Substanz nicht an sich
ebenso ihrerseits sich 1hrer selbst entausserte und zum Selbstbewusst-
sein wurde. Denn alsdann ist alles Dasein nur vom Standpunkte des
Bewusstseins aus geistiges Wesen, nicht an sich selbst (p. 526) 91 .

Tale passaggio ha la sua rappresentazione nell'incarnazione.

proposizioni inverse; il primo è questo: che la sostanza si aliena di se


stessa e diviene autocoscienza; il secondo viceversa è che l'autocoscienza
si aliena di sé e si rende cosalità o universale Sé. In questo modo ambe-
due i lati si sono venuti incontro, e con ciò è sorta la loro vera unifica-
zione. L'alienazione della sostanza, il suo farsi autocoscienza, esprime il
passaggio nell'opposto, l'inconscio passaggio della necessità, o esprime
ch'essa è in sé autocoscienza. Viceversa, l'alienazione dell'autocoscienza
esprime ch'essa è in sé l'essenza universale, ovverossia, - poiché il Sé
è il puro essere-per-sé, che rimane presso di sé nel suo contrario, - espri-
me esser per lei che la sostanza è autocoscienza e proprio perciò spirito »
(trad. cit., voi. II, p. 258).
91 « ln quanto l'autocoscienza attinge unilateralmente soltanto l'alie-
nazione sua propria, se anche a lei il suo oggetto è dunque ed Essere e
Sé, ed essa sa ogni esserci come essenza spirituale, con ciò, tuttavia, non è
ancor per lei divenuto il vero spirito, perché l'essere in generale o la so-
stanza non si è, da parte sua, in sé altrettanto alienata di se stessa, né è
divenuta autocoscienza» (!rad. cit., voi. II, p. 259).
La religione 141

Nelle altre pagine del capitolo che ci restano da esaminare,


come ora vedremo, parecchi usi di Entausserung, entaussern si
riferiscono infatti a questo movimento.
Hegel descrive quindi lo sviluppo del concetto della religione
assoluta e troviamo a questo proposito altri usi dei termini.
Soffermandosi ancora sul contenuto del Cristianesimo, « la con-
sapevolezza che l'essenza ha intorno a sé di essere spirito »,
Hegel nota:
Diese Menschwerdung des gottlichen Wesens, oder dass es we-
sentlich und unmittelbar die Gestalt des Selbstbewusstseins hat, ist
der einfache Inhalt der absoluten Religion. In ihr wird das Wesen
als Geist gewusst, oder sie ist sein Bewusstsein iiber sich, Geist zu
Eein. Denn der Geist ist das Wissen seiner selbst in seiner Entaus-
serung; das Wesen, das die Bewegung ist, in seinem Anderssein die
Gleichheit mit sich selbst zu behalten (p. 528) 92 •

Un analogo uso di Entausserung lo abbiamo trovato al termine


del capitolo «Der seiner selbst gewisse Geist». La «Entausserung»
in cui lo spirito « sa » se stesso è evidentemente l'opposizione:
lo spirito è infatti proprio quella realtà che sa se stessa nella sua
opposizione. Analogamente a proposito del concetto della Tri-
nità, che è lo spirito, Hegel dice:
Es unterscheiden sich also die drei Momente, des W esens, des
Fiirsichseins, welches das Anderssein des Wesens ist und fi.ir welches

92 « Questo farsi uomo dell'essenza divina, ovvero che l'essenza divina


abbia essenzialmente e immediatamente la figura dell'autocoscienza, è il con-
tenuto semplice della religione assoluta. In essa l'essenza viene saputa come
spirito, ovverossia la religione assoluta è la consapevolezza che l'essenza ha
intorno a sé: di essere spirito. Ché lo spirito è il sapere di se stesso
nella sua alienazione, è l'essenza che è il movimento del mantenere nel
suo esser-altro l'eguaglianza con se stesso » (trad. cit., voi. II, p. 261 ).
Gfr. anche in Enzyklopiidie der philosophischen Wissenschaften (ed. Ni-
colin-Pèigge!er, Hamburg 19596) § 166 Anm. p. 156: « Die Kopula 'ist'
kommt von der Natur des Begriffs, in seiner Entausserung identisch mit sich
zu sein ».
142 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Sp1rito

das Wesen ist, und des Fiirsichseins oder sich selbst Wissens im
Andern. Das Wesen schaut nur sich selbst in seinem Fiirsichsein an;
es ist in dieser Entausserung nur bei sich (p. 534) 93 .

Nel medesimo passo, Hegel dice anche che « il verbo » lascia


« entaussert » chi lo pronunzia, pur essendo immediatamente av-
vertito. Qui entiiussert ha il senso di «uscire fuori di sé» (svuo-
tarsi, come suggerisce il verbo postavi accanto da Hegel), perdere
la propria natura 94 •
Il termine Entiiusserung, ed anche Entfremdung, ricorrono poi
ancora nelle pagine dove Hegel descrive il sorgere nell'essenza
divina del male. Entfremdung designa la scissione che si produce
all'interno della essenza divina con l'apparire del male:
Die Entfremdung des gottlichen Wesens ist also auf ihre gedop-
pelte Weisc gesetzt; das Selbst des Geistes und sein einfacher Ge-
danke sind die beiden Momente, deren absolute Einheit der Geist
selbst ist; seine Entfremdung besteht darin, dass sie auseinander-
trctcn und das cinc cincn unglcichcn \'lfcrt gegcn das andre hat
(p. 539) 95 •

Entiiusserung invece designa quella « rinunzia » all' « esser-


per-sé », la quale si oppone al male, che è appunto il profondarsi
dell'esser-per-sé in se stesso:

93 «Si distinguono dunque i tre momenti: dell'essenza, dell'esser-per-


sé che è l'esser-altro dell'essenza e pel quale l'essenza è, e dell'esser-per-sé
o del saper se stesso nell'altro. L'essenza intuisce solo se stessa nel suo
esser-per-sé; essa in questa alienazione è soltanto presso di sé» (trad. cit.,
voi. II, p. 269).
94 «Es ist das Wort, das ausgesprochen den Aussprechenden entaus-
sert und ausgeleert zuri.ick!asst, aber ebenso unmittelbar vernommen ist,
und nur dieses sich selbst Vernehmen ist das Dasein des Wortes » (p. 534).
95 « L'estraneamento dell'essenza divina è dunque posto nella sua du-
plice guisa; il Sé dello spirito e il suo pensiero semplice sono i due mo-
menti la cui unità assoluta è lo spirito medesimo; il suo estraneamento
consiste nel loro distaccarsi e nell'avere essi, l'uno di contro all'altro, un
valore diseguale» (trad. cit., voi. II, p. 275).
La religzone 143

Der eine Teil, der Sohn, das einfache sich selbst als Wesen Wissende
ist, der andre Teil aber die Entausserung des Fiirsichseins, die nur
im Preise des Wesens lebt; in diesen Teil kann dann auch wieder
das Zuriicknehmen des entausserten Fiirsichseins und das Insichgehen
des Bosen gelegt werden (p. 538) 96 •

Infine troviamo l'uso di Entausserung in riferimento all'incar-


nazione. L'incarnazione e la morte di Cristo sono il movimento
che deve togliere il male e riconciliare l'essenza con se stessa.
Questa riconciliazione, però, avviene soltanto con la morte di
Cristo, nel momento cioè, in cui l'esserci naturale dell'esistenza
spazio-temporale viene tolto, e al posto dell'individuo sorge l'auto-
coscienza universale. Entiiusserun?, designa la prima parte del pro-
cesso, il movimento con cui l'essenza si dà esistenza spazio-tempo-
rale, esserci sensibile, ed ha quindi in questo senso il significato
di « estraneazione »; in queste stesse pagine, infatti, viene desi-
gnato anche da entfremden:
Wie also die Bewegung beider die Bewegung an sich ist, weil
sie an ihnen selbst zu betrachten ist, so fangt sie auch dasjenige
von beiden an, welches als das Ansichseiende gegen das andre be-
stimmt ist. Es wird als ein freiwilliges Tun vorgestellt; aber
die Notwendigkeit seiner Entausserung liegt in dem Begriffe, dass
das Ansichseiende, welches nur im Gegensatze so bestimmt ist,
ebendarum nicht wahrhaftes Bestehen hat; - dasjenige also, dem
nicht das Fiirsichsein, sondern das Einfache als das Wesen gilt, ist
es, das sich selbst entaussert, in den Tod geht, und dadurch das
absolute Wesen mit sich selbst versohnt. Denn in dieser Bewegung
stellt es sich als Geist dar; das abstrakte \Vesen ist sich entfremdet,
es hat natiirliches Dasein und selbstische Wirklichkeit; dies sein
Anderssein oder seine sinnliche Gegenwart wird durch das zweite
Anderswerden zuriickgenommen, und als aufgehobne, als allgemeine

96 « L'una parte, il figlio, è l'elemento semplice che sa se stesso come


essenza; l'altra è invece l'alienazione dell'esser-per-sé, la quale vive sol-
tanto nella lode dell'essenza. In questa parte può poi anche riporsi la rias-
sunzione dell'esser-per-sé alienato e l'insearsi del male» (!rad. cit., voi. Il,
p. 273).
144 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

gesetzt; dadurch ist das Wesen in ihr sich selbst geworden; das
unmittelbare Dasein der Wirklichkeit hat aufgehort, ein ihm fremdes
oder ausserliches zu sein, indem es aufgehobnes, allgemeines ist; dieser
Tod ist daher sein Erstehen als Geist (p. 540) 97 •

Ma il significato più profondo della religione assoluta, il suo


punto più alto, si raggiungono quando l'autocoscienza, mandato
via da sé il suo essere naturale, penetra nella sua interiorità, nella
quale, non appena la forma religiosa viene superata, si attua il
sapere assoluto. Come in altri passi analoghi, questo « rinunziare »
all'esserci naturale viene da Hegel designato con entaussern (che
appare in un senso opposto rispetto al passo precedente):
Wir sehen das Selbstbewusstsein auf seinem letzten Wendungs-
punkte sich innerlich werden und zum Wissen des Insichseins ge-

97 « Come dunque il movimento di ambedue è il movimento in sé,


perché è da considerare in loro stessi, così è anche iniziato da quello dei
due che è determinato verso l'altro come !'in sé essente. Ciò vien presen-
tato come un operare volontario; ma la necessità della sua alienazione sta
nel concetto che !'in sé essente, che è determinato così soltanto nell'oppo-
sizione, proprio perciò non ha sussistenza verace; - quel termine dunque,
cui vale come essenza non l'esser-per-sé, ma il Semplice, è quello che alie-
na se stesso, va alla morte, e perciò riconcilia con se stesso l'essenza asso-
luta. Perché in tale movimento esso si presenta come spirito; l'essenza
astratta è a sé straniata; ha esserci naturale ed effettualità per se stessa;
questo suo esser-altro o la sua presenza sensibile, viene ripresa mediante
il secondo farsi altro, e vien posta come tolta, come universale; così l'es-
senza in questa presenza sensibile si è fatta a se stessa; l'esserci immediato
dell'effettualità ha cessato di essere estraneo o esteriore all'essenza perché
è tolto, è universale; questa morte è quindi il suo sorgere come spirito »
(!rad. cit., voi. II, p. 276 ). Cfr. ancora: « Dies Ansieh erhiilt fiir das nicht
begreifende Selbstbewusstsein die Form eines Seienden und ihm V orge-
stellten. Das Begreifen also ist ihm nicht ein Ergreifen dieses Begriffes, der
die aufgehobne Natiirlichkeit als allgemeine, also als mit sich selbst vcr-
sohnte weiss, sondern ein Ergreifen jener Vorstellung, dass durch das Ge-
schehen der eignen Entausserung des gottlichen Wesens, durch seine gesche-
hene Menschwerdung und seinen Tod das gèittliche Wesen mit seinem
Dasein versohnt ist » (p. 545). A p. 548 « Entausserung der Substanz » è
La religione 145

langen; wir sehen es sein natiirliches Dasein entaussern, und die reine
Negativitat gewinnen (p. 547) 98 •

Nel passo finale del capitolo ricorre poi ancora la forma ver-
bale entfremden, per designare quella « separazione» fra Dio e
l'umanità che, nel supremo grado della religione, viene tolta dal-
l'amore:
Sie [die Gemeinde] ist wohl an sich versohnt mit dem Wesen;
und vom W esen wird wohl gewusst, dass es den Gegenstand nicht

il movimento con cui questa si fa « Selbst », che viene « rappresentato»


nella religione attraverso l'incarnazione e morte di Cristo. Cfr. poi ancora
p. 541: « Entausserung des gottlichen Wesens, das Fleisch wird »; nella
medesima pagina entaussern indica anche in un senso più decisamente
negativo, l'estraniarsi dell'essenza divina nel male: « Betrachten wir noch
die Art, wie jenes Vorstellen sich in seinem Fortgange benimmt, so sehen
wir zuerst dies ausgedriickt, dass das gottliche Wesen die menschliche Na-
tur annimmt. Darin ist es schon ausgesprochen dass an sich beide nicht
getrennt sind; - wie darin, dass das gottliche Wesen sich selbst van
Anfang entaussert, sein Dasein in sich geht und bose wird, es nicht ausge-
sprochen, aber darin enthalten ist, dass an sich dies oose Dasein nicht ein
ihm Fremdes ist ». Un uso analogo anche in Enzyk., § 566, p. 447: «In
diesem Trennen scheidet sich die Form von dem Inhalte und in jener die
unterschiedenen Momente des Begriffs zu besondern Spharen oder Ele-
menten ab, in deren jedem sich der absolute Inhalt darstellt, a} als in seiner
Manifestation bei sich selbst bleibender, ewiger Inhalt; b) als Unterscheidung
des ewigen Wesens von seiner Manifestation, welche durch diesen Unter-
schied die Erscheinungswelt wird, in die der Inhalt tritt; e} als unendliche
Riickkehr und Versohnung der entausserten Welt mit dem ewigen Wesen,
das Zuriickgehen desselben aus der Erscheinung in die Einheit seiner
Fiille ». Anche nelle religioni precedenti, infine, è presente, in modo in-
completo, una « Entausserung » della sostanza. Cfr. p. es.: « Der Kreis
der Hervorbringungen der Kunst umfasst die Formen der Entausserungen
der absoluten Substanz » (Phan., p. 524).
98 « Nella sua svolta suprema noi vediamo l'autocoscienza interiorizzarsi
e giungere al sapere dell'esser-entro-sé; la vediamo alienare il suo esserci
naturale e conquistare la pura negatività» (trad. cit., vol. II, p. 284}. Un
uso simile in Enzykl., § 570, p. 449: « Nach dem Beispiel seiner Wahr-
heit, vermittelst des Glaubens an die darin an sich vollbrachte Einheit der

IO
146 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

mehr als sich entfremdet erkennt, sondern in seiner Liebe als sich
gleich (p. 548) 99 •

IV. Nel capitolo seguente, « Das absolute Wissen » HX>, tro-


viamo, infine, la pagina storicamente più rilevante in cui appare
la « Entausserung » hegeliana. È il testo che Marx ha avuto
presente quando, nei Manoscritti economico-filosofici, ha determi-
nato il concetto hegeliano di « alienazione », contrapponendovi il
suo. Il passo preso in esame da Marx è quello con cui inizia la
trattazione. Riferendosi al superamento dell'ultima forma del pro-
cesso fenomenologico, la religione assoluta, Hegel mostra come la
coscienza si eguagli all'autocoscienza:
Diese ùberwindung des Gegenstandes des Bewusstseins ist nicht
als das Einseitige zu nehmen, dass er sich als in das Selbst zuriick-
kehrend zeigte, sondern bestimmter so, das er sowohl als solcher sich
ihm als verschwindend darstellte, als noch vielmehr, dass die Entaus-
serung des Selbstbewusstseins es ist, welche die Dingheit setzt, und dass
diese Entausserung nicht nur negative sondern positive Bedeutung,
sie nicht nur fiir uns, oder an sich, sondern fiir es selbst hat. Fiir
es hat das Negative des Gegenstandes oder dessen sich selbst Auf-
heben dadurch die positive Bedeutung, oder es weiss diese Nich-
tigkeit desselben dadurch einerseits, dass es sich selbst entaussert,

allgemeinen und einzelnen Wesenheit, auch die Bewegung ist, seiner un-
mittelbaren Naturbestimmtheit und des eignen Willens sich zu entaussern
und mit jenem Beispiel und seinem Ansich in dem Schmerze der Negati-
vitat sich zusammenzuschliessen und so als vereint mit dem Wesen sich
zu erkennen ».
99 «In sé la comunità è bensì riconciliata con l'essenza; e dell'essenza
si sa che non conosce più l'oggetto come a sé estraniato, anzi come a sé
uguale nel suo amore » (trad. cit., voi. II, p. 285). Segnaliamo ancora un
uso di entaussern, che non si inserisce in contesto religioso: « Das Sein,
oder die Unmittelbarkeit, die der inhaltlose Gegenstand des sinnlichen Be-
wusstseins ist, sich seiner entaussert, und Ich fi.ir das Bewusstsein wird »
(p. 527). Qui entaussern si riferisce al movimento con cui l'essere, to-
gliendosi, diventa io.
100 « Das absolute Wissen », pp. 549-564.
Il sapere assoluto 147

-denn in dieser Entausserung setzt es sich als Gegenstand, oder den


Gcgenstand um der untrennbaren Einheit des Fiirsichseins willen als
sich selbst. Andererseits liegt hierin zugleich dies andre Moment, dass
es diese Entausserung und Gegenstandlichkeit ebensosehr auch auf-
gehoben und in sich zuriickgenommen hat, also in seinem Anderssein
als solchem bei sich ist (p. 549) 101 •

Come si vede, la « Entausscrung » è qui quel particolare mo-


vimento in cui, lungo tutto il processo che porta al sapere assoluto,
l'autocoscienza, uscendo fuori di sé, pone sé come oggetto. È
proprio attraverso questo movimento, specifica Hegel, che il supe-
ramento dell'oggetto della coscienza non è un semplice « ritorno
nel sé» (come quello del Rechtszustand, in cui l'oggettività ri-
mane al di fuori dell'io, e non è quindi « saputa » da esso come
uguale a sé), ma autentica uguaglianza di soggetto e oggetto: con
la « Entausserung » l'autocoscienza si pone come « oggettività »,
e nel momento in cui la riprende in sé, trova in quell'oggettività
di nuovo se stessa. La « Entausserung » rappresenta dunque un
movimento fondamentale nel processo fenomenologico, mancando
il quale l'unione di soggetto e oggetto sarebbe qualcosa di unila-
terale, e si configura come estraneazione: Hegel dice infatti chia-

101 «Tale superamento dell'oggetto della coscienza non deve venir


preso come una unilateralità, a quel modo che l'oggetto medesimo si mo-
strava nel suo ritorno nel Sé; ma deve venir preso più determinatamente
tanto a quel modo in cui esso, come tale, mostravasi al Sé come dileguante;
quanto piuttosto a quel modo in cui l'alienazione dell'autocoscienza, proprio
lei pone la cosalità, onde l'alienazione ha significato non solo negativo,
ma anche positivo, e ciò non solo per noi o in sé, ma anche per l'auto-
coscienza stessa. Per essa il negativo dell'oggetto o l'autotogliersi di questo
ultimo ha un significato positivo, ovvero essa sa quella nullità dell'oggetto,
perché, da una parte essa aliena se stessa: - infatti in questa alienazione
pone sé come oggetto o, in forza dell'inscindibile unità dell'esser-per-sé, pone
l'oggetto come se stessa. E, d'altra parte, in questo atto è contenuto l'altro
momento onde essa ha anche tolto e ripreso in se medesima quell'aliena,
zione e oggettività, essendo dunque presso di sé nel suo esser-altro come
tale» (trad. cit., voi. II, pp. 287-288).
148 intausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

ramente che in questo esser nell'oggetto, l'autocoscienza - finché


non ha « ripreso » in sé la « Entausserung » - non riconosce se
stessa.
Questo passo si presenta particolarmente importante da un
duplice punto di vista. Da un punto di vista storico, perché,
come si accennava, è alla base della critica marxiana e quindi di
molte delle susseguenti polemiche sull' « alienazione »; da un pun-
to di vista esegetico, perché la « Entausserung », intesa come il
processo dell'autocoscienza che si cala nella sostanza, viene pre-
sentata qui come il movimento fondamentale del cammino feno-
menologico, onde Entausserung acquista, in certo modo, il valore
di un « termine tecnico ».
Soffermiamoci innanzì tutto sul commento di Marx 102 • È noto
che Marx ha determinato il concetto hegeliano di « alienazione »,
basandosi principalmente su questo passo della Fenomenologia;
tale concetto viene identificato infatti proprio con quanto in que-
sta pagina viene chiamato Entausserung, e cioè con la nozione di
« oggettivazione estraniante ». Per Hegel, infatti, secondo Marx,
è « alienazione » (Marx adopera indifferentemente Entausserung
e Entfremdung) ogni incontro dell'io con l'oggettività; e non con
un particolare tipo di oggettività, avente, appunto, carattere
estraniante, bensì con l'oggettività ut sic, in quanto « altro» dal
pensiero in generale. Tale estraneazione può infatti essere tolta
soltanto superando la stessa oggettività, e ritornando nel puro
pensiero. Così Marx inizia a commentare il passo che stiamo
prendendo in esame:
Es gilt daher den Gegenstand des Bewusstseins zu iiberwinden.
Die Gegenstandlichkeit als solche gilt fiir ein entfremdetes, dem
menschlichen W esen, dem Selbstbewusstsein nicht entsprechendes
Verhaltnis des Menschen. Die Wiederaneignung des als fremd, unter
der Bestimmung der Entfremdung erzeugten gegenstandlichen Wesen

102 MARX, Okonomisch-philosophische Manuskripte (1844), cit., pp.


568-588.
Il sapere assoluto 149

des Menschen, hat also nicht nur die Bedeutun,g, die Entfremdung,
sondern die Gegenstandlichkeit aufzuheben, d.h. also der Mensch
gilt als ein nicht-gegenstandliches, spiritualistisches Wesen (p. 575) 103 •

L' « alienazione », così concepita, è per Marx un concetto spe-


culativo ed astratto, in quanto, da un lato, presuppone appunto
l'identificazione dell'uomo con la pura autocoscienza - la quale,
proprio in quanto autocoscienza, si estranea non appena s'imbatte
nell'oggetto -e, da un altro, considera possibile il superamento
dell' « estraneazione » soltanto nel superamento della oggettività:
Der Philosoph legt sich - also selbst eine abstrakte Gestalt des
entfremdeten Menschen - als den Massstab der entfremdeten Welt
an. Die ganze Entausserungsgeschichte und die ganze Zurucknahme
der Entausserung ist daher nichts als die Produktionsgerchichte des
abstrakten, i.e. absoluten Denkens, des logischen spekulativen Den-
kens. Die Entfremdung, welche daher das eigentliche Interesse dieser
Entausserung und Aufhebung dieser Entausserung bildet, ist der
Gegensatz von an sich und fur sich, van Bewusstsein und Selbst-
bewusstsein, von Objekt und Subjekt, d.h. der Gegensatz des ab-
strakten Denkens und der sinnlichen Wirklichkeit oder der wirk-
lichen Sinnlichkeit innerhalb des Gedankens selbst. Alle andern
Gegensatze und Bewegungen dieser Gegensatze sind nur der Schein,
die Hulle, die exoterische Gestalt dieser einzig interessanten Gegen-
satze, welche den Sinn der andren profanen G[egensatze] bilden.
Nicht, dass das menschliche Wesen sich unmenschlich, im Gegensatz
zu sich selbst sich vergegenstandlicht, sondern, dass es im Unterschied
vom und im Gegensatz zum abstrakten Denken sich vergegenstand-
licht, gilt als das gesetzte und als das aufzuhebende Wesen der Ent-
fremdung (p. 572) 104.

103 «Si tratta quindi di superare l'oggetto della coscienza. L'oggettività


come tale vale come un rapporto umano alienato, inadeguato all'essenza
umana, all'autocoscienza. Il recupero dell'essere umano estraneo, oggettivo,
prodotto sotto il segno dell'alienazione, non ha quindi soltanto il significato
di sopprimere l'alienazione, ma anche l'oggettività, e cioè l'uomo vale come
un ente non-oggettivo, spiritualistico» (trad. cit., p. 264).
104 « È il filosofo - dunque proprio un'astratta figura dell'uomo estra-
niato - che si pone come la regola del mondo alienato: tutta la storia
150 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

Di fronte a questo concetto di « alienazione » tuttavia, che,


come si vede, corrisponde nel passo alla nozione chiamata Entaus-
serung, Marx assume una posizione duplice: la accetta e la respinge
insieme. La accetta, in quanto condivide che l'alienazione sorga
nell'oggettivazione, e che costituisca qualcosa di negativo e di
estraniante da togliere. La respinge in quanto, considerando l'uo-
mo non come pura autocoscienza, ma come essere sensibile e na-
turale, non vede lo « scandalo » nell'oggettivazione ut sic, bensl
soltanto in un particolare tipo di oggettivazione, che solo in de-
terminate condizioni diviene estraniante. E ritiene altresì che sol-
tanto attraverso la modificazione di queste condizioni, nella vita
reale, e non attraverso un astratto processo di pensiero, l'aliena-
zione possa essere revocata.
I problemi filosofici che sorgono da questi passi sono ovvia-
mente assai complessi, sia da un punto di vista storico, che interpre-
tativo. Quel che appare chiaro, tuttavia, è che Marx, come già si
è accennato altrove, pone un preciso nesso fra il suo concetto di
alienazione e quello hegeliano:
Die « Phanomenologie » ist daher die verborgne, sich selbst noch
unklare und mystizierende Kritik; aber insofern sie die Entfremdung
des Menschen - wenn auch der Mensch nur in der Gestalt des
Geistes erscheint - festhalt, liegen in ihr alle Elemente der Kritik

del!' alienazione e tutta la revoca dell'alienazione non è, dunque, che la


storia della produzione del pensiero astratto, cioè assoluto, del pensiero
logico, speculativo. L'alienazione, che costituisce dunque il vero interesse
di questo annullamento e del superamento di esso, è l'opposizione di
in sé e per sé, di coscienza e autocoscienza, di oggetto e soggetto: cioè
l'opposizione, entro il pensiero stesso, di pensiero astratto e realtà sen-
sibile o sensibilità reale. Tutte le altre opposizioni e tutti gli altri movi-
menti di queste opposizioni sono soltanto l'apparenza, l'involucro, la forma
essoterica di queste opposizioni unicamente interessanti, che costituiscono
il senso delle altre, profane, opposizioni. Ciò che vale come la essenza
posta e da sopprimere dell'alienazione non è che l'ente umano si oggettivi
disumanamente in opposizione a se stesso, ma bensl ch'esso si oggettivi
a differenza e in opposizione dell'astratto pensiero» (trad. cit., p. 262).
Il sapere assoluto 151

verborgen und oft schon in einer weit drn Hegelschen Standpunkt


iiberragenden Weise vorbereitet und ausgearbeitet (p. 573) 105 •

Questa contrapposizione, descritta nel testo marxiano, fra i


due concetti di « alienazione » - l'uno, quello della Fenomeno-
logia hegeliana, idealistico, l'altro, quello dei Manoscritti, concre-
to e storico, identificante l'estraneazione solo in un certo tipo
di oggettivazione - era destinata, come è ben noto, a diventare
il tema fondamentale di molte polemiche intorno al marxismo. Basti
pensare alle tormentate posizioni sul problema di Lukàcs 106 (cui
si è già accennato nell'Introduzione), passato da un concetto « he-
geliano » di alienazione ad uno più propriamente marxista. O al
fatto che molti autori, in polemica col marxismo, auspicano,
ancor oggi, un ritorno alla concezione hegeliana dell'alienazione.
Così nella polemica di Sartre e Hyppolite contro l'alienazione mar-
xiana, ad esempio, torna in primo piano l'idea dell'alienazione co-
me coincidente con l'oggettivazione ut sic, sebbene tale aliena-
zione sia poi vista, in polemica e con Marx e con Hegel, come
esistenzialmente ineliminabile 107 • Ma su questo tema è stato già
scritto, negli ultimi tempi, anche troppo.
La domanda fondamentale a cui si deve qui cercare di rispon-
dere, a partire da quanto ha detto Marx, è invece un'altra; si
tratta cioè di vedere, sulla base del materiale esaminato, se è pos-
sibile affermare che quello individuato da Marx sia, non solo il con-

I05 « La Fenomenologia è quindi la critica nascosta, ancora non chiara


a se stessa e mistificatrice; ma in quanto tiene ferma l'alienazione umana
- anche se l'uomo appaia soltanto nella figura dello spirito - si trovano
in essa nascosti tutti gli elementi della critica, e spesso preparati e elaborati
in una guisa che sorpassa di molto il punto di vista hegeliano » (!rad. cit.,
p. 263).
106 Cfr. Introduzione, pp. 13-15. V. in particolare LuKÀcs, Storia e
coscienza di classe, cit., soprattutto la Prefazione del 1967.
107 Cfr. HYPPOLITE, Saggi su Marx e Hegel, cit., pp. 79-106; SARTRE,
Critica della ragione dialettica, cit., vol. I, p. 348 sgg.; CHIODI, Sartre e il
marxismo, cit., pp. 182-211.
152 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

cetto espresso da Entausserung in questo passo del « Sapere Asso-


luto », ma, in generale, il concetto hegeliano della « Entausse-
rung » e della « Entfremdung ». Molti interpreti, incluso ovvia-
mente lo stesso Marx, hanno infatti senz'altro identificato nella
nozione di « oggettivazione estraniante » il concetto hegeliano
di « alienazione » 108 • Ma non è difficile scorgere, da quanto finora
è emerso dall'es:ime dei passi, come una tale identificazione non
sia invece possibile: il concetto della « Entausserung » e quello
della « Entfremdung » si configurano infatti in Hegel in modo
assai più vario. La « Entfremdung » è la « scissione », la dura
opposizione di due termini, ed è una nozione, quindi, assai più
vasta e comunque diversa da quella della « estraneazione » del-
l'autocoscienza che si oggettiva. La « Entausserung » si confi-
gura parimenti in diversi modi. Nel suo significato generale di
«rinunzia» si connette a diverse situazioni: è rinunzia dell'auto-
coscienza, ma anche rinunzia della sostanza; e via dicendo. C'è
da notare, invero, che nei passi già esaminati, si è visto che, fra
tutti gli usi di Entausserung, il più frequente è quello che si rife-
risce, sia pure in modi diversi, al movimento di rinunzia a sé
dell'autocoscienza. Tale movimento lo abbiamo trovato non solo
nella Fenomenologia, ma anche, precedentemente, nella Realphi-
losophie, in cui, pur non trattandosi del rapporto fra autocoscienza
e sostanza, a proposito dello scambio, del contratto, della forma-
zione dell'allgemeiner Wilie, emergeva, con il termine Entaus-
serung, l'idea di un abbandono, di una rinunzia a sé dell'io nei
riguardi dell'altro da sé; un'idea, quindi, che potrebbe apparire
abbastanza vicina a quella individuata da Marx. Ma tale movi-
mento, come abbiamo visto per esempio nella Realphilosophie e
nella dialettica del perdono in « Der seiner selbst gewisse Geist »,
ha in Hegel, a volte, anche un senso positivo, in cui non è conte-
nuta estraneazione. Entausserung, inoltre, esprime spesso l'idea

108 Cfr. Introduzione, n. 22.


Il sapere assoluto 153

della « unh-ersalizzazione » (rinunzia alla particolarità) pm che


non quella della « oggettivazione ». Si può affermare quindi,
che quello di « oggettivazione estraniante » individuato da
Marx, non è in Hegeì né l'unico significato, né quello << preva-
lente » di Entausserung, ma soltanto uno dei tanti che questo
termine acquista nelle sue pagine.
C'è ancora da dire (e con ciò perveniamo al secondo motivo
di interesse del passo) che la « Entausserung » è presentata in
questo brano come il movimento centrale del processo fenomeno-
logico. Il Gauvin 109 , che ha dedicato un saggio all'uso dei termini
Entausserung ed Entfremdung nella Fenomenologia, ha appunto
cercato di dimostrare come Entausserung sia in quest'opera hege-
liana un termine «tecnico», usato per designare, in ogni parte del-
l'opera, la nozione che si è vista nel passo con cui inizia « Das
absolute Wissen », che abbiamo ora esaminato. Egli nota che,
nelle righe seguenti al passo, nel riepilogare i modi secondo cui la
coscienza, lungo tutto il processo, si è rapportata all'oggetto, Hegel
nomina tre figure: la ragione osservativa, l'utilità, l'autocoscienza
morale. In queste tre figure, dice Hegel, l'autocoscienza ha posto
se stessa come « oggetto », rispettivamente secondo le tre deter-
minazioni della immediatezza, della relazione, della universalità,
attingendolo nella sua totalità. Il Gauvin trae la conclusione di un
uso « tecnico » della parola, ricordando come nella trattazione di
tutte e tre le figure, che sono qui riepilogate come quelle in
cui l'autocoscienza pone sé come oggetto (attuando il movi-
mento che nel passo iniziale del capitolo è chiamato Entausse-
rung), ricorra appunto questo termine uo. Ma tale tentativo di in-
terpretazione non riesce tuttavia convincente, ed anche l'ipotesi del-

109 GAUVIN, Entfremdung et Entiiusserung dans la Phénomenologie de


l'esprit de Hegel, cit.
uo « Beaucoup plus dispersés que ceux de Entfremdung, !es emplois
de Entiiusserung, entiiussern peuvent, à première vue, paraitre moins si-
gnificatifs. Il est cependant facile de discerner quelle règle détermine leur
154 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

la « Entausserung » come nozione tecnica della Fenomenologia è


pertanto da scartare. Basta pensare al fatto che il termine Entaus-
serung appare in molte altre « figure » oltre a quelle ricordate
in questo passo del capitolo « Il Sapere Assoluto » (per esempio,
nel capitolo « Die Religion » ), designando nozioni anche molto
diverse; e che a proposito di queste stesse tre figure, appare in
un senso che non è precisamente quello indicato dal Gauvin. Nel
capitolo sulla moralità, per esempio, a proposito dell'anima belìa
il male ed il suo perdono etc., Entausserung designa più che il
porsi dell'autocoscienza nell'oggetto, l'abbandonarsi della chiusa
singolarità alla realtà dello spirito attuantesi nel riconoscimento,
ed ha senso positivo. Le argomentazioni specifiche del Gauvin,

emploi. On sait, en efiet, que Hegel dans le Savoir Absolu entreprend


de montrer que, dans trois figures de la conscience déjà rencontrées, la
conscience de soi a su que son Entausserung posait la choséité, tout en
reconnaissant la valeur positive de cette Entausserung (549). Ces Jiigures
sont: le "jugement infini '', à la fin de la Raison observante; l'" utilité"
à la fin de l'Esprit devenu étranger à soi-meme; "la belle ame, le Mal et
le Pardon" à la fin de la Moralité. Or c'est précisément dans ce contexte
du "jugement infini": "l'ètre du Moi c'est une chose" que le mot
Entausserung est employé dans la Raison observante. Mais Hegel y remarque
que ce jugement complète le mouvement de la conscience malheureuse,
par lequel celle-ci devient raison. C'est dans ce contexte meme de la
troisième attitude de la conscience malheureuse que le verbe sich entaussern
est employé dans la section Conscience de soi. Il est, par ailleurs, facile
de constater camme Hegel, dans le Savoir Absolu, se réfère aux passages
memes des dialectiques de la Belle Ame, du Mal et du Pardon, où il avait
employé !es termes d'Entausserung, sich entaussern. II peut paraitre étrange
que le terme d'Entausserung n'intervienne pas dans !es deux passages de
l'Esprit devenu étranger à soi-meme où Hegel parie de l' 'utilité' (399-400,
410-412). Dans le Savoir Absolu, Hegel précise, en fait, que l'"utilité"
est le résultat de tout un processus: "La conscience de soi cultivée, qui a
parcouru le monde de l'esprit étranger à soi, a produit par son aliénation
la chose camme soi-mème" (551 ). Or les premières pages de la dialectique
de l'Esprit devenu étranger à soi-mème présentent globalement tout le
mouvement qui va etre e~posé camme fondé par un processus d'Entausser-
ung » (GAUVIN, op. cit., p. 563 ).
Il sapere assoluto 155

pertanto, fondate sul richiamo che Hegel, nel capitolo finale, fa


a quelle tre figure, non convincono, anche se è vero che si può
scorgere un nesso tra questo uso di Entausserung ed altri della
Fenomenologia. Ma tale nesso si pone appunto non tanto, come
sostiene il Gauvin, con gli usi che appaiono a proposito delle tre
figure della ragione osservativa, utilità e moralità ricordate nel
capitolo « Il Sapere Assoluto », quanto con gli usi designanti
in generale il porsi dell'autocoscienza nella sostanza.
E vediamo ora gli altri usi di Entausserung nel capitolo
(Entfremdung infatti non vi appare mai). Nelle pagine seguenti al
passo ora analizzato, troviamo innanzi tutto alcuni usi del termine
nel riepilogo che Hegel dà di alcune figure già in precedenza incon-
trate (riepilogo a cui si è già accennato a proposito della inter-
pretazione del Gauvin). Sono pertanto usi già in precedenza vi-
sti (1 11 ).

111 In riferimento al mondo della Bildung: « Das gebildete Selbst-


bewusstsein, das die Welt des sich entfremdeten Geistes durchlaufen, hat
durch seine Entausserung das Ding als sich selbst erzeugt, behalt daher in ihm
noch sich selbst und weiss die Unselbstandigkeit desselben, oder dass das
Ding wesentlich nur Sein fiir anderes ist » (p. 551 ). « Schaudert der Geist
zugleich von dieser selbstlosen Substantialitat zuriick, und behauptet die
Individualitat gegen sie. Erst aber nachdem er diese in der Bildung entaus-
sert, dadurch sie zum Dasein gemacht und in allem Dasein sie durchgesetzt,
- zum Gedanken der Niitzlichkeit gekommen, und in der absoluten Freiheit
das Dasein als seinen Willen erfasst, kehrt er somit den Gedanken seiner
innersten Tiefe heraus, und spricht das Wesen als Ich=Ich aus » (p . .560).
In riferimento all'anima bella: «In der Verzeihung sahen wir aber, wie
diese Harte von sich selbst ahlasst, und sich entaussert » (p. 552). « Indem
dieser Begriff sich seiner Realisierung entgegengesetzt festhalt, ist er die
einseitige Gestalt, deren Verschwinden in leeren Dunst, aber auch ihre
positive Entausserung und Fortbewegung wir sahen. Durch diese Realisierung
hebt sich das Aufsichbeharren dieses gegenstandslosen Se!J:.stbewusstseins,
die Bestimmtheit des Begriffs gegen seine Erfiillung auf; sein Selbstbe-
wusstsein gewinnt die Form der Allgemeinheit, und was ihm bleibt, ist
sein wahrhafter Begriff, oder der Begriff, der seine Realisierung gewonnen;
es ist in seiner Wahrheit, namlich in der Einheit mit seiner Entausserung »
156 Entausscrung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

Nella seconda parte del capitolo, in cui Hegel si sofferma


a descrivere la raggiunta figura del sapere assoluto, compaiono
innanzi tutto due usi di enti:iussern, Enti:iusserung, pressoché ana-
loghi a quello del passo iniziale, riferentisi, cioè, al porsi dell'au-
tocoscienza nella sostanza, con cui si giunge al sapere assoluto 112 •
Nelle righe immediatamente seguenti, in un senso abbastanza si-
mile, il contenuto del sapere assoluto è da Hegel chiamato una
« Entausserung » del sé:

In dem Wissen hat also der Geist die Eewegung seines Gestal-
tens beschlossen, insofern dasselbe mit dem iiberwundenen Unter-
schiede des Bewusstseins behaftet ist. Er hat das reine Element seines
Daseins, den Begriff, gewonnen. Der Inhalt ist nach der Freiheit
seines Seins das sich entaussernde Selbst, oder die unmittelbare Ein-
heit des Sichselbstwissens. Die teine Bewegung dieser Entausserung

( p. 554 ). In riferimento allo « spmto age11te »: « Das rei ne Wissen des


Wesens hat sich an sich seiner Einfachheit entaussert, denn es ist das
Entzweien oder die Negativitat, die der Begriff ist; sofern dies Entzweien
das Fiirsichwerden ist, ist es das Base; sofern es das Ansich ist, ist es das
Gutbleibende » (p. 555). « Der eine der beiden Teile des Gegensatzes ist
die Ungleichheit des In-sich-in seiner Einzelheit-Seins gegen die Allge-
meinheit, - der andere die Ungleichheit seiner abstrakten Allgemeinheit
gegen das Selbst; jenes stirbt seinem Fiirsichsein ab, und entaussert,
bekennt sich » (ivi).
112 « Der Geist aber hat sich uns gezeigt, weder nur das Zuriickziehen
des Selbstbewusstseins in seine reine Innerlichkeit zu sein, noch die blosse
Versenkung desselben in die Substanz und das Nichtsein seines Unter-
schiedes, sondern diese Bewegung des Selbsts, das sich seiner selbst
entaussert und sich in seine Substanz versenkt, und ebenso als Subjekt aus
ihr in sich gegangen ist, und sie zum Gegenstande und Inhalt macht, als es
diesen Unterschied der Gegenstandlichkeit und des Inhalts aufhebt » (p. 561 ).
Ancora a p. 561: « Weder hat Ich sich in der Form des Selbstbewusstseins
gegen die Form der Substantialitat und Gegenstandlichkeit festzuhalten,
als ob es Angst vor seiner Entausserung hatte; - die Kraft des Geistes
ist vielmehr, in seiner Entausserung sich selbst gleich zu bleiben, und als
das An- und Fiirsichseiende das Fiirsichsein ebensosehr nur als Moment
zu setzen wie das Ansichsein ».
Il sapere assoluto 157

macht, sie am lnhalte betrachtet, die Notwendigkeit desselben aus


(pp. 561-562) 113 •

Nelle ultime pagine Entausserung viene riferito poi al rap-


porto fra sapere assoluto e coscienza sensibile ed a quello tra
spirito e natura e spirito e storia:
Die Wissenschaft enthalt in ihr selbst diese Notwendigkeit, der
Form des reinen Begriffs sich zu entaussem, und den Dbergang des
Begriffes ins Bewusstsein. Denn der sich selbst wissende Geist, eben-
darum dass er seinen Begriff erfasst, ist er die unmittelbare Gleich-
heit mit sich selbst, welche in ihrem Unterschiede die Gewissheit
vom Unmittelbaren ist, oder das sinnliche Bewusstsein, - der Anfang,
von dem wir ausgegangen; dieses Entlassen seiner aus der Form
seines Selbsts ist die hochste Freiheit und Sicherheit seines Wissens
von sich (p. 563) 114.
Doch ist diese Entausserung noch unvollkommen; sie driickt die
Beziehung der Gewissheit seiner selbst auf den Gegenstand aus, der
eben darin, dass er in der Beziehung ist, seine vollige Freiheit nicht
gewonnen hat. Das Wissen kennt nicht nur sich, sondern auch das
Negative seiner selbst, oder seine Grenze. Seine Grenze wissen, heisst
sich aufzuopfern wissen. Diese Aufopferung ist die Entausserung,
in welcher der Geist sein Werden zum Geiste, in der Form des

113 «Nel sapere lo spmto ha dunque chiuso il movimento del suo


figurarsi in quanto questo è affetto della tolta differenza della coscienza.
Lo spirito ha attinto il puro elemento del suo esserci, il concetto. Il con-
tenuto, secondo la libertà del suo essere, è il Sé che si aliena o l'unità
immediata del saper se stesso. Il puro movimento di questa alienazione,
considerato nel contenuto, costituisce la necessità del contenuto stesso »
(!rad. cit., voi. II, p. 302).
114 « La scienza contiene in lei stessa questa necessità di alienarsi della
forma del concetto puro, e contiene il passaggio del concetto nella coscienza.
Ché lo spirito che sa se stesso, proprio perché attinge il suo concetto, è
l'immediata uguaglianza con se stesso la quale nella propria differenza è
la certezza dell'immediato o la coscienza sensibile, - il cominciamento da
cui noi siamo partiti; questo licenziare sé dalla forma del suo Sé, è la
libertà suprema e la sicurezza del suo saper di sé » ( trad. cit., voi. II,
pp. 303-304).
158 Entausserung, Entfremdung nella F1'nomenolog1a dello Spirito

freien zufalligen Geschehens darstellt, sein reines Selbst, als die Zeit
ausser ihm, und ebenso sein Sein als Raum anschauend. Dieses sein
letzteres Werden, die Natur, ist sein lebendiges unmittelbares Wer-
den; sie, der entausserte Geist, ist in ihrem Dasein nichts, als diese
ewige Entausserung ihres Bestehens und die Bewegung, die das
Subjekt herstellt.
Die andere Seite aber seines Werdens, die Geschichte, ist das
wissende, sich vermittelnde Werden - der an die Zeit entausserte
Geist; aber diese Entausserung ist ebenso die Entausserung ihrer
sclbst; das Negative ist das Negative seiner selbst (p. 563) 115 •

Ci troviamo qui di fronte ad una nozione di Entausserung


assai diversa da quella prevalente. Se nei passi precedenti la
« Entausserung » era un movimento con cui l'autocoscienza si
poneva nella sostanza, per farla sua, qui, invece, è un movimento
con cui, dalla raggiunta pienezza, lo spirito rinunzia a sé ( « si sa-
crifica », sich aufopfert) e si pone fuori di sé, decadendo al suo
punto d'inizio. Lo spirito va fuori di sé, e mostra il suo « farsi
spirito », rendendosi da perfetto imperfetto, o nella immediatezza

115 « Tuttavia questa alienazione è ancora imperfetta; essa esprime il


rapporto della certezza di se stesso con l'oggetto, il quale, proprio perché
è nel rapporto, non ha conseguito la sua piena libertà. Il sapere non co-
nosce soltanto sé, ma anche il negativo di se stesso o il suo limite. Sapere
il suo limite vuol dire sapersi sacrificare. Questo sacrificio è l'alienazione,
in cui lo spirito presenta il suo farsi spirito nella forma del libero, acci-
dentale accadere, intuendo fuori di lui il suo puro Sé come il tempo, e,
similmente, il suo essere come spazio. Quest'ultimo farsi dello spirito, la
natura, è il suo vitale e immediato farsi; essa, lo spirito alienato, nel pro-
prio esserci non è se non questa eterna alienazione del proprio sussistere,
e il movimento che istituisce il soggetto. Ma l'altro farsi dello spirito, la
storia, è il farsi che si attua nel sapere e media se stesso, - è lo spirito
alienato nel tempo; ma questa alienazione è altrettanto l'alienazione di
se stessa; il negativo è il negativo di se stesso» (trad. cit., vol. II, p. 304 ).
Cfr. anche Enzykl, cit., § 18 Anm., p. 51: «In der Natur ist es nicht ein
Anderes als die Idee, wekhes erkannt wiirde, aber sie ist in der Form
der Entiiusserung, so wie im Geiste ebendieselbe als fiir sich seiend und
an und fiir sich werdend ».
Altri usi della Fenomenologia 159

della coscienza sensibile, o nella esteriorità del tempo e dello


spazio. Il termine ha qui il senso totalmente negativo di caduta,
degradazione.
Hegel opera poi una fondamentale distinzione fra natura e
storia, chiamando quest'ultima « die Entausserung » che è « die
Entausserung ihrer selbst ». La piena indipendenza dell'oggetto
si ha dunque soltanto nella natura. Si noti tuttavia che per espri-
mere questo lato positivo della oggettivazione dello spirito nel
tempo, Hegel parla di « Entausserung der Entausserung » o an-
che di « Erinnerung der Entiiusserung » 116 , dando quindi ancora
al termine un senso totalmente negativo.

V. Restano infine da esaminare gli usi dei termini che si


trovano negli altri capitoli dell'opera. Si tratta per lo più di usi
sporadici, che non presentano un particolare interesse. Iniziamo
da un passo in cui Ent{iusserung, in un senso totalmente nega-
tivo, viene riferito alla « opposizione » dialettica:
Damit scheint aber auch die beobachtende Vernunft in der Tat
ihre Spitze erreicht zu haben, von welcher sie sich selbst verlassen
und sich iiberschlagen muss; denn erst das ganz Schlechte hat die
unmittelbare Notwendigkeit an sich, sich zu verkehren. - Wie von
dem jiidischen Volke gesagt werden kann, dass es gerade darum,

116 Cfr. p. 564. Una analoga contrapposizione tra Er-inncrung e veriiuss-


ern si trova anche nel cap. « Die Religion »: « Aber wie das Madchen,
das die gepfliickten Friichte darreicht, mehr ist als die in ihre Bedingungen
und Elemente, den Baum, Luft, Licht usf. ausgebreitete Natur derselben,
welche sie unmittelbar darbot, indem es auf eine hi:ihere Weise dies alles
in den Strahl des selbstbewussten Auges und der darreichenden Gebarde
zusammenfasst, so ist der Geist des Schicksals, der uns jene Kunstwerke
darbietet, mehr als das sittliche Leben und Wirklichkeit jenes Volkes,
denn er ist die Er-innerung des in ihnen noch veriiusserten Geistes, - er
ist der Geist des tragischen Schicksals, das alle jene individuellen Gi:itter
und Attribute der Substanz in das Eine Pantheon versammelt, in den seiner
als Geist selbst bewussten Geist » (p. 524). Cfr. per questo anche cap. III,
pp. 175-176, n. 21.
160 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologi·a dello Spmto

weil es unmittelbar vor der Pforte des Heils stehe, das ve1worfenste
sei und gewesen sei: was es an und fiir sich sein sollte, diese Selbst-
wesenheit ist es sich nicht, sondern verlegt sie jenseits seiner; es
macht sich durch diese Entausserung ein hoheres Dasein moglich,
wenn es seinen Gegenstand wieder in sich zuriicknehmen konnte,
als wenn es innerhalb der Unmittelbarkeit des Seins stehen geblieben
[ ware]; weil der Geist um so grosser ist, aus je grosserem Gegen-
satze er in sich zuriickkehrt; diesen Gegensatz aber macht er sich
in dem Aufheben seiner unmittelbaren Einheit und in der Entausse-
rung seines Fiirsichseins (p. 250) 117 •

Hegel si riferisce nel passo alla ragione osservativa ( « beo-


bachtende Vernunft ») che nel cercare se stessa fuori di sé, nelle
cose, giunge, nel suo gradino più basso (frenologia) alla formu-
lazione del giudizio infinito « lo spirito è un osso ». La « Entaus-
serung » è vista qui come ciò attraverso cui lo spirito « co-
struisce » la opposizione, e si configura come un movimento di
« oggettivazione » in cui ciò che è posto fuori si « stacca », divie-
ne indipendente, ponendosi in un rapporto di ineguaglianza e di
estraneità con l'oggettivante. Ciò in cui lo spirito si pone ogget-
tivandosi è infatti un « festes Extrem », una realtà rigida ed im-
penetrabile. In questo passo pertanto il termine Entiiusserung ap-
pare riferito specificamente al secondo momento della dialettica.

117 « Così sembra pure che la ragione osservativa abbia in effetto


raggiunto il suo apice ov'essa deve abbandonare se stessa e rovesciarsi,
ché soltanto ciò che è intimamente cattivo ha in sé l'immediata necessità
d'invertire se stesso. - Similmente del popolo ebraico si può dire ch'esso
è ed è stato il più abbietto, proprio perché si trova immediatamente alla
porta della salute: esso non è ciò che dovrebbe essere in sé e per sé,
non è a sé questa auto-essenza; anzi la trasferisce al di là di sé; me-
diante questa alienazione esso si rende possibile un'esistenza superiore
qualora possa riprendere in sé il suo oggetto; esistenza superiore a quella
ch'esso avrebbe, se fosse rimasto immobile entro l'immediatezza dell'essere.
Ché lo spirito è tanto più grande, quanto più grande è l'opposizione dalla
quale ritorna in se stesso; una tale opposizione lo spirito si costruisce
nel superamento della propria unità immediata e nell'alienazione del pro-
prio esser-per-sé» (trad. cit., voi. I, pp. 284-285).
Altri usi della Fenomenologia 161

A proposito della autocoscienza infelice, troviamo viceversa


ancora una volta usato il verbo entaussern in riferimento alla
rinunzia alla particolarità:

Durch diese Momente des Aufgebens des eignen Entschlusses, dann


des Eigentumes und Genusses und endlich [durch] das positive
Moment des Treibens eines unverstandenen Geschaftes nimmt es
sich in Wahrheit und vollstandig das Bewusstsein der innern und
aussern Freiheit, der Wirklichkeit als seines Fiirsichseins; es hat die
Gewissheit [,] in Wahrheit seines Ich sich entiiussert, und sein un-
mittelbares Selbstbewusstsein zu einem Dinge, zu einem gegenstand-
lichen Sein gemacht zu haben (p. 170) 118 •

Questo atto di « entaussern », con cui l'autocoscienza infe-


lice si spoglia non solo della sua capacità di agire e di decidere,
ma anche della sua possibilità di godere, è descritto da Hegel come
il massimo « sacrificio » (Aufopferung) cui giunge questa figura
prima di scomparire nella sua « verità » (la « ragione » ). Come in
tanti altri casi già visti, questa idea della « rinunzia », insita nel
vocabolo Entausserung e nella forma verbale entaussern, viene
da Hegel strettamente connessa a quella della « universalizzazio-
ne ». Dice infatti Hegel poche righe dopo: « das Aufgeben
des eignen Willens ist nur einerseits negativ, seinem Begriffe
nach oder an sich, zugleich aber positiv, namlich das Setzen des
Willens als eines Andem, und bestimmt des Willens als eines
nicht einzelnen, sondern allgemeinen » 119 • Così anche nella ti-

118 « Con questi momenti, con i quali tale coscienza rinuncia anzitutto
alla propria risoluzione, e poi alla proprietà e al godimento; e quindi col
momento positivo per cui essa si mette a fare qualcosa che non comprende,
essa acquista veramente e interamente la consapevolezza dell'effettualità
come suo esser-per-sé; ha la certezza di essersi veramente spogliata del
suo Io e di aver fatto della sua immediata autocoscienza una cosa, un
essere oggettivo» (!rad. cit., voi. I, p. 188). Cfr. ancora, p. 252: « Das
ungliickliche Selbstbewusstsein entausserte sich seiner Selbstandigkeit
und rang sein Fiirsichsein zum Dinge heraus ».
119 « Ché l'abbandonare il proprio volere è negativo soltanto unila-

11
162 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

rannide (come si è visto nella Realphilosophie ed in « Der sich


entfremdete Geist ») il singolo si universalizza attraverso un duro
sacrificio, in un processo che avviene al di fuori della sua con-
sapevolezza.
Restano infine da esaminare, per concludere 1'analisi della
Fenomenologia, ancora alcuni usi di Entfremdung. Due di essi
si trovano nella Prefazione, ed in entrambi il vocabolo designa
l'opposizione, la scissione che lo spirito « sopporta » nel suo mo-
vimento:

Das Leben Gottes und das gottliche Erkennen mag also wohl als
ein Spielen der Liebe mit sich selbst ausgesprochen werden; diese
Idee sinkt zur Erbaulichkeit und selbst zur Fadheit herab, wenn der
Ernst, der Schmerz, die Geduld und Arbeit des Negativen darin fehlt.
An sich ist jenes Leben wohl die ungetriibte Gleichheit und Einheit
mit sich selbst, der es kein Ernst mit dem Anderssein und der Ent-
fremdung, so wie mit dem Dberwinden dieser Entfremdung
ist (p. 20) 120 .
Und die Erfahrung wird eben diese Bewegung genannt, worin
das Unmittelbare, das Unerfahrene, d.h. das Abstrakte, es sei des
sinnlichen Seins oder des nur gedachten Einfachen, sich entfremdet,
und dann aus dieser Entfremdung zu sich zuriickgeht und hiemit
jetzt erst in seiner Wirklichkeit und Wahrheit dargestellt, wie auch
Eigentum des Bewusstseins ist (p. 32) 121 •

teralmente, secondo il suo concetto o in sé; ma e m pari tempo pos1t1vo:


vale a dire è il porre del volere come Altro; e, determinatamente, è il
porre del volere come di un non-singolo, anzi come di un universale »
(trad. cit., vol. I, p. 189).
120 « La vita di Dio e il conoscere divino potranno bene venire
espressi come un gioco dell'amore con se stesso; questa idea degrada fino
all'edificazione e a dirittura all'insipidezza quando mancano la serietà, i!
dolore, la pazienza e il travaglio del negativo. In sé quella vita è l'intatta
eguaglianza e unità con sé, che non è mai seriamente impegnata nell'esser-
altro e nell'estraneazione, e neppure nel superamento di questa estranea-
zione» (trad. cit., vol. I, p. 14 ).
121 « Ed esperienza vien detto appunto quel movimento dove l'imme-
diato, il non sperimentato, cioè l'astratto, appartenga all'essere sensibile
Altri ust della Fenomenologia 163

Nel primo passo Hegel polemizza con l'intuizionismo roman-


tico, nel secondo definisce il concetto di esperienza. In entram-
bi i passi il senso del vocabolo è identico, nonostante la diver-
sità del contesto.
Un altro uso lo troviamo infine nel capitolo « Die Vernunft »,
a proposito della « legge del cuore » 122 :
Weil dies Bewusstsein die Allgemeinheit nur erst als unmittel-
bare, und die Notwendigkeit als Notwendigkeit des Herzens kennt,
ist ihm die Natur der Verwirklichung und der Wirksamkeit unbe-
kannt, dass sie als das Seiende in ihrer Wahrheit vielmehr das an
sich Allgemeine ist, worin die Einzelheit des Bewusstseins, die sich
ihr anvertraut, um als diese unmittelbare Einzelheit zu sein, vielmehr
untergeht; statt dieses seines Seins erlangt es also in dem Sein die
Entfremdung seiner selbst (p. 270) 123 •

Questo passo si trova in quella parte del capitolo « Die Ver-


nunft », in cui Hegel prende in esame i vari modi in cui la autoco-
scienza razionale che attua se stessa, ma che tuttavia è ancora indi-
viduale, entra in conflitto con la sostanzialità. Nel passo in questio-
ne, Hegel si sofferma su una particolare forma di individualismo di
tipo moraleggiante, e sul suo contrasto con l'effettualità. Il con-
trasto è determinato dal fatto che, mentre da un lato la « legge del

o al semplice solo pensato, si viene alienando, e poi da questa alienazione


torna a se stesso; cosl soltanto ora, dacché è anche proprietà della co-
scienza, l'immediato è presentato nella sua effettualità e verità» (trad.
cit., vol. I, p. 29).
122 « Das Gesetz des Herzens, und der W ahnsinn des Eigendiinkels »
(pp. 266-274).
123 « Poiché ora questa coscienza conosce l'universalità soltanto come
immediata, e la necessità come necessità del cuore, le resta ignota la natura
dell'attuazione e dell'efficienza: che cioè tale attuazione, in quanto è l'es-
sente, nella sua verità, è piuttosto l'Universale in sé, nel quale tramonta
la singolarità della coscienza che le si affida per essere come questa sin-
golarità immediata; la coscienza non attinge questo suo essere, bensl nel-
l'essere raggiunge l'estraneazione di se stessa» {trad. cit., vol. I, p. 311).
164 Entausserung, Entfremdung nella Fenomenologia dello Spirito

cuore » si propone, come fine delle sue azioni, un fine morale uni-
versale (il benessere dell'umanità), da un altro lato questa uni-
versalità non è poi basata sulla solidità della sostanza, ma ha
vita soltanto nel desiderio del singolo. La legge, quindi, nono-
stante pretenda porsi come universale, rimane una legge del cuo-
re, che il singolo segue più per lusingarsi e compiacersi di sé che
non per un fine veramente morale. Nel momento dell'attuazione,
quindi, la « legge del cuore », entrando nel mondo degli altri e
venendo in contatto con le leggi vigenti, con l' « in sé » della so-
stanza, trova in tutto ciò una forza estranea ed ostile che le si
oppone. E poiché non rinunzia alla sua singolarità, e non si con-
forma all'universale, non riesce ad attuarsi, e rimane bloccata in
questa opposizione. Col vocabolo Entfremdung viene designata
appunto questa situazione di opposizione e di scissione. E' inte-
ressante notare l'analogia fra questa figura e quella dell'« anima
bella », ed ancor più interessante ricordare come a proposito del-
1' « anima bella » Entii.usserung designasse l'uscir fuori di sé con
cui veniva superato il conflitto con la « realtà » - una situazione,
quindi, del tutto opposta a quella designata nel passo presente
con Entfremdun.ll,.
III

Entausserung e Entfremdung
dalla Propedeutica alle Vorlesungen

I. Usi in gran parte affini a quelli della Realphilosophie e


della Fenomenologia riscontriamo nella Propedeutica Filosofica 1•
L'uso di Entfremdung vi è assai scarso: il vocabolo appare infatti
in quest'opera una sola volta, e precisamente nella « Dottrina
della Religione » 2 ove esprime, nella caratteristica locuzione Ent-
/remdung van Gott, il « male », inteso come il « separarsi»
(trennen) del singolo da Dio 3 •
Assai più importante l'uso di Enti:iusserung, che appare (ad
eccezione di un unico passo in cui indica l'esser fuori di sé dello
spirito nella natura) 4 , essenzialmente nell'ambito di due contesti:

I Philos.ophische Propiideutik, cit., abbreviato d'ora in poi: Phil. Prop.


2 Religionslehre, pp. 96-98,, § 71-80.
3 « Das Base ist die Entfremdung von Gott, insofern das Einzelne
nach seiner Freiheit sich von dem Allgemeinen trennt und in der Aussch-
liessung von demselben absolut fi.ir sich zu sein strebt. lnsofern es die
Natur des endlichen freien Wesens ist, in diese Einzelheit sich zu reflectiren,
ist sie als bose zu betrachten » {p. 98, § 78). « Aber die Freiheit des ein-
zelnen Wesens ist zugleich an sich eine Gleichheit des Wesens mit sich
selbst, oder sie ist an sich gè)ttlicher Natur. Diese Erkenntniss, dass die
menschliche Natur der gottlichen Natur nicht wahrhaft ein Fremdes ist,
vergewissert den Menschen der gottlichen Gnade und lasst ihn dieselbe
ergreifen, wodurch die Versohnung Gottes mit der Welt oder das Entsch-
winden ihrer Entfremdung von Gott zu Stande kommt » (p. 98, § 79).
4 « Das Ganze der W issenschaft theil t sich in die drei Haupttheile:
1) die Logik; 2) die W issenschaft der N atur; 3) die W issenschaft des
166 Entauss·erung, Entfoemdung dalla Priopedeutica alle Vorlesungen

nell'« Autocoscienza» (secondo capitolo della «Dottrina della


Coscienza» 5 ), in cui designa l'universalizzarsi dell'io; e nella «Dot-
trina del Diritto » 6 , nell'accezione propriamente giuridica di «alie-
nazione della proprietà », a proposito della quale si trova anche
una distinzione dei beni in alienabili ed inalienabili. Tralasciamo
di occuparci per esteso di questo secondo gruppo di passi, per il
quale rimandiamo all'analoga ma più ampia trattazione della Fi-
losofia del Diritto, che esamineremo nel paragrafo III, e soffer-
miamoci sugli usi relativi all' « Autocoscienza ».
Entaussern viene usato innanzi tutto per designare il pro-
cesso con cui l'autocoscienza, dalla « pura » identità con
se stessa (lo= lo), «esce fuori» di sé e si eguaglia all'oggetto:
§ 22. Als Selbstbewusstsein schaut Ich sich selbst an und der
Ausdruck desselben in seiner Reinheit ist Ich = Ich, oder: Ich
bin Ich.
§ 23. Dieser Satz des Selbstbewusstseins ist ohne allen Inhalt.
Der Trieb des Selbstbewusstseins besteht darin, seinen Begriff zu
realisiren und in AUem sich das Bewusstsein seiner zu geben. Es
ist daher: 1) thatig, das Anderssein der Gegenstande aufzuheben und
sie sich gleich zu setzen; 2) sich seiner selbst zu entaussern und sich
dadurch Gegenstandlichkeit und Dasein zu geben. Beides ist ein und
dieselbe Thatigkeit. Das Bestimmtwerden des Selbstbewusstseins ist
zugleich ein sich Selbstbestimmen und umgekehrt. Es bringt sich
selbst als Gegenstand hervor (p. 106) 7 •

Geistes. Die Logik ist namlich die Wissenschaft der reinen Begriffe und
der abstracten Idee. Natur und Geist macht die Realitiit der Idee aus,
jene als ausserliches Dasein, dieser als sich wissend. (Oder: das Logische
ist das ewig einfache Wesen in sich selbst; die Natur ist chleses Wesen
als entaussert; der Geist die Riickkehr desselben in sich aus seiner
Entausserung) » (p. 170, § 10). Cfr. un uso analogo in Enzyklopadie,
§ 18: « In der Natur ist es nicht ein Anderes als die Idee, welches erkannt
wiirde, aber sie ist jn der Form der Entausserung ».
s Das Selbstbewusstsein, pp. 106-111, par. 22-39.
6 Rechtslehre, pp. 55-69, par. 1-21. Cfr. per questi passi pp. 181-187.
7 «Come autocoscienza l'Io guarda se stesso, e l'espressione di quest?
Propedeutica filosofica 167

La nozione qui espressa da entaussern è quella, già altre volte


incontrata, dell'« estrinsecarsi» dell'autocoscienza dalla sua inte-
riorità, che si configura in questo passo come un movimento
positivo e negativo insieme. L' « entaussern » viene infatti deter-
minato da Hegel come uno dei due momenti attraverso cui l'au-
tocoscienza si svolge: ad esso si deve accompagnare l'opposto pro-
cesso mediante il quale l' « oggetto » viene ripreso nel soggetto.
Hegel mostra quindi ( § 24) come tale processo si realizzi at-
traverso tre gradi, nel primo dei quali l'autocoscienza si assimila
le « cose » ( « appetito » ), nel secondo si rapporta ad un'altra
autocoscienza ( « signoria e servitù » ), passando in tal modo dalla
singolarità alla universalità, nel terzo si « riconosce », in quanto
autocoscienza universale, in tutte le altre autocoscienze. È signi-
ficativo il fatto che Entausserung venga usato da Hegel, nelle
pagine seguenti, soltanto a proposito del secondo di questi
tre gradi (« signoria e servitù » ), nel quale il movimento di «este-
riorizzazione» dell'autocoscienza si configura come un processo
di universalizzazione, mediante l'abbandono della singolarità: que-
sto ci conferma quanto già avevamo visto nella Fenomenologia,
come cioè Hegel leghi strettamente, nell'uso del vocabolo Ent-
ausserung, la nozione della « universalizzazione » dell'io (nel sen-
so della « Bildung ») con quella della « uscita fuori di sé », della
« estrinsecazione ». La nozione della « Entausserung » come ab-
bandono della singolarità presenta poi, come ora vedremo ana-
lizzando i §§ 35-37, esplicite analogie con la « Entausserung »

nella sua purezza è: lo= Io, oppure: Io sono Io. Questa proposizione
dell'autocoscienza è priva di ogni contenuto. L'impulso dell'autocoscienza
consiste nel realizzare il suo concetto e nel darsi in tutto coscienza di sé.
Essa è dunque: attiva 1. nel togliere l'alterità degli oggetti e nel farli
uguali a sé; 2. nell'esteriorizzare se stessa e darsi così oggettività ed essere
determinato. Ambedue queste attività sono una sola e medesima attività.
Il venir determinato dell'autocoscienza è insieme un determinare se stesso,
e inversamente. Essa produce se stessa come oggetto » ( trad. it. di G.
Radetti, Firenze 1951, p. 166).
168 Entausserung, Entfoemdung dalla Propedeutica alle Vorlesungen

dell'individuo quale si attua per Hegel nella tirannide, di cui ab-


biamo visto esempi sia nella Realphilosophie che nella Fenome-
nologia.
Hegel inizia col descrivere innanzi tutto la situazione del
servo nei confronti del padrone:
Der Dienende ist selbstlos und hat zu seinem Selbst ein anderes
Selbst, so dass er im Herrn sich als einzelnes Ich entaussert und
aufgehoben ist und sein wesentliches Selbst als ein anderes anschaut.
Der Herr hingegen schaut im Dienenden das andere Ich als ein auf-
gehobenes und seinen einzelnen W illen als erhalten an. (Geschichte
Robinsons und Freitags) (p. 110) 8 •

Il participio enti:iussert (usato nello stesso senso di aufgeho-


ben) designa qui il togliersi, lo sparire dell'io del servo in quello
del padrone. Come si nota, l'io che « sparisce » è determinato da
Hegel come un « einzelnes Ich »: enti:iussern designa dunque un
togliersi della particolarità, e tale « togliersi » si presenta, nel
paragrafo, come una situazione totalmente negativa di perdita,
per il servo.
Nel paragrafo seguente (§ 36) Hegel precisa l'essenza ed il
significato di questo essere « entaussert » dell'io del servo in
quello del padrone:
§ 36. Der eigene und einzelne Willen des Dicnenden, naher
betrachtct, los't sich aber iiberhaupt in der Furcht des Herrn, dem
inneren Gefiihle seiner Negativitat, auf. Seine Arbeit fiir den Dienst
eines Anderen ist eine Entausserung seines Willens theils an sich,
theils ist sie zugleich mit der Negation der eigenen Begierde die

8 « Il servitore è privo di sé stesso, e come proprio sé ha un altro


sé, cosicché egli, nel padrone come Io singolo, è negato e superato, e con-
templa il suo sé essenziale come un altro. Il signore, invece, guarda nel
servo l'altro Io come qualcosa di tolto e la sua volontà particolare come
conservata (storia di Robinson e di Venerdl) » (trad. cit., p. 170). Ci pare
superfluo rimandare, per la trattazione del problema della « signoria e ser-
vitù », alla assai più ampia e complessa esposizione della Fenomenologia.
Propedeutica filoso/ ica 169

positive Formirung der Aussendinge durch die Arbeit, indem durch


~ie das Selbst seine Bestimmungen zur Form der Dinge macht und
in seinem \'Qerk sich als ein gegenstandliches anschaut. Die Entaus-
serung der unwesentlichen Willkur macht das Moment des wahren
Gehorsam aus. (Pisistratos lehrte die Athenienser gehorchen. Da-
durch fiihrte er die Solonischen Gesetze in die Wirklichkeit ein und
nachdem die Athenienser dies gelernt hatten, war ihnen Herrschaft
iiberfliissig) (p. 110) 9 •

In tale situazione di sottom1ss10ne e di paura, il servo giunge


dunque da un lato alla rinunzia (Entausserung) completa di ogrn
suo volere, all'intimo senso della sua negatività; da un altro lato,
tuttavia, dà a se stesso una consistenza oggettiva, « esplicando »
il suo « sé » nelle cose elaborate ( « das Selbst seine Bestimmun-
gen zur Form der Dinge macht » ). Mentre quest'ultimo aspetto
della situazione si configura come senz'altro positivo, la « Ent-
ausserung des Willens » sembra essere, come nel § 35, negativa.
Nelle ultime righe del paragrafo, tuttavia, Hegel precisa che tale
« Entausserung » è la rinunzia all'arbitrio inessenziale, e precisa
anche, che essa è un momento costitutivo della « vera obbedien-
za ». Ora, noi sappiamo, e lo abbiamo ampiamente visto nella
Realphilosophie, che la vera obbedienza è per Hegel quel pro-
cesso in cui l'io si libera della sua particolarità attraverso l'obbli-
go di una costrizione, universalizzandosi inconsapevolmente 10 • E

9 « La propria e singola volontà del servo, considerata più da vicino,


si risolve però, in generale, nella paura del padrone, nell'intimo senso della
propria negatività. Il suo lavoro per il servizio di un altro è in parte una
rinuncia alla propria volontà in sé, in parte è, insieme alla negazione del
proprio appetito, la positiva formazione delle cose esterne attraverso il
lavoro, in quanto con esso il se stesso fa le proprie determinazioni forme
delle cose e nella propria opera si contempla come qualcosa di oggettivo.
La rinunzia all'inessenziale arbitrio costituisce il momento della vera obbe-
dienza. (Pisistrato insegnò agli Ateniesi ad obbedire. Così egli fece entrare
nell'effettualità le leggi soloniche, e dopo che gli Ateniesi ebbero imparato
ciò una signoria fu per essi superflua)» (trad. cit., pp. 170-171).
10 Cfr. cap. I, p. 71 sgg.
170 Entausse1ung, Entfoemdung dalla Propedeutica alle Vorlesungen

lo conferma l'esempio posto tra parentesi, in cui Hegel ricorda


la funzione storica della tirannide di Pisistrato. « Costringendo »
gli Ateniesi ad ubbidire alle leggi, quella tirannide li educò a
rispettarle spontaneamente, abituandoli, appunto, a rinunziare al
loro arbitrio: e così tolse se medesima, divenne superflua. Si com-
prende allora che la « Entausserung » del servo, non è una vera
perdita della libertà, ma una rinunzia all'arbitrio inessenziale,
attraverso cui egli si universalizza. È pertanto un movimento « in
sé» positivo, ma negativo, « estraniante », nel suo attuarsi, in
quanto avviene al di fuori della consapevolezza del servo. Questo
carattere positivo della « Entausserung » viene poi esplicitamente
illustrato da Hegel nel successivo § 3 7:
§ 37. Diese Entausserung der Einzelheit als Selbst ist das Mo-
ment, wodurch das Selbstbewusstsein den Uebergang dazu macht,
allgemeiner Wille zu sein, den Uebergang zur positiven Freiheit
(p. 111)11.

Entaussern ed Entausserung designano dunque, in queste pa-


gine, quella nozione della « rinunzia alla particolarità », mediante
la quale l'individuo si universalizza, che già nella Realphilosophie e
nella Fenomenologia abbiamo tante volte incontrato. Notevoli
sono in particolare le analogie - esplicitamente poste, come si
è visto, dallo stesso Hegel - con la nozione della «Entausserung»
che egli utilizza, sia nella Realphilosophie che nel capitolo « Der
sich entfremdete Geist » della Fenomenologia, a proposito della
tirannide: la « Entausserung », cioè, come positiva universaliz-
zazione dell'io attuantesi però in modo estraniante.

II. Vediamo ora gli usi dei termini nella Scienza della

11 « Questa rinunzia dell'individualità come sé è il momento in cui


l'autocoscienza compie il passaggio per essere volontà universale, il pas-
saggio alla positiva libertà» (trad. cit., p. 171).
Scienza della logica 171

Logica 12 • Come già si è accennato, quest'opera non offre


un materiale molto copioso per la presente ricerca termino-
logica: gli usi di Entausserung, Entfremdung, etc., sono infatti
alquanto scarsi e non particolarmente significativi. Soprattutto,
sono usi assai frammentari, in cui non è possibile (come lo è
stato invece a proposito della Fenomenologia) individuare no-
zioni « prevalenti ». È da sottolineare poi in particolare il fatto
che, pur essendo inseriti in contesti di argomento « logico», gli
usi di Entausserung ed Entfremdung non compaiono però nelle
sezioni specificamente dedicate alla teorizzazione della « oppo-
sizione» 13 • Il che conferma quanto già si è constatato nelle pre-
cedenti opere, il fatto, cioè, che queste parole - contrariamente
ad una opinione corrente - non sono in Hegel i « termini
tecnici » per esprimere l'idea della « opposizione » propria del
secondo momento della dialettica. Esaminiamo ora i singoli passi.
Nella Introduzione alla logica dell'essere (« Womit muss der
Anfang der Wissenschaft gemacht werden? ») troviamo innanzi
tutto due usi del termine che si riallacciano alla Fenomenologia.
Affrontando il problema del «cominciamento », Hegel ricorda
che la « scienza pura », in cui si muove la logica, non è un
che di immediato, ma è il « risultato » del processo fenome-
nologico:
Die Logik ist die reine Wissenschaft, d.i., das reine Wissen in dem
ganzen Umfange seiner Entwicklung. Diese Idee aber hat sich in
jenem Resultate dahin bestimmt, die zur Wahrheit gewordene Ge-
wissheit zu sein, die Gewissheit, die nach der einen Seite, dem
Gegenstande nicht mehr gegeniiber ist, sondern ihn innerlich gemacht
hat, ihn als sich selbst weiss, - und die auf der andern Seite das
Wissen von sich als von einem, das dem Gegenstandlichen gegen-
iiber und nur dessen Vernichtung sei, aufgegeben [hat], dieser Subjek-
tivitat entaussert und Einheit mit seiner Entausserung ist (I, p. 53) 14 •

12 Wissenschaft der Logik, ed. Lasson, Hamburg 19673, 2 voli.


13 Cfr. p. es., vol. II, p. 26 sgg.
14 « La logica è la scienza pura, vale a dire il sapere puro nell'intero
172 Entausscrung, Entfoemclung dalla P11opedeutka alle Vorlcsungcn

Il passo si riallaccia all'ultimo capitolo della Fenomenologia,


e così anche l'uso del termine Entausserung (ed entaussern ). Come
in quel capitolo, infatti, anche qui la parola si riferisce al movi-
mento fondamentale del processo fenomenologico, quello con cui
l'autocoscienza « rinunzia » alla soggettività per se stante per
« porsi » nell'oggetto e conoscerlo come se stessa.
Qualche pagina dopo, sempre nel medesimo discorso sul « co-
minciamento », parlando del processo circolare della scienza, m
cui il Primo è l'Ultimo, e l'Ultimo è Primo, Hegel dice:
So wird noch mehr der absolute Geist, der als die konkrete und
letzte hochste Wahrheit alles Seins sich ergibt, erkannt als am Ende
der Entwicklung sich mit Freiheit entaussernd und sich zur Gestalt
eines unmittelbaren Seins entlassend, zur Schopfung einer Welt sich
entschliessend, welche alles das enthalt, was in die Entwicklung, die
jenem Resultate vorangegangen, fiel, und das durch diese umgekehrte
Stellung mit seinem Anfang in ein von dem Resultate als dem Prin-
zipe Abhangiges verwandelt wird (I, p. 55) 15 •

Anche questo uso di entaussern si riallaccia all'ultimo capi-


tolo della Fenomenologia, in particolare ai passi relativi alla na-

ambito del suo sviluppo. Ma in tal risultato quest'idea si è determinata


come quella che è la certezza fattasi verità, si è determinata cioè come la
certezza che da un lato non sta più di contro all'oggetto, ma lo ha reso
interno, lo conosce come se stessa, - dall'altro lato poi ha anche abban-
donato il sapere di sé come qualche cosa che stia di contro all'oggettività,
e ne sia soltanto la negazione, si è spogliata di questa soggettività ed è
una con questo suo spogliarsi» ( trad. it. di A. Moni, riv. da C. Cesa,
Bari 19682, voi. I, pp. 53-54 ).
IS « Così, meglio ancora, si conosce lo spirito assoluto (che si mostra
qual concreta ed ultima altissima verità di ogni essere) come quello che
al termine dello sviluppo liberamente si estrinseca e si emancipa nella
forma di un essere immediato, - si risolve cioè alla creazione di un mondo,
il quale contiene tutto ciò che era compreso nello sviluppo preceduto a
quel risultato, mentre per questa posizione rovesciata tutto cotesto è
tramutato insieme col suo cominciamento in un che di dipendent(' dal
risultato come dal suo principio» (!rad. cit., voi. I, pp. 56-57).
Scienza della logica 173

tura ed alla storia. Entiiussern esprime quel movimento di « ca-


duta », con cui lo spirito assoluto, dalla pienezza e perfezione
della sua completa attuazione, si lascia « andar via da sé » tor-
nando al suo principio, alla sua immediatezza.
Vi è poi una serie di usi di entiiussern, Entiiusserung, in cui,
nei contesti più vari, i termini sono riferiti a situazioni di « este-
riorità », nelle quali, anziché organicamente unita, la realtà si
presenta « fuori di sé », e quindi scissa in se medesima. Notiamo
in questi passi la preminenza dell'uso riflessivo del verbo o la
mancanza del genitivo nel verbo e nel sostantivo: è prn
frequente infatti in Entausserun,~ ed entaussern, in questi pochi
usi della Logica, il significato di « esser fuori di sé », piuttosto
che quello di « rinunziare ». Viene così chiamata « die entausserte
Reflexion » quella riflessione che cade « al di fuori » di due ter-
mini. Hegel usa questa espressione a proposito del rapporto uni-
tà-differenza quale si configura nella coppia uguaglianza-inugua-
glianza:
Die Identitat und der Unterscbied sind die Momente des Unter-
schiedes innerhalb seiner selbst gehalten; sie sind reflektierte Mo-
mente seiner Einheit. Gleicbbeit und Ungleicbbeit aber sind die
entausserte Reflexion (II, p. 41) 16.

Nelle pagine precedenti, a proposito di tale coppia, Hegel


nota: « Die aussere Reflexion bezieht das Verschiedene auf die
Gleichheit und Ungleichheit. Diese Beziehung, das Vergleichen,
geht von der Gleichheit zur Ungleichheit, und von dieser zu jener
heriiber und hiniiber. Aber dieses heriiber- und hiniibergehende
Beziehen der Gleichheit und Ungleichheit ist diesen Bestim-
mungen selbst ausserlich; auch werden sie nicht aufeinander,

16 « L'identità e la differenza sono i momenti della differenza conte-


nuti dentro lei stessa; son momenti riflessi della sua unità. L'eguaglianza
e l'ineguaglianza invece sono la riflessione esternata» (!rad. cit., voi. II,
r> .:173 ).
174 Entausserung, Entfoemdung dalla Pvopedeutica alle Vorlesungen

sondern jede fiir sich nur auf ein Drittes bezogen. Jede triti
in dieser Abwechslung unmittelbar fiir sich hervor »(II, p. 36) 17 •
« Entausserte » è quindi quella riflessione che collega astrat-
tamente due termini, ponendo fra loro un rapporto soltanto
esterno 18 • Nello stesso senso Hegel dice che, occupandosi dei
rapporti fra i numeri, nell'aritmetica, di quelle entità, cioè, il
cui « elemento » è la differenza divenuta indifferente ( « der
gleichgiiltig gewordene Unterschied » ), il pensiero è in una atti-
vità che è « die ausserste Entausserung seiner selbst » 19 • An-
cora, l'unità negativa dell'Intero che trova la sua consistenza piut-
tosto nella atomistica molteplicità delle parti che nella sua orga-
nicità è « sich en taussert »:
Das Ganze ist als die negative Einheit negative Beziehung auf
sich selbst; so ist sie sich entaussert; sie hat ihr Bestehen an ihrem

17 «La riflessione esterna riferisce il diverso all'eguaglianza e inegua-


glianza. Questo riferimento, il confrontare, va dall'eguaglianza all'inegua-
glianza, e da questa a quella avanti e indietro. Ma questo riferimento,
avanti e indietro, dell'eguaglianza e ineguaglianza è estrinseco a queste de-
terminazioni stesse; perciò anche non vengon esse riferite l'una all'altra,
ma soltanto ciascuna per sé ad un terzo. Ciascuna, in questo avvicenda-
mento, si presenta immediatamente per sé» (trad. cit., vol. II, pp. 467-468).
18 Tale riflessione viene da Hegel chiamata anche « entfremdete Re-
flexion »: « An der sich entfremdeten Reflexion kommen also die Gleich-
heit und Ungleichheit als gegeneinander selbst unbezogene hervor, und
sie trennt sie, indem sie sie auf ein und dasselbe bezieht, durch die Insoferns,
Seiten und Rii.cksichten » (vol. II, p. 36).
19 «L'estrema esteriorazione del pensiero stesso» (trad. cit., voi. I,
p. 230). Riportiamo per intero il passo: « Um der Gleichgiiltigkeit des
Verkniipften gegen die Verkniipfung, der die Notwendigkeit fehlt, willen,
befìndet sich das Denken hier in einer Tatigkeit, die zugleich die ausserste
Entausserung seiner selbst ist, in der gewaltsamen Tatigkeit, sich in de;·
Gedankenlosigkeit zu bewegen und das keiner Notwendigkeit Fahige zu
verkniipfen. Der Gegenstand ist der abstrakte Gedanke der Ausserlichkeit
selbst » (voi. I, p. 208). Ugualmente qualche riga dopo: « [die Zahl] ist
der reine Gedanke der eignen Entausserung des Gedankens ».
Scienza della logica 175

Entgegengesetzten, der mannigfaltigen Unmittelbarkeit, den Teilen (Il,


p. 139) 20 •

La mediazione di forma e materia, m cui queste due entità,


determinandosi l'un l'altra, superano la loro reciproca indif-
ferenza, e ricostituiscono la loro originaria identità, è chiamata
« die Erinnerung ihrer Entausserung » (una contrappos1z10ne,
questa di « Erinnerung » ed « Entausserung », già trovata, come
si ricorda, nell'ultimo capitolo della Fenornenologia):
Die Form bestimmt daher die Materie, und die Materie wird
von der Form bestimmt. - Weil die Form selbst die absolute Identitat
mit sich ist, also die Materie in sich enthalt, ebenso weil die Materie
in ihrer reinen Abstraktion oder absoluten Negativitat die Form in
ihr selbst hat, so ist die Tatigkeit der Form auf die Materie und
das Bestimmtwerden dieser durch jene vielmehr nur das Aufheben
des Scheins ihrer Gleichgiiltigkeit und Unterschiedenheit. Diese Be-
ziehung des Bestimmens ist so die Vermittlung jeder der beiden mit
sich durch ihr eigenes Nichtsein, - aber diese beiden Vermittlungen
sind Eine Bewegung und die Wiederherstellung ihrer urspriinglichen
Identitat- die Erinnerung ihrer Entausserung (II, p. 72) 21 •

20 « Il tutto, come unità relativa, è riferimento negativo a se stesso.


Così cotesta unità è fatta esterna a sé; ha la sua sussistenza nel suo opposto,
nella molteplice immediatezza, nelle parti» {!rad. cit., voi. II, p. 576).
21 « La forma determina quindi la materia, e la materia vien deter-
minata dalla forma. - Siccome la forma stessa è l'assoluta identità con sé,
epperò contiene in sé la materia, parimenti, siccome la materia nella sua
pura astrazione o assoluta negatività ha in lei stessa la forma, cosi l'attività
della forma sulla materia e il venir questa determinata da quella non è
anzi altro che il togliersi della parvenza della loro indifferenza e distinzione.
Questa relazione del determinato è così la mediazione di ciascuna delle
due con sé per mezzo del suo proprio non essere, - ma queste due me-
diazioni sono un unico movimento e la restaurazione della loro originaria
identità, - l'intrinsecazione della loro estrinsecazione» (trad. cit., voi. II,
p. 505). Nello stesso senso e nello stesso contesto cfr. ancora due usi di
entaussern a p. 72, p. 73. Una contrapposizione di erinnern e di entauss-
ern si trova ancora in un altro passo: « Die unvermittelte I dentitat der
Form, wie sie hier noch ohne die inhaltsvolle Bewegung der Sache selbst
176 Entaussemng, Entfremdunig dalla Propedeutica alle Vorlesungen

L'uso negativo di « esser fuori di sé » s1 trova ancora per


Entausserung in un altro passo:
Die Identitat des Seins in seiner Negation mit sich selbst, ist sie
nun Substanz. Sie ist diese Einheit als in ihrer Negation oder als
in der Zufalligkeit; so ist sie die Substanz als Verhaltnis zu sich selbst.
Das blinde Dbergehen der Notwendigkeit ist vielmehr die eigene
Auslegung des Absoluten, die Bewegung desselben in sich, wekhes
in seiner Entausserung vielmehr sich selbst zeigt (Il, p. 184) 22 •

Hegel si riferisce al passaggio della categoria della « necessi-


tà assoluta », in quella della « sostanza ». Queste forme presen-
tano l'assoluto in forma ancora esteriorizzata. Nella sua « auto-
esposizione » (eigene Auslegung) l'Assoluto si mostra ancora qui
« nel suo esser fuori di sé »; « espone » se stesso, ma appunto
nella forma della « esteriorità » (Entausserung ).

gesetzt ist, ist sehr wichtig bemerkt zu werden. Sie kommt an der Sache
vor, wie diese in ihrem Anfange ist. So ist <las reine Sein unmittelbar das
Nichts. Dberhaupt ist alles Reale in seinem Anfange eine solche nur un-
mittelbare Identitiit; denn in seinem Anfange hat es die Momente noch
nicht entgegengesetzt und entwickelt, einerseits aus der Ausserlichkeit sich
noch nicht erinnert, anderseits sich aus der Innerlichkeit durch seine Tatig-
keit noch nicht entiiussert und hervorgebracht; es ist daher nur das Innere
als Bestimmtheit gegen das Aussere und nur das Aussere als Bestimmtheit
gegen das Innere » (voi. II, p. 153 ). Il senso della contrapposizione è però
nel passo ora citato diverso; sia l'« erinnern » che l'« entaussern » sono qui
due movimenti unilaterali, complementari l'uno all'altro (ciò che è « ester-
no » si deve « internare », ciò che è « interno » si deve « esternare » ). Nel
passo riportato nel testo, invece, (voi. II, p. 72) la « Entausserung » rap-
presenta l'« esser fuori» e la « Erinnerung » il superamento di tale este-
riorità.
22 « Questa identità dell'essere nella sua negazione con se stesso è
ora sostanza. Essa è questa unità in quanto nella sua negazione, ossia in
quanto nell'accidentalità; essa è così la sostanza come rapporto a se stessa.
Il cieco passare della necessità è anzi la propria esposizione dell'assoluto,
il movimento in sé di quello che nella sua estrinsecazione mostra anzi
se stesso» (trad. cit., voi. Il, pp. 624-625).
Scienza della logica 177

Un uso negativo di entèiussern, in parte diverso da quelli ora


visti, troviamo in un passo nel quale ricorre anche entfremden:
Ein eigentliches Schicksal hat nur das Selbstbewusstsein; weil es
/rei, in der Einzelheit seines Ich daher schlechthin an und fiir sich
ist und seiner objektiven Allgemeinheit sich gegeniiberstellen und sich
gegen sie entfremden kann. Aber durch diese Trennung selbst erregt
es gegen sich das mechanische Verhaltnis eines Schicksals. Damit
also ein solches Gewalt iiber dasselbe haben ki.inne, muss er irgend-
eine Bestimmtheit gegen die wesentliche Allgemeinheit sich gegeben,
eine T at begangen haben. Hiedurch hat es sich zu einem Besondern
gemacht, und dies Dasein ist als die abstrakte Allgemeinheit zugleich
die fiir die Mitteilung seines ihm entfremdeten Wesens offene Seite;
an dieser wird es in den Prozess gerissen. Das tatlose Volk ist tadel-
los; es ist in die objektive, sittliche Allgemeinheit eingehiillt und
darin aufgeli.ist, ohne die Individualitat, welche das Unbewegte be-
wegt, sich eine Bestimmtheit nach Aussen und eine von der objek-
tiven abgetrennte, abstrakte Allgemeinheit gibt, womit aber auch
das Subjekt zu einem seines Wesens Entausserten, einem Obiekte
wird und in das Verhaltnis der Ausserlichkeit gegen seine Natur und
des Mechanismus getreten ist (II, pp. 370-371) 23 .

Hegel determina nei capitoli dedicati al « meccanismo » (Me-


chanismus) che cos'è il destino. Il destino, in quanto cieco, rien-
tra nella sfera del meccanismo; esso si oppone quindi, propria-

23 «Una vera e propria sorte l'ha soltanto l'autocoscienza; poiché


è libera, nella singolarità del suo Io è quindi assolutamente in sé e per sé
e può contrapporsi alla sua universalità oggettiva e straniarsi da essa. Ma
con questa stessa separazione suscita essa contro di sé il rapporto mecca-
nico di una sorte. Affinché pertanto questa abbia un potere su di lei,
bisogna ch'essa si sia data una qualche determinatezza contro l'universalità
essenziale, abbia commesso un fatto. Con ciò la coscienza di sé si è costi-
tuita come un particolare, e questo esser determinato è come universalità
astratta in pari tempo il lato aperto per la comunicazione della sua essenza
resa a lei estranea; da questo lato la coscienza di sé vien afferrata e
trascinata nel processo. Il volgo che non compie alcun'azione non è sog-
getto a sbagliare; è avvolto nella universalità oggettiva, etica, e dissolto in
quella, senza l'individualità, la quale muove l'immoto, si dà una determi-

12
178 Ell!tausserung, Entfoemdung dalla Pvopedeutica alle Vorlesungen

mente, soltanto a chi ad esso a sua volta si può opporre, soltanto


cioè, ad un essere libero, all'autocoscienza. Per le cose naturali,
infatti, l'essere in preda ad una sorte esteriore, ad una « fremde
Macht », coincide con la loro natura, con la loro essenza, che è
appunto l'accidentalità. Soltanto l'autocoscienza umana, in quan-
to può opporsi a questa oggettiva universalità della sorte, facen-
done qualcosa di a sé estraneo, può sentire veramente la potenza
ostile del destino. Tanto più anzi l'autocoscienza avverte questa
potenza estranea che la trascina nel meccanismo, privandola della
sua essenza che è la libertà, quanto più essa agisce ed afferma con-
tro il destino, nella sua azione, la sua libertà e la sua individualità.
Entfremden designa nel passo il separarsi dell'autocoscienza
dalla « objektive Allgemeinheit » in cui è immersa, l'instau-
rarsi, tra l'io e tale universalità, di un rapporto di estraneità.
Entiiussert significa invece « esser privati di », ed unito al geni-
tivo seines W esens designa la situazione conseguente a quell'atto
di estraneazione, il precipitare dell'autocoscienza nel buio mec-
canismo del destino e la perdita della sua essenza più propria. Il
verbo entiiussern (seguito, come si vede, dal genitivo) esprime
quindi l'idea della « rinunzia », della « privazione», che si con-
figura come una perdita negativa, dolorosa, per la specifica qua-
lità dell'oggetto che viene meno (l'autocoscienza perde infatti la
sua più propria essenza). Sebbene presenti anche qui un senso
negativo, l'uso del verbo si diversifica da quelli incontrati nel pre-
cedente gruppo di passi in cui il significato prevalente era « es-
ser fuori di sé ».
Un altro uso di Entiiusserung si trova infine a proposito del
rapporto essenza-esistenza:

natezza rispetto all'esterno ed una universalità astratta separata dall'uni-


versalità oggettiva; per cui però anche il soggetto diventa qualcosa che
si è spogliato della sua essenza, diventa un oggetto, ed è entrato nel rap-
porto dell'esteriorità contro la sua natura, ossia nel rapporto del mecca-
nismo» (!rad. cit., voi. II, pp. 819-820).
Scienza della logica 179

So ist die Existenz hier nicht als ein Pradikat oder als Bestim-
mung des \Vesens zu nehmen, dass ein Satz davon hiesse: Das Wesen
existiert, oder hat Existenz; - sondern das Wesen ist in die Existenz
iibergegangen; die Existenz ist seine absolute Entliusserung, jenseits
deren es nicht zuriickgeblieben ist. Der Satz also hiesse: Das Wesen
ist die Existenz; es ist nicht von seiner Existenz unterschieden
(II, p. 105) 24 .

Nel passo, Hegel mette in luce il fatto che la esistenza è auto-


mediazione dell'essenza, ed il rapporto, quindi, di continuità che
si pone fra le due categorie. « Die Existenz ist die Reflexion des
Grundes in sich, seine in seiner Negation zu Stande gekommene
Identitlit mit sich selbst, also die Vermittlung, die sich mit sich
identisch gesetzt hat und dadurch Unmittelbarkeit ist » (II,
p. 105) 25 • L'esistenza è pertanto qualcosa in cui l'essenza «mo-
stra » ed « esplica » se stessa, ma in cui, parimenti, si presenta
nella forma della pura immediatezza. Questa situazione viene desi-
gnata da Entiiusserung. Con espressione molto pregnante, Hegel
usa qui il termine nel senso di « estrinsecazione », « esteriorizza-
zione », nel doppio significato di « manifestazione » (essenza ed
esistenza sono infatti tutt'uno) ed «estraneazione» (l'esistenza è
infatti soltanto « immediatezza ») 26 •

24 « Così l'esistenza non è qui da prendersi quasi un predicato o quasi


una determinazione dell'essenza, in modo da poter dire con una propo-
sizione: L'essenza esiste, ossia ha esistenza; ma l'essenza è passata nell'esi-
stenza; questa è la sua assoluta estrinsecazione, al di là della quale l'es-
senza non è rimasta. La proposizione dunque sarebbe: L'essenza è l'esi-
stenza; essa non è diversa dalla sua esistenza» (trad. cit., vol. II, p. 541}.
25 « L'esistenza è la riflessione del fondamento in sé, la sua identità
con se stesso venuta ad essere nella sua negazione; dunque la media-
zione, cht' si è posta come identica con sé, ed è perciò immediatezza »
(!rad. cit., vol. II, p. 541).
26 Nella Scienza della Logica il verbo entaussern compare ancora nel

significato di «spogliarsi di»: « Das Unterscheidende des analytischen


Erkennens hat sich bereits dahin bestimmt, dass ihm als der ersten Pramisse
des ganzen Schlusses die Vermittlung noch nicht angehort, sondern dass es
180 Entauss·erung, Entfoem<lung dalla Pvopedeurica alle Vorlesungen

Non si trovano nella Logica altri usi dei termini oltre questi,
sporadici e casuali, che si sono qui passati in rassegna.

III. Non numerosi, ma importanti, sono invece gli usi di


Entiiusserung, entiiussern, Veriiusserung, veriiussern, unveriiusser-
lich nella Filosofia del Diritto. I vocaboli vi appaiono usati in
un solo contesto, e, precisamente, a proposito del terzo momen-
to della «proprietà», in un'accezione giuridica. Ma, come già
abbiamo potuto constatare a proposito degli usi « giuridici » della
Realphilosophie, i vocaboli acquistano, anche in questa sezione
della Filosofia del Diritto, al di là del senso tecnico, una risonanza
filosofica. Nella Realphilosophie si trattava essenzialmente delle
implicazioni filosofiche della « Entausserung » di una cosa nello
scambio, onde il vocabolo acquistava il doppio significato di
cessione di alcunché ad altri, e di estrinsecazione della volontà
ad altre volontà. Nella Filosofia del Diritto, ugualmente, Entiius-
serung indica innanzi tutto la « cessione » della proprietà; signi-

die unmittelbare, das Anderssein noch nicht enthaltende Mitteilung des


Begriffes ist, worin die Tatigkeit sich ihrer Negativitat entaussert » (voi. II,
p. 443 ); nel senso di « divenir altro da sé »: « Der Grund ist das Unmit-
telbare und das begriindete das Vermittelte. Aber er ist setzende Reflexion;
als solche macht er sich zum Gesetzsein und ist voraussetzende Reflexion;
so bezieht er sich auf sich als auf ein Aufgehobenes, auf ein Unmittelbares,
wodurch er selbst vermittelt ist. Diese Vermittlung als Fortgehen vom
Unmittelbaren zum Grunde ist nicht eine aussere Reflexion, sondern, wie
sich ergeben, das eigne Tun des Grundes, oder, was dasselbe ist, die Grund-
beziehung ist als Reflexion in die Identitiit mit sich ebenso wesentlich sich
entaussernde Reflexion » (voi. II, p. 91); nel senso di «togliersi» (sinoni-
mo di aufheben): « Dieser ist die leere Bewegung der Reflexion, weil sie die
Unmittelbarkeit als ihre Voraussetzung ausser ihr hat. Sie ist aber die
ganze Form und das selbstandige Vermitteln; denn die Bedingung ist nicht
ihr Grund. Indem dieses Vermitteln sich als Setzen auf sich bezieht, ist
es nach dieser Seite gleichfalls ein Unmittelbares und Unbedingtes; es setzt
sich zwar voraus, aber als entaussertes oder aufgehobenes Setzen; das, was
es hingegen seiner Bestimmung nach ist, ist es an und fiir sich selbst »
(voi. II, p. 93 ).
Fzlosofia dcl Diritto 181

ficato assai più complesso ed interessante acquista poi il termine


per la distinzione dei beni in alienabili ed inalienabili che Hegel
vi pone accanto.
Commentiamo ora i paragrafi 65-70:
§ 65. Meines Eigentums kann ich mich entiiussern, da es das
meinige nur ist, insofern ich meinen Willen darein lege, - so dass
ich meine Sache iiberhaupt von mir als herrenlos lasse (derelinquiere),
oder sie dem Willen eines anderen zum Besitzen iiberlasse, - aber
nur insofern die Sache ihrer Natur nach ein Ausserliches lst 27 •

Hegel chiarisce innanzi tutto che è possibile « lasciar andare


via da sé » ( entiiussern) la proprietà, in quanto questa, pur es-
sendo « mia », è tuttavia qualcosa di esteriore. L'oggetto della
proprietà, infatti, la cosa (Sache) è per definizione (§ 42) « das
von dem freien Geiste unmittelbar Verschiedene » « das Ausserl-
iche », « ein Unfreies, Unpersonliches, Rechtloses » 28 , che non
avendo in sé una volontà, viene investita da quella dell'io, che
in essa la pone per dare a sua volta in tal modo una sfera ester-
na alla sua libertà ( § 41 ). La cosa, quindi, che diviene « mia »

27 Grundlinien der Philosophie des Rechts, cit., p. 72. «Della mia


proprietà posso spogliarmi perché essa è mia, soltanto in quanto pongo in
essa la mia volontà; - sì che io lascio andare da me (derelinquo) la mia
cosa, in genere come adespota, o la abbandono in possesso, alla volontà
altrui; - ma soltanto in quanto la cosa è, per sua natura, un che di este-
riore» (trad. it. di G. Messineo, Bari 1954, p. 74). Riportiamo l'analoga
trattazione della Philosophische Propadeutik: « lch kann mich meines
Eigenthums entaussern und dasselbe kann durch meinen freien Willen an
Andere iibergehen. [ ... ] Insofern etwas mein Eigenthum ist, habe ich es
zwar mit meinem Willen verbunden, aber diese Verbindung [st keine
absolute. Denn wiire sie eine solche, so miisste mein Wille seinem Wesen
nach in dieser Sache liegen. Sondern ich habe meinen Willen hier nur zu
etwas Besonderem gemacht und kann, weil er frei ist, diese Besonderheit
wieder aufheben » (p. 61, § 12).
28 « L'immediatamente diverso dallo spirito libero », « l'esteriore », «un
che di non libero, di impersonale, di privo di diritti » (trad. cit., p. 58).
182 Entaussenmg, Entfremdung dalla Pvopedeutica alle Vorlesungen

soltanto per un mio atto di volontà, ma che di per sé mi è este-


riore, può, per un altro « mio » atto di volontà, essere di nuovo
resa esteriore e quindi abbandonata senza alcun danno. Il verbo
entaussern viene usato per designare tale atto di rinunzia in sé
non negativo, che non arreca dolore o perdita, ed ha anzi (come
nella Realphilosophie) la positiva funzione di «oggettivare» la
volontà, di farla incontrare ed unire con le « altre » volontà.
Così infatti Hegel si esprime nel § 73:
Ich kann mich eines Eigentums nicht nur als einer ausserlichen
Sache entaussern, sondern muss Jurch den Begriff mich desselben
als Eigentums entaussern, damit mir mein Wille als daseiend, ge-
genstandlich sei. Aber nach diesem Momente ist mein Wille als
entausserter zugleich ein anderer. Dies somit, worin diese Notwendig-
keit des Begriffes reell ist, ist die Einheit unterschiedener Willen,
in der also ihre Unterschiedenheit und Eigentiimlichkeit sich auf-
gibt (p. 79) 29 •

L' « entaussern » che ha ad oggetto la cosa è quindi una ri-


nunzia che non lede la volontà, ma anzi la « estrinseca » nel mon-
do delle altre volontà.
Spiegata in tal modo la possibilità di alienare la proprietà,
per la sua natura esteriore, Hegel contrappone quindi ad essa quei
beni che per la loro diversa qualità sono viceversa inalienabili:
§ 66. Unverausserlich sind daher diejenigen Giiter, oder vielmehr
substantiellen Bestimmungen, sowie das Recht an sie unverjahrbar,
welche meine eigenste Person und das allgemeine \'V' esen meines

29 « lo non soltanto posso privarmi di una proprietà come di cosa


esterna, ma devo, per mezzo del concetto, spogliarmi della medesima, in
quanto proprietà, affinchè la mia volontà, in quanto esistente, sia oggettiva
per me. Ma, in conformità di questo momento, la mia volontà, in quanto
alienata, è insieme un'altra. Quindi, ciò in cui questa necessità del con-
cetto è reale, è l'unità delle diverse volontà, nella quale, pertanto, la loro
diversità e particolarità si abbandona» (trad. cit., pp. 80-81). Nelle ultime
righe del paragrafo Hegel specifica che questa « comunanza » è tuttavia
ancora casuale, dato che la volontà è, in questo grado, « per sé peculi11re ».
Filoso/ ia del Diritto 183

Selbstbewusstseins ausmachen, wie meine Personlichkeit iiberhaupt,


meine allgemeine Willensfreiheit, Sittlichkeit, Religicn (p. 72) 30 •

È quindi inalienabile tutto ciò che non appartiene a me sol-


tanto per un mio atto di volontà, ma che fa parte intrinseca della
mia personalità, e che non posso pertanto mai rendere a me este-
riore. Ogni alienazione di questi beni è una situazione di perdita
e danno, che lede la personalità. Rimane tuttavia da chiarire come
possano essere alienati simili beni, dal momento che apparten-
gono alla persona necessariamente. È quanto Hegel spiega nella
annotazione al paragrafo:
Dass das, was der Geist seinem Begriff nach oder an sich ist,
auch im Dasein und fiir sich sei, (somit Person, das Eigentums fahig
sei, Sittlichkeit, Religion habe), - diese Idee ist selbst sein Begriff
[ ... ]. In eben diesem Begriffe, nur durch sich selbst und als unend-
liche Riickkehr in sich aus der natiirlichen Unmittelbarkeit seines
Daseins, das zu sein, was er ist, liegt die Moglichkeit des Gegensatzes
zwischen dem, was er nur an sich und nicht auch fiir sich ist,
sowie umgekehrt zwischen dem, was er nur fiir sich, nicht an sich
ist. [ ... ]; und hierhin die Moglichkeit der Entiiusserung der Person-
lichkeit und seines substantiellen Seins (p. 72) 31 •

30 « Quindi sono inalienabili quei beni, o più tosto quelle determina-


zioni sostanziali, così come è imprescrittibile il diritto ad esse, le quali
costituiscono la mia persona più propria e l'essenza universale della mia
autocoscienza, come la mia personalità in generale, la mia universale li-
bertà di volere, eticità, religione» (trad. cit., p. 74). Cfr. anche, Phil. Prop.,
p. 62, § 13: « Unverausserlich sind diejenigen Giiter, die nicht so sehr mein
Besitz oder Eigenthum sind, als sie vielmehr meine eigenste Person aus-
machen oder in meinem Wesen enthahen sind, als Freiheit des WH!ens,
Sittlichkeit, Religion, u.s.f. ».
3l « Il fatto che ciò che lo spirito è, secondo il suo concetto o in sé,
è anche nell'esistenza e per sé (quindi che la persona è capace di proprie-
tà e che ha eticità, religione), - questa idea è anche il suo concetto [ ... ].
Appunto in questo concetto di essere ciò che esso è, soltanto per mezzo
di se stesso e come infinito ritorno in sé, dall'immediatezza naturale della
sua esistenza; sta la possibilità dell'antitesi tra ciò che è soltanto in sé e
non anche per sé, come, viceversa, tra ciò che è soltanto per sé e non in sé
184 Entausserung, Entfoemdung dalla Pvopedeut~ca alle Vorlesungen

Tale alienazione della personalità è dunque possibile soltanto


quando tali beni appartengano all'io solo « in-sé » ma non an-
cora « per-sé». Nell'annotazione al § 57, con un'argomentazione
simile a questa, Hegel ha giustificato l'esistenza della schiavitù,
che Hùn è un « torto » in assoluto, proprio perché l'uomo non è
libero « per natura » ma lo diventa nel corso della storia. Quando
non ha ancora preso « possesso » della sua libera personalità, le
determinazioni della essenza sostanziale della persona sono este-
riori, e possono come tali cadere in possesso altrui. Hegel porta
quindi esempi di « Entausserung der Personlichkeit »:
Beispiele von Entausserung der Personlichkeit sind die Sklaverei,
Leibeigenschaft, Unfahigkeit Eigentum zu besitzen, die Unfreiheit
desselben u.s.f.; Entausserung der intelligenten Verniinftigkeit, Mo-
ralitat, Sittlichkeit, Religion kommt vor im Aberglauben, in den
anderen eingeraumten Autoritat und Vollmacht, mir, was ich fiir
Handlungen begehen solle [ ... ], mir, was Gewissenspflicht, religiose
Wahrheit sei u.s.f. zu bestimmen und vorzuschreiben (pp. 72-73) 32 •

Contrariamente quindi al caso precedentemente analizzato da


Hegel (cessione di una «cosa»), in cui l'atto di « entaussern »
appariva non soltanto non lesivo della personalità, ma tale anzi
da completarla ed arricchirla, qui la « Entausserung » si configu-
ra come una situazione nettamente negativa, come una perdita
della libertà e di altri beni essenziali. Il vocabolo ha dunque un
doppio uso,positivo e negativo, e, ciò che appare più rilevante,

[ ... ]; - e sta in ciò la possibilità dell'alienazione della personalità e del


proprio essere sostanziale» (!rad. cit., p. 74 ). Cfr. Phil. Prop., p. 62 (annot.
§ 13).
32 « Esempi di alienazione della personalità sono: la schiavitù, la ser-
vitù, l'incapacità di possedere proprietà, la non libertà della medesima etc.;
un'alienazione della razionalità intelligente, della moralità, dell'eticità, della
religione, si presenta nella superstizione, e nell'autorità e nel potere, ceduto
ad altri, di determinare e di prescrivere a me ciò che io debbo compiere
come azioni [ ... ] , a me, che cosa sia obbligo di coscienza, verità, religione
etc.» (!rad. cit., pp. 74-75).
Filosofia del lJiritto 185

tale duplicità è strettamente collegata alla distinzione fra l' « alie-


nabile» e l'« inalienabile». È infatti la natura «alienabile» o
« inalienabile » del« quid » ceduto che qualifica l'atto di « Entaus-
serung » come positiva rinunzia o come perdita dolorosa.
La nozione espressa qui dal vocabolo Entausserung è quindi
essenzialmente quella di « rinunzia », « cessione », che non ha in
se stessa alcuna coloritura in senso negativo o positivo. Notiamo
inoltre che nell'uso positivo, in cui designa la cessione di un bene
alienabile, cessione che ha la positiva funzione di estrinsecare la
volontà alle altre volontà ( § 73 ), si ritrova in entaussern l'idea,
tanto frequentemente incontrata nella Fenomenologia e nella
Realphilosophie, dell'apertura dell'io verso l'alterità 33 •
Vale la pena, infine, di citare anche il § 6 7, nel quale il

33 Interessante segnalare il commento di M. Rossi a queste pagine


della Filosofia del Diritto, da cui traspare quell'ambiguità - cui si è ac-
cennato nell'Introduzione - esistente in questa, come in altre interpreta-
zioni, nella considerazione del problema dell'« alienazione» in Hegel. II
Rossi, come si è brevemente accennato nell'Introduzione, vede una doppia
formulazione del concetto hegeliano di «alienazione»: una, giovanile (pe-
riodo di Berna), in cui tale concetto si identifica con quello di « eterono-
mia» morale, religiosa, politica; una seconda, più tarda (da Francoforte in
poi), in cui l'« alienazione» «diviene l'uscir fuori di sé dell'Intero, o as-
soluto, o Idea, il momento della sua particolarizzazione o determinazione
che deve risolvere il problema capitale dell'articolazione della totalità»
(Rossr, op. cit., pp. 605-606). Tale individuazione dcli'« alienazione» è
stata compiuta dal Rossi solo in parte sulla base dei termini Entiiusserung,
Entfremdung, presentandosi piuttosto la sua come una ricerca sull'idea della
opposizione dialettica. Ora, a proposito dei passi della Filosofia del Diritto
riportati sopra, dopo aver commentato la fondazione dialettica della ina-
lienabilità, Rossi nota: «Non ci troviamo di fronte ad un'alienazione del-
l'Intero; per un momento Hegel è tornato essenzialmente al significato
bernese dell'alienazione come eteronomia, e della inalienabilità come au-
tonomia, etica soprattutto [ ... ] bisogna riconoscere che la categoria della
alienazione trova qui un'applicazione alquanto diversa dagli schemi con-
sueti della dialettica di Hegel » (p. 608). Risulta chiaro da questo com-
mento che il Rossi, parlando qui di «categoria dell'alienazione», intende
precisamente la nozione espressa dal termine Entiiusserung. Egli adotta,
186 Entausserung, Entftiemdu11rg dalla Propedeutica alle Vorlesungen

vocabolo V erausserung (ed il verbo veraussern) viene usato, sem-


pre col senso di « rinunzia », per indicare la cessione delle proprie
attitudini:
Von meinen besonderen, korperlichen und geistigen Geschicklich-
keiten und Méiglichkeiten der Tatigkeit kann ich einzO!lne Produk-
tionen und einen in der Zeit beschriinkten Gebrauch an einen andern
veriiussern, weil sie nach dieser Beschrankung ein ausserliches
Verhaltnis zu meiner Totalitiit und Allgemeinheit erhalten. Durch
die Verausserung meiner ganzen durch die Arbeit konkreten Zeit,
und der Totalitat meiner Produktion wiirde ich das Substantielle
derselben, meine allgemeine Tatigkeit und Wirklichkeit, meine Person-
lichkeit, zum Eigentum eines anderen machen (pp. 73-74) 34 •
Ritorna qui l'idea della distinzione fra l'alienabile e l'inalie-
nabile: la « Verausserung » di singoli prodotti per un tempo li-
mitato è lecita, la « Verausserung » di tutti i prodotti e di tutto

pertanto, in questo punto, un criterio terminologico, che non ha invece


seguìto quando ha analizzato l'idea di alienazione nelle altre opere di Hegel
(in cui, come si è detto, l'alienazione viene piuttosto identificata, apriori-
sticamente, con quella di « opposizione » ). Se avesse seguito il medesimo
criterio, per indagare I'« alienazione» nella Filosofia del Diritto, egli non
avrebbe dovuto fermarsi sulla « Entiiusserung des Eigentums », bensì, sul
modo in cui Hegel utilizza, in quest'opera, la opposizione dialettica. E così,
parimenti, per dimostrare la « sfasatura » fra la Filosofia del Diritto e le
altre opere mature, egli avrebbe dovuto, coerentemente, portare l'indagine
sulla struttura della dialettica. È. chiaro infatti che quella che Hegel chia-
ma in questi paragrafi Entiiusserung, non è una nozione corrispondente al
secondo momento della dialettica. Il Rossi non può quindi affermare che
la opposizione e la dialettica hanno in quest'opera un ruolo diverso, basan-
dosi sul significato che assume in questo punto il termine Entiiusserung.
Senza contare poi il fatto (sottolineato tra l'altro dallo stesso Rossi), che
questa concezione della inalienabilità non presuppone affatto il concetto di
individuo (contrapposto a quello di Intero), ma, anzi, piuttosto il contrario.
34 « Delle mie attitudini particolari, corporali e spirituali e delle pos-
sibilità dell'attività posso alienare prodotti singoli ad un uso limitato nel
tempo da parte di un altro, poiché esse mantengono, giusta tale limitazione,
un rapporto esterno con la mia totalità ed universalità. Con l'alienazione
di tutto il mio tempo concreto, per mezzo del lavoro, e della totalità del
mio prodotto, renderei proprietà di un altro la sostanzialità di essi, la mia
Le Vorlesungen 187

il tempo di lavoro, rende l'uomo proprietà di un altro. Non si


può non rilevare, inoltre, una evidente assonanza che si produce
con la nozione marxiana di « alienazione », sottolineata con inte-
resse anche dagli interpreti 35 • L'uso di Verausserung presenta co-
munque, anche in questo paragrafo, una accezione t1p1camente
giuridica, uguale a quella riscontrata nei paragrafi precedenti.

IV. Analizziamo ora gli usi dei vocaboli che si trovano nelle
Lezioni pubblicate postume. Come per le precedenti opere, cer-
chiamo anche qui, innanzi tutto, di individuare, nell'uso di que-
ste parole, spesso frammentario e non sempre filosoficamente in-
teressante, alcune nozioni prevalenti.
Particolarmente copiosi appaiono, in queste ultime opere di
Hegel, i contesti religiosi in cui si inseriscono i termini da noi
ricercati; all'interno di tali contesti religiosi, è possibile deter-
minare, con le varie sfumature che ora metteremo in luce, una
serie di nozioni che con maggior frequenza vengono designate da
Entausserung ed Entfremdung.
Già nella Realphilosophie e nella Fenomenologia abbiamo tro-
vato numerosi usi di Entausserung in riferimento all'incarnazione.
Un analogo uso appare frequentemente, come ora vedremo, nella

universale attività e realtà, la mia personalità (trad. cit. p. 75). Cfr. Philos.
Prop., p. 62: « Kann ich den bestimmten Gebrauch von meinen geistigen
und korperlichen Kraften und die Sache, die ich in Besitz habe, veraussern.
[ ... ] kann der Mensch nicht den ganzen Gebrauch seiner Krafte veraussern:
er wi.irde sons t se in e Persiinlichkei t veraussern ».
35 Cfr. Rossr, op. cit., p. 608: «L'accenno al 'tempo di lavoro' fa il
grande interesse di questo paragrafo, che sembra anticipare addirittura la
concezione marxista dell'operaio nell'industria moderna ». L'analogia vale,
naturalmente, solo per la « Verausserung » negativa. La « Verausserung »
di ciò che è alienabile (attitudini particolari, ecc.) è per Hegel, come si è
visto, un fatto non negativo. In quest'uso di V eriiusserung manca inoltre
l'idea della « oggettivazione », che è componente essenziale, invece, della
nozione marxiana di alienazione. I termini appaiono ancora - sempre
in accezione giuridica, - a p. 57, 63, 75, 76, 78, 80, 81, 83, 85, 86.
188 Entauss~rung, Entfoemdung dalla Pvopedeutka alle Vorle~ungen

Philosophie der Religion. L'incarnazione è presentata da Hegel,


come si è già visto, come una « degradazione » della figura divina
nell'umana, che tuttavia, in quanto rappresenta uno sviluppo del-
l'essenza « astratta » del Padre, ha anche un valore positivo.
L'aspetto di « degradazione » viene « tolto » quando, con la
morte di Cristo, questa singolarità puramente umana viene rias-
sunta di nuovo nell'essenza divina, tramutandosi in una delle
tre « persone » della trinità. Entausserung presenta dunque, in
questo uso, un senso prevalentemente negativo, a cui si accom-
pagna (ma questo vale, come è ben noto, per qualsiasi momento
« negativo » della dialettica) l'idea posltlva dello « sviluppo »
dell'astratto. Così per esempio nel seguente passo della Philo-
sophie der Religion:
Die Sinnlichkeit, unmittelbare Einzelheit wird ans Kreuz gesch-
lagen. In dieser Umkehrung zeigt sich aber dann auch, dass diese
Entausserung Gottes zur menschlichen Gestalt nur eine Seite des
gi:ittlichen Lebens ist; denn diese Entausserung und M'lnifestation
wird in dem Einen, der so erst als Geist fiir den Gedanken und
fiir die Gemeinde ist, zuriickgenommen: dieser einzelne, existierende,
wirkliche Mensch wird aufgehoben und als Moment, als eine der
Personen Gottes in Gott gesetzt 36 •

Entausserung esprime ancora, in un altro passo della stessa


opera, l'idea della « finitizzazione » presente nell'incarnarsi di
Dio:
Es ist die unendliche Liebe, dass Gott sich mit dem ihm Frem-
den identisch gesetzt hat, um es zu ti:idten. Dies ist die Bedeutung
des Todes Christi. Christus hat die Siinde der Welt getragen, hat
Gott versi:ihnt, heisst es.

36 Vorlesungen iiber die Philosophie der Religion, cit., abbreviato d'ora


in poi Phil. Rel.), voi. II, p. 125. «La sensibilità, la singolarità immediata,
viene colpita a morte sulla croce. In questo capovolgimento si mostra an-
che che questa esteriorizzazione del Dio in figura umana è soltanto un lato
della vita divina; poiché questa esteriorizzazione e manifestazione viene
Le Vorlesungen 189

Dieser Tod ist ebenso wie die hochste Verendlichung zugleich das
Aufheben der natiirlichen Endlichkeit, des unmittelbares Daseins und
der Entausserung, die Auflosung der Schranke (II, p. 302) 37 •

Ed ancora, il dio incarnantesi è « die Subjektivitat, die sich


unendlich entaussert », la soggettività che infinitamente si este-
riorizza, e che raggiunge con ciò il punto più alto dell'apparenza
( « die ausserste Spitz der Erscheinung ») 38 •
In un altro passo, invece, nelle Lezioni sulla filosofia della
storia, Hegel distingue fra una manifestazione del Dio nella pura
natura, come è concepita per esempio nella religione greca, e
l'incarnazione (dove il Dio appare in un figlio), affermando che
la prima è una assoluta esteriorizzazione (Enti:iusserung), la se-
conda un'estrinsecazione in qualcosa di spirituale:
In dieser Weise der religiosen Anschauung der Griechen ist die

ripresa nell'unità, che soltanto allora è spirito per il pensiero e per la co-
munità, e questo essere umano singolo, esistente, reale, viene tolto e posto
in Dio come momento, come una delle persone di Dio ».
37 « È l'amore infinito che ha fatto sì che Dio si sia eguagliato con
ciò che a lui è estraneo, per ucciderlo. Questo è il significato della morte
di Cristo. Che Cristo si è assunto i peccati del mondo, che ha riconciliato
Dio, questo vuol dire. Questa morte è nello stesso tempo la più alta fini-
tizzazione ed il togliersi della finitezza naturale, dell'esserci immediato e
dell'esteriorizzazione, la risoluzione del limite».
38 « Der Eine der ji.idischen Religion ist im Gedanken, nicht in der
Anschauung, eben darum nicht zum Geist vollendet. Die Vollendung zum
Geiste heisst eben die Subiektivitat, die sich unendlich entaussert und
aus dem absoluten Gegensatze, aus der aussersten Spitze der Erscheinung
zu sich zuruckkehrt » (voi. II, p. 284). Cfr. anche p. 315: « Der Geist ist
die unendliche Ri.ickkehr in sich, die unendliche Subjektivitat, nicht als vor-
gestellte, sondern als die wirkliche, gegenwartige Gottlichkeit - also nicht
das substantielle Ansich des Vaters, nicht das Wahre in dieser gegenstandli-
chen Gestalt des Sohnes, sondern das subjektiv Gegenwartige und Wirkliche,
das eben selbst so subjektiv gegenwartig ist als die Entausserung in jene ge-
genstandliche Anschauung der Liebe und ihres unendlichen Schmerzes und
als die Ruckkehr in jener Vermittlung. Das ist der Geist Gottes oder Gott
als gegenwartiger, wirklicher Geist, Gott in seiner Gemeinde wohnend ».
190 Entauss·erung, Entfoemdung dalla Pmpedeutica alle Vorlesungen

Vielgotterei unmittelbar erhalten. Sobald Gott im Fleische ersch-


eint, so ist unmittelbar nur ein Gott. Man sagt wohl, Gott erscheine
in der Natur, in dem ganzen Menschengeschlecht, damit aber bleibt
man noch bei der Entausserung stehen, bei einer verausserlichten
Erscheinung: denn man versteht darunter, dass er gera<le nicht als
Gott erscheint. Als Gott erscheinend aber erscheint er als Sohn und
zwar als ein Sohn 39 •

In questo passo (nel quale si nota anche l'uso di verausser-


lichen ), Entausserung designa in senso negativo un totale esser
fuori di sé del Dio.
Sempre all'interno <li contesti religiosi, il termine Entaus-
serung designa anche, frequentemente, l'atto di « rinunzia », strut-
turantesi in vari modi nelle varie religioni, al finito, con cui il
singolo si eleva a Dio. Il « Nirvana » si raggiunge tramite una
« Entausserung von allem »:

Sie setzen das Hochste in das Nichts und lehrcn, der Mensch
mi.isse es dahin bringen, dass er allen besonderen Gedankcn entsage
und sich ganz in die Leerheit, in das Unbewegte senkte. Fo selbst
wird als ein Verstorbener betrachtet. Das Hochste ist, sich durch
Entausserung von allem mit ihm zu vereinigen. Diese Ruhe heisst
das Nirvana, und in Beziehung auf diese Leere wird das Nichts als
das absolut Wahre ausgesprochen. In dieses Nichts soli sich der
Mensch ergeben und versenken (II, p. 329) 40 .

L'« Entausserung », concepita in questo passo come una ri-

39 Philosophie der W eltgeschichte, ed. Lasson, Leipzig 1920-23 (ab-


breviato d'ora in poi W eltg.), vol. III, p. 581. « In questa guisa dell'intui-
zione religiosa dei Greci è immediatamente contenuto il politeismo. Ap-
pena Dio appare nella carne, esso è immediatamente soltanto un singolo
Dio. Si dice, sì, che D10 appare nella natur~, in tutto il genere urna.no;
;na con ciò si resta fermi all'estrinsecazione, alla manifestazione esterioriz-
!l:ata; perché con ciò si intende che esso appunto non si manifesta come
Dio. Apparendo come Dio egli appare bensì come figlio e anzi come un
figlio» {trad. it. di G. Calogero e C. Fatta, Firenze 1963 2 , vol. III, p. 67).
40 « Per essi la realtà suprem'l è il nulla, e l'uomo deve giungere a
Le V orlesungen 191

nunzia totale, come un annientamento, si ricollega alla « alienatio


mentis » che produce l'estasi mistica, di cui si trovano copiosi
esempi negli scrittori cristiani 41 . Nella religione cristiana, invece,
la « Entausserung » è concepita essenzialmente come una posi-
tiva « rinunzia » al finito, che permette all'autocoscienza di rag-
giungere la sua vera universalità. Come la morte di Cristo significa
il superamento della finitezza e l'attuarsi pieno dello « spirito»,
così ogni uomo, nota Hegel, per farsi esso stesso spirito, deve
ripetere in sé quel processo, e « morire » ad ogni finitezza e
particolarità, guadagnando a sé la sua vera universalità. Questa
« rinunzia », questo abbandono del finito, viene desigrato da
Hegel m diversi passi con Entausserung ed entaussern;
Es ist schon bemerkt worden, dass erst nach dem Tode Christi
der Geist ilber seine Freunde kommen konnte, dass sie da erst die
wahrhafte Idee Gottes zu fassen vermochten, dass namlich in Christus
der Mensch erlost und versohnt ist; denn in ihm ist der Begriff der
ewigen Wahrheit erkannt, dass das Wesen des Menschen der Geist
ist, und dass er nur, indem er sich seiner Endlichkeit cntaussert und
sich dem reincn Selbstbewusstsein hingibt, die Wahrheit erreicht 42 •

rinunziare ad ogni pensiero particolare, per immergersi completamente nel


vuoto, nell'immobilità. Lo stesso Fo viene considerato come un defunto.
Il fine supremo è di congiungersi con lui, spogliandosi di tutto. Questa
tranquillità si chiama il Nirvana, e in connessione con tale dottrina il nulla
è considerato la verità assoluta. L'uomo deve abbandonarsi e sprofondare
in questo nulla» (trad. cit., voi. Il, p. 76).
41 Cfr. AGOSTINO, Enarr. in Psalmos, 103, 3-2: « Ilio igitur orante
[Petrus] facta est illi mentis alienatio, quam Graeci ecstasin dicunt; is
est, aversa est mens eius a consuetudine corporali ad visum quemdam con-
templandum, alienata a praesentibus »; ivi, 67, 36: « Ecstasi namque est
mentis excessus, quod aliquando pavore contingit; nonnumquam vero per
aliquam revelationem alienatione mentis a sensibus corporis, ut spiritui
quod demostrandum est demonstretur ».
42 W eltg., voi. III, p. 741. «Si è già osservato che solo dopo ìa morte
di Cristo lo spirito poteva discendere sui suoi amici, che solo allora essi
poterono comprendere la vera idea di Dio, cioè che in Cristo l'uomo è re-
dento e riconciliato: in lui è infatti riconosciuto il concetto dell'eterna
192 Entausserung, Entfremdung dalla Propedeutica alle Vorlesungen

Die Zuriickdriingung auf das innere Selbstbewusstsein, die in die-


ser Umkehrung enthalten ist, ist nicht die stoische, die denkend durch
die Starke des eignen Geistes W erth hat und in der W elt, in der
Natur, in den natiirlichen Dingen und im Erfassen derselben die
Realitat des Denkens sucht, die somit ohne den unendlichen Schmerz
ist und zugleich in durchhaus positiver Beziehung auf das Welt-
liche steht - sondern ist jenes Selbstbewusstsein, das sich seiner Be-
sonderheit und Eigenheit unendlich entaussert und nur in jener
Liebe, die in dem unendlichen Schmerze enthalten ist und aus ihm
kommt, unendlichen Werth hat 43 •

Questo atto di « entaussern » con cui l'uomo si eleva a Dio


appare quindi diverso da quello del Nirvana. Il vocabolo esprime
sempre l'idea dell'abbandonare, ma in questi passi in senso del
tutto positivo: tale « Entausserung » è il mezzo attraverso cui
l'individuo raggiunge la sua vera essenza. Quest'uso di entaussern
è particolarmente interessante in quanto, come si vede, all'idea
della rinunzia, dell'abbandono, intesa come un momento neces-
sario per l'elevarsi dell'uomo a Dio, si unisce l'idea, più specifica,
della rinunzia alla particolarità, con cui l'individuo acquista con-
sapevolezza della sua vera essenza. Come già si notava a propo-
sito di un passo della Realphilosophie 44 , nella religione cristiana
si ripete, su un piano più alto, quella stessa « Bildung » dell'in-

verità, che l'essenza dell'uomo è lo spmto, che solo spogliandosi della sua
finitezza e affidandosi alla pura autocoscienza egli raggiunge la verità »
(trad. cit., voi. III, p. 256).
43 Phil. Rel., voi. II, p. 312. « II ritorno alla interiorità dell'autoco-
scienza, che è contenuto in questo capovolgimento, non è quello stoico,
che pensando ha valore attraverso le forze del proprio spirito, e ricerca
nel mondo, nella natura, nelle cose naturali e nella loro comprensione la
realtà del pensiero, che è pertanto priva dell'infinito dolore e parimenti
in un rapporto assolutamente positivo col mondano-- ma è quell'auto-
coscienza che si aliena infinitamente della sua particolarità e peculiarità,
e che ha infinito valore soltanto in quell'amore che è contenuto nell'infi-
nito dolore e che da esso proviene».
44 Cfr. cap. I, p. 79 sgg.
Le Vorlesungen 193

dividuo che all'interno dello spirito oggettivo lo portava, tramite


la rinunzia alla particolarità, a farsi membro vivente dello stato-
organismo. E dato che tale « Bildung-Entausserung » coincide qui
con la rinunzia al « weltlich » (si veda, nel passo citato, il para-
gone con l'autocoscienza stoica che si ritrae in sé senza perve-
nire ad un vero superamento della realtà sensibile), nel vocabolo
viene ad essere espressa ugualmente la nozione più propriamente
religiosa della rinunzia all'esistenza sensibile.
Tale « rinunzia », essendo una piena liberazione dal « finito»,
è del tutto positiva: non vi è alcuna scissione, ma soltanto la
raggiunta consapevolezza della propria soggettività universale.
Hegel analizza viceversa il caso in cui l'elevarsi a Dio non si
accompagna a questa completa liberazione dal finito; si produce
allora effettivamente una situazione di scissione, perché l'indi-
viduo vive nello stesso momento « al di là » e « al di qua », ane-
lante al cielo, ma ancora avvinto alla terra. Questo avviene
per esempio nella religione puramente soggettiva, di cui Hegel
parla nella Philosophie der Religion, nella quale c'è un vago
anelare a Dio senza che di esso si abbia una rappresentazione
« oggettiva » e « sostanziale »:
Bleibt das Substantielle nur im Herzen eingeschlossen, so ist es
nicht als das Hèihere anerkannt und Gott ist selbst nur etwas Su-
bjektives und die Richtung der Subjektivitat bleibt hèichstens ein
Linienziehen ins Leere. Denn das Anerkennen eines Hoheren, das
dabei noch ausgesprochen werden mag, dies Anerkennen eines Un-
bestimmten, diese Linien, die danach hingezogen werden, haben keinen
Halt, keine Verbindung durch das Objektive selbst und sind und
bleiben einseitig unser Thun, unsere Linien, ein Subjektives, und das
Endliche kommt nicht zur wahrhaften, wirklichen Entausserung
seiner selbst, wahrend im Cultus der Geist im Gegentheil sich von
semer Endlichkeit losmachen und in Gott sich fohlen und wissen
soll 45 .

Anche in questo passo, la vera effettuale « Entausserung » del

45 Phil. Rel., val. I, pp. 84-85. « Se il sostanziale rimane chiuso soltanto

13
194 Entausserung, Entfoemdung dalla Priopedeutica alle Vorlesungen

finito appare un movimento positivo con cui l'uomo si eleva a


Dio, trovando in ciò una più alta consapevolezza di sé. Su questa
situazione di « scissione » di chi, ancora legato al finito, aspira
a qualcosa di più alto, Hegel si sofferma ancora in un passo,
nel quale appare anche il vocabolo entfremden ed in cui il verbo
entaussern è usato in un senso opposto a quello ora visto:
Im religiOsen Gefiihl bin ich daher mir selbst entaussert, denn
das Allgemeine, das an und fiir sich seiende Denken, ist die Negation
meiner besondern empirischen Existenz, die dagegen als ein Nichtiges,
das nur im Allgemeinen seine Wahrheit hat, erscheint. Das religiose
Verhaltnis ist Einigkeit, aber enthalt clic Kraft des Urtheils. Indem
ich das Moment der empirischen Existenz fiihle, so fiihle ich jene
Seite des Allgemeinen, der Negation als eine ausser mir fallende
Bestimmtheit, oder indem ich in dieser bin, fiihle ich mich in meiner
empirischen Existenz mir entfremdet, mich verlaugnend, und mein
empirisches Bewusstsein negirend (I, p. 140) 46 •

Hegel analizza il sentimento (Gefiihl), la prima delle mani-


festazioni della « coscienza » religiosa ed il conflitto che in esso
si presenta fra « empirico » ed « universale ». Questo conflitto

nel cuore, non è riconosciuto come ciò che vi è di più alto, ed anche Dio
è soltanto qualcosa di soggettivo, e la tendenza della soggettività rimane
tutt'al più un tracciare linee nel vuoto. Poiché il riconoscimento di qual-
cosa di più alto, che a questo punto non può ancora essere espresso, que-
sto riconoscimento di un che di indeterminato, queste linee che quindi
vengono tracciate, non hanno alcuna stabilità, alcun legame attraverso l'og-
gettività stessa, e sono e rimangono unilateralmente un nostro agire, no-
stre linee, un che di soltanto soggettivo, ed il finito non perviene ad una
vera e reale rinunzia a se stesso, laddove nel culto lo spirito, all'opposto,
si deve liberare della sua finitezza e sapersi e sentirsi in Dio ».
46 « Nel sentimento religioso io sono perciò a me stesso esteriore,
poiché l'universale, il pensare che è in sé e per sé, è la negazione della
mia esistenza particolare, empirica, che appare viceversa come un che di
nullo che ha la sua verità soltanto nell'universale. Il rapporto religioso è
unità, ma contiene la potenza separante del giudizio. Mentre io sento il
momento dell'esistenza empirica, sento quel lato dell'universale, della ne-
gazione, come una determinatezza che cade al di fuori di me, oppure, men-
Le Vorlesungen 195

per cui uno dei due termini esclude l'altro, produce una situa-
zione di scissione: l'io è ancora empirico e nell'aspirare all'uni-
versale nega se stesso, mentre se afferma se stesso come io empirico,
l'universale gli appare qualcosa di lontano e di estraneo. Il verbo
entaussern ha dunque nel passo un uso del tutto diverso da quello
visto in precedenza, e designa, insieme ad entfremden ad esso
perfettamente equivalente, una situazione negativa di scissione,
tipica per Hegel non della religione m genere, ma di un certo
stadio di essa.
Sich entaussern designa, poi, in un altro passo, l'atto con
cui, liberandosi dalla sua immediatezza, l'io aderisce soltanto al
lato universale, conquistando così una rappresentazione vera-
mente oggettiva del Dio:
Das Ich, sahen wir ferner, ist an sich im Gefiihl sich selbst ent-
aussert und hat in der Allgemeinheit, die es enthalt, an sich die Ne-
gation seiner besondern empirischen Existenz. Indem nun das Ich
seine Bestimmtheit aus sich heraussetzt, so entaussert es sich selbst,
hebt es iiberhaupt seine Unmittelbarkeit auf und ist es in die Sphare
des Allgemeinen eingetreten (I, p. 149) 47 •

Il verbo entaussern è usato qui in due sensi opposti: nel


primo uso significa « essere a sé estranei » (nel senso visto nel
passo precedente), nel secondo designa viceversa la rinunzia al-
l'immediatezza con cui l'io si universalizza. Tale universalizzarsi
appartiene tuttavia ad uno « stadio » inferiore a quello visto nel
passo di p. 312, dato che qui si tratta soltanto del passaggio dalla
forma del « Gefuhl » a quella della « Anschauung ».

tre io sono in questa, mi sento a me stesso estraneo nella mia esistenza


empirica, tale che annullo me stesso e nego la mia coscienza empirica ».
47 «L'io, come abbiamo visto precedentemente, è 'in sé', nel sen-

timento, a se stesso esteriore, ed ha nell'universalità che lo contiene, in


sé la negazione della sua esistenza particolare ed empirica. Quando ora l'io
trae fuori da sé la sua determinatezza, rinunzia a se stesso, supera in ge-
nerale la sua immediatezza, ed è entrato nella sfera dell'universale ».
196 Entaus~erung, Enttvemdung dalla Pvopedeutica alle Vorlesungen

Sempre nell'ambito di contesti religiosi è da segnalare poi


l'uso di Entfremdung come designazione del male, visto come la
massima separazione da Dio. Ricorre anche a questo proposito
il tema della incarnazione e morte di Cristo, che ha assunto su
di sé e « riconciliato » tale « Entfremdung »:

In dem wahrhaften Verstehen des Todes tritt auf diese Weise die
Beziehung des Subjekts als solchen ein. Das blosse Betrachten der
Geschichte hort hier auf; das Subjekt selbst wird in den Verlauf
hineingezogen; es fiihlt den Schmerz des Bosen und seiner eigenen
Entfremdung, welche Christus auf sich genommen, indem er die
Menschlichkeit angezogen, aber durch seinen Tod vernichtet hat
(II, p. 305) 48 •

Nelle Lezioni sulla filosofia della storia, nella trattazione del


Medio Evo, si ritrova, espressa da Entfremdung, l'idea della
scissione fra lo spirito ancora finito e l'Assoluto che deve vivere

48 « Nella vera comprensione della morte interviene in tal modo la


relazione del soggetto in quanto tale. Qui cessa il semplice considerare
della storia; il soggetto stesso viene gettato nel corso; esso sente il dolore
del male e della sua estraneazione che Cristo ha assunto su di sé, quando
ha preso la veste umana, annientandola tuttavia con la sua morte». Cfr.
ancora: « Gott hat durch den Tod die Welt versohnt und versohnt sie
ewig mit sich selbst. Dies Zuriickkommen aus der Entfremdung ist seine
Riickkehr zu sich selbst und dadurch ist cr Geist und dies Dritte ist daher,
dass Christus auferstanden ist. Die Negation ist damit iiberwunden und
die Negation der Negation ist so Moment der gottlichen Natur » (ivi, p. 304 );
« Dies Negative, was aufgeopfert werden muss, um die Entfremdung, Ent-
fernung zwischen beiden Seiten aufzuheben, ist gedoppelter Art. Erstens
ist namlich die Seele als unbefangene, naturliche Seele negativ gegen den
Geist, das zweite Negative ist dann das, so zu sagen, positive Negative,
namlich ein Ung!Uck uberhaupt und bestimmter drittens ein moralisches
Ungliick oder Verbrechen, die hochste Entfremdung des subjektiven Selbst-
bewusstseins gegen das Gottliche » (ivi, p. 14ì). Un uso analogo nell'Este-
tica: « Die Propheten, welche der Gemeinde gegeniiberstehen, gehen dann
mehr schon, grossen Theils im Grundtone des Schmerzes und der Wehklage
iiber den Zustand ihres Volks, in diesem Gefiihl der Entfremdung und
Le Vorlesungen 197

in lui; tale sc1ss10ne viene considerata come una delle principali


fra le « contraddizioni » in cui vive la Chiesa medievale:
Nach dem Gesagten zeigt uns die Kirche des Mittelalters als ein
vielfacher Widerspruch in sich. Zuerst ist er der Widerspruch im
Selbstbewusstsein. Der subjektive Geist namlich, wenn auch vom
Absoluten zeugend, ist dennoch auch zugleich endlicher und existieren-
der Geist, als lntelligenz und Wille. Seine Endlichkeit beginnt damit,
in diesen Unterschied herauszutreten, und hier fangt zugleich der
Widerspruch und das Erscheinen der Entfremdung an; denn die In-
telligenz und der Wille sind nicht von der Wahrheit durchdrungen,
die fiir sie ein Gegebenes ist 49 •

Qui il termine Entfremdung non designa tanto la scissione


fra l'« al di qua» e l'« al di là», quanto l'esteriorità con cui la
verità assoluta, proprio per la separazione che ancora esiste fra
finito e infinito, viene recepita dal soggetto. L'aspetto della reli-
gione che qui Hegel designa con Entfremdung è quindi ancora
un altro, e riguarda, più che il rapporto con Dio, il rapporto del
singolo verso la Chiesa, e verso le sue verità esteriormente
accettate. Una nozione quindi che si riallaccia a quella gio-
vanile della « positività ». Riprendendo, poi, qualche pagina
dopo, questo esempio della « contraddizione tra la pietà, la
più bella e intima devozione, e la barbarie dell'intelligenza e del

des Abfalls, in der erhabenen Gluth ihrer Gesinnung und ihres politischen
Zornes zur paranetischen Lyrik fort » (Vorlcsungen iiber die Aesthetik,
ed. Glockner, Struttgart 192ì, voi. III, p. 457; abbreviato d'ora in poi
Aesth. ).
49 Weltg., voi. IV, p. 829. « Secondo quanto s'è detto, la chiesa del
Medioevo ci si presenta come una molteplice contraddizione in sé. An-
zitutto c'è la contraddizione nell'autocoscienza. Infatti lo spirito soggettivo,
pure testimoniando dell'assoluto, è però, nello stesso tempo, spirito finito
e di esistenza terrena, in quanto intelligenza e volontà. La sua finitezza
comincia col manifestarsi in questa distinzione, e qui comincia insieme la
contraddizione e il fenomeno dell'estraniamento, poiché l'intelligenza e la
volontà non sono penetrate dalla verità, che per esse è un dato» (trad.
cit., voi. IV, p. 89).
198 Entauss·emng, EntfDemdung dalla Propedeutica alle V 01lesungen

volere » so vista come uno degli aspetti più tipici del Medioevo,
Hegel chiama questa un'epoca di transizione (Durchgang) e di
estraneazione (Entfremdet-sein) 51 . E nota, nella pagina seguente,
che lo spirito soltanto « aus dieser Entfremdung gewinnt [ ... ]
seine wahrhafte Versohnung » 52 . Questa qualificazione del Me-
dioevo, come età di transizione e di « scissione », ci riporta alla
figura del « sich entfremdeter Geist » della Fenomenologia.
Al di fuori di contesti religiosi, troviamo espressa ancora da
Entausserung la nozione negativa dell' « esteriorizzarsi » del con-
cetto nel finito e nel sensibile:
Die Religion nach dem allgemeinen Begriff ist Bewusstsein des abso-
luten Wesens. Bewusstsein ist aber unterscheidend, so haben wir
zwei, Bewusstsein und absolutes Wesen. Diese Zwei sind zunachst
Entausserung im endlichen Verhaltniss, das empirische Bewusstsein
und das W esen im anderen Sinne 53 •

La medesima nozione si presenta, espressa sia da Entaus-


serung che da Entfremdung, nella Prefazione all'Estetica, in
rapporto alle opere d'arte, manifestazioni dello spirito nel sensibile:
Und wenn auch die Kunstwerke nicht Gedanken und Begriff,
sondern eine Entwickelung des Begriffs aus sich selber, eine Ent-
fremdung zum Sinnlichen hin sind, so liegt die Macht des denkenden
Geistes darin, nicht etwa nur sich selbst in sciner eigenthiimlicher
Form als Denken zu fassen, sondern ebenso sehr sich in seiner Ent-
ausserung zur Empfindug und Sinnlichkeit wieder zu erkennen, sich

so Trad. cit., vol. IV, p. 102.


51 Weltg., vol. IV, p. 840.
52 « Solo attraverso questo estraniamento esso conquista la sua verace
conciliazione» (trad. cit., voi. IV, p. 103).
53 Phil. Rel., voi. II, p. 192: «La religione secondo il concetto uni-
versale è coscienza dell'essenza assoluta. Coscienza è però ciò che divide,
e quindi abbiamo due, coscienza e essenza assoluta. Questi due elementi
sono innanzi tutto una esteriorizzazione in un rapporto finito, e cioè co-
scienza empirica ed essenza in altro senso ».
Le Vorlesungen 199

in seinem Andern zu begreifen, indem er das Entfremdete zu Ge-


danken verwandelt, und so zu sich zuriickfohrt 54 .

Usi negativi di Entausserung troviamo ancora nelle Lezioni


sulla filosofia della storia, in un passo in cui il termine designa
l' « esser fuori di sé » dello spirito nella natura 55 , e nella Philosophie
der Religion, in riferimento al rapporto di « esteriorità» in cui,
nel mondo romano, il singolo è verso la totalità:
Jetzt ist sie [diese Realitat] sich bestimmend aus ihm heraus-
getreten, hat sie sich von ihm abgelost und so ist sie nun zur vollen-
deten Ausserlichkeit, zur concreten Einzelnheit geworden, damit aber
in ihrer aussersten Entausserung zur T otalitat in sich selbst 56•

Altri usi ripresentano poi, in senso positivo e negativo, la


nozione, già tante volte incontrata nelle opere precedentemente
esaminate, della « rinunzia » alla particolarità ed alla singolarità
verso l'universale. Nell'Estetica, col senso negativo di « esterio-

54 Aesth., voi. I, pp. 34-35. «E sebbene le opere d'arte non siano


pensiero e concetto, ma sviluppo del concetto da se stesso e alienazione
nel sensibile, la potenza dello spirito pensante consiste non già soltanto
nell'apprendere se stesso nella sua forma peculiare come pensiero, ma pa-
rimenti nel riconoscersi nella sua estraneazione in sentimento e sensibilità,
nel concepirsi nel suo altro, in quanto trasforma l'alienato in pensiero e
lo riconduce cosl a sé» (trad. it. di N. Merker e N. Vaccaro, Milano 1963,
p. 20). Merker traduce qui, tutt'al contrario di Dc Negri (dr. cap. II),
Entfremdung con alienazione ed Entiiusserung con estraneazione.
55 Weltg., voi. II, p. 454: « Indem sich also das Geistige von dem
Natiirlichen, Sinnlichen, Unmittelbaren losreisst, die Natur von dem Gei-
stigen unterschieden und zu einem Ausserlichen herabgedriickt wird, tritt
die Entgotterung der Nalllr ein. Und dies ist ihre Wahrheit, dass sie das
Ausserliche ist gegen den Geist. Das Wahre ist dann, dass die Idee
auch in ihrer Entausserung noch Idee bleibt ».
56 Phil. Re!., voi. II, p. 182. «Ora essa [questa realtà] determinandosi
è uscita da esso [l'universale], si è staccata da lui e così è ora divenuta
piena esteriorità, concreta singolarità, con ciò però nella sua più esterna
esteriorizzazione in se stessa verso la totalità ».
200 Entausfrerung, Entfremdung dalla Pvopedeutka alle Vorlesungcn

rizzazione », il termine viene riferito al rapporto tra il poeta epico


e la sua opera d'arte, nella cui « substantielle Allgemeinheit » egli
sparisce come soggetto:
W enn nun die epische Poesie ihren Gegenstand entweder in seiner
substantiellen Allgemeinheit, oder in skulpturmassiger und malerischer
Art als lebendige Erscheinung an unser anschauendes Vorstellen
bringt, so verschwindet, auf der Hohe dieser Kunst wenigstens, das
vorstellende und empfindende Subjekt in seiner dichtenden Thatig-
keit gegen die Objektivitat dessen, was es aus sich heraussetzt. Dieser
Entausserung seiner kann sich jenes Element der Subjektivitat voll-
standig [ ... ] entheben ... 57

Ancora nell'Estetica, a proposito dell'armonia, viene chiamata


Entdusserung l'estrinsecazione del soggetto nei suoni « lineari »
che vengono tratti dallo strumento musicale:
Denn es findet zwischen der sich vernehmenden Innerlichkeit
und jenem linearen Tonen eine geheime Sympathie statt, der zufolge
die in sich einfachc Subjektivitat das klingende Erzittern der einfachen
Lange anstatt breiter oder runder Flachen fordert. Das Innerliche
namlich ist als Subjekt dieser geistige Punkt, der im Tonen als seiner
Entausserung sich vernimmt. Das nachste sich Aufheben und Ent-
aussern des Punktes aber ist nicht die Flache, sondern die einfache
lineare Richtung (III, p. 169) 58 .

57 Aesth., voi. III, p. 419. «Ora se la poesia epica porta alla nostra
rappresentazione intuente il suo soggetto nella sua universalità sostanziale
o in modo scultoreo e pittorico come apparenza vivente, il soggetto rap-
presentante e senziente, almeno quando si giunge all'apice di questa arte,
sparisce nella sua attività poetica di fronte all'oggettività di ciò ch'egli trae
da sé. Il suddetto elemento della soggettività può sottrarsi completamente
a questa alienazione di sé ... » (trad. cit., pp. 1471-1472).
58 « Infatti fra l'interiorità che percepisce se stessa e quel suono li-
neare si verifica una segreta simpatia, in conseguenza della quale Li sog-
gettività in sé semplice richiede il suono delle vibrazioni delle lunghezze
semplici, invece delle vibrazioni di superfici estese o rotonde. Infatti
l'interiore è, come soggetto, questo punto spirituale che nei suoni perce-
pisce se stesso come sua estraneazione. Ma il superarsi e l'estraniarsi
diretto del punto non è la superficie, bensì la direzione lineare semplice »
Le Vorlesungen 201

Nelle Lezioni sulla filosofia della storia, entaussern ed Ent-


ausserung designano l'atto di reciproco abbandono con cui, nel-
l'amore, l'individuo trova se stesso nell'altro:
Sie sind damit in einer Einheit des Gefiihls, in der Liebe, dem
Zutrauen, Glauben gegeneinander; in der Liebe hat ein lndividuum
das Bewusstsein seiner in dem Bewusstsein des Andern, ist sich ent-
aussert, und in dieser gegenseitigen Entausserung hat es sich ebenso-
sehr das Andere, wie sich selbst als mit dem Andern eines ge-
wonnen 59 •

Hegel si riferisce qui al rapporto fra i coniugi nell'eticità


familiare; ognuno rinunzia a sé, alla sua personalità per sé stante,
e trova se stesso nell'altro. La nozione espressa dal vocabolo è
qui, ancora una volta, quella della positiva rinunzia alla parti-
colarità, mercé cui l'individuo si « apre » all'alterità, riconoscen-
dosi nell'altro ed instaurando con esso una comunità spirituale
(si confrontino in particolare i passi finali del capitolo « Der
seiner selbst gewisse Geist » della Fenomenologia). Nella stessa
opera, infine, entaussern designa il positivo liberarsi della natu-
ralità che il concetto di Dio raggiunge passando dal mondo greco
a quello ebraico:
Hier ist das Glauben das Denken, denn was man weiss, das glaubt
man auch. Das Natiirliche dagegen ist zu einem rein Ausserlichen
herabgedriickt; die Gottheit ist der Natiirlichkeit entaussert, mit der

(trad. cit., p. 1215). La traduzione di Merker (Entiiusserung = estranea-


zione) non rende bene il senso positivo che Hegel vuol dare qui al vocabolo.
Come si nota, nel passo Hegel mette in luce proprio il rapporto di conti-
nuità esistente tra l'io ed i suoni lineari, nei quali pertanto egli non si
estranea, ma si estrinseca.
59 W eltg., voi. I, p. 98. « Essi vivono con ciò in una unità di senti-
mento, nell'amore, nella confidenza e nella fiducia reciproca: nell'amore
un individuo ha la coscienza di sé nella coscienza dell'altro, è spogliato
di sé medesimo, e in questa rinuncia reciproca ha nondimeno acquistato
l'altro, nello stesso modo in cui ha acquistato sé stesso in quanto identico
con l'altro» (trad. cit., voi. I, pp. 113-114).
202 Entaussetung, Entfoemdung dalla Pvopedeutica alle Vorlesungen

wir sie selbst noch bei den griechischen Volkern verunreigt finden
(II, p. 453) 60 •

Quanto ad Entfremdung, viene usato ancora in tre passi per


designare - in una accezione propriamente logica - l'opposi-
zione che lo spirito deve superare nel suo sviluppo:
Was der Geist will, ist, seinen Begriff erreichen; aber er selbst
verdeckt sich denselben, ist stolz und voll von Genuss in dieser
Entfremdung seiner selbst (I, p. 132) 61 •

Segnaliamo infine anche un uso di veraussern riferito, nella


corrente accezione giuridica, al trasferimento della proprietà:
Seine Krongiiter verschafften ihm ein gehoriges Ansehen; spater
jedoch wurden sie nach und nach veraussert, oder auch verschenkt,

60 «La fede qui è il pensiero; ché ciò che si sa, si crede anche. Ciò
ch'è naturale, invece, è abbassato a qualcosa di meramente esteriore; la
divinità si è spogliata della naturalità, da cui la vediamo contaminata an-
cora presso i popoli greci» (trad. cit., voi. II, p. 219).
61 « Ciò che lo spirito vuole, è raggiungere il suo proprio concetto;
ma esso stesso se lo oscura, si inorgoglisce e gode di questo estraniarsi a
se stesso» (trad. cit., voi. I, p. 153). Cfr. ancora: «Es ist die absolute
Freiheit der Idee, dass sie in ihrem Bestimmen, Urtheil das Andere als ein
Freies, Selbststandiges entlasst. Dieses Andere, als ein Selbststandiges
entlassen, ist die Welt iiberhaupt. Das absolute Urtheil, welches der Seite
des Andersseins die Selbststandigkeit gibt, konnen wir auch die Giite nennen,
welche dieser Seite in ihrer Entfremdung die ganze Idee, sofern sie und
in der Weise als sie dieselbe in sich aufnehmen und reprasentiren kann,
verleiht » (Phil. Re!., voi. II, p. 249); « Der Geist ist wesentlich dies, aus
seinem Anderssein und aus der Ueberwindung dieses Andersseins, durch die
Negation der Negation zu sich selbst zu kommen; der Geist bringt sich her-
vor: er macht die Entfremdung seiner selbst durch. Da er aber noch nicht
als Geist gesetzt ist, so ist diescr Verlauf der Entfrcmdung und der Riickkehr
noch nicht ideell, als Moment des Geistes gesetzt, sondern unmittelbar und
darum in der Form der Natiirlichkeit » (ivi, voi. I, p. 435); (un uso identi~
a questo ritorna qualche pagina seguente, ivi p. 439). Cfr. anche Vorlesungen
iiber Geschichte der Philosophie, ed. Glockner, Stuttgart 1928, pp. 51-52:
« Dies Beisichsein des Geistes, dies Zusichselbstkommen desselben kann
Le Vorlesungen 203

so dass der Konig dazu kam, vom Parlamente Subsidien zu emp-


fangen 62 •

Concludiamo così anche l'esame delle ultime opere hegeliane.


Come si è visto, esse presentano, a parte la breve sezione sulla
« Entausserung des Eigentums » della Filosofia del Diritto, un
materiale piuttosto discontinuo e frammentario. La Fenomenologia
resta, quindi, l'opera di gran lunga più importante per lo studio
di Entausserung ed Entfremdung, sebbene non poca importanza
rivesta, come abbiamo visto, la Realphilosophie. Questo studio,
come si è detto, si proponeva di offrire un esame terminologico
di Entfremdung ed Entausserung, e come tale si deve a questo
punto considerare concluso. Sui molti problemi hegeliani che
l'analisi terminologica ci ha costretti a sfiorare soltanto, speriamo
di poter tornare al più presto, cercando di colmare la lacune che
uno studio filosofico condotto sulle sole « parole » inevitabilmente
reca con sé.

als sein héichstes, absolutes Zie! ausgesprochen werden. Nur dies will er,
und nichts Anderes. Alles was im Himmel und auf Erden geschieht - ewig
geschieht, - das Leben Gottes und alles was zeitlich gethan wird, strebt nur
darnach hin, dass der Geist sich erkenne, sich sich selber gegenstandlich
mache, sich finde, fiir sich selber werde, sich mit sich zusammenschliesse.
Er ist Verdoppelung, Entfremdung, aber um sich selbst finden zu kéinnen,
um zu sich selbst kommen zu kéinnen ».
62 Weltg, voi. IV, p. 866. «I beni della corona gli procacciavano ade-
guata considerazione; più tardi, però, questi vennero man mano alienati o
anche regalati, cosicché egli fu ridotto a ricevere sussidi dal parlamen-
to» (trad. cit., voi. IV, p. 133). Un uso di unveriiusserbar si trova anche
nella Phil. d. Rel.: « Die Einzelnheit bildet ferner so aus, dass sie den
Besitz eines besonderen Bodens in sich schliesst, diese~ muss gelheilt werden
fiir die verschiedenen Familien und ist ein Unveriiusserbares, so dass die
AusschHessung diese ganz emp,i11isch auss.eve Gegenw~m gewinnt » (voi. II,
p. 71).
INDICI
OCCORRENZE DEI TERMINI NEI TESTI HEGELIANI *

Ent- entéiussern Ent- entfremden Ver- veréiussern


éiusserung fremdung éiusserung
\

Tugendschriften 381: 40 290: 39 289: 40 245: 40 212: 37-38 213: 38


(unveréius-
serlich)
362: 41
Wissensch. Be-
band!. des Natur-
rechts 369: 42
-,·,--:::·:~

Realphilosophie II 217: 27,43- 217: 27,43-


-47 -47
218 r. 3: 218 r. 2:
27,48 27, 48
218 r. 9, 218 r. 12,
17: 48-49 14, 16, 17,
223: 49-55 18: 48-49
238: 58 223: 49-55
239: 58-60 235: 57-58
242 r. 27: 238: 58-60
62-63 242: 61-62

" Avvertenza - Nel prospetto che segue, il primo numero è quello della pagina hegeliana
(secondo le edizioni citate nel testo); il numero che segue ai due punti si riferisce invece alla
pagina del presente lavoro. Ho segnato la riga quando i termini ricorrono, nella medesima pagina,
più di una volta.
I Ent- entiiussern Ent- entfremden Ver- veraussern
iiusserung fremdung iiusserung

R 242 r. 29: 243: 28,63-


28, 63-65 -65
243 n. 3, r. 244: 75,
2,7: 62-63, 121
100 245: 26,68
243 r. 19: 246: 68-71
65 250: 74-75
245: 26,66- 252: 75
-67 260: 77
247: 71-72, 266: 78
169 273: 77,
248: 72-73, 121
115, 131
250 r. 3: 73
250 n. 3:
74-75, 80
261: 75
267: 79-81,
192
268: 78-79,
121
269: 81
271: 55,57
272: 84
Ent- entaussern Ent- entfremden Ver- veraussern
ausserung fremdung ausserung

Phanomenologie
des Geistes 250: 160 170: 161- 20: 162- 346: 28, 524: 159
347: 90-91, -162 -163 86-88
131 252: 161 32: 162- 348: 93
348 r. 9: 351: 98-99, -163 349 r. 7: 94
91-92, 131 131 270: 163- 349 r. 17:
348 r. 19: 352: 99 -164 94-95
93 353: 100 347: 88-90 351: 98-99
349: 94-95 360: 28,107 348 r. 5,6: 353: 105
351: 99- 365: 111 91-92 354: 102
-100, 131 366: 112, 348 r. 14, 356: 102
360: 28, 115, 131 23: 93 360: 106
106 470: 26, 349: 94 362: 108-
361: 28, 127-128 350: 97-98 -109
107 495: 133 351: 99- 367: 116-
362 r. 5: 499: 134 -100 -117
28, 108-109 522: 138- 353: 104 371: 118
362 r. 37: -139 359: 102 375: 118
109-110 525: 139- 360: 107 377: 117
365: 111 -140 362 r. 11: 378: 118
366: 112, 526: 140 108-109 380 r. 17:
115, 131 527: 146 362 r. 16: 113
381 r. 3: 534: 142 108 380 r. 33:
112-113 538: 143 379: 118 113
381 r. 29: 540: 113, 380: 113 389: 118-1
Ent- Ent- entfremden Ver- veriiussern
entiiussern
iiusserung fremdung iiusserung

Phiinomenologie
des Geistes 113 143-144 397: 119 -119
462: 122- 541: 145 408: 119 408: 119
124, 131 547: 145 539: 142 540: 143-
470 r. 4: 549: 146- -144
26, 127-128 -155 551: 155
470 r. 36: 552: 155
26, 126-127 555 r. 6,
472: 129- 28: 156
-130 560: 155
483: 132 561: 156
484: 132 563: 28,
501: 135 157-159
506: 135-
-136
522: 138-
-139
523 r. 13:
137-138
523 r. 18:
136
524: 145
525: 139-
140
526: 140
...* Ent- Ent- Ver-
entiiussern entfremden veriiussern
ausserung fremdung ausserung

Phiinomenologie 528: 141


des Geistes 534: 142
538: 143
540: 113,
143-144
541: 145
545: 144
548: 144-
145
549: 97,
146-155
551: 155
554: 155
561 r. 27,
28: 156
562: 156-
-157
563: 28,
157-159
Philosophische 110: 168- 61: 166, 98: 27,165 62: 166,
Propiideutik -170 181 187
111: 170 106: 166- 62: 28, 52
170: 165 167 166, 183
110: 168 (unveraus-
170: 165 serlich)
Ent- entaussern Ent- entfremden Ver- veraussern
ausserung fremdung ausserung
Wissenschaft der
Logik I 53: 171- I 53: 171- II 36: 174
-172 -172 II 370: 177-
I 208 r. 17, I 55: 172- -178
26: 174 -173
II 72: 175 II 41: 173-
II 105:179 -174
II 184: 176 II 72: 175
II 73: 175
II 91: 180
II 93: 180
II 139: 174-
-175
II 153:159,
176
II 371: 177-
-178
II 443: 180
Recbtsphilosophie 72: 27, 52, 72: 181- 73: 186- 3
183-184 -182 -187
72: 28,183- 79: 182 57: 187
-185 80: 187
63: 187 7
73: 28,184- 73: 186-
-185 -187
I

Ent- enti:iussern Ent- entfremden Ver- veri:iussern


i:iusserung fremdung i:iusserung

Rechtsphilosophie 75: 187 76: 187 (veri:ius-


78: 187 81: 187 serbar)
81: 187 85: 187 81: 187
86: 187 (unveri:ius-
serlich)
83: 187
86: 187
86: 187
(veri:ius-
serlich)
Enzyklopi:idie § 18: 165 § 566: 145
§ 166: § 570:
141, 158 145-146
Philosophie der
Religion I 85: 193- I 140: 194- I 435: 202 I 140: 194- II il: 203
-194 -195 I 439: 202 -195 (unveri:ius-
II 125:188 I 149: 195 II 147: 28, serbar)
II 192: 198 II 284: 189 196
II 302: 189 II 312: 192- II 249: 202
II 315: 189 -193, 195 II 304: 28,
II 454: 199
196
II 305: 28,
196
Ent- entaussern Ent- entfremden Ver- veraussern
ausserung fremdung ausserung
p ilosophie der
w eltgeschichte I 98:201 I 98: 201 I 153: 202 III 581:
II 329: 190- II 453: 201- IV 103: 198 189-190
-191 -202 IV 829: (veraus-
III 581: III 741: 197-198 serlichen)
189-190 191 IV 866:
IV 840: 202-203
198
A sthetik I 34, 35: III 169: I 34, 35: II 34, 35:
198-199 200 198-199 158-199
III 169: III 457:
200 196-197
III 419:
200
G ·schichte der
p ilosophie I 51: 202-
203
Indice dei nomi propri

Abbagnano, N. 21 Gauvin, J. 26, 96-97, 119,


Agostino 34, 191 153-155
Aristotele 61 Glockner, H. 16, 35
Asveld, P. 21 Gregory, T. 8
Grozio, U. 33
Badaloni, N. 12
Bedeschi, G. 18 Haering, Th. 41
Bobbio, N. 16, 19-20, 22 Heidegger, M. 14
Bulow, E. 65 Hobbes, Th. 96
Busse, M. 43, 74, 102 Hoffmeister, J. 43
Hyppolite, J. 12-13, 20-24,
Calogero, G. 8 66, 96, 102, 122, 151
Chiodi, P. 12-13, 21, 22-25,
69-70 Kant, I. 19, 121
Colletti, L. 18
Lacorte, C. 21, 34
Dal Pra, M. 21 Locke, J. 96
De Negri, E. 122, 199 Lowith, K. 44
Diderot, D. 118 Luigi XIV 104, 112-113
Lukàcs, G. 13-14, 16-18, 22-
Feuer, L. 12, 15 23, 25, 43-44, 112, 151
Feuerbach, L. 23, 79
Fichte, J. G. 34 Marx, K. 9-12, 14, 16, 20-21,
Franklin, M. 11, 21 25, 30, 69-71, 146, 148-153
Massolo, A. 21, 26
Gallino, L. 11 Merker, N. 199, 201
216 Indice dei nomi propri

Moog, W. 62-63 Rosenzweig, F. 43, 66, 74,


Napoleoni, C. 13 102
Oetinger, Fr. Ch. 34 Rossi, M. 8, 18-19, 22-25, 43,
66, 102, 185-187
Peperzak, A.T.B. 21 Rousseau, J. J. 32-34, 68, 71,
Pesic-Golubovic, Z. 12 96
Popitz, H. 21
Preti, G. 12-13 Sartre, J. P. 12-13, 23, 151
Sasso, G. 8
Richelieu, A. J. du Plessis de Schaff, A. 13
104-105, 109, 112 Schiller, Fr. 32, 34-35
Rieser, V. 11
Ritter, J. 102 Vermeil, E. 66

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